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NEURO SCIENZE

La cellula
Atomi  Molecole  Cellule  Tessuti  Organi  Apparati o Sistemi
Ogni cellula è ricoperta dalla membrana plasmatica ovvero un doppio strato di fosfolipidi.
All’interno della cellula c’è il nucleo che contiene il DNA, quest’ultimo conserva le istruzioni
per la duplicazione della cellula e per i suoi funzionamenti (quelli base, uguali in ogni
cellula, e quelli cellula-specifici che dipendono dal tipo di tessuto in cui si trovano).
Membrana plasmatica: è composta da lipidi e proteine. I lipidi sono formati da una testa
idrofila di carica positiva e una coda idrofobica neutra, i lipidi più comuni sono quelli di
fosfatidilcolina e fosfatidilserina. Le proteine servono per trasportare molecole in e out e a
collegare il citoscheletro alla membrana plasmatica, inoltre agiscono da recettori per gli
stimoli chimici esterni. Gruppi di proteine formano i canali di membrana.
Citoscheletro: serve a dare forma e movimento alla cellula, inoltre è importante per la
divisione cellulare. Esso è composto da: microtubuli, neurofilamenti (nel caso dei neuroni)
e microfilamenti.
Citoplasma: è costituito dal Citosol, una sostanza gelatinosa che, insieme agli organelli,
costituisce il citoplasma. Esso svolge una doppia funzione: lavora alcune molecole grazie
a delle proteine enzimatiche e funge da deposito di sostante come glicogeno (carboidrati)
e trigliceridi (lipidi).
Nucleo: è delimitato da una doppia membrana plasmatica, al suo interno c’è il nucleolo
che contiene del DNA in forma organizzata (cromosoma) o meno organizzata (cromatina).
Le due membrane plasmatiche sono unite fra di loro per permettere la formazione di pori
adibiti allo scambio nucleo-citoplasma. Inoltre, la membrana più esterna del nucleo è a
contatto con il reticolo endoplasmatico ruvido e i ribosomi.
Nucleolo: si trova all’interno del nucleo ed è il luogo in cui avviene l’assemblaggio di
ribosomi della cellula. Esso non ha una membrana plasmatica e, oltre alla funzione di
duplicazione del DNA e sintesi dell’mRNA svolge l’azione di regolare e attivare i geni.
Ribosomi: l’RNA messaggero, uscendo dal nucleo, va ad incontrarsi con i ribosomi, essi si
occupano di associare le giuste molecole per sintetizzare le proteine.
Reticolo endoplasmatico ruvido: tramite delle membrane a forma di cisterna, delimita un
perimetro chiamato lume del reticolo. Esso, grazie anche ai ribosomi, si occupa di
sintetizzare le proteine che andranno fuori dalla cellula o che costituiranno parte della
membrana cellulare. Una delle principali funzioni è la glicosilazione che consiste
nell’aggiungere delle catene di zuccheri alle proteine per poi mandarle nell’apparato di
Golgi.
Reticolo endoplasmatico liscio: è privo di ribosomi ed è organizzato a tubuli. Esso si
occupa di trasportare sostanze dal reticolo endoplasmatico ruvido all’apparato di Golgi. Il
compito principale però, è quello di sintetizzare i lipidi che andranno a formare la
membrana cellulare.

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Apparato di Golgi: è formato anch’esso da cisterne appiattite. Il suo lavoro consiste nel
“sistemare” le molecole di proteine e zucchero formate dal reticolo endoplasmatico ruvido
tramite l’aggiunta o la rimozione di carboidrati per conferire la forma definitiva a queste
molecole.
Lisosomi: sono vescicole che si formano nell’apparato di Golgi e contengono enzimi
idrolitici detti idrolasi acide grazie alle quali riescono a tagliare in modo preciso grosse
molecole.
Perossisomi: simili ai lisosomi ma differiscono per il contenuto. Essi contengono le
catalasi, particolari enzimi specializzati nell’ossidazione di molecole da digerire.
Mitocondri: si occupano della respirazione cellulare, ossidando l’acido piruvico, derivato
del cibo, e creando delle molecole di adenosintrifosfato (ATP) dove conservano l’energia
ricavata. I mitocondri possiedono anche del DNA contenente le istruzioni per la sintesi di
alcune proteine particolari destinate a restare sempre al suo interno, tutte le altre proteine,
invece, vengono sintetizzate nel citosol e mandate ai mitocondri.

Apoptosi e necrosi
Apoptosi: quando la cellula subisce uno “stress” essa sintetizza dei gruppi di “proteine da
stress” che le permettono di riparare i danni subiti, qualora non dovesse riuscire a riparare
il danno, la cellula stessa, o alcuni agenti, innescano un processo di autodistruzione
chiamato apoptosi. Durante questo processo la cellula si contrae fino a “scoppiare” per poi
essere smaltita.
Geni dell’apoptosi: L’apoptosi è regolata da due classi, la prima comprende i geni c-myc e
p53, la seconda bcl-2 e bcr-abl. Il gene c-myc è molto importante poiché, oltre a
controllare l’apoptosi, controlla anche la proliferazione delle cellule, dunque, l’alterazione
di questo gene può portare ad una proliferazione incontrollata e, se vengono alterati altri
geni, alla nascita di tumori. Il gene p53 invece rileva il DNA danneggiato e blocca il
processo per aggiustarlo ed evitare di tramandare il DNA alterato alle cellule duplicate.
Qualora p53 dovesse essere alterato non riuscirebbe ad innescare l’apoptosi, in questi
casi si corre il rischio di duplicare DNA alterato e quindi si forma il tumore.
Necrosi: è molto simile all’apoptosi, salvo per il fatto che avviene quando non c’è
abbastanza tempo per attivare tutti i meccanismi dell’apoptosi, dunque la cellula
“esploderà” riversando il suo contenuto nell’organismo e rischiando inoltre di danneggiare
le cellule adiacenti.

Neuroni
Il Sistema Nervoso Centrale (SNC) è formato da diversi organi che gli permettono di
captare i segnali dall’esterno, elaborarli e trasmetterli.
Il neurone è la struttura più piccola del sistema nervoso e si può classificare in due modi:
- Classificazione strutturale: unipolari con un solo prolungamento che funge da
assone e dendriti, bipolari hanno un soma che si dirama in due direzioni per
formare assone e dendriti, pseudounipolari come il precedente ma dal soma parte

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un solo prolungamento che andrà a dividersi in due, anassonico se l’assone non è
riconoscibile e multipolare se ha un assone e più dendriti che dipartono dal soma.
- Classificazione funzionale: neurone sensitivo portano informazioni dal corpo al
SNC, neurone motorio trasmette il segnale dal SNC ai muscoli e interneurone
ovvero una via di mezzo dei precedenti.
La parte che controlla tutto il neurone è il soma che, come le cellule, possiede un nucleo e
tanti organelli.
Il neurone è anche composto da:
Nucleo: esso contiene il DNA (23 paia di cromosomi), alcuni di questi sono chiamati geni e
vengono usati come “stampi” per generare l’RNA messaggero che andrà nel citoplasma
per la sintesi proteica.
Dendriti: svolgono il compito di ricevere informazioni e di trasferirle, possono cambiare
forma e dimensioni se usate spesso (apprendimento o memoria) o in presenza di malattie
(Alzheimer). Nei dendriti possono esserci delle spine dendritiche che ne consentono il
prolungamento. L’insieme di dendriti forma l’albero dendritico.
Assoni: permettono di trasferire il potenziale d’azione al neurone o alla cellula successiva.
L’assone inizia dal monticolo assonico e, sia nella parte finale che lungo tutta la sua
lunghezza, si trovano delle ramificazioni o rigonfiamenti chiamati terminali assonici. Gli
assoni più grossi sono inoltre ricoperti da mielina. Essa non è continua ma “a blocchi”, gli
spazi che si vengono a formare prendono il nome di nodi di Ranvier ed è proprio in questi
nodi che il segnale si propaga. Nella parte presinaptica vi sono degli accumuli di vescicole
sinaptiche chiamate “zone attive”, che si occupano di rilasciare neurotrasmettitori nella
fessura sinaptica. Esistono poi dei trasportatori rapidi e lenti che permettono di spostare
materiale dal corpo cellulare agli assoni usando le chinesine e, per il lavoro inverso, le
dineine.

La zona in cui un terminale assonico incontra una cellula bersaglio prende il nome di
sinapsi, il neurone che manda il segnale prende il nome di cellula presinaptica mentre
quello che lo riceve si chiama cellula postsinaptica. Lo spazio fra le due cellule si chiama
fessura sinaptica.
Il citoscheletro del neurone è composto da microtubuli, neurofilamenti e microfilamenti. I
microtubuli si occupa dello sviluppo e del mantenimento dei prolungamenti e del trasporto
intracellulare, i neurofilamenti danno sostegno alla cellula e i microfilamenti si suppone
vengano utilizzati nei processi di modificazione della forma della cellula.
Cellule gliali: ne esistono di vari tipi e hanno diverse funzioni (nutrire il neurone, filtrare ciò
che passa, recepire informazioni, guidare la migrazione dei neuroni…) nel SNP si trovano
le cellule di Schwann e le cellule satelliti mentre nel SNC si trovano oligodentrociti,
microglia, astrociti e cellule ependimali.
Cellule di Schwann: si occupano di creare la mielina, una membrana fosfolipidica che
ricopre gli assoni come una spirale, questa sostanza serve a reggerli e aumentare la
velocità di trasmissione. Ogni cellula di Schwann si lega solo ad una parte di un unico
assone, dunque se ne possono trovare parecchi nello stesso assone.

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Oligodentrociti: come le cellule di Schwann, anch’essi servono a produrre mielina. Un
oligodentrocite si può legare a porzioni di vari assoni.
Cellule microgliali: vengono prodotte dal midollo osseo e si occupano della difesa del
sistema proteggendolo da minacce esterne ed eliminando cellule difettose, anche se non
sempre sono d’aiuto poiché possono rilasciare sostanze che andranno a formare radicali
liberi e che, a loro volta, possono contribuire alla formazione di malattie
neurodegenerative.
Astrociti: incaricati di sostenere il neurone e di nutrirlo, fungono anche da recettori di
GABA

Alzheimer
Fu lui a scoprirlo. L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa, progressiva ed
irreversibile che colpisce la memoria e le funzioni mentali distruggendo le cellule del
cervello. Questa infiammazione al cervello si crede sia dovuta ad un incremento della
produzione e dell’attivazione delle cellule microgliali. In Italia nel 2017 è stata formulata
una teoria su prove empiriche secondo la quale questa malattia è causata dal decesso di
neuroni dopaminergici, questi producono dopamina, una sostanza che permette la
comunicazione di alcuni neuroni nell’ippocampo (esso è responsabile del passaggio dalla
MBT alla MLT). Degli esperimenti su topi hanno dimostrato che, somministrando
dopamina dall’esterno, si può recuperare quasi totalmente la memoria.

SLA
Colpisce i motoneuroni (neuroni adibiti al trasporto di informazioni dal SNC fino ai muscoli
del SNP). La caratteristica di questa malattia è l’atrofizzazione dei muscoli con
conseguente perdita di forza, rigidità muscolare e contrazioni involontarie degli stessi. La
causa non è ancora nota, ma si sospetta che la comparsa o l’evoluzione di questa malattia
sia dovuta all’enzima PPIA anche se una piccola percentuale (5% – 10%) è di origine
ereditaria.

Attenzione
Definizione: abilità a mantenere impegnata la propria coscienza in stimoli salienti,
escludendo pensieri, percezioni e sentimenti irrilevanti. L’attenzione coinvolge non solo la
mente, ma anche il fisico, l’intensità di questa attivazione viene definita dall’Arousal e
comprende: l’aumento di vigilanza, efficienza motoria e cardio-respiratoria. L’attenzione
può essere automatica (bottom-up) o volontaria (top-down) e si divide in:
- Selettiva: permette di attenzionare uno stimolo, anche se debole, a discapito di altri
stimoli, anche se forti.
- Divisa: si suppone lavori in multitasking e grazie ad essa si possono attenzionare
contemporaneamente due o più stimoli ma la resa per ognuno di essi sarà una
frazione dell’attenzione totale (es.: 50% dell’attenzione ad una discussione e 50%
dell’attenzione alla preparazione di un dolce).
- Sostenuta: coinvolge maggiormente l’emisfero destro, ed è la capacità di
mantenere l’attenzione selettiva protratta nel tempo (per un massimo di circa 20
minuti)

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A livello fisico, l’attenzione visiva parte da dalla corteccia visiva primaria e manda il
segnale in due direzioni: corteccia parietale posteriore che localizza l’oggetto nello
spazio (where) e parietale inferiore che identifica l’oggetto stesso (what).
Secondo Posner e Petersen l’attenzione selettiva è composta dal sistema di attenzione
posteriore (PAS) e anteriore (AAS). Il PAS esegue tre steps: il lobo parietale rimuove
l’attenzione da un oggetto, il collicolo superiore attenziona un altro oggetto e il pulvinar
avvia l’analisi dell’oggetto agganciato. Eseguiti questi passaggi le informazioni passano
all’AAS che confronta l’oggetto identificato con quello “da trovare”.

Effetto Stroop
Stroop notò che le persone, quando dovevano identificare una serie di colori erano più
veloci se il colore coincideva con la parola (Blu, Verde, Rosso), viceversa, se i colori non
coincidevano con le parole (Blu, Verde, Rosso), le persone erano più lente
nell’identificazione. Questo è dovuto al fatto che l’emisfero destro, mentre cerca di leggere
il colore, entra in conflitto con quello sinistro, che invece cerca di leggere la parola.

Neglect
È causato dalla lesione del lobo parietale inferiore destro e causa l’incapacità di
attenzionare automaticamente la sinistra, sia del corpo, sia dello spazio attorno.
Spesso il paziente nega di stare male e ignora i sintomi poiché non è in grado di
individuarli (Anosognosia).

Modello di Kinsbourbe
Secondo questo modello, l’emisfero destro, rispetto a quello sinistro, è più debole nel
prestare attenzione, per questo se viene danneggiato l’emisfero destro la parte sinistra
viene “dimenticata” mentre se viene danneggiata la parte sinistra non si ha un danno così
grave.

Modello di Mesulam
Secondo Mesulam, l’emisfero sinistro riceve ed elabora informazioni sono dalla parte
destra intra ed extra corporea, mentre l’emisfero destro, oltre ad occuparsi della sinistra,
riceve anche le informazioni dell’emisfero sinistro dunque possiederà sia le informazioni
che ha elaborato, sia quelle dell’emisfero sinistro. Seguendo questa teoria, solo la parte
destra possiede entrambe le zone quindi, se viene danneggiata, la parte sinistra non verrà
elaborata e la parte destra sarà processata dall’emisfero sinistro, viceversa, se viene
danneggiata l’emisfero sinistro, quello destro possiede comunque entrambe le
elaborazioni (destre e sinistre).

Tempo di reazione (TR)


Tempo di reazione semplice: quando ad uno stimolo sensoriale corrisponde solo una
specifica azione motoria.

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Tempo di reazione complessa o di scelta: quando ci sono due o più alternative associabili
ad uno stimolo. Il TR in questo caso comprende, oltre all’identificazione e alla risposta da
parte del soggetto, anche la scelta dell’azione da intraprendere.

Elettroencefalogramma (EEG)
Permette di monitorare l’attività del cervello ed è costituito da onde con frequenza e
ampiezza inversamente proporzionali, queste onde costituiscono i ritmi. Ne esistono
quattro tipi:
- α (alfa) 8-12 Hz con ampiezza 40-50 µV
- β (beta) 16 Hz con ampiezza <40 µV
- θ (theta) 3-7 Hz con ampiezza 50-75 µV
- δ (delta) <3 Hz con ampiezza >75 µV

Sonno e sogni
Il sonno è regolato dai ritmi circadiani, questi ritmi sono regolati da un “orologio interno”
che viene costantemente aggiornato in base alle ore di luce-buio e a fattori esterni (lavoro,
nascita di un figlio…). Luce e buio vengono controllate dal nucleo soprachiasmatico
grazie alle informazioni che riceve direttamente dalle cellule gangliari retiniche. Quando lo
ritiene opportuno, questo nucleo secerne melatonina, un derivato della serotonina, che
provoca sonno.
Il sonno possiede una sua architettura, infatti, tramite l’EEG, è possibile evidenziare
quattro stadi ad onde lente dalla durata complessiva di 30-45 minuti, una volta completati
tutti gli stadi, si ripercorrono in senso opposto nello stesso lasso di tempo. Quando
vengono percorsi questi stadi i muscoli si rilassano, l’attività principale del corpo è quella
parasimpatica, inoltre frequenza e pressione si abbassano.
Stadio 1: dura 5-10 minuti, qui si trovano le onde Alfa.
Stadio 2: la caratteristica di questo stadio consiste nella presenza dei complessi K (picchi
improvvisi con una lenta caduta) ed i fusi del sonno (frequenza elevata).
Stadio 3: è costituito da onde delta. Qui inizia il sonno profondo
Stadio 4: qui si trovano ancora onde delta e il sonno è ancora più profondo.
Stadio 5: Qui è presente il sonno REM ed è la parte in cui avvengono i sogni. In questo
stadio i muscoli del corpo vengono disattivati per impedirci di reagire fisicamente ad un
incubo.
I sogni lucidi sono quei sogni in cui siamo consci che stiamo sognando, i sogni

Rapid Eye Movement (R.E.M.)


Ogni qual volta si completano gli stadi (dal primo al quarto e viceversa) e prima di
ricominciare un nuovo ciclo, inizia la fase R.E.M. Questa fase comporta l’accelerazione di
battito, pressione e respiro, onde cerebrali a frequenza mista e bassa ampiezza,

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movimento rapido ed irregolare degli occhi. Si hanno circa quattro fasi REM della durata di
20 minuti per notte e si verificano ogni due ore circa. L’alternanza di sonno REM e non, è
dovuta all’attività di scarico di acetilcolina e noradrenalina da parte del tronco cerebrale.
Durante il giorno questa attività è elevata, per poi ridursi durante la fase NREM e infine
quasi azzerarsi nella fase REM.
Il sonno ed i sogni hanno diversi scopi: (1) conservare l’energia, poiché di giorno si
spendono parecchie energie per mantenere la temperatura interna (2) teoria evolutiva, che
spiega perché gli animali “prede” dormono per poco tempo e più volte al giorno mentre i
“predatori” dormono “normalmente” (3) teoria del recupero, secondo la quale durante la
fase NREM recuperiamo energie e nella fase REM fissiamo le informazioni della MLT.

Memoria
Si tratta dell’abilità cognitiva di acquisire e archiviare informazioni, nonché di riutilizzarle
quando necessario.
Esistono due tipi di memoria: MBT (Memoria a Breve Termine) e MLT (Memoria a Lungo
Termine).
La MBT può essere verbale (quando memorizziamo lettere, parole, numeri, frasi...) visuo-
spaziale misurata con il test di Corsi (quando memorizziamo la posizione di un oggetto, la
facciata rivolta verso di noi...) immediata (quando memorizziamo per pochi secondi) e di
lavoro (quando, per pochi secondi o minuti, memorizziamo dei dati e li modifichiamo,
questa modifica avviene nel lobo frontale).
La memoria verbale dell’uomo è di 7±2 span (anche se oggi è scesa a 5±2).
La MLT invece si divide in esplicita o dichiarativa (situata nel lobo temporale medio e
corteccia frontale) e implicita o procedurale (situata in amigdala, cervelletto, corteccia
prefrontale, gangli della base). Quella esplicita entra in gioco quando dobbiamo ricordare
qualcosa in modo conscio e si divide in episodica (autobiografia) e semantica (linguaggio,
conoscenze…) mentre quella implicita ci permette di eseguire azioni in modo “automatico”
senza dover ricordare le informazioni precedentemente assimilate, questa memoria
riguarda l’apprendimento (quando dobbiamo leggere, ad esempio, non dobbiamo studiare
nuovamente l’alfabeto e le regole grammaticali), priming (quando, in modo inconscio, uno
o più stimoli ci guidano alla scelta di una risposta/azione) e le procedure.
Il passaggio dalla alla MLT avviene attraverso la ripetizione di un’informazione, nello
specifico entra in funzione il Potenziamento a Lungo Termine (LTP) nell’ippocampo e la
Depressione a Lungo Termine (LTD) nel cervelletto.
L’LTP rende i neuroni più eccitabili dunque si avrà una forza maggiore di trasmissione
sinaptica. Essa dipende dalle sinapsi glutammatergiche, ovvero dai recettori di
glutammato AMPA e NMDA, questi due canali sono ionotropici poiché, quando stimolati,
aprono i canali e consentono il passaggio di ioni all’interno della cellula postsinaptica.
Quando avviene una sinapsi il neurone presinaptico rilascia glutammato che andrà a
collegarsi con i recettori AMPA e NMDA del neurone postsinaptico. I recettori AMPA

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faranno entrare sodio (Na) mentre i recettori NMDA sono bloccati dal magnesio. Quando
la membrana della cellula è abbastanza depolarizzata, il magnesio si stacca dai recettori
NMDA e inizia ad entrare calcio (Ca), questo provocherà sia un aumento dei recettori
AMPA e della loro sensibilità al glutammato, sia il rilascio di ossido d’azoto (NO) che
causerà la formazione di nuove sinapsi.
L’LTD avviene in seguito ad una stimolazione prolungata e permette di diminuire l’effetto
dei neuroni inibitori del cervelletto, dunque i neuroni diventano più eccitabili. Il tutto sembra
essere scatenato da un decremento della quantità di calcio nel neurone postsinaptico.

Il potenziale di azione (pda)


Tutte le sinapsi, sia elettriche che chimiche,. lavorano scambiando informazioni, ovvero il
potenziale d’azione. L’ambiente chimico all’interno dei neuroni differisce dall’ambiente
esterno a causa della differente concentrazione di atomi caricati elettricamente (ioni),
perciò si parla di polarizzazione.
Ambiente esterno: ioni Na+ a carica positiva e ioni Cl- a carica negativa.
Ambiente interno: ioni K+ e anioni A-
L’interno è quindi negativo rispetto all’esterno, in condizioni di riposo si attesta a -70 µV
(che corrisponde al potenziale di riposo del neurone); se il neurone viene stimolato un
flusso di ioni che entrano ed escono dalla membrana inverte la carica elettrica del
potenziale di riposo, producendo il potenziale d’azione (+20 µV). Dopo la scarica
dell’impulso nervoso, viene ripristinato l’equilibrio ionico originario e il neurone torna in
stato di riposo. Nello specifico, il potenziale di membrana viene cambiato mediante
l’ingresso di ioni idrosolubili attraverso canali specifici, sempre aperti (canali di perdita) o
regolabili (canali regolati): nello stato di riposo, i canali per il sodio e per il potassio
rimangono chiusi; quando si applica uno stimolo elettrico, i canali del Na si aprono e,
attirati dagli anioni, gli ioni Na+ a carica positiva si riversano nell’assone, creando uno
stato di depolarizzazione. Dunque, nel giro di pochi millisecondi l’interno diviene positivo
rispetto all’ambiente esterno.
Per ripristinare lo stato di riposo, il neurone chiude i canali del Na e apre quelli del K, che
riversano all’esterno gli ioni K+.
Vari stimoli possono modificare il potenziale di membrana come: una variazione del
campo elettrico vicino alla membrana della cellula, un’interazione con i messaggeri chimici
da parte di cellule nervose o muscolari, uno stimolo sonoro nel caso delle orecchie.
Successivamente al pda, il neurone non è nuovamente stimolabile in quanto non vi sono
ioni disponibili perché possa avere luogo un altro simile processo: questo lasso di tempo è
definito periodo refrattario assoluto.
Legge del tutto o nulla: i potenziali di azione si determinano quando si raggiunge o si
supera la soglia di attivazione (corrispondente a -50 µV), o non si determinano affatto.

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Le sinapsi
Sinapsi elettriche: queste sinapsi sono bidirezionali, i due neuroni sono collegati tramite la
giunzione comunicante, costituita da proteine chiamate connessine che, riunite a gruppi
di 6, formano i connessoni. Queste sinapsi si trovano fra neuroni, muscolatura liscia,
cellule gliali e ghiandolari e servono principalmente per coordinare tutti gli altri neuroni.
Sinapsi chimiche: presentano una fessura sinaptica, inoltre il neurone pre e postsinaptico
presentano un rigonfiamento chiamato bottone. Queste sinapsi comunicano tramite i
neurotrasmettitori contenuti nelle vescicole presinaptiche, queste vescicole possono
essere all’interno del bottone presinaptico come “scorta” o ancorate nella parte finale del
bottone, pronte all’utilizzo nelle zone attive. Quando arriva un potenziale d’azione, il
neurone presinaptico si depolarizza permettendo l’ingresso di calcio che, a sua volta, attira
le vescicole neurotrasmettitoriali nella membrana, queste si andranno a fondere con essa
rilasciando neurotrasmettitori, questo processo viene chiamato esocitosi. Nel bottone
post-sinaptico invece, ci sono dei recettori e se ne possono distinguere due categorie:
ionotropici e metabotropici. Quelli ionotropici sono i più veloci e si aprono solo quando il
bottone presinaptico rilascia neurotrasmettitori che si attaccano ad esso. I recettori
metabotropici invece, quando entrano in contatto con i neurotrasmettitori attivano la
proteina G che, a sua volta, interagisce con altre proteine chiamate effettori. Gli effettori
possono essere canali ionici proteina G-dipendenti e/o enzimi in grado di sintetizzare
molecole dette “secondi messaggeri”.
Le sinapsi possono essere inoltre inibitorie (PPSI) o eccitatorie (PPSE). Quelle inibitorie
aumentano la permeabilità della membrana postsinaptica agli ioni di potassio (+) in uscita
e cloro (-) in entrata, in questo modo la membrana postsinaptica raggiungerà difficilmente
un potenziale d’azione, viceversa nel PPSE la permeabilità aumenta agli ioni di sodio (+)
in ingresso.

Neurotrasmettitori
Per essere considerato tale, un neurotrasmettitore deve essere sintetizzato nel neurone
presinaptico, rilasciato dopo un potenziale d’azione, avere effetti sulla cellula postsinaptica
e deve poter essere disattivato o smaltito se necessario. Ne esistono vari tipi:
neurotrasmettitori a piccole molecole, neuropeptidi e neurotrasmettitori gassosi. Quelli a
piccole molecole, oltre l’ATP, che viene implicata nella percezione del dolore, sono:
Acetilcolina: scoperto da Dale, fu il primo neurotrasmettitore. I neuroni colinergici
producono enzimi (colinesterasi) che sintetizzano l’acetilcolina. Questi neuroni sono
coinvolti in apprendimento ed emozioni. I recettori colinergici, a loro volta, si dividono in
recettori nicotinici e muscarinici.

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Aminoacidi neurotrasmettitori si dividono in:
- Glutammato: è il neurotrasmettitore più diffuso nel SNC e viene captato da vari
recettori. Quelli AMPA e Kainato permettono il passaggio di sodio e il conseguente
PPSE quando il glutammato si lega ad essi. I canali NMDA, invece, presentano un
“tappo” di magnesio che, per essere rimosso, necessita sia dell’azione del
glutammato, sia della depolarizzazione del neurone postsinaptico (causata dai
recettori AMPA). Quest’ultimo canale è associato all’apprendimento
- L’acido GABA: derivante dal glutammato, è parecchio presente nel SNC e funge da
neurotrasmettitore inibitorio, regolando funzioni cognitive e motorie. L’alcol, come
alcuni farmaci ansiolitici e antiepilettici, aumentano la funzione del GABA, causando
una depressione dell’attività del SNC.
- Glicina e taurina: sono due aminoacidi inibitori, la prima è coinvolta nella
coordinazione motoria, la seconda in alcuni funzionamenti del SNC e del
metabolismo.
Monoamine: prodotte principalmente nel tronco encefalico, dopo essere state utilizzate
vengono riassorbite dal neurone presinaptico (ricaptazione) per essere degradate. Le
monoamine si dividono in catecolamine ed indolamine. Le prime derivano tutte
dall’aminoacido tirosina, le seconde dal triptofano.
Le catecolamine, a loro volta, si dividono in:
- Dopamina: interviene nel movimento, nei meccanismi di rinforzo e motivazione e
nella regolazione affettiva.
- Noradrenalina: prodotta nell’ipotalamo e nelle stesse zone dell’adrenalina, serve
per attivare l’arousal e per porre attenzione a stimoli nuovi e potenzialmente
pericolosi.
- Adrenalina o epinefrina: viene prodotta dai neuroni del bulbo e ponte. Funziona più
da neurormone che da neurotrasmettitore.

Le indolamine sono:
- Serotonina: sviluppata nel tronco encefalico e trasportata fino al cervelletto, si
occupa della regolazione dell’appetito, del sonno, dell’umore (una carenza o un mal
funzionamento può causare depressione) e del comportamento. Inoltre, viene
captata da recettori metabotropici.
- Melatonina: viene prodotta nel SNC e nell’intestino, essa si occupa di regolare
l’umore, il ciclo sonno-veglia e, forse, di ridurre i radicali liberi.
Neuropeptidi: si occupano della regolazione metabolica e sono costituiti da catene di
aminoacidi, vengono sintetizzate nel soma e richiedo una grande quantità di calcio per
arrivare nel terminale sinaptico. I neurotrasmettitori che ne fanno parte si occupano di
inibire il dolore o di trasportare segnali termici e di dolore.
Neurotrasmettitori gassosi: scoperti recentemente, il più studiato è l’ossido nitrico,
coinvolto nella comunicazione neuronale, nella regolazione della pressione sanguigna e
nell’erezione.

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Gli scambi fra cellula ed ambiente
Nella membrana lipidica vi sono dei canali ionici che permettono l’entrata e l’uscita di
alcuni ioni, quasi sempre questi canali sono ione-selettivo. Ne esistono diversi tipi come:
pompe sodio (Na+) – potassio (K+) che permettono di buttare all’esterno della cellula il
sodio e di far entrare il potassio, oltre a queste pompe, vi sono dei canali ionici di sodio,
potassio, cloro e calcio. I canali di sodio, quando la cellula è a riposo, sono quasi tutti
chiusi (circa il 90%), essi sono voltaggio-dipendenti, ovvero si aprono quando la
membrana inizia a depolarizzarsi. I canali di potassio sono meno numerosi dei precedenti
e anch’essi sono prevalentemente chiusi ma possono aprirsi quando il potenziale di
membrana diventa positivo. I canali aperti consentono la fuoriuscita di potassio, rendendo
la membrana cellulare meno positiva

Il sistema nervoso
SNC è formato da midollo spinale, contenuto nel canale vertebrale, ed encefalo,
contenuto nella scatola cranica. Quest’ultimo si divide in tronco dell’encefalo (bulbo,
ponte e mesencefalo), cervelletto, diencefalo e telencefalo (o emisferi cerebrali).
Diencefalo e telencefalo, nascendo dalla stessa vescicola, prendono il nome di
prosencefalo. Per la stessa motivazione, bulbo, ponte e cervelletto vengono denominati
rombencefalo. Il mesencefalo nasce da un’altra vescicola. L’esame microscopico
distingue la sostanza bianca, formata dagli assoni neuronali, e la sostanza grigia,
composta da neuroni e cellule nervose. Quella grigia compone l’ultimo strato del
telencefalo e, quando è appoggiata su di esso, prende il nome di corteccia cerebrale
(quella che ricopre il cervelletto, invece, si chiama corteccia cerebellare).

Midollo spinale
Esso è contenuto nel canale vertebrale e si occupa di mediare attività motorie ritmiche,
come camminare, e riflessi. Inizia dalla prima vertebra cervicale (atlante) e finisce sotto la
prima vertebra lombare, andando sempre più ad assottigliarsi per formare un cono
terminale, nella parte finale si trova il filo terminale che termina nel coccige. Al centro di
esso si trova il canale ependimale. Nella parte anteriore (ventrale) è presente un solco
chiamato fessura mediana anteriore, lo stesso solco è presente nella parte posteriore
(dorsale) denominato solco mediano posteriore, ai lati di quest’ultimo sono presenti i
solchi laterali posteriori da cui entrano delle fibre nervose, dette radici posteriori, fino al
midollo e sono incaricate di trasportare tutte le informazioni sensoriali al SNC. Delle radici
simili, dette anteriori, sono presenti anche nella fessura mediana anteriore e servono a
trasportare le informazioni motorie dal SNC a quello periferico. Tutte le radici, sia anteriori
che posteriori, escono dai forami intervertebrali e si uniscono poi, per dare origine ai nervi
spinali. La sezione di nervi spinali, insieme al midollo, formano il mielomero e ne
esistono 31. All’interno dei nervi vi è la sostanza grigia che forma una farfalla, le due parti
dorsali vengono chiamate “corna posteriori”, invece, quelle ventrali, vengono chiamate
“corna anteriori”. I neuroni che si trovano al centro del midollo, più precisamente nella
sostanza grigia, riescono ad uscire l’assone fuori dal midollo grazie alle fibre. In esso è
contenuta, ai bordi, la materia bianca, composta da fasci, ognuno di essi ha compiti
diversi, vi sono quelli ascendenti che trasportano le informazioni sensoriali (sensibilità

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tattile, propriocezione, temperatura, dolore, info su muscoli, cute e articolazioni) nella parte
rostrale e fasci discendenti che trasportano comandi motori (attivazione della muscolatura
di tronco, collo e arti, controllo della postura e dei movimenti), inoltre vi sono delle fibre
dette propriospinali che originano e terminano nel midollo e servono per coordinare tutti i
neuroni del midollo spinale.

Tronco encefalico
Il tronco è collegato all’encefalo tramite dei fasci di fibre nervose detti peduncoli cerebrali,
esso si occupa della postura, delle viscere, dei movimenti di arti, occhi e capo, inoltre,
insieme al diencefalo, mantiene l’omeostasi corporea (in particolare, l’ipotalamo, si occupa
di temperatura, energia, liquidi e minerali). In esso si trovano 12 paia di nervi cranici che lo
connettono a diverse parti del corpo (principalmente rostrali rispetto allo stesso. Nella
parte più interna del tronco si trova una formazione reticolare, ovvero degli ammassi di
neuroni molto ramificati ed interconnessi tra di loro, questo reticolo collabora nello scambio
di alcuni comandi motori, di percezioni e di numerose funzioni vegetative (respirazione,
frequenza cardiaca e pressione).

Bulbo
È in rapporto col cervelletto tramite i peduncoli cerebellari. Dalla base del bulbo partono
due grosse fibre denominate lemnischi mediali, essi originano nei nuclei del gracile e del
cuneato. I lemnischi sono incrociati nella parte caudale. Queste fibre si occupano di
trasportare la sensibilità tattile e propriocettiva fino al talamo. Oltre ai due nuclei
precedentemente citati, nel bulbo si trova anche il nucleo del tratto solitario che
trasporta le informazioni sensoriali delle viscere in alcune zone del tronco, ipotalamo
compreso. Un’altra fibra importante è quella dei fasci corticospinali che trasporta i
comandi motori nella parte caudale del corpo. Nel bulbo è presente il fascicolo
longitudinale mediale che mette in comunicazioni diversi nuclei del tronco. Il bulbo
contiene i nervi cranici dal 9 al 12.

Ponte
La parte anteriore viene chiamata piede del ponte, al suo opposto si trova il tegmento del
ponte. Nel piede si trovano molti nuclei di sostanza grigia detti nuclei pontini, interrotti dai
fasci corticospinali e corticopontini addetti alla trasmissione di informazioni motorie. Nel
tegmento, invece, ci sono le fibre lemniscali che arrivano al cervelletto. Anche il ponte,
come il bulbo, è attraversato dalle fibre del fascicolo longitudinale mediale. In questa
sezione del tronco sono presenti i nervi cranici dal 5 all’8.

Mesencefalo
Viene diviso in peduncoli cerebrali, lato ventrale, e tetto del mesencefalo, lato dorsale.
In questa sezione di tronco è possibile notare dei neuroni scuri definiti sostanza nera,
che, insieme ai gangli della base, interagiscono per la propagazione dei segnali per il
controllo motorio. La degradazione della sostanza nera, infatti, causa Parkinson. Fra il
tetto e i peduncoli si trova l’acquedotto cerebrale, una sacca contenente del liquido
cerebrospinale che attraversa tutto il mesencefalo e che mette in comunicazione i due
nervi cranici, attorno ad esso si trova della sostanza grigia implicata nel controllo del
dolore. Nella parte dorsale si trovano quattro collicoli, i due superiori raccolgono

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informazioni sulla vista e partecipano al controllo dei movimenti in base ad essa, quelli
inferiori fanno altrettanto ma con l’udito. Questa parte di tronco è collegata al cervelletto
tramite il peduncolo cerebellare superiore. Nel mesencefalo sono presenti i fascicoli dei
nervi crani 3 e 4.

Cervelletto
Occupa la fossa cranica posteriore ed è composta da verme, situato al centro, e da due
emisferi cerebellari, ai lati. L’intero cervelletto presenta delle lamine sottili chiamate folie
cerebellari che ne aumentano il volume. Esso è ricoperto dalla corteccia cerebellare,
questa è costituita da tre strati: nel primo detto strato molecolare si trovano le fibre
parallele che eccitano le cellule del Purkinje, nel secondo strato, detto strato delle cellule
di Purkinje, si trovano, appunto, le cellule del Purkinje. Nel terzo ed ultimo strato, quello
più interno, denominato strato granulare, si trovano delle cellule chiamate granuli dalle
quali originano le fibre parallele del primo strato. Il cervelletto è incaricato di coordinare i
movimenti, aumentandone la precisione, elaborando i comandi che riceve dalla corteccia
cerebrale e le informazioni sensitive. Inoltre, sembra avere un ruolo chiave nella memoria
di lavoro e nella memoria associativa (a livello cerebellare avviene l’associazione stimolo-
risposta tipica del condizionamento classico). Esso può essere diviso in:
- Archicervelletto: formata dal lobo flocculo-nodulare, riceve informazioni dai
recettori vestibolari (per questo è anche chiamato vestibolocerebello) e permette di
controllare equilibrio e movimenti oculari.
- Paleocervelletto: costituito dal lobo anteriore, permette di controllare la postura e i
movimenti grazie alle informazioni che riceve dal midollo spinale (per questo è
anche definito spinocerebello).
- Neocervelletto: è formato dai due emisferi cerebellari ed è connesso alle aree
sensitive e motorie della corteccia cerebrale (difatti è definito anche
cerebrocerebello); inoltre è coinvolto nell’apprendimento del movimento.

Diencefalo
Il diencefalo è una struttura che connette mesencefalo e telencefalo; è coinvolto in
numerose funzioni vitali, come ad esempio il controllo dei sistemi sensoriali (ad eccezione
di quello olfattivo), la regolazione dell’ipofisi, l’apprendimento, la memoria e la regolazione
del ciclo sonno-veglia. Comprende 6 diverse strutture:
 Il talamo;
 L’ipotalamo;
 L’epitalamo (a cui appartiene anche l’epifisi);
 Il subtalamo;
 L’ipofisi;
 Il terzo ventricolo.

Talamo

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È composto da due masse ovoidali al centro delle quali passa il terzo ventricolo. Essi
restano comunque collegati grazie ad un ponte denominato commisura intertalamica.
Nella parte posteriore sono presenti due protuberanze chiamate corpo genicolato
mediale e laterale, il primo nucleo si occupa della percezione udiva, il secondo di quella
visiva e proietta alla corteccia visiva primaria. Il talamo è diviso in:
- Parte anteriore, contenente il nucleo anteriore
- Parte principale: divisa in parte mediale, che tocca il terzo nervo cranico, e parte
laterale, situato nella parte opposta
- Parte posteriore: pulvinar (al quale arrivano impulsi sensitivi)
- Corpi genicolati: due protuberanze del pulvinar
I nuclei talamici, inoltre, si dividono in specifici, se connessi ad un’area sensitiva o
motoria specifica, e aspecifici se, viceversa, non sono collegati a specifiche aree.

Ipotalamo
Rappresenta il centro di controllo viscerale del cervello.
Si trova fra la parte ventrale-caudale del talamo e la parte ventrale-rostrale del
mesencefalo, inoltre è in stretto contatto con l’ipofisi, la principale ghiandola endocrina del
corpo. Anche se piccolo, contiene un grande numero di nuclei che gli permettono di
ricevere e trasmettere informazioni col sistema limbico (si occupa delle emozioni e del
comportamento), riceve inoltre informazioni visive, uditive, gustative e olfattive mentre
manda al resto del tronco encefalico efferenze su comportamenti associati a fame, sete,
aggressione e riproduzione. In fine esso è molto importante per l’omeostasi corporea.
È anche presente il sub talamo (ipofisi) formato da sostanza grigia che si occupa della
regolazione del movimento. Esso presenta due neuroni:
 parvicellulari, che producono dopamina e sostanze peptidiche e le rilasciano in un
complesso di capillari, il sistema portale ipotalamo-ipofisario; i peptidi stimolano il
rilascio di ormoni da parte dell’ipofisi anteriore (che è una ghiandola vera e propria,
l’adenoipofisi). Per questo motivo sono definiti fattori di rilascio.
 magnocellulari, che si occupano di produrre e liberare due ormoni, l’ossitocina
(causa l’eccitamento, stimola l’utero durante il parto, provoca la secrezione del latte
durante la suzione del neonato) e vasopressina (che aumenta la pressione
arteriosa).

Ipofisi (o ghiandola pituaria)


Si divide in due parti, quella ventrale è detta adenoipofisi, quella dorsale neuroipofisi.
La neuroipofisi è costituita dagli assoni dei neuroni dell’ipotalamo. L’adenoipofisi invece è
connessa all’ipotalamo tramite dei vasi sanguigni che trasportano ormoni afferenti
(sistema portale ipotalamo-ipofisario). Essa genera 7 ormoni:
- il GH o ormone della crescita che stimola il fegato a produrre un ormone proteico
(somatomedina) che permette l’allungamento delle ossa (alla nascita, una carenza
di GH provoca il nanismo, mentre un eccesso determina il gigantismo).
- l’ACTH o corticotropina: prodotta dall’adenoipofisi, stimola la produzione di
cortisolo.

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- il TSH o ormone tireotropo: regola l’attività della tiroide.
- Le gonadotropine: si occupano del funzionamento delle gonadi. Nello specifico, si
occupano di far produrre spermatozoi ai gameti maschili e gli ormoni androgeni,
mentre nella femmina incitano la produzione di ovociti e ormoni estrogeni.
- La prolattina: si occupa di far produrre il latte alla donna subito dopo la gravidanza.
- L’ormone MSH: stimola nella pelle la produzione di melanina che la renderà più
scura.
La neuroipofisi (lato dorsale) produce vasopressina per regolare l’urina e, quindi,
“distillare” il corpo, e ossitocina per le contrazioni durante il parto.

Telencefalo (insieme dei due emisferi)


È composto dai due emisferi, separati dalla scissura interemisferica, e circondati dalla
corteccia cerebrale ovvero cellule neuronali (neuroni piramidali con assone che arriva
alle strutture sottocorticali e granuli). Al centro dei due emisferi, in profondità, si trovano
strutture quali amigdala (importantissima per le emozioni e comportamenti impulsivi, essa
non considera il razionale) e i gangli della base. In questi emisferi è presente la sostanza
bianca, ovvero fibre nervose, che collegano la corteccia a varie strutture sottocorticali e
alcune zone di un singolo emisfero o di entrambi. Fra i due emisferi è presente il corpo
calloso un fascio formato da assoni che mette in comunicazione i quattro lobi (frontale,
temporale, parietale e occipitale). A questo proposito si può parlare di lateralizzazione:
l’emisfero sinistro è legato alle attività verbali e linguistiche, nonché ad abilità matematiche
e logiche. Inoltre, risulta essere l’emisfero più attivo per quanto riguarda le emozioni
positive; l’emisfero destro invece da info riguardo le relazioni spaziali ed è legato ad abilità
relative all’interpretazione emotiva e alla creatività. Sembra essere più attivo per quanto
riguarda le emozioni negative.
La superficie dei due emisferi è ricoperta di solchi e circonvoluzioni che ne aumentano
l’area. Ogni lobo ha una funzione differente:
- Lobo frontale: si trova qui la corteccia motoria primaria che controlla l’attività
muscolare
- Lobo parietale: qui, invece, si trova la corteccia somatosensitiva primaria,
incaricata di elaborare le informazioni sensoriali provenienti dal SNP
- Lobo temporale: qui si trova la corteccia uditiva primaria che elabora le
informazioni captate dall’orecchio
- Lobo occipitale: tramite la corteccia visiva primaria, elabora le informazioni
ricavate tramite gli occhi
Attorno a queste cortecce si trovano le cortecce di ordine superiore che elaborano
ulteriormente le informazioni già processate. Le aree che analizzano e processano una
sola cosa (colore, forma, ecc.) si chiamano aree associative unimodali e, una volta
analizzata un’informazione, la passano alle aree associative multimodali che integrano le
varie informazioni ricevute per ottenere il risultato definitivo. Le aree multimodali sono 3:
posteriore (fra i lobi parietali, occipitale e temporale), limbico (sul margine mediale dei due
emisferi) e anteriore (nel lobo frontale).
Si distinguono 3 tipi di corteccia:

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1. Neocorteccia/isocorteccia: filogeneticamente più recente, rappresenta gran parte
del mantello corticale. Risulta costituita da 6 strati: strato molecolare, strato
granulare esterno, strato piramidale esterno, strato granulare interno, strato
piramidale interno, strato polimorfo. Inoltre, vi sono due tipi di isocorteccia:
corteccia di tipo sensitivo (o granulare), e corteccia di tipo motorio (o organulare).
2. Preisocorteccia: tra la neocorteccia e l’allocorteccia.
3. Allocorteccia: elabora informazioni olfattive; alcuni neuroni ivi presenti ricevono
info (i granuli), altri le inviano (cellule piramidali).

Per quanto concerne i lobi, la suddivisione è la seguente:


1. Lobo frontale: comprende l’area motoria (programmazione dei movimenti
volontari), area motoria primaria (esecuzione dei movimenti volontari), area
premotoria, area di Broca (produzione del linguaggio e coordinazione dei
muscoli fonologici affinché il soggetto possa parlare).
All’interno della corteccia frontale si trova la corteccia prefrontale, che
comprende a sua volta la corteccia dorso-laterale (connessa alla pianificazione
e alle decisioni). Vi si trovano area cingolata e corteccia orbito-frontale.
2. Lobo parietale: si divide in area di Brodmann (elabora le info ricevute dai
sensi), corteccia parietale posteriore (coordinazione di stimoli), corteccia
parietale superiore (orientamento nello spazio), corteccia parietale inferiore
(espressioni facciali), area somatosensitiva primaria (elaborazione delle
informazioni associate alla pelle, o comunque al SNP).
3. Lobo temporale: si occupa della percezione uditiva e visiva, del riconoscimento
facciale e delle risposte emotive. Si divide in: corteccia uditiva, corteccia visiva
(elaborazione delle info provenienti dagli occhi), area di Wernicke (processo di
comprensione delle parole, sia parlare che scritte).
4. Lobo occipitale: elabora la luce, i movimenti e le dimensioni; se danneggiato,
si presenta la Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie.
5. Lobo dell’Insula: situato in corrispondenza della scissura laterale (o di Silvio), è
coinvolto nelle emozioni sociali e nell’empatia.
6. Lobo limbico: comprende amigdala, ippocampo, giro congolato, talamo e
ipotalamo.
Il SNC, infine, è rivestito da membrane protettive, le meningi, che sono tre: la pia madre
(la più interna), l’aracnoide e la dura madre (la più esterna, a contatto con le strutture
ossee del SNC). Tra pia madre (che aderisce alla superficie del tessuto nervoso) e
l’aracnoide è presente uno spazio, lo spazio subaracnoideo, che contiene il liquido
cerebrospinale. La dura madre invece forma delle pliche che separano le diverse strutture
del SNC (ad esempio a livello della scissura interemisferica, dove separa i due emisferi, o
ancora quando separa cervello e cervelletto).
Il liquido cerebrospinale (detto anche liquor) viene prodotto dai vasi ematici, e la sua
composizione è tenuta costante da barriere selettive, quella ematoencefalica e quella
ematoliquorale. Il liquor è un importante protezione per il tessuto nervoso: il NSC, grazie
ad esso, presenta una riduzione apparente del suo peso; inoltre, contribuisce a mantenere
costante l’ambiente dove il SNC opera.

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Importante è a questo punto il sistema di circolazione cerebrale: il sangue nella specie
umana giunge all’encefalo attraverso tre vasi arteriosi, le due arterie carotidi esterne, le
due carotidi interne, e l’arteria basilare. Tutte si dipartono dall’arteria carotide comune, al
di sotto della mascella, che entra nel cranio attraverso il forame comune, penetra la dura
madre, e si divide in arterie cerebrali anteriore e media: le prime forniscono sangue ai
lobi frontale e parietale, mentre la restante parte dell’encefalo è vascolarizzata dalle arterie
cerebrali medie.
Si ricordi che il cervello è altamente vulnerabile a disturbi del rifornimento ematico: il flusso
sanguigno deve portare efficacemente ossigeno, glucosio e altre sostanze nutritive al
SNC, e deve rimuovere l’anidride carbonica, l’acido lattico e altri prodotti metabolici. Il
cervello va assolutamente protetto da compromissioni circolatorie, altrimenti il risultato è
l’ictus.

Gangli della base


Sono dei nuclei di sostanza grigia che si trovano accanto il talamo e si dividono in: il
nucleo caudato e putamen (chiamati corpo striato) e il globo pallido. I gangli della
base sono legatissimi alla sostanza nera del mesencefalo (perché, tramite la
dopamina, regola la loro attività), nonché al corpo subtalamico di Luys.
I gangli della base si occupano della programmazione ed esecuzione di movimenti
complessi, di alcuni tipi di apprendimento e alcune forme di comportamento
motivato. In particolare, i nuclei del corpo striato ricevono afferenze dalla corteccia
cerebrale, ed essi a loro volta le inviano al globo pallido, che le proietta al talamo.
Quest’ultimo invia nuovamente le info alla corteccia. In questo modo, la corteccia
agisce sui gangli della base ed essi agiscono su di essa è mediante il talamo. Lesioni
al corpo striato possono causare la corea (movimento involontario dei muscoli,
spasmi, tic…)(es. Corea di Huntington) e l’atetosi (movimenti lenti e involontari su
dita e polso).

Sistema nervoso periferico


È costituito dai nervi, ovvero gli assoni delle cellule nervose, e dai gangli. Il SNP viene
diviso in due parti:
- Somatico: è composto dai nervi che innervano i muscoli scheletrici a controllo
volontario, le articolazioni e la cute. I neuroni contenuti nei gangli spinali si
chiamano neuroni pseudounipolari e hanno un assone diviso in due, quello
centrale entra nel midollo, mentre quello periferico arriva nell’apparato
muscoloscheletrico e nella cute. Ogni nervo spinale si dirama in nervi

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periferici trasportatori di comandi motori e sensi e arrivano in ogni parte del
corpo.
- Vegetativo (o autonomo): è formato da fibre nervose che innervano visceri,
miocardio, vasi ematici (che trasportano sangue in tutto il corpo), muscolo
liscio e ghiandole. Funziona esattamente come il sistema nervoso periferico
somatico ma, nel caso delle viscere, anziché esserci un contatto diretto fra
SNC e organo bersaglio, c’è un neurone pre-gangliare ed uno post-gangliare.
Comprende due rami: il sistema simpatico e il sistema parasimpatico. La
divisione parasimpatica prevale in condizioni di riposo, mentre quella
simpatica agisce in opposizione alla prima e in situazioni di emergenza e
pericolo, in cui si adopera nel giro di pochissimi secondi; inoltre, è in grado di
stimolare il rilascio di adrenalina.
Tiroide
Situata sotto il pomo d’Adamo, essa si occupa di gestire il metabolismo tramite la
produzione di ormoni T3 e T4. Questi ormoni, agendo sui mitocondri delle cellule,
regolano anche le mestruazioni, la crescita e sviluppo degli organi, il colesterolo, il
peso, la forza muscolare, la pelle, la vista, lo stato mentale ecc.
La produzione degli ormoni tiroidei è regolata dall’adenoipofisi e dalla
concentrazione di T3 e T4: difatti, una eccessiva produzione di ormoni tiroidei porta
all’ipertiroidismo, mentre una loro carenza all’ipotiroidismo.
Surrene
Si tratta di una ghiandola endocrina e s i trova sopra i reni ed è composta da due
parti, ovvero parte corticale e parte surrenale. Queste due parti producono ormoni
differenti.
La corteccia è divisa in tre parti, la prima secerne aldosterone per il bilancio idro-
elettrico, la seconda produce cortisolo e cortisone importanti per il metabolismo e
la difesa dell’organismo, la terza produce ormoni sessuali (principalmente
androgeni). La secrezione di questi ormoni dipende dall’ipofisi. La midollare del
surrene produce, quando l’organismo è sotto stress o allarmato, le catecolamine,
ormoni eccitatori in grado di aumentare le prestazioni dell’organismo (come correre
via velocemente da un pericolo); questi ormoni eccitatori sono dopamina,
noradrenalina e adrenalina.

Gonadi maschili

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Si trovano all’interno del testicolo e sono formate da didimo ed epididimo. Gli
spermatozoi, che vengono formati nelle gonadi, devono attraversare tutti i tubi e
impiegano circa 12 giorni prima di poter essere attivati. Le gonadi producono anche
ormoni androgeni come il testosterone, derivante del colesterolo. La produzione di
testosterone è influenzata dall’orario (picco fra le 7:00 e le 10:00) e dai mesi (picco a
giugno). L’adenoipofisi controlla la produzione di spermatozoi.
Gonadi femminili
Accanto l’utero si trovano due ovaie che producono ovociti e ormoni sessuali
femminili, gli ormoni prodotti sono: estradiolo (incaricato dello sviluppo dei genitali
femminili e dei caratteri secondari) e progesterone (incaricato di “modificare” il
corpo durante la gravidanza). Il ciclo ovarico è un insieme di processi che terminano
con l’ovulazione, e che è controllato dalle gonadotropine ipofisarie (FSH e LH).
L’ipofisi secerne FSH (ormone follicolo-stimolante) che crea un follicolo addetto a
proteggere e nutrire l’ovulo; una volta maturo, il follicolo si spacca e l’ovulo viene
rilasciato nell’utero. Il follicolo rotto, a questo punto, si modifica diventando un
copro luteo e, grazie all’ormone LH (ormone luteinizzante), promuove le modifiche
necessarie per ospitare gli spermatozoi, inibendo la produzione di FSH. Se non
avviene la fecondazione, iniziano le mestruazioni per espellere l’ovulo. La donna
produce estrogeni dalla pubertà (12-13 anni) alla menopausa (48-50 anni),
quest’ormone si occupa dello sviluppo dei caratteri primari e secondari della donna
e della sua fertilità.
Muscoli
Esistono 3 tipi di tessuto muscolare: liscio (involontario), striato (volontario) e cardiaco
(striato ma involontario, riesce ad auto-eccitarsi contraendosi autonomamente).

In particolare, i muscoli striati sono formati da cellule polinucleate molto lunghe e


parallele tra di loro che prendono il nome di fibrocellule muscolari. Ogni
fibrocellula, a sua volta, contiene numerosi filamenti denominati miofibrille.
Quest’ultima è composta da bande isotrope (che lasciano filtrare più luce) e bande
anisotrope (che hanno minore capacità di far filtrare la luce). Ogni banda isotropa è
divisa in senso ortogonale da una “banda Z”, allo stesso modo, ogni banda
anisotropa è divisa da una “banda H”. Lo spazio compreso fra due bande Z è
chiamato sarcomero e costituisce l’unità minima del muscolo.
Ogni sarcomero presenta dei miofilamenti paralleli tra loro, i filamenti sottili e i
filamenti spessi. I primi sono attaccati perpendicolarmente alle bande Z, mentre i
secondi si trovano disposti fra quelli sottili ma non toccano le due bande Z; in questo
modo, si distinguono:

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 Bande I: sono le parti del sarcomero in cui si trovano i filamenti sottili;
 Bande A: “ in cui si trovano sia i filamenti sottili che quelli spessi;
 Bande H: “ in cui si trovano i filamenti spessi.
I filamenti spessi sono composti da miosina, mentre quelli sottili da actina,
troponina e tropomiosina.
Struttura dei filamenti spessi: le molecole di miosina presentano una parte
allungata che termina con una testa composta da due ovali appiattiti e sovrapposti.
Per formare un filamento spesso, queste molecole si dispongono tra loro
parallelamente.
Struttura dei filamenti sottili: le molecole di actina (di forma globulare) si
dispongono l’una dietro l’altra formando due file che si avvolgono l’una sull’altra.
Il cosiddetto ritmo di semirotazione cade ogni sette molecole di actina; sulle
molecole di actina si trova la molecola di tropomiosina, sottile. Ogni sette molecole
di actina, alla molecola di tropomiosina si intercala una molecola ovoidale di
troponina.
Ipotesi di Huxley: la contrazione muscolare si ha perché, in punti particolari, le teste
della miosina si legano a recettori posti sulle molecole di actina. Dopodiché, la
miosina si reca verso il centro del sarcomero, trascinando con sé l’actina e
determinando dunque uno scivolamento del filamento sottile verso il centro,
mentre il filamento spesso rimane fermo. Una volta che il movimento ha termine, la
testa della miosina si stacca dall’actina, torna indietro ed è nuovamente pronta a
legarsi a un’altra molecola di actina. Avviene quindi, in altri termini, un
avvicinamento fra loro delle bande Z. Tali movimenti sono definiti “a remo di barca”.
La volontarietà del moto è dovuta al fatto che, nel muscolo a riposo, i recettori
dell’actina si trovano ad essere ricoperti dal filamento di tropomiosina, che dunque
impedisce alla miosina di legarvisi nel complesso actina-miosina; lo spostamento
della tropomiosina dipende dalla troponina, che può trovarsi in due diversi stati,
detti ON e OFF. Nel secondo caso, la tropomiosina ricopre l’actina e la contrazione
non può avere luogo, nel primo caso la tropomiosina si sposta. Gli stati ON e OFF
della troponina sono determiati dalla presenza o assenza rispettivamente di ioni
calcio (Ca++). A riposo, tutto il Ca++ è contenuto in una struttura detta reticolo
sarcoplasmatico. Quando arriva un impulso nervoso che genera nella cellula un
potenziale d’azione, il Ca++ viene liberato e diffonde nel citoplasma, arrivando a
contatto con la troponina. Quando l’impulso ha termina il calcio viene ricaptato.

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Anche i muscoli sono soggetti alla legge del “tutto o nulla”, cioè o si contrae ogni
miofibrilla o non se ne contrae nessuna.
In altre parole: quando la troponina si trova in stato di ON, lascia che la
tropomiosina si sposti e che la miosina si leghi all’actina; quando la troponina si
trova in stato di OFF, non permette alla tropomiosina di spostarsi, facendo in
modo che il complesso actina-miosina non abbia luogo.

Esistono fibre muscolari rosse e bianche, quelle rosse sono ricche di ATP e sono
adatte ad esercizi aerobici, viceversa, quelle bianche permettono una contrazione
elevata del muscolo ma si affaticano prima. Nei muscoli sono anche presenti delle
cellule satellite, ovvero cellule staminali in grado di sostituire le cellule morte o
danneggiate dei muscoli. Il punto in cui i neuroni si “collegano” ai muscoli viene
chiamato placca motrice o sinapsi neuromuscolare.
Riflessi
Si dividono in innati (ereditati geneticamente da tutti gli individui i una specie) e
condizionati (acquisiti nel corso della vita, quindi specifici per ogni individuo), ma
possono anche essere suddivisi in riflessi viscerali (ghiandole e muscolatura liscia) e
riflessi somatici (muscolatura scheletrica, riflesso patellare).
I riflessi prevedono il coinvolgimento di 5 elementi principali:
 Recettore: trasforma lo stimolo in impulso nervoso;
 Via afferente: fibre nervose collegate ai recettori, che trasportano l’impulso ai
centri nervosi;
 Centri nervosi: situati principalmente nel midollo spinale e nel tronco
encefalico, vi si ha l’elaborazione della risposta efferente;
 Via efferente: è costituita da fibre motorie che dai centri nervosi recano
l’informazione nervosa all’effettore;
 Effettore: esegue la reazione riflessa (può essere un muscolo o una
ghiandola).
Quindi: RECETTORE  CENTRI NERVOSI  EFFETTORE
L’intervallo di tempo che intercorre tra la ricezione dello stimolo e la comparsa della
risposta riflessa è detto tempo riflesso totale.
1) RIFLESSI NEONATALI
I neonati hanno un set di riflessi innati; alcuni di essi scompariranno (es. arco
di Moro), altri rimarranno per tutto l’arco della vita (es. riflessi spinali: gli
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stimoli sensitivi giungono al midollo spinale tramite le radici posteriori; si
distinguono riflessi propriocettivi se il recettore è muscolare o riflessi
esterocettivi se il recettore è di natura cutanea).
2) RIFLESSO MIOTATICO
Consiste in una contrazione muscolare che si ha come conseguenza di uno
stiramento del muscolo (es. riflesso rotuleo). Lo stiramento del muscolo viene
rilevati a livello dei fusi neuromuscolari, che comunicano direttamente con il
motoneurone per causare la contrazione.
Il riflesso miotatico inverso, invece, è simile al primo ma riguarda i tendini;
viene definito inverso perché non comporta una contrazione muscolare, bensì
un rilasciamento.
3) RIFLESSO FLESSORIO
Ha origine dai recettori del dolore, principalmente a livello cutaneo, ed è un
riflesso difensivo in quanto l’impulso che proviene dai recettori dolorifici
raggiunge il midollo spinale, che stimola la contrazione dei muscoli affinché si
abbia l’allontanamento dell’agente lesivo.
4) CIRCUITO DI RENSHAW
Si tratta di un circuito inibitorio che blocca i muscoli nel momento in cui sono
troppo sotto sforzo, in sostanza. Esplica come una contrazione muscolare non
può essere protratta a livelli massimali per molto tempo, in quanto questo
circuito è inibitore e blocca la scarica del neurone alfa.
5) RIFLESSO H (di HOFFMANN)
Si attiva stimolando elettricamente la cute, e si è scoperto che i muscoli, per
reagire, devono essere stimolati maggiormente rispetto ai sensi.

Cosa è l’arco riflesso?

Udito
L’uomo è in grado di percepire i suoni fra i 20 e i 16k Hz. I suoni vengono convogliati
dal padiglione auricolare nel condotto uditivo per finire nella membrana del
timpano; questo circuito forma l’orecchio esterno. A questo punto il timpano,
vibrando, passa le informazioni all’orecchio medio composto dagli ossicini martello,
incudine e staffa. L’orecchio medio comunica con l’esterno tramite la tromba di
Eustachio, questa è incaricata di mantenere la pressione interna dell’orecchio
uguale a quella esterna per evitare la rottura del timpano. Il suono captato passerà
in fine nell’orecchio interno tramite la finestra ovale. L’orecchio interno è composto
dall’apparato vestibolare (responsabile anche del mantenimento della postura) e
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dall’apparato uditivo (chiocciola). All’interno della coclea ci sono 3 condotti, quello
inferiore si chiama scala timpanica mentre quelli superiori sono uno più grande
chiamato scala vestibolare ed uno più piccolo chiamato dotto cocleare. Le scale
vestibolare e timpanica sono riempite con perilinfa, il dotto cocleare, invece,
contiene endolinfa. Nel dotto cocleare, inoltre, è presente l’organo del corti dotato
di ciglia a contatto con l’endolinfa, quando arriva un suono, la perilinfa trema,
facendo tremare l’endolinfa, che andrà a deformare le ciglia, causando un impulso
nervoso che tramite l’ottavo nervo cranico, arriverà a dei nuclei del SNC, a loro
volta, questi nuclei, manderanno l’informazione al talamo e, successivamente, alla
corteccia del lobo temporale dove verrà tradotto in suono.
L’apparato vestibolare permette di mantenere l’equilibrio ed è formato da utricolo e
sacculo (informano il SNC sulla posizione della testa rispetto all’asse del corpo) dai
quali nascono tre canali. Tutti e 5 contendo l’endolinfa e sono collegati al dotto
cocleare. I tre canali possiedono delle ciglia “a scaletta” immerse in una massa
gelatinosa detta otolitica così chiamata per la presenza di otoliti che gli conferiscono
peso e gli permettono di restare sul fondo per gravità. La membrana otolitica
permette di valutare i cambiamenti di gravità (sia quando ci alziamo velocemente,
sia quando partiamo di scatto). I tre canali, inoltre, sono orientati nei tre piani
ortogonali (orizzontale, verticale e frontale).

Vista
L’uomo è in grado di recepire, con il suo sistema ottico, le onde elettromagnetiche
provenienti dall’esterno e di riconvertirle in impulsi nervosi che verranno poi
elaborati dal SNC; è capace di vedere, tuttavia, solo le radiazione elettromagnetiche
la cui lunghezza d’onda è compresa tra 0,4 a 0,76 micron; le onde superiori
(infrarossi) e quelle inferiori (ultravioletti) non sono percepibili dall’occhio umano.
L’occhio, al suo interno, presenta una camera anteriore e una posteriore, e a
dividerle è il cristallino, una formazione a lente biconvessa tenuta da filamenti sottili
e dalla muscolatura liscia che gli permette di cambiare curvatura. Davanti al
cristallino è presente l’iride che circonda la pupilla, incaricata quest’ultima di far
passare la luce all’interno. L’iride separa la camera posteriore (fra esso ed il
cristallino) da quella anteriore (delimitata anteriormente dalla cornea). In entrambe

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le due camere è presente l’umore acqueo, un liquido trasparente che nutre cornea e
cristallino. Dietro al cristallino si trova invece l’umore vitreo.
La pupilla può restringersi o dilatarsi, questo riflesso, detto fotomotore, è causato,
nel caso della restrizione (miosi) da un muscolo parasimpatico del terzo nervo
cranico, nel caso della dilatazione (midriasi) il muscolo è ortosimpatico e proviene
dal ganglio cervicale.
Esternamente l’occhio è rivestito da una robusta parete detta sclera e, sotto di essa,
vi è una ricca circolazione sanguigna chiamata coroide; sotto questo strato si
trovano le cellule nervose dette fotorecettori denominati retina. Le immagini che
attraversano tutto l’occhio, arrivano nella retina, capovolte e rimpicciolite. Per
mettere a fuoco un’immagine, cornea e cristallino fanno convergere tutti i raggi
(paralleli) nella retina, ma quando un oggetto è troppo vicino a noi, ovvero i raggi
sono divergenti e non paralleli, è necessario aumentare le diottrie (normalmente 50,
una diottria è la potenza che serve per far convergere raggi tra loro paralleli ad un
metro di distanza dalla lente); questo compito, detto accomodazione, spetta al
cristallino. L’azione di muovere il cristallino per aumentare o diminuire le diottrie
spetta al muscolo ciliare.
Nella retina esistono due tipi di fotorecettori che si eccitano con la luce: coni (si
trovano nella parte bassa della retina e si occupano dei colori) e bastoncelli (si
trovano nella parte alta e si occupano della vista con poca luce). Quando la
radiazione luminosa colpisce la retina, si distacca l’opsina dalla rodopsina, causando
una variazione della permeabilità agli ioni e dunque genera l’impulso nervoso, la
luce fa eccitare anche altre cellule quali bipolari e multipolari che, tramite gli assoni,
si collegano il 2° nervo cranico per arrivare all’ipotalamo. Ad un certo punto alcune
fibre di incrociano mentre altre proseguono dritte, d’ora in poi si chiamerà tratto
ottico (e non nervo), le fibre del tratto ottico finiranno una parte nel mesencefalo
(per i riflessi involontari) e una parte nel talamo che, a sua volta, le invierà alla
corteccia occipitale. Il movimento dell’occhio è reso possibile da 6 muscoli striati
(3,4,6 nervo cranico) che permettono di muoverli in modo volontario o involontario
e di muoverli nella stessa direzione, alla stessa velocità (movimento coniugato).

Definizioni:
cellule eccitabili: capace di trasportare o generre il potenziale d’azione

potenziale di riposo: differenza di voltaggio tra l’interno e l’esterno della cellula


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Quantum: quantità minima di neurotrasmettitori per eccitare la cellula postsinaptica

Agonista: si sostituisce al prodotto endogeno

Antagonista: si lega come il prodotto endogeno ma non ha effetto

Omeostasi: mantenimento delle condizioni interne (temperaura, quantità di minerali…)

Riflesso spinale: quando un segnale sensoriale arriva nel midollo e attiva in automatico i
motoneuroni (es.: martellata sul ginocchio)

Riflesso miotatico: contrazione muscolare a seguito di uno stiramento dello stesso

Principi:

Principio di Dale: ogni neurone produce ed immagazzina un solo tipo di neurone.

Disegni: classificazioni (ppt.1, s.57), sinapsi file 2 slide 8 circa / sinapsi elettriche e chimiche dal
libro, midollo (mix pag 35,36), muscolo, cellule miosina ecc., sarcomero, orecchio,

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