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NEUROSCIENZE

Prof. B. Sacchetti
INTRODUZIONE
Funzioni del sistema nervoso
Interazione con lambiente. Identificare e tradurre in linguaggio neurale le informazioni raccolte
dallambiente con gli organi di senso. una vera e propria analisi della realt, quindi sia traduzione
che interpretazione degli imput.
Elaborazione delle informazioni raccolte per formare una rappresentazione unitaria della realt.
Attribuzione di una coloritura emotiva alle informazioni raccolte
Interazione con la realt: pianificare dei comportamenti e tradurre le istruzione in output motori.
(+ tutta la parte di autoregolazione dellorganismo)
Evoluzione del sistema nervoso
Passaggio unicellulari pluricellulari: consente la specializzazione delle funzioni eseguite da
ciascuna cellula
Primi organismi pluricellulari, spugne: no SN. Questi organismi sono in balia dellambiente in cui si
trovano, non possono n capire il mondo n interagire con esso.
Meduse: prime cellule nervose. Molto semplici, svolgono comunque funzioni di elaborazione degli
stimoli sensoriali (es stimoli chimici che segnalano la presenza di cibo, stimoli relativi alla gravit e
alla luminosit). Sono inoltre in grado di controllare il movimento e quindi attuare comportamenti di
risposta utile (trovare cibo) e dannoso (evitare predatori).
Platelmiti (vermi piatti es tenia): le cellule nervose tendono a raggrupparsi e formare dei gangli.
Questo perch, essendo vicini, i neuroni possono scambiarsi indo ed elaborare in modo pi efficace.
Abbiamo inoltre dei cordoni di neuroni (simi- midollo spinale) che vanno a contattare gli elementi
motori. I gangli tendono a raggrupparsi nella parte anteriore (primo abbozzo encefalo)
Molluschi & insetti: compaiono veri organi di senso specializzati per un singolo tipo di informazioni
(visiva, gustativa ecc) Specializzazione delle funzioni svolte da ciascun neurone: det neuroni
elaborano un solo tipo di info. I gangli sono ammassati nella regione anteriore e abbiamo anche dei
cordoni di neuroni periferici (proto encefalo + sn periferico) Comportamenti molto sofisticati
(soprattutto insetti)
Vertebrati: il meccanismo di base resta lo stesso, ma diventa pi sofisticato. Lencefalo e il midollo
spinale sono protetti da cavit ossee (cranio e spina dorsale) Altissimo livello di specializzazione tra
le regioni delle cortecce cerebrali (esclusivit? Scambio di info?)
Mammiferi: oltre a strutture sensoriali e motorie compaiono regioni associative che (probabilmente)
servono a creare una rappresentazione unitaria del mondo. Altre strutture (es amigdala) servono ad
attribuire un significato emotivo agli stimoli sensoriali.
Il meccanismo di funzionamento dei neuroni non cambiato nel corso dellevoluzione. Come mai allora si
sono raggiunte funzioni pi sofisticate? Un ipotesi creduta fino a qualche tempo fa attribuiva il merito
allaumento di volume dellencefalo. Tuttavia questo non esatto, infatti laumento di volume correlato
non tanto con laumento di funzioni quanto con laumento del peso corporeo (es encefalo uomo balena). Le
vere ragioni sono due:

1. Aumento della capacit dei neuroni di formare reti neurali sempre pi sofisticate. Non cambia il
funzionamento, ma la quantit di info scambiate. I circuiti neurali diventano sempre pi complessi e
integrati man mano che si sale lungo la scala evolutiva.
2. Specializzazione delle funzioni del nostro sistema nervoso: ciascuna struttura deputata ad una
singola funzione

CELLULE GLIALI E NEURONI


Sistema nervoso umano: composto da due tipi di cellule: neuroni e cellule gliali.
Cellule del sistema nervoso:
CELLULE GLIALI (o neuroglia)
Da glia colla. Funzioni:
Formare limpalcatura del SN (funzioni di sostegno e di separazione delle diverse aree con funzioni
diverse) e tenere insieme i neuroni (in realt non sono un vero e proprio collante, ma circondano i
corpi cellulari e le propaggini dei neuroni)
Regolare il metabolismo dei neuroni (fornire sostanze nutritive e eliminare sostanze di scarto
alcune cell gliali hanno funzioni fagocitarie, eliminano le cellule morte in seguito ad apoptosi.)
Ruolo nelle sinapsi: alcune cell gliali servono a captare e riassorbire i neurotrasmettitori liberati con
le sinapsi (v.)
Indirizzare la differenziazione dei neuroni durante lo sviluppo embrionale e postnatale
Indirizzare la migrazione dei neuroni e dirigere la crescita degli assoni durante lo sviluppo
embrionale e postnatale (glia radiale, v. sviluppo)
Alcune (astrociti) formano la barriera ematoencefalica*
Alcune producono la guaina mielinica
Si dividono in:
Macroglia.
o Oligodendrociti formano la guaina mielinica che ricopre lassone. Si trovano nel snc e
possono avvolgere pi neuroni in contemporanea (fino a 15 in media)
Guaina
La guaina mielinica nellSNC si forma cos: una parte della membrana cellulare
mielinica
delloligodentrocita protrude e va ad avvolgere un pezzetto di assone, altre parti potranno
avvolgere altri tratti...
o Cellule di Swann. formano la guaina mielinica che ricopre lassone. Si trovano nellsnp e
possono avvolgere un solo neurone (sono quelle danneggiate nella sclerosi multipla)
La guaina mielinica nellSNP si forma cos: prima che si formi gli assoni dei nervi
decorrono allinterno di un canale formato da cellule di Schwann, disposte in fila lungo
lassone con interruzioni fra luna e laltra che diverranno i nodi di Ranvier. La membrana
cellulare di un'unica cellula va ad avvolgere il pezzo di assone vicino a cui si trova,
formando dapprima una doppia membrana, in seguito questa si spiralizza, compattandosi e
intanto il citoplasma della cellula di Schwann viene spremuto allesterno per formare la
guaina definiti.
Anche la composizione chimica della mielina prodotta dai due tipi di cellule molto diversa.
La guaina mielinica disposta in ripetuti strati bimolecolari lipidi intervallati da proteine: la
composizione molto simile a quella delle membrane plasmatiche.
o Astrociti. (forma simile ad una stella) sono il tipo di cell gliali pi numeroso. Funzioni:
Regolano il metabolismo neuronale

Contribuiscono a formare la barriera ematoencefalica*.


Contribuiscono a mantenere stabili le concentrazioni di potassio nellambiente
extracellulare: quando, in seguito ad un potenziale dazione, si aprono i canali per il
potassio e questo esce nellambiente extracellulare, se la sua concentrazione esterna
diventa troppo elevata gli astrociti sono in grado di assorbire il potassio in eccesso
(perch sono molto permeabili ad esso)
Sono in grado di captare i neurotrasmettitori liberati nelle scissure sinaptiche dopo
che questi hanno svolto la loro funzione
Svolgono funzioni di sostegno
Migcroglia simili ai macrofagi, sono cellule spazzino che rimuovono frammenti cellulari derivati da
un danno o dal normale ricambio cellulare. Rilasciano citochinine, molecole segnale che influenzano
lapoptosi (v)

* La barriera emato-encefalica ha principalmente una funzione di protezione del tessuto cerebrale dagli
elementi nocivi presenti nel sangue, pur tuttavia permettendo il passaggio di sostanze necessarie alle
funzioni metaboliche.
composta da cellule endoteliali che danno origine ad un endotelio continuo, non fenestrato, ossia senza
spazi tra una cellula endoteliale e l'altra. (le cellule endoteliali compongono i capillari) Le cellule
endoteliali sono poi unite tra di loro da giunzioni cellulari occludenti o altrimenti dette tight junction.
Questa maggiore compattezza impedisce il passaggio di sostanze idrofile e/o con grande peso molecolare
dal flusso sanguigno all'interstizio (e quindi ai neuroni) con una capacit di filtraggio molto pi selettiva
rispetto a quella effettuata dalle cellule endoteliali dei capillari di altre parti del corpo. Un ulteriore fattore
che contribuisce alla formazione di questa unit anatomofunzionale che denominiamo barriera
ematoencefalica costituito dalle proiezioni delle cellule astrocitarie, chiamati peduncoli astrocitari, che
circondano le cellule endoteliali della BEE, determinando un'ulteriore "barriera".
NEURONI
Composti da:
Corpo cellulare (soma)
Assone ramificato
Dendridi (albero dendritico)
Come le altre cellule i neuroni sono sorretti da un citoscheletro formato da elementi proteici. Il morbo di
Alzheimer danneggia il citoscheletro, formando dei depositi sia allinterno che allesterno della cellula (v.)
Dendridi: (etim: albero)
Sono propaggini ramificate che hanno la funzione di ricevere il maggior numero di info possibili (da altri
neuroni o da cellule sensoriali). Pi connessioni ci sono pi possibilit di elaborare info complesse. I
dendridi possono presentare delle SPINE DENDRIDICHE che aumentano la loro superficie in modo da
riceve un maggior numero di info. Esse sono estremamente plastiche: si formano e vengono eliminate
continuamente. Il numero di fibre che un neurone riceve indica il grado di convergenza. Il numero di bersagli
che contatta invece il grado di divergenza.
Corpo cellulare:
ha due funzioni: raccogliere ed elaborare le info ricevute dai dendridi e, nel nucleo, contenere il DNA e
quindi regolare lespressione genica che a sua volta regola la sintesi proteica.

Assone:
prende origine dal corpo cellulare ed sempre unico (anche se poi al termine di solito si ramifica per
prendere contatto con pi elementi bersaglio). Ha la funzione di portare le info elaborate a distanza e
trasmetterle ad altri neuroni o a terminazioni motorie. Nei vertebrati pu essere mielinizzato oppure non mie
linizzato. La guaina mielinica non avvolge tutto lassone, ma ci sono degli spazi (NODI DI RANVIER). Al
terminale dellassone (BOTTONE SINAPTICO) si formano le sinapsi con lelemento bersaglio. Nelle
sinapsi chimiche non c continuit fisica fra gli elementi pre e post sinaptico ma troviamo la SCISSURA
SINAPTICA.
CLASSIFICAZIONE DEI NEURONI.
I neuroni si possono classificare in
diversi modi:
1.In
base
al
numero
di
prolungamenti che prendono origine
dal corpo cellulare:
- Cellule unipolari. Classe pi
semplice. Un solo accesso
primario fornito di pi
ramificazioni: una lassone,
le altre costituiscono lalbero
dendritico.
- Cellule bipolari. tipico neuroni
sensoriali
- Cellule pseudo-unipolari Ne
fanno parte i neuroni ad alfa-T
del midollo spianale
- Cellule multipolari. Unico
assone e una o pi branche
dendritiche
che
possono
nascere da ogni parte del corpo
cellulare.
Forme
molto
variabili
per
grandezza,
complessit..pi lalbero dendritico sviluppato, pi il campo recettoriale della cellula sar grande.
2.In base alle funzioni svolte:
- Neuroni sensoriali
- Neuroni motori (motoneuroni)
- Interneuroni: funzione di integrazione delle info sensoriali per formare rappresentazioni complesse.
3.A seconda della loro capacit o meno di inviare il proprio assone ad altre strutture bersaglio distanti:
neuroni a proiezione ed interneuroni locali.
Fu Ramn y Cajal (medico, 1852-1934) a introdurre la classificazione dei neuroni basata su caratteristiche
fisiche. Egli studi a lungo la struttura dei diversi tipi di neuroni, utilizzando un metodo di colorazione
cellulare bastato sullargento ed introdotto per la prima volta da Golgi. Egli intu inoltre due importanti
principi che vennero poi confermati dallo studio sulla comunicazione tra cellule neurali:
PRINCIPIO DELLA POLARIZZAZIONE DINAMICA

In ogni neurone le informazioni viaggiano sempre in un'unica direzione: dalle zone di recezione (dendridi in
particolare, ma anche corpo cellulare) alle zone dinnesco del potenziale dazione (assone). In TUTTI i
neuroni, anche se molto diversi per forma e funzioni.
PRINCIPIO DELLA SPECIFICITA DELLE CONNESSIONI
Le cellule nervose non si connettono a caso, ma ciascuna forma connessioni solo con determinate cellule
bersaglio e non con altre (praticamente il primo nucleo della scoperta delle reti neurali..)

CITOLOGIA DEI NEURONI


CARATTERISTICHE PECULIARI DEI NEURONI:
- Sono generalmente polarizzati (anche se non una caratteristica dei soli neuroni, anche le cellule
epiteliali possono essere polarizzate
- Il corpo cellulare (che contiene il nucleo e tutto il necessario per la sintesi proteica) costituisce meno
di un decimo del volume totale del neurone, il resto costituito da dendridi e assone
- Hanno un elevata eccitabilit (grazie ai canali ionici selettivi che controllano i flussi di ioni) (again:
non solo neuroni, anche le cell. muscolari)
Pur appartenendo alla stessa categoria cellulare, tra un neurone e laltro possono esserci notevoli differenze:
sono stati identificati almeno 50 tipi diversi di neurone. La variabilit dipende dalla differente espressione
genica.
STRUTTURA DEI NEURONI:
MEMBRANA NEURONALE (plasmolemma) : Ricopre tutte le parti del neurone. formata nello stesso
modo di tutte le membrane cellulari:
Allinterno della membrana si trova il CITOPLASMA composto da parte liquida (citosol) e organuli
membranosi. Gli organuli membranosi (che comprendono tutti gli organelli necessari per il metabolismo
cellulare) sono distribuiti in maniera selettiva: il citoplasma continua nellalbero dendritico senza
separazione funzionale alcuna (quindi ritroviamo tutti i medesimi organelli, anche se la loro
concentrazione diminuisce leggermente man mano che ci si allontana dal soma) al contrario gli organelli
sedi della sintesi proteica NON SONO PRESENTI NELLASSONE, si arrestano al cono di emergenza
(base).
I neuroni, come tutte le altre cellule, sono sorretti dal CITOSCHELETRO, che ne determina la forma ed
responsabile della distribuzione disuguale degli organuli nel citoplasma. composto (come in tutte le
cellule) da tre tipi di strutture filamentose:
- Microtubuli: formano lunghe impalcature che si estendono per tutta la lunghezza del neurone e
svolgono funzioni importanti nello sviluppo e nel mantenimento dei processi neuronali. Ogni
microtubulo composto da pi proto filamenti riuniti in forma tubolare. I proto filamenti sono
costituiti da sub-unit di una proteina chiamata tubulina, disposte linearmente. Sono polari:
unestremit positiva e laltra negativa. La tubulina una GTP-asi e i microtubuli si accrescono
per successiva addizione di dimeri di tubulina legati al GTP alla loro estremit positiva. Quando un
microtubulo smette di crescere, viene stabilizzato dal legame con molecole di tubulina legate a GDP
ed altre proteine stabilizzatrici.
- Neurofilamenti (simili ai filamenti intermedi presenti in tutte le altre cellule). Costituiscono
limpalcatura ossea del citoscheletro. Sono gli elementi fibrillari pi abbondanti negli assoni e una
volta formatisi sono piuttosto stabili. Sono composti da proteine della famiglia delle citocheratine.

Microfilamenti. Sono i pi sottili delle tre fibrille. Detti anche filamenti di actina perch costituiti,
appunto, da questa famiglia di proteine. Si concentrano in particolare a ridosso della membrana
citoplasmatica e formano una densa rete, fondamentale per i processi dinamici di accrescimento.
I microtubuli e i filamenti di actina, oltre alle funzioni di citoscheletro, fungono anche da corsie lungo le
quali possono muoversi altri organuli e altre proteine, spinte da motori molecolari. (v. processi di trasporto)
[NUCLEO: allinterno del soma si trova il nucleo, in cui custodito il dna. Siccome le cellule neuronali
adulte non si duplicano pi, il loro DNA tendenzialmente meno compatto di quello della maggioranza delle
altre cellule: questo permette una maggiore espressione genica, molto maggiore di qualunque altra cellula (si
ritiene che sia correlata allelevata gamma di tipi cellulari tra i neuroni)]
PROCESSI ASSONALI DI TRASPORTO DELLE PROTEINE DAL SOMA ALLASSONE
La sintesi di nuove proteine avviene nei ribosomi, che sono presenti SOLO nel soma, negli assoni non ci
sono! (per quanto riguarda i dendridi, un certo grado di traduzione delle proteine ha luogo anche l perch l i
ribosomi ci sono) Esso perci deve ricevere le proteine gi fatte dal soma, attraverso il trasporto:
- ANTEROGRADO: dal corpo cellulare alla periferia
- RETROGRADO che va dalla periferia al corpo cellulare (interessa le proteine danneggiare o che
devono essere distrutte.)
Entrambi i tipi di trasporto avvengono mediante vescicole. A livello del citoscheletro esistono delle proteine
specifiche con la funzione di spostare le vescicole.
Distinguiamo due tipi di trasporto:
- Rapido (assonico) avviene nei due sensi e serve per il funzionamento quotidiano del neurone. Nel
senso ANTEROGRADO comprende il trasporto di:
Membrane che costituiscono i precursori delle vescicole sinaptiche (che verranno assemblati
sul posto)
Vescicole grandi a centro denso: contengono i neuropepetidi (v)
Elementi del reticolo endoplasmatico liscio.
un trasporto attivo, quindi consuma ATP. Avviene grazie a elementi del citoscheletro: i
microtubuli. I microtubuli si affiancano per costruire una corsia essenzialmente statica sulla quale i
singoli organuli si muovono impiegando forze motrici molecolari. Le molecole motrici che
determinano il movimento anterogrado sono delle ATP-asi, tra cui la chinesina. Unestremit di
queste molecole si attacca al microtubulo (il dominio che comprende lATP-asi), laltra allorganulo
e lo spostano (probabilmente) come se camminassero lungo il microtubulo!
Invece in senso RETROGRADO pi che altro serve a trasportare materiale danneggiato o che deve
essere distrutto. Si ritiene anche che serva ad inviare messaggi dalla periferia al nucleo (es. fattori di
crescita). pi lento del trasporto anterogrado ed mosso da differenti tipi di molecole motrici.
- Lento (flusso assoplasmatico) solo anterogrado, procede pi lentamente e serve a portare a
destinazione le proteine che compongono la struttura degli assoni (proteine del citosol ed elementi
della matrice del citoscheletro). Il meccanismo di trasporto diverso: non sono impiegate proteine
motrici ma i microtubuli si muovono con un meccanismo che comporta lo scorrimento delluno
sullaltro.

PERMEABILITA DELLA MEMBRANA NEURONALE E RUOLO DEI


CANALI IONICI
MEMBRANA NEURONANALE (plasmolemma)
Ricopre tutte le parti del neurone. formata nello stesso modo di tutte le membrane cellulari:
La membrana citoplasmatica costituita da
carboidrati, colesterolo, sfingolipidi, ma soprattutto
da PROTEINE e FOSFOLIPIDI. I fosfolipidi sono il
maggiore costituente delle membrana (50%) e sono
dei lipidi dalle propriet anfipatiche (hanno una testa
idrofila e una coda idrofoba), cio sono
POLARIZZATI. Si dispongono in un doppio strato
all'interno della membrana, con le teste idrofile verso
l'esterno da ambo i lati (infatti reagiscono da un lato
con l'ambiente extra-cellulare e dall'altro con il gel
citosolico) e le code idrofobe a contatto. Le proteine
di membrana si dispongono allinterno si questo
doppio strato secondo un modello detto MODELLO A
MOSAICO FLUIDO, scoperto grazie a una tecnica di
criodecappaggio. Le proteine cio sono immerse in una soluzione fluida, galleggiano nel doppio strato
lipidico (che non una struttura rigida e monolitica,ma in continuo ri-definimento e movimento, una
struttura dinamica) e presentano le loro porzioni idrofile verso l'esterno.
La membrana SELETTIVAMENTE PERMEABILE: Le piccole molecole apolari (idrocarburi,biossido di
carbonio, ossigeno) sono idrofobe e possono perci traversare la membrana cellulare facilmente senza aiuto
di proteine di membrana.
Il core idrofobo della membrana per non fa passare grandi ioni e grandi molecole polari, tutte specie
idrofile. Queste passano solo grazie alle PROTEINE DI TRASPORTO.
Le proteine di trasporto possono essere o PROTEINE CANALE (svolgono la loro funzione formando un
canale idrofilo utilizzato come tunnel da alcune molecole o ioni per attraversare la membrana es.
acquaporine) o CARRIER(racchiudono la specie che deve essere trasportata al loro interno e grazie ad un
cambiamento conformazionale la trasferiscono sullaltro lato della membrana).
Il PASSAGGIO DI SOSTANZE ATTRAVERSO LA MEMBRANA dipende da due fattori:
- La loro carica elettrica (le sostanze neutre passano (O2, CO2) le sostanze che presentano una carica
elettrica invece sono respinte dalle code apolari dei fosfolipidi (dal core idrofobo della membrana)
- La loro dimensione: le molecole troppo grandi, anche se apolari, non possono attraversare la
membrana (C6H12O6)
- Lacqua fa eccezione in quanto si diffonde per OSMOSI.
Tutte le altre sostanze richiedono strutture di trasporto formate dalle proteine trans membrana. La
comunicazione cellulare avviene attraverso un meccanismo chiamato TRASDUZIONE DEL SEGNALE.
1. Arriva la molecola segnale (ligando)
2.Il ligando attiva il SUO recettore (c specificit di dominio). Prima di essere attivato, il recettore, che
spesso una proteina, complessato con altre proteine o altre molecole in modo da essere inattivo. Quando
viene raggiunto dal ligando, di solito subisce una cambiamento conformazionale che lo rende attivo. I
recettori possono essere:

DI SUPERFICIE: Stanno sulla membrana cellulare. Reagiscono a segnali che non possono
attraversare la membrana (peptidi idrofilici)
- INTRACELLULARI: Stanno nel citoplasma. Sono legati da molecole che possono attraversare la
membrana (ormoni lipidici, es. steroidi.)
3. Il segnale viene ritrasmesso e amplificato dallimpiego di secondi messaggeri
4. Il segnale raggiunge il suo bersaglio (molecola effettore o target). Sono le molecole che effettivamente
svolgono la funzione finale che il ligando doveva stimolare (es. enzimi metabolici)
5. Provoca leffetto desiderato nella riposta cellulare
I recettori di superficie si dividono a loro volta in due macro-categorie:
- TRASPORTATORI o CARRIER: proteine che trasportano sostanze nel due sensi tra linterno e
lesterno della cellula. Consumano energia. Ne fanno parte le POMPE METABOLICHE.

PROTEINE CANALE: formate da un canale ionico


selettivo per un determinato tipo di ione (la selettivit
in base alla polarit e pu essere pi o meno alta) NON
consumano energia. Il canale viene aperto/chiuso in
risposta al ligando. Cos la riposta cellulare dipende
dalla concentrazione dello ione autorizzato o meno ad
entrare nella cellula. Possono essere:
1) A porta chimica: si aprono solo in seguito ad
aver legato uno specifico ligando e quindi aver
subito un cambiamento conformazionale
2) A porta elettrica: sensibili a variazioni di
potenziale
3) A porta meccanica o termica

Le forze che regolano il passaggio di sostanze sono.


- Flusso di volume: movimento di una concentrazione di molecole in un'unica direzione. regolato
dalla forza di gravit e dalla pressione (non molto usato)
- Flusso di diffusione: la direzione del movimento di ciascuna sostanza dipende dalla sua
concentrazione ai due lati della membrana. Si parla di TRASPORTO PASSIVO.

1) Diffusione semplice: la sostanza si muove secondo gradiente di concentrazione (da dove


pi concentrata a dove meno concentrata). Non richiede il consumo di energia.
Aumentando la concentrazione delle sostanze aumenter anche la velocit del flusso.
2) Diffusione facilitata: sempre secondo gradiente, quindi non c consumo di energia, ma
avviene per mezzo di trasportatori. Serve per quelle molecole troppo grosse per attraversare
spontaneamente la membrana (es glucosio) Al contrario della diffusione semplice un
processo sturabile: non possibile trasportare pi molecole di quanti siano i trasportatori in
un determinato momento. (v. grafico). ANCHE I CANALI IONICI FUNZIONANO
SECONDO IL PRINCIPIO DELLA DIFFUSIONE FACILITATA.
Trasporto attivo: contro gradiente, quindi con consumo di energia. Es: pompe metaboliche.

POMPA SODIO-POTASSIO
Un esempio specifico di trasporto attivo (colei che la garante del gradiente elettrochimico) pu essere
la Pompa sodio-potassio (Pompa Na+-Ka+ ).
La concentrazione di ioni sodio elevata al di fuori della cellula e bassa all'interno, mentre gli ioni potassio
sono concentrati pi all'interno che all'esterno.
ATP trasferisce gruppo fosfato grazie ad un cambiamento conformazionale della proteina carrier che cos si
attiva e porta a ogni giro due ioni potassio dentro mentre sputa tre ioni sodio fuori. La pompa si
definisce proprio ATPasica perch come abbiamo visto il suo motore energetico l'ATP. Il potenziale di
membrana mantenuto grazie a questa pompa.
La pompa sodio-potassio una pompa ad antiporto ATPasica. Funziona quindi grazie ad una molecola di
ATP che si lega alla proteina transmembrana nella sua estremit interna. Alla proteina si legano anche tre
molecole di Na+. LATP cede un gruppo fosfato alla proteina e questa cambia la sua conformazione,
rilasciano gli ioni Na+ allesterno della cellula. A questo punto due ioni K+ si legano (dallesterno) alla
pompa e vengono rilasciati allinterno della cellula, mentre la proteina ritorna alla sua conformazione
originaria. Nei neuroni due terzi dellenergia richiesta dalla cellula serve per la pompa Na+-K+ (a causa della
propagazione dellimpulso nervoso) E elettrogenica, cio crea un potenziale elettrico.

Canali ionici (fondamentali per la genesi dei messaggi nervosi!)


Leffettiva scoperta dei canali ionici, fino al 1950 ancora a livello di ipotesi, avvenne con la massa a punto
della tecnica patch clamp (anni 70), che consente di misurare le correnti che attraversano un singolo canale
ionico. Precedentemente, la tecnica del voltage clamp aveva permesso di misurare le variazioni complessive
di potenziale ad un lato e allaltro della membrana e inoltre consentiva di bloccare il potenziale ad un
valore desiderato dallo sperimentatore, in modo da misurare la corrente necessaria a mantenerlo stabile e
quindi in che modo il potenziale di membrana influenza la permeabilit a diversi ioni.
Molti tipi di canali sono stati caratterizzati sia a livello genetico che proteico, portando allidentificazione di
un gran numero di sottotipi che sono espressi in maniera diversa nelle cellule nervose. Lo specifico tipo di
espressione dei canali ionici in ogni tipo di cellula pu dare origine ad un ampio spettro di caratteristiche
elettriche. In particolare, sono stai identificati pi di 100 geni che codificano per i canali ionici!
Avremo quindi grande diversit di canali: a porta elettrica, chimica, meccanica ecc.. La diversit dei canali
ionici pu essere ulteriormente aumentata attraverso una serie di meccanismi che, a partire da un singolo
gene, possono generare tipi di canali ionici funzionalmente differente
Anche esistono molti tipi di canale caratterizzati in modo diverso, tuttu funzionano pi o meno allo
stesso modo:

Lasciano passare gli ioni


Riconoscono e selezionano le diverse specie ioniche
Si aprono e si chiudono in risposta a segnali specifici (elettrici, chimici o meccanici)

PERCHE I CANALI IONICI SONO SELETTIVI?


I canali ionici sono proteine transmembrana. Un concetto importante la
condizione IDRATA in cui si trovano gli ioni sia nellambiente extracellulare
che in quello intracellulare. Gli ioni sono idrofili, attraggono molecole dacqua.
Questa interazione dovuta al fatto che le molecole dacqua sono dipoli:
lestremit O ha carica pi negativa (perch tende ad attirare elettroni), le due
estremit H carica pi positiva (perch tende a perdere elettroni). Per via di
questa distribuzione non omogenea delle cariche i cationi (ioni +) saranno attratti
elettrostaticamente dallatomo di ossigeno della molecola dacqua mentre gli
anioni (ioni-) dai due atomi di idrogeno. Di conseguenza attorno agli ioni si former una nuvola di
molecole dacqua legate elettrostaticamente. Gli ioni pi piccoli (come il Na+) hanno una carica elettrica pi
localizzata: di conseguenza eserciteranno maggiore attrazione elettrostatica e saranno circondati da una
nuvola di mol dacqua di dimensioni maggiori. Questo significa anche che saranno meno mobili in
soluzione. Viceversa per gli ioni pi grandi: eserciteranno carica minore e quindi avranno una nuvola
elettrostatica pi piccola (questo il motivo per cui un ipotesi dei canali ionici che facciano passare gli ioni
idrati non regge: se basati solo sulla dimensione non sarebbero selettivi!)
Gli ioni NON possono attraversare i canali ionici se sono associati alle molecole dacqua!! Perch uno ione
possa uscire dallo stato idrato, necessario che gli sia fornita una grande quantit di energia. Quindi, come
funzionano i canali ionici e perch sono selettivi? Il filtro di selettivit di ciascun canale, a seconda delle sue
propriet anatomiche, creer un campo elettromagnetico pi o meno forte. Linterazione dello ione con il
filtro di selettivit gli fornir lenergia necessaria perch si stacchi dalla molecole dacqua (perda
lidratazione) e possa attraversare il canale. Questa la discriminante che rende selettivi i canali: diversi
tipi di canali avranno un filtro di selettivit che eserciter un campo elettromagnetico di diversa potenza, di
conseguenza saranno in grado di attrarre (e quindi far poi passare) diversi tipi di ioni che necessitano di
livelli diversi di energia per uscire dallo stato di idratazione.
COME FUNZIONANO I CANALI IONICI?
I canali ionici sono generalmente costituiti da proteine trans membrana. Di solito si tratta di pi sub-unit
transmembrana che si assemblano insieme per formare un poro centrale attraverso il quale gli ioni possono
diffondere. Molti canali ionici possiedono anche sub-unit ausiliarie che sono in grado di modificarne le
propriet funzionali.
I canali ionici possono presentarsi in due stati: aperto/chiuso (come K+) oppure in tre stati:
aperto/chiuso/inattivato (come Na+) v. Questo possibile perch lapertura e la chiusura dei canali ionici
comporta una serie di modificazioni nella loro conformazione. Non si sa ancora nel dettaglio quali siano
questi cambiamenti strutturali. Come gi detto i canali ionici possono essere:
- A porta chimica: regolati da ligandi che possono legarsi o direttamente al canale, o a livello di un sito
extracellulare (neurotrasmettitori) o a livello di un sito intracellulare (come Ca2+)
- A porta elettrica: sensibili alle variazioni del potenziale di membrana
- A porta meccanica: regolati dalla deformazione meccanica della membrana.
Tutti quanti sono accomunati da una cosa: PERCHE UN CANALE IONICO PASSI DALLO STATO
CHIUSO A QUELLO APERTO, E NECESSARIO CHE GLI SIA FORNITA ENERGIA. Il tipo di energia
necessaria (la forma: chimica, elettrica, meccanica..) dipende dalla porta del canale.

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La velocit di apertura/chiusura/inattivazione dei canali diversa tra canali selettivi per ioni diversi e anche
tra diversi tipi di canali selettivi per lo stesso ione ma codificati da geni diversi. Linattivazione elettrica
diversa da quella chimica: elettrica v. potassio; chimica si parla di desensitizzazione, ovvero il canale
non pi sensibile al suo ligando quando viene esposto troppo a lungo allazione del ligando stesso.
ANESTETICI:
Alcuni animali hanno evoluto meccanismi per bloccare/alterare i canali voltaggio dipendenti del sodio e del
potassio: iniettando sostanze tossiche nelle prede le si immobilizza e le si impedisce la fuga. In questo modo
funzionano anche molti farmaci per lanestesia locale. La maggior parte degli agenti esogeni tende a bloccare
(in modo reversibile, es. curaro o permanente) i canali, pochi tendono ad aprirli (es. valium: mantiene aperti
pi a lungo i canali di risposta a GABA).

I SEGNALI ELETTRICI DELLE CELLULE NERVOSE.


Come funzionano i neuroni? La maggior parte dellattivit dei neuroni consiste nel generare e trasmettere
impulsi elettrici.
Quando i neuroni sono a riposo, presentano un potenziale di membrana, cio una differenza di potenziale tra
i due lati (interno/esterno) della membrana cellulare. Essa data dalla differenza di gradiente elettrochimico
ed mantenuta grazie alle pompe protoniche, in particolare alla pompa sodio-potassio e ai canali ionici.
Oltre a Na+ e K+ anche altri ioni sono responsabili delle differenze di potenziale. Secondo le differenze di
concentrazione:
Pi concentrati allesterno:
o Na+ sodio
o Ca++ calcio
o Cl- cloro
Pi concentrati allinterno:
o K+ potassio
o A- anioni proteici (proteine particolari con cariche
negative)
I due pi presenti in assoluto e con maggiori differenze di
concentrazione per sono sodio e potassio.
Il potenziale di membrana a riposo si indica con Vm e si misura in
millivolt.
Gli ioni, siccome sono molecole cariche elettricamente, non possono
diffondere liberamente allinterno della membrana! Necessitano di
canali ionici appositi.
Quindi canali ionici (trasporto passivo, secondo il gradiente
elettrochimico) e le proteine trasportatrici, come la pompa sodiopotassio (trasporto attivo, contro gradiente) lavorano in pratica luno
contro laltro e nel far questo, modulando la loro attivit reciproca, modulano i diversi potenziali che
possono interessare una cellula nervosa (potenziale a riposo, potenziale locale, potenziale dazione.. V.)
Potenziale a riposo
Quindi, cosa accade? Il potassio, e la sua differente concentrazione allesterno e allinterno della cellula, il
principale responsabile del potenziale a riposo.

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Il potassio molto concentrato allinterno della cellula. Quindi, quando i canali per il potassio sono aperti (e
un certo numero sono sempre aperti, anche quando il neurone a riposo. Si dicono canali passivi), tender
ad uscire dalla cellula secondo il suo gradiente chimico di concentrazione. Siccome il potassio uno ione
positivo (catione), uscendo in massa dalla membrana cellulare determiner una depolarizzazione, ovvero
linterno diventer pi negativo dellesterno. Questa differenza di polarizzazione tra interno ed esterno,
determina un gradiente elettrico: siccome gli ioni K sono positivi, e la cellula diventata molto negativa, non
ne possono uscire pi, anzi, si creer un flusso contrario di ioni potassio che viceversa entrano nella cellula
(secondo il gradiente elettrico). A un certo punto, i due flussi saranno in equilibrio.
Loperazione di Nerst consente di calcolare il potenziale di equilibrio per un determinato ione. Nel caso del
potassio : Ek+ = -90 mV
Questa assunzione stata provata modificando pi volte la concentrazione del potassio allesterno/interno
della cellula (usando i neuroni giganti di calamaro, pi facili da analizzare) e verificando con lequazione di
Nerst come variava il potenziale a riposo. Viceversa un intervento che altera la concentrazione degli altri ioni
ha solo un effetto modesto sul potenziale a riposo, confermando ulteriormente il ruolo chiave del potassio.
Per quanto riguarda gli altri ioni, il meccanismo lo stesso. In particolare per quanto riguarda il sodio, il
potenziale di equilibrio : Ena+ = +55 mV
La differente permeabilit al sodio, in momenti diversi, alla base del meccanismo per cui si sviluppano i
potenziali locali e i potenziali dazione.
A riposo la membrana pi permeabile per il sodio che per il potassio (rapporto 30:1), quindi il suo
potenziale totale (calcolato con lequazione di Goldman, una versione ampliata dellequazione di Nerst che
tiene conto della permeabilit relativa della membrana a ciascuno degli ioni presi in considerazione) sar pi
vicino al potenziale di equilibrio del sodio che a quello del potassio: Vm = -70 mV
Potenziali locali e potenziali dazione
Come funzionano i neuroni attivi? I neuroni ricevono una quantit di stimoli, che possono arrivare da due
fonti:
Da altri neuroni, tramite sinapsi
Da recettori sensoriali
Cosa fa il neurone in risposta agli stimoli? Larrivo di uno stimolo determina lapertura di canali ionici, in
modo selettivo (non quelli passivi, sempre aperti, ma altri). Quindi sostanze ioniche tenderanno ad
entrare/uscire dalla cellula attraverso i canali secondo il loro gradiente di concentrazione. A seconda di quali
ioni entrano/escono e della loro polarit, la cellula pu diventare complessivamente pi positiva
(DEPOLARIZZAZIONE) o pi negativa (IPERPOLARIZZAZIONE). Quando la stimolazione termina, i
canali ionici aperti si chiudono e le pompe metaboliche ripristinano la situazione di partenza (potenziale a
riposo).
Depolarizzazione:
Na+, Ca++ entrano
Cl- esce
Iperpolarizzazione:
K+ esce
Cl- entra
(il cloro Cl- un discorso a parte perch dipende dal tipo di neuroni: alcuni si trovano in un ambiente povero
di cloro, quindi esso pi concentrato allinterno e tender ad uscire dalla cellula, altri invece si trovano in
un ambiente ricco di cloro e quindi questo tender ad entrare nella cellula dov meno concentrato.)

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DEPOLARIZZAZIONE: LA CELLULA DIVENTA COMPLESSIVAMENTE PIU POSITIVA


IPERPOLARIZZAZIONE: LA CELLULA DIVENTA COMPLESSIVAMENTE PIU NEGATIVA
In particolare, i principali responsabili dei potenziali locali e dei potenziali dazione sono il sodio Na+ e
il potassio K+.
I canali del potassio e del sodio sono a porta elettrica e si dicono voltaggio dipendenti, quindi si aprono solo
in presenza di un determinato voltaggio.
Canali Na+
Sensibili alla depolarizzazione
Una volta aperti, Na+ ENTRA nella cellula secondo il suo gradiente di concetrazione, determinando
un ulteriore DEPOLARIZZAZIONE.
Possono presentarsi in 3 stati:
Aperto
Chiuso
Inattivato: come nello stato chiuso non lascia passare gli ioni Na+, ma a differenza dello
stato chiuso non pi sensibile alla depolarizzazione bens alla iperpolarizzazione, che lo
riporta allo stato chiuso.
CHIUSO depolarizzazione APERTO si inattiva INATTIVATO iperpolarizzazione di
nuovo chiuso.
I canali per il sodio sono molto pi rapidi di quelli per il potassio nellaprirsi e inattivarsi.
Canali K+
Sensibili alla depolarizzazione
Una volta aperti, K+ ESCE dalla cellula, generando una IPERPOLARIZZAZIONE
Sono pi lenti nellaprirsi e chiudersi.
Possono presentarsi solo in due stati: aperto o chiuso.
Cosa succede?
1)POTENZIALE LOCALE Arriva una debole depolarizzazione, che apre pochi canali Na+. Essi generano
a loro volta una debole depolarizzazione, poi si inattivano. Le pompe protoniche riportano tutto alla
situazione di partenza: si genera un potenziale locale, che si esaurisce velocemente.
I potenziali locali sono caratterizzati da:
Ampiezza variabile dipende da quanto intenso lo stimolo, pi uno stimolo intenso pi
determiner una corrente di ampiezza maggiore, perch andr ad aprire pi canali ionici. Se
abbastanza intenso superer la soglia e invece di un potenziale locale dar origine ad un
potenziale dazione.
Sommabili e sottraibili: se due stimoli provocano lo stesso effetto, ad es. due
depolarizzazioni nella stessa zona del corpo cellulare/albero dendritico, esse si sommeranno.
Allo stesso modo una iperpolarizzazione e una depolarizzazione si sottrarranno fra di loro.
Se, sommandosi, vanno soprasoglia scateneranno un potenziale dazione.
Propagabili. Una volta innescato, il potenziale locale tende a propagarsi alle zone vicine.
Tuttavia si estingue molto in fretta, a differenza del potenziale dazione, non in grado di
percorrere lunghe distanze. Perch? A causa delle resistenze incontrate.

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I neuroni in realt si possono considerare dei CATTIVI CONDUTTORI. Infatti la membrana delle cellule
nervose molto sottile ed circondata da un mezzo conduttore, essa ha perci una capacit elevata che
rallenta la conduzione.
Esistono inoltre due tipi di resistenze:
Resistenze interne: determinate dalla presenza del citoplasma che rende pi difficile il
passaggio della corrente elettrica
Resistenze di membrana: la presenza dei canali ionici nella membrana la rende mal isolata e
ci, insieme allelevata capacit della membrana, limita la distanza che i segnali nervosi
sono in grado di percorrere passivamente.
Nel corso dellevoluzione il SN ha cercato di far fronte a questo problema di conduzione con due strategie
(v.)
Quindi ci che accade che man a mano che si sposta, per effetto delle resistenze incontrate, il potenziale di
membrana perde di intensit, per questo la corrente diventa sempre pi debole fino a cessare (nellarco di
pochi millimetri)
Riassumendo, i potenziali locali sono:
Passivi
Condotti solo per pochi millimetri
Decrementano con la distanza
Di ampiezza variabile
Sommabili/sottraibili
E la loro funzione :
Tradurre gli stimoli sensoriali in segnali elettrici
Ricevere le informazioni da altri neuroni tramite sinapsi
Elaborare e integrare fra loro queste informazioni
2)POTENZIALE DAZIONE.
FASE ASCENDENTE: Arriva una
depolarizzazione abbastanza forte da
far aprire pi canali Na+. Lapertura
dei canali a sua volta genera un
depolarizzazione, che fa aprire altri
canali adiacenti al punto dov
arrivato lo stimolo. Siccome
abbastanza forte da contrastare, per un
poco, gli effetti delle resistenze, si
genera un effetto valanga: si apriranno
tutti i canali per il sodio presenti in
una data zona. Quindi il potenziale di
membrana si modifica: da -70 mV
(potenziale a riposo) tende a
diventare pi positivo, verso il
potenziale di equilibrio del sodio (+55 mV). In genere per si arresta a +30 mV, perch a questo punto i
canali per il potassio, pi lenti ad aprirsi, si sono finalmente aperti. Il potassio, uscendo dalla cellula,
tende a iperpolarizzare il neurone, andando a contrastare la depolarizzazione causata dal sodio (ecco perch
si arresta a +30 mV). Lampiezza del potenziale dazione fissa: varia sempre tra -70 mV e +30 mV. (

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un fenomeno tutto o nulla). Il potenziale dazione pu spostarsi lungo la membrana dellassone senza
modificare la propria ampiezza!
FASE DISCENDENTE: Contemporaneamente allapertura dei canali per il potassio, i canali per il
sodio iniziano a passare allo stato inattivo: comincia la fase discendente. Da +30mV il potenziale di
membrana comincia a decrescere, arrivando a -70 mV. Ma i canali per il potassio si chiudono lentamente,
cos a -70 mV sono ancora aperti il potassio continua a uscire dalla cellula, portando il potenziale di
membrana a -80 mV. A questo punto anche i canali per potassio si chiudono e le pompe metaboliche
ripristinano il potenziale a riposo. In questa fase discendente, man mano cha aumenta liperpolarizzazione
potassio-dipendente, i canali per il sodio dallo stato inattivato tornano allo stato chiuso.
Il potenziale dazione quindi caratterizzato da un andamento caratteristico, con una fase ascendente ed una
discendente.
Innesco del potenziale dazione
I potenziali dazione sono innescati quando il neurone, ricevendo una quantit di stimoli e producendo una
quantit di potenziali locali, sommandoli supera la soglia di depolarizzazione. Tipicamente la soglia -67
mV. Il valore della soglia per varia a seconda che il neurone si trovi a riposo oppure stia gi trasmettendo
un altro potenziale dazione, in quel caso dipende dalla fase in cui si trova, se ascendente o discendente.
Il potenziale dazione si innesca alla base dellassone: CONO DI EMERGENZA, ricchissimo di canali per il
Na+.
Propagazione dei potenziali dazione
Una volta innescato, il potenziale dazione ha sempre ampiezza massima e costante: -70 mV +30 mV. Essa
non cambia in base alle resistenze incontrate. Inoltre i potenziali dazione non sono sommabili perch
ciascuno arriva gi allampiezza massima. Si tratta di meccanismo a feedback positivo: lattivazione della
conduttanza voltaggio-dipendente per il Na+ aumenta lentrata di Na+ nella cellula che causa
depolarizzazione del potenziale di membrana. Questo, a sua volta, attiva maggiormente la conduttanza per
Na+, con conseguente ingresso di Na+ ecc.. parte della corrente generata dal potenziale dazione fluir
passivamente lungo lassone, determinando una depolarizzazione nelle aree adiacenti allarea di innesco: per
questo il potenziale dazione pu spostarsi!(non c movimento di ioni Na+ lungo lassone). Quindi per la
conduzione di un potenziale dazione sono necessari sia un flusso di corrente attivo che uno passivo.
Una volta avviato, questo circuito viene alimentato dalle propriet intrinseche del neurone (cio dalla
presenza, lungo tutto lassone, di conduttanze per gli ioni voltaggio dipendenti) il potenziale si autorigenera.
(per questo tutto o nulla). Per questo motivo i potenziali dazione possono trasmettersi a lunga distanza.
Assoni mielinizzati
Nel corso dellevoluzione gli organismi hanno sempre cercato di aumentare al massimo la velocit di
propagazione dei potenziali dazione, non solo per avere una risposta pi immediata, ma anche per
disperdere meno energia possibile. Abbiamo visto che il potenziale, nel propagarsi (corrente passiva),
incontra due tipi di resistenze: interne (citoplasma) e di membrana (canali ionici passivi). Quindi le strategie
per aumentare la velocit di conduzione possono essere di due tipi:
Aumentando il diametro dellassone per ridurre le resistenze interne. il meccanismo pi antico,
evolutivamente, usato soprattutto dagli invertebrati (es. assoni giganti del calamaro). Tuttavia questo
sistema ha degli svantaggi perch occupa molto spazio e richiede una maggior quantit di proteine
per essere costruito e mantenuto (aumenta il consumo metabolico)
Avvolgendo lassone con una guaina isolante per ridurre le resistenze di membrana. il sistema pi
recente e compare nei vertebrati. Questa guaina si chiama guaina mielinica ed formata dalle
cellule gangliari (oligodendrociti SNC, cellule di Schwann SNP) che rivestono gli assoni di

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mielina, formata da numerosi strati compatti e sovrapposti di membrane gliali. Poich funziona come
un isolante elettrico, la mielina accelera notevolmente la velocit di conduzione: fino a 120 m/s.
Tuttavia, se lassone fosse ricoperto per intero dalla guaina, il potenziale non potrebbe auto
rigenerarsi e finirebbe per disperdersi. Per questo la guaina non continua, ma spezzata in punti
chiamati nodi di Ranvier, ricchi di canali Na+, K+, dove il potenziale pu rigenerarsi. Si parla di
conduzione saltatoria: il potenziale si rigenera in un nodo, da origine a una corrente passiva, che
raggiunge il nodo successivo, si rigenera ecc
Periodi refrattari
Per essere innescato, come abbiamo visto, il potenziale dazione ha bisogno di una depolarizzazione
soprasogliare, tipicamente la soglia -67 mV. Il valore della soglia per varia a seconda che il neurone si
trovi a riposo oppure stia gi trasmettendo un altro potenziale dazione, in quel caso dipende dalla fase in cui
si trova, se ascendente o discendente.
Quando il neurone gi impegnato da un altro potenziale di azione, si parla di periodo refrattario:
Assoluto: fase ascendente o fase di picco. Il neurone non pu produrre un nuovo potenziale dazione
perch tutti i canali del Na+ sono gi impegnati (fase ascendente) oppure perch si trovano nello
stato inattivo (fase di picco)
Relativo: fase discendente. Il neurone in grado di produrre un nuovo potenziale in risposta ad uno
stimolo, ma la soglia di depolarizzazione pi elevata, quindi lo stimolo devessere pi intenso. La
soglia di depolarizzazione avr valori diversi a seconda del punto discendente in cui giunge lo
stimolo.
La funzione dei periodi refrattari :
o Mettere uno spazio temporale fra due potenziali dazione in numero maggiore rispetto al numero di
potenziali trasmessi, in modo da rendere pi complesse le possibilit di codifica del codice di
frequenza (come gli spazi tra le parole, o codice morse punto/lineetta)
o Far s che il potenziale dazione si propaghi in un'unica direzione e non torni indietro lungo
lassone. Questo perch, man mano che il potenziale si sposta lungo lassone, nei tratti dov gi
passato i canali Na+ sono entrati nello stato inattivato e quindi potrebbero essere aperti solo da un
iperpolarizzazione (quella innescata dal potassio nella fase discendente) e non dalla depolarizzazione
portata dal potenziale dazione.
Lintensit degli stimoli viene tradotta in codici di frequenza, cio in quantit di potenziali dazione
innescati.

ATTENZIONE!!!

TUTTI i neuroni hanno un modello di segnalazione simile (e anche una


struttura anatomica abbastanza simile, v. anatomia neuronale), tutti hanno grossomodo unattivit
elettrica praticamente uguale. (anche se esistono specifiche popolazioni di neuroni, per lo pi
interneuroni locali che non generano potenziali dazione perch sono connessi a brevissima distanza e
non devono trasportare le info) Da cosa dipendono allora le differenze che rendono conto della
complessit del nostro cervello?
A LIVELLO DEI SINGOLI NEURONI: DAL CORREDO MOLECOLARE
- Per esempio possiedono combinazioni diverse di canali ionici.
- Oppure impiegano neurotrasmettitori diversi combinati in modi diversi con i loro recettori.
Queste differenze permettono di capire perch certe malattie colpiscano certi neuroni invece che altri:
il sistema nervoso possiede un elevatissima variabilit tra i tipi neuron ali ed infatti va incontro ad un
numero di malattie (neurologiche e psichiatriche) molto maggiore di quelle che colpiscono qualsiasi
altro organo del nostro corpo.

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[LA PRESENZA DI CANALI IONICI VOLTAGGIO-DIPENDENTI CON PROPRIETA DIVERSE


AUMENTA LEFFICIENZA CON CUI I NEURONI TRASMETTONO MESSAGGI:
Sia per quanto riguarda i diversi tipi di canali posseduti (oltre a quelli per il sodio e per il potassio,
entrano in gioco anche i canali per il calcio, il cloro ecc.) sia per quanto riguarda i diversi sottotipi dei
canali sodio e potassio. Solo per il potassio sono stati identificati 4 tipi principali di canali voltaggio dipendenti, che differiscono tra loro per cinetica di attivazione, per lambito dei voltaggio entro i quali
vengono attivati e per la diversa sensibilit che dimostrano nei confronti di particolari ligandi. A che
serve questa elevata variabilit, visto che lassone del calamaro pu dare origine ad un potenziale
dazione pur possedendo solo 2 tipi di canali, un per K+ e uno per Na+?? Serve ad aumen tare e rendere
pi fine la capacit di analisi delle informazioni: aumenta lefficienza!!
I MECCANISMI DI ACCESSO DEI CANALI IONICI SONO SOTTO IL CONTROLLO DI DIVERSI
FATTORI CITOPLASMATICI.
Questo vuol dire che le diverse concentrazioni di alcuni fattori citoplasmatici possono modulare
lapertura/chiusura dei canali. A parte sodio e potassio, che abbiamo gi visto, laltro ione importante
in gioco il calcio Ca 2+. Le variazioni di concentrazione intracellulare del calcio possono esercitare
notevoli influenze modulatorie: a riposo, infatti, le concentrazioni intracellulari di calcio sono molto
basse, ma aumentano significativamente quando si aprono i canali voltaggio dipendenti per il calcio.
Questo ha diversi effetti: 1) il calcio di per s un catione, il suo ingresso nella cellula fa aumentare la
depolarizzazione 2) provoca lapertura di speciali canali K+ calcio dipendenti, quindi si apriranno pi
canali per il potassio e la cellula risulter ulteriormente depolarizzata 2) tuttavia i canali per Ca2+
subiscono un inibizione quando la concentrazione diventa troppo elevata e cominciano a chiudersi,
questo provoca iperpolarizzazione che tende a contrastare leffetto della depolarizzazione.
Il calcio coadiuvato in tutti questi meccanismi da una ricca sch iera di secondi messaggeri
intracellulari, fondamentali per il corretto funzionamento.
IL LIVELLO DI ECCITABILITA PUO ESSERE DIVERSO DA UNA ZONA ALLALTRA DELLO
STESSO NEURONE.
Dendridi, assone e soma hanno diversi livelli di eccitabilit, quindi varia anche il valore soglia
necessario per dare origine ad un potenziale dazione a seconda di dove atterra la sinapsi 8la soglia
pi bassa ovviamente nel cono di emergenza, perch ricco di canali per il Na+). (Come abbiamo visto
il valore soglia varia anche in base a quale momento si trova il neurone se c gi in corso un
potenziale dazione) Questo costituisce un ulteriore elemento di complessit per lelaborazione delle
informazioni.
IN CONSEGUENZA DI TUTTI QUESTI MECCANISMI PER AUMENTARE LA VARIABILITA :
LE PROPRIETA ECCITABILI VARIANO DA UN TIPO DI NEURONE ALLALTRO.]
A LIVELLO DELLORGANIZZAZIONE NEURALE: LE CELLULE NERVOSE SONO
CONNESSE IN MODO DA FORMARE RETI SPECIFICHE.
Nelluomo e nella maggioranza degli animali (salvo alcuni invertebrati e ver tebrati inferiori) nessun
comportamento complesso avviato dallattivazione di un singolo neurone: di solito ci sono almeno tre
elementi (ricezione dello stimolo, analisi, elaborazione e comando della risposta motoria) che vengono
eseguiti anche da parecchi gruppi di cellule distinte.
La diversa localizzazione delle funzioni rappresenta una delle strategie impiegate dal sistema nervoso
(ez. Mappe motorie, mappe sensoriali). Nel corso dello sviluppo (anche da adulti! V. PLASTICITA) si
formano le connessioni (network) diverse nel sistema nervoso. Di solito si parla di ANALISI IN
PARALLELO e di VIE PARALLELE: ovvero, le informazioni non sono elaborate in modo seriale da
ununica via nervosa, bens in parallelo da pi vie contemporaneamente (oppure da ununic a via ma da

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numerosi neuroni diversi). (Questo concetto fondamentale per lo sviluppo dellintelligenza


artificiale.)
COSTANTE DI SPAZIO: la capacit di un neurone di condurre rapidamente le informazioni in base alle
resistenze presenti: pi maggiore pi la conduzione sar veloce (varia da neurone a neurone).
inversamente proporzionale alla resistenza interna e direttamente proporzionale alla reistenza di membrana
(v.)
CLASSIFICAZIONE DEI NEURONI IN BASE ALLA CONDUZIONE:
- Neuroni di tipo A: potenza di conduzione massima (fino 120m/s): motoneuroni, neuroni del midollo
spinale, neuroni sensoriali
- Neuroni di tipo B: velocit di conduzione media
- Neuroni di tipo C: presentano fibre mieliniche che rallentano la conduzione (es. una categoria di
fibre per la condizione degli stimoli dolorifici).
[SCLEROSI MULTIPLA (a placche): causata dalla demielinizzazione a livello del midollo (cell di
Schwann) e/o dellencefalo (Oligodendrociti). Piano piano la guaina si distrugge del tutto e viene
completamente persa. La normale velocit di conduzione in questi tratti (placche) bruscamente rallentata:
questo altera le capacit informative del neurone]

LE SINAPSI
Quando il potenziale dazione, viaggiando lungo lassone, arriva al terminale sinaptico, le informazioni
passano tramite sinapsi allelemento bersaglio: un altro neurone, una fibra muscolare (motoneuroni),
ghiandole endocrine. Le sinapsi si possono dividere in base al tipo di contatto come:
Assodendridiche. Lassone va a prendere contatto con i dendridi di altri neuroni
Assosomatica. Lassone contatta il corpo cellulare di un altro neurone
Assoassonica. Lassone prende contatto con un altro assone (pi raro, ma avviene)
Utilizziamo, nella descrizione delle sinapsi, anche i termini elemento pre-sinaptico (la terminazione
dellassone) e elemento post-sinaptico (i diversi elementi bersaglio).
Tipi di sinapsi:

Elettriche.
Meccanismo pi antico, presente soprattutto negli
invertebrati. Linformazione portata dal potenziale
dazione mantiene la sua natura elettrica e passa
direttamente allelemento post-sinaptico. Lelemento pre e
post sinaptico sono separati dalla scissura sinaptica,
tuttavia lo spazio che li separa molto pi stretto (3,5 nm)
dello spazio che intercorre tra due neuroni a sinapsi
chimica. I due elementi pre e post sinaptico sono messi in
comunicazione attraverso delle connessioni dirette fra
neuroni che si chiamano giunzioni comunicanti. (Gap
junction). I canali delle giunzioni comunicanti creano una
via di bassa resistenza (e alta conduttanza) che permette

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alla corrente di fluire passivamente da una cellula allaltra. Le giunzioni comunicanti sono composte da due
emicanali, uno sullelemento pre sinaptico e uno su quello post sinaptico. Coppie di canali si allineano
esattamente in modo da formare, appunto, una giunzione. Questi canali sono formati da delle proteine trans
membrana chiamate connessine. Sei connessine si complessano in una struttura detta connessone, che
presenta un canale abbastanza grande e aspecifico. Ogni contessina dotata di due funzioni di
riconoscimento: deve riconosce le proteine che sono le altre 5 sub-unit della stessa cellula con cui forma
lemicanale e deve riconoscere il dominio extracellulare della conessina corrispondente dellemicanale
dellaltra cellula, in modo da associarsi ad essa per formare la giunzione. Quindi la porzione intracellulare
della proteina sempre uguale, quello che cambia sono i domini extracellulari che determinano la
connessione tra due cellule specifiche. Sono vari anche i meccanismi di apertura-chiusura: alcuni tipi di
canali (la maggior parte) sono calcio dipendenti e quindi si aprono in risposta ad elevate concentrazioni di
Ca2+, altri sono a porta elettrica (e quindi non sono bidirezionali): si dicono sinapsi rettificanti.
Le giunzioni comunicanti sono in genere aspecifiche: in grado di far passare diversi ioni (quindi il
potenziale elettrico) e anche molecole complesse coinvolte nel metabolismo cellulare (metaboliti).
Come si aprono? In assenza di potenziale dazione, questo canale chiuso. Quando arriva il potenziale il
canale si apre. Una delle ipotesi fatte su come si apra il canale che le sei connessine di ogni canale ruotino
leggermente luna rispetto allaltra, questo determinerebbe uno spostamento complessivo che farebbe aprire
il canale. Quando il canale aperto gli ioni fluiscono (corrente passiva) e il potenziale dazione si propaga
nellelemento bersaglio. Queste sinapsi sono molto rapide.
Il canale bidirezionale, il potenziale pu attraversarlo nelle due direzioni, a seconda di quali dei due
neuroni connessi lo produce ( un meccanismo meno fine, pi rudimentale delle sinapsi chimiche).
Sebbene sia evolutivamente pi antico, sinapsi di questo genere sono presenti anche nel nostro sistema
nervoso, perch grazie a questo contatto rapido e diretto i neuroni di una det popolazione, che svolgono tutti
lo stesso compito, possono sincronizzarsi fra loro e lavorare insieme, allo stesso ritmo (ad es neuroni del
tronco encefalico che generano lattivit elettrica ritmica alla base della respirazione). Il fatto che i pori delle
giunzioni comunicanti siano abbastanza larghi da permettere la diffusione di molecole grosse come ATP e
secondi messaggeri permette alle sinapsi elettriche di coordinare la comunicazione e il metabolismo
endocellulare di neuroni collegati.
[ATTENZIONE: le giunzioni comunicanti non sono presenti solo tra i neuroni a sinapsi chimica, ma anche
tra particolari tipi di cellule gliali (astrociti). Le funzioni delle giunzioni astrocitarie non sono ancora state
chiarite del tutto. Sono state fatte osservazioni di come una stimolazione elettrica in unarea di tessuto
cerebrale determini anche negli astrociti un aumento della concentrazione interna di Ca2+, che, grazie alle
giunzioni comunicanti, si propagherebbe come unonda in una porzione di cellule gliali vicine. Sebbene non
si conosca ancora la funzione di questo meccanismo, si ritiene che in qualche modo anche la glia possa
svolgere un ruolo attivo nella trasmissione dei segnali. Inoltre anche nelle cellule di Schwann sono presenti
giunzioni comunicanti e la loro alterazione in seguito ad una malattie genetica (sindrome di Charcot Marie
Tooth) provoca problemi nella trasmissione sinaptica]

Chimiche
Evolutivamente pi recenti. Linformazione subisce una trasformazione di natura chimica prima di poter
essere trasmessa. Questo perch gli elementi pre e post-sinaptico non sono collegati direttamente, ma
separati da uno spazio detto scissura sinaptica (pi ampio 20-40 nm rispetto allo spazio che intercorre tra
due neuroni a sinapsi elettrica). Il fatto che linformazione (elettrica) debba subire una trasformazione
(chimica) prima di poter essere trasmessa rende questo tipo di sinapsi pi lente di quelle elettriche. Tuttavia,

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presentano due vantaggi: 1) sono finemente modulabili, i neuroni possono regolare quali, quanti e a che
velocit liberare i neurotrasmettitori che vanno agli elementi bersaglio. 2) sono estremamente plastiche: si
modificano (rafforzano/indeboliscono) in base a quanto vengono usate.
Vediamola nel dettaglio:
ELEMENTO PRE-SINAPTICO.
Qui si trovano i neurotrasmettitori, contenuti in
vescicole tenute in posizione da particolari
proteine che le legano al citoscheletro, a formare
il pool di riserva.
Le proteine che hanno la funzione di tenere le
vescicole ancorate nel pool di riserva si chiamano
sinapsine (Ia, Ib, IIa, IIb). Le pi conosciute sono le
Ia e Ib. Quando non sono fosforilate queste due
proteine immobilizzano le vescicole mantenendole
adese ai filamenti di actina.
In condizioni di riposo, solo poche vescicole non
sono ancorate e formano il pool di rilascio. Il pool
di rilascio si trova in una particolare zona
dellelemento presinaptico detta zona attiva. Le vescicole sono formate da un doppio stato di fosfolipidi
anfipatici, proprio come la membrana cellulare. Allinterno ciascuna vescicola contiene una quantit ben
definita (quanto) di neurotrasmettitore, in questo modo le quantit rilasciate sono modulabili (si parla
di risposta quantica: ogni quanto di neurotrasmettitore determina la comparsa di un potenziale post-sinaptico
di ampiezza costante, detto potenziale sinaptico quantale. Il potenziale sinaptico totale composto da un
numero finito di queste risposte quantali)
Le sinapsi chimiche hanno anche il vantaggio di amplificare la risposta: la liberazione anche di una sola
vescicola fa liberare migliaia di molecole di neurotrasmettitore che si legheranno ai recettori della cellula
post-sinaptica determinando una risposta. La trasmissione sinaptica pu essere assimilabile alla secrezione
endocrina (ormoni) con la differenza che gli ormoni entrano nel flusso sanguigno e viaggiano fino alle
strutture bersaglio, mentre i neurotrasmettitori sono liberati in prossimit dei loro bersagli e quindi sono
recepiti subito.
Nella zona attiva, in cui lassone si andr a sinaptare con lelemento post-sinaptico, la membrana
cellulare ricchissima di canali per il calcio voltaggio dipendenti.
Quando arriva il potenziale dazione, la depolarizzazione fa aprire i canali per il calcio nella zona
attiva. Il calcio tender ad entrare nel neurone, seguendo il proprio gradiente di concentrazione. Il
calcio ha due funzioni fondamentali:
1) Va ad attivare particolari enzimi elicasi che taglieranno i legami che tengono ancorate le vescicole al
citoscheletro. Quando le vescicole devono essere rilasciate, le sinapsine sono fosforilate da una protein
chinasi chiamata CAM-chinasi II o protein chinasi Ca2+/calmodulina dipendente. Cosa accade: il calcio
entra nella cellula. Va ad attivare la proteina calmodulina, dipendente dal calcio e questa a sua volta andr ad
attivare le protein chinasi Ca2+ calmodulina dipendenti. Questo il motivo per cui la liberazione di calcio fa
si che le vescicole si stacchino dal citoscheletro.
Quindi le vescicole sono libere di muoversi e si spostano verso la zona attiva. (sono guidate da altre
particolari proteine GTP-asiche che fanno parte della famiglia dei proto-oncogeni ras e si chiamano RAB)
Arrivate alla membrana cellulare, si fondono con essa e liberano allesterno i neurotrasmettitori. Si
parla di PORO DI FUSIONE: una struttura transitoria che si forma nel momento della liberazione sinaptica
e attraversa a tutto spessore sia la membrana della vescicola che quella plasmatica. probabile, siccome la

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liberazione molto rapida, che esistano gi delle strutture sulla membrana, in corrispondenza della zona
attiva, che nel momento in cui la vescicola si attacca alla membrana, mediante proteine di riconoscimento,
entrano in contatto e formano il poro di fusione. Lingresso del calcio non farebbe altro che determinare
lapertura e la successiva dilatazione di un poro preesistente, permettendo in tal modo la liberazione rapida
del neurotrasmettitore.
I neurotrasmettitori viaggiano nella scissura sinaptica fino a raggiungere i recettori presenti sulla
membrana della struttura post sinaptica a cui si legano con specificit di dominio.
2) Consente la fusione delle vescicole con la membrana cellulare e quindi la liberazione del
neurotrasmettitore per esocitosi. Questo possibile perch la membrana delle vescicole e quella cellulare
possiedono delle proteine di riconoscimento che si attaccano in modo specifico grazie alla presenza dello
ione calcio. Come? stata proposta una teoria secondo cui particolari proteine presenti sulla membrana delle
vescicole (v-SNARES) si legherebbero in modo specifico a specifiche proteine recettrici delle membrana
bersaglio (t-SNARES). Sono state identificate, nel sistema nervoso, due t-SNARES: la sintaxina e la SNAP25. La v-SNARE invece una proteina chiamata VAMP
Alcuni batteri, come il tetano, possiedono delle tossine che vanno a bloccare le SNARE, proteine di
riconoscimento, impedendo lesocitosi e quindi la trasmissione sinaptica. In particolare il batterio del tetano
agisce sulla proteina VAMP.
Il complesso formato da VAMP, sinataxina e SNAP-25 particolarmente stabile. Quando la liberazione dei
neuro trasmettitori stata completata, la vescicola deve essere riciclata, quindi necessario che questo
complesso si sleghi. Questo avviene ad opera di altre due proteine: NSF e unaltra proteina chiamata proteina
solubile di attacco per NFS o Snap. Snap si attacca al complesso di v-SNARE e t-SNARE e funge da sito di
attacco per NFS. NFS un ATP-asi che utilizza lenergia liberata dallidrolisi di ATP per sciogliere il
complesso SNARE.

In tutto questo per manca la proteina sensore che monitora i livelli di calcio nella cellula e fa
partire il complesso SNARE solo quando opportuno, cio quando deve avvenire la sinapsi. Si ritiene
che questa proteina sia la sinaptotagmina, una proteina presente sulla membrana delle vescicole che sarebbe
attivata dal legame con fosfolipidi calcio dipendenti. probabile che il ruolo della sinaptotagmina sia quello
di tenere bloccata lesocitosi delle vescicole in assenza di calcio.
RICICLAGGIO DELLE VESCICOLE
Le vescicole, dopo essere state svuotate, vengono riciclate. Infatti durante lesocitosi esse si fondono con la
membrana plasmatica: se non esistesse nessun meccanismo di riciclo la membrana plasmatica aumenterebbe
sempre pi, mentre il numero di vescicole disponibili finirebbe per esaurirsi. Subito dopo la fusione la

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membrana della vescicola ormai vuota viene circondata e avvolta da molecole di una proteina chiamata
clatrina che legano la membrana della vescicola e la riportano dentro il neurone, dove essa potr essere
riempita di nuovo. Questo processo estremamente rapido (max 1 minuto).
Esiste anche una forma ancora pi rapida di riciclaggio delle vescicole che avviene quando le vescicole non
si fondono completamente con la membrana, ma vi si attaccano solamente formando il poro di diffusione.
Per riciclarle quindi sar sufficiente chiudere il poro di diffusione e la vescicola potr essere poi riempita di
nuovo con altro neurotrasmettitore
In sostanza, le quantit di neurotrasmettitore che vengono liberate dipendono dalle quantit di calcio che
entrano nella cellula nel corso del potenziale dazione (risposta quantica)

Neurotrasmettitori
Ne esistono due famiglie due famiglie
ATTENZIONE: il tipo di effetto (eccitatorio/inibitorio) di una sinapsi non dipende tanto dal tipo di
neurotrasmettitore quanto dai recettori a cui si lega, saranno loro a provocare la risposta nel neurone postsinaptico
Il sistema nervoso utilizza due grandi classi di sinapsi chimiche per inviare i propri messaggi:
neurotrasmettitori e peptidi neuro attivi costituiti da piccoli polimeri di amminoacidi. Entrambe queste classi
di neurotrasmettitori sono custoditi allinterno di vescicole: i neuropeptidi si trovano allinterno di vescicole
grandi a centro denso che rilasciano il proprio contenuto con un meccanismo di esocitosi simile a quello che
si osserva nelle secrezioni ghiandolari, i neurotrasmettitori sono custoditi in vescicole pi piccole di aspetto
translucido che liberano il proprio contenuto a livello delle zone attive, in associazione con i canali per il
calcio (v.) La maggior parte dei neuroni posseggono vescicole di entrambi i tipi, ma le proporzioni variano
molto tra neuroni con diversi compiti.
- Neurotrasmettitori classici. Sono 9. Sono molecole abbastanza piccole e sono quelli usati pi
comunemente nella trasmissione. Vengono sintetizzati sul posto: nel terminale sinaptico! Infatti sono
sintetizzati per mezzo di diversi passaggi di biosintesi ad opera di enzimi che si trovano nel citosol:
siccome il citosol presente in tutte la parti del neurone, i neurotrasmettitore possono venir
sintetizzati in ogni parte del neurone ed in particolare nelle terminazioni nervose dove poi devono
essere liberati.
- Neuropeptidi. Ce ne sono moltissimi, sono molecole pi grandi che quindi richiedono vescicole di
trasporto di dimensioni maggiori (vescicole grandi a centro denso). Sono sintetizzati nel corpo
cellulare e poi trasportati al terminale sinaptico. Prendono infatti origine da proteine secretorie che si
trovano nel corpo cellulare, i loro precursori di solito vanno incontro ad una serie di modificazioni
nel reticolo endoplasmatico prima e nellapparato del Golgi poi. Spesso dalla scissione di un unico
precursore (poliproteine) possono derivare pi neuropeptidi, anche con funzioni antagoniste. In
seguito sono inviate al terminale sinaptico con trasporto assonale rapido.
Sono altamente specifici per le diverse funzioni svolte dai neuroni (a differenza dei trasmettitori
classici che possono essere impiegati in pi di una funzione) (es. ritmi cicladiani, comportamento
alimentare, sessuale ecc..)

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TRASMETTITORI CLASSICI:
- Glutammato (molto diffuso, funzioni soprattutto eccitatorie)
- Glicina
- GABA (acido gamma ammino butrico) (azione soprattutto inibitoria, antagonista al glutammato)
- Acetilcolina
- Noradrenalina, adrenalina
Catecolamine
- Dopamina
- Serotonina
AMMINE BIOGENE: funzioni complesse
- Istamina
ACETILCOLINA
lunico neurotrasmettitore a non essere derivato da un amminoacido. La sua sintesi avviene a partire da
una molecola di colina (una sostanza non sintetizzabile dai neuroni, devessere introdotta con la dieta) a cui ,
grazie ad un enzima con funzione di catalizzatore, viene aggiunta una molecola di acetil coenzima A. il
neurotrasmettitore usato da: motoneuroni del midollo spinale, neuroni pre gangliari e post gangliari nel
sistema nervoso autonomo e in molte altre sinpasi cerebrali.
AMMINE BIOGENE. un termine non precisissimo dal punto di vista chimico perch indica una famiglia
di neurotrasmettitori con caratteristiche anche molto diverse fra loro. Abbiamo:
- CATECOLAMINE: dopamina, noradrenalina (norepinefrina), adrenalina (epinefrina). Sono tutti
sintetizzati, attraverso passaggi successivi che comprendono 5 enzimi con funzioni catalizzatrici, a
partire dallamminoacido tirosina. Passaggi di sintesi:
1) Lenzima tirosin-idrossilasi converte la tirosina in L-DOPA (che infatti viene somministrato
come farmaco nei casi di carenza di dopamina). Questo passaggio il pi lungo della sintesi
anche perch necessita di altri enzimi cofattori.
2) La L-DOPA viene decarbossilata da una decarbossilasi e si ottiene DOPAMINA e Co2
ATTENZIONE! Non tutti i neuroni vanno avanti, alcuni (dopaminergici) utilizzano
direttamente la dopamina come neurotrasmettitore
3) Il terzo enzima della via metabolica, la dopamina -idrossilasi, converte la dopamina in
norepinefrina (NORADRENALINA). A differenza di tutti gli altri enzimi che sintetizzano i
neurotrasmettitori, che sono presenti nel citosol, la dopamina -idrossilasi un enzima
associato alle membrane, in particolare alle membrane delle vescicole che contengono i
neurotrasmettitori: la norepinefrina viene sintetizzata direttamente allinterno delle vescicole
di rilascio
4) Lultimo passaggio modifica la noradrenalina in ADRENALINA e richiede la presenza di un
enzima catalizzatore e di altri enzimi associati.
- SEROTONINA. (detta anche 5 idrossi triptamina o 5 HT) Deriva dallamminoacido triptofano.
La sintesi della serotonina richiede la presenza di due enzimi: la triptofan-idrossilasi (1passaggio) e
la 5idrossi triptofano carbossilasi (2passaggio).
- ISTAMINA. Deriva dallamminoacido istidina. stata riconosciuta come neurotrasmettitore solo
recentemente, dal momento che una molecola presente anche in altre cellule dellorganismo oltre ai
neuroni e coinvolta anche in altri processi
GLUTAMMATO: un amminoacido non essenziale, ovvero pu essere sintetizzato anche dalle cellule
nervose. il neurotrasmettitore pi diffuso del SNC. Una volta che ha svolto la sua funzione, viene
riassorbito dagli astrociti e convertito a glutammina dallenzima glutamino sintetasi. La glutammina
diffonde di nuovo nei neuroni e qui viene riconvertita, per idrolisi, a glutammato: in tal modo viene riciclato!

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GLICINA: sintetizzata a partire dalla serina, il principale neurotrasmettitore degli interneuroni del
midollo spinale.
GABA: chiamato anche acido gamma ammino butirrico, sinterizzato a partire dal glutammato. Il
GABA presente in concentrazioni elevate in tutto il SNC, in particolare negli interneuroni con funzioni
inbitorie,
NEUROPEPTIDI
Vengono sintetizzati nel corpo cellulare, ne esistono diverse decine. Vengono trasportati al terminale presinaptico con trasporto assonale anterogrado. Vendono rilasciati in zone diverse del terminale, di solito
laterali e non nella densit pre-sinaptica.
Le vescicole dei neuropeptidi sono meno numerose di quelle per i neurotrasmettitori classici e sono
situate pi verso linterno, in ogni caso in zone diverse. Di solito le vescicole contenenti i neuropeptidi
sono in posizione pi arretrata rispetto a quelle con i neurotrasmettitori, i neuropeptidi infatti non partecipano
alla trasmissione sinaptica di routine ma vengono liberati solo in casi specifici. Vengono rilasciati solo in
corrispondenza di unelevata attivit elettrica: non sufficiente il segnale di un solo potenziale dazione,
serve una certa frequenza, in modo che si accumulino ioni calcio nella zona pre-sinaptica e questo causi una
consistente depolarizzazione. Anche il meccanismo di rilascio diverso: non si forma il poro di diffusione
come per le vescicole dei neurotrasmettitori, ma la vescicola si fonde con la membrana per esocitosi, nel
modo classico, non specializzato per le cellule nervose. Al contrario delle membrane delle vescicole
sinaptiche, le membrane delle vescicole grandi a centro denso non vengono recuperate: non possibile,
di conseguenza, che lo stesso neuropeptide venga rilasciato pi volte di seguito (per questo viene rilasciato
solo in corrispondenza di alti livelli di attivit elettrica).Una volta esaurito il loro compito i neuropeptidi
vengono degradati da particolari enzimi proteasi.
PRINCIPIO DI DALE - ECCLES: un neurone pu sintetizzare un unico tipo di neurotrasmettitore
classico, ma un numero variabile di neuropeptidi. (si parla di neuroni serotininergici, gabaergici ecc..)
RIASSORBIMENTO (RIAPTATE)
Una volta che il neurotrasmettitore liberato nella scissura sinaptica durante la sinapsi ha contattato ed attivato
i recettori bersaglio, devessere riassorbito, altrimenti continuerebbe a mantenerli attivi! Vi sono tre
meccanismi deputati allo smaltimento dei neurotrasmettitori dalla fessura sinaptica:
- Diffusione: dopo un po i neurotrasmettitori semplicemente diffondono fuori dalla scissura
allesterno dello spazio sinaptico dove verranno catturati e distrutti da altri astrociti
- Degradazione enzimatica I neurotrasmettitori utilizzati possono essere distrutti da alcuni enzimi
(es. enzimi MAV, monoamminoossidasi: degradano le ammine).(meccanismo usato in particolare
dalle sinapsi colinergiche)
- Riassunzione I neurotrasmettitori vengono riassorbiti di solito dallelemento pre-sinaptico oppure
degli astrociti
Esistono farmaci che sono inbitori del riaptate di determinati neurotrasmettitori e quindi prolungano i loro
effetti (es. inibitori del riaptate della serotonina sono antidepressivi).
REGOLAZIONE DEL RITMO DI PRODUZIONE DEI NEUROTRASMETTITORI NEL TERMINALE
SINAPTICO:
- Inibizione da prodotto: quando prodotto in quantit sufficiente, lo stesso neurotrasmettitore inibisce
lulteriore produzione.

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Segnalazione cellulare: alcune recettori presenti sulla membrana del terminale segnalano lavvenuta
liberazione di neurotrasmettitore e quindi la necessit di produrne di nuovo: attivano specifici enzimi
che danno inizio alla sintesi di nuovo neurotrasmettitore.

RICEZIONE DEI NEUROTRASMETTITORI NELLELEMENTO POST-SINAPTICO.


I neurotrasmettitori attraversano la scissura sinaptica e vanno a contattare i recettori transmembrana che
stanno sullelemento post-sinaptico. Possono provocare due tipi di reazione nellelemento post-sinaptico
(ovvero nel neurone che contattano)
- Azione IONOTROPA: apertura diretta di canali ionici
- Azione METABOTROPA: apertura indiretta di canali ionici o modifiche al metabolismo
Quindi distinguiamo tra recettori ionotropi e metabotropi.
RECETTORE IONOTROPO:
Possiede allinterno un canale
ionico, nel momento in cui
arriva il ligando il recettore si
modifica e apre il canale. Gli
ioni per cui quel tipo canale,
attivato da uno specifico
neurotrasmettitore, selettivo
entrano nella cellula attraverso
il canale e quindi si modifica la
differenza di potenziale, ovvero
lattivit elettrica nellelemento
post-sinaptico.
Quindi
un
recettore ionotropo un
canale ionico a porta chimica. Una volta che il canale aperto il passaggio di ioni pu avvenire nelle due
direzioni.
Attraverso il recettore ionotropo (non molto selettivo) possono entrare contemporaneamente pi tipi di ioni:
Na+ e Ca entrano, K+ esce, Cl- pu sia entrare che uscire, a seconda che dellambiente in cui si trova il
neurone considerato. La regolazione dipende:
- Dal tempo che in cui i canali rimangono aperti: fino a quando il ligando resta attaccato al recettore
- Dal tipo di recettori (ne esistono di pi o meno selettivi)
Quindi non totalmente corretto dire che ci sono dei neurotrasmettitori eccitatori o inibitori, perch leffetto
finale dipende dal tipo di recettore sullelemento post-sinaptico e quindi da che tipi di ioni fa passare.

RECETTORE METABOTROPO:
Si tratta di un recettore transmembrana legato ad
una proteina G.
Si tratta di un particolare recettore di
membrana che svolge la propria funzione con
laiuto di una proteina G, ossia una proteina in
grado di legare il GTP, una molecola ricca di
energia. [Se guadiamo solo lattivit enzimatica,
le proteine G sono delle GTPasi]
Questo recettore una proteina trans-membrana,

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attraversa la membrana cellulare ed ha una porzione che esce verso il citosol e una verso lesterno della
cellula. La proteina G sta nel citoplasma, debolmente associata alla membrana cellulare, vicino al recettore,
in attesa di entrare in azione. La proteina G funziona come un interruttore molecolare, in grado di
accendersi o spegnersi a seconda del tipo di nucleotide guanilico a lei legato:
- Lega GDP (guanosina difosfato) Inattiva
- Lega GTP (guanosina Trifosfato) Attiva
In particolare la sub-unit alfa della proteina G ad ospitare il sito di legame con il nucleotide.
Succede questo:
1.Il ligando ( in questo caso neurotrasmettitore) arriva e si lega alla porzione extra-cellulare del recettore
2. Il recettore viene attivato e subisce un cambiamento conformazionale
3. La porzione citoplasmatica del recettore lega una proteina G
inattiva nella sua sub-unit alfa.
4. Questo fatto induce la proteina G a rilasciare il GDP che
viene sostituito da una molecola di GTP, attivando la proteina.
La sub-unit alfa, ora attiva, si stacca dal complesso beta + .
Sar la sub-unit alfa a continuare tutto il processo.
5. Una volta attivata la proteina G pu avere due effetti:
- interagire con un canale ionico e determinarne
lapertura/chiusura. Leffetto sar analogo a quello di
un recettore ionotropo, ovvero una differenza di
potenziale (meccanismo pi raro)
- andare a interagire con lenzima adenilato cilclasi. La
proteina si stacca dal recettore e si sposta lungo la
membrana fino a legarsi allenzima, rendendolo attivo.
6. Una volta attivato, lenzima induce la tappa successiva della
segnalazione che porta ad una risposta cellulare. Per risposta
cellulare si intendono modificazione al metabolismo, sia di breve
durata (consumo zuccheri) che di lunga durata (modifica
dellespressione genica e sintesi di nuove proteine).
7. La proteina G in grado di spegnarsi da sola, perch ha un attivit GTPasica, ovvero in grado di
idrolizzare il GTP a lei legato e trasformarlo in GDP. La sub-unit alfa si stacca dallenzima/canale ionico
a cui si era attaccata per attivarlo e ritorna ad attaccarsi con le altre due sub-unit.
8. Cos facendo ritorna ad uno stadio inattivo, torna allo stato di partenza. In tal modo pu essere utilizzata
pi volte.
In breve, lazione ionotropa ha:
- Effetto rapido
- Effetti localizzati alla zona in cui sono recettori
Mentre lazione metabotropa (nel momento in cui la proteina G attiva a cascata i secondi messaggeri che
vanno a modificare il metabolismo) ha:
- Durata un poco pi lenta, ma effetti duraturi
- Effetti che coinvolgono anche lespressione genica, quindi lintera cellula bersaglio.

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Possiamo classificare le sinapsi anche come:


- Sinapsi ECCITATORIA: provoca depolarizzazione del neurone post-sinaptico (quindi il suo
potenziale di membrana diventa pi positivo). Si parla di potenziali (locali) post-sinaptici eccitatori
- Sinapsi INIBITORIA: provoca iperpolarizzazione (il potenziale di membrana diventa pi
negativo).
I potenziali locali raccolti dalle varie terminazioni dei neuroni si sommano e sono convogliati, attraverso
correnti passive, verso il cono demergenza dellassone: se, sommati insieme, saranno soprasoglia, daranno
origine ad un nuovo potenziale dazione.
POTENZIALI POST-SINAPTICI:
- Eccitatori o inibitori
- Ampiezza variabile a seconda dellintensit degli stimoli
- Modulabili da vari fattori
Ciascun neurone riceve sinapsi da molti altri neuroni. Ciascuna sinapsi di tipo iatropico genera un potenziale
locale. I vari potenziali locali si sommeranno/sottrarranno e se la loro intensit finale sar soprasoglia allora
il neurone generer un nuovo potenziale dazione. Ci sono 2 tipi dintegrazione possibile:
- Sommazione spaziale. In zone contigue del neurone ci sono pi sinapsi provenienti da diversi
neuroni. Le depolarizzazioni/iperpolarizzazioni provocate da ciascuno si sommano e sottraggono.
- Sommazione temporale. Se la stessa sinapsi scarica pi volte e produce diverse depolarizzazioni in
un periodo di tempo ravvicinato, esse si sommeranno.
INIBIZIONE PRE-SINAPTICA
C una caratteristica propria solo delle sinapsi asso-assoniche che linibizione pre-sinaptica: lassone da
cui proviene la sinapsi che va al neurone finale a sua volta sinaptato da un altro assone che, scaricando a
sua volta, modifica gli effetti della seconda sinapsi, causando una depolarizzazione di ampiezza ridotta. Le
caratteristiche della distribuzione spaziale dei segnali nervosi sono fondamentali.

ANATOMIA DEL SISTEMA NERVOSO


Lencefalo pu essere sezionato secondo tre piani:
- Orizzontale
- Frontale o coronale (perpendicolare alla fronte)
- Sagittale (paralleli alla linea mediana che separa i due emisferi)
Esistono inoltre delle coordinate anatomiche che permettono di localizzare le strutture cerebrali e del midollo
spinale:

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Asse anteriore/posteriore (davanti/dietro)


Asse mediale/laterale (pi verso linterno o verso lesterno)
Asse dorsale/ventrale (verso la schiena o verso la pancia)

Dal punto di vista anatomico, ci sono due sostanze, visibili ad occhio nudo, di cui il nostro cervello
composto. Esse sono:
- SOSTANZA BIANCA. Assoni mielinizzati. la mielina a dare il colore bianco. Nel sistema
nervoso periferico si parla di nervi, in quello centrale di assi o quarti.
- SOSTANZA GRIGIA. Tutte le parti del neurone non ricoperte da mielina. (corpo cellulare,
dendridi). Suddivisa a seconda della disposizione dei corpi cellulari in:
1) Corteccia: sono visibili a occhio nudo gli strati ordinati in cui si dispongono i neuroni
Archicorteccia: pi antica, presenta solo 3 strati ripiegati su s stessi
Neocorteccia: evolutivamente pi recente, presenta 6 strati con caratteristiche
funzionali diverse.
2) Gangli (snp) o nuclei (snc): i neuroni sono disposti in modo apparentemente disorganizzato.
Dal punto di vista funzionale nuclei e corteccia sono collegati tra loro dagli assoni, cos come i neuroni che si
trovano in cortecce diverse ma devono comunicare.
Allinterno della sostanza grigia, di entrambi i tipi, troviamo sia neuroni a proiezione che interneuroni.
Il sistema nervoso si
suddivide in:
- Centrale:
midollo
spinale ed encefalo
- Periferico:
alla
periferia del nostro corpo:
1)
Somatico:
riguarda le connessioni
con lambiente, sia
sensoriali che motorie.
2)
Autonomo:
regola alcuni organi
interni
indipendentemente dalla
volont
Distinguiamo
in
informazioni (e vie) efferenti
(o discendenti): dal centro
alla periferia e info (e vie) afferenti (o ascendenti) dalla periferia al centro.
SISTEMA NERVOSO CENTRALE. Comprende:
1. Midollo spinale
2. Tronco encefalico (midollo allungato, bulbo, ponte)
3. Cervelletto
4. Diencefalo
5. Telencefalo

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[Sviluppo embrionale. (v.). nellembrione in sviluppo si forma dapprima il tubo neurale, un tubo di neuroni
cavo allinterno e pieno di liquido cerebro-spinale. Man mano che lembrione si sviluppa da porzioni diverse
del tubo neurale prenderanno origine diverse strutture dellSNC.
Nellencefalo
si
former
il
SISTEMA
VENTRICOLARE: un complesso sistema di ventricoli
collegati da canali:
- midollo spinale: canale centrale
- Tronco encefalico: 4 ventricolo
- Lacquedotto cerebrale o acquedotto di Silvio
collega il 4 ventricolo al 3
- Diencefalo (talamo e ipotalamo): 3 ventricolo
- Telencefalo: ventricoli laterali
Il sistema ventricolare svolge due funzioni:
- Metabolica: i neuroni scaricano nel liquido
cerebro spinale le sostanze di rifiuto e prendono
le sostanze necessarie al loro metabolismo
- Meccanica: i grandi ventricoli separano le parti
esterne ed interne dellencefalo facendo s che le
prime scarichino il loro peso sui ventricoli e non schiaccino quelle pi interne.
MIDOLLO SPINALE.
contenuto allinterno della colonna vertebrale. Possiamo distinguere 4
macro-sezioni:
- Cervicale (in alto, si congiunge con il cranio)
- Toracica
- Sacrale
- Lombare
Il midollo spinare poi suddiviso in tanti segmenti chiamati METAMERI.
Ciascun segmento va a innervare (sia con fibre afferenti che efferenti) una
specifica parte del corpo. Il midollo spinale non presente in tutta la colonna
vertebrale: si arresta prima del fondo e non ci sono pi neuroni ma solo una
fascio di assoni chiamato CAUDA EQUINA.
I metameri hanno due funzioni:
- Sensoriale: dermatomero
- Motoria: miomero
Tutti quei metameri che svolgono entrambe le funzioni si chiamano MIELOMERI
Il midollo spianale composto di sostanza bianca e sostanza grigia. In particolare la sostanza grigia si trova
allinterno e la bianca allesterno, formando una struttura ad ali di farfalla
Entrambe, sia la sostanza bianca, ma in particolare la sostanza grigia si
dividono in:
- Parte dorsale (verso la schiena)
- Parte ventrale (verso la pancia)
La sostanza grigia viene ulteriormente divisa in CORNA, quindi avremo il

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corno dorsale e il corno ventrale. La sostanza bianca viene divisa in COLONNE, avremo quindi la colonna
dorsale, quella ventrale e quella laterale.
TUTTE LE INFORMAZIONI SENSORIALI ARRIVANO DALLA PARTE DORSALE E TUTTE LE
INFORMAZIONI MOTORIE ARRIVANO DALLA PARTE VENTRALE.
Fuori dal midollo spinale vi sono i GANGLI DELLA RADICE DORSALE, dove si trovano i neuroni ad
alfa-T: il loro assone si ramifica in due bracci, una parte va ai recettori sensoriali in varie parti del corpo,
laltra al midollo spinale. Lassone afferente entra a livello dorsale, passando per un punto che si chiama
RADICE DORSALE. Lassone efferente entrano nel midollo spinale si ramifica: una parte sale lungo il
midollo spinale fino allencefalo, laltra parte pu andare a prendere contatto direttamente con la porzione
ventrale. Nella porzione ventrale del midollo spinale ci sono i motoneuroni, da cui escono gli assoni che
contattano i muscoli (dalle radici dorsali)
Gli assoni sensoriali in entrata e quelli motori in uscita si avvicinano e formano i NERVI SPINALI, che per
questo motivo sono detti misti.
Gli assoni efferenti dai motoneuroni poi andranno a contattare i muscoli, formando sinapsi colinergiche.
Gli assoni afferenti che risalgono il midollo per portare linfo sensoriale al cervello formano le VIE
ASCENDENTI. Per i movimenti volontari il comando sul movimento arriver poi ai motoneuroni attraverso
le parallele VIE DISCENDENTI.
TRONCO ENCEFALICO
Il punto di contatto tra midollo ed encefalo nel tronco encefalico, grazie al BULBO (in corrispondenza del
4 ventricolo). Il bulbo costituisce lestensione diretta del midollo spinale ed assomiglia ad esso, sia per la
sua organizzazione che per le funzioni che svolge.
Il tronco encefalico attraversato da tutte le vie ascendenti-sensoriali e discendenti-motorie, vie costituite da
sostanza bianca. costituito, in pratica, da fasci di sostanza bianca in cui sono immersi nuclei di sostanza
grigia. Il tronco encefalico regola tutte le funzioni vitali del nostro organismo (battito cardiaco, respiro
automatico..). Ciascuno dei nuclei del tronco encefalico regola un determinato sistema, inoltre ci sono
strutture a proiezione diffusa che regolano il funzionamento complessivo.
Possiamo distinguere, oltre al bulbo, altre due parti del cervello che sono raggruppate sotto il nome
complessivo tronco encefalico: il PONTE e il MESENCEFALO.
Il PONTE posto sopra il bulbo, in posizione un poco pi avanzata (rostralmente) e forma una
protuberanza. La sua parte ventrale contiene una grande quantit di aggregati di neuroni, i niclei potini che
ritrasmettono info di natura motoria e sensoriale, i nuclei della parte dorsale invece sono implicati nel
sistema gustativo e in info riguardanti la respirazione e il sonno.
Il MESENCEFALO la regione pi piccola del tronco encefalico e si trova al di sopra del ponte. Anche qui
sono presenti nuclei implicati in diverse funzioni, tra cui la sostanza nera, di notevole interesse medico
perch i suoi neuroni dopaminergici sono alterati nel morbo di Parkinson.
Dal tronco encefalico prendono origine 12 paia di nervi: i NERVI CRANICI. I nervi cranici sono di diversi
tipi: alcuni sono solo sensoriali o solo motori, altri sono misti.

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CERVELLETTO (v.)
Sopra il tronco encefalico, separato dal 4 ventricolo, c il CERVELLETTO. un organo complesso
(contiene di gran lunga il pi elevato numero di neuroni di tutte le suddivisione cerebrali!!) che regola molti
comportamenti motori. proprio come un piccolo cervello: la sua superficie viene suddivisa in lobi sulla
presenza di particolari scissure. In passato stato considerato come una struttura unicamente motoria, oggi
sempre pi, grazie a studi di fMRI, lo si ritiene implicato anche in altre funzioni cognitive.
Tronco encefalico e cervelletto sono collegati dai PEDUNCOLI CEREBRALI:
- Peduncolo superiore (mesencefalo)
- Peduncolo medio (ponte)
- Peduncolo inferiore (bulbo)
DIENCEFALO
Qui si trova il 3 ventricolo. Il diencefalo situato nella parte pi interna del nostro cervello. diviso in due
parti principali: il talamo e lipotalamo, composti da nuclei di sostanza grigia (non si tratta di un unico
nucleo ma di tanti nuclei vicini con compiti diversi).
Le vie mieliniche (sia efferenti che afferenti) delimitano lencefalo formando la CAPSULA INTERNA.
Talamo e ipotalamo svolgono funzioni diverse. LIPOTALAMO, attraverso lasse ipotalamo-ipofisario
prende contatto con lipofisi: grazie a questo contatto il cervello in grado di regolare il sistema endocrino e
quindi la produzione di ormoni (v.)
Altri nuclei controllano funzioni diverse, in particolare lipotalamo influenza il comportamento anche
attraverso cospicue connessione afferenti ed efferenti che intrattiene con molte regioni dellSNC, ad esempio
coinvolto nei circuiti di ricompensa.

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Il TALAMO, pi grande dellipotalamo, formato anchesso da diversi nuclei. Il suo compito ricevere gli
impulsi sensoriali dal tronco, smistarli ed indirizzarli alla corteccia di riferimento. C un'unica via sensoriale
che bypassa il talamo e va direttamente alle cortecce ed lolfatto (pi antica a livello evolutivo). Nel talamo
quindi ci sono nuclei differenti specifici per determinate info sensoriali.
TELENCEFALO
Occupa la maggior parte del
cervello ed suddiviso in due
emisferi. La sostanza grigia del
telencefalo per la maggior parte
neocorteccia
e
si
dispone
allesterno, anche se ci sono alcuni
nuclei immersi nelle profondit del
telencefalo:
- Gangli della base
1) Striato
2) Caudato
3) Putamen
4) Globo pallido
- Nuclei del setto
- Amigdala
Ci sono anche delle zone di archi corteccia, come lIPPOCAMPO, regolato dai nuclei del setto. Poi c
unampia zona di sostanza bianca che collega le diverse cortecce tra loro oppure il telencefalo con il
diencefalo. composta sia di vie ascendenti che discendenti.
LA NEOCORTECCIA
la parte del cervello che si sviluppa di pi nei mammiferi e nelluomo.
Avvolge i sue emisferi, che sono
separati da un solco profondo
(SCISSURA INTEREMISFERICA),
ma messi in contatto dal CORPO
CALLOSO, formato da sostanza
bianca.
Il corpo calloso una voluminosa
lamina
situata
nella scissura
interemisferica, a decorso sagittale
ed incurvata alle estremit anteriore
e posteriore, costituito da fibre tese
trasversalmente fra i due emisferi.
Procedendo
in
direzione
anteroposteriore, nel corpo calloso si
individuano le seguenti porzioni:
il rostro, uncinato attorno
alla commessura anteriore
il ginocchio (o genu), che
curva dolcemente seguendo
il limite inferiore del lobo

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frontale
il tronco, che costituisce la maggior parte della porzione visibile del corpo calloso
lo splenio, un rigonfiamento molto spesso, appoggiato sulla lamina quadrigemina, che segna il limite
posteriore del corpo calloso.

La neocorteccia si avvolge su s stessa in molti solchi e circonvoluzioni, che diventano pi marcate nelle
specie di pi recente evoluzione e in particolare nelluomo. Queste circonvoluzioni servono a permettere di
contenere la grande superficie di neocorteccia allinterno del cranio.
Gli emisferi vengono divisi in 4 lobi, chiamati
cos per via delle ossa craniche che li
sovrastano:
- Lobo frontale
- Lobo parietale (separato dal frontale
dalla scissura di Rolando)
- Lobo temporale (separato dal
parietale dalla scissura di Silvio)
- Lobo occipitale
Abbiamo poi altre due formazioni della
corteccia cerebrale:
- La corteccia del cingolo, che circonda
la superficie dorsale del corpo calloso
- La corteccia dellinsula, non visibile
dalla superficie esterna perch
ricoperta dagli altri lobi.
La neocorteccia svolge compiti molto diversi nelle diverse aree del telencefalo, ma ha funzionamento simile.
Tutta la neocorteccia, sebbene svolga funzioni molto diverse, formata da due grandi classi di nueroni:
- Neuroni piramidali: sono neuroni a proiezione. Hanno il corpo cellulare a forma di triangolo e un
assone molto lungo che di solito esce dalla corteccia in cui si trova per contattare altre strutture.
Sono situati principalmente nel III, V e in parte VI strato e utilizzano come neurotrasmettitore
primario il glutammato
- Neuroni stellati: sono interneuroni. Il corpo cellulare presenta molti dendridi estremamente
ramificati e un assone corto. Utilizzano primariamente il neurotrasmettitore GABA e sono presenti
in tutti gli strati. Sulla base delle loro connessioni e dei cotrasmettitori che utilizzano possibile
distinguere diversi tipi di neuroni gabaergici: alcuni, denominati cellule a canestro (per via della
forma degli assoni), formano sinapsi asso-somatiche con le cellule bersaglio, altri, detti cellule a
candelabro, formano invece sinapsi asso-assoniche. Per quanto riguarda i cotrasmettitori, la maggior
parte degli interneuroni ha funzioni inibitorie, ma sono state identificate anche popolazioni con
funzioni eccitatorie.
La corteccia cerebrale organizzata in sei strati:
I.
Il I strato privo di cellule e viene denominato strato molecolare. Contiene dendridi delle cellule
degli strati pi profondi ed assoni di passaggio o che stabiliscono connessioni in questo strato
II.
Il II strato costituito principalmente da cellule di forma sferica dette granulari e perci viene
denominato strato granulare esterno
III.
Il III strato contiene diversi tipi di cellule, in particolare cellule piramidali, per questo viene
denominato strato piramidale esterno.

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IV.
V.
VI.

Il IV strato somiglia al II, troviamo nuovamente cellule granulari e


quindi viene denominato strato granulare interno
Il V strato detto strato piramidale interno, le sue cellule piramidali di
solito sono pi grandi di quelle del III strato.
Il VI strato occupato da neuroni di forma eterogenea e quindi stato
denominato strato polimorfico o multiforme. contiguo con la sostanza
bianca e forma il margine profondo della corteccia, attraversato da
assoni che raggiungono la corteccia o che la lasciano.

I sei strati in cui divisa la neocorteccia svolgono compiti differenti:


- 4 strato: riceve le info sensoriali dal talamo
- 1, 2 e 3 strato: pi esterni, svolgono la funzione di integrazione ed
elaborazione delle informazioni
- 5 e in parte 6 strato: inviano le info elaborate a strutture sottocorticali.
Le info inviate ad altre cortecce invece partono direttamente dagli strati
2 e 3.
I sei strati non sono tutti uguali nelle diverse cortecce, ci sono cortecce che
hanno uno strato pi sviluppato (quindi pi esteso), altre che hanno pi
sviluppato laltro (ad esempio le cortecce sensoriali hanno pi sviluppato il IV
strato perch devono ricevere le info sensoriali dal talamo, mentre alcune
cortecce motorie hanno pi sviluppato il V strato per inviare ordini alle strutture
gerarchicamente inferiori) Guardando le variazioni di spessore dei diversi strati cellulari si possono
distinguere le diverse aree cerebrali. Su questo
tipo di misura si basa la MAPPATURA
ANATOMICA DI BROADBENT: una
mappatura che riguarda solo gli aspetti fisici, non
funzionale, ovvero non riguarda le funzioni
svolte da ciascunarea.
I neuroni della neocorteccia non sono distribuiti
solo in strati, ma presentano anche un
disposizione a colonne che attraversano i vari
strati. I neuroni di una colonna tendono ad avere
modalit di risposta molto simili fra loro,
presumibilmente perch formano una rete locale
di elaborazione delle informazioni.

SISTEMA NERVOSO: UNA VISIONE DINSIEME


Vi sono stati molte idee sulla distribuzione delle funzioni cerebrali nelle aree corticali: una delle prime la
FRENOLOGIA, teoria risalente al 19esimo secolo ed attribuita a Franz Joseph Gall. Caratteristiche
complesse del carattere (combattivit, spiritualit, speranza, solerzia ecc ecc) erano attribuite ad aree
specifiche del cervello, che si sarebbero espanse man mano che le caratteristiche del carattere si sviluppano.
Si riteneva che questespansione di zone localizzate della corteccia determinasse la comparsa dei solchi
caratteristici della superficie della corteccia. Questa teoria ovviamente cadde non appena sottoposta a
verifica sperimentale.

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In seguito si parlato di MODULARITA (Fodor). Oggi si ritiene che le funzioni complesse siano elaborate
da reti neurali: NETWORK CEREBRALI. (v. quello che ha detto Cauda sullalternanza dei paradigmi)
Possiamo comunque distinguere, grossolanamente, tra:
- Cortecce sensoriali
- Cortecce motorie
- Cortecce associative: non si attivano in modo peculiare n per lanalisi sensoriale degli stimoli, n
per la risposta motoria, probabile che svolgano compiti complessi di integrazione delle
informazioni.
CORTECCE SENSORIALI
Il 4 strato (che riceve le info dal talamo) particolarmente sviluppato. Il 5 strato invece (che sarebbe
deputato allinvio di informazioni motorie) molto sottile.
CORTECCE MOTORIE
Al contrario il 4 strato non molto sviluppato, mentre il 5 e 6 strato sono molto ampi perch da li
prendono origine le vie discendenti verso il midollo spinale.
CORTECCE ASSOCIATIVE
Sono sviluppati particolarmente il 1, 2 e 3 strato che integrano ed elaborano le informazioni ricevute.
Sia le cortecce sensoriali che quelle motorie si dividono in:
- Primarie o di primordine
1) Nel caso delle cortecce sensoriali sono le prime a ricevere immediatamente dal talamo e si
occupano di una prima analisi grezza delle info
2) Nel caso delle cortecce motorie, sono le cortecce esecutive che decidono quali muscoli
usare per compiere un movimento pianificato e contattano il midollo spinale che a sua volta
contatter i muscoli.
- Di ordine superiore (secondarie, terziarie ec..)
1) Cortecce sensoriali: svolgono funzioni complesse di elaborazione degli stimoli in modo da
costruire una rappresentazione globale
2) Cortecce motorie: si occupano di pianificare i dettagli del movimento
Nelluomo le cortecce di ordine superiore e le cortecce associative aumentano enormemente.
CORTECCE ASSOCIATIVE comprendono:
- Corteccia parieto - temporo occipitale: integra le info sensoriali
per formare una rappresentazione
dello spazio in cui ci troviamo
- Corteccia limbica: attribuisce un
connotato emotivo a quanto stiamo
vivendo
- Corteccia
pre-frontale: funzioni
complesse, in particolare per la
relazione con gli altri

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CIRCOLO EMATICO CEREBRALE

Sebbene il sistema nervoso centrale abbia un peso pari al 2% del peso corporeo totale, esso riceve circa il
15% della gittata cardiaca totale ed ha un consumo di ossigeno pari al 20% del consumo totale. Di
conseguenza, esso estremamente sensibile alle alterazioni dellapporto ematico. Condizioni di anossia
(mancanza di ossigeno) della durata di pochi secondi provocano gi manifestazioni neurologiche e se durano
minuti danno origine a danni irreversibili. Le malattie (o incidenti) cerebro-vascolari possono essere di due
tipi: ischemiche (si blocca il flusso sanguigno perch un c un occlusione) o emorragiche (c una
fuoriuscita di sangue da un vaso). A seconda della sede lesionale, dellestensione del danno e della durata
possiamo avere effetti neurologici molto diversi e di diversa gravit.
Il circolo ematico cos descritto: dallarco
dellaorta partono le due arterie succlavie, che
vanno alle braccia e le due arterie carotidi
comuni, che salgono verso lencefalo e si
biforcano in due rami:
- Carotide esterna
- Carotide interna. questa che entra nella
scatola cranica e si ramifica nei vasi
sanguigni che avvolgono tutto lencefalo.
Due importanti arterie sono larteria cerebrale
media e la cerebrale anteriore che formano il
circolo anteriore.
Oltre a questa parte di vasi sanguigni che vanno
ad ossigenare direttamente lencefalo, dalle
succlavie partono anche le arterie vertebrali, che
vanno alla base della nuca. Nel caso di arteriosi
vertebrale grave queste arterie possono anche
essere occluse con il solo movimento della testa,
cosa che provoca svenimento.

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Larteria cerebrale media quella pi grande. Vascolarizza (ramificandosi) la superficie laterale di


tutto un emisfero (ovviamente ce ne sono due: la destra e la sinistra). Proprio perch ha tantissime
ramificazioni in caso di embolia i sintomi possono essere pi diversi
- Larteria cerebrale anteriore invece va verso linterno: vascolarizza la parte mesiale del lobo frontale
e parietale e giunge anche ad una parte del corpo calloso e alcuni gangli della base
- Larteria cerebrale posteriore vascolarizza
buona parte laterale del lobo temporale
(quindi non mesiale, sta solo in superficie),
pi la parte mesiale del lobo occipitale e la
parte posteriore del corpo calloso.
La circolazione di tutte queste arterie in
comunicazione mediante il circolo di Willis, che si
trova praticamente sotto lencefalo, alla base della
scatola cranica. A livello del circolo di Willis, le due
arterie cerebrali anteriori sono messe in
comunicazione dallarteria comunicante anteriore.
Anche le due arterie cerebrali posteriori
comunicano, attraverso larteria comunicante
posteriore. Quindi si forma un circolo che ha la
forma di una esagono, circa! Lincompletezza
congenita del circolo di Willis abbastanza comune:
non in tutti i soggetti tutte le arterie sono messe in
comunicazione, una di queste vie potrebbe essere
occlusa. Questo fattore ha diverse conseguenze in caso di incidenti cerebrovascolari.
-

37

SISTEMI A PROIEZIONE DIFFUSA


Tra i neurotrasmettitori classici solo:
- Acetilcolina
- Serotonina
- Dopamina
- Noradrenalina
- Istamina (scoperta recentemente)
Danno origine a sistemi a proiezione diffusa, mentre glutammato, glicina e GABA no.
Un sistema a proiezione diffusa caratterizzato dal fatto che tutti i neuroni che liberano un
determinato neurotrasmettitore abbiano tutti il corpo cellulare localizzato in un punto preciso.
Lassone di questi neuroni molto lungo e proietta a distanza.
Distinguiamo:
1.
Sistema noradrenergico (Noradrenalina)
2.
Sistema dopaminergico (Dopamina)
3.
Sistema serotoninergico (Serotonina)
4.
Sistema colinergico (Acetilcolina)
5.
Sistema istaminergico (Istamina)

Catecolamine
Ammine biogene

Il vantaggio dei sistemi a proiezione diffusa poter modulare contemporaneamente le funzioni di pi


cortecce la maggior parte delle funzioni cerebrali! Lalterazione di questi sistemi associata a molte
malattie cerebrali complesse (depressione, schizofrenia, Parkinson, Alzheimer..).
Laltra caratteristica fondamentale la loro alta specificit: sistemi a proiezione diversi vanno a modulare
lattivit si strutture diverse, c alta specificit di dominio.
Anche i livelli di neurotrasmettitore liberati sono finemente modulabili
I sistemi a proiezione diffusa sono stati scoperti solo attorno agli anni 60, in particolare con gli studi su
noradrenalina e dopamina. Queste due molecole a contatto con la formaldeide diventano fluorescente, quindi
ne posso seguire il percorso
nei neuroni.

Sistema
noradrenergico
stato il primo sistema a
proiezione diffusa ad essere
scoperto. Tutti i neuroni che
producono
e
utilizzano
noradrenalina
nella
trasmissione hanno sede nel
LOCUS CERULEUS, che si
trova nel tronco encefalico.
La
noradrenalina
viene
liberata in presenza di

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stimoli nuovi e inaspettati e la sua liberazione stimola ed accelera lattivit neurale (es. in caso di
pericoli) inoltre ha un ruolo anche nelle seguenti funzioni:
- stato di veglia
- ritmi circadiani (ciclo sonno/veglia)
- apprendimento e memoria
- emozioni (stress e ansia)
- umore (gratificazione)
La noradrenalina unammina biogena, ottenuta a partire dalla dopamina e precursore essa stessa
delladrenalina (v. neurotrasmettitori)
Tutti i recettori per la noradrenalina sono metabotropi. Distinguiamo due famiglie:
- Alfa 1 e alfa 2
- Beta 1 e beta 2
Differiscono per il tipo di proteina G ad essi associata
Lazione specifica non dipende solo dalla struttura bersaglio ma anche dal tipo di recettori che su essa sono
presenti.

Sistema dopaminergico
Esistono neuroni che non producono noradrenalina dalla dopamina, ma la liberano direttamente
I recettori del sistema dopaminergico sono tutti metabotropi. Ce ne sono di 3 tipi:
- D1 : attivano lAMPc
- D2 (2,3,4) : regolano lAMPc, presenti soprattutto nella corteccia associativa pre-frontale, quindi con
funzioni complesse. Polimorfismo: non mai uguale, pu assume forme diverse da individuo a
individuo. Considerato il substrato neurale dellindividualit, potrebbe essere uno dei fattori che
determinano le differenze individuali. Proprio per la sua variabilit soggetto a danni
schizofrenia (base genetica)
- D5 : attivano lAMPc
ESISTONO
4
SISTEMI
DOPAMINERGICI
1)SISTEMA NIGRO STRIATALE (v.
gangli della base)

Tutti i neuroni che lo compongono


hanno il corpo cellulare nella
SOSTANZA NERA, che si trova nel
mesencefalo.
Proiettano
principalmente ai gangli della base, in
particolare allo STRIATO. Hanno
funzioni di modulazione dellattivit
motoria. Comprende il 70% dei
neuroni dopaminergici nel nostro
cervello.
Nel morbo di Parkinson questo sistema
sottoposto a danni (morte neuronale),
per cause sconosciute

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(infezione virale? fattori ambientali? predisposizione genetica?) e questo porta ad alterazioni motorie
(tremore a riposo, difficolt iniziare movimenti, alterazioni dellequilibrio). Per alleviare i sintomi infatti si
somministra un precursore della dopamina, la Ldopa, in versione farmaco.
2)SISTEMA MESOLIMBICO
Ha sede nellarea PTA: segmentale ventrale e
proietta
allippocampo
(processi
di
apprendimento e memoria) e ai nuclei della
base: nucleo accumbens (nellessere umano e
nei mammiferi il centro del piacere, tutti i
processi emotivi di gratificazione e piacere sono
mediati da questo sistema. Infatti quello
stimolato dalleffetto di molti tipi di droghe ed
fondamentale per i fenomeni di dipendenza)
3)SISTEMA MESOCORTICALE
Ha sede nellarea PTA: segmentale ventrale e
proietta gli assoni alle cortecce pre-frontali
(sistemi di interazione con laltro) coinvolto:
nella
percezione
sensoriale,
nei
comportamenti motivati (gratificazione e
ricompensa) e nei processi di apprendimento e
memoria. Questo sistema alterato nella
schizofrenia (recettori D2). I farmaci usati
interferiscono con lattivit dei recettori.
4)SISTEMA IPOTALAMO-IPOFISARIO
Regola lipofisi e quindi il sistema endocrino. Il corpo cellulare dei neuroni che lo compongono
nellipotalamo.

Sistema serotoninergico
La serotonina chiamata anche 5
IdrossiTriptamina (5 HT). Il nome
serotonina dipende dal fatto che questo fattore
presente anche nel sangue con funzioni
anticoagulanti.
prodotta a partire dal triptofano, un
amminoacido essenziale che il nostro corpo
non pu produrre e che dobbiamo ingerire con
la dieta.
Tutti i neuroni serotoninergici hanno il
corpo cellulare nel tronco encefalico, nei 9
NUCLEI DEL RAFE, a livello della linea
mediana:
- Ponte e mesencefalo: sono la maggior
parte e proiettano a molte strutture

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Il sistema serotoninergico coinvolto:


- Percezione sensoriale (lesioni ai nuclei del rafe aumentano la reattivit agli stimoli sensoriali)
- Regolazione ritmo sonno-veglia (lesioni ai nuclei del rafe provocano alterazioni nel ritmo sonno
veglia come la perdita del sonno, mentre la somministrazione di serotonina induce il sonno)
- Regolazione comportamento sessuale e alimentare (alterazioni nellanoressia nervosa)
- Correlazione con la regolazione dellumore (la depressione associata con lalterazione dei
sistemi serotoninergici e in parte anche di quelli noradrenalinergici. I farmaci antidepressive spesso
hanno la funzione di inibire il riaptate della serotonina, quindi la serotonina sar presente in quantit
maggiori e continuer ad agire. Altri farmaci, oggi non pi usati sono inibitori delle MAV, enzimi
mono-ammino ossidasi che hanno la funzione di degrada dare il neurotrasmettitore utilizzato in
modo da permetterne il riaptate. Questi farmaci hanno per effetti collaterali: nelle depressioni gravi
le strutture cerebrali funziono in modo diverso, c un inibizione delle aree frontali e un super-lavoro
dellamigdala. Il trattamento farmacologico dovrebbe riportare lattivit di queste strutture nella
norma. MA anche la psicoterapia pu avere il medesimo effetto: modificare a livello biologico
lattivit cerebrale. Ha tempi pi lunghi rispetto le terapie farmacologiche, ma effetti pi duraturi:
impedisce il ripresentarsi di eventi depressivi. Lideale sarebbe combinare i due sistemi.)
C una porzione di neuroni del Rafe anche nel bulbo, che vanno a comunicare con il midollo spinale,
modulando la percezione sensoriale, in particolare del dolore.
Alcune sostanze dabuso vanno a modificare lattivit di questi sistemi:
- ANFETAMINA: simile alla noradrenalina e alla dopamina, andr ad agire su questi due
sistemi.
Si legher agli stessi recettori, attivandoli ed entrando cos nel ciclo del
neurotrasmettitore. Una volta riassorbita dovrebbe essere distrutta dalle MAV ma siccome
solo simile ai veri neurotrasmettitori e non uguale si verificher inibizione del riaptate e di
conseguenza aumenteranno le quantit di noradrenalina e dopamina. Questo genera un
transitorio stato di euforia ed eccitazione ed un aumento dello stato di vigilanza. Tra le conseguenze
dellabuso ci sono:
1) Perdita del sonno
2) Maggiore stimolazione motoria
La tolleranza data dallassuefazione provoca una diminuzione dellefficacia, motivo per cui le dosi
assunte aumentano sempre di pi.
- COCAINA: derivata dalla pianta della coca, agisce come inibitore del riassorbimento della
dopamina. Ha effetti simili, a livello fisico, a quelli della serotonina.
- LSD: agisce sui nuclei del rafe e quindi sui circuiti serotoninergici. Provoca sul cervello un tipo
di attivazione simile a quella presente in fase REM per questo allucinazioni.
LSD stata scoperta per caso da un chimico di nome Hoffman che stava effettuando ricerche su
particolari sostanze presenti nella segale cornuta, un tipo di cereale infestato da un fungo, lergot,
che contiene la sostanza precursore dellLSD. Lobiettivo di Hoffman era ricavare sostanze
utilizzabili come farmaci, ma un giorno per sbaglio aspir un po della sostanza su cui stava
lavorando e questo gli provoc forti allucinazioni. Cos cominci a fare uso di LSD su s stesso per
testarne gli effetti. In seguito LSD trov grande impiego tra gli psichiatri come ausilio nelle sessioni
di psicoterapia: era la versione moderna, chimica, delle droghe sciamaniche allucinatorie. Solo in
seguito la sua diffusione eccessiva (cultura hippie, anni 60) fece s che venisse etichettata come
sostanza dabuso.
- PEYOTE: droga sciamanica con un effetto simile a quello dellLSD.

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Sistema colinergico
Utilizza il neurotrasmettitore acetilcolina. La
biosintesi dellacetilcolina prevede ununica
reazione catalizzata da un enzima, il quale
produce il neurotrasmettitore a partire dalla
colina (una sostanza che devessere introdotta
con la dieta, non producibile) e lacetil
coenzima A. (v. neurotrasmettitori)
I recettori per lacetilcolina possono essere
sia ionotropi che metabotropi. Quelli
ionotropi sono presenti soprattutto a livello del
SNP e della placca muscolare, quelli
metabotropi in particolare a livello del SNC.
La nicotina una sostanza che va ad agire
sui recettori ionotropi dellacetilcolina.
Esistono in particolare 3 sistemi colinergici:
NUCLEO DI MEYNERT: i neuroni qui presenti proiettano alle neocortecce, regolando la maggior
diverse funzioni cerebrali. In particolare regola lo stato di veglia e i processi di attenzione. Una lesione al
nucleo di Meynert produce letargia mentre una iper-stimolazione data da una somministrazione artificiale di
acetilcolina induce agitazione e eccitazione.
NUCLEO DEL SETTO: invia i suoi assoni allippocampo (processi di apprendimento e memoria). Se
lesionato abbiamo difficolt di apprendimento. Se viene somministrata acetilcolina la memoria, entro certi
limiti, potenziata. il circuito alterato nellAlzheimer (cause ancora ignote, nessuna cura. Nelle fasi
iniziali trattata con farmaci inibitori del riaptate dellacetilcolina)
STRUTTURA PONTO MESENCEFALO PEGMENTALE: proietta al diencefalo (talamo e
ipotalamo). coinvolto nella percezione degli stimoli sensoriali e nella regolazione dei ritmi cicladiani.

I SISTEMI SENSORIALI: INTRODUZIONE GENERALE


I sistemi sensoriali svolgono una funzione molto sofisticata, ovvero trasformare in rappresentazioni mentali
gli imput che ci arrivano dallambiente. Lidea base del loro funzionamento risale gi a Kant: la mente
elabora i dati dellesperienza secondo categorie predeterminate (le categorie dellintelletto). Oggi le
neuroscienze dicono che linformazione sensoriale raggiunge il sistema nervoso che la trasforma in un
codice neurale, questo viene elaborato ed interpretato in maniera selettiva per formare una rappresentazione
complessa della realt non si percepisce passivamente, ma si classifica in categorie mentali.
Questelaborazione attiva resa possibile dallesperienza. Proprio perch filtra gli stimoli interpretandoli, il
nostro sistema sensoriale pu essere soggetto ad inganni (illusioni ottico-geometriche), ma la nostra capacit
interpretativa ha radici evolutive, perch ci permette di cogliere gli aspetti essenziali e salienti della realt.
Quindi, il sistema sensoriale:
Traduce gli stimoli sensoriali in correnti elettriche (aurosal attivazione fisiologica)
Elabora attivamente tali stimoli grazie alle conoscenze sia innate che esperienziali
Regola le risposte motorie e lambiente interno
Regola le attivit metaboliche e i ritmi cicladiani.

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Evoluzione: i sistemi sensoriali di organismi pi semplici (meduse) elaborano linfo in modo semplice e sono
in grado di attivare comportamenti utile/dannoso, organismi pi evoluti elaborano molti pi stimoli con una
costante collaborazione tra il sistema sensoriale e quello motorio.
In generale, il percorso seguito dallinfo sensoriale : arriva limput (dallesterno o dallinterno
priopercezione), raggiunge i recettori sensoriali, questi trasformano linfo in impulsi neurali e proiettano o
direttamente al midollo spinale, che media i riflessi e le risposte incondizionate oppure allencefalo.
La prima interfaccia fra output e input sono i recettori. Essi trasformano linformazione sensoriale in impulsi
nervosi (correnti elettriche). Dai recettori le info sono mandate ai neuroni senso primari, che smistano le
informazioni o al SNP o al SNC. I neuroni senso primari trasmettono ai neuroni senso secondari, poi ai
terziari e cos via, inviando linformazione fino al talamo dove si trovano le cortecce sensoriali e da li alle
cortecce associative.
I recettori traducono gli stimoli secondo 4 dimensioni:
- Modalit (tipo di stimolo, inoltre ciascun senso possiede diverse sub-modalit. Es. gusto: dolce,
salato,amaro ecc.)
- Durata (tra linizio e la fine della stimolazione)
- Intensit
- Provenienza (localizzazione spaziale)
MODALITA
Gli stimoli possono essere di natura chimica o fisico/meccanica. I recettori per diversi generi di stimoli sono
specifici, avremo:
- Meccanorecettori
- Chemorecettori
- Termo recettori
- Fotorecettori
Si parla di stimolo adeguato: uno stimolo sensoriale in grado di attivare il neurone con il minimo impiego di
energia. (attenzione: molti tipi di recettori specifici per una modalit possono essere attivati, in maniera
minore, anche da un'altra es. fotorecettori attivati anche da stimoli fisici) Il segnale elettrico generato dal
recettore si dice potenziale di recettore. La sua ampiezza e la sua durata dipendono dallintensit e dal
decorso temporale dello stimolo applicato. Il processo attraverso cui lenergia specifica dello stimolo
(meccanica, chimica ecc..) viene convertita in segnale elettrico detto trasduzione dello stimolo.
I recettori primari e secondari sono quindi di tipi diversi, sono specializzati per trasdurre specifiche forme di
energia (meccanocettori, termocettori..). Vi sono inoltre sub-modalit per ogni senso e ciascuna ha dei
recettori specifici. Ciascun recettore si comporta come un filtro per una gamma ristretta di energia o
larghezza di banda. Per esempio, i singoli fotorecettori non sono sensibili a tutte le lunghezze donda della
luce, ma solo ad una piccola parte dello spettro visibile. In condizioni normali ogni neurone sensoriale
sensibile principalmente ad un solo tipo di energia. Tuttavia non c una specificit assoluta: i diversi tipi di
recettori possono essere pi o meno specifici, a livelli diversi. (es. coni e bastoncelli nella retina rispondono
principalmente a stimoli fotoelettrici ma anche a stimoli meccanici)
La specificit della risposta dei recettori sta alla base del CODICE DELLA LINEA ATTIVATA: il neurone
che contatta il recettore sensoriale specifico per una modalit dello stimolo e dar quindi luogo ad una linea
di segnalazione specifica: attivandolo avr sempre lo stesso genere di sensazione (anche, per esempio, con
una stimolazione artificiale!).

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In base alle diverse modalit si hanno codici neurali diversi: tutte le info vengono trasformati in potenziali
locali di ampiezza variabile in base allintensit dello stimolo (POTENZIALE DI RECETTORE) I
meccanismi di trasduzione dellenergia degli stimoli in potenziali di recettore sono diversi a seconda del tipo
di stimolo fisico (pressione meccanica, stiramento, contatto con sostanze chimiche ecc..)
I recettori possono essere formati o da terminazioni del neurone sensitivo primario oppure da cellule
specializzate fisicamente divise dal neurone senso primario e messe in contatto tramite sinapsi.
I meccanocettori non sono presenti solo sotto la superficie epiteliale, per il tatto, ma anche in alcune aree
cigliate (naso, apparato uditivo..) Funzionano con canali ionici a porta meccanica.
I chemocettori sono sensibili a stimoli chimici (gusto). Funzionano attraverso lapertura di canali ionici a
porta chimica. In modo simile funzionano anche i termo recettori e i fotorecettori in ogni caso leffetto
la produzione di un potenziale dazione.
INTENSITA
Dipende dalla natura chimica dello stimolo e dal suo contenuto energetico.
Le diverse intensit sono tradotte in diverse ampiezze del potenziale locale. Il neurone senso primario poi
trasforma il potenziale locale in potenziale dazione (sempre se raggiunge la soglia) e lo porta a
destinazione. Attraverso il codice di frequenza lintensit dello stimolo viene codificata in numero di
potenziali dazione prodotti. Questa intensit si manifesta anche nel numero di recettori e neuroni attivati e
questo viene definito codice di popolazione. Aumentando la quantit di potenziali dazione, quindi,
proveremo una diversa sensazione oggettiva. Esiste una SOGLIA DI PERCEZIONE, anche se il recettore
raggiunto da stimoli, non sempre si prova una sensazione: devono essere soprasoglia (ez. Spettro della luce
visibile). Entro certi limiti questa soglia variabile da soggetto a soggetto e varia, nello stesso soggetto, in
base alle esperienze fatte ma anche in base alla situazione, alle aspettative ec..
La LEGGE DI STEVENS mette in relazione lintensit della sensazione sperimentata con quella dello
stimolo: I = K (S - So)n
Lo stimolo deve raggiungere una certa soglia: lintensit di stimolazione proporzionale allintensit dello
stimolo stesso. Non tutti gli stimoli sensoriali funzionano cos: ad esempio nella percezione del dolore noi
sentiamo quasi sempre lintensit massima anche se lo stimolo aumenta di poco. Questa unimportante
funzione protettiva, per non sottoporre la zona lesionata ad altri pericoli. Nel sistema uditivo e visivo c una
proporzionalit non diretta, perch percepiamo unampia gamma di stimoli.
DURATA
I neuroni sensoriali primari producono potenziali dazione finch la stimolazione non cessa, ma intervengono
anche meccanismi di adattamento allo stimolo: dopo un po il neurone stimolato smette di produrre nuovi
potenziali dazione, per ricominciare a funzionare quando lo stimolo termina. Questo perch cos si evita di
bombardare lorganismo con informazioni inutili. Tutti i tipi di recettori presentano meccanismi di
adattamento. Tuttavia, ladattamento pu essere pi rapido o pi lento nei diversi recettori
LOCALIZZAZIONE
Innanzitutto, la distribuzione spaziale dei neuroni sensoriali attivati da uno stimolo contiene informazioni
sulla sua sede: a seconda di quali neuroni si attivano, ad esempio per uno stimolo tattile, siamo in grado di
dire se lo stimolo caduto proprio l o un po pi a destra o a sinistra. Questo possibile perch ogni
recettore ha un CAMPO PERCETTIVO: percepisce tutti gli stimoli che cadono allinterno del campo e non
(o comunque meno) quelli fuori.
Il campo percettivo si definisce come la porzione recettiva superficiale la cui stimolazione attiva quel
determinato recettore. Serve per il discernimento spaziale, ovvero ci dice dove cade lo stimolo ed un

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meccanismo comune a tutti i tipi di recettori. Il campo percettivo pu essere pi o meno ampio, un neurone
con un campo recettivo pi ampio discriminer meno gli stimoli rispetto a uno con un campo recettivo pi
piccolo.
Lampiezza del campo recettivo legata anche al numero di neuroni in una determinata regione: se i neuroni
hanno un campo recettivo pi piccolo ne occorrer un maggior numero quindi la corteccia avr una
rappresentazione pi accurata. Questo concetto particolarmente vero per i sistemi somatosensitivo
(maggiore capacit di discernimento spaziale nei polpastrelli V.) e visivo (maggior acuit visiva nella fovea,
V.)
Per quanto riguarda i cosiddetti sensi chimici (gusto e olfatto) e ludito, lorganizzazione spaziale dei
neuroni sensoriali dipende dalla gamma di energia degli stimoli che li attivano. Per esempio, la distribuzione
dei recettori acustici in relazione con la frequenza dei suoni a cui sono primariamente sensibili i recettori.
Nel caso del gusto e dellolfatto i recettori che possiedono specifiche sensibilit chimiche sono situati in parti
diverse della superficie recettoriale della lingua e delle cavit nasali.
Dai recettori prendono origine due diversi tipi di sistemi:
- Convergenti: pi recettori inviano le info ad un unico neurone senso primario, si chiama cos perch
le info convergono su un unico neurone senso primario.
Questo ha dei vantaggi: quando lo stimolo che arriva ad un recettore molto debole, questo non in
grado di attivare un potenziale dazione nel neurone senso primari. Ma se pi stimoli arrivano da pi
recettori allora il potenziale si forma. Il sistema convergente ad alta sensibilit: ad es per il sistema
visivo gli stimoli deboli notturni sono colti dai bastoncelli che, usando un sistema convergente
permettono di vedere anche stimoli deboli.
Ci sono anche svantaggi: questo sistema ha una scarsa capacit di discriminazione degli stimoli: il
neurone senso primario che si attiva sempre lo stesso e quindi non possiamo riconoscere quali
recettori hanno percepito gli stimoli e quali no.
- Divergenti: un unico recettore manda info a pi neuroni senso primari,oppure un recettore invia ad
un unico neurone senso primario.
Vantaggi: alta capacit di discriminazione, sappiamo esattamente su quale recettore caduto lo
stimolo.
Svantaggi: bassa sensibilit gli stimoli deboli arrivano ad un unico recettore, non si sommano con
niente e quindi non producono un potenziale dazione nel neurone senso primario.
TRASMISSIONE DEGLI STIMOLI:
I sistemi sensoriali hanno un piano organizzativo comune.
Recettore neurone senso primario talamo corteccia
In tutti questi passaggi linformazione viene elaborata! Come?
I sistemi sensoriali elaborano le info a livello di nuclei di ritrasmissione disposti in serie. Essi hanno la
funzione di elaborare preliminarmente le info e stabilire se trasmetterle o meno alla corteccia (si filtra il
rumore di fondo). Schematicamente avviene questo: pi neuroni primari mandano linformazione ad un
unico neurone secondario (convergenti), il cui campo percettivo sar la somma di quelli dei neuroni primari
che gli porteranno le info. In realt questo uno schema, di solito le cose sono pi complesse:
contemporaneamente alcuni neuroni primari possono andare ad attivare un interneurone inibitori che inibisce
il neurone sensoriale secondario. Quindi il campo percettivo del neurone secondario sar dato dalla somma e
sottrazione tra la parte eccitatoria e la parte inibitoria. (la posizione dellarea eccitatoria e di quella inibitoria
dipende dai neurotrasmettitori liberati nella varie zone del neurone, di solito abbiamo parte eccitatoria al
centro ed inibitoria in periferia, ma pi raramente pu accadere anche il contrario.)

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Questo si ripete per ogni passaggio, quindi il campo percettivo dei neuroni sensoriali secondari, terziari ecc
sar sempre pi complesso! Questo meccanismo aumenta la capacit di discriminare tra gli stimoli:
possibili capire su quali recettori sono caduti gli stimoli anche se due neuroni senso primari hanno trasmesso
allo stesso neurone senso secondario.
Nella figura 1) il neurone senso secondario ha un campo
percettivo che semplicemente la somma dei due campi
percettivi dei neuroni senso primari: tutto il campo
percettivo eccitatorio, quindi non posso discriminare da
quale dei due neuroni senso primari arrivato lo stimolo.
Nella figura 2) c invece quello che avviene in realt:
siccome il campo percettivo del neurone senso
secondario risultato dalla somma delle aree eccitatorie e
dalla sottrazione di quelle inibitorie, allora potr
riconoscere su quale neurone senso primario caduto lo
stimolo.
Gli interneuroni inibitori vengono attivati mediante tre differenti circuiti:
- Inibizione anterograda (o feed-foreward): le fibre afferenti dai recettori o da neuroni di
ritrasmissione di ordine inferiore stabiliscono connessioni con interneuroni inibitori che si
connettono con neuroni di proiezione (di solito funziona secondo i meccanismi dellinibizione
laterale v.). Questo tipo di inibizione dal basso verso lalto fa s che le fibre afferenti pi attive
provochino una diminuzione dei segnale efferenti dai neuroni a proiezione contigui che sono meno
attivi chi vince prende tutto!
- Inibizione a feed-back: sono gli stessi neuroni a proiezione meno attivi che limitano lattivit di
quelli pi attivi. Questo fa s che si creino, allinterno del sistema nervoso centrale, zone con
differenti livelli di attivit: una zona centrale di neuroni molto attivi, circondata da unaltra zona, a
forma di anello, di neuroni meno attivi. Queste interazioni fra neuroni forniscono un contributo ai
meccanismi dellattenzione selettiva.
INIBIZIONE LATERALE
I neuroni secondari, terziari ecc nel trasmettere al
neurone bersaglio successivo nella catena di
elaborazione possono avere azione eccitatoria
diretta o stimolare un interneurone inibitorio che
va a inibire, lateralmente, il neurone a fianco.
Perch questo meccanismo? Serve a selezionare
le informazioni significative! Il sistema
impedisce a stimoli laterali di arrivare alle fai pi complesse di elaborazione. Quindi lo stimolo centrale
privato delle interferenze e percepito in maniera migliore, pi netta: le altre informazioni sono silenziate.
Gli stimoli vengono discriminati in base allintensit: gli stimoli pi intensi saranno percepiti in modo pi
focalizzato perch gli interneuroni inibitori laterali impediranno che gli stimoli meno intensi interferiscano:
in caso contrario si percepirebbe uno stimolo diffuso ma non si riuscirebbe a capire n lintensit n la
provenienza.
Laltra funzione dellinibizione laterale pertanto renderci in grado di distinguere fra stimoli diversi.

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TALAMO
Tutti i sistemi sensoriali (eccetto lolfatto) passano dal talamo. Il talamo formato da differenti nuclei: le
diverse info sensoriali arrivano a nuclei talamici differenti. Ma non solo: allinterno di una singola modalit
sensoriale abbiamo sub-modalit differenti (es gusto: amaro, dolce, salato..) che vengono tenute, a livello del
talamo, anatomicamente separate in quanto vengono inviate a porzioni diverse di un determinato nucleo
talamico. (solo a livello della corteccia sensoriale saranno poi integrate). I nuclei talamici a loro volta inviano
le info alla corteccia sensoriale primaria, ciascuna modalit sensoriale ha una corteccia sensoriale primaria
specifica. In particolare esse sono:
- Corteccia visiva primaria V1: lobo occipitale
- Corteccia somato-sensoriale primaria: lobo parietale
- Corteccia uditiva, olfattiva e gustativa primarie: tutte nel
lobo temporale.
Esse servono ad elaborare gli aspetti pi semplici delle info
sensoriali: parti diverse della periferia sensoriale inviano ad aree
diverse della corteccia sensoriale. I neuroni di una determinata parte
della periferia sensoriale si possono rappresentare come colonne
(ciascuna formata da 6 strati con citoarchitettura diversa: si tratta di
neocorteccia). Nella corteccia sensoriale primaria viene disegnata
una mappa che serve per localizzare spazialmente gli stimoli in
maniera precisa (es. homunculus: mappa somatosensoriale
spaziale). A diverse aree della corteccia arrivano quindi info diverse sulle sub-modalit dello stimolo
sensoriale: ancora separate anatomicamente.
Dalle cortecce sensoriali primarie linfo inviata alle CORTECCE DI ORDINE SUPERIORE che nelluomo
aumentano molto la loro estensione rispetto agli altri animali. Le informazioni elaborate dalle diverse
cortecce qui vengono integrate ed elaborate in una rappresentazione unica e complessa.
Il sistema sensoriale quindi ha un organizzazione:
- Gerarchica: sistemi inferiori elaborano aspetti pi grezzi dellinformazione e poi inviano a sistemi
superiori
- In parallelo : pu portare pi informazioni contemporaneamente.
Linformazione viene scomposta a livello dei recettori e solo alla fine le cortecce di ordine superiore la
integrano in una rappresentazione complessa. Le diverse sub modalit (es. vista: colore, movimento ecc)
sono portate da vie in parallelo e poi rimesse insieme solo alla fine.
Recentemente si scoperto che le cortecce sensoriali non ricevono soltanto vie afferenti, ma inviano anche
vie discendenti alla periferia. Probabilmente questo meccanismo serve per il feedback sensoriale e va a
regolare il flusso di info che salgono per discriminare quali stimoli importante sentire meglio o peggio: a
loro volta infatti le cortecce sensoriali primarie sono collegate ai sistemi attenzionali, che decidono dove
dirigere lattenzione.

SISTEMA SOMATOSENSORIALE
a sua volta composto di pi sistemi e porta informazioni riguardanti diverse modalit:
1. Sistema tattile
2. Sistema priopercettivo: percezione delle posizione del nostro corpo nello spazio, del livello di
contrazione dei muscoli, della sensazione della nostra corporeit

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Questi due sistemi sono di solito considerati insieme perch entrambi si servono di meccanorecettori e usano
le stesse vie.
1. Sistema termico
2. Sistema dolorifico
Anche questi due sistemi si considerano di solito insieme, sia per il tipo di recettori, sia per le vie afferenti.

1.SISTEMA TATTILE
Si occupa della percezione di tutti gli stimoli che vengono a contatto con la nostra cute. La sensibilit tattile
non uniforme lungo tutta la superficie corporea: pi sviluppata nella cute glabra priva di peli delle dita,
delle palme delle mani, della pianta dei piedi e delle labbra, al contrario meno sul torace e sulle gambe. La
cute glabra caratterizzata per la presenza di creste formate da pliche dellepidermide disposte in modo
regolare, formando le impronte digitali.
Tutti i recettori per il tatto sono meccanocettori. Vengono attivati in due modi: dallinfossamento della cute o
dal movimento di uno stimolo sulla superficie cutanea. Sono formati dalla terminazione libera dellassone
ramificato del neurone senso primario. Queste ramificazioni possono essere di due tipi:
- Libere
- Rivestite di una capsula che filtra il segnale ed eventualmente lo amplifica
Possono differire anche per la diversa posizione nel tessuto cutaneo, pi superficiali o pi profondi, per un
totale di 4 tipi diversi di recettori:
- Superficiali: hanno un campo percettivo pi piccolo, quindi discriminano molto bene le
caratteristiche degli stimoli con cui vengono in contatto. ( liscio, ruvido). Abbiamo i recettori
di Meissner (terminazione con capsula, recettore a rapido adattamento) e i recettori di Merkel
(terminazione libera, lento adattamento).
- Profondi: hanno un campo percettivo pi ampio, servono per una prima elaborazione globale dello
stimolo. ( arrotondato, spigoloso). Sono tendenzialmente pi grandi e meno numerosi dei
recettori superficiali. Ci sono due tipi di recettori: il corpuscolo del Pacini (con capsula, a rapido
adattamento: risponde allinfossamento rapido della cute ma non alla pressione stazionaria) e il
recettore di Ruffini (senza capsula, a lento adattamento: risponde allo stiramento della cute)
- Oltre a questi ci sono anche due tipi di recettori presenti solo sulla cute con peli: il recettore del
follicolo pilifero (risponde al movimento dei peli) e il recettore di campo (localizzato in particolare
sopra le articolazioni delle dita, del polso e del gomito, rileva lo stiramento della cute quando
larticolazione viene flessa)
A seconda dellampiezza dei campi percettivi e della numerosit dei recettori si discriminano meglio o
peggio gli stimoli. Inoltre i recettori differiscono anche per la rapidit di adattamento: quelli a rapido
adattamento si adattano velocemente agli stimoli e quindi smettono di scaricare, per questo servono per
rilevare le variazioni, linizio e la fine dello stimolo. Quelli a lento adattamento invece continuano a scaricare
per un tempo pi lungo e quindi rilevano gli stimoli prolungati.
La dimensione dei campi recettivi, oltre che alle propriet funzionali dei diversi tipi di recettori, dipende
anche dalla regione del corpo in cui questi recettori si trovano: avremo campi recettivi globalmente pi
piccoli a livello dei polpastrelli e della cute glabra e campi pi grandi a livello del tronco.
I neuroni senso primari del sistema tattile sono neuroni a T: lassone ramificato da una parte forma i
recettori, dallaltra parte porta linfo al midollo spinale formando la fibra afferente primaria, che trasmette
prima al midollo spinale e da l al tronco encefalico. Hanno il corpo cellulare nei gangli della radice
dorsale (tutte le info sensoriali arrivano dalla parte dorsale e salgono verso lencefalo, formando le colonne
dorsali di sostanza bianca). Nel midollo spinale possiamo identificare diversi metameri che ricevono le info

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da una specifica parte dellepidermide. Larea cutanea innervata dalle fibre nervose di una redice dorsale
viene detta dermatomero.
Dopo il loro ingresso nel midollo spinale gli assoni dei neuroni senso primari possono fare due cose: la
maggior parte proietta ai nuclei del tronco encefalico, mentre una piccola parte si sposta a livello ventrale del
midollo spianale e va a formare i circuiti dei riflessi.
La via che proietta di nuclei del tronco encefalico si chiama VIA LEMNISCO MEDIALE. A livello dei
segmenti del midollo spinale pi vicini al cranio, la via afferente si divide in due fascicoli: il fascicolo
gracile, che va al nucleo gracile e il fascicolo cuneato che va al nucleo cuneato (neuroni senso secondari)
del TRONCO ENCEFALICO. Da l poi la via ridiventa unica e si chiama, appunto, via lemnisco mediale, e
a un certo punto incrocia, formando un chiasma e terminando nel nucleo ventro basale del TALAMO. Il
talamo a sua volta proietta alla corteccia somatosensoriale primaria.
Anche il nucleo del trigemino, situato nel ponte, riceve info sensitive somatosensoriali, ma non attraverso il
midollo spianale, perch riceve dalla faccia e dallo scalpo (quindi si tratta di unaltra via). A questo livello (e
in realt ancora fino alla corteccia somatosensoriale primaria) le informazioni sulla disposizione spaziale dei
recettori attivi vengono mantenute separate.
CORTECCIA SOMATOSENSORIALE
La corteccia sensoriale primaria riceve le info dal talamo. Si
trova nel lobo parietale.
La primaria formata da diverse aree di Broadmann (1, 2, 3a,
3b) le stazioni che ricevono dal talamo sono la 3a e la 3b (dal
nucleo ventro basale): ricevono, ovviamente, con il 4 strato e
poi le info vengono inviate alle aree 1 e 2 che elaborano
ulteriormente linformazione per poi inviare alla corteccia
secondaria.
Queste aree lavorano insieme, tuttavia si differenziano in parte
anche per il tipo di stimoli che elaborano: ricordiamo che a
questa corteccia giungono le info tattili, priopercettive e
termiche, anche se ciascuna usa vie diverse.
La corteccia primaria invia le info parzialmente elaborate alla
corteccia sensoriale secondaria, sempre nel lobo parietale (dietro
la scissura di Rolando).
Altre aree per lelaborazione superiore che ricevono
informazioni tattili sono:
- La corteccia dellinsula, che proietta al lobo temporale,
aree importanti per la memoria tattile
- La corteccia parietale posteriore, che riceve ed integra
info provenienti da pi modalit sensoriali (tatto, priopercezione, vista). (coinvolta nel neglect, v.
sotto)
Nella corteccia sensitiva primaria le informazioni tattili riguardati diverse aree del corpo sono tenute
anatomicamente separate: si forma quindi una precisa mappa spaziale (HOMUNCULUS SENSORIALE) in
cui le diverse aree non sono rappresentate in modo equivalente, ma in modo sbilanciato, cos che le aree in
cui sono presenti recettori che discriminano pi finemente gli stimoli saranno sovra rappresentate rispetto
alle altre. Tutto questo ovviamente ha matrice evolutiva, sono sovra-rappresentate le aree che devono
percepire meglio! La capacit di risoluzione spaziale della corteccia cerebrale correlata con la densit di
innervazione della cute: pi afferente vengono ricevute da unarea del corpo e pi quellarea sar

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rappresentata nel dettaglio. Contemporaneamente, pi unarea sottoposta a stimoli, pi si formeranno


nuove vie afferenti per segnalare questi stimoli e quindi larea cerebrale corrispondente diventer pi grande
e pi complessa.
Si suppone che lhomunculus sensoriale si formi gi durante la gestazione fetale, per via della posizione in
corteccia in cui sono rappresentate alcune aree corporee (larea per
i genitali vicino a quella per i piedi! Come avviene durante il
periodo fetale, in effetti..)
Questa mappa rimane plastica, in realt, per tutta la durata della
vita (anche se ovviamente da adulti le modifiche sono meno
globali e meno rapide che nei bambini: vedi fenomeno dellarto
fantasma e vari esperimenti sui topolini (neuropsico). La
sproporzione della mappa somatosensoriale un tratto comune a
tutti gli animali. Il primo a descrivere lhomunculus sensoriale fu
Penfield, il quale conduceva degli studi sulla cura dellepilessia:
osserv come, ogni volta che andava a stimolare il lobo parietale i
pazienti avevano sensazioni tattili in diverse parti del corpo. Egli
mappo queste strutture e distinse anche la corteccia somatosensoriale primaria da quella secondaria (aveva
bisogno di una stimolazione di intensit maggiore e dava sensazioni di tipo diverso, meno localizzate)
La funzione della corteccia primaria, quindi, localizzare lo stimolo: dirci da dove arriva la sensazione. I
neuroni della corteccia primaria sono disposti in colonne corticali, ciascuna elabora una certa porzione
sensoriale. Attenzione: i campi recettivi dei neuroni di una colonna non sono tutti identici, questo anche
perch la grandezza e la complessit dei campi recettivi viene modulata dagli stimoli esperiti. Tuttavia essi
hanno un centro comune, in modo da poter elaborare le info da una determinata zona cutanea.
Oltre a condividere la stessa area cutanea circoscritta dalla quale ricevono informazioni, tutti i
neuroni di una colonna generalmente rispondono ad una sola modalit di stimolazione: pressione, tatto,
variazioni termiche (in una certa misura anche gli stimoli dolorifici). Questo possibile perch le info
relative alle varie modalit somatosensitive sono trasmesse da vie anatomicamente diverse.
NEURONI CORTICALI
Per produrre la sensazione coerente di un
oggetto il sistema nervoso deve integrare
informazioni scomposte: provenienti
da un grande numero di recettori, e di
tipo diverso. Svolge questa integrazione
grazie a 4 propriet:
1. I campi recettivi dei neuroni
diventano progressivamente maggiori
ad ogni livello di elaborazione. Siccome
i neuroni corticali sono bersaglio di pi
neuroni convergenti, il loro campo
percettivo deriva dalla somma dei
neuroni sottocorticali: sar quindi pi
grande di quello dei neuroni primari e
secondari. Man mano che linformazione

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viene elaborata e sale verso strutture pi complesse (quindi prima dalle aree 3 e 3b di Broadmann e poi
dalle aree 1 e 2), pi neuroni tendono a convergere su un unico bersaglio, quindi i campi recettivi si fanno
sempre pi grandi e complessi.
2. I campi recettivi, oltre che pi grandi, diventano anche pi complessi grazie allazione di reti
inibitorie
3. Di conseguenza i neuroni rispondono a stimoli via via pi complessi. Questo meccanismo fa s che la
precisione spaziale sia elaborata nelle prime fasi e, man mano che si sale, si perda di precisione ma si
guadagni in capacit di formarsi una rappresentazione globale. Man mano che linfo viene elaborata, non
avremo pi neuroni che scaricano in risposta ad una stimolazione in un determinato punto, ma avremo
neuroni che scaricano in risposta allorientamento di un oggetto, alla direzione di un movimento sulla cute, le
propriet superficiali ripetute di un oggetto.. ecc.
4.Le info relative a diverse sub modalit convergono su singoli neuroni delle aree corticali associative.
I campi recettivi dei neuroni sono plastici, possono modificarsi in seguito a modifiche fisiche
(potenziamento/perdita di un arto).

2.SISTEMA PRIOPERCETTIVO
La priopercercezione la capacit di percepire la posizione dei nostri arti (langolo di articolazione, la
contrazione e la lunghezza) e quindi la posizione del nostro corpo nello spazio anche in assenza di stimoli
visivi. Nel nostro corpo sono presenti recettori sensoriali (meccanocettori) che monitorano lattivit dei
muscoli, secondo due parametri: lunghezza e tensione (ovvero forza applicata). In particolare distinguiamo:
- Fusi neuromuscolari: misurano la
lunghezza. Sono piccoli recettori
sensitivi provvisti di una capsula, di
forma allungata, situati nelle parti
carnose dei muscoli. Si trovano
allinterno dei nostri muscoli, disposti
parallelamente alle fibre muscolari,
quindi ne misurano la lunghezza come
un righello: quando le fibre si
allungano, si allungano anche i fusi.
Le terminazioni dei neuroni senso
primari avvolgono i le fibre muscolari
intrafusali, formando i meccano
recettori. La sensibilit dei fusi neuromuscolari parzialmente regolata da degli specifici
motoneuroni, detti motoneuroni gamma, che li innervano.
- Organo tendino del Golgi: misura la forza. Si trovano allinterno dei tendini (quindi in serie rispetto
alle fibre muscolari), misurano la forza con cui il tendine tira o allunga il muscolo.
I recettori dellorgano tendino del Golgi hanno una conformazione simile a quella dei fusi
neuromuscolari, ma si trovano nei tendini.
- Ci sono poi recettori presenti a livello delle capsule articolari, che sono sensibili alla flessione o
allestensione delle articolazioni.
Le informazioni sensoriali dal fuso neuromuscolare e dallorgano del Golgi arrivano al midollo spinale
tramite le radici dorsali e salgono fino al talamo e alla corteccia somatosensoriale SI e SII con le stesse vie
del sistema tattile (via lemnisco-mediale): per questo si parla di SISTEMA TATTILE
PRIOPERCETTIVO.

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Dalle cortecce sensoriali primarie linfo va alla CORTECCIA PARIETALE POSTERIORE. una
corteccia associativa, riceve informazioni sia dalle cortecce tattili-priopercettive che da quelle visive. Le sue
funzioni quindi sono: segnalare la posizione del corpo nello spazio e localizzare gli oggetti nello spazio in
modo indipendente dalla nostra posizione. (questa corteccia coinvolta nei danni che portano a Neglect)

3. SISTEMA TERMICO
Le sensazioni di caldo e di freddo sono mediate dai termocettori. I recettori termici modulano la loro
frequenza di scarica in funzione della temperatura. A temperatura costante hanno unattivit tonica, scaricano
potenziali dazione a frequenza costante in funzione della temperatura rilevata. A differenza dei
meccanocettori, che sono silenti in assenza di stimoli tattili, i recettori per il freddo e per il caldo generano
continuamente potenziali dazione a bassa frequenza, quando la temperatura cutanea ad un valore normale.
Se la cute viene riscaldata o raffreddata lentamente la frequenza di scarica si modifica di conseguenza.
Ciascuna classe di recettori inoltre ha una temperatura di picco per cui scarica in maniera preferenziale
quando ci sono delle brusche variazioni. Ovviamente la temperatura cutanea percepita deriva dallattivit
globale di tutti i termocettori.

4.SISTEMA DOLORIFICO
La percezione del dolore protettiva, serve per segnalare la presenza di stimoli potenzialmente pericolosi,
per fare in modo che, se c una porzione di tessuto lesa, spostiamo larto ed evitiamo cos ulteriori danni:
una funzione evolutiva. necessario distinguere, tuttavia, tra la percezione del dolore e i meccanismi nervosi
alla base della nocicezione: la percezione molto personale ed mediata da diversi fattori, non sempre
lattivazione di determinati recettori provoca una sensazione di dolore (a differenza di quanto avviene per il
tatto, ad esempio)
Il dolore pu essere persistente (utile, perch segnala la presenza di una patologia) o cronico (in assenza di
patologie visibili, non utile). Il dolore persistente pu essere ulteriormente suddiviso in nocicettivo (insorge
in seguito allattivazione diretta dei nocicettori della cute o dei tessuti molli prodotta da una lesione tissutale)
e neuropatico (provocato da lesione dirette di fibre nervose periferiche e centrali)
I recettori per il dolore si dicono nocicettori e derivano tutti dalle terminazioni libere dei neuroni senso
primari. Si possono dividere in tre classi:
- Termici: sensibili a temperature estreme (> 45C o < 5C). Conducono rapidamente
- Meccanici: sensibili a stimoli meccanici di
elevata intensit. Conducono rapidamente
- Polimodali: sensibili a stimoli termici, meccanici
e chimici. Conducono pi lentamente,
responsabili del dolore sordo.
Queste tre classi di nocicettori si distribuiscono
estesamente sia sulla cute che nei tessuti profondi e spesso
operano insieme.
Da questi recettori possono dipartirsi due tipi di fibre
afferenti verso il sistema nervoso:
- Ricoperti da guaina mielinica. Conducono gli
impulsi pi rapidamente, quindi servono per
percepire il dolore acuto
- Non ricoperti da guaina (amelinici). Conducono
pi lentamente, servono per il dolore sordo.

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Quando abbiamo un danno tissutale percepiamo prima un dolore acuto (lampo di dolore) e poi un dolore pi
sordo e prolungato. Questo perch le diverse sensazioni sono mediate da fibre afferenti diverse (ma
provengono dallo stesso tipo di recettori).
Esistono poi i cosiddetti nocicettori silenti che si trovano nei visceri. Di norma non sono attivati dagli
stimoli nocivi, ma la loro soglia viene abbassata in maniera considerevole dai processi infiammatori e da
varie sostanze chimiche.
Fibre afferenti
Le fibre afferenti dai nocicettori terminano nel corno dorsale del midollo spinale. Esso suddiviso in 6
lamine o strati, nei diversi strati terminano fibre afferenti di tipo diverso (a conduzione lenta o rapida) e a
loro volta partono diverse vie afferenti verso lencefalo. In particolare allo strato V giungono afferenze sia
dai nocicettori cutanei, sia dai recettori viscerali (non per il dolore, recettori chimici). Questo speiga il
fenomeno del DOLORE RIFERITO il dolore (nel senso di danno tissutale) agli organi interni non pu
essere provato direttamente, ma viene riferito ad un arto. (es. infartotorace e braccio sinistro) Proprio
perch le afferenze di due cose diverse arrivano alla stessa lamina V, i centri superiori non sono in grado di
discriminare la fonte dei segnali afferenti ed attribuiscono erroneamente il dolore alla cute, forse perch di
norma i segnali cutanei sono predominanti rispetto a quelli viscerali.
La trasmissione sinaptica fra nocicettori e neuroni del corno dorsale avviene attraverso sinapsi chimiche che
utilizzano come neurotrasmettitore il glutammato e altri neuropeptidi.
Patologie legate al dolore
Patologie legate al dolore: allodinia (il dolore viene provocato da stimoli che in condizioni normali sono
innocui), iperalgesia (risposta eccessiva agli stimoli dolorifici). Liperalgesia pu essere di origine sia
periferica che centrale.
- Iperalgesia periferica o primaria: dovuta a un fenomeno detto sensibilizzazione per cui a seguito di
ripetute applicazioni di stimoli meccanici nocivi i nocicettori situati nelle vicinanze dellarea
stimolata, che erano previamente insensibili, iniziano a rispondere agli stimoli. Si ritiene che questo
meccanismo sia innescato dalla liberazione di varie sostanze chimiche da parte delle cellule lesionate
e dei tessuti circostanti la sede della lesione. Ha una funzione protettiva: aumenta la sensibilit a
zone gi colpite da danni per evitarne di nuovi. (viene inibita mediante inibizione allosterica dagli
antiinfiammatori)
- Iperalgesia di origine centrale. Quando c un danno tissutale grave e persistente, le fibre per il
dolore sordo scaricano in modo ripetitivo e la risposta dei neuroni del corno dorsale aumenta
progressivamente. Questo pu indurre modificazioni a lungo termine dei neuroni del corno dorsale,
simile al potenzialmente a lungo termine. Si parla di sensibilizzazione centrale. Queste modifiche
riguardano sia la soglia di eccitabilit dei neuroni che le loro propriet biochimiche e possono
provocare la comparsa di dolore spontaneo e/o la diminuzione della soglia per linsorgenza del
dolore. (pi provo dolore, pi sar sensibile ad esso!!!)
Questo fatto risulta evidente nel caso del dolore dellarto fantasma (v.)
Vie ascendenti
Le informazioni relative alle alterazioni tissutali vengono ritrasmesse dal midollo spinale al talamo e alla
corteccia cerebrale attraverso cinque vie ascendenti:
- Tratto spinotalamico. La via pi sviluppata, incrocia e proietta al talamo a livello contro laterale.
In realt si divide ancora in due tratti: tratto paleospinotalamico (pi antico, va al nucleo ventro
basale) e tratto neospinotalamico (massimo sviluppo nei primati, va ai nuclei ventrale

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posterolaterale e posteromediale). Questultima via, proprio perch di pi recente evoluzione,


svolgerebbe funzioni pi complesse.
- Tratto spino reticolare. Termina sia nella formazione reticolare che ad alcuni nuclei del talamo
- Tratto spino mesencefalico. Tra le altre strutture proietta ai nuclei parabrachiali che a loro volta
ritrasmettono allamigdala: si ritiene che questa via contribuisca alla componente affettiva del
dolore.
- Tratto cervicotalamico
- Tratto spino ipotalamico: proietta al sistema nervoso autonomo, media alcune risposte
cardiovascolari ed endocrine
Le informazioni nocicettive giungono quindi al talamo dove sono elaborate da due gruppi di nuclei: i gruppi
nucleari laterale e mediale, che elaborano componenti diverse dello stimolo.
Corteccia cerebrale
A questo punto sono mandati in corteccia. Recentemente si data molta pi attenzione al ruolo della
corteccia cerebrale nella percezione del dolore: il dolore unesperienza complessa che viene influenzata
dallesperienza e dal contesto in cui gli stimoli vanno ad operare. Gli stimoli dolorifici sono elaborati da
neuroni presenti nella corteccia somatosensitiva e da altre due regioni: il giro del cingolo (componente
emozionale) e la corteccia dellinsula.
Modulazione del dolore
La percezione del dolore pu essere anche controllata da meccanismi centrali.
Il primo sito di modulazione si
trova nel midollo spinale,
attraverso le interconnessioni
tra le vie afferenti nocicettive e
quelle non nocitettive. Si parla
di controllo a cancello. In
pratica le fibre che portano
afferenze
non
nocicettive
(riferite per esempio alla
pressione) vanno a terminare, in
alcune lamine del midollo
spinale, su interneuroni inibitori
che impediscono ai neuroni
senso secondari per il dolore di
trasmettere le info alle strutture
superiori:
chiudono
il
cancello e fanno s che il dolore sia percepito in maniera pi lieve. Questo il motivo per cui, per esempio,
premere la mano sul punto dove ho preso una botta riduce il dolore acuto.
Un altro tipo di modulazione pu avvenire a livello centrale, ed quello mediato da peptidi oppiodi. Gli
studi e le scoperte in questo senso hanno preso origine dalle propriet delle sostanze derivate dalloppio
(come la morfina) che sono note da secoli come potenti analgesici. Il nostro SNC possiede recettori specifici
per gli oppioidi e sono state identificate tre molecole (oppioidi endogeni) che si legano ad essi con effetto
analgesico: le encefaline, la -endorfina e le dinorfine. Queste molecole sono liberate dal sistema nervoso in
condizioni di stress. Quindi ci che fa la morfina mimare leffetto dei peptidi endogeni attivando gli
stessi recettori, che vanno ad attivare vie discendenti inibitorie che modulano la trasmissione dei segnali
nocicettivi.

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Ma lo stress induce analgesia sia per mezzo di meccanismi mediati da peptidi oppiodi che mediante
meccanismi di altra natura e non tutti sono ancora chiari. Questo perch estremamente adattivo che, in
determinate situazioni, le reazioni tipiche al provare dolore (ritrarsi, fuggire, restare immobili ecc..) vengano
inibite in modo da garantire maggiori probabilit di sopravvivenza allindividuo.

IL SISTEMA VISIVO
LOCCHIO
una sfera piena di fluido circondata da tre strati
di tessuto:
Retina. Pi interno, contiene i neuroni
sensibili alla luce
Tratto uveale. Intermedio. Si compone
di:
o Coroide. Ricco letto capillare con
la funzione di rifornire di sangue
e quindi nutrire i fotorecettori
della
retina
e
elevata
concentrazione di melanina
o Corpo/muscolo ciliare. Anello di
tessuto muscolare e vascolare
(produce il fluido che rende
umido locchio) che circonda il
cristallino
o Iride. Contiene due gruppi di
muscoli che regolano lapertura
della pupilla
Sclera. Pi esterno. Tessuto fibroso
bianco che nella parte frontale dellocchio
si trasforma in cornea trasparente
Oltrepassata la cornea e prima di colpire il cristallino i raggi luminosi passano attraverso due ambienti
liquidi:
Camera anteriore, piena di umor acqueo, lo drena grazie alle cellule specializzate del limbo (Tra
iride e cornea). Un drenaggio insufficiente allorigine del glaucoma.
Camera posteriore, che produce lumor acqueo.
Tra la parte posteriore del cristallino e la retina c una sostanza gelatinosa che si chiama umor vitreo.
Mantiene la forma dellocchio e svolge funzioni di smaltimento rifiuti. Accumuli di scorie troppo numerosi
danno origine a macchie nella visione, tipiche degli anziani.
Formazione di immagini sulla retina
Le immagine che vengono viste dallocchio sono:
- Doppie
- Capovolte
- Bidimensionali

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Rispetto alloggetto reale osservato. lelaborazione a livello del sistema nervoso centrale che permette di
interpretare e ricostruire loggetto in modo corretto.
La luce attraversa tre strati di tessuto diversi prima di giungere alla RETINA dove si trovano i
fotorecettori che trasformeranno linfo visiva in impulsi nervosi. Questi tre strati sono: 1)CORNEA,
attraversa un foro che la PUPILLA va al 2)CRISTALLINO, attraversa una sostanza gelatinosa che
si chiama 3)UMOR VITREO e finalmente arriva sulla RETINA.
La funzione di cornea e cristallino riflettere la luce con un angolo tale da ottenere un immagine a
fuoco sulla retina. In particolare questo compito svolto dalla cornea, ma il cristallino ha il vantaggio di
essere regolabile con rifrazioni dinamiche chiamate accomodazioni. (la cornea per ha anche una funzione
protettiva, in quanto formata da un tessuto simile a quello dellepidermide)
La luce attraversa prima la cornea, poi giunge al cristallino passando attrverso un foro che la
pupilla. Anche la pupilla contribuisce alla messa a fuoco, modificando la sua dimensione, grazie alla
muscolatura delliride: quando vi poca luce diventa pi grande, quando vi tanta luce pi piccola. Le
dimensioni della pupilla sono regolati per via nervosa attraverso le divisioni simpatica e parasimpatica del
sistema motorio viscerale, a loro volta modulate da vari centri nel tronco encefalico
Il cristallino deve mettere a
fuoco limmagine in modo da
proiettarla sulla retina.
Come fa il cristallino a mettere
a
fuoco
limmagine?
Cambiando
la
sua
conformazione!Visione distante:
cristallino appiattito e sottile,
minima rifrazione. Visione vicino:
cristallino spesso e arrotondato,
massima rifrazione. I cambiamenti
sono dovuti al muscolo ciliare che
circonda il cristallino. Le fibre
zonulari, attaccate al muscolo
ciliare, mantengono il cristallino fermo. Quindi come se ci fosse tira e molla tra le fibre che lo tirano e il
cristallino che tende ad assumere forma arrotondata. la tensione delle fibre zonulari ad essere modificata
dal muscolo ciliare affinch il cristallino modifichi la sua forma. Quando il cristallino, da solo, non riesce a
modificare la sua conformazione in modo da produrre immagini nitide, servono gli occhiali (miopiadifetto
di visione da lontano, ipermetropia difetto di visione da vicino).
La retina
Il fondo della retina ricco di vasi sanguigni posti a ventaglio. Derivano dallarteria e dalla vena oftalmiche
che entrano nellocchio attraverso il disco ottico. Esso anche il punto di uscita degli assoni efferenti che
vanno al talamo e al mesencefalo. Questa regione non contiene recettori e provoca il fenomeno percettivo
noto come macchia cieca. (non percepito di solito perch, per via della sua posizione, la luce proveniente dal
campo visivo non pu mai andare a cadere simultaneamente sulla macchia cieca di entrambi gli occhi. Se
evidenzia quando chiudiamo un occhio e teniamo lo sguardo su un punto di fissazione)
Troviamo inoltre la macula lutea, una macchia contenente pigmento giallo circa al centro della retina.
responsabile dellacuit visiva. La massima acuit si ha al centro della macula, in corrispondenza della

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fovea. Il pigmento giallo ha un ruolo protettivo, filtra i raggi UV. Esistono numerosi meccanismi che
servono per far s che loggetto della nostra attenzione resti sempre inquadrato nella fovea (v. movimenti
oculari)
La retina parte del sistema nervoso centrale, durante lo sviluppo si forma da una parte dellencefalo!
Quindi costituita da circuiti nervosi complessi che convertono lattivit elettrica graduata dei fotorecettori
in potenziali dazione che, attraverso il nervo ottico, vanno al cervello.
Nella retina sono presenti 5 tipi di neuroni:
Fotorecettori
Cellule bipolari
Cellule gangliari
Cellule orizzontali
Cellule amacrine
Essi formano 5 strati definiti, con i corpi cellulari e gli assoni in diversi strati.
I pi importanti per sono:
Fotorecettori coni e bastoncelli. Traducono linfo visiva in impulsi nervosi.
Cellule ganglionari disposti nella parte pi interna, da qui partono gli assoni afferenti diretti
al talamo.
Entrambi hanno un segmento esterno, contenente il foto pigmento sensibile alla luce, e un segmento esterno
contenente il nucleo che da origine alle terminazioni sinaptiche. Di solito si procede cos:
Fototrasduzione: La luce assorbita dal foto pigmento e da origine a una cascata di eventi che
modificano il potenziale di membrana del recettore (che eventi?! V. fototrasduzione)
Il potenziale viene comunicato tramite sinapsi dai fotorecettori alle cellule bipolari. Le cellule
bipolari sono interneuroni.
Le cellule bipolari a loro volta si sinaptano con le cellule ganglionari.
Gli assoni delle cellule ganglionari sono molto pi lunghi e vanno a formare il nervo ottico che
trasmette ad altre strutture dellsnc.
Gli altri due tipi di cellule (orizzontali e amacrine) hanno i corpi nello strato nucleare interno e i loro assoni
permettono le interazioni laterali tra fotorecettori e cellule bipolari. Essi permettono di mantenere la
sensibilit al contrasto anche con variazioni di luminosit. Esistono diverse sottoclassi di cellule amacrine, si
pensa svolgano ruoli di regolazione sofisticati.

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A prima vista lorganizzazione della retina sembra insensata: la luce deve passare 5 strati di cellule e anche
la vascolatura retinica prima di colpire i fotorecettori! MA i fotorecettori sono immersi in unaltra struttura
che si chiama EPITELIO PIGMENTATO. Esso svolge due funzioni:
- Fornire a coni e bastoncelli alcune sostanze indispensabili per il loro metabolismo (ad es. vitamina
A)
- Ricevere ed eliminare le sostanze di scarto
- Assorbire la luce non assorbita da coni e bastoncelli, in modo che questa non venga riflessa e crei
interferenze con la visione (nei mammiferi notturni, al contrario, ha funzione opposta e riflette la
luce per rendere la visione pi acuta ecco perch gli occhi dei gatti di notte sono luminosi.)
Fototrasduzione
I meccanismi di fototrasduzione dei fotorecettori provocano una cascata di eventi biochimici, in tre stadi.
Leffetto finale una variazione del potenziale di membrana.
La molecola chiave in questa sequenza il guanosin monofosfato ciclico o GMPc. Il GMPc un secondo
messaggero fondamentale: viene attivato da una serie di reazioni a cascata che si verificano in presenza di
luce e, a sua volta, va regolare i flussi ionici di membrana interagendo con i canali ionici.
Al buio, la concentrazione di GMPc relativamente elevata, i canali controllati da GMPc sono in gran parte
aperti e la corrente che passa per essi mantiene i fotorecettori in uno stato di relativa depolarizzazione. In
presenza di luce invece si innesca un processo in tre stadi:
I stadio: la luce attiva le molecole del pigmento dei fotorecettori
Sia i bastoncelli che i coni possiedono un
elevata concentrazione di pigmenti visivi
in grado di assorbire la luce. Questi
pigmenti sono isomeri di RODPSINA,
costituita da una parte proteica:
lOPSINA, che una proteina di
membrana e una parte deputata
allassorbimento della luce, detta
RETINALE, che un derivato della
proteina A. [nei bastoncelli c solo un
opsina, nei coni, per la visione a colore, ci
sono 3 diversi isomeri V.] I pigmenti si
trovano nel segmento esterno, localizzato
a livello della superficie distale dei
fotorecettori. Esso organizzato mediante
un sistema di dischi di membrana
impilati, che aumentano enormemente la superficie disponibile e quindi permettono ai fotorecettori di
contenere una grande quantit di pigmenti visivi. Questi dischi di membrana si rinnovano continuamente.
Quando arriva la luce, il retinale modifica la sua conformazione. Cos facendo, non pi in grado di legarsi
allopsina. Ci fa s che lopsina vada incontro, a sua volta, ad una modificazione della propria
conformazione.
II stadio: lattivazione delle molecole del pigmento riduce la concentrazione citoplasmatica del
GMPciclico.
Lopsina modificata diffonde attraverso la membrana dei dischi e va ad attivare (con un meccanismo a
cascata, quindi aumentando moltissimo i propri effetti) una molecola regolatrice detta TRASDUCINA. La
trasducina a sua volta si lega alla GMPc-fosfodiesterasi, che va a idrolizzare il GMPc! In questo modo le
quantit di GMPc presenti allinterno della cellula sono regolate dallesposizione alla luce. [Questi

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meccanismi di reazioni biochimiche a cascata sono estremamente simili a quello che succede in moltissimi
meccanismi di traduzione innescati da ormoni o neurotrasmettitori: la trasducina non altro che una
particolare proteina G!!!!]
III stadio: in seguito alla riduzione della concentrazione di GMPc laccesso ai canali ionici attivati dal
GMPc si chiude e tale chiusura iperpolarizza i recettori
A questo punto la GMPc-fosfodiesterasi idrolizza il GMPc. Cos facendo riduce la sua concentrazione
intracellulare, facendo in modo che i canali che erano aperti, in condizioni di buio, comincino a chiudersi. La
chiusura di questi canali riduce lentit della corrente che, entrando, tendeva a depolarizzare la cellula, e di
conseguenza la cellula si iperpolarizza.

Bastoncelli e coni
Si distinguono per:
Forma
Tipo di foto pigmento
Distribuzione sulla retina
Caratteristiche delle loro connessioni sinaptiche
Questo perch sono specializzati per aspetti diversi della funzione visiva. Il sistema dei bastoncelli
specializzato per la sensibilit alla luce a scapito della risoluzione spaziale, il sistema dei coni il
contrario: bassa sensibilit, alta risoluzione (acuit visiva). I coni permettono anche la visione dei
colori (i bastoncelli no perch hanno un tipo diverso di foto pigmento) (v.)
A livelli pi bassi di illuminazione sono attivati solo i bastoncelli (visione scotopica). Proprio per il loro
scarso potere risolutivo facciamo fatica a distinguere gli oggetti in condizione di luce molto scarsa, e di notte
vediamo in bianco e nero. Per i coni cominciano gi a contribuire in condizioni di illuminazione molto
bassa (stelle). Aumentando la luce essi diventano sempre pi importanti, fino ad essere protagonisti nelle
condizioni di luce intensa (visione fotopica). Con luce intensa i contributi dei bastoncelli sono quasi nulli.
La visione mesopica quella in condizioni di luce intermedie. La maggior parte della visione nella nostra
giornata, quindi, mediata dai coni. (La visione notturna mediata dai bastoncelli, al diminuire della luce
diminuir anche lattivit dei coni e quindi vedremo sempre peggio i colori)
La loro differente sensibilit deriva da:
Quantit di fotopigmento: i bastoncelli contengono molto pi fotopigmento rispetto ai coni, di
conseguenza sono estremamente sensibili alla luce anche in condizione di luce scarsa.
Inoltre la risposta di un singolo cono non si satura in presenza di elevata illuminazione
persistente, come avviene per i bastoncelli.

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Anche la struttura dei circuiti che trasmettono le info alle cellule gangliari differente. Di solito
segnali provenienti da coni e da bastoncelli convergono sulle stesse cellule gangliari, ma in mezzo
c il passaggio alle cellule bipolari! Quelle dei coni si sinaptano direttamente con le cellule
gangliari, quelle dei bastoncelli invece si sinaptano con una classe di cellule amacrine, che
collegata tramite gap juction con le terminazioni delle cellule bipolari dei coni, e solo allora va alle
cellule gangliari.
Grado di convergenza dei circuiti.
BASTONCELLI. Ogni cellula bipolare dei
bastoncelli riceve info da molti bastoncelli diversi, e
molte cellule bipolari entrano in contatto con una
data cellula amacrina. Il vantaggio di ci che la
sensibilit aumenta: siccome gli stimoli vengono
sommati, anche stimoli molto deboli possono essere
elaborati. Lo svantaggio la scarsa capacit di
discriminazione spaziale e temporale

CONI. Il sistema dei coni invece ha un grado di


convergenza meno pronunciato: ogni cellula bipolare
dei coni a contatto con un singolo cono. Lo
svantaggio che gli stimoli deboli non si sommano
con niente, quindi non arriveranno ai bersagli: ecco
perch sono meno sensibili alla luce. Il vantaggio
che hanno maggiori capacit di discriminazione

Distribuzione di coni e bastoncelli


La distribuzione sulla retina di coni e bastoncelli differente e ha conseguenze sulla visione.
I bastoncelli sono molto pi numerosi dei coni e sono densamente presenti nella maggior parte della retina.

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Al contrario nella fovea sono pi densamente


presenti i coni (aumenta di 200 volte).
Questelevata densit dovuta ad una riduzione
del diametro dei segmenti esterni dei coni e a
una diminuzione della densit dei bastoncelli.
Nella foveola (parte al centro della fovea) i
bastoncelli sono completamente assenti. Questo
fa s che la fovea sia la regione in cui si
concentra la massima acuit visiva, man mano
che ci si allontana il grado di acuit visiva cala.
Il confinamento dellacuit visiva in unarea
cos piccola spiega perch gli uomini
muovono tanto la testa e gli occhi in ogni
direzione e perch vediamo meglio un
oggetto debolmente illuminato non fissandolo direttamente. La fovea ha inoltre maggiore acuit visiva
perch gli strati interni della retina sono spostati in modo da rendere minima la dispersione dei fotoni;
inoltre non ci sono vasi sanguigni in questa zona.
Cellule ganglionari
Il potenziale dazione viene comunicato tramite sinapsi dai fotorecettori alle cellule bipolari. Le
cellule bipolari sono interneuroni.
Le cellule bipolari a loro volta si sinaptano con le cellule gangliari. (possono esserci anche altri
passaggi che comprendono le cellule orizzontali e le cellule amacrine, dipende dal tipo di info)
Gli assoni delle cellule gangliari sono molto pi lunghi e vanno a formare il nervo ottico

Gi a questo livello, prima che le info siano inviate al sistema nervoso centrale, assistiamo ad una prima
elaborazione. Le cellule bipolari, orizzontali e amacrine, nel trasmettere linfo alle cellule gangliari,
combinano i segnali luminosi trasmessi da numerosi fotorecettori in modo tale che le risposte elettriche che

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nascono nelle cellule gangliari dipendono dalle caratteristiche spaziali e temporali degli stimoli luminosi che
hanno colpito la retina.
Le afferenze di ogni cellula gangliare originano da gruppi di fotorecettori circonvicini, localizzati in una
stretta area di retina che costituisce il campo recettivo della cellula gangliare. Il CAMPO RECETTIVO di
una cellula gangliare quindi larea di retina che sotto il suo controllo.
I campi recettivi delle cellule gangliari sono approssimativamente circolari e hanno un centro ed una
periferia che rispondono alla luce in maniera antagonista. In particolare esistono due diverse classi,
distinte a seconda della risposta che forniscono se linformazione luminosa viene proiettata al centro del loro
campo recettivo:
- CENTRO ON: la cellula si eccita con uno stimolo
inviato al centro, al contrario viene inibita se lo
stimolo cade in periferia
- CENTRO OFF: la cellula viene inibita da uno
stimolo al centro ed eccitata da uno stimolo che
cade in periferia.
In entrambi questi tipi di cellule lilluminazione diffusa e uniforme non provoca risposte n eccitatorie n
inibitorie. Questi due tipi di cellule lavorano nello stesso momento e vanno a costituire due vie parallele per
la prima elaborazione dellinfo visiva
A COSA SERVONO? Percepiscono i contrasti di luminosit di uno stimolo! I contrasti di luce sono pi
importanti della luminosit assoluta per elaborare correttamente uno stimolo: se aumenta lilluminazione
sulloggetto che sto osservando, la sua luminosit assoluta aumenter, ma i contrasti resteranno invariati!
Anche il fatto che lelaborazione sia separata in due vie parallele, centro on e centro off, migliora le
prestazioni del sistema visivo, in quanto ogni tipo di cellula gangliare segnala in modo ottimale sia rapidi
aumenti (centro on) che rapide diminuzioni (centro off) dei livelli di illuminazione.
La percezione dei contrasti fra le diverse zone delloggetto osservato inoltre fondamentale, ai livelli
di elaborazione successivi, per ricostruire la forma e le dimensioni di ci che stiamo osservando. Il
riconoscimento dei contrasti inizia gi dalla retina per
minimizzare il rischio di errori durante la ritrasmissione delle
info, prima che queste siano finalmente messe insieme
dalla corteccia visiva.
La dimensione dei campi recettivi pu variare, in particolare
conosciamo un tipo di cellule M (Magnae) e un tipo P
(parvae), di entrambi i tipi esistono sia centro on che centro
off, e si occupano di elaborare aspetti pi globali oppure pi
i dettagli dellinfo visiva.
Prima di arrivare alle cellule gangliari, per, i segnali
provenienti dai fotorecettori sono ritrasmessi da una rete di
interneuroni. (parliamo di coni per semplicit, coi bastoncelli
pi o meno uguale)
In particolare, linfo visiva pu seguire due diverse vie:
- Via diretta o verticale. I coni che si trovano nel
centro del campo recettivo di una determinata cellula gangliare entrano in contatto con cellule
bipolari che a loro volta inviano alla cellula gangliare, senza ulteriori passaggi intermedi.
- Via indiretta o laterale. Le info che arrivano da coni localizzati alla periferia del campo recettivo
della cellula gangliare, invece, arrivano lo stesso a destinazione, ma in mezzo ci sono alcuni passaggi

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intermedi che comprendono cellule orizzontali e amacrine. Le cellule orizzontali, per via delle loro
propriet anatomiche, possono raccogliere info provenienti da molti coni distanti tra loro.
Anche le cellule bipolari sono centro on e centro off e le cellule bipolari delle diverse classi stabiliscono
connessioni eccitatorie con le cellule ganglionari appartenenti alle rispettive classi.

LE VIE VISIVE CENTRALI


Gli assoni delle cellule gangliari escono dalla retina attraverso
una regione circolare della porzione nasale, il DISCO
OTTICO, e formano il NERVO OTTICO. [lesione al nervo
ottico perdita totale della vista allocchio omolaterale] Il
nervo ottico (uno per ciascun occhio, formato dagli assoni
delle cellule gangliari nasale di ogni occhio) segue un
percorso lineare fino ad arrivare al CHIASMA OTTICO,
che si trova alla base del diencefalo. Ruolo del chiasma ottico:
il campo visivo per la maggior parte binoculare, quindi 3D.
Per far s che questo sia elaborato in modo efficiente, ovvero
che le info da uno stesso punto di vista siano elaborate dallo
stesso lato, necessario che le fibre afferenti incrocino,
portando le informazioni rilevate con lo stesso orientamento
allo stesso lato. [lesione al chiasma ottico emianopsia bi
temporale: perdita della vista nelle due met temporali dei
campi visivi] Le cellule gangliali che si trovano nella
porzione nasale di ciascuna retina danno origine ad assoni che si incrociano nel chiasma, le cellule che si
trovano nella ragione temporale danno origine ad assoni che rimangono nello stesso lato. Quindi: la regione
temporale di ciascun emicampo viene elaborata nellemisfero ipsilaterale allocchio da cui arrivano, la
regione nasale di ciascun emicampo manda invece linfo allemis fero contro laterale perch il nervo
ottico si incrocia nel chiasma ottico.
Oltrepassato il chiasma, gli assoni delle cellule gangliari formano su ciascun lato il TRATTO OTTICO.
[Lesione al tratto ottico emianopsia completa contro laterale: perdita totale della vista nella met opposta
del campo visivo] A differenza del nervo ottico esso contiene fibre che provengono da entrambi gli occhi.
Attraverso il tratto ottico gli assoni raggiungono TRE DIVERSE STRUTTURE SOTTOCORTICALI:
1. NUCLEO GENICOLATO LATERALE (via retino genicolo striata o via visiva primaria). Si trova
nel talamo. I neuroni di questo nucleo inviano poi i loro assoni alla corteccia cerebrale attraverso la
CAPSULA INTERNA. Gli assoni passano per una zona della capsula detta RADIAZIONE OTTICA e
terminano nella corteccia visiva primaria V1 (o corteccia striata o area 17 di Broadbent)(si trova nel lobo
occipitale, v. figura). La radiazione ottica chiamata anche tratto genicolo calcarino. Se lesionata produce
alterazioni a quadrante nelle zone interessate della met contro laterale del campo visivo. Questa via si
chiama retino genicolo striata (o via visiva primaria)
2.PRETETTO. Si trova tra talamo e mesencefalo. E il centro di coordinazione del riflesso pupillare alla
luce. I neuroni del pretetto a loro volta proiettano al nucleo di Edinger Westphal che si trova in
prossimit del nucleo del nervo oculomotore nel mesencefalo. Contiene i neuroni pregangliari, che a loro
volta contattano i neuroni del ganglio ciliare, che comandano i movimenti del muscolo costruttore delliride.
Quindi quando c una luce intensa linfo c luce! sale fino al nucleo di Edinger Westphal e questo

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risponde dicendo al muscolo ciliare stringi liride! . (il controllo del riflesso pupillare anche uno
strumento diagnostico localizzare una lesione)

3.COLLICOLO SUPERIORE Si trova sulla superficie


dorsale del mesencefalo. Esso controlla i movimenti
saccadici dellocchio (v. movimenti oculari) Nel
collicolo sono sovrapposte una mappa visiva ed una
mappa motorio, per questo quando un bersaglio si trova
in un determinato punto dello spazio si attiva la mappa
motoria in modo da far muovere gli occhi in un
determinata direzione. Tuttavia il meccanismo anche
pi complesso perch nel formare la mappa visiva entra
in gioco anche la corteccia parietale superiore, che una
corteccia associativa Questa via si chiama retino
collicolo extra striata ed quella coinvolta nel blindsight.
4.NUCLEO SOPRACHIASMATICO Ipotalamo (alla base del diencefalo)Questa la via retino
ipotalamica e ha a che fare con il controllo del ritmo sonno veglia.
Le relazioni spaziali esistenti tra le cellule gangliari nella retina sono rilevate anche nei loro bersagli
centrali come mappe topografiche(MAPPA RETINOTOPICA), che devono essere integrate con le
info raccolte da entrambi gli occhi. In particolare le fibre genicolo corticali che portano le afferenze dalla
met inferiore della retina terminano nel labbro inferiore della scissura calcarina, invece le fibre che
convogliano le afferenze della met superiore della retina vanno al labbro inferiore. Se lesioniamo una di
queste due strutture avremo cecit nella met opposta (superiore o inferiore) dellemicampo contro laterale.
La mappa retino topica, come tutte le mappe sensoriali, sproporzionata, in questo caso a favore del
punto di maggior acuit visiva: la fovea.
Per ci che riguarda la via visiva primaria, la mappa dellemicampo contro laterale ricostruita nel nucleo
genicolato laterale conservata nelle proiezioni di questo nucleo alla corteccia striata. La fovea quindi
rappresentata nella parte posteriore della corteccia e nelle regioni posteriori sono rappresentate invece le parti
via via pi periferiche della retina.

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Elaborazione degli stimoli nella via visiva primaria


1 step: nucleo genicolato laterale
Il 90% degli assoni retinici va terminare nel corpo genicolato laterale. Se la via visiva primaria lesionata,
tecnicamente siamo ciechi, anche se viene conservato il
fenomeno del blindsight.
Il nucleo genicolato composto da sei strati di corpi
cellulari separati da strati interlaminari di fibre nervose e
dendridi. I diversi strati vengono numerati da 1 a 6.
Il nucleo genicolato laterale elabora le informazioni di
base dellimput visivo, in particolare risponde alle
variazioni di luminosit.
Gli assoni delle cellule gangliari retiniche M e P
restano separati anche nel corpo genicolato laterale.
Strati 1 e 2: magnocellulari. (M) Cellule pi
grandi, ricevono info da cellule gangliari della
retina di dimensioni maggiori.
Strati 3, 4, 5, 6: parvocellulari. (P) Cellule pi
piccole, ricevono da cellule gangliari di
dimensioni minori.
Ogni strato del nucleo genicolato riceve afferenze da un solo occhio. Di conseguenza, ogni strato
possiede una propria mappa retinotopica.
ANCHE LE CELLULE DEL CORPO GENICOLATO
LATERALE SONO CENTRO ON E CENTRO OFF.
Le vie magnocellulare e parvocellulare sono due vie
parallele e trasmettono informazioni di natura diversa
alla corteccia visiva.
Le cellule M:
- Rispondono agli stimoli visivi transitori.
- Non possono trasmettere info sui colori (anche se
ricevono anche dai coni).
- Se lesionate ci sono difficolt a rilevare gli stimoli in
rapido cambiamento.
Le cellule P:
- Rispondono agli stimoli presentati in modo
prolungato
- Possono trasmettere info sui colori.
- Se lesionate lacuit visiva e la percezione cromatica
sono gravemente compromesse.
Tali specializzazioni (evidenziate tramite esperimenti di
lesione selettiva nella scimmia) sono di grande importanza
per talune propriet visive elementari, come il senso del
colore e le discriminazioni spaziali e temporali.

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2 step: corteccia visiva primaria


Le informazioni provenienti dalla retina terminano nel
talamo. Quello che va in corteccia sono le info gi elaborate
dal nucleo genicolato. La corteccia visiva primaria (lobo
temporale) invece elabora informazioni semplici, ma gi a
un livello superiore. [Una lesione bilaterale della corteccia
V1 provoca cecit corticale, a volte anosognosica. In caso di
danni parziali si possono avere anche cecit parziali, che
possono anche non essere avvertite grazie al fenomeno del
completamento]
Anche nella corteccia visiva primaria manteniamo una mappa
retino topica, che sproporzionata, proprio come lhomunculus,
in questo caso a favore del punto di massima acuit visiva,
ovvero la fovea (occupa circa la met della mappa.)
La corteccia V1 neocorteccia, quindi ha sei strati cellulari. Gli
assoni che arrivano dal nucleo genicolato laterale terminano nel
4 strato, sinaptandosi con i neuroni stellati. Esso a loro volta
trasmettono ai neuroni piramidali che si trovano negli strati 1, 2,3
e che proiettano gli assoni alle aree corticali extrasriate. Altri
neuroni piramidali si trovano anche negli strati pi profondi e
inviano le info di risposta a strutture sub-corticali, tra cui lo
stesso nucleo genicolato laterale, modulandone lattivit.
Sono molto ricche e complesse anche le sinapsi interne tra
neuroni della corteccia V1.
I neuroni della corteccia V1 sono chiamati
CELLULE
SEMPLICI
e
ricevono
contemporaneamente informazioni da pi neuroni
talamici. Quindi il loro campo recettivo deriva dalla
somma di tutti i campi recettivi dei neuroni da cui
riceve, e quindi sar pi grande. Abbiamo un
alternanza di zone eccitatorie ed inibitorie: on e off.
La forma del campo recettivo per non pi
circolare ma tendenzialmente rettangolare. La
funzione di questi neuroni elaborare
lorientamento e la localizzazione degli stimoli
nel campo visivo. (rispondono particolarmente
bene a stimoli come sbarrette luminose orientate in
una direzione, e sono selettive per determinate
direzioni)

66

Dalle cellule semplici, linformazione viene mandata


ad altre cellule, sempre della corteccia V1, chiamate
CELLULE COMPLESSE. Anche qui, un'unica cellula
complessa riceve da pi cellule semplici, quindi avr
un campo recettivo pi grande perch derivante dalla
somma. Ma in queste cellule complesse non sono pi
definite le zone on e off, non elaborano pi la
posizione sulla retina dello stimolo, perch ricevono
linformazione gi elaborata dalle cellule semplici. Le
cellule complesse definiscono la forma dello stimolo
visivo,
mettendo
insieme
le
informazioni
sullorientamento ricevute dalle cellule semplici.
Quindi sono selettive in base allorientamento delle
informazioni visive.

La corteccia V1 presenta i neuroni disposti a colonne. Nel 4 strato


distinguiamo:
Colonne di orientamento: raggruppano tutti i neuroni
sensibili ad un determinato orientamento.
Colonne di dominanza oculare. Si possono definineire anche
ipercolonne, poich ogni colonna di dominanza oculare
comprende pi colonne di orientamento, in modo da coprire
tutti gli orientamenti possibili. (v.)
Lalternanza delle colonne di dominanza oculare da alla corteccia il
caratteristico aspetto striato. I neuroni per elaborare le info sul
colore sono raggruppati in specifiche strutture chiamate blob
allinterno del sistema di colonne.

67

La maggior parte dei neuroni della corteccia striata sono binoculari, quindi ricevono le info dai due occhi.
(Anche il nucleo genicolato laterale riceve dai due occhi, ma le info di ciascun occhio vengono tenute
separate perch terminano in aree separate, quindi i neuroni del nucleo genicolato sono monoculari). Le info
restano segregate anche nella prima trasmissione alla corteccia, quando arrivano ai neuroni stellati nel 4
strato: si dispongono in unalternanza di colonne specifiche per ciascun occhio, le colonne di dominanza
oculare. Poi per da li sono messe insieme perch i neuroni si sinaptano tra loro in altri strati della corteccia.
A seconda della posizione dei neuroni nelle colonne di dominanza essi sono pi o meno selettivi per le info
dellocchio di dominanza: quelli al centro rispondono esclusivamente a quellocchio, quelli alla periferia
anche allaltro.
Lintegrazione delle info provenienti dai due occhi alla base della stereopsia, la sensazione di profondit
che deriva da guardare gli oggetti vicini con due occhi (i due occhi vedono con angolazioni leggermente
diverse, questo da origine al 3D!)
3 step: le aree visive extrastriate
Sub modalit dellinformazione visiva:
Forma
Colore
Movimento
Localizzazione spaziale
Sono elaborate separatamente e in parallelo e vengono associate poi nelle cortecce associative.
In generale la funzione delle aree extrastriate elaborare le informazioni complesse dello stimolo visivo e
soprattutto integrare le informazioni ricevute dalle diverse vie con informazioni recuperate dalla memoria, in
modo da elaborare una rappresentazione complessa del mondo, e a sua volta inviare queste informazioni alle
aree motorie. Ad esempio nelle cortecce extra striate abbiamo neuroni che rispondono solo alla visione di
volti o solo alle mani
La corteccia V1 proietta a una moltitudine di aree nei lobi occipitale, parietale e temporale che prendono
parte ai processi di elaborazione delle info visive. Queste aree sono specializzate per analizzare aspetti
diversi della scena visiva: v1, v2, v3, v4, v5, v6 (MT).
Area temporale mediale (V5 e MT). Contiene neuroni che rispondono selettivamente alla direzione
di uno stimolo, indipendentemente dal colore. Se danneggiata acinetopsia (v)
Area V4 (corticale). Risponde al colore e non al movimento
(la maggior parte di queste aree sono hanno funzioni complesse e quindi gli studi sono ancora allinizio)
Ci che avviene quando si ha una percezione visiva quindi la composizione delloggetto nelle sue parti e la
successiva ricomposizione di tutta linformazione.
La specializzazione di queste diverse aree (ce ne sono almeno una decina!) suffragata dallesistenza di
deficit selettivi in seguito a lesioni localizzate in queste aree corticali (ad es. incapacit di percepire il
movimento in seguito a un danno allarea MT: acinetopsia cerebrale; es 2. Lesione allarea V4 e/o altre aree
per il colore: acromatopsia cerebrale incapacit di attribuire i colori (s forme, s spazio))

68

Visione a colori
La visione dei colori costituisce un
arricchimento delle nostre esperienze visive e ci
consente di distinguere oggetti e strutture che
non potremmo vedere altrimenti. La visione dei
colori si basa sullanalisi della luce (doppia
natura della luce: onda e particella) che
formata da diverse lunghezze donda, non tutte
visibili per locchio umano (si parla di spettro
visibile e non visibile).Grazie al nostro sistema
visivo possiamo scomporre la luce nelle sue
componenti (come fa il prisma quando,
attraversato da un fascio di luce, produce
larcobaleno), in questo modo possiamo
analizzare i diversi colori.
La visione a colori parte gi dalla retina ed
mediata esclusivamente dai coni. Vi sono 3
tipi di coni che differiscono per il foto
pigmento in essi contenuto, ciascuno sensibile
ad una diversa lunghezza donda: del verde M,
del blu S e del rosso L. [foto pigmento
diversit delle proteine OPSINE]
Le lettere S, M e L indicano small, medium e large, in riferimento alla lunghezza donda assorbita da
quel determinato foto pigmento. In realt i coni da soli non vedono i colori, perch rispondono solo al
numero di fotoni assorbito, indipendentemente dalla lunghezza donda. Solo confrontando le info
provenienti da diversi coni abbiamo la visione a colori.
Quando arriva una luce con una lunghezza donda M, il cono M si attiva. MA una lunghezza medium
possibile sia ad un capo dello spettro che allaltro il cono non sa discriminare quale lunghezza donda lo
ha attivato: solo mettendo insieme (in corteccia) lattivit dei tre tipi di coni posso discriminare quali
lunghezze donda compongono linformazione visiva (e quindi che colore sto guardando)
Abbiamo quindi una visione a tre colori: tricromatica. (elaborata da Young Helmholtz, fu la prima teoria
sulla visione dei colori)
Evoluzione dei coni: negli uccelli abbiamo ben 4 tipi di coni, quindi sono in grado di discriminare ancora
meglio i colori. Nei mammiferi ne abbiamo solo 2: S e uno per il giallo nei primati dal cono per il giallo
mutato si sono evoluti i coni M e L. Questa mutazione stata mantenuta perch utile.
Esistono delle anomalie genetiche per cui la visione dicromatica: protanopia (solo verde e blu) e la
deuteranopia (solo blu e rosso). I geni che codificano i pigmenti sensibili al rosso e al verde si trovano sul
cromosoma X, Siccome il maschio ha un solo cromosoma X, i danni ad esso saranno pi frequentemente
manifesti, perch non compensati. Le anomalie che portano alla dicromia possono essere di vario genere
(manca il gene, c ma ibrido ecc)
Daltonismo (malfunzionamento dei coni M e L) colpisce pi gli uomini che le donne.
Altra conseguenza: la capacit di discriminare i colori, nella donna, migliore che nelluomo.
v. differenze di luminanza e adattamento alla luce

69

Passaggio dellinfo alle cellule bipolari e poi a quelle ganglionari


Abbiamo detto che esistono due tipi di cellule gangliari: le cellule M (proiettano allo strato magnocellulare
del nucleo genicolato) e le cellule P (proiettano allo strato parvocellulare).
Solo le cellule P sono in grado di percepire le differenze di colore. Come? Attraverso un meccanismo detto
OPPONENZA CROMATICA.
un fenomeno che stato notato gi da tempo (da artistiimpressionismo ecc..) nella percezione dei colori
e solo in seguito si ipotizzato che avesse una corrispondenza a livello dellelaborazione delle info sul
colore. Sappiamo che le tinte giallo, rosso, blu (colori primari) e verde sono in opponenza fra loro: giallo vs
blu e rosso vs verde. Si dicono anche colori complementari. Quando sono accostati, risultano essere pi
brillanti. A partire da queste osservazioni Hering, sulla fine del diciannovesimo secolo, ipotizz un
meccanismo di elaborazione delle info sul colore basato sullopponenza cromatica. In un primo momento la
sua teoria fu vista in contrapposizione con la teoria tricromatica di Helmotz. Solo dopo numerose ricerche si
arriv a confermare lesistenza di entrambi i meccanismi, la tricromia a livello dei coni e lopponenza
cromatica a livello delle cellule gangliari P.
Le cellule gangliari P sono sempre cellule centro on e centro off, tuttavia ne esistono di due tipi: quelli che
ricevono segnali opposti dai coni L (rosso) e M (verde) e quelli che ricevono dai coni S (blu) in opposizione
ad un segnale misto di M e L.

Quindi le cellule M sono centro on e centro off e rispondono alle differenze di luminosit, mentre le cellule
P, pure centro on e centro off, rispondono alle differenze di colore. Tuttavia le cellule P possono contribuire
allelaborazione spaziale delle differenze di luminosit (altrimenti non vedremmo un cazzo, visto che la
visione del colore arricchisce la percezione visiva, ma non costitutiva)
Visione dei colori a livello della corteccia visiva primaria V1
La maggior parte degli oggetti non emette luce ma riflette determinate lunghezze donda a seconda della sua
struttura molecolare, per questo lo vediamo di un determinato colore. Quindi, in teoria, il colore di un
oggetto dovrebbe variare a seconda del tipo di illuminazione da cui colpito (ad es. illuminato con luce
rossa) perch le lunghezze donda che riflette sono diverse. Ma noi continuiamo ad attribuire agli oggetti
sempre lo stesso colore! Questo fenomeno si chiama COSTANZA DEL COLORE ed mediato dalla
corteccia visiva primaria V1.
La corteccia visiva impiega i dettagli forniti dal contesto per conoscere il valore della sorgente di
illuminazione (supposta come uniforme) e quindi per determinare la percezione dei colori specifici.
Ci anche grazie ad assunzioni riguardo la fonte di illuminazione (luce naturale o artificiale), e sul tipo di
superficie delloggetto, e sui valori di riflettanza degli oggetti adiacenti:la visione un processo attivo,
cognitivo.
Il primo ad elaborare la teoria della costanza del colore fu E. LAND (inventore della polaroid). Per provare
la sua teoria, costru dei quadri formati da cartoncini colorati e rilev le diverse lunghezze donda associate
ai diversi colori in condizioni di luce normale prima e di luce colorata poi. Le lunghezze donda variavano,

70

ma i colori percepiti restavano costanti. La TORIA RETINENS afferma che la costanza del colore
mantenuta grazie alla corteccia visiva primaria. Le cortecce elaborano tutte le diverse lunghezze donda che
si trovano nel contesto visivo e, analizzandone i rapporti, mantengono la percezione costante. Questa teoria
ancora valida, ma si ritiene non sia lunico meccanismo: probabilmente la corteccia elabora il colore anche
facendo delle vere e proprie assunzioni cognitive (per esempio domandarsi da dove viene la luce.. ecc..)
Gli stessi meccanismi che sono applicati, in corteccia, per percepire la costanza del colore, sono implicati
anche nella percezione del contrasto fra parti in ombra e parti in luce di un oggettole lunghezze donda
provenienti dalle parti in ombra/luce sono diverse, ma noi vediamo loggetto di un colore costante.
Nella visione dei colori sono impiegate sia V1 che le cortecce di ordine superiore:
- V1: elabora le info pi semplici. Grazie ai neuroni dei blob (nuclei di neuroni che si interpongono tra
le colonne di dominanza spaziale) vengono analizzate le diverse lunghezze donda associate ai
colori. un livello di elaborazione elementare, si occupa del dettaglio dellinfo visiva, ma non viene
ancora attribuito un colore unitario agli oggetti.
- Cortecce extra striate: V4: qui, e nella corteccia infero temporale associativa, che si elabora la
costanza del colore. (via del what?)

La percezione del movimento, del senso di profondit e delle forme


Le due vie magno cellulare e parvocellulare si continuano, che sono rimaste separate anche nella corteccia
visiva primaria, si continuano nelle cortecce extra striate in due vie di elaborazione distinte (anche se non
esclusive):
- Via ventrale (cellule P)
- Via dorsale (cellule M)
Le due vie svolgono compiti funzionalmente diversi e possono essere lesionate in modo doppiamente
dissociato.
Il movimento delle immagini nel campo visivo viene analizzati essenzialmente dalla via dorsale che va
a terminare nella corteccia parietale. Il movimento viene messo in evidenza paragonando la posizione che
limmagine occupa sulla retina in tempi diversi. La corteccia extrastriata che si occupa della percezione dei
dettagli del movimento MT. (infatti lesione a MT o stimolazioni sperimentali alterano la percezione del
movimento)
La visione tridimensionale dipende da elementi monoculari di valutazione della profondit del campo (usati
per le lunghe distanze, entrano in gioco meccanismi cognitivi di valutazione del tipo di oggetto osservato,
delle sue relazioni con gli oggetti circostanti, distribuzione delle ombre ecc) e dalla disparit binoculare (il
fatto che i due occhi proiettino le immagini sulla retina in posizioni leggermente diverse, per le profondit
vicine questa disparit sufficiente a valutare la distanza). Le info provenienti dai due occhi (e quindi la loro
disparit) sono analizzati congiuntamente sulla corteccia V1.
Il riconoscimento degli oggetti dipende dalla via ventrale, che va a terminare nella corteccia infero
temporale. Le aree extra striate implicate nella percezione delle forme (e quindi comprese nella via centrale)
sono V2 e V4.
Nella corteccia infero temporale si trova larea per il riconoscimento di volti: una area molto specifica che
pu essere selettivamente lesionata (prosopagnosia).

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Via del what e via del where (secondo il perfezionamento di Goodale e Milner a partire dal modello di
Ungerleider e Mishkin)
Sembra che le aree corticali extra striate siano organizzate in due sistemi ampiamente separati, che alla fine
forniscono informazioni alle aree corticali di associazione nei lobi temporale e parietale.
Via ventrale: fascicolo longitudinale inferiore. (verso il basso): dalla corteccia visiva primaria alla
parte inferiore dei lobi temporali. Detta anche via del what. Percezione per il riconoscimento.
Permette di riconoscere un oggetto dovunque sia (su qualsiasi sfondo) e da qualunque prospettiva.
Ovviamente ad un certo punto c un contributo della memoria, appunto perch si passa dai lobi
temporali. La lesione alla via ventrale provoca agnosia visiva. (v) Si occupa di analizzare la forma e
il colore.
Via dorsale: fascicolo longitudinale superiore (verso lalto): dalla corteccia visiva primaria ai lobi
parietali. Detta anche via del Where o dellHow. Percezione per lazione: permette linterazione con
un oggetto (es: la conformazione della mano quando afferro qualcosa), si occupa quindi non solo
della percezione spaziale ma anche del riconoscimento percezione legata al rapporto che il
soggetto ha con lo specifico oggetto e quali interazioni sono possibili. Se lesionata abbiamo atassia
ottica (v)
Queste due vie sono considerate separate perch possono essere selettivamente lesionate (abbiamo doppia
dissociazione)

IL SISTEMA UDITIVO
Il suono
Suono: onde di pressione generate dalle molecole
daria che vibrano. Le onde di propagano nello
spazio, nelle tre dimensioni, creando strati sferici
alternati di compressione e rarefazione. Le onde
sonore hanno 4 caratteristiche principali:
Forma donda. Rappresentazione grafica
della sua ampiezza rispetto al tempo. I suoni
che percepiamo di solito non sono suoni puri
(cio composti da un'unica onda sinusoidale)
ma sono suoni composte e hanno forme
donda complesse. Lorecchio interno agisce
come un prisma acustico, in grado di
scomporre un suono complesso nei suoi elementi costitutivi.
Fase
Frequenza. la frequenza con cui si ripetono i cicli dellonda. Si misura in Hertz (Hz). Corrisponde
alla tonalit percepita (pi acuta, pi grave)
Ampiezza. lampiezza di ciascun ciclo dellonda. Si misura in decibel (dB). Corrisponde
allintensit percepita (pi forte, pi debole)
La pressione dellaria cambia quando questa attraversata da unonda sonora, si parla di cicli di
compressione e rarefazione.

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Luomo in grado di percepire le frequenze comprese tra 20 e 20'000 Hz. I bambini piccoli sono in grado di
udire frequenze anche superiori ai 20 Hz ma questa capacit cala e nelladulto la soglia tra i 15 e i 17 Hz.
Altri mammiferi sono sensibili a frequenze diverse: tendenzialmente gli animali pi piccoli sono sensibili pi
a frequenze elevate che gravi. Tutte le specie cmq tendono a enfatizzare le bande di frequenza delle loro
vocalizzazioni.
Il sistema uditivo trasforma le onde sonore in impulsi nervosi per poi integrare queste informazioni con
quelle raccolte da altri sistemi sensoriali.
Il sistema uditivo si compone di:
Orecchio esterno:
Per ricevere e amplificare gli stimoli sonori e convogliarli alla membrana timpanica
Orecchio medio:
Per adattare limpedenza dei suoni trasmessi per via aerea a quella del liquido dellorecchio interno
Orecchio interno:
Per scomporre le onde acustiche complesse in componenti semplici;e per trasformare le onde di pressione
(suoni) in impulsi nervosi

1. Orecchio esterno
Formato da:
Padiglione auricolare (tutta la parte esterna visibile)
Meato uditivo (canale che porta al timpano)
Raccoglie lenergia sonora e la convoglia sulla membrana timpanica.
La sua conformazione fa s che la pressione sonora aumenti dalle 30 alle 100 volte selettivamente per le
frequenze attorno ai 3 Hz. Queste frequenze sono amplificate perch sono quelle con cui si pronunciano le
consonanti occlusive e quindi sono importanti per la discriminazione dei fonemi nel linguaggio. Questa
capacit di aumentare la pressione pu essere deteriorata in seguito allesposizione a forti rumori a banda
larga
(macchinari
pesanti, motori ecc).
La pinna e il padiglione
auricolare inoltre hanno
la funzione di filtrare le
diverse frequenze in
base allaltezza in cui si
trova la fonte sonora.
Infatti se la sorgente del
suono

sopra
lorecchio,
questo
trasmetter un maggior
numero di componenti
ad
alta
frequenza
rispetto a quanto accade
quando la fonte a
livello dellorecchio.

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2. Orecchio medio
I suoni che colpiscono lorecchio esterno si propagano nellaria, tuttavia lambiente dellorecchio interno,
dove le vibrazioni generate dai suoni sono convertite in impulsi nervosi, un ambiente liquido, che perci ha
maggiore resistenza (impedenza).
Lorecchio medio quindi amplifica il suono, aumentando la pressione esercitata a livello della membrana
timpanica di quasi 200 volte prima che raggiunga lorecchio interno, in modo che le onde deboli non
vengano perse nel passaggio nel liquido.
[Lorecchio interno probabilmente fatto in questo modo per ragioni evolutive: la vita si sviluppata a
partire da creature acquatiche]
Esistono due meccanismi di amplificazione:
1) Il TIMPANO (la membrana che si trova tra lorecchio esterno e lorecchio medio) e la FINESTRA
OVALE (tra orecchio medio e interno) hanno dimensioni diverse: la finestra ovale pi piccola,
quindi le onde sonore devono concentrarsi e cos facendo si amplificano (la pressione data dal
rapporto tra forza esercitata e superficie, diminuendo la superficie la pressione aumenta!)
2) Tre ossicini (staffa, martello e incudine) che collegano la membrana del timpano alla finestra ovale
funzionano come una leva e amplificano il segnale
In condizioni normali lefficienze delle trasmissione del suono allorecchio interno regolata da due
muscoletti: il tensore del timpano e lo stapedio, che in caso di rumori troppo forti si irrigidiscono e evitano
che vengano ulteriormente amplificati. La sordit conduttiva abbassa lefficienza di questi meccanismi di
amplificazione e pu essere superata con un apparecchio acustico esterno.
Laria presente nellorecchio medio non arriva dallorecchio esterno, perch c il timpano che separa le due
strutture. Arriva dal naso, attraverso due tubicini dette tube di Eustachio, che sono coordinate dagli stessi
muscoli della mascella coinvolti nella masticazione (orecchie tappate sbadiglio)

3. Orecchio interno
Ha una struttura complessa che nellinsieme viene definita labirinto membranoso, ovvero una serie di
canali e cavit ripiene di liquido. A sua volta il labirinto membranoso contenuto dal labirinto osseo
dellosso temporale.
ANATOMIA La coclea (struttura a chiocciola minuscola) il luogo dove londa sonora viene scomposta da
onde complesse a componenti pi semplici e tradotta in impulsi nervosi. Attaccati alla coclea ci sono delle
strutture chiamate canali semicircolari che, pur contenendo recettori, non servono per la percezione del
suoni, ma hanno altre funzioni (v. sistema vestibolare)

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La coclea suddivisa in due met dalla sia estremit basale fin quasi alla sua estremit apicale dalla
partizione cocleare, una struttura flessibile che sostiene la membrana basilare e la membrana trattoria
che nel loro insieme, con le cellule recettoriali, costituiscono lorgano del Corti.
Su ciascuno dei due lati della partizione cocleare sono presenti spazi pieni di liquido, la scala vestibolare e
la scala timpanica, allinterno della partizione decorre una canale distinto, la scala media.
La partizione cocleare non continua fino allapice della coclea, perch qui si trova un apertura circolare, nota
come elicotrema, che mette in comunicazione la scala vestibolare e quella timpanica permettendo al fluido
in esse contenuto, la perilinfa, di mescolarsi. La scala media contiene invece un tipo differente di liquido,
lendolinfa, ricca di potassio.
Alla base della coclea si trovano sia la finestra ovale (da dove arriva il suono dallorecchio medio) che
unaltra membrana, la finestra rotonda, che serve per la trasmissione allinterno della coclea.
COME FUNZIONA LA TRASMISSIONE DEL SUONO. La finestra ovale raggiunta dal suono
proveniente dallorecchio medio, vibra, e fa vibrare anche la scala vestibolare (ascendente) che sale
fino allelicotrema. Quindi la vibrazione (si tratta di unonda di pressione) inizia a scendere attraverso la
scala timpanica (discendente) e va a terminare su unaltra membrana, la finestra rotonda, alla base
della coclea. La finestra rotonda collegata alla scala media, quindi la vibrazione risale lungo questa
scala. Nella scala media c lorgano del Corti dove ci sono i recettori. QUI avviene la traduzione del
segnale in impulsi nervosi.
1. Suono dallorecchio medio
2. Vibra la finestra ovale
3. Sale lungo la scala vestibolare fino
allelicotrema
4. Scende lungo la scala timpanica
5. Raggiunge la finestra rotonda
6. Va alla scala media dove c
lorgano del Corti con i recettori
TRADUZIONE DEL SEGNALE.
I recettori per il suoni presenti nella coclea sono meccanocettori e si chiamano cellule cigliate per via delle
loro estroflessioni. Le ciglia sono immerse in una sostanza gelatinosa che forma la membrana trattoria e
appoggiano sulla membrana basale. Ci sono due tipi di cellule cigliate:
Interne (ciglia pi allungate)
Esterne (ciglia pi corte e tozze)
Interne/esterne rispetto al centro della coclea.
La cellula cigliata una cellula epiteliale. I filamenti che formano le ciglia delle cellule cigliate si chiamano
stereociglia e sono costituite da un citoscheletro di actina. Ogni filamento composto da 30 a alcune
centinaia di stereociglia disposte ad esagono (dal pi lungo al pi corto, il pi lungo si chiama chinociglio).
Ogni stereociglio si assottiglia nel punto in cui si inserisce nella membrana basale, formando un perno
attorno a cui il ciglio pu oscillare.
Gli apici delle ciglia sono collegati tra loro da filamenti elastici che si chiamano tiplink.
I tiplink forniscono il mezzo per tradurre rapidamente il movimento dei fasci di ciglia in un potenziale di
recettore.

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Quando la scala media


raggiunta dal suono, le due
membrane trattoria e basale
iniziano a vibrare in modo
coordinato, quindi assieme, ma
in direzione diversa a seconda
se londa di compressione o
di rarefazione. Siccome il
punto
dappoggio
della
membrana basale non
allineato a quello della
membrana
tettoria,
uno
spostamento della membrana
basale fa s che la tettoria
scivoli, muovendo le ciglia.
Nel
caso
di
onda
di
compressione le ciglia sono
spinte verso sinistra rispetto al
centro della coclea, nel caso di
onda di rarefazione verso
destra.

Allapice delle ciglia ci sono dei canali a porta meccanica per il potassio. Quando le ciglia si allontanano i
tiplink vengono stirati (come un elastico) e aprono i canali per il potassio. Viceversa se il movimento in
direzione opposta i tiplink si rilassano e chiudono i canali.
Quindi potremo avere 3 stati:
A riposo: pochi canali per il potassio aperti
Tiplink stirati: molti canali aperti
Tiplink rilassati: tutti i canali chiusi
La meccanotrasduzione nelle cellule cigliate rapida e estremamente sensibile.
Quando i canali vengono aperti, lendolinfa che riempie la scala media dove si trova lorgano del Corti
ricca di potassio, quindi il potassio pi concentrato fuori che dentro la cellula, quindi IL POTASSIO
ENTRA NELLE CELLULA causando DEPOLARIZZAZIONE. (Caso particolare, diverso da tutti gli altri).
La depolarizzazione, a sua volta, causa lapertura dei canali per il calcio voltaggio dipendenti della
membrana della cellula cigliata, e il conseguente ingresso di ioni calcio causa il rilascio del trasmettitore
(glutammato) dallestremit basale della cellula alle terminazioni del nervo acustico.
Cellule cigliate interne ed esterne
Come detto ci sono 2 tipi di cellule cigliate:
INTERNE, disposte su una fila. SERVONO PER LA PERCEZIONE

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ESTERNE, disposte su 3 file. SERVONO PER LA REGOLAZIONE


Quelle interne sono vere e proprie cellule recettoriali e il 95% delle fibre afferenti che compongono il
nervo acustico originano da qui. Quelle esterne non sono cellule recettoriali, sono terminazioni
recettoriali degli assoni efferenti che originano dal complesso olivare superiore! Presumibilmente questa
popolazione di cellule cigliate serve per il feedback sensoriale. Queste cellule cigliate hanno delle proteine
contrattili che le possono far accorciare o allungare. Siccome le cellule cigliate sono attaccate alle due
membrane, contraendosi le avvicinano e rilassandosi le allontanano: regolano la percezione del suono! Sono
comandate sia direttamente dalla olive del tronco encefalico, sia, indirettamente, dalla corteccia uditiva.
Abbiamo detto che unonda sonora caratterizzata da: ampiezza e frequenza. Come vengono tradotte?
Ampiezza
o Aumenta il numero di canali per il potassio aperti, con conseguente variazione dellampiezza
del potenziale locale del recettore.
o Aumenta il numero di cellule cigliate attivate.
Frequenza: analizzata in modo specifico dalla coclea
o La membrana basale formata da fibre elastiche di tipo diverso a partire dalla base fino
allapice: alla base sono pi corte e grosse, allapice pi sottili e allungate e tutte le
variazioni intermedie. Queste fibre elastiche sono sensibili a frequenze differenti del suono:
pi basso apice, pi acuto base. Quindi uno stimolo acustico genera nella coclea
unonda viaggiante delle medesima frequenza che si propaga dalla base verso lapice della
membrana basilare finch non viene raggiunto il punto massimo di spostamento. Cos
facendo si genera una mappa delle frequenze: MAPPA TONOTOPICA.
o Le cellule cigliate stesse sono diverse a partire dalla base (pi corte e tozze) fino allapice
(pi lunghe e sottili). Quindi risponderanno preferenzialmente (ma non selettivamente) ad
una certa frequenza piuttosto che a un'altra.

4. Olive del tronco encefalico


A questo punto il segnale deve andare dalla periferia al SNC: le cellule cigliate si sinaptano con gli assoni
che formano il NERVO ACUSTICO. Il corpo cellulare da cui partono questi assoni si trova nel ganglio a
spirale, vicino alla coclea. Il nervo acustico (solo sensoriale) uno delle 12 paia di nervi del tronco
encefalico. Gli assoni che lo compongono si sinaptano con diverse cellule cigliate, quindi viene mantenuta la
mappa tonotopica e sar mantenuta fino alla corteccia uditiva primaria. Il nervo acustico porta linfo nel
tronco encefalico, in particolare a strutture chiamate OLIVE. Ha due vie: una ramificazione va alle
oliva dellemisfero ipsilaterale, laltra a quelle dellemisfero contro laterale. C un elevato grado di
connessione bilaterale, che fa s che un danno alle strutture uditive centrali non si manifesti mai con una
sordit monoaurale ( un tipo di sordit che esiste ma deriva da danni periferici ad una delle componenti
dellorecchio).
La funzione pi importante delle olive la localizzazione spaziale delle fonti dei suoni. Questa avviene
analizzando due parametri:
Latenza temporale. (Per frequenze al di sotto dei 3kHz) Viene rilevata le differenza di tempo tra
quando il suono raggiunge lorecchio destro o il sinistro. La capacit discriminatoria delle olive
nellordine dei 10 micro secondi di differenza!
Come fanno? Dai nuclei cocleari ventrali destro e sinistro partono degli assoni che mandano
linformazione alloliva superiore mediale. Qui si trovano cellule che si dicono neuroni rilevatori di
coincidenze. Sono cellule provviste di dendriti bipolari e possono ricevere linformazione
contemporaneamente da entrambe le orecchie. Se linformazione arriva solo da un lato, questi
neuroni non si attivano; quando invece arriva contemporaneamente da tutti i due lati, allora si

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attivano. Quindi a seconda delle posizione pi o meno centrale dei neuroni attivati dai due stimoli
contemporaneamente possiamo discriminare se la fonte sonora pi vicina allorecchio destro o
sinistro e se pi spostata verso lalto o verso il basso nello spazio.

Intensit (frequenze superiori a 3kHz) Nelle olive


(oliva superiore laterale) ci sono anche cellule
specifiche per la rilevazione dellintensit. Si basano su
un
meccanismo
di
eccitazione/
inibizione:
linformazione che da un orecchio va al lato ipsilaterale
ha effetto eccitatorio, quando va alloliva contro laterale
avr effetto inibitorio. Se la fonte del suono di fronte
al soggetto, avremo distribuzione identica di inibizione
ed eccitazione da entrambi i lati: le due popolazioni di
neuroni lavoreranno in modo sincrono ed equilibrato.
Se, al contrario, la fonte del suono spostata da un lato,
il circuito sar sbilanciato: un lato verr eccitato e
laltro inibito. Le due popolazioni lavoreranno in modo diverso e, confrontando la loro attivit
rileveremo le diverse intensit e potremo localizzare spazialmente i suoni.

5.Corteccia uditiva primaria


Dalle olive del tronco encefalico le informazioni uditive vengono trasmesse alla corteccia uditiva primaria,
che si trova nel lobo temporale ed neocorteccia. Si comporta come le altre cortecce sensoriali primarie:
mantiene la mappa tonotopica che si formata nella coclea (mappa di frequenze). Nella corteccia uditiva
primaria la mappa sproporzionata in favore delle frequenze medie (2000 - 6000 Hz) che sono
particolarmente importanti in quanto sono le frequenze della voce umana. Nella corteccia uditiva primaria
abbiamo quindi neuroni pi recettivi per frequenze specifiche.

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Il grafico illustra il
campo recettivo dei
neuroni
della
corteccia
uditiva
primaria.
Questi
6
neuroni
hanno
una
5
frequenza
4
preferenziale, per la
3
Campo recettivo dei
quale sono in grado
2
neuroni corteccia
di udire suoni
uditiva primaria
1
anche ad intensit
0
molto basse, MA non
1000 Hz 2000 Hz 3000 Hz 4000 Hz 5000 Hz
sono selettivi per una
Frequenza del suono
determinata
frequenza,
tant
vero che sentono anche frequenze diverse, pi alte o pi basse, ma solo quando il suono di intensit
maggiore.
I neuroni che rispondono preferenzialmente ad una determinata frequenza si raggruppano in punti diversi
della corteccia.
La mappa tonotopica presente sulla corteccia uditiva, come tutte le altre mappe sensoriali plastica e pu
essere modificata con lesperienza anche nellindividuo adulto. Esperimento sul topolino: rilevazione della
mappa tono topica prima e dopo una stimolazione della durata di un mese in cui veniva associato un suono a
8000 Hz alla stimolazione del centro del piacere mediante elettrodi: la zona della mappa che codificava per i
suoni a 8000 Hz si era espansa.
I neuroni che scaricano preferenzialmente per frequenza diverse sono raggruppati in colonne (colonne di
frequenza) e sono raggruppati anche a seconda della loro risposta ad un orecchio piuttosto che allaltro:
colonne di dominanza auricolare.
Dalla corteccia uditiva primaria linformazione uditiva viene poi ritrasmessa alle cortecce uditive di ordine
superiore e poi, se il contenuto dellinfo sono parole, anche alle aree per il linguaggio nei lobi temporali (area
di Broca, area di Wernike).
intensit del suono

Campo recettivo dei neuroni corteccia


uditiva primaria

I SENSI CHIMICI: OLFATTO E GUSTO


Sappiamo ancora molto poco su come funzionino questi due sistemi, sia perch sono complessi, sia perch
sono stati poco studiati rispetto alla vista o alludito. Vengono definiti sensi chimici perch rilevano,
tramite chemocettori, le sostane chimiche presenti nei cibi e in forma volatile nellaria. Il sistema olfattivo e
gustativo sono in collaborazione: per esempio per la percezione del gusto di un cibo lolfatto ho un ruolo
fondamentale.
Entrambi questi sistemi usano chemocettori che sono esposti allesterno per percepire le sostanze chimiche,
per questo vengono usurati velocemente e devono essere sostituiti: nel caso dei recettori olfattivi ogni 2
settimane, nel caso di quelli del gusto ogni mese. La sostituzione avviene grazie a cellule staminali adulte
che funzionano durante tutta la vita dellorganismo.
Oltre alla funzione ricettiva, questi due sistemi sensoriali sono in grado di scatenare risposte innate che
coinvolgono tutto lorganismo (es. smorfia tipica per il disgusto, espressione di piacere quando si percepisce
un gusto dolce.. compaiono gi nei neonati). Esercitano inoltre una funzione comunicativa: attraverso gli
odori molti animali, e in misura minore anche luomo, comunicano info specie specifiche (territorio,
femmina in calore...

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SISTEMA OLFATTIVO
Il sistema olfattivo quello di pi antica evoluzione.
Le sostanze chimiche volatili si legano ai recettori (Nelluomo ne esistono moltissimi tipi, circa 12 milioni!!
Altrettanto vasta la famiglia di geni che codificano per essi. In altri animali in cui lolfatto
particolarmente sviluppato, detti macroasmatici, ne abbiamo ancora di pi!)
I recettori sono presenti allinterno della cavit nasale e sono portati da neuroni bipolari: da un lato di essi si
estende lassone, dallaltro i dendridi. I dendridi presentano estroflessioni detti CIGLIA OLFATTIVE sulla
cui superficie si trovano i recettori. Gli assoni che partono da questi recettori poi si allineano per formare il
NERVO OLFATTIVO.
I recettori sono immersi nel MUCO, che li protegge dagli agenti esterni (variazioni di temperatura, agenti
meccanici, infezioni virali) e mantiene costante lambiente ionico in cui si trovano. Sono tutti recettori
metabotropi. Linterazione fra sostanze odoranti e rispettivi recettori attiva un sistema di secondo
messaggero che determina la depolarizzazione dei neuroni sensitivi. Tipi di recettori diversi rispondono
preferenzialmente (ma non selettivamente) a stimoli diversi, tuttavia la percezione di un determinato odore
deriva dalla combinazione dellattivit di pi famiglie di recettori.

Attraverso il nervo olfattivo le informazioni raggiungono il BULBO OLFATTIVO, che si trova sopra la
cavit nasale. Qui si trovano i GLOMERULI, dove terminano gli assoni. Ogni assone afferente va a prendere
contatto con una solo glomerulo, poi dai glomeruli parte un sistema convergente che porta linfo ad un
numero pi limitato di cellule mitrali. Le CELLULE MITRALI poi proiettano allencefalo. Anche le cellule
dei glomeruli sono soggette ad usura e vengono continuamente sostituite.
Siccome questo sistema il pi antico evolutivamente, le informazioni NON passano dal tronco encefalico
(quindi NON INCROCIANO) ma vanno direttamente alla CORTECCIA OLFATTIVA PRIMARIA (detta
anche PILIFORME), che si trova nel lobo temporale. archi corteccia, quindi a 3 strati.
Inoltre le info sono contemporaneamente mandate anche ad altre strutture:
- AMIGDALA: ha un ruolo centrale nellelaborazione delle emozioni, quindi le info olfattive vengono
associate in modo diretto con informazioni sul contenuto emotivo dello stimolo.
- IPPOCAMPO: attraverso la corteccia entrorinatale le informazioni arrivano allippocampo che il
centro della memoria dichiarativa.
- TALAMO E CORTECCIA ORBITOFRONTALE: aree associative complesse, le info olfattive vi
arrivano solo alla fine a elaborazione compiuta.

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SISTEMA GUSTATIVO
Funziona
attraverso
chemocettori
sensibili alle sostanze chimiche presenti
nel cibo. Essi sono presenti non solo
sulla lingua, ma allinterno di tutta la
cavit orale. Si trovano in strutture
particolari
dette
PAPILLE
GUSTATIVE, ciascuna di esse
separata dalle altre da un solco detto
VALLO, in cui passa la saliva dove sono
disciolte le sostanze chimiche. Sulla
papilla gustativa ci sono i BOTTONI
GUSTATIVI, che contengono le cellule
sensoriali sulle cui estroflessioni sono
presenti i recettori. Allinterno del
bottone gustativo si trovano le cellule
staminali adulte che continuamente
sostituiscono i recettori usurati. Le
cellule recettoriali formano una sinapsi
chimica con le cellule senso primarie che
portano poi linfo, tramite gli assoni, a
strutture superiori. (il tipo di neurotrasmettitore usato tuttavia non chiaro).
Ciascun sapore di base (sono cinque) rilevato da una diversa famiglia di recettori:
- Dolce
- Salato
- Amaro
- Acido
- Umami: simile al dolce, gradevole.
Una prima risposta a questi sapori (piacere per il dolce, disgusto per lamaro..) innata e compare gi nei
neonati. Perch accade ci? una forma di memoria specie specifica, che aiuta a riconoscere i cibi buoni per
lorganismo (dolci = ricchi di glucosio, fondamentale per il nostro metabolismo) ed evitare quelli
potenzialmente dannosi (acido = ph basso, possibile fonte di danneggiamento per i tessuti interni). Quindi
evolutivamente stato mantenuta una certa gamma di comportamenti innati. La percezione dei sapori poi
modulata dalle cortecce, che possono reprimere certi tipi di risposta. Nel neonato la modulazione corticale
non si osserva ancora, appare solo con la crescita e con lesperienza.
Le informazioni vengono poi trasferite al SNC attraverso il NERVO GUSTATIVO che va al tronco
encefalico e in particolare a due strutture:
- NUCLEO DEL TRATTO SOLITARIO
- NUCLEO PARABRACIALE
Ad esse arrivano contemporaneamente anche informazioni viscerali relative alle conseguenze del cibo che
abbiamo appena ingerito. Questo fa s che, se stiamo male in conseguenza di un cibo, il suo gusto sia
fortemente associato (prima ancora della mediazione della corteccia!) a ricordi spiacevoli, perci in futuro lo
eviteremo.

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In seguito le informazioni sono inviate al TALAMO, poi arrivano alla CORTECCIA GUSTATIVA
PRIMARIA, che si trova nel lobo parietale e contemporaneamente allINSULA.
A questo punto le info gustative vanno alla CORTECCIA ORBITO FRONTALE, dove vengono elaborate
insieme alle informazioni olfattive, visive meccaniche e viscerali per creare una rappresentazione unitaria del
cibo ingerito. Riceve anche le informazioni emotive dallamigdala e dal nucleo accumbens e le informazioni
relative alle esigenze nutrizionali dallipotalamo. importante, quindi, per modulare la percezione dei sapori
e regolare il comportamento alimentare.

IL SISTEMA MOTORIO
Con sistema motorio si intende una serie di strutture cerebrali e di vie efferenti/discendenti che
hanno come scopo regolare la contrazione dei muscoli: i movimenti (volontari, involontari e ritmici)
e la posizione nello spazio (equilibrio e postura, che vanno continuamente aggiustati in base ai
movimenti). Tutte queste vie vanno a terminare sui motoneuroni del midollo spinale (via finale
comune), sono loro che poi contattano i muscoli.
Distinguiamo tre tipi di movimenti:
RIFLESSI: sono movimenti innati, non appresi (presenti anche nei neonati) e molto rapidi.
Sono stimolo specifici e graduabili a seconda dellintensit dello stimolo.
RITMICI: (es. camminare, masticare) sono in parte riflessi e in parte volontari la decisione
su quando iniziare/terminare il movimento volontaria, ma una volta iniziato continua in
maniera automatica.
VOLONTARI: totalmente controllati, appresi (con un allenamento), complessi e finalizzati.
Essi hanno alcune caratteristiche comuni:
o Sono generati da programmi motori: il nostro cervello contiene una
rappresentazione di diversi movimenti (raggiungere, afferrare ecc..) e li mette in
atto adattandoli alla situazione, ma, pur partendo da informazioni sensoriali, non
elabora da zero tutte le volte.
o Il tempo di reazione varia in funzione della quantit di informazioni che vengono
elaborate: i tempi di reazione dei movimenti volontari sono di significativamente pi
lunghi rispetto a quelli per le risposte riflesse (questo perch i circuiti sono pi
complessi, a pi sinapsi)
o La velocit di esecuzione inversamente correlata con la precisione.
Tutti i tipi di movimenti richiedono un concomitante aggiustamento posturale.
I sistemi motori sono organizzati in maniera gerarchica, i circuiti a monte sono pi complessi di
quelli a valle.
1. CORTECCIA MOTORIE: pianifica i movimenti (in particolare i movimenti volontari, in
misura minore modulano anche i ritmici e i riflessi) e mediano lapprendimento motorio.
Invia sia al tronco encefalico (tratto corticobulbare), sia direttamente al midollo spinale
(tratto corticospinali).
Si compone di: corteccia motoria primaria (dettagli del movimento: quali muscoli muovere e con
che forza) e cortecce di ordine superiore (programmazione globale del movimento, anche finalit).
Si trovano tutte nel lobo frontale.

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2. TRONCO ENCEFALICO: una serie di strutture del tronco encefalico hanno la funzione di
integrare le informazioni sensoriali e i comandi motori. (ad es. collicolo superiore proietta
al midollo spinale.)
3. MIDOLLO SPINALE: qui si trovano i motoneuroni che contattano direttamente i muscoli.
Inoltre qui si trovano anche i nuclei che controllano i movimenti riflessi, difatti se il midollo
spinale separato dallencefalo per danni strutturali sono impediti i movimenti volontari ma
non quelli riflessi.
Altre strutture coinvolte:
CERVELLETTO: importante per lapprendimento motorio e per la correzione dei movimenti in
funzione della risposta ambientale. Collegato sia al tronco encefalico che alle cortecce motorie
GANGLI DELLA BASE: importanti per la programmazione dei movimenti e per il loro inizio.
Collegati alla corteccia motoria.
Il sistema motorio e i sistemi sensoriali sono profondamente interconnessi, una componente
fondamentale del sistema motorio sono le informazioni ricevute dai sistemi sensoriali. Il sistema
motorio organizzato in maniera gerarchica (da strutture superiori a strutture inferiori) e in
parallelo (pi discendenti che inviano in parallelo pi rapido!)

MIDOLLO SPINALE E UNITA MOTORIA


Nel MS possiamo identificare le due porzioni dorsale (ricezione sensoriale) e ventrale (componente
motoria). I motoneuroni compongono la sostanza grigia a livello ventrale, da l i loro assoni
mielinizzati escono dal MS e vanno ad innervare le fibre muscolari. Formano i NERVI SPINALI,
che sono misti: presentano una componente sensoriale (afferente) e una motoria (efferente).
Ogni assone si ramifica e prende contatto con pi fibre muscolari.

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Il motoneurone + le fibre
innervate si dicono: UNITA
MOTORIA. Vanno a formare
sinapsi
chimiche
(neurotrasmettitore: acetilcolina)
con le fibre muscolari bersaglio.
La sinapsi chimica tra il
motoneurone e la fibra muscolare
bersaglio

detta
placca
neuromuscolare. In genere le
placche sono aggregate a formare
bande che si estendono su tutto il
muscolo.
Come viene regolato il movimento?
- Una sola unit motoria lavora di pi: il motoneurone produce pi potenziali dazione
ravvicinati
- Vengono reclutate pi unit motorie per far muovere pi fibre muscolari
Le unit motorie hanno dimensioni differenti: un singolo motoneurone pu prendere contatto
con un numero limitato oppure elevato di fibre muscolari, a seconda se il movimento
devessere complessivo (muovere una arto) oppure fine (muovere le dita).
Quando i muscoli sono eccitati si contraggono, accorciandosi. Viceversa quando sono inibiti si
rilassano e le fibre muscolari si allungano.
Il dispositivo contrattile delle fibre muscolari cos costituito:
- La fibra muscolare, osservata al microscopio, costituita da miofibrille, ciascuna delle quali
presenta una serie di bande scure e chiare alternate dette striature.
- Le miofibrille sono costituite da una serie di unit dette sarcomeri. Ogni sarcomero
contiene proteine contrattili organizzate in modo da formare una matrice di filamenti spessi
(miosina) e sottili (actina) parzialmente sovrapposti. Il sarcomero, accorciandosi e
contraendosi, controlla la lunghezza dei muscoli.
- Come fa a contrarsi? I filamenti spessi e sottili scivolano gli uni sugli altri per effetto
dellinterazione tra le teste della miosina dei filamenti spessi e i siti di legame
dellactina dei filamenti sottili adiacenti. Il legame della testa di miosina si chiama ponte
trasversale.
Oltre a filamenti di actina e di miosina le fibre muscolari contengono anche elementi non contrattili
(come i filamenti di connessione, dette connettine) che danno stabilit agli elementi contrattili.
- I ponti trasversali (ovvero la connessione tra la miosina e lactina che fa muovere il
muscolo) non sono sempre presenti: quando il muscolo a riposo non ci sono e si
formano solo quando il sarcomero viene stimolato dalla placca neuromuscolare (sinapsi
con il motoneurone). Giocano un ruolo chiave gli ioni calcio: il loro compito quello di
modificare la struttura molecolare dei siti di legame dellactina in modo da rendere possibile
il contatto con le teste di miosina. In condizioni di riposo, quindi, le concentrazioni di calcio

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sono molto basse. Quando un potenziale si propaga lungo la fibra neuromuscolare, esso
determina lapertura di specifici canali per il calcio e lingresso di calcio nella cellula dal
reticolo endoplasmatico dove si trovava come riserva. Pi elevata la quantit di potenziali
dazione successivi, maggiore sar la concentrazione di calcio e quindi la fibra si contrarr
con maggiore forza.
Nei muscoli esistono tre tipi di unit motrici che differiscono fra di loro per velocit, forza di
contrazione ed affaticabilit (pollo arrosto e diverso colore delle fibre muscolari!!)
Le unit motrici sono reclutate in un ordine prestabilito: da quelle che sviluppano meno forza a
quelle che contraggono i muscoli con pi forza se devo fare un movimento che non richiede
tanta forza si attivano prima le fibre che consumano meno energia.
I diversi tipi di muscoli possono essere classificati in pi modi:
- AGONISTI/ANTAGONISTI. Classificazione funzionale: a seconda del movimento preso in
considerazione diversi muscoli possono essere considerati agonisti o antagonisti.
Agonisti: esercitano la forza nella stessa direzione, quindi fanno muovere tutta
larticolazione in una direzione.
Antagonisti: esercitano la forza in direzione opposta a quella degli agonisti.
- FLESSORI/ESTENSORI. Classificazione in base alla direzione del movimento, a seconda
dellangolo di articolazione
Flessori: flettono larticolazione
Estensori: estendono langolo di articolazione
- DISTALI/PROSSIMALI/ASSIALI. Classificazione spaziale
Distali: pi distanti dal torace (mani, piedi..)
Prossimali: pi vicini al torace (braccia, gambe)
Assiali: sullasse di simmetria (torace e bacino)
MOTONEURONI
Nella parte ventrale del midollo spinale, i motoneuroni sono
ulteriormente separati tra quelli che innervano i muscoli distali
corpi cellulari nella porzione laterale, pi esterna e quelli che
innervano i muscoli prossimali e assiali corpi cellulari nella
porzione mediale, pi interna. Quindi i movimenti fini sono regolati
dalla porzione laterale, lequilibrio e la postura da quella mediale.
Vi sono inoltre degli interneuroni che contattano i diversi segmenti
del midollo spinale facendo in modo che le diverse attivit svolte da
ciascuno collaborino e sono detti neuroni propriospinali (possono
essere con assone corto o con assone lungo a seconda di quante
connessioni esercitano)
VIE DISCENDENTI
Possiamo distinguere due famiglie di vie discendenti che raggiungono il midollo spinale partendo o
dal tronco encefalico o direttamente dalle cortecce motorie:

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- Vie per i movimenti volontari. Terminano nella porzione laterale, dette per questo
VIE DISCENDENTI LATERALI. Tutte le vie laterali sono crociate.
- Vie per la regolazione dellequilibrio e della postura. Terminano nella porzione mediale:
VIE DISCENDENTI MEDIALI. Le vie mediali sono pi antiche evolutivamente. Possono essere
crociate o dirette.
Quali sono le vie discendenti?
DAL TRONCO ENCEFALICO:
1. LATERALE: solo una.
a. VIA RUBRO-SPINALE. Parte
dal nucleo rosso del mesencefalo
e raggiunge il midollo spinale.
presente in tutti i mammiferi e
particolarmente sviluppata nei
felini. una via laterale, quindi
regola i movimenti volontari, in
particolare i movimenti fini.
crociata.
2. MEDIALE: 3 vie
a. VIA RETICOLO SPINALE.
Dalla
sostanza
reticolare
(reticolo
di
neuroni
che
attraversa
tutto
il
tronco
encefalico) al midollo spinale.
Regola, appunto, equilibrio e
postura. diretta
b. VIA VESTIBOLO SPINALE. Dai nuclei vestibolari (che ricevono info sui
movimenti del corpo) al midollo spinale
c. VIA TETTO SPINALE. crociata, in quanto evolutivamente pi recente.

DALLE CORTECCE MOTORIE:


1. LATERALI: una sola via
a. VIA CORTICO SPINALE LATERALE: dalla corteccia motoria direttamente alla
porzione laterale del midollo spinale. la pi recente evolutivamente. crociata.
2. MEDIALI: una via
a. VIA CORTICO SPINALE MEDIALE VENTRALE: dalla corteccia va direttamente
al midollo spinale. diretta, non incrocia. Alcuni assoni di questa via si ramificano e
vanno a contattare i sistemi laterali e mediali che prendono origine dal tronco
encefalico.

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MOVIMENTI RIFLESSI
Sono mediati da circuiti locali del midollo spinale. Presentano le seguenti caratteristiche:
- involontari
- rapidi
- stereotipati
- innati
- stimolo specifici sono tali perch la loro funzione proteggere lorganismo dai possibili
danni
- modulati da stimolo:lintensit dello stimolo determina lintensit del riflesso
- mediati dal midollo spinale e in parte dal tronco encefalico. Infatti se c un danno alle vie
che collegano il midollo spinale allencefalo i movimenti riflessi dapprima scompaiono, per
poi ricomparire, in fase di recupero, in modo alterato. Le cortecce tendono comunque a
modulare i riflessi, anche se il loro centro nel midollo spinale.
Circuito dei riflessi.
Lo stimolo che fa scattare il riflesso
elaborato dai recettori sensoriali, che
attraverso le vie afferenti mandano
linformazione al midollo spinale. Nel
midollo spinale possono succedere due cose:
- riflesso monosinaptico: attraverso
un'unica sinapsi il neurone sensoriale
contatta direttamente il motoneurone
- riflesso polisinaptico: il neurone
sensoriale contatta dapprima un
interneurone (con funzioni eccitatorie
o inibitorie) che a sua volta va a
contattare il motoneurone.
Dove neurone sensoriale primario e
motoneurone si sinaptano si chiama
CENTRO DEL RIFLESSO.
A sua volta il motoneurone andr a contattare i muscoli e far partire il riflesso.
Ci sono quindi due componenti: una afferente ed una efferente. un circuito semplice e
proprio per questo molto rapido.
v. priopercezione: funzionamento del FUSO NEUROMUSCOLARE e dellORGANO
TENDINO DEL GOLGI
Quando il fuso neuromuscolare si attiva, i suoi neuroni T inviano linfo al midollo spinale (entrata
dorsale), lassone poi si ramifica in una via afferente (sale allencefalo) ed una via ventrale (forma
sinapsi sui motoneuroni che inviano i propri assoni alle fibre muscolari). questa via ventrale ad
essere coinvolta nei riflessi.

87

PRINCIPALI RIFLESSI:
1. RIFLESSO MIOTATTICO
Innescato dal fuso neuromuscolare
in seguito ad un allungamento
eccessivo dei muscoli. Ha una
funzione protettiva: leccessivo
stiramento delle fibre muscolari
potrebbe romperle! Per questo
interviene il riflesso miotattico che fa
contrarre i muscoli troppo stirati. Il
suo circuito il seguente:
Le
fibre
muscolari
sono
eccessivamente stirate, il fuso
neuromuscolare si attiva e manda
linfo al midollo spinale, a livello
dorsale. Linformazione passa a
livello ventrale e va a sinaptarsi
direttamente con il motoneurone
incaricato di far contrarre le fibre
coinvolte (riflesso semplice o monosinaptico) (es. bicchiere vuoto in mano, qualcuno lo riempie
mentre non guardiamo, non siamo preparati al peso, ma il riflesso fa s che il braccio non ceda.
Altro es. martelletto sul ginocchio)
Oltre alla principale funzione protettiva il riflesso miotattico ha un ruolo fondamentale nel
mantenimento del tono muscolare, la forza con cui i muscoli si oppongono allo stiramento dato
dalla forza di gravit.
ATTENZIONE! C anche unaltra componente inibitoria nel riflesso miotattico, perch
quando facciamo contrarre un muscolo, contemporaneamente il suo muscolo antagonista
devessere stirato, ci devessere quindi un meccanismo per impedire che anche lantagonista si
contragga rendendo nullo il movimento. Questo possibile perch la fibra sensoriale che porta
linformazione dal fuso al midollo spinale e l si ferma (quindi non la componente che sale verso
lencefalo) ulteriormente ramificata: uno dei due rami va a stimolare un interneurone
inibitorio che a sua volta sinapta con il motoneurone del muscolo antagonista, inibendolo e
impedendone la contrazione. Si parla si INIBIZIONE RECIPROCA ed un principio valido per
tutte le coppie di muscoli agonisti/antagonisti.
2. RIFLESSO MIOTATTICO INVERSO
Attivato dallorgano tendino del Golgi, entra in gioco quando il muscolo si sta contraendo
troppo, in modo da farlo rilassare. La fibra sensoriale dallorgano tendino va a sinaptare con un
interneurone inibitorio, che a sua volta va ad inibire il motoneurone che sta facendo contrarre il
muscolo. quindi un riflesso polisinaptico.
SONO DUE RIFLESSI FONDAMENTALI PER CONTRLLARE LE VARIAZIONI DI
LUGHEZZA E DI FORZA DEI NOSTRI MUSCOLI

88

3. RIFLESSO FLESSORIO
Si attiva in seguito a stimoli dolorosi, la sua funzione flettere larto coinvolto in modo da
allontanarlo dallo stimolo. Il recettore attivato un nocicettore, che manda linfo al neurone
senso primario a livello dorsale del midollo spinale. Qui lassone si ramifica, una via sale
allencefalo e laltra (quella che attiva il riflesso) ha due bersagli:
- Un interneurone eccitatorio, che a sua volta si sinapta con il motoneurone per far
contrarre i muscoli flessori e quindi muovere larto
- Un interne neurone inibitorio, che inibir il motoneurone del muscolo antagonista (cio
gli estensori), in modo da inibirne la contrazione
Contemporaneamente per necessario anche regolare lequilibrio in funzione del movimento
effettuato. Quindi necessario anche un aggiustamento posturale per la distribuzione del peso.
Ad esempio, se leffetto del riflesso stato far alzare una gamba di scatto, laltra gamba deve
distendersi, in modo da scaricare tutto il peso. Il circuito del riflesso flessorio, quindi, provoca un
movimento speculare e opposto nellaltro arto: contrazione degli estensori e rilassamento dei
flessori.
La stessa fibra sensoriale afferente va a stimolare anche un interneurone eccitatorio e uno inibitorio
che incrociano e si portano allaltra parte del midollo spinale. Sono questi due interneuroni che
provocano il movimento speculare.
I circuiti riflessi si trovano per la maggior parte nel midollo spinale, ma, nel corso
dellevoluzione, passano sempre pi anche sotto il controllo delle cortecce. Nei rettili il
controllo corticale praticamente assente, mentre nelluomo abbiamo un ampio spazio di controllo.
Nei soggetti in cui il contatto tra encefalo e midollo spinale viene danneggiato e interrotto
bilateralmente, abbiamo i seguenti sintomi:
- Perdita irreversibile e completa dei movimenti volontari (vie discendenti) e della
sensibilit (vie ascendenti)
- I riflessi allinizio spariscono (definito schok spinale) poi gradatamente ricompaiono
ma in maniera alterata: non siamo pi in grado di regolarne l intensit o di bloccarli. Lo
schok spinale pu durare anche diversi mesi (nelluomo) e i riflessi in seguito non sono pi
controllabili (es. riflesso alla minzione). Inoltre ricompaiono alcuni riflessi ancenstrali
presenti solo nel neonato e in seguito inibiti: riflesso di Babinsky nel neonato se viene
stimolata la pianta del piede abbiamo un estensione (riflesso ancestrale), nelladulto invece
abbiamo una flessione (riflesso inibito dalle cortecce).
MOVIMENTI RITMICI
Linizio e la fine del movimento sono decisi volontariamente, ma una volta innescato esso continua
in maniera riflessa.
Locomozione: un arto viene flesso (flessori) e laltro esteso (estensori) e viceversa (come riflesso
flessorio). Vengono sfruttati circuiti simili a quelli del riflesso flessorio, ma linnesco non uno
stimolo sensoriale ma una decisione volontaria dallSNC, quindi nel circuito del movimento ritmico
non c pi la fibra sensoriale afferente, ma limput arriva dalle cortecce attraverso vie discendenti.
Una volta attivato il circuito riflesso e continua fino a che non lo blocchiamo. Esperimento del

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gatto a cui erano state sezionate le vie discendenti: non era in grado di iniziare a camminare, ma
camminava sul tappeto rotante.
In condizioni ambientali, tuttavia, gli schemi del cammino sono s riflessi ma vengono regolati
anche da segnali afferenti provenienti dagli arti in movimento.
REGOLAZIONE DELLA POSTURA
La postura si definisce come la posizione che il nostro corpo occupa nello spazio in ogni
istante. Scopi:
- Contrastare la forza di gravit
- Mantenere il baricentro interno
- Stabilizzare le parti del nostro corpo quando compiamo un movimento (vale per tutti i
tipi di movimento)
Questi scopi vengono perseguiti attraverso due diversi meccanismi:
1. CONTROLLO ANTICIPATORIO. Messo in atto soprattutto per movimenti altamente
finalizzati e molto rapidi. Mentre le cortecce di ordine superiore decidono il movimento da
compiere, contemporaneamente (quindi in anticipo rispetto allattuazione) decidono anche
laggiustamento posturale idoneo. Dopodich la decisione sul movimento viene inviata al
midollo spinale che la andr a far eseguire. Tuttavia, siccome la decisione stata presa in
anticipo, se cambia qualcosa nella situazione sensoriale il movimento va a vuoto, cos pure
laggiustamento posturale (portiere che si tuffa)
2. CONTROLLO A RETROAZIONE. Tiene conto delle eventuali modifiche nella situazione
sensoriale. Alcune strutture (spino cervelletto) ricevono continuamente feedback sensoriali e
li comparano con i movimenti pianificati, andando a modulare i nuovi movimenti (vale per i
movimenti non rapidissimi, in cui c il tempo di ricevere un feedback e correggere).
Le strutture cerebrali coinvolte negli aggiustamenti posturali quindi sono:
- Cortecce motorie: pianificano gli aggiustamenti posturali contemporaneamente alla
programmazione dei movimenti.
- Sostanza reticolare: struttura allungata che attraversa tutto il tronco encefalico ed formata
da un reticolo di neuroni. Svolge molteplici compiti ed implicata anche nel controllo
della postura. Qui si trovano infatti i centri per il feedback sensoriale per il controllo a
retroazione, tra cui il CERVELLETTO. Se la sostanza reticolare danneggiata, i
movimenti volontari sono ancora possibili, ma non pi possibile aggiustare la postura
in base ad essi.
- Via reticolo spinale: collega la sostanza reticolare al midollo spianale. , come tutte le
vie per il controllo della postura, una via mediale.
SISTEMA VESTIBOLARE
Un caso particolare quello della posizione della testa nello spazio, che monitorata e regolata
dal sistema vestibolare, sia a riposo che in movimento. La posizione della testa importante per
queste ragioni:
- Protezione del sistema nervoso

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Direzionare e orientare i sistemi sensoriali presenti nel capo, tra cui coordinazione dei
movimenti oculari con i movimenti del capo
Regolazione dellequilibrio e della postura
Coordinazione dei movimenti del corpo con quelli della testa

Il sistema vestibolare si trova nellorecchio interno. Allinterno del labirinto osseo si trova il
labirinto membranoso, che formato dalla coclea e, appunto, dal sistema vestibolare. Esso si
compone di diverse strutture:
- Canali semicircolari: rilevano i movimenti rotatori della testa
- Organi otolitici: misurano i movimenti lineari della testa. Essi sono:
Utriculo
Sacculo
Si tratta sempre di meccanocettori, formati da cellule cigliate. Sono dello stesso tipo ma
rilevano movimenti diversi a seconda della struttura in cui si trovano. Funzionano come le
cellule cigliate del sistema uditivo: da un lato coi sono le ciglia, disposte ad altezze decrescenti (il
pi lungo si chiama chinociglio) in cima alle ciglia ci sono i recettori e gli apici sono collegati da
filamenti elastici (i tiplink). Quando le ciglia sono stirate, i tiplink si stirano a loro volta e cos
aprono i canali per il potassio. Le ciglia sono immerse nellendolinfa, ricca di potassio, allapertura
dei canali il potassio entra e la cellula si depolarizza. La depolarizzazione innesca lapertura dei
canali Ca+, che, entrando nella cellula, scatena tutti i processi che servono per rilasciare il
neurotrasmettitore, tramite sinapsi, sul NERVO VESTIBOLARE, che aumenta la sua attivit e,
tramite potenziale dazione invia al sistema nervoso centrale. Quando le ciglia si muovono in
direzione opposta, abbiamo il processo opposto: i tiplink si rilassano, chiudendo tutti i canali per il
potassio e la cellula si iperpolarizza.
Esistono poi meccanismi di feedback mediate da fibre
afferenti che, dal tronco encefalico, arrivano alle cellule
cigliate del sistema vestibolare, modulandone lattivit.
Organi otolitici: utriculo e sacculo
Sono due rigonfiamenti che stanno alla base dei canali
semicircolari (sistema uditivo). Qui le cellule cigliate sono
immerse nella MEMBRANA OTOLITICA, che ha una
consistenza gelatinosa. Essa contiene degli organelli detti
OTOCONI che sono cristalli di carbonato di calcio. Gli
otoconi hanno un certo peso, quindi sono sensibili alla forza
di gravit: quando la testa si sposta, gli otoconi si muovono,
stirando la membrana otolitica e quindi facendo flettere le
ciglia in una direzione o nellaltra. Le cellule cigliate e la
membrana otolitica insieme formano la MACULA.
In particolare:
- Nellutriculo la macula posta nel piano
ORIZZONTALE, quindi andr a rilevare gli
spostamenti avanti e indietro

91

Nel sacculo la macula posta sul piano VERTICALE: rileva i movimenti verso lalto e
verso il basso.
Quindi negli organi otolitici, proprio per la presenza degli otoconi, anche a riposo le cellule cigliate
sono leggermente flesse, quindi anche a riposo possiamo conoscere la posizione della nostra testa.
Questo vale solo per gli organi otolitici, non per i canali semicircolari, che rilevano solo il
movimento.
In totale quindi abbiamo 4 macule (due a destra e due a sinistra) e ricevendo contemporaneamente
le info da tutte e quattro il nostro sistema nervoso pu discriminare la pozione della testa nello
spazio.
-

Canali semicircolari
Ce ne sono 3 per ciascun orecchio, posti perpendicolarmente luno rispetto allaltro e tutti e tre
inclinati rispetto allasse orizzontale. Le cellule cigliate si trovano allinterno di uno specifico
rigonfiamento presente in ciascun canale semicircolare: lAMPOLLA. Sono immerse nellendolinfa
e sono sostenute dalla
CUPOLA, una membrana
gelatinosa.
La cupola non contiene
otoconi, quindi non pu
comunicare
informazioni
sulla posizione della testa a
riposo.
I canali semicircolari rilevano
i movimenti rotatori: quando
ruotiamo il capo lendolinfa
che si trova in un canale
vestibolare,
per
inerzia
rimanere un po indietro, di conseguenza si genera una corrente endolinfatica con direzione opposta
a quella del movimento. Questa corrente far muovere le ciglia in una direzione o nellaltra. Per via
della conformazione dei canali semicircolari, si verificher uno spostamento di endolinfa solo
nel caso di movimenti rotatori del capo. Tuttavia, nel momento in cui il movimento diventa
costante, il flusso di endolinfa si assesta, quindi i canali semicircolari sono in grado di rilevare solo
le variazioni di movimento (accelerazioni). Mettendo insieme le informazioni che arrivano dai
canali semicircolari di destra e di sinistra possiamo riconoscere il tipo di movimento rotatorio.

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Vie vestibolari
Dalle cellule cigliate linformazione viene
trasmessa tramite sinapsi al NERVO
VESTIBOLARE, formato da assoni i cui
corpi cellulari si trovano nel GANGLIO
DI SCARPA. Il nervo vestibolare porter
linformazione ai quattro NUCLEI
VESTIBOLARI (superiore, inferiore,
laterale e mediale) che si trovano nel
tronco encefalico.
I
nuclei
superiore e mediale proiettano poi
linformazione
ai
nuclei
oculomotori,
regolando
i
movimenti oculari. Quindi hanno
la funzione di coordinare i
movimenti del capo e quelli degli
occhi.
I nuclei mediale
e inferiore proiettano al midollo
spinale, per regolare i muscoli del
collo e di conseguenza quelli del
capo
I nucleo laterale
proietta alla porzione mediale del
midollo spinale, per regolare
lequilibrio e la postura. Tutte le
afferenze che vanno al midollo
spinale costituiscono la VIA VESTIBOLO SPINALE (v.)
Contemporaneamente, una parte delle afferenze vanno anche al cervelletto, che a sua volta,
trasmette feedback ai nuclei vestibolari e alle cellule cigliate.
Sia la postura che i movimenti oculari sono regolati tramite movimenti riflessi, che possono
essere:
- STATOTONICI: si attivano quando il capo a riposo, grazie allattivit di utriculo e
sacculo. Riguardano principalmente aggiustamenti posturali in seguito ad un movimento del
capo.
- STATOCINETICI: si attivano quando il capo in movimento. Sono coinvolti sia
lutriculo e il sacculo che i canali semicircolari. Riguardano numerosi aggiustamenti:
posturali, coordinazione dei movimenti oculari e movimenti della testa (tra essi: riflesso
vestibolo oculare v.), movimenti del collo.

93

Le cellule recettoriali del labirinto vestibolare, oltre che da processi patologici che colpiscono
direttamente le cellule cigliate, sono interessate da una condizione patologica che si manifesta senza
cause apparenti, nota come sindrome di Menire. Essa provoca episodi di vertigine intermittenti,
di durata pi o meno lunga e anche di grave entit. Sono riscontrati anche disturbi delludito, che
indicano un coinvolgimento della coclea. Nei casi pi gravi necessaria lasportazione chirurgica di
parte del labirinto membranoso, per ridurre i sintomi.
MOVIMENTI OCULARI
La funzione dei movimenti oculari portare e mantenere il
bersaglio visivo sulla fovea, dove abbiamo la massima
acuit visiva. Esistono 3 coppie di muscoli che muovono gli
occhi:
- Movimenti alto-basso (retto superiore e inferiore)
- Movimenti laterale-nasale (retto laterale e nasale)
- Movimenti obliqui (obliquo superiore e inferiore)
Essi sono regolati da motoneuroni i cui corpi cellulari si
trovano nei nuclei oculomotori del tronco encefalico.
Possiamo distinguere 5 tipi di movimenti oculari:
MOVIMENTI CONIUGATI O CONVERGENTI
1. MOVIMENTI OPTOCINETICI E RIFLESSO VESTIBOLO OCULARE
Operano insieme e hanno la funzione di mantenere stabile lo sguardo.
I MOVIMENTI OPTOCINETICI sono pi lenti, prendono origine dalle cortecce visive e si basano
su info visive. Le cortecce contattano i nuclei oculomotori in modo da far muovere gli occhi e
seguire lo spostamento della scena visiva. La testa resta ferma.
Il RIFLESSO VESTIBOLO-OCULARE pi rapido prende origine dai nuclei vestibolari e si basa
quindi su informazioni relative alla posizione della testa. Serve a mantenere fisso lo sguardo:
quando muovo il capo in una direzione immediatamente muovo gli occhi nella direzione opposta
per mantenere lo sguardo fisso. Se non sono fortemente motivato a fissare lo sguardo su un punto di
fissazione (e questo gi un altro tipo di movimento oculare: fissazione) per, ad un certo punto
alla fase lenta di rotazione segue una fase di riposizionamento degli occhi verro il centro dello
sguardo: questo effetto si chiama nistagmo vestibolare (nistagmo: dal greco cenno di assenso) Si
distinguono tre tipi di riflesso vestibolo oculare a seconda della direzione del movimento del capo:
riflesso vestibolo oculare di rotazione, di traslazione e risposta oculare controrotatoria (piano
verticale)
2. SACCADI
Molto frequenti (3-4 al secondo), sono movimenti volontari che servono a mantenere il bersaglio
visivo sulla fovea. Ogni volta che il bersaglio si sposta leggermente dobbiamo programmare un
nuovo movimento: siccome sono compimenti rapidi non possono essere corretti in corso di
realizzazione.
Il circuito di programmazione dei movimenti saccadici prende origine dalla sostanza reticolare in
cui sono presenti un centro per lo sguardo orizzontale ed uno verticale. A seconda di quali centri

94

sono attivati avremo un movimento orizzontale, verticale o obliquo. I centri per lo sguardo sono
sotto il controllo del COLLICOLO SUPERIORE (tronco encefalico) e del CAMPO VISIVO
FRONTALE (corteccia visiva, lobo frontale). Nel collicolo sono sovrapposte una mappa visiva ed
una mappa motoria, per questo quando un bersaglio si trova in un determinato punto dello spazio si
attiva la mappa motoria in modo da far muovere gli occhi in un determinata direzione. Tuttavia il
meccanismo anche pi complesso perch nel formare la mappa visiva entra in gioco anche la
corteccia parietale superiore, che una corteccia associativa
3. MOVIMENTI DI INSEGUIMENTO LENTO
Prodotti da uno spostamento continuo del bersaglio sul campo visivo. La corteccia visiva rileva il
bersaglio e, tramite una via apposita, programma un movimento continuo degli occhi. In tutto
questo ovviamente gioca un ruolo anche lattenzione e lo stato di vigilanza
4. MOVIMENTI DI DIVERGENZA.
Gli occhi eseguono anche movimenti non coniugati, ovvero in direzioni opposte. Tali movimenti
servono principalmente per la messa a fuoco (es. quando il bersaglio visivo si avvicina/allontana).
Sono coordinati, proprio perch servono per mettere a fuoco, dalle variazioni di attivit del
cristallino e della pupilla, che sono inviate alla corteccia visiva e da li vanno a programmare i
movimenti.
MOVIMENTI VOLONTARI
finalizzati
per la maggior parte appresi
precisione aumenta con esercizio
una volta appresi, non richiedono partecipazione cosciente (guidare, scrivere..)
non richiedono uno stimolo sensoriale specifico per essere innescati (al contrario dei riflessi)
I movimenti volontari sono mediati principalmente dalle cortecce motorie, con la
partecipazione del cervelletto (c un continuo scambio di info). Le cortecce motorie pianificano e
progettano i movimenti volontari e gli aggiustamenti posturali ad essi associati. Quindi dalle
cortecce motorie prendono origine sia sistemi laterale (per i mov volontari) sia sistemi mediali (per
gli aggiustamenti posturali). Nei primati e nelluomo inoltre le cortecce motorie hanno anche la
funzione di regolare i riflessi.
Per compiere un movimento volontario si attraversano tre fasi:
1. Conoscenza dellinfo spaziale e sensoriale, identificazione dellobiettivo dellazione (es.
prendere un oggetto) Le cortecce motorie quindi ricevono info sensoriali
2. Programmazione dellazione. Progettazione del movimento da eseguire, quali muscoli
muovere, con quale forza, in che direzione e quando dare inizio al movimento.
3. Esecuzione del movimento
A questi differenti processi corrispondono strutture cerebrali diverse:

95

CORTECCIA
PARIETALE
POSTERIORE (area 5 e area 7
di Broadbent) una corteccia
associativa, la quale riceve sia
info visive (via del what) sia
priopercettive (posizione del
corpo nello spazio. Ricevute
dallAREA
SOMATOSENSORIALE
PRIMARIA S1 (immagine)).
questa corteccia che decide
quale movimento eseguire,
sulla base della rappresentazione
creata con le diverse info
sensoriali, ma integrando anche
info su esperienze pregresse,
contenuto emozionale, valenza
ecc.. (tutte queste ultime info relative alla rappresentazione interna della situazione in cui si
svolge lazione arrivano dalla CORTECCIA PREFRONTALE, che unarea associativa)
CORTECCE MOTORIE: si trovano nel lobo frontale. Ricevono lordine sul movimento gi
deciso dalla corteccia parietale posteriore. Distinguiamo:
CORTECCIA MOTORIA PRIMARIA. Si trova adiacente alla scissura di
Rolando, che separa il lobo frontale dal parietale. Corrisponde all area 4 di
Broadbent.
CORTECCE MOTORIE SECONDARIE o di ordine superiore. Sono due:
larea/corteccia premotoria (APM) e larea/corteccia motoria supplementare.
(AMS). Corrispondono allarea 6 di Broadbent.

Linfo dalla corteccia associativa arriva PRIMA alle CORTECCE MOTORIE DI ORDINE
SUPERIORE che progettano e pianificano il movimento. Solo DOPO esse trasmettono alla
CORTECCIA MOTORIA PRIMARIA che decide i dettagli del movimento (quali muscoli
muovere, ecc..), il suo compito ordinare lesecuzione del movimento.
Studi di Penfield sulle cortecce motorie
Penfield era un neurologo che si occupava del trattamento dellepilessia mediante asportazione
chirurgica della zona epilettogena. Per individuare la zona epilettogena (focus epilettico) veniva
praticata la stimolazione elettrica superficiale di diverse parti del cervello. Penfield osserv come,
con la stimolazione dellarea 4, anche minima, si verificasse un movimento immediato di una parte
del corpo. Ci avveniva in tutti i soggetti testati. Anche la stimolazione dellarea 6 dava origine ad
un movimento, ma era necessaria una stimolazione pi consistente e in movimenti provocati erano
pi complessi e comparivano in modo pi tardivo. In base a questi risultati, Penfield fu il primo a
differenziare tra cortecce motorie primarie e di ordine superiore. (v. lavoro di Penfield anche sulle
cortecce sensoriali)

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CORTECCIA MOTORIA PRIMARIA (area 4)


Regola lesecuzione del movimento e quindi i dettagli del programma motorie.
Caratteristiche:
1. Presenza di una mappa motoria. Grazie agli studi
di Penfield fu possibile identificare, sulla corteccia
motoria primaria, una MAPPA MOTORIA, simile
a quella sensoriale (si parla infatti di
HOMUNCULUS MOTORIO). Questa mappa
infatti sproporzionata, sono pi rappresentate le
zone (mani, bocca), che devono eseguire
movimenti pi fini e complessi, rispetto a zone che
si muovono meno (torace). Inizialmente si pensava
che fossero rappresentati tutti i muscoli del nostro
corpo, ora invece si pensa che una rappresentazione
cos fine ci sia solo per le parti pi rappresentate,
mentre per le parti rappresentate meno in dettaglio si ritiene che la mappa riguardi i
movimenti. Infatti la stimolazione di una popolazione di neuroni va a far contrarre pi
muscoli per compiere un movimento unitario.
2. Regolazione dellinizio e della fine del movimento. Registrando lattivit di popolazioni di
neuroni sulla corteccia motoria primaria si osservato come questi si attivino subito prima
dellinizio del movimento e si disattivino subito prima che il movimento termini
3. Forza della contrazione. Ad esempio, in un compito che prevedeva di muovere un braccio
per sollevare un peso, aumentando il peso da sollevare si osservato come i neuroni
aumentino la loro attivit, ovvero scarichino con maggiore frequenza. Variazioni
nellattivit dei neuroni dunque modulano le variazioni di forza e inviano linformazione al
midollo spinale che a sua volta regola la forza della contrazione in due modi (v.)
4. Direzione del movimento. Neuroni diversi scaricano preferenzialmente per direzioni
diverse. La direzione finale quindi decisa dallattivit totale di una popolazione di neuroni.
Ogni neurone pu essere definito da un vettore, con una somma vettoriale possiamo
calcolare la direzione finale del movimento.
Una volta che la corteccia motoria primaria ha definito nei dettagli il programma motorio,
linformazione viene mandata al midollo spinale che, tramite i motoneuroni (porzione
laterale) fa contrarre i muscoli giusti.
Nella corteccia 4 osserviamo come siano particolarmente sviluppati il V (e VI) strato, che
danno origine alle vie discendenti (contrario di quanto si osserva nelle cortecce sensoriali). Il V
strato (strato piramidale interno) ricco di cellule piramidali, il cui assone forma le vie
discendenti. Alcune cellule piramidali (cellule del Betz) sono particolarmente grandi ed infatti
danno origine al 50% delle vie discendenti. Le vie discendenti, lo ricordiamo, sono sia laterali
che mesiali. (v. elenco)

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Nel caso di danni alla corteccia motoria primaria abbiamo una PARESI, ovvero lincapacit di dare
origine a movimenti volontari (mentre i riflessi rimangono). Esistono diversi tipi di paresi, pi o
meno localizzate, a seconda delle aree colpite.
CORTECCE DI ORDINE SUPERIORE (area 6)
Le cortecce di ordine superiore aumentano molto la
loro estensione negli animali superiori e nelluomo,
perch svolgono funzioni pi complesse. Ne esistono
due:
- Corteccia premotoria (pi profonda)
- Corteccia motoria supplementare (pi
superficiale)
I loro compiti riguardano:
- Programmazione di movimenti volontari
complessi, sequenze che coinvolgono pi
muscoli. Un danno
queste aree infatti produce APRASSIA: incapacit di eseguire movimenti complessi
orientati ad un fine.
- Programmazione dellaggiustamento posturale adeguato al movimento.
Corteccia supplementare motoria AMS
Pianifica sequenze complesse di movimenti. Attraverso gli studi di imaging vediamo come si attivi
non per movimenti semplici, ma solo con sequenze complesse (ovviamente dopo si attiva anche la
primaria). La corteccia supplementare motoria si attiva anche se dobbiamo solo pensare una
sequenza complessa di movimenti (mentre la primaria no). La corteccia supplementare motoria
ovviamente regola anche gli aggiustamenti posturali.
Corteccia premotoria APM
Le sue funzioni non sono del tutto note. coinvolta nelle sequenze complesse di movimento e
anche negli aggiustamenti posturali.
In questarea sono stati scoperti i NEURONI MIRROR. Scoperta avvenuta in un laboratorio
italiano, di Parma, da parte del gruppo di ricerca di Giacomo Rizzolati. Questo gruppo stava
studiando i neuroni motori che regolano il movimento della mano, con un metodo che prevedeva di
impiantare degli elettrodi in una scimmia e registrare la loro attivit quando il soggetto compiva un
movimento finalizzato a portare il cibo alla bocca. Un giorno, per caso, uno dei ricercatori mangi
un cibo davanti ad una delle scimmie che erano sottoposte a monitoraggio: not che sul monitor gli
stessi neuroni erano attivi, anche se la scimmia non stava facendo niente a parte guardarlo.
Lesperimento fu ripetuto pi volte portando alla scoperta dei neuroni mirror. Questi neuroni si
attivano solo per movimenti finalizzati: lesperimento fu ripetuto pi volte, anche con movimenti a
vuoto, per provare questipotesi. Si pensa quindi che la loro funzione sia riprodurre, nel cervello, il
movimento osservato in un'altra persona, per capirne lo scopo (una via di certo pi diretta della
deduzione cognitiva). molto raro che per una funzione cos complessa ci sia un correlato neurale
molto specifico e i neuroni mirror e le loro funzioni sono ancora oggetto di molteplici ricerche.

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Percorso dellinfo motoria:

IL CERVELLETTO
Il cervelletto formato da una parte di sostanza grigia (corteccia
cerebellare e nuclei cerebellari) ed una parte di sostanza bianca (in
cui sono immersi i nuclei).
Nonostante sia evolutivamente recente, la corteccia cerebellare
presenta solo tre strati (ma non considerata archicorteccia).
Presenta inoltre pieghe, solchi e circonvoluzioni (dette folia),
proprio come la corteccia cerebrale. I solchi suddividono la
corteccia cerebellare in 10 lobuli.
Il cervelletto influenza i sistemi motori valutando le disparit esistenti tra il movimento
programmato e quello eseguito e regolando le operazioni dei centri motori della corteccia cerebrale
e del tronco encefalico nel corso dellesecuzione di movimenti. inoltre fondamentale per
lapprendimento motorio.
Il cervelletto viene suddiviso in tre parti, diverse per anatomia e funzioni:
- Vestibolo cervelletto: parte pi antica, difatti chiamato anche archicervelletto. Va ad agire
sui nuclei vestibolari per il controllo della postura
- Spino cervelletto, composto di due parti il VERME CEREBELLARE e la PARTE
INTERMEDIA. chiamato anche paleocervelletto. collegato con il midollo spinale e in
parte con il tronco encefalico.
- Cerebro cervelletto o emisferi cerebellari. Detti anche neocervelletto, perch pi recenti dal
pov evolutivo. Sono collegati con la corteccia cerebrale.

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Il cervelletto inoltre connesso allencefalo mediante tre paia di fasci di fibre nervose: i
peduncoli cerebrali.

Tutte queste parti proiettano prima a specifici nuclei cerebellari e solo dopo alle strutture
bersaglio:
- Vestibolo cervelletto proietta ai nuclei vestibolari
- Spino cervelletto. Il verme cerebrale proietta al nucleo del fastigio e da li va a regolare i
sistemi mediali per equilibrio e postura. La parte intermedia proietta al nucleo interposito e
va a regolare i sistemi laterali per il movimento volontario.
- Cerebro cervelletto proietta al nucleo dentato e da li alle cortecce motorie.
VESTIBOLO CERVELLETTO
Riceve informazioni dal sistema visivo e dal sistema
vestibolare (utriculo e saculo + canali semicircolari). A
sua volta proietta ai nuclei vestibolari mediale e
laterale. Ha la funzione di regolare lequilibrio e la
postura e i movimenti oculari accordati con i
movimenti del capo. Un danno al vestibolo cervelletto
comporta problemi di equilibrio (si parla di postura
atassica, il paziente non pi in grado di stare in piedi,
ma solo sdraiato) e anche alterazioni dei movimenti
oculari (Nistagmo: difficolt a mantenere lo sguardo
sul punto di fissazione)
SPINO CERVELLETTO
Riceve le info priopercettive e feedback motori dalle
vie ascendenti del midollo spinale. A sua volta il
VERME CEREBRALE proietta al nucleo del

100

fastigio e da li va a regolare i sistemi mediali per equilibrio e postura. La PARTE


INTERMEDIA proietta al nucleo interposto e va a regolare i sistemi laterali per il movimento
volontario.
Nello spino cervelletto vi sono complesse mappe sensoriali,
come lhomunculus, che per a differenza di questo sono
multiple: alcune parti del corpo sono ripetute pi volte e
frazionate: non continue come lhomunculus, ma le diverse
parti del corpo contigue sono separate sulla mappa. probabile
che le mappe siano multiple perch ciascuna si occupa di
funzioni diverse.
Quindi lo spino cervelletto riceve afferenze priopercettive e
feedback motori e sua volta va a regolare il comportamento
motorio volontario e relativo alla postura: la sua funzione
quella di comparare il movimento progettato con quelli
eseguito e regolare le eventuali correzioni del movimento (sia per vie laterali volontari, che
mediali postura)
Nello spino cervelletto inoltre ci sono anche dei neuroni che, proiettando prima ai due nuclei del
fastigio e interposto, vanno al midollo spinale per la regolazione dei riflessi.
Nel caso di danni allo spino cervelletto abbiamo:
- Atassia: incapacit di compiere movimenti volontari e finalizzati
- Iporiflessia: diminuzione dei riflessi
- Ipotonia: diminuzione del tono muscolare (regolato dal riflesso miotattico)
Compaiono anche dei disturbi del linguaggio, anche se non chiaro perch! Un caso tipico quello
di lesione al verme cerebrale nel corso di operazione di rimozione di un tumore al tronco encefalico
(per arrivare al tronco encefalico bisogna passare di li): il paziente in seguito non in grado di
parlare per diverso tempo e quando lo ricomincia in modo alterato.
CEREBRO CERVELLETTO o NEOCERVELLETTO
Riceve quasi esclusivamente dalla corteccia cerebrale. Proietta al nucleo del dentato e da l
alle cortecce motorie (sia primaria che di ordine superiore). coinvolto nella programmazione e
pianificazione dei movimenti volontari.
Se c un danno al neocervelletto abbiamo:
- Difficolt ad iniziare e terminare i movimenti
- Distonia: difficolt di alternanza nella contrazione dei muscoli agonisti/antagonisti
- Dismetria: difficolt nel calibrare la forza di esecuzione dei movimenti
Recenti ricerche condotte su pazienti con lesioni degli emisferi cerebellari e studi di fMRI indicano
che gli emisferi cerebellari sono anche implicati in varie funzioni percettive e cognitive. Per
esempio alcuni studi hanno evidenziato un attivazione del cervelletto durante lo svolgimento di
compiti che avevano a che fare con il linguaggio.

101

FUNZIONAMENTO DEL CERVELLETTO

La corteccia cerebellare a tre strati:


1. Strato molecolare (pi esterno). Contiene i corpi cellulari di due tipi di interneuroni
inibitori: le cellule stellate e le cellule a canestro,.
2. Strato delle cellule del Purkinje (intermedio) Le cellule del Purkinje hanno i corpi cellulari
di grandi dimensioni, i loro assoni proiettano ai nuclei cerebellari e costituiscono lunica via
efferente dal cervelletto. Esse ricevono afferenze dalle fibre rampicanti (Sistema divergente:
ogni cellula del Purkinje riceve da una sola fibra rampicante, ma ciascuna fibra proietta a pi
cellule del Purkije.)
3. Strato granulare (pi interno). Qui terminano le afferenze dalle fibre muscoidi. I granuli
poi ritrasmettono le info alle cellule del Purkinje (Sistema convergente: ogni cellula del
Purkinje riceve afferenze persino da un milione di granuli!!)
La corteccia cerebellare proietta le informazioni ai nuclei cerebellari attraverso UNUNICA VIA
formata da neuroni particolari detti CELLULE DEL PURKINJE.
Le informazioni che arrivano al cervelletto invece arrivano tramite DUE VIE, diverse per il tipo di
fibre da cui sono mediate:
- Fibre muscoidi. Arrivano informazioni sul movimento programmato dalla corteccia.
- Fibre rampicanti. Arrivano info sul movimento eseguito ed eventuali errori
TUTTE le info in uscita quindi derivano dallelaborazione delle cellule del Purkinji.
Ci che fanno le cellule del Purkinje comparare i due tipi di informazioni ricevute dalle fibre
afferenti per regolare il movimento. Se ci sono errori si attivano, agiscono sui nuclei cerebellari, che
a loro volta proiettano a vie mediali e laterali per correggere il movimento.
Le cellule del Purkinje vengono quindi eccitate dalle fibre rampicanti (eccitazione (ovvero n di
potenziali sinaptici) maggiore, si attivano meno spesso) e dalle ritrasmissioni delle fibre muscoidi
(eccitazione minore, si attivano pi spesso). Vengono inoltre inibite dagli interneuroni dello strato
molecolare: le cellule a canestro e le cellule stellate.
Le cellule del Purkinje sono estremamente plastiche, attivandosi modificano le proprie connessioni
sinaptiche (in particolare quando vengono attivate dalle fibre rampicanti, che scaricano meno di
frequente ma con pi forza). Modificando le loro connessioni, leffetto finale che il cervelletto

102

memorizza le correzioni appropriate per determinati movimenti. Questo meccanismo alla base
dellapprendimento motorio!!
GANGLI DELLA BASE
Sono nuclei immersi nella sostanza bianca del telencefalo. Ce ne sono molti, con compiti diversi.
Per la componente motoria i pi importanti sono due:
- Nucleo striato: caudato + putamen
- Globo pallido: composto da una parte pi esterna ed una pi interna
Essi ricevono dalla substanza nigra
(che si trova nel mesencefalo)
(attraverso
la
VIA
NIGRO
STRIATALE sistema dopaminergico:
circa il 70% di tutta la dopamina
presente nel cervello.) e dal nucleo
sub-talamico che sono anchessi
considerati gangli della base.
A differenza della maggior parte delle
altre componenti dei sistemi motori,
questi
nuclei
non
proiettano
direttamente al midollo spinale, ma al
tronco encefalico e da l, attraverso il
talamo, alle cortecce motorie e alla
corteccia prefrontale.
Oltre alla via nigro striatale, il nucleo
striato connesso con moltissime altre
strutture (quasi tutta la corteccia
cerebrale!) e quindi riceve informazioni associative, sensoriali, motorie
Attivandosi, va a regolare due diverse vie, entrambe per terminano sulle cortecce motorie:
- Via diretta
- Via indiretta
VIA DIRETTA
Nella condizione di riposo, ovvero quando lo striato
non attivo, il globo pallido ed una parte della
sostanza nera hanno la funzione di inibire alcuni nuclei
del talamo, i quali (quando non sono inibiti) stimolano
la corteccia motoria. Quando invece lo striato attivo,
esso va inibire lattivit inibitoria del globo pallido e
della sostanza nera sui nuclei del talamo. Per cui questi
nuclei, non pi inibiti, vanno a stimolare la corteccia
motoria.

103

VIA INDIRETTA.
Parte sempre dallo striato e contatta il
globo pallido. Il segmento esterno del
globo pallido ha un effetto eccitatorio sul
segmento interno, in modo che questo
comincia ad esercitare la sua funzioni
inibitoria sui nuclei del talamo. Di
conseguenza il talamo viene inibito e
leffetto finale un effetto inibitorio sulla
corteccia motoria.

Di solito queste vie sono entrambe attivate: attraverso la via diretta seleziono e sollecito il
movimento da eseguire, attraverso la via indiretta inibisco tutti gli altri movimenti. Alcune forme di
alterazione dei movimenti sono dovute a squilibri fra la via diretta e la via indiretta.
MORBO DI PARKINSON
I neuroni dopaminergici della via nigro striatale cominciano lentamente a morire, per cause ignote.
Di conseguenza la via diretta non pi stimolata. Liperattivit della via indiretta (conseguenza) il
principale fattore responsabile dei sintomi del morbo di Parkinson. Avremo quindi difficolt di
inizio di un movimento volontario e, una volta innescato il movimento, avremo ipocinesia
(movimenti pi difficoltosi)
COREA DI HUGTINGTON
A causa della morte dei neuroni dello striato viene depressa la via indiretta. Questo causa
ipercinesia: movimenti convulsi e involontari, proprio perch viene persa la possibilit di inibire il
movimento.

OMEOSTASI
Per omeostasi si intende la regolazione dellambiente interno. Fin ora ci siamo occupati dellinterazione con
lambiente esterno, ma il nostro sistema nervoso in grado di regolare anche lambiente interno, in modo da
mantenerlo pi costante possibile.
Esistono diversi parametri omeostatici (pressione, temperatura ecc..) Ciascun parametro settato su un
valore standard e ci sono dei meccanismi che misurano costantemente il valore del parametro e inviano linfo
al SNC. Se si rilevano variazioni il SNC cerca di riportare lomeostasi.
Es. barocettori misura della pressione, termocettori temperatura ecc
Dai recettori le info raggiungono diversi centri, che poi inviano tutti allIPOTALAMO che controlla, insieme
al NUCLEO DEL TRATTO SOLITARIO, la regolazione omeostatica.
Il nucleo del tratto solitario riceve informazioni sensitive viscerali e, a sua volta, le distribuisce al cervello
attraverso tre vie:

104

Alcuni neuroni innervano direttamente i neuroni pregangliari del bulbo e quindi provocano riflessi
viscerali autonomi oppure vanno al midollo spinale e sono implicate nelle risposte respiratorie
riflesse
- Altri vanno alla formazione reticolare, dove mediano risposte riflesse complesse
- Altri vanno a strutture superiori tra cui lipotalamo, lamigdala e le cortecce
Il nucleo del tratto solitario quindi smista le vie afferenti delle percezioni somatiche e viscerali sullo stato di
salute dellindividuo. Inoltre in grado di integrare le attivit funzionali del sistema nervoso autonomo con il
sistema endocrino e risposte comportamentali, fornendo un feedback sui risultati degli aggiustamenti
omeostatici.
Lipotalamo mantiene lomeostasi attraverso tre meccanismi che agiscono contemporaneamente e in
parallelo:
- Attiva il sistema nervoso autonomo
- Attiva il sistema endocrino attraverso lipofisi
- Va ad attivare comportamenti motivati a ripristinare lequilibrio
Es. pressione: se la pressione aumenta i barocettori lo rilevano, attraverso strutture specifiche mandano linfo
allipotalamo e questo va a regolare il ritmo cardiaco
Es2. Temperatura: se la temperatura, rilevata dai termocettori, diminuisce, lipotalamo va ad aumentare la
contrazione dei muscoli, aumentare il metabolismo e attivare comportamenti motivati dal avere freddo.

SISTEMA NERVOSO AUTONOMO


formato da una rete di neuroni che contattano tutti gli organi dellambiente interno. un sistema sensitivo
e motorio viscerale. I riflessi viscerali non sono sottoposti al controllo volontario e tendenzialmente
esercitano le loro funzioni senza raggiungere il livello di coscienza. Per questo il sistema autonomo viene
detto anche involontario. Esso, tuttavia fortemente influenzato dallambiente esterno, dal contesto e dalle
esperienze pregresse dellindividuo.
Distinguiamo due componenti:
- Sistema nervoso autonomo ORTOSIMPATICO
- Sistema nervoso autonomo PARASIMPATICO
I due sistemi hanno effetti antagonisti. In condizioni di riposo attivo il sistema parasimpatico, che
mantiene costanti i parametri omeostatici.
In condizioni di attivazione (per uno sforzo, per una malattia..) si attiva il sistema ortosimpatico che
modifica i parametri omeostatici per far s che il nostro corpo sia in grado di far fronte alla situazione
di pericolo. Quando lallarme cessa si riattiva il sistema parasimpatico.
REAZIONE DA STRESS
Lattivazione globale del nostro sistema nervoso (e di conseguenza del nostro corpo) in risposta ad una
situazione di pericolo va sotto il nome di reazione da stress ed mediata dal sistema ortosimpatico. Sia i
muscoli che il cervello sono attivati al massimo, perch la situazione giudicata pericolosa. Quindi devono
aumentare il loro metabolismo e per far questo necessitano di:
- Maggiori livelli di glucosio presente in forma di riserve nel fegato e in caso di bisogno viene
rilasciato nel sangue
- Maggiori livelli di ossigeno aumenta la frequenza del respiro
Inoltre per pompare maggiori quantit di sangue (che porta sia glucosio che ossigeno) aumenter il battito
cardiaco. Per convogliare il flusso sanguigno solo a quelle strutture che devono aumentare il loro
metabolismo si osservano effetti di vasocostrizione e vasodilatazione locali: i vasi che portano il sangue a

105

distretti non necessari vengono costretti (ad es stomaco, cute ecc..) contemporaneamente i vasi che portano il
sangue a cervello e muscolatura vengono dilatati per apportarne maggiori quantit.
Il sistema ortosimpatico agisce contemporaneamente su tutte queste strutture per produrre questa cascata da
cambiamenti fisiologici.
ANATOMIA DEL SISTEMA NERVOSO AUTONOMO.
I due sistemi parasimpatico e ortosimpatico sono simili e hanno una struttura abbastanza semplice. La
efferenze partono da neuroni specifici che si trovano nel tronco encefalico e nel midollo spinale (neuroni
pregangliari). I loro assoni vanno a sinaptarsi con un secondo neurone che si trova nei gangli del sistema
nervoso autonomo (neuroni postgangliari). Esso a sua volta va a contattare gli organi bersaglio, cio
praticamente tutti gli organi interni.
DIFFERENZE SISTEMA PARASIMPATICO/ORTOSIMPATICO
1. La differenza pi evidente tra il sistema parasimpatico e quello ortosimpatico la collocazione dei
neuroni pregangliari:
- Ortosimpatico: i neuroni pregangliari si trovano nella sezione toracica e lombare del midollo
spinale
- Parasimpatico: i neuroni pregangliari si trovano in parte nel tronco encefalico e in parte nella
sezione sacrale del midollo spinale.
Nella sostanza grigia del midollo spinale quindi non ci sono solo motoneuroni, ma anche i neuroni
pregangliari del sistema nervoso autonomo. Lassone di questi neuroni esce a livello ventrale,
contatta i neuroni postgnagliari (nei gangli del sistema nervoso autonomo) ed essi a loro volta
contattano con assoni efferenti (cio nervi, quindi SNP) gli organi bersaglio.
2. Neurotrasmettitori impiegati

Il sistema nervoso autonomo parasimpatico impiega come neurotrasmettitore lacetilcolina sia nella
prima sinapsi tra nuerone pre e post gangliare sia nella seconda sinapsi tra neurone postgangliare e
organo effettore
Il sistema ortosimpatico invece impiega acetilcolina nella prima sinapsi e noradrenalina nella
seconda.
3. Lunghezza dellassone del neurone pregangliare: nel sistema parasimpatico il neurone
pregangliare ha un assone molto lungo e i gangli si trovano vicino allorgano effettore
Nel sistema ortosimpatico invece lassone del neurone pregangliare pi corto e i gangli si trovano
pi vicini al midollo spinale.
4. Grado di divergenza. Nel sistema parasimpatico un unico neurone pregangliare pu agire solo su
pochi neuroni postgangliari.

106

Nel sistema ortosimpatico invece, un unico neurone pregangliare va ad agire su pi neuroni


postgangliari: per questo sono localizzati pi vicini. In questo modo fa s che lavorino in modo
coordinato.

LIPOTALAMO E LIPOFISI
Lipotalamo il centro
principale di controllo dei
comportamenti
omeostatici. (per quanto
non sia lunico centro, ci
sono molte altre aree
cerebrali implicate) Si
trova nel diencefalo, sotto
il talamo, a livello del III
ventricolo. composto da diversi nuclei, ogni nucleo regola un particolare parametro omeostatico.
Lipotalamo il centro di controllo primario in quanto ha accesso ad informazioni sensitive provenienti
praticamente da tutto il corpo ed in grado di confrontare le informazioni ricevute con i valori di riferimento
biologici.
Lipotalamo va ad agire sia sul sistema nervoso autonomo sia sul sistema endocrino.
Lipotalamo regola il sistema endocrino agendo sullIPOFISI attraverso lASSE IPOTALAMOIPOFISARIO. Controllando lattivit dellipofisi, lipotalamo controlla tutto il sistema endocrino.
Lipotalamo formato da due tipi di cellule diverse per anatomia e funzioni: neuroni magnocellulari e
neuroni parvocellulari.
Lipofisi si compone di due parti:
una componente nervosa ed una
componente ghiandolare:
- Neuroipofisi o ipofisi
posteriore. Tessuto nervoso,
qui arrivano le afferenze
dallipotalamo
- Adeno ipofisi o ipofisi
anteriore.
Tessuto
ghiandolare.

107

NEUROIPOFISI
Essa formata da sostanza bianca, ovvero gli assoni dei neuroni magnocellulari dellipotalamo. Questi
neuroni sono molto particolari perch non formano sinapsi con altri neuroni ma immettono alcune sostanze
nel flusso sanguigno. Queste sostanze sono dette NEURORMONI, perch sono prodotte da neuroni, ma
poi si comportano come ormoni, viaggiando nel flusso sanguigno fino a raggiungere i diversi organi
bersaglio. Sono diverse, per composizione molecolare, sia dai neuroni che dagli ormoni normali. I neuroni
magnocellulari producono due tipi di neurormoni:
- OSSITOCINA: ha molteplici funzioni e molti organi bersaglio. coinvolta nella regolazione del
comportamento alimentare. Nella donna potenzia le contrazioni dellutero durante il parto e
facilita il tiraggio del latte durante lallattamento.
- VASOPRESSINA o ADH. Ha funzioni antidiuretiche: contatta i reni e regola lequilibrio
idrico - salino. coinvolto anche nei meccanismi di vasocostrizione.
Ossitocina e vasopressina sono anche responsabili della trasmissione dei segnali nervosi che modulano
i rapporti sociali:
- comportamenti materni e paterni di cura dei piccoli
- interazioni sociali (cooperazione, scelta del partner etc)
- polimorfismi nel gene del recettore per lossitocina sono stati associati ai disturbi dello spettro autistico
- ossitocina e serotonina sono necessarie per il reward associato alle interazioni sociali
ADENOIPOFISI
Qui si trovano ghiandole vere e proprie che producono ormoni diversi. Lipotalamo regola ladenoipofisi
grazie ai neuroni talamici parvocellulari, che vanno a liberare fattori stimolanti o inibenti nel circolo
cortale ipofisario, interno allipofisi. Questi fattori raggiungono le ghiandole presenti nelladenoipofisi,
stimolandola o inibendola. Quindi lipotalamo, attraverso i neuroni parvocellulari, controlla tutti gli ormoni
liberati dallipofisi, che a loro volta vanno ad agire sulle altre ghiandole del nostro corpo, controllando la loro
produzione di ormoni.
Grazie ai meccanismi di feedback lipotalamo informato dellattivit endocrina del nostro corpo ed in
grado di regolarla.

GLI ORMONI
Le ghiandole endocrine rilasciano sostanze definite ormoni nel flusso sanguigno. Esistono anche le
ghiandole esocrine che rilasciano alcune sostanze allesterno (ad es. lacrime, sudore..)
Gli ormoni viaggiano nel flusso sanguigno e agiscono sui bersagli che espongono i recettori specifici
per un determinato ormone. Lorgano target di un ormone pu essere anche molto distante, ci fa s che
linizio dellazione mediata dallormone richieda pi tempo, ma che i suoi effetti siano pi prolungati.
Distinguiamo diversi tipi di ormoni sulla base della struttura molecolare:
- Proteine e peptidi: la maggior parte dei nostri ormoni
- Ormoni steroidei: derivano dal colesterolo, che un lipide.
o corteccia surrenale (cortisolo, aldosterone)
o gonadi (androgeni, estrogeno, progesterone)
- Amine: derivano dalla tirosina, un amminoacido
o tiroide (T3, T4)
o medulla surrenale (adrenalina)
A seconda della loro struttura, i differenti tipi di ormoni hanno un meccanismo di secrezione e rilascio
diverso.
- Proteine: come tutte le proteine vengono prodotte a partire dalla trascrizione del DNA in RNA,
viene tradotta la sequenza amminoacidica in una catena di polipetidi, questa poi subisce successive
trasformazioni fino ad arrivare alla proteina finale. Gli ormoni proteine vengono rilasciate per

108

esocitosi, tramite vescicole che partono dallapparato di Golgi e raggiungono la membrana


plasmatica, con la quale si fondono grazie alla presenza di Ca+, rilasciando gli ormoni nel sangue
- Ormoni steroidei: vegono prodotti a partire dal colesterolo. Esso viene racchiuso in una vescicola
e trasformato in un ormone da un determinato enzima. Vengono rilasciati direttamente,
attraversano la membrana plasmatica per diffusione passiva.
Anche lazione finale diversa:
- Ormoni proteici e adrenalina: una volta rilasciati nel sangue, viaggiano nel flusso sanguigno finch
non incontrano il proprio recettore sullorgano bersaglio. I recettori per questi ormoni sono
proteine transmembrana poste sulla membrana cellulare delle cellule bersaglio, la loro attivazione
genera una cascata di secondi messaggeri che portano al risultato desiderato
- Ormoni steroidei e tiroidei. Attraversano la membrana delle cellule bersaglio e vanno a legarsi al
proprio recettore, che intracellulare. Una volta attivati questo tipo di recettori entra nel nucleo e
influenza la trascrizione del DNA, modificando lespressione genica.
La secrezione di ormoni pu essere indotta:
- Dalla presenza di una certa concentrazione di determinate sostanze nel sangue (troppo elevata o
troppo carente)
- Dalla presenza di impulsi nervosi sulle ghiandole produttrici
- Dalla segnalazione, per via ormonale, da parte di un altro ormone prodotto da altre ghiandole.
Feedback.
Il risultato dellazione di un ormone spesso sono altre sostanze (altri ormoni, o metaboliti di altro tipo) che
funzionano come segnali di feedback verso la produzione ulteriore dellormone che ne aveva scatenato il
rilascio. Ci sono due tipi di feedback:
- Feedback negativo: il prodotto della reazione ormonale va a inibire la ghiandola che ha cominciato
lazione, quindi la produzione di ormone cessa (maggior parte dei casi)
- Feedback positivo: lorgano bersaglio produce un prodotto che stimola la produzione di ormoni da
parte della ghiandola che ha cominciato lazione, provocando una reazione a cascata. Il meccanismo
a feedback positivo termina o quando viene meno lo stimolo che lo ha innescato o in presenza
di un altro sistema di controllo esterno.
Lossitocina, ad esempio, ha, in alcuni specifici casi, un meccanismo simile: durante il parto la
contrazione dellutero stimola la produzione di ossitocina, che a sua volta fa aumentare le
contrazioni, provocando una reazione a cascata che termina solo quando il parto concluso.
ORMONI PRODOTTI DALLADENOIPOFISI: ORMONI IPOFISARI
Ladenoipofisi produce sei tipi di ormoni. Siccome ladenoipofisi sotto il controllo dellipotalamo, per
far partire la produzione di ormoni deve prima ricevere da esso (neuroni parvocellulari) lo stimolo
appropriato. Questi stimoli sono neurormoni, che hanno funzioni liberanti o inibenti sulla produzione di
uno specifico ormone da parte delladenoipofisi.

109

Gli ormoni prodotti, in base a queste direttive, dalladenoipofisi sono di due tipi:

GLANDOTROPI

NON GLANDOTROPI

TSH: stimola la tiroide. rilasciato nella PROLATTINA (ormone lattotropo) va alla


circolazione sanguigna generale. La tiroide, ghiandole mammarie e stimola la produzione di
stimolata, produce due ormoni: T3 e T4
latte. prodotto a partire dallo stimolo di suzione
del capezzolo.
ACTH: ormone adrenocorticotropo. Stimola le GH: ormone delle crescita. Ha vari tessuti come
ghiandole surrenali
organi bersaglio.
LH (ormone lutemizzante) e
FSH (ormone follicolo stimolante)
Hanno un ruolo chiave nella differenziarne sessuale.
Stimolano le gonadi, le ovaie e i testicoli che a loro
volta produrranno ormoni sessuali.
In genere questi ormoni funzionano con un meccanismo a feedback negativo: la produzione di ormoni
da parte delladenoipofisi ha un effetto inibitorio sia direttamente sullipofisi che sullipotalamo, in modo da
bloccare lulteriore produzione sia dellormone che del fattore liberante lormone. In questo modo viene
mantenuta lomeostasi
GH (somatotropina): ormone della crescita
un ormone non glandotropo che ha come bersaglio diversi tessuti:
- Muscoli
- Ossa
- Fegato a sua volta produce un fattore trofico che facilita lazione di GH.
GH un ormone anabolizzante, serve per la costruzione dei tessuti. fondamentale soprattutto
durante la crescita per laccrescimento di ossa e muscoli, ma viene prodotto anche da adulti perch
coinvolto nel ricambio cellulare. Principali funzioni:
- Stimolare il tessuto adiposo per far s che vengano liberati nel sangue lipidi da cui ricavare
amminoacidi ed energia
- Stimolare il fegato per fargli liberare glucosio nel sangue da cui ricavare energia
Oltre a muscoli e ossa agisce anche su altri organi interni, sempre con funzioni che riguardano il ricambio
cellulare.

110

Le quantit di GH in circolo nel flusso sanguigno non sono sempre uniformi, durante la giornata ha
dei picchi di produzione, in particolare nel primo sonno.
Una produzione non bilanciata di GH alla nascita pu avere effetti sullaccrescimento corporeo:
- Gigantismo
- Nanismo
Anche da adulti se la produzione di GH non bilanciata (per disfunzioni delladenoipofisi) avremo
condizioni patologiche:
- Acromegalia: quando la produzione di GH troppo elevata avremo un anormale accrescimento dei
tessuti in alcuni parti del corpo (mani, viso..). Lacromegalia pu essere trattata con la
somministrazione di un ormone che inibisce GH: la somatostatina.
TSH (tirotropina): ormone stimolante la tiroide
un ormone glandotropo. La sua funzione stimolare la tiroide. Quando stimolata, la tiroide produce a
sua volta due tipi di ormoni: T3 e T4 (i numeri indicano il numero di atomi di iodio della molecola)
Lo iodio fondamentale per la produzione di ormoni tiroidei e devessere assunto con la dieta, non
possiamo autoprodurlo. La produzione di T3 e T4 agisce con un meccanismo a feedback negativo
sulladenoipofisi, che smetter di produrre TSH.
Tiroide e ormoni tiroidei
Come fa la tiroide a produrre T3 e T4?
La tiroide organizzata in follicoli: sfere di
cellule cave con in mezzo un liquido detto
colloide. In questo liquido sono generati gli
ormoni tiroidei. Le cellule dei follicoli infatti
producono
la
molecola
precursore,
la
tiroglobulina e la rilasciano nel liquido colloide.
Lo iodio arriva ai follicoli attraverso il flusso
sanguigno, entra allinterno dei follicoli nel
liquido colloide e qui si lega alla tiroglobulina. Il
composto ottenuto una catena poliproteica
formata da tanti ormoni T3 e T4; la catena viene
successivamente scissa tramite altri passaggi e gli
ormoni sintetizzati vengono mandati ai tessuti
attraverso il flusso sanguigno.
A cosa servono T3 e T4?
Durante lo sviluppo questi due ormoni sono essenziali per lo sviluppo del sistema nervoso, infatti se le
loro concentrazioni sono carenti si verificheranno disfunzioni cognitive.
Nelladulto hanno un effetto catabolizzante: degradano le macromolecole per il metabolismo cellulare.
Cosa succede in caso di produzioni sballate di T3 e T4?
- IPERTIROIDISMO (troppa produzione)
o Aumenta il consumo di O2 e produzione di calore
o Aumenta il catabolismo proteico (calo di peso e debolezza muscolare)
o Aumentano irritabilit e insonnia
o Aumenta la frequenza cardiaca
o Esoftalmismo: occhi sporgenti (?)
- IPOTIROIDISMO (poca produzione)

111

o
o
o
o
o

Diminuisce il metabolismo e consumo di O2


Diminuisce la frequenza cardiaca
Stanchezza e riflessi rallentati
Mixedema: gonfiori
Durante lo sviluppo: cretinismo

ACTH: ormone adenocorticotropo


Va ad agire sulle ghiandole surrenali, situate sopra i reni, stimolando la produzione di alcuni ormoni.
Il tessuto delle ghiandole surrenali composto di pi strati; i due strati pi esterni (corteccia) producono due
ormoni importanti: aldosterone e cortisolo. Sono questi due ormoni ad essere stimolati da ACTH.
Alcuni ormoni surrenali: aldosterone e cortisolo
Laldosterone serve per lassorbimento del sodio e leliminazione del potassio nei reni (i reni quindi
sono lorgano bersaglio). Quindi serve a regolare lo scambio ionico in modo che determinate sostanze
non vengano perse con lurina. Ad esempio viene prodotto quando, con un complicato sistema di controllo,
i barocettori rilevano un calo di pressione, perch il sodio, associato allacqua, venga assorbito, facendo
aumentare la pressione.
Cosa succede in caso di produzioni sballate di aldosterone?
- Secrezione aldosterone in eccesso: Ipocalemia viene liberato troppo potassio con lurina (e
quindi debolezza muscolare dovuta a ipoeccitabilit cellule eccitabili)
- Scarsa secrezione di aldosterone: Ipovolemia viene liberato troppo sodio con lurina. Questo fa
s che la pressione sanguigna diminuisca (siccome il sodio legato allacqua) e genera aritmia
cardiaca
Il cortisolo un derivato del cortisone. Viene rilasciato dalle ghiandole del surrene (stimolare dallACTH)
in particolar modo in circostanze particolari: quando lipotalamo segnala una situazione di stress
dellorganismo. Anche se c sempre una produzione fisiologica (con un picco la mattina presto) di
cortisolo, ci sono vari eventi stressogeni che possono provocare un aumento. Il cortisolo ha funzione
catabolizzante: aumenta il metabolismo cellulare, producendo pi energia e contemporaneamente
deprime il sistema immunitario (per questo il cortisone assunto come un farmaco antinfiammatorio).
Inoltre, sempre con lo scopo di produrre pi energia, agisce sul fegato, ordinando lidrolisi dei lipidi di
riserva per produrre pi glucosio. (per questo lo stress fa dimagrire)
ADRENALINA E NORADRENALINA
Ladrenalina e la noradrenalina, oltre ad avere funzioni di neurotrasmettitore nel cervello, si trovano anche
nel sangue dove funzionano come ormoni. Sono prodotte da una parte specifica della ghiandola del surrene,
la medulla (del surrene). Sono prodotte nel corso della reazione da stress, innescata dal talamo. Infatti la
medulla del surrene stimolata a produrre questi due ormoni da uno stimolo nervoso derivante dalle cellule
pregangliari. Durante la reazione da stress ladrenalina e noradrenalina sono rilasciate anche come
neurotrasmettitori: c quindi un doppio rilascio, sia nel SNC che nel flusso sanguigno.
Gli effetti delladrenalina come ormone sono pi duraturi di quelli che ha come neurotrasmettitore. In
generale abbiamo un aumento della frequenza cardiaca ed un aumento del metabolismo.
LH e FSH: gonadotropine ipofisarie
Hanno come organi bersagli gli organi sessuali sia femminili che maschili: ovaie (per stimolare la
produzione di estrogeni e di progesterone) e i testicoli (stimola la produzione testosterone), che quindi sono
stimolati a produrre i loro ormoni specifici.

112

LH e FSH sono fondamentali


durante lo sviluppo embrionale
(per lo sviluppo dei caratteri
sessuali primari) e durante la
pubert (per lo sviluppo dei
caratteri
secondari).
Questi
ormoni funzionano mediante un
meccanismo a feedback poisitivo.
Nel maschio LH va ai testicoli per
stimolare la produzione di
testosterone e portare allo
sviluppo dei caratteri sessuali
primari e secondari. In particolare
questormone ricevuto dalle
cellule del Ledi che producono testosterone. Il testosterone fondamentale per la differenziazione dei
caratteri sessuali primari nello sviluppo fetale e poi ha un picco durante la pubert quando si sviluppano i
caratteri secondari (peli, cambio di voce, aumento muscolatura)
FSH va sempre ai testicoli ma coinvolto nella spermatogenesi. ricevuto dalla cellule del Serto che
producono gli spermatozoi. La maturazione degli spermatozoi prima che siano pronti per la fecondazione
attraversa diversi stadi, ma nel maschio (a differenza della donna) in ogni momento sono presenti
spermatozoi a diversi stadi di maturazione ed una parte di essi sempre matura, per cui i maschi sono
sempre fertili.
Nella femmina LH e FSH sono ricevuti dalle gonadi, nelle ovaie. Durante lo sviluppo fetale essi inducono la
produzione di estrogeni che permettono lo sviluppo dei caratteri sessuali primari e allo stesso modo durante
la pubert abbiamo un picco che porta allo sviluppo dei caratteri secondari. Nella pubert comincia il ciclo
mestruale uterino che dura in media 28 giorni e si compone di due fasi: ovarico e uterino.
Fase ovarica. (fase follicolare + ovulazione + fase luteale) Comincia con il primo giorno della mestruazione.
Abbiamo una produzione di FSH che fa maturare una cellula uovo. Al 14esimo giorno abbiamo un
abbassamento dei livelli di FSH mentre c un picco nei livelli di LH. Questo fa s che il follicolo in cui
contenuta la cellula uovo durante la maturazione si rompa e la cellula uovo ormai matura possa uscire e,
dalle ovaie, migrare verso lutero. Rimane nellutero per 2-3 giorni e sono i giorni in cui la femmina pi
fertile. Il follicolo, oltre che a far maturare le cellule uovo, produce estrogeni, che fanno proliferale e
ricostruire la parete dellutero (che si sfalda con le mestruazioni, se la donna non viene fecondata) Dopo che
lovulo viene rilasciato, il follicolo residuo, ormai vuoto, si trasforma in unaltra struttura: il corpo luteo.
Questo produce progesterone ed estrogeni ed ha anche la funzione di far maturare la parete dellutero (fase
uterina), in modo che essa sia ricca di vasi sanguigni che possono portare glucosio. Cos, se la donna viene
fecondata, lo zigote si annider sulla parte dellutero e trover un ambiente favorevole alla sua
sopravvivenza. Se invece la donna non viene fecondata, la parete dellutero degenera e comincia a sfaldarsi e
si ha di nuovo il ciclo.

113

SVILUPPO DEL SISTEMA NERVOSO


Lo sviluppo del SN eil risultato dell'interazione fra individuo e ambiente, ossia dipende da fattori genetici e
da fattori ambientali.

SVILUPPO EMBRIONALE
Zigote

Morula

Blastula

Gastrula

Questi sono gli stadi di sviluppo dalla fecondazione fino alla formazione dellembrione. Lo sviluppo del
sistema nervoso comincia quando lembrione evolve allo stadio di blastula. La blastula, infatti, presenta gi
una cavit interna, precursore del tubo neurale.
La blastula poi si trasforma in gastrula, che presenta una struttura a strati, formata da foglietti di tipo diverso
da cui evolveranno diversi tipi di cellule. Dallo strato pi esterno, lendoderma prenderanno origine il
sistema nervoso e quello epiteliale.
In seguito lembrione si trasforma in feto (ultime 40 settimane di gravidanza)
Lo zigote formato da cellule staminali totipotenti, in quanto possono dare origine a tutte le cellule
dellorganismo + annessi embrionali. Il feto invece formato da staminali pluripotenti in grado di generare
tutte le cellule di un individuo adulto ma non gli annessi embrionali. La potenzialit delle cellule staminali si
riduce durante lo sviluppo, negli adulti abbiamo ancora cellule staminali ma esse sono monopotenti,
multipotenti o oligopotenti, dal loro differenziamento origina un numero di tipi cellulari pi limitato o
addirittura un solo tipo.
Una volta formato il tubo neurale, il processo
di maturazione continua. Dalle diverse parti
del tubo neurale cominciano a differenziarsi
le cellule che comporranno le diverse parti
del SN. La differenziazione avviene grazie a
determinati fattori che contattano le cellule e
modificano
lespressione
genica,
indirizzando lo sviluppo.
Alcuni fattori importanti (della lamina del
tetto o della lamina del pavimento) per
linduzione e il differenziamento di
specifiche popolazioni di cellule del sistema

114

nervoso.
Acido retinoico vitamina A, una sua carenza durante lo sviluppo pu portare gravi danni.
BMP(bone morphogenetic protein)
Shh(sonic hedgehog)
Wnt
Durante questo stadio della gravidanza quindi fondamentale lalimentazione della madre, se c una
carenza/abuso di determinate sostanze necessario intervenire, altrimenti lo sviluppo del feto non avviene
correttamente.
Formazione del sistema vescicolare
Cominciano a formarsi le vescicole che, nelladulto, saranno il sistema vescicolare. Esse si formano
attraverso pi fasi:
- Stadio a 3 vescicole. Si creano tre vescicole in corrispondenza di quello che diventer il
prosencefalo (anteriore) il mesencefalo (mediale) e il romboencefalo (posteriore) + colonna
vertebrale
- Stadio a 5 vescicole: dal prosencefalo si differenziano telecefalo e diencefalo. Il mesencefalo resta
uguale. Il romboencefalo si divide in metencefalo (da cui deriveranno ponte e cervelletto) e
millencefalo (da cui deriver il bulbo).
- Stadio finale: organizzazione del sistema ventricolare adulto (v.)

Il tubo neurale si pu scomporre in diversi segmenti che differenzieranno poi in strutture cerebrali
diverse. La famiglia di geni OMEOBOX codifica per i diversi segmenti del tubo neurale. Questi geni si
sono mantenuti stabili nel corso dellevoluzione, gli ritroviamo uguali negli insetti come nelluomo. I diversi
segmenti si chiamano NEUROMERI. Ciascuno poi ha un nome specifico a seconda della posizione sul
tubo neurale e la sua collocazione anteriore/posteriore. Se i geni omeobox deputati al differenziamento di
una struttura sono in qualche modo mutati, allora non saremo in grado di sviluppare quella struttura (questo
genere di mutazioni probabilmente incompatibile con la vita)

115

Generazione dei neuroni


Il tubo neurale presenta una cavit centrale detta ventricolo. Attorno al ventricolo si trova il neuroepitelio
germinativo, dove avviene la generazione dei neuroni. Qui si trovano delle cellule staminali multipotenti,
che possono differenziare sia in neuroni che in cellule gliali.
Il processo di differenziazione rapidissimo e massiccio: in poche settimane il feto possiede gi il
numero finale di neuroni. Il ritmo di produzione, per, non uguale in tutti i segmenti.
La divisione cellulare delle cellule staminali pu essere:
- Simmetrica: a partire da una cellula madre staminale ottengo due cellule figlie differenziate
identiche
- Asimmetrica: a partire da una cellula madre staminale, ottengo una cellula figlia differenziata ed
un'altra cellula figlia ancora staminale
[Neuroblasto: elemento cellulare non in grado di proliferare (come i neuroni)]
Migrazione dei neuroni alle loro sedi specifiche
Dopo la differenziazione le cellule figlie migrano verso le zone a cui
sono destinate, in una fase detta fase di migrazione. La
migrazione cellulare avviene grazie alla glia radiale, formata da
cellule gliali ancorate alla base del tubo neurale, che si estende fino
alla parte superiore. La glia radiale forma una guida per la
migrazione cellulare, attraverso essa le cellule differenziate
raggiungono le zone del neuropeitelio a cui sono destinate. Le
diverse porzioni delle glia radiale hanno nomi diversi a seconda
della posizione che occupano lungo il tubo neurale.
un processo inside-out: per primi si formano gli strati basali
della corteccia e dopo gli strati superiori.

I neuroni raggiungono le loro sedi e cominciano a sviluppare i dendridi e lassone


Una volta che ha raggiunto lo strato appropriato il neuroblasto (che non ancora un neurone maturo) si
deve fermare, per questo sono necessari specifici segnali di arresto. Tali segnali di arresto sono prodotti
da altri neuroni dello stesso tipo o da elementi non nervosi. Per esempio la riilina rilasciata dalla glia, si
lega ai recettori del neuroblasto che la riconosce, ferma la sua migrazione verso lalto staccandosi dalla glia.
A questo punto esegue ancora uno spostamento orizzontale, allinterno dello strato raggiunto, fino a
trovare la sua collocazione finale.
Inoltre deve differenziarsi in uno specifico tipo di neurone, formando un primo abbozzo dei dendridi e
dellassone.
La porzione terminale dellassone in crescita chiamato
cono di crescita: essa determina la polarit dellassone e
viene continuamente ricostruita man mano che lassone
si allunga. Lassone costituito da filamenti scheletrici
cellulari: microtubuli e filamenti di actina.
La crescita/arresto dellassone determinata da fattori
attrattivi/repulsivi:
- Di contatto
- Chimici (diffusibili)
Gli stessi segnali chimici tuttavia non sono sempre

116

attrattivi o sempre repulsivi, dipende da quali recettori (geneticamente determinati) esprime il


neurone sul cono di crescita. Due neuroni diversi reagiranno in modo diverso agli stessi fattori di
crescita.
Si formano inoltre i fasci di assoni, che diventeranno la sostanza bianca nellSNC e i nervi nellSNP. Si
formano grazie allesistenza di un assone pioniere, che si forma per primo. Tutta la popolazione
neuronale circostante svilupper il proprio assone seguendo la direzione dellassone pioniere. Questo
meccanismo economico in termini di fattori di crescita, infatti solo lassone pioniere guidato da essi,
tutti gli altri assoni del fascio si dispongono di conseguenza.
ESPERIMENTO DI ROGER SPEARY SULLA FORMAZIONE DEL TRATTO RETINO-TETTALE
NELLA RANA.
Gli anfibi hanno la capacit di rigenerare il nervo ottico se questo viene leso. Speary, per verificare se
lorientamento delle connessioni era dipendente dallesperienza oppure determinato geneticamente, recise il
nervo ottico di una rana e poi ruot locchio di questa di 180. Nel momento in cui il tratto ottico ricresceva,
la rana aveva il campo visivo ruotato di 180 (come se vedesse in uno specchio) e questo si evinceva a livello
comportamentale (dove mirava per prendere gli insetti). Speary dimostr quindi che lorientamento delle
connessioni determinato geneticamente, ma oggi sappiamo che alcuni tipi di connessioni fra neuroni sono
esperienza dipendenti.
Sulla base delle sue osservazioni Roger Speary elabor la teoria della chemo - affinit: tra neuroni
diversi esiste unaffinit di contatto determinata geneticamente. Questo il motivo per cui si formano
le mappe spaziali nella rappresentazione corticale dei sistemi sensoriali!!
Sinaptogenesi
Una volta che lassone ha raggiunto il target bersaglio deve fermarsi e formare la sinapsi con esso, con un
processo di sinaptogenesi. Il cono di crescita quindi lascia il posto al terminale sinaptico. Questo
processo guidato da specifici fattori detti fattori trofici (netrine, semaforine, slit). Questi fattori
orientano la crescita del neurone verso il suo bersaglio. Non solo: essi sostengono anche la
sopravvivenza del neurone!
Eliminazione dei neuroni in sovrannumero
Infatti i neuroni prodotti durante lo sviluppo embrionale sono in sovrannumero ( un fattore di
protezione), quindi nelle fasi finali di differenziazione si osservano meccanismi di apoptosi controllata,
in modo che si mantengano soltanto i neuroni necessari. La sopravvivenza o morte dei neuroni decisa
dalla quantit di fattori trofici a cui sono esposti: se ne ricevono una quantit adeguata sopravvivono,
altrimenti vanno incontro ad apoptosi.
Esperimenti sulla manipolazione dellapoptosi modificando le quantit di fattori trofici: se in un embrione
animale viene asportato labbozzo di un arto, i neuroni deputati ad innervare quellarto in poco tempo si
riducono, per mancanza di fattori trofici. Se, viceversa, viene innestato sullembrione un arto in pi, cera un
elevatissima sopravvivenza dei neuroni, proprio perch cerano tanti fattori trofici.

SVILUPPO POSTNATALE
Durante lo sviluppo embrionale si formano tantissime connessioni fra neuroni, per dopo che lorganismo
nasce esse saranno potate in virt dellesperienza, in base ai livelli di attivit dei diversi neuroni. La
crescita postnatale del sistema nervoso non si basa pi sulla formazione di nuovi neuroni (perch nel
cervello umano non c' proliferazione neuronale dopo la nascita). La maggior parte dello sviluppo cerebrale
postnatale dovuto alla crescita dei singoli neuroni ed alla formazione di nuove sinapsi. Questi processi

117

sono influenzati dall'interazione del SNC con l'ambiente esterno


(quindi una corretta interazione con l'ambiente nel corso dello
sviluppo postnatale di fondamentale importanza per determinare il
normale sviluppo del cervello e delle sue funzioni).
Quindi dopo la nascita, per tutta la vita ma soprattutto
nellinfanzia, il cervello plastico. Nellinfanzia il cervello cresce
(aumentando considerevolmente di peso e dimensioni: da 400 gr alla
nascita a 1,5 kg a 15 anni circa) ma la crescita non dovuta alla
proliferazione cellulare quanto alla formazione di nuove sinapsi. Le
connessioni si sviluppano e si complessano, grazie alla
sinaptogenesi. Lo sviluppo delle connessioni correla con lo
sviluppo di funzioni cognitive sempre pi sofisticate. Nella
corteccia visiva, ad esempio, si sviluppano dapprima i movimenti di
inseguimento lento, poi, a sei mesi, lacuit visiva, poi, ad un anno,
la percezione della profondit. Fino a 10 anni circa c un ulteriore maturazione del sistema
I primi anni di vita sono considerati, anche per lo sviluppo biologico e neurale, forse anche di pi che per
quello psicologico, un periodo critico (definizione di Lorentz). Esempi:
- Attaccamento nelle papere verso il primo oggetto in movimento visto alla nascita
- Il canto di alcuni uccelli si sviluppa solo se crescono a contatto con i propri simili
- Difetti nel comportamento sociale di scimmie cresciute in isolamento (v. esperimenti di Harlow)
- Difetti del linguaggio in bambini cresciuti in isolamento
La plasticit cerebrale in un determinato dominio diminuisce alla fine del periodo critico (ad es.
apprendere una lingua in et adulta)
Anche per quanto riguarda il recupero dopo una lesione, le possibilit di recupero sono maggiori in
caso di lesioni in et precoce.
In breve:
1. Sistema geneticamente programmato predisposto per sviluppare un comportamento o una
funzione
2. Periodo critico durante il quale unesperienza
specifica modifica il sistema e lo rende capace di
produrre il comportamento o esercitare la funzione
3. Consolidamento del sistema (che permette ulteriori
interazioni con lambiente, ma riduce drasticamente gli
effetti della deprivazione)
Un esempio: formazione delle colonne di dominanza oculare
nella corteccia visiva
Nel 4 strato della corteccia visiva si formane le colonne di
dominanza oculare, a cui arrivano informazioni dal nucleo
genicolato laterale. In questo strato, quindi, i neuroni ricevono
afferenze solo da un occhio. Viceversa negli altri strati i neuroni
ricevono (passando per il 4 strato) info da entrambi gli occhi,
ma preferenzialmente secondo la dominanza della colonna in cui
si trovano.

118

Le colonne di dominanza oculare si formano, in base allesperienza, in un periodo critico dello sviluppo
postnatale. Nel grafico possiamo osservare un conteggio del numero di neuroni della corteccia visiva che
rispondono allocchio destro o al sinistro, e gruppi intermedi. I neuroni si specializzano per un occhio
piuttosto che per laltro grazie alle stimolazioni date dallesperienza: alla nascita le afferenze che arrivano al
4 strato sono mescolate, infatti con traccianti appositi non si osserva il caratteristico aspetto striato della
corteccia visiva. Con la cresciti gli assoni afferenti si ritraggono da alcuni neuroni concentrandosi solo su
altri: il numero complessivo di sinapsi aumenta ed esse si indirizzano in modo separato. Questo per succede
solo se nellinfanzia tutte e due gli occhi sono aperti e funzionano. Cosa succede se durante il periodo critico
un occhio non funziona?
Esperimenti di deprivazione monoculare sui gatti.
1.Un occhio chiuso alla nascita per due mesi e poi
riaperto TUTTI i neuroni rispondono solo
allocchio che era aperto dalla nascita, laltro, anche
se il sistema visivo funziona, come cieco. Le
conseguenze sono irreversibili.

2.Un occhio viene chiuso in un gatto adulto (un


anno di et) e tenuto chiuso per due anni, poi
riaperto. i neuroni rispondono ad entrambi gli
occhi, non si persa la capacit visiva nellocchio
deprivato.

Quindi, cosa succede quando un occhio viene chiuso? Gli assoni del talamo che vengono deprivati delle loro
afferenze restano atrofici e si sviluppano solo quelli dallocchio aperto.
Nel caso di strabismo (difetto nella contrazione dei muscoli oculari) succede qualcosa di simile: siccome gli
occhi non vedono la stessa scena, ma vedono cose diverse, manderanno impulsi diversi al talamo. Gli
esperimenti condotti (sempre sui gatti, poveri mici ) hanno mostrato che i neuroni corticali rispondono
preferenzialmente o a un occhio o allaltro, non a tutte due: c una dominanza forte.
Negli esseri umani il termine critico per correggere i difetti visivi (tra cui anche lo strabismo) pi lungo (5
anni circa) ma anche per periodi di deprivazione pi breve ci possono essere danni, non completi ma
comunque presenti.
Lattivit elettrica che giunge ai due occhi devessere sincrona, in modo che le cellule delle corteccia visiva
sviluppino correttamente la dominanza oculare: se c deprivazione o strabismo lattivit elettrica non pi
sincrona!

PINCIPIO DI HEBB: ci che scarica insieme connette insieme. Una sinapsi modifica la sua
funzionalit in base a quanto attiva.

119

Questo significa che, se i neuroni che convergono su un unico neurone post sinaptico sono pi di uno
vinceranno le sinapsi che arrivano dai neuroni che hanno un attivit sincrona fra di loro
Concetti di competizione e cooperazione
Anche il neurone post sinaptico gioca un ruolo: nel caso in cui un neurone sia innervato in modo bilanciato
da neuroni che scaricano con forza diversa, ma in modo sincrono fra di loro, c un rafforzamento di quelle
sinapsi che hanno un attivit simile a quella del neurone post-sinaptico. Questo succede perch il neurone
post sinaptico rilascia un fattore trofico durante la crescita (es NGF). Solo se il neurone presinaptico
raggiunto dal fattore trofico manterr le connessioni: il fattore trofico andr al neurone che scarica con
frequenza maggiore Siccome le quantit di fattore trofico disponibili non sono sufficienti per tutti i neuroni,
c competizione
Esperimento sui gatti: se durante il periodo in cui un occhio viene chiuso si inietta NGF nella corteccia
visiva, non si verifica lo spostamento atipico delle colonne di dominanza oculare, si ha uno sviluppo
normale!
In genere, in realt, durante lo sviluppo post-natale i neuroni non raggiunti da NGF non muoiono ma
riducono le loro connessioni
Il consolidamento dopo la fine del periodo critico determina quindi la fine dellelevata plasticit:
- I geni che, nei neuroni, codificavano per le proteine associate alla plasticit vengono spenti
- Le connessioni ormai si sono segregate, ciascun neurone innerva bersagli specifici, quindi cessa il
fenomeno della competizione
- Lambiente extracellulare col tempo diventa inibitorio per la plasticit: compaiono fattori inibitori
presenti nella mielina e nella matrice extracellulare. In particolare le reti perineuronali, compaiono,
appunto, alla fine dei periodi critici. Le connessioni restano ingabbiate attorno ai neuroni con cui si
erano connesse durante la fase di plasticit
Per provare la funzione inibitoria delle reti perineuronali sono stati svolti alcuni esperimenti, per
esempio inibendo la mielina in modo che smetta di funzionare. Lassone trattato inizia a produrre
nuove connessioni non funzionali. Se invece viene impedita la funzione della matrice extracellulare
(degradandola tramite enzimi) anche in questo caso gli assoni producono nuove connessioni
collaterali.
Tutto questo avviene perch nelladulto la plasticit NON funzionale, ad elevati livelli. In certi casi per lo
sarebbe, in particolare per quanto riguarda il recupero dopo una lesione. Per questo motivo vi sono molte
ricerche che mirano a compiere progressi in questo campo.

PLASTICITA NELL ADULTO E REPAIR


Nelladulto si mantiene un certo grado di plasticit, in quanto i neuroni rimangono in grado di rimodellare le
proprie connessioni in alcuni casi, come per esempio durante i processi di apprendimento o nel recupero
(anche se parziale) dopo una lesione. Tale rimodellamento, a differenza di quanto avviene nei bambini,
reversibile.

120

La formazione di nuove connessioni si chiama SPROUTING (lett: gemmazione). Avviene in particolare in


caso di lesioni, in quanto viene distrutta linnervazione in certe aree e i neuroni cercano di compensare
ricreandola. Pu essere collaterale (da un nodo di Ranvier) o terminale (dal terminale sinaptico).
Il fenomeno dello sprouting pu determinare una modificazione delle mappe sensoriali (questo significa che
anche le mappe sono plastiche!) Esp. sulle scimmie: se viene amputato un dito, la rappresentazione della
mano nella corteccia somatosensoriale si modifica: i neuroni che rispondevano a quel dito vengono reclutati
dai neuroni delle aree vicine, che invadono il loro territorio, quindi le aree delle altre dita si espandono. In un
altro esperimento, invece, venivano sovrastimolate due dita, anche qui le aree che rispondevano a quelle due
dita dopo un certo tempo si espandono, invadendo territori che prima rispondevano ad altre parti del corpo.
Lo stesso tipo di plasticit si ritrova a livello della corteccia visiva.
Nel caso di una lesione fisica (per esempio ad un arto) ai neuroni rimasti de-nervati cominciano ad arrivare
informazioni dalle aree vicine. Questo fenomeno si chiama REINNERVAZIONE COLLATERALE ed esso
porta ad una modifica delle mappe sensoriali.
Inoltre anche in condizioni normali esistono delle vie nervose silenti che portano informazioni sensoriali da
parti del corpo vicine ad unarea che codifica per una determinata zona. Nel momento in cui c una lesione
e le vie principali si interrompono, si attivano queste vie silenti. Questo processo il primo a verificarsi, in
quanto pi veloce di quello di sprouting che richiede la crescita di nuove connessioni da zero.
Studi di Ramachandran sullarto fantasma.
Nelle fasi iniziali dopo lamputazione i pazienti percepivano ancora larto amputato, sia per quanto riguarda
le sensazioni tattili che quelle dolorifiche. Come mai avviene ci? Perch le mappe sensoriali si erano
modificate: ad esempio, le aree che ricevevano dal braccio amputato ora ricevevano informazioni dalla faccia
(vicina nella mappa somatosensoriale) quindi quando al paziente venivano toccate parti del viso, avvertiva
un tipo di stimolo come se gli stessero toccando il braccio amputato, perch si attivavano gli stessi recettori!
Lo sprouting post lesionale, e quindi le modificazioni della mappa sensoriale, non seguono un uguale
percorso in tutti i soggetti, ma c elevata variabilit individuale. Ma quanto c di innato e quanto di
esperienziale nella conformazione delle mappe sensoriali? La formazione delle mappe sensoriali esperienza
dipendente o no? Caso della donna tetramelica (nata senza gambe n braccia) che continua a sentire (pur non
avendoli mai avuti) sensazioni tattili e in un certo grado visive dai suoi arti mancanti. Facendo studi di
imaging su di lei si evidenziato come le aree per gli arti mancanti si attivino se le viene chiesto di muovere
altre parti del corpo (es le dita).
Alla costruzione delle mappe sensoriali e motorie quindi intervengono sia fattori genetici che epigenetici!
PLASTICITA CROSS-MODALE
Lassenza di un senso (ad es: cecit) influenza lo sviluppo degli altri sensi. Negli studi su animali ciechi alla
nascita, per esempio, si evidenziato come i neuroni dellarea visiva fossero stati reclutati da altre aree
sensoriali (uditive o tattili). Per quanto riguarda luomo, in soggetti ciechi dalla nascita si osserva che larea
visiva si attiva per le immagini mentali, ad esempio in compiti di memorizzazione di parole e di lettura in
braille.
Lo studio di soggetti sordi, invece, ha evidenziato la presenza di capacit visive diverse e superiori rispetto ai
soggetti normali. La mancanza di un senso, dunque, potenzia lo sviluppo dei sensi rimanenti.
Cosa succede nel caso di deficit sensoriali acquisiti? Anche da adulti permane un certo grado di plasticit: un
esperimento ha studiato le modifiche della corteccia visiva in un coniglio adulto reso cieco da un occhio,

121

evidenziando come la parte di corteccia che prima rispondeva a quellocchio avesse cominciato a rispondere
a stimoli tattili.
La plasticit residua nelladulto, tuttavia, non sufficiente a garantire un recupero completo in caso di
lesione, ma permette solo un recupero parziale (ovviamente il grado di recupero dipende anche da molti altri
fattori: lentit e lestensione della lesione, let del soggetto, le condizioni ambientali..). le condizioni
ambientali sono molto importati: un ambiente che favorisca il recupero permette un recupero pi rapido e
migliore. Per questo importante la riabilitazione. Esperimento sui topolini lesionati alla corteccia visiva e
poi divisi in due gruppi, uno esposto a stimoli, laltro in condizioni di deprivazione: nel primo caso si
osservava un maggiore grado di plasticit, le aree di dominanza oculare nella corteccia visiva si
modificavano. La plasticit neuronale potenziata, nelladulto, in queste circostanze:
- quando ci si focalizza su un obiettivo
- quando si attivi
- quando lo stimolo saliente (punizione/ricompensa)
- quando si ottimisti sulla propria efficacia
- quando si di fronte a stimoli nuovi e spiazzanti
Meccanismi di MOTIVAZIONE e ATTENZIONE
Esperimento sui barbagianni: i barbagianni possiedono una zona della corteccia visiva e uditiva che sono
allineate, questo permette loro di individuare il cibo e gli ostacoli durante il volo notturno. Se, da piccolo, al
barbagianni vengono fatti indossare gli occhiali scotopici la sua mappa visiva si modifica. Abbiamo quindi
uno spostamento iniziale della mappa per effetto degli occhiali (ruotano il campo visivo di 180 gradi), in
seguito per osserviamo che questa viene riallineata alla mappa uditiva. Al contrario se lo stesso esperimento
viene svolto con un soggetto adulto, non avviene il riallineamento a meno che non ci siano forti condizioni di
motivazione (ad es, ha fame e deve andare a caccia): la salienza dello stimolo aumenta la plasticit.
Quali sono i meccanismi alla base della plasticit nel SNC adulto (condizioni fisiologiche/dopo
lesione)?
- Aumento di espressione di proteine associate alla crescita assonale
- Diminuzione di fattori che inibiscono la crescita (es. reti perineuronali)
Quindi c un parziale recupero delle condizioni che permettevano la plasticit nel bambino
- Rilascio di neurotrasmettitori neuromodulatori (acetilcolina, dopamina, serotonina, noradrenalina)
La rigenerazione assonale avviene in modo diverso nel sistema nervoso centrale e in quello periferico.
Inoltre ha meccanismi diversi nelle diverse specie, si modificata nel corso dellevoluzione. Per quanto
riguarda il sistema nervoso centrale, nei pesci e negli anfibi osserviamo la rigenerazione post-lesionale se, al
neurone il cui assone stato reciso, rimane almeno la base, da l si riforma il cono di crescita e quindi
lassone potr ricrescere. Nei rettili avviene una rigenerazione parziale ma non accurata, mentre negli uccelli
e nei mammiferi non avviene proprio.
Invece per quanto riguarda il sistema nervoso periferico, possibile la rigenerazione delle connessioni
lesionate anche nei mammiferi, anche se questa potrebbe non essere accurata.
Come mai nel sistema nervoso centrale dei mammiferi non possibile la rigenerazione?
La condizione pi importante lambiente inibitorio che circonda i neuroni, per quanti vi siano anche delle
condizioni intrinseche dei neuroni (espressione genica) che avrebbero un ruolo.
Gli studi che si sono concentrati sullaumentare la plasticit nelladulto in caso di lesioni sono innumerevoli.
Tra questi, gli studi sulla rigenerazione del nervo ottico nei mammiferi: si visto che, anche se i mammiferi
non avrebbero la possibilit di far ricrescere il nervo ottico se questo viene lesionato, possibile stimolarne

122

la crescita nel momento in cui questo viene messo a contatto con un nervo periferico trapiantato. I nervi
periferici sono avvolti da un tipo diverso di mielina, prodotta dalle cellule di Swann. Dal momento che
abbiamo detto che la mielina ha un ruolo nellinibizione della plasticit centrale nelladulto, potrebbe essere
il motivo per cui il contatto con un tipo diverso di mielina provoca ricrescita.
Ma come fa la mielina a inibire la plasticit?
- Cicatrice gliale. Quando c un danno tissutale nel SNC le cellule gliali si accumulano formando una
cicatrice per rigenerare il tessuto. Questa cicatrice una barriera sia fisica (molecole protoglicani)
che chimica che va ad inibire la plasticit. Se questa barriera viene rimossa, tramite enzimi
condrichinasi che la degradano, oppure rimossa tramite asportazione, gli assoni ricominciano a
crescere.
- Mielina. Gli oligodendrociti che creano la mielina nel sistema nervoso centrale possiedono tre
molecole con funzioni inibitorie per la plasticit: NO GO, MAG e OMGP. Queste molecole sono
state scoperte mediante studi di rigenerazione assonale in vetro. Ora si studia come inibirle, per
aumentare la plasticit, in particolare NO GO. Per far ci si cominciato a studiare le differenze tra
la guaina mielinica nel mammiferi (non permette la rigenerazione assonale) e la mielina in altre
specie (rettili, pesci..). Si stanno studiando degli anticorpi NO GO, per ora studiati solo nel topo e
nella scimmia. La loro applicazione favorisce la rigenerazione assonale.
Il tessuto neurale diverso dalla maggior parte degli altri tessuti del nostro corpo, in quanto non avviene la
sostituzione cellulare (i neuroni non proliferano pi) ma, nel caso di danni, possibile solo un
rimodellamento strutturale.
La riparazione di un tessuto migliore quando la complessit strutturale limitata e avviene ricambio
cellulare: siccome il cervello ha una struttura molto complessa e in pi non avviene il ricambio cellulare, le
riparazioni diventano difficili! Si ipotizza che laltro motivo per cui nelladulto cali drasticamente la
plasticit strutturale sia impedire che si formino connessioni sbagliate, aberranti.
Terapia per sostituzione cellulare
Per alcune malattie in cui muoiono intere popolazioni cellulari, la ricerca si concentrata su due metodi di
cura:
- Trapianto di cellule
- Mobilitazione di cellule endogene in grado di produrre nuovi neuroni
Trapianto: per esempio nel morbo di Parkinson una strada di ricerca per la cura il trapianto di neuroni
dopaminergici, in sostituzione di quelli che muoiono, presi da feti abortiti. Queste cellule sono state
trapiantate nel nucleo striato di alcuni pazienti/soggetti sperimentali, sono sopravvissute e si sono integrate.
Questa strada per presenta notevoli difficolt pratiche: elevato numero di feti necessari per prelevare le
cellule, let dei feti devessere la stessa (8 settimane), le cellule prelevate dai feti non si possono conservare
quindi il trapianto deve avvenire subito.
Ricerca sulle cellule staminali: trapianto di staminali. Le staminali embrionali totipotenti sono presenti
quando il feto allo stadio di blastocisti. Non sono ancora stati scoperti, tuttavia, i fattori che permettono alle
cellule staminali totipotenti di differenziale in un tipo cellulare determinato dallo sperimentatore.
Filoni di ricerca: YAMANAKA CELLULE STAMINALI INDOTTE
GORDON CLONAZIONE

123

Nellippocampo (giro dentato) e nella zona sotto ventricolare vicino ai ventricoli laterali sono presenti
staminali adulti neurali: qui avviene neuro genesi. Queste cellule staminali per sono monopotenti: quelle del
giro dentato maturano in neuroni ippocampali, quelle della zona sottoventricolare vanno al bulbo olfattivo e
differenziano in cellule olfattive.

APPRENDIMENTO E MEMORIA
Apprendimento: capacit di acquisire nuove informazioni
Memoria: capacit di conservare le informazioni acquisite per un periodo di tempo variabile
In generale in tutti i processi di apprendimento e memoria possiamo distinguere 4 fasi:
- Acquisizione
- Consolidamento
- Deposito
- Richiamo
La fase meno ovvia quella del consolidamento: le info acquisite non sono gi pronte, ma devono essere
trasformate in modo da poter essere ricordate stabilmente. Le prime evidenza sperimentali della
presenza di un meccanismo di consolidamento della memoria risalgono agli anni 70, quando, nellambito dei
trattamenti di elettroshock come cura per la depressione, s not che i pazienti dopo il trattamento non
ricordavano pi cosera successo prima: le informazioni, ancora labili, non consolidate, erano state perse.
La fase di consolidamento viene ulteriormente suddivisa in:
- CONSOLIDAMENTO A BREVE TERMINE: dura poche ore/giorni. Si nota la sua esistenza
quando, dopo un trauma, il soggetto non ricorda pi alcuni eventi dei giorni precedenti. Sembra che
abbia la funzione di modificare i contatti sinaptici fra neuroni in modo da rafforzare i circuiti
pi usati e stabilizzare le informazioni acquisite. Se la sintesi di alcune proteine inibita
sperimentalmente, il consolidamento a breve termine viene inibito: il soggetto non pi in grado
di apprendere
- CONSOLIDAMENTEO A LUNGO TERMINE: un modello teorico che stato introdotto solo
recentemente, prevede che vi sia un tipo di consolidamento della durata di settimane/mesi. Le
memorie, una volta acquisite, vengono rielaborate pi volte successivamente. Alcune conferme
sperimentali vengono dai pazienti trattati con elettroshock: prima del trattamento gli venivano
somministrati dei questionari che testavano memorie acquisite (fatti avvenuti anni prima), dopo
lelettroshock si evidenziavano difficolt di memoria su fatti accaduti fino a tre anni prima del
trattamento. Il consolidamento a lungo termine, dunque, pu durare anche molto a lungo!
Probabilmente la sua funzione trasferire le tracce mnemoniche dalle strutture dove sono
state acquisite ad altre strutture di deposito: un consolidamento di sistema! Permette di
conservare le informazioni per anni, anche per tutta la vita. Il consolidamento a lungo termine
stato studiato anche con lfMRI osservando le strutture attive al momento dellapprendimento di un
compito e poi, con un richiamo, alcuni mesi dopo.
La memoria si divide in:
- MBT (memoria a breve termine)
- MLT (memoria a lungo termine)
DICHIARATIVA (esplicita)
Semantica
Episodica

124

PROCEDURALE (implicita. Comprende anche la memoria emotiva, motoria.. definita in


negativo dalla memoria dichiarativa: tutto ci che non esplicito)

Memoria dichiarativa
-

Si divide in semantica ed episodica


Richiede un richiamo cosciente
Le memorie dichiarative possono essere acquisite molto rapidamente ma altrettanto
rapidamente possono essere perse.

Primi studi sulla memoria dichiarativa: il caso H.M.


Le prime informazioni sullargomento sono state scoperte da Penfield nel corso dei suoi studi sulla
stimolazione elettrica di diverse aree della corteccia cerebrale (studi sullepilessai, v.) Penfield per primo
associ i lobi temporali e la loro stimolazione alla memoria dichiarativa. In seguito vi furono gli studi di
Brenda Milner, in particolare sul celebre paziente H.M. Questo paziente soffriva di epilessia molto grave
in seguito ad un trauma, la zona epilettogena venne identificata, grazie al metodo della stimolazione elettrica,
nei lobi temporali, cos questi vennero asportati 8 cm
bilateralmente. Le crisi epilettiche cessarono, ma il paziente
divenne totalmente incapace di formare nuove memorie a
lungo termine (amnesia anterograda) e ebbe anche una lieve
amnesia anterograda, ma la maggior parte dei suoi ricordi
remoti erano conservati. Ogni mattina H.M. si svegliava e
non ricordava niente del giorno precedente. Tutte le altre
abilit cognitive, motorie e sensoriali si mantennero
inalterate e anche la capacit di apprendere nuovi compito
motori (disegnare allo specchio). Tra le aree asportate
chirurgicamente cera anche lIPPOCAMPO: esso ha un
ruolo fondamentale nella formazione di nuove memorie
dichiarative (mentre le abilit motorie potevano essere
apprese inconsciamente).
Anatomia dei lobi temporali
La parte pi esterna dei lobi temporali costituita da
neocorteccia, pi in profondit abbiamo le cortecce
perippocampali, che avvolgono lippocampo e poi
lIPPOCAMPO
stesso.
Accanto
allippocampo si trova lAMIGDALA,
anchessa ha un ruolo nella formazione di
memorie dichiarative (studi con lesione
selettiva
dellamigdala
no
memoria
dichiarativa o delleippocampo amnesia).
LIPPOCAMPO

una
struttura
sottocorticale dei lobi temporali, formato da
archicorteccia e si suddivide in due
componenti:
- Giro dentato

125

Corno di ammone (C.A.) che comprende tre zone 1, 2, 3

Le funzioni dellippocampo sono:


- Formazione di memorie dichiarative
- Apprendimento spaziale (Morris water mase experiment: studi su topolini selettivamente lesionali
allippocampo, vengono fatti nuotare in un catino di acqua opaca dove in un certo punto c una
piattaforma sommersa. Una volta raggiunta la piattaforma la prima volta, il topolino non lesionato
apprende la sua posizione rispetto allambiente esterno e la seconda volta la ritrova facilmente. Il
topolino lesionato allippocampo non ricorda le info spaziali, ogni volta si muover a caso. + gruppo
di controllo con bacinella visibile)
Apprendimento spaziale
La memoria spaziale pu essere:
- Allocentrica (allotetica)si basa sulle posizione degli oggetti rispetto allambiente e sulle relazioni
che hanno gli uni con gli altri
- Egocentrica (ideotetica): si basa sulle posizione degli oggetti rispetto alla nostra posizione
Queste due rappresentazioni mnemoniche vengono formate contemporaneamente. Lippocampo media
in particolare la memoria allotetica. La memoria ideotetica invece mediata dalla corteccia parietale
posteriore, corteccia associativa che riceve informazioni visive e priopercettive
Come funziona lippocampo?
Quindi il ruolo dellippocampo nella formazione dei ricordi potrebbe essere (ipotesi relazionale)
elaborare le relazioni tra gli oggetti percepiti in uno spazio (sono proprio le relazioni, non i singoli
oggetti, che rendono riconoscibile un ambiente). Lippocampo sarebbe inoltre in grado di identificare le
relazioni logiche tra fatti ed eventi (ipotesi associativa)
Quali sono i meccanismi cellulari alla base del funzionamento dellippocampo? (studi di Bliss e Lomo)
Studi che prevedevano la registrazione dellattivit dei neuroni ippocampali a riposo, senza che il
soggetto sia sottoposto ad un apprendimento. In seguito stimolazione intensa dei neuroni ippocampali
con stimoli ad alta frequenza. Le risposte dei neuroni post-sinaptici dopo la stimolazione apparivano
estremamente potenziate. Questo potenziamento, siccome deriva dalla modifica delle connessioni
sinaptiche, a lungo termine (in inglese LTP)

un processo estremamente specifico che avviene solo nelle sinapsi stimolate. Caratteristiche:
- COOPERATIVO: per modificare le sinapsi pi neuroni devono essere stimolati e cooperare fra
di loro (potrebbe essere il meccanismo con cui leghiamo insieme le nuove informazioni!)

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ASSOCIATIVO: perch le sinapsi si modifichino lelemento presinaptico e quello post sinaptico


devono essere contemporaneamente attivi, devono essere associati assieme.
Esistono, tuttavia, tipi diversi di potenziamento a lungo termine, difatti questo un processo che interessa
moltissime strutture cerebrali, in quanto la capacit di rimodellare le connessioni sinaptiche in risposta agli
stimoli ambientali fondamentale.
-

PINCIPIO DI HEBB: ci che scarica insieme connette insieme. Una sinapsi modifica la sua funzionalit in
base a quanto attiva
Trasmissione sinaptica nellippocampo
Nellippocampo il neurotrasmettitore utilizzato il glutammato, che si lega a recettori ionotropi. In
particolare nellippocampo ci sono due tipi di recettori:
- AMPA
- NMDA
(dal nome della sostanza che li attiva) Essi funzionano in modo diverso: gli AMPA sono recettori
ionotropi classici e producono un potenziale postsinaptico eccitatorio. Gli NMDA sono diversi:
allinterno del canale ionoico di questi recettori presente del magnesio che continua a tenere il canale
chiuso anche quando i recettori sono contattati dal glutammato. Perch questi recettori si attivino,
necessaria una depolarizzazione (porta cariche positive, il magnesio anche ha carica positiva, quindi
c una repulsione). Quando c una depolarizzazione il magnesio esce dal recettore e il canale NMDA
si apre. Questi due eventi si verificano solo se pi vie sono aperte (pi neuroni sono attivati) e se i
neuroni pre e post sinaptico sono contemporaneamente attivi (associazione) Il recettore NMDA una
volta aperto un canale per il calcio, quindi fa entrare calcio nella cellula. Attraverso limpiego di
secondi messaggeri, il calcio modifica lespressione genica, quindi la sintesi proteica, e quindi, in ultima
analisi, responsabile della modificazione delle sinapsi e del consolidamento a breve termine.
Infatti se si va a bloccare, nello specifico, solo il recettore NMDA i neuroni possono ancora trasmettere
impulsi, ma non c apprendimento perch non avviene il potenziamento a breve termine.
Lippocampo, quindi, fondamentale per il CONSOLIDAMENTO di informazioni appena acquisite tramite
i sistemi sensoriali.
Conservazione a lungo termine dei ricordi
I ricordi, una volta formati, devono essere conservati altrove. Probabilmente non c un unico
magazzino come si pensava in passato, ma i ricordi sono conservati in diverse strutture, in modo
frammentato. Nella conservazione dei ricordi sono coinvolte principalmente le cortecce sensoriali e
dichiarative. Losservazione dei sintomi delle agnosie ha permesso di avere un idea pi completa della
natura dei ricordi. Per esempio nellagnosia visiva associativa (danno alla corteccia parietale posteriore) il
paziente non pi in grado di denominare un oggetto presentato per via visiva, ma sa riconoscerlo (dici a
cosa serve ecc..). Nellagnosia visiva appercettiva il paziente non pi in grado di eseguire un disegno su
copia di un oggetto, ma sa denominarlo. stata persa, quindi, solo una parte dellinformazione dichiarativa,
non tutta!
In base a queste evidenza cliniche le informazioni dichiarative si ritengono frammentate in pi strutture
cerebrali. Anche i pazienti che soffrono di Alzheimer sono un ulteriore prova del ruolo dellippocampo
solo nella fase di consolidamento: una delle prime strutture che smettono di funzionare lippocampo,
quindi ci sono difficolt nella formazione di nuovi ricordi. In un primo momento della malattia, invece, i
ricordi pi antichi sono conservati.

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Memoria procedurale
La definizione della memoria procedurale in negativo: tutto quello che non memoria
dichiarativa. Raggruppa, quindi, apprendimenti diversi fra di loro: memoria emotiva, motoria sono
tutte quelle memorie che non richiedono un richiamo cosciente. Gli apprendimenti motori per essere appresi
richiedono, di solito, pi ripetizioni, le memorie emotive invece sono immediate. Una volta che si formata
una memoria procedurale tende a persistere.
- Memoria motoria v. cervelletto
- Memoria emotiva
MEMORIA EMOTIVA
Ci occuperemo della memoria emotiva legata a stati di paura ed ansia.
La paura una risposta fisiologica scatenata dalla presenza di un pericolo, ha la funzione di allertare
lorganismo in modo che possa rispondere al pericolo. Diventa patologica quando:
- Persiste dopo che il pericolo cessa (disturbi di stress post-traumatico)
- Compare in assenza di pericoli (attacchi di panico.. ecc.)
Si manifesta con risposte fisiologiche e comportamentali selezionate dallevoluzione in modo da essere
adattivi, per questo compaiono in modo simile in tutti i vertebrati e anche i circuiti cerebrali sono molto
simili.
[Reazione da stress (vedi): ha lo scopo di attivare al massimo lorganismo in modo da reagire al pericolo.]
Comportamenti legati alla paura:
- Immobilit (freezing): spesso si pensa che sia una risposta vantaggiosa, ma non lo , perch il nostro
sistema visivo risponde al movimento e non muoversi significa non attivare lattenzione di un
potenziale predatore
- Fuga
- Attacco
Questi comportamenti compaiono in tutti i
vertebrati, anche se diverse specie scelgono
preferenzialmente comportamenti diversi (es.
predatori e prede). Nellessere umano non c una
risposta preferenziale, anzi c alta variabilit
individuale.
Strutture cerebrali coinvolte: lAMIGDALA
Il primo ad attivarsi lipotalamo, che, attivando
lipofisi, innesca la reazione da stress. Esso non ,
tuttavia, una struttura specifica legata alla paura. La
struttura chiave, specifica, lAMIGDALA (lett.
Mandorla, dalla forma), una struttura molto antica
che compare in forme simili in tutti i vertebrati.
una struttura sottocorticale del telencefalo, si
trova vicino allippocampo. formata da un
insieme di nuclei:
- Mediale
- Centrale
- Laterale
- Basale

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Lamigdala aumenta la sua attivazione in modo significativo in caso di pericoli. Se viene selettivamente
lesionata il soggetto non manifesta pi una normale reazione di paura (per esempio non evita i
predatori). Se, al contrario, viene stimolata in assenza di pericoli, il soggetto mette comunque in atto la
reazione da stress.
Negli esseri umani lamigdala si attiva anche nel riconoscimento delle espressioni facciali di paura
(solo quelle di paura, non espressioni di felicit o neutre).
Alcuni casi (rari) di lesione selettiva allamigdala hanno fornito ulteriori informazioni: paziente SM. Questo
paziente, in conseguenza di un infezione virale, ebbe una lesione allamigdala, perch linfezione
provoc il deposito di cristalli di calcio nellamigdala, in modo bilaterale, mentre le altre parti del
telencefalo funzionavano normalmente. Questo paziente aveva completamente perduto le funzioni mediata
dallamigdala: nel riconoscimento di espressioni facciali era incapace di riconoscere le espressioni di
paura, mancava la conoscenza del repertorio di comportamento di fronte ai pericoli. In seguito durante
studi successivi, la paziente S.M, stata esposta, in laboratorio, a situazioni un po pericolose (serpente
velenoso, tarantola..) Lei non reagiva al pericolo, in nessuno modo (carezze al serpente)
Al contrario uniperattivazione dellamigdala correlata con vari disturbi legati allansia (disturbo
post-traumatico da stress, attacchi di panico, disturbi ansiosi legati a stati depressivi).
In condizioni non patologiche, lamigdala va incontro a meccanismi di abituazione simili a quelli dei
recettori sensoriali: dopo un po che sono esposto ad un pericolo smetto di considerarlo tale (apprendimento
cognitivo) di conseguenza lamigdala si attiver di meno.
Funzionamento dellamigdala
Lamigdala riceve dai nuclei talamici e da tutte le cortecce sensoriali (primarie e di ordine superiore).
A sua volta proietta allipotalamo, che attraverso il sistema nervoso autonomo attiva la reazione da stress.
connessa anche ai nuclei motori per le espressioni facciali e ad altre strutture che mediano le risposte
riflesse complesse come il freezing e la fuga. Lamigdala si pu considerare come una sirena dallarme
che, se attivata, fa scattare tutto il sistema.
Vie afferenti:
ci sono due vie parallele che portano informazioni sensoriali allamigdala:
- Strada bassa dai nuclei del talamo
- Strada alta dalle cortecce sensoriali
Le informazioni sono le stesse, ma sono inviate per mezzo di due vie diverse. Perch? Perch le info che
arrivano dal talamo sono pi grossolane, non elaborate, mentre le info dalle cortecce sono pi finemente
elaborate. Tuttavia il fatto che le informazioni arrivino gi dal talamo, senza prima dover andare in
corteccia, garantisce una maggiore rapidit di trasmissione. Quindi lattivit dellamigdala rapida
perch le informazioni arrivano dal talamo, ma non avviene a sproposito perch la via corticale manda
una versione dellinfo pi finemente elaborata e informa quindi se lo stimolo effettivamente
pericoloso o meno.
Memoria delle esperienze traumatiche.
Lamigdala partecipa ai processi di apprendimento emotivo legato alla paura. Quando viviamo un
esperienza traumatica, con una forte componente emotiva, lamigdala si attiva molto. Si innesca LTP
(modifica a lungo termine delle connessioni sinaptiche), quindi, in seguito, i neuroni super-eccitati da uno
stimolo si attiveranno di pi.

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Tuttavia non conosciamo ancora quali circuiti cerebrali sono alla base della conservazione delle tracce
mnestiche legate alla memoria emotiva. Due modelli:
1) Primo modello: gli stimoli sensoriali dallesterno attraverso il talamo e le cortecce raggiungono
lamigdala. Nellamigdala esse verrebbero associate con le informazioni sul contenuto emotivo dello
stimolo, provenienti invece dallinterno. Lamigdala, quindi, sarebbe il sito di formazione dei
ricordi traumatici, ma secondo questo modello sarebbe anche il sito di deposito a lungo
termine dei ricordi formati
2) Secondo modello: lamigdala ha un ruolo fondamentale, ma le associazioni tra contenuto emotivo
e stimolo sensoriale non sarebbero formate allinterno dellamigdala stessa, ma questa
andrebbe a regolare la formazione dei ricordi in altre strutture, per il momento non note.
Quindi sarebbe come un direttore dorchestra: non svolgerebbe la funzione n di sito di
formazione dei ricordi n di sito di deposito, ma regolerebbe lattivit di altre strutture.
Questi modelli sono, per ora, entrambi validi, anche perch difficile studiare la funzione
dellamigdala: se questa viene lesionata non si esprimono pi le risposte comportamentali legate alla paura.
Ma questo avviene perch non si possiedono pi le memorie di quelle competenze o perch si possiedono ma
non si riesce a estrinsecarle?
Nella memoria delle esperienze traumatiche, contemporaneamente alle memorie dichiarative
dellevento in s (dove, quando, cosa.. mediate dallippocampo) si formano anche le memorie emotive,
mediate dallattivit dellamigdala. Sono memorie implicite, e sono in grado, in seguito di farci provare
un attivazione simile in circostanze simili.
Le memorie dichiarative e le memorie emotive sono
dissociate.
Lo confermano alcuni studi di Claparede su un paziente
con lesione ai lobi temporali che non era pi in grado di
formare nuove memorie dichiarative (e quindi ogni
giorno non si ricordava del neurologo che veniva a
visitarlo). Per testare la presenza o meno di memoria
implicita e motiva Claparede cominci a nascondersi nella
mano, prima di stringerla al paziente, una puntina da
disegno. Dopo un po, anche se il paziente non si ricordava
coscientemente di lui, non voleva pi dargli la mano.
Altri studi di Damasio si basavano sullinduzione
sperimentale di emozioni legate alla paura, associando una certa immagine (es. cerchio rosso) ad una
stimolazione dolorosa. Questo apprendimento comporta la formazione di memorie sia dichiarative che
implicite (il soggetto in grado di descrivere il compito, ma c anche unelevata attivazione fisiologica).
Quando la stessa procedura veniva applicata a S.M. (v.) lei era in grado di descrivere lesperienza sotto
forma di ricordo (memoria dichiarativa) ma non era spaventata, non cera attivazione fisiologica. Nei
soggetti con danno ippocampale, invece, in cui la memoria dichiarativa problematica, non ricordavano
coscientemente lesperienza ma le loro risposte corporee erano intatte.
Maturazione dei due sistemi dellippocampo e dellamigdala.
Nel corso dello sviluppo della memoria, nel bambino, il sistema dellamigdala (pi antico
evolutivamente) si forma per primo: gi a due anni. Invece il sistema della memoria dichiarativa (pi
recente, legato alla maturazione delle neocortecce) matura dopo. Questa una possibile spiegazione

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dellamnesia infantile: prima della maturazione del sistema legato alla memoria dichiarativa avremmo
conservati solo dei flashback emotivi, non il contesto dichiarativo in cui essi sono inseriti.
Corteccia prefrontale e memorie emotive
Unaltra struttura fondamentale nelle memorie emotive la corteccia prefrontale, unarea associativa
che aumenta molto la sua estensione nelluomo. Alcune evidenze del suo coinvolgimento nelle memorie
emotive derivano dal caso di Phineas Cage (ricostruzione effettuata dalla moglie di Damasio).
Nella corteccia prefrontale possiamo identificare una porzione mediale ed una laterale. Sotto la
corteccia prefrontale c la corteccia orbito frontale.
La porzione laterale coinvolta di pi negli aspetti cognitivi (interazione con gli altri, pianificazione del
comportamento..) La porzione mediale pi coinvolta nella parte emotiva, anche per la formazione di
nuovi ricordi. Se lesionata il soggetto esperisce stati dansia e di paura pi gravi e frequenti. Se
stimolata sperimentalmente va ad inibire esageratamente lattivit dellamigdala.
Meccanismi di feedback tra corteccia prefrontale e amigdala
Lamigdala connessa con la corteccia prefrontale mediale da connessioni bidirezionali, che possono
anche mandare indietro segnali di feedback. Per questo la stimolazione di questarea corticale regola
lattivit dellamigdala e dunque i nostri stati emotivi.
I circuiti discendenti sono evolutivamente pi recenti e aumentano molto nelluomo. La regolazione
emotiva un meccanismo sviluppato soprattutto dalluomo.
Inoltre queste connessioni di feedback maturano molto lentamente (14-15 anni) e sono fortemente
influenzata dalle pressioni ambientali e dallesperienza pregressa.
Questo circuito alterato in modo significativo nei disturbi legati alla paura e allansia. Mancando il
controllo discendente, lamigdala sar estremamente attiva.
Questo circuito di controllo coinvolto anche nel processo di estinzione delle riposte emotive. Vengono
inibite determinate riposte emotive a determinati stimoli. Il soggetto tender a rispondere sempre meno allo
stimolo. Lestinzione non dovuta solo al passare del tempo, ma dipende dalla presentazione ripetuta dello
stimolo. Essa non caratterizzata dalla dimenticanza del significato emotivo dello stimolo, ma viene appreso
un nuovo significato (quello vecchio c ancora e pu sempre essere recuperato; per cui basta anche una
piccola situazione di stress per far emergere problemi psicoterapia)
Lestinzione si verifica perch i neuroni dellamigdala tendono a rispondere sempre di meno.
Contemporaneamente lattivit della corteccia prefrontale (che va ad inibire lamigdala) aumenta.
Infatti se la corteccia prefrontale viene lesionata, non pi possibile lestinzione della risposta emotiva.

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