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Diffusione e trasporti di membrana

1.1) Membrana cellulare

• Struttura della membrana cellulare

Ogni cellula è racchiusa da una membrana plasmatica che separa il citoplasma dall’ambiente
extracellulare. Più specificamente, la membrana rappresenta la zona di confine cellulare attraverso
la quale avviene un efficace scambio di ioni, molecole e gas che sono vitali per il mantenimento degli
equilibri cellulari e per sostenere le complesse attività molecolari necessarie per la sopravvivenza
cellulare. La membrana plasmatica contiene enzimi, recettori, trasportatori, canali ionici e antigeni
che svolgono svariatissime funzioni.
La membrana plasmatica o cellulare è una struttura molecolare che racchiude il citoplasma e separa
l’interno della cellula dall’ambiente extracellulare. La membrana cellulare e tutte le altre membrane
che formano compartimenti intracellulari come il nucleo, i mitocondri, il reticolo endoplasmatico e
l’apparato del Golgi hanno un’unica struttura di base: sono formate da un doppio strato di fosfolipidi
nel quale sono inseriti proteine, molecole di colesterolo e una piccola percentuale di glucidi in forma
di glicoproteine e glicolipidi.

Le principali funzioni di una membrana cellulare sono:


1. la separazione dei liquidi intracellulari da quelli extracellulari;
2. la regolazione degli scambi con l’ambiente esterno, che avviene attraverso l’ingresso di ioni e
nutrienti, la fuoriuscita di ioni e cataboliti e il rilascio di prodotti di secrezione;
3. la comunicazione tra cellula e ambiente che permette alla cellula di riconoscere molecole
rilasciate da altre cellule attraverso l’interazione con recettori di membrana o di rivelare segnali
esterni;
4. la stabilizzazione strutturale di tessuti nervosi, epiteliali e muscolari attraverso l’interazione con
proteine del citoscheletro e la formazione di giunzioni tra cellule adiacenti (giunzioni serrate e
comunicanti).

Attualmente, il modello più accreditato e universalmente accettato è il modello a mosaico liquido


proposto nel 1972 da Singer e Nicolson. Il modello è basato sull’ipotesi che la membrana cellulare è
formata da un doppio strato lipidico nel quale sono inserite integralmente o parzialmente proteine
di membrana e da una piccola percentuale di carboidrati che sono legati sia alle proteine che ai lipidi.
Il doppio strato lipidico è una struttura planare con due strati di fosfolipidi disposti in modo che le
loro code idrofobiche (catene idrocarburiche) siano rivolte verso l’interno della membrana e le teste
polari (gruppi fosfati) siano in contatto con la fase acquosa. In questo modo il doppio strato ha un
duplice scopo: forma un’efficace barriera attraverso la quale possono permeare molecole liposolubili
e costituisce la base strutturale per l’inserimento delle proteine di membrana.
I fosfolipidi siano i principali componenti lipidici della membrana, il colesterolo rappresenta una
componente steroidea molto importante delle membrane in quanto si lega debolmente ai fosfolipidi
adiacenti.
Le molecole di colesterolo sono essenzialmente idrofobiche con struttura planare e possiedono un
gruppo ossidrile (-OH) parzialmente polare; ciò facilita l’incorporamento del colesterolo tra le teste
idrofiliche del doppio strato lipidico, con la parte planare idrofobica disposta parallelamente alle code
idrocarburiche verso l’interno della membrana. La quantità di colesterolo presente nel doppio strato
lipidico varia da cellula a cellula.
Le proteine di membrana svolgono un ruolo importantissimo nel mantenimento della struttura e
dell’attività cellulare e si stima che rappresentino circa un terzo di tutte le proteine codificate dal
nostro DNA.
Le proteine estrinseche interagiscono debolmente con le regioni polari del doppio strato e con le
proteine integrali di membrana. Sono accessibili da un solo lato (interno o esterno) e possono essere
rimosse facilmente senza distruggere l’integrità di membrana. Ad esse appartengono vari enzimi di
membrana. Le proteine integrali interagiscono fortemente con il doppio strato lipidico e possono
essere rimosse soltanto distruggendo la struttura di membrana con detergenti chimici o pesanti
trattamenti meccanici. Alle proteine integrali appartengono le proteine transmembrana composte
da uno o più segmenti che attraversano l’intero spessore della membrana e sono quindi accessibili
da entrambi i lati della cellula.
Si dividono in:
1. Recettori di membrana. Sono proteine che fanno parte del sistema di decodificazione e
trasmissione dei segnali chimici. Ogni recettore è specifico per una determinata molecola o classe
di molecole, ovvero interagisce solo con un tipo di molecole (ligandi o agonisti).
2. Canali ionici. Sono proteine costituite da una o più subunità proteiche che formano un poro
acquoso attraverso il doppio strato lipidico. Il poro crea una connessione diretta tra liquido
intracellulare ed extracellulare e permettere il passaggio di ioni carichi positivi (Na+, K+, Ca2+) o
negativi (Cl−) attraverso la membrana,
3. Proteine carrier (trasportatori). Sono proteine costituite da un’unica subunità proteica che lega i
substrati che vengono trasportati (ioni o molecole).
4. Pompe ioniche. Sono proteine formate da una o più subunità proteiche che trasportano ioni
contro gradiente osmotico.

1.2) Movimenti attraverso le membrane

• Diffusione

Tutte le molecole o particelle in soluzione possiedono un’energia termica; Se in un determinato


volume le molecole sono più concentrate queste diffonderanno verso zone a più bassa
concentrazione fino a che non si distribuiranno uniformemente in ogni parte dello spazio disponibile.
Questo processo è noto col termine di diffusione. La diffusione è un processo passivo estremamente
lento a livello macroscopico mentre è rapido a livello microscopico.
La diffusione attraverso una membrana ha le seguenti proprietà:
1. è un processo passivo che non richiede fonti di energia metabolica. Usa solo l’energia termica
(cinetica) del movimento molecolare;
2. le molecole diffondono da una zona a maggiore concentrazione verso zone a più bassa
concentrazione. Più grande è la differenza di concentrazione e maggiore è la velocità delle
molecole che diffondono per unità di tempo e di area di membrana (flusso);
3. la diffusione delle molecole procede fino a quando la concentrazione è uguale in entrambi i lati
della membrana. Si raggiunge quindi un equilibrio dinamico e il movimento delle molecole
continua senza spostamenti netti;
4. la diffusione è rapida a breve distanza e molto lenta su scala macroscopica;
5. la diffusione è direttamente proporzionale alla temperatura. Ad alte temperature il movimento
molecolare è più rapido e la diffusione più veloce;
6. la diffusione è inversamente proporzionale alla dimensione molecolare. Nel caso di molecole a
forma sferica, più grande è il raggio della molecola più lenta è la sua diffusione.

• Osmosi e osmolarità

Dal punto di vista fisiologico uno dei processi diffusivi più importanti e cruciali per la sopravvivenza
cellulare è lo spostamento di acqua attraverso le membrane che può cambiare significativamente il
volume cellulare e quello di un intero organo. Da un punto di vista strettamente fisico l’acqua si
muove liberamente attraverso le membrane lungo il proprio gradiente di concentrazione. Questo
processo è detto osmosi. Nell’osmosi l’acqua si muove sempre verso il compartimento con più alta
concentrazione di soluto.
Il compartimento 1 contiene inizialmente una concentrazione di glucosio più alta del compartimento
2 (CI > CII). Questo crea un gradiente di concentrazione sia per l’acqua che per il glucosio. Tuttavia la
membrana non è permeabile al glucosio e quindi il glucosio non diffonderà per raggiungere
l’equilibrio. L’acqua invece può attraversare liberamente la membrana e si muove per osmosi dal
compartimento 2 al compartimento 1 fino a che le due concentrazioni di glucosio sono uguali (CI =
CII) e si raggiunge una condizione di equilibrio. A questo punto, il movimento netto di acqua si
interrompe. L’aumento di volume del compartimento 1 dovuto allo spostamento d’acqua causa un
netto innalzamento del livello di liquido e quindi crea una pressione idrostatica che si oppone alla
diffusione osmotica dell’acqua. La pressione idrostatica necessaria per annullare la diffusione
osmotica dell’acqua viene chiamata pressione osmotica della soluzione nel compartimento 1.
1.3) Trasporto passivo attraverso la membrana
Alcune molecole e ioni possono attraversare passivamente la membrana utilizzando tipi di trasporto
molto diversi tra loro.
Esistono tre tipi di trasporto funzionalmente diversi tra loro. Il primo consiste in una diffusione
semplice di molecole lipofiliche attraverso la membrana. Le molecole abbandonano la fase acquosa
per diffondere all’interno della fase lipidica della membrana e ne fuoriescono dal lato opposto.
Nel secondo caso lo ione o la molecola non abbandona mai la fase acquosa ma transita attraverso
pori acquosi che sono proteine di membrana specificamente strutturate per permettere il passaggio
di ioni o piccole molecole cariche attraverso la membrana secondo gradiente (canali ionici).
Nel terzo caso, la molecola si lega a una proteina trasportatrice (carrier) che ne facilita il passaggio
da un lato all’altro della membrana cambiando conformazione. Le proteine carrier non mettono mai
in comunicazione il compartimento interno con quello esterno.
L’acqua è il solvente principale dell’organismo e la maggior parte dei nutrienti, ioni e molecole si
sciolgono in essa grazie alla loro natura polare. Perché una molecola polare (che forma ponti idrogeno
stabili con l’acqua) possa abbandonare la fase acquosa per diffondere in quella lipidica deve avere
una sufficiente energia termica per rompere i ponti idrogeno e deve inoltre essere sufficientemente
solubile nella fase lipidica.
Se una molecola di soluto viene a contatto con la fase lipidica della membrana, la facilità con cui la
molecola può permeare dipende da alcuni fattori tra cui il peso molecolare e la forma della molecola
nonché la composizione del doppio strato attraverso il quale essa diffonde. Tuttavia, il parametro che
condiziona maggiormente la velocità di diffusione transmembrana (permeabilità) è il coefficiente di
partizione K, definito come il rapporto tra la quantità di molecole disciolte nei lipidi e la quantità di
molecole sciolte in acqua in condizioni di volumi uguali di solvente:

È stato dimostrato che esiste una relazione di stretta linearità tra il coefficiente K e la permeabilità di
membrana. La diffusione semplice attraverso il doppio strato lipidico segue una cinetica di non
saturazione. Ciò significa che la velocità di trasporto (permeabilità) aumenta proporzionalmente alla
concentrazione in un ampio intervallo di valori.

Ioni e piccole molecole cariche non possono attraversare il doppio strato lipidico a causa della loro
forte polarità. Il loro trasporto è mediato da proteine di membrana (canali ionici). Quando è aperto,
il canale mette in contatto diretto i compartimenti intracellulari ed extracellulari e permette il
passaggio rapido e senza ostacoli di decine di milioni di ioni al secondo. Il movimento degli ioni
avviene secondo gradiente elettrochimico ed è strettamente condizionato dalla selettività del canale.
Dal punto di vista funzionale i canali si distinguono in base alla loro selettività e modalità di attivazione
(gating):
• Selettività – In base alla selettività si distinguono canali con alta selettività per un solo ione
(Na+, K+, Ca2+ e Cl−) e canali con selettività intermedia permeabili a Na+ e K+ oppure a Na+,
K+ e Ca2+. La selettività di un canale è strettamente determinata dal tipo di cariche nette
(positive o negative) che formano le pareti del poro di permeazione e dalla loro disposizione
geometrica.

“Gate” di attivazione – Molto importante è la classificazione dei canali in base alla loro modalità di
attivazione, ovvero al cambio di conformazione da canale chiuso (non permeabile) a canale aperto
(permeabile). Esistono tre principali categorie di “canali a porta” (gated-channels), che differiscono
in base al meccanismo che determina l’apertura o chiusura della porta (gate):
1. canali voltaggio-dipendenti la cui probabilità di apertura dipende strettamente dal potenziale
elettrico di membrana.
2. canali attivati da ligandi, la cui probabilità di apertura e chiusura è determinata dall’azione di
particolari molecole messaggere che agiscono extracellularmente (neurotrasmettitori) e
inducono cambi conformazionali capaci di aprire il poro di permeazione;
3. canali attivati da secondi messaggeri, la cui probabilità di apertura è condizionata dalla presenza
nel liquido intracellulare di ioni e molecole comunemente indicati come secondi messaggeri
intracellulari;
4. canali attivati da stimoli meccanici, la cui probabilità di apertura è proporzionale all’ampiezza
dello stiramento meccanico.
Molto spesso in fisiologia si usa identificarli anche in base alle loro cinetiche di attivazione, chiusura
e inattivazione e in funzione dell’azione farmacologica di alcune tossine o farmaci che alterano la
permeabilità o l’attivazione del canale.

Alcune molecole polari come zuccheri, aminoacidi, nucleotidi e alcuni metaboliti diffondono
attraverso la membrana utilizzando specifiche proteine trasportatrici (carrier). Il processo è noto
come diffusione facilitata ed è rigorosamente passivo. La diffusione facilitata mediante carrier ha
carattere di uniporto in quanto viene trasportato solo un tipo di molecola e si distingue nettamente
dal trasporto accoppiato indicato come cotrasporto che utilizza anch’esso proteine trasportatrici.
Questo secondo tipo di trasporto facilitato, che ha caratteristiche di simporto se vengono trasportate
due tipi di molecole (o più ioni) nella stessa direzione o di antiporto se le molecole (o ioni) vengono
trasportate in direzioni opposte (scambiate).

Tutti e tre i tipi di trasporto facilitato (uniporto, simporto e antiporto) hanno tre proprietà comuni:
specificità, competizione e saturazione che sono molto simili a quelle delle reazioni enzimatiche:
I. Specificità – Il carrier trasporta solo una molecola o gruppi di molecole molto simili.
II. Competizione – Se due molecole hanno affinità per lo stesso sito di legame del trasportatore,
l’occupazione del sito da parte di una molecola ostacolerà il legame dell’altra. Questo effetto
è detto inibizione competitiva ed è strettamente regolato dalla concentrazione e dall’affinità
dei substrati per il sito comune del carrier.
III. Saturazione – Il trasporto facilitato raggiunge saturazione (velocità massima di trasporto)
quando la concentrazione del substrato è sufficientemente elevata da occupare tutti i siti di
trasporto dei carrier.
1.4) Trasporto attivo attraverso la membrana
La concentrazione di Na+ è circa 12 volte maggiore all’esterno della cellula rispetto all’interno mentre
la concentrazione di K+ è distribuita in maniera opposta. Queste condizioni di disequilibrio sono
mantenute grazie a varie forme di trasporto attivo transmembranale, che muovono ioni e molecole
contro gradiente anziché secondo gradiente come nel caso del trasporto passivo. Il movimento di
ioni e molecole contro gradiente richiede un apporto di energia metabolica.
In funzione di come viene utilizzato l’ATP, il trasporto attivo può essere suddiviso in:
1. Il trasporto attivo primario (diretto) utilizza direttamente l’energia che deriva dal legame fosfato
dell’ATP.
2. Il trasporto attivo secondario (indiretto) utilizza invece l’energia di un gradiente di concentrazione
che è stato precedentemente creato da un trasporto attivo primario.

• Trasporto attivo primario

Il trasporto attivo primario utilizza proteine di membrana


che cambiano conformazione utilizzando l’energia chimica
che deriva dall’idrolisi dell’ATP in ADP e fosfato. Tra i vari
trasportatori attivi primari la pompa Na+/K+ - ATPasi risulta
al momento la più conosciuta.
La pompa Na+/K+-ATPasi ha il compito principale di
mantenere stabili i gradienti di concentrazione di Na+ e K+
ai lati della membrana. Ad ogni ciclo, la pompa trasporta tre
ioni Na+ fuori dalla cellula e due ioni K+ all’interno,
consumando una molecola di ATP.
1) la pompa ha alta affinità per il Na+ e bassa per il K+ nel
lato intracellulare;
2) la fosforilazione dei siti di legame intracellulari dell’ATP;
induce il cambio di conformazione necessario per
permettere il cambio di direzione della pompa e la
liberazione di Na+ nel liquido extracellulare;
3) nello stato fosforilato, la pompa ha alta affinità per il K+
e bassa per il Na+ sul lato extracellulare;
4) l’attacco degli ioni K+ sul lato extracellulare attiva la
liberazione del gruppo fosfato;
5) la pompa defosforilata ritorna nella sua conformazione
iniziale e rilascia il K+ all’interno della cellula.

La pompa ha inoltre altre proprietà molto importanti:


I. è una proteina integrale di membrana formata da due subunità: α e β. La subunità α forma la
parte operativa e possiede 10 segmenti transmembranali. La subunità β ha 1 solo segmento
transmembrana ed è prevalentemente extracellulare.
II. la velocità di scambio è funzione delle concentrazioni di Na+ intracellulare e del K+
extracellulare.
III. la pompa scambia un numero diverso di ioni e genera pertanto una debole corrente ionica di
membrana in uscita. Si dice che la pompa è elettrogenica;
IV. il trasporto è altamente selettivo per il Na+ e K+.
V. il Mg2+ è un importante cofattore che catalizza la fosforilazione della pompa;
VI. l’attività della pompa è bloccata dai glucosidi cardiaci (ouabaina, digitossina, digossina) che si
legano sul lato extracellulare della pompa;
VII. veleni metabolici che bloccano la sintesi di ATP a livello della glicolisi, bloccano l’attività della
pompa.

La pompa Ca2+ - ATPasi è una proteina integrale di membrana con


10 domini transmembranali. Ha caratteristiche di uniporto e
trasporta fuori dalla cellula 2 ioni Ca2+ per ogni molecola di ATP
utilizzata in ogni ciclo. È elettrogenica e ha l’importante ruolo di
mantenere bassa la concentrazione di Ca2+ intracellulare che è una
condizione vitale per la sopravvivenza e la funzionalità cellulare.

La pompa H+/K+ - ATPasi (o pompa protonica) è un trasportatore


strutturalmente molto simile alla Na+/K+-ATPasi che trasporta 4
ioni H+ fuori dalla cellula e 4 ioni K+ all’interno. In questo modo
permette l’acidificazione del liquido extracellulare pur essendo
bassi i livelli di H+ citoplasmatico. La pompa è localizzata sulla
parete apicale delle cellule ossintiche (o parietali) delle ghiandole
gastriche e svolge un ruolo centrale nella produzione dell’acido
cloridrico (HCl) del succo gastrico.

• Trasporto attivo secondario

Il trasporto attivo secondario sfrutta l’energia cinetica di uno


ione che si muove passivamente secondo il proprio gradiente
di concentrazione per trasportare una molecola o un altro ione
contro gradiente. Le molecole e gli ioni cotrasportati possono
muoversi nella stessa direzione (simporto) oppure in direzione
opposta (antiporto). I più comuni sistemi di trasporto attivo
secondario sono mediati da proteine transmembrana e
sfruttano il gradiente di concentrazione del Na+ creato dalla
Na+/K+-ATPasi. In tal caso, l’alta concentrazione extracellulare
di Na+ favorisce il legame dello ione sul lato esterno del
trasportatore, che a sua volta è facilitato a legare una molecola
o un altro ione e a trasportarli dal lato opposto a quello in cui
si trovano, senza ulteriore spesa di energia.
Oltre al trasporto attivo secondario Na+-dipendente esistono
anche svariati trasportatori. Tra questi, il più importante per il
suo ruolo nel controllo dell’equilibrio acido-base a livello
cellulare è l’antiporto HCO3−/Cl− che trasporta ioni HCO3−
fuori dalla cellula e ioni Cl− dentro in un rapporto 1:1. La
fuoriuscita di HCO3− dalla cellula avviene secondo gradiente
ed è accoppiata all’ingresso di Cl−, che può avvenire anche
contro gradiente. Lo scambiatore HCO3−/Cl− svolge un ruolo
fondamentale a livello degli eritrociti dove contribuisce all’arricchimento di HCO3− nel plasma e, più
in generale, al trasporto della CO2 e alla regolazione della respirazione.
Equilibri ionici e potenziali di membrana
Dato che gli ioni in soluzione trasportano una carica elettrica positiva o negativa, è evidente che ogni
compartimento pur avendo composizioni ioniche diverse dovrà soddisfare il principio di
elettroneutralità, ovvero dovrà contenere un uguale numero di cariche positive e negative su
entrambi i lati della membrana. Se così non fosse, un eventuale accumulo di cariche positive da un
lato e di cariche negative dall’altro creerebbe un potenziale elettrico di membrana. Questo è ciò che
in effetti accade regolarmente durante l’eccitazione nervosa e la contrazione muscolare.
È utile ricordare come gli studi dei segnali bioelettrici e dell’eccitabilità neuronale furono fatti da Luigi
Galvani, la sua interpretazione fu che esisteva una forma di “elettricità animale” fornita dal nervo e
immagazzinata nel muscolo che poteva essere messa in risalto grazie al contatto dei due tessuti con
una coppia di conduttori metallici. Galvani postulava quindi l’esistenza di un “fluido elettrico” che
passava dal muscolo al nervo e induceva la contrazione muscolare; Altri scienziati non la pesano allo
stesso modo, ad esempio Volta pensava infatti che il flusso nervoso che faceva contrarre i muscoli di
rana provenisse dal “contatto intimo” tra i due metalli diversi. Questa disputa terminò
definitivamente quando Carlo Matteucci dimostrò inequivocabilmente con un esperimento
l’esistenza dell’eccitabilità neuromuscolare facendo contrarre un muscolo senza utilizzare
direttamente l’arco metallico, bensì sfruttando la “corrente propria” (corrente elettrica) che si
generava dalla contrazione di un secondo muscolo.

2.1) Come si genera e come si misura il potenziale di membrana?


Per poter misurare una differenza di potenziale ai capi di una membrana cellulare occorrono due
elettrodi conduttori che permettano di misurare separatamente il potenziale intracellulare (Vi) e
quello extracellulare (Ve) e di farne la differenza (Vm = Vi − Ve). Per il contatto intracellulare si
utilizzano microelettrodi di vetro. Per poter misurare potenziali e condurre correnti elettriche il
microelettrodo è riempito di una soluzione conduttiva.
In Fig. è illustrato un semplice dispositivo per
la registrazione della differenza di
potenziale di membrana, Vm, di una cellula
a riposo immersa in una soluzione salina
fisiologica. L’elettrodo di riferimento
esterno è immerso nella soluzione assieme
al microelettrodo. Inizialmente, tra i due
elettrodi non esiste alcuna differenza di
potenziale in quanto gli ioni positivi e
negativi sono distribuiti uniformemente in
tutti i punti della soluzione esterna. Quando
però il microelettrodo viene mosso in
direzione della cellula (freccia blu) e penetra
leggermente attraverso la membrana
venendo in contatto con la soluzione
intracellulare l’oscilloscopio segna
bruscamente una variazione negativa verso
il basso di Vm (Vm< 0 mV). L’oscilloscopio
indica che il potenziale a riposo della cellula è negativo.
Le seguenti proprietà di una cellula a riposo:
1. esiste una differenza di potenziale stabile (Vm = Vi − Ve) tra l’interno e l’esterno della cellula a
riposo;
2. Prendendo come riferimento il potenziale extracellulare (Ve = 0 mV), il potenziale elettrico (Vm)
di una cellula a riposo è sempre negativo;
3. I valori di Vm comunemente registrati variano tra −40 e −90 mV.
4. Il potenziale di membrana a riposo rappresenta una fonte di energia potenziale fondamentale
per la generazione di segnali elettrici transmembranari.

2.2) Potenziali elettrochimici transmembrana


Si consideri, per esempio, una cellula ideale in cui le soluzioni interna ed esterna siano composte da
due soli ioni (K+ e Cl−) in egual concentrazione (10 mM) e che la cellula sia permeabile solo al K+,
ovvero che esistano canali ionici permeabili solo al K+ (Fig). In queste condizioni, i soli ioni che
possono equilibrarsi tra loro sono gli ioni K+ che si spostano dall’interno all’esterno e viceversa, ma
essendo le due concentrazioni uguali non c’è movimento netto di cariche e quindi il potenziale di
membrana che era inizialmente zero rimane tale nel tempo. Immaginiamo ora che la cellula contenga
una concentrazione 10 volte più elevata di K+ (100 mM) (Fig). In queste condizioni gli ioni K+
intracellulari diffondono verso l’esterno attraverso i canali aperti con una probabilità 10 volte
superiore a quella degli ioni K+ extracellulari che diffondono verso l’interno della cellula. La diffusione
crea quindi un accumulo di ioni K+ all’esterno che aumenta la carica positiva extracellulare. In
parallelo, diminuisce proporzionalmente la carica positiva intracellulare che rende l’interno della
cellula più negativo rispetto all’esterno. Si genera così una differenza di potenziale, con l’interno della
cellula più negativo rispetto all’esterno, che contrasta il movimento di ioni K+ verso l’esterno e
raggiunge un equilibrio quando il suo valore è sufficientemente elevato da annullare ogni movimento
netto di K+ da un lato all’altro della cellula. In queste condizioni si dice che lo ione K+ ha raggiunto il
suo equilibrio elettrochimico e la differenza di potenziale che si genera è chiamata potenziale di

equilibrio del K+ (EK). Pertanto, quando uno ione è in equilibrio elettrochimico non esiste alcun flusso
netto di corrente dello ione attraverso la membrana (Vm = EK).
Se per qualsiasi motivo il potenziale di membrana Vm non è uguale al potenziale di equilibrio si genera
una forza elettromotrice (f.e.m) uguale alla differenza tra Vm ed EK e tale f.e.m. è capace di indurre
flussi di ioni dall’interno all’esterno della cellula, o viceversa, in funzione del segno e del valore
assoluto.

2.3) Equazione di Nernst


Se si considera una membrana che separa due concentrazioni diverse dello stesso ione (X) e se si
assume che la membrana è permeabile solo a quel tipo specifico di ione, è possibile calcolare in
maniera rigorosa il potenziale elettrochimico dello ione X all’equilibrio (EX) attraverso l’equazione di
Nernst.

2.4) Equazione di Goldman e potenziali di membrana a riposo


Il fatto che una membrana permeabile a un solo ione generi una differenza di potenziale uguale al
potenziale di equilibrio di quello ione equivale a considerare la membrana come un vero e proprio
generatore di tensione e quindi a conferirgli un aspetto del tutto singolare dal punto di vista
fisiologico.
L’equazione di Nernst stabilisce che se una membrana è permeabile al K+, dovrà essere totalmente
impermeabile agli altri ioni. È giusto chiedersi se questa sia una condizione fisiologica accettabile. Nel
caso di molti neuroni e di altre cellule eccitabili l’equazione di Nernst predice a riposo un potenziale
di circa −90 mV se le cellule sono solo permeabili al K+. In realtà i potenziali di riposo effettivamente
misurati sono in media tra −60 e −70 mV. SI è scoperto che il valore del potenziale di riposo di una
cellula non dipende solo esclusivamente dai gradienti ionici dei vari ioni ai lati la membrana ma
dipende anche dalle proprietà di permeabilità di quest’ultima ai vari ioni. L’equazione di Goldman,
detta anche equazione di Goldman-Hodgkin-Katz, viene utilizzata proprio per calcolare il potenziale
di membrana di una cellula permeabile a più ioni, quando si conoscono le loro permeabilità attraverso
la membrana. Inoltre l’equazione di Nernst appare come un caso particolare dell’equazione di
Goldman.

• Segnali elettrici di membrana generati da variazioni di conduttanze ioniche

Si possono generare forme d’onda di potenziali di membrana che cambiano nel tempo e possono
essere utilizzati come segnali di comunicazione tra cellule eccitabili. Perché ciò accada si richiedono
due condizioni essenziali:
1. l’esistenza di gradienti stabili di concentrazione per i vari ioni, mantenuti dal lavoro continuo delle
pompe ioniche;
2. la possibilità di aprire e chiudere canali ionici nel tempo e quindi di cambiare la permeabilità (o
conduttanza) di membrana mediante specifici meccanismi molecolari.
Potenziali d’azione
3.1) Proprietà elettriche passive della membrana
Immaginiamo una cellula eccitabile in una soluzione fisiologica come illustrato in Fig. A nella quale
sono stati posizionati due microelettrodi di vetro: uno di corrente per stimolare (a sinistra) e uno di
potenziale per registrare l’attività elettrica (a destra). In questo modo è possibile far passare corrente
attraverso la membrana e quindi misurare come cambia Vm durante la stimolazione. In queste
condizioni, se attraverso l’elettrodo di sinistra si fanno passare brevi impulsi di corrente (Im) crescenti
e di bassa intensità, si osserva che la cellula risponde con segnali prima iperpolarizzanti e poi
depolarizzanti (Fig. B). Si dice che la cellula risponde linearmente (passivamente) allo stimolo e la
risposta può essere ottenuta artificialmente sostituendo la membrana plasmatica con un circuito
elettrico equivalente composto da una resistenza (Rm) e da una capacità (Cm) poste in parallelo. I
due componenti circuitali hanno una specifica corrispondenza a due elementi strutturali diversi della
membrana plasmatica:
1. La resistenza, Rm, rappresenta la componente resistiva di trasporto degli ioni attraverso la
membrana associata ai canali ionici. Più canali sono aperti e più alta è la loro permeabilità agli ioni
e minore sarà Rm.
2. La capacità, Cm, rappresenta la componente capacitativa della membrana ed è associata alle
proprietà dielettriche del doppio strato lipidico, che mantiene separate cariche elettriche di segno
opposto sui due lati della membrana, come le armature di un condensatore.

Le Fig. B mostrano chiaramente che mentre lo stimolo di corrente Im cambia rapidamente da zero al
suo valore massimo, la risposta della cellula Vm è molto più lenta. Il potenziale di membrana
raggiunge il suo valore massimo dopo qualche millisecondo che è il tempo necessario perché il
condensatore si carichi delocalizzando cariche opposte sulle sue armature. Durante la carica del
condensatore la corrente capacitiva Ic diminuisce mentre la corrente resistiva Ir aumenta e questo
fenomeno caratterizza il ritardo della risposta. La lentezza della risposta è proporzionale al valore di
Rm e Cm e si può stimare calcolandone il prodotto.
Infatti, il prodotto RmxCm ha le dimensioni di un
tempo (secondi) ed è noto come costante di tempo
(τm) della risposta della membrana. τm descrive la
rapidità con cui il flusso di corrente modifica il
potenziale di membrana e caratterizza la risposta
passiva della cellula.

3.2) Basi ioniche del potenziale d’azione


Le membrane eccitabili dei neuroni, delle cellule muscolari e delle cellule neuroendocrine possono
generare risposte attive comunemente chiamate potenziali d’azione.
La risposta della cellula cambia
radicalmente quando dopo i primi i due
impulsi di bassa intensità (1 e 2), a cui
la cellula risponde passivamente, il
terzo impulso è sufficientemente
elevato da spostare il potenziale di
membrana fino a raggiungere il
potenziale di soglia. Superato tale
potenziale la risposta diventa
autorigenerativa del tipo “tutto-o-
niente”, ossia il processo procede
spontaneamente e non si arresta più
fino a che non ritorna alle sue
condizioni iniziali. Più specificamente, il
potenziale inizia a crescere
rapidamente, oltrepassa lo zero,
inverte il segno e raggiunge un valore
massimo (tra +30 e +65 mV) chiamato eccedenza. La fase veloce di depolarizzazione è seguita da una
fase di ripolarizzazione che consiste in una rapida discesa del potenziale fino a valori più negativi del
potenziale di riposo (potenziale postumo) per poi tornare alle condizioni iniziali. Il potenziale d’azione
è un evento che può essere paragonato a una reazione autocatalitica.
Grazie all’esperimento di Alan Hodgkin e Andrew Huxle, vennero fatte cinque osservazioni
fondamentali che permisero di capire i meccanismi molecolari che generano un potenziale d’azione:
1. potenziale di soglia – Il neurone genera un potenziale d’azione solo se lo stimolo elettrico
depolarizzante supera un valore di soglia (Vs) tra −40 e −30 mV.
2. Na+ extracellulare – Durante il potenziale d’azione che dura 1-2 ms, il potenziale di membrana
inverte il segno e passa dal potenziale di riposo di −70 mV a un potenziale positivo molto vicino
al potenziale di equilibrio del Na+ (+63 mV).
3. conduttanza – Durante il potenziale d’azione la conduttanza di membrana aumenta di 100-200
volte rispetto al suo valore a riposo.
4. l’ipotesi del Na+ – Gli aumenti di conduttanza durante il potenziale d’azione sono dovuti a un
effetto del potenziale sui canali del Na+ e del K+ che si aprono in maniera voltaggio-dipendente
e in tempi diversi I due eventi sono responsabili della fase di discesa del potenziale d’azione che
si avvicina al valore di EK (−90 mV, potenziale postumo) prima di ritornare al valore di riposo;
5. periodo refrattario – Dopo un potenziale d’azione se ne può generare un secondo se tra i due
eventi intercorre un periodo sufficientemente lungo (circa 10-15 ms) rispetto alla durata del
potenziale d’azione (1-2 ms). Il periodo necessario per riottenere un potenziale d’azione identico
al precedente è chiamato periodo refrattario e si distingue in: periodo refrattario assoluto
durante il quale non è possibile evocare alcun potenziale d’azione; periodo refrattario relativo
durante il quale aumentando la corrente di stimolazione è possibile generare un potenziale
d’azione di ampiezza inferiore che però recupera gradualmente l’ampiezza all’aumentare
dell’intervallo tra la prima e la seconda stimolazione. Il periodo refrattario ha un ruolo fisiologico
molto importante nella trasmissione dei segnali nervosi in quanto condiziona la frequenza (f) alla
quale possono essere evocati e propagati treni di potenziali d’azione.

3.3) Eventi molecolari che generano il potenziale d’azione


a) il neurone è a riposo. I canali del Na+
voltaggiodipendenti sono quasi tutti chiusi e il
potenziale di riposo è determinato
principalmente dalla permeabilità al K+
dovuta a una piccola frazione di canali del K+
aperti a riposo;
a-b) durante il passaggio di una breve
corrente depolarizzante la capacità di
membrana si carica fino a raggiungere il
potenziale soglia, Vs, (−35 mV), al quale si
aprono i primi canali del Na+.
b-c) l’ingresso di Na+ rende più positivo
l’interno della cellula e di conseguenza si
aprono più canali del Na+. La probabilità di
apertura dei canali cresce con il crescere di
Vm.
c-d) avvicinandosi al picco, Vm approssima
E(Na) e la f.e.m del Na+ diminuisce. Entra meno Na+ anche se tutti i canali del Na+ sono aperti.
All’eccedenza (d) la f.e.m. è zero (Vm = ENa) e la corrente entrante di Na+ paradossalmente si annulla;
d-e) i canali del Na+ si inattivano e la g(Na) si riduce rapidamente. Inizia l’apertura ritardata dei canali
del K+. La f.e.m. che agisce sul K+ (Vm− EK) è alta. Nella fase di ripolarizzazione (e) la gK raggiunge il
suo massimo e l’uscita di K+ contribuisce alla fase veloce di ripolarizzazione;
e-f) Vm raggiunge il valore del potenziale di equilibrio del potassio (Vm = EK) e quindi si iperpolarizza
fino al punto f.
g) dopo la breve iperpolarizzazione e la riduzione dell’uscita di K+ il neurone ritorna alle sue condizioni
iniziali di riposo.
3.4) Canali voltaggio-dipendenti e tecnica del “voltaggio-clamp”
Un modo efficace per studiare le proprietà di eccitabilità di una cellula nervosa ai vari potenziali
consiste nel bloccare il potenziale di membrana a un valore costante nel tempo attraverso un sistema
elettronico e di misurare la corrente di membrana a quel potenziale (tecnica del “voltage-clamp”,
“blocco del potenziale”).
Si è arrivati a scoprire che le evidenze più convincenti che la corrente entrante è associata ai canali
del Na+ e quella uscente ai canali del K+ derivano da tre importanti osservazioni sperimentali:
1. al potenziale di equilibrio del Na+ (+63 mV) la corrente entrante si annulla. In questo caso Im è
sempre uscente ed è associata agli ioni K+ che a Vm = +63 mV hanno una f.e.m. molto positiva e
quindi sono spinti fuori dalla cellula con molta efficacia;
2. Rimuovendo il Na+ esterno e sostituendolo con colina la corrente entrante a Vm = 0 mV si inverte
e diventa debolmente uscente.
Bloccanti specifici dei canali del Na+ come la tetrodotossina (TTX), danno origine a correnti
interamente uscenti. Alternativamente, bloccanti specifici dei canali del K+ come lo ione organico
tetraetilammonio (TEA+), produce una corrente sempre entrante a 0 mV.

• Canali del Na+ voltaggio-dipendenti (Nav)

Sono proteine integrali di membrana presenti in tutti i tessuti eccitabili e formano una famiglia di
canali ionici relativamente omogenea sia strutturalmente che funzionalmente. Dal punto di vista
funzionale, sono i principali responsabili della fase di depolarizzazione del potenziale d’azione.
La loro “gate” di attivazione è voltaggio-dipendente e molto rapida (1-2 ms) ed è seguita da una
veloce fase di inattivazione (4-6 ms), che blocca il passaggio degli ioni attraverso il canale e lo rende
non conduttivo. Il canale del Na+ possiede tre configurazioni diverse: canale chiuso (non conduttivo),
canale aperto (conduttivo) e canale inattivato (aperto ma non conduttivo). Nella fase di
depolarizzazione il canale inizialmente si apre e conduce ioni per circa 1-2 ms. Successivamente la
gate di inattivazione, attraverso un meccanismo “ball-and-chain”, si muove e ostruisce il passaggio di
ioni. Il canale non è più conduttivo pur essendo ancora aperto.
NOTA: La tetrodrotossina è una molecola che blocca il canale sodio e non consente di generare
potenziale d’azione.

• Canali del Ca2+ voltaggio-dipendenti (Cav)

Sono proteine integrali di membrana presenti in tutti i tipi di tessuti eccitabili e formano una famiglia
di canali ionici con un certo grado di eterogeneità sia strutturale che funzionale.
Causano potenziali di azione prolungati e ritmici; sono altamente voltaggio dipendenti e regolano il
flusso di Ca2+, necessario per la contrazione muscolare, la trasmissione sinaptica, la secrezione
ormonale e la generazione di segnali chimici intracellulari.
Esistono due tipi di canali Ca2+:
1. HVA (tipo L) che si attivano rapidamente e si disattivano lentamente, adatti per potenziali
d’azione prolungati;
2. LVA (tipo T) che si attivano lentamente ma si disattivano velocemente, importanti per la
generazione di segnali autoritmici.

• Canali del K+

I canali del K+ formano una famiglia di canali molto eterogenea sia strutturalmente che
funzionalmente anche se il loro ruolo fondamentale è quello di “smorzare” l’eccitamento. L’apertura
dei canali del K+ “stabilizza” il potenziale di riposo negativo di membrana. Quando sono aperti, i canali
del K+ portano infatti il potenziale di membrana al potenziale di equilibrio del K+ e quindi lontano
dalla soglia di eccitazione.
I canali del K+ aperti fissano il potenziale di riposo, accorciano i potenziali d’azione veloci, terminano
i periodi di intensa attività, influenzano gli intervalli tra potenziali d’azione durante un treno di
potenziali e generalmente abbassano l’efficacia dei segnali eccitatori.
Infatti quando sono aperti, il flusso di K+ all’interno della cellula fa avvicinare il potenziale di
membrana a quello di equilibrio del K+, ossia parecchio lontano dal potenziale di azione.
Esistono 3 tipi di canali del potassio:
1. quelli voltaggio-dipendenti;
2. quelli calcio dipendenti;
3. quelli inward rectifier che hanno una attivazione voltaggio-dipendenza invertita, cioè si chiudono
con le depolarizzazioni e si aprono con le iperpolarizzazioni.

• Canali del K+

Il Cl− è l’anione predominante sia nel compartimento extracellulare che in quello intracellulare.
I canali del Cl− sono canali anionici ubiquitari, permeabili anche ad altri anioni quali HCO3−, I−, SCN−
e NO3−. Sono raggruppati in 5 famiglie:
1. i canali attivati da ligando;
2. i canali voltaggio-dipendenti;
3. il canale regolatore di conduttanza transmembrana della fibrosi cistica (CFTR);
4. i canali attivati dal Ca2+;
5. i canali intracellulari;
Per quanto riguarda la loro funzione, i canali del Cl− sono implicati in diversi processi fisiologici, ad
esempio, a livello dello stomaco o delle vie aeree si attivano per generare muco (con funzione di
protezione contro l’ambiente acido dello stomaco e da lubrificante generale).
Il cloro viene pompato all’esterno della cellula perché attira molecole d’acqua e mi diluisce il muco.
Il caso di fibrosi cistica è quando il muco è troppo denso.

• Canali TRP

I canali TRP (Transient Receptor Potential) costituiscono una superfamiglia di canali cationici espressi
in tutte le cellule eucariotiche. Da un punto di vista funzionale, i canali TRP sono sensori cellulari per
una serie molto eterogenea di stimoli, di natura fisica e chimica. Sono infatti coinvolti nella
regolazione di svariati processi fisiologici quali la percezione sensoriale, il controllo del tono vasale, la
proliferazione, la sopravvivenza e la morte cellulare. La loro attivazione è controllata da diversi fattori,
tra cui il voltaggio, la temperatura e stimoli meccanici e chimici. Una peculiarità dei canali TRP
riguarda la loro attivazione di tipo polimodale, ad esempio il canale TRPV1 è sensibile alla capsaicina,
al pH extracellulare ed al calore, mentre TRPM8 risponde al mentolo e al freddo.

3.5) propagazione e trasmissione dei segnali nervosi


Il potenziale d’azione rappresenta il più importante segnale di trasmissione nervosa a distanza che gli
organi periferici utilizzano per inviare le informazioni dell’ambiente esterno verso il sistema nervoso
centrale (SNC) e che il sistema nervoso centrale utilizza sia per interpretare ed elaborare tali
informazioni che per inviare segnali di comando agli organi effettori.
Le principali caratteristiche strutturali e funzionali dei due tipi di cellule che compongono il sistema
nervoso: i neuroni che rappresentano le unità fondamentali di produzione e scambio di segnali e le
cellule gliali che svolgono un importante ruolo di sostegno sia fisico che metabolico per preservare il
corretto funzionamento dei neuroni.
Il neurone è l’unità funzionale del sistema nervoso,
ovvero è la più piccola struttura capace di eseguire
tutte le funzioni del sistema. I neuroni hanno una
struttura molto particolare. Possiedono prolungamenti
(processi) che si allontanano dal corpo cellulare (soma)
e danno origine ai dentriti, che ricevono segnali in
entrata e all’assone, che conduce segnali di comando
in uscita.
Il neurone possiede un soma, che svolge funzioni
comuni a qualsiasi altra cellula, un nucleo, organuli che
regolano l’attività cellulare e un ampio citoscheletro in
comunicazione con i dendriti e l’assone.
I dendriti sono strutture molto sottili e ramificate che
ricevono segnali in entrata da un recettore sensoriale
o da un numero variabile di neuroni con i quali sono
interconnessi attraverso terminazioni sinaptiche. La
funzione primaria dei dendriti è quella di raccogliere i
segnali sinaptici che provengono da uno o più neuroni
presinaptici e di trasferirli nella regione di integrazione
del neurone: il soma.
Gli assoni originano dal monticolo assonico che è una speciale regione somatica dove sono espresse
alte densità di canali del Na+ e del K+.
Nella sua parte finale l’assone si ramifica in un numero variabile di terminazioni dove il segnale
elettrico viene convertito in un segnale chimico, viene cioè rilasciato un neurotrasmettitore.
I neuroni si possono classificare in base alla loro struttura o alla loro funzione. Dal punto di vista
strutturale si distinguono in:
a. pseudounipolari, l’assone e i dendriti si fondono creando un unico lungo processo;
b. bipolari, possiedono un unico assone e un dendrite;
c. multipolari, hanno un assone e vari dendriti;
d. anassonici, sono formati solo da dendriti senza un assone ben identificato.
La classificazione più importante dal punto di vista fisiologico però è quella funzionale nella quale si
distinguono: neuroni afferenti, interneuroni e neuroni efferenti. I neuroni sensitivi afferenti
trasportano l’informazione su temperatura, pressione, dolore, luce e altri stimoli, dai recettori
sensitivi periferici verso il SNC e possono avere forma pseudounipolare o bipolare. Gli interneuroni
sono interamente sviluppati nel SNC e presentano ramificazioni molto complesse. Formano sinapsi
con molti neuroni del SNC e hanno forme molto varie.

Il secondo tipo di cellule che formano il sistema nervoso, le cellule gliali (o neuroglia), svolgono
molteplici funzioni quali partecipare direttamente alla genesi e alla trasmissione dei potenziali
d’azione ma svolgono un’azione importante nel sostenere fisicamente i neuroni. Contribuiscono
inoltre al metabolismo dei neuroni e a mantenere l’omeostasi del liquido extracellulare, eliminando
l’eccesso di K+ che si accumula nel liquido extracellulare durante l’attività dei neuroni.
Il SNP contiene due tipi di cellule gliali:
1. le cellule di Schwann
2. Le cellule satelliti,
Il SNC ne contiene quattro tipi: oligodendrociti, astrociti, microglia e cellule ependimali.
Un ruolo particolare lo svolgono le cellule di Schwann nel SNP e gli oligodendrociti nel SNC che
sostengono meccanicamente gli assoni e li isolano elettricamente formando la guaina mielinica,
composta da strati multipli di membrana.
3.6) Potenziali graduati e potenziali d’azione
Una proprietà comune a tutti i neuroni che compongono il sistema neuronale è che operano
utilizzando due soli tipi di segnali elettrici: i potenziali graduati e gli impulsi tutto-o-niente (treni di
potenziali d’azione).
A causa delle proprietà passive di membrana il potenziale graduato originato dalle terminazioni
sensoriali non è in grado di essere propagato per lunghe distanze. Di fatto, un potenziale graduato
decade elettrotonicamente lungo il soma della cellula sensoriale e a livello del monticolo assonico è
convertito in un segnale del tipo “tutto-o-niente” e dà origine a singoli o a treni di potenziali d’azione.
Il potenziale graduato è pertanto l’evento primario che dà origine a una serie di potenziali d’azione,
la cui frequenza è in qualche modo proporzionale all’ampiezza dello stimolo e rappresenta; dato che
i potenziali d’azione sono eventi “tutto-o-niente” che non cambiano ampiezza, la trasmissione
dell’informazione lungo gli assoni avviene prevalentemente in frequenza, che è il modo più efficiente
per trasmettere informazioni a lunga distanza con minime distorsioni.
Il potenziale che si genera nel punto dove è iniettata la corrente è al massimo della sua ampiezza (Vo)
e decade esponenzialmente con la distanza secondo la seguente equazione:

È evidente che λ cresce se aumenta Rm o diminuisce Ri. Queste due


condizioni si verificano se:
a. l’assone è di grosso diametro. In tal caso la sezione traversa della
fibra aumenta e offre meno resistenza al flusso di corrente I. La
resistenza longitudinale Ri diminuisce mentre I aumenta per la
legge di Ohm ed è quindi in grado di procedere lungo la fibra e
di invadere zone più lontane del neurone.
b. L’assone è ricoperto da una guaina mielinica. In tal caso Rm
aumenta proporzionalmente al numero di avvolgimenti della
guaina intorno all’assone.
3.7) Propagazione degli impulsi nervosi: velocità di conduzione
Molti neuroni anassonici e qualche neurone bipolare sono abbastanza corti da poter svolgere le loro
funzioni di eccitabilità senza dover generare impulsi propagati. Tali cellule nervose che raggiungono
raramente la lunghezza di pochi millimetri sono dette neuroni a circuito locale o non eccitabili e si
trovano nella retina e in altre aree del SNC. I loro segnali graduati si propagano elettrotonicamente
fino alle loro terminazioni senza generare potenziali d’azione.
Per gli altri neuroni con assoni lunghi anche decine di centimetri e per le fibre muscolari scheletriche,
la trasmissione del segnale elettrico avviene grazie alle proprietà rigenerative del potenziale d’azione
che si propaga lungo la fibra senza alterare la sua forma e l’ampiezza.
La velocità di propagazione è direttamente proporzionale alla sezione e inversamente proporzionale
alla lunghezza e alla resistenza. Alcuni neuroni arrivano a velocità di 100m/s (per riflessi rapidi) e
velocita più basse per scopi meno impellenti, risparmiando energia.

3.8) Conduzione saltatoria


In una fibra mielinizzata, la guaina mielinica ricopre a intervalli regolari la membrana assonale con
strati di materiale ad alta resistenza e lascia scoperte zone di membrana di circa 3 μm di lunghezza in
contatto con il liquido extracellulare. Essendo il nodo a contatto diretto con il mezzo extracellulare,
la propagazione del potenziale d’azione avviene da un nodo all’altro. La conduzione è di tipo saltatoria
(ci sono i nodi di ranvier) perché la guaina mielinica non è unitaria ma frammentata, con una
lunghezza precisa. Le aree esposte sono i nodi di ranvier e qui avvengono le rigenerazioni di segnale,
ossia la depolarizzazione e quindi apertura dei canali. È un corretto equilibrio tra distanza e spreco di
energia per mantenere la guaina mielinica: se allungo troppo la distanza tra due nodi, il potenziale
d’azione non arriva all’altro nodo, se accorcio troppo ho poca guaina e quindi alta dispersione verso
l’esterno (patologie annesse).
Trasmissione sinaptica
4.1) Trasmissione sinaptica
Il trasferimento dei segnali elettrici tra cellule eccitabili ha luogo in regioni specializzate dette sinapsi.
La cellula che invia il segnale e la cellula che lo riceve sono definite rispettivamente cellula
presinaptica e cellula postsinaptica. Lo spazio che fisicamente separa le due cellule comunicanti è lo
spazio intersinaptico o fessura sinaptica.
Sulla base della strategia di comunicazione, le sinapsi sono suddivise in due categorie: sinapsi
elettriche e sinapsi chimiche. Nelle sinapsi elettriche, il potenziale d’azione (o il potenziale graduato)
passa direttamente dalla cellula presinaptica alla cellula postsinaptica. Nelle sinapsi chimiche, il
potenziale d’azione generato dalla cellula presinaptica causa l’esocitosi di vescicole sinaptiche e la
liberazione di un messaggero chimico nella fessura sinaptica, il mediatore sinaptico o
neurotrasmettitore. Il neurotrasmettitore si lega a una molecola recettoriale (recettore di
membrana) che dà poi origine a un segnale elettrico nella cellula postsinaptica.

• Sinapsi elettriche

Nell’uomo, la comunicazione intercellulare avviene mediante sinapsi elettriche in particolari regioni


del sistema nervoso centrale, nel tessuto muscolare liscio e cardiaco e nei tessuti neuroendocrini.
Tra le cellule presinaptica e postsinaptica esiste una vera e propria continuità elettrica garantita dalle
giunzioni comunicanti (gap junction). Per questo motivo, nella sinapsi elettrica la trasmissione
avviene attraverso un meccanismo molto simile a quello della propagazione del potenziale d’azione
lungo le fibre nervose.
Le giunzioni comunicanti sono delle regioni di membrana contenenti particolari canali acquosi detti
connessoni. Nella giunzione comunicante a ogni connessone della cellula presinaptica corrisponde
un connessone giustapposto della cellula postsinaptica. Ogni connessone è costituito da 6 subunità
proteiche chiamate connessine che, disposte in circolo, delimitano un poro acquoso centrale.
Il poro acquoso del connessone ha un diametro di circa 2 nm, ha bassa selettività ionica ed è
caratterizzato da una conduttanza di circa 100 pS. Il processo di apertura di un connessone richiede
una modificazione conformazionale di tutte le 6 connessine di cui si compone e si pensa che consista
in una rotazione delle subunità rispetto all’asse maggiore del canale stesso.
La trasmissione elettrica si basa sulla creazione di correnti elettrotoniche tra le cellule in contatto
sinaptico (per questo motivo essa viene anche definita trasmissione elettrotonica). Ne consegue che
l’efficienza della comunicazione richiede che tra gli elementi sinaptici vi sia una bassa resistenza
elettrica.

L’efficienza della trasmissione elettrica richiede anche che la cellula postsinaptica abbia dimensioni
inferiori o simili alla cellula presinaptica, solo in tal caso le correnti elettrotoniche riescono a variare
in modo significativo il valore del potenziale di membrana e a generare un potenziale d’azione nella
cellula postsinaptica.
In una sinapsi elettrica la direzione della trasmissione del segnale è di volta in volta imposta
dall’elemento sinaptico che per primo genera il potenziale d’azione. Per questo motivo le sinapsi
elettriche sono definite sinapsi non rettificanti.
La trasmissione via sinapsi elettrica è molto rapida poiché è il risultato di un passaggio diretto di
corrente dalla cellula presinaptica alla cellula postsinaptica. Il ritardo con cui la cellula postsinaptica
genera il potenziale d’azione postsinaptico, la cosiddetta latenza, è brevissimo.

• Sinapsi chimiche

La sinapsi chimica è caratterizzata da una fessura sinaptica relativamente ampia e da evidenti


specializzazioni strutturali e molecolari che consentono di distinguere la cellula presinaptica da quella
postsinaptica. In particolare, la cellula presinaptica è caratterizzata da un apparato esocitotico e dalle
vescicole sinaptiche. La cellula postsinaptica è contraddistinta invece dalla presenza di molecole
recettoriali per il neurotrasmettitore localizzate nella regione della membrana plasmatica posta di
fronte alla cellula presinaptica.
La trasmissione mediante sinapsi chimica unidirezionale. Per questo motivo la sinapsi chimica è
definita anche sinapsi rettificante. Gli eventi che si susseguono durante la trasmissione in una sinapsi
chimica possono essere riassunti in tre fasi principali:
• Esocitosi del neurotrasmettitore: La liberazione del neurotrasmettitore nella fessura sinaptica è
indotta dal potenziale d’azione generato dalla cellula presinaptica e dalla variazione della
concentrazione intracellulare di Ca2+. Ciò è reso possibile dalla presenza di canali del Ca2+
voltaggio-dipendenti sulla membrana del terminale presinaptico. In particolare, aprendosi in
risposta alla variazione del potenziale di membrana, questi canali causano un massiccio ingresso
di Ca2+ nel citoplasma che dà il via all’esocitosi del neurotrasmettitore contenuto nelle vescicole
sinaptiche.
• Potenziale postsinaptico: L’attivazione della cellula postsinaptica è la conseguenza della diffusione
del neurotrasmettitore verso l’elemento postsinaptico e inizia dopo che il neurotrasmettitore si
è legato alle molecole recettoriali specifiche. La formazione del legame neurotrasmettitore-
recettore causa una variazione della permeabilità della membrana e, quindi, una variazione del
potenziale di membrana della cellula postsinaptica, definita potenziale postsinaptico. In alcune
sinapsi chimiche il neurotrasmettitore si lega al sito recettoriale di un canale ionico ligando-
dipendente (recettore ionotropo o ionotropico). La molecola recettoriale attivata è la causa
diretta della variazione del potenziale di membrana della cellula postsinaptica e la comunicazione
è definita trasmissione diretta o sinapsi chimica veloce. In altre sinapsi, il neurotrasmettitore si
lega a un recettore accoppiato a una proteina G (recettore metabotropo o metabotropico) che a
sua volta modula l’attività di un canale ionico o direttamente o attraverso l’attivazione di un
secondo messaggero. In entrambi i casi, la variazione della permeabilità della membrana
postsinaptica richiede il susseguirsi in cascata di diversi eventi citoplasmatici e si parla di
trasmissione indiretta o di sinapsi chimica lenta.
• Rimozione del neurotrasmettitore dalla fessura sinaptica: L’interruzione della trasmissione
sinaptica inizia quando termina l’esocitosi del neurotrasmettitore ma per completarsi essa
richiede anche l’eliminazione del neurotrasmettitore ancora presente nella fessura sinaptica. La
rimozione del mediatore chimico può avvenire attraverso tre meccanismi che, secondo la sinapsi
considerata, hanno diversa importanza. Essi sono:
a. la diffusione del neurotrasmettitore fuori dalla fessura sinaptica per gradiente di
concentrazione;
b. l’inattivazione enzimatica del neurotrasmettitore ad opera di enzimi idrolitici localizzati
nella fessura sinaptica (membrana postsinaptica);
c. il recupero del neurotrasmettitore da parte dell’elemento presinaptico grazie alla presenza
di meccanismi di trasporto dedicati che permettono sia la rimozione del
neurotrasmettitore dalla fessura sinaptica sia il suo riutilizzo da parte dell’elemento
presinaptico.
• Sinapsi eccitatorie e sinapsi inibitorie

Sia nelle sinapsi chimiche veloci che nelle sinapsi chimiche lente, le caratteristiche elettriche del
potenziale postsinaptico dipendono dalle proprietà biofisiche dei canali ionici attivati direttamente o
indirettamente dal neurotrasmettitore. I canali ionici attraverso i quali operano i neurotrasmettitori
sono canali cationici (recettori canali) con una permeabilità prevalente per il Na+, K+ o Ca2+ oppure
canali anionici per il Cl−. In seguito alla loro apertura, la variazione del potenziale di membrana della
cellula postsinaptica sarà dettata dai potenziali d’equilibrio degli ioni che permeano attraverso i canali
e dal potenziale di membrana a riposo (Vr) della cellula postsinaptica.
Se il neurotrasmettitore attiva direttamente o indirettamente un canale ionico con permeabilità
prevalente per il Na+ o per il Ca2+, i canali attivati renderanno più positivo l’interno della cellula
postsinaptica e la variazione transiente del potenziale della membrana postsinaptica sarà in senso
depolarizzante. Al contrario, se il neurotrasmettitore controlla l’apertura di un canale ionico con
permeabilità prevalente per il K+ o selettivo per il Cl−, il potenziale di membrana della cellula
postsinaptica cambierà in senso iperpolarizzante.
Quando il neurotrasmettitore causa depolarizzazione della cellula postsinaptica, il
neurotrasmettitore, il potenziale postsinaptico e la sinapsi chimica sono definiti eccitatori. Se il
neurotrasmettitore causa iperpolarizzazione della cellula postsinaptica, il neurotrasmettitore, il
potenziale postsinaptico e la sinapsi chimica sono definiti inibitori.

• Vantaggi sinapsi chimiche

Se si considerano la lentezza e l’affaticabilità della trasmissione sinaptica chimica, la scelta evolutiva


in favore di quest’ultima sembrerebbe non aver premiato affatto gli organismi superiori, uomo
incluso. Tuttavia, la sinapsi chimica offre importanti vantaggi funzionali rispetto alla sinapsi elettrica:
1. Amplificazione del segnale: L’esocitosi anche di un’unica vescicola sinaptica garantisce la
liberazione di migliaia di molecole di neurotrasmettitore e, quindi, l’attivazione di migliaia di
recettori a livello della cellula postsinaptica.
2. Mantenere o invertire il segno del segnale elettrico presinaptico: il neurotrasmettitore rilasciato
da una depolarizzazione presinaptica può generare nella cellula postsinaptica o una
depolarizzazione o una iperpolarizzazione a seconda del tipo di canale postsinaptico che il
neurotrasmettitore apre.
3. Sommazione temporale e spaziale: potenziali postsinaptici ravvicinati in termini di tempo o di
spazio possono sommarsi a livello postsinaptico generando un segnale elettrico complessivo più
efficace dei singoli segnali.

• Sinapsi neuromuscolari

La sinapsi o giunzione neuromuscolare è una sinapsi chimica diretta


eccitatoria il cui neurotrasmettitore è l’acetilcolina (ACh). Nei vertebrati
ogni fibra muscolare è caratterizzata da un’unica regione sinaptica che,
in genere, occupa una posizione centrale ed è detta placca motrice.
Ciascuna ramificazione forma, alla sua estremità, un grappolo di
varicosità, i bottoni sinaptici. L’intero grappolo di bottoni sinaptici è
ricoperto da un sottile strato di cellule di Schwann. A livello di ogni
bottone sinaptico la fibra muscolare scheletrica presenta una piccola
inflessione in corrispondenza della quale la membrana plasmatica
postsinaptica forma profonde invaginazioni dette pieghe giunzionali.
Uno strato di tessuto connettivo, detto lamina basale, avvolge ciascuna
fibra muscolare scheletrica.

Essendo la giunzione neuromuscolare una sinapsi chimica diretta, la


molecola recettoriale che lega l’ACh è un canale ionico ligando-
dipendente. Il legame di due molecole di ACh al nAChR muscolare causa
l’apertura del recettore-canale. Quando il nAChR muscolare è aperto, il
poro ionico è attraversato da una corrente cationica entrante. Essa è
prevalentemente generata da ioni Na+ (flusso entrante) e K+ (flusso
uscente). Altri cationi che permeano il canale sono gli ioni Ca2+ che
entrano all’interno della cellula. I
l potenziale d’azione generato dal motoneurone causa la liberazione di
una quantità elevatissima di ACh nella fessura sinaptica. ad ogni
potenziale d’azione neuronale (presinaptico) corrisponde un potenziale d’azione muscolare
(postsinaptico) capace di propagarsi lungo la fibra muscolare scheletrica e di causarne la contrazione.
L’elevata efficienza della
trasmissione sinaptica è una
peculiarità della giunzione
neuromuscolare; essa è
assicurata dall’ampia
superficie di contatto delle
membrane sinaptiche che
da un lato rendono possibile
la liberazione di numerose
vescicole sinaptiche e
dall’altro assicurano una
straordinaria ricettività
chimica da parte della
membrana postsinaptica.
• Re-uptake della colina

La strategia di interruzione della trasmissione sinaptica nella


giunzione neuromuscolare è fondamentalmente basata
sull’inattivazione enzimatica dell’ACh. Questo compito è svolto
dall’enzima acetilcolina esterasi (ACh esterasi) che catalizza la
reazione di idrolisi dell’acetilcolina a colina e acetato. Dei due
prodotti della reazione, la colina viene recuperata dalla fessura
sinaptica ad opera di meccanismi di trasporto localizzati sulla
membrana della terminazione sinaptica del motoneurone. Una
volta catturata, la colina è riutilizzata dal terminale presinaptico
per sintetizzare nuove molecole di ACh e ripristinare la riserva di
neurotrasmettitore.

4.2) Meccanismi mole cori del rilascio di neurotrasmettitor


Ogni vescicola libera una quantità fissa o «quanto» di neurotrasmettitore e il numero di vescicole che
si fondono con la membrana presinaptica per liberare il neurotrasmettitore dipende dalla
concentrazione di ioni Ca2+ nel terminale, infatti una maggiore concentrazione di ioni calcio nel
terminale determina la fusione di un numero maggiore di vescicole e la liberazione di più
neurotrasmettitore nella fessura sinaptica

4.3) Neurotrasmettitori
I neurotrasmettitori sono una famiglia di molecole molto eterogenee, suddivise in due classi in
funzione della loro struttura e processo di sintesi ed immagazzinamento all’interno delle vescicole:
1. i neurotrasmettitori a basso peso molecolare (ACh, amine biogene, aminoacidi e purine);
2. i neuropeptidi, che sono molecole relativamente grandi, costituite da catene
aminoacidiche di lunghezza variabile (3-36 aminoacidi).
I neurotrasmettitori a basso peso molecolare, come l’acetilcolina (ACh) e alcuni aminoacidi, sono
sintetizzati nel terminale assonico e impacchettati in piccole vescicole. Gli enzimi necessari per la
sintesi di questi trasmettitori vengono prodotti nel corpo cellulare e trasportati alla terminazione
nervosa tramite trasporto assonico lento (pochi millimetri al giorno). Nella terminazione assonica, i
precursori dei neurotrasmettitori sono trasportati nel citoplasma per mezzo di trasportatori specifici.
In questa sede il neurotrasmettitore a basso peso molecolare viene sintetizzato, impacchettato in
vescicole tramite proteine trasportatrici espresse sulla membrana vescicolare e poi liberato per
esocitosi, per essere infine degradato enzimaticamente o rimosso. Questi neurotrasmettitori
vengono liberati molto rapidamente.
I neuropeptidi sono contenuti in vescicole di dimensioni maggiori, denominate large-dense core (a
nucleo denso). I trasmettitori di natura peptidica sono sintetizzati come pre-propeptidi nel reticolo
endoplasmatico ruvido, dove la sequenza segnale che indica il peptide da secernere viene rimossa. Il
propeptide risultante viene impacchettato in vescicole a livello dell’apparato di Golgi. All’interno della
vescicola avviene una serie di reazioni che porta il neurotrasmettitore alla sua completa maturazione.
Le vescicole contenenti il neuropeptide vengono trasportate al terminale nervoso mediante trasporto
assonico rapido. A differenza dei trasmettitori a basso peso molecolare, quelli peptidici sono
degradati enzimaticamente e non sono ricaptati da trasportatori. Le sostanze peptidiche che
agiscono come neurotrasmettitori sono centinaia, tra cui: oppiacei endogeni (endorfine, encefaline,
dinorfine).

• ACh e i suoi recettori

L’ACh è il neurotrasmettitore della sinapsi neuromuscolare ed esercita la sua azione in molte sinapsi
del sistema nervoso centrale e periferico e a livello dei gangli del sistema nervoso autonomo. Nel
sistema nervoso periferico l’ACh è il neurotrasmettitore delle sinapsi tra:
a. motoneuroni spinali e muscolo striato;
b. fibre pregangliari e postgangliari simpatiche e parasimpatiche;
c. terminazioni postgangliari parasimpatiche e cellule effettrici ghiandolari, pace-maker
cardiache, muscolari lisce;
d. fibre simpatiche del nervo splancnico e cellule cromaffini della midollare surrenale.
Nel sistema nervoso centrale il sistema colinergico ha un ruolo regolatorio complesso che coinvolge
diversi livelli dell’attività nervosa: regolazione dei movimenti volontari, postura, sonno, sensazioni,
percezioni, processi cognitivi.
L’ACh viene sintetizzata nella terminazione nervosa a partire da due composti, acetilcoenzima A e
colina, in una reazione catalizzata dell’enzima colina acetiltransferasi (CAT): un neurone viene definito
colinergico in base alla presenza di questo enzima. Una volta rilasciata nello spazio intersinaptico,
l’ACh può produrre sulla cellula bersaglio azioni molto diverse, a seconda del recettore a cui si lega:
nicotinico (nAChR) o muscarinico (mAChR).
Il recettore nicotinico (nAChR) deve il suo nome alla nicotina, un alcaloide di origine vegetale che è
l’agonista di riferimento di questo recettore. È uno dei recettori-canale meglio studiati, soprattutto
per il suo ruolo a livello della giunzione neuromuscolare. È un recettore ionotropo che ha effetti
postsinaptici eccitatori, in quanto permeabile ad una corrente cationica aspecifica (Na+/Ca2+/K+) con
un potenziale di inversione intorno a −10, −20 mV.
Il recettore muscarinico (mAChR) prende il nome dalla muscarina, un alcaloide naturale di origine
vegetale. È espresso nelle cellule effettrici del sistema nervoso autonomo innervate da neuroni
postgangliari parasimpatici, nel cervello e nei gangli periferici.
È un recettore metabotropo che a differenza dei canali attivati da ligando, non forma pori ionici, ma
interagisce con proteine G per attivare o inibire enzimi e modulare di conseguenza canali ionici. Nel
cervello sono diffusi i sottotipi M1 , M3 e M4 , mentre a livello cardiaco è espresso il tipo M2.

• GABA

Il GABA è il trasmettitore inibitorio per eccellenza nel cervello. Viene immagazzinato in vescicole
sfruttando il gradiente elettrico e di pH tra il lume vescicolare e il citoplasma generato dalla H+-
ATPasi. Il meccanismo principale di inattivazione del GABA è dovuto alla sua ricaptazione ad opera di
trasportatori ad alta affinità presenti sia sui neuroni che nelle cellule gliali.
Studi elettrofisiologici e biochimici hanno dimostrato l’esistenza di tre diversi recettori per il GABA,
che differiscono per struttura molecolare, trasduzione del segnale, distribuzione e farmacologia. Due
di questi sono recettori ionotropi, GABAa e GABAc, un terzo è di tipo metabotropo, GABAb.
a. Recettore GABAa – Il recettore GABAA sono strutturalmente simili al nAChR, costituiti da più
subunità disposte intorno ad un poro ionico centrale con un sito di legame per il
neurotrasmettitore sul lato extracellulare. Nel caso del recettore GABAA, il complesso
proteico ha un peso molecolare di 275 kDa e il canale ionico associato è selettivamente
permeabile al Cl. L’attivazione del GABAa causa una corrente in ingresso di ioni Cl− che
produce iperpolarizzazione e quindi allontanamento del potenziale di membrana dalla soglia
di eccitabilità.
b. Recettore GABAb – I recettori GABAb sono ubiquitari nel sistema nervoso centrale. A livello
presinaptico, la loro attivazione causa inibizione del rilascio di trasmettitore, tramite
l’apertura di canali permeabili al K+ e il blocco di canali del Ca2+. Postsinapticamente, i
recettori GABAb causano iperpolarizzazione, attivando conduttanze al K+ tramite inibizione
dell’adenilato ciclasi.
c. Recettore GABAc – È un recettore ionotropo accoppiato ad un canale del Cl− e risulta
prevalentemente espresso a livello della retina (cellule bipolari).

• Glicina

La glicina è un aminoacido sintetizzato a partire dalla serina e rappresenta il principale


neurotrasmettitore inibitorio del midollo spinale.

• Glutammato

Il glutammato è il neurotrasmettitore eccitatorio più diffuso nel cervello ed è implicato nella


regolazione di funzioni tra le quali percezione delle sensazioni e del dolore, apprendimento, memoria,
controllo della funzione motoria. Il glutammato causa depolarizzazione postsinaptica e in
determinate condizioni anche aumento di Ca2+ intracellulare.
Il glutammato è distribuito in modo uniforme in tutte le regioni del cervello e si trova sia nella glia
che nei neuroni. La barriera ematoencefalica è praticamente impermeabile a questo
neurotrasmettitore, per cui deve essere sintetizzato nel tessuto nervoso da precursori locali, quali ad
esempio il glucosio, anche se il principale precursore è la glutamina.
La glutamina viene metabolizzata in glutammato in una reazione catalizzata dall’enzima glutaminasi.
Dopo essere stato sintetizzato, il glutammato viene immagazzinato in vescicole sinaptiche per mezzo
di un trasporto Mg2+/ATP-dipendente. L’inattivazione del glutammato è effettuata da trasportatori
altamente selettivi, presenti nella glia e nei neuroni.
I recettori per il glutammato mediano la trasmissione sinaptica eccitatoria nel cervello e nel midollo
spinale. Per quanto riguarda i recettori ionotropi del glutammato sono stati identificati tre agonisti
da cui prendono il nome tre sottotipi diversi di recettori. Si distingue pertanto tra recettori: NMDA,
AMPA, kainato.
I recettori per AMPA e kainato sono strutturalmente simili: attivano canali cationici permeabili a una
corrente mista di Na+ e K+, che dunque depolarizza la membrana postsinaptica e causa la
generazione di potenziali postsinaptici eccitatori. Il recettore NMDA è permeabile, oltre che a Na+ e
K+, anche agli ioni Ca2+ e viene attivato in seguito a depolarizzazioni più intense. Al potenziale di
riposo il recettore NMDA è chiuso, in quanto bloccato dallo ione Mg2+, che viene rimosso dal suo
sito di legame in modo voltaggio-dipendente.
Sono stati identificati otto recettori metabotropi per il glutammato, le cui risposte possono essere di
natura eccitatoria o inibitoria, a seconda della proteina G a cui sono accoppiati.

• Altri neurotrasmettitori

a. Adrenalina e noradrenalina – Nel sistema nervoso centrale, a livello delle sinapsi adrenergiche, il
neurotrasmettitore più comunemente utilizzato è la noradrenalina. Questo neurotrasmettitore è
importante per la regolazione del sonno, della veglia e del comportamento alimentare. A livello
periferico, la NA è rilasciata dalle terminazioni simpatiche postgangliari.
b. Dopamina – La dopamina esercita la sua azione soprattutto a livello del sistema nervoso centrale,
dove il sistema dopaminergico ha un ruolo importante nel controllo extrapiramidale del
movimento, in alcune funzioni comportamentali e percettive. Nel morbo di Parkinson vi è una
degenerazione dei neuroni dopaminergici a livello della substantia nigra che causa la tipica
disfunzione motoria.
c. Serotonina – La serotonina (5-HT) è sintetizzata a partire dall’aminoacido triptofano. La funzione
della serotonina a livello cerebrale è prevalentemente associata alla regolazione dei cicli
circadiani, dell’alimentazione, del sonno e della reazione di allerta. La serotonina può anche agire
come ormone sulla muscolatura liscia, regolandone l’attività contrattile.
d. Istamina – Nel sistema nervoso centrale si trova concentrata a livello dell’ipotalamo ed è
importante nel controllo dello stato di veglia e di attenzione; a livello periferico l’istamina agisce
come ormone nelle reazioni infiammatorie e allergiche. È infatti localizzata nella maggior parte
dei tessuti del corpo, in particolar modo nei polmoni, nella pelle e nel tratto gastrointestinale.

4.3) Integrazione sinaptica


Le sinapsi sono sommabili, sia se sono inibitorie (IPSP) o attivanti (EPSP). Il calcolo è effettuato dal
neurone e l’eccitamento del neurone postsinaptico può nascere solo se la somma spazio-tempo
dell’IPSP ed EPSP raggiungono la soglia di eccitazione (-50mV). Abbiamo dunque una sommazione
spaziale e temporale; cioè i potenziali graduati devono essere contemporanei per poter essere
sommati e poi eventualmente generare un potenziale d’azione.
Alcune patologie della sinapsi chimica sono:
1. Il tetano e il botulismo (si curano con il blocco del rilascio vescicolare);
2. Depressione e morbo di Alzheimer (si curano con il blocco del re-uptake e il blocco dell’Ach
esterasi);
3. Schizofrenia, ansia e depressione (si curano con il blocco o il potenziamento dei recettori
postsinaptici);
4. Morbo di Parkinson (si cura con l’aumento dei livelli di levodopa).

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