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Basi biologiche - Biologia cellulare Professore: Federico Gulluni

9/11/2022 Lucrezia Raviola


Lezione n.2 Chiara Raviolo

LE MEMBRANE CELLULARI
Ieri abbiamo visto gli organelli interni della cellula, oggi invece andremo a vedere la struttura delle
membrane, soprattutto per quanto riguarda quella plasmatica.

Le membrane sono ciò che più caratterizza la cellula


eucariote rispetto a quella procariote: permettono la
compartimentazione interna e lo scambio di sostanze sia
in entrata che in uscita, (la cellula ha bisogno di inglobare
molecole dall’esterno ed eliminare sostanze di rifiuto). In
secondo luogo le membrane conferiscono stabilità
strutturale e supporto fisico durante le attività
biochimiche e presentano dei recettori sia sulla superficie
della membrana plasmatica, sia su strutture più interne in
grado di ricevere le molecole segnale. Infine sono presenti
dei siti specializzati nell’adesione sia alla matrice
(componente tessutale della cellula), sia con altre cellule.

LIPIDI DI MEMBRANA
Le membrane cellulari sono costituite da due elementi:
1. Componente lipidica (nella figura in basso in rosso)
2. Componente proteica (nella figura in basso in verde)

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I lipidi formano un sottile strato che avvolge e delimita lo spazio intracellulare. Le proteine possono
essere inserite all’interno dello strato lipidico, oppure possono essere presenti solo su uno dei due
versanti. Nell’immagine scattata al microscopio si può notare la doppia membrana fosfolipidica che
divide lo spazio extracellulare dal citosol.

I lipidi di membrana più abbondanti sono i fosfolipidi, più nello specifico i fosfogliceridi. Vengono
chiamati così in quanto presentano una molecola di glicerolo a cui da un lato sono legate due
molecole di acidi grassi, dall’altro una molecola di fosfato e un gruppo funzionale. Nel caso specifico
qui riportato (immagine nella pagina successiva) il gruppo funzionale è la colina, quindi il lipide
prende il nome di fosfoatidilcolina. I fosfolipidi sono molecole anfipatiche; la porzione di testa
(porzione formata da glicerolo, fosfato e gruppo funzionale) è polare e quindi può venire in contatto
con solventi acquosi, mentre le code (acidi grassi) sono a-polari e di conseguenza rivolte verso
l’interno. Le strutture di acidi grassi possono avere differenti lunghezze, le quali conferiscono
diverso spessore alla membrana; possono presentare legami cis- lungo la catena che sono
fondamentali per il mantenimento della fluidità.

I quattro principali fosfolipidi dei mammiferi sono:


1. Fosfatidiletanolamina: presenta due code di acidi grassi, il glicerolo, un gruppo fosfato e una
molecola di etanolamina
2. Fosfatidilserina: presenta due code di acidi grassi, il glicerolo, un gruppo fosfato e una
molecola di serina
3. Fosfatidilcolina: due code di acidi grassi, il glicerolo, un gruppo fosfato, e una molecola di
colina
4. Sfingomielina: non presenta la molecola di glicerolo ma la sfingosina. La sfingosina è legata
alla sua catena grassa, a cui è a sua volta legato il gruppo fosfato. La sfingomielina è in grado
di legare un gruppo funzionale, in questo caso è la mielina che porta con sé una molecola di
acido grasso.
Le prime tre molecole sopra citate fanno parte del gruppo dei fosfogliceridi, mentre l’ultima è
compresa tra il gruppo degli sfingolipidi. Combinando queste quattro molecole le cellule sono in
grado di assemblare sia la membrana plasmatica, sia le membrane interne.

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Perché è importante che queste molecole siano anfipatiche?
Nel caso di molecole polari, come ad esempio una molecola di acetone, si vengono a formare delle
cariche parziali che interagiscono con le carche parziali delle molecole d’acqua. Nella molecola di
acetone l’ossigeno, che forma un doppio legame con il carbonio, ha una carica parzialmente
negativa mentre il carbonio è parzialmente positivo. La stessa cosa succede nelle molecole d’acqua,
dove l’elemento carico negativamente rimane l’ossigeno, mentre l’elemento parzialmente positivo
è l’idrogeno. L’acetone e l’acqua potranno quindi stabilire un’interazione in soluzione acquosa. Al
contrario le molecole non polari come il 2-metil-propano non riescono a stabilire interazioni in
soluzione acquosa, in quanto non sono in grado di formare cariche parziali e di conseguenza legami
con le molecole d’acqua. Nei fosfolipidi abbiamo una porzione che interagisce con le molecole
d’acqua, e che quindi può essere esposta in soluzione acquosa (la testa), mentre le code idrofobiche
si posizionano verso l’interno.
L’assemblamento di una struttura lipidica in una soluzione acquosa è influenzato sia dalla natura
anfipatica dei fosfolipidi, sia della forma della stessa molecola. A seconda che il lipide sia formato
da una o due catene di acido grasso possiamo andare in contro a due situazioni:
a. Molecole con una catena di acido grasso (tensiolipidi): sulla base della forma conica che
assumono tendono a formare delle strutture circolari in cui le code sono rivolte verso
l’interno e le teste verso l’esterno. Questa struttura prende il nome di micella.
b. Molecole con due catene di acidi grassi: in questo caso la forma che assumono è cilindrica e
quindi non riescono a formare micelle, ma formano un doppio strato. Le code idrofobiche si
orientano le une verso le altre, le teste polari invece sono a contatto con l’acqua.

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Il doppio strato fosfolipidico, quando in soluzione
acquosa, tende a richiudersi in modo spontaneo su sé
stesso per evitare un’interazione sfavorevole causata dai
fosfolipidi ai bordi liberi della struttura che
interagirebbero con la soluzione. In questo modo il liquido
acquoso è presente all’interno e all’esterno della
struttura ma è in contatto solo con le teste idrofiliche.
Ricapitolando: la formazione di membrane si basa sul
fatto che i fosfolipidi siano molecole anfipatiche. Data la
loro forma cilindrica tendono a formare dei
compartimenti chiusi con le teste rivolte verso la
soluzione acquosa e le code verso l’interno.

CRISTALLO DI MEMBRANA
La membrana non è una struttura rigida, ma è estremamente dinamica. La fluidità della
membrana è data dal fatto che le singole unità sono in grado di muoversi nello spazio in maniere
differenti:
- Rotazione intorno al proprio asse
- Traslazione
- Diffusione laterale all’interno dello stesso emistrato
- Flip-flop, una diffusione trasversale con cambiamento di emistrato (diffusione trasversale
dal lato esterno verso il lato interno e viceversa)
Il movimento flip-flop richiederebbe molto ore per essere portato a termine, di conseguenza
esistono degli enzimi chiamati flippasi che hanno il compito di catalizzare questa reazione e
renderla molto più veloce. Questa reazione avviene in risposta ad una serie di stimoli intra-
cellulari o a seguito di processi che vedremo più avanti che hanno lo scopo di definire la tipologia
di lipidi che costituiranno il versante esterno piuttosto che il versante interno della membrana.

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La membrana si comporta come un cristallo liquido grazie alla grande capacità di movimento dei
fosfolipidi. I fosfolipidi infatti riescono a cambiare posizione con un loro “vicino” nell’intervallo
di tempo di 10-7 secondi, si tratta quindi di cambiamenti di collocazione molto veloci.
La fluidità della membrana è condizionata dalla tipologia di acidi grassi che la compongono. Le
code di acidi grassi possono essere di tipo insaturo, con dei doppi legami lungo la catena
idrocarburica, oppure possono essere saturi, senza doppi legami. Se sono presenti acidi grassi
saturi le code perfettamente lineari si associano molto più facilmente con le code di acidi grassi
adiacenti e di conseguenza di formano strutture molto più compatte. Se invece sono presenti
acidi grassi insaturi, i ripiegamenti delle code permettono di stabilire minori interazioni con i
fosfolipidi adiacenti.

COLESTEROLO
Un’altra molecola fortemente utilizzata dagli organismi per garantire la fluidità di membrana,
anche e soprattutto in presenza di fredde temperature, è il colesterolo. Le fredde temperature
tendono ad irrigidire la membrana plasmatica, comportando dei danni alla cellula stessa; gli
organismi costretti a vivere a queste temperature aumentano la percentuale di colesterolo
presente nelle loro membrane cellulari, in questo modo la fluidità della membrana aumenta e
la cellula non rischia danni.
Il colesterolo è una molecola organica che appartiene alla classe dei lipidi, in particolare al
gruppo degli steroli; è uno dei componenti essenziali di tutte le membrane cellulari delle cellule
eucariote (non lo troviamo nelle cellule procariote). Il colesterolo stabilisce dei legami con le
catene di acidi grassi dei fosfolipidi di membrana e ne altera la fluidità.
Come fa ad influire sulla fluidità di membrana?
Il colesterolo è caratterizzato da strutture ad anello, su cui culmina un gruppo ossidrile molto
importante (nell’immagine in giallo), mentre dall’altra parte è presente una lunga catena
idrocarburica (in arancione). Anche questa molecola può definirsi anfipatica in quanto è
costituita da una regione polare (esposta la solvente) e una regione completamente apolare che
si inserisce all’interno del doppio strato.

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La situazione che ritroviamo nelle nostre cellule è descritta nella foto sottostante: due fosfolipidi
in cui in mezzo si va ad intercalare la molecola di colesterolo. La struttura arancione ad anello è
in grado di stabilire legami con le catene di acidi grassi dei due fosfolipidi.

Ricapitolando: il colesterolo ha il compito di aumentare e regolare la fluidità di membrana. A


qualsiasi variazione di temperatura, sia che si alzi o si abbassi, il compito del colesterolo è quello
di regolare la fluidità di membrana. A basse temperature riduce le interazioni che si
formerebbero normalmente tra le catene di acidi grassi e mantiene uno stato fluido, ad alte
temperature invece il colesterolo impedisce l’indebolimento della membrana grazie a
interazioni con la porzione delle catene idrocarburiche più vicine alle teste polari
Domanda: ci sono cellule che di natura hanno una membrana più rigida o meno? Si, dipende dal
compito che devono svolgere, in natura ci sono cellula con membrane più rigide di altre, o
viceversa.
La composizione tipica delle membrane plasmatiche varia in funzione del tipo cellulare. Nei
batteri, ad esempio, il colesterolo non è presente, in quanto le cellule procariote hanno delle
strutture rigide, che le cellule eucariote non hanno, che hanno il compito di mantenere la cellula
nelle sue condizioni standard. Il globulo rosso, invece, presenta una percentuale maggiore di
colesterolo rispetto a una cellula plasmatica del fegato, questo perché il globulo rosso è
costretto a muoversi all’interno di vasi molto stretti e potrebbe essere sottoposto a potenziali
danni alla membrana. Per contrastarli ha bisogno di una maggiore elasticità della membrana e
quindi ha a disposizione più colesterolo.

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Anche i quattro principali fosfolipidi sono presenti in quantità diverse a seconda delle cellule in
cui si trovano: la fosfatidilcolina è presente in percentuale maggiore nella membrana plasmatica
delle cellule del fegato rispetto alla membrana dei globuli rossi. La quantità di determinati
fosfolipidi all’interno delle membrane dipende dal tipo di funzione che svolge la cellula.

FOSFATIDILINOSITOLO
Nonostante il fosfatidilinositolo sia presente in quantità apparentemente poco rilevanti nella
cellula è una molecola estremamente importante. Rappresentano non più del 1% dei fosfolipidi
di membrana, ma sono essenziali in quanto mediano la segnalazione intracellulare agendo come
messaggeri. Sono caratterizzati da un gruppo fosfato, un anello di inositolo e da due catene di
acidi grassi. La testa di inositolo può essere fosforilata dalle proteine chinasi in tre posizioni:
posizione C3, C4, C5. Ciascuno dei fosfatidilinositolo, pur rappresentano una percentuale molto
bassa, ha un ruolo essenziale nella segnalazione intracellulare: la semplice incapacità di
sintetizzare la proteina che è responsabile della produzione del fosfatidilinositolo-3,4-bifosfato
è incompatibile con la sopravvivenza. È possibile “rompere” in due parti i fosfatidilinositoli,
dividendo il “corpo” dalla testa; questa divisione sarà importante nella segnalazione cellulare.

ZATTERE LIPIDICHE
Le zattere lipidiche sono zone caratterizzate da un’alta concentrazione di lipidi con catene di acidi
grassi più lunghe rispetto agli acidi grassi dei fosfolipidi di membrana, di conseguenza in queste
zone la membrana è più spessa. In queste regioni, in oltre, si raggruppano una serie di proteine
(nell’immagine in basso in verde) le quali possono essere di diversi tipi:
 Proteine transmembrana: attraversano la membrana ed escono dai due lati
 Proteine periferiche: attaccate a dei lipidi di membrana tramite il glicosilfoaftidilinositolo
(GPI). Il GPI è un fosfolipide che presenta una catena di zuccheri (nell’immagine in azzurro),
la quale lega la proteina di riferimento (nell’immagine in verde). Ciò che è stato appena

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descritto è un modo che hanno le cellule di esporre proteine sul versante extracellulare e
per non “perderle” vengono attaccate alla membrana proprio grazie alla GPI.
Nelle zattere lipidiche inoltre non mancano le molecole di colesterolo (nell’immagine in rosso).

Cosa serve aver assemblato tutte queste molecole insieme?


Le zattere lipidiche servono a favorire il passaggio di determinate molecole che da sole non
riuscirebbero ad attraversare il doppio strato lipidico, ma che grazie a questo meccanismo vengono
riconosciute, agganciate e trasportate all’interno della cellula.
Un esempio di zattera lipidica sono le caveole. Quest’ultime sono dei siti della membrana dove
avviene l’ingresso di alcune molecole che andranno dirette al Golgi per essere modificate e poi
utilizzate. Le zattere lipidiche identificano dei domini che mediano determinate funzioni, una di
queste è per l’appunto il trasporto di molecole attraverso la membrana.

IL DOPPIO STRATO LIPIDICO È ASIMETRICO


Il doppio strato lipidico è asimmetrico, i 4 fosfolipidi visti all’inizio della lezione non sono distribuiti
casualmente nel doppio strato della membrana ma sono specificatamente localizzati o da un lato o
dall’altro. Sul versante extracellulare sono presenti soprattutto sfingomielina e fosfatidilcolina, sul
versante interno invece saranno maggiormente presenti fosfatidilserina e fosfatidiletanolammina.

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Come avviene questa disposizione?
Delle proteine all’interno del reticolo endoplasmatico creano l’asimmetria della membrana
scambiando i vari fosfolipidi. Dal reticolo endoplasmatico si stacca successivamente la vescicola
diretta verso la membrana e ciò che era all’interno del reticolo endoplasmatico risulta, a seguito
della fusione con la membrana plasmatica, all’esterno.

L’asimmetria della membrana è fondamentale per mediare una serie di risposte si intracellulari,
determinate proteine si legano al versante citosolico e catalizzano una serie di reazioni di
segnalazione intracellulari in quanto sono presenti fosfatidilserina e fosfatidiletonolammina. Al
contrario a livello recettoriale la presenza di fosfatidilcolina e sfingomielina serve da segnalazione
di tipo extracellulare.
Esiste inoltre un sistema di riconoscimento “cellula viva-cellula morta” che lavora in funzione del
tipo di fosfolipide che viene esposto. Se una cellula subisce un danno alla membrana e deve essere
eliminata, quest’ultima decide di esporre la fosfatidilserina, la quale normalmente si trova sul
versante interno. A seguito dell’esposizione di questa molecola un macrofago riconosce la
fosfatidilserina e uccide la cellula.
Inoltre la divisione asimmetrica è importante anche per i processi di endocitosi (inglobamento verso
l’interno di molecole) e esocitosi (rilascio verso l’esterno di molecole).

GLICOLIPIDI
I glicolipidi sono molecole presenti solo nello strato
extracellulare (nell’immagine a fine di pagina 8 in blu). Sono
catene di zuccheri attaccate alle catene dei fosfolipidi, in
particolare sono composti da uno zucchero e due catene di
acidi grassi e sono inseriti solamente nello strato esterno.
Rappresentano una percentuale minima, circa il 5% di tutte
le molecole che compongono lo strato esterno, ma
rivestono comunque una funzione importante a livello di
riconoscimento cellulare.
Anche in questo caso la sintesi dei glicolipidi avviene nel
reticolo endoplasmatico: la catena idrocarburica viene
aggiunta nel Golgi, in particolare questa aggiunta di zuccheri
avviene nel lume (reazione di glicosilazione). I lipidi, dopo
aver ricevuto i carboidrati sul lato rivolto verso il lume del
Golgi, vengono traghettati verso la membrana plasmatica
mediante una vescicola e come diretta conseguenza della
fusione tra la vescicola e la membrana, i glicolipidi si trovano
direttamente esposti verso l’esterno. Tutto ciò che viene
sintetizzato all’interno del lume del Golgi viene
successivamente esposto all’esterno della membrana.
(Discorso analogo rispetto alla asimmetria di membrana).
Domanda: i fosfolipidi del Golgi sono invertiti rispetto ai fosfolipidi di membrana? Si, viene
catalizzata l’inversione dei fosfolipidi del Golgi proprio a causa della loro funzione.

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I glicolipidi sono importanti per diversi fattori, di seguito sono riportati diversi esempi:
1. Ganglioside GM1: è un recettore
esposto al di fuori della membrana
cellulare. Il ganglioside GM1 è
formato da una catena di
sfingosina, una catena di zuccheri
e un gruppo di acido sialico che
conferisce alla molecola una carica
negativa. È importante in quanto
viene utilizzato dalle cellule del
lume intestinale per legare la
tossina colerica. In questo modo la
tossina colerica viene
internalizzata dalla cellula, media
il rilascio dei liquidi intestinali da
parte del lume e causa la diarrea
debilitante. I glicolipidi possono
quindi risultare dei recettori
specifici sia per fattori endogeni,
sia per fattori di tipo patologico.

2. Caratterizzano le membrane dei globuli rossi: in funzione dell’esposizione di un certo tipo


di glicolipide avviene la distinzione dei 4 gruppi sanguigni. Ognuno di noi possiede degli alleli
che sono in grado di esprimere diversi glicolipidi; se una persona possiede due alleli
codificanti per l’enzima A, l’enzima A si aggiunge all’antigene 0, che è sempre presente sulle
membrane dei globuli rossi, e aggiunge una N-acetilgalattosammina. L’enzima B invece è in
grado di aggiungere un galattosio. Nel caso del gruppo sanguigno AB le persone possiedono
sia l’antigene A che l’antigene B.

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3. Neutrofili: in caso di infezioni i neutrofili sono in grado di esporre dei recettori specifici. In
caso di infezione i neutrofili vengono riconosciuti dalle lectine, in seguito aderiscono alle
pareti dei vasi e si dirigono verso i tessuti infetti.

Inserisco anche la spiegazione presa dalle sbobine dell’anno scorso per comprendere meglio
quest’ultimo punto.

Un altro esempio molto interessante è quello del ruolo dei glicolipidi nella risposta alle
infezioni. Cosa succede quando veniamo infettati da un microorganismo? La prima cosa che
accade è che a livello locale (quindi dove c’è stata l’infezione, l’ingresso del microorganismo)
vengono prodotte delle molecole segnale, che prendono il nome di chitochine. Esse
richiamano nel sito dell’infezione le cellule del nostro sistema immunitario (principalmente
neutrofili e macrofagi, che sono gli “spazzini” del nostro sistema immunitario), le quali
devono raggiungere il sito dell’infezione ed eliminare l’agente infettante.
Cosa c’entrano i glicolipidi in tutto ciò? Questi glicolipidi sono fondamentali nel processo di
reclutamento delle cellule del nostro sistema immunitario al sito dell’infezione. Infatti,
quando veniamo infettati da un agente esterno, una delle prime risposte del nostro
organismo è quella di far sì che le cellule epiteliali che rivestono i nostri vasi sanguigni
esprimano la molecola, la lectina. La lectina è in grado di riconoscere in maniera altamente
specifica i glicolipidi che sono presenti nei neutrofili e sulle cellule del nostro sistema
immunitario che si trovano all’interno del nostro torrente circolatorio.
Proprio grazie a questo la cellula che si trova nel torrente circolatorio viene catturata da
queste cellule endoteliali, viene bloccata e a questo punto, dato che il neutrofilo è stato
catturato, può iniziare a migrare, ed in maniera particolare si fa proprio spazio tra le due
cellule endoteliali, esce dal torrente circolatorio e raggiunge il sito dell’infezione, dove potrà
esplicare la sua funzione di eliminare l’agente infettante.

LE PROTEINE

Le proteine costituiscono l'altro 50% della membrana plasmatica. Questa componente proteica può
attraversare completamente (da una parte all'altra) la membrana oppure può essere solo
agganciata alla membrana plasmatica.

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Le proteine di membrana hanno molte funzioni :

1. ANCORAGGIO CELLULARE: è una proteina


transmembrana che contatta la matrice extracellulare
e in questo modo mantiene la cellula ancorata alla
matrice.

2. TRASPORTO: media il trasporto di molecole da dentro a fuori e viceversa dalla cellula. Il


trasporto si divide in due metodologie, passivo se è secondo gradiente e attivo se vi è
dispendio di energia.

3. ATTIVITÀ ENZIMATICA: molti enzimi legati alla membrana catalizzano reazioni che
avvengono all'interno o sulla superficie della membrana plasmatica.

4. TRASDUZIONE del SEGNALE: captare qualcosa


nell'ambiente extracellulare e trasmetterlo all'interno
mediante una risposta nella cellula bersaglio.

5. Nei batteri può fungere da ANTIGENE infatti dopo


essere stata riconosciuti dal nostro sistema
immunitario, quest’ultimo darà origine ad una risposta
immunitaria specifica a quella componente proteica
dell'unità batterica.

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6. GIUNZIONE CELLULARE: possono essere comunicanti o meno, quindi uniscono due cellule e
possono metterle in comunicazione formando dei canali veri e propri.

Vi furono dei dubbi nel corso della storia su come si disponessero le proteine a livello della
membrana.
Per un periodo si credette che le proteine si disponessero secondo un modello che viene definito a
"sandwich". Tale modello descrive le proteine di membrana come appoggiate su uno dei due strati
(o su quello interno o sullo esterno) della membrana, mai su entrambi contemporaneamente.
Questo modello però non ritrae fedelmente la conformazione di una membrana plasmatica, essa
segue un modello a mosaico fluido, cioè un modello in cui le proteine sono o inserite all'interno
della membrana, le transmembrana e sono libere di muoversi, o agganciate alla componente
lipidica, le periferiche che seguono i loro movimenti.

LE ASSOCIAZIONI TRA IL DOPPIO STRATO FOSFOLIPIDICO E LE PROTEINE

Importante: le proteine di membrana (come i lipidi) sono ANFIPATICHE, cioè presentano delle
porzioni idrofiliche che saranno in grado di interagire con la soluzione acquosa (citosol e la materia
extracellulare) e delle porzioni idrofobiche che tenderanno a inserirsi tra il doppio strato lipidico e
sono composte da amminoacidi non-polari (esempio:GLY, LEU, ILE, ALA) .

Le proteine di membrana sono di due tipi: PROTEINE TRANSMEMBRANA (1,2,3,4) e PROTEINE


ASSOCIATE ALLA MEMBRANA (5,6,7,8)

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1. Singola a-elica; poiché attraversa lo strato fosfolipidico una sola volta, possiede una parte
idrofobica caratterizzata da un'alfa elica che si colloca nel doppio strato fosfolipidico e due
parti (N-terminale e il C-terminale) idrofiliche poste sul versante del citosol o sul versante
extracellulare.
2. Abbiamo poi il caso in cui la proteina attraversa il doppio strato fosfolipidico più volte. Si
parla quindi di a-eliche multiple in cui le porzioni della proteina che attraversano il doppio
strato sono delle alfa eliche (esistono dei recettori specifici che faranno addirittura 7
passaggi).
3. Il terzo tipo di proteina transmembrana prevede una struttura definita foglietto-b arrotolato
che richiudendosi su sé stessa forma dei barili arrotolati, anche in questo caso avremo delle
sequenze amminoacidiche idrofobiche che permetteranno l'inserimento del barilotto nel
doppio strato. La struttura di questa proteina causa dei veri e propri pori nella cellula che
facilitano il passaggio di molecole attraverso la membrana.
4. Un altro caso di proteina transmembrana è l'alfa-elica anfipatica. Essa non è inserita per
intero nello strato fosfolipidico ma è agganciata a solo uno dei due versanti della membrana.
5. Abbiamo poi delle proteine che hanno una porzione lipidica che prende il nome di lipide di
collegamento (la lineetta in viola sopra) che le aggancia al versante citosolico o extracellulare
tramite queste componenti e il loro movimento dipende dalla fluidità dei fosfolipidi.
6. In questo caso abbiamo delle proteine
che derivano da proteine
transmembrana prodotte dal reticolo
endoplasmatico (RE), ma che
successivamente vengono tagliate e si
perde il carattere transmembrana ma
in compenso viene aggiunta un'ancora
di GLICOSILFOSFATIDILINOSITOLO
(GPI)
FONDAMENTALE: ciò che si trova nel
lume nell'immagine sottostante si
troverà, a fine del trasporto, sul
versante esterno della membrana plasmatica. (in seguito verrà spiegato più
dettagliatamente)

7. Le ultime tipologie (7 e 8) sono le proteine periferiche che possono andare ad interagire con
porzioni intracellulari o extracellulari di proteine transmembrana, quindi essere associate a
queste proteine integrali ma in maniera periferica.

Domanda: Le proteine partecipano nella fluidità di membrana? Sì e no, le proteine interagiscono con
il doppio strato fosfolipidico ma la fluidità è in gran parte meditata dal tipo di catene di acidi grassi
presenti. Sono i fosfolipidi che influenzano la capacità di movimento delle proteine di membrana.

Domanda: il foro creato dai foglietti b-arrotolati sono regolati? Si, sono regolati

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Concetti chiave da sapere:
● Nella maggior parte delle proteine transmembrana la catena polipeptidica attraversa il
doppio strato lipidico in una conformazione ad a-elica.
● I segmenti della catena polipeptidica che attraversano la membrana, sono composti in gran
parte da residui di amminoacidi con catene laterali non polari.
● La formazione di legami idrogeno fra i legami peptidici è massima se la catena polipeptidica
forma una alfa-elica regolare mentre attraversa il doppio strato (oppure foglietto-beta
ripiegato).
● Proteine transmembrana possono essere a singolo passaggio o a passaggio multiplo, cioè
dipende dalla sequenza

I GRAFICI di IDROPATIA
Tramite questi grafici è possibile studiare la natura di una sequenza amminoacidica e comprendere
se è maggiormente affine a un ambiente acquoso, e se così fosse tale parte si disporrà verso il citosol
o all'esterno della cellula, oppure più affine a doppio strato fosfolipidico e quindi di natura
idrofobica.

Questa tipologia di grafico è un esempio di "grafico di idropatia".


Le parti sopra allo zero (qui colorate di verde scuro) sono caratterizzate da un alto grado di
idrofobicità, poiché hanno un grado di idropatia superiore a zero con molta probabilità saranno delle
regioni transmembrane, quindi di natura idrofoba. Al contrario invece le parti al di sotto dello zero
avranno natura idrofilica, quindi probabilmente si disporranno all'esterno dei due versanti di
membrana.
Questo tipo di grafico si può rivelare utile durante lo studio di una nuova proteina, poiché prima
ancora di essere scoperta la vera e propria struttura a livello microscopico si può capire la sua
localizzazione e struttura tridimensionale a livello di membrana.

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Le a-eliche transmembrana spesso interagiscono fra loro formando dei omodimeri o dei
eterodimeri, ciò può formare dei canali permeabili a determinate sostanze.

Nei foglietti-beta arrotolato, avremo la maggior parte degli amminoacidi non-polari concentrati
nella superficie esterna del barile, che si trova a contatto con doppio strato fosfolipidico, mentre al
suo interno si concentreranno gli amminoacidi polari così da permettere il passaggio dell'acqua e
dei soluti idrofilici.

Queste proteine formano dei canali transmembrana che possono essere più o meno grandi. Le
porine sono canali acquosi altamente selettivi.

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SINTESI E ORIENTAMENTO DI UNA PROTEINA DI MEMBRANA
La proteina è sintetizzata a livello del reticolo
endoplasmatico (sottostante la proteina è in viola,
mentre si può notare come il pezzetto verde sia una
catena di carboidrati, che già viene aggiunta nel
reticolo endoplasmatico).
Dopodiché la glicoproteina, trasportata attraverso
una vescicola, viene integrata nel complesso del Golgi
dove andrà in contro ad altre modifiche diventando
sempre più ramificata e complessa. Ad esempio
possono essere aggiunti ulteriori zuccheri: la proteina
viene così glicosilata.
Quando ha raggiunto la faccia trans del Golgi (ed è
nella sua forma completamente glicosilata), può
abbandonare il Golgi attraverso una vescicola (un
intermediario di membrana).
Quando la vescicola si fonde con membrana
plasmatica e la catena di carboidrati sarà esposta sulla
superficie esterna, questo perché a livello topologico
il lume del Golgi coincide con lo spazio extracellulare.

LA GLICOSILAZIONE delle PROTEINE di MEMBRANA

Così come i lipidi, anche le proteine di membrana possono essere glicosilate. La glicosilazione, anche
in questo caso, si ha sulla porzione extracellulare della proteina, cioè solo ed esclusivamente sulla
porzione esterna della proteina transmembrana (Gli oligosaccaridi vengono aggiunti alla proteina
all'interno del lume dell'apparato del Golgi).

Oltre all'aggiunta di oligosaccaridi, nelle proteine di membrana


possono formarsi ponti di-solfuro tra amminoacidi di cisteina più o
meno vicini.
Queste modificazioni cambiano la struttura della proteina (ponti di
solfuro =struttura terziaria) e ne specializzano/variano la funzione.
Anche questa modifica la troviamo solo ed esclusivamente sul
versante extracellulare, poiché nel citosol siamo in un ambiente
non riducente.
Importante: le proteine sono orientate nel doppio strato in maniera
ASIMMETRICA (strutture più complesse all'esterno)

Domanda: perché queste modifiche, e in maniera particolare la


glicosilazione, si ritrovano solo sulla porzione della proteina che è

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rivolta sulla porzione extracellulare? la motivazione deriva dal metodo di trasporto delle proteine di
membrana.

Oltre a lipidi e proteine, molte membrane contengono notevoli quantità di carboidrati, ciò deriva
dalla glicosilazione delle proteine e dei lipidi.
Per questo motivo possiamo dire che i carboidrati che formano la membrana si localizzano solo sul
versante esterno.

Le glicosilazioni hanno dei ruoli fondamentale per la cellula:


● protezione
● lubrificazione
● riconoscimento
● adesione cellulare

IL GLICOCALICE

Come abbiamo detto la glicosilazione può avvenire sia sui lipidi che sulle proteine.
Le proteine glicosilabili sono quelle transmembrana, ma esistono anche altre proteine che
aumentano la quantità di zuccheri all'esterno della membrana.
Tra queste abbiamo: le
glicoproteine assorbite,
non si legano direttamente
alla membrana ma
formano legami deboli
(esempio: forze di Van Der
Waals) con altre proteine
transmembrana e sono
rivolte verso l’esterno.
I proteoglicani, sono delle
grosse proteine
transmembrana le quali
presentano delle lunghe
catene (anche 15 residui)
di polisaccaridi.

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Immaginando di fare una foto della struttura esterna di
una cellula si osserva che sulla superficie della membrana
plasmatica vi è una grande quantità di carboidrati
(polisaccaridi), tanto che non si riesce quasi a determinare
il confine tra la membrana plasmatica e la matrice
extracellulare.
Ci si riferisce a questa struttura con il nome di glicocalice,
ovvero il rivestimento esterno della cellula, ricco di
carboidrati.

Il glicocalice ha molteplici funzioni: una funzione di


protezione della cellula da un punto di vista sia meccanico
che chimico, proprio perché, come si può vedere
attraverso il microscopio elettronico, essa rappresenta una barriera che riveste la cellula. Inoltre
svolge funzioni di riconoscimento e adesione alla matrice extracellulare.

IL METODO DI STUDIO DELLE PROTEINE di MEMBRANA

Vi sono vari metodi che vengono utilizzati per studiare le proteine di membrana e quindi capirne le
funzioni:

● Criofrattura: si può utilizzare per definire


l'associazione delle proteine sul versante
interno o esterno della membrana.
In sostanza andiamo a congelate la
membrana plasmatica e pratichiamo un
taglio nella regione a minor resistenza, cioè
tra dei siti di giunzione.
A questo punto dividiamo la membrana in
due facce: in un monostrato esterno,
ESOPLASMATICA o faccia E e uno strato
interno PROTOPLASMATICA o faccia P, in
questo modo potremmo a studiare i tipi di
associazioni di determinate proteine con la
membrana

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● La tecnica più utilizzata è quella dell'estrazione delle proteine che avviene con l'utilizzo di
detergenti. I detergenti, come le proteine, sono composti da una parte idrofoba e una
idrofila, per ciò se messi in soluzione con le
nostre proteine e membrane questi andranno
a scindere le interazione tra membrana e
proteina inserita in essa, quindi isoleremo le
proteine inserite nella membrana.
Le porzioni idrofobiche delle proteine e dei
detergenti si legano tra loro slegando queste
dalla membrana, otterremo quindi una
disgregazione del complesso proteina-
membrana.

I detergenti possono essere forti o deboli.


L’SDS (sodio dodecil solfato) ha la caratteristica di essere un detergente ionico, cioè un
detergente forte. Ha una coda idrofobica (la catena di carbonio e idrogeno in verde) e ha
una testa polare che presenta delle cariche. Questo detergente non solo è in grado di
scindere i singoli componenti ma riesce a degradare la struttura della proteina. Questi tipi di
detergenti sono utilizzati per conoscere il tipo di espressione di una proteina.

I detergenti non ionici, quindi


deboli, hanno la particolarità di
NON scindere la proteina in sé ma
lasciarla al suo stato nativo.
Questa tipologia è perfetta per
uno studio di tipo tridimensionale
di una determinata proteina.

● Corsa elettroforetica: questa operazione viene fatta successivamente all'estrazione di una


proteina tramite detergente.

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Lo studio prevede che i frammenti di una proteina vengano caricati su un gel di acrilammide
e, grazie alla presenza di un voltaggio e quindi un campo elettrico, si muovano verso l'altro
capo della piastra.
Questo movimento è determinato però dal peso molecolare del singolo frammento.
Prendendo come esempio la membrana del globulo rosso, possiamo evidenziare come la
spettrina e la anchirina, molecole facenti parte del citoscheletro, essendo molto grandi
rimarranno più in alto, al contrario dell’actina, che essendo molto più piccola arriverà quasi
al fondo della piastra.

Le proteine risentono della fluidità della membrana e quindi possono spostarsi. Le proteine di
membrana possono diffondere lateralmente in due modi differenti:
1. diffusione rotazionale: intorno a un asse perpendicolare al piano del doppio strato
2. diffusione laterale:lateralmente all’interno della membrana

Grazie ad un esperimento di fusione cellulare si è dimostrato che le proteine possono diffondere


lateralmente nel doppio strato fosfolipidico.
Vennero prese delle cellule di topo, con proteine di membrana marcate con rodammina
(nell'immagine i puntini rossi), e delle cellule umane con proteine di membrana marcate con, in
questo caso, la fluoresceina (nell'immagine i puntini verdi). È stata effettuata una fusione cellulare
tra queste due cellule, il cui risultato è una cellula definita ibrida. Immediatamente dopo la fusione,
si può notare come le proteine rosse sono confinate nella metà cellula che deriva dalla cellula di
topo, mentre le proteine verdi sono confinate nella metà cellula che deriva dalla cellula di uomo. Se
però si aspetta un intervallo di tempo abbastanza lungo, (circa 40 minuti) ad una temperatura di
37°, è possibile osservare come le proteine verdi e rosse si distribuiscono in maniera omogenea.

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Questo risultato ha portato a poter assumere che le proteine si possano spostare all'interno della
membrana plasmatica.

Posso anche misurare la velocità di diffusione delle proteine: la tecnica più utilizzata è la FRAP
(acronimo che sta per fluorescence recovery after photobleaching). Questo esperimento prevede di
usare delle cellule in cui le proteine di membrana sono marcate con un fluoroforo.
Quando abbiamo la cellula con la
proteina di membrana di interesse
fluorescente, questa apparirà di un
colore uniforme, in quanto le proteine
di membrana sono distribuite in
maniera omogenea. Il secondo
passaggio dell'esperimento è quello di
sbiancare attraverso un laser una
regione ben circoscritta della cellula e
"glitchare", cioè spegnere la molecola
di fluoroforo in una regione, che
diventerà nera.
Dopodiché possiamo calcolare il
tempo di recupero che questa area ci
impiega per tornare alla condizione di
partenza (verde), quindi possiamo
misurare quanto velocemente questa
fluorescenza viene ripristinata. Più
velocemente la fluorescenza è
ripristinata, maggiore è la velocità con
cui le proteine possono diffondere nel doppio strato fosfolipidico.

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LIMITAZIONE DEL MOVIMENTO DELLE PROTEINE

Fino ad adesso abbiamo studiato un modello semplificato rispetto a come è realmente.


Infatti nella realtà non tutte le proteine possono muoversi
all'interno della membrana plasmatica. Questo perché le
proteine possono disporsi in diversi modi all'interno della
membrana.

La prima disposizione (immagine A) prevede la formazione di


aggregati: abbiamo tante proteine che si assemblano tra di
loro e formano un grosso complesso multiproteico, che sarà
ovviamente limitato nella diffusione causa le sue grandi
dimensioni.

Un altro metodo che limita la diffusione delle proteine è


un'integrazione tra le proteine e la matrice extracellulare
(immagine B) , infatti, attraverso questo legame, non saranno
chiaramente libere di muoversi.

Lo stesso avviene se queste proteine legano delle componenti


intracellulare (immagine C) ad esempio quando legano i
filamenti del citoscheletro, in rosso. Essendo nuovamente
ancorate, non possono muoversi liberamente nel doppio
strato fosfolipidico.

Per ultimo delle proteine di superficie possono mediare le


interazioni cellula-cellula, quindi le proteine di membrana si
uniscono a proteine di superficie di una cellula adiacente.
Anche in questo caso, essendo ancorate alle proteine della cellula adiacente, la diffusione è
estremamente limitata.

Un caso particolare in cui vediamo come le proteine vengono compartimentalizzate a livello di


regioni diverse di una membrana plasmatica di una stessa cellula riguarda le cellule dell'intestino.
Le cellule epiteliali che rivestono l'intestino hanno delle compartimentazioni specifiche per le varie
proteine. Ad esempio le proteine adibite all'assorbimento dei nutrienti, proteina A, vengono esposte
solo verso il lume. Per far sì che tali proteine non si spostino esistono delle strette giunzioni
proteiche che tengono unite le due cellule adiacenti così da non permettere spostamenti da parte
delle proteine di tipo A.
Altre proteine, esempio la proteina B, ha il compito di tenere le cellule ancorate alla lamina basale.
Anche questa non rischierà spostamenti proprio grazie alle giunzioni che tengono serrate le cellule
l'una all'altra.

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Un altro caso particolare sono i globuli rossi. La loro stessa forma è dovuta a una particolare
processo di interazione tra proteine presenti nella membrana dei globuli rossi e strutture
citoscheletriche, in particolar modo la spettrina. Questa particolare molecola è formata da un
dimero, che interagendo con le proteine transmembrana (anchirina e la banda 3) formano un
reticolo al di sotto della membrana del globulo rosso. Questo reticolo serve a mantenere la struttura
e la particolare forma del globulo rosso, e inoltre a dare elasticità al globulo rosso stesso.
Il suo particolare citoscheletro, infatti, (una rete di dimeri di spettrina) gli permette di sopportare lo
stress a cui è sottoposta nel momento in cui vengono forzati nei capillari sanguigni.

Esistono delle mutazioni specifiche che colpiscono proprio le alfa proteine che compongono questo
complesso (spettrina, proteina banda 3, anchirina), che ne alterano la funzionalità e modificano il
citoscheletro determinando così la struttura del globulo rosso.
Avremo dei processi di sferocitosi (A) dove il globulo rosso tende a diventare sferico, in questo caso
la membrana è meno resistente causa rotture portando più facilmente a una condizione di anemia.
Oppure difetti legati alla spettrina stessa che causa, al globulo rosso, una forma ellittica ( C); anche
in questo caso la cellula sarà meno resistente.
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La spettrina si trova al di sotto della membrana dei globuli rossi e interagisce con le proteine di
membrana

Ricordiamo i concetti fondamentali della lezione riguardanti le proteine di membrana:

● Porzione IDROFILA (ama l'acqua): è composta da amminoacidi polari e quindi attratti da


sostanze acquose come il citosol e la matrice extracellulare = queste parti delle proteine di
membrana si troveranno nei versanti esterni della membrana, a contatto con le componenti
acquose dell'ambiente circostante e interno alla cellula stessa.

● Porzione IDROFOBA (odia l'acqua): è composta da amminoacidi non-polari e quindi NON


attratti da sostanze acquose come il citosol e la matrice extracellulare = queste parti delle
proteine di membrana si troveranno incastonate nel doppio strato fosfolipidico.

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