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Lezione 1

BIOCHIMICA
Le molecole biologiche sono i costituenti di base delle cellule. La maggior parte sono macromolecole cioè
polimeri ad alto peso molecolare derivati dall’unione di più molecole organiche (monomeri). Comprendono :
● glucidi
● lipidi
● proteine
● acidi nucleici

Composizione chimica delle cellule Peso secco (%)


(senza considerare l’acqua)

Proteine 75

Lipidi 12,5

Glucidi 5

Acidi nucleici 5

Sali minerali ed elementi in traccia 2,5


Componente principale, se non considero l’acqua, sono le proteine

1. CARBOIDRATI o GLUCIDI (dolci)


Glucidi: dolci, anche se i grossi polimeri non lo sono. I carboidrati sono aldeidi o
chetoni di alcoli poliossidrilici(sono presenti più gruppi ossidrilici OH e per
questo sono molecole altamente polari) o composti ottenuti dalla
polimerizzazione di questi monomeri (OH gruppo ossidrilico).
Formula grezza o molecolare (non da molte informazioni):
𝐶𝑛(𝐻2𝑂)𝑛 con n = 3-9
In base alle caratteristiche del gruppo carbonilico si possono
suddividere in:
→ gruppo carbonilico terminale = aldeide
→ gruppo carbonilico all’interno della molecola = chetone

In base al numero di C: molecolare uguale, struttura diversa

FUNZIONE:
● energetica
● strutturale →esempio: chitina: scheletro
esterno degli artropodi: insetti, crostacei (ruolo
strutturale) o cellulosa
● informazionale o di riconoscimento
STEREOCHIMICA DEGLI ZUCCHERI
I due enantiomeri della gliceraldeide sono stati scelti come composti di
riferimento per classificare i monosaccaridi.

Fisher ha creato una classificazione basandosi sulla posizione del gruppo OH


legato al carbonio chirale (fa 4 legami)

Si considera la configurazione del Chirale più lontano dal gruppo carbonilico e


si confronta con la gliceraldeide:
→ quando il gruppo OH è a destra ho un isomero D
→ quando il gruppo OH è a sinistra ho un isomero L.
I glucidi naturali appartengono alla serie D

FORME CICLICHE (ALDOSI)


In soluzione acquosa la struttura non è lineare, ma la
molecola si ripiega: il gruppo carbonilico risulta molto vicino
all’OH del C5.
La reazione intramolecolare tra il C1 aldeidico e il gruppo
alcolico sul C5 del glucosio porta alla formazione di un legame emiacetalico e quindi alla
struttura ciclica del monosaccaride (aldoso).

CICLIZZAZIONE DEL GLUCOSIO


L’anello è planare e i sostituenti possono
essere sopra o sotto il piano dell'anello. Il
gruppo OH legato al C1 potrà essere sopra o
sotto l’anello, quindi ottengo 2 isomeri
chiamati anomeri.

CICLIZZAZIONE DEL FRUTTOSIO


La reazione intramolecolare tra il C 2 chetonico e il gruppo
alcolico sul C 5 del fruttosio porta alla formazione della struttura
ciclica del monosaccaride (chetoso).
L’anello è planare e i sostituenti possono essere sotto o sopra il
piano dell'anello, quindi come per il glucosio avrò 2 anomeri: alfa
e beta.

I principali glucidi si possono suddividere in tre grandi gruppi:


● MONOSACCARIDI: costituiti da singole unità (es: glucosio, fruttosio,galattosio)
● OLIGOSACCARIDI
● POLISACCARIDI
OLIGOSACCARIDI
Sono formati da 2 a 10 unità monosaccaridiche. Fanno parte di questo gruppo i disaccaridi che si formano per
unione di 2 monosaccaridi attraverso un legame glicosidico, cioè un legame che si forma tra il carbonio
anomerico di un monosaccaride e un ossidrile alcolico di un altro monosaccaride con eliminazione di una
molecola di acqua:

Stereochimica dei polisaccaridi


Abbiamo due tipologie di polisaccaridi:
- Omopolisaccaridi: formati da una sola tipologia di monosaccaride (amido, cellulosa e glicogeno)
- Eteropolisaccaridi: formati da diversi monosaccaridi

Amido: è il polisaccaride di riserva dei vegetali ed è costituito solo da molecole di glucosio organizzate in 2 tipi
di polimeri:
1. Amilosio = presenta solo legami alfa 1,4 ( legame lineare tra il carbonio 1 e il
carbonio 4)
2. Amilopectina = presenta sia legami alfa 1,4 sia legami alfa 1,6 (ogni volta in cui è
presente questa tipologia di legame si presenta una ramificazione).
La grande differenza che si va ad incontrare tra le due tipologie di polimeri avviene nel
momento in cui di deve andare a curare la glicemia: l’amilosio è lineare e spesso si ripiega,
così facendo e non permette una digestione facile ed immediata a differenza
dell’amilopectina che essendo ramificata permette un’azione più efficiente da parte degli enzimi e quindi un
aumento più sostanziale della glicemia.
La glicemia (livello di glucosio nel sangue) quindi è maggiore nel caso si assuma più amilopectina e minore nel
caso si assuma più amilosio.
Altri fattori che influenzano la glicemia sono: la tipologia di cottura, la qualità degli ingredienti ecc.

Cellulosa: polisaccaride con funzione strutturale; i legami all’interno sono beta 1,4 e non sono degradabili
dall’uomo.
Glicogeno: polisaccaride più importante di riserva negli animali e quello che ritroveremo più frequentemente; i
legami sono alfa 1,4 e alfa 1,6 nei punti di ramificazione (numero maggiore di ramificazioni rispetto
all’amilopectina) il che facilita la demolizione della molecola stessa.
È più funzionale rispetto al glucosio grazie al minor impatto riguardante la
pressione osmotica e si deposita a livello dei muscoli scheletrici e a livello
del fegato. Possiede un cuore proteico di Glicogenica che permette l’inizio
della formazione del polimero.

2. I Lipidi
I lipidi sono un gruppo eterogeneo di composti accomunati da proprietà chimico-fisiche come l’insolubilità in
acqua (sono idrofobici) e la solubilità in solventi organici apolari.
Le funzioni:
- Di deposito: funzione energetica e protettiva (trigliceridi o grassi)
- Strutturali: compongono le membrane cellulari (fosfolipidi)
- Precursori di molecole con funzione bio regolatoria o di composti biologicamente attivi: coinvolti in
funzioni regolatori e nella trasduzione del segnale a livello cellulare (colesterolo, alcuni acidi grassi,
ecc.) ovvero comunicazione tra le cellule.

Gli acidi grassi


Sono acidi organici monocarbossilici contenenti una piccola porzione polare (il gruppo carbossilico) e formati
da atomi di carbonio legati ad atomi di idrogeno.

16 : 0 si legge 16 con 0
16 = numero di atomi di carbonio
0 = numero di doppi legami presenti nella molecola

Per l’assegnazione delle lettere greche si parte dal carbonio alfa riconosciuto come l’atomo che porta il gruppo
carbossilico e poi si continua in maniera regolare.
L’ultimo per convenienza è chiamato con l’ultima lettere dell’alfabeto greco
Per l’assegnazione dei numeri arabi si parte dal carbonio 1 riconosciuto come l’atomo che forma il gruppo
carbossilico e si prosegue in maniera regolare.
Gli acidi grassi possono essere:
- Saturi: tra gli atomi di carbonio vi sono solo legami singoli (portano alla configurazione cristallina)
- Insaturi: tra gli atomi di carbonio possono presentarsi legami doppi (16 : 3); tra quelli insaturi se
abbiamo più di un doppio legame viene chiamato polinsaturo se ne ha solo uno invece monoinsaturo.
Negli acidi grassi naturali il doppio legame ha configurazione cis (la configurazione cis conferisce alla catena
un’angolazione in corrispondenza del doppio legame) ovvero non presentano rotazioni a differenza di quelli
trans (possono ruotare e portano in maniera maggiore all’ingrassamento), e non sono mai coniugati ovvero
non si ha mai la presenza di due doppi legami alternati da uno singolo.
omega 6 o n-6 = è la stessa cosa e si riferisce al primo doppio legame partendo dalla
prima estremità metilica ovvero dall’opposto del gruppo funzionale carbossilico. Omega 6
identifica una classe di molecole che possiedono caratteristiche simili.

Trigliceridi o triacilgliceroli (tg)


Sono esteri del glicerolo + 3 acidi grassi (possono essere uguali o diversi).
Hanno un elevato valore calorico = 1 g produce 9 Kcal
I trigliceridi nel legame tra glicerolo ed acidi grassi
liberano 3 molecole di H20 e di conseguenza perdono
tutta la polarità prima esistente.
(è il vantaggio rispetto al glicogeno poiché non ha
bisogno di acqua per essere depositato nel tessuto
adiposo utilizzato per il 90% da questo).

Fosfolipidi
Comprendono i glicerofosfolipidi e gli sfingofosfolipidi e sono la classe più importante dei lipidi strutturali. I
glicerofosfolipidi sono esteri del glicogeno con due acidi grassi a
lunga catena in posizione 1 e 2 e con l’acido fosforico in posizione
3 che lega un composto polare che può variare.
Sono molecole anfipatiche:
- La porzione polare è caratterizzata dall’acido fosforico e
dal gruppo idrofilico stesso
- La porzione apolare è caratterizzata dai due acidi grassi
Il C2 è asimmetrico quindi, esistono 2 isomeri ottici o enantiomeri (L e D); i composti naturali appartengono alla
serie L.

Steroidi
Il più importante e quello che analizziamo è il colesterolo (cho).
Il colesterolo è un costituente delle membrane cellulari abbondante
soprattutto nella guaina mielinica alla quale conferisce proprietà isolanti ma
non ha alcun significato a livello energetico poiché l’uomo non ha le capacità
per demolirlo; Inoltre è un precursore di sostanze biologicamente attive:
ormoni steroidei, sali biliari e vitamina D.

L’estere del colesterolo è completamente


apolare.

3. Le Proteine

Sono polimeri di amminoacidi (aa): l’amminoacido è un composto


organico caratterizzato dalla presenza del gruppo carbossilico COOH
e del gruppo amminico NH2.
Gli amminoacidi presenti nelle proteine sono 20 differenti e sono tutti alfa; i beta amminoacidi esistono ma
non fanno parte della struttura delle proteine. La catena laterale (R) caratterizza l’amminoacido.

Il carbonio alfa porta 4 costituenti diversi (gruppo carbossilico,


gruppo amminico, un atomo di idrogeno e una catena
laterale) ed è dunque un centro chirale: sono presenti quindi
due stereoisomeri/enantiomeri.

Gli amminoacidi proteici appartengono tutto alla serie L.

Il legame tra gli amminoacidi è un legame covalente di tipo peptidico che avviene tra il gruppo carbossilico di
un amminoacido e il gruppo amminico dell’altro (N – H) (vi è una perdita di una molecola di h20).
È un legame di tipo plantare, è un legame con un parziale doppio legame (40%) che fa in modo che sia più
corto di un legame singolo ma più lungo di un doppio legame. Essendo parzialmente un doppio legame è rigido
e quindi non si può avere nessun tipo di rotazione.
Siccome giace su un piano si dice che è di carattere plantare; un
polipeptide è di conseguenza un susseguirsi di piani che possono
ruotare attorno al C alfa.
Abbiamo tre differenti catene di amminoacidi: oligopeptide (fino a
20 aa), polipeptide (da 20 a 100 aa) e proteine (sopra i 100 aa). È una classificazione per comodità ma non
essenziale da sapere.

La struttura e le funzioni delle proteine


Abbiamo due tipologie di proteine:
- Proteine semplici = formate da soli amminoacidi
- Proteine coniugate = formate da una parte proteica chiamata
apoproteina e una parte non proteica detta gruppo prostetico
Ogni proteina presenta diversi livelli di organizzazione strutturale che vengono stabilizzati dalla formazione di
specifici legami.

La struttura Primaria:
E’ una catena lineare di amminoacidi codificata geneticamente ovvero la struttura completa e precisa è già
presente nel DNA.

La struttura Secondaria:
Si riferisce alla disposizione spaziale della catena polipeptidica o di una parte di essa e prende in considerazione
lo scheletro della catene senza considerare le catene R che sono rivolte verso l’esterno.

La struttura alfa-elica
In questa tipologia di struttura la catena ruota intorno ad un asse centrale
regolarmente a modi elica mantenendo una distanza coperta per effettuare un
giro intorno all’asse di 3,6 aa.
La struttura è stabilizzata da legami a ponte idrogeno tra il gruppo C=O di un aa
e il gruppo N-H del quarto aa che segue nella catena polipeptidica. E’ una
struttura stabile in quanto le catene laterali R degli aa sono orientate verso
l’esterno e quindi non interferiscono.

La struttura beta o a foglietto pieghettato


È formata da tratti di catene polipeptidiche che si affiancano
seguendo la stessa direzione (parallelo) o direzioni opposte
(antiparallelo).
I legami a idrogeno si formano tra catene affiancate mentre le
catene laterali si trovano o davanti o dietro al foglietto come
rappresentato in foto dai pallini viola.

Una proteina può avere diverse porzioni con strutture ad a-elica e strutture beta
(parallele e anti parallele), raccordate da zone ad andamento apparentemente
disordinato.

La struttura Terziaria:
Consiste nel ripiegamento tridimensionale della catena polipeptidica. La
stabilizzazione della struttura avviene con la formazione di legami tra le catene
laterali degli amminoacidi.
Diventano importanti le catene laterali poiché compiono legami e permettono
la stabilizzazione
In queste tipologie di proteine l’esterno è tutto polare quindi può stare in un
ambiente acquoso mentre all’interno rimangono le parti idrofobe.
Sono coinvolti per la stabilizzazione:
- legami deboli (interazioni elettrostatiche, interazioni idrofobiche,
legami a ponte idrogeno, forze di van der Waals)

- legami covalenti che si formano tra i gruppi sulfidrilici (SH) di due aa


cisteine (ponti disolfuro).
Si crea un ponte disolfuro tra due aa cisteina vicini dove si ha una perdita di
idrogeno e di elettroni.

La struttura Quaternaria:
Fino alla struttura secondaria si parla di una sola catena polipeptidica mentre da
quella quaternaria si parla di un’interazione tra 2 o più catene polipeptidiche dette
anche subunità.
I legami che stabilizzano questa struttura sono legami deboli (legami ponte a
idrogeno, legami ionici, interazioni idrofobiche).

La denaturazione: consiste nella perdita della struttura tridimensionale della


proteina. Questa perdita è molto importante a livello funzionale poiché nel caso non dovesse essere reversibile
allora la proteina perderà la propria funzione e sarà scartata per dare spazio ad una nuova proteina sintetizzata.

Sulla base della struttura terziaria (e quaternaria, se presente) le


proteine si possono dividere in 2 gruppi:

Le proteine leganti l’ossigeno


Nell’organismo le proteine che legano con l’ossigeno sono la mioglobina e l’emoglobina e sono di fondamentale
importanza perché permettono il trasporto di grandi quantità di ossigeno in maniera veloce ed efficiente.
Mioglobina (Mb) = si trova nelle fibre muscolari del miocardio e del muscolo scheletrico (mio si riferisce infatti
ai muscoli).
Emoglobina (Hb) = si trova nei globuli rossi.
Mb e Hb sono proteine coniugate formate da una parte proteica detta GLOBINA e da una parte non proteica
(gruppo prostetico) detta EME, dove viene legato l’O2.

Il gruppo eme:
L’eme è una struttura organica formata dalla protoporfirina IX a cui è legato lo ione ferroso (Fe++).

Lo ione Fe++ forma 6 legami di coordinazione:


- 4 legami con l’anello porfirinico;
- 2 legami con l’istidina della Globina e l’O2.

Il ferro del gruppo eme rimane sempre di tipo 2+ anche nel momento in
cui si lega con l’ossigeno poiché nel caso in cui diventasse 3+ non avrebbe
la caratteristica fondamentale di legare con l’ossigeno.
quando si lega si ha un’ossigenazione.
La mioglobina (mb)
È una proteina coniugata globulare formata da una sola catena
polipeptidica (globina) e da una porzione non proteica (gruppo eme).
Il ripiegamento della struttura crea una cavità di natura idrofobica in cui
alloggia il gruppo eme detta “tasca idrofobica dell’eme”.
Una mioglobina permette il trasporto di una molecola di ossigeno.
(parte polare all’esterno e apolare all’interno permettendo la creazione
della tasca gruppo eme idrofobica)

Funzioni:
- Trasferire l’ossigeno dell’emoglobina all’interno dei mitocondri nel complesso enzimatico della
matrice (sulla membrana interna chiamata catena respiratoria formata da 4 complessi); in tutti gli
effetti rende più efficiente e veloce il trasferimento di ossigeno
- Deposito di ossigeno (O2) all’interno della fibra muscolare che viene rilasciato poi nel momento in
cui la pressione e la presenza dell’ossigeno sarà bassa.

Mb + 02 = Mb02 (relazione reversibile)


Sotto: pressione parziale di ossigeno espressa in millimetri di
mercurio (oltre il 30 è tutta al 100% la mioglobina ossigenata)
A fianco: la percentuale di mioglobina ossigenata

La curva che descrive la relazione è un’iperbole.

L’emoglobina (Hb)
È una proteina coniugata tetramerica: 4 subunità ciascuna
composta da una globina e da un eme.
La principale forma di emoglobina nell’adulto è la HbA1
formata da 2 catene alfa e 2 catene beta uguali a coppie; la
parte rosa in figura è il gruppo eme.

Ad ognuna di queste viene caratterizzato un comportamento differente.

Funzioni:
- Trasporto dell’ossigeno dai polmoni ai
tessuti
- Azione tampone sul PH del sangue
- Trasporto dell’anidride carbonica dai
tessuti ai polmoni
Sotto: pressione parziale di ossigeno espressa in millimetri di mercurio (oltre il 30 è tutta al 100% la
mioglobina ossigenata)

A fianco: la percentuale di mioglobina ossigenata

Si ottiene una
curva di forma
sigmoidale o a
esse italica.

Abbiamo due tipi di struttura dell’emoglobina:

Allo stato teso abbiamo le subunità tutte vicine


poiché all’interno abbiamo attivi dei legami di tipo
ionico (in grigio le subunità alfa mentre in blu
quelle beta).
La prima è deossigenata infatti quando la molecola
di ossigeno è a contatto con essa fa fatica ad
entrare; nel momento in cui la pressione si alza
allora si passa allo stato rilassato e, siccome le
molecole dell’emoglobina sono più distanti fra loro,
l’ossigeno sarà più facilitato a legare con la
molecola.

Il legame con l’O2 induce una modificazione conformazionale non solo


nella subunità che lo lega, ma anche in quella più vicina, che quindi si
legherà con crescente facilità ad una seconda molecola di O2 .
(comportamento allosterico).

I fattori che modificano l’affinità dell’Hb per l’02:


1. Concentrazione di H+ (PH)
Un aumento degli H+ e quindi un abbassamento del pH provoca il rilascio diO2 dall’emoglobina. Gli H+
prodotti nel corso del metabolismo si legano all’Hb favorendo il passaggio dalla forma rilassata a quella
tesa; questa attività svolta dagli H+ è definita: effetto di Bohr
2. Pressione dell’anidride carbonica
Le cellule producono CO2 (dal catabolismo), che diffonde nel sangue ed entra nel globulo rosso. Sulla
sua membrana è presente un enzima (anidrasi carbonica) in grado di catalizzare la reazione:
3. Temperatura
L’affinità dell’Hb per l’O2 diminuisce con l’aumento della temperatura:
- A livello polmonare la temperatura del sangue è più bassa, questo facilita l’assunzione di O2
- A livello tissutale la temperatura del sangue è più alta facilitando il rilascio di O2 dall’Hb.

4. 2,3 bisfosfoglicerato o difosfato (2,3 BPG)


Il 2,3 BPG è un metabolita intermedio della glicolisi presente nel globulo rosso, si lega all’Hb, in
particolare alle catene beta, avvicinandole tra loro, in modo da favorire il rilascio di O2.

- Quella fetale ha più affinità con l’ossigeno

L’azione tampone di Hb sul PH del sangue:


Avviene attraverso l’intervento dei gruppi ionizzabili dell’Hb che possono legare o cedere H+ al variare del pH e
attraverso l’effetto Bohr.

METAEMOGLOBINA
● Si parla di metaemoglobina quando lo ione Fe2+ va incontro ad un processo di ossidazione
trasformandosi in Fe3+. Nell’uomo adulto circa l’1,7% della HbA è in questa forma.
● Nel globulo rosso c’è un sistema polienzimatico che riduce la metaemoglobina.
CARBOSSIEMOGLOBINA
● L’Hb lega fortemente il monossido di Carbonio (CO), con un’affinità che è più di 200 volte superiore a
quella dell’O2.
● Il CO si lega al Fe2+ ed impedisce il legame dell’O2.
● Il CO ostacola il rilascio di O2 dalle subunità dell’Hb.
● Se la % di Hb legata a CO supera il 50% dell’Hb totale ho un’intossicazione letale.

ENZIMI
Gli enzimi sono catalizzatori biologici capaci di accelerare le reazioni senza modificare la loro costante di
equilibrio.
A+B ⇄ P
Gli enzimi partecipano alla reazione ma non vengono né consumati né modificati in modo permanente.
Avvengono delle modificazioni piccole. Gli enzimi hanno un'elevata specificità ed efficienza.
Enzima catalizza la reazione in modo tale che reagisca un solo isomero.
Esempio: piruvato e lattato viene prodotto un solo acido lattico (tipo L???) → catalizzatore inorganico si
possono avere delle reazioni in modo più veloce (es: aumento della temperatura)

Gli enzimi sono proteine, possono essere:


- proteine semplici
- proteine coniugate:
apoenzima (parte proteica) + cofattore (molecola non proteica indispensabile al funzionamento dell’enzima).
Insieme sono chiamati oloenzima.

Il cofattore può essere:


● uno ione metallico come Fe++, Zn++, Mg++
● un coenzima, cioè una molecola organica, di solito derivata da vitamine (quando è legato
covalentemente all’enzima si parla di gruppo prostetico)

ENZIMA COENZIMA

Proteina Deriva da vitamine

Agisce sulla velocità della reazione trasportatore transitorio di gruppi specifici

invariato alla fine del processo Modificato alla fine del processo, deve essere
ritrasformato nella forma originale (se voglio rifare la
reazione devo portarlo allo forma originale)

Gli enzimi possiedono un SITO


ATTIVO che comprende un sito di
legame, cioè la regione dell’enzima
che interagisce con alta specificità
con la/le molecole (substrato) e il
sito catalitico vero e proprio.
L’enzima prende contatti con il
substrato formando legami deboli
come interazioni elettrostatiche o
legami ad idrogeno.

ISOENZIMI
Sono enzimi che catalizzano la stessa reazione, ma differiscono per localizzazione tissutale (o subcellulare) o
per proprietà cinetiche o di regolazione.
Es. lattato deidrogenasi (LDH) catalizza una reazione reversibile di ossidoriduzione. E’ formata da 4 subunità, le
subunità possono essere di tipo M o H: Muscolo scheletrico Miocardio M H

Posso avere 5 isoenzimi:

CLASSIFICAZIONE DEGLI ENZIMI


Classificazione sistematica con sigla E.C. (Enzyme Commission) seguita da un numero a 4 cifre.
Esistono 6 classi principali in base alla reazione che l’enzima catalizza.
CLASSI AZIONE

1. OSSIDOREDUTTASI Catalizzano reazioni di ossidoriduzione

2. TRANSFERASI Catalizzano il trasferimento di un gruppo funzionale


da una molecola ad un’altra

3. IDROLASI Catalizzano reazioni in cui vengono rotti legami


covalenti per introduzione di una molecola di acqua
(idrolisi)

4. LIASI Catalizzano reazioni di rottura non idrolitica di


legami, formazione di doppi legami, ecc.

5. ISOMERASI Catalizzano riorganizzazioni intramolecolari

6. LIGASI Catalizzano la formazione di legami covalenti


associata all’idrolisi di ATP

La reazione avviene se A e B hanno un’energia sufficiente


a superare la barriera dell’energia di attivazione.
Energia di attivazione: energia che le molecole devono
raggiungere /accumulare per trasformarsi. E’ la
differenza tra l’energia libera allo stato di transizione e
l’energia libera delle molecole reagenti.
- Serve anche per orientare dei gruppi in modo
che interagiscono meglio, orientare meglio la molecola in
modo da facilitare i processi di interazione.

Gli enzimi rendono più veloce una reazione


abbassando l’energia di attivazione.

Principali fattori che influenzano la velocita’ delle


reazioni enzimatiche
- concentrazione dell’enzima
- concentrazione del substrato
- pH
- temperatura

1. Effetto della concentrazione dell’enzima


Per una determinata concentrazione di substrato la V0
(velocità iniziale) è proporzionale alla concentrazione dell’enzima.

2. Effetto della [S] (concentrazione) sulla V0 di una reazione


catalizzata da un enzima
E + S ← → ES ← → E + P 1 solo substrato
Equazione di Michaelis-Menten:

(parametri cinetici vmax velocità massima, velocità che ho quando l’enzima è


completamente legato al substrato condizioni di saturazione, la KM è una
concentrazione di substrato alla quale la velocità max è la metà Vmax/2 nel grafico)

La Vmax (velocità massima) è la quantità di substrato che una quantità fissa di enzima è in grado di
trasformare nell’unità di tempo. Dipende solamente dalla concentrazione dell’enzima.
La Km (costante di Michaelis-Menten) è la quantità di substrato necessaria per raggiungere la velocità
semimassimale. La Km indica l’affinità di un enzima nei confronti di un substrato: minore è il valore di Km
maggiore è l’affinità.

3. Effetto del pH

4. Effetto della temperatura

INIBIZIONE ENZIMATICA
Gli enzimi possono essere inibiti da composti capaci di combinarsi con la molecola enzimatica in modo
reversibile o irreversibile.
Nell’inibizione irreversibile l’inibitore si lega covalentemente al sito attivo o distrugge un gruppo funzionale
necessario per l’attività catalitica dell’enzima.
Nell’inibizione reversibile l’inibitore si lega attraverso legami deboli all’enzima e può essere rimosso.
Ne vediamo 2 esempi:
1. Inibizione competitiva →
Si verifica quando un enzima viene in
contatto con un composto simile al
substrato, capace di legarsi al sito
catalitico, ma che non può essere
trasformato dall’enzima.
2. Inibizione non competitiva ←
In questo caso l’inibitore non si lega al sito catalitico dell’enzima impedendo la
formazione del prodotto.
Processo metabolico:
di solito è sempre presente almeno un enzima di regolazione, cioè un enzima che può essere regolato:

REGOLAZIONE DEGLI ENZIMI


La regolazione può avvenire con meccanismi differenti:
● Induzione/repressione genica della biosintesi dell’enzima
● Regolazione allosterica
● Modificazione covalente della molecola enzimatica
● Associazione/dissociazione di monomeri

INDUZIONE/REPRESSIONE GENICA DELLA BIOSINTESI DELL’ENZIMA


Posso variare il numero di molecole di enzima presenti in cellula
Inoltre esistono enzimi:
● costitutivi (sempre presenti nelle cellule).
● induttivi/adattativi (vengono prodotti solo quando servono, ad esempio in risposta a un determinato
stimolo).

REGOLAZIONE ALLOSTERICA
Gli enzimi allosterici sono enzimi formati da più subunità e presentano oltre alsito catalitico un sito regolatore o
allosterico. Al sito regolatore può legarsi un composto che modula l’attività enzimatica,chiamato effettore
allosterico.

Gli effettori allosterici possono essere:


● positivi aumentano la velocità di trasformazione, aumentando
l'interazione enzima-substrato;
● negativi diminuiscono la velocità di trasformazione, diminuendo
l'interazione enzima-substrato

L’enzima allosterico interagisce con l’effettore positivo, il sito catalitico si


modifica e aumenta l’affinità per il substrato.
L’enzima allosterico interagisce con l’effettore negativo, che fa variare il sito
catalitico diminuendo l’affinità per il substrato.

MODIFICAZIONE COVALENTE DELLA MOLECOLA ENZIMATICA Si può modificare


l’attività di un enzima mediante l’attacco o il distacco di un raggruppamento
chimico a/da uno o più residui di aminoacidi presenti dell'enzima. Un esempio è il processo di fosforilazione e
defosforilazione: un fosfato inorganico (P) viene attaccato a /staccato da un aminoacido che fa parte
dell'enzima.

Si tratta di un processo reversibile


Un caso particolare riguarda enzimi prodotti come precursori inattivi (proenzima o zimogeno):
proenzima o zimogeno → enzima
L’attivazione comporta il distacco idrolitico di un frammento peptidico, non è reversibile. Esempi: enzimi
digestivi; enzimi della coagulazione del sangue.

ASSOCIAZIONE/DISSOCIAZIONE DI MONOMERI
L’enzima è costituito da più monomeri (oligomerico) e può esistere in
due forme:
● dissociata inattiva
● associata attiva

METABOLISMO:
Il metabolismo è la somma di tutte le trasformazioni chimiche
che avvengono in una cellula o in un organismo.
● CATABOLISMO: comprende le reazioni di demolizione
di substrati con produzione di energia
● ANABOLISMO: comprende le reazioni che permettono
di sintetizzare molecole complesse partendo da
precursori semplici, utilizzando energia.
Le reazioni cataboliche sono accoppiate a quelle anaboliche.

ATP (adenosina trifosfato)


E’ considerata la moneta energetica delle cellule. E’ un composto
ad alta energia

COMPOSTI AD ALTA ENERGIA


Si tratta di composti che hanno un’energia libera di idrolisi molto elevata,
nella molecola sono presenti legami ad alta energia, cioè legami che
quando vengono rotti danno luogo ad una liberazione di almeno 7,5
Kcal/mole (30,5 KJ/mole).
Tra i legami a più alta energia ci sono:
● I legami covalenti che si instaurano per reazione tra due residui
acidi detti legami anidridici.
● I legami covalenti, che si instaurano tra un gruppo tiolico (SH) e un
gruppo acido detti legami tioesteri.

SINTESI DI ATP:
I meccanismi che le cellule hanno a dIsposizione per sintetizzare l’ATP sono 2:
● FOSFORILAZIONE A LIVELLO DI SUBSTRATO
● FOSFORILAZIONE OSSIDATIVA

FOSFORILAZIONE A LIVELLO SUBSTRATO:


Sfrutta l’accoppiamento tra la reazione di sintesi dell’ATP (endoergonica) e
una reazione fortemente esoergonica (che libera energia) rappresentata
dalla rottura di un legame ad alta energia presente in un substrato.
FOSFORILAZIONE OSSIDATIVA:
Il processo di fosforilazione ossidativa è un processo mitocondriale in cui l’ossidazione dei coenzimi ridotti
sulla catena respiratoria viene accoppiata con il processo di fosforilazione dell’ADP in ATP.
La riossidazione dei coenzimi ridotti avviene grazie alla catena di trasporto degli elettroni o catena
respiratoria.
I processi di ossidazione dei substrati a livello cellulare avvengono per deidrogenazione e producono coenzimi
in forma ridotta (NADH+H+;FADH2 ).

NAD+/NADH+H+ (Nicotinamide Adenin Dinucleotide)


Coenzima di ossidoreduttasi (deidrogenasi). Accetta/cede un
protone e 2elettroni da/a substrati.

FAD/FADH2 (Flavin Adenina Dinucleotide)


Coenzima di ossidoreduttasi (deidrogenasi). Trasferisce due
protoni e 2 elettroni da/a substrati

Anche per la fosforilazione ossidativa ho due processi accoppiati:


1. Riossidazione sulla catena respiratoria dei coenzimi, rilascia energia (processo esoergonico)
2. Processo di sintesi ATP, assorbe energia (processo endoergonico)

CATENA DI TRASPORTO DEGLI ELETTRONI O CATENA


RESPIRATORIA
E’ composta da 4 complessi proteici che agiscono come
trasportatori di H+ e di elettroni. Inoltre sono coinvolti il
coenzima Q o ubichinone (un chinone liposolubile) e il
citocromo C (una proteina associata alla superficie
esterna dell MMI).
I complessi I, III e IV sono pompe protoniche: portano H+ dalla matrice allo spazio intermembrana.

L’accettore finale degli elettroni è l’ossigeno che viene


ridotto ad H2O (servono 4- per mole di O2 ):

1 + −
2
𝑂2 + 2𝐻 + 2𝑒 → 𝐻2𝑂
Poichè la MMI è impermeabile ai protoni si crea
un gradiente protonico che genera un potenziale
elettrochimico. I protoni sotto la spinta del
gradiente elettrochimico tendono a fluire verso la
matrice. Gli H+ possono entrare nella matrice
solo in corrispondenza del complesso enzimatico
dell’ATP-sintasi.

Q= molecola lipofila(?) può viaggiare nello spazio fosfolipidico


Nel complesso II non ho un trasferimento di elettroni H+ all’esterno.
citocromo C, si riduce e trasferisce gli elettroni nel complesso IV
Nel complesso IV avvengono alcuni trasporti fino a che gli elettroni vengono trasferiti all'ossigeno, che viene
ridotto ad acqua.
Nello spazio intermembrana si crea un gradiente di concentrazione di ioni H+ che si accumulano, non potendo
tornare all’interno della cellula. Un lato della membrana diventa più positivo, perché presenti ioni H+ (ovvero
cariche positive)e l’altro più negativo.

L’ingresso degli H+ avviene a favore di gradiente e quindi è in grado di liberare energia (forza motrice protonica)
che serve all’ATP sintasi per formare ATP (teoria chemiosmotica).
Quando una molecola di NADH+H+ viene riossidata a NAD+ si ha una liberazione di energia che permetti di
formare 3 ATP /2.5 ATP).

Gli agenti disaccoppianti provocano il disaccoppiamento


della fosforilazione dell’ADP dal trasporto degli elettroni,
l’energia viene dissipata sotto forma di colore. Un
disaccoppiante endogeno è la termogenina o proteina
disaccoppiante 1 (UCP1) che si trova nel tessuto adiposo
bruno.

IL METABOLISMO DEI GLUCIDI


La disponibilità di glucosio è essenziale per il corretto funzionamento di alcuni tessuti come il sistema nervoso,
la midollare del surrene e gli eritrociti, che utilizzano il glucosio come fonte energetica principale o esclusiva.
Inoltre i carboidrati sono necessari per il catabolismo dei lipidi.

Digestione dei glucidi


La digestione avviene in due fasi:
1. Cavità orale: ptialina o alfa amilasi salivare viene prodotta
nelle ghiandole salivari e scinde i legami glicosidici alfa 1 a 4 non
terminali; è un’azione molto veloce e produce destrine, maltosio ecc.

Nello stomaco non avviene alcuna operazione


2. Intestino tenue:
Nell’intestino vi è una basificazione del bolo attraverso il bicarbonato e
acqua e vi sono due fasi di digestione dei glucidi:
- Intraluminale = vi è l’azione di una alfa amilasi pancreatica che
scinde i legami glicosidici alfa 1 a 4, produce maltosio, maltotriosio e
destrine limite
- Membrana enterociti = vi sono degli enzimi idroliti ovvero disaccaridasi e oligosaccaridasi (lattasi,
saccarasi, maltasi e isomaltasi) che permettono la separazione dei saccaridi in monosaccaridi
(glucosio, galattosio e fruttosio).
-
A questo punto c’è l’assorbimento dei monosaccaridi.

La pompa Na+ K+ permette la


presenza di tanto sodio fuori dalla
cellula e tanto potassio all’interno.

SGLT1 = Trasportatore
Na+-glucosio (e galattosio) per
simporto (trasporto attivo
secondario dove non si utilizza
direttamente ATP ma si utilizza l’energia del trasporto attivo primario della pompa Na+ K)
GLUT2 = Trasportatore del glucosio (trasporta anche galattosio e fruttosio) (trasporto facilitato attraverso
pompe proteiche che avviene comunque in maniera passiva)
GLUT5 = Trasportatore del fruttosio (trasporto facilitato)

Dopo un pasto ricco di carboidrati aumenta la glicemia cioè la concentrazione


di glucosio nel sangue.
Lontano dei pasti è tra gli 80-100 mg/100 ml di sangue mentre dopo un pasto
nel giro di 40-60 minuti i valori passano a circa 120-140 mg/100 ml.
La regolazione della glicemia è legata a 2 ormoni: L’insulina e il glucagone.

Insulina
L’insulina è un ormone di natura proteica sintetizzato nel pancreas delle cellule beta delle isole di Langerhans.
L’insulina viene liberata quando la glicemia aumenta, ha il compito di riportarla al valore normale, è un ormone
ipoglicemizzante ovvero favorisce l’utilizzo di glucosio abbassando la glicemia.
La funzione principale dell’insulina è stimolare le sintesi cioè la fase anabolica del metabolismo a livello di
metabolismo glucidico, lipidico e proteico.

Glucagone
Il glucagone è un polipeptide di 29 amminoacidi sintetizzato dalle cellule alfa delle isole di Langerhans del
pancreas, viene secreto in risposta ad ipoglicemia.
Il glucagone agisce quando la glicemia si abbassa, riportandola al valore natura, è un ormone iperglicemizzante
ovvero alza la glicemia.
La sua attività è quella di stimolare la fase catabolica del metabolismo andando a rompere le molecole di
glicogeno nel fegato, che è il principale organo bersaglio, e nel tessuto adiposo.
L’ingresso del glucosio nella cellula
Servono trasportatori specifici denominati GLUT.

Nelle cellule muscolari e negli adipociti il glucosio può entrare soltanto se è presente in circolo insulina.

Quando mangiamo ed inizia la digestione alcuni gruppi fosfato si


attaccano al GLUT4 richiamando l’insulina alla quale si lega.
Le molecole all’interno della cellula muscolare si spostano verso la
membrana per permettere il passaggio di glucosio all’interno della
cellula e far si che avvenga una dispersione del glucosio all’interno
della cellula muscolare (stesso procedimento nel tessuto adiposo)
ed evitare una alta % di glucosio nel sangue.

Il glucosio entrato nelle cellule viene fosforilato a glucosio 6-fosfato:


L’esochinasi porta via un fosfato dall’ATP
per permettere la trasformazione del
glucosio (irreversibile).
L’aggiunta del fosfato al glucosio ha 2
effetti:
- Impedisce al glucosio di uscire
dalla cellula
- Produce la forma metabolica del glucosio utilizzata dalle cellule

Nel fegato la reazione può essere catalizzata


anche dalla glucochinasi.

Importante che vedremo sono la formazione del glicogeno e


del piruvato mentre l’ossidazione non la vedremo.
La glicolisi
Per glicolisi si intende il processo di degradazione del glucosio a piruvato: trasforma 1 mole di glucosio in 2 moli
di piruvato.
È un processo che avviene nel citoplasma e può realizzarsi sia in condizioni aerobiche che non.
Lo scopo principale della glicolisi è produrre energia ovvero ATP.
L’energia liberata dal processo è sufficiente a produrre 2 ATP (resa stechiometria o resa netta) attraverso il
meccanismo di fosforilazione a livello del substrato. Vengono prodotte anche 2 molecole di NADH+H+.

Nella prima fase a sinistra si consuma


ATP attraverso un investimento
energetico mentre successivamente
nella seconda fase a sinistra (quando
rompo la molecola in 2) si ha la vera
produzione di ATP.
Il due dopo i nomi significa che sono
due le molecole quindi il risultato è il
doppio di quello scritto.

Fase di investimento energetico


Le due reazioni importanti da sapere sono quando avviene il consumo di energia:
- Da glucosio a glucosio 6-p attraverso l’enzima esochinasi (irreversibile)
- Da fruttosio 6-p a fruttosio 1,6-p attraverso l’enzima PFK1 (fosfofruttochinasi) = è il principale enzima
di regolazione di tutta la via metabolica.
(Da sapere queste due reazione e i due nomi degli enzimi)

Tra la fase di investimento e quella di produzione energetica vi è la produzione di diidrossiacetonefosfato e


gliceraldeide 3-p che fa da intermediario tra le due fasi.

Fase di produzione energetica


Nella fase di produzione energetica ci sono 2 importanti reazioni di fosforilazione da sapere:
- Prima reazione di fosforilazione = Prima dell’inizio della prima fosforilazione l’1,3 bisfosfoglicerato
(prodotto precedente nella fase di investimento) viene ossidato grazie all’aggiunta di un fosfato ad
alta energia (legame fosfoanidridico) in gliceraldeide 3-p.

A questo punto inizia la fosforilazione a livello del


substrato.
Il legame ad alta energia creato precedentemente viene
rotto, per utilizzare l’energia liberata per aggiungere un
fosfato all’ADP producendo una molecola di ATP (*2).
Questa fase viene facilitata dalla fosfoglicerato chinasi
che porta i gruppi fosfato necessari per la formazione dell’ATP. È una reazione reversibile.

- Seconda reazione di fosforilazione a livello del substrato = Come prima inizialmente avviene la
formazione di un composto ad alta energia, in questo caso il fosfoenolpiruvato (PEP).
Una volta formato inizia l’ultima reazione della glicolisi grazie all’enzima piruvato chinasi, che rompe il legame
ad alta energia da usare per aggiungere un gruppo fosfato alla molecola di ADP. Questa reazione non è
reversibile.

La resa della glicolisi:


Per ogni molecola di glucosio metabolizzata nella glicolisi ho:
- Spesa di 2 ATP (reazione esochinasi e PFK1)
- Produzione 4 ATP (reazione fosfoglicerato chinasi e piruvato chinasi
Il netto è di 2 ATP per ogni glucosio metabolizzato.

Regolazione della glicolisi


La regolazione principale del flusso (velocità) della glicolisi avviene attraverso l’enzima allosterico PFK1.
L’attività dell’enzima viene inibita da ATP (elevate
concentrazioni), citrato e ioni H+, mentre viene attivata da
AMP, ADP, Pi e fruttosio 2,6 bisfosfato.
I primi riducono la velocità di produzione di ATP poiché
interagiscono con una subunità dell’enzima andando a regolare
la velocità della produzione di energia.
I secondi invece, aumentano la velocità di produzione di
energia; (AMP e Pi sono quelli che lo stimolano maggiormente
perché non presentano alcun tipo di energia).

Destino del piruvato


Il piruvato va incontro a due differenti attività:
1. Situazione anaerobica
Avviene in cellule
prive di mitocondri,
nelle fibre muscolari
bianche durante
un’attività anaerobica
o quando si è in
carenza di ossigeno; in questo caso si compie la glicolisi anaerobica: il
piruvato al posto di entrare nei mitocondri va incontro ad una
ossidoriduzione attraverso il lattato deidrogenasi che lo trasforma a lattato.
Questa reazione viene svolta per riossidare il NADH H+ e quindi rifornire di
NAD+ la reazione catalizzata dalla gliceraldeide 3-P deidrogenasi; in caso
contrario la glicolisi si bloccherebbe.
Il metabolismo anaerobico del glucosio produce 2 ATP e 2 molecole di lattato per molecola di glucosio
metabolizzata

2. Situazione aerobica
Il piruvato entra nei mitocondri e subisce una decarbossilazione ossidativa ad Acetil-SCoA, la
riossidazione del NADH+H+ a NAD+ avviene a livello mitocondriale sulla catena respiratoria.
Il NADH+H+ non può passare per la MMI quindi gli equivalenti riducenti associati vengono trasferiti nei
mitocondri grazie a 2 sistemi pendolari o navetta:
- Diidrossiacetonefosfato-glicero-3-fosfato (glicerolfosfato): nel mitocondrio formo FADH2
- Malato-aspartato: nel mitocondrio formo NADH+H+
Non importano i nomi degli enzimi ma basta sapere come vengono trasportati e in che modo.
Decarbossilazione ossidativa del piruvato
Nei mitocondri il piruvato viene rapidamente
trasformato in Acetil-SCoA per azione del
complesso enzimatico della piruvati
deidrogenasi. (è irreversibile)
Il piruvato deidrogenasi è formata da 3 enzimi
e 5 coenzimi ed è inibita da ATP, NADH+H+, AcetilCoA e acidi grassi; al contrario AMP, NAD+ e CoA lo attivano.

In questa fase il piruvato viene decarbossilato,


ossidato e legato a coenzima A; l’AcetilCoA formato è
poi la molecola necessaria per avviare il ciclo di Krebs.

Il ciclo di KREBS
È una via esclusivamente aerobica
che funziona da punto di raccordo
finale per il metabolismo di
glucidi, lipidi e proteine.
Non utilizza direttamente
l’ossigeno, ma ha bisogno del
metabolismo ossidativo
mitocondriale (catena respiratoria)
per la riossidazione dei coenzimi
ridotti.
Il ciclo di Krebs:
- Si svolge nella matrice
mitocondriale
- È un processo anfibolico (via che comprende sia processi anabolici che catabolici) dove prevale il ruolo
catabolico
- 1 mole di ATP per mole di Acetil CoA viene prodotta direttamente dal ciclo di Krebs (via fosforilazione a
livello di substrato)
- La quantità maggiore di ATP viene prodotta attraverso la riossidazione sulla catena respiratoria dei
coenzimi ridotti prodotti in alcune reazioni del ciclo di Krebs.
L'Acetil CoA subisce una decarbossilazione perdendo 2 molecole di CO2 portando la formazione di 3 NADH+H+
e 1 FADH2. Queste 4 molecole vanno incontro alla catena respiratoria formando l’ATP.

Sono 8 reazioni (non obbl. saperle).


Ad ogni ciclo vengono prodotte:
- 2 molecole di C02
- 3 molecole di NADH+H+
- 1 molecola di FADH2
- 1 molecola di GTP
Durante la prima macro fase (formate da più piccole) viene ossidato completamente l’acetil coenzima A.
Durante la seconda fase invece si punta alla formazione di ossalacetato in modo da riiniziare il ciclo.

Bilancio energetico
Da una molecola di glucosio si formano 2 acetil coenzima A
- 3 NADH+H+ 3*3 = 9 ATP
- 1 FADH2 1*2 = 2 ATP
- 1 GTP = 1 ATP
TOTALE = 12 ATP prodotti per ogni molecola di acetil coenzima A che viene ossidato nel ciclo di Krebs.

Regolazione del ciclo di Krebs


Disponibilità di intermedi: Le reazioni anaplerotiche o
riempitive permettono di rifornire il ciclo di Krebs dei
metaboliti intermedi.
La più importante riguarda l’ossalacetato che viene
prodotto a partire dal piruvato:

Potenziale energetico ed enzimi:


La regolazione principale è dovuta all’isocitrato deidrogenasi:
è un enzima oligomerico e può esistere in due forme:
- Dissociata (forma inattiva)
- Associata (forma attiva)

Il bilancio energetico per il metabolismo aerobico del glucosio Partendo da una molecola di glucosio:
- Glicolisi = 2 ATP + 2 NADH+H+ = 6/8 ATP (riossidazione NADH+H+ su catena respiratoria)
- Decarbossilazione ossidativa del piruvato = 1 NADH+H+ * 2 = 3 ATP * 2 = 6 ATP
- Ciclo di Krebs e catena respiratoria = (1 ATP + 3 NADH+H+ + 1 FASH2) * 2; 12 ATP * 2 = 24 ATP

TOTALE = 36/38 ATP


Quando si ha tanta energia il ciclo di Krebs viene regolato
dall’enzima ; quando si ha tanto isocitrato si può tornare a
citrato e depositarlo all’infuori del mitocondrio mettendolo
nel citoplasma rompendolo trasformandolo quindi in
AcetilCoA e in ossalacetato. (è importante sapere che
quando l’ATP è in eccesso l’enzima principale che regola il
ciclo di Krebs viene rallentato e quindi non avviene la
formazione di isocitrato come sopra descritto.
Quando si ha tanto Acetil coA il corpo lo utilizza per le
sintesi di acidi grassi e colesterolo (perché ho introdotto
molecole energetiche in eccesso che non servono per la
produzione di energia che per non essere buttate vengono usate in questo modo).

IL METABOLISMO DEL GLICOGENO


I depositi (Non si può accumulare tanto glicogeno) fisiologicamente più significativi sono presenti in:
- Fegato (circa 70 – 120 g) = è a disposizione di tutto l’organismo
- Muscoli scheletrici (circa 200 – 350 g) = è a disposizione solo del muscolo

Il glicogeno viene sintetizzato dopo il pasto e avviene nel citoplasma per aggiunta di molecole di glucosio
(allungamento) su una molecola di glicogeno già presente nel fegato e nel muscolo detta “glicogeno primer”. Il
glucosio per essere aggiunto deve esser sotto forma di UDPG (UDP-glucosio).
L’enzima principale = glicogeno sintasi
Non è importante sapere gli enzimi che
fanno parte di questa reazione.
Il processo prevede che al glucosio 6p
avvenga una reazione che lo trasformi
in glucosio 1p; una volta a questo
punto bisogna attivare il glucosio
trasformandolo in UDPG; si prende un
UTP (ATP dove non c’è l’adenina ma
l’uracile) ovvero 3 fosfati +
ribosio-uracile al quale viene rotto un
legame ad alta energia in modo da
poter attaccare p+uracile al glucosio 1p
e permettere la formazione di UDPG.
I due fosfati vengono anch’essi divisi in
modo da creare molta energia e
spostare la reazione per la creazione di questa molecola.
Il glucosio UDP viene quindi attivato ed attaccato al glicogeno primer grazie alla glicogeno sintasi (importante
questo enzima).
Una volta che formata una catena di 8-10 unità la glicogeno sintasi si
blocca ed interviene l’enzima denominato enzima ramificante (questo
stacca la porzioni di 4-5 di glucosio e le sposta in una differente posizione
permettendo le ramificazioni tipiche del glicogeno.
La quantità di glicogeno che si può formare ha un limite poiché quando la
molecola ha raggiunto un certa dimensione i due enzimi non sono più in
grado di agire e si staccano dl glicogeno.
Per la sintesi serve ATM: 1 molecola di ATP per molecola di glucosio-6-P aggiunta al glicogeno oppure 2
molecole di ATP per molecola di glucosio aggiunta al glicogeno

La regolazione della sintesi di glicogeno


La regolazione è sulla glicogeno sintasi; la regolazione principale è per
modificazione covalente (si attacca e stacca un fosfato dall’enzima):
- La forma attiva è de-fosforilata (senza fosfati)
- La forma inattiva è fosforilata (con fosfati)

È un processo reversibile regolato da due ormoni che permettono il funzionamento o il non funzionamento
dell’enzima: l’insulina che attiva l’enzima (viene rilasciata nel momento in cui c’è troppo glucosio nel sangue e
quindi è favorevole la sintesi di glicogeno) e il glucagone e l’adrenalina (midollare ghiandole surrenali)
inattivano l’enzima.

La demolizione del glicogeno


Il glicogeno viene demolito (glicogenolisi) principalmente nelle situazioni di ipoglicemia ma anche quando nel
muscolo viene svolta la contrazione muscolare. L’enzima principale è il glicogeno fosforilasi.
Avviene nel citoplasma, la glicogeno fosforilasi rompe il legame alfa 1,4 glucosidico attraverso l’introduzione di
una molecola di fosfato inorganico; questo meccanismo si chiama fosforolisi.
Il processo non richiede ATP e quindi avviene senza dispendio di energia e richiederà anche l’intervento
dell’enzima deramificante.

Questo processo avviene sia nei muscoli che nel fegato dove però si
può fare un ulteriore procedimento: si utilizza un enzima detto
glucosio – 6P – fosfatasi che rompe il legame dal glucosio ai fosfati,
permettendo la creazione di un glucosio libero che entra nel sangue e
regola la glicemia.

L’enzima deramificante = è fondamentale perché senza, la


glicogeno fosforilasi arriverebbe solo a togliere glucosio dalle
catene lineari e una volta in prossimità delle ramificazioni (quarto
glucosio prima del ramo) non sarebbe in grado di continuare il suo
lavoro. L’enzima rompe il legame precedente alla ramificazione alfa
1,4 e trasferisce i 3 glucosio tranne quello adiacente alla
ramificazione in un altro sito del glicogeno dove l’enzima glicogeno
fosforilasi può prenderli.
Una volta fatto questo, va a staccare il glucosio sul punto di
ramificazione rendendolo un glucosio libero.
(solo il 15% del glucosio prodotto dalla glicogenolisi è glucosio
libero mentre il resto si trova sotto forma di glucosio – 1P).

La regolazione della glicogenolisi


La regolazione è sulla glicogeno fosforilasi. La regolazione principale è per modificazione covalente:
- La forma attiva è fosforilata
- La forma inattiva è de-fosforilata
Anche in questo caso la regolazione avviene grazie agli ormoni:
l’insulina inattiva l’enzima mentre il glucagone e l’adrenalina
attivano l’enzima.

La gluconeogenesi
È il processo di sintesi di glucosio da precursori non glucidici; avviene prevalentemente nel fegato in piccola
parte nella zona corticale nel rene.
I composti utilizzati sono principalmente gli amminoacidi glucogenici e poi il piruvato, il lattato, il glicerolo e
intermedi del ciclo di Krebs. Importante ricordare che non è possibile utilizzare l’acetil-CoA perché la reazione
della piruvato deidrogenasi è irreversibile.
Questa sintesi utilizza 7 delle 10 reazioni della glicolisi fatte avvenire nella direzione opposta; 3 reazioni della
glicolisi sono irreversibili (vengono sostituite da reazioni catalizzate da altri enzimi) e sono:
- Glucosio + ATP = glucosio 6P + ADP
- Fruttosio-6P + ATP = fruttosio 1,6, bisfosfato + ADP
- Fosfoenolpiruvato + ADP = piruvato + ATP
L’energia necessaria proviene dalla demolizione epatica degli acidi grassi: per produrre una molecola di
glucosio da due di piruvato vengono consumati 6 ATP.
Glucagone e cortisolo, stimolano la gluconeogenesi mentre l’insulina ha effetto inibitorio.
Funzione:
1. Rifornire l’organismo di glucosio durante il digiuno
2. Rifornire il muscolo di glucosio durante l’attività prolungata
3. Meccanismo di recupero del lattato prodotto dal muscolo scheletrico (ciclo di Cori)

Ciclo di cori

Il glucosio viene usato nel muscolo e si trasforma in lattato, il


lattato prodotto viene trasformato grazie alla gluconeogenesi in
glucosio (serve ATP); il glucosio vene poi messo nel sangue e in
caso di carenza nel muscolo scheletrico che durante la sua
attività lo utilizzerà.

Amminoacidi Glucogenici = sono amminoacidi dai quali si può


ricavare glucosio con procedimento sopra descritto; sono: glicina,
glutammato, glutammina e alanina.
Amminoacidi Chetogenici = sono amminoacidi dai quali si possono ricavare corpi chetonici; sono: lisina e
leucina.

IL METABOLISMO DEI LIPIDI


La digestione dei lipidi
Inizia nella bocca e nello stomaco attraverso la produzione di lipasi salivare e
lipasi gastrica (soprattutto nei bambini mentre negli adulti sono pochi e hanno
un ruolo minore).
L’attività principale avviene principalmente nell’intestino tenue: intraluminale
ed enzimi pancreatici.
1. Formazione di un’emulsione e sua stabilizzazione ad opera dei Sali biliari
L’emulsione svolta dai movimenti intestinali non è
stabilizzata ed è qui che entrano in gioco i Sali biliari:
la bile e i Sali biliari al suo interno permettono un’emulsione
lipidica stabile legandosi alle pareti delle goccioline
mantenendole separate.

2. Azione degli enzimi digestivi pancreatici


Gli ormoni gastro-enterici stimolano il rilascio del succo pancreatico che contiene: lipasi pancreatica,
colipasi, colesterolo esterasi e fosfolipasi A2 (Importanti e da studiare i primi 2).

La colipasi
È un piccolo peptide che attiva e aiuta la lipasi pancreatica, inoltre si fissa sulla superficie delle goccioline e fa
da ancora per la lipasi pancreatica.

Ha un’azione specifica sui trigliceridi:


rompe per idrolisi il legame tra il
glicerolo e l’acido grasso (1 e 3).
3. Il passaggio dei prodotti della
digestione dalle micelle alla mucosa
intestinale è un processo passivo, per
diffusione semplice.
All’interno della cellula enterica, i
monogliceridi e gli acidi grassi vengono
sintetizzati in nuovi trigliceridi.
4. Formazione dei chilomicroni e rilascio nel circolo linfatico
I trigliceridi si associano con i fosfolipidi e il colesterolo (anche loro di origine alimentare) e con particolari
proteine dette “apolipoproteine” per dare origine ai chilomicroni (lipoproteina plasmatica), che vengono
riversati nella linfa e poi immessi nel circolo sanguigno a livello della vena succlavia.
Trasporto nel sangue
I lipidi vengono trasportati nel sangue tramite le lipoproteine plasmatiche come i chilomicroni: sono degli
aggregati micellari costituiti da specifiche proteine (apolipoproteine) e da combinazioni diverse di lipidi
(fosfolipidi, trigliceridi, esteri del colesterolo e colesterolo).
A apolipoproteine hanno funzione:
- Strutturale
- Di cofattori enzimatici
- Di fattori di riconoscimento per i recettori delle lipoproteine presenti sulle cellule

Le lipoproteine sono suddivisibili in 4 classi principali che differiscono tra loro


per densità, composizione e funzione.
- Chilomicroni (da chilomicroni a HDL aumenta la densità)
- VLDL
- LDL
- HDL
Percentuali di lipidi e proteine non
importano.
Lipolisi
È il processo di demolizione dei
trigliceridi di deposito nel momento in
cui si ha bisogno di molecole per la
produzione di energia (La componente
energia dei trigliceridi sono gli acidi
grassi).
La lipasi ormone-sensibile inattiva viene
attivata grazie al glucagone o
all’adrenalina e si va incontro alla
demolizione del trigliceride in un
monogliceride (MG) e due acidi grassi
liberi (FFA).
A questo punto entra in gioco il monogliceride lipasi che rompe il
monogliceride in glicerolo e un acido grasso; gli acidi grassi
entrano nel sangue e si attaccano all’albumina in modo da non
disperdersi nel sangue ed entrano nei muscoli scheletrici nel
miocardio e nel fegato.
Il glicerolo rimasto libero entra nel fegato e viene demolito.

Il catabolismo degli acidi grassi (avviene in 4 fasi)


Hanno bisogno di ossigeno e vanno incontro a diversi passaggi:

1. Attivazione degli acidi grassi


Per essere metabolicamente attivi gli acidi grassi devono essere attivati ad acil-CoA (differente dall’acetil-CoA):
per ogni acido grasso attivato in acil-CoA vengono utilizzati due ATP.

2. Trasporto degli acili nei mitocondri


Utilizza il cotrasportatore acil-carnitina/carnitina (la
carnitina è un derivato aminoacido,, da lisina e
metionina)
Dal citoplasma abbiamo acil-CoA e carnitina che
grazie alla carnitina acil-transferasi 1 rompe il legame
dell’acil-CoA che l’acil si unisce alla carnitina che entra
nel mitocondrio; per poter avvenire viene effettuato
uno scambio quindi, entra acil-carnitina ed esce
carnitina.
Una volta all’interno acil si ritrasferisce grazie alla carnitina acil-transferasi 2 sul CoA ricreando l’acil-CoA che si
trova all’interno della matrice mitocondriale (costo zero di energia).
3. Beta-ossidazione degli acidi grassi
Avviene nella matrice mitocondriale ed è un processo che si può svolgere solo in presenza di ossigeno.
Consiste nel graduale distacco ossidativo di frammenti a 2
atomi di C sotto forma di acetil-CoA.
In questa fase viene preso il secondo C e in 4 reazioni si va
incontro alla rottura del legame distaccandolo e questo
processo può andare avanti fin quando è presente C beta.

Non sono importanti i passaggi nel dettaglio.


Se parto da una molecola con 12 atomi di carbonio
avrò 6 molecole di acetil-CoA (Non si forma ATP).

4. Ciclo di Krebs
In ogni sequenza di 4 reazioni vengono prodotti 1
FADH2 e 1 NADH+H+, questi vengono riossidati sulla catena respiratoria con produzione di 5 molecole di ATP.
Per demolire completamente un acido grasso a n atomi di carbonio servono (n/2)-1 sequenze delle 4 reazioni.
Va considerata la spesa per attivare l’acido grasso che considero pari a 2 molecole di ATP.
Il catabolismo degli acidi grassi è attivo quando ho bisogno di energia, al contrario valori elevati del rapporto
NADH+H+/NAD+ e livelli elevati di acetilCoA riducono l’attività di alcuni enzimi del processo di b-ossidazione.

I corpi chetonici
I corpi chetonici sono:
la chetogenesi si svolge solo nel fegato e avviene nei
mitocondri ed è la via sintetica che porta alla formazione
dei corpi chetonici a partire dall’acetil-CoA.

Questo processo diventa intenso in due condizioni:


- Limitata disponibilità di glucosio (digiuno)
- Compromessa utilizzazione metabolica del glucosio (diabete mellito)
In queste situazioni nel fegato la velocità di produzione dell’acetil-CoA nella beta-ossidoriduzione supera quella
di ossidazione nel ciclo di Krebs (bassi livelli di ossalacetato).

Sintesi dei corpi chetonici

L’utilizzo dei corpi chetonici avviene nei tessuti extraepatici (mai nel fegato) e si svolge nei mitocondri e
vengono utilizzati dai tessuti muscolari (scheletrico e cardiaco) e dal cervello.
La disponibilità di ATP e un’alimentazione ricca di glucidi favoriscono la sintesi di acidi grassi, trigliceridi,
fosfolipidi e colesterolo.
Sintesi degli acidi grassi – lipogenesi
Il processo è più attivo nel tessuto adiposo, nel fegato, nell’intestino e nella ghiandola mammaria, utilizza
acetil-CoA citoplasmatico e si svolge nel citoplasma
È un processo distinto e indipendente dalla beta-ossidoriduzione (I glucidi rappresentano i precursori
quantitativamente più rilevanti):
Negli animali NON è POSSIBILE CONVERTIRE ACETIL-COA IN PIRUVATO, quindi dai lipidi non è possibile fare
zuccheri.
La sintesi è catalizzata dal complesso enzimatico dell'acido
grasso sintasi e consiste nella condensazione sequenziale di
molecole di acetil-CoA fino ad una molecola di acido grasso
a 16 atomi di C (acido palmitico).
Sono necessarie 8 molecole di acetil-CoA ma solo una
interviene come tale, le altre (7) intervengono sotto forma
di malonil-CoA in modo da rendere il processo termodinamicamente favorevole.

La reazione complessiva è:
Gli acidi grassi a catena più lunga si ottengono a livello del reticolo
endoplasmatico per azione di un sistema di allungamento degli
acidi grassi a partire da acido palmitico.

La formazione di acidi grassi insaturi avviene per azione di


desaturasi presenti nel reticolo endoplasmatico liscio.

Regolazione della sintesi di acidi grassi


La regolazione avviene sull’enzima acetil-CoA carbossilasi. Viene
regolato per modificazione covalente (l’enzima è attivo in forma
defosforilata), glucagone e adrenalina inattivano l’enzima, mentre
l’insulina attiva l’enzima. Inoltre viene regolato con il meccanismo di
associazione-dissociazione di monomeri.

DIGESTIONE DELLE PROTEINE


Gli enzimi coinvolti si chiamano peptidasi (o proteasi):
● endopeptidasi
● esopeptidasi
Sono tutte secrete come precursori inattivi (zimogeni)e poi attivate per distacco di alcuni aa.
STOMACO: HCl, pepsina (zimogeno: pepsinogeno)
INTESTINO TENUE:
● Intraluminale → enzimi pancreatici: tripsina,chimotripsina, carbossipeptidasi
● Membrana enterociti → aminopeptidasi e dipeptidasi

ASSORBIMENTO
Gli aa entrano nelle cellule intestinali attraverso un trasporto attivo secondario: un simporto (cotrasporto)
aa/Na+. Gli aa finiscono nel sangue (vena porta) grazie ad un trasporto facilitato e vengono distribuiti ai tessuti.
A livello intestinale possono essere assorbiti anche piccoli peptidi (di- tripeptidi)

Nell’organismo non esiste una forma di deposito per gli


amminoacidi. La funzione primaria degli aa è il loro utilizzo
per la sintesi proteica
CATABOLISMO DEGLI AMMINOACIDI:
Il primo processo catabolico a carico degli amminoacidi prevede il distacco del gruppo NH2.
La cellula ha a disposizione due meccanismi:

- TRANSAMINAZIONE:
Processo in cui il gruppo amminico di un
amminoacido (aa) viene trasferito sul carbonio di
una-chetoacido: l’aa si trasforma
nell’a-chetoacido corrispondente, mentre
l’a-chetoacido nell'aa corrispondente.

E’ catalizzato dalle transaminasi o aminotransferasi (coenzima PLP piridossalfosfato).


Gli a-chetoacidi più utilizzati sono: a-chetoglutarato, piruvato e ossalacetato
Le reazioni di transaminazione hanno 2 compiti essenziali:
● Promuovere l’interconversione degli aa.
● Indirizzare l’eccesso di aa verso il loro utilizzo a scopo energetico

- DEAMINAZIONE OSSIDATIVA:
La deaminazione ossidativa è catalizzata dalla glutammato
deidrogenasi. La reazione si svolge quasi esclusivamente nei
mitocondri, è reversibile e rappresenta la principale reazione di
formazione di NH3 nell’organismo.

Destino metabolico dell’NH3


Nell’uomo l’azoto amminico viene eliminato sotto forma di urea (una piccola quota di NH3
viene eliminata anche come ione ammonio NH4+ nelle urine).
Il processo metabolico che produce urea si chiama ciclo dell’urea e avviene solo nel fegato. L’urea
prodotta viene rilasciata nel sangue ed eliminata dai reni nelle urine

Come arriva l’NH3 al fegato dagli altri tessuti?


In genere viene rilasciata dai tessuti extraepatici sotto forma di alanina e glutammina.
Nel fegato il gruppo amminico liberato come NH3 viene subito trasformato nei mitocondri in carbamil fosfato:

Il carbamil fosfato entra quindi nel ciclo


dell’urea.

CICLO DELL’UREA
● Consiste in reazioni che avvengono in parte nei mitocondri e in parte nel citoplasma delle cellule
epatiche.
● La molecola dell’urea contiene 2 gruppi NH2, il primo deriva dal carbamilfosfato, il secondo
dall’aspartato presente nel citoplasma.
● Per produrre una molecola di urea vengono consumati 4 ATP.

Il ciclo dell’urea è influenzato dalla dieta e dalla disponibilità di aa:


● Dieta iperproteica e
digiuno prolungato aumenta
produzione urea.
● Dieta ipoproteica rallenta
la produzione di urea.

Lo scheletro carbonioso degli aa


puo’ essere riconvertito a
piruvato, a intermedi del ciclo di
Krebs, ad acetil-CoA o ad
acetoacetil-CoA.

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