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APPUNTI DI INGRID RAVASI DI CITOLOGIA E ISTOLOGIA PER GAIA UCCELLINI– SCIENZE BIOLOGICHE

INDICE
Citologia
Biomolecole e sintesi proteica: 2-12
Membrana cellulare e meccanismi di trasporto: 13-19
Ribosomi: 20
Reticolo endoplasmatico (rugoso e liscio): 21-23
Apparato di Golgi: 24
Lisosomi: 25-27
Mitocondri: 28-34
Perossisomi: 34
Traffico vescicolare:35-38
Nucleo: 39-41
Ciclo cellulare, mitosi e meiosi: 42-46
Gametogenesi e fecondazione: 47-49
Citoscheletro: 50-59
Comunicazione cellulare: 60-61
Giunzioni cellulari: 62-63
Differenziamento e morte cellulare: 64-67
Istologia
Tessuto epiteliale: 68-101
Epiteli di rivestimento: 68-77
Ghiandole: 77-101
Intestino tenue: 82-84
Pancreas: 85-86
Surrene: 88-89
Tiroide: 90-91
Fegato: 92-95
Rene: 96-101
Tessuto connettivo: 102-149
Connettivi propriamente detti: 110-111
Connettivi specializzati
Tessuto adiposo bianco e tessuto adiposo bruno: 112-116
Tessuto cartilagineo: 117-121
Tessuto osseo: 122-133
Sangue e linfa: 134-147
Tessuto muscolare: 148-161
Tessuto muscolare strato scheletrico: 150-155
Tessuto muscolare striato cardiaco: 156-158
Tessuto muscolare liscio: 159-160
Tessuto nervoso: 161-176
Metodi microscopici e colorazioni: 177-184
Consigli per superare l’esame al meglio + esempi di domande fatte negli scorsi appelli: 185 - 189

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CITOLOGIA
La citologia è la materia che studia la struttura e le funzioni della cellula.
La cellula è definita è la più piccola struttura ad essere classificabile come vivente e l'unità morfo-
funzionale degli organismi viventi.
Ci sono due principali tipi di cellule: quelle procariotiche e quelle eucariotiche.
I procarioti, sono rappresentati da Batteri (Bacteria) e archeobatteri (Archea).
I procarioti sono privi di organelli e di nucleo, il DNA è libero nel citoplasma e si localizza nella regione
citoplasmatica detta nucleoide.
Gli Eucarioti sono rappresentati dalle piante, i funghi e gli animali (uomo compreso).
Hanno dimensioni comprese tra 10-100 μm (di diametro). Hanno un nucleo ben definito e
strutturato che protegge l’informazione genetica.
Gli elementi comuni a procarioti ed eucarioti sono: membrana plasmatica, citoplasma e materiale
genetico. In questo corso tratteremo in particolare la cellula animale (eucariotica).

BIOMOLECOLE: carboidrati, proteine, lipidi e acidi nucleici.


Gli elementi chimici principali che entrano nella composizione della cellula sono C, H, O, N, P, S,
presenti nella soluzione acquosa del protoplasma o otto fora di molecole organiche e inorganiche.
Tra le molecole inorganiche l’acqua è il componente principale. A parte l’acqua, quasi tutte le
molecole della cellula sono composti del carbonio, distinti sulla base della dimensione: in piccole e
grandi molecole organiche.
Le principali famiglie di piccole molecole organiche comprendono gli zuccheri semplici, gli acidi
grassi, gli aminoacidi e i nucleotidi. Si ritrovano, come molecole libere nel citoplasma, impiegate in
processi metabolici diversi. Molte di esse sono utilizzate come unità elementari (monomeri) nella
costruzione di macromolecole (polimeri). Le BIOMOLECOLE sono: glucidi, lipidi, protidi e acidi
nucleici.
I polimeri sono detti omopolimeri quando costituiti da unità monomeriche identiche, mentre
vengono definiti eteropolimeri o copolimeri formati da due o più monomeri diversi.

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La cellula costruisce biopolimeri per reazione di condensazione con la liberazione di H2O per ogni
legame covalente che si stabilisce tra monomeri. Il processo inverso di scomposizione dei polimeri
è idrolisi, che consiste nella rottura dei legami covalenti con il consumo di una molecola di acqua.
I lipidi anche se compresi tra le macromolecole, non raggiungono le dimensioni dei biopolimeri e
non sono costituiti, come questi, dalla ripetizione di subunità monomeriche.

CARBOIDRATI:
I glucidi o carboidrati sono composti organici costituiti da C, H, O.
Sono composti polifunzionali: oltre al gruppo carbonile (aldeidico R-CHO o chetonico R-CO-R)
presentano anche il gruppo ossidrile -OH.
In base a complessità struttura sono classificati in monosaccaridi, disaccaridi, oligosaccaridi (da 3 a
20 monosaccaridi) e polisaccaridi.
Monosaccaridi (formula generale CnH2nO)
Sono gli zuccheri più semplici, rappresentano le subunità monomeriche che costituiscono i
carboidrati più complessi. Si distinguono per numero di atomi di C (almeno 3) in triosi, tetrosi,
pentosi...
Per esempio. lo zucchero ribosio e desossiribosio sono pentosi.
I monosaccaridi si distinguono anche in base al gruppo funzionale (aldeidico all’estremità dello
scheletro carbonioso oppure chetonico all’interno della catena) in aldosi e chetosi. Il fruttosio è
chetoso, il glucosio è aldoso.
I monosaccaridi sono molecole chirali: esistono nella configurazione D e L che sono l’una l‘immagine
speculare dell’altra, ma non sovrapponibili. La chiralità caratterizza molecole con un atomo di
Carbonio centrale (detto chirale o stereogenico) legato a 4 diversi gruppi atomici.
D e L fanno riferimento alla posizione del gruppo -OH sul Carbonio chirale, nella serie D sta a destra,
in L a sinistra (nella proiezione di Fisher).
Le molecole di monosaccaridi di interesse biologico appartengono alla serie D.
I monosaccaridi a 5 e 6 atomi di Carbonio in soluzione acquosa formano strutture cicliche ad anello
dando origine a due nuovi isomeri ottici, detti anomeri, che differiscono per la posizione del gruppo
OH legato al C1 (anomerico) che reca il gruppo aldeidico/chetonico. Si distinguono due
configurazioni:
anomero α: se OH legato al C1 anomerico disposto al di sotto del piano dell’anello
anomero β: se OH legato al C1 anomerico disposto al di sopra del piano dell’anello
Per condensazione tra molecole di monosaccaridi si forma il legame glicosidico con la liberazione di
molecola H2O pe rogni legame stabilito. il legame glicosidico è un legame covalente e può essere
α/βglicosidico a seconda che -OH del carbonio anomerico sia α o β.

Disaccaridi:

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Si formano per condensazione tra due monosaccaridi con formazione di un legame glicosidico
(acetalico) e liberazione di una molecola di H2O.
Il lattosio è costituito da una molecola di β-Dglucosio e
βDgalattosio unite da legame B,1-4 glicosidico.
Il maltosio è costituito da due molecole di α-Dglucosio
unite da legame α,1-4 glicosidico.
Il saccarosio da αDglucosio e αDfruttosio unite da
legame α,1-2 glicosidico.
Il legame α e β 1-4 glicosidici caratterizzano polisaccaridi
lineari, mentre il legame α,1-6 glicosidico caratterizza
polisaccaridi ramificati. (1-4 significa che il C1 della
prima molecola lega C4 della seconda)

Polisaccaridi:
Cellulosa: omopolisaccaride lineare costituito da molecole di βDglucosio unite da legami β,1-4
glicosidici.
Svolge ruolo strutturale è principale componente parete cellula vegetale ed è biomolecola più
diffusa sul pianeta Terra.
Amido: omopolisaccaride formato da molecole di αDglucosio unite da legami α1-4glicosidici e α,1-
6 glicosidici in corrispondenza delle ramificazioni. La molecola di amido risulta dalla combinazione
di amilosio (a catena lineare) e amilopectina (a catena ramificata). L’amido è un deposito energetico
nella cellula vegetale (amiloplasti nei tuberi, semi).
Glicogeno: omopolisaccaride di molecole di αDglucosio unite da legami α1-4glicosidici e α,1-6
glicosidici in corrispondenza delle ramificazioni, ha una struttura molto ramificata. Riveste ruolo di
riserva energetica nelle cellule animali, dove viene immagazzinato sotto forma di granuli negli
epatociti e nelle cellule del tessuto muscolare scheletrico.

FUNZIONI DEI CARBOIDRATI:


• Fonte e riserva energetica (il glucosio è la principale fonte energetica, granuli di glicogeno)
• Funzione strutturale per il sostegno e rivestimento cellula (cellulosa forma microfibrille nella
parete cellulare vegetale, la chitina forma l’esoscheletro di crostacei, insetti ed è un
componente parete cellula fungina)

PROTEINE:
Sono polimeri costituiti da amminoacidi (monomeri) legati tramite legami peptidici.
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Gli amminoacidi sono formati da un atomo di Carbonio (carbonio alfa) a


cui sono legati un gruppo amminico basico(-NH2), un gruppo carbossilico
acido (-COOH), un atomo di H e un gruppo R o catena laterale R.
Il gruppo R è specifico per ogni amminoacido, la natura chimica di R
determina proprietà chimiche dell’amminoacido.
In base al tipo di catena laterale R, gli amminoacidi possono essere:
⋅ polari: sono in grado di sciogliersi in
⋅ solventi polari come l’acqua;
⋅ apolari: sono in gradi di sciogliersi in solventi apolari;
⋅ positivi: il gruppo R si ionizza perdendo elettroni;
⋅ negativi: il gruppo R si ionizza acquisendo elettroni;
⋅ aromatici: il gruppo R contiene anelli aromatici, definiti così in quanto la presenza di
⋅ questi gruppi conferisce un odore intenso e caratteristico alla molecola.

Sono molecole chirali (eccetto la glicina) esistono nella configurazione D e L, gli aminoacidi di
interesse biologico appartengo alla serie L e gli aminoacidi proteinogenici sono 20.
Per condensazione tra il gruppo carbossilico di un amminoacido e il gruppo amminico dell’altro si
forma un legame peptidico con liberazione H2O.
Gli amminoacidi si uniscono attraverso un legame peptidico a costituire catene polipeptidiche
dando origine alle proteine.
Le proteine possono assumere diverse conformazioni nello spazio, a seconda dei ripiegamenti che
subiscono.
Le proteine presentano 4 livelli di organizzazione strutturale (la funzione è intimamente correlata
alla conformazione tridimensionale della proteina).
Struttura primaria: corrisponde alla sequenza di aminoacidi che formano la proteina.
Struttura secondaria: è la conformazione locale assunta da tratti della catena polipeptidica
stabilizzata da legami a idrogeno tra atomi degli amminoacidi. La catena amminoacidica non è rigida
ma può ruotare attorno al carbonio centrale. La struttura è stabilizzata dai legami idrogeno che si
formano tra i gruppi amminici e carbossilici degli amminoacidi. I gruppi R non sono coinvolti nella
stabilizzazione della struttura.
Ci sono diversi tipi di strutture secondarie, per esempio:
⋅ Alfa-elica: la catena è avvolta a spirale destrogira e i gruppi R sporgono sulla catena
⋅ Foglietto-beta: segmenti della catena si affiancano parallelamente l’uno all’altra

Struttura terziaria: conformazione tridimensionale risultante dalle interazioni tra i gruppi R degli
amminoacidi, è stabilizzata da interazioni idrofobiche, legami a idrogeno, forze di Van Der Waals e
anche da legami covalenti, cioè i ponti di solfuro che si instaurano tra aminoacidi di cisteina che si
ritrovano in condizioni di interazione per i ripiegamenti della catena. Da essa dipende la funzione
biologica della proteina, è detta anche struttura nativa.
Struttura quaternaria: associazione di più catene polipeptidiche (non è presente in tutte le
proteine). Per esempio, è presente nell’emoglobina che è un tetramero.

Denaturazione: perdita da parte di proteina della sua struttura secondaria, terziaria ed


eventualmente quaternaria e quindi della sua funzione biologica. Non viene intaccata la struttura
primaria. Agenti fisici come calore e chimici come variazione di PH possono causare denaturazione
di proteina che così perde la sua attività biologica. In certi casi la denaturazione è reversibile e la
proteina può recuperare in parte o del tutto sua funzione.

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Sulla base dell’idrosolubilità si distinguono:


PROTEINE FIBROSE: La struttura secondaria è prevalente rispetto a livelli di organizzazione
superiore. Sono costituite da lunghe catene polipeptidiche disposte in lunghi fasci o foglietti hanno
funzione prettamente strutturale (α-cheratina, il collagene, l’elastina)
Sono insolubili in acqua e contengono molti amminoacidi con gruppi laterali idrofobici che sporgono
verso l’esterno della struttura
Gruppi laterali apolari e ponti disolfuro conferiscono rigidità
PROTEINE GLOBULARI: Hanno forma globulare o sferica e presenta struttura terziaria e anche
quaternaria a volte
Sono solubili in acqua e contengono aminoacidi con gruppi polari e carichi
Possono agire come enzimi catalizzando reazioni con grande specificità, ormoni, proteine di
trasporto (albumina), anticorpi

Le proteine si classificano inoltre in:


⋅ semplici: sono formate da soli amminoacidi.
⋅ coniugate: si tratta di proteine che oltre agli amminoacidi comprendono altri componenti
(gruppi prostetici)

FUNZIONI DELLE PROTEINE:


L’elevata specificità delle funzioni svolte da proteine dipende dalla conformazione della proteina, la
funzione è inter-correlata alla conformazione della proteina, secondo il dogma forma-funzione.
 F. Strutturale e supporto meccanico: collagene ed elastina forniscono impalcatura a tessuto
connettivo degli animali; cheratina costituisce unghie, capelli, piume
 F. Motoria contrattile: actina e miosina permettono rilassamento e contrazione muscoli
 F. Trasporto: proteine localizzate sulla membrana
 F. Di difesa: sono coinvolte nella risposta immunitaria (anticorpi prodotti in risposta ad agenti
esterni cioè antigeni)
 F di recettori: coinvolte nel riconoscimento e comunicazione cellulare, consentono alla
cellula di rispondere a stimoli
 F. Enzimatica: catalizzatori biologici abbassando energia di attivazione dei reagenti nelle
reazioni
 Interagiscono con la cromatina nucleare
 Attività ormonale: insulina regola glicemia, quando c’è eccesso glucosio nel sangue ne
stimola l’assorbimento da parte dei tessuti
 f. deposito di amminoacidi: caseina, ovoalbumina
LA FUNZIONE PROTEICA è LEGATA ALLA CONFORMAZIONE SPAZIALE ASSUNTA DALLA PROTEINA
CONSIDERATA (PARADIGMA FORMAFUNZIONE)

LIPIDI:

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Non raggiungono le dimensioni dei biopolimeri e non sono formati dalla ripetizione di subunità
monomeriche. Sono una classe eterogena di composti accomunati dal fatto di essere insolubili in
H2O, ma solubili in solventi apolari organici come benzene, cloroformio.

I precursori lipidici sono gli acidi grassi, composti organici costituiti da lungo scheletro carbonioso
(numero pari di atomi di C) si distinguono in acidi grassi SATURI (atomi di C uniti da legami singoli di
tipo sigma, acido palmitico) e INSATURI (nella catena ci sono legami multipli: acido arachidonico,
linoleico).

Lipidi semplici
TRIGLICERIDI: Triesteri di acidi grassi con glicerolo
I trigliceridi derivano dall’esterificazione di 3 acidi grassi con l’alcol glicerolo; ciascuno dei tre gruppi
-OH del glicerolo interagisce con i gruppi carbossilici-COOH dei 3 acidi grassi formando legame
estere con liberazione di 3 molecole H2O.
La maggior parte dei grassi vegetali è composta da oli insaturi, nei pesci prevalgono i grassi insaturi
e negli animali terrestri quelli saturi. Le miscele di trigliceridi che sono liquide a temperatura
ambiente sono oli, se solide grassi.
I trigliceridi rivestono il ruolo di fonte e riserva energetica.

Lipidi complessi
FOSFOGLICERIDI O FOSFOLIPIDI:
Sono molecole anfipatiche: formate da una porzione
idrofilica polare e una porzione idrofoba lipofilica apolare.
Sono formati da due acidi grassi legati a una molecola di
glicerolo che è legata attraverso un gruppo fosfato a una
molecola che cambia in base al tipo di fosfolipide. Hanno una
funzione strutturale sono i principali costituenti delle
membrane biologiche.

SFINGOLIPIDI (sfingosina come scheletro della molecola) per es. sfingomielina, sono abbondanti nel
tessuto nervoso

STEROIDI
Lipidi policiclici derivati da ciclopentanoperidorfenantrene.
Il colesterolo appartiene alla classe degli steroli (steroidi con gruppo funzionale OH), presenta una
struttura a 4 anelli idrocarburici e presenta un gruppo OH polare, è una molecola anfipatica.
È il precursore di ormoni steroidei, vitamina D, Sali biliari ed è presente nelle membrane di cellule
ANIMALI.

FUNZIONI DEI LIPIDI:


• Fonte e riserva energetica (trigliceridi nella cellula vegetale immagazzinati in oleosomi nei
semi in via di sviluppo)
• Funzione strutturale (fosfolipidi)
• Grasso corporeo funzione di isolante termico nei mammiferi
• Cere e oli funzione idrorepellente impediscono disidratazione (pelliccia, pelle, piume)

ACIDI NUCLEICI:

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DNA e RNA sono polimeri formati da nucleotidi=polinucleotidi.


Ogni nucleotide è formato da uno zucchero pentoso, una base azotata e gr.fosfato (la presenza del
residuo fosforico conferisce un carattere fortemente acido ai nucleotidi).

Basi Puriniche: Adenina e Guanina


Basi Pirimidiniche: Timina, Citosina, Uracile (nel RNA).
Le basi azotate si legano tramite il gruppo NH al C-1 dello zucchero
(che ha gruppo OH), si formano i nucleosidi, che prendono il nome
dalla base azotata: Adenosina, Guanosina, Timidina, Citidina.
I nucleosidi possono legare un gruppo fosfato al C-5 dello zucchero
che li compone.
Così si formano i monomeri degli acidi nucleici: NUCLEOTIDI, che si legano tra loro formando
polinucleotidi.

MOLECOLE DI RNA: polinucleotidi formati da nucleotidi composti dallo zucchero RIBOSIO + basi (A,
G, C, U) + gr.fosfato. Ogni molecola di RNA è un singolo filamento polinucleotidico, disteso in alcuni
punti e in altri avvolto su stesso in giri elicoidali.
• mRNA:copia complementare di una sequenza di basi che specifica una sequenza
amminoacidica. (ci sono 64 triplette di basi possibili, tre codoni di stop e un codone di inizio
AUG che codifica metionina, nei batteri formilmetionina) trasporta informazione genetica
dal nucleo a ribosomi nel citoplasma per sintesi proteica
• tRNA: porta ai ribosomi amminoacidi da assemblare in catene polipeptidiche
• rRNA costituisce insieme a proteine ribosomiale le subunità ribosomiali (sintesi e
maturazione nel nucleolo)

MOLECOLA DI DNA:
È formata da due filamenti polinucleotidici antiparalleli
e avvolti a formare doppia elica.
Una molecola di DNA è composta da due polinucleotidi
formati da nucleotidi composti dallo zucchero
DESOSSIRIBOSIO [+ basi (A, G, C, T) + gr.fosfato]
complementari che si appaiono grazie alle interazioni
tra le basi.
Due filamenti polinucleotidici con una sequenza di basi
che soddisfa la complementarietà possono appaiarsi
formando una molecola di DNA. I due polinucleotidi si
appaiano in modo che all’estremità 5’ di uno
corrisponda l’estremità 3’ dell’altro.
I due polinucleotidi si avvolgono a DOPPIA ELICA
DESTRORSA.

I Nucleotidi, oltre a formare molecole di RNA e DNA, possono essere presenti come tali nella cellula,
con diversi gradi di fosforilazione (mono/di/trifosfato). I più comuni sono i nucleotidi dell’adenina:
ATP (adenosintrifosfato), ADP(adenosindifosfato)AMP(adenosimonofosfato).
I nucleotidi sono anche una riserva energetica per attivazione di molti processi metabolici cellulari
e possono avere funzione enzimatica
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Il DNA è depositario dell’informazione genetica di un organismo, che è conservata in sequenze di


DNA: i GENI.
Il DNA contiene le informazioni genetiche necessarie alla biosintesi di RNA e proteine, molecole
indispensabili per lo sviluppo ed il corretto funzionamento degli organismi viventi.
Un gene (unità ereditaria fondamentale degli organismi viventi) è sequenza nucleotidica di DNA.
I geni corrispondono a porzioni di genoma localizzate in precise posizioni all’interno della sequenza
di DNA
Nella cellula eucariote, un gene consiste in una sequenza di DNA caratterizzata dalla presenza di:
• Un promotore, che controlla l’espressione genica;
• Sequenze non codificanti definite introni, che possono in certi casi avere funzione
regolatoria.
• Regioni codificanti, definite esoni
I geni strutturali contengono informazione genetica per la sintesi di una proteina.
I geni regolatori contengono l’informazione relativa a molecole che regolano l’espressione di altri
geni (geni strutturali)
Proteine e acidi nucleici sono concettualmente legati dal punto di vista biologico, il DNA racchiude
informazioni per sintesi proteica.
La trasformazione dell’informazione genetica (sequenza di basi) in proteina (sequenza di
amminoacidi), avviene grazie alla complementarietà delle basi ed è mediata da molecole di RNA.
La trasmissione dell’informazione contenuta nei geni è garantita dalla presenza di sequenze di basi
azotate complementari. Durante la trascrizione, l’informazione è copiata in un filamento
complementare di mRNA. Tale copia di mRNA è utilizzata per sintetizzare una proteina, attraverso
un processo definito traduzione (o sintesi proteica).
In alternativa, una cellula può semplicemente duplicare l’informazione genetica attraverso un
processo definito replicazione del DNA.

REPLICAZIONE DNA
(avviene nella FASE S del ciclo cellulare, prima di questa fase ogni cromosoma è costituito da 1
doppia elica, dopo la fase S, ogni cromosoma contiene 2 doppie eliche)
L’informazione genetica è protetta nella doppia elica, che deve essere aperta per rendere accessibili
le sequenze di basi. L’enzima elicasi apre la doppia elica, formando forcella di replicazione
(replication fork), i due filamenti sono separati e orientati in direzioni opposte (antiparalleli): il
filamento orientato in direzione 3’5’ è detto filamento principale; mentre il filamento orientato in
direzione 5’3’ è il filamento secondario.
Ogni filamento funge da stampo per intervento DNA polimerasi, la copiatura dei due filamenti
avviene in modo diverso. La DNApolimerasi delta dopo sintesi di un RNAprimer a opera di
RNApolimerasi legge il filamento principale in modo continuo sintetizzando un filamento
complementare 5’3’. Il filamento neosintetizzato rimane legato al filamento stampo, quindi la
molecola di DNA finale è costituita un vecchio e un nuovo. La copiatura del filamento secondario
avviene in maniera diversa. La DNApolimerasi alfa copia il filamento in tratti (frammenti di Okazaki)
che sono poi saldati da appositi enzimi.
Energia per la sintesi deriva da idrolisi del fosfato terminale dei nucleotidi. Per l’assemblaggio dei
nucleotidi sono usate basi azotate entrate liberamente attraverso il complesso del poro nucleare.
Al termine della duplicazione si hanno due molecole di DNA identiche alla vecchia, ognuna costituita
da un filamento vecchio e uno nuovo.

TRASCRIZIONE
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Processo attraverso cui sequenza di nucleotidi di uno specifico gene viene trascritta in filamento
complementare di mRNA, che fa da intermediario tra il DNA e i ribosomi dove avviene la traduzione.
Richiede apertura della doppia elica per rendere accessibile l’informazione genetica. Elicasi apre la
doppia elica e al gene insieme a fattori di trascrizione, si lega RNApolimerasi che trascrive un
filamento complementare di mRNA.
Gli mRNA sono codificati da geni strutturali discontinui. La RNApolimerasi copia tutto il gene, esoni
ed introni, quindi il prodotto primario è più grande del mRNA finale. Il pre-mRNA subisce un
processo di maturazione che consiste in eliminazione introni e unione degli esoni (splicing) e in
modificazioni all’estremità 5’ e 3’. Lo splicing è processo cotrascrizionale è effettuato sul filamento
mentre RNApolimerasi sta ancora lavorando. Lo splicing viene effettuato da proteine dette
spliceosomi (smallnuclearribonuclearprotein) che riconoscono e tagliano introni e collegano esoni.
La molecola di mRNA è relativamente fragile è all’estremità 5’ viene aggiunto un cappuccio a GTP
metilato, mentre all’estremità 3’ viene aggiunta una sequenza di poli-A.
Lo splicing alternativo, che consiste nell’eliminazione di introni e alcuni esoni, consente di produrre
mRNA diversi e quindi proteine diverse a partire da un unico gene.

SINTESI PROTEICA
Coinvolge il nucleo, i ribosomi liberi e adesi al RER, Golgi.
La sintesi proteica è il processo attraverso il quale l'informazione genetica trascritta nel mRNA (RNA
messaggero) viene convertita in proteine che svolgono nella cellula un'ampia gamma di funzioni. La
sintesi proteica inizia da un filamento di mRNA, prodotto a partire da un gene sul DNA (trascrizione).
La sintesi proteica inizia da un filamento di mRNA, prodotto a partire da un gene sul DNA
(trascrizione). Questo filamento mRNA nel ribosoma fa da stampo per la produzione di una specifica
proteina.
Nella sintesi proteica sono coinvolte tre forme i RNA (tutti i tipi di RNA sono catene polinucleotidiche
a singolo filamento):
mRNA, tRNA, rRNA. Una volta trascritti e processati nel nucleo (RRNA nel nucleolo dove si unisce a
specifiche proteine per formare le subunità ribosomali), raggiunta la forma matura, sono i
trasportati nel citoplasma dove avviene la traduzione. Le tre forme di RNA svolgono un ruolo diverso
nella traduzione:
• MRNA: copia trasporta informazione genetica da nucleo a ribosomi nel citoplasma per sintesi
proteica
• TRNA: porta ai ribosomi gli amminoacidi da assemblare in catene polipeptidiche
• RRNA: costituisce i ribosomi, ha un ruolo strutturale e funzionale, consente sintesi proteica

mRNA maturo viene portato nel citoplasma ai ribosomi, dove viene tradotto dal codice genetico. A
ogni tripletta di basi consecutive (codoni) di mRNA corrisponde un amminoacido. Ci sono 64 triplette
di basi possibili (il codice genetico è ridondante, ci sono triplette che codificano lo stesso
aminoacido), tre codoni non sono codificanti, ma sono codoni di stop, che segnano la fine della
sintesi della proteina neoformata. Ogni mRNA inizia con la tripletta AUG che è codone di inizio (negli
Eucarioti codifica metionina, nei batteri formilmetionina)

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Il tRNA porta ai ribosomi gli aminoacidi, che uniti da legami peptidici, formano
proteina.
Il tRNA è una breve catena polinucleotidica composta mediamente da
80 nucleotidi, a tratti disposta in doppia elica e a tratti a singolo filamento
ripiegato a costituire tre anse( a cui si aggiunge a volte una quarta ansa
variabile)
Il tRNA porta un amminoacido specifico di una catena polipeptidica in
crescita al ribosoma durante la traduzione. Le anse sui bracci laterali, cioè
ansa D e T, sono rispettivamente coinvolte nell’interazione con enzima
aminoaciltRNAsintetasi e nell’interazione con il ribosoma.
L’ansa centrale, cioè ansa dell’anticodone, ci sono tre nucleotidi che
costituiscono l’anticodone, che si appaia sulla base della complementarietà al corrispondente
codone del mRNA.
Ogni tipo di molecola di tRNA può legarsi ad un solo tipo di amminoacido, ma essendo presenti
nel DNA tipi diversi di codoni che specificano uno stesso amminoacido, molti tipi di tRNA con
anticodoni differenti possono portare lo stesso amminoacido. L’estremità 3’ sopravanza l’estremità
5’ di 3 nucleotidi che sono uguali in tuti i tRNA: -CCA, questa tripletta è il sito di attacco (sito
accettore) per aminoacido all’adenina terminale si lega l’amminoacido che corrisponde al codone.
Il legame specifico tra aminoacido e tRNA è catalizzato da enzimi aminoacil-tRNA-sintetasi.
Sono presenti nella cellula in forme diverse e ognuno possiede 3 siti di legame con i propri substrati.
Un sito lega ATP, un sito lega una specifica molecola di tRNA in base all’affinità per l’ansa D e un sito
lega un determinato aminoacido. aminoacil-tRNA-sintetasi utilizzando ATP lega amminoacidi ai
rispettivi tRNA.

La sintesi proteica avviene sui ribosomi, le due subunità si associano solo quando i ribosomi sono
funzionalmente attivi e impegnati nella sintesi proteica: i vari ribosomi si allineano lungo un
filamento di mRNA a formare poliribosomi pe produrre più molecole di stessa proteina.
La subunità minore lega mRNA e su essa avviene il riconoscimento codone anticodone tra mRNA e
tRNA; la sub.maggiore interagisce con estremità -CCA del tRNA e catalizza la formazione dei legami
peptidici tra aminoacidi costituenti la proteina.
Quando sono unite le due subunità possiedono 4 siti funzionali: uno per mRNA, il sito A (su cui si
localizza tRNA con anticodone complementare al codone esposto), il sito P (su cui si localizza la
catena polipeptidica in crescita), il sito E su cui si localizza il tRNA che si sta per staccare dal ribosoma
poiché ha già aggiunto il suo amminoacido al polipeptide in formazione.
La subunità minore (40S), attivata da fattori di inzio, si lega al tRNA iniziatore caricato con metionina.
La subunità minore, con il tRNA legato, si associa al cappuccio posto all’estremità 5’ del mRNA e
scorre in direzione 5’ 3’ fino a incontrare il codone AUG.
I fattori di inizio si dissociano e il ribosoma si completa con la sua subunità maggiore.
Il tRNA iniziatore caricato con metionina, occupa il sito P, lasciando libero il sito A dove è esposto il
codone successivo ad AUG. Al sito A si lega una seconda molecola di tRNA dotata dell’anticodone
complementare e caricata con proprio aminoacido.
Tra i due aminoacidi si forma u legame peptidico grazie all’azione enzimatica di una delle molecole
di rRNA che si comporta da ribozima. Il dipeptide rimane attaccato al tRNA nel sito A.
L’allungamento del dipeptide si realizza in seguito a scorrimento del ribosoma lungo mRNA.
Ribosoma scorre in direzione 5’3’ lungo il filamento di mRNA: il tRNA al sito P, si sposta al sito E da
cui si stacca e sarà ricaricato con metionina dallo specifico aminoaciltRNAsintetasi; il secondo tRNA
con il dipeptide legato occupa il sito P, al sito A libero viene esposto il codone successivo. Al sito A,
una terza molecola di tRNA dotata di anticodone complementare e caricata con amminoacido che
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sarà aggiunto alla proteina in via di formazione. La traduzione procede con progressivo
allungamento fino a quando al sito A non viene esposto un codone di stop. I fattori di rilascio si
legano al codone stop determinando distacco del polipeptide dal tRNA al sito P e la separazione
delle due subunità e la liberazione del mRNA.

La sintesi proteica inizia nei ribosomi liberi nel citoplasma e il destino di una proteina dipende da
sequenza amminoacidica, detta sequenza segnale.
Le proteine mature raggiungono destinazione finale per via cotraduzionale (secretoria) oppure per
via post-traduzionale (citoplasmatica). Lo smistamento delle proteine ai comparti cellulari dipende
da specifiche sequenze di amminoacidi presenti sulla proteina stessa, dette sequenze segnale (il
destino della proteina è noto già al momento della trascrizione del gene corrispondente). La
sequenza segnale può essere presente all’estremità amminoterminale (come la sequenza per
l’importo cotraduzionale al RER), all’estremità carbossiterminale (come la sequenza per l’importo
nei perossisomi) o interspersa.
Le sequenze segnale sono riconosciute da specifici recettori di smistamento che le indirizzano
all’organello bersaglio, qui si legano a canali di traslocazione (trasloconi) presenti sulla membrana
bersaglio e la proteina viene inserita nel lume o nella membrana del compartimento bersaglio.
Indirizzamento post traduzionale riguarda le
proteine nucleari, le proteine dei perossisomi e
alcune proteine mitocondriali
Le proteine prodotte per via cotraduzionale o
secretoria sono le proteine che devono essere
inserite nella membrana plasmatica o destinate a
lisosomi o ad altri organelli (proteine di
membrana del Golgi, luminali del RER) oppure
che devono essere secrete in ambiente
extracellulare. Queste proteine sono sintetizzate
a carico dei ribosomi adesi alle membrane del
RER, sono traslocate cotraduzionalmente al RER
e poi veicolate attraverso vescicole al Golgi, e dopo modifiche post-traduzionali sono inviate a
destinazione finale.
A carico dei ribosomi liberi nel citoplasma sono sintetizzate proteine citoplasmatiche e nucleari
(istoni, proteine ribosomiali e molte mitocondriali)

MEMBRANA CELLULARE
Tutte le cellule hanno una membrana plasmatica che racchiude il citoplasma.
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Il citoplasma è costituito da una matrice fluida, il citosol, nella quale sono disposti organelli.
Il citosol è una sostanza fluida e viscosa costituita da acqua e da sostanze inorganiche dissociate in
forma ionica (soprattutto ioni K+, Na+, Ca++ e Mg++) e da diverse molecole organiche.
Nel citoplasma delle cellule eucarioti sono inclusi organelli citoplasmatici che svolgono funzioni ben
precise, le strutture citoplasmatiche comprendono: RE, Golgi, mitocondri, lisosomi, ribosomi,
perossisomi, nucleo e centrioli e il citoscheletro. Nel citoplasma si svolgono attività metaboliche
implicate nei processi di anabolismo e catabolismo, mentre altre vie metaboliche si svolgono negli
organelli. Inoltre, nel citoplasma si svolgono processi di trasduzione del segnale dalla membrana ai
compartimenti intracellulari.

La membrana media ogni relazione della cellula con l’esterno.


Gli organuli intracellulari sono formati o delimitati da membrane (SISTEMA ENDOMEMBRANOSO)
la compartimentazione interna contraddistingue la cellula eucariotica rispetto a quella procariotica.

Immagine della membrana di cellula animale, con tetrossido di .


osmio si evidenzia doppio strato fosfolipidico in quasi continuità
grazie a giunzioni con membrana della cellula adiacenti.

Ogni membrana ha una specifica composizione


chimica. Eritrociti dei mammiferi sono anucleati e
sono modello per studio membrane. La membrana
eritrociti è ricca di proteine che sottoposte a
elettroforesi si distribuiscono a formare una serie d
bande e le differenti proteine sono identificate in
base alla banda che occupano, molte di queste appartengono a citoscheletro.

La MEMBRANA PLASMATICA o PLASMALEMMA è costituita da lipidi (fosfolipidi, sfingolipidi,


colesterolo), proteine e glucidi. Ogni membrana ha una specifica composizione chimica, con
variazioni qualitative e quantitative per lipidi, proteine e glucidi che rendono specifiche le
caratteristiche di una cellula rispetto a un’altra. La composizione proteica e molto più variabile della
composizione lipidica (per es. membrana citoplasmatica presenta molte glicoproteine, le membrane
degli organelli intracellulari raramente)
FUNZIONI delle membrane biologiche
⋅ Definiscono i confini esterni di cellule e organelli cellulari
⋅ Regolano traffico di molecole e ioni (soluti)
⋅ Sono superfici di separazione tra compartimenti (esternamente tra cellula-cellula,
internamente tra organelli citoplasmatici)
⋅ Superfici di riconoscimento (proteine recettrici)
⋅ Superfici catalitiche (ci sono specifici enzimi)

Secondo il "modello a mosaico fluido", proposto nel 1972 da S.J.Singer e G.L.Nicholson, il doppio
strato lipidico della membrana plasmatica è allo stato di liquido-cristallino in cui sono immerse
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proteine, anche sono in costante movimento. Il doppio strato lipidico non ha carattere omogeneo,
ma piuttosto all'interno del mosaico fluido sono presenti microdomini lipidici meno fluidi (lipid
rafts ),ricchi in sfingolipidi e colesterolo che formano regioni più ordinate, dette zattere lipidiche
che funzionerebbero sia da zattere di trasporto di componenti di membrana, sia da piattaforme per
la genesi di segnali intracellulari, per cui in essi sono concentrate proteine specifiche coinvolte in
comunicazione cellulare.

STRUTTURA
I lipidi di membrana svolgono una funzione strutturale, costituendo l'impalcatura fondamentale
della membrana plasmatica. I Lipidi più abbondanti sono fosfolipidi: glicerofosfolipidi e sfingolipidi
(derivati da sfingosina) e molecole di colesterolo.
Tutti i lipidi di membrana sono anfipatici, presentano una porzione apolare idrofoba e una porzione
polare idrofila.
FOSFOLIPIDI: molecole anfipatiche con una testa idrofila polare e una coda apolare idrofoba (acidi
grassi)
sono costituiti da due catene acidi grassi legati a molecola di glicerolo che lega attraverso un gruppo
fosfato una molecola polare come un alcol, amminoalcol o polialcol.

I fosfolipidi per le loro caratteristiche fisico-chimica si organizzano in un


doppio strato(bilayer) rivolgendo le teste polari verso la soluzione acquosa
all’ interno ed esterno della cellula e le code apolari (interagiscono tra di
loro) sono mascherate all’interno del doppio strato. Questo identifica nella
membrana due foglietti: un foglietto plasmatico rivolto verso l’interno della
cellula e un foglietto esoplasmatico rivolto verso l’esterno.
I fosfolipidi del doppio strato sono legati da deboli cariche elettrostatiche, in
ogni strato i fosfolipidi possono scorrere uno rispetto all’altro e muoversi
lateralmente gli strati sono fluidi. il doppio strato lipidico è allo stato di
fluido-cristallino

Secondo il modello a mosaico fluido di Singer e Nicholson la membrana è: fluida, discontinua,


asimmetrica

FLUIDITÀ
Fluidità degli strati lipidici è alla base della fluidità di membrana.
La fluidità della membrana permette formazione di vescicole attraverso fenomeni di fusione e
fissione.
Formazione di vescicole: si crea un avvallamento sulla superficie della membrana che diventa
sempre più profondo fino a che i lembi si toccano e i fosfolipidi dello strato interno della fossetta si
uniscono(fusione) o si scindono per poi legarsi ancora (fissione)
Il grado di fluidità dipende dalla qualità dei lipidi: i lipidi con catene di acidi grassi insaturi danno
luogo a membrane più fluide perché hanno superfici di interazione inferiori; i lipidi con catene sature
hanno ampie superfici di interazione e si impacchettano strettamente formando membrane poco
fluide.
Maggiore è la percentuale di acidi grassi insaturi, maggiore è fluidità.
La concentrazione di COLESTEROLO influenza la fluidità della membrana della cellula animale.
il colesterolo è una molecola anfipatica con 4 anelli idrocarburici apolari e un gruppo OH ossidrilico
polare. Fu scoperto nel 1784.
Si intercala tra le code dei fosfolipidi, è distribuito in modo uniforme tra i due strati.
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• modula la fluidità della membrana: A temperature fisiologiche il colesterolo diminuisce la


fluidità (se ricca di colesterolo è meno fluida), ma a basse temperature impedisce la
cristallizzazione delle catene di acidi grassi e mantiene la fluidità.
• Precursore di: sali biliari, ormoni steroidei e vitamina D
• Insolubile in acqua, se precipita si accumula nelle arterie

ASIMMETRIA
La composizione dei due foglietti, esterno e interno, della
membrana cellulare presenta notevoli differenze, non solo nella
componente proteica, ma anche nella stessa componente
lipidica, per cui la membrana plasmatica è caratterizzata da una
marcata asimmetria.
L’asimmetria della membrana si stabilisce nella biogenesi nel
reticolo endoplasmatico (la sintesi dei fosfolipidi avviene su lato
citosolico del REL e viene mantenuta grazie a presenza di
traslocatori di membrana con meccanismo di flippaggio).
La membrana plasmatica è caratterizzata da una distribuzione asimmetrica dei lipidi nelle due facce:
i fosfolipidi che contengono colina nella testa polare come fosfatidilcolina e sfingomielina sono
concentrate sul foglietto esterno.
I fosfolipidi con teste senza carica netta o carica negativa come fosfotidiletanolammina e
fosfatidilserina, fosfatidiliinositolo sono concentrate sul foglietto interno.
Ciò comporta prevalenza di cariche negative su versante citoplasmatico.
Il movimento a flip-flop avviene quando i fosfolipidi di membrana passano da un foglietto all’altro,
è un evento raro e non casuale, ma mediato da enzimi specifici.
La traslocazione della fosfatidilserina dal versante intracellulare del doppio strato lipidico, dove è
normalmente localizzata, al versante extracellulare, avviene nelle tappe iniziali della morte cellulare
per apoptosi: essa funge da segnale per i macrofagi promuovendo la fagocitazione e digestione dei
corpi apoptotici, evitando che si inneschi un processo infiammatorio.
Vi è una distribuzione asimmetrica dei glucidi che sono presenti in forma di glicoproteine e glicolipidi
e sono situati solo nel foglietto esterno, in contatto con ambiente extracellulare.
I glicolipidi si formano nel Golgi per aggiunta di zuccheri a sfingolipidi e si distinguono in gangliosidi
(molti residui di acido sialico con carica negativa) che sono molto abbondanti nella cellula nervosa
e cerebrosidi (zuccheri aggiunti sono neutri).

DISCONTINUITA’
La membrana è discontinua perché le proteine interrompono la struttura lipidica.
La discontinuità (mosaico) è dovuta alla disposizione nella membrana delle proteine che possono
essere integrali, periferiche. La tecnica di Crio-frattura (freeze fracture) permette di separare i due
foglietti del doppio strato fosfolipidico e visualizzare proteine di membrana.
PROTEINE DI MEMBRANA
La qualità e quantità di proteine di membrana varia da cellula a cellula, conferendo a ogni cellula la
sua specificità.
Le proteine di membrana possono essere:
• proteine integrali (intrinseche): entrano nel doppio strato e possono sporgere da una parte
o dall’altro, le proteine che attraversano completamente il doppio strato sono proteine
transmembrana (anfipatiche). Le proteine transmembrana sono molecole anfipatiche e
presentano una struttura a-elica composta prevalentemente da aminoacidi idrofobici che
interagiscono con le catene di acidi grassi dei fosfolipidi.
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Hanno una regione idrofobica all’interno del doppio strato e domini idrofilici intra ed
extracellulare.
Le proteine transmembrana si distinguono in monopasso e multipasso a seconda che
attraversino una volta o più volte la membrana.
Alcune proteine integrali ancorate alla membrana mediante gruppi lipidici, contengono
catene lipidiche legate covalentemente allo scheletro proteico che sono usate come ancore
che interagiscono con il doppio strato lipidiche
• Le proteine periferiche (estrinseche) sono appoggiate alla membrana, sono legate al lato
citosolico o extracellulare mediante interazioni elettrostatiche, idrofobiche, legami a
idrogeno (non covalenti) teste polari dei fosfolipidi o con gruppi polari delle proteine
integrali. La loro associazione alla membrana è transitoria o regolata, possono spostarsi dal
citoplasma alla membrana e viceversa, a seconda delle necessità funzionali. i movimenti
delle proteine sono più limitati pe l’interazione con il citoscheletro (actina del cortex) o con
strutture extracellulari
• Proteine ancorate ai lipidi: sono proteine periferiche legate covalentemente alle code dei
fosfolipidi del foglietto interno o esterno. Possono avere un acido grasso o un gruppo prenile
direttamente legato alla proteina. Le lipidoproteine legate al monostrato esterno sono
legate tramite un ancora di glicosilfosfatidilinositolo (GPI).

FUNZIONI delle proteine transmembrana (oltre a un ruolo strutturale):


⋅ proteine di trasporto
⋅ Attività enzimatica
⋅ Coinvolte nella trasduzione di segnali e processi comunicazione cellulare (recettori di
segnali)
⋅ Coinvolte nell’adesione cellule (formazione di giunzioni)
⋅ Ancoraggio al citoscheletro e alla matrice extracellulare.

COMPONENTE GLUCIDICA E GLICOCALICE:


I glucidi della membrana non si trovano mai da soli, ma si uniscono sempre o a lipidi (glicolipidi) o a
proteine (glicoproteine). I glicolipidi derivano dai trigliceridi per sostituzione di un acido
grasso con uno zucchero. Le glicoproteine sono formate da proteine unite covalentemente a catene
oligosaccaridiche. Sia i glicolipidi che le glicoproteine sono sempre disposti con la parte glucidica
sporgente verso l’esterno (ambiente extracellulare) e mai verso l’interno.
Il glicocalice è la parte più esterna della membrana, costituito da glucidi legati covalentemente a
proteine: glicoproteine e proteoglicani, contribuiscono anche i glicolipidi.
I proteoglicani: core proteico a cui si legano covalentemente GAGs, cioè i glicosamminoglicani
(GAGs: Polisaccaridi sono catene non ramificate composte da unità di disaccaridi ripetute.
Presentano cariche negative e sono idrofili)

FUNZIONI DEL GLICOCALICE:


⋅ protegge da sollecitazioni meccaniche
⋅ Filtra sostanze che entrano nella cellula, impedendo ad agenti nocivi di attraversare
membrana.
⋅ Sede di catalisi enzimatica
⋅ Coinvolto in processi di riconoscimento, adesione e comunicazione cellulare: i glicoconiugati
di membrana (glicoproteine, glicolipidi e proteoglicani) funzionano come recettori per il
riconoscimento di molecole segnale e partecipano ad adesione e comunicazione cellulare.

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LA MEMBRANA È SELETTIVAMENTE PERMEABILE


Possono diffondere liberamente attraverso membrana molecole idrofobiche (apolari) come lipidi,
solventi dei lipidi, gas (O2, CO2) e piccole molecole polari prive di carica elettrica come H2O, urea,
glicerolo.

NON possono diffondere liberamente attraverso membrana le molecole polari di alto-medio peso
molecolare come aminoacidi, monosaccaridi, nucleotidi o macromolecole. Ioni carichi
elettricamente come H+, NA+, CA2-, Cl-.

MECCANISMI PER L’ ATTRAVERSAMENTO DEL PLASMALEMMA


TRASPORTO PASSIVO: avviene secondo gradiente di concentrazione, non richiede il consumo di
energia (sotto forma di ATP)
Esistono tre diversi meccanismi di trasporto passivo: diffusione semplice, diffusione facilitata ed
osmosi.
Diffusione semplice: passaggio libero attraverso la membrana, secondo gradiente di
concentrazione di piccole molecole apolari (O2, N2, CO2, benzene, etanolo, ormoni steroidei) o in
minore quantità, piccole molecole polari non cariche come H2O, urea, glicerolo.
Osmosi: l’acqua attraversa la membrana passando da una soluzione più diluita (ipotonica) a una più
concentrata (ipertonica)
Diffusione facilitata: passaggio di molecole polari e di ioni secondo gradiente di concentrazione è
mediato da specifiche proteine di trasporto (proteine canale e trasportatori detti proteine carrier).

Proteine canale: formano pori idrofilici che permettono il passaggio di specifici soluti (soprattutto
ioni) L’apertura-chiusura del canale può essere regolata da potenziale elettrico, ligando
extra/intracellulare o meccanicamente (canali a controllo meccanico).

 Canali ligando-dipendenti: l’apertura avviene in seguito al legame tra la proteina canale e


una molecola segnale, chiamata ligando, ad esempio: un neurotrasmettitore o un ormone.

 Canali voltaggio-dipendenti: son chiusi quando la membrana è normalmente polarizzata, la


depolarizzazione causa apertura del canale e passaggio ione. L’apertura avviene in seguito a
un cambiamento del potenziale di membrana.

Trasportatori: sono proteine trasportatrici o Carrier che si legano da un lato della membrana
specifici soluti da trasportare, e in seguito al legame subiscono una serie di cambiamenti
conformazionali depositando il soluto sul versante opposto. Questo tipo di trasporto è saturabile.

TRASPORTO ATTIVO avviene contro gradiente di concentrazione e richiede energia.


L’energia per il trasporto attivo è fornita dall’adenosina trifosfato (ATP), una molecola formata da
ribosio, adenina (adenosin-) e 3 gruppi fosfato (-trifosfato). Questi ultimi sono gruppi molto negativi,
uniti tra di loro. Quando il legame tra due di loro viene rotto (idrolisi) si libera una gran quantità di
energia, che può essere utilizzata per il trasporto.
Il trasporto attivo è mediato da POMPE, proteine transmembrana (con siti di legame ATP) che
trasportano molecole e ioni contro gradiente di concentrazione, utilizzando energia liberata da
idrolisi ATP.
Le principali pompe della cellula eucariote sono le pompe sodio/potassio, pompe calcio, pompe
protoniche.
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Le pompe sodio/potassio mantengono stabile la concentrazione dei due ioni ai lati opposti della
membrana.
Le pompe calcio trasportano Calcio furi da cellula o nel REL. Le pompe protoniche trasportano
protoni H+ nei lisosomi per abbassare PH.
Il trasporto attivo può essere di due tipi: primario e secondario.
L’energia derivante dall’idrolisi dell’ATP viene utilizzata direttamente per il trasporto delle
molecole contro gradiente.
Il trasporto attivo secondario (cotrasportatori) usa energia cinetica di una molecola che si sposta
secondo gradiente per il movimento di una molecola contro gradiente nella stessa direzione
(simporto) o nella direzione opposta(antiporto)rispetto a un trasporto primario (accoppia passaggio
secondo gradiente a passaggio contro gradiente)
Nel trasporto attivo secondario l’energia derivante dall’idrolisi dell’ATP viene utilizzata per creare
un nuovo
gradiente di concentrazione con un’altra molecola (solitamente Na+). Questa molecola, detta
driver, permette il trasporto delle molecole interessate che avviene con un meccanismo passivo
(cioè senza dispendio di energia) e grazie a delle proteine trasportatrici.

In base al numero di molecole trasportate alla direzione del trasporto, possiamo distinguere:
UNIPORTO: il carrier trasporta solo un tipo di sostanza in una direzione
il glucosio all’esterno della cellula si lega al trasportatore GLUT1 che cambia conformazione e il
glucosio è internalizzato e rilasciato nel citosol e il trasportatore riprende la sua forma.
Carrier trasporta due tipi di sostanza contemporaneamente
SIMPORTO: i due diversi soluti sono trasportati nella stessa direzione.
Pompa sodio-glucosio. L’energia potenziale accumulata nel gradiente di concentrazione del sodio è
usata per spostare glucosio contro gradiente. la pompa trasferisce all’interno della cellula le
molecole di glucosio accoppiate a ioni sodio che si muovono nello stesso verso.
Il trasportatore è aperto sul versante extracellulare e presenta un sito di legame ad alta affinità per
sodio e uno a bassa affinità per il glucosio. Il sodio si lega per primo determinando cambiamento
conformazionale che aumenta affinità per glucosio. in seguito al legame con il glucosio la proteina
si apre sul versante citosolico. il sodio viene rilasciato nel citosol e sarà espulso dalla pompa
sodio/potassio. il rilascio di sodio modifica il sito di legame per il glucosio verso la forma a bassa
affinità e il glucosio è rilasciato nel citosol. il carrier torna alla configurazione iniziale.
Ingresso glucosio contro gradiente è accoppiato al movimento dello ione Na secondo gradiente.

ANTIPORTO: due diversi soluti sono trasportati in direzioni opposte.


Pompa sodio-potassio: è un carrier ad antiporto che trasporta Na+ e K+ contro gradiente in direzioni
opposte, sfruttando energia derivata da idrolisi ATP. Mantiene stabile la concentrazione dei due ioni
ai lati opposti della membrana. Non può legare entrambi ioni contemporaneamente perché siti di
legame sono parzialmente sovrapposti, il funzionamento della pompa si basa su una serie
cambiamenti conformazionali indotti da fosforilazione e defosforilazione.
La pompa lega gli ioni sodio presenti all’interno della cellula e in seguito a fosforilazione la pompa
si chiude sul versante interno e si apre sul versante esterno rilasciando gli ioni Na. Ioni K si legano al
lato esterno della pompa e la defosforilazione causa la chiusura della pompa sul lato esterno e la
sua apertura sul versante interno, permettono rilascio di K nel citosol.

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COMPARTIMENTAZIONE CELLULARE
La compartimentazione contraddistingue la cellula eucariotica.
Nel citoplasma ci sono compartimenti e organuli a loro volta formati e delimitati da membrane e
specializzati per assolvere particolari funzioni.

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I compartimenti sono costituiti da sistemi chiusi di endomembrane che definiscono spazi luminali
con ambiente specifico. Il compartimento più voluminoso
è RE, Golgi, ci sono poi i mitocondri delimitati da due
membrane, ci sono vescicole membranose come lisosomi,
perossisomi e vescicole che vanno da un compartimento
all’altro o si fondono con membrana (esocitosi) o
trasportano molecole dall’esterno all’interno della
cellula(endocitosi) e il citoplasma è percorso dai filamenti
del citoscheletro, che agisce come un sistema di rotaie su
cui si muovono proteine motrici che mediano il traffico
intracellulare.
RE, Golgi e lisosomi sono dinamicamente correlati e
costituiscono la via secretoria, che porta molecole elaborate nel RER all’esterno.

RIBOSOMI
Sono privi di rivestimento membranoso. Sono costituiti da una subunità minore una subunità
minore sintetizzate a livello del nucleolo, costituite da rRNA e proteine ribosomiali. Le due subunità
si assemblano a formare ribosoma quando organello è funzionalmente attivo e impegnato nella
traduzione di un filamento di mRNA (sintesi proteica). I ribosomi sono in parte liberi nel citoplasma
e in parte adesi alla faccia citosolica delle membrane del RER.
La subunità minore presenta 3 (A, P, E) siti di legame per tRNA e 1 sito per mRNA, la subunità
maggiore ha 3 siti catalitici che catalizzano formazione di legami peptidici nelle proteine nascenti.
Ribosomi dei procarioti differiscono per dimensioni e numero rispetto a quelli eucariotici.
I ribosomi procariotici sono 70S (30S, 50S), gli eucariotici 80S (40S,60S). S è il coefficiente di
sedimentazione o fattore Svedberg che è misurato su base della velocità sedimentazione delle
molecole sottoposte a ultra centrifugazione in gradiente di densità, dipende da peso molecolare e
conformazione.

RETICOLO ENDOPLASMATICO
Il RE è un sistema di endomembrane, altamente compartimentalizzato: si possono distinguere due
compartimenti comunicanti con funzioni diverse: RER e REL
RER: membrane organizzate in cisterne sulla cui superficie verso il lato citosolico sono adesi ribosomi
REL: organizzato in tubuli interconessi tra loro
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RER e REL sono comunicanti e interconessi tra loro, la maggior parte delle proteine del RE sono in
comune, ma quelle con funzione specifica trovano esclusivamente in un o altro (proteine coinvolte
in omeostasi calcio)

RER RETICOLO ENDOPLASMATICO RUGOSO


È costituito da membrane organizzate in cisterne sui cui sono
adesi ribosomi sul lato citosolico.
(i ribosomi sono presenti anche sull’ involucro nucleare a
conferma che esso è in continuità con il RER)
La membrana del RER si differenzia da quella del REL per la
presenza di ribosomi, per presenza di proteine integrali che
servono a legare ribosomi per riconoscere sequenze segnale
delle proteine che devono essere traslocate al RER, e proteine
necessarie per formare canale che permette la traslocazione.
FUNZIONI:
1. stazione iniziale della via secretoria
2. sede di sintesi e maturazione proteine solubili di organelli citoplasmatici (RE, Golgi, lisosomi,
endosomi)
3. sede di sintesi e maturazione proteine integrali di membrana
4. folding proteico e modifiche post-traduzionali (glicosilazione, formazione dei ponti di
disolfuro)
5. eliminazione di proteine mal ripiegate
A carico dei ribosomi adesi alle membrane del RER sono sintetizzate (VIA COTRADUZIONALE O
SECRETORIA)
1. proteine destinate a membrana plasmatica
2. proteine lisosomiale
3. proteine luminali del RE
4. proteine secretorie
5. proteine di membrana del Golgi
Nel RER sono traslocate sia proteine solubili in acqua rilasciate nel lume, sia proteine
transmembrana (regioni idrofobiche) che sono inserite nella membrana del RER.
È comunque necessaria la presenza di una sequenza segnale del RE per dare inizio alla traslocazione.

SINTESI PROTEINE SOLUBILI


La traslocazione delle proteine al RER è cotraduzionale. La sintesi di tutte proteine ha inizio nei
ribosomi liberi nel citoplasma, ma non appena spunta sulla proteina nascente il peptide segnale
(sequenza segnale per l’importo cotraduzionale al RER) essa viene riconosciuta da una
ribonuceloproteina citosolica SRP (signal recognition particle, particella di riconoscimento della
sequenza segnale).
SRP è composta da molecola di RNA associata a 6 proteine.
SRP si lega alla sequenza segnale all'estremità N-terminale della proteina nascente e l’interazione
sequenza segnale-SRP interrompe momentaneamente la sintesi proteica, che riprenderà dopo
adesione del ribosoma alla membrana del RER.
Il complesso SRP-ribosoma-proteina nascente viene riconosciuto dal recettore di SRP SR, una
proteina integrale presente su membrana del RER, in prossimità di un traslocone.
SRP si stacca dal suo recettore e si dissocia dal ribosoma e la seq.segnale si lega al complesso
proteico del traslocone. La proteina nascente viene inserita nel canale del traslocone con l’estremità
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amminoterminale verso il citosol. La sintesi della proteina riprende e la sequenza segnale viene
tagliata dalla peptidasi del segnale. Al termine della sintesi proteica la proteina neoformata viene
rilasciata nel lume del RER. Le proteine neosintetizzate vanno incontro a ulteriori modifiche
assumono il corretto ripiegamento ed eventualmente si formano ponti di solfuro o N-glicosilazioni,
in seguito sono veicolate al Golgi dove possono subire O-glicosilazioni e poi sono smistate e
indirizzate alla destinazione finale.

SINTESI PROTEINE INTEGRALI DI MEMBRANA


Anche le proteine di membrana sono sintetizzate con lo stesso processo.
Le proteine integrali di membrana del RE, del Golgi, della membrana plasmatica e dei lisosomi
devono essere prima inseriti nella membrana del RER. Queste proteine contengono regioni
idrofobiche che ne impediscono ingresso nel lume acquoso del reticolo.
Viene effettuata traslocazione cotraduzionale e viene usato traslocone per inserimento nella
membrana del RER. Le proteine di membrana presentano una sequenza idrofobica detta sequenza
di ancoraggio o di arresto del trasferimento che fa in modo che la catena polipeptidica nascente non
possa entrare ulteriormente nel lume. al termine della sintesi la sequenza dal traslocone passa nella
membrana dove rimane ancorata nel doppio strato lipidico. Se la sequenza di arresto è al centro
del polipeptide nascente dopo che la parte n-terminale è entrata nel lume, il ribosoma si allontana
dal RER e la parte successiva fino alla c-terminale viene sintetizzata nel citoplasma. Se la sequenza
di arresto si identifica con la sequenza segnale che è interna alla catena polipeptidica, il ribosoma si
associa al RER solo dopo che è stata sintetizzato il tratto N-terminale e in questo caso solo l’estremità
C terminale entra nel lume.

N-GLICOSILAZIONE: controllo di qualità del folding proteico


Nel lume del RER inizia la glicosilazione delle proteine. Tale processo continuerà nell’apparato di
Golgi ed è importante per l’indirizzamento delle proteine alla membrana plasmatica, ai lisosomi e
alle vescicole di secrezione. La N-glicosilazione consiste nell’aggiunta con legame covalente di un
oligosaccaride composto da 14 residui zuccherini, ricco in mannosio al gruppo aminico NH2 delle
asparagine presenti nella proteina ad opera del complesso enzimatico OST (oligosaccaride
transferase).
Viene aggiunto al gruppo NH dell’asparagina un oligosaccaride N-linked costituito da 14
monosaccaridi (3 NAG, 9 mannosio, 3 glucosio) sintetizzato nel versante citosolico e montato ad
opera di glicosiltrasferisi su un lipide di membrana il dolicolo fosfato. il complesso con un
meccanismo a flip-flop viene traslocato nel lume. OST trasferisce oligosaccaride precursore dal
dolicolo alla proteina, legando la catena oligosaccaride al gruppo NH2 amminico dell’asparagina. La
catena oligosaccaride aggiunta all’asparagina viene modificata nel RER, per raggiunger forma
definitiva nel Golgi.
La presenza delle catene oligosaccaridiche permette di verificare il corretto ripiegamento della
proteina. Quando alla catena oligoccasaridica sono rimossi 2 glucosi terminali da glucosidasi, la
glicoproteina espone un solo residuo di glucosio e viene legata da chaperonine (calnessina e
calreticulina) che controllano che la proteina sia correttamente ripiegata, in questo caso viene
rimosso anche il 3 residuo di glucosio e la proteina viene rilasciata dalle chaperonine. Le proteine
malripiegate sono riconosciute dal glucosiltrasferasi che aggiunge un nuovo glucosio sulla catena
oligosaccaridica in modo che la glicoproteina sia legata nuovamente dalle chaperonine, facendo un
nuovo tentativo di folding. La deglucosilazione e riglucosilazione prosegue finché non è
correttamente ripiegata. Se una proteina si trova da troppo tempo nel reticolo viene riconosciuta
da una mannosidasi, che rimuove residui di mannosio, la proteina viene quindi riconosciuta da

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lectine ERAD (degradazione associata al reticolo) che retrotraslocano le proteine mal ripiegate nel
citoplasma dove sono degradate.

REL RETICOLO ENDOPLASMATICO LISCIO


È organizzato in tubuli interconnessi tra loro, è coinvolto
nella sintesi dei fosfolipidi, del colesterolo e ceramide
(base di partenza per sfingolipidi e i glicolipidi che sono
sintetizzati nel Golgi), dei trigliceridi, degli ormoni
steroidei (cellule corticale surrene) ed è coinvolto nel
rilascio del glucosio dopo degradazione del glicogeno e
nella regolazione del calcio intracellulare (nelle cellule
muscolari) e nella detossificazione (epatociti).
REL partecipa a biosintesi delle membrane, biosintesi
ormoni steroidei, metabolismo glucidico,
immagazzinamento calcio, detossificazione
(metabolismo xenobiotici)

Gli enzimi che sintetizzano fosfolipidi sono proteine transmembrana del REL che hanno sito attivo
(hanno siti catalitici) verso lato citosolico della membrana del REL, dv acidi grassi sono portati da
traslocatori proteici. I fosfolipidi neoformati sono aggiunti al lato citosolico della membrana, quindi
per equilibrare contenuto lipidico dei due foglietti interviene una Flippasi che (a differenza delle
flippasi coinvolte nel mantenimento dell’asimmetria della membrana plasmatica) è ATP
indipendente e non ha specificità per i gruppi di testa dei fosfolipidi.
I lipidi sintetizzati nel rel sono distribuiti agli organelli attraverso sito di contatto diretto con il REL
oppure con vescicole secretorie. Si possono distinguere tre domini funzionali:
1. Sito di origine delle vescicole secretorie
2. Sito di contatto diretto tra rel e organelli
3. Sito di origine delle gocce lipidiche contenenti trigliceridi

APPARATO DI GOLGI

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È stato descritto d Camillo Golgi nelle cellule nervose nel 1897; è


localizzato vicino nucleo, in prossimità del centrosoma (centrioli e corpi
pericentriolari).
Ha una forma arcuata ed è orientato in modo da avere convessità rivolta
verso nucleo e concavità verso membrana plasmatica.
È costituito da cisterne appiattite impilate l’una sull’altra. Ogni cisterna è
un sistema chiuso, le pile sono collegate da connessioni tubulari tra
cisterne corrispondenti.
Le cisterne hanno forma ricurva con una faccia convessa (cis) rivolta verso
nucleo (e quindi rivolta verso RER) e una concava (trans) rivolta verso membrana plasmatica.
Tra faccia cis e faccia trans è presente una zona intermedia, si distinguono tre regioni:
regione Cis, regione mediana, regione Trans. Attraverso queste tre regioni varia la composizione
chimica, gli enzimi e lo spessore della membrana delle cisterne (spessore aumenta andando al
Trans).
Ci sono anche dei compartimenti speciali formati da tubuli e cisterne: Cis Golgi Network CGT e Trans
Golgi Network TGN. In questi compartimenti le proteine si muovono in entrambe direzioni.
Dal CGN possono muoversi in avanti verso il Golgi o tornare nel Re, mentre dal TGN possono
procedere verso destinazione finale o tornare indietro a compartimenti precedenti.
Il CGN ha composizione lipidica simili a quella delle cisterne del RER: prevalenza di fosfolipidi.
Andando verso TGN aumenta presenza del colesterolo e di sfingolipidi. Il colesterolo porta i
fosfolipidi a distendere catene idrocarburiche, facendo aumentare spessore del tratto di fosfolipidi,
permettendo inserimento di proteine nella membrana.

FUNZIONI
 Modifica, immagazzinamento, smistamento e distribuzione proteine sia destinate a
secrezione, sia quelle che rimangono nella cellula ma separate da citoplasma
 Sintesi di lipoproteine (riceve dal REL lipidi) sfingolipidi e polisaccaridi
 Processamento della porzione saccaridica/Glicosilazione di lipidi e proteine neosintetizzati
che si muovono lungo via secretoria
 Smistamento di lipidi e proteine destinati membrana plasmatica o a organelli citoplasmatici
 Scaffold per proteine di segnalazione e citoscheletriche

GLICOSILAZIONE NEL GOLGI


Le proteine che raggiungono Golgi sono state glicosilate tramite Nglicosilazione a livello del gruppo
amminico delle asparagine.
Nel Golgi sono modificati gli oligosaccaridi N-linked aggiunti alle proteine nel RE, viene rimossa la
maggior parte dei residui di mannosio e sono aggiunti nuovi zuccheri come acido sialico e galattosio.
Ogni cisterna Golgiana è un sistema membranoso chiuso con determinati enzimi che consentono
sequenzialità maturativa delle proteine. Nelle glicoproteine mature di riscontrano due classi di
oligosaccardi N-linked: oligosaccaridi ad alto mannosio (lisosomiali) e complessi (proteine secretorie
o di membrana)
Nel Golgi le proteine possono essere glicosilate con una O-glicosilazione che consiste nel legame
covalente di zuccheri al gruppo OH di serine o treonine. In particolare, nella Cis alle glicoproteine
sono aggiunti gruppi fosfato ai mannosi in posizione sei. Le proteine marcate M6P, senza subire
altre modifiche, arrivano al TGN, dove sono riconosciute dal recettore del M-6-P ed incluse in
vescicole rivestite da clatrina e indirizzate ai lisosomi.
LISOSOMI

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I lisosomi sono vescicole membranose che contengono enzimi


idrolitici, che operano a PH acido.
Al microscopio elettronico si presentano come organuli con forma
rotondeggiante e il loro aspetto varia in base al materiale da digerire
che contengono (può essere più o meno elettrondenso).
Il loro aspetto varia in base al loro grado di maturazione e il
momento di attività. La distribuzione e il numero dei lisosomi
dipende dalla funzione che svolge la cellula (macrofagi, granulociti,
neuroni).

Nel lume dei lisosomi sono contenuti circa 40 tipi diversi di idrolasi acide (proteasi, fosfatasi,
glicosidasi glicosidasi,lipasi,nucleasi) che operano a PH acido( questo è importante poiché riduce il
pericolo della distruzione della cellula ospitante qualora vi sia la liberazione accidentale di tali enzimi
nel citoplasma (che ha pH 7).
Il lume lisosomiale è acidificato grazie alla presenza nella sua membrana di pompe protoniche che
utilizzando ATP aumentano concentrazione interna di protoni fino a PH 4,5.
La membrana lisosomiale oltre alle pompe protoniche e proteine di trasporto per portare al citosol
i prodotti utili della digestione, contiene anche proteine altamente glicosilate che formano
rivestimento glucidico che protegge la membrana lisosomiale dall’attacco degli enzimi contenuti nel
lume (impedisce autolisi).
I lisosomi hanno un importante ruolo nell’economia cellulare in condizioni fisiologiche, il
funzionamento inadeguato dei lisosomi comporta insorgenza di condizioni patologiche.
RILEVANZA CLINICA dei lisosomi: Ci son condizioni patologiche per cui si addensano e accumulano
in specifiche zone cellula, la loro localizzazione può essere usata per diagnosi. Se lisosomi non
funzionano in modo adeguato, nella cellula si accumulano componenti inutili con disfunzioni.
Diverse patologie, molto spesso ereditarie, quali la malattia di Pompe sono state associate a
malfunzionamenti dei lisosomi, dei loro enzimi o dei processi portanti alla loro formazione. Queste
malattie sono dovute alla mancanza di particolari proteine litiche, che porta all'accumulo dei
loro substrati all'interno della cellula, con conseguenti problemi nel metabolismo cellulare.
FORMAZIONE DEI LISOSOMI
Lisosomi si formano dalla fusione di varie vescicole (provenienti da membrana cellulare e dal
sistema membranoso interno) che andranno a costituire sia il rivestimento che il contenuto degli
stessi organuli.
Le proteine enzimatiche lisosomiali una volta sintetizzate e glicosilate nel RER sono trasferite al Golgi
dove sono aggiunti a livello del Cis Golgi gruppi fosfato allo zucchero mannosio in posizione 6 per
opera di fosfotransferasi. Le proteine enzimatiche lisosomiali sono caratterizzate
dall’etichetta/target M6P rappresentata dallo zucchero Mannosio6fosfato. M6P è un marcatore
specifico per l’indirizzamento di una proteina al lisosoma.
Le proteine marcate m6p sono riconosciute da recettori sulla membrana del golgi e sono incluse in
vescicole idrolasiche (sempre legata a recettore). Dal TGN originano vescicole idrolasiche rivestite
di clatrina che si fondono con endosoma tardivo, derivato da endosoma precoce formato
l’invaginazione del plasmalemma (endocitosi) i recettori sono riciclati e tornano al Golgi.
Le vescicole provenienti dall’invaginazione (per endocitosi) della membrana cellulare (endosomi
precoci) vanno incontro a maturazione trasformandosi in endosomi tardivi.

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Gli endosomi precoci si trasformano in endosomi tardivi attraverso diverse modificazioni, in


particolare riguardano variazione di composizione della membrana: l’acquisizione di pompe
protoniche che abbassano il PH.
Le pompe protoniche sono fornite da vescicole provenienti dal Golgi che si fondono con endosoma
precoce, l’acidificazone favorisce la maturazione a endosoma tardivo.
Endosoma tardivo si fonde con vescicole ricche di idrolasi (vescicole idrolasiche) provenienti dalla
faccia Trans dell’apparato di Golgi; quando le vescicole idrolasiche si fondono con l’endosoma
tardivo si forma l’endolisosoma che successivamente diventerà un lisosoma.

Endosoma precoce

Endospora tardivo + Vescicole idrolasiche

Endolisosoma

Lisosoma
↙↘
Primario – Secondario

1. Lisosomi primari, appena formati e non ancora fusi con altre vescicole contenenti i materiali
da digerire;
2. Lisosomi secondari derivano da ripetute fusioni di lisosomi con altre vescicole. In questo
secondo tipo sono contenuti enzimi, materiale da digerire e materiale digerito.

I lisosomi sono specializzati nella di digestione intracellulare di molecole polimeriche provenienti da


interno (autofagia) o esterno (fagocitosi). Sono coinvolti in funzioni digestive differenti, quali la
distruzione programmata delle cellule durante l’embriogenesi, la distruzione di microrganismi
fagocitati, la nutrizione cellulare.
Lisosomi partecipano a processi di autofagia: degradazione di organuli deteriorati con disfunzioni
anche strutturali e componenti intracellulari non più utili. Nella autofagia lisosoma si fonde con
autofagosoma formando autofagolisosoma.
Si parla di macroautofagia quando il materiale da eliminare è organulo che viene racchiuso da un
rivestimento membranso proveniente dal RE e si forma una vescicola chiamata autofagosoma che
si fonde con vescicole idrolasiche per attivare la digestione lisosomiale.
Si parla di microautofagia quando lisosoma internalizza componenti citosoliche da digerire.

Nella fagocitosi il lisosoma si fonde con fagosoma


formando fagolisosoma
Quando la cellula ingloba per endocitosi corpi
estranei o agenti patogeni si forma un fagosoma con
cui si fondono i lisosomi formando fagolisosoma
I prodotti derivanti da una digestione incompleta
sono i corpi residui e possono essere secreti per
esocitosi in ambiente extracellulare o formare granuli
di lipofuscina nella cellula, che rappresentano i residui
dell’attività lisosomiale.

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I lisosomi sono coinvolti nella morte cellulare programmata per autofagia.

Il movimento dei lisosomi è controllato dai microtubuli del citoscheletro, si addensano in particolari
aree della cellula, il loro movimento implica aggregazione e non è continuo, ma definito stop and
go, perché è regolato e cambia in base a determinate condizioni., per es. se citosol si acidifica dalla
zona perinucleare si diffondono a livello citoplasma

MITOCONDRI

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I mitocondri sono organelli presenti in tutte le cellule eucariotiche, ad


eccezione degli eritrociti dei mammiferi, sono visibili al microscopio
ottico.

MORFOLOGIA E DISTRIBUZIONE
Presentano forme variabile in relazione ai diversi momenti funzionali
della cellula. Generalmente hanno una forma allungata detta
reniforme (o a fagiolo), ma possono presentare una forma granulare, filamentosa o a bastoncino.
Sono molto dinamici possono allungarsi, restringersi, fondersi tra loro e frammentarsi.
L’allungamento è dovuto a processo di fusione alterato.

I mitocondri sottostanno a processo di fusione e fissione.


La fusione determina allungamento, la fissione determina la divisione.
Questi meccanismi devono essere in equilibrio, il prevalere di uno o dell’altro è indice di aspetti
patologici (per es. l’aumento del processo di fusione può denotare la resistenza cellulare a
determinato trattamento farmacologico). questi meccanismi di fusione e fissione sono osservabili
nelle cellule viventi (e quindi senza fissazione) con traccianti fluorescenti.

I mitocondri presentano dimensioni variabili, generalmente hanno lunghezza compresa tra 1-6
micrometri.
Il numero dei mitocondri varia in relazione alla funzionalità cellulare (e al fabbisogno energetico
della cellula). Abbondando negli ovociti (in ovociti di alcune specie animali il loro numero arriva a
fino a 30 mila, negli epatociti (che hanno intensa attività metabolica) sono circa 1500.
Generalmente, sono distribuiti in modo uniforme nel citoplasma, ma la localizzazione varia in
relazione alla loro funzione di fornire energia e si accumulano nei distretti cellulari dove è richiesta
maggiore energia.
Nelle cellule dei muscoli striati sono allineati tra le miofibrille, nello spermatozoo si concentrano nel
punto di intersezione del flagello (lo spermatozoo ha alto fabbisogno energetico perché deve
muoversi, è dotato di motilità).
I mitocondri sono definiti organelli semiautonomi, poiché si dividono per scissione binaria.

STRUTTURA
i mitocondri presentano una doppia membrana. la membrana esterna e la membrana interna
definiscono due spazi distinti, la camera esterna (o spazio intermembrana) e la camera interna (o
matrice mitocondriale).
LA MEMBRANA ESTERNA separa l’organello dal citoplasma e ha una composizione simile a quelle
del RE: 40-50% di lipidi e il restante di proteine. I lipidi sono essenzialmente fosfolipidi, in particolare
abbonda fosfatidilcolina. La membrana esterna ha un contenuto lipidico maggiore rispetto a quella
interna. contiene enzimi coinvolti nell’ossidazione dell’adrenalina, nell’ allungamento degli acidi
grassi e nella degradazione triptofano.
Ha una elevata permeabilità e contiene le proteine porine che formano canali non selettivi per il
passaggio di molecole con peso molecolare inferiore a 5000 Dalton
MEMBRANA INTERNA è ripiegata in creste mitocondriali
Le creste in genere hanno una forma lamellare e sono disposte perpendicolarmente all’asse
longitudinale dei mitocondri. Nei mitocondri di alcuni tipi cellulari (cellule nervose, cellule dei
muscoli striati) le creste sono disposte parallelamente all’asse longitudinale.
Nelle cellule della corticale del surrene (che secernono ormoni steroidei) i mitocondri hanno delle
creste tubulari.
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Le creste sono osservabili a TEM e SEM (permette visione tridimensionale)


La composizione lipidica della membrana interna è simile a quella della membrana plasmatica
batterica: è quasi priva di colesterolo, contiene cardiolipina (difosfatidil-glicerolo) che determina la
impermeabilità ai protoni H+. La membrana interna diversamente da quella esterna è
selettivamente permeabile.
La membrana interna ha un elevato contenuto proteico dovuto alla presenza di proteine
transmembrana e complessi proteici coinvolti nella fosforilazione ossidativa nella catena di
trasporto degli elettroni
(ci sono specifici trasportatori di elettroni, atp- e adp-traslocasi e atp-sintasi che sfrutta gradiente
protonico a cavallo della membrana per sintesi ATP)

SPAZIO INTERMEMBRANA
Lo spazio tra la membrana esterna e interna è lo spazio intermembrana (o
camera esterna).
A riposo la matrice mitocondriale occupa maggior parte dello spazio e il
mitocondrio assume la cosiddetta forma ortodossa

In stato di attività metabolica, ad alti livelli di fosforilazione ossidativa, si


allarga lo spazio intermembrana e il mitocondrio assume la forma condensata.

MATRICE MITOCONDRIALE
La membrana interna delimita la matrice mitocondriale: un gel viscoso in cui si trovano enzimi
idrosolubili coinvolti in ossidazione acidi grassi e ciclo di Krebs.
Nella matrice mitocondriale ci sono depositi granulari di ioni calcio, ribosomi e molecole di DNA
mitocondriale circolare a doppia elica.
I mitocondri hanno un proprio genoma e apparato sintetico con varie forme di RNA (m,t,r) e
ribosomi.
Il mtDNA (DNA mitocondriale) è simile a quello dei batteri, non è associato a istoni ed è sottoforma
di molecole circolari ad anello. In ogni mitocondrio ci sono diverse molecole di DNA mitcondriale,
(nell’uomo è di derivazione materna).
I mitocondri di cellule animali e fungine utilizzano codice genetico diverso da quello universale (UGA
che è normalmente di stop codifica triptofano), mentre i mitocondri delle piante utilizzano codice
genetico universale.
I ribosomi dei mitocondri hanno dimensioni minori rispetto ai ribosomi eucariotici, sono simili a
quelli dei batteri. I mitocondri effettuano la sintesi di alcune proteine, ma la maggior parte delle
proteine mitocondriali è codificata dai geni nucleari e poi indirizzata ai mitocondri per via
citoplasmatica o posttraduzionale. Le proteine destinate ai mitocondri sono generalmente e
marcate con una specifica sequenza segnale all’estremità amminoterminale detta mitocondrial
leader sequence (MLS) che consiste in alternanza di aminoacidi idrofobici e carichi positivamente
che formano elica anfipatica.
la proteina viene mantenuta in stato non ripiegato da proteine chaperone. il passaggio attraverso
la membrana esterna e mediato dal complesso proteico TOM, il passaggio attraverso membrana
interna è mediato da TIM.

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Il DNA mitocondriale nell’uomo viene ereditato solo per via materna. Lo spermatozoo non penetra
integralmente nella cellula uovo perché i mitocondri dello spermatozoo degenerano. Si ritiene che
il genoma del mitocondrio paterno possa interferire con quello materno e interferire con un corretto
sviluppo embrionale e per questo venga eliminato.

TEORIA ENDOSIMBIOTICA
Per i mitocondri (e i cloroplasti) è stata proposta la teoria endosimbiotica (formulata da Lynn
Margulis negli anni ’80) che spiega il passaggio da procariote a eucariote.
Il mitocondrio si sarebbe evoluto a partire da un procariota aerobio inglobato da un procariota
eterotrofo anaerobio, instaurando una relazione di endosimbiosi (divenuta obbligata): il procariota
aerobio inglobato avrebbe fornito alla cellula ospite dei vantaggi grazie alle proprie capacità
metaboliche, guadagnando in cambio protezione. Si sarebbe stabilito un rapporto di endosimbiosi
obbligata e il procariota aerobio inglobato sarebbe divenuto il mitocondrio.
Inoltre, teoria endosimbiotica spiega motivo per cui i mitocondri e i cloroplasti hanno un DNA
indipendente da quello del nucleo della cellula nella quale vivono, il DNA mitocondriale è diverso da
DNA nucleare.

METABOLISMO ENERGETICO
Nella cellula eucariote animale gli organelli preposti all’assorbimento e trasformazione di energia
contenuta nei substrati organici (zuccheri, acidi grassi aminoacidi) in ATP sono i mitocondri, essi
sono coinvolti nel metabolismo energetico.
Il metabolismo energetico è insieme di reazioni che liberano energia necessaria per svolgimento
funzioni cellulari.
Le reazioni esoergoniche sono dette cataboliche e appartengono al metabolismo energetico,
mentre le reazioni endoergoniche sono dette anaboliche e appartengono al metabolismo
biosintetico.
L’intermedio comune tra catabolismo e anabolismo è ATP, unica molecola energetica capace di
essere usata da tutti apparati cellulari. È nucleotide forato da adenina, ribosio e tre gruppi fosfato.
ATP cede facilmente energia contenuta nel legame tra il 2 e 3 gr.fosfato diventando ADP:
ADP deve essere riconvertito in ATP, a questo punto intervengono i mitocondri.

I mitocondri sono definiti centrale energetica della cellula, la funzione più importante consiste nella
sintesi di ATP per fosforilazione-ossidativa.
I mitocondri sono coinvolti nella trasformazione dell’energia stoccata nei substrati organici in
energia immediatamente disponibile per svolgere le funzioni cellulari, immagazzinata sotto forma
di ATP
Sintesi ATP è resa. possibile grazie alla combinazione di due processi intramitocondriali (ciclo di
Krebs e fosforilazione ossidativa), preceduti da una fase citoplasmatica cioè Glicolisi.
Le macromolecole (carboidrati, proteine e lipidi) sono demolite nei loro costituenti essenziali e come
tali entrano nella glicolisi o più avanti, nella formazione dell'acetil Coenzima A.

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Il catabolismo consiste nella degradazione di molecole complesse


in molecole semplici con liberazione di energia.
Le macromolecole sono degradate nelle loro subunità
monomeriche ad opera di enzimi, generalmente ciò avviene in
ambiente extracellulare, nell’intestino e prende il nome di
digestione, (può avvenire anche all'interno della cellula e
interessare i lisosomi).
Dopo la digestione le subunità monomeriche sono riassorbite
dalle cellule e nel citoplasma avviene la glicolisi.

La respirazione cellulare è un processo metabolico che permette


alla cellula di estrarre l’energia conservata nei materiali nutritizi.
Essa consiste di tre stadi metabolici: Glicolisi (nel citoplasma), Ciclo
di Krebs, Catena di trasporto degli elettroni e fosforilazione
ossidativa (nei mitocondri).

GLICOLISI
La scissione del glucosio C6H12O6 in due molecole di piruvato avviene nel citoplasma e non richiede
necessariamente la presenza di ossigeno, prende il nome di glicolisi. Una molecola di glucosio, a sei
atomi di carbonio viene trasformata, tramite dieci reazioni, in due molecole di piruvato a tre atomi
di carbonio. Queste reazioni sono accompagnate da una liberazione di energia (2 ATP).
Dalla glicolisi si ottengono 4 ATP e 2 NADH, 2 H+ e 2 molecole di piruvato, ma 2 molecole di ATP
sono riutilizzate per la demolizione del glucosio.

La glicolisi è divisa in due fasi:


Di investimento: nella prima fase, la cellula consuma 2 ATP per dividere il glucosio (che
ha 6 atomi di carbonio – 6C) in 2 molecole di gliceraldeide 3 – fosfato (GAP - 3C).
In questa fase la cellula spende energia per produrre due molecole ad alto valore energetico, che
potranno essere ossidate e defosforilate per ottenere energia.
Di rendimento (): nella seconda fase, le due molecole di gliceraldeide-3-fosfato vengono trasformate
in due molecole di piruvato con conseguente produzione di 4 ATP (2 per ogni GAP) e 2 NADH (1 per
ogni GAP).
Quindi, alla fine della glicolisi, la cellula ha guadagnato 2 ATP (2 ATP consumate nella prima fase e 4
guadagnate nella seconda) e 2 NADH (che potranno essere utilizzati per produrre ATP).

Il piruvato prodotto ha due destini diversi a seconda della quantità di O2 in cellula:


In presenza di ossigeno il piruvato viene ossidato ad AcetilCoA; in assenza di ossigeno, ha un destino
diverso.
La degradazione anaerobica dei substrati organici per ottenere energia sotto forma di ATP prende il
nome di fermentazione.
Nella fermentazione il piruvato è utilizzato come accettore finale di elettroni per riossidare NADH a
NAD+, necessario per i successivi cicli di glicolisi.
In alcuni microrganismi, come per esempio i lieviti, il piruvato in assenza di ossigeno va incontro alla
fermentazione alcolica in cui il piruvato è convertito in etanolo e CO2.
La fermentazione alcolica avviene nei lieviti (es. Saccharomyces cerevisiae) ed è usata per la
produzione di vino e birra, nella panificazione.

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La fermentazione lattica avviene in alcuni batteri come Lactobacillus casei: le due molecole di
piruvato sono convertite in acido lattico (In assenza ossigeno il piruvato è trasformato in acido
lattico per riossidare il NADH formatosi in precedenza)
Avviene principalmente nei lattobacilli e nel metabolismo anaerobico del tessuto muscolare, è
sfruttata nella preparazione dello yogurt.
Quando le fibre del muscolo scheletrico sono sottoposte a intenso esercizio fisico e non hanno un
apporto sufficiente di ossigeno, attivano processo di fermentazione lattica. Il piruvato è ridotto ad
acido lattico, responsabile della sensazione di indolenzimento (l’acido lattico non viene eliminato,
ma recuperato dal fegato che lo ritrasforma in glucosio.)

CICLO DI KREBS
Molecole di piruvato prodotte dalla glicolisi aerobica vengono trasportate all'interno della matrice
mitocondriale dove vengono decarbossilate da piruvato deidrogenasi per formare gruppi acetili
(radicale acetato) che sono legati con il coenzima a (CoA) per formare acetil-CoA. Queste reazioni
liberano anidride carbonica e NADH.
La glicolisi e la beta ossidazione (catabolismo lipidico) producono acetil-CoA, un
gruppo acetile legato al coenzima A.(L'ossidazione dei grassi, si attua nei perossisomi e viene
completata nella matrice mitocondriale dove i lipidi pre-ossidati vengono convertiti in acetil CoA,
con produzione di NADH e FADH) L’acetilCoA è il prodotto della demolizione di zuccheri, grassi e
proteine.
l'acetilCoA nella matrice mitocondriale viene immesso nel ciclo di Krebs o ciclo degli acidi
tricarbossilici o ciclo dell’acido citrico.
Il ciclo inizia con l’unione di AcetilCoA con l’ossalacetato con la formazione di acido citrico, che
attraverso 8 diverse reazioni è smontato dando luogo a una nuova molecola di ossalacetato,
liberando CO2 e dando origine a coenzimi ridotti NADH e FADH che per riossidarsi cedono idrogeno
ed elettroni alla catena di
trasporto degli elettroni posta sulle creste mitocondriali. Si ottengono, per ogni acetil-coA, 2 CO2, 3
NADH, 1 FADH2 e 1 ATP.

CATENA DI TRASPORTO DEGLI ELETTRONI

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La catena è costituita da enzimi (citocromi) legati gruppi prostetici che possono accettare e cedere
elettroni, passando dallo stato ossidato a ridotto in modo reversibile.
I coenzimi ridotti NADH e FADH raggiungono la catena di trasporto dove cedono elettroni e protoni.
Gli elettroni sono catturati dai componenti della catena respiratori, mentre i protoni sono pompati
(da enzimi della catena) attraverso membrana interna dalla matrice allo spazio intermembrana.
Gli elettroni proseguono lungo i componenti della catena di trasporto degli elettroni, al cui termine
si trova Ossigeno O2 che accetta elettroni e parte dei protoni formando molecola di acqua H2O.
La catena di trasporto non produce ATP, ma pompa i protoni nello spazio intermembrana generando
gradiente di concentrazione di protoni, necessario per la fosforilazione ossidativa.
Il flusso protonico di ritorno fa ruotare le parti mobili dell’ATPsintetasi attivando sintesi di ATP.

FOSFORILAZIONE OSSIDATIVA
Il gradiente protonico ai due lati della membrana mitocondriale fornisce energia necessaria per
sintesi ATP
La differenza di potenziale ai due lati della membrana interna (che si traduce in differenza di PH,
acido nello spazio intermembrana) induce i protoni a rientrare nella matrice.
Lungo la membrana interna si localizzano complessi multiproteici chiamati ATPsintasi o ATPsintetasi
costituiti da due subunità: F0 (proteina canale per il flusso protonico) F1(sporge nella matrice
mitcondriale è dotata di attività ATPasica entrambe le subunità hanno sia parti mobili sia parti
statiche.
La elevata concentrazione di H+ nello spazio intermembrana induce protoni a rientrare nella
matrice mitocondriale, il flusso di protonico avviene attraverso la subunitàF0 (proteina canale),
Il flusso protonico di ritorno fa MUOVERE PARTI MOBILI DELL F1ATTIVANDO SINTESI ATP.
Dall’ossidazione di una molecola di glucosio si ottengono 36 molecole di ATP. La produzione di ATP
mediante fosforilazione ossidativa è spiegata dalla teoria chemiosomotica, secondo cui energia
necessaria per ricaricare ADP ad ATP deriva dal gradiente elettrochimico che si crea grazie alle
differenze nella concentrazione dei protoni tra lo spazio intermembrana e la matrice mitocondriale.

FUNZIONI MITOCONDRIALI

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Il mitocondrio è in grado di svolgere molteplici funzioni. La più importante tra esse consiste
nell'estrarre energia dai substrati organici che gli arrivano per produrre un gradiente protonico che
viene sfruttato per produrre adenosintrifosfato (ATP). Gli altri processi in cui il mitocondrio
interviene sono:

• l'apoptosi* e la morte neuronale da tossicità da acido glutammico


• regolazione del ciclo cellulare
• regolazione dello stato redox della cellula
• sintesi dell'eme (gruppo prostetico dell’emoglobina)
• produzione endogena di calore (termogenesi) grazie all'intervento di proteine canale
specifiche come la termogenina detta UCP1 uncoppling protein espressa da adipociti
bruni (UCP1 disaccoppia fosforilazione e ossidazione Energia proveniente da
ossidazione dei substrati organici e liberata da trasporto elettroni viene dissipata
sottoforma di calore.)
• La β-ossidazione degli acidi grassi a opera di enzimi della matrice mitocondriale e porta
a produzione AcetilCoA NADH FADH
• deposito di ioni Ca2+ nella matrice mitocondriale.
• Sintesi ormoni steroidei insieme a REL
• Gluconeogenesi (produzione glucosio a partire da precursori non glucidici)

* I mitocondri giocano un ruolo fondamentale nella morte cellulare innescando una delle vie
dell’apoptosi (quella intrinseca), che porta al rilascio di fattori apoptogenici dallo spazio
intermembrana tra cui il citocromo c)
l’Apoptosi è una forma di morte cellulare programmata innescata da alcuni segnali, si riconosce una
VIA INTRINSECA (quando i segnali di morte programmata derivano dall’interno della cellula) ed una
via estrinseca (quando i segnali di morte programmata derivano dall’ esterno della cellula).

PEROSSISOMI
Sono organelli citoplasmatici che intervengono nel catabolismo di molte molecole come acido urico,
aminoacidi, acidi grassi e anche nella biosintesi di colesterolo e dolicolo.
Contengono enzima catalasi che degrada perossido di idrogeno (composto citotossico) che viene
prodotto dall’attività di altri enzimi perossisomi ali le ossidasi.
La degradazione degli acidi grassi a catena corta/media avviene nei mitocondri, mentre la
degradazione degli acidi grassi a catena lunga nei perossisomi.
Hanno una morfologia variabile, possono essere sferici o bastoncellari.
I movimenti dei perossisomi sono controllati dal citoscheletro, nei mammiferi si spostano lungo i
microtubuli, nei lieviti e nelle piante lungo i microfilamenti di actina.
Nella matrice perossisomiale ci sono molti enzimi che intervengono nella sintesi di colesterolo, acidi
biliari e nell’osso d’azione degli acidi grassi e nel metabolismo del perossido di idrogeno H2O2.
Le ossidasi catalizzano diverse razioni di ossidazione che hanno come prodotto collaterale il
perossido di idrogeno, che viene degradato dalle catalasi e ridotto ad acqua e ossigeno.
Possono derivare da specifiche regioni del RE e dalla crescita e fissione di perossisomi preesistenti.

TRAFFICO VESCICOLARE
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La cellula eucariote è sede di intenso traffico di vescicole che gemmano dal RE e si dirigono ad altri
organelli o alla membrana plasmatica e in direzione opposta, dal plasmalemma si dirigono
all’interno della cellula.
(movimento di vescicole avviene grazie intervento del citoscheletro che agisce come sistema di
rotaie su cui si muovono proteine motrici).
Il traffico vescicolare consente la comunicazione fra l'interno della cellula e l'esterno, per mezzo
delle vescicole di trasporto, questo spostamento può avvenire attraverso la via endocitica oppure
quella secretoria.
Ci sono quindi due vie principali:
1. La via biosintetica-secretoria che prende il nome di esocitosi, la quale consiste nell’
esternalizzazione del contenuto di una vescicola intracellulare. Il pathway secretorio inizia
dal re e termina a livello della membrana plasmatica.
2. La via dell’endocitosi che consente di internalizzare materiale extracellulare o di rimuovere
i componenti della membrana plasmatica. Questo pathway inizia dalla membrana
plasmatica e termina a livello dei lisosomi.
Il traffico vescicolare si verifica grazie ad un processo di gemmazione seguito da un processo
di fusione delle vescicole. Il materiale contenuto nel lume della vescicola con la fusione viene
riversato nel bersaglio.

GEMMAZIONE E DISTACCO DELLE VESCICOLE


I fenomeni di produzione di vescicole si verificano a carico di diverse strutture come RE, Golgi (da
cui originano vescicole coinvolte nel trasporto e smistamento delle molecole sintetizzate nel RE) e
plasmalemma. Si forma una fossetta di invaginazione nella membrana (al TEM caratterizzata da
aspetto spinoso della membrana sul lato citosolico, dovuto all’assemblaggio del rivestimento
proteico) che è dotata di rivestimento proteico. La fossetta rivestita si approfonda sempre più fino
a distaccarsi formando una vescicola rivestita.
Il rivestimento proteico è costituito da 3 famiglie di proteine (clatrina, COP I COPII) che
contraddistinguono le vescicole coinvolte in differenti trasferimenti.
Rivestimento proteico stabilisce selettività del carico. Prima che la vescicola si fonda con la
membrana bersaglio il rivestimento viene perso del tutto o in parte e riciclato.
La curvatura della membrana può essere determinata da fattori estrinseci come citoscheletro che
puoò spingere e tirare le membrane o da fattori intrinseci come presenza di proteine integrali che
la deformano, il legame con proteine di rivestimento o proteine citosoliche che si associano
transitoriamente per deformarla, o la composizione lipidica.

La clatrina è una proteina esamerica formata da 3 catene pesanti e 3 legger unite a formare struttura
simile a una svastica a tre braccia chiama triskelion o triscele o trischele. I trisceli si uniscono in una
struttura a forma di canestro formando esagoni e pentagoni alternati.
Clatrina riveste sia vescicole che da TGN vanno ai Lisosomi, sia quelle di endocitosi; COPII (coating
protein two) riveste vescicole che dal RE vanno a Golgi, COP I (coating protein one) riveste tutte
quelle che dal Trans tornano a cisterne precedenti o al RE.

I rivestimenti COPI e COPII prendono contatto direttamente con l’organello da cui gemmano le
vescicole.

Mentre per il rivestimento clatrina è necessario intervento di proteine adattatrici (adaptine) che
mediano il legame tra clatrina e membrana plasmatica. Nel distacco della vescicola dalla membrana
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interviene dinamica dotata di attività GTPasica. La dinamica forma avvolgimento a spirale attorno
alla base della vescicola e interagendo con altre proteine determina il distacco della vescicola.

Con tecnica autoradiografica: Si può evidenziare il meccanismo del traffico vescicolare con
marcatore radioattivo, marcando aminoacido è possibile individuare la proteina contenuta nella
vescicola e seguire il meccanismo di gemmazione delle vescicole e il percorso della proteina ed
evidenziare i passaggi che portano alla produzione di granuli di secreto (studio condotto su cellule
del pancreas esocrino). È possibile vedere dove si accumula elemento radioattivo.

SMISTAMENTO DELLE VESCICOLE


Dopo distacco dalla membrana di origine delle vescicole neoformate (che derivano sia da endocitosi
sia da gemmazione dal RE/Golgi) devono essere smistate al corretto compartimento cellulare in
base al contenuto
Nel corretto smistamento delle vescicole al bersaglio sono implicate le proteine SNARE, che sono
poste su vescicole (vSNARE) e sul bersaglio (tSNARE) e funzionano da segnale e relativo recettore e
garantiscono corretto indirizzamento vescicolare. Intervengono anche nella fusione di membrane
che permette allea membrana della vescicola di fondersi con membrana bersaglio (SNARE
forniscono specificità alla fusione).
La fusione delle vescicole è realizzata dalle proteine SNARE che agganciano e trascinano la vescicola
verso la membrana a cui è destinata e poi aiutano la fusione dei doppi strati lipidici delle due
membrane. Le SNARE sono proteine integrali che si trovano sulla superficie della vescicola (vSNARE)
e sulla membrana bersaglio (tSNARE). Quando le proteine SNARE di due membrane si avvicinano, le
loro catene si intrecciano e tirano le membrane una verso l'altra fino a farle quasi toccare. Grazie
alle SNARE la vescicola può riconoscere bersaglio con cui è destinata fondersi. Quando vescicola si
fonde con membrana il rivestimento proteico viene riciclato. Le SNARE dopo la fusione si
disassemblano ano possono toRNAre a essere riutilizzate
Nell’aggancio delle vescicole alla membrana bersaglio intervengono proteine monomeriche dotate
di attività GTPasica dette RAB, che sono legate alla vescicola prima che si distacchi dalla membrana
di origine e poi interagiscono con una proteina sulla membrana bersaglio (effettore di RAB).

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TRAFFICO VESCICOLARE TRA RE E GOLGI


Tra RE e Golgi esiste sia un flusso vescicolare anterogrado si retrogrado.
Dal RER gemmano vescicole di trasporto rivestite da proteine COP II muovendosi lungo i microtubuli
del citoscheletro confluiscono al CGN e quindi transitano dalle cisterne cis, alle mediane fino alla
faccia trans del Golgi. Dal TGN le vescicole possono dirigersi verso la destinazione finale oppure
muoversi a ritroso tornando a cisterne precedenti o al RE.
La sequenza per il recupero delle proteine del RE è la sequenza KDEL, che è il segnale per
inserimento della proteina in una vescicola (COP I) che torna al RE. Nei mammiferi nel traffico
vescicolare tra RE e GOLGI c’è una stazione intermedia (ERGIC) che si forma in seguito alla fusione
delle vescicole COPII

ESOCITOSI
Il materiale destinato a secrezione, una volta sintetizzato nel RE e dopo essere transitato nelle
cisterne del Golgi, viene confezionato in vescicole di secrezione che gemmano dal Trans Golgi.
Ci sono due tipi di secrezione: regolata (rilascio del secreto si verifica in risposta a stimoli) e
costitutiva (rilascio continuo del secreto).

Le vescicole di secrezione costituiva si fondono direttamente con la membrana plasmatica


riversando il proprio contenuto all’esterno della cellula.
Le vescicole destinate a secrezione regolata si accumulano nella cellula e vanno incontro a esocitosi
solo in seguito a stimoli. Subiscono un processo maturativo che comporta concentrazione del loro
contenuto, le vescicole maturate sono di norma più grandi ed elettrondense di quelle della
secrezione costitutiva e si accumulano vicino membrana plasmatica in attesa dello stimolo
secretorio.

ENDOCITOSI
Si può distinguere in tre diverse forme: fagocitosi, pinocitosi, endocitosi mediata da recettori e per
molti aspetti anche autofagia.

FAGOCITOSI è presente in cellule specializzate come macrofagi e granulociti dei vertebrati. Consiste
nell’ingestione a scopo di alimentazione o difesa di materiale extracellulare come batteri, frammenti
cellulari, che sono inglobati all’interno di un fagosoma che poi si fonde con lisosomi formando
fagolisosoma.
Il materiale da fagocitare viene riconosciuto da specifici recettori di membrana. Il riconoscimento
può essere indiretto o diretto. Nel
caso dei macrofagi il riconoscimento
è indiretto: mediante appositi
recettori i macrofagi riconoscono gli
anticorpi legati agli antigeni estranei
e fagocitano il complesso antigene-
anticorpo. Il riconoscimento diretto
avviene per esempio grazie al
legame del fagocito con specifici
oligosaccaridi sulla superficie dei
batteri.
Dopo l’adesione della particella da
fagocitare la membrana del fagocito
si solleva in pieghe o pseudopodi avvolgendo la particella da fagocitare, mentre la porzione di
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membrana sottostante la particella si introflette trascinando la preda all’interno, contenuta in


fagosoma.

PINOCITOSI assunzione da parte della cellula di gocciole di liquido con eventuali soluti attraverso
piccole vescicole.

ENDOCITOSI MEDIATA DA RECETTORI


Si formano invaginazioni della membrana plasmatica che inglobano determinate molecole grazie al
loro legame con specifici recettori di membrana.
Il materiale endocitato viene racchiuso in un endosoma precoce (o primario) che con l’acquisizione
di pompe protoniche (acidificazione) poi matura a endosoma tardivo (o secondario). Endosoma
tardivo si fonde con vescicole idrolasiche (provenienti dal TGN) e forma un endolisosoma che dopo
ulteriore acidificazione si trasforma in un lisosoma maturo.

NUCLEO
Negli Eucarioti il genoma è separato dal citoplasma e confinato
nel nucleo (negli eucarioti al DNA sono associate a proteine a
formare cromatina).
La separazione del genoma dal resto del citoplasma e la
complessa organizzazione del nucleo consentono un controllo
più efficiente delle funzioni del genoma e degli scambi tra
nucleo e citoplasma.
MORFOLOGIA E DISTRIBUZIONE
Maggior parte delle cellule sono mononucleate, ci sono cellule
prive di nucleo come eritrociti die mammiferi. Ci sono tessuti con elementi polinucleati: i sincizi (da
fusione di più cellule che condividono i nuclei in unico citoplasma¸ es. fibre muscolari scheletriche
degli animali) e plasmodi (da una cellula il cui nucleo si è diviso più volte senza contemporanea
divisione del citoplasma).
Nucleo è una struttura dinamica, la cui morfologia varia nelle diverse fasi del ciclo cellulare.
La morfologia del nucleo varia in relazione alla cellula e in funzione della sua posizione nella cellula.
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La posizione del nucleo nella cellula dipende dal contenuto e funzione della cellula: ad esempio con
una zona apicale deputata alla secrezione o all’assorbimento, hanno il nucleo in posizione basale. I
linfociti hanno un nucleo rotondeggiante e la componente nucleare prevale rispetto alla
citoplasmatica.
La posizione è variabile ma caratteristica di ogni tipo cellulare
-posizione centrale rispetto al corpo cellulare: es. cellule embrionali, neuroni
-nucleo eccentrico: nelle cellule secernenti, adipociti

Il nucleo è facilmente evidenziabile all’interno della cellula con DAPI o 4’,6-diamidin-2-fenilindolo è


un colorante organico fluorescente che lega fortemente regioni del DNA ricche in sequenze A-T
STRUTTURA
Il nucleo interfasico è dotato di un involucro nucleare costituito da due membrane concentriche:
una membrana esterna e una interna, lo spazio intermembrana è spazio perinucleare.
L’involucro nucleare è costellato di aperture cilindriche, i pori nucleari, nelle aree in cui le due
membrane si fondono e dove si trova il complesso del poro che controlla entrata e uscita di
materiale dal nucleo. (involucro nucleare si disgrega all’inizio della mitosi (prometafase) e ciò
avviene grazie alla fosforilazione delle lamìne costitutive della làmina nucleare. Involucro nucleare
si riforma nella telofase quando la cromatina comincerà a despiralizzarsi e numerose vescicole di
reticolo endoplasmatico verranno a fondersi per ricostituire l’involucro nucleare)

COMPLESSO DEL PORO

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Il complesso del poro è una struttura proteica (nucleoporine)


costituita da una intelaiatura centrale formata da 8 raggi (perforata
da 8 canali di 9 nanometri) posta tra un anello citosolico e un anello
nucleare. Da anello citoplasmatico si proiettano otto filamenti nel
citoplasma; dall’anello nucleare sporge (sul lato interno) una
struttura a forma a canestro (canestro nucleare) forata da 8
filamenti che si uniscono all’anello terminale da cui partono 8
filamenti che si spingono verso il nucleo.
Quando il poro si apre, il diametro della zona di passaggio delle
molecole aumenta.
Le molecole di piccole e medie dimensioni passano per diffusione,
mentre le molecole di dimensioni maggiori necessitano di
trasporto attivo e sistemi di traslocazione specifici.
Le molecole proteiche che devono essere trasportate attraverso il
poro sono contrassegnate SEGNALE DI LOCALIZZAZIONE
NUCLEARE.
Le proteine destinate al nucleo (dal citoplasma al nucleo, DNA e
RNA polimerasi, nucleotidi e ATP, istoni, proteine ribosomiali) sono contrassegnate da un (NLS,
Nuclear Localization Signal) segnale di localizzazione nucleare, che viene riconosciuto dalle
importine (recettori citosolici) che si legano alla proteina e la trasportano attraverso il poro nucleare.
Le molecole che devono essere esportate (mRNA, tRNA, subunità ribosomiali) sono veicolate dalle
esportine, che lavorano utilizzando GTP come fonte di energia.
Il numero dei pori varia in base all’attività funzionale della cellula
La membrana esterna è in continuità con membrane del reticolo e sulla faccia citosolica sono adesi
ribosomi (che confermano la continuità del RER con involucro nucleare) ed essa è associata a rete
citoscheletrica di actina e al centrosoma.
Membrana interna è in contatto con la làmina nucleare costituita dalle lamìne che polimerizzano
in filamenti intermedi di V tipo formando una rete a maglie fitte a cui è adesa la cromatina.
La làmina nucleare è importante per ancoraggio cromatina in interfase (sostegno meccanico).

NUCLEOLO
Il nucleolo è una regione interna al nucleo particolarmente densa di materiale genetico (DNA e RNA)
e proteico, che risulta quindi molto evidente morfologicamente, sia in microscopia ottica che
elettronica (elettrondenso). È una struttura in parte fibrillare e in parte granulare presente in una o
più copie nel nucleo. È sede della sintesi delle subunità ribosomiali e rRNA .
Dal punto di vista ultrastrutturale è formato da una componente fibrillare densa, componente
granulare e centro fibrillare. Nella componente fibrillare si trovano i geni ribosomiali in fase di
trascrizione, mentre nel centro fibrillare si trovano i geni ribosomiali non trascritti e
RNApolimerasi inattive.
Nella componente granulare avviene la maturazione delle subunità ribosomali.
Il numero e la dimensione dei nucleoli varia in funzione del tipo di cellula e della sua attività
funzionale. I nucleoli sono di dimensioni rilevanti nelle cellule con elevato livello di sintesi proteica.
All’inizio della mitosi il nucleolo scompare (profase) e si riforma nella telofase.

LA CROMATINA

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Il nucleo è sede dell’informazione genetica: al suo interno è conservato il DNA sotto forma di
CROMATINA
Nel nucleo (intercinetico o interfasico) si individua la cromatina, formata da una serie di filamenti di
DNA legato a proteine. La cromatina presenta una porzione lassa, decondensata e poco colorabile
(eucromatina) e una porzione compatta, densa e ben colorabile (eterocromatina).
Eucromatina rappresenta il materiale genetico che viene trascritto (geni attivi)
Eterocromatina rappreseta la quota di genoma che non viene trascritto, quindi temporaneamente
o permanentemente inattivo.
Eterocromatina si distingue in COSTITITUTIVA (contiene sequenze di DNA ripetute che vengono
indicate come DNA satellite ed è permanentemente inattiva) e FACOLTATIVA (può diventare
eucromatina).
La eterocromatina facoltativa differisce da tessuto a tessuto e contiene regioni del genoma che
sono state specificamente inattivate in determinate cellule o precisi momenti della vita cellulare.
La specifica inattivazione di determinati geni sta alla base del differenziamento cellulare.

Tra le zolle di cromatina condensata c’è SPAZIO INTERCROMATINICO è formato da canali che
sfociano in prossimità dei pori nucleari, è la zona in cui si verifica il traffico molecolare
nucleo/citoplasma (la cromatina condensata si arresta vicino al poro senza sovrapporsi. In
prossimità dei pori la cromatina è decondensata, cioè eucromatina). Nello SI ci sono I corpi nucleari
strutture proteiche; tra cui i corpi di Cajal, con funzione di navetta per le proteine dirette e
provenienti dal nucleolo. Ci sono proteine coinvolte nello splicing di mRNA, small nuclear
ribonucleoprotein smRNP.
NELLO SPAZIO INTERCROMATINICO AVVENGONO TRASCRIZIONE, REPLICAZIONE. ERIPARAZIONE
DNA E IL TRAFFICO DI SOSTANZE NUCLEO/CITOPLASMA.
(La presenza contemporanea di nucleo eucromatico e nucleolo evidente (associata a forte basofilia
citoplasmatica) è indice di attiva sintesi proteica nella cellula)

NUCLEOSOMA (STRUTTURA DELLA CROMATINA)


Il nucleosoma rappresenta il primo livello di organizzazione di base della cromatina
Nel nucleo la doppia elica di DNA e interagisce con gli istoni (proteine basiche) organizzandosi in
unità dette nucleosomi, costituiti da un core proteico con 8 molecole di istoni (2 molecole di H2A,
H2B, H3, H4) denominato ottamero di istoni, avvolto da DNA a doppio filamento lungo 146 paia di
basi.
I nucleosomi sono collegati tra loro da tratti di DNA libero (detto DNA linker).
Questa disposizione si chiama “collana di perle” o fibra di 11 nanometri ed è un primo livello di
condensazione della cromatina. L’istone H1, accorpa i nucleosomi a zig-zag o a gruppi di otto
(solenoide), formando fibre cromatiniche di 30 nm.
Il filamento nucleosomico può condensarsi ulteriormente con superavvolgimento dei nucleosomi a
formare la cosiddetta fibra di 30 nanometri, che a sua volta può avvolgersi ulteriormente in strutture
sempre più condensate e complesse.
I CROMOSOMI metafasici rappresentano livello di massima condensazione della cromatina e sono
presenti come corpiccioli distinti solo in Mitosi.
Le aree di cromatina che andranno a formare un singolo cromosoma sono evidenziabili con tecniche
citochimiche, i cromosomi visibili in mitosi occupano regioni distinte nel nucleo e mantengono una
sorta di individualità anche nell’interfase. Ci sono regioni del nucleo preferenzialmente occupate da
determinati cromosomi: i territori cromosomici. Secondo questo modello dei territori cromosomici
particolari cromosomi occupano regioni definite del nucleo.

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FUNZIONI DEL NUCLEO


⋅ Controllo attività cellulare
⋅ Riparazione del DNA
⋅ Conserva info genetica e regola espressione genica
⋅ Presiede alla duplicazione DNA, trascrizione (indispensabile per sintesi proteica) e
riparazione DNA

RIPARAZIONE DNA
Un danno al DNA può essere dovuto a errori durante la replicazione, danni fisici o chimici (UV) e
danni spontanei.
La cellula può attivare meccanismi di riparo del DNA. Per esempio, le basi incorporate per errore
durante la replicazione sono rimosse da appositi enzimi. In caso di danni chimici, le basi danneggiate
vengono rimosse.

CICLO CELLULARE, MITOSI e MEIOSI


Una delle funzioni fondamentali e caratteristiche della cellula è quella di dividersi in cellule figlie.
Esistono due tipi di divisione cellulare: la mitosi e la meiosi.

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La mitosi è un meccanismo di riproduzione asessuata in cui da una cellula madre si formano due
cellule figlie identiche alla madre, che ereditano un patrimonio genetico diploide (cellule
somatiche).
Durante un processo mitotico una cellula diploide (2n) genera due cellule diploidi geneticamente
identiche ad essa e tra loro. Gli organismi unicellulari utilizzano la mitosi per riprodursi.
Gli organismi pluricellulari utilizzano la mitosi per aumentare il numero delle loro cellule (sviluppo
ed accrescimento) e per sostituire le cellule morte e invecchiate. Il corpo degli organismi
pluricellulari è composto da molti miliardi di cellule, unite a formare tessuti e organi deputati a
svolgere funzioni specifiche. Tutte le cellule di un organismo pluricellulare derivano infatti da
un'unica cellula, lo zigote che si forma dall’unione di un gamete femminile (uovo) con un gamete
maschile (spermatozoo) tramite il processo della fecondazione. Una volta formatosi, lo zigote
genera tutte le cellule somatiche attraverso una serie di divisioni mitotiche successive.
La meiosi è un meccanismo di riproduzione sessuata in cui da una cellula madre si formano quattro
cellule figlie che ereditano un patrimonio genetico aploide, ossia dimezzato rispetto a quello
parentale.
La meiosi è una divisione cellulare in cui le cellule figlie presentano un corredo cromosomico
dimezzato rispetto alla cellula madre. Durante un processo meiotico una cellula madre diploide
genera 4 cellule figlie aploidi tra loro geneticamente diverse. La meiosi viene utilizzata dagli
organismi pluricellulari per creare le loro cellule germinali, i gameti.
La meiosi crea “variabilità genetica”, producendo cellule aploidi geneticamente una diversa
dall’altra in modo tale che i nuovi individui che si generano per unione di due gameti siano
geneticamente dissimili.

Il CICLO CELLULARE caratterizza eucarioti ed è un processo altamente regolato, da cui dipende la


corretta proliferazione delle cellule eucariotiche.
La proliferazione deve rimanere in equilibrio con la morte cellulare, uno sbilanciamento porta a
condizioni patologiche. Per es. cancro è dovuto a una incontrollata proliferazione di cellule.
Nelle cellule eucariote la progressione attraverso le varie fasi del ciclo cellulare risulta essere
finemente regolata dalle chinasi ciclina-dipendente o CDK (Cyclin-dependent Kinases) una famiglia
di proteine chinasi la cui attività dipende dalla loro associazione con delle subunità proteiche
regolative dette cicline; queste ultime sono proteine instabili, sintetizzate e degradate
periodicamente, che si accumulano in fasi del ciclo specifiche e che non solo attivano le CDK, ma ne
determinano anche la specificità di substrato
Nel ciclo cellulare, sono presenti dei punti di controllo o checkpoints, localizzati a livello delle transizioni G1/S
e G2/M.

Ciclo cellulare è costituito da interfase (G1, S, G2) e fase M:


L’interfase è un periodo di intensa attività cellulare, in cui si ha la crescita cellulare, la duplicazione
del DNA e la preparazione della cellula alla divisione cellulare. L’Interfase occupa circa il 90% del
ciclo cellulare.
G1: accrescimento cellulare, sintesi di molecole specifiche (es. produzione di un determinato
secreto). G1 è un periodo in cui la cellula cresce e svolge le sue funzioni specifiche nell’ambito del
tessuto di cui fa parte, aumentando le sue dimensioni ed il numero dei suoi organuli. È caratterizzata
da una intensa attività di sintesi proteica.
S: sintesi di istoni e proteine necessarie alla duplicazione DNA: in modo da avere un doppio corredo
cromosomico per dare origine a due cellule figlie identiche dal punto di vista genetico (prima di
questa fase ogni cromosoma è costituito da 1 doppia elica, dopo S, ogni cromosoma contiene 2
doppie eliche). Inizia la duplicazione dei centrioli.
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G2: I centrioli hanno completato la duplicazione (ora sono 4 e concorreranno alla formazione fuso
mitotico.) La cellula si prepara alla divisione.

(secondo il libro di Bottone e Bigioggera la duplicazione dei centrioli avviene nella Fase G2, ma
secondo quello di Colombo e Olmo, e secondo tutti gli altri volumi ciò avviene in fase S.)

Per identificare le cellule in interfase si valutano proteine specifiche espresse nelle determinate fasi
(proteine ciclo-correlate che sono specifiche per G1, S, G2)
Le cellule passano maggior parte in interfase, in particolare nella fase G1. Quando sono indotte da
fattori di proliferazione dalla G1 devono passare alla S.
Il ciclo cellulare è un processo importante, quindi ci sono dei punti di controllo o checkpoints che
controllano il passaggio da una fase all’altra (G1/S S/G2). Prima di iniziare la fase successiva del ciclo,
viene controllato che sia stata completata correttamente la fase precedente.
La fase M: comprende la mitosi (segregazione dei cromosomi, ripartizione materiale genetico) e
citodieresi o citocinesi (ripartizione del citoplasma e separazione fisica delle cellule figlie)

MITOSI
È un processo continuo, viene distinta in 5 stadi: profase, prometafase, metafase, anafase, telofase.

PROFASE:
È caratterizzata dalla riorganizzazione della cromatina, che si compatta e condensa in cromosomi.
Ogni cromosoma è costituito da due cromatidi fratelli identici uniti da un centromero.
Involucro nucleare si disgrega per fosforilazione delle lamine. Anche organelli membranosi come
RER, golgi si frammentano in vescicole.
Il nucleolo scompare (interruzione sintesi proteica, non servono ribosomi), le sue componenti sono
disperse nel citoplasma.
Nel citoplasma inizia l’assemblaggio del fuso mitotico, le due coppie di centrioli cominciano a
dirigersi ai poli opposti della cellula. Durante la migrazione la subunità di alfa-beta-tubulina
polimerizzano in microtubuli che andranno a formare il fuso mitotico.
PROMETAFASE:
La disgregazione dell’involucro nucleare permette l’interazione tra il fuso mitotico nel citoplasma e
i cromosomi nel nucleoplasma. Si completa il fuso mitotico, che comprende i microtubuli astrali che
dal centrosoma si proiettano vero il cortex e stabilizzano l’organizzazione del fuso nella cellula; I
microtubuli cromosomici che dal centrosoma si collegano ai cinetocori di ciascun cromosoma e
determinano movimento cromosomi; I microtubuli polari si dipartono da ciascun centrosoma e
interagiscono con quelli provenienti dal polo opposto. Causano l’allungamento del fuso e dell’intera
cellula nell’anafase.
METAFASE: I cromosomi sono trasportati al centro del fuso mitotico e si posizionano sulla piastra
metafasica/equatoriale.
ANAFASE: si ha la separazione dei cromatidi fratelli. i cromatidi di ciascun cromosoma duplicato
sono tirati dai microtubuli connessi a livello del cinetocore ai poli opposti del fuso. Ciò permette
un’esatta divisione del materiale genetico duplicato.
TELOFASE
I due assetti di cromatidi (da considerare come cromosomi figli) raggiungono i poli opposti del fuso
e intorno a ognuno di essi si riorganizza involucro per fusione di vescicole e defosforilazione delle
lamine. I cromatidi si decondesano, ricompare il nucleolo e il fuso inizia a disassemblarsi.
CITODIERESI consiste nella separazione fisica delle cellule figlie e ripartizione del citoplasma.

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nella cellula madre a livello della linea mediana si forma un anello contrattile di actina-miosina che
stringe la cellula al centro determinando la separazione delle due cellule figlie con identico
patrimonio genetico.
(Con colorazioni specifiche per DNA e tubulina citoplasmatica è possibile individuare in cellule in
coltura le fasi della mitosi).
Ci sono mitosi atipiche tripartite, caratteristica di cellule patologiche (linee tumorali).

MEIOSI
La meiosi avviene solo nelle cellule germinali delle gonadi (testicoli ed ovaie) e porta alla formazione
dei gameti (spermatozoi ed ovociti). La divisione meiotica fa parte della gametogenesi.
con la divisione meiotica, dopo una sola duplicazione del DNA, da una cellula madre diploide sono
prodotte 4 cellule figlie aploide, tutte geneticamente diverse, poiché i cromosomi di origine paterna
e materna si distribuiscono in modo indipendente (assortimento indipendente) e grazie al crossing
over (ricombinazione tra i cromosomi di origine paterna e materna). la meiosi è fonte di variabilità
genetica
meiosi consiste di due divisioni nucleari successive, precedute da una sola duplicazione del DNA(s)
1. meiosi I o fase riduzionale (da una cellula diploide a 2 aploidi)
2. meiosi II o fase equazionale
nella meiosi I si verificano tre eventi fondamentali: riconoscimento dei cromosomi omologhi,
crossing over (rimescolamento del patrimonio genetico tra i cromosomi di ogni coppia di omologhi
in modo che si determinino nuove combinazioni di geni materni e paterni) e assortimento
indipendente dei cromosomi di origine materna e paterna.
PROFASE I
è il processo più lungo e complesso della divisione meiotica, si divide in 5 stadi:
⋅ Leptotene: i cromosomi che si sono duplicati condensano e compaiono i punti di rottura
controllata (doublestrandbreaks) della doppia elica che corrispondono a zone dove si potrà
andare incontro a crossing-over.
⋅ Zigotene: avviene l’appaiamento(sinapsi) dei cromosomi omologhi a formare una struttura
chiamata tetrade (o bivalente o duplex) l’appaiamento avviene grazie al complesso
sinaptonemale.
⋅ Pachitene: si completa appaiamento dei cromosomi omologhi che si spiralizzano
ulteriormente, avviene crossing.over (non visibile i cromosomi sono a stretto contatto)
(crossing over consiste nello scambio di segmenti di cromatidi non fratelli. È il primo
meccanismo con cui si crea variabilità genetica durante la meiosi e che consente ai gameti
aploidi che si formeranno di essere geneticamente diversi uno dall’altro.
⋅ Diplotene:i cromosomi omologhi iniziano a separarsi, ma restano uniti nei punti in cui ò
avvenuto il crossing over, i chiasmi.
⋅ Diacinesi: cromosomi si spiralizzano e involucro nucleare si disgrega e il nucleolo scompare.

METAFASE I
Il fuso è completamente formato, le fibre si collegano ai cromosomi che si allineano lungo piastra
metafasica
ANAFASE I

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I cromosomi omologhi si separano e migrano ai poli opposti senza che si dividano i cromatidi. I
cromatidi rimangono uniti dal centromero. Ogni coppia di omologhi è formata da un cromosoma di
provenienza materna ed una di provenienza paterna. la separazione dei cromosomi materni e
paterni avviene in modo
casuale. ciascuna coppia si separa in modo indipendente Questo processo è l’assortimento
indipendente degli omologhi. In questo modo le cellule aploidi che si creano alla fine della prima
divisione meiotica possono presentare diverse combinazioni di cromosomi materni e paterni
TELOFASE I
Può variare a seconda della specie: dopo migrazione dei cromosomi omologhi verso i poli opposti
della cellula, si può riformare involucro nucleare e la citodieresi con conseguente scissione cellulare;
oppure vi è solo migrazione dei cromosomi senza scissione.
INTERFASE
In alcuni casi, dopo la meiosi I, ci può essere una breve interfase in cui i cromosomi si despiralizzano;
in molte specie si passa direttamente alla profase II.
PROFASE II
Compaiono le fibre del fuso che legano i cinetocori dei cromosomi.
METAFASE II
I cromosomi omologhi si allineano lungo la piastra equatoriale
ANAFASE II
I cromatidi fratelli di ciascun omologo si separano e migrano ai poli opposti della cellula.
TELOFASE II
Ai poli opposti della cellula si formano 4 nuclei (aploidi) e avviene la citodieresi, con la scissione
cellulare e il fuso si disassembla.

GAMETOGENESI
È il processo attraverso cui si giunge alla formazione dei gameti, cellule aploidi maschili e femminili
che con fecondazione formeranno lo zigote, la prima cellula diploide dell’individuo.
Ogni organismo pluricellulare si sviluppa a partire dallo zigote, risultato della fusione dei gameti.
SPERMATOGENESI
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Avviene (quando individuo ha raggiunto pubertà) nel parenchima testicolare, formato dai tubuli
seminiferi e dallo stroma, che circonda i tubuli e contiene le cellule di Leydig a funzione endocrina.
Nell’epitelio germinale pluristratificato dei tubuli seminiferi ha luogo spermatogenesi. I tubuli
seminiferi sboccano nella rete testis da cui si dipartono i condotti efferenti che confluiscono a
formare l’epididimo.
La parete dei tubuli seminiferi è costituita da epitelio germinativo, che comprende, accanto alle
cellule germinali in diversi stadi di maturazione (da esterno a interno del tubulo), le cellule del
Sertoli, cellule di sostegno.
La spermatogenesi inizia con divisione mitotica di cellule indifferenziate poste verso la lamina basale
del tubulo seminifero, gli spermatogoni, che porteranno alla formazione di cellule mature
(spermatozoi) nella parte più centrale del tubulo.
Le cellule germinali in stadio precoce di sviluppo si trovano perifericamente (verso la lamina
basale), mentre quelle negli stadi tardivi si trovano verso il lume.
Gli spermatogoni sono localizzati in corrispondenza della lamina basale dell’epitelio, mentre gli
stadi successivi della spermatogenesi avvengono in posizioni più distali. Gli spermatozoi si
localizzano a livello del lume del tubulo, dove vengono rilasciati per raggiungere l’epididimo.
nella spermatogenesi gli elementi cellulari germinativi passano dalla periferia al lume

SPERMATOGONi sono le cellule più indifferenziate e poste verso la lamina basale (LB) del tubulo
seminifero:
Spermatogoni A: costituiscono le cellule staminali, cioè le cellule in continua mitosi che non
procedono nel processo differenziativo (mantengono costante pool di cellule indifferenziate)
spermatogoni B: sono una forma più matura degli A e costituiscono le cellule progenitrici degli
spermatociti.
Dal punto di vista cromosomico, tutti gli spermatogoni sono cellule diploidi

Gli SPERMATOCITi sono le cellule che vanno incontro a meiosi e che partendo da un corredo
cromosomico diploide, generano cellule aploidi.
Spermatociti primari: derivano direttamente dagli spermatogoni B e che vanno incontro alla prima
divisione meiotica (sono diploidi). Durante questa meiosi la profase dura molti giorni ed è il motivo
per cui sono le cellule maggiormente presenti nei vetrini istologici. spermatociti secondari: sono il
risultato della prima divisione meiotica degli spermatociti primari, hanno una vita molto breve e
sono cellule aploidi.

SPERMATIDI: derivano dalla seconda divisione meiotica (dagli spermatociti secondari). sono cellule
tondeggianti, Golgi mostra vescicola acrosomiale, nucleo piccolo.
spermatidi vanno incontro a spermiogenesi per diventare spermatozoi, allungandosi e dotandosi di
flagello.
La trasformazione dello spermatide rotondo, che presenta corredo cromosomico aploide, in
spermatozoo maturo è denominata spermiogenesi. Durante questa fase gli spermatidi subiscono
una modificazione della forma e della dimensione nucleare.

SPERMATOZOI
Si generano nella spermiogenesi a partire da spermatidi.
Sono costituiti da una testa e una coda(flagello)
la testa è composta dal nucleo, con cromatina fortemente condensata e corredo aploide (non istoni
ma protamine), e dall’acrosoma che incappuccia parte del nucleo e contiene enzimi litici necessari
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per fecondazione (Al momento del contatto con ovocita il contenuto della vescicola viene rilasciato
con un processo di esocitosi, detto reazione acrosomiale)
La coda o flagello è composta da 3 segmenti (il flagello permette muoversi attraverso fluidi viscosi)
⋅ collo dove ci sono 2 centrioli del sistema microtubulare
⋅ tratto intermedio: costituito dall’assonema (9 + 2) e da 9 fibrille rivestite da guaina
mitocondriale (mitocondri producono Energia necessaria per la motilità)
⋅ tratto terminale: assonema avvolto da membrana plasmatica
CELLULE NON GERMINALI
le cellule del Sertoli sono le cellule di sostegno del tubulo e arrivano fino al lume, avvolgono le cellule
germinali durante spermatogenesi. sono localizzate a stretto contatto con le cellule germinali,
contribuiscono al corretto svolgimento del processo spermatogenetico e forniscono supporto
meccanico alle cellule germinali; inoltre, mediante strette giunzioni inter-cellulari, formano la
barriera emato-testicolare, che crea un micro-ambiente biochimico specifico, in cui proliferano le
cellule germinali.
le cellule di Leydig hanno un ruolo regolatorio, stimolate da ormone ipofisiario LH producono
testosterone che regola attività cellule Sertoli.
SPERMATOGENESI
comprende una fase moltiplicativa di proliferazione mitotica, che coinvolge spermatogoni. gli A si
differenziano n B che maturano in spermatociti
una fase meiotica in cui spermatociti primari vanno incontro a meiosi I da cui derivano spermatociti
secondari che vanno incontro a meiosi II generando spermatidi(aploidi)
una fase differenziativa (spermiogenesi) senza ulteriore divisione, che porta alla formazione dello
spermatozoo maturo.
spermatidi subiscono cambiamenti morfologici, la spermiogenesi si divide in 3 fasi.
fase del GOLGI: nelle vescicole si depositano granuli che formano un unico grande granulo nella
vescicola acrosomiale.
fase Acrosomiale: si completa formazione acrosoma che ricopre una parte del nucleo che si sta
condensando e allungando. i mitocondri si avvolgono a spirale intorno alla parte intermedia della
coda.
fase di maturazione: si completa formazione flagello e testa e viene espulso il citoplasma all’interno
di vescicolette che sono fagocitate da cellule del Sertoli. gli spermatozoi si distaccano da Sertoli e
sono rilasciati nel lume del tubulo seminifero.
OOGENESI
È il processo che porta alla formazione di gameti femminili (cellule uovo). Avviene nell’ovaio, ha
andamento ciclico per tutta la durata della fase di fertilità della femmina.
Gli oogoni (diploidi) durante la vita intrauterina fetale vanno incontro a mitosi proliferando e
maturano in ovociti primari, che rimangono bloccati nella profase i della meiosi fino alla pubertà.
Dopo la nascita le cellule germinali femminili non proliferano più, la scorta dura fino alla menopausa.
Alla pubertà, l’ovocito primario completa la prima divisione meiotica e si divide in due cellule figlie
aploidi di dimensioni differenti: ovocito secondario (più grande e ricco di citoplasma) e un primo
globulo polare (quasi privo di citoplasma).
Nella seconda divisione meiotica l’ovocito secondario viene diviso in un ovotidio e al secondo
globulo polare, il primo globulo polare si divide in due globuli polari.
Da un ovocito primario si ottengono tre globuli polari (cellule abortive) e una sola cellula uovo
destinata a fecondazione.

Durante la prima e la seconda divisione meiotica si verifica citocinesi diseguale: i globuli polari non
ricevono quasi citoplasma, non possono essere fecondati.
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Al termine delle due divisioni meiotiche si ottengono 3 cellule abortive non funzionali e una sola
cellula uovo.
alla pubertà, gli ovociti primari proseguono la meiosi ogni 28 gg
oocita secondario si ferma alla metafase II ed è espulso da ovaie e veicolato agli ovidotti e avviene
ovulazione. Se non viene fecondato è espulso con mestruazione

In seguito alla fecondazione oocita secondario completa la meiosi ed espelle il 2 globulo polare e
forma ovotidio, il cui nucleo apolide si fonde con il nucleo dello spermatozoo fecondante formando
zigote.

La cellula uovo è sferica/ovoidale di dimensioni maggiori rispetto alle cellule somatiche, ricca di
nutrienti. La funzione della grande quantità di nutrienti contenuti nell'ovulo è quella di fornire
l'energia necessaria per far sopravvivere e crescere lo zigote dopo la fecondazione. È dotata di un
rivestimento gelatinoso detto membrana vitellina o zona pellucida, che deve essere attraversata
da spermatozoo per potere fecondare (barriera specie-specifica per ingresso gamete maschile)

FECONDAZIONE
Consiste nella fusione di un gamete femminile e un gamete maschile che porta alla formazione di
zigote.
Spermatozoo entra in contatto con membrana vitellina, avviene reazione acrosomiale: gli enzimi
idrolitici liberati dall’acrosoma aprono un varco nella zona pellucida.
La membrana dello spermatozoo si fonde con la membrana della cellula uovo. il nucleo dello
spermatozoo entra nel citoplasma della cellula uovo e i granuli corticali bloccano entrata di altri
spermatozoi. In seguito, fecondazione oocita secondario completa la meiosi ed espelle il 2 globulo
polare e i due pronuclei si fondono formando lo zigote, diploide, da cui origina un nuovo individuo.
dopo fecondazione avviene la segmentazione, lo zigote si divide in due blastomeri, che si dividono
ancora fino a formare un agglomerato cellulare, cioè la morula e poi la blastula (nei mammiferi si
chiama blastocisti, non blastula).
Poi avviene la GASTRULAZIONE (3 settimana dalla fecondazione) in cui si formano i 3 foglietti
embrionali o germinativi, da cui derivano i tessuti che formeranno i vari organi. L’ectoderma è il
foglietto più esterno, il mesoderma quello intermedio, mentre quello interno è endoderma.
Dall’ectoderma si origineranno le cellule dell’epidermide e del tessuto nervoso, midollare surrene;
dal mesoderma (tessuto muscolare il tessuto connettivo e le cellule del sangue (mesenchima), rene;
mentre dall’endoderma epitelio dell’apparato digerente, respiratorio, fegato, pancreas, cistifellea,
tiroide. Poi avviene organogenesi.

CITOSCHELETRO
Il citoscheletro è una struttura che si assembla e disassembla dinamicamente, è presente in tutte le
cellule eucariotiche ed è stato identificato anche in cellule procariotiche.
⋅ Regola forma cellulare
⋅ Funge da sostegno per membrana cellulare
⋅ Determina e mantiene la posizione di organuli citoplasmatici
⋅ Spinge e guida il traffico intracellulare di organuli e vescicole
⋅ È responsabile del movimento cellulare, come migrazione e contrazione cellulare
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⋅ È coinvolto nella duplicazione cellulare con la formazione del fuso mitotico/mitotico e


genera il setto di divisione.

Comprende tre tipi di filamenti: microfilamenti di actina MA, microtubuli MT, filamenti FI

MICROFILAMENTI DI ACTINA
Sono gli elementi più sottili del citoscheletro, sono composti da due file globulari (composti da
subunità di G-actina), avvolte in doppia elica e hanno diametro di 7 nanometri.
L’actina è una proteina globulare presente in tutte le cellule eucarioti, esiste in forma monomerica
e in forma polimerica: actina Globulare (G-actina) che è la forma monomerica che viene assemblata
in filamenti polarizzati di F-actina (actina filamentosa).
Nei vertebrati sono state identificate varie isoforme di actina: gamma e beta actina sono presenti in
tutte le cellule invece, l’alfa actina detta anche actina sarcomerica è muscolo-specifica, ed è
caratteristica delle cellule muscolari striate scheletriche, cardiache e lisce. Nelle cellule muscolari
l’alfa-actina interagisce con la miosina muscolare determinando la contrazione.

FUNZIONI
Contribuiscono al mantenimento della forma cellulare fungono da supporto strutturale
sono coinvolti nel traffico intracellulare di organuli e vescicole (flussi citoplasmatici)
sono indispensabili per la motilità (citodieresi, locomozione, contrazione, migrazione)
interagiscono con miosina per determinare la contrazione delle fibre muscolari
sono coinvolti nell’endocitosi, esocitosi,

POLIMERIZZAZIONE (avviene frequentemente sulla o vicino alla membrana plasmatica


I microfilamenti di actina si formano per addizione di monomeri di G-actina, formando una doppia
catena con due filamenti fortemente intrecciati.
Le subunità di G-actina che si inseriscono in un filamento sono orientate nello stesso senso quindi,
il microfilamento di actina è polarizzato, presenta un polo positivo (estremità sfrangiata detta
barbed end) e un polo negativo (estremità a punta di freccia, la pointed end). L’aggiunta di subunità
di Gactina avviene a entrambe le estremità, ma è più rapida all’estremità positiva.
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La polimerizzazione di G actina (actina globulare) a F actina (actina filamentosa) richiede ATP. la


velocità dell’idrolisi dell’ ATP è bassa quando il monomero è libero, mentre è alta quando viene
inserito nel filamento.
La crescita avviene per aggiunta di monomeri legati ad ATP. Quando i monomeri si inseriscono nel
filamento, l’ATP si idrolizza ad ADP indebolendo il legame ai monomeri.
Dunque, all’estremità positiva (la barbed end, che è a crescita più rapida) ci sono le molecole di
actina legata ad ATP(T-actina), mentre l’estremità negativa ci sono le molecole di actina legate ad
ADP (monomeri di Dactina)

(La quantità di monomero che è in equilibrio dinamico con il polimero è definita concentrazione
critica.)
Dopo la nucleazione e l’allungamento, al termine della polimerizzazione viene raggiunto uno stato
stazionario (steady state) e si osserva il meccanismo del tread milling o mulinello,che consiste nel
flusso di subunità proteiche di G-actina lungo il filamento da un’estremità all’altra.
Allo steady state le concentrazioni del polimero e del monomero non cambiano.
la velocità di aggiunta di monomeri T-actina all’estremità positiva è uguale alla perdita dei monomeri
di
D-actina all’estremità negativa.
Con il tread milling viene raggiunta la concentrazione costante delle subunità.

PROTEINE ABP
La polimerizzazione e stabilità dei filamenti di actina sono regolate da proteine ABP Actine binding
protein o proteine leganti l’actina. Queste proteine legano l’actina in forma monomerica o
filamentosa modificandone il comportamento. Le ABP possono bloccare la polimerizzazione di un
microfilamento in allungamento, promuovere il disassemblamento di un polimero (come le cofiline)
o tagliare microfilamento in frammenti più corti (cofilina e gelsolina). Altre proteine creano legami
trasversali tra i microfilamenti che si organizzano in fasci paralleli (villina, fimbrina) o reti
tridimensionali che possono legarsi ad altri elementi cellulari.
Ci sono proteine ABP che legano la membrana facendo da ponte tra essa e citoscheletro actinico
(spectrina)

La stabilità dei microfilamenti actinici è influenzata da varie sostanze chimiche dette veleni actinici,
per esempio la falloidina, una micotossina che a livello del citoscheletro cellulare lega e stabilizza i
microfilamenti di actina, impedendo depolimerizzazione. La falloidina presenta forte affinità per
actina, è utilizzata marcata con fluorocromi per evidenziare l’actina citoplasmatica.

Il citoscheletro actinico si assembla e disassembla dinamicamente, la dinamicità dell’actina è


valutata quando si attivano pattern di morte cellulare. La morte cellulare è caratterizzata da un
profondo rimaneggiamento del citoscheletro, i microfilamenti si depolimerizzano e la cellula perde
il contatto con le cellule adiacenti e diventa sferica.

Nei processi di mitosi che avvengono in colture cellulari, il citoscheletro actinico si riorganizza per
far sì che la cellula perda contatto con substrato su cui sta crescendo e cambi forma, da allungata
diventa tondeggiante. La cellula tondeggiante, si stacca da supporto di crescita e si attiva il processo
di divisione cellulare, al termine di questi processi si ha lai distensione della cellula a livello del
substrato di crescita.

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APPUNTI DI INGRID RAVASI DI CITOLOGIA E ISTOLOGIA PER GAIA UCCELLINI– SCIENZE BIOLOGICHE

L’actina media adesione cellulare a livello delle giunzioni aderenti.

I MA formano la struttura dei microvilli


I microvilli sono estroflessioni citoplasmatiche digitoformi rivestiti dalla membrana plasmatica che
si riscontrano sulla superfice apicale per esempio degli enterociti. I microvilli sono costituiti da uno
scheletro interno di filamenti di actina paralleli tenuti insieme da ponti di fimbrina e villina. I
microfilamenti nella parte basale dei microvilli sono ancorati alla spectrina.

Miosina interagisce con actina per indurre la contrazione delle fibre muscolari e nella citodieresi con
la formazione dell’anello contrattile di actina-miosina

L’actina si concentra soprattutto alla periferia cellulare nel CORTEX cellulare: una rete
tridimensionale costituita da actina, miosina, spectrina e altre proteine, aderente al monostrato
citosolico della membrana.
Il cortex conferisce rigidità alla membrana, funge da supporto meccanico per la cellula ed è
indispensabile per la motilità cellulare e per i processi di invaginazione ed estroflessione della
membrana cellulare. il cortex ricopre un ruolo importante in molti processi fisiologici tra cui
la citodieresi, il movimento cellulare, l'endocitosi e l'esocitosi.

I microfilamenti di actina sono indispensabili per il movimento cellulare che si verifica in determinati
processi che coinvolgono l’organismo. Per esempio, nel corso di processi infiammatori i leucociti
fuoriescono torrente circolatorio (extravasano) e attivano funzioni macrofagiche, oppure nella
migrazione di cellule tumorali che portano a metastasizzazione.

Actina contribuisce al movimento cellulare estendendo LAMELLIPODI e FILOPODI.


I LAMELLIPODI sono estroflessioni temporanee della membrana cellulare, prodotte dall’azione di
microfilamenti di actina con estremità positive in crescita verso la membrana e l’estremità negative
verso la parte posteriore della cellula.
La lamellipodia fa avanzare le cellule durante la migrazione cellulare

I FILOPODI sono sottili prolungamenti della superficie cellulare, formati da fasci paralleli di actina
tenuti insieme da fascina. Sono molto dinamici, si estendono e ritraggono velocemente, esplorando
ambiente circostante.
PODOSOMI sono strutture di adesione costituiti da filamenti di actina, da proteine transmembrana
appartenenti alle integrine e da una serie di proteine leganti l'actina

MICROTUBULI
I microtubuli conferiscono supporto strutturale alla cellula, controllano posizione organuli e dirigono
traffico intracellulare (grazie a interazione con proteine motrici), sono coinvolti nella formazione del
fuso mitotico/meiotico e costituiscono l’assonema di flagelli e ciglia(motilità) e mantengono la
polarizzazione funzionale di cellule epiteliali e neuroni.

Sono più rigidi e spessi dei microfilamenti di actina.


Il microtubulo presenta tre domini funzionali:
-N terminale contentente il sito di legame per GTP
-Dominio intermedio con sito legame per taxolo
-C terminale con sito di legame per proteine motrici

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STRUTTURA E POLIMERIZZAZIONE, INSTABILITÀ DINAMICA


I microtubuli sono polimeri cilindrici cavi con diametro esterno di 25 nanometri e un diametro
interno di 15 nanometri, formati da subunità proteiche globulari di tubulina.
La tubulina è un eterodimero formato dall’associazione non covalente di α-tubulina e β-tubulina.
L’eterodimero di αβtubulina costituisce la unità di base dei microtubuli.
Gli eterodimeri alfa/beta polimerizzano in sequenze testa-coda e formano protofilamenti
polarizzati, presentano un estremo alfa e un estremo beta.
La polimerizzazione dei protofilamenti avviene secondo uno schema di polarità che riflette la
polarità finale del microtubulo. 13 protofilamenti paralleli si dispongono uno accanto all’altro per
formare il singolo microtubulo che h un estremo alfa e un estremo beta.
La polarità dei microtubuli è dovuta alla disposizione delle subunità di tubulina.
Tutti i protofilamenti iniziano con subunità α, che rappresenta estremità negativa, e terminano con
subunità β che identifica estremità positiva.

L’estremità negativa e positiva sono funzionalmente diverse, il polo positivo cresce più rapidamente
(per aggiunta di eterodimeri) il microtubulo cresce dal lato positivo.
Entrambi i monomeri di tubulina legano una molecola di GTP (guanosin-trifosfato), nel caso dell’α-
tubulina la GTP viene incorporata nel dimero e non può essere idrolizzata e si conserva nel processo
di polimerizzazione; il GTP che lega β-tubulina si trova sulla superfice del dimero e può essere
idrolizzato e il GDP scambiato con GTP libero.

I microtubuli si allungano e accorciano repentinamente, sono soggetti a instabilità dinamica che


dipende da idrolisi GTP che avviene nel processo di polimerizzazione. INSTABILITÀ DINAMICA: I
microtubuli possono alternare all’estremità positiva una fase di allungamento e depolimerizzazione

La polimerizzazione dipende dalla concentrazione di subunità solubili presenti nel citoplasma.

I dimeri di alfa/beta-tubulina liberi legano GTP sia a livello dell’alfa tubulina sia a livello della beta e,
grazie a questo, formano un complesso stabile quando si sommano ad un filamento in crescita.
quando gli eterodimeri si inseriscono nel filamento , il GTP legato alla beta tubulina si idrolizza a
GDP, La subunità con GDP-beta-tubulina è legata più debolmente al filamento e se si viene a trovare
alla fine del microtubulo si stacca e comincia un processo di accorciamento.
Se però, nel punto che si sta accorciando, si lega un nuovo dimero di tubulina, il processo si arresta
perché questo possiede GTP (non ancora degradato a GDP) e il microtubulo ricomincia
ad allungarsi.

Se la concentrazione di eterodimeri liberi è alta, l’aggiunta di eterodimeri all’estremità positiva è più


rapida dell’idrolisi di GTP e si forma un cappuccio a GTP all’estremità positiva e il microtubulo è in
allungamento.
Quando la concentrazione di eterodimeri liberi è al di sotto della concentrazione critica, l’addizione
di eterodimeri è più lenta dell’idrolisi di GTP e il microtubulo si accorcia.

I microtubuli possono alternare all’estremità positiva una fase di allungamento e


depolimerizzazione, questa alternanza di crescita/decrescita all’estremità positiva è detta instabilità
dinamica
Il cambiamento verso la depolimerizzazione è detto catastrofe, mentre il cambiamento verso
l’allungamento è definito salvataggio.

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Questo meccanismo permette ai microtubuli di riassemblarsi in strutture differenti durante ciclo


cellulare o sviluppo. Inoltre, l’instabilità dinamica consente di mantenere stabile la concentrazione
di eterodimeri.

MAPS Microtubule associated protein


Microtubuli sono strutture dinamiche, cambiano la loro lunghezza e la loro dislocazione
intracellulare mediante aggregazione o disaggregazione di molecole di tubulina. l’equilibrio
dinamico dei microtubuli è regolato da proteine MAPS.
Le MAPs si legano direttamente agli eterodimeri di tubulina dei microtubuli regolandone la stabilità
e mediando l’interazione dei microtubuli con altre componenti cellulari.
Il dominio C-terminale delle MAP interagisce con la tubulina, mentre il dominio N-terminale può
legare con vescicole cellulari, filamenti intermedi o altri microtubuli in base alla funzione possono
essere classificate in:

• MAP non motrici coordinano l’organizzazione dei microtubuli nel citoplasma: come MAP1,
MAP2, MAP4 e Tau (hanno funzione strutturale). Queste proteine si legano alla superficie dei
microtubuli stabilizzandoli e permettendo formazione di fasci. MAP4 è presente in tutti i tipi
cellulari, mentre MAP1, MAP2, Tau sono presenti nelle cellule nervose (MAP2 dendriti)
Tau(assone).
La proteina tau è marker per Alzhaimer (nel tessuto nervoso dei pazienti di Alzheimer Tau
forma aggregati anormali. Questi aggregati di Tau sono spesso gravemente modificati, più
comunemente attraverso una iperfosforilazione. Come descritto prima, la fosforilazione delle
MAP porta loro ad un distacco dai microtubuli. Così, la iperfosforilazione di tau conduce ad un
massivo distacco per cui porta una grande riduzione di stabilità dei microtubuli nelle cellule
nervose)

• Catastrofine, si legano all’estreità postiva di un microtubulo in crescita inducendo il


disassemblaggio, facendo aumentare gli eventi di catastrofe

• MAPS motrici: dineine e chinesine che permettono movimento di vescicole e organelli


all’interno della cellula

MAPS MOTRICI: DINEINA E CHINESINA


i microtubuli dirigono traffico intracellulare grazie a interazioni con proteine motrici.
I microtubuli una volta assemblata rappresentano binari per il trasporto di organelli, vescicole,
questo trasporto è mediato da proteine motrici.
La dineina permette il moto lungo i microtubuli verso il centro della cellula (verso estremità meno),
la chinesina, che promuove il movimento lungo il microtubuli verso la periferia cellulare (verso
estremità più)

Sono composte da una testa globulare e una coda allungata.

Un esempio di traffico vescicolare lungo i microtubuli è il trasporto assonico, le vescicole con i


neurotrasmettitori si spostano nell’assone lungo i microtubuli grazie a chinesine.

Ci sono sostanze che interagiscono con microtubuli alterandone l'equilibrio


di polimerizzazione/depolimerizzazione.

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I farmaci chemioterapici inibiscono mitosi nelle cellule tumorali proprio alterando la stabilità dei
microtubuli.
Il taxolo lega e stabilizza i microtubuli, impedendo formazione fuso mitotico.
Invece, la colchicina legandosi alle subunità di tubulina, previene la polimerizzazione, impedisce la
formazione del fuso mitotico e interrompe il processo di divisione cellulare.

TIPOLOGIE DI MICROTUBULI
I microtubuli sono classificati in 3 tipologie che differiscono per il numero di protofilamenti da cui
sono costituiti.
1. Singoli (citoscheletro): 13 protofilamenti
2. Doppietti (assonema di ciglia e flagelli): formati da un microtubulo A di 13 protofilamenti e
un microtubulo B costituito da 11 protofilamenti
3. Triplette (corpo basale del flagello, centrioli): un microtubulo A completo e microtubuli B e
C incompleti
Inoltre, sono distinti in STABILI (costituiscono ciglia e flagelli) e INSTABILI (fuso meiotico e mitotico)

POLIMERIZZAZIONE IN VIVO
In vivo il processo di nucleazione dei microtubuli è molto rapido e altamente regolato, il sito di
nucleazione è il CENTROSOMA, localizzato vicino al nucleo e all’apparato di Golgi, e che rappresenta
il centro organizzatore dei microtubuli (MTOC, Microtubule organizing center). Nel centrosoma ci
sono i centrioli e i corpi pericentriolari (elettrodensi).

I microtubuli della cellula in interfase si organizzano in maniera radiale, a partire dal centrosoma a
cui sono ancorati di irradiano verso l’esterno. L’estremità negative sono legate al centrosoma, le
estremità positive rivolte all’esterno.
Durante la mitosi si riorganizzano e formano il fuso mitotico, che distribuisce i cromosomi alle cellule
figlie.

CENTROSOMA
una struttura non membranosa posta vicino al nucleo preposta alla formazione, alla demolizione e
all'organizzazione dei microtubuli. È costituito da coppia di centrioli, circondata da massa amorfa
elettron-densa di materiale pericentriolare
Il centrosoma controlla il numero di microtubuli nella cellula, la loro polarità, il numero di
protofilamenti che li costituiscono e il sito di assemblaggio.

I centrioli sono strutture cilindriche cave la cui parete è formata da nove triplette di microtubuli
(ogni tripletta formata da microtubulo A, B, C).
I centrioli si trovano in coppia e disposti tra di loro a formare un angolo retto.

Singoli centrioli sono disposti alla base di ciglia e flagelli, dove costituiscono il corpuscolo basale e
consentono nucleazione e funzionamento dei microtubuli che sostengono quelle specializzazioni di
membrana plasmatica.

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Il centriolo più vecchio, centriolo madre, assembla il centriolo


figlio durante la fase di duplicazione dei cromosomi (S), che
precede la divisione cellulare.
I due centrioli differiscono strutturalmente, funzionalmente e
per stato di maturazione.

Entrambi i centrioli sono coinvolti nella nucleazione dei microtubuli, solo il centriolo madre è
coinvolto nel loro ancoraggio.
Il centriolo madre è dotato di appendici distali e subdistali, da cui durante la mitosi si origina ASTER.
Dopo nucleazione i microtubuli per rimanere associati al centrosoma devono essere catturati da
proteine di ancoraggio. Il centriolo materno ha un ruolo centrale per l’ancoraggio dei microtubuli
che vengono trasportati all’appendici grazie a un complesso proteico (dineina/dinactina)

In interfase, sono i CORPI PERICENTRIOLARI la base di partenza per nucleazione dei microtubuli.

Tra le proteine dei corpi pericentriolari,è stata identificata l’isoforma γ-tubulina partecipa alla
nucleazione.
γ-tubulina si associa ad altre proteine formando delle strutture circolari coinvolti nella nucleazione.
Sono stati identificati due complessi ad anello:
o γ-TuRC (γ-tubulin ring complex): complesso grande che forma un anello essenziale per la
nucleazione a aprtire dal centrosoma.
o γ-TuSC γ-tubulin small complex: un complesso piccolo formato da due molecole di γ-tubulina
e due proteine accessorie.

Il complesso γ-TuRC è la base di partenza su cui avviene la polimerizzazione dei microtubuli.


L’assemblaggio dei microtubuli nl MTOC comprende tre fasi: nucleazione, ancoraggio e rilascio dei
microtubuli dal centrosoma. A questi processi partecipano molte proteine.
CIGLIA E FLAGELLI EUCARIOTICI:
Le ciglia sono relativamente brevi e si trovano numerose, una vicina all'altra, sulla superficie delle
cellule cigliate.
Ciglia battono all'unisono rimanendo distese durante l'oscillazione in una direzione e curvandosi
durante il colpo di ritorno, spostando il muco contente particelle solide e impurità.

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Per esempio, si riscontrano su superficie apicale delle cellule che tappezzano vie respiratorie e
genitali femminili.

I flagelli sono assai lunghi e nell’uomo sono presenti negli sparmatozoi.


Ciglia e flagelli sono espansioni citoplasmatiche filiformi e hanno una struttura simile, sono composti
da due strutture microtubulari: corpo basale e assonema.
Il corpo basale ha la struttura di un centriolo, con 9 triplette disposte circolarmente, mentre
l'assonema è formato da 9 doppietti di microtubuli disposti a cerchio che circondano 2 microtubuli
singoli (configurazione 9+2)
I microtubuli sono interconessi da ponti nexina e da bracci di dineine assonemali e da raggi radiali
diretti ai microtubuli centrali.

Il movimento di ciglia e flagelli dipende dall’azione di una proteina motrice, la dineina, che forma
strutture dette braccia attaccate a ciascuna doppietto. Utilizzando l’energia proveniente dall’ATP,
le braccia di dineina di un doppietto si agganciano a quelle di un doppietto adiacente ed esercitano
una forza di trazione, promuove lo scorrimento reciproco delle due doppiette, ma le doppiette sono
tenute in posizione da ponti di nexina e da raggi radiali diretti verso i microtubuli centrali, quindi i
doppietti si flettono determinando il movimento di ciglia e flagelli.
Ai movimenti di scivolamento si oppongono le altre proteine assonemali, che li convertono in
ripiegamenti che determinano battito cigliare e flagellare.

MECCANISMO DI MOVIMENTO
Movimento cigliare: il ciglio vibra su un solo piano, si muove avanti e indietro.
Il flagello è in grado di compiere movimenti ondulatori, oscillatori o elicoidali

FILAMENTI INTERMEDI
Sono polimeri stabili, apolari e al contrario dei microtubuli e microfilamenti che sono costituiti da
proteine globulari, le proteine costituenti i filamenti intermedi sono fibrose, costituite da dominio
centrale ad alfa-elica, una testa ammino-terminale e coda carbossi-terminale globulari.

Le proteine che costituiscono i filamenti intermedi sono divise in 6 classi (I-IV citoplasmatiche e V
nucleare)

I. cheratine acide a basso peso molecolare (cellule epiteliali)


II. cheratine basiche ad alto peso molecolare (cellule epiteliali)
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III. Desmina (cellule muscolari) vimentina (cellule mesenchimali), proteina acida della glia
(cellule gliali, astrociti)
IV. Le proteine dei neurofilamenti
V. Lamine nucleari (presenti in tutti gli eucarioti e responsabili dell’organizzazione
dell’involucro nucleare)
VI. Nestina identificiata di recente

STRUTTURA
I filamenti intermedi sono costituiti da monomeri polipeptidici lineari, dotati di un dominio centrale
ad
α-elica e una testa amminoterminale, una coda carbossiterminale globulari.
I monomeri polipeptidici si associano in dimeri a struttura coiled-coil(alfaelica intrecciata), i dimeri
si associano con andamento antiparallelo e sfalsato a formare tetramero apolare. I tetrameri si
associno coda contro coda formano un protofilamento, più protofilamenti si associano lateralmente
formando una protofibrilla. Quattro protofibrille si associano lateralmente a formare un cilindro
spesso 10nanometri.
L'assemblamento avviene spontaneamente nell'ambiente citoplasmatico, ma può essere regolato
da vari fattori. Il più importante è la fosforilazione di residui di serina degli amminoterminali, il quale
provoca disassemblaggio.

TESSUTO SPECIFICITÀ
I filamenti intermedi sono tessuto-specifici, la classificazione di cellule in base ai filamenti intermedi
corrisponde a una classificazione istologica: epiteli(cheratine), connettivi (vimentina), muscolatura
(desmina), cellule nervose(neurofilamenti), glia (proteina acida della glia)
Le lamìne vengono espresse in tutte le cellule, mentre gli altri tipi sono tessuto-specifiche (per es.,
le cheratine vengono espresse nelle cellule epiteliali).
*Le lamine formano un reticolo, chiamato lamina nucleare, proprio sotto la membrana nucleare
interna, la lamina nucleare è un sito di ancoraggio per la cromatina interfasica, fornisce una
impalcatura su cui è adesa cromatina.

PROTEINE IFAP
La loro organizzazione in reticoli e fasci è mediata da varie proteine a essi associate, dette IFAP
(Intermediate filament associated protein), che formano legami crociati sia tra gli stessi filamenti
intermedi, sia tra i filamenti intermedi e altre strutture citoscheletriche (i microtubuli e i
microfilamentI).
Filaggrina, sinemina, paranemina interconnettono i singoli filamenti e impediscno ulteriore
polimerizzazione.
Interazione meccanica tra GI, MT e MA, è resa possibile dalle proteine Plachine, che presentano siti
di legame per FI, per MF, per i MT e per le giunzioni di membrana.
⋅ Plectina connette filamenti intermedi a MT e MF
⋅ Desmoplachina legna filamenti intermedi ai desmosomi e agli emidesmosomi, giunzioni tra
cellule che ancorano cheratina alle caderine transmembrana delle cellule epiteliali e
giunzioni cellula-matrice che ancorano cheratina alle integrine.

FUNZIONI

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Interagiscono con organelli come Golgi, mitocondri, lisosomi e sono coinvolti nel loro
posizionamento e funzionamento all’interno della cellula.
In periferia i FI si associano alla membrana plasmatica a livello di desmosomi ed emidesmosomi.
Stabilizzano architettura cellulare contro stress meccanici a cui è sottoposta. la cellula.
I FI sono deformabili e resistono a elevati stress e tensioni senza rompersi.
I filamenti intermedi hanno ruolo strutturale di resistenza trazionale e di stabilità meccanica.
Contribuiscono all'adesione cellulare tramite desmosomi ed emidesmosomi, ed interagiscono con
microtubuli e microfilamenti al consolidamento del citoscheletro.
Conferiscono stabilità meccanica alla cellula.

COMUNICAZIONE O SEGNALAZIONE CELLULARE


Le cellule sono in grado di elaborare informazioni provenienti dall’ambiente circostante e
comunicano tra loro mediante segnali chimici tramite il fenomeno della segnalazione cellulare
Questo processo prende nome di segnalazione cellulare, avviene tra una cellula che trasmette la
molecola segnale e una cellula bersaglio che ha una proteina recettore che interagisce con il segnale
e a sua volta produce segnali intracellulari, il processo che traduce l’informazione portata dal
messaggero extracellulare in cambiamenti intracellulari è detto trasduzione del segnale.
CI sono diverse modalità di segnalazione cellulare:

⋅ Segnalazione autocrina: La cellula che invia e riceve il segnale è la stessa. È una strategia
molto usata da alcune cellule tumorali che producono fattori di crescita per se stesse.
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⋅ Segnalazione contatto-dipendente: la molecola segnale non è secreta ma rimane inserita


nella membrana della cellula segnalante. (avviene tra leucocita e cellule endoteliali durante
diapedesi)
⋅ Segnalazione endocrina: la cellula segnalante. E la cellula bersaglio sono lontane. La
molecola segnale viaggia nel sistema circolatorio e ha un’azione a lungo raggio. (ormoni
insulina)
⋅ Segnalazione paracrina la cellula che invia il segnale e la cellula bersaglio sono vicine, la
molecola segnale ha un’azione a corto raggio agisce su cellule bersaglio vicine alla cellula
mittente. (es sostanze paracrine: fattori di crescita, fattori di coagulazione)
⋅ I neuroni comunicano mediante emissione e ricezione di segnali elettrici generati dalle
correnti che attraversano la membrana. Comunicano mediante variazioni del potenziale di
membrana, avviano potenziale dazione che viene condotto lungo l’assone e aggiunge al
terminale presinaptico causando la fusione delle vescicole sinaptiche con la membrana
presinaptica e il rilascio del neurotrasmettittori che si legano a recettori specifici posti sulla
membrana postsinaptica, scatenando un ulteriore potenziale d'azione o comunque una
risposta da parte della cellula bersaglio che può essere un’altra cellula nervosa o una fibra
muscolare striata scheletrica.

LIGANDO
La molecola segnale è detta LIGANDO, può essere aminoacido, un peptide, una proteina o un
derivato lipidico che interagisce e con il proprio recettore.
I recettori proteici, che si trovano sulla superficie, nel nucleo o nel citoplasma delle cellule bersaglio,
sono dotati di un sito di legame ad alta affinità per un particolare molecola segnale.

Il recettore spesso è una proteina transmembrana che interagisce con il segnale. Il legame
ligandoligante produce un cambiamento conformazionale del recettore che innesca la risposta della
cellula bersaglio.
I recettori per molecole segnale idrofiliche sono recettori di superficie presenti sulla membrana
plasmatica. I recettori per molecole segnale idrofobiche di natura lipidica sono localizzati nel
citoplasma o nel nucleo del bersaglio.

I recettori localizzati sulla membrana appartengono a tre grandi classi: RECETTORI IONOTROPICI,
RECETTORI METABOTROPICI (COLLEGATI A PROTEINE G O ADENZIMI), PROTEINE DI ADESIONE

RECETTORI IONOTROPICI:
Il recettore è un canale ionico e l’interazione ligando-recettore determina apertura del canale ionico
il flusso di ioni che ne deriva modifica il potenziale di membrana del bersaglio (innescando una
depolarizzazione o iperpolarizzazione)
RECETTORI COLLEGATI A PROTEINE G:
Questi recettori non agiscono direttamente su enzima o canale, ma l’interazione è mediata dalle
proteine G. l’interazione tra recettore e proteina bersaglio è mediata da proteina G.
RECETTORI COLLEGATI A ENZIMI:
Proteine transmembrana con un dominio extracellulare che interagisce con il ligando e dominio
intracellulare che ha il sito catalitico e possono agire direttamente come enzimi o attivare altri
enzimi mediante fosforilazione (protein-chinasi). il legame del ligando al recettore collegato a
enzima attiva enzima intracellulare

PROTEINE DI ADESIONE: il legame del ligando alle CAM determina cambiamenti citoscheletrici
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RECETTORI NUCLEARI legano molecole lipofile che possono attraversare liberamente la membrana
plasmatica spesso sono fattori di trascrizione che regolano trascrizione di specifici geni.

MOLECOLE DI ADESIONE CELLULARE CAMS


I processi di adesione sono fondamentali nello sviluppo embrionale, morfogenesi dei tessuti,
formazione di metastasi, infiammazione.
L’interazione tra cellule e cellula-matrice è mediata da molecole di adesione che comprendono:
caderine, selectine, integrine, proteine della superfamiglia delle immunoglobuline
Le prime tre classi di proteine mediano interazione in maniera calcio dipendente, le Iglike invece no.
Le CAMS sono proteine transmembrana composte da un dominio intracellulare che interagisce con
citoscheletro, uno transmembrana, uno extracellulare che interagisce con molecole di adesione
dello stesso tipo (legame omotipico) i di tipo diverso o con elementi ECM (legame eterotipico)

CADERINE
Glicoproteine transmembrana monopasso, che mediano adesione cellulare in modo
calciodipendente
sono coinvolte nell’adesione cellula-cellula di tipo omotipico
SELECTINE
glicoproteine transmembranana monopasso che mediano interazione cellulare in modo calcio
dipendente, non legano altre proteine, ma carboidrati. sono coinvolte nell’interazione eterotipica
INTEGRINE sono glicoproteine transmembrana in grado di legare componenti ECM o recettori su
altre cellule, sul citosolico interagiscono attraverso ponti proteici con actina
permettono a cellule di migrare, formano emidesmosomi; sono coinvolte nell’interazione
eterotipica
IgCAMs proteine della superfamiglia delle immunoglobuline
sono molecole di adesione di tipo immunoglobulinico che mediano interazione cellula-cellula in
maniera calcio indipendente e sono coinvolte nell’adesione cellula-cellula di tipo omotipico.

GIUNZIONI CELLULARI
1. Giunzioni occludenti
2. Giunzioni adesive
3. Giunzioni comunicanti

GIUNZIONI OCCLUDENTI O TIGHT JUNCTIONS:

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sono giunzioni a fascia o a cintura, hanno disposizione perimetrale, formano una zonula occludens
che circonda le cellule. Estese a tutto perimetro cellulare.
Funzione sigillante, sigillano interstizi tra le cellule e mantengono
la polarità della membrana plasmatica, regolano il passaggio dei
soluti
Nelle giunzioni occludenti gli spazi interstiziali sono annullati in
corrispondenza dei punti nodali: punti in cui i lembi di membrana
che si affacciano sono saldati.
Mantengono la polarità di membrana: suddividono la
membrana in un dominio apicale e uno baso-laterale
Lipidi e proteine non posso migrare da una regione all’altra.
Le principali proteine
transmembrana coinvolte: claudina e occludina, JAM che
interagiscono con controparti sulla membrana adiacente e
attraverso proteine intermedie le proteine ZO con i filamenti
citoscheletrici.

GIUNZIONI ADESIVE:
sono sia giunzioni cellula-cellula (caderina-dipendenti e desmosomi) sia cellula-matrice
(emidesmosomi) e possono essere estese al perimetro cellulare o circoscritte.
Garantiscono adesione tra cellule

GIUNZIONI ADERENTI a fascia (ADESIVE)


Le giunzioni aderenti si estendono a tutto il perimetro cellular e formano una zonula adhaerens.
(negli epiteli sotto zonula occludens si trova zonula adhaerens).
Le proteine che costituiscono le giunzioni aderenti sono le caderine glicoproteine transmembrana
che sporgono nello spazio interstiziale e interagiscono con le controparti sulla membrana adiacente;
sul versante citosolico le caderine tramite proteine intermedie come le catenina, vinculina, alfa-
actinina che si legano ai filamenti di actina del citoscheletro.
Uniscono i filamenti actinici di cellule adiacenti.
Esse formano una zona di adesione continua immediatamente sotto le tight junctions.
Le Caderine sono calcio dipendenti, mediano adesione cellulare in presenza di calcio.

DESMOSOMI (ADESIVE)
Sono giunzioni a bottone o macula adhaerens, circoscritte ad una piccola area delle membrane.
Nelle due cellule che si affrontano, c’è una placca intracellulare proteica formata da desmoplachine,
placofiline e placogobine a cui si ancorano i filamenti intermedi. Nello spazio intercellulare le
caderine desmosomiali (desmogleine, desmocolline) interagiscono con le proteine omologhe sulla
membrana adiacente.
Garantiscono adesione tra le cellule e forniscono resistenza ai tessuti. Desmosoma è costituito da
una placca proteica intracellulare (costituita da desmoplachine che si legano direttamente ai FI, e
da placogobine e placofiline che si legano a desmoplachine, queste proteine mediano il legame con
FI. Sul versante extracellulare desmogleina e desmocollina (caderine) si legano con proteine
omologhe adiacenti. La placca serve come sito di ancoraggio per i filamenti intermedi (di cheratina
negli epiteli, di desmina nel muscolo cardiaco)
EMIDEMOSOMI(ADESIVE)
Giunzioni cellula-matrice che ancorano le cellule epiteliali basali alla sottostante lamina basale.
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Le proteine transmembrana coinvolte sono integrine che sul versante extracellullare si collegano
alle fibre collagene 4 della lamina basale attraverso proteine intermedie come fibronectina e
laminina. E nel versante intracellulare si legano ai filamenti intermedi attraverso la placca di
adesione.

3.GAP JUNCTIONS
Formano passaggi che connettono i citoplasmi di cellule adiacenti consentendo passaggio di ioni e
piccole molecole.
Sono formate dalle connessine, 6 conessine si organizzano un connessone. I connessoni sono
presenti su entrambe le facce delle membrane cellulari formando un'unica struttura con poro
centrale; le connessine sono proteine integrali che attraversano 4 volte la membrana. attraverso
gapjunctions passano ioni epiccole molecole
Garantiscono l’accoppiamento elettrico e metabolico delle cellule adiacenti

ADESIONI FOCALI
Permettono interazione cellula-matrice permettono alla cellula di direzionarsi nella matrice
extracellulare
Le integrine legano componenti della ECM come collagene, fibronectina, laminina e attraverso
proteine intermedie (come l'alfa-actinina, la talina, la vincolina) si collegano ai filamenti di actina

PODOSOMI
Adesioni puntiformi che permettono ad alcune cellule come osteoclasti e cellule emopoietiche di
ancorarsi alla matrice extracellulare, sono costituiti da F actina, integrine e proteine ABP come
vincolina, talina.

DIFFERENZIAMENTO E MORTE CELLULARE


Un organismo pluricellulare si sviluppa a partire da una cellula, lo zigote, che risulta dalla fusione dei
due gameti. Lo zigote nella fase di segmentazione si divide in due blastomeri che si dividono
formando un agglomerato cellulare, la modula, poi un ammasso di 64 cellule la blastocisti e alla
terza settimana dopo fecondazione nello stadio della gastrula si formano i 3 foglietti embrionali, da
cui derivano le cellule che formano i diversi tessuti. Il differenziamento è un processo per cui dallo
zigote attraverso successive divisioni si originano linee cellulari differenti e grazie a specifiche segnali
le cellule delle diverse linee cellulari vanno incontro a differenziamento, si specializzano. Il
differenziamento porta a cellule specializzate per forma e funzione. Nelle cellule differenziate solo
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alcuni geni sono accesi, altri sono spenti, la specializzazione delle cellule dei diversi tessuti risulta
dall’accensione e spegnimento differenziale di geni comuni a tutte le cellule di organismo
pluricellulare.

CELLULE STAMINALI
Le cellule staminali sono elementi indifferenziati, ci sono staminali embrionali derivate dalla
blastocisti e che danno origine ai tessuti, nell’adulto le cellule staminali assicurano il rinnovamento
cellulare e l’omeostasi cellulare e tissutale (es. epiteli e tessuti emopoietici).
Le cellule staminali sono caratterizzate da proprietà di auto rinnovamento (self-renewal): possono
andare incontro a numerosi cicli di divisone mantenendo lo stato indifferenziato e (potenzialità
illimitata) possono differenziarsi in tutte le tipologie cellulari che formano un organismo.
Nel corso dello sviluppo la potenzialità si riduce. Ci sono cellule totipotenti: le cellule che derivano
dalle prime divisioni dello zigote che possono differenziarsi in tipologie cellulari embrionali ed
extraembrionali e formare un organismo.
Le cellule pluripotenti possono differenziarsi in cellule di tutti e tre i foglietti embrionali (endo-,
meso- ed ectoderma)
Le multipotenti possono differenziarsi solo in determinate linee cellulari hanno un destino segnato
(staminali emopoietiche).
Le unipotenti originano un solo citotipo, generando solo cellule del tessuto a cui appartengono.
Le cellule staminali vanno incontro a due tipi di divisione: SIMMETRICA E ASIMMMETRICA
La divisione asimmetrica genera una cellula figlia che rimane staminale e un’altra cellula definita
progenitrice che prosegue il percorso differenziativo. La simmetrica dà luogo a due cellule staminali
o a due progenitrici.
Questo tipo di divisione avviene soprattutto nelle fasi iniziali dello sviluppo embrionale, in cui
bisogna aumentare dimensione corporea. Le cellule staminali adulte risiedono in nicchie staminali,
che forniscono uno spazio anatomico per le staminali e un microambiente specifico e protetto da
cellule accessorie che producono fattori che regola il comportamento.

SENESCENZA CELLULARE
La senescenza cellulare è processo fisiopatologico mediante cui cellule perdono la loro capacità
proliferativa, rimanendo vitali e metabolicamente attive.
Le cellule senesi ti influenzano le cellule vicine rilasciando segnali chimici tramite segnalazione
paracrina.
Queste sostanze modificano comportamento delle cellule vicine, stimolando proliferazione o
senescenze e in questo caso richiamo macrofagi per rimuoverle.
Cellule senescenti mostrano specifiche caratteristiche morfologiche: appiattimento, aumento delle
dimensioni cellulari e alterazioni cromatina.
A livello biochimico, è caratterizzata da aumento attività lisosomiale, assenza marcatori di
proliferazione, dalla resistenza all’apoptosi e consumo dei telomeri. I telomeri proteggono estremità
cromosomi alla nascita hanno certa lunghezza che si riduce progressivamente con gli anni finché
non raggiunge il livello minimo oltre cui la cellula smette di dividersi.

La senescenza cellulare contribuisce a embriogenesi e nell’adulto a processi di riparazione,


generazione dei tessuti, contribuisce al corretto sviluppo degli organi e rapper un meccanismo di
protezione dalla proliferazione di cellule tumorali, che diventando senescenti non proliferano
ulteriormente.
La senescenza cellulare si verifica in risposta a eventi potenzialmente cancerogeni.

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La senescenza cellulare è implicata nel naturale invecchiamento, ma non è una forma di morte
cellulare programmata.

MORTE CELLULARE
Ci sono diversi percorsi che sono classificati in base specifiche caratteristiche morfologiche e dal
meccanismo molecolare coinvolto: morte cellulare programmata per apoptosi, per autofagia e
necrosi (non programmata)
Apoptosi e autofagia sono forme di morte cellulare programmata che hanno come obbiettivo quello
di garantire l’omeostasi dell’organismo.

APOPTOSI
La apoptosi è forma di morte cellulare programmata messo in atto da singole cellule di un
pluricellulare e che mira a mantenere l’omeostasi dell’organismo nel complesso.
È definito suicidio cellulare, la cellula attua in modo attivo il meccanismo di morte programmata
consumando energia.
caratterizzata dall’attivazione delle caspasi (proteasi) enzimi coinvolti nelle reazioni che portano
all’autodistruzione cellulare. (Cascata caspasica apoptotica)

La morte cellulare per apoptosi è geneticamente determinata e finemente regolata è stata definita
una morte altruista, il sacrificio di singole cellule risulta vantaggioso per l’organismo.
Le cellule di organismo pluricellulare sono geneticamente programmate ad autodistruggersi e se il
programma di morte non fosse represso continuamente da segnali di sopravvivenza inviati da altre
cellule, morirebbero istantaneamente.
Può essere innescato per via estrinseca o intrinseca, e richiede il consumo di energia.
Nella via estrinseca dei segnali esterni alla cellula (ligandi) che si legano ai recettori di morte sulla
membrana, attivando le caspasi che danno forma inattiva passano alla forma attiva dando il via alla
degradazione cellulare.
La via intrinseca comporta il passaggio di proteine della membrana interna mitocondrio al
citoplasma, ciò attiva enzimi deputati a degradazione cellulare.
Nel processo apoptotico la morfologia cellula subisce importanti modificazioni
Il citoscheletro viene degradato dalle caspasi, la cellula diventa rotonda e perde adesione con altre
cellule e con la matrice. Il citoplasma si addensa, Il nucleo diventa picnotico,
La cromatina si ipercondensa in zolle compatte poste a ridosso dell’involucro nucleare che poi si
disgrega. Avviene la carioressi, la frammentazione del DNA in frammenti di 180 paia di basi.
La membrana plasmatica presenta delle estroflessionI dette blebs (blebbing).
Infine, la cellula si frammenta in vescicole dette corpi apoptotici, che sono riconosciuti dai macrofagi
grazie all’esposizione della fosfatidileserina.
La fosfatidilserina nelle fasi finali della apoptosi viene traslocata dal foglietto interno a quello
esterno della membrana, fungendo da segnale per i macrofagi che digeriscono i corpi apoptotici
impedendo l’innesco di processi infiammatori. Il materiale intracellulare è circondato da membrana
fino alla fine del processo, l’apoptosi non determina infiammazione.

L’apoptosi ha un ruolo chiave nello sviluppo embrionale, nella morfogenesi, nel mantenimento
dell’omeostasi cellulare e tessutali e in generale nella eliminazione di cellule non più utili o
danneggiate da stress chimici, fisici, meccanici, dannose per l’organismo.
Elimina cellule non più utili durante lo sviluppo e permette di controllare il numero di cellule la
dimensione dei tessuti ed elimina cellule danneggiate da stress chimici, fisici e meccanici, strategia
difesa in risposta a stress. Tiene sotto controllo il numero totale di cellule di un organismo, il
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numero corretto di cellule si basa sull’equilibrio tra proliferazione. E morte cellulare e garantisce
il rinnovamento tissutale.
Rappresenta una strategia di difesa attivata in condizioni di stress.
Per esempio: ipossia, mancanza di nutrienti, danni al DNA provocati da radiazioni possono indurre
la cellula ad attivare apoptosi.
Se l’apposito non può avviarsi a causa di difetto genetico perché la cellula è infettata da un virus che
blocca cascata enzimatica apoptotica, la cellula danneggiata continua a proliferare.
Lo sviluppo embrionale è caratterizzato da eventi di proliferazione, differenziamento e anche
apoptosi.
Per esempio, interviene nel determinare la separazione delle dita.
Anomalie nei meccanismi di morte programmata possono portare a patologie neoplastiche e
neurodegenerative.

AUTOFAGIA
Sviluppo, metamorfosi e garantisce omeostasi cellulare e tissutale in organismi pluricellulari.
È un processo catabolico necessario per riciclo di organelli ed eliminazione di patogeni intracellulari,
è coinvolto nel differenziamento e, nel rimodellamento e tissutale e nello sviluppo embrionale e
nell’adattamento a condizioni di stress come mancanza nutrienti è un meccanismo di adattamento
a stress.
Si verifica ai livelli basali delle cellule e garantisce degradazione e rinnovamento delle componenti
cellulari.
L’autofagia può portare degradazione di interi organelli. È un processo di autodegradazione mediato
da lisosomi
Macroautofagia: gli organelli da riciclare sono circondati d vescicola proveniente dal RE, che forma
autofagosoma, che fondendosi con i lisosomi forma autofagolisosoma.
Microautofagia: le componenti cito soli che sono inglobate dal lisosoma che provvede alla
degradazione
Autofagia chaperone-mediata: quando proteine da degradare si legano alle molecole chaperone
che funge da marcatore per riconoscimento lisosomiale.

L’autofagia rappresenta un meccanismo di adattamento a condizioni di stress che evita la morte


cellulare. La cellula attua questo meccanismo provvedendo alla degradazione e riciclo di organelli
danneggiati o proteine che hanno perso il folding corretto.
In questo modo la cellula sopravvivere a situazioni difficili. Contrastandole garantendo corretto
funzionamento cellulare. Se però, i fattori di stress sono estesi l’autofagia viene potenziata e porta
alla distruzione cellulare programmata, solo nelle fasi finali si attivano le caspasi che frammentano
il DNA.

AUTOFAGIA e apoptosi interagiscono tra loro, sono processi autodistruttivi che possono cooperare
per indurre morte cellulare.se un processo è bloccato, si attiva l’altro come percorso alternativo.
speso autofagia precede apoptosi.
possono interagire come antagonisti: aerofagia può promuovere la sopravvivenza sopprimendo
l’apporto si, la cellula cerca di rudere lo stress prima di attivare la morte apoptotica, se lo stress
persiste, scatta il processo apoptotico.
Possono agire come processi subordinati, in questo caso autofagia consente che si verifichi
l’apoptosi. Garantisce alti livelli di ATP, permettendo che apoptosi si verifichi correttamente
(energeticamente dispendioso). Consente la traslocazione fosfatidilserina e blebbing membrana,
entrambi ATPDIPENDENTI.
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NECROSI
È una morte accidentale, non programmata che coinvolge distretti cellulari. È una morte
incontrollata che le cellule subiscono passivamente e interessa gruppi cellulari.
È innescata da traumi fisici (radiazioni) o chimici (sostanze citotossiche)
È indotta da elevati livelli di stress che danneggiano le strutture di membrana o enzimi coinvolti nel
metabolismo energetico, modificando la permeabilità selettiva della membrana.
La cellula assorbe acqua e ioni e aumenta dimensioni e si gonfia
Il nucleo diminuisce di volume e il DNA si frammenta in frammenti di dimensioni random, il nucleo
si dissolve. La membrana scoppia, si lisa e il materiale intracellulare viene rilasciato e determina
infiammazione.

ISTOLOGIA
Le cellule si organizzano a formare tessuti
Tessuto è insieme di cellule con stessa forma, funzione e origine embrionale. Tessuto è risultato del
differenziamento embrionale, in particolare dell’isto-differenziamento.
Tessuti sono raggruppati in 4 classi:
1. EPITELIALE
2. CONNETTIVO (propriamente detti e specializzati: sangue, tessuto cartilagineo osseo,
adiposo)
3. MUSCOLARE (scheletrico striato, liscio, striato cardiaco)
4. NERVOSO

TESSUTO EPITELIALE
Ricopre superfici corporee esterne e le superfici interne degli organi cavi.

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Le cellule epiteliali sono a stretto contatto tra loro, unite da giunzioni specializzate con
interposizione di matrice extracellulare scarsa o è del tutto assente.
L’epitelio poggia su un tessuto connettivo sottostante con interposizione della lamina basale.
Il tessuto epiteliale non è vascolarizzato ed effettuata scambi metabolici per diffusione dal
connettivo sottostante attraverso la lamina basale.

Si distinguono in epiteli di rivestimento ed epiteli ghiandolari.


Gli epiteli di rivestimento sono formati da lamine di cellule strettamente unite tra loro e rivestono
le superfici corporee esterne e le superfici interne degli organi cavi; gli epiteli ghiandolari sono
formati da cellule organizzate in cordoni compatti o a follicoli.

ORIGINE EMBRIONALE
Il tessuto epiteliale origina da tutti e 3 i foglietti embrionali:
Dall’ectoderma: epidermide, epitelio che riveste la cavità orale, canale anale
Dal mesoderma: endotelio e i mesoteli delle sierose (pleura, peritoneo, pericardio)
Dall’endoderma: epitelio dei bronchi, polmoni, trachea, tratto gastrointestinale, della tiroide,
pancreas, cistifellea, fegato.

FUNZIONI (del tessuto epiteliale in generale):


-Protegge tessuti connettivi sottostanti da traumi meccanici e fisici
-crea una barriera contro agenti esterni chimici, raggi UV, microorganismi
-funzioni di assorbimento e secrezione (intestino, ghiandole) e germinale (tubuli seminiferi testicolo)
-alcuni epiteli presentano cellule specializzate come recettori sensoriali che recepiscono stimoli
specifici (cellule gustative, acustiche, vestibolari) o recettori termici, tattili, dolorifici che
contribuiscono a termoregolazione dell’organismo.

EPITELI DI RIVESTIMENTO
Sono formati da lamine di cellule in stretto contatto tra loro, matrice extracellulare scarsa. Non
vascolarizzati, ma riccamente innervati.

Possono essere classificati in base alla morfologia delle cellule epiteliali e al numero di strati cellulari
e alle specializzazioni di superficie.
Le cellule epiteliali presentano forma geometrica/poliedrica ben definita: pavimentose(appiattite),
cubiche o isoprismatiche e cilindriche o batiprismatiche.
Le cellule epiteliali rivestimento sono polarizzate e asimmetriche.
In esse si distingue superficie apicale, laterale, basale che differiscono strutturalmente,
funzionalmente anche per le specializzazioni della membrana e la disposizione degli organelli.
Sulla superficie apicale possono essere presenti specializzazioni della membrana come microvilli,
ciglia vibratili, crosta, stereociglia.
SPECIALIZZAZIONI DELLA SUPERFICIE APICALE:
microvilli: estroflessioni digitoformi del citoplasma rivestite dalla membrana plasmatica e affiancate
a formare orletto a spazzola. La presenza di microvilli aumenta notevolmente la superficie
assorbente delle cellule e facilita gli scambi di sostanze. (enterociti intestino, cubiche tubulo
contorto prossimale, versanti sinusoidale epatociti, cellule ependimali ventricoli encefalici e canale
centrale midollo spinale)
enterociti. I microvilli sono costituiti da uno scheletro interno di filamenti di actina paralleli tenuti
insieme da ponti di fimbrina e villina. I microfilamenti nella parte basale dei microvilli sono ancorati
alla spectrina.
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Ciglia vibratili: sono strutture mobili specializzate caratterizzano la superficie apicale delle cellule
epiteliali che rivestono vie respiratorie e vie genitali femminili.
Nel primo caso hanno il compito di spingere verso l’esterno il muco che ricopre l’epitelio e che
contiene eventuali particelle solide.
Nel secondo caso con il loro movimento le ciglia facilitano lo spostamento della cellula uovo verso
l’utero.
Sono composte da strutture microtubulari: corpuscolo basale e assonema.
Il corpo basale ha la struttura di un centriolo, con 9 triplette disposte circolarmente, mentre
l'assonema è formato da 9 doppietti di microtubuli disposti a cerchio che circondano 2 microtubuli
singoli(9+2)
i microtubuli sono interconessi da ponti nexina e da bracci di dineine assonemali e da raggi radiali
diretti ai microtubuli centrali. battito cigliare: vibrano su un piano
Stereociglia sono particolari microvilli molto lunghi e irregolari che si riscontrano nelle cellule
epiteliali del canale dell’epididimo e dotto deferente. Le cellule a pennacchio son caratterizzate da
ciuffi di microvilli lunghi e irregolari, legati a processi di secrezione e riassorbimento del liquido
prodotto nei tubuli seminiferi contorti dell’epididimo.

La superficie basale presenta invece giunzioni specializzate: emidesmosomi.

Le superfici laterali presentano diversi SISTEMI DI GIUNZIONE:


GIUNZIONI OCCLUDENTI O TIGHT JUNCTIONS: sono giunzioni a fascia o a cintura, hanno disposizione
perimetrale, formano una zonula occludens che circonda le cellule. Estese tutto perimetro cellulare.
Funzione sigillante, sigillano interstizi tra le cellule e mantengono la polarità della membrana
plasmatica, impedendo passaggio di molecole da una cellula all'altra .
Nelle giunzioni occludenti gli spazi interstiziali sono annullati in corrispondenza dei punti nodali:
punti in cui i lembi di membrana che si affacciano sono saldati.
Mantengono la polarità di membrana: suddividono la membrana in un dominio apicale e uno baso-
laterale
Lipidi e proteine non posso migrare da una regione all’altra.
Le principali proteine integrali di membrana coinvolte: claudina e occludina, che interagiscono con
controparti sulla membrana adiacente e attraverso proteine intermedie con i filamenti
citoscheletrici.

GIUNZIONI ADESIVE:
sono sia giunzioni cellula-cellula (caderinadip e desmosomi) sia cellula-matrice(emidesmosomi) e
possono essere estese al perimetro cellulare o circoscritte.
Garantiscono adesione tra cellule
GIUNZIONI ADERENTI (ADESIVE)
Le giunzioni aderenti si estendono a tutto il perimetro cellulare e formano una zonula adhaerens.
(negli epiteli sotto zonula occludens si trova zonula adhaerens).
Le proteine che costituiscono le giunzioni aderenti sono le caderine glicoproteine transmembrana
che sporgono nello spazio interstiziale e interagiscono con le controparti sulla membrana adiacente;
sul versante citosolico le caderine tramite proteine intermedie come le catenina, vinculina, alfa-
actinina che si legano ai filamenti di actina del citoscheletro.
Uniscono i filamenti actinici di cellule adiacenti.
Esse formano una zona di adesione continua immediatamente sotto le tight junctions.
Caderine sono calcio dipendenti mediano adesione cellulare in presenza di calcio.

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DESMOSOMI (ADESIVE)
Sono giunzioni a bottone o macula adhaerens, circoscritte ad una piccola area delle membrane.
Nelle due cellule che si affrontano, c’è una placca intracellulare proteica formata da desmoplachine,
placofiline e placogobine a cui si ancorano i filamenti intermedi. Nello spazio intercellulare le
caderine desmosomiali (desmogleine, desmocolline) interagiscono con le proteine omologhe sulla
membrana adiacente.
garantiscono adesione tra le cellule e forniscono resistenza ai tessuti. Desmosoma è costituito da
una placca proteica intracellulare (costituita da desmoplachine che si legano direttamente ai FI, e
da placogobine e placofiline che si legano a desmoplachine, queste proteine mediano il legame con
FI. Sul versante extracellulare desmogleina e desmocollina (caderine) si legano con proteine
omologhe adiacenti. La placca serve come sito di ancoraggio per i filamenti intermedi (di cheratina
negli epiteli, di desmina nel muscolo cardiaco)

EMIDEMOSOMI(ADESIVE)
Giunzioni cellula-matrice che ancorano le cellule epiteliali basali alla sottostante lamina basale.
Le proteine transmembrana coinvolte sono integrine che sul versante extracellulare si collegano
alle fibre collagene 4 della lamina basale attraverso proteine intermedie come fibronectina e
laminina. E nel versante intracellulare si legano ai filamenti intermedi attraverso la placca di
adesione.

GAP JUNCTIONS
Formano passaggi che connettono i citoplasmi di cellule adiacenti consentendo passaggio di ioni
e piccole molecole.
Sono formate dalle connessine, 6 connessine si organizzano un connessone. I connessoni sono
presenti su entrambe le facce delle membrane cellulari formando un'unica struttura con poro
centrale; le connessine sono proteine integrali che attraversano 4 volte la membrana. attraverso
gapjunctions passano ioni e piccole molecole garantiscono accoppiamento elettrico e metabolico
delle cellule adiacenti

Per quanto riguarda disposizione organelli: cellule con secreto mucoso hanno nucleo nella parte
basale e un Golgi sovranucleare esteso; cellule con secreto sieroso (es. cellule acinose pancreas
esocrino) hanno nucleo medio-basale, l’apparato di Golgi è al di sopra del nucleo e nella parte
apicale ci sono granuli di secreto molto densi; le cellule che secernono ormoni steroidei hanno REL
molto sviluppato e mitocondri con creste tubulari e gocce lipidiche nel citoplasma.
Polarità morfo-funzionale è più accentuata nelle cellule degli epiteli semplici rispetto alle cellule
degli epiteli pluristratificati (dv prevale polarità funzionale dell’intero epitelio).

In base a morfologia cellulare, numero strati e specializzazione di superficie si identificano:


SEMPLICI O MONOSTRATIFICATI
1. Pavimentoso semplice: foglietto parietale della capsula di Bowman nel rene, mesotelio,
endotelio, alveoli polmonari
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2. Cubico semplice: follicoli tiroidei, tubulo contorto prossimale del rene, ovaia
3. Cilindrico semplice: intestino, cistifellea, dotti biliari del fegato
4. Pseudostratificato: al microscopio ottico sembra formato da più strati, ma in realtà tutte le
cellule sono a contatto con la lamina basale (si trova per es. nelle vie respiratorie: bronchi,
trachea)
COMPOSTI O PLURISTRATFICIATI
1. Pavimentoso non cheratinizzato (bocca, canale anale, cornea, vagina)
2. Pavimentoso cheratinizzato: epidermide
3. Cubico: dotti escretori
4. Cilindrico: dotti escretori, tratti dell’uretra, congiuntiva
5. Di transizione: soggetti a modificazioni legate a cambiamento di volume degli organi cavi che
rivestono (es vescica urinaria)

EPITELIO PAVIMENTOSO SEMPLICE


Formato da cellule più larghe che alte con nucleo appiattito, disposte
in un unico strato che formano lamina sottile, detta squama, in cui
cellule hanno forma e disposizione irregolare.
Funzione di regolazione della filtrazione e di diffusione, scambi
gassosi
Esempi di epitelio pavimentoso semplice sono ENDOTELIO che riveste
lume dei vasi sanguigni e linfatici; MESOTELIO che riveste cavità
sierose (pericardio, peritoneo e pleura), epitelio che tappezza la
parete degli alveoli polmonari dove facilita gli scambi gassosi tra
sangue aria; nel rene, riveste alcune parti del nefrone: foglietto
parietale della capsula d Bowman e segmento sottile dell’ansa di
Henle.

EPITELIO CUBICO SEMPLICE


È formato da uno strato di cellule generalmente tanto alte quanto larghe disposte in unico strato.
in sezione trasversale appaiono cubiche.
I margini cellulari sono evidenti grazie a sistemi di giunzioni (terminal bar), il nucleo è rotondo e al
centro della cellula.
In condizioni di attivazione le cellule di questo epitelio possono assumere una forma più allungata
ma sono distinguibili dall’epitelio cilindrico semplice perché presentano sempre un nucleo disposto
centralmente. Questo epitelio ha funzione di contenimento, secretoria o germinale.
Si trova in alcuni tratti del nefrone: tubuli contorti prossimale e distale, tubuli collettori, riveste
superficie ovaio, follicoli tiroidei, piccoli dotti escretori di diverse ghiandole.

EPITELIO CILINDRICO SEMPLICE

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È costituito da cellule che in sezione trasversale hanno forma cilindrica, colonnare con un nucleo
ovale posto nel primo terzo della cellula, nella parte più vicina alla lamina basale. Questo tipo di
epitelio è molto diffuso, ha molteplici funzioni e per questo può avere diverse specializzazioni sulla
sua superficie.
Quando svolge funzioni assorbenti o di trasporto le cellule presentano microvilli o ciglia vibratili.
Tra le cellule cilindriche spesso ci sono cellule caliciformi mucipare
(producono muco).
L’epitelio cilindrico semplice lo ritroviamo, a rivestire dotti escretori,
tratti dei bronchi, tubo digerente, cistifellea.
nell’intestino funzione di assorbimento e secrezione molto
sviluppate.
Le cellule assorbenti (enterociti) dell’epitelio cilindrico semplice che
riveste il duodeno (intestino tenue) sono dotate di MICROVILLI atti
ad aumentare la superficie di assorbimento e a facilitare gli scambi di
sostanze.
nella mucosa intestinale ci sono ghiandole unicellulari mucipare
specializzate a secernere mucina, che una volta secreto si idrata e
forma il muco, che forma un velo a protezione delle cellule di
rivestimento intestinale.

Ileo umano. Sezione trasversale di villi intestinali


('epitelio cilindrico semplice) si apprezza la
specializzazione apicale dell'orletto striato (frecce).
Em-Eo 200x

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EPITELIO PSEUDOSTRARIFICATO:
Si tratta di epitelio monostratificato composto da cellule di forma
prismatica. Al microscopio ottico sembra formato da più strati, nuclei
appaiono ad altezze diverse, ma in realtà tutte le cellule sono a contatto
con la lamina basale, ma non tutte raggiungono superficie libera.
Questo epitelio si trova per esempio nelle vie respiratorie (bronchi,
trachea) dove è fornito di ciglia vibratili che muovendosi spingono muco
prodotto dalle cellule caliciformi mucipare verso l’esterno.
L’epitelio pseudostratificato riveste il canale dell’epididimo, dove si
riscontrano cellule epiteliali a pennacchio dotate di stereociglia.

EPITELIO DI TRANSIZIONE
È pluristratificato e soggetto a modificazioni legate a
cambiamento di volume degli organi cavi che riveste.
Un esempio di epitelio di transizione è l’urotelio che si
individua nelle vie urinarie dei mammiferi (bacinetto renale,
vescica urinaria, uretere).
Quando la vescica urinaria è vuota, l’epitelio sembra un
epitelio multistratificato cubico: nello strato basale cellule
hanno aspetto cubico, le cellule intermedie sono clavate o
piriformi, mentre gli strati più superficiali sono formati da
cellule cupoliformi a volte binucleate. (diversa morfologia
cellule permette all’epitelio notevole distensione). Quando la
vescica accumula urina e si distende, le cellule dello strato
superfici si appiattiscono e le cellule degli strati più profondi
scivolano un rispetto all’altra e l’epitelio assume l’aspetto di un
epitelio monostratificato.

EPITELIO CUBICO PLURISTRATIFICATO


Costituito da più strati di cellule cubiche.
Quasi sempre privo di ciglia vibratili, tappezza
i dotti escretori di alcune ghiandole.

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EPITELIO CILINDRICO PLURISTRATIFICATO


Le cellule superficiali sono colonnari, quelle degli strati sottostanti
hanno forma poliedrica.
È presente nei dotti escretori di alcune ghiandole, nella congiuntiva.

Tratto di uretra rivestito da epitelio cilindrico


pluristratificato. Lo strato più profondo dell'epitelio è
formato da cellule cubiche, mentre lo strato superficiale
da cellule cilindriche. L’epitelio cilindrico pluristratificato
si riconosce dall’epitelio pseudostratificato perché vi è la
presenza costante di almeno due cellule sovrapposte
l’una sull’altra mentre nello pseudostratificato i nuclei
appaiono su altezze diverse non sono mai sovrapposti

EPITELIO PAVIMENTOSO PLURISTRATIFICATO


È composto da numerosi strati sovrapposti di cellule che si presentano appiattite negli strati
superficiali. Nello strato basale ci sono le cellule staminali (cubiche o cilindriche) caratterizzate da
marcata attività proliferativa e danno origine a cellule che migrano verso gli strati superficiali.
Durante la migrazione si differenziano morfologicamente e si desquamano nel lume dell’organo,
mantengono nucleo anche negli strati più superficiali.

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(si localizza nella mucosa buccale, esofagea,


canale anale, vagina)
Le cellule superficiali sono appiatti e con
nucleo evidente e si staccano con facilità
dalla superficie dell’epitelio, si desquamano.

EPITELIO PAVIMENTOSO PLURISTRATIFICATO CHERATINIZZATO


Epidermide è epitelio pavimentoso multistratificato cheratinizzato. Le cellule vanno incontro a un
proc di cheratinizzazione. Migrando negli strati sovrabasali le cellule esprimono cheratina,
proteina che costituisce i filamenti intermedi delle cellule epiteliali.
Durante la cheratinizzazione il citoplasma si riempie di filamenti di cheratina e le cellule muoiono
trasformandosi in lamelle cornee. Il meccanismo di risalita e differenziamento che porta una cellula
basale a risalire e a trasformarsi in lamella cornea è la citomorfosi cornea.
Le lamelle formano lo strato corneo, una barriera che protegge cellule sottostanti da patogeni,
danni fisici, chimici, meccanici e impedisce disidratazione conferendo impermeabilità.

La cute è composta da una componente epiteliale: epidermide e una componente connettivale:


derma, separate dalla lamina basale. Partendo dalla lamina basale si possono distinguere 5 strati.

STRATO BASALE: poggia su lamina basale, le cellule che lo compongono danno origine ai
cheratinociti (si dividono per mitosi)
Hanno forma cubica o cilindrica e un grosso nucleo ovale. Unite tra loro da desmosomi e fissata alla
lamina basale da emidesmosomi.
Cellule basali contengono granuli di melanina che si accumulano al disopra del nucleo. hanno i
caratteri di cellule staminali e hanno intensa attività proliferativa. Delle due cellule che derivano
dalla divisione mitotica, una conserva caratteri di cellula staminale e rimane nello strato
germinativo, l’altra migra nello strato spinoso dove inizia il differenziamento e poi apoptosi.

SPINOSO: le cellule perdono forma poliedrica e sono appiattite, perdono capacità di proliferare.
Inizia il differenziamento e la corneificazione. Le cellule dello strato spinoso hanno nuclei rotondi e
molti poliribosomi. Al microscopio ottico sembrano fornite di spine, brevi prolungamenti che
sembrano connettersi con quelli delle cellule adiacenti, ma il microscopio elettronico ha mostrato
che non sono in continuità, le spine sono tonofibrille che convergono al desmosoma.
Cellule strato spinoso sono basofile per la grande quantità di poliribosomi, nel citoplasma oltre a
filamenti di cheratina contengono granuli d melanina.
Migrando verso la superficie le cellule si appiattiscono e allungano e raggiungono strato granuloso.

GRANULOSO: formato da cheratinociti appiattiti uniti da giunzioni aderenti e occludenti.


Nel citoplasma contengono granuli di cheratoialina (basofila) associati a filamenti di cheratina.
Nello strato granuloso viene secreta la filaggrina, che è la maggior componente della cheratoialina.
Ci sono anche melanociti che rilasciano granuli di melanina che vanno in direzione basale.

LUCIDO: non è distinguibile in tutti i distretti dell’epidermide, ma dove la cute è più spessa,
tipicamente nel palmo della mano e nella pianta del piede.
I cheratinociti appiattiti e allungati sono senza nucleo e organuli, oltre a filamenti di cheratina
impacchettati.contengono eleidina una lipoproteina ricca di zolfo che dona lucentezza alla pelle.
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CORNEO: è caratterizzato da cheratinociti appiattiti disposti a formare lamelle cornee, prive di


nucleo, contengono solo filamenti di cheratina. Le lamelle cornee sono connesse tra loro e con lo
strato sottostante. Le lamelle cornee sono rivestite da involucro corneo, costituito da involucrina e
loricrina.

a. Strato germinativo, formato da un


singolo strato di cellule cubiche o
cilindriche;
b. Strato spinoso c. Strato granuloso,
formato da strati di cellule appiattite
con granuli di cheratoialina(basofila)
ben evidenti; d. Strato lucido, qualche
volta può essere assente, è formato da
cellule appiattite senza il nucleo,
appaiono incolori. E. Strato corneo,
composto da numerosi strati di cellule
molto appiattite, prive di nucleo e
completamente cheratinizzate. Em-eo

Le cellule fondamentali dell’epidermide sono cheratinociti che subiscono cheratinizzazione e


derivano da ectoderma, si trovano anche cellule specializzate che derivano da altri tessuti e
svolgono la loro funzione nell’epidermide, sono denominate cellule intrusive o migranti: melanociti,
cioè cellule pigmentate che producono melanina (derivano dalle creste neurali) e cellule di
Langerhans (che sono cellule dendritiche).

LAMINA BASALE
Sta alla base di tutti gli epiteli e rappresenta confine tra epitelio e connettivo; le lamine basali sono
alla base degli epiteli che tappezzano lume di app.digerente, urinario, genitale, respiratorio e tra
epidermide e cute; si trova al di sotto degli endoteli dei capillari e anche in altri tipi cellulari:
circondano le singole fibre muscolari, cellule adipose, cellule di Schwann che avvolgendosi intorno
all’assone del SNP formano la guaina mielinica.

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È rappresentata da un sottile strato di matrice extracellulare specializzata che fornisce una


interfaccia tra un tessuto connettivo e un tessuto non connettivale, tipicamente l’epitelio.
AL Microscopio Ottico è evidenziabile con reazione PAS, con impregnazione argentica.
Osservata al TEM risulta formata da tre strati: la lamina lucida e densa che derivano dall’epitelio e
la lamina reticolare (strato inferiore) deriva dal connettivo.

• lamina lucida (o lamina rara) che è a contatto con epitelio, è relativamente trasparente
agli elettroni e di aspetto fibrillare.
• lamina densa è formata da proteoglicani, GAGs, glicoproteine adesive (fibronectina,
laminina, entactina che si legano ai recettori integrinici ancorando le cellule epiteliali) e
fibre collagene di tipo IV che formano un reticolo.
• lamina reticolare (o lamina reticularis): costituita da fibre reticolari di collagene di tipo
III e VII non contiene proteoglicani; è in continuità con il connettivo sottostante.

La lamina basale svolge un ruolo strutturale e agisce come filtro molecolare, fornisce un supporto
meccanico a epiteli e contribuisce a determinare la polarità delle cellule, rappresenta un sito di
ancoraggio per le cellule e interagisce con processi di migrazione e differenziamento cellulare.

EPITELI GHIANDOLARI
Specializzati nella elaborazione e secrezione di sostanze specifiche.
Esistono due tipi di secrezione:
secrezione costitutiva: consiste nel rilascio continuo del prodotto di secrezione
secrezione regolata: consiste nel rilascio del prodotto di secrezione in risposta a stimoli specifici

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La secrezione regolata è soprattutto specializzazione/appannaggio degli epiteli ghiandolari che


formano organi più o meno complessi chiamati ghiandole. (ma non è funzione esclusiva delle cellule
epiteliali)
Si possono classificare in base a diversi criteri:
1. -morfologia e organizzazione cellulare
2. -modalità di secrezione (merocrina, apocrina, olocrina)
3. -tipo di secreto
4. -dove viene riversato secreto (endo/esocrine)

Le ghiandole esocrine derivano da una proliferazione della lamina epiteliale (le cellule invadono il
connettivo sottostante) e mantengono connessione con l’epitelio di origine e si differenziano due
porzioni: ADENOMERO e un dotto escretore (collega adenomero a epitelio di origine) che raccoglie
il secreto e lo convoglia all’esterno.
Le ghiandole endocrine non hanno un dotto escretore, perdono la connessione con epitelio di
origine e la porzione secernente, localizzata nel connettivo sottostante, diviene riccamente
vascolarizzata rilasciando il secreto nei vasi sanguigni.
Si distinguono in endocrine cordonali e follicolari

GHIANDOLE ESOCRINE o a secrezione esterna


Sono costituite da una porzione secernente detta, ADENOMERO e da un dotto escretore (collega
adenomero a epitelio di origine) che raccoglie il secreto e lo riversandolo all'esterno del corpo o
sulla superficie interna di cavità comunicanti con l'esterno. (ghiandole associate app.respiratorio e
app. digerente, le ghiandole sudoripare, lacrimali, sebacee, salivari).

3 MODALITÀ DI SECREZIONE
nelle ghiandole esocrine esistono 3 tipi di secrezione
SECREZIONE MEROCRINA: il secreto di natura proteica-polisaccaridica è accumulato in granuli di
secrezione liberato per esocitosi regolata senza che si verifichino modificazioni della morfologia
cellulare.
Un tipo particolare di secrezione merocrina è la secrezione èccrina che riguarda liberazione di
elettroliti e piccole molecole (ghiandole sudoripare)
Le ghiandole esocrine a secrezione. merocrina si distinguono in sierose, mucose e miste in base alla
tipologia di secreto che può essere di diversa natura chimica (glicoproteine, glucidi, aminoacidi,
proteine, lipidi) e ciò influenza il grado di sviluppo degli organuli.
• ghiandole sierose sono a secrezione proteica contengono adenomeri sierosi che producono
un secreto acquoso, chiaro e fluido (siero) ricco di proteine ed enzimi; (cellule sierose nucleo
medio-basale, RER basale e Golgi sovranucleare entrambi sviluppati. Si colorano fortemente
con ematossilina (basofilia citoplasmatica per RER esteso e ricco di ribosomi))
• le ghiandole mucose caratterizzate da secrezione proteoglianica o mucopolisaccaridica
contengono solo adenomeri mucosi che producono mucina, sostanza densa composta da
GAG e glicoproteine, che una volta secreta si idrata e diventa muco, la cui funzione è di
proteggere e idratare le superfici epiteliali. La mucina viene accumulata in grandi vacuoli
nella parte apicale della cellula mucosa, RER, mitocondri e nucleo sono confinati nella parte
basale, Golgi in posizione sovranucleare esteso. Si colorano debolmente con ematossilina-
eosina e appaiono otticamente vuote)
• le ghiandole esocrine miste sono costituite da due tipi di adenomeri mucosi e sierosi, di
solito in porzioni distinte della ghiandola. Ma in alcune ghiandole miste nello stesso
adenomero coesistono cellule sierose e mucose; per esempio in ghiandole sottomandibolari
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(tubuloacinose composte) i trovano adenomeri formati da una parte iniziale tubulare


mucosa, il cui fondo è incappucciato da una semiluna di cellule sierose (semilune di
Giannuzzi o semilune sierose)

Micrografie che mettono a confronto cellule a


secrezione sierosa (sinistra) con cellule a
secrezione mucosa (destra). Le cellule che
formano gli adenomeri sierosi sono fortemente
colorate a causa dell’abbondante presenza di
reticolo endoplasmatico rugoso e dal
consistente contenuto proteico. Em-Eo

SECREZIONE APOCRINA: il secreto di natura prevalentemente proteico-lipidica si accumula nella


porzione apicale della cellula e la sua liberazione avviene attraverso la gemmazione della parte
apicale e il citoplasma apicale entra a far parte del secreto e viene eliminato. la parte basale
rimane inalterata e ricostituisce la parte apicale.
esempi di ghiandole a secrezione apocrina sono la ghiandola mammaria in lattazione cioè durante
la suzione del latte da parte del neonato.

SECREZIONE OLOCRINA: secreto di natura lipidica si accumula in gocciole lipidiche libere nel
citoplasma e viene emesso attraverso disgregazione della cellula, i cui residui entrano a far parte
del secreto. Le ghiandole a secrezione olocrina, oltre a cellule secernenti contengono cellule
staminali deputate al rinnovo degli elementi perduti nel processo di secrezione. Si dividono per
mitosi dando origine a due cellule, una si differenzia in cellula di secrezione e l’altra mantiene
caratteri di cellula staminale.
Esempi di ghiandole a secrezione olocrina sono ghiandole sebacee dei mammiferi che producono
il sebo, secrezione di natura lipidica.

GHIANDOLE UNICELLULARI

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Un esempio sono ghiandole unicellulari caliciformi


mucipare che sono intercalate tra le cellule della mucosa
delle vie digerenti e respiratorie. Queste cellule sono
polarizzate, hanno una sottile parte basale (piede) con il
nucleo, RER, mitocondri. Il Golgi sovranucleare è molto
esteso.
La parte apicale è slargata per presenza di abbondanti
granuli di mucina, che forma uno strato di muco che ricopre
superficie libera degli epiteli delle vie digerenti e
respiratorie. Inoltre, nell’intestino di uomo e ratto, nel corso di processi infiammatori c’è anche una
sottopopolazione di caliciformi che oltre a muco produce lisozima (enzima ad azione antibatterica).
Con ematossilina eosina il nucleo si colora di viola, mentre il citoplasma non si colora per la presenza
di granuli di mucina contenenti glucidi che possono essere messi in evidenza con PAS.

GHIANDOLE PLURICELLULARI
Si possono distinguere in base alla morfologia in semplici, ramificate e composte.

GHIANDOLE SEMPLICI formate da un dotto e un adenomero


-tubulari semplici: adenomero ha forma di un tubo a fondo cieco, Per es. nella mucosa duodeno
(intestino tenue) le ghiandole o cripte di
Lieberkuhn secernono ormoni ed enzimi (succo
enterico) che regolano l’assorbimento intestinale.
-tubulari a gomitolo: adenomero si avvolge su
stesso a gomitolo per es. ghiandole sudoripare che
un secreto fluido contenente sostante organiche e
inorganiche: urea, acido piruvico, cloruro di sodio…
-alveolari semplici: adenomero ha forma sferica e
una evidente cavità al suo interno
-acinose semplici: adenomero ha forma sferica e
presenta una cavità ridotta al suo interno

GHIANDOLE RAMIFICATE un unico dotto e un adenomero ramificato


-tubulari ramificate: ghiandole del Brunner situate nella sottomucosa del duodeno (intestino
tenue), producono muco che protegge la mucosa intestinale dall'acidità del chimo gastrico
-acinose e alveolari ramificate: più adenomeri tondeggianti collegati a un dotto unico.

GHIANDOLE COMPOSTE: dotti ramificati e più adenomeri


-tubulari composte: più adenomeri tubulari e più dotti. ghiandole lacrimali
-alveolari o tubuloalveolari composte:
-acinose o tubuloacinose composte: più adenomeri con forma tubulare e altri tondeggianti e tanti
dotti.
Per esempio, sono ghiandole acinose composte il pancreas esocrino (sierosa) e le ghiandole salivari
maggiori (mista).

Le ghiandole tubolari a secrezione mucosa si riconoscono dall'adenomero allungato, da un lume


ben evidente, dal nucleo fortemente schiacciato alla base delle cellule e dal citoplasma poco
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colorato. Le ghiandole tubulari a secrezione sierosa si riconoscono invece per: il lume ghiandolare
appena evidente, i nuclei rotondi e in posizione centrale e il citoplasma fortemente colorato
(basofilo). Azan-Mallory 200x

Ghiandola sottomandibolare umana a più forte


ingrandimento. Gli adenomeri tubulari mucosi
sono allungati, chiari e con un lume ben visibile;
gli adenomeri acinosi sierosi sono tondeggianti
e presentano un citoplasma molto colorato, un
nucleo centrale e un lume poco visibile. Sono
posti nella parte superiore, a formare come a
cappello sugli adenomeri mucosi: queste
formazioni vengono denominate semilune del
Giannuzzi. Em-Eo

INTESTINO TENUE
Distinto in tre porzioni: duodeno, digiuno e ileo. In esso si completa la scomposizione chimica degli
alimenti e avviene l'assorbimento di quasi tutte le sostanze nutritive. L’assorbimento dei prodotti
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della digestione dei nutrienti è a carico degli enterociti, deputati assorbimento sostante nutritive, il
duodeno riceve la bile dal fegato e il succo pancreatico, che giunge dal condotto del pancreas
esocrino.

Duodeno, digiuno e ileo (i tre segmenti dell’intestino tenue) hanno la parete formata da una tonaca
mucosa, una tonaca sottomucosa, una tonaca muscolare e una tonaca sierosa.
Mucosa è porzione tissutale a diretto contatto con il lume degli organi cavi che sono in
comunicazione con l'ambiente esterno, come il canale digerente ed il tratto respiratorio.

La tonaca mucosa (si affaccia sul lume) è formata da uno strato di epitelio cilindrico semplice che
poggia su lamina propria e muscolaris
mucosae. Nel tenue ha un aspetto
vellutato; essa presenta sulla sua superficie
villi intestinaIi, cioè estroflessioni
digitoformi che aumentano notevolmente
superficie assorbente intestinale.
I villi sono rivestititi da enterociti (cellule
epiteliali cilindriche) che sulla superficie
apicale presentano microvilli, il cui insieme
forma il cosiddetto orletto a spazzola.
Tra i villi si notano invaginazioni tubulari
dell’epitelio che si affondano nel tessuto
connettivo sottostante, sono le cripte
intestinali o cripte di Galeazzi-Lieberkhun,
dove si localizzano cellule staminali che
danno origine a tutte le linee cellulari
epitelio (enterociti emivita 3-5 gg).
alla base delle cripte di Lieberkhun (ghaindole esocrine tubulari semplici) ci sono le cellule di Paneth
(secrezione proteica) che in Ematossilina-Eosina sono colorate fortemente in rosso (per i granuli
molto acidofili).

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1.La TONACA MUCOSA è costituita da un epitelio cilindrico semplice di rivestimento, tra gli
enterociti (deputati assorbimento di sostante nutritive) si inframmezzano caliciformi mucipare.
Lamina propria (connettivo lasso)
Lamina muscolare liscia MUSCOLARIS MUCOSAE
2.TONACA Sottomucosa: formata da tessuto connettivo lasso, con fibre elastiche e fibre e sono
ospitate a livello del duodeno le ghiandole del Brunner,( esocrine tubulari ramificate) che
secernono un muco che neutralizza l'acidità del chimo proveniente dallo stomaco permettendo di
proteggere la mucosa.
Lamina di connettivo denso
3.Tonaca muscolare è formata da uno Strato muscolare liscio circolare interno e strato muscolare
liscio longitudinale

Intestino tenue umano. Epitelio cilindrico semplice


con microvilli con inframmezzate cellule mucipare
caliciformi. Le cellule mucipare caliciformi sono
ghiandole esocrine, intraepiteliali, unicellulari;
secernono muco con la funzione di lubrificare e
proteggere la superficie luminale dell'organo
cavo. Le cellule caliciformi mucipare, con
colorazioni convenzionali, appaiono incolori o
debolmente colorate. Em-Eo 100

Colon di ratto. Ghiandole intestinali o cripte


del Lieberkuhn: ghiandole esocrine tubulari
semplici. Queste ghiandole formano un
tubulo di diversa lunghezza che sbocca sulla
superficie libera (la freccia indica il lume del
tubulo ghiandolare e la direzione del secreto).
In questo modo il secreto viene immesso
direttamente all'esterno (lume
intestinale). Azan Mallory 100x

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Le cellule di Paneth (granuli acidofili) sono situate


nella mucosa dell'intestino tenue (duodeno) alla base delle
cripte di Lieberkhun e producono vari enzimi come
il lisozima (funzione battericida) e la Fosfolipasi A (funzione
lipolitica) che sono secreti nel succo enterico
ed enzimi antimicrobici. le cellule di Paneth contribuiscono a
mantenere sotto controllo flora intestinale, modulano
permeabilità intestinale e interagiscono con proc
infiammatori(autofagia)

Ghiandole del Brunner situate nella tonaca sottomucosa del duodeno (intestino tenue),
producono muco che protegge la mucosa intestinale dall'acidità del chimo gastrico
Si noti come il lume delle ghiandole sia ben visibile (ombreggiato in arancione), caratteristica tipica
delle ghiandole tubulari, che le rende distinguibili anche in sezione trasversale dalle ghiandole
acinose. Il citoplasma degli adenomeri ghiandolari è molto chiaro. Una caratteristica che rende
inconfondibile le ghiandole a secrezione mucosa è quella di essere composte da cellule con nucleo
fortemente schiacciato alla base, conseguenza dell'accumulo dei granuli di secreto nel
citoplasma. Em-Eo 200x

PANCREAS
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Il PANCREAS è una ghiandola con funzione sia esocrina si endocrina facente parte dell'apparato
digerente e del sistema endocrino (nell'uomo, si trova nell'addome, posteriormente allo stomaco ).
Il pancreas è funzionalmente suddiviso in una parte esocrina (lat. pars esocrina), preponderante
(97-99% del totale) formata dagli acini pancreatici e in una endocrina (1-3%) costituita dalle isole di
Langerhans (lat. pars endocrina).

Il pancreas esocrino è una ghiandola tubulo acinosa composta associata all’apparato digerente
grazie a produzione del succo pancreatico (riversato nel duodeno tramite condotto
pancreatico) che permette la digestione degli alimenti a livello dell'intestino tenue.
Le cellule acinose possiedono un nucleo tondeggiante medio-basale, circondato ai lati e alla base
da un reticolo endoplasmatico rugoso particolarmente sviluppato data la loro funzione secretoria,
, molti mitocondri, soprattutto nella regione basale,
numerosi i ribosomi, piuttosto sviluppato l'apparato di
Golgi e in posizione centrale, mentre nella porzione
apicale della cellula si riscontrano quasi sempre grandi
granuli sferici contenenti sostanze elettrondense, i granuli
di zimogeno, con dimensioni alquanto variabili. Lo
zimogeno in questo caso è un cocktail di numerosi
proenzimi, in forma inattiva che costituiscono il succo
pancreatico.
Le sue proteine sono sintetizzate nel reticolo
endoplasmatico ruvido, processate nel Golgi ed escrete
nel lume del dotto intralobulare all'apice della cellula.
Colorate con ematossilina-eosina le cellule acinose sono
fortemente basofile a causa del loro reticolo
endoplasmatico rugoso, del nucleo e dei ribosomi.

Il pancreas esocrino è una ghiandola acinosa composta a


secrezione sierosa associata all’apparato digerente grazie a
produzione del succo pancreatico che permette la digestione
degli alimenti a livello dell'intestino tenue. Il pancreas esocrino
rilascia attraverso il condotto pancreatico enzimi digestivi nel
duodeno. (secrezione costitutiva ma modulata da meccanismi
ormonali e nervosi.)
La parte endocrina del pancreas è organizzata in cordoni solidi
raccolti a gomitolo a formare un a formare ammassi cellulari ad attività endocrina dispersi tra le
cellule acinose del pancreas esocrino.
Le isole di Langerhans sono delimitata da capsula connettivale e associate a vasi sanguigni.
Negli isolotti di Langerhans si distinguono 4 tipi di cellule endocrine che secernono ormoni diversi.
Le cellule ALFA (con Golgi molto sviluppato e RE ridotto) che producono il
glucagone(iperglicemizzante) stimola la glicogenolisi nel fegato.
Le cellule BETA (Golgi sviluppato, RE ridottissimo) sono deputate a sintesi insulina che stimola la
glicogenosintesi e l’assorbimento del glucosio(ipoglicemizzante).
Le cellule DELTA producono somatostatina che modula funzionamento di cellule ALFA e BETA
Le cellule F sono rare e producono polipeptide pancreatico che regola secrezione enzimatica del
pancreas esocrino.

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Insulina e glucagone sono ormoni (proteici) antagonisti coinvolti nella regolazione della glicemia,
entrambi hanno come organo bersaglio fegato. l’insulina si lega recettori specifici sulla membrana
plasmatica di cellule adipose muscolari, favorendo assorbimento glucosio che viene polimerizzato
in glicogeno. (nelle cellule adipose stimola anche la sintesi di acidi grassi)
il glucagone ha azione antagonista, stimola glicogenolisi epatica e la liberazione del glucosio nella
circolazione sanguigna.

Pancreas umano. Componente esocrina del pancreas. Ghiandola acinosa


composta costituita da acini pancreatici ad attività esocrina
esclusivamente sierosa. Le ghiandole acinose si riconoscono dagli
adenomeri rotondi o rotondeggianti con un lume appena evidente. Si
riconosce come composta sia per la notevole aggregazione degli
adenomeri, che per la presenza di numerosi dotti escretori di varie
dimensioni. Il tipo di secrezione sierosa della ghiandola viene
evidenziato istologicamente dall'intensa colorazione del citoplasma
delle cellule secernenti dovuta alla presenza di un reticolo
endoplasmatico rugoso molto sviluppato, ricco di ribosomi e quindi
molto affine all'ematossilina.

Ghiandola parotide umana. Ghiandola esocrina acinosa


composta a secrezione sierosa. Si noti la differenza
morfologica tra i dotti escretori (a), dotati di un epitelio
ben differenziato cubico o cilindrico e un lume ben
evidente, e gli adenomeri (b) composti da cellule
secernenti più colorate, con un citoplasma in cui sono
ben visibili granuli di secreto. Gli adenomeri presentano
un lume (c) molto piccolo e poco evidente mentre nei
dotti escretori è sempre più grande e ben evidente (e).
Sono visibili capillari sanguigni (f). Em- Eo 200x

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GHIANDOLE ENDOCRINE
Le ghiandole endocrine originano da una lamina epiteliale, le cui cellule proliferano e invadono il
tessuto connettivo sottostante e perdono connessione con epitelio di origine; le ghiandole
endocrine non hanno dotto escretore, perdono la connessione con epitelio di origine e la porzione
secernente, localizzata nel connettivo sottostante, diviene riccamente vascolarizzata rilasciando il
secreto nei vasi sanguigni.
Il sistema endocrino, formato da ghiandole endocrine che producono molecole, definite ormoni
diretti contro organi bersaglio al fine di regolarne l’attività. Essi come tutte molecole coinvolte nella
segnalazione intercellulare agiscono su cellule bersaglio, grazie alla presenza di recettori specifici
sulla membrana plasmatica. Il legame con l’ormone innesca una cascata di reazioni intracellulari
da cui dipende risposta dell’organismo. Gli ormoni possono essere di origine amminoacidica o
steroidea.

Le ghiandole endocrine coordinano il funzionamento degli organi attraverso rilascio di ormoni nel
sangue. (partecipano al mantenimento dell’ omeostasi)

Si distinguono in endocrine cordonali e follicolari.


In entrambi i casi le cellule sono cubiche e la tipologia secreto influenza grado di sviluppo organelli:
-cellule di ghiandole endocrine che producono ormoni proteici hanno nucleo in posizione centrale
voluminoso, RER e Golgi sviluppati e granuli densi. Il citoplasma è fortemente basofilo per RER
molto sviluppato.
-Cellule di ghiandole endocrine che producono ormoni steroidei hanno nucleo centrale, REL
sviluppato e molti mitocondri con creste tubulari e gocciole lipidiche.

GHIANDOLE ENDOCRINE CORDONALI


Costituite da cordoni compatti di cellule epiteliali, tra i cordoni cellulari decorrono numerosi capillari
sanguigni, in particolari i capillari sinusoidali o sinusoidi, che hanno andamento sinuoso, lume ampio
ed endotelio fenestrato.
I cordoni cellulari possono essere disposti parallelamente o formare reti tridimensionali intorno a
sinusoidi o ripiegarsi in glomeruli o confluire in travate cellulari.
Cellule cordonali non sono polarizzate

FOLLICOLARI
Le cellule endocrine sono disposte in un singolo strato a formare la parete di follicoli, strutture cave
tondeggianti, la cui cavità è riempita dalla colloide, che rappresenta forma di immagazzinamento
del prodotto di secrezione. I follicoli sono riccamente vascolarizzati da parte dei capillari disposti
intorno ai follicoli.
Le cellule follicolari sono polarizzate.

SURRENE
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Ghiandole surrenali sono situate sopra il rene.


Ciascuna è formata da due porzioni distinte per
origine embrionale e natura degli ormoni prodotti, La
zona corticale e la zona midollare (interna)

La corteccia deriva dal Mesoderma come il rene e


produce i corticosteroidi (mineralcorticoidi,
glucocorticoidi e ormoni sessuali)
La midollare deriva dal NEUROECTODERMA, in
particolare dalle creste neurali, produce
catecolamine (adrenalina e noradrenalina)
Corticale e midollare hanno entrambe
organizzazione cordonale.

CORTICALE SURRENALE
La corticale surrenale è formata da cordoni
cellulari separati da vasi sanguigni, è rivestita da
capsula connettivale e suddivisa in tre zone:
Zona glomerulare
Epitelio ghiandolare organizzato in cordoni avvolti
su sé stessi a formare strutture a gomitolo
("glomeruli"). Sono prodotti mineralcorticoidi,
soprattutto aldosterone, coinvolti nella
regolazione equilibrio idro-salino dell’
organismo( regolazione del contenuto minerale
(dei sali) del sangue, in modo particolare della
concentrazione degli ioni sodio e potassio.)Il loro
bersaglio è rappresentato dai tubuli renali che
riassorbono in modo selettivo i minerali oppure
lasciano che siano eliminati dall'organismo con
l'urina.
Zona fascicolata (parte più estesa)
Cordoni cellulari formano lunghe colonne o
fascicoli. Sono prodotti glucocorticoidi, il cortisolo
che regolano metabolismo zuccheri agendo su
numerosi organi bersaglio.
Zona reticolare
I cordoni cellulari si intrecciano a rete. Sono
prodotti ormoni sessuali, prevalentemente androgeni (ormoni sessuali maschili) e solo piccole
quantità di estrogeni (ormoni sessuali femminili) che regolano differenziamento caratteri sessuali
secondari.

ALDOSTERONE (mineralcorticoide, prodotto nella zona glomerulare, stimola riassorbimento Sodio


da parte dei tubuli renali causando escrezione potassio e aumento press sanguigna)Il sistema
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renina-angiotensina-aldosterone (SRAA) è un meccanismo ormonale che regola la pressione


sanguigna.
La renina, prodotta dall’app.iuxtaglomerulare dei reni quando la pressione sanguigna si abbassa,
stimola la conversione dell'angiotensinogeno (prodotto da fegato) in angiotensina I.]'angiotensina I
viene convertita in angiotensina II dall'enzima di conversione dell'angiotensina, l'ACE (angiotensin-
converting enzyme) dei capillari polmonari.
L'angiotensina II è un vasocostrittore che provoca un restringimento dei vasi sanguigni, con
conseguente aumento della pressione sanguigna. L'angiotensina II stimola anche la secrezione
dell'ormone aldosterone dalla corteccia surrenale.
L'aldosterone stimola TCD ad aumentare riassorbimento di sodio nel sangue, causando allo stesso
tempo l'escrezione di potassio (per mantenere l'equilibrio elettrolitico), portando all’aumento della
pressione.

Midollare del surrene


La midollare del surrene è costituita da cellule cromaffini che derivano dalle creste neurali (sono
dette cromaffini poiché hanno affinità per i sali di cromo, i loro granuli si colorano in bruno dopo
fissazione con bicromato di potassio).
Le cellule cromaffini formano cordoni separati gli uni dagli altri da stroma reticolare ricco di
sinusoidi, sono innervate da fibre del sistema nervoso simpatico.
Gli ormoni prodotti dalle cellule cromaffini sono aminoacidi modificati (catecolamine): adrenalina
(epinefrina) e noradrenalina (norepinefrina) con azione antagonista. Questo processo è regolato
dal sistema nervoso simpatico.
Adrenalina e noradrenalina esercitano effetti sul sistema circolatorio e sul metabolismo.
In risposta a situazioni di stress (su stimolo del SN simpatico le cellule midollari rilasciano
nel sangue adrenalina e noradrenalina. L'adrenalina ha prevalentemente effetti metabolici, mentre
la noradrenalina agisce soprattutto sulla pressione arteriosa.

(Hanno Golgi e RE sviluppati, + granuli cromaffini elettrondensi.) Le cellule che producono


adrenalina contengono granuli più piccoli meno elettrondensi)

TIROIDE

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Ghiandola endocrina a struttura follicolare, è ricoperta da una capsula fibrosa ed è molto


vascolarizzata. I tireociti (celulle epiteliali cubiche) sono disposti su un singolo strato a formare la
parete dei follicoli (strutture sferiche, tondeggianti e cave) la cui cavità e riempita dalla colloide,
sostanza viscosa contente la tireoglobulina, una glicoproteina iodata che è una forma di deposito
dei componenti degli ormoni tiroidei, la T3 (triiodiotironina) e la T4 (tetraiodiotironina).

Oltre ai tireociti, ci sono le cellule parafollicolari o cellule C (chiare)che non raggiungono il lume del
follicolo, organizzate in cordoni, deputate a secrezione di ormone proteico: calcitonina che regola
la calcemia e il metabolismo del calcio.
I tireociti modificano la propria forma in base lo stato funzionale, da cubica quando sono
normalmente attivi a cilindrica quando iperstimolati.
Tireociti sono polarizzati: nella parte basale c’è RER molto esteso dove avviene sintesi proteica del
precursore degli ormoni tiroidei, che viene glicosilato nel Golgi in posizione sovranucleare. Nella
parte apicale che è rivolta verso lume del follicolo sono accumulate vescicole di tireoglobulina
ricca di residui di tirosina che sono rilasciate per esocitosi nel lume del follicolo, dove si accumula
nella colloide.
Per la sintesi degli ormoni tiroidei è necessario lo IODIO.
A livello intestinale lo iodio viene ridotto a ioduro per essere assorbito e veicolato attraverso il
sangue alla tiroide. Ioduro e trasferito nei tireociti mediante un trasporto attivo contro gradiente di
concentrazione, si tratta di un trasporto attivo secondario abbinato a pompa sodio-potassio, poi
attraverso passa nella colloide per trasporto passivo. Lo ioduro viene riossidato a iodio da
perossidasi e la tireoglobulina lega lo iodio in corrispondenza dei residui di tirosina, con formazione
di Monoiodotirosina MIT (uno iodio a residuo di tirosina) e diodotirosina DIT. MIT e DIT si
combinando formando T3 e T4, che sono immagazzinate nei follicoli come componenti nella
molecola di tireoglobulina.
La tireoglobulina viene iodata che viene rilasciata per esocitosi nel lume del follicolo, dove si
accumula nella colloide. La secrezione di T4 (tiroxina)e T3(triiodotironina) è regolata dal TSH
(prodotto da ipofisi). Nella fase di secrezione il tireocita riassorbe la colloide per endocitosi. Le
vescicole si fondono con i lisosomi. Gli enzimi lisosomiali idrolizzano la tireoglobulina, rilasciando
nel citoplasma T3 e T4 che attraverso la membrana basale sono rilasciati nel sangue.

Gli altri aminoacidi derivanti dalla


digestione della tireoglobulina
sono riutilizzati dai tireociti per
sintesi nuove molecole della
glicoproteina.

Colloide si colora con eosina


(tireoglobulina è una
glicoproteina) e per la presenza di
glicosilazione anche con i coloranti
specifici per polisaccaridi.
vescicole PAS-positive

Ormoni tiroidei sono liposolubili e attraversano membrana delle cellule bersaglio, I recettori
specifici, si trovano nel nucleo dove, dopo aver legato l'ormone, interagiscono con il DNA per
regolare l'espressione di diversi geni.

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APPUNTI DI INGRID RAVASI DI CITOLOGIA E ISTOLOGIA PER GAIA UCCELLINI– SCIENZE BIOLOGICHE

Stimolano metabolismo tessuti, aumentano il consumo di ossigeno da parte dei tessuti, stimolando
la produzione endogena di calore; stimolano la sintesi proteica, la gluconeogenesi, la glicogenolisi e
il catabolismo dei lipidi.
Azioni su sviluppo somatico

CELLULE C o PARAFOLLICOLARI
Cellule parafollicolarii, sono all’esterno dei follicoli tiroidei, hanno organizzazione cordonale si
trovano nello stroma reticolare della tiroide.
Producono ormone proteico la calcitonina (che ha come organi bersaglio osso e rene) La calcitonina
regola metabolismo calcio e calcemia.
Quando la calcemia è alta viene rilasciata la calcitonina che si lega ai recettori sulla membrana delle
cellule dell’osso, inibendo attività degli osteoclasti (che sono in grado di riassorbire la matrice ossea)
e induce osteoblasti (deputati alla formazione della matrice ossea) a depositare calcio a livello della
matrice ossea.
Calcitonina aumenta escrezione di calcio da parte del rene, abbassando la calcemia.
La secrezione della calcitonina dipende dalla calcemia.

Tiroide umana. Sono evidenti: i follicoli tiroidei delimitati da epitelio cubico semplice e contenenti
la colloide, i vacuoli di riassorbimento e gruppi di cellule parafollicolari.

FEGATO
È una ghiandola anficrina (con funzione endocrina ed esocrina e le funzioni sono svolte dalla stessa
cellula) nell’uomo si localizza nella cavità addominale.

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VASCOLARIZZAZIONE E ORGANIZZAZIONE STRUTTURALE


È la ghiandola più grande dei vertebrati ed è ben vascolarizzato.
Riceve sangue dalla vena porta (sangue refluo dall’intestino e milza,
ricco di sostante assorbite a livello intestinale), arteria
epatica(ossigenato)
Il fegato viene drenato da Vena epatica (sangue deossigenato
destinato a vena cava inferiore)
Il fegato è avvolto dal tessuto connettivo, cioè la capsula del
Glisson, da cui si dipartono setti e trabecole connettivali che
penetrano nel parenchima epatico (seguendo il decorso dei vasi),
definendo gli spazi portali o interlobulari, dove si trova la triade
portale, costituita da ramificazioni della vena porta, arteria
epatica e dotto biliare
Il parenchima epatico è formato da travate/cordoni cellulari di epatociti, anastomizzati tra loro e
separati da sinusoidi a formare lobuli epatici.
L’unita funzionale e morfologica del fegato è il lobulo epatico (esagonale), formato da travate di
epatociti anastomizzate e separate dai sinusoidi che derivano da diramazioni della vena porta e
dell’arteria epatica, che si trovano nello spazio portale, alla periferia del lobulo. Nella sezione di
fegato di maiale i lobuli epatici sono più visibili rispetto a fegato umano.
Le aree dove tre o più lobuli adiacenti sono in contatto sono definiti SPAZI PORTALI, costituiti da
connettivo in cui si ha la presenza della cosiddetta TRIADE PORTALE costituita dai rami terminali
della vena porta e dell’arteria epatica e dai dotti biliari; si trovano alla periferia del lobulo.
Nel lobulo classico le lamine cellulari e i sinusoidi sono disposti a raggiera; dalla periferia del lobulo
convergono verso il suo centro dove si trova la vena centrolobulare. I sinusoidi dalla periferia del
lobulo confluiscono nella vena centrolobulare, che si immette nelle vene sottolobulari e a loro volta
nella vena cava inferiore.
Il sangue arriva alla periferia del lobulo (rami della vena porta e arteria epatica), si immette nei
sinusoidi e converge verso il centro. Dalla vena centrolobulare il sangue si immette nelle vene
epatiche sottolobulari e poi nella vena cava inferiore. Il sangue scorre nei sinusoidi con un flusso
centripeto (da periferia al centro del lobulo), esiste anche un flusso parallelo, ma opposto, quello
della bile. Dagli epatociti si dipanano i canalicoli biliari.
lobuli epatici, nelle sezioni istologiche, appaiono come aree di forma grossolanamente
poligonale (irregolarmente esagonale)
La parete della vena centrolobulare è costituita da un monostrato di cellule endoteliali circondato
da un sottile strato di tessuto connettivo,
La sezione del dotto biliare è identificabile
perché rivestito da epitelio cubico semplice.
Il vaso arterioso (sangue ossigenato) ha una
parete molto spessa e un calibro più ridotto
rispetto al vaso venoso. La tonaca intima( strato
più interno di un vaso sanguigno, è contatto con
il flusso sanguigno) del vaso arterioso è costituita
da cellule endoteliali, lamina basale e connettivo
elastico. la tonaca media è composta da strato
muscolare liscio e tessuto connettivo elastico.

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tonaca avventizia è composto da fibre collagene ed elastiche (arteria pompa ossigeno a pressioni
più elevate).
Il vaso venoso ha una parete più sottile e un calibro maggiore. L’interno è rivestito da tonaca intima
costituito da cellule endoteliali e lamina basale e connettivo. tonaca media, è formato muscolare
liscio più sottile di quello delle arterie, La tonaca avventizia è composta da tessuto connettivo.

Le diramazioni dell'arteria epatica e della vena porta, distinte e affiancate sino alla periferia del
lobulo epatico confluiscono nella rete dei sinusoidi epatici
SINUSOIDI derivano dalle ramificazioni dell’arteria epatica e della vena porta, collocate alla periferia
del lobulo (nello spazio portale) e convogliano il sangue verso la vena centrolobulare. Nei sinusoidi
scorre sangue misto: arterovenoso. Il sangue venoso portale è ricco di sostanze assorbite a livello
intestinale.
I sinusoidi hanno andamento tortuoso lume ampio ed endotelio fenestrato e discontinuo.
L’endotelio discontinuo permette Intimo e ampio scambio tra il plasma e le superfici degli epatociti
che assorbono e secernono sostanze direttamente da e nel flusso sanguigno

Gli epatociti non aderiscono ai sinusoidi, ma ne sono separati da un piccolo spazio connettivale,
spazio di DISSE. Gli epatociti presentano sul versante della membrana rivolto verso i sinusoidi dei
microvilli e sono uniti da giunzioni occludenti (sui versanti biliari).
Lo spazio di DISSE facilita funzioni di assorbimento e rilascio di sostanze nutritive o tossiche.
Nello spazio di DISSE f fluisce il plasma proveniente dai sinusoidi e si proiettano i microvilli dalla
membrana degli epatociti. Nello spazio di Disse avvengono gli scambi tra epatociti e plasma
sanguigno.
Nello spazio di disse risiedono le cellule di Kupferr, macrofagi specializzati che riconoscono e
fagocitano eritrociti invecchiati, batteri e frammenti cellulari presenti nel sangue.
La molecola di emoglobina viene divisa: le catene di globina vengono riutilizzate mentre la porzione
contenente il ferro (il gruppo Eme) viene ulteriormente divisa in ferro (il quale viene riutilizzato)
e bilirubina la quale viene coniugata all'acido gluconico all'interno degli epatociti e quindi secreta
nella bile.

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Nello spazio di Disse si trovano anche le cellule di Ito, cellule mesenchimali stellate che contengono
gocciole lipidiche di vitamina A e citochine con cui regolano l’attività delle cellule di Kupferr.

Caratteristiche citologiche degli EPATOCITI


Epatociti formano cordoni (in sezione trasversale) o travate separate l’una dall’altra da sinusoidi. tra
i sinusoidi e gli epatociti c’è lo spazio di Disse. Gli epatociti hanno forma poliedrica e spesso sono
polinucleati (fino a 4 nuclei) hanno organelli molto sviluppati e numerosi (mitocondri, REL, RER,
Golgi) a causa delle elevate necessità metaboliche e della grande varietà di compiti cui devono
assolvere:
⋅ Sintesi della bile (prodotto esocrino)
⋅ Sintesi delle proteine plasmatiche (secrezione endocrina) (albumina, globuline, fibrinogeno,
protrombina)
⋅ Metabolismo xenobiotici
⋅ funzione di detossificazione e degradazione di composti tossici liposolubili come farmaci,
tossine
⋅ Accumulo di glucosio sotto forma di granuli di glicogeno (REL deputato al metabolismo del
glicogeno)
⋅ Accumulo di ferro e vitamine (A,D,E,K, B12) poliploidi.

La membrana degli epatociti presenta versanti


sinusoidali, rivolti ai sinusoidi caratterizzata da
microvilli che potenziano la capacità di
assorbimento; e versanti biliari rivolta verso
l’epatocita adiacente a formare i canalicoli
biliari.

Come ghiandola esocrina il fegato sintetizza la


bile, formata da Sali biliari e H2O, fosfolipidi, colesterolo, bicarbonato, pigmenti biliari. La bile serve
a emulsionare lipidi durante digestione a livello del duodeno. Il REL è deputato alla sintesi della bile.
La bile accumulata in vescicole viene secreta dagli epatociti nei canalicoli biliari, che non hanno
parete propria, sono formati dalle membrane di epatociti adiacenti unite da giunzioni occludenti.
Gli epatociti secernono la bile nei canalicoli. I canalicoli biliari si continuando con i canali di Hering
che confluiscono nei dotti biliari che sono posti in prossimità delle diramazioni della vena porta e
dell'arteria epatica(alla periferia del lobulo).
I dotti biliari, convergendo tra loro a formare dotti di calibro via via crescente, convogliano la bile in
un condotto epatico comune, dal quale a seconda delle esigenze funzionali, la bile può andare
direttamente al duodeno attraverso coledoco oppure attraverso il dotto cistico alla cistifellea, che
funge da serbatoio per la bile prima che essa venga riversata nel duodeno mediante il coledoco
(dotto cistico+epatico), che confluisce nel dotto pancreatico (formando ampolla del Vater).

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Come endocrina, fegato secerne proteine plasmatiche, come protrombina e fibrinogeno coinvolte
nella coagulazione del sangue, albumina. (sintesi proteica a carico del RER)

FUNZIONI EPATICHE
• fegato produce e secerne la bile, usata per emulsionare i grassi. Parte della bile viene
riversata direttamente nel duodeno, parte viene accumulata nella cistifellea.
• Il fegato svolge numerose funzioni nel metabolismo glucidico, proteico e lipidico:
o la gluconeogenesi
o la glicogenolisi e glicogenosintesi
o sintesi di proteine plasmatiche (fibrinogeno, albumina, transferrina, globuline,
protrombina ma non immunoglobuline)
o sintesi del colesterolo e trigliceridi;
• Il fegato converte l'ammoniaca in urea.
• Il fegato funge da deposito per numerose sostanze, tra cui il glucosio (come glicogeno),
il ferro, vitamine
• Azione detossificante: metabolismo xenobiotici(degradazione di composti tossici
liposolubili)
• Azione immunitaria, grazie alle cellule di Kupffer (macrofagi), che
tramite fagocitosi eliminano microrganismi patogeni, ed eritrociti invecchiati.

IL RENE
I reni sono due organi , pari e simmetrici, posti nella cavità addominale nella regione posteriore
dell’addome (retroperitoneale) (nell’uomo).
Insieme alle vie urinarie costituiscono l'apparato escretore, che filtra dal sangue i prodotti di scarto
del metabolismo e li espelle tramite l'urina.
Garantiscono il corretto equilibrio idro-salino nell'organismo e una costante depurazione del
sangue.
Equilibrano il contenuto di acqua in modo che organismo non ne debba trattenere troppo poca o
accumularne troppa, regolano concentrazione ioni del plasma, concentrazione di idrogenioni, cioè
il PH del sangue.
Come ghiandola, il rene secerne la renina (regola pressione sanguigna) ed EPO (eritropoietina),
glicoproteina che stimola eritropoiesi in base a quantità di ossigeno presente nei tessuti.

Dal punto di vista anatomico, ciascun rene a livello del margine mediale, presenta una fessura
concava, ilo renale attraverso cui entrano ed escono dal rene l’arteria renale e la vena renale (che
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porta sangue filtrato dal rene alla circolazione sanguigna), nervi, vasi linfatici e l’uretere che porta il
cosiddetto ultrafiltrato(urina) alla vescica urinaria, dove è accumulata è espulsa attraverso uretra.
Il rene è ricoperto da una capsula fibrosa, il parenchima renale presenta esternamente una parte
corticale (aspetto granuloso e colore giallastro) e internamente una parte midollare (aspetto striato)
LA MIDOLLARE è costituita da 8-18 piramidi renali dette priamidi del Malpighi che hanno le basi
rivolte verso l’esterno (verso la corticale), mentre gli apici arrotondati (o papille renali) sono rivolti
verso l‘ilo. A volte le papille renali si fondono insieme e formano le creste renali.
Ciascuna papilla sporge nel lume di un calice minore, calici minori confluiscono in calici maggiori che
formano la pelvi renale o bacinetto renale una sorta di imbuto che si continua a formare uretere.
LA CORTICALE è posta tra la capsula renale esterna e la base delle piramidi, appare di colore
giallastro e aspetto granuloso.
La corticale si insinua tra le piramidi renali e forma le colonne renali (del Bertin), che si interpongono
tra una piramide renale.
Nella corticale si distinguono due porzioni: la parte radiata (più interna) e la parte convoluta (più
superficiale).
⋅ La parte radiata è a contatto con la base delle piramidi da cui si dipartono i raggi midollari di
Ferrin che si assottigliano procedendo verso la capsula renale; ogni raggio midollare è
formato da tubuli rettilinei.
⋅ La parte convoluta è più superficiale e occupa lo spazio tra i raggi midollari e forma le
colonne renali è sede dei corpuscoli renali e i tubuli contorti dei nefroni, ha un aspetto
granuloso.

Inoltre, in ciascun rene si possono distinguere lobi e lobuli.


Un lobo è formato da una piramide renale e dallo strato sovrastante di zona corticale (coincidente
con la base della piramide). Il numero di lobi è quindi uguale al numero delle piramidi.
Il lobulo invece è costituito solo da corticale, in particolare da un raggio midollare e la parte
convoluta adiacente.

VASCOLARIZZAZIONE RENALE
L’urina è il risultato della filtrazione del sangue, i reni presentano una ricca vascolarizzazione, ogni
minuto passano attraverso i reni circa 1200 ml di sangue.
Dal cuore il sangue è indirizzato ai reni attraverso le arterie renali che si dividono in arterie lobari
(calibro maggiore) e interlobari (calibro minore), che si ramificano e si portano a livello della base
delle piramidi dove formano arterie arcuate, da cui nascono arterie interlobulari che si addentrano
nella parte corticale (verso superficie renale).

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Dai rami laterali delle arterie


interlobolurari originano le arteriole
glomerulari afferenti che entrano nella
capsula di Bowman e formano il glomerulo
renale.
dal glomerulo escono le arteriole
glomerulari efferenti, che raccolgono il
sangue filtrato nei glomeruli, e si
continuanono nei vasa recta che si
continuano nelle vene interlobulari poi
nelle vene arcuate poi nelle vene
interlobari che formano la vena renale che esce dall'ilo del rene e drena nella vena cava inferiore.

IL NEFRONE
È unità funzionale del rene è presente in entrambe le
zone e si distingue due tipologie di nefroni in base alla
localizzazione e caratteristiche funzionali: nefroni
corticali e nefroni iuxtamidollare.
Nefroni corticali: rappresentano 85% si trovano
interamente nella parte periferica della corteccia renale,
presentano ansa di Henle breve e un glomerulo piccolo.
Nefroni iuxtamidollari: 15%, sono a cavallo della zona
midollare e hanno ansa di Henle lunga e un glomerulo
più grande.

Nella corticale si trovano i corpuscoli renali di Malpighi


e le sezioni del tubulo contorto prossimale e distale.
Nella midollare si trovano tratti discendente e
ascendente dell’ansa di Henle e sezioni di tubuli
collettori.

Il nefrone consiste di una parte filtrante, il corpuscolo renale, e di una parte assorbente e
secernente, il tubulo renale, che presenta caratteristiche strutturali e funzionali differenti nelle sue
tre porzioni: tubulo contorto prossimale, ansa di Henle e tubulo contorto distale che confluisce nel
dotto collettore, che si apre nella papilla renale che sporge nel calice minore.
FUNZIONI DEL NEFRONE
1. Ultrafiltrazione glomerulare (corpuscolo renale): il plasma viene filtrato e solo ciò che è
piccolo passa le maglie del filtro (cataboliti, sali, h2o, etc.); invece le molecole più grosse
restano nel capillare. Questo processo avviene nel corpuscolo renale.
2. Riassorbimento delle sostanze utili: il processo avviene nel tubulo contorto prossimale e
distale.
3. La concentrazione dell'ultrafiltrato per formare urina: il processo avviene nel dotto
collettore

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CORPUSCOLO RENALE
Il corpuscolo renale è formato da capsula di Bowman e dal glomerulo renale-
Il GLOMERULO RENALE consiste in una fitta rete di capillari arteriosi con endotelio fenestrato (rete
mirabile arteriosa,) derivanti dall’arteriola afferente che avvolgono in una struttura a gomitolo.
La CAPSULA DI BOWMAN presenta un polo vascolare e un polo urinifero.
Il polo vascolare è il punto della capsula attraverso cui entra l'arteriola glomerulare afferente ed
esce l'arteriola glomerulare efferente.
Il polo urinifero è il punto in cui inizia il tubulo contorto prossimale
La capsula di Bowman è costituita da due foglietti: esternamente è rivestita da epitelio pavimentoso
semplice che forma il foglietto parietale, all’interno c’è il foglietto viscerale formato da cellule
epiteliali specializzate: i podociti.
I podociti hanno numerosi prolungamenti citoplasmatici (pedicelli) che avvolgono i capillari
glomerulari tra le interdigitazioni dei pedicelli si formano dei pori di filtrazione
I pedicelli aderiscono alla lamina basale dei capillari formando fessure di filtrazione.
L’endotelio dei capillari glomerulari, lamina basale e i pedicelli dei podociti formano barriera di
filtrazione.
Il corpuscolo renale riceve il sangue a livello del polo vascolare dall’arteriola afferente e lo cede
attraverso un’arteriola efferente di calibro minore.
La filtrazione avviene per diffusione passiva ed è resa
possibile dalla forte differenza di pressione tra il
sangue e l’interno della capsula di Bowman che
spinge il plasma a passare dai capillari glomerulari
all’interno della capsula di Bowman attraverso il
filtro renale.
La membrana filtrante è permeabile all’acqua, ai sali
inorganici, alle piccole molecole organiche (glucosio,
aminoacidi, alcune vitamine), mentre trattiene le
cellule del sangue e le grandi molecole proteiche come
globulina, fibrinogeno, albumina. Il filtrato
glomerulare è accumulato nello spazio urinario o
spazio di Bowman, lo spazio tra i due foglietti, che è in continuità con il tubulo contorto prossimale.

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TUBULO CONTORTO PROSSIMALE TCP


Ha inizio in corrispondenza del polo urinifero del
corpuscolo renale. È rivestito da epitelio cubico
semplice.
Le cellule cubiche sul lato apicale rivolta verso il lume del
tubulo sono dotate di giunzioni occludenti e microvilli
che formano orletto a spazzola (aumenta la superficie
assorbente).
La parte basale è rivolta verso i capillari e presenta
invaginazioni di membrana basale e mitocondri.
In questo tratto avviene il riassorbimento di acqua filtrata e riassorbimento di soluti come glucosio,
ioni bicarbonato, sodio.
Il tubulo contorto prossimale si continua con ansa di Henle.
ANSA DI HENLE
È formata da un tratto discendente più spesso rivestito di cellule cubiche,
una porzione sottile(disc e ascendente )che si piega ad u, rivestita da cellule
pavimentose, poi risale come tratto ascendente più spesso che è in
continuità con il tubulo contorto distale(rivestito da cellule cubiche
mitocondri)
Il tratto discendente sottile è permeabile all’acqua, ma moderatamente
permeabile a sodio, cloro e altri- Il segmento ascendente sottile è
moderatamente permeabile all’acqua. Lo spesso ascendente è
impermeabile all’acqua e all’urea e riassorbe attivamente cloruro.

Tra i tubuli contorti decorrono vasa recta

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TUBULO CONTORTO DISTALE


Segue il tratto ascendente dell’ansa di Henle e torna nella porzione
corticale.
È rivestito da epitelio cubico con pochi e corti microvilli, numerose
invaginazioni della membrana basale, e numerosi mitocondri.
Ha un lume più ampio del TCP.
L’epitelio cubico che riveste il TCD è impermeabile all’acqua e urea, ma
permeabile al sodio, in risposta all’aldodosterone (prodotto dalla
corticale del surrene sotto lo stimolo del sistema renina-angiotensina) le
cellule riassorbono attivamente il sodio e passivamente il cloruro.

APPARATO IUXTAGLOMERULARE
Esso è situato a livello del polo vascolare del corpuscolo renale di Malpighi, a contatto con l'arteriola
afferente e una parte del tubulo distale.
è formato da cellule iuxtaglomerulari granulari(della tonaca muscolare dell'arteriola afferente)
cellule iuxtaglomerulari del mesangio, cellule della macula densa, posizionate nello spazio compreso
tra tubulo contorto distale, arteriola afferente, arteriola efferente.
nel punto in cui il tratto terminale del TCD giunge in prossimità del polo vascolare del corpuscolo
renale e prende contatto con arteriola afferente, le cellule epiteliali da cubiche diventano colonnari
e si aggregano a formare la macula densa che svolge la funzione di chemocettore, ossia di sensore
chimico e controlla concentrazione di elettroliti.
Le cellule della macula densa sono chemocettori,
sono in grado di rilevare una RIDUZIONE DEL
RIASSORBEMNTO TUBULARE DI SODIO (associata ad
abbassamento pressione arteriosa) e in risposta
stimolano le cellule granulari a produrre la renina. Le
cellule granulari sono barocettori, rilevano
l’abbassamento della pressione sanguigna e in
risposta producono renina.
Le cellule della macula densa hanno nucleo apicale e
grande golgi.
Le cellule granulari hanno nucleo tondeggiante, RER e golgi sviluppati, granuli di secreto e
producono la renina. (sistema renina angiotensina aldosterone)

DOTTO COLLETTORE
IL tubulo contorto distale riversa il filtrato (urina) nel dotto collettore
il DC epitelio colonnare semplice, la sua permeabilità all’acqua
dipende dall’azione dell’ormone antidiuretico ADH prodotto da
neuroipofisi. il DC è responsabile della formazione dell’urina, le sue
cellule secernono ioni potassio e idrogeno e riassorbono sodio e cloro.
Il dotto collettore si porta dalla corticale alla midollare e i dotti
decorrono lungo le piramidi renale e confluiscono nei grossi dotti
papillari o dotti che si immettono in calcici minori, poi calici maggiori
che formano la pelvi renale che si continua con uretere, che convoglia
l’urina alla vescica.
Infine, l’urina viene espulsa attraverso uretra.
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APPUNTI DI INGRID RAVASI DI CITOLOGIA E ISTOLOGIA PER GAIA UCCELLINI– SCIENZE BIOLOGICHE

Le cellule della parete DC hanno un citoplasma acidofilo, pochi organuli.

TESSUTI CONNETTIVI
Le cellule sono ampiamente separate dal materiale extracellulare prodotto dalle cellule stesse.
Il materiale extracellulare è la MATRICE EXTRACELL (ECM). Le proprietà del tessuto dipendo dalla
ECM, non dalla componente cellulare. La composizione di ECM determina le funzioni specifiche dei
tessuti e indirettamente dei diversi tipi cellulari che sintetizzano la matrice.

Sulla base delle caratteristiche della ECM e dei tipi cellulari presenti si distinguono:
• Connettivi propriamente detti: connettivo lasso (prevale componente cellulare sulla
componente fibrosa) e connettivo denso (prevale componente fibrosa)
• Specializzati: cartilagineo, osseo, sangue e linfa e tessuto adiposo (caratteristiche peculiari)
il tessuto adiposo è ancora classificato da alcuni autori come connettivo propriamente detto lasso,
secondo altri autori invece è da considerare a tutti gli effetti un connettivo specializzato.

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APPUNTI DI INGRID RAVASI DI CITOLOGIA E ISTOLOGIA PER GAIA UCCELLINI– SCIENZE BIOLOGICHE

Questi tessuti differiscono per morfologia e composizione della ECM, ma hanno comune origine
embrionale, il mesenchima, tessuto prevalentemente di origine mesodermica, ma in misura minore
deriva anche dal neuroectoderma. I connettivi sono vascolarizzati, eccetto la cartilagine

FUNZIONI
I connettivi si interpongono tra i tessuti di origine diversa connettendoli tra loro.
Funzione di sostegno e supporto meccanico, di protezione per gli organi e funzioni trofiche
(garantiscono scambi nutritizi a favore dei tessuti non vascolarizzati, mediano scambio di metaboliti
e cataboliti). Consentono sviluppo sistema vascolare che provvede al trofismo dei tessuti, e
dell’innervazione che si deve distribuire fino a raggiungere la parte più periferica degli organi.

ORIGINE EMBRIONALE
I tessuti connettivi sono di origine mesenchimale.
Nei mammiferi adulti, maggior parte dei connettivi derivano dal tessuto connettivo embrionale, il
MESENCHIMA, è tessuto molle e gelatinoso che si forma per proliferazione e migrazione e
aggregazione delle cellule mesenchimali, derivanti dal mesoderma. Nella regione del capo il
mesenchima deriva dal neuroectoderma, in particolare dalle creste neurali.
Il tessuto connettivo embrionale può essere classificato in due sottotipi: mesenchima e connettivo
mucoso.
Mesenchima è tessuto molle e gelatinoso costituito dalle cellule mesenchimali, derivanti dal
mesoderma
Cellule mesenchimali hanno nucleo allungato, con cromatina diffusa ed evidente nucleolo. Hanno
scarso citoplasma e una forma stellata, con lunghi prolungamenti citoplasmatici che si mettono in
contatto con quelli delle altre cellule formando reti tridimensionali a maglie più o meno larghe. Tra
le cellule si interpone abbondante matrice viscosa con scarse fibre collagene.
Le cellule mesenchimali hanno marcata attività proliferativa e si differenziano secondo linee molto
diverse, le sono pluripotenti, hanno cioè la capacità di differenziarsi in ciascuno dei diversi tipi di
cellule connettivali (fibroblasti, condroblasti, osteoblasti (i -blasti sono in grado di differenziarsi
ancora) mastociti, adipociti, globuli bianchi e macrofagi), oltre che in fibrocellule muscolari lisce ed
endoteliali.

CONNETTIVO MUCOSO: nell’embrione si trova nel cordone ombelicale ed è caratterizzato da ECM


gelatinosa (ricca di acido ialuronico) con scarse e sottili fibre collagene e rare elastiche. cellule
affusolate e provviste di prolungamenti sono molto distanziate. È il più molle dei connettivi
dell’adulto, si trova nella polpa dentaria e nell’umor vitreo dell’occhio.

MATRICE EXTRACELLULARE ECM


Nei connettivi la componente cellulare è immersa nella ECM, composta da sostanza amorfa e fibre.
La composizione di ECM determina le funzioni specifiche dei tessuti e indirettamente dei diversi tipi
cellulari che sintetizzano la matrice.
È una struttura dinamica che di continuo subisce processi di rimodellamento, le sue componenti
sono sottoposte a degradazione e modificazioni quantitative e qualitative.
In condizioni fisiologiche questi processi di rimodellamento contribuiscono all’omeostasi del tessuto
connettivo.

ECM rappresenta il substrato su cui tutte le cellule dei tessuti possono aderire, migrare, proliferare
e differenziare, e che ne influenza inoltre la sopravvivenza, la forma e la funzione. Infatti, le
macromolecole dell'ECM sequestrano fattori di crescita, molecole come l'acqua o i minerali, e
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controllano fenomeni fisiologici, quali la morfogenesi, fisiopatologici, quali la guarigione delle ferite,
e patologici, quali l'invasione e la metastatizzazione tumorale.

SOSTANZA AMORFA o FONDAMENTALE


La sostanza fondamentale è gelatinosa e fortemente idratata, è un gel acquoso di PGS, GAGS e
glicoproteine, in cui sono immerse proteine fibrose, e che consente la diffusione di sostanze
nutritive, metaboliti e ormoni tra il sangue e le cellule dei tessuti e resiste alle forze compressive
esercitate sull'ECM.
è un gel molto idratato composto da Gags, proteoglicani, glicoproteine che interagiscono tra loro e
si associano a grande quantità di acqua formando reticoli gelatinosi trattenendo acqua all’interno
delle maglie della rete tridimensionale.
Questi reticoli tridimensionali si comportano da filtri molecolari selettivi che impediscono il
passaggio di alcune molecole e facilita quello di altre oltre a conferire plasticità e resistenza a
compressione.
glicosaminoglicani (GAG), glicoproteine e proteoglicani (PG) hanno la capacità di legare acqua e
di rendere così la matrice permeabile a sostanze metaboliche e gas che dal sangue passano alle
cellule dei tessuti e viceversa.

La sostanza amorfa adempie a molteplici funzioni: regola la diffusione di sostanze metaboliche;


provvede alla difesa dell’organismo ostacolando la diffusione di sostanze nocive e patogeni.

Si apprezza difficilmente al microscopio ottico.


l’Alcian-Pas, si usa per dimostrare la sostanza fondamentale, è una doppia colorazione istochimica
per i glicosaminoglicani: l’Alcian mette in evidenza, con una colorazione blu intensa, quelli acidi,
mentre la Pas, quelli neutri colorandoli in rosso-rosa. La cartilagine ialina matura è colorata molto
intensamente dall’alcian Blu per la presenza di condroitinsolfato ed eparansolfato, entrambi molto
acidi.
Nella cartilagine e nel tessuto osseo, il ricco contenuto di glicosaminoglicani (GAG) e la consistenza
della componente amorfa permette una buona resistenza ai fissativi e ai solventi chimici, questo
permette una buona colorazione con l’Alcian Blu, grazie alla capacità di questo colorante di legare i
condroitinsolfati (un tipo di GAG).

GAGs
I glicosaminoglicani, GAGs sono molecole costituite da catene polisaccaridi lineari cariche
negativamente idrofiliche e composte da ripetizione di unità disaccaridiche. Per loro carica negativa
(idrofili) sono in grado di legare notevoli quantità d’acqua.
Si possono raggruppare in solfatati e non solfatati.
I gags solfatati hanno numerose cariche negative e sono messi evidenza con coloranti basici
La densità di cariche negative rende la matrice molto idrofila, ciò permette diffusione di molecole
e in particolare nella cartilagine, che non è vascolarizzata, la sostanza amorfa svolge funzione
trofica per i condrociti(nutrienti arrivano ai condrociti attraverso sostanza amorfa)
Esempi di Gag solfatati sono Dermatan-solfato (derma), Cheratan-solfato, Condroitinsolfato
(cartilagine, osso, cornea, derma) eparina biosintetizzata da mstociti che la accumulano nei granuli
intracellulari.
I glicosaminoglicani non si trovano come molecole libere legano covalentemente un core proteico
formano i PGs.

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APPUNTI DI INGRID RAVASI DI CITOLOGIA E ISTOLOGIA PER GAIA UCCELLINI– SCIENZE BIOLOGICHE

Ai GAGs non solforati appartiene ACIDO IALURONICO. È il GAG più diffuso nella sostanza amorfa e
si concentratra soprattutto nel cordone ombelicale, nel corpo vitreo, liquido sinoviale.
A differenza degli altri gags non si lega covalentemente a un filamento proteico.
Data la sua capacità di legare l’acqua interviene nella regolazione della viscosità e permeabilità
della componente amorfa.
Acido ialuronico interagendo con i proteoglicani forma aggrecani, in cui l’acido ialuronico
rappresenta il nucleo centrale a cui si legano con legami ionici i proteoglicani. Gli aggrecani
interagiscono con le fibre collagene stabilizzandone organizzazione.
Immobilizza molecole nella ECM: alcuni fattori di crescita, (nel sangue) regola trasporto proteine
plasmatiche

PROTEOGLICANI (PGs)
molecole giantesche formate da core proteico legato covalentemente a gags. Interagiscono tra
loro e con altre molecole polimeriche del connettivo formando reti tridimensionali che fungono da
filtri molecolari selettivi e resistono alle forze compressive. Possono essere adesi alla membrana
cellulare o transmembrana.

GLICOPROTEINE Adesive stabilizzano la ECM dato che presentano siti di legame per le componenti
presenti nella ECM: GAGs, PGs e fibre.
Favoriscono adesione delle cellule alla ECM e Intervengono nei processi di migrazione,
proliferazione e differenziamento cellulare interagendo con recettori di membrana.
Le principali sono:
⋅ Fibrillina:coinvolta nella formazione delle fibre elastiche
⋅ Fibronectina:è in grado di legarsi a recettori specifici di membrana, le integrine
(glicoproteine transmembrana connesse a filamenti di actina nelle adesioni focali o a
intermedi negli emidesmosomi). Interviene nell’adesione cellulare e nell’interazione cellula
e ambiente extracellulare controlla deposizione collagene e trasduzione dei segnali da ecm
alla cellula, entra nella costituzione della lamina basale.
⋅ Lamininina entra nella costituzione della lamina basale, favorisce connessione di cellule
epiteliali con LB.
⋅ Condronectina presente nella cartilagine media adesione condrociti al collagene II,
connettendo le cellule alle fibre collagene circostanti.
⋅ Tenascina: interagisce con integrine (ECM tessuto nervoso)
⋅ Osteonectina: è la più abbondante nel tessuto osseo, ha elevata affinità per il calcio,
contribuisce al rimodellamento dei tessuti in risposta al danno
⋅ Osteopontina: regola la calcificazione ossea
⋅ Emilina regola deposizione elastina nella formazione di fibre elastiche

COMPONENTE FIBRILLARE con funzione strutturale

FIBRE COLLAGENE
I collageni sono la famiglia di proteine fibrose più abbondanti nei tessuti connettivi negli animali
(la più abbondante nei mammiferi)
le fibre collagene hanno diametro tra 1-12 micrometri e sono flessibili e resistenti alla trazione e
costituiscono intelaiatura strutturale della ECM.
Sono formate dall’associazione di fibrille, a loro volta formate da associazione di microfibrille che a
loro volta sono formate da filamenti paralleli di molecole di tropocollagene allineate testa-coda.

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APPUNTI DI INGRID RAVASI DI CITOLOGIA E ISTOLOGIA PER GAIA UCCELLINI– SCIENZE BIOLOGICHE

In due filamenti affiancati, le molecole di tropocollagene sono sfasate e si alternano in modo


regolare zone vuote e zone di sovrapposizione tra testa e coda di molecole di tropocollagene
affiancate, questa disposizione determina la bandeggiatura trasversale delle microfibrille di
collagene.
le microfibrille presentano una bandeggiatura regolare (periodo)

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