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ISTOLOGIA- LEZIONE 3-05/10/2023

MEMBRANE E SISTEMI DI TRASPORTO

Indice:
Paragrafo 1: le molecole lipidiche pag. 2
Paragrafo 2: le membrane cellulare pag. 3
Sottoparagrafo 2.1: il doppio strato fosfolipidico pag. 7
Paragrafo 3: proprietà delle membrane biologiche: l’asimmetria pag. 14
Paragrafo 4: proprietà della componente proteica: Mobilità pag. 14
Paragrafo 5: asimmetria della membrana cellulare: Limitazioni della mobilità delle proteine pag. 16
Paragrafo 6: glucidi nella membrana plasmatica pag. 19
Paragrafo 7: funzioni della membrana cellulare: Forma una barriera selettivamente permeabile pag. 22
Paragrafo 8: trasporto attivo pag. 23
Paragrafo 9: trasporto passivo pag. 26
Paragrafo 10: trasporto di massa pag. 28

1
1 LE MOLECOLE LIPIDICHE

1) 2)

I lipidi che si trovano all’interno del nostro corpo possono essere organizzati secondo strutture diverse.
Innanzitutto all’interno del corpo umano esistono i lipidi di riserva, come per esempio i trigliceridi,
che vediamo nello schema in alto, in cui al glicerolo vengono coniugate tre catene aciliche sature o
insature.
2
Possono esserci tutta una serie di altri lipidi cellulari, anche non acilici, come per esempio il colesterolo o le
molecole derivate da questo per la formazione degli ormoni steroidei e una macromolecola biologica, e
ovviamente ci sono anche tutta una serie di lipidi strutturali, di cui il capostipite sarebbe il fosfolipide.

3)
Nel fosfolipide uno dei gruppi del glicerolo viene esterificato da un gruppo fosfato, e quindi abbiamo soltanto
due catene aciliche. Il fosfolipide quindi viene rappresentato schematicamente con una configurazione dove la
“testa” gialla rappresenterebbe la sua porzione polare, mentre le catene aciliche rappresentano la sua
porzione apolare. Il fosfolipide è quindi una molecola anfipatica, sia polare che apolare: ciò ne determina
le caratteristiche.

2 LE MEMBRANE CELLULARI
Le strutture proteiche, glucidiche, lipidiche, sono presenti praticamente tutte insieme nel formare diverse
macrostrutture: la membrana plasmatica, i sistemi di endomembrane, il citoscheletro, tutte quelle strutture e
ultrastrutture che si possono osservare attraverso l’uso del microscopio ottico o attraverso l’uso del
microscopio elettronico. Si può avere per esempio tutta una serie di proteine che interagiscono
profondamente con la membrana, alcune sono quelle proteine che si chiameranno integrali, ovvero che
attraversano tutto il doppio strato fosfolipidico; ma una proteina per riuscire ad essere inserita nella
membrana dal reticolo endoplasmatico e poterla attraversare tutta, vuol dire che deve avere un dominio che è
quello di attraversamento, il dominio transmembrana, che lo rendono capace di esporre soltanto gli
amminoacidi più idrofobici. Quindi per esempio nel momento in cui vedremo una cellula come un globulo
bianco, che muove la sua membrana per creare delle estroflessioni, dei filopodi, dei lamellipodi, sono le
proteine che stanno piegando la membrana e stanno creando queste estroflessioni. In quel caso ci sarà una
cooperazione tra proteine che fanno parte della membrana plasmatica e proteine del citoplasma, in
particolare quelle del citoscheletro.

I sistemi di membrane possono essere anche doppi, e


quindi avremo il mitocondrio a doppia membrana.
Bisognerà quindi attenzionare anche quello che è il
compartimento intermembrana, cioè quel
compartimento che è presente tra la membrana interna e la
membrana esterna dell’organulo che si sta considerando.

3
L’altra membrana di cui si occupa la citologia è la membrana nucleare, osservando i pori nucleari e studiando
cosa serve per entrare e uscire dal nucleo.

All’interno del protoplasma dovremo andare a vedere intanto quali sono i tre comparti:
• membrana plasmatica che racchiude il protoplasma
• citoplasma, che è compreso fra le due membrane
• nucleoplasma all’interno del nucleo

Com’è fatta una membrana plasmatica?


La membrana plasmatica è una struttura fondamentale per le nostre cellule, poiché ne costituisce il limite
esterno. La membrana plasmatica per le sue caratteristiche è semipermeabile, ciò implica che ci saranno delle
sostanze che la attraverseranno con facilità, delle sostanze che la attraverseranno con maggiore difficoltà e
delle sostanze che non potranno attraversarla in nessun modo. Con “confine della cellula” si vuole dire che da
lì la cellula riceve messaggi, ci saranno i gruppi di recettori, localizzati sulla membrana plasmatica per recepire
i segnali che arrivano dalle altre cellule.
Le funzioni sono tante:
-riconoscimento è tra le funzioni principali. Il fatto che i tessuti sono aggregati di cellule, vuol dire che queste
cellule quando si sono aggregate per la prima volta, si sono riconosciute perché portavano sulla loro membrana
delle proteine, le quali hanno riconosciuto i domini extracellulari delle proteine della cellula vicina e quindi le
cellule hanno capito di dover risiedere all’interno dello stesso tessuto.

2.1 Il doppio strato fosfolipidico


Nella membrana si trovano quindi i fosfolipidi che si organizzano nello spazio per formare strutture più
grandi. Queste strutture più grandi nel caso delle membrane biologiche sono i doppi strati;

le teste polari si dispongono sempre verso i versanti acquosi


e le code idrofobiche si dispongono sempre verso le altre
code idrofobiche (es surfactante negli alveoli).
Una membrana plasmatica è grande circa 7,5 nm.

Un bilayer fosfolipidico(il doppio strato) riesce a creare


anche delle strutture sferiche che hanno un contenuto al loro
interno, strutture chiamate liposomi. Un liposoma quindi è
la forma più semplice di doppio strato fosfolipidico che
contiene sul versante interno qualcosa.

Per arrivare a quest’immagine si è dovuto contrastare


il preparato, cioè renderlo più visibile e per fare ciò si
è utilizzato l’osmio, una molecola che si va a legare
ad alcuni tipi di molecole, specialmente alle molecole
lipidiche; quindi l’osmio contrasta molto bene le teste
che vengono nere nell’immagine, ma non le code
idrofobiche che si vedono completamente bianche.

Il modello a sandwich dunque non poteva essere


valido perchè biologicamente non funzionava per
tutto quello che fa la membrana plasmatica e quindi
si propose il modello successivo, quello tutt’ora
ancora valido e cioè il modello a mosaico fluido, in
cui la membrana è costituita dai fosfolipidi, che
portano associati ad essi le proteine.
In questa visualizzazione del modello le proteine che vediamo sono tutte più o meno dello stesso tipo, sono
quelle che denominiamo normalmente proteine estrinseche della membrana plasmatica. Le proteine prendono
rapporti diversi col doppio strato fosfolipidico: esistono anche le proteine intrinseche.

Guardando questi due versanti, quello che si vede è che ci sono delle parti sporgenti, delle parti incavate nel
doppio strato fosfolipidico, e se si mettono insieme le due immagini si è potuto capire che le parti sporgenti
entravano in quelle incavate, esattamente a specchio. Quindi in queste tecniche di decappaggio, di
criofrattura, quello che si ottiene sono due immagini speculari della stessa struttura biologica. Ciò ha
dimostrato innanzitutto che il modello a mosaico fluido era corretto e in secondo luogo che non tutte le
proteine erano estrinseche, cioè ci sono quelle che riescono ad attraversare tutti e due i foglietti della
membrana plasmatica. Quando andiamo a considerare in che rapporto stanno le proteine che chiamiamo “di
membrana" con la membrana plasmatica, dobbiamo considerare degli aggettivi: uno è “estrinseca”,
proteina che si trova al di fuori della membrana plasmatica; l’altro è “intrinseca”, una proteina che
comunque è fisicamente legata alla membrana plasmatica, che almeno riesce in parte ad entrare nella
membrana plasmatica; la proteina più a destra nell’immagine, oltre che intrinseca, si definisce anche
integrale, poiché attraversa tutti e due i foglietti del doppio strato fosfolipidico.

Quando una proteina è estrinseca? Non è sbagliato dire che una proteina estrinseca è una proteina di
membrana, ma per collegarsi ad essa ha bisogno di qualcuno che la tenga sulla membrana per svolgere la
propria funzione. Per esempio il citoscheletro che interagisce con la membrana plasmatica in maniera indiretta,
deve appoggiarsi su proteine che stanno già in quella zona: allora in questo modo il citoscheletro piega la
membrana, raccoglie i recettori tutti da una parte.
Quindi anche una molecola che non ha una grossa quota idrofobica nel suo pacco amminoacidico, ad
esempio il CD90, un recettore che appartiene ad una grossa superfamiglia, ha un’ancora GPI: questa è l’unica
cosa che si infila nel doppio strato. Se si cerca nel database “CD90” questo dirà che la sua localizzazione
è ancorata alla membrana plasmatica.

Di modi per le proteine di diventare intrinseche ce ne sono tanti: ad esempio tramite reazioni di acilazione, cioè
l’aggiunta di catene aciliche, e quindi a seconda del tipo di catena si chiama palmitoilazione se si inserisce
l’acido palmitico, e così via; così si portano delle proteine sulla membrana plasmatica. Un esempio tipico di
proteina che viene palmitoilata è la proteina che chiamiamo “e-NOS”, cioè un enzima che produce ossido di
azoto. Nelle nostre cellule ci sono diverse nitrossidosintetasi che hanno la capacità di produrre ossido nitrico
che ha tanti ruoli biologici; viene prodotto nelle cellule endoteliali che lo fanno arrivare alle cellule muscolari
lisce immediatamente sottostanti, per la vasodilatazione. L'enzima trovandosi direttamente nella membrana
plasmatica impiega meno tempo ad agire.

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Nel modello a mosaico fluido le proteine possono muoversi nella membrana plasmatica, possono girare su
se stesse per esempio, possono anche traslare lateralmente. Un movimento più particolare, è quello di
diffusione trasversale: cambiare lato della membrana, quello che viene chiamato “flip-flop”.
Questo movimento è energeticamente sfavorito perché la testa polare dovrebbe attraversare tutta la parte
apolare per portarsi dall’altro lato e ciò non può avvenire; può avvenire solo se viene catalizzato: ci sono
degli enzimi nelle nostre cellule che si chiamano “flippasi” che fanno proprio questo lavoro: catalizzano una
reazione, in questo caso uno spostamento del fosfolipide da un versante a un altro; questo può essere
importante per determinare la simmetria o l’asimmetria dei due versanti di membrana.
In un sistema libero come lo può essere una singola cellula, non c’è nessun limite alla diffusione laterale dei
fosfolipidi.
Ciò implica che la membrana è fluida, e il fatto che è fluida deriva dalla sua composizione: più catene con
doppi legami ci sono maggiore sarà il grado di fluidità della membrana. Altri parametri tuttavia possono
modificare la fluidità: inserendo altre molecole lipidiche, per esempio il colesterolo, che si va ad inserire in
quelle porzioni della membrana in cui ci sono ad esempio catene con doppi legami, andando ad irrigidire
quel pezzo della membrana.

3 Proprietà delle membrane biologiche: l’asimmetria


Una delle proprietà importanti delle membrane biologiche, dei doppi strati, è l’asimmetria. Ciò vuol dire
che la composizione del foglietto esterno è diversa dal foglietto interno.
L’immagine mostra che ci sono una serie di fosfolipidi colorati diversamente, per cui la cellula, per esempio,
potrebbe avere più fosfatidilserina sul versante interno e sfingomielina o fosfatidilcolina sul versante esterno.
Un’asimmetria evidente è costituita dagli zuccheri, che stanno sempre all’esterno del doppio strato.
L’ asimmetria nasce anche nel momento in cui dobbiamo ingrandire le membrane biologiche, per cui si
aggiungono nuovi fosfolipidi. La neosintesi dei fosfolipidi determina l’ingrandimento di un singolo lato
della membrana, e le flippasi in seguito trasferiscono dei fosfolipidi sull’altro lato per avere una simmetria
del versante interno e di quello esterno. La simmetria dunque riguarda la forma, non il contenuto, perché
ovviamente la natura dei fosfolipidi sarà diversa.
Invece, le catene dei carboidrati stanno sempre su un versante, e soprattutto non esistono enzimi che ne
catalizzino una diversa disposizione. Quindi non esistono flippasi per i glicolipidi, per esempio.
4 Proprietà della componente proteica: Mobilità —> diffusione e rotazione
(maggiore quanto più è fluida la componente lipidica)

Per esempio, alla tecnica del freeze-fracture, si è associata la tecnica della fusione cellulare.
Tale tecnica crea una cellula nuova, denominata ibridoma. Quest’ultimo è una cellula di fusione ottenibile
unendo due cellule di specie diverse. Prendendo come esempio una cellula umana e una cellula di topo, ognuna
ha le proprie proteine, che possono essere simili in quanto entrambi mammiferi, ma con differenze. Unendo
queste due cellule, comincio a creare il mio ibridoma. Nel momento in cui si fondono le due cellule, le proteine
del topo e dell’uomo saranno inizialmente disposte sulle due metà di questa nuova membrana appena creata,
tuttavia, in seguito ad un intervallo di tempo molto breve, si mischieranno: quelle del topo saranno traslocate
nella parte originariamente umana della membrana, e quelle dell’uomo nella parte del topo.
Questo dimostra effettivamente il modello a mosaico fluido, cioè che le proteine sono libere di diffondere
lateralmente in una membrana, ma solo in un sistema con queste caratteristiche, in un sistema puro, con una
cellula sola e libera da qualunque influsso. Questo perché, nel nostro corpo, nei nostri tessuti, le proteine nella
membrana si comportano diversamente.

5 Asimmetria della membrana cellulare: Limitazioni della mobilità delle proteine

Immagine A
Si possono notare delle proteine di membrana, verdi, tutte raccolte in un determinato punto. Cos’è che ha
portato questa localizzazione? Le proteine rosse intracellulari. Quindi le cellule, talvolta, decidono di
raggruppare alcune proteine in una determinata regione, cosa che avviene spesso nel caso dei recettori. Per
cui se si dovesse fare un endocitosi mediata da recettore, è importante che tutti i recettori stiano nello
stesso posto, perché in seguito quella membrana diventerà vescicola di endocitosi.

Immagine B
In questo caso, le proteine che legano quelle verdi stanno all’esterno. Saranno sempre dei recettori, hanno
trovato però il loro inganno all’esterno, può essere una fibra collagene, in generale una molecola della matrice,
che costringe le proteine della membrana a localizzarsi dove è presente essa.

Immagine C
Le due cellule adiacenti si riconoscono e fanno interazioni omofile, con molecole verdi da un lato e dall’altro.
Queste molecole si uniscono con i loro domini extra cellulari, e permettono l’adesione alle cellule, solo in quel
punto, non in tutto il resto della membrana.

Immagine D
Le molecole verdi si trovano solo da una parte, che chiamerò versante apicale, le molecole rosse da un’altra
parte, il versante baso-laterale. Le molecole rosse e verdi non si muovono per effetto delle giunzioni
occludenti, ovvero un tipo di giunzione cellulare, fatte da proteine che si riconoscono a vicenda tra le due
cellule adiacenti, saldano fisicamente le due membrane e formano così un punto di separazione tra il dominio
apicale e il dominio baso-laterale della membrana.
Le membrane biologiche sono, quindi, sempre compartimentalizzate. 17
Ruolo delle proteine di membrana: interazione col citoscheletro dell’eritrocita

Un’altra cosa che fanno le membrane è interagire con proteine non di membrana, come il citoscheletro.
Si mostra l’esempio dell’eritrocita.
Cosa piega la membrana dell’eritrocita? Il suo citoscheletro. Il citoscheletro dell’ eritrocita trova punti di
contatto su proteine integrali della sua membrana, e così ha avuto dei punti di ancoraggio che gli hanno
permesso di trarre i due poli della cellula l’uno verso l’altro, creando il disco biconcavo, struttura che viene
mantenuta per tutta la vita dell’eritrocita.
Quindi in questo caso l’interazione di proteine non strettamente di membrana, con le proteine di membrana,
determina un cambiamento della forma della cellula.

Ruolo delle proteine di membrana:


Interazione col connettivo intramuscolare e trasmissione di forze

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Un altro punto in cui hanno un ruolo importante le proteine trans-membrana sarà nel muscolo, in particolare
quello scheletrico, ma anche quello cardiaco ecc.
La cellula muscolare infatti si contrae. Ovviamente bisogna sempre inquadrare la singola cellula con le sue
particolari caratteristiche, ma essa sta in un tessuto. Si prende come tessuto di esempio un ventre di un muscolo.
La contrazione funzionale di un muscolo comporta che le ossa del braccio e dell’avambraccio si devono
avvicinare tra di loro, il muscolo si contrae se le ossa si muovono, quindi non solo la singola cellula si contrae,
ma anche le regioni inestensibili che le stanno accanto, e la prima sarà il tessuto connettivo. Infatti il muscolo
è un organo, e in quanto organo non è fatto solo da tessuto muscolare, ma anche connettivo. È importante che
i due tendini, fatto di tessuto connettivo, si avvicinino tra di loro, essendo le parti attaccate alle ossa.
Nella cellula muscolare scheletrica si contrae il cilindro di citoplasma che chiamo miofibrilla, e tutte le
miofibrille in quella cellula muscolare si contraggono allo stesso modo. Se si immaginasse però la contrazione
muscolare come la contrazione esclusivamente delle miofibrille, si dovrebbe immaginare che la cellula
muscolare sia come il cilindro di una macchina, con un pistone che fa su e giù. Se funzionasse così, il muscolo
lo si vedrebbe fermo, la cellula contrarrebbe solo il citoplasma senza interessare la membrana. Invece, una
serie di proteine del citoscheletro, non del sarcomero, fanno da ponte tra miofibrille e la membrana plasmatica.
La membrana si contrae quindi insieme alle miofibrille. La membrana plasmatica, d’altro canto, è attaccata
alla matrice extracellulare, quello strato di tessuto connettivo che noi chiameremo endomisio, che riveste la
singola fibra muscolare. Quindi, la cellula muscolare non contrae solo se stessa, ma anche ali tessuto
connettivo, che si fa tirare dal tessuto che si contrae. Perciò si vede il muscolo contrarsi. È per questo motivo
che quando la distrofina muta, il muscolo non si contrae, non perché la cellula non lo faccia, ma perché non è
più in grado di trasmettere la contrazione.
Questo spiega uno dei tanti modi in cui la membrana plasmatica complementa le funzioni biologiche di una
cellula, non si contrae, per definizione, ma deve accompagnare la contrazione perché fa da ponte verso le
strutture extra cellulari.

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6 Glucidi nella membrana plasmatica
Una parte delle funzioni della membrana sono riassunte dalla presenza dei glucidi.
I glucidi rappresentano circa il 3% della membrana. Quindi queste catene, rivolte tutte verso il versante extra-
cellulare, daranno un’altra serie di funzioni biologiche, insieme a quelle delle proteine e dei lipidi.

Il glicocalice

Il primo ruolo dei glucidi di membrana è formare il glicocalice, cioè il rivestimento glucidico esterno di
ogni cellula.
Il glicocalice è formato da tutti gli zuccheri esterni alla cellula, indipendentemente da chi li porta, che siano
proteine, lipidi ecc., la funzione è sempre quella di rivestire la cellula.

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In questa immagine al microscopio elettronico, la membrana plasmatica si riconosce perché è la linea più scura.
Il grigio più chiaro, visibile nell’immagine, è proprio il glicocalice.
Il glicocalice sarà una struttura importante perché questi zuccheri, portati da una glicolipide o da una
glicoproteina, fanno parte dei sistemi di riconoscimento delle cellule.

Questi zuccheri intervengono anche nei processi di adesione e anti-adesione, danno protezione meccanica e
chimica, per esempio contro le proteasi.
Il glicocalice dunque è un filtro, un meccanismo di riconoscimento, complementa tante funzioni della
membrana plasmatica.

Il glicocalice può subire variazioni nel caso di processi patologici, dato che esso media il riconoscimento tra
le cellule, anche le cellule tumorali, tra i vari cambiamenti che fanno, hanno a volte forti cambiamenti
antigenici sulla superficie cellulare, riconoscibili alle cellule natural killer. Perciò una grossa quota delle
cellule che potrebbero formare un tumore vengono eliminate prima che possa accadere. Il cambiamento degli
antigeni le rende più riconoscibili alle cellule del sistema immunitario.

Il glicocalice nel caso delle cellule endoteliali serve per:


1. Il respingimento, ad es. la seconda cellula, l’eritrocita, è importante che stia dentro il vaso, tuttavia non
si deve attaccare alle pareti del vaso, o formerebbe un trombo.
2. Filtrare le molecole che devono passare, nel caso dei capillari infatti la cellula endoteliale deve dare
nutrimento ai tessuti. L’ossigeno non viene interessato dalla presenza di queste molecole, passa
normalmente secondo gradiente di concentrazione. Le molecole disciolte nel plasma raggiungono
invece il versante basale tramite transcitosi, cioè attraversano la cellula in vescicole, per endocitosi. Se
il glicocalice non è abbastanza spesso, risulta più facile e veloce la transcitosi. Se l’ingresso di nuove
molecole nel tessuto non è controbilanciato da un’uscita di molecole, si ha il ristagno della soluzione
nel tessuto. Si ha un edema, un ristagno di acqua in un tessuto, dato dal fatto che è presente troppa
acqua in entrata dal sangue, e il sistema linfatico non è calibrato per quella quantità, in eccesso.
Dunque il glicocalice svolge la funzione di filtro, in modo da mantenere l’equilibrio tra cosa fa parte del
liquido interstiziale, e cosa esce dal liquido interstiziale e torna nel sistema circolatorio, subito, oppure
alla lunga attraverso il sistema linfatico.

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Altre funzioni specifiche di determinati processi

Gli oligosaccaridi all’esterno della membrana serviranno per la fecondazione, permetteranno il


riconoscimento tra lo spermatozoo e le strutture di rivestimento dell’ovocita, in particolare la zona
pellucida. In quei momenti determineranno anche la specie specificità, ovvero il fatto che lo spermatozoo di
una specie feconda l’ovocita della stessa specie, ad eccezione di specie molto simili.

Costituiscono anche molecole di adesione. Perciò nelle cellule endoteliali gli eritrociti vengono respinti,
mentre altre cellule del sangue possono attaccarsi all’endotelio, come nel caso dei leucociti. Quando devono
extravasare, cioè passare nel comparto al di fuori del vaso, prima si devono attaccare alle cellule endoteliali,
trovano un punto in cui rompere le giunzioni tra le cellule ed escono dal vaso. Dunque in alcuni casi l’endotelio
deve essere respingente, in altri casi ci sono specifiche molecole, come le selectine, che permettono l’adesione
a particolari citotipi.

7 Funzioni della membrana cellulare: Forma una barriera selettivamente


permeabile
I soluti la attraversamo secondo la loro capacità chimica. Cercano sempre di seguire il loro
gradiente elettrochimico, ma a volte questo non è compatibile con la natura chimica stessa della membrana.

Altre molecole che attraversano la membrana con più facilità sono quelle neutre, piccole, anche se
debolmente polari, come i gas respiratori. Anche l’acqua ha anche una permeabilità di membrana. Esistono le
acquaporine, che facilitano il passaggio, ma si osserva che mettendo una cellula in un mezzo acquoso con
una tonicità, una concentrazione di sali diversa dalla propria, la cellula scambierà acqua con tale mezzo.

Come possono le sostanze attraversare la membrana plasmatica?


Essenzialmente esistono due modi:
•Ι trasporti di membrana, tramite trasportatori per poche molecole
I trasportatori di massa, per molte molecole, dove la membrana modifica conformazione
I trasporti con cui le molecole attraversano la membrana sono attivi o passivi.
Tutti i trasporti passivi non implicano l’utilizzo di ATP, mentre tutti i trasporti attivi implicano che prima o
poi dovrò utilizzare ATP.

8 Trasporto passivo

-Diffusione semplice
Il più semplice dei trasporti passivi è la diffusione semplice.
Il movimento di molecole attraverso la membrana plasmatica, senza ausilio di altre molecole e senza utilizzo
di energia, e ristretto alle molecole con caratteristiche particolari (apolari, piccole, non cariche). I gas
attraversano infatti la membrana plasmatica, secondo gradiente di concentrazione.

-Diffusione facilitata
Alcune sostanze, come il glucosio, gli amminoacidi, sostanze idrofile e polari, la cellula utilizza la
diffusione facilitata.
In qualche punto ci sarà una struttura che fa da ponte/canale tra interno ed esterno. Si usa comunque il
gradiente elettrochimico della molecola come forza motrice per muoverla, ma si passa attraverso un
trasportatore, che solitamente è una proteina di membrana integrale (proteina canale o carrier) che si apre sui
due versanti della membrana plasmatica e porta il soluto da una delle due parti all’altra.
Non sempre il trasportatore crea un canale tridimensionale nel doppio strato. Il cambiamento di
conformazione tridimensionale è determinato dallo stesso legame del ligando. In pratica sono le interazioni
deboli a svolgere questo lavoro. Inoltre i trasportatori tendono ad essere controllati, per cui i canali potranno
essere: a controllo di ligando, a controllo di voltaggio (si basano sul potenziale di membrana).

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Uniporti, simporti e antiporti
I trasporti si classificano inoltre considerando la qualità della merce trasportata.
- Uniporti. Molte molecole sono a singola specificità, fanno uniporti (una sola specie molecolare in una sola
direzione). Ad esempio le molecole che trasportano il glucosio.
- Simporti. Si trasportano più di una molecola contemporaneamente, uguali o diverse. Hanno lo stesso verso.
- Antiporti. Una molecola entra e l’altra esce. Esempio: pompa sodio-potassio.

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9 Trasporto attivo
È qualunque tipo di trasporto che richiede ATP (7 cal) per essere portato a termine.
Il trasportatore è anche una molecola in grado di usare ATP, ovvero possiede un dominio atpasico,
oppure utilizza un’ altra molecola con dominio atpasico per scindere il legame dell’ATP. In ogni caso,
serve dare energia per portare la molecola da dove è meno concentrata a dove è più concentrata, oppure in
una situazione incompatibile al suo stato di carica.

Pompa sodio potassio


3 ioni Na+ escono, 2 ioni K+ entrano.
Crea uno squilibrio di ioni e di cariche. Regola lo stato di carica di membrana, il potenziale di riposo della
membrana. Poiché la membrana non è conduttiva tra i due foglietti, le cariche non attraverseranno la
membrana, rimarranno isolate. La membrana è difatti paragonabile a un condensatore, con una differenza di
cariche tra l’interno e l’esterno, che alcune cellule sono in grado di cambiare, facendo il potenziale di azione.

Trasporto attivo secondario (no ATP)


Spesso non chiamato attivo, ma solo trasporto secondario, è per esempio il trasporto del glucosio dentro gli
enterociti, fatto da una delle permeasi del glucosio chiamata SGLT1(s glut). Si osserva che SLGT1 è solo
sulla superficie degli enterociti del villo. Questa molecola non è solo un trasportatore del glucosio, fa anche
un simporto in entrata, fa entrare glucosio e sodio. Sfrutta quindi il gradiente elettrochimico del sodio per
portare dentro anche il glucosio. Vi è una corrente elettrochimica forte lasciata libera di entrare nella cellula,
che, così facendo, assorbe glucosio, caricandosi di sodio. Per questo motivo ci sarà anche la pompa sodio-
potassio per buttare fuori il sodio in eccesso. È detto secondario solo se c’è più sodio all’esterno, portato
precedentemente con il trasporto attivo primario. Quindi è un co-trasportatore.

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10 Trasporto di massa
Nei trasportatori, alla fine, possono passare poche molecole. Più sono i trasportatori, maggiori sono le
quantità che trasportano.
Ma per quelle molecole per le quali non esiste un trasportatore, come batteri, macromolecole esiste il
trasporto di massa, chiamato: endocitosi ed esocitosi.
Sono trasporti attivi, non per la presenza pompa con dominio atpasi. Per piegare la membrana, mettendo
insieme tante proteine, per costringere il doppio strato a piegarsi, e usando tanta ATP per fare tale
processo.

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Tipi di trasporto di massa in entrata (endocitosi)
Vengono classificati in diversi modi:
• Fagocitosi. La cellula ingloba sostanze solide. Non è un processo diffuso, lo fanno solo i
fagociti,come monociti e macrofagi.
• Pinocitosi. Lo fanno tutte le cellule. Le macromolecole all’esterno sono nel liquido interstiziale, per
cui la cellula assume una soluzione di macromolecole.
• Endocitosi mediata da recettore. Le cellule mettono sul dominio della membrana dei recettori, che
condizioneranno i loro ligandi a stare in quella zona, e quando la membrana si chiuderà per formare la
vescicola, conterrà il liquido interstiziale, ma con un arricchimento della macromolecola per il quale
c’era il recettore.

Tra i trasporti di massa è necessario inserire anche l’esocitosi.

L’esocitosi è per la cellula un modo per emettere qualcosa nel liquido interstiziale. ll prodotto cellulare
che deve essere secreto viene sintetizzato dalla cellula attraverso l’azione della sua catena organulare: una
volta che il prodotto ha attraversato il reticolo endoplasmatico e l’apparato di Golgi, si forma una
vescicola a partire dal trans Golgi che protende verso la membrana target fino a quando non si fonde
completamente con quest’ultima grazie al riconoscimento reciproco e specifico
tra le membrane. In generale, nel caso in cui il prodotto finale fosse
destinato ad un altro organulo, la membrana della vescicola avrebbe
specificità per la membrana organulare di destinazione, infatti si
parla di un evento ad alta specificità.
La Fusione tra le due membrane, che viene mediata dalle proteine
di membrana della vescicola e da quelle del versante interno della
membrana plasmatica, determina una riorganizzazione dei
fosfolipidi.
In seguito alla fusione, si verifica la liberazione del materiale
all'esterno della cellula.

In alcuni casi le nostre cellule hanno bisogno di espellere del materiale che deve essere esocitato sotto
forma di vescicola. Questo tipo di vescicola viene denominata vescicola extracellulare e presenta un
involucro esterno, detto corpo multivescicolare, che contiene a sua volta delle vescicole (di dimensioni
minori) dotate di membrana. Una volta che il corpo vescicolare si avvicina alla membrana si fonde con
essa e libera all’esterno le microvescicole, che rappresentano per la cellula un ottimo modo per
comunicare con le altre cellule adiacenti.
30
Istologia ed Embriologia - Lezione 4 - 05/10/2023

Indice
2.Organuli rivestiti da membrana……………………………………………………………...pag 1.
2.1 Reticolo endoplasmatico granulare………………………………………………………pag 3.
2.2 Reticolo endoplasmatico liscio……………………………………………………………pag 4.
2.3 Il Reticolo di transizione e l’ ERGIC…………………………………………………….pag 7.
2.4 Altre funzioni del Reticolo endoplasmatico……………………………………………..pag 7.
2.4 Apparato di Golgi…………………………………………………………………………pag 8.
3. Formazione delle vescicole…………………………………………………………………...pag 9.
4. Le proprietà funzionali del Golgi……………………………………………………………pag 15
4.1 Il funzionamento della Clatrina……...………………………………………………….pag 16
4.2 Il traffico vescicolare……………………………………………………………………..pag 18
4.3 La transcitosi……………………………………………………………………………..pag 19.
4.4 Lisosoma………………………………………………………………………………….pag 21.
2. Organuli rivestiti da membrana
In ogni cellula le funzioni sono compartimentalizzate, quindi vengono generati una serie di organuli
con membrane singole o doppie.
La disposizione degli organuli all’interno delle cellule non è fissa, ma è strettamente specifica per
ogni citotipo.

2.1 Reticolo endoplasmatico rugoso /granulare (REG/RER)


Il reticolo endoplasmatico granulare è stato scoperto da Porter negli anni ‘40 grazie all’invenzione del
microscopio elettronico. Egli, infatti, osservò all’interno dello ialoplasma delle ultrastrutture
membranose in cui le membrane stesse erano organizzate o in tubuli o in sacchetti di membrana a
foglietti appiattiti.

Il reticolo endoplasmatico rugoso è


caratterizzato da una serie di cisterne appiattite
intercomunicanti delimitate da membrana.
Attraverso l’analisi al microscopio elettronico,
sulla sua superficie sono evidenti delle masse
elettrondense: i ribosomi, organuli
citoplasmatici.
Solitamente, il reticolo endoplasmatico rugoso
ha posizione perinucleare, si trova cioè in
prossimità del nucleo (SEMPRE).

Come accennato precedentemente, i ribosomi si attaccano alla membrana esterna del reticolo
endoplasmatico attraverso un’interazione temporanea e indiretta: essi, infatti, non si attaccano al
reticolo perchè hanno una forte affinità per quest’ultimo, ma si attaccano soprattutto grazie a proteine
di membrana che riconoscono la sequenza segnale della proteina che sta venendo tradotta in quel
momento dal ribosoma.

Nella prima immagine in alto si osserva il


reticolo endoplasmatico osservato al
microscopio elettronico a trasmissione, in cui
gli elettroni hanno attraversato il preparato.
Nella microscopia a scansione, invece, il
preparato prima di essere osservato subisce un
processo di metallizzazione (DA LEGGERE);
successivamente, viene colpito da un fascio di elettroni
che vengono riflessi.
In entrambe le tipologie di visualizzazione
notiamo la presenza di ribosomi i quali, è importante
notare, non hanno un'affinità diretta con il RER,
ma un'affinità di tipo indotto mediata da proteine che
riconoscono la proteina prodotta dal ribosoma

Il reticolo endoplasmatico rugoso, detto anche ergastoplasma è molto sviluppato nelle nostre cellule,
soprattutto in quelle con elevata attività di sintesi proteica. Basti pensare alla plasmacellula, che
rappresenta il linfocita B attivato: quando, infatti, il linfocita B deve produrre un anticorpo, deve anche
produrre una proteina per la secrezione attraverso la catena Reticolo endoplasmatico-Apparato di Golgi.
Il linfocita B inattivato mantiene una forma sferica di piccole dimensioni, non appena attivato varia il
rapporto tra citoplasma e nucleo in favore del primo.

1
Il Ribosoma Il ribosoma è l’organulo deputato alla sintesi
di proteine ed è composto da una subunità maggiore ed una
subunità minore.
Il ribosoma legge l’RNA messaggero appena trascritto e lo
codifica, grazie all'RNA transfer, in una sequenza primaria
di una proteina con proprietà specifiche.

All’interno della cellula, il ribosoma può trovarsi sotto due


conformazioni:
-Libera/non associata, nella quale la subunità minore è staccata dalla maggiore e il ribosoma non
lavora, non ha bisogno di tradurre alcuna proteina. Nel momento in cui si deve produrre una proteina,
le due subunità si associano in quello che è il sito d’inizio della traduzione. Se il destino della proteina
è quello di rimanere all’interno della cellula, allora questa verrà sintetizzata dai ribosomi liberi senza
bisogno che questi si associno al reticolo endoplasmatico.
Nel momento in cui i ribosomi liberi si associano per proseguire con la traduzione, ad esempio
dell’actina, si forma una catena di ribosomi che prende il nome di polisoma.

-Associato al REG. il ribosoma si associa al reticolo endoplasmatico quando la proteina è destinata ad


essere esocitata oppure quando deve entrare a far parte di una delle membrane della cellula. Anche i
ribosomi associati al reticolo endoplasmatico si organizzano in polisoma quando devono tradurre i
loro RNA messaggeri. Il polisoma che si forma in questo caso però, ha una forma a spirale ed è
meglio definito rosetta (quindi la rosetta si forma solo sulla membrana del reticolo endoplasmatico).

La proteina, infatti, si associa al reticolo grazie alla presenza del peptide segnale, un frammento della
catena proteica che solitamente si trova all’inizio della proteina in posizione N-terminale. Il peptide
segnale rappresenta il “biglietto di ingresso” della proteina nel reticolo endoplasmatico rugoso e viene
riconosciuto per affinità dalla proteina SRP, che a sua volta possiede un recettore sulla membrana
del reticolo endoplasmatico, grazie al quale il complesso del ribosoma si attacca.
Ricordiamo che la sintesi proteica inizia sempre nei ribosomi liberi, poi la decisione di attaccarsi o
meno al reticolo endoplasmatico rugoso viene presa in un secondo momento in base, come abbiamo
detto, al destino che ha la proteina che si sta producendo.
Ricordiamo, inoltre, che dopo la produzione del peptide segnale non è detto che la proteina faccia il
suo ingresso nel RER, infatti la proteina SRP potrebbe non attaccarsi o essa, pur essendosi attaccata,
potrebbe non essere riconosciuta dai recettori sul REG.
La posizione e la quantità dei ribosomi legati al REG ci permettono di comprendere, a grandi linee e
con altre analisi, la quantità di produzione.
Il canale di traslocazione permette il passaggio della proteina attraverso la membrana, ma si parla di
un processo complesso; nel momento in cui la proteina si trova nel reticolo endoplasmatico,
avvengono una serie di modificazioni. La prima modificazione riguarda la struttura: il reticolo
endoplasmatico contiene delle proteine che favoriscono il corretto avvolgimento della proteina nella
sua struttura terziaria, che viene definita proprio struttura nativa in quanto in questa conformazione la
proteina è funzionale. Successivamente, avviene anche la glicosilazione, un processo che prevede
l’aggiunta di zuccheri alla catena proteica e che comincia nel reticolo endoplasmatico rugoso ma
termina nel Golgi con la maturazione completa della proteina.
L’aspetto del reticolo endoplasmatico rugoso è correlato anche a motivi di tipo funzionale: esistono,
infatti, zone del REG in cui non sono presenti i ribosomi (per esempio nel reticolo perossisomiale o
la zona distale dalla quale si separeranno, gemmazione,.le cisterne).

4
2.2 Reticolo endoplasmatico liscio (REL) o agranulare

Il REL tende ad essere polinucleato e post-perinucleare


Esso può presentarsi sotto due forme:
● Forma di cisterne più dilatate
● Quella a forma tubulare, visibile effettuando una sezione trasversale del reticolo

Il reticolo endoplasmatico liscio svolge diverse funzioni; per esempio, all’interno delle cellule
muscolari è responsabile del deposito temporaneo degli ioni calcio, importantissimi per il processo
di contrazione muscolare.
E’ evidente, quindi, che lo sviluppo del reticolo endoplasmatico liscio all’interno di citotipi diversi di
cellule sarà a sua volta diverso, perché dipende dalla funzione che quella cellula deve assolvere.
Il reticolo endoplasmatico liscio delle cellule muscolari viene definito reticolo sarcoplasmatico. La
cellula muscolare si contrae grazie a delle strutture dette miofibrille, all’interno delle quali sono
presenti tanti sarcomeri.
Il reticolo endoplasmatico liscio avvolge ciascuna miofibrilla favorendo inoltre la comunicazione con
quelle adiacenti.
Esso, più nel dettaglio, si organizza in delle espansioni che vengono denominate cisterne terminali e
dei restringimenti che rappresentano il vero e proprio sistema tubulare. Le cisterne terminali si
assoceranno con il Tubulo T, un’invaginazione della membrana plasmatica della cellula muscolare.
Tutti questi elementi insieme prendono il nome di Triade (nei miocardiociti, invece, parleremo di
Diade). L’interazione tra i due sistemi di membrana è fondamentale e si crea proprio durante la
formazione della cellula muscolare, quindi le due membrane sono sempre comunicanti e intrecciate
tra loro.
Il reticolo endoplasmatico liscio non è in grado di depolarizzarsi perché non possiede le
caratteristiche per farlo; il tubulo T, invece, che è di fatto la membrana plasmatica, porta il potenziale
d’azione all’interno della cellula. Nel momento in cui giunge il potenziale d’azione all’interno, il
REL si accorge della depolarizzazione e favorisce l’apertura dei canali per il Calcio.
Nella cellula muscolare liscia, invece, la situazione è completamente diversa: non vi è la presenza,
per esempio, del Tubulo T, ma di piccole invaginazioni di membrana che lo “sostituiscono”
all’interno della cellula.

Il Reticolo di transizione e l’ERGIC


Tra il reticolo endoplasmatico e il complesso dell’apparato di Golgi non vi è una netta differenza,
non finisce uno e inizia l’altro improvvisamente, ma è presente ALMENO una cisterna di
transizione.

5
Osservando l’immagine, verrebbe automatico pensare
che la porzione in viola, dalla quale si stanno
staccando delle vescicole, sia una porzione di reticolo
endoplasmatico liscio (in quanto privo di ribosomi).
Ma in realtà, con ulteriori studi è stato dimostrato che
esiste almeno un compartimento intermedio tra il
reticolo endoplasmatico e l’apparato di Golgi che si
forma a partire dalle vescicole: tante vescicole
fondendosi formano tubuli, che a loro volta si
fondono tra loro formando cisterne, che non sono
fisse ma possono andare incontro a variazioni nel
corso della vita della cellula.

Questo compartimento intermedio è stato coniato con il termine “reticolo di transizione”, che va a
descrivere la cisterna più terminale del reticolo endoplasmatico rugoso (senza ribosomi, perchè non ne
ha più bisogno) dalla quale gemmano delle vescicole.
Subito dopo il reticolo di transizione, visualizziamo il comparto intermedio tra il reticolo
endoplasmatico e il Golgi, e viene riassunto con l’acronimo inglese “ERGIC”.

Funzioni dei reticoli endoplasmatici


Globalmente, quindi, il reticolo endoplasmatico liscio e quello rugoso assolvono una serie di funzioni
importanti. A differenza del reticolo endoplasmatico rugoso, il reticolo endoplasmatico liscio si
occupa della sintesi di molecole lipidiche (come, ad esempio, gli ormoni steroidei).
Il REL, inoltre, si occupa anche dei processi di detossificazione (grazie ai citocromi) della cellula,
perché contiene tutta una serie di molecole che permettono di metabolizzare molecole estranee al
nostro corpo: un esempio è proprio quello che avviene con la tachipirina.

7
Apparato
di Golgi
L’apparato di Golgi è
organizzato in un sistema di
sacchi di membrana appiattiti
(10-12) e sovrapposti gli uni con gli altri,
raggrupati in un gruppo
cis(rivolta verso il nucleo,convesso),
intermedio(golgi mediano) e trans(rivolta verso
la membrana plasmatica, concavo).
Lo spessore dell’apparato di
Golgi è variabile a seconda del
tipo di cisterna che io vado a
considerare, più sottile nella
regione cis, mentre più spesso nella regione trans.
Esso tende ad avere una forma con una faccia convessa nel versante cis (parte prossimale al nucleo),
e una faccia concava nel versante trans (parte distale al nucleo).
In realtà tale apparato, scoperto alla fine dell'Ottocento, porta il nome dello scienziato che mise a
punto la colorazione argentica, per ottenerla si utilizza una reazione chimica:
I sali di argento precipitano nella cellula andando ad evidenziare certi tipi di strutture.

L'apparato di Golgi è un organulo paranucleare:


Abbiamo visto dalla sua posizione che è più lontano rispetto al nucleo. Se sono presenti più apparati
di Golgi essi risulteranno tutti paranucleari e in contatto con il RE in posizione perinucleare
La posizione di questo organulo da chi viene decisa? Dalla cellula in base alle proprie necessità ed è
manifestata grazie all'azione e al sostegno del citoscheletro.
Il citoscheletro microtubulare ha il ruolo di posizionare le strutture nei luoghi desiderati e poi con i
filamenti intermedi il tutto è trattenuto in posizione.

L’apparato del Golgi quindi come lo


possiamo considerare? Un organulo
di smistamento, infatti smista
proteine tramite membrane.
La proteina sintetizzata nel reticolo
endoplasmatico rugoso viene
portata, con una vescicola, al cis-
Golgi e da lì giunge al Golgi-trans e
quest'ultimo si occupa di portare
questa proteina dall'altra parte.
Esso si arricchisce sfruttando
processi retrogradi, ovvero il
percorso inverso (dalla membrana
plasmatica verso l’interno).

Poiché ogni volta che il reticolo endoplasmatico e il Golgi, formano vescicole quest’ultimi perdono un
pezzo di membrana, se questo processo andasse solo in questa direzione causerebbe un impoverimento
delle membrane interne, che a un certo punto si esaurirebbe, e un arricchimento estremo della
membrana plasmatica, quindi è necessario immaginare un meccanismo di recupero, cioè delle
vescicole che non sono create per fare la normale endocitosi. 8
Esse, spesso, iniziano a fondersi tra loro piuttosto che sulla prima cisterna Cis, formando una nuova
prima cisterna, questo processo, visibile al microscopio elettronico, è conosciuta come
“maturazione delle cisterne” .
È possibile
provare questa
teoria
marcando la
prima cisterna
Cis, facendo
ciò noteremo
che essa andrà
procedendo
fino all'ultima
posizione
Trans e da lì si
disperderà
sotto forma di
cisterne che
andranno a
riformare una
prima cisterna.
Questa teoria
non nega la teoria del trasporto vescicolare
L’apparato di Golgi svolge funzioni che tendono ad essere specifiche per regione:

● La fosforilazione delle proteine viene portata avanti nelle regioni più prossimali, cioè nel cis
Golgi
● La rimodulazione dei glicani viene effettuata da tutto il Golgi(prima si credeva che ciò
avvenisse solo nel Golgi intermedio)
● La proteolisi e la fine dell’aggiunta di catene di zuccheri avvengono nel trans Golgi

Questi processi concorrono al fatto che una proteina generata dal reticolo endoplasmatico in un certo
modo non necessariamente manterrà la sua forma, vi potrebbero essere altri cambiamenti (modifiche
post traduzionali).
La prima modifica post-traduzionale è la glicosilazione, essa, infatti, avviene già nel reticolo
endoplasmatico rugoso, dove una serie di enzimi gli permettono di sintetizzare un oligosaccaride.
Questo oligosaccaride sarà aggiunto alla proteina sintetizzata dal ribosoma così da generare la prima
versione di questa glicoproteina.

10
domanda: se una proteina viene glicosilata
all’interno del reticolo endoplasmatico poi
come fa ad uscire?
risposta: se una proteina è libera
all’interno del reticolo endoplasmatico
viene portata nell’apparato di Golgi da una
vescicola e poi un'altra vescicola,
fondendosi con la membrana plasmatica e
libera il suo contenuto
all’esterno(esocitosi).
Nel caso di una proteina integrale di membrana essa è inserita nella membrana del reticolo
endoplasmatico.
La catena di glicani sporge all’interno, proprio per la maniera in cui è rilasciata dalle vescicole. La
posizione, nel momento in cui la vescicola rilascia il glicano, sulla membrana plasmatica è dettata
dalla formazione precedente della membrana che, ricordiamolo, ha la sua origine dall'esterno
all'interno. Potrebbe esserci un errore nel posizionamento del glicano, ma questo è molto complesso.

proteolisi vuol dire "lisi


della proteina".
Solitamente la proteina
viene tagliata con le
proteine ancora avvolte.
Ciò, ovviamente, dipende
dal sito di taglio (che
possono essere anche
molteplici). Al termine di
queste modifiche post-
traduzionali si parla di
bioattivazione.

Oggi noi cosa sappiamo del


processo di glicosilazione?
Il processo di glicosilazione è un processo a tappe che avviene;
● sia nel reticolo endoplasmatico rugoso
● sia nell'apparato di Golgi,
In questa catena di zuccheri(in foto), durante il loro processo di maturazione notiamo che la catena
che è presente nel reticolo endoplasmatico è notevolmente diversa da quella che poi avremmo nella
proteina matura…questo perchè il glucosio presente nella prima regione del reticolo, una volta che le

11
molecole passano all'interno del CIS Golgi viene rimosso ,questo processo aiuta la specificità del
trasporto vescicolare perchè ci saranno alcuni zuccheri che non dovranno far parte della sequenza
definitiva della proteina ma che saranno necessari durante il transito della molecola dal reticolo
endoplasmatico al Golgi .
domanda: lo zucchero è qualcosa di temporaneo?
risposta: nella proteina matura troverò soltanto una piccola porzione dell’oligosaccaride iniziale(i
quadratini blu), non troverò nessuna proteina all’esterno della cellula che abbia una configurazione
che si trovava solo nel reticolo endoplasmatico
domanda: se non sono presenti zuccheri necessari per entrare all’interno del Golgi significa che la
proteina non ha bisogno di passare all’interno del Golgi?
risposta: esatto, in quel caso avremo un messaggio di questo genere, così come ci potrebbero essere
zuccheri che lavorano in maniera diversa e fanno in maniera tale che la proteina ritorni al reticolo
endoplasmatico, quindi danno un messaggio di rientro e possono essere amminoacidi o zuccheri fare
questi tipo di lavoro.

La glicosilazione in N o glicosilazione in O, si intende che l’amminoacido, su cui viene caricata la


catena di oligosaccaridi, fa un solo legale su un atomo di azoto(N-glicosilazione) o su un atomo di
ossigeno(O-glicosilazione).
Di conseguenza i glicani, caricati nei diversi amminoacidi, possono essere ospitati soltanto in punti
specifici. Quindi una catena pura, senza glicani, si avvolge in un determinato modo mentre una catena
con i glicani si avvolgerà in un modo differente.

La Proteolisi avviene nel trans Golgi, un esempio della sua produzione è l’insulina, un ormone
proteico che ha dei recettori sulla membrana plasmatica delle cellule bersaglio;
l’insulina, nella sua sintesi, viene tradotta come catena più lunga del necessario, infatti la pre-insulina
è molto più lunga dell'insulina bioattiva.
Essa è sintetizzata con il segmento rosso, presente in figura,chiamato C-peptide, che subisce proteolisi
(2 tagli in questo specifico caso).
Come risultato abbiamo l'asportazione della porzione centrale, ma le due parti verdi rimangono legate
da ponti solfuro, cioè da legami covalenti.
Se in laboratorio devo capire se la cellula che ho davanti produce l’insulina vado a cercare il C-
peptide, se lo trovo ovviamente è presente anche l'insulina.

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Il trans-Golgi è la parte più importante dell’organulo poiché ha funzione di smistamento, ovvero ha
il compito di creare strutture di trasporto verso la destinazione finale, che potrebbe essere la
membrana plasmatica o altre destinazioni.
In questa immagine, seguendo l’esempio di sinistra, vediamo una vescicola che si va a fondere
creando nuova
membrana
plasmatica. Se la
cellula ha fatto tante
endocitosi questo
processo è necessario
per bilanciare i
nutrienti e le sostanze
intracellulari.
Un altro caso
potrebbe essere
quello di una serie di
proteine
immagazzinate
all’interno di una
vescicola che, dopo
aver subito
gemmazione,
rimanga all'interno
della cellula. In
questo caso essa
potrebbe divenire un
lisosoma contenente,
ovviamente, idrolasi acide (ne esistono circa 50 e sono peculiarità dei lisosomi)
L'ultimo caso è quello di normale esocitosi non strettamente legata al ribilanciamento intra-cellulare.

Quello che possiamo quindi dedurre è che l'apparato di Golgi si trovi nel mezzo di questo sistema di
traffico, abbiamo una via( indicata con le frecce rosa) chiamata anterograda (dalla profondità della

13
cellula si dirigono in una regione periferica). Le vescicole che seguono questa via possono fondersi
con la membrana o rimanere lontane da essa raggruppandosi nello spazio corticale della cellula
Altre vescicole assumono un percorso diverso:
La cellula fa un endocitosi creando il comparto degli endosomi precoci corticali(comparto
vescicolare) che può trasmettere vescicole a un comparto più profondo )quello degli endosomi tardivi)
che poi può fondersi con i lisosomi o creare vescicole che prendono la via retrograda.

Ogni qual volta gemmi una vescicola che si stacca dall'organulo stesso, creando una membrana
indipendente, vi è bisogno di una notevole quantità di energia da parte della cellula. Per questo
intervengono le molecole di
rivestimento vescicolare
come la clatrina(in rosso)
che,autoassemblandosi sulla
superficie della membrana,
costringe la membrana a
distaccarsi per poi divenire
vescicola. Una parte della
clatrina rimarrà all'interno
della cellula, un'altra parte
andrà all'interno della
cellula.

Cosa succede alla vescicola


una volta raggiunta la
membrana plasmatica?
Avviene un forte
avvicinamento delle due
membrane dovuto al fatto

14
che le proteine integrali della membrana riconoscono le proteine integrali della vescicole. Solitamente,
quando due proteine integrali si uniscono creano un'interazione debole con conseguente cambio
conformazionale. Avvicinandosi ulteriormente si ottiene una fusione perchè i fosfolipidi sono cosi
vicini da cominciare a riorganizarsi, e, quindi, si vedrà l’immagine di destra (cioè le membrane che si
sono fuse fra loro e il contenuto esocitato).

Sorting
L’apparato di Golgi gestisce il sorting, cioè un processo altamente specifico di distribuzione delle
molecole. Solitamente non sono commessi errori nella compartimentalizzazione, ciò nonostante il
transitino di centinaia di protidi diverse, tutte potenzialmente traslocabili altrove.
L'esempio delle idrolasi lisosomiali è caratteristico, poiché i 50 enzimi molto diversi tra loro,
chiamati idrolasi acide, finiscono tutte nel lisosoma.
Questo è possibile poiché tutte portano la stessa modifica post-traduzionale, nello specifico esse
contengono,nelle catene di glicani, uno
zucchero chiamato mannosio-6-fosfato, che
diventa il segnale di localizzazione lisosomiale;
Sulla membrana del trans-Golgi sono presenti
alcuni recettori per il mannosio-6-fosfato, che
andranno a legare tutte quelle proteine che
contengono il suddetto zucchero.
Questo processo dà luogo alla nascita, per
gemmazione, di una vescicola arricchita da
enzimi lisosomiali.
La vescicola si dirigerà nel comparto degli
endosomi tardivi dove, all'interno dello stesso,
è presente un pH intorno al 6.5 (sufficiente per staccare il recettore dal ligando e riciclarlo)
Successivamente le idrolasi lisosomiali staccheranno anche il fosfato del mannosio-6-fosfato
trasformando la vescicola in lisosoma primario.

L’apparato di Golgi è un organulo che ha una serie di compiti:


● Rimodellamento delle proteine, in maniera tale da generare la proteina con la struttura
definitiva
● formazione lisosomi (che termineranno di maturare all'esterno)

15
● sintesi di proteoglicani e glicosaminoglicani(GAG). Una cellula come il fibroblasto riesce a
creare sia una quota proteica cge una quota glicanica. In questo caso è palese come l'apparato
di Golgi intervenga sia in quota proteica che in quota glucidica.
● riciclo di membrana
● trasporto attivo di sostanze reso possibile dalla presenza di vescicole dalla via anterograda e
dalla via retrograda

Ma come si stabilisce la specificità di una via?


Si stabilisce attraverso il contenuto della vescicola e dalla costituzione chimico-fisica della membrana
esaminata, poiché sono le proteine integrali della membrana che coordinano alcune proteine di
rivestimento. Un esempio di proteine di rivestimento è la clatrina che riesce facilmente a piegare una
membrana generando, così, una vescicola.
La clatrina non è la sola che si vede in questo schema poiché, per esempio, ci sono altre molecole di
rivestimento note come COP (coating-proteins) che usano organuli differenti.
Per uscire dal reticolo
endoplasmatico è necessario che
questa vescicola abbia una cop
specifica (COPII, in questo
specifico caso). Quest’ultima si
andrà a fondere col comparto
intermedio e, da lì, sarà l’apparato di
Golgi ad occuparsi del loro
trasporto.
Notiamo, inoltre, la COPI andrà a
rivestire le strutture fino alle ERGIC
anche in maniera retrograda, quindi
ogni organulo tenderà a usare alcuni
tipi di proteine di rivestimento ad
alta specificità. Tali proteine,
spesso, possono dirigersi solo in una
direzione: È il caso della COPII che, passando dal reticolo al comparto intermedio, arricchisce
l'ERGIC, sarà necessario quindi una via retrogada che riporterà la COPII alla posizione di partenza.

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Il funzionamento della clatrina
La clatrina è una molecola autoassemblante, cioè una proteina che si assembla in maniera polimerica
nello spazio quando incontra altri monomeri di sé stessa, (anche se la clatrina è già una proteina a
st.quaternaria ). Essa è composta da
un'unità di base monomerica formata
da catene pesanti e catene leggere.
La clatrina si autoassembla formando
un'unità a tre bracci, il "triskelion" .
Quando molti triskelion si incontrano
nel citoplasma si autoassemblano e
formano una struttura tridimensionale
sferica.
Sulla membrana dei nostri sistemi
vescicolari ci saranno molecole con
un carico che sporge verso il
citoplasma, il recettore dal lato
citoplasmatico si può legare
all’adattina , che è una proteina che
adatta la conformazione ad un altro
ligando che in questo caso sarà la
clatrina, dopo una serie di legami la
quantità di clatrina aumenterà e si
ritroveranno molecole così vicine tra esse che tenderanno ad autoassemblarsi piegando con sé la
membrana, fino a formare una vescicola. Ovviamente per completare la gemmazione intervengono
altre molecole, come la dinamina, le quali completano lo strozzamento avvicinando i foglietti
fosfolipidici che si ricombineranno.
Nel momento in cui la dinamina chiude la vescicola, la clatrina viene disassemblata da alcune
proteine come le HSC(che hanno il ruolo di disassemblare i monomeri della clatrina in maniera tale
che ritorni disponibile nuovamente).

domanda: un esempio di molecola che viene trasportata allo stesso modo?


risposta: l’insulina. Infatti, le secrezioni, quando tendono a diventare specifiche, hanno questo tipo di
sistema di riconoscimento. È corretto affermare che la vescicola che io chiamo granulo di insulina
contenga insulina, ma non è detto che la selezione sarà al 100% corretta. L'unica cosa che conta è
che la maggior parte del contenuto sia della molecola selezionata..

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Traffico vescicolare

Il sistema di traffico vescicolare comprende: il REG, il REL,l'apparato di Golgi e il Trans Golgi


Network (composto da almeno 2 sistemi di endomembrane):
● il sistema di vescicole corticali chiamato sistema degli endosomi precoce
● Il sistema di vescicole più profondi chiamato il sistema degli endosomi tardivi,
Se guardiamo questa cellula in foto, notiamo che è in atto un endocitosi mediata da recettore , infatti
ci sono innumerevoli molecole, rilasciate da recettori, che si affollano accanto alla membrana.
La cellula, in tutto ciò, cerca di selezionare il contenuto che sta endocitando.

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Questa vescicola (FR) diventa una vescicola intracellulare(VR) e passa nel comparto degli endosomi
precoci dove può avvenire il disaccoppiamento dei recettori.
Dato che nel sistema endosomiale il pH è leggermente più basso di 7 interagisce con le proteine
affinché il recettore si separi dal ligando.

La vescicola di riciclo(VT) gemmerà, mentre l’altra vescicola passerà nel compartimento degli
endosomi tardivi(EP), qui si troverà un lisosoma che fondendosi con il comparto degli endosomi
tardivi e che degrada il contenuto della vescicola; la parte destra dell’immagine ci fa vedere che, dal
compartimento degli endosomi, gemma una vescicola che ha ancora il suo contenuto e che viene
semplicemente traslocata. Questo processo si
chiama transcitosi che la fanno solo alcuni
citotipi nel nostro corpo.
La transcitosi, è stata scoperta nelle cellule
endoteliali(immagine), ovvero quelle cellule che
costituiscono il rivestimento più interno di
qualunque vaso del nostro corpo(costituiscono la
tonaca intima), la cellula endoteliale separa il
sangue dal tessuto, se si bucasse il sangue
invaderebbe il tessuto, ma come fa la cellula
endoteliale a gestire il trasporto delle sostanze
nel sangue verso i tessuti ?
Il contenuto plasmatico riesce ad attraversare le
cellule endoteliali, anche se la tonaca intima
vascolare è impermeabilizzata da giunzioni
occludenti, attraverso la transcitosi, infatti,
iniettando una sostanza elettrondensa all’interno
della regione ematica, si nota che la cellula
inizialmente procede con delle endocitosi sul
versante ematico(nella foto A si vedono le
vescicole nere).
Facendo la fotografia in un istante successivo
tutto il nero si è depositato nella membrana
basale, cioè dall’altro lato della cellula
endoteliale, ovviamente la membrana basale si
apre sul tessuto e tutto quello che era in soluzione diventa parte del liquido interstiziale.
In questo modo i contenuti che sono nel plasma vengono esportati e diventano liquido interstiziale.
Successivamente, una parte verrà richiamato nel circolo venoso e una parte verrà fatta fluire nella
circolazione tramite il sistema linfatico;
Quindi la transcitosi esiste ed è tipica di alcuni citotipi che traslocano i loro contenuti verso un
comparto da dove non vi è una comunicazione diretta.

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Questo schema numera i processi dell'endocitosi mediata da recettore che finora abbiamo descritto:
● la cellula crea una fossetta rivestita, ovvero una zona dove la clatrina aiuta il ripiegamento
della membrana plasmatica
● il contenuto entrerà come endosoma all'interno delle cellule
● l’endosoma si fonde con gli endosomi precoci
● Esso perde i recettori e inizia il riciclo di questi ultimi
● il contenuto va nel reparto degli endosomi tardivi dove potrebbe essere lisato da un lisosoma.
Ricordiamo come, per avvenire ciò, è necessario che nel reparto degli endosomi tardivi un
lisosoma decida di fondersi con questa vescicola.
● una volta lisato sono possibili due strade:
1) Alcune sostanze indigerite(che non hanno enzimi congruenti) rimangono in circolo per poi
essere espulse per esocitosi dalla cellula. È possibile (come ad esempio la lipofuscina) che
esse rimangano all’interno della cellula)
2)Le sostanze vengano tutte riciclate.

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LISOSOMA
Il lisosoma partecipa ai sistemi di riciclo della cellula, per tanto quando vi è un endocitosi l’endosoma
va incontro al lisosoma.
Esso ha un duplice compito:
● Degradare il contenuto della vescicola
● Partecipare ai sistemi di riciclo intracellulare processi autofagici→ riciclo dei costituenti
cellulari

Un esempio di autofagia è la situazione in cui un mitocondrio, sottoposto a shock termico capace di


mutare la struttura terziaria della proteina, divenuto non funzionante è eliminato. I nutrienti ottenuti
dalla vescicola che ha fagocitato il mitocondri vengono rilasciati nei pressi di un ad un altro
mitocondri capace di riprodursi e sostituire quello perso.
Lo shock termico provoca la precipitazione di una proteina, essa non risulta più utile poiché non può
più tornare alla sua conformazione originaria
Queste proteine precipitate resterebbero nella cellula, ma esse vanno eliminate poiché non sono altro
che un ostacolo al metabolismo cellulare
Per liberarsene la cellula ha due vie:
● il sistema del proteosoma→utilizzato per proteine di piccole dimensioni
● Sistema di isolamento→utilizzato per proteine di grandi dimensioni o molte proteine. Esse
sono inglobate in una membrana di isolamento che diventano riconoscibili dal lisosoma, che
si fonde, formando un autofagosoma, con questa vescicola e idrolizza il tutto.
I granuli di lipofuscina/ pigmento dell'invecchiamento sono rimanenti dei processi metabolici non
facilmente riciclabili o riutilizzabili

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