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Traffico vescicolare intra ed extracellulare

1.

Vediamo adesso cosa succede attraverso il traffico vescicolare intracellulare ed extracellulare.

2.

Innanzitutto il trasporto vescicolare viene utilizzato per portare delle sostanze fuori dalla cellula, e si parla di
esocitosi, oppure per portare delle sostanze della cellula, e si parla di endocitosi. Questo trasporto avviene
attraverso vescicole per separare dal resto della cellula quello che è il materiale da trasportare da una parte
all’altra. Questo materiale viene isolato dal resto della cellula perché altrimenti andrebbe incontro a delle
reazioni chimiche attraverso i diversi enzimi che sono presenti all’interno del citosol. Se racchiudo il materiale
in vescicola sono quindi sicuro che nessuno degli enzimi presenti all’interno del citosol può alterale la
molecola che si trasporta.

3.

Il trasporto vescicolare comprende quindi l’esocitosi che è il trasporto verso l’esterno ma anche l’endocitosi
che è il trasporto verso l’interno. Esiste poi anche un trasporto che prende il nome di gemmazione in cui dalla
membrana ma anche dal lume degli organelli si vanno a staccare delle vescicole. Ovviamente le vescicole
sono circondate da membrana biologica quindi significa che hanno la classica struttura di una membrana con
fosfolipidi e proteine.

4.

Abbiamo quindi come già detto l’esocitosi e l’endocitosi che andremo man mano a considerare.

5.

Quest’immagine ci dà una visione globale di tutto il traffico vescicolare che avviene all’interno della cellula. I
due meccanismi di esocitosi ed endocitosi bilanciano quella che è la superficie della membrana plasmatica
per cui la cellula non aumenta di volume né diminuisce ma riamane tal quale. Se immaginiamo che una
vescicola arrivi sulla membrana e si apra ci sarà sempre un pezzo di nuova membrana che verrà inserita. Se
inserisco tanti pezzi alla fine la cellula aumenta la sua superficie, invece ciò non avviene perché come già
detto c’è un bilanciamento tra esocitosi ed endocitosi.

6.

Il trasporto vescicolare è un trasporto di molecole e di sostanze varie che avviene attraverso vescicola. La
molecola da trasportare è quindi racchiusa all’interno di una vescicola. Il trasporto vescicolare si divide in due
categorie: l’endocitosi e l’esocitosi. L’endocitosi è il meccanismo che porta all’internalizzazione delle sostanze
nella cellula mentre l’esocitosi porta materiale all’esterno della cellula. Attraverso questo bilanciamento tra
il meccanismo di endocitosi e quello di esocitosi rimane costante la superficie della membrana plasmatica.
L’endocitosi e l’esocitosi sono infatti meccanismi che riguardano la membrana plasmatica, si tratta di
materiale che entra o esce dalla cellula. L’endocitosi può essere di diverso tipo a seconda della grandezza del
materiale da internalizzare, per cui avremo la pinocitosi che è un’endocitosi in fase fluida di sostanze con
diametro minore di 150 nanometri e la fagocitosi che è un’endocitosi che porta all’internalizzazione di
sostanze con diametro maggiore di 150 nanometri. Nell’ambito dell’endocitosi abbiamo anche quella che
viene detta endocitosi mediata da un recettore che porta all’internalizzazione specifica di determinate
sostanze sulla base del riconoscimento ligando-recettore. Il ligando è la sostanza che deve essere
internalizzata mentre il recettore è una proteina integrale della membrana plasmatica. Un particolare tipo di
esocitosi, quindi per portare fuori del materiale dalla cellula, è poi la gemmazione in cui le sostanze da
trasportare all’esterno si concentrano in un determinato punto della membrana plasmatica. A causa della
concentrazione delle sostanze la membrana plasmatica si curva e si stacca una vescicola di trasporto
secretoria. Dalla gemmazione dipende poi anche la comunicazione intercellulare, ci sono ovvero sostanze
solubili che vanno a regolare quello che è il meccanismo di un’altra cellula e sostanze invece incapsulate
all’interno di una cellula che vanno sempre a regolare il metabolismo di un’altra cellula che prende il nome
di cellula target.

7.

Se immaginiamo che durante l’endocitosi deve staccarsi una vescicola dalla membrana plasmatica
quest’ultima deve subire dei cambiamenti. Questo cambiamento è garantito dal fatto che si vengono a creare
quelle che prendono il nome di fossette rivestite. Le fossette rivestite sono un agglomerato di una particolare
proteina che è la clatrina. La clatrina grazie alla sua conformazione vanno a creare una rete sotto la
membrana plasmatica che determina la curvatura di una parte della membrana fino a creare una vescicola.
La vescicola poi si stacca verso l’interno grazie all’intervento di un’altra proteina che è la dinamina. In questo
caso parliamo di un’endocitosi mediata da recettori in quanto è presente un riconoscimento specifico tra la
molecola da internalizzare che prende il nome di ligando e i recettori. Il rivestimento fatto da clatrina poi si
stacca in quanto non serve più, il suo ruolo era soltanto quello di curvare la membrana plasmatica. Così la
vescicola contenente la sua sostanza va a fondersi con un endosoma precoce, poi con un lisosoma e alla fine
la molecola che sta trasportando viene smontata e i recettori riciclati verso la membrana plasmatica sempre
attraverso la formazione di una vescicola.

8.

Quest’immagine di microscopia elettronica mostra la rete di clatrina che si viene a formare sotto la
membrana plasmatica, quindi nella faccia della membrana plasmatica rivolta verso il citosol. Lo studio del
meccanismo con cui si formano le vescicole grazie a questa costruzione di una rete di clatrina è avvenuto
proprio grazie all’invenzione del microscopio elettronico. Ovviamente quando abbiamo parlato di apparato
del Golgi abbiamo detto che le vescicole possono anche essere rivestite da COP I e COP II e marcano se sono
delle vescicole che vanno verso il reticolo o verso il Golgi. Le COP funzionano un po' come la clatrina, si vanno
ad aggregare sulla membrana da cui deve staccarsi la vescicola e ne causano la distorsione e la formazione
della vescicola stessa. Il meccanismo è lo stesso tuttavia non si conosce molto riguardo allo studio delle
proteine COP mentre invece si conosce effettivamente come funziona la proteina clatrina a formare la rete.
La clatrina ha una forma con tre bracci che quando si vanno ad organizzare l’uno accanto all’altro formano la
struttura a rete. Quando la clatrina comincia a disporsi tutta sotto la membrana plasmatica ne vedremo una
forma distesa come nella prima immagine, mentre poi si viene a creare un’invaginazione data dalla
disposizione particolare delle molecole di clatrina.

9.

Esistono quindi come già detto altre proteine che vanno a formare un rivestimento sulle vescicole e sono le
proteine COP II che marcano le vescicole che vanno verso l’apparato del Golgi e le proteine COP I che marcano
le vescicole che vanno verso il reticolo e fanno anche il passaggio inverso dal trans Golgi alla faccia mediale,
dalla mediale alla faccia cis e dalla faccia cis al reticolo. La clatrina è invece come già detto l’unica proteina di
rivestimento di cui si conosce effettivamente la conformazione e la modalità con cui si organizza a formare
le fossette rivestite. L’immagine in particolare mostra le proteine COP II, in questo caso parliamo di una
vescicola che gemma dal reticolo e va verso il Golgi. Il fine di questo rivestimento è sempre quello di curvare
la membrana e poi andare verso il compartimento target. Nel momento in cui va verso il rivestimento target
la vescicola perde il rivestimento perché non serve più. Il rivestimento viene smontato a opera di enzimi
presenti nel citosol e andrà poi a creare tanti monomeri di COP II che saranno poi riciclati e riutilizzati. La
stessa cosa accade per quanto riguarda la proteina COP I. Quando la vescicola contenente la sostanza da
trasportare arriva alla membrana dell’organello target si fonde attraverso tutta una serie di proteine presenti
sulla membrana che servono per l’ancoraggio della vescicola al sito target. Il riconoscimento quindi deve
essere specifico. Le vescicole prima si ancorano e poi si fondono, in particolare quindi la membrana che
circonda la vescicola deve fondersi con la membrana del sito target in modo che il suo contenuto vada a finire
all’interno del bersaglio. Queste proteine presenti sulla membrana dell’organello sono essenzialmente le t-
SNARE mentre quelle presenti sulla membrana delle vescicole sono essenzialmente le v-SNARE.

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La clatrina ha una forma caratteristica che prende il nome di triscelio. Si tratta di una proteina con tre bracci
disposti l’uno rispetto all’altro di 120 gradi. La clatrina è formata da catene leggere e catene pesanti alle cui
estremità è presente un dominio globulare. La clatrina si può anche osservare nell’immagine di microscopia
elettronica in quanto il microscopio elettronico grazie all’alta risoluzione rende possibile andare a vedere la
forma delle molecole. Il disegno inoltre ci mostra come si vanno ad organizzare nello spazio le molecole di
clatrina a formare delle strutture pentagonali o esagonali. Queste strutte pentagonali o esagonali vanno poi
a formare la curvatura e la relativa vescicola. Le altre immagini al microscopio mostrano una rete di clatrina
e una vescicola dove sono presenti gli agglomerati di clatrina. In questo caso abbiamo delle strutture
esagonali che nello spazio vanno poi a definire una sfera, ovvero la vescicola.

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La clatrina si organizza sul foglietto della membrana plasmatica rivolto verso il citosol ma non lo fa
direttamente, lo fa attraverso una molecola ponte. Se parliamo di endocitosi mediata da recettori questa
molecola ponte è una adattina che permette il legame tra il recettore e la clatrina. Il disegno in questo caso
mostra come si forma una vescicola che contiene gli enzimi lisosomiali ma è uguale in qualsiasi meccanismo
di formazione delle vescicole che contengono materiale che deve essere trasportato all’interno della cellula
lì dove interviene la clatrina. Il legame tra il recettore specifico e la clatrina è avviene quindi come si può
vedere attraverso la adattina. Quando la clatrina si aggancia otteniamo la curvatura della membrana. La
vescicola a questo punto deve staccarsi e per farlo interviene la dinamina, un’altra proteina dalla forma
filamentosa a spirale che si pone intorno alla vescicola e attraverso energia sotto forma di GTP è come se
stringesse il collo della vescicola facendola staccare. A questo punto si stacca la clatrina con annessa la
adattina che vengono riciclate per la formazione di altre vescicole. La vescicola non rivestita contenente il
ligando, che in questo caso è il mannosio 6 fosfato, si fonde con l’endosoma a formare il lisosoma. Quindi in
generale la vescicola si fonde e viene smontato il legame tra recettore e ligando. Il ligando è libero e viene
utilizzato dalla cellula mentre il recettore viene riciclato.

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L’adattina è quindi la molecola ponte tra la clatrina e il recettore, per essere più precisi tra la clatrina e il
dominio intracellulare del recettore di membrana che è una proteina integrale di membrana. Con il dominio
extracellulare il recettore lega la molecola specifica mentre con quello intracellulare il recettore lega la
clatrina. Abbiamo diversi tipi di adattina a seconda del sito e quindi del tipo di recettore cui dovranno mediare
il legame con la clatrina. In particolare abbiamo le adattine di tipo 1, 2 e 3. L’adattina di tipo 2 è quella che
lega recettori specifici al livello di membrana plasmatica. L’adattina di tipo 1 lega i recettori specifici al livello
della faccia trans del Golgi. L’adattina di tipo 3 lega sempre i recettori specifici al livello della faccia trans del
Golgi ma è presente solo ed esclusivamente in cellule specializzate come piastrine, melanociti, linfociti T e le
cellule natural killer. Il funzionamento è uguale ma cambia il tipo di adattina a seconda del sito in cui si va a
formare la vescicola e in particolare con l’adattina di tipo 3 anche a seconda del tipo cellulare.

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Le immagini di microscopia mostrano quello che succede quando si forma una fossetta rivestita da clatrina.
Queste immagini in particolare ci permettono di vedere che quando la clatrina si organizza alla fine curva un
pezzo di membrana fino a creare una vescicola. Si può osservare in particolare la membrana che è più scura
in quanto dalla parte del citosol c’è un addensamento di questa proteina che è la clatrina, mentre dalla parte
extracellulare c’è un addensamento di recettori e di molecole legate, ovvero ligandi. Si possono vedere poi
tutte le molecole che devono essere internalizzate e la vescicola finale quando si stacca all’interno della
cellula.

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L’endocitosi mediata da recettori è un meccanismo di internalizzazione di sostanze a partire dall’ambiente


extracellulare verso l’ambiente intracellulare mediata da recettori. I recettori sono proteine integrali di
membrana. Il trasporto avviene attraverso le vescicole, o fossette rivestite da clatrina, che permettono anche
di concentrare i recettori. La clatrina quindi oltre a permettere la curvatura della membrana permette anche
di concentrare i recettori. Questi ultimi devono essere concentrati per ottimizzare il processo. Concentrando
un recettore in una determinata zona della membrana plasmatica ovviamente il meccanismo si ottimizza
perché in quel punto ci saranno tutta una serie di molecole uguali che saranno trasportate all’interno della
cellula.

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Quest’immagine mostra tutti i passaggi dell’endocitosi mediata da recettore. Nell’immagine possiamo


osservare il recettore con il dominio extracellulare in grado di legare la molecola che prende il nome di
ligando. Abbiamo poi il dominio intracellulare che invece si lega alla proteina clatrina attraverso il ponte di
una adattina. Infine abbiamo la dinamina che va invece attraverso energia sotto forma di GTP a staccare la
vescicola. Una volta che la vescicola si stacca il rivestimento di clatrina si smonta in quanto non serve più e
viene riciclata nuovamente verso la membrana plasmatica.

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Il ligando-recettore quindi come già detto viene riciclato. La vescicola contenente il ligando legato al suo
recettore specifico va verso un endosoma precoce. L’endosoma precoce ha una pompa protonica che
trasferendo protoni all’interno dell’endosoma lo acidifica e diventa poi un endosoma tardivo e infine un
lisosoma. In questo ambiente acido inizieranno a funzionare degli enzimi idrolitici che andranno a staccare il
ligando dal recettore. Quindi da una parte si stacca una vescicola che va verso l’endosoma tardivo mentre
dall’altra parte avremo una zona di questo endosoma precoce che concentra tutti i recettori scarichi del
rispettivo ligando. Da questa particolare zona dell’endosoma che prende il nome di comparto di riciclaggio e
contiene i recettori scarichi del ligando avremo una gemmazione di una vescicola che riporta i recettori
scarichi verso la membrana plasmatica in modo da riciclare tutto. Quindi la clatrina viene riciclata come
molecola all’interno del citosol mentre il recettore viene riciclato trasportato attraverso vescicola. Questo
accade perché la clatrina è una proteina del citosol in quanto viene sintetizzata sui ribosomi liberi nel
citoplasma mentre i recettori della membrana in quanto proteine integrali di membrana vengono trasportati
attraverso le vescicole all’interno del reticolo endoplasmatico rugoso durante la traduzione, nello
smistamento co-traduzionale. Per cui i recettori hanno una zona idrofoba che li fa mantenere all’interno della
membrana del reticolo endoplasmatico e non possono viaggiare liberi senza vescicole perché sono appunto
proteine che hanno una zona idrofoba. Per questo motivo allora i recettori vengono riciclati in vescicole
rispetto alla clatrina.

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Le vescicole viaggiano nel citosol ma non a caso, esse viaggiano attraverso il loro legame con gli elementi del
citoscheletro, i microtubuli, attraverso le proteine motrici. Queste ultime sono la dineina o la chinesina a
seconda del fatto che il movimento è verso l’interno o verso l’esterno della cellula. Quindi c’è una direzione
di movimento e un mezzo su cui muoversi che è il citoscheletro. La direzione del movimento è garantita da
due famiglie di proteine che sono le proteine Rab e le proteine SNARE. Le proteine Rab vanno a garantire
l’aggancio sull’organello bersaglio mentre le proteine SNARE garantiscono la fusione della vescicola che
contiene il materiale da trasportare con il compartimento bersaglio. Per il cammino ci pensano invece le
proteine motrici che a loro volta vengono reclutate dalle proteine Ra. Quindi le proteine Rab regolano sia il
sistema di movimento attraverso le proteine motrici chinesina e dineina sia l’aggancio al compartimento
bersaglio.

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Nel disegno vediamo la vescicola di trasporto e la membrana bersaglio che può essere la membrana di un
organello o la membrana plasmatica. Innanzitutto le proteine Rab sono proteine ad attività GTPatica, quindi
sono legate a molecole di GTP che serve quando la cellula ha bisogno di energia per determinate funzioni che
deve espletare. Esiste una proteina Rab sulla membrana bersaglio ed esiste una proteina Rab sulla membrana
della vescicola. Il riconoscimento specifico tra Rab sulla membrana bersaglio e Rab sulla vescicola avviene
attraverso l’interposizione di altre proteine che vengono reclutate dalle Rab, queste sono le cosiddette
proteine laccio. Le proteine laccio hanno una struttura filamentosa che serve proprio per agganciare. Quindi
queste proteine laccio si agganciano sempre con un riconoscimento specifico tra proteine e vanno ad
arrotolarsi tra di loro per creare l’aggancio. La vescicola sarà così agganciata alla membrana bersaglio. Poi le
proteine Rab vanno a reclutare chinesina o dineina per permettere poi a questa vescicola di camminare sui
microtubuli. Quindi abbiamo questa vescicola che cammina sui microtubuli grazie alle proteine Rab che
arrivano anche sulla membrana plasmatica e si agganciano attraverso le proteine laccio. Ma ora tutto ciò
deve fondersi altrimenti quello che è contenuto nella vescicola non passa nel compartimento bersaglio. Per
la fusione intervengono quindi le proteine SNARE. La v-SNARE (v sta per vescicola) sono proprie della
vescicola mentre le t-SNARE (t sta pe target) sono presenti sul sito target. Questa famiglia di proteine si
riconosce tra di loro in maniera specifica, in particolare sulla membrana bersaglio abbiamo un tipo di proteine
intrinseca di membrana agganciata alla t-SNARE che porge all’esterno del compartimento bersaglio con cui
si forma quindi il primo legame. Poi sarà questa proteina intrinseca di membrana a stringere fino ad
avvicinare quanto più possibile le due membrane che poi si fondono, i fosfolipidi di una si fondono con i
fosfolipidi dell’altra. A questo punto il contenuto della vescicola di trasporto passa all’interno del
compartimento bersaglio. Le proteine SNARE sono una famiglia di proteine che sono diverse a seconda dei
compartimenti in cui deve avvenire la fusione tra la vescicola e il compartimento bersaglio. C’è però un’unica
proteine SNARE che è ubiquitaria e la troviamo in tutti i diversi compartimenti in cui deve avvenire lo
smistamento delle vescicole. Questa proteina è la SNAP-25 che è una proteina periferica di membrana senza
dominio transmembrana e rappresenta quindi un’eccezione.

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Le proteine laccio come già detto vanno ad agganciarsi arrotolandosi e avvicinano sempre di più la vescicola
alla membrana bersaglio fino a fonderla.

20.

Abbiamo quindi fino ad ora visto come viene internalizzata una vescicola. Adesso vediamo quindi i
meccanismi di membrana plasmatica in generale, le esocitosi, ovvero il trasporto di sostanze fuori dalla
cellula.

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L’esocitosi è la fusione di vescicole intracellulari con la membrana plasmatica per permettere il rilascio del
contenuto della vescicola all’esterno della cellula. Nell’immagine si può vedere una vescicola di esocitosi che
si apre all’esterno e trasporta il materiale che viene dalla digestione all’interno dei lisosomi. Si possono anche
vedere le vescicole di trasporto che stanno andando verso la membrana plasmatica per portare questo
materiale all’esterno. Ad essere trasportati tramite il meccanismo di esocitosi sono innanzitutto la
componente della matrice extracellulare che è formata da fibre collagene, poi abbiamo i neurotrasmettitori,
gli enzimi, gli ormoni e i prodotti di scarto. Tutto questo materiale viene portato quindi all’esterno racchiuso
in vescicole attraverso il meccanismo dell’esocitosi. Ovviamente ogni volta che una vescicola si fonde con la
membrana plasmatica avviene un aumento della superficie della membrana plasmatica che viene
compensato dal meccanismo di esocitosi. L’esocitosi fa in modo che la membrana plasmatica rimanga sempre
la stessa. Quindi i due meccanismi di endocitosi ed esocitosi si bilanciano proprio per garantire che la
superficie totale della membrana plasmatica rimanga uguale nel tempo.

22.

Durante l’esocitosi la cellula porta del materiale all’esterno in base a delle tempistiche per cui avremo
l’esocitosi costitutiva, ovvero un portare all’esterno continuamente dl materiale. Un esempio è
rappresentato da tutte le componenti della matrice extracellulare che continuamente sono sintetizzati dalla
cellula e per questo sono continuamente riportati all’esterno. Si parla invece di esocitosi regolata quando
questo meccanismo avviene solo in determinati processi della vita della cellula in risposta ad uno stimolo.
Per fare un esempio basta pensare agli ormoni o ai neurotrasmettitori. Il neurotrasmettitore viene rilasciato
all’esterno della sinapsi da un neurone solo quando c’è un meccanismo di depolarizzazione della membrana
plasmatica dell’assone. Lo stimolo può essere di natura fisica come avviene per i neurotrasmettitori o di
natura chimica quando avviene attraverso il legame specifico di una molecola ad un recettore che si traduce
in un imput per la cellula di portare all’esterno delle molecole attraverso il meccanismo di esocitosi regolata.
Un altro esempio di esocitosi regolata è quello del trasporto degli enzimi digestivi solo dopo che è stato
introdotto del cibo. Gli enzimi digestivi non vengono continuamente secreti all’interno dello stomaco ma solo
quando viene introdotto il cibo. Lo stimolo in questo caso è proprio l’introduzione del cibo.

23.

Ovviamente l’esocitosi costitutiva che avviene continuamente comprende oltre al caso della matrice
extracellulare quello degli anticorpi. Quindi con l’esocitosi costitutiva abbiamo una fusione non regolata delle
vescicole con la membrana plasmatica. Le vescicole durante questo meccanismo sono rivestite da proteine
COP I.

24.

L’esocitosi si dice regolata perché viene indotta da stimoli particolari e quindi riguarda anche cellule
specializzate. L’esempio fatto prima degli ormoni in particolare riguarda le ghiandole endocrine mentre
l’esempio delle ghiandole dello stomaco rappresenta un esempio di ghiandole esocrine. Altre cellule
specializzate come abbiamo visto sono quelle nervose in cui lo stimolo è di tipo fisico, si tratta ovvero di un
fenomeno elettrico della membrana. Nell’esocitosi agisce un ligando esterno che lega una molecola che poi
si traduce con un imput all’interno della cellula per portare fuor del materiale. In questo caso entra in gioco
anche l’aumento della concentrazione dello ione calcio. Lo ione calcio è molto importante perché va a
determinare diversi tipi di processi nella cellula e il suo store è il reticolo endoplasmatico liscio. Nel momento
in cui avremo il legame tra recettore e ligando si innesca all’interno della cellula una risposta che porta allo
svuotamento del reticolo endoplasmatico di calcio che si traduce poi in una induzione della esocitosi, un
meccanismo che porta all’esterno materiale chiuso in vescicole. Nel caso dell’esocitosi regolata le vescicole
sono rivestite da clatrina.

25.

Contraltare all’esocitosi è l’endocitosi la quale si divide in pinocitosi, che avviene senza recettore, endocitosi
mediata da recettori e fagocitosi che avviene solo in cellule specializzate del sistema immunitario come i
macrofagi. La fagocitosi quindi è un processo che porta all’internalizzazione di particelle grandi. I batteri per
esempio o le cellule morte vengono rimosse dal circolo in modo che non vadano ad innescare dei
danneggiamenti ai tessuti proprio attraverso questo processo di fagocitosi. In questo caso esistono dei
recettori perché il riconoscimento su quella che è la sostanza da eliminare deve essere specifico altrimenti la
cellula inizia ad internalizzare a caso e questo rappresenta un danno. La formazione della vescicola che porta
all’interno la sostanza da eliminare non avviene attraverso la formazione di una molecola di rivestimento
quale la clatrina ma interviene il citoscheletro. Quest’ultimo va ad innescare un innalzamento con la relativa
formazione dei due braccini che circondano la sostanza e prendono il nome di pseudopori. Gli pseudopori si
sollevano, circondano la sostanza e la portano all’interno della cellula.

26.

La pinocitosi, ovvero letteralmente la cellula che beve, è un importo non selettivo di fluidi che vengono
rilasciati nel citosol. Si vengono a creare delle zone che portano all’interno le sostanze da trasportare e una
volta che si staccano all’interno della cellula eliminano il fluido che hanno inglobato. A seconda che le
sostanze da internalizzare siano di grandi o piccole di dimensioni avremo la micropinocitosi e la
macropinocitosi.

27.

In particolare la macropinocitosi internalizza delle sostanze fino a 200 micron. Dalla membrana si solleva il
braccino che circonda la sostanza e si stacca all’interno proprio come si può vedere dal disegno. Mentre per
quanto riguarda la micropinocitosi le vescicole che si vengono a formare sono più piccole in quanto le
sostanze che si trasportano all’interno hanno una grandezza massima di 65 nanometri.

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Questo disegno schematico illustra l’endocitosi mediata da recettore con tutti i passaggi che abbiamo già
visto. In breve ci sono i recettori e i legami con i ligandi, poi abbiamo la clatrina e la dinamina che stacca la
molecola all’interno. Il sistema della clatrina e della adattina viene riciclato mentre la vescicola va verso un
endosoma, si fonde con il lisosoma e al suo interno le macromolecole vengono scisse in molecole semplici
che poi vengono rilasciate all’interno della cellula per l’utilizzo cella cellula oppure per essere trasportate
all’esterno attraverso un meccanismo di esocitosi. Questo traffico vescicolare che è alla base di questo
trasporto di sostanze racchiuse in vescicola organizza all’interno della cellula tutto lo smistamento delle
sostanze. I recettori che si vanno ad organizzare in un punto del lisosoma vengono riciclati sempre attraverso
vescicole di nuovo sulla membrana plasmatica pronti per ricominciare un altro ciclo di trasporto.

29.

Vediamo ora qual è il destino delle vescicole.

30.

L’endocitosi permette l’ingresso di molti tipi di macromolecole come metaboliti, fattori di crescita, citochine,
ormoni e agenti patogeni. Questi vengono poi degradati all’interno dei lisosomi per smontarli in molecole
semplici che poi vengono utilizzati dalla cellula.

31.

Un particolare tipo di endocitosi mediata da recettore è il meccanismo che trasporta il colesterolo. Anche
per esempio il meccanismo del ferro è un meccanismo di endocitosi mediata da recettore. Per quanto
riguarda il colesterolo esso non viaggia libero nel sangue ma viaggia immagazzinato in delle particelle che
sono le LDL. Il colesterolo non viaggia libero nel sangue in quanto è idrofobo e non può quindi stare nel
sangue dove il contenuto dell’acqua è preponderante rispetto a tutto il resto. Esistono quindi queste
particelle LDL che sono lipoproteine a bassa densità e contengono al loro interno il colesterolo idrofobo.
Queste particelle in particolare contengono circa 1500 molecole di colesterolo. Queste lipoproteine sono
formate da un singolo strato di fosfolipidi che contiene il colesterolo idrofobo e da una sola proteina di
500000 dalton detta Apo-b. La proteina Apo-b rappresenta il sito di legame per il recettore che è presente
sulla membrana e in più ha anche la funzione di andare ad organizzare la forma sferica della lipoproteina.
Stiamo andando a considerare gli epatociti in quanto è in questi che si presenta questo processo di
internalizzazione delle lipoproteine a bassa densità contenenti colesterolo attraverso il processo di endocitosi
mediata da recettore. L’Apo-b quindi si lega mediata da recettore che è una proteina integrale di membrana.
Sul dominio extracellulare del recettore va proprio a legarsi la proteina Apo-b.

32.

Nel disegno di possono osservare le particelle LDL che contengono le 1500 molecole di colesterolo che sono
disperse nel sangue. Queste particelle incontrano poi il recettore specifico e si agganciano, si forma così la
fossetta rivestita che entra all’interno. Si forma così la vescicola rivestita, poi la clatrina si perde e la vescicola
fonde con l’endosoma precoce il quale ha una pompa protonica che acidifica. Poi abbiamo la fusione con
l’endosoma tardivo e il lisosoma. Nel lisosoma la vescicola LDL viene smontata nei componenti base grazie
agli enzimi idrolitici. A questo punto il colesterolo passa all’interno della cellula e viene o utilizzato all’interno
della cellula per costruire le membrane oppure viene trasportato all’esterno e di nuovo incapsulato in una
particella LDL per essere trasportato in un altro sito. Il colesterolo quindi diventa colesterolo libero che può
essere utilizzato dalle cellule. Anche in questo caso parliamo di endocitosi mediata da recettore il quale viene
riciclato. In particolare al livello del lisosoma precoce tutti i recettori si addensano in un punto e la vescicola
si stacca, in questo modo il recettore ritorna poi sulla membrana plasmatica pronto per internalizzare di
nuovo la particella LDL che contiene il colesterolo. In questo modo il colesterolo viene sempre portato in
cellula libero per essere utilizzata da essa.

33.

Esiste una malattia legata al colesterolo che è l’ipercolesterolemia familiare in cui il problema è al livello del
recettore. Si tratta di una malattia genica in quanto esiste una mutazione al livello del gene che codifica per
il recettore della LDL. In particolare le particelle LDL sono internalizzate in maniera insufficiente e quindi esse
rimangono nel sangue a formare degli aggregati chiamati placche aterosclerotiche. Si tratta di particelle LDL
in abuso circolanti che poi si aggregano tra di loro a formare delle placche nel sangue, in particolare nelle
pareti dei vasi sanguigni.

34.

L’endocitosi mediata da recettore dipende dalla clatrina ma c’è anche un meccanismo che è indipendente
dalla clatrina ma avviene attraverso un’altra proteina che prende il nome di caveolina. La caveolina funziona
un po' come la clatrina in quanto va a creare delle invaginazioni della membrana plasmatica che prendono il
nome di caveole. Queste caveole sono formate dall’aggregazione di molecole di caveolina che si vengono a
formare in quelle zone della membrana plasmatica dove sono presenti i famosi rafts lipidici. I rafts lipidici
sono dei punti della membrana ricchi di fosfolipidi e che servono perché si vengono a creare delle zone che
presentano dei recettori particolari che andranno a legare in maniera specifica determinate molecole. Per
esempio questo tipo di endocitosi mediata da recettore ma indipendente dalla clatrina è abbondante nei
muscoli e negli adipociti. Le caveole in particolare sono importantissime per andare ad innescare il fenomeno
di contrazione delle cellule muscolari lisce. Nell’immagine di microscopia elettronica possiamo vedere in
particolare come si formano le caveole presenti sulla membrana plasmatica e come queste si vanno a
staccare.

35.

L’ultimo tipo di meccanismo di endocitosi è la transcitosi che riguarda solamente alcuni tipi cellulari, in
particolare riguarda le cellule endoteliali che vanno a costruire le pareti dei vasi sanguigni e i microvilli che
formano la parete dell’intestino. La transcitosi è un meccanismo che port la sostanza da internalizzare da una
parte all’altra della cellula e avviene sempre attraverso vescicole. Si passa da un compartimento luminare o
apicale verso il compartimento basale per andare a trasportare la sostanza all’interno del sangue.
Nell’intestino avviene la fase di assorbimento dei nutrienti. Anche per le cellule endoteliali il passaggio di
questa sostanza nel sangue avviene attraverso la parete delle arterie. Nel disegno possiamo osservare la
sostanza da internalizzare per cui attraverso il processo di endocitosi si crea una vescicola che contiene
questa sostanza. La vescicola attraversa tutta la cellula attraverso il movimento sui microtubuli senza fondersi
né con endosomi né con lisosomi e arriva sulla porzione basale. La sostanza da trasportare quindi passa nel
liquido interstiziale e poi sempre attraverso questo meccanismo passa tutta la parete dei vasi sanguigni
costituiti da cellule endoteliali. Il meccanismo di transcitosi può avvenire attraverso due vie, verso il sangue
o dal sangue verso gli organi. Questo perché attraverso il sangue vengono veicolate le sostanze nutritive che
poi devono arrivare ai diversi tessuti del nostro organismo.

36.

Queste immagini di microscopia rappresentano le vescicole di endocitosi. Si può osservare in particolare la


sezione di un vaso sanguigno, più specificamente si tratta di un capillare. Si possono osservare anche le cellule
endoteliali che costituiscono la parete del vaso e le vescicole di transcitosi. L’immagine a più alto
ingrandimento fa vedere queste vescicole che si staccano e passano dall’altra parte riversando il loro
contenuto. Esse non si fondono mai né con endosomi precoci e tardivi né con i lisosomi.

37.

Il disegno ci permette di capire il meccanismo di transcitosi in quanto ci mostrano come vengono trasportate
le cellule dal lume intestinale verso la parte baso-laterale della membrana di un enterocita.

38.

La fagocitosi è un processo che riguarda solo cellule specializzate che sono in grado di fagocitare e di
distruggere poi le particelle internalizzate. Tra le cellule specializzate nell’attività fagocitaria abbiamo i
macrofagi, i granulociti neutrofili e le cellule dendritiche. Le particelle di materiale che si va a considerare in
questo caso sono maggiori di 250 nanometri.

39.

Il meccanismo di fagocitosi funziona grazie alla formazione di pieghe della membrana plasmatica che
prendono il nome di pseudopodi grazie all’intervento del citoscheletro e in articolare grazie alla formazione
dei microfilamenti di actina. Questi microfilamenti di actina vanno a sollevare le pieghe che si incontrano in
alto portando all’interno della cellula il materiale. Questo materiale poi si fonde con i lisosomi e avremo la
degradazione. Nell’immagine possiamo osservare un macrofago, in particolare ci sono dei batteri ingeriti
dalla cellula che vengono poi degradati all’interno dei lisosomi. Come si può vedere i batteri sono presenti
anche all’esterno vicino agli pseudopodi che si stanno formando.

40.

La fagocitosi permette l’internalizzazione di patogeni e cellule morte ed è un processo selettivo che avviene
sempre con un meccanismo specifico attraverso i recettori. Lo scopo della fagocitosi è quello di degradare il
materiale ingerito e poi produrre antigeni per la risposta immunitaria sulla base del materiale ingerito.

41.

Il disegno ci fa vedere il batterio un patogeno in generale, con gli pseudopodi che si vengono a formare grazie
all’intervento del citoscheletro. Il batterio viene spinto all’interno della cellula tramite una vescicola che
prende il nome di fagosoma. Avviene poi la fusione con un lisosoma attraverso gli enzimi idrolitici che
andranno a degradare completamente il patogeno e a trasportare all’esterno quelli che sono i prodotti di
scarto. Quello che invece può essere riciclato passa all’interno della cellula come molecole semplici per essere
riutilizzato. I prodotti di scarto vanno invece all’esterno della cellula.

42.

La prima immagine di microscopia elettronica a trasmissione ci fa vedere la fagocitosi. In particolare nella


prima immagine possiamo osservare un batterio in cui si può osservare il materiale genetico che non è incluso
nel nucleo perché parliamo di procarioti. Possiamo inoltre osservare la parete batterica e gli pseudopodi che
stanno circondando il batterio. La seconda immagine è di microscopia elettronica a scansione e ci mostra un
altro esempio di fagocitosi in cui si possono osservare i patogeni da eliminare e gli pseudopodi. Il microscopio
a trasmissione a differenza dell’altro ci permette di avere una visione tridimensionale del processo di
fagocitosi.

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