D L’enzima libera i
prodotti e rimane
inalterato dalla reazione.
Il suo sito attivo è
nuovamente disponibile.
C Il substrato si
prodotti scinde nei prodotti.
Il trasporto passivo
Per poter svolgere le proprie attività le cellule devono compiere continuamente due
azioni: rifornirsi di alcuni materiali ed eliminarne altri.
Acqua, ossigeno, anidride carbonica, zuccheri, sostanze di rifiuto ecc. entrano ed
escono in ogni istante dalle cellule.
Gli scambi di materiali tra la cellula e l’ambiente esterno si verificano a livello della
membrana plasmatica.
Alcune molecole possono attraversare la membrana plasmatica senza che le cellule
compiano alcun lavoro, cioè senza utilizzare energia.
Il movimento delle sostanze che avviene senza dispendio energetico da parte della
cellula si chiama trasporto passivo.
Nel trasporto passivo le particelle si spostano da una parte all’altra della membrana
plasmatica a seconda della loro concentrazione, cioè dal lato dove sono più concentrate
verso quello dove lo sono meno. L’ossigeno, l’anidride carbonica e alcune piccole mo-
lecole organiche attraversano la membrana grazie a questo meccanismo di trasporto
passivo detto diffusione semplice.
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UNITÀ 3. L’attività delle cellule
Altre molecole e alcuni ioni, pur essendo di dimensioni contenute, non riescono a passare
tra i fosfolipidi della membrana plasmatica. L’ingresso e l’uscita di queste sostanze sono
regolati dall’attività di particolari proteine presenti nella membrana. Tale modalità di
trasporto passivo, mediata da proteine di membrana, è detta diffusione facilitata.
Le proteine che attraversano il doppio strato fosfolipidico formano dei pori che
permettono il passaggio di specifici ioni e sono dette canali ionici. Essi si aprono e si
chiudono in risposta a segnali ricevuti dalla membrana plasmatica e in questo modo la
cellula regola il movimento delle sostanze in entrata e in uscita.
Anche l’osmosi, cioè la diffusione dell’acqua attraverso la membrana plasmatica, è
facilitata dalla presenza di speciali canali (canali per l’acqua) formati da proteine che
attraversano la membrana.
Nel processo di osmosi l’acqua diffonde dalla soluzione meno concentrata (detta
ipotonica) verso la soluzione più concentrata (cioè ipertonica).
LIQUIDO CITOPLASMA
EXTRACELLULARE
Nella diffusione
semplice le molecole
passano liberamente
attraverso il doppio
strato fosfolipidico.
molecola d’acqua
molecola di soluto
La diffusione facilitata
è possibile grazie a
proteine (canali ionici)
inserite nella membrana
plasmatica, che
permettono ad alcuni
ioni di attraversarla.
ATP
energia
ADP P
liquido
citoplasma extracellulare
Una molecola si lega alla proteina L’ATP fornisce l’energia necessaria. La proteina di trasporto rilascia la mole-
di trasporto. cola sul lato opposto della membrana.
INTER
FAS
E
G1
citodieresi
G2
mi
tos
i
Il DNA e i cromosomi
Il DNA ha la capacità di duplicarsi, originando copie identiche di se stesso, durante la
fase S del ciclo cellulare. Come avviene la duplicazione?
Al momento della duplicazione, la molecola di DNA si apre (come una cerniera)
a partire da una sequenza specifica di nucleotidi, detta punto di origine. A partire da
un punto di origine, alcuni enzimi spezzano i legami che tengono unite le basi azotate.
Esse, quindi, si separano e i due filamenti si dividono. A questo punto altre proteine si
legano ai singoli filamenti per mantenerli separati. Dopo essersi separati i due filamenti
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UNITÀ 4. Le cellule crescono e si riproducono
si comportano come stampi: ciascuno di essi «dirige» la sintesi di un nuovo filamento
complementare.
Ecco cosa avviene: se sul vecchio filamento è presente un nucleotide che contiene la
base A, al nuovo filamento si aggiunge un nucleotide che porta la base T (e viceversa);
C si appaierà invece solo con G (e viceversa). I nucleotidi vengono aggiunti ai filamenti
in costruzione uno alla volta (in una sola direzione), grazie all’intervento di enzimi spe-
cifici chiamati DNA-polimerasi.
Quando tutti i tratti dei due filamenti sono stati duplicati, il processo termina.
filamento
originale
filamento
originale
G C G C G C
A T A T A T
C G C G C G
C G C G C G
T A T A T A T A
filamento
filamento nuovo
C G G C nuovo C G C G
A T T A A T A T
G C C G G C G C
A T T A A T A T
C G C G C G C G
T A T A T A T A
Nelle cellule eucariotiche, durante l’interfase, il DNA contenuto nel nucleo si presenta
sotto forma di cromatina, una massa «indistinta» di filamenti lunghi e sottili.
I filamenti che formano la cromatina sono costituiti, oltre che da molecole di DNA,
da speciali proteine, chiamate istoni, che contribuiscono a compattare la doppia elica,
fungendo da «rocchetto» attorno al quale il DNA si avvolge.
Il nome cromatina si riferisce al fatto che questa sostanza è in grado di legare i colo-
ranti che si usano in microscopia e pertanto appare colorata se osservata al microscopio
(dal greco chroma = colore).
Durante la mitosi, il DNA si avvolge più volte intorno agli istoni; in tal modo la cro-
matina si compatta e diventano visibili i cromosomi.
Ogni cromosoma è formato da due parti identiche, due «bastoncini» che sono chia-
mati cromatidi. Ogni cromatidio corrisponde a una singola molecola di DNA. I due
cromatidi «fratelli» si sono formati in seguito alla duplicazione del DNA e alla produ-
zione di istoni, durante la fase S del ciclo cellulare.
Il numero di cromosomi è caratteristico di ogni specie: per esempio il moscerino
della frutta ne possiede 8, il cavallo 64, il cane 78 e gli esseri umani 46.
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UNITÀ 4. Le cellule e l’ereditarietà
La divisione cellulare
Durante l’interfase del ciclo cellulare, la cellula è cresciuta, ha prodotto nuove proteine
e nuove strutture (come le membrane) e ha duplicato il proprio DNA attraverso i pro-
cessi che abbiamo descritto nei paragrafi precedenti.
A questo punto la cellula è pronta per dividersi generando due cellule figlie:
– con la mitosi si suddivide il materiale nucleare della cellula madre;
– nella fase di citodieresi avviene la separazione del citoplasma.
Nella mitosi si riconoscono quattro fasi, chiamate profase, metafase, anafase e telofase.
La citodieresi inizia prima che la mitosi si sia conclusa. Al termine della citodieresi le
due cellule figlie contengono tutte le componenti che caratterizzano una cellula com-
pleta, anche se gli organuli possono essere distribuiti in modo disomogeneo nelle due
cellule.
1 membrana Interfase 4 Anafase
nucleare Prima dell’inizio della – I microtubuli si
mitosi, non è ancora accorciano trascinando i
possibile distinguere i cromatidi fratelli verso i
cromosomi al microsco- poli opposti della cellu-
pio perché la cromatina la. Da questo momento,
non è sufficientemente ciascun cromatidio è
condensata. considerato un cromoso-
cromosomi ma indipendente.
cromatidio
– Altre fibre, non
attaccate ai cromatidi,
si allontanano facendo
allungare la cellula.
– Al termine dell’anafase
2 Profase le due serie di cromo-
centriolo – La cromatina si somi hanno raggiunto i
condensa e diventano due poli.
visibili (al microscopio
ottico) i cromosomi.
– I microtubuli si 5
dispongono a formare il cromosomi Telofase
fuso mitotico a partire – Si riforma la membra-
cromosoma da due strutture che na nucleare attorno ai
contengono i centrioli. due gruppi di cromo-
– La membrana nucleare somi, che iniziano ad
si disgrega e le fibre apparire meno conden-
del fuso agganciano i sati.
cromosomi. – Il fuso mitotico si
disgrega e le fibre che
lo compongono tornano
a far parte del citosche-
3 fuso Metafase letro.
mitotico – Le fibre del fuso, – Alla fine della mitosi
allungandosi e accor- i due nuovi nuclei sono
ciandosi, determinano geneticamente identici.
l’allineamento dei cro-
mosomi lungo il piano
equatoriale della cellula.
– In ciascun cromoso-
ma, un cromatidio è
centriolo
legato ai microtubuli
provenienti da un polo
del fuso; l’altro croma-
tidio a quelli del polo
opposto.
adulti (2n)
cellule diploidi
zigote (2n)
A partire dallo zigote, grazie
a una serie di processi di
divisione cellulare (mitosi),
si forma l’enorme numero di
feto (2n)
cellule che costituisce l’orga-
nismo pluricellulare.
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UNITÀ 4. Le cellule e l’ereditarietà
La divisione meiotica e la produzione di gameti
RRicapitolando, le cellule eucariotiche si possono dividere in due modi:
– la mitosi produce cellule con lo stesso numero di cromosomi della cellula madre;
– la meiosi produce cellule aploidi, cioè con un patrimonio genetico dimezzato rispet-
to a quello della cellula madre.
Entrambi i processi sono preceduti da una sola duplicazione del DNA, che avviene
durante l’interfase del ciclo cellulare. La meiosi comprende due divisioni successive del
nucleo e della cellula e produce quattro cellule figlie.
1 Interfase 4 Anafase I
Prima dell’inizio della meiosi Le tetradi si dividono e i
I avviene la duplicazione dei cromosomi omologhi migra-
cromosomi. no verso i poli opposti della
cellula.
2 Profase I 5 Telofase I
- La cromatina si condensa e I cromosomi raggiungono i
diventano visibili i cromosomi, poli della cellula. Ogni cromo-
formati da cromatidi identici. soma è ancora formato da due
- I cromosomi omologhi si cromatidi.
appaiano formando delle strut-
ture dette tetradi (costituite Citodieresi
da 4 cromatidi). Contemporaneamente alla telo-
- I cromosomi appaiati si fase I si verifica la citodieresi.
scambiano tra loro alcuni Ogni cellula figlia contiene un
segmenti durante un processo solo cromosoma
detto crossing-over. (due cromatidi) di ciascuna
coppia di omologhi.
3 Metafase I
- Le tetradi si allineano sul Interfase
piano equatoriale della cellula. La meiosi I è seguita da una
- Per ogni tetrade i microtubuli breve interfase durante la quale
del fuso legati a uno dei due il DNA non viene duplicato. La
cromosomi omologhi proven- cromatina si condensa nuova-
gono da uno dei due poli della mente.
cellula, mentre l’altro cromo-
soma è attaccato alle fibre che
provengono dal polo opposto.
Meiosi II
La meiosi II è sostanzialmente
Nella profase I della meiosi si verifica il crossing- simile a una mitosi, con la
differenza che ha inizio da
over, uno scambio di segmenti corrispondenti tra una cellula in cui il patrimonio
cromosomi omologhi che genera nuove combi- genetico non è stato duplicato.
nazioni di nucleotidi. Nell’anafase II, i due cromatidi
di ciascun cromosoma si sepa-
I cromosomi che derivano da questo processo rano e migrano ai poli opposti
sono diversi da quelli di partenza e portano una del fuso, diventando cromoso-
mescolanza delle caratteristiche genetiche che mi indipendenti.
dividuo.
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UNITÀ 4. Le cellule e l’ereditarietà
I caratteri ereditari
Ciascun individuo possiede delle caratteristiche fisiche che permettono di riconoscerlo
come appartenente a una certa specie e di distinguerlo rispetto ad altri esemplari della
stessa specie. Queste caratteristiche sono trasmesse da una generazione all’altra (dai
genitori ai figli): sono, cioè, caratteri ereditari.
Lo studio scientifico dell’ereditarietà costituisce la branca della biologia che è detta
genetica. Questa disciplina deve il proprio nome al fatto che le unità trasmissibili di
generazione in generazione sono chiamate geni. Un singolo gene corrisponde ad un
determinato tratto di DNA, mentre l’insieme dei geni, o genoma, corrisponde all’intero
DNA e costituisce il patrimonio genetico di un individuo o di una specie.
L’azione di un gene si manifesta in un carattere attraverso una serie di passaggi: il
messaggio del DNA viene «trascritto» nell’RNA e poi «tradotto» nelle proteine, le quali
determinano, in ultima analisi, il fenotipo di un certo carattere, ossia il modo in cui si
manifesta nell’individuo.
L’espressione di alcuni geni è influenzata anche dall’ambiente (quantità di luce, tem-
peratura ecc.) in cui l’organismo cresce.
Il moscerino della frutta (Drosophila melanogaster) è uno degli organismi più utiliz-
zati per gli esperimenti di genetica. I motivi di questa scelta sono che il ciclo di vita del
moscerino è molto rapido e che la sua prole è generalmente numerosa. Ciò permette di
osservare molte generazioni e di effettuare analisi statistiche. I genotipi della Drosophila
e i fenotipi che determinano sono tra i meglio studiati. La figura qui sotto mostra i pas-
saggi che portano a un determinato fenotipo partendo dal patrimonio genetico.
cromosomi organismo
via metabolica
mRNA cellula
DNA
proteina
Una porzione del DNA A partire da un determi- L’mRNA viene successivamente Le cellule fotorecettrici sono
di un cromosoma, che nato gene viene trascritta tradotto nella proteina corri- formate da un corpo cellulare e
non necessariamente una molecola di RNA mes- spondente. Un tipo di proteina da un prolungamento, nelle cui
corrisponde a una banda, saggero complementare a importante per la visione in membrane altamente ripiegate si
costituisce un gene. un filamento del DNA del Drosophila è la rodopsina, che accumulano grandi quantità di
gene in questione. contiene un pigmento rossa- rodopsina.
stro, responsabile della cattura
della luce.
autoimpollinazione
F2
C C
tipi di gameti tipi di gameti
Le piante della generazione F2 mostrano due
femminili maschili
c c fenotipi differenti (causati da 3 genotipi
CC diversi) in rapporto di 3:1.
RrYy
F1
F2
1
_ 1
_
gameti 4 RY RY 4
gameti
femminili maschili La pianta della generazione F1 produce un
1
_ 1
_
rY rY quarto di gameti con gli alleli RY, un quarto
4 RRYY 4
con gli alleli Ry, un quarto con gli alleli rY
1
_ 1
_
4 Ry RrYY
Ry 4 e un quarto con gli alleli ry.
RrYY
1
_ 1
_
ry ry
4 RRYy rrYY RRYy 4
rryy
Secondo la teoria dell’ereditarietà dei In seguito a un cambiamento ambientale, Per questa ragione, con il passare del tempo,
caratteri acquisiti applicata all’evoluzione l’antenato delle giraffe inizia a brucare le le giraffe acquisiscono un collo più lungo
delle giraffe, un antenato di questi animali foglie degli alberi, che si trovano più in alto, rispetto ai loro antenati e lo trasmettono ai
che possedeva un collo corto brucava le erbe provocando uno stiramento e un allunga- loro discendenti.
della savana. mento del collo.
coccodrillo
essere
uccello balena pipistrello umano
Ulteriori conferme della teoria evolutiva vengono dall’embriologia comparata, cioè dal
confronto tra gli embrioni dei vertebrati nei primi stadi del loro sviluppo: specie molto
diverse mostrano fasi iniziali di sviluppo simili, come retaggio della loro storia evolutiva.
Infine, anche la moderna biologia molecolare, supportata dai dati paleontologici, ha
fornito una conferma della teoria evolutiva.
I biologi molecolari hanno recentemente dimostrato che in due specie strettamente
imparentate le sequenze di basi nel DNA e le sequenze di amminoacidi nelle proteine
presentano una somiglianza maggiore rispetto a quelle di specie più lontane dal punto
di vista filogenetico.
Mettendo in relazione il grado di somiglianza a livello molecolare tra due specie per
le quali si conosce la data della separazione da un antenato comune, è possibile utiliz-
zare alcune proteine come veri e propri orologi molecolari.