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Funzioni dell'apparato di Golgi

L'apparato di Golgi interviene nella maturazione delle proteine prodotte dal RER grazie a modificazioni
post-traduzionali, nella loro condensazione e nello smistamento verso i diversi compartimenti cellulari e
i lisosomi.

L'attività enzimatica post-traduzionale comprende l'idrolisi, parziale e controllata, la N-glicosilazione e


la O-glicosilazione; nella cisterna trans in aggiunta si completa l'assemblaggio delle molecole tramite
l'aggiunta di acido sialico (sializzazione) e ioni solfato (solfatazione). Nell'apparato di Golgi sono
inoltre completamente sintetizzati i glicosamminoglicani oltre alla unione di molecole di natura proteica
e lipidica con la formazione di lipoproteine che potranno essere incorporate nella membrana plasmatica
oppure far parte del secreto cellulare.

La condensazione dei prodotti secretori è caratteristica delle cellule che immagazzinano il prodotto in
granuli citoplasmatici definiti granuli secretori la cui membrana è costituita dalle cisterne golgiane e che
vengono poi secreti per esocitosi. Si parla in questo caso di secrezione regolata. In molte cellule, i
prodotti appena maturati chimicamente nell'apparato di Golgi vengono secrete direttamente senza
sostare nel citoplasma; in questo caso si parla di secrezione costitutiva e dall'apparato di Golgi in questo
caso gemmano piccole vescicole che vengono esocitate senza che il prodotto vada incontro a
condensazione.

Le molecole che vanno incontro a maturazione nell'apparato di Golgi, rappresentate nella quasi totalità
da proteine, possono essere smistate verso 3 differenti destinazioni finali:

1) Se sono molecole libere contenute all'interno di vescicole o in granuli secretori si dirigono con questi
verso la periferia cellulare dove verranno esocitate come proteine da esportazione.

2) Se possiedono il segnale di smistamento verso i lisosomi resteranno all'interno di questi e di


conseguenza negli endosomi.

3) Se sono legate alla membrana andranno a rinnovare la componente proteica del plasmalemma nei
suoi vari domini.

Non è ancora del tutto chiara l'estrema complessitá dei meccanismi che regolano il traffico di materiali
all'interno e in uscita dall'apparato di Golgi ma sono stati proposti 4 differenti modelli, tenendo conto
che il traffico non è unidirezionale, ma accanto a un flusso "anterogrado" si riconosce anche un flusso
"retrogrado" come una specie di riciclaggio delle vescicole.

Il primo modello, forse il più antico e risalente ai primi anni '80, viene definito anche modello del
trasporto anterogrado fra compartimenti stabili. L'apparato del Golgi è visto come un insieme di cisterne
stabili che operano in tandem, ciascun compartimento contiene un unico set di proteine golgiane
residenti.
Da ogni cisterna gemmano vescicole contenenti materiali e rivestite da COPI che vengono trasportate
alla cisterna successiva e così via, maturando progressivamente fino ad arrivare al IGN dove vengono
veicolate al loro destino. Si ipotizza che le vescicole COP si spostino bidirezionalmente, con COPI
anterograde che trasportano vescicole secretorie e COPII retrograde che muovendosi in direzione
opposta riciclano le differenti componenti implicate nel trasporto.

Il secondo e il terzo modello sono sostanzialmente simili, vengono definiti rispettivamente di


progressione e maturazione delle cisterne, e progressione e maturazione delle cisterne con trasporto
tribulare eterotipico. Nella prima variante le cisterne sono descritte come dei trasportatori temporanei;
vescicole COPII e altre vescicole RE si fondono per formare una nuova cisterna cis che gradualmente
matura in una cisterna TGN, che successivamente si disintegra per formare vescicole secretorie ed altri
tipi di trasportatori. Mentre nella variante con trasporto tubulare eterotipico le cisterne del dittiosoma
sono unite lateralmente da connessioni laterali che mediano il trasferimento in modo verticale dei
materiali da una cisterna all'altra; questo meccanismo tuttavia non è esclusivo, ma si associa alla
gemmazione laterale di vescicole e può fornire una spiegazione al traffico "retrogrado" di proteine
golgiane residenti.

Il quarto ed ultimo modello, definito del "mixed Gole" è sicuramente il più recente (Parterson et al
2008) ed anche il più rivoluzionario, prevede una completa revisione dei modelli precedenti.

L'apparato del Golgi funziona come un unico compartimento sia contiene sia domini di maturazione sia
domini di trasporto; le vescicole ER che provengono dal reticolo endoplasmatico si dividono fra i due
domini, di maturazione e di trasporto, e successivamente escono ad ogni livello in modo stocastico per
raggiungere la loro destinazione finale.

Tutt'ora nessun modello è in grado di spiegare completamente tutto ciò che succede nell'apparato di
Golgi, tuttavia possiamo ipotizzare che non esista un solo modello, ma che ogni singola cellula adegui i
meccanismi di trasporto golgiano alla propria funzione, o che diversi meccanismi possono coesistere
nella stessa cellula.

Endocitosi ed esocitosi

Vescicole e granuli secretori raggiungono la superficie cellulare e qui vanno incontro ad esocitosi. La
loro membrana si fonde con quella cellulare risultandovi incorporata e il contenuto è riversato all'esterno
senza alcuna interruzione del rivestimento cellulare.

A seconda della funzione specifica e delle esigenze peculiari della cellula il processo della esocitosi
garantisce sia la fuoriuscita di prodotti di secrezione, sia il ricambio di porzioni di membrana.

Dalla superficie cellulare porzioni di membrana vengono riassorbite con il processo della endocitosi,
inverso alla esocitosi, in modo da mantenere stabile l'area della membrana. Mediante endocitosi si
formano vescicole e vacuoli che possono essere o meno rivestite da clatrina. Il processo di gemmazione
di vescicole dalla membranaplasmatica dipende dall'azione meccanica di una famiglia di proteine dette
dinamine che, mediante idrolisi di GTP, catalizzano questa reazione detta anche fissione. Nelle cellule a
funzione secernente si parla di endocitosi accoppiata alla esocitosi.

Le proteine di membrana sono recuperate e riutilizzate insieme alle vescicole che dalla superfice
cellulare riportano membrana alla faccia trans dell'apparato di Golgi per nuovi cicli secretori, così come
dalla faccia cis dell'apparato di Golgi vescicole gemmano e ritornano al reticolo endoplasmatico; vi è
anche un movimento di vescicole in senso trans-cis tra le varie cisterne dell'apparato di Golgi. Di regola
solo membrane simili tra loro possono fondersi, perciò membrana recuperata dalla superficie cellulare
non può approdare alla faccia del Golgi cis né al reticolo endoplasmatico e neppure accade l'inverso.

Coinvolgimento del citoscheletro nella regolazione della via secretoria

Il citoplasma contiene formazioni proteiche filamentose che costituiscono un' impalcatura, detta nel suo
complesso citoscheletro. Le diverse componenti del citoscheletro concorrono alla corretta localizzazione
ed al movimento delle vescicole e dei granuli secretori impegnati nelle varie tappe della esocitosi, così
come delle membrane da recuperare nella successiva endocitosi.

Fagocitosi, pinocitosi, micropinocitosi

In alcuni casi la cellula proietta all'esterno delle sottili espansioni di citoplasma, dette pseudopodi,
rivestite dalla membrana cellulare e contenenti microfilamenti, con le quali circonda oggetti visibili al
microscopio ottico quali batteri, detriti di cellule, porzioni di ECM o particelle inerti. I lembi delle
espansioni si saldano tra loro e il materiale extracellulare viene segregato in una formazione delimitata
da membrana che è trasferita più internamente nel citoplasma. Questo processo, detto fagocitosi, serve
ai protozoi per il loro nutrimento mentre negli organismi pluricellulari è impiegato per rimuovere
materiale potenzialmente dannoso o alterato. L'oggetto fagocitato viene accolto in un vacuolo fagico
(fagosoma), precisamente in un vacuolo eterofagico (etero-fagosoma) perché contiene materiale diverso
da quello proprio della cellula. Il termine vacuolo non è del tutto appropriato, trattandosi di una
formazione che non appare vuota, ma è ormai consacrato dall'uso.

Quando si formano dei vacuoli citoplasmatici apparentemente vuoti si parla allora di pinocitosi e,
quando le vescicole di endocitosi sono submicroscopiche, di micropinocitosi.

Fagocitosi, pinocitosi e micropinocitosi sono forme di endocitosi, ma spesso il termine endocitosi è


impiegato come sinonimo della sola micropinocitosi. Con l'endocitosi (in tutte le sue forme) la cellula
recupera parte della membrana cellulare; inoltre con la fagocitosi assorbe materiale extracellulare
particolato e con la pinocitosi e la micropinocitosi assorbe sostanze in soluzione. Per dare un'idea
dell'entità del processo si consideri che un macrofago, un tipo di cellula particolarmente attiva
nell'endocitosi, può rimuovere una quantità di membrana pari alla sua area superficiale in circa
mezz'ora.

Endosomi

Nel citoplasma ci sono numerose formazioni cave che sono raggiunte rapidamente dal materiale
assorbito per micropinocitosi e che sono dette endosomi, hanno forma di tubuli o piccoli vacuoli ed un
interno a pH intorno a 5 grazie a pompe che trasferiscono protoni dallo ialoplasma all'interno degli
endosomi. Negli endosomi giungono anche enzimi idrolitici attivi a pHacido (come nei lisosomi, ma qui
il corredo enzimatico è limitato), che determinano una parziale idrolisi del materiale endocitato.

Alcuni endosomi sono localizzati vicino alla superficie cellulare e sono raggiunti entro pochi minuti
dall'endocitosi: sono detti endosomi precoci. Altri endosomi sono situati più in profondità, vicino
all'apparato di Golgi, e sono raggiunti in una ventina di minuti; questi sono detti endosomi tardivi.
Vescicole gemmano dagli endosomi precoci fondendosi con quelli tardivi. In alcuni endosomi tardivi si
verifica una gemmazione della membrana limitante all'interno dell'organulo, si forma così un corpo
multivescicolare.

Gli endosomi sono una sede di smistamento del materiale in essi contenuto e delle molecole di
membrana che vi fanno tappa. Oltre a potersi spostare verso altri endosomi, le vescicole possono
trasferirsi di nuovo alla superficie cellulare; nel caso di cellule con la superficie suddivisa in più versanti
questo processo può concludersi sullo stesso versante da cui è partita l'endocitosi (ricircolazione) oppure
su un versante diverso (transcitosi). Altre possibili destinazioni sono l'apparato di Golgi, ove la
membrana è riusata per nuovi cicli secretori, ed i lisosomi, dove il materiale che arriva viene
definitivamente degradato. Anche i fagosomi vanno incontro ad acidificazione del contenuto fondendosi
con endosomi, e poi si fondono con lisosomi. Peraltro gli endosomi sono assai più piccoli dei fagosomi
per cui il processo endocitotico non è facilmente riconoscibile morfologicamente. Anche al momento
della fusione con i lisosomi si ha uno squilibrio dimensionale che fa apparire i lisosomi come inglobati
dal fagosoma.

Lisosomi

I lisosomi (dal greco lysis, dissoluzione, e soma, corpo) sono organuli membranosi di forma
rotondeggiante contenenti enzimi idrolitici (proteasi, nucleasi, glicosidasi, lipasi, fosfatasi, ecc) in grado
di idrolizzare una grande varietà di molecole biologiche.
Questi organelli degradano macromolecole organiche entrate nella cellula attraverso vescicole
endocitiche, elementi di grande dimensione (batteri, detriti ecc) provenienti dall'esterno della cellula
attraverso la fagocitosi, componenti della stessa cellula attraverso il processo dell'autofagocitosi.

Gli enzimi litici comprendono più di 40 glicoproteine attive in ambiente acido, con un valore ottimale di
pH intorno a 5, mantenuto costante da pompe protoniche ATP dipendenti presenti sulla membrana. Le
idrolasi lisosomiali non sono attive al valore di pH neutro presente nel citosol, in modo tale da
proteggere la cellula da eventuali rilasci di enzimi litici per la rottura dei lisosomi.

Le proteine strutturali associate alla membrana lisosomiale sono altamente glicosilate così da resistere
alla digestione da parte delle proteasi. Molto importanti sono anche le proteine di trasporto che
traslocano i prodotti della degradazione enzimatica (glucidi, aminoacidi, nucleotidi) dal lume
lisosomiale al citosol. La stessa membrana è resistente alla digestione litica grazie alla presenza di
colesterolo e dell'acido liso-bis fosfatidico. I lisosomi sono molto eterogenei per forma, dimensioni e
contenuto. In microscopia ottica sono spesso identificati per la positività alla reazione istochimica per le
fosfatasi acide che, legandosi al piombo, generano un precipitato, e sono colorabili con la reazione PAS
che evidenzia la componente oli-gosaccaridica delle glicoproteine.

La metodica istochimica specifica per mettere in evidenza i lisosomi è la dimostrazione dell'attività della
fosfatasi acida, cioè la capacità di idrolizzare esteri dell'acido fosforico. Questa attività enzimatica può
essere dimostrata sia al microscopio ottico sia a quello elettronico.

Il numero e la distribuzione dei lisosomi all'interno delle cellule è variabile: quando sono poco numerosi
si trovano nelle vicinanze dell'apparato del Golgi dal quale originano, nelle cellule specializzate
nell'attività fagocitaria quali macrofagi e granulociti neutrofili sono presenti in tutto il citoplasma.

Sono state identificate numerose malattie causate da mutazioni di geni che codificano per le idrolasi
lisosomiali, in questi casi uno specifico substrato non può essere degradato e si accumula in maniera
progressiva nei lisosomi con conseguenze anche molto gravi (tesaurismosi).

I lisosomi come sede di accumulo di materiali indigeribili

Quando i lisosomi si fondono con le vescicole contenenti materiale appena fagocitato formano i
fagosomi e ne digeriscono il contenuto.

Talvolta non tutto il materiale fagocitato può essere digerito da parte delle idrolasi lisosomiali perchè
composto da sostanze inerti quali polveri minerali, coloranti, lipidi ossidati che, quindi, si accumulano
nei lisosomi. I lipidi ossidati in questo modo si trasformano in epossidi, per i quali la cellula non ha
enzimi idrolitici, e si accumulano nei lisosomi apparendo come granuli di colore dal giallo al
marroncino, detti lipofuscine. I lisosomi contenenti materiale depositato e non ulteriormente digeribile
sono detti corpi residui.
In alcune cellule che hanno a disposizione vie di secrezione che portano fuori dall'organismo,come nel
fegato e nel rene, i lisosomi possono andare incontro ad esocitosi.

Autofagocitosi

L'autofagocitosi consiste nell'inglobamento di materiale citoplasmatico e organulare all'interno di


vacuoli a doppia membrana denominati autofagosomi. Attraverso il riconoscimento delle proteine
SNARE si fondono con i lisosomi e il loro contenuto è degradato nelle molecole costituenti che,
rilasciate nel citoplasma, possono essere riutilizzate. L'autofagocitosi si attiva in seguito ad insulti
tossici, digiuno, presenza di abbondante materiale alterato nel citoplasma ed ha il significato di risposta
rapida di rimozione di grandi quantità di citoplasma e di componenti cellulari alterati che altrimenti
potrebbero compromettere il normale svolgimento delle funzioni cellulari.

Nel citoplasma si formano talora dei vacuoli a parete liscia contenenti organuli ed elementi
ialoplasmatici destinati alla degradazione, denominati vacuoli autofagici o autofagosomi. Gli
autofagosomi seguono lo stesso percorso indicato per gli eterofagosomi, fino ai lisosomi. Il processo di
autofagocitosi porta alla eliminazione rapida di grandi quantità di citoplasma; si attiva in risposta ad
insulti tossici, a restrizione nutritizia, a riduzione dell'attività cellulare e alla formazione nel citoplasma
di accumuli di materiale alterato, qualsiasi sia la causa dell'alterazione.

Perossisomi

I perossisomi sono formazioni sferiche delimitate da una membrana, a contenuto elettronopaco, ricchi di
ossidoreduttasi. Nella maggior parte delle cellule sono più piccoli del limite di risoluzione del
microscopio ottico (microperossisomi); quelli più grandi si trovano nel fegato e nel rene. Gli enzimi
servono alla degradazione di sostanze potenzialmente tossiche per l'organismo; alcuni sono attivi su
molecole normalmente non presenti nella cellula, come D-amminoacidi. I perossisomi si formano per
gemmazione dal reticolo endoplasmatico; gli enzimi sono sintetizzati da ribosomi liberi nello ialoplasma
e vanno incontro a traslocazione post-traduzionale attraverso la membrana di questi organuli, grazie
all'intervento sia di chaperonine che prevengono il ripiegamento delle molecole nello ialoplasma, sia di
sequenze segnale per il corretto indirizzamento, sia di canali di traslocazione nella membrana dei
perossisomi.

Inclusioni citoplasmatiche
Con il termine inclusioni sono indicate delle strutture cellulari derivate dall'accumulo di sostanze
sovente elaborate dalla cellula stessa o provenientidall'esterno. A questa categoria appartengono le
gocce lipidiche ed il glicogeno formate da sostanze di riserva (glucidi e lipidi) e alcuni pigmenti.

I glucidi sono immagazzinati sotto forma di glicogeno soprattutto nelle cellule epatiche e muscolari. Il
glicogeno può essere evidenziato istologicamente su preparati allestiti con la tecnica pas o con il blu di
toluidina.

I lipidi invece sono accumulati sotto forma di trigliceridi e rappresentano la principale riserva energetica
dell'organismo. Le inclusioni lipidiche sono particolarmente abbondanti nelle cellule adipose dove
occupano gran parte del citoplasma.

Nei preparati fissati con i comuni metodi istologici i lipidi sono estratti dai solventi organici per cui
rimangono gli spazi vuoti residuati dalla dissoluzione. Le goccie lipidiche sono preservate con l'utilizzo
del microtomo congelatore o altri metodi che evitano l'uso di solventi lipofili. Nella microscopia
elettronica è impiegata la fissazione con osmio. Le lipofuscine si repertano più frequentemente nelle
cellule che non si dividono e la loro presenza aumenta con l'età dell'individuo e questo fa ritenere che si
tratti di residui indigeribili di organuli cellulari degenerati. Questo pigmento si accumula in granuli di
colore giallastro o marrone chiaro.

L'emosiderina è un pigmento bruno-dorato che si accumula nei macrofagi della milza, del fegato e del
midollo osseo e deriva dalla degradazione dell'emoglobina dei globuli rossi che hanno esaurito il loro
ciclo vitale. I granuli di emosiderina possono essere individuati attraverso tecniche istochimiche in
grado di evidenziare il ferro in essi contenuto.

I mitocondri

I mitocondri (dal greco mitos - filo e condros - granello) sono organuli cellulari fondamentali presenti
nel citoplasma di tutte le cellule eucariotiche aerobiche. Essi svolgono molteplici funzioni tra cui, la più
importante, è quella energetica generando ATP attraverso processi di ossidazione a partire da substrati
metabolici glicidici e lipidici. Degna di nota è anche la loro funzione di serbatoio di ioni (Ca2+ e Mg2+)
che possono essere accumulati e scambiati con l'ambiente intracellulare.

Aspetti morfologici e citochimici

I mitocondri sono presenti in numero variabile nelle cellule del nostro corpo e sono assenti soltanto nei
globuli rossi e nei cheratinociti maturi. I mitocondri presentano un'estrema mutevolezza nella forma
(sferica, ovale, bastoncellare), nella distribuzione e nelle dimensioni. Il pleomorfismo mitocondriale è
dimostrato dalla elevata capacità di variare le caratteristiche morfologiche e chimiche, in relazione sia al
citotipo di appartenenza, sia risentendo delle richieste energetiche della cellula.

I mitocondri sono costituiti da due membrane lipoproteiche, la membrana esterna e la membrana


interna, che racchiudono a loro volta due compartimenti: lo spazio intermembrana (camera esterna) e lo
spazio della matrice (camera interna).

La membrana esterna contiene delle proteine canale (denominate porine mitocondriali) che permettono
il passaggio di molecole elettricamente neutre. La membrana mitocondriale esterna non presenta
sostanziali differenze morfologiche rispetto alle altre membrane endocellulari.

Lo spazio intermembrana (o camera esterna) si trova tra la membrana mitocondriale esterna e la


membrana mitocondriale interna, contiene l'enzima creatinchinasi, l'adenilato chinasi e la proteina
trasportatrice di elettroni citocromo c, importante segnale intracellulare di apoptosi.

La membrana interna è priva di colesterolo mentre contiene il fosfolipide cardiolipina che le conferisce
una elevata impermeabilità. La membrana interna forma numerose pieghe (creste) che si proiettano nella
camera interna mitocondriale aumentandone notevolmente la superficie. Indagini ultrastrutturali ad alta
definizione hanno evidenziato che le creste presentano un restringimento nel punto i cui gemmano dalla
membrana interna (pedicello della cresta). Le proteine presenti hanno la funzione di trasportare elettroni
e protoni (proteine delle catene respiratorie), sintetizzare ATP (ATP sintetasi) e regolare il passaggio di
metaboliti l'interno e l'esterno della camera interna mitocondriale. La membrana mitocondriale interna,
inoltre, contiene nel suo spessore segnalatori proteici antivirali (o MAVS, dall'inglese mitochondrial
antiviral signaling). Al TEM è evidente la presenza di aggregati proteici (ATP sintetasi) denominati
particelle elementari, aggettanti nella matrice, dalla forma bastoncellare.

La matrice mitocondriale (o camera interna), delimitata dalla membrana interna e dalle sue creste, è
costituita da un gel viscoso nel quale si trovano 5-10 copie di DNA mitocondriale (simile a quello dei
batteri), granuli osmiofili elettrondensi contenenti fosfato di calcio e altri cationi, enzimi del ciclo
dell'acido citrico e della B-ossidazione degli acidi grassi e ribosomi.

La morfologia dei mitocondri può variare in base al suo stato funzionale: in presenza di un basso livello
di attività respiratoria la camera interna aumenta di ampiezza, le creste sono ben evidenti e la camera
esterna si riduce (forma ortodossa); se invece la fosforilazione ossidativa è stimolata, lo spazio
intermembrana aumenta considerevolmente e le creste si riducono di ampiezza e dimensione (forma
condensata). Nel digiuno prolungato i mitocondri perdono rapidamente le creste e la membrana interna
diviene liscia.

Origine e dinamicità
È ampiamente accettata l'ipotesi endosimbiontica dell'origine dei mitocondri, che suppone la loro
evoluzione da un batterio aerobio (Eubacterium) in simbiosi con cellule eucariote ancestrali. Questa
teoria è suffragata dal fatto che il DNA mitocondriale è circolare, contiene 37 geni ed è in grado di
duplicarsi e di sintetizzare 13 proteine (enzimi coinvolti nella catena respiratoria), 2rRNA e 22tRNA,
che vengono utilizzati per la traduzione del mRNA mitocondriale. Inoltre, i ribosomi mitocondriali
hanno caratteristiche intermedie tra quelli batterici e quelli eucariotici e il meccanismo di divisione e
ripartizione del DNA nei mitocondri ha forti analogie con la divisione batterica. II DNA mitocondriale è
incluso in strutture (nucleoidi) che contengono proteine in grado di srotolare la doppia elica di DNA
(proteine twinkle). Mutazioni del mtDNA sono spesso causa di malattie genetiche trasmesse per via
materna in quanto i mitocondri derivano esclusivamente da quelli dell'ovocita.

Come già sottolineato, la morfologia così come il numero dei mitocondri, sono strettamente correlati
con lo stato funzionale della cellula. Il processo che porta alla divisione dei mitocondri prende il nome
di fissione ed è regolato da specifici prodotti genici: Dynamin Related Protein 1 (DRP1) e Fission 1
(FISI1). La DMP1 è una proteina omologa alla dinamina che, analogamente a questa, si assembla a
spirale attorno al punto di separazione del mitocondrio formando un anello di divisione. Il suo
reclutamento sembra dipendere dalla presenza di FIS1 nella zona di fissione. La divisione del
mitocondrio avviene solo dopo che si è verificata la divisione del DNA mitocondriale e consente a tutte
le cellule somatiche di dotarsi di un corredo di mitocondri adeguata allo specifico fenotipo cellulare.
Tale fenomeno è inoltre importante nel processo di morte cellulare programmata. Quando invece i
mitocondri si uniscono a formare reti interconnesse si parla di fusione; questo fenomeno è regolato dalle
mitofusine 1 e 2 e da proteine della famiglia delle dinamine come Optic Atrophy (OPA) 1 e 2.

In particolari situazioni uno dei due processi può prevalere sull'altro come ad esempio in caso di
apoptosi dove la fissione è prevalente.

La distribuzione dei mitocondri all'interno delle cellule dipende dalle esigenze energetiche della cellula,
per cui nelle cellule muscolari striate sono allineati lungo le miofibrille, nello spermatozoo nella
porzione intermedia, nelle cellule tubulari renali nel labirinto basale. Durante la mitosi si riscontra una
maggiore concentrazione di mitocondri nei dintorni del fuso mitotico e alla fine della divisione cellulare,
sono distribuiti in quantità approssimativamente uguali nelle due cellule figlie.

Aspetti funzionali

Le attività svolte dal mitocondrio richiedono quindi una precisa localizzazione dei complessi enzimatici
importati dal citoplasma o sintetizzati all'interno del mitocondrio. L'importazione diretta delle proteine
che derivano dalla sintesi proteica citoplasmatica all'interno della matrice mitocondriale avviene
attraverso il complesso TOM/TIM, costituito da proteine di traslocazione situate sulla membrana esterna
(Translocase of Outer Membrane - TOM) e interna (Translocase of Inner Membrane - TIM) del
mitocondrio.
L'ATP, che costituisce la più importante riserva di energia per la cellula, viene prodotta da una serie di
reazioni a livello delle creste mitocondriali (detta anche respirazione cellulare), richiede ossigeno e
sfrutta l'energia degli elettroni che viene liberata dalle ossidazioni che avvengono nella matrice
mitocondriale (Ciclo di Krebs).

Sulla superficie della membrana mitocondriale interna rivolta verso la matrice si trova il complesso
dell'ATPsintasi (F.F,-ATP sintasi), mentre nello spessore della stessa membrana, intercalati in modo
ordinato tra le particelle E F, si identificano complessi multiproteici responsabili della trasferimento di
elettroni da un substrato accettore ad uno donatore detti complessi respiratori. Questi oltre a trasferire
elettroni fino all'ossigeno, che è l'ultimo accettore, rappresentano sedi di pompaggio di protoni nello
spazio intermembrana. I complessi I (NADH deidrogenasi), III (citocromo b-c,) e IV (citocromo c
ossidasi) generano un gradiente elettrochimico attraverso la membrana interna che viene utilizzato dalla
F.F,-ATP sintasi per generare ATP a partire da ADP e Pi. I complessi I, II (succinato deidrogenasi), III e
IV sono liberi di muoversi sul piano della membrana e non sono collocati in rapporto obbligatoriamente
stretto tra loro.

Il trasferimento di elettroni è mediato da trasportatori quali il Coenzima Q e il citocromo c.

La matrice mitocondriale, oltre al ciclo di Krebs, svolge anche funzione di deposito di calcio,
partecipando all'omeostasi di questo ione in collaborazione con il REL con il quale i mitocondri sono
fisicamente collegati attraverso complessi proteici (mitofusina 2) che possono operare il trasferimento di
Ca2+. Se la capacità di immagazzinamento del REL è insufficiente i mitocondri attraverso questi
complessi possono operare il trasferimento di Ca2+ alla camera esterna e da qui a quella interna,
attraverso un meccanismo antiporto Ca2+/H+ che scambia i due ioni a livello della membrana
mitocondriale interna.

Altre importanti funzioni del mitocondrio sono relative al suo ruolo nella conversioni di catabolici e la
sintesi di molecole.
I mitocondri infatti svolgono
- fasi iniziali della sintesi degli steroidi a partire dal colesterolo e partecipano alla conversione di alcuni
precursori in ormoni steroidei. Questa funzione, particolarmente sviluppata nelle cellule steroidogeniche
(e.g. corticale del surrene), si associa ad una caratteristica morfologia delle creste mitocondriali (creste
tubulari);
- sono sede di alcune reazioni del ciclo dell'urea;
- partecipano alla sintesi delle gruppo eme. (fa parte di numerose proteine: emoglobina, mioglobina,
citocromo c)
- deposito di ferro, che viene convertito in solfuro di ferro necessario alla funzione di alcune proteine.

Infine i mitocondri svolgono funzioni che regolano le attività cellulari quali:


- proliferazione cellulare: il mitocondrio modula il rilascio del calcio dai depositi intracellulari, che è un
importante mediatore di segnali intracellulari che controllano la proliferazione.
- apoptosi: il mitocondrio partecipa a questo processo rilasciando mediatori indispensabili per la sua
induzione e progressione. Nello specifico il rilascio di proteine (es citocromo c) dallo spazio
intermembrana al citoplasma determina l'attivazione di un complesso proteico citoplasmatico
(apoptosoma) che attiva l'enzima procaspasi 9 e di conseguenza l'apoptosi. I mitocondri regolano
l'attivazione delle caspasi attraverso la produzione di proteine della famiglia delle Bcl2 che possono
avere sia una attività pro-apoptotica (BAX e BAK) che antiapoptotica (BCL2).
L'attivazione dell'apoptosi sembra dipendere dal rapporto relativo di queste due categorie di proteine.
Bcl-2 → famiglia di geni e corrispettive proteine codificate che regolano la permeabilità della
membrana mitocondriale esterna.

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