Sei sulla pagina 1di 6

SONNO

Il sonno è un fenomeno che può essere studiato da un punto di vista neurofisiologico e


psicologico.
Dal punto di vista psicologico, il sonno è legato al funzionamento della memoria, alla
stabilitàdell’umore e allo stato di coscienza.
Esistono due grandi teorie sul sonno: la teoria del sonno passivo e la teoria del sonno attivo.
TEORIA DEL SONNO PASSIVO  Il grande fisiologo inglese Charles Sherrington è stato
il primo ad interessarsi al fenomeno del sonno e, in particolare, ai suoi aspetti fisiologici
(fisiologia del sonno). Sherrington elaborò una sua teoria, secondo la quale il sonno era un
fenomeno passivo, nel senso che era provocato dallo “spegnimento” dei nostri neuroni: al
ridursi della stimolazione ambientale, i nostri neuroni si spengono.
In altre parole, il sonno corrisponde ad una mancanza di attività neurale. Questa è l’ipotesi
passiva del sonno.
La teoria di Sherrington era legata agli studi condotti da Hans Berger, l’inventore
dell’elettroencefalogramma (EEG). Nel suo laboratorio di Vienna, il medico tedesco aveva
creato il primo elettroencefalografo e aveva notato che, durante la fase del sonno, il
tracciato EEG subiva delle importanti modificazioni: le onde erano più “lente” e molto più
grandi. Questa alterazione del tracciato corrispondeva ad uno stato di deafferentazione
sensoriale dal mondo esterno, che quindi si verifica nel corso del sonno. Gli studi sul
tracciato EEG di Berger sono dunque in linea con la teoria del sonno passivo di
Sherrington.

Negli anni di Sherrington, venne eseguito un esperimento su alcuni cani, in cui si adottò il
modello sperimentale della deprivazione del sonno. I cani furono deprivati di sonno per
circa 48-72 ore e successivamente venne prelevato loro del liquido cerebro-spinale (liquor).
Il liquor venne poi iniettato in cani che avevano dormito regolarmente. La reazione di questi
cani fu quella di addormentarsi.
Questo esperimento portò a ipotizzare l’esistenza di una sostanza prodotta durante la
veglia e accumalata nel sangue o nel liquor che induceva al sonno: l’ipnotossina.
Ancora oggi non si sa se le ipnotossine si formano nel corpo e nel cervello e se queste
sostanze hanno effetti cerebrali o anche corporei.

TEORIA DEL SONNO ATTIVO  A circa 50 anni di distanza, il neurofisiologo italiano


Giuseppe Moruzzi condusse una serie di esperimenti attraverso delle sezioni del ponte.
Moruzzi osservò che, a livello pontino, alcune sezioni erano dedicate all’attività di veglia e
altre a quella del sonno e che una lesione di quest’area cerebrale generava alterazione
della veglia o del sonno.
Questa evidenza empirica portò Moruzzi a formulare l’ipotesi del sonno attivo, secondo la
quale il sonno è un fenomeno attivo perché entrano in gioco delle strutture anatomiche del
sistema nervoso; in particolare, Moruzzi indentificò il centro del sonno e della veglia in
alcuni gruppi neuronali specifici all’interno del tronco dell’encefalo (ponte).

SONNO REM E SONNO NON REM


Negli anni ’50, gli studi condotti da Nathaniel Kleitman, William Dement ed Eugene Aserinsky, sulla
base di ipotesi di fisiologi russi, arrivarono a dimostrare che il sonno non è un fenomeno unitario,
ma un meccanismo molto complesso che consiste di due fasi fondamentali:
• il sonno REM → attività onirica
• il sonno non REM, o sonno non vedente → sonno in assenza di scienza, attività mentale
Il sonno REM e il sonno non REM sono sostenuti da meccanismi biologici e biochimici
completamente differenti.
Nel sonno REM gli occhi battono molto forte, il tracciato EEG è molto simile alla veglia ma
abbiamo assenza di tono muscolare; nel sonno non REM i movimenti oculari sono molto lenti, il
tono muscolare si abbassa ma non scompare, l’attività EEG è molto lenta e differente rispetto alla
veglia.
Dal punto di vista comportamentale, il sonno è uno stato molto rischioso, in quanto corrisponde ad
uno stato di assenza di vigilanza verso il mondo esterno.
Tuttavia, il sonno è una componente fondamentale per la nostra vita: una deprivazione di sonno,
infatti, può portare a morte per scompenso cardio-circolatorio. In realtà, la fase del sonno
strettamente legata alle funzioni vitali è il sonno non REM; l’eliminazione del sonno non REM è
incompatibile con la vita.
Il sonno ha una caratteristica di natura ontogenetica. Il sonno di un bambino appena nato segue
un’alternanza polifasica; successivamente, man mano che il bambino cresce, il sonno comincia a
strutturarsi tipicamente durante la notte. In età adulta, si arriva al sonno monofasico, che è
tipicamente il sonno notturno. Nelle persone anziane, la distribuzione notturna del sonno subisce
dei cambiamenti e il sonno torna ad essere polifasico.
Il sonno REM è più o meno un unico tipo di sonno mentre il sonno non REM si suddivide in:
• stadio 1: addormentamento
• stadio 2: sonno superficiale
• stadio 3 e 4: sonno profondo in cui non abbiamo coscienza delle cose che accadono dentro di
noi ed intorno a noi. Questi ultimi stadi sono limitati nella prima parte della notte, poi subentra il
sonno REM
La distribuzione del sonno ha un pattern di ciclicità estremamente specifico. Un ciclo di sonno è
costituito da un ciclo di sonno REM e da un ciclo di sonno non REM. I cicli di sonno variano da 4-5
cicli per notte e ciascun ciclo è caratterizzato sempre da un ciclo di sonno REM e uno non REM. Il
sonno profondo sembra essere legato a ciò che è accaduto nella veglia precedente: ciò che si
accumula nella veglia ha effetto sul sonno non REM. È importante la prima parte del sonno.
Processi di sonno-veglia
Esistono dei processi che caratterizzano l’interazione sonno-veglia e sono:
processo S (sonno) che aumenta durante la veglia poiché le ipnotossine si accumulano
durante questa
Legati a questo processo ci sono alcuni elementi:
a) sistema immunitario: produce svariate delle sostanze e si è ipotizzato che queste
sostanze potessero funzionare come ipnotossine, come le citochine.
Quando il nostro corpo è aggredito dall’influenza, ad esempio, emergono alcune
importanti relazioni tra il sistema immunitario e il sonno. Durante l’influenza, infatti,
si assiste ad un’attivazione acuta del sistema immunitario, il quale è spinto a
produrre sostanze che combattono i patogeni e che agiscono a livello di circuiti
neurali, inducendo anche il sonno. Tuttavia, il sonno tipico dell’influenza è un sonno
frammentato, ma continuativo durante la giornata. L’effetto tipico dell’attivazione
acuta del sistema immunitario è quello di produrre un sonno frammentato. Infatti, le
citochine prodotte dal sistema immunitario agiscono favorendo i meccanismi legati a
potenziali post-sinaptici inibitori e favorendo un rallentamento dell’attività di scarica
globale dei nostri neuroni corticali. Questo porta a un cambiamento a livello
comportamentale. Il sistema infiammatorio ha a che fare anche con il
comportamento. Nel corso dell’influenza, arrivano messaggi al cervello che
generano la percezione di malessere e di malattia. I mediatori delle risposte
comportamentali legate a malessere e senso di malattia sono le citochine. Questo
significa che esistono meccanismi mediati dalle citochine che portano a generare
uno stato comportamentale che serve a salvaguardare l’organismo da potenziali
fattori di rischio
b) attività degli astrociti: l’attività degli astrociti viene tipicamente identificata con le
onde calcio intracellulari, le quali aumentano quando ci stiamo per addormentare.
C’è una regolazione delle funzioni omeostatiche del sonno indotte dalle onde calcio
intra-astrocitarie che si modificano in modo specifico durante la giornata. Il nostro
sonno anche come risposta a ad una richiesta metabolica durante la veglia
processo C (circadiano) che dura più o meno quanto un giorno durante il quale
nell’interazione con un ambiente e nella produzione di icotossine, fa in modo che ci siano
delle fasi in cui dormiamo ed altre in cui siamo svegli.
Questo diventa sonno nel momento in cui il processo S incontra il processo C
processo A (attivazione)
Inoltre, il sonno è legato ad un processo metabolico che nell'uomo è legata alla continua
regolazione della temperatura, che è fondamentale all'attività dei nostri enzimi e all'organizzazione
sinaptica.
Una delle grandi scoperte sul sonno è che esso ha a che fare con l'organizzazione sinaptica, infatti
il sonno agisce come un riduttore di sostanze tossiche nel cervello, tra cui la Beta-amiloide
Tutti noi la accumuliamo, quindi deve essere ripulita mentre dormiamo.
Un mese fa è uscito su Science che sono riusciti ad accoppiare, nell'uomo, le oscillazioni del
liquido cefalorachidiano, le modificazioni emodinamiche legate all'attivazione neurale e le
modificazioni elettrofisiologiche legate alle modificazioni delle onde durante il sonno con i grandi
meccanismi di detossificazione.
Questi autori sono riusciti a definire nell'uomo, quanto il sonno sia fondamentale, il liquido
fondamentale pe la detossificazione da beta amiloide.
La detossificazione da beta amiloide avviene perché gli astrociti si riducono di volume, così come i
neuroni, aumenta lo spazio extracellulare in cui passa anche il liquor, dentro cui la beta amiloide
viene portata via

Funzioni del sonno


Il sonno svolge molte funzioni ed ha un ruolo cruciale nel comportamento, in particolar modo ha
una funzione fondamentale:
nella funzione omeostatica di regolazione metabolica  Il sonno, infatti, nasce come
esigenza metabolica, volta a regolare i cambiamenti metabolici del corpo. Il sonno è un
riorganizzatore dell’attività sinaptica ed è fondamentale nella termoregolazione di
meccanismi complessi. L’alterazione di una di queste funzioni è incompatibile con la vita, in
quanto sono funzioni omeostatiche

nella funzione di detossificazione da betamiloide (consolidamento delle memorie)  Il


sonno, infatti, “detossifica” il cervello e i suoi circuiti. Quando siamo svegli, si aumenta la
formazione di una proteina tossica, la proteina betamiloide, la quale viene distrutta durante
il sonno. Il processo di detossificazione avviene grazie alla glia. Durante il sonno si esprime
un flusso glio-linfatico: la glia fa in modo che i nostri neuroni si restringano e quindi
aumenta lo spazio interstiziale, dove viene drenato il beta amiloide. Durante il sonno, c’è
assenza di coscienza, il che significa che si verifica un’apparente riduzione di complessità:
non ci sono attività integrate su larga scala, quindi i fenomeni integrativi vengono meno.
Per questo motivo il sonno è la condizione ideale per la detossificazione. Questo ci fa
capire quanto da un punto di vista tossico sia fondamentale dormire. Dopo una notte di
deprivazione di sonno si genera un accumulo significativo di beta amiloide nell’ippocampo
di destra. Se il sonno ha questa funzione detossificante da beta amiloide, un’alterazione del
sonno aumenta l’esposizione a declino cognitivo, come nel caso dell’Alzheimer. L’insonnia
è un fattore di vulnerabilità verso malattie neurodegenerative e depressione. non ci sono
attività integrate su larga scala, quindi i fenomeni integrativi vengono meno. Per questo
motivo il sonno è la condizione ideale per la detossificazione. Questo ci fa capire quanto da
un punto di vista tossico sia fondamentale dormire. Dopo una notte di deprivazione di
sonno si genera un accumulo significativo di beta amiloide nell’ippocampo di destra. Se il
sonno ha questa funzione detossificante da beta amiloide, un’alterazione del sonno
aumenta l’esposizione a declino cognitivo, come nel caso dell’Alzheimer. L’insonnia è un
fattore di vulnerabilità verso malattie neurodegenerative e depressione

nella sinaptogenesi e neurogenesi ippocampale  favorisce la formazione di nuovi neuroni


nell’ippocampo (neurogenesi ippocampale), così come l’ambiente arricchito o l’attività
motoria. Questo significa che esiste un legame stretto tra sonno e apprendimento, così
come tra sonno e LTP intesa come modificazione strutturale del SNC legata anche alla
sinaptogenesi e alla neurogenesi

Ruolo dell’ipotalamo nel sonno


L’ipotalamo è una regione endocrina nel quale vengono secreti una serie di fattori di rilascio, ha un
ruolo anche nella dimensione circadiana, Costantino Von Economo identifica dei subnuclei
ipotalamici coinvolti nell’alternanza tra la veglia ed il sonno.
Le due regioni sono:

 Area preottica ventrolaterale, coinvolta nel sonno


 Ipotalamo postero laterale, coinvolto nella veglia
Una serie di esperimenti hanno dimostrato che se queste aree vengono lesionate si hanno degli
effetti contrari tra di loro: una lesione della preottica induce ad insonnia, mentre una lesione
postero laterale a sonnolenza.
L’ipotalamo integro è fondamentale per l’alternanza tra sonno e veglia, c’è un’interazione di natura
inibitoria fra la VLPO e la postero laterale.
I neuroni presenti all’interno dell’ipotalamo postero laterale secernono un neuropeptide: l’orexina
(ORX) che va a inibire la parte preottica dell’ipotalamo (quella del sonno) e va ad eccitare:
• le cellule presenti nel nucleo tubero mammillare dell’ipotalamo → che producono istamina
• le cellule presenti nel locus coeruleus → che secernono noradrenalina
• le cellule presenti nei nuclei dorsale del rafe → che secernono serotonina.
Essi sono tutti nuclei che appartengono al sistema reticolare ascendente (nuclei del RAS) → quindi
questa attivazione tonica attraverso l’orexina ci permette di stare svegli ed è la stessa attivazione
che abbiamo durante lo stato di vigilanza data dall’amigdala.
L’ipotalamo postero laterale determina quindi l’attivazione tonica del sistema reticolare ascendente
e quindi i nuclei del ras e anche i nuclei BF e LDT/PPT , due nuclei che secernono acetilcolina.
Una lesione di queste regioni determina una mancanza di attivazione di questi nuclei e un mancato
stato di vigilanza.
L’orexina spiega perché siamo tonicamente rigidi, e spiega che un’inibizione dell’ipotalamo postero
laterale produce uno stato di non-veglia.
Per spiegare il meccanismo di alternanza tra sonno-veglia viene utilizzato un modello detto flipflop
(accendi uno, spengi l’altro) → in cui c’è un’interazione specifica fra VLPO e ipotalamo PL nel
generare sonno o veglia.
Abbiamo quindi da una parte il sonno e dl altra la vigilanza, da una parte le regioni e
neurotrasmettitori che giocano un ruolo per la veglia e dall’altro per il sonno.
Quando siamo in stato di sonno per motivi legati alle modificazioni luce buio:
1. nucleo sovra-chiasmatico dell’ipotalamo va a generare la liberazione di melatonina da parte
della ghiandola pineale
2. essa va ad attivare in modo polisinaptico VLPO
3. l’attivazione di VLPO genera un’inibizione gabaergica che va ad inibire sia la secrezione di
orexina che sia direttamente i nuclei del RAS quando la VLPO comincia a scaricare il sistema
talamo-corticale passa dall’avere un’attività tonica (continua) ad un’attività a burst, quindi un’attività
saltatoria. Quest’attività è fondamentale per un appredimento di memorie e assenza di coscienza.

Quindi la VLPO:
• da un lato condiziona la vigilanza inibendo il RAS
• conduce il sistema talamo-corticale a non sparare in maniera costante, cambia codice talamico in
burst mode
Tramite l’EEG si può vedere l’attività metabolica cerebrale durante i diversi stati: veglia, sonno
REM (stato onirico), sonno non REM (sonno profondo)
• durante la veglia → abbiamo un’attività tonica. I muscoli sono tesi, i movimenti oculari volontari.
Si evince dall’EEG con ampiezza molto bassa. Durante la veglia tutti i neurotrasmettitori sono attivi
• durante il sonno REM → abbiamo assenza di attività muscolare, i movimenti oculari sono
involontari. L’EEG è simile allo stato di veglia. La nostra attività onirica è sostenuta esclusivamente
dall’incremento della sola acetilcolina (gli altri neurotrasmettitori sono off). Basta solo quella per
impedire i silenzi elettrici, rendere tonica l’attività e questo provoca il sogno.
• durante il sonno profondo → abbiamo tante onde lente. Abbiamo dei momenti di silenzio elettrico,
sia di attività del singolo neurone che di tutto il circuito. Durante il sonno la VLPO prende il
sopravvento e abbiamo una drastica riduzione di tutti i neurotrasmettitori e questo causa il silenzio
elettrico
1. fase di rilassamento → attività alfa
2. altra modalità di veglia → attività teta
3. addormentamento (stadio 1) → onde ampie e lente
4. approfondimento del sonno (stadio 2) → appaiono i complessi K, legate tipicamente
all’interazione con stimoli sensoriali
5. sonno un po’ più profondo (stadio 3) → tante onde lente, tanta attività teta, senza
coscienza
6. sonno profondo (stadio 4) →onde delta lente, ma ci sono anche delle onde rapide molto
simili all’attività di veglia. Questi frammenti possiamo definirli come pezzetti di attività di
veglia all’interno di un mare di onde lente (nel coma non ci sono)
Ci sono quindi differenze abissali tra attività neuroni durante la veglia, durante il rem, e durante il
sonno profondo dove non abbiamo coscienza. L’attività nel rem è tale perché sogniamo, delle volte
siamo coscienti di sognare e delle volte siamo così coscienti che possiamo indirizzare il sogno
(sogno lucido) I silenzi elettrici si associano alla totale assenza di coscienza. Il sonno ci permette di
caratterizzare il ruolo di un neurotrasmettitore nella genesi dell’attività cosciente, ci può permette di
dire quando tutti i nt eccitatori sono bassi.
Sonps, uno studioso, dice che l’attività mentale è data dalla dopamina che resta invariata durante
la veglia, il sonno rem e non rem.
Nel sonno abbiamo comunque una risposta sensoriale della corteccia, ma questo stimolo non
viene elaborato ma comunque registrato.
In uno studio si è visto che l’uomo è incapace di dormire in una stanza senza rumori, non solo non
riesce a dormire ma ha le allucinazioni.
Quindi gli stimoli ambientali sono fondamentali anche durante il sonno, se lo stimolo ha una
rilevanza emotiva l’amigdala sollecita i sistemi attenzionali, la parte prefrontale dell’ipotalamo, per
attivare la veglia.
I processi omeostatici del sonno: vengono viste come onde enormi, essi sono fondamentali per
consolidare la memoria; a 9 mesi di vita il sonno è molto più profondo, il pattern di sonno è
inmiante legato a tante onde delta e quindi tantissima assenza di coscienza.
Quando si sogna:
1. non è chiaro perché si muove gli occhi → secondo un’ipotesi i movimenti oculari servono ad
un’attività di scheming interno.
2. abbiamo un incremento della frequenza cardiaca e anche respiratoria→ perché quando si sogna
lo stato di vigilanza per il mondo esterno è assente, tutto è rivolto dentro l’interno, nell’allucinazione
del sogno. Il cervello durante il sogno diventa un cervello allucinato, psicotico.
La frequenza cardiaca aumenta perché il sonno rem è intimamente legato alle emozioni, è infatti
un sonno emotivo legato quindi al corpo.

Potrebbero piacerti anche