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CAPITOLO 12

I SISTEMI DI MEMBRANA FORMANO COMPARTIMENTI CHIUSI E A CAUSA della SEMI


PERMEABILITÀ DEL DOPPIO STRATO LIPIDICO LA MEMBRANA :


CONTIENE PROTEINE DI TRASPORTO RESPONSABILI ,
Dell' IMPORTAZIONE ED ESPORTAZIONE
DI METABOLITI SPECIFICI

INCORPORARE PROTEINE SPECIFICHE

COMPARTIMENTI PRINCIPALI :

→ Nucleo SINTESI DNA E RNA , CONTIENE IL GENOMA


→ CITOPLASMA CITOSOL + ORGANELLI
→ CITOSOL SINTESI E DEGRADAZIONE PROTEINE SVOLGE LA MAGGIOR PARTE DEL METABOLISMO
,

INTERMEDIO della cellula ( REAZIONI IN CUI PICCOLE MOLECOLE SONO DEGRADATE


E Altre SONO SINTETIZZATE PER FORNIRE LE UNITÀ DI COSTRUZIONE Delle

macromolecole)
→ RE RUVIDO HA RIBOSOMI sulla superficie citosolica ( SINTESI PROTEINE SOWBIU e
INTEGRALI DI MEMBRANA) Produce
. LA MAGGIOR PARTE DEI LIPIDI PER
IL RESTO della ceuu.ua
"
→ RE USUO BIOSINTESI lipidi REAZIONI DETOSSIFICAZIONE ACCUMULO E Rilascio toni Ca
, ,

MANTIENE IL POTENZIALE REDOX : QUANDO PROTEINE BEN CONFORMATE


CON ESPOSTI GRUPPI SOLFURO A CAUSA dell' AMBIENTE OSSIDATO , SI CREA
,

UNO STRESS OSSIDATIVO


→ APPARATO DEL GOLGI Riceve PROTEINE E LIPIDI DAL RE ,
LI MODIFICA COVALENTEMENTE
E INVIA AD Altre DESTINAZIONI
→ MITOCONDRI GENERANO ATP UTILIZZANDO L' ENERGIA DERIVATA DAL TRASPORTO DI
ELETTRONI E dalla FOSFORILAZIONE OSSIDATIVA
→ LISOSOMI CONTENGONO ENZIMI DIGESTIVI PER LA DIGESTIONE INTRACELLULARE
→ ENDOSOMI VESCICOLA CHE SI ORIGINA INVAGINAZIONE E distacco dalla
IN SEGUITO A

MEMBRANA PLASMATICA TAPPA DI PASSAGGIO DEL MATERIALE ENDO citato


.

→ PEROSSISOMI CONTENGONO ENZIMI OSSIDATIVI

IN BASE alla FUNZIONE della cellula VARIA UA QUANTITÀ E le PROPRIETÀ DEGLI ORGANELLI .

EVOLUZIONE MEMBRANE LE PRIME CELLULE EUCARIOTICHE SI SONO POTUTE EVOLVERE


MEDIANTE INVAGINAZIONE E DISTACCO Dalla MEMBRANA PLASMATICA DI UNA cellula
ANCESTRALE QUESTO .
HA PORTATO Alla CREAZIONE DI COMPARTIMENTI CIRCONDATI DA
MEMBRANA CON UN LUME TOPOLOGICAMENTE EQUIVALENTE All' ESTERNO della
ceuuua

EVOLUZIONE MITOCONDRI POICHÉ POSSIEDE UN PROPRIO GENOMA ,


SI PENSA CHE SI SIANO
EVOLUTI DA BAITERI CHE SONO STATI INGLOBATI DA Altre cellule con cui vivevano
IN SIMBIOSI .
LA MEMBRANA INTERNA CORRISPONDE Alla MEMBRANA PLASMATICA

ORIGINARIA DEL Batterio ,


IL LUME SI È EVOLUTO DAL GTOSOL Batterico .
EVOLUZIONE INVOLUCRO NUCLEARE INVAGINAZIONE della MEMBRANA PLASMATICA DI UN
ANTICO ARCHEO QUESTO INVOLUCRO
.
POI SI È STACCATO FORMANDO UN PROPRIO
COMPARTIMENTO CONTENENTE IL DNA

PRODUZIONE PROTEINE
a >
TRASPORTATE FUORI SU ORGANELLI
DAL UTOSOL

DIPENDE dalla PRESENZA DI


SEGNALI DI SMISTAMENTO

LA SINTESI DI Tutte LE PROTEINE INIZIA SUI RIBOSOMI NEL CITOSOL eccetto


,

Quelle PROTEINE CHE SONO SINTETIZZATE SUI RIBOSOMI DEI MITOCONDRI .

MOVIMENTO PROTEINE TRA COMPARTIMENTI


→ TRASPORTO REGOLATO CITOSOL -
nucleo Attraverso IL COMPLESSO DEI PORI
NUCLEARI CHE TRASPORTANO Attivamente MACROMOLECOLE E COMPLESSI
MACROMOLECOLARI specifici TRA I 2 SPAZI TOPOLOGICAMENTE EQUIVALENTI , CIOÈ
PERMETTONO LA DIFFUSIONE LIBERA DI Piccole molecole
→ TRASLOCAZIONE PROTEICA LE PROTEINE TRASUOGATRIU DI MEMBRANA TRASPORTANO
LE PROTEINE DAL CITOSOL AD UN COMPARTIMENTO TOPOLOGICAMENTE DISTINTO . LA
PROTEINA TRASPORTATA IN GENERE PERDE I SUOI RIPIEGAMENTI PER INSINUARSI
NEL TRASLOCATORE
→ TRASPORTO VESCICOLARE LE VESCICOLE SI CARICANO DI MOLECOLE PROVENIENTI DAL
LUME DI UN compartimento QUANDO SI DISTACCANO dalla SUA MEMBRANA E
SCARICANO IL CONTENUTO IN UN SECONDO COMPARTIMENTO FONDENDOSI CON LA

MEMBRANA TOPOLOGICAMENTE EQUIVALENTE

SEQUENZA SEGNALE ( 15 -
60 RESIDUI All' N -
TERMINALE )

SPESSO RIMOSSA Dalla PROTEINA DA UNA PEPTIDASI DEL SEGNALE
SPECIALIZZATA

POSSONO ANCHE ESSERE TRAM INTERNI DI AMMINOACIDI CHE RESTANO
PARTE DELLA PROTEINA ( NEL TRASPORTO REGOLATO )
,
ANCHE SEQUENZE
MULTIPLE ( ZONE SEGNALE ) USATE AD ESEMPIO NELL' IMPORTAZIONE NUCLEARE E
, ,
,

NEL TRASPORTO VESCICOLARE

OGNI SEQUENZA SEGNALE SPECIFICA UNA PARTICOLARE DESTINAZIONE :


ALCUNE PASSANO DAL RETICOLO AL GOLGI
• ALCUNE CON 4 AMMINOACIDI ALL' N -
TERMINALE RESTANO NEL RE

LE SEQUENZE SEGNALE DI tutte LE PROTEINE CHE HANNO LA STESSA DESTINAZIONE


SONO FUNZIONALMENTE INTERCAMBIABILI E NEL PROCESSO DI RICONOSCIMENTO DEL
SEGNALE ALCUNE PROPRIETÀ FISICHE ,
COME L' IDROFOBICETÀ ,
SEMBRANO ESSERE
SPESSO PIÙ IMPORTANTI della SEQUENZA esatta DEGLI AMMINOACIDI .
SEQUENZA SEGNALE

VIENE RICONOSCIUTA DA

Recettori DI SEGNALE CHE DOPO OGNI ciclo di INDIRIZZAMENTO RITORNANO


All' ORIGINE PER ESSERE RIUTILIZZATI

GUIDANO LE PROTEINE A DESTINAZIONE RICONOSCENDO classi DI PROTEINE


ANZICHÉ UNA SOLA specie di PROTEINE

TRASPORTO Nucleo -
CITOSOL TRASPORTO BIDIREZIONALE

SONO MEMBRANE INVOLUCRO NUCLEARE CONTIENE DNA

CONCENTRICHE \
MEMBRANA INTERNA MEMBRANA ESTERNA
CONTIENE PROTEINE CHE FANNO CONTINUITÀ CON IL RE PRODUCE
IN .

DA SITI DI Attacco PER LA LAMINA PROTEINE POICHÉ PRESENTA MOLTI


NUCLEARE ( DÀ SUPPORTO strutturale) RIBOSOMI
E CROMOSOMI

ENTRAMBE Attraversate DA PORI NUCLEARI

ESPORTAZIONE :
PRODUZIONE PROTEINE ( RNA) → SPAZIO PER/ NUCLEARE → GTOSOL

(
SPAZIO TRA MEMBRANA
EST . E INT .
)
IMPORTAZIONE : CITOSOL →
COMPARTIMENTO NUCLEARE

I COMPLESSI DEI PORI NUCLEARI ( NPC ,


NUCLEAR PORE COMPLEX ES) :


OGNI COMPLESSO È FORMATO DA 30 PROTEINE DIVERSE 0 NUCLEOPORINE
, ,

DISPOSTE A GRUPPI DI 8 CON SIMMETRIA CIRCOLARE


LE NUCLEOPORINE POSSONO ESSERE CLASSIFICATE IN :

• PROTEINE TRANSMEMBRANA dell' ANELLO CHE Attraversano L' INVOLUCRO NUCLEARE


E ANCORANO L' NPC ALL' INVOLUCRO STESSO

NULLEOPORINE IMPALCATURA FORMANO strutture A STRATI Dell' Anello

NUUUEOPORINE DEL CANALE RIVESTONO IL PORO CENTRALE . MOLTE DI ESSE
CONTENGONO ESTESE REGIONI NON STRUITURATE , DOVE LE CATENE POLIPEPTIDICHE
SONO INTRINSECAMENTE DISORDINATE .

'
CIASCUN NPC PUO TRASPORTARE FINO A 1000 MACROMOLECOLE AL SECONDO E PUÒ
FUNZIONARE CONTEMPORANEAMENTE IN ENTRAMBE LE DIREZIONI MA IL MODO IN
CUI
'
COORDINA FLUSSO BIDIREZIONALE E
IL SCONOSCIUTO .

CIASCUN COMPLESSO CONTIENE UNO O PIÙ CANALI ACQUOSI Attraverso I QUALI


PICCOLE MOLECOLE SOLUBILI IN ACQUA POSSONO DIFFONDERE PASSIVAMENTE .

PIÙ GRANDE È LA MOLECOLA E PIÙ DIFFONDE LENTAMENTE . le NUCLEOPORINE


FORMANO UN GROVIGLIO CON le zone NON strutturate CHE BLOCCANO LA

DIFFUSIONE DI GRANDI molecole le QUALI PASSANO GRAZIE A Recettori


,
PROTEICI SPECIFICI ( ANCHE GLI ISTONI Attraversano GLI NPC così )
← DISPOSIZIONE DEI NPC
Nell' INVOLUCRO NUCLEARE

Delle FIBRIUE SPORGONO SIA DAL


LATO CITOSOLICO CHE DA QUELLO
Nucleare dell' NPC :
LATO NUCLEARE :
LE FIBRIUE CONVERGONO A
livello Delle LORO PARTI DISTALI
FORMANDO UNA struttura A CANESTRO .

UATO CITOSOLICO : LE FIBRILLE HANNO LE

ESTREMITÀ LIBERE

IMPORTAZIONE NUCLEARE → SEGNALI DI LOCALIZZAZIONE NUCLEARE (SLN )

(
SPESSO BREVI SEQUENZE DI AMMINOACIDI
RICCHI DI USINA E ARGININA )
d
POSSONO PRESENTARSI OVUNQUE NELLA CATENA
AMMINOACIDICA

IL TRASPORTO INIZIA QUANDO LE PARTICELLE SI LEGANO A FIBRILLE CHE SI ESTENDONO


Dalle NUCLEOPORINE IMPALCATURA SUL BORDO DEGLI NPC NEL CITOPLASMA E

PROCEDE VERSO IL CENTRO DEGLI NPC .


LE REGIONI NON strutturate delle
PROTEINE DEGLI NPC CHE FORMANO UNA BARRIERA DI DIFFUSIONE PER LE
GRANDI MOLECOLE SONO Allontanate per permettere alle particelle Di

PASSARE Attraverso UN GRANDE PORO ACQUOSO

IMPORTAZIONE NUCLEARE
] DOVUTA DA

SEGNALE DI LOCALIZZAZIONE
] RICONOSCIUTO DAI

RECETTORI DI IMPORTAZIONE,
CHIAMATI ANCHE IMPORTINE
.

[ importi NA PORI
p Riconosce
.
_
> I
NUCLEARI E si muove AL LORO
INTERNO . L' IMPORTINA ✗ COLLEGA
L' IMPORTNA B AL CARICO DA
TRASPORTARE

POSSONO ESSERCI PROTEINE ADAITATRICI COME L' IMPORTINAX CHE FANNO DA PONTE
Recettori SONO PROTEINE GROSOLI CHE SOLUBILI CHE SI LEGANO :

• SEGNALE DI LOCALIZZAZIONE NUCLEARE SULLA PROTEINA DA TRASPORTARE


• RIPETIZIONI FENILALALINA -

GLICINA ( FG) PRESENTI NEI DOMINI NON Strutturati

1
delle NUCLEOPORINE DEL CANALE CHE RIVESTONO IL PORO CENTRALE .

SI PENSA CHE SERVANO DA :



BARRIERA DI PERMEABILITÀ Alle Altre molecole
,
POICHÉ ESSE INTERAGISCONO
DEBOLMENTE TRA LORO CONFERENDO AL GROVIGLIO PROTEICO LE PROPRIETÀ DI UN GEL
• SITI DI Attacco PER I Recettori DI IMPORTAZIONE Nucleare
TRASPORTO I COMPLESSI Recettore _

CARICO SI MUOVONO LUNGO LA VIA LEGANDOSI


RIPETUTAMENTE Alle SEQUENZE FG ciò PORTA A ROMPERE LE INTERAZIONI TRA
,
le FG STESSE E A dissolvere LA FASE GELATINOSA DI GROVIGLIO PROTEICO CHE
RIEMPIE IL PORO permettendone IL PASSAGGIO .

DISSOCIAZIONE DEL recettore RITORNO DEL recettore


ARRIVO NEL Nucleo → →

DAL SUO CARICO NEL CITOSOL

RICONOSCIUTO DAI
-
ESPORTAZIONE → SEGNALE ESPORTAZIONE recettori DI ESPORTAZIONE
nucleare
,
LE ESPORT / Ne
d
SONO CODIFICATI DA CARIOFERINE ( GENI DI Recettori di TRASPORTO NUCLEARE) .

I recettori SI LEGANO SIA AL SEGNALE DI ESPORTAZIONE CHE A PROTEINE


DEGLI NPC PER GUIDARE il LORO CARICO Attraverso l' NPC FINO AL
CITOSOL

L' IMPORTAZIONE È PERMESSA dall' ENERGIA IMMAGAZZINATA IN GRADIENTI DI

CONCENTRAZIONE della FORMA LEGATA A GTP Della GTPASI MONOMERICA RAN .

RAN PUO
'
ESSERE LEGATO A GDP 0 GTP .
La conversione NEI 2 STATI È DATA DA :

GAP CITOSOLICA ( PROTEINA CHE Attiva UA GTPASI) INNESCA L' IDROLISI DI GTP E
,
CONVERTE RAN -
GTP IN RAN -

GDP

GEF Nucleare ( fattore DI SCAMBIO DELLA GUANINA) ,
CONVERTE RAN -

GDP IN

RAN -
GTP
QUESTO GRADIENTE delle 2 RAN SPINGE IL TRASPORTO Nucleare .

LEGANO
-
Recettori _ RIPETIZIONI FG SUL LATO CITOSOLICO ENTRANO nel poro
d
RAN -
GTP SI LEGA SE IL recettore RAGGIUNGONO IL LATO NUCLEARE
_
TRASPORTA UN CARICO

a
RILASCIO DEL CARICO NEL Nucleo

IL Recettore -

RANGTP VIENE
TRASPORTATO A RITROSO NEL

CITOSOL .
QUI RAN GAP -
LO

CONVERTE IN RAN GDP CHE SI


-

DISSOCIA DAL Recettore


L' ESPORTAZIONE È SIMILE SOLO CHE NEL Nucleo RAN -
GTP PROMUOVE
L' Attacco DEL CARICO AL Recettore E NON LA DISSOCIAZIONE . GIUNTO NEL

CITOSOL RAN GAP


-
IDROLIZZA IL GTP E IL Recettore RILASCIA NEL CITOSOL IL

CARICO E RAN -
GDP .

ALCUNE PROTEINE CONTENGONO SIA SEGNALI DI LOCALIZZAZIONE NUCLEARE CHE DI

ESPORTAZIONE .
LA LOCALIZZAZIONE All' EQUILIBRIO DI QUESTE PROTEINE
NAUEITA ( SHUITLING È DETERMINATA dalle RELATIVE VELOCITÀ
PROTEINS) DI

IMPORTAZIONE ED ESPORTAZIONE : VARIANDO LE VELOCITÀ VARIA ANCHE ,


LA

LOCALIZZAZIONE .
QUESTI SEGNALI VENGONO REGOLATI TRAMITE FOSFORILAZIONE
DI AMMINOACIDI ADIACENTI Alle SEQUENZE SEGNALE .

LAMINA Nucleare SI TROVA SUL LATO NUCLEARE della MEMBRANA NUCLEARE


INTERNA ED È UN RETICOLO DI SUBUNITÀ PROTEICHE INTERCONNESSE
CHIAMATE LAMINE NUCLEARI

TRASPORTO MITOCONDRI CITOSOL → MITOCONDRI

I MITOCONDRI SONO ORGANELLI RACCHIUSI DA UNA DOPPIA MEMBRANA


SPECIALIZZATI NELLA SINTESI DI ATP UTILIZZANDO L' ENERGIA DERIVANTE DAL
,
TRASPORTO DEGLI ELETTRONI E DALLA FOSFORILAZIONE OSSIDATIVA .

I MITOCONDRI PRESENTANO sotto COMPARTIMENTI SEPARATI :



SPAZIO DELLA MATRICE INTERNO

SPAZIO INTERMEMBRANA ( IN CONTINUITÀ CON LE CRESTE )

MEMBRANA INTERNA ( FORMA INVAGINAZIONI LE CRESTE E RACCHIUDE LO
,

SPAZIO DELLA MATRICE )



MEMBRANA ESTERNA

CIASCUN SONO COMPARTIMENTO PRESENTA UNA SERIE


DISTINTA DI PROTEINE .
IMPORTAZIONE → LE PROTEINE MITOCONDRIALI PRIMA VENGONO SINTETIZZATE
COME delle PROTEINE MITOCONDRIALI NEL GTOSOL
PRECURSORI

|
,

POI VENGONO TRASLOCATE NEI MITOCONDRI CON UN MECCANISMO


POST TRADUZIONALE
-

AVVIENE TRAMITE SEQUENZE SEGNALI LE QUALI VENGONO SPESSO TAGLIATE DA


,

PEPTIDASI DEL SEGNALE ALTRE HANNO UNA SEQUENZA SEGNALE INTERNA CHE NON
. .

VIENE RIMOSSA .

STRUITURA SEQUENZA SEGNALE SU UN

{
RESIDUI CARICHI + SI TROVANO LATO
• ✗ ELICA antipatica >
RESIDUI IDROFOBICI PRIVI DI CARICA sull' ALTRO

lo
QUESTA CONFIGURAZIONE VIENE RICONOSCIUTA DAI Recettori
PROTEICI CHE INIZIANO LA TRASLOCAZIONE Delle PROTEINE

UA TRASLOCAZIONE delle PROTEINE ATTRAVERSO le MEMBRANE MITOCONDRIALI È MEDIATA


DA PROCESSI PROTEICI MULTI SUBUNITÀ I TRASLOCATORI DI PROTEINE
, .


COMPLESSO TOM TRASFERISCE PROTEINE Attraverso LA MEMBRANA ESTERNA

COMPLESSI TIM ( 22 E 23) TRASFERISCONO PROTEINE Attraverso LA MEMBRANA
INTERNA
di
QUESTI COMPLESSI CONTENGONO COMPONENTI CHE FANNO DA RECETTORI AI PRECURSORI
DI PROTEINE MITOCONDRIALI E ALTRI CHE FORMANO IL CANALE di TRASLOCAZIONE

COMPLESSI :

TOM IMPORTA PROTEINE MITOCONDRIALI prodotte NEL Nucleo
TRASPORTA SEQ SEGNALE → ARRIVA Nello SPAZIO INTERMEMBRANA → INSERISCE LE
.

PROTEINE TRANSMEMBRANA NELLA MEMBRANA INTERNA


SE HO PROTEINE B- BARILE (ABBONDANTI NELLA MEMBRANA ESTERNA) VENGONO
TRASFERITE AL COMPLESSO SAM che le AIUTA A RIPIEGARSI IN MODO corretto .

,

TIM 23TRASPORTA PROTEINE SOLUBILI NELLO SPAZIO della MATRICE E AIUTA A
INSERIRE PROTEINE TRANSMEMBRANA NELLA MEMBRANA INTERNA

TIM 22 MEDIA L' INSERZIONE DI UNA sottoclasse DI PROTEINE Della MEMBRANA
INTERNA ,
COMPRESA LA PROTEINA TRASPORTATRICE DI ADP , ATPE FOSFATO DENTRO E
FUORI I MITOCONDRI

COMPLESSO OXA INSERISCE NELLA MEMBRANA INTERNA Quelle PROTEINE CHE SONO
prodotte DENTRO I MITOCONDRI E AIUTA ALCUNE PROTEINE DELLA MEMBRANA
INTERNA AD INSERIRSI

le MANTENGONO Nello STATO


SINTESI PRECURSORI > PROTEINE chaperone :
SVOLTO IMPEDENDOGLI DI
INTERAZIONE (HSP 70)
AGGREGARSI PRIMA DI ARRIVARE
AL COMPLESSO TOM

PROCESSO DI IMPORTAZIONE

① SEQUENZE SEGNALE DEI PRECURSORI delle PROTEINE MITOCONDRIALI


µ SI LEGANO AI

RECETTORI DI IMPORTAZIONE DEL COMPLESSO TOM


4
LE PROTEINE INTERAGENTI SI DISTACCANO E LA CATENA POLIPEPTIDICA NON RIPIEGATA
NEL CANALE DI TRASLOCAZIONE

② TOM TRASPORTA IL SEGNALE DI INDIRIZZO MITOCONDRIALE Attraverso LA

MEMBRANA ESTERNA Nello spazio INTERMEMBRANA


L SI LEGA AL

COMPLESSO Tim > APRE IL CANALE del complesso


d
LA CATENA POLIPEPTIDICA ENTRA NELLA MEMBRANA INTERNA O
NELLA MATRICE

L' ENERGIA PER L' IMPORTAZIONE MITOCONDRIALE È FORNITA Dall' IDROLISI DI ATP IN 2
SITI DISTINTI : UNO FUORI DAI MITOCONDRI E L' ALTRO Nello spazio Della MATRICE .

UN Ulteriore FONTE DI ENERGIA È FORNITA DAL POTENZIALE DI MEMBRANA ATTRAVERSO LA


MEMBRANA MITOCONDRIALE INTERNA .

1° RICHIESTA DI ENERGIA QUANDO VI È L' INTERAZIONE TRA PRECURSORE PROTEICO NON


RIPIEGATO E I Recettori DI IMPORTAZIONE DEL COMPLESSO TOM L' ENERGIA OCCORRE PER .

l' Attacco e il Rilascio DI POLIPEPTIDI APPENA SINTETIZZATI DAGLI CHAPERON/ HSP 70 .

2° RICHIESTA ENERGETICA LA TRASLOCAZIONE ATTRAVERSO TIM RICHIEDE IL POTENZIALE DI


MEMBRANA . IL GRADIENTE Elettrochimico È POMPAGGIO DI IONI Ht
MANTENUTO DAL
DALLA MATRICE Nello spazio INTERMEMBRANA SPINTO DAI PROCESSI DI TRASPORTO DEGLI
,
Elettroni NELLA MEMBRANA INTERNA
FUNZIONE DI Hspto Nell' IMPORTAZIONE
FA PARTE DI UN COMPLESSO PROTEICO LEGATO Alla MATRICE DI TIM 23 E FUNGE DA
MOTORE CHE TRASPORTA IL PRECURSORE NELLA MATRICE LA NSP 70 MITOCONDRIALE HA Alta .

'

AFFINITA PER LE CATENE POLIPEPTIDICHE SVOLTE E SI LEGA Alle CATENE IMPORTATE NON
APPENA EMERGONO DA TIM Nello spazio Della MATRICE .


Ha MSPTO SUBISCE UN CAMBIAMENTO CONFORMAZIONALE E RILASCIA LA PROTEINA IN UN

PASSAGGIO DIPENDENTE DA ATP , ESERCITANDO sulla PROTEINA UNA FORZA DI TRAZIONE


• QUESTO ciclo SPINTO DA ENERGIA DI Attacco e Rilascio SI PENSA CHE FORNISCA UA
FORZA PER COMPLETARE L' IMPORTAZIONE
• DOPO L' INTERAZIONE INIZIALE CON LA HSP 70 MITOCONDRIALE, molte PROTEINE VENGONO
TRASFERITE All' HSP 60 MITOCONDRIALE : AIUTA IL RIPIEGAMENTO Della CATENA POLIPEPTIDICA
NON RIPIEGATA LEGANDOSI A ESSA E RIUASUANDOUA IN cicli DI IDROLISI DI ATP .

TRASPORTO NELLA MATRICE


SOLO LE SEQUENZE N TERMINALI
-

ARRIVANO Alla MATRICE .


UNA SEQUENZA AMMINOACIDICA
"
IDROFOBICA POSTA DOPO LA SEQUENZA SEGNALE N -
TERMINALE AGISCE da SEQUENZA
, ,
"
DI STOP DEL TRASFERIMENTO

1 IL COMPLESSO TOM TRASCINA IL RESTO DELLA PROTEINA Attraverso


LA MEMBRANA ESTERNA Nello spazio INTERMEMBRANA
di VIA PIÙ
TAGUO DELLA SEQUENZA SEGNALE NELLA MATRICE COMUNE
di
TIM 23 RILASCIA LA SEQUENZA IDROFOBICA
4
LA SEQUENZA IDROFOBICA SI ANCORA Alla MEMBRANA INTERNA

2 TIM 23 PORTA L' INTERA PROTEINA Nella MATRICE


di
RIMOZIONE Dell' N TERMINALE DA
-
PARTE DI UNA PEPTIDASI DEL SEGNALE VIA
Della MATRICE ALTERNATIVA
6
ESPOSIZIONE DELLA SEQUENZA IDROFOBICA All' N TERMINALE
-

a
TALE SEQUENZA GUIDA LA PROTEINA AL COMPLESSO OXA , CHE
INSERISCE NELLA MEMBRANA INTERNA PROTEINE PRODOTTE NEI MITOCONDRI

molte PROTEINE CHE USANO QUESTE VIE VERSO LA MEMBRANA INTERNA RESTANO ANCORATE
,

TRAMITE LA loro SEQUENZA SEGNALE IDROFOBICA .

Altre SONO RILASCIATE Nello SPAZIO INTERMEMBRANA DA UNA PROTEASI CHE RIMUOVE
L' ANCORA DI MEMBRANA .
IMPORTAZIONE DI PROTEINE CON MOTIVI DI CISTEINA
LEGAME DISOLFURO TEMPORANEO DI QUESTE PROTEINE CON LA PROTEINA MIA 40

di
Rilascio PROTEINA OSSIDATA CON LEGAMI DISOLFURO INTRACATENA
di
PROTEINA MIA 40
VIENE RIDOTTA ED È POI RIOSSIDATA TRASFERENDO Elettroni Alla CATENA DI
DI TRASPORTO DEGLI ELETTRONI

L' ENERGIA IMMAGAZZINATA NEL POTENZIALE REDOX NELLA CATENA DI TRASPORTO DEGLI

Elettroni MITOCONDRIALE È UTILIZZATA PER SPINGERE L' IMPORTAZIONE DI PROTEINE


I MITOCONDRI SONO IL SITO PRINCIPALE DI SINTESI DI ATP NELLA CELLULA

TRASPORTO DI PICCOLE MOLECOLE NELLA MEMBRANA INTERNA


'
VA M ESTERNA
. E PERMEABILE Alle piccole molecole GRAZIE Alle PORINE MA LA M INTERNA
.

NON NE HA

MEDIATO DA UNA FAMIGLIA DI PROTEINE TRASPORTATRIU SPECIFICHE PER METABOLITI
→ TRAMITE PROTEINE TRANSMEMBRANA A PASSAGGI MULTIPLI CHE HANNO SEQUENZE SEGNAU
INTERNE
→ Attraversano TOM E SONO GUIDATE DA CHAPERON NEL 17m22
→ TIM 22 LE INSERISCE NELLA M.IN/z-RNA MEDIANTE UN PROCESSO CHE Richiede POTENZIALE
DI MEMBRANA

PEROSSISOMI
LE PROTEINE ARRIVANO NEI PEROSSISOMI
PER IMPORTAZIONE selettiva DAL CITOSOL
CARATTERISTICHE O TRAMITE IL RE .

CIRCONDATI DA UNA SINGOLA MEMBRANA


]

→ NON CONTENGONO DNA E PROTEINE


→ CONTENGONO ENZIMI OSSIDATIVI ( ES GATAUSI
.
E URATO OSSIDASI)
→ SITI DI UTILIZZO dell' OSSIGENO
→ SI ADATTANO BENE AL CAMBIAMENTO DI CONDIZIONI AMBIENTALI

I PEROSSISOMI CONTENGONO ENZIMI CHE USANO OSSIGENO PER RIMUOVERE ATOMI DI

IDROGENO DA SUBSTRATI ORGANICI PRODUCENDO ACQUA OSSIGENATA ( Haq )


va CATAUSI UTILIZZA Hao, PER OSSIDARE VARI ALTRI SUBSTRATI TRAMITE LA REAZIONE
PEROSSIDATNA
↳ IMPORTANTE Nelle cellule DEL FEGATO E DEL RENE : I PEROSSISOMI
DETOSSIFICANO VARIE MOLECOLE TOSSICHE CHE ENTRANO NEL SANGUE

FUNZIONE PEROSSISOMI :

B- OSSIDAZIONE → Demolisce molecole DI ACIDI GRASSI IN ACETIL COA IL


,
QUALE VIENE
ESPORTATO NEL citosol PER ESSERE USATO IN REAZIONI BIOSINTETICAe
FORMAZIONE PUASMALOGENI : SONO I FOSFOUP / DI PIÙ ABBONDANTI Nella MIELINA .

L' ASSENZA DI PUASM ALOGENI PORTA A PROFONDE ANOMALIE Nema MIEUNIZZAZLONE DEGLI
ASSIONI Delle cellule NERVOSE E QUESTA È UNA RAGIONE PER cui molte ANOMALIE
,

DEI PEROSSISOMI PORTANO A Malattie NEUROLOGICHE .


IMPORTAZIONE PEROSSISOMI
SEQUENZA SEGNALE :


TRIPLETTA DI AMMINOACIDI SERINA USINA AL C- TERMINALE RICONOSCIUTA DA
-
-
LEUCINA
recettori PROTEICI

Altre UA CONTENGONO VICINO All' N -

TERMINALE
SOLUBILI NEL CITOSOL

TRASLOCATORE : FORMATO DA 6 PEROSSINE


IL PROCESSO DI IMPORTAZIONE È SPINTO DA IDROLISI DI ATP .

'

IL PORO FORMATO DAL TRASPORTATORE E DINAMICO E SI ADAITA Alla GRANDEZZA DEL CARICO
CHE DEVONO TRASPORTARE .

VA PEROSSINA PEX 5 UN recettore SOLUBILE DI IMPORTAZIONE Riconosce IL SEGNALE DI


, ,

IMPORTAZIONE AL C- TERMINALE E SI LEGA ADESSO


ti
PORTA IL CARICO A DESTINAZIONE ,
nel PEROSSISOMI
di
RITORNA NEL CITOSOL DOVE SUBISCE UBIQUITI NAZIONE PER ESSERE Riciclata
di
UN ATPASI COMPOSTA DA PEXI e PEXG
,
UTILIZZA L' ENERGIA DI IDROLISI DI ATP PER

IL RLUASÙO DI PEX 5 DAI PEROSSISOMI

SINDROME DI ZELLWEGER ( MALATIA EREDITARIA )



GRAVE Deficienza DI PEROSSISOMI A CAUSA DI UN Difetto delle PROTEINE DI
IMPORTAZIONE
" "

LE cellule PRESENTANO PEROSSISOMI VUOTI ,
E I SOGGETTI PRESENTANO GRAVI
ANOMALIE CEREBRALI , NEL FEGATO E NEI RENI E MUOIONO POCO DOPO LA NASCITA

DOVUTA DALLA MUTAZIONE DEL GENE CHE CODIFICA LA PROTEINA PEX 5


UN Difetto IN PEXZ , IL Recettore PER IL SEGNALE DI IMPORTAZIONE All' N -

TERMINALE
CAUSA UNA FORMA PIÙ LIEVE DELLA MALATIA

LE CISTERNE
RETICOLO ENDOPLASMATICO
9
ORGANIZZATO IN UN LABIRINTO RETICOLARE DI TUBULI RAMIFICATI E DI SACCHI Appiattiti CHE
SI ESTENDE PER tutto IL CITOSOL I TUBULI E I SACCHI SONO INTERCONNESSI E LA LORO
.

MEMBRANA IN CONTINUITÀ CON LA MEMBRANA


'

E NUCLEARE ESTERNA LO SPAZIO TRA LA .

MEMBRANA DEL RE (TUBULI + SACCHI) E LA M NUCLEARE


. ESTERNA È DETO LUME DEL RE 0

SPAZIO DELLE CISTERNE DEL RE .

VI SONO Delle REGIONI DISTINTE del re Altamente specializzate :

→ RE liscio
→ RE RUVIDO

IL RIBOSOMA CHE STA


IMPORTAZIONE DI PROTEINE NEL RE → Processo CODRADUZLONAUE →
SINTETIZZANDO LA Proteina
SI Attacca Al Re
RE RUVIDO ✓ di
UN' ESTREMITÀ Della PROTEINA
'
E TRASLOCATA NEL RE E
RE DI TRANSIZIONE :
AREE DI RE Uscio DA cui GEMMANO L' ALTRA È ANCORA IN

VESCICOLE DI TRASPORTO CHE PORTANO PROTEINE FASE DI SINTESI


E UPIDI DI NUOVA SINTESI All' APPARATO DEL GOLGI
FUNZIONI DEL RE

BIOSINTESI DEI LIPIDI
• REAZIONI DI DETOSSIFICAZIONI
4
AVVIENE NEL RE USUO DOVE SONO PRESENTI LA FAMIGLIA DEI CITOCROMO Pli 50 QUESTI
,

ENZIMI SONO PARTICOLARMENTE ABBONDANTI NEGU EPATOCITI E SI OCCUPANO della

DETOSSIFICAZIONE DI SOSTANZE ENDOGENE ED ESOGENE , TRAMITE IL LEGAME SULLA


MOLECOLA DA TRAITARE DI UN OH . L' ADDIZIONE DEL GRUPPO 04 RENDE IL COMPOSTO
PIÙ SOLUBILE FAVORENDO L' ESCREZIONE Della cellula .

"

DEPOSITO E Rinasco DI IONI (a NEL CITOSOL

PER STUDIARE IL RE VA ISOLATO ,


POICHÉ È FINTAMENTE INTRECCIATO CON ALTRI COMPONENTI
DEL CITOSOL .
QUANDO TESSUTI O cellule VENGONO ROITI PER omogeneizzazione, IL RE SI
ROMPE IN FRAMMENTI E SI RISALDA IN PICCOLE vescicole , I MICROSOMI .

MICROSOMI → RUVIDI : FACILMENTE OTENIBIU DA PORZIONI DI RE RUVIDO


si
USCI : NON SONO FACILMENTE OTENIBIU POICHÉ CONTENGONO FRAMMENTI

{
UESUCOUATI Della MEMBRANA PLASMATICA ,
Dell' APPARATO DEL GOLGI ,
DEGU ENDOSOMI E DEI MITOCONDRI

SONO FACILMENTE ottenibile cellule MUSCOLARI



da
( RETICOLO SARCOPLASMATICO )
cellule recate d ' ☒ "suo

epatociti

IL RE CAITURA PROTEINE DI 2 TIPI :



PROTEINE TRANSMEMBRANA : TRASLOCATE IN PARTE Attraverso LA MEMBRANA DEL RE E VI
RIMANGONO IMMERSE

PROTEINE SOLUBILI IN ACQUA : TRASLOCATE COMPLETAMENTE ATTRAVERSO LA MEMBRANA DEL RE E
RILASCIATE NEL SUO WME

IMPORTAZIONE → SEQUENZA SEGNALE DEL RE , GUIDATA AL RE DA :



SRP ( PARTICELLA DI RICONOSCIMENTO DEL SEGNALE) NELLA MEMBRANA DEL RE :

&
' '
E UN COMPLESSO RLBO NUCLEOPROTEICO FORMATO DA 6 SUBUNITA PROTEICHE E UNA MOLECOLA
DI RNA . SI LEGA A VARIE SEQUENZE : LE S.S .
HANNO VARIE SEQUENZE AMMINOACIDI CHE , MA
Tutte HANNO 8 O PIÙ AMMINOACIDI NON POLARI AL CENTRO . IL SITO DI LEGAME DELLA 5.5 .
È
UNA TASCA IDROFOBICA RIVESTITA DI METIONINE LE QUALI SONO ABBASTANZA PLASTICHE GRAZIE
,

Alle LORO CATENE UATERAU FLESSIBILI NON RAMIFICATE, E UA TASCA PUO ACCOGLIERE 5.5
'
.

IDROFOBICHE CON SEQUENZA FORMA E DIMENSIONE DIVERSA .

,
COME FUNZIONA SRP
SRP E IL SUO Recettore AGISCONO INSIEME

SRP SI ATTACCA ALLA S.S. DEL RE ESPOSTA E AL RIBOSOMA , INDUCENDO COSÌ UNA PAUSA
NELLA TRADUZIONE
• IL Recettore PER le SRP Nella MEMBRANA DEL RE SI Attacca AL COMPLESSO SRP -
RIBOSOMA
E LO DIRIGE AL TRASLOCATORE

SRP E IL Recettore PER LE SRP VENGONO RILASCIATI ,
LASCIANDO IL RIBOSOMA Attaccato
AL TRASLOCATORE NELLA MEMBRANA DEL RE .

• IL TRASLOCATORE INSERISCE LA CATENA POLIPEPTIDICA NEL DOPPIO STRATO LIPIDICO

POICHÉ UNA Delle SRP ED ENTRAMBE LE CATENE DEL RECETTORE PER LE SRP CONTENGONO
DOMINI CHE LEGANO GTP
,
SI PENSA CHE I CAMBIAMENTI CONFORMAZIONALI CHE AVVENGONO
DURANTE I CICLI DI LEGAME E IDROUSI DI GTP ASSICURINO CHE IL RILASCIO di SRP
AWENGA SOLTANTO DOPO CHE IL RIBOSOMA SI SIA IMPEGNATO IN MODO APPROPRIATO CON

IL TRASLOCATORE NELLA MEMBRANA DEL RE .

RIBOSOMI Attaccati Alla MEMBRANA sul lato


RE
PROCESSO di trasferimento → citosolico DEL


COTRADUZIONAUE RIBOSOMI UBERL
CREA 2 POPOLAZIONI DI
RIBOSOMI SEPARATE INIZIALMENTE

NEL GTOSOL

POURLBOSOMI RIBOSOMI : ASSOUAIT Allo stesso MRNA CHE AITUANO UNA CODIFICA DI

PROTEINE IN SERIE

TRASLOCATORI : FORMA UN PORO PIENO D' ACQUA ATTRAVERSO LA MEMBRANA Attraverso IL

QUALE PASSA LA CATENA POLIPEPTIDICA . Il Nucleo DEL TRASLOCATORE È DATO DAL


COMPLESSO SEC 61
,
CHE CONSISTE IN 3 SUBUNITÀ ( Altamente CONSERVARE DAI Batteri
FINO Alle cellule eucariotiche) .
IL PORO È controllato DA UN' ✗ EUCA Che tiene IL

TRASLOCATORE CHIUSO QUANDO È A RIPOSO E SI SPOSTA DI LATO AL PASSAGGIO DI


UNA CATENA POLIPEPTIDICA .

COMPLESSO TRASLOCATORE Eucariotico : 4sec 61

TRASLOCATORE + ENZIMI =
Traslocare
TRASLOCAZIONE POST SINTESI
La traslocazione attraverso la membrana del Re in genere avviene durante la traduzione (cotraduzionalmente).
Alcune proteine, però, sono importate nel RE dopo che la loro sintesi è stata completata. La traslocazione post
traduzionale è tipica nelle cellule del lievito e attraverso la membrana plasmatica batterica, e questo tipo di
traslocazione il traslocatore richiede proteine accessorie che introducono la catena nel poro e spingono la
traslocazione.
Le cellule eucariotiche usano una serie di proteine accessorie che si associano al complesso Sec61.
⟶ Le proteine accessorie attraversano la membrana e usano un dominio sul lato luminale della membrana
del RE per depositare una proteina chaperone simile a Hsp70, la BiP (binding protein) sulla catena che emerge
dal poro nel lume del RE
⟶ la traslocazione unidirezionale è spinta da cicli di attacco e rilascio di BiP. Le proteine che seguono la
traslocazione post-traduzionale sono prima rilasciate nel citosol, dove si legano a proteine chaperone che ne
impediscono il ripiegamento.

PROCESSO DI TRASLOCAZIONE
• Rilascio della sequenza segnale da SRP quando la catena ha raggiunto una lunghezza sufficiente
• Attacco della sequenza segnale ad un sito specifico dentro il poro dove funge da segnale d’inizio del
trasferimento che apre il poro
• Quando la catena diventa abbastanza luna una peptidasi del segnale del RE rimuove le sequenze
segnale e le rilascia dal poro nella membrana, dove vengono rapidamente degradate in amminoacidi
da altre proteasi presenti nella membrana del RE
• Apertura laterale del traslocatore per consentire il per il rilascio della sequenza segnale

Il traslocatore può aprire in 2 modi:


• Forma un poro nel doppio strato lipidico (per permettere alle porzioni idrofiliche delle proteine di
attraversarlo)
• Si apre lateralmente all’interno della membrana per lasciare che porzioni idrofobiche della proteina si
distribuiscano nel doppio strato

MODI IN CUI LE PROTEINE A SINGOLO PASSAGGIO VENGONO INTEGRATE NEL RE


1) SEQUENZA SEGNALE ESTERNA
La sequenza segnale N-terminale inizia la traslocazione, ma una sequenza idrofobica blocca il trasferimento
prima della traslocazione dell’intera catena polipeptidica. Questo segnale di stop àncora la proteina alla
membrana dopo che la sequenza segnale del RE è stata tagliata e rilasciata nel traslocatore. Questa sequenza
di stop viene trasferita nel doppio strato dal meccanismo di apertura laterale e lì rimane come segmento di α-
elica con N-terminale sul lato luminale della membrana e il C-terminale sul lato citosolico.
2) SEQUENZA SEGNALE INTERNA
In questo caso, la sequenza segnale è all’estremità N-terminale della proteina. Una SRP lega la sequenza
segnale interna riconoscendo le α-eliche idrofobiche. SRP porta il ribosoma alla membrana del RE e la
sequenza segnale del RE fa da segnale di inizio della traslocazione. Dopo il rilascio del traslocatore, la sequenza
segnale interna di inizio del trasferimento resta nel doppio strato in forma di singola α-elica.
Le sequenze interne di inizio del trasferimento possono legarsi all’apparato di traslocazione in 2 modi diversi,
che determinano quale segmento sarà trasferito nel lume del RE:
A. C-terminale sul lato luminale.
B. N-terminale sul lato luminale
L’orientamento dipende dalla presenza di amminoacidi carichi nelle vicinanze.
VIA A ⟶ se ci sono più amminoacidi
carichi positivamente che precedono il
nucleo idrofobico della sequenza segnale

VIA B ⟶ se ci sono più amminoacidi


carichi positivamente successivamente al
nucleo idrofobico della sequenza di inizio
del trasferimento.
Poiché la traslocazione non può iniziare
prima che una sequenza di inizio del
trasferimento fuoriesca dal ribosoma, la
traslocazione della porzione N-terminale
può avvenire soltanto dopo che questa
porzione è stata sintetizzata.

PROTEINE A PASSAGGI MULTIPLI


CASO SEMPLICE:
• Sequenza segnale interna funge da segnale di inizio della traslocazione
• La traslocazione termina con una sequenza di stop

CASO COMPLESSO:
• Molte α-eliche idrofobiche attraversano la membrana
Una seconda sequenza di inizio del trasferimento avvia la traslocazione più a valle lungo la catena fino all’arrivo
della sequenza di stop causa il rilascio della catena.

COME DISTINGUIAMO SEQUENZE DI INIZIO E DI STOP?


È data dall’ordine in cui le sequenze sono disposte all’interno della catena. La ricerca di segmenti idrofobici
viene fatta dall’SRP che procede dall’N-terminale verso il C-terminale, nella direzione in cui la proteina è
sintetizzata. SRP riconosce il primo segmento idrofobico come INIZIO, il traslocatore dopo l’inizio riconosce il
successivo segmento idrofobico come segnale di stop.

MEMBRANA ASIMMETRICA DEL RE


Le proteine di membrana vengono sempre inserite nel RE sul lato citosolico, e tutte le copie della stessa catena
avranno lo stesso orientamento nel doppio strato, in modo da creare un’asimmetria. Quest’asimmetria si
mantiene in tutti i processi di trasporto proteico. L’inserimento nel RE della proteina determina il suo
orientamento in tutte le membrane.
PROTEINE ANCORATE MEDIANTE LA CODA
Si tratta di proteine di membrana ancorate mediante un’α-elica idrofobica transmembrana posta al C-
terminale. Tra queste sono importanti le SNARE, che guidano il traffico vescicolare.
Quando queste proteine si inseriscono nella membrana del RE, solo alcuni amminoacidi al C-terminale arrivano
al lume del RE, mentre la maggior parte della proteina rimane nel citosol.
• Un complesso solubile di preindirizzamento cattura l’α-elica idrofobica C-terminale quando esce dal
ribosoma
• Associazione a una ATPasi Get3
• Il complesso risultante interagisce con il complesso recettore Get1-Get2 (funziona come una macchina
per inserire proteine nella membrana)
• Get3 idrolizza il suo GTP e la proteina viene rilasciata dal recettore per essere inserita nella membrana
• Il rilascio di ADP e il nuovo legame di ATP riportano Get3 nel citosol

PROTEINE NEL LUME DEL RE:


• Proteine residenti
• Proteine in transito

PROTEINE RESIDENTI: contengono un segnale di ritenzione nel RE di 4 amminoacidi al loro C-terminale. Alcune
di queste proteine funzionano come catalizzatori che aiutano le molte proteine traslocate nel RE a ripiegarsi e
ad assemblarsi correttamente.
Un’importante proteina residente nel RE è la PDI (proteina disolfuro isomerasi) che catalizza l’ossidazione di
gruppi sulfidrilici (SH) liberi su cisteine per formare legami disolfuro (S-S). i legami disolfuro vengono a formarsi
solo nello spazio extracellulare, perché l’ambiente citosolico è molto riducente.
Un altro esempio di proteina residente nel RE è la proteina chaperone BiP. BiP riconosce proteine ripiegate
male, legandosi a sequenze esposte che generalmente dovrebbero essere interne. La BiP legata impedisce alla
proteina di aggregarsi e la mantiene nel RE. BiP idrolizza ATP per trattenere e lasciare andare il suo substrato
proteico in un ciclo dinamico.

GLICOSILAZIONE
Perché avviene la glicosilazione?
• Per raggiungere un corretto ripiegamento nel RE
• Per proteggere dall’attacco di proteasi
• Permette lo svolgimento del controllo della qualità

L’aggiunta covalente di zuccheri alle proteine è una delle funzioni biosintetiche principali del RE.
MECCANISMO
• Un’oligosaccaride precursore (composto da N-acetilglucosammina, mannosio e glucosio che contiene
un totale di 14 zuccheri) viene trasferito al gruppo NH2 di una catena laterale di asparagina
• Il trasferimento è catalizzato da un oligosaccaril trasferasi
• L’oligosaccaride precursore viene mantenuto nel RE da una molecola lipidica: il dolicolo
• il trasferimento all’asparagina bersaglio avviene dopo che l’amminoacido è emerso nel lume del RE
• l’oligosaccaride precursore viene costruito sul dolicolo legato alla membrana e poi viene trasferito a
una proteina
• gli zuccheri vengono prima attivati nel citosol dalla formazione di UDP (intermedi nucleotide)
• UDP poi dona lo zucchero al lipide (direttamente o indirettamente)
• A metà processo l’oligosaccaride legato al lipide viene capovolto con l’aiuto di un trasportatore,
passando così dal lato citosolico a quello luminale.

Quando sono ancora nel RE, 3 glucosi e un mannosio vengono rimossi.

Perché le proteine nel RE vengono glicosilate? SISTEMA DI CONTROLLO


Studi su 2 proteine chaperone del RE: calnessina e calreticulina.
FUNZIONE: esse si legano a lectine (carboidrati) o ad oligosaccaridi su proteine non completamente ripiegate
trattenendole nel RE.
Þ Calnessina e calreticulina riconoscono oligosaccaridi legati a N che contengono un singolo glucosio (e
perciò legano proteine soltanto dopo che 2 dei 3 glucosi che vengono inizialmente attaccati sono stati
rimossi da glicosidasi del RE). Questo glucosio viene posto dall’enzima glicosil trasferasi, che aggiunge
glucosio ad oligosaccaridi che sono attaccati a proteine non ripiegate. Una proteina ben ripiegata è
priva del 3° glucosio.
Þ Riconosciuta la proteina cercano di aiutarla a raggiungere la giusta conformazione
Þ Se la proteina è correttamente conformata subisce il taglio ed esce, altrimenti viene aggiunto altro
glucosio finché non raggiunge la giusta conformazione.

RETROTRASLOCAZIONE (2° sistema di controllo)


Molte molecole proteiche (>80% per alcune proteine) traslocate nel RE non riescono a raggiungere il loro
corretto ripiegamento, dunque vengono degradate nei proteasomi.
Prima della degradazione bisogna distinguere la proteina mal ripiegata dagli intermedi di ripiegamento delle
proteine appena sintetizzate (queste non vanno degradate):
Þ Gli N-oligosaccaridi (oligosaccaridi legati a N) fanno da timer per misurare quanto a lungo una proteina
è rimasta nel RE
Þ Rimozione di un mannosio ad opera dell’enzima mannosidasi nel RE, e così crea una nuova struttura
oligosaccaridica che è riconosciuta da lectine del lume del RE per essere degradata
Þ Le proteine che si ripiegano ed escono dal RE più velocemente dell’azione della mannosidasi sfuggono
alla degradazione

ACCUMULO DI PROTEINE MAL RIPIEGATE


RICORDA
UPR: unfolded protein response. Si attiva in seguito ad accumulo di proteine mal ripiegate nel RE. Si occupa di
ripristinare la funzione normale della cellula attraverso la riduzione della sintesi proteica ed incrementando la
produzione di chaperoni molecolari. UPR inizia la sua attività dopo l’avvio di 3 specie solubili allo stress:
Þ Perk (pancreatic ER kinase)
Þ ATF6 (activating transcription factor 6)
Þ IRE1 (inositol-requiring enzyme 1)
PROTEINE MAL RIPIEGATE:
NEL CITOSOL ⟶ risposta da shock da calore (heat-shock response): stimola la trascrizione di geni codificanti
molecole chaperone citosoliche
NEL RE ⟶ risposta alle proteine non ripiegate: aumento della trascrizione di geni che codificano proteine
coinvolte nella retrotraslocazione e nella degradazione

In che modo le proteine ripiegate male nel citosol o nel RE mandano segnali al nucleo?
Ci sono 3 vie parallele che effettuano la risposta alle proteine non ripiegate.
IRE1 ⟶ (è una chinasi transmembrana) viene oligomerizzata e autofosforilata, attivando un suo dominio
endoribonucleico che taglia un RNA eliminando un introne. Gli esoni vengono uniti da una RNA ligasi, creando
un mRNA sottoposto a splicing, che verrà tradotto e produrrà una proteina attiva che regola la trascrizione dei
geni codificanti le proteine che mediano la risposta alle proteine non ripiegate.
PERK ⟶ (è una chinasi transmembrana) inibisce un fattore di inizio della traduzione fosforilandolo, riducendo
così la produzione di nuove proteine in tutta la cellula (riduzione del flusso di proteine nel RE). Questo blocco
porta alla produzione solo di proteine di preferenza (quando i fattori d’inizio della traduzione sono scarsi), tra
cui una proteina attiva nella risposta di proteine mal ripiegate
ATF6 ⟶ (è una proteina regolatrice della trascrizione) viene sintetizzata come proteina di membrana del RE,
ma l’accumulo di proteine mal ripiegate la conduce nell’apparato del Golgi, dove viene privata del dominio
citosolico, il quale migra nel nucleo per attivare la produzione di proteine attive nella risposta a proteine mal
ripiegate
ÀNCORA GPI (GLICOSILFOSFATIDILINOSITOLO)
Parecchi enzimi citosolici catalizzano l’aggiunta covalente di una singola catena di acido grasso o di un gruppo
prenilico a proteine selezionate: i lipidi attaccati aiutano a dirigere e ad attaccare queste proteine alle
membrane cellulari.

Un’àncora GPI viene aggiunta al C-terminale di alcune proteine destinate alla membrana plasmatica. Questo
legame si forma nel lume del RE, dove contemporaneamente vinee tagliato il segmento transmembrana della
proteina.

LA MAGGIOR PARTE DEI DOPPI STRATI LIPIDICI È ASSEMBLATA NEL RE


La membrana del RE sintetizza quasi tutte le classi principali di lipidi, e principalmente produce fosfatidilcolina
⟶ colina + 2 acidi grassi + glicerolo fosfato
Þ Gli acidi grassi, poiché sono insolubili in acqua, sono accompagnati al RE da una proteina che lega acidi
grassi nel citosol
Þ Agli acici grassi, una volta giunti nel RE e l’attivazione con CoA (coenzima A), vengono aggiunti 2 acidi
grassi al glicerolo fosfato dalle acil trasferasi per produrre acido fosfatico, un composto
sufficientemente insolubile in acqua da rimanere nel doppio strato (passaggio che fa ingrandire il
doppio strato lipidico del RE)

Poiché la sintesi dei fosfolipidi avviene nella metà citosolica del doppio strato lipidico del RE, deve esserci un
meccanismo che trasferisce alcune delle molecole di fosfolipidi appena formate al foglietto luminale del
doppio strato:
⟶ scramblasi è un traslocatore di fosfolipidi che equilibra in maniera NON selettiva i fosfolipidi fra i 2 foglietti
del doppio strato lipidico
La membrana plasmatica contiene un tipo diverso di traslocatore di fosfolipidi:
⟶ flippasi, appartenenti alla famiglia delle pompe di tipo P, riconoscono specificatamente quei fosfolipidi che
contengono nei loro gruppi di testa amminoacidi liberi e li trasferiscono dal foglietto extracellulare a quello
citosolico, utilizzando l’energia d’idrolisi dell’ATP.
MECCANISMO FLIPPASI: flip-flop di fosfatidilserina e fosfatidiletanolammina dalla metà extracellulare a quella
citosolica, creando il doppio strato asimmetrico
⟶ scramblasi: è attivata soltanto in alcune situazioni (es. apoptosi)

ALTRI PRODOTTI DEL RE


Þ CERAMIDE: condensazione della serina con un acido grasso per produrre sfingosina, ad essa viene
aggiunto un secondo acido grasso per formare il ceramide (condensazione serina + acido grasso =
sfingosina, sfingosina + acido grasso = ceramide). Il ceramide è esportato nel Golgi dove funge da
precursore per la sintesi di 2 tipi di lipidi:
o Glicosfingolipidi (ceramide + catene oligosaccaridiche)
o Sfingomielina (ceramide + gruppi di testa di fosfocolina)
Þ COLESTEROLO
CAPITOLO 13
ESOCITOSI → una vescicola di trasporto si fonde con la membrana. Il contenuto è versato nello spazio
extracellulare, mentre la membrana della vescicola è in continuità con quella del compartimento.
ENDOCITOSI → è un processo in cui una membrana plasmatica è internalizzata per formare una vescicola di
trasporto (rimuovendo, così, componenti della membrana plasmatica). Il suo contenuto proviene dallo spazio
extracellulare e li trasferisce ai compartimenti intracellulari (endosomi).

VIA SECRETORIA → dal RE all’apparato del Golgi e alla superficie cellulare. Porta all’esterno
VIA ENDOCITICA → dalla membrana plasmatica all’interno

VESCICOLE DI TRASPORTO
Compartimento cellulare a forma di sacca che gemma da una membrana e si fonde con un’altra in
continuazione, trasportando componenti di membrana e molecole solubili presenti nel lume definite nel loro
insieme cargo. Ciascuna vescicola di trasporto che gemma da un compartimento deve essere selettiva.

Via endocitica, via secretoria, vie di recupero per il flusso a ritroso di componenti selezionati

Le vescicole di trasporto si formano a partire da regioni specializzate e rivestite dalle membrane: gemmano
come vescicole rivestite di proteine che ne ricopre la superficie citosolica. Il rivestimento è scartato quando
una vescicola si deve fondere con una membrana bersaglio.
Il rivestimento ha 2 principali funzioni:
Þ Rivestimento interno: concentra proteine di membrana specifiche in una zona specializzata (che dà
poi origine alla membrana della vescicola). Lo strato interno seleziona le molecole di membrana
appropriate per il trasporto.
Þ Rivestimento esterno: modella la vescicola, dando origine ad un reticolo curvo a forma di canestro
che deforma la zona della membrana

Vi sono 3 tipi di vescicole rivestite, ed ognuno è usato per passaggi di trasporto diversi:
Þ Rivestite di clatrina: mediano il trasporto dall’apparato del Golgi, dalla membrana plasmatica e tra i
compartimenti endosomiale
Þ Rivestite di COPI (COP1): gemmano dal Golgi e regolano il trasporto da questo compartimento
Þ Rivestite di COPII (COP2): gemmano dal RE e regolano il trasporto da questo compartimento

1
VESCICOLE RIVESTITE DI CLATRINA
Costituite prettamente da clatrina.
SUBUNITÀ DI CLATRINA → 3 catene polipeptidiche grandi + 3 catene polipeptidiche piccole, che insieme
formano una struttura a 3 gambe chiamata trischelio. I trischeli di clatrina, in condizioni appropriate, si
assemblano, in provetta, in tipiche gabbie poliedriche.

Come già accennato prima, le vescicole hanno sia un rivestimento interno che un rivestimento esterno.
RIVESTIMENTO INTERNO → è formato da proteine adattatrici. Ogni proteina adattatrice è diversa per una
serie di recettori del cargo (recettori transmembrana che catturano molecole cargo solubili dentro la
vescicola).
Un esempio è dato dalla proteina adattatrice AP2: quando si lega ad un fosfoinositide (uno specifico lipide
fosfatidilinositolo), altera la sua conformazione ed espone i siti di legame per i recettori del cargo sulla
membrana. Le proteine adattatrici ancorano il rivestimento esterno alla membrana e concentrano proteine
transmembrana che devono essere impacchettate nelle vescicole.

RIVESTIMENTO ESTERNO → si assembla dando origine ad un reticolo curvo che modella la vescicola. Nel caso
della membrana plasmatica, piatta e rigida (data la sua composizione lipidica ricca di colesterolo e la corteccia
ricca di actina sottostante), la curvatura va introdotta da zero. Per questo motivo la formazione di vescicole
rivestite di clatrina è coadiuvata da proteine con domini a forma di mezzaluna, i domini BAR. Sono formati
da coiled coil che dimerizzano in moduli con una superficie interna carica positivamente, che interagisce
elettrostaticamente con i gruppi di testa lipidici carichi negativamente per piegare la membrana. Più
semplicemente: i domini BAR si legano alla membrana e le impongono la loro forma, interagendo
elettrostaticamente con i gruppi di testa dei lipidi.
Si pensa che queste proteine con dominio BAR aiutino AP2 ad avviare l’endocitosi mediata da clatrina,
conformando la membrana plasmatica in modo tale da permettere la formazione della gemma rivestita da
clatrina.

MECCANISMI DI REGOLAZIONE
PIP → (fosfoinositidi o fosfatidilinositolo fosfati) Molti tipi diversi di PIP sono localizzati in membrane e
domini di membrane diverse, dove sono associati a eventi di trasporto vescicolare specifico. Poiché molte
proteine nei trasporti vescicolari contengono domini che legano con alta specificità i gruppi di testa polari di
specifici PIP, si può distinguere una forma fosforilata dall’altra.

1) FOSFOLIPIDI INOSITOLO → subiscono rapidi cicli di fosforilazione e defosforilazione nelle posizioni 3’, 4’
e 5’ del gruppo di testa del loro zucchero inositolo al fine di produrre vari tipi di PIP. Questi procesis
avvengono grazie a specifiche chinasi e fosfatasi.
In che modo sono coinvolti nella regolazione della formazione della vescicola?

2
Grazie al legame di questi con proteine adattatrici che porta al loro cambio di conformazione e all’esposizione
di siti di legame per il recettore.
2) GTPASI DI RECLUTAMENTO DEL RIVESTIMENTO → molte tappe del trasporto vescicolare dipendono da
proteine che legano GTP. Queste proteine agiscono da interruttori molecolari:
Þ Stato attivo: GTP legato
Þ Stato inattivo: GDP legato
Ci sono 2 classi di proteine che regolano questo passaggio:
Þ GEF (fattori di scambio del nucleotide gualinico): attivano le proteine, catalizzando lo scambio di
GDP con GTP
Þ GAP (proteine che attivano la GTPasi): inattivano le proteine, innescando l’idrolisi del GTP legato a
GDP

Le GTPasi di reclutamento sono membri di una famiglia di GTPasi monomeriche che comprendono:
Þ Proteine Arf: responsabili dell’assemblaggio dei rivestimenti di COP1 e clatrina sulle membrane del
Golgi
Þ Proteina Sar1: responsabile dell’assemblaggio dei rivestimenti di COP2 sulla membrana del RE.
Le GTPasi di reclutamento del rivestimento si trovano in genere ad alte concentrazioni nel citosol in uno stato
inattivo legato a GDP.

ESEMPIO COP2
Quando una vescicola rivestita da COP2 deve gemmare:
Þ Un GEF specifico per Sar1 si lega a Sar1 citosolica, GEF rilascia GDP e lega GTP al suo posto
Þ Sar1 espone un’elica anfipatica (indotta da un cambiamento conformazionale da parte del GTP) che
si inserisce nella membrana del RE, iniziando un processo di curvatura della membrana
Þ Sar1 associata a GTP si lega a un complesso formato da 2 proteine del rivestimento di COP2: Sec23 e
Sec24, che formano il rivestimento interno. L’intera superficie del complesso che si attacca alla
membrana è lievemente curvata in modo da adattarsi al diametro delle vescicole rivestite da COP2.
Þ Sec23 e Sec24 richiamano altre due proteine: Sec13 e Sec31, che sono componenti del rivestimento
esterno
Þ Formata la vescivola e staccatosi, l’idrolisi di GTP rilascia Sar1. Quest’idrolisi porta Sar1 a far uscire la
sua coda idrofobica dalla membrana.

3
DISTACCO DELLA VESCICOLA E PERDITA DEL RIVESTIMENTO
Al crescere di una vescicola rivestita di clatrina, delle proteine tra cui la dinamina, si assemblano intorno al
colletto della gemma. Nel processo di distacco, i 2 foglietti non citosolici si fondono. Una volta che la vescicola
si distacca, il rivestimento viene perduto:
Þ Clatrina: grazie alla fosfatasi che elimina P1(4,5)P2 e grazie alla chaperone Hsp70 che agisce da ATPasi
e rimuove il rivestimento, utilizzando l’energia di idrolisi dell’ATP per staccare il rivestimento di
clatrina.

RICONOSCIMENTO TRA VESCICOLA E MEMBRANA BERSAGLIO


Risulta fondamentale la specificità di attracco, garantita dalla presenza di marcatori sulla vescicola, che la
identificano in base alla sua origine e al tipo di carico, e di recettori complementari sulla membrana bersaglio,
che riconoscono gli appropriati marcatori.
Il processo di riconoscimento avviene in 2 passaggi:
Þ Le proteine Rab e gli effettori Rab dirigono le vescicole verso punti specifici della corretta membrana
bersaglio
Þ Le proteine SNARE e i regolatori delle SNARE mediano la fusione del doppio strato lipidico

PROTEINE RAB → sono GTPasi monomeriche associate a uno o più organelli circondati da membrana delle
vie secretoria ed endocitica; ogni organello ha almeno una proteina Rab sulla sua superficie citosolica. Esse
possono funzionare sulle vescicole di trasporto, sulle membrane bersaglio o su entrambe. Le proteine Rab
circolano fra una membrana e il citosol e regolano l’assemblaggio reversibile di complessi molecolari sulla
membrana.
Þ Se sono associate a GDP, esse sono inattive e legate alla proteina inibitore della dissociazione Rab-
GDP (o GDI), che le mantiene solubili nel citosol
Þ Se sono associate a GTP, esse sono attive e legate alla membrana di un organello o di una vescicola
di trasporto. Una volta legate a GTP e legate alla membrana tramite la sua àncora lipidica, le proteine
Rab si legano agli effettori Rab sulla membrana bersaglio, che sono i mediatori a valle del trasporto
vescicolare.
Alcuni effettori Rab sono:

4
o Motori proteici: guidano le vescicole lungo i filamenti di actina o lungo i microtubuli verso le
loro membrane bersaglio
o Proteine di attracco: attraverso il legame con Rab subiscono un cambiamento
conformazionale che avvicina le 2 membrane (funzionano come “lenze da pesca”)

MECCANISMO DI FUSIONE TRA LE MEMBRANE


Dopo l’associazione con la membrana bersaglio, per scaricare il carico le 2 membrane devono fondersi. Il
processo di fusione è catalizzato dalle proteine SNARE. Esistono 35 differenti SNARE nella cellula animal,
ognuna associata a uno specifico organello delle vie secretoria o endocitica. Queste proteine transmembrana
sono in serie complementari:
Þ v-SNARE: presenti sulle membrane delle vescicole, sono costituite da una singola catena
polipeptidica
Þ t-SNARE: presenti sulle membrane bersaglio, sono costituite da 3 catene polipeptidiche

Queste proteine sono costituite da domini elicoidali che quando sono


abbastanza vicini si fondono per formare complessi trans-SNARE, che
associa saldamente le 2 membrane, e allontanano le molecole d’acqua. La
fusione è ritardata finché un segnale extracellulare specifico non provoca
la secrezione.
Le proteine Rab esercitano un ulteriore grado di controllo: le t-SNARE sono
spesso associate a proteine inibitrici che devono essere rilasciate affinché
le t-SNARE possano funzionare, così le proteine Rab e i loro effettori
inducono il rilascio delle proteine che inibiscono le SNARE. In questo modo
le proteine SNARE sono concentrate e attivate nella zona corretta della
membrana, dove le proteine di attracco catturano le vescicole in arrivo. Le
proteine Rab accelerano il processo in cui le SNARE appropriate presenti
nelle 2 membrane possono accoppiarsi.

Per mediare nuovi cicli, i complessi SNARE disassemblati da una proteina


chiamata NFS: è un’ATPasi esamerica della famiglia delle AAA-ATPasi che
usa l’energia d’idrolisi dell’ATP per districare le interazioni profonde fra i
domini a elica delle proteine SNARE accoppiate. In tal modo SNARE non
sono sempre attive e le membrane non possono fondersi appena entrano
in contatto.
Non è noto come sia controllata l’attività di NFS e non è noto neanche come
le v-SNARE vengano selettivamente recuperate e riportate ai loro
compartimenti di origine per essere riutilizzate in una nuova vescicola di
trasporto.

TRASPORTO VESCICOLARE RE-GOLGI


Le vescicole coinvolte in questo tipo di trasporto sono rivestite da COP2 e gemmano a partire da regioni
specializzare del RE, chiamate siti di uscita del RE, le quali sono prive di ribosomi.
Uno dei recettori reclutato da COP2 è ERGIC-53 (ERGIC = Endoplasmic Reticulum Golgi Intermediate
Compartment):
Þ è una lectina che lega il mannosio di specifiche proteine
Þ presenta una coda citosolica, riconosciuta da COP2 (RE → ERGIC) e da COP1 (a ritroso)

5
Þ poiché si lega al mannosio di fattori 5 e 8 della coagulazione, una mutazione di ERGIC causa una rara
forma di emofilia
Þ è una calcio dipendente: il rilascio della proteina all’ERGIC avviene grazie ad una minore
concentrazione di calcio.

BULK FLOW → proteine inserite in vescicole senza la mediazione di un recettore. Una volta gemmate dal RE
e dopo aver perso il rivestimento, le vescicole si fondono tra loro mediante:
Þ fusione omotipica: fusione di 2 membrane dello stesso compartimento
Þ fusione eterotipica: fusione di 2 membrane di compartimenti diversi
Le strutture che si formano dalla fusione sono detti gruppi vescicolari tubulari, e costituiscono un
compartimento che è separato dal RE ed è privo di molte delle proteine che sono in funzione nel RE. I gruppi
si muovono lungo i microtubuli dal RE verso il Golgi, dove si fondono.

TRASPORTO RETROGRADO
Dopo la formazione del gruppo vescicolare, da esso gemmano vescicole che hanno il compito di riportare al
RE proteine sfuggite a recettori: queste vescicole sono rivestite da COP1. Le proteine da riportare indietro
presentano specifiche sequenze segnale:
Þ proteine di membrana residenti nel RE: 2 lisine + 2 amminoacidi qualunque al C-terminale. Tale
sequenza è detta sequenza KKXX
Þ proteine solubili residenti nel RE: contengono una sequenza Lys-Asp-Glu-Leu. Tale sequenza è detta
sequenza KDEL

Queste sequenze segnale sono complementari a specifici recettori che viaggiano con esse nella vescicola e
successivamente la riportano. Ciò è possibile perché i recettori presentano nel reticolo bassa affinità per le
sequenze segnale e viceversa, differenza garantita dal diverso pH (nei compartimenti del Golgi il pH è più
basso, garantito dalle pompe H+).

APPARATO DEL GOLGI


È un compartimento cellulare formato da strutture appiattite racchiuse da membrana, le cisterne (pile del
Golgi, costituite ognuna da 4-6 cisterne)

Distinguiamo 2 importanti regioni all’interno del Golgi:


Þ faccia CIS: faccia di entrata, verso il nucleo. È associata ad un compartimento specifico, composto da
una rete di strutture tubulari e a cisterna interconnesse: il reticolo del CIS-Golgi (CGN), è un insieme
di complessi di vescicole tubulari fuse che arrivano al RE. Le proteine e i lipidi entrano nel reticolo del
CIS-Golgi ed escono dal TRANS-Golgi, diretti alla superficie cellulare o ad un altro compartimento, o
essere riportate nel RE (senza entrare nel TRANS-Golgi).
Þ faccia TRANS: faccia di uscita, verso la membrana plasmatica. Al suo interno distinguiamo una zona
più statica, le cisterne mediali. È associata ad un compartimento specifico, composto da una rete di
strutture tubulari e a cisterna interconnesse: il reticolo del TRANS-Golgi (TGN), qui le proteine
possono andare avanti per essere smistate agli endosomi, alle vescicole secretorie, alla superficie
cellulare, oppure essere riportate in un compartimento precedente.
Queste 2 zone sono dinamiche per la continua gemmazione e fissione di vescicole.

6
FUNZIONE PRINCIPALE → generazione delle strutture oligosaccaridiche presenti nelle proteine mature.
La principale maturazione delle proteine è legata alla modifica delle catene oligosaccaridiche legate ad N,
aggiunte nel RE.
1. CIS-Golgi: riconoscimento del mannosio-6-fosfato e fosforilazione della catena
2. Cisterna CIS: rimozione di 3 mannosi
3. Cisterna mediale: aggiunta N-acetilglucosammina e rimozione di 2 mannosi
4. Cisterna TRANS: ad alcuni oligosaccaridi viene aggiunto acido sialico e galattosio
5. TRANS-Golgi: ad alcuni oligosaccaridi vengono aggiunti fosfati che insieme all’acido sialico
incrementano la carica negativa

Attraverso queste modificazioni, otteniamo diversi oligosaccaridi maturi:


Þ Oligosaccaridi ad alto mannosio: rimozione di mannosio e aggiunta di N-acetilglucosammina. Poi
vengono aggiunti altri 3 residui di mannosio.
Þ Oligosaccaridi complessi: l’oligosaccaride originario legato a N aggiunto nel RE viene tagliato e
vengono aggiunti ulteriori zuccheri (acido sialico, N-acetilglucosammina e galattosio).

La N-glicosilazione promuove il ripiegamento delle proteine in 2 modi:


Þ Ha un ruolo diretto nel rendere le proteine nella fase intermedia di ripiegamento più solubili,
impedendone l’aggregazione
Þ Le modificazioni sequenziali degli oligosaccaridi legati a N stabiliscono un “codice glucidico” che
marca la progressione del ripiegamento della proteina e ne media il legame a proteine chaperone e
a lectine (che partecipano allo smistamento delle proteine nel reticolo del TRANS-Golgi)

Oltre all’N-glicosilazione, possiamo avere anche l’O-glicosilazione. Questo processo implica l’aggiunta di
zuccheri all’ossidrile di catene laterali di treonine e serine (o alle catene laterali ossidrilate di proline o lisine
per il collagene).

O-GLICOSILAZIONE → PROTEOGLICANI → catene di glicosamminoglicani (lunghi polimeri non ramificati


composti da unità disaccaridiche ripetute) vengono aggiunte su serine della proteina centrale.

La differenziazione dei tipi di maturazione è possibile perché ogni reazione è enzimatica; quindi, si verifica
solo quando si crea il preciso complesso sito attivo-substrato. La gradualità è garantita dalle differenti
cisterne, che presentano differenti enzimi.
Per spiegare il mantenimento degli enzimi nelle cisterne sono stati ipotizzati 2 modelli:
Þ Modello di maturazione delle cisterne: le cisterne del Golgi vengono viste come strutture dinamiche
che maturano, insieme al loro carico, dallo stadio precoce a quello tardivo acquisendo e poi perdendo
specifiche proteine residenti del Golgi. Dunque, nuove cisterne CIS si formano continuamente da
gruppi vescicolari tubulari che arrivano al RE e maturano progressivamente per diventare una
cisterna mediale e poi una cisterna TRANS: una cisterna quindi si muove lungo la pila del Golgi con il
carico nel suo lume.

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Þ Modello di trasporto vescicolare: le cisterne sono dei compartimenti statici e il passaggio delle
molecole dalla cisterna CIS alla cisterna TRANS è dovuto a vescicole che si muovono in avanti,
gemmando da una cisterna e fondendosi con la successiva. Sia le vescicole che si muovono in avanti
sia le vescicole che si muovono indietro sono probabilmente rivestite da COP1, e i rivestimenti
possono contenere proteine adattatrici diverse per conferire selettività all’impacchettamento delle
molecole cargo. Ma le vescicole potrebbero anche non essere direzionali, trasportando a caso il
materiale avanti e indietro.

È probabile che aspetti di entrambi i modelli siano veri: si ipotizza che al centro di ciascuna cisterna del Golgi
esista un nucleo stabile di cisterne longeve, mentre le regioni in prossimità dei bordi potrebbero andare
incontro a una continua maturazione (forse utilizzando la cascata di Rab che cambia la loro identità). Una
volta che si sono formati dei pezzi di cisterne maturi, questi potrebbero distaccarsi e fondersi con le cisterne
a valle attraverso il meccanismo di fusione omotipica, portando con loro le grandi molecole cargo. Inoltre, le
piccole vescicole rivestite da COP1 potrebbero trasportare piccole molecole cargo in avanti e recuperare e
riportare gli enzimi del Golgi sfuggiti alle loro appropriate cisterne precedenti.

LISOSOMI
Sono degli organelli racchiusi da membrana contenenti enzimi idrolitici
che digeriscono le macromolecole. Questi enzimi (circa 40 tipi diversi)
sono idrolasi acide, cioè idrolasi che lavorano al meglio a un pH acido.
Il lisosoma ha un pH di 4,5-5 al suo interno. Il lisosoma ha delle proteine
di membrana molto glicosilate, e ciò aiuta a proteggerle dalle proteasi
lisosomiali presenti nel lume.

POMPA DI TIPO V → un’ATPasi vacuolare nella membrana lisosomiale


usa l’energia dell’idrolisi di ATP per pompare H+ nel lisosoma,
mantenendo così il pH acido. Agisce esclusivamente in modo inverso:
pompa gli ioni H+ all’interno dell’organello. Il gradiente di ioni H+
fornisce una fonte di energia che permette il trasporto di piccoli
metaboliti attraverso la membrana dell’organello.
La pompa H+ lisosomiale appartiene alla famiglia delle ATPasi di tipo V,
che convertono l’energia immagazzinata sottoforma di gradienti di ioni
H+ in ATP.

I lisosomi sono presenti in tutte le cellule eucariotiche. La loro diversità


morfologica rivela anche il modo in cui essi si formano:
Þ Gli endosomi tardivi, contenenti materiale ricevuto sia dalla membrana plasmatica mediante
endocitosi sia dalle idrolasi lisosomiali di nuova sintesi, si fondono con lisosomi preesistenti per
formare gli endolisosomi, e quando digeriscono la maggior parte del materiale endocitato al loro
interno diventano lisosomi.

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Non c’è una vera distinzione tra endolisosomi e lisosomi: i lisosomi sono considerati una serie eterogenea di
organelli distinti, la cui caratteristica comune è un alto contenuto di enzimi idrolitici.

I lisosomi sono in genere punti di incontro dove convergono vari flussi di traffico intracellulare. La maggior
parte degli enzimi digestivi vi giunge tramite una via che parte dal RE e passa attraverso l’apparato del Golgi,
mentre le sostanze da digerire arrivano da almeno 4 vie a partire da diverse fonti:
Þ Endocitosi
Þ Fagocitosi
Þ Macropinocitosi
Þ Autofagia

AUTOFAGIA → eliminazione di parti obsolete (“mangiare sé stessi”)


L’autofagia rimuove elementi di grandi dimensioni che altri meccanismi di smaltimento (come la
degradazione del proteasoma) non possono gestire. L’autofagia permette alle cellule di eliminare microbi
invasori, proteine indesiderate, proteine aggregate male e anomale: un difetto nell’autofagia, dunque, può
contribuire a patologie che vanno dalle malattie infettive ala neurodegenerazione e al cancro.

MECCANISMO
Þ Delle proteine chinasi (che trasmettono informazioni sullo stato metabolico della cellula) vengono
attivate e mandano un segnale al macchinario autofagico
Þ Nucleazione ed estensione di una membrana delimitante che dà origine a una coppa a forma di
mezzaluna: le vescicole della membrana sono reclutate in un sito di assemblaggio dove inizia la
nucleazione dell’autofagosoma
Þ Chiusura della coppa attorno al bersaglio e formazione di un autofagosoma circondato da una doppia
membrana chiusa
Þ Fusione dell’autofagosoma con i lisosomi, catalizzata dalle SNARE
Þ Digestione della membrana interna e del contenuto luminale dell’autofagosoma

L’autofagia può essere sia selettiva che non selettiva:


Þ Autofagia non selettiva: una grossa porzione di citoplasma viene sequestrato dall’autofagosoma (può
avvenire, ad esempio, in condizioni di digiuno)
Þ Autofagia selettiva: uno specifico carico è impacchettato negli autofagosomi che contengono poco
citosol, e la loro forma riflette la forma del carico. L’autofagia selettiva media la degradazione di
mitocondri, perossisomi, ribosomi e RE obsoleti o indesiderati.

AUTOFAGIA MITOCONDRI OBSOLETI → MITOFAGIA


Quando i mitocondri funzionano bene, la membrana mitocondriale interna è energizzata da un gradiente
elettrochimico di H+ che guida la sintesi di ATP e l’ingresso di precursori di proteine mitocondriali e metaboliti.
I mitocondri danneggiati, però, non riescono a mantenere il gradiente e l’ingresso delle proteine è bloccato.

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VIA CHE PORTA LE IDROLASI LISOSOMIALI DAL TGN (TRANS-GOLGI NETWORK) AI LISOSOMI
Gli enzimi vengono inizialmente consegnati agli endosomi in vescicole di trasporto che gemmano dal TGN,
prima di giungere agli endolisosomi e ai lisosomi.

Vescicole gemmano dal TGN → arrivano agli endosomi → endolisosomi → lisosomi

In che modo le idrolasi lisosomiali sono riconosciute e selezionate nel TGN con l’accuratezza necessaria?
Nelle cellule animali le idrolasi hanno un marcatore unico sottoforma di gruppi di mannosio-6-fosfato (M6P),
che sono aggiunti agli oligosaccaridi legati a N di questi enzimi lisosomiali solubili mentre passano attraverso
il lume del CIS-Golgi.
Þ Le idrolasi sono marcate da mannosio-6-fosfato (M6P)
Þ M6P viene riconosciuto da recettori proteici di M6P transmembrana (presenti nel TGN)
Þ I recettori proteici si legano alle idrolasi lisosomiali sul lato luminale della membrana e a proteine
adattatrici presenti nei rivestimenti di clatrina in assemblaggio sul lato citosolico
Þ I recettori aiutano a impacchettare le idrolasi in vescicole rivestite di clatrina che gemmano dal TGN
e trasferiscono il contenuto in endosomi precoci
Þ Il recettore di M6P lega M6P a pH 6,5-6,7 nel lume del TGN e lo rilascia a pH 6 (che è il pH nel lume
degli endosomi)
Þ Dopo la consegna del recettore, le idrolasi lisosomiali si dissociano dal recettore di M6P
Þ Il recettore di M6P viene recuperato in vescicole di trasporto che gemmano dagli endosomi, le quali
sono rivestite di retromero (un complesso proteico di rivestimento specializzato per il trasporto dagli
endosomi al TGN, che riporta i recettori al TGN per essere riutilizzati)

Il trasporto in entrambe le direzioni richiede segnali nella codaa citoplasmatica del recettore di M6P che
dirigono il trasporto di questa proteina agli endosomi o indietro al TGN. Questi segnali sono riconosciuti dal
complesso del retromero che recluta recettori di M6P all’interno di vescicole di trasporto che gemmano dagli
endosomi.

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MALATTIE DA DEPOSITO LISOSOMIALE
Sono causate da difetti genetici che colpiscono una o più idrolasi lisosomiali. Il difetto porta all’accumulo di
substrati indigeriti nei lisosomi, con gravi conseguenze patologiche, più spesso nel sistema nervoso. Nella
maggior parte dei casi c’è una mutazione in un gene strutturale che codifica una singola idrolasi lisosomiale.
Þ Malattia di Hurler: l’enzima necessario per la demolizione di alcuni tipi di glicosamminoglicani è
difettoso o assente.
Þ Malattia da inclusioni cellulari (I-cell disease): è la forma più grave di malattia da deposito
lisosomiale. È un disordine metabolico ereditario raro in cui quasi tutti gli enzimi idrolitici sono assenti
nei lisosomi di molti tipi cellulari e i loro substrati indigeriti si accumulano nei lisosomi, che di
conseguenza formano grosse inclusioni nelle cellule. La patologia è complessa e colpisce tutti gli
organi, l’integrità dello scheletro e lo sviluppo mentale: gli individui affetti sopravvivono raramente
oltre i 6-7 anni. La malattia è dovuta al difetto di un singolo gene, è recessiva, e tute le idrolasi assenti
nei lisosomi si trovano nel sangue. Le idrolasi sono secrete invece di essere trasportate ai lisosomi
perché non riescono a essere smistate in modo appropriato nell’apparato del Golgi. Lo smistamento
sbagliato è dovuto a una GlcNAc (N-acetilglucosammina) fosfotrasferasi difettosa o assente. Poiché
gli enzimi lisosomiali non sono fosforilati nel reticolo del CIS-Golgi, non sono segregati dai recettori
di M6P nelle vescicole di trasporto appropriate nel TGN e vengono invece portati sulla superficie
cellulare e secreti.

ENDOCITOSI
Tale processo è caratterizzato dalle vie che portano dalla superficie cellulare
verso l’interno. Nell’endocitosi il materiale da ingerire è avvolto da una
porzione di membrana plasmatica che prima si invagina e genera la vescicola
endocitica.

ENDOCITOSI MEDIATA DA RECETTORI


1. Nella maggior parte dei casi il processo inizia a partire da fosse
rivestite di clatrina, che sono zone specializzate della membrana. Ma si
possono formare anche come caveole (è un microdominio presente nelle
membrane biologiche caratterizzato da una peculiare composizione lipidica.
In particolare, questa regione è ricca in colesterolo, sfingolipidi e proteine di
membrana ancorate per mezzo di GPI. Sono strutture statiche, ma possono
distaccarsi e agire da vescicole endocitiche per trasportare il carico agli
endosomi precoci o alla membrana plasmatica sul lato opposto di una cellula
polarizzata), formate da proteine strutturali dette caveoline (proteine

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integrali di membrana che si inseriscono ognuna su un’ansa idrofobica nel versante citosolico della
membrana senza attraversarla)
2. Formazione del complesso ligando-recettore-proteina adattatrice:

ESEMPIO: la maggior parte del colesterolo è trasportata nel sangue sottoforma di LDL (lipoproteine a bassa
densità). Quando una cellula ha bisogno di colesterolo per la sintesi della membrana, produce recettori
transmembrana per le LDL e li inserisce nella membrana plasmatica, dove i recettori delle LDL diffondono
fino ad associarsi a fosse rivestite di clatrina che si stanno formando. La tipica proteina adattatrice AP2 si lega
al segnale citoplasmatico dei recettori delle LDL, dopo un cambio di conformazione causato dal legame con
il PI (4,5)P2 (fosfatidilinositolo 4,5-bifosfato) sulla membrana plasmatica. AP2 recluta la clatrina per iniziare
l’endocitosi.
Þ Fosse rivestite di clatrina si distaccano continuamente formando vescicole rivestite
Þ Distacco del rivestimento di clatrina
Þ Le vescicole portano il loro contenuto agli endosomi precoci
Þ A basso pH degli endosomi precosi, le LDL si distaccano dai recettori delle LDL
Þ Le LDL vengono portate attraverso di endosomi tardivi ai lisosomi. Nei lisosomi gli esteri del
colesterolo delle particelle di LDL sono idrolizzati a colesterolo libero, che ora è disponibile per la
sintesi di nuove membrane da parte della cellula.

3. Il recettore con il suo cargo viene internalizzato attraverso l’invaginazione di una porzione di
membrana e la formazione della vescicola
4. Dopo aver perso il rivestimento di clatrina, la vescicola si fonde con l’endosoma precoce. Questo è
caratterizzato da proteine Rab sulla superficie:
Þ Rab5: dominio vacuolare
Þ Rab4 e Rab11: dominio tubulare
All’interno dell’endosoma precoce il basso pH porta al rilascio dei recettori. Dai domini tubulari gemmano
vescicole di recupero che portano i recettori alla membrana plasmatica per poter essere riutilizzate.

ESEMPIO: il recettore della trasferrina segue una via di recupero simile al recettore delle LDL, ma,
diversamente da questo, recupera anche il suo ligando. La trasferrina è una proteina solubile che trasporta
ferro nel sangue. I recettori di superficie della trasferrina portano trasferrina con ferro legato agli endosomi
precoci tramite endocitosi mediata da recettore. Il pH basso nell’endosoma induce la trasferrina a rilasciare
il ferro legato, trasformandosi in trasferrina libera (apotrasferrina) che resta legata al recettore. Il complesso
recettore-apotrasferrina viene mandato alla membrana plasmatica, dove a pH neutro l’apotrasferrina si
dissocia dal suo recettore e inizia nuovamente il ciclo.

Nota: DOWN REGULATION → meccanismo cellulare che riguarda la disponibilità dei recettori per il ligando.
È un evento in cui dei recettori non sono disponibili. Alcuni recettori eseguono il loro compito
internalizzandosi o inattivandosi.

5. MATURAZIONE DELL’ENDOSOMA
Þ L’endosoma in maturazione, chiamato anche corpo multivescicolare, migra lungo i microtubuli
verso l’interno della cellula, perde i tubuli e le vescicole di membrana che riportano materiale
alla membrana plasmatica e al TGN, e ricevono proteine lisosomiali di nuova sintesi
Þ Modificazione delle molecole sul lato citosolico della membrana dell’endosoma (Rab5 → Rab7),
portando a un cambiamento delle caratteristiche funzionali dell’organello
Þ Pompe di tipo V nella membrana dell’endosoma pompano H+ dal citosol nel lume dell’endosoma
e acidifica l’organello. Il pH è molto importante per differenziare l’endosoma precoce, tardivo e
lisosoma, in quanto dal pH dipende l’attivazione delle idrolasi
Nel caso in cui alcuni recettori devono essere degradati insieme al loro cargo, essi vengono marcati con
etichette di ubiquitina e riconosciute dai complessi ESCRT (endosomal sorting complexes required for
transport, complesso di smistamento dell’endosoma necessario per il trasporto) reclutati dal citosol i quali li

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concentrano in zone della membrana che gemmano nel lume per formare vescicole intraluminari. Questo
processo impedisce ai recettori di continuare a svolgere la loro funzione e li rende vulnerabili alle idrolasi
lisosomiali (non accadrebbe perché la membrana endosomiale si fonderà con quella lisosomiale e sarà
resistente all’azione delle idrolasi). Molti recettori che seguono queste vie sono quelli coinvolti nei processi
di segnalazione come i recettori per l’EFG (fattore di crescita dell’epidermide). EFG è una piccola proteina
segnale extracellulare che stimola le cellule dell’epidermide e varie altre cellule a dividersi. Il legame tra la
proteina e il recettore attiva la segnalazione intracellulare e la concentrazione dei recettori dell’EFG sulla
superficie cellulare viene diminuita in un processo chiamato sottoregolazione del recettore, che ha lo scopo
di diminuire la sensibilità della cellula all’EFG.
Þ Le vescicole intraluminari sequestrano all’interno dell’endosoma i recettori delle vie di
segnalazione endocitati, fermando l’attività di segnalazione del recettore
Þ L’endosoma in maturazione viene fornito di proteine lisosomiali dal TGN. Qui è completata la
trasformazione dell’endosoma in un endolisosoma precoce.

6. Gli endosomi tardivi si fondono tra loro e con i lisosomi per formare endolisosomi che degradano il
contenuto.

N.B.
Þ Endosomi in via di maturazione: corpi multivescicolari
Þ TRANSCITOSI: recettori che tornano a differenti domini della membrana plasmatica

Via transcitosa: ENDOSOMI PRECOCI → ENDOSOMI DI RECUPERO → MEMBRANA

ENDOSOMI DI RECUPERO: possono servire da sito di deposito intracellulare di proteine specializzate della
membrana plasmatica, permettendo di mobilizzarle quando c’è necessità.
ESEMPIO: il legame dell’insulina al recettore dell’insulina innesca una via di segnalazione intracellulare che
causa la rapida inserzione di trasportatori del glucosio nella membrana plasmatica di una cellula muscolare
o adiposa, aumentando molto l’assunzione di glucosio.
→ Le cellule adipose e muscolari contengono ampi pool intracellulari di trasportatori del glucosio che sono
responsabili dell’assunzione di glucosio attraverso la membrana plasmatica. Queste proteine di trasporto di
membrana sono conservate in endosomi di recupero specializzati fino a che la cellula non viene stimolata
dall’ormone insulina ad aumentare la sua velocità di assunzione del glucosio. In risposta al segnale
dell’insulina, vescicole di trasporto che gemmano dagli endosomi di recupero e portano un gran numero di
trasportatori del glucosio alla membrana plasmatica, facendo così aumentare la velocità di assunzione del
glucosio nella cellula.

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FAGOCITOSI
Forma particolare di endocitosi in cui una cellula utilizza grandi vescicole endocitiche, i fagosomi, che
ingeriscono grosse particelle (come microrganismi e cellule morte).
La fagocitosi nelle cellule animali è attuata da cellule specializzate, i cosiddetti fagociti professionisti. I
fagociti dei mammiferi comprendono 2 classi importanti di globuli bianchi: i macrofagi e i neutrofili. Queste
cellule sviluppano da cellule staminali emopoietiche e ci difendono dalle infezioni ingerendo i microrganismi
invasori, e i macrofagi rimuovono anche cellule senescenti (cellule che non sono più in grado di proliferare)
e cellule che sono morte per apoptosi. I macrofagi, inoltre, non fagocitano cellule vive, le quali hanno dei
segnali inibitori.

MECCANISMO:
Þ Attivazione di recettori sulla superficie cellulare che trasmettono segnali all’interno della cellula
Þ Le particelle si legano sulla superficie del fagocita
Þ Fusione del fagosoma con il lisosoma
La fagocitosi è un processo altamente attivo poiché è caratterizzata dalla polimerizzazione di monomeri di
actina per formare microfilamenti necessari per la realizzazione di pseudopodi (estroflessioni della
membrana plasmatica). Quest’ultima può quindi circondare una particella solida relativamente grande (es.
batterio).

PINOCITOSI
Trasporto all’interno della cellula di materiale liquido.
Þ Contatto tra gocce di liquido e membrana plasmatica
Þ Ripiegamento interno della membrana per includere le gocce
Þ Quando il liquido è stato circondato, la membrana si fonde nel punto di contatto generando un
vacuolo che si stacca

ESOCITOSI
Fusione di vescicole di trasporto contenenti materiale che andranno ad arricchire la composizione della
membrana plasmatica (come proteine e lipidi) con quest’ultima.

VIA SECRETORIA COSTITUTIVA → opera in tutte le cellule


VIA SECRETORIA REGOLATA → tipica nelle cellule specializzate per la secrezione rapida di prodotti a richiesta
(come ormoni, neurotrasmettitori o enzimi digestivi). Le proteine sono deviate in vescicole secretorie, dove
le proteine sono conservate fino a quando non viene stimolata la secrezione.

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VIE DI SMISTAMENTO DELLE PROTEINE:
Þ Proteine marcate con M6P vanno verso i lisosomi
Þ Proteine che seguono la via secretoria regolata
Þ Proteine che seguono la via secretoria costitutiva. Essa rappresenta una via di default, poiché
l’ingresso delle proteine in questa via non richiede un segnale particolare.

VIA SECRETORIA REGOLATA


I prodotti da esocitare sono contenuti in vescicole secretorie che si formano dal TGN, e rilasciano il loro
contenuto (una piccola molecola o una proteina, come un ormone o un enzima digestivo) all’esterno della
cellula in risposta a specifici segnali. Le proteine secretorie contengono tutte un segnale che le concentra in
zone del TRANS-Golgi dove formano aggregati proteici (internalizzati in vescicole secretorie).
Quando le vescicole maturano, si fondono le une con le altre e il loro contenuto diventa concentrato,
probabilmente come risultato sia del continuo recupero della membrana che è riciclata al TGN, sia della
progressiva acidificazione del lume della vescicola, che deriva dalla progressiva concentrazione di pompe
ATPasi di tipo V nella membrana della vescicola che acidificano tutti gli organelli sia endocitici che esocitici.
Le proteine secretorie e di membrana si concentrano man mano che si muovono dal RE attraverso l’apparato
del Golgi a causa di un esteso processo di recupero retrogrado mediato da vescicole di trasporto rivestite di
COP1 che riportano indietro nel RE le proteine solubili lì residenti ed escludono le proteine secretorie e di
membrana.

Durante la maturazione delle vescicole, molti ormoni e neuropeptidi sono sintetizzati come precursori
inattivi (l’attivazione avviene tramite il taglio proteolitico del pro-peptine all’N-terminale). Queste proteine
sono sintetizzate come pre-pro-proteine, in cui in pre-peptide è costituito dal peptide segnale del RE (che è

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stato rimosso in precedenza nel RE ruvido) a cui si legano le SRP. Molte proteine necessitano della
modificazione proteolitica perché sennò sarebbero troppo brevi per contenere il segnale necessario al
trasporto cotraduzionale nel lume del RE o per includere il segnale necessario per essere impacchettate in
vescicole secretorie.
IMPORTANTE FUNZIONE → avvento della membrana plasmatica tramite la fusione di vescicole

Una volta caricata, la vescicola secretoria deve raggiungere il sito di secrezione, che in alcune cellule è molto
lontano dal TGN → le cellule nervose sono un chiaro esempio: le proteine secretorie sono prodotte e
impacchettate in vescicole secretorie nel corpo cellulare e devono poi viaggiare lungo l’assone fino alle
terminazioni nervose (possono essere lontane anche 1 metro), e sono i motori proteici a spingere le vescicole
lungo i microtubuli assonali. Un segnale di secrezione può essere un impulso nervoso elettrico (un potenziale
d’azione).

Le cellule nervose contengono 2 tipi di vescicole secretorie:


Þ Vescicole secretorie a nucleo denso (via secretoria regolata)
Þ Vescicole sinaptiche

Le vescicole sinaptiche immagazzinano piccoli neurotrasmettitori che mediano la segnalazione rapida dalla
cellula alla sua cellula bersaglio a livello delle sinapsi chimiche:

potenziale d’azione → terminazione nervosa → afflusso di Ca2+ → fusione delle vescicole sinaptiche con la
membrana plasmatica → rilascio del contenuto nello spazio extracellulare

prima della fusione abbiamo una fase di preparazione:


Þ Le SNARE sono parzialmente accoppiate e le loro eliche non sono completamente avvolte nel fascio
finale a 4 eliche (richiesto per la fusione) poiché sono bloccate dalle proteine complessine in questo
stadio metastabile
Þ Un aumento del Ca2+ citosolico innesca il legame della sinaptotagmina ai fosfolipidi e alle SNARE,
facendo spostare le complessine
Þ Quando i fasci di SNARE si avvolgono completamente, si apre un poro di fusione e il
neurotrasmettitore viene rilasciato

Poiché è necessario che gli impulsi nervosi siano continui, le vescicole sinaptiche non possono attraversare
tutto il processo di formazione a partire da endosomi precoci. Per questo motivo le vescicole sinaptiche si
formano a seguito di un riciclo locale della membrana plasmatica presinaptica nelle terminazioni nervose, e
la maggior parte delle vescicole endocitiche, anziché fondersi con gli endosomi, si riempiono
immediatamente di trasmettitori per diventare vescicole sinaptiche.

CELLULE POLARIZZATE
Le cellule nei tessuti sono in gran parte polarizzate e hanno 2 o più domini della membrana plasmatica
molecolarmente e funzionalmente distinti. Ciò solleva un problema: come deve essere organizzato il
trasporto dall’apparato del Golgi per mantenere le differenze fra un dominio e l’altro della superficie della
cellula?
Una cellula epiteliale tipica ha:
Þ Un dominio apicale: guarda il lume di una cavità interna oppure guarda l’esterno. Spesso ha
caratteristiche specializzate come ciglia o un orletto a spazzola di microvilli. È ricca di glicosfingolipidi,
che aiutano a proteggere questa superficie esposta a lesioni.
Þ Un dominio basolaterale: copre il resto della cellula. È separato dal dominio apicale da giunzioni
strette, che impediscono a proteine e lipidi (nel foglietto esterno del doppio strato lipidico) di
diffondere fra i 2 domini, così da mantenere composizioni diverse.

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Il trasporto di vescicole è diretto solo ad uno dei 2 domini. Pertanto, le cellule presentano sistemi per digerire
vescicole coi carichi diversi verso domini differenti, dovuti principalmente a segnali di smistamento presenti
nella coda citosolica delle proteine di membrana da trasportare.

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CAPITOLO 14
I MITOCONDRI

Origine: secondo la teoria endosimbiontica i mitocondri hanno avuto origine da una relazione
simbiontica tra un archeo anaerobico il quale avrebbe fagocitato un batterio aerobico che si sarebbe
evoluto poi nel mitocondrio

Funzioni
Þ La principale funzione è la produzione di ATP, molecola che alimenta i processi vitali della.
All’interno del mitocondrio viene completato il metabolismo degli zuccheri: il piruvato prodotto
dalla glicolisi viene trasportato nel mitocondrio dove viene ossidato dall’O2 a CO2 e acqua. Questo
processo porta alla produzione di notevoli quantità di ATP.
Þ Ha un ruolo nel ciclo dell’urea (via fondamentale di demolizione di composti azotati), che si svolge
nei mitocondri del fegato
Þ Ruolo nel sistema tampone del Calcio nel controllo della contrazione muscolare
Þ Attivazione dell’apoptosi attraverso il rilascio di citocromo c (capitolo 18)
Þ Controllo dello stato ossido-riduttivo della cellula. Omeostasi/potenziale redox: NADH si scarica a
livello mitocondriale di elettroni e diventa NAD+. In questa forma accetta 2 elettroni e un H+
derivanti dalle molecole di cibo (grassi e carboidrati): un elettrone neutralizza la carica positiva, e i
restanti H+ ed elettroni formano idrogeno, così NAD+ diventa NADH. NAD+ scarico va a livello
citosolico, dove avviene la glicolisi, la quale libera elettroni. Questi elettroni vengono presi dal NAD+
che ridiviene NADH e li riporta ai mitocondri, dove si scarica e ritorna nel citosol.

Collocazione:
I mitocondri si trovano in tutte le cellule di animali, vegetali e funghi. Sono particolarmente concentrati
nelle cellule che presentano elevata richiesta energetica

Þ Tessuto nervoso
Þ Tessuto muscolare: in queste cellule i mitocondri sono impacchettati tra le miofibrille contrattili
Þ Spermatozoi: i mitocondri si trovano avvolti a spirale intorno all’assone flagellare
Struttura:
matrice > membrana interna > spazio intermembrana > membrana esterna
Il mitocondrio è un compartimento cellulare delimitato da due membrane che presentano funzioni e
proprietà differenti, che delineano compartimenti separati all’interno dell’organello.
Membrana esterna:

Þ Permeabile agli ioni e alle molecole di piccole dimensioni grazie alla presenza di numerose porine
(proteine di membrana con struttura a barile-β che forma dei pori acquosi attraverso la
membrana). Come conseguenza lo spazio intermembrana presenta lo stesso pH e la stessa
composizione ionica del citoplasma: non c’è alcun gradiente elettrochimico attraverso la
membrana esterna.
Þ Contiene molti enzimi per il metabolismo di dei lipidi mitocondriali (fosfatidil serina, fosfatidil
treonina e cardiolipina)

La cardiolipina è composta da 2 unità fosfolipidiche legate covalentemente, con un totale di 4 catene di


acidi grassi (invece delle classiche 2 catene). La cardiolipina è prodotta solo nella membrana mitocondriale
interna, dove interagisce strettamente con le proteine di membrana coinvolte nella fosforilazione
ossidativa e nel trasporto di ATP. Nelle creste, i suoi 2 gruppi fosfato giustapposti possono agire da trappola
locale per i protoni sulla superficie della membrana.

Membrana interna: circonda il compartimento della matrice mitocondriale.


È altamente convoluta e forma delle pieghe verso l’interno, cioè le creste, che contengono nelle loro
membrane le proteine della catena di trasporto degli elettroni: le creste sono dischi o tubuli membranosi
larghi che sporgono profondamente nella matrice e racchiudono lo spazio della cresta. La membrana della
cresta è in continuità con la membrana interna di confine (zona in cui la membrana interna corre parallela
alla membrana esterna, tra le creste) e, nel punto in cui si uniscono, formano degli stretti tubi o fessure di
membrana, le giunzioni della cresta.
È molto più compatta della membrana esterna a causa dell’elevata presenza di cardiolipina, un lipide con
quattro catene di acidi grassi che influisce molto sulla fluidità della membrana e sulla sua permeabilità. È
impermeabile a ioni e piccole molecole ma presenta delle proteine di trasporto per i metaboliti (es:
proteina trasportatrice ADP/ATP che trasporta l’ATP prodotto nello spazio intermembrana da dove diffonde
nel citosol, e l’ADP dal citosol alla matrice).
Nella regione della membrana di confine è contenuto il macchinario per l’ingresso delle proteine (per
l’inserzione di nuove membrane e per l’assemblaggio di complessi della catena respiratoria).
La membrana interna è altamente specializzata; possiamo individuare due domini:
Þ Membrana interna di confine: parte della membrana interna che corre parallelamente alla
membrana esterna individuando uno spazio intermembrana.
Þ Membrana della cresta: è altamente convoluta e forma delle pieghe verso l’interno, cioè le creste,
che contengono nelle loro membrane le proteine della catena di trasporto degli elettroni: le creste
sono dischi o tubuli membranosi larghi che sporgono profondamente nella matrice e racchiudono
lo spazio della cresta. La membrana della cresta è in continuità con la membrana interna di confine
(zona in cui la membrana interna corre parallela alla membrana esterna, tra le creste). La presenza
delle creste aumenta notevolmente la superficie di membrana, che arriva a costituire circa 1/3
delle membrane della cellula, disponibile per la fosforilazione ossidativa. Questa membrana è ricca
di ATP sintasi e di complessi proteici della catena di trasporto degli elettroni coinvolti nella
produzione di ATP, e i grandi complessi proteici della catena respiratoria. È la membrana biologica
a più alta densità di proteine (25% di lipidi e 75% di proteine).
Þ Giunzioni delle creste: punti di unione tra i due domini, formano degli stretti tubi o fessure di
membrana. Dispongono di complessi proteici che costituiscono una barriera di diffusione per le
proteine di membrana specifiche dei due domini, e vengono segregate tra le 2 regioni della
membrana interna.

Matrice mitocondriale: è la componente principale che svolge il lavoro nel mitocondrio. Contiene gli enzimi
coinvolti nel ciclo dell’acido citrico. I mitocondri possono usare sia piruvato sia acidi grassi come
combustibile.

Þ Il piruvato deriva dal glucosio


Þ Gli acidi grassi derivano dai grassi
Piruvato e acidi grassi sono trasportati attraverso la membrana mitocondriale interna da proteine di
trasporto specializzate e poi convertiti in acetil-CoA.

Þ I gruppi acetile vengono ossidati nella matrice attraverso il ciclo dell’acido citrico (o ciclo di Krebs)
producendo CO2 come prodotto di rifiuto e NADH e FADH2 come trasportatori di elettroni
Þ Anche se il ciclo di Krebs fa parte del metabolismo aerobico NON utilizza O2, richiesto invece nel
passaggio finale del metabolismo ossidativo
Þ In questa parte, gli elettroni passano attraverso la catena respiratoria nella membrana
mitocondriale interna
Þ Questi elettroni, portati per la maggior parte da NADH, si combinano con O2 per formare acqua
Þ L’energia rilasciata durante la serie di trasferimenti da NADH a O2 genera un gradiente
elettrochimico, tramite pompaggio di ioni H+ nello spazio intermembrana, che guida la conversione
di ADP+Pi (ADP+fosfato) in ATP.

Il movimento di ioni H+ attraverso la membrana ha 2 conseguenze principali:


1. Viene generato un gradiente di pH attraverso la membrana mitocondriale interna, con un pH più
alto nella matrice e più basso nello spazio intermembrana
2. Viene generato un gradiente di voltaggio attraverso la membrana mitocondriale interna, creando
un potenziale di membrana con il lato verso la matrice negativo e quello dello spazio della cresta
positivo
La differenza di pH rinforza l’effetto del potenziale di membrana e insieme costituiscono il gradiente
elettrochimico. Questo gradiente produce una forza motrice protonica, che tende a portare indietro nella
matrice gli H+. il gradiente elettrochimico spinge non solo la sintesi di ATP ma anche il trasporto di molecole
selezionate come alcune di provenienza citoplasmatica.

È presente DNA mitocondriale correlato alla macchina di biosintesi delle proteine.

Come si presenta:
Le membrane mitocondriali sono particolarmente dinamiche e plastiche, cambiano forma, si dividono e si
fondono continuamente. In base alle necessità della cellula, le membrane mitocondriali possono
presentarsi come organelli multipli (ad esempio durante la divisione cellulare) fino ad arrivare ad un singolo
organello altamente ramificato detto reticulum. Questa plasticità è garantita da due processi:

Þ Fusione: la fusione delle due membrane mitocondriali avviene separatamente ma in processi


sequenziali e coordinati. La fusione della membrana esterna avviene grazie ad una GTPasi della
membrana esterna (Mitofusina Mfn), che forma un complesso contenente subunità ancorate alle
due membrane che devono fondersi. La fusione richiede GTP e l’energia derivata dal gradiente
protonico. Subito dopo la fusione della membrana esterna, avviene attraverso un meccanismo
simile anche quella della membrana interna, guidata dalla proteina della membrana interna OPA1 la
quale richiede GTP e la componente elettrica del potenziale di membrana. Ha un effetto
antiapoptotico in quanto garantisce il sequestro di citocromo C.
Þ Fissione: avviene contemporaneamente per le due membrane grazie alla proteina DRP1, della
famiglia delle dinamine. Posssiede un dominio che la assicura alla membrana e un dominio GTP-
asico. La dinamina è assemblata in oligomeri elicoidali che si avvolgono intorno alla doppia
membrana del mitocondrio causandone un restringimento. I due foglietti della membrana interna
che a questo punto si trovano in contatto si fondono per sigillare la strozzatura. L’idrolisi di GTP
provoca un cambiamento conformazionale nella dinamina che fornisce la forza motrice necessaria
per separare le membrane mitocondriali interna es esterna in un unico passaggio.

NB: un’elevata frammentazione delle membrane mitocondriali corrisponde ad una situazione di stress della
cellula.

Interazioni
I mitocondri interagiscono con gli altri sistemi di membrane, soprattutto con il reticolo endoplasmatico.
Possiamo individuare infatti molti siti di contatto tra i due sistemi di membrane in cui i tubuli del RE si
avvolgono intorno ai mitocondri. In queste zone viene reclutato il DPR1. Si crede che queste zone di
contatto facilitino gli scambi tra RE e mitocondri, specialmente di ioni calcio e di lipidi per le membrane.
Spesso nelle regioni della membrana mitocondriale in contatto con il RE sono presenti enzimi utili per
l’adattamento dei lipidi di membrana prodotti dal reticolo.
La dinamicità della rete mitocondriale e del reticolo aumenta anche le probabilità di contatto tra le due
strutture.

SITI DI CONTATTO CON I MICROTUBULI:


la loro associazione determina il loro orientamento e distribuzione. Perciò i mitocondri in cellule molto
polarizzate possono percorrere lunghe distanze, perché vengono spinti lungo il citoscheletro microtubulare.
Genoma mitocondriale
A sostegno della teoria endosimbiontica, vi è l’evidenza che il mitocondrio presenta un proprio genoma.
Nelle cellule di mammifero il genoma mitocondriale rappresenta meno dell’1% del genoma cellulare.

Þ Si presenta come un anello circolare costituito da circa 15000 basi che costituiscono 37 geni: 13 di
questi sono codificanti per proteine idrofobiche dei complessi della catena respiratoria e dell’ATP
sintasi, il resto sono codificanti per molecole coinvolte nella sintesi di queste proteine. Questo
perché i processi di duplicazione, trascrizione e sintesi proteica del DNA mitocondriale avvengono
all’interno della matrice stessa.
Þ Tutto il genoma è codificante (non sono presenti introni)
Þ ci sono solo 22 tRNA, le regole di accoppiamento sono meno rigide per cui molti t-RNA riconoscono
uno qualunque dei quattro nucleotidi in terza posizione del codone, inoltre quattro dei 64 codoni
hanno significati diversi rispetto al genoma nucleare.
Þ C’è un margine di mutazioni circa 100 volte maggiore rispetto al DNA nucleare

Queste leggere variazioni sono rese tollerabili dal fatto che il numero di proteine codificate è davvero molto
limitato.

Il genoma mitocondriale è ereditato per via materna, questo perché durante la maturazione degli
spermatozoi il DNA viene degradato e inoltre i mitocondri paterni vengono riconosciuti dalla cellula
fecondata ed eliminati tramite autofagia (ubiquitazione + invio ai lisosomi).
Il mitocondrio, però, svolge moltissime funzioni e per questo necessita di moltissime proteine, la maggior
parte delle quali sono codificate del DNA nucleare (circa il 95%).
Circa 1000 proteine mitocondriali sono quindi sintetizzate sui ribosomi nel citosol e vengono
successivamente trasportate nell’organello attraverso le proteine mitocondriali traslocasi TOM (esterna) e
TIM (interna)

MALATTIE GENETICHE MITOCONDRIALI

Il genoma mitocondriale è soggetto a molte mutazioni, è quindi comune che un individuo presenti una
popolazione mista di genomi mitocondriali normali e mutanti che viene trasferita ai figli.
Nel momento in cui il processo di segregazione mitotica porta ad una maggioranza di genoma mutante si
presenta una malattia mitocondriale. Ovviamente queste malattie colpiscono prevalentemente tessuto
muscolare e nervoso, tessuti ad alta richiesta energetica e sono trasmesse per via materna in maniera non
mendeliana.
Considerato che molte proteine mitocondriali sono prodotte nel nucleo, alcune malattie mitocondriali sono
di tipo mendeliano.

Atrofia ottica dominante: porta alla perdita progressiva di un tipo particolare di cellule della retina (cellule
ganglionari retiniche) responsabili della trasmissione delle immagini dall’occhio alla porzione del cervello
reputata alla loro elaborazione.

Meccanismo di produzione dell’energia:

Meccanismo chemiosmotico: la formazione di legami chimici in cui viene accumulata l’energia (quelli che
sintetizzano l‘ATP) è collegata al trasporto di membrana. Questo meccanismo si concretizza nella presenza
di due sistemi di organizzazione nella membrana interna: catena di trasporto degli elettroni e ATP sintasi.
Il trasferimento di elettroni lungo la catena respiratoria è accompagnato dal pompaggio di H+ attraverso la
membrana. Questo pompaggio crea una differenza di concentrazione sui 2 versanti. A causa del gradiente,
gli H+ tendono a rientrare, ma per farlo necessitano di ATP sintasi.
Le proteine della catena di trasporto si dispongono su entrambi i lati delle creste in modo da permettere la
diffusione di protoni lungo la membrana verso il crinale della cresta, dove è concentrata la maggiore
quantità di ATP sintasi

In questo modo i protoni vengono intrappolati all’interno delle creste per massimizzare il gradiente
protonico (i protoni nello spazio intermembrana diffonderebbero nel citosol a causa della presenza di
numerose porine)

CATENA DI TRASPORTO DEGLI ELETTRONI

Breve quadro della respirazione cellulare:


Il glucosio che entra nella cellula viene degradato a piruvato tramite la glicolisi con la produzione netta di
due molecole di ATP
Il piruvato entra nel mitocondrio e subisce decarbossilazione ossidativa: viene trasformato in acetil CoA con
la liberazione di CO2.

Nel ciclo dell’acido citrico viene rilasciata ulteriore CO2 e si liberano elettroni che vengono recuperati dal
NAD+ e dal FAD che si riducono a NADH e FADH2 e vengono poi consegnati alla catena.
Il trasferimento di elettroni lungo la catena avviene spontaneamente perché ogni componente possiede un’affinità
per gli elettroni maggiore rispetto al precedente e minore rispetto al successivo:
• Il NADH possiede affinità minore rispetto agli altri > è un forte donatore di elettroni
• l’O2 possiede la massima affinità > è un potente accettore.
Il passaggio di elettroni dal NADH all’O2 porta per questo motivo ad una diminuzione dell’energia libera.

La catena respiratoria immersa nella membrana mitocondriale interna contiene 3 complessi enzimatici, attraverso cui
gli elettroni passano da NADH a O2. In questi complessi, gli elettroni sono trasferiti lungo una serie di trasportatori di
elettroni legati a proteine che contengono gruppi eme e ferro-zolfo. L’energia rilasciata permette di accoppiare il
trasporto laterale degli elettroni a quello vettoriale dei protoni.
Gli elettroni vengono trasportati tra i complessi enzimatici dai trasportatori mobili (

o Complesso NADH- deidrogenasi:


• costituito da 40 subunità proteiche
• ha una struttura a L formata da un braccio idrofilo immerso nella matrice in cui avviene il
trasferimento di elettroni e un braccio idrofobico di membrana in cui avviene il pompaggio di
protoni
• Trasporto di elettroni lungo il braccio idrofilo: il NADH cede 2 elettroni ad una flavina mono
nucleotide (FMN, coenzima) e poi ad una catena di sette gruppi ferro-zolfo (due o quattro atomi di
ferro legati ad un uguale numero di atomi di zolfo e a delle catene laterali di cisteina; trasportano
un elettrone alla volta)
• Gli elettroni passano all’ubichinone provocando un cambiamento conformazionale in una lunga
alfa-elica che si estende lungo il braccio idrofobico della matrice e che provoca a sua volta un
cambiamento conformazionale delle 3 proteine transmembrana di questo braccio.
In questo modo 3 protoni vengono pompati nello spazio inter-membrana (un quarto protone può
essere trasportato all’interfaccia tra le due braccia)

o Ubichinone uQ (coenzima Q):


• piccola molecola idrofobica libera di muoversi nel doppio strato fosfolipidico come trasportatore di
elettroni

• L’ubichinone quando si lega a due elettroni prende anche due protoni dalla matrice diventando
ubichinolo (QH2). Al momento del trasferimento degli elettroni al complesso successivo, i due
protoni vengono trasportati nello spazio della cresta contribuendo alla creazione del gradiente

o Complesso b-c1 (citocromo c reduttasi):


• funziona come un dimero, ogni monomero è formato da 3 gruppi eme (atomo di ferro legato a 4 atomi di
azoto inseriti in un anello porfirinico) legati a citocromi e a un gruppo ferro-zolfo contenuto in una proteina
detta Rieske
• Dei due elettroni trasportati dal QH2
o un elettrone si lega al gruppo ferro-zolfo della proteina Rieske, poi al gruppo eme c1 e infine al
citocromo c
o il secondo elettrone segue il ciclo Q: viene trasportato attraverso gli altri due gruppi eme ad un
ubichinone legato a un sito separato della proteina, che con l’assorbimento di un protone dalla
matrice diviene ubisemichinone.
Un secondo ubichinolo rilascia altri due protoni e due elettroni, uno dei quali raggiunge
direttamente il citocromo c e l’altro si lega all’ubisemichinone. Questa molecola assorbe un altro
protone dalla matrice e viene rilasciato come ubichinolo.
In questo modo si ottiene un nuovo ubichinolo da riutilizzare e il numero di protoni pompati viene
aumentato.
o Citocromo c:
• trasportatore solubile di elettroni
• dall’ubichinolo al citocromo c ossidasi

o Citocromo c ossidasi:
• formato da 13 subunità proteiche
• gli elettroni passano attraverso questa struttura legandosi a ioni rame e gruppi eme fino a
raggiungere l’ossigeno
• il complesso tiene l’ossigeno legato finché non gli vengono ceduti 4 elettroni (prima che vengano
legati tutti e quattro gli elettroni si potrebbero formare radicali molto tossici per la cellula )
Intanto quattro protoni sono rimossi dalla matrice e si formano 2 molecole d’acqua e altri 4
vengono pompati nella matrice.

Rosso: proteine transmembrana; lo stimolo del passaggio degli elettroni provoca cambiamenti
conformazionali che permettono di pompare protoni nello spazio inter-membrana.
I protoni vengono trasportati grazie alla presenza, nelle proteine trasportatrici, di cavi di protoni
(file di catene laterali polari o file di molecole d’acqua messe a breve distanza in modo che i protoni
possono passare dall’una all’altra attraverso la formazione e dissociazione di ioni idronio)
Il pompaggio dei protoni in sé avviene attraverso un ciclo di tre cambiamenti conformazionali delle
proteine transmembrana
• alta affinità per gli H+ che permette di prelevarli dalla matrice
• bassa affinità per gli H+ che permette di rilasciarli nello spazio inter-membrana
• ritorno alla conformazione iniziale

Blu: proteine periferiche associate alla membrana, non pompano elettroni ma trasportano solo elettroni da
un complesso proteico all’altro

Questi tre complessi sono raggruppati in un super complesso grazie alla presenza della cardiolipina per
rendere più efficienti possibili i trasporti tra un complesso e l’altro
Come avviene il trasferimento di elettroni attraverso il doppio strato lipidico: le proteine coinvolte
contengono cavi proteici, ovvero file di catene laterali polari o molecole d’acqua poste a breve distanza in
modo che i protoni possano passare da una all’altra.

Il trasporto di protoni porta alla formazione di un gradiente elettrochimico


• gradiente di pH con pH più alto nella matrice e più basso nello spazio intermembransa
• gradiente di voltaggio creando un potenziale di membrana con il lato verso la matrice negativo
Questo gradiente esercita una forza motrice protonica che tende a riportare i protoni nella matrice, quindi
tornare ad una situazione di equilibrio

ATP SINTASI

• Rotore: anello immerso nella membrana della cresta formato da tre subunità che contengono un
sito di legame protonico
• Statore: testa fissa immersa nella matrice, formata da tre subunità alfa e tre beta disposte in
maniera alternata. Le subunità beta possono cambiare conformazione, una delle quali è molto
affine ad ADP e Pi. La rotazione dello statore è impedita da uno stelo (stelo dello statore) che lo
connette al rotore
• Albero di trasmissione (stelo del rotore): si trova al centro del complesso, ruota all’interno della
testa fissa provocando il cambiamento conformazionale delle subunità dello statore
• Subunità a: fa parte dello statore e si trova inserito nella membrana connesso al rotore: forma due
stretti canali per il passaggio dei protoni, ognuno attraversa metà della membrana e convergono
nel sito di legame per i protoni delle subunità del rotore.
I protoni fluiscono all’interno del primo semi canale della subunità a, si lega ad una subunità del rotore e ne
provoca un giro completo. Dopodiché viene staccato da un’arginina e scivola nella matrice attraverso il
secondo semi canale.
Il continuo flusso di protoni spinti dalla forza motrice protonica provoca la rotazione del rotore, la quale a
sua volta fa girare lo stelo del rotore all’interno della testa fissa.
Ciò provoca un cambiamento conformazionale delle subunità beta dello statore, le quali si legano ad ADP e
Pi.
Un ulteriore cambiamento conformazionale indirizza le subunità a catalizzare il legame ADP+Pi e a
sintetizzare ATP.

L’ossidazione completa di una molecola di glucosio porta alla formazione di circa 30 molecole di ATP
L’efficiente conversione di ADP in ATP mantiene un’elevata concentrazione di quest’ultimo rispetto al
precedente. Per questo motivo l’idrolisi dell’ATP porta ad una grande variazione favorevole di energia
libera che viene utilizzata per dirigere molte altre reazioni chimiche nella cellula che altrimenti non
potrebbero avvenire.

L’ATP sintasi funziona anche in senso opposto idrolizzando ATP e trasportando protoni dalla matrice allo
spazio intermembrana.

Tutto ciò è stato verificato sperimentalmente attraverso il GFP che è una proteina fluorescente
CAPITOLO 16
CITOSCHELETRO
È un sistema di filamenti da cui dipendono le funzioni spaziali e meccaniche della cellula. È un sistema
dinamico ed adattabile, ma dà vita anche a strutture stabili.

FUNZIONI
Þ Movimenti intracellulari degli organelli e delle vescicole
Þ Riposizionamento dei compartimenti cellulari
Þ Segregazione dei cromosomi nel corso di mitosi e meiosi
Þ Direzionalità dei movimenti di trasporto cellulare (polarità cellulare)
Þ Adesione cellula-cellula e cellula-matrice
Þ Determinazione della forma della cellula

Le diverse funzioni del citoscheletro si basano sul comportamento di 3 famiglie di filamenti proteici:
Þ Filamenti di actina: determinano la forma della superficie della cellula e sono necessari per la
locomozione dell’intera cellula
Þ Microtubuli: sono costituiti da una struttura cilindrica cava all’interno fatta da tubulina. determinano
le posizioni degli organelli racchiusi da membrana, dirigono il trasporto intracellulare e formano il
fuso mitotico che segrega i cromosomi durante la divisione cellulare. Sono capaci, dunque, di
riorganizzarsi rapidamente e possono formare ance ciglia e flagelli.
Þ Filamenti intermedi: forniscono la forza meccanica, compongono in buona parte la lamina nucleare
(un reticolo che sostiene la membrana interna del nucleo), tengono unite le cellule epiteliali tramite
l’interazione con i desmosomi e permettono anche la formazione di capelli e unghie (cheratina).
Queste 3 famiglie di filamenti proteici derivano dalla polimerizzazione di subunità proteiche tenute insieme
da legami non covalenti. Tutte queste strutture, inoltre, condividono la grande dinamicità e adattabilità ai
cambiamenti, che li porta a cambiare o a persistere a seconda delle necessità.

ACTINA
I filamenti di actina sono situati sotto la membrana plasmatica della cellula, in una zona chiamata cortex
cellulare.

FUNZIONI
Þ conferisce resistenza e forma sottile al doppio strato lipidico
Þ costituiscono strutture per la locomozione della cellula, che possono essere:
o Dinamiche: lamellopodi e filopodi, che permettono alla cellula di muoversi
o Stabili: permettono alla cellula di aggrapparsi a un substrato sottostante e fanno sì che il
muscolo possa contrarsi. Costituiscono le stereociglia (presenti sulle cellule capellute
dell’orecchio: i fasci stabili di actina si inclinano come sbarre rigide in risposta al suono) e i
microvilli (presenti sulla superficie delle cellule epiteliali intestinali: aumentano l’area della
superficie apicale della cellula per aumentare l’assorbimento di nutrienti).
SUBUNITÀ
I filamenti di actina sono costituiti da subunità di actina globulare, l’Actina G:
Þ Polipeptide di 375 amminoacidi
Þ Ha una struttura asimmetrica: i filamenti sono polari e hanno delle estremità strutturalmente
diverse. Un’estremità cresce più lentamente (estremità meno o a punta) e una che cresce più
velocemente (estremità più o a spina). Presenta una fessura con un sito di legame per ATP o ADP,
rivolta verso l’estremità meno.
Þ Forma interazioni testa-coda con altre subunità identiche per formare un’elica destrorsa, attraverso
il processo di polimerizzazione, chiamata actina filamentosa o actina F
Le sequenze amminoacidiche di actine di specie eucariotiche diverse sono di solito identiche al 90%, ma
piccole variazioni nella sequenza possono causare notevoli differenze funzionali. Nei vertebrati ci sono 3
isoforme di actina:
Þ α-actina, espressa solo nelle cellule muscolari
Þ β-actina e γ-actina si trovano insieme in quasi tutte le cellule non muscolari

POLIMERIZZAZIONE
Þ Fase di latenza: l’assemblaggio delle subunità avviene lentamente, perché deve avvenire la
nucleazione (formazione di un piccolo aggregato iniziale di subunità che è stabilizzato da molti
contatti subunità-subunità e può allungarsi tramite l’aggiunta di altre subunità: un dimero non è
stabile, un trimero è stabile). L’instabilità dei piccoli nuclei di actina è una barriera cinetica alla
nucleazione, che determina questa fase di latenza durante la quale non si osservano filamenti, però
viene superata da alcuni aggregati che passano ad una forma più stabile e danno il via alla
nucleazione e quindi all’allungamento del filamento.

Þ Fase di allungamento: subunità si aggiungono alle estremità del filamento più velocemente di quanto
si dissociano. La velocità di aggiunta delle subunità è proporzionale alla concentrazione di actina G
libera nell’ambiente (Kon), mentre la velocità di dissocciazione dell’actina è costante (Koff) che non
dipende dalla concentrazione. Man mano che le subunità libere si esauriranno, la velocità di crescita
diminuirà sempre fino alla velocità di dissociazione.

Þ Fase di equilibrio: la velocità di aggiunta di actina è uguale alla velocità di dissociazione di actina. In
tal modo, anche se vi è un flusso di subunità, la lunghezza del filamento è costante. La concentrazione
di actina che resta libera in questa fase di equilibrio è detta concentrazione critica (CC).
ESTREMITÀ DEI FILAMENTI DI ACTINA
A causa dell’asimmetria delle subunità di actina, che si dispongono tutte lungo lo stesso orientamento, il
filamento risulta polimerizzato e possiamo distinguere 2 estremità:
Þ Estremità più o a spina: polimerizza più velocemente (e depolarizza più velocemente).
L’allungamento procede spontaneamente quando per l’aggiunta di subunità a quest’estremità, la
variazione di energia libera è negativa (cioè quando la concentrazione di subunità in soluzione è
alta)
Þ Estremità meno o a punta: polimerizza meno velocemente, verso quest’estremità è rivolta la
fessura che lega il nucleotide

TREADMILLING
L’actina presenta una tasca per legare l’ATP o ADP e quindi distinguiamo 2 forme:
Þ Forma T: Actina G + ATP
Þ Forma D: Actina G + ADP
Il fatto che la subunità all’estremità di un filamento si trovi nella forma T o D dipende dalla velocità di
aggiunta della nuova subunità rispetto alla velocità di idrolisi della subunità già inserita. In questo modo
l’estremità più rimane in forma T, mentre l’estremità meno presenta la forma D. Ma grazie alla capacità del
treadmilling dei filamenti di actina, la crescita del filamento più è perfettamente compensata
dall’accorciamento all’estremità meno, in modo che il filamento resti invariato nella lunghezza, ma non
nelle subunità costituenti.

Quando il nucleotide è idrolizzato, gran parte dell’energia viene immagazzinata nel filamento. Quindi la
dissociazione di una subunità di forma D provoca una maggiore diminuzione di energia. Ciò si traduce in
una minore affinità della forma D della subunità, che quindi si può dissociare più facilmente.

Dunque, se la concentrazione ha un valore intermedio maggiore della concentrazione critica dell’Actina di


forma T ma minore della concentrazione critica dell’Actina di forma D, allora l’actina verrà polimerizzata
lungo la subunità più, che sarà in forma ATP, e depolamerizzata lungo la subunità meno, che sarà in forma
ADP (fenomeno del treadmilling).

Þ Estremità più: più subunità T (polimerizzazione veloce)


Þ Estremità meno: più possibilità che le subunità idrolizzino ATP, prima dell’aggiunta di subunità
(polimerizzazione lenta)
Questo può portare ad uno squilibrio di concentrazioni critiche alle estremità: CC(-) > CC(+).
Se la concentrazione di actina libera è maggiore rispetto ad entrambi i valori di CC, si dissociano subunità ad
entrambi i lati.
Se la concentrazione di actina libera avrà un valore intermedio tra le 2 estremità, avremo il fenomeno del
treadmilling (più cresce e meno si accorcia) ⟶ il filamento rimane costante. In questo caso l’estremità che
conserverà ATP sarà quella più, mentre quella che avrà ADP sarà la meno. La velocità con cui actine ATP si
idrolizzano in actine ADP sarà minore di quella di aggiunta per l’estremità più e maggiore per quella meno.

In generale, al variare della concentrazione di actina libera si ha che:


Þ Se la concentrazione di actine ATP e ADP libera sia il CC(D) che il CC(T) allora il filamento
polimerizzerà da ambo i lati che si troveranno in forma ATP. In questo caso la velocità con cui le
actine ATP idrolizzano in actine ADP sarà minore di quella di aggiunta delle actine ATP ed entrambe
le estremità si troveranno come ATP
Þ Se la concentrazione di actine ADP e ATP è al di sotto di entrambi i CC, allora entrambe
depolarizzano e si trovano in forma ADP. In questo caso la velocità con cui le actine ATP si
idrolizzano in actine ADP sarà maggiore di quella di aggiunta delle actine ATP ad entrambe le
estremità che si troveranno come ADP

PROTEINE CHE BLOCCANO LA POLIMERIZZAZIONE


Spesso una grande quantità di subunità di actina rimane non legata al filamento, perché la cellula contiene
proteine che si legano ai monomeri di actina rendendo la polimerizzazione poco favorevole.
Þ Timosina: blocca l’aggiunta di subunità all’estremità più. È in competizione con la profilina,
localizzata sulla faccia citosolica della membrana plasmatica, che lega subunità di actina T e
favorisce il loro legame all’estremità più.

PROTEINE NUCLEAZIONE
Le proteine che permettono la nucleazione dell’actina hanno il compito di avvicinare molte subunità, in
modo da formare un nucleo.
Þ Formine: sono proteine dimeriche che nucleano la crescita di filamenti non ramificati. Si lega
all’estremità più.
Þ ARP 2/3: avvicina molte subunità di actina per formare un nucleo
o Necessitano di un segnale che le attivi (fattore di attivazione) così da unirsi e nucleare la
crescita dall’estremità meno, permettendo un rapido allungamento verso l’estremità più
o Sono mantenute inattive dalle loro proteine accessorie
o Il complesso può anche attaccarsi al lato di cui un altro filamento di actina, rimanendo
attaccato all’estremità meno del filamento in crescita

PROTEINE CHE REGOLANO IL COMPORTAMENTO DEI FILAMENTI


Il comportamento dei filamenti di actina è determinato da 2 tipi di proteine, quelle che si legano
lateralmente e quelle che si legano alle estremità.
Þ Proteine che si legano lateralmente (per un buon effetto, queste proteine devono essere presenti
in grandi quantità)
o Tropomiosina: si lega lateralmente al filamento, stabilizzandolo, irrigidendolo e
impedendogli di legare altre proteine. È utilizzato come marcatore di danni a livello
muscolare, soprattutto cardiaco.
Þ Proteine che si legano all’estremità (per un buon effetto, queste proteine devono essere presenti
in poche quantità)
o Proteina cappuccio (CAP Z): lega il filamento all’estremità più stabilizzandolo, impedendo
sia la sua crescita che la sua depolarizzazione. All’estremità meno, invece, o sono legate al
complesso ARP 2/3 o non possiedono cappuccio.
o Tropomodulina: lega le estremità meno di filamenti legati a tropomiosina per stabilizzarli
PROTEINE CHE TAGLIANO I FILAMENTI
Þ Gelsolina: attivata da alti livelli di ioni Ca2+, taglia i filamenti di actina creandone di più piccoli, che
possono andare incontro a depolimerizzazione o rapida crescita a seconda delle proteine accessorie
presenti
Þ Cofilina (o fattore depolimerizzante dell’atina): costringe il filamento ad avvolgersi più
strettamente, causando un indebolimento di contatti tra le subunità e provocando quindi una
depolarizzazione. Si lega più spesso a filamenti di actina che contengono ADP, ovvero i filamenti più
vecchi. L’azione della cofilina può essere contrastata da quella della tropomiosina.

COMPLESSI DI ACTINA
Þ Reti dendritiche: ARP 2/3
Þ Fasci: filamenti formati dalle formine
Þ Strutture a rete

PROTEINE CHE FORMANO FASCI


Þ Fimbrina: impedisce l’unione al fascio formato dalla miosina II, poiché la fimbrina crea un fascio
così stretto che non ha proprietà contrattile
Þ %-actinina: crea un fascio meno compatto di quella della fimbrina; quindi, vi è possibilità di
inserzione della miosina II (funzione contrattile). Queste 2 proteine hanno funzioni che si escludono
a vicenda

PROTEINE CHE FORMANO STRUTTURE A RETE


Þ Strutture compatte come la filamina: promuova la formazione di un gel lasso e molto viscoso
fissando insieme 2 filamenti di actina all’incirca ad angolo retto. I gel di actina formati da filamina
sono necessari alle cellule per estendere i sottili foglietti di membrana chiamati lamellopodi, che le
aiutano a strisciare su superfici solide. Le filamine interagiscono con un gran numero di proteine
cellulari con grande diversità funzionale, che comprendono i recettori di membrana per le molecole
di segnalazione. Le filamine possono agire anche da proteine impalcatura nella segnalazione in
quanto connettono e coordinano molti processi cellulari diversi con il citoscheletro di actina.
Þ Spectrina: proteina lunga e flessibile composta da 4 catene polipeptidiche allungate (2 subunità α e
2 subinità β). È stata identificata per la prima volta nel globulo rosso, e in questa cellula si trova
appena sotto la membrana plasmatica, dove forma una rete bidimensionale tenuta insieme da
brevi filamenti di actina, le cui lunghezze sono regolate da proteine cappuccio a ciascuna estremità.
La spectrina collega questa rete alla membrana plasmatica perché ha siti di legame separati per
proteine periferiche di membrana, che sono esse stesse posizionate vicino al doppio strato lipidico
da proteine integrali di membrana. La rete che ne risulta crea una corteccia cellulare forte ma
flessibile che fornisce supporto meccanico alla membrana plasmatica sovrastante, permettendo al
globulo rosso di tornare repentinamente nella sua forma originaria dopo aver subito uno
schiacciamento passando per un capillare. (non so se è importante questa proteina, non c’è nei
riassunti di globuli rossi)

MALATTIE
Eterotropia periventricolare ⟶ causata da mutazioni nel gene della filamina A, che porta a difetti nella
migrazione delle cellule nervose durante lo sviluppo embrionale precoce. Le cellule nella regione
periventricolare del cervello non riescono a migrare nella corteccia e formano dei noduli, causando questa
sindrome.

Le mutazioni nella filamina possono causare anche difetti nello sviluppo delle ossa, nel sistema
cardiovascolare e in altri organi.
CAPITOLO 16 Il citoscheletro
© 978-88-08-62126-9 963

QUADRO 16.3
I filamenti di actina

+

– +


– + –
– + – + +
+

formina complesso Arp2/3


nuclea l’assemblaggio nuclea l’assemblaggio
e resta associata per formare una rete
all’estremità più in crescita e resta associato
all’estremità meno

timosina
si lega alle subunità,
impedisce l’assemblaggio profilina
si lega alle subunità,
– + accelera l’allungamento

tropomodulina subunità di actina

impedisce l’assemblaggio
e il disassemblaggio
all’estremità meno

filamento di actina
– +
– +

cofilina tropomiosina
si lega a filamenti di ADP-actina, – + stabilizza il filamento
accelera il disassemblaggio
– + – +

gelsolina proteina del cappuccio


taglia i filamenti e si lega impedisce l’assemblaggio
all’estremità più e il disassemblaggio all’estremità più

formazione di fasci di filamenti, formazione di legami crociati e attacco alle membrane

membrana
fimbrina plasmatica

α-actinina filamina spectrina ERM

Alcune delle principali proteine accessorie del citoscheletro di actina. A eccezione delle proteine motrici miosina, è
mostrato un esempio dei tipi principali, ciascuno dei quali è discusso nel testo. Tuttavia, la maggior parte delle cellule
contiene più di un centinaio di proteine diverse che legano l’actina, ed è probabile che vi siano tipi importanti di proteine
associate all’actina che non sono ancora stati individuati.
MIOSINA
Tutte le proteine motrici actino-dipendenti appartengono alla famiglia delle miosine.
Þ Miosina II: muscolare, è una proteina allungata formata da 2 catene pesanti e 4 catene leggere (2
copie di ciascuno dei 2 tipi di catene leggere). Ogni catena pesante presenta un dominio di testa
globulare all’N-terminale che contiene il macchinario per generare la forza per la contrazione
muscolare. Le 2 catene leggere si legano vicino al dominio di testa, mentre la coda a spirale di α-
elica forma un fascio con code di altre molecole di miosina. Queste interazioni coda-coda portano
alla formazione di filamenti spessi bipolari, che contengono centinaia di teste di miosina orientate
in direzioni opposte alle 2 estremità. Ciascuna testa della miosina lega e idrolizza ATP, per muoversi
verso l’estremità più del filamento di actina. L’orientamento opposto delle teste permette di
avvicinare coppie di filamenti di actina. Lo scivolamento dei filamenti di actina porta ad una
potente contrazione.
I cambiamenti nella conformazione della miosina durante i cicli di idrolisi di ATP sono accoppiati
con cambiamenti dell’affinità di legame per l’actina, che permette alle teste della miosina di
rilasciare la presa sul filamento di actina in un punto e di far presa sullo stesso in un altro punto.
La maggior parte delle cellule non muscolari contiene piccole quantità di miosina2, utilizzate
soprattutto per l’anello contrattile.

Una miofibrilla è una struttura cilindrica che è spesso lunga quanto una cellula muscolare:
Þ Consiste in una lunga catena ripetuta di minuscole unità contrattili, cioè i sarcomeri, che danno alla
miofibrilla dei vertebrati un aspetto striato.
Un sarcomero:
Þ È formato da una schiera in miniatura di filamenti sottili, spessi, paralleli e parzialmente
sovrapposti. I filamenti sottili sono composti da actina e da proteine associate, e sono attaccati a
livello delle loro estremità più a un disco Z a ciascuna estremità del sarcomero. Le estremità meno
incappucciate di filamenti di actina si estendono verso la parte centrale del sarcomero, dove si
sovrappongono ai filamenti spessi, gli assemblaggi bipolari formati da isoforme di miosina 2
specifiche del muscolo. I filamenti di miosina sono disposti in una struttura regolare esagonale, e i
filamenti di actina sono spaziati in modo uniforme.
Þ L’accorciamento del sarcomero è dovuto allo scivolamento dei filamenti di miosina sui filamenti
sottili di actina, senza cambiamento nella lunghezza dei 2 tipi di filamenti.
Þ I filamenti spessi bipolari camminano verso le estremità più di 2 serie di filamenti orientati in modo
opposto, spinti da decine di teste indipendenti di miosina posizionate in modo da interagire con
ciascun filamento sottile
Þ Non c’è coordinazione tra i movimenti delle teste di miosina, per questo è necessario che
rimangano attaccate al filamento di actina soltanto per una piccola frazione di ciascun ciclo
ATPasico, in modo da non tirarsi indietro a vicenda
Non so se sono importanti
Þ Tutti gli altri tipi di miosine contengono un dominio motore all’N-terminale e poi si differenziano
molto grazie a vari domini di coda al C-terminale.

Ciò che le differenzia le miosine, dunque, sono i domini al C-terminale.


Tutte le miosine, tranne la VI, si muovono verso l’estremità più di un filamento di actina.
Þ Miosina I: contiene un secondo sito che lega l’actina o la membrana plasmatica ed uno che lega il
filamento di actina, ed è coinvolta nei movimenti dell’actina nei pressi del cortex cellulare
(componente cellulare caratterizzato da una fitta rete proteica aderente al monostrato citosolico
della membrana plasmatica, tendenzialmente costituito da actina, miosina, spettrina e da altre
proteine associate) e nell’organizzazione intracellulare.
Þ Miosina V: a differenza della miosina 2 che subisce cicli di attacco e stacco, la miosina 5 si muove
sul filamento senza lasciarlo mai. È coinvolta nel trasporto intracellulare di vescicole e di grandi
macromolecole (come l’mRNA). Inoltre, media la corretta suddivisione di mitocondri e perossisomi
tra cellula madre e cellula figlia.
MICROTUBULI
I microtubuli sono polimeri della proteina tubulina, un eterodimero composto da:
Þ %-tubulina: il GTP legato non viene idrolizzato
Þ &-tubulina: il GTP legato viene idrolizzato, e quindi il nucleotide può essere sia nella forma GTP che
GDP

MALATTIE
Molte malattie neurologiche umane possono essere collegate a specifiche mutazioni in diversi geni della
tubulina, come la paralisi dei movimenti oculari.

STRUTTURA
Þ Struttura cilindrica formata da 13 protofilamenti paralleli, formati da eterodimeri di α-tubulina e β-
tubulina impilati testa-coda e poi ripiegati per formare un tubo
Þ Lungo l’asse longitudinale del microtubulo, la “cima” di una molecola di β-tubulina forma
un’interfaccia con il “fondo” della molecola di α-tubulina nell’eterodimero adiacente
Þ Perpendicolarmente alle sopracitate interazioni si formano contatti laterali fra protofilamenti
adiacenti fra monomeri dello stesso tipo: α - α e β - β
Þ La maggior parte delle subunità di un microtubulo è mantenuta in posizione da contatti multipli
all’interno della struttura: l’aggiunta e la perdita delle subunità avvengono alle estremità dei
microtubuli
Þ I contatti multipli tra le subunità rendono i microtubuli rigidi e difficili da piegare
Þ Le subunità di ciascun protofilamento in un microtubulo puntano tutte nella stessa direzione e i
protofilamenti stessi sono allineati in parallelo; perciò, la struttura stessa del microtubulo ha una
polarità strutturale distinta:
o α-tubuline esposte all’estremità meno
o β-tubuline esposte all’estremità più

INSTABILITÀ DINAMICA
La dinamicità dei microtubuli è influenzata dal legame e dall’idrolisi di GTP, nel dimero di tubulina l’idrolisi
del GTP avviene solo nella subunità β. Per le subunità libere di tubulina questa idrolisi procede molto
lentamente, ma è accelerata quando le subunità sono incorporate nei microtubuli.
Þ Dopo l’idrolisi del GTP, il gruppo fosfato libero è rilasciato e il GDP rimane legato alla β-tubulina
nella struttura del microtubulo
Nel caso dei filamenti di actina, ciò porta alla formazione di 2 strutture:
Þ forma T del nucleotide attaccato (GTP)
Þ forma D attaccata (GDP)
L’energia di idrolisi del nucleotide è immagazzinata come deformazione elastica nella struttura del
polimero, rendendo la variazione di energia libera per la dissociazione di una subunità della forma D del
polimero più negativa della variazione di energia libera per la dissociazione di una subunità della forma T
del polimero.
Queste strutture dipendono dalla velocità dell’idrolisi del GTP e dalla velocità di aggiunta della subunità:
Þ se la velocità di aggiunta è alta, è possibile che si aggiunga una nuova subunità al polimero prima
che il nucleotide della subunità aggiunta in precedenza sia idrolizzato. La punta del polimero resta
in forma T, generando un cappuccio di GTP.
Þ se la velocità di aggiunta è lenta, si può verificare l’idrolisi prima dell’aggiunta della subunità
successiva. La punta del filamento è in forma D.
Þ se le subunità GTP-tubulina si assemblano all’estremità del microtubulo con una velocità simile alla
velocità di idrolisi del GTP, allora l’idrolisi a volte potrà “mettersi in pari” con l’aggiunta delle
subunità e trasformare l’estremità in una forma D. Questa trasformazione è improvvisa e casuale, e
ha una certa probabilità di verificarsi per unità di tempo che dipende dalla loro concentrazione di
subunità GTP-tubulina libere.
Þ se la concentrazione di tubulina libera è intermedia fra la concentrazione critica per l’estremità in
forma T e la concentrazione critica per l’estremità in forma D (cioè sopra la concentrazione
necessaria per l’assemblaggio della forma T, ma sotto quella necessaria per la forma D), l’estremità
in forma T cresce e l’estremità in forma D si accorcia. Può accadere che su un singolo microtubulo,
un’estremità cresca in forma T, e poi cambiare improvvisamente in forma D e accorciarsi. Questa
rapida interconversione fra uno stato di crescita e uno di accorciamento, a una concentrazione
uniforme di subunità libere, viene chiamata instabilità dinamica:
o catastrofe: cambiamento dalla crescita all’accorciamento
o salvataggio: cambiamento dall’accorciamento alla crescita

COMPROMISSIONE POLIMERIZZAZIONE E DEPOLIMERIZZAZIONE:


I composti chimici che compromettono la polimerizzazione o la depolimerizzazione dei microtubuli sono
potenti strumenti per studiare i ruoli di questi polimeri nelle cellule.
Þ colchicina e nocodazolo: interagiscono con le subunità della tubulina e inducono la
depolimerizzazione dei microtubuli
Þ toxolo: si lega ai microtubuli e li stabilizza, provocando un aumento della polimerizzazione della
tubulina. È stato usato largamente per trattare il cancro alla mammella e al polmone, e risulta
spesso efficace nel trattamento di tumori che sono resistenti ad altri agenti chemioterapici

Sostante come queste hanno un effetto rapido e profondo sull’organizzazione dei microtubuli nelle cellule
viventi. Sia sostanze come il nocodazolo o come il taxolo uccidono di preferenza cellule in divisione, poiché
la dinamica dei microtubuli è cruciale per il funzionamento corretto del fuso mitotico. Alcune di queste
sostanze uccidono efficientemente certi tipi di cellule tumorali in un paziente, anche se non senza tossicità
per le cellule normali in rapida divisione, comprese quelle nel midollo osseo, nell’intestino e nei follicoli dei
capelli.

NUCLEAZIONE
La nucleazione dei microtubuli richiede l’interazione di molti eterodimeri di tubulina.
Richiede la γ-tubulina, un altro tipo di tubulina coinvolto nella nucleazione della crescita dei microtubuli (in
organismi che vanno dai lieviti all’uomo):
Þ la nucleazione parte da un centro di organizzazione dei microtubuli (MTOC) dove vi è maggiore
quantità di γ-tubulina
Þ la nucleazione dipende dal complesso ad anello di *-tubulina (*-TuRC)
Þ in questo complesso 2 proteine accessorie si legano direttamente alla γ-tubulina, insieme a molte
altre proteine, per creare un anello a spirale, che fa da stampo per la formazione di un microtubulo
con 13 protofilamenti

Molte cellule animali hanno un singolo MTOC ben definito chiamato centrosoma, situato vicino al nucleo e
dal quale i microtubuli sono nucleati alle loro estremità meno, così che le estremità più puntano verso
l’esterno e crescono e si accorciano continuamente.
Þ Un centrosoma recluta di norma più di 50 copie di γ-TuRC

Immersi nel centrosoma si trovano i centrioli:


Þ Coppia di strutture cilindriche disposte fra loro a 90° in una configurazione ad L
Þ Un centriolo è costituito da una struttura cilindrica di brevi microtubuli modificati disposti a forma
di botte con una simmetria a 9 dimeri
Þ Ciascuna tripletta contiene un microtubulo completo fuso con 2 incompleti
Þ I centrioli organizzano il materiale pericentricolare dove avviene la nucleazione dei microtubuli

L’organizzazione del centrosoma con attaccati i microtubuli, prevede l’estremità meno immersa nel
centrosoma e l’estremità più libera nel citoplasma.
PROTEINE CHE SI LEGANO AI MICROTUBULI
La dinamica di polimerizzazione dei microtubuli è molto diversa nelle cellule rispetto alle soluzioni di
tubulina libera. I microtubuli nelle cellule hanno una velocità di polimerizzazione molto più alta una
frequenza maggiore di catastrofe e pause più prolungate nella crescita dei microtubuli, un comportamento
dinamico osservato raramente nella tubulina libera in soluzione. Queste e altre differenze sono dovute al
fatto che la dinamica dei microtubuli nella cellula è regolata da molte proteine che legano i dimeri di
tubulina o i microtubuli.
Þ MAP (proteine associate ai microtubuli):
o alcune MAP possono stabilizzare i microtubuli per evitare il disassemblaggio.
o Una sottoclasse di MAP può anche mediare l’interazione dei microtubuli con altri
componenti cellulari (rilevante nei neuroni, in cui fasci stabilizzati di microtubuli formano il
core degli assoni e dei dendriti che si estende dal corpo cellulare). Queste MAP hanno un
dominio che si lega alla superficie dei microtubuli e uno che sporge verso l’esterno.

PROTEINE CHE LEGANO LE ESTREMITÀ PIÙ DEI MICROTUBULI


Le cellule contengono numerose proteine che legano le estremità dei microtubuli, influenzandone la
dinamica e la stabilità. Queste proteine possono influenzare la velocità alla quale un microtubulo passa da
uno stato di crescita a uno di accorciamento (la frequenza di catastrofi) o da uno stato di accorciamento a
uno di crescita (la frequenza di salvataggi).
Þ Fattori di catastrofe: si legano alle stremità dei microtubuli e sembra che separino i protofilamenti,
abbassando la normale barriera di energia di attivazione che impedisce a un microtubulo di
separarsi nel protofilamento curvo (caratteristico dello stato di accorciamento). La patronina
protegge le estremità meno dai fattori di catastrofe.
Þ XMAP215: lega le subunità libere di tubulina e le porta alle estremità, più promuovendo la
polimerizzazione dei microtubuli e contrastando contemporaneamente l’attività del fattore di
catastrofe.
o La fosforilazione di XMAP215 durante la mitosi ne inibisce l’attività e sposta l’equilibrio
della sua competizione con i fattori di catastrofe.
o Questo spostamento causa un aumento di dieci volte dell’instabilità dinamica dei
microtubuli durante la mitosi, una transizione che è cruciale per l’efficiente costruzione del
fuso mitotico
Þ + TIP (proteine che seguono le estremità più): proteine associate ai microtubuli. Regola
l’allungamento e l’accorciamento del filamento. Molte di queste lavorano con le proteine EB1,
piccole proteine dimeriche, riconoscono caratteristiche dell’estremità più in crescita per potersi
accumulare alle estremità più

PROTEINE CHE SEQUESTRANO LA TUBULINA E CHE TAGLIANO I MICROTUBULI DESTABILIZZANDOLI


Þ Statmina (o Oncoproteina18): si lega a 2 eterodimeri di tubulina e impedisce la loro aggiunta alle
estremità dei microtubuli. Questa proteina diminuisce la concentrazione di subunità di tubulina
disponibili per la polimerizzazione (un’azione analoga a quella della colchicina) e aumenta la
probabilità che un microtubulo in crescita passi allo stato di accorciamento.
o La fosforilazione della statmina inibisce il suo legame alla tubulina
o Segnali che provocano la fosforilazione della statmina possono aumentare la velocità di
allungamento dei microtubuli e sopprimere l’instabilità dinamica
o La statmina è coinvolta nella regolazione sia della proliferazione che della morte cellulare
Þ Katanina: è una proteina che taglia i legami longitudinali nei protofilamenti. È composta da una
subunità che idrolizza ATP e che esegue il taglio, ed un’altra che dirige la katanina verso il
centrosoma. Il taglio effettuato dalla katanina è un altro sistema utile a favorire la destabilizzazione
dei microtubuli.
Þ MAP2 e TAU: sono presenti solamente in cellule specializzate (come i neuroni).
o MAP2 ha un unico dominio di legame e funziona da organizzatore di fasci di microtubuli e
da spaziatore.
o TAU ha 2 domini di legame e funziona da stabilizzatore dei microtubuli

Mutazioni di Tau e/o fosfotau conducono all’Alzheimer o al Parkinson.

PROTEINE MOTRICI

Þ Chinesine: ci sono circa 45 tipi diversi di chinesine che spesso in comune hanno un dominio all’N-
terminale e si spostano verso l’estremità più. Fa eccezione la chinesina 14 che possiede il dominio
al C-terminale e si sposta verso l’estremità meno. Tutte le chinesine, tranne la chinesina 13,
utilizzano cicli di idrolisi di ATP per spostarsi lungo i microtubuli
o Chinesina 1 (chiamata anche “chinesina convenzionale”): possiede 2 catene pesanti che
formano 2 domini motori globulari di testa tenuti insieme da una coda a spirale allungata
responsabile della dimerizzazione delle catene pesanti. Una catena leggera della chinesina-
1 si associa a ogni catena pesante mediante il suo dominio di coda. La maggior parte delle
chinesine ha nella sua coda un sito di attacco per un altro microtubulo o per un carico da
trasportare.
DINEINE
Le dineine sono una famiglia di motori dei microtubuli diretti verso l’estremità meno, ma non sono
correlate alle chinesine. Sono composte da 1, 2 o 3 catene pesanti e da un numero elevato e variabile di
catene medio/leggere. Il loro movimento è determinato da cicli di idrolisi di ATP. Possiamo distinguere 2
grandi famiglie di dineine:
Þ Dineina citoplasmatiche: sono omodimeri di 2 catene pesanti. Sono coinvolte nel trasporto di
organelli e nella costruzione del fuso mitotico
Þ Dineina assonemiche (chiamate anche dineine ciliari): comprendono monomeri, eterodimeri ed
eterotrimeri, rispettivamente con 1, 2 o 3 catene pesanti contenenti il motore. trasporto rapidi,
come battito di ciglia e flagelli. Sono specializzate per i movimenti rapidi di scivolamento dei
microtubuli, che spingono il battito di ciglia e flagelli.

Nelle cellule interfasiche chinesina e dineina sono utili per il posizionamento di organelli e per il trasporto di
vescicole

Chinesina ⟶ responsabile del TRASPORTO ANTEROGRADO, RE ⟶ Golgi


Dineina ⟶ responsabile del TRASPORTO RETROGRADO, Golgi ⟶ RE

In una cellula di solito l’estremità meno dei microtubuli si trovano al centro nei centrosomi, mentre
l’estremità più si estende verso la periferia.
Þ MOVIMENTI CENTRIPETI di organelli o vescicole richiedono DINEINA (posiziona l’apparato del Golgi)
Þ MOVIMENTI CENTRIFUGHI di organelli o vescicole richiedono CHINESINA (posiziona il RE)

La dineina richiede il legame al complesso proteico dinactina per traslocare efficientemente gli organelli.
Þ Il complesso della dinactina comprende un breve filamento che è composto dalla proteina correlata
all’actina Arp1 (distinta da Arp2 e Arp3, i componenti del complesso Arp 2/3 coinvolto nella
nucleazione dei filamenti convenzionali di actina)

MALATTIE
Þ Il cervello liscio o lissencefalia è una malattia umana legata al mancato funzionamento dei motori
proteici, che causa l’impossibilità del trasporto delle cellule neuronali verso la corteccia cerebrale in
sviluppo.
o Un tipo di lissencefalia è causato da difetti di Lis1, una proteina che lega la dineina richiesta
per la migrazione nucleare in diverse specie. Nel cervello sano la migrazione del nucleo
dirige il corpo della cellula neurale in sviluppo verso la sua posizione corretta nella
corteccia. In assenza di Lis1, invece, i nuclei dei neuroni in migrazione non riescono ad
attaccarsi alla dineina, il che determina difetti nella migrazione nucleare.

CIGLIA E FLAGELLI
Le ciglia e i flagelli sono strutture mobili altamente specializzate ed efficienti costituite da microtubuli e
dineina.
Þ flagelli ⟶ si trovano sugli spermatozoi e in molti protozoi. Con il loro movimento ondulatorio essi
permettono alle cellule a cui sono attaccati di “nuotare” in mezzi liquidi
Þ ciglia ⟶ sono organizzate in modo simile, ma il loro battito avviene mediante un movimento a
frusta. l battito delle ciglia può spingere singole cellule in un fluido o può muovere un fluido sulla
superficie di un gruppo di cellule in un tessuto.
o Nel corpo umano enormi quantità di ciglia rivestono il tratto respiratorio e fanno scorrere
strati di muco, particelle intrappolate di polvere e batteri fino alla bocca, dove sono
inghiottiti e alla fine eliminati.
o In modo simile, le ciglia lungo l’ovidotto aiutano a trasportare le cellule uovo verso l’utero.
Il movimento di un ciglio o di un flagello è dato dall’incurvatura del suo nucleo l’assonema.
Þ L’assonema è composto da microtubuli e dalle loro proteine associate, disposti secondo un
caratteristico schema regolare. 9 speciali coppie di microtubuli (costituite da un microtubulo
completo e da uno incompleto fusi insieme in modo da avere in comune una parete del tubulo)
sono disposte ad anello intorno a una coppia di microtubuli singoli.
Þ I microtubuli si estendono in modo continuo per tutta la lunghezza dell’assonema.
Þ Disposte a intervalli regolari lungo i microtubuli, proteine accessorie formano legami crociati fra i
microtubuli stessi.
Þ Molecole di dineina assonemica formano ponti fra le coppie di microtubuli adiacenti intorno alla
circonferenza dell’assonema.
Þ Quando il dominio motore di questa dineina è attivato, le molecole di dineina attaccate a una
coppia di microtubuli tentano di muoversi lungo la coppia adiacente, tendendo a indurre le coppie
adiacenti a scorrere l’una rispetto all’altra. uttavia, la presenza di altri collegamenti fra le coppie di
microtubuli impedisce questo scivolamento e la forza della dineina viene invece convertita in un
movimento di curvatura

MALATTIE
Nell’uomo difetti ereditari nella dineina assonemica causano la discinesia ciliare primaria o sindrome di
Kartagener, caratterizzata dall’inversione della normale asimmetria degli organi interni (sinus inversus)
prodotta dall’altera- zione del flusso dei fluidi nell’embrione in sviluppo. Questa patologia è inol- tre causa
di sterilità maschile dovuta a immobilità degli spermatozoi e di alta suscettibilità a infezioni ai polmoni
dovuta alle ciglia paralizzate che non sono in grado di rimuovere impurità e batteri dal tratto respiratorio.

CIGLIA
Molte cellule hanno una controparte di ciglia e flagelli di dimensioni ridotte e non mobile, il cosiddetto
ciglio primario.
Sia le ciglia mobili che quelle non mobili sono generate durante l’interfase a livello del corpo basale, che le
àncora alla superficie cellulare. Al centro del corpo basale vi è un centriolo con 9 gruppi di triplette di
microtubuli fusi disposte come una ruota a raggi.

FILAMENTI INTERMEDI
Il terzo tipo principale di proteine del citoscheletro sono i filamenti intermedi. Sono molto visibili nel citosol
di cellule soggette a stress meccanico (assoni dei neuroni, cellule muscolari e cellule epiteliali) e nel nucleo,
a formare la lamina nucleare, che funge da sito di ancoraggio per i cromosomi e i complessi dei pori
nucleari e da rivestimento della membrana nucleare interna.
I filamenti intermedi sono molto diversificati nell’uomo, con funzioni specifiche a seconda del tipo di cellula
in cui si trovano.

STRUTTURA:
Þ proteine allungate con dominio centrale ad α-elica, che forma una struttura a spirale con un altro
monomero
Þ coppia di dimeri paralleli si associa in modo antiparallelo, formando un tetramero sfalsato
Þ non possiedono siti di legame per un nucleotide
Þ hanno un diametro compreso tra quello dei filamenti di actina (il più piccolo) e quello dei
microtubuli (il più grande)
Þ non possiede polarità, poiché la subunità tetramerica è composta da due dimeri che puntano in
direzioni opposte, e quindi le sue estremità sono le stesse.
Þ I tetrameri si uniscono insieme lateralmente per formare il filamento, che comprende 8
protofilamenti paralleli composti da tetrameri. Questo gran numero di polipeptidi tutti allineati
insieme, con le forti interazioni idrofobiche laterali tipiche delle proteine con struttura a spirale,
conferisce ai filamenti intermedi caratteristiche simili a quelle di una corda.
Þ possono piegarsi con facilità ma sono molto difficili da rompere e possono essere allungati fino a 3
volte

Il disassemblaggio dei filamenti intermedi è effetto della loro fosforilazione

La famiglia più diversificata di filamenti intermedi è quella delle cheratine. Ciascun filamento presenta in
parti uguali cheratina I (acida) e cheratina II (neutro/basico). Queste formano una subunità di filamento
eterodimerica. Reti di cheratina tenute insieme da legami disolfuro possono anche sopravvivere alla morte
delle loro cellule, formando forti rivestimenti negli animali, come nello strato esterno della pelle, nei capelli,
nelle unghie, negli artigli e nelle scaglie. I filamenti di cheratina conferiscono resistenza meccanica ai tessuti
epiteliali:
Þ i filamenti di cheratina ancorano i filamenti intermedi ai desmosomi (a livello di siti di contatto
cellula-cellula)
Þ i filamenti di cheratina ancorano i filamenti intermedi agli emidesmosomi (a livello di siti di
contatto cellula-matrice)

La diversità delle cheratine è utile nella diagnosi di tumori epiteliali, per comprendere il tessuto epiteliale in
cui il cancro si è originato.

Proteine accessorie come la filaggrina fasciano i filamenti di cheratina nelle cellule dell’epidermide, per
dare durezza gli strati estremi della pelle.

MALATTIE
Þ Individui con mutazioni nel gene che codifica la filaggrina sono fortemente predisposti a malattie
caratterizzate da pelle secca, come l’eczema.
Þ Epidermolisi bollosa semplice: quando cheratine difettose sono espresse nello strato delle cellule
basali dell’epidermide. La pelle forma vesciche in risposta a stress meccanici minimi, che rompono
le cellule basali.

Neurofilamenti: membri di un’altra famiglia di filamenti intermedi che si trovano in alte concentrazioni
lungo gli assoni dei neuroni dei vertebrati. 3 tipi di proteine dei neurofilamenti (NF-L, NF-M, NF-H) si
coassemblano in vivo, formando eteropolimeri.

MALATTIE
La malattia neurodegenerativa sclerosi laterale amiotrofica (SLA, o malattia di Lou Gehrig) è associata a
un accumulo e a un assemblaggio anormali dei neurofilamenti nei corpi cellulari e nell’assone dei
motoneuroni, che possono interferire con il normale trasporto lungo l’assone. La degenerazione degli
assoni porta a debolezza e ad atrofia muscolare, che è in genere fatale.

PLACHINE
Famiglia proteica che connette i filamenti intermedi al citoscheletro. Le plachine sono grandi e modulari e
contengono più domini che connettono i filamenti citoscheletrici uno all’altro e a complessi giunzionali.
Un esempio è la plectina, che oltre a formare fasci di filamenti intermedi, può interagire con i complessi
proteici che connettono il citoscheletro con l’interno del nucleo.
COMPLESSI PROTEICI:
Þ proteine SUN: della membrana nucleare interna. All’interno del nucleo si legano alla lamina
nucleare o ai cromosomi.
Þ proteine KASH (chiamate anche nesprine): nel citoplasma si legano direttamente ai filamenti di
actina e indirettamente ai microtubuli e ai filamenti intermedi attraverso, rispettivamente,
l’associazione a proteine motrici e plachine.
Questi complessi proteici si legano alla lamina nucleare. Si uniscono nel lume dell’involucro nucleare per
formare in parte che connette il citoscheletro nucleare con quello citoplasmatico.
SEPTINE
Proteine che legano GTP agiscono da sistema aggiuntivo di filamenti in tutti gli eucarioti (ad eccezione delle
piante terrestri). Le septine si assemblano in filamenti non polari che formano anelli e strutture a gabbia,
che funzionano da impalcature per suddividere le membrane in domini distinti o per reclutare e organizzare
i citoscheletri di actina e di microtubuli.
I filamenti di septina, inizialmente identificati nel lievito gemmante, si trovano nella strozzatura tra la cellula
madre di lievito in divisione e la gemma in crescita. In questo punto le septine bloccano il movimento delle
proteine da un lato della strozzatura all’altro, concentrando così la crescita cellulare soprattutto nella
gemma.
Þ Nelle cellule animali le septine hanno un ruolo nella divisione cellulare, nella migrazione e nel
traffico vescicolare.

Il legame del GTP è necessario per il ripiegamento dei polipeptidi di septina, ma il ruolo dell’idrolisi del GTP
nella funzione della septina non è chiaro.
Le strutture di septina si assemblano e si disassemblano all’interno della cellula, ma non sono dinamiche
come i filamenti di actina e i microtubuli.
CAPITOLO 17
L’unico modo per produrre una nuova cellula è la duplicazione di una cellula esistente. Tutti gli organismi
viventi, infatti, sono frutto di cicli ripetuti di crescita e divisione cellulare, detti ciclo cellulare. La divisione
cellulare è necessaria, oltre che per la crescita, per la sostituzione di cellule morte.
Per produrre due cellule figlie, geneticamente identiche, il DNA di ogni cromosoma deve prima essere
duplicato (fase S) e poi equamente distribuito (mitosi).
Oltre a duplicare il DNA, le cellule devono anche duplicare gli organelli e le macromolecole, altrimenti le
cellule figlie diventerebbero sempre più piccole.

Il ciclo cellulare eucariotico è diviso in 4 fasi sequenziali: G1, S, G2 e M.


Þ Le prime 3 (G1, S, G2) insieme sono chiamate interfase ed occupano la maggior parte del tempo
o La durata della fase G1 può variare a seconda delle condizioni favorevoli o sfavorevoli.
o Coinvolto nel far rimanere la cellula in G1 è P53, un oncosoppressore che agisce quando vi
sono danni o mutazioni nel DNA.
o P53 attiva P21, una CKI, che inibisce i complessi G1/S Cdk e S Cdk bloccando il ciclo cellulare
nella fase Gap 1 (non permettendo quindi al DNA di essere duplicato).
o Quando non ci sono danni nel DNA, P53 è legato da MdM2, che lo ubiquitina e lo destina,
quindi, alla degradazione nei proteasomi.
Þ la fase M è costituita da due eventi principali: la divisione del nucleo, o mitosi, e la divisione del
citoplasma, o citochinesi.

Le fasi gap, oltre a permettere la crescita cellulare, danno anche il tempo alla cellula di assicurarsi che le
condizioni siano adatte allo svolgimento della fase S e della mitosi.
Þ Se le condizioni extracellulari sono sfavorevoli, ad esempio, le cellule entrano in uno stato di riposo
specializzato, chiamato G0, in cui possono rimanere per settimane, anni o anche per sempre
(neuroni).
Þ Se invece le condizioni sono favorevoli, le cellule progrediscono attraverso un punto di impegno
verso la fine di G1, chiamato Start o punto di restrizione. Dopo aver superato questo punto, le cellule
si impegnano nella fase S (duplicazione del DNA) e non possono più tornare indietro.
Þ All’inizio della mitosi, in uno stadio detto profase, le due molecole di DNA vengono condensate in
bastoncelli rigidi e compatti detti cromatidi fratelli, che rimangono uniti.
Þ Quando l’involucro nucleare si disassembla, le coppie di cromatidi fratelli si attaccano ai poli opposti
di una grande schiera bipolare di microtubuli, detta fuso mitotico e alla fine si allineano all’equatore
in uno stadio detto metafase.
Þ Con la perdita di coesione dei cromatidi fratelli, all’inizio dell’anafase, si ha la loro separazione,
poiché vengono attratti ai poli opposti.
Þ Il fuso, quindi, si disassembla e i cromosomi vengono racchiusi in nuclei diversi nella telofase.
Þ Infine, la citochinesi divide la cellula in due, in modo che i due nuclei si trovino in due cellule distinte.

Il sistema di controllo del ciclo cellulare opera in modo molto simile ad un timer, che scatena gli eventi in una
sequenza fissa. Nella maggior parte delle cellule, questo sistema di controllo risponde alle informazioni di
determinatori sensori ed interruttori biochimici, che sono generalmente binari (acceso o spento).
Il sistema di controllo governa la progressione del ciclo cellulare in tre punti di transizione principali:
Þ Start: le cellule entrano nella fase S (duplicazione del DNA) del ciclo cellulare e duplicano i cromosomi
Þ punto di controllo G2/M: allineamento dei cromosomi al fuso nella metafase
Þ transizione tra metafase ed anafase: separazione dei cromatidi fratelli
PRINCIPALI COMPONENTI DEL SISTEMA DI CONTROLLO
I componenti principali del sistema di controllo cellulare sono proteine note come chinasi dipendenti da
cicline o Cdk.
Þ Chinasi cicline dipendenti (Cdk): enzimi la cui concentrazione è stabile nella cellula, ma che svolgono
la loro attività solo se associate ad altre proteine che regolano queste chinasi, le cicline. Le Cdk,
infatti, a meno che non siano legate a delle cicline, non hanno attività chinasica.
Þ Cicline: proteine la cui concentrazione nella cellula viene regolata tramite regolazione della
trascrizione e degradazione. Le cicline sono state così denominate perché subiscono un ciclo di sintesi
e degradazione in ogni ciclo cellulare, mentre i livelli di Cdk sono sempre costanti.
Þ Complessi Cdk e cicline: vengono attivati mediante segnali portando avanti o arrestando la
progressione del ciclo cellulare. Vi sono 4 classi di cicline:
o Cicline G1 (Ciclina D): aiutano a governare l’attività delle cicline G1/S, che controllano il
passaggio attraverso Start, legandosi a Cdk 4 e 6.
o Cicline G1/S (Ciclina E): attivano Cdk 2 alla fine di G1 e aiutano ad innescare la progressione
attraverso Start, portando all’impegno a entrare nel ciclo cellulare. I loro livelli calano
drasticamente in fase S.
o Cicline S (Ciclina A): legano Cdk 2 e 1 dopo il passaggio attraverso Start e aiutano a stimolare
la duplicazione dei cromosomi. Le cicline S restano a livelli elevati fino alla mitosi, dove hanno
un ruolo in alcuni eventi precoci.
o Cicline M (Ciclina B): attivano Cdk 1, che stimolano l’ingresso in mitosi in corrispondenza del
punto di controllo G2/M. Il livello delle cicline M crolla dopo la metafase.

In che modo le diversi complessi ciclina-Cdk scatenano eventi diversi?


Le cicline non attivano solamente le loro Cdk partner, ma le dirigono anche verso specifiche proteine
bersaglio. Ogni complesso ciclina-Cdk fosforila quindi una serie diversa e specifica di proteine.
In assenza di ciclina, il sito attivo della proteina Cdk è parzialmente coperto da una sottile lastra di proteina.
L’attacco della ciclina provoca lo spostamento di questa lastra dal sito attivo, portando ad una attivazione
parziale dell’enzima Cdk. L’attivazione completa del complesso avviene quando la chinasi che attiva Cdk
(CAK) fosforila un amminoacido vicino all’ingresso del sito attivo della Cdk, provocando un cambiamento
conformazionale necessario per la completa funzionalità del complesso.

FASE G1
Fase di preparazione alla divisione cellulare in cui le Cdk sono inattive

1° PUNTO DI CONTROLLO START


Se la cellula ha portato avanti correttamente il proprio accrescimento e l’ambiente è favorevole, dei segnali
(interni ed esterni) attivano G1-Cdk il quale attiva G1/S-Cdk che guida la progressione attraverso START.

FASE S
Viene attivato il complesso S-Cdk che porta la cellula in fase S; quindi, si giunge alla duplicazione del materiale
genetico, delle proteine e della cromatina.
Þ Le S-Cdk stimolano un forte aumento della sintesi delle quattro subunità di istoni.
Þ L’involucro di cromatina aiuta a controllare l’espressione genica. In alcune parti del cromosoma la
cromatina è altamente condensata ed è chiamata eterocromatina, mentre in altre parti ha una
struttura più aperta ed è detta eucromatina.

La coesione dei cromatidi fratelli è determinante per il successo della mitosi, perché facilita il loro attacco ai
poli opposti del fuso mitotico. Difetti nella coesione dei cromatidi fratelli portano inevitabilmente a errori
rilevanti nella segregazione dei cromosomi.
La coesione dei cromatidi fratelli dipende da un grande complesso proteico chiamato coesina, che è presente
in molti punti lungo l’asse maggiore di ogni cromatidio fratello mentre il DNA viene replicato in fase S. La
coesina forma enormi strutture simili ad anelli, che si ritiene avvolgano i due cromatidi fratelli.

2° PUNTO DI CONTROLLO G2/M


Se il DNA è stato duplicato correttamente e l’ambiente è favorevole, viene attivato M-Cdk che porta la cellula
in fase M. la produzione della ciclina B viene aumentata tramite regolazione della trascrizione per tutta la
fase G2 e M. contemporaneamente si formano e si accumulano una serie di complessi che:
Þ Vengono innescati tramite la fosforilazione da parte di CAK
Þ Vengono mantenuti inattivi tramite la fosforilazione da parte di Wee1
Quando è accumulata una giusta quantità di complessi M-Cdk e la cellula è pronta ad entrare in mitosi, viene
attirata la fosfatasi Cdc 25 che rimuove il fosfato e rende liberi i complessi. Questo processo coinvolge circuiti
a feedback positivo perché:
Þ M-Cdk è importante nel controllo dell’attività all’inizio della mitosi: l’attività di un complesso ciclina-
Cdk può essere inibita da fosforilazione di una coppia di amminoacidi vicini al sito attivo della chinasi.
La fosforilazione è effettuata dalla proteina chinasi Wee1, mentre la defosforilazione avviene ad
opera di Cdc25 e aumenta l’attività di Cdk.
o M-Cdk può essere inibito anche da proteine CKI (proteine inibitrici della Cdk), che provocano
una modifica conformazionale nel sito attivo Cdk rendendola inattiva. Due esempi sono le
proteine P21 e P27

PROFASE
Il complesso M-Cdk attiva tramite fosforilazione una serie di proteine che inducono agli eventi di mitosi
precoce.
1. Condensazione dei cromosomi e riorganizzazione dei cromatidi fratelli
2. Assemblaggio del fuso mitotico
3. Demolizione dell’involucro nucleare
4. Riorganizzazione del citoscheletro di actina
La riorganizzazione dei cromosomi avviene per separarli più facilmente in anafase.
La condensazione dei cromosomi e la risoluzione dei cromatidi fratelli dipendono da un complesso proteico,
la condensina, che utilizza l’energia di idrolisi dell’ATP per promuovere il compattamento e la risoluzione dei
cromatidi fratelli. La fosforilazione delle subunità di condensina e quindi la sua attivazione dipende da M-
Cdk.

Contemporaneamente inizia la formazione del fuso. La funzione del fuso è quella di separare mediante la sua
schiera bipolare di microtubuli i cromatidi fratelli.

MICROTUBULI DEL FUSO


Þ Microtubuli del cinetocore: agganciano le coppie di cromatidi fratelli al livello dei cinetocori
(strutture proteiche nel centromero)
Þ Microtubuli interpolari: le loro estremità interagiscono con le estremità più dei microtubuli
provenienti dal lato opposto, nella zona centrale del fuso
Þ Microtubuli astrali: interagiscono con la corteccia cellulare, aiutando il suo posizionarsi nella cellula.

La segregazione dei cromosomi, evento cruciale della mitosi, dipende dal fuso mitotico, il cui nucleo è
rappresentato da una schiera bipolare di microtubuli.
Le estremità meno dei microtubuli sono focalizzate ai poli, mentre le estremità più irradiano dai poli. I poli
corrispondono alla posizione dei due centrosomi.
Le estremità più dei microtubuli interpolari interagiscono con le estremità più dei microtubuli dell’altro polo.
Le estremità più dei microtubuli del cinetocore, invece, sono attaccate ai cromatidi fratelli a livelli del
cinetocore. Infine, molti fusi contengono anche microtubuli astrali che si irradiano dai poli ed entrano in
contatto con il cortex cellulare, in modo da posizionare il fuso nella cellula.
L’assemblaggio e la funzione del fuso mitotico dipendono da 4 motori proteici in particolare:
Þ Chinesina 5: ha due domini motore, che interagiscono con le estremità più dei microtubuli, e tendono
a far distanziare i poli. Interagisce con i microtubuli interpolari scorrendo verso il lato più di entrambi.
Þ Chinesina 14: hanno un solo dominio motore, che si muove verso l’estremità meno, e tendono ad
avvicinare i poli. Interagisce con i microtubuli interpolari scorrendo verso il lato meno di uno dei 2 e
restando agganciato all’altro.
Þ Chinesina 4 e 10: dette anche cromochinesine, sono motori proteici diretti verso le estremità più,
che si associano al braccio dei cromosomi, allontanandoli dai poli del fuso.
Þ Dineina: le dineine sono motori diretti verso l’estremità meno, che tirano i poli del fuso verso la
corteccia cellulare, allontanandoli l’un l’altro. Interagisce con i microtubuli astrali e con la corteccia
cellulare per contribuire al posizionamento dei poli.

I microtubuli originano dal centromero, costituito dalla matrice periventricolare che avvolge i 2 centrioli. Sulla
matrice sono presenti anelli di γ-tubulina dalla quale parte la nucleazione dei microtubuli.

Diversi meccanismi generano le forze che muovono i cromosomi avanti e indietro sul fuso mitotico:
Þ La prima forza deriva dalla depolimerizzazione delle estremità più dei microtubuli del cinetocore, ai
quali sono attaccati cromatidi, che vengono così spostati verso il polo.
Þ Una seconda forza in direzione del polo è fornita dal flusso dei microtubuli, per il quale gli stessi
microtubuli subiscono una depolimerizzazione all’estremità meno, ma un’aggiunta di tubulina
all’estremità più. In questo modo la lunghezza rimane invariata, ma il movimento dei microtubuli è
verso il polo.
Þ Una terza forza, in direzione contraria rispetto alle precedenti, è la forza di espulsione polare o vento
polare

STRUTTURA DEL FUSO MITOTICO ⟶ le estremità più si proiettano lontano dai centrosomi, mentre le
estremità meno sono ancorate ai poli del fuso

La formazione del fuso inizia durante la profase, quando il complesso M-Cdk avvia la migrazione dei
centrosomi (avviene grazie alle dineine) e la loro maturazione (aumento anelli di tubulina).

PROMETAFASE
Affinché i microtubuli possano attaccarsi ai cromosomi, l’involucro nucleare deve essere demolito.
Þ Fosforilazione da parte di M-Cdk di alcune subunità dei complessi del poro
Þ Fosforilazione di componenti della lamina

METAFASE
I microtubuli del fuso possono attaccarsi ai cinetocori mediante un complesso che è il NdC 80:
Þ È ancorato sia ai microtubuli, per permettere polimerizzazione e depolimerizzazione, che al
cinetocore
La coppia di cromatidi deve presentare biorientamento, ovvero i 2 cinetocori devono attaccarsi ai poli
opposti del fuso.
Þ Durante la metafase, le coesine che tengono uniti i cromatidi fratelli resistono alle forze dirette verso
il polo che tendono a separarli. L’anafase, invece, richiede la separazione dei cromatidi fratelli; quindi,
APC/C ubiquitina la proteina securina e la destina alla distruzione.
Þ Prima dell’anafase la proteina securina aveva legato una proteasi detta separasi, che, al momento
della distruzione della securina, viene rilasciata e lasciata libera di tagliare le coesine. Questo
permette ai cromatidi fratelli di separarsi.
Þ Oltre alla securina, APC/C indirizza anche le cicline S ed M alla distruzione, permettendo alle fosfatasi
di defosforilare le proteine bersaglio di Cdk nella cellula, evento necessario per il completamento
della mitosi.
Quando non si verifica ciò, cosa accade?
Gli attacchi impropri vengono riconosciuti, perché un attacco corretto presenta un’altra tensione dovuta
all’attrazione in direzioni opposte dei cinetocori. Quando non c’è tensione, una proteina detta AURORA B
riduce la forza di attacco per i microtubuli. Quando si raggiunge il biorientamento AURORA B viene inibita
aumentando l’affinità tra il microtubulo e il sito di attacco. A questo punto il fuso subisce una serie di
variazioni finché il cromosoma non viene posizionato in una zona a metà fra i 2 centrosomi: piastra
metafasica.

PUNTO DI CONTROLLO METAFASE-ANAFASE


La progressione attraverso il punto di transizione tra metafase ed anafase è scatenata dalla distruzione di
proteine e non dalla loro fosforilazione.
Il regolatore della transizione tra metafase ed anafase è il complesso che promuove l’anafase, o ciclosoma,
noto come APC/C, membro della famiglia di enzimi ubiquitina ligasi. L’APC/C catalizza l’ubiquitinazione e la
distruzione di due proteine importanti: la securina e le cicline M e S.
La cellula controlla che tutti i cromosomi siano biorientati per entrare in anafase. Il complesso APC/C
aggiunge code di ubiquitina a proteine da degradare:
1. UBIQUITINAZIONE SECURINA: la securina è una proteina che protegge i collegamenti che uniscono
le coppie di cromatidi fratelli. La distruzione della securina al momento della transizione tra metafase
e anafase attiva una proteasi che separa i cromatidi fratelli e avvia l’anafase. La securina inattiva la
proteina separasi, che ha il compito di tagliare le subunità della coesina, che tiene uniti i 2 cromatidi
fratelli. La degradazione della securina porta alla separazione dei cromatidi fratelli.
2. UBIQUITINAZIONE DELLE CICLINE M E S: queste disattivano la maggior parte dei complessi Cdk. La
disattivazione delle cicline porta alla defosforilazione delle proteine bersaglio delle Cdk. Avvenimento
necessario per lo smantellamento del fuso, la decondensazione dei cromosomi e la riformazione dei
nuclei.

APC/C è attivato da Cdc20:


Þ L’attivazione è promossa da M-Cdk mediante feedback negativo
Þ Qualsiasi cinetocore non attaccato correttamente al fuso blocca l’attività di APC/C – Cdc20. Proteine
tra cui Mod2 si legano al complesso inibendolo con il corretto biorientamento Mod2 si dissocia e il
complesso viene attivato

ANAFASE
Segregazione dei cromosomi.
Þ Anafase A: i microtubuli del cinetocore si accorciano tramite depolarizzazione in corrispondenza del
cinetocore e dell’estremità meno
Þ Anafase B: allontanamento dei poli grazie alla dineina e Chinesina-5.

Non appena i cromatidi fratelli si dividono in anafase, l’actina e la miosina 2, normalmente situate nella zona
del cortex cellulare (sotto la membrana plasmatica), iniziano ad accumularsi nell’anello contrattile insieme a
proteine che offrono supporto strutturale. Dopo l’anafase, le schiere sovrapposte di filamenti di actina e
miosina II si contraggono per generare la forza che divide il citoplasma in due.
Alla fine della divisione, l’anello contrattile è eliminato del tutto.

TELOFASE
Þ Disattivazione M-Cdk.
Þ Smantellamento del fuso
Þ Formazione dei nuclei figli
Þ Decondensazione dei cromosomi
CAPITOLO 18
La crescita, lo sviluppo e il mantenimento degli organismi pluricellulari non dipendono solamente dalla
produzione di cellule ma anche dai meccanismi utili a distruggerle.

APOPTOSI ⟶ morte cellulare programmata


Þ L’apoptosi viene innescata da caspasi (“c” da cisteina e “asp” da acido aspartico): proteasi
intracellulari specializzate con cisteine nel loro sito attivo e tagliano la proteina in siti dove vi sono
residui di acido aspartico determinando cambiamenti drastici che portano alla morte della cellula e
alla fagocitazione.
Þ In questo caso la cellula subisce molteplici cambiamenti morfologici: si riduce e si condensa, il
citoscheletro collassa, l’involucro nucleare si dissolve e la cromatina nucleare si condensa e si divide
in frammenti.
Þ Se la cellula è grande si divide in corpi apoptotici (frammenti racchiusi da membrana) e la superficie
della cellula o di questi corpi diventa chimicamente alterata così che una cellula adiacente o un
macrofago lo fagociti rapidamente prima che ne esca il contenuto.

Le caspasi hanno delle cisteine nel loro sito attivo e tagliano le proteine bersaglio in corrispondenza di
specifici residui di acido aspartico, inoltre sono sintetizzati nella cellula come precursori inattivi e vengono
attivate solo durante l’apoptosi. Abbiamo due classi di caspasi apoptotiche: caspasi iniziatrici e caspasi
esecutrici.

CASPASI INIZIATRICE
Þ Sono monomeri inattivi solubili nel citosol.
Þ Dominio proteasico (carbossilico terminale)
Þ Dominio di interazione proteica (amminico terminale)
Le caspasi sono prodotte in forma inattiva. I segnali apoptotici attivano l’assemblaggio di proteine adattatrici
che si legano all’amo terminale delle caspasi. Il legame porta le caspasi a dimerizzare e così si attivano,
portando ad un taglio di un sito specifico nel dominio proteasico.

CASPASI ESECUTRICE
Þ Sono dimeri inattivi
Þ Vengono attivate dalle caspasi iniziatrici e a questo punto catalizzano diffusi eventi di taglio
proteolitico che uccidono la cellula.

Attraverso due meccanismi viene attivata la prima caspasi iniziatrice in risposta ad un segnale apoptotico, la
via estrinseca e la via intrinseca.

VIA ESTRINSECA
Si ha quando le proteine segnale extracellulari si legano ai recettori di morte.
Recettori di morte: proteine transmembrana che presentano un dominio di morte necessario ai recettori per
attivare il processo apoptotico.
Þ Questi recettori sono eterodimeri e appartengono alla famiglia dei TNF (recettori del fattore di
necrosi tumorale) che comprendono un recettore per lo stesso TNF il recettore di morte Fas

Un esempio del modo in cui i recettori attivano la via estrinseca è Fas:


Þ L’attivazione di Fas avviene mediante il legame con il ligando di Fas sulla superficie di un linfocita
killer
Þ I domini di morte sulle code citosoliche dei recettori di morte di Fas reclutano proteine adattatrici
intracellulari, che a loro volta reclutano procaspasi iniziatrici (principalmente caspasi 8)
Þ Formazione del complesso di segnalazione che induce la morte (DISC)
Þ Una volta dimerizzate e attivate nel DISC, le caspasi iniziatrici tagliano il loro partner a attivano le
procaspasi esecutrici a valle per indurre l’apoptosi
In alcune cellule la via estrinseca deve reclutare la via apoptotica intrinseca per amplificare la cascata di
caspasi e uccidere la cellula.

Molte cellule producono proteine inibitrici che agiscono a livello intracellulare o extracellulare per bloccare
la via estrinseca.
Þ FLIP: simile alle procaspasi iniziatrici, ma non ha attività proteasica in quanto è priva di una cisteina
chiave nel suo sito attivo.
o Dimerizza con la caspasi 8 nel complesso DISC. Caspasi 8 non viene tagliato nel sito richiesto
per la sua attivazione, e il segnale apoptotico così si blocca.

VIA INTRINSECA (o MITOCONDRIALE)


Programma di apoptosi interno alle cellule, generalmente in risposta a una lesione o a stress. Questa via
dipende dal rilascio nel citosol di proteine mitocondriali generalmente presenti nello spazio intermembrana.
Þ La proteina rilasciata è il citocromo C (componente solubile in acqua della catena di trasporto degli
elettroni) e nel citosol si lega con Apaf1 (fattore 1 che attiva la proteasi apoptotica) portandola a
oligomerizzare in un eptamero a forma di ruota detto apoptosoma
Þ Le proteine Apaf1 dell’apoptosoma reclutano procaspasi iniziatrici 9 (si attivano per la vicinanza con
l’apoptosoma).
Þ Le molecole della caspasi 9 quindi attivano le procaspasi esecutrici a valle per indurre l’apoptosi

REGOLATORI DELLA VIA INTRINSECA


La via intrinseca dell’apoptosi è rigidamente regolata per assicurare che le cellule si suicidino solo al momento
giusto. Una classe importante di regolatori intracellulari dell’apoptosi è la famiglia delle proteine Bcl2.
Þ Bcl2: regolano la via intrinseca dell’apoptosi controllando il rilascio di citocromo C e di altre proteine
mitocondriali intermembrana nel citosol
o Bcl2 proapoptotiche: promuovono l’apoptosi aumentando il rilascio
o Bcl2 antiapoptotiche: inibiscono l’apoptosi bloccando il rilascio

Le proteine Bcl2 proapoptotiche e antiapoptotiche possono legarsi le une alle altre in varie combinazioni per
formare eterodimeri, in cui le due proteine si inibiscono reciprocamente. L’equilibrio tra le attività di queste
due classi funzionali di proteine Bcl2 determina in gran parte se una cellula di mammifero vivrà o morrà nella
via intrinseca dell’apoptosi.

Le proteine Bcl2 proapoptotiche si suddividono in due sottofamiglie: le proteine effettrici della famiglia Bcl2
e le proteine solo BH3.
Þ Bax e Bak sono strutturalmente simili a Bcl2 ma non possiedono il dominio BH4. Formano aggregati
e inducono il rilascio di Citocromo C
Þ Proteine solo BH3: è una sottoclasse delle Bcl2 e promuovono l’apoptosi, inibendo le Bcl2
antiapoptotiche. Hanno omologia di sequenza con Bcl2 nel solo dominio BH3.
Þ IAP (inibitori dell’apoptosi): presentano uno o più domini BIR (baculovirus IAP repeat) che
permettono loro di legarsi alle caspasi attive e le inibiscono. Alcuni IAP poliubiquitinano le caspasi,
marcandole per la distruzione da parte dei proteasomi. Gli IAP stabiliscono una soglia inibitrice che
le caspasi attivate devono superare per scatenare l’apoptosi.

La cellula apoptotica e i suoi frammenti non vengono rotti rilasciando all’esterno il loro contenuto, ma
restano intatti finché non digeriti da fagociti.

NECROSI CELLULARE ⟶ morte accidentale a causa di un trauma o mancanza/scarsità di afflusso sanguigno


Þ Le cellule necrotiche si gonfiano ed esplodono riversando il loro contenuto sulle cellule adiacenti e
scatenando una risposta infiammatoria

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