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•
CONTIENE PROTEINE DI TRASPORTO RESPONSABILI ,
Dell' IMPORTAZIONE ED ESPORTAZIONE
DI METABOLITI SPECIFICI
•
INCORPORARE PROTEINE SPECIFICHE
COMPARTIMENTI PRINCIPALI :
macromolecole)
→ RE RUVIDO HA RIBOSOMI sulla superficie citosolica ( SINTESI PROTEINE SOWBIU e
INTEGRALI DI MEMBRANA) Produce
. LA MAGGIOR PARTE DEI LIPIDI PER
IL RESTO della ceuu.ua
"
→ RE USUO BIOSINTESI lipidi REAZIONI DETOSSIFICAZIONE ACCUMULO E Rilascio toni Ca
, ,
IN BASE alla FUNZIONE della cellula VARIA UA QUANTITÀ E le PROPRIETÀ DEGLI ORGANELLI .
PRODUZIONE PROTEINE
a >
TRASPORTATE FUORI SU ORGANELLI
DAL UTOSOL
SEQUENZA SEGNALE ( 15 -
60 RESIDUI All' N -
TERMINALE )
•
SPESSO RIMOSSA Dalla PROTEINA DA UNA PEPTIDASI DEL SEGNALE
SPECIALIZZATA
•
POSSONO ANCHE ESSERE TRAM INTERNI DI AMMINOACIDI CHE RESTANO
PARTE DELLA PROTEINA ( NEL TRASPORTO REGOLATO )
,
ANCHE SEQUENZE
MULTIPLE ( ZONE SEGNALE ) USATE AD ESEMPIO NELL' IMPORTAZIONE NUCLEARE E
, ,
,
•
ALCUNE PASSANO DAL RETICOLO AL GOLGI
• ALCUNE CON 4 AMMINOACIDI ALL' N -
TERMINALE RESTANO NEL RE
VIENE RICONOSCIUTA DA
TRASPORTO Nucleo -
CITOSOL TRASPORTO BIDIREZIONALE
CONCENTRICHE \
MEMBRANA INTERNA MEMBRANA ESTERNA
CONTIENE PROTEINE CHE FANNO CONTINUITÀ CON IL RE PRODUCE
IN .
ESPORTAZIONE :
PRODUZIONE PROTEINE ( RNA) → SPAZIO PER/ NUCLEARE → GTOSOL
(
SPAZIO TRA MEMBRANA
EST . E INT .
)
IMPORTAZIONE : CITOSOL →
COMPARTIMENTO NUCLEARE
•
OGNI COMPLESSO È FORMATO DA 30 PROTEINE DIVERSE 0 NUCLEOPORINE
, ,
'
CIASCUN NPC PUO TRASPORTARE FINO A 1000 MACROMOLECOLE AL SECONDO E PUÒ
FUNZIONARE CONTEMPORANEAMENTE IN ENTRAMBE LE DIREZIONI MA IL MODO IN
CUI
'
COORDINA FLUSSO BIDIREZIONALE E
IL SCONOSCIUTO .
ESTREMITÀ LIBERE
(
SPESSO BREVI SEQUENZE DI AMMINOACIDI
RICCHI DI USINA E ARGININA )
d
POSSONO PRESENTARSI OVUNQUE NELLA CATENA
AMMINOACIDICA
IMPORTAZIONE NUCLEARE
] DOVUTA DA
SEGNALE DI LOCALIZZAZIONE
] RICONOSCIUTO DAI
RECETTORI DI IMPORTAZIONE,
CHIAMATI ANCHE IMPORTINE
.
[ importi NA PORI
p Riconosce
.
_
> I
NUCLEARI E si muove AL LORO
INTERNO . L' IMPORTINA ✗ COLLEGA
L' IMPORTNA B AL CARICO DA
TRASPORTARE
POSSONO ESSERCI PROTEINE ADAITATRICI COME L' IMPORTINAX CHE FANNO DA PONTE
Recettori SONO PROTEINE GROSOLI CHE SOLUBILI CHE SI LEGANO :
1
delle NUCLEOPORINE DEL CANALE CHE RIVESTONO IL PORO CENTRALE .
RICONOSCIUTO DAI
-
ESPORTAZIONE → SEGNALE ESPORTAZIONE recettori DI ESPORTAZIONE
nucleare
,
LE ESPORT / Ne
d
SONO CODIFICATI DA CARIOFERINE ( GENI DI Recettori di TRASPORTO NUCLEARE) .
RAN PUO
'
ESSERE LEGATO A GDP 0 GTP .
La conversione NEI 2 STATI È DATA DA :
•
GAP CITOSOLICA ( PROTEINA CHE Attiva UA GTPASI) INNESCA L' IDROLISI DI GTP E
,
CONVERTE RAN -
GTP IN RAN -
GDP
•
GEF Nucleare ( fattore DI SCAMBIO DELLA GUANINA) ,
CONVERTE RAN -
GDP IN
RAN -
GTP
QUESTO GRADIENTE delle 2 RAN SPINGE IL TRASPORTO Nucleare .
LEGANO
-
Recettori _ RIPETIZIONI FG SUL LATO CITOSOLICO ENTRANO nel poro
d
RAN -
GTP SI LEGA SE IL recettore RAGGIUNGONO IL LATO NUCLEARE
_
TRASPORTA UN CARICO
a
RILASCIO DEL CARICO NEL Nucleo
IL Recettore -
RANGTP VIENE
TRASPORTATO A RITROSO NEL
CITOSOL .
QUI RAN GAP -
LO
CARICO E RAN -
GDP .
ESPORTAZIONE .
LA LOCALIZZAZIONE All' EQUILIBRIO DI QUESTE PROTEINE
NAUEITA ( SHUITLING È DETERMINATA dalle RELATIVE VELOCITÀ
PROTEINS) DI
LOCALIZZAZIONE .
QUESTI SEGNALI VENGONO REGOLATI TRAMITE FOSFORILAZIONE
DI AMMINOACIDI ADIACENTI Alle SEQUENZE SEGNALE .
|
,
PEPTIDASI DEL SEGNALE ALTRE HANNO UNA SEQUENZA SEGNALE INTERNA CHE NON
. .
VIENE RIMOSSA .
{
RESIDUI CARICHI + SI TROVANO LATO
• ✗ ELICA antipatica >
RESIDUI IDROFOBICI PRIVI DI CARICA sull' ALTRO
lo
QUESTA CONFIGURAZIONE VIENE RICONOSCIUTA DAI Recettori
PROTEICI CHE INIZIANO LA TRASLOCAZIONE Delle PROTEINE
•
COMPLESSO TOM TRASFERISCE PROTEINE Attraverso LA MEMBRANA ESTERNA
•
COMPLESSI TIM ( 22 E 23) TRASFERISCONO PROTEINE Attraverso LA MEMBRANA
INTERNA
di
QUESTI COMPLESSI CONTENGONO COMPONENTI CHE FANNO DA RECETTORI AI PRECURSORI
DI PROTEINE MITOCONDRIALI E ALTRI CHE FORMANO IL CANALE di TRASLOCAZIONE
COMPLESSI :
•
TOM IMPORTA PROTEINE MITOCONDRIALI prodotte NEL Nucleo
TRASPORTA SEQ SEGNALE → ARRIVA Nello SPAZIO INTERMEMBRANA → INSERISCE LE
.
,
•
TIM 23TRASPORTA PROTEINE SOLUBILI NELLO SPAZIO della MATRICE E AIUTA A
INSERIRE PROTEINE TRANSMEMBRANA NELLA MEMBRANA INTERNA
•
TIM 22 MEDIA L' INSERZIONE DI UNA sottoclasse DI PROTEINE Della MEMBRANA
INTERNA ,
COMPRESA LA PROTEINA TRASPORTATRICE DI ADP , ATPE FOSFATO DENTRO E
FUORI I MITOCONDRI
•
COMPLESSO OXA INSERISCE NELLA MEMBRANA INTERNA Quelle PROTEINE CHE SONO
prodotte DENTRO I MITOCONDRI E AIUTA ALCUNE PROTEINE DELLA MEMBRANA
INTERNA AD INSERIRSI
PROCESSO DI IMPORTAZIONE
L' ENERGIA PER L' IMPORTAZIONE MITOCONDRIALE È FORNITA Dall' IDROLISI DI ATP IN 2
SITI DISTINTI : UNO FUORI DAI MITOCONDRI E L' ALTRO Nello spazio Della MATRICE .
'
AFFINITA PER LE CATENE POLIPEPTIDICHE SVOLTE E SI LEGA Alle CATENE IMPORTATE NON
APPENA EMERGONO DA TIM Nello spazio Della MATRICE .
•
Ha MSPTO SUBISCE UN CAMBIAMENTO CONFORMAZIONALE E RILASCIA LA PROTEINA IN UN
a
TALE SEQUENZA GUIDA LA PROTEINA AL COMPLESSO OXA , CHE
INSERISCE NELLA MEMBRANA INTERNA PROTEINE PRODOTTE NEI MITOCONDRI
molte PROTEINE CHE USANO QUESTE VIE VERSO LA MEMBRANA INTERNA RESTANO ANCORATE
,
Altre SONO RILASCIATE Nello SPAZIO INTERMEMBRANA DA UNA PROTEASI CHE RIMUOVE
L' ANCORA DI MEMBRANA .
IMPORTAZIONE DI PROTEINE CON MOTIVI DI CISTEINA
LEGAME DISOLFURO TEMPORANEO DI QUESTE PROTEINE CON LA PROTEINA MIA 40
di
Rilascio PROTEINA OSSIDATA CON LEGAMI DISOLFURO INTRACATENA
di
PROTEINA MIA 40
VIENE RIDOTTA ED È POI RIOSSIDATA TRASFERENDO Elettroni Alla CATENA DI
DI TRASPORTO DEGLI ELETTRONI
L' ENERGIA IMMAGAZZINATA NEL POTENZIALE REDOX NELLA CATENA DI TRASPORTO DEGLI
NON NE HA
→
MEDIATO DA UNA FAMIGLIA DI PROTEINE TRASPORTATRIU SPECIFICHE PER METABOLITI
→ TRAMITE PROTEINE TRANSMEMBRANA A PASSAGGI MULTIPLI CHE HANNO SEQUENZE SEGNAU
INTERNE
→ Attraversano TOM E SONO GUIDATE DA CHAPERON NEL 17m22
→ TIM 22 LE INSERISCE NELLA M.IN/z-RNA MEDIANTE UN PROCESSO CHE Richiede POTENZIALE
DI MEMBRANA
PEROSSISOMI
LE PROTEINE ARRIVANO NEI PEROSSISOMI
PER IMPORTAZIONE selettiva DAL CITOSOL
CARATTERISTICHE O TRAMITE IL RE .
FUNZIONE PEROSSISOMI :
L' ASSENZA DI PUASM ALOGENI PORTA A PROFONDE ANOMALIE Nema MIEUNIZZAZLONE DEGLI
ASSIONI Delle cellule NERVOSE E QUESTA È UNA RAGIONE PER cui molte ANOMALIE
,
•
TRIPLETTA DI AMMINOACIDI SERINA USINA AL C- TERMINALE RICONOSCIUTA DA
-
-
LEUCINA
recettori PROTEICI
•
Altre UA CONTENGONO VICINO All' N -
TERMINALE
SOLUBILI NEL CITOSOL
'
IL PORO FORMATO DAL TRASPORTATORE E DINAMICO E SI ADAITA Alla GRANDEZZA DEL CARICO
CHE DEVONO TRASPORTARE .
•
UN Difetto IN PEXZ , IL Recettore PER IL SEGNALE DI IMPORTAZIONE All' N -
TERMINALE
CAUSA UNA FORMA PIÙ LIEVE DELLA MALATIA
LE CISTERNE
RETICOLO ENDOPLASMATICO
9
ORGANIZZATO IN UN LABIRINTO RETICOLARE DI TUBULI RAMIFICATI E DI SACCHI Appiattiti CHE
SI ESTENDE PER tutto IL CITOSOL I TUBULI E I SACCHI SONO INTERCONNESSI E LA LORO
.
→ RE liscio
→ RE RUVIDO
"
•
DEPOSITO E Rinasco DI IONI (a NEL CITOSOL
{
UESUCOUATI Della MEMBRANA PLASMATICA ,
Dell' APPARATO DEL GOLGI ,
DEGU ENDOSOMI E DEI MITOCONDRI
&
' '
E UN COMPLESSO RLBO NUCLEOPROTEICO FORMATO DA 6 SUBUNITA PROTEICHE E UNA MOLECOLA
DI RNA . SI LEGA A VARIE SEQUENZE : LE S.S .
HANNO VARIE SEQUENZE AMMINOACIDI CHE , MA
Tutte HANNO 8 O PIÙ AMMINOACIDI NON POLARI AL CENTRO . IL SITO DI LEGAME DELLA 5.5 .
È
UNA TASCA IDROFOBICA RIVESTITA DI METIONINE LE QUALI SONO ABBASTANZA PLASTICHE GRAZIE
,
Alle LORO CATENE UATERAU FLESSIBILI NON RAMIFICATE, E UA TASCA PUO ACCOGLIERE 5.5
'
.
,
COME FUNZIONA SRP
SRP E IL SUO Recettore AGISCONO INSIEME
•
SRP SI ATTACCA ALLA S.S. DEL RE ESPOSTA E AL RIBOSOMA , INDUCENDO COSÌ UNA PAUSA
NELLA TRADUZIONE
• IL Recettore PER le SRP Nella MEMBRANA DEL RE SI Attacca AL COMPLESSO SRP -
RIBOSOMA
E LO DIRIGE AL TRASLOCATORE
•
SRP E IL Recettore PER LE SRP VENGONO RILASCIATI ,
LASCIANDO IL RIBOSOMA Attaccato
AL TRASLOCATORE NELLA MEMBRANA DEL RE .
POICHÉ UNA Delle SRP ED ENTRAMBE LE CATENE DEL RECETTORE PER LE SRP CONTENGONO
DOMINI CHE LEGANO GTP
,
SI PENSA CHE I CAMBIAMENTI CONFORMAZIONALI CHE AVVENGONO
DURANTE I CICLI DI LEGAME E IDROUSI DI GTP ASSICURINO CHE IL RILASCIO di SRP
AWENGA SOLTANTO DOPO CHE IL RIBOSOMA SI SIA IMPEGNATO IN MODO APPROPRIATO CON
↳
COTRADUZIONAUE RIBOSOMI UBERL
CREA 2 POPOLAZIONI DI
RIBOSOMI SEPARATE INIZIALMENTE
NEL GTOSOL
POURLBOSOMI RIBOSOMI : ASSOUAIT Allo stesso MRNA CHE AITUANO UNA CODIFICA DI
PROTEINE IN SERIE
TRASLOCATORE + ENZIMI =
Traslocare
TRASLOCAZIONE POST SINTESI
La traslocazione attraverso la membrana del Re in genere avviene durante la traduzione (cotraduzionalmente).
Alcune proteine, però, sono importate nel RE dopo che la loro sintesi è stata completata. La traslocazione post
traduzionale è tipica nelle cellule del lievito e attraverso la membrana plasmatica batterica, e questo tipo di
traslocazione il traslocatore richiede proteine accessorie che introducono la catena nel poro e spingono la
traslocazione.
Le cellule eucariotiche usano una serie di proteine accessorie che si associano al complesso Sec61.
⟶ Le proteine accessorie attraversano la membrana e usano un dominio sul lato luminale della membrana
del RE per depositare una proteina chaperone simile a Hsp70, la BiP (binding protein) sulla catena che emerge
dal poro nel lume del RE
⟶ la traslocazione unidirezionale è spinta da cicli di attacco e rilascio di BiP. Le proteine che seguono la
traslocazione post-traduzionale sono prima rilasciate nel citosol, dove si legano a proteine chaperone che ne
impediscono il ripiegamento.
PROCESSO DI TRASLOCAZIONE
• Rilascio della sequenza segnale da SRP quando la catena ha raggiunto una lunghezza sufficiente
• Attacco della sequenza segnale ad un sito specifico dentro il poro dove funge da segnale d’inizio del
trasferimento che apre il poro
• Quando la catena diventa abbastanza luna una peptidasi del segnale del RE rimuove le sequenze
segnale e le rilascia dal poro nella membrana, dove vengono rapidamente degradate in amminoacidi
da altre proteasi presenti nella membrana del RE
• Apertura laterale del traslocatore per consentire il per il rilascio della sequenza segnale
CASO COMPLESSO:
• Molte α-eliche idrofobiche attraversano la membrana
Una seconda sequenza di inizio del trasferimento avvia la traslocazione più a valle lungo la catena fino all’arrivo
della sequenza di stop causa il rilascio della catena.
PROTEINE RESIDENTI: contengono un segnale di ritenzione nel RE di 4 amminoacidi al loro C-terminale. Alcune
di queste proteine funzionano come catalizzatori che aiutano le molte proteine traslocate nel RE a ripiegarsi e
ad assemblarsi correttamente.
Un’importante proteina residente nel RE è la PDI (proteina disolfuro isomerasi) che catalizza l’ossidazione di
gruppi sulfidrilici (SH) liberi su cisteine per formare legami disolfuro (S-S). i legami disolfuro vengono a formarsi
solo nello spazio extracellulare, perché l’ambiente citosolico è molto riducente.
Un altro esempio di proteina residente nel RE è la proteina chaperone BiP. BiP riconosce proteine ripiegate
male, legandosi a sequenze esposte che generalmente dovrebbero essere interne. La BiP legata impedisce alla
proteina di aggregarsi e la mantiene nel RE. BiP idrolizza ATP per trattenere e lasciare andare il suo substrato
proteico in un ciclo dinamico.
GLICOSILAZIONE
Perché avviene la glicosilazione?
• Per raggiungere un corretto ripiegamento nel RE
• Per proteggere dall’attacco di proteasi
• Permette lo svolgimento del controllo della qualità
L’aggiunta covalente di zuccheri alle proteine è una delle funzioni biosintetiche principali del RE.
MECCANISMO
• Un’oligosaccaride precursore (composto da N-acetilglucosammina, mannosio e glucosio che contiene
un totale di 14 zuccheri) viene trasferito al gruppo NH2 di una catena laterale di asparagina
• Il trasferimento è catalizzato da un oligosaccaril trasferasi
• L’oligosaccaride precursore viene mantenuto nel RE da una molecola lipidica: il dolicolo
• il trasferimento all’asparagina bersaglio avviene dopo che l’amminoacido è emerso nel lume del RE
• l’oligosaccaride precursore viene costruito sul dolicolo legato alla membrana e poi viene trasferito a
una proteina
• gli zuccheri vengono prima attivati nel citosol dalla formazione di UDP (intermedi nucleotide)
• UDP poi dona lo zucchero al lipide (direttamente o indirettamente)
• A metà processo l’oligosaccaride legato al lipide viene capovolto con l’aiuto di un trasportatore,
passando così dal lato citosolico a quello luminale.
In che modo le proteine ripiegate male nel citosol o nel RE mandano segnali al nucleo?
Ci sono 3 vie parallele che effettuano la risposta alle proteine non ripiegate.
IRE1 ⟶ (è una chinasi transmembrana) viene oligomerizzata e autofosforilata, attivando un suo dominio
endoribonucleico che taglia un RNA eliminando un introne. Gli esoni vengono uniti da una RNA ligasi, creando
un mRNA sottoposto a splicing, che verrà tradotto e produrrà una proteina attiva che regola la trascrizione dei
geni codificanti le proteine che mediano la risposta alle proteine non ripiegate.
PERK ⟶ (è una chinasi transmembrana) inibisce un fattore di inizio della traduzione fosforilandolo, riducendo
così la produzione di nuove proteine in tutta la cellula (riduzione del flusso di proteine nel RE). Questo blocco
porta alla produzione solo di proteine di preferenza (quando i fattori d’inizio della traduzione sono scarsi), tra
cui una proteina attiva nella risposta di proteine mal ripiegate
ATF6 ⟶ (è una proteina regolatrice della trascrizione) viene sintetizzata come proteina di membrana del RE,
ma l’accumulo di proteine mal ripiegate la conduce nell’apparato del Golgi, dove viene privata del dominio
citosolico, il quale migra nel nucleo per attivare la produzione di proteine attive nella risposta a proteine mal
ripiegate
ÀNCORA GPI (GLICOSILFOSFATIDILINOSITOLO)
Parecchi enzimi citosolici catalizzano l’aggiunta covalente di una singola catena di acido grasso o di un gruppo
prenilico a proteine selezionate: i lipidi attaccati aiutano a dirigere e ad attaccare queste proteine alle
membrane cellulari.
Un’àncora GPI viene aggiunta al C-terminale di alcune proteine destinate alla membrana plasmatica. Questo
legame si forma nel lume del RE, dove contemporaneamente vinee tagliato il segmento transmembrana della
proteina.
Poiché la sintesi dei fosfolipidi avviene nella metà citosolica del doppio strato lipidico del RE, deve esserci un
meccanismo che trasferisce alcune delle molecole di fosfolipidi appena formate al foglietto luminale del
doppio strato:
⟶ scramblasi è un traslocatore di fosfolipidi che equilibra in maniera NON selettiva i fosfolipidi fra i 2 foglietti
del doppio strato lipidico
La membrana plasmatica contiene un tipo diverso di traslocatore di fosfolipidi:
⟶ flippasi, appartenenti alla famiglia delle pompe di tipo P, riconoscono specificatamente quei fosfolipidi che
contengono nei loro gruppi di testa amminoacidi liberi e li trasferiscono dal foglietto extracellulare a quello
citosolico, utilizzando l’energia d’idrolisi dell’ATP.
MECCANISMO FLIPPASI: flip-flop di fosfatidilserina e fosfatidiletanolammina dalla metà extracellulare a quella
citosolica, creando il doppio strato asimmetrico
⟶ scramblasi: è attivata soltanto in alcune situazioni (es. apoptosi)
VIA SECRETORIA → dal RE all’apparato del Golgi e alla superficie cellulare. Porta all’esterno
VIA ENDOCITICA → dalla membrana plasmatica all’interno
VESCICOLE DI TRASPORTO
Compartimento cellulare a forma di sacca che gemma da una membrana e si fonde con un’altra in
continuazione, trasportando componenti di membrana e molecole solubili presenti nel lume definite nel loro
insieme cargo. Ciascuna vescicola di trasporto che gemma da un compartimento deve essere selettiva.
Via endocitica, via secretoria, vie di recupero per il flusso a ritroso di componenti selezionati
Le vescicole di trasporto si formano a partire da regioni specializzate e rivestite dalle membrane: gemmano
come vescicole rivestite di proteine che ne ricopre la superficie citosolica. Il rivestimento è scartato quando
una vescicola si deve fondere con una membrana bersaglio.
Il rivestimento ha 2 principali funzioni:
Þ Rivestimento interno: concentra proteine di membrana specifiche in una zona specializzata (che dà
poi origine alla membrana della vescicola). Lo strato interno seleziona le molecole di membrana
appropriate per il trasporto.
Þ Rivestimento esterno: modella la vescicola, dando origine ad un reticolo curvo a forma di canestro
che deforma la zona della membrana
Vi sono 3 tipi di vescicole rivestite, ed ognuno è usato per passaggi di trasporto diversi:
Þ Rivestite di clatrina: mediano il trasporto dall’apparato del Golgi, dalla membrana plasmatica e tra i
compartimenti endosomiale
Þ Rivestite di COPI (COP1): gemmano dal Golgi e regolano il trasporto da questo compartimento
Þ Rivestite di COPII (COP2): gemmano dal RE e regolano il trasporto da questo compartimento
1
VESCICOLE RIVESTITE DI CLATRINA
Costituite prettamente da clatrina.
SUBUNITÀ DI CLATRINA → 3 catene polipeptidiche grandi + 3 catene polipeptidiche piccole, che insieme
formano una struttura a 3 gambe chiamata trischelio. I trischeli di clatrina, in condizioni appropriate, si
assemblano, in provetta, in tipiche gabbie poliedriche.
Come già accennato prima, le vescicole hanno sia un rivestimento interno che un rivestimento esterno.
RIVESTIMENTO INTERNO → è formato da proteine adattatrici. Ogni proteina adattatrice è diversa per una
serie di recettori del cargo (recettori transmembrana che catturano molecole cargo solubili dentro la
vescicola).
Un esempio è dato dalla proteina adattatrice AP2: quando si lega ad un fosfoinositide (uno specifico lipide
fosfatidilinositolo), altera la sua conformazione ed espone i siti di legame per i recettori del cargo sulla
membrana. Le proteine adattatrici ancorano il rivestimento esterno alla membrana e concentrano proteine
transmembrana che devono essere impacchettate nelle vescicole.
RIVESTIMENTO ESTERNO → si assembla dando origine ad un reticolo curvo che modella la vescicola. Nel caso
della membrana plasmatica, piatta e rigida (data la sua composizione lipidica ricca di colesterolo e la corteccia
ricca di actina sottostante), la curvatura va introdotta da zero. Per questo motivo la formazione di vescicole
rivestite di clatrina è coadiuvata da proteine con domini a forma di mezzaluna, i domini BAR. Sono formati
da coiled coil che dimerizzano in moduli con una superficie interna carica positivamente, che interagisce
elettrostaticamente con i gruppi di testa lipidici carichi negativamente per piegare la membrana. Più
semplicemente: i domini BAR si legano alla membrana e le impongono la loro forma, interagendo
elettrostaticamente con i gruppi di testa dei lipidi.
Si pensa che queste proteine con dominio BAR aiutino AP2 ad avviare l’endocitosi mediata da clatrina,
conformando la membrana plasmatica in modo tale da permettere la formazione della gemma rivestita da
clatrina.
MECCANISMI DI REGOLAZIONE
PIP → (fosfoinositidi o fosfatidilinositolo fosfati) Molti tipi diversi di PIP sono localizzati in membrane e
domini di membrane diverse, dove sono associati a eventi di trasporto vescicolare specifico. Poiché molte
proteine nei trasporti vescicolari contengono domini che legano con alta specificità i gruppi di testa polari di
specifici PIP, si può distinguere una forma fosforilata dall’altra.
1) FOSFOLIPIDI INOSITOLO → subiscono rapidi cicli di fosforilazione e defosforilazione nelle posizioni 3’, 4’
e 5’ del gruppo di testa del loro zucchero inositolo al fine di produrre vari tipi di PIP. Questi procesis
avvengono grazie a specifiche chinasi e fosfatasi.
In che modo sono coinvolti nella regolazione della formazione della vescicola?
2
Grazie al legame di questi con proteine adattatrici che porta al loro cambio di conformazione e all’esposizione
di siti di legame per il recettore.
2) GTPASI DI RECLUTAMENTO DEL RIVESTIMENTO → molte tappe del trasporto vescicolare dipendono da
proteine che legano GTP. Queste proteine agiscono da interruttori molecolari:
Þ Stato attivo: GTP legato
Þ Stato inattivo: GDP legato
Ci sono 2 classi di proteine che regolano questo passaggio:
Þ GEF (fattori di scambio del nucleotide gualinico): attivano le proteine, catalizzando lo scambio di
GDP con GTP
Þ GAP (proteine che attivano la GTPasi): inattivano le proteine, innescando l’idrolisi del GTP legato a
GDP
Le GTPasi di reclutamento sono membri di una famiglia di GTPasi monomeriche che comprendono:
Þ Proteine Arf: responsabili dell’assemblaggio dei rivestimenti di COP1 e clatrina sulle membrane del
Golgi
Þ Proteina Sar1: responsabile dell’assemblaggio dei rivestimenti di COP2 sulla membrana del RE.
Le GTPasi di reclutamento del rivestimento si trovano in genere ad alte concentrazioni nel citosol in uno stato
inattivo legato a GDP.
ESEMPIO COP2
Quando una vescicola rivestita da COP2 deve gemmare:
Þ Un GEF specifico per Sar1 si lega a Sar1 citosolica, GEF rilascia GDP e lega GTP al suo posto
Þ Sar1 espone un’elica anfipatica (indotta da un cambiamento conformazionale da parte del GTP) che
si inserisce nella membrana del RE, iniziando un processo di curvatura della membrana
Þ Sar1 associata a GTP si lega a un complesso formato da 2 proteine del rivestimento di COP2: Sec23 e
Sec24, che formano il rivestimento interno. L’intera superficie del complesso che si attacca alla
membrana è lievemente curvata in modo da adattarsi al diametro delle vescicole rivestite da COP2.
Þ Sec23 e Sec24 richiamano altre due proteine: Sec13 e Sec31, che sono componenti del rivestimento
esterno
Þ Formata la vescivola e staccatosi, l’idrolisi di GTP rilascia Sar1. Quest’idrolisi porta Sar1 a far uscire la
sua coda idrofobica dalla membrana.
3
DISTACCO DELLA VESCICOLA E PERDITA DEL RIVESTIMENTO
Al crescere di una vescicola rivestita di clatrina, delle proteine tra cui la dinamina, si assemblano intorno al
colletto della gemma. Nel processo di distacco, i 2 foglietti non citosolici si fondono. Una volta che la vescicola
si distacca, il rivestimento viene perduto:
Þ Clatrina: grazie alla fosfatasi che elimina P1(4,5)P2 e grazie alla chaperone Hsp70 che agisce da ATPasi
e rimuove il rivestimento, utilizzando l’energia di idrolisi dell’ATP per staccare il rivestimento di
clatrina.
PROTEINE RAB → sono GTPasi monomeriche associate a uno o più organelli circondati da membrana delle
vie secretoria ed endocitica; ogni organello ha almeno una proteina Rab sulla sua superficie citosolica. Esse
possono funzionare sulle vescicole di trasporto, sulle membrane bersaglio o su entrambe. Le proteine Rab
circolano fra una membrana e il citosol e regolano l’assemblaggio reversibile di complessi molecolari sulla
membrana.
Þ Se sono associate a GDP, esse sono inattive e legate alla proteina inibitore della dissociazione Rab-
GDP (o GDI), che le mantiene solubili nel citosol
Þ Se sono associate a GTP, esse sono attive e legate alla membrana di un organello o di una vescicola
di trasporto. Una volta legate a GTP e legate alla membrana tramite la sua àncora lipidica, le proteine
Rab si legano agli effettori Rab sulla membrana bersaglio, che sono i mediatori a valle del trasporto
vescicolare.
Alcuni effettori Rab sono:
4
o Motori proteici: guidano le vescicole lungo i filamenti di actina o lungo i microtubuli verso le
loro membrane bersaglio
o Proteine di attracco: attraverso il legame con Rab subiscono un cambiamento
conformazionale che avvicina le 2 membrane (funzionano come “lenze da pesca”)
5
Þ poiché si lega al mannosio di fattori 5 e 8 della coagulazione, una mutazione di ERGIC causa una rara
forma di emofilia
Þ è una calcio dipendente: il rilascio della proteina all’ERGIC avviene grazie ad una minore
concentrazione di calcio.
BULK FLOW → proteine inserite in vescicole senza la mediazione di un recettore. Una volta gemmate dal RE
e dopo aver perso il rivestimento, le vescicole si fondono tra loro mediante:
Þ fusione omotipica: fusione di 2 membrane dello stesso compartimento
Þ fusione eterotipica: fusione di 2 membrane di compartimenti diversi
Le strutture che si formano dalla fusione sono detti gruppi vescicolari tubulari, e costituiscono un
compartimento che è separato dal RE ed è privo di molte delle proteine che sono in funzione nel RE. I gruppi
si muovono lungo i microtubuli dal RE verso il Golgi, dove si fondono.
TRASPORTO RETROGRADO
Dopo la formazione del gruppo vescicolare, da esso gemmano vescicole che hanno il compito di riportare al
RE proteine sfuggite a recettori: queste vescicole sono rivestite da COP1. Le proteine da riportare indietro
presentano specifiche sequenze segnale:
Þ proteine di membrana residenti nel RE: 2 lisine + 2 amminoacidi qualunque al C-terminale. Tale
sequenza è detta sequenza KKXX
Þ proteine solubili residenti nel RE: contengono una sequenza Lys-Asp-Glu-Leu. Tale sequenza è detta
sequenza KDEL
Queste sequenze segnale sono complementari a specifici recettori che viaggiano con esse nella vescicola e
successivamente la riportano. Ciò è possibile perché i recettori presentano nel reticolo bassa affinità per le
sequenze segnale e viceversa, differenza garantita dal diverso pH (nei compartimenti del Golgi il pH è più
basso, garantito dalle pompe H+).
6
FUNZIONE PRINCIPALE → generazione delle strutture oligosaccaridiche presenti nelle proteine mature.
La principale maturazione delle proteine è legata alla modifica delle catene oligosaccaridiche legate ad N,
aggiunte nel RE.
1. CIS-Golgi: riconoscimento del mannosio-6-fosfato e fosforilazione della catena
2. Cisterna CIS: rimozione di 3 mannosi
3. Cisterna mediale: aggiunta N-acetilglucosammina e rimozione di 2 mannosi
4. Cisterna TRANS: ad alcuni oligosaccaridi viene aggiunto acido sialico e galattosio
5. TRANS-Golgi: ad alcuni oligosaccaridi vengono aggiunti fosfati che insieme all’acido sialico
incrementano la carica negativa
Oltre all’N-glicosilazione, possiamo avere anche l’O-glicosilazione. Questo processo implica l’aggiunta di
zuccheri all’ossidrile di catene laterali di treonine e serine (o alle catene laterali ossidrilate di proline o lisine
per il collagene).
La differenziazione dei tipi di maturazione è possibile perché ogni reazione è enzimatica; quindi, si verifica
solo quando si crea il preciso complesso sito attivo-substrato. La gradualità è garantita dalle differenti
cisterne, che presentano differenti enzimi.
Per spiegare il mantenimento degli enzimi nelle cisterne sono stati ipotizzati 2 modelli:
Þ Modello di maturazione delle cisterne: le cisterne del Golgi vengono viste come strutture dinamiche
che maturano, insieme al loro carico, dallo stadio precoce a quello tardivo acquisendo e poi perdendo
specifiche proteine residenti del Golgi. Dunque, nuove cisterne CIS si formano continuamente da
gruppi vescicolari tubulari che arrivano al RE e maturano progressivamente per diventare una
cisterna mediale e poi una cisterna TRANS: una cisterna quindi si muove lungo la pila del Golgi con il
carico nel suo lume.
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Þ Modello di trasporto vescicolare: le cisterne sono dei compartimenti statici e il passaggio delle
molecole dalla cisterna CIS alla cisterna TRANS è dovuto a vescicole che si muovono in avanti,
gemmando da una cisterna e fondendosi con la successiva. Sia le vescicole che si muovono in avanti
sia le vescicole che si muovono indietro sono probabilmente rivestite da COP1, e i rivestimenti
possono contenere proteine adattatrici diverse per conferire selettività all’impacchettamento delle
molecole cargo. Ma le vescicole potrebbero anche non essere direzionali, trasportando a caso il
materiale avanti e indietro.
È probabile che aspetti di entrambi i modelli siano veri: si ipotizza che al centro di ciascuna cisterna del Golgi
esista un nucleo stabile di cisterne longeve, mentre le regioni in prossimità dei bordi potrebbero andare
incontro a una continua maturazione (forse utilizzando la cascata di Rab che cambia la loro identità). Una
volta che si sono formati dei pezzi di cisterne maturi, questi potrebbero distaccarsi e fondersi con le cisterne
a valle attraverso il meccanismo di fusione omotipica, portando con loro le grandi molecole cargo. Inoltre, le
piccole vescicole rivestite da COP1 potrebbero trasportare piccole molecole cargo in avanti e recuperare e
riportare gli enzimi del Golgi sfuggiti alle loro appropriate cisterne precedenti.
LISOSOMI
Sono degli organelli racchiusi da membrana contenenti enzimi idrolitici
che digeriscono le macromolecole. Questi enzimi (circa 40 tipi diversi)
sono idrolasi acide, cioè idrolasi che lavorano al meglio a un pH acido.
Il lisosoma ha un pH di 4,5-5 al suo interno. Il lisosoma ha delle proteine
di membrana molto glicosilate, e ciò aiuta a proteggerle dalle proteasi
lisosomiali presenti nel lume.
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Non c’è una vera distinzione tra endolisosomi e lisosomi: i lisosomi sono considerati una serie eterogenea di
organelli distinti, la cui caratteristica comune è un alto contenuto di enzimi idrolitici.
I lisosomi sono in genere punti di incontro dove convergono vari flussi di traffico intracellulare. La maggior
parte degli enzimi digestivi vi giunge tramite una via che parte dal RE e passa attraverso l’apparato del Golgi,
mentre le sostanze da digerire arrivano da almeno 4 vie a partire da diverse fonti:
Þ Endocitosi
Þ Fagocitosi
Þ Macropinocitosi
Þ Autofagia
MECCANISMO
Þ Delle proteine chinasi (che trasmettono informazioni sullo stato metabolico della cellula) vengono
attivate e mandano un segnale al macchinario autofagico
Þ Nucleazione ed estensione di una membrana delimitante che dà origine a una coppa a forma di
mezzaluna: le vescicole della membrana sono reclutate in un sito di assemblaggio dove inizia la
nucleazione dell’autofagosoma
Þ Chiusura della coppa attorno al bersaglio e formazione di un autofagosoma circondato da una doppia
membrana chiusa
Þ Fusione dell’autofagosoma con i lisosomi, catalizzata dalle SNARE
Þ Digestione della membrana interna e del contenuto luminale dell’autofagosoma
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VIA CHE PORTA LE IDROLASI LISOSOMIALI DAL TGN (TRANS-GOLGI NETWORK) AI LISOSOMI
Gli enzimi vengono inizialmente consegnati agli endosomi in vescicole di trasporto che gemmano dal TGN,
prima di giungere agli endolisosomi e ai lisosomi.
In che modo le idrolasi lisosomiali sono riconosciute e selezionate nel TGN con l’accuratezza necessaria?
Nelle cellule animali le idrolasi hanno un marcatore unico sottoforma di gruppi di mannosio-6-fosfato (M6P),
che sono aggiunti agli oligosaccaridi legati a N di questi enzimi lisosomiali solubili mentre passano attraverso
il lume del CIS-Golgi.
Þ Le idrolasi sono marcate da mannosio-6-fosfato (M6P)
Þ M6P viene riconosciuto da recettori proteici di M6P transmembrana (presenti nel TGN)
Þ I recettori proteici si legano alle idrolasi lisosomiali sul lato luminale della membrana e a proteine
adattatrici presenti nei rivestimenti di clatrina in assemblaggio sul lato citosolico
Þ I recettori aiutano a impacchettare le idrolasi in vescicole rivestite di clatrina che gemmano dal TGN
e trasferiscono il contenuto in endosomi precoci
Þ Il recettore di M6P lega M6P a pH 6,5-6,7 nel lume del TGN e lo rilascia a pH 6 (che è il pH nel lume
degli endosomi)
Þ Dopo la consegna del recettore, le idrolasi lisosomiali si dissociano dal recettore di M6P
Þ Il recettore di M6P viene recuperato in vescicole di trasporto che gemmano dagli endosomi, le quali
sono rivestite di retromero (un complesso proteico di rivestimento specializzato per il trasporto dagli
endosomi al TGN, che riporta i recettori al TGN per essere riutilizzati)
Il trasporto in entrambe le direzioni richiede segnali nella codaa citoplasmatica del recettore di M6P che
dirigono il trasporto di questa proteina agli endosomi o indietro al TGN. Questi segnali sono riconosciuti dal
complesso del retromero che recluta recettori di M6P all’interno di vescicole di trasporto che gemmano dagli
endosomi.
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MALATTIE DA DEPOSITO LISOSOMIALE
Sono causate da difetti genetici che colpiscono una o più idrolasi lisosomiali. Il difetto porta all’accumulo di
substrati indigeriti nei lisosomi, con gravi conseguenze patologiche, più spesso nel sistema nervoso. Nella
maggior parte dei casi c’è una mutazione in un gene strutturale che codifica una singola idrolasi lisosomiale.
Þ Malattia di Hurler: l’enzima necessario per la demolizione di alcuni tipi di glicosamminoglicani è
difettoso o assente.
Þ Malattia da inclusioni cellulari (I-cell disease): è la forma più grave di malattia da deposito
lisosomiale. È un disordine metabolico ereditario raro in cui quasi tutti gli enzimi idrolitici sono assenti
nei lisosomi di molti tipi cellulari e i loro substrati indigeriti si accumulano nei lisosomi, che di
conseguenza formano grosse inclusioni nelle cellule. La patologia è complessa e colpisce tutti gli
organi, l’integrità dello scheletro e lo sviluppo mentale: gli individui affetti sopravvivono raramente
oltre i 6-7 anni. La malattia è dovuta al difetto di un singolo gene, è recessiva, e tute le idrolasi assenti
nei lisosomi si trovano nel sangue. Le idrolasi sono secrete invece di essere trasportate ai lisosomi
perché non riescono a essere smistate in modo appropriato nell’apparato del Golgi. Lo smistamento
sbagliato è dovuto a una GlcNAc (N-acetilglucosammina) fosfotrasferasi difettosa o assente. Poiché
gli enzimi lisosomiali non sono fosforilati nel reticolo del CIS-Golgi, non sono segregati dai recettori
di M6P nelle vescicole di trasporto appropriate nel TGN e vengono invece portati sulla superficie
cellulare e secreti.
ENDOCITOSI
Tale processo è caratterizzato dalle vie che portano dalla superficie cellulare
verso l’interno. Nell’endocitosi il materiale da ingerire è avvolto da una
porzione di membrana plasmatica che prima si invagina e genera la vescicola
endocitica.
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integrali di membrana che si inseriscono ognuna su un’ansa idrofobica nel versante citosolico della
membrana senza attraversarla)
2. Formazione del complesso ligando-recettore-proteina adattatrice:
ESEMPIO: la maggior parte del colesterolo è trasportata nel sangue sottoforma di LDL (lipoproteine a bassa
densità). Quando una cellula ha bisogno di colesterolo per la sintesi della membrana, produce recettori
transmembrana per le LDL e li inserisce nella membrana plasmatica, dove i recettori delle LDL diffondono
fino ad associarsi a fosse rivestite di clatrina che si stanno formando. La tipica proteina adattatrice AP2 si lega
al segnale citoplasmatico dei recettori delle LDL, dopo un cambio di conformazione causato dal legame con
il PI (4,5)P2 (fosfatidilinositolo 4,5-bifosfato) sulla membrana plasmatica. AP2 recluta la clatrina per iniziare
l’endocitosi.
Þ Fosse rivestite di clatrina si distaccano continuamente formando vescicole rivestite
Þ Distacco del rivestimento di clatrina
Þ Le vescicole portano il loro contenuto agli endosomi precoci
Þ A basso pH degli endosomi precosi, le LDL si distaccano dai recettori delle LDL
Þ Le LDL vengono portate attraverso di endosomi tardivi ai lisosomi. Nei lisosomi gli esteri del
colesterolo delle particelle di LDL sono idrolizzati a colesterolo libero, che ora è disponibile per la
sintesi di nuove membrane da parte della cellula.
3. Il recettore con il suo cargo viene internalizzato attraverso l’invaginazione di una porzione di
membrana e la formazione della vescicola
4. Dopo aver perso il rivestimento di clatrina, la vescicola si fonde con l’endosoma precoce. Questo è
caratterizzato da proteine Rab sulla superficie:
Þ Rab5: dominio vacuolare
Þ Rab4 e Rab11: dominio tubulare
All’interno dell’endosoma precoce il basso pH porta al rilascio dei recettori. Dai domini tubulari gemmano
vescicole di recupero che portano i recettori alla membrana plasmatica per poter essere riutilizzate.
ESEMPIO: il recettore della trasferrina segue una via di recupero simile al recettore delle LDL, ma,
diversamente da questo, recupera anche il suo ligando. La trasferrina è una proteina solubile che trasporta
ferro nel sangue. I recettori di superficie della trasferrina portano trasferrina con ferro legato agli endosomi
precoci tramite endocitosi mediata da recettore. Il pH basso nell’endosoma induce la trasferrina a rilasciare
il ferro legato, trasformandosi in trasferrina libera (apotrasferrina) che resta legata al recettore. Il complesso
recettore-apotrasferrina viene mandato alla membrana plasmatica, dove a pH neutro l’apotrasferrina si
dissocia dal suo recettore e inizia nuovamente il ciclo.
Nota: DOWN REGULATION → meccanismo cellulare che riguarda la disponibilità dei recettori per il ligando.
È un evento in cui dei recettori non sono disponibili. Alcuni recettori eseguono il loro compito
internalizzandosi o inattivandosi.
5. MATURAZIONE DELL’ENDOSOMA
Þ L’endosoma in maturazione, chiamato anche corpo multivescicolare, migra lungo i microtubuli
verso l’interno della cellula, perde i tubuli e le vescicole di membrana che riportano materiale
alla membrana plasmatica e al TGN, e ricevono proteine lisosomiali di nuova sintesi
Þ Modificazione delle molecole sul lato citosolico della membrana dell’endosoma (Rab5 → Rab7),
portando a un cambiamento delle caratteristiche funzionali dell’organello
Þ Pompe di tipo V nella membrana dell’endosoma pompano H+ dal citosol nel lume dell’endosoma
e acidifica l’organello. Il pH è molto importante per differenziare l’endosoma precoce, tardivo e
lisosoma, in quanto dal pH dipende l’attivazione delle idrolasi
Nel caso in cui alcuni recettori devono essere degradati insieme al loro cargo, essi vengono marcati con
etichette di ubiquitina e riconosciute dai complessi ESCRT (endosomal sorting complexes required for
transport, complesso di smistamento dell’endosoma necessario per il trasporto) reclutati dal citosol i quali li
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concentrano in zone della membrana che gemmano nel lume per formare vescicole intraluminari. Questo
processo impedisce ai recettori di continuare a svolgere la loro funzione e li rende vulnerabili alle idrolasi
lisosomiali (non accadrebbe perché la membrana endosomiale si fonderà con quella lisosomiale e sarà
resistente all’azione delle idrolasi). Molti recettori che seguono queste vie sono quelli coinvolti nei processi
di segnalazione come i recettori per l’EFG (fattore di crescita dell’epidermide). EFG è una piccola proteina
segnale extracellulare che stimola le cellule dell’epidermide e varie altre cellule a dividersi. Il legame tra la
proteina e il recettore attiva la segnalazione intracellulare e la concentrazione dei recettori dell’EFG sulla
superficie cellulare viene diminuita in un processo chiamato sottoregolazione del recettore, che ha lo scopo
di diminuire la sensibilità della cellula all’EFG.
Þ Le vescicole intraluminari sequestrano all’interno dell’endosoma i recettori delle vie di
segnalazione endocitati, fermando l’attività di segnalazione del recettore
Þ L’endosoma in maturazione viene fornito di proteine lisosomiali dal TGN. Qui è completata la
trasformazione dell’endosoma in un endolisosoma precoce.
6. Gli endosomi tardivi si fondono tra loro e con i lisosomi per formare endolisosomi che degradano il
contenuto.
N.B.
Þ Endosomi in via di maturazione: corpi multivescicolari
Þ TRANSCITOSI: recettori che tornano a differenti domini della membrana plasmatica
ENDOSOMI DI RECUPERO: possono servire da sito di deposito intracellulare di proteine specializzate della
membrana plasmatica, permettendo di mobilizzarle quando c’è necessità.
ESEMPIO: il legame dell’insulina al recettore dell’insulina innesca una via di segnalazione intracellulare che
causa la rapida inserzione di trasportatori del glucosio nella membrana plasmatica di una cellula muscolare
o adiposa, aumentando molto l’assunzione di glucosio.
→ Le cellule adipose e muscolari contengono ampi pool intracellulari di trasportatori del glucosio che sono
responsabili dell’assunzione di glucosio attraverso la membrana plasmatica. Queste proteine di trasporto di
membrana sono conservate in endosomi di recupero specializzati fino a che la cellula non viene stimolata
dall’ormone insulina ad aumentare la sua velocità di assunzione del glucosio. In risposta al segnale
dell’insulina, vescicole di trasporto che gemmano dagli endosomi di recupero e portano un gran numero di
trasportatori del glucosio alla membrana plasmatica, facendo così aumentare la velocità di assunzione del
glucosio nella cellula.
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FAGOCITOSI
Forma particolare di endocitosi in cui una cellula utilizza grandi vescicole endocitiche, i fagosomi, che
ingeriscono grosse particelle (come microrganismi e cellule morte).
La fagocitosi nelle cellule animali è attuata da cellule specializzate, i cosiddetti fagociti professionisti. I
fagociti dei mammiferi comprendono 2 classi importanti di globuli bianchi: i macrofagi e i neutrofili. Queste
cellule sviluppano da cellule staminali emopoietiche e ci difendono dalle infezioni ingerendo i microrganismi
invasori, e i macrofagi rimuovono anche cellule senescenti (cellule che non sono più in grado di proliferare)
e cellule che sono morte per apoptosi. I macrofagi, inoltre, non fagocitano cellule vive, le quali hanno dei
segnali inibitori.
MECCANISMO:
Þ Attivazione di recettori sulla superficie cellulare che trasmettono segnali all’interno della cellula
Þ Le particelle si legano sulla superficie del fagocita
Þ Fusione del fagosoma con il lisosoma
La fagocitosi è un processo altamente attivo poiché è caratterizzata dalla polimerizzazione di monomeri di
actina per formare microfilamenti necessari per la realizzazione di pseudopodi (estroflessioni della
membrana plasmatica). Quest’ultima può quindi circondare una particella solida relativamente grande (es.
batterio).
PINOCITOSI
Trasporto all’interno della cellula di materiale liquido.
Þ Contatto tra gocce di liquido e membrana plasmatica
Þ Ripiegamento interno della membrana per includere le gocce
Þ Quando il liquido è stato circondato, la membrana si fonde nel punto di contatto generando un
vacuolo che si stacca
ESOCITOSI
Fusione di vescicole di trasporto contenenti materiale che andranno ad arricchire la composizione della
membrana plasmatica (come proteine e lipidi) con quest’ultima.
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VIE DI SMISTAMENTO DELLE PROTEINE:
Þ Proteine marcate con M6P vanno verso i lisosomi
Þ Proteine che seguono la via secretoria regolata
Þ Proteine che seguono la via secretoria costitutiva. Essa rappresenta una via di default, poiché
l’ingresso delle proteine in questa via non richiede un segnale particolare.
Durante la maturazione delle vescicole, molti ormoni e neuropeptidi sono sintetizzati come precursori
inattivi (l’attivazione avviene tramite il taglio proteolitico del pro-peptine all’N-terminale). Queste proteine
sono sintetizzate come pre-pro-proteine, in cui in pre-peptide è costituito dal peptide segnale del RE (che è
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stato rimosso in precedenza nel RE ruvido) a cui si legano le SRP. Molte proteine necessitano della
modificazione proteolitica perché sennò sarebbero troppo brevi per contenere il segnale necessario al
trasporto cotraduzionale nel lume del RE o per includere il segnale necessario per essere impacchettate in
vescicole secretorie.
IMPORTANTE FUNZIONE → avvento della membrana plasmatica tramite la fusione di vescicole
Una volta caricata, la vescicola secretoria deve raggiungere il sito di secrezione, che in alcune cellule è molto
lontano dal TGN → le cellule nervose sono un chiaro esempio: le proteine secretorie sono prodotte e
impacchettate in vescicole secretorie nel corpo cellulare e devono poi viaggiare lungo l’assone fino alle
terminazioni nervose (possono essere lontane anche 1 metro), e sono i motori proteici a spingere le vescicole
lungo i microtubuli assonali. Un segnale di secrezione può essere un impulso nervoso elettrico (un potenziale
d’azione).
Le vescicole sinaptiche immagazzinano piccoli neurotrasmettitori che mediano la segnalazione rapida dalla
cellula alla sua cellula bersaglio a livello delle sinapsi chimiche:
potenziale d’azione → terminazione nervosa → afflusso di Ca2+ → fusione delle vescicole sinaptiche con la
membrana plasmatica → rilascio del contenuto nello spazio extracellulare
Poiché è necessario che gli impulsi nervosi siano continui, le vescicole sinaptiche non possono attraversare
tutto il processo di formazione a partire da endosomi precoci. Per questo motivo le vescicole sinaptiche si
formano a seguito di un riciclo locale della membrana plasmatica presinaptica nelle terminazioni nervose, e
la maggior parte delle vescicole endocitiche, anziché fondersi con gli endosomi, si riempiono
immediatamente di trasmettitori per diventare vescicole sinaptiche.
CELLULE POLARIZZATE
Le cellule nei tessuti sono in gran parte polarizzate e hanno 2 o più domini della membrana plasmatica
molecolarmente e funzionalmente distinti. Ciò solleva un problema: come deve essere organizzato il
trasporto dall’apparato del Golgi per mantenere le differenze fra un dominio e l’altro della superficie della
cellula?
Una cellula epiteliale tipica ha:
Þ Un dominio apicale: guarda il lume di una cavità interna oppure guarda l’esterno. Spesso ha
caratteristiche specializzate come ciglia o un orletto a spazzola di microvilli. È ricca di glicosfingolipidi,
che aiutano a proteggere questa superficie esposta a lesioni.
Þ Un dominio basolaterale: copre il resto della cellula. È separato dal dominio apicale da giunzioni
strette, che impediscono a proteine e lipidi (nel foglietto esterno del doppio strato lipidico) di
diffondere fra i 2 domini, così da mantenere composizioni diverse.
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Il trasporto di vescicole è diretto solo ad uno dei 2 domini. Pertanto, le cellule presentano sistemi per digerire
vescicole coi carichi diversi verso domini differenti, dovuti principalmente a segnali di smistamento presenti
nella coda citosolica delle proteine di membrana da trasportare.
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CAPITOLO 14
I MITOCONDRI
Origine: secondo la teoria endosimbiontica i mitocondri hanno avuto origine da una relazione
simbiontica tra un archeo anaerobico il quale avrebbe fagocitato un batterio aerobico che si sarebbe
evoluto poi nel mitocondrio
Funzioni
Þ La principale funzione è la produzione di ATP, molecola che alimenta i processi vitali della.
All’interno del mitocondrio viene completato il metabolismo degli zuccheri: il piruvato prodotto
dalla glicolisi viene trasportato nel mitocondrio dove viene ossidato dall’O2 a CO2 e acqua. Questo
processo porta alla produzione di notevoli quantità di ATP.
Þ Ha un ruolo nel ciclo dell’urea (via fondamentale di demolizione di composti azotati), che si svolge
nei mitocondri del fegato
Þ Ruolo nel sistema tampone del Calcio nel controllo della contrazione muscolare
Þ Attivazione dell’apoptosi attraverso il rilascio di citocromo c (capitolo 18)
Þ Controllo dello stato ossido-riduttivo della cellula. Omeostasi/potenziale redox: NADH si scarica a
livello mitocondriale di elettroni e diventa NAD+. In questa forma accetta 2 elettroni e un H+
derivanti dalle molecole di cibo (grassi e carboidrati): un elettrone neutralizza la carica positiva, e i
restanti H+ ed elettroni formano idrogeno, così NAD+ diventa NADH. NAD+ scarico va a livello
citosolico, dove avviene la glicolisi, la quale libera elettroni. Questi elettroni vengono presi dal NAD+
che ridiviene NADH e li riporta ai mitocondri, dove si scarica e ritorna nel citosol.
Collocazione:
I mitocondri si trovano in tutte le cellule di animali, vegetali e funghi. Sono particolarmente concentrati
nelle cellule che presentano elevata richiesta energetica
Þ Tessuto nervoso
Þ Tessuto muscolare: in queste cellule i mitocondri sono impacchettati tra le miofibrille contrattili
Þ Spermatozoi: i mitocondri si trovano avvolti a spirale intorno all’assone flagellare
Struttura:
matrice > membrana interna > spazio intermembrana > membrana esterna
Il mitocondrio è un compartimento cellulare delimitato da due membrane che presentano funzioni e
proprietà differenti, che delineano compartimenti separati all’interno dell’organello.
Membrana esterna:
Þ Permeabile agli ioni e alle molecole di piccole dimensioni grazie alla presenza di numerose porine
(proteine di membrana con struttura a barile-β che forma dei pori acquosi attraverso la
membrana). Come conseguenza lo spazio intermembrana presenta lo stesso pH e la stessa
composizione ionica del citoplasma: non c’è alcun gradiente elettrochimico attraverso la
membrana esterna.
Þ Contiene molti enzimi per il metabolismo di dei lipidi mitocondriali (fosfatidil serina, fosfatidil
treonina e cardiolipina)
Matrice mitocondriale: è la componente principale che svolge il lavoro nel mitocondrio. Contiene gli enzimi
coinvolti nel ciclo dell’acido citrico. I mitocondri possono usare sia piruvato sia acidi grassi come
combustibile.
Þ I gruppi acetile vengono ossidati nella matrice attraverso il ciclo dell’acido citrico (o ciclo di Krebs)
producendo CO2 come prodotto di rifiuto e NADH e FADH2 come trasportatori di elettroni
Þ Anche se il ciclo di Krebs fa parte del metabolismo aerobico NON utilizza O2, richiesto invece nel
passaggio finale del metabolismo ossidativo
Þ In questa parte, gli elettroni passano attraverso la catena respiratoria nella membrana
mitocondriale interna
Þ Questi elettroni, portati per la maggior parte da NADH, si combinano con O2 per formare acqua
Þ L’energia rilasciata durante la serie di trasferimenti da NADH a O2 genera un gradiente
elettrochimico, tramite pompaggio di ioni H+ nello spazio intermembrana, che guida la conversione
di ADP+Pi (ADP+fosfato) in ATP.
Come si presenta:
Le membrane mitocondriali sono particolarmente dinamiche e plastiche, cambiano forma, si dividono e si
fondono continuamente. In base alle necessità della cellula, le membrane mitocondriali possono
presentarsi come organelli multipli (ad esempio durante la divisione cellulare) fino ad arrivare ad un singolo
organello altamente ramificato detto reticulum. Questa plasticità è garantita da due processi:
NB: un’elevata frammentazione delle membrane mitocondriali corrisponde ad una situazione di stress della
cellula.
Interazioni
I mitocondri interagiscono con gli altri sistemi di membrane, soprattutto con il reticolo endoplasmatico.
Possiamo individuare infatti molti siti di contatto tra i due sistemi di membrane in cui i tubuli del RE si
avvolgono intorno ai mitocondri. In queste zone viene reclutato il DPR1. Si crede che queste zone di
contatto facilitino gli scambi tra RE e mitocondri, specialmente di ioni calcio e di lipidi per le membrane.
Spesso nelle regioni della membrana mitocondriale in contatto con il RE sono presenti enzimi utili per
l’adattamento dei lipidi di membrana prodotti dal reticolo.
La dinamicità della rete mitocondriale e del reticolo aumenta anche le probabilità di contatto tra le due
strutture.
Þ Si presenta come un anello circolare costituito da circa 15000 basi che costituiscono 37 geni: 13 di
questi sono codificanti per proteine idrofobiche dei complessi della catena respiratoria e dell’ATP
sintasi, il resto sono codificanti per molecole coinvolte nella sintesi di queste proteine. Questo
perché i processi di duplicazione, trascrizione e sintesi proteica del DNA mitocondriale avvengono
all’interno della matrice stessa.
Þ Tutto il genoma è codificante (non sono presenti introni)
Þ ci sono solo 22 tRNA, le regole di accoppiamento sono meno rigide per cui molti t-RNA riconoscono
uno qualunque dei quattro nucleotidi in terza posizione del codone, inoltre quattro dei 64 codoni
hanno significati diversi rispetto al genoma nucleare.
Þ C’è un margine di mutazioni circa 100 volte maggiore rispetto al DNA nucleare
Queste leggere variazioni sono rese tollerabili dal fatto che il numero di proteine codificate è davvero molto
limitato.
Il genoma mitocondriale è ereditato per via materna, questo perché durante la maturazione degli
spermatozoi il DNA viene degradato e inoltre i mitocondri paterni vengono riconosciuti dalla cellula
fecondata ed eliminati tramite autofagia (ubiquitazione + invio ai lisosomi).
Il mitocondrio, però, svolge moltissime funzioni e per questo necessita di moltissime proteine, la maggior
parte delle quali sono codificate del DNA nucleare (circa il 95%).
Circa 1000 proteine mitocondriali sono quindi sintetizzate sui ribosomi nel citosol e vengono
successivamente trasportate nell’organello attraverso le proteine mitocondriali traslocasi TOM (esterna) e
TIM (interna)
Il genoma mitocondriale è soggetto a molte mutazioni, è quindi comune che un individuo presenti una
popolazione mista di genomi mitocondriali normali e mutanti che viene trasferita ai figli.
Nel momento in cui il processo di segregazione mitotica porta ad una maggioranza di genoma mutante si
presenta una malattia mitocondriale. Ovviamente queste malattie colpiscono prevalentemente tessuto
muscolare e nervoso, tessuti ad alta richiesta energetica e sono trasmesse per via materna in maniera non
mendeliana.
Considerato che molte proteine mitocondriali sono prodotte nel nucleo, alcune malattie mitocondriali sono
di tipo mendeliano.
Atrofia ottica dominante: porta alla perdita progressiva di un tipo particolare di cellule della retina (cellule
ganglionari retiniche) responsabili della trasmissione delle immagini dall’occhio alla porzione del cervello
reputata alla loro elaborazione.
Meccanismo chemiosmotico: la formazione di legami chimici in cui viene accumulata l’energia (quelli che
sintetizzano l‘ATP) è collegata al trasporto di membrana. Questo meccanismo si concretizza nella presenza
di due sistemi di organizzazione nella membrana interna: catena di trasporto degli elettroni e ATP sintasi.
Il trasferimento di elettroni lungo la catena respiratoria è accompagnato dal pompaggio di H+ attraverso la
membrana. Questo pompaggio crea una differenza di concentrazione sui 2 versanti. A causa del gradiente,
gli H+ tendono a rientrare, ma per farlo necessitano di ATP sintasi.
Le proteine della catena di trasporto si dispongono su entrambi i lati delle creste in modo da permettere la
diffusione di protoni lungo la membrana verso il crinale della cresta, dove è concentrata la maggiore
quantità di ATP sintasi
In questo modo i protoni vengono intrappolati all’interno delle creste per massimizzare il gradiente
protonico (i protoni nello spazio intermembrana diffonderebbero nel citosol a causa della presenza di
numerose porine)
Nel ciclo dell’acido citrico viene rilasciata ulteriore CO2 e si liberano elettroni che vengono recuperati dal
NAD+ e dal FAD che si riducono a NADH e FADH2 e vengono poi consegnati alla catena.
Il trasferimento di elettroni lungo la catena avviene spontaneamente perché ogni componente possiede un’affinità
per gli elettroni maggiore rispetto al precedente e minore rispetto al successivo:
• Il NADH possiede affinità minore rispetto agli altri > è un forte donatore di elettroni
• l’O2 possiede la massima affinità > è un potente accettore.
Il passaggio di elettroni dal NADH all’O2 porta per questo motivo ad una diminuzione dell’energia libera.
La catena respiratoria immersa nella membrana mitocondriale interna contiene 3 complessi enzimatici, attraverso cui
gli elettroni passano da NADH a O2. In questi complessi, gli elettroni sono trasferiti lungo una serie di trasportatori di
elettroni legati a proteine che contengono gruppi eme e ferro-zolfo. L’energia rilasciata permette di accoppiare il
trasporto laterale degli elettroni a quello vettoriale dei protoni.
Gli elettroni vengono trasportati tra i complessi enzimatici dai trasportatori mobili (
• L’ubichinone quando si lega a due elettroni prende anche due protoni dalla matrice diventando
ubichinolo (QH2). Al momento del trasferimento degli elettroni al complesso successivo, i due
protoni vengono trasportati nello spazio della cresta contribuendo alla creazione del gradiente
o Citocromo c ossidasi:
• formato da 13 subunità proteiche
• gli elettroni passano attraverso questa struttura legandosi a ioni rame e gruppi eme fino a
raggiungere l’ossigeno
• il complesso tiene l’ossigeno legato finché non gli vengono ceduti 4 elettroni (prima che vengano
legati tutti e quattro gli elettroni si potrebbero formare radicali molto tossici per la cellula )
Intanto quattro protoni sono rimossi dalla matrice e si formano 2 molecole d’acqua e altri 4
vengono pompati nella matrice.
Rosso: proteine transmembrana; lo stimolo del passaggio degli elettroni provoca cambiamenti
conformazionali che permettono di pompare protoni nello spazio inter-membrana.
I protoni vengono trasportati grazie alla presenza, nelle proteine trasportatrici, di cavi di protoni
(file di catene laterali polari o file di molecole d’acqua messe a breve distanza in modo che i protoni
possono passare dall’una all’altra attraverso la formazione e dissociazione di ioni idronio)
Il pompaggio dei protoni in sé avviene attraverso un ciclo di tre cambiamenti conformazionali delle
proteine transmembrana
• alta affinità per gli H+ che permette di prelevarli dalla matrice
• bassa affinità per gli H+ che permette di rilasciarli nello spazio inter-membrana
• ritorno alla conformazione iniziale
Blu: proteine periferiche associate alla membrana, non pompano elettroni ma trasportano solo elettroni da
un complesso proteico all’altro
Questi tre complessi sono raggruppati in un super complesso grazie alla presenza della cardiolipina per
rendere più efficienti possibili i trasporti tra un complesso e l’altro
Come avviene il trasferimento di elettroni attraverso il doppio strato lipidico: le proteine coinvolte
contengono cavi proteici, ovvero file di catene laterali polari o molecole d’acqua poste a breve distanza in
modo che i protoni possano passare da una all’altra.
ATP SINTASI
• Rotore: anello immerso nella membrana della cresta formato da tre subunità che contengono un
sito di legame protonico
• Statore: testa fissa immersa nella matrice, formata da tre subunità alfa e tre beta disposte in
maniera alternata. Le subunità beta possono cambiare conformazione, una delle quali è molto
affine ad ADP e Pi. La rotazione dello statore è impedita da uno stelo (stelo dello statore) che lo
connette al rotore
• Albero di trasmissione (stelo del rotore): si trova al centro del complesso, ruota all’interno della
testa fissa provocando il cambiamento conformazionale delle subunità dello statore
• Subunità a: fa parte dello statore e si trova inserito nella membrana connesso al rotore: forma due
stretti canali per il passaggio dei protoni, ognuno attraversa metà della membrana e convergono
nel sito di legame per i protoni delle subunità del rotore.
I protoni fluiscono all’interno del primo semi canale della subunità a, si lega ad una subunità del rotore e ne
provoca un giro completo. Dopodiché viene staccato da un’arginina e scivola nella matrice attraverso il
secondo semi canale.
Il continuo flusso di protoni spinti dalla forza motrice protonica provoca la rotazione del rotore, la quale a
sua volta fa girare lo stelo del rotore all’interno della testa fissa.
Ciò provoca un cambiamento conformazionale delle subunità beta dello statore, le quali si legano ad ADP e
Pi.
Un ulteriore cambiamento conformazionale indirizza le subunità a catalizzare il legame ADP+Pi e a
sintetizzare ATP.
L’ossidazione completa di una molecola di glucosio porta alla formazione di circa 30 molecole di ATP
L’efficiente conversione di ADP in ATP mantiene un’elevata concentrazione di quest’ultimo rispetto al
precedente. Per questo motivo l’idrolisi dell’ATP porta ad una grande variazione favorevole di energia
libera che viene utilizzata per dirigere molte altre reazioni chimiche nella cellula che altrimenti non
potrebbero avvenire.
L’ATP sintasi funziona anche in senso opposto idrolizzando ATP e trasportando protoni dalla matrice allo
spazio intermembrana.
Tutto ciò è stato verificato sperimentalmente attraverso il GFP che è una proteina fluorescente
CAPITOLO 16
CITOSCHELETRO
È un sistema di filamenti da cui dipendono le funzioni spaziali e meccaniche della cellula. È un sistema
dinamico ed adattabile, ma dà vita anche a strutture stabili.
FUNZIONI
Þ Movimenti intracellulari degli organelli e delle vescicole
Þ Riposizionamento dei compartimenti cellulari
Þ Segregazione dei cromosomi nel corso di mitosi e meiosi
Þ Direzionalità dei movimenti di trasporto cellulare (polarità cellulare)
Þ Adesione cellula-cellula e cellula-matrice
Þ Determinazione della forma della cellula
Le diverse funzioni del citoscheletro si basano sul comportamento di 3 famiglie di filamenti proteici:
Þ Filamenti di actina: determinano la forma della superficie della cellula e sono necessari per la
locomozione dell’intera cellula
Þ Microtubuli: sono costituiti da una struttura cilindrica cava all’interno fatta da tubulina. determinano
le posizioni degli organelli racchiusi da membrana, dirigono il trasporto intracellulare e formano il
fuso mitotico che segrega i cromosomi durante la divisione cellulare. Sono capaci, dunque, di
riorganizzarsi rapidamente e possono formare ance ciglia e flagelli.
Þ Filamenti intermedi: forniscono la forza meccanica, compongono in buona parte la lamina nucleare
(un reticolo che sostiene la membrana interna del nucleo), tengono unite le cellule epiteliali tramite
l’interazione con i desmosomi e permettono anche la formazione di capelli e unghie (cheratina).
Queste 3 famiglie di filamenti proteici derivano dalla polimerizzazione di subunità proteiche tenute insieme
da legami non covalenti. Tutte queste strutture, inoltre, condividono la grande dinamicità e adattabilità ai
cambiamenti, che li porta a cambiare o a persistere a seconda delle necessità.
ACTINA
I filamenti di actina sono situati sotto la membrana plasmatica della cellula, in una zona chiamata cortex
cellulare.
FUNZIONI
Þ conferisce resistenza e forma sottile al doppio strato lipidico
Þ costituiscono strutture per la locomozione della cellula, che possono essere:
o Dinamiche: lamellopodi e filopodi, che permettono alla cellula di muoversi
o Stabili: permettono alla cellula di aggrapparsi a un substrato sottostante e fanno sì che il
muscolo possa contrarsi. Costituiscono le stereociglia (presenti sulle cellule capellute
dell’orecchio: i fasci stabili di actina si inclinano come sbarre rigide in risposta al suono) e i
microvilli (presenti sulla superficie delle cellule epiteliali intestinali: aumentano l’area della
superficie apicale della cellula per aumentare l’assorbimento di nutrienti).
SUBUNITÀ
I filamenti di actina sono costituiti da subunità di actina globulare, l’Actina G:
Þ Polipeptide di 375 amminoacidi
Þ Ha una struttura asimmetrica: i filamenti sono polari e hanno delle estremità strutturalmente
diverse. Un’estremità cresce più lentamente (estremità meno o a punta) e una che cresce più
velocemente (estremità più o a spina). Presenta una fessura con un sito di legame per ATP o ADP,
rivolta verso l’estremità meno.
Þ Forma interazioni testa-coda con altre subunità identiche per formare un’elica destrorsa, attraverso
il processo di polimerizzazione, chiamata actina filamentosa o actina F
Le sequenze amminoacidiche di actine di specie eucariotiche diverse sono di solito identiche al 90%, ma
piccole variazioni nella sequenza possono causare notevoli differenze funzionali. Nei vertebrati ci sono 3
isoforme di actina:
Þ α-actina, espressa solo nelle cellule muscolari
Þ β-actina e γ-actina si trovano insieme in quasi tutte le cellule non muscolari
POLIMERIZZAZIONE
Þ Fase di latenza: l’assemblaggio delle subunità avviene lentamente, perché deve avvenire la
nucleazione (formazione di un piccolo aggregato iniziale di subunità che è stabilizzato da molti
contatti subunità-subunità e può allungarsi tramite l’aggiunta di altre subunità: un dimero non è
stabile, un trimero è stabile). L’instabilità dei piccoli nuclei di actina è una barriera cinetica alla
nucleazione, che determina questa fase di latenza durante la quale non si osservano filamenti, però
viene superata da alcuni aggregati che passano ad una forma più stabile e danno il via alla
nucleazione e quindi all’allungamento del filamento.
Þ Fase di allungamento: subunità si aggiungono alle estremità del filamento più velocemente di quanto
si dissociano. La velocità di aggiunta delle subunità è proporzionale alla concentrazione di actina G
libera nell’ambiente (Kon), mentre la velocità di dissocciazione dell’actina è costante (Koff) che non
dipende dalla concentrazione. Man mano che le subunità libere si esauriranno, la velocità di crescita
diminuirà sempre fino alla velocità di dissociazione.
Þ Fase di equilibrio: la velocità di aggiunta di actina è uguale alla velocità di dissociazione di actina. In
tal modo, anche se vi è un flusso di subunità, la lunghezza del filamento è costante. La concentrazione
di actina che resta libera in questa fase di equilibrio è detta concentrazione critica (CC).
ESTREMITÀ DEI FILAMENTI DI ACTINA
A causa dell’asimmetria delle subunità di actina, che si dispongono tutte lungo lo stesso orientamento, il
filamento risulta polimerizzato e possiamo distinguere 2 estremità:
Þ Estremità più o a spina: polimerizza più velocemente (e depolarizza più velocemente).
L’allungamento procede spontaneamente quando per l’aggiunta di subunità a quest’estremità, la
variazione di energia libera è negativa (cioè quando la concentrazione di subunità in soluzione è
alta)
Þ Estremità meno o a punta: polimerizza meno velocemente, verso quest’estremità è rivolta la
fessura che lega il nucleotide
TREADMILLING
L’actina presenta una tasca per legare l’ATP o ADP e quindi distinguiamo 2 forme:
Þ Forma T: Actina G + ATP
Þ Forma D: Actina G + ADP
Il fatto che la subunità all’estremità di un filamento si trovi nella forma T o D dipende dalla velocità di
aggiunta della nuova subunità rispetto alla velocità di idrolisi della subunità già inserita. In questo modo
l’estremità più rimane in forma T, mentre l’estremità meno presenta la forma D. Ma grazie alla capacità del
treadmilling dei filamenti di actina, la crescita del filamento più è perfettamente compensata
dall’accorciamento all’estremità meno, in modo che il filamento resti invariato nella lunghezza, ma non
nelle subunità costituenti.
Quando il nucleotide è idrolizzato, gran parte dell’energia viene immagazzinata nel filamento. Quindi la
dissociazione di una subunità di forma D provoca una maggiore diminuzione di energia. Ciò si traduce in
una minore affinità della forma D della subunità, che quindi si può dissociare più facilmente.
PROTEINE NUCLEAZIONE
Le proteine che permettono la nucleazione dell’actina hanno il compito di avvicinare molte subunità, in
modo da formare un nucleo.
Þ Formine: sono proteine dimeriche che nucleano la crescita di filamenti non ramificati. Si lega
all’estremità più.
Þ ARP 2/3: avvicina molte subunità di actina per formare un nucleo
o Necessitano di un segnale che le attivi (fattore di attivazione) così da unirsi e nucleare la
crescita dall’estremità meno, permettendo un rapido allungamento verso l’estremità più
o Sono mantenute inattive dalle loro proteine accessorie
o Il complesso può anche attaccarsi al lato di cui un altro filamento di actina, rimanendo
attaccato all’estremità meno del filamento in crescita
COMPLESSI DI ACTINA
Þ Reti dendritiche: ARP 2/3
Þ Fasci: filamenti formati dalle formine
Þ Strutture a rete
MALATTIE
Eterotropia periventricolare ⟶ causata da mutazioni nel gene della filamina A, che porta a difetti nella
migrazione delle cellule nervose durante lo sviluppo embrionale precoce. Le cellule nella regione
periventricolare del cervello non riescono a migrare nella corteccia e formano dei noduli, causando questa
sindrome.
Le mutazioni nella filamina possono causare anche difetti nello sviluppo delle ossa, nel sistema
cardiovascolare e in altri organi.
CAPITOLO 16 Il citoscheletro
© 978-88-08-62126-9 963
QUADRO 16.3
I filamenti di actina
+
–
– +
–
–
– + –
– + – + +
+
timosina
si lega alle subunità,
impedisce l’assemblaggio profilina
si lega alle subunità,
– + accelera l’allungamento
impedisce l’assemblaggio
e il disassemblaggio
all’estremità meno
filamento di actina
– +
– +
cofilina tropomiosina
si lega a filamenti di ADP-actina, – + stabilizza il filamento
accelera il disassemblaggio
– + – +
membrana
fimbrina plasmatica
Alcune delle principali proteine accessorie del citoscheletro di actina. A eccezione delle proteine motrici miosina, è
mostrato un esempio dei tipi principali, ciascuno dei quali è discusso nel testo. Tuttavia, la maggior parte delle cellule
contiene più di un centinaio di proteine diverse che legano l’actina, ed è probabile che vi siano tipi importanti di proteine
associate all’actina che non sono ancora stati individuati.
MIOSINA
Tutte le proteine motrici actino-dipendenti appartengono alla famiglia delle miosine.
Þ Miosina II: muscolare, è una proteina allungata formata da 2 catene pesanti e 4 catene leggere (2
copie di ciascuno dei 2 tipi di catene leggere). Ogni catena pesante presenta un dominio di testa
globulare all’N-terminale che contiene il macchinario per generare la forza per la contrazione
muscolare. Le 2 catene leggere si legano vicino al dominio di testa, mentre la coda a spirale di α-
elica forma un fascio con code di altre molecole di miosina. Queste interazioni coda-coda portano
alla formazione di filamenti spessi bipolari, che contengono centinaia di teste di miosina orientate
in direzioni opposte alle 2 estremità. Ciascuna testa della miosina lega e idrolizza ATP, per muoversi
verso l’estremità più del filamento di actina. L’orientamento opposto delle teste permette di
avvicinare coppie di filamenti di actina. Lo scivolamento dei filamenti di actina porta ad una
potente contrazione.
I cambiamenti nella conformazione della miosina durante i cicli di idrolisi di ATP sono accoppiati
con cambiamenti dell’affinità di legame per l’actina, che permette alle teste della miosina di
rilasciare la presa sul filamento di actina in un punto e di far presa sullo stesso in un altro punto.
La maggior parte delle cellule non muscolari contiene piccole quantità di miosina2, utilizzate
soprattutto per l’anello contrattile.
Una miofibrilla è una struttura cilindrica che è spesso lunga quanto una cellula muscolare:
Þ Consiste in una lunga catena ripetuta di minuscole unità contrattili, cioè i sarcomeri, che danno alla
miofibrilla dei vertebrati un aspetto striato.
Un sarcomero:
Þ È formato da una schiera in miniatura di filamenti sottili, spessi, paralleli e parzialmente
sovrapposti. I filamenti sottili sono composti da actina e da proteine associate, e sono attaccati a
livello delle loro estremità più a un disco Z a ciascuna estremità del sarcomero. Le estremità meno
incappucciate di filamenti di actina si estendono verso la parte centrale del sarcomero, dove si
sovrappongono ai filamenti spessi, gli assemblaggi bipolari formati da isoforme di miosina 2
specifiche del muscolo. I filamenti di miosina sono disposti in una struttura regolare esagonale, e i
filamenti di actina sono spaziati in modo uniforme.
Þ L’accorciamento del sarcomero è dovuto allo scivolamento dei filamenti di miosina sui filamenti
sottili di actina, senza cambiamento nella lunghezza dei 2 tipi di filamenti.
Þ I filamenti spessi bipolari camminano verso le estremità più di 2 serie di filamenti orientati in modo
opposto, spinti da decine di teste indipendenti di miosina posizionate in modo da interagire con
ciascun filamento sottile
Þ Non c’è coordinazione tra i movimenti delle teste di miosina, per questo è necessario che
rimangano attaccate al filamento di actina soltanto per una piccola frazione di ciascun ciclo
ATPasico, in modo da non tirarsi indietro a vicenda
Non so se sono importanti
Þ Tutti gli altri tipi di miosine contengono un dominio motore all’N-terminale e poi si differenziano
molto grazie a vari domini di coda al C-terminale.
MALATTIE
Molte malattie neurologiche umane possono essere collegate a specifiche mutazioni in diversi geni della
tubulina, come la paralisi dei movimenti oculari.
STRUTTURA
Þ Struttura cilindrica formata da 13 protofilamenti paralleli, formati da eterodimeri di α-tubulina e β-
tubulina impilati testa-coda e poi ripiegati per formare un tubo
Þ Lungo l’asse longitudinale del microtubulo, la “cima” di una molecola di β-tubulina forma
un’interfaccia con il “fondo” della molecola di α-tubulina nell’eterodimero adiacente
Þ Perpendicolarmente alle sopracitate interazioni si formano contatti laterali fra protofilamenti
adiacenti fra monomeri dello stesso tipo: α - α e β - β
Þ La maggior parte delle subunità di un microtubulo è mantenuta in posizione da contatti multipli
all’interno della struttura: l’aggiunta e la perdita delle subunità avvengono alle estremità dei
microtubuli
Þ I contatti multipli tra le subunità rendono i microtubuli rigidi e difficili da piegare
Þ Le subunità di ciascun protofilamento in un microtubulo puntano tutte nella stessa direzione e i
protofilamenti stessi sono allineati in parallelo; perciò, la struttura stessa del microtubulo ha una
polarità strutturale distinta:
o α-tubuline esposte all’estremità meno
o β-tubuline esposte all’estremità più
INSTABILITÀ DINAMICA
La dinamicità dei microtubuli è influenzata dal legame e dall’idrolisi di GTP, nel dimero di tubulina l’idrolisi
del GTP avviene solo nella subunità β. Per le subunità libere di tubulina questa idrolisi procede molto
lentamente, ma è accelerata quando le subunità sono incorporate nei microtubuli.
Þ Dopo l’idrolisi del GTP, il gruppo fosfato libero è rilasciato e il GDP rimane legato alla β-tubulina
nella struttura del microtubulo
Nel caso dei filamenti di actina, ciò porta alla formazione di 2 strutture:
Þ forma T del nucleotide attaccato (GTP)
Þ forma D attaccata (GDP)
L’energia di idrolisi del nucleotide è immagazzinata come deformazione elastica nella struttura del
polimero, rendendo la variazione di energia libera per la dissociazione di una subunità della forma D del
polimero più negativa della variazione di energia libera per la dissociazione di una subunità della forma T
del polimero.
Queste strutture dipendono dalla velocità dell’idrolisi del GTP e dalla velocità di aggiunta della subunità:
Þ se la velocità di aggiunta è alta, è possibile che si aggiunga una nuova subunità al polimero prima
che il nucleotide della subunità aggiunta in precedenza sia idrolizzato. La punta del polimero resta
in forma T, generando un cappuccio di GTP.
Þ se la velocità di aggiunta è lenta, si può verificare l’idrolisi prima dell’aggiunta della subunità
successiva. La punta del filamento è in forma D.
Þ se le subunità GTP-tubulina si assemblano all’estremità del microtubulo con una velocità simile alla
velocità di idrolisi del GTP, allora l’idrolisi a volte potrà “mettersi in pari” con l’aggiunta delle
subunità e trasformare l’estremità in una forma D. Questa trasformazione è improvvisa e casuale, e
ha una certa probabilità di verificarsi per unità di tempo che dipende dalla loro concentrazione di
subunità GTP-tubulina libere.
Þ se la concentrazione di tubulina libera è intermedia fra la concentrazione critica per l’estremità in
forma T e la concentrazione critica per l’estremità in forma D (cioè sopra la concentrazione
necessaria per l’assemblaggio della forma T, ma sotto quella necessaria per la forma D), l’estremità
in forma T cresce e l’estremità in forma D si accorcia. Può accadere che su un singolo microtubulo,
un’estremità cresca in forma T, e poi cambiare improvvisamente in forma D e accorciarsi. Questa
rapida interconversione fra uno stato di crescita e uno di accorciamento, a una concentrazione
uniforme di subunità libere, viene chiamata instabilità dinamica:
o catastrofe: cambiamento dalla crescita all’accorciamento
o salvataggio: cambiamento dall’accorciamento alla crescita
Sostante come queste hanno un effetto rapido e profondo sull’organizzazione dei microtubuli nelle cellule
viventi. Sia sostanze come il nocodazolo o come il taxolo uccidono di preferenza cellule in divisione, poiché
la dinamica dei microtubuli è cruciale per il funzionamento corretto del fuso mitotico. Alcune di queste
sostanze uccidono efficientemente certi tipi di cellule tumorali in un paziente, anche se non senza tossicità
per le cellule normali in rapida divisione, comprese quelle nel midollo osseo, nell’intestino e nei follicoli dei
capelli.
NUCLEAZIONE
La nucleazione dei microtubuli richiede l’interazione di molti eterodimeri di tubulina.
Richiede la γ-tubulina, un altro tipo di tubulina coinvolto nella nucleazione della crescita dei microtubuli (in
organismi che vanno dai lieviti all’uomo):
Þ la nucleazione parte da un centro di organizzazione dei microtubuli (MTOC) dove vi è maggiore
quantità di γ-tubulina
Þ la nucleazione dipende dal complesso ad anello di *-tubulina (*-TuRC)
Þ in questo complesso 2 proteine accessorie si legano direttamente alla γ-tubulina, insieme a molte
altre proteine, per creare un anello a spirale, che fa da stampo per la formazione di un microtubulo
con 13 protofilamenti
Molte cellule animali hanno un singolo MTOC ben definito chiamato centrosoma, situato vicino al nucleo e
dal quale i microtubuli sono nucleati alle loro estremità meno, così che le estremità più puntano verso
l’esterno e crescono e si accorciano continuamente.
Þ Un centrosoma recluta di norma più di 50 copie di γ-TuRC
L’organizzazione del centrosoma con attaccati i microtubuli, prevede l’estremità meno immersa nel
centrosoma e l’estremità più libera nel citoplasma.
PROTEINE CHE SI LEGANO AI MICROTUBULI
La dinamica di polimerizzazione dei microtubuli è molto diversa nelle cellule rispetto alle soluzioni di
tubulina libera. I microtubuli nelle cellule hanno una velocità di polimerizzazione molto più alta una
frequenza maggiore di catastrofe e pause più prolungate nella crescita dei microtubuli, un comportamento
dinamico osservato raramente nella tubulina libera in soluzione. Queste e altre differenze sono dovute al
fatto che la dinamica dei microtubuli nella cellula è regolata da molte proteine che legano i dimeri di
tubulina o i microtubuli.
Þ MAP (proteine associate ai microtubuli):
o alcune MAP possono stabilizzare i microtubuli per evitare il disassemblaggio.
o Una sottoclasse di MAP può anche mediare l’interazione dei microtubuli con altri
componenti cellulari (rilevante nei neuroni, in cui fasci stabilizzati di microtubuli formano il
core degli assoni e dei dendriti che si estende dal corpo cellulare). Queste MAP hanno un
dominio che si lega alla superficie dei microtubuli e uno che sporge verso l’esterno.
PROTEINE MOTRICI
Þ Chinesine: ci sono circa 45 tipi diversi di chinesine che spesso in comune hanno un dominio all’N-
terminale e si spostano verso l’estremità più. Fa eccezione la chinesina 14 che possiede il dominio
al C-terminale e si sposta verso l’estremità meno. Tutte le chinesine, tranne la chinesina 13,
utilizzano cicli di idrolisi di ATP per spostarsi lungo i microtubuli
o Chinesina 1 (chiamata anche “chinesina convenzionale”): possiede 2 catene pesanti che
formano 2 domini motori globulari di testa tenuti insieme da una coda a spirale allungata
responsabile della dimerizzazione delle catene pesanti. Una catena leggera della chinesina-
1 si associa a ogni catena pesante mediante il suo dominio di coda. La maggior parte delle
chinesine ha nella sua coda un sito di attacco per un altro microtubulo o per un carico da
trasportare.
DINEINE
Le dineine sono una famiglia di motori dei microtubuli diretti verso l’estremità meno, ma non sono
correlate alle chinesine. Sono composte da 1, 2 o 3 catene pesanti e da un numero elevato e variabile di
catene medio/leggere. Il loro movimento è determinato da cicli di idrolisi di ATP. Possiamo distinguere 2
grandi famiglie di dineine:
Þ Dineina citoplasmatiche: sono omodimeri di 2 catene pesanti. Sono coinvolte nel trasporto di
organelli e nella costruzione del fuso mitotico
Þ Dineina assonemiche (chiamate anche dineine ciliari): comprendono monomeri, eterodimeri ed
eterotrimeri, rispettivamente con 1, 2 o 3 catene pesanti contenenti il motore. trasporto rapidi,
come battito di ciglia e flagelli. Sono specializzate per i movimenti rapidi di scivolamento dei
microtubuli, che spingono il battito di ciglia e flagelli.
Nelle cellule interfasiche chinesina e dineina sono utili per il posizionamento di organelli e per il trasporto di
vescicole
In una cellula di solito l’estremità meno dei microtubuli si trovano al centro nei centrosomi, mentre
l’estremità più si estende verso la periferia.
Þ MOVIMENTI CENTRIPETI di organelli o vescicole richiedono DINEINA (posiziona l’apparato del Golgi)
Þ MOVIMENTI CENTRIFUGHI di organelli o vescicole richiedono CHINESINA (posiziona il RE)
La dineina richiede il legame al complesso proteico dinactina per traslocare efficientemente gli organelli.
Þ Il complesso della dinactina comprende un breve filamento che è composto dalla proteina correlata
all’actina Arp1 (distinta da Arp2 e Arp3, i componenti del complesso Arp 2/3 coinvolto nella
nucleazione dei filamenti convenzionali di actina)
MALATTIE
Þ Il cervello liscio o lissencefalia è una malattia umana legata al mancato funzionamento dei motori
proteici, che causa l’impossibilità del trasporto delle cellule neuronali verso la corteccia cerebrale in
sviluppo.
o Un tipo di lissencefalia è causato da difetti di Lis1, una proteina che lega la dineina richiesta
per la migrazione nucleare in diverse specie. Nel cervello sano la migrazione del nucleo
dirige il corpo della cellula neurale in sviluppo verso la sua posizione corretta nella
corteccia. In assenza di Lis1, invece, i nuclei dei neuroni in migrazione non riescono ad
attaccarsi alla dineina, il che determina difetti nella migrazione nucleare.
CIGLIA E FLAGELLI
Le ciglia e i flagelli sono strutture mobili altamente specializzate ed efficienti costituite da microtubuli e
dineina.
Þ flagelli ⟶ si trovano sugli spermatozoi e in molti protozoi. Con il loro movimento ondulatorio essi
permettono alle cellule a cui sono attaccati di “nuotare” in mezzi liquidi
Þ ciglia ⟶ sono organizzate in modo simile, ma il loro battito avviene mediante un movimento a
frusta. l battito delle ciglia può spingere singole cellule in un fluido o può muovere un fluido sulla
superficie di un gruppo di cellule in un tessuto.
o Nel corpo umano enormi quantità di ciglia rivestono il tratto respiratorio e fanno scorrere
strati di muco, particelle intrappolate di polvere e batteri fino alla bocca, dove sono
inghiottiti e alla fine eliminati.
o In modo simile, le ciglia lungo l’ovidotto aiutano a trasportare le cellule uovo verso l’utero.
Il movimento di un ciglio o di un flagello è dato dall’incurvatura del suo nucleo l’assonema.
Þ L’assonema è composto da microtubuli e dalle loro proteine associate, disposti secondo un
caratteristico schema regolare. 9 speciali coppie di microtubuli (costituite da un microtubulo
completo e da uno incompleto fusi insieme in modo da avere in comune una parete del tubulo)
sono disposte ad anello intorno a una coppia di microtubuli singoli.
Þ I microtubuli si estendono in modo continuo per tutta la lunghezza dell’assonema.
Þ Disposte a intervalli regolari lungo i microtubuli, proteine accessorie formano legami crociati fra i
microtubuli stessi.
Þ Molecole di dineina assonemica formano ponti fra le coppie di microtubuli adiacenti intorno alla
circonferenza dell’assonema.
Þ Quando il dominio motore di questa dineina è attivato, le molecole di dineina attaccate a una
coppia di microtubuli tentano di muoversi lungo la coppia adiacente, tendendo a indurre le coppie
adiacenti a scorrere l’una rispetto all’altra. uttavia, la presenza di altri collegamenti fra le coppie di
microtubuli impedisce questo scivolamento e la forza della dineina viene invece convertita in un
movimento di curvatura
MALATTIE
Nell’uomo difetti ereditari nella dineina assonemica causano la discinesia ciliare primaria o sindrome di
Kartagener, caratterizzata dall’inversione della normale asimmetria degli organi interni (sinus inversus)
prodotta dall’altera- zione del flusso dei fluidi nell’embrione in sviluppo. Questa patologia è inol- tre causa
di sterilità maschile dovuta a immobilità degli spermatozoi e di alta suscettibilità a infezioni ai polmoni
dovuta alle ciglia paralizzate che non sono in grado di rimuovere impurità e batteri dal tratto respiratorio.
CIGLIA
Molte cellule hanno una controparte di ciglia e flagelli di dimensioni ridotte e non mobile, il cosiddetto
ciglio primario.
Sia le ciglia mobili che quelle non mobili sono generate durante l’interfase a livello del corpo basale, che le
àncora alla superficie cellulare. Al centro del corpo basale vi è un centriolo con 9 gruppi di triplette di
microtubuli fusi disposte come una ruota a raggi.
FILAMENTI INTERMEDI
Il terzo tipo principale di proteine del citoscheletro sono i filamenti intermedi. Sono molto visibili nel citosol
di cellule soggette a stress meccanico (assoni dei neuroni, cellule muscolari e cellule epiteliali) e nel nucleo,
a formare la lamina nucleare, che funge da sito di ancoraggio per i cromosomi e i complessi dei pori
nucleari e da rivestimento della membrana nucleare interna.
I filamenti intermedi sono molto diversificati nell’uomo, con funzioni specifiche a seconda del tipo di cellula
in cui si trovano.
STRUTTURA:
Þ proteine allungate con dominio centrale ad α-elica, che forma una struttura a spirale con un altro
monomero
Þ coppia di dimeri paralleli si associa in modo antiparallelo, formando un tetramero sfalsato
Þ non possiedono siti di legame per un nucleotide
Þ hanno un diametro compreso tra quello dei filamenti di actina (il più piccolo) e quello dei
microtubuli (il più grande)
Þ non possiede polarità, poiché la subunità tetramerica è composta da due dimeri che puntano in
direzioni opposte, e quindi le sue estremità sono le stesse.
Þ I tetrameri si uniscono insieme lateralmente per formare il filamento, che comprende 8
protofilamenti paralleli composti da tetrameri. Questo gran numero di polipeptidi tutti allineati
insieme, con le forti interazioni idrofobiche laterali tipiche delle proteine con struttura a spirale,
conferisce ai filamenti intermedi caratteristiche simili a quelle di una corda.
Þ possono piegarsi con facilità ma sono molto difficili da rompere e possono essere allungati fino a 3
volte
La famiglia più diversificata di filamenti intermedi è quella delle cheratine. Ciascun filamento presenta in
parti uguali cheratina I (acida) e cheratina II (neutro/basico). Queste formano una subunità di filamento
eterodimerica. Reti di cheratina tenute insieme da legami disolfuro possono anche sopravvivere alla morte
delle loro cellule, formando forti rivestimenti negli animali, come nello strato esterno della pelle, nei capelli,
nelle unghie, negli artigli e nelle scaglie. I filamenti di cheratina conferiscono resistenza meccanica ai tessuti
epiteliali:
Þ i filamenti di cheratina ancorano i filamenti intermedi ai desmosomi (a livello di siti di contatto
cellula-cellula)
Þ i filamenti di cheratina ancorano i filamenti intermedi agli emidesmosomi (a livello di siti di
contatto cellula-matrice)
La diversità delle cheratine è utile nella diagnosi di tumori epiteliali, per comprendere il tessuto epiteliale in
cui il cancro si è originato.
Proteine accessorie come la filaggrina fasciano i filamenti di cheratina nelle cellule dell’epidermide, per
dare durezza gli strati estremi della pelle.
MALATTIE
Þ Individui con mutazioni nel gene che codifica la filaggrina sono fortemente predisposti a malattie
caratterizzate da pelle secca, come l’eczema.
Þ Epidermolisi bollosa semplice: quando cheratine difettose sono espresse nello strato delle cellule
basali dell’epidermide. La pelle forma vesciche in risposta a stress meccanici minimi, che rompono
le cellule basali.
Neurofilamenti: membri di un’altra famiglia di filamenti intermedi che si trovano in alte concentrazioni
lungo gli assoni dei neuroni dei vertebrati. 3 tipi di proteine dei neurofilamenti (NF-L, NF-M, NF-H) si
coassemblano in vivo, formando eteropolimeri.
MALATTIE
La malattia neurodegenerativa sclerosi laterale amiotrofica (SLA, o malattia di Lou Gehrig) è associata a
un accumulo e a un assemblaggio anormali dei neurofilamenti nei corpi cellulari e nell’assone dei
motoneuroni, che possono interferire con il normale trasporto lungo l’assone. La degenerazione degli
assoni porta a debolezza e ad atrofia muscolare, che è in genere fatale.
PLACHINE
Famiglia proteica che connette i filamenti intermedi al citoscheletro. Le plachine sono grandi e modulari e
contengono più domini che connettono i filamenti citoscheletrici uno all’altro e a complessi giunzionali.
Un esempio è la plectina, che oltre a formare fasci di filamenti intermedi, può interagire con i complessi
proteici che connettono il citoscheletro con l’interno del nucleo.
COMPLESSI PROTEICI:
Þ proteine SUN: della membrana nucleare interna. All’interno del nucleo si legano alla lamina
nucleare o ai cromosomi.
Þ proteine KASH (chiamate anche nesprine): nel citoplasma si legano direttamente ai filamenti di
actina e indirettamente ai microtubuli e ai filamenti intermedi attraverso, rispettivamente,
l’associazione a proteine motrici e plachine.
Questi complessi proteici si legano alla lamina nucleare. Si uniscono nel lume dell’involucro nucleare per
formare in parte che connette il citoscheletro nucleare con quello citoplasmatico.
SEPTINE
Proteine che legano GTP agiscono da sistema aggiuntivo di filamenti in tutti gli eucarioti (ad eccezione delle
piante terrestri). Le septine si assemblano in filamenti non polari che formano anelli e strutture a gabbia,
che funzionano da impalcature per suddividere le membrane in domini distinti o per reclutare e organizzare
i citoscheletri di actina e di microtubuli.
I filamenti di septina, inizialmente identificati nel lievito gemmante, si trovano nella strozzatura tra la cellula
madre di lievito in divisione e la gemma in crescita. In questo punto le septine bloccano il movimento delle
proteine da un lato della strozzatura all’altro, concentrando così la crescita cellulare soprattutto nella
gemma.
Þ Nelle cellule animali le septine hanno un ruolo nella divisione cellulare, nella migrazione e nel
traffico vescicolare.
Il legame del GTP è necessario per il ripiegamento dei polipeptidi di septina, ma il ruolo dell’idrolisi del GTP
nella funzione della septina non è chiaro.
Le strutture di septina si assemblano e si disassemblano all’interno della cellula, ma non sono dinamiche
come i filamenti di actina e i microtubuli.
CAPITOLO 17
L’unico modo per produrre una nuova cellula è la duplicazione di una cellula esistente. Tutti gli organismi
viventi, infatti, sono frutto di cicli ripetuti di crescita e divisione cellulare, detti ciclo cellulare. La divisione
cellulare è necessaria, oltre che per la crescita, per la sostituzione di cellule morte.
Per produrre due cellule figlie, geneticamente identiche, il DNA di ogni cromosoma deve prima essere
duplicato (fase S) e poi equamente distribuito (mitosi).
Oltre a duplicare il DNA, le cellule devono anche duplicare gli organelli e le macromolecole, altrimenti le
cellule figlie diventerebbero sempre più piccole.
Le fasi gap, oltre a permettere la crescita cellulare, danno anche il tempo alla cellula di assicurarsi che le
condizioni siano adatte allo svolgimento della fase S e della mitosi.
Þ Se le condizioni extracellulari sono sfavorevoli, ad esempio, le cellule entrano in uno stato di riposo
specializzato, chiamato G0, in cui possono rimanere per settimane, anni o anche per sempre
(neuroni).
Þ Se invece le condizioni sono favorevoli, le cellule progrediscono attraverso un punto di impegno
verso la fine di G1, chiamato Start o punto di restrizione. Dopo aver superato questo punto, le cellule
si impegnano nella fase S (duplicazione del DNA) e non possono più tornare indietro.
Þ All’inizio della mitosi, in uno stadio detto profase, le due molecole di DNA vengono condensate in
bastoncelli rigidi e compatti detti cromatidi fratelli, che rimangono uniti.
Þ Quando l’involucro nucleare si disassembla, le coppie di cromatidi fratelli si attaccano ai poli opposti
di una grande schiera bipolare di microtubuli, detta fuso mitotico e alla fine si allineano all’equatore
in uno stadio detto metafase.
Þ Con la perdita di coesione dei cromatidi fratelli, all’inizio dell’anafase, si ha la loro separazione,
poiché vengono attratti ai poli opposti.
Þ Il fuso, quindi, si disassembla e i cromosomi vengono racchiusi in nuclei diversi nella telofase.
Þ Infine, la citochinesi divide la cellula in due, in modo che i due nuclei si trovino in due cellule distinte.
Il sistema di controllo del ciclo cellulare opera in modo molto simile ad un timer, che scatena gli eventi in una
sequenza fissa. Nella maggior parte delle cellule, questo sistema di controllo risponde alle informazioni di
determinatori sensori ed interruttori biochimici, che sono generalmente binari (acceso o spento).
Il sistema di controllo governa la progressione del ciclo cellulare in tre punti di transizione principali:
Þ Start: le cellule entrano nella fase S (duplicazione del DNA) del ciclo cellulare e duplicano i cromosomi
Þ punto di controllo G2/M: allineamento dei cromosomi al fuso nella metafase
Þ transizione tra metafase ed anafase: separazione dei cromatidi fratelli
PRINCIPALI COMPONENTI DEL SISTEMA DI CONTROLLO
I componenti principali del sistema di controllo cellulare sono proteine note come chinasi dipendenti da
cicline o Cdk.
Þ Chinasi cicline dipendenti (Cdk): enzimi la cui concentrazione è stabile nella cellula, ma che svolgono
la loro attività solo se associate ad altre proteine che regolano queste chinasi, le cicline. Le Cdk,
infatti, a meno che non siano legate a delle cicline, non hanno attività chinasica.
Þ Cicline: proteine la cui concentrazione nella cellula viene regolata tramite regolazione della
trascrizione e degradazione. Le cicline sono state così denominate perché subiscono un ciclo di sintesi
e degradazione in ogni ciclo cellulare, mentre i livelli di Cdk sono sempre costanti.
Þ Complessi Cdk e cicline: vengono attivati mediante segnali portando avanti o arrestando la
progressione del ciclo cellulare. Vi sono 4 classi di cicline:
o Cicline G1 (Ciclina D): aiutano a governare l’attività delle cicline G1/S, che controllano il
passaggio attraverso Start, legandosi a Cdk 4 e 6.
o Cicline G1/S (Ciclina E): attivano Cdk 2 alla fine di G1 e aiutano ad innescare la progressione
attraverso Start, portando all’impegno a entrare nel ciclo cellulare. I loro livelli calano
drasticamente in fase S.
o Cicline S (Ciclina A): legano Cdk 2 e 1 dopo il passaggio attraverso Start e aiutano a stimolare
la duplicazione dei cromosomi. Le cicline S restano a livelli elevati fino alla mitosi, dove hanno
un ruolo in alcuni eventi precoci.
o Cicline M (Ciclina B): attivano Cdk 1, che stimolano l’ingresso in mitosi in corrispondenza del
punto di controllo G2/M. Il livello delle cicline M crolla dopo la metafase.
FASE G1
Fase di preparazione alla divisione cellulare in cui le Cdk sono inattive
FASE S
Viene attivato il complesso S-Cdk che porta la cellula in fase S; quindi, si giunge alla duplicazione del materiale
genetico, delle proteine e della cromatina.
Þ Le S-Cdk stimolano un forte aumento della sintesi delle quattro subunità di istoni.
Þ L’involucro di cromatina aiuta a controllare l’espressione genica. In alcune parti del cromosoma la
cromatina è altamente condensata ed è chiamata eterocromatina, mentre in altre parti ha una
struttura più aperta ed è detta eucromatina.
La coesione dei cromatidi fratelli è determinante per il successo della mitosi, perché facilita il loro attacco ai
poli opposti del fuso mitotico. Difetti nella coesione dei cromatidi fratelli portano inevitabilmente a errori
rilevanti nella segregazione dei cromosomi.
La coesione dei cromatidi fratelli dipende da un grande complesso proteico chiamato coesina, che è presente
in molti punti lungo l’asse maggiore di ogni cromatidio fratello mentre il DNA viene replicato in fase S. La
coesina forma enormi strutture simili ad anelli, che si ritiene avvolgano i due cromatidi fratelli.
PROFASE
Il complesso M-Cdk attiva tramite fosforilazione una serie di proteine che inducono agli eventi di mitosi
precoce.
1. Condensazione dei cromosomi e riorganizzazione dei cromatidi fratelli
2. Assemblaggio del fuso mitotico
3. Demolizione dell’involucro nucleare
4. Riorganizzazione del citoscheletro di actina
La riorganizzazione dei cromosomi avviene per separarli più facilmente in anafase.
La condensazione dei cromosomi e la risoluzione dei cromatidi fratelli dipendono da un complesso proteico,
la condensina, che utilizza l’energia di idrolisi dell’ATP per promuovere il compattamento e la risoluzione dei
cromatidi fratelli. La fosforilazione delle subunità di condensina e quindi la sua attivazione dipende da M-
Cdk.
Contemporaneamente inizia la formazione del fuso. La funzione del fuso è quella di separare mediante la sua
schiera bipolare di microtubuli i cromatidi fratelli.
La segregazione dei cromosomi, evento cruciale della mitosi, dipende dal fuso mitotico, il cui nucleo è
rappresentato da una schiera bipolare di microtubuli.
Le estremità meno dei microtubuli sono focalizzate ai poli, mentre le estremità più irradiano dai poli. I poli
corrispondono alla posizione dei due centrosomi.
Le estremità più dei microtubuli interpolari interagiscono con le estremità più dei microtubuli dell’altro polo.
Le estremità più dei microtubuli del cinetocore, invece, sono attaccate ai cromatidi fratelli a livelli del
cinetocore. Infine, molti fusi contengono anche microtubuli astrali che si irradiano dai poli ed entrano in
contatto con il cortex cellulare, in modo da posizionare il fuso nella cellula.
L’assemblaggio e la funzione del fuso mitotico dipendono da 4 motori proteici in particolare:
Þ Chinesina 5: ha due domini motore, che interagiscono con le estremità più dei microtubuli, e tendono
a far distanziare i poli. Interagisce con i microtubuli interpolari scorrendo verso il lato più di entrambi.
Þ Chinesina 14: hanno un solo dominio motore, che si muove verso l’estremità meno, e tendono ad
avvicinare i poli. Interagisce con i microtubuli interpolari scorrendo verso il lato meno di uno dei 2 e
restando agganciato all’altro.
Þ Chinesina 4 e 10: dette anche cromochinesine, sono motori proteici diretti verso le estremità più,
che si associano al braccio dei cromosomi, allontanandoli dai poli del fuso.
Þ Dineina: le dineine sono motori diretti verso l’estremità meno, che tirano i poli del fuso verso la
corteccia cellulare, allontanandoli l’un l’altro. Interagisce con i microtubuli astrali e con la corteccia
cellulare per contribuire al posizionamento dei poli.
I microtubuli originano dal centromero, costituito dalla matrice periventricolare che avvolge i 2 centrioli. Sulla
matrice sono presenti anelli di γ-tubulina dalla quale parte la nucleazione dei microtubuli.
Diversi meccanismi generano le forze che muovono i cromosomi avanti e indietro sul fuso mitotico:
Þ La prima forza deriva dalla depolimerizzazione delle estremità più dei microtubuli del cinetocore, ai
quali sono attaccati cromatidi, che vengono così spostati verso il polo.
Þ Una seconda forza in direzione del polo è fornita dal flusso dei microtubuli, per il quale gli stessi
microtubuli subiscono una depolimerizzazione all’estremità meno, ma un’aggiunta di tubulina
all’estremità più. In questo modo la lunghezza rimane invariata, ma il movimento dei microtubuli è
verso il polo.
Þ Una terza forza, in direzione contraria rispetto alle precedenti, è la forza di espulsione polare o vento
polare
STRUTTURA DEL FUSO MITOTICO ⟶ le estremità più si proiettano lontano dai centrosomi, mentre le
estremità meno sono ancorate ai poli del fuso
La formazione del fuso inizia durante la profase, quando il complesso M-Cdk avvia la migrazione dei
centrosomi (avviene grazie alle dineine) e la loro maturazione (aumento anelli di tubulina).
PROMETAFASE
Affinché i microtubuli possano attaccarsi ai cromosomi, l’involucro nucleare deve essere demolito.
Þ Fosforilazione da parte di M-Cdk di alcune subunità dei complessi del poro
Þ Fosforilazione di componenti della lamina
METAFASE
I microtubuli del fuso possono attaccarsi ai cinetocori mediante un complesso che è il NdC 80:
Þ È ancorato sia ai microtubuli, per permettere polimerizzazione e depolimerizzazione, che al
cinetocore
La coppia di cromatidi deve presentare biorientamento, ovvero i 2 cinetocori devono attaccarsi ai poli
opposti del fuso.
Þ Durante la metafase, le coesine che tengono uniti i cromatidi fratelli resistono alle forze dirette verso
il polo che tendono a separarli. L’anafase, invece, richiede la separazione dei cromatidi fratelli; quindi,
APC/C ubiquitina la proteina securina e la destina alla distruzione.
Þ Prima dell’anafase la proteina securina aveva legato una proteasi detta separasi, che, al momento
della distruzione della securina, viene rilasciata e lasciata libera di tagliare le coesine. Questo
permette ai cromatidi fratelli di separarsi.
Þ Oltre alla securina, APC/C indirizza anche le cicline S ed M alla distruzione, permettendo alle fosfatasi
di defosforilare le proteine bersaglio di Cdk nella cellula, evento necessario per il completamento
della mitosi.
Quando non si verifica ciò, cosa accade?
Gli attacchi impropri vengono riconosciuti, perché un attacco corretto presenta un’altra tensione dovuta
all’attrazione in direzioni opposte dei cinetocori. Quando non c’è tensione, una proteina detta AURORA B
riduce la forza di attacco per i microtubuli. Quando si raggiunge il biorientamento AURORA B viene inibita
aumentando l’affinità tra il microtubulo e il sito di attacco. A questo punto il fuso subisce una serie di
variazioni finché il cromosoma non viene posizionato in una zona a metà fra i 2 centrosomi: piastra
metafasica.
ANAFASE
Segregazione dei cromosomi.
Þ Anafase A: i microtubuli del cinetocore si accorciano tramite depolarizzazione in corrispondenza del
cinetocore e dell’estremità meno
Þ Anafase B: allontanamento dei poli grazie alla dineina e Chinesina-5.
Non appena i cromatidi fratelli si dividono in anafase, l’actina e la miosina 2, normalmente situate nella zona
del cortex cellulare (sotto la membrana plasmatica), iniziano ad accumularsi nell’anello contrattile insieme a
proteine che offrono supporto strutturale. Dopo l’anafase, le schiere sovrapposte di filamenti di actina e
miosina II si contraggono per generare la forza che divide il citoplasma in due.
Alla fine della divisione, l’anello contrattile è eliminato del tutto.
TELOFASE
Þ Disattivazione M-Cdk.
Þ Smantellamento del fuso
Þ Formazione dei nuclei figli
Þ Decondensazione dei cromosomi
CAPITOLO 18
La crescita, lo sviluppo e il mantenimento degli organismi pluricellulari non dipendono solamente dalla
produzione di cellule ma anche dai meccanismi utili a distruggerle.
Le caspasi hanno delle cisteine nel loro sito attivo e tagliano le proteine bersaglio in corrispondenza di
specifici residui di acido aspartico, inoltre sono sintetizzati nella cellula come precursori inattivi e vengono
attivate solo durante l’apoptosi. Abbiamo due classi di caspasi apoptotiche: caspasi iniziatrici e caspasi
esecutrici.
CASPASI INIZIATRICE
Þ Sono monomeri inattivi solubili nel citosol.
Þ Dominio proteasico (carbossilico terminale)
Þ Dominio di interazione proteica (amminico terminale)
Le caspasi sono prodotte in forma inattiva. I segnali apoptotici attivano l’assemblaggio di proteine adattatrici
che si legano all’amo terminale delle caspasi. Il legame porta le caspasi a dimerizzare e così si attivano,
portando ad un taglio di un sito specifico nel dominio proteasico.
CASPASI ESECUTRICE
Þ Sono dimeri inattivi
Þ Vengono attivate dalle caspasi iniziatrici e a questo punto catalizzano diffusi eventi di taglio
proteolitico che uccidono la cellula.
Attraverso due meccanismi viene attivata la prima caspasi iniziatrice in risposta ad un segnale apoptotico, la
via estrinseca e la via intrinseca.
VIA ESTRINSECA
Si ha quando le proteine segnale extracellulari si legano ai recettori di morte.
Recettori di morte: proteine transmembrana che presentano un dominio di morte necessario ai recettori per
attivare il processo apoptotico.
Þ Questi recettori sono eterodimeri e appartengono alla famiglia dei TNF (recettori del fattore di
necrosi tumorale) che comprendono un recettore per lo stesso TNF il recettore di morte Fas
Molte cellule producono proteine inibitrici che agiscono a livello intracellulare o extracellulare per bloccare
la via estrinseca.
Þ FLIP: simile alle procaspasi iniziatrici, ma non ha attività proteasica in quanto è priva di una cisteina
chiave nel suo sito attivo.
o Dimerizza con la caspasi 8 nel complesso DISC. Caspasi 8 non viene tagliato nel sito richiesto
per la sua attivazione, e il segnale apoptotico così si blocca.
Le proteine Bcl2 proapoptotiche e antiapoptotiche possono legarsi le une alle altre in varie combinazioni per
formare eterodimeri, in cui le due proteine si inibiscono reciprocamente. L’equilibrio tra le attività di queste
due classi funzionali di proteine Bcl2 determina in gran parte se una cellula di mammifero vivrà o morrà nella
via intrinseca dell’apoptosi.
Le proteine Bcl2 proapoptotiche si suddividono in due sottofamiglie: le proteine effettrici della famiglia Bcl2
e le proteine solo BH3.
Þ Bax e Bak sono strutturalmente simili a Bcl2 ma non possiedono il dominio BH4. Formano aggregati
e inducono il rilascio di Citocromo C
Þ Proteine solo BH3: è una sottoclasse delle Bcl2 e promuovono l’apoptosi, inibendo le Bcl2
antiapoptotiche. Hanno omologia di sequenza con Bcl2 nel solo dominio BH3.
Þ IAP (inibitori dell’apoptosi): presentano uno o più domini BIR (baculovirus IAP repeat) che
permettono loro di legarsi alle caspasi attive e le inibiscono. Alcuni IAP poliubiquitinano le caspasi,
marcandole per la distruzione da parte dei proteasomi. Gli IAP stabiliscono una soglia inibitrice che
le caspasi attivate devono superare per scatenare l’apoptosi.
La cellula apoptotica e i suoi frammenti non vengono rotti rilasciando all’esterno il loro contenuto, ma
restano intatti finché non digeriti da fagociti.