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Istologia

METODOLOGIE PER LO STUDIO ISTOLOGICO

OTTICO Ha un POTERE di RISOLUZIONE di 0,25 micrometri.


In più, è in grado di INGRANDIMENTI/CONTRASTO.
A CONTRASTO DI FASE Le piccole differenze di fase possono essere
amplificate e trasformate in cambiamenti di
ampiezza (intensità).
Il metodo, che consente un aumento del contrasto e
non del potere risolutivo, è usato per l’osservazione
di cellule/tessuti viventi.
AD INTERFERENZA È fondato su principi simili al precedente, ma
presenta il vantaggio di fornire dati quantitativi sulla
massa secca delle varie strutture cellulari, correlata
con il loro indice di rifrazione.
IN CAMPO OSCURO Un condensatore illumina l’oggetto obliquamente: le
strutture cellulari appaiono brillanti, mentre il fondo
rimane scuro.
A LUCE POLARIZZATA Impiegata per l’analisi di strutture cellulari
cristalline/fibrose che presentano un elevato grado
di orientamento molecolare.
A FLUORESCENZA Il preparato viene illuminato con luce ultravioletta
che è invisibile.
Alcune sostanze (es. vitamina A) sono dotate della
proprietà di emettere luce visibile quando sono
colpite da luce ultravioletta.
CONFOCALE Si differenzia per l’utilizzo di una sorgente luminosa
laser che consente di migliorare drasticamente la
qualità delle immagini.
ELETTRONICA È basato sull’uso di un fascio di elettroni anziché di
un fascio di luce visibile (potere di risoluzione: 0,4
mm).
A FORZA ATOMICA È in grado di fornire immagini ad una risoluzione fino
a 1 mm (a livello atomico) senza dover sottoporre il
materiale ad alcun trattamento e senza
danneggiarlo.
FISSAZIONE Processo che tende a conservare (fissare) la
CONGELAMENTO VELOCE struttura di campioni biologici mantenendo
inalterata la loro organizzazione originaria.
Esistono molteplici fissativi, tra cui alcol
etilico/metilico e aldeidi.

INCLUSIONE – SEZIONAMENTO I frammenti di tessuto, una volta fissati per essere


osservati, devono essere sezionati con un
microtomo.
Siccome non è possibile sezionare sottilmente tessuti
freschi, si può usare una cera di paraffina o il
congelamento rapido in azoto liquido.
COLORANTI BASICI Usati per legarsi a molecole acide (es. DNA)
COLORANTI ACIDI Usati per legarsi a molecole basiche (es. proteine
citoplasmatiche)

MEMBRANA PLASMATICA
• STRUTTURA
Delimita l’ambiente intracellulare da quello extracellulare e definisce i confini della cellula; inoltre,
permette scambi bidirezionali necessari per mantenere un equilibrio dinamico.
Ha una struttura fluida (capace quindi di deformarsi) dovuta ai lipidi: in particolare, è formato da un
DOPPIO STRATO di FOSFOLIPIDI, molecole anfipatiche, ovvero presentano delle teste idrofile polari (a
contatto con ambiente intra/extra cellulare) e delle code idrofobe apolari (a contatto tra loro).

• FUNZIONE LIPIDI MEMBRANA


1) Organizzazione strutturale della membrana
2) Influenza su composizione/attività delle proteine presenti
3) Partecipazione ad eventi metabolici

• PROTEINE
Compongono il 50% della massa della membrana e ne determinano la funzione.
All’interno del doppio strato lipidico, si trovano le proteine INTRINSECHE; se la loro porzione idrofilica
sporge sia sulla faccia extracellulare sia sulla faccia citoplasmatica, allora è una proteina
TRANSMEMBRANA.
All’esterno del doppio strato, si trovano le proteine ESTRINSECHE, inoltre, ci sono anche le
GLICOPROTEINE, che possono svolgere il ruolo di recettori.

• GLICOCALICE
Le cellule presentano esternamente alla membrana plasmatica un rivestimento ricco di carboidrati
(GLICOCALICE), che è costituito anche da glicolipidi, glicoproteine e proteoglicani.
Ha proprietà protettive, di selezione e di regolazione tra ambiente intra-extra cellulare.
• TRASPORTO DI MEMBRANA
La membrana è dotata di PERMEABILITÀ SELETTIVA, cioè è in grado di trasportare in modo specifico ioni e
molecole.

• TRASPORTO PASSIVO
1) DIFFUSIONE SEMPLICE: molecole di piccole dimensioni e liposolubili (es. O2/CO2) passano liberamente
attraverso il doppio strato fosfolipidico.
2) DIFFUSIONE FACILITATA: processo mediato da specifiche proteine transmembrana che rendono possibile
il passaggio di molecole idrosolubili (es. glucosio/amminoacidi) e di ioni.
Le proteine transmembrana in questione appartengono a 2 classi:
1) PROTEINE TRASPORTATRICI
2) PROTEINE CANALI, tra cui i CANALI IONICI, che si distinguono in:
A) CANALI VOLTAGGIO-DIPENDENTI (regolati da variazioni del potenziale di membrana)
B) CANALI LIGANDO-DIPENDENTI (regolati in risposta al legame specifico)
C) CANALI A CONTROLLO MECCANICO (regolati da una causa fisica).

• TRASPORTO ATTIVO
È mediato da proteine trasportatrici, è saturabile/selettivo e richiede un DISPENDIO ENERGETICO:
1) POMPE IONICHE, che sfruttano l’idrolisi dell’ATP (es. POMPA Na+/K+ ATPasi).
2) TRASPORTO ACCOPPIATO, che usa come energia il CO-TRASPORTO.

• ENDOCITOSI
Comprende diversi processi di internalizzazione:
1) ENDOCITOSI MEDIATA DA CLATRINA (proteina che crea vescicole che permettono l’internalizzazione)
2) PINOCITOSI: internalizzazione delle molecole disciolte nel liquido extracellulare
3) FAGOCITOSI: internalizzazione di grandi particelle (es. batteri/frammenti cellulari)

• ESOCITOSI
Questo meccanismo comprende il contatto tra vescicola di trasporto e membrana plasmatica; da qui, c’è la
fusione tra le 2 membrane con conseguente scarico del contenuto della vescicola all’esterno della cellula
senza interruzione di continuità della membrana plasmatica.
Questo processo può avvenire tramite SECREZIONE COSTITUTIVA (REGOLATA).

NUCLEO
• MORFOLOGIA NUCLEO INTERFASICO
Presenta al suo interno i NUCLEOLI (corpi tondeggianti e densi).
Alla periferia, ci sono ammassi di ETEROCROMATINA (cromatina interfasica), mentre nella parte interna
del nucleo ci sono regioni meno condensate (EUCROMATINA).

• INVOLUCRO NUCLEARE
Delimita il nucleo ed è formato da:
1) MEMBRANA NUCLEARE: è costituita da 2 membrane unitarie separate da uno SPAZIO PERINUCLEARE.
La membrana interna è rivestita sul versante nucleare dalla LAMINA NUCLEARE, mentre le 2
membrane sono fuse insieme in alcuni punti (PORI NUCLEARI).
2) LAMINA NUCLEARE: fornisce un supporto meccanico all’involucro, mantenendone la struttura, ed è
coinvolta nella dissoluzione/ricostruzione dell’involucro durante la mitosi.
3) PORI NUCLEARI: regolano il trasporto di macromolecole e di complessi macromolecolari (es. DNA/RNA
polimerasi – subunità ribosomiali); per l’importazione di grandi molecole, c’è bisogno di segnali di
localizzazione nucleare riconosciuti da IMPORTINE (recettori).

• NUCLEOLO
È il compartimento più grande ed è costituito da 2 sub-compartimenti (fibulare e granulare).
In esso, vengono assemblate le subunità ribosomiali e c’è la trascrizione e la maturazione dei tRNA, oltre
che l’aggregazione di alcune ribonucleoproteine che partecipano allo splicing dei pre-mRNA.

• GRANULOCITI INTERCROMATICI
Sono un compartimento nucleare composto da una serie di particelle granulari, interconnesse da fibrille.
Il loro ruolo principale è rappresentare una stazione di deposito/assemblaggio/modificazione dei fattori di
splicing dei pre-mRNA, senza essere sede di splicing/trascrizione.

• MATRICE NUCLEARE
Non è visibile nel nucleo intatto, ma dopo una estrazione della cromatina lo diventa: appare come una
trama fibro-granulare ramificata e localizzata nella periferia e nella regione nucleare più interna.
È composta da ACTINA e da LAMINE di tipo A, B, C.
La matrice mantiene l’architettura dei cromosomi interfasici e mitotici, oltre che essere coinvolta
nell’organizzazione dello spazio nucleare, nella trascrizione e nella duplicazione del DNA.

• CROMOSOMI
Ognuno di essi corrisponde ad una singola molecola di DNA; sono disposti nei TERRITORI CROMOSOMICI
secondo la tipologia della cellula e la risposta agli stimoli esterni.

• CROMATINA
La cromatina è formata dall’associazione tra il DNA e gli ISTONI, proteine che permettono la formazione di
avvolgimenti del DNA interfasico, e può essere distinto in Eu/Eterocromatina a seconda della
condensazione.
Essa contiene anche altre proteine, che svolgono ruoli nella condensazione della cromatina, nella
duplicazione del DNA e nella regolazione dell’espressione genica.
GENI STRUTTURALI: codificano per proteine necessarie all’attività cellulare
GENI REGOLATORI: codificano solo per proteine funzionali
Altri geni codificano per tRNA o rRNA.

• REGOLAZIONE TRASCRIZIONALE
L’inizio della trascrizione di geni deputati alla sintesi di t/rRNA avviene attraverso l’attivazione di
specifiche regioni (PROMOTORI) che regolano il complesso proteico delle RNA polimerasi: il tutto è
influenzato dai FATTORI DI TRASCRIZIONE.

• SPLICING
Nel genoma, l’informazione necessaria per guidare la sintesi di nuove proteine è distribuite in regioni
(ESONI) intervallate da sequenze di DNA non codificate (INTRONI).
La trascrizione porta alla sintesi di una molecola di RNA complementare che contiene esoni e introni; questi
ultimi vengono poi rimossi tramite lo splicing dello spliceosoma.

• DIVISIONE CELLULARE
Gli organismi pluricellulari si originano a partire da una cellula (ZIGOTE), che si crea dall’unione di uno
spermatozoo con una cellula uovo.
La frequenza di divisione cellulare è molto alta durante embriogenesi e sviluppo fetale.
Il di cellule in un tessuto risulta da un equilibrio dinamico tra replicazione e morte cellulare, che è alla base
dell’OMEOSTASI TISSUTALE (APOPTOSI: morte programmata delle cellule).

• CICLO CELLULARE
È diviso in 2 fasi principali:
1) INTERFASE: la cellula svolge le proprie funzioni e si prepara alla divisione cellulare (duplicazione DNA,
sintesi nuovi componenti cellulari, aumento dimensioni).
2) MITOSI (FASE M): si distribuiscono materiale genetico, organelli e materiale cellulare dalla cellula
madre alle 2 cellule figlie.
Comprende 2 processi separati: CARIOCINESI (divisione cromosomi in 2 nuclei) e CITODIERESI (spartizione
di citoplasma, organelli e membrane).
Le fasi della mitosi sono:
A) PROFASE: condensazione cromosomi; i cromatidi fratelli sono tenuti insieme, mentre nel citoplasma i 2
centromeri iniziano a formare gli ASTER.
B) PROMETAFASE: disgregazione involucro nucleare; i cromatidi sono catturati dai microtubuli del FUSO
MITOTICO (struttura dinamica che si trasforma durante le fasi della mitosi ed è composta da
centrosomi, microtubuli e cromosomi) ed inizia la formazione delle fibre del cinetocore.
C) METAFASE: allineamento cromosomi da parte dei microtubuli (lungo il piano equatoriale del fuso).
D) ANAFASE: i cromatidi fratelli si separano e vengono segregati verso i poli del fuso.
E) ANAFASE TARDIVA: posizionamento microtubuli e formazione anello contrattile di actina e miosina.
F) TELOFASE: contrazione anello che provoca la formazione del solco di divisione tra le 2 cellule; la
distruzione del corpo intermedio e la separazione delle fibre porta alla formazione di 2 CELLULE FIGLIE.

• COMPLESSI CDK/CICLINA
I punti di controllo del ciclo cellulare sono basati sull’attività delle CDK (CHINASI - classe di proteine).
Queste sono attive contro i propri substrati solamente quando formano un complesso con le CICLINE (classe
di proteine).

• MEIOSI
Consiste di 2 divisioni del materiale genetico, che si susseguono, senza che tra esse avvenga la duplicazione
del DNA, cosicchè ogni cellula germinale possa produrre 4 gameti.
La meiosi ha il compito di riassortire il contenuto di informazione genetica nelle cellule figlie, andando così
a generare cellule geneticamente diverse tra loro.
Le fasi meiotiche sono simili alle mitotiche; durante la profase I, sono riconoscibili 5 fasi: leptotene, zigotene,
pachitene, diplotene e diacinesi.

RETICOLO ENDOPLASMATICO
• R.E. LISCIO
È privo di RIBOSOMI; è organizzato in un sistema di tubuli e vescicole delimitate da membrana che può
connettersi alle cisterne del RER.
È poco abbondante, non ha affinità con i coloranti basici e ha una curvatura (provocata dalla presenza di
RETICOLONI (proteine)) ed una ramificazione (dovuta all’ATLASTINA (proteina)).
1) SINTESI LIPIDI (correlato al metabolismo di steroidi)
2) ACCUMULAZIONE/RILASCIO IONI Ca++ (cellule cardiache e muscolari, dove diventa sarcoplasmatico)
3) DETOSSIFICAZIONE (soprattutto negli epatociti)
4) METABOLISMO GLICOGENO (soprattutto negli epatociti)

• R.E. RUVIDO
È costituito da cisterne con numerosi RIBOSOMI ADESI sulla parte esterna.
È molto sviluppato nelle cellule con intensa sintesi di proteine di secrezione (es. cellule ghiandolari
esocrine/plasmacellule).
1) SINTESI/TRASPORTO PROTEINE DI SECREZIONE (assieme al Golgi)
2) GLICOSILAZIONE PROTEINE

APPARATO DI GOLGI
• STRUTTURA/FUNZIONE
È costituito da pile di cisterne appiattite, con margini esterni dilatati e circondati da vescicole.
Ogni pila è divisa in 3 regioni: CIS, MEDIANA, TRANS.
La struttura viene disorganizzata durante il ciclo cellulare.
1) GLICOSILAZIONE PROTEINE (assieme al RER)
2) SINTESI POLISACCARIDI
3) SINTESI GLICOLIPIDI
4) NUCLEAZIONE CENTROSOMA (a partire dal centrosoma)

• VESCICOLE
1) MODELLO TRASPORTO VESCICOLARE: materiale incluso in microvescicole che escono dai margini
laterali per fondersi con la membrana della cisterna successiva.
2) MODELLO MATURAZIONE CELLULE: la cisterna si muove all’interno della pila, maturando
progressivamente in cisterne mediane e trans.
3) TRAFFICO VESCICOLARE: si svolge lungo 3 vie (VIA ESOCITICA/INTRACELLULARE/ENDOCITICA).
Il plasmalemma forma vescicole verso l’interno della cellula principalmente, ma anche verso l’esterno;
queste ultime comprendono MICROVESCICOLE (formate dal plasmalemma) ed ESOSOMI (originati dagli
endosomi multivescicolari).

LISOSOMI
Organelli delimitati da 1 sola membrana, che principalmente degradano molecole e prodotti di scarto.
Esistono 60 enzimi lisosomatici, quasi tutti in grado di idrolizzare tutte le molecole organiche.
Il basso pH interno è mantenuto da pompe protoniche, le quali sparano ioni H+.

MITOCONDRI
• STRUTTURA/FUNZIONI
Sono organelli allungati, la cui parete è costituita da 2 membrane concentriche; la membrana esterna è
lineare e permeabile a piccole molecole grazie all’azione delle PORINE (proteine di trasporto), mentre
quella interna è ripiegata in CRESTE MITOCONDRIALI, che costituiscono compartimenti specializzati che
limitano la diffusione molecolare.
La cavità centrale è ripiena di MATRICE MITOCONDRIALE (materiale denso che contiene DNA
mitocondriale), che funge anche da deposito di ioni calcio.

• ATP/GLUCOSIO
L’ATP è la molecola più usata come riserva di energia.
Il metabolismo del glucosio comincia nel citoplasma, con la glicolisi che forma PIRUVATO, che potrebbe sia
fermentare nel citoplasma per diventare ACIDO LATTICO (GLICOLISI ANAEROBICA) sia essere
trasportato nei mitocondri e degradato a CO2 e H2O in presenza di ossigeno (RESPIRAZIONE CELLULARE).
I processi enzimatici del mitocondrio appartengono a 3 sistemi:
1) ENZIMI OSSIDATIVI (CICLO DI KREBS)
2) ENZIMI CATENA RESPIRATORIA (TRASPORTO ELETTRONI)
3) ENZIMI FOSFORILATIVI

• DNA MITOCONDRIALE
Si presenta come un’unica duplice elica circolare (più breve del batterico), ma non è organizzato in
cromosomi né associato ad altre proteine o ad istoni.
Il DNA mitocondriale codifica per 37 geni ed è codificante al 97% (DNA nucleare solo al 3%); inoltre,
non c’è ricombinazione.
Le regioni HV1 e HV2 sono diverse in ogni individuo: per questo, sono usate come impronta genetica in
medicina forense.
PEROSSISOMI
Hanno forma rotondeggiante, anche se possono presentare bastoncelli o strutture reticolari che li legano tra
loro.
Si replicano per divisione e non contengono né DNA né ribosomi.
1) METABOLISMO H2O2 (e altre specie relative all’O2)
2) DETOSSIFICAZIONE COMPOSTI NOCIVI (fenoli, aldeidi, alcoli)
3) METABOLISMO LIPIDI
4) GLUCONEOGENESI
5) OSSIDAZIONE ACIDO URICO
6) BETA-OSSIDAZIONE ACIDI GRASSI A CATENA LUNGA

CITOSCHELETRO
• STRUTTURA
È creato dall’insieme di proteine filamentose, microtubuli, microfilamenti e filamenti intermedi.
Mantiene la forma della cellula ed è coinvolto nella compartimentazione, nella divisione cellulare e nel
traffico intercellulare.

• MICROFILAMENTI (FILAMENTI DI ACTINA)


Sono i filamenti più sottili del citoscheletro (6-8 mm) e sono organizzati in fasci e reti 3D.
Sono le strutture più dinamiche e hanno un ruolo strutturale, oltre che nei sistemi di giunzione.
Attraversano tutto il citoplasma e sono più abbondanti in prossimità della membrana plasmatica (formano il
CORTEX CELLULARE).
Esistono varie forme di actina:
1) α – actina (muscolo-specifiche)
2) β/γ – actina (non muscolari – formano il citoscheletro)
L’actina è presente sottoforma di:
A) MONOMERI (actina globulare)
B) MICROFILAMENTI (actina filamentosa)

Assemblaggio e disassemblaggio dei microfilamenti di actina sono regolati da 6 tipi di proteine:


1) FORMINE (danno inizio alla polimerizzazione)
2) GELSOLINE (frammentano i microfilamenti)
3) FASCINA, FIMBRINA, α – ACTININA (organizzano l’actina in fasci)
4) FILARINA (organizzano l’actina in reti)
5) VINCULINA, TALINA, SPETTRINA, DISTROFINA (ancorano i microfilamenti alla membrana)
6) CAP Z (incappucciano l’actina)

• SCHELETRO DI MEMBRANA
È una rete proteica 3D che rinforza la parte interna della membrana plasmatica, stabilizzando e limitando i
movimenti delle proteine nel doppio strato lipidico.
La proteina più rappresentata è la SPETTRINA che, assieme a piccoli microfilamenti, forma una rete che
interagisce con la membrana plasmatica tramite la proteina ANCHIRINA.

• MICROVILLI
Sono estroflessioni della membrana plasmatica presenti in diversi tipi cellulari, la cui funzione è aumentare
la superficie di scambio.
L’asse centrale è formato da fasci paralleli di 25 microfilamenti, tenuti insieme da villina e fimbrina.
Alla base c’è la TRAMA TERMINALE, zona ricca di spettrina e actina.

• STEREOCIGLIA
Sono simili ai microvilli, ma più lunghi e sottili; si trovano nelle cellule uditive dell’orecchio interno, dove
contribuiscono alla maturazione degli sperratozoi.

• MICROFILAMENTI
Il movimento della cellula è guidato dalla dinamica riorganizzazione dei microfilamenti.
La polimerizzazione dei microfilamenti porta alla formazione di protrusioni:
1) FILOPODI
2) LAMELLIPODI
3) PSEUDOPODI
Per quanto riguarda il movimento intracellulare, intervengono le miosine proteine motrici che interagiscono
con l’actina e, idrolizzando ATP, forniscono l’energia per il movimento lungo i microfilamenti.

• MICROTUBULI
Sono strutture cilindriche cave di lunghezza variabile (costituite da 13 proto filamenti lineari, formati a loro
volta dalla polimerizzazione di tubulina A e B), che vanno incontro ad un continuo assemblaggio-
disassemblaggio, e costituiscono un’impalcatura reticolare della cellula.
Formano il fuso mitotico (transitoria) e ciglia/flagelli (permanenti) e sono coinvolti nel trasporto
intracellulare di organelli.

• CIGLIA/FLAGELLI
Sono appendici mobili che si estendono dalla superficie di molti tipi di cellula eucariotiche.
Differiscono per numero/lunghezza, ma hanno una base comune (ASSONEMA).

• FILAMENTI INTERMEDI
Non sono presenti in tutti i tipi cellulari e possono essere singoli o associati in fasci.
Non sono associati a proteine motrici e sono la componente meno solubile.
Sono costituiti da varie proteine:
1) CLASSE I/II (CHERATINE)
2) CLASSE III (VIMENTINA, SINCOLINA, PERIFERINA)
3) CLASSE IV (proteine NEUROFILAMENTI)
4) CLASSE V (LAMINE NUCLEARI A/B/C)
GIUNZIONI CELLULARI
Nei tessuti epiteliali, le superfici laterali delle cellule che si fronteggiano hanno strutture di giunzione (che si
trovano soprattutto qui, ma anche in altri tessuti).
Le giunzioni possono essere di 3 tipologie:
1) OCCLUDENTI: costituite da linee di adesione stretta delle membrane, che sigillano e chiudono gli spazi
fra cellule adiacenti. Ne esistono 4 tipi:
A) ZONULE OCCLUDENTI (giunzioni strette): sono estese ‘’a cintura’’ sul perimetro cellulare e rendono
impermeabili gli spazi intercellulari (formate da OCCLUDINE/CLAUDINE)
B) FASCE OCCLUDENTI: sono simili alle zonule, ma sono discontinue (epitelio intestinale)
C) BARRIERA EMATO-ENCEFALICA: impedisce nel SNC il libero passaggio di molecole da vasi sanguigni
D) BARRIERA EMATO-TESTICOLARE: si trova nei tubuli seminiferi del testicolo per permettere la
maturazione delle cellule germinali maschili.

2) ANCORANTI: permettono di mantenere l’adesività tra cellula e cellula e tra cellula e matrice.
Ne esistono 3 tipi:
A) ZONULE ADERENTI: percorrono l’intero perimetro della superficie laterale della cellula, distribuite ‘’a
cintura’’
B) DESMOSOMI (macule aderenti): sono distribuite ‘’a moneta’’ in punti di piccola estensione e si
inseriscono i filamenti intermedi.
C) EMIDESMOSOMI: si trovano sulla superficie basale delle cellule epiteliali dove stabiliscono l’ancoraggio
delle cellule alla lamina basale (matrice extracellulare)

3) COMUNICANTI (GAP/serrate): sono giunzioni a canale (nelle cellule nervose ‘’SINAPSI ELETTRICHE’’).
Permettono adesione e collegamento funzionale tramite il passaggio di ioni e piccole molecole tra le 2
cellule connesse.
Anche le SINAPSI CHIMICHE appartengono a questo gruppo: queste stabiliscono la comunicazione tra
cellule mediante il rilascio di mediatori chimici.

ISTOGENESI
• DIFFERENZIAMENTO CELLULARE (o ISTOGENESI)
È il processo tramite il quale le cellule acquisiscono caratteri di specificità diversi da tessuto a tessuto e da
un tipo cellulare all’altro.
Alla fine del processo, i tipi cellulari differenziati saranno specializzati a compiere specifiche funzioni.

• MECCANISMI DIFFERENZIAMENTO
Quando una cellula va incontro ad un processo di differenziamento, si possono descrivere 2 fasi:
1) INDUZIONE: comporta l’attivazione di una serie di fattori di trascrizione tessuto/cellula – specifici.
2) CONSOLIDAMENTO: la scelta differenziativa diviene stabile nel tempo e viene ereditata dalle cellule
figlie attraverso la mitosi.
• SEGNALI/FATTORI DIFFERENZIAMENTO
I segnali cellulari possono essere classificati in:
1) Fattori che REGOLANO la CRESCITA, determinandone l’attivazione/inibizione
2) Fattori che INDUCONO SCELTE DIFFERENZIATIVE
3) Fattori che REGOLANO la MIGRAZIONE CELLULARE
4) Fattori che ATTIVANO l’APOPTOSI.
Una modalità consiste nel rilascio di alcune molecole segnale extracellulari, che diffondono negli spazi
extracellulari e si legano a specifici recettori (es. ORMONI, prodotti di secrezione delle ghiandole
endocrine trasportati dal sangue nell’intero organismo).
Un’altra modalità consiste nel passaggio di segnali da una cellula all’altra solo quando le cellule sono a
stretto contatto: questo processo è mediato da recettori di superficie che riconoscono i gruppi molecolari
(CONTRORECETTORI).
Le cellule possono ricevere informazioni anche attraverso le interazione con la matrice extracellulare.

• DINAMICITÀ TESSUTI
Il ricambio di cellule procede con velocità differenti a seconda del tessuto.
In generale, si distinguono i processi di rinnovamento fisiologici (OMEOSTASI TISSUTALE) dai processi di
riparazione o rigenerazione.

• MORTE CELLULARE
1) NECROSI, se causata accidentalmente o da agenti esterni.
2) APOPTOSI, se avvenuta in maniera predeterminata o in risposta a segnali intra/extracellulari (TNF-α,
cellule T citotossiche, linfociti NK I)

• RINNOVAMENTO TISSUTALE
Il rinnovamento cellulare avviene grazie alla presenza di cellule staminali che dimostrano una bassa attività
proliferativa e per semplice mitosi delle stesse cellule.
In altri casi, altri tessuti sono costituiti da cellule altamente differenziate che perdono rapidamente e
definitivamente la proprietà di dividersi (POPOLAZIONI CELLULARI STATICHE/PERENNI).

• CELLULE STAMINALI
Caratteristiche funzionali sono:
1) BASSO ‘’RATE’’ PROLIFERATIVO: le cellule staminali tendono a proliferare con una velocità più lenta
rispetto alle cellule proliferanti non staminali
2) CAPACITÀ DI DIFFERENZIAMENTO: le cellule staminali devono essere in grado di dare origine ad
almeno un tipo cellulare più differenziato
3) CAPACITÀ DI AUTORINNOVAMENTO (CLONOGENICITÀ): le cellule staminali devono essere in grado
di autoperpetuarsi, cioè di proliferare indefinitamente originando cellule uguali a se stesse.

Il potenziale differenziativo delle cellule staminali è variabile:


1) TOTIPOTENTI: le cellule presenti duranti le fasi iniziali dello sviluppo embrionale (es. zigote/blastomeri
allo stadio di morula) sono in grado di produrre tutti i tipi cellulari dell’organismo, comprese quelle di
origine embrionali che contribuiscono alla costituzione della placenta.
2) PLURIPOTENTI: sono cellule in grado di produrre tutti i tipi cellulari dell’organismo, ma non quelle di
origine embrionali.
3) MULTIPOTENTI: popolazioni cellulari (comprese in alcune cellule staminali adulte) in grado di produrre
molteplici tipi cellulari (es. cellule staminali emopoietiche/mesenchimali).
4) UNIPOTENTI: cellule staminali adulte in grado di produrre un solo tipo cellulare differenziato (es. cellule
satelliti nel muscolo scheletrico/cellule staminali epidermide/cellule germinali producenti gameti

• CELLULE STAMINALI PLURIPOTENTI INDOTTE (IPSC)


Si comportano in maniera simile alle cellule staminali embrionali (ES) e sono in grado di differenziarsi in
vitro in tutti i derivati dei 3 foglietti germinali.
Le IPSC hanno dimostrato che è possibile riportare una cellula differenziata terminalmente allo stato
pluripotente originario con soli 4 fattori di trascrizione.

EPITELI DI RIVESTIMENTO
• GENERALITÀ
Sono caratterizzati da lamine/strati unici o multipli di cellule fittamente stipate, in modo tale da costituire
barriere cellulari che delimitano la superficie esterna del corpo, le cavità interne e i condotti in
comunicazione (e non) con l’esterno.
Presenta una LAMINA BASALE, formata da proteine proteoglicani.
Lo spazio intercellulare è molto ridotto e la matrice extracellulare è scarsa; in più, sono privi di vasi
sanguigni (per via dell’insufficiente spazio per ospitare capillari) e poggiano sempre su di un tessuto
connettivo sottostante con interposta membrana basale.
Sono costituiti dagli epiteli di rivestimento di:
1) CUTE (o PELLE)
2) TONACHE MUCOSE
3) TONACHE SIEROSE
4) VASI SANGUIGNI/LINFATICI

• EPITELIO DELLA CUTE (EPIDERMIDE)


È un epitelio PAVIMENTOSO PLURISTRATIFICATO cheratinizzato.
La cute è un organo che ricopre la superficie del corpo ed è costituita da:
1) EPIDERMIDE: in superficie, di natura epiteliale e di origine ectodermica
2) DERMA: in profondità, di natura connettivale e di origine mesodermica
È priva di vasi sanguigni, protegge da traumi fisici/meccanici/chimici e riceve stimoli.
Elimina varie sostanze, previene la perdita di fluidi e partecipa alla termoregolazione e alla difesa
immunitaria.
L’epidermide è costituita da 4 tipi cellulari:
1) CHERATINOCITI: cellule proprie dell’epidermide di origine ectodermica
2) MELANOCITI: cellule limitate agli strati profondi deputate alla sintesi di melanina
3) CELLULE di LANGERHANS: cellule dendritiche derivanti dal midollo osseo con funzione immunitaria e
fagocitaria (sono simili a monociti e macrofagi)
4) CELLULE di MERKEL: recettori tattili
Lo strato connettivale su cui poggia è il DERMA (il quale avvolge i follicoli piliferi), sotto cui c’è un altro
tessuto connettivo SOTTOCUTANEO (IPODERMA).
La parete di alcuni organi cavi comprende, dall’interno, le TONACHE MUCOSE, uno strato superficiale
epiteliale, ed uno strato profondo connettivale (TONACA PROFONDA).
Al di sotto, c’è un sottile strato di muscolatura liscia (TONACA SOTTOMUCOSA).
Ci sono anche strati di tessuto muscolare liscio che costituiscono TONACA MUSCOLARE ESTERNA e
SIEROSA VISCERALE.

• DERIVAZIONE/CLASSIFICAZIONE EPITELI
Gli epiteli derivano da tutti e 3 i foglietti embrionali definitivi che costituiscono l’embrione nei più precoci
stadi dello sviluppo.
ECTODERMA MESODERMA ENDODERMA
Epidermide Epitelio Rivestimento Ovaio Epitelio Stomaco
Epitelio Cornea Mesotelio Pleura Epitelio Intestino
Epitelio Mucosa Cavità Mesotelio Pericardio Epitelio Albero Respiratorio
Orale
Ghiandole sebacee Mesotelio Peritoneo Parenchima Fegato
Ghiandole sudoripare Endotelio Parenchima Pancreas
Ghiandole mammarie Parenchima ghiandole
gastriche/intestinali

1) EPITELI MONOSTRATIFICATI: costituiti da un singolo strato/lamina di cellule e sono suddivisi in


PAVIMENTOSO/CUBICO/CILINDRICO SEMPLICE; possono essere cigliati.
2) EPITELI PLURISTRATIFICATI: costituiti da 2 o + strati cellulari e sono suddivisi in
PAVIMENTOSO/CUBICO/CILINDRICO COMPOSTO.
3) EPITELIO CILINDRICO PSEUDOSTRATIFICATO (composto da cellule cilindriche/cubiche, tutte poggianti
sulla lamina basale – es. epitelio che riveste la vescica)
4) EPITELIO URINARIO DI TRANSIZIONE

• VASI SANGUIGNI/CAPILLARI/ENDOTELIO
La PARETE VASCOLARE è costituita da 3 strati (TONACHE):
1) TONACA INTIMA: strato più interno, costituito da cellule pavimentose.
2) TONACA MEDIA: strato medio, costituito da strati circonferenziali di cellule muscolari lisce
3) TONACA AVVENTIZIA: strato più esterno, costituito da tessuto connettivo con fibre elastiche e
collagene.
L’endotelio si trova attorno ai vasi e presenta giunzioni ancoranti ed occludenti.
Il sistema circolatorio è costituito da 85 km di vasi, tra cui i capillari che sono distinti in base alle strutture a
cui si associano:
CAPILLARI CONTINUI CAPILLARI FENESTRATI CAPILLARI DISCONTINUI
Muscoli Glomeruli Renali Milza
Polmoni Ghiandole Esocrine Fegato
SNC Ghiandole Endocrine Midollo Osseo
Tessuto Connettivo Mucosa Intestinale
Tessuto Adiposo

• INTESTINO TENUE
La sua struttura adempie a 2 funzioni (digestiva e assorbente)
Il suo epitelio è quindi specializzato in secrezione e assorbimento; esso si solleva in pieghe circolari e su
queste si estroflette creando i VILLI INTESTINALI (l’epitelio dei villi contiene gli enterociti che presentano un
orletto (formato da microvilli) striato a spazzola).
Nella mucosa intestinale, sono presenti le CRIPTE di LIEBERKÜHN, nel cui fondo sono localizzate le cellule
staminali dell’epitelio intestinale, che è formato da 6 tipi cellulari:
1) ENTEROCITI ASSORBENTI
2) CELLULE MUCIPARI (producono muco)
3) CELLULE di PANETH (secernono fattori di crescita)
4) CELLULE ENTEROENDOCRINE (producono ormoni rilevando i nutrienti nel lume intestinale)
5) CELLULE M (rivestono le placche di Peyer)
6) CELLULE a SPAZZOLA

EPITELI GHIANDOLARI ESOCRINI


• GHIANDOLE
Sono organi specializzati in elaborazione e secrezione di sostanze (enzimi/altre proteine/ormoni) che
svolgono numerose funzioni biologiche.
Nella ghiandola, l’attività di secrezione è svolta dalle cellule che, nel caso delle esocrine, sono sempre
epiteliali (PARENCHIMA), mentre il tessuto connettivo interstiziale (STROMA) esercita una funzione
meccanica di sostegno.
In esso, decorrono i vasi sanguigni e i nervi che nutrono ed innervano tessuto epiteliale e connettivo.

• SVILUPPO GHIANDOLE
Hanno origine da epiteli di rivestimento (esclusivamente per esocrine/prevalentemente per endocrine).
Dall’epitelio di rivestimento si forma un’invaginazione (cordone solido di cellule epiteliali).
1) Ghiandole ESOCRINE: le cellule più profonde del cordone si differenziano in elementi secernenti
(ADENOMERO GHIANDOLARE), mentre la porzione di connessione con l’epitelio superficiale si
trasforma in DOTTO ESCRETORE.
2) Ghiandole ENDOCRINE: le cellule epiteliali che connettono la ghiandola alla superficie degenerano e
scompaiono, per cui la ghiandola riversa il secreto (ORMONI) direttamente nei capillari.

• CLASSIFICAZIONE GHIANDOLE ESOCRINE


1) UNICELLULARI: l’unica è la CELLULA MUCIPARA CALICIFORME, che secerne MUCINA, un mix di
glicoproteine e glicosaminoglicani (anche acidi) che, con acqua, formano il MUCO.
2) PLURICELLULARI

A) Ghiandole INTRAPARIETALI: si trovano nello spessore della parete del viscere, nel quale riversano il loro
secreto
B) Ghiandole EXTRAPARIETALI: si sviluppano al di fuori del viscere
C) Ghiandole INTROEPITELIALI/ESOEPITELIALI: tipologie di intraparietali
D) Ghiandole TUBULARI/GLOMERULARI/ACINOSE/ALVEOLARI

1) Ghiandole ECCRINE (gastriche, sudoripare eccrine)


2) Ghiandole A SECREZIONE MEROCRINA (pancreas, ghiandole salivari): avviene per ESOCITOSI.
3) Ghiandole A SECREZIONE APOCRINA (ghiandola mammaria): il citoplasma apicale viene eliminato
assieme al secreto
4) Ghiandole OLOCRINE: l’intera cellula, dopo aver accumulato il prodotto, viene eliminata costituendo
essa stessa il secreto.

A) SIEROSE
B) MUCOSE
C) MISTE: con tratti sierosi e tratti mucosi
D) A SECREZIONE LIPIDICA
E) A SECREZIONE ELETTROLITICA
F) MAMMARIE: producono il COLOSTRO (1° latte)

• FEGATO
L’unità funzionale del parenchima epatico è il LOBULO EPATICO.
Lo spazio interlobulare (AREA PORTALE) e le fessure interlobulari contengono le ramificazioni di vena
porta e arteria epatica, i dotti biliari/linfatici, nervi che sono immerse in trabecole di tessuto connettivo.
La parete dei capillari epatici (sinusoidi) è nettamente fenestrata ed è formata da cellule epiteliali e
macrofagi fissi (cellule di VON KUPFFER).
Negli spazi intersinusoidali, è presente la CELLULA STELLATA EPATICA (di ITO), dove si accumula la
vitamina A.

• FUNZIONI FEGATO
Il fegato è sia endocrino sia esocrino: il suo principale secreto esocrino è la BILE (riversata tramite i dotti
biliari nel duodeno), mentre come ghiandola endocrina produce varie sostanze (es. PROTEINE
PLASMATICHE).
1) Intervento nel metabolismo di lipidi, carboidrati, amminoacidi e purine.
2) Intervento nella sintesi di glicogeno, colesterolo, grassi e urea.
3) Accumulo lipidi e carboidrati.
4) Detossificazione ed inibizione di sostanze chimiche e farmaci.

• PROSTATA
La sua principale funzione è produrre un liquido alcalino, coinvolto nella formazione del liquido seminale
(ne costituisce il 15/30%).
È situata nella pelvi ed è costituita da 30 ghiandole tubulo-alveolari ramificate.

• FORMAZIONI GHIANDOLARI PROSTATA


1) LOBO ANTERIORE: davanti all’uretra; è formato da poche ghiandole di piccolo volume;
2) LOBO MEDIO: tra l’uretra e i dotti eiaculatori; in qualche caso è privo di ghiandole;
3) LOBI LATERALI DX/SX: i più voluminosi, posteriormente ad un piano frontale passante per i dotti
eiaculatori.
Il parenchima prostatico è diviso in 4 zone differenti:
1) ZONA CENTRALE: circonda i dotti eiaculatori e contiene il 25% del tessuto ghiandolare
2) ZONA PERIFERICA: occupa la parte postero-laterale e comprende il 70% della ghiandola
3) ZONA DI TRANSIZIONE: circonda l’uretra prostatica e comprende il 5% del tessuto ghiandolare
prostatico mucoso
4) ZONA PERIURETRALE: contiene ghiandole mucose e sottomucose

EPITELI GHIANDOLARI ENDOCRINI


• SISTEMA ENDOCRINO
Regola molti meccanismi omeostatici dell’organismo, tra cui:
1) CONTROLLO ATTIVITÀ NEURONI/MUSCOLI (per specifiche funzioni) e MUSCOLI
VISCERALI/GHIANDOLE ESOCRINE (durante la digestione)
2) CONTROLLO PRINCIPALI VIE METABOLICHE/AMBIENTE IONICO (attraverso assorbimento ed
escrezione)/PRODUZIONE GAMETI/CRESCITA ORGANISMO.

GHIANDOLE CELLULE ASSOCIATE TESSUTI/ORGANI


IPOFISI ISOLE LANGERHANS (pancreas) TESSUTO ADIPOSO
GHIANDOLA PINEALE CELLULE C (tiroide) MIOCARDIO
PARATIROIDI CELLULE APUD (epiteli MIDOLLO OSSEO
digerente/respiratorio/urogenitale
TIROIDE CELLULE INTERSTIZIALI MUSCOLO SCHELETRICO
(testicolo/ovaio)
GHIANDOLE SURRENALI GONADI
IPOTALAMO (attività PLACENTA
endocrina svolta dai neuroni)
UTERO

• CLASSIFICAZIONE ORMONI
1) ENDOCRINIA: gli ormoni vengono rilasciati nel FLUSSO CIRCOLATORIO
2) NEUROENDOCRINIA: gli ormoni vengono rilasciati a livello di TERMINAZIONI NERVOSE
3) PARACRINIA: gli ormoni vengono rilasciati nel TESSUTO CONNETTIVO
4) AUTOCRINIA: la cellula che secerne l’ormone è anche cellula bersaglio.

1) ORMONI PROTIDICI: derivati da amminoacidi


2) ORMONI STEROIDEI: derivati dal colesterolo
3) ORMONI ACIDI GRASSI: prostaglandine, prostacicline, leucotrieni.
4) ENDOCRINI
1) ENDOCRINI: rilasciati da una ghiandola nel circolo sanguigno
2) NEUROENDOCRINI: rilasciati nella giunzione sinaptica
3) PARACRINI: rilasciati da una ghiandola nello spazio extracellulare
4) AUTOCRINI: hanno come bersaglio la stessa cellula che li produce

Le ghiandole endocrine si distinguono in:


1) A CORDONI SOLIDI
2) INTERSTIZIALI
3) FOLLICOLARI

Il sistema endocrino forma un sistema integrato in cui produzione/rilascio di ormoni e sono controllati
attraverso meccanismi di regolazione a feedback che autoregola la secrezione ormonale:
- FEEDBACK NEGATIVO: riduce la produzione ormonale
- FEEDBACK POSITIVO: aumenta la produzione ormonale

• IPOTALAMO
È una regione del SNC, situata nella parte centrale interna tra i 2 emisferi cerebrali.
Svolge funzioni di regolazione del sistema nervoso autonomo ed è ghiandola endocrina.
È formato da nuclei di neuroni disposti in 2 gruppi principali:
1) NUCLEI MAGNICELLULARI (sopraottico e paraventricolare)
2) NUCLEI PARVICELLULARI (arcuato e paraventricolare)

• IPOFISI
È una piccola ghiandola endocrina complessa, situata alla base del cervello.
L’ipofisi è connessa all’ipotalamo mediante un peduncolo e una rete vascolare, a formare un sistema
integrato di tipo neuroendocrino (ASSE IPOTALAMO-IPOFISARIO).
È formata da 2 lobi:
1) NEUROIPOFISI (POSTERIORE): divisibile in PARS NERVOSA e INFUNDIBULUM (che la collega
all’ipotalamo);
2) ADENOIPOFISI (ANTERIORE): divisibile in PARS DISTALIS/INTERMEDIA/TUBERALIS.
Essa, in risposta a stimoli dell’ipotalamo, secerne
A) ORMONI TROFICI (stimolanti): ACTH (adreno-corticopo), TSH (tireotropo), FSH (follicolo-stimolante) e
LH (luteinizzante)
B) ORMONI NON TROPICI: GH (ormone della crescita) e PRL (prolattina)

• EPIFISI (GHIANDOLA PINEALE)


È una ghiandola avvolta da una capsula connettivale (dipendente dalla Pia Madre), dalla cui parte interna
si dipartono setti sottili che costituiscono lo stroma della ghiandola e che la dividono in lobuli.
All’interno dei lobuli, si trova il parenchima costituito da PINEALOCITI (principali) e CELLULE NEUROGLIALI
(interstiziali gliate), le quali hanno funzioni trofiche e di sostegno verso le principali.
È un organo fotorecettore ed è responsabile della regolazione del RITMO CIRCADIANO.
Sintetizza l’ormone MELATONINA, poi convertito in SEROTONINA.
• TIROIDE
È una ghiandola endocrina bilobata localizzata nel collo, davanti alla laringe, ed ha 1 lobo dx e 1 sx.
Ciascun lobulo è costituito da follicoli, che costituiscono le unità strutturali e funzionali, e contengono un
materiale viscoso (COLLOIDE).
Le cellule follicolari (TIREOCITI) producono gli ormoni tiroidei: T4 (tetraiodotiroinina) e T3 (triiodotiroinina).
Il rilascio di questi ormoni è regolato dall’ormone TSH (tireotropo).
Gli ormoni tiroidei sono essenziali per crescita e sviluppo, ma anche per mantenere un livello basale di
metabolismo cellulare.
La TIREOCALCITONINA è sintetizzata e secreta dalle CELLULE C (PARAFOLLICOLARI) presenti nella
tiroide.

• GHIANDOLE PAROTIDI
Sono piccole ed ovoidale ghiandole endocrine organizzate in nidi e cordoni cellulari, circondate da una
sottile capsula connettivale che le separa dalla tiroide.
Il parenchima consiste di 2 tipi cellulari:
1) CELLULE OSSIFILE
2) CELLULE PRINCIPALI: più piccole e numerose rispetto alle ossifile; regolano il metabolismo del calcio già
nel feto tramite la produzione di PTH (paratorrone), il quale agisce su
A) OSSO: stimola il riassorbimento osseo
B) INTESTINO: aumenta l’assorbimento
C) RENE: diminuisce l’escrezione di calcio ed aumenta quella di fosfato; regola la conversione della
vitamina D

• GHIANDOLE SURRENALI
Sono 2 organi pari triangolari collocate sul polo superiore di ogni rene.
La ghiandola è costituita da una ZONA CORTICALE (periferica) e una ZONA MIDOLLARE (centrale).

• CORTICALE DEL SURRENE


La corteccia è costituita da cellula con caratteristiche simili a tutte le cellule, che sintetizzano e secernono
ormoni steroidei, ovvero è presente un abbondante reticolo endoplasmatico liscio, mitocondri con creste
tubulari e gocce lipidiche.
La corteccia è costituita di 3 aree concentriche:
1) ZONA GLOMERULARE (15% corticale): le cellule secernono gli ormoni MINERALCORTICOIDI che
regolano l'equilibrio elettrolitico.
L'apparato iuxtaglomerulare, in risposta a un calo dei livelli di sodio o pressione, produce renina.
2) ZONA FASCICOLARE (75% corticale): le cellule producono principalmente ormoni GLUCORTICOIDI
(corticosterone, cortisolo e cortisone) che agiscono sul metabolismo dei carboidrati, delle proteine e dei
lipidi, ma anche una piccola quantità di ormoni sessuali (androgeni, estrogeni e progesterone).
La secrezione è controllata dall'ormone ACTA, secreto dal lobo anteriore dell’adenoipofisi.
3) ZONA RETICOLARE (10% corticale): la principale secrezione sono ormoni SESSUALI.

• MIDOLLARE DEL SURRENE


È composta dalle cellule CROMAFFINI, il cui citoplasma appare ripieno di piccoli grani bruni (GRANULI
CROMAFFINI).
Queste cellule derivano dal NEUROECTODERMA; sono innervate da fibre pregangliari simpatiche e
sintetizzano (liberando poi nel sangue) le CATECOLAMINE (ADRENALINA – epinefrina /NORADRENALINA
– norepinefrina), che agiscono sul sistema cardiovascolare e su altre funzioni metaboliche.

• PANCREAS ENDOCRINO
È sia endocrino sia esocrino; tutti gli ormoni secreti dalle cellule endocrine del pancreas regolano funzioni
metaboliche e sistemiche a livello endocrino (livello ematico del glucosio con INSULINA/GLUCAGONE) sia
a livello paracrino su organi vicini (tratto gastrointestinale con POLIPEPTIDE PANCREATICO/SECRETINA)
sia localmente sulle cellule delle stesse isole a livello autocrino (SOMATOSTATINA).
Le cellule principali che lo compongono sono:
1) CELLULE β: più abbondanti, secernono INSULINA
2) CELLULE α: secernono GLUCAGONE
3) CELLULE γ: secernono SOMATOSTATINA, per inibire il rilascio di GH, e forse anche GASTRINA.
4) CELLULE MINORI

EPITELI SENSORIALI
• GENERALITÀ
Sono epiteli di rivestimento che comprendono, accanto a cellule epiteliali di sostegno, cellule specializzate
nella ricezione di stimoli (RECETTORI SENSORIALI).

• EPITELIO OLFATTIVO
Le cellule sensoriali olfattive sono localizzate nell’epitelio che riveste la mucosa delle cavità nasali.
La mucosa olfattiva è composta da una lamina propria e presenta un altro epitelio cilindrico
pseudostratificato composto da:
1) CELLULE OLFATTIVE
2) CELLULE DI SOSTEGNO
3) CELLULE BASALI
Le ciglia (primarie) olfattive rappresentano la superficie sensoriale di ricezione contenente i recettori
olfattivi.
L’epitelio olfattivo è bagnato da un secreto mucoso prodotto dalle GHIANDOLE di BOWMAN, presenti al
di sotto della membrana basale. Questo secreto ha 3 funzioni:
1) PREVENZIONE ACCUMULO SOSTANZE DANNOSE
2) UMIDIFICAZIONE ARIA
3) ASSISTENZA ELIMINAZIONE IMPURITÀ
Il fluido contiene proteine in grado di legare le molecole odorose e di veicolarle ai recettori presenti sulle
stereociglia.
• EPITELIO GUSTATIVO
I CALICI GUSTATIVI sono organi di senso del gusto; nella lingua, i calici sono associati alle papille linguali, di
cui esistono 4 tipi:
1) FUNGIFORMI
2) CIRCUMVALLATE
3) FOLIATE
4) FILIFORMI
I calici gustativi sono circa 5000 formazioni ovoidali microscopiche, che si aprono all’esterno per mezzo di
un corto canale gustativo che sbocca in una depressione della superficie epiteliale (PORO GUSTATIVO) in
cui penetrano le molecole che compongono gli alimenti, disciolte nella saliva (i gusti di base sono 5).

• EPITELI UDITO/EQUILIBRIO
L’ORECCHIO INTERNO (localizzato sulla rocca petrosa, osso temporale) è costituito da LABIRINTO OSSEO
e LABIRINTO MEMBRANOSO (sede degli organi di udito/equilibrio).
L’orecchio presenta 3 spazi contenenti fluido:
1) SPAZI ENDOLINFATICI (endolinfa)
2) SPAZIO PERILINFATICO (perilinfa, con alta concentrazione di K+ e bassa concentrazione di Na+)
3) SPAZIO CORTOLINFATICO (cortilinfa)

• EPITELIO SENSORIALE UDITO


I suoni vengono percepiti da cellule recettoriali che costituiscono l’ORGANO DEL CORTI, costituito da:
1) CELLULE CAPELLUTE (interne/esterne)
2) CELLULE A PILASTRO (interne/esterne)
3) CELLULE DI SOSTEGNO (esterne)
4) FALANGI (interne – di sostegno)
Il CONDOTTO COCLEARE divide la COCLEA in:
1) RAMPA TIMPANICA
2) RAMPA VESTIBOLARE
3) RAMPA MEDIA

TESSUTI CONNETTIVI
• ORIGINE
Derivano dal MESODERMA, le cui cellule proliferano e migrano dando origine ad un tessuto connettivo
embrionale (MESENCHIMA), che in alcune regioni corporee prendono origine dalle CRESTE NEURALI
(ECTOMESENCHIMA).
In essi si possono depositare materiali intercellulari.
Le cellule mesenchimali sono cellule staminali PLURIPOTENTI, che si differenziano e danno origine ai vari
tessuti connettivi (FIBROBLASTI, ADIPOCITI, CONDROBLASTI, OSTEOBLASTI, MASTOCITI), a cellule del
sangue, a cellule endoteliali e a periciti.

• STRUTTURA GENERALE
1) COMPONENTE CELLULARE RESIDENTE (CELLULE FISSE)
Sono responsabili della deposizione di ECM (anche i macrofagi sono cellule fisse):
FIBROBLASTI TESSUTO CONNETTIVO PROPRIAMENTE
DETTO
CONDROCITI CARTILAGINE
OSTEOCITI TESSUTO OSSEO
ODONTOBLASTI DENTINA
CEMENTOBLASTI CEMENTO
2) COMPONENTE CELLULARE MIGRANTE
Sono cellule che non originano nel connettivo, ma vi migrano dentro (GRANULOCITI, MACROFAGI,
PLASMACELLULE, MASTOCITI I)
3) ECM (MATRICE EXTRACELLULARE), in cui diffonde il LIQUIDO INTERSTIZIALE, composto da
COMPONENTE FIBRILLARE (fibre COLLAGENE, RETICOLARI, ELASTICHE)
SOSTANZA FONDAMENTALE (contiene GAG (glicosaminoglicani), ACQUA, PROTEOGLICANI).

• FUNZIONI
1) CONNESSIONE: collegamento strutturale/funzionale tra tessuti di origine diversa
2) SOSTEGNO/PROTEZIONE (es. tessuto connettivo LASSO dà supporto nella parete degli organi cavi e
negli organi parenchimatosi – tessuto connettivo DENSO REGOLARE garantisce resistenza a tendini e
legamenti)
3) FUNZIONE TROFICA: permette la distribuzione di nutrienti ed ossigeno ai tessuti adiacenti (anche
sangue e linfa)
4) DIFESA: la ECM funziona da barriera che impedisce la diffusione di microrganismi
5) RIPARAZIONE

TESSUTO CONNETTIVO PROPRIAMENTE


DETTO
• GENERALITÀ
È un tessuto la cui cellula caratteristica è il FIBROBLASTO, che produce macromolecole che compongono
la sostanza intercellulare e determina le proprietà del tessuto.
Costituisce:
1) DERMA, MEMBRANE SIEROSE, LAMINA PROPRIA e SOTTOMUCOSA negli apparati
DIGERENTE/RESPIRATORIO/GENITO-URINARIO
2) CAPSULE, FASCE, TENDINI, APONEUROSI
3) Presente nella PARETE dei VASI SANGUIGNI
4) Avvolge PARENCHIMI GHIANDOLARI, FIBRE MUSCOLARI/NERVOSE

• CLASSIFICAZIONE
1) LASSO: fibre meno abbondanti e intrecciate in maniera allentata
2) DENSO (COMPATTO): fibre meno abbondanti e raccolti in grossi fasci; può essere REGOLARE (tendini)
o IRREGOLARE (derma) a seconda della disposizione delle fibre
3) TESSUTO RETICOLARE
4) TESSUTO ELASTICO

• FIBRE COLLAGENE
Conferiscono al tessuto RESISTENZA MECCANICA (assieme alla componente cellulare, conferisce resistenza
alle forze di trazione).
Se esaminate a fresco, hanno un colorito bianco (FIBRE BIANCHE).
La molecola di collagene (TROPOCOLLAGENE – glicoproteina) è costituita da una tripla elica determinata
dall’avvolgimento di 3 catene polipeptidiche α.
I tipi di collagene più rappresentati sono i collageni FIBRILLARI che costituiscono derma, tendini, legamenti,
cartilagini; vi sono collageni che sono associati a fibrille o collageni reticolari.

• FIBRE RETICOLARI
Sono costituite da collagene III e sono rappresentate nel lasso delle tonache sierose, nella parete dei vasi
sanguigni, nel connettivo che circonda le singole fibre muscolari, negli organi linfoidi/mieloidi, nel tessuto
adiposo e nell’endonevrio.

• FIBRE ELASTICHE
Si accumulano nel tessuto elastico; sono molto abbondanti nella tonaca elastica delle arterie, nei legamenti
elastici, nei tendini e nella cartilagine elastica assieme alle fibre collagene.
La componente amorfa è costituita da elastina, mentre le miofibrille sono ricche di FIBRILLINA (proteina).

• SOSTANZA FONDAMENTALE
Rappresenta l’ambiente in cui sono immerse fibre/cellule di ogni tessuto connettivo.
È costituita di proteoglicani e di glicoproteine, che collegano macromolecole della superficie cellulare a
macromolecole della matrice (quest’ultime sintetizzate da fibroblasti).

• LIQUIDO INTERSTIZIALE
La sostanza cellulare amorfa è una soluzione colloidale molto viscosa.
L’acqua (con sostanze e gas in essa disciolti) che diffonde dai vasi sanguigni e ad essi ritorna costituisce il
LIQUIDO INTERSTIZIALE che, assieme a plasma e linfa (tra loro in equilibrio dinamico), costituisce il
LIQUIDO EXTRACELLULARE.
Le forze che condizionano gli spostamenti del liquido interstiziale sono:
1) PRESSIONE IDROSTATICA: pressione sanguigna generata dal cuore va da 32 mmHg a 15 mmHg.
2) PRESSIONE ONCOTICA: pressione osmotica generata dalle macromolecole del plasma è costante a 22
mmHg.

• GLICOPROTEINE SOSTANZA AMORFA


Le glicoproteine della sostanza fondamentale dei tessuti connettivi hanno funzioni diverse:
1) ADESIONE CELLULARE
2) ORGANIZZAZIONE 3D MATRICE
3) ACCUMULO FATTORI di CRESCITA
4) ATTIVAZIONE VIE SEGNALAZIONE INTRACELLULARI
Le glicoproteine si distinguono dai proteoglicani per basso contenuto in esosammine e per la prevalenza
della componente proteica su quella glucidica.
La glicoproteina di matrice meglio organizzata è la FIBRONECTINA (FN), che in alcuni casi utilizza come
co-recettore il SINDECANO.

• GLICOSAMINOGLICANI (GAG)/PROTEOGLICANI (PG)


I GAG sono polisaccaridi lineari, grandi e rigidi, sintetizzati dal Golgi con enzimi diversi (eccetto l’acido
ialuronico (HA), sintetizzato dall’ HA sintetasi).
L’HA può legarsi a recettori specifici di superficie cellulare (CD44).
Il legame dell’HA con i suoi recettori innesca vie di transizione del segnale che controllano varie funzioni
(es. assemblaggio citoscheletro, migrazione cellulare).
Gli altri GAG della matrice amorfa (SOLFORATI) sono legati a proteine a formare i PG:
1) CHERATIN SOLFATI (KS): di TIPO I (si trova nella cornea) e di TIPO II (si trova nei tessuti scheletrici)
2) CONDROITINSOLFATI (CS)
3) EPARAN SOLFATO (HS): è simile all’eparina, ma è ricco di gruppi n-acetilici.
4) EPARINA: sintetizzata da MASTOCITI/GRANULOCITI BASOFILI, che la accumulano nei loro granuli;
espleta importanti funzioni fisiologiche (principalmente ANTICOAGULAZIONE).
Tranne l’HA, tutti i GAG sono legati covalentemente ad un nucleo proteico, a formare i PG.
I PG più grandi (AGGRECANO, VERSICANO, PERLECANO) sono costituiti da un centinaio di GAG, mentre
i PG più piccoli (DECORINA, BIGLICANO) sono costituiti da 1 e 2 GAG.

• CELLULE TESSUTO CONNETTIVO


Si dividono in RESIDENTI (fibroblasti, adipociti, mastociti) e MIGRANTI (globuli bianchi).
Ogni cellula ha specifiche funzioni da svolgere:
1) SINTESI/SECREZIONE MACROMOLECOLE MATRICE (FIBROBLASTI)
2) RISERVA/METABOLISMO LIPIDI (ADIPOCITI)
3) DIFESA IMMUNITARIA (MASTOCITI, MACROFAGI, CELLULE DENDRITICHE, GLOBULI BIANCHI)
4) SUPPORTO DIFFERENZIAMENTO CELLULE EMOPOIETICHE (CELLULE STAMINALI MESENCHIMALI
(MSC) nel midollo osseo, insieme ad altre cellule stromali come fibroblasti, adipociti, periciti, cellule
reticolari).

• FIBROBLASTI
Sono gli elementi cellulari più numerosi del tessuto connettivo propriamente detto.
Sono deputati ad elaborare gli elementi costitutivi della componente fibrosa della ECM, ma sintetizzano
anche glicoproteine e proteoglicani della matrice amorfa.
Nelle sedi carenti di fibroblasti (es. tonaca elastica arterie), tale funzione è assunta dalle CELLULE
MUSCOLARI LISCE, mentre nei tessuti linfo/emopoietici, tale funzione è assunta dalle CELLULE RETICOLARI
associate alla rete di FIBRE RETICOLARI ARGIROFILE.
• ADIPOCITI
Derivano dal mesenchima e svolgono una funzione di deposito di LIPIDI.
Ne esistono 2 tipi:
1) UNILOCULARE (tessuto adiposo BIANCO)
2) MULTILOCULARE (tessuto adiposo BRUNO)

• MACROFAGI
Si differenziano in:
1) M1: macrofagi classici
2) M2: macrofagi alternativi, che svolgono un ruolo molto simile a quello dei TAM (macrofagi tumore-
associati).
I loro precursori sono i MONOCITI, cellule del sangue che si differenziano nel midollo osseo.
Ci sono macrofagi FISSI e MIGRANTI, con questi ultimi che sono la forma attiva dei residenti/del macrofago
differenziato dal monocito reclutato dal microambiente infiammatorio.
L’attività fagocitaria riguarda batteri, antigeni vari, cellule morte, detriti cellulari, cellule ematiche
invecchiate, cellule tumorali e corpi estranei inerti.
Nel corso di malattie infiammatorie, i macrofagi possono raggrupparsi a fondersi per creare CELLULE
GIGANTI DA CORPO ESTRANEO (con 80/90 nuclei).
Il macrofago attivato produce specie reattive all’ossigeno (MOS) ad alto potere ossidante, in grado di
distruggere i microbi, e specie reattive all’azoto, come il monossido di azoto (NO).
Le cellule del sistema dei macrofagi, oltre ad avere una funzione fagocitaria, possono presentare l’antigene
e sono considerate (assieme alle cellule dendritiche) CELLULE PRESENTANTI ANTIGENE (APC).

• MASTOCITI
Sono cellule grandi tondeggianti mobili; si colorano metacromaticamente con coloranti basici (tionina, blu di
toluidina, azzurro A).
I loro precursori sono CELLULE STAMINALI EMATOPOIETICHE MULTIPOTENTI, reperibili nel midollo osseo e
nel sangue periferico, nel fegato e nel cordone ombelicale.
Sono presenti in numero variabile nel tessuto connettivo lasso e si concentrano lungo i vasi sanguigni; si
distinguono più popolazioni di mastociti:
1) MASTOCITI TESSUTO CONNETTIVI (MCTC): presenti nel derma, esprimono sia triptasi sia chirasi.
2) MUCOSALI (MCT): esprimono solo triptasi.
Le funzioni effettrici dei mastociti sono mediate da molecole solubili liberate da queste cellule a seguito
della loro attivazione; fra i mediatori preformati, EPARINA e ISTAMINA.
Altri mediatori preformati sono TRIPTASI e CHIRASI, mentre i mediatori lipidici più importanti sono
PROSTAGLANDINE e LEUCOTRIENI.
La reazione mastocitaria è contenuta e confinata ad un ambito locale; tuttavia, in alcune situazioni
patologiche, la risposta può estendersi ad interi apparati: in questi casi, si può instaurare lo SHOCK
ANAFILATTICO.

• PLASMACELLULE
Rappresentano le cellule effettrici dei linfociti B.
Durante la loro vita, secernono grandi quantità di anticorpi che non accumulano nel citoplasma, ma che
secernono costitutivamente tramite piccole vescicole che si originano dal Golgi.

• GRANULOCITI NEUTROFILI/EOSINOFILI
Tra le cellule migranti dei tessuti connettivi, bisogna considerare anche i granulociti, che si sviluppano nel
midollo osseo e, attraverso il circolo sanguigno, passano nello stroma degli organi dove si stanno
sviluppando reazioni infiammatorie.
A) NEUTROFILI: dotati di notevole motilità e attività fagocitaria.
I residui di materiale digerito e dei neutrofili degenerati costituiscono il PUS, che si forma nel focolaio di
infiammazioni acute.
B) EOSINOFILI: presenti nella tonaca propria dell’intestino tenue e delle vie respiratorie, nello stroma della
ghiandola mammaria in azione lattazione, nel sottocutaneo nel corso di patologie allergiche/infezioni da
parassiti.
Gli eosinofili non fagocitano batteri, ma intervengono nella difesa da parassiti rilasciando numerosi fattori
che ledono la membrana dei parassiti.

• VARIETÀ TESSUTO CONNETTIVO


Il tessuto connettivo LASSO costituisce le tonache che accompagnano la cute e le mucose degli organi cavi
comunicanti con l’esterno di cui forma sia la TONACA PROPRIA sia la TONACA SOTTOMUCOSA.
Inoltre, avvolge tutti gli organi e penetra nella loro compagine, interponendosi tra gli elementi parenchimali
e costituendo lo STROMA (o connettivo interstiziale).
Il tessuto connettivo lasso forma la TONACA INTIMA, assieme all’endotelio, e la TONACA AVVENTIZIA
delle ARTERIE e, insieme a fibrocellule muscolari lisce, la TONACA MEDIA/AVVENTIZIA delle VENE.
Negli organi emopoietici e linfoidi, prevale un connettivo con prevalenza di collagene III, che formano
delicate reti 3D, ovvero il TESSUTO CONNETTIVO RETICOLARE.
Il TESSUTO CONNETTIVO MUCOSO è molto diffuso nell’embrione e trova la sua espressione più tipica nel
tessuto connettivo del cordone ombelicale del feto (gelatina di Wharton).

TESSUTO CONNETTIVO CARTILAGINEO


• GENERALITÀ
La cartilagine è costituito da CONDROCITI, circondati da una sostanza intercellulare formata da fibre ed
immersa in una matrice amorfa gelatinosa.
Ne esistono 3 tipi:
1) IALINA (più diffusa)
2) ELASTICA
3) FIBROSA
La cartilagine (escluso la fibrosa e l’articolare) è rivestita dal PERICONDRIO, tessuto connettivo fibroso; in
più, è sprovvista di vasi e nervi.

• CONDROGENESI
Durante l’istogenesi della cartilagine (CONDROGENESI), la cartilagine e il pericondrio originano da
aggregati di cellule mesenchimali.
Nell’embrione, la cartilagine ialina compare durante la 5°settimana.
Nell’ambito del mesenchima, la 1° manifestazione morfologica della differenziazione della cartilagine è
rappresentata dalla formazione di densi aggregati di cellule mesenchimali (CENTRI DI
CONDRIFICAZIONE); qui, le cellule secernono una matrice ialina e si differenziano in CONDROBLASTI.
Quando l’attività del condroblasto diminuisce, diventa CONDROCITO.
Il CONDROCLASTO è presente nelle cartilagini di congiunzione e collaborano all’ossificazione riassorbendo
la cartilagine mineralizzata.

• ACCRESCIMENTO SUCCESSIVO
Avviene con 2 meccanismi distinti:
1) Gli elementi cartilaginei già differenziati si dividono ripetutamente secondo un processo di
accrescimento interstiziale: le cellule figlie derivanti dalla proliferazione generano un clone (GRUPPO
ISOGENO)
2) ACCRESCIMENTO PER APPOSIZIONE: consiste nella differenziazione di cellule condroprogenitrici in
condroblasti.

• MATRICE CARTILAGINEA
Condroblasti e condrociti elaborano tutte le macromolecole che costituiscono la MATRICE CARTILAGINEA.
La matrice ialina è fortemente idratata.
La regione che circonda ciascun gruppo isogeno (MATRICE TERRITORIALE) contiene molti proteoglicani e
poche fibrille collagene.
Presenta anche una MATRICE PERICELLULARE (capsulare) e una MATRICE INTERSTIZIALE (interterritoriale).
L’aggregato caratteristico della matrice cartilaginea è costituito da ACIDO IALURONICO a cui sono legate
molecole di AGGRECANO; altri proteoglicani di cui è ricca la matrice sono VERSICANO, BIGLICANO,
DECORINA, LUMICANO.
Contiene anche CONDRONECTINA, glicoproteina multiadesiva.

• CARTILAGINE ARTICOLARE
Diversamente dalla ialina presente in altre sedi, è priva di pericondrio ed è nutrita per diffusione dal liquido
sinoviale presente nella cavità articolare e dal sottostante tessuto osseo.

• CARTILAGINE FIBROSA
La FIBROCARTILAGINE si riscontra nei dischi intervertebrali, nella sinfisi pubica, nell’inserzione dei tendini
sull’osso, in vari menischi articolari, tra 1°costa e sterno, nel legamento rotondo (femore), nel labbro
glenoideo.
È caratterizzata da grossi fasci fibrosi, costituiti da collagene di tipo I ed è priva di pericondrio.

• TESSUTO CORDOIDE (VESCICOLOSO)


È un tessuto con funzione di sostegno che è impropriamente classificato tra i tessuti cartilaginei.
Forma la CORDA DORSALE.

• FUNZIONI/ISTOFISIOLOGIA
La mancanza di VITAMINE A/C/D determina un’alterazione nella maturazione della cartilagine:
1) La carenza di VITAMINA A provoca diminuzione di spessore della cartilagine epifisaria
2) La VITAMINA C è necessaria per la produzione del collagene e dei costituenti della sostanza amorfa.
3) La carenza di VITAMINA D determina il RACHITISMO e la carenza di VITAMINA C lo SCORBUTO.
L’ormone GH prodotto dall’adenoipofisi è indispensabile per il normale accrescimento della cartilagine.

TESSUTO OSSEO
• GENERALITÀ
Il tessuto osseo è rivestito da speciali tessuti connettivi esternamente (PERIOSTIO) ed internamente
(ENDOSTIO – riccamente vascolarizzato e riceve terminazioni nervose dolorifiche/sensitive).
Le cellule del tessuto osseo sono di 4 tipi (i primi 3 di origine mesenchimale, il 4° di origine
monocitica/macrofagica):
1) CELLULE OSTEOPROGENITRICI
2) OSTEOBLASTI
3) OSTEOCITI
4) OSTEOCLASTI
Il tessuto osseo ha 2 conformazioni:
1) COMPATTO: formato di un materiale compatto e duro (diafisi e ossa piatte)
2) SPUGNOSO: materiale poroso, formato da TRABECOLE (sottili lamine)
Hanno la stessa organizzazione strutturale, ovvero sono formati da LAMELLE OSSEE.
Tessuto osseo adulto e fetale differiscono per il modo in cui i costituenti si combinano: il tessuto osseo
immaturo è NON LAMELLARE (a fibre intrecciate), ma essendo simile allo spugnoso è anche SPONGIOSA
PRIMARIA.

• CELLULE OSTEOPROGENITRICI
Nell’endostio, costituiscono le CELLULE ALLINEATE, che possono formare rapidamente nuovo tessuto osseo.
Sono una popolazione eterogenea di elementi parzialmente indifferenziati che possono essere indotti a
differenziare.

• OSTEOBLASTI
Presentano un’intensa attività dell’enzima FOSFATASI ALCALINA, un RER ed un Golgi molto sviluppati e
numerosi granuli di secrezione che ospitano i precursori delle glicoproteine della matrice ossea.
Si riscontrano anche VESCICOLE CALCIFICANTI.
Essi sintetizzano e secernono la maggioranza dei componenti organici della matrice ossea e ne regolano la
mineralizzazione; perciò, sono localizzati in superfici in via di espansione.
Giunzioni tra osteoblasti e osteociti vicini permette a queste cellule di comunicare.
Inoltre, gli osteoblasti contribuiscono indirettamente all’attivazione del RIASSORBIMENTO OSSEO: infatti, su
di essi è presente il recettore che attiva il riassorbimento da parte degli osteoclasti (ormone
PARATIROIDEO – PTH).

• OSTEOCITI
Sono osteoblasti che, dopo aver elaborato la sostanza ossea, rimangono imprigionati nella matrice
calcificata in lacune ossee e sono le cellule più numerose, incapaci di dividersi.
Il corpo degli osteociti è appiattito e presenta prolungamenti citoplasmatici alloggiati nei canalicoli ossei.
• OSTEOCLASTI
Appaiono accolti in fossette scavate sulla superficie della trabecola ossea (LACUNE di HOWSHIP).
La loro superficie presenta un orletto arruffato e come marcatore hanno la fosfatasi acida tartrato-
resistente.
Gli osteoclasti erodono e riassorbono l’osso tramite l’azione erosiva di ioni H+ sui sali minerali e la
secrezione di enzimi idrolitici di origine lisosomiale.

• SOSTANZA INTERCELLULARE (MATRICE TESSUTO OSSEO)


È composta da FIBRE PROTEICHE e MATRICE AMORFA.
Il COLLAGENE I rappresenta il 95% della componente organica dell’osso, formando l’impalcatura basilare
del tessuto.
Alle fibrille di collagene I si trovano associate piccole quantità di collagene V e collageni non fibrillari.
La componente minerale del tessuto osseo è principalmente costituita di sali di fosfato, calcio
(maggiormente)/carbonati di calcio, magnesio, sodio, potassio, fluoro e cloro.

• PERIOSTIO/ENDOSTIO
Il PERIOSTIO è una membrana di connettivo che aderisce tenacemente alle ossa grazie a grossi fasci di
fibre di collagene (FIBRE di SHARPEY).
È assente a livello di superfici articolari e nelle zone di inserzione di tendini/legamenti ed ha principalmente
ruolo strutturale.
Lo STRATO FIBROSO (esterno) è formato da connettivo denso fibroso, mentre lo STRATO CAMBIALE
(interno) è formato da connettivo lasso (vascolarizzato/innervato) contenente cellule osteoprogenitrici.
L’ENDOSTIO è una lamina cellulare che riveste le cavità dell’osso (midollari, canali vascolari...).

• ORGANIZZAZIONE LAMELLE
Nell’osso compatto, le lamelle di matrice mineralizzata si dispongono per la maggior parte
concentricamente a formare strutture cilindriche (OSTEONI); al centro, si trova un canale contenente vasi e
nervi (CANALE di HAVERS) che si anastomizza con altri canali trasversali (CANALI di VOLKMANN).
Il limite di ogni singolo osteone è formato da uno strato di matrice mineralizzata povera di fibre (LINEA
CEMENTANTE).

• ISTOGENESI OSSO (OSTEOGENESI)


Il tessuto osseo origina da 2 diversi processi:
1) OSSIFICAZIONE INTRAMEMBRANOSA (diretta): il tessuto si forma direttamente in seno al tessuto
connettivo primario per differenziamento di cellule mesenchimali in osteoblasti
2) OSSIFICAZIONE ENDOCONDRIALE (indiretta): si forma all’inizio un abbozzo dell’osso costituito da
tessuto cartilagineo, che poi viene sostituito parzialmente o totalmente da tessuto osseo.

• OSSIFICAZIONE INTERMEMBRANOSA
Ossificazione che riguarda le ossa piatte della volta cranica e gran parte delle ossa della faccia.
Per quanto riguarda il mesenchima, il processo di ossificazione ha origine nei CENTRI di OSSIFICAZIONE, in
cui il mesenchima si condensa, le cellule mesenchimali proliferano attivamente, la matrice si arricchisce di
fibronectina/collagene I/tenascina, e presenta una ricca rete di capillari: nascono OSSA DERMICHE.
Le cellule mesenchimali iniziano a differenziarsi in cellule osteoprogenitrici; da queste, originano i pre-
osteoblasti e da questi gli osteoblasti, che iniziano a sintetizzare matrice organica (OSTEOIDE), deposto in
piccole aree di tessuto mesenchimale (SPICOLE).

• ACCRESCIMENTO OSSA (LUNGHEZZA)


La zona di transizione tra diafisi e disco epifisario è la METAFISI, in cui la cartilagine è progressivamente
sostituita dall’osso.
Il DISCO EPIFISARIO (CARTILAGINE di CONIUGAZIONE) è un disco cartilagineo che, per tutto il periodo
dello sviluppo, continua ad allungarsi per accrescimento interstiziale dal lato rivolto verso l’epifisi.

• RIMODELLAMENTO OSSEO
Si realizza tramite cicli che prevedono il riassorbimento dell’osso per azione degli osteoclasti e la sua nuova
deposizione per azione degli osteoblasti: osteoblasti ed osteoclasti che realizzano un ciclo costituiscono una
UNITÀ MULTICELLULARE di RIMODELLAMENTO OSSEO (BMU).
L’intero scheletro si rimodella ogni 10 anni.
Il 1° tessuto osseo formato è di tipo immaturo non lamellare che viene sostituito da tessuto osseo maturo
spugnoso/compatto di tipo lamellare tramite il rimodellamento.

• ISTOFISIOLOGIA TESSUTO OSSEO


1) Ormone PARATIROIDEO (PTH - PARATORMONE): secreto dalle GHIANDOLE PARATIROIDI, è il
principale regolatore della concentrazione extracellulare di calcio.
2) CALCITONINA: esercita effetto contrario rispetto al PTH, inibendo il riassorbimento dell’osso.
3) VITAMINA A: riduce la proliferazione degli osteoblasti
4) VITAMINA C: agisce come enzima per la sintesi del collagene
5) VITAMINA D: mantenimento dei livelli di calcio nel sangue e del contenuto minerale osseo
6) GLUCORTICOIDI: un eccesso causa un arresto della crescita ossea, un riduzione dell’assorbimento
intestinale di calcio/fosfato e un aumento della loro escrezione renale
7) PROSTAGLANDINE (e INTERLEUCHINE): molecole lipidiche in grado di poter stimolare il riassorbimento
e accelerare la formazione di tessuto

TESSUTO ADIPOSO
• GENERALITÀ
Predominano ADIPOCITI e ha funzioni endocrine.
Funge da magazzino passivo dell’eccesso di calorie, accumulate sottoforma di trigliceridi.
Il tessuto è sede di produzione di ormoni e fattori di crescita (ADIPOCHINE) per cui è considerabile come
un organo (ORGANO ADIPOSO), costituito da tessuto adiposo BIANCO e BRUNO, composti da
ADIPOCITI BIANCHI e BRUNI.
Il tessuto adiposo sottocutaneo (IPODERMA) è distribuito sotto al derma della superficie corporea, dove
svolge un’azione isolante e di protezione meccanica.
Il tessuto adiposo addominale (viscerale) che presenta una maggiore attività metabolica è concentrato
all’interno della cavità addominale ed è distribuito tra organi interni e tronco, nei mesenteri e nello spazio
retroperitoneale ed è abbondante intorno ad i reni.
È immunologicamente dinamico e presenta una rilevante concentrazione di leucociti residenti; questa
popolazione include linfociti CD4 e CD8, cellule TREG, cellule iNKT (T NATURAL KILLER INVARIANTI),
mastociti, granulociti, eosinofili e un grande numero di macrofagi.

• FUNZIONI
1) RISERVA ENERGETICA
2) PROTEZIONE/SOSTEGNO MECCANICO
3) MODELLAMENTO FIGURA CORPOREA
4) ISOLAMENTO TERMICO
5) PRODUZIONE CALORE
6) METABOLISMO LIPIDI/GLUCOSIO
7) PRODUZIONE ORMONI ANDROGENI/ESTROGENI/ADIPOCHINE
8) REGOLAZIONE ORMONI STEROIDEI

• TESSUTO ADIPOSO BIANCO (UNILOCULARE)


È formato da cellule in grado di accumulare al loro interno cospicue quantità di acidi grassi.
I trigliceridi non vengono assorbiti direttamente: vengono prima idrolizzate da una LPL (lipoproteina lipasi
extracellulare) in acidi grassi, risintetizzati poi in trigliceridi a formare 1 goccia (organizzazione
UNILOCULARE), contenente trigliceridi e β-carotene (responsabile del colore giallastro).
Allo scopo di ridurre lo stress meccanico, la matrice extracellulare è ben sviluppata.
Il tessuto adiposo bianco è dotato di una vascolarizzazione ben organizzata ed è scarsamente innervato da
fibre nervose simpatiche.
I trigliceridi circolanti si trovano sottoforma di chilomicroni e particelle lipoproteiche a densità molto bassa
(VLDL), mentre l’assorbimento degli acidi grassi è aumentato dall’azione dell’insulina.
La lipasi sensibile agli ormoni (HSL) rappresenta l’enzima chiave che controlla il processo di idrolisi dei
trigliceridi, svolto dalla LPL: gli ormoni lipolitici che attivano la HSL sono le CATECOLAMINE.
Gli adipociti secernono più di 100 ‘’adipochine’’ che agiscono in maniera autocrina/paracrina/endocrina.
Il tessuto adiposo deriva prevalentemente dal mesoderma, mentre gli adipociti hanno origine da cellule
staminali mesenchimali multipotenti.

• TESSUTO ADIPOSO BRUNO (MULTILOCULARE)


Con la crescita, buona parte del tessuto adiposo bruno si trasforma in tessuto adiposo bianco.
Nell’adulto, può essere identificato nelle regioni intorno ai reni/ghiandole surrenali/grandi vasi, nonché nelle
regioni del collo/schiena/mediastino.
L’adipocita bruno presenta abbondante citoplasma ricco di lipidi che formano tante piccole gocce
(organizzazione MULTILOCULARE).
I mitocondri hanno grandi dimensioni e sono più numerosi del normale tessuto adiposo, mentre Golgi e REL
sono poco sviluppati.
Il tessuto adiposo bruno è il tessuto più vascolarizzato dell’organismo a causa della sua intensa attività
metabolica e della grande quantità di calore prodotta.
• TESSUTO ADIPOSO MIDOLLARE
È definito come un tipo differente di tessuto adiposo, diverso da bianco e bruno, che contribuisce al
metabolismo sistemico e a quello scheletrico.

SANGUE E LINFA
• GENERALITÀ SANGUE
È un tessuto connettivo specializzato, costituito da cellule, filamenti cellulari e una componente
extracellulare liquida (PLASMA).
ERITROCITI e LEUCOCITI (cellule del sangue) vengono prodotte ogni ora tramite l’EMOPOIESI.
Gli eritrociti maturi e le piastrine fanno parte del sangue circolante, mentre i leucociti sono in grado di
attraversare gli endoteli dei capillari.
Il coagulo sanguigno contiene eritrociti, leucociti, piastrine in una rete di fibrina e in un liquido citrino
(SIERO – simile al plasma, ma carente di fibrinogeno e fattori di coagulazione).

• PLASMA
È la componente liquida del sangue, costituendo il 54% del volume sanguigno totale.
È composto per il 90% da acqua e per il 10% da composti organici.
L’ALBUMINA è la proteina più abbondante, svolgendo un ruolo fondamentale nel mantenimento della
pressione oncotica del sangue.
Le α/β-globuline (es. fibrinogeno – prodotte nel fegato) partecipano al trasporto di ormoni, ioni metallici
ed emoglobina, mentre le γ-globuline sono gli anticorpi secreti dalle plasmacellule.

• ERITROCITI (GLOBULI ROSSI/EMAZIE)


Sono elementi specializzati per TRASPORTO di OSSIGENO e ANIDRIDE CARBONICA.
Sono costituiti da una membrana plasmatica e dal sottostante citoscheletro, ma non hanno nucleo;
contengono EMOGLOBINA ed enzimi glicolitici e sono dotati di notevole flessibilità.
Vengono rimossi tramite EMOCATERESI: la globina è degradata in amminoacidi e il gruppo EME si
trasforma in BILIRUBINA, pigmento biliare secreto dal fegato nel duodeno.

• RETICOLOCITI
Sono globuli rossi (1-2% del totale) che hanno completato il loro processo di maturazione nel midollo
osseo: fungono da indice della funzionalità del MIDOLLO ROSSO.

• MEMBRANA PLASMATICA ERITROCITARIA


Ha un triplo strato bilaminare lipidico.
Il plasmalemma ha proprietà osmotiche e permeabilità selettiva per alcuni ioni (Na e K).
In condizioni di elevata ipotonicità, avviene l’EMOLISI: il globulo rosso si rompe e l’emoglobina fuoriesce
lasciando una parte incolore (OMBRA).
La maggior parte dei carboidrati di membrana è contenuta nelle glicoproteine, mentre una piccola parte
nei glicolipidi; invece, i lipidi sono rappresentati da fosfolipidi e colesterolo.
Lo SCHELETRO di MEMBRANA è un reticolo presente sulla superficie interna del plasmalemma
responsabile di flessibilità/plasticità del globulo rosso ed è composto da SPECTRINA e ACTINA.

• GRUPPI SANGUIGNI
Sulla membrana dei globuli rossi, sono presenti più di 20 sistemi gruppo ematici, di cui i più importanti sono
A/B/0/Rh.
I geni del sistema AB0 codificano per gli enzimi che aggiungono specifici oligosaccaridi a diverse molecole
lipidiche/proteiche presenti sulla membrana plasmatica del globulo rosso: questi oligosaccaridi sono
responsabili delle specificità antigeniche A/B.
Il gene 0 codifica per una transferasi non funzionale e non vengono quindi attaccati specifici gruppi
glucidici.
Tutti gli individui producono anticorpi contro il gruppo antigenico mancante.
Il sistema gruppo ematico Rh è basato sulla presenza di 2 polipeptidi transmembrana Rh codificati da 2
geni omologhi presenti sul cromosoma I; questi polipeptidi sono molto simili tra loro e presentano 49 siti
antigenici: un individuo che esprime almeno 1 di questi siti è Rh POSTITIVO.

• EMOGLOBINA
È una proteina che circola nel sangue all’interno dei globuli rossi e va incontro ad una combinazione
reversibile con l’ossigeno; questa reazione interessa l’EME, una zona che contiene FERRO.
L’eme va a complessare ognuna dei 2 tipi di catene polipeptidiche (4 catene in tutto) che compongono
l’emoglobina, la qual può legare fino a 4 molecole di ossigeno.

• LEUCOCITI (GLOBULI BIANCHI)


Sono gli elementi incolori del sangue, provvisti di nucleo e citoplasma.
In un adulto, ci sono fino a 10000 leucociti per mm3.
Sono suddivisi in GRANULOCITI, MONOCITI, LINFOCITI.

• GRANULOCITI (LEUCOCITI POLIMORFONUCLEATI)


Il nucleo è diviso in più lobi, connessi tra loro da sottili filamenti di cromatina; in più, non si dividono
(diversamente da monociti e linfociti).
Si dividono in:
1) NEUTROFILI: cellule mobili con attività ANTIMICROBICA (in particolare batteri).
Giunti in enorme numero nell’area colpita, all’interno dei tessuti connettivi, esplicano la loro attività
antimicrobica mediante FAGOCITOSI, a cui consegue la distruzione dei patogeni e la formazione di pus.
L’OPSONIZZAZIONE è un processo mediante il quale alcune sostanze (OPSONINE), come anticorpi e
alcuni componenti del complemento, rivestono la superficie degli agenti patogeni.
2) EOSINOFILI: sono coinvolti nella difesa contro infezioni da parassiti elmintici.
Il Golgi è sviluppato e consente la formazione di granuli primari (azzurrofili) e dei grandi granuli secondari
(specifici); sono presenti le perossidasi eosinofile in grado di legare i microrganismi e facilitare la loro
fagocitosi.
3) BASOFILI: cellule mobili con un’intensa attività fagocitica.
La loro funzione principale è quella di produrre e liberare nel sangue e nel tessuto connettivo le sostanze
contenute nei loro granuli (es. eparina/istamina).
Istamina ha un’azione vasodilatatrice, aumentando la permeabilità dei capillari.
• LINFOCITI
Originano dalle cellule staminali emopoietiche presenti nel midollo osseo e rappresentano un’eterogenea
popolazione di cellule responsabili dell’immunità acquisita.
1) LINFOCITI T: originano nel midollo osseo e completano la loro maturazione nel TIMO.
Sono i principali effettori della risposta immunitaria mediata da cellule e producono citochine che avviano
l’immunità umorale.
I linfociti T riconoscono patogeni intracellulari, le cellule neoplastiche e le cellule eterologiche trapiantate.
Sono di tipo HELPER/REGOLATORI, che esprimono sulla loro membrana le molecole CD4, e CITOTOSSICI,
che invece esprimono CD8.
2) LINFOCITI B: sono inizialmente identificati nella Borsa di Fabrizio e da essi derivano le PLASMACELLULE
Importanti effettori dell’immunità acquisita e in particolare dell’immunità umorale (o mediata da anticorpi)
contro infezioni da agenti patogeni; nella loro membrana, esprimono le immunoglobuline M/D.
3) NATURAL KILLER: cellule capaci di distruggere cellule tumorali di origine emopoietica.

• MONOCITI
Originano dal midollo osseo e sono presenti sia nel sangue circolante sia all’interno dei tessuti dove
differenziano in macrofagi, cellule mobili che rappresentano i maggiori effettori dell’immunità naturale
contro i patogeni; presentano un’intensa attività fagocitica.
La funzione principale è la fagocitosi; macrofagi e monociti formano il SISTEMA MONOCITO-
MACROFAGICO.

• PIASTRINE (TROMBOCITI)
Sono piccoli frammenti citoplasmatici che hanno un ruolo fondamentale nel processo di COAGULAZIONE.
Si formano nel midollo osseo dalla frammentazione del citoplasma dei megacariociti.
Presentano una forma biconvessa e sono prive di nucleo; inoltre, la membrana plasmatica è rivestita dal
glicocalice e presenta numerose invaginazioni nel citoplasma che costituiscono un sistema canalicolare che
permettono l’assorbimento dei fattori della coagulazione.
Lo IALOMERO (zona periferica) presenta fasci concentrici di MICROTUBULI, i quali hanno la funzione di
mantenere la forma; tra i microtubuli, sono distribuiti i MICROFILAMENTI di actina e miosina e di
trombostenina.
Esiste un sistema tubulare denso, la cui funzione è quella di accumulare e rilasciare ioni Ca2+, indispensabili
per le funzioni piastriniche.
Il GRANULOMERO (zona centrale) contiene i mitocondri, il RER, il Golgi e 3 tipi diversi di granuli (α, γ, δ).
Le piastrine formano il 1° tappo emostatico; la liberazione delle sostanze in esse contenute crea la
condizione necessaria per l’attivazione della cascata coagulativa.

• LINFA
Il sistema vascolare linfatico è un sistema di drenaggio dei tessuti che inizia a livello dei capillari linfatici e
confluisce nei 2 dotti linfatici, che riversano la linfa nel sistema venoso.
La linfa conduce le cellule immunitarie ai linfonodi, rimuove il fluido in eccesso e trasporta i chilomicroni
(particelle di materiali lipidici provenienti dal lume intestinale).
Gli elementi cellulari sono rappresentati esclusivamente dai linfociti (principalmente linfociti T).
TESSUTO LINFOIDE – SISTEMA
IMMUNITARIO
• TESSUTO LINFOIDE
È un tessuto connettivo specializzato particolarmente ricco di linfociti, che entra nella costituzione degli
organi linfoidi, che fanno parte del sistema linfatico che comprende anche LINFA e CAPILLARI/VASI/DOTTI
LINFATICI.
I LINFOCITI sono prodotti negli ORGANI LINFOIDI PRIMARI (centrali) e, attraverso sangue/linfa, migrano
agli ORGANI LINFOIDI SECONDARI (periferici).

• MIDOLLO OSSEO
È caratterizzato da una complessa rete vascolare e da un’impalcatura stromale di fibre reticolari che
accoglie una grande varietà di elementi cellulari: cellule staminali emopoietiche, progenitori
mieloidi/linfoidi, fibroblasti, cellule adipose, microfagi, cellule endoteliali.
Contiene 1 compartimento vascolare, 1 di sostegno e 1 emopoietico.

• TIMO
È un organo linfoide primario a struttura linfoepiteliale, deputato alla maturazione dei linfociti T.
Viene popolato da cellule staminali CD34+ che, a seguito dell’interazione con cellule stromali timiche, si
differenziano in TIMOCITI, che a loro volta diventano LINFOCITI T MATURI.
L’organo è diviso in lobuli, ciascuno costituito da una zona CORTICALE (periferica – intensamente colorata)
e una zona MIDOLLARE (centrale – chiara); in quest’ultima zona, sono contenuti timociti maturi, cellule
epiteliali, macrofagi, cellule dendritiche e corpuscoli di Hassal (costituiti da cellule epiteliali dall’aspetto
pavimentoso che formano strutture concentriche e cellule epiteliali midollari in degenerazione).

• LINFONODI
Sono formazioni costituite da ammassi di linfociti, plasmacellule, macrofagi e cellule dendritiche.
Costituiscono un dispositivo di filtrazione che impedisce la diffusione sistemica di infezioni e di agenti
infettivi.
I follicoli linfatici sono:
1) PRIMARI, se presentano una colorazione omogenea e sono popolati da linfociti B maturi vergini
2) SECONDARI, se presentano una zona centrale più chiara (CENTRO GERMINATIVO) e una zona
periferica più scura (MANTELLO)

• MILZA
È un organo linfoide secondario ed emocateretico (depura il sangue dalle cellule invecchiate), anche se non
è indispensabile (le sue funzioni vengono svolte anche in altre sedi).
È riccamente vascolarizzata dalle circolazioni sistemica e portale; è formata da zone di confine
(MARGINALI) e 2 componenti principali:
1) POLPA ROSSA: contiene i SENI SPLENICI (venosi) e i CORDONI SPLENICI (di Billroth); attraverso questi
ultimi, il sangue è esposto ai macrofagi prima di tornare in circolo (CIRCOLAZIONE APERTA)
2) POLPA BIANCA: sono delle aree grigie puntiformi/allungate che si trovano sulla polpa rossa; è costituita
da linfociti che si dispongono intorno ai rami dell’arteria splenica.
Sono presenti degli accumuli ovoidali di linfociti B (NODULI LINFATICI/SPLENICI o CORPUSCOLI DI
MALPIGHI).

• TESSUTO LINFOIDE DIFFUSO (ASSOCIATO ALLE MUCOSE)


Si trova a livello della pelle e delle mucose bronchiali/intestinale per sorvegliare le possibili vie di accesso
degli agenti estranei.
Esempi sono l’ANELLO LINFATICO di WALDEYER (con le tonsille palatine, linguali, faringee), l’APPENDICE
VERMIFORME e le PLACCHE di PEYER nel tubo digerente.

• IMMUNITÀ INNATA (NATURALE)


È una risposta immediata e comprende 3 tipi di barriere:
1) BARRIERE FISICHE: create dalle superfici epiteliali; sono giunzioni occludenti, strati epidermici spessi e
specializzazioni di alcuni epiteli (es. ciglia vibratili)
2) BARRIERE FISIOLOGICHE: sono mediate da fattori solubili (es. lisozima, complemento e fattori
infiammatori, pH acido)
3) BARRIERE CELLULARI: prevedono l’intervento di diversi tipi cellulari (es. granulociti, mastociti,
macrofagi, cellule dendritiche, linfociti NK).

• RICONOSCIMENTO PATTERN MOLECOLARI ASSOCIATI A PATOGENI


Le cellule dell’immunità innata possono riconoscere dei pattern molecolari associati ai patogeni (PAMP)
che, svolgendo ruoli essenziali, non possono essere modificati nel tentativo di evadere la risposta
immunitaria: per riconoscerli, vengono usati i recettori PRR.

• SISTEMA DEL COMPLEMENTO


Svolge un’azione complementare a quella degli anticorpi.
È sensibile alla temperatura ed è costituito da più di 30 proteine.
Il sistema procede a cascata portando all’opsonizzazione (agevolazione da parte delle opsonine della
fagocitosi) del patogeno, che subisce una lisi e vengono prodotti vari mediatori che favoriscono la
DIAPEDESI (passaggio di cellule attraverso la parete dei capillari senza rottura) e la CHEROTASSI
(reclutamento di cellule immunitarie verso l’area di infezione).

• LINFOCITI NATURAL KILLER (NK)


Rappresentano i principali protagonisti dell’immunità innata.
Possono riconoscere bersagli tumorali o cellule infettate da virus e quindi rilasciare il contenuto dei lisosomi
secretori (perforine e granzimi).
Hanno una funzione immunomodulatoria legata alla capacità di secernere citochine pro-infiammatorie e
chemochine.

• CELLULE DENDRITICHE
Hanno un ruolo importante nelle risposte immunitarie adattive precoci e tardive (presentano gli antigeni più
efficienti).
• INTERAZIONE NK-MACROFAGI
I 2 principali tipi di programma di attivazione dei macrofagi sono:
1) ATTIVAZIONE INFIAMMATORIA CLASSICA (M1), indotta da molecole batteriche e citochine
infiammatorie
2) ATTIVAZIONE ALTERNATIVA (M2), indotta da citochine anti-infiammatorie.

• IMMUNITÀ ACQUISITA (ADATTIVA)


Ha una duplice natura:
1) IMMUNITÀ UMORALE: i linfociti B riconoscono gli antigeni e attuano la risposta effettrice finale, cioè
produzione/secrezione di anticorpi/immunoglobuline nei liquidi biologici (processo per gli anticorpi
attivato dalle PLASMACELLULE).
2) IMMUNITÀ CELLULO-MEDIATA: i linfociti T riconoscono gli antigeni solo se questi sono presentati in
associazione a glicoproteine di membrana specializzate (MOLECOLE del COMPLESSO MAGGIORE di
ISTOCOMPATIBILITÀ).
In seguito al riconoscimento del complesso MHC-ANTIGENE, i linfociti T attivati attivano la risposta
effettrice che consiste nella distruzione della cellula bersaglio mediante la liberazione di sostanze
citotossiche o nell’invio di segnali ad altre cellule del sistema immunitario (come nel caso dei linfociti T
helper).

• IMMUNOGLOBULINE (Ig)
Sono glicoproteine formate da 4 catene polipeptidiche (2 leggere e 2 pesanti).
I 4 polipeptidi sono assemblati in una struttura simmetrica a forma di Y e sono legati in modo covalente da
ponti disolfuro.
I bracci terminali della Y sono FAB, mentre la coda è FC.
Il frammento FAB è diverso in ogni specifica Ig e rappresenta la sede che lega specificamente un antigene
(SITO ANTICORPALE).
Gli amminoacidi delle regioni variabili e ipervariabili delle catene pesanti e leggere interagiscono
formando il sito di legame con l'antigene (EPITOPO – DETERMINANTE ANTIGENICO).
La singola molecola di antigene può contenere diversi epitopi riconosciuti da anticorpi differenti.
Il tipo di catena pesante determina la classe (ISOTOPO dell’Ig); ne esistono 5: IgM, IgG, IgD, IgA e IgE.

• LINFOCITI T
Sono i principali attori dell’immunità cellulo-mediata e riescono a riconoscere un antigene solo se esso
viene presentato sulla superficie di una cellula da proteine del complesso maggiore di istocompatibilità.
Il recettore dei linfociti T (TCR) è una molecola di membrana presente su tutti i linfociti T che ha la capacità
di legarsi in maniera specifica ad un antigene.
TESSUTI MUSCOLARI
• GENERALITÀ
I tessuti muscolari costituiscono il parenchima dei diversi tipi muscolari (striato cardiaco/scheletrico, liscio).
Caratteristica è la CAPACITÀ CONTRATTILE determinata dalla presenza di strutture specializzate
(MIOFILAMENTI).
1) STRIATO SCHELETRICO: forma i muscoli inseriti sullo scheletro ed è costruito da grossi sincizi
polinucleati; forma lingua, laringe, sfinteri (muscolatura viscerale)…
2) STRIATO CARDIACO: è costituito da fibre striate non sinciziali.
3) LISCIO: si trova nella parete dei visceri e dei vasi; è costituito da elementi mononucleati privi di
striatura trasversale.

• TESSUTO MUSCOLARE STRIATO SCHELETRICO


È costituito da cellule multinucleate.
Il muscolo è avvolto da una guaina connettivale densa (EPIMISIO), da cui emanano setti connettivali che
avvolgono i fasci di fibre muscolari formando il PERIMISIO, il quale si ramifica a sua volta in setti di
connettivo reticolare che avvolgono ciascuna fibra costituendo l’ENDOMISIO, che contribuisce (assieme
alla matrice amorfa glicoproteica) alla membrana basale che avvolge la fibra.
La fibra scheletrica è un sincizio polinucleato (unione di 2 o + cellule in una sola multinucleata) che si
forma durante lo sviluppo embrionale, in seguito alla fusione di molte cellule muscolari mononucleate
(MIOBLASTI).
Le cellule SATELLITI, elementi staminali del tessuto muscolare scheletrico, rappresentano il compartimento
staminale classico del muscolo scheletrico e partecipano attivamente alla rigenerazione muscolare.
Il carattere più distintivo è la presenza di una marcata STRIATURA TRASVERSALE.
È presente anche una striatura longitudinale dovuta alla presenza di MIOFIBRILLE, una successione di più
sarcomeri, che possono aggregarsi in CAMPI di CONHEIM (una sorta di fissazione)
Presenta il SARCOLEMMA (membrana plasmatica) e il SARCOPLASMA (citoplasma), il quale occupa gli
spazi tra le miofibrille.
Nel sarcoplasma, si trovano Golgi, mitocondri, RETICOLO SARCOPLASMATICO e la MIOGLOBINA
(proteina coniugata con il ferro, che contribuisce al colore rosso del muscolo).

• ETEROGENEITÀ FIBRE MUSCOLARI SCHELETRICHE


Le fibre muscolari possono distinguersi in fibre ROSSE/BIANCHE, a seconda della quantità di mioglobina
contenuta: le fibre ROSSE si contraggono più lentamente rispetto alle BIANCHE.
In generale, si distinguono:
1) FIBRE ROSSE (TIPO I)
2) FIBRE INTEMEDIE (TIPO IIa)
3) FIBRE BIANCHE (TIPO IIb)
Le fibre rosse sono caratterizzate da metabolismo ossidativo, aerobico e da numerosi mitocondri.
Le fibre bianche sono caratterizzate da metabolismo glicolitico, anaerobico e da mitocondri
subsarcolemmali scarsi.
Il motoneurone controlla il tipo di fibra sia attraverso la tipologia dell’impulso, sia mediante la secrezione di
fattori trofici (neureguline).
• ORGANIZZAZIONE MIOFIBRILLE
Le miofibrille presentano una successione regolare di BANDE.
Ciascuna BANDA A presenta una zona centrale (BANDA H), che appare attraversata nel mezzo da una
LINEA M (più scura).
Una linea scura trasversale (LINEA Z) divide a metà la BANDA I; ciascun segmento di miofibrilla compreso
tra 2 linee Z successive è un SARCOMERO.
I MIOFILAMENTI sono di 2 tipi: SPESSI (MIOSINA) e SOTTILI (ACTINA).

• RETICOLO SARCOPLASMATICO
Una caratteristica specializzazione del REL è presente nella muscolatura striata: insieme al SISTEMA T,
costituito dai TUBULI T (trasversali), forma un complesso di cisterne e tubuli che mette in rapporto
miofibrille e superficie cellulare e regola la trasmissione dell’impulso nervoso.
Il reticolo sarcoplasmatico è formato da un sistema continuo di canalicoli o cisterne, delimitati da
membrana (SARCOTUBULI).

• GIUNZIONE NEUROMUSCOLARE (PLACCA MOTRICE)


Le fibre nervose dei motoneuroni, originate dal midollo spinale, si ramificano in perimisio ed endomisio, per
terminare (a ridosso del sarcolemma) in sinapsi (GIUNZIONI NEUROMUSCOLARI).
Le estremità delle fibre nervose perdono la guaina mielinica, pur rimanendo rivestite dalla cellula di
Schwann terminale (CELLULE di TELOGLIA).
L’unità motoria comprende l’insieme delle fibre innervate dalle ramificazioni dello stesso motoneurone.

• TRASMISSIONE IMPULSO NERVOSO


1) LIBERAZIONE ACETILCOLINA (contenuta nelle vescicole del bottone presinaptico) mediante
microesocitosi dal terminale assonico nello spazio intersinaptico.
2) LEGAME NEUROTRASMETTITORE (ACETILCOLINA) agli specifici recettori nicotinici sulla membrana
postsinaptica.
3) ATTIVAZIONE CANALI VOLTAGGIO-DIPENDENTI per il Na+ che causano il propagarsi della
depolarizzazione a tutto il sarcolemma.
4) ATTIVAZIONE RECETTORI e LIBERAZIONE Ca++.
5) LEGAME IONI Ca++ alla TROPONINA-C, con conseguente formazione del ponte tra actina e miosina.
6) RITORNO CONCENTRAZIONE SARCOPLASMATICA del Ca++ ai LIVELLI di RIPOSO.

• FUSO NEUROMUSCOLARE
Rappresenta un tipo specializzato di recettore meccanico e svolge un ruolo fondamentale nel controllo del
MOVIMENTO VOLONTARIO.
2 tipi generali di fibre intrafusali sono incluse nei fusi:
1) FIBRE A SACCO NUCLEARE (nuclei concentrati nella parte centrale)
2) FIBRE A CATENA NUCLEARE (nuclei disposti come una catena).
Ogni fuso contiene da 10 a 15 fibre muscolari specializzate (FIBRE INTRAFUSALI).

• ORGANIZZAZIONE ISTOLOGICA MUSCOLO CARDIACO


Le cellule che costituiscono la muscolatura cardiaca (MIOCARDIO) presentano filamenti spessi e sottili
simili a quelli del tessuto muscolare scheletrico.
Caratteristica delle fibre miocardiche è il fatto di essere elementi cellulari distinti (mono/binucleati)
congiunti tra loro per mezzo di particolari strutture di connessione (DISCHI INTERCALARI).
Le fibre muscolari cardiache sono i CARDIOMIOCITI, i cui filamenti intermedi sono costituiti da DESMINA.
Il nucleo occupa sempre zone centrali nel tessuto muscolare cardiaco.

• RETICOLO SARCOPLASMATICO e TUBULI T (MIOCARDIO)


Il reticolo sarcoplasmatico è meno sviluppato ed elaborato di quello delle fibre scheletriche.
Non si osservano le cisterne trasversali e, al posto delle cisterne terminali continue, ci sono piccole
espansioni terminali dei tubuli che aderiscono strettamente alle membrane dei tubuli T: si costituiscono così
le DIADI (tubulo T + una cisterna trasversale circoscritta).

• DISCHI INTERCALARI
Sono zone di contatto e adesione tra le estremità di fibre muscolari cardiache contigue.
Nei tratti trasversali, si possono distinguere desmosomi e giunzioni aderenti, mentre nei tratti longitudinali
sono presenti giunzioni GAP.

• TESSUTO MUSCOLARE LISCIO


È costituito da cellule mononucleate, lunghe e fusiformi.
Le fibre muscolari lisce sono disposte in fasci, sono separate le une dalle altre da una LAMINA BASALE
(guaina reticolare) e sono collegate tra loro da GIUNZIONI GAP.
Il tessuto muscolare liscio costituisce la tonaca muscolare degli organi cavi dell’organismo ed è presente
nella tonaca media di gran parte del sistema vascolare.
È inoltre presente nei dotti escretori di molte ghiandole esocrine che presentano anche cellule mioepiteliali,
le quali sono in grado di consentire l’espulsione del secreto egli adenomeri verso i dotti.
Ci sono:
1) CELLULE MIOIDI, la cui contrazione facilita l’avanzamento degli spermatozoi
2) MIOFIBROBLASTI, che determinano la contrazione della ferita per favorire la cicatrizzazione
3) PERICITI, che si trovano intorno ai capillari e sono in grado di dare origine a cellule muscolari
lisce/fibroblasti/cellule reticolari.

TESSUTO NERVOSO
• GENERALITÀ
Il tessuto nervoso è la componente principale (PARENCHIMA) degli organi del SN (ENCEFALO, MIDOLLO
SPINALE, GANGLI, NERVI e alcuni ORGANI di SENSO), il quale svolge 3 funzioni fondamentali:
1) SENSORIALE
2) DI INTEGRAZIONE
3) MOTORIA
È formato da NEURONI e CELLULE della NEUROGLIA.
La trasmissione ad altre cellule avviene attraverso contatti specializzati (SINAPSI).
Le cellule della neuroglia svolgono funzioni trofiche e di controllo dell’attività neuronale.
Il SN si divide in CEREBROSPINALE e VEGETATIVO.
• SISTEMA NERVOSO CEREBRO-SPINALE
È costituito da SNC (centrale) e SNP (periferico).
Il SNC (NEVRASSE) è costituito da ENCEFALO e MIDOLLO SPINALE, mentre il SNP è formato da NERVI
CRANICI/SPINALI, GANGLI SENSITIVI e ORGANI di SENSO.
Encefalo e midollo spinale sono rivestiti da 3 MENINGI (DURA MADRE, ARACNOIDE, PIA MADRE), ovvero
3 lamine di tessuto connettivo; tra le ultime 2 fluisce il LIQUIDO CEFALORACHIDIANO.
Il tessuto nervoso è isolato dalla BARRIERA EMATOENCEFALICA da sangue e liquido cefalorachidiano.
I nervi sono composti di fasci di fibre nervose.
I gangli cerebrospinali si trovano al di fuori di encefalo e midollo spinale e sono formati dai corpi cellulari
dei neuroni e dalle cellule della neuroglia.
In encefalo e midollo spinale, si distinguono:
1) MATERIA GRIGIA: contiene i corpi dei neuroni, i loro prolungamenti dendritici, gli assoni brevi ed il
tratto iniziale degli assoni lunghi (il groviglio dei prolungamenti neuronali è il NEUROPILO).
2) MATERIA BIANCA: formata dai prolungamenti dei neuroni che fuoriescono dalla materia grigia
(ASSONI) e dai loro rivestimenti; il bianco è dato dalla guaina che riveste i prolungamenti (MIELINA).

• SISTEMA NERVOSO AUTONOMO (SNA)


È costituito da 3 componenti:
1) SISTEMA ORTOSIMPATICO (SIMPATICO PROPRIAMENTE DETTO): formato da gruppi di neuroni
localizzati nel midollo spinale, a livello della regione toracica/lombare, da cui originano fibre nervose
(pregangliari) che penetrano in una catena di gangli viscerali situata su entrambi i lati della colonna
vertebrale.
2) SISTEMA PARASIMPATICO: è formato da neuroni siti nella regione del tronco encefalico e sacrale del
midollo spinale, le cui fibre arrivano a gangli che si trovano a livello degli organi bersaglio.
3) SISTEMA METASIMPATICO (ENTERICO): è formato da neuroni sensitivi e motori localizzati nella parete
degli organi del sistema gastrointestinale e che formano reti e plessi collegati con il SN cerebro-
spinale/vegetativo.
Controlla funzioni indipendenti dalla coscienza, principalmente a carico della muscolatura liscia dei visceri,
della muscolatura cardiaca e la secrezione di ghiandole endocrine/esocrine.
Le fibre dei primi 2 sistemi sono EFFERENTI (motorie) in quanto portano impulsi dai centri alla periferia; il
SNA comprende anche fibre AFFERENTI (sensitive), con funzione opposta.

• NEURONE
È l’unità funzionale del sistema nervoso; è in grado di recepire cambiamenti interni/esterni al corpo e
stimolare altri neuroni/cellule effettrici.
Si distingue un corpo cellulare (PIRENOFORO/SOMA) dal quale si estendono dei prolungamenti (NEURITI),
quali si dividono in DENDRITI, che ricevono informazioni assieme al soma, e ASSONE, che le trasmette, il
quale origina da una protrusione conica del pericario (CONO di EMERGENZA).
Nelle donne, è rilevabile la cromatina sessuale come un corpo denso alla periferia del nucleo (CORPO di
BARR).
Nel citoplasma (PERICARIO) sono presenti tutti gli organelli, mentre il NEUROLEMMA è la superficie
interna della membrana cellulare.
• DENDRITI
Servono ad aumentare la superficie disponibile per i contatti sinaptici.
La superficie dei dendriti è ricoperta da piccole protrusioni (SPINE DENDRITICHE), sedi di contatti sinaptici
eccitatori.

• ASSONE
Il segmento iniziale assonico presenta un’area specializzata contenenti canali voltaggio-dipendenti per il
Na+, dove si innesca il potenziale d’azione.
In prossimità delle terminazioni, l’assone perde il rivestimento gliale e si allarga a formare un rigonfiamento
(BOTTONE TERMINALE); in questa sede, l’assone stabilisce il contatto con un altro neurone/una cellula
effettrice formando la SINAPSI.
Nei bottoni terminali, sono presenti molte VESCICOLE SINAPTICHE, contenenti molecole di varia natura
(NEUROTRASMETTITORI).
Il citoplasma (ASSOPLASMA) è privo di ribosomi.

• TRASPORTO ASSONICO/DENDRITICO
C’è un continuo flusso dal corpo cellulare all’assone (TRASPORTO ASSONICO) di enzimi solubili, subunità
del citoscheletro, componenti di membrana, mitocondri e vescicole.

• TRASPORTO NEURONALE
Le CHINESINE sono una famiglia di proteine motrici e trasportano materiale indistintamente in
dendriti/assone.
I meccanismi che determinano il riconoscimento di uno specifico carico e la sua destinazione vedono il
coinvolgimento di numerose proteine accessorie (PROTEINE ADATTATRICI).

• CLASSIFICAZIONE NEURONI
1) NEURONI MULTIPOLARI: costituiscono il tipo più numeroso e sono caratterizzati dalla presenza di 2 o
+ dendriti e 1 assone.
Ne esistono 2 categorie: TIPO I di GOLGI (assone lungo) e TIPO II (assone breve).
2) NEURONI BIPOLARI: possiedono 1 dendrite e 1 assone che originano ai poli opposti del soma.
3) NEURONI UNIPOLARI: hanno 1 assone, ma non dendriti.
4) NEURONI PSEUDOUNIPOLARI: si sviluppano inizialmente nell’embrione come bipolari; nel corso dello
sviluppo, i 2 prolungamenti si avvicinano e si fondono tra loro per formare un solo processo che, a breve
distanza dal soma, si divide in 2 rami diretti in direzioni opposte.
5) NEURONI ASSONICI: sono piccoli e provvisti di molti dendriti, ma non di assoni.

• SINAPSI ELETTRICHE
Costituite da una GIUNZIONE GAP che si forma tra 2 neuroni ed è responsabile dell’accoppiamento
elettrico e biochimico tra cellule.

• SINAPSI CHIMICHE
Sono le sinapsi più rappresentate nel SN; sono stabilite tra le terminazioni di un assone e i dendriti (SINAPSI
ASSO-DENDRITICA) o il corpo cellulare di altri neuroni (SINAPSI ASSO-SOMATICA); più raramente, tra 2
assoni (SINAPSI ASSO-ASSONICA) o tra 2 dendriti (SINAPSI DENDRO-DENDRITICA).
I neuroni che entrano in contatto sinaptico sono NEURONE PRESINAPTICO/POSTSINAPTICO.

• VESCICOLE SINAPTICHE/NEUROTRASMETTITORI
Tra i principali neurotrasmettitori troviamo: ACETILCOLINA, AMINE BIOLOGICHE, AMMINOACIDI, PURINE.
Un particolare neurotrasmettitore è l’OSSIDO NITRICO, mentre sono neurotrasmettitori anche gli
ENDOCANNABINOIDI.
I neurotrasmettitori proteici sono NEUROPEPTIDI.

• FUNZIONAMENTO DI UN NEURONE
La membrana plasmatica di un neurone è polarizzata (sede di una differenza di potenziale tra le 2
superfici) con il lato interno (citoplasmatico) negativo rispetto all’esterno.
Questa differenza di potenziale è di -70 mV (POTENZIALE DI RIPOSO); l’inversione di potenziale
(POTENZIALE D’AZIONE) raggiunge i +40 mV.
I neuroni, rispetto alle altre cellule, possiedono CANALI IONICI VOLTAGGIO/CHEMIO-DIPENDENTI.

• NEUROGLIA (GLIA)
Sono cellule non neuronali; nel SNC, neuroni e cellule gliali formano il NEUROPILO.
La neuroglia del SNC comprende la MACROGLIA (astrociti, oligodendrociti, cellule ependimali…) e la
MICROGLIA (sottoclassi e varianti).
La neuroglia ha 2 principali tipi di cellula: CELLULE SATELLITI/DI SCHWANN.
Il compito della neuroglia è costruire un mastice che colma gli spazi tra neuroni.

• ASTROCITI
Sono cellule di forma stellata che derivano da cellule gliali radiali.
Sovrintendono all’organizzazione del tessuto nervoso, regolano l’omeostasi di acqua/ioni, partecipano al
metabolismo dei neurotrasmettitori, riforniscono i neuroni e governano l’attività della barriera
ematoencefalica.

• OLIGODENDROCITI
Derivano da cellule gliali radiali del neuroepitelio.
File ordinate di oligodendrociti interfascicolari formano segmenti di MIELINA, le cui estremità sono i
PARANODI, che delimitano un tratto di assone spoglio (NODO DI RANVIER).

• GUAINA MIELINICA
Nelle fibre amieliniche, la depolarizzazione della membrana dell’assone procede da un punto all’altro in
maniera continua e sequenziale; nelle fibre mieliniche, l’assolemma è eccitabile sono nei nodi di Ranvier:
questo comporta un notevole aumento della velocità di conduzione, dato che la trasmissione avviene in
maniera discontinua (CONDUZIONE SALTATORIA)

• RIVESTIMENTI CONNETTIVALI ENCEFALO


Encefalo e midollo spinale sono rivestiti da un involucro connettivale (MENINGI).
Le meningi sono formate da:
1) PIA MADRE, che forma intrecci simili a villi (PLESSI CORIOIDEI) che producono il liquido cerebrospinale.
L’insieme di pia madre e foglietto viscerale è l’ECTOMENINGE.
2) ARACNOIDE
3) DURA MADRE
Il ruolo principale delle meningi è la protezione meccanica del SNC.

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