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La professoressa inizia facendo riferimento a quanto detto nella lezione precedente in merito alla
struttura delle proteine della membrana e al meccanismo della FRAP utile a studiare i movimenti di
diffusione laterale delle proteine di membrana. Spiega come spesso sia importante mantenere una
bassa motilità delle proteine della membrana per assicurare il loro pieno funzionamento.
(Soprattutto in cellule specializzate: epiteli).
Un altro esempio di dominio di membrana specifico in cui sono necessarie proteine diverse in zone
diverse si può trovare in una cellula altamente specializzata come lo spermatozoo, in cui sono
richieste caratteristiche differenti nella membrana della coda e in quella della testa.
Ulteriore esempio di interazione tra proteine di membrana ed altre proteine: nei globuli rossi sono
presenti proteine di membrana limitate nei movimenti poiché ancorate al citoscheletro (rete di
filamenti citosolica), principalmente costituito da spettrina (nel caso del globulo rosso). Subito
sotto la membrana plasmatica del globulo rosso è presente questo reticolo (citoscheletro
corticale) di spettrina, legate le une alle altre, che ancora le proteine dando forma e dunque
funzionalità al globulo.
Esistono patologie legate a mutazioni a carico della spettrina: se questa non funziona
correttamente, non si forma il citoscheletro, viene modificata la struttura e la forma del globulo
rosso che riduce o perde la sua funzionalità. Inoltre i globuli rossi possono rompersi facilmente in
seguito ad uno stress.
Il doppio strato fosfolipidico ha un cuore estremamente idrofobico, quindi non tutte le molecole
riescono ad attraversarlo con facilità.
Le uniche molecole che attraversano con facilità il
doppio strato sono le molecole più piccole e
apolari (O2, CO2); ma aumentando polarità, carica e
dimensioni l’affinità diminuisce e il trasporto diventa
sempre più sfavorito.
In quest’immagine vediamo le molecole alle quali la
membrana è più permeabile (piccole e polari),
mentre troviamo altre molecole sempre piccole, ma
polari (H2O, glicerolo). Essendo polari, sono
incompatibili col cuore idrofobico del doppio strato e
lo attraversano con difficoltà.
Molecole più grandi o con carica netta non
riusciranno spontaneamente ad attraversare il
doppio strato.
Esistono dunque diversi metodi di trasporto di biomolecole più polari ed ingombranti,
principalmente distinti in passivo e attivo.
Il trasporto attivo prevede il dispendio energetico perché si trasportano soluti contro gradiente di
concentrazione. Vedremo situazioni in cui la cellula deve trasportare soluti contro gradiente, come
nel caso del glucosio: la cellula deve importare glucosio nonostante questo sia già presente al suo
interno.
Il trasporto passivo
Il trasporto passivo non prevede il dispendio di energia e avviene secondo gradiente di
concentrazione (da dove il soluto è più concentrato a dove è meno concentrato).
La diffusione può essere semplice se avviene tramite la sola membrana cellulare (O2, CO2…),
oppure facilitata se si serve di proteine transmembrana che permettono il passaggio dei soluti.
Spesso la diffusione semplice non è sufficiente per rispondere ai bisogni della cellula che si serve
di alcuni trasportatori per aumentare l’efficienza di trasporto di uno specifico soluto.
Ad esempio, per alcuni soluti come l’acqua il meccanismo di diffusione semplice risulta essere
troppo lento,
Vengono utilizzate delle proteine che favoriscono il passaggio dell'acqua all’interno della cellula: le
acquaporine, veri e propri pori sulla membrana. Si parla quindi di diffusione facilitata.
Un modo della cellula per ovviare all’assenza di trasportatori, è quello dell’osmosi, trattato in un
paragrafo a seguito.
Domanda: l’acqua essendo polare come fa a diffondere attraverso il doppio strato fosfolipidico?
Risposta: nonostante sia polare, l’acqua è una molecola sufficientemente piccola e priva di carica
netta, dunque riesce comunque ad attraversare la membrana, anche se è meno permeabile
rispetto ad altre molecole apolari.
La velocità con cui una particella diffonde nella membrana dipende dalle proprietà chimico-fisiche
della molecola, ovvero: aumentando dimensione, carica e polarità si verifica una diminuzione della
velocità di diffusione; invece, all’aumentare di gradiente di concentrazione e temperatura
(l’aumento di quest’ultima incrementa i moti casuali delle particelle) la velocità aumenta.
La professoressa specifica che è importante tenere a mente che sia l’ambiente extracellulare che
quello intercellulare sono ambienti complessi, siccome ricchi di soluti differenti che si muovono
contemporaneamente, secondo tanti gradienti, in entrambe le direzioni.
Le proteine di trasporto appartengono alla classe delle proteine che attraversano integralmente la
membrana plasmatica più volte (proteine multipasso), tramite porzioni principalmente ad alfa-elica.
Nella cellula esistono diversi tipi di trasportatori per diversi soluti, ciascuno con una propria velocità
di trasporto.
Quando tutti i siti di legame per i soluti sono occupati, il trasportatore è saturo e raggiunge la
velocità massima Vmax.
Vediamo nell’immagine in seguito un riassunto dei meccanismi visti finora. Oltre alla diffusione
semplice, vediamo le proteine che rientrano nella classe di trasportatori che effettuano la diffusione
facilitata, in cui grazie all’intervento di un trasportatore si aumenta la velocità di diffusione. In tutti e
tre i casi, il trasporto avviene secondo gradiente di concentrazione, quindi si tratta di trasporto
passivo.
Il gradiente elettrochimico
Dicendo che i soluti si muovono sempre secondo gradiente, abbiamo fatto una grande
semplificazione, perché molti di essi hanno una carica netta; quindi per un dato soluto dotato di
carica, tra i due lati della membrana non c’è solo un gradiente di concentrazione, ma anche un
gradiente di carica, o di potenziale elettrico.
La direzione di diffusione quindi è determinata, oltre che dal gradiente di concentrazione, anche
dal gradiente di carica.
Questa differenza di carica tra i due lati della membrana costituisce il potenziale di membrana,
ossia l’energia usata dalla cellula per effettuare lavori.
Ricapitolando, se abbiamo un soluto con carica netta, la sua direzione di movimento sarà
determinata dal gradiente di concentrazione e dal gradiente di carica; questi si combinano
formando il gradiente elettrochimico. Vedremo come il gradiente elettrico possa sia sinergizzare
che opporsi al gradiente di concentrazione.
Vediamo un caso specifico: un soluto con carica netta che si muove da un lato all’altro del doppio
strato fosfolipidico secondo i due tipi di gradienti.
Però esiste all’interno della cellula un potenziale di
membrana che può interferire con questo passaggio di
molecole cariche.
Osmosi
La membrana cellulare è semipermeabile, quindi alcuni soluti riescono a passare, mentre altri, in
assenza di trasportatori specifici, no. A causa della presenza di diversi soluti nella cellula, se uno di
questi è impossibilitato a spostarsi per assenza dello specifico trasportatore, si verificheranno
passaggi netti di acqua che tenderanno ad equilibrare il gradiente del suddetto soluto. Questi
movimenti netti di molecole di H2O hanno un impatto su forma e funzione cellulare.
Per ricreare in laboratorio una soluzione con la stessa 𝝅 (pressione osmotica) che troviamo
nell’ambiente citoplasmatico, dobbiamo creare una soluzione salina di NaCl concentrato allo
0,9% (soluzione isotonica), in modo da impedire il passaggio netto di H2O. Quindi se poniamo una
cellula in tale soluzione isotonica, non si verifica il movimento netto di molecole d’acqua; le cellule
manterranno la loro forma fisiologica.vd
Nel caso in cui la cellula si trovi in un ambiente a maggior concentrazione di soluti (ipertonico), si
verifica un movimento netto di H2O dall’interno della cellula verso l’esterno, con conseguente
inturgidimento.
Al contrario, se la cellula si trova in una soluzione ipotonica, le molecole d’acqua diffondono
dall’esterno verso l’interno causando un rigonfiamento nella cellula e, eventualmente, il suo
scoppio (lisi cellulare).
Il trasporto attivo
Permette alla cellula di trasportare soluti contro il gradiente elettrochimico. Tuttavia, la proteina
trasportatrice da sola non è sufficiente, ma è necessario accoppiarle una fonte di energia
metabolica, come l’ATP, ma possono essere diverse.
Abbiamo un ampio gruppo di trasportatori in questa classe, perchè la cellula deve trasportare
numerose biomolecole all’interno della cellula.
Possiamo fare una classificazione:
● Uniporto: molto semplice, può trasportare un solo soluto in una sola direzione
● Trasportatori accoppiati: sono più abbondanti; il trasporto di un soluto è accoppiato al
trasporto di un altro soluto; se la direzione è la stessa si parla di simporto; se le direzioni
sono opposte, si parla di antiporto.
Vediamo ora quali sono le fonti di energia accoppiate ai trasportatori.
Come può funzionare un trasportatore accoppiato? Come può il trasporto di un soluto fornire
energia per il trasporto di un altro soluto?
Un soluto è trasportato secondo il suo gradiente di concentrazione, e questo fornisce l’energia
necessaria a trasportare il secondo soluto contro gradiente. L’energia quindi è conservata
sotto forma di gradiente elettrochimico.
I trasportatori accoppiati all’energia più noti sono quelli accoppiati all’ATP. Inoltre, soprattutto nei
batteri e in altre specie cellulari troviamo trasportatori che utilizzano come fonte energetica la luce.
Le pompe associate all’ATP fanno parte del trasporto attivo primario, mentre il trasportatore
accoppiato appartiene al trasporto attivo secondario (il trasporto di un soluto è secondario
all’energia liberata dal movimento dell’altro soluto secondo gradiente).
Questa pompa è importante nelle cellule dell’epitelio intestinale adibite al trasporto transcellulare.
Questo tipo di trasportatore lo troviamo nel dominio apicale delle cellule epiteliali intestinali,
specializzate nell’assorbimento dei nutrienti.
Quando il glucosio entra nella cellula, questo viene immesso nel torrente circolatorio. Quindi deve
esserci un meccanismo che permetta al glucosio di uscire dal lato basale. Questo è garantito dalla
presenza di un trasportatore che media l’uscita del glucosio secondo gradiente.
La pompa mantiene costante la concentrazione di Na+ tramite la pompa Na+/K+ presente sul lato
basale della cellula. Questo trasportatore sposta all’esterno il sodio trasportato all’interno insieme
al glucosio.
Domanda: perchè all’esterno della cellula il glucosio ha bisogno del legame con il sodio per legarsi
al trasportatore, ma non ne ha bisogno all’interno della cellula?
Risposta: perché all’esterno della cellula il glucosio è poco concentrato, quindi l’unico modo per
trasportarlo all’interno della cellula è un meccanismo di trasporto attivo; dobbiamo sfruttare il
gradiente dello ione sodio che fornisce l’energia per trasportare il glucosio dentro la cellula.
Quando il glucosio è nella cellula, è molto concentrato, quindi può uscire secondo gradiente di
concentrazione (diffusione facilitata).
ATPasi di trasporto o pompe ATPasi
Le proteine di trasporto attivate dall’ATP si dicono ATPasi o pompe ATPasi perché hanno
un’intrinseca attività ATPasica, cioè sono in grado di idrolizzare l’ATP in ADP e utilizzare questa
fonte energia.
La pompa Na/K fa sì che sulla membrana ci sia una determinata pressione osmotica che
determina la conformazione della cellula.
Tra questi meccanismi abbiamo uno “scambiatore” Na/Ca, ma uno dei modi principali che la cellula
usa per mantenere basse le concentrazioni di calcio è l’uso di una pompa ATPasica di tipo P che
permette di immagazzinare calcio nel reticolo endoplasmatico, il principale magazzino dello ione.
Questa pompa è una proteina complessa dal punto di vista strutturale: è formata da 10 eliche
divise in 4 domini, uno dei quali (transmembrana) lega Ca2+, un altro presenta un sito di legame
per l’ATP, e un altro ancora presenta l’amminoacido acido aspartico, che viene fosforilato (idrolisi
di ATP) durante l’autofosforilazione, provocando un cambio conformazionale.
Il calcio viene infine rilasciato nel lume del reticolo.
Ogni trasportatore può legarsi a 2 Ca2+. Avviene l’autofosforilazione sull’acido aspartico, questo
determina il cambio conformazionale e il calcio è rilasciato nel reticolo endoplasmatico (o
sarcoplasmatico se siamo nelle cellule muscolari)
Le pompe ATP-sintetasi
La professoressa afferma che non ci
soffermeremo molto su questi trasportatori.
Sono presenti sulla membrana interna del
mitocondrio e in alcuni batteri.
La particolarità è quella di lavorare in due
direzioni: può usare l’ATP come fonte
energetica, idrolizzarlo e trasportare
protoni, ma può anche sintetizzare ATP a
livello mitocondriale: utilizza il flusso di
protoni dallo spazio intermembrana per
produrre ATP.
I trasportatori ABC
Questa è una classe molto eterogenea di trasportatori che possono trasportare non solo ioni, ma
anche piccole molecole come amminoacidi e lipidi. La caratteristica comune di queste proteine è
quella di avere una cassetta di legame per l’ATP, cioè domini che legano ATP e lo idrolizzano.
Quando si lega l’ATP, si forma un dimero: due domini di legame per l’ATP si legano l’uno con
l’altro; quest, insieme all’idrolisi dell’ATP. determina un cambio conformazionale che fa in modo che
il soluto in questione venga rilasciato all’esterno della cellula. Si tratta di trasportatori che
trasportano molecole principalmente all’esterno
Un esempio di trasportatore ABC è il canale CFTR che trasporta ioni Cl- all’esterno delle cellule
epiteliali. Il suo nome è legato alla malattia genetica in cui questo trasportatore è malfunzionante (è
stata scoperta prima la malattia, cioè la fibrosi cistica, poi la proteina responsabile, nel 1989).
CFTR sta per Cystic Fibrosis Transmembran Conductance regulator.
Una delle manifestazioni principali in questi pazienti, è una patologia polmonare; questo perché il
trasporto di cloro tramite CFTR permette di mantenere un’adeguata idratazione del muco che
ricopre le cellule epiteliali dei polmoni. Il muco intrappola batteri, microrganismi e particelle di
polvere, per poi essere espulso grazie al movimento delle ciglia delle cellule epiteliali.
Questo è possibile solo che il muco è sufficientemente fluido e idratato.
Nei pazienti con una mutazione del gene che codifica per quel canale, succede che il canale è
inattivo o non è presente, quindi il cloro non può più uscire, e di conseguenza non esce neanche
l’acqua.
Il risultato ultimo è che il muco è poco idratato, spesso e appiccicoso, tanto da formare una
“trappola” per batteri e virus che non possono essere eliminati. Quindi questi pazienti muoiono
per insufficienza respiratoria dovuta al blocco delle vie aeree operato dal muco che non può
essere espulso.
La seguente immagine riassume sinteticamente i vari meccanismi di trasporto.