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Biologia cellulare Prof.

ssa: Alessandra Ghigo


Lezione 3 Sbobinatore: Marco Roselli
24/10/2023 Revisore: Andrea Rosso

PROSECUZIONE DELLA LEZIONE SULLA STRUTTURA DELLA


MEMBRANA

La professoressa inizia facendo riferimento a quanto detto nella lezione precedente in merito alla
struttura delle proteine della membrana e al meccanismo della FRAP utile a studiare i movimenti di
diffusione laterale delle proteine di membrana. Spiega come spesso sia importante mantenere una
bassa motilità delle proteine della membrana per assicurare il loro pieno funzionamento.
(Soprattutto in cellule specializzate: epiteli).

I SISTEMI PER LIMITARE E REGOLARE LA MOTILITÀ


Sono essenzialmente 4:

● Formazione di aggregati proteici: un ingombro sterico


maggiore comporta una minor capacità di movimento tra i
fosfolipidi. (dimeri, trimeri…)
● Ancoraggio extracellulare: ancorate alla matrice extracellulare.
● Ancoraggio intracellulare: ancorate al citoscheletro
● Ancoraggio tra proteine di membrana di cellule adiacenti:
l’ancoraggio avviene attraverso particolari tipi di giunzioni
cellulari (giunzioni strette: proteine transmembrana di cellule
adiacenti)

Questa funzione è particolarmente importante in specifiche tipologie di cellule


specializzate (epiteliali); ne sono un esempio le cellule del rivestimento intestinale, dette
“polarizzate” in quanto presentano uno strato o dominio apicale (verso il lume) e uno strato o
dominio basale (a diretto contatto con la lamina basale) con caratteristiche e funzioni differenti.
Lo strato apicale (rivolto verso il lume intestinale) all’interno del doppio strato fosfolipidico deve
contenere delle proteine che consentono l’assunzione di nutrienti; al contrario, le proteine presenti
sul lato basale (verso la lamina basale) sono destinate al trasporto di nutrienti nel torrente
circolatorio oppure alla funzione di ancoraggio alla lamina basale. Dunque è necessario che
queste proteine, collocate in uno specifico dominio di membrana, non diffondano all’interno del
doppio strato e ciò è reso possibile dalle giunzioni strette tra cellule epiteliali adiacenti, sigillate e
une alle altre, che ne impediscono il movimento. In questo modo le cellule rimangono in uno
specifico dominio di membrana specializzato in una determinata funzione.

Un altro esempio di dominio di membrana specifico in cui sono necessarie proteine diverse in zone
diverse si può trovare in una cellula altamente specializzata come lo spermatozoo, in cui sono
richieste caratteristiche differenti nella membrana della coda e in quella della testa.

Ulteriore esempio di interazione tra proteine di membrana ed altre proteine: nei globuli rossi sono
presenti proteine di membrana limitate nei movimenti poiché ancorate al citoscheletro (rete di
filamenti citosolica), principalmente costituito da spettrina (nel caso del globulo rosso). Subito
sotto la membrana plasmatica del globulo rosso è presente questo reticolo (citoscheletro
corticale) di spettrina, legate le une alle altre, che ancora le proteine dando forma e dunque
funzionalità al globulo.
Esistono patologie legate a mutazioni a carico della spettrina: se questa non funziona
correttamente, non si forma il citoscheletro, viene modificata la struttura e la forma del globulo
rosso che riduce o perde la sua funzionalità. Inoltre i globuli rossi possono rompersi facilmente in
seguito ad uno stress.

MECCANISMI DI TRASPORTO ATTRAVERSO LA MEMBRANA

Il trasporto di membrana è indispensabile per la cellula, in quanto:


● Permette l’assorbimento dei nutrienti presenti nello spazio extracellulare (ad esempio il
glucosio, uno dei principali nutrienti).
● Media lo smaltimento dei prodotti metabolici di scarto delle reazioni biochimiche che
avvengono nella cellula, sede di reazioni biochimiche.
● Regola la concentrazione di ioni all’interno del citoplasma, rendendola molto diversa da
quella extracellulare (Na+, Ca2+, H+…). Questi ioni sono essenziali in vari processi, tra cui
quelli di segnalazione cellulare.

Il doppio strato fosfolipidico ha un cuore estremamente idrofobico, quindi non tutte le molecole
riescono ad attraversarlo con facilità.
Le uniche molecole che attraversano con facilità il
doppio strato sono le molecole più piccole e
apolari (O2, CO2); ma aumentando polarità, carica e
dimensioni l’affinità diminuisce e il trasporto diventa
sempre più sfavorito.
In quest’immagine vediamo le molecole alle quali la
membrana è più permeabile (piccole e polari),
mentre troviamo altre molecole sempre piccole, ma
polari (H2O, glicerolo). Essendo polari, sono
incompatibili col cuore idrofobico del doppio strato e
lo attraversano con difficoltà.
Molecole più grandi o con carica netta non
riusciranno spontaneamente ad attraversare il
doppio strato.
Esistono dunque diversi metodi di trasporto di biomolecole più polari ed ingombranti,
principalmente distinti in passivo e attivo.

Il trasporto passivo non prevede il dispendio di energia e avviene secondo gradiente di


concentrazione (da dove il soluto è più concentrato a dove è meno concentrato). In questa classe
di trasporto troviamo la diffusione semplice e facilitata.

Il trasporto attivo prevede il dispendio energetico perché si trasportano soluti contro gradiente di
concentrazione. Vedremo situazioni in cui la cellula deve trasportare soluti contro gradiente, come
nel caso del glucosio: la cellula deve importare glucosio nonostante questo sia già presente al suo
interno.

Il trasporto passivo
Il trasporto passivo non prevede il dispendio di energia e avviene secondo gradiente di
concentrazione (da dove il soluto è più concentrato a dove è meno concentrato).

La diffusione può essere semplice se avviene tramite la sola membrana cellulare (O2, CO2…),
oppure facilitata se si serve di proteine transmembrana che permettono il passaggio dei soluti.

Spesso la diffusione semplice non è sufficiente per rispondere ai bisogni della cellula che si serve
di alcuni trasportatori per aumentare l’efficienza di trasporto di uno specifico soluto.
Ad esempio, per alcuni soluti come l’acqua il meccanismo di diffusione semplice risulta essere
troppo lento,
Vengono utilizzate delle proteine che favoriscono il passaggio dell'acqua all’interno della cellula: le
acquaporine, veri e propri pori sulla membrana. Si parla quindi di diffusione facilitata.

Un modo della cellula per ovviare all’assenza di trasportatori, è quello dell’osmosi, trattato in un
paragrafo a seguito.

Domanda: l’acqua essendo polare come fa a diffondere attraverso il doppio strato fosfolipidico?
Risposta: nonostante sia polare, l’acqua è una molecola sufficientemente piccola e priva di carica
netta, dunque riesce comunque ad attraversare la membrana, anche se è meno permeabile
rispetto ad altre molecole apolari.

Il movimento di soluto continua fino al raggiungimento di uno stato di equilibrio, raggiunto


attraverso il movimento netto di particelle.

La velocità con cui una particella diffonde nella membrana dipende dalle proprietà chimico-fisiche
della molecola, ovvero: aumentando dimensione, carica e polarità si verifica una diminuzione della
velocità di diffusione; invece, all’aumentare di gradiente di concentrazione e temperatura
(l’aumento di quest’ultima incrementa i moti casuali delle particelle) la velocità aumenta.

La professoressa specifica che è importante tenere a mente che sia l’ambiente extracellulare che
quello intercellulare sono ambienti complessi, siccome ricchi di soluti differenti che si muovono
contemporaneamente, secondo tanti gradienti, in entrambe le direzioni.

Il trasporto tramite proteine


Siccome la diffusione è poco efficiente, soprattutto su lunghe distanze, la cellula si è dotata di
proteine transmembrana con funzione di trasporto. I meccanismi che utilizzano queste
proteine sono la diffusione facilitata (tramite proteine di trasporto e proteine canale, come le
acquaporine) ed il trasporto attivo.
Circa il 15/30% di tutte le proteine sulla membrana hanno funzione di trasporto.
L’importanza di queste proteine viene enfatizzata da manifestazioni patologiche, che si verificano
quando queste non funzionano correttamente: la cistinuria ne è un esempio.
E’ una malattia ereditaria; i pazienti affetti hanno un difetto a livello dei trasportatori di aminoacidi;
tra questi amminoacidi abbiamo i dimeri di cisteina, che prendono il nome di cistina.
Il difetto del trasportatore di cistina nei tubuli renali determina la frequente formazione di calcoli
renali.

Le proteine di trasporto possono essere di due tipi:


1. Carrier/trasportatrici: il soluto da trasportare lega direttamente il trasportatore che va
incontro ad un cambiamento conformazionale e rilascia il soluto sul lato opposto della
membrana.
2. Canale: non c’è mai un legame diretto tra soluto e proteine: i canali formano dei pori
idrofili che permettono il passaggio di acqua e soluti polari. Ci sono proteine canale
specifiche per soluti di una data dimensione e carica. Principalmente attraversati dagli ioni.

Qual è il meccanismo più efficiente/veloce?


Il canale, siccome il soluto può attraversare il doppio strato passando attraverso il poro, mentre
nelle proteine trasportatrici si deve indurre un cambio conformazionale sul trasportatore, ed è un
processo che richiede più tempo.

Le proteine di trasporto appartengono alla classe delle proteine che attraversano integralmente la
membrana plasmatica più volte (proteine multipasso), tramite porzioni principalmente ad alfa-elica.

Come funziona un trasportatore?


Generalmente il trasportatore è aperto su un lato della membrana; quando arriva il soluto, questo
si lega ad una tasca specifica del trasportatore che si chiude, subisce un cambiamento
conformazionale e si apre verso l’interno. Il trasporto del soluto sta avvenendo secondo gradiente
di concentrazione (diffusione facilitata).

Nella cellula esistono diversi tipi di trasportatori per diversi soluti, ciascuno con una propria velocità
di trasporto.
Quando tutti i siti di legame per i soluti sono occupati, il trasportatore è saturo e raggiunge la
velocità massima Vmax.
Vediamo nell’immagine in seguito un riassunto dei meccanismi visti finora. Oltre alla diffusione
semplice, vediamo le proteine che rientrano nella classe di trasportatori che effettuano la diffusione
facilitata, in cui grazie all’intervento di un trasportatore si aumenta la velocità di diffusione. In tutti e
tre i casi, il trasporto avviene secondo gradiente di concentrazione, quindi si tratta di trasporto
passivo.

Il gradiente elettrochimico
Dicendo che i soluti si muovono sempre secondo gradiente, abbiamo fatto una grande
semplificazione, perché molti di essi hanno una carica netta; quindi per un dato soluto dotato di
carica, tra i due lati della membrana non c’è solo un gradiente di concentrazione, ma anche un
gradiente di carica, o di potenziale elettrico.

La direzione di diffusione quindi è determinata, oltre che dal gradiente di concentrazione, anche
dal gradiente di carica.

Considerando una cellula in condizione steady-state (quiescenza), si instaura un equilibrio nel


trasporto di ioni tra interno ed esterno della cellula, quindi ci si può aspettare che in condizioni di
riposo non esista un potenziale elettrico. Questo non è vero perché anche in condizione di riposo,
si può sempre individuare un leggero squilibrio di carica.
Si è osservato che lo strato interno della membrana è caratterizzato da un lieve eccesso di carica
negativa, mentre il lato esterno presenta un lieve eccesso di carica positiva.

Questa differenza di carica tra i due lati della membrana costituisce il potenziale di membrana,
ossia l’energia usata dalla cellula per effettuare lavori.

Ricapitolando, se abbiamo un soluto con carica netta, la sua direzione di movimento sarà
determinata dal gradiente di concentrazione e dal gradiente di carica; questi si combinano
formando il gradiente elettrochimico. Vedremo come il gradiente elettrico possa sia sinergizzare
che opporsi al gradiente di concentrazione.

Vediamo un caso specifico: un soluto con carica netta che si muove da un lato all’altro del doppio
strato fosfolipidico secondo i due tipi di gradienti.
Però esiste all’interno della cellula un potenziale di
membrana che può interferire con questo passaggio di
molecole cariche.

● Caso A: che consideriamo il gradiente di


concentrazione del soluto, il trasporto avviene
dall’esterno verso l’interno. Il potenziale di
membrana sinergizza con il gradiente di
concentrazione, quindi aumenta l’efficacia di
diffusione.
● Caso B: in base al gradiente di concentrazione, il soluto tende a muoversi all’interno della
cellula, ma siccome l’interno ha una carica negativa, il gradiente elettrico si oppone al
trasporto dello ione, quindi la velocità sarà notevolmente ridotta.

Osmosi
La membrana cellulare è semipermeabile, quindi alcuni soluti riescono a passare, mentre altri, in
assenza di trasportatori specifici, no. A causa della presenza di diversi soluti nella cellula, se uno di
questi è impossibilitato a spostarsi per assenza dello specifico trasportatore, si verificheranno
passaggi netti di acqua che tenderanno ad equilibrare il gradiente del suddetto soluto. Questi
movimenti netti di molecole di H2O hanno un impatto su forma e funzione cellulare.

Per ricreare in laboratorio una soluzione con la stessa 𝝅 (pressione osmotica) che troviamo
nell’ambiente citoplasmatico, dobbiamo creare una soluzione salina di NaCl concentrato allo
0,9% (soluzione isotonica), in modo da impedire il passaggio netto di H2O. Quindi se poniamo una
cellula in tale soluzione isotonica, non si verifica il movimento netto di molecole d’acqua; le cellule
manterranno la loro forma fisiologica.vd

Nel caso in cui la cellula si trovi in un ambiente a maggior concentrazione di soluti (ipertonico), si
verifica un movimento netto di H2O dall’interno della cellula verso l’esterno, con conseguente
inturgidimento.
Al contrario, se la cellula si trova in una soluzione ipotonica, le molecole d’acqua diffondono
dall’esterno verso l’interno causando un rigonfiamento nella cellula e, eventualmente, il suo
scoppio (lisi cellulare).

Il trasporto attivo
Permette alla cellula di trasportare soluti contro il gradiente elettrochimico. Tuttavia, la proteina
trasportatrice da sola non è sufficiente, ma è necessario accoppiarle una fonte di energia
metabolica, come l’ATP, ma possono essere diverse.

Abbiamo un ampio gruppo di trasportatori in questa classe, perchè la cellula deve trasportare
numerose biomolecole all’interno della cellula.
Possiamo fare una classificazione:
● Uniporto: molto semplice, può trasportare un solo soluto in una sola direzione
● Trasportatori accoppiati: sono più abbondanti; il trasporto di un soluto è accoppiato al
trasporto di un altro soluto; se la direzione è la stessa si parla di simporto; se le direzioni
sono opposte, si parla di antiporto.
Vediamo ora quali sono le fonti di energia accoppiate ai trasportatori.

Come può funzionare un trasportatore accoppiato? Come può il trasporto di un soluto fornire
energia per il trasporto di un altro soluto?
Un soluto è trasportato secondo il suo gradiente di concentrazione, e questo fornisce l’energia
necessaria a trasportare il secondo soluto contro gradiente. L’energia quindi è conservata
sotto forma di gradiente elettrochimico.

I trasportatori accoppiati all’energia più noti sono quelli accoppiati all’ATP. Inoltre, soprattutto nei
batteri e in altre specie cellulari troviamo trasportatori che utilizzano come fonte energetica la luce.

Le pompe associate all’ATP fanno parte del trasporto attivo primario, mentre il trasportatore
accoppiato appartiene al trasporto attivo secondario (il trasporto di un soluto è secondario
all’energia liberata dal movimento dell’altro soluto secondo gradiente).

Domanda: qual è la differenza tra simporto e trasporto accoppiato all’ATP?


Risposta: il simporto implica che ci siano due soluti, di cui uno è trasportato secondo gradiente ed
il gradiente elettrochimico fornisce l’energia per il trasporto del secondo soluto contro gradiente,
mentre nel trasporto accoppiato all’ATP un solo soluto viene trasportato, utilizzando come energia
l’idrolisi di ATP.

Esempio di trasportatore accoppiato: Na+/Glucosio


Na+ è molto abbondante nello spazio extracellulare; il trasportatore utilizza il gradiente
elettrochimico del sodio per ricavare l’energia necessaria a trasportare il glucosio, già abbondante
nelle cellule.
Funzionamento del trasportatore:
1. Il trasportatore è inizialmente chiuso
2. Il trasportatore si apre sul lato
extracellulare e c’è un’elevata
probabilità che si formi un legame con
Na+ (perchè Na+ è molto abbondante)
3. Il legame tra Na+ e trasportatore
facilita il legame con il glucosio, che è
meno concentrato all’esterno della
cellula; si parla di legame
cooperativo: il legame di un soluto
favorisce il legame dell’altro soluto. Se
il sodio non si lega, non può legare il
glucosio
4. Il trasportatore modifica la sua
conformazione e si apre verso
l’interno rilasciando i due soluti

Domanda: esiste il pericolo che il glucosio si leghi nuovamente al trasportatore?


Risposta: no, siccome all’interno della cellula la concentrazione di ioni sodio è molto bassa, quindi
se non avviene il legame con Na+, non può avvenire il legame con il glucosio.

Questa pompa è importante nelle cellule dell’epitelio intestinale adibite al trasporto transcellulare.
Questo tipo di trasportatore lo troviamo nel dominio apicale delle cellule epiteliali intestinali,
specializzate nell’assorbimento dei nutrienti.
Quando il glucosio entra nella cellula, questo viene immesso nel torrente circolatorio. Quindi deve
esserci un meccanismo che permetta al glucosio di uscire dal lato basale. Questo è garantito dalla
presenza di un trasportatore che media l’uscita del glucosio secondo gradiente.
La pompa mantiene costante la concentrazione di Na+ tramite la pompa Na+/K+ presente sul lato
basale della cellula. Questo trasportatore sposta all’esterno il sodio trasportato all’interno insieme
al glucosio.

La professoressa proietta un video sul funzionamento del trasportatore accoppiato Na+/glucosio


BC3 - Glucose/Sodium cotransporter Kaltura Video Resource

Domanda: perchè all’esterno della cellula il glucosio ha bisogno del legame con il sodio per legarsi
al trasportatore, ma non ne ha bisogno all’interno della cellula?
Risposta: perché all’esterno della cellula il glucosio è poco concentrato, quindi l’unico modo per
trasportarlo all’interno della cellula è un meccanismo di trasporto attivo; dobbiamo sfruttare il
gradiente dello ione sodio che fornisce l’energia per trasportare il glucosio dentro la cellula.
Quando il glucosio è nella cellula, è molto concentrato, quindi può uscire secondo gradiente di
concentrazione (diffusione facilitata).
ATPasi di trasporto o pompe ATPasi
Le proteine di trasporto attivate dall’ATP si dicono ATPasi o pompe ATPasi perché hanno
un’intrinseca attività ATPasica, cioè sono in grado di idrolizzare l’ATP in ADP e utilizzare questa
fonte energia.

Ci sono tre classi principali di ATPasi:


● Pompe di tipo P: P sta per phosforous, perché possono auto-fosforilarsi tramite lo
spostamento di un gruppo fosfato da un ATP ad un residuo amminoacidico specifico sulla
pompa. Ne fanno parte la pompa Na+/K+ e l’ATPasi del Ca2+.
● Pompe di tipo F o ATP-sintasi: possono funzionare al contrario: utilizzano gradienti di ioni
per sintetizzare ATP, o utilizzano ATP per trasportare ioni. Le ritroviamo nella membrana
dei batteri e nella membrana interna dei mitocondri.
● ATPasi di tipo V (quinto): trasferiscono H+ negli organelli della cellula, per acidificare
l’interno. Tra questi troviamo i lisosomi (richiedono un ambiente acido per attivare le idrolasi
acide), vacuoli e vescicole.
● Trasportatori ABC: non trasportano ioni, ma piccole molecole. ABC sta per
ATP-Binding-Cassette perché sono dotati di una cassetta, cioè di un dominio, in grado di
legare l’ATP e, in seguito, dimerizzare.

Esempio di pompe ATPasi: la pompa Na+/K+


La pompa sodio/potassio è un antiporto: entrambi gli ioni sono trasportati contro gradiente di
concentrazione in direzione opposte. I soluti sono Na+ e K+, ed è necessaria energia in forma di
ATP
Durante il ciclo di trasporto avviene un autofosforilazione.
Siccome vengono trasportati 3 Na+ all’esterno e 2 K+ all’interno, si crea uno sbilanciamento di
cariche, infatti questa pompa è anche definita elettrogenica, siccome in grado di creare un’energia
potenziale (in forma di gradienti elettrochimici).
Vediamo gli step di funzionamento del trasportatore:
1. Il trasportatore è aperto verso l’interno e lega il sodio
2. Il trasportatore si autofosforila: utilizza ATP per trasferire un gruppo fosfato sul dominio
citosolico. Questo processo innesca il cambio conformazionale
3. Il trasportatore si apre verso l’esterno, rilascia il sodio e lega il potassio
4. Quando il potassio si è legato, il trasportatore va incontro ad un secondo cambio
conformazionale garantito dall’evento di defosforilazione (rimozione del gruppo fosfato)
5. Il trasportatore si apre verso l’interno della cellula e rilascia il potassio

Domanda: intervengono le chinasi per fosforilare il complesso?


Risposta: no, il trasportatore è in grado di autofosforilarsi autonomamente. Queste proteine hanno
una capacità ATPasica intrinseca.

La pompa Na/K fa sì che sulla membrana ci sia una determinata pressione osmotica che
determina la conformazione della cellula.

La professoressa proietta un video sulla pompa Na+/K+


BC3 - Sodium/potassium pump Kaltura Video Resource

Esempio di pompe ATPasi: l’ATPasi del Ca2+


Il calcio è uno dei principali secondi messaggeri della cellula; generalmente la concentrazione
intracellulare di calcio è molto bassa grazie a precisi meccanismi (circa 10-7 M), poiché il flusso di
questo ione all’interno della cellula rappresenta un importante segnale che va ad attivare diverse
vie di segnalazione, nonché contrazione muscolare.
Dunque nella cellula esistono trasportatori atti a mantenere bassa la concentrazione di calcio.

Tra questi meccanismi abbiamo uno “scambiatore” Na/Ca, ma uno dei modi principali che la cellula
usa per mantenere basse le concentrazioni di calcio è l’uso di una pompa ATPasica di tipo P che
permette di immagazzinare calcio nel reticolo endoplasmatico, il principale magazzino dello ione.

Questa pompa è una proteina complessa dal punto di vista strutturale: è formata da 10 eliche
divise in 4 domini, uno dei quali (transmembrana) lega Ca2+, un altro presenta un sito di legame
per l’ATP, e un altro ancora presenta l’amminoacido acido aspartico, che viene fosforilato (idrolisi
di ATP) durante l’autofosforilazione, provocando un cambio conformazionale.
Il calcio viene infine rilasciato nel lume del reticolo.
Ogni trasportatore può legarsi a 2 Ca2+. Avviene l’autofosforilazione sull’acido aspartico, questo
determina il cambio conformazionale e il calcio è rilasciato nel reticolo endoplasmatico (o
sarcoplasmatico se siamo nelle cellule muscolari)

L’ATPasi del calcio la rivedremo quando studieremo il processo di contrazione muscolare

La pompa H+/K+ ATPasi


Questa pompa si trova nelle cellule parietali dello stomaco (fossette gastriche) e trasporta ioni H+
e K+.
Normalmente non è espresso sulla membrana delle cellule, ma situata in vescicole sottostanti la
membrana, così da poter essere espressa solo quando necessario, cioè quando il cibo arriva nello
stomaco.
Quando il cibo è presente nello stomaco viene prodotto un mediatore, l’istamina, che lega e
stimola la proteina di membrana, inducendo l'esposizione sulla membrana plasmatica. La pompa
ATPasica può così rilasciare ioni H+ nel lume dello stomaco al fine di acidificare l’ambiente ed
avviare la digestione.
Se questo trasportatore è iperattivo, può determinare sintomatologie gastriche. Per inibire la sua
funzione si possono assumere farmaci anti-acido che possono bloccare direttamente la pompa
protonica, o agire a livello dell’istamina, facendo in modo che questa non possa essere
riconosciuta dal recettore, quindi non si attiva la pompa protonica.

Le pompe ATP-sintetasi
La professoressa afferma che non ci
soffermeremo molto su questi trasportatori.
Sono presenti sulla membrana interna del
mitocondrio e in alcuni batteri.
La particolarità è quella di lavorare in due
direzioni: può usare l’ATP come fonte
energetica, idrolizzarlo e trasportare
protoni, ma può anche sintetizzare ATP a
livello mitocondriale: utilizza il flusso di
protoni dallo spazio intermembrana per
produrre ATP.
I trasportatori ABC
Questa è una classe molto eterogenea di trasportatori che possono trasportare non solo ioni, ma
anche piccole molecole come amminoacidi e lipidi. La caratteristica comune di queste proteine è
quella di avere una cassetta di legame per l’ATP, cioè domini che legano ATP e lo idrolizzano.
Quando si lega l’ATP, si forma un dimero: due domini di legame per l’ATP si legano l’uno con
l’altro; quest, insieme all’idrolisi dell’ATP. determina un cambio conformazionale che fa in modo che
il soluto in questione venga rilasciato all’esterno della cellula. Si tratta di trasportatori che
trasportano molecole principalmente all’esterno

Un esempio di trasportatore ABC è il canale CFTR che trasporta ioni Cl- all’esterno delle cellule
epiteliali. Il suo nome è legato alla malattia genetica in cui questo trasportatore è malfunzionante (è
stata scoperta prima la malattia, cioè la fibrosi cistica, poi la proteina responsabile, nel 1989).
CFTR sta per Cystic Fibrosis Transmembran Conductance regulator.

Una delle manifestazioni principali in questi pazienti, è una patologia polmonare; questo perché il
trasporto di cloro tramite CFTR permette di mantenere un’adeguata idratazione del muco che
ricopre le cellule epiteliali dei polmoni. Il muco intrappola batteri, microrganismi e particelle di
polvere, per poi essere espulso grazie al movimento delle ciglia delle cellule epiteliali.
Questo è possibile solo che il muco è sufficientemente fluido e idratato.
Nei pazienti con una mutazione del gene che codifica per quel canale, succede che il canale è
inattivo o non è presente, quindi il cloro non può più uscire, e di conseguenza non esce neanche
l’acqua.
Il risultato ultimo è che il muco è poco idratato, spesso e appiccicoso, tanto da formare una
“trappola” per batteri e virus che non possono essere eliminati. Quindi questi pazienti muoiono
per insufficienza respiratoria dovuta al blocco delle vie aeree operato dal muco che non può
essere espulso.
La seguente immagine riassume sinteticamente i vari meccanismi di trasporto.

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