queste
sono calcolate in quantità multiple di 2π (alle quali
viene poi sommata la stessa fase 2ϕ )
V02
La potenza di un segnale sinusoidale è quindi pari a : estraendo la radice quadrata di
2
questa quantità otterremo, per definizione, il valore efficace.
V0
x eff = P =
2
ESERCIZIO
Calcolare il valore efficace di un segnale espresso come somma di fasori
x (t ) = ∑ An e j 2π f0t
n
(i valori di f0 sono tutti diversi fra loro e, al limite, nulli)
che è quindi a potenza finita.
P = x (t )
j 2π ( fn − fk )t
∑∑ A A e = ∑∑ An Ak* e
2 j 2π fnt − j 2π fkt
= e n
*
k =
n k n k
2
ricalca il fatto che a = aa *
T0
2
1 j 2π ( fn − fk )t
= ∑∑ An Ak* lim ∫ e dt =
T0 →∞ T
n k 0 T
− 0
2
Il limite colorato in rosso può assumere soltanto due valori:
- per k = n le due frequenze sono uguali e l’integrando (esponenziale elevato alla 0)
diventa pari ad 1; l’integrale dà risultato T0 , che si semplifica col suo reciproco: il limite
tutto è dunque anch’esso pari ad 1;
- per k ≠ n le due frequenze sono diverse e all’interno dell’integrale rimane un
termine esponenziale: una volta integrato quest’ultimo, il T0 che si trova al
denominatore (e che va all’infinito), porta tutto il risultato a 0.
P = ∑∑ An Ak* ⋅ 1 = ∑ An An* ⋅ 1 = ∑ An
2
n k n n
Il segnale coseno è un segnale periodico: per questo motivo, esso può essere espresso tramite
somma di fasori (precisamente 2 fasori che stanno a frequenza + f0 e − f0 ). Utilizziamo la
formula di Eulero per far saltar fuori gli esponenziali:
V0 jϕ j 2π f0t V0 − jϕ j 2π ( − f0 )t
x (t ) = V0 cos ( 2π f0t + ϕ ) = e e + e e
2
2
A1 A2
n 4
V02
Lo spettro di potenza ha dunque due righe, di modulo , nelle due frequenze
4
caratteristiche di questo segnale: ciò significa che la potenza è distribuita alla stessa maniera
sia in + f0 che in − f0 .
Se abbiamo uno spettro di potenza bianco (banda B, ampiezza costante k), antitrasformiamo
secondo Fourier per trovare la funzione di autocorrelazione:
Rx (τ ) = F −1 Gx ( f ) = 2Bk sinc ( 2Bτ )
Possiamo già fare un’importante verifica calcolando la potenza del segnale:
- potenza calcolata per mezzo dell’area sotto la funzione Gx ( f ) :
2B ( base ) ⋅ k ( altezza ) = 2Bk
- potenza calcolata attraverso la relazione: Rx ( 0 ) = P . Infatti:
Rx ( 0 ) = 2Bk sinc ( 2B ⋅ 0 ) = 2Bk
Poniamo che lo spettro di potenza bianco appartenga al nostro segnale x(t) e facciamo passare
quest’ultimo attraverso un LTI (il derivatore ideale, con H(f) = j2π f τ ). A questo punto è
possibile calcolare lo spettro di potenza del segnale y(t), cioè G y ( f ) , attraverso la formula:
k 2π fτ 2
per f ≤ B
G y ( f ) = Gx ( f ) H ( f ) = Gx ( f ) j2π fτ
2 2
=
0 altrove
Per trovare il valore efficace richiesto dal problema calcoliamoci la potenza di y(t): non
conviene affatto antitrasformare G y ( f ) e quindi ricavare il valore della funzione di
autocorrelazione Ry (τ ) in 0. In questo caso si fa prima a calcolare l’area sotto la curva G y ( f ) ,
attraverso l’integrale:
∞ B B
8
∫ G y ( f ) df = k ( 2π fτ ) df = 2k ( 2πτ ) kB 3π 2τ 2
2 2
Py = ∫ ∫f df =
2
−∞ −B 0
3
Il valore efficace è conseguentemente:
8 2
yeff = Py = kB 3π 2τ 2 = 2πτ B kB
3 3
ESERCIZIO
All’ingresso di una rete RC con frequenza di taglio (a 3 dB) ft è presente il segnale s (t ) a cui è
sovrapposto il rumore ν (t ) , aventi rispettivamente spettri di potenza:
f
- segnale utile: Gs ( f ) = G0 rect ;
2 fm
- (
rumore: Gν ( f ) = a + bf 2 ) rect
f
2 f0
.
1 2πτ
ft
L’esercizio ci dice che fm = , e che
10
dunque essa ed è da considerarsi << ft :
questo ci permette di operare
un’approssimazione della nostra funzione
di trasferimento. Se infatti prendiamo
frequenze molto vicine allo zero
(frequenze quindi comprese fra [ − fm , fm ] ,
visto che fm è piuttosto piccola):
H ( f ) ∼ 1
per f → 0, cioè f ∈ [ − fm , fm ]
arg H ( f ) ∼ −2π fτ
Si nota dunque che la rete RC è non distorcente e funge solo da linea di ritardo, con
H ( f ) = e − j 2π fτ
(provando a fare il modulo e l’argomento vengono le relazioni scritte sopra;
τ è il ritardo applicato al segnale dalla rete RC)
Siamo quindi in grado di scrivere di colpo l’espressione di su (t ) :
versione non
distorta di s(t )
su (t ) ≅ A ⋅ s (t − t0 ) = 1 ⋅ s (t − τ )
Passiamo ora al rumore: lo spettro di potenza
del rumore è completamente diverso da quello
del segnale utile. Se il segnale s (t ) , infatti,
aveva la potenza tutta compresa in [ − fm , fm ] ,
il rumore ha una crescita parabolica
(quadratica) di potenza verso le frequenze in
modulo alte (v. grafico). Non possiamo
dunque approssimare la H(f) e, anzi,
dobbiamo utilizzare quest’ultima per
calcolare, attraverso la relazione
Gn ( f ) = Gν ( f ) H (f )
2
non più approssimabile
ad 1 (come succedeva
invece nel caso precedente)
(
= a + bf 2 rect ) f 1
2 f0 1 + f 2
.
ft2
Ora abbiamo tutti gli estremi per calcolare sia su2 (t ) che n2 (t ) : infatti
la rect è zero all'infuori di [- f0 , f0 ] ed è 1
all'interno dell'intervallo in questione
∞ ∞ f0
∫ G ( f ) df = ∫ ( a + bf ) rect 2 f ( )
f 1 1
n2 (t ) = Pn = n
2
2
df = ∫ a + b f 2 2
df =
−∞ −∞ 0 1+ f − f0 1+ f 2
ft2 ft
f0 f0 f0
a 2 1 f2 1
= ∫− f ft2 f f 2
a + df = ∫− f a 1 +
ft2 2
df = ∫ a df = 2af 0
0 1+ 0 1+ f − f0
ft2 ft2
NOTA: lo spettro di potenza Gn ( f ) del rumore n (t ) , cioè del rumore in uscita dal sistema
LTI, è costante e dunque si dice bianco. Il filtro ha dunque segmentato Gν ( f ) , che era
colorato, e l’ha equalizzato.
∞ ∞ m f
f
Adesso ci manca soltanto s (t ) 2
u = Psu = ∫ Gsu ( f ) df = ∫ G0 rect df = ∫ G0 df = 2 fmG0 .
−∞ −∞
2 fm − fm
Vogliamo che il segnale in uscita dal blocco sia uguale a quello in ingresso: il metodo migliore è
quello di servirsi delle trasformate di Fourier
Y ( f ) = XS ( f ) G ( f )
1 k
T∑ T
Xf+
k
1 k
( XS ( f ) = ∑ X f + T ed è periodica perché, come sappiamo, un segnale campionato con
T k
passo T nel dominio del tempo dà origine, nel dominio delle frequenze, a una trasformata -
appunto – periodica; G(f) è la trasformata del segnale impulsivo rettangolare g(t): è dunque
una sinc G ( f ) = τ n sinc f τ n ) ( )
1 k 1
U (f ) = ∑ X f + T ⋅ G ( f ) = T X ( f ) ⋅ G ( f )
T k =0
(il passaggio attraverso il filtro passa-basso ha l’effetto di ritagliare l’unica ripetizione
periodica che non viene attenuata dalla funzione di trasferimento del filtro stesso: questo
significa che dobbiamo considerare la sola k = 0, che corrisponde alla parte relativa alle
frequenze più basse)
Z (f ) =U (f )E (f ) = X (f )
(vogliamo che il segnale U(f), passato per l’equalizzatore - e moltiplicato quindi per la funzione
di trasferimento E(f), sia uguale alla trasformata del segnale x(t) originario)
1 T
Z (f ) = X ( f ) ⋅G ( f ) ⋅ = X (f )
T G(f )
(abbiamo sostituito i termini per quello che sono: U(f) l’avevamo ricavata poco prima, E(f) è la
funzione di trasferimento equalizzatrice che deve bilanciare la G(f) per f < fm )
Abbiamo ricavato E(f) con semplici considerazioni algebriche: la G(f) e la T che compaiono
nella sua espressione matematica sono state infatti introdotte per operare una semplificazione
1
con X ( f ) ⋅ G ( f ) . È facile controllare che il risultato finale, dopo tutte le semplificazioni,
T
sarà proprio X(f).
T T
Dunque: E(f ) = =
G ( f ) τ n sinc fτ n ( )
Vogliamo ora determinare il rapporto in dB fra le componenti f1 e quelle a frequenza f2 in
assenza e in presenza di E(f).
In assenza di E(f) il segnale in uscita è quello che viene fuori dal filtro passa-basso, cioè quello
sagomato nel dominio delle frequenze: questo segnale sarebbe uguale ad X(f) se non fosse che
la sinc del PAM distorce le frequenze più alte. Siccome vogliamo fare i calcoli attraverso una
funzione di trasferimento (per quindi sfruttare tutte le relative proprietà di moltiplicazione
quando dovrò calcolare ampiezze e fasi) possiamo “semplificare” tutta la catena in:
- segnale d’ingresso x(t) X(f); [abbiamo tagliato tutti i componenti fino al PAM]
- sistema LTI con funzione di trasferimento H(f) [dobbiamo capire qual è];
- segnale d’uscita u(t) U(f).
Ricaviamo qualche informazione dal punto precedente dell’esercizio:
1
- segnale in uscita dal passa-basso (dominio delle frequenze): U ( f ) = X ( f ) ⋅G ( f ) ;
T
- ( )
G ( f ) = τ n sinc fτ n .
Il segnale U(f) è il risultato della moltiplicazione di X(f) per la funzione H(f) che cerchiamo:
1 τ n sinc ( fτ n )
U (f ) = X (f ) ⋅G ( f ) H (f ) =
T
T
H(f )
(l’H(f) fatta così ci “sporca” il segnale X(f): questo ci fa capire l’utilità della rete equalizzatrice)
Il segnale d’uscita nel dominio del tempo, u(t), è quindi:
x (t ) = V1 cos ( 2π f1t ) + V2 cos ( 2π f2t )
↓ ↓ ↓
u (t ) = V1 H ( f1 ) cos ( 2π f1t + arg H ( f1 ) ) + V2 H ( f2 ) cos ( 2π f2t + arg H ( f2 ) )
Calcoliamo ora la potenza (potenza componenti a freq. f1 potenza componenti a freq. f2 ):
V02
2 2
τ n2 sinc2 ( f1τ n )
(sinusoide) −1 V
V12 H ( f1 ) V22 H ( f2 ) V12 H ( f1 ) ( )
2 2 2 1
P2 T2 V12 sinc2 f1τ n
P≜ = = = =
P1 2
2
V22 H ( f2 )
2
V2
τ n2 sinc2 ( f2τ n )
2
V sinc
2
2
(f τ )
2 n
2 2
T
Inserendo i dati iniziali risulta che:
P=
V12 sinc 2 f1τ n ( )= 1
2
V sinc
2
2
( f τ ) 9,78
2 n
Dunque, in dB:
1
P[dB] = 10 log10 = −9,9 [ dB]
9,78
Ora consideriamo la presenza della rete equalizzatrice: il segnale in ingresso è uguale a quello
in uscita: il calcolo della potenza è molto più facile.
V02
2
(sinusoide)
V22
P2 2 =1
P≜ = 2
P1 V 1 4
2
E, in dB:
1
P[dB] = 10 log10 = −6 [dB]
4
Il delta tra i due casi, dunque, è di circa 4 dB.
ESERCIZIO
Abbiamo un segnale x(t), precisamente un’esponenziale monolatera
− t At0
x (t ) = Ae t0
⋅ u (t ) X (f ) =
1 + j2π ft0
Determinare il valore di fm tale per cui si ha energia pari a η E (E è l’energia totale del segnale)
all’interno dell’intervallo di frequenze [0, fm ] .
Ricordiamo la definizione di energia in funzione dei valori del segnale, sia nel dominio del
tempo che in quello delle frequenze:
∞ ∞
∫ x (t ) ∫ X (f )
2 2
E≜ dt = df (Parseval)
−∞ −∞
At0
Già conosciamo X ( f ) = , dunque è possibile calcolare:
1 + j2π ft0
fm 2 fm 2π fmt0 2π fmt0
At0 A2t02 1 1 A2t0 1
E[0,fm ] = ∫ df = ∫ df = A2t02 ∫ dξ = ∫ dξ =
0 1 + [ξ ] 1 + [ξ ]
0
1 + j2π ft0 0
2 2
2π t0 2π 0
2
1 + 2π ft0
≜ξ
A 2t0 A 2t0
[ arctan ξ ]0 m 0 =
2π f t
= arctan 2π fmt0
2π 2π
L’energia dell’intero segnale è invece:
+∞
∞ ∞ 2 ∞ ∞ −2t t0
2e
−t −2t −2t
x (t ) dt =
2
⋅ u (t ) dt = ∫ A2e =
E= ∫ ∫ dt = A2 ∫ e dt = A
t0 t0 t0
Ae
− 2
−∞ −∞ 0 0
t0 0
+∞
−2t t0 2
= A2
e = A t0
− 2 2
t0 0
Il testo ci chiede di trovare fm tale per cui:
E[0,fm ] = η E
Dunque eguagliamo i due risultati ottenuti:
A 2t0 A 2t0
arctan 2π fmt0 = η
2π 2
arctan 2π fmt0
=η
π
tan ( arctan 2π fmt0 ) = tan (πη )
tan (πη )
fm =
2π t0
1
Facciamo una rapida verifica: per η = si ha
2
1
E[0,fm ] = E
2
π
tan
fm = 2 = +∞
2π t0
Questo significa che prendiamo metà (cioè tutta la parte positiva) del grafico di densità
spettrale di energia: siccome tale grafico ha simmetria pari (il segnale è reale), siamo sicuri
che – avendo preso metà del grafico – abbiamo anche preso metà dell’intera energia. Dunque
1
E[0,∞] = E
2
è verificata.
ESERCIZIO
Siano dati i due segnali x(t) e h(t) come in figura: il primo è posto come segnale in ingresso a una rete LTI
che ha come risposta impulsiva la h(t).
Si ricavi la funzione d’uscita y(t) del circuito.
0 0
k
La sovrapposizione fra i due segnali inizia scemare: la
∞
convoluzione varia in maniera monotòna decrescente.
t ∈ [ ∆, ∞ ] ∫ h (τ ) x (t − τ ) dτ ( )
∞ ∞
1 −τ k −τ ∆
y (t ) = ∫ h (τ ) x (t − τ ) dτ = ∫ e A dτ = Ae k e k − 1
∆ k
t −∆ t −∆
Dunque
0 per t < 0
( )
y (t ) = A 1 − e k
−t
per 0 < t < ∆
(
Ae − t k e ∆ k − 1
) per ∆ < t
OSSERVAZIONI:
1 −tk
- il sistema che ha una risposta impulsiva del tipo h (t ) = e ⋅ u (t ) (cioè quella
k
dell’esercizio, con k = τ ) altro non è che la rete RC (R = ramo longitudinale, C = ramo
trasversale);
- A cosa può servire questo risultato? Esiste un’applicazione pratica a livello di misura:
sappiamo che, se D∆ (t ) è un impulso rettangolare di durata ∆ e ampiezza 1 ∆ ,
lim T D∆ (t ) = T δ (t ) = h (t )
∆→0
e dunque δ (t ) posso ricavarla solo tramite un limite del genere, perché fisicamente non
è realizzabile. Posso di conseguenza immaginare di sollecitare sperimentalmente il
sistema con una D∆ (t ) e poi di stringere sempre di più ∆ per caratterizzare una
risposta impulsiva.
0 per t < 0
( )
Verifichiamo ora che, per ∆ → 0 , la y (t ) = A 1 − e k
−t
per 0 < t < ∆ diventa la
Ae − t k e ∆ t − 1
( ) per ∆ < t
risposta impulsiva h(t) (che è poi una delle due funzioni con le quali abbiamo iniziato
1
l’esercizio). Anzitutto, per ricondurci al caso del filtro RC, poniamo A = e k =τ ;
∆
quindi calcoliamo il limite che ci interessa (manteniamo distinti i tre casi):
lim 0=0 per t < 0 ATTENTO!
∆→0
( )
−t −t
∆ 1 ∆ ∆ 2
e τ e τ
lim y (t ) = lim Ae per ( ∆ → 0 ) < t
− t − t
k
e − 1 = lim e 1 +
τ τ
+ o 2 − 1 = lim =
∆→0
∆ →0 ∆→0 ∆ τ
τ
∆→0 τ τ
sviluppo in serie di
Taylor
lim
∆→0 ( )
−t 1
( −t
A 1 − e k = lim 1 − e τ
∆→0 ∆ )
per 0 < t < ( ∆ → 0 ) , questo intervallo scompare!
1
abbiamo ottenuto proprio la h(t) del circuito RC: h (t ) = ⋅ u (t ) !!
−t
τ
e
τ
In questa figura vediamo
l’applicazione diretta del
principio descritto fin’ora:
sopra vediamo gli impulsi
creati da un generatore di
funzioni: sotto vediamo le
relative risposte del sistema e
cioè tante espressioni y(t).
Notare che si è scelto un T
grande a sufficienza affinché
le code dei vari segnali non
interferiscano con le pinne
successive (e non ci sia,
dunque, aliasing). Se
stringiamo tantissimo ∆ altro
non facciamo che applicare il
lungo limite calcolato sopra: le
funzioni del generatore
diventano veri e propri impulsi, mentre le risposte del sistema (le “pinne di squalo”
tutte in fila) si plasmano e si raddrizzano fino a diventare tante risposte impulsive
1
h (t ) =
−t
τ
e del tipo di quelle della rete RC. Precisamente, diventano ognuna come il
τ
segnale seguente:
A∆
L’ampiezza massima di questo impulso è perché, siccome facciamo tendere ∆ → 0 ,
τ
il massimo della risposta y(t) diventa:
si vede bene
dal grafico!!
−∆ ∆ ∆ 2
∆
lim max y (t ) = lim y ( ∆ ) = lim A 1 − e τ = lim A 1 − 1 + + o 2 = A
∆→0 ∆→0 ∆→0 ∆→0 τ τ τ
sviluppo in serie di
Taylor
Dunque, se voglio misurare RC, stimolo il sistema con le funzioni impulsive D∆ (t )
A∆
molto strette, poi misuro l’ampiezza del dente in uscita (in questo caso ) e controllo
τ
a che tempo τ il segnale è diminuito fino al 37% (NOTA: 0,37 = 1/e). Il τ che misuro è
proprio la quantità RC.
ESERCIZIO
Attraverso un sistema LTI [un filtro passa-banda con funzione di trasferimento H(f)] passa un segnale
utile x(t) sommato a un rumore ν (t ) . Entrambi questi segnali vengono modificati dal filtro ed escono
rispettivamente come y (t ) e n (t ) .
Filtro: il modulo della funzione di trasferimento, H ( f ) , vale G , con G = 5 dB, e la banda passante,
0,25 µ s
centrata su f0 e − f0 , è larga B. L’argomento della risposta impulsiva è arg h ( f ) = −2π f t0 .
Segnale x(t):
x (t ) = V0 cos 2π f0 t
10 −6 V 106 Hz
V2
1018
Hz
N0
Rumore ν (t ) : possiede uno spettro di potenza Gν ( f ) che vale tra − fi e fi ( >> f0 ) e 0 altrove.
2
Determinare gli spettri di potenza di y (t ) e n (t ) .
Determinare la banda minima possibile B tale per cui il rapporto segnale/rumore SNR è maggiore di 20
dB.
3,16
H ( f ) G e − j 2π ft0 (banda passante)
0 (altrove)
Ora possiamo trovare y (t ) :
H f V = 3,16 ⋅10−6
( 0) 0
0,25µs
y (t ) = V0 H ( f0 ) cos 2π f0t + arg H ( f0 ) =
Vy cos 2π f0 t − t0
G = 3,16 0,25 µ s
−2π f t0
Il segnale y (t ) ha quindi le due righe del coseno a f0 e − f0 (sono all’interno della banda
Vy2
passante del filtro e quindi non vengono attenuate), di modulo , nello spettro a righe di
4
potenza. La potenza totale del segnale è così la somma di queste due righe:
Vy2 Vy2
Py = 2 = ≈ 1,58 ⋅ 10−12 V 2
4 2
Chiamiamo Gn ( f ) lo spettro di n (t ) e Pn la relativa potenza: sappiamo che per definizione
∞
costante
∞
Pn = n (t ) = ∫ Gn ( f ) df = ∫ Gν ( f ) H ( f ) df
2 2
−∞ −∞
Viste le caratteristiche della funzione di trasferimento del filtro (che in molti punti è 0 e che,
dunque, ci restringe moltissimo gli intervalli di integrazione) e dello spettro di potenza
appartenente al rumore ν (t ) non
ancora passato attraverso al filtro
(che nel dominio delle frequenze è
un rettangolo molto lungo di base
N0
2 f0 e altezza ), la relazione
2
appena scritta ci indice che
dobbiamo calcolare l’area che ha la
quantità Gν ( f ) moltiplicata per
H ( f ) = G: siccome il rumore ha
2
N 0G
Pn = 2 B
= N 0GB
base 2
Ora occupiamoci del rapporto SNR, che sarebbe:
che è poi pari a
Vy2
≈1,58⋅10−12 V 2
2
V02G
dati del problema
20
Py 2
SNR = = ≥ 20 dB = 10 10
= 100
Pn N 0GB
Siccome vogliamo che sia inferiore a 100 (20 dB), B dev’essere dimensionata così:
V02
= 5 KHz ≥ B
2N 0 ⋅ 100
Quella minima possibile è quindi di 5 KHz.
OSSERVAZIONI:
- il guadagno non influisce sull’SNR (si semplifica nella relazione algebrica):
effettivamente, se guadagna il segnale utile, il rumore guadagnerà alla stessa maniera;
- la banda influisce moltissimo sull’SNR: dev’essere la più piccola possibile proprio per
assicurare un signal-to-noise-ratio elevato.