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Giorgio Cittadini

Professore Ordinario di Radiologia presso l 'Università di Genova

DIAGNOSTICA
PER IMMAGINI
E RADIOTERAPIA

con La colLaborazione di
Giuseppe Cittadini e Giuliano Mariani

e di

CARLO BARTOLOZZI <l< MARIA P. BoRTOLOTTO


ANTONIO CHIESA <l< TOMMASO DE CATA
LORENZO E. DERCHI
* GIACOMO GARLASCHI
PIER LUIGI GATTI <l< MARIO MAFFESSANTI
GIORGIO MALLARINI <l< CARLO MARTINOLI
GIUSEPPE MOLINARI <l< CARLO E. NEUMAIER
ALBERTO PILOT <l< FRANCESCO PRIOLO
MARCO ROSA <l< SERGIO SACCÀ
FRANCESCO SARDANELLJ <l< DANIELE SCARPATI
GIOVANNl SERAFINI <l< ENZO SILVESTRI
PAOLO TOMÀ <11 VITO VITALE

EC!G
edizioni culturali internazionali genova
INDICE

7 2.3. Mezzi di contrasto iodati idrosolubili per uso


uroangiografico 57
Ringraziamenti 19 2.4. Mezzi di contrasto iodati idrosolubili per uso
co\angiografico 58
INTRODUZIONE -lJAREA DELLA DIAGNOSl'JCA 2.5. Mezzi di contrasto iodati per uso
PER li\1;\'IAGINI E DELLA RADIOTERAPIA 21 colecistografico orale 60
La diagnostica per immagini 22 2.6. Mezzi di contrasto iodati oleosi 60
La radioterapia 23 3. Effetti collaterali e secondari da mezzi di
La radiobiologia 24 contrasto iodati 60

Suggerimenti per l'uso del Manuale 25 CAPITOLO IV - hti\'IAGINI AMLOGICHE E DIGITALI 65


L «Continuo» e «discretO>) in rOntgendiagnostica 65
2. l parametri delle immagini digitali 66
PARTE l
LA FORMAZIONE DI IMMAGINI CORPOREE CAPITOLO V- LA TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA 69
L I..: immagine tomografica computerizzata 69
CAPiTOLO l - l RAGGI X 29 2. Il tomografo computerizzato 71
L La scoperta di R6ntgen 29 3. La scansione tomografica 73
2. Il tubo da raggi X 29 4. La ((finestra)) e i valori dcnsitometrici 73
3. l raggi X: onde o corpuscoli? 31 5. Le immagini ((Secondarie» 74
4. Proprietà dei raggi X di interesse radiodiagnostico 32 6. I mezzi di contrasto in TC 76
5. Rischi nell'uso diagnostico delle radiazioni ionizzanti 33 7. Lettura dell'immagine tomografica computerizzata 76
5.1. Il modello radiobiologico 33 8. Quando la TC? 78
5.2. Radìodìagnostica c danno somatico 34
5.3. Radiodiagnostica e danno genetico 36 CAPITOLO VI- LA RADIOLOGIA DIGITALE 79
5.4. Irradiazione de Il 'embrione e del feto in utero 37 L Sistemi radiologici digitali ((diretti» 79
5.5. La diagnostica radioisotopica 38 2. Digitalizzazione del radiogramma convenzionale 81
3. Radioscopia digitale 81
CAPITOLO li - LE IMMAGI:"ll RADTOLOGJCHE 39 4. Radiografia digitale 81
L L'immagine radiologica primaria 39 5. Sistemi di infonnatizzazione diagnostica e gestionale 83
2. Lo schermo fluorescente e la radioscopia 40
3. La pellicola radiografica e la radiografia 41 CAPiTOLO VII- V ANGIOGRAFIA 87
4. Fattori che influenzano la qualità del! 'immagine L L angiografia convenzionale 87
radiologica 43 2. L angiografia digitale 89
5. Incidenza, proiezione e ottica radiologica 44
6. La radioscopia con intensificatore di luminosità 46 CAPITOLO V!IJ- LE 11\·IMAGlNl RADIOISOTOPICHE 93
7. La xcroradiografia 47 L l radioisotopi 93
8. La tomografia convenzionale 47 2. I radiofarmaci 94
9. Tecniche radiologiche complementari 50 3. La gammacamera 96
IO. Le apparlòcchiature radiologiche 53 4. LaSPECT 99
5. LaPET 100
CAPiTOLO Ili - IL CONTRASTO IN 55
l Contrasto naturale e artificiale 55 CAPITOLO IX- V ECOGRAFIA 103
2. l mezzi di contrasto 56 L Basi fisiche 104
2.1. Mezzi di contrasto radiotrasparenti 56 2. I tracciati ecografici 105
2.2. Mezzi di contrasto radi opachi per lo studio 3. L: immagine ecotomografica 106
dell'apparato digerente 57 4. L ecografo 106
IO Indice

5. Struttura de \l 'immagine ecotomografica 108 9.1.1. Osteopenia 163


6. Problematiche applicative 109 9.l.l.l. Osteoporosi 164
7. Ecografia interventistica Ili 9.1.1.2. Rachitismo-osteomalacia 166
8. L'effetto Doppler Ili 9.1.1.3./perpamtiroidismo 169
9. Mezzi di contrasto 114 9.1.2. Osteosclerosi 170
IO. Tecniche ecografiche avanzate 116 9.2. Alterazioni della struttura del! 'osso 171
IL Effetti biologici degli ultrasuoni 116 9.2.1. Os/eonecrosi 172
9.2.2. Osteolisi 174
CAPITOLO X - LA TERMOGRAFJA 119 9.2.3. Osteodistrofia 174
L L'immagine termografica 119 9.2.3.1. Osteofibrosi 175
2. Teletermografia 120 9.2.3.2. Malallia di Paget 175
3. Indicazioni 121 9.3. Alterazioni della fanna ossea 177
IO. Malformazioni scheletriche 177
CAPITOLO Xl- LA RISONANZA MAGNETICA 123 IO. L Malformazioni complesse 178
L La RMN@ impulsi)) 123 10.2. Malformazioni isolate di singoli segmenti
2. I meccanismi del rilassamento 126 scheletrici 181
3. La fonnazione del! 'immagine tomografica a RM 127 IL Scoliosi 188
4. Il tomografo a RM 128 12. Fratture 189
5. Le sequenze di impulsi 129 12.L Fratture traumatiche 189
6. Mezzi di contrasto 1JJ 12.2. Fratture patologiche 196
7. Formazione di immagini con altri tipi di nuclei 134 12.3. Fratture da durata 196
8. Spettroscopia localizzata 135 13. Distacchi epifisari 196
9. RM funzionale 136 14. Osteomielite acuta 197
IO. Effetti biologici 136 15. Osteomielite cronica 199
16. Osteoartrite tubercolare 200
APPENDICE i -IL MEDICO E L'IMMAGINE 139 17. Osteite luetica 202
l. Le bioimmagini 139 18. Osteite leprosa 202
2. Bioimmagini, individuazione e caratterizzazione 19. Osteiti micotiche 203
di una lesione 141 20. Osteopatie chimiche e tossiche 203
3. La diagnostica per immagini 141 2L Echinococcosi ossea 204
4. Uso razionale dell'immagine 142 22. L'osso nelle emolinfopatie 204
5. Il medico e l'immagine 143 23. Tesaurismosi 205
6. Indagini inutili o di utilità opinabile 144 24. Istiocitosi X 205
7. Camminare in terra 144 25. Sarcoidosi ossea 206
26. Pseudotumori e tumori ossei 207
APPENDICE II -INTRODUZIONE ALL'ANALISI DECISIONALE 145 26.1. Cisti ossee 207
L Efficacia diagnostica di un'indagine 145 26.2. Tumori primitivi ossei 208
2. Indici di quantificazione dell'efficacia 26.3. Metastasi scheletriche 218
diagnostica 145
3. Verificazione e falsificazione dell'ipotesi di malattia 148 CAPITOLO XIII - ARTICOLAZIONI 223
4. Indici di efficacia diagnostica e prevalenza di malattia 148 l. Esame diretto radiografico 223
5. Le curve di capacità diagnostica 149 2. Artrografia 224
6. Il guadagno diagnostico 151 3. TC 224
7. Teorema di Bayes 151 4. lù\f 225
8. Richieste e referti 152 5. Ecografia 225
6. Diagnostica radioisotopica 225
7. Semeiotica generale delle malattie reumatiche 226
PARTE Il 8. Reumatismi infiammatori 228
SEMEIOTICA E DIAGNOSTICA SISTEMATICHE 8.L Artrite reumatoide 230
8.2. Spondiloartriti e artriti sieronegative 231
CAPITOLO XU- SCHELETRO 155 9. Artriti da agenti infettivi 232
L Esame diretto 156 IO. Artropatie da alterazioni metaboliche 233
2. TC 158 IL Osteoartrosi 237
3. RM 159 12. Artropatie neurogene 237
4. Ecografia 159 Il. Tumori e lesioni s.imiltumorali 238
5 Metodiche radiologiche contrastografiche 159 14. La spalla dolorosa 239
6. Diagnostica radioisotopica 160 15. Il gomito 239
7. Mineralometria 161 16. Il polso 240
8. Vetà scheletrica 162 17. Anca e bacino 241
9. Alterazioni fondamentali dell'osso 162 18. Menischi e legamenti del ginocchio 242
9.L Alterazioni della densità dell'osso 163 19. La caviglia 244
Indice Il

CAPITOLO XIV "MUSCOLI ETENDINI 247 6. Processi infiammatori acuti 289


l. Esame diretto radiografico 247 7. Sindromi da immunodeficienza 291
2. Ecografia 247 8. Tubercolosi po!monare 292
3. re 248 8.1. Ciclo primario 293
4. RM 248 8.2. Tubercolosi postprimaria 294
5. Diagnostica radìoisotopica 249 9. Malattie del sistema immunitario 297
6. Teletermografia 249 IO. Ascesso polmonare 298
7. Tenografia 249 11: Mi cosi 298
8. Angiografia 249 12. Parassitosi polmonari 299
9. Lesioni traumatiche muscolari 249 13. Emorragie polmonari 300
IO. Tendinopatie 250 14. Malattie polmonari associate a eosinofilia 300
Il. Miopatie ereditarie distrofiche e metaboliche 251 15. Collagenosi 301
12. Miopatie infiammatorie 252 16. Sindromi ostruttive delle vie aeree inferiori 302
13. Rabdomiolisi 253 16.1. Asma bronchiale 302
14. Tumori 253 16.2. Bronchite cronica 302
16.3. Enfisema 303
CAPITOLO XV" POLMONE 255 17. Malattia bronchiectasica 305
l. Complementi di anatomia polmonare 255 18. Pneumopatie cistiche 307
l. l. Pleura, scissure e lobi 255 19. Pneumoconiosi 309
1.2. Vie aeree di conduzione 256 20. Alveoliti allergiche estrinseche Jll
1.3. Vie aeree di transizione e di diffusione 256 21. Polmoniti chimiche da gas tossici Jll
1.4. Lobulo secondario, acino e lobulo primario 257 22. Pneumopatia postirradiatoria 312
1.5. Alveoli e interstizio interalveolocapillare 258 23. Patologia post-traumatica toracica 312
1.6. Comunicazioni tra le vie aeree 258 24. Il torace postoperatorio 313
1.7. Vasi sanguigni e linfatici 259 25. Embolia e infarto polmonare 315
1.7.1. Arterie e vene 259 26. Edema polmonare 317
1.7.2. Linfatici 259 27. Sarcoidosi 318
2. Lo studio ((per immagini>> del polmone 259 28. Proteinosi alveolare 319
2.1. Esame radiografico del torace 260 29. Istiocitosi X 319
2.1.1. Rilievi anatomoradiologici nella 30. Malattia delle membrane ialine 319
proiezione sagittale 261 31 Tachipnea transitoria del neonato 320
2.1.2. Rilievi anatomoradiologici nella 32. Tumori polmonari 320
proiezione laterale 262 32.1 Il carcinoma broncogeno 322
2.1.3. Possibilità di valutazione dell'anatomia 32.2. Il cosiddetto iiadenoma bronchiale)) 325
topografica macroscopica dei polmoni 263 32.3. L'amartocondroma 326
2.1.4. Considerazio'ni sui rilievi dinamici 263 32.4. Tumori polmonari rari 327
2.1.5. Limiti tra normale e patologico 265 32.5. Le metastasi polmonari 327
2.2. re 266 33. Linfomi e leucemie 329
2.3. Radioscopia 268 34. La radiologia polmonare nei reparti di terapia
2.4. Scintigrafia polmonare 268 intensiva e di rianimazione 329
2.5. Angiopneumografia 269
2.6. Aortografia toracica e arteriografia bronchiale 269 CAPITOLO XVI- PLEURA! PARETE TORACI CA E DIAFRAMMA 331
2.7. Ecotomografia 269 L Pleura 331
2.8. RM 269 LL Anatomia radiografica 331
3. Metodiche e tecniche in via di obsolescenza 270 1.1.1. Radiogramma toracico 331
3.1 Tomografia convenzionale 270 1.1.2. Ecografia 332
3.2. Xerotomografia 270 1.13. re 332
3.3. Ingrandimento diretto d'immagine 271 1.2. Versamento pleurico 332
3.4. Schermografia 271 1.3. Pneumotorace 335
3. 5. Broncografia 272 1.4 Ispessimenti pleurici non neoplastici 336
4. Semeiotica generale delle malattie polmonari 272 15. Tumori della pleura 337
4.1. Atelettasia 273 2. Parete toracica 338
4.2. Collasso polmonare 275 3. Diaframma 339
4.3. Opacità alveolari 276 3.1 Esame diretto 340
4.4. Opacità interstiziali 277 3.2. re 340
4.5_ Alterazioni diffuse del circolo polmonare 279 3.3. Ecografia 341
4.5.1. Variazioni de/flusso 279 3.4. Ipomobilità diaframmatica 341
4.5.2. Variazioni della pressione 280 3.5. Paralisi e relaxatio 341
4.6. Opacità rotondeggianti solitarie periferiche 281 3.6. Ernie diaframmatiche congenite 341
4.7. Calcificazioni · 284 3.7. Ernie posi-traumatiche 342
5. Malformazioni polmonari 285 3.8. Tumori 342
12 Indice

3.9. Patologia transdiaframmatica 343 13.1. Stenosi polmonare 381


13.2. Stenosi aortica l81
CAPITOLO XVII - 345 13.3. Coartazione aortica l82
L Esame diretto l46 13.4. Trasposiz.ione corretta dei grossi vasi 382
2. TC 347 13.5. Comunicazione interventricolare 383
3. RM 348 13.6. Comunicazione intcratriale 383
4. Ecografia l49 13.7. Dotto arterioso pervio l84
5. Altre metodiche radiologiche 349 13.8. Canale atrio-ventricolare comune 384
6. Masse mediastiniche l49 13.9. Tetralogia di Fa\lot l85
6.1. Lipomatosi e accumuli focali di grasso 350 13.10. Trilogia di Fallot 385
6.2. Cisti mediastiniche l50 13.11. Atresia della tricuspide 385
6.3. Tiroide aberrante e struma mediastinico l 51 ll.l2. Anomalia di Ebstein 386
6.4. Iperplasia e tumori del timo l 51 ll.13. Sindrome di Eisenmenger 386
6.5. Disgcrminomi l 52 13.14. Trasposizione completa dei grossi vasi 387
6.6. Tumori neurogeni l 52 13.15. Tronco arterioso 387
6.7. Linfoadenopatie e linfomi l 53 13.16. Altre malformazioni cardiache e valvolari 387
6.8. Altre masse mediastiniche l 54 14. Tumori l88
. 7. Mediastiniti 355
8. Enfisema mediastinico l 56 CAPITOLO XIX- ARTERIE, VENE E LINFATICl 391
9. Ernie pohnonari transmediastiniehe l 56 L Arterie 391
1.1. Ecografia l91
CAPITOLO XVIII - CUORE 359 1.2. Arteriografia 392
·-1. Esame radiografico l 59 u TC l94
2. Ecocardiografia 362 1.4. RM l94
l. RM 363 2. Arteriopatie l94
4. TC 365 2.1. Arteriopatie eong,.,. l95
5. Cateterismo cardiaco 365 2.2. Arteriopatie funzio:, .. · l95
5.1. Angiocardiografia e cardioangiografia 366 2.3. Arteriopatie infiammatorie l95
5.2. Aortografia toracica sopravalvolare 367 2.4. Arteriopatie degenerative 396
5.3. Ventricolografia sinistra l67 2.5. Aneurismi e dissezioni aortiche l96
5.4. Coronarografia selettiva l67 2.6. Tumori primitivi vasali 399
6. Diagnostica radioisotopica l68 l. Vene 399
6.1. Angiocardioscintigrafia al! 'equilibrio 368 3.1. Ecografia l99
6.2. Angiocardioscintigrafia di primo transito 369 3.2. Flebografia l99
6.3. Studio della perfusione miocardica con 3.2.1. Flebografie per puntura venosa dù·etta l99
traccianti diffusibili l69 3.2.2. Flebografie seletlive per cateterismo 401
6.4. Studio della perfusione miocardica con 3.2.3. Flebografie di ritorno postarteriografico 401
traccianti di deposito 369 3.2.4. Flebografie transparietoviscerali 402
6.5. Valutazione mediconucleare del metabolismo 3.2.5. Flebografie transossee 402
miocardico l70 3.3. Flebografia radioisotopica 40l
6.6. Scintigrafia-miocardica con indicatore positivo l71 4. Flebopatie 40l
7. Calcificazioni, protesi valvolari e pace-maker 372 4.1. Flebopatie congenite 403
8. Ingrandimento delle camere cardiache 373 4.2. Flebopatie infiammatorie 403
9. Valvulopatic l74 4.3. Flebopatie degenerative 404
9.1. Stcnosi mitralica l75 5. Angiografia interventistica 404
9.2. Insufficienza mitralica l75 6. Vasi linfatici e linfonodi 404
9.3. Stenosi aortica 376
9.4. Insufficienza aortica l76 CAPITOLO XX- TUBO DIGERENTE 411
9.5. Stcnosi e insufficienza tricuspidale 377 L Faringe 412
IO. Cardiomiopatie 377 2. Esofago 414
IO. L Cardiomiopatia dilatativa 377 2.1. Discinesie e distonie esofagee 417
10.2. Cardiomiopatia ipertrofica 377 2.2. Atresia esofagea e fistola trachcoesofagea 419
10.3. Cardiomiopatia restrittiva 377 2.3. Diverticoli 419
IDA. Cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro 377 2.4. Ernie iatali 420
IL Cardiopatia ischemica 378 2.5. Malattia da reflusso gastroesofageo 421
ILI. Ischemia miocardica da sforzo l78 2.6. Esofagiti infettive 423
11.2. Infarto del miocardio 379 2.7. Stenosi da caustici 424
11.3. Miocardio vitale 379 2.8. Varici 424
11.4. Riva sco larizzazione miocardica 379 2.9. Corpi estranei 424
12. Pericarditi l80 2.10. Tumori benigni 425
13. Malformazioni congenite del cuore e dei grossi vasi l80 2.11. Carcinoma esofageo 425
Indice 13

2.12. Altri tumori maligni 425 8.20. Colite postradioterapica 486


3. Stomaco 427 8.21. Coliti non comuni 486
3.1. Semeiotica radiologica generale 431 8.22. Polipi rettocolici 487
3.2. Anomalie congenite 433 8.23. Disordini poliposici 489
3.3. Diverticoli 433 8.24. Tumori benigni 490
3.4. Ipertrofia del piloro 434 8.25. Carcinoma del crasso 490
3.5. Occlusione gastrica acuta 434 8.26. Linfomi 492
3.6. Corpi estranei 435 8.27. Mctastasi coliche 492
3.7. Varici gastriche 435 8.28. Il retto 493
3.8. Gastriti 435 8.29. Studio radiologico postopcratorio del colon
3.9. Ulcera gastrica 437 e del retto 494
3.10. Tumori benigni 439
3.11. Carcinoma gastrico 440 CAPITOLO XXI- FEGATO 497
4. Duodeno 441 l. Esame diretto 498
4.1. Alterazioni di forma, grandezza e .'lede 443 2. Ecografia 498
4.2. Ostruzioni congenite 444 3. re 500
4.3. Diverticoli 445 4. RM 501
4.4. Lesioni che alterano il verniciamento mucosa 445 5. Diagnostica radioisotopiea 502
4.5. Ulcera duodenale 446 6. Angiografia 503
4.6. La sindrome di Zollinger-EIIison 448 7. Altre metodiche 504
4.7. Rcflusso duodeno-gastrico 448 8. Lesioni focali 504
4.8. Tumori 448 8.1. Epatocarcinoma 504
5. Studio radiologico del tubo digerente 8.2. Metastasi 505
prossimale operato 449 8.3. Angioma 506
6. Tenue 453 8.4. Adenoma e iperplasia nodulare focale 507
6.1. Malrotazione intestinale 457 8.5. Cisti e cisti da echinococco 507
6.2. Diverticoli 457 8.6. Ascessi 508
6.3. Sindromi da malassorbimento 458 8.7. Lesioni traumatiche 508
6.4. Infezioni e processi affini 459 9. Lesioni diffuse 508
6.5. Iperplasia dei follicoli linfatici 460 9.1. Epatopatie acute 509
6.6. Malattia di Crohn 460 9.2. Steatosi 509
6.7. Sclerodcrmia 462 9.3. Cirrosi 510
6.8. Enterite da radiazioni 462 9.4. Emoeromatosi 510
6.9. Ileo meccanico e paralitico 463 9.5. Lesioni neoplastiche infiltrative 510
6.10. Pneumatosi intestinale 464 IO. Patologia vasco!are 511
6.11. Tumori 464 Il. Ipertensione portale 511
7. Appendice 466 12. La radiologia del fegato trapiantato 512
7.1. Appendicite acuta 467
7.2. Appendicite cronica 467 CAPITOLO XXII- COLECISTI EVIE BILIARI 513
7.3. Inclusioni appendicolari 468 l. Esame diretto 513
7.4. Patologia appendicolare più rara 468 2. Ecografia 513
8. Crasso 468 3. Colecistografia orale 515
8.1. Esame diretto 469 4. re 516
8.2. Clisma a DC 470 5. RM e eolangiografie a RM 517
8.3. Clisma opaco 472 6. Diagnostica radioisotopica 518
8.4. Clisma (dstantaneo» 473 7. Colangiopancreatografia retrograda endoscopica 518
8.5. Lo studio di parete 473 8. Colangiografia percutanea transepatica 519
8.6. Diagnostica radioisotopica 475 9. Colangiografia intraopcratoria 520
8.7. Angiografia 475 IO. Colangiografia postoperatoria trans-Kehr 521
8.8. Studio del transito intestinale 476 Il. Angiografia 521
8.9. Defecografia 476 12. Malformazioni della colecisti e delle vie biliari 521
8.10. Esame del tratto prossimale. del tubo digerente 477 13. "Calcolosi biliare 523
8.11. Ostruzioni congenite del colon 477 14. Terapia non chirurgica della litiasi biliare 526
8.12. Malattia di Hirschsprung 478 15. Colecistiti e colangiti 527
8.13. Ostruzioni acquisite del colon 478 16. Colecistosi ipe.rplastichc 528
8.14. Colon catartico 479 17. Tumori della colecisti e delte vie biliari 529
8.15. La sindrome del colon irritabile 479 18. Discinesie e distonie della colecisti e delle vie biliari 530
8.16. Malattia diverticolare 480 19. Patologia residua postcolccistectomia 531
8.17. Colite ulcerosa idiopatica 482 20. Ittero colostatico 532
8.18. Malattia di Crohn del crasso 484
8.19. Colite ischemica 485 CAPITOLO XXIII - PA;>;CREAS 533
14 Indice

l. Esame diretto del! 'addome 533 13. Nefropatie medìche 601


2. Ecografia 534 13.1. Nefropatie glomerulari 601
3. TC 534 13.2. Nefropatie interstiziali 602
4. RM 535 13.2.1. Tubercolosi renale 603
5. Diagnostica radioisotopica 536 13.2.2.Ascesso 605
6. Pancreaticocolangiografia retrograda endoscopica 536 13.3. Nefropatie vascolari 605
7. Angiografia 536 13.4. Nefropatie cistiche 607
8. Lo studio del tubo digerente nelle pancreatopatie 537 14. Insufficienza rena\e cronica 608
9. Lo studio delle vie bìliari nelle pancreatopatie 538 14.1. Situazione funzionale e morfologica renale 608
10. Anomalie congenite del pancreas 538 14.2. Osteodish"ofia renale 608
11. Pancreatite acuta 538 14.3. Il radiogramma toracico nell'uremico 608
12. Pancreatite cronica 541 14.4. Il paziente dializzato 609
13. Tumori del pancreas esocrino 542 14.5. Il trapianto renale 609
14. Tumori del pancreas endocrino 544 15. Traumi renali 610
16. Tumori del rene 611
CAPITOLO XXIV -MILZA 547 16.L Tumori maligni 611
L Esame diretto 548 16.2. Tumori benigni 612
2. Ecografia 549 17. Thmori della pelvi e del\ 'uretere 613
3. TC 549 18. Tumori deHa vescica 613
4. RM 549
5. Diagnostica radioisotopica 549 Capitolo XXVIII- APPARATO GENITALE MASCHILE 617
6. Angiografia 550 L Prostata 617
7. Dislocazioni splenogene 550 2. Vie seminali 621
8. Splenomegalie 551 3. Sacco scrotale 622
9. Infarto splenico 552 4. Pene 624
10. Ascesso splenico 552 4.1. Uretra anteriore 624
l L Lesioni focali 552 4.2. Corpi erettili 625
12. Rottura della milza 553 4.3. Tonaca albuginea 625
4.4. Impotenza vascolare 625
Capitolo XXV- PERITONEO EMESENTERE 555
L Peritoneo 555 Capitolo XXIX -GRAVIDANZA NORMALE E PATOLOGICA 627
2. Mesentere 558 L Gravidanza normale 628
1.1. Diagnosi di gravidanza 628
Capitolo XXVI- SPAZIO RETROPERITOI\'EALE 561 1.2. Età gestazionale 629
L Richiami anatomoclinici 561 1.3. Valutazione della placenta 629
2. Metodiche e tecniche di studio 562 1.4. Accrescimento e stato di benessere fetale 629
3. Raccolte 563 1.5. Posizione del feto a termine 630
4. Fibrosi retroperitoneale 565 2. Gravidanza patologica 630
5. Linfoadenopatie 567 2.1. Gravidanza extrauterina 630
6. Tumori 568 2.2. Sacco anembrionato 630
2.3. Aborto 631
Capitolo XXVII -API'ARATO URI:-<ARIO 571 2.4. Ritardo di crescita fetale 631
L Esame diretto 571 2.5. Malformazioni fetali 63 l
2. Urografia 572 2.6. Morte fetale 631
3. Pielografia 576 2.7. Placenta previa 632
4. Cistografia 577 2.8. Distacco della placenta 632
5. Ecografia 577 2.9. Malattia trofoblastica 632
6. TC 579
7. RM 580 Capitolo XXX- APPARATO GENITALE FEI\IMINJLE 633
8. Diagnostica radioisotopica 581 l. Esame diretto 633
9. Angiografia 583 2. Ecografia 633
10. Malformazioni dell'apparato urinario 584 3. TC 635
10.1. Dismorfie 584 4. RM 636
10.2. Malfonnazioni parenchimali 586 5. lsterosal pingografia 637
10.3. Displasie renali cistiche 586 6. Metodiche radiologiche complementari 638
10.4. Displasie tubulomidollari 590 7. Patologia uterina 638
10.5. Malformazioni delle vie escretrici 592 7.1. Malformazioni 638
11. Calcolosi urinaria 596 7.2. Beanza cervicale 640
11.1. Approccio diagnostico 596 7.3. Sinechie 640
11.2. Tecniche litolitiche 598 7.4. Fibromi 640
12. Uropatia ostruttiva 600 7.5. lperplasia endometriale 640
Indice 15

7.6. Adenomiosi o endometriosi interna 640 ipertensione endocranica 678


7.7. Tumori 641 1.1.4 Calcificazioni endocraniche 678
7.7.1. Carcinoma corpo uterino 641 1.2. TC 679
7. 7.2. Carcinoma del collo uterino 641 1.3. RM 680
s. Patologia tubarica 642 1.4. Angiografia 682
8.1. Ostruzioni tubariche 642 1.5. Diagnostica radioisotopica 686
8.2. Sterilità di origine tubarica 643 1.6. Ecografia 687
9. Patologia ovarica 643 1.7. Termografia 688
9.1. Disgenesie gonadiche 643 2. Malformazioni <:raniocerebrali 688
9.2. Patologia funzionale e cistica 644 2.1. Anomalie dell'organogenesi 688
9.3. Tumori 646 2.2. Anomalie dell'istogenesi 690
3. Patologia cerebrovascolare 691
Capitolo XXXI - ENDOCRINE 647 3.1. lschemia cerebrale 691
l. Ipofisi e regione sellare 647 3.2. Trombosi venosa 692
1.1. Adenomi 647 3.3. Emorragia intraparenchimale 693
12. Sella vuota e cisti intrase\lari 651 3.4. Emorragia subaracnoidea 693
1.3. Iper .e ipopituitarismi 652 3.5. Aneurismi 695
2. Epifisi 653 3.6. Fistole arterovenose 696
3. Tiroide 654 3.7. Malformazioni vascolari 697
3.1. Esame diretto 654 3. 7.1. Teleangectasie capillari 697
3.2. Ecografia 654 3. 7.2. Angioma cavemoso 697
3.3. Diagnostica radioisotopica 656 3.7.3. Malformazione arterovenosa 698
3.4. TC 657 3.7.4. Angioma venosa . 698
3.5. RM 657 4. Patologia post-traumatica 699
3.6. Termografia 658 5. Patologia infiammatorioinfettiva 701
3.7. Angiografia 658 5.1. Infez_ioni batteriche 701
3.8. Patologia malformativa 658 5.2. Infezioni granulomatose 702
3.9. Iper- e ipotiroidismo 658 5.3. Infezioni virali 703
3.10. Iperplasia e struma 659 5.4. Infezioni da parassiti 704
3.11. Tiroiditi 660 5.5. Manifestazioni encefaliche del!' AIDS 704
3.12. Lesioni focali 661 6. Malattie della sostanza bianca 705
3.13. Studio radiografico del torace e 6.1. Sclerosi multipla 705
dello scheletro nelle tireopatie 662 6.2. Encefalomielite acuta disseminata 706
4. Paratiroidi 663 6.3. Leucoencefalopatia posteriore reversibile 706
5. Surrene 665 7. V encefalo dell'anziano 706
5.1. Esame diretto 666 8. Tumori endocranici 707
5.2. TC 666 8.1. Tumori primitivi 711
5.3. RM 667 8.2. Tumori secondari 718
5.4. Ecografia 667 9. Epilessia 719
5.5. Diagnostica radioisotopica 667 9.1. Sclerosi temporomesiale 720
5.6. Angiografia 669 9.2. Anomalie di sviluppo corticale no
5.7. Biopsia 670 10. Midollo spinale 720
5.8. Lesioni surrena\iche benigne 670 10.1. Esame diretto del rachide 720
5.8.l.Adenoma 670 10.2. TC 721
5.8.2. Mielo!ipoma 670 10.3. RM 721
5.8.3. Cisti surrenaliche 670 10.4. Mielografia opaca 722
5.8.4. Emorragiasurrenalica 671 10.5. Saccoradicolografia 723
5.8.5. Feocromocitoma 671 10.6. Altre metodiche radiologichc 723
5.9. Lesioni surrenaliche maligne 672 11. Malfonnazioni vertebromidollari 723
5.9.1. Carcinoma primitivo surrena/ico 672 11.1. Disrafismi associati a masse non
5.9.2. Metastasi 672 ricoperte da cute 724
11.2. Disrafismi associati a masse dorsali ricoperte
Capitolo XXXII - NEURORADIOLOGIA 673 da cute 724
l. Encefalo 674 11.3. Disrafismi senza masse dorsali 725
l. l. Esame diretto 674 12. Alterazioni dei metameri vertebrali 726
1.1.1. Alterazioni del/a forma cranica 13. Malattie degenerative del rachide 727
secondarie a patologia encefalica 676 13.1. Degenerazione discale 727
1.1.2. Alterazioni della densità e della 13.2. Ernie discali 728
struttura ossea cranica secondarie a patologia 13.3. Spondilolistesi 730
encefalica 676 13.4. Malattia delle faccette articolari 730
1.1.3. Escime diretto e sindrome da 13.5. Stenosi spinale 730
16 Indice

14. Tumori endorachidei 732 Capitolo XXXVII - MAJ\'IMELLA 791


14.1. Tumori intramido!Jari 712 l. Mammografia 794
14.2. Tumori extramidollari intradurali 7ll 1.1. Tecnica mammografica 795
14.3. Tumori extradurali 714 1.2. Anatomia mammografica 797
14.4. Metastasi 714 1.3. Semeioti-ca mammografica 797
15. Lesioni similtumorali 734 1.4. Controlli mammografici periodici
16. Malformazioni vascolari 734 e radiopr.otczione 799
17. Neuroradiologia terapeutica 715 2. Ecografia 800
17.1. Tumori e angiomi della testa e del collo 716 l. Biopsia e centraggio sotto guida
17.2. Fistole artero-venose dirette e fistole ecografica o mammografica 801
artero-venose durali 716 4. Radiografia del pezzo operatorio 802
17.3. Angiomi arterovenosi cerebrali 737 5. Duttogalattografia 802
17.4. Aneurismi cerebrali 738 6. RM.eTC 801
17.5. Malformazioni vascolari spinali c midollari 739 7. La scintigrafia e illinfonodo sentinella 805
17.6. Angioplastica transluminale percutanea 739 8. Mammella maschile 805
17.7. Chemioterapia endoarteriosa dei gliomi maligni 739 9. Il radiologo a indirizzo senologico 805
17.8. Nucleo\isi e nuc!coaspirazione 739
Capitolo XXXVJll-.RADIOLOGIA PllDL\TRICA 807
Capitolo XXXIII· OCULISTICA 741 l. Problemi metodologic'i e tecnici 807
L Esame diretto 741 2. Scheletro 808
2. Ecografia 742 2.1 Varianti del normale e aspetti morfologici
l. TC 743 particolari 808
4. RM 744 2.2. Fratture 808
5. Dacriocistografia 745 2.2.1. Sindrome del bambino hatluto 808
6. Arteriografia 745 2.3. Patologia infettiva 809
7. Flebografia 745 2.4. Affezioni dell'anca e del ginocchio 810
8. Patologia traumatica 746 2.4.1. Sinovite acuta tmnsitoria dell'anca 810
9. Corpi estranei 747 2.4.2. Malattia di Perthes-Legg-Ca/vé 811
IO. Distacco delle membrane oculari 748 2.4.3. Epifisiolisi 811
Il. Tumori del bulbo oculare 748 2.4.4. Malaflia di Osgood-Schlatter 811
12. Patologia dello spazio retrobulbare 749 l. Apparato respiratorio 811
13. Patologia dell'apparato lacrimalc 750 3.1. Varianti del normale e aspetti morfologici
particolari 811
Capitolo XXXIV- RADIOLOGIA OTORINOLARINGOIJ\TR!CA. 753 3.2. Patologia neonatale 812
l. Cavità nasali 753 3.3. Processi infiammatori 813
2. Seni paranasali 754 4. Mediastino 814
l. Rinofaringe 756 5. Tubo digerente 814
4. Orecchio 759 5.1. Atresia esofagea 814
5. Laringe 764 5.2. Stenosi ipcrtrofica del piloro 814
6. Trachea 765 5.3. lnvaginazione intestinale acuta 814
7. Ghiandole salivari 769 5.4. Occlusioni intestinali alte 814
8. Cavità buccale e orofaringe 769 5.5. Occlusioni intestinali basse 815
9. Collo 769 5.6. Enterocolite necrotizzante 815
5.7. Malattie infiammatorie 816
Capitolo XXXV- RADIOLOGIA ODONTOSTOMATOLOGICA 5. 7.1. Forme acute batteriche 816
E MAXILLOFACCIALE 771 5. 7.2. Forme croniche 816
l. Radiologia Dentaria 771 5.8. Polipi e po\iposi 816
2. Patologia Dentaria 774 6. Fegato e vie biliari 816
l. Radiologia maxi!lofacciale 779 6.1. Lesioni focali 816
4. Le articolazioni temporo-mandibolari 780 6.1.1. Tumori maligni 816
6.1.2. Metastasi 816
Capitolo XXXVI - PARTI MOLLI 781 6.1.3. Tumori benigni 817
l. 'Esame diretto 781 6.2. Malformazioni delle vie biliari 817
2. Ecografia 784 6.3. Colelitiasi 817
l. Teletermografia 785 7. Apparato urinario 817
4. TC 786 7.!. Varianti del normale c aspetti morfologici
5. RM 786 particolari 817
6. Angiografia 786 7.2 Malformazioni 818
7. Linfografia 786 7.3. Masse renali e pararenali 818
8. Affezioni non tumorali 786 7.3.1. Tumore di Wilms 818
9. Tumori delle parti molli 788 7.3.2. Neurobfastoma 818
Indice 17

7.3.3. Ematoma del surrene del neonato 819 3. la probabilità di controllo tumorale 859
7.3.4. Trombosi delfe vene renali del neonato 820 4. Il fattore tempo in radiotempia 861
8. Apparato genitale femminile 820 5. Curve e formule di isoeffetto 862
8.1. Malformazioni 820
8.2. Masse pelviche 820 CAPITOLO XLIV- METODICHE f: TEC:-JICHE RA!liOTERAPJCIJE 865
8.2.1. Cisti ovariche neonata/i 820 l. Radioterapia esterna 865
8.2.2. Jdm-emato-metroco/po 820 2. Brachiradioterapia 869
8.2.3. Tumori pelvici 820 3. Radioisotopoterapia 870
9. Neuroradiologia pediatri ca 820
9.1. Varianti del normale e aspetti mOJfologi; CAPITOLO XLV - PROBLE:\11 DI,\Gì'IOSTICI PER
particolari IN ONCOLOGIA ERAOIOTERAPIA 873
9.2. Ecografia cerebrale nel neonato e nellat ·ntr.
9.2.1. Emorragia cerebrale del preterm, CAPITOLO XLVI- RAOIOTERAPIA SISTHIATICA 879
9.2.2. Lesioni ipossicoisc!remiche del
pretermine ., l. Capo e collo
l.\. Cute
880
881
1.2. Labbro, cavo orale e orofaringe 881
Capitolo XXXIX - RADlOLOGTA 1:\TERVENTlSTlCA IJ. Laringe 882
l. Interventistica vascolare 82 ì 1.4. Ipofaringe 883
LL Riduzione del tlusso arterioso distrcttual..:: 82.1 1.5. Rinofaringe 884
1.2. Aumento del flusso arterioso distrettuak 8'' 1.6. Orecchio 884
1.3. Altre procedure vascolari 8C7 1.7. Fosse nasali e seni paranasali 884
2. Intc:rventistica non vascolarc 1.8. Ghiandole salivari 885
2.1. Drenaggio di raccolte fluide 8:'7 1.9. Tiroide 885
2.2. lmerventistica epatobiliare S2X 2. Encefalo e midollo spinalr. 885
2.3. Interventisti ca urinaria 83\J l. Orbita e occhio 885
2.4. lnterventistica del tubo digerente u 4. Mammella 886
2.5. Trattamento della sterilità femminile 5. Polmone e pleura 887
di origine meccanica 831 6 Tubo digerente 888
2.6. Lisi percutanea dei dischi intcrvertebrali 6.1. Esofago 891
2.7' Lisi percutaneadi strutture nervose 6.2. Stomaco 892
l. Biopsie percutanee 832 6.3. Retto 892
4. Intcrventistica oncologica 814 6.4. Ano e canale anale 893
4.1. Procedure angiografiche 834 6.5. Fegato 893
4.2. Procedure percutanee ablative 835 6.6. Pancreas 893
4.3. Procedure brachiterapichc 835 7. Apparato urinario 894
7.1. Rene 894
7.2. Vescica 894
PARTE III 8. Apparato genitale maschile 894
FONDAMENTI DI RADIOTERAPIA 819 8.1. Testicolo 894
8.2. Pene 895
CAPITOLO Xl - PROCRAMMATICA DELLA R.ADIOTERAPIA 819 8.3. Pro stata 896
9 Apparato genitale femminile 897
CAPITOLO XLI- IL CA:"'CRO E LA SUA PROBLE:\lATlCA 9.1. Collo uterino 897
843 9.2. Corpo uterino 898
l. Patologia e storia naturale 84l 9.3. Ovaio 899
2. Classificazione e stadiazione 844 9.4 Vagina 900
3. Prevenzione c diagnosi precoce 846 9.5 Vu[.va 900
4. Guarigione e controllo 846 IO. Osso e parti molli parostali 901
5. Indici prognostici e valutazione dei risultati 847 [Q.I. Tun.101i ossei 901
10.2. Sarcomi dei tessuti molli 901
CAPITOLO XLII - LE RADIAZIONI !ONIZZANTI E LE LORO Il. Malattie emolinfoprolifcrativc 902
PROPRIEl,\. DI INTERESSE RADIOTERAPI(O 849 Il. l. Leucemie 902
l. Tipi di radiazioni ionizzanti 849 11.2. Linfomi maligni 902
2. Jnterazione tra radiazioni e materia 849 12. La radioterapia in oncologia pediatrica 904
l. Azione diretta e azione indiretta 852 13. La radioterapia palliativa 904
4. l'efficacia biologica relativa 854
CAPITOLO XLVll - È POSSIBILE MIGLIORARE L'EFFICACIA
CAPITOLO XLII! - R,\OIOBTOLOGIA ONCOLOGICA 857 DELLA RADTOTERAPIA? 907
l. Le curve di sopravvivenza cellulare 857 l. alternativi 907
2. Le quattro «R» del frazionamento della dose 2. Fasci di partiCelle pesanti 907
in radiotcrapia 858 l. Radiosensibilizzanti delle cellule ipossiche 908
18 indice

4. Radioprotettori dél tessuti sani 908 APPENDICE Ill- LA RAD!OPROTEZJONE IN AMBITO SM\JTARIO '921
5. Ipertem1ia 908 l. Effetti deterministici ed effetti stocastici 922
6. Sostanze fotodinamiche 909 2. Obiettivi della radioprotezione 924
7. Ligandi marcati 909 3. La radioprotezione in ambito sanitario 925
4. Giustificazione c ottimizzazione 926
CAPITOLO XLVIll -LA RADIOTEJ{APIA ((:-\01\' 911 5. Radioprotezione del paziente 927
6. Il consenso informato 929
CAPITOLO XLVIX- RADIOI'ATOLOGIA CLIC\ICA 913 7. Radioprotezione degli operatori sanitari e
l. Il problema psicologicoemOzionale 913 della popolazione 929
2. l danni somatici 913 8. Norme di radioprotezione 930
3. Radiopatologia sistematica 914 9. Radiazioni non ionizzanti
ed energie non radiative 932

PARTE IV
PRINCIPI DI INDICE ANALITICO 935
RINGRAZIAMENTI

Queste note offrono l'occasione, che l'Autore avverte fici compatibili formati numerici. Se problema non è sussi-
come ardente desiderio, di ripensare a quanti nel tempo stito per le nuove immagini (più di 350!) primitivamente
hanno elargito idee, suggerimenti, segnalazioni e critiche, digitali, problema tecnicamente di non facile soluzione si è
linfa vitale per l'equilibrato crescere di questo libro. È posto per le immagini residue della precedente edizione
peraltro difficile ringraziare singolarmente senza il rischio (più di 1500!), per le quali gli originali erano andati in gran
di incorrere in disdicevoli omissioni. Attenua il dispiacere parte smarriti in chissà quale intercapedine del nostro Isti-
di questa eventualità il pensiero che v'è più gioia nel dare tuto genovese. Si è reso necessario per tutte scansionare le
che nel ringraziamento per aver dato. pellicole tipografiche retinate, cancellare elettronicamente
Un pensiero commosso va, innanzitutto, a ERNESTO maCchie di colla e retino (operazione, questa, di grande dif-
PORTA (purtroppo non più fra noi): il lettore iniziato ricono- ficoltà e comunque comportante una certa sfumatura dei
scerà nella attuale edizione alcune delle immagini cardioan- contorni), restituire all'immagine così clonata un contrasto
giografiche che vent'anni or sono Egli volle mettere a il più possibile simile a quello cui è aduso l'occhio del
disposizione per la prima edizione di questo Manuale. radiologo, ripristinare laddove necessario l'ottimale visibi-
Un ringraziamento specifico va ai docenti che hanno lità dei rilievi semeiologici. Il rischio di peggioramenti qua-
contribuito con pareri su singole tematiche o con immagini, litativi era certo consistente, ma la paziente opera dell'ar-
in particolare: ROBERTO PASSARIELLO, LUDOVICO DALLA chitetto GIANFRANCO FIOREDDA ha fatto il miracolo. La deli-
PALMA, SERGIO ROMANI, LUCIO DI GUGLIELMO, GIORGIO cata opera di neoimpaginazione e controllo finale è dovuta
BLAND!NO, GIUSEPPE ANGELELLI, GIOVANNI S!MONETTI, ad ALBERTO BEVERII'\I.
GIOVANNI GANDINI, FERRUCCIO FAZIO. E ancora, a MARIO Grande aiuto, come sempre, mi è stato fornito dai miei
CAMMISA, FRANCO BJSTOLFI, GIACOMO PERELLI, GiOVANNI specializzandi (l'aggettivo possessivo è di per sé espressivo
SCOPINARO, CARLO FROLA, LUIGI CARLO CiRILLO e del legame affettivo che si instaura tra di noi nei lunghi anni
ANTONIETTA MAURANO. di vita comune!). Quattro di loro meritano un non metafori-
Un ringraziamento sentito al sempre puntuale GIOVAN co abbraccio per aver allungato, con la loro costante e disin-
BATTISTA MELONJ per le immagini sul tubo digerente operato teressata assistenza, la mia attes"i di vita residua: VERONICA
e all'estroso GILBERTO RossETTI per quelle sul duodeno e GIASOTTO (genio e incontrollabile regolatezza), GIUSEPPE
odontostomatologiche, a ROBERTO CARLO PARODI e GIUSEP- REsc!NITO (genio e controllabile sregolatezza), ERNESTO LA
PE VILLA per la sempre pronta (senza fretta ma PAGLIA (tacitumo, sornione e scintillante capitano pronto a
con urgenza!). tutte le partenze), VALERlA CIANGHEROTTI (querula quanto
Una citazione a sé è poi d'obbligo per MARCO BosCJ-II, instancabile, che si è accollata ah beata incoscienza della
ETTORE CITTADINI, STEFANO COLAGRANDE, ROSANNA FAR- gioventù - il compito di scovare gli aghi nel pagliaio, alias
GNOLI, PIETRO MUTriNI, GIAN ANDREA ROLLAND!, che han- di ricercare nel testo i refusi che, come le belle donne, sanno
no recato nelle precedenti edizioni i frutti della loro colla- come rendersi inaccessibili, per giusta discrezione, agli
borazione, alcuni dei quali persistono a tutt'oggi in forma di sguardi indiscreti). Associerò nel tempo il ricordo del loro
immagini. E come non sottolineare, in proposito, il contri- bivaccare nel mio studio alle parole di Saint-John Perse:
buto di GIORGIO DE Fn.IPPI, che ha profuso qua e là, per la "Coloro che nel nascere non han fiutato questa brace,
gioia di recare la sua impareggiabile esperienza di radiolo- cos'hanno a fare tra di noi? Ed è possibile che tengano com-
go pediatra, immagini e suggerimenti preziosi? mercio con i vivi?".
Ringraziamento a sé, ovviamente, meritano i Coautori Un grazie sentito, infine, a LAURA GIUSTI, che, sempre
dei singoli capitoli della presente edizione, sia per avermi puiltuale tra i tanti oggetti cari che le crescono attorno nel
consentito il piacere di stimolanti discussioni su contenuti e suo studio nella sede centrale della ECIG, nei momenti di
affermazioni del comune lavoro, sia per aver accettato le mia massima angoscia al pensiero del lavoro che mi atten-
molteplici revisioni del testo loro proposte al fine di unifor- deva ha voluto e saputo sostenermi e stimolarmi con l'ap-
mità tcrminologica e di leggibilità. Il !oro nome è citato nel prontamento anzi ora dei bozzetti della nuova copertina. E,
frontespizio e sotto il titolo del relativo capitolo. ancora una volta, all'editore Dott. GIAN LUIGI BLENGINO,
Questa nuova quarta edizione è composta in forma che ha saputo assorbire con partecipe signorilità il colpo che
totalmente digitale, nel senso che testo, figure e didascalie andava di giorno in giorno configurandosi: la vera c propria
convivono intersecandosi in forma armonica nei loro speci- scrittura di un nuovo Manuale.
.L

INTRODUZIONE

lJ AREA DELLA DIAGNOSTICA


PER IMMAGINI E DELLA RADIOTERAPIA

Il nuovo ordinamento «per aree didattico-forma- «di base)) nell'Area della morfologia umana, e un
tive))'·del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, insegnamento «clinicizzatm> nell'Area della diagno-
compendiato nella Tabella XVIII (oggetto di elabora- stica per immagini e della radioterapia.
zione personalizzata nelle singole Facoltà), puntua- Spesso la stessa tecnica con la quale ha luogo l'in-
lizza i seguenti obiettivi da conseguire nell'Area dividuazione «per immagini» di un determinato tipo di
della diagnostica per immagini e liella radioterapia patologia offre la possibilità di procedere, estempora-
e le discipline che ne sono veicolo (tab. 1). L'accesso neamente o non, ad atti terapeutici. È classico il caso
dello studente all'area in prossimità della conclusio- dell'arteria che sanguina individuata mediante angio-
ne degli studi caratterizza di per sé, al di là di o- grafia (v. paragrafo XXXIX. l. l): attraverso lo stesso
pinabili «crediti» numerici, l'interazione sussistente catetere che si è reso necessario introdurre nel distret-
con le problematiche cliniche delle diverse aree to arterioso coinvolto per l'esecuzione dell'atto
disciplinari (che si intendono preacquisite). gnostico, è possibile iniettare farmaci vasocostrittori o
Gli scritti hanno questo di grave - soleva dire embolizzare l'arteria sì da arrestare l'emorragia.
Socrate - se tu li interroghi maestosamente tacciono. Questa e le molte altre prestazioni terapeutiche che
Vediamo, dunque, di costruire «a voce alta», su base l'esperienza dei radiologi ha consentito di collaudare
logica e pragmatica, la strutturazione dell'area, sì che
TABELLA l. 013!ETT!V! E DISCIPLINE DELL'AREA DELLA D!AGNOST!-
lo studente possa trame utili indicazioni per l'orga- CA PER !MMAGJN! E DELLA RAD!OTERAP!A.
nizzazione sequenziale dello «Studio autonomo».
Obiettivi:
* *. * saper proporre, in modo corretto, le diverse procedure di dia-
gnostica Per inìn1agirii,' rischi, costi e benef\ci;
saper interpretare i refcrti'iitdiologici;
Il Corso integrato di diagnostica per immagini e conoscere le indicazioni e le mctodologie per l'uso diagno-
radioterapia comprende alcune discipline fondamenta- stico e terapeutico di radiazioni e traccianti radioattivi;
li che si occupano: avere conoscenza delle principali norme di fisica sanitaria e
- dell'utilizzazione a fini diagnostici di alcuni pro- di radìoprotezione.
cedimenti di fonnazione di immagini corporee nel Discipline:
vivente (Radiologia; Medicina nucleare); :::;) Anatomia radiologica clinica
- dell'impiego di alcuni tipi di radiazioni nella tera- =::- Medicina nucleare
pia dei tumori e di altre affezioni (Radioterapia). =::- Radiologia
=::- Radiobiologia
I procedimenti di formazione di immag·ini corpo- :::;) Radioterapia
ree aprono la via a un nuovo modo di «vedere dentro
il corpo umano» e danno vita a una disciplina,
l'Anatomia radiologica, la quale prospetta 1m' anato- sul campo, configurano una disciplina, la Radiologia
mia peculiare, ma non meno importante di quella interventistica, che ha assunto progressivamente un
oggetto di insegnamento tradizionale se consente di ruolo significativo nella moderna medicina.
accedere in forma incruenta e ininvasiva alla realtà Lo studente non mancherà eli osservare il grande ri-
vigente nel vivente. La peculiarità trae origine dal salto dato nel testo al capitolo relativo allo studio del
fatto che, per il modo come è ottenuta, ogni immagine sistema nervoso. La disciplina sottesa, la Neuroradio-
di questo tipo è pur sempre figlia di un artifizio. logia, che la Tabella XVIII include ne il' Area delle scien-
eimportanza di questa disciplina è resa più evidente ze neurologiche, appartiene senza dubbio alcuno alla
dalla constatazione che ne è previsto un insegnamento famiglia radio logica: stesse apparecchiature, stesse tec-
22 Introduzione

m'che d 'uso, stessa semeiotica. Una diversa collaborazione preziosa del tecnico di radiologia, e
ne negli studi prelaurea è in contrasto con quanto san- interpretarne i risultati. Al termine di tutto ciò, se la
cito dalla appartenenza alla Scuola di specializzazio- scelta di partenza e l'esecuzione tecnica sono corrette,
ne in radiodiagnostica, e significa, in concreto, uso par- ne seguirà sempre un orientamento diagnostico conw
ziale delle sofisticate apparecchiature di oggi, dupli- creta, spesso una vera e propria diagnosi per immagi-
cazione dei costi, e nel contempo nulla di più per lari- ni compiuta.
cerca «dedicata>>, nessuno vietando tale dedizione nel Nella realtà questa organizzazione «a due livelli»
contesto della directory madre (per dirla all'informa- (il medico propone e lo specialista dispone) è poten-
tica .. .). zialmente in grado di indurre situazioni «difficili» ove
L impossibilità di dissociare il risultato «positivo» la «proposta» assuma i connotati di lma «prescrizione
(la diagnosi o l'effetto terapeutico perseguiti), ottenu- vincolante». Ciò è quanto avvenuto per lungo tempo.
to pur sempre con l'impiego dall'esterno di forme par- Le nuove normative (1995 e 1998) e il recente decreto
ticolari di energia, dal risultato «negativo» (l'induzio- legislativo in materia di protezione sanitaria delle per-
ne di effetti più o meno significativi sui sistemi biolo- sone contro i pericoli delle radiazioni ionizzanti con-
gici ai loro diversi livelli strutturali), induce a conside- nesse a esposizioni mediche (2000), sanciscono che la
rare con attenzione i problemi del danno iatrogeno e di realizzazione di indagini diagnostiche richiedenti l 'uso
riflesso quelli della sua prevenzione. Questo danno è di radiazioni ionizzanti impone la valutazione prelimi-
particolarmente significativo, per il livello critico di nare della possibilità di utilizzare tecniche sostitutive
deposizione deli' energia nel contesto della materia altrettanto efficaci _e a rischio minore. Rinviando
vivente, in caso di uso di radiazioni ionizzanti (uso, all'Appendice III per una analisi approfondita dei pro-
appunto, opportunamente limitato dalla legge per i cessi di «giustificazione» e «ottimizzazione», è suffi-
non specialisti della materia). Di tutto ciò si occupa la ciente qui anticipare che compete al radiologo e al
Radiobiologia. medico nucleare la scelta delle tecniche idonee a otte-
resercizio clinico postlaurea di queste discipline ri- nere il «massimo beneficio clinico» con il «minimo
chiede grande professionalità e competenze specifiche, costo)), La proposta del medico, conseguentemente,
ed è demandato per legge agli specialisti in Radiodiagno- assume i connotati di una prescrizione non vincolante.
stica (con i suoi due diversi indirizzi in Radiologia dia-
gnostica e interventistica e in Neuroradiologia diagno- In passato la formazione di immagini corporee nel
stica e terapeutica), agli specialisti in Medicina nuclea- vivente aveva luogo esclusivamente mediante utilizza w
re e aglispecialisti in Radio terapia. zione dei raggi X (rOntgèndiagnostica) e della
zione y emessa da radioisotopi introdotti nel contesto
dell'organismo (radioisotopodiagnostica). In entram-
La diagnostica per immagini bi i casi trattasi di radiazioni ionizzanti capaci di
durre modificazioni del patrimonio genetico nelle cel-
La formazione di immagini corporee nel vivente lule germinali e somatiche: anche per questo, come so-
richiede la «manipolazione» di diversi tipi di energia, pra detto, l'esercizio professionale relativo è devoluto
radiante e non, proveniente dall'esterno dell'organi- allo specialista «radiologo» e allo specialista «medico
smo o emessa da questo spontaneamente o in maniera nuclcare11. Attività radiodiagnostiche complementari
indotta. Per le modalità stesse di formazione di queste all'esercizio clinico pOssono, peraltro, secondo le at-
immagini, l'atto può essere (spesso ma non sempre!) tuali normative, con doverose limitazioni, essere altre-
del tutto incruento e ininvasivo. sì svolte dal medicochirurgo privo delle suddette spe-
Non esiste nella pratica organo o apparato che non cializzazioni.
siano passibili di studio dettagliato. Sembra razionale
affermare che sarà compito del medico proporre, in La tomografia computerizzata e le moderne tecniche
radioscopico-radiografiche di formazione dì immagini cor-
una determinata situazione clinica, il procedimento
poree utilizzanti raggi X rientrano, per questo stesso fatto,
che reca l'informazione diagnostica richiesta con il nel contesto della rOntgendiagnostica: ma le modalità di for-
minimo ((CostO)) (intendendo con tale termine non solo mazione deli 'immagine, richiedenti la conversione e regi-
il costo materiale ma anche quello di tempo e di strazione del fascio emergente e la ricostruzione operata dal
rischio per il paziente); sarà compito del radiologo e computer, ne sanciscono la peculiarità attraverso l'uso del
del medico nucleare realizzare il procedimento, con la termine <<tecniche r6ntgendiagnostiche digitalil?.
Jnrroduzione 23

Lultrasonodiagnostica (o ecografia) .sfrutta il le due tecniche e la stessa ecografia, per una scelta estem-
fenomeno di riflessione degli ultrasuoni in poranea della migliore via di accesso diagnostico al quesito
denza di ogni interfaccia tra tessuti a diversa impeden- proposto, per una più sollecita realizzazione dell'iter dia-
za acustica. Poiché gli ultrasuoni dissipano la loro gnostico, per la piena integrazione nei sistemi informatici
radio logici e ospedalieri, questa tecnica si rivela particolar-
energia a livello molecolare senza indurre modifica-
mente produttiva nelle mani del radiologo.
zioni del patrimonio genetico, il loro uso è, allo stato
attuale delle quantità di energia in gioco, scevro di .Le immagini ottenute con le diverse tecniche dia-
pericoli e deve quindi ricevere la precedenza allor- gnostiche sopra considerate posseggono, in funzione
quando l'informazione richiesta può essere acquisita del principio che è alla loro base, un contenuto anato-
in maniera compiuta per tale via. mico più o meno rappresentativo della realtà
bile al tavolo operatorio o autoptico. Le immagini
Indagini ecografiche sono, di fatto, realizzate, oltre che
tomografiche a RM, ad esempio, rappresentano così
dal radiologo, da cultori di discipline diverse: se ciò è giu-
stificato dalla non esigenza di particolari accorgimenti pro- realisticamente l'encefalo nella sua struttura macro-
tettivi, la logica dell'atto diagnostico, basato sull'interpreta- scopica che viene il fatto di chiedersi se non sia più
zione di immagini (il cui contenuto informativo è spesso conveniente sostituire l'approccio aRMa quello set-
complementare a quello delle immagini ottenute con altre tario. La conoscenza degli aspetti con i quali si pre-
tecniche radiologiçhe), e il suo inserimento corretto nel con- sentano i diversi organi corporei, oggetto di studio
testo dell'iter diagnostico, fanno pur sempre dell'ambiente dell'Anatomia radiologica, è ovviamente la premes-
radiologico la sedé più produttiva per l'ubicazione delle sa imprescindibile al riconoscimento della presenza di
apparecchiature e del radiologo la figura più indicata per processi patologici.
l'esecuzione delle indagini (con le valide eccezioni dell'uso
ostetrico, cardiologico e oculistico). La ricerca più avanzata ha già iniziato a prospettare
immagini tridimensionali e la simulazione mediante com-
La termodiagnostica (o termografia) sfrutta l'e- puter di viaggi all'interno del corpo umano, una vera e pro-
missione spontanea di calore per irraggiamento di pria endonavigazione o endoscopia virtuale. Ma occorrerà
ni infrarossi da parte della superficie cutanea, della ancora un certo tempo perché possa realizzarsi questo pas-
le ricostruisce mappe termiche espressive dell'attività saggio dal «vedere dentro» al «vedere all'internm). Quando
termogenetica delle strutture sottostanti. L'assoluta in- questa rappresentazione olistica potrà essere realizzata con-
nocuità induce a utilizzar/a senza remore nelle situa- cretamente si riproporrà drasticamente tutto il problema
zioni cliniche nelle quali ciò può essere utile. della via di accesso· allo studio anatomico del corpo umano
e la stessa immagine di confronto cadaverica rappresenterà
forse solamente oggetto di interesse esercitativo specialisti-
L'informazione che questa tecnica fornisce, prevalente-
co chirurgico.
mente funzionale e non specifica, è talora iinportante per il
controllo evolutivo di lesioni in corso di trattamento. Nella
realtà clinica il ricorso alla termografia tende a diventare Della Radiologia interventistica si è più sopra
sempre meno frequente di quanto non fosse in passato. detto. Essa ha spesso come oggetto d'interesse un vaso
artCrioso o venosa (interventistica vas colare), ma può
La diagnostica a risonanza magnetica (RM) ha al intervenire utilmente in altre strutture corporee (inter-
momento attuale quale sua massima vespressione la ventistica non vasco/are). Le tecniche utilizzate
tomograjìa a RM. Questa tecnica permette la formazio- vano dall'esperienza classicamente acquisita in
ne di immagini di strati corporei (s.imili,· sotto certi grafia. La pratica interventistica richiede grande
aspetti, a quelle ottenute con la tomografia computeriz- manualità e spirito similchirurgico e costituisce una
zata) attraverso l'elaborazione del segnale elettroma- vera «specialità nella specialità».
gnetico emesso dai nuclei di 1H dei tessuti corporei, in
presenza di campi magnetici statici e variabili, dopo
eccitazione con impulsi a radiofrequenza. L'e;,posizione La radioterapia
a questi agenti fisici non è del tutto priva di rischi ed è
oggetto di apposite norme protezionistiche. La sua importanza nella terapia dei tumori mali-
gni è grande, sia se utilizzata in forma esclusiva, sia
Per l'affinità che le relative immagini hanno con quelle se in opportuna associazione con la terapia chirurgica
tomografiche computerizzate, per la complementarietà tra e/o la chemioterapia.
24 Introduzione

La radiotcrapia oncologica pone l'esigenza, nelle immagini corporee costituiscono, in effetti, insieme
sue diverse sottobranche, di elevate competenze di agli accorgimenti utili a !imitarli, uno dei più
fisica delle radiazioni ionizzanti, di radiobiologia cel- tivi obiettivi introdotti dal nuovo ordinamento degli
lulare, di radiopatologia, di clinica oncologica, di tera- studi medici. Alla tematica della Radioprotezione è
pia medica, sì che progressivamente si è configurata in dedicata l'intera Appendice III.
una disciplina oggetto di specializzazione a sé.
Rientrano nel suo contesto le diverse metodiche di ***
ipertermia, sia per gli aspetti tecnici (concentrazione
di energia termica in volumi-bersaglio), sia per il sub- Quanto sopra configura una disciplina vasta che
strato radiobiologico che sottende all'azione citotossi- ha fondamentali applicazioni nelle diverse aree della
ca del calore, sia per gli effetti di potenziamento tra moderna medicina (delle quali, in effetti, al di là degli
calore e radiazioni ionizzanti nell'azione antitumorale. specifici dettami della Tabella XVIII, è
In passato il campo d'azione della radioterapia era mente componente culturale e pragmatica
ben più vasto di quello attuale e abbracciava anche le).
alcuni processi infiammatori acuti e cronici, affezioni Lipertrofia della componente «diagnostica per
cutanee, malattie degenerative articolari, disfunzioni immagini», che occupa le prime due delle tre parti di
di ghiandole endocrine, tumori benigni. I: esperienza questo libro, è pressoché la regola in testi destinati
ha poi portato a ritenere che il rischio di induzione di allo studente, soprattutto in considerazione del fatto
carcinomi e leucemie a distanza di tempo dal che una larga maggioranza di problemi radiologici e
mento radioterapico potesse superare di gran lunga in mediconucleari che lo affliggeranno dopo la laurea
molti di questi processi il valore del risultato vertono sulla scelta e la giustificazione di
ti co immediato, conducendo a un drastico menti ìn grado di condurre alla giusta diagnosi e alla
namento di questa radioterapia non oncologica. conseguente corretta decisione terapeutica.
Anche se queste tematiche interessano lo studente
solo nelle loro linee generali, diverranno uno degli
La radiobiologia strumenti qualificanti della sua attività professionale.
L'esperienza insegna che le cento ore di studio
Può considerarsi disciplina a cavallo tra gli laurea saranno allora un commovente ricordo a fronte
_ressi biologici (radiobiologia generale) e medici dei complementi che di sua spontanea volontà (o
(radiobiologia oncologicaj radiobiologia··protezio- necessità) egli sentirà di dover aggiungere,
nistica) e non verrà trattata in questo libro se non Abbiamo cercato di rendere questo libro, sia nelle
limitatamente agli aspetti di interesse più modalità di presentazione dei singoli argomenti, sia
te medico generale. Adeguate conoscenze dei rischi nella suddivisione ragionata del testo tra corpo
insiti nell'uso diagnostico delle radiazioni ionizzanti de e corpo piccolO' (quest'ultimo per isolare i
e degli altri agenti fisici utiliz;;;ati per la formazione di nuti più differibili), adatto all'ora e alpoL
L .•.•. 1

Introduzione 25

È d{fficile stabilire if limite netto che la


nostra attività pedagogica deve raggiun-
gere con lo studente, per cui dobbiamo
cercare di ottenere un compromesso giu-
dizioso tra un grado di precisione manife-
stamente assurdo ed un grado di generi-
cità decisamente insignificante.
LUIGI ÙLIVA

Suggerimenti per l'uso del Manuale

Per Jo STUDENTE:
• tutti i corpi grossi (nella misconoscenza dei qualì -al di là di ogni «creditO»
predefinito e di ogni testo dì studio più permissivo- il suo futuro esercizio
professionale incontrerà palesi limiti decisionali e pragmaf1ci);
t quei empi piccoli sui quali venà condotto dalla curiosità, madre di ogni
sapere.

Per Jo SPECIALIZZANDO:
t tutti i co1pi grossi, «rivisitati» anche nelle scelte terminologiche in un'ottic.a
professionale;
+ tutti i corpi piccoli (trampolino di lancio verso le bianche nevi dei Trattati e
delle Riviste scientifiche).

Per il MEDICO:
t tutti i empi grossi (anche nelle case patrizie di quando in quando si ridà il
bianco alle pareti ... );
+ quei corpi piccoli la cui valutazione si renda di volta in volta necessaria a
fronte di uno specifico dubbio pastosi nell'esercizio profcssiònale (fu detto in
proposito che il miglior metro del successo è appunto il numero di dubbi...)
PARTE]

FORMAZIONE DI IMMAGINI
CORPOREE
CAPITOLO I

l RAGGI X

l. La scoperta di Riintgen dell'Associazione Fisico-medica di Wiirzburg, che


ricorda l'atmosfera creatasi il23 gennaio 1896 subito
(( ... Raccolti intorno ai nostri bicchieri di birra, i dopo che Wilhelm Conrad R6ntgen ebbe tenuto la sua
più entusiasti si abbandonarono ad ogni sorta di ardi- comunicazione su «un nuovo tipo di raggi»? (fig. l. l).
te supposizioni: ma per quanto si pensasse e si fanta- Vi invitiamo a completarne la lettura consultando
sticasse, le più alate aspettative furono, in seguito, di RUGGERb BALLI, Semeiotica e Diagnostica ROntgen,
gran lunga inferiori ai fatti; perché non un metodo, A. Wassennann e C., Milano, 1943, pagg. 14 e 15.
ma tutta una scienza si è sviluppata dalla scoperta Se avete soddisfatto il nostro invito avrete certa-
del Maestro, una scienza che ha le sue radici nella mente appreso che «Un chirurgo, che era presente, fu
chimica, nella fisica, nella biologia, nella medicina però meno ottimista. Egli credette che non ci si dove-
vuoi come mezzo diagnostico, vuoi come mezzo cura- va abbandonare a troppe grandi speranze: poiché se
tivo, epperò di somma importanza teorica e pratica». la constatazione, egli disse, di aghi e proiettili e lesio-
Conoscevate questo scritto di Lehmann, Presidente ni traumatiche delle ossa assicurava· un avvenire a
questa scoperta, per essere le condizioni in poche
zone del nostro organismo così favorevoli come nella
EINE NEUE ART mano e nel piede, nelle diagnosi di organi interni il
VON metodo non poteva dare troppo affidamento>>. Vedre-
mo nel contesto di questo libro quanto la suddetta
opinione sia stata smentita dai fatti!
STRAHLEN.
2. Il tubo da raggi X
Per produrre raggi X utilizzabili in r6ntgendia-
gnostica sono necessari:
l. una sorgente di elettroni;
D!!: WILHELM. KONRAD RnNTGEN 2. una forza che li acceleri;
0, O. ÌJlOFI:SSOR Al< 1)!:1\ lt, tl<I\'U!IETAT WOUBt:M.
3. un bersaglio che li freni.

Nel tubo da raggi X un insieme di elettroni emes-


si da una spiralina di tungsteno (catodo) portata
all'incandescenza (effetto termoelettrico) e focalizza-
ti da apposito riflettore vengono accelerati in linea
W0R.ZSURG.
retta da una differenza di potenziale (d.d.p.) e succes-
ORCeK DER r.t••eHJtR JIOF· CUI> t'N!V,t•J!TAT'll· sivamente incontrano sul loro tragitto l'anodo (il
Ul'lll!•
l'i!lll.
cosiddetto anticatodo del sistema) nel quale vengono
«frenati» (fig. 1.2). All'atto del frenamento l'energia
Fig.t.l. Frontespizio del lavoro originale di ROntgen <<un nuovo cinetica degli elettroni si trasforma in ragione di circa
tipo di raggi)), il 99% in calore e per l'l% rimanente in una forma di
30 CapilO/o l

+ o
' rndiazionc di
- fr,;,,mcnto

Fig.l.2. !l tubo da raggi X (tubo di Coolidgc). l"' spiralina di tung-


steno; 2 "'riflettore focalizzante; 3 "' anticatodo.
o
Encrgin '"dd ''"
foton<;> (keV) '"
Fig.l4. Sp(':th·ale dei raggi X prodotti da elettroni sot-
toposti a una d.d.p. di 200 kV (da Johns IlE., The Physics of
Radiology, Thomas E., Springfield, H!, 1961).

Gli elettroni provenienti dalla spiralina eccitano e


ionizzano gli atomi dell'anticatodo. Questi ultimi
all'atto della diseccitazione e della deionizzazione,
che hanno luogo spontaneamente in tempi dell'ordine
Fig. 1.3. I: elettronvolt: questa importante unità di misura dell'ener- di l o·ll s, emettono raggi x «di fluorescenza», detti
gia radiante equivale all'energia cinetica acquisita da un elettrone
accelerato dalla d.d.p. di IV (da Stuart e Cittadini, Istituzioni di anche «caratteristici» per sottolineare il fatto che la
Radiobiologia Generale, Piccin Editore, Padova, 1968). loro energia assume solo valori «discreti» dipendenti
dalla natura chimica dell'anticatodo.
energia radiante alla quale è stato dato il nome di Insieme ai raggi X difrenamento (a spettro conti-
raggi X o raggi R6ntgen dal nome del loro scopritore. nuo) e ai raggi X di fluorescenza (a spettro discontinuo)
viene liberata, come più sopra ricordato, una grande
:C energia cinetica acquisita da un elettrone libero di
muoversi in un campo elettrico è uguale al lavoro compiu-
quantità di calore. Il materiale prescelto come anticato-
to dalle forze del campo, in virtù del potenziale V, sulla sua do deve, quindi, simultaneamente avere numero atomi-
carica elettrica e. !;elettronvolt (e V), unità di misura del- co (Z) elevato, onde rendere molto probabili le intera-
l'energia radiante molto utilizzata, è l'energia cinetica zioni dissipative di energia per gli elettroni provenienti
acquisita da un elettrone accelerato dalla d.d.p. di l V (fig. dalla spiralina, e una temperatura di fusione molto ele-
1.3). I suoi multipli, di uso frequente in radiologia, sono il vata. Il tungsteno, W, rappresenta un materiale con
keV"" JQJ eV e il Me V"" IOJ keV"" 10' eV caratteristiche quasi ottimali quale bersaglio anticato-
Si verifichino sui testi di Fisica le due seguenti trasfor- dico. l moderni tubi da raggi X sono, comunque, assog-
mazioni di unità di misura: gettati a tecniche opportune di raffreddamento.
l eV= 1,6x J0· 12 Cx l V= I,6x 10·' 9 J
Il tubo da raggi X, nella variante più comune detto tubo
l J = 6,25 x eV di Coolidgc, in ultima analisi è un'ampolla di vetro chiusa
nella quale è realizzata una situazione di vuoto spinto. ln
I raggi X «di frenamento» sono distribuiti secon- essa aggettano un catodo e un anticatodo fra i quali può
do uno spettro energetico continuo (fig. 1.4). essere resa operante estemporaneamente una d. d.p. variabi-
L'energia massima possibile per il singolo fotone le nell'uso radiodiagnostico tra 25 e 160 kV La spiralina,
X equivale, evidentemente, a tanti eV quanta è la simile a quella delle comuni lampade elettriche, è portata
d.d.p. in V applicata tra catodo e anticatodo: bisogna all'incandescenza mediante il passaggio di una corrente
elettrica a basso voltaggio e alta intensità. Gli elettroni con-
ipotizzare, in tal caso, la cessione di tutta l'energia seguentemente emes.si dalla spiralina, accelerati dalla
cinetica dell'elettrone in una sola cqllisione. Se la d.d.p. tra catodo e anticatodo, dissiperanno nel contesto di
collisione è progressivamente meno catastrofica, ori- queSt'ultimo la loro energia, con la conseguente produzio-
gineranno fotoni X di energia progressivamente infe- ne di raggi X.
riore alla massima: l'energia fotonica media è uguale
a circa il 40% de !l'energia massima. Ciò che fa del tubo di Coolidge, nonostante il ren-
I raggi X 31

dimento assai basso nella produzione di raggi X, uno


strumento particolarmente adatto agli usi medici, è la
possibilità che esso offre al radiologo (e al tecnico di :. '!

radiologia che con questi collabora alla realizzazione


delle indagini r6ntgendiagnostiche) di modellare il ..
fascio di raggi X come un vestito su misura alle esi- a:
genze della regione corporea in studio.
o:p: i. 1.

Infatti:
aumentando l'intensità della corrente che circola nella

lLJL±:J.
spiralina si può aumentare il numero di elettroni emes-
si da questa neli 'unità di tempo, e di conseguenza il
flusso di fotOni X che verranno prodotti a seguito degli
urti nell'anticatodo;
aumentando la d.d.p. tra catodo e anticatodo aumenterà
l'energia cinetica del singolo elettrone, e di conseguen-
' ' t:::=:::=:;
za verranno prodotti fotoni X di maggiore energia, più
penetranti, più «duri» o meno «molli>ì come si usa dire. ;' l
''
3. I raggi X: onde o corpuscoli?
Fig. 1.5. Le transizioni elettroniche: eccitazione e ionizzazione (da Stuart
e Cittadini,lsliluzioni di Radiobiologia Generale, Piccin, Padova, 1968).
È necessario definire, sia pure molto sintetica-
mente e con una certa «visione di parte», alcuni ter- mezzo. La Fisica moderna ha dimostrato, viceversa, che
mini e concetti importanti della moderna Fisica delle ogni radiazione presenta indifferentemente comportamen-
radiazioni. to corpuscolare e comportamento ondulatorio a seconda
del fenomeno fisico con il quale la si cimenta: una inter-
Radiazione, in senso lato, significa spostamento di pretazione coerente di questa duplice natura, che non può
energia non richietlente alcun supporto materiale e non mai estrinsecarsi simultaneamente (come scrive De
associato al trasporto di porzioJti macroscopiche di mate- Brbglie «il duello tra onda e corpuscolo non avverrà mai
ria. Nell'uso pratico, però, il termine «radiazione» viene perché sempre uno solo degli avversari è presente>>), è pos-
comunemente utilizzato per indicare ciò che viaggia, che sibile nell'ambito della Meccanica quantistica.
«radia>> da W1 punto all'altro dello spazio, cioè l'energia
radiante. Per gli scopi radiologi ci i raggi X possono essere
Nell'interagire con gli atomi dei materiali attraversati, trattati sulla base dell'aspetto corpuscolare, che è
le radiazioni cedono energia: se l'interazione ha luogo a
quello che si manifesta nella quasi totalità dei feno-
liveUo elettronico e l'atomo ne risulta «ionizzato», la radia-
zione viene definita ionizzante. Per ionizzazione si intende meni di interesse medico, come particelle, o fOtoni
il sollevamento di un elettrone dell'atmosfera perinucleare secondo il termine coniato da Einstein, di:
al di fuori dei limiti geometrici dell'atomo, al divello
energetico del continuo». Ogni ionizzazione è accompa-
massa o
gnata da un corteo di 2-3 «eccitazionit>. Per eccitazione si
carica elettrica o
intende il sollevamento di un elettrone atomico a un livello
E h v (relazione di Planck)
a maggiore energia totale (fig. 1.5). p h/1. (relazione di De Broglie).
Si suole fare distìnzione tra radiazioni ionizzanti di Si osservi in ambedue le relazioni, che possono
tipo corpuscolare (elettroni, protoni, neutroni, etc.) e ritenersi del tutto fondamentali, il collegamento
radiazioni ionizzaJtti di tipo omlulatorio (raggi X e y). diretto tra grandezze corpuscolari e ondulatorie. La
Classicamente le prime sono concepite come un insieme di
costante di Planck, h, uguale a 6,62 x J x s, è la
particelle materiali, cariche o non, di massa di riposo molto
piccola e dotate di energia cinetica proporzionale al qua- minima quantità di energia che può esistere libera in
drato della velocità; le seconde come un insieme di onde natura. La particella fotonica ha energia v volte mul-
elettromagnetiche, cioè di campi elettrici e magnetici tipla di h (ove v è la frequenza dell'onda associata).
accoppiati variabili nel tempo e propagantisi nello spazio La quantità di moto, p, aumenta in ragione inversa
in linea retta con velocità, c, pari a quella della luce in quel alla lunghezza d'onda associata.
32 Capitolo l

Proponiamo un semplice esercizio di calcolo (non usualmente usata in ròntgendiagnostica sono illustrati in
obbligatorio ma molto istruttivo!). fig. !.6. .
Che energia (in eV) possiede un fotone X la cui onda Ne Il' effetto fotoelettrico il fotone incidente cede al!' e-
associata ha A= O, 1 A (l A= 10· 10 m)? lettrone urtato (nn elettrone legato) tutta la sua energia: il
AVremo: fotone scompare e l'elettrone viene fuori dall'atomo con
c= 'A v= 3 x 10' 3 A/s una certa energia cinetica. Circa 1'80% degli effetti fotoe-
lettrici ha luogo con gli elettroni dell'orbita K La proba-
Da cui: bilità che si verifichi un effetto fotoelettrico aumenta con
l'aumentare del numero atomico e diminuisce con l'au-
3 x 10 13 A/s mentare dell'energia fotonica.
F 3 x 10 19 s·'
o, I A Nell'effetto Compton il fotone incidente cede all'elet-
trone urtato (un elettrone delle orbite più esterne) una
E quindi: parte della sua energia: il fotone continua il suo cammino,
E(JJ == 6,62 x I0-34 J x s x 3 x 10' 9 x s·' = 19,86 x 10·' 5 J deviato e con minore energia; l'elettrone viene fuori dal-
l'atomo con una certa energia cinetica. La probabilità che
E,,,J = 19,86 x IO·" x 6,25 x IO"= 124.000 eV si verifichi un effetto Compton è indipendente dal numero
atomico del mezzo attraversato e aumenta con l'aumenta-
La formula generale per il calcolo dell'energia re del! 'energia fotonica.
fotonica per À nota (o viceversa) è: Nell'effetto diffusione coerente il fotone incidente
viene deviato da un elettrone atomico, senza tuttavia
dita di energia. La probabilità che si verifichi un effetto
diffusione coerente aumenta con l'aumentare del numero

4. Proprietà dei raggi X di interesse


radiodiagnostico
Sono almeno 5:
A '-----
l. i- raggi X possono attraversare senza interagire
strati di tessuti biologici anche di notevole spesso-
re: la probabilità di interazione è tanto minore
. quanto maggiore è I' energia fotonica, tanto mag-
giore quanto maggiore è lo spessore dello strato
tessutale contrapposto; l l /€
2. la probabilità di interazione dipende dal numero
atomico medio (Z:) e dalla densità elettronica tes-
B ---
sutale;
3. all'atto dell'interazione cedono energia alla mate-
ria inducendo eccitazioni e ionizzazioni; hv -- -----
4. inducono la fluorescenza di certi materiali;
5. impressionano le emulsioni fotografiche. ( /····,

Uno sfruttamento ottimale di queste proprietà


consente di creare, su schermi fluorescenti, su pelli-
cole fotografiche, su altri idonei «detettori», immagi-
ni delle strutture anatomiche attraversate. G

Fig. 1.6. I 3 meccanismi fondamentali di interazionc dci raggi X di


I 3 meccanismi fondamentali di interazione nei tessuti bassa c media energia nei tessuti biologici. A=- effetto fotoelettrico;
biologici dei raggi X di energia corrispondente a quella B =effetto Compton; C = effetto diffusione coerente.
l raggi X 33

atomico e diminuisce con l'aumentare dell'energia fotoni- I relativi contenuti sono ritenuti altamente forma-
ca (in maniera meno critica, però, di quanto non avvenga tivi per il futuro medico, generico o specialista che
per l'effetto fotoelettrico). sia, per il quale è molto importante la formazione di
La probabilità totale di interazione fotonica aumenta una coscienza radioprotezionistica.
in maniera proporzionale alla densità elettronica tessutale.
Il substrato radiobiologico alla base dei problemi
In conclusione: proposti è molto complesso. Qui verrà affrontato in
forma estremamente semplificativa con riferimento
Aumentando I'energiafotonica media: specifico alla analisi più approfondita effettuata in
- più fotoni tenderanno a «emergere>> dallo strato tessu- STUART C. e CITTADINI G.: Istituzioni di Radiobiolo-
tale contrapposto; gia Generale, Piccin Editore, Padova, 1968.
- le interazioni avranno luogo prevalentemente per effet-
to Compton: sarà presente, quindi, nel fascio emer-
gente un numero elevato di fotoni '(diffusi» deviati 5.1. Il modello radiobiologico
dalla loro traiettoria originale.
Le radiazioni ionizzanti utilizzate in r6ntgendia-
Diminuendo l'energia fotonica media: gnostica e in radioisotopodiagnostica dissipano ener-
- meno fotoni tenderanno a emergere dallo strato tessu- gia nel contesto dei tessuti biologici interagendo con
tale contrapposto;
gli elettroni atomici. Su base fisica, risultante dell'in-
- le interazioni avranno luogo prevalentemente per effet-
to fotoelettrico e per diffusione coerente: il numero di terazione è sempre e solamente una <<transizione el
fotoni '<diffusi)) presenti nel fascio emergente sarà troni cm>, cioè una eccitazione o una ionizzazione. Su
però trascurabile perché data la loro bassa energia base chimica, la molecola alla quale appartengono gli
quasi tutti verranno prima o poi assorbiti nel contesto atomi eccitati o ionizzati può andare incontro a una
tessutale. serie di eventi che hanno quali estremi da un lato la
diseccitazione e la deionizzazione (con ripristino
Nella pratica radiologica, a seconda dell'obiettivo della situazione di base), dall'altro la modificazione
prefissoci, saranno necessari compromessi oculati nel- dell'«ordine» atomico (conseguenza spesso, ma non
la scelta dell'energia fotonica, di significato troppo spe- obbligatoriamente, della rottura di legami chimici con
cialistico per essere qui anche solamente segnalati. Vé- dissociazione della molecola in frammenti areattivi o
dremo in seguito quanto queste considerazioni sui mec- in radicali).
canismi di interazione fotonica siano importanti per la Nelle biomolecole il grado di ordirié atomico
comprensione delle modalità di formazione del! 'im- necessario per l'espletamento di funzioni spesso asso-
magine radio logica tradizionale e digitale e di quella lutamente specifiche è estremamente elevato: la pro-
tomografica computerizzata. babilità di formazione spontanea, ]'«entropia>>, di
sistemi molecolari di tal fatta, è di conseguenza estre-
mamente bassa. La modificazione dell'ordine
5. Rischi nell'uso diagnostico delle radia- co equivale a una modificazione della struttura mole-
zioni ionizzanti colare, alla quale corrisponde tma degradazione della
funzione. L:entropia del sistema ne risulta in ogni
Questo capitolo trae origine da una acquisizione caso aumentata, fino a livelli incompatibili con il
ormai diffusa a tutti i livelli culturali: un individuo mantenimento di quelle proprietà che caratterizzano il
che effettua una indagine radiologica espone se fenomeno «vita». Le radiazioni ionizzanti costitui-
so, in cambio del vantaggio che ne riceve a fini scono un tipico esempio di agente disentiopizzante.
gnostici e verosimilmente anche terapeutici, a un È acquisizione radiobiologica fondamentale che
certo rischio di danno somatico; nel contempo espo- !'«inattivazione» proliferativa di una cellula e altri
ne gli eventuali figli futuri e i discendenti più remo- eventi di variabile lesività possano essere prodotti con
ti a un rischio di danno genetico. la deposizione di un piccolissimo numero di ionizza-
Si intende proporre due problemi: zioni, di «colpi», nel contesto di un volume critico, il
- quant!ficazione del rischio di danno somatico; «bersaglio», costituito dal DNA cromosomico.
- «peso>> sulla popolazione del complesso delle in- Qualsiasi alterazione del DNA significa «mutazione»
dagini radiodiagnostiche annualmente effettuate. del patrimonio genetico della singola cellula e quindi
34 Capitolo]

dell'informazione necessaria per la riproduzione delle base. La principale di queste (fig. I.7) consiste nella
proprie strutture specifiche. Ogni mutazione cellulare accettazione di una ipotesi di linearità nella estrapo-
può potenzialmente generare ripercussioni importanti lazione verso le dosi più basse dei valori di effetto
nell'individuo che ne è portatore (mutazione soma- osservati per le dosi più alte, con la negazione dell'e-
tica) o nella sua eventuale discendenza (mutazlone sistenza di una dose-soglia al di sotto della quale nes-
genetica). sun effetto biologico sarebbe prodotto. Questa ipotesi
Ai livelli molto bassi di dose di radiazione in conservativa conduce a una certa sovrastima del
gioco in radiologia diagnostica, gli unici tipi di danno rischio di danno connesso ali' esposizione a una radia-
somatico che hanno una certa probabilità dì evenien- zione ionizzante.
za sono l'induzione di una leucemia o di un tumore
maligno. Tessuto critico nel primo caso è il midollo 5.2. Radiodiagnostica e danno somatico
emopoietico, nel secondo uno qualsiasi dei tessuti
attraversati dal fascio di radiazione. Questi eventi In tab. 1.2 sono riportati alcuni valori della proba-
sono del tutto o del nulla, di tipo «stocasticml, nel bilità di comparsa spontanea e di radioinduzione di
senso che si manifestano con la piena intensità tumori maligni in funzione della <<dose equivalente>ì
espressiva o non si manifestano affatto; la loro fre- assorbita nel tessuto critico per anno.
quenza è molto bassa, ma comunque direttamente
Nel Sistema Internazionale l'unità di misura della dose
proporzionale alla dose di radiazione assorbita;
assorbita è il Gray (Gy): l Gy equivale all'assorbimento di
cominciano a comparire dopo un periodo di latenza l J in l Kg di materiale irradiato. Poiché a parità di dose
proporzionale al reciproco della dose; espongono fisica assorbita l'effetto biologico indotto può essere diver-
l'individuo a un rischio annuale praticamente costan- so a seconda del tipo di radiazione utilizzata (in ragione
te per un periodo di circa 25 anni dal momento di delle diverse modalità di distribuzione a livello submicro-
superarnento della fase di latenza. scopico delle ionizzazioni prodotte), nei casi nei quali
Il danno genetico, conseguente all'irradiazione intervengono radiazioni ionizzanti di tipo diverso è conve-
diretta delle cellule sessuali, può manifestarsi sotto niente definire la dose assorbita in termini di «dose equi-
molteplici aspetti (tab. 1.1). L'impatto emotivo induce valente di una radiazione di riferimento)) (la cui efficacia
biologica relativa, EBR, è quindi equiparata a 1). L'unità di
a porre particolare attenzione ai discendenti diretti
misura della dose equivalente è il Sievert (Sv): l Sv equi-
per i quali la predizione quantitativa degli effetti atte- vale all'assorbimento di l Gy della radiazione di riferi-
si è relativamente semplice; l'attenzione dei genetisti mento (nella pratica: i raggi X convenzionali). Conoscendo
non trascura,. però, gli effetti attesi sulle generazioni
più remote in riferimento alla evoluzione della specie
umana.

TABELLA 1.1. ALCUNI ASPETTI DI ESTRINSECAZIONi DEL DANNO


GENETICO NELL'UOMO.
20
A) Perdite in fase di preimpianto o di immediato postimpianto.
B) Aborti riconosciuti prima della 28' settimana di gravidanza.
C) Natimortalità o mortalità precoce (in rapporto probabile a
omozigosi di geni specifici letali equivalenti). 10
D) Anomalie congenite (in rapporto probabile a una predisposi-
zione genotipica complessa).
E) Aberrazioni cromosomiche (soprattutto aneuploidie: trisomia ,JJ.Campo di dose studiato1.
21; anomalie numeriche dei cromosomi sessuali); 4 5 6
F) Danno specifico visibile determinato da mutazioni puntifor- DOSE (u.a.)
mi (geni autosomici dominanti e recessivi; geni legati al
sesso dominanti e recessivi). Fig. 1.7. Ipotesi di linearità nell'estrapolazione verso le dosi più
basse dei valori di effetto osservati per le dosi più alte. In a la linea-
La carenza di informazioni sperimentali dirette rità è mantenuta e la retta raggiunge l'origine (fenomeno senza
soglia), in b la curva si piega raggiungendo l'ordinata Oa un valore
sugli effetti biologici di dosi molto piccole di radia- definito dell'ascissa (fenomeno con soglia). Da Stuart e Cittadini,
zioni ionizzanti obbliga a una serie di assunzioni di Istituzioni di Radiobiologia Generale, Piccin Editore, Padova, 1968.
!raggi X 35

la dose assorbita e il tipo di radiazione utilizzata, la dose È da sottolineare il fatto che: poiché questi tipi di
equivalente (o dose biologica) è' il prodotto Gy x EBR. patologia possono verificarsi in maniera apparente-
Sono a tutt'oggi comunemente usate in dosimetria mente spontanea, non sarà mai possibile correlare,
unità di misura in auge in passato: il rad per la dose assor- nel singolo caso, l'insorgenza della malattia con la
bita (l rad 100 erg/g 10' J/kg, quindi: l Gy 100 rad);
pregressa esposizione alla radiazione. La quantifi-
il rem per la dose equivalente quando la dose assorbita è
misurata in rad (rem"" rad x EBR, quindi; l Sv = 100 rem).
cazione del rischio di danno somatico (e ciò vale evi-
dentemente anche per il rischio di danno genetico) è
TABELLA 1.2, PROBABILITÀ DJ COMPARSA SPONTANEA E DI RADlOIN- quindi posta in termini di aumento atteso della pato-
DUZIONE DI TUMORI MALIGNI (da GreggE. C., Radiation Risks with logia indotta rispetto alla sua incidenza naturale.
Diagnostics X-Rays. Radiology 123:447-453, 1977). Lo sviluppo analitico dei calcoli per le singole
indagini radiologiche è piuttosto complesso. È neces-
Probabilità di com- Probabilità di
parsa spontanea radio induzione sario in ogni caso tenere conto del volume corporeo
(x 104/anno) (x JOòJ esposto, della frazione di midollo osseo in esso con-
anno/rem) tenuta, dei tessuti esposti, del numero di radiogram-
mi, della componente radioscopica, della dose inte-
Midollo osseo (leucemia) 1,0 1,0 grale assorbita, delle probabilità di radioinduzione di
Osso 0,1 0,2
SNC 0,5 1,0 tumori maligni nei tessuti esposti. Alcuni esempi
Polmone 3,8 1,0 numerici sono riportati in tab. 1.3.
Mammella femminile
20-34 anni 1,1 6,0 TABELLA 1,3, RISCHIO O! CANCEROGENESI PER ALCUNE INDAGINI
35-49 anni 10,4 2,0 R6NTGENDIAGNOSTICHE (da Gregg E.C., Radiation Risks with
Tiroide Diagnostics X-Rays. Radiology 123: 447-453, 1977).
bambino 6,0
adulto 1,0
Colon 3,0 Rischio per indagine
Stomaco 1,0 (x 106)
Lingua 0,2 1,0
Fegato 0,2 Crmiio standard 3,0
Pancreas 0,9 TC encefalica 70,0
Prostata 2,0 Torace standard 1,5
Diretta addominale 5,3
TC addome superiore 16
N.B. Il periodo di esposizione alrischio è di circa 25 anni, in ciascuno Mammografia
dei quali la probabilità di induzione di un tumore maligno è quella 20-34 anni 130
riportata nella seconda colonna 35-49 anni 30
Xeromammografia
20-34 anni 287
I valori riportati nella seconda colonna della tab. 35-49 anni 66
Arcate dentarie 3,0
1.2 vanno interpretati nel seguento modo: in l milio-
ne di individui che abbiano assorbito uniformemente
0,01 Sv, cioè l rem, a livello del tessuto critico, potrà Per il singolo paziente, mediamente, un rischio
verificarsi ogni anno nel periodo a rischio (che è di di 1:100.000 tra 5 e 30 anni dall'esposizione, è un
circa 25 anni) il numero riportato di tumori maligni. piccolo prezzo da pagare per una indagine radiolo-
L'intervallo tra esposizione e comparsa della lesione è gica utile!
generalmente compreso tra 5 e 30 anni. Alcuni confronti con rischi di altra natura chiari-
ranno il «peso» dei valori sopra riportati. Il rischio di
Revisioni più recenti (1990) del rischio da radiazioni, uti- morire per cancro del polmone fumo-dipendente è di
lizzanti modelli «relativi» per la radioinduzione di tumori 117.300.000 sigarette fumate; il rischio di morire in
maligni (secondo i quali la radiazione aumenta di una frazio-
un incidente autostradale 1130.000.000 di Km percor-
ne costante l'incidenza naturale dei tumori), hanno indotto ad
aumentare di un fattore compreso tra 2 e 3 il suddetto rischio. si. Una radiografia del torace equivale: per la com-
Si veda in proposito TOSI G.P. in: C!TTADINI G., Double ponente rischio di leucemia a l )5 sigarette fumate o a
Contrast Barium Enema - The Genoa Approach, Springer, 5,8 km di guida; per la componente rischio di cancro
Milan, 1998,pp.l01-104. tiroideo a 8)7 sigarette o 34 km. Un clisma opaco
36 Capitolo l

equivale a 128 sigarette fumate o a 503 km di guida. avrà peso zet:o, quella ricevuta da un soggetto giova-
Quanto questi rischi «diagnostici!! siano inferiori a ne ad alta potenzialità riproduttiva peserà molto.
quelli «terapeutici» è ben illustrato da un esempio
riferito a una affezione benigna: un trattamento con Solo una parte della popolazione annualmente è assog-
per tireotossicosi equivale a 2200 sigarette fumate
lllJ gettata a indagini radiodiagnostiche e ad altre sorgenti di
o a 8609 km di guida. radiazioni artificiali. Un tentativo per stimare la dose
vante ai fini della produzione di mutazioni genetiche è il
calcolo della dose geneticamente significativa (GSD). Si
Per opportuno riferimento, in tab. 1.4 è proposta defmisce dose geneticamente significativa per l'intera
una suddivisione delle più comuni indagini r6ntgen- popolazione quella dose di radiazione che, se assorbita
diagnostiche in 4 classi decrescenti di rischio di dalle gonadi di ogni individuo della popolazione, causereb-
danno somatico. be presumibilmente lo stesso danno genetico prodotto dalle
dosi assorbite dagli individui effettivamente esposti.
TABELLA 1.4. CLASSI DI RISCHIO DI DANNO SOMAT!CO PER LE PIÙ CO-
MUNI INDAGINI RADIOLOGIC!IE.
In tab. 1.5 è riportata la stima della GSD e delle
sue diverse componenti per le più comuni cause di
Elevato: angiografia, coronarografia, TC craniocncefalica. irraggiamento artificiale negli Stati Uniti (inchieste
Sensibile: clisma a DC, urografm, TC toracica e addominale. del 1964 e 1970). La rontgendiagnostica è di gran
Medio: esame diretto dell'addome, stomaco e duodeno, lunga la causa più importante (72%) di irraggiamento
colecistografia, arcate costali, bacino, isterosalpin- artificiale; la diagnostica radioisotopica contribuisce
gografia.
in maniera trascurabile (0,7%); la radioterapia poco
Basso: cranio, arti, arcate dentarie, torace.
(3%) ·in considerazione della età più avanzata dei
pazienti a essa sottoposti e della prognosi.
Valutando complessivamente il totale delle inda-
gini radiologiche effettuate annualmente (che interes- TABELLA 1.5, DOSI DI RADIAZIONI IONIZZANTI RICEVUTE DALLA
POPOLAZIONE UMANA DA SORGENTI NATURALI E ARTJFICIALI (da
sano circa la metà della popolazione in Italia) e con- Hall E.J., Radiobiology for the Radialogist, Harper & Row,
siderando le dosi erogate al midollo osseo in ciascuna Hagerstown, Maryland, USA, 1978).
di esse, è possibile una stima attendibile della dose
media midollare per anno e per abitante. Il valore
ottenuto, compreso tra l e l ,5 mSv (cioè tra l 00 e 150 Sorgente GSD annuale media (mSv)
mrem), è dello stesso ordine di grandezza di quello Radiazione naturale 0,9
dovuto alle radiazioni ionizzanti naturali: l'attività Irraggiamento medico
diagnostica radio logica duplica, pertanto, l'esposizio- ROntgendiagnostica 0,16 (1964)
ne naturale del midollo osseo. 0,2 (1970)
Radioterapia 0,03
Non vi sono motivi di particolare allarme in tutto Medicina nucleare 0,002
ciò. È auspicabile, però, la massima limitazione pos- Esposizione professionale (medica,
sibile di indagini oggi difficilmente giustificabili qUali industriale, lavoratori dell'ener-
la radioscopia e la schermografla del torace il. cui gia atomica) 0,008
contributo alla dose media midollare superava in pas- Fallout (1954-58, 1961-62) 0,015
Miscellanea (schermi televisivi, orolo-
sato i/75%. gi luminosi, piloti di alta quota) 0,02
Energia nucleare 0,00003 (1970)
5.3. Radiodiagnostica e danno genetico 0,01 ? (2000)

Nella valutazione del rischio di danno genetico


apportato dal complesso delle attività radiodiagnosti-
che, il parametro significativo, la dose gonadi ricevu- Una stima più recente della GSD sull'intero terri-
ta dal singolo individuo effettivamente esposto, va torio italiano (BENASSAI e coll., 1975) ha fornito per il
«ponderatm> in funzione delnum·ero atteso di figli per totale delle indagini radiodiagnostiche un valore di
quell'età e sesso. È evidente, infatti, che poiché il 0,272 mSv (27,2 mrem). Si può a ragione ritenere, per
danno genetico si manifesta nella discendenza,_ la le modalità di effettuazione, che la GSD effettiva sia
dose gonadi ricevuta da una donna in menopmtsa in realtà almeno 2 volte superiore.
l raggi X 37

Il contributo della radioscopia e della componenti a più elevata dose gonadi e nei soggetti a
grafia, a differenza di quanto visto per la dose media maggiore attesa di prolificazione potrà sovvertire la
midollare, è basso (20%); gli esami situazione. È compito del futuro medico collaborare,
gici contribuiscono poco (3%); tutto il resto è per quanto di sua competenza, con il radiologo e il
tato da indagini radiografiche, e in· particolare: gli medico nucleare a che ciò non avvenga.
esami della colonna lombare, del bacino, delle
]azioni coxofemorali, il clisma a DC e l'urografia. 5.4. Irradiazione dell'embrione e del feto in ute-
Quale «peso» assumono i dati riportati? Il punto ro
di riferimento più obiettivo è la dose gonadi annuale
fornita dalle radiazioni ionizzanti naturali in zone a La radiosensibilità dell'embrione e del feto è
fondo normale. Il suo valore, negli Stati Uniti, è circa molto elevata. Dosi di radiazione anche piccole pos-
0,9 mSv, in Italia poco più di l m"Sv. 'È parere dei sono produrre gravi conseguenze (tab. L7). La sensi-
radiobiologi e dei genetisti che il massimo valore bilità alla radioinduzione di leucemie e tumori mali-
accettabile di irradiazione gonadica da sorgenti artiw gni, inoltre, è almeno doppia rispetto all'adulto.
fidali, a qualsiasi titolo utilizzate, sia uguale al Una norma di comportamento da tenere sempre
tributo della radiazione naturale. presente per evitare la possibilità di irradiazione invow
lontaria di un prodotto del concepimento la cui
TABELLA 1.6. RISCHIO DI DANNO GENETICO PER UNA GSD PARI A 0,9 senza non è nota, è la regola dei lO giorni: in donne
MSV/ANNO NELL'IPOTESI DI ESPOSIZIONE DELLA GENERAZIONE in età fertile le indagini radiologiche comportanti
PARENTALE FINO ALL'ErA MEDIA DJ CONCEPIMENTO DEl PROPRI FIGLI.
l'irradiazione della regione pelvica e dell'addome
inferiore vanno effettuate nei primi dieci giorni dal-
Malattie da muta11ti dominanti l'inizio del ciclo mestruale. In realtà la quasi totalità
+ 80% in l' generazione delle indagini radiologiche può essere rinviata, allor-
+ 100% in 3' generazione quando la donna si presenta nella seconda metà del
Malattie da muta11ti recessivi legati al sesso
+ 29% in l' generazione ciclo mestruale, al ciclo successivo. Ma attenzione
+ 90% in 6' generazione alle indagini veramente urgenti: un rinvio al
Malattie da mutallti recessivi autosomiali mo ciclo può significare un rinvio di 9 mesi!
+ l% per generazione
TABELLA 1.7. EFFETTI ATTESI lN FUNZIONE DELL'EPOCA DI IRRADIA·
ZlONE lNrRAlJTERINA DEL PRODOTTO DEL CONCEPIMENTO.

Se la GSD apportata dall' irraggiamento artifiCia- 0-3 settimane: riassorbimento embrionale; aborto.
le aumentasse fino a eguagliare il contributo della 4-11 settimane: malformazioni in molti organi.
radiazione naturale, il rischio di danno genetico 11-16 settimane: malformazioni oculari, scheletriche, gona-
diche: mierocefalia, ritardo mentale, rallen-
diventerebbe sensibile (tab. 1.6). tamento dell'accrescimento.
A titolo orientativo si consideri che l'esposizione 16-20 settimane: microcefalia, ritardo mentale, rallentamen-
della generazione parentale fino all'età media di con- to dell'accrescimento.
cepimento dci propri figli all'attuale valore di 0,2 oltre: possibili turbe funzionali.
mSv/anno di GSD (quale quello proveniente da tutta
l'attività radiodiagnostica), comporta mediamente su
l milione di gravidanze l'aumento delle morti E se la paziente chiede suggerimento su cosa fare
che dello zigotc dal loro valore naturale di 235.000 a accorgendosi, a posteriori, di avere effettuato un
235.136. esame radiologico sulla pelvi o sull'addome inferiore
La conclusione più coerente che si può trarre da ili. stato gravidico? In questi casi, per lo più, l'esposi-
quanto fin qui detto è entro certi limiti rassicurante. zione è avvenuta nelle fasi di preimpianto o di orga-
Se è vero che gli effetti genetici prodotti dall'uso dia- nogenesi di per sé molto sensibili. Norma suggeribile
gnostico delle radiazioni ionizzanti sono bene per il medico curante è: interrogare il radiologo che
apprezzabili (e calcolabili!), purtuttavia i margini di ha effettuato l'indagine sulle modalità tecniche della
sicurezza accettati per la popolazione umana sono stessa; consultare il fisico sanitario per una accurata
ampiamente rispettati. Solo un aumento incontrolla- valutazione della dose ricevuta dal prodotto del
to e irrazionale della r6ntgendiagnostica nelle sue cepimento. Si può ritenere vi sia ragione di aborto
38 Capitolo I

preventivo se l'embrione ha l'icevuto più di 0,1 G:v circa 11100 di quello della r6ntgendiagnostica. I pro-
nelle prime 6 settimane. AI di sotto di questo valore blemi principali? Per il medico nucleare (ma egli,
un parere è difficile. Il rischio di anomalie congenite quale specialista, ne è ben edotto!): usare il più possi-
è trascurabile se l'embrione ha ricevuto meno di 0,01 bile iso topi y-emittenti a emivita biologica il più breve
Gy, piccolo se ha ricevuto tra 0,01 e 0,1 Gy. Si consi- possibile. Per il medico proponente l'indagine:
dererà anche l'aumento atteso di leucemie e tumori: a zione ai bambini (il rischio di leucemogenesi e
titolo di esempio, la dose di 0,01 Gy ricevuta nel rogenesi tìroidea è rispettivamente 1,7 e 6 volte
secondo o terzo mese di gravidanza aumenta del 40%
giore rispetto all'adulto); attenzione ancora maggiore
il rischio di leucemia dell'infanzia.
alle gestanti (il comunque, consente, rispetto
allo 131 1, una minore irradiazione fetale e pur accumu-
S.S. La diagnostica radioisotopica landosi nella tiroide non viene incorporato negli
Il suo contributo alla GSD, come abbiamo visto, è ormoni tiroidei).

ALCUNI SUGGERIMENTI PRAGMATICI

1. Non sacrificare i benefici individuali e collettivi che possono originare da un uso razionale dello strumento radiologico,
ma limitare il prezzo da pagare per il paziente e la collettività. Nessun «razionamento», quindi, per una misvalutazionc
della reale entità dei rischi in gioco, ma ogni possibile tentativo di contenimento di questi rischi (ecco il risultato atteso
dalla acquisizione di una coscienza radioprotezionistica del medico moderno!).
2. Scelta ponderata delle metodiche radiologiche maggiormente in grado di fornire informazione utile nel singolo caso.
3. Verifica dell'assenza di controindicazioni a tale scelta.
4. Scelta del punto di inserimento nel contesto dell'iter diagnostico: l'utilità della singola metodica potrebbe automatica-
mente decadere se l'informazione è già acquisita per altra via!
5. Formulazione dettagliata di uno o più quesiti speciftci.
6. Verifica costante del risultato ottenuto.
7. In caso di dubbio: nessuna remora a una proficua discussione con il radiologo sulla via maggiormente suggeribile. La
figura del radiologo capace di dire solamente «Ferma, non respiri!», se mai è esistita, non è più di moda.
CAPITOLO Il

LE IMMAGINI RADIOLOGICHE

1. Uimmagine radiologica primaria Tre considerazioni:


- in virtù della l, il fascio incidente può considerarsi
I raggi X raccolgono informazioni sulle strutture «omogeneo», un ideale supporto <<vergine» per l'intro-
biologiche attraverso i fenomeni di interazione ai quali duzione di informazione;
vanno incontro nel loro contesto: fascio fotonico - in virtù della 2, l'immagine radiologica di una qualsia-
dente, oggetto esposto, fascio fotonico emergente si struttura risulterà proicttivamente più o meno ingran-
sono pertanto i 3 protagonisti di questa «inchiesta)), dita rispetto ai valori reali: l'ingrandimento, però, si
ridurrà t<Ulto più quanto più si aumenta la distanza tra
Sono caratteristiche salienti del fascio incidente
anticatodo e oggetto esposto (cioè, la distanza focale)
(fig. !1.1): utilizzando la sola componente centrale del fascio
1. in un determinato piano ortogonale alla direzione di costituita da fotoni a traiettorie pressoché parallele;
propagazione del fascio, il flusso fotonico può essere - in virtù della 3, aumentando la distanza focale, per far
considerato costante in ogni suo punto; incidere sull'oggetto un )..lguale quantitativo di fotoni è
2. le traiettorie fotoniche divengono tanto più oblique necessario aumentare il flusso di corrente nella spirali-
rispetto alla direzione di propagazione del fascio quan" na catodica, in altri termini aumentare la quantità di
to più ci si allontana dal centro del piano considerato raggi X emessi dal tubo nell'unità di tempo (in alterna-
(legge della proiezione conica); tiva, a flusso di corrente nella spiralina catodica inva-
3. allontanandosi dall'anticatodo, il flusso fotonico dimi- riato, è necessario aumentare il tempo di esposizione).
nuisce in ragione direttamente proporzionale al quadra-
to della distanza (legge della atte11uaziolle quadratica).
L'oggetto esposto può essere considerato compo-
sto da infiniti piani sovrapposti, ortogonalmente
disposti rispetto alla direzione di propagazione del
fascìo incidente. Nei diversi punti ciascun piano con-
tiene strutture tessutali dotate di diversa capacità di
assorbimento fotonico. Abbiamo in precedenza detto
che l'assorbimento è tanto maggiore quanto maggiori
sono il numero atomico medio (correlato alla
sizione chimica) e la densità elettronica tessuta/e
(espressiva dello «stipamentOìì spaziale di materia).
Il fascio emergente presenterà, pertanto, punto a
punto, in un qualsiasi piano ortogonale alla direzione
di propagazione, un flusso fotonico disomogeneo,
tanto minore (o maggiore) quanto più (o meno) inten-
sa è stata la rimozione di fotoni da parte di tutte le
strutture tessutali incontrate lungo le singole traietto-
rie negli infiniti piani dell'oggetto. In termini di teo-
ria dell'informazione il fascio emergente è «modula-
to» e reca con sé l'immagine primaria formatasi a
Fig. 11.1. Fascio incidente, fascio emergente e loro caratteristiche seguito della rimozione di fotoni da parte di tutte le
salienti. stn1tture tessutali incontrate.
40 Capitolo II

Sarà opportuno che il lettore rifletta sul diverso modo


di ripercuotersi del tipo di interazione sulla composizione
del fascio emergente. Il fotone assorbito per effetto fotoe-
lettrico scompare dal fascio: in corrispondenza della sua
traiettoria si avrà un «vuoto)) fotonico nel fascio emergen-
te. Un vuoto analogo si creerà anche per effetto Compton,
ma il fotone «diffuso)), se non verrà eliminato con qualche
accorgimento, andrà ad aggiungersi, nel fascio emergente,
con traiettoria obliqua rispetto a quella originaria, in punti
non di sua competenza, inducendo una distorsione di
fedeltà dell'immagine primaria. Gli accorgimenti da pren- A B
dere per eliminare i fotoni diffusi (vedremo in seguito, ad
esempio, l'uso della «griglia antidiffusione») sono più sen- Fig. 11.2. Elettroni, buche e fenomeno della fluorescenza (simboleg-
giati in un ipotetico granulo di ossisolfuro di gadolinio a!!ivato con
titi allorquando si espongono al fascio regioni corporee più
terbio). A: la produzione degli elettroni (e-) e delle buche (h+) è cau-
spesse e si rendono di conseguenza necessari fotoni inci- sata dalla liberazione a opera del fotone X, per effetto fotoelettrico o
denti di energia più alta. per effetto Compton, di un elettrone (la cui traiettoria è indicata dalla
freccia). B: all'atto della ricombinazione, forzata dalla situazione di
L'occhio umano non possiede recettof'i in grado di instabilità creatasi nel reticolo cristallino e agevolata dalla presenza
percepire direttamente i fotoni X Sarà necessario, di opportuni attivatori, viene emessa radiazione nello spettro visibi-
pertanto, commutare l'energia dei fotoni X del fascio le.
emergente in modo opportuno a render/o visibile, in di catturare i fotoni X e dare l'avvio alla formazione di
altri termini usare idonei «detettori)). Le due tecniche elettroni secondari e di buche; l'attivatore ha la funzione di
principali, da considerare fondamentali in radiologia, indurne l'annLchilazione con la conseguente emissione di
sono la radioscopia e la radiografia. fotoni luminosi. I fotoni luminosi emessi in questo feno-
meno hanno energia (e quindi colore) diversa a seconda
della natura del fosfòro. Il platinocianuro di bario e il sol-
2. Lo schermo fluorescente e la radiosco- furo misto di zinco e cadmio emettono prevalentemente
fotoni giaJio-vcrdi; il tungstato di calcio fotoni blu-violetti;
pia l'ossisolfuro di gadolinio emette uno spettro discontinuo,
<<a bande», di fotoni prevalentemente giallo-verdi.
La radioscopia sfrutta il fenomeno della fluOre-
scenza: l'energia dei fotoni X, assorbita da opportuni Nella pratica uno schermo fluorescente per radio-
materiali, è commutata in energia di fotoni luminosi scOpia è costituito da un supporto di materiale plasti-
(ma anche ultravioletti e infrarossi). Quei materiali che co sul quale è stratificato il fosfòro, a sua volta rico-
fluorescono con particolare efficienza sono chiamati petto da un vetro contenente piombo avente la fun-
«fosfòri». zione di proteggere l'occhio dell'osservatore dai
raggi X.
In termini fisici più rigorosi il fenomeno può essere A titolo orientativo si può considerare che media-
così descritto. Quando il fotone X interagisce con un mate- mente ogni fotone X induca la liberazione di almeno
riale i cui atomi sono disposti a formare una struth1ra cl-di- 4000 fotoni luminosi. La luminosità dello schermo è
nata cristallina, viene generato (per effetto fotoelettrico o
comunque sempre assai tenue·.l'immagineformatasi
per effetto Compton) un elettrone che, muovendosi nel reti-
colo cristallino, produce lungo il suo percorso un certo va guardata in ambiente oscuro e l'occhio dell 'osser-
numero di elettroni secondari e di «buche» (fig. II.2). La vatore deve essere preliminarmente adattato al buio
buca è un ente fisico reale ed equivale alla mancanza di un per almeno 15 minuti onde consentire la ricostrnzio-
elettrone, Poiché il cristallo viene a trovarsi in una situa- ne di rodopsine nei bastoncelli.
zione instabile, elettroni e buche tendono a ricombinarsi: in
presenza di opportuni «attivatori» che agiscono come veri Nella <<visione crepuscolare», anche per la sovrapposta
e propri «Centri di ricombinazione>>, all'atto della ricambi- midriasi compensatoria, vengono eccitate soprattutto le
nazione viene emessa radiazione nelto spettro visibile e il regioni periferiche della retina costituite prevalentemente da
cristallo si diseccita. Tutta la sequenza di eventi si comple- bastoncelli. In media 140 bastoncelli convogliano l'impulso
ta in un tempo dell'ordine del centomilionesimo di seCOli- su una sola f1hra, nelle porzioni più periferiche ancor più (si
do. ricordi, invece, che nella regione foveale ogni stimolo lumi-
La «matrice» del cristallo fluorescente ha la funzione noso recepito da singoli coni viene veicolato da singole
Lè immagini radiologiche 41

Vedremo, in seguito, come, proprio per render-e


più dura la vita allo studente (ma non al radiologo, per
fortuna!), in radiografia la situazione è esattamente
inversa.

Proproniamo qui una ricerca molto semplice. Gli


schermi fluorescenti più adoperati in passato utilizzavano
come fosfòro o il platinocianuro di bario o il tungstato di
calcio. I primi emettono fotoni luminosi prevalentemente
giallo-verdi; i secondo prevalentemente azzurro-indaco-
violetti.
La domanda è: quale scegliereste per l'uso radioscopi-
co diretto con occhio preadattato al buio?
Un aiuto: riflettete sulla sensibilità e sul potere risol-
vente del!' occhio umano ai diversi colori dello spettro.
La nostra risposta (ma non siate pigri c verificate!) è:
platinocianuro di bario.

In sintesi, i difetti principali della radioscopia tra-


dizionale sono:
l. immagine assai tenue che indu.ce a una visione
crepuscolare con necessità di preadattamento
Fig. Il.3. Riproduzione tonale nell'immagine rndioscopica (A) e dell'occhio al buio;
radiografica (B). Freccia"" osso; freccia curva== parete calcificata di 2. risoluzione bassa;
una cisti da echinococco; punta di freccia"" gas in una concamcra-
zione australe; asterisco =rene. 3. dose di radiazione elevata al paziente;
4. dose di radiazione non trascurabile al radiologo.
fibre). Ciò, se da un lato aumenta la sensibilità della retina
in situazione di luce crepuscolare, dall'altro spiega facil- Vedremo in proposito nel paragrafo 11.6 quali van-
mente (pur non essendo l'unico fattore in gioco) la minore taggi ha apportato la realizzazione di sistemi in grado
acuità visiva che si ha in tale situazione. Questa acuità è di <d?tensificare la luminosità>> dell'immagine radio-
appunto inversamente proporzionale al numero di recettori scoplCa.
che affluiscono a una singola fibra ottica.

Nell'immagine radioscopica si ha la seguente cor- 3. La pellicola radiografica e la radiogra-


rispondenza tonale: fia
strutture scheletriche= nero/grigio scuro
tessuti parenchimatosi =grigio medio La radiografia sfrutta la proprietà dei raggi X (del
gas =grigio chiaro/bianco. tutto analoga a quella delHi radiazione luminosa) di
impressionare le pellicole fotOgrafiche.
Se si hanno dubbi, si verifichi quanto avviene in La parte sensibile della pellicola fotografica, l'e-
fig. IIJA che riproduce fedelmente una immagine mulsione, è costituita da minuscoli cristalli, o «granu-
radioscopica dell'addome superiore. La domanda è: li», di bromuro d'argento dispersi in una matrice di
qual è il meccanismo in gioco? gelatina animale. V emulsione è stesa su un supporto
La risposta più semplice è probabilmente la di acetato di cellulosa o di poli estere ed è ricoperta da
seguente: l'osso assorbe molti fotoni, i tessuti paren- uno strato protettivo trasparente. Per effetto dei raggi
chimatosi pochi, i gas quasi niente; di conseguenza X l' AgBr si decOmpone liberando argento metallico
nelle tre situazioni ne arriveranno sullo schermo, opaco alia luce. Questo effetto «radiolitico» produce
inducendone la fluorescenza, pochissimi (quindi: la cosiddetta immagine latente, non visibile diretta-
schermo nero/grigio scuro), un certo numero (quindi: mente, che verrà amplificata e trasformata in imma-
schermo grigio medio), moltissimi (quindi: schermo gine visibile mediante il procedimento di sviluppo. Il
grigio chiaro/bianco). successivo fissaggio scioglie l' AgBr che non ha
42 Capitolo JJ

ragito con i fotoni X e conseguentemente stabilizza La quantità d.i raggi X sufficiente per un corretto
l'immagine. annerimento della pellicola può essere ridotta, in tal
modo, da l O a l 00 volte. Il sistema «schermo di
Come si forma l'immagine latente? Secondo la teoria rinforzo anteriore/pellicola/schermo di rinforzo
di Gurney e Mott, i fotoni X, sottraendo un elettrone agli posteriore» è alloggiato in una cassetta di materiale
ioni Br-, li trasformano in atomi di Br. Gli elettroni si tra-
sferiscono rapidamente a un centro di sensibilità, S, ail'in*
leggero in grado di proteggerlo dalla luce (fig. I!.4):
terno del cristallo, ove si accumulano. Gli ioni Ag• sono
attratti da Se vi si depositano trasformandosi in Ag metal- Gli schermi di rinforzo sono costituiti da quattro strati:
lico. Il piccolo ammasso di argento che si forma in S rap- lo strato protettivo, il più superficiale, perfettamente tra-
presenta l'elemento essenziale dell'immagine latente. sparente, che limita i danni abrasivi; lo strato fluorescente
Se gli atomi di Br restassero all'interno del cristallo che contiene il fosfòro sotto forma di granuli dispersi in
potrebbero, catturando elettroni, distruggere l'immagine opportuni leganti, nel quale avviene l'assorbimento e la
latente. Essi migrano, però, velocemente alla superficie del conversione dei fotoni X in luminosi; lo strato riflettente
cri.stallo dove sono catturati da accettori di alogeni, ii che (per lo più biossido di titanio) che ha la funzione di recu-
sp1ega la stabilità relativa dell'immagine latente. La gelati- perare la luce che altrimenti filtrerebbe attraverso il sup-
na gioca un ruolo essenziale in questo fenomeno. porto; il supporto in materiale plastico che ha la funzione
di sostenere gli strati suddetti.
L'assorbimento diretto di fotoni X da parte della
emulsione fotografica è un fenomeno a scarso rendi- Gli schermi di rinforzo moderni utilizzano come
mento data la sua sottigliezza e l'assenza di elementi fosfòro sostanze contenenti elementi del gruppo dei
a elevato Z. Per indurre un annerimento sufficiente lantanidi (le cosiddette «terre rare»), fra le quali mol-
della pellicola si rende necessaria l'esposizione a un to importante è l'ossisolfuro di gadolinio. Il rendi-
elevato quantitativo di fotoni incidenti. mento totale che può attenersi con questi schermi, a
Un notevole risparmio di dose di radiazione alle parità di definizione dell'immagine, è circa 6-8 volte
strutture esposte può attenersi ricorrendo al seguente superiore a quello degli schermi di rinforzo tradizio-
procedimento. La pellicola radiografica, emulsionata nali al tungstato di calcio. Poiché l'emissione di que-
su ambedue le facce, è strettamente compressa, «a sti fosfòri è prevalentemente costituita da luce giallo-
sandwich», tra due schermi fluorescenti. I fotoni X, verde, è necessario utilizzare pellicole radiografiche
catturati in numero elevato dalla matrice degli scher- sensibilizzate a tali colori dello spettro.
mi fluorescenti, vengono convertiti in fotoni luminosi
i quali impressionano con rendimento elevato l'emul- Qui di seguito sono schematizzate ]e: diverse fasi di
sione. Si genera in tal modo un vero e proprio «rinfor- trattamento della pellicola radiografica:
ZO!> dell'effetto litico dei raggi X sui cristalli diAgBr. - Sviluppo: un apposito bagno rivelatore, attivo a pH
alcalino, riduce i cristalli di AgBr conferendo loro un
intenso colore nero. Il tempo di sviluppo viene regola-
to in modo tale che l'annerimento sia limitato a quei
cristalli in cui si è formata l'immagine latente (la cui
presenza rende, appunto, più rapida la riduzione).
- Arresto: una soluzione acida arresta l'azione del bagno
rivelatore.
- Fissaggio: solubilizza l' AgBr residuo, rendendo per-
tanto impossibili ulteriori annerimenti della pellicola.
- Lavaggio: elimina i residui deì precedenti bagni e
rende stabile l'immagine radiografica.
- Essiccamento: rende asciutta e maneggevole la pelli-
cola radiografica.

Il trattamento può essere eseguito manualmente da per-


Fig.U.4. !a cassetta radiografica e il suo'contenuto. C"" cassetta a sonale tecnicamente competente sotto controllo visivo
chiusura ermetica in materiale leggero; SA "" schermo di rinforzo
anteriore (situato dal lato corrispondente al fascio di radiazione); SP diretto a luce rossa molto attenuata. Modernamente è, però,
schermo di rinforzo posteriore; P = pellicola radiografica biemul- eseguito con apparecchiature automatiche che limitano la
swnuta. permanenza del tecnico in camera oscura al tempo neccs-
Le immagini radiologiche 43

sario per introdurre in esse la pellicola. O addirittura con La radiografia presenta a tutt'oggi un 'importanza
apparecchiature «a luce diurna» in grado di estrarre la pel- del tutto fondamentale in radiologia. I sistemi
licola dalla cassetta radiografica, immetterla in trattamen- grafici sono semplici e poco costosi. Le immagini di
to, ricaricare la cassetta e restituirla all'operatore: tutto oggetti a contrasto elevato sono molto definite. Il difet-
questo ciclo è completato in meno di 2 minuti e non richie- to principale è costituito dalla cattiva rappresentazione
de alcuna sosta in camera oscura.
di strutture adiacenti a basso contrasto, in particolare i
tessuti molli.
La riproduzione ton al e in radiografia, come più
sopra accennato, è inversa a quella radioscopica (fig. Un considerevole progresso, in proposito, è possi-
bile con il ricorso ai sistemi per 1<radiografia digitale»
II.3B). La pellicola radiografica è intensamente anne-
rita laddove molto fotoni hanno indotto effetti radioli-
(v. paragrafo VI.4). I più diffusi di questi utilizzano in
sostituzione del sistema schermo/pellicola un fosfòro
tici o fotolitici, è quasi trasparente laddove pochi foto-
fotosensibile e sono pienamente compatibili con le
ni sono giunti. Quindi l'osso sarà riprodotto in bianco
apparecchiature radiografiche convenzionali. La rive-
o grigio chiaro (in radioscopia: in nero o grigio scu-
lazione dell'immagine latente elettronica ha luogo a
ro), i tessuti molli e parenchimatosi in grigio medio, i
opera di un sofisticato lettore a fascio laser. l: immagi-
gas in grigio scuro o nero (in radioscopia: in grigio
ne è ricostruita e elaborata con l'aiuto del computer.
chiaro o bianco).
In linea generale, se l'immagine radiografica è tec-
nicamente corretta (giusta energia fotonica, giusta
esposizione, giusto sviluppo), si potranno distinguere,
4. Fattori che influenzano la qualità del-
osservando l'immagine su adeguato visore a luce dif- l'immagine radiologica
fusa uniforme (il cosiddetto «diafanoscopio»), 5 gra-
dini di tonalità: Alcuni fattori fisici «controllabili» influenzano in
maniera critica la qualità dell'immagine radiologica.
tonalità aerea = nero La dimensione della macchia focale del tubo da
tonalità adiposa =grigio scuro raggi X si ripercuote sulla definizione di ciasctm punto
tonalità parenchimatosa =grigio medio dell'oggetto attraverso l'induzione di un «effetto penom-
tonalità ossea =grigio chiaro bnl)) (fig. 11.5).
tonalità metallica =bianco.
La macchia focale è la superficie dell'anticatodo' sulla
Sarà -opportuno che lo studente si eserciti sulle quale sono diretti gli elettroni emessi dalla spiralina. Gli
anticatodi moderni sono dei dischi disposti eccentricamen-
immagini propostegli nei diversi capitoli di questo
te che ruotano ad alta velocità in modo da offrire sempre un
libro (nelle quali, purtroppo, la riproduzione fotolito- punto diverso della loro superficie come bersaglio: ciò
grafica modifica alquanto la scala dei grigi). È evi- consente un migliore smaltimento del calore prodotto dalle
dente come questi 5 gradini siano sufficienti per il ·collisioni degli elettroni e di conseguenza rende possibile
riconoscimento di molte strutture anatomiche. usare macchie focali geometricamente più picc0le senza
significativo rischio di craterizzazione. Le macchie focali
Si definisce «potere risolutivo» la capacità di un deter- usuali hanno dimensioni di 0,6 x 0,6 mm; le più grosse di
minato sistema di tradurre in informazioni distinte punti o 2 x 2 mm; le più piccole, essenziali nei casi nei quali occor-
lince progressivamente ravvicinati. Il potere risolutivo è ra una elevatà definizione, 0,3 x 0,3 mm, o addirittura O, l
evidentemente tanto maggiore quanto maggiore è il nume- xO,l mm.
ro di punti o linee separabili per unità di lunghezza.
In linea generale, quanto maggiore è la differenza di L' aunuùt.io della distanza focale contribuisce si-
assorbimento fotonico tra strutture adiacenti (il cosiddetto multaneamente a ridurre l'ingrandimento proiettivo e
\\contrasto radiologicm>}, tanto minori sono le dimensioni lo stesso effetto penombra con conseguente migliora-
necessarie a che esse vengano «risolte». Se il contrasto è
mento della definizione (fig .. II.6).
almeno del 5%, le dimensioni più piccole risolvibili sono
all'incirca della stessa dimensione della macchia focale del Un tempo di esposizione breve consente di ridur-
tubo radiogeno. re la «sfumatura cinetica>> di strutture assoggettate a
Si può ottenere una «risoluzione di contrasto» (ma non movimenti spontanei o trasmessi.
spaziale!} molto maggiore ricorrendo, come vedremo, alla La diaframmatura del fascio incidente consente
tomografia computerizzata. di limitare la radiazione fotonica diffusa proveniente.
44 Capitolo l!

R.'( Iè'iClDENTil
A B
!!!1111


[Q] RX lRAS.\lliSSA
Fig. 11.5. Importanza delle dimensioni della macchia focale ai fini Fig. II.7. La griglia antidiffusione. Mentre la radiazione emergente
della definizione dci margini dell'oggetto radiografato («effetto con direzione parallela agli spazi interlamellari è pienamente trasmes-
penombra»). In A macchia focale puntiforme: i margini dell'og- sa, la radiazione diffusa obliquamente è assorbita dalle lamelle della
getto sono netti, come «tracciati con il compasso». In B macchia griglia c non raggiunge pertanto il detettorc. I.: altezza delle lamelle (1),
focale grossa: i margini dell'oggetto sono sfumati sul il loro spessore (2) e la distanza intcrlamellarc (3) influenzano il ren-
esterno per effetto penombra dimento della griglia.

Il rapporto tra altezza della singola lamella e distanza tra due


da parti situate al di fuori della regione che si intende lamelle adiacenti si chiama «passo)) della griglia: esso deve
studiare e nel contempo di evitare la loro esposizione evidentemente essere tanto maggiore quanto più elevata è l'e-
inutile. nergia media dei fotoni X. Nelle griglie moderne il passo è di
La griglia antidiffusione consente l'eliminazione almeno 12: l. La griglia può essere fissa (griglia tipo Lys-
dei fotoni diffusi per effetto Compton (fig. 11.7). holm), e allora le sottilissime lamelle di piombo che la costi-
tuiscono saranno visibili, pur senza disturbare, nell'immagi-
La griglia antidiffusione è costituita da sottili lamelle di ne radiografica; oppure mobile, cioè oscillante trasversal-
piombo disposte parallelamente secondo la traiettoria del mente durante il passaggio della radiazione (griglia tipo
fascio incidente (rispetto al quale possono essere focalizzate). Pottcr-Bucky), e allora non sarà visibile sulla pellìcola.

A B S. Incidenza, proiezione e ottica radiolo-


gica
Canatomia umana normale riconosce tre piani
fondamentali di riferimento per le «sezioni» corpoM
ree classiche (fig. 11.8):

•• il piano sagittale, rispetto al quale le strutture cor-


poree si troveranno a destra o a sinistra;

DD il piano frontale, rispetto al quale si troveranno


anteriormente o posteriormente;
il piano trasversale, rispetto al quale si troveranw
no cranialmente o caudalmente.
Fig. IJ.6. Importanza delle dimensioni della distanza focale ai fini
della corretta riproduzione dimensionale dell'oggetto. In A distanza L'immagine radiologica è bidimensionale: in essa
focale piccola. l'immagine dell'oggetto è evidentemente ingrandita. In
B distanza focale grande·. le dimensioni dell'immagine sono più vici- sono rappresentate sinteticamente su di un unico
ne a quelle reali. piano tutte le strutture incontrate dal fascio di
'/ Le immagini radiologiche 45

Fig. II.IO, La deformazione proiettiva. A sinistra, l'incidenza <monna-


le» consente una riproduzione dell'oggetto (un pompelmo) praticamen-
te esente da deformazione. A destro, l'incidenza «obliqua)) genera una
defonnazione complessiva esterna dell'oggetto (che si ovalizza) e inter-
na a carico dci singoli lobuli.

Ilig. II.S. I tre piani fondamentali di riferimento. Nella rappresentazione di sintesi (dalla quale è
possibile svincolarsi con il ricorso alla tomografia!) si
generano fenomeni di sommazione e di sottrazione di
zione nel suo percorso (fig. 11.9). Per consentire l 'a-
nalisi tridimensionale di una qualsiasi struttura, nor- immagine tra strutture poste in piani diversi. Secondo
le leggi dell'ottica geometrica, inoltre, strutture ana-
male o patologica, è necessario ricorrere a più proie-
tomiche aventi conformazione definita possono esse-
zioni.
re assoggettate a deformazione protettiva. Questa è
Ogni proiezione radiologica è il risultato di rap-
nulla solo allorquando l'incidenza del fascio è rigoro-
porti definiti tra il fascio di radiazione e i piani cor-
samente perpendicolare (incidenza normale); aumen-
porei. Questi rapporti si definiscono incidenza.
ta tanto più quanto più essa è obliqua o comunque
!:incidenza può essere:
inclinata (fig. 11.1 O)
- sagittale, nel qual caso ne risulterà una proiezione L'angolazione del fascio di raggi X può essere
per piani frontali; programmata di volta in volta in modo tale da con-
- latero-laterale, nel qual caso ne risulterà una sentire la migliore dissociazione proiettiva delle strut-
proiezione per piani sagittaU; ture anatomiche. Nella pratica, tuttavia, si ricorre a
assiale, nel qual caso ne risulterà una proiezione proiezioni rigorosamente codificate in modo da sem-
per piani trasversali. plificare il riconoscimento delle componenti dell'im-

Fig. II.9. Vimmagine radiologi-


ca rappresenta <<sinteticamen-
te)) su un unico piano (bidimen-
sionalità!) tutte le strutture
incontrate dal fascio di radia-
zione nel suo percorso. La rico-
struzione tridimensionale del-
l'oggetto è possibile mediante il
ricorso a proiezioni comple- Fig. 11.11.- C orientamento del radlogrammi sul dlafanoscopio (a
mentari (tondamentale quella destra) deve corrispondere a quello che l'immagine ha spontaneamen-
ortogonale!) o alla tomografia. te radioscopica (a sinistra).
46 Capitolo Il

magine. Ciò non vieta, però, che in situazioni


co lari sia utile derogare da questa rigida codific_azio-.
ne ricorrendo a incidenze più o meno oblique.
La disposizione sul diafanoscopio di un qualsiasi
radiogramma dovrebbe essere tale da rendere conto
deli 'incidenza e del tragitto (antera-posteriore? poste-
m-anteriore? latero-Jaterale destro? latero-laterale
sinistro? assiale cranio-caudale? assiale caudo-crania-
le? obliquo?) seguito dal fascio di radiazione. Si con-
sideri che, nella rappresentazione sintetica, sono «pri-
vilegiate» le strutture più vicine al detettore. Il radio-
logo si sostituirà idealmente alla cassetta radiografi-
ca e conseguentemente disporrà l'immagine con l'o-
rientamento corrispondente a come egli la vedrebbe
da posizione contrapposta al tubo radiogeno (questa
situazione, del resto, si verifica spontaneamente in Fig. 11.12. elettronico di luminosità. RX"' fascio di
raggi X; I"" Intensificatorc; TC"' telecamera focalizzata; TV= scher-
radioscopia - fig. 1!.11 ). mo televisivo; SP"' Schermo primario; FC == fotocatodo; e =elettroni
da questo emessi; LE== lente elettronica; SS ==schermo secondario.
Un quesito tradizionale. L'esame standard del torace è
effettuato in proiezione sagittale postero-anteriore. Perché forma l'immagine radioscopica crepuscolare in gran-
questa incidenza? E ancora: se fosse individuata una <<opa- dezza naturale, è strettamente a contatto con uno
cità periferica nodulare» nel polmone destro, quale proie- schermo di tipo fotocatodico il quale emette elettroni
zione complementare si renderebbe necessaria? in ragione proporzionale alla quantità di fotoni lumi-
Prima risposta. Perché con questa incidenza, che
proietta le strutture toraciche secondo il piano frontale, nosi che lo raggiungono punto per punto. Questi elet-
sono completamene dissociate le immagini del polmone troni, accelerati da tm campo elettrico e focalizzati da
destro da quelle del polmone sinistro. Il tragitto postero- una «lente elettrostatica», vengono proiettati su uno
anteriore ha lo scopo di avvicinare il più possibile il cuore schermo fluorescente secondario nel quale si forma
alla cassetta radiografica onde !imitarne l'ingrandimento una immagine radioscopica capovolta, più piccola di
proiettivo. quella primaria, ma da l 000 a 3000 volte più lumino-
SecOnda risposta. Indispensabile, in tale caso, è l'inci- sa. Sull'immagine secondaria è focalizzata tma tele-
denza Jatero-laterale che riproduce le strutture toraciche camera che la trasferisce a distanza su un monitor TV
secondo un piano sagittale esattamente ortogonale rispetto consentendone nel contempo opportune modificazio-
al precedente. Si ha così la possibilità di definire le 3 coor- ni di luminosità e di contrasto.
dinate spaziali della lesione. Nella incidenza latera-laterale
non è possibile una analisi individuale di ciascun polmone In tutti i trasferimenti dell'immagine e nelle suc-
essendovi una loro completa sovrapposizione proiettiva. Il cessive commutazioni di energia fotonica in elettroni
tragitto più opportuno è il sinistro-destro onde minimizza- e viceversa, si ha una certa perdita di informazione
re l'ingrandimento proiettivo della lesione (che abbiamo rispetto a quella veicolata dal fascio emergente, ma
supposto situata a destra) e nel contempo attenerne una nel complesso l'amplificatore elettronico di lumino"
rappresentazione più nitida. sità offre grossi vantaggi:

l. minore do.se di radiazione al paziente (per rende-


6. La radioscopia con intensificatore di re operante il sistema sono sufficienti tenui imma-
luminosità gini sullo schermo fluorescente primario; in linea
generale, la quantità di raggi X sufficiente è circa
È possibile incrementare la luminosità dell 'imma- 3-4 volte minore rispetto a quella necessaria in
gine radioscopica fino a livelli da «visione diurna»? radioscopia convenzionale);
L'industria ha. dsolto questo proOlema, molto sentito, 2. visione radioscopica agevole senza necessità di
già dagli anni cinquanta con la realizzazione dell'in- preadattamento al buio;
tensificatore elettronico tli luminosità (fig. II.I2). 3. situazione operativa migliore del radiologo e del
Lo schermo fluorescente primario, nel quale si tecnico: si pensi, ad esempio, alla possibilità di
Le immagini radiologìche 47

«telecomandareìì la posizione assunta dal pazien-


te e il campo di ripresa (movimento della pedana
di appoggio del paziente, rotazione dello stesso,
compressione dosata, radiografia mirata, seriogra-
fia, etc.); l'esposizione del radiologo e del tecni-
co, protetti da un ampio vetro piombato, diviene
praticamente nulla;
4. immagini luminose e contrastate di più pronta
valutazione (certamente la radioscopia con ampli-
ficatore di luminosità offre migliori possibilità di
individuare lesioni patologiche rispetto alla radio-
scopia convenzionale, ma è pur sempre una tecni-
ca puramente orientativa; sarà compito della
radiografia documentare il reperto e offrirlo a una
analisi dettagliata);
5. possibilità di fotografia diretta dello schermo
secondario su pellicole di piccolo formato
(«spot-film>>);
6. possibilità di registrazione diretta su nastro
magnetico delle immagini di organi in movimen-
to (videoregistrazione);
7. possibilità di registrazione diretta del/ 'immagine
dello schermo secondario su pellicola cinemato- Fig. 11.13. Risoluzione spaziale e di contrasto dell'immagine
diografica. Pianta del piede e regione achillea. Nella prima sono sem-
grafica (r6ntgencinematografia); pre bene apprezzabili la s(Jiscia omogeneamente e intensamente radio-
8. possibilità di analisi punto a punto della lumino- pacli costituita dalla cute colta tangenzialmente dal fascio di radiazio-
sità dello schermo secondttrio per mezzo t/ella ne (freccia curva) e la struttura trabecolata del sottocutaneo dovuta ai
stessa telecamera: la trasformazione analogico- retinacula cutis (freccia dritta), Nella seconda è visibile perlungo trat-
to del suo decorso il tendine di Achille (fi·ecce curve), di densità simi-
digitale della misura e l'analisi computerizzata le a quella della cute e di calibro uniforme; sono spesso ben dissocia-
dell'informazione relativa consentono la successi- bili i piani muscolari (punte di freccia); tra _questi, il tendine di Achille
va ricostruzione dell'immagine e l'eventuale ela- e il contorno superiore del calcagno si delinea il triangolo di Kager
(TK) normalmente occupato da tessuto adiposo e quindi alquanto
borazione con tecniche di sottrazione e simili (v. radiotrasparente.
paragrafi VIJ e VI1.2).
tagli, che la rendono preziosa nello studio di alcune
Modernamente i sistemi radioscopici con intensi- strutture corporee (mammella, parti molli, trachea,
ficatore di luminosità hanno del tutto sostituito quelli laringe, mediastino, polmone, apparato osteoarticola-
del passato con schermo fluorescente. re). La scarsa sensibilità del sistema xeroradiografico,
ali 'incirca uguale a quella di una pellicola radiografi-
ca senza schermi di rinforzo, ne impone un uso atten-
7. La xeroradiografia tamente «miratmì.

Questa peculiare tecnica radiografica ha avuto una


certa importanza in passato, ma è stata pressoché com- 8. La tomografia convenzionale
pletamente abbandonata dopo l'avvento dei sistemi
radiografici digitali (alcuni dei quali, peraltro, utiliz- L: immagine radiografica convenzionale è un' imma-
zano quale rivelatore del fascio emergente una piastra gine di sommazione. Essa reca traccia di tutte le strut-
di materiale non conduttore simile a quella in uso in ture che il fascio di raggi X incontra nei piani co;m-
xcroradiografia- v. paragrafo VI. l). I.; immagine xero- presi tra quello di ingresso e quello di uscita çlella
racliografica (fig. II.13) assume caratteristiche del tut- regione corporea radiografata. Ciò significa anche:
to peculiari di contrasto,di delineazione dei contorni possibilità di fenomeni di sommilzione e di sottrazio-
tra strutture adiacenti e di esaltazione dei piccoli det- ne di ombre in grado di generare" dubbi
Capitolo Il
48

Classico è l'esempio del nodulo polmonare soìtocla- lizza questo principio mediante il movimento
veare non visibile nel radiogramma toracico perché nato del tuho iadiogeno e della cassetta radiografica
nascosto dalla clavicola. Grande pregio della tomo- con la finalità di cancellare le ombre provenienti dai
grafia è quello di consentil-e la formazione di lin' im- piani che non interessano.
magine analitica rappresentativa pressoché esclusi-
vamente delle strutture presenti in strati preseleziona- Come avviene tutto ciò? Si osservi attentamente
ti (fig. Il.I4). to illustrato in fig. !1.15.
Mentre il fascio di raggi X attraversa la regione corpo-
Nel primo capitolo del suo <<Trattato di Stratigrafia» (il rea in studio, il tubo radiogeno (1) e la cassetta (2) sono
termine <<stratigrafim;., il più appropriato, fu sostituito con il assoggettati a un movimento continuo, simultaneo ma
tennine <<tomografm» dal!a commissione intemazionale pre- trapposto, ((Vincolato» (3), facente perno su un asse (4)
posta alla codificazione delle tecniche per ottenere la radio- posizionato preliminarmente alla profondità dello strato
grafia di strati isolati del corpo) Alessandro Vallebona fa un corporeo del quale si intende ottenere l'immagine
utilissimo esempio: fica (5). Questo tipo di movimento è detto lineare (o, come
più propriamente si dice con riferimento alla direzione della
«... Se noi immaginiamo di avere un libro stampato su sfumatura delle ombre, unidirezionalc).
carta trasparente e se osserviamo questo libro chiuso Ma come ha luogo la «focalizzazione» dell'immagine
per trasparenza di fronte ad una sorgente luminosa, sullo strato corporeo prescclto? Due quesiti chiariranno la
l'immagine che risulterà dalla sovrapposizione di tutti situazione che si genera:
i caratteri di stampa costituirà un'ombra molto l. come sono disposti, nei vari momenti del movimento
sa, nella quale non potranno in nessun modo essere continuato, i punti di proiezione sulla cassetta di
riconosciuti i caratteri della stampa. Queste condizioni re situate nello strato in cui è posto l'asse di rotazione
di osservazione rappresentano quelle della indàgine del sistema tubo-cassetta?
R6ntgen abituale. Se osserveremo isolatamente un solo 2. cosa avviene per strutture situate al di fuori di tale strato?
strato, una sola pagina del libro, potremo conoscere
agevolmente i diversi caratteri e leggervi il contenuto. La risposta corretta è (fig. II.16): in virtù del
Queste sono le condizioni della stratigrafia, che to vincolato, solo le strutture contenute nello «strato di
ca ed ottiene la ossefvazione isolata dei singoli strati, osservazione» o <(strato fisso>> si proiettano in punti sempre
evitando la sovrapposizione delle amOre provenienti uguali della pellicola e restano conseguentemente bene
dagli altri territori». impresse sul tomogramma; quelle contenute negli strati
sopra- o sottostanti, viceversa, si proiettano in punti sempre
Una comprensione intuitiva del principio della diversi della pellicola radiografica, e quindi la loro immagic
tomografia può derivare dalla semplice ne, sfumandosi, si cancella (e ciò è tanto più vero quanto più
ne che ciò che si muove durante l 'assunzione di un distanti esse sono dallo strato fisso). La profondità dello stra-
radiogramma tende a perdere nitidezza di contorni, a to di osservazione può essere variata spostando l'asse del
movimento vincolato del sistema tubo/cassetta.
sfumarsi, a cancellarsi. La tecnica tomografica

.
Regola generale. Quanto maggiore è l'angolo di corsa
---------- 2
[[]]§
del sistema tubo/cassetta, tanto più sottile sarà lo strato ripro-
tv' ts, dotto nitidamente. A titolo orientativo, per gli angoli più
usati, da 40° a zoo, lo spessore dello strato di osservazione
l l

CSJ[2J
IM ... IMIIIACUNE
SINTETICA ANALITICA

Fig. 11.14. Immagine sintetlca (l) c lmmagiÌle analitica (2). L'obiettivo


di «separare» le strutture presenti nei diversi piani è realizzato median- 2
te il movimento accoppiato, simuHaneo e contrapposto, del tubo
geno e della cassetta intorno a un asse passante per il piano che si Fig. IJ.lS. Il movimento combinato del h1bo radiogeno e della casset-
intende analizzare. ta nella tomografia a corsa lineare (v. testo).
l Le immagini radiologiche 49

1+2+3 1+2 l

...: --:t.... ••·•• •.,_.,:


Fig.II.17. Il movimento tomografico pluridirezionale <Wrcalc spi-
Fig. II.l6. Meccanismo di «Sfumatura)) tomografica delle strutture roidco >>
situate al di fuori de! piano oggettivo. 1,2,3: tubo radiogeno in fasi
diverse del movimento. l, 1+2, 1+2+3: progressiva formazione del- - in seconda istanza, come complemento dell'inda-
l'immagine analitica. È ipotizzata una strutlW'a tridimensionale nel gine radiografica, con la finalità di:
contesto de!la quale una sfera giace nel piano oggettivo, un cubo ne è 2. fornire precisazioni morfologicostrutturali
situato fuori. sulle lesioni individuate;
varia da l a 3 mm. Se l'angolo di corsa è di pochi gradi, da 3. dimostrare lesioni in essa non apprezzabUi
}
0
a 7o circa, si realizza la cosiddetta zonograjia, nella quale delle quali si ha persistente sospetto clinico.
volutamente si estende lo spessore dello strato nitido a circa L'indagine tomografica è di volta in volta condot-
1 cm per abbracciare parti significative di un intero organo ta secondo i piani più convenienti: sagittali, frontali o
(come riferimento si pensi al rene).
obliqui. È completa allorquando sono stati assunti
Movimenti pluridirezionali del sistema tubo/cassetta tutti gli strati necessari, alle diverse profondità dal
consentono di sfumare in maniera più uniforme i residui di piano d'appoggio del paziente, per rispondere all'o-
ombre delle strutture situate al di fuori dello strato di osser- biettivo prefissoci. Una regola d'oro raccomanda di
vazione (ombre disturbatrici o parassite). Particolarmente non ricorrere alla tomografia in assenza di un preli-
efficiente è il movimento <<areale spiroide@ (fig. II.17). minare esame radiografico nelle due p-roiezioni
Sarà opportuno che il lettore si renda conto direttamente in ortogonali: non si saprebbe da dove cominciare né
sezione radiologica di come avviene questo tipo di movi- che cosa cel'care! Ma anche questa regola, come
mento spiroideo progressivamente restringentesi. vedremo, ha le sue eccezioni!
Osservazione importante. L'immagine tomografi- Difetti della tomografia sono:
ca convenzionale è, a tutti gli effetti, un'immagine
radiografica. Tuttavia la tomografia non equivale alla l. limitata risoluzione di contrasto a cagione
radiografia di uno strato anatomico: è sufficiente della natura intrinsecamente «sfumata» dell'immagi-
pensare alla creazione artificiosa di ombre parassite, ne: la scala dei grigi è ancora un po' inferiore rispet-
la quale altera l'immagine dello strato introducendovi to agli usuali 5 gradini dell'immagine radiografica;
artefatti che possono essere limitati ma non eliminati 2. creazione artificiosa di ombre parassite legate
completamente. al tipo di movimento (ombre «di trasporto») e distur-
Nella pratica radiologica l'indicazione alla tomo- banti la qualità dell'immagine;
grafia si pone in tre situazioni fondamentali: 3. J'iproduzione di soli strati frontali, sagittali e
- in prima istanza con la finalità di: obliqui, ma non trasversali (fig. 11.18);
l. esplorare analiticamente distretti e strutture 4. elevata dose di radiazione somministrata al
non compiutamente dimostrati dall'indagine paziente, anche in conseguenza del numero più o
radiografica; meno grande di strati necessari: a ciò si può talora
50
Capitolo II

Fig. ll.I8. Tumore perifetico del polmone. Esame standard (A); tomografia per piani frontali (B) e sagittali (C). Il complemento tomografico consen-
te, nel caso in considerazione, importanti precisazioni morfologicostmtturali sulla lesione rotondeggiante solitaria osservata: in particolru-e, la nettezza
dei contorni (peraltro alquanto irregolari) c l'assenza di calcifìcazioni nel suo contesto (nonostante quanto mostrato dall'esame standard)

ovviare con opportuni accessori che consentono l' ac- Saint-Vmcent per la Medicina nel 1957. Il Premio Nobel
quisizione simultanea di immagini di più strati con gli fu negato per l'esistenza di un brevetto antecedente di l
una sola esposizione al fascio di raggi X e una sola anno, a Lui sconosciuto e mai oggetto di realizzazione pra-
corsa del sistema tubo-cassetta (tompgrafia multipla tica l Le date fondamentali sono: 1930 (prima comunica-
simultanea). zione sulla tomografia e sua realizzazione); 1947 (ideazio-
ne del procedimento e realizzazione dell'apparecchiatura
per acquisire strati trasversali del corpo umano).
La tomo grafia assiale trasversa è la tecnica che con-
sente di acquisire immagini tomografiche di strati trasver-
sali, completando quindi geometricameJ;J.te il campo d'a- L'impatto della tomografia sulla «Capacità di
zione della tomografia (fig. 11.19). vedere dentro il corpo umano» è stato enorme fin
In essa le strutture più lontane dallo strato di osserva- dagli esordi. Alcune patologie, come ad esempio la
zione vengono di fatto escluse dalla proiezione del fascio tubercolosi polmonare, apparvero solo allora nella
fotonico. Il tubo radiogeno è inclinato di pochi gradi rispet- loro reale entità anatomopatologica nel vivente: la
to al piano dello strato f1sso c della pellicola, entrambi tomografia «Cavernizzava» lesioni polmonari che
disposti orizzontalmente. Il paziente, seduto su apposita sembravano solide all'esame radiografico standard.
sedia, ruota di 360° in direzione opposta alla cassetta radio-
Modernamente, tu tomograjiu computeri:rzata sosti-
grafica.
Il fattore fortemente limitante è la bassa risoluzione di tuisce quella convenzionale in quasi tutte le situa-
contrasto che non consente di differenziare tra di loro che zioni cliniche minimizzandone il ruolo.
poche delle strutture realmente presenti. Vedremo in segui-
to come la tomografia computerizzata abbia risolto tecni-
camente il problema del!' espansione della scala dei grigi e 9. Tecniche radiologiche complementari
della flessibilità di elaborazione dell'immagine base. Al
momento attuale la tomografm assiale trasversa è tecnica Consentono di espandere il ruolo della radioscopia
obsoleta.
e della radiografia conferendo alle immagini caratteri-
In questa sede v'è poco spazio,per cenni storici. Ma
non tanto poco da impedire di sottolineare che la scoperta stiche tecniche spesso di grande importanza. Le loro
e gran parte degli sviluppi della tomografia· convenzionale finalità sono descritte sinteticamente in tab. ILI.
sono cosa tutta italiana, genovese, e impegnano in prima Della xeroradiografia e della tomografia conven-
persona un nome illustre: ALESSANDRO VALLEBONA, Premio zionale si è già detto nei paragrafi II.? e 11.8. La tomo-
Le immagini radiologiche 51

orafia computerizzata e le tecniche radiologiche digi- magine, e trova importanti indicazioni di uso nello
t'ali verranno trattate in forma a sé, per la loro impor- ·studio delle strutture ossee primarie, dei reperti
tanza, nei capitoli V e VI. Alcune delle rimanenti tec- rnamrnografici meritevoli di esame analitico, del-
niche complementari, di importanza solo apparente- l'interstizio polrnonare.
mente minore, ricorrono con frequenza nell'uso quoti- Radiografia mirata: consente al radiologo di pas-
diano e meritano un breve cenno specifico. sare rapidamente (in 1-2 secondi) dall'osservazio"
ne radioscopica di un organo alla documentazione
Teleradiografia: riduce l'ingrandimento proietti- radiografica «mirata» del reperto osservato (fig.
ve conseguente all'apertura «a cono» del fascio di 11.20A).
raggi X attraverso l'aumento della distanza focale La cassetta radiografica è contenuta in un supporto a
(fino a 2-3m) e l'utilizzazione della parte centrale slitta il quale si porta automaticamente, per semplice
del fascio di raggi X nella quale le traiettorie foto- pressione di un. pulsante, dalla posizione esterna al cen-
niche possono considerarsi parallele. È utilizzata tro del campo. E possibile conseguentemente scegliere
soprattutto nell'esame del torace per consentire la proiezione e il momento più idonei per la migliore
una corretta valutazione dimensionale del fascio visualizzazione del reperto.
cardiovascolare (telecardiografia), della colonna
TABELLA Il.l. LE TECNICHE RÒNTGENDJAGNOST!CHE COMPLEMENTARI.
vertebrale per la valutazione delle scoliosi (tele-
spinografia) e del massiccio facciale (radiocefa- A. tecniche che riducono o sfruttano le conseguenze dell'apertu-
lometria). ra ((a cono» del fascio dì raggi X:
Ingrandimento diretto di immagine: consente di per minimizzare l'ingrandimento proiettivo (teleradiogra-
ottenere immagini ingrandite, ad alta risoluzione, fia; radiografia a scansione lineare" v. paragrafo VI.l);
per sfumare l'iriimagine delle strutture corporee lontane .dalla
di strutture normali e patologiche. cassetta radiografica a vantaggio di una rappresentazione più
Il risultato è conseguito attraverso l'allontanamento del netta di quelle a essa vicine {plesioradiografia);
segmento corporeo in$tudio dalla cassetta radiografica. per realizzare un ingrandimento ••diretto;> radiografico
d'immagine.
A seconda delle dimensioni della macchia focale (0,3 x
B. tecniche che realizzano nello st;esso radiogramma condizioni di
0,3 mm, meglio ancora 0,1 x 0,1 mm} possono realiz- contrasto ottimizzate per parti corporee dotate di diversa capacità
zarsi ingrandimenti di 1,5-3 diametri. Le strutture più di assorbimento fotonico {radiografia omogeneizzata).
piccole risolvibili spazialmente hanno dimensioni ugua-
Ji·a quelle della macchia focale. C. tecniche che utilizzano l'osservazione radioscopica per la
radiografica «miratall del reperto in studio
Questo ingrandimento, definito «direttm> per (radiografia mirata).
distinguerlo da quello «indiretto» otticofotografi-
D. tecniche di studio del movimento:
co, consente di vedere meglio e più, nel senso di un assunzione di immagini radiografiche ((mirateJl in sequenza
effettivo incremento dei dettagli presenti nell'im- temporale ravvicinata (seriografia radioscopica) o di imma"
gini radiografiche a cadenza programmata (seriografia proM
grammata);
registrazione continua a cadenza elevata (rfintgcncinemato-
grafia; videoregistrazione);
riproduzione dei movimenti delle linee marginali di alcuni
organi, in particolare il cuore (chimografia).

E. tecniche che forniscono immagini analitiche di singoli strati


corporei (tomografia convenzionale; tomografia computeriz..
zata; stereoradiografia).

F. tecniche che minimizzano il consumo di pellicole radiografiche


attraverso la fotografia in piccolo formato dell'immagine radio·
scopica (schermografia; fotofluorografia).

G. tecniche che utilizzano sistemi di registrazione dell'immagine


diversi dalla pellicola radiografica (xeroradiografia).

Fig. II.19. Tomografia assiale trasversa (stesso caso della figura pre- H. tecniche digitali (digitalizzazione dell'immagine radiografi-
cedente). ca; radioscopia digitale; radiografia digitale).
Capitolo l!
52

Seriografia: consente di riprodurre, sulla stessa


peJJicola radiografica, immagini,
«seriate nel tempo» in sequenza ravvicinata, di
dettagli dell'organo in osservazione (seriografia
radioscopica II.20B). Ciò è possibile
verso l'uso di appositi coni delimitatori del campo
e la radioscopia mirata. Si definisce seriografia
anche la documentazione radiografica a cadenza
programmata, in assenza di osservazione radio-
scopica, di fenomeni evolventi nel tempo (serio-
grafia programmata): esempio paradigmatico è
la documentazione della fase arteriografica,
parenchimografica e di ritorno venosa in angio-
grafia (v. paragrafo V!l.l ).
ROntgencinematografia: consiste nella ripresa
con cinecamera (35 mm) dell'immagine
piea dell 'intcnsificatore di luminosità raccoltri. con
opportuno sistema ottico. È utilizzata soprattutto
in cardioradiologia (fig. !!.2!).
Consente l'acquisizione a cadenza estremamente rapida
(fino a 100 e più immagini al secondo). Lo sviluppù del
filmato può essere effettuato con un accessorio automa-
tico. Dispositivi ((a moviola» permettono la revisione,
l'analisi e la scelta delle immagini più significative.

Videoregistrazione: consiste nella registrazione


su nastro magnetico del segnale video prelevato dal
monitor TV sul quale ha luogo l'osservazione
radioscopica. Le immagini, acquisite a cadenza Fig. II.20. Radiografia mirata e scriografia. 'È facile comprende-
re come la dimostrazione dell'estensione del difetto di riempi-
fino a 25 al secondo, sono prontamente disponi mento, ben visibile in A nel tratto prossimale della piccola cur-
li per la revisione e l 'analisi. vatura gastrica, richieda l'obliquazione del paziente -nel giusto
grado: questo «giusto)) grado richiede, appunto, una «mira>J
radioscopica. Nel caratteristico «tiro al bulbo» seriografico illu-
Schermografia: consiste nella fotografia su pelli- strato inB, la scelta dei momenti essenziali per l'assunzione del
cola di piccolo formato (7 x 7 o lO x IO cm), rea- singolo dettaglio è frutto dell'esperienza specifica del radiologo.
lizzata con apparecchiatura «dedicata», dell'imma- È evidente il vantaggio di disporre di più seriogrammi in un 'uni-
gine radioscopica di uno schermo fluorescente tra- ca pellicola: concentrazione dell'attenzione sul solo segmento
che interessa; buone possibilità di analisi cinetica; risparmio di
dizionale, Dopo lo sviluppo l'immagine fotografi- materiale; risparmio di dose per il paziente. Si osservi, nel caso
ca è osservata con apposito visore-ingranditore. in considera:done, la chiara dimostrazione della rigidità del bulbo
duodenale sede di lesione ulcerativa (v. paragrafo XX.4.6).
La schermografia è stata largamente usata in passato,
in epoca di diffusione ancora relativamente larga delle Fotofluorografia: consiste nella fotografia con
affezioni tubercolari, per indagini di screening dell'ap- apposita fotocamera (spot-camera), su pellicola di
parato respiratorio soprattutto su scolari e militari di piccolo formato (10 x 10 cm), dell'immagine di un
leva. Suo pregio è il basso costo unitario, ma l'elevata: intensificatore di luminosità raccolta con opportu-
dose di radiazione (circa 8 volte maggiore rispetto no sistema ottico. Questa tecnica è a tutt'oggi uti-
all'esame radiografico standard) e la sensibile riduzio-
ne del contenuto informativo dell'immagine ne hanno lizzata nelle apparecchiature da rOntgendiagnostica
ridotto oggi l'uso clinico fino all'obsolescenza. Gli più sofisticate dotate dell'apposito accessorio
schermografi non sono più in produzione e sono ridotti anche per acquisizione seriografica programmata.
agli esemplari residui ubicati per lo più nei dispensari Ha quale finalità principale il risparmio di
antitubercolari. le radiografico.
Le immagini radiologiche 53

e di tubo soprastante, utilizzato per indagini radiografiche in


decubito. Può essere corredato di un accessorio costituito da
un'asta che rende solidale il tubo con il supporto portacas-
setta consentendo, con l'aiuto di un piccolo motore che
guida il movimento di scorrimento, la realizzazione della
tomografia a movimento lineare.
La realizzazione di indagini tomografiche di precisione
richiede, però, un'apparecchiatura «dedicata», il tomografo
pluridirezionale, che consente la scelta tra diversi tipi di
movimento e l'acquisizione di immagini seriografiche di
strati diversi sulla stessa pellicola con possibilità di più age-
vole valutazione dell'indagine.
Per l'espletamento delle tecniche che richiedono l'osser-
vazione radioscopica sono disponibili due tipi di apparec-
chiature a tavolo inclinabile fino alla posizione verticale
(clinoscopio), entrambe dotate di intensificatore di lumino-
sità e catena televisiva e di ampie possibilità radiografiche.
Nella più semplice i comandi sono situati sul supporto mobi-
le dello schermo radioscopico ed è quindi necessaria una
stretta vicinanza operativa tra radiologo e paziente: il suo uso
è vantaggioso in quelle indagini nelle quali si rende necessa-
ria l'obliquazione controllata del paziente, la palpazione di
Fig. ll.2l. R6ntgencinematografia in corso di coronarografia (v. reperti, l'iniezione controllata dì mezzi di contrasto. Nella
paragrafo XVIII.5.4). Sono stati assunti singoli cinefotogrammi con _più sofisticata è disponibile un sistema di telecomandi, sì
crrdenza di circa 20 immagini al secondo: due di questi sono qui che il radiologo può sostare a distanza dal paziente, al di die-
riprodotti.
tro di uno schermo di vetro piombato. L:apparecchiatura
telecomandata costituisce la base dei moderni sistemi di
10. Le apparecchiature radiologiche radioscopia digitale.
Apparecchiature l< dedicale» sono: il mammografo, indi-
La realizzazione delle tecniche radio logiche spensabile per lo studio della mammella; l'apparecchiatura
mentali e complementari richiede la disponibilità nel per radiografia dentaria endorale; l' ortopantomograjò per
servizio devoluto (e talora, opportunamente, in sedi lo studio panoramico delle arcate dentarie; I'angiografo.
decentrate) di numerose apparecchiature più o meno Apparecchiature portatili sono utilizzate per indagini
sofisticate e costose. Alcune hanno ampie potenzialità diografiche alletto del paziente. Le più complesse sono dota-
e sono quindi passibili di uso generale; altre sono te di intensificatore di lwninosità e possono essere utilizzate
per la realizzazione di indagini al tavolo operatorio (ad esem-
nicamente progettate per la realizzazione ottimale di
pio: la colangiografia intraopcratoria), per prestazioni cardio-
specifiche indagini e sono quindi destinate all'uso logiche (posizionamento dei paccmaker) e ortopediche.
<<dedicato». La progettazione razionale dei servizi di Per quanto concerne il tomografo computerizzato e le
radiologia convenzionale (a tutt'oggi importante nei apparecchiature radioscopiche e radiografiche digitali si
paesi sottosviluppati e nelle zone lontane dai grossi rimanda ai capitoli V e VI.
centri urbani) richiede equilibrio tra esigenze di piena
funzionalità e di contenimento della spesa. L'utilizzazione diretta di queste apparecchiature è
compito del radiologo e del tecnico di radiologia (al
L'esame radiografico del torace, che da solo costituisce quale compete il controllo della loro perfetta funziona-
quasi la metà del totale delle indagini radio logiche, può esse- lità). Ciononostante, in talune situazioni la collabora-
re effettuato con semplicità su un apposito stativo verticale zione diretta del medico proponente l 'indagine può
orizzontalizzando il tubo di un'apparecchiatura adiacente. essere utile. Egli terrà sempre conto di importanti
Modernamente sono, però, sempre più utilizzati sistemi
<rdedicati>) per radiografia toracica dotati di automatismo
norme protezionistiche: uso del camice piombato (e di
nel cambio della pellicola, nella registrazione su di essa dei guanti piombati per le manovre palpatorie sul pazien-
dati di identificazione del paziente, nell'esposizione e nel te); massima rapidità operativa possibile; minimo uso
trattamento. di raggi X. Le apparecchiature telecomandate costitui-
Apparecchiatura semplice ma di grande importanza è il scono, da questo punto di vista, un importante mezzo
trocoscopio, dotato di tavolo portapaziente orizzontale fisso di autocontrollo del rispetto delle suddette norme.
CAPITOLO III

IL CONTRASTO IN RÒNTGENDIAGNOSTICA

1. Contrasto naturale e artificiale stiniche, nel quale l'aria contenuta negli spazi
alveolari contrasta in maniera valida le ramifica-
In r6ntgendiagnostica una situazione naturale di zioni vasali (disegno polmonare) e in condizioni
contrasto tra organi o strutture adiacenti, o nel conte- patologiche il grosso e piccolo interstizio (struttu-
sto di un determinato organo o struttura, può essere re interstiziali);
presente in condizioni nonnali o può essere generata il rene differenziabile dal tessuto adiposo perire-
da situazioni patologiche. Sappiamo che ciò è dovuto naie che ne delimita pertanto i contorni.
a differenze nelZ, nella densità ·elettronica, nello spes-
sore. Ecco alcuni esempi significativi: Definiamo esame diretto ogni indagine radiologi-
ca mirante a studiare un organo, un distretto corporeo,
- l'osso, nettamente differenziabile dalle strutture un apparato, sulla base del solo contrasto naturale in
adiacenti, nel cui contesto è possibile individuare esso esistente. L'esame diretto, in effetti, spesso con-
la compatta, la corticale e la spongiosa; sente di individuare alterazioni della forma, dei rap-
- il polmone, differenziabile dalle strutture media- porti, della struttura interna di organi, come pure la

TABELLA III. l. UrJLI'fÀ DELL'ESAME DJRETTO NELLO STUDIO DEl VARI ORGANI E APPARATI.

Apparato scheletrico: utile in quasi tutte le situazioni diagnostiche.


Apparato respiratorio: utile in quasi tutte le situazioni diagnostiche. Il ricorso a metodiche contrastografiche è sempre di secon-
da istanza.
Cuore e grossi vasi: consente di valutare conformazione, dirri.ensìoni e pulsatilità del cuore e dei grossi vasi toracici. Per lo
studio anatomico ed emodinamico delle cavità cardiache e del lume vasale è necessario ricorrere a meto-
diche contrastografiche.
Mediastino: di grande importanza, soprattutto se realizzato mediante TC.
Diaframma: valore rimitato allo studio delle dislocazioni e della motilità.
il Vasi sanguigni: calcificazioni parieta\i. La TC consente la dimostrazione diretta di vasi di calibro adeguato e di alcuni
i tipi di patologia (ad es., aneurismi).
l. Apparato digerente: interesse limitato. Importante in situazioni di addomè acuto (perforazione, occlusione).
l'
Fegato, pancreas, milza: di fondamentale importanza se realizzato mediante TC.
1 Vie biliari: calcificazioni o trasparenze patologiche. Utile prima dell'introduzione di mezzi di contrasto (agevola
!'individuazione di immagini passibili altrimenti di mascheramento). La TC consente la dimostrazione
l della loro dilatazione (e talora la causa).

l Apparato urinario: forma e grandezza dei reni; presenza di calcoli radiopachi. Per lo studio delle cavità calicopielouretera-
li e della vescica è necessario il ricorso a metodiche contrastografiche.

l
Surreni: calcificazioni. La TC offre ampie possibilità di studio morfologico.
Apparato genitale: calcificazioni o (più raramente) trasparenze patologiche. La re consente la dimostrazione diretta di
quasi tutte le componenti.

l
Encefalo e midollo spinale: calcificazioni o trasparenze patologiche .. Lesioni con interessamento dell'involucro osseo. Campo di stu-
dio elettivo del1a TC, che peraltro si avvale il più delle volte di mezzi di contrasto.
Mammella: del tutto fondamentale.

ll
Tiroide: calcificazioni; dislocazioni della trachea. La re ne consente la dimostrazione diretta.
Ipofisi: importante nella valutazione panoramica della cavità sellare.
Parti molli: può essere utile, soprattutto se effettuato con tecnica «a raggi molli» o digitale.
.,,
Capitolo III
56

delle situazioJ!.i di sufficiente contrasto naturale. In


ogni caso, condizioni essenziali a che una sostanza
dotata delle proprietà di cui sopra possa essere
zata nella pratica quotidiana sono l'atossicità e la
limitazione degli effetti collaterali e secondari.

TABELLA III.2. VIE E MODALITÀ DI USO DEl MEZZI DJ CONTRASTO.

1. iniezione o riempimento di cavità anatomiche o di visceri


cavi;
2. iniezione di cavità virtuali;
3. iniezione di spazi cellulari lassi;
4. iniezione contemporanea intracavitaria e pericavitaria di organi
Fig. III.l. Radiogramma toracico. In questo tipico esempio di esame cavi;
diretto risalta chiaramente l'abnorme banda gassosa trasversale 5. opacizzazi-one di secreti ed escreti;
(punte di freccia), situata al di sotto della base polmonare dest(a, nel 6. opacizzazione di liquidi organici;
contesto della quale è riconoscibile il disegno delle concamcrazioni
australi coliche. Vemidiaframma corrispondente, alquanto risalito 7. opacizzazione del sangue e della linfa;
rispetto al controlaterale, è apprezmbilc sotto forma di «bardaturm) 8. opacizzazione tessutale elettiva e non.
di separazione tra base polmonare e banda gassosa. Il semplice
esame diretto rende possibile, in questo caso, di per sé, la diagnosi
compiuta di interpositio colica destra o malattia di Chilaiditi.
Fondamentalmente i MdC possono suddividersi
in: trasparenti (i quali diminuiscono la densità elet-
comparsa di immagini calcifiche radiopache o di tronica e di conseguenza inducono un minore
immagini gassose radiotrasparenti (fig. III.l). mento fotonico) e opachi (i quali aumentano ilZ e di
Le possibilità di discriminazione sono aumentate conseguenza inducono un maggiore assorbimento
con il ricorso a tecniche opportune, ad esempio: la fotonico). In talune metodiche radiologiche
radiografia digitale (soprattutto per la migliore te «a doppio contrasto» (DC), la cui importanza è fon-
sentazione delle parti molli); la tomografia compute- damentale nello studio dell'apparato digerente, ven-
rizzata (intrinsecamente dotata di elevata risoluzione gono utilizzati simultaneamente i due tipi di MdC
di contrasto). (fig. I!L2).
In tab. III. l è prospettato sinteticamente il ruolo
che l'esame diretto riveste nello studio dei diversi
organi e apparati. 2.1. Mezzi di contrasto radio trasparenti
Allorquando il contrasto naturale non è sufficiente Sono per 1o più gassosi. Nello studio a DC
per l'acquisizione dell'informazione cercata, si può testino tenue, però, è utilizzata la metilcellulosa in
indurre artificialmente una situazione più favorevole soluzione acquosa; in TC è usata con successo anche
4i contrasto in determinati organi o strutture l'acqua pura.
che contrastografiche). Il gas prescelto deve essere completamente privo
di effetti farmacologici nelle condizioni di uso, non
irritante, non emboligeno, rapidamente riassorbibile.
2. I mezzi di contrasto Nella pratica vengono utilizzati la C02, l'N20, 1'02 e,
per la pronta disponibilità, l'aria filtrata.
Si definiscono mezzi di contrasto (MdC) radiolo-
gici quelle sostanze che, introdotte per vie e con A titolo orientativo, il quantitativo di gas necessario per
modalità opportune nell'organismo (tab. III.2), l'induzione di un pneumoperitoneo diagnostico è di circa
ficano la densità elettronica o il numero atomico 1500 ml. È stato osservato che i tempi di riasso.tbimento
medio di determinate strutture corporee e quindi la del 50% di tale volume sono: 45-90 minuti per la co2, 60-
loro capacità di assorbire fotoni X 90 per l'N20, 20-24 ore per 1'02> 3-4 giorni per l'N 2 e l'a-
L'introduzione dei MdC nella clinica ha consenti- ria. e uso di aria filtrata, e ancor più di N2 , dovrebbe esse-
to di estendere le possibilità di studio radiologi copra- re evitato non solo per il troppo lento riassorbimento, ma
ticamente a tutti gli organi e apparati, ben al di là anche per il rischio concreto di embolia secondaria.
riJntgendiagnostica 57

Fig. IJT.2. Contrastografie gassose, opache e miste. In A: H MdC gassoso (C02!), introdotto in cavità peritoncale mediante puntura transcuta-
nea, viene forzato a risalire verso lo scavo pelvico a seguito dell'assunzione da parte della paziente del decubito pro no e de !l 'inclinazione del
tavolo radiologico di 45• in senso caudo-cranialc. Il MdC può così circondare l'utero, gli annessi c le ovaie delineandone in maniera precisa i
contami, e simultaneamente occupare anteriormente lo spazio vescicouterino, posteriormente lo spazio rettoutcrino. Frecce= legamenti utero-
sacrali; punte di freccia= cresta pre- e retroutcrina. In B: lo stomaco è opacizzato da una sospensione di solfato di bario che ne zaffa il lume
riproduccndonc il «ealco», a eccezione del fondo nel quale si accumula gas in conseguenza della stazione eretta del paziente. In C: la mucosa
del corpo e dell'antro gastrico è «verniciata>) da una sospensione baritata ad alta adesività; il lume gastrico è disteso da gas liberato a seguito
dell'ingcstionc di polveri effervescenti (cosiddetto «esame a doppio contrastm) o «esame radiologico di superficie))).

2.2. Mezzi di contrasto radiopachi per lo stu- superficie de!la singola particella, opportuni additivi in gra-
dio dell'apparato digerente do di adattarne le proprietà chimicofisiche alle esigenze
radiologiche.
Nella pratica l'unico MdC utilizzato è il BaS04, Gli additivi più importanti sono: il citrato di Na, che
nel quale il Ba, che ha Z "" 56 e costituisce circa il induce la liberazione di acqua adsorbita alla superficie del-
57% in peso della molecola, è il vero catturatore di la particella restituendo la alla fase sospendente (e rende
fotoni X. Il BaS0 4 è praticamente insolubile in acqua: pertanto possibile ottenere sospensioni più concentrate);
colloidi liofobi e liojlli, che rivestono la particella appor-
può essere però portato in sospensione raggiungendo tando alla sua superficie cariche elettronegative che osta-
le concentrazioni necessarie per l'uso radiologi co (dal colano, per repulsione coulombiana, la tendenza delle par-
20% al 250% p/v a seconda del tipo di indagine; dal- ticelle ad aggregarsi; additivi viscosizzanti, come la car-
l"!% al2% inTC). bossimetilcellulosa o la gomma ghatti, capaci di esercitare
un vero e proprio i<effetto collante» incrementando l'ade-
Il BaS04 F.U., purissimo e in particolare assoll!Umente sione del BaS04 alla superficie mucosa; agenti swfattanti,
esente da BaC12, è una polvere cristallina con particelle di ad azione batotona, come alcuni tipi di Tween; antischiuma,
diametro medio di 2,5 f.!ID (ma ampiamente variabili da 1 a come il metilpolisilossano; antibatterici, almeno nelle pre-
lO 11m) costituite da aggregati di migliaia di cristalli rombi- parazioni già pronte in sospensione.
ci elementari tetramolecolari. Le sospensioni, preparate
estemporaneamente, hanno elevata tendenza a sedimentare, Il BaS04 non è assorbito dalle mucose digestive se
a f1occulare spontaneamente (flocculazione chimica) o a non in tracce insignificanti: transita, pertanto, in con-
seguito di interazione con i secreti intestinali (flocculazione dizioni normali, liberamente fino all'espulsione con le
biochimica), scarsa capacità di aderire alle mucose del tubo
feci, quando somministrato per os; viene evacuato con
digerente verniciandolc in strato sottile e regolare.
Modernamente vengono fornite dall'industria prepara- facilità quando è introdotto per clisma. È molto irri-
zioni in polvere o già in sospensione stabilizzata (Prontoba- tante sulla sierosa peritoneale nella quale induce gravi
rio, Barotrast, Mixobar), nelle quali il diametro delle parti- forme peritonitiche fibroplastiche per il controllo
celle oscllla di poco attorno a l flm (cosiddetta iimicroniz- delle quali è di norma necessario un intervento opera-
zazione))) e sono inoltre presenti, liberi o adsorbiti alla torio sollecito e un lavaggio peritoneale completo.
Capitolo 11!

Ne consegue la necessità di evitarne l'uso: in caso


OHH OHOH CH3
di sospetta occlusione intestinale, data la possibilità l l l l l
che il ristagno a monte dell'ostruzione e il riassorbi- CHz-C-C-C-C-CHz-NHz +
mento di acqua inducano la formazione di baritomi l l l l l
accentuando la situazione clinica; in caso di sospetta OH H OHH H
perforazione per il rischio di peritonite. In tali casi si
impone il ricorso a MdC iodati. I sali di Na si contraddistinguono per la migliore tol-
lerabilità da parte dell'endotelio vasale.
2.3. Mezzi di contrasto lodati idrosolubili per La posizione 5, o Y, è bloccata con un gruppo acetami-
uso uroangiografico dico CH3-CO-NH-. I preparati commerciali a tutt'og-
gi disponibili, sopravvissuti nell'uso clinico a una mole ben
Trattasi di sostanze che, introdotte nel comparti- più vasta, differiscono per i gruppi chimici legati in posi-
mento ematico, diffondono negli spazi interstiziali e zione 3, o X:
vengono escrete per ultrafiltrazione glomerulare (v.
paragrafo XXV11.2). x
Utilizzano tutte come atomo a elevata capacità di
-NH-CO-CHJ = acido dlatrizoico (Selec-
assorbimento di fotoni X lo l (Z il quale è capa- tografin);
ce di formare legami particolarmente stabili con
opportlUle molecole organiche consentendo di ottene- -CO-NH-CHJ = acido iotalamico (Con-
re soluzioni di concentrazione adeguata alle esigenze ray, Angio-Conray);
radiologiche (da 150 a 400 mgllml) praticamente -CO-NH-CHz-CHz-OH = acido iossitalanllco (Te-
prive di tossicità in senso farmacologico. lebrix);
I MdC iodati uroangiografici tradizionali hanno
come struttura portante l'anello benzenico che tra- -CHz-NH-CO-CH, = iodamide (Uromiro)
sporta stabilmente 3 atomi di I in posizione 2, 4 e 6 (si
parla pertanto di MdC triiodati), e una funzione acida Si consideri, in particolare, che la sostituzione in
che consente la preparazione di sali idrosolubili in entrambi i siti comporta l'escrezione renale della moleco-
posizione l. la, mentre la disponibilità della posizione 5 consente la for-
mazione di legami covalenti con l'albumina e le alfa-2 glo-
buline plasmati che e la conseguente escrezione della mole-
cola attraverso l'emuntorio biliare (verosimilmente a causa

y
[J x di un «ingombro» eccessivo della molecola che rende
impossibile l 'ultrafiltrazione_glomerulare).
I
Nel complesso, le soluzioni più usate hanno concentra-
zioni variabili dal 60 al 75% p/v; lo I costituisce dal 50 al
acido 2,4,6-triiodobenzoico 60% del peso secco. La viscosità è dell'ordine di qualche
cPs a 37°C. L:osmolarità è molto elevata, dell'ordine di
La salificazione del gruppo acido e l 'introduzione 1500-2000 mOsm/Kg, da 5 a 7 volte superiore, quindi, a
di opportuni gruppi chimici in X e Y permettono di quella fisiologica plasmatica.
migliorare la solubilità e la tollerabilità, e di influen-
zare la via di escrezione della molecola: I suddetti MdC possono essere utilizzati per via
venosa (la loro escrezione renale induce rapida opa-
cizzazione dell'urina con produzione di un quadro
coo- (solubilità; viscosità) urografico - v. fig. XXVII.2); per via arteriosa; per
(opacità) I Ò I (opacità)
via orale o per clisma allorquando sussistono, come
(via di.
tollerab1htà; solub!IJtà)
yVx (tollerabilità; solubilità)
1 (opac)tà)
in precedenza segnalato, controindicazioni ali 'uso
del bario (il Gastrografin, prodotto largamente affer-
matosi, è una preparazione dell'acido diatrizoico
opportunamente edulcorata e aromatizzata). Possono
La salificazione del gruppo acido avviene con Na e/o essere introdotti direttamente pressoché ovunque, ad
metilglucamina: esempio: in visceri cavi, nelle vie biliari (per puntura
Il!
]/contrasto rr5ntgendiagnostica 59

diretta transepatica o per cateterismo retrogrado lo. (Xenetix). L'idrosolubilità è dovuta ai numerosi
endoscopico), nelle cavità articolari, negli spazi gruppi idrofili presenti nelle posizioni l, 3 e 5. La che-
Jiquorali, in tragitti fistolosi. La TC ne evidenzia la miotossicità è ridotta rispetto ai MdC ionici.
proprietà di diffondere rapidamente, dopo iniezione L' osmolarità è più che dimezzata per la costituzione di
endovenosa, negli spazi interstiziali, inducendo negli legami intermolecolari che riducono il numero di par-
organi parenchimatosi variazioni di radiopacità bene ticelle osmolarmente attive effettivamente presenti in
,j_ individuabili (il cosiddetto «contrast enhancement>l - soluzione.
v. paragrafo V6).
i-
Il volume di soluzione iniettato in «urografia per infu-
sione» è di 100-130 mi in 7 minuti, equivalente a circa 30
'i-" g totali di L In angiografia convenzionale si iniettano
endoarteria, previo cateterismo, volumi alquanto variabili
(in aortografia, ad esempio, 50-100 ml, pari a 15-30 g di I,
in tempi dell'ordine di 5-10 secondi); in angiografia digi-
tale si iniettano volumi minori di MdC a concentrazione iopamidolo
generalmente più bassa.
I dimeri biionici (rapporto 6:3) non offrono parti-
Difetto fondamentale dei sopracitati MdC ionici è colari vantaggi. Fra i dimeri monoionici (rapporto 6:2)
l'elevata iperosmolarità delle soluzioni d'uso, conse- un certo interesse prospetta, soprattutto ne !l 'uso angio-
guenza del non favorevole rapporto (3:2) tra atomi di grafico, l'acido ioxaglico (Hexabrix). Fra i dimeri non
I e particelle osmolarmente attive, l'anione triiodato e ionici (rappmio 6: 1), i prodotti più moderni, sono
il catione. I.;iperosmolarità induce: scambi)drici trati nell'uso clinico l'iotrolan (Isovist) e
do/fluido e cellula/fluido; turbe emodinamiche; alte- lo (Visipaque). Entrambi consentono di ottenere solu-
razioni delle cellule ematiche; danno endoteliale zioni isoosmolari contenenti I in concentrazione ido-
capillare; permeabilizzazione della barriera ematoen- nea all'uso. Non sono disponibili al momento attuale
cefalica. sali di anioni e cationi triiodati (rapporto 6:2).
Il rapporto tra atomi di I e particelle osmolarmen- Nella pratica sono utilizzati soprattutto i monome-
te attive può essere aumentato: sostituendo la posizio- ri non ionici. Le concentrazioni di I richieste per l'uso
ne l dell'anello benzoico con un gruppo non ionico; urografico possono essere ottenute con soluzioni a
dimerizzando l'anello triiodobenzoico; salificando il osmolarità di circa 600 mOsm/Kg. In angiografia
triiodoanione benzoico con un triiodocatione. digitale è possibile utilizzare soluzioni più diluite,
Fra i MdC non ionici (rapporto l/particelle 3:1) i talora anche isoosmolari.
più collaudati sono l 'iopamidolo (Iopamiro) e I MdC non ionici risultano indispensabili in campo
l'iohexolo (Omnipaque), ma altre sostanze interessan- neuroradiologico data la necessità di inunetterli
ti sono entrate con successo nell'uso clinico, come tamente nello spazio subaracnoidale particolannente
l'iopromide (Ultravist), l'iopentolo (Jmagopaque), l'io- sensibile e reattivo a situazioni di iperosmolarità.
versolo (Optiray), l'iomeprolo (Iomeron) e l'iobitrido- Vengono adoperati con sostanziali vantaggi anche in

iotrolan
Capitolo III
60

campo cardioangiografico. Il costo quasi l O volte taria; elaborazione microsomiale; immissione nei
superiore a quello dei MdC ionici induce a una certa canalicoli biliàri; concentrazione a livello colecistico
limitazione nel loro uso nelle restanti indicazioni. (v. fig. XXII.2).
D'altra parte, la loro maggiore sicurezza, come vedre-
mo più oltre, ne invoca l 'uso esclusivo anche in campo
urografico.

2.4. Mezzi di contrasto iodati idrosolubili per


uso colangiografico
R x
Sono costituiti da due anelli benzenici triiodati uniti
da un ponte alifatico: sono pertanto esaiodati. La tol-
= ac. iopanoico (Te-
lerabilità e la cinetica di escrezione biliare sono in lepaquc, Cistobil)
buona parte legate alla ottimizzazione, sia relativa-
mente alla natura sia alla lw1ghezza, del ponte alifati- eH,
l
co, la cui scelta differenzia i vari preparati: CO CHJ
l l
N-CHz-CH- -NHz = ac. iocetamico (Co-
1 lebrin)
3
CHz-CHt- -N=CH-N/CH = ipodato (Biloptin)
'-cH1
1

La caratteristica di queste molecole, delle quali è recen-


La dose usuale di acido iopanoico è di 3 g; quella
temente cessata la produzione, è la disponibilità della posi- di acido iocetamico 4,5 g. È opportuno che il MdC
zione 5 di ambedue gli anelli benzenici, il che consente la venga assunto durante il pasto serale (arricchito in
costituzione di legami con l'albumina e le alfa-2 globuline grassi in caso di uso dell'acido iopanoico, impoverito
plasmatiche, per cui ne viene condizionata, per i motivi in grassi in caso di uso dell'acido iocetamico). Il
sopraricordati, l'escrezione biliare. La salificazione dei paziente rimarrà quindi digiuno fino al momento del-
gruppi acidi è effettuata con metilglucamina. La presenza di l 'indagine.
0 2 nel ponte alifatico che collega i due anelli benzenici
migliora la tollerabilità generale del MdC; J'allung<!,niento
del ponte accelera l'escrezione biliare. 2.6. Mezzi di contrasto iodati oleosi
Alcuni «olii iodati» sono impiegati come MdC
Le modalità di captazione e di escrezione da parte per l'opacizzazione della linfa (linfografia). Trattasi
dell'epatocita sono considerate nel paragrafo XXI.4. di esteri mono- o biiodati di acidi grassi di origine
vegetale in sospensione con concentrazione di iodio
2.5. Mezzi di contrasto iodati per uso coleci- variabile dal 10% (olii iodati leggeri) al 40% (olii
stografico orale iodati pesanti) in olio di papavero, oliva, sesamo e
arachidi. La rniscelazione con polveri inerti (carbos-
Pur avendo struttura abbastanza simile ai prepara-
simetilcellulosa, talco) ne accresce la viscosità. Il
ti trii oda ti idrosolubili uroangiografici, sono quasi del
più noto è il Lipiodol Ultrafluid, derivato da miscele
tutto insolubili in acqua. Le loro catene laterali, che
di diversi acidi grassi ottenuti dall'olio di semi di
conferiscono una decisa liposolubilità, li rendono as-
papavero, iodati a livello dei doppi legami presenti.
sorbi bili a livello intestinale previa formazione di mi-
celle in presenza di sali biliari. Le molecole che estrin-
secano la loro idrosolubilità, viceversa, vengono velo-
cemente assorbite dagli enterociti oltrepassando con 3. Effetti collaterali e secondari da mez-
facilità lo strato acquoso alla lorò superficie. zi di contrasto iodati
Le caratteristiche cinetiche dei MdC colecistogra-
fiCi sono considerate nel paragrafo XXIIJ nelle loro I MdC organoiodati idrosolubili provocano con
diverse tappe: traspo1io ematico; captazione una certa costanza conseguenze farmacologiche non
Jl co11trasto rOntgendiagnostica 61

desiderate ma inevitabili a dosaggio normale, i cosid- probabilmente è un complesso poliedro: iperosmola-


detti «effetti collaterali», e occasionalmente conse- rità, chemiotossìcità, liberazione di istamina, ipcrsen-
guenze indirette non strettamente legate a meccani- sibilità, irritazione neurovegetativa, azione sul siste-
smi farmacologici, i cosiddetti «effetti secondari». ma nervoso centrale.
fra i primi sono da segnalare: I'ipotensione arteriosa Ciperosmolarità, i cui effetti sono sensibilmente ridot-
e l'uricosuria. Gli effetti secondari più comuni sono ti con l'uso dei MdC non ionici, si ripercuote soprattutto
considerati in tab. 111.3. Le percentuali di incidenza sui tubuli renali, sui globuli rossi, sulle cellule endoteliali,
ivi ripo1iate si riferiscono ai MdC uroangiografici sulla barriera cmatoencefalica.
ionici tradizionali. L'uso dei monomeri non ionici, La chemiotossicità è mediata attraverso la formazione
di legami covalenti tra MdC c proteine plasmatiche e tes-
secondo le sperimentazioni più recenti, riduce di circa
sutali con conseguente spostamento di sostanze endogene
6 volte l 'incidenza degli effetti secondari, ivi compre- normalmente veicolate dall'albumina, modificazione della
si quelli più severi; la riduzione è più marcata nei conformazione dell'albumina e alterazione della sua capa-
pazienti con precedenti allergici. Non sono a tutt' og- cità di legame, inattivazione enzimatica, inibizione di tutte
gi disponibili dati attendibili relativi agli eventi letali. le fasi della coagulazione, aumento dell'attività fibrinoliti-
Sono descritte reazioni da intolleranza, per effet- ca.
tiva diminuzione della soglia di tossicità; da idiosin- In tab. III.4 sono sintetizzati alcuni dei motivi che indu-
crasia, per alterazioni biochimiche nel metabolismo e cono a ritenere la liberazione di istamina responsabile di
nell'escrezione del MdC; da allergia, per l'instaurar- molti degli effetti secondari da MdC. La liberazione di ista-
si di meccanismi immunologici. mina avviene per degranulazione dci basof1li e delle mast-
cellule direttamente a opera del MdC o indirettamente
111.3, EffETTI SECONDARI DA MEZZI DI CONTRASTO lODATI. attraverso l'attivazione del complemento.
La dimostrazione delle proprietà apteniche del MdC c
A) Bmmli (60% in corso di urografia): non in/e/feriscono nel della presenza di anticorpi specifici anti-MdC in pazienti
pmsieguo dell'indagine; IWn richiedono terapia; rispondono con storia di severi effetti secondari, dà credito all'ipotesi
ad adeguata assistenza psicologica. di possibile induzione di reazioni immediate di ipersensi-
Dolono da stravaso in sede di iniezione; sapore metallico; bilità del primo tipo di Geli e Coombs.
senso di calore; formicolii al volto e alle estremità; sensazio-
ni <<peculiari)) corporee; nausea (senza conati né vomito). TABELLA 111.4. SOMIGLIANZA TRA EFFETTJ PRODOTTI DA AGENTI
B) Lievi (4% in corso di urografia): solo occasionalmente inter- LIBERATORI DI ISTAMINA E DA MEZZI DI CONTRASTO lODATI.
feriscono nel prosieguo del/ 'indagine; non richiedono tera-
pia; opesso rispondono ad adeguata assistenza psicologica. l. La risposta di base evocata dopo iniezione ìntradermica è
Dolore da venospasmo irradiato al braccio; orticaria limitata; uguale: dilatazione capillare; eruzioni cutanee; edema.
nausea con conati o vomito lieve; sudorazione. 2. Molti sintomi dopo iniezione endovenosa sono uguali.
C) Moderati (1,5% in corso di urografia): in/e/feriscono sempre 3. La stimolazione surrenalica da istamina causa la liberazione
nel prosieguo del! 'indagine; richiedono terapia generica e diamine surrenaliche: in pazienti con tumore midollare sur-
.lpecifica; non è indispensabìle la convocazione deli 'aneste- rcnalico l'iniezione di MdC iodato ncll 'aorta (aortografia) ha
sist a-rianimatore. prodotto casi di morte da shock adrenalinico.
Brividi; debolezza; orticaria diffusa; vomito severo; edema 4. I pazienti con prcgrcssa storia allergica atopica sono più rcat-
periorbitario; broncospasmo; dispnea; dolori toracici e addo- tivi ai MdC: maggiore è il contenuto di istamina negli organi
minali; cefalea; edema !aringeo. bersaglio, maggiore è la rcsponsività alla sua liberazione.
D) Gravi (O, l% in corso di urografia): me/tono in pericolo la 5. I MdC e gli agenti liberatori di istamina producono una rispo-
vi tu del paziente; è indispensabile la convocazione dell'ane- sta più intensa a una seconda iniezione a breve distanza dalla
.1"1 esista-rianimatore. prima.
lpotensione con tendenza al collasso; aritmie in evoluzione; 6. La probabilità di incidenza (ma non la severità!) degli effetti
edema polmonare; convulsioni; arresto cardiaco; perdita di secondari da MdC diminuisce in caso di pretrattamento con
co>cienza da causa centrale. antiistaminici.
E) Letali (la loro frequenza è mal valutabilc date le difficoltà
incontrate anche nel corso delle inchieste più qualificate: a
titolo prudcnzialc si può accettare un valore orientativo di !.:irritazione del sistema neurovegetativo, che spie-
l '25.000). gherebbe bene gli effetti immediati ma non quelli tardivi,
avrebbe luogo per stimolazione delle terminazioni centripe-
I tentativi di interpretazione dd meccanismi te dell'endotelio vascolare, con arco riflesso attraverso le
genetici degli effetti secondari mirano per lo più a catene simpatiche e ripercussione sui diversi apparati.
enfatizzare il ruolo di una singola faccia di quello che r.: azione sul sistema nervoso centrale avrebbe luogo con
Capitolo III
62

meccanismo diretto e sarebbe in grado, secondo una fasci- TABELLA JILS, TRATTA!v!E?HO DEGLI INCIDENTI DA MEZZI DJ CON-
nosa ipotesi di Lalli (1980), di rendere conto praticamente di TRASTO lODATI.

tutti gli effetti secondari osservati. Il MdC, attraversata la


A, MANIFESTAZIONI CUTANEE
barriera ematoencefalica, agirebbe primitivamente sulla
eritema in sede di iniezione; orticaria; prurito; pomfi localiz-
sostanza grigia del lobo Jimbico, coinvolgendo quindi l 'ipo- zati o diffusi; edema palpebrale.
talamo, la formazione reticolare del bulbo, le corna laterali e Nelle forme lievi: nessuna terapia. Nelle forme conclamate:
anteriori del midollo spinale, il ganglio stellato. calcio, antiistaminici, cortisonici.

Non esiste alcun test in grado di prevedere l'in- B. MANIFESTAZIONI GENERALI LIEVI
sorgenza di effetti secondari da MdC lodati, così come calore al volto; nausea e conati di vomito; malessere indefi-
non esiste alcuna sicura prevenzione medicamentosa nito; vellichìo; starnuti; stimolo tossigeno.
Tranquillizzazione del paziente, Respirazione profonda.
(alcuni Aa., peraltro, raccomandano nei soggetti con Sorveglianza evolutiva. Eventualmente: sedativi.
precedenti allergici la presomministrazione ripetuta per
3-4 giorni di antiistaminici e cortisonici), È importan- C MANIFESTAZIONI GENERALI CO>!CLAMATE
te, viceversa, che il radiologo sia molto vigile e attui Uespiratorie: dispnea; broncospasmo; edema laringeo.
una terapia immediata al primo insorgere dei sintomi Idrocortisone a dosi elevate. Assistenza
iniziando con una buona ossigenazione del paziente e respiratoria (02; ventilazione artificiale;
ricorrendo quindi, a seconda dei casi, agli antiistamini- intubazione; tracheostomia); adrenalina o
ci, ai corticosteroidi, alle teofilline e ali' adrenalina in altri simpaticomimetici; broncodilatatori.
caso di reazioni di tipo asmatico e nello shock anafi- Cardiovascolari: pallore; fame d'aria; angoscia; sudorazio-
lattico, e ad altri tipi ancora di terapie adeguate alla nc; ipottfnsione; collasso,
situazione sintomatologicoclinica (tab, Ill5), ldrocortisone a dosi elevate. Espansori
p/asmatici; 02; adrenalina o altri simpa-
Non esiste alcuna controindicazione assoluta ticomimetici.
all'uso dei MdC iodati, Occorrerà in ogni caso che il
Neurologiche: crampi muscolari; convulsioni; perdita di
medico proponente e il radiologo valutino attenta- coscienza.
mente il rapporto beneficio/rischio, soprattutto nei
ldrocortiso11e a dosi elevate, Sedativi;
soggetti con tendenza nota a reazioni allergiche, nei barbiturici; miorilassanti; assistenza
casi di grave insufficienza renale ed epatica, nei gravi respiratoria.
disturbi cardiocircolatori, nei soggetti affetti da para-
proteinemia di WaldenstrOm e mieloma multiplo, Nei N11nne generali da rispettare
pazienti destinati a scintigrafm tiroidea è opportuno l, Anamnesi accurata (episodi allergici?),
attendere almeno due mesi dal momento di effettua- 2. Lasciare l'ago in situ dopo l'iniezione del MdC per
zione dell'indagine contrastografica, consentire l'eventuale somministrazione endovenosa
istantanea di farmaci.
La grande esperienza acquisita in più di un decennio di 3, Disponibilità di ogni presidio terapeutico (farmaci;
uso clinico dei monomeri nonionici e le risultanze di alcu- strumentario) nelle sezioni radiologiche.
ne indagini avviate dalle Unità di Farmacovigilanza che 4. Accordi preliminari per intervento immediato de!l'ane-
alcune ditte del settore hanno ritenuto di rendere operanti a stesista-rianimatore in caso di comparsa di m·anifesta-
partire dail987, inducono ad attente riflessioni sulla vali- zioni generali evolutive,
dità di alcuni orientamenti apparentemente consolidati dei
Farmaci sempre disponibili per l'uso endovenoso (i nomi com-
passato, In particolare: prevedibilità o imprevedibilità degli merciali sono imposti dall'uso consolidato!); Cloruro di
effetti secondari da MdC? In altri termini, la natura di que- Calcio; Fargan; Tefamin; Flebocortid; Valium; Adrenalina;
ste conseguenze imprevedibili inducenti inattese e indesi- Emagel; Soluzione glucosata al 5%; Bicarbonato di Sodio al
derate modifìcazioni della struttura, della funzione e dei 5%; Lasix.
parametri biologici dell'organismo, associate (anche se
non direttamente collegabili} all'uso del MdC, è più anaji- Strumentario sempre disponibile; maschera per somministrazlone
lattoide o idiosincrasica che non chemiotossica? di 02; callllula orofaringea; pallone di Ambu; strumentario per
Questo quesito ne solleva un seç_ondo di grande impor- intubazione; defibrillatore; respiratore o apparecchio da aneste-
tanza: perché allora i MdC nonionici sono circa 6 volte più sia generale,
sicuri di quelli ionici? È solo la minore iperosmolarità delle
soluzioni d'uso che li ha resi utilizzabili con sicurezza nel- che no, se si considera che, nonostante i più recenti mano-
l'intero spazio subaracnoideo? La risposta non può essere meri nonionici abbiano osmolarità maggiore della metri.za-
Il contmsto rOntgendiagnostica 63

midc, il capostipite dell'intera famiglia, sono risultati tanearnente la tossicità generale e la neurotossicità. Valido
significativamente migliori in tutti i parametri considerati. indice di neurotossicità può essere considerato il rapporto
Fattori diversi dall'osmolarità sono, dunque, decisivi per tra DLSO endovenosa e intracerebrale.
ottenere huone proprietà biologiche e cliniche di un MdC. Si riprospetta, a questo punto, pressoché automatica-
Accanto a!l'esperienza dei MdC nonionici, un certo mente il tema della sicurezza e dei margini di sicurezza dei
rilievo assumono le risultanze delle inchieste su alcuni casi MdC. Un MdC ideale dovrebbe essere un farmaco non-far-
di reazioni avverse gravi o letali verificatesi in corso di maco, cioè un farmaco privo di effetti farmacologici. In
miclografia o di epidurografia. Sono stati «in termini più concreti, la sicurezza di un MdC è proporzio-
tempo reale>> casi nei quali la somministrazione illvolonta- nale al suo grado di inerzia biologica, la quale, a sua volta,
ria di un MdC diverso da quello voluto ha indotto dram- è condizionata dalla tossicità intrinseca della molecola in
matici effetti secondari, la cui gravità è risultata ben corre- considerazione e dalle proprietàfisicochimiche della sua
labile ai dati sperimentali di neurotossicità. Dall'analisi soluzione d'uso, quali l'osmolarità e la viscosità. Signifi-
sembra risultare un certo potere predittivo dei dati speri- cativi effetti biologici possono essere indotti, nella realtà
mentali di neurotossicità nei riguardi delle reazioni avver- clinica, anche da alcuni dei costituenti specifici delle for-
mulazioni d'uso: sostanze chelanti, come l'EDTA, neces-
se gravi o letali.
sarie per bloccare ioni pesanti la cui presenza può indurre
liberazione di iodio inorganico; sistemi tampone, come il
Ma nell'uso intravenoso e intraarterioso possono farsi
trometamolo; gli stessi ioni. Tutte queste concrete cause di
considerazioni analoghe? La risposta è positiva, ed è suffi-
tossicità rendono conto della moderna tendenza a un'inter-
ciente in proposito considerare la presenza di organi bersa-
pretazione multi/attoriale degli effetti secondari da MdC
glio particolannente sensibili (ad es.: polmoni, cuore e iodati.
reni), oltre l'operatività estemporanea di numerose situazio-
ni nelle quali la permeabilizzazione transitoria della BEE e Il margine di sicurezza differenziale tra monomeri
della BEL può indurre penetrazione più o meno significati- nonionici e monomeri ionici dà ampia ragione del
va di MdC nel tessuto nervoso. In particolare: febbre e pro- cosiddetto «paradosso australiano» prospettato da
cessi infettivi, traumi cranici, vasculopatie cerebrali, condi-
Palmer nel 1988: l'incidenza di effetti secondari gravi
zioni edemigene encefaliche, dismetabolismo delle cellule
nei soggetti a basso rischio sottoposti a indagine con
endoteliali, uso di droghe o abuso di alcool, alcuni media-
tori chimici quali l'AMP-ciclico, la 5-0H triptamina, la MdC ionico è risultata significativamente superiore
noradrenalina e l'istamina, sostanze iperosmolari o ipervi- all'incidenza nei soggetti ad alto rischio sottoposti a
scose. Significative, a quest'ultimo proposito, le molteplici indagine con MdC nonionici. Si configura su tale base
situazioni nelle quali, in TC e in angiografia, si susseguono la considerazione che è meno rischioso l'alto rischio
a breve distanza di tempo iniezioni ripetute di soluzioni ipe- con MdC nonionico che non il basso Iischio con MdC
rosmolarì e iperviscose di MdC. Quindi, per valutare cor- ionico. E conseguentemente, il principale fattore di
rettamente un MdC iodato è necessario considerarne sirnul- rischio è il tipo di MdC prescelto!
CAPITOLO IV

IMMAGINI ANALOGICHE E DIGITALI

1. «Colllinno» e «discreto» in riintgen- - la variabile rappresentata è digitale;


- le dimensioni delle unità elementari sono fmite.
diagnostica
Con una certa efficacia espressiva è possibile dire
Che cos'è un'immagine analogica? Che cosa la che l'immagine digitale è «discretizzata» spazialmente
differenzia da un'immagine digitale? Ecco due quesiti e nella profondità di valori che la variabile rappresen-
di grande importanza e nel contempo l'anello di con- tata può assumere.
giunzione tra la radiologia di ieri e quella di domani Un'immagine analogica può essere trasformata in
(per non dire già di oggi!). un'immagine digitale.
Supponiamo, ad esempio, di suddividere artificialmen"
È a tutti noto il paradosso di Zenone. Achille e la tarta- te l'immagine radiografica in un insieme di quadratini di
ruga si muovono nella stessa direzione: la tartaruga avanza a lato finito e di determinare in ciascuno di essi l'entità di
passi infinitesimi e si trova quindi successivamente in ogni annerimento per classi di valori (fig. IV!).
punto del tragitto; Achille, invece, avanza di un valore finito La memorizzazione delle coordinate spaziali dei singo-
a ogni passo e non può mai trovarsi nei punti intermedi del li quadratini (numero di riga, x, e numero di colonna, y) e
tragitto. In termini matematici, la posizione spaziale della dci relativi valori di annerimento (0-0,09; 0,1-0,19; 0,2-
tartaruga è una variabile analogica perché può assumere 0,29; ... 1,9-2) consente di «possedere>> in forma completa
valori numerici <<continui» infinitamente vicini tra loro; la e stabile nel tempo l'informazione necessaria per «rico-
posizione spaziale di Achille è una variabile digitale perché struire», ogni qual volta ritenuto necessario, l'immagine in
può [lssumere solo un insieme di valori «discreti» che diffe- forma direttamente fruibile dall'occhio umano e tanto più
riscono l'uno dall'altro di una quantità finita.

Perché possa parlarsi di immagine analogica è


necessario siano verificate due condizioni:

variabile in essa rappresentata deve essere analo-


glca;
l'immagine deve essere spazialmente «continua»:
in altri termini le dimensioni delle sue unità
mentari devono essere infinitesime.

Un'immagine radiografica è analogica perché:


l'entità dell'annerimento può assumere punto a punto
qualunque valore numerico nell'intervallo compreso
tra la trasparenza assoluta e l'opacità assoluta; le
dimensioni delle unità elementari, i granuli di AgBr,
il cui diametro è di circa 0,002 mm, possono conside-
rarsi infinitesime in riferimento al potere di risoluzio-
ne dell'occhio umano (che è di circa 0,1 mm). Fig. IV.l. Procedimento di digitalizzazione di un'immagine radio-
Jn un'immagine digitale: grafica della mano (v. testo).
Capitolo IV
66

Fig. IV.2. Rappresentazione


dell'immagine «aualogicm> di
fig. IV l in forma «digitale))
ricostruita con numero pro-
gressivamente crescente di
((quadratini» per lato (A:
64x64; B: 128Xl28; C:
256X256; D: 512x512). Si
osservi come il graduale
aumento della risoluzione spa-
ziale renda possibile l'indivi-
duazione di calcificazioni arti-
colari metacarpofa!angee.

corrispondente a quella di partenza quanto più piccola è la in particolare, la sottrazione dei valori di luminosità
superficie dei quadratini (e quindi quanto maggiore il loro dopo e prima dell'opacizzazione artificiale dell'albero
numero) e quanto più «analogica» la rappresentazione dei vasale consente di ottenere immagini «isolate» delle
valori di densità ottica (fig. IV.2).
arterie e delle vene (v. fig. VILS).
Vedremo nel capitolo VI con quali tecniche è pos-
sibile acquisire primitivamente immagini radioscopi-
che e radiografiche digitali. 2. I parametri delle immagini digitali
Un'immagine digitale non può essere t:rasfonnata in
un'immagine analogica a maggior risoluzione dei dati di Le immagini digitali di interesse radiologico sono
partenza: non è infatti possibile aggiungere l'informazio- rappresentazioni «visive» della distribuzione spaziale di
ne mancante spaziale e di dinamica della variabile rap- una definita proprietà tessutale misurata in volumi cor-
presentata! porei unitari predefiniti dall'operatore, i voxel. Sono
Pregio importante dell'immagine digitale è la «Sintetiche», o di sommazione, se l'altezza del voxel
notevole flessibilità che la rende passibile di moltepli- coincide con uno dei diametri corporei, analitiche se è
ci elaborazioni. Un esempio molto importante, in pro- di pochi millimetri sì da coincidere con lo spessore di
posito, è quello dell'angiografia digitale (v. paragrafo uno strato corporeo (fig. IVJ).
VII.2). rimmagine radioscopica analogica dell'inten- L'acquisizione e la ricostruzione di un'immagine
sificatore di luminosità è digitalizzata punto a punto sì digitale richiedono una serie di atti sequenziali nei quali
da poter compiere sui valori numerici, con l'aiuto del il computer gioca un ruolo del tutto fondamentale (tab.
computer, una serie di elaborazioni «in tempo reale»: !VI).
analogiche e digitali 67

1111 t t

Fig. J)'A, Il campo di vista. A sinistra la sola mano è ((VÌstm> dal dispo-
sitivo di rilevazione: l'intera matrìce è conseguentemente utilizzata per
la sua rappresentazione nell'immagine. A destra, la {(ViSta)) estesa a
tutto l'avambraccio riduce il numero di pixel disponibili per la rappre-
sentazione della mano diminuendone conseguentemente il dettaglio
(risoluzione spaziale)

magine sulla quale è rappresentato «visivamente» il


i i risultato, il piwl. Il pixel, come sappiamo, è l'eleM
mento unitario dell'immagine digitale e assume la
i il forma di un piccolo quadrato (meno comunemente di
altre figure geometriche) nel contesto del quale la
,,11
gradazione di grigio o la tonalità di colore riprodotta
l )' i
Fig. IV.3. Immagini di sommazione (in alto) e analitiche (in basso) è uniforme.
Elemento caratterizzante delle due dizioni, classiche nell'uso radio- Una volta compiuto il procedimento di acquisizio-
logico, è l'altezza del voxel (v. testo).
ne e-ricostruzione, l'immagine digitale è
TABELLA PASSI SEQUENZIAU NELLA PRODUZIONE DI IMMAGINI ta da una matrice numerica nella quale gli indici
DlGITALl. delle righe e delle colonne identificano il pixel e il
valore di ciascun elemento rappresenta il suo livello,
Definizione del parametro tessutale oggetto di misure globali dal- cioè 'il valore del parametro tessutale oggetto di misu-
l'esterno.
Suddivisione del volume corporeo in studio in un insieme discre- ra. La matrice interviene in tutte le operazioni di cal-
to di elementi di volume (voxef). colo. I.:immagine angiografica digitale, ad esempio,
Definizione di una corrispondenza biunivoca tra voxel e elemen- risulta da un'effettiva operazione di sottrazione di
to unitario dell'immagine (pixef). matrici (v, fig. VIIA),
Acquisizione delle misure.
Conversione analogico/digitale del segnale ottenuto.
La risoluzione spaziale di un 'immagine digitale è
Ricostruzione dell'immagine a opera del computer. in rapporto inverso alla dimensione del pixel: quanto
più piccolo è questo, tanto maggiore è la risoluzione.
La dimensione del pixel è uguale al rapporto tra il
A differenza delle immagini radiografiche convenzio-
nali, nelle quali l'occhio vede «direttamente'> i rivelatori (i campo di vista, cioè la superficie corporea
granuli di AgBr) modificati irreversibilmente dal fascio di mente rappresentata nell'immagine, e il numero di
raggi X emergente e dal procedimento di sviluppo dell'im- pixel presenti nell'area totale dell'immagine (o, il che
magine latente, le immagini digitali sono per lo più prodot- è equivalente, il numero di voxel in cui è suddiviso il
te con un numero limitato di rivelatorì modificati solo tem- volume corporeo) e quindi la dimensione della matri-
poraneamente dall'assorbimento di energia radiante, rico- ce di visualizzazione (fig. IV4). Se questa è costitui-
struite con l'aiuto del computer e presentate su monitor TV. ta da 256 righe e 256 colonne (matrice 256'), i pixel
sono 65.536; se la matrice è 5121, i pixel sono
È fondamentale, come indicato in tab. IV l, la sus- 262.144,
sistenza di un rapporto preciso tra volume corporeo
sul quale è effettuata la misura e superficie Di ogni pixel devono essere codificati nel supporto
68 Capitolo IV

fisico di memorizzazione (disco magnetico, disco ottico, dell'immagine sono 65.536 (matrice 2562), saranno neces-
nastro ottico, etc.) le coordinate spaziali e il valore assunto sari 131.072 byte, cioè 128 KB (l KB è uguale a 1024
dalla variabile oggetto di misura. Queste codifiche richie- byte1), per rappresentare l'intera immagine. Se il supporto
dono un certo numero di bit. I computer, come è noto, soli- di memorizzazione dispone di 2 GB, esso potrà memoriz-
tamente gestiscono i bit in gruppi di 8, detti byte. zare 16.384 immagini di questo tipo (a prescindere dal
ricorso a tecniche <<di compressione))). Nella pratica il
Si definisce profondità del pixel il numero di bit numero reale è minore perché una parte dei record è uti-
utilizzati per rappresentare i possibili valori della lizzata per informazioni sulla ubicazione dei dati. La tec-
variabile oggetto di misura. In radiologia digitale, per nologia delle memorie di massa è a tutt'oggi in evoluzione
lo più, la variabile può assumere 1024, cioè 210 , diver- ed è verosimile che il numero di immagini memorizzabili
si valori (quindi 1024 diverse gradazioni di grigio). in un'unica entità fisica sia destinato ad aumentaJ'e in futu-
La profondità del pixel è quindi di l Obit. ro.

È molto istruttivo un semplice calcolo. Nei supporti Nei capitoli V, VI e VII considereremo specifica-
fisici di memorizzazione dei dati ogni pixel è rappresenta- mente le più importanti tecniche di formazione di
to da un record informatico costituito da 2 byte. Se i pixel immagini radiologiche digitali.
o IV CAPITOLO V

ces- LA TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA


024
GIORGIO CITTADINI E GIUSEPPE CITTADINI
orto
ifÌZ-
daJ
a il
uti-
tec-
one
.bili
1tu- Questa tecnica radiologica complementare è in mento del tutto· peculiare:
grado di «risolvere'> le piccole differenze di contrasto
si misura l'attenuazione di un fascio di raggi X in
esistenti tra strutture di densità elettronica vicina a
«infinite" traiettorie attraverso lo strato corporeo
ca- quella delle parti molli, nei riguardi delle quali sia la
in studio;
di radiografia sia la tomogra\ia convenzionale sono si determina, per via di calcolo, la componente di
incapaci di discriminazione. E detta:
attenuazione avvenuta nei singoli voxel dello stra-
_ tomografia perché l'immagine è analitica e to corporeo;
duce uno strato corporeo, per lo più (ma non si realizza, infine, un «display>> visivo su monitor
obbligatoriamente!) trasversale rispetto all'asse TV dei valori numerici ottenuti.
corporeo principale (e quindi, secondo una dizio-
ne impropria, assiale). Due punti vanno immediatamente sottolineati:
computerizzata perché per la sua produzione è l 'immagine tomo grafica computerizzata è un 'immagi-
necessario l'intervento del computer che guida ne digitale; nessuna immagine latente o palese è ad
tutto il complesso procedimento di acquisizione e essa primitivamente sottesa.
ricostruzione dell'immagine.
Ma come è possibile determinare da misure esterne
«globali» le <<singole» componenti interne di attenuazione
La TC assume grande importanza per !'accuratez- dovute a ciascuno dei voxel corporei? Ecco unci dei possibi-
za diagnostica che consente di raggiungere nello stu- li procedimenti. Supponiamo di suddividere lo strato corpo-
dio di molti tipi di patologia. reo in studio in quattro voxel disposti in un due righe e due
colonne (fig. V l). L'apparato di misura, coStituito da un
Ideazione e realizzazione della TC, avvenute a Londra
presso i Laboratori Centrali di Ricerca del1a EMI Limited, l l
valsero all'ingegnere Godfrey N. Hounsfield e al fisico
sudafricano Allen M. Cormack (autore di un fondamentale
lavoro preliminare di formulazione teorica), il premio
"
-[ili} [I[!} [ili]
-I:!IIJs [il!] l2.lil
o [ili]
lil.fl
/

No bel per la Medicina nel 1979. Il primo prototipo clinico ' ' ' ' ' '
di tomografo computerizzato, limitato nelle possibilità di
studio alle strutture della testa, fu installato all'Atkinson
Morley Hospital di Londra nell971. Nel1974 fu realizza-
ta la prima apparecchiatura in grado di formare immagini
del torace e dell'addome. Modernamente non v'è più alcu-
na distinzione tra apparecchiature craniche e corporee,
essendo queste ultime in grado di formare immagini di ele-
Fig. V.l. I: algoritmo della rctroproiczionc. La sezione corporea in
vata risoluzione spaziale e di contrasto di qualunque seg-
studio è immaginata suddivisa in 4 voxel, per ciascuno dci quali si
mento corporeo. intende determinare, da misure «globali» esterne, la componen'te
«singola» di attenuazione del fascio di raggi X. Le frecce indicano le
successive <<direzioni di osservazione)) della sezione da parte del
fascio; i numeri «esterni)) i valori-somma di attenuazione ottenuti in
l. Uimmagine tomografica computeriz- ciascuna «proiezione)). La matrice numerica finale, ottenuta som·
zata mando di volta in volta in casella il valore globale relativo,
è poi semplificata sottraendo dai valori finali il valore più basso (il
che equivale a cancellare il fondo!) c dividendo quindi per 3 (cioè per
In TC l'immagine è «costruita» con un procedi- il numero di passaggi meno 1).
Capitolo V
70

fascio di raggi X «a pennello)) e da un rivelatore contrappo- Sarà utile un semplice esempio di calcolo. Se a un
sto, esplora lo strato in direzione orizzontale misurando l'at- determinato voxel è assegnato il valore di 20 UH, ciò signi-
tenuazione apportata «globalmente>l dai due voxel della fica che il suo )l è di 20 permillesimi (cioè del2%) supe-
prima riga e, dopo opportuno movimento di traslazione, dai riore a quello dell'acqua. Se a uu altro voxel è assegnato il
due voxel della seconda riga. Successivamente l'apparato valore di 15 UH, ciò significa che il suo è de Il' l ,5%
ruota sì da poter esplorare una seconda volta la sezione in inferiore a quello dell'acqua. È facile verificare che se il).!
direzione obliqua dall'alto in basso e da sinistra a destra, di un certo tessuto è due volte maggiore di quello dell'ac-
ottenendo, dopo le traslazioni necessarie per coprire intera- qua, a esso corrisponderà un Yau uguale a l 000 UH; e
mente questa nuova «vista>) dello strato, tre nuovi valori dì ancora, se il !l di un certo tessuto è O(è il caso dell'aria!),
attenuazione. In maniera analoga le esplorazioni proseguo- il suo Yan sarà uguale a UH. Infine, il Vatt dell'acqua
no in direzione verticale e infine in direzione obliqua dal- è uguale a O.
l'alto in basso e da destra a sinistra. I; algoritmo utilizzato
per la ricostruzione dell'immagine, molto semplice ma I valori di attenuazione minimi e massimi di alcu-
efficiente, è detto back-projection e consiste nel «retro- ne strutture corporee sono riportati in fig. VJ. Si con-
proiettare» nella matrice che si intende ricostruire i valori
sideri che, mentre in ròntgendiagnostica convenzio-
ottenuti sommandoli ogni volta nelle caselle relative. La
matrice ottenuta dopo le opportune semplificazioni espri- nale per «risolvere'' due strutture adiacenti di idonee
me le componenti di attenuazione dovute a ciascun voxel e, dimensioni è necessario che l'assorbimento differen-
come è facile verificare, rende perfettamente conto dei ziale di raggi X sia di almeno il 5%, in TC è suffi-
risultati di ciascuna misura. ciente lo 0,5%, sì che poche UH di differenza, come
Il procedimento descritto, caratterizzato dal duplice è il caso della sostanza grigia e bianca cerebrali, pos-
movimento di traslazione e rotazione, costituisce il principio sono essere sufficienti per la loro risoluzione di con-
di funzionamento dei tomografi computerizzati di l' genera- trasto. In altri termini, la TC è una tecnica ròntgen-
zione (fig. V.2; v. anche fig. V.4A). A ogni passo della trasla- diagnostica intrinsecamente dotata, in raffronto alle
zione l'intensità del fascio di raggi X trasmesso viene misu- tecniche convenzionali, di una elevata risoluzione di
rata dal rivelatore; il segnale elettrico è digitalizzato e i valo-
contrasto.
ri numerici sono trasferiti al computer per la memorizzazio-
ne e l'elaborazione. L'immagine tomografica computerizzata è visua-
L'insieme delle misure ottenute una volta completato il !izzata su monitor TV assegnando al singolo pixel una
moto di traslazione costituisce una vera e propria vista
_,_'
A
o proiezione dello strato attraversato. Il procedimento è
ripetuto con successive angolazioni del sistema di grado in
grado su un arco di almeno 180° sì da acquisire un nume- ''
ro consistente di viste della sezione corporea. L'algoritmo
di retroproiezione consente, come descritto nell'esempio
fittizio più sopra riportato, di ricostruire l'intera matrice
d'immagine.

Nella realtà concreta la più piccola matrice che


consente di ottenere immagini di adeguata risoluzio-
8 'ci
8
ne spaziale è di 256 2 elementi; i calcoli necessari '
sono molto più lunghi e non sarebbe pensabile

m
tarli senza l'aiuto del computer.
La grandezza determinata con il suddetto procedi-
mento, il coefficiente lineare di attenuazione p, non è
utilizzata come tale, preferendosi esprimere
zione in termini relativi a una sostanza prescelta come
riferimento, l'acqua. La grandezza che ne risulta è Fig. V.2. Procedimento traslazione-rotazione utilizzato dai tomogra-
fi computerizzati di l'generazione. L'oggetto in studio è immagina-
detta valore di attenuazione ed è espressa in Unità to costituito da una sfera grande radiopaca contenente nel suo conte-
Hounsfield, UH: sto una sfera piccola centrale radiotrasparente. In A: acquisizione di
una singola vista (v) al termine del moto traslatorio del tubo radio·
geno e sua proiezione nella matrice d'immagine (m). In B: acquisi-
Valt = llt - Ilacqua ·1000 zione di ulteriori viste previa rotazione del tubo radiogeno e loro
Jlacqua proiezione nella matrice d'immagine.
La tomogmfia computerizzata 71

tonalità di grigio proporzionale al Vatt del voxel corri- pesanti), awnenta sensibilmente la frazione di raggi X
',_i-" spondente (v. fig. IVJ). Se, nella fattispecie, a Vatt =O rimossi per effetto fotoelettrico e per diffusione coerente.
Su tale base è comprensibile come !'osso e le calcijicaziow
UH è fatto corrispondere il grigio medio, a Yatt""' + ni abbiano valori di attenuazione ben più elevati di quanto
il
Yo 1000 il bianco assoluto, a Yan =- 1000 UH il nero atteso sulla base della loro densità elettronica.
assoluto, si potrà rappresentare sul monitor TV tutta
,_ la scala di unità 1-Iounsfield con 2001 diverse tonalità
di grigio. Nella pratica, come vedremo nel paragrafo 2. Il tomografo computerizzato
), VA è necessario limitare la gamma di UH simulta-
nedmente rappresentate nell'immagine per non Il tomografo computerizzato è una apparecchiatu-
«appiattire» il suo contrasto oltre i limiti di «leggibi- ra molto sofisticata nelle sue componenti fondamen-
iità». tali (tab. V l) e nei programmi di controllo ed elabow
1-
Poiché l'attenuazione del fascio di raggi X dipen- razione dei quali dispone.
de in forma direttamente proporzionale dalla densità Si sono succedute nel tempo alcune generazioni di
elettronica dei tessuti presenti nel voxel, il «valore di tomografi computerizzati capaci di prestazioni via via
e attenuazione» è detto anche «valore densitometricm>. migliori in termini di rapidità di scansione (progres-
I.;immagine TC è, in ultima analisi, una immagine sivamente ridotta da alcuni minuti a 18 secondi e infi-
monoparametrica rappresentativa della distribuzione ne a 1-2 secondi) e potere risolutivo dell'immagine.
spaziale degli elettroni nello strato corporeo in osser-
vazione. Jn essa un voxel con valore più elevato di TABELLA V. 1. LE COMPO>JENTl FONDAMENTALI DI UN TOMOGRAFO
densità elettronica verrà sempre rappresentato, nel COMPUTERIZZATO.

pixel che gli corrisponde, con una gradazione di gri- ta,•olo portapaziente: è motorizzato e consente spostamenti
gio più chiara di quella di un voxel con valore meno automatici precisi
elevato: il rapporto tra densità elettronica, valore tunnel di scansione: contiene il tubo radiogeno, il collimato-
densitometrico e gradazione di grigio del! 'immagine re del fascio, i detettori e nelle apparecchiature più moderne
è quindi unidirezionale. Entrambe queste proprietà anche il generatore
elettronica di acquisizione dei dati
differenziano nettamente, come vedremo, la re dalla computer: dotato di una componente specializzata per l'ese-
tomografia a RM (v. paragrafo Xl.l). Cuzione rapida dei calcoli e utilizzato in modo che acquisi-
zione dei dati e ricostruzione possano procedere simultanea-
La formulazione precedente richiede, tuttavia, tma con- mente
siderazione additiva. Allorquando in un voxel sono presen- consolle di comando e eventuale consolle satellite: sono
ti elemenli a numero atomico elevato (Ca, Ba, I, metalli dotate di monitor TV per la visualizzazione dell'immagine e
di ampie possibilità di elaborazione
stampante laser per la fotografia delle immagini
11nità a disco ottico per l'archiviazione permanente delle
immagini.

I tomografi tradizionali, quelli di 3' generazione, uti-


lizzano un fascio di raggi X «a ventaglio» in grado di
11vedere» interamente la sezione corporea in studio e un
insieme di 500-1000 detettori contrapposti (fig. V4).
Fascio di raggi X e detettori compiono, in tempi di 2-4
secondi, una rotazione di 360° attorno al paziente durante
la quale il fascio emette alcune centinaia di impulsi di raggi
X. I: intensità trasmessa a ogni impulso, misurata dai detet-
tori, costituisce un'intera vista d.ello strato corporeo. La
successiva rotazione ha luogo in senso inverso sì da ricon-
durre alla posizione di partenza i cavi di alimentazione. E
così· via. Dall'insieme delle viste ha luogo la ricostruzione
dell'immagine.
La qualità dell'immagine ottenuta è molto elevata. La
matrice di acquisizione è per lo più di 5122 con risoluzione
Fig. V.3. Valori di attenuazione in UH di alcuni organi e tessuti. spaziale di 0,75 mm o ancor meno. Lo spessore minimo di
l" l'

Capitolo Il
72

Fig. VA. Le 4 generazioni di tomografi computerizzati. In A c A l è rappresentato il duplice sequenzialc movimento di traslazione e rotazione
del sistema tubo-detcttori comune ai tomografi computerizzati di l'e 2' generazione. Questo duplice movimento, che rende molto lungo il
tem!XJ di scansione, è reso necessario dalla piccola sezione, «a pennellol>. del fascio di raggi X e dal basso numero di detettori. Il tempo di
scansionc, dell'ordine di alcuni minuti nei tomografi di l'generazione, si riduce a poche decine di secondi in quelli di 2" generazione grazie
all'uso di un fascio più largo e di un maggior numero di detetlori (20-30). Nei tomografi di 3' generazione (Be BI), i più diffusi, l'ampia aper-
tura del fascio, «a ventaglio)), sì da coprire l'intera sezione corporea, e la presenza di un grande numero di detettori (500 e più) che ruotano
solidalmente al tubo, eliminano la necessità del movimento di traslazionc rendendo dell'ordine di pochi secondi il tempo totale di scansionc.
Nei tomografi di 4" generazione, peraltro poco diffusi, il tubo ruota all'interno di una corona circolare di detcl!ori fissi.

strato è di 0,5-1 mm. La ricostruzione dell'immagine ha naie del paziente (fig. V5), dando luogo a una geometria di
luogo «in tempo reale». È possibile acquisire con cadenze scansione <<spiroidea», la quale necessita di un complesso al-
rapide immagini sequenziali fino a circa 15 al minuto. goritmo di interpolazione per la ricostruzione, ma consente
Sono disponibili programmi di elaborazione dell'immagine di ottenere informazioni da un intero volume corporeo in un
più o meno sofisticati. singolo ciclo (acquisizione volumetrica). I tomografi spirai-
Nei tomografi a rotazione continua il sistema tubo/cle- dei più diffusi compiono un'interarotazione in 0,7-1 se con-
tettori è collocato, insieme al generatore, su un anello rotan- sentono l'acquisizione per 50-60s con ii letto portapaziente
te all'interno del tunnel di scansione; la sostituzione degli in- in scorrimento a opportuna velocità, sì da permettere la scan-
gombranti e vincolanti cavi di alimentazione con dei «con- sione in unica apnea di torace e addome. Nelle forme più evo-
tatti striscianti» rende possibile la rotazione continua unidi- lute, capaci di compiere un 'intera rotazione in 0,5 s, sono do-
rezionale. Non è più necessario, quindi, acquisire uno strato tati di multiple semicorone di detettori allo stato solido a ele-
per volta (onde consentire la successiva rotazione in senso vata effìcienza, e possono quindi acquisire in pochi secondi
inverso dei cavi), ma è possibile acquisire le immagini in mo- i dati relativi a estesi volumi (tomografi multistrato). I de-
do «continuo». Se il tavolo portapaziente è assoggettato a un lettori possono avere tutti la stessa dimensione (matrice fts-
moto longitudinale uniforme di scmTimento, i successivi pia- sa) o dimel1Sioni diverse a seconda della posizione rispetto
ni di scansione descrivono un'elica lungo l 'asse longitudi- alla macchia focale (matrice variabile).
Accanto ai tomografi sofisticati sono disponibili tamo-
gra.fì di tipo compatto, che occupano spazi contenuti, hanno
peso ridotto, non necessitano di condizionamento d'aria e
posseggono gran parte delle funzioni delle apparecchiature
più softsticate. Nei più recenti l'unità di scansione può es-
sere agevolmente spostata mediante trazione manuale, sì da
poterla utilizzare, ad esempio, in tavoli operatori diversi o
addirittura alletto del paziente.
Tomogrqfi ultraveloci sono stati sviluppati per lo studio
del cuore. Queste apparecchiature, che utilizzano più fasci
di raggi X prodotti simultaneamente mediante un «cannone
elettronico» c anticatodi multipli (TC a fascio di elettroni),
consentono l'acquisizionedi immagini simultanee di più stra-
Fig. V.S. La scansione spiroidea. Il sistema tubo-detettori è assogget-
tato a un movimento di rotazione continua unidirczionalc (freccia
ti in· 50-i 00 millesimi di secondo. Sono attualmente in stu-
curva); il tavolo portapaziente, a sua volta, «scorre)) con moto Jongi- dio prototipi che uniscono la tecnologia di acquisizione del-
tudinalc uniforme (freccia). Conseguentemente il tubo descrive un 'e- le apparecchiature ultraveloci con le capacità volumetriche
lica virtuale attorno all'asse longitudinale del paziente. delle apparecchiature spiroidee.
r,,
•lo
---.V i! La 101110gn!fiv computerizzata 73

3. La 5ransione tomografica
L'indagine tomografica computerizzata inizia, di
norma, con l'assunzione preliminare di un'immagi-
ne-guida della regione in studio (fig. V6). Quest'im-
magine digitale- definita topogramma, o scanogram-
ma, 0 scour-vieH', o con altre espressioni equivalenti-
è ottenuta facendo scorrere longitudinalmente nel
tunnel, al di sotto del di raggi X, il tavolo sul
quale giace il paziente. E utilizzato, in pratica, il prin-
cipio dei sistemi digitali a sçansione lineare (v. para-
grafo VL l). Il topogramma è necessario per defmire
one il livello superiore e inferiore della scansione tomo-
o il Fig. V.6. L: immagine-guida o scanogramma. Consente di definire il
l di
grafica e per valutare l'inclinazione da conferire al livello superiore e inferiore della scansionc c di valutare l'inclinazio-
tzie piano di sezione onde adattarlo all'orientamento della ne da conferire al piano di sezione onde adattarlo all'orientamento
lcr- della struttura in studio (nel caso in considerazione i dischi intervcr-
struttura in studio. tebrali L3/L4, L41L5 e L5/Sl).
mo
00.
Si procede quindi alla scansione tomografica
«diretta» o dopo introduzione di MdC c.v. A seconda velocità di scorrimento del tavolo portapaziente e la colli-
del problema diagnostico sussistente e delle apparec- mazione del fascio (definito passo dell'elica o «pitclm); la
dì chiature disponibili, la scansione può aver luogo con spaziatura di ricostruzione delle immagini.
al- diverse modalità:
1te Sulle immagini sono possibili alcune
un - acquisizione e ricostruzione immediata di imma- elaborazioni istantanee. Ad esempio: la determinazio-
oi- gini di singoli strati corporei adiacenti di spessore ne del valore densitometrico in un qualunque punto
m- opportuno; dell'immagine, la quale può consentire una
Jte zazione orientativa di natura (liquida, solida, adiposa,
- acquisizione di strati corporei contigui con rico-
111-
struzione differita delle immagini: rendendo con calcifica) del reperto osservato; la regolazione della
·o-
'o- tale accorgimento più rapida l'acquisizione è pos- finestra, la quale consente di graduare il contrasto
'e- sibile documentare la fase di massima opacizza- dell'immagine (v. paragrafo V4). Per elaborazioni più
dì zionc vascolare da parte del MdC (angio-TC) o sofisticate è conveniente il trasferimento delle imma-
e- acquisire gruppi di 4-5 immagini in singola gini dalla consolle di comando alla consolle satellite,
s- apnea; dotata di più avanzate capacità grafiche. Le immagini
to - acquisizione ripetuta a brevi intervalli di un sin- potranno quindi essere fotografate ed eventualmente
golo strato, utile per valutare la dinamica di diffu- archiviate in forma digitale su disco ottico.
?-
sione del MdC in un parenchima o una lesione;
IO
- acquisizione volumetrica con tecnica spirai dea: in
,., singola apnea si acquisiscono immagini da un 4. La «finestra» e i valori densitometrici
s- volume corporeo di interesse, che vengono poi
Ia ricostruite con opportuna spaziatura. Come sappiamo, i valori densitometrici variano di
o unità in unità da -l 000 (aria) a O(acqua, sostanza di
l )WHmetri di scansione (collimazione del fascio di rag-
gi X, avanzamento del tavolo portapaziente, tempo di scan- riferimento) a +1000 (osso compatto): sono dunque
o sione, mA e kV) sono convenientemente scelti dall'opera- 2001 e tutti potenzialmente traduci bili- in un ipoteti-
;i co dispositivo di visualizzazione tecnologicamente
tore in funzione della regione anatomica in studio e del que-
sito diagnostico. In TC spiroidca, tecnica di scansione mo- perfetto - in gradazioni di grigio proporzionalmente
),
,_ dernamente sempre più esclusiva, l'estensione del volume diversificate dal nero assoluto al bianco assoluto.
di scansione è determinata dal numero di secondi di scan-
sione moltiplicato per la velocità di scorrimento del tavolo In realtà, nelle moderne apparecchiature i valori densi-
portapazicnte; all'interno di questo volume le immagini pos- tometrici assegnabili al pixel sono 21\ cioè 4096, con inter-
sono essere ricostruite in qualunque punto. Conseguente- vallo di variazione compreso tra -1024 e +3071 UH. Ciò si
mente sono presenti due ulteriori variabili: il rapporto tra la è reso necessario al fine di <<risolvere» in maniera ottimale
Capitolo V
74

le piccole differenze di assorbimento fotonico talora sussi- - quanto m?ggiore è l'ampiezza della finestra tanto mi-
stenti fra le strutture presenti. nore è il contrasto d'immagine, e viceversa (fig. V.8). ·W
Se tutti questi valori fossero oggetto di rappresenta-
La regolazione della finestra è un passaggio critico ·1
nell'esecuzione dell'indagine tomografica computeriz- .·
zione estensiva nell'immagine, questa risulterebbe zata poiché ampiezze ottimali della finestra possono
estremamente «appiattitm>, in altri termini povera di consentire l 'identificazione di reperti patologici altri- ·!'
contrasto, e strutture aventi valori densitometrici anche menti destinati a rimanere misconosciuti. ·l
alquanto diversi non verrebbero «risolte» dall'occhio
!l
dell'osservatore il quale ha una capacità di separare
circa 20 diverse gradazioni di grigio. È necessario dun- 5. Le immagini «secondarie» ,
que «aprire una finestra» attraverso la quale osservare
parzialmente le strutture presenti (fig. V7). Operativa- Come comprensibile, le determinazioni di calcolo
mente: definire il valore densitometrico al quale si vuo- e le elaborazioni cui possono essere assoggettate le
le corrisponda sul monitor il grigio medio (centro del- immagini primitive a partire dalle matrici di dati che
la finestra); definire l'intervallo di valori densitome- le rappresentano e in taluni casi addirittura dai dati
trici al di sopra e al di sotto del valore centrale che si grezzi di acquisizione, sono molteplici. Assumono
vuole rappresentare con le gradazioni di grigio dispo- particolare importanza: la ricostrozione dell'immagi-
nibili (ampiezza della finestra). ne secondo piani coronali, sagittali, obliqui o curvi
Nella pratica: (fig. V9); l'ingrandimento d'immagine ad alta risolu-
zione (fig. VIO); la visualizzazione dell'immagine
- tutte le strutture aventi valore densitometrico supe-
riore a quello prescelto come limite superiore della
finestra risulteranno bianche;
- tutte le strutture aventi valore densitometrico inferio-
re a quello prescelto come limite inferiore della fine-
stra risulterano nere;
- le strutture aventi valori densitometrici intermedi
verranno rappresentate con gradazioni crescenti dal
grigio molto chiaro al grigio molto scuro;

UH UH
+1000

11ig. V.7. La «finestra>> di osservazione del! 'immagine. A sinistra, il Fig. V.8. Effetti dell'ampiezza della finestra sul contrasto dell'im-
centro (c) è posizionato sul valore di OUH e l'ampiezza è di 400 UH; magine. Se;zionc trasversale dell'addome passante per il pancreas
a destra, il centro è posizionato sul valore di -350 UH e l'ampiezza è dopo iniezione e. v. di MdC iodato. Il centro della finestra è posizio-
di l 000 UH. Sulla base di quanto illuStrato nel testo, il grigio medio nato sul valore di 100 UH; l'ampiezza è rispettivamente, dall'alto in
corrisponderà rispettivamente alle strutture di densità idrica nel basso, di 2000, 500 e 125 UH. La «ieggibilità» dei dettagli, valida
primo caso, di densità adiposo-aerea nel secondo; il contrasto del- nell'immagine centrale, si riduce oltre il tollerabile nell'immagine
l'immagine sarà evidentemente molto minore nel secondo caso (v. in alto (troppo piatta!) e in quella in basso (eccessivamente contra-
fig. V8). stata!).
>V La tomograjta computerizzata 75

ni-
8).
co l
iz.
no i
ri-
l
!l

ij
·lo·
le
he :
lti '
' Fig. V.9, Ricostruzioni dell'immagine tomografica se-
condo piani diversi. Sezioni trasversali de!l'addome pas-
santi per l'ilo renale dopo iniezione e. v. di MdC iodato.
10 Dall'alto in basso: ricostruzione coronale, sagittale e obli-
;i- qua secondo i piani indicati sull'immagine primitiva (li-
·vi nea bianca). La qualità dell'immagine ricostruita è sem-
pre significativamente inferiore a quella di immagini pri-
u- mitive acquisite secondo piani corrispondenti (ma l'ac-
" quisizione diretta è possibile solo in alcune regioni cor-
poree privilegiate!).

con doppia finestra (fig. Vll); le ricostnlZioni tridi- sione in doppia energia). Ciò rende possibile calcolare il
mensionali (fig. V.l2). numero atomico medio e la densità elettronica del voxel.
La possibilità di acquisire le immagini mediante Questi dati hanno importanza per la determinazione del con-
scansione spiro idea, in sequenza rapida, a strato sottile tenuto tessutale di Ca e Fe.
e in singola apnea, conferisce elevata qualità non solo
alle ricostruzioni bidimensionali secondo i diversi pia- La TC offre la possibilità di un'elaborazione mira-
ni (ivi compresi piani curvilinei), ma anche alle rico- ta dei piani di trattamento radioterapici. Programmi
struzioni tridimensionali. Particolarmente impressive appositi consentono, in proposito, di analizzare e
sono le immagini angiografiche TC ottenute con sofi- visualizzare la migliore disposizione delle porte d'in-
sticati algoritmi (fig. Vl3) e le ricostruzioni della su- gresso del fascio di radiazione al fine di minimizzare
perficie interna di strutture tubulari (bronchi, segmenti
del tubo digerente, arterie) che simulano vere e proprie
endoscopie (cosiddetta endoscopia virtuale- fig. Vl4).

Utilizzando programmi complementari è possibile effet-


tuare la scansione di un determinato strato corporeo a due
diversi valori di energia media del fascio di raggi X (scan-

Fig. V.lO. Ingrandi-

,,
mento diretto ad alta
risoluzione del pol-
mone sinistro. La ni-
tida rappresentazione Fig, V.ll, Visualizzazione dell'immagine con doppia finestra. TC
l- del disegno vasale mediastino-polmonare. La diversa regolazione della finestra in corri-
polmonare rende pos- spondenza degli spazi aerei polmonari e del mediastino rende possi-
'" . sibile l'individuazio- bile la simultanea rappresentazione, in forma «leggibile», de !le strut-
ne di una metastasi so- ture anatomiche in essi presenti. Ove questo accorgimento non fosse
" litaria di circa 3 mm di stato adottato, gli spazi aerei sarebbero risultati uniformemente neri
diametro (freccia).Tu- (finestra mediastinica!) o viceversa il mediastino uniformemente
.. moreprimitivo: carci- bianco (finestra polmonare!). Si osservi la buona dimostrazione di
noma del rene. alcuni linfonodi mcdiastinici.
76
Capitolo V

la dose assorbita da strutture critiche rispetto a quella La via ?ndovenosa è utilizzata per i MdC iodati
assorbita dal volume tumorale (v. fig. XLV. l). uroangiografici. Le modalità di somministrazione del
MdC (quantità e velocità) si ripercuotono sul risultato
ottenuto (fig. V.l5).
6. I mezzi di contrasto in TC
Il MdC.è in genere somministrato «a bolo» con
Nonostante l'alta risoluzione intrinseca di contra- re auto.matico che permette di predeterminarc volumi (90- .
sto, in TC si fa largo uso di MdC opachi e trasparen-
ti introdotti per via orale, rettale, endovenosa, endo-
vescicale, endoliquorale, e altre ancora nell'ambito di
150 mi di soluzione contenente 300 mgi/ml) c flussi (2-5 .'

tmmagtm permettera dt nconoscere la fase artenosa m cui


l
sono visualizzati i vasi arteriosi di calibro maggiore e le fasi
indagini specialistiche. successive nelle quali il MdC si distribuisce progressiva-
La via orale e la via rettale sono utilizzate con la fi- mente in sede interstiziale fino a raggiungere una situazio- ·
nalità di individuare i diversi segmenti del tubo ga-
strointestinale, per caratterizzarne i rapporti con lesio-
ne di equilibrio tipica del singolo organo (fase parenchima-
tosa). Quest'ultima è alla base di un incremento più o meno
·l
ni patologiche o per studiarne le pareti. intenso e omogeneo del valore di attenuazione, definito, con
termine anglosassone ormai radicato, «contrast enhance-
Si utilizzano sospensioni baritate a bassa concentra- ment» (c.e.).
zione opportunamente diluite e aromatizzate (Prontobario
TAC 1,7%) o MdC iodati (Gastrografin, Gastromiro). Per L'introduzione nella vescica per via tra·nsuretrale
lo studio della parete gastrointestinale sono utilizzate con di MdC iodato diluito o di aria è talvolta utile nello
risultati soddisfacenti l'acqua o soluzioni di metilidrossieM studio'delie lesioni neoplastiche.
tilcellulosa.
:Cintroduzione di MdC iodato per via endoperito-
neale è utilizzata talora per la ricerca di metastasi peri-
toneali.
In neuroradiologia i MdC iodati non ionici sono
utilizzati per opacizzare gli spazi subaracnoidei, nei
quali vengono introdotti mediante puntura lombare
(mielo-TC- v. fig. XXX!l.62).

7. Lettura dell'immagine tomografica


Fig. V.12, Ricostruzione tridimensionale. Articolazione tra atlante e computerizzata
dente dell'epistrofeo. Gli algoritmi utilizzati in questo procedimento
(rimozione d'immagine! ombrcggiatura!) consentono di ottenere
artificialmente una rappresentazione «pseudotridimensionaleJ> sod- Come osservare le immagini tomografiche comM
disfacentemente corrispondente alla realtà anatomica. puteri.Zzate? Di nonna le immagini del cranio sono
Fig. V.IJ. Angiografia TC.
Ricostruzione della biforcazione
aortoiliaca. A sinistra rappresenta·
zione con algoritmo di ombreggia-
tura di superficie; a destra rappre-
sentazione con algorìtmo di proie-
zione della massima intensità
(MIP) previa rimozione delle com-
ponenti ossee. Si noti l'assolurn
complementarietà dell'informa-
zione fornita dai due algoritmi: il
primo, evidenziando la superficie
esterna dei vasi, consente di indivi-
duare l'estensione c la morfologia
del tratto aneurismatico; il secondo
consente di individuare le vistose
calcificazioni parictali.
.... J ..

lo V La tomografia computerizzata 77

dati presentate se guardasse dall'a!to il arti come se guardasse dal basso, sì che il iato destro
dei piano di sezwne, si che Il lato destro del paziente del paziente risulterà alla sua sinistra.
tato risulterà alla sua destra; le immagini del tronco e degli Nella lettura delle immagini tomografiche com-
puterizzate si considererà successivamente: quale
regione c01porea è rappresentata; se è stato sommi-
:tto- . nistrato o meno MdC, e per che via; le stnltture ana-
:90- tomiche normali di riferimento; la presenza di reper-
'2-5 ' ti patologici.
Il
CU! & La buona rappresentatività anatomica della TC rende

l facile il soddisfacimcnto del primo punto. La presenza di


MdC è per lo più agevolmente individuabile, ed è comunque
'lO·

ce-
i convenzione indicare sull'immagine con apposita scritta
l'nso di MdC e la via di somministrazione. La definizione,
nella singola regione corporea, di opportuni livelli di sezio-
ne e di strutture di riferimento discende da considerazioni di
ordine anatomoclinico: riferimenti specifici sono contenuti
nei capitoli di scmeiotica e diagnostica sistematiche.

1/e La presenza di reperti patologici sarà valutata


Ilo secondo una opportuna logica. Un primo livello d'os-
servazione sarà finalizzato ai rilievi di assenza/presen-
Fig. VJ4. Endoscopia virtuale del colon. Questa tecnica, a tutt'oggi in za, sede, moifologia, dimensioni, contorni, piani di cli-
IO· evoluzione. consente una efficace dimostrazione della superficie vaggio, rapporti topografici con gli organi circostanti.
mucosa. Previa accurata preparazione intestinale, ipotonizzazione
Ti- (Buscopan! Glucagone!) e insufflazione di gas (aria! C0 2!), si proce- Un secondo livello d'osservazione sarà finalizzato
de a scansionc volumetrica spiroidea dell'addome e della pelvi. all'analisi strutturale degli organi o dei reperti oggetto
no rinsiemc dci dati è poi elaborato mediante opportuni algoritmi per la di studio: aree iperdense, isodense e ipodense, omoge-
resa prospetti ca di volume, ed è vantaggiosamente visualizzato con
1ei · programmi di navigazione cndocavitaria. In alto, tratto nonnale del neità o disomogeneità, calcificazioni, strutturazione
rre sigma: in basso, in sede più distale, sono bene apprezzabili due polipi interna (sepimentazioni, etc.).
scssili di circa 8 mm di diametro, il più piccolo dci quali è direttamen- !per-, iso-, e ipodensità di una lesione so'nO valu-
te impiantato su una plica semicircolare. Archivio Pl1ilips. tazioni relative ai tessuti circostanti: metastasi da
melanoma possono presentarsi iperdense a livello
:a Fig. V.15. r:angio-TC e il cerebrale e ipodense a livello epatico; la steatosi epa-
{\COntrast enhancemenb).
In alto la scansione in tica è individuata facendo riferimento ai valori densi-
sequenza rapida effettuata tometrici della milza.
n- simultaneamente all'inie- l possibili rilievi semeiologici in presenza di una
zione endovenosa <<a bolo»
10 di MdC iodato (fase arte-
lesione focale sono considerati in tab. V.2.
riosa) ha consentito la [elevata qualità dell'immagine è presupposto fon-
C. visualizzazione dell'aorta, damentale per un'analisi di dettaglio. In TC moltepli-
'" del tripode celiaco c di ci sono le cause di artefatti che possono degradare
•· largo tratto dell'arteria
•·
e-
epatica infiltrata da una notevolmente la qualità delle immagini fino a render-
grossa massa tumorale le illeggibili (mancata apnea; movimenti del tronco e
C· della testa del pancreas. In degli arti: sedazione e talora anestesia generale! gas
tà basso (stesso caso c stesso
a- strato corporeo), la scan- intestinali: carbone vegetale, clisteri di pulizia, MdC
m sione più tardiva (fase per os prima dell'inizio dell'indagine! movimenti peri-
a· parenchimatosa) consente staltici: premedicazione con ipotonizzanti; residui
H di evidenziare, nel contesto
;e del fegato, numerose aree baritati; protesi metalliche). I cosiddetti effetti da
;. metas!atichc nelle quali la volume parziale sono causati dal fatto che la grada-
io diffusione del MdC è scar- zione di grigio del singolo pixel è espressiva della den-
lo sa rispetto al parcnchima'
epatico circostante (contra- sità media misurata nel voxel: qualora questo, per l'ec-
" si enhancemenl). cessivo spessore di strato prescelto, sia costituito da
Capitolo y
l
78
!l

componenti di diversa densità, il valore medio misura- gnos1," st' che ne/la pratica
' un gran numero l/"l m da. ljji
to sarà sempre artificiosamente diverso da quello atte- gini computerizzate risulta non stret-
so e non rappresentativo del reperto reale. tamente necessarzo.
Ciò è dannoso per almeno tre motivi: 1;
TABELLA V.2. RILIEVI SEMEIOLOGJC! NELLE LESIONI FOCALI.
costo elevato dell'indagine (alto costo di acquisto ;:j
- Lesione focale ipodensa e di gestione dell'apparecchiatura; necessità di t
(maggiore contenuto d'acqua, contenuto adiposo, necrosi personale medico e tecnico «dedicato»; largo uso i!
colliquativa, etc.). di MdC; numero limitato di indagini effettuabili \\
La lesione è direttamente visibile (fig. V.l6A).
in una giornata lavorativa); J!
Lesione focale iperdensa
·(minore contenuto d'acqua, calcificazioni, etc.). l'insostituibilità della TC per certi quesiti clinici e \'i
La lesione è direttamente visibile (fig. V.16B). per certe procedure interventistiche rende inac- :11,
- Lesione focale isodensa che deforma i contorni dell'organo cettabile la non disponibilità della macchina uti- i\
in cui è contenuta o esercita azione compressiva sulle strut- lizzata per indagini di non effettiva necessità; 1
a
ture circostanti («effetto massa»). il
Segni indiretti di presenza della lesione (fig. V16C). le dosi di radiazione abbondantemente superiori a
Lesione focale isodensa che non modifica i contorni dell'or- quelle delle tecniche radiografiche usuali (e ciò (J
gano in cui è contenuta e non esercita effetto massa sulle comunque si effettuino i relativi calcoli!). Il[
strutture circostanti.
La lesione non è visibile m;l può diventarlo dopo iniezio-
ne e. v. di MdC iodato (v. fig. V.IS). Nella pratica, come avremo modo di vedere, pos- .
sono essere riconosciute situazioni cliniche nelle quali !!.l
la TC trova indicazione elettiva, alternativa o compie-
mentare. vi
8. Quando la TC? Il medico ricordi sempre che la TC diviene inda- ,1
gine vantaggiosa solo quando utilizzata con indica-· :!
L'elevato «rendimento anatomico» della re con- zione elettiva o opportunamente collocata nel conte- 1.'!
sente di studiare con buoni risultati qualunque seg- sto dell'iter diagnostico. Ogni richiesta di indagine
mento corporeo. Non sempre, tuttavia, l'informazio- tomografica computerizzata va dunque sempre valuta- 1
ne acquisita è necessaria ai fini di una corretta dia- ta preliminarmente con giudiziosa attenzione!

Fig. V.I6. Rilievi semeiologicoden- tl


sitometrici di base in TC. In A:
l
voluminosa cisti semplice ipodensa
del fegato direttamente visibile per :,•;
il valore di attenuazione significati-
vamente inferiore a quello del 11
parenchima epatico (nello stomaco fj
è presente MdC baritato). In B: la
colecisti è visibile nella sua totalità
sotto forma di immagine iperdensa
perché la bile ha valore di attenua-
:done elevato a causa dell'accumu- !
i
lo di carbonato di calcio («bile
opaca»). In C: la presenza di una lo i
lesione focale epatica isodensa è il
suggerita dalla salienza a piccolo !
raggio del contorno epatico subito a
lato del corpo vertebrale, che
l
((esclude» tessuto adiposo ivi nor-

l
malmente presente e disloca
medialmente il pilastro diaframma-
tico; tuttavia, solo l'iniezione e.v. di
MdC icdato (C') evidenzia con cer-
tezza i contorni della stessa e l'a- ij
spetto stellato nel suo contesto
(lperplasia nodulare focale).
'l'l
CAPITOLO VI

LA RADIOLOGIA DIGITALE

L'inter(;sse a disporre dell'immagine radioscopica uguale allo spessore della regione corporea attraversata (v.
e radiografica in forma digitale proviene fondamen- fig. IV.J).
talmente da due motivazioni: Pregio importante di un'immagine digitale, come sopra
detto, è quello di essere passibile di molteplici elaborazio-
ni. Nella pratica queste hanno specificamente la finalità di:
la possibilità di elaborazioni dell'immagine spesso
accentuazione, o «enhancement», del contrasto e dei con-
impotianti dal punto di vista diagnostico; torni per migliorare la leggibilità dell'immagine; restaura-
_ la digitalizzazione è il punto di partenza per la rea- zione di un'immagine degradata, ad esempio per sovra- o
lizzazione di sistemi di informatizzazione comple- sottoesposizione; analisi delle relazioni intercorrenti fra
ta del Dipartimento di Diagnostica per Immagini. zone dell'immagine ritenute significative; codificazione,
cioè diminuzione fisica conservativa dei dati da memoriz-
Gli ostacoli principali che il processo di digitaliz- zare, archiviazione, trasmissione a distanza.
zazione incontra sono dovuti principalmente: La diminuzione fisica dei dati è comunemente indicata
con il termine di «compressioneì> e può essere più o meno
- alla difficoltà di uguagliare la risoluzione spazia- conservativa (può cioè mantenere più o meno intatta la
struttura dell'immagine che verrà ripristinata al momento
le dell'immagine radiografica convenzionale;
della <<decompressione», che è condizione preliminare per
- alla necessità di memorie di massa di enorme il suo uso concreto). Esistono numerosi programmi e for-
capacità Per l'archiviazione dei dati. mati di compressione, spesso non del tutto compatibili
l'uno con l'altro.
L'avvento delle tecniche digitali radioscopiche e La trasmissione a distanza in tempo pressoché «reale»
radiografiche non ha modificato in maniera radicale apre nuovi orizzonti allo sviluppo della teleradiologia, sia a
le possibilità diagnostiche della radiologia, a diffe- fini di condivisione dell'informazione con i medici propo-
renza di quanto verificatosi con l'avvento della re, nenti la singola indagine, sia a fini di telediagnosi o di tele-
ma ha consentito di conseguire importanti vantaggi consulto.
sul piano tecnico, biologico, organizzativo ed econo-
mico.
l. Sistemi radiologici digitali «diretti»
Il termine «immagine digitale)) è stato definito e pun-
tualizzato nei suoi parametri nel capitolo IV al quale si Tutti i sistemi digitali che utilizzano i raggi X per
rimanda. È qui sufficiente ricordare che un'immagine digi- formare immagini corporee sono costituiti da:
tale è rappresentabile matematicamente mediante una fun-
zione bidimensionale, f(x,y), nella quale x e y rappresenta- un tubo da raggi X;
no le coordinate spaziali. Il valore della funzione è espres- - un sistema di rivelazione che converte i raggi X
sivo, in ogni punto, del parametro fisico oggetto di misura
in una forma di energia più facilmente gestibile;
e di rappresentazione sotto forma di immagine. In riintgen-
un sistema di registrazione che immagazzina
diagnostica, come sappiamo, questo parametro è costituito
dall'entità di attenuazione del fascio di raggi X hmgo cia- l'informazione rilevata;
scuna traiettoria attraverso la regione corporea in studio. - un computer che costruisce l'immagine dai dati
Nelle immagini radioscopiche e radiografiche digitali il registrati;
volume unitario corporeo sul quale è effettuata la misura, il un sistema di visualizzazione che presenta l'im-
voxel, assume la forma di un parallelepipedo di altezza magine per l'interpretazione diagnostica;
'' i

Fig. VI.I. primitiva di un'immagine digitale su


monitor TV ad alta definizione. È spesso sufficiente per una formu" Fig. VI.2. Principio ((lnulti-format>> e «multi-imagcn>. Rende possi-
!azione diagnostica, ma si rende comunque necessaria la successiva bile la riproduzione in formati diversi, su singola pellicola, di imma-
riproduzione su supporto convenzionale fotografico. gini multiple: ciò consente un risparmio di materiale fotografico e
nel contempo un più agevole confronto delle singole immagini.

- una sistema di archiviazione che consente di manato di bismuto) che converte l'energia dei raggi X i
conservare le immagini. in energia luminosa, associato a un fotodiodo che
verte la luce in segnale elettrico. L'insieme rivelatore-
In radiografia convenzionale la pellicola svolge fotodiodo è meccanicamente accoppiato a un fascio di
taneamente la funzione di rivelatore e di sistema di visua- raggi X «a pennello» che esegue una scansione bidi-
lizzazione e riunisce quindi forzatamente le caratteristiche mensionale completa della regione corporea in studio
tipiche di entrambi. In radiografia digitale le due funzioni punto per punto e linea per linea in tempi di alcuni se-
vengono separate consentendo di <<specializzare» sia il condi (fig. V1.4A). La risoluzione spaziale del sistema
rivelatore sia il sistema di visualizzazione; è inoltre possi-
bile sfruttare l'efficacia di una fase intermedia, «di tratta-
è condizionata dalle dimensioni del rivelatore (che pos-
mento», in cui i metodi di elaborazione numerica consen- sono essere anche di 0,25 mm 2).
tono di migliorare l'evidenza di pmticolari di interesse dia- Il sistema può essere reso più efficiente utilizzan-
gnostico. do un fascio di raggi X «a ventaglim> e una serie di
L'immagine digitale è primitivamente visualizzata su rivelatori contigui accoppiati a fotodiodi (fig. VL4B).
monitor TV (fig. VI. l); la documentazione permanente è La regione in studio è scansionata mediante traslazio-
realizzata in un secondo tempo su pellicola fotografica, ne lineare del paziente o del sistema tubo/rivelatori.
termosensibile, o su altri supporti. La fotografia ha luogo Se i! numero di rivelatori è di almeno 1000 e le loro
in formati diversi cd eventualmente insieme ad altre imma-
gini della stessa indagine (fig. VI.2), previo trasferimento
della matrice dell'immagine nella memoria di una stam-
pante laser nella quale avrà poi luogo la riproduzione sul
supporto prescelto (fig. VIJ). Il procedimento di sviluppo
può aver luogo in forma usuale mediante l'impiego di
bagni chimici o anche con sofisticate modalità «a Secco»,
utilizzando pellicole fototermografiche sensibili agli infra-
rossi. Le moderne stampanti laser possono essere collegate
simultaneamente a più apparecchiature diagnostiche con
conseguente risparmio economico e maggiore uniformità
dei risultati iconografici. Fig. VI.3. Il principio della stampante laser. Un fascio puntiforme dì
luce laser è diretto su un prisma rotante (freccia curva) che ne defi-
In linea generale è possibile distinguere sistemi di- nisce l'orientamento trasversale e poi focalizzato da una lente su uno
gitali a scansione lineare e sistemi digitali ad ampia specchio che lo riflette su una pellicola sottostante assoggettata a
progressiva traslazionc longitudinale. L'intensità del fascio ìn ogni
superficie attivi o passivi. passo del procedimento è proporzionale al valore numerico da rap-
Il più semplice sistema digitale a scansi one linea- presentare nel singolo pixcl sotto forma di gradazione di annerimen-
re è costituito da un singolo rivelatore (per lo più di ger- to della pellicola.
'VI
l.! (!!.!!.ulio{ogia digitale 81

I sistemi di digitalizzazione sono costituiti nella prati-


ca o da comuni scanner capaci di fornire risoluzioni spa-
ziali e profondità del pixel molto elevate, o da sistemi tele-
visivi «dedicati>>. Questi ultimi consistono di un diafano-
scopio, una telecamera ad alta risoluzione, un computer, un
monitor TV ad alta definizione dotato di uscita video per il
dispositivo fotografico, un'unità di controllo. Il radiogram-
ma da analizzare è posto sul diafanoscopio frontalmente
Fi". VJA. 1 diversi tipi di sistemi digitali. A "' lineare con fascio «a alla telecamera che lo scansiona punto a punto. I segnali
B"" lineare con fascio «a ventaglio)); C"" ad ampia super- video sono inviati sequenzialmente all'unità centrale del
ficie. sistema nella quale sono digitalizzati sì da generare una
matrice di dati numerici espressivi dell'intensità luminosa
dimensioni sono piccole, la risoluzione spaziale è trasmessa attraverso il singolo punto del radiogramma ori-
buona ed è possibile scansionare in tempi di qualche ginale. La ricostruzione dell'immagine e la successiva pre-
secondo superfici ampie. Questo sistema è utilizzato sentazione su monitor TV sono guidate dal computer.
Sl- in TC per l'assunzione dello scanogramma (v. para- L'intero processo ha luogo in tempo reale. La documenta-
>o- grafo V3) e, con opportune varianti, anche in radiolo- zione fotografica è realizzata mediante stampante laser.
gia toracica.
J sistemi attivi ad ampia superficie sono costi- I vantaggi diagnostici più rilevanti risultano dal-
Xi tuiti da un intensificatore elettronico di luminosità e l'applicazione in campo mammografrco, soprattutto
n- da una telecamera ad alta risoluzione. Sono in grado nella valutazione delle microcalcificazioni.
e- di fornire immagini «in tempo realeì> e quindi una
di !' vera e propria fluoroscopia digitale particolarmente
i- utile per la registrazione di fenomeni dinamici. 3. Radioscopia digitale
io I sistemi passivi ad ampia superficie offrono il
,_ vantaggio di poter effettuare tecnicamente l'indagine Utilizza, come più sopra detto, un intensificatore
1a esattamente come in radiologia convenzionale. Il rive- elettronico di luminosità e una telecamera ad alta
s- latore dell'immagine può essere elettrostatico o fotoe- risoluzione.
mittente.
l- Nel tubo analizzatore della telecamera un pennello
li l sistemi a rivelatori elettrostatici utìlizzano il princi- elettronico scansiona una superficie fotosensibile sulla
). pio della xeroradiografia (v. paragrafo II .7). L'immagine quale è proiettata da un sistema ottico l'immagine fluoro-
l- latente formatasi sulla piastra di selenio dopo esposizione scopica dell'intensificatore. I segnali elettrici in uscita
i. al fascio di raggi X viene rivelata mediante scansione punto esprimono l'intensità luminosa nei diversi punti della
a punto con microelettrometri contigui che generano superficie. Campionamento del segnale, digitalizzazione
o
segnali passibili di digitalizzazione. ed elaborazione, eseguita con l'aiuto di un computer a
I sistemi a rivelatori fotoemittenli, per i quali si riman- elevate prestazioni, consentono di produrre immagini
da al paragrafo VI.4, sono al momento attuale già molto digitali con mahice di 10242, le quali sono visualizzate
evo! utl sì da proporsi come sostitutivi del sistema conven- «in tempo realG>> su monitor TV: La risoluzione spaziale
zionale schermo-pellicola nell'esecuzione di indagini del sistema varja inversamente al campo di vista dell'in-
radiografiche. tensificatore di)uminosità (se questo è di 33 cm, la riso-
luzione è di cirça l ,5 coppie di linee/ mm; se è di 57 cm,
la risoluzione scende a circa l coppia di linee/rum). Le
2. Digitalizzazione del radiogramma immagini, transitoriamente memorizzate su disco magne-
tico di grande capacità, possono poi essere trasferite su
convenzionale un'unità collaterale a nastro magnetico o a disco ottico sì
da poterle memorizzare in forma duratura. Questo siste-
Questo procedimento, al quale abbiamo fatto rife- ma consente una riduzione della dose di raggi X sommi-
rimento nel paragrafo IV: I, trasforma il ridiogramma nistrata al paziente di circa il 60%.
convenzionale, vero e proprio «prodotto compiuto»,
in un «prodotto trattabile''· Diviene così possibile ela- Un diagramma illustrativo della struttura di
borare l'immagine e usufruire della flessibilità intrin- un'apparecchiatura radioscopica digitale è riportato
seca dei dati digitali, sia pure in forma parziale. in fig. VL5.
Capitolo VI
82

zioni elettroniche; l'energia di eccitazione timane «intrappo-


lata» producendo un'immagine latente elettronica analogica
(di qui la diziorie «fosfòri a memoria»). Quando la cassetta è
inserita nei lettore di immagini la piastra viene prelevata e
trasferita all'unità di lettura ove viene esposta a un fascio
laser (fig. VI.6).
La radiazione di luminescenza prodotta nelle singole
unità di superficie è convOgliata otticamente su un foto-
moltiplicatore che la converte in segnali elettrici analogici.
Un convertitore analogico/digitale provvede alla digitaliz-
zazione. I dati sono memorizzati e elaborati dal computer
sì da ricostruire l'immagine. La piastra viene quindi libera-
ta della luminescenza residua mediante esposizione a luce
al sodio di alta intensità e trasferita in un magazzino ove è
Fig. VI.S. Diagramma illustrativo di un'apparecchiatura radioscopi- pronta per una nuova esposizione. Il numero di esposizioni
ca digitale. Rx"' tubo radiogeno; !EL"' intensificatore elettronico di possibili è di alcune migliaia.
luminosità; ST"' sistema televisivo ad alta risoluzione; MD"' memo-
ria digitale; C "' calcolatore; TV "' monitor TV; MM = memoria di L'inunagine digitale è immediatamente visibile sul
massa; CM11 "' camera multi-forma!.
monitor TV di una consolle predisposta all
ne temporanea e può essere stampata mediante sistema
Le caratteristiche tecniche del procedimento sono lasei: Dali' archivio temporaneo le immagini possono
particolarmente idonee allo studio del tubo digerente. essere richiamate, visualizzate, rielaborate, refertate e
Nei fenomeni a rapida dinamica (fase orofaringea infine inviate all'archivio permanente a dischi ottici
della deglutizione, transito esofageo, passaggio del attraverso il sistema a ciò deputato (v. paragrafo VI.5).
bolo baritato attraverso il giunto esofagogastrico,
cinetica duodenale), ad esempio, è possibile acquisire Il numero di unità di superficie sulle quali è effettuata
continuativamente e ad alta cadenza un grande la misura di luminescenza è 2000 x 251 O (3584 x 4096 in
rodi immagini nelle diverse proiezioni, e alcuni sistemi): la risoluzione spaziale dell'immagine è
mente, in fase di valutazione, analizzarle in forma ral- quindi alta, fino a più di 5 coppie di linee/mm. Poiché l'in-
lentata (ejjetto moviola) scegliendo attentamente le tensità della radiazione di fotoluminescenza emessa dal
immagini che verranno fotografate su pellicola. Ciò fosfòro varia in maniera lineare al variare della dose di
raggi X assorbita, il range dinamico del! 'immagine è
riduce la durata dell'esame e i consumi di materiale
fotografico. Nel complesso viene drasticamente
modificato l'approccio operativo alle indagini radio-
logiche dell'apparato digerente.

4. Radiografia digitale
Con questa tecnica l'immagine radiografica è
ricostruita o acquisita primitivamente in forma digita-
le. Sono utilizzati sistemi a cassette mobili e sistemi a
griglia fissa.
I sistemi a cassette mobili utilizzano una piastra
di poliestere ricoperta da un sottile strato di fosfòro
Fig. VI.6. Diagramma illustrativo del lettore di immagini di un'ap·
fotosensibile (per lo più fluorobromuro di bario atti- parecchiatura radiografica digitale (v. testo). Rx"' tubo radiogcno; C
vato con europio), che sostituisce il sistema schermo- = cassetta contenente il fosfòro; LL = lettore di immagini a fascio
pellicola dei sistemi convenzionali. laser; CL= canale di luce; FM =fotomoltiplicatore; MD= memoria
digitale; Co= consolle di osservazione ed elaborazione dell'ilmnagi-
ne; MM =memoria di massa; CMF =camera multi-format. Si osser-
La piastra è posta in una cassetta di alluminio di forma vi come, subito dopo la lettura laser, la piastra sensibile è liberata
e dimensioni analoghe a quelle convenzionali. I.: esposizione della luminescenza residua e poi trasferita nella cassetta pronta per
ai raggi X induce nel reticolo cristallino del fosfòro transi- una nuova espmizione.
VI La radiologia digitale 83

JO- fica (che non è quindi più necessaria!). La griglia è


·ca 'costituita da un insieme di alcuni milioni di transisto-
l è ri a strato sottile utilizzanti la tecnologia TFT (thin-
";io film transistor), che costituiscono la vera e propria
matrice (2560x3072 in alcuni sistemi).
Jle ii
·o- ç, Ciascun transistore, del diametro di 0,139 mm, è rico-
ci. i':
perto di selenio amorfo semiconduttore (quindi dello stes-
z- so materiale costituente la piastra xeroradiografica). Dopo
er esposizione al fascio di raggi X, la carica elettrica prodotta
·a- nel selenio e accumulatasi nel singolo transistore è deter-
ce jj minata mediante un opportuno procedimento di trasmissio-
è ne. Il calcolatore provvederà quindi alla visualizzazione
ni su monitor TV:

L'immagine radiografica è ottenuta, con tali siste-


ul :1 mi, in forma «diretta» digitale e può essere assogget-
,_ 11
tata a tutte le elaborazioni di cui è passibile un'imma-
1a il
l. gine digitale, e infine riprodotta mediante stampante
IO i laser.
e
d

l 5. Sistemi di informatizzazione diagno-


stica e gestionale

i
la
n
La disponibilità in forma digitale delle immagini
radioscopiche e radiografiche apre concrete

l
l-
li tive per l'informatizzazione totale (non più quindi
Fig. VJ.7, Esempi di immagini radiografiche digitali. Si osservi, nel
li radiogramma toracico, la buona rappresentazione del disegno vasale
limitata alle immagini angiografiche, ecografiche,
è il polmonare e la <ipenetrazionel> simultanea del mediastino; nei radio- TC, RM e mediconucleari) del Dipartimento di
H grammi della colonna dorsale e dell'omero, la valida rappresentazio- Diagnostica per Immagini.
a ne delle strutture ossee primarie ne rende possibile un'analisi utile a In questo contesto si vanno di giorno in giorno
fini diagnostici. La punta di freccia indica una limitante somatica di
radiopacità apparentemente aumentata rispe!!o alla spongiosa (ostco- imponendo sistemi informatici «dedicati» con finalità
porosi!). di gestione più funzionale delle potenzialità del
to (fig. VI.S). Del tutto fondamentale è il PACS
ampio. Ciò da un lato rende possibile ovviare agli effetti di (Picture Archiving and Communication System), il
un'involontaria sovra- o sottoesposizione, dall'altro con- quale riceve le immagini e i dati testuali associati
sente la rappresentazione simultanea nella singola immagi- generati dalle apparecchiature diagnostiche presenti
ne, in maniera simile a quanto avviene in xeroradiografia, all'interno dell'ospedale, e ne consente l'archiviazio-
di strutture anatomiche con assorbimento anche molto ne. e la comunicazione estensiva su stazioni di lavoro
diverso di raggi X (fig. Vl.7). La buona sensibilità del
fosfòro rende possibile, inoltre, una riduzione della dose di opportunamente ubicate.
raggi X somministrata al paziente di più del 50% rispetto
ai sistemi convenzionali schermo/pellicola. Il PACS è strutturato in forma di multipli archivi (cioè
dispositivi di memorizzazione) a breve termine e a lungo
termine. La natura fisica dell'archivio è condizionata dalla
Il sistema è efficacemente sostitutivo della radio- velocità con la quale è necessario disporre di immagini e
grafia convenzionale. Suo pregio fondamentale è il dati. Gli archivi a breve termine richiedono in genere
fatto che esso non richiede modifiche delle apparec- accessi molteplici e rapidi (esame in via di valutazione!
chiature radiografiche convenzionali. paziente ricoverato!) e sono strutturatì in forma di insieme
l sistemi a griglia fissa utilizzano una griglia di di dischi magnetici opportunamente interconnessi. Gli
35x43 cm che assume le veci della cassetta radiogra- archivi a lungo termine non richiedono di norma accessi
"T'

84

Fig. Vl8. li sistema PACS. Riceve immagini e dati di testo dalle apparecchiature diagnostiche collegate; ne consente l'archiviazione in _sup-
porti di memoria differenziati; ne rende possibile la disponibilità, estemporanea in caso di necessità, nelle varie stazioni di lavoro remote.

rapidi (paziente dimesso!) e sono strutturati in forma di Al momento attuale può dirsi soddisfacentemente
dischi ottici non riscrivibili o di nastro magnetico. La fun- risolto, grazie alla definizione degli standard e dei pro-
zione globale di archiviazione è espletata o da una unità tocolli, il problema dell'interfacciamento di apparec-
centralizzata o da più unità locali interconnesse. chiature diverse e della loro connessione attraverso re-
ti locali, che ha costituito in passato la principale re-
Il PACS rende possibile disporre estemporanea- mora alla diffusione dei PACS. Problema a tutt'oggi
mente di precedenti indagini del paziente nel momen- sentito, peraltro, è la necessità di reti più veloci per la
to --in cui è sottoposto a una nuova indagine. trasmissione rapida delle immagini dalle apparecchia-
Programmi sofisticati rendono possibile generare nel ture con le quali sono acquisite all'archivio a breve
suo contesto un prezioso ordine utile per l'accesso a mine, e da questo alle stazioni di lavoro.
specifiche immagini, per la loro visualizzazione nella Il PACS può sussistere in forma isolata, ma è con-
stazione di lavoro in formato e sequenza logica, e for- venientemente integrato nel Sistema Informativo
niscono aiuto nella stesura del referto con blocchi di Radio logico, situatogli a monte, il quale offre un pre-
testo predisposti allo scopo. zioso aiuto nelle diverse fasi della gestione del singo- 1

lo paziente e della procedura diagnostica:


Le stazioni di lavoro possono avere diversa ub.icazione ne delle indagini, compilazione della lista del giorno,
e potenzialità: le stazioni centrali, le più sofisticate per
registrazione delle modalità tecniche di esecuzione
potenza di calcolo, capacità di memoria c risoluziOne del-
l'immagine visualizzata, costituiscono in prospettiva futura della singola indagine, refertazione, aspetti contabili
la vera ((Stanza dei bottoni>> di tutta l'attività di elaborazio- amministrativi, archiviazione, valutazione dei consu-
ne e refertazione delle immagini; le stazioni periferiche, di mi di materiali, analisi statistiche. Dal punto di vista
moderata sofisticazione, sono destinate per lo più a compi- funzionale è da attendersi una piena integrazione di
ti di presentazione e discussione delle immagini con il entrambi nel contesto del più ampio Sistema
nico proponente l'indagine; le stazioni decentrate, !e più mativo Ospedaliero.
semplici e spesso costituite da un solo monitor, sono conve-
nientemente ubicate nel contesto del reparto clinico ed è In alcuni centri ospeda!ieri sono già operanti sistemi
prevedibile che nel futuro ogni corsia disporrà di una di tali informati ci che consentono di gestire in maniera integrata i
stazioni per la consultazione mpida delle immagini. dati amministrativi dei pazienti a livello dell'intera struttu-
'!_l ·rLa mdia/agia digitala 85

ra. La tecnologia la_geslion;: La gestione delle immagini digitali impone al


dell'archivio e la rete d1 dzstnbuzwne dez datt. Il pro- radiologo una cultura informatica profonda e nel con-
:-amma di gestione consente organizzare- tempo la disponibilità a sviluppare le potenzialità
li - possibihtà di modJflca, ordmamento e ncerca per grup- del! 'informatizzazione fino alle vette del! 'intelligenza
!1 con . . . d . . . 1'.
1·di interesse- i dati anamnestiCI e1 paz1ent1 e mtera car-
1j f ua clinica. La distribuzione dei dati ha luogo attraverso la
artificiale e dei sistemi esperti che potranno affian-
carlo nel! 'atto più delicato, il riconoscimento delle
1;, r:te consentendo l'intercomunicazione co_n sisterr:i
r; di diversa natura (computer, apparecchmture dJgJtah d1 strutture patologiche e la formulazione della diagno-
!i delle immagini, sistemi di archiviazione). si radiologica.
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CAPJTOLO VII

l! IJ ANGIOGRAFIA
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i)il
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La dizione «angiografia» accomuna un insieme di messa a punto di una tecnica semplice di cateterismo
metodiche radiologiche contrastografiche aventi la selettivo che consente di accedere praticamente a tutti
finalità di visualizzare i vasi arteriosi (arteriografia) i distretti arteriosi e venosi (fig. VIU). Questa tecni-
0 venosi (flebografia). Queste metodiche forniscono ca ha reso sempre più raro il precedente approccio per
impmianti informazioni anatomiche sul distretto esa- puntura diretta transcutanea (tipico quello translom-
minato ma consentono di valutare solo indirettamen- bare per lo studio dell'aorta addominale).
te e parzialmente il flusso e la perfusione (l'esplora-
zione funzionale, conseguentemente, è praticata con
altri tipi di indagini). rft l I'UNTURA DEL VASO

Le metodiche angiografiche possono essere rea-


lizzate con tecnica radiografica convenzionale o 2 INTRODUZIONE DELLA
GUIDA
con tecnica radioscopica digitale, ed è sotto questo
aspetto che verranno considerate in questo capitolo,
Per gli aspetti inerenti alla singola metodica si rinvia
ai capitoli di semeiotica e diagnostica sistematica.
In passato le immagini angiografiche hanno rive-
stito grande importanza non solo nello studio della
patologia intrinseca vasale, ma anche (e si potrebbe
3 RIMOZIONE DELLA
dire: soprattutto) della patologia di organo, permet- CANNULA
tendo di individuare situazioni patologiche di un
4 INTRODUZIONE IJEL
organo attraverso le modificazioni indotte sul suo CATETERE
letto vascolare. L'avvento dell'ecografia, della TC e 5 UIMOZIONE DELLA
della tomografia a RM ha reso rara l'indicazione GUIDA

all'angiografia per lo studio della patologia d'orga-


no.
Le tecniche in uso in angiografia, applicate per
estensione anche al di fuori del sistema vascolare,
sono alla base di una serie di atti terapeutici (ad esem-
pio: il controllo di emorragie, la dilatazione di steno-
si vasali, l'infusione endoarteriosa di farmaci, il posi-
zionamento di protesi biliari e ureterali) che costitui-
scono campo d'interesse della Radiologia interventi- Fig. Vll.l. Il cateterismo vasai e secondo la tecnica di Seldingcr(\953).
stica (v. capitolo XXXIX). Previa anestesia locale ha luogo la puntura percutanea del vaso peri-
ferico prescelto per l'accesso mediante apposito agocannula (!),al-
l'interno del quale viene introdotta una guida metallica (2). Dopo ri-
mozione della cannula (3) si introduce per scorrimento sulla guida un
l. Dangiografia convenzionale catetere premodcllato radi opaco (4), che viene posizionato, con l'au-
silio della guida, nella sede voluta. Rimossa la guida (5) si procede
quindi all'iniezione del MdC mediante iniettare automatico program-
Ha avuto i suoi massimi sviluppi negli anni '70. mabile (quantità e flusso predeterminati!) e all'assunzione delle im-
Grande impulso, in proposito, è stato apportato dalla magini con opportuna cadenza.
88 Capitolo VII

cateterizzano l'arteria ascellare e l'arteria omerale. 1


Il catetere- per lo più di poliuretano, polietilene 0 1j
nylon (materiali resistenti e conformabili, con pareti
e diametro _inter?o ampio)_-. è premodellato e ij
possrede «memona», nassume c1oe la curvatura pri-
mitiva una volta liberato, nel contesto vasale, dalla )(
guida metallica. Sono disponibili numerosi tipi di
cateteri destinati ali 'uso nei diversi distretti vasali. Il l!
loro calibro è generalmente variabile da 4 a 7F (1,3- \l
l
2J=)
Per ottenere una sufficiente opacizzazione vasale
r
si utilizzano quantitativi variabili (da 30 a 100 mi) di
MdC iodati uroangiografici a concentrazione elevata .
(300-370 mgi/ml), quindi più o meno fortemente ipe- ·I
rosmolari: circa 7 volte in caso di uso di MdC i onici, ·l
2,5 volte in caso di uso di monomeri non ionici o dì
.l
.·<

dimeri monoionici.
La scelta opportuna della sequenza radiografica ·
consente l'analisi degli aspetti emodinamici e la docu- .
mentazione delle tre fasi fondamentali dell'indagine
(fig. VIL2):

- Fase arteriosa: nella quale il mezzo di contrasto


iodato evidenzia i rami arteriosi. :ll
- Fase parenchimografica: nella quale il mezzo di ti
contrasto impregna l'organo in studio.
Fase di ritorno venoso: nella quale si visuaJizza-
no le vene effluenti. Questa fase è molto impor-
tante: in tal une situazioni, addirittura, l'indagine
arteriografica è effettuata principalmente in fun-
zione della fase di ritorno venoso in sostituzione
di metodiche flebografiche più rischiose (ad
esempio, la splenoportografia transparietale).
Fig. Vl1.2, Le tre fasi fondamentali dell'indagine angiografica.
Cateterismo scletlivo del tripode celiaco. In alto, in fase arteriogra-
flca, sono bene evidenziate l'arteria epatica comune con le sue dira- Queste tre fasi rivestono particolare significato nello
mazioni e l'arteria splcnica; si osservi il marcato ((Stiramento)) di un studio della patologia d'organo. La loro analisi può eviden-
ramo dell'arteria epatica destra (freccia curva). In centro, in fase ziare rilievi semeiologici di grande importanza a fini dia-
parenchimografica, si osserva la diffusione del MdC nel parenchima gnostici (e in parte espressivi di tipi definiti di patologia):
splenico (M) e nel contesto di una grossa lesione rotondcggiantc alterazioni di calibro delle arterie, dislocazioni, irregolarità
tumorale epatica (T); l'opacizzazionc dci rami arteriosi è meno parietali da infiltrazione turnorale; parenchimografia ricca, :l
intensa. In basso, in fase di ritorno venosa, il sangue iodato re Duo
dalla milza visttalizza l'asse vcnoso splenoportale (freccia): la lesio-
ridotta o assente, disomogenea, con circoli neo formati o
ne tumorale, ovviamente, drena attraverso le vene sovracpatiche non shunt artero-venosi; ritorno venosa assente, precoce o ri-
visualizzate nell'immagine. Esame istologico: cpatocarcinoma. tardato. Un esempio espressivo è mostrato in fig. VII.3.

Nelle indagini arteriografiche il vaso periferico Nelle indagini flebografiche periferiche l'iniezio-
prescelto per l'accesso è in genere l'arteriafemorale, ne del MdC ha luogo con puntura diretta della vena pre-
la quale ha grosso calibro, è facilmente palpabile, ha scelta. Per le indagini necessitanti di cateterismo veno-
un buon piano d'appoggio costituito dalla testa del sa, questo è condotto con la stessa tecnica più sopra de-
femore, non è circondata da importanti plessi nervosi, scritta per il cateterismo arterioso. È utilizzata in ge-
è efficacemente comprimibile al termine dell'indagi- nere la vena femorale. La vena basilica e meno comu-
ne. Meno comunemente (e con maggiore difficoltà) si nemente la vena cefalica sono utilizzate, come vcdre-
.. L . , ...•............. ,,,,.,,,, .1 ,,........... ,.... ,...............

L ·angiografia 89

le. 1110
in angiografia digitale sottrattiva venosa. Più raro necessaria una differenza di contrasto tra vaso opa-
,
è l'accesso .a!traverso l a vena s.ucclav!a,
'
_i

e complesso cizzato e strutture circostanti di almeno il 50% per


ne o !l
,il1gulare e ascellare, utilizzate soprattutto m RadJO- ottenere quadri angiografici significativi. Il quantita-
lreti g ' '
Jogia intcrventlshca. tivo di MdC necessario è, dunque, piuttosto alto.
toe!
pn. !i Conseguentemente i cateteri hanno calibro sostenuto.
In flebografia le alterazioni dovute a patologia d'orga- Il cateterismo vasai e comporta sempre un <dmpe-
alla )(
no sono costituite da dislocazioni e infiltrazioni venose più
i ctd precoci ·di quelle arteriose data la minore resistenza della
gnm> non trascurabile del paziente, sì da configurare
un atto cruento e invasivo. Non sempre è eseguibile
L li parete venosa. Nelle infiammazioni si può avere dilatazio-
1,3- il ne delle vene della zona interessata;. nei tumori le vene
(assenza di polsi periferici; ateromatosi imponente
l sono piU numerose, dilatate «a gavocc10lo», trombosate. che non consente la risalita del vaso da parte di guida
e catetere). Per questi motivi si è sentita la necessità
Gli angiografi convenzionali sono apparecchiature non di semplificare e rendere meno invasive le indagini
rata sofisticate ma di una certa complessità. Il tavolo trocoscopico arteriograflche, esigenza che è stata soddisfatta con
pe- ·1
è ampiamente accessibile all'angiografista per tutte le ma- l'avvento deli 'angiografia digitale.
ici, 1
novre inerenti al cateterismo e consente la radioscopia con in-
tensificntore di luminosità per gli opportuni controlli. Un
) dì l seriogrnfo programmabile rende possibile temporizzare l'as- 2. V angiografia digitale
'ica l sunzione delle immagini (fino a 6 imm/s). Generatore e t11bo
mdiogeno, sollecitati intensamente, hanno alta potenza. Il
CU- consumo di materiale radiografico di grande fonnnto è eleva- Costituisce una particolare applicazione della ra-
111C to e costituisce la prima ragione del costo sostenuto de !l 'inda- dioscopia digitale.
gine. Alcune indagini angiografiche, in-particolare quelle fle-
bografiche, sono convenientemente effettuate sulle comuni Lo schermo fluorescente secondario dell'intensificato-
sto apparecchiature telecomandate a tavolo inclinabile. re di luminosità è analizzato punto a punto da una teleca·
mera ad alta risoluzione. I valori di luminosità riscontrati
'di
liti La «convenzionalità» di questo tipo di angiogra- sono digitalizzati e quindi inviati a un computer che rico-
fia nasce dal l 'uso dei tradizionali sistemi radiografi- struisce l'immagine a grande velocità assoggettandola a
ci di registrazione del fascio emergente, dotati di procedimenti di amplificazione del contrasto e eli
la·
ne. Le immagini finali, ottenute con cadenze fino a 25
or- risoluzione spaziale elevata (almeno 5 coppie di
imm/s, sono visualizzatc su monitor TV c vengono transi-
me linee/mm), ma di bassa risoluzione di contrasto. È toriamente memorizzate su disco magnetico di grande
111- capacità. Possono poi essere assoggettate a elaborazioni
·ne sofisticate.
ad
Come ha luogo e quale finalità ha' il procedimen-
to di sottrazione? Poiché la singola immagine
Ilo scopica è «posseduta» in forma di matrice numerica
m- (ogni elemento della quale corrisponde biunivoca-
ia- mente a un pixel dell'immagine), è possibile sottrarre
a): i valori di una matrice di base, eseguita in situazione
ità
;a, :J di «esame direttmt (la cosiddetta «maschera»), da
io quelli delle matrici successive ottenute .dopo l'inie-
ri- zione del MdC (fig. VIL4).
3, Il risultato equivale a una vera e propria «sottra-
zione di immagini» con cancellazione più o meno
o- completa delle stmtture anatomiche presenti nella
e- maschera a vantaggio delle nuove strutture evidenzia-
o- te dal MdC, cioè i vasi sanguigni che diventeranno in
e- tal modo meglio apprezzabili (fig. VIL5).
Fig. VIIJ. Carcinoma del rene destro. Arteriografia sclcttiva renale.
e- arteria rcnale. Si noti, nel contesto della massa tumorale (T), il
:.1- CllTolo anarchico neoformato con infiltrazioni (punta di freccia) e Le dimensioni della matrice sono in genere di 512\ ma
e- amputazioni {freccia) dci rami arteriosi. le apparecchiature più moderne utilizzano anche matrici
90 Capitolo Vi]

matrice maschera matrice dopo MdC

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matrice sottratta immagine
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'" Fig. Vll.S. Il procedimento angiografico digitale «per sottrazionel>.A".
o
'" immagine di base utilizzata come maschera; B: immagine dopo inìe- •
zione del MdC (si noti la tenue opacizzazione dei vasi del eolio- frec-
Fig. VII.4. Rappresentazione schematica del procedimento di sottra- cia); C: immagine a basso contrasto risultante dalla sottrazione della
zione di matrici. I valori numerici della matrice «maschera» sono sot- maschera; D: immagine ad alto contrasto ottenuta dopo rinforzo.
tratti, pixel a pixel, a quelli delle matrici ottenute dopo iniezione del
MdC; la matrice «sottratta)) risultante è infine visualizzata, in forma In angiografia digitale con sottrazione d'immagi-
di «immagine)) fruibile dall'occhio dell'osservatore, su monitor TY. ne differenze di contrasto tra vaso opacizzato e strut-
10242• La sottrazione digitale è possibile non solo fra ture circostanti di circa l'l% sono sufficienti per otte-
immagini ottenute dopo e prima della somministra:zione nere quadri arteriografici validi. Questo valore può
del MdC (sottrazione «temporale>>), ma anche, sia pure con essere raggiunto a livello arterioso con due diverse
minore efficacia, tra immagini simultanee ottenute con due
diverse energie del fascio di raggi X (sottrazione «in dop-
pia energia»). I due tipi di sottrazione possono essere com-
binati tra loro con qualche vantaggio (sottrazione «ibrida>>).

Celemento critico del procedimento è rappresenta-


to dai movimenti del paziente, controllabili (sposta-
menti, atti respiratori) e non controllabili (pulsazione
cardiaca e vasale, peristalsi), che alterano la corrispon-
denza spaziale tra pixel della maschera e pixel delle
immagini successive. Una certa correzione di questi
artefatti è possibile con opporhmi artifizi tecnici auto-
maticamente messi in atto dall'apparecchiatura. La
risoluzione spaziale ottenuta in angiografia digitale è
di 0,6-2 coppie di linee/rum a seconda del campo di
vista radioscopico utilizzato, quindi significativamente
inferiore a quella dell'angiografia convenzionale. Le
apparecchiah1re più modernè, peraltro, con matrici e Fig. VI1.6. Angiopncumografia ottenuta con iniezione del MdC in
una vena del gomito destro. Sì osservi la dimostrazione dettagliata
campi di vista ottimizzati, giungono a essere competi- delle diramazioni arteriose del piccolo circolo. L: asse venoso anoni-
tive con le apparecchiature convenzionali anche in mo-cavale è riprodotto con tonalità invertita in quanto già intensa-
indagini delicate come quelle cardioangiografiche. mente opacizzato nella matrice
91

odalità: iniezione endovenosa di un volume elevato


m
di MdC iodato alla usuale concentraziOne
· ·
angwgra r·1"
ca, quindi in forma ?iù o meno (an?i.o-
gmfia digitale per vw venosa, ADV: flg. VI1.6); Inie-
zione intraarteriosa nel vaso catetenzzato dt un volu-
me più piccolo di MdC eventualmente diluito fino a
isoosmolarità (angiografia digitale per via arteriosa,
ADA- fig. VI!.7). Vantaggi e svantaggi delle due tec-
niche sono riportati in tab. VII. l.

TABELLA Vll.l. VANTAGGI E SVANTAGGI DELLE TECNICHE ANGIO-


GRAFICHE DIGITALI.

ADV
Vantaggi:
1. non necessità di manualità superspecialistica;
2. assenza di manovre invasive: quindi minor rischio per il
paziente e possibilità di effettuazione ambulatoriale; Fig. VII.7. Arteriografia sclettiva dell'arteria mesenterica inferiore.
3. impiego della radioscopia più limitato: quindi minore dose di I.: assenza di turbe emodinamiche (catetere di calibro ridotto! MdC
radiazione per il paziente e il personale; isoosmolare iniettato in piccolo volume!) rende possibile la dimo-
4. tempi di indagine più brevi; strazione dettagliata delle diramazioni dell'arteria colica sinistra e
,, s. più agevole possibilità di ripetizione del! 'indagine nel tempo. dei ·suoi rami retti. Si osservino le fini irregolarità «a cavaturaccioli>l
.,t
1ÌC- l Svantaggi:
L quantitativi e concentrazioni del MdC più elevati;
di un ramo retto del tratto distale del sigma (punta di freccia) di natu-
ra angiodisplasici.

ella

gi- \
ut-
l 2. simultanea visualizzazione dei vasi di strutture pari (ad
esempio, i due emisferi cerebrali) con diffi.coltà di dissocia-
zione e necessità di proiezioni multiple;
3. risoluzione spaziale non sufficiente in certi distretti corporei;
4. maggiore incidenza di artefatti da movimento;
ne vasale, risultati significativamente migliori. Dopo avere
centrato radioscopicamente l'area di interesse e realizzato
la maschera, si iniettano circa 60 ml di MdC iodato uroan-
giografico a concentrazione elevata con flusso di l Omi/s.
5. qualità dell'immagine spesso non sufficiente ai fini diagno- Dopo un tempo di attesa variabile da 3-4 s fino a 20-25 sa
te- stici in pazienti con difetto della pompa cardiaca. seconda del distretto vasale in esame, si acquisisce una
IUÒ
serie di immagini con cadenza opportuna (l immfs per i
rse ADA vasi periferici, 2 imm/s per i vasi del collo). Nello studio
Vantaggi:
l. elevata risoluzione di contrasto: quindi possibilità di uso di
del distretto polmonare le immagini possono essere acqui-
quantitativi minori di MdC diluito fmo a isoosmolarità; site in una fase definita del ciclo cardiaco (sincronizzazio-
2. possibilità di studio di distretti multipli senza ricorso a quan- ne elettrocardiografica!) sì da minimizzare gli artefatti da
titativi eccessivi di MdC; movimento. Le immagini ottenute per sottrazione, visibili
3. rispetto all'A DV: minore incidenza di artefatti da movimento su monitor TV e memorizzate transitoriamente su supporto
per la ridotta durata della seriografia progranunata; magnetico, vengono poi elaborate e fotografate.
4. rispetto all'ADV: se\ettività di opacizzazione vasale senza L'angiografia digitale sottrattiva per via arteriosa si
problemi di sovrapposizione. esegue previo cateterismo secondo la tecnica di Seldinger.
Dato il minor quantitativo di MdC necessario rispetto alle
Svantaggi:
l. risoluzione spazialc inferiore rispetto a quella otienibile in
indagini angiografiche convenzionali (15-35 ml) e il mino-
angiografia convenzionale; re flusso, è possibile utilizzare cateteri di calibro ridotto a
2. rispetta al/ 'A DV. necessità di ricorso al cateterismo arterioso, 4F (l ,3 mm), con conseguente minore invasività. Come
atto pur sempre invasivo anche se effettuato con materiale di sopra detto, è per lo più possibile utilizzare soluzioni isoo-
calibro ridotto. smolari del MdC. L'assunzione delle immagini avviene
simultaneamente all'iniezione del MdC e prosegue con
Come si procede nella pratica? L'angiografia digitale opportune cadenze.
sottrattiva per via venosa si esegue abitualmente incan- Le apparecchiature più sofisticate, il cui uso è sempre
una vena del gomito con un'agocannula di teflon più diffuso in campo neuroradiologico e cardioradio1ogico,
d1 16-18 G di diametro. L'introduzione del MdC previo rendono possibile assumere le immagini durante la rotazio-
cateterismo cavale superiore o inferiore con cateteri di pic- ne del tubo radiogeno, sì da permettere l'acquisizione di
calibro presenta lo svantaggio di rendere l'indagine proiezioni multiple con un'unica iniezione di MdC (angio-
PIU traumatizzante senza fornire, in termini di opacizzazio- grafia digitale rotazionale).
In linea generale è accettato il concetto che
?i ar:ivare j
swne dlUgnostica con rzschw tlmwre dr quanto st ha i
in angiografia convenzionale e con una riduzione 1
non sottovalutabile del rapporto costo/beneficio (in
particolare per quanto concerne il consumo di mate- 1
Fig. VIT.8. Unità centrale elettronica di un angiografo digitale. Il riale radiografico e la dose di radiazione al paziente e !/
segnale analogico proveniente dal sistema televisivo (ST) 1: converti- agli operatori).
to in forma digitale, e quindi, prcvia memorizzazione dei dati relati-
vi alle immagini da assoggettare al procedimento di sottrazione, Nella scelta tra le diverse tecniche angiografiche è U
inviato all'unità aritmctieologica (UA) e all'unità elettronica (UE) possibile prospettare la seguente formulazione di mas- l,]
per l'elabora7Jone; successivamente ha luogo la riconversione in l
forma analogica e la visualizzazione dell'immagine su monitor TV
li
ricorso all'angiografia digitale per via venosa per \j
L'angiografo digitale è un'apparecchiatura sofisticata e il controllo degli interventi vasco/ari (pervietà dei
costosa (fig. VII.8). Cuore del sistema è l'unità centrale bypass periferici; angioplastica percutanea tran-
elettronica situata a valle dell'intensificatore di luminosità, sluminale -v. paragrafo XXXIX.l.2); 'l
nella quale ha luogo il controllo di tutto il procedimento di ricorso all'angiografia digitale per via arteriosa
acquisizione ed elaborazione dell'immagine. La capacità di negli altri casi, particolarmente quando si pro-
memoria richiesta è molto grande. Una consolle di coman- spettino aprioristicamente indicazioni al cateteri-
do consente all'operatore di seguire la sequenza di imma-
gini in fase di acquisizione e successivamente di effettuare
smo selettivo e superselettivo arterioso o possibi-
revisioni e elaborazioni. Programmi di calcolo ed elabora- lità di intervento terapeutico per via angiografica;
zioni più complesse sono possibili con una consolle acces- ricorso all'angiografia convenzionale nei casi in cui
soria «analitica». L'immagine è fotografata con stampante la scarsa collaborazione del paziente faccia preve-
laser; l'intera indagine può essere videoregistrata su siste- dere la difficoltà di giungere a una precisa conclu-
mi ad alta definizione. sione diagnostica per via angiografica digitale.
CAPITOLO Vlll

... ,! LE IMMAGINI RADIOISOTOPICHE


?/n. j
GIULIANO MARIANI
:ha 1
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li
li La Medicina Nucleare (disciplina, come in pre-
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deq cedenza detto, oggetto di specializzazione a sé) si
occupa di un insieme di procedimenti diagnostici e
an- terapeutici basati sull'impiego di sostanze radioattive
Jsa
" informa non sigillata. In questo capitolo ci occupere-
mo dei principi propedeutici della radioisotopodia-
ro- i gnostica, rinviando al paragrafo XLIVJ per quanto
M
concerne la radioisotopoterapia.
bi- A differenza di quanto avviene in rOntgendiagno-
ca; stica, ave la sorgente di radiazione- il fascio di raggi
:ui X con il quale si realizza una radiografia o una TC- è
re- esterno al corpo del paziente, le sostanze radioattive
lu- utilizzate in radioisotopodiagnostica, denominate Fig. VIII. L Immagini scintigrafiche del cuore ottenute dopo som-
le. diofarmaci, sono somministrate al paziente con m ministrazione di un radiofannaco che «marca>> i globuli rossi adsor-
bendosi a!la loro superficie (A) c di un radiofannaco che «marca>> i
dalità e tempi opportuni sì che egli diventi una vera e miocardiociti e nel contempo è rapidamente allontanato dal sangue
propria sorgente di radiazioni. Appositi strumenti circolante (B). Ne!! 'immagine A, acquisita all'equilibrio in opportu-
metteranno, poi, di rilevare dall'esterno del corpo la na proiezione, sono visibili lo «stampo» della cavità ventricolarc
sinistra (frecce) e la radice dei grossi vasi (aorta e arterie polmona-
distribuzione del radiofarmaco al suo interno, ri). Nell'immagine B, riferibile a una «sezione» che passa per l'asse
do così informazioni spesso preziose sull'organo in longitudinale maggiore del cuore, è invece ben evidente la parete
studio. miocardica (punte di freccia) che delimita il vcntricolo sinistro appa-
Risultato di un'indagine radioisotopica è un rentemente <(VUO!O)) (asterisco). Le due immagini recano informa-
zioni peculiari rispettivamente sulla cavità ventricolarc c sulla pcrfu-
me di immagini prevalentemente funzionali nelle sione miocardica.
li la concentrazione di un certo radiofarmaco in un
to organo (o la sua variazione di concentrazione nel
tempo) è strettamente legata ai processi biochimici che
determinano e definiscono la funzione stessa di l. I radioisotopi
l'organo.
Il tipo di immagine morfofunzionale ottenuto Si presume nota al lettore la teoria generale della
pende dal tipo di sostanza radioattiva impiegata. Se, ad radioattività naturale e artificiale. È qui sufficiente
esempio, il radio farmaco <<marca» i globuli rossi re che, «bombardando» determinati elementi con neutroni o
sorbendo si alla loro superficie per un periodo protoni (prodotti o accelerati con opportune macchine,
come il reattore nucleare o il ciclotrone), si possono indur-
stanza lungo, renderà radioattivo il sangue contenuto
re nel loro nucleo fenomeni di transmutazione chimica.
all'interno del cuore e dei grossi vasi: l'immagine L'emissione radioattiva che può conseguirne da parte de!
sultante (fig. VIII. lA) rappresenterà quindi le cavità nucleo eccitato e reso instabile (che costituisce in pratica
cardiache (e le loro variazioni di volume durante le una modalità di cessione dell'eccesso di energia apportata
si del ciclo cardiaco). Se il radiofarmaco «marca» i da tale bombardamento) comporta un processo di decadi-
cardiociti accumulandosi in adeguata concentrazione mento ·a forme chimiche stabili diverse dall'elemento di
alloro interno, l'immagine ottenuta rappresenterà la partenza. La radiazione ionizzante emessa può essere costi-
massa miocardica perfusa (fig. VIII. l B). tuita da particelle a (nuclei di elio), da particelle f3 negati-
Capitolo V]lJ ,
94

ve (elettroni) o positive. da y, spesso mediconucleari diagnostiche, nelle quali si fa uso,


da una combinazione d1 pn1 di queste enhta. in vivo, di radioisotopi che emettono prevalente-
Il decadimento avviene secondo una legge generale mente radìazione y di energia idonea per la misura
(di tipo esponenziale, statisticamente casuale) che deter- dall'esterno;
mina il periodo di dimezzamento, o emivita fisica, cioè il
tempo necessario perché la radioattività contenuta in una nella pratica diagnostica sono privilegiati i radioi-
certa quantità di radioisotopo si riduca alla metà del valo- sotopi con minima emissione di parti-
re iniziale. Il periodo di dimezzamento (che può variare da celle a e {t. Queste particelle offrono valide pro-
alcuni secondi fino ad alcuni minuti, alcune ore, o molti spettive radioterapeutiche se concentrate elettiva-
anni) è una costante specifica caratteristica per ogni mente nelle lesioni neoplastiche, ma comportano
radioisotopo, come pure caratteristica è la distribuzione un rischio radio biologico non giustificato nel caso
.energetica della radiazione emessa (distribuzione che delle applicazioni diagnostiche;
costituisce lo spettro di emissione per quel determinato - sono preferiti i radioisotopi y-emittenti con breve
radioisotopo).
Nella pratica medica l'attività radioattiva periodo di dimezzamento, sì che sia possibile
strata nelle varie indagini è dell'ordine dei millicurie somministrarne dosi tali da consentirne la
(mCi) o dei microcurie l Ci, come è noto, è la quan- zione dall'esterno con misure statisticamente sod-
tità di sostanza radioattiva che subisce 3,7xl0 16 disintegra- disfacenti senza comportare al tempo stesso rischi
zioni al secondo. Il Sistema Internazionale utilizza come radiobiologici significativi per i pazienti sottopo-
unità di misura della attività radioattiva il Becquerel (Bq): sti all'esame diagnostico.
l Bq è la quantità di sostanza radioattiva che subisce una
disintegrazione al secondo. Si ha quindi: l!J.Ci=37 kBq, l Il tecnezio-99 metastabile (99mTc) soddisfa a molti di
mCi"37MBq, l Ci"37 GBq. questi requisiti. La sua emissione radioattiva, infatti, è
costituita quasi esclusivamente da radiazione ycon un sin-
Si considerino, con la dovuta attenzione, i seguen- golo picco di energia (140 keV), sufficiente per una buona
ti enunciati: penetrazione attraverso le strutture corporee, quindi per
- i radioisotopi hanno reattività chimica identica a una buona rilevazione dall'esterno mediante le attuali gam-
quella dei corrispondenti elementi stabili. La reat- macamere. La sua emivita è relativamente breve (circa 6
tività chimica caratteristica di ogni elemento è ore) e consente quindi di somministrare al paziente dosi
infatti legata alla conformazione del livello ener- relativamente elevate pur mantenendo il rischio radio biolo-
gico a livelli molto bassi. Il '9mTc costituisce attualmente
getico elettronico più esterno (che ne determina la l'isotopo di più ampio impiego per la preparazione di
valenza chimica), la quale è identica nel radiofarmaci utilizzati a scopo diagnostico nella medicina
topo rispetto all'elemento stabile; nucleare convenzionale.
- ciò che distingue un radioisotopo dal
dente elemento nativo è l'instabilità nucleare e
quindi l'emissione di radiazioni: è proprio questa 2. I radiofarmaci
emissione (o meglio la sua misura dali' esterno del
corpo) che permette l'acquisizione di immagini A differenza dei MdC impiegati in radiologia, i
radioisotopiche; radiofarmaci sono somministrati in quantità assolute
- i sistemi biologici (cellule, tessuti, organi) non del tutto trascurabili, in termini di massa spesso infe-
sono in grado di riconoscere il radioisotopo come riori a nanomoli, ma ugualmente sufficienti per la
diverso dall'elemento stabile nativo: determinare rilevazione dall'esterno con le moderne gammacarne·
la distribuzione ne./l'organismo di una determina- re. I sistemi biologici studiati, conseguentemente, non
ta sostanza radioattiva equivale, quindi, a deter- subiscono «perturbazionh> metaboliche. Gli effetti
minare la distribuzione della corrispondente collaterali e secondari dei radiofarmaci sono da
sostanza nativa non radioattiva; siderarsi del tutto eccezionali.
- le radiazioni a e p- sono assorbite quasi I radiofarmaci possono essere costituiti da specie
te d<,t strutture biologiche di piccolo spessore molecolari molto semplici (come lo ioduro di sodio
(pochi )lm o pochi mm al inassimo): i per quanto concerne il radioiodio ), o molto compi
p i che emettono prevalentemente radiazioni a e se (come una immunoglobulina specifica per un anti·
p-, radiazioni non rilevabili dall'esterno, non gene tumore-associato o un messaggero riconosciuto
sono generalmente utilizzati per applicazioni da strutture recettoriali).
f)[ Le immagini radioisotopiche 95

:o, Il radioiodio rappresenta l'esempio storicamente più stenosi coronarica significativa) evidenzia la
e- consolidato di radioisotopo util.iz_zato p_er radi?- capacità del radiofarmaco di comportarsi come un
ra t rmaci diversi. Sotto forma d1 wne l (classicamente m indicatore negativo (il processo patologico è quin-
atomica di 131 1, attualmente in forma di 1231, entrambi di identificato nell'indagine come area fredda).
identici dal punto di chimico a.llo 1211 nativo.pr.esent.e
)i- come elemento essenzmle corporeo), esso costJtUJsce 1! TABELLA VIII.l. RADIOISOTOPI E RADIOFAR\1ACl DJ MAGGIOR INTE-
ti- radiofannaco ideale per valutare morfofunzionalmente RESSE MEDICONUCLEARE (per i singoli radioisotopi sono riportate
O- l'organo. che utilizza per ! s.uoi. proc.essi di l'emivita fisica e l'energia dei fotoni emessi).
a- sintesi onnonale, la tiroide. Tuttav1a, Il radwwdw puo esse- 99
"'Tc 6,02 ore 140 KeV
10 re incorporato anche in molecole complesse come, per - pertecnetato (encefalo, tiroide, ghiandole salivari, diverticolo di
so esempio, l'acido ortoiodoippurico, assoggettato normal- Meckel, angiocardioscinligrajìa)
mente a totale escrezione a livello dei glomeruli e dei tubu- - DTPA (transito esofageo, svuotamenlo gastrico, scintigrajìa
li renali. Questa sostanza marcata con radioiodio costitui- dinamica renale,jìltrazione glomerulare)
ve sce quindi un radiofarmaco che, mediante valutazione della - DTPA aerosol (ventilazione polmonare)
le sua clearance renale, permette di stimare la portata renale "mercapto-acetil-triglicina (scintigrajìa dinamica renate)
a- plasmatica effettiva. Il radioio_dio può - dimercaptosuccinato (scintigrajìa statica rena/e)
d- ancora più complesse, come gh anticorpi du·ett1 specifica- - macroaggregati di albumina (perfusione polmonare, jleboscinti-
hi grajia)
mente contro certi antigeni tumore-associati espressi alla
- imminodiacetato (fegato e vie biliari)
o- superficie delle cellule neoplastiche (consentendo quindi - metilendifosfonato (scheletro)
di localizzare, attraverso l'indagine radioisotopica, lesioni "nanocolloidi (SRE osseo, linfoscintigrajia)
tumorali). - colloidi (fegato)
di - Sn·· +emazie autologhe (ventricolograjìa all'equilibrio, pool
È importante considerare che la distribuzione ematico del fegato, emorragie intestinali)
n- al! 'interno del corpo di un determinato radiofarmaco - Sn•· +emazie autologhe denaturate (milza)
non dipende dalle caratteristiche fisiche del radioiso- - esametil-propilene-amino-ossina (flusso ematico regionale cere-
oa brale)
er topo impiegato per la sua preparazione (come l'emi- - esametil-propilene-amino-ossina + leucociti autologhi (enterite
O· vita fisica o il tipo di emissione radioattiva), ma esclu- di Crohn, focolai occulti di sepsi)
6 sivamente dalla forma chimica del radiofarmaco stes- - metossi-isobutile-isonitrite e tetrofosmina (miocardio, paratiroidi,
ISÌ so. Ciò spiega perché, nonostante il numero dei radioi- oncotropi aspecifici)

sotopi utilizzati in medicina nucleare sia relativamen- - pirofosfato (scheletro, miocardio necrolico)
te - difosfonati e derivati (scheletro)
te limitato, il numero di radiofarmaci sia superiore a -anticorpi monoclonali (immunoscintigrajìa)
di
la
30 (tab. VIII. l).
111
Da un punto di vista generale, i radiofarmaci pos- 1 13,2 ore 159 KeV
sorio seguire nell'organismo due tipi di distribuzione: "1
1 8,07 giorni 364 KeV (+altri)
- ioduro di sodio (tiroide)
- in alcuni casi il radiofarmaco fornisce una indica- - ippurano (scintigrafia dinamica re naie, flusso p/asmatico renate
zione diagnostica accumulandosi in elevata con- effettivo)
centrazione in un tessuto patologico: l'esempio - metaiodo-benzilgnanidina (diagnosi e terapia del neuroblastoma)
già citato dell'anticorpo marcato che si accumula -anticorpi monoclonali (immunoscintigrafia)
i - IBZN (recettori)
te nelle lesioni tumorali che esprimono alla loro
e- superficie l 'antigene tumore-associato ricono- 'l'Xe 5,24 giorni 81 KeV
la sciuto dali' anticorpo stesso, evidenzia la capacità (ventilazione polmonare, flusso ematico regionale cerebrale)
e- del radiofarmaco di comportarsi come un indica-
tore positivo (il processo patologico è quindi iden- '"'Tl 73,0 ore 69-71-80 KeV
m (miocardio, paratiroidi, indicatore positivo di neoplasie)
:ti tificato dall'indagine come area calda);
1- - in altri casi, il radiofarmaco si accumula fisiologi- 67
Ga 78,2 ore 93-185-300 KeV
camente nei tessuti normofunzionanti, sì che l'in- - citrato (flogosi, indicatore positivo di neoplasie, !infami)
ie dicazione diagnostica è fornita dalla «mancanza 1
"ln 67,4 ore 171-245 KeV
io di accumulo», o «captazione}}, nella porzione di - DTPA (cisternoscinligrafia)
s- organo dove il tessuto sano è sostituito da tessuto - ossina (marcatura di leucociti e piastrine)
i- patologico: l'esempio già citato del radiofarmaco -anticorpi monoclonali (immunoscintigrajia)
lo che non visualizza un settore di mio cardi o ventri- - pentetreotide (scintigrajìa dei recellori per la somalostatina)
colare (per un difetto di perfusione determinato da
Capitolo V[[J
96

Per una serie di motivazioni fisiche, chimiche, biologi- analogo a quello dell'inulina e può essere quindi impiegato
che e Jogistiche, come sopra accennato, il g9mTc costituisce per valutare il filtrato glomerulare. In altri casi l'agente che-
una base quasi ideale per la preparazione di molti radiofar- tante costituisce semplicemente un «ponte» attraverso ì1
maci comunemente impiegati nella diagnostica mediconu- quale il 99"'Tc può marcare stabilmente altre molecole più
cleare. Dal punto di vista fisico, l'emivita relativamente complesse, costituendo radiofarmaci utilizzabili per esplora-
breve (6 ore soltanto) potrebbe rappresentare un fattore re la funzione coniugante epatobiliare, la funzione colloido-
limitante a un vasto impiego (riesce, in effetti, ·difficile pessica del sistema reticoloendoteliale, il rinnovamento
immaginare nella realtà pratica una rete di distribuzione minerale dell'osso, il flusso ematico cerebrale, il flusso mio-
che possa garantire l'arrivo tempestivo di quantità utili del cardico, ed altri ancora.
radioisotopo in tutto il territorio nazionale!). Tuttavia, il
99
'"Tc costituisce il prodotto «figlio)) di un radioisotopo
«genitore», il molibdeno-99, che ha una emivita fisica di 3. La gammacamera
66 ore, quindi molto piU lunga rispetto alle 6 ore del 9?"'Tc.
Il lungo periodo di dimezzamento consente ampi margini È l'apparecchiatura fondamentale della moderna
per la distribuzione anche a lunga distanza dalla· sede di diagnostica radioisotopica «in vivo». Costituisce un
produzione del 9?Mo, fissato stabilmente su un supporto sensibile progresso rispetto allo scintigrafo lineare,
inerte (per esempio, particelle di alluminio) in modo che strumento fondamentale in passato ma non più utiliz-
non possa passare in soluzione. Il 99 mTc, continuamente
zato nella pratica clinica odierna.
prodotto dal suo decadimento, è invece altamente idrosolu-
bile e può essere quindi facilmente eluito in un sistema cro-
Nello scintigrafo lineare e nella gammacamera l'ele-
matografico costituito da una colonna attraverso la quale
mento primario per la misura della radiazione y emessa
vien fatta passare soluzione ftsiologica. In tal modo, il dalla regione corporea in studio è il cristallo di rivelazione
radioisotopo con emivita fisica più lunga rifornirà conti- (fig. VIII.2).
nuamente, mediante questo «sistema generatore)) il cui Trattasi di un vero e proprio cristallo trasparente, chi-
tempo di dimezzamento corrisponde a quello del 99 Mo, il micamente costituito da ioduro di sodio attivato con tallio
radioisotopo con emivita flsica più breve (il 9'""Tc). (Nai:Tl), la cui elevata densità elettronica lo rende alla-
All'atto dell'eluizione con soluzione fisiologica, il mente efficiente nell'assorbimento dci fotoni y incidenti.
??"'Te si trova sotto forma chimica di ione eptavalente, il All'atto dell'intera·zione il fotone cede energia inducendo
pertecnetato CQ'"Tc04"). Questo ione possiede alcune ana- nel cristallo la liberazione di elettroni di ioilizzazione.
logie di comportamento con lo ione ioduro e viene quindi Questi cedono la loro energia cinetica in succesSive intera-
captato dalle cellule tiroidec. Anche se il 99"'Tc04 - non va zioni producendo lungo il loro percorso coppie di elettroni
incontro nella tiroide a tutte le tappe metaboliche che por- e buche (v. fig. II.2), le quali, a loro volta, ricombinandosi
tano alla sintesi degli ormoni tiroidci (come avviene inve- in presenza dell'attivatore, il TI, restituiscono energia in
ce per il radioiodio), esso è comunque impiegato con suc- forma di fotoni luminosi, che, in ultima analisi, sono libe-
cesso per lo studio scintigrafico della tiroide in sostituzio- rati in quantità proporzionale all'energia della radiazione y
ne dello 131 1 (non più utilizzato a questo scopo per le sue assorbita nel cristallo.
proprietà fisiche non ottimali per la visualizzazione median- I fotoni luminosi, producenti vere c proprie piccole
te grurunacamera} e dello 11}1 (ottimale per la visualizzazione
mediante gammacamera, ma' molto costoso e di difficile
distribuzione per la sua emivita fisica di sole 13 ore, senza
disponibilità di un sistema generatore analogo a quello del
99"'Tc). Fig. VIII.2. Rappresentazione
È opportuno ricordare che, nella forma chimica di ione diagrammatica di un tubo rive-
pertecnetato, il 9ry'"Tc è utilizzabile direttamente soltanto per latore di Nal attivato con T1.
la visualizzazione della tiroide e delle ghiandole salivari, AV "" alimentazione ad alto
mentre tutti gli altri impieghi diagnostici richiedono la preli- voltaggio; I =collimatore; 2"'
schcnnatura; 3 =fotocatodo; 4
minare coniugazione stabile con molecole più complesse. In ""griglia di focalizzazione; 5 =
presenza di sostanze riducenti (come lo ione stannoso e l'a- dinodi; 6 = anodo; S = segna-
cido ascorbico, ad esempio), lo ione presente nella le. Il fotone -y lnduce nel cri-
soluzione eluita dal generatore diviene altamente Teattivo stallo l'emissione di fotoni
verso sostanze chetanti, come l'acido dietilen-triamino- luminosi, i quali, a loro volta,
inducono l'emissione da parte
penta-acetico (DTPA), con le quali forma composti più sta- del fotocatodo di elettroni,
bili. Alcuni di questi costituiscono di per sé un radiofarma- assoggettati a moltiplicazione
co, come il \>'J'"Tc-DTPA che ha un comportamento in vivo 1.
nel transito lungo i dinodi.
'[[]
Le immagini radioisotopiche 97

ato cinti!le (da cui il termine di «scintigrafo))), si propagano del corpo del paziente nella quale sarà massima l'efficien-
he- :n'interno del cristallo, schermato dalla luce esterna da un za di rivelazione. Si può in tal modo controllare il potere di
lì] sottile rivestimento di alluminio in tutte le sue facce eccet- risoluzione dello strumento, che è quindi in grado di distin-
più to quella rivolta verso un tubo fotomoltiplicatore contrap- guere due punti radianti diversi posti a una opportuna
,ra- posto. Questo ha_ la di in u? segnale distanza fra loro.
lo- elettricamente mtsurabile l energJa fotomca lummosa. La L'apparato di rivelazione è in grado di misurare la
llÌO faccia rivolta verso il cristallo è trasparente ed è a questo radioattività soltanto in una piccola area del corpo, sia per
io- accoppiatfl. da una «guida;> di luce, cioè da balsamo ottico le dimensioni relativamente piccole del cristallo, sia per la
0 silicone uguale a quello usato per l'accoppiamento delle collimazione del cristallo stesso. Un motore elettrico e un
lenti di un obiettivo fotografico. pantografo guidano la testa a esplorare progressivamente
Sul versante del tubo fotomoltiplicatore giustapposto al l'area in esame con moto di avanzamento lineare.
cristallo è presente un fotocatodo che assorbe i fotoni lumi- L'impulso elettrico in uscita dall'apparato di rivelazione
nosi e libera in loro vece elettroni. All'interno del tubo (nel pone meccanicamente in azione, punto a punto, un martel-
na quale è realizzato il vuoto) sono disposti in sequenza dino- letto che disegna progressivamente su idoneo supporto la
di con potenziale positivo che aumenta progressivamente mappa di distribuzione del radiofarmaco nell'organo in
un da quello più vicino a quello più lontano dal fotocatodo. La studio (fig. VIII. l).
re,
differenza di potenziale accelera gli elettroni nel passaggio
iz- da un dinodo al successivo; l'interazione con il supporto I limiti dello scintigrafo lineare sono costit1,1iti
del dinodo induce la libcr"azione di altri elettroni che si dalla bassa risoluzione (intorno a 15 mm) e dalla
amplificano così numericamente con meccanismo <\a impossibilità di valutare i fenomeni dinamici di distri-
le- cascata>>. Un circuito di raccolta collegato all'anodo del
;sa buzione del radiofarmaco. Per l'esplorazione di un
fotomoltiplicatore genera infine un segnale elettrico
'Ile settore del corpo, come il torace o l'addome
impulsuale di ampiezza proporzionale all'energia totale del
fotone y assorbito nel cristallo. re, sono infatti necessari 15-20 minuti, tempo incom-
hi- patibile con la valutazione scintigrafica di eventi
lio Nello scintigrafo lineare il cristallo ha forma di cilin- fisiologici che variano significativamente in tempi
ta- dro con diametro di 8-10 cm e spessore di 5-8 cm. Le due dell'ordine di pochi minuti (come l'escrezione epatoN
tti. basi sono rivolte, rispettivamente, verso la sorgente della biliare), o di pochi secondi (come l'escrezione rena-
do radiazione y (cioè il paziente) e verso il fotocatodo del tubo le), e perfino inferiori al secondo (come il ciclo car-
le. fotomoltiplicatore. L'insieme cristallo/fotomoltiplicatore,
:·a- diaco).
costituente l'apparato di rivelazione, è completato da un Come sopra detto, modernamente le indagini
mi collimatore. In proposito, è ne.cessario considerate che l'e-
radioisotopiche sono condotte, in prima istanza, uti-
l Si missione della radiazione yha luogo in ogni direzione: ogni
in punto radioattivo dà nr.....:'1e quindi a una vera e propria lizzando la gammacamera, che, nelle sue versioni più
le- <•sfera radiante>> i eu .agp sono costituiti dalla radiazione sofisticate, rende possibile «vedere» simultaneamenN
y che si diparte dal punto stesso. Di questa viene in realtà te ampie parti della superficie corporea.
«vista>> e misurata dall'apparato di rivelazione solo la fra-
>le zione compresa nell'angolo solido sottcso dal punto La realizzazione della gammacamera è stata resa pos-
radiante (il vertice dell'angolo solido) e dai margini ester- sibile da tecnologie di produzione di cristalli di scintilla-
ni della faccia del cristallo. Il cristallo, però, di per sé non zione di grandi dimensioni, fino a circa 40x70 cm di dia-
rende possibile distinguere il punto di origine del fotone r metro e 6-8 mm di spessore. La testa di rivelazione della
(in altri termini se i fotoni luminosi liberati nel suo conte- gammacamera è quindi in grado di vedere simultaneamen-
sto sono prodotti a seguito dell'assorbimento di fotoni r a te un'area del corpo vasta come tutto il torace o tutto l'ad-
""e- direzione perpendicolare o obliqua rispetto al suo asse). dome. Nel contempo, è possibile valutare dinamicamente,
Ciò rende importante dotare il complesso di rivelazione, la con una risoluzione temporale inferiore al secondo, gli
)O
«testa» dello scintigrafo, di un collimatore circolare di Pb eventi fisiologici che si verificano nel suo campo di vista.
«eribratm> da un insieme di fori longitudinali con sezione Il piccolo spessore del cristallo della gammacamera
trasversale per lo più esagonale «a celle di alveare>>, aven- induce una buona efficienza di rivelazione dei fotoni y di
,_ te la funzione (come le griglie antidiffusione in uso per i energia compresa fra l 00 e 200 ke V, per cui risulta ottima-
·i- raggi X - v. fig. IL 7) di far arrivare al cristallo soltanto i le l'impiego del 9'""Tc (fotoni ydi 140 keV) e dello 111 1(foto-
ni fotoni yoriginati lungo l'asse principale del cristallo stesso ni y di 159 keV) per la preparazione di radiofarmaci. A dif-
a, (v. fig. VII1.6). ferenza dello scintigrafo lineare, non sono invece rivelati
"
li,
I fori del collimatore convergono per lo più verso un
punto posto ad alcuni cm di distanza dalla superficie libe-
efficientemente i fotoni di energia superiore (come per
esempio quelli dello 111 1, che ha emissione massima di 364
" ra e sono quindi focalizzati su una piccola zona all'interno keV), che attraversano il cristallo intcragendo minimamen-
98

Fig. VIII.4. Scintigrammi tiroidei ottenuti con gmnmacamcra dopo


somministrazionc e. v. di ""'"Tc-pertecnetato. La distribuzione spazia-
le della radiouttività all'interno del parenchim\l tiroideo è quanti!ati-
vamente rappresentata nell'immagine con una scala di falsi colori. In
A, il polo inferiore del lobo sinistro è occupato da una lesione scinti-
Fig. VIIIJ. Scintigramma tiroideo ottenuto con scintigrafo lineare
graficamente ((fredda)) delimitata da una banderella di tessuto cap-
tante il radiofarmaco, che in questo caso assume il comportamento di
dopo somministrazione e. v, di ,."Tc-pertecnetato. Sono bene eviden-
ziati i lobi destro e sinistro della tiroide (rispettivamente a sinistra e un «indicatore negativO>> (evidenzia, cioè, un processo patologico in
conseguenza della mancanza di captazione nel suo contesto). In B,
a destra dell'osservatore!) nei quali si accumula il radiofarmaco
una parte del lobo sinistro e due aree distinte nel contesto del lobo
simulando il comportamento dello ione r.
destro (che si intravede notevolmente aumentato di volume) appaio-
te con esso. È di per sé evidente che ogni fotone y che attra- no scintigraficamentc «Caldell per l'aumentata captazione dd radio-
farmaco, coafigurando il quadro scintigrafico di una adenomatosi di
versa il cristallo senza cedere energia, e quindi senza libe- Plummer con inibizione funzionale del parenchima restante; in que-
rare fotoni luminosi, è «perso)) dal punto di vista del con- sto caso il '""'Tc-pertecnetato assume il comportamento di un «indi-
teggio e della misura della radioattività. catore positiVO)) (evidenzia, cioè, un processo patologico in conse-
Il cristallo della gammacamera (la quale può avere da guenza della aumentata captazione nel suo contesto).
una a tre testate di rivelazione sì da poter abbracciare l'in-
tera circonferenza del corpo) è accoppiato a numerosi foto- nel centro del cristallo, nel quale ogni tubo fotomoltiplica-
moltiplicatori (fino a 90 e più), esagonali o quadrati per tore fornisce segnale al quadrante cartesiano nel quale è
una migliore giustapposizione, disposti su di esso come situato (fig. VIII.6, a destra). Il segnale proveniente dacia-
singole tessere di un mosaico. Un procedimento elettroni- scun fotomoltiplicatore è <<pesato» elettronicamente in base
co complesso, realizzato mediante un ingegnoso circuito di alla sua posizione: ne risulta la definizione di quattro
posizionamento, rende possibile trattare simultaneamente i segnali (X+, X-, Y+, Y-) determinati dalla posizione del-
fotoni yprovenienti dai diversi punti della regione corporea l'interazione all'interno del cristallo e quindi a essa corri-
in studio e localizzarne il punto di provenienza. In ultima spondenti.
analisi, è possibile ricostruire e visualizzare su un tubo a I quattro segnali sono trasmessi a un primo circuito nel "
raggi catodici o sul monitor TV dell'annesso computer, in quale sono sommati dando vita al segnale Z. Questo segna-
forma singola o sequenziale, immagini espressive della le, il quale costituisce una misura dell'energia totale assor-
distribuzione spaziale (fig. VIIL4) o spaziotemporale (fig. bita, dopo opportune verifiche è trasmesso al tubo a raggi
VIII.5) del radiofarmaco. catodici, nel quale è pronto a innescare il fascio elettroni-
Come ha luogo il procedimento? Ogni punto del cri- co. Simultaneamente i quattro segnali di posizione sono !
stallo è posto in corrispondenza biunivoca con un punto trasmessi a un secondo circuito nel quale sono combinati in
della superficie corporea inquadrata nel campo di vista maniera opportuna sì da fornire i valori finali dei segnali di tl
attraverso il collimatore (f1g. VIII.6, a sinistra). I fotoni posizione X e Y. Questi, dopo opportuna trasformazione, j·
luminosi prodotti in un qualsiasi punto del cristallo indu- sono trasmessi al tubo a raggi catodici nel quale spostano
cono un segnale analogico di ampiezza diversa nei singoli il pennello elettronico nel punto di loro pertinenza. Qui
fotomoltiplicatori in funzione della distanza dalla quale verrà, infine, prodotta, per azione del segnale Z, l' accen- Ì
questi «vedono» il punto dell'interazione. I.:ampiezza è sione del pennello elettronico per un tempo variabile del-
cioè massima per il fotomoltiplicatore posto immediata- l'ordine di pochi microsecondi con conseguente
mente sopra l'area del cristallo nella quale è stato liberato ne di un punto luminoso di intensità proporzionale.
il fotone luminoso e decresce progressivamente per i mol- Una singola immagine è prodotta dalla registrazione di
tiplicatori via via più lontani. I segnali sono amplificati e un numero di eventi variabile da 50.000 a 1.000.000 in un
quindi trasmessi al circuito elettronico di posizionamento. tempo oscillante tra pochi secondi e 15 minuti. Anche se la
Questo utilizza un sistema di coordinate X-Y con origine risoluzione spaziale intrinseca del sistema di posiziona-
Le ùiunagini radioisotopiche 99

Le mappe scintigrafiche ottenute con il procedimento


l descritto sono dette «planari» poiché la regione del corpo
esplorata da una singola acquisizione è riprodotta come
f immagine bidimensionale (cioè con una certa base e una
certa altezza), nella quale, analogamente a quanto accade
11
iJ
in un'immagine radiografica convenzionale, strutture poste
l! a profondità diverse all'interno del corpo sono proiettate su
un unico piano.
li
" Importanti sviluppi della diagnostica radioisotopica
4'

il
! sono resi possibili dall'accoppiamento della gammaca-
mera con un computer <<dedicato» in grado di acquisire
dati con velocità elevata, memorizzarli e elaborarli
secondo programmi prestabiliti dali' operatore. In tal
'.n l11i
1
modo è possibile valorizzare l 'informazione prevalente-
,_il mente funzionale racchiusa in una sequenza di immagi-
p- ni. Associando, ad esempio, la rilevazione della distri-
di buzione spaziale del radiofannaco con l'analisi delle
in 11
B,
variazioni della sua concentrazione in funzione del
lO tempo, si ottengono misure semiquantitative o quantita-
o- tive espressive delle caratteristiche dinamiche del siste-
o-
30'
ma biologico in studio.
di u
Fig. VIII.S. Fotoscintigrafia sequenziale epatobiliare ottenuta con Interesse particolare presentano le immagini
il gammacmnera dopo iniezione e.v. di "'"Tc-imminodiacetato. Si «parametriche» di grandezza (v. Appendice 1.1).
e-
i\'
osservi la progressiva visualizzazione del parenchima epatico, dei Queste immagini esprimono le variazioni di un deter-
>l dotti intraepatici e dell'cpatocoledoco. Quest'ultimo è marcatamente
minato parametro in ogni elemento della matrice di
,,il dilatato (stasi da calcolo); nelle fasi più tardive, tuttavia, gran parte
del radiofarmaco è localizzato nelle anse del tenue. acquisizione, rappresentate «visivamente» mediante
a- li
è 11 una scala di falsi colori (fig. VIII.7), e sono dunque
mento elettronico è di circa 2 mm, il potere effettivo di ben diverse da quelle morfoflillzionali espressive uni-
a- 0ti
risoluzione globale della gammacamera (cioè con il colli- camente della quantità di radiofarmaco presente nel-
se ij
matore in si tu e considerando i fattori di disturbo legati alle l'istante dell'acquisizione in ogni punto dell'organo
ro 'J
;t caratteristiche dell'interazione tra fotoni e strutture corpo-
in studio.
,_Il ree) deve ritenersi intorno a 8 mm. L'utilizzazione di stru-
menti contenenti componenti elettroniche allo stato solido
e di cristalli capaci di localizzare direttamente la prove-
el 4.La SPECT
a- nienza dei fotoni y potrà, in un prossimo futuro, cambiare
drasticamente la situazione.
>r-
gi La gammacamera, utilizzata con le modalità sopra
!i- descritte, fornisce immagini planari, «di sommazio-
10 ne», nelle quali, cioè, le distribuzioni di radioattività
in nei piani sotto- e soprastanti a quello di interesse con-
di tribuiscono alla formazione dell'immagine senza pos-
re, sibilità di discriminazione. È possibile acquisire
10 immagini di singoli strati corporei; quindi propria-
ui mente «tomografiche», utilizzando una gammacame-
n-
:1- ra digitale a una o più testate in grado di ruotare di
o- 360° intorno all'asse longitudinale del paziente lungo
un'orbita circolare o ellittica. La tecnica relativa,
di detta tomoscintigrafia, o SPECT (Single-Photon-
JU
Fig. VIII.6. La gammacamera. A sinistra sezione schematica fronta- Emission Computed Tomography), consente di conse-
le; a destra dettaglio in sezione trasversale del circuito di posiziona-
la (v, testo). S =sorgente; C= collimatore; Nal= cristallo di rive- guire un incremento della risoluzione spaziale e di
a- laz!Qne; FM = fotomoltiplicatori. contrasto rispetto alle immagini usuali (fig. VIII.8).
100 Capitolo VIII

Fig. VIJI.8. Valutazione mediante SPECT della perfusione cerebrale


dopo iniezione e.v. di in un
paziente conva'lcscente da un grave episodio di embolia cerebrale
sinistra. Le: tre immagini a sinistra sono state selezionate tra le nume-
rose acquisizioni planari registrate durante la rotazione della gam-
macamera intorno al paziente e corrispondono alle proiezioni sagit-
1
talc (in allO), laterale sinistra (in centro) e laterale destra (in basso).
l difetti di perfusionc sono già evidenziabili in queste immagini \(di
sommazione», almeno per quanto riguarda la loro estrinsecazione
più superficiale. La ricostruzione tomografica ottenuta a partire dalle
64 immagil1i planari originarie con algoritmi simili a quelli in uso in
TC (v. paragrafo V. l) mostra con maggiore fedeltà la distribuzione
Fig. VIII.?. Immagini ((parametriche>> di grandezza ottenute elabo- del radiofarmaco nella profondità delle strutture cerebrali. La sezio-
rando una acquisizione dinamica fotoscintigrafica epatobiliare ana- ne trasversale qui riprodotta a destra, passante a livello del mesence·
loga a quella di fig. VIII.5. In alto, la curva disegnata sullo sfondo falo, rende particolarmente evidente il difetto di perfusione corticale
dell'immagine scintigrafica «cumulativm> (rappresentante, cioè, frontoparietale, del talamo e dell'ippocampo.
sovrappostc più fasi successive della registrazione acquisita) mostra
l'andamento della radioattività nell'area definita dalla linea sovraim-
pressa sul contorno del fegato. Questa curva attività/tempo esprime 5. La PET
graficamente le fasi di distribuzione del radiofarmaco all'interno
della massa epatocitaria (fase di accumulo, di equilìbrio, di elimina-
zione con comparsa di radioattività nel lume intestinalc).Jn basso è La PET (Positron Emission Tornography) è la tec-
rappresentato mediante scala di falsi colori un parametro significati- nica diagnostica mediconucleare più sofisticata. l!
vo della curva attività/tempo, il tempo di raggiungimcnto del massi- Utilizza radioisotopi emettenti positroni (1 1C, 11 N, 15 0, )!
mo valore di radioattività in ciascun pixeL La scala riportata in basso

l
consente di attribuire a ogni colore dell'immagine il corrispondente
valore di tempo (20-25 minuti per l'arca più periferica del fegato; 30-
40 minuti per l'ilo epatico; 45-60 minuti per il lume intestinale).

l
Nella SPECT si acquisiscono, con incrementi angolari
di pochi gradi, viste multiple secondo piani trasversali
tutt'intorno al corpo del paziente (tipicamente 64 o 128). Si
ricostruisce quindi l'immagine con algoritmi basati sulla l
retroproiczione filtrata, in maniera simile a quanto avviene
in TC. L'acquisizione primitiva richiede circa 10-30' e for-
nisce in genere un insieme di immagini con matrice 64x64
(meno comunemente 128x128). A partire da queste ha
luogo la ricostruzione secondo piani sagittali, coronali e
Fig. VIII.9. Rapprcsentaz,ione diagrammatica di un sistema a tivela-
obliqui. li potere effettivo di risoluzione della SPECT (6-8 tori multipli per PET. d= dctettori; CC= circuiti in coincidenza; l"'
mm) è lievemente superiore a quello della scintigrafia pla- emissione di fotoni"{ valida per la ricostruzione dell'immagine; 2"
nare. diffusione fotonica non valida ai fini suddetti.
VI/I Le immagini radioisotopiche 101

detettore dell'insieme contrapposto. Quando due detettori


rivelano simultaneamente un evento, le loro coordinate
sono registrate in un computer e consentono di definire la
linea di retroproiezione corrispondente a quell'evento nel-
l'immagine ricostruita. L'insieme dei detettori può essere
assoggettato a un movimento di traslazione o rotazione per
li,
migliorare la capacità di campionamento spaziale. Il pote-
re effettivo di risoluzione della PET, intorno a 4 mm, è il
i più elevato fra quelli ottenibili con le diverse tecniche
lli
1 radioisotopiche.
l!
I radionuclidi utilizzati hanno un'emivita fisica
molto breve, variabile da un minimo di 2 minuti (' 50)
Il a un massimo di Il O minuti C8F), e devono quindi
Fig. VJILlO. Immagine PET passante per il piano mesenccfalico otte"
nuta dopo sommimstrazionc e.v. di "F-desossiglucoso in un paziente essere preparati estemporaneamente nella sede ave
affetto da episodio acuto di ictus in sede frontoparictale destra. Le arce verranno utilizzati. Ciò pone la necessità di disporre
con colore arancione-giallo evidenziano un alto consumo di glucosio, di un ciclotrone, un laboratorio di radiochimica e per-
quelle con colore rosso-scuro un basso consumo. È evidente la riduzio- sonale qualificato. I costi di gestione sono dunque
'rale ne dell'attività metabolica non solo nella corteccia primitivamente inte-
ressata dall'evento, ma anche conscnsttalmentc nell'emisfero omolatc- molto elevati, ma giustificati dalle possibilità diagno-
""
•rale rale e nei corrispondenti nuclei della base. stiche spesso esclusive che la tecnica consente.
me- Principali campi di applicazione della PET sono:
om-
tgit- 11f), i quali possono essere incorporati in un numero la stadiazione dei tumori, il controllo dei risultati
·so). 1 pressoché illimitato di composti organici senza alte- terapeutici, il follow-up;
\(di i rarne le caratteristiche biochimiche, e consente con-
ione ·1 la dimostrazione della presenza di tessuto vitale
!alle ' ·
seguentemente di acquisire «in vivm> immagini tomo- suscettibile di rivascolarizzazione nel contesto di
o in grafiche a contenuto informativo biochimicometabo- un miocardio ipoperfuso, possibile con l'impiego
ione lico spesso esclusivo.
zio- del "F-desossiglucoso (v. fig. XVIIL19);
nce- lo studio evolutivo delle lesioni ischemiche cere-
cale Nei tessuti corporei il positrone perde rapidamente
energia cinetica e interagisce con un elettrone andando brali (fig. VIILI O);
incontro ad «annichilazione»: la massa delle due particelle lo studio del flusso ematico cerebrale e del consu-
è convertita in energia e sono prodotti due fotoni r da 511 mo di ossigeno associato al metabolismo glucidi-
keV i quali si allontanano dal punto dell'interazione in co (importante per la diagnosi differenziale fra la
identica direzione ma in verso opposto. In queste modalità m. di Alzheimer e altre forme di demenza).
CC· di decadimento sono intrinsecamente presenti i presupposti
dell'acquisizione tomografica: la rivelazione dei due foto-

'l
1ta. !l!
ni y mediante detettori contrapposti operanti in coinciden- Del tutto recentemente si sono affacciate alla ribalta le
llQ )
za rende infatti possibile la localizzazione del punto in cui nuove apparecchiature TC-PET, le quali consentono - in
si è verificata l'annichilazione. unica indagine! - di «sovrapporre>l all'informazione
Nella pratica è utilizzato un sistema a detettori multipli spe- morfologica fornita dalla TC quella funzionale fornita dalla
cificamente devoluto all'acquisizione di immagini di sezioni PET. All'atto interpretativo delle «immagini di fusione>>

! trasversali. La regione in studio è «circondata>} dall'insieme dei


detettori sì da definire numerose possibili linee di rivelazione
(fig. VIIL9).
Ogni detettore è collegato in coincidenza con ciascun
ottenute, le competenze del radiologo e del medico nuclea-
re convergono nella valutazione dell'informazione risultan-
te, in decisa controtendenza alla frammentazione culturale
(a tutt'oggi imperante!) specialistica e iperspecialistica.
1:
CAPITOLO IX

L'ECOGRAFIA
GIORGIO CITTADINI E LORENZO E. DERCHI

La dizione ultrasonodiagnostica accomuna un perficiali, l'esplorazione per via endocavitaria e la misura-


insieme di .tecniche utilizzanti fasci di ultrasuoni con zione velocimetrica dei flussi vasco/ari (eco-Doppler). Suc-
la finalità di ottenere informazioni diagnostiche - cessivamente (1988) è divenuto possibile inscrivere l'infor-
morfologiche e ftmzionali - sulle strutture corporee. mazione velocimetrica direttamente sull'immagine ecoto-
Poiché le misure necessarie a tal fine sono riferite non mografica (color-Doppler, power-Doppler).
Nelle moderne apparecchiature programmi sofisticati
alla componente «trasmessa» del fascio ma a quella consentono di effettuare ricostruzioni tridimensionali da
«riflessa», nei paesi di lingua neolatina viene comu- sequenze di immagini ecotomografiche acquisite mediante
nemente utilizzato per queste tecniche il prefisso trasduttori guidati meccanicamente o dali' operatore.
«eco» e per il loro insieme la dizione ecografia.
Alcune tecniche fornisc·ono immagini di sezioni cor- Accanto all'uso propriamente internistico dell'ul-
poree (ecotomografia), altre tracciati più o meno trasonodiagnostica (ecografia internistica) si sono
complessi (ecografia A-mode e TM-mode; tracciati sviluppate branche di interesse più propriamente spe-
Doppler), altre infine immagini e tracciati intima- cialistico: l'ecografia l'ecoM
mente integrati sì da costituire entità morfofunzionali grafia oculistica; l'ecocardiografia, tecnica di compe-
peculiari (color- e power-Doppler). Loro pregi prin- tenza squisitamente cardiologica; l'ecografia vascola-
cipali sono la pressoché assoluta innocuità, la prati- re. E simultaneamente tecniche di ecografia intraope-
cità e rapidità di realizzazione delle indagini (effet- ratoria e perendoscopica, per la realizzazione
tuabili anche con apparecchiature portatili), il costo le delle quali è indispensabile uno stretto rapporto di
globale contenuto. Loro difetti principali sono la collaborazione dell'ecografista rispettivamente con il
dipendenza del risultato dalla perizia dell'operatore e chirurgo e l' endoscopista. La virtuale assenza di
la necessità di interpretazione·immediata, «in tempo rischio biologico e i validi risultati semeiologico-dia-
reale», del risultato. gnostici conseg. uibili conferiscono sempre più alle
indagini ecografiche un ruolo di prima istanza in
L'introduzione clinica dell'ecografia risale ai primi an- molte situazioni cliniche.
ni '60, ma solo a partire dall974la tecnologia degli ultra-
suoni ha iniziato a evolvere in maniera rapida (v. tab. AI.2).
Dallascansione ecotomografica statica manuale si è passa-
ti allascansione dinamica in tempo reale. Alle immagini, in
precedenza costituite da soli punti neri o bianchi, senza gri-
gi intermedi, limitate nella loro utilità diagnostica alla dif- dlilgnas!lcbe
ferenziazione di masse liquide da masse solide (immagini IMHZ 20 MHZ
bistabili), si è sostituita una rappresentazione dotata di un'am-
pia gamma tonale sì da poter definire gli aspetti ecostruttu-
rali degli organi parenchimatosi e addirittura le componen-
ti corpuscolari nel contesto di rilievi liquidi (immagini con
scala dei grigi). Sono migliorate la focalizzazione, la riso-
luzione spaziale e di contrasto. Di conseguenza i campi di Hz
applicazione dell'ecografia si sono estesi progressivamente INFRASUDNI SUONI ULTRASUDNI
a tutti gli organi e apparati, a esclusione di quelli nascosti
sotto strati insuperabili di aria e di osso. In particolare si so- Fig. IX.l. Campi di frequenze degli infrasuoni, dei suoni e degli ultra-
no resi possibili lo studio analitico di strutture e organi su- suoni.
104 CapUolo IX 'l
f:
l. Basi fisiche
Gli ultrasuoni (US) sono onde acustiche con fre-
i
il
"i
quenza superiore a 20.000 cicli al secondo (20 KHz),
quindi non udibili dall'orecchio umano. In ecografia il
si utilizzano frequenze comprese tra l e 20 MHz (fig. "il
li
IX.l). Vengono prodotti sfruttando la proprietà di A li
alcuni materiali di entrare in vibrazione ad alta fre- 1:
quenza quando eccitati da impulsi elettrici. La propa-
gazione degli US ha luogo solamente nei mezzi mate- a fascio incidente
O fascio rìflesso
li
riali sotto forma di moto ondulatorio che genera Cl fascio lrasmesso l<
bande alternate di compressione e rarefazio'ne delle rl
Fig. IX.3. Riflessione speculare di un fascio di US in corrisponden- i\
«particelle» che costituiscono il mezzo (fig. IX.2). za dell'interfaccia tra due mezzi (A c B) caratterizzati da differente i!
Essa è assoggettata a una certa «resistenza» intrinse- impedenza acustica. t
ca della materia, detta impedenza acustica, di valore
diverso da mezzo a mezzo.
Le onde ultrasonore sono inviate all'interno del necessità di evitare tragitti del fascio attraverso strutture
aeree ed ossee.
corpo umano portando il cristallo a contatto diretto
Altri importanti eventi cui va incontro un fascio di US
della cute o delle mucose del paziente. Nei punti di pas-
nel contesto tessutale sono la rifrazione, la diffusione e
saggio tra tessuti a impedenza acustica diversa (le l'assorbimento. Si ha rifrazione ogni qual volta il fascio di
cosiddette interfacce), parte del fascio di US viene US incontra J'interfaccia con angolo d'incidenza diverso
riflessa verso il cristallo emittente, parte viene trasmes- da 90°: la sua traiettoria è deviata proporzionalmente
sa ai tessuti sottostanti (fig. IX.3). all'ampiezza dell'angolo d'incidenza. La rifrazione induce
perdita di risoluzione spaziale dell'immagine ecotomogra-
Se l'interfaccia, cioè la <<superficie di frontiera» tra i fica e artefatti da distorsione. Si ha diffusione, cioè par-
due tessuti, è ampia, la riflessione è detta speculare. La sua ziale dispersione de !l'energia in tutte le direzioni, ogni qual
entità è proporzionale alla differenza di 1mpedenza acusti- volta il fascio di US incontra una superficie interfacciale
ca e dipende dall'angolo d'incidenza (nsuitando massima a irregolare. r; energia ultrasonora diffusa in direzione oppo-
90°). L'ecografista cerca sempre, attra\erso l'opportuno sta a quella di incidenza tornerà quindi verso il trasduttore
orientamento del trasduttore, di realizzare questa situazio- dando origine a un segnale di bassa intensità. L'entità del
ne di ortogonalità, ma il successo non è costante data la fenomeno" è funzione delle dimensioni e della forma del
diffusore, oltre che della lunghezza d'onda del fascio. In
POSIZIONE PISTONE POSIZIONE PARTICELLE TEMPO
ogni mezzo materiale il moto ondulatorio delle «particellel>
che lo costituiscono, indotto dal transito degli US, è osta-
..Jl
-. u .'...... ·. : :·: : ..=:
· : .: : .: : ·:..... o
colato da forze di attrito: energia ultrasonora è conseguen-
temente oggetto di assorbimento e dissipazione sotto
forma di calore. L'assorbimento è tanto maggiore quanto
maggiori sono la viscosità del mezzo attraversato, il tempo
----u ..... . di rilassamento delle sue particelle, la frequenza del fascio.

Aria e osso costituiscono i due principali ostacoli


={J :. .:(iV.-.. .. ·.. 2 alla propagazione degli US nel contesto delle strutture
corporee. La presenza di aria tra trasduttore e superficie
corporea è impedita con l'interposizione di appositi gel
:·: :.;::-;;::: : ·:·.
LJ:•:t:.·:..... ......... . .
a idrosolubili.

Che cosa avviene nelle intcrfacce tra tessuti molli e


aria e tra osso e tessuti molli? La frazione di US rifleSsa
Fig. IX.2. Trasmissione degli US in 'un mezzo materiale. La pertur-
bazione indotta da un ipotetico pistone, agente in maniera simile (ma nella prima è del 99,9%, il che rende conto della scampar·
con frequenze di ciclo ben più basse!) rispetto al cristallo piczoclct- sa del fascio al di là di una struttura aerea_ La frazione
trico, induce in tempi successivi (1-3) bande alternate dl compres- riflessa nella seconda è del41%, il che rende conto della
sione e rarefazione delle particelle che costituiscono il mezzo. forte attenuazione del fascio al di là di una struttura ossea.
L'ecografia 105

f:

iil
"i
+ T
'-dB-'
- T
'-111111111-1
----------
----------
il ---------- --------.
"il
li
----------
-..___..-'
'----'
li '----'
1: '----'
'----'

11!

l<
A

B c•
rl
,,il Fig. JX,4. Emissione e ricezione degli US. A: il cristallo piezoelet-
00·
trico (T), attivato da un impulso elettrico, subisce modificazioni di
"' i!
'
forma ad altissima frequenza generando onde ultrasonorc che si pro-
p[Jgano _nel mezzo di energia clc!trica in Fig. IX.S. Tracciato A-mode. Ecografia dell'occhio in paziente con
' )lleccmuca: ej/èllo p1ezoelellnco mverso ). B: tra un Impulso e 1\ suc- distacco di retina. A sinistra, nel tracciato A-mode realizzato lungo la
cessivo, il cristallo entra in <<fase di ascoltm>. C: quando ì! cristallo è linea di vista prcscelta sulla guida del! 'immagine bidimensionale, gli
ure raggiunto dalle onde ultrasonorc riflesse dalle strutture incontrate, echi sono rappresentati come picchi di ampiezza proporzionale alla
subisce modificazioni di forma generando impulsi elettrici (trasfor- loro intensità, posizionati lungo l'asse delle profondità; a destra,
us mazione di energia meccanica in energia clcltrica: effetto piezoelet- nella corrispondente immagine bidimensionale, è ben dimostrato il
trico direi/o). sollevamento di parte della retina con accumulo ematico sottostante.
") di 2. I tracciati ecografici
rso La pratica ecografica ha indotto a individuare,
nte
nello studio di ciascun organo profondo, siti di accesso
1ce I due tracciati più importanti in ecografia sono
ra- non comportanti l'attraversamento di strutture aeree e
quelli detti A-mode e TM-mode. Il primo è utilizzato
m- ossee: questo ruolo di finestra acustica, ad esempio, è
soprattutto in ecografia oculistica, il secondo in eco-
ual espletato dal fegato nei riguardi del rene destro.
cardiografia.
aie
In ecografia sono utilizzati fasci «pulsati» di US prodot- Nell'A-mode (Amplitude Mode) l'esplorazione è
JO·
ore ti da un trasduttore, o <<sonda)), il cui componente fonda- effettuata lungo una sola linea. Ogni eco ottenuto viene
del mentale, il cristallo piczoelettrico, eccitato da impulsi elet- presentato su un'oscilloscopio come un picco di
del trici genera energia meccanica, il fascio di US (effetto pie- ampiezza proporzionale alla sua intensità e con posi-
In zoelettrico inverso- ftg. IX.4A). Successivamente il cristal- zione lungo la linea di base espressiva della profondità
lel> lo è posto in fase di ricezione, o «di ascolto» (fig. IX.4B), sì rispetto alla superficie del trasduttore alla quale esso si
:ta- che gli US riflessi nel contesto tessutale ne possono indurre è formato (fig. 1X.5).
la deformazione meccanica con generazione di impulsi di
,t!o tensione (effetto piezoelettrico diretto - fig. JX4C). Questi Come è possibile stabilire la profondità dalla quale pro-
IliO ultimi costituiscono il punto di partenza per la formazione viene l'eco? Gli US percorrono nei tessuti molli l cm in 6,5
rpo dei tracciati e delle immagini ultrasonografiche.' milionesimi di secondo: conseguentemente, un eco forma-
:io. Materiale piezoelettrico naturale è il quarzo. In ecogra- tosi alla profondità di l cm ritornerà al trasduttore con un ri-
fia, però, sono utilizzati materiali piezoelettrici artificiali le tardo dal momento di emissione dell'impulso di US di 13
oli cui proprietà vibratorie possono essere fatte variare tramite milionesimi di secondo (metà dci quali occupati dal «viag-
we opportuni additivi chimici e trattamenti termici. gio d'andata» e metà dal «viaggio di ritorno»). Determi-
::ie nando, quindi, il «tempo di ritorno» è possibile conoscerne
In ecografia assume rilievo particolare la fre-
sel quenza del fascio di US, cioè il numero di cicli di
la profondità di formazione: se, ad esempio, è di 130 milio-
nesimì di secondo, l'eco si è formato a l Ocm di profondità.
compressione e rarefazione nell'unità di tempo. E così via.
ie
All'aumentare della frequenza migliora la risoluzione
:;sa spaziale lungo l'asse di propagazione del fascio, ma Nel TM-mode (Time-Motion Mode) l'esplorazio-
ar· nel contempo aumenta proporzionalmente l'assorbi- ne è effettuata lungo una sola linea. Ogni eco ottenu-
me mento, sì che l'intensità del fascio si riduce drastica- to viene presentato sotto forma di un punto luminoso,
.Ila mente in profondità ed è possibile quindi solo uno la cui traccia sullo schermo è assoggettata a uno spo-
ea. studio delle strutture corporee più superficiali. stamento orizzontale, in maniera che, se l'eco provie-
106 Capitolo IX

ne da una struttura in movimento, «disegnerà» verti- di scansione)). Successivamente tutto il sistema è azzerato ,
calmente l'andamento del movimento stesso in fUn- (fase di azzeramento). Ultimato il primo ciclo, il cristallo
zione del tempo (fig. IX.6). ripete il procedimento lungo la linea adiacente, e così via
fino alla scansione per «raggi>l successivi di tutto il settore
corrispondente al formato dell'immagine.
3. IJimmagine ecotomogra(ica Quando tutta l'informazione è acquisita, un pcru1ello
elettronico <<riceve» l 'insieme dei dati e invia i segnali neces-
ecotomografica, detta anche in B- sari al monitor TV, nel quale ogni eco è rappresentato sotto
mode (Brightness Mode), è una rappresentazione forma di un punto di luminosità crescente al crescere dell'in-
elettronica su monitor TV dei punti di formazione tensità e posizionato lungo la linea alla profondità di perti-
degli echi di ritorno prodotti dal transito nella sezio- nenza. Successivamente il convertitore verrà cancellato sì da
ne corporea in studio degli impulsi ultrasonori. Ogni poter ricevere le infonnazioni relative alla successiva imma-
eco è rappresentato da un punto di luminosità pro- gine.
Tutto il procedimento è completato in un tempo suffi-
porzionale alla sua intensità. cientemente breve per consentire l'acquisizione di almeno
Gli impulsi sono inviati secondo linee predefinite: 16 imm/s e quindi di riprodurre il movimento «in tempo
parallele l'una all'altra sì da conferire all'immagine reale>) come in una visione scopica. Le immagini possono
un formato rettangolare (fig. IX.7A); divergenti a essere «congelate» elettronicamente e fotografate con !
partire da un punto di origine (formato settoriale - sistema istantaneo Polaroid, con stampanti termiche o laser,
fig. IX.7B); divergenti a partire da un punto non o registrate in forma dinamica su videocassetta.
visualizzato (formato trapezoidale - fig. IX.7C). Nell'attuale evoluzione tecnologica il processo di for-
Ogni trasduttore produce un formato definito in fun- mazione dell'immagine ecotomografica avviene, in realtà,
zione delle sue caratteristiche tecnologiche: numero attraverso meccanismi più complessi. In particolare, sono
di cristalli, tipo di movimento del cristallo o del tra- utilizzati trasduttori a cristalli multipli attivati elettronica-
mente a blocchi variabili di elementi per ciascuna linea di
sduttore nel suo complesso rispetto alla superficie
vista e con definiti ritardi. I relativi problemi sono molto
cutanea, modalità di attivazione elettronica dei cri- complessi e verranno parzialmente considerati nei paragra-
stalli nei trasduttori più sofisticati. fi successivL
Come ha luogo la formazione dell'immagine ecotomo-
grafica? A titolo esemplificativo supporremo di utilizzare
un trasduttore il cui cristallo è forzato meccanicamente a 4. IJecografo
oscillare descrivendo un angolo di 45° (fig. IX.8). Il cri-
stallo, assunto l'orientamento di partenza, emette il primo È costituito fondamentalmente da:
impulso di US (jase di emissione). Si pone quindi in - un trasduttore che genera il fascio di US e riceve
registrando uno per uno gli echi di ritorno lungo gli echi di ritorno;
la linea in scansione (fase di ricezione). L: informazione di un sistema elettronico che guida il trasduttore nel
intensità e di provenienza di ogni eco è transitoriamente
suo ciclo elettroacustico e elabora il segnale;
depositata in un dispositivo di memoria detto «Convertitore
- un convertitore di scansione che digitalizza e
memorizza i dati mentre procede la scansione e li
converte successivamente nel formato richiesto;
- un sistema di visualizzazione e di registrazione
dell'immagine o del tracciato.
Come è comprensibile, per motivi di versatilità
ogni ecografo è corredato da più trasduttori: è così
possibile scegliere, estemporaneamente, il formato di
scansione e la frequenza di emissione a seconda del-
l'organo in studio.
Fig. IX.6. Tracciato TM-mode. Il tracciato dimostra le escursioni Modernamente, ogni trasduttore è costituito da una
sistoliche e diastoliche della valvola mitralc (freccia) e delle struttu-
re incontrate dal fascio di US al di sopra di essa (vcntricolo destro, cortina di cristalli piezoelettrici disposti su un piano linea-
setto intcrventricolarc) c al di solto (parete posterolaterale del ventri- re o curvilineo e attivati elettronicamente in sequenza pre-
colo sinistro). definita. Sul suo involucro è indicato l'intervallo di fre-
IX
-
L'ecografia 107

tlo
Ilo
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>re
A.

Ilo

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in-
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Or- c
ltà, Fig. IX.7. Formalo dell'immagine ecotomografica.
mo A: rettangolare; B: settoriale; C: trapezoidale. Sulla
ca- destra sono riportate, in esempio, tre sezioni ecoto-
. di mografiche del rene destro ottenute nei diversi for-
,Jto mati di scansione.
.ra-
quenze espressivo dell'ampiezza di banda dello spettro in lizzato con ampiezza di banda caratteristica. Mentre nelle
fase di emissione (ad es., 2-4 MHz). Estensione della apparecchiature analogiche queste procedure sono gestite
banda e geometria dell'involucro dipendono dallo specifi- da circuiti elettrici, in quelle digitali la gestione dei proces-
co campo di utilizzazione (v. paragrafo IX.6). Nuovi mate- si di formazione dell'immagine avviene sulla base di preci-
riali piezoelettrici compositi consentono di estendere note- si algoritmi di calcolo già a partire dal generatore di fanna
volmente la banda di emissione dci trasduttori, emettendo d'onda. Il processo di eccitazione dei cristalli assume quin-
impulsi ultrasonori molto brevi e di elevata potenza, con di maggiore precisione nel calcolo dei ritardi di attivazione,
significativi vantaggi in termini di qualità dell'immagine e permettendo grande flessibilità nella modulazione delle
di maggiore versatilità d'impiego del trasduttore. caratteristiche del fascio che risulterà ottimizzato per otte-
nere focalizzazioni multiple in trasmissione e ricezione,
nel nonChé larga ampiezza di banda. Questo processo, reso pos-
Gli ecografi di più piccole dimensioni, «portatili»
l e nel senso stretto della parola, sono sufficientemente llig. IX.S. Modalità di acquisizione
versatili da consentire l'acquisizione di immagini di dell'immagine ecotomografica con
e li trasduttore meccanico a cristallo
>; buona risoluzione di organi superficiali e profondi e singolo oscillante. 11 cristallo, assun-
me la valutazione con tecniche Doppler. to l'orientamento di partenza a un
Gli ecografi multidisciplinari sono basati su tec- estremo dell'arco di oscillazione
nologie totalmente digitali e rendono possibile l 'u- (A), acquisisce la prima linea dì
iità scansione (l); successivamente si
:o sì tilizzazione di tecniche di formazione d'immagine sposta verso il centro acquisendo
) di «avanzate!> (v. paragrafo IX.l 0). Il principale van" linee adiacenti per raggi successivi;
taggia risiede nei processi di acquisizione e di ela- quando raggiunge la posizione ver-
\el- ticale rispetto all'asse del trasduttore
borazione del segnale sofisticati, in grado di (B) ha acquisito un numero di linee
tersi in un apprezzabile miglioramento della qualità pari a metà del formato dell'imma-
una dell'immagine rispetto agli ecografi analogici. gine (n/2); la scansione è completa-
1ea· la quando il cristallo n1ggiunge l'o-
rientamento opposto a quello di par-
JfC· L'eccitazione dei cristalli del trasduttore in numero e in tenza (C). Hformato dell'immagine
fre- sequenzrt opportuna rende possibile ottenere un fascio foca- è seHoriale.
108

slbile dall'aumento della potenza di calcolo degli elaborato- 5. Struttura dell'immagine ecotomogra.
Capitola IX l'i
ri, si riflette in un significativo miglioramento della risolu-
zione spaziale, della risoluzione di contrasto e della risolu- fica
zione temporale dell'immagine ecotomografica.
Nell'immagine ecotomografica la distribuzione 1,
In ecografia la risoluzione spaziale assiale esprime la degli echi consente di riconosccm i contorni e la strut-
1
capacità del fascio di US di separare due oggetti disposti in tura interna (ecostruttura) dell'entità in studio. La pre-
serie lungo l'asse di propagazione. La minima separazione senza di echi dimostra che questa possiede un'orga-
riso\vibile è dell'ordine di 0,1 mm. La risoluzione è fun- nizzazione interna non omogenea e presenta conse-
zione inversa della lunghezza spaziale dell'impulso ultra- guentemente interfacce più o meno numerose (paren-
sonoro (cioè del prodotto della lunghezza d'onda e del chima epatico, splenico, renale, masse neoformate,
numero di onde contenute nell'impulso) e aumenta con la etc.). Cassenza di echi dimostra che l'entità esamina-
frequenza del fascio. La risoluzione spaziale :laterale ta è perfettamente omogenea e il fascio non incontra
esprime la capacità del fascio di US di separare due ogget-
ti adiacenti: questi saranno «risolti)) se la sezione del fascio
è minore dello spazio che li separa. La minima separazio-
ne risolvibile è di qualche decimo di mm. La risoluzione
u.s.
--
può essere aumentata o mediante l'attivazione simultanea
di un alto numero di elementi del trasduttore (apparecchia-
ture con elevato numero di canali, sino a 1024!) o eccitan-
do in tempi successivi un numero ridotto di eleme'nti e rie-
••
.. ...• ..
laborando opportunamente i segnali (apparecchiature con
elevata potenza di calcolo). La focalizzazione del fascio sul
piano azimutale, cioè lo spessore, è ottenuta con lenti acu-

stiche di materiale plastico, ma nuove tecnologie più inci-
sive sembrano prospettarsi allo scopo. La risoluzione di
contrasto, la capacità di riconoscere le superfici di
separazione tra aree strutturalmente simili (e quindi con
valori vicini di impedenza acustica), dipende dal tipo di
materiale piezoelettrico utilizzato, dai sistemi di amplifica-
zione e di compensazione, dal numero di livelli di grigio
che il sistema di visualizzazione è in grado di presentare.
Quanto migliore è la risoluzione di contrasto, tanto mag-
giore la capacità del sistema di rilevare gli echi di bassissi-
ma intensità. La risoluzione di contrasto migliora Con l'au-
mentare della risoluzione spaziale (discriminazione di pic-
coli oggetti) e la riduzione del rumore elettronico. Negli
ecografi di ultima generazione sono utilizzati algoritmi
speciali per adattare la forma e la banda dell'impulso ultra-
sonoro alle caratteristiche ecostrutturali del tessuto in
esame. Per migliorare la risoluzione temporale del siste-
ma è opportuno trasmettere un fascio ultrasonoro scarsa- Fig. IX.9. Echi speculari e diffusi. A: interfacce con superfici più
mente focalizzato con ricezione del segnale su diverse linee grandi della sezione del fascio di US danno origine a echi forti e di
di vista focalizzate ed elaborate in parallelo. intensità dipendente dall'angolo di incidenza dci fascio (echi di tipo
speculare). B: intcrfaccc più piccole della sezione del fascio di US
Tutte le macchine attuali dispongono di molteplici pos- danno origine a echi piccoli e di intensità indipendente dal! 'angolo di
sibilità di regolazioni di e postelaborazione. Le incidenza, con irradiazione dell'energia ultrasonora in tutte le dire-
prime consentono di agire su alcune caratteristiche del- zioni (echi di tipo diffuso). C: sezione ecotomografica del fegato con
l'immagine (bordi, contrasto, rumore), le seconde agiscono dimostrazione della conOuenza delle vene sovraepatichc nella vena
sui livelli di grigio dell'immagine memorizzata per otti- cava inferiore. I.:ecost.ruttura del pnrenchima epatico è costituita da
mizzarne la presentazione sul monitor. echi diffusi, omogenei, di bassa intensità, tra i quali sono talora intcr·
poste strutture (per lo più peduncoli portali) di più ampia
Data la complessità delle attuali apparecchiature eco- (punte di freccia) che danno luogo a piccoli echi di tipo speculare. E
grafiche, le possibili fonti di artefatti sono nUmerose. visibile un piccolo angioma ovalare caratterizzato da echi diffusi di
Trattasi di materia per la quale si rimanda al più alta intensità situato a ridosso della vena sovraepatica destra. La
lavoro di Oliva: «Gli artefatti in ecotomografia)), Ed. delimitazione del fegato è data, nella parte inferiore dell'immagine,
Masson, Milano, 1986. dall'intcrfaccia lineare del diaframma, costituita da echi specnlari.
L'ecografia 109

·a. conseguentemente alcunà intcrfaccia (sangue, bile, 6. Problematiche applicative


ascite, cisti, formazioni solide anecogene).
Gli echi presenti possono essere variamente rap- I:ecografia costituisce la tecnica di studio «per
presentati e distribuiti, immagini» di prima istanza in molti distretti corporei.
ad aspetli ecostmtturah carattenshcJ. Glr ech1 dz t1po Incontra difficoltà (ma non è impossibile\) nello studio
re. l speculare I.X.9A). dalle dell'encefalo, del torace e del tubo gastroenterico per la
ga- degli orgam e de1 grossi vasi e consentono dt dtmo- presenza di interfacce critiche (osso, aria alveolare, gas
se- strame i contorni, la forma e: i rapporti reciproci; gli intestinali).
echi di tipo diffuso (fig. IX.9B), dov!-lti a piccole diso- I: ecografia transrettalc e l'ecografia transvagi-
tte, mogeneità interne, permettono di· analizzarne l'eco- nale assumono rilievo per lo studio analitico degli
na- struttura. ni pelvici.
.tra J vari organi presentano un aspetto
co specifico dipendente dalle caratteristiçhe,. Il trasduttore (5-9 MHz), lineare o microtrapezoidale, è
mostrutlurali: sono, dunque, riconoscibili l'tmo alloggiato su un supporto cilindrico che ne consente l'inseri-
l'altro per forma ed ecostruttura. Gli aspetti mento nel retto e nella vagina. Viene estemporaneamente
turali fondamentali sono riportati in tab. IX.l e in fig. rivestito da un profilattico che è successivamente riempito di
IX. IO. acqua sì da creare continuità acustica con la mucosa. Sono
disponibili corredi per la biopsia transperineale e transrettale.
TABELLA IX. l. ASPETTI ECOSTRUTTURALI FONDAMENTALI. I: ecografia endoscopica, o ecoendoscopia, assu-
me rilievo nello studio dell'esofago, dello stomaco,
a) Ecllstruttura solida omogenea: echi di uguale intensità distri-
buiti in maniera ordinata (parenchimi; alcuni tumori benigni). della parte distale del colon sinistro, dell'angolo
b) Ecostruttura solida disomogenea: echi di varia intensità distri- bilio-pancreatico. Necessita di strumentazione
buiti in maniera disordinata (grasso, muscolo, mammella, altera- cata, ad alto costo, e presenta una certa invasività.
zioni diffuse degenerative c infiammatorie, molti tumori maligni).
Le lesioni focali solide sono: isoecogene se hanno ecostmttura Sono utilizzate sonde a scansione meccanica rotanti
simile al parcnchima normale circostante; ipo- o iperecogene se (che offrono un campo di vista pienamente circonferenzia-
hanno echi di numero e intensità rispettivamente inferiore o
superiore.
lc delle pareti dell'organo in studio e degli spazi circostan-
ti) c sonde a scansione elettronica lineari o trapezoidali
c) Ecootruttura liquida pura: assenza tota)e di echi nel suo conte·
sto (area di «vuoto acustico)) o «ecoprivm> o <<transonicm>). (che offrono un campo di vista longitudinale con apertura
StruHure anatomiche normali (vescica, colecisti, vasi sanguigni, massima di 100°). Il trasduttore (5-12 MHz) è
liquido amniotico); formazioni patologiche con parete propria mente posizionato in riferimento al sistema ottico deU' e
(cisti, idroureteronefrosi); raccolte libere o saccate (versamento doscopio. Sonde a forma di sottile catetere con
ascitico peritoneale), quenza variabile da 7,5 a 20 MHz, sono utilizzate per lo
Poiché l'assorbimento di energia ultrasonora nel contesto di una studio endocavitario della via biliare. La sonda è posizio-
struttura liquida è minore di quello che ha luogo nelle struttmc nata attraverso il canale di setvizio di un endoscopio
circostanti, al di sotto della falda liquida il fascio ultrasonoro ha
maggiore e gli echi di ritorno sono più numerosi
venzionale o- per via transcutanea durante una procedura
(rinfono di parete posteriore). intcrventistica sulle vie biliari, ed è in grado di superare
d) Ecostruttura liquid3 corpuscolata: presenza di echi nel suo stenosi serrate.
più
di contesto (materiale in sospensione!). Bile densa, cisti emorragi-
ipo che, ascessi, empiemi. Il contenuto corpuscolato ccoriflettcntc è I: ecografia intravascolare consente dì valutare
us mobile e può depositarsi nelle regioni declivi generando una vera
per via endoluminale, con trasduttori ad altissima fre-
l di e propria immagine di livello (esempio: fango biliare)
ire·
quenza (fino a 20 MHz), le placche ateromasiche, le
c) Ecostruttura mista: associazione di componente solida c liqui-
:on da. Può trattarsi di: strullure a base solida con inclusi cistici o anastomosi e i bypass vascolari, la parete arteriosa,
ena lacunari emorragici o necroticocolliquativi (tumori!); s/rutlure a nonché i risultati dell'angioplastica, dell'aterectomia
do base liq11ida con inclusi solidi (cistoadenoearcinomi). e del posizionamcnto di stent.
tcr· f) Calcificazioni e strutture a contenuto gassoso: calcoli, calciti·
icie cazioni, osso, aree a intensa eonnettivizzazione, gas intestinali e
È ascessi da anaerobi hanno comportamento simile. V elevata dif. I trasduttori, simili alle sonde a forma di sottile catete-
i di ferenza di impedenza acustica rispetto ai tessuti circost11nti indu- re sopra descritte, sono introdotti attraverso cateteri per
Lo ce riflessione quasi totale del fascio di US (immagine ipereco- angiografia, hanno diametro di circa l mm e sono lunghi
"· genn con cono d'ombra posteriore). oltre l m. Possono essere utilizzati anche per lo studio
intracavitario di organi canalicolari (urctcri e vie biliari).
-----------------------------------
110 Capitolo IX

Fig. IX.lO. Aspetti eco.


strutturali fondamentali.
A: ecostruttura solida
omogenea (punte di frec-
cia) - angioma epatico; B: 1
ecostruttum solida diso-
mogenea (punte di frec-
cia) fibrosarcoma; C:
ecostruttura liquida pura
(frecce) con rinforzo di
parete posteriore (asteri-
sco) - cisti dell'epididi-
mo; D: ecost111ttura liqui-
da corpuscolata (punte di
freccia)- ascesso; E: eco-
strullura mista (punte di i
freccia)- nodulo tiroideo;
F: immagine calcifica
(freccia) con cono d'om-
bra posteriore (asterisco)
- calcolo nella colecisti.
I: ecografia intraoperatoria ha grande rilievo per sonde lineari elettroniche o microtrapezoidali con frequen-
le importanti informazioni che può arrecare, estem- za compresa tra 5 e 13 MI-Iz e apertura di campo variabile
poraneamente, al chirurgo. (tra 3 e 7 cm nelle sonde lineari). Tutti i più recenti sistemi
ecografici intraoperatori sono in grado di eseguire le tecni-
che Doppler. La sterilizzazione della sonda può essere
Le sonde intraoperatorie hanno molteplici forme: M effettuata mediante esposizione a gas o immersione in
T)), con fuoco laterale (scansione orientata sul piano tra- soluzioni germicide. Come alternativa, è possibile l'impie-
sversale rispetto alla posizione del cavo) o con fuoco ter- go di guaine sterili di lattice o polietilene, all'interno delle
minale (scansione diametralmente opposta a esso); <1a l» o quali si inserisce la sonda con alcuni ml di soluzione fisio-
<<a h, dette «infraditù>i in quanto vengono impugnate tra logica o di gel ultrasonografico sì da rendere più agevole
dito indice e medio consentendo di eseguire l'esame anche l'accoppiamento acustico. La guaina protegge la sonda e il
attraverso brecce laparotomiche minime e senza necessità tratto distale del cavo di connessione, la restante porzione
di ampia mobilizzazione dell'organo in studio. Trattasi di del cavo è avvolta in telini sterili.
----------------------------------------'1'-'11

Un importante sviluppo dell'ecografia intraopera- nata in TM-mode per una migliore analisi temporale degli
toria è l'ecografia laparoscopica che si è andata eventi del ciclo cardiaco. Tutti gli ecocardiografi di ultima
diffondendo di pari passo con le nuove tecniche di gene.razione sono dotati di sistemi color- e power-Doppler,
videolaparoscopia e colecistectomia laparoscopica. nonché di tecniche di valutazione del MdC (v. paragrafo
rassociazione dell'ecografia consente di integrare la IX.9) c di funzioni di calcolo avanzate. La rappresentazio-
visione di superficie della laparoscopia con lo studio ne simultanea sul monitor del segnale elettrocardiografico
consente di correlare l'evoluzione temporale dei fenomeni
di profondità, e trova importante indicazione nella
elettrici e meccanici cardiaci. La frequenza dei trasduttori,
dimostrazione di calcoli nella via biliare principale a piccola superficie di appoggio, è solitamente di 2-4 MHz.
durante l'intervento di colecistectomia. Talora sono utilizzati trasduttori transesofagei da 5 MHz.
Le sonde laparoscopiche utilizzano in genere un tra-
sduttore lineare elettronico o microtrapezoidale di frequen-
za compresa tra 5 e 9 MHz montato su uno strumento privo 7. Ecografia interventistica
dì ottica. La lunghezza della sonda varia nei diversi model-
li, mentre la larghezza è di l Omm per adattarsi pienamen- Numerose manovre invasive diagnostiche e/o tera-
te al calibro del trocar sì da evitare la fuoriuscita di aria che peutiche possono essere eseguite sotto guida ecoto-
possa ostacolare il mantenimento del pneumoperitoneo. La mografica. La disponibilità di aghi sottili, che mini-
parte terminale della sonda, dove è posto il trasduttore, può mizzano la probabilità di insorgenza di complicanze
essere rigida o flessibile. La flessibilità, controllabile pur consentendo il prelievo di materiale sufficiente
mediante apposite manopole, rende lo strumento meglio
manovrabile all'interno di aree ristrette della cavità addo-
per l'interpretazione citologica, e la possibilità di
minale e permette inoltre una migliore aderenza sulla controllarne «in tempo reale» sul monitor direzione e
superficie di appoggio del campo chirurgico. La sterilizza- posizionamento, ha reso l'ecografia interventistica
zione dello strumento ha luogo mediante immersione in parte integrante di molti protocolli. L'esecuzione
soluzioni gennicide. della puntura percutanea ecoguidata può aver luogo a
mano libera o utilizzando sonde e dispositivi idonei.
J: l Il ruolo centrale che l'ecocardiografia occupa
,_ attualmente nella diagnostica cardiologica è conside- Costituiscono indicazioni diagnostiche: il prelievo cit_o-
,_
rato specificamente nel paragrafo XVIII.2, al quale si logico e istologico; il prelievo di materiale lìquido Qa sotto-
rimanda. È qui sufficiente dire che le informazioni porre a esami chimico-biochimici, colturalì, citogenetici; l'i-_
diagnostiche apportate dall'ecocardiografia sono di niezione di mezzi di contrasto in organi cavi o in cavità
tale importanza da ritenere questa tecnica di imaging logiche; la misurazione di caratteristiche fisiche dei tessuti
diagnostico parte integrante del! 'esame clinico. biologici (pressione, etc.).
,_
Costituiscono indicazioni terapeutiche: lo
di di raccolte; l'apposizione percutanea di drenaggi; la nefro-
,_ L: ecocardiografo presenta alcune caratteristiche tec n
stomia; l'alcolizzazione di noduli tiroidei e neoplasie epa-
di i che che lo rendono atto a una migliore valutazione delle
tiche; l 'iniezione mirata di antibiotici, chemioterapici, anti-
o; strutture in rapido e continuo movimento. Produce imma-
gini ecotomografiche ad alta cadenza (fattore fondamenta- blastici e semi radioattivi.
'n-" le per la corretta analisi del movimento) sulle quali è pos-
n)
sibile selezionare una linea di scansione che viene esami-
n-
8. IJeffetto Doppler
le
ni Con tale dizione si fa riferimento al fenomeno indi-
ti- viduato da Johann Christian Doppler: la frequenza di
re un'onda ultrasonora che incontra una struttura in
in movimento subisce una variazione di entità
e- te proporzionale alla velocità del movimento stesso, in
le aumento se la struttura si muove avvicinandosi al tra-
o-
,Je sduttore, in diminuzione se la stnlttura si allontana dal
il Pig.IX.ll, Effetto Doppler. fi "'frequenza dell'onda incidente; fr"'
trasduttore (fig. IX. l l). Le apparecchiature ecografi-
frequenza dell'onda riflessa; freccia"' direzione del flusso; $"' ango- che in grado di evidenziare l'effetto Doppler confronta-
"' lo di incidenza del fascio di US rispetto alla direzione del flusso. no fra loro, istante per istante, le frequenze dell'onda
112 Capitolo IX

incidente (fi) e dell'onda riflessa (fr), e ne calcolano la Sono disponibili, nella pratica, tecniche Doppler
differenza (Doppler shift). non selettive .di profondità (Doppler continuo) e tecni-
che Doppler selettive di profondità (Doppler pulsato).
Il Doppler shift dipende dalla velocità della struttura-
bersaglio secondo la relazione: Nel Doppler continuo (fig. IX.l2A) sono utilizzati
due cristalli piezoelettrici indipendenti montati sullo stesso
(2 fi V cosa)lc supporto: uno emette un fascio continuo di US di frequen-
za definita, l'altro riceve il fascio riflesso. Questa tecnica
non ha limite di velocità misurabile ma non rende possibi-
dove: !1fè il Doppler shift;jj è la frequenza dell'onda inci-
le la differenziazione di segnali provenienti da vasi diversi
dente; Via velocità di movimento della struttura-bersaglio; situati lungo l'asse del fascio; in altri termini, non consen-
a l'angolo di incidenza del fascio di US rispetto alla dire- te risoluzione di profondità. Viene impiegata comunemen-
zione di movimento della struttura-bersaglio; c la velocità te per lo studio dei flussi nei vasi superficiali.
di propagazione degli US nei tessuti molli, pari a 1540 m/s. Nel Doppler pulsato (f1g. IX.12B) sono utilizzate
sonde convenzionali per ecotomografia in cui il cristallo
Nella pratica clinica la struttura in movimento è (unico o multiplo) è alternativamente posto in fase di emis-
costituita dal sangue e il Doppler shift è prodotto sione e di ricezione. Il vaso da esaminare viene scelto sotto
dalla diffusione del fascio di US a seguito ddl'intera- la guida dell'immagine ecotomografica. È possibile in que-
zione con i globuli rossi. Mentre fi e fr risiedono nel sto modo, posizionando il volume di campionamento del
segnale all'interno del vaso prescelto, ottenere informazio-
campo ultrasonoro (MHz!) e non sono quindi udibili, ni sul flusso ematico nel suo contesto, eliminando sovrap-
il Doppler shift risiede nel campo sonoro (ki-Iz!) e può posizioni o interferenze dovute a vasi sovra- o sottostanti.
quindi essere amplificato sì da divenire udibile. Il procedimento, quindi, consente risoluzione di profon-
Durante l'indagine, quindi, l'operatore ascolta dei dità.
suoni le cui frequenze variabili nel tempo sono
tamente correlate alla velocità del sangue. Benché Il Doppler continuo, realizzabile con apparecchiatu-
l'orecchio umano sia uno strumento sensibilissimo re di scarso ingombro e basso costo, ha indicazioni limi-
nell'analizzare questi suoni, la necessità di schema- tate allo studio dei distretti corporei nei quali la man-
tizzarli, aggettivarli e registrarli ha indotto allo svi- canza di sovrapposizione vascolare non richiede risolu-
luppo di strumenti analizzatori di spettro che zione di profondità (tronchi aortici! vasi periferici degli
tono di riportare all'interno di un sistema di assi arti!). I sistemi Doppler pulsato, viceversa, parte inte-
tesiani un tracciato spettrale nel quale sonO grante di tutti i moderni ecografi, offrono grandi possi-
sentate simultaneamente tutte le frequenze rilevate, bilità di rappresentazione dei flussi vasco lari. Tre sono
l 'intensità e la fase di ciascuna di esse, e le variazioni le modalità di utilizzazione: il color-
nel tempo. Una volta noti l'angolo a e la fi, Doppler e il power-Doppler.
Nell'eco-Doppler (fig. IX.l3A e B) il volume
nando il Doppler shift è possibile risalire alla velocità campione è posizionato lungo una linea di vista del-
del flusso ematico. Canalisi del tracciato spettrale
permette inoltre di acquisire indicazioni sulla presen-
za, sulla direzione e sul tipo di flusso (arterioso,
so, laminare, turbolento, etc.), e di determinare attra-
verso appositi programmi di calcolo indici importan-
ti per la sua caratterizzazione.

Il più importante di questi, l'indice di resistenza (IR), è


espressivo della forza che si oppone al flusso arterioso, ed
è definito matematicamente dalla differenza tra frequenza
sistolica di picco (Ms) e frequenza massima in fine diasto-
Fig.IX.12. Sistemi Doppler. Doppler continuo (A): il segnale rileva-
le (Md), espressa come fraziorÌe della frequenza sistolica: to proviene da tutti i vasi compresi lungo la linea di vista del fascio;
Doppler pulsato (B): il segnale è rilevato specificatamente all'inter-
no del vaso più profondo in cui è posizionato il volume campione.
Non si hanno così interferenze tra flussi provenienti da vasi situati a
diversa profondità lungo la direzione di propagazione del fascio.
L'ecografia 113

)pier
ecni-
ato).
izzati
tesso
1uen-
c.nica
;sibi-
versi
1sen-
men-
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urne
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Fig. IX.13. Eco-Doppler. Il volume campione è posizionato dall'o- Fig. IX.14. Color-c power-Dopplel'. In entrambi questi sistemi l'analisi
peratore lungo una linea di vista de!l 'immagine ecotomografica (A) Doppler è ottenuta non da nn singolo volume campione, ma da un'arca
all'interno del vaso oggetto di valutazione (B). Nef tracciato spettra- di interesse fonnata da una serie di ipotetici volumi campione posti in
le ottenuto (C), le velocità massime sono indicate dal profilo supe- serie lungo lince di vista (A). Nella scansione color-Doppler
riore dello spettro, (frecce) le velocità minime dal profilo inferiore (B) della vena splenica all'ilo della milza (M), dato il decorso tortuoso
(punte di freccia), mentre l'omogeneità del flusso è espressa dallo del vaso il flusso è codificato in colore blu qnando 1: in allontanamento
spazio compreso tra profilo inferiore del tracciato e linea di base dal trasduttorc (asterischi), in colore rosso quando è in avvicinamento
(asterischi). In B si osservi la sottile linea centrale orientata dall'o- (stella). Nella corrispondente scansione power-Dopplcr (C), espressiva
peratore a livello del volume campione per determinare l'angolo di dell'intensità del segnale (numero di globuli rossi circolanti), il flusso
incidenza tra fascio di US e direzione del flusso, parametro indi- ematico nella vena splenica è rappresentato con un unico colore di tona-
spensabile per il calcolo della velocità. lità costante lungo tutto il decorso del vaso.

leva- l'immagine ecotomografica all'interno del vaso invece la rappresentazione simultanea dell'imthagine
scio; oggetto di valutazione, sì da paterne rappresentare il ecotomografica e del! 'informazione di flusso,
nter-
ione. flusso nell'analisi spettrale (fig. IX.I3C). La ta effettuando l'analisi Doppler non da un singolo
1ati a radi selezione del vaso avvie,ne in tempo reale, sotto volume campione ma da un'area di interesse formata
controllo visivo. Il colorw e il power-Dopplcr offrono da una serie di ipotetici volumi campione posti lungo
114 Capitolo IX

l'asse delle profondità per linee di vista adiacenti (fig. diversa da quella del sangue, consente di ottenere un
IX.14A). L'immagine risultante è quindi la somma di forte segnale diffusione del fascio di US, incremen-
due componenti: una ecotomografica e una propria- tando l'ecogenicità del sangue e l'intensità del segnale
mente Doppler. Il color- e il power-Doppler non fanno vasale nei tessuti in cui esse circolano.
uso dell'analisi spettrale, alla quale si può comunque
ricorrere in una seconda fase per ottenere un appro- Le microbo Ile costituite da aria vanno incontro, dopo la
fondimento mirato. somministrazione e.v., a rapida solubilizzazione nel san-
gue. Per prolungarne l'emivita vengono quindi opportuna-
Il color-Doppler (fig. IX.14B) visualizza la fase del mente «incapsulate» in materiali organici: galattosio e
segnale (in colore rosso quando la direzione del flusso è in acido palmitico (Levovist Schering), fosfolipidi (Sonovue
avvicinamento al trasduttore, in colore blu se è in allonta- Bracco), albumina (Optison Nycomed). Quale alternativa
namento), la media delle M rilevate da ciascun campiona- è possibile l'uso, in vece dell'aria, di gas inerti scarsamen-
mento (con tonalita più chiare o più scure a seconda dei te solubili nel sangue (perfluorocarburi). Le
maggiori o minori valori assoluti) e le variazioni nel tempo. della capsula modulano l'azione del lyldC .in riferimento
Non dà invece rappresentazione dell'intensità del segnale, alla stabilità, all'accumulo nei parenchirrii, alla produzione
per l'impossibilità di esprimere in fonna analitica tutte le di armoniche.
componenti di M come avviene neli 'analisi spettrale. Offre Tutti_i MdC citati, dopo la fase vascolare e prima dei
buona panoramicita e immediatezza nella lettura del segna- loro dissolvimento, si accumulano nel fegato e nella milza
le, aspetto particolarmente utile nello studio di cor- verosimilmente per l'adesione delle microbolle all'endote-
porei con circoli vascolari complessi. lio dei sinusoidi. Questa organospecificità è alla base dello
Il power-Doppler (fig. IX.l4C) visualizza, viceversa, sviluppo di tecniche ecografiche <ldedicate». La tollerabi-
l'intensità del segnale e le sue variazioni nel tempo. Questo lità è comunque molto buona e gli effetti secondari poco
parametro (proporzionale in qualche misura al numero di rilevanti (circa il l 0% dei soggetti lamenta dolore in sede
globuli rossi circolanti e non alla loro velocità!) è calcola- di iniezione e/o sensazione di caldo o freddo).
to dalla somma delle intensità delle singole componenti di
M, positive o negative. Necessita quindi di un unico colo- I MdC interagiscono con il fascio di US in
re, le cui tonalita più chiare o più scure indicano rispettiva- ra complessa dipendente dal prodotto utilizzato, dalle
mente intensità maggiori o minori. In raffronto al color- modalità di somministrazione e dalle caratteristiche ·
Doppler, il power-Doppler non consente di rilevare la dire- del fascio.
zione del flusso e offre una rappresentazione meno ade-
guata di alcuni fenomeni emodinamici, quali pulsatilità,
analisi del profilo del flusso, turbolenze e alterazioni foca-· Parametro determinante le modalità di interazione è la
li di velocità. I suoi vantaggi risiedono in una maggiore
sen.sibilità ai flussi lenti e in una minore dipendenza dal-
l'angolo Doppler, che consente di ottenere un'ottimale
IM
delineazione del segnale Doppler in vasi tortuosi. 1 ,O
La caratterizzazione del flusso vasale mediante il
color- e power-Doppler permette di acquisire infor-
mazioni utili non solo nella diagnostica vascolare, ma 0,6
anche nello studio delle lesioni parenchimali. In que-
ste, la dimostrazione di flusso, la valutazione delle
sue caratteristiche, della morfologia dei circoli nor-
mali e di quelli neoformati, possono consentire
gnosi precise di natura della patologia in esame.
0,0
Fondamentale Armoniche Distruzione delle

9. Mezzi di contrasto Fig. IX.15. Modalità di interazione delle microbolle con un fascio di
US. A basso indice meccanico (IM), la risposta delle microbolle,
Sono costituiti da soluzioni o sospensioni conte- lineare e simmetrica, avviene nel! 'ambito della frequenza fondamen·
nenti nel loro contesto bolle gassose estremamente pic- tale; per valori più elevati, la risposta è lineare ma asimmetrica, e
tende a generare delle armoniche oltre alla fondamentale; ad alto
cole(< 7 in grado di attraversare il filtro polmo- indice meccanico, si determina la rottura delle microbolle con pro·
nare. L'impedenza acustica di tali microbolle, molto duzione di un segnale transitorio, non lineare, ad alta intensità.
IX L'ecografia 115

un tensità, che origina sempre a una frequenza doppia rispetto


:::n- alla fondamentale (seconda armonica). Il segnale è succes-
aie sivamente filtrato per isolare 1'armonica. Recentemente so-
no state introdotte tecniche di sottrazione del segnale che
meglio consentono di isolare il segnale prodotto da tutti i
comportamenti non lineari delle microbolle. In alcune di
J la
an- (imaging armonico con inversione di impulsi), il tra-
na- sduttore invia per ogni linea di vista due impulsi con fase in-
l e vertita l 'uno rispetto ali 'altro, e li confronta in fase di rice-
zione: se non si hanno significative distorsioni del segnale
"''
:iva (echi provenienti da tessuti biologici!), gli impulsi, che han-
no fase opposta, si elidono e non si avrà alcuna rappresen-
en-
tazione di essi; nel caso in cui il segnale di ritorno sia inve-
Frequenza
nto ce distorto e ricco di armoniche e di segnali non lineari, il
Jne Fig. IX.16. Distribuzione di frequenza degli echi prodotti in presen- processo di sottrazione darà luogo a un segnale discreto.
za di MdC (Levovist Schering). Il picco di maggiore intensità (frec- L'intensità del segnale relativo al MdC può essere amplifi-
cia) corrisponde alla frequenza fondamentale (3,75 MHz nell'esem- cata ulteriormente utilizzando un indice meccanico molto
dei pio); un secondo picco (asterisco), di intensità minore, è bene
Jza alto per rendere prevalente il fenomeno della rottura delle
apprezzabde a una frequenza doppia (7 ,5 MHz), cioè in corrispon-
l te- denza della seconda armonica. microbolle sulle altre modalità di interazione (imagìng ad
alto indice meccanico).
tbi- pressione acustica locale esercitata dal fascio, il cosiddetto
JCO ((indice meccanico)) (fig. IX.15). Per valori bassi di tale Le tecniche «dedicate» consentono di rappresen-
ede indice, la risposta delle microbolle avviene linearmente tare il segnale relativo al MdC sia direttamente sul-
con simmetrica alternata riduzione ed espansione del dia- l'immagine ecotomografica, in forma quindi indipen-
metro rispettivamente in fase di compressione e di rarefa- dente dalla velocità del sangue, con grande efficacia
tie- zione del fascio: l'eco di diffusione generato è nell'ambito contrastografica (fig. IX. l?), sia in immagini o
tile della frequenza fondamentale. Per valori più elevati del- power-Doppler.
ohe l'indice, la risposta è lineare, ma asimmetrica con signifi-
cativo aumento del diametro in fase di espansione: sono
La possibilità di controllare il processo di rottura delle
generate armoniche e subarmoniche che arricchiscono la
microbolle modulando i valori dell'indice meccanico nel
frequenza fondamentale. Le armoniche rappresentano, in
tempo apre interessanti prospettive di formazione di imma-
senso musicale, frequenze multiple intere di quella tra-
gini funzionali e di grandezza (tempi di transito del MdC,
Smessa. Poiché le armoniche non sono prodotte se no·n in
curve intensità/tempo), e soprattutto di caratterizzazione
minima quantità dal fascio di US durante l'attraversamen-
delle lesioni focali sulla base della distribuzione del MdC
to dei tessuti corporei, è da ritenere che esse siano specifi-
ca conseguenza deli 'interazione US/microbolle. Per valori
molto elevati dell'indice meccanico, si determina la rottura
delle microbolle con produzione di un· segnale transitorio,
non lineare, a larga banda, di alta intensità (simile a :uno
scoppio!) e non correlato alla frequenza di insonazione.

Lo studio ecografico dopo somministrazione del


MdC può può aver luogo con le usuali tecniche di
scansione rilevando l'incremento dell'intensità del
segnale indotto dal MdC, o mediante tecniche «dedi-
cate>> basate sul rilevamento delle armoniche genera-
• te dal MdC o del segnale prodotto dalla rottura delle
microbolle. Fig. IX.I7. Mezzi di contrasto ecografici. Scansione del lobo destro
o di del fegato ad alto IM prima (A) e dopo (B) somministrazione di
)!le, LiJVovist in un paziente con un nodulo metastatico. Nella scansionc di
1en· Nelle tecniche basate sul rilevamento delle armoniche
base, il nodulo appare difficilmente differenziabile dal parenchima
,, e (imaging armonico- fig. IX.I6), il trasduttore è attivato in
(freccia). !.:accumulo sclettivo del mezzo di contrasto nel sistema reti-
alto trasmissione a una determinata frequenza (ad es., 2 MHz) e coloendotclialc epatico determina, quale conseguenza della rottura
Jro· ricezione a una frequenza doppia (ad es., 4 MHz). Ciò de- delle microbolle, un transitorio aumento dell'ecogenicità che consente
nva dalla necessità di rilevare l 'armonica di maggiore in- una migliore delineazione del nodulo
116 Capitolo IX

in fase arteriosa e portale (tecnica di imaging intermitten- bidimensionale di estensione laterale maggiore rispetto
te,jlash-echo ). all'apertura del trasduttore. La tecnologia per la formazio. 1

ne di immagini ·3D comprende diverse tecniche che si basa-


V uso dei MdC in ecografia ha apportato vantaggi no sulla ricostruzione a partire da una serie di immagini
clinici soprattutto in ecocardiografia, nello studio Dop- bidimensionali ottenute sia con trasduttori convenzionali
pler dei vasi intracranici e nel follow-up dei pazienti con che con trasduttori dedicati (nei quali i riferimenti spaziali
lesioni epatiche trattate con terapie ablative percutanee sono dati da sensori meccanici, acustici o elettromagneti-
ci). È attualmente oggetto di valutazione l'uso di trasdutto-
ecoguidate. Sembra, inoltre, aprire nuove prospettive ri volumetrici a matrice, capaci di acquisire direttamente un
nello studio dei flussi lenti del microcircolo, nella valu- volume tridimensionale sull'area di interesse.
tazione della perfusione a livello capillare e nella quan-
tificazione del volume ematico. L'uso dei MdC ecogra-
fici è stato di recente esteso, con introduzione diretta 11. Effetti biologici degli nltrasuoni
locale, alla valutazione della pervietà tubarica e dei
reflussi vescicoureterali. Importante finalità della ricer- V energia ultrasonora assorbita può indurre diver.
ca attualmente in corso è la messa a punto çli MdC si tipi di effetti biologici: termici, di cavitazione, mec-
diversi con caratteristiche peculiari e tali da consentirne canici. Tutti, peraltro, hanno scarso interesse nella
l'impiego in situazioni cliniche specifiche. pratica ecografica data la bassa intensità dei fasci di
US utilizzati.
l O. Tecniche ecografiche avanzate In un'indagine ecografica la cessione termica locale è
Il ricorso alle immagini armoniche, ottenute come
sopra detto acquisendo anziché il segnale ultrasonoro
di ritorno in frequenza fondamentale una sua armoni-
ca, è possibile anche in assenza di MdC. Vimaging
armonico tessuta/e consente un significativo miglio-
ramento della qualità delle immagini soprattutto in
pazienti obesi.

Benché il segnale armonico .abbia .intensità inferiore


rispetto a quello fondamentale, esso ·non fisente di alcuni arte-
f<J.tti che degradano l'immagine ecografica convenzionale,
quali !'«effetto nebbia>) e !'«artefatto da lobi laterali)). Questi
artefatti - dipendenti dalle caratteristiche strutturali del tessu-
to adiposo, dallo spessore cutaneo e dal grado di idratazione -
si generano al passaggio del fascio di US attraverso i primi
centimetri della parete addominale. Non essendo presenti ini-
zialmente nel fascio nia generate progressivamente durante
l'attraversamento dei tessuti corporei, le armoniche sono sog-
gette a tali artefatti in misura nettamente inferiore rispetto alla
fondamentale, e consentono quindi una migliore valutazione
delle lesioni a contenuto liquido (cisti complesse!), della pare-
te e della presenza di trombi nei vasi sanguigni.

Recentemente sono stati sviluppati "nuovi algo1"i1mi · ·, Fig. JX.lS. Tecniche ecografiche avanzate. A: ricostruzione bidi-
menSionale ad ampio campo di vista dell'arteria carotide comune
di ricostruzione bidimensionale ad ampio campo di sino al !ivello della biforcazione. B: ricostruzione tridimensionale del
vista e tridimensionale dell'immagine ecotomografica sistema vascolare del testicolo a partire da una serie di immagini
e Doppler (fig. IX.18). acquisitè· con tccn_ica, power-Dopplcr; la tecnica consente di delinea-
re il çomplçflSQ siste.ma di vasi intraghiandolari a disposizione radia-
le, che c.onncitOno il mcdiastinum testis (freccia) con il plcsso capsu-
Nel primo caso, la .scansione, basata su trasduttori lare (Ji:unte di freCcià). C: 'ricostruzione tridimensionale di superficie
lineari, consente di ottenere mediante un procedimento di del profilO de! Viso di uh: feto a partire da una sequenza di immagini
autocorrelazione tra linee di vista adiacenti un'immagine ecotomoj:;ràflchè ottcnnt"e in utero.
IX L'ecografia 117

tto va!utabilc intorno a 8 centomillesimi di oc al secondo ed è mina all'interno di volumi sensibili.


io- 1
quindi del tutto . . . .
sa- Per indurre caVltazwne (stabtle o trailSltona) nei tessu- In più di trent'anni di utilizzazione clinica del-
ini ti biologici- cioè produzione di bolle gassose ciclicamen- l' ecografia non sono stati dimostrati danni biologici
ali te assoggettate ad aumento di volume, vibrazione e riso-
sui pazienti sottoposti a indagine e sugli operatori.
ali nanza meccanica, e come tali capaci di produrre frammen-
tazione di membrane e di macromolecole- sono necessa- Gli importanti risultati diagnostici che l'ecografia
:ti- consente di ottenere, anche e soprattutto nella donna
lo- rie intensità del fascio di US molto superiori ai valori uti-
lizzati in ecografia. gravida, rendono il rapporto beneficio/rischio ecce-
un
Poco probabile è anche la produzione di effetti mecca- zionalmente elevato e comunque superiore a qual-
nici causati dalla pressione che il fascio ultrasonoro deter- siasi altra tecnica diagnostica per immagini.

Ila
di

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CAPiTOLO X

LA TERMOGRAFIA

t.I!immagine termografica
La temperatura cutanea varia ampiamente da
distretto a distretto in funzione dell'attività termoge-
netica delle strutture sottostanti (in particolare,
parenchimi e muscoli) e della operatività dei mecca-
nismi di smaltimento del calore. Entrambi questi fat-
tori possono essere significativamente alterati da pro-
cessi patologici: la determinazione di «mappe della
temperatura cutanea» può assumere, conseguente-
mente, grande significato clinico. La termografia si
occupa della produzione e dell'analisi di queste
mappe, le quali costituiscono vere e proprie immagini
corporee rappresentative punto a punto della tempe-
ratura cutanea. Fig. X. I. Componenti dell'immagine teletermografica. Nella parete
anteriore del torace, sul calore di fondo, a distribuzione relativamen-
È opportuno ricordare che: te unifo1111e in entrambe le mammelle c nella regione sternale (grigio
chiaro), spicca il disegno vasale del reticolo venoso (nel caso in
oggetto, di calibro cospicuo e alquanto asimmetrico tra i due lati). Si
- il calore presente sulla superficie cutanea proviene, osServi l'ipertermia dei solchi sottomammari e delle ascelle.
nella quasi totalità, dalle reazioni esotermiche cellulari
che hanno luogo nelle strutture profonde; termico il tronco. Sono più o m.eno intensamente iper-
- l'involucro cutaneo svolge, dal punto di vista biofisico, termiche, inoltre, tutte le aree nelle quali è difficolto-
un ruolo di interfaccia tra strutture profonde e ambien- sa la cessione di calore all'ambiente: solco sottomam-
te esterno per lo smaltirnento del calore prodotto; mario, ascelle, inguini, pieghe glutee. Nella distribu-
- il calore profondo è veicolato alla superficie cutanea o
zione del calore di fondo vige una certa sil'nmetria cor-
per conduzione (con la quale l'energia d'agitazione ter-
mica passa dalle molecole più «calde)) alle molecole porea, la quale rende possibile, in termini relativi, il
più «fredde)) senza spostamento di materia), o per con- confronto con la corrispondente parte cutanea contro-
vezione (con la quale la veicolazione ha luogo a segui- laterale. Al disegno vasale, prevalentemente venoso,
to dello spostamento di liquidi che fluiscono in struttu- possono contribuire tronchi arteriosi superficiali,
re canalari, ad esempio il sistema duttale della mam- come i peduncoli arterovenosi della mammella.
mella e l'albero vasale). In presenza di un'area focale profonda termogeneti-
ca, l'estensione della superficie cutanea coinvolta per
V immagine termografica è costituita da due com- conduzione nella quale verrà indotta la comparsa di
ponenti eli base: il calore di fondo e il disegno vasale un'area ipertermica- tende a corrisponderle proiettiva-
(fig. X. l). Il calore di fondo costituisce la componen- mente e dimensionalmente: è tanto maggiore quanto
te non focale ed è tanto minore quanto più estesa è la più profonda è l'area focale, rendendosi nel contempo
superficie cutanea in rapporto al volume corporeo che minore il suo tenore termico, e viceversa (fig. X.2A).
riveste, e viceversa. Tipicamente ipotermiche sono le La distribuzione del calore per convezione ha luogo su
mani, i piedi, le orecchie, i capezzoli, i testicoli; iper- estensioni più vaste della superficie cutanea, nélle quali
120 Capitolo x-,

2. Teletermografia
Ogni corpo a temperatura diversa dallo zero assoluto
emette radiazioni elettromagnetiche la cui lunghezza d'on.
da è in rapport9 definito con la temperatura. Questa radia-
zione non è monocromatica ma dispersa in uno spettro a
campana il cui aspetto dipende dalla natura del corpo emit-
tente. Se questo costituisce un «corpo nero», cioè è capace
di assorbire tutta la radiazione che riceve e successivamen-
tre di emetterla, lo spettro è identico qualunque sia la natu-
ra e la forma del corpo.
Fig. X.2. Trasmissione in superficie del calore profondo. È ipotizza- La cute umana si comporta, almeno nei riguardi del-
ta la presenza di un nodulo iperlçrmogcnetico nel contesto della l'assorbimento e dell'emissione di radiazione infrarossa di
mammella. Nella pratica possono verificarsi 3 eventi·. l'operatività lunghezza superiore a 3 ).liTI, come un corpo nero pratica-
del meccanismo di conduzione tessuta/e induce la comparsa di un'a- mente perfetto riscaldato a temperatura di 300°K (27°C). Il
rea ipertcrmica cutanea con buona corrispondenza proicttiva rispetto
alla lesione profonda e gradiente termico inversamente proporziona-
suo spettro di emissione comprende radiazioni di lunghez-
le alla profondità di questa (A); l'opcratività del meccanismo della za d'onda da 3 a 20 ).l.m con un massimo a 10 IJ.m. L'entità
convezione duttale annulla la corrispondenza proicttiva tra lesione dell'irraggiamento dalla superficie cutanea dipende in pra-
profonda c area ipcrtermica cutanea inducendo un'ipertermia loca- tica solamente dalla sua temperatura: le misure dell'ener- '
lizzata all'areola mammaria (B); l'operatività del della gia foto nica emessa sono pertanto vere e proprie misure di ·
convezione vasale induce un aumento diffuso del calore profondo temperatura e viceversa.
senza vere c proprie aree ipertermiche focali (C). La radiazione infrarossa trova nell'atmosfera ostacolo :
alla propagazione venendo assorbita più o meno totalmen-
te. Esistono, tuttavia, finestre atmosferiche per la radiazio-
è indotta la comparsa di un calore di fondo senza aree ne infrarossa di À da 3,5 a 4,5 )..tm e da 9 a Il )lm.
ipertermiche (figg. X.2B e C).
Il paziente, liberato dai relativi indumenti, è sotto-
I meccanismi di cessione del calore superficiale all'am-
posto a preliminare climatizzazione di l 0-15 minuti a
biente esterno sono diversi a seconda della temperatura
vigente nell'ambiente.A 20°C sono operanti tre meccanismi temperatura di 20°C in ambiente a pareti scure e in
(tab. X. l); a 38°C la cessione termica ha luogo solo per eva- assenza di sorgenti termiche. Il rilevamento della
porazione. radiazione infrarossa emessa ha luogo a distanza con
apparecchiature alquanto sofisticate e costose.
In medicina sono stati a lungo utilizzati, a scopo
termografico, due sistemi di rivelazione termica: la Nei t-eletermografi di 1" generazione un sistema costi-
termografia a contatto e la teletermografia. I primi tuito da specchi rotanti e lenti ottiche (fig. XJ) raccoglie la
sono modernamente obsoleti; i secondi trovano indi- radiazione infrarossa emessa dalla superficie cutanea e la
focaliz7..a su un rivelatore a essa sensibile costituito da un
cazioni sempre più limitate al campo vascolare, reu- cristallo di antimoniuro di indio o di telleruro di cadmio
matologico e ortopedico-traumatologico. raffreddato a temperatura dell'azoto liquido. Questo tra·
sforma il flusso fotonico, reso impulsuale per l'interruzio-
ne ritmica apportata da una lama rotante, in un segnale elet-
TABELLA X.l. MECCANISMI DI CESSIONE DEL CALORE CORPOREO
trico di ampiezza proporzionale, il quale è visualizzato su
ALL'AMBIENTE.
di un tubo catodico sotto forma di un punto più o meno
1. Evaporazione (attraverso la sudorazione cutanea e la satura- chiaro su fondo scuro. La superficie corporea in esame
zione del vapore acqueo negli alveoli polmonari). viene scandagliata punto per punto attraverso il movimen·
Contribuisce in ragione del 25% a 20°C. to degli specchi rotanti sì da fornire una mappa bidimen-
2. Convezione (riscaldamento e successivo allontanamento sionale- l'immagine tennografica- in bianco e nero. La
delle molecole di aria all'interfaccia cute/atmosfera). mappa è fotografata in bianco e nero o con falsi colori. Una
Contribuisce in ragione del 30% a 20°C. scala di corrispondenza fra temperatura locale e gradazio·
3. Irraggiamento (vero e proprio fenomeno termodinamico ni di grigio o colore, posta alla base della fotografia, per-
mediante il quale l'energia interna si trasforma in energia mette di valutare direttamente le differenze di temperatura.
elettromagnetica in grado di propagarsi a distanza; fotoni
infrarossi). Contribuisce in ragione del 45% a 20°C. Le immagini in bianco e nero utilizzano una gamma
molto estesa di gradazioni di grigio, in modo da con·
La Termografia 121

)\uto :t;ttl-:
'on. /"'
tdia-
ro a
lnÌ!-
!UCe fi"· x.J. Schema cti funzionamento di un di 1" gene-
nen- . ". ne (da Pistolcs1 et al., 1988). I.R. "' radtaZJonc mfrarossa emes-
tatu- superficie Al e A2 di della radia-
. a specchi rotanh; Bl e B2"' lent1 dt focahzzaz10ne; C= lama
10
del- che interrompe ntm1camente il fascio fotonico conferendogli
10
;a di raueristichc impulsuali; D "'cristallo rivelatore; E= sistema di raf-
ad azoto llquido; F"" circuito di produzione dei segnali
:ica-
elettrici.
}11
1-!ez. sentire una riproduzione dettagliata della mappa termi-
llità ca cutanea. Distribuzione e caratteristiche del disegno
pra- vasale sono analizzabili in maniera valida. Le immagini
ner- ' a colori meglio si prestano, viceversa, per l'analisi dei
·e di · gradienti termici cutanei grazie alla visualizzazione di
una serie di aree isotermiche bene identificabili e diffe-
;olo :
ten- renziabili l'una dall'altra (fig. X.4). I; entità del gra-
zio- diente termico è prefissata in forma opportuna dall'o-
Fig. X.S. Elaborazione dell'immagine teletermografica computeriz-
peratore tra 0,1 ezoc. zata attraverso variazioni di ampiezza della finestra termica. In alto:
immagine primitiva con finestra di base a massima apertura termica.
La digitalizzazione dci segnali, come avviene nei In basso: la finestra termica è ristretta per ottimizzare il contrasto e
tto- termografi di 2' generazione, rende possibile una serie di la variazione della dinamica di presentazione dell'immagine. Nel
tti a elaborazioni delle immagini tali da migliorarne le possibi- caso in oggetto (v. fig. X.!), il disegno vasale del reticolo venoso
in lità diagnostiche: variazioni della dinamica di presentazio- superficiale delle mammelle, mal distinguibile dal calore di fondo
ella ne dell'immagine- fig. X.5; analisi termica; estrazione di nell'immagine primitiva, appare delineato con precisione dopo ela-
borazione grazie all'uso di una finestra termica più idonea alla rap·
con presentazione delle differenze termiche presenti.
caratteristiche; riconoscimento di forme. Risoluzione ter-
)Sii· mica e spazia\e hanno rispettivamente valore di O, l o c e O, l
e la mm. L'immagine primitiva o elaborata, presentata su moni-
e la tor TV mediante una scala di falsi colori, può essere foto-
. un grafata mediante un sistema elettronico automatico .
mio
tra·
3. Indicazioni
Jet·
>SU I rilievi semeiologici termografici sono ·basati sulla
eno
tme valutazione del calore di fondo e del disegno vasale
en· della regione corporea in studio. Entrambi possono
_en· andare incontro ad alterazioni qualitative e quantitati-
La ve di complessa interpretazione fisiopatologica.
Jna del termogramma può consentire:
do· Fig. X.4. Tcletcnnografia convenzionale del collo. Si osservi la strut-
Jer· tura in forma di molteplici aree isotermichc bene l 'individuazione di aree iper- o ipotermiche
1ra. Identificabili e differenziabili l'una dall'altra. del gradiente
è prcftssata dali 'operatore e documentata nella scala di rife- logiche, estese in superficie o focali;
(in basso). Carea fortemente ipertermica osservabile a destra la misura del gradiente di variazione termica
ma e generata da un esteso carcinoma della tiroide. locale;
on·
122

lo studio del disegno vasale, spesso tipicamente


anarchico nelle lesioni tumorali
te;
il rilievo di irregolarità segmentarie nei contorni
dell'organo.

I campi di applicazione della termografia sono con-


siderati in tab. X.2.· La relativa problematica è consi-
derata nei capitoli di semeiotica e diagnostica siste-
matica.

TABELLA X.2. PRINCIPALI CAMPI DJ UTJL!ZZAZIONE DELLA TERMO-


GRAFIA.

A Patologia vascolare
Arteriopatie occlusive degli arti; sindrome di Raynaud (pos-
sibilità' di documentare le modificazioni dinamiche dopo sti-
moli termici e farmacologici); flebiti e trombosi venose
profonde degli arti inferiori (dimostrazione delle aree
infiammatorie e dei circoli collaterali); varicocele (vasi vari- Fig. X.6. L'informazione funzionale arrecata dalla teh,tocmogmfia.
cosi e ipertermia del testicolo). Tumefazione della coscia a carattere di massa delle i i i'
B. Affezioni di interesse reumatologico una grossa noce, di consistenza dura, liscia, scorrevole sui piani ,
Patologia infiammatoria e degenerativa osteoarticolare; artri- sopra- e sottostanti. L'esame radiografico mette in luce l'omogeneità ;
te reumatoide (controllo evolutivo); algie muscololegamento- strutturale e la regolarità dei contorni della lesione documentando '
se (traumi da ipertensione). dislocazione, senza apparenti segni infiltrativi, dei piani tessutali ·.
C. Ortopedia e traumatologia adiacenti, con assenza di elementi suggestivi di malignità.
Traumi tendinei, muscolari, articolari; fratture (possibile con- I.:eco/omagrajìa conferma la natura solida della lesione e rileva lievi ,
trollo evolutivo del callo osseo). disomogeneità ecostrutturali interne e 411 definito piano di clivaggio :
D. Chirurgia plastica con i tessuti molli circostanti. La teletermograjìa compu/erizzata
Determinazione della vitalità dei tessuti e dei lembi cutanei; dimostra un'elevata ipcrtermogenesi della lesione (+4°C rispetto ai
evoluzione verso la cicatrizzazione degli innesti. tessuti circostanti), inducendonc a sospettare, contrariamente alle
indagini precedenti, la natura maligna. Diagnosi istologica: fibrosar- :
coma.

L'itspecificità dei rilievi termografici non consen- lorquando utilizzata a complemento di indagini dota· ·
te di norma di ottenere risultati sufficientemente accu- te di maggiore contenuto di infOrmazione anatomica,
rati dal punto di yista diagnostico, in particolare per reca spesso il sussidio di un 'informazione funzionale
quanto concerne la discriminazione tra ipertermia neo- importante (fig. X. Q). A buona ragione,·quindi, la ter-
plastica o da altre cauSe. ConsegUentemente, la fermo- mografia deve essere considerata indagine non elet-
grafia raramente raggiunge, allorquando utilizzata in tiva né alternativa, ma più propriamente comple-
forma isolata, risultati diagnostici conclusivi; ma, al- mentare.
CAPITOLO Xl

LA RISONANZA MAGNETICA

l GIORGIO CITTADINI E FRANCESCO SARDANELLI

l
Questa dizione accomuna un insieme di tecniche Nel complesso, queste tecniche hanno aperto
che Utilizzano il fenomeno fisico della risonanza nuovi orizzonti in diagnostica per immagini, e più
magnetica nucleare (RMN) per: generalmente in medicina, per la possibilità di corre-
lare in vivo, voxel a voxel, morfologia, struttura e fun-
_ produrre immagini di sezione corporee zione.
fia a RM - la N <<nucleare» è oppmiunamente
fia:· omessa nelle applicazioni mediche per i riflessi Il fenomeno. della RMN fu evidenziato
di ' psicologici negativi che è in grado di suscitare in mente nel1946 da Felix Bloch a Stanford e da Edward M.
ani : molti pazienti); Purcell a Harvard, ai quali fu conferito nell952 il Premio
;
_ fornire rappresentazioni isolate di strutture conte- No bel per la Fisica. Le sue applicazioni sono molto impor-
: tanti in chimica e biochimica ove la spettroscopia a RMN
tali nenti fluidi in movimento (angiografia a RM) o
costituisce un potente strumento analitico molecolare. Le
ità.' più o meno stazionari (colangiografia a RM; applicazioni mediche sono più recenti e traggono origine
evi , urografia a RM);
gio . dalle ricerche di Damadian sulla possibilità di discrimina-
- localizzare aree neuronali attivate da stimoli defi- zione tra tessuti normali c tumorali (1971) e dalla ideazio-

'"""
niti (neuro-RM funzionale); ne di una tecnica di codificazione spaziale dci nuclei opera
1lle - determinare, in volumi corporei «mirati» sotto di Lauterbur (1973). Le prime immagini spcrìmentali sul-
:ar- · l'uomo risalgono al 1977, le prime applicazioni cliniche al
guida del! 'immagine, i gruppi chimici o le mole-
cole nelle quali sono contenuti alcuni nuclei ato- 1981.
mici di interesse biologico (1 1P, 1H, 13 C, 21 Na, 19 F):
ta· spettroscopia localizzata a RM;
- in prospettiva, rappresentare in forma di immagi- l. La RMN «a impulsi»
l le ni le mappe di distribuzione di determinati meta-
ef· boliti (tomografia metabolica a RM). Una descrizione sintetica del fenomeno della
el· RrvJN è possibile nei seguenti termini. Alcuni nuclei
le· In tomografia a RM (TRM), tecnica di grande im- atomici, introdotti nel contesto di un campo magneti-
portanza in diagnostica per immagini, il nucleo studia- co uniforme, si rivelano capaci di assorbire energia
to è l' 1H. La tecnica non fa uso di radiazioni ionizzan- elettromagnetica apportata dall'esterno allorquando
ti, ma solamente di campi magnetici e onde a radiofre- questa è erogata con opportuna frequenza (questo
quenza (RF): la sua relativa sicurezza biologica è un «assorbimento risonanteìì rende conto della dizione
importante elemento che ne incrementa la diffusione del fenomeno). La frequenza di risonanza è definita
clinica. Il piano di sezione può essere orientato a pia- dal tipo di nucleo in considerazione e dali 'intensità
cere (fatto, questo, spesso importante dal punto di vista del campo magnetico, ma risiede sempre nel campo
anatomoclinico). Il contrasto può essere oggetto di delle radiofrequenze.
mutamenti radicali indotti in forma controllabile (l'o-
Due modelli consentono di descrivere compiutamente
peratore effettua, in proposito, scelte tecniche determi-
il fenomeno della RMN: quello classico vettoriale e quello
nanti). Le prospettive di caratterizzazione tessutale elettrodinamico quantistico. Ciascuno di essi mette meglio
sono valide. Immagini tomografiche a RM possono in luce alcuni aspetti, sì che nella pratica una descrizione
essere ottenute, sia pure a bassa risoluzione, con l'uti- «ibrida)) è la più utile.
lizzazione di altre specie nucleari (1 1P, 21 Na). I nuclei atomici contenenti un numero dispari di proto-
124 Capitolo X(:

nido ncutroni- quindi, ad esempiO, l' 1H al quale faremo Fig. Nel nucleo del! ''li, la
specifico riferimento - sono intrinsecamente dotati, per rotazwne del protone (p") deter.
caratteristiche della loro struttura, di una proprietà misura" mina la comparsa di un momen.
bile denominata spin. Lo spin è privo di un analogo macra- to magnetico 11, il quale ha orien.
lamento uguale a quello del mo.

eS
fisico: è uso comune, tuttavia, assimilarlo al momento mento angolare di spin: conse.
angolare di un sistema macroscopico ruotante, ad esempio guentemente, il nucleo de\I''B
una trottola. Lo spin, l, è «quantizzato»: può cioè assume- può essere assimilato a una mi-
re soltanto valori discreti interi o semi-interi. In termini di p' croscopic.a spira percorsa da cor-
analogia, l'asse di rotazione del nucleo può essere osserva- rente elettrica o a un aghetto ma-
to, all'atto di una misura, solamente in un certo numero di gnetizzalo.
stati, 2I+l. Il nucleo dell' 1H, come la maggior parte dei
nuclei di interesse biologico (tab. XI. l), ha spin 1/2 e può, rallelo (corrispondente allo stato spin-in-giù). Per le restri- ·
dunque, essere osservato in due soli stati: spin-in-su e spin- zioni di natura quantistica l'allineamento non può essere
in-giù (fig. XL t)'. perfetto (fig. XIJA), sì che il persistere dell'azione delle
forze del campo costringe lo spin a un moto di precessione
TABELLA XJ.l. ALCUNE CARATTERISTICHE DELLE PIÙ IMPORTAI\TI attorno alla direzione del campo (fig. XIJB). ·
SPECIE NUCLEARI DI INTERESSE IN RM. La frequenza di precessione, detta frequenza di
Larmor, è direttamente proporzionale all'intensità del
Quantità Rapporto Frequenza di campo magnetico applicato. È una grandezza del tutto fon-
Specie dell'elemento giromagnetica nsonanza damentale per la comprensione del fenomeno della RMN:
nne !curi nel corpo spin y/2rr. (MHz)
umano (g) (MI-Iz/T) a 1,5 T in termini di analogia definisce la velocità con la quale è
necessario «inseguire» i nuclei in precessione per poter
'H 6930,0 112 42,58 63,86 loro cedere energia e forzarli al cambiamento tra i due pos-
"C 160,0 112 10,71 16,06 sibili stati energetici.
"N 1793,3 l 3,08 4,62 I singoli nuclei di ciascuna sottopopolazione precedo-
"0 15,9 512 5,77 8,64 no in incoerenza di fase lungo l'orbita precessiona\e: visi-
"F 2,6 112 40,05 60,12 vamente ciò si può rappresentare con una caratteristica
llNa 100,0 312 11,26 )6,90
"P 780,0 112 17,23 25,88
immagine «a doppio cono contrapposto» (fig. XI.4A).
:C eccesso di nuclei spin-in-su fa sì che la somma vetto-
La rotazione cui è assoggettata la carica elettrica riale dei momenti magnetici (come è facile verificare con la
nucleare conferisce all' 1H un momento magnetico, !J, regola .del parallelogramma) dia risultato non nullo: il vetto-
avente direzione e verso uguali al momento angolare. Sotto re-somma, disposto longitudinalmente secondo direzione e
certi aspetti è quindi possibile pensare a questo nucleo verso del campo magnetico esterno, assume valori misurabi-
come a una microscopica spira percorsa da corrente o a un li dall'esterno ed è quindi detto magnetizzazione ·macro-
,aghetto magnetizzato (fig. XL2). scopica, M0. Rappresenta <<in forma corale» i nuclei in
In presenza di un campo magnetico esterno B0 il sin- eccesso spin-in-su (circa 10 11 in l cm3 di tessuti moili). La
golo spin (termine, questo, abbreviativo di @ucleo dotato di magnetizzazionc maeroscopica si comporta come una singo-
spin e quindi di momento magnetico») è forzato a un orien- la entità dotata di momento magnetico.
tamento nella direzione del campo, nel verso parallelo (cor- La misura della magnetizzazione macroscopica è pos-
rispondente allo stato spin-in-su ed energeticamente favori- sibile, per motivi tecnici, solo su un piano trasversale
to perché a più bassa energia potenziale) o in quello antipa- rispetto alla direzione del campo magnetico esterno. Poiché _
in situazione di equilibrio M0 è longitudinale e ha compo-
Fig. XI.1, Lo stato spin"in-su e nente trasversale nulla, è necessario allontanarla dal suo
spin-in giù. Lo spin è privo dì un allineamento di equilibrio. Ciò può aver luogo introducen·
analogo macrofisico: può esse- do un secondo campo magnetico esterno diretto trasversal-
re, tuttavia, ·assimilato al mente sì che M0 sia forzata a precedere attorno ad esso (e
momento angolare di un sistema
macroscopico rotante, ad esem- quindi ad allontanarsi dall'allineamento longitudinale).
pio una sfera. Disponendo la Questo campo deve ruotare attorno al precedente alla fre-
mano destra con il pollice esteso quenza di Larmor. Effetti del tutto equivalenti sui singoli
e le altre dita flesse, l'orienta- spin e su M 0 possono essere ottenuti utilizzando, in vece ,
A
' _mcnto di queste determina il
verso della rotazione: se il polli-
del campo magnetico rotante, un'onda elettromagnetica
ce è diretto verso l'alto (A), .si diretta trasversalmente e avente frequenza uguale a quella
configura lo stato spin-in-su; se di Larmor.
è diretto verso il basso (B), si Quali eventi ne conseguono? J singoli spin sono forza-
configura lo stato spin-in-giù. ti a precedere in coerenza di fàse lungo l'orbita prccessio-
La rismwnza magnetica 125
:c----

li, la Fig. Xl.3. In presenza di un


leter- campo magnetico esterno B0 i
men. momenti magnetici sono for-
•rien. zati ad allinearsi in senso
Imo. parallelo o antiparallclo (A). Bo
lllse. I.: allineamento, per restrizioni
\l''B quantistichc, non può essere
>mi- perfetto, sì che il nucleo,
l cor- assoggettato simultaneamente
>ma- allo spin e alla trazione delle
forze del campo, acquisisce
un moto di processione attor-
:strj.· no a questo (B) con frequenza
>sere dipendente dal nucleo in con-
siderazione e dal valore di B0
B c
:Ielle (frequenza di Larmor).
ione Fig. XI.4B EC. I:irraggiamento del sistema di spin con impulsi a RF
induce prccessione coerente degli spin con conseguente allontana-
naie (fig. XI.4B) e assorbono energia «per risonanzw> mento della magnetizzazione macroscopica dallo stato di equilibrio
' di (fig. XI.4C) transendo dal livello energetico minore (orien- c sua precessione attorno alla direzione del campo (B): ne risulta la
dei comparsa di una componente trasversale della magnetizzazione, pas-
tamento parallelo) a quello maggiore (orientamento antipa-
fon- sibile di misura dall'esterno. Simultaneamente, l'energia assorbita
ra!lelo). Il sistema di spin è eccitato; la magnetizzazione
\!N· induce transizioni d.i livello degli spin alterando lo stato di equilibrio
macroscopica si allontana dalla posizione di equilibrio e (C): la componente trasversale della magnetizzazionc macroscopica
tle è
precede alla frequenza di Lannor, cioè «molto velocemen- aumenta e, per gli impulsi cosiddetti a 90°, quest'ultima diviene inte-
loter
te>>, attorno al campo magnetico esterno. ramente trasversale.
pos-
Se l'impulso a RF ha durata tale da <mutare» M0 sul
ed o- Caratteristica del tutto peculiare del fenomeno è
visi- che, a seconda delle modalità con le quali si succedo-
stica
no gli impulsi a RF e della loro durata (la cosiddetta
Fig. XI.4A. Il fenomeno della sequenza), il segnale emesso all'atto del
etto- Bo RMN. In condizione di equili-
to dei nuclei recherà traccia diversa dei parametri fon-
mia brio del sistema di spin, la pre-
cessione dei nuclei spin-in-su e damentali -la densità protonica, il T2 e il T l -e quin-
ne e spin-in-giù ha luogo in incoe-
·abi- renza di fase; l'eccesso di nuclei
spin-in-su genera quale risul-
cro- tante una magnetizzazione ma-
:i in croscopica di equilibrio del
.La voxel, M0, orientata nella dire- Bo Bo
JgO· A zione e nel verso del campo.

pos- piano trasversale, la magnetizzazione longitudinale diviene


·sale nulla. La magnetizzazione trasversale (la quale è appunto
iché . resa massima da un «impulso a 90°>> ed è proporzional-
1p0·
mente minore per angoli di nutazionc più piccoli o più
grandi) induce in una bobina disposta nel piano trasversale
suo
un segnale elettrico oscillante alla frequenza di Larmor, il
cen· D E
segnale RM. Questo segnale, che ha intensità iniziale
:sal-
direttamente proporzionale al numero di nuclei di 1H pre-
o (e Fig. XI.4D E E. Cessato l'irraggiamento, gli spinsi defasano e la
senti nell'unità di volume (densità protonica), diminuisce
lie). magnctizzazione trasversale si riduce (D); simultaneamente, lo
esponenzialmente una volta cessato l'impulso di eccitazio- scambio di energia con il microambiente circostante induce disecci-
fre· ne a cagione del defasamento nucleare (rilassamento
go li tazione nucleare con ripristino dello stato iniziale di equilibrio del
spin ·fig. XI.4D, del quale è espressivo il parametro tem- sistema di spin (E). Oggetto di misura è la quantità di magnctizza-
1ece . porale T2) e della progressiva ridistribuzione dei nuclei tra zione che è possibile osservare sul piano trasversale e la velocità con
•tica l due livelli energetici disponibili fino al ripristino della la quale questa si attenua nel tempo a seguito dei fenomeni di defa-
1ella situazione di equilibrio (rilassamento spio-reticolo " fig. samento (rilassamento trasversale, o spin-spin, o T2) c di discccita-
zione del sistema di spin (rilassamento longitudinalc, o spin-reticolo,
XL4E, del quale è espressivo il parametro temporale Tl). o T t). Il segnale elettrico che ne risulta, misurabile con opportuna
rza- Ambedue questi parametri dipendono criticamente dal bobina, assume un caratteristico andamento sinusoidale decrescente
:sio- l!licroamhiente chimico che circonda il singolo nucleo. (v. fig. Xl.8).
126 Capitolo

di rifletterà proprietà biofisiche diverse dei tessuti campi magnetici oscillanti prodotti da altri nuclei magneti.
occupanti il singolo voxel. Su questa base è generabi- ci, da ioni e aventi proprietà paramagnetiche, da
le un contrasto multiparametrico, modulabile e molecole magnetizzate per la rotazione veloce della carica
non unidirezionale tra i diversi tessuti biologici. elettronica. n trasferimento di energia è tanto più efficace
quanto più la frequenza di oscìllazione di queste entità
approssima quella di Larmor. Grande importanza hanno, in
proposito, le dimensioni della molecola:
2. I meccanismi del rilassamento
le grosse molecole, ad esempio le proteine, hanno uno
Come abbiamo visto, non appena cessato l'impulso di spettro ristretto di frequenze di rotazione e la frazione
eccitazione inizia il rilassamento spin-spin, con progressi- di molecole che ruota alla frequenza di Lannor è molto
vo defasamento nucleare, al quale consegue una diminu- piccola;
zione della magnetizzazione trasversale e quindi del segna-
- le molecole di medie dimensioni, ad esempio i lipidi
le prodotto nella bobina di ricezione. Candamento nel hanno uno spettro più ampio di frequenze di
tempo è esponenziale e la costante che governa il fenome- e la frazione di molecole che ruota alla frequenza di
no è detta T2 «spurio», o T2*. Il T2* dà una misura simul- Larmor è molto elevata: da esse è dunque da attender.
tanea degli effetti sulla frequenza di precessione del singo- si un contributo elevato al rilassamento TI;
lo spin indotti dalle interazioni con i dipoli magnetici a
mobilità nulla del microambiente (disomogeneità - le piccole molecole, come l'acqua, hanno uno spettro
molto ampio di frequenze di rotazione e la frazione di
ca tessutalc) e dalle inevitabili disomogeneità del campo
molecole che ruota alla frequenza di Larmor è inter- ·:
magnetico Bo. Esso va opportunamente distinto dal T2
media tra le precedenti;
«vero» che è «depurato», con opportuni accorgimenti tec*
nici (v. paragrafo XI.5), di quest'ultima componente. - la frazione di molecole dotate di mobilità nulla, e quin-
11 rilassamento spin-reticolo, che come abbiamo visto di efficienti nel rilassamento T2 (disomogeneità del
induce un progressivo recupero della magnctizzazione lon- microambiente!), diminuisce dalle grosse alle medie,
gitudinale, richiede uno scambio di energia tra il sistema di alle piccole molecole.
spin e il microambiente circostante. Questo scambio ha
luogo in tempi più lunghi rispetto ai tempi necessari per il In linea generale, come mostrato in fig. XI.5, la
defasamentci. Anche il recupero della magnetizzazione lon- RM è in grado di differenziare un insieme di moleco-
gitudinale ha andamento esponenziale ed è governato dalla le «invisibili>' (Ca, idrossiapatite, proteine, macromo-
costante sopra definita TI. lecole, membrane cellulari, etc.) e un insieme di
Come ha luogo lo scambio di energia tra spin eccitati e molecole più o meno «visibili» (grassi e acqua). -
retìcolo circostante? Il meccanismo fondamentale è il tra- Mentre i grassi, peraltro, non hanno tendenza a irite·
sferimento aradiativo di energia: lo spin cede energia ai ragire con altre molecole (e costituiscono, nella prati-
ca, un compartimento «chiuso»), l'acqua interagisce
Sequenze T1-pesate continuamente con le macromolecole fluttuando tem·

-•..::=:=J
poralmente tra lo stato «libero>' e quello «legatm> (il
che, di riflesso, ne determina i·valori concreti di TI e
T2).
c. Le molecole di acqua possono trovarsi nei tessuti bio·
Id rossi·
apatite Acqua Acqua Acidi logici in due stati principali: libero (90-95%) e legato più o
«libera» grassi
Proteine «legata» meno saldamente alla superficie delle macromolecole pro-
Macro- teiche (5-10%). L'acqua libera contribuisce scarsamente al
molecole
Membrane rilassamento; l'acqua legata ha moti molecolari più lenti e
più vicini alla frequenza di Larmor, e contribuisce quindi
maggionnente al rilassamento. Acqua libera e acqua lega·
ta sono tra di loro in uno stato di equilibrio dinamico, il
quale può essere turbato da stati patologici diversi. In
molti tumori il contenuto totale di acqua e il rapporto acqua
Sequenze T2-pesate lìbera/acqua legata sono aumentati: conseguentemente il
Fig. Xl.S. Molecole «visibili)) e ((invisibili)) in RM. È rappresentata, TI e il T2 sono allungati. Un aumento di circa l'l% del
con scala arbjtraria di grigi, l'intensità del segnale emesso in funzio- .contenuto di acqua si traduce in un aumento di circa 1'8%
ne della «sequenza)) di impulsi a RF. del TI.
_____________

eti. Per quanto concerne i diversi tessuti, i valori di T l 3. La formazione dell'immagine tomo-
da T2 ampiamente variabili, dipendono criticamente grafica a RM
·ica diversa nel c?ntesto, dei
ace compartimenti molecolan.sopra e con:unque
tità Tre proprietà del segnale di risonanza devono
. !prattutto i 1contenuto dz grassz e dz acqua hbera e essere attentamente considerate per la comprensione
,in quello che, in condizioni normali e patofogi- dei meccanismi di formazione dell'immagine:
cl;e, condiziona i tempi di XI:6} ..
Grande interesse suscitano m RM 1 tentativi d1
lno - è emesso immediatamente al termine dell'impulso
one estrazione di informazione sul tipo di tessuto e sul a RF di eccitazione (quindi, in termini tecnologi-
llto tipo di patologica, in i ten- Ci, «troppo prestoJ> per una sua completa lettura);
tativi di caratterzzzazwne tessuta/e. Si puo dm: che: - il suo decadimento è più rapido di quanto
idi, secamente dovuto alle interazioni (per il
Jne _ gli stati patologici che inducono modificazioni del
defasamento «spurio>> indotto dalla disomoge-
L di contenuto e della distribuzione dell'acqua
neità del campo magnetico);
ler. le influenzano in manie1:a concreta i valori di T l;
- nelle condizioni sperimentali sopra descritte esso
_ gli stati patologici che inducono importanti
proviene globalmente dall'intero volume corporeo
ltro zioni delle strutture macromolecolari influenzano
; di (è cioè privo di informazione spaziale).
in maniera più sostanziale i valori di T2.
ter- ·:
La correzione dei primi due aspetti è possibile
In accordo con queste tendenze, le immagini
lÌn·
producendo un «ecmJ speculare più tardivo del segna-
recheranno evidenza, sotto forma di maggiore o
del le (v. fig. XLIO).
minore intensità del segnale nei singoli voxel, della
jie,
natura del tessuto.
Il procedimento di formazione del!' immagine
[]intensità relativa del segnale ptmto a punto
tomografica a RM è molto complesso e verrà qui
l'immagine tomografica a RM è determinata
, la descritto in forma semplificata nelle sue due
mente dai parametri prescelti per la sequenza di
CO· nenti fondamentali, !'acquisizione e la ricostnlZione.
impulsi (v. paragrafo Xl.5).
00· La fase di acquisizione richiede l'eccitazione
di va di uno strato corporeo e la successiva codifica
Ja).. ziale, per righe e per colonne, dei suoi singoli voxel,
ite- sì che il segnale globale di rilassamento proveniente
ati- dall'intero strato rechi infomazioni sui punti dello
sce 200 spazio dai quali provengono le sue componenti. Nella
:m· ei•U successiva fase di ricostruzione il segnale sarà scom-
(il sangue
stravaoatc
edema
posto nelle singole componenti individuando quanto
le di pertinenza di ciascun voxel.
mat.rlalo L
oolllquato L'eccitazione selettiva e la codifica spaziale
mensionale sono ottenute mediante l'applicazione, in
JiO· tempi opportuni, di gradienti di campo magnetico. AI
iù o tumorl campo magnetico B0, in altri termini, sono sovrappo-
)to·
e al sti deboli campi additivi che rendono controllatamen-
tli e
indi
' L,_J mu•oclc

c=:::J
te diversa da punto a punto l'intensità del campo tota-
le e conseguentemente modificano la fase e la
!ga· quenza della precessione.
J,il T1(s) 2.5
In La prima fase del procedimento di acquisizione del-
qua Fig. Xl.6, Valori di TI (in ascissa, espressi in secondi) e di T2 (in ordi- l'immagine è la selezione dello strato. Questa ha luogo
e il espressi in millisecondi) per alcuni tessuti normali ed entità palo· applicando, durante l'erogazione dell'impulso a RF, un
log1che.Si osservi l'ampia variabilità di comportamento dci tessuti
del lunwrah c la cospicua sovrapposizione di valori tra cisti, edema e gradiente <1di selezione» in direzione ortogonale rispetto al
'8% materiale colliquato ascessuale. Da Naidich, Zerhouni e Siegelman, piano prescelto di sezione (fig. XI.7 A).
1991, modificata e ridisegnata. Una volta spento il gradiente di selezione si applica,
128 Capitolo)(/

per un tempo molto breve, lungo uno dei due assi principa- ne con gradiente nullo) a +128. La matrice numerica che
li del piano, un secondo gradiente lineare: in tal modo gli risulta è convenzionalmente denominata spazioRk. Su d'
spin situati in «colonne» diverse de! piano di sezione sono essa si eseguè un procedimento matematico detto
assoggettati a un diverso valore di campo c conseguente- mata di Fourier (fig. XJ.8) capace di trasportare i dati
mente precedono con diversa frequenza. Quando il gra- relativi all'evoluzione temporale del segnale dal dominio
diente è spento, gli spin di una colonna definita si trove- intensità/tempo al dominio intensità/frequenza, risolvendo
ra_nno tutti nella stessa posizione dell'orbita precessionale, così l'immagine lungo la prima dimensione; successiva,
mente, con una nuova trasformata di Fourier, verrallllo
discriminate le differenti componenti di fase del segnale
risolvendo l'immagine lungo la seconda dimensione.
e colonne dell'immagine bidimensionale (20) possono, a
scelta deli' operatore, rappresentare fasi o frequenze della
codifica d'immagine.
B c In caso di acquisizione tridimensionale (3D) è necessa.
rio un ulteriore insieme di dati con codifica di fase lungo lo
Fig. XI.7. Selezione dello strato in studio (A) c successiva codifica, spessore del volume indagato, il che comporta lo svantag.
nel suo contesto, della fase (B) e della frequenza (C) di precessione
gio di un sensibile allungamento del tempo di acquisizione
degli spìn. Il procedimento rende possibile (<isolare>> la componente
di segnale proveniente dai singoli voxcl. ma anche il vantaggio della riduzione dello spessore di
strato all'atto deUa ricostruzione (che può scendere al di
posizione peraltro caratteristica di quella cOlonna e diversa sotto del mm!).
da quella di ciascuna altra colonna (f1g. XI.7B). Si è così
realizzata una codifica della fase per ogni singola colonna
ed è ora sufficiente accendere un terzo gradiente diretto 4. Il tomografo a RM
secondo l'altro asse principale del piano durante la lettura
del segnale RM per generare la codifica della frequenza
È una macchina molto complessa (fig. XL9) i cui sot-
per ogni singola riga (fig. XI.? C).
tosistemi principali sono: il magnete; il sistema dei gra-
Tuttavia, da un singolo segnale non è possibile ricava"
dienti; la catena a RF con la bobina di trasmissione e la
re l'informazione necessaria a ricostruire un'intera-imma-
bobina di ricezione; la sezione di controllo e
gine. Il procedimento descritto deve essere ripetuto molte
dati; la sezione di elaborazione dei dati, che provvede
volte, variando intensità e segno del gradiente di codifica
alla trasformazione dei dati grezzi in immagini. Le imma- ·
di fase, ottenendo tipicamente (per una immagine con
gini, transitoriamente memorizzate su disco magnetico di
matrice spaziale 2562) 256 diversi segnali, che vengono
grande capacità, sono poi fotografate con stampante laser.
assoggettati a conversione analogico/digitale (cioè «cam-
Componente fondamentale della macchina è il magne-
pionati))) e collocati su 256 righe, da -127 a O(acquisizio-
te, il quale produce il campo magnetico statico nel quale è
generata la magnetizzazione macroscopica. I principali ele-

_j__ menti che caratterizzano il campo magnetico sono: l'inten-


sità e l'omogeneità. rintensità è misurata in Tesla (T) e
varia, nei sistemi attualmente commercializzati, da 0,2 a 0,3

Tempo Frequenza

Fig. XI.S. La trasformata di Fourier. Questo procedimento matema-


tico rende possibile trasportare il segnale di rilassamento (mono- o
policromatico) dal dominio intensità/tempo (a sinistra in figura) al
dominio intensità/frequenza (a destra in figura). Ciò rende possibile
individuare l'intensità delle componenti del segnale di 'diversa fre- CO!lSOLLEE
quenza e quindi provenienti dalle diverse righe di voxcl. Una succes- CALCOLATORE
siva trasformata di Fouricr rende possibile isolare le diverse compo- 'PRINCIPALE"

nenti di fase identificando ciascun voxel nella singola riga. Il proce- OPERATORE
dimento, nel suo complesso, è detto ((della doppia trasformata di
Fourien), Fig. XI-9.1 sottosistemi di 1111 moderno tomografo a RM.
le macchine a magnete permanente, da 0,5 a 4 T per
di T a magnete superconduttivo. All'aumentare dell'in-
quc .,.e 'di campo aumenta, m
. l'mca generale, 1a «versatl!ta»
.1"
sfor.· tcnsl a . , · f1 · · d"
dati della macchina. L'om_ogeneda m ucnza m. mamera 1retta
ninfa , alità dell'immagme e deve essere partrcolarmente ele-
l,1 qu . .. .
endo va t a nelle 111 acclune ut1 1 1a ..
:siva. Grande rilievo assume 11 Sistema de1 gradrent1. In par-
·allllo ticolare, la elevata dei (>20mT/m) e la
,nale, velocità con la quale m_grado d1 vanar.e
Ughc ti importanti per la reahzzazwne delle tccmchc d1 acqmsl-
no, a zione più avanzllte.
della Elemento molto importante in RM è la bobina di rice-
zione. Sua funzione è rilevare_ il elettrico in?ott_o
essa. !alla precessione della magnet!zZa7Jone trasversale dlscn-
go lo :ninandolo. per quanto possibile, dal rumore generato dal Impulso
ntag. campione. le bobine sono costruite con forma tale da adat-
do ne tare il loro volume sensibile alla regione corporea sottcsa
re di dal campo di vista: migliore la corrispondenza ottenuta,
al di migliore il risultato. La geometria più comune della bobina
è «a sella>) o <W doppia ellissh>. Molto impmtanti sono le
cosiddette «hobine di supqfìcb> che registrano il segnale
proveniente dalle parti più regione i.n stu-
dio e le bobine <<phased army» costltmte da segmenti mul-
tipli adiacenti attivati e disattivati in successione sincroniz-
zata. Ogni tomografo a RM è dotato di un ampio corredo
l SOl·
di bobine, sì da poter studiare nel modo più conveniente i
gra-
, e la diversi distretti corporei. Fig. XJ.lO. La sequenza SE. Un primo impulso di eccitazione a 90"
Una certa importanza assume la conformazione del annulla la magnetizzazione longitudinale di equilibrio Mo e massi-
:io mizza la magnetizzazione trasversale Mxy· Cessato l"impulso, i sin-·
tunnel di scansione nel quale il paziente è introdotto per la
vede goli spin (dei quali è rappresentata la «proiezione» sul piano trasver-
realizzazione dell'indagine. Questo tunnel è decisamente
1ma- · sale) si defasano progressivamente (tl, tz) c conseguentemente la
più lungo di quello del tomografo computerizzato e la per-
;o di magnetizzazione trasversale diminuisce. Un secondo impulso a 180"
sistcnza nel suo contesto crea in poco meno del 5% dei ribalta specularmenlc la posizione dei singoli spin, sì che il più lento
1ser.
pazienti problemi di claustrofobia. Ciò ha indotto a rcaliz- è portato in testa al gruppo e il più veloce in coda: conseguentemen-
tgne-
zme tomografi «a magnete aperto», che rendono possibile te, si avrà un progressivo ripristino della magnetizzazione trasversa-
ald
anche l'effettuazione di procedure interventistiche sotto le (t3, t4) e l'emissione di un'eco del segnale di rilassamento (riqua-
i ele- dro). TR =tempo di ripetizione; TE= tempo di eco.
guida RM.
Iten-
T) e le; un successivo impulso a 180° rifocalizza il segna-
a 0,3 le di rilassamento eliminando gli effetti delle disomo-
S. Le sequenze di impulsi geneità spazi ali del campo magnetico principale.
Determinano, come abbiamo detto, la dipendenza Due fondamentali parametri di questa sequenza sono
ddi'immagine dai suoi parametri biofisici e consen- controllabili dall'operatore: il tempo di ripetizione, TR,
tono quindi di creare un opportuno contrasto fra strut- cioè l'intervallo che separa due successivi impulsi di ecci-
ture tessuta li diverse e in alcune situazioni di caratte- tazione; il tempo di eco, TE, uguale al doppio dell'interval-
rizzarne la natura. Esistono alcune «famiglie» di lo tra impulso di eccitazione e impulso di rifocalizzazione.
sequenze il cui uso clinico è saldamente consolidato: Il «tempo morto» tra emissione del segnale c nuovo impul-
so di eccitazione è utilizzato per selezionare, eccitare e
!il tutte traggono origine da alcune sequenze prototipi-
acquisire il segnale da altri strati. Attraverso opportune
che del passato, in particolare le sequenze spin-echo
scelte dei valori del TR e del TE, è possibile ottenere
(SE), gradient-echo (GE) e inversion-recovery (IR). immagini (TRe TE brevi), (TR
. Importanza fondamentale assume la sequenza SE c TE lunghi) e in densità protonica (TR lungo e TE breve)
(fig. XI.lO): l'eccitazione del sistema di spin è con- (figg. XLII e 12). Replicando l'impulso di rifocalizzazio-
dotta con un impulso a 90° che annulla la magnetiz- ne del segnale si possono ottenere immagini progressiva-
zazione longitudinale e massimizza quella trasversa- mente più pesate in T2 (sequenza fig. XI.l3).
130

Fig. XI._ll. Le immagini


tell. Sezione trasversale dell'e
cefalo passante per il piano
ventricoli laterali. Nell'immag:t
ne TI-pesata (A) è
in sede panctalc sinistra, nelcoO:
testo della sostanza bianca,
rea nodulare rotondeggiante ab11>
so segnale; il contorno esterno(\;:'
ventricoh latera h C((bardatm1
la parte anteriore da una striatura
a basso segnale V:unte difrecciai
Nel complesso, !l quadro, anchr:
per l'aspetto topografico, suggi.
risce l 'ip01esi di una sclerosi multipla, V immagine T2-pesata (B) consente di evid.:mziarc un numero ben più elevato (c insospettabile nell'imma.
gine TI-pesata!) di arce nodulari ad alto segnale (aumento del contenuto acquoso! gliosi!). L: immagine in densità protonica (C), cancellando ptes.
soché completamente il seg11ale del liquido cefalorachidiano, consente di definire l'entità del coinvolgimento della sostanza bianca in para.
ventricolarc. E dalla valutazione complessiva dei rilievi delle tre sequenze, in definitiva, che scaturisce l'inquadramento globale dell'estensione·
della lesione,

Fig. XI.l2. Le immagini «pesate,.


Sezione trasversale passante perii
piano maxillo-mastoideo: immagi
ne TI-pesata (A); immagine TJ.
pesata (B); immagine in delllii3
protonica (C). Si osservi il eum-
portamento: del grasso (g);
muscolo (*); della mucosa del R1r'
binato inferiore (t); dell'alia
senw nei seni mascellari, nel rir,n:
faringe e nelle cellule mastoidet;
dell'apofisi coronoidea e del con·
dilo mandibolare (punte di fm:·
eia); della cisti mucoide del seno mascellare destro (freccia curva). È bene evidente il marcato aumento di segnale, nella sequenza T2-pesata,clcl
Jiquor contenuto nelle cisterne pcribulbari.

Le immagini Tl-pesate hanno di norma elevata qualità molto brevi, fino a pochi mil1isecondi, e quindi di velociz·
e risoluzione anatomica; le immagini T2-pesate hanno zare l'intera acquisizione (sequenze veloci). I.:immaginc,
intrinsecamente qualità inferiore, ma assumono grande però, acquisisce dipendenza dal T2 «Spurio», il T2*, anzi·
importanza per l'esaltazione delle strutture normali e pato- ché dal T2 tessutale «puro>>. La sequenza consente di modi·
logiche a lungo T2. ficare la «pesatura» dell'immagine attraverso la scelta del·
Gli artefatti da movimento respiratorio possono essere l'angolo di nutazione senza prolungare il tempo di acquisi·
eliminati inducendo la sincronizzazione prospettica o retro- zione: un angolo piccolo aumenta il peso del T2*, un angl}
spettiva con gli atti respiratori. l: allungamento del tempo di lo grande aumenta il peso del T l. ·
acquisizione dell'immagine che ne consegue è comunque
notevole. I.:acquisizione dell'immagine con sincronizzazio- Ne1la sequenza IR (fig. Xl.l4) un primo impulso ·
ne al tracciato elettrocardiografico si rende necessaria per
a l 80° inverte longitudinalmente la magnetizzazione
lo studio del cuore e talora degli spazi liquorali.
macroscopica ed è seguito, dopo un tempo di inter·
Nella sequenza GE, dopo l'impulso di eccitazio- pulso TI (durante il quale ha luogo un recupero della
ne con angolo dì nutazione spesso inferiore a 90°, è magnetizzazione longitudinale tanto maggiore quanto
acceso e poi invertito un gradiente di campo, sì da più breve è il TI dei tessuti contenuti in ciascun
generare un eco del segna] e, detto appunto eco di gra- voxel), da un impulso a 90° che trasla sul pianÒ tra-
diente. sversale la magnetizzazione longitudinale negativa e
positiva. Un secondo impulso a l 80° induce la for·
I.: assenza dell'impulso a 180°, a differenza di quanto mazione di un eco del segnale, come avviene nelle.!··
avviene nella sequenza SE, consente di utilizzare TRe TE sequenze SE.

'"l
.· onanza magnetica 131

Fig. Xl.ll La sequenza multi-


echo (ME). Sezione sagittalc
ll'en. mediana della pelvi. Jperplasia
Ode[ della prostata; catetere vescicale a
permanenza. TR = 2000 ms; TE
:abil;" progressivamente crescente da
lcoO: sinistra a destra (70, 120 e 200
ms). Si osservi come, all'mtmen-
abili- tare del peso in T2, progressiva-
10(\;:j
mente la prostata iperplasticu rive-
11ne1.· li una componente plurinodulare
iatura adenomatosa. Simultaneamente
cciai degrada la qualità dell'immagine
lllthr: per il rilievo sempre più tardivo
uggi. del segnale.
uo,.
ptes.
al fenomeno biofisico specificamente esaltato.
para.
sione "
180°
Apparecchiature adeguatamente corredate rendono pos-
180°
sibile la soppressione del segnale proveniente da zone cor-
poree prive di interesse o potenziale fonte di artefatti. Nella
esate,. pratica, all'atto della scansione viene definita sulla base del-
'perii
nmagi segno le
11e TJ.
delllii3 Fig. XI.t4. Sequenza IR (v. testo). È ipotizzata la lettura del segnale
l""
<);"
di rilassamento subito dopo l'impulso di eccitazione, ma nella prati-
ça si preferisce agire come nella sequenza SE leggendo l'eco del
:JelRII• segnale prodotto da un impulso di rifocahzzazione a 180° (non rap-
ìa in figura)
olrir,n:
;toidet;
el con· Una opportuna scelta del TI rende possibile cogliere il
li fm:· momento di passaggio della magnetizzazione di specifiche
del
componenti lcssutali da valori negativi a valori positivi,
annullandone il segnale (sequenza IR a TI corto, meglio
ociz· nota con la sigla anglosassone STIR, che consente di can-
:ginc, cellare il segnale proveniente dal tessuto adiposo - fig.
anzi· Xl.l5; sequenza IR con attenuazione dei fluidi, FLAIR,
nodi·
che consente di cancellare il segnale proveniente dal liqui-
1 del·
do cerebrospinale).
]UiSÌ·
mgl} eacquisizione di più linee dello spazio-k (v. para-
grafo Xl.3) nell'ambito temporale di ciascun TR
mediante codifiche di fase multiple, rende possibile
JU/50 , realizzare sequenze veloci e sequenze «turbO)), il cui
do ne uso è prezioso per l'acquisizione di immagini in apnea
nter· e per lo studio dinamico dopo somministrazione di
della MdC (fig. XL 16). Il limite di questa evoluzione è rap-
presentato dalle sequenze ecoplanari, EPI, che richie-
mnto Fig. XI.IS. Sezioni coronali SE TI-pesata (A) c ST!R (B) del bacino
dono apparecchiature con gradienti molto potenti e
tSCUII passanti per le teste femorali in paziente con osteonecrosi asettica
veloci: ncll 'ambito di un unico TR di poche decine di dell'anca (malattia di Chandler). In A i! tessuto adiposo midollare
ì tra- ms vengono acquisite tutte le linee dello spazio-k genera un segnale elevato e pressochè omogeneo nella testa e nel
iva e mediante la generazione di una successione rapida di collo femorali, nel contesto dei quali nessun rilievo patologico è
for- echi prodotti da un gradiente oscillante (fig. Xl.17). apprezzabile. In B la eanccllazionc del segnale del tessuto adiposo
midollare ottenuta con il ricorso alla sequenza STIR, pone in chiara
L'evoluzione delle sequenze è a tutt'oggi in atto, evidenza, per contrasto, l'area osteonecrotica ad alto segnale (edema
con particolare riferimento ai tempi di acquisizione e intralesionale!).

"''1
!32 Capitolo X[

Fig. XI.J8. Angiografia a RM del circolo intraeranico (A) e de].


l'aorta addominale (B). In A acquisizione 3D con tecnica <<del tempo
di volo)) e trasferimento di magnetizzazione che dimostra simulta-
neamente e validamente i sistemi carotideo e vertebrobasilarc. Si noti
l'assenza dell'arteria cerebrale media di destra ostruita da un proces-
so trombotico all'origine. In B acquisizione 3D con sequenza GE
rapida in apnea (IO s) dopo somministrazione c.v. a bolo di MdC
paramagnetico, con successiva sottrazione di immagine e ricostru-
Fig. Xl.l6. Sequenza veloce con saturazione del segnale del grasso. zione con algoritmo MIP (proiezione della massima intensità). Si
Sezione coro.nale del! 'addome passante per la radice del mesentere. La osservi l'ottima mpprcsentazione dei principali rami emergenti dal-
condizione di apnea durante l'acquisizione dell'immagine (12 s nel- l'aorta addominale c il piccolo aneurisma dell'aorta (asterisco).
l'esempio in f1gura) ha consentito di riprodurre con su/Ticientc niti-
dezza i contorni del fegato e delle dimmazioni portali nel suo contesto, di magnetizzazionc, il quale sfrutta l'interscambio dinami-
· alcune anse del tenue e del colon, la vena mesentcrica superiore, alcu-
ni vasi mesenterici. Si noti il c.e. marcato c omogeneo di un insulina-
co tra acqua libera e legata eccitando preventivamente que-
ma pancreatico (i). st'ultima con un impulso di frequenza sintonizzato. CiO
induce una parziale riduzione del segnale dell'acqua libera
l'immagine-guida l'area alla quale applicare un impulso ottenuto con il successivo impulso di eccitazione. È possi-
specificamente sintonizzato, detto impulso di presaturazio- bile in tal modo sopprimere il segnale proveniente dai tes-
ne degli spin, che annulla la magnctizzazione longitudinale. suti stazionari nelle immagini angiografiche a RM, o quan-
Questo procedimento di «saturazionei> fornisce un'alterna- tificare l'integrità di strutture macromolecolari come la
tiva alla sequenza STIR per la «soppressione spettrale)) del miclina della sostanza bianca encefalica.
grasso. Più complesso è il procedimento di trasfe'rimento
Immagini vasali «isolate» possono essere ottenute
con sequenze particolari (angiografia a RM - fig.
XLI 8).

Sono utilizzate specifiche sequenze GE con TR e TE


molto brevi, le quali sfruttano gli «efTetti del tempo di
volo)) o gli «effetti di variazione di fase>>. L'acquisizione
dell'immagine ha luogo su interi volumi corporei (acquisi-
zione 3D) o su singoli strati (acquisizione 2D). Le tecniche
«del tempo di volo» si basano sul fatto che il flusso san-
guigno attraverso un determinato strato apporta nuclei di
1
H «freschi)), cioè in condizione di equilibrio termodinami-
co, i quali sostituiscono nuclei già «saturati» dall'impulso
di eccitazione: la frazione sostituita dipende dalla velocità
del flusso e dallo spessore dello strato. Le tecniche basate
sulla variazione di fase sfruttano il fatto che un nucleo in
movimento lungo un gradiente di campo subisce, a diffe·
renza di un nucleo stazionario, variazioni di fase persisten·
Fig. XI.17. Sequenza ecoplanare (EPJ) ultravcloce con gradiente di ti anche dopo che il gradiente è trasformato da positivo in
lettura oscillante sinusoidalmentc e gradiente di codifica della fase negativo (gradiente «bipolare» di codifica del flusso): le
mantenuto costante per tutto il periodo del campionamento del
varìazioni sono direttamente correlate alla velocità del
segnale. Questa sequenza consente di espletare, con un singolo
impulso di eccitazione, l'intero processo di codifica bidimensionale moto lungo la direzione di codif1ca del flus5o, mentre sono
del segnale. nulle per gli spin stazionari.
•• l• • • ;•••••••••••••••••••.•.••••••• , . , , .•• ,• •,, •....••..

La risonanza magnetica 133

Per quanto concerce le sequenze utilizzate con la presentano di per sé un profilo tossico logico sfavore-
finalità di produrre immagini «funzionali», vedasi vole. Devono, quindi, essere utilizzati sotto forma di
quanto detto nel paragrafo XI.9. chelati, o «particolati» in modo da mascherarne la
tossicità e conservarne il più possibile le proprietà
magnetiche. Lo ione paramagnetico di maggior inte-
6. Mezzi di contrasto resse è il che possiede 7 elettroni spaiati e ha
quindi un momento magnetico elettronico elevato.
In RM l'uso di MdC, costituiti da sostanze In termini clinici assume rilievo il tropismo di
magnetiche e sostanze supcrparamagnetichc, è organo (e, in prospettiva, di lesione patologica!). È
importante per la valutazione delle lesioni focali e per opportuna, in proposito, la distinzione dei MdC in:
!el-
lo studio di fenomeni dinamici fisiologici e - generali, o extracellulari, costituiti da ioni metal-
''"
ha- ci, e rende talora possibile !'individuazione di {esioni lici paramagnetici chelati a molecole prive di spe-
loti altrimenti non dimostrabili. A differenza dei MdC cificità tessutale, capaci di diffusione interstiziale
'<· radiologici e dei radiofarmaci, i quali manifestano la ed escreti per filtrazione glomerulare;
GE
dC loro presenza in forma diretta, queste sostanze agi- - epatotropi, nei quali è forzata la captazione
ru- scono indirettamente sull'immagine modificando i citaria attraverso la chelazione a opportuni gruppi
. Si tempi di rilassamento dei nuclei di 1H. Si fa comune- chimici;
!al-
mente distinzione tra MdC positivi, i quali aumenta- -- reticoloendoteliali, costituiti da sostanze «partico-
no il segnale dell'organo o della lesione nei quali si late» para- o superparamagnetiche assoggettate a
localizzano, e MdC negativi, i quali lo riducono. fagocitosi reticoloendoteliale;
- intravascolari, costituiti da sostanze «particolate»
Sono paramagnetìci gli ioni e le molecole che, posse-
paramagnetiche a lunga persistenza in circolo,
era dendo uno o più elettroni spaiati, hanno momento magne-
tico elettronico totale non nullo. Sono supcrparamagneti- come alcuni ossidi di ferro;
;si-
es- che quelle sostanze nelle quali gli elettroni spaiati sono - gastrointestinali, costituiti da sostanze para- o
an- disposti in modo ordinato costituendo «dominil> microsco- superparamagnetiche, miscibili o non miscibili con
la pici nel contesto dei quali il momento magnetico elettroni- il contenuto intestinale, non assorbite dalle mucose
co è elevato. digestive.
Le sostanze para- e superparamagnetiche hanno suscet-
1te tività magnetica positiva e, allorquando introdotte in un I MdC extracellulari sono evoluti nei tempo 'da
Ìg, campo magnetico, si orientano nella direzione e nel vefso molecole ioniche, lineari o macrociciiche, a molecole
del campo aumentandone l'intensità locale. Se la variazio-
non ioniche, senza sostanziali modificazioni
ne indotta è significativa, l'omogeneità del campo magne-
fetta contrastografico, che è positivo nelle immagini
tico ne risulta localmente alterata: ne conseguono «vclo-
rE TI-pesate. Sono somministrati per via endovenosa al-
di cizzazione>> del rilassamento T2 e riduzione dell'intensità
de! segnale di rilassamento. La presenza della sostanza, la dose di 0,1-0,3 mM/Kg di peso corporeo. Nonostante
me
inoltre, modifica di per sé il microambiente magnetico la potenziale maggiore sicurezza d'uso dei composti
si-
locale: se la frequenza dei suoi moti di traslazione e rota- ciclici (che trattengono in modo più efficace il Gel, ri-
·he
In·
zione è vicina a quella di precessione dei nuclei di 1H, può ducendo la dislocazione di Cu e Zn delle biomoleco-
di aver luogo la ricezione dell'energia di eccitazione dei le) c dei prodotti non ionici (inducenti un minore
ni- nuclei con conseguente «velocizzazione>t del rilassamento co asmatico), la bassa dose d'uso rende equivalenti,
lso Tl e aumento dell'intensità del segnale di rilassamento. nella pratica clinica) i diversi MdC.
Le sostanze paramagnetiche agiscono prevalentemente
,,,ità scambiando energia di eccitazione; le sostanze superpara- Il capostipite della famiglia, è escreto rapi-
in magnctiche agiscono alterando l'omogeneità del campo damente per via urinaria (emivita di 20 minuti), non si
[e- magnetico locale. Il massimo aumento del segnale, per le accumula in organi-bersaglio, non penetra attraverso le
m· sostanze paramagnetiche, lo si ha nelle immagini Il-pesa- membrane cellulari. Vincidenza di effetti secondari (cefa-
in te; la massima riduzione del segnale, per le sostanze super- lea, nausea, vomito, ipotensione, tachicardia) può essere
le paramagnetichc, la si ha nelle immagini 12-pesate. valutata intorno all'l,5%, inferiore quindi a quella-dei
lei MdC uroangiografici. Su circa 5 milioni di dosi sommini-
no La maggior parte degli elementi chimici poten- strate è stato riportato un solo caso letale, per il quale è
zialmente utilizzabili come MdC in RM (Gd, Mn, Fe) incerta la correlazione causa-effetto.
134 Capitolo XI,

Fig. XI.19. Sezione trasversale dell'encefalo passante per i centri


semiovali con sequenza SE TI-pesata prima (A) e dopo (B) sommi- I'ig. Xl.20. Scansione trasversale del fegato con sequenza GE T2*-
nistrazione c.v. di MdC paramagnetico extracellulare (Gd-DTPA). pesata in apnea. C immagine è stata acquisita 45 minuti dopo la som-
Nella scansione diretta è appena apprezzabile in sede frontale ante- ministrazione e.v. di particelle superparamagnetiche di ossido di
riore sinistra extrnassiale un'area ad alterato segnale (si osservi per ferro. Caccumulo epatico delle particelle fagocitate dalle cellule reti-
confronto il tratto corrispondente controlaterale). La scansione con- coloendotel.iali cancella il segnale proveniente dal parenchima sano;
trastografica evidenzia, per il c.e. che ne consegue, una piccola for- le aree mctastatiche, viceversa, prive di cellule reticoloendoteliali,
mazione nodulare rotondcggiante (punta di freccia). Reperto istolo- assumono per contrasto un segnale particolarmente elevato che ne
gico: mcningioma. agevola l'in-dividuazionc.

Cuso dei MdC extracellulari ha finalità analoghe a aumentando o diminuendo, rispettivamente, il segna-
quelle dei MdC organoiodati in TC: l 'individuazione di le emesso dal sangue circolante. Il loro uso rende pos-
danni della barriera emato-encefalica, l'aumento del sibile lo studio della perfusione tessutale, la valuta-
contrasto tra la lesione e i tessuti circostanti, la zione delle alterazioni della permeabilità capillare, la
zione della dinamica di diffusione nel contesto della visualizzazione in angiografia a RM di vasi anche di
lesione (fig. XI.l9). piccolo calibro. La capacità di concentrarsi nei linfa-
I MdC epatotropi sono costituiti da sostanze nodi conferisce loro potenzialità anche come MdC
ramagnetiche le quali, dopo iniezione e. v., sono linfoadenografici.
te elettivamente dagli epatociti, come il o I MdC gastrointestinali sono costituiti da sostanze
pur distribuendosi prevalentemente a livello paramagnetiche (Gd-DTPA in forma di sale insolubile;
lulare con conseguente escrezione renale, come il citrato ferroammonico) o da particelle superparama-
BOPTA, sono captate dagli epatociti in quantità suffi- gnetiche di ossido di ferro, somministrate per via orale
ciente per l'uso come MdC epatico. Entrambi incre- o per clisma, le quali «marcano» il lume intestinale
mentano il segnale proveniente dal parenchima epati- rispettivamente aumentandone o riducendone il segnale
co, ma non da eventuali lesioni sostitutive. (fig. XI.21 ). .
I MdC reticoloendoteliali più utilizzati sono
tuiti da particelle superparamagnetiche di ossido di I MdC paramagnetici e superparamagnetici sono a
ferro a effetto contrastografico negativo, che vengono tutt'oggi in fase di intenso sviluppo. Particolare interesse
elettivamente fagocitate dalle cellule sperimentale è rivolto alla ricerca di MdC tumore-specifi-
li del fegato e della milza. Le lesioni tumorali, ci, come anticorpi monoclonali e nanopolimeri complessa-
mente quelle metastatiche, non contengono cellule ti con ioni paramagnetici e ferrosomi fagocitati da macro-
coloendoteliali, e dopo la somministrazione e.v. del fagi peritumorali.
MdC superparamagnetico mantengono, a differenza
del parenchima sano circostante, segnale elevato nelle
immagini T2-pesate (fig. XI.20). 7. Formazione di immagini con altri tipi
I MdC intravascolari sono costituiti o da di nuclei
plessi di macromolecole (albÙmina, destrano,
na) con chelati di Gd, o da particelle superparama- Immagini a RM di un certo interesse sono state
gnetiche molto piccole di ossido di ferro capaci di ottenute utilizzando nuclei diversi dall' 1H, in partico-
persistere a lungo nel compartimento vascolare lare il 23 Na e il 11 P.
Xi La risonanza magnetica 135

Il principio di base della spettroscopia può essere così


l<'ig. XL 21. Scansione coro- schematizzato: poiché la nube elettronica perinucleare
nale dell'addome con se- esercita sul nucleo un «effetto di schermo» nei riguardi del
quenza GETI-pesata con
soppressione spettrale del se- campo magnetico esterno, il singolo nucleo di una deter-
gnale del grasso. Il lume del minata specie «sente» un campo magnetico «efficace» cri-
colon è stato preliminarmen- ticamente dipendente dalla natura del gruppo chimico al
te disteso mediante ilttroJu- quale appartiene e «risuona», quindi, a una frequenza defi-
zionc per viarettale di una so-
spensione <li particelle super- nita. Si definisce chemical shift lo scostamento della fre-
pammagnetiche di ossido Ji quenza di risonanza da quella di un opportuno gruppo chi-
ferro (clisma-RM), che ne mico di riferimento. Lo spettro è quindi costituito da un
hanno cancellato il segnale. tracciato bidimensionale nel quale in ascissa è riportato il
La parete è stata resa meglio
visibile per il c.e. indotto dal-
chemical shifì, in ordinata l'intensità del segnale (fig.
la somministrazione e. v. di XL22).
MdC paramagnetico extra- Le sequenze e le tecniche dì localizzazione spaziale
cellulare. L'effetto paricto- dellO spettro sono differenti da quelle utilizzate per la for-
grafico indotto evidenzia l'i-
spessimento e l'iperemia del
mazione di immagini. La postelaborazione dello spettro
tratto di discendente visualiz- assume rilievo ai fini del riconoscimento dei picchi e della
zato nell'immagine (asteri- quantificazione dei metaboliti.
sco). Colite ulcerosa.
La risoluzione spaziale delle tecniche spettroscopi-
che «localizzate>! è a tutt'oggi insufficiente e i tempi di
Le immagini encefaliche, cardiache e addominali otte- preparazione (acquisizione anatomica sui tre piani
,,_ nute con iJllNa presentano alto contrasto e offrono la pos-
ortogonali e ottimizzazione dell'omogeneità del
>S-
sibilità di discriminare tra contenuto intra- ed extracellula-
re di sodio. Ciò ha importanza, ad esempio, per la distin- campo) relativamente lunghi. Lo studio di un singolo
:a- zione dell'edema cerebrale intracellulare citotossico da voxel di 2x2x2 cm (8 cm1 !) richiede complessivamen-
la quello extracellulare vasogenico e per mettere in evidenza te 20-30 minuti.
di eventuali alterazioni iniziali della distribuzione del sodio Sebbene siano state realizzate ricerche spettrosco-
o- nel muscolo cardiaco come avviene nelle lesioni ischemi- piche di un certo interesse su nuclei quali il 13 C, il
lC che. Le iminagini basate sul 13 Na potrebbero rivelarsi impor- 23
Na e il l'utilizzo clinico concreto è attualmente
tanti per definire il grado di malignità dei tumori, nei quali il limitato al1' 1H (con prevalenti applicazioni encefali-
ze contenuto di sodio è aumentato di 3-4 volte. che) e al 11 P (con prevalenti applicazioni muscolari,
le; epatiche e cardiache).
Data la scarsa rappresentazione del 2)Na e del 31 P
"'de nei tessuti biologici, i tempi di acquisizione delle
ile immagini sono molto lunghi e la risoluzione spaziale
bassa. "'""'
ile

a
:se
fi-
;a-
·o-
8. Spettroscopia localizzata
Questa tecnica, richiedente campi magnetici di
elevata intensità (1,5-2 T o più) ed estremamente
omogenei, consente di determinare in piccoli volumi
corporei definiti sulla base di una preacquisita imma-
gine a RM, le molecole e i gruppi chimici nei quali è
20 10 o
1L
ppm
-10 -20 -30

contenuta tma data specie nucleare. Le misure sono Fig. XI. 22. Spcttroscopia topica del"P in un piccolo volume di sostan-
za bianca del lobo frontale destro in soggetto normale. Si osservi , da
effettuate dall'esterno, con apposite bobine, in forma destra, a sinistra, la buona risoluzione: dei picchi dell'ATP e '(in
ininvasiva e ripetibile. Tutto ciò offre l'attraente pro- funzione della diversa posizione dei gruppi fosfato); della fosfocreatina
spettiva di addivenire a una caratterizzazione tessuta- (PCr), sostanza di riferimento nella misura della variazione di frequen-
.te le su base metabolicofunzionale. Con efficace simili- za in parti per milione (ppm); dei fosfodiesteri (PDE); del fosfato inor-
ganico (Pi) e dei fosfomonoesteri (PME). La PCr è spesso diminuita nei
o- tudine si può dire che un intero laboratorio biochimi- tessuti tumorali, nei quali si ha viceversa marcato aumento dei PDE e
co è portato all'interno dei tessuti. dei PME.
136 Capitolo X!

I:ultimo, eccitante, stadio evolutivo è l'abbattimento Le immagini di localizzazione traggono origine, nella
del muro attualmente sussistente tra immagine e' spettro. pratica, dalla possibilità di ottenere, mediante opportune teç.
In altri termini, ottenuti gli spettri di molteplici piccoli niche, dati topografici riguardanti una particolare funzione
volumi corporei, sarà possibile rappresentare con una svolta nell'organo in esame (nell'encefalo, la sede di funzio.
scala di grigi o di falsi colori i valori relativi a un singolo ni sensoriali, motorie e cognitive). Le aree attivate funzio.
picco dello spettro (cioè a un singolo metabolita!), otte- nalmente - invitando, ad esempio, il paziente a muovere le
nendo una mappa espressiva della sua concentrazione in dita, o sottoponcndolo a stimoli visivi o auditivi, o a proces.
uno strato corporeo, cioè una vera e propria immagine si di ordine più elevato -presentano un aumentato apporto di
spettroScopica. sangue e di ossigeno con conseguente diminuzione relativa
della desossiemoglobina. Questa, a differenza dell'ossiem 0•
globina, ha forti proprietà paramagnetiche ed è quindi in
9. RM funzionale grado di produrre, agendo sul rilassamento T2*, veri e pro.
pri «effetti intrinseci contrastografici» sufficientemente evi.
Con tale termine si fa riferimento a un insieme di denziati dalle sequenze EPI pesate in T2 * (che consentono di
tecniche di formazione di immagini a RM miranti a ottenere la risoluzione spaziale, temporale e di contrasto
indispensabile a documentare l'aumento di segna:le dovuto
«visualizzare>> determinate funzioni di un organo, in
alla diminuzione della desossiemoglobina nelle vene di dre-
particolare l'encefalo (v. fig. XXXILJ). In lirica gene- naggio). Nella pratica si fa riferimento a tale effetto con l'a-
rale è utile distinguere immagini di diffusione, di cronimo anglosassone BOLD (Blood Oxygen Leve!
fusione e di localizzazione. Giova ricordare che Dependent), che ne indica appunto la dipendenza dal livello
mazioni analoghe sono ottcnibili mediante· tecniche di ossigeno ematico. Applicazione clinica importante è
mediconucleari (PET! SPECT!), o in maniera più l'individuazione di aree encefaliche «nobili» in pazienti can:
sofisticata mediante la spettroscopia localizzata a RM didati a interventi neurochirurgici demolitivi per tumori
(modificazioni degli ·spettri dell'acqua cerebrale! localizzati in regioni critiche (regione rolandica!).
individuazione di metaboliti modificati dall
ne funzionale, come illattato e il glucosio!).
l O. Effetti biologici
I moti molecolari inducono «diffusione» dei nuclei di
1
H, i quali conseguentemente sono assoggettati a campo In Rl\1 il semplice enunciato dell'assenza di radia-
magnetico locale diverso e vanno incontro a variazioni zioni ionizzanti non è motivo sufficiente per escludere
della fase. Acquisendo immagini multiple con differente la presenza di un effettivo rischio biologico. Potenziali
sensibilità a tale fenomeno, diviene possibile ottenere una fonti di danno sono sia il campo magnetico statico, sia
«immagine risultante» espressiva, punto a punto nella
regione in studio, dei valori del coefficiente di diffusione
i campi magnetici variabili usati per la codificazione
tessutale. Sono utilizzate allo' scopo sequenze SE spazi al e del segnale, sia la radiazione a RF.
namente modificate con aggiunta di forti gradienti simme-
trici prima e dopo l'impulso di rifasamento a 180°: i nuclei Nel corpo umano sono presenti numerose entità in
che, nell'intervallo di tempo che intercorre tra i due gra- grado di interagirc con il campo magnetico statico. Alcune
dienti, vanno incontro a diffusione, subiscono una rifoca- sono ferromagnetiche (magnctosomi!), altre paramagneti·
lizzazione imperfetta, sì che all'interno del voxel di appar- che (metallo-complessi in enzimi e vitamine o in molecole
tenenza ne risulterà una perdita di segnale legata al moto di trasporto e deposito! radicali liberi in reazioni metaboli-
incoerente. Potenziali impieghi di queste immagini di dif- che!), altre infine diamagnetiche (membrane cellulari!
fusione sono la dimostrazione precoce delle aree di acidi nuclcici! proteine filamentose!). Queste ultime si
mia cerebrale (nelle quali la diffusione è rallentata) e la comportano come cristalli liquidi ordinatamente assembla-
valutazione evolutiva dell'ictus. ti e anisotropi: sono quindi possibili effetti meccanici di
Con opportune sequenze EPI pesate in T2 *, ultrarapide orientamento forzato. È facile comprendere che se tali
e altamente sensibili agli effetti da suscettività magnetica, effetti coinvolgono i cromosomi durante la mi tosi, possono
è possibile ottenere immagini di perfusione misurando conseguirne errori di distribuzione del materiale genetico.
l'accorciamento del T2* che si manifesta «al primo pas- Bersagli elettivi dei campi magnetici variabili sono i
saggio)) attraverso il microcircolo della regione in studio di ti conduttori, in particolare cuore e cervello, nei quali pos-.
un MdC paramagnetico o superparamagnetico. La modifi- sono manifestarsi correnti indotte in grado di annullare
cazione indotta del campo magnetico locale produce, come quelle fisiologicamente presenti. Bersagli elettivi della
nel caso precedente, defasamento dei nuclei di 1H, rifoca- radiazione a RF sono le molecole polari dell'acqua tesso-
lizzazione imperfetta e perdita risultante di segnale. tale.
La risonanza magnetica 137

lella In linea generale è utile distinguere: effetti magneto- elettrodi e i cateteri a permanenza (che possono fun-
teo. reccanici- come l'orientamento di macromolecolc e la gere da antenne nei riguardi della RF riscaldando,
ione rsione di materiali ferromagnetici - dei quali è responsa- fino all'ustione!) i tessuti circostanti). Questi e altri
1ZÌo. il campo magnetico statico; effetti magnetoelettrici - dispositivi medici, come pure corpi estranei metallici
,zio. come l'induzione di temporanee anomalie dell'onda T clet- occasionalmentc presenti, possono essere inoltre
·e le trocardiografica, l'alterazione dei parametri di funziona- fonte di artefatti più o meno vistosi nelle immagini
ces. mento dci pacemakcr e i magnetofosfeni - dei quali sono
responsabili i campi magnetici variabili; effetti termici - acquisite.
:o dj
ttiva come l'aumento della temperatura delle regioni corporee in Da quanto sopra detto traggono origine definite
mo. studio, in particolare della cornea e del testicolo - dei quali controindicazioni alla RM, molto importanti (e spesso
li in è responsabile la radiazione a RF. Gli effetti spermatogene- sottovalutate!). In linea di principio, è utile distinguere
pro- tici (inibitori e, per esposizioni prolungate, distruttivi!) controindicazioni assolute (rischio di eventi potenzial-
evi- possono assumere rilievo nell'esposizione professionale. mente letali!) e controindicazioni relative (per le quali
odi occorre un equilibrato bilancio beneficio/rischio!). Si
asto Dati sperimentali sufficientemente controllati definiscono inoltre condizioni limitanti quelle situa-
IU!O indicano, comunque, che nelle condizioni attuali di zioni che, pur non costituendo controindicazione, pos-
dre- uso non si produce danno genetico (ma tale evento è sono deteriorare la qualità dell'indagine. Un elenco
l'a- possibile a intensità più alte del campo magnetico!). parziale, utile alla consultazione pratica, è riportato in
;ve! tab. XI.2.
ello Sono prescritte norme di sicurezza relative all'in-
eè TABELLA X1.2, CONTROINDICAZIONI E CONDIZIONI LIMITANTI LE
:an- stallazione e alle caratteristiche dei sistemi impiegati INDAGINI A RM.
aori in RM (v. Appendice III.9), con particolare riguardo
all'intensità massima del campo magnetico (ma non Controindicazioni assolute
solo a questa!). Clips ferromagnetiche vascolari (soprattutto endocraniche\);
paccmaker; cateteri di Swan-Ganz; elettrodi endocorporei;
impianti cocleari (alcuni tipi); protesi stapediali metalliche;
In Italia, al momento, le apparecchiature a magnete connettori metallici di shunt ventricolo-peritoneale; filtri
permanente da 0,2-0,3 T dedicate allo studio degli arti pos- vascolari, stcnt e spirali metalliche; dispositivi cndocorporei
li a- sono essere installate senza particolari autorizzazioni, le ad attivazione magnetica o elettrica (neurostimolatori, stimo-
apparecchiature fino a 2 T possono essere installate solo latori di crescita ossea, pompe per infusione continua di far-
'ere maci, sfinteri c impianti oculari magnetici); protesi del cri-
con autorizzazione regionale, quelle oltre 2 T necessitano
iali di autorizzazione del Ministero della Sanità. stallino con anse di titanio o platino; corpi estranei ferroma-
sia gnetici (ad es., schegge metalliche) in sede intracranica,
)IJe endoocularc o vascolare.
La presenza di un campo magnetico di intensità
più o meno elevata induce in ogni caSo a ·porre gran- Controindicaziolli relative
Gravidanza (soprattutto nel primo trimestre!,); gravi tmbe
de attenzione alla possibile attrazione al-suo interno della termoregolazione; c!ips metalliche non vascolari; corpi
in
une
di materiali metallici presenti nell'ambiente (forcine, estranei ferromagnetici in sede non nobile.
eti- monete, chiavi, pinze, forbici, bombole di 0 2, etc.): la Condizioni potenzialmente limitanti
:ole velocità alla quale questi possono essere accelerati in Protesi o dispositivi metallici non suscettibili di significativi
oli- pochi metri (superiore a 80 Km/h!) ne corifigura veri effetti magnetomcccanici o termici ma che creino artefatti
ari! epropri potenziali proiettili. Per motivi analoghi, tutti sulle immagini (dispositivi metallici ferromagnetici adiacen-
:si ti o compresi nella regione in esame, ad es. grosse protesi
i dispositivi necessari per il monitoraggio, per l'assi- dentarie fisse, protesi ortopediche, etc.), o che impediscano
Jla- stenza, per l'anestesia del paziente all'interno del una perfetta immobilità del paziente; particelle metalliche
di campo magnetico, dovranno essere preliminarmente prodotte da strumenti chirurgici; fili metallici di sutura post-
tali craniotomia o post-sternotomia; dispositivi intrautcrini ferro-
lllO
sottoposti a valutazione di idoneità all'uso specifico magnetici; prodotti cosmetici per ciglia; movimenti involon"
co. inRM. tari patologici; problemi di natura psichica (ansia e clau-
Numerosi dispositivi medici presenti nel corpo strofobia; psicosi); impossibilità a mantenere la prolungata
os· del singolo paziente, inoltre, costituiscono elemento posizione clinostatica; pazienti non collaboranti.
di rischio significativo, in particolare le clips vasco la-
'"
:Ila ri cerebrali (le quali possono essere dislocate), i pace-
su· maker (i quali possono essere anche subdolamente Nella valutazione delle controindicazioni il medi-
alterati nei loro programmi di funzionamento), gli co Proponente l'indagine porrà particolare attenzione
138 Capitolo X!

a stimolare i ricordi del paziente su episodi e aspetti RM} e una dichiarazione esplicita di averlo reso edotto
della sua storia (clinica e non!) che possono assumere sia pure in generali, deli 'indicazione
rilevanza nel contesto di un campo magnetico di delle modalità di realizzazione dell'indagine.
sità del tutto rispettabile. Dubbi e perplessità potranno È bene ricordare che, in ultima istanza, spetta al ra.
essere risolti attraverso il colloquio diretto con il diologo la valutazione del rapporto beneficio/rischio
radiologo preposto all'esecuzione dell'indagine. Cat- dell'indagine, Questi potrà inoltre addivenire alla sce/.
tuale nonnativa fa inoltre carico al medico proponente ta di modalità tecniche di esecuzione che tengano con.
di fornire al radiologo riferimenti sulle condizioni del to delle controindicazioni relative e delle condizioni po.
paziente (in particolare su precedenti indagini TC o a tenzialmente limitanti eventualmente presenti.

\
APPENDICE I
0!.

ltio,
IL MEDICO E L'IMMAGINE
!a e GIORGIO CITTADINI E FRANCESCO SARDANELLI

ra. ,;·f;'•

'hio Leggere un'immagine non è mai leggere una verità


ce/. perché un'immagine è sempre figlia di un artifizio.
:on. Ma questo non ha molta importanza. E poi esiste
po. una verità? ·
GIORGIO T. GIORDANO

Nella cultura medica attuale si va sempre più nel 75% delle diagnosi finali, a fronte del 60%
affermando la tendenza a ritenere insostituibile l'esame clinico, del 65% degli esami di laboratorio,
mento di progresso la dimostrazione «visiva» della del 60% dell'esame istologico, del 30% degli studi
situazione di normalità o di malattia di un organo funzionali.
mediante ((immagini» rappresentative, su scala
macroscopica, delle strutture sane o malate.
Questa tendenza non è certamente esclusiva della l. Le bioimmagini
medicina - che anzi classicamente ha posto su uno
stesso piano rilievi visivi (ispezione), tattili Si definisce «bioimmagine>> ogni rappresentazio-
ne) e auditivi (percussione e auscultazione) - ma ne in forma fruibile per l'occhio umano dei valori
coinvolge tutte le branche della scienza. «Fra tutti i asslmti, punto a punto, da uno o più «parametri>' tes-
nostri sensi,- scrivono Morrison e coli. (1986) -la sutali oggetto di misura. Rientrano in questa
vista è quello che fornisce alla mente il maggior zione tutte le immagini o multiparametriche
numero di informazioni. Noi siamo versatili primati acquisite dall'esterno in forma non invasiva con le
diurni dotati di una grande corteccia visiva ... Non tecniche in precedenza considerate: la radiografia, la
sorprende che anche gli strumenti scientifici tendano diagnostica radioisotopica, l'ecografia, la TC, la RM.
soprattutto a potenziare la vista, estendendola in Su questa definizione non incide il fatto che
nuovi lontani ambiti di scala, di intensità e di colore ... gine sia analQgica o digitale, né che sia «di somma-
Le immagini percepite con precisione dall'occhio e zione" (relativa, cioè, a tutte le entità anatomiche pre-
dal cervello danno in un certo senso la misura della senti nei diversi piani della regione corporea in stu-
conoscenza scientifica del nostro tempo». dio) o «di strato" (relativa, cioè, a sezioni corporee
I rilievi ispettivi della semeiotica classica sono più ·o meno sottili). È legge generale che la qualità
forzatamente limitati a quanto osservabile sull'appa- dell'immagine è sempre direttamente proporzionale
rato tegumentario o attraverso esso, e su alcUne alla precisione della misura che ne è alla base.
ture raggiungibili con semplici strumenti (ad esem- Non tutte le immagini pmametriche
pio: il cavo orale, l'epifaringe, la laringe, l'occhio, te acquisibili si rivelano utili a fine
l'oreCchio esterno). L'endoscopia consente co. Quelle affermatesi nell'uso presentano
mente l'osservazione della superficie interna di stiche peculiari legate al significato biofisico del
buona parte del tubo digerente, della vescica, della parametro oggetto di misura, al tipo di energia
trachea e dei bronchi, e, con tecniche· più invasive, zato, alle modalità della misura. Sono utili, in
l'osservazione del mediastino, delle cavità pleurica e sito, alcune considerazioni semantiche.
peritoneale, dello scavo pelvico. La scoperta dei raggi Tutte le immagini rOntgendiagnostiche si
Xha reso possibile, attraverso le tecniche pongono la finalità di riprodurre nel modo più
che e radiografiche, lo studio di molte Strutture cor- sporldente alla realtà anatomica l'aspetto morfostrut-
poree profonde aprendo, di fatto, l'era della diagno- turale macroscopico dell'organo in studio. Parametro
stlcà per immagini, poi progressivamente estesa oggetto di misura è la capacità di assorbire raggi X, la
all'uso di diversi tipi di energia non ionizzante. quale è proporzionale alla densità fisica e, in ultima
Secondo dati del Censis (1992), un contributo analisi, al grado di «stipamentm' di materia. Ciò
determinante della diagnostica per immagini ricorre rende conto del perché questo tipo di immagine ripro-
140 Appendice 1

duce secondo regole semplici e ben correlate alla vuole ma spesso preziosa a fine diagnostico!) le
realtà anatomica la morfologia macroscoPica degli variazioni r.unto a punto nell'organo in studio di
organi presenti nella regione corporea in studio. «grandezze» quali, ad esempio, la velocità di sistole
La finalità di un esame baritato dello stomaco, ad del ventri colo sinistro o la velocità di escrezione di un
esempio, è riprodurre la morfologia del viscere attra- farmaco dal rene. Queste immagini di grandezza, di
verso la rappresentazione di un calco del suo lume cui è prolifica dispensatrice la medicina nucleare, tr 0,
riempito di MdC radiopaco. C immagine, presa a sé, vano ampi spazi anche nel campo più propriamente
è statica (cioè riproduce l'organo «in que'll'istante radiologico.
definitmt, allo stato di quiete apparente, quasi non Il limite di risoluzione biologica cui mirano i
fosse dotato di alcuna motilità intrinseca). C osserva- moderni procedimenti di formazione di immagini,
zione radioscopica, l'acquisizione di seriogrammi soprattutto la PET e la RM, è la rappresentazione
mirati nel tempo, la videoregistrazione, rendono però della distribuzione spaziale punto a punto di singole
possibile una rappresentazione cinematica (cioè del- molecole o metaboliti. Esempi di immagini biechi,
le caratteristiche di motilità dell'organo). Talune tec- miche sono le rappresentazioni del consumo di glu,
niche, la TC in particolare, rendono possibile sovrap- cosio ·nei singoli punti dell'encefalo fornite dalla PET,
porre alla rappresentazione morfostrutturale di base o della variazione della concentrazione locale di ossi-
(ottenuta con la scansione «diretta») la documenta- e desossiemoglobina durante il movimento volontario
zione della risposta dell'organo in studio (e del suo di parti corporee o stimoli sensoriali fornite dalla
eventuale contenuto patologico) ad azioni di forza RM, o della distribuzione di singoli metaboliti otte,
esterna, quali ad esempio l'iniezione e.v. di MdC nuta integrando in immagini le informazioni della
iodato. V insieme delle immagini che esprimono spa- spettroscopia a RM su volumi corporei il più possibi,
zialmente e temporalmente questa risposta reca le puntiformi.
un'informazione dinamica spesso preziosa a fini di NOn sempre la classificazione di un'immagine
caratterizzazione della natura di un reperto patologi- può essere rigorosamente deterministica. Alcuni tipi
CO, di immagini, a seconda dell'aspetto privilegiato, si
Questa distinzione - con terminologia presa in prestano a essere considerate di volta in volta morfo-
prestito dalla fisica- di immagini morfologiche sta- logiche, o morfofunzionali, o di grandezza, o biochl-
tiche, cinematiche e dinamiche rende conto di pres- miche.
soché tutte le situazioni operanti nella pratica r6nt- L'inquadramento qui prospettato, riassunto in tab.
gendiagnostica moderna, e con qualche limite può A.Ll, al quale non si sottraggono neppure le immagi-
estendersi alle immagini ecografiche e a RM. Alcune ni virtuali che i moderni computer sono in grado di
immagini mediconucleari si ripropongono lo stesso TABF.LLA A.J.l. LE IMMAGINI PARAMETRICHE.
obiettivo di rappresentazione morfostrutturale, ma la
natura del parametro oggetto di misura aggiunge di morfologiche
fatto un più di informazione funzionale (si pensi, ad statiche
esempio, al nodulo caldo e al nodulo freddo tiroi- cinematiche
dinamiche
deo!), mentre nel contempo la bassa risoluzione spa- mirano a riprodurre nel modo meglio corrispondente alla
ziale del sistema di misura toglie all'immagine un realtà anatomica l'aspetto morfostrutturalc macroscopico
che di morfologico, rendendo più appropriata la dell'organo in studio
dizione di immagini morfofunzionali. La qualità morfofunzionali
dell'informazione funzionale può essere sofisticata e esaltano, per !e modalità intrinseche alla loro acquisizione,
resa selettiva fino a prendere assoluta preponderanza l'aspetto funzionale dell'organo in studio rispetto a quello
morfologico
rispetto all'informazione morfologica (si pensi, ad
di grandezza ,
esempio, all'individuazione di specifici recettori rappresentano in forma di immagine, punto a punto nell'or·
tumorali o non): con ciò l'immagine si sp·osta pro- gano in studio, il comportamento di grandezze fisiche rile·
gressivamente, senza sohJZione di continuo, verso vanti dal punto di vista clinico
una vera e propria rappresentazione biochimica o biocl1imiche
metabolica. rappresentano in forma di immagine, punto a punto nell'or:
In era computerizzata è divenuto possibile rappre- gano in studio, la concentrazione o l'utilizzo metabolico di
singole molecole
sentare in forma di immagine (artificiosa quanto si
/t medico e l'immagine 141

) le simulare in tempo reale, assume, come è evidente, l'aspetto morfologicostrutturale della lesione;
di importanza peculiare in quanto espressivo del - peculiari proprietà manifestate nell'ambito della
;tole gio biofisico di cui l'immagine è latrice. Messaggio tecnica utilizzata;
li un che è opportuno sia valutato, di volta in volta, dal
- il suo comportamento nei riguardi delle strutture
a, di medico che propone l'indagine e che valuta il referto,
circostanti;
tro, sì da poter comprendere non solo il livello risolutivo
- il contesto clinico nel quale si inserisce.
ente biologico dell'informazione arrecata, ma anche la
ragione ·dei suggerimenti del diagnosta per immagini
in favore de Il 'una o l'altra indagine a fronte di un Il problema è dunque molio complesso e la sua
110 i
nito quesito clinico. soluzione mediante immagini assume attendibilità
gini,
diversa anche in funzione della perizia del diagnosta
ione
e della sua biblioteca mentale di archetipi e di
gole
2. Bioimmagini, individnazione e carat- li empirici di successi e insuccessi pregressi.
·chi-
Non sempre, ovviamente, questa soluzione è
g!u. terizzazione di una lesione bile attraverso la via diagnostica per immagini: alcune
)ET,
Jssi- lesioni possono essere caratterizzate compiutamente
La nascita e lo sviluppo di una nuova tecnica di
:ario mazione di immagini corporee sono vantaggiosi, in solo attraverso elementi apportati per altra via (ad esem-
!alla medicina, allorquando consentono di recare valide so- pio: iperprolattinemia nel microadenoma ipofisario).
)tte- In altri casi la diagnosi conclusiva si può ottenere solo
luzioni a problemi diagnostici sussistenti. Di per sé il
lella più coinvolgente aspetto «estetico» dell'immagine può con atti via via più cruenti (agoaspirato, biopsia percu-
sibi- essere del tutto sterile se dissociato dall'apporto di tanea con ago tranciante, biopsia chirurgica,
to chirurgico).
informazione utile. Lo sviluppo dell'ecografia fu c_on-
gine dizionato, almeno in prima istanza, dalla prospettiva
tipi di poter monitorare la gravidanza normale senza arre-
J, si care danno radiogeno al prodotto del concepimento; 3. La diagnostica per immagini
)rfo. quello della TC dall'esigenza di espandere le diffe-
IC!ù- renze di contrasto tra i diversi pmenchimi nelle imma- La cronistoria essenziale della Diagnostica per
gini r6ntgentomografiche; quello dell'angiografia di- immagini è prospettata in forma sintetica in tab. A.l.2.
tab. gitale dalla possibilità di semplificare le modalità di Tutte le tecniche ivi considerate hanno avuto adegua-
tagi- visualizzazione dell'albero arterioso (realizzando !a at- to riscontro nei capitoli precedenti di 'questo libro, ai
o di traverso l'iniezione del MdC per via venosa); quello quali si rimanda, per le modalità di formazione del-
della tomografia a RM dalla speranza di migliorare, l'immagine e il significato fisicobiofisico della stes-
rispetto alla tomografia computerizzata, la sensibflità sa, e ne avranno ancora nei capitoli -successivi per
eil valore predittivo positivo nei riguardi delle iesioni quanto concerne la semeiotica generale.
tumorali. È importante osservare che la digitalizzazione è il
Per quanto concerne le bio immagini morfologiche, punto di partenza per la realizzazione di sistemi di
sappiamo che, per una lesione patologica di tipo cir- gestione informatica completa delle immagini. Sono
alla
1pico coscritto, il limite minimo di apprezzabilità può fis- già operanti in molte sedi sistemi per :l'archiviazio-
sarsi intorno a 2-3 mm. Esistono, ovviamente, tecniche ne e la comunicazione delle immagini, i quali uti-
più risolventi e tecniche meno risolventi, cioè più sen- lizzano stazioni di lavoro di diversa sofisticazione
ione, sibili o meno sensibili dinanzi al problema individua- per visualizzare le immagini digitali formate con tec-
uello zio/le della presenza di lesione. Questa individuazione niche diverse e richiamarle al bisogno in forma sin-
è di per sé il punto di partenza di tutto il procedimen- gola o multipla (v. paragrafo VL5). Nel prossimo
to diagnostico, ai fini del quale l 'aspetto determinante futuro il diagnosta per immagini passerà buona parte
Ù'or·
rile· è la caratterizzazione della natura della lesione. Da del suo tempo dinanzi alla consolle ad analizzare e
questo punto di vista le diverse tecniche di fonnazio- confrontare non solo immagini dello stesso paziente
ne di immagini corporee prospettano possibilità am- ma anche immagini di pazienti diversi. Ciò con le
!l'or- piamente differenziali. ovvie ripercussioni sul modo stesso di condurre
co di .. Nell'atto «caratterizzazione» il giudizio poggia su to diagnostico, per il quale certamente si porrà la
nhevi molteplici: necessità di una più profonda conoscenza di tutte le
142 Appendice 1

implicazioni filosofiche alla base delle teorie e quantitativamente più consistente spazi e problernt
sull'organizzazione del sapere medico. di patologia umana che in passato lo assoggettavano
a un rapido esaurimento di energia psichica.
TABELLA A.J.2, CRONOLOGIA ESSENZIALE DELLA DIAGNOSTICA PER È logico chiedersi, a questo punto, quali elementi
IMMAGINI. intervengono nel determinare il valore clinico di una
1895 Scoperta dei raggi X
certa tecnologia di formazione di immagini corporee.
Possiamo sintetizzarli in quesiti corrispondenti a 5
1904 Mezzi di contrasto digestivi livelli di interesse progressivamente crescente:
1924 Mezzi di contrasto colecistografici
1929 Mezzi di contrasto uroangiografici
l. la tecnologia fornisce immagini semplicemente
1930 Tomografia «più belle)) o anche «più ricche di informazione
1947 Tomografia assiale trasversa utile» rispetto ad altre dalle quali informazione
analoga può essere ottenuta?
1934 Scoperta della radioattività artificiale
2. offre maggiore accuratezza diagnostica?
1950 Scintigrafia 3. è complementare o sostitutiva rispetto ad altre tec-
nologie di fonnazione di immagini o altre proce-
1952 Mezzi di contrasto colangiografici
dure diagnostiche più rischiose per il paziente o
1953 lntensificatore elettronico di luminosità più costose?
Cateterismo vasale selettivo 4. si ripercuote sull'approccio terapeutico?
1957 Gammacamera e """'Te 5. influenza la prognosi?
1962 Ecografia medica
Scrive Hendee (1989): «Solo attraverso la matura-
1971 Tomografia computerizzata cranica zione della radiologia da un abile mestiere a scienza
potranno evolvere metodi in grado di soddisfare tutti e
1974 Tomografia computerizzata corporea cinque questi criteri di valutazione tecnologica. Si può
Ecotomografia con scala dei grigi
solo sperare che questa evoluzione abbia luogo in mo-
1978 Tomografia ad emissione di positroni {PET) do sufficientemente rapido da far sì che la radiologia
Ecotomografia in tempo reale possa soddisfare i requisiti di qualità e le filosofie eco-
nomiche di tutela della salute in sviluppo al momento
1979 Angiografia digitale attuale>).
'!980 Tomografta ad emissione di fotone singolo (SPECT)

1981 Tomografia a risonanza magnetica 4. Uso razionale dell'immagine


1986 Radiologia digitale
Al momento attuale, al di là di questo «passeggiare
1988 Mezzi di contrasto paramagnetici e superparamagnetici in cielm:-, l'evoluzione già realizzata in molti paesi dal-
l' era radiologica propriamente detta ali' era diagnostica
1988 Ecografia con tecniche Doppler avanzate per immagini rende concreto l'ampliamento delle pos-
1997 Mezzi di contrasto ecografici
sibilità di scelta che in numerose situazioni cliniche si
offiono al medico relativamente ai tipi di indagine (e di
inunagine) utilizzabili. Nel contempo l'atto diagnostico
Tutto questo lavoro è connesso al problema della risulta sempre più condizionato dalla disponibilità di
realizzazione di tecniche di programmazione macchine sofisticate, «pesanti>> per costo di installazio-
cate, quali quelle oggi denominate di intelligenza ne e di esercizio, e di personale superspecializzato in
artificiale. Il computer, programmato e guidato, potrà grado di utilizzarle correttamente.
effettuare l'analisi dei rilievi semeiologici e la sintesi Alle singole indagini corrispondono potenzialità
delle informazioni diagnostiche. Il diagnosta per diagnostiche peculiari ma anche costi spesso accentua-
immagini sarà allora una sorta di astronauta in grado tamente differenziali. Costituiscono a quest'ultimo pro-
di esplorare oggettivamente informa qualitativamente posito entità additive non solo il costo economico del-
Il medico e l 'immagine 143
c-----

ernt .l'indagine legat? tecnologia, ma il limite più grande è costituito dal


al con-
ano umo di matenah e alla d1spontb1hta del personale fatto che dietro a ogni rappresentazione della realtà
e paramedico necessario, ma anche il tempo «di'vita» di una struttura corporea c 'è molto di più di
enti d'attesa cui il paziente è assoggettato prima della rea-ciò che può essere raffigurato mediante immagini
una morfostrutturali, ivi inclusi fondamentali aspetti
lizzazione dell'indagine, l' invasività di questa, il rischio
ree. di danno biologico. metabolici e fimzionali.
a5 Questi aspetti - spesso insufficientemente conside- Nessuna immagine può essere definitiva e comun-
rati - assumono particolare importanza nella attuale que in grado di per sé di rendere palese ciò che è
nascosto nel suo profondo e può essere oggetto solo
fase storica della nostra società che ha constatato e for-
mte di sofferta estrazione da parte della mente. In que-
zatamente accettato la limitatezza dei fondi disponibili
one st'ottica, con il termine immagine è necessario inten-
per la gestione della sanità. In alcuni paesi le équipes
one mediche dotate di potere decisionale nella fonnulazionedere, come osservano Beltrame e coli. (1988), non
solo ciò che si forma sulla retina dell'osservatore, ma
degli iter diagnostici sono assoggettate a forme di incen-
tivazione economica in funzione del raggiungimento anche quei processi che avvengono nella sua coscien-
dell'obiettivo diagnosi corrette e rapide, cioè con il za a seguito dello stimolo sensoriale esterno, cioè
tec- minimo indispensabile di procedure diagnostiche. tutto il procedimento analitico, dcognitivo e induttivo
lce- Appropriate scelte clinicodiagnostiche richiedono che ne consegue.
eo dtmque un approfondito substrato di conoscenze com- Nonostante l'equilibrio e l'oggettività con i quali
il medico e il diagnosta per immagini possano avere
parative sul!' efficacia delle vecchie e nuove tecniche di
formazione di immagini corporee nella specifica situa- proceduto, resta pur sempre l'alea di aver raggiunto
zione clinica. Queste conoscenze costituiscono la risul-solo apparentemente questo obiettivo: in altri termini,
tante di numerosi eventi, fra i quali assumono rilievo non è forse destino di molte diagnosi cliniche, per
na- l'esperienza del medico proponente, il suo livello di logiche e razionali che siano, mantenere quel margi-
nza aggiornamento profossionale, il rapporto dialettico conne di incertezza che è in ogni cosa umana?
tti e il diagnosta per immagini, la perizia e attendibilità di Importante è che il diagnosta per immagini abbia
può quest'ultimo nella formulazione del referto diagnostico.
fatto tutto quello che gli competeva: utilizzato la tec-
no- Il medico ha il dovere di finalizzare il suo modo di
nica più idonea di studio; ottenuto un risultato icono-
1gia operare al raggiungimento della corretta diagnosi grafico ottimale; effettuato un 'analisi semeiologica
·co- (necessaria in linea di principio per ottenere il massimo
attenta; compiute le giuste valutazioni induttive; for-
nto risultato terapeutico) con il minimo dispendio di tempomulato nel reforto il giudizio diagnostico nei termini
e atti non necessari. Essenziale a tal fine è la correttez-
più equilibrati possibili con un linguaggio piano e
za dell'orientamento e della scelta nei riguardi delle comprensibile per il medico proponente l'indagine.
costosissime indagini diagnostiche per immagini. Al Questa espressione verbalmente piana e corretta
diagnosta per immagini compete l'esecuzione del! 'in- del referto- il quale, si ricordi, verte sull'analisi di
dagine e il compito di contribuire alla formazione di rilievi di ordine macroscopico e come tale solo arbi-
iare corretti orientamenti e scelte del clinico attraverso l'e-
trariamente può sconfinare in induzioni di ordine
laJ- spressività del referto, la discussione diretta e la istologico! - è atto di importanza almeno pari alla
tica strazione obiettiva. Come in precedenza detto, talora stessa acquisizione dell'immagine. Peraltro, la cre-
lOS· egli potrà utilizzare tecniche di indagine sostitutive scente complessità tecnica delle indagini in uso nella
e si rispetto a quelle proposte dal medico. Questo rapporto pratica quotidiana impone, all'esordio del referto, una
e di presume da entrambe le parti il rispetto della logica esintetica esplicitazione delle modalità di esecuzione
ti co l'utilizzazione di parametri statistici obiettivi di valuta-
(in particolare ogni qual volta l'indagine sia stata ese-
l di zione deli' efficacia diagnostica delle diverse possibili
guita derogando dalla tecnica standard). Cosa succe-
do- indagini (v. Appendice II). derebbe se il messaggio recato non fosse chiaramente
Jin espressivo per il medico proponente? Egli sarebbe
forzato a trasformarsi in interprete dell'immagine,
llità 5.11 medico e l'immagine senza malauguratamente possedere il necessario
:ua- bagaglio di conoscenze tecniche, fisiche, biofisiche e
Jro- In ogni bioimmagine vi sono limiti fisici destinati biologiche a essa sottese. E il risultato sarebbe anco-
iel- in gran parte a essere superati con il progresso della ra più devastante!
144 Appendice J

L'analisi attenta e la piena comprensione del refer- l'assoluta necessità dell'indagine ai fini della diagno-
to guideranno il medico proponente a utilizzare l 'in- si e la non sussistenza di controindicazioni clinicl1e
formazione acquisita come contributo additivo o riso- alla sua realiZzazione delle quali egli sia, eventuaJ.
lutivo al raggiungimento della soluzione diagnostica mente, a conoscenza. Non si richiede, per tale via, al
del caso. L'esperienza acquisita condurrà un po' per vol- medico l 'assunzione di maggiori responsabilità in
ta il medico a formarsi idee chiare, su solide basi em- caso di effetto secondario grave, ma piuttosto la
piriche, di quanto la singola tecnica di formazione di coscienza di dover far correre al paziente un rischio
immagini possa dare afronte di un preciso quesito cli- ragionato e conveniente.
nico. Questa esperienza è in ultima analisi quella che
guida alla scelta aprioristica, scelta che sarà ovviamente
tanto più efficiente quanto più aperto sarà il rapporto 7. Camminare in terra
di collaborazione con il diagnosta per immagini.
Questa formulazione del problema non consente, In tema di rapporti tra immagine, sistema visivo e
tuttavia, di escludere per il medico la necessità di processi mentali successivi, osservano ancora
·conoscenze più approfondite sul significato delle Beltrame .e. coli., analogo discorso è trasferibile oggi a
bioimmagini. E ciò non solo perché egli macchine; che, attraverso diversi tipi di sensori, per
ve», ma anche perché di fatto «le usa», in modo inte- esempio telecamere, sono in grado di manipolare
grato, per poter curare meglio il suo paziente. immagini, di analizzarle e di estrarne il contenuto
informativO significativo.
Ciò costituisce il punto di partenza per lo' sviluppo
6. Indagini inutili o di utilità opinabile di tecniChe basate su sistemi esperti: «L'esperienza
del medico - scrivono gli Aa. - è codificata in una
Dalla correttezza di queste scelte dipende grande quantità di regole «atomiche» di decisione, in
mente la riduzione del numero di indagini inutili o cui vengono associate in vario modo osservazioni,
comunque di utilità opinabile, per le quali una stima ipotesi e decisioni, espresse in un linguaggio quasi '
attendibile parlava alcuni anni orsono di circa il 30% naturale. In una sessione di consultazione, il sistema
sul totale delle indagini richieste. Indagine inutile esperto applica in cascata le regole, partendo da un
significa costo supplementare inteso non solo nel insieme di osservazioni che l'utente fornisce relativa-
senso di spesa attiva palese sostenuta, ma anche di mente al caso in esame, allo scopo di fornire una
spesa passiva occulta legata al ritardo della diagnosi risposta a un problema clinico, così come farebbe un
e al prolungamento della degenza del paziente esperto del settore. V analogia con l'esperto umano è
to quest'ultimo di per sé incidente in ragione superi ancora maggiore se si osserva che un sistema esperto
re a quella dei precedenti). Il problema del rapporto è anche in grado di giustificare le sue risposte indi-
beneficio/costo è considerato su basi quantitative in cand() le regole che ha utilizzato».
Appendice II. È qui sufficiente il richiamo alla neces- Ma con queste considerazioni viene meno il
sità di una attenta valutazione aprioristica da parte del nostro proponimento di <<camminare in terra>>,
medico proponente l'indagine. ricreandosi stimolanti spazi per quel «passeggiare in
Per determinate indagini, per le quali sussiste un cielml più sopra messo in disparte in un testo che
certo rischio di effetti secondari, ad esempio l'urogra- vuole fare riferimento soprattutto alle modalità attua-
fia, è richiesto al medico proponente di specificare li di uso razionale della Diagnostica per immagini.
APPENDICE II

no. INTRODUZIONE ALL'ANALISI DECISIONALE


;:he
GIORGIO CITTADINI E FRANCESCO SARDANELLI
Ial-
, al
in Prendere buone decisioni di fronte all'incertezza può essere
la considerata !'«arte» della medicina ma, come ogni arte,
hio anch'essa ha le sue proprie regole e modelli e può essere stu-
diata in modo sistematico, imparata e perfezionata mediante
l'applicazione di principi razionali.
W EINSTEIN E fiNEBERG (1980)

1. Efficacia diagnostica di un'indagine diagnostica precedente la sua esecuzione. Talune inda-


oe gini, infine, come la scintigrafta della tiroide nello stu-
ora Per raggiungere la corretta diagnosi con il minimo dio dei noduli in essa palpabili, possono diminuire il
a dispendio di tempo e di atti non necessari, il medico, livello di certezza diagnostica precedente la loro esecu-
per con l'eccezione dei casi «facili>> o «fortunati» di dia- zione (v. paragrafo A.IL6).
are gnosi puramente clinica, deve per lo più: Essere in grado di formulare giudizi di questo tipo
uto non è semplice né intuitivo. Si pone l'esigenza di una
_ decidere, sulla base dei dati ananmesticoclinici, se grande precisione concettuale e terminologica affin-
>po e quando effettuare una (o più) indagini; ché ogni riferimento all'efficacia delle singole inda-
lZa _ valutarne il risultato, sintetizzato nel «refertm>, gini poggi su indici quantitativi obiettivi. Questi indi-
ma per operare successive appropriate scelte. ci verranno qui descritti con l'aiuto di alcuni esempi
in rilevanti clinicopratici riferiti a indagini diagnostiche
fii,
l Tutto ciò, ovviamente, sulla base di un'opportuna «per immagini».
asi ' strategia clinica o, come si suoi dire, di un'«albero Obiettivo è dimostrare che l 'attendibilità del
ma decisionale>'! o di un «diagramma di flussO>'!. referto radiologico, intesa come coerenza alla realtà
un La teoria analitica delle decisioni definisce questi anatomoclinica vigente nel soggetto in studio, e quin-
va- due momenti come «nodi» qualitativamente diversi di di riflesso l 'attendibilità dello stesso radiologo,
ma dell'albero decisionale: il .primo è un'azione e sono condizionate dal modo di operare del medico
un tuisce un «nodo di scelta o decisionale»; il secondo è che ha richiesto l 'indagine. Ciò non solo nel senso
)è un giudizio su un evento e costituisce un «nodo casua- della completezza delle informazioni cliniche fornite
rto le o probabilistico». Entrambi i nodi sono strutturati al radiologo, ma anche per la decisione stessa di
di- su una base Jogicorazionale strettamente dipendente richiedere l'indqgine. Quest'ultima affermazione può
dalle probabilità di successo diagnostico dell 'indagi- meravigliare perché sottende un ragionamento non
il ne alla quale il paziente viene sottOposto. In questo immediatamente intuitivo.
m, contesto il medico proponente deve sapere, a priori,
in quali saranno le scelte successive in caso di negati-
'he vità, positività o esito dubbio del! 'indagine. C evento 2. Indici di quantificazione dell'effica-
m- ((risultato diagnostico» obbliga, cioè, su base probabi- cia diagnostica
!istica, a un comportamento predeterminato (se nel
frattempo non si modificano le condizioni «al contor- Il medico vorrebbe poter operare scelte terapeuti-
no», cioè se non si realizzano nuovi eventi quali il che sulla base di livelli assoluti di certezza diagnosti-
miglioramento o il peggioramento delle condizioni ca. Ciò non è in pratica mai possibile: persino l'inda-
del paziente, etc.). gine istologica mostra talvolta ampi margini di incer-
In pratica, un'indagine è utile se, a un certo «ramo» tezza! Livelli relativamente elevati di certezza diagno-
di sviluppo di un albero decisionale, apporta un guada- stica sono perseguiti attraverso un procedimento logi-
gno diagnostico significativo, cioè se aggiunge nuove cooperativo che parte da una o più ipotesi di malattia
informazioni concretamente utili. E conseguentemente, (ma anche dall'ipOtesi di non malattia) formulate
un'indagine, pur risultata positiva, può non essere utile sul!a base dell'anamnesi e dell'esame obiettivo. Tali
se non migliora significativamente il livello di certezza ipotesi sono sottoposte a verifica mediante indagini-
146 Appendice]]

test effettuate in serie o in parallelo secondo un dia- bosa le affermazioni sulla sensibilità o sulla specifj.
gramma di flusso adatto allo specifico caso clinico. cità di un test diagnostico.
In pratica il procedimento di verificazione o di Ci giovefcmo, nel prosieguo della discussione, di
falsificazione dell'ipotesi di malattia è sempre osta- un esempio numerico concreto. In una ricerca con.
colato da una percentuale di errore intrinseca a ogni dotta su l 023 soggetti sottoposti sequenzialmente a
test utilizzato. I pazienti sottoposti all'indagine A per clisma a DC e colonscopia di controllo sono stati rile.
il sospetto di malattia X, in una valutazione a poste- vati 129 VP, 858 VN, 25 FP e l l FN relativamente
riori (per esempio alla luce della formalizzazione dia- alla presenza di polipi rettocolici. Il clisma a DC ha
gnostica conclusiva), potranno rivelarsi: dunque «Sbagliatml in 36 casi: è risultato positivo in
154 soggetti, ma di questi, alla verifica colonscopica,
- veri positivi (VP): l'indagine è risultata positiva e
soltanto 129 presentavano realmente polipi; è risulta.
v'era malattia;
to negativo in 869 soggetti, ma di questi, alla verifica
- veri negativi (VN): l 'indagine è risultata negativa
colonscopica, soltanto &58 erano realmente privi di
e non v'era malattia;
polipi. Abbiamo dunque:
- falsi positivi (FP): l 'indagine è risultata positiva
ma non v'era malattia;
129/(129+ ll) 0,92 92%
- falsi negativi (FN): l 'indagine è risultata negativa
ma v'era malattia.
858/(858+25) 0,97 97%
Per semplificare il discorso formuleremo un
pio concreto. Supponiamo di voler giudicare a priori, Sensibilità e specificità definiscono l'affidabilità
cioè prima di sottoporre il soggetto all'indagine, dell'indagine, quantificando, nel caso in considera-
cacia diagnostica del clisma a DC nell'individuazione zione, la tendenza a risultare rispettivamente positiva
dei polipi rettocolici. Ci porremo due quesiti nei soggetti portatori di polipi e negativa nei soggetti
ri che hanno come «oggetto di attenzione» l'indagine: privi di polipi. Trattasi di indici aprioristici che si
riferiscono in senso generale alla metodica e/o alla
l. se il soggetto ha polipi, che probabilità vi è che il tecnica diagnostica (e alla perizia degli operatori che
clisma a DC risulti positivo? la eseguono e la valutano!), utili al medico che deve
2. se il soggetto non ha polipi, che probabilità vi è decidere se sottoporre o meno un determinato sogget-
che il clisma a DC risulti negativo? to a tale indagine. Questi indici, tuttavia, nulla espri-
mono sul! 'attendibilità del risultato diagnostico posi-
Cindice corrispondente al quesito l è detto tivo o negativo ottenuto in uno specifico soggetto che
bilità, o «tasso dei veri positivi», ed esprime la abbia effettuato l'indagine.
quenza con la quale l'indagine risulta positiva in una Quest'ultimo problema, aposterioristico, ha come
popolazione di soggetti che hanno la malattia cercata, «oggetto di attenzione» appunto il risultato dell'inda-
in altri termini la capacità dell'indagine di identifi- gine: in altri termini, il problema non consiste più
care la presenza della malattia. È definito come: nella scelta se effettuare o meno l'indagine anche in
riferimento alle altre disponibili («nodo
VP/(VP+FN) ma nella valutazione del risultato ottenuto («nodo pro·
babilistico»). Dobbiamo, dunque, chiederci:
Cindice corrispondente al quesito 2 è detto spe-
cificità, o «tasso dei veri negativi», ed esprime la fre- 3. che probabilità vi è che il soggetto con clisma a
quenza con la quale l'indagine risulta negativa in una DC positivo abbia realmente polipi?
popolazione di soggetti che non hanno la malattia cer- 4. che probabilità vi è che il soggetto con clisma a
cata, in altri termini la capacità dell'indagine di DC negativo non abbia realmente polipi?
tificare l'assenza della malattia. È definito come:
Vindice corrispondente al quesito 3 è detto valo·
VN/(VN+FP) re predittivo positivo (vpp) ed esprime la frequenza
con la quale la malattia è realmente presente
È di per sé evidente come questa formulazione popolazione di soggetti risultati positivi al test. E
obblighi sempre a riferire a una definita entità definito come:
Introduzione all'analisi decisionale 147
c.-----

!fi- vpp VP/(VP+FP) nico non interessa la capacità «mediwJ del! 'indagine di
individuare la presenza o l 'assenza di malattia, ma solo la
di Nell'esempio in considerazione ha valore: sua affidabilità nell'individuare la presenza di malattia; e
rn. viceversa, al medico che intende utilizzare l'indagine per
129/(129+25) 0,84 84% escludere un definito sospetto clinico interessa solo la sua
'a affidabilità nell'escludere la presenza di malattia. Dal
le.
punto di vista clinico, l'indagine, quindi, va sempre giudi-
nte non soddisfacentemente elevato. Vedremo più oltre cata nelle due situazioni non sovrapponibili di presenza o
ha come q'uesto valore sia criticamente influenzato dalla assenza di malattia.
in severità con la quale il medico «filtra)) i soggetti da Altri indici utili alla quantificazione dell'efficacia dia-
ca, sottoporre ali 'indagine selezionando di fatto una gnostica sono: il tasso dei FP, cioè la proporzione di sog-
ta. popolazione di soggetti con più o meno alta «proba- getti non affetti da malattia erroneamente classificati come
i ca bilità pre-test di presenza di malattia>>. positivi, FP/(FP+VN); il tasso dei FN, cioè la proporzione
di L'indice corrispondente al quesito 4 è detto valo- di soggetti affetti da malattia erroneamente classificati
re predittivo negativo (vpn) ed esprime la frequenza come negativi, FN/(FN+VP); la verosimiglianza del test
con la quale la malattia è realmente assente nella positivo, cioè il rapporto tra la probabilità del test positivo
popolazione di soggetti risultati negativi al test. È in presenza di malattia rispetto alla probabilità del test
positivo in assenza di malattia, sensibilità/tasso dei FP =
definito come: sensibilità/(1 - specificità); la verosimiglianza del test
negativo, cioè il rapporto tra la probabilità del test negati-
vpn VN/(VN+FN) vo in presenza di malattia rispetto alla probabilità del test
ità negativo in assenza di malattia, tasso dei FN/specificità =
ra- e nella ricerca considerata ha valore: (l - sensibilità)/specificità.
iva Si notino infine le due importanti relazioni:
858/(858+ Il) 0,99 99% -- sensibilità+ tasso dei FN = l, ovvero, se aumenta la
si sensibilità, si riduce il tasso dei FN;
tlla equivalente quasi a una certezza. Analogamente al - specificità + tasso dei FP = l, ovvero, se aumenta la
:he precedente è anch'esso criticamente influenzato dalla specificità, si riduce il tasso dei FP.
:ve severità con la quale il medico «filtra» i soggetti da
.et- sottoporre all'indagine . Non esistono in pratica valori di sensibilità, speci-
Vpp e vpn esprimono, dunque, il grado di credibi- ficità, vpp o vpn che per una determinata indagine
ISi- lità che è possibile attribuire rispettivamente al risul- possano in assoluto dirsi sufficienti o insufficienti:
:he tato positivo o negativo dell'indagine, in altri termini solo il riferimento al problema clinico in considera-
la sua coerenza con la realtà anatomoclinica. La loro zione consente di trarre corrette valutazioni.
me considerazione è elemento logico a posteriori complew
la- mentare alla considerazione a priori della sensibilità e Una sensibilità dell'SO% (quindi, un tasso di FN del
più specificità. 20%) potrebbe essere considerata 11interessante» (soprat-
in tutto se associata a una elevata specificità) per un nodo
E opportuno osservare che una certa consuetudine con- probabilistico iniziale in un diagramma di flusso relativo
»),
duce ad assegnare al termine specificità un significato non al sospetto di una affezione il cui mancato trattamento
ro· corretto, intendendolo in senso etimologico indicativo della immediato sia privo di conseguenze cliniche, ma del tutto
((specificità)) del risultato diagnostico positivo nei riguardi inaccettabile in un nodo probabilistico che possa compor-
della malattia cercata, attribuendogli il significato che di tare un ritardo diagnostico nel sospetto di una affezione
fatto, compete al vpp. acuta che necessiti di trattamento urgente. Quest'ultima
E ancora opportuno osservare che, con una certa fre- situazione si pone, ad esempio, relativamente all'utilizzo
aa quenza, ricorre nell'uso un indice, l'accuratezza diagno- dell'ecografia nel sospetto di appendicopatia acuta
stica, il quale compone in sé sensibilità e specificità, ed è (Rosenquist, 1988): il potenziale ritardo dell'intervento
così definito: chirurgico nella frazione di FN può comportare un signifi-
lo· cativo aumento della mortalità nei pazienti sottoposti a
rza accuratezza diagnostica= (VP+VN)/(VP+VN+FP+FN) ecografia (1,6%} rispetto a quella dei pazienti sottoposti a
,na intervento chirurgico sulla base della sola valutazione cli-
, li valore concreto di questo indice (96,5% nell'esempio nica (0,069%). In questo caso, dunque, l'informazione
È m_c_onsiderazione) è dubbio: al medico, infatti, che intende diagnostica additiva apportata dall'ecografia sortisce
Uhhzzare l'indagine per confermare un certo sospetto eli- effetti clinici negativi.
148 Appendice l!

3. Verificazione e falsificazione dell'ipo- Nella pratica clinica si dovranno considerare sem.


tesi di malattia pre con gral!de attenzione gli indici di efficacia dia.
gnostica delle .singole indagini quando si imposta un
Possiamo ora rivisitare su basi più solide il per- iter diagnostico. Nel sospetto di malattia trattabile di
corso dei due procedimenti verificazione del! 'ipotesi una certa gravità si pone l'esigenza di elevati livelli di
di malattia (diagnosi di malattia) e falsificazione del- sensibilità e di vpn (il rischio di FN va ridotto al
l'ipotesi di malattia (esclusione di malattia). minimo!); tuttavia, se il trattamento può comportare
Il procedimento di verificazione-diagnosi si svi- conseguenze di una certa entità per i FP, avremo con-
luppa attraverso due tappe logiche, una per testualmente bisogno di elevati livelli di specificità c
oggetto il test, l'altra avente per oggetto il paziente: vpp. Sono relativamente poco frequenti le situazioni
cliniche in cui si può ricorrere a test che coniughi110
- in un primo momento, di fronte al paziente che elevata sensibilità ed elevata specificità.
accusa determinati disturbi, ci chiederemo: che Se si eccettua il raro caso di malattie la cui terapia
probabilità ha il test A di risultare positivo se il non comporta conseguenze per i FP (per esempio
paziente è affetto dalla malattia X? Ciò equivale a alcune avitaminosi), occorrerà sempre compensare i
proporre il problema della frequenza dei VP bassi valori di specificità e vpp di un'indagine
rispetto ai FN e quindi della sensibilità del test A mediante successivi approfondimenti diagnostici. In
per la malattia X; effetti un corretto iter diagnostico può consentire di
- in un secondo momento, di fronte al risultato sommare in sequenza temporale i vantaggi di indagi-
tivo del test, ci chiederemo: che probabilità ha il ni diverse dotate di differenti caratteristiche qualitati-
paziente con test A positivo di essere realmente ve. Un esempio concreto è l'uso della mammografia
affetto dalla malattia X? Ciò equivale a proporre per la ricerca di tumore maligno in donna asintomati-
il problema della frequenza dei VP rispetto ai FP ca. Tale indagine è caratterizzata da:
e quindi del valore predittivo positivo dei test A
per la malattia X. ' a. valori di sensibilità e vpn molto elevati (se ci sono
lesioni tumorali la mammografia è quasi sempre
Il procedimento di st positiva; se la mammografia è negativa il pazien-
sviluppa attraverso due tappe logiche analogh.e: te quasi sempre non ha lesioni tumorali);
b. valori di specificità e vpp bassi (se non ci sono
- in un primo momento, di fronte al paziente che lesioni tumorali la mammografia è spesso positi-
accusa determinati disturbi, ci chiederemo: che va; se la mammografia è positiva non è detto che
probabilità ha il test A di risultare negatiVo se il vi siano lesioni tumorali).
paziente non è affetto dalla malattia X? Ciò
vale a proporre il problema della frequenza dei È possibile utilizzare i vantaggi di cui al punto a
VN rispetto ai FP e quindi della specificità del compensando gli svantaggi di cui al punto b in un
test A per la malattia X; passo successivo dell'iter diagnostico: l'ecografia e
- in un secondo momento, di fronte al risultato soprattutto J'agospirato o l'agobiopsia sotto guida
negativo del test, ci chiederemo: che probabilità ecografica o stereotassica, mirate al reperto indivi-
ha il paziente con test A negativo di esser€ real- duato con la mammografia. Nella pratica dello scree-
mente non affetto dalla malattia? Ciò equivale a ning è considerato «ottimale» l'approfondimento
proporre il problema della frequenza dei VN diagnostico su un 5% delle donne esaminate con un
rispetto ai FN e quindi del valore pred.ittivo tasso atteso di tumorì maligni dello 0,7%.
negativo del test A per la malattia X.

Ovviamente i due procedimenti possono «incro- 4. Indici di efficacia diagnostica e pre·


ciarsi»: un test effettuato pesante sospetto clinico valenza di malattia
di malattia potrà dare esito negativo costringendo a
uscire dalla logica della verificazione-diagnosi per Dalle definizioni degli indici di efficacia è facile
entrare in quella della falsificazione-esclusione, e osservare che l'aumento del numero di FP abbassa la
viceversa. specificità e il vpp, l'aumento del numero di FN
... L

'ice f! Introduzione all'analisi decisionale 149

sem. bbassa la sensibilità e il vpn. Questo aumento è cor- In altri termini, l 'operato del radiologo è risulta-
dia. :elato inversamente alla qualità del risultato dell'in- to pressoché assolutamente attendibile iii caso di
:a un dagine . _. _, . positività dell'indagine, inattendibile quasi come il
le di In diagnostlCa per Immagmi la qualtta del nsulta- lancio di una moneta in caso di negatività.
lli di to sembra dipendere <<esclusivamente» da fattori Dal confronto dei valori predittivi nelle tre situa-
lo al intrinseci, cioè dall'adeguatezza metodologica e tec- zioni contemplate (la reale prevalenza di malattia
rtare nica con la quale è realizzata l 'indagine. Quanto più nella popolazione studiata nella ricerca qui considera-
con- questa -è alta, tanto più FN si trasformano in VP e FP ta è del14%) risulta evidente il principio generale che
ità e in VN. Sembra, dunque, si possa ben dire, da questo i risultati di un'indagine divengono tanto meno
;ioni punto di vista, che il diagnosta per immagini è artefi- attendibili in caso di positività quanto più bassa è la
hi11o ce del suo stesso successo. prevalenza di malattia, tanto meno attendibili in
Ma riprendiamo adesso l'esempio più sopra pro- caso di negatività quanto più questa è alta. In linea
·apia spettato della ricerca di polipi mediante clisma a DC, generale, tutti i test diagnostici raggiungono il massi-
npio supponendo che l'attenta operazione di filtro pre-test, mo di utilità allorquando la probabilità di malattia nel
are i praticata ad esempio nel contesto di un centro quali- soggetto. sottoposto a indagine è intorno al 50%
gine ficato per lo studio delle malattie del colon e del retto, dizione di estrema incertezza).
i. In faccia sì che la prevalenza di malattia nella popola- Ma quali fattori influenzano la prevalenza di
:e di zione di pazienti sottoposti a indagine sia del 50%, malattia? In altri termini, quali fattori agiscono sulla
lagi- cioè che metà dei soggetti sia effettivamente portatri- frequenza reale di ciascuna malattia nella
itati- ce di polipi. Sulla base dei valori precedentemente ne di soggetti che giunge a praticare l'indagine dia-
:afia determinati di sensibilità (92%) e specificità (97%) gnostica? Il più importante fattore ((110TI strutturale»,
nati- del clisma a DC possiamo calcolare che su 200 cioè m0dificabile, che agisce sulla prevalenza di
pazienti sottoposti a indagine 92 risulteranno VP, 97 e conseguentemente sui valori predittivi del-
VN, e conseguentemente 8 FN e 3 FP. Ricalcolando l'indagine è l'azione di filtro che il medico proponen-
;ono adesso i valori predittivi avremo: te esercita nella selezione dei pazienti meritevoli di
npre indagine. Se il «filtro» è efficiente, il vpp aumenta e
:wn- vpp = 97% il vpn diminuisce; e viceversa, se il filtro è inefficien-
vpn = 92% te. Si può, quindi, affermare che il medico proponen-
;ono te l'indagine influisce direttamente sull'attendibilità
ISitÌ· del radiologo.
I.: aumento della prevalenza di malattia nella popo-
che Anche la giustificazione di uno screening di
lazione di soggetti sottoposti a clisma a DC, ottenuta
grazie al filtro esercitato, ha avuto il sorprendente massa poggia sulla valutazione di frequenze
effetto di aumentare dall'84% al 97% l'attendibilità cativc di malattia nelle classi d1 età a esso sottoposte,
to a oltre che sul rilievo di effettivi miglioramenti della
del risultato positivo dell'indagine. Nel contempo,
1 un prognosi per i casi oggetto di diagnosi infraclinica
'ia e tuttavia, si è ridotta dal99% al92% l'attendibilità del
risultato negativo dell'indagine. In altri termini, l'o- (per quanto concerne la mammella, si veda il para-
uida grafo XXXVII.l.6).
iivi- perato del radiologo è risultato più attendibile in caso
di positività dell'indagine, un po' meno attendibile in
ree-
caso di negatività.
to
Ripetendo il procedimento precedente a un'opera-
S. Le curve di capacità diagnostica
1 un
zione di filtro pre-test più severa, tale che la preva-
lenza di malattia nella popolazione di pazienti sotto- Il valore pratico di un test diagnostico dipende
posti a indagine sia del 90% (ad esempio, controllan- la sua sensibilità, dalla sua specificità e dalla prevalen-
za di malattia nella popolazione esaminata, parametri
re· do pazienti nei quali una precedente indagine era
che determinano i valori predittivi positivo e negativo.
risultata positiva), avremo:
Tuttavia, è bene tenere presente che proprio i parametri
vpp = 99,6% basilari della sensibilità e della specificità sono a loro
1cile volta dipendenti dalla «soglia» scelta per discriminare
oa la vpn = 57,4% ciò che deve essere considerato normale da ciò che
FN deve essere considerato anormale (fig. A.II.l).
!50 Appendice 11

Nonnali

O 3 6 9 12 15 18 mm 30

Fig. A.II.lA. Distribuzione di frequenza del diametro dei linfonodi


mediastinici valutato mediante TC in un campione di soggetti normali
e di soggetti con metastasi (per i quali è considerato il diametro all'at-
to della prima osservazione). Le curve esprimono di per sé la frequen-
za con la quale il radiologo che valuta le immagini troverà, in soggetti
normali e rispettivamente in soggetti con metastasi, linfonodi di un
determinato diametro. Le curve possono essere opportunamente <mor-
malizzate)) sì da esprimere la probabìlità che un linfonodo di un deter-
minato diametro possa essere considerato normale o patologico. Si
osservi come linfonodi di dimensioni osservabili in soggetti normali
(vedasi in proposito quanto detto nel paragrafo XV l) possano in realtà
(sia pure con probabilità ragionevolmente bassa!) risultare patologici.
Il referto radiologico basato sul puro e semplice criterio dimensionale
esprimerà dunque ((ragionevoli probabilità di non sbagliare)), mai ((Cer-
tezze)>, nell'affermare la natura normale e patologica.

Il concetto di <<Soglia» è intuitivo perÌ test laboratori- Fig. A,JI.I C. Etfetto della soglia discriminante sui soggetti con inte-
ressamento metastatico mediastinico. La riduzione della soglia da 10
a 5 mm minimizza la frazione di soggetti patologici erroneamente
considerata normale (cioè falsamente negativa). l:atmlento della
soglia da l O a 15 mm, che minimizza secondo quanto visto in fig.
Il.A.l 8 i falsi positivi, rende intollerabilmente elevata la frazione di
soggetti patologici che verrà erroneamente considerata normale (c
quindi avviata più tardivamente a terapia). La scelta della soglia, in
altri termini, agisce antiteticamente sui falsi positivi e sui falsi nega.
18 mm tivi. Come in tutte le cose umane, in medio stai virtus: nel caso spe-
cifico qui consideralo una soglia discriminante patologico/normale
di IO mm genera un razionale equilibrio tra falsi positivi e falsi nega-
tivi.

stici, ad esempio gli esami ematochimici, per i quali appa-


re ovvio che la modificazione dell'intervallo di valori con·
siderati normali influenza criticamente la sensibilità e la
specificità del test. Nella diagnostica per immagini l'im-
portanza della definizione della soglia si pone sia su base
qualitativa (si pensi alla classificazione delle indagini
mammografiche nelle classi «negativa», «probabilmente
negativa», «dubbia», «probabilmente positiva», «positi-
va»), sia su base quantitativa (per rimanere nello stesso
ambito, si pensi a1la soglia di malignità in RM mammaria
dinamica in relazione all'incremento di segnale della lesio-
ne sospetta nei primi minuti dopo la somministrazione e.v.
Fig. A.Il.lB.l:osservatore può adottare soglie disaiminanti dimen- di MdC paramagnetico - v. paragrafo XXXVII.6 e figg.
sionali tra patologico e normale diverse. Se la soglia prcscelta è 10 XXXVII.l6 e 17).
mm (in alto), una piccola frazione di soggetti normali (area in nero)
verrà erroneamente considerata patologica (cioè falsamente positi-
va). Se la soglia è posta a 5 mm (in centro), una frazione intollera- Veffetto della modificazione della soglia sugli
bilmente elevata di soggetti normal_i verrà erroneamente considerata indici di efficacia diagnostica è di norma molto inten-
patologica (e conseguentemente assoggettata a ulteriori accertamen- so e i valori prescelti andranno di volta in volta pre-
ti). Se, a scopo protezionistico nei riguardi dei falsi positivi, la soglia valutati sulla base della finalità che si intende perse-
è posta a 15 mm (in basso), la frazione è «rassicurantemente» mini-
mizzata. Ma che cosa succede dei soggetti patologici? Si veda, in guire (limitazione dei falsi positivi o limitazione dei
proposito, la fig. A. !I. lC. falsi negativi).
Introduzione all'analisi decisionale 151

6. II gi!adagno diagnostico do la probabilità pre-test è 10%, 30% e 80%; il gua-


dagno diagnostico della scintigrafia tiroidea negativa
l}esecuzione di un'indagine, come più sopra è rispettivamente 1,5%, 3,8% e 3,2%. Utilizzando un
detto, trova giustificazione solo nel fatto che essa fa criterio di sensibilità allargato (area fredda o
variare significativamente il livello sussistente di cer- tante), il guadagno diagnostico assume addirittura
tezza diagnostica. Il guadagno diagnostico è, in altri valori negativi: si ha, cioè, una perdita di certezza
la differenza tra i valori predittivi dell'inda- diagnostica. Lo stesso può dirsi per l'ecografia, sia
gine e la probabilità pre-test di malattia. pure in forma meno marcata.
Molto importante, in proposito, è l'esempio della
TABELLA A.IJJ. VALORI l'REDlTTIVJ E GUADAGNO DIAGNOSTICO
tiroide (Manetti, Raggi e Norbiato, 1985). Vige per DELL'AGOASPIRATO TIRO!DEO.
o essa l'assunto: noduli fTequentissimi, tumori maligni
rari. La soluzione chirurgica generalizzata per il nodu-
lo tiroideo appare, dunque, poco opportuna, anche se Probabilità Guadagno diagnostico
pre-test 'PP 'pn (p) (n)
sostenuta dal reperto di «area fredda» alla scintigrafm
(i tumori maligni sono scintigraficamente freddi, ma il IO% 89,0% 97,0% 79,0% 7,0%
90% dei noduli freddi non sono tumori) e/o di <modu- 30% 96,9% 89,5% 66,9% 19,5%
lo solido» all'ecotomografia (se il nodulo è solido, la 80% 99,6% 47,8% 19,6% 27,8%
malignità è possibile, ma moltissimi noduli solidi sono
benigni). Si impone in entrambi i casi l'agoaspirato.
Vediamo il problema in termini quantitativi. La Quanto sopra conduce, in ultima analisi, a una for-
nte-
scintigrafia ha sensibilità del 76% e specificità del mulazione pragmatica in grado di ottimizzare il guada-
' IO
mtc 26%: se ci si basasse decisionalmente sul criterio gnO diagnostico: di fr.onte a un nodulo tiroideo, dopo
ella
@rea fredda», il 74% dei pazienti con nodulo tiroideo accurata anamnesi e scrnpoloso esame obiettivo, è
fig. veniente il ricorso al! 'ecografia: se il nodulo risulta
e di benigno subirebbe intervento chirurgico. L'ccotomo-
:(c grafia ha sensibilità dell'85% e specificità del33%: solido, si procederà estemporaneamente ad agoaspira-
,m se ci si basasse decisionalmente sul criterio <modulo to.
:ga. Nessun test è ovviamente perfetto. Anche l'esame
:pe- solido», il 67% dei pazienti con nodulo tiro ideo beni-
mle gno subirebbe intervento chirurgico. L'agoaspirato citologico dell'agoaspirato ha i suoi punti deboli, ad
:ga. con criterio di positività ristretto (presenza di cellule esempio l 'impossibilità di differenziare con certezza
maligne) ha sensibilità del 73% e specificità de199%: adenoma e carcinoma follicolari. Ma in questi casi si
se ci si basasse decisionalmente su questo criterio, può ben accettare il ricorso all'escissione chirurgica!
pa-
on- <rsolo» l'l% dei pazienti con nodulo tiroideo benigno
:la subirebbe intervento chirurgico.
im- Nel caso del nodulo tiroideo aumentano la proba- 7. Teorema di Bayes
ase bilità pre-test di tumore maligno: l'anamnesi positiva
;ini per precedente trattamento radioterapico sul collo; 'Nella realtà clinica le indagini necessarie per
nle durezza, dolenzia e adesione ai piani profondi del addivenire a una formulazione diagnostica
:iti-
nodulo. Possiamo attribuire i seguenti valori orientati- le ·sono spesso molteplici. Inizialmente, dinanzi al
sso
uia vi di probabilità di carcinoma: nodulo duro l 0%; sospetto di una certa malattia, vige una probabilità
;io- nodulo duro e precedente trattamento radioterapico pre-test corrispondente alla frequenza della malattia
e.v. 30%; nodulo duro aderente ai piani profondi e prece- stessa nella popolazione. Anamnesi e esame obiettivo
gg. dente trattamento radioterapico 80%. In queste tre inducono a una prima <<revisione» della suddetta
diverse situazioni, come abbiamo vis.to, cambiano babilità. Ma, nella pratica, sorge poi spesso la neces-
significativamente i valori predittivi dei test e conse- sità di ulteriori revisioni basate su indagini strumen-
tgli guentemente anche il guadagno diagnostico (tab. tali «più potenti». Compiuta ciascuna di queste, la
en- A.l!.! ). probabilità di malattia assume il valore descritto dai
re· Calcoli analoghi possono essere applicati alla valori predittivi e costituisce la nuova probabilità pre-
se- scintigrafia e all'ecografia. Il guadagno diagnostico test vigente al momento di scelta della successiva
dei della scintigrafia tiroidea positiva è rispettivamente indagine.
dello 0,6%, 0,4% e 1% (quindi quan- Le procedure che utilizzano i risultati di un'inda-
152 Appendice Il

gine per calcolare la nuova probabilità di malattia utilmente la «lettura>> delle immagini. Privo di questo
(nella pratica, le probabilità relative di un insieme di sussidio, lo specialista procede (se procede!) «a ten.
possibili malattie) sono dette procedure di «revisione toni», conseguendo risultati di gran lunga inferiori a
delle probabilità»: convertono la probabilità a priori quelli potenzialmente ottenibili.
in probabilità a posteriori tenen- Sul referto radiologico si è già detto in Appendice
do conto della prevalenza di malattia. Il teOrema di l. Giova qui aggiungere che il suo significato non setn.
Bayes è una di queste procedure ed è applicabile pre è univoco: non solo perché la realtà anatomora.
anche a situazioni in cui il risultato del test non è dialogica del singolo paziente non è sempre classifica.
deterministicamente «positivO>> o «negativo>? ma può bile in schemi prede terminati, né tantomeno in catego.
assumere valori numerici definiti. rie concettuali come «positivo», «negativo» o «dub-
L'uso del teorema di Bayes è fondato su un sub- bio» sic et simpliciter, ma anche perché sussistono
strato matematico molto semplice, ma nel cOmplesso ambiguità intrinseche ne/linguaggio naturale e caren.
pone problemi che vanno al di là delle esigenze di ze nel linguaggio medico. Significativo, a quest'ultimo
questa trattazione introduttiva. proposito, quanto riferito da Toogood (1980): chieden-
do a 205 diversi interlocutori di quantificare la proba-
bilità associata al termine anglosassone «usually»,
8. Richieste e referti furono ottenuti valmi tra 20% e 90%!
Il linguaggio radio logico evolve di continuo suben-
Ogni indagine diagnostica per immagini ha una do «innesti» di una simbologia terminologica legata
premessa, la «richiesta» del medico proponente, e una ali 'introduzione di nuove tecniche di formazione di
conclusione, il «referto» dello specialista radiologo o immagini, ma ancora si è ben !ungi dalla definizione di
medico nucleare, entrambi documenti di estrema un linguaggio più formalizzato. Del resto, lo stesso lin-
importanza. guaggio della matematica, totalmente formalizzato, è
Perché una determinata indagine esprima appieno un risultato relativamente recente, per dirla con Bel tra-
le sue potenzialità è necessario che giunga allo spe- me e Tagliasco (1990), «se ancora nell'Ottocento le
cialista, da parte del medico proponente, una richie- comunicazioni scritte erano costituite da pagine e pagi-
sta d'indagine sintetica ma esauriente, contenente i ne di ottimo italiano con qualche formula qua e là».
dati anamnesticoclinici essenziali e la chiara indica- Non è detto, peraltro, che questo approdo sia pos-
zione del quesito proposto. Questo atto squisitamente sibile per il linguaggio della diagnostica per immagini.
medico, spesso ridotto a pratica formale a fini buro- È solo un'ipotesi. Ci si potrebbe chiedere, con qualche
cratici, ha invece grande importanza poiché indirizza cattiveria: <<che cosa farà il diagnosta per immagini
l 'atto diagnostico spesso_ anche dal punto di vista allorquando non potrà più mascherare con abili giri di
delle sue modalità di esecuzione tecnica e orienta parole insufficienze dell'indagine effettuata?>>.
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SEMEIOTICA E DIAGNOSTICA
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CAPITOLO XII

SCHELETRO
GIORGIO CITTADINI E FRANCESCO PRIOLO

t: osso è un organo dal metabolismo molto attivo e induce la solubilizzazione della fase minerale. Gli
contiene popolazioni cellulari necessitanti di un gran- blasti, originanti da cellule mesenchimali, sintetizzano e
de apporto ematico; possiede, inoltre, un'importante secernono la matrice organica (tessuto osteoide) e ne indu-
componente extracellulare strutturata architettonica- cono la mineralizzazione. In questa assume grande impor-
mente in una fase organica e una minerale. Fonda- tanza la fo::.fatasi alcalina, la quale genera una saturazione
mentalmente, l'osso esplica tre funzioni: sostiene e locale in ioni fosfato che si depositano trascinandosi dietro
il calcio sotto forma di triplofosfato strutturato in cristalli
protegge gli organi parenchimatosi; custodisce il
di idrossiapatite. Gli osteociti, derivanti dagli osteoblasti
midollo emopoietico; immagazzina, informa ampia-
«murath> nel tessuto osseo, sono immersi nel comparti-
mente e rapidamente scambiabile, la quasi totalità
mento fluido de li' osso e partecipano alla regolazione della
del Ca dell'organismo (97%) e una larghissima fra- concentrazione nei liquidi organici degli ioni Ca'->, P04--,
zione del P (85%). Queste funzioni sono alterate in Mg"' e altri.
maniera più o meno drastica in molte affezioni primi- Il tessuto osseo è, in effetti, un'entità dinamica
tive scheletriche e viceversa la loro alterazione gettata a un continuo rimaneggiamento strutturale necessa-
tiva si ripercuote più o meno sensibilmente sull'osso. rio per adattare i singoli segmenti ossei a mutate esigenze
La diagnostica delle affezioni scheletriche è meccaniche («rimodellamento») e per contribuire al
data in maniera determinante sullo studio «per nimento della calcemia. Il rimaneggiamento è equilibrato
ginh>, in particolare sull'esame diretto radiografico nell'adulto: tanto osso vecchio viene distrutto dagli osteo-
(del quale si prospettano insostituibili complementi, clasti, tanto osso giovane viene prodotto per attività degli
in situazioni definite, la TC e la RM) e sulla osteoblasti; durante l'accrescimento prevale l 'attività
blastica; nella senescenza quella osteoclastica. I fenomeni di
stica radioisotopica (scintigrafia statica e dinamica!).
rimodellamento sono particolarmente intensi, nel periodo
Nelle sindromi osteopeniche assumono ruolo deli 'accrescimento, a livello metafisario e controllano la ten-
tante la mineralometria ossea e la tomodensitometria. denza di tale segmento a rigonfiarsi oltre misura: questo con-
rangiografia interviene talora nella stadiazione dei trollo viene meno in alcune distrofie e displasie ossee. Il ri-
tumori e quale supporto ad alcune procedure maneggiamento strutturale dell'osso ha luogo per azione di
ventistiche. un complesso transitorio di cellule (alcune delle quali sopra
ricordate) detto unità multicellulare di base (UMB).
Il tessuto osseo può considerarsi un connettivo In linea generale nella UMB hanno luogo le seguenti
lizzato adatto a un 'intensa mineralizzazione, la quale con- fasi sequenziali:
ferisce all'osso peculiari caratteristiche di solidità e resi- - diastasi delle cellule endostali di rivestimento che ren-
stenza (si consideri, in proposito, che Ca e P costituiscono de concretamente «accessibile» la superficie ossea,
il45% in peso dell'osso fresco!). In esso sono presenti indotta per azione diretta del paratormone;
almeno 5 tipi di _cellule: le cellule endostali, gli osteoclasti, - reclutamento degli osteoclasti e richiamo sulla superfi-
le cellule intermedie, gli osteoblasti, gli osteociti. n ruolo cie ossea, indotti per azione indiretta del paratormone
peculiare che queste cellule svolgono nella produzione e (intermediazione e da fattori lo-
nella demolizione del tessuto osseo si presume noto al let- cali liberati dalle cellule endostali;
tore. E tuttavia utile ricordare che gli osteoclasti, cellule - riassorbimento osseo ad opera degli osteoclasti e im-
derivanti dalla fusione di monociti o forse di macrofagi missione nel sangue del Ca e del P liberati dall'idros-
colanti, sono deputati al riassorbimento della matrice ossea siapatite ossea;
111ineralizzata. Agiscono producendo nelle superfici ossee - progressiva sostituzione degli osteoclasti da parte di
con le quali giungono a contatto un ambiente acido che cellule intermedie e successivamente di osteoblasti;
!56 Capitolo xnJ
- riparazione delle lacune di Howship a opera degli osteo- bolismo del Ca e del P inducendo ripercussioni in un senso·'.'
blasti con ripristino dello stato primitivo delhi superfì- o nell'altro sull'osso. Nei forti bevitori di latte l'aumentato.}
. ci e ossea, nella quale assumono importanza del tutto fon- apporto di" Ca produce ipercalcemia, l'alcalosi ne agevoJa'i
damentale oltre al paratormone, gli estrogeni, la vitami- la precipitazione nei diversi tessuti (calcinosi) e soprattutto'\
na D, i glucocorticoidi e numerosi fattori.locali (alcuni nel rene con conseguente nefrite (malattia dei bevitori
dci quali agiscono con intermedi azione delle prosta- latte o sindrome latte-alcali di Burnett). L'ipervitaminosi ·:
glandine). D, come pure l'ipersensibilità alla vitamina D (malattia di::
Lightwood e Paync; ìpertiroidismo), inducono ipercalccJ,
I fattori sistemici e locali che regolano il rimaneggia- mia e c8kinosi tessutalc. I corticosteroidi hanno
mento osseo agiscono nella UMB in forma sinarchica. opposta alla vitamina D. L'ipovitaminosi D è responsabile·;
L'alterazione di una qualunque fase del processo conduce del rachitismo. La privazione sperimentale del paratormo/
al disaccoppiamento funzionale tra osteoclasta e osteobla- ne induce iperfosforemia e ipocalcemia; l'iperparatiroidi-
sta con conseguente possibile instaurazione di una «malat- smo forzato: iperfosfaturia, ipofosforemia, ipercalcemia ::'
tia metabolica)) dell'osso (v. paragrafo XII.9). ipercalciuria, iperfosfatasemia, comparsa di aree fibrosoci::
La fisiopatologia dell'osso è influenzata in maniera stiche generalìzzate scheletriche, ripercussioni più o menO:
determinante dal paratormone, dalla vitamina D e dalla cal- sensibili a carico dei diversi visceri.
citonina, i quali agiscono, con diverse intenSità di grada-
zione, a livello del cosiddetto «asse intestino-osso-rene»
(fig. XII.l); ruolo di una certa importanza è esplicato l. Esame diretto
anche dagli estrogeni, dagli steroidi corticosurrenàli, dalla
tiroxina. A questi fattori verrà fatto specifico riférimento È la metodica fondamentale in grado di assolvere·..
nella trattazione delle malattie metaboliche dell'osso.
alla quasi totalità delle esigenze di rilievo semeiologi- \:
In condizioni normali il rapporto Ca/P ematico è una
costante biologica rigorosa. La calcemia è circa 10 mg%, la co. Viene effethJato di norma nelle due proiezioni orto:''
fosforemia 3,5 mg%. gonali di base ed eventualmente in altre complementa--
Numerosi fattori intervengono ai vari livelli del meta- ri. Alcuni segmenti scheletrici richiedono accorgimen-::,
ti tecnici specifici.
Tecnica fondamentale è la radiografia eset,JUita in"'
forma convenzionale o digitale. Quest'ultima è utile::.
soprattutto per la contemporanea
delle parti molli perischeletriche (in ciò ha completa-,:
mente sostituito la xeroradiografia!) e per una più age:'
vole dimostrazione di tal uni segmenti ossei
con difficoltà con la radiografia convenzionale, quali'
ad esempio il tratto di passaggio La
tomografia convenzionale è stata completamente
sostituita dalla TC nello studio di distretti anatomica·
mente complessi, quali il rachide, le articolazioni
sacroiliache e la regione La
radiografia con ingrandimento diretto d'immagine
Fig. XII.l. l: asse intestino-osso-rene e i principali fattori che su di
esso agiscono influenzando il rimaneggiamento osseo. consente un'analisi più fine delle strutture ossee pri-
Il paratormone: l) a livello tubularc distale renalc inibisce il rias- marie ingrandite di 2-3x. La radioscopia è utile talora
wrbimcnto dei fosfati filtrati dal glomerulo; 2) a livello della muco- come guida a manovre ortopedico-traumatologiche.
sa intestinale favorisce l'assorbimento del Ca e del P; 3) a livello
osseo stimola l'attività osteoclastica. In linea di massima, quindi,
induce una iperfosfaturia con conseguente ipofosforcmia e mobiliz- L'elevato contenuto in sali di Ca conferisce a!l'osso
zazionc del Ca scheletrico. una spiccata radiopacità rispetto agli altri tessuti del-
La vitamina D: l) a livello della mucosa intestinale favorisce l'as- l'organismo. La disposizione delle lamelle ossee in
sotbimento del Ca; 2) a livello tubulare distale renale promuove l'e-
screzione dei fosfati; 3) a livello osseo potenzia l'attività osteocla-
sistemi trabecolari (osso spugnoso) e sistemi /ame!lari
stica stimolata dal paratormone e catalizza la calcificazione della (osso compatto) genera sostanziali differenze di contra-
sostanza osteoide. sto radiologico all'interno del singolo osso, sia esso
La ca!citonina: 1) a livello osseo inibisce l'attività osteoclastica e
lungo, corto o piatto. Radio logicamente sono bene indi-
stimola l'ostcogcnesi; 2) a livello rcnale aumenta l'escrezione tubu-
lare dci fosfati; 3) a livello intestinale inibisce l'assorbimento de) Ca viduabili le «strutture primarie» dell'osso, costituite
e del P. dalla compatta e dalla spugnosa (fig. XII.2).
m senso··.: .
Fig. XJI.2. Aspetto rndiologico
1Uentat0 ·:: dell'osso. A: osso lungo (omero
destro). E"' epifisi; M"' mctafi-
Jrattutto ·:; si; D "' diafisi. La lancia indica
vitori di} la cartilagine di accrescimento
aminosi ·: che separa l'epifisi dalla metafi-
1lattia di·.', si; le lince trasversali indicano il
confine tra mctafisi e diafisi; le
ercalccJ· frecce dritte indicano il versante
' azione esterno e interno della compatta;
Jnsabi!e ', la freccia obliqua il suo progres-
atormo.·:· sivo assotligliarsi sino ad assu-
atiroidi. mere l'aspetto di corticale. B:
tlcemia ::· ossa corte (dettaglio del carpo),
Si osservi il delicato disegno tra-
brosocl: 'i·· bccolare dell'osso spugnoso e il
o meno· sottile rivestimento corticale. C:
osso piatto (volta cranica). Sono
ben visibili i due tavolati (frec-
ce) c la diploe (asterisco) tra di
essi compresa.

solvere \
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gimen.::,

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quali'
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1mente
ornica·
!azioni
La cumpatta, tipicamente rappresentata nella diafisi delle
re. La ossa lung!te, si presenta come una striscia periferica longitu-
nagin e dinale più o meno spessa di osso uniformemente radiopaco
ee pri- delimitante il canale midollare radiotrasparente. Essa si assot-
: talora tiglia a livello metafisario fino ad assumere nell'epifisi l'a-
>giche. spello di una sottile linea opaca che circonda l'osso spugno- Fig. XII.3. Osso calcancare. Si osservi l'orientamento dci fasci trabc-
so, denominata corticale. colari secondo «linee di forza)): sono di norma riconoscibili almeno 5
sistemi (frecce).
:!l'osso La spugnosa si presenta come un intreccio di trabecole
1ti do- radiopache. Le trabecole più spesse sono orientate secondo
;see in Vettori condizionati dalle esigenze di resistenza alla pressio- sotto forma di banda trasversale radiotrasparente che sem-
rne!lari ne e alla trazione, le cosiddette «linee di forza>> particolar- bra interrompere la continuità tra metafisi ed epifisi, fino
contra· mente evidenti nel collo e nei condili femorali, nell'epifisi alla completa ossificazione al termine dell'accrescimento
prossimale tibiale, nell'astragalo e nel calcagno (fig. XIIJ).
a esso scheletrico. Spesso rimane apprezzabile nell'adulto sotto
Il periostio e !'endostio non sono visibili in condizioni forma di stria radiopaca trasversale nel tratto di passaggio
te indi· normali: lo divengono quando si ispessiscono o calcificano.
stituitc metafiso-epifisario.
La rartilagine di accrescimento, o disco epifisario, alla La cartilagine articolare, la capsula articolare, i dischi
quale verrà fatto ampio riferimento in seguito, è visibile fibrocartilaginei e i legamenti non sono visibili diretta-
!58

mente con la radiografia: possono, però, essere evidenziati secondo vettori radiali.
dopo introduzione nell'articolazione di opportuni mezzi di Le cellule cartilaginee si dispongono nel disco epifisa:
contrasto (artrografia). La TC, la RM e in talune sedi l'e- rio in strati s"ovrapposti bene individuabili istologicamente· .
cografia ne danno una valida dimostrazione diretta. Dal versante epifisario a quello metafisario si succedono:
Il canale nutritizio può essere talora apprezzato, nella lo strato basale, le cellule seriate, le cellule ipertrofich;
diafisi delle ossa lunghe, sotto forma di sottile immagine separate da speroni longitudmali di sostanza fondamentale
longitudinale «a binario» che all'ingresso nell'osso sembra calcificata. Quest'ultimo strato, radio logicamente non dis.
interrompere la continuità della compatta. I vasi ossei pos- soci abile dalle trabecole ossee metafisarie, è detto «zona di
sono essere messi in evidenza, nel vivente, solo parzial- calcificazione provvisoria».
mente con l'arteriografia e la flebografia. Con l'evolvere dell'accrescimento osseo il disco epifj.
Le ossa corte sono costituite da spugnosa rivestita da sario riduce progressivamente la sua attività prolìferativa .
un sottile strato di corticale. Il disegno trabecolare è ana- diminuisce di altezza ossificando fino a scomparire (a 2Ù
lizzabile in maniera molto favorevole nel calcagno. anni in media nella donna, a 23 nell'uomo). I suoi residui '
Le ossa piatte sono costituite da una \\diploe» come più sopra ricordato, possono essere apprezzabili
sa a trabccole spesse e maglie larghe e irregolari, rivestita radiograficamente sotto forma di sottile stria trasversale
all'esterno e all'interno da «tavolati» di osso compatto. radiopaca.
L'osso lungo, in definitiva, si accresce in lunghezza per
Nella realtà pratica quotidiana, quindi, ogni segw l'attività del disco epifisario. I.:accrescimento in larghezza
mento osseo può essere analizzato radiologicamente è invece sotto il controllo del periostio, il cui strato profon-
do, detto <\strato osteogeno di Ollien>, mantiene attività
nella forma e nella struttura in maniera relativamente osteogenetica per tutta la vita dell'individuo.
semplice.

Le ossa piatte della volta cranica, parte della


la e le clavicole si formano, come è noto, per conversione 2. TC
diretta in osso di tessuto connettivale con un meccanismo
definito ossifìcazione membranosa che non necessita di Consente uno studio molto accurato dell'osso e
particolari commenti. Le altre ossa, viceversa, si formano delle strutture cartilaginee, capsulolegamentose e
da un abbozzo cartilagineo preesistente con un
muscolotendinee, specie in alcuni distretti anatomica.
smo definito ossificazione endocondi-ale.
Nell'abbozzo cartilagineo di un osso lungo, rivestito da mente complessi quali la rocca petrosa, l'atlante e l'e-
una sottile membrana detta <'pericondrio», le cellule vanno pistrofeo, i corpi vertebrali, la spalla, l'anca, le arti-
incontro a un processo di maturazione, di vacuolizzazione colazioni sacroiliache, il piede (fig. XII.4). Compatta
e secernono fosfatasi alcalina. Questa induce un aumento e spugriosa sono ben distinte; periostio ed endostio
della concentrazione locale di fosfato tricalcico con conse- sufficientemente delineati.
guente calcificazione e successiva frammentazione della
matrice cartilaginea intercellulare. Segue la morte delle Scansioni contigue a strato sottile (1-3 mm), ricostrui-
cellule cartilaginee. te con algoritmo ad alta risoluzione e riprodotte con oppor·
Dal pericondrio, all'incirca a metà dell'abbozzo carti- tune finestre di visualizzazione, rendono possibile una rap·
lagineo della futura diafisi, penetrano gittate di vasi e presentazione "mirata>l della regione in studio di elevato
osteoblasti. La sostanza osteoide da questi secreta circonda livello anatomico. Acquisizioni volumetriche spiroidee e
e sostituisce progressivamente i frammenti cartilaginei, e ricostruzioni tridimensionali possono essere utili nella
calcifica a sua volta producendo lamelle ossee. Ha così valutazione panoramica di lesioni complesse (fratture e
luogo la formazione del centro di ossificazione primario e malformazioni del massiccio facciale).
la trasformazione del pericondrio in periostio.
L'ossificazione procede progressivamente verso i due La TC è molto efficiente nello studio della patolo·
estremi della diafisi fino a raggiungere la \<cartilagine di gia traumatica, delle osteomieliti e delle spondiliti, del·
accrescimento» o «disco epifisario)), il vero artefice le sindromi dolorose lombari, dei tumori ossei e delle
l'accrescimento in lunghezza dell'osso.
parti molli adiacenti. Consente non infrequentemente
Il disco epifisario, nel quale hanno luogo per tutta la
durata dell'accrescimento scheletrico fenomeni proliferati- l 'individuazione di lesioni metastatiche insospettate.
vi delle cellule cartilaginee, separa la metafisi dall'epifisi. La misura del valore di attenuazione in opportuni seg·
In quest'ultima, in epoche variabili caratteristicamente per menti scheletrici è alla base delle tecniche tomodensi·
ogni osso, compare il centro di ossificazione secondario tometriche per la determinazione del contenuto mine-
(uno o più) il quale provvede all'ossificazione epifisaria rale dell'osso (v. paragrafo Xll.7).
--- Il " 159

ifisa:
lente··
jono:
,fie

1 dis.
llla di

epifi-
ativa,.
(a 20
sidui
zabili

per Fig. XII.4. TC del piede. Scansi one coronale. Dal basso in alto sono Fig. XII.S. RM del tratto distale della tibia. Sono bene evidenti le
visibili il calcagno, l'astragalo con a lato d malleolo peronCale, parte strutture ossee primarie, la compatta (punta di freccia), la spongiosa
ofon- ddl'epifisi distale della tibia. Si osservi la perfetta dimostrazione (asterisco) e la cartilagine di accrescimento (lì:eccia).
otività delle rime at1icolari. Nella spongiosa del calcagno sinistro (a destra
in figura) è apprezzabile una piccola isola di compatta.

3. RJVI I e II);
- nelle osteomieliti, nelle quali consente
Dà buona dimostrazione, sia pure in forma zione precoce dell'aumento del contenuto acquoso
retta, delle strutture ossee primarie (fig. XII.S). Corti- (essudato infiammatorio!).
lSO e cale e compatta, le quali non danno segnale per la
'se e bassa densità in protoni mobili, sono ben
nica. te dalla spugnosa, della quale si ha immagine attra- 4. Ecografia
e l'e· verso la visualizzazione diretta del midollo osseo
arti. contenuto nelle areole intertrabecolari (segnale È indagine elettiva nello studio dei muscoli e dei
patta lo nelle sequenze T l di media intensità in tendini (v. capitolo XIV), dei quali consente anche
.o stio quelle T2-pesate). Muscoli e cartilagini ialine danno una valutazione dinamica, sotto questo aspetto
segnale intermedio; tendini e legamenti segnale landosi più vantaggiosa rispetto alla TC e alla RM.
lo basso. In linea generale, le sequenze Assume grande importanza nello studio della displa-
IStruÌ· intrinsecamente dotate di più sfavorevole rapporto sia dell'anca nel neonato (v. paragrafo XII.l0.2).
'PPOr· segnale/rumore, accentuano il contrasto tra strutture Trova indicazione, soprattutto in età pediatrica, nello
a rap· normali e patologiche. studio delle fratture per il controllo evolutivo del callo
levato
La RM assume importanza particolare: osseo in formazione.
dee e
nella nella stadiazione dei tumori ossei, nella quale si
ure e dimostra più accurata della TC nella valutazione
dei rapporti tra tumore, tessuti peritumorali e 5. Metodiche radiologiche contrastogra-
strutture vascolari, nella definizione fiche
aolo· samento epifisario e articolare, ma non
',del· tuale distruzione della corticale; La diffusione della TC ha reso il loro uso piutto"
delle nello studio della diffùsione metastatica al sto raro. L'arteriografia è utilizzata nello studio dei
nente lo osseo, nel quale può rivelarsi positiva tumori ossei con la finalità di visualizzare i rapporti
ttate. quando la scintigrafia è ancora negativa; che la massa neoplastica assume con i grossi vasi
i seg· nello studio dell' osteonecrosi della testa de/femo- guigni (stadiazione!) e soprattutto quale «guida!> a
lensi· re, nella quale consente l 'individuazione precoce procedure interventistiche (embolizzazione!). La
rdne· della compromissione delle strutture ossee fistolografia ossea consente lo studio di tramiti
condrali radiologicamente ancora normali (stadio l osi coinvolgenti l'osso.
160 CapiloloXJJ

6. Diagnostica radioisotopica
La scintigrafia assume notevole importanza nello
studio della patologia ossea, in particolare metastati-
ca e infiammatoria.

Sono utilizzati composti fosfatici marcati con


caratterizzati dalla presenza di un legame P-0-P (pirofo-
sfato) o P-C-P (metilendifosfonato, idrossimetilendifosfo-
nato) relativamente stabile all'idrolisi indotta dalla fosfata-
si alcalina. La captazione del radiofarmaco da parte del-
l'osso avviene mediante chemioadsorbimento sulla super-
ficie dei cristalli di idrossiapatite di nuova formazione: la
deposizione riflette quindi, essenzialmente, l'entità dei
fenomeni osteoblastici (fig. XII.6). I radiofarmaci, sommi-
nistrati e. v., si depositano nelle strutture ossee rapidamente
(entro un'ora) e in notevole quantità (30-40% della dose);
l 'acquisizione scintigrafica viene però ritardata fino a circa
3 ore dopo l'iniezione, sì da attendere la riduzione, a segui-
to dell'escrezione urinaria, della radioattività <<di fondo» POST. ANT.
dei tessuti molli. Condizione essenziale a che il radiofar-
maco osteotropo si depositi in un segmento osseo è che Fig. XII.6. Scintigrafia ossea normale. Si osservi l'iperconccntmzio.
ne fisiologica del radiofarmaco nei segmenti ossei a flusso ematico
questo riceva un adeguato apporto ematico. Nei casi di regionale e ricambio minerale distrettuale più intensi (sterno, colonna
necrosi avascolare, la scintigrafia mostra (almeno nelle fasi vcrtcbrale, articolazioni sacroiliache).
iniziali) una ipocaptazione nell'area coinVolta; nei casi di
iperafflusso ematico, una ipercaptazione.
Nella stadiazione e nel monitoraggio di pazienti con
Nella ricerca di metastasi ossee la scintigrafia staR neoplasie a elevata incidenza di metastasi scheletriche
tica presenta elevata sensibilità-e precocità di indivi- (carcinoma della mammella, della prostata, della tirai·
duazione rispetto all'esame radiografico. La precocità de, del polmone, del rene), il rilievo scintigrafico posi·
è ritenuta espressiva del fatto che il fenomeno patolo- tivo deve essere sempre verificato, sia alla luce di una
gico viene rilevato «funzionalmente» subito dopo il suo accurata anamnesi volta a escludere traumi pregressi o
insorgere, senza necessità di una riduzione distrettuale cause non neoplastiche di ipercaptazione (soprattutto
del contenuto minerale dcll' osso pari ad almeno il30%
rispetto ali' osso sano circostante. In linea generale, l 'e-
videnza radiologi ca di una lesione osteolitica metasta-
tica si manifesta almeno 3-6 mesi più tardivamente ri-
spetto alla scintigrafia. I fenomeni biologici alla base
dell'ipercaptazione, peraltro, conferiscono alla scinti-
grafia scheletrica una bassa specificità.

Le aree di ipcrcaptazione corrispondono (sempre e


semplicemente!) a un aumento distrettuale dei fenomeni
osteoblastici. Poiché i fenomeni di osteolisi metastatica si
accompagnano quasi sempre a una reazione ostcoblastica, è
divenuto paradigmatico identificare la presenza di aree di
ipercaptazione dei composti fosfatici con lesioni osteoliti-
che. Tuttavia, ipercaptazione è rilevabile anche in condizio- Fig. XII. 7. Malattia di Pagel.
Scinligrafia ossea con 99mrc-
ni nelle quali non si verifica osteolisi significativa, come
idrossimeti\endifosfonato. Il ra·
nella riparazione delle fratture ossee, nell'osteoartrosi, nella dio farmaco si accumula in ma·
malattia di Paget (fig. XII.7). Le lesioni osteolitiche senza niera clctliva nel tessulo osleOI·
reazione osteoblastica (come quelle spesso determinate dal de delineando le aree di più in·
mieloma) sono, viceversa, scintigraficamente mute. tenso rimaneggiamcnto osseo.
Uorquando sono presenti soltanto una o due lesioni, ad sindrome. Delle molte tecniche proposte e saggiate
a carico della sia mediante uno sul campo sono modernamente utilizzate: la minera-
tudio complementare «per Immagmm. lometria a fotone doppio (alla quale è fatto riferimen-
5
La sciJ.'J.tigrafia dinamica, condotta con tecnica to con l'acronimo MOC, mineralometria ossea com-
trifasica», assume importanza in alcune condizioni puterizzata) e la tomodensitometria quantitativa.
(<elle quali si sospetta la presenza di fenomeni flogi-
nticoinfettivi (osteomielite, infezione locale dopo La mineralometria fotonica gamma a doppia ener-
l gia utilizza una sorgente radioattiva sigillata costituita da
impianto- di artroprotest).
Gd J che emette fotoni gamma di 44 e 100 KeV La pre-
15

senza di fotoni di diversa energia consente di rendere la


Viene acquisita una sequenza iniziale di immagini nei 2-
misura indipendente dall'entità di assorbimento fotonico
Jminuti seguenti l'iniezione del radiofannaco (prima fase).
dovuto ai tessuti molli. La scansionc è effettuata su uno
1dati forniti dalla gammacamera sono elaborati in forma di scanner lineare modificato e richiede circa 30 minuti. La
curve che rappresentano l'andamento della radioattività nel determinazione del contenuto minerale è espressiva del-
tempo nella di _interesse e in una regione di riferi- l'osso compatto e spugnoso incontrato lungo la direzione
mento (in genere 1! cornspondcnte segmento osseo controla- di scansione. Precisione e accuratezza della misura sono
tcrale): in caso di flogosi-infezione, la curva del segmento molto elevate. La dose di radiazione erogata al paziente è
affetto mostra valori più elevati espressivi dell'aumento del bassa.
t]trsso ematico. Viene poi acquisita un'immagine scintigrafi-
La mineralomctria fotonica X a doppia energia uti-
ca statica a circa 10-20 minuti di distanza, utite per quantifi- lizza un tubo da raggi X che emette un fascio collimato @
care l'aumento del volume ematico locale (seconda fase). pennello>) di fotoni alternativamente di 70 e 140 Ke V di
mzio. Infine, nella terza fase, viene acquisita un'immagine a circa energia massima. Il fascio emergente è misurato da un rive-
mtico 3 ore di distanza, sì da evidenziare eventuali fenomeni di latore a scintillazione. La successiva conversione analogi-
!anna rimancggiamento osteoblastico (fig. XII.8). co/digitale rende possibile l'elaborazione dei dati da parte
del computer. La risoluzione spazìale è molto alta. La pre-
!l rilievo scintigrafico difocolai infiammatori del- cisione è elevata. Il tempo richiesto per l'indagine è di circa
i con l'osso e dei tessuti molli è modernamente condotto 15 minuti. La dose di radiazione erogata al paziente è
·iche con l'uso di leucociti autologhi marcati. molto bassa.
La tomodensitometria quantitativa (fig. XIL9) è una
:iroi· tecnica tomografica computerizzata la quale fa uso di
Da un prelievo di 50 ml dì sangue del paziente sono
JOSÌ· appositi programmi di calcolo. Un'immagine-guida con-
separati mediante centrifugazione sequenziale in. ambiente
i una sterile i leucociti neutrofilL Questi sono «marcati>>, in for- sente di localizzare con precisione il volume oggetto della
ssi o ma stabile per alcune ore, mediante incubazione con oppor- misura nei piani equatoriali delle vertebre da Dl2 a L5,
tutto tuno radio farmaco (1 11 1n-ossina o I leuco-
citi così trattati, la cui reat!ività biologica non è significati-
l'amenle alterata, reinfusi nel paziente, si concentrano in
eventuali focolai infiammatori, i quali nelle immagini scin-
tigrafichc (in genere acquisite a 4-6 ore e poi a 20-24 ore
dalla reinfusione), assumono l'aspetto di aree di ipercapta-
zìone.

7, Mil1Halometria
Le misure quantitative della massa ossea assumo-
no importanza nello studio delle sindromi osteopeni-
che (in particolare dell'osteoporosi, della quale con-
sentono l'individuazione precoce, il controllo evoluti-
vo) la valutazione della risposta alla terapia). Possono Fig. XII.S, Ostcomiellte acuta. Scintigralìa ossea. Nelle Immagini otte-
essere effettuate a livello periferico (per lo più sul nute a 20' dati' iniezione de! radiofmmaco, l'intenso flusso ematico indu-
radio) o a livello assile (corpi vertebrali lombari). ce ta comparsa di un'arca calda ampiamente diifusa alte pa1ii molli
soprastanti l'osso sede di processo infiammatorio. Nelle immagini otte-
Queste ultime assumono maggiore importanza per la nute a 180' l'attività radioattiva è localizzata pressoché esclusivamente
migliore correlazione con l'evoluzione clinica della nel tessuto osseo coinvolto.
162 Capitolo Xi/'

quindi nel contesto dell'osso spugnoso precocemente se


si bile alle modificazioni del contenuto minerale. La
zìone delle misure in funzione del variabile contenuto di
grasso midollare è effettuata o mediante scansione di rife-
rimento su un fantoccio di calibrazione simulante una
sezione trasversa de Il' addome o con uso di uno standard di
riferimento fisso al tavolo portapaziente nel quale sono
posti inclusi di densità progressivamente crescente da 50 a
150 mg/cm3 equivalenti di idrossiapatite. e elaborazione dei
dati consente di trasformare i valori di attenuazione in valo-
ri di contenuto minerale osseo. La dose di radiazione eroga-
ta al paziente è da IO a 50 volte superiore a quella delle pre-
cedenti tecniche.
La tomodcnsitometria quantitativa periferica è una
liig. Xll.9. Tomodensitometria. L'area campione per la misurazione
versione speciale della precedente tecnica, la quale consen- dcnsitometrica è posizionata nella spugnosa del corpo della prirm
te con l'uso di una macchina <<dedicata)) più semplice, la vertebra lombare (inserto a sinistra). Particolari algoritmi di calcolo
misura della densità ossea del polso. I.: indagine è più rapi- consentono di confrontare il valore di attenuazione ottenuto con que[.
da e la dose di radiazione erogata al paziente circa 20 volte lo degli standard di riferimento situati sotto il dorso del paziente
minore. (campioni da l a 6) e di determinare conseguentemente il contenuto
minerale.
Sono attualmente oggetto di sviluppo e prova sul cam-
po a fini mineralometrici ossei l'ultrasonografia a larga mi 5 anni di vita) e nel periodo nel quale ha inizio Ialo.
banda di frequenza (BUA), praticabile vantaggiosamente ro fusione (al di là dei 12 anni di vita), meno bene nel
sul calcagno, e l'interfcromctria a RM, la quale consente
di evidenziare gli effetti sul segnale emesso dal midollo
periodo intermedio. La scelta dei segmenti scheletrici
osseo delle piccole disomogeneità del campo magnetico da radiografare e addirittura delle proiezioni utili dj.
locale causate dalla presenza di trabecole ossee. L'elevato pende criticamente dall'età anagrafica del soggetto e
costo di quest'ultima tecnica ne limita ovviamente l'uso a dal sesso (in alcuni paesi anche da fattori razziali). Un'u.
casi selezionati. ti! e guida è lo schema proposto da Graham (1970) mo-
dificativo della tecnica del Fels Research Institute (fig.
XII. IO).
8. lJ età scheletrica Qualunque sia il metodo prescelto è sempre neces·
sario un giusto compromesso tra precisione della de·
La determinazione può essere basata sulla terminazione e dose di radiazione: aumentando il nu·
zwne: mero di segmenti ossei studiati aumenta la precisione,
- del numero totale di centri di ossifìcazione ma nel contempo si espongono quantitativi di midollo
ti o fusi (il grande numero di radio grammi osseo spesso troppo grandi (soprattutto in considera-
sari rende questi metodi poco utilizzati); zione della giovane età del paziente).
- epoca di' comparsa o di fusione dei centri di
sificazione (il confronto con opportune tabelle con-
sente tm orientamento sullo sviluppo scheletrico);
9. Alterazioni fondamentali dell'osso
- della moifologia di opportuni centri di ossljica- La diagnostica radio logica delle affezioni schele-
zione in rapporto all'età (ad esempio, del nucleo triche è basata sul rilievo semeiologico e sull'analisi
di ossificazione secondario della cresta iliaca conseguente di tre tipi di alterazioni: della densità, del·
test di Risser) e dell'indice di maturazione la struttura e della forma (tab. XII. l). La trattazione a
minato con l'aiuto di appositi disegni di sé di queste alterazioni è artifizio puramente didattico
mento attribuendo dei valori numerici poiché ogni tentativo di classificazione deterministica
vamente crescenti in funzione dell'entità dello urta contro le seguenti constatazioni: un 'alterazione
sviluppo del singolo centro. della densità costituisce, in ultima analisi, anche alte·
Il secondo metodo (il più diffuso!) può essere razione della struttura, e viceversa; alterazioni della
lizzato agevolmente nel periodo nel quale compare la densità e della struttura inducono :,pesso alterazioni
maggior parte dei nuclei di ossificazione secondari (pri- del/a forma.
TABELLA XI1.1. ALTERAZIONI FONDAMENTALI DELL'OSSO.

Alterazioni della densità ossea


OSTEOPENJA diminuita densità fisica (c quindi dimi-
nuita radiopacità!) dell'osso.
Osteoporosi massa ossea diminuita; normale conte-
nuto minerale della matrice ossea resi-
dua.
Rachitismo-
osteomalacia diminuita mineralizzazione della matri-
ce ossea di nuova formazione; massa
ossea normale, diminuita o aumentata.
Jperparatiroidismo aumentato riassorbimento osteoclasti-
co del! 'osso; massa ossea diminuita.
osrEOSCL!lROSJ aumentata densità fisica (e quindi au-
llcoio mentata radiopacità!) dell'osso.

zwnte Alterazioni della struttura ossea


enuto
osrEONECROSI morte di porzioni di osso che si adden-
sa e si frantuma.
Ialo- osrEOLISJ distruzione o riassorbimento di porzio-
e nel ni più o meno grandi di osso. Fig. XII.lO. Determinazione del! 'età scheletrica. Il metodo di Graham
ltrici 0STEODIS1"ROFIA alterazione del normale processo di (Fels Research Jnstitute) definisce i segmenti scheletrici e le proiezio-
li di- rimaneggiamento dell'osso. ni «utili» per la determinazione dell'età scheletrica in funzione del
sesso c dell'età.
·tto e Osteofibrosi sostituzione di porzioni di osso con tes-
Jn'u- suto fibroso.
t fiO· M. di Paget sostituzione di tessuto osseo normale 9.1.1. Osteopenia
(fig. con «osso pagetico» (tessuto osseo ad
architettonica anomala, tessuto osteoi- Osteopenia si osserva in tre importanti malattie
de, tessuto fibroso); aumento di spes- metaboliche dell'osso: I'osteoporosi (nella quale è
sore del segmento osseo interessato ridotta la massa ossea); il rachitismo-osteomalacia
a de- (iperostOsi). (nel quale è ridotta la mineralizzazione della matrice
l nu- ossea di nuova formazione); !'iperparatiroidismo (nel
ione, Alterazioni della forma ossea quale è aumentato il riassorbimento osteoclastico del-
io/lo Interessano l'osso come «organo»: l'osso).
iera- irGPLASIA OSSO più corto. Lo studio radiologi co ha la duplice finalità. di indi-
JrERPLASIA OSSO più lungo. viduare e caratterizzare qualitativamente il tipo di osteo-
IJ•oosrosJ osso più sottile. penia e quantJficare la perdita di osso. In questa valu-
IPEROSTOSI OSSO più Spesso. tazione è opportlUlo considerare separatamente il com-
DtSOSTOSI osso deformato. partimento corticale (75-80% dell'osso) e il comparti-
FRAnunA osso interrotto nella sua continuità. mento spugnoso (20-25%). In quest'ultimo il ricambio
hele· DISTACCO EPIFISAIUO OSSO distaccato dal nucleo epifisario. osseo è circa 8 volte più intenso e la superficie di scam-
mlisi LUSSAZIO:-.E osso spostato nell'articolazione. bio osso/tessuti molli maggiore: conseguentemente la
, del- perdita di massa ossea è più precoce e intensa. Nel com-
)ne a partimento corticale il riassorbimento osseo può veri-
JttiCO 9.I.Alterazioni della densità dell'osso
ficarsi a livello endostale, intracorticale, subperiosta-
:stica Sono due: 1'osteopenia, la quale comprende.ogni le; nel compartimento spugnoso in sede subcondrale,
:ione situazione nella quale è diminuita la densità fisica metafisaria, in forma dijji1sa.
alte· l'osso (e quindi la radiopacità!); l' osteosclerosi, alte- Numerosi indici radiografici rendono possibile la
dello razione semeiologica inversa dell'osteopenia, la quale misura semiquantitativa della diminuzione della masM
zioni comprende ogni situazione nella quale è aumentata la sa ossea; sono inoltre possibili più sofisticate misure
densità fisica de !l 'osso (e quindi la radiopacità!). quantìtative (v. paragrafo XII.7). La scelta delle moda-
164

lità di studio è operata di volta in volta dal radiologo calizzata (ad esempio nelle artriti e nelle forme :tnec,
sulla base di precise indicazioni cliniche e a seconda canocircolat?ric).
della finalità perseguita: documentazione della varia-
TABELLA Xll.2. CLASS1F1CA7JONE DELLE OSTEOPOROSL
zione nel tempo della massa ossea in soggetti a rischio
o in terapia; valutazione del rischio di frattura. a) Disordini ereditari del te.l'sutu connettivo: osteogcnesi Ìln.
Le diverse malattie metaboliche presentano una perfetta genotipica (m. di VrOlik; m. di Eckman-LObsteinJ·
certa tendenza ad assumere aspetti semeiologici omocislinuria; s. di Ehlers-Danlos; s. di Marfan. '
caratteristici e ciò ne rende utile una trattazione spe- b) Osteoporosi pura da causa sconosciuta: ostcoporosi idiopa.
cifica: in linea di massima, però, la diagnosi· differen- tica giovanile c dell'adulto; osteoporosi postmenopausaledj
ziale radiologica è possibile solo nelle forme più tipi- tipo I; ostcoporosi senile di tipo IL
che e nei casi nei quali non si associno affezioni c) altre
gonad1smo; tpcrcorttcosurrenahsmo; ttreotosstcosi; ma!a,.
diverse (osteoporomalacia!). sorbimento; scorbuto; difetto di calcio; immobilizzazione; som.
ministrazione cronica di eparina; mastocitosi sistemica; ipofQ.
9.1.1.1. Osteoporosi sfatasia del! 'adulto; ostcoporosi associata ad altre malattie mc.
taboliche dell'osso.
È la più importante malattia metabolica dell'osso
d) Osteoporosi associata ad altre malattie (patogenesi non chia.
ed è caratterizzata da: riduzione della massa ossea ra): artrite reumatoidc; malnutrizione; alcoolismo; epilessia·
(diminuita produzione di sostanza osteoide!) sia nei diabete; broncopatia cronica ostruttiva; s. di Menkes. '
sistemi trabeco!ari della spugnosa, sia nei sistemi
lamellari della compatta; conservazione del contenu-
to minerale della matrice ossea residua :(normale Nello scorbuto, o malattia di Miiller-Barlow, la caren.
mineralizzazione!). Il volume osseo è sempre ridotto. za di vitamina C induce depressione dell'attività ostcobla-
stica e marcata fragilità vasale. Radiologicamente si osser-
Il movente patogenetico dcll'osteoporosi va ricercato o verà: 9steopenia diffusa intensa «Vitrea»; slargamento 11a
in una ipodisponibilità di proteine e mucopolisaccaridi o in tromba))· dell'estremità metafisaria delle ossa lunghe:
una depressa attività osteoblastica, il che rende in ogni ispessimento irregolare e addensamento della zona di ca[.
caso la produzione di sostanza fondamentale quantitativa- cificaz'ione provvisoria che appare spesso separata dalla
mente insufficiente alle esigenze del normale rimaneggia- diafisi da una banda trasversale radiotrasparente; tipiche
mento osseo. I:osteoporosi è talora la massima espressione immagini «a sperone)) dal lato mediale e laterale della zona
clinica di malattie ereditarie del tessuto connettivo. Può di calcificazione provvisoria; nuclei epifisari centralmente·
essere espressione definita di particolari malattie (ad rarefatti con netta delineazione <<ad anello» da parte della
esempio, la sindrome di Cushing), ma nella maggior parte corticale apparentemente addensata; ematomi voluminosi
dei casi nel paziente osteoporotico non si evidenzia nes- sottopCriostei spesso calcificati in superficie.
sun' altra malattia. Questa distinzione di massima si presta
in maniera semplice e valida a un inquadramento elemen-
tare delle osteoporosi (tab. XII.2).

La perdita dì tessuto osseo configurante l' osteopo-


rosi può aver luogo fisiologicamente nella donna in età
postmenopausale (osteoporosi di tipo I) e in ambedue
i sessi in età senile (osteoporosi di tipo Il). Nell 'osteo-
porosi di tipo I, la perdita di osso trabecolare ha luogo
prevalentemente a livello assile con cinetica rapida e
con conseguenti frequenti fratture vertebrali; nell'o- Fig. XII.Il. Osteoporosi
(malattia di Coolcy). Si_
steoporosi di tipo II, la perdita di osso trabecolare e cor- osservi il marcato assotti-
ticale è più equilibrata, la cinetica più lenta e prevalgo- gliamento c la spongiosii· ·
no le fratture dell'anca, del polso e dell'omero. zazione della compatta, sil
a !ive !lo tibialc che pcronea-
L' osteoporosi, per la natura stessa dei meccanismi le, con conseguente amplia·
che ne sono alla base, può' essere generalizZata (pur mento del canale
sempre, però, con predilezione per certi distretti ossei: Nei tratti prossimali
apprezzabili numerose
colonna vertebrale e bacino nella malattia di Cushing; radioopachc trasvcrsah rlt
scapole, coste e arti inferiori nell'ipertiroidismo) o lo- consolidamento.
scf1efetro 165

All'-esame diretto radiografico l'osso osteoporo- I quadri radiologici assumono importanti aspetti
tico presenta a.lte.r.azioni e della. com- differenziali nei diversi segmenti ossei, alcuni dei
tta. e nei casi pm avanzati alteraziOni secondane del- quali hanno maggiore importanza o per la presenza di
f: fo 1:ma. Nelle ossa lunghe perde progressi- rilievi caratteristici (e passibili di quantificazione) o
per il rischio di frattura invalidante.
'amente la sua netta demarcaziOne e assume un aspet-
i hn.
einJ;
festonato inducendo assottigliamento della compat-
ta e nei casi più avanzati spongiosizzazione; il canale Nella mano, il cui studio costituisce una tappa obbliga-
midollare è ampliato (fig. XII. l l). La corticale assotti- ta nell'osteoporosi involutiva, si ha: assottigliamento della
10pa.
tledi gliata spicca, soprattutto nelle ossa corte, sulla spugno- corticale (soprattutto sul versante endostale, il quale appa-
re più o meno dentellato); aumento delle strie intracortica-
sa rarefatta, con aspetto di bardatura periferica deli' os-
li (espressive della sommatoria dei canali di Haver"s abnor-
so. La spugnosa è più nitida del normale per la miglio- memente ampliati- fig. XII.l4); minore radiopacità della
re apprezzabilità delle trabecole residue (cosiddetto spugnosa con maggiore evidenza delle trabecole residue ver-
disegno troppo bello secondo una felice dizione di ticali epoi trasversali (disegno troppo bello!). L' osteoporo-
Stuart). Alcuni fasci trabecolari, orientati secondo le si può essere diffusa o assumere carattere distrettuale sub-
linee di forza del segmento osseo di appartenenza, condrale o metafisario, come avviene nelle artriti e nelle sin-
chia- appaiono fortemente ipertrofici e spiccano sull'osso dromi simpaticodistrofichc. La determinazione del rappor-
·ssia; circostante rarefatto. Spesso sono osservabili strie to corticale/midol!are nel II mctacarpo consente di espri-
radiopache trasversali, veri ponti ossei di consolida- mere in forma scmiquantitativa l'entità di assottigliamento
mento, che conseguono a microfratture della spugnosa della corticale e il conseguente ampliamento del canale mi-
dollarc (fig. XII.l5).
tren- (fig. XII.l2). Nelle vertehl'e si osserva un crescendo caratteristico
lbla- Deformazioni ossee sono frequenti: i corpi verte- graduato dall'indice di Saville (fig. XII.l6):
:.ser- brali, ad esempio, assumono un caratteristico aspetto - grado I: corpo vertebra/e radiograficamente normale
a <<a <m lente biconcava>> o «a vertebra di pesce>> (fig. pur in presenza di una perdita di massa ossea (perché si
ghc: XII.l3). Le fratture patologiche interessano spesso i manifesti nel corpo vertebrale una riduzione apprezza-
ca]. corpi vertcbrali nell'osteoporosi di tipo l, il polso, bile della radiopacità è necessario che la perdita di
ialla l'omero e i colli femorali nell'osteoporosi di tipo II massa ossea sia di almeno il 40%);
,i che - grado II: apparente maggiore radiopacità delle limi-
(quest'ul1ima frattura, tipica dell'età senile, ha scarsa
wna tanti vertebrali (segno «del bordo») causata dalla pro-
ente
tendenza alla guarigione ed evolve per lo più verso
quadri di pseudoartrosi). gressiva riduzione di spessore delle trabecole del corpo
iella vcrtebrale a disposizione orizzontale;
nosi - grado III: striature verticali con aspetto pseudoangio-
matoso prodotte dal maggiore risalto delle trabecole a
disposizione verticale sull'osso rarefatto;

Fig.XIT.13. Fratture pa-


tologiche in osteoporo-
si. Nel dettaglio del ra-
chidc lombare in proie-
zione laterale, la terza
vertebra dall'alto ha
morfologia prcssochè
normale; le due vertebre
orosi soprastanti mostrano un
1. Si_ certo avvallamento del-
sotti· le limitanti; la vertebra
osii· · distale è marcatamente
!,Sil «a vertebra di
mea· pescc1> o ((a lente bicon-
1plia· Fig. XII.l2, Osteoporosi. Sia a livello dell'anca che del ginocchio le cava». Si osservi la con-
Ilare. lrabccolc residue, caratteristicamente orientate secondo direzioni pri- servazione degli spazi
sono \'ilcgiate, sono ben apprezzabili (segno del «disegno troppo bellm)) e intervertebra!i. li qua-
spiccano sull'osso circostante rarefatto (atrofia ipertrofica). Nella dro corrisponde al gra-
!idi mctafisi distale del femore e prossimale della tibia sono molto evi- do IV dell'indice di Sa-
denti alctmc strie trasversali di consolidamento. ville (v. fig. X!I.16)
166 Capitolo

sponde un rischi.o significativo di frattura del. collo del


femore: tutto analogo (Jndice di
Jhamana) e tttJhzzato per t1 calcagno, peraltro sede men -·
comune di valutazione dell'osteoporosi. n

La TC è sensibile e accurata sia nell'individua.:


zione dei rilievi semeiologici in sedi delicate come ad·
esempio la colonna vertebra! e, sia nella determina.·
zione della massa ossea (v. paragrafo XII.7). La scin.
Fig. XII.14. Strie intracorticali. Nel det-
taglio della falange prossimale del V dito
tigrafia ossea consente di differenziare l'osteoporosi
della mano è bene apprezzabile la com- nella quale la ridotta attività osteoblastica induce un;
parsa di trabecolatura prevalentemente diminuzione di captazione del radiofarmaco, dane·
longihldinale nel contesto della corticale. forme osteomalaciche, nelle quali l'abbondante
Tale reperto, osservabile nell'osteoporosi
e nell'osteomalacia, è la risultante del- duzione di matrice osteoide induce un'ipercaptazionC
l'ampliamento dei canali di Havers. diffusa (fig. XIJ.J7). L: uso di radioisotopi del Ca e
dello Sr, che si fissano all'osso, consente lo studio
- grado IV: defimnazione <<a lente biconcava» o frattura
cinetico del ricambio osseo.
11a cuneQ)> dei corpi vertebrali;
- grado V: rarefazione intensa dei corpi vertebra/i che
9.1.1.2_
presentano la stessa radiopacità dei tessuti molli circo-
stanti. Trattasi di malattia metabolica dell'osso caratte.
rizzata da: diminuita mineralizzazione della matrice'
Per la stadiazione morfofunzionale della situazione ossea di nuova formazione; massa ossea ridotta, nor.·
rachidea e per la valutazione dell'efficacia dei trattamenti male o aumentata. Si ha rachitismo allorquando li
instaurati è suggeribile l'uso del cosiddetto indice di frat-
difetto di mineralizzazione insorge prima della sald{·
tura spinale. Si assegna alle vertebre da D7 a 14 un pun-
teggio convenzionale: l =normale; 2 o 3 "" biconcavità di tura delle cartilagini di coniugazione (la cui matrice e:·.
entità crescente; 4 = vertebra schiacciata o a cuneo. Nel colpita dal processo insieme all'osso), osteomalacia ·
normale la somma varia da lO a 12 in funzione dell'età. se il difetto insorge nell'adulto.
Nell'anca, con particolare riferimento al collo del L'abbondante e permanente rappresentazione de(
femore che costituisce un punto critico nell'evoluzione del- tessuto osteoide consegue a una complessa serie di·.
l'osteoporosi di tipo II, il metodo di valutazione più comu- eventi primari e secondari così schematizzabili:
nemente utilizzato è quello di Singh, il quale si basa sul
numero di sistemi trabecolari riconoscibili: la loro riduzio-
ne da 5 (situazione normale) a l dà luogo ad altrettanti
gradi progressivamente evolutivi. Ai gradi 3, 2 e l corri-

Fig. XU.l6.
Fig. XII.lS. Osteoporosi senile. La netta evidcn0 ,.
senile. La corticale ossea della trabccolatura vertica·
dei metacarpi è caratteri- le di L2 (in centro nella ·,
sticamente assottigliata gura) configura il grado Hl '·
(punte di freccia) con con- dell'indice di Saville. Le
seguente slargmnento del vertebre sopra- e sotto::-.:
canale midollare. Si os- stante mostrano nn'acccn· '
servi la riduzione delle ri- tuazionc della
me articolari carpo-meta- delle limitanti (indice dJ
carpalì (freccia curva). Saville grado Il).
167

ipodisponibilità d.i Ca a livello per te (fratture vere; linee di Looser) pericoloso soprattutto a
1. ciente apporto ahme.ntare, ass?rbJme?to,. assiml- livello costale per le possibili ripercussioni sulla dinamica
Jazione, o per eccessiva escreziOne unnana; respiratoria.
incompleta mineralizzazione della matrice protei- I.:instaurazione dell'opportuna terapia induce, nel rachi-
2. tismo avitaminosico, una regressione anche completa delle
ca; . diverse lesioni. Fanno eccezione, naturalmente, le defOima-
idua. ·
3. . . zioni già costituite che, tuttavia, vanno incontro per lo più a
1e ad
4_ se?ondano; una valida stabilizzazione. Ogni intervento terapeutico, vice-
nina. S. attivazione h . versa, è assai meno fruttuoso nei rachitismi renali (e a mag-
scin. 1
6. mobilizzazwne e a se e etneo con aggrava- gior ragione nelle loro fanne congenite), il cui quadro è in
n·osi, mento della situazione ossea; genere molto più evoluto sia a livello osseo sia nelle riper-
7. elaborazione compensatoria da parte dell'endo- cussioni sugli altri apparati.
dalle stio, molto attivo, di una matrice proteica che non I rachitismi renali, come più sopra ricordato, innescano
pro. può superare, per il difetto di minerali, la fase molto frequentemente reazioni delle paratiroidi, responsabi-
do ne osteoide. li dell'equilibrio fosforo/calcio, sotto forma di iperparatiroi-
Ca e La sequenza completa di eventi è frequente nel- dismo secondario.
tudio I.:affezione renate è in genere tubulare pura, ma può
l'infanzia, assai rara nell'adulto nel quale difficilmen- essere mista glomerulotubulare quando consegue a nefropa-
te si innesca, attraverso l'ipocalcemia, l'iperparatiroi- tie croniche con sindrome ritenzionale. Il quadro clinico è di
dismo secondario responsabile dell'evolvere della se- tipo similrachitico con tendenza a un vero nanismo. La cor-
quenza primaria. retta etichettatura nosologica richiede complesse ricerche
ratte. biochimico-funzionali.
rtrice: IJ rachitismo-osteomalacia può insorgere acutamente o
nor. cronicamente. Clinicamente è caratterizzato da dolore osseo Il movente patogenetico iniziale di questa malattia
do il e dal rilievo di fratture da durata. Le dejòrmazioni, legate è dunque l'ipodisponibilità di Ca a livello osseo. In
alla maggiore plasticità dell'osso, sono rare nell'adulto,
alda' forme molto più rare il meccanismo operante è la
molto frequenti nell'infanzia ave sono accompagnate da tipi-
·ice e. che alterazioni della cartilagine di accrescimento che fini-
mancata precipitazione dei sali minerali nella matri-
lacia · scono per caratterizzare il quadro clinicoradiologico. ce proteica (ad esempio: nell'ipofosfatasia; nelle
Le deformazioni osteoarticolari compaiono per lo più situazioni di acidosi tessutale).
e del con l'inizio della deambulazione e assumono rilievo partico- Un inquadramento elementare delle osteomalacie
·ie di·. lare in alcune localizzazioni (marcato assottigliamento delle è parzialmente possibile con riferimento al movente
ossa della volta cranica a livello delle fontanelle; torace «a eziologico (tab. XII.J).
campanm> con slargamento «a cupola>> dell'estremità ante-
riore delle coste; cifoscoliosi dorsale secondaria allo schiac- TABELLA XIIJ. CLASSIFICAZIONE DELLE OSTEOMALACIE.
ciamento di corpi vertebrali, evento peraltro non comtme
nelle forme dell'infanzia; bacino ovale, spesso asimmetrico; a) Conge11ite:
pube rostrato; coxa vara; femore «a pastorale,>). osteomalacie renali (v. tab. XII.4).
Nelle forme più gravi predomina l'aspetto polifratturan- b) Acquisite:
carenziali primarie:
per insufficiente apporto alimentare di: Ca e P; vita·
mina D;
carenziali secondarie per:
l) insufficiente assorbimento di Ca (gastroresecati);
2) insufficiente formazione di vitamina D endogena
(varie forme di clausura);
3) ipovilaminosi D secondaria con insufficiente assor-
poro>!: bimento intestinale di Ca e P: enterogena, epatoge·
.- na, pancrcatogena, tossinfettiva;
ertica· 4) aumentata eliminazione di Ca e P per nefropatia glo-
:Hafi· merulotubulare:forma dell'infanzia (rachitismo re-
adolll , Fig. XII.17. Osteomalacia. Scintigrafia naie p.d.);forma dell'adulto (con quadro prevalente
Ile. Le ' ossea. L'abbondante produzione di matrice
sotto· osteoide induce un'ipercaptazione diffusa di osteosi ipcrparatiroidea);
acccn:··· con caratteristica simmetria di lato. 5) eccessivo consumo di Ca: gravidanze ripetute, puer-
,pacit! Ncll'osteoporosi ipereaptazione si manife· perio, malattie debilitanti di lunga durata, intossica-
]ice di sta solo nelle sedi di eventuali fratture palo· zioni croniche.
logiche.
168 Capitolo :n/

Da un punto di vista radiologico è oppOrtuno con-


siderare separatarnente i quadri osteornalacici più sfu-
mati dell'adulto e quelli rachitici più imponenti del-
l 'infanzia, nei quali le alterazioni delle strutture pri-
marie sono molto più marcate e si banno ripercussioni
significative sull'accrescimento scheletrico legate
a!Pinteressamento della cartilagine di accrescimento.
Nel!' osteomalacia (fig. XII.l8) le alterazioni
delle strutture ossee primarie sono importanti. La
spugnosa, rarefatta, presenta un disegno sfumato per
la minore nettezza delle trabecole («arletti» di tessu- Fig. XII.19. Osteon"ialacia. Le lince di Looscr interessano shnmctri.
to osteoide!). I fasci trabecolari, nelle sedi tipiche di camente le branche ileo- c ischiopubichc (frecce).
orientamento secondo le linee di forza, sono meno
apprezzabili. più in maniera completa. Quando le linee di Looser
sono numerose fino a caratterizzare il quadro clinico
La compatta, nelle forme di recente insorgenza, è si definisce la cosiddetta «sindrome di Milkmam> ·
normale. Nelle forme più avanzate si assottiglia e si quale non è una malattia a sé come inizialmente si rite-
sfrangia sia sul versante endostale che su quello neva, bensì la tipica espressione dell'osteomalacia
stale. Questa sfrangiatura, come nei disegni «a conclamata dell'adulto. ·
boncino», è un elemento diagnostico differenziale Le deformazioni secondarie interessano soprattut.
molto importante con le osteoporosi. to la colonna vertebrale e il bacino (platispondilia, ver:
Le fratture da durata, simmetriche, da ricercare te bra di pesce; bacino a cuore di carta da gioco con,
soprattutto ne!Pileo, nelle branche e protrusione acetabolare). La forma puerperale interes-
che, nei femori, nelle coste, nelle clavicole, nelle sa soprattutto il bacino, la non puerperale la colonna.
pole, sono un elemento molto importante a fini Altre deformazioni, ad esempio quelle degli arti infe-
gnostici: sono spesso indicate con il termine di «linee riori, sono rare nell'adulto (fig. XJI.20).
di Looser» (fig. XII.19). Si presentano come linee Il rachitismo si configura in due quadri clinicamen-
radiotrasparenti, rettilinee o sinuose, orientate te ben noti: il rachitismo avitaminosico e il cosiddetto
dicolarmente alle linee di forza, principianti da una rachitis;no renate (tab. XII.4). Da un punto di vista·
intaccatura sulla compatta, con margini sfumati puramente radiologico, pur nella differenza sostanziale
so rinforzati da una listerella opaca e da un callo dei meccanismi eziopatogenetici, essi si manifestano
zialmente calcifico. Riparano lentamente ma per lo maniera simile, essendo in ogni caso la risultante gel
fatto anatomico dominante: la formazione di tessuto
osteoide in eccesso in sostituzione del normale tessuto
osseo mineralizzato.
La regione presenta, soprattutto
nel polso e nel ginocchio, segni radio logici caratteristici
(fig. XIT.21):
l. la linea di calcificazione provvisoria, normalmente
netta c regolare, diviene sfumata e irregolare (segno
della frangia); .
2. la zona radiotrasparente corrispondente a!la cartlla·
gioe di accrescimento si ispessisce;
3. l'estremità della metafisi è tipicamente slargata<<a .
trombm>; . .,
4. la comparsa dci nuclei epifisari, mal delim!tatt e_;_
decalcificati, è ritardata; . . _::·.,
S. talora si osserva lo «slittamento» del nucleo ep1flsa-_
Fig. XII.I8. Osteomalacia. La spugnosa ha disegno sfumato; la compat-
ta è sfrangiata (punte di freccia). Bene apprcz.-:abili alcune linee di rio verso l 'interno (soprattutto nella spalla e nell'an,<-·
Looser (frecce). ca).
T,\BEJ.LA XIJ.4. LE OSTEOMALACJE RENALL te prevalente sulla produzione di nuovo osso; conse-
guente riduzione della massa ossea.
111
Congenite:
_ rachitismo familiare vilaminoresistenle ipojOsfatemica Come è noto, si fa distinzione tra:
primìti1'0 (diabete dei fosfati! calcem1a e fosfatasemia - ipe1paratirohlismo primal'io, raro, dovuto primitiva-
alcalina normali; risponde solo a dosi di vitamina D tossi- mente a iperincrczione ormonale indotta da adenoma
che per individui normali); (80% dci casi), iperplasia (15%) o éarcinoma (5%)
_ ipo(osfatasia (ip?fos.fatasemia alcalina; .ipcrcalcemia; ddlc para tiroidi;
fosforiktanol-ammuna); - iperparatiroidismo secondario, molto più frequente, il
_ cistinosi (turba del metabolismo degli aminoacidi con quale si instaura come risposta di adattamento in situa-
depositi tcssutali di cistina; iperaminoaciduria; glicosuria;
ipofosfakmia; digestive; disidratazione; fotofobia;
zioni nelle quali sussiste una diminuzione della calce-
nmctri.
cpatosp l enomegaha); mia (insufficienza renale cronica; sindromi da malas-
_ •1·indrome di De Toni-Debré-Fanconi (diabete fosfo-gluco-
sorbimento intestinale);
aminoacidico con acidosi ma senza cistinosi; nanismo); - iperparatiroidismo terziario, il quale si manifesta
,ooser come iperincrezione ormonale autonoma da parte di
_ sindrome di Lowe (sindrome oculo-cerebro-rcnale: catarat-
linico, ta e glaucoma; ritardo mentale; nefropatia tubulare croni- paratiroidi iperplastiche allorquando persiste nel tempo
am>]a· ca; rachitismo; interessa solo i maschi per eredità recessi- un iperparatiroidismo secondario.
lÌ ritc- va legata al sesso);
alacia _ sindromr! di Butfer-Aibright (acidosi renale; perdita diNa Nell 'iperparatiroidismo il coinvolgimento osseo è
· e Ca con le urine; calcemia normale; ipofosfatcmia; osteo-
malacia; nefrocalcinosi); diffuso ma esistono alcuni «segmenti spia» nei quali
rattut- le alterazioni sono più precoci e producono quadri
- iperca!cil!tia idiopatica con calcemia normale.
1, ver: radio logici spesso caratteristici (fig. XII.22): erosioni
o con b) Acquisite:
multiple sul versante radiale delle falangi intermedie
tteres- - dell'infanzia, o rachitismo renale propriamente detto del II, Il! e IV dito della mano conseguenti al riassor-
lonna. {nefropatia glomerulotubularc cronica);
bimento periostale; n'assorbimento del terzo esterno
i infe. - dell'adulto (come sopra ma con quadro osseo prevalente di
tipo osteosi iperparatiroidea). della clavicola; scomparsa della lamina dura denta-
ria. Nelle ossa lunghe si può osservare:
amen- assottigliamento della compatta e della corticale
Jdello Alivello diafisario, accanto alle alter;lzioni delle
conseguente al riassorbimento endostale;
vista, strutture ossee primarie già de-
nziale scritte a proposito delle osteo-
mo ìn malacie dell'adulto, spinte ai
le del massimi livelli nel rachitismo,
si osservano tipiche apposizio-
ni ossee sottoperiostali che
guono e raddoppiano il contor-
no della diafisi. Queste apposi-
zioni, in genere regolari e prive
di strutturazionc interna, talora
presentano un aspetto spicula-
re oancora a lamelle multiple
sovrappostc.

2J.l.3.Inervaratiroidismo
L'aumentata increzione,
primitiva o secondaria di or-
mone paratiroideo indu,ce nel- Fig. XII.21. Rachitismo avitaminosico. In questa affezione sono
l'osso: aumento del riassorbi- apprezzabili, nei diversi segmenti scheletrici, le sfumatme e l'irrego-
osteoclastico (e verosi- Fig. XIL20. Osteoma!a- larità della linea di calcificazione provvisoria (segno della frangia),
cia. Deformazione della ti- l'ispessimento delle cartilagini di accrescimento (striscia radiotraspa-
anche periostcocita- bia c del peronc <m colpo rente compresa tra la linea di calcificazione provvisoria e il nucleo
no) in entità quantitativamen- dj VeJl(Q)) epifisario), lo slargamcnto «a tromba)> delle estremità metafisaric.
- aumento delle strie intracorticali conseguente fisaria, metajisaria (osteosclerosi metafisaria diffusa··
l'abnorme ampliamento dei canalì di Havers e bande osteos.clerotiche metafisarie trasversali) o ne\
sibile sopratutto nei metacarpi; nuclei ep(fisari. Può localizzarsi in distretti particolari·
- zone itcdacorticali riassorbite frequentemente con il cranio (osteosclerosi craniofacciale), le ossa
margini maldefiniti quale conseguenza della fibro- (soprattutto: ali iliache e scapole), la colonna vertebra.
si subcorticale; le. Un inquadramento elementare delle osteosclerosi è
- tumori bruni, piuttosto rari, i quali assumono l'a- riportato in tab. xn.s.
spetto di aree di osteolisi con rigonfiamento del- Radio logicamente l 'area osteosclerotica, quando
l'osso localizzate soprattutto nelle coste, nelle os- circoscritta, è facilmente differenziabile dall'osso
sa lunghe della mano e del piede. normale circostante per la sua iperopacità o perché ne
Andranno sistematicamente ricercate calcificazio- altera la disposizione abituale. Nelle forme generaliz.
ni renali (nefrocalcinosi, calcoli), articolari e paraar- zate l'aumento diffuso dell'opacità ossea può rendere
ticolari, fino al quadro conclamato della calcinosi impossibile la distinzione delle strutture primarie.
tessuta/e (v. figg. XXVII.32 e XXXVI.2).
La spongiosclerosi si presenta come un'area di iperoN·
9.1.2. Osteosclerosi cità ossea di forma quanto mai variabile: rotondeggiante, a
chiazza, a travate parallele, a strie, nell'osteopecilia; rot 011•
Con questo termine si fa riferimento, come in pre- deggiante, ma a contorni per lo più zigrinati nelle isole di
cedenza detto, alle situazioni patologiche nelle quali si compatta; triangolare nella cosiddetta osteite condensante
osserva aumentata radiopacità dell'osso per aumento dell'ileo (fig. XII.23); a banda trasversale (esempio: nelle
della sua densità fisica. Lo «stipamentm> spazia!e di intossicazioni da piombo); ad anelli concentrici (esempio:
osso, che è alla sua base, può interessare la spugnosa nelle intossicazioni da fosforo); ed altre ancora.
(spongiosclerosi), l'endostio (endostosi) o il peri osti o L'endostosi circoscritta ha spesso forma a placca (fig.
(periostosi). I.: architettura dell'osso può essere con- XII.24A), deforma e restringe il canale midollare (esem-
servata o alterata, mettendo in luce in quest'ultimo ca- pio: le falangi nell'acroosteosclerosi · fig. XII.24B).
L'endostosi diffusa oblitera il canale midollare (esempio:
so la coesistenza di un profondo rimaneggiamento del- l'osteopetrosi). La forma ossea è conservata.
l'osso. La periostosi si presenta nelle forme più comuni con
L' osteosclcrosi può essere: pura (e costituisce in tal colate ossee paradiafisarie a striscia longitudinale e a con·
caso l'unico elemento patologico) o associata ad altre torni regolari (fig. XII.25A), talora sovrapposte «a sfoglie
alterazioni; generalizzata (in tal caso ha per lo più ori- di cipo\ln}) con tipico alternarsi di strisce opache e traspa-
gine congenita),poliostotica o monostotica; a sede dia- renti (esempio: tumore di Ewing). I contorni possono esse-

Fig. XII,22, Ipcrparatiroidismu


secondario a insufficienza rcna·
le cronica. Costituiscono «Seg·
menti spia>> di questa affezione:
il versante radiale delle falangi "
intermedie del Il, Ili e IV dito
della mano, nelle quali sono
apprezzabili erosioni multiple
(frecce); la lamina dura dentaria
del tutto assente, con caratteri·
stico aspetto di dente <(galleg·
giante»; il terzo esterno clavico·
!are, più o meno completamente
riassorbito (punta di freccia -V.
anche fig. XIIJOD).
lsa;· re irregolari. «a col.ata .di cera:> (fig. XII .
nei t' (esempw: penostlte luetJca; malattJa d1 Pierre Mane).
ari: l'aspetto_ è a spicule (cr?nio spazzo_la>:
della malattia eh _ra.ggmte (penosto.si «a raggr
atte le>> di cetii tumon pnmttlvl). Nel tavolato mterno cram-
)ra. 80 può manifestarsi un aspetto «a placca» o «nubecolare>>
si è cosempio: iperostosi frontale interna). La forma ossea è,
in genere, alterata per l'associarsi di una iperostosi.
odo
'SSQ TABELLA XlJ.5, CLASSIFICAZIONE DELLE OSTEOSCLEROSI.

liz. a) cougenite (osteodisplasie generali stmtturali condensanti):


lere _ Osteopetrosi
Picnodisostosi
Ipercalcemia idiopatica
Iperfosfàtasia cronica idiopatica
lN- Ostcopecilia
e, a _ Malattia di Pyle
ton- Osteodisplastia Fig. XII.24. Endostosi. Dettagli di
Malattia di Camurati-Engelmann radiogrmnmi del femore e della mano.
e di Nella sua forma circoscritta assume
mte Meloreostosi
Jperostosi corticale infantile spesso aspetto «a placca>l (A) e defor-
1elle ma il canale midollarc fino a obliterar-
Pachidermoperiostosi
pio: 1o(B).
b) Acquisite:
traumatiche
fig. endocrine (iperostosi frontale interna; acroosteosclerosi)
em- - tossiche (ipervitaminosi A e D; da Pb, Bi, P e F)
IB). - flogistiche
pio: neoplastiche (benigne: osteoma, meningioma; maligne)
- emolinfopatiche (es.: osteomielosclerosi)
- idiopatiche (m. di Paget in forme atipiche; m. di Pierre
con Marie; osteosc\erosi nefropatica).
:on-
glie
;pa- Nella localizzazione vertebrale l' osteosclerosi configura
sse- caratteristico quadro della vertebra d'avorio (v. fig.
Xll.79): l'addensamento omogeneo interessa una sola verte-
bra, senza alterazioni dei contorni e delle dimensioni, e ha
eziologia idiopatica o secondaria a flogosi, distrofie, emopa-
tie, neoplasie metastatiche (tumori della prostata, mammella
c meno comunemente intestinali).

smu Fig. Xll.25. Periostosi. Dettaglio di radiogrammi del tratlo medio


della gamba (casi diversi). In A la periostosi assume l'aspetto di stri-
seg· scia longitudinale (freccia); in B quello caratteristico <W colata di
one: cerm>.
angi "
dito
;ono L'osso osteosclerotico va incontro con facilità a
ipk fratture da trauma istantaneo che consolidano rapida-
·aria mente e completamente.
tcri·
leg·
i co· 9.2.Alterazioni della struttura dell'osso
ente I:"ig. Xl1.23. Spongiosclerosi. Tomogramma delle a1iicolazioni sacroi-
-l'. ltache. Bilateralmente è apprezzabile un vistoso addensamento ovoi- Sono rappresentate dall' osteonecrosi, dali' osteo-
daie paraarticolare dd! 'ileo e del sacro (punte di fre-ccia). lisi e dall'osteodistrofia.
172

9.2.1. Osteonecrosi evitare complicazioni signifJcative lo schiaccia.;


Con questo termine si intende la morte di porzioni mento della. testa femorale e l'artropatm secondari ';
più o meno estese di osso. La causa ultima determinante Sulla base dei rilievi dell'esame radiografico si
è l'ischemia, la quale è la risultante di eventi di natura nascono 5 stadi, ma nel complesso il riconosciment
diversa: traumi, sia unici fratturanti (esempio tipico: dell'affezione ha luogo, con questa metodica,
necrosi del semilunare carpi co nei lavoratori con mar- sto tardivamcnte, per lo più al III stadio. .,·
tello pneumatico); intossicazioni (ben nota la necrosi TABELLA Xll.6. LE OSTEONECROSJ ASETTICHE GIOVANILI.
mandibolare nei lavoratori che inalano cronicamente
vapori di fosforo );fattori vascolari acuti (embolia e in- Localizzazione Osso interessato Eponimo
farto osseo propriamente detto); agenti fisici (ustioni,
congelamento, folgorazione, sovradosaggio di radia- A) cpifisaria corpo vertebrale m. di Schcncrmann
epifisi falangec distali m. di Thicman
zioni ionizzanti); processi infiammatori acuti e croni- epifisi femorale prossimale m. di Perthes-Legg.
ci, specifici e non. Alcune osteonecrosi si presentano Calvé
con carattere di assoluta idiopaticità. testa 2°-3° metatarso 2' m. di K6hler
È consuetudine suddividere le osteonecrosi in:
B) apofisaria stiloide ulnare m.diMilller
branca ischiopubica m. di Van Neck e
/ settiche / giqvanili Odelberg
tubcrosità ischiatica m. di Mc Master
osteonecrosi / idiopatiche apofisi tibiale anteriore m. di Osgood-
Schlntter
dell'adulto tuberosità calcancare poste-
rio re m. di Blencke-
da cause note (post-traumatiche, Hag!und
tossiche, vascolari, da agenti fisici)
C) metafisaria femorale prossimale m. di Bcrtolotti
tibia! e prossimale m. di Blount
Radio logicamente il focolaio osteonecrotico attra- D) ossa corte semi lunare m. di Kienbiick
versa quattro fasi: non individuabilità 1;adiologica; rotula m. di Sinding-Larsen
addensamento; frammentazione; n'assorbimento e scafoide del piede l'm. di Kiihlcr
riparazione più o meno parziale. In quest'ultima fase
possono manifestarsi, particolarmente nelle osteo-
mieliti, fenomeni di «sequestrazione». Da tutto ciò Nel! D stadio I il reperto radiografiCO è normale non es·
discende che l'osteonecrosi è una alterazione ossea sendo modificata la struttura ossea. Nello stadio Il si osser·
va inizialmente un certo addensamento osseo, poi aree si·
strutturale alquanto complessa.
milcistichc di rarefazione ossea espressive del riassorbimento
Le osteonecrosi asettiche idiopatiche gim•anili dell'area necrotica e aree di osteosclerosi espressive di fe·
possono interessare le epifisi, le apofisi, le metafisi, nomeni di osteogcnesi riparativa (fig. XII.27A). Nello sia-
le ossa corte (tab. Xll.6. e fig. XII.26). Nella localiz- dio li! si ha sviluppo di una linea di minore radiopacitàsub·
zazione epifisaria esordiscono con una condrosi o una condrale (segno della falce), che talora costituisce il primo
condrite .(non dimostrabile radiologicamente) e suc- segno radiologico dell'affezione (fig. XII.27B). Nello sta·
cessivamente interessano l'osso seguendo le modalità dio IV si ha schiacciamcnto della testa del femore {fig.
evolutive più sopra descritte. I postumi sono variabili XII.27C). Nello stadio V si ha restringimento articolare.
a seconda della localizzazione (femore «ad alabarda»,
coxa vara, tibia vara, etc.). In questo gruppo assume I rilievi scmeiologici radiografici sono meglio di-
grande importanza la malattia di Perthes-Calvé (v. mostrati dalla TC. La scintigrafia ossea (99 mTc-dlfo-
paragrafo XXXV!II.2.4.2). sfonato; solfuro colloidale di 99 mTc) può dimostrare un
quadro di anca «fredda» conseguente alla riduzione del·
Rilievo a sé, per la sua frequenza, merita la necro- l'apporto ematico quando la testa del femore appare an·
si asettica dell'epifisi prossima/e femorale dell'adul- cera radiograficamente normale; successivamente, in
to, o malattia di Chandler. La sua diagnosi precoce è fase di riparazione, si manifeSta un quadro di anca «cal·
molto importante in quanto l'instaurazione della tera- da» ipervascolarizzata. Indagine pressoché elettiva a fi·
pia (decompressione; ostcotomia derotazionale) può nidi diagnosi precoce è, però, la RM, la quale è in gra-
173

nn

Fig. XII.26. Ostconecrosi asettica. A, Al: dello scafoi dc tarsale (m. di


Kòhler I); B: del semilunare (m. di KienbOck); C: tlcll'cstremo dista-
le del ]l metatarso (m. di Kòhler II). Lo scafoide tarsale c !l semilu- Fig. XJI.27. Diversi aspetti della malaltia di Chandler, In A, nella testa
1111rc sono alquanto rimpiccioliti c addensati, ma non frammentati. La (asterischi) e nel collo del femore (frecce) è apprezzabile un certo «sti-
testa del II mctatarso è slargata e appiattita «a respingente di trenml; pamento» delle stmtture primarie che addensa l'osso in raffronto al
3naloga deformazione, seppme più sfumata, si apprezza alla base
controlaterale (A): il quadro è quello dello stadio li iniziale. In B, la
della falange corrispondente. linea di minore radiopacità inizialmente subcondralc si è estesa circon-
fcrcnzialmcnte a demarcare una parte di osso necrotico: il qtmdro è
do di individuare l'arca necrotica allo stadio I e II (fig. quello dello stadio HL In C, la testa del femore è schiacciata c fram-
mentata: il quadro è quello dello stadio IV
XII.28; v. anche fig. XI.l5).

rsen Alla RM l'area interessata presenta inizialmente il nor-


male segnale dovuto al grasso midollare, a eccezione della
sua parte marginale ovc l' orletto se! erotico re attivo non dà
segnale; le immagini T2-pesate possono dimostrare la ·.pre-
CS· senza di una linea a segnale più alto nel contesto della parte
;ser- marginale {ipcremia? infiammazione?). Successivamente
e si- infiammazione, iperemia, fibrosi c sclerosi fanno assume-
enlo re comportamento similcistico alla lesione. Nelle _fasi più
ife- avanzate predominano fibrosi c sclerosi con basso segllale
sta- in tutte le sequenze. L'osservazione di liquido intraarticola-
sub- rc è frequente.
'imo
sta· L'osteocondrite dissecante di KOnig è una necrosi
lare. cpifisaria asettica che merita descrizione a sé
tutto per l'evoluzione clinica. Interessa di preferenza
) di· l'anca e il ginocchio. È caratterizzata dal distacco di
:ifo· frammenti osteocartilaginei dall'epifisi femorale pros-
eun simale o distale (fig. XII.29), i quali possono cadere Fig. XIJ.28. Malattia tli Chandler allo stadio IL Nel tomogramma
del· nella cavità articolare e persistervi come corpo libero convenzionale dell'anca (A) sono apprezzabili alcune arce similcisti-
(il cosiddetto «topo»); nel capo articolare si apprezza ehe di mrefazione ossea (punte di freccia), ma nel complesso la strut-
:an· tura della testa del femore è ben conservata. La RM (B) consente di
:,in sotto forma di incisura a unghiata il letto residuo (il co- evidenziare un'estensione maggiore di quanto stimato su base radio-
:ca l· siddetto «nido))). C intervento operatorio è spesso ne- grafica dell'area necrotica a basso segnale (asterisco), consentendone
afi· cessario, soprattutto allorquando il topo tende a in- una netta delimitazione dall'osso sano (punte di freccia). La scinti-
grafia ossea (C), effettuata alcuni mesi più tardi, evidenzia un quadro
gra· grandirsi fino a bloccare la mobilità articolare. di anca «calda» ipervascolarizzata (asterisco).
<-'
114 Capitolo xiA

Radiologicamente il focolaio osteolitico si presen.


ta come un' radiotrasparente, più o meno defini . .
ta, nella quale non è più apprezzabile il disegno osseo
(fig. XJJ.JO). Le caratteristiche della forma, delle
dimensioni, dei margini, del focolaio stesso, l'unicftà
e la molteplicità, il comportamento dell'osso circo-
stante (orletto osteosclerotico in molte granulotnato.
si; speroni periostali e triangolo di Codman nelle neo:
plasie primitive; periostosi «a sfoglie di cipolla» nel
tumore di Ewing; etc.), l'associazione quindi con
Fig. XII.29. Osteocondrite dissecante di Kiinig del ginocchio (casi altre alterazioni strutturali, consentono il più delle
diversi). A sinistra il frammento nccrotico osteocartìlagineo (freccia) volte un valido orientamento diagnostico.
mantiene il suo rapporto con l'epifisi femorale. A destra il frammen-
to è libero nel contesto della cavità articolare (topo); ben visibile il In tab. Xll.7 è riportata una suddivisione scherria-
letto residuo sul condilo femorale (punta di freccia). tica e parziale delle osteolisi, utile per un orientamen-
to generale. Le peculiarità delle aree osteolitiche nelle
9.2.2. Osteolisi diverse affezioni saranno considerate negli specifici
Con ,questo termine si fa riferimento alla distru- paragrafi.
zione o' il riassorbimento di porzioni più o meno gran-
9.2.3. Osteodistrojia
di di osso. La distruzione può aver luogo per sostitu-
zione da parte di tessuto flogistico, distrofico, granu- Con questo termine si fa riferimento a tipi diversi
lomatoso, tumorale; per formazione di cisti vere o di di lesioni strutturali comportanti l 'alterazione del nor-
pseudocisti; per compressione estrinseca. Il riassorbi- male processo di rimaneggiamento dell'osso. Appar-
mento è spesso idiopatico, meno comunemente postw tengono a questo gruppo l' osteofibrosi e la malattia di
traumatico. Paget.

Fig. XII.30. Osteolisi. A: osteoli-


si @ stampO>) del frontale senza
orletto osteosclerotico circostan·
te (granuloma eosinofilo); B:
osteolisi eccentrica della diafisi
femorale con vistoso orletto
osteosclerotico (fibroma non
ossificante); C: osteolisi a margi-
ni sfumati e irregolari della bran-
ca orizzontale della mandibola
(osteosarcoma osteolitico); D:
ostco!isi «da riassorbimentm>
dell'estremo esterno clavicolare
(si noti l'amputazione netta -
freccia).
ilT

XII.7. LE OSTEOLISJ.

Criplogenetiche
FJocrisliche:
le ost;omìelìti acute e croniche, lue, tbc; reumatismi
là tori, connettivi ti.
Metaboliche:
O· iperparatiroidismo; diabete; osteoporosi.
O- Distrofiche:
O· distrofie fibrose: m. di Jaffè e Lichtenstein; m. di Albright;
el distrofie fibrosocistiche: m. di Recklinghausen.
Retico/oistiocitosiche:
"le semplici; granulomatose (in particolare: granuloma eosinofi-
lo; m. di Hand-Schuller-Christian; m. di Abt-Letterer-Siwe).
Neoplastiche e pseudoneoplastiche:
a- tumori benigni e maligni, metastasi; pseudotumori; !infami;
n- leucemie, eritremie, mieloma multiplo.
Acroosleolisi:
le per turbe di irrorazione in corso di malattie vascolari, neuro-
ci logich_c, dermatologiche, dismetaboliche, collagenopatie,
traum1.
Neurotrofiche:
tabe; siringomielia; mielodisplasia. Fig. XII.31. Osteofibrosi. A sinistra, nel terzo prossimalc dcll'omero,
Traumatiche: sono apprezzabili aree radiotrasparenti multiple, a delimitazione poco
rsi brecce craniotomiche; riassorbimento dell'estremità esterna netta, prive di strutturazione interna, fra le quali le trabecole residue,
della clavicola. alquanto stipate, creano scpimcntazioni apparenti (m. di Recklin-

ghaus'en). A destra, il tratto prossimale della diafisi femorale è alquanto
lf· slargato c presenta evidente sovvertimento strutturale della compatta
di e della spongiosa (tumore bruno in iperparatiroidismo secondario): nu-
9.2.3.1. Osteofibrosi merose aree radiotrasparenti osteofibrotiche, «a tarlaturm>, erano ap-
prezzabili più distalmente nel tratto non riprodotto in figura.
Con questo termine si intende la sostituzione di
tessuto osseo con tessuto fibroso proveniente da una
alterazione del normale meccanismo di rimaneggia- Lichtenstein, osteodistrofia fibrosa giovanile localizw
mento dell'osso o dalla proliferazione del midollo zata; la malattia di Recklinghausen, osteodistrofia
osseo. Il primo meccanisfno è più frequente ed è fibrosocìstica dell'adulto generalizzata in rapporto a
caratterizzato dal fatto che all'azione degli osteoclasti iperparatiroidismo primario (tab. XII.8).
non segue da parte degli osteoblasti la produzione di
sostanza osteoide, bensì di tessuto fibroso che può a 9.2.3.2. Malattia di Paget
sua volta produrre tessuto osseo.
Le localizzazioni ossee (mano- o poliostotiche, ma- È un'affezione caratterizzata dalla progressiva
no- o politope) si presentano radiologicamente (fig. sostituzione di osso normale con osso marcatamente
XII.31) come aree di osteolisi più o meno estese e de- alterato («asso pageticm>), nel quale si conjòndono
limitate. Quando l'osso è completamente sostituito in tessuto osseo ad architettonica anomala, tessuto
situ da tessuto fibroso si ha un aspetto simile alla osteoide e tessuto fibroso. Coesiste, di norma, un
lisi benigna: una o più aree rotondeggianti, a margini aumento di spessore più o meno marcato del
,. netti e talora delimitati da un sottile cercine to osseo interessato (quindi alterazione della forma
,, rotico, di radiotrasparenza priva di strutturazioni ossea!). Il meccanismo della sostituzione è complesw
;i so e contempla in successione: osteoclasia intensa;
ne. Se lo è solo parzialmente, in seno e alla periferia
dell'area radiotrasparente possono comparire zone osteofibrosi secondaria; evoluzione cambiale parziale
densaie similosteosclerotiche, sfumate, con del tessuto fibroso con formazione di tessuto osseo ad
,.i-
,, mento strutturale della compatta e della spugnosa. Le anomalo orientamento delle lamelle; abbondante prow
,, fratture patologiche, frequenti, guariscono con osso duzione di tessuto osteoide che mineralizza assai lenw
male. tamente e incompletamente. La serie di eventi si ripew
'" Due affezioni principali hanno alla loro base un te ciclicamente impedendo ogni maturazione del tesw
quadro di osteodistrofia fibrosa: la malattia di Jaffè e suto osseo.
116 Capitolo XII .,;

TABELLA XIJ.S. CARATTERISTICHE DIFPERENZ!ALI DELLA MALATTIA


DI JAFFÉ-L!CHTENSTEIN E DELLA MALATTIA DI RECKLINGHAUSEN.

m. di J.-L. m. diR.

Eziologia ignota ipcrplasia o tumore


paratiroidco
Età d'esordio infanzia adulta
Distribuzione unilaterali
lesioni ossee monostotiche generalizzate
pauciostotiche
Alterazioni ipercalccmia
biochimiche no ipercalciuria
cmatourinarie ipofosfatemia
ipofosfaturia
ipcrfosfatasemia
Alterazioni
biochimiche no demineralizzazione
ossee
Evoluzione arresto dopo regressione parziale
l'adolescenza dopo intervento operatorio
Diagnosi casuale o per fratture multiple Fig. Xll.32. Osso pagctico. Estesa ipcrostosi dcl!'emibacino destro con
frattura patologica {che guariscono molto ipcrtrofia dei fasci trabecolari e aree osteosclerotiche ((da agglomera.
(che guarisce rapi- lentamente) mento)); qua e là arce osteoidi. A livello femorale, vice.
damente) sindrome renale versa, sono· bene apprezzabili i classici rilevi di <{disegno troppo bellOJl
sindrome ncuromuscolarc osteoporotico.
sindrome digestiva
sindrome «mctastatica luzione assai rapida, riscontrabile in poco meno
calcica)) del 3% dei casi.

Clinicamente la malattia di Paget, o osteosi deforman·


V osso pagetico è tipicamente rappresentato' nella ma- te pagetica (fig. XII.34), è in genere diagnosticata nell'a·
lattia di Paget, ma può trovarsi in altre osteopatie (ad esem-
pio: osteite luetica; carcinosi osteoblastica).

Radiologicamente si osserva (fig. XI1.32):


iperostosi più o meno estesa;
ipertrofia dei fasci trabecolari (il loro orienta-
mento è solo parzialmente diretto secondo le linee
di forza);
ampi spazi radiotrasparenti interposti di tessuto
osteoide (da cui: aspetto sfumato delle trabecole);
aree osteosclerotiche più o meno costanti (agglo-
meramento delle strutture lamel!ari e trabecolari).
La diffusione è in genere poliostotica) illai vera-
mente generalizzata. I segmenti più colpiti sono la
colonna vertebrale) il bacino, il cranio. Le forme
monostotiche interessano soprattutto la tibia e il
bacino, più raramente un singolo corpo vertebrale
(«vertebra d'avorio» ÌJagetica). Sono 'possibili
Fig. XII.33. Frattura <<istantanea)) in osso pagctico. Queste fratture, da
complicazioni: fratture patologiche (fig. XII.33) trauma spesso irrilevante, sono tipicamente situate in corrispondenza
che riparano con osso pagetico in tempo, relativa- del fronte di avanzamento nel contesto di aree radiotrasparenti osteoi·
mente breve; trasformazione sarcomatoSa a evo- di e hanno rima netta ((a gesso spezzato)).
'oXJI ·,; Scheletro 177

per le prospettive di correzione chirurgica che molte


di esse offrono).
I fattori eziologici sono noti solo in un numero
relativamente ristretto di forme e in questi casi la
gnosi definitiva dipende naturalmente dalla loro iden-
tificazione; negli altri casi, invece, la distinzione tra le
diverse forme viene correttamente compiuta sulla
base delle caratteristiche topografiche e morfologiche
delle alterazioni scheletriche, per il riconoscimento
delle quali è del tutto essenziale lo studio radiologico.
In questa sede considereremo solamente quelle più
frequenti e di maggior interesse per il medico pratico.
Un certo ordine terminologico è proposto in tab. XII.9.
Fig. XII.34A. Malattia di Paget. Nel cranio induce usualmente l'al-
ternanza di arce osteopeniche osteoidt e di arce osteosclerotiche; la TABELLA XII.9, TERMINOLOGIA RELATIVA ALLE MALFORMAZIONI
diploe è ispcssita c assume aspetto ipertrofico «cotonoso)). Si osservi SCHELETR!CHE (da f. Silverman).
]'addensa!llcnto del pavimento della fossa cramca media.
Osteodisplasia: alterazione della forma c/o del modcllamento
dulto (ma probabilmente inizia in età giovanile), spesso osseo dovuta a un disturbo intrinseco dell'osso
come reperto casuale in asintomaticità. Può esordire con (esempio: osteogenesi imperfetta, ostcopetrosi,
deformità scheletriche (il cappello diventa sempre più acondroplasia);
stretto\ la gamba si incurva!), con una frattura patologica, Di.wstosi: alterazione della forma e/o del modcl!amento
con sin1omatologia compressiva midollare (localizzazioni osseo dovuta a un difetto di sviluppo dci tessuti
vcrtebrali) o dei nervi cranici (localizzazioni alla base cra- mesenchimali (esempio: acroccfalosindattilia);
nica). Ne esistono importanti forme atipiche interessanti 08teodistrofia: alterazione della fon11a e/o del modellamento
soprattutto il cranio e il massiccio facciale. La diagnosi, osseo dovuta a un disturbo della nutrizione o del
1eno secondo quanto visto, è facile, a eccezione di alcune forme metabolismo intrinseco dell'osso (esempio:
monostotiche (la «vertebra d'avorio» pagetica deve essere mucopolisaccaridosi, osteodlstrofia tenale);
distinta da quella metastatica prostatica; la tibia pagetica da Nanismo: condizione caratterizzata da bassa statura (infe-
nan- quella osteomielitica cronica). riore di 3-4 deviazioni standard rispetto ai valo-
•ll'a· ri medi per l'età); rizomefico. mesomelico, acro-
9.3. Alterazioni della forma ossea melico, se interessa rispettivamente la radice, il
medio, l'estremità degli arti.
Interessano l'osso come «organo» e si manifestano
spesso in forma caratteristica nelle malformazioni
scheletriche. Sono semeiologicamente di immediato
rilievo ed è in genere sufficientemente caratterizzante
la loro indicazione in termini descrittivi (v. tab. XII. l).

IO, Malformazioni scheletriche


Trattasi di un gruppo alquanto eterogeneo di affe-
zioni, per lo più congenite ed ereditarie (più rammen-
te acquisite o idiopatiche), che possono far parte inte-
grante di sindromi complesse o presentarsi isolate
(talora come reperto assolutamente occasionale). Fig. XIL34B. Malattia di
Paget. Fronte di avanza-
Sono oggetto di studio genetico (per le importanti mento. È bene apprezza-
modalità di trasmissione), di tentativi di inquadra- bile la sua progressione
e, da mento clinico (ma la loro eterogeneità non ha consen- verso l'alto nei due con-
enza trolli radiografici della ti-
teoi· tito a tutt'oggi una classificazione semplice e diffusa- bia effettuati a 5 am1i di di-
mente accettata), di interesse ortopedico (soprattutto stanza.
l 78 Capitolo X!J

IO.!. Malformazioni complesse Nella forma tardiva il quadro è meno grave, ma


sempre dali' abnorme tendenza alla pro.
r osteogenesi impeifetta congenita è affezione ere- duzione di fratture anche per traumi modesti.
ditaria a trasmissione autosomica dominante con espres-
sività variabile: m. di Vrolik nella forma grave già con- L' osteopetrosi (malattia di Albers-Sch6nberg, 0
clamata alla nascita e spesso dimostrabile già nella vi- «delle ossa di marmo») è affezione ereditaria, rara
ta intrauterina; m. di LObstein nella forma blanda tar- caratterizzata da un difetto dei processi di riassorbi: ·
diva. Il difetto genotipico determina carenza di matri- mento osseo che determina ispessimento delle com.
ce ossea e di collageno con gravi alterazioni seconda- patte, conseguente restringimento dei canali midolla. ·
rie scheletriche (osteoporosi intensa generalizzata, ab- ri, ipercalcificazione della spugnosa. Può presentarsi
nonne fragilità ossea, conseguenti deformazioni e frat- in forma generalizzata a trasmissione autosomica
ture molteplici), sclere blu, ipoacusia. recessiva (per lo più clinicamente evidente già alla
L'esame radiografico mette in chiara evidenza (fig. nascita), o informa limitata a singoli segmenti ossei
XII.35): a trasmissione autosomica dominante (talora diagno:
- osteoporosi generalizzata di grado elevato; sticata casualmente in età adulta).
- nelle ossa lunghe: compatta molto assottigliata, nume- Nella forma grave, ai rilievi radiografici si asso-
rosi incurvamenti, fratture recenti o esiti di esse (spes- ciano: anemia e pancitopenia (riduzione quantitativa
so con callo esuberante); del midollo ematopoietico); estrema sensibilità alle,
- nel cranio: notevole ritardo di ossificazione, invagina- infezioni (neutrocitopenia); diatesi emorragica (pia-
zione della base (platibasia), ossa wormiane multiple; strinopenia); epatosplenomegalia (emopoiesi extra-,
- nel rachide: curvature cifotiche e scoliotiche accentua- midollare); cranio piuttosto voluminoso, talvolta idro-
te, corpi vertebrali deformati <ia lente biconcava»; cefalico; cecità e sordità (restringimento dei fori de!la
- nel bacino: evidente protrusione dell'acetabolo. base con sofferenza dei nervi cranici).
L'esame radiologico mette in evidenza (fig.
XII.36):
- diffuso aumento della densità ossea con perdita della
distinzione tra compatta e midollare, e talvolta bande
trasversali metafisarie iperdense;
- slargamenti metafisari «a mazza da golf>, per alterato
modellamento e spesso mineralizzazione difettosa;
- fratture patologiche frequenti;
- immagini iperdense di «osso nell'osso));
- densità ossea cranica uguale o superiore a quella dei
denti.

L' osteopecilia è una malattia ereditaria, rara, asin-


tomatica, che si manifesta con la comparsa di nume·
rose aree osteosclerotiche nodulari, «a travata», <(a
stria», nella spugnosa ossea, ubiquitariamente, con
predilezione però per le regioni metafisocpifisaric
delle ossa lunghe.

La meloreostosi, affezione rara, a decorso rapido


nell'infanzia, lento nell'adulto, interessa unilateral·
mente singole ossa lunghe degli arti, determinando la
comparsa di endostosi «a colata di cera>> e spesso
Fig. Xll.JS. Osteogcnesi imperfetta congenita (m. di LObstein). Sono anche periostosi (nel qual caso l'osso, oltre che
ben apprezzabili l'osteoporosi generalizzata di grado elevato, le frat-
tllre multiple (alcune guarite con callo esuberante) e le deformazioni deformato, sarà anche ispessito ). Tipicamente progrc·
che a queste conseguono. disce dall'estremità prossimale del segmento interes-
'oXtJ Schefet1·o 179

'ma - nelle ossa lunghe (sede delle alterazioni più evidenti):


pro. sensibile riduzione del! 'accrescimento in lunghezza
con allargamento e irregolarità delle metafisi che
avvolgono quasi il nucleo epifisario; epifisi relativa-
mente ben conservate;
·g, o
- nel cranio: base accorciata per ridotto accrescimento,
rara,
angolo basale diminuito, volta cranica relativamente
orbj. ampia;
:om. - nel rachide: restringimento del canale midollare sia in
olia. · senso antera-posteriore (per ridotto sviluppo dei
ttarsi pcduncoli) che latero-lateralc; nel segmento lombare lo
mica spazio interpeduncolare si restringe procedendo dal-
alla l'alto in basso; presenza di un «becco>> anteriore a cari-
•ssei, co dei corpi vertebrali lombari;
gno.

:tsso-
ativa
alle ·
(pia-
xtra- .
idro-
della

(fig.
Fig. Xll.36. Osteopetrosi (m. di Albcrs-Schi:inbcrg). Forma generaliz-
zata clinicamente e radiologicamente evidente già alla nascita. Bene
della apprezzabili: l'aumento diffuso della densità ossea; l'aumento di
mnde volume del cranio; la perdita della distinzione tra compatta e canale
midollarc, lo slargamenlo metafisario «a mazza da golf)} e la presen-
za di bande trasversali ipcrdense nelle ossa lunghe; il rigonfiamento
:erato M fusO/) degli estremi posteriore e anteriore costali.

sato a quella distale, per poi trapassare, superata l 'ar-


ticolazione, nel segmento sottostante. La comparsa
a dei delle alterazioni ossee è spesso preceduta da contrat-
ture e deformità delle mani e dei pied!.

asin- I:ar.:ondroplasia (malattia di Parrot, o condrodi-


llffiC· splasia, o condrodistrofia fetale) è affezione a tra-
->,<(a smissione autosomica dominante per lo più già evi-
con dente alla nascita. Il difetto genotipico dà luogo a
saric insufficiente formazione di osso encondrale: ne con-
segue un quadro peculiare di nanismo rizomelico (la
statura media in età adulta è di circa 120 cm), con cra-
tpido nio voluminoso, bozze frontali prominenti (taglio
:era l· cesareo!) e appiattimento della radice del naso, cifosi Fig. XIL37. Acondroplasia (m. di Parrot), La struttura ossea è nor-
do In e lordo si fisiologiche accentuate, mani e piedi corti e male. Sono, viceversa, ben visibili le tipiche alterazioni della forma
Jesso restringimcnto progressivo in senso cranio-caudale dello spa-
tozzi («mano a tridente»). zio interpeduncolarc (e quindi del canale midollare!); riduzione di
che L'esame radiografico dimostra la normalità della lunghezza delle ossa lunghe (in figura: l'omero), slargamento c irre-
:lgrc· struttura ossea e la presenza di vistose alterazioni golarità delle metafisi (con epifisi normali); bacino con ali ilache qua-
eres- dellajòrma (fig. XI1.37): drate, tetti cotìloidei orizzontali, scavo pelvico «a coppa di champa·
gne>>
___________________________________________________________________

- nel bacino (che presenta sempre alterazioni caratteristi-


che estremamente utili a fini diagnostici): ali iliache di
aspetto quadrato; tetti cotiloidci orizzontali con angolo
acetabolare uguale a oo o anche di valore negativo;
scavo pelvico appiattito «a coppa di champagne>>.

"Cencondromatosi (m. di Ollier; discoridroplasia;


cncondromi multipli) è una malattia raramente eredi-
taria (metacondromatosi) a esordio nell'adolescenza e
arresto a sviluppo scheletrico completato. con sede
soprattutto nelle estremità degli arti. Si associano ipo-
plasia e disostosi delle ossa lunghe. L'esame radio-
grafico dimostra la presenza di rigonfiamenti-dell'os-
so con caratteri di simmetria, interessanti soprattutto
le metafisi delle ossa lunghe. Le aree condromatose
appaiono radiotrasparenti, talora settate, eventual-
mente calcificate; nei casi più evoluti si può osserva-
re un aspetto «soffiato» del segmento osseo interessa-
to con conseguente frattura patologica (fig< XII.38).
L'associazione di emangiomi (contenenti. nel loro
contesto fleboliti), peraltro non sempre con sede cor-
rispondente a quella degli encondromi, configura la
sindrome di Maffucci. Fig. XII.38. Encondromi multipli della mano in malattia di Ollier. Le
teste dei metacarpi e le falangi nella loro totalità (a eccezione del]
dito che è del tutto normale) presentano multipli e vistosi rigonfia·
Esostosi multiple possono comparire come malat- menti costituiti da aree condromatose septalc che in alcuni punti usu-
tia ereditaria (m. di Léri), a esordio nell'adolescenza rano la corticale espandendosi nel contesto delle parti molli.
e arresto a sviluppo scheletrico completato, soprattut-
to a livello iuxtametafisario delle ossa lunghe. Le caridosi tipo IV (m. di Morquio, o cheratosulfaturia)
estroflessioni, inizialmente cartilaginee, vanno incon- si differenzia dalle altre per il fatto che l'interessa-
tro a ossificazione strutturandosi in osso ·spugnoso mento viscerale da accumulo occupa un ruolo secon-
rivestito da corticale in continuità con quella del seg- dario nell'evoluzione della malattia che è invece
mento interessato. Hanno aspetto «a clava» e si estrin- dominata dalla gravità delle alterazioni scheletriche.
secano «fuggendo» l'articolazione (v. fig: XIL92). La m. di Morquio è ereditaria con trasmissione
Coesistono deformazioni dell'osso interessato. autosomica recessiva. Non è evidenziabile alla nasci-
ta, ma per lo più dopo 1-2 anni di età per la presenza
L'evoluzione delle esostosi pone problemi funzionali di nanismo con tronco corto, petto carenato e accen-
cd estetici. Assumono rilievo la frequente comparsa di val-
gismo delle ginocchia conseguente all'incurvamento delle tuata lm·dosi lombare, capo iperflesso con protrusione
tibie e di asimmetria degli arti inferiori. Complicanze della faccia inferiore del massiccio facciale, arti corti
importanti sono le compressioni nervose, midol;lari e la con ginocchia valghe e piedi piatti (e quindi seri
possibile trasformazione neoplastica maligna (condrosar- disturbi della deambulazione). Se ne distinguono un
coma!). In proposito, un 'esostosi che aumenta di volume tipo A e un tipo B caratterizzati da differenti difetti
dopo la pubertà va considerata con grande sospetto! enzimatici.
L'esame radiologico dimostra (fig. XII.39):
Le mucopolisaccaridosi sono affezioni in cui un - nelle ossa lunghe: diafisi corte, slargate, con estremo
errore congenito nel metabolismo dei metafisario irregolare; epifisi iposviluppatc, irregolari
ridi acidi determina un loro abnorme accumulo tessu- e punteggiate per ossificazione multicentrica; estremità
tale e un'escrezione urinaria oltre i valori fisiologici. prossimale dei metacarpi conica;
Rilevanti sono i disturbi dell'accrescimento encondra- - nel rachide: appiattimento generalizzato dei corpi ver·
le dell'osso. A seconda dei tipi di mucopolisaccaridi tebrali che presentano una protuberanza «a linguettmJ
alterati si distinguono diverse forme. La mucopolisac- al terzo medio del profilo anteriore; ipoplasia anteriore
•w••••••l•

Scheletro 181

10.2. Malformazioni isolate di singoli segmen-


ti scheletrici
Nella colonna vertebrale possono osservarsi varia-
zioni di numero e di forma delle vertebre e anomalie di
d!lferenziazione nei tratti di passaggio (soprattutto in
quello lombosacrale).

La malattia di Klippel e Feil (collo abnormemonte


corto con mobilità ridotta! impianto basso dei capelli!)
ha alla sua base la fusione più o meno completa (sino-
stesi) di due o più corpi vertebrali cervicali e talora an-
che degli archi posteriori (nei quali può osservarsi an-
che la mancata saldatura mediana). I.; esame radiologi-
co del rachide cervicale (fig. XII.40) dimostrerà la fu-
sione somatica con scomparsa totale degli spazi inter-
vertebrali corrispondenti (può persistere un disco in-
tervcrtebrale rudimentale); la riduzione del diametro
antere-posteriore dei corpi vertcbrali; se presente, la
soluzione di continuo degli archi posteriori (schisi).

Le Il corpo vertebra] e trae origine da due nuclei pri-


del] mari di ossificazione, uno per la metà destra e uno per
mfia- la metà sinistra, e da nuclei secondari che provvedo-
i usu-
no alla trasformazione ossea degli anelli cartilaginei

Jria)

con-
vece
he.
ione
Fig. XII.39. Mucopolisaccaridosi IV (m. di Morquio). Ulna e radio
l Sci·
sono corti, slargati, con metafisi irregolare cd epifisi iposviluppata;
l'estremo prossimak dei metacarpi è conico; i corpi vertcbrali sono
cen- appiattili c mostrano una tipica protuberanza anteriore M linguetta))
ione (si osservi la dislocazione posteriore di D12 e LI); il bacino è stretto
ealto, ha ali iliache squadrate e acetaboli irregolari e profondi; la testa
femorale sinistra è iposviluppata, frammentata e addensata; valgismo
seri femorale destro.
J un
fetti
di 012 c Ll con conseguente loro dislocazione poste-
riore; processo odontoide dell'epistrofeo piccolo o
assente;
·cmo nel cranio: modificazioni scarse e non significative;
olari
mità - nel bacino: capacità pelvica aumentata in altezza e
ridotta in senso latero-laterale; ali iliache squadrate;
acetaboli profondi e irregolari con tetti piatti e fram-
mentati; teste femorali fortemente iposviluppate o
Fig. XIIAO. Malattia di Klippel e Feil. Fusione incompleta (per per-
addirittura non visibili, talora sublussate con formazio- sistenza di residui discali) dci corpi c completa degli archi vertebrali
ne di neocotile; valgismo dei colli femorali. di C6 e C7 (asterisco).
182 Capitoloxn

situati alla periferia della parte superiore e inferiore


dei corpi vertebrali. La mancata funzione di uno dei
nuclei primari dà luogo alla emispondilia: per lo svi-
luppo di una sola metà del corpo vertebrale si ha
deformazione «a triangole>ì e scoliosi congenita
secondaria a piccolo raggio (fig. XII.41). La mancata
saldatura dei due nuclei dà luogo alla rarissima seg-
mentazione verticale del corpo vertebrale: le due
metà risulteranno separate da una soluzione di conti-
nuo più o meno ampia (spina bifida anteriore).

Nella spina bifida posteriore occulta, spesso re-


perto occasiona! e in radiogrammi della colonna lom-
bosacrale effettuati per motivi disparati, un ponte fi-
broso o fibrocartilagineo sostituisce un tratto più o me-
no ampio dell'arco posteriore vertebrale (fig. XIL42).
Molto frequentemente la cute soprastante la lesione è
iperpigmentata e con ciuffi di peli. Eventuali malfor-
mazioni niidollari associate possono essere individua- Fig. Xll.42. Spina bifida posteriore occulta. C arco posteriore di L5 è
te con ecografia (nel neonato e nel lattante) e con RM. apparentemente interrotto sulla linea mediana (schisi) per la presen7.a
Il reperto radiografico di schisi assume valore solo do- nel suo contesto di un tratto fibrocartilagineo. Questo rilievo è piutto-
sto frequente, come nel caso di figura, a livello di L5.
po i 17 anni, epoca nella quale si completa a livello lom-
bosacrale la saldatura dell'arco posteriore. La spina bifida posteriore propriamente detta,
assai più rara della precedente e anch'essa localizzata
per lo più a livello lombosacrale, costituisce oggetto
di interesse neuroradiologico. Si rimanda per essa al
paragrafo XXXII.ll.l. Il reperto radiografico è di
schisi per lo più ampia ed estesa a più corpi vertebra-

Fig. XII.4I. Emispondilia. Gli asterischi indicano due dci molteplici


emispondili osservabili nel segmento di rachide dorsale riprodotto in
figura, i quali assumono un caratteristico aspetto cuneiforme o trian- Fig. XII.43. Spina bifida posteriore propriamente detta. Vistosa schi·
golare. Nel complesso si genera un curioso aspetto di «scala a chioc- sì posteriore estesa a tutti i metnmeri lombari (frecce vuote); grosso
ciola>) coinvolgente il tratto rachideo interessato. Si associa una spic- mielomcningoccle conseguente (il cui contorno è tratteggiato dalle
cata scoliosi congenita a curvature multiple. frecce piene).
XII

li; aumento della distanza interpeducondare (fig. scivolamcnto viene assegnato un grado da I a IV a seconda
XII.43).ll contenuto della tumefazione estroflettente- del .al quale viene a corrispondere il margine
si posteriormente può essere analizzato ecotomogra- postenore dr L5. La listesi angolare è definita dall'angolo
ficamente, ma questa è oggetto di studio esaustivo .dal anteriore di L5 con quello posteriore
solo mediante RM. de1 corp1 vertebrah sacrali.

Per si intende l'interruzione, uni- o bi- Si consideri con attenzione il fatto che spondiloli-
laterale", della continuità tra corpo e arco vertebra] e a stesi può man(festarsi anche in assenza di spondiloli-
livello del tratto di congiunzione tra apofisi articolare si (pseudospondilolistesi!) quale conseguenza di alte-
superiore e inferiore (istmo). Se l'interruzione è bila- razioni degenerative del complesso articolare com-
terale risulteranno due componenti: una anteriore, preso tra due vertebre.
costitmta dal corpo vertebrale e dalle apofisi articola- La quinta vertebra lombare presenta con una certa
ri superiori; una posteriore, costituita dall'arco e dalle frequenza note più o meno spiccate di sacralizzazio-
apofisi articolari inferiori. La soluzione di continuo ist- o bilateralmente. Nei casi più semplici tratta-
mic.a può essere dimostrata con opportuni radiogram- 51 d1 un abnorme sviluppo del!' apofisi trasversa che si
mi in proiezione obliqua, eventualmente completati da articola, con rima ben dimostrabile radio logicamente
lomografia (fig. XII.44A) o con TC. Quando, in pre- a oriz.zo.ntale, con il sacro (fig. XII.45); nei
senza di una spondilolisi, il corpo vertebrale (nella qua- cas1 pm vtstos1 SI ha completa fusione bilaterale della
,Sè si totalità dei casi l 'ultima vertebra lombare) slitta in quinta vertebra lombare con il sacro. Lo spazio inter-
n7.a avanti, si ha la spondilolistesi. La presenza della spon- vertebrale è ridotto fino alla completa scomparsa. La
lto-
dilolistesi può essere ben dimostrata nel radiogramma sintomatologia associata è di tipo lombosciatalgico.
in proiezione LL (fig. XII.44B) e nelle prove di fles-
•. soestensione del rachide («bending»). La presenza, su base ereditaria, uni- o bilateral-
di una costa soprannumeraria, di solito
ala
:Ilo I.:entità della listesi tangenziale può essere definita mcompleta, articolata con la settima vertebra cervi-
ial quantita1ivamente nel radiogramma LL con il metodo di cale, è evenienza non rara (fig. XII.46). Possono con-
di Meyerding: si divide il margine superiore del sacro in seguirne brachialgie, parestesie e paresi brachiale
Ifa· senso postero-anteriore in quattro segmenti uguali; allo (soprattutto ulnare), turbe vascolari per compressione
dell'arteria cervicale profonda, disturbi trofici da irri-

Fig. Spondilolisi e spondilolistesi (dettagli del rachide Iom"


m casi diversi). In A l'asterisco è posizionato sul collo del-
! Hnmaglllc «a cagnolinoll che, in condizioni di normalità è formata
obliqua, dall'apofisi trasvcrsa, dal peduncolo
mfllata e dalla lamina della vertebra; nella vertebra sottostante
la freccia indica la soluzione di continuità nel contesto della
(spondilolisi); non è apprezzabile alcuno scivolamento ante-
chi· nore del corpo (spondilo!istesi). In B è bene apprezzabile il punto di
JSSO llltcrruzwne della lamina (frecc1a) c la listesi anteriore di L4 e LS Fig. XII.45. Emisacralizzazione di 15. L'apofisi trasversa destra di 15
alle nspetto a SJ_(Ie linee verticali descrivono il profilo della façcia ante- è vistosamente ingrandita (mcgaapofisi) e articolata (freccia) con il
rwre del canale vertebra le).
sacro; !'apof1si trasversa sinistra è normale (asterisco).
184 Capitolo Xi! /:

ipertrofia delle apofisi trasverse. Trattasi di norma di .


anomalie clinicamente mute .

. Nella malattia di Sprengel (o scapola alta conge.


mta), la scapola, da uno solo o da ambedue i lati è.
mantenuta in sede abnormemente alta (nella vita .'
embrionaria ha inizialmente sede cervicale) per la
formazione di ponti osteocartilaginei, ed è alquanto
orizzontalizzata e ipoplasica. La situazione anatomi-
ca, i ponti ossei, l'eventuale scoliosi cervicale secon. 1

daria, sono facilmente dimostrabili radiologicamente '


(fig. XI1.47).

Fig. XII.46. Costa soprannumeraria. A destra è ben visibile in tutto il Nella disostosi cleidocranica, ereditaria, v'è apla-
suo decorso una costa soprannumeraria completa articolata con C7, sia pressoché completa bilaterale delle clavicole (ben
interrotta da ponte cartilagineo trasversale nel suo tratto anteriore
(freccia). A sinistra, evidente ipertrofia dell'apofisi trasversa di C7
dimostrabile nel radiogramma toracico, peraltro nor-
(asterisco) in prossimità della quale è apprezzabile un piccolo abboz- male- fig. XIJ.48), che fa sì che le spalle nell'addu-
zo di costa soprannumerarja. zione forzata possano toccarsi sulla linea mediana·
aumento dei diametri cranici per ritardo nella chiusu:
tazione del simpatico cervicale. Quadro clinico ra delle suture; persistenza delle fontanelle (che pos-
ponibile può osservarsi nella ipertrofia delle apofisi sono rimanere definitivamente aperte); presenza di
trasverse della settima vertebra cendcale e nella sin- ossa wormiane. Si associa con una certa frequenza
drome dello scaleno (ipertrofia, sclerosi, anomala sviluppo incompleto del pube c dell'ischia. In realtà il
inserzione del muscolo scaleno anteriore). Cindagine disturbo dell'ossificazione è presente, sia pure in
radiologica, dimostrando l'anomalia ossea, potrà con- forma sfumata, in tutti i distretti scheletrici.
sentire una diagnosi differenziale. Si consideri,
via, che coste soprannumerarie puramente cartilaginee La displasia di Madelung, o carpocifosi, è carat-
non sono dimostrabili radiologicamente. Le tecniche terizzata dall'allungamento del radio in rapporto a un
Doppler si rendono preziose per l'individuazione delle abnorme accrescimento della sua epifisi distale che si
anomalie di flusso. Anche la prima vertebra lombare sviluppa maggiormente nel versante dorsale e si flet-
può presentare coste soprannumerarie rudimentali e te in avanti; l'epifisi distale dell'ulna sporge poste-
riormente e si sublussa; il carpo e la mano sono ante-
riorizzati; la prima filiera delle ossa del carpo assume
un aspetto «a ogiva» con risalita ben visibile del semi-
lunare (fig. XIL49).

Fig. XII.47. Scapola alta congenita (m. di Sprengel). La scapola sini-


stra ha posizione alta (si osservi per confronto, la scapola controlate-
ralc) cd è: alquanto orizzontalizzatu; conia parte distale del suo mar-
gine interno è articolato un ponte osseo (asterisco) che.raggiunge in
alto l'arco posteriore di C6. Coesiste scollo si destra dorsale prassi- Fig. XII.48. Disostosi cleidocranica. Aplasia completa bilaterale delle
male. clavicole.
.1a di

1nge.
lti, è'
vita :
" la
tanto
omi-
:con- !
lente

apla-
(ben
ncr-
ddu-
iana;
iusu-
pos-
di
enza
tltàil Fig. XII.49. Displasia di_ M_adclung. A sin_ist;u proiezione AP dc!l'a- Fig. XII.SO. Aracnodattilia in s. di Marfan. Le ossa tubulari della
·e in l'llmbraccio; a destra pr01ezwne LL. Il radto e allungato c la sua estre- mano, evidcntcme\'Jtc allungdte e alquanto assottigliate, conferiscono
mità inferiore è incurvata in avanti; l'ulna (U) è sublussala posterior- a questa il tipico ((a zampa di ragno)).
mente; il scmilunare (_asterisco) è 1:isalito e la prima filiera del carpo
Cconseguentemente disposta ((U og1Va>1; d carpo c la mano sono ante-
arat- riorizzati. vengono, comprese non solo la dislocazione
a un completa della: testa del femore (lussazione propria-
he si Anomalie di una ce1ia frequenza della mano e del mente detta), ma anche le sue fasi evolutive con i diver-
flet· piede sono: l'aumento di numero delle dita (polidatti- si gradi intermedi di spostamento (anca instabile, pre-
oste- lia); l'assenza parziale o totale di una o più dita (ectro- lussazfone, sublussazione). Dal punto di vista
ante- dattilia); la fusione più o meno completa di una o più togenetico si riconoscono essenzialmente cause
;urne dita (sindattilia); l'ipoplasia (brachidattilia); il che (alterazioni dello sviluppo del cotile, del labbro
.emi- tismo (macrodattilia). In alcune affezioni definite (la cotiloideo, della testa femorale; lassità della capsula
sindrome di Marfan e l'omocistinuria) le ossa tubulari articolare) e cause meccaniche (posizione assunta dalle
delle mani e dci piedi si allungano abnormemente e si anche durante la vita intrauterina; tipo di presentazio-
assottigliano assumendo un aspetto «a zampa di ragno» ne, soprattutto se podalica).
(aracnodattilia - fig. XII.50). Nel bambino che non ha ancora camminato (quin-
di fino a circa il primo anno d'età) è importante ricer-
Lussazione congenita dell'anca. Caratterizzata care con attenzione l'esistenza eventuale della prelus-
dalla perdita dei normali rapporti articolari tra epifisi sazione. Numerosi segni clinici possono farla sospet-
femorale e acetabolo, è la più frequente delle condi- tare, ma la diagnosi precisa richiede il ricorso all'eco-
zioni preartrosiche dell'anca (1,2 su 1000 nati). grafia e all'esame radiografico .
Colpisc<;: soprattutto il sesso femminile (5: l). Sembra .C ecografia è tecnica d'approccio diagnostico fon-
trattarsi di un vizio di prima formazione determinan- damentale. Semplice e innocua, consente rilievi diretti
te un arresto di sviluppo di tutti i componenti dell'ar- sulle strutture cartilaginee (labbro cotiloideo, nuclei di
ticolazione e specialmente dell'acetabolo. Se non accrescimento) e pertanto è indicata già nei primi
trattata può determinare un'artrosi secondaria entro la ni di vita e fino al quarto mese. La diagnosi si fonda
! delle terza decade di vita. sulla valutazione di determinati angoli, che esprimono
Sotto il termine di lussazione congenita dell'anca i rapporti tra nucleo epifisario femorale e cavità aceta-
186 ________________________

bolare (metodo di Graf). mente condizionate dalla comparsa dei nuclei di ossi.
ficazione, quindi alquanto tardive!).
Il metodo di Graf poggia sulla determinazione degli an- Per aziorie del carico e della deambulazione (quin-
goli a e pottenuti dall'intersezione di 3linee (fig. XII.Sl): di dopo il primo anno di età) su di un'anca prelussata
la linea basale, tracciata dal punto di inserzione della ca- si determina la sublussazione o la lussazione. Nella
psula sull'ileo (punto craniale) al centro del margine coti-
sublussazione il nucleo cefalico femorale è ancora
loìdeo (punto caudale); la linea del tetto cartilagineo, trac-
ciata dal margine osseo superiore dell'acetabolo al centro parzialmente in rapporto con l'acetabolo. Nella lussa-
del labbro; la linea del tetto osseo, tracciata dal margine ilia- zione si lateralizza e risale subito al di sopra del ciglio
co inferiore tangenzialmente al margine osseo superiore del- cotiloideo o ancor più prossimalmente fino a produr.
l 'acetabolo. L'intcrsezione delle due ultime linee determina re un neocotile iliaco anteriore o addirittura posterio. ·
l 'angolo a (o del tetto osseo); l'intersezione della prima e re. In quest'ultimo caso la lussazionc può già consi-
della seconda l'angolo p(o del tetto cartilagineo). Se il va- derarsi non suscettibile di riduzione con buona rico-
lore di a è maggiore di 60°, l'anca può considerarsi norma- struzione dei rapporti e della funzione articolare (lus-
le; valori compresi tra 59° c 43° individuano la situazione di sazione inveterata); la testa femorale è più o meno·
prelussazione o lussazione. La valutazione con- schiacciata e irregolare (a cagione degli urti prima
sente di suddividere in sottostadi i tipi di anca definiti dal- contro il ciglio cotiloideo, poi contro l'ala iliaca); la
l'angolo a. La deviazione dalla norma di tali valori si tra-
duce in diversi gradi di displasia classificati da Graf in 4
cavità acetabolare si oblitera progressivamente; l'ipo-
gruppi (l-IV). plasia del bacino si accentua. L esame radiologico
dimostrerà con precisione la risalita e la lateralizza-
È molto importante, dal punto di vista zione della testa femorale insieme alle eventuali
co, che la diagnosi e la terapia siano formulate con deformazioni secondarie (fig. XII.52).
tempestività.
I metodi radiologici di misurazione dei rapporti trn
L esame diretto radiografico del bacino e delle
estremità prossimale del femore e acetabolo sono numero-
anche (proiezione AP rigorosamente simmetrica!) è si. In epoca antecedente alla comparsa del nucleo cefalico
in grado di valutare alcuni importanti parametri è suggeribile il metodo di Chigot (fig. Xll.53): il prolunga.
espressivi della morfologia del cotile e della posizio- mento verso il basso di una linea che passa lungo il tetto del
ne della testa del femore rispetto a piani e linee di cotile deve perdersi nel contesto del foro otturatorio con-.
riferimento. È classica la triade di Putti: «sfuggenza» trolaterale; se attraversa il foro otturatorio omolaterale, la:
o marcata obliquità del tetto cotiloideo (in condizioni sfuggenza del tetto del cotile è certamente intollerabile; se
normali è tollerata'tm'angolazione massima di 25-30° si perde nel contesto della sinfisi pubica, la sfuggenza è ·.
rispetto all'orizzontale); ritardata comparsa o ipopla- probabile. In epoca successiva alla comparsa del nucleo
sia del nucleo cefalico femorale (l'epoca normale di cefalico è suggeribile il metodo di Ombredanne (fig.
XII. 54): si traccia una linea orizzontale tangente al contor-
comparsa è il sesto mese); ipoplasia del bacino dal
no inferiore del'ilco; quindi, da ciascun lato, la perpendi-
lato interessato. L'esame radiografico presenta, tutta- colare passante per il punto più alto del tetto del cotile; il
via, limiti di tipo radioprotezionistico (non superati nucleo cefalico si troverà in condizioni normali nel qua-
neppure con l'avvento della radiografia digitale!) e di drante inferointerno, in condizioni patologiche più o meno
tipo diagnostico (le sue indicazioni sono necessaria- latcralizzato e risalito.

a Fig. XII.Sl.l! metodo di Graf


(v. testo). Anca neonatalc nor·
male. Sulla base dei riferimen-
ti offerti dall'immagine ccolo·
mografica (a destra) sono trat·
ciate le linee basale (1), del tcl·
lo cartilagineo (2), del tetto os·
se o (3), c definiti gli angoli o:
e Bda esse sottesi (diagramma
' a sinistra).
Scheletra 187

lSsi.

uin.
sata
!ella
:ora
ssa.
glio
dur.
:rio.·
'llSÌ-
ico.
lus-
Leno ·
·ima
); la incerto
r1g,XII.S2. Lussazione congenita inveterata dell'anca. Le teste femo-
ipo- rali (alquanto come del resto i femon stessi e 11 bacino) Fig . XII.53. Misurazione dci rapporti tra estremità prossimale del
gico sono risalite c antcriorizzate lasciando disabitate le cavità acetabolari femore c acetabolo in epoca antecedente alla comparsa del nucleo
zza- . (quasi completamente obliterate: frecce). cefalico con il metodo di Cbigot (vedi testo).
:uali
In condizioni normali l'asse del collo femorale
forma con quello della diaflsi un angolo aperto verso
i trn l'interno di 170° in etàneonatale, 125-130° nell'adul-
Lero- to. Nella coxa vara la flessione anomala del collo
llico femorale (l'angolo cervico-diafisario è ridotto al di
nga- sotto di 90°) può aver luogo in corrispondenza della
J del
testa femorale, della cartilagine di accrescimento, del
con--,
collo, della linea intertrocanterica. L'affezione può
e, la:
e; se essere congenita, può comparire in forma s·econdaria
za è ·. a diversi tipi di patologia (rachitismo, osteonecrosi
Fig. XII.54. Misurazione dei rapporti tra estremità prossimale del
1cleo asettica, traumi, etc.), può presentarsi in forma appa- femore e acetabolo in epoca successiva alla comparsa del nucleo cefa-
(fig. rentemente idiopatica nell'infanzia o nell'adolescen- lico con il metodo di Ombredannc (vedi testo). y-y' =linea orizzon-
llor· za (soprattutto in soggetti longilinei, a rapido accre- tale tangente a! contorno inferiore dell'ileo; o-o'"' linea perpendico-
:ndi· scimento, con iposviluppo muscolare, spesso obbliga- lare alla precedente passante per il punto più alto del tetto del cotile.
A sinistm il nucleo cefalico ha normale ubicazione nel quadrante infe.
le; Il ti a lunghi periodi di stazione eretta). rointerno; a destra è risalito e lateralizzato (la linea cervico-otturato-
qua- Cesame radiologi co del bacino e delle articolazio- ria di Ménard, M, è corrispondentemente spezzata).
.1eno ni coxofemorali consente di dimostrare la riduzione
dell'angolo cervico-diafisario ed evidenzia per lo più In condizioni patologiche il ginocchio può andare
alterazioni collaterali. Nelle forme congenite si asso- incontro a deviazioni angolari femoro-tibiali sul
cia ipoplasia del bacino e del femore; la cartilagine piano frontale al di là del lieve valgismo fisiologico.
d'accrescimento, ispessita e irregola.Je, assume orien- Il ginocchio valgo, analogamente a quanto detto per
tamento verticale, al quale può conseguire un distac- la coxa vara, può essere congenito, acquisito o idio-
Gol co epifisario per lo più incompleto della testa femo- patico. La forma più comune è quella idiopatica del-
· nor· Questo quadro è più sfumato nella/orma idiopa- l'adolescenza. L'alterato carico indurrebbe uno stimo-
men· lo meccanico esagerato sul versante laterale della car-
colo· tica del! 'infanzia. Nella fbrma idiopatica dell' adole-
trat· scente il varismo è ccrvico-cefalico; l' epifisiolisi è tilagine di accrescimento del femore e della tibia.
;ltcl· fi·equente e guarisce con persistenza di una condizio- Radiologicamente si potrà osservare l'orizzonta-
toos· lizzazione delle cartilagini di accrescimento (normal-
,olio: ne di varismo più o meno accentuata. Nelle forme
mm• sono per Io più reperibili i segni dell'affe- mente lievemente oblique); la metafisi è più alta e
Zione che ne è alla base. addensata dal lato mediale, l'epifisi ha viceversa svi-
188

luppo simmetrico: conseguentemente l'angolo femo- gramma terapeutico:


ro-tibiale è più o meno evidentemente aumentato. - sede e fl!lcro della curvatura primaria e di quefle
secondarie compensatorie;
Il piede torto congenito è, dopo la lussa'zione con- - entità della curvatura (la deviazione angolare PUò
genita dell'anca, la malformazione più .frequente. essere misurata facilmente con il metodo di
Trattasi in genere di piede equino-varo-supinato, cioè Cobb);
iperesteso, addotto nel piano orizzontale (la punta del - grado di rotazione dei c01pi vertebrali (è diretta.
piede è rivolta medialmente), ruotato secondo l'asse mente dimostrato dallo spostamento delle apofisi
antera-posteriore (la faccia piantare è rivolta mediai- spinose contro lateralmente rispetto alla convessità
mente). L'astragalo ha il collo diretto in basso e indie- della curvatura scoliotica);
tro; la troclea è angolata. 11 calcagno è ipoplasico ma
- alterazioni della forma dei corpi vertebrali (l'a.
con abnorme sviluppo della tuberosità anteriore, spo-
spetto trapezoidale, che è il più comune, si accen.
stato in basso e in dentro, verticalizzato. Il cuboide è
tua con l'avvicinarsi al fulcro della curvatura);
medializzato. Lo scafoide verticalizzato. I cuneiformi
e i metatarsali sono incurvati con concavità mediale. - entità della deformazione secondaria della gabbia
toracica (possibili complicanze respiratorie!);
Nel piede piatto la riduzione, di solito bilaterale, - correggibilità della curvatura scoliotica (confron.
della concavità della volta piantare, è di solito asso- to tra radiogrammi effettuati in massima flessione
ciata a un certo grado di valgismo del calcagno e del laterale destra e sinistra);
retropiede; coesiste diastasi astragalo-scafoidea con - età del rachide (poiché la prognosi evolutiva e
abbassamento della testa astragalica. L'alluce e le
altre dita si atteggiano «ad artiglio». Per una corretta
analisi andranno assunti radiogrammi sotto carico in
stazione eretta in proiezione LL con tubo orizzontale
e radiogrammi convenzionali nelle due proiezioni
ortogonali in assenza di carico.

11. Scoliosi
Consiste, come è noto, nella duplice deviazione
laterale e sagittale della colonna vertebrale con con-
seguente rotazione assiale dei corpi vertebrali. Negli
atteggiamenti scoliotici la deviazione del rachide è
completamente riducibile nelle prove funzionali;
nella scoliosi strutturale la deviazione non è riduci
le o lo è solo parzialmente ed è presente deformazio-
ne dei corpi vertebrali. Gli atteggiamenti Scoliotici, i
quali di norma evolvono verso la regressione sponta-
nea, conseguono ad alterata statica legamentosa o a
paramorfismi della fanciullezza. Le scoliosi struttura-
li, le quali frequentemente vanno incontro ad
vamento brusco, possono essere congenite (emispon-
dilia! anomalie del tratto di passaggio lombosacrale!),
acquisite (osteocondriti vertebrali! lesioni ossee siste-
mi che o distrettuali! fibrotorace! poliomielite!), idio-
patiche (circa 1'85% dellè scoliosi). . Fig. XII.SS. Valutazione della deviazione angolare scoliotica con il
L'esame radiografico, effettuato con tecnica metodo di Cobb. In figura, l'angolo formato dalle perpendicolari alle
due lince tangenti rispettivamente alla limitante superiore della vertebra
opportuna (fig. XII .55), è in grado di fornire elemen- prossima! e e alla limitante inferiore della vertebra distale della cprvotll· ,
ti decisivi per la formulazione di un corretto pro- ra scoliotiea, è di 20°.
loXr1

funzione dell'attività residua delle cartilagini di Soprattutto nelle scoliosi congenite può rendersi
'Uefle
accrescimento dei corpi vertebrali, è opportuno il necessario il ricorso a indagini complementari quali
ricorso a test di riferimento attendibili: il più uti- la TC e la RM (disrafismi!). La TC, in particolare,
lizzato è il test di Risser- fig. XII.56, basato sulla consente un valido studio tridimensionale della rota-
determinazione del grado di evoluzione del nucleo zione dei corpi vertebrali e del rapporto tra entità
lo di
secondario di ossificazione della cresta iliaca); della scoliosi e della lordosi, fattori questi che si
_ individuazione di eventuali alterazioni congenite ripercuotono sui risultati della terapia.
retta.
Jofisi 0 acquisite, intrinseche o estrinseche al rachide,
che possono essere alla base della scoliosi;
;ssità
_ evoluzione della scoliosi con particolare riferimento 12. Fratture
ai risultati della terapia (corsetto di Milwaukee, vi-
(l'a.
ti di Harrington, riabilitazione). Cinterruzione della continuità dell'osso può aver
n.
luogo con modalità diverse:
t);
L'esamt: radio logico è effettuato in prima istanza in sta- - in un osso strutturalmente normale, per azione di
1bbia zione eretta con tubo radiogeno orizzontale posto a distanza una forza superiore alla sua resistenza: frattura
); di !80 cm, in proiezione APe LL (telespinografia). Tutto il traumatica;
fron. rachide verrà riprodotto in unico radiogramma di grande in un osso strutturalmente alterato da un processo
si one formato. Successivamente verranno assunti radiogrammi
singoli dci diversi tratti in decubito supino, in proiezione AP patologico (distrofico, flogistico, granulomatoso,
normale e in massima flessione destra e sinistra. neoplastico), per azione di forze anche di minima
iva e Metodo di Cohh. Si individuano le vertebre poste all'e- entità: frattura patologica;
stremità prossimale e distale della curvatura scoliotica; si in un osso strutturalmente normale sottoposto a
tracciano due linee passanti rispettivamente per la marginale sollecitazioni staticodinamiche minime ma conti-
suçeriore della vetiebra prossimale e per quella inferiore nuate nel tempo: frattura da durata.
della distale; si abbassano le perpendicolari a queste linee,
dalla cui intersezione risulteranno due coppie identiche di
angoli supplementari; il valore dell'angolo più acuto è uti- 12.1. Fratture traumatiche
lizzato quale misura angolare dell'entità della curvatura sco- C esame radiografico, da eseguirsi sempre almeno
liotica. Usualmente si riconoscono quattro classi di gravità nelle due proiezioni ortogonali di base, ha lo scopo in
progressivamente crescente: scoliosi con angolo di Cobb prima istanza di caratterizzare la frattura e successi-
inferiore a 30°; tra 30° e 50°; tra 50° e 70°; superiore a 70°.
vamente di controllare l'evoluzione dei fenomeni di
Particolare attenzione verrà posta anche all'indi- riparazione.
viduazione di eventuali inclinazioni del piano sacrale l quesiti principali sono:
e del bacino in possibile rapporto ad anomalie di lun- - fiuttura monostotica o poliostotica?
ghezza di uno degli arti inferiori (nella telespinogra- - uni- o plurifocale?
fia il bacino è rappresentato nella sua totalità insieme -- l'osso è interessato a tutto spessore (frattura com-
a! terzo prossimale dei femori). pleta) o solo parzialmente (frattura incompleta)?
- qual è il decorso della rima: trasversale, obliquo,
spiroide, longitudinale, complesso?
quale la sua sede?
- vi sono spostamenti dei frammenti (fratture scom-
poste)? Ad latus? Ad longitudinem? Ad axim? Ad
peripheriam? (fig. XII.57).
- vi sono fi-arnmenti dislocati nelle parti molli?
- qual è lo stato delle parti molli adiacenti?
- v'è enfisema post-traumatico?
con il Le fratture incomplete andranno descritte nel
lrialle
modo meglio indicativo del loro aspetto radiologico
Flg.XIÌ.56. Test di Risser. La determinazione del grado di evoluzio-
uv;M·. ne del nucleo secondario di ossificazionc della cresta ila ca è un indi- (fig. XII.58): infrazione; «a legno verde»; distacco;
tr attendibile della correlata età del rachide. infossamento.
,·;::
190 Capitola Xii')

ti, sempre importante per la scelta dei provvedimenr


terapeutici J?ÌÙ opportuni, richiede, d'obbligo, il
alla TC. La scintigrafia ossea può consentire di indivj.
d duare fratture dello scafoide, trans-cervicali del femore
e costali non evidenziate radiograficamente; la sua sen.
sibilità è elevatissima (area <<calda»!), ma il valore pre-
dittivo positivo molto basso.
L evoluzione dei fenomeni di riparazione di una
frattura può essere seguita con controlli radiografici
opportunamente distanziati nel tempo (tab. XII.l O), ma
ciò non è necessario nella pratica clinica se non in situa-
zioni definite.
Nelle fratture del cranio il callo si mantiene pro-
lungatamente allo stadio fibroso: la rima di frattura
scompare spesso molto tardivamente (2-3 anni).
Fig. Xll.57. Spostamento dei frammenti di fratture scomposte: a= ad
latus; b =ad Jongitudinem; C= ad axim; d= ad peripheriam.
Xll.10. CORRELAZIONI ANATOMOPATOLOGICI-IE E RADIO-
LOGICHE NEL CONTROLLO EVOLUTIVO DEl FENOMENI RIPARATIVI Di

LJ
UNA FRATIURA (OSSO LUNGO).
c
Fase anatomopalologictt Quadro radiologico

Fra!lura e formazione di ematoma - Rima di frattura netta


che scolla il pcriostio e sconfina Estremità dei frammenti nor-
nelle parti molli mominera!izzate e alquanto ir-
regolari
Tumefazione parostale

B lperemia, edema, ess11dazione leu- Apparente slargamento dclh


coci/aria, formazione di tessuto di rima di frattura
gramdazione ricco di vasi e fibro- Estremità dci frammenti osleo-
blasti "' callo fibroso (a partire peniehc
dal2°-3° giorno) !1 callo fibroso non è visibile
perché radiotrasparente

Callo primario
(a partire dal4 ·-5° giorno: osteobla- - Radiologicamente percepibilc,
sti provenienli dal periostio, dal! 'en- a pal"til"c dalla 3'-4" settimana,
dostio, d;li canali haversiani e dalla un 'apposizione periostale tc-
differenziazione di cellule istiocita- nuemente radi opaca disposta al-
Fig. XII.SS. Fratture incomplete: A= infrazione; B =frattura <m legno rie iniziano la produzione di trabe- la periferia della rima di frultu·
verdell; C= distacco; D = infossamento. eole ossee, prima alla periferia del-
la rima cti frattura, poi anche al suo '"
- In fasi successive l'apposizio·
intcrno).ll callo osseo primario, spu- ne si estende centralmente
gnoso, è .sempre esuberante.
Se l'esitme radiografico è effettuato con corret-
tezza potrà fornire il più delle volte risposta ai quesi-
ti proposti senza necessità di ricorso a indagini com- Callo secondario
plementari. Fanno eccezione a ciò, di norma, le frat- (a partire dal3'-4' mese) Riduzione volmnctrica del cal·
ture del cranio (ematoma intracranico?), delle verte- è compatto e progressivamente mo- lo c sua compattazione
dellato e orientato secondo le linee - Progressivo orientamento tra·
bre (frammenti dislocati nel canale vertebrale? rappor- di forza. becolare secondo l'asse princi·
ti con il midollo spinale?),-del bacino (fratture stabili o pale dell'osso
instabili? rapporti dei frammenti con gli organi pelvi- Ripristino cample1o strutmrale (l - - Forma e struttura ossea norma·
ci?), del calcagno (dislocazione dei frammenti in riferi- 2 anni) li
mento al sustentaculum tali?). Una risposta a tali quesi-
191

nenn · La valutazione della consolidazione di una


:orso oggia su criteri clinici e radiologici. Uno studio
rnadiografico
P . l .
accurato assume partJco are Importanza:
tdivi-
more nella valutazione delle cause di ritardo di forma-
sen. zione del callo osseo (frammenti di frattura osteoM
: pre- penici hanno significato prognostico favorevole;
frammenti osteosclerotici richiedon-o spesso attegM
una giaD1cnti interventistici);
·afjcj _ nel sospetto di callo ipertrofico e deforme (si potrà
),ma osservare un aspetto cistico con calcificazione scarM
;itua- sa e irregolare; o viceversa un aspetto intcnsamenM
te 0 steosclerotico, probabile spia di sovrapposta floM Fig. XJL60. Non unione fibrosa in pregressa frattura della clavicola.
I due frammenti sono ampiamente diastasati (frecce), chiusi alle loro
pro. gosi- fig. Xll.59); estremità, arrotondati e a margini lisci.
.ttura _ nel sospetto di pseudoartrosi o di non unione fi-
brosa (gli estremi dei frammenti, non a contatto tra simpatica riflessa di Sudeck. Radio-
di loro, sono addensati, a margini lisci, abnorme- logicamente è osservabile l 'intensa osteorarefazione
mente mobili; il canale mi do Ilare è obliterato- fig. (demineralizzazione prima, osteoporosi poi), a rapida
ADIO·
)(]1.60). evoluzione, reversibile, che interessa prima la spugno-
lVI Di
sa, poi la compatta e la corticale dei segmenti schele-
Una lieve osteopenia è praticamente la norma co- trici più distali (polso e mano; tarso e piede): il disegno
me conseguenza della prolungata immobilizzazione del trabecolare è rarefatto disunifonnemente, a maglie
segmento scheletrico fratturato. Quando questa è in- ghe, talora quasi «cancellatO>> (osteoatrofia di Sudeck
li nor-
tensa e si associa a dolori similcausalgici, disturbi va- -fig. XII.6l). La scintigrafia e la RM sono in grado di
ntoir- somotori, rigidità articolare, modificazioni trofiche dei rilevare in fase molto precoce le alterazioni vasco lari
tessuti molli, si configura la cosiddetta algotlistrofia ed edemi gene del midollo osseo (area iperintensa nel-
le immagini T2-pesate!). Il concomitante versamento
sinoviale è bene individuato dalla RM.
dclh
L'artrosi posi-traumatica, possibile complicanza
osteo- delle fratture articolari, e l'osteonecrosi, temibile
complicanza delle fratture che interessano ossa a
·isibik vascolarizzazione di tipo terminale (frattura del collo
del femore; dello scafoide carpale - fig. XJI.62; del-
l'aStragalo), possono essere individuati per via radio-
pibilc, logica (esame radiografico; TC). Nel sospetto di
roana,
aletc·
osteonecrosi, tuttavia, è opportuno il 1icorso
Jstaal- diato alla RM la quale ne consente il riconoscimento
fruttu· precoce, o in alternativa alla scintigrafia ossea.
Jsizio· Accanto ai problemi di carattere generale più sopra
accennati, lo studio di una frattura ne pone alcuni spe-
'" cificamente legati o alle caratteristiche intrinseche del-
l'osso traumatizzato (irradiazione verso la base delle
fratture della volta cranica, schiacciamento «a tenaglia»
nelle fratture dei corpi vertebrali, etc.), o alla inserzio-
.IO tra· Hg, XU.59, Callo ipertrofico e deforme. A sinistra il callo è csube-
ne muscolare (frattura da strappamento), o alla sede pe-
princi· ma nel complesso in molti punti poco calcificato; gli estremi dei culiare (rapporto con strutture critiche), o a complica-
non sono a contatto (pscudoartrosi che ha richiesto rein- zioni frequenti. Alcuni di questi problemi, di interesse
krvento con apposizione di chiodo mctalllco endomidollare). A più specificatamente clinico, ma passibili in genere di
destta (altro caso) i frammenti della prcgressa frtlttura tibiale e pero-
nealc sono consolidali con angolatura residua; il callo è esuberante e soluzione per via radiologica, verranno qui considera-
.ldcrotico; il canale midollare interrotto. ti sinteticamente.
192

Fig. XJI.61. Ostcopenia mcccanocircolatoria. Si osservi


l'intensa rarefazìone soprattutto a livello del tarso, il tui ·
disegno trabecolare appare come cancellato (deminct·a.
lìzzazione acuta).

dare frattura. Se la deformazione traumatica dell'ovoidc


supera la resistenza elastica possono prodursi «fratture.
meridiane)) (a orientamento parallelo all'asse principale
dell'ovoide e con maggiore apertura della rima verso il
tavolato esterno). La forza si scarica verso la base seguen.
do determinati vettori di maggiore resistenza, i «pilastri)), e '
la frattura compare negli spazi fra questi compresi, gli '
«interpilastri»: franto-etmoidale, sfeno-petroso, petr0."
occipitalc.
Le fratture del frontale si irradieranno pertanto verso la·
fossa cranica anteriore lungo il tetto dell'orbita (talora:'.·
deviano controlateralmente attraverso la lamina cribrosa '
de !l'etmoide) e possono estendersi alla fossa cranica media
attraverso la piccola e la grande ala dello sfcnoide. Le fral·
ture parietotemporali si irradiano verso il pavimento della :·
fossa cranica media lungo la grande ala dello sfenoide o la·:
Fig. XII.62. Infarto osseo posi-traumatico dello scafoide carpale. Lo
rocca petrosa. Le fratture occipitali, attraversando l'interpi·
scafoide è diffusamente addensato, a eccezione della Jiarte centrale
ove è apprezzabile una cisti radiotmsparente nel contesto della quale !astro petro-occipitale, possono raggiungere la rocca pelro·
passa la rima di frattura. sa e addirittura la fossa cranica media.
I.: esame radiologico del cranio deve essere ispirato a
criteri di massima completezza (proiezioni sagittali PA e
Fratture del cranio. Sono prodotte con meccanismo AP; proiezione di Worms-Bretton per l'osso occipitale;
diretto o indiretto e possono essere complete o viceversa proiezioni specifiche per le rocche petrose). Ciò, tuttavia,
interessare solo il tavolato esterno o quello interno. La rima non sempre è possibile per le condizioni del paziente. Del
di frattura può risiedere nel lato contrapposto a quello resto non è concorde il parere sulla reale necessità di sot-
mati7..7Ato (fratture da contraccolpo): è per lo più lineare, toporre sistematicamente il traumatizzato cranico
capillare o più larga, con biforcazioni terminali, intensa- esame mdiografico del cranio: il rilievo o il non rilievo di
mente radiotrasparente (facilmente distinguibile, quindi, una frattura (con l'ovvia eccezione delle fratture infossatc}
dalle suture e dai solchi vasali); può assumere aspetto stel- non influenza né le scelte terapeutichc né la progn0si: ·
lare o a raggiera nelle fratture infossate, per lo studio delle Molto più importante, viceversa, nei traumi lli maggior
quali è spesso necessario il ricorso a proiezioni tangenzia- peso, è il ricorso il più precoce possibile alla TC per la
li. valutar.ione della situazione intracranica.
È classica la distinzione trafi'atture isolate della volta, Le due complicanze principali delle fratture del cranlo
fratture irradiate dalla volta alla base, fratture isolate della sono: il pneumocefalo traumatico, frequente nelle fratture
base. I.: irradiazione segue leggi generali di grallde interes- coinvolgenti il seno frontale (l'esame radiografico dimo-
se mcdicolegale (necessità di risalire dalle caratteristiche strerà la presenza di un'area di trasparenza gassosa, più o ;
della frattura alle modalità con le quali è stata prodotta!). meno estesa, all'interno del cranio); gli ematomi intracra:
Il cranio può essere considerato un ovoide elastico nici (TC!).
ampiamente dcprimibile: una depressione traumatica di
circa l cm può produrre grosse lesioni encefaliche senza Fratture del massiccio facciale. Pongono una proble·
l

(ca
1
di stretta pertinenza specialistica maxillofacciale, an- diretto (per l'iperestensione costale si rompe in prima
er le possibili ripercussioni estetiche (v. paragrafo istanza la corticale interna), sia con meccanismo indiretto
Nelle fratture classiche la rima è in genere lunga, (per l'iperflcssione si rompe prima la corticale esterna).
' .,,·sale bllatcrale, simmetrica, c può interessare le orbi- Possono essere complete o incomplete («a legno verde>>).
trasv
te (varietà 'alta), 1·1 _co.rpbo de)l masce Il are (vancta
· ' me d.ra ), la Sono il più delle volte multiple c nei traumi più gravi bila-
lta palatina (vaneta assa . terali.
10
. Le fratture isolate di singole ossa del massiccio faccia- I.: esame radiografico deve essere esteso a tutto l'emi-
l' 0110 spesso difficilmente individuabili radiograficamen- torace ed effettuato in proiezioni multiple a diverso grado
richiedono il ricorso alla TC. di obliquità della parete toracica onde consentire l'esplora-
zione ortogonale della singola costa in tutta la sua lun-
Fratture vertebra/i. Sono per lo più prodotte con mec- ghezza. I radiogrammi saranno esaminati con estrema cau-
ISScrvj
.iltui · anismo indiretto: per inflessione (si frattura la parte antc- tela: non è infrequente che, in assenza di spostamcnti ango-
tinet·a. ciore del corpo vertebrale e talora l'apofisi spinosa per lari o di accavallamento dei frammenti, una frattura costa-
da part_e _dei _legan_1enti); per. le sfugga a un'osservazione anche attenta dato l'aspettO
(si fratturatlO le artrcolan); (s1 spesso capillare della rima.
voi dc frattura in toto rl corpo e spesso l apofrsr sprnosa); per Di facile rilievo radiologico sono le più comuni com-
atture. s/rappamen!O_ da delle muscolari (_si fratturano plicanze delle fratture costali: l'emotorace, il pneumotora-
;ipale le apofisi artlcolan). Ha grande rmportanza rl comporta- ce, gli ematomi polmonari, l'enfisema sottocutaneo.
rso il mento del nucleo polposo, spostabile e non compressibile,
guen. che tende a infossarsi attraverso la limitante nel corpo ver- Fratture dello sterno. Rare, prodotte da trauma diretto
tri)),e' tcbrale o ad erniare verso il canale midollare o lateralmen- (volante dell'automobile!) o indiretto. La rima di frattura è
;i, gli . ' te. generalmente trasversale; i frammenti possono accavallarsi
Jetro. Vesame radio logico mira a definire: la sede della.frat- con risalita dell'inferiore.
IUra (limitata al corpo vertebrale? all'arco? interessante Lo sterno è un osso molto difficile da studiare radio-
rso la· entrambi?); la deformazione somatica (a cuneo anteriore? a graficamente, particolarmente nel traumatizzato. La proie-
talora "c. cuneo laterale? a lente concava?); lo spostamento dei.fram- zione LL consente di individuare quelle fratture che defor-
brasa ' menti distaccati; il comportamento dello spazio interverte- mano il profilo stcrnalc a cagione dell'accavallamento, ma
nedia brale (per lo più ristretto); l'eventuale comparsa di cw-va- il più delle volte si rende indispensabile la TC.
: fral· ture rachidee distrettuali abnormi (gibbo? scoliosi?); la
della :· contemporanea presenza di lussazione. Come più sopra Fratture della clavicola. Prodotte spesso con trauma in-
e o1a·: ricordato particolare importanza, per la risposta a diretto, hanno abitualmente sede nel terzo medio. Possono
terpi· qnesti quesiti, la TC. essere complete (il frammento mediale si sposta in alto e po-
Nelle fratture isolate dell'arco vertebrale e delle apofi- steriormente per azione del capo clavicolare dello sterno-
si articolari non è sempre facile l'individuazione della rima cleidomastoideo, il frammento laterale in basso per azione
a (proiezioni oblique!). Le fratture delle apofisi trasvcrse del deltoide) o incomplete (<<a legno verde»).
PAe lombari, causate da un'abnorme contrazione dei muscoli
Jilale; che vi si inseriscono, sono facilmente individuabili anche Fratture della scapola. Di solito da trauma diretto,
tavia, per l'evidente spostamento verso il basso e lateralmente del interessano frequentemente il collo (la rima è obliqua e
:.Del frammento distaccato. Le fratture isolate delle apofisi spi- diretta inferolateralmente; di solito non vi sono spostamen-
ii sot- nose sono frequenti soprattutto a livello cervicale (la frat- ti dei frammenti). Nelle fratture sottospinose del corpo la
ico tllra degli sterratori, a carico dell'apofisi spinosa di C7 o rima è trasversale o verticale, i frammenti possono acca-
:vo di DI, è un tipico esempio di frattura da durata). vallarsi con risalita di quello inferiore. Nelle fratture isola-
ssatc} Aguarigione avvenuta l'esito più comunemente apprez- te dell'acromion e dell'apofisi coracoide si ha in genere
· zabile è un certa deformazione dei corpi vertebrali frattura- dislocamento distale del frammento distaccato.
!ggio!' ti, con resiringimento sia pur lieve dello spazio interverte-
1er la brale e con associate manifestazioni artrosiche secondarie. Fratture dell'omero. La più frequente frattura epifiso-
!:instaurarsi di una sindrome di KUmmel-Verncuil (do- metafisaria prossimale è quella del collo chirurgico, tipica
:ranlo lori, rigidità e incurvamcnto del rachide a distanza di mesi delle persone anziane (osteoporosi senile!), prodotta con mec-
atture dal trauma dopo un periodo di apparente ripristino della nor- canismo indiretto (caduta sul gomito o sulla mano atteggia-
dimo- verosimile conseguenza della mancata individua- ta a difesa). Per lo più v'è modesta angolazione secondaria
più o ; lione di piccole fratture parcellari della spugnosa o di fissu- dei frammenti che rimangono bene ingranati; meno fre-
·aera· delle limitanti, è oggi evento assai poco comune da- quentemente dislocazione del ffammento distale verso il ca-
to rl srstematico e attento impiego dell'indagine radiologica. vo ascellare mentre quello prossimale si abduce e ruota al-
l'esterno. Nei traumi più violenti il cilindro diaf1sario pene-
Fratture costali. Sono prodotte sia con meccanismo tra all'interno della spugnosa metafisaria. La frattura del col-
194

lo anatomico è poco frequente. Il distacco della grande tu- prossimale si incunea dis:a.le. associar::"?
berosità, isolato o associato a lussazione scapolo-omerale, è SI la frattura da strappamento deli apof1s1 st1l01de ulna ;;·
prodotto con meccanismo di strappamento per abduzione con- Nella :ara ji·a.ttura di Goyrand, la. sul palmo
trastata del braccio; la tuberosità può risalire verso l'alto e mano m flesswne comporta una dtslocazwne anteriore di:·,
ruotare all'esterno. Nelle }i-atture dìafisarie i frmmnenti pros- frammento distale, quindi a della
simale e distale subiscono per lo più spostamenti marcati (al- Colles, con defonnazwne «a ventre d1 forchetta». Accant ·::
meno nei due terzi superiori) per l'azione potente dei muscoli a possi?ili tutti i
che si inseriscono ai diversi livelli omerali. fi'atture mtraarttcolan, per lo pm parcellan e con netta prc.'
Nelle fratture epifisometafisarie inferiori, le complesse dilezione per l'epifisi radiale.
modalità di ossificazione comportano con una certa fre-
quenza la produzione di rime a sede e decorso caratteristi- Fratture del carpo. La più frequente è quella dello scafo].::::
co. Laji·attura sovracondiloidea è la più frequente, è tipica de. La rima, intraarticolare, trasversale rispetto all'assedek\
dell'età infantile ed è prodotta o con meccanismo indiretto lo scafoide, è situata nel terzo medio. In genere non v'èspò:::_\
per caduta sul palmo della mano atteggiato a difesa e gomi- stamento dei frammenti. Nelle fratture con diastasi può pro_: . ;:
to sollecitato in iperestensione (l'epifisi distale omerale si spettarsi la necessità di differenziazione dallo scafoide bi:_';_·
sposta dorsalmente e viene attratta in alto dal tricipite), o partito malformativo. Questa frattura, la cui dimostrazione'"
con meccanismo diretto per caduta sul gomito atteggiato in richiede spesso proiezioni tecniche specifiche, può avere sen:'i;
flessione (l'epifisi distale de !l 'omero si anteriorizza mentre sibili ripercussioni a distanza sulla mobilità del polso. ;.;i
il frammento diafisario si sposta posteriormente). ' '-"
Fratture della mano. Quelle metacarpali, complete
Fratture del radio e dell'ulna. A livello epifisometafi- in o extraarticolari, interessano per lo più li't
sario prossimale le fratture più comuni sono quelle del base. E classica la frattura-lussazione di Bennet, nell(
capitello radiale e dell'olecrano. La prima è prodotta con quale la base del l 0 metacarpo si lussa dorsalmente e si'!ì
meccanismo indiretto per caduta accidentale sul palmo frattura lasciando un frammento triangolare in rapportO;·;;
delL:t mano atteggiata a difesa e oscilla tra la semplice con il trapezio. 'U:
infrazione e la completa frammentazione; in taluni casi la Le fratturefalangee sono molto frequenti. Se la rima· è-}
rima di frattura, completa, decorre più o meno trasversal- capillare e se non v'è spostamento dei frammenti possono'1
mente tra il capitello e la tuberosità bicipitale: la testa del essere difficilmente individuabili nel contesto della
radio può risultarne «decapitata» (trattasi in realtà di una gnosa dell'apice falangeo sempre più o meno
vera e propria frattura del collo radiale). Nelle fratture del- mente sfrangiato nell'adulto. .<:;'
l'olecrano si ha in genere distacco del becco con sposta- -,i;::
mento più o meno marcato verso l'alto del frammento. La Fratture del bacino. Da un punto di vista delle solleci/;
frattura dell'apofisi coronoidea è rara e quasi sempre asso- tazioni traumatiche il bacino può essere considerato
ciata a lussazione del gomito: il frammento distaccato è anello continuo con un punto debole posteriore
disloc.:tto in alto e anteriormente. zione sacroiliaca e forami sacrali) e un punto debole ante':::J·
Le fratture diafisarie del rHdio e dell'ulna sono spesso riore (regione pubootturatoria). Lo studio radio logico ha ìC;
associate: frequenti nell'infanzia, si instaurano per caduta duplice scopo di riconoscere l'esistenza della frattura cdi::·
sul palmo della mano a seguito dell'abnorme iperinflessio- individuare gli spostamenti dei frammenti
ne diafisaria. I frammenti possono accavallarsi per risalita lesivi degli organi pelvici: ciò richiede, di norma, il ricorsf.'
di quelli distali sotto l'azione dei muscoli dell'avambrac- alla TC (v. fig. XIII.3). Le fratture del bacino vengono conq
cio, angolarsi con assunzione di un caratteristico aspetto a venientemente distinte in:
X, ruotare intorno al proprio asse longitudinale. La fratture che non interrompono la continuità del cingolfj
ra isolata del! 'ulna al terzo medio diafisario si associa pelvico; fratture della spina iliaca anteriore
spesso a lussazione anteriore della testa radiale (frattura di e anteriore inferiore; dell'ala iliaca; dell'ischio; del,:;:
Monteggia). La frattura isolata del radio al terzo medio dia- sacro; del coccige. Sono le più frequenti c
fisario, viceversa, si associa spesso a sublussazione infe- danno complicazioni viscerali. La rima ha
riore dell'epifisi distale dell'ulna. variabile; gli spostamenti sono scarsi o assenti; :/,;
A livello epifisometafisario distale è estremamente fre- fratture che interrompono la continuità del cingolo pel::i
quente la frattura di Colles, extraarticolare, prodotta con vico:frattura doppia verticale di Malgaigne
meccanismo indiretto per caduta sul palmo della mano mente v'è una duplice rima ischiopubica e ileopubica;:."
atteggiato a difesa in estensione. La rima, trasversale, è posteriormente una lunga rima longitudinale
situata nel tratto di passaggio diafiso-metafisario. Il fram- te l'ala iliaca in prossimità dell'articolazione con
mento distale va incontro a dislocazione e angolazione dor- cro);jrattura doppia verticale di Voillemier (antenor::;
sale (deformazione «a dorso di forchetta») e si sposta mente v'è una duplice rima come sopra;
alquanto verso l'esterno (deformazione <<a baionetta>>). Il una lunga rima verticale interessante la porzione
195

del sacro);frattura quadrupla verticale di Tantor; (pre- Fratture della tibia e del perone. A livello epifisometa-
enza da ambedue i lati di frattura di 1Mnlgai!$ne);fi"attu- fisario prossimale si harmo quasi esclusivamente fratture
bilaterale del pube (presenza da a!llbedue i lati della isolate della tibia: la frattura delle spine tibiali, intraarticola-
rima ischiopubica e ileopubica). re, determinata per strappamento da parte dei legamenti cro-
ticolare importanza per la frequente assocmzwne di le- ciati; le fratture dei condili e della tuberosità, intraarticolari,
sioni viscerali pelvi che. che determinano un secondario ampliamento trasversale del
Le fratture del co:ile possono essere semplici, assoc.ia- piatto tibiale; le fratture sottotuberositarie, extraarticolari,
te a postenore della testa femorale o a lussazw- nelle quali il frammento prossimale è attratto in alto e ante-
ne intrapelvica per sfondamento del tetto riormente per azione del quadricipitc (più raramente si ha
penetrazione della diafisi nel frammento prossimale); le frat-
Frattllre tlel femore. Le fratture epifisometafisarie ture della tuberosità anteriore.
rossimali sono molto frequenti nelle persone anziane Le fratture della diqfisi interessano spesso simultanea-
/osteoporosi senile!). Locus minoris resistentiae è il trian- mente la tibia e il perone, soprattutto allorquando prodotte
golo spugnoso di Varcl, dai fasci trabecolari cefa- con meccanismo indiretto (flessione o torsione). Il decorso
lico arciforme e trocantenco. frequentemente spiroideo della rima agevola lo scorrimen-
'poiché la cartilagine articolare giunge in basso fino al to dei frammenti che si accavallano e si angolano alquanto.
tratto di passaggio tra testa e collo femorali, sono intraarti- Le fratture epifisometafisarie distali sonù frequenti:
colari le fratture sottocapitate. La capsula articolare, vice- interessano isolatamente un malleolo (più frequentemente
l'ersa, si inserisce subito al di sopra di una linea conven- quello esterno: frattura degli sciatori!); simultaneamente i
zionale, obliqua, che congiunge i due trocanteri: tutte le due malleoli (frattura bimalleolare vera); isolatamente o in
fratture situate medialmente a questa linea (fratture tran- associazione ai precedenti il «terzo malleolo» (corrispon-
scervicali) sono intracapsulari; quelle situate lateralmente dente alla parte mediana posteriore deU' epifisi distale
sono extracapsulari (fratture basocervicali e pertrocanteri- tibiale); il malleolo interno e il terzo diafisario inferiore del
che). Le fratture sottotrocanteriche possono già conside- perone (frattura di Dupuytren); il malleolo interno e il terzo
rarsi diafisarie. diafisario superiore del perone (frattura di Maisonneuve:
In linea generale, nelle fratture complete il frammento determina notevole diastasi tibioperoneale ). La simultanea
esterno risale verso l'alto, quello interno ruota più o meno rottura legamentosa, in caso di frattura mallcolare, può esse-
significativamente. Ha importanza, ai fini prognostici, re so·spettatn radio logicamente in presenza di fini alterazio-
l'entità del varismo o del valgismo secondari. Se è inter- ni delle rime articolari tibiotarsica e tibioperoneale.
rotta l'arteria del legamento rotondo, si può avere la necro-
si del frammento cefalico. Nelle fratture basocervicali, Frattura delle ossa del tarso. Interessano solitamente
spesso a 3 o 4 frammenti per il simultaneo distacco del l'astragalo e il calcagno. Nell'astragalo la localizzazione
grande e del piccolo trocantere, la penetrazione del fram- più frequente è nel collo, con rima obliqua e con variabile
mento interno nel massiccio trocanterico può indurre una dislocazione dei frammenti (nei casi più gravi si ha lussa-
frammentazione in forma comminuta. zione anteriore del frammento anteriore o posteriore del
Nelle fratture diafisarie complete del terzo superiore frammento posteriore). Il meccanismo è per lo più indiret-
femorale, il frammento prossimale è in genere abdotto (e to (iperflessione dorsale del piede). Meno frequenti sono le
talora anteriorizzato), quello inferiore addotto, risalito, fratture della testa, del corpo e delle apofisi posteriori (frat-
extrarotato. Quando la rima interessa il terzo medio e infe- tura di Shepherd).
riore, vi è per lo più accavallamento dei frammenti: il pros- Le fratture del calcagno sono prodotte per lo più con
sima!e si sposta in avanti, il distale in dietro e in alto. meccanismo diretto (caduta dall'alto sui talloni). La loro
A livello epifisometafisario inferiore possono aversi alta incidenza è dovuta alla struttura quasi esclusivamente
flutfure isolate dei condili (per lo più quello interno che spugnosa del calcagno: la corticale è molto sottile e si
viene attratto in alto) e fratture sopra- e intercondiloidee ispessisce (5 mm) solo in corrispondenza della superficie
con rima di aspetto variabile. La diafisi si incunea nel articolare anterolaterale (talamo). Lo studio radiografico
frammento distale. nelle proiezioni LL e assiale consente oltre all'individua-
zione della rima di frattura la valutazione dell'infossamen-
Fratture della rotula. Quelle incomplete sono poco to talamico e dello slargamento trasversale dell'osso. La
Le fratture complete a rima trasversale sono carat- rima di frattura (per lo più verticale) può interessare diret-
tenzzate da intensa diastasi dei frammenti per trazione tamente il talamo o passargli subito al davanti o al di dietro
l'alto del frammènto prossimale da parte del quadri- (fratture sotto-, pre- e retrotalamica). L'infossamento orizw
(soprattutto in caso di lacerazione delle pliche alari zontale o verticale del talamo nella spugnosa del corpo cal-
rotula). Se la rima è longitudinale, viceversa, manca caneare crea situazioni fratturative multiple di difficile ana-
ognJ spostamento. Si osservano spesso fratture comminute lisi radiologica e spesso altera i rapporti astragalocalcanea-
ton scomposizione a raggiera dei frammenti. ri. La riduzione delle fratture del calcagno rìchiede un'ac-
196

curata valutazione anatomica per la quale è preziosa la TC.


Con questa tecnica è possibile dimostrare: la separazione
del sustentaculum tali dalla faccetta posteriore per lo più
insieme a una parte della parete medialc del tubercolo, la
dislocazione o angolazione in senso dei residui
laterali ddla faccetta articolare posteriore, il mantenimen-
to in sede del sustentaculum a opera dei legamenti talocal-
caneari (a questo andranno allineati gli altri frammenti di
frattura!).
Fratture dei metatarsi e delle falangi. Prodotte con mec-
canismo diretto, possono essere isolate o associate (even-
tualmente anche a fratture del tarso ). Le più frequenti sono
il distacco del tubercolo del 5° metatarso e !a frattura della
falange ungueale dell'alluce.

12.2. Fratture patologiche


L'affezione che è alla base della maggiore fragilità
ossea (il trauma responsabile della frattura spesso non
sarebbe risultato efficiente in un osso normale!) ha
natura quanto mai disparata: osteiti (soprattutto tuber-
colare); tumori primitivi e metastatici; osteopatie
sistemiche rarefacenti (osteoporosi senile, osteomala-
cia, osteopsatirosi) e meno frequentemente addensan-
ti; malattie del sistema nervoso che intereSsano il tro-
fismo osseo (lesioni midollari, tabe, siringomielia,
paralisi periferiche); diabete e cachessie.

Le sedi più colpite sono gli arti, le coste, i corpi ver-


tebrali. Radio logicamente è in genere facile dimostrare
le alterazioni dei jl-ammenti di frattura inerenti alla
malattia di base, la presenza di alterazioni analoghe in
altre sedi senza frattura, l'eventuale molteplicità delle tarso delle reclute, o malattia di Deutschliinder;
fratture (fig. XII.63). frattura del terzo prossùnale della tibiale J.
marciatori o malattia di Ollonqvist;
pifisi distale radiale nei lavoratori che usano il
12.3. Fratture da durata
tello pneumatico; la jì-attura della prima costa
Insorgono spontaneamente in soggetti che subi- scaricatori; la frattura delle apofisi spinose nel
scono sollecitazioni staticodinamiche minime ma di passaggio cervico-dorsale degli sterratori;
continuate nel tempo sullo stesso segmento scheletri- tura dei corpi vertebrali dei cavallerizzi.
co. Questa costanza del punto di applicazione della
forza finisce con l'interessare direttamente l'osso
nella sua costituzione minerale, in maniera simile a 13. Distacchi epifisari
quanto avviene nelle costruzioni meccaniche. Si
instaurano microfratture interessanti in prima istanza Trattasi di vere e proprie «separazioni», con
la compatta o la corticale dell'osso e successivamen- dislocazione, tra epifisi e metafisi (o tra apofisi e
te la spugnosa sottostm,Jte; segue il riassorbimento sede di impianto) che hanno luogo in età nelle quali
dell'osso necrosato, lo stravaso ematico e infine la è ancora avvenuta la scomparsa della cartilagine di
produzione di callo che, per la persistenza delle solle- cresci mento (infanzia, adolescenza).
citazioni, non supera la fase fibrosa. ri (la soluzione di continuo interessa la sola in.,
Le più note sono: la frattura del JO, 3° e 4° meta- di accrescimento, per lo più sul suo versante metafi'I'"/1
197

. ) misti (la so.luzione di


0
!nteressa anche Nello studio per immagini di quest'affezione
n0 nità diaftsana). Le sedt pm colptte sono la spalla, Il assumono rilievo l'esame radiografico, la scintigrafia
stret h' , ossea dinamica e la RM. Cesame radiografico è
o!so, il ginocc 10, 1 . .
P Radiologicamcnte (hg. XIL64) la lmea radwtra- positivo alquanto tardivamente in riferimento al
·ente tra epifisi e metafisi è slargata (è praticamen- momento di insorgenza dei segni clinici ed evidenzia
d'obbligo il con Ja r.eg.ione sim- un quadro strettamente correlato alle alterazioni
trica controlaterale!); ne1 dtstacchl misti possono tomopatologiche (tab. XII. Il), il quale, peraltro, solo
meprezza·rsi irrego lanta · · deIl a superr·JCte
· d'mr·tsana.
· La raramente raggiunge modernamente gli aspetti più
.di o?ni spostamento rende molto conclamati dato l'uso precoce e intenso di antibiotici
difficile la rad.wlogiCa. . . . (fig. XJI.65). La scintigrafia ossea può risultare pre-
La guarigwne del dtstacco eptflsano ha luogo con cocemente positiva (iperaffiusso e iperaccumulo del
roduzione di callo osseo, il che è spesso contropro-
TABELLA XII .l l. CORRELAZIONI TRA FASE ANATOMOPATOLOGICA E
per il conseguente arresto dell'accrescimento. QUADRO RADlOLQGICO NELL'OSTEOMIELITE.

lperemia, edema, essudilzionc !eu" Nessun reperto radio/ogicamenle


cocitaria; successiva trasformazio- obiellìvabile nelle prime due setti-
ne purulenta. mane,
Fase di medullite necrolìca metafl-
sana

Progressiva propagazione del pro- Osteopenia locale e a distanza.


cesso flogistico alla corticale attra- Osteolisi a focolai multipli che con-
verso i vasi haversiani cd estensione feriscono all'osso un aspetto «tar-
verso la diafisi. latO>!.
Fase osteirica propriamente delta

Morte di porzioni più o meno este- Periostosì inizialmente sottile c re-


se di osso per azione diretta delle tos- golare, poi grossolanamcJttc mum-
sine batteriche e per le torbe di cir- mellonata.
colo secondarie alla trombosi flogi- Endostosi simultanea che tende a
stica e alla distruzione del peri osti o. obliterare il canale midollarc.
Fìg. XII.64. Distacco epifisario posi-traumatico. La linea trasVe1'sale Fase osteonecrotica Osteonecrosi di tratti lamcllari di
mdiotrasparcnte. corrispondente alla cartilagine di accrescimento 'cpi-
osso intensamente addensati.
fiso-metafisaria del pcrone destro (a sinistra nella figura) è alguanto
slnrgata (si osservi, per confronto, il peronc sano controlatcrale).
Progressiva demarcazione dell'osso l tratti necrosati risaltano caratteri-
sano circostante per demolìzionc sticamente in quanto ben delineati
osteoclastica lungo la superficie di dall'osso circostantC rarefatto: se-
14. Osteomielite acuta confine (osteite rarefacente). gno del seqifcslro.
Fase di sequestrazione

I.:osteomielite acuta è sostenuta in circa l '80% dei casi


dallo stafilococco aureo, meno frequentemente dallo stafi- Attenuazione della vimlcnza batte- Progressivo ripristino della forma
lococco albo, dallo streptococco emolitico, dai batteri del rica c progressiva eliminazione dei c della struttura ossea (in pratica
tifo edel paratifo, dalle brucelle, dal pneumococco. I germi sequestri (solo guelh più piccoli pos- mai completo nelle forme evolute
si propagano all'osso dall'esterno (ferite e fratture espo- sono essere eliminati). fino alla fase di sequestrazione).
Fase di regressione
ste), per contiguità (patereccio secondario a flogosi delle
parti molli circostanti; osteomiclite del mascellare superio- La non radicalità del trattamento an- Diretta apprezzabilitil della cassa
re del lattante conseguente a infezione del cavo orale; tibiotico c la persistcnza di grossi se" da morto.
ostcomielitc della rocca pctrosa in corso di otite media queshi inducono un'abbondante neo- Nei quadri cronicizzati assumono
purulenta), per via ematogena. produzione di osso che tende a deli- progressivo rilievo le manifestazioni
Raggiunge la massima frequenza nel periodo dell'ado- mitare a guscio il sequestro. La pre- periostosiche ed cndostosichc fino
senza di queste da morto)) a quadri di eburncizzazione persi-
lescenza (più intenso accrescimento osseo!). Colpisce rende più solido !'osso ma nel con- stenti.
soprattutto le ossa lunghe (femore, tibia, omero) con netta tempo impedisce l'eliminazione del
predilezione per le regioni metafisarie (ipercmia e stasi sequestro.
sanguigna fisiologica in rapporto all'accrescimento os- Fase di cronicizzazione
seo!).
<'Ji
198 Cnpito/0 Xli:';···:

radiofarmaco!) e consente in linea di massima di dif.


ferenziare .J'osteomielite dalle flogosi dei tessut'
1
molli, dalle artriti settiche e dalle lesioni ossee no
infiammatorie (nei casi dubbi può rendersi utile l'usn
del 61 Ga-citrato ). La RM consente pressoché
temente di individuare con assoluta precocità (a
esame radiografico negativo!) l'infiltrazione infiam:
materia del midollo osseo, del canale midollare e del.
l'osso spugnoso (fig. XIJ.66).
Forme di osteomielite acuta particolari per cara(:·.
teri evolutivi possono considerarsi:
- il patereccio, nel quale per l'assenza di neoprodu..
zione di osso prevalgono i fenomeni distruttivi
sempre rapidi e intensi; '
la spondilite, per lo più secondaria (tifo e brucel!o.
si), nella quale le limitanti somatiche sono
sate nel tratto anteriore da manifestazioni di carie
erosiva, rapidamente seguite da fenomeni locali
sclerotici e da grossolane reazioni osteofitosiche·
gli spazi intervertebrali sono ristretti (fig. XII.67):
La diagnosi differenziale con la spondilite tuberco-
lare è in genere possibile data la presenza in que.
sì' ultima di intensa osteopenia e l'assenza di mani-
Fig. XII.65. Ostcomiclite acuta. Nd tratto distale diafisometafisario festazioni osteosclerotìche reattive
della tibia Capprezzabile un tenue addensamento osteosclerotico, nel
cui contesto sono individuabili piccole aree osteolitiche; coesiste
vistosa reazione pcriostca <m striscia longitudinale».

Fig. Xll.66. Osteomielite in fase precoce. RM dell'avampiede in


paziente diabetico. Scansìone coronale GE Tl-pcsata (A) e dopo sop-
pressione del segnale del grasso (B). L'interessamento edematosoin-
fiammatorio a carico della spongiosa ossea del terzo medio della
metafisi del I melatarso è individuabile come diffusa ipointensità del
segnale nella sequenza T l-pesata e iperintensità relativa nella sequen-
za con soppressione del segnale del grasso (asterischi). Per contro, il Fig. XII.67. Spondilite tifosa. l corpi di L1 e L2 sono diffusamenli
midollo osseo sano appare ìperintcnso in A c con segnale del tutto addensati; l'intcrspazio corrispondente è marcatamentc ristrelto;;
soppresso in B (tondini). Si noti l'associata iperintcnsità del segnale apprezzabile una iniziale reazione osteofitosica intcrsomatica ·
conseguente al!'edcma nei tessuti molli adiacenti. riorc.
199

li di(.
essuti
e non
l'uso
Jstan.
ità (a
fiam:
e de[.

carat. ·

1rodu..
uttivi,

cello-
Fig.XU.68. Q,;teomielite cronica. RM del ginocchio._Scansione coro-
Jalc con sequenza turbo!R T2-pesata dopo soppresswne del segnale
carie grasso. La spongwsa. della tibia presenta lieve iperintensJtà del
locali segnale secondaria all'inf!ltrazmne infiammatoria del midollo osseo.
siche; Alivello metafisario, in sede mediana, è bene apprezzabile un'area
rotondeggiantc priva di segnale rifcribile a sequestro osseo necrotico
1!.67). (asterisco), dalla quale un sottile trami_te f1stolo_so consente la forma-
)CfCO· zione di una raccolta ascessuale (tondmo), 1pcnntensa, che st fa stra-
1 que- da nei tessuti molli peritibiali.
mani-
15. Osteomielite cronica
Fig._ XII.69. Osteomielite cronica. Particolanncntc_ nella tibia, allun-
gata e incurvata, sono evidenti i fenomeni di appoSIZione di osso ben
Un trattamento terapeutico non radicale, ma anche strutturato quale evento evolutivo delle prcgresse periostosi ed endo-
la presenza di sequestri abnormemente estesi, possono stosi rcattive. Qua c là, lungo tut!a l'altezza dell'osso, sono presenti
indurre la cronicizzazione persistente del processo residui cavitari detersi profondi e superficiali. Il canale midollare è
obliterato nei tratti ove più intensa è l'evoluzione osteosclerotica.
osteomielitico acuto. In questi casi dominano il
dro i fenomeni di produzione di nuovo osso su base un'area osteolitica ovalare centrale
ìrritativa. La compatta perde la sua individualità sia te alla cavità ascessuale) circondata da una
verso l'esterno (periostosi!), sia verso l'interno ne spongiosclerotica intensa e più o meno estesa
stosi!); il canale midollare scompare; nel contesto (fig. XIL70).
l'osso iperostosico persistono cavità con sequestri
fistolizzate, talora mascherate dall'intensa
zazione (fig. XII.68). Questi aspetti possono
re, sia pure attenuati, per tutta la vita (fig. XII.69).
Forme di osteomielite primitivamente cronica non
sono comuni. Possono considerarsi tali:
Fig. XII.70. Asces-
l'osteomielite sclerosante di Garrè caratterizzata so cronico di Brodie.
da iperostosi fusata distrettualmente diafisaria, L'area osteolitica
prodotta da una intensa periostosi, e da endostosi ovalare ascessuale
presente nel tratto
obliterante il canale midollare; possono essere diafisario prossima-
senti cavità con microsequestri. È verosimilmente le del femore sini-
la conseguenza di una scarsa virulenza batterica; stro, priva di struttu-
razione interna, è
l'ascesso cronico di Brodie; focolaio ascessuale circondata da uno
;amenli
1re1to; i unico, ematogeno, a evoluzione estremamente cro- spesso orletto osteo-
ca anle'- · nica, localizzato quasi sempre nella metafisi sclerutico che la de-
limita dall'osso sa-
simale della tibia o del femore, si presenta come oo.
200

16. Osteoartrite tubercolare - la rima articolare, inizialmente slargata per l'inv :·


sione parte del tessuto granulomatoso, si restrin: ,·.·:·
Anche se esistono forme osteitiche e artritiche pu- progressivamente nelle fasi conclamate (con e·
re, la tubercolosi scheletrica ha grande tendenza a coin- marcata tendenza all'anchilosi fibrosa o
volgere simultaneamente osso e articolazione. Il qua- o meno completa) come conseguenza
dro radiologi co è la risultante del particolare compor- ne dei capi articolari e della cartilagine, e della
tamento biologìco del tessuto granulofungoso e delle struzione dell'apparato capsulolegamentoso;
modalità di risposta dell'osso e delle strutture artico- - la cavità articolare è per lo più evidentemente
lari. mefatta per l 'invasione della capsula e della 1
viale (xeroradiografia!);
L'età più colpita è quella giovanile. La localizzazione - l 'ascesso ossi fluente è bene apprezzabile
elettiva è nella spugnosa ricca di midollo delle ossa corte TC sotto forma di tumefazione di densità rlel!lo .....• •11
(corpi vertebrali, carpo, tarso) e delle epifisi delle ossa lun- ti molli, allungata secondo il vettore grn.vÌ!ilZÌon 111
ghe. L'iniziale medullite si propaga rapidamente all'osso le, con aspetto «a colata» o «a
lungo i canali havcrsiani. Il tessuto granulo fungoso induce delle sedi di formazione; diventa
intensi fenomeni distruttivi ai quali l'osso risponde in diograficamente in caso di presenza di 3,:./1
maniera caratteristicamente passiva senza fenomeni neo- turale favorevole (regioni paravertebrali tor:Jciche): 1
produttivi (a differenza di quanto avviene nelle osteomieli- - sublussazioni, lussazioni, fratture patologiche,
ti da piogeni). Manifestazioni produttive (con generazione chilosi, sono facilmente osservabili.
di carie secca, fungosa o necrotica) e manifestazioni essu-
dativocaseose in genere coesistono. La caseificazione del
tessuto granulomatoso e la frequentemente marcata fluidi- Spondilite tubercolare (malattia di Pott). •• 1

ficazione determinano la sua facile propagazione alla cor- de frequenza sono interessati 2 o 3 corpi nel l
ticale che ne risulta erosa: ne consegue da un lato l'inva- tratto di passaggio dorso-lombare (fig. XII. 71).
sione della cavità articolare, dall'altro la formazione dei ne osteolitiche sono dimostrabili, soprattutto con
caratteristici ascessi ossifluenti che migrano, sospinti dalle mografia convenzionale (ma la TC è cornplernentll p11:;: l
forze gravitazionali, lungo le vie di minore resistenza soché indispensabile), al di sotto delle
(guaine vasali e fasci muscolari). tiche e negli strati più anteriori. Se v'è caseosi
Le lesioni ossee e articolari possono regredire del tutto va, il corpo vertebra] e assume aspetto eburneo
con lo spegnersi della flogosi: più frequentemente, tutta- tebra d'avorio»). Lo spazio intervertebrale è·
via, sono apprezzabili chiari esiti, soprattutto a livello arti-
colare. d'ampiezza fin dalle fasi d'esordio. Se
ve, la progressiva distruzione del corpo'
l
suo schiacciamento a cuneo anteriore conducono alla ,
L'indagine radiologica consente un corretto acco-
stamento diagnostico, l'individuazione di eventuali com-
plicazioni (sublussazioni, lussazioni, fratture patologi-
che), il controllo della regressione e degli esiti post-te-
rapeutici. Anche se esistono caratteristici aspetti speci-
fici della sede di sviluppo dell'infezione, il quadro ra-
diologico riflette in linea generale le caratteristiche ana-
tomopatologiche sopra ricordate:
- nelle fasi iniziali è sempre apprezzabile una osteo-
pen.ia intensa e caratteristicamente estesa anche a
distanza dalla sede della flogosi;
- successivamente compaiono aree osteolitiche mul-
tiple, circoscritte, a margini sfumati, senza manife-
stazioni reattive e circostanti;
- meno frequentemente Sono apprezzabili aree osteo-
necrotiche (carie necrotica);
- erosioni superficiali sono la spia del vuotamento
postcolliquativo di focolai caseosi;
l '············

201

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Flg. xn.n. A>.CCSSO .. ll mcd_iastino postcr!ore è slargato
hiJ 3teralmentc, 111 mamera guas1 snnmctnca, dalla raccolta ascessuale
tL1111 cmcntc e omogeneamente opaca, <m bisaccia)) (àsterischi), che
gran- discende lungo lc docce pnravcrtebrali. Coesiste d1struzionc parziale Fig. XIl.73. Evoluzione di spondi!itc tubercolare. I corpi vertebrali
li nel • dd corpo di D4 (frecce). situati distalmcntc rispetto al fulcro del gibbo (punta di freccia), esito
aver<"· di prcgrcssa lesione specifica grave, intensamente ostcoporotici ma
lato- formazione del gibbo. Ascessi ossifluenti (fig. XII.72) privi di lesioni attive, sono fusi ((a blocco» (asterisco). In corrispon-
pres:_ denza del fulcro, focolaio attivo recente il cui aspetto scmeielogico
possono osservarsi sotto forma di tenui opacità fusi fonni ricorda quello descritto in fig. X11.7l.
oma-·.:: paravertebrali, con aspetto «a bisaccia» quando a estrin-
lassi- secazione bilaterale, se in sede dorsale; sotto forma di
«vcr: ; slargamento irregolare dcii 'immagine lineare dei mu- Gonilite tubercolare. Il processo infiammatorio
dolio scoli psoas, se in sede lombq.re; sono di difficile dimo- origina dalla spugnosa epifisaria della tibia (più fre-
evol- strazione quando a sviluppo endorachideo (TC! RM!). quentemente) o del femore e si propaga rapidamente
ied' alla cavità articolare. Il quadro è quello comune:
L'ascesso ossi fluente calcifica con frequenza.
J alla .
In fase di guarigione, la mancata riparazione dei
focolai osteolitici rende impossibile il ripristino di una
normalità strutturale. Gli spazi intervertebrali perman-
gono più o meno ristretti nei casi menO evoluti; scom-
paiono, con conseguente fusione «a blocco)> delle ver-
tebre adiacenti, nei casi più gravi (fig. Xl1.73). Sono
sempre dimostrabili manifestazioni artrosiche osteo-
fitarie regionali secondarie.

Coxite tubercolare. Il riconoscimento precoce


delle lesioni cavitarie non è facile. Nelle forme cvolu-
livc (fig. XI1.74) la testa, il collo femorale e la cavità
liDgl11· cotìloidea possono andare incontro a vistosi fenome-
poroti· ni distruttivi. E frequente la lussazione prossimale
j prDS·
della testa femorale con apparente accorciamento del-
l ante·
lislrul· · l'arto. La rima articolare è ristretta, le parti molli Fig. XII.74. Coxite tubercolare. La testa del femore destro, ampia-
ue e1Hloarticolnri rigonfie. Eventuali ascessi ossifluenti mente distrutta, è distanziata dalla cavità acctabolare (diffusamente
1 cDm· sono facilmente osservabili. L'esito più comune è occupata da tessuto granulomatoso) e lussata pros.simalmcntc.
Addensamento osteosclerolico del collo femorale. Osteoporosi
l'anchilosi completa. distrettuale dell'ischia. Reperto normale a sinistra.
202

osteopenia intensa, anche a distanza; aree osteolitiche Sifilide congenita tardiva e acquisita terziaria l<·:.
intraspongiose iuxtaarticolari; restringimento della ossa più colpite sono la tibia (segmento «spia))), -1.
il cranio, 11 tessuto granulomatoso e le gomme Jue/ {>.
0
rima articolare. L'esito più comune è l'anchilosi.
creano aree osteolitiche rotondeggianti multiple, con
Dattilite tubercolare. Può avere evoluzione rapida spesso sovrapp_oste generare·qJ}.:·
dn d1 tipO pseudoboJIOSO. Questi quadn, ISOlati a Jiv
osteolitica con distruzione della corticale e
cran_ic_o, si nelle ossa lunghe a fenomeni
zione; o viceversa evoluzione lenta accompagnata da stos1C1 a contorm megolarmente mammellonati (ispe .-·
intensa reazione periostea e aspetto «soffiatm> del mento della diafisi) fmo a quadri d1 completa eburneizszsJ:.::
segmento interessato («spina fig. XII.75). zione. Il contemporaneo incurvamento conferisce alla
un tipico aspetto «a sciabola». La sifilide acquisita sec/··.·
daria si manifesta pe_r lo più con semplice periostosi, •
17. Osteite luetica meno regolare, localizzata.

I quadri radiografici sono sostanzialmente diversi


nella sifilide congenita precoce e tardiva e nella sifi- 18. Osteite leprosa
lide acquisita secondaria e terziaria.
Può essere rappresentata: da aree osteolitiche con:·'
Sifilide congenita precoce. Nelle ossa lunghe accanto fluenti con associata periostosi reattiva, nella fonr1J'
a manifestazioni periostosiche (senza alcunché di caratteri- tuberosa; da progressiva osteolisi da riassorbimeniO
stico) e ad aree osteolitiche ovalari diafisometafisarie, cen- fino a pressoché totale scomparsa di interi segmenti .
trali e marginali, contenenti tessuto granulomatoso, si ossei, soprattutto nella mano e nel piede, dei qualì"
osservano caratteristiche alterazioni a carattere osteocon- residuano frammenti osteonecrotici, nella forma nà:;
dritico (fig. XII.76): la zona di calcificazione provvisoria è
vosa.
slargata, addensata, irregolare e dentellata; la metafisi è
rarefatta per l'invasione da parte del tessuto granulomato-
so; l'epifisi può andare incontro a distacco (sindrome di
Parrot) per l'interruzione della continuità trabecolare. ·

l'ig. XI1.75. Dattilite tubercolare. Il II metacarpo, diffusamente osteo- Fig. XII. 76. Sifilide congenita precoce. Le zone di o.kclfioO'lOC"
sc!crotico e bardato da una tenue reazione periostosica M striscia lon- provvìsoria sono allungate e alquanto irregolari,
gitudinale)), è rigonfiato M clavm> nella metà distale (<(spina vento- "'"':!
prossimale tibialc (ove sono presenti vistose aree ;;t<eolliioh,o
sa))), nel cui contesto è presente un'area osteo!itica cavitaria che inter- e periferiche). Piccole aree osteolitiche nelle
rompe la corticale. Coesiste reazione periostosica «a striscia longitudinale1>.
203

piombo e da osteosclerosi reattiva (fig. XII.77). A ingestio-


19, osteiti micotiche ne sospesa, e con il proseguire dell'accrescimento schele-
Cinvasionc dell'osso da parte di funghi patogeni trico, le linee da piombo si spostano progressivamente ver-
ce aree osteolitiche multiple (corrispondenti al so la diafisi; possono persistere o scomparire nell'adulto. In
pro dll ' ), r·r Dd circa la metà dei casi compaiono a distanza di tempo distro-
(rranuloma IC.Ia 1 e pro on e, con
fie metafisarie con alterazioni del rimodellamento osseo.
lendenza alla s1 assoc mno 1
Reperti simili ai precedenti si hanno nell'intossicazione da
rosi e periosto_si e.1 C?I.np 1esso.I. qua _ro bismuto.
. ]tante è di tipo simiiosteomiehtJco. Sedi d1 elezJO- Nell'intossicazione acuta sono frequenti le
nsusonci: la man d'b
ne 1 ola, 1']l' , 2' e 3' metatarso, 1']2' e manifestazioni osteonecrotiche (tipiche quelle della mandi-
bola); nell'intossicazione cronica compaiono nel bambino
3o cuneiforme. caratteristici anelli radi opachi concentrici («anelli da fosfo-
ro>l).nelle metafisi e nelle ossa corte, nell'adulto manife-
20. Osteopatie chimiche e tossiche stazioni endostosiche e pcriostosiche.
V intossicazione cronica da fluoro (endemica in zone
Alcuni metalli (piombo e bismuto) e metalloidi con acque ricche di fluoruri, il viterbese ad esempio; fre-
quente nei lavoratori della ceramica e in quelli esposti alla
(fosfor? e ), ingeriti o
criolite, al fluoruro di calcio e alla fluoroapatite) produce
A e D, possono mdurr.e apposizione di osso ncoformato endostale, escrescenze
ripercussioni sullo scheletro, spesso addmttura Siste- periostali, calcificazioni legamentose e tendinee (tipiche
miche, a carattere prevalentemente osteosclerotico quelle dei legamenti sacroischiatici, delle membrane inte-
periosto.si), talora con rossye e delle inserzioni dei muscoli adduttori), perdita di
manifestazwm carattenstJChe: «anelli da fosforo» e lucidità dello smalto che diviene friabile e maculato. Nelle
1dinee da piombo». forme conclamate l'affezione evolve verso quadri di osteo-
scler:osi generalizzata.
Nell'osso in accrescimento il piombo si deposita nella Il quadro radiologico dell'ipervitaminosiA del bambi-
zona di calcificazione provvisoria, generando la comparsa no è Caratterizzato da voluminose apposizioni di osso perio-
di una caratteristica banda trasversale intensamente radi o- stale (soprattutto nell'ulna, nella tibia e nei metatarsi) che
paca all'estremità delle metafisi, la cosiddetta <dinea da progressivamente si riducono fino a scomparire dopo l 'arre-
piombo)), costituita da cartilagine calcificata contenente sto dell'apporto vitaminico. Si associano manifestazioni di

Fig. Xll.78. Unfoma osseo. ScansioneTC trasversale del sacro. In A,


fig. XII.77. Linee da piombo. Nella mctafisi radiale, nel contesto a paziente supino, è apprezzabile l'alternarsi di aree osteo!itiche, più
di calcificazione provvisoria, sono bene apprezzabili due evidenti a sinistra, e di aree ostcosclerotiche e pcriostosiche ipcrosto-
)\l\lih bande trasversali, parallele, intensamente radiopache: queste santi reattive, particolarmente evidenti a destra. Il prelievo agobiopti-
sono qui determinate soprattutto dalla depoSizione di piom- co mirato a livello del focus (B), a paziente prono, ha consentito di
dalla calcificazione della cart!lagine. formulare una diagnosi compiuta.
··li
"'i!i,
204 Capilo/o Xfr"j

iperattività osteoclastica metafisaria sotto forrila di strie tra-


sversali radiotrasparenti.
Nelle forme croniche di ipervitaminosi D l'ipercalce-
mia secondaria induce una precipitazione di calcio negli
organi parenchimatosi (in particolare nel rene), nei vasi
sanguigni, nella cute, e una aumentata deposizione nello
scheletro. Radiologicamente si osserva un'ispessimento
della zona di calcificazione provvisoria; la: comparsa di
bande trasversali metafisarie radiotrasparenti da iperosteo-
clasia, eventualmente alternate a bande radiopache da ipe-
rattività osteoblastica; ispessimento e calcificazione perio-
stale; deposizione di calcio nei tessuti capsulari, pcricapsu-
Fig. Xli.79. Vertebra d'avorio in malattia di 1-lodgkin, Il corpo di LJ
lari, tendinei; eventualmente, un anello intensamente radio" è diffusamente addensato per la reazione osteoblastica indotta dali;
paco che circonda l'estremo epifisario. prolifcrazione del tessuto linfomatoso, ma nel suo contesto sono qua
c là apprezzabili p1ccole aree ostcolitichc.

21. Echinococcosi ossea Nella malattia di Hodgkin sono interessati con


una certa preferenza i corpi vertebrali. Il tessuto
La localizzazione ossea dell' echinococcus granu" matoso produce osteolisi distruttiva, inizialmente nella
losus è alquanto rara (2% dei casi), ha evoluzione len- spugnosa, poi anche nella corticale: ne consegue fre:
ta e clinicamente silente. Il rachide (45%), il bacino quentemente frattura patologica con deformazione i
(15%), le ossa lunghe (30%), sono le sedi più fre- cuneo·dei corpi vertebrali interessati. Nei casi meno·
quentemente interessate. Radiologicamente sono ap- frequenti nei quali predomina la reazione osteoblasti.
prezzabili aree osteolitiche similcistiche, talora pluri- ca (fig. XII.79), le vertebre interessate appaiono più o
concamerate, che conferiscono ali' osso un aspetto «sof- meno intensamente e uniformemente osteosclerotichc·
fiatml (frequente complicazione è la frattura patologi- («vertebra d'avorio»). Le alterazioni strutturali prc.
ca). Caratteristico l'interessamento di ossa contigue sentano aspetti analoghi nelle ossa lunghe nelle quali·
per passaggio del parassita attraverso la cavità artico- sono inoltre frequenti reazioni periostosiche seconda·.
lare. A guarigione avvenuta possono residuare calcifi- rie all'invasione della compatta.
cazioni. Nelle eritremie e nelle leucemie l 'interessamento
L' echinococcus multilocularis produce lesioni osseo si esplica pressoché esclusivamente sotto forma-
osteolitiche non differenziabili da quelle tlcoplastiche di tarlatura osteolitica, inizialmente localizzata in pros-'.
maligne. simità delle cartilagini di coniugazione soprattutto del·
le grandi articolazioni (stria metafisaria di radiotra·
sparenzal), successivamente pressoché generalizzata.
22. IJosso nelle emolinfopatie Nella malattia di Cooley o major
(fig. XII.80) all'intensa osteoporosi secondaria
Nelle diverse emolinfopatie l 'interessamento perplasia midollare (aspetto cribroso nel cranio, tum.e;
osseo si esplica con meccanismi definiti e uniformi. fazione zigomatica, aspetto «a palizzata» nei corpr
In linea generale, l'iperplasia midollare induce osteo" vertebrali, «quadrettato>' nella spongiosa delle ossa,
porosi diffusa da riassorbimento più o meno marcata; lunghe, rigonfiamenti degli estremi costali - v. fig.
nel contempo, però, l'azione di stimolo esercitata sul- XVII.19), si associano reazioni pcriostosiche iperosto:·
le componenti osteogene periostali ed :endostali, e santi a impianto verticale, «a denti di pettine», .<(·!_
ancora la fibrosi mi do Ilare secondaria, possono indur- spazzola)), L'aspetto più caratteristico lo si ha nel cm:
re reazioni periostosiche iperostosanti, endostosiche e nio: tavolato interno nonnale; diploe aumentata d1,,.
spongiosclerotiche (fig. Xll.78). Lesioni osteolitiche, spessore; tavolato esterno assottigliato o assente:.::
spesso con aspetti di fine tarlatura, sono prodotte per reazione periostosica verticale sempre più o meno
distruzione diretta di tessuto osseo. Queste alterazioni vistosa.
elementari strutturali si associano con diverso peso Nella mielojlbrosi, la fibrosi midollare e la
relativo realizzando quadri che solo per tal une si secondaria della spugnosa inducono aspetti osse 1.:,
zioni meritano descrizione a sé. tipicamente e u9iformemente addensanti.
205

po dill
•ttadalta
mno qua

XII.SO. Malattia di Coolcy. Nel


cmnio, l'apposizione periostca, .a
impianto verticale sul tavolato .ester-
nG, genera il classico aspetto «a spaz-
zolml. Nelle mani, ai segni propri
ddl'ostcoporosi si sovrappone un
vi.11oso aspetto ((Cribroso» diffuso.
Nel bacino, il quadro è quello di
un'ostcoporosi tipica c intensa.

23, Tesal!rismosi letto osteosclerotico di delimitazione, localizzate pre-


valentemente nelle regioni epifisometafisarie delle os-
I meccanismi in gioco nell'induzione di alterazio- sa lunghe. I segmenti interessati possono presentare
ni ossee strutturali sono simili a quelli descritti per le aspetto rigonfio. La diagnosi differenziale con le cisti
cmolinfopatie (nonostante la diversità del substrato osse non è possibile sulla sola base radiologica.
anatomopatologico).
Nella lipohlosi cerebrosidica (m. di Gaucher) e
ne!lalipoidosl sfingomielinica (m. di Niemann-Pick),
24. Istiocitosi X
l'infiltrazione diffusa del midollo osseo induce quadri
Nelle ossa piatte (la localizzazione cranica è la più
misti ostcopenici e osteolitici.
frequente) l'aspetto morforadiografico più comune del
Nella lipoidosi colesterinica pura scheletrica pos- focolaio granulomatoso è quello di un'area osteolitica
sono osservarsi aree osteolitiche similcistiche, rego- ovalare, a margini netti e per lo più irregolari,
rotondeggianti, ma talora plurilobate, con or- data talora da un alone osteosclerotico (fig. XII.Sl); se
206

colpito tangenzialmente dal fascio di radiazione, il


focolaio granulomatoso assume l'aspetto di osteolisì
«a unghiata».
Questo duplice aspetto semeiologico è osservabi-
le, in maniera del tutto sovrapponibile, nel granulo-
ma eosinofilo, nella malattia di lfand-SchiU/er-
Christian, nella malattia tli Letterer-Siwe. In queste
due ultime affezioni le aree osteolitiche sono politope
e poliostotiche, assumono spesso dimensioni notevo-
li, tendono a confluire (cranio «a carta geografica»
della m. di Hand-Schiiller-Chrìstian - fig. XII.82).
Dopo quelle craniche le localizzazioni più comu-

Fig. Xll.83. Vertebra plana di Calvé. Il corpo vertebralc invaso dal


tessuto granulomatoso, per effetto del carico si Ccollassato «a \ami. ·
na>> (apparentemente ipcrdensa) '

ni sono: bacino, mandibola e scapola (frequente J•a:'·.


spetto multiloculare), coste, corpi vertebrali (usuraia
la limitante il corpo vertebrale si «accascia» sotto il
carico assumendo l'aspetto di una lamina sottile, la·
cosiddetta «vertebra plana di Calvé» - fig. XII.83).
Fig. XJI.81. Granuloma eosinofilo (localizzazione monostotica). Nelle ossa lunghe, interessate con frequenza
L'awa ·osteolitica ovalare, situata nel!' arco anteriore della IV costa minore rispetto alle precedenti, il focolaio osteolitico
sinistra, ha netti ma lievemente irregolari e, come frequente può talvolta dar luogo a fenomeni più o meno intensi
in questa affezione, è circondata da un sottile m·letto osteosclerotico.
di reazione periostea, creando difficili problemi di
diagnosi differenziale con l'osteomielite e il sarcorna
di Ewing.
Dinanzi al sospetto clinico di istiocitosi X si
impone un esame sistematico dello scheletro ed even·
tualmente la TC o· la RM (localizzazioni orbitarie :e
nella base cranica!). Se ciò è ovvio per le forme già
clinicamente etichettate come disseminate (m. di
e m. di può a
prima vista non esserlo altrettanto per le forme ]oca··:
lizzate. L'esperienza mostra come molte forme di gra·
nuloma eosinofilo apparentemente a focolaio unico.
siano in realtà poliostotiche.

25. Sarcoidosi ossea


Fig. XII.82. Malattia di Hand-Schilller-Christian. Le arce ostcolitiche
multiple a vasta estensione superficiale conferiscono al cranio il clas-
Neli' l-2% dei pazienti affetti da sarcoidosi sj
sico aspetto (<a geograficm> o «a cielo nuvolosm>. osservano nelle ossa del carpo e del tarso, nei meta·
207

·pie nei mctatarsi, nelle falangi, piccole aree ostco- lagine di coniugazione impedisce l'invasione dell'e-
in posizione centrale (i pifisi; lo sconfinamento nella diafisi è viceversa la
cosiddetti «CIStOldi dJ Junglmg» ). regola.
La cisti ossea aneurismatica è una lesione simil-
tumorale a elevato contenuto ematico. Interessa pre-
26. Pseudotumori e tumori ossei valentemente il sesso femminile con netta predilezio-
ne per il2° decennio. Si localizza preferenzialmente
·l l6.1. Cisti ossee
nelle metafisi e nelle diajìsi delle ossa lunghe (soprat-
tutto della tibia e del femore) e negli archi posteriori
Le più comuni lesioni pseudotumorali dell'osso vertebra/i, Nelle ossa lunghe si possono distinguere
5000 : la cisti ossea semplice, la cisti ossea aneurisma- una forma eccentrica e una centrale. Nella forma
tica e Ja cisti epidermoide. eccentrica, più frequente, la lesione osteolitica,
La cisti ossea semplice, detta anche solitaria o uniformemente radiotrasparente o pseudosepimenta-
rriovanile, a contenuto sieroso, interessa soprattutto il ta, origina in sede sottoperiostea, espandendo il perio-
;esso maschile con netta predilezione per il l o e 2° stio, erodendo la compatta sottostante, invadendo
decennio. Sì localizza preferenzialmente nelle metafi- quindi il canale midollare (fig. XII.85). Se la cartila-
siprossimali dell'omero e del femore, meno comune- gine di coniugazione è saldata, la cisti aneurismatica
mente nelle metafisi delle altre ossa lunghe, nel cal- può invadere facilmente anche l'epifisi, creando pro-
cagno, nelle ossa tubulari delle mani e dei piedi. blemi di differenziazione dal tumore a cellule giganti.
Radiologicamente (fig. Xll.84) assume l'aspetto di Nella forma centrale Posteolisi interessa
un'area osteolitica centrale, uniforme (ma talvolta mente la spugnosa e la lesione può confondersi
a !ami;
sono apprezzabili nel suo contesto trabecolature resi- tanto con la cisti ossea semplice: il criterio dell'età (la
due), che interessa progressivamente a pieno spessore cisti aneurismatica è in genere «meno giovanile»), la
:e J•a:'·. la metafisi colpita, assottiglia la compatta fino a dar localizzazione, la minore frequenza di fratture patolo-
surata luogo a fratture patologiche. La presenza della carti- giche, sono di buon aiuto ai fini della diagnosi diffe-
)ltO il renziale.
ile, la· La cisti epidermoide o epiteliale è una rara lesio-
ìJ). ne cistica rivestita da tessuto epiteliale e a contenuto
uenza cheratinososebaceo, verosimilmente originante da
)liti co inclusioni intraossee post-traumatiche di tessuto epi-
ntensi teliale. Interessa prevalentemente il sesso maschile in
mi di età giovanile e adulta. Si localizza preferenzialmente
rcorna

X si
even·
.arie ·e
llC già Fig. X11.85. Cisti ossea
aneurismatica. È qui mo-
m. di strato l'aspetto più co-
può a mune, di area osteoliti-
:]oca· ca pseudosepimentata,
Jigm· metafisodiafisaria, ec-
centrica, inizialmente
unico. sottoperiostea ma poi
ampiamente espansa nel
contesto delle patii mol-
li parostali, dalle quali è
separata da un sottile
Fig. X11.84. Cisti ossea semplice. Area osteolitica centrale primitiva- strato di corticale; sul
mente metafisaria ma già sconfinata nel!a diafisi, a delimitazione versante midollare è ap-
losi sj netta, nel cui contesto trabecolature residue alterano alquanto l'aspet- prezzabile un orletto
to uniforme; la compatta è assottigliata ma non osteosclerotico di de-
meta· U>urata. marcazione.
208

nelle falangi distali delle mani e nella regione fronto-


parietale del cranio. Radiologicamente assume l'a-
spetto di un'ostcolisi superficiale «a scodella» o
«espansiva» con tutti i caratteri della lesione benigna
(fig. XII.86).

26.2. Tumori primitivi ossei


Tumori benigni e maligni possono originare nel-
l'osso da citotipi diversi (tab. XII.l2). Una loro Fig: XII.86. Cisti epirler.
descrizione, avente la finalità pratica di agevolarne la m01de: . Arca. ostcolitira.
differenziazione (e quindi di consentire un corretto dt trasparenti .·
etichettamento nosografico), non può essere basata untfonnc, ben delhnìtita ;
che deforma «a scodelim1);
sul solo aspetto radiologico (nonostante la grande falange distale del n dito
importanza che questo assume), ma deve simultanea- della mano dc>lra.
mente considerare gli aspetti biologici (tessuto di
insorgenza; sede nel contesto del singolo osso; seg- Ewing e viceversa, o una metastasi da un tumore primitivo.
AI! o stesso modo, sulla base del solo reperto iHtologico, è
menti ossei interessati; età di insorgenza) e clinicoe-
possibile confondere una miosite ossificante con un osteo.;
volutivi (talora in grado di ridimensionare· il giudizio sarcoma, :un condrosarcoma con un condroma. Solo in
prognostico basato sui rilievi morfologici! alcuni casi di tumore osseo primitivo il quadro radiografi. ·
co è così 'caratteristico da non richiedere alcuna conferma/
TABELLA XJI.12. l TUMORI OSSEI. bioptica (fibroma non ossificante! csostosit).

Serie cellulare Tumori benigni Tumori maligni Si persegue attraverso lo studio per immagini un
triplice risultato: riconoscimento della presenza di
Ossea Osteoma Sarcoma osteogenico
Osteorna osteoide Sarcoma parostalc o lesione; caratterizzazione della sua natura; bilancio di
iuxtacorticalc estensione. Il primo punto trova per lo più risposta
nell'esame diretto radiografico che rappresenta il
Cartilaginea Ostcocondroma CondroSarcoma
Condroma
mezzo più semplice, rapido e affidabile, e che quindi,
Condroblastoma logicamente, deve essere eseguito in prima
Fibroma condromixoide con tecnica corretta c atta a fornire quegli elementi :
semeiologici che, se correttamente interpretati, per·
Fibrosa c istiocitica Fibroma Fibrosarcoma
mettono di giungere al sospetto diagnostico e, in una·:
Tumore a cellule lsiocitoma maligno
giganti buona percentuale di casi, alla caratterizzazione di
natura. Il bilancio di estensione del tumore (stadiazio-::
Vasco! are Angioma Angiosarcoma ne!) ha luogo, per lo più, in seconda istanza {TC!.
Mcsenchima Sarcoma di Ewing
RM! angiografia!). ·
midollare Reticolosarcoma
Plasmocitoma Non sempre, tuttavia, è possibile effettuare una diagno:,.:
si precoce, a causa della ncgatività dell'esame radiografico:>.
Nervosa Ncurinoma (dimensioni e sede della lesione!). In linea di principio, un__ .
tumore osseo diviene radiologicamentc visibile quando:
Residui della Cordoma determina un'osteolisi non inferiore a determinati valori·..;.
notocorda
soglia: la perdita del contenuto minerale dell'osso deve"
Dubbia Adamaùtinoma essere superiore al30-40%. Tale concetto vale soprattutto se_;
il tumore è indovato nella spongiosa (specie a livello di un)
Adiposa Li poma' corpo vertebrale, del bacino, della scapola): la configuro::.>
zione e la struttura anatomica dell'osso spongioso «a
maglie)) non facilita, infatti, il riconoscimento di piccok ., :
Non è sempre facile differenziare, sulla base del solo ostcoli si, che è invece per lo più agevole nella corticale che.?
reperto radiografico, una ostcomielitc da un sarcoma di presenta una struttura compatta. ··
209

Quando l 'esame radiografico individua una lesi o- fondamentale a fini di stadiazione (estensione tumora-
ossea, alcuni criteri radiologici sono frequente- le ed extraossea! metastasi a distanza!). Di mas-
'" nte correlati alla benignità o malignità della lesio- sima importanza, in proposito, è la RM (estensione
1110 1 tumori bemgm . . hanno usualmen t e d'Imenswm . . intramidollare della lesione! rapporti con la cartilagine
n•,· ·1tate (a titolo di riferimento: inferiori a 3 cm); mar- di accrescimento, con le strutture articolari e
Inl
·li netti e rego lan,· spesso cJrcon
· dati· da un orletto colari, con i fasci muscolari e le formazioni vascolari
assottigliano e rigonfiano la compatta ma maggiori! individuazione di noduli neoplastici
se n la distruggono; non inducono reazioni periostali; dollari ben distinti dalla massa tumorale principale!).
no invadono le parti· mo Il'1; possono, comunque, Per quanto riguarda le metastasi, frequenti sono
· I tumon· ma z·1gm· quelle polmonari e ossee (sarcoma osteogenico, sarco-
0
no
, sere causa cl'1 frattura pato l og1ca.
olitira" generalmente dimensioni cospicue (a titolo di ma di Ewing), più rare quelle linfonodali locoregiona-
arcnza · :'ferimento: maggiori di 6 cm); margini mal definiti e li. Di massima importanza, in proposito, è la TC. Per la
nìtita : n · · da un orl
:lim11; irregolari, non cucond.ati se l · ricerca di lesioni ossee secondarie, tuttavia, la
:I dito usurano la compatta, mducono reaz1001 penostah; grafia presenta un'elevata sensibilità (a fianco,
invadono le parti molli; sono causa frequente di tro, di una bassa specificità!) e un costo relativamente
tt1ra patologica. Ambedue i tipi di tumori si basso.
1itivo.
;ico, è cano, con qualche eccezione, sotto forma di aree
osteo. osteolitiche: per quelli benigni l 'aspetto più comune è A. Tumori benigni
((a carta geografica»; per i maligni «a tarlatura» o
llo in L.osteoma trae origine da elementi della serie cam-
'grafi. · «infiltrante>>. La diagnosi di natura di una lesione biale ed è costituito da tessuto osseo ben differenziato.
scheletrica, però, non sempre è agevole sulla base dei Lo si osserva soprattutto nell'età adulta, pressoché
rilievi scmeiologici radiografici: il ricorso alle esclusivamente nei seni frontali e mascellari (talora
che di seconda istanza può fornire informazioni con sviluppo polisinusale), ma anche nel tavolato
ni un tive. Ad esempio, una lesione scheletrica localizzata esterno della volta cranica (il meningioma, viceversa,
za di in particolari sedi anatomiche è individuata più interessa il tavolato interno). Può essere strutturato in
cio di mente e meglio definita con la TC (lesioni pelvi che e forma compatta o in forma spugnosa. La fOrma com w
posta rachidee!). Il riconoscimento di calcificazioni ìntralew patta (fig. XII.87) è caratterizzata.da un'area di
1ta il sionali, determinante a fini diagnostici, può risultare sclerosi della stessa densità dell'osso compatto,
Jindi, più immediato con la TC che non con l'esame genea, a larga base d'impianto, a contorni spessopoli-
grafico tradizionale. La TC può meglio definire lobati, nettamente delimitata dall'osso sano circostan-
menti·. centro di alcune lesioni ossee e permettere di stabilir- te. Nella forma spugnosa (ad esempio: alcuni tipi di
, per· ne l'origine dall'osso o dai tessuti molli. La TC e la esostosi) l'osteosclerosi è strutturata. Cassociazione
n una·: RM, in base allo spessore del cappuccio cartilagineo di poliposi diffusa eredofamiliare del crasso,
ne di che riveste le neoformazioni ossee a carattere ni cutanee, dei tessuti molli, dentarie e osteomi confi-
iazio-:: sante, possono consentire di diJierenziare una gura la sindrome di Gw·dner (v. paragrafo XX.8.23).
(TC! si da un condrosarcoma periferico. Anche la
grafia apporla talora informazioni preziose: tipico il
caso dell'osteoma osteoide indovato in un peduncolo
lagno:...· mchideo e non evidente all'esame radiografico.
rafico·-·: Non sono, comunque, infrequenti i casi nei quali,
1io, un._,. su pura base radiologica, non è possibile un giudizio Fig. XII.87. Ostcomn
uando frontnlc. La neo for-
di benignità o malignità: assume allora rilievo mazione ostcomato-
valori·:·. minante la biopsia mirata sotto guida radioscopica (e sa, a struttura eburnea
, deve·'.:
talora tomografica computerizzata). (ma con qualche di-
somogeneità) c con-
Quando la diagnosi radiografica è di lesione torni poliJobati, ori-
il ruolo delle tecniche di seconda istanza è più ginante dal pavimen-
lnDJtato e ha per lo più la finalità di definire i rapporti to del seno frontale
spaz.iali della lesione in previsione di un intervento sinistro, si cspnnde
ampiamente nel suo
lllrgtco. Quando la diagnosi radiografica è di lesione contesto fino a occu-
mahgna, il ruolo delle tecniche di seconda istanza è parlo in gran parte.
210

(sclerosi di un peduncolo!). retà più colpita è


decennio. Clinicamente determina una sintomatolcg·
dolorosa notturna che risolve caratteristicamente
assunzione di aspirina. Talora la presenza delta lesiono <
è rivelata scintigraficamente per la presenza di un'aree
intensamente «calda». Radiologicamente (fig. XII.8&)a .
nella sua più tipica espressione, è caratterizzato da
«nidus)> centrale radiotrasparente e da un'area circo-
stante di osteosclerosi reattiva. Il nidus, rotondeggian-
te, di dimensioni infetiori al centimetro, può essere
uniformemente radiotrasparente o presentare nel suO
contesto zone calcificate. Costeosclerosi reattiva, scar.
Fig. XII.88. Osteoma sa o assente allorquando il nidus è localizzato nella
osteoide. Bene apprez- spugnosa, può essere molto intensa nelle localizzazio- ·:
zabili nel tratto metafi- ni nel contesto della compatta (fig. XII.89), fino a
sOdiafisario prossima-
le dell'omero destro il mascherare completamente il nidus (TC!); può esten-
piccolo nidus centrale dersi a distanza dall'area tumorale creando difficili:,
radiotrasparente (frec- problemi di diagnosi differenziale con l'osteomielitc
cia vuota) e l'osteo- sclerosante e con il sarcoma di Ewing.
sclerosi reattiva circo-
stante che induce anche
un certo rigonfiamento Costeoblastoma trae origine da elementi della
dell'osso (frecce). rie cambiale: la neoproduzione ossea non è però limi):
tata alla fase osteoide e di osso reti colare come nell'o-'
Vosteoma osteoùle trae origine da elementi della steoma osteoide, ma si esprime in forma più evoluta fi." ·;:
serie cambiale ed è costituito da tessuto osteoide e tes- no alla formazione di osso ben differenziato. Localiz- . ,.
suto osseo reticolare immaturo. Si localizza con una zazione elettiva è costituita dalla colonna vertebrale <-
certa predilezione (più del 50% dei casi) nella metafisi (specie l'arco posteriore). Cetà più colpita è il2°"3° de:·_:;;
e nella diafisi prossimale del femore, della tibia e del- cenni o. Radiologicamente, negli stadi iniziali assume':
l'omero; ma anche nella spugnosa delle ossa corte e l'aspetto di un'area osteolitica pura, spesso volumino- ·.j·
frequentemente nell'arco posteriore delle vertebre sa, a delimitazione netta (fig. XII.90); negli stadì pìù ·

Fig. Xll.89. Osteoma osteoide. Allorquando 1'0:; >::


steosclerosi reattiva molto intensa maschera il nidus
nell'esame radiografico (A), la TC (B) e la RM
si rendono preziose per la sua individuazione.
il nidus risalta chiaramente, ne! contesto della _sezio:' ·
ne femorale destra marcatamcnte aumentata dJ spes· .
sore, come area a sezione ro!ondeggianle circonda:
ta dalla sclerosi che restringe il canale midollare (la::··,:· .
quarto di luna>>. In C il nidus, ovoidale, con
aumentato rispetto al midollo osseo adiacente,
bene apprezzabile nel contesto dcll'osteosclerOSI
(nera nell'immagine) inducente rigonfiamento
fusiforme del femore destro.
l 211

irco-
;ian-
;sere
suo
scar-
nella
lZÌO-
noa
sten-
ficili .,
lelite
fju, XIL90. Osteoblastoma. La lesione tumorale, nel caso in conside-
r!tione, assume l'aspetto di un'area osteolitica pura, a margini netti e
(frecce), ampiamente estesa nella testa c nel co!lo del femore Fig..XII.92. Ostcocondroma. I: escrescenza ossea a struttura spongio-
Non è agevole la diagnosi dtfferenziale dal tumore a cellule sa circondata da un sottile strato di compatta assume il caratteristico
giganti nella varietà quiescente (v. fig. XII.95). aspetto <(a clava>) diretta verso la diafisi.

evoluti, per la più intensa attività osteoblastica, l'area to nella metafisi distale del femore e prossima! e del-
osteolitica presenta nel suo contesto zone calcificate e l'omero; meno frequentemente nelle ossa piatte;
ossificate, ed è circondata da una osteosclerosi eccezionalmente nelle mani e nei piedi. Radiologica-
va. In casi non infrequenti l'osteoblastoma assume l'a- mente (fig. XII.92) assume il tipico aspetto di un'e-
spetto di un'area osteosclerotica nodulare, ponendo la screscenza ossea peduncolata (e allora è più o meno
necessità di differenziazione dalle isole di compatta, «inchinata» verso la diafisi) o sessile, a struttura
dall'osteoma e dalle metastasi osteoblastiche (fig. interna spugnosa, con un orletto periferico di com-
XIL91). patta in diretta continuità con quella della metafisi
de li' osso ospite. L'accrescimento dell'e sosto si si
L'osteocondroma, o esostosi osteocnrtilaginea, o arresta con il raggiungimento della maturità schele-
esostosi solitaria, trae origine da elementi della serie trica. La trasformazione condosarcomatosa è rara
cartilaginea ed è costituito da cartilitgine che (l%) e deve essere sospettata ogni qual volta l'osteo-
rando (ossificazione encondrale) diventa osso condroma aumenta rapidamente di dimensioni e pre-
l'adulto). Lo si osserva già in età infantile, senta nel suo contesto calcificazioni intensamente
radiopache, grossolane, diffuse. Nelle esostosi multi-
ple ereditarie (malattia esostosante di Léri) la tra-
sformazione condrosarcomatosa è più frequente
(15%).

Il condroma trae origine da elementi della serie car-


tilaginea ed è costituito da cartilagine ben differenzia-
ta. Si localizza con una certa predilezione (50%) nelle
ossa tubulari della mano (soprattutto in forma multi-
pla); meno frequentemente nel piede, nelle ossa lunghe
Fig. XII.9L Osteoblastoma. La lesione tumorale, interessante il degli arti, nel cingolo scapolare e pelvico. Lo si osser-
peduncolo sinistro di L2, assume l'aspetto di un 'area di ostcosclerosi
Oadulare. 1\on è agevole la diagnosi differenziale dalle isole di com- va generalmente in età adulta (ma verosimilmente è pre-
patta, dall'osteoma e dalle metastasi osteoblastiche. sente, asintomatico, già dall'infanzia). Radiologica-
212 Capitolo Xi!:

del femore e nella prossimale della tibia; frequen(<:


anche le localizzazioni apofisarie (grande trocanter
1
<
trochite )._L6tà più il2°
mduce u.n area dt
re, pohlobata sepunentata, a dehm1taz10ne netta, con..'-':'·
tenente a. zolle multiple, talora accolll:·.·.·
pagnata da reazione penostale e da tumefazione paro- .·;_
stale (fig. XII.94). · ··
Fig. Xll.93. Condroma centrale e periferico. A sinistm, nella TC del
bacino, è bene apprezzabile il rigonfiamento dell'ileo sinistro nel suo
tratto paraarticolare (frecce); la corticale è assottigliata; nel contesto
Il fibroma condromixoide trae origine da elemen>"''
del tumore a sviluppo centrale (cncondroma) sono presenti calcifica- ti della serie connettivale precartilaginea ed è costi_-.·
zioni (<a zolla>>. A destra l'area condromatosa periferica (eccondroma) tuito da cellule condroidi, mixoidi e fibrose. La pre.:-:.:_.,
usura <m scodella>> la falange media del Il dito e si espande sotto senza di atipie nucleari può indurre istologicamente·:'.
forma di tumefazione strutturata ricoperta da corticale papiracca
interrotta in più punti. alla diagnosi di condrosarcoma: i caratteri clinici -e·:_.:
radio logici di benignità inducono a evitare tale errore'
mente (fig. XII.93), nella/orma centrale (encondro- di inquadramento. Si localizza con spiccata preferen.:
ma), induce un'area osteolitica di tipo cistico, za (90%) nelle del femore e della tibia; più',_:
!oculata, a contorni policiclici, ben delimitata, spesso raramente nelle piCcole ossa della mano e del piede
con grossolane zolle calcifiche nel suo contesto; l'os- nella clavicola e nel bacino. L'età più colpita è
so è rigonfiato («a batacchio di la çompat- 3° decennio. Radiologicamente induce un'area osteo-
ta assottigliata. Nella forma periferica (eccondroma) litica ovalare, eccentrica, espandente la compatta fino
l'osteolisi assume aspetto «a scodella>>; da essa si di- alla sua scomparsa (il rivestimento è allora periosta:
parte una tumefazione asimmetrica sporgente nei tes- le), delimitata dalla spugnosa normale da un orletto
suti parostali ricoperta da corticale papiracea. Condro- sclerotico.
mi multipli si osservano nell' encondromatosi di Ollier,
vera e propria osteodisplasia generale encondrale ge- Il fibroma', o fibroma non ossificante, o difetto
notipica (v. fig. XH.38). I condromi delle mani, con- fibroso metafisario (nella variante di piccole dimen-
trariamente a quelli delle ossa lunghe degli·aiti e dei sioni a regressione spontanea), trae origine da istiofi-
cingoli scapolare e pelvico, degenerano solo eccezio- broblasti ed è costituito da tessuto fibroso compatto
nalmente in condrosarcoma. con scarse cellule giganti. Si localizza con una certa
predilezione nelle meta·fisi fertili del ginocchio. :V età '
Il condroblastoma trae origine da elementi della più colpita è il 2° decennio. Radiologicamente (v. fig.
serie cartilaginea ed è costituito da condroblasti e cel- XIIJOB) induce un'area osteolitica superficiale, spes-
lule giganti. Si localizza nelle epifisi fertili, soprattut- so sepimentata e delimitata da un netto or! etto sclero-
to in quella prossimale dell'omero, poi nella tico, che espande modicamente la compatta. Frequenti
le fratture patologiche.

Il tumore a cellule giganti, o osteoclastoma, trae'


verosimilmente origine da istiofibroblasti mi dollari. t
altamente vascolarizzato e costituito da un tappeto di ·
cellule fondamentali mononucleate nel contesto del qua·
le sono uniformemente distribuite cellule giganti
rinucleate. Ha aggressività locale (frequenti le recidi.:-':"
ve dopo svuotamento o rcsezione chirurgica); non in:_,
frequentemente (l 0-15%) va incontro a <.:
sarcomatosa. Si localizza con una certa predilezione
Fig. XII.94. Condroblastoma. Radiogramma (a sinistro) c tomogram" (50%) nei tratti metafisoepifisari fertili del ginocchio;,\
ma (a destm) della testa dell'omero destro. Sono bene evidenti kcal" ma anche nell'estremità distale del radio (20%). La dia: .. :
cificazioni marginali c centrali della lesione, caratteristicamente
situata nell'epifisi prossimalc dcll'omero. Si osservi la reazione fisi è di norma rispettata. L età più colpita è il3°-4°
periostalc longitudinale lungo il versante medialc metafisodiafisario. cenni o. Radio logicamente induce un 'area osteolitica./·
213

comparsa risale verosimilmente all 0 decennio), con


netta predilezione (70%) per i corpi vertebrali e per la
teca cranica frontale e parietale. Radio logicamente, nel
corpo vertebra! e, sullo sfondo di piccole aree osteoli-
tiche «a tarlatura» (distruzione di fasci trabecolari) si
osservano tipiche strie verticali di addensamento «a pa-
lizzata» (ipertrofm compensatoria dei fasci trabecola-
ri residui- fig. XII.98A). Le fratture patologiche sono
rare. Nel cranio, nel contesto di un'analogo sfondo osteo-
litico, spiccano numerose spiculature radi opache di-
sposte «a raggiera» (fig. XII.98B). L'angioma fa sa-
lienza nelle parti molli ma rispetta il tavolato interno.

Fig. XII.95. Tumore a cel- Il neurinoma e illipoma sono tumori benigni di ri-
lule giganti. Radiogram-
ma del ginocchio. NeJla scontro eccezionale a livello osseo. Possono essere cen-
forma <<quiesccnte>>, illu- trali o intracorticali. Inducono aree osteolitiche a ca-
strata in figura, è osscr- rattere benigno.
vabile un 'arca ostcolitica
circoscritta, a margini più
o meno definiti, delimita- B. Tumori maligni
ta da un sottile Ol·letto
sclerotico
Il sarcoma osteogenico, o osteosarcoma, trae ori-
fino gine da uno degli elementi della serie cambiale
ovalare, eccentrica, a margini non perfettamente defi- (osteoblasto, condroblasto, fibroblasto). È il più fre-
etto niti, nel cui contesto spesso residuano trabecolature vi- quente (30%) di tutti i tumori maligni primitivi
5tose; i fenomeni di osteogenesi re attiva circostante (or- l'osso. Si localizza con spiccata predilezione (80%)
letto sclerotico, apposizione periostea) sono scarsi; l'ar- nel tratto metafisario o metafisodiafisario distale del
ètto ticolazione è rispettata; la compatta è soffiata e assot- femore e prossima! e della tibia e dell'omero. L'età più
Jen- tigliata (fig, XIL95), I: indagine radiologica e la RM colpita è il 2° decennio (in età tardiva può insorgere
ofi- consentono, ili linea generale, la distinzione delle for- su osso pagetico). Nell'anamnesi ricorre spesso un
atto pregresso trauma. I fenomeni dolorosi osteocopi,
me quiescenti, attive e aggressive (fig. XIL96). Queste
erta
ultime sono dette anche sarcomatose per l'apprezzabi- caratteristicamente persistenti, inducono il paziente a
;età sottoporsi all'indagine radiografica. Ha prognosi estre-
lltà dei caratteri classici di malignità (fig. XII.97). La
fig,
diagnosi differenziale verte soprattutto con la cisti aneu- mamente grave, sia per la precoce metastatizzazione al
pes-
rismatica, il condroblastoma, il condrosarcoma, il fi- polmone (radiogramma toracico!), sia per la risposta
ero-
brosarcoma. Il trattamento elettivo è chirurgico; la ra- poco favorevole alla terapia (chirurgica o radiante). A
enti
diotcrapia è riservata ai casi non operabili e non è esen- seconda deli' entità del!' osteogenesi tumorale può mani-
te da rischi (necrosi ossea! fratture patologiche! mag- festarsi informa osteolitica pura (la più rara), informa
giore probabilità di trasformazione sarcomatosa1). addensante pura, in forma mista (la più frequente).
trae'
Radiologicamente (fig, Xlt99A), nella forma mista si
ri.b
odi · Vangioma è un tumore benigno di origine vasco- osserva l'associazione di lesioni osteosclerotiche più o
lare. Si osserva generalmente in età adulta (ma la sua meno dense, a margini mal definiti, e di lesioni osteoli-

Fig. XII.96. Tumore a cellule giganti in fom1a «quie-


seente)) della testa del pcronc. RM coronale con se-
quenza turbo-SE Il-pesata prima (A) e dopo inie-
zione e. v. di MdC paramagnctico (B), c T2-pesata
(C). La lesione, a margini netti c lievemente Ìn'Cgo-
lari, ha segnale di media intensità nella sequenza Tl-
pesata e presenta nel suo contesto tenui arce roton-
dcggianti ipointcnsc rifcribili a necrosi colliquativa.
Tali aree divengono bene apprezzabili dopo sommi-
nistrazione di MdC (mancato c.e.!), c nelle sequen-
ze T2-pesatc (ipcrintcnsità del contenuto fluido!).
214

Fig. XII.97. Tumore a cellu-


le giganti. Radiogramma del
polso. Nella forma «aggres-
siva», illustrata in figura, è
osservabile una vistosa area
osteolitica con trabecolature
residue nel suo contesto, che Fig. XII.98. Angioma. A: tipico aspetto «a palizzata» del corpo di L3
usura in più punti la com- che è alquanto aumentato di dimensioni (tomogramma sagittale). B:
patta e si espande nelle par- tipico aspetto di area osteolitica strutturata M raggierm> e ben delimi:· ·. "
ti molli circostanti. tata (dettaglio radiografico LL del cranio).
tic he confluenti, nel contesto di un'area più o meno molli parostali (TC 1 RM!). J.:osteogenesi san:omat'"
estesa, eccentrica. Il canale midollare è invaso con faci- induce la comparsa di tipiche travate calcifiche
lità (frequenti, quindi, focolai secondari a distanza nello grossolane, spesse, «a raggi di sole!>, «a peli di
stesso osso); la cartilagine di accrescimento, viceversa, la>>, «a cespuglim>, impiantate
ostacola la diffusione all'epifisi. La compatta è rapida- all'asse dell'osso. Il periostio, sollevato dalla
mente distrutta con conseguente invasione delle parti tumorale, produce osso non tumorale a strati 'u'"PIPO·:Cit

l''''''''' •······
215

t' (periostosi «a sfoglie di in maniera più (p nella parte centrale che non alla periferia) che
'tensa all'estremo prossimale e distale della massa «avvolge>> l'osso interessato (il più delle volte il
"'- nora!e ave compare una sprcu . l a tnango
. l are («tnan-
. femore) senza coinvolgerlo (spesso, addirittura, rima-
1
:\o di Codmam>). Nelle forme pure addensanti o nendone separato da un orletto radiotrasparente - fig.
coteolitiche (fig. XIIJOO), le caratteristiche semeiologi- XII.lOl); l'accrescimento è lento, la prognosi relati-
di base sono simili a quelle sopra descritte: le rea- vamente meno infausta dell'osteosarcoma classico.
periostali, però, sono scarse nelle prime, molto Gli osteosarcomi «Secondari>; insorgono in età adul-
intense rielle . .. ta, più frequentemente su osso pagetico. I: osteosar-
La diagnosi del tumore, m genere possrbtle sulla comatosi insorge nel l o decennio; è caratterizzata da
base del semplice esame radiografico, induce all'uso molteplici focolai osteosclerotici che colpiscono sim-
complementare di altre . ?i di metricamente le metafisi delle ossa lunghe, le ossa
immagini, soprath1tto al fme dt un bilanciO preterapeu- piatte e la colonna vertebrale; ha prognosi altamente
tico di estensione. La TC consente di individuare pic- infausta. Il cosiddetto «osteosarcoma emorragico o
cole aree ostcolitiche della compatta e alterazioni della teleangectasico», a prognosi altamente infausta, può
trabecolatura spugnosa (rilievi, questi, male apprezzabi- viceversa identificarsi nella forma osteolitica pura
li nel radiogramma e nel tomograrnma convenzionale), dell'osteosarcoma classico.
ma soprattutto di dimostrare fini calcificazioni tumora-
!i. Il condrosarcoma trae origine da cellule cartilagi-
La RM è molto accurata nella valutazione del grado nee (talora a seguito di trasformazione maligna di un
di estensione del tumore nel canale midollare e nelle osteocondroma o di un encondroma). :È secondo in or-
parti molli parostali, della presenza di piccole metastasi dine di frequenza (15%) tra i tumori maligni primitivi
ossee a distanza dalla lesione primitiva (fig. XII.99B e del!' osso, dopo l' osteosarcoma (rispetto al quale la pro-
C), ma non consente un'attendibile dimostrazione delle gnosi è più favorevole). Si localizza con una certa pre-
calcificazioni tumorali. La scintigrafia ossea (area dilezione (50%) nel bacino e nelle coste; ma anche nel
conseguente all'iperattività osteoproduttiva femore, nell'omero, nella scapola, nelle vertebre. l: età
· peritumoralel) è molto sensibile nell'individuare le più colpita è il4°-6° decennio. La dimostrazione isto-
localizzazioni multifocali ossee (peraltro rare!). li ricor- logica di malignità è spesso difficile: grande impor-
so all'angiografia ricorre modernamente con scarsa tanza assumono pertanto i rilievi radiologici. Radio lo-
frequenza e soprattutto in previsione di procedure inter- gicamente, nella forma centrale (fig. Xll.102A), indu-
Ventistiche (chemioembolizzazione!). ce un'area osteolitica ovalare uni- o pluriconcamerata,
nel cui contesto sono apprezzabili piccole calcificazioni
Sono descritte alcune varietà cliniche rare dell'o- diffuse («anulari>>, «a virgola»); la compatta è erosa in
steosarcoma dotate di caratteri peculiari. Il sarcoma più punti (più raramente è ispessita); l'osso è rigonfia-
osteogenico iuxtacorticale o parostale origina dal to; la reazione periostale è modesta. Nelle fasi avanza-
periostio, in età più tardiva (3°-4° decennio); si svi- te si ha rapida invasione delle parti molli. Ne/la forma
luppa sotto forma di massa intensamente calcifica periferica (fig. XII. l 02B) si ha tumefazione delle par-
ti molli, di tenue densità, irregolare, confini caratteri-
stiche calcificazioni nel suo contesto. Nelle ossa piat-
te il condrosarcoma raggiunge spesso dimensioni enor-
mi. L'esame radiografico consente con facilità la dia-
gnosi dì condrosarcoma; la TC e la RM sono indi-
spensabili per il bilancio preterapeutico di estensione
Fig. XII.lOO. Osteosarco-
ma. Nella forma osteoliti- (fig. XII. l 03).
ca pura illustrata in figu-
ra, la metafisi e l'epifisi Il fibrosarcoma trae origine da elementi fibrosi
distali dd femore assu"
mono aspetto di traspa- degli spazi mido!lari (forma centrale) o degli strati
renza «vftrea)), a margini profondi del periostio (forma parostale). Non ha ten-
sfumati, con usura diffusa denza alla produzione di tessuto osseo. Interessa con
della compatta e invasio- elevata frequenza (75%) il tratto metafisodiafisario
ne dei tessuti molli paro-
stali. inferiore del femore e superiore della tibia, ma anche
216

Fig. XII. l Ol. Sarcoma


osteogenico iuxtacorti- Fig. XII.l03. Condrosarcoma. La TC mette in evidenza le fini
cale (o parostale). La sioni del1a compatta tibialc con sconfinamento <(foca]C)) del
massa di otigine perio- nelle pm·ti molli. Si osservino le calcificazioni grossolane nel COllie.
stalc, intensamente cal- sto del canale midollare alquanto slargato.
cifica, avvolge «a mani-
cotto» la diafisi omera- ne ovalare delle parti molli, di media densità, che
le (peraltro indenne), ri-
manendo da questa se-
presenta piccole calcijìcazioni nel suo contesto ed
parata da un evidente or- erode la compatta.
letto trasparente.
L' istiocitoma fibroso maligno trae origine da istio-
la mandibola. V età più colpita è il3°-4° decennio. La fibroblasti midollari. È tumore di recente inquadra:::·.·
prognosi, come sopra detto, migliore rispetto all'o- mento, in passato confuso con il fibrosarcoma e
steosarcoma, è peggiore rispetto al fibrosarcoma delle steosarcoma. Si localizza con una certa predilezione· ·
parti molli. Radio logicamente, nella forma centrale (50%) nelle metafisi fertili del ginocchio (l'estensione''
induce la comparsa di un'area osteolitica con i carat- diafisaria ed epifisaria è però pressoché
teri usuali di malignità ma senza segni specifici (la L'età più colpita è il 4°-5° decennio. Radio logicamente'·,"'
diagnosi di natura è quindi puramente bioptica). Nella induce un'area osteolitica massiva o a chiazze con-.:·:
forma parostale induce la comparsa di una tumefazio- fluenti, a margini sfumati e irregolari. I fenomeni di·.<·
osteogcnesi reattiva circostante sono scarsi. La com·
patta è assottigliata ma non obbligatoriamente inter·_.:.<'
rotta. Con una certa frequenza l'istiocitoma maligno __
insorge «secondariamente» su infarti ossei
zioni nel suo contesto!), su osso irradiato, su osso':;·
pagetico, o per degenerazione maligna di un tumore a·.,
cellule giganti. La diagnosi differenziale si pone con H.:.: ·
fibrosarcoma, l'osteosarcoma, il reticolosarcoma e le ...
metastasi osteolitiche. t:l.
Il sarcoma di Ewing trae origine da cellule
lari mi dollari immature o, secondo più recenti
da cellule neuroectodermiche. È terzo in ordine d.i. .i:;
frequenza (IO%) tra i tumori maligni primitivi del;(!,
l'osso, dopo l'osteosarcoma e il condrosarcoma. .
interessare la diafisi, la metafisi, le ossa piatte e
Si localizza con una certa predilezione (60%) né\)\
femore, nella tibia, nell'omero e nel perone; ma
Fig. XII.102. Condrosarcoma. In A il III medio della diafisi tibiale è nel bacino, nelle coste, nella scapola, nelle
rigonfiato «a fuso)) dalla neoforlmlzione condrosarcomatosa centrale L'età più colpita è il 2°-3° decennio.
a carattere ostcolitico (ma contenente grossolane calcificazioni); la ricorre spesso un pregresso trauma. Clinicamente v:1B··.iiT
compatta è vistosamente ispcssita. In B la voluminosa neoformazionc
condrosarcomatosa originante eccentricamente dal versante mcdiale
simulare un 'osteomielite. Radiologicamente
della metaflsi femorale, intensamente e grossolanamente calcificata, XII.l 04), nella forma più comune induce aree
si sviluppa pressoché totalmente nel contesto delle parti molli. litiche multiple a piccoli focolai non confluenti, spes\Vìt
1:1',:

):Thi
;:•.Jt
217

predilezione (40%) per il femore, la tibia e il perone; la


scapola, il bacino, le vertebre, la mandibola, le coste, il
cranio, lo sterno. In 1/5 dei casi l'interessamento osseo
è multiplo già dal momento di prima osservazione. Cetà
più colpita è il3°-4° decennio (le localizzazioni sche-
letriche secondarie dei !infami colpiscono soprattutto
il 5° decennio) .. Clinicamente è caratteristica la disso-
ciazione tra quadro radiologico imponente e sintomi
generali assenti. L evoluzione è comunque assai lenta.
Radiologicamente (fig. XII.l 05) induce aree
che multiple a piccoli focolai con una certa tendenza
alla confluenza, le quali conferiscono all'osso un aspet-
to come «tarlato». Si associa una osteosclerosi reattì-
va dal caratteristico aspetto «a zucchero candito». La
che compatta è per lo più distrutta con conseguente
o ed sione delle parti molli (TO RM!). La reazione
stale, Jamellare e spiculare, è contenuta. Con una
ta frequenza il reticolosarcoma osseo assume aspetto
stio- fig. XII.HI4. Sarcoma di Ewing (casi diversi). In A la lesione turno- pseudoinfiammatorio simulando un' osteomielite (com-
mie è rappresentata dalla grossa e irregolare area osteolitica medio- patta ispessita, reazione periostea lamellare, scarso scon-
Qj,1flsaria ulnHI"C che rigonfia l'osso usurandone in più punti la com-
palla; a monte valle si svil:1p?a un'intensa
finamento nelle parti molli parostali). Il reticolosarco-
oocsiste pcriostos1 «a sfoghc d1 Cipolla». In B la lesione SI cstnnseca ma è molto radiosensibile: la ricostruzione morfologi-
in forma «infiltrativa» rarefacendo la metafisi c il tratto prossimale ca dopo radioterapia è però incompleta.
Jclla diafisi dcll'omcro; si accompagna un'apposizione periostalc
irregolare c interrotta. Il quadro nel complesso è di tipo similosteo-
mielitlco.

so pandiafisarie. Quando è interessata la compatta,


questa può apparire come «sfogliata» per la progres-
siva dissociazione lame Ilare. Nelle fasi avanzate l 'os-
so può risultare come «cancelJato» («osso fanta-
smm>), Meno comune è l'induzione di una singola
area osteolitica mal delimitata. In ogni caso si associa
una osteosclerosi reattiva dovuta alla produzione di
osso non tumorale (diagnosi differenziale con il.sar-
toma osteogcnico!). La reazione periostale, «a sfo-
glie di cipolla», talora con «triangoli di Codman»
negli estremi prossimale e distale, o «a fili d'erba», è
evento pressoché obbligatorio. Costante l'invasione
delle parti molli. resame radiografico, in genere
sufficiente per porre diagnosi di sarcoma di Ewing,
non offre informazioni adeguate per valutare l'esten-
sione locoregionale e a distanza; TC e RM sono fon-
damentali in proposito. Il sarcoma di Ewing è molto
dopo radioterapia spesso si ha buona
ncostruzione morfologica.

Il retlcolosarcoma primitil1o osseo trae origine da


Fig. XII.I05. Rcticoli:isarcoma primitivo osseo. La lesione tumorale
cellule reti co lari mi dollari differenziate. Può interes- assume fondamentalinentc aspetto di diffusa «tarlaturm> dell'ileo, dcl-
le ossa lunghe (con localizzazione indifferente nel- l'ischio e del pube, ma qua c là sono apprezzabili tenui aree di spon-
l.episifi, nella metafisi o nella diafisi) con una certa giosclcrosi reattiva. Coesiste protrusione acctabolare.
:·.ç
218 Capitolo XtJ ).'.

Il plasmocitoma trae origine dai plasmociti mi dol- sformazione maligna dell'angioma osseo.
lari. L'interessamento osseo, nella forma tipica, è mul-
tiplo, con una certa predilezione per le vertebre, le Illiposaì·conw osseo trae origine da cellule adipo.
coste, il cranio, il bacino e il femore; l'interessamento se della cavità midollare (è possibile, comunque, l'o.
monostotico («plasmocitoma solitario») è ecceziona- rigine dagli strati profondi periostali o dalle parr
le. L'età più colpita è il 5°-7° decennio. Clinicamente
v'è dolore osseo (spesso dovuto a una frattura patolo-
molli parostali con successiva invasione dell'osso). t
di riscontro eccezionale e ha caratteri di lesione
gica) e decadimento delle condizioni generali. Carat- osteolitica maligna a rapida evolutività.
teristica è la sindrome biologica: iperglobulinemia con
presenza di proteina abnorme, proteinuria di Bence- Il cordoma trae origine da residui della notocorda
Jones, ipercalcemia con fosfatasi normali. Biopsia e interessa soprattutto gli estremi del sacro e .
midollare ed esame radiologico sistematico dello coccige (60%); base cranica (30%). E di riscontro
scheletro sono indispensabili per il corretto inquadra- molto raro. Ha carattere osteolitico, con prevalente
mento nosografico. Radiologicamente (fig. XII.l06), malignità locale, lento ma a evoluzione inesorabile.·
nella forma tipica induce aree osteolitiche multiple
rotondeggianti di dimensioni variabili da qualche mil- r.; adumantinoma osseo (così detto per la stretta
limetro a qualche centimetro, a limiti netti ma non rassomiglianza istologica con gli adamantinomi man.
accompagnate da OJ'letto osteosclerotico, con aspetto dibolari) ha istogenesi controversa (tumore epiteliale:
risultante «a tarlatura diffitsa>>. La compatta, prima da inclusione di cellule embrionarie? tumore di origj...
erosa sul versante interno, viene poi soffiata e distrut- ne sinoviale? tumore di origine angioblastica?). Sl
ta, con conseguente invasione delle parti molli (TC! localizza in almeno 1'85% dei casi nella tibia. È dL
RM!). Manca ogni reazione periostale. Spesso si asso- riscontro molto raro. Ha carattere osteolitico, con pre. ·
cia, soprattutto nel rachide e nel bacino, lm quadro dif valente malignità locale, e solo tardivamente dà meta·
ji1so similosteoporomalacico, il quale peraltro può stasi linfoghiandolari e polmonari.
presentarsi anche isolatamente («mielomatosi rarefa-
cente diffusa>>). Il plasmocitoma solitario assume l'a- 26.3. Metastasi scheletriche
spetto di un'area osteolitica pseudocistica (per la pre-
senza di grossolane trabecolature residue), a tendenza In una valutazione globale, metastasi ossee com·"<
espansiva, che rigonfia l'osso, usura la compatta e si paiono in circa il 25% dei pazienti affetti da tumore···
apre nelle parti molli. maligno. Il rischio è molto elevato per i tumori della ·,;
mammella (65%), della prostata e della tiroide (40%),
L'angiosarcoma osseo è un tumore primitivo del- del polmone (35%); consistente per i tumori del rene,
l'osso di riscontro eccezionale, a carattere osteolitico, del pancreas e dell'utero.
a evoluzione rapida con metastatizzazione precoce. Gli emboli metastatici raggiungono l'osso per via
Non è a tutt'oggi dimostrata la sua origine per tra- ematica (meno frequentemente per via linfatica) e si
insediano nella spugnosa generando quadri di tipo
osteolitico (per distruzione di osso), di tipo osteobla-
,<,'tico (per stimolazione di una neoosteogenesi endo···;
stale reattiva con osteosclerosi secondaria), di tìpo.
misto. L'insediamento corticoperiostale è più raro: i ..
quadri che ne risultano pongono spesso difficoltà
gnostiche differenziali notevoli con numerosi tumon
ossei primitivi. La diffusione per contiguità è fre·
quente per alcune localizzazioni tumorali: alla base
cranica nei tumori rinofaringei; all'arco posteriore:
costale nei tumori polmonari tipo Pancoast; a qualsia·.,·.
si osso con invasione dall'esterno della compatta o
Fig. XII.J06. Plasmocitoma. Sono bene evidenti le aree osteolilichc della corticale e poi della spugnosa nei tumori paro·
craniche multiple (frecce), rotondeggianti, di dimensioni variabili, stali in senso lato (quest'ultima evenienza è frequente
nelle guaii la delimitazione nella e l'assenza di orletto ostcosclerotico
costituiscono rilievo caratterizzante di natura. nei tumori dei visceri pelvici).
Sedi frequenti di localizzazioni metastatiche sono: Radiologicamente (figg. XIU 07 e XILI 08), nei
colonna dorsolombare (vertebra plana metastatica; quadri tipici si osserveranno aree osteolitiche o
1
lipo. d'av?rio metastatica; versa osteosclerotiche o le une e le altre simultanea-
l'o. distruzione di un peduncolo); tl cramo, le coste, tl mente nelle forme miste, uniche o multiple, roton-
Parti bacino, i! terzo prossima!e femorale. Meno comune è deggianti, isolate o confluenti, a margini per lo più
l). È )'interessamento del cingolo scapolare, dello sterno, irregolari. L'osso non è rigonfiato. Non vi è alcuna
.ione del!'omero, dei due terzi inferiori del femore; vera- reazione periostale. Sono rare l'usura della corticale e
nente raro quello delle ossa dell'avambraccio e della l'espansione nelle parti molli, che spesso conseguono
della gamba e del piede. a una frattura patologica.
orda Certi tumori, probabilmente a cagione delle carat-
:roe ' teristiche dello scarico venosa e delle ampie anasto-
1ntro mosi veno-linfatiche, tendono a interessare elettiva-
ente mente determinati segmenti scheletrici; i tumori pro-
le. statici il bacino c la colonna lombare.
La massima incidenza di lesioni metastatiche si ha
retta nel 5° e 6° decennio. Sarà eventualmente la biopsia
nan. ossea a dìrimere il dubbio e talora a suggerire, su base
liale . istologica, la possibile sede della lesione primitiva.
rigi. Nel 1o decennio sono tipiche le metastasi da neuro-
l. Si blastoma, spesso primo e unico rilievo clinico. Nel2°
Edi. decennio può osservarsi interessamento osseo secon-
pre. dario da linfosarcoma.
l eta.
È esperienza di ogni radiologo l'individuazionc di
111 etastasi scheletriche asintomatiche da tumore primitivo Fig. XII.108. Metastasi osteosclerotiche del bacino da tumore della
ignoto nel corso di indagini effettuate per i motivi più mammella. Nel caso illustrato in figura, assumono l'aspetto di aree
disparati. Generalmente, però, le metastasi scheletriche rotondeggianti, isolate, a margini discretamente regolari, di radiopa-
danno dolore ingravescente, non sedabile dagli oppiacei, cità intensa.
'OIU· -,
nore'' spesso in rapporto afrattura patologica, tumefazìone loca-
le (quando la sede è superficiale) e sindromi neurologiche
Iella · (nelle localizzazioni vertebrali). Se la metastatizzazione è
1%), diffusa può osservarsi ipercalcemia, ipercalciuria, iperjò-
·ene, sfatasemia alcalina. !perfosfatasemia acida si osserva
camtteristicamente nei tumori della prostata (e ciò consen-
·via te la differenziazione dai quadri spesso simili della malat-
esi tia di Paget). Il puntato sternale può rivelare la presenza di
tipo cellule neoplastiche e più frequentemente una modesta
-hla· plasmocitosi reattiva. La VES è aumentata.
1d0·
tìpo
ro: i"
dia';
nori
fre·
Jase
iore :
!sia· . ·.
tao
aro- Jiig. XII.109, Metastasi ostcolitica «soffiante)) dell'ala iliaca destra da
ente Fig. Xli.I07. Metastasi osteolitiche craniche da tumore della mam- tumore tiroideo. La vistosa lacuna osteolitica, parzialmente sepimen·
mella. Le aree osteolitichc multiple confluenti metastatiche hanno, lata c delimitata da uno spesso orletto sclcrotico qua c là interrotto,
)lerlo più, margini sfumati e irregolari. rigonfia ampiamente l'osso espandendosi nelle parti molli.
220

peculiari per alcune atipie semeiologiche (v. paragrafo


XXXVIII.7.3.2).
I tumori" della prostata e della mammella dann
con una certa frequenza metastasi di tipo
co. Si ritiene generalmente che questo tipo di metasta.
si abbia comportamento evolutivo più favorevole del
tipo osteolitico puro.

L'individuazione precoce delle metastasi schele-


triche nei tumori ad alto rischio specifico, in primis
quelli mammari, può ripercuotersi significativamente
sulle prospettive di controllo clinicoevolutivo e tera.
Fig. XII. l lO. Metastasi vcrtcbralc occulta da tumore esofageo. La TC peutico. Assumono grande importanza, in proposito
mette in chiara evidenza la presenza di una lesione strutturale ipo-
dcnsa del corpo c del peduncolo sinistro della II vcrtCbra dorsale, in prima istanza la scintigrafia ossea e l'esame radio:
appena aggettante nel canale vertebrale. La lesione non era apprezza- grafico dello scheletro, in seconda istanza la re e la
bile nel radiogramma toracico nonostante la ((Spia» rappresentata dal RM (le quali, peraltro, consentono talora di individua-
concomitante ispcssimcnto locale della linea paravcrtcbralc sinistra.
Si osservi la dilatazione dell'esofago (stenosi ncoplastiCa sottostan-
re piccole metastasi sfuggite alle precedenti indagini).
te!). Ecco alcune considerazioni in proposito:
Le metastasi da carcinomi, spesso latenti, della l. La visualizzazione radiografica di una mctastasi di
tiroide, del rene e del crasso, assumono .talora un tipo osteolitico è rigorosamente condizionata dal
aspetto «osteolitico soffiante>> (fig. XII. l 09) nel senso superamento di una soglia minima di distruzione
che l'area osteolitica, centrale o eccentrica, interna- di massa ossea che si aggira sul 30-40%.
mente sepimentata da una trabecolatura residua irre- 2. La metà delle metastasi obiettivate autopticamente
golare, rigonfia l'osso (che assume nelle localizzazio- nella colonna vertebrale sfugge all'individuazione
ni superficiali un aspetto pulsante similaneurismatico) radiografica (TC! RM! - fig. XII. l l 0).
e assottiglia fortemente la corticale. In altri casi è 3. La diagnosi scintigrafica di metastasi ossee è più pre-
molto difficile, su base puramente radiologica, la dif- coce ma meno specifica (fig. XII. 111 ). La diagnosi
ferenziazione di queste rnetastasi «atipiche>> dalmie-
loma solitario.
Le metastasi da neuroblastoma pongonò problemi

Fig. XII.lll. Metaslasi ossee da


carcinoma Qrostatico. Scintigrafia
ossea con 99mrc-idrossimctilcn-
difosfonato. Le aree metastaticl)c,
coinvolgenti diffusamente i se·g-
mcntl scheletnc1 evJdenz1at1 nella
scansione presentata, sono bene
app1·ezzabili sotto forma di «aree
calde)) per l'abnorme accumulo Fig. XIL112. Mctastasì da tumore rcna!c. La TC evidenzia il coinvol·
del radiofarmaco nel loro conte- gimento massivo del corpo, dell'arco e del canale vertebralc, e l'aJU·
;to pia estrinsecazione nella doccia paravcrtebralc.
221

rafo radiografica è più tardiva ma più affidabile: più radiognifica mirata delle regioni positive o
eisa è inoltre la localizzazione topografica come pu- sospette. In caso di discordanza è utile il ricorso
llUJo re l'asserzione etiologica nei casi più tipici. alla TC o allaRMe il controllo a stretta distanza di
asti. tempo.
lsta. 4. 1 falsi negativi e i falsi positivi scintigrafici sono
rispettivamente del5% e dell5%; quelli radiogra- 7. La ricerca di metastasi in segmenti ossei di diffici-
'dei fici del 17% e dell'l%. La scintigrafia riduce le studio radiografico e con problematiche legate
quindi il numero dei falsi negativi ma aumenta alla presenza di importanti organi adiacenti, quali
quello dei falsi positivi (spondiloartrosi deforman- la colonna vertcbrale, il bacino e il sacro, richiede
re/e. te, malattia di Paget, vecchie fratture, degenerazio-
imis per lo più il ricorso alla TC o alla RM (fig.
ni discali, coxoartrosi). XII.l!2).
ente
tera. 5. Radiograficamente i fattori di errore più elevati si 8. La RM ha grandi potenzialità nell 'individuazione
sito, hanno nella colonna dorsale e nelle arcate costali, di metastasi ossee, ma il suo uso a tale scopo è a
i più bassi nel bacino.
dio- tutt'oggi poco comune, con la rimarchevole ecce-
e la 6. Può essere utile, pertanto, suggerire il ricorso pre- zione della ricerca di lesioni coinvolgenti e «sosti-
dua. liminare alla scintigrajia e la successiva analisi tuenti)) il midollo osseo.
:ini).

ISi di
1 dal
:ione

tente
:ione

1pre-
osi
CAPJTOLO XIII

ARTICOLAZIONI
FRA.I'\CESCO PRIOLO E ENZO SILVESTRI

Due grandi classi di patologia, differenziate per ezio- valutazione «mirata» per immagini. Lo studio delle
patogenesi e il loro affezioni post-traumatiche, che trovano nelle articola-
dio richiede, comvolgono le artlcolaztom: le malattte zioni uno dei terreni più fertili, ha trovato grande
reumatiche (oggetto di interesse della Reumatologia) e impulso dopo l'avvento della RM, il cui uso consente
le affezioni traumatiche, da sovrauso e degenerative spesso di limitare il ricorso all'artroscopia a prestazio-
(og'getto di interesse del! 'Ortopedia e della Medicina ni terapeutiche.
dello Sport). Queste ultime sono divenute significati-
vamente più frequenti negli ultimi decenni per il diffon-
dersi delle attività agonistiche sportive. l. Esame diretto radiografico
Lo studio delle malattie reumatiche è impegnativo,
interdisciplinare, e impone frequentemente la neces- Lo studio «per immagini» principia di norma con
sità di affiancare ai rilievi clinici indagini laboratori- l'esilme diretto ·radiografico, il quale fornisce
stiche specifiche, talora l' artrocentesi, più raramente importanti rilievi sulla rima articolare, sui capi ossei
la biopsia sinoviale, pressochè costantemente una e talora, sia pure in forma indiretta, sulle parti molli

Xlll.I. Xcroradiografia del ginocchio in proiezione AP (a sinistra) e LL (q destra). L: immagine è riprodotta in bianco e nero per esigenze
11 0
P grafiche. l"' femore; 2"' rotula (il cui margine superiore è delineato dalle punte di freccia); 3"' condilo femorale mediale; 4 "'condilo femo-
ral: 5 "' eminenza intercondiloidea mediale; 6 = eminenza intercondiloidea laterale; 7 "" tibia; 8 "' condilo tibialc mediale; 9 "' condilo
:lbialc laterale; IO= perone; asterisco= triangolo spugnoso femorale; frecce dritte= cartilagini di uccrescimento calcificate; freccia dritta
tendine soprarotuleo; frecce curve"' spazio articolare femorotibiale. Si osservi la rappresentazione anatomicamente dettagliata dei capi osse1
'ilella rima nrticolare. Modernamente, immagini con contrasto similxeroradiograflco sono ottenute con tecnica radiografiCa digitale.
224

c periarticolari. Esso è eseguito in proiezioni te le strutture articolari in modo non invasivo e


specifiche per la singola articolazione ed è conve- senza di MdC.
nientemente esteso per confronto all'articolazione
controlaterale. Cassunzione di radiogrammi in fasi
diverse dell'escursione articolare (articolazione tem- 3.TC
poro-mandibolare! articolazione femoro-rotulea!),
sotto carico o sotto trazione, può aggiungere impor- Consente uno studio più agevole di articolazion·1
tanti informazioni funzionali. La xeroradiografìa, e di difficile approccio all'esame diretto radiografie ·
più modernamente la radiografia digitale, offrono il per la complessità anatomica, in particolare le
vantaggio semeiologico della simultanea rappresen-
tazione dello scheletro e delle parti molli (fig. XIIJ.I ).

2. Artrografia
L'introduzione nell'articolazione, mediante pun-
tura diretta, di MdC opaco o gassoso o di entrambi i
tipi (artrografia), consente uno studio accurato delle
strutture endoarticolari non dimostrate dall'esame
diretto. L'artrografia ha rivestito grande importanza
in passato, soprattutto nello studio dei menischi del
ginocchio (fig. XIII.2), ma attualmente il suo uso è
sempre meno frequente essendo la TC (con poche
eccezioni) e la RM in grado di dimostrare

J<ig. XIII.3. TC dell'articolazione coxofemorale in paziente con fml-


lura del!'àcctabolo sinistro. La rima di frattUra posteriore intraarticn:.
!are (freccia), evidenziata nella sezione trasversale, è camtteriw1la
nel suo decorso, in forma particolarmente utile per la programmazio·
ne operatoria, dalla ricostruzione tridimensionale del bacino

Fig. XIJI.2. Artrografia a DC dci ginocchio. In A, il MdC permette di


delineare la superficie della cartilagine mticolare del condilo femora- Fig. XIII.4. Artro-TC a DC della spalla. l MdC liquido
le mediate mettendonc in evidenza la depressione centrale indotta gassoso (tondino) distendono la capsula articolare scapoloomcra1,1
dalla condropalia degenemtiva (freccia); in B è ben dimostrata la rima mcllcndo in evidenza il cercine glenoideo (punta di freccia), non \'JSJ: :;:
di fl·attura (freccia curva) con conseguente disinserzione capsulare del bile alla scansionc TC diretta. Il tendine del muscolo sottoscapola!C ::
menisco. (asterischi) è visibile fino alla sua inserzione sul trochinc omemlc. ·
225

tzioni
·afico ·
rtico::"

Fig. XIU.7. Artrite rcumatoide in fase attiva. Ecografia del polso. Scan-
Fig. XJJI,5. Rl'vl La possibilità di _stu?io secondo piani sionc longitudinale del! 'articolazione radiocarpica. I.: associazione del-
opportunamente onentatJ e 1 elevato mtnnseco ?clle_strut- la tecnica powcr-Dopplerconsentc di individuare nel contesto della pro-
lilrC anatomiche consentono tmo studiO ottnnale della cuffla dc t rota- liferazione sinovialc ipoecogena (asterischi) nttmerosi segnali vascola-
1 "'testa dcll'omero; 2 "' cigli glcnmdei; 3 == acromion; 4 = ri espressivi dell'ipcremia flogistica.
111 uscolo sovraspinato; freccia dritta = tendine del sovraspinato; 5 =
Jdtoidc; freccia curva =tendine del deltoide.
ai tendini e ai legamenti, la cartilagine e di metterne
]azioni cartilaginee, sinoviali e fibrose della colonna in luce, nello studio ad alta risoluzione, alcuni aspetti
vertebrale, le articolazioni vere e spurie della spalla, strutturali (fig. Xll1.5). La diffusione delle apparec-
le articolazioni coxofemorali (fig. XIJIJ), del chiature «dedicate» per lo studio delle estremità ne
chio e del piede. L'introduzione endoarticolare di consente un uso sempre più frequente nella pratica
MdC è spesso necessaria per lo studio di clinica. La scelta dei piani di scansione varia a secon-
particolari strutture, ad esempio le articolazioni del da dell'articolazione in studio e del quesito clinico
polso c della .caviglia, il labbro glenoideo dell'artico- sussistente. Opportune sequenze consentono di indur-
lazione della spalla (fig. XIII. 4). re un vero e proprio effetto similartrografico (fig.
XIII.6). L'introduzione endoarticolare di MdC para-
magnetico o di soluzione fisiologica (artro-RM) può
4.RM rendersi utile in situazioni definite.

Ha il pregio di dimostrare direttamente, nei diver-


si piani dello spazio, oltre alle componenti articolari, 5. Ecografia
È prezioso complemento dell'esame diretto radio-
grafico allorquando si intende valutare la presenza di
versamento endoarticolare e il coinvolgimento delle
parti molli periarticolari. L'uso delle tecniche Doppler
rende possibile, in proj,osito, individuare l'ipercmia in-
fiammatoria eseguirne l'evoluzione (fig. XIII. 7).

t'ig.XI!I.6. Frattura del mcnisco mediale del ginocchio destro. Artro-


6. Diagnostica radioisotopica
dopo iniezione endoarticolare di soluzione salina isoosmolare.
contesto della rima articolare, delineata da segnale iperintenso La scintigrafia ossea e la SPECT (leucociti auto-
JlllCfll1 \tqucnza STIR), è bene apprezzabile la soluzione dt continuo del loghi e immunoglobuline marcate!) assumono impor-
on\'lsi· posteriore del menisco (punta di freccia), a decorso obliquo,
apolarf::· fmo al b_ordo libero tibiale_, nel è penetrato tanza nella valutazione dell'attività dei reumatismi
' C. Astensco"' cond1lo femorale; ton dmo "'p1atto t1bmle. infiammatori e della risposta alla terapia.
226

7. Semeiotica generale delle malattie reu-


matiche
Nello studio delle malattie reumatiche la diagno-
stica per irrimagini consente di raggiungere un alto
valore predittivo positivo e assume particolare rilievo
quando le manifestazioni cliniche sono aspecifiche o
atipiche. Sono tappe sequenziali:
l'esame dei rilievi semeiologici;
la conseguente ricostruzione del substrato anato-
mopatologico che è alla loro base;
la valutazione delle localizzazioni preferenziali del-
le varie affezioni;
la considerazione della loro evoluzione spesso ca-
ratteristica.
In ogni caso, l'indagine apporterà un contributo
prezioso, anche di esclusione, alla diagnosi.
Nelle artropatie lo studio per immagini può evi-
denziare (talora in forma del tutto peculiare): altera-
zioni dei tessuti molli; alterazioni dello spazio artico-
lare; anomalo orientamento dei capi articolari; osteo-
porosi; fenomeni osteodistruttivi; fenomeni osteopro-
duttivi; calcificazioni.

Alterazioni dei tessuti molli. Rientrano in questo


gruppo la tumefazione artiCOlare, la formazione di Fig. Xlii.lO. Restringimcnto delle rime articolari simmetrico {a 1

nodulì e l'atrofia. La tumefazione articolare, dovuta stm: artrite rcumatoide) e asimmetrico (a destra: gonourtrosi)
al! 'ipertrofia della membrana sinoviale e alla disten-
sione della capsula, è segno di sinovite. Nell'artrite
reumatoide interessa inizialmente le piccole articola-
zioni ed è fusiforme e simmetrica (fig. XIII.8); nella

iL

sindrome di Reiter e nell'artrite psoriasica è


mente asimmetrica e può essere estesa a tutto un
o a più dita (dattilite). La formazione di noduli ·
Fig. XIII.S. Artrite reumatoidc. Irregolarità di toidi è più frequente nel gomito in ·
tipo erosivo del contorno falangeo (frecce), erano. Queste formazioni sono dis:tinguibili
secondarie alla tcnosinovite consensuale, si gottosi per la densità omogenea, i
associano alla caratteristica tumefazione
fusiforme delle articolazioni interfalangce ti, la più rara evenienza di fenomeni
prossimali. sottostante. Latrofia dei tessuti molli si manifesta
227

·attutto nelle connettiviti e può assumere aspetti andranno ricercate appunto ai «margini» dell'artico-
soP:teplici: atrofia ingravescente nella dermatomiosi" laziOne, cioè in quelle sedi che, per l'assenza di rive-
acroatrofia nella sclerodermia (v. fig. XIIL15). stimento cartilagineo (aree «nude!!), sono più facil-
te, Alterazioni dello spazio articolare. Lo spazio arti- mente aggredibili dal panno sinoviale (fig. XIII. 12).
l•re può essere ampliato, ristretto o del tutto scom- Le erosioni sono nette e defmite nelle fasi attive del-
co"
arso. Ampliamento e' apprezza b'11 e: ne 11' ' l'artrite reumatoide, sfumate nelle spondiloartriti sie-
P ·omegalica quale conseguenza dell'abnorme svJlup- ronegative per la presenza simultanea di fenomeni
acl della cartilagine articolare (fig. XIII.9) e in presen- osteoproduttivi. Le erosioni centrali originano per lo
di versamenti endoarticolari. Restringimento più dalla progressione verso il centro dell'articolazio-
z1vorme è apprezzabile nei reumatismi infiammatori ne delle erosioni marginali. Le erosioni extra articola-
. . . . 11 , ri (fìg. XIII.l3) sono dovute all'interessamento flogi-
cronici, restn:1gzmento ne art.ropatle
degenerative (1mportante cnte:w dJagnost1co drfferen- stico delle entesi, colpite frequentemente nelle spon-
ziale!- fig. XIII.l 0). Scomparsa totale della rima arti- diloartriti sieronegative (delle quali rappresentano un
c.olare si osserva caratteristicamente nelle spondiloar- elemento semeiologico caratterizzante!). l geodi, che
lrili sieronegative con esito in anchilosi ossea, soprat- assumono l'aspetto di aree di osteolisi subcondrali
tutto nella spondiloartrite anchilopoietica (anchilosi circOscritte e a contorni netti, sono apprezzabili
delle sacroiliache) e nell'artrite psoriasica (fig. soprattutto nell'osteoartrosi (fig. XIII.l4). Fenomeni
XIII. l l); nell'artrite reumatoide si ha anchilosi fibro- di riassorbimento osseo si osservano soprattutto nelle
sa. connettiviti, in particolare nella sclerodermia (acroo-
Anomalo orientamento dei capi articolari. Dipen- steo1isi falangea- fìg, XllU5),
Jedalle strutture coinvolte e dall'entità del danno. Può
essere riducibile, come nel LES, o irriducibile con
aspetti spesso suggestivi di alcune affezioni: deviazio-
ne ulnare delle dita delle mani, fibulare dei piedi e
deformità «a colpo di ventO>> nell'artrite reumatoide;
deformità «a collo di cigno» nell'artrite reumatoide e
nel LES; flessione delle dita nella sclerodennia.
Osteoporosi. Localizzata ai capi articolari o più o
meno diffusa a distanza, è in rapporto all'entità della
flogosi .. È più marcata nell'artrite reumatoide e nelle
artriti settiche; è scarsa o assente nelle spondiloartriti
sicronegative.
Fenomeni osteodistruttivi. Rientrano in tale Fig. Xlll.I3. Artrite psoriasica. Linteressamenlo flogistico delle
dizione le erosioni articolari (marginali o centrali) ed entesi induce la comparsa di erosioni extraarticolari (frecce) in corri-
spondenza della borsa retroachillea e dell'aponeurosi piantate. Il cal-
cxlraarticolari, i geodi e i fenomeni di riassorbimen- cagno è frequentemente interessato nelle spondiloartriti sicronegative.
!o. Trattasi in ogni caso di vere e proprie manifesta-
zioni osteoliliche. Le erosioni marginali costituisco-
no il segno più significativo dell'artrite reumatoide e

Fig. XIII.14. Geodi. Que-


sti particolari fenomeni
osteodistrnttivi, riscon-
Fig. XIII.12. Artrite reu, trabili soprattLJttO nell'o-
matoide. Sono ben dimo· steoartrosi dell'anca, si
stratc le tipiche erosioni presentano come aree di
marginali mctatarsofa- osteolisi multiple sub-
langee «.a colpo d'un- condrali circoscritte e a
ghim> (frecce). contorni netti.
228

Fenomeni osteoproduttivi. Spongiosclerosi preco-


ce ma moderata si osserva nelle spondiloartriti siero-
negative (fig. XIII.l6) in associazione a periostosi
(escrescenze ossee, speroni) e aperiostite (apposizio-
ni lamellari, spicule). Considerazione a sé meritano
gli osteofiti, espressione di neoproduzione osteocarti-
laginea, tipici delle artropatie degenerative, i quali

e dopo (a destm) i e. v. di MdC


sione diretta il diffuso impegno sìnoviale
ne) si esprime con segnale disomogeneamente·
nella scansionc contrastografica la componente
sa) è ben differenziata da quella prolifcrativa sinovialc
da marcato c.e. (asterischi).

Fig. XIII. I S. Sclcrodcrmia. Dcllaglio radio- nei menischi e nei dischi fibrocartilaginei (v.
grafico di un dito della mano. I fenomeni di XIII.23); nel reumatismo idrossiapatitico della
riassorbimcnto osseo si manifestano in for- e dell'anca in sede paraarticolare.
ma di acroosteolisi e conseguente calcifica-
zione dei tessuti molli circostanti.

8. Reumatismi infiammatori
andranno distinti dai sindesmofiti della spondiloartri-
te anchilosante, dai parasindesmofiti della sindrome
di Reiter e dell'artrite psoriasica, dalle «ossificazioni 8.1. Artrite reumatoide
a colatm> dell 'iperostosi scheletrica diffusa idiopatica Malattia cronica idiopatica a carattere
di Forestier (v. paragrafo XIII. l l e fig. Xlll.26). te sistemico, colpisce più frequentemente le piccole
Calcificazioni. Nella sclerodermia sono polimor- !azioni delle mani e dei piedi (ma non trascura le
fe, sottocutanee, talora paraarticolari e tendinee, per articolazioni c talora la giuntura occipito·atlantoidea!)
lo più localizzate nei polpastrelli delle dita (v. fig. Induce lr. produzione di «panno>l che ·
Xlll.15); nella dermatomiosite sono più diffuse e distrugge la cartilagine articolare e l'osso subcondralc.
una piccola percentuale di casi sono presenti caratteristiche··
profonde. Nella gotta si osservano nel Contesto dei
formazioni nodulari sottocutanee, tendinee e viscerali
depositi tofacei e assumono aspetto «a nubecola>>; (noduli reumatoidi). Si associano spesso lesioni extraarli.:',;
nella pseudogotta sulla superficie delle cartilagini, colari, soprattutto a carico dei vasi, dcii' occhio, del polmo-'·
ne e della pleura.

«Segmenti spia» sono la mano e il piede, ma i :


rilievi semeiologici sono comuni a tutte le
zioni. Nelle fasi iniziali (v. fig. XIII.9) l'esame radiò<
grafico meÙe in evidenza la tumefazione fusiformè.
simmetrica delle articolazioni
metatarsofalangec, intcrfalangee prossimali e della
guaina dell'estensore ulnare del carpo (edema dellr:-
membrana sinoviale e ispessimellto della
delle guaine tendinee!). L'ecografia (trasduttori
l 0-13 MHz!) consente di rilevare direttamente e pre:: ·
Fig. XIII.l6. Sclcrodcrmia. Questo caratteri- cocemente l'ipertrofia sinoviale (area eco gena più_t::
stico quadro di ((falange d'avorio)), che inte- meno irregolare) e il versamento articolare
ressa su base spongiosclerotica un dito della fibrinoso e quindi corpuscolato). La presenza dt_.--
mano, si manifesta in molte malattie reumati-
che, ma può risconlrarsi ancjw nel soggetto segnali vasco lari (power-Doppler!) nel contesto ;-
normale. La patogenesi non è chiara. proliferazione sinoviale è utile elemento
229

Fig. XIII. I S. La mano reumaloidc. Osteoporosi intensa diiTusa, cisti


subcondrali (punte di freccia), restringimcnti e manifestazioni distrut-
tive articolari particolm-IJlcnte evidenti a livello mctacnrpofalangco
(!ance), intcrfalangeo prossimale e nel carpo (asterisco), sublussazio-
ni (frecce curve), sono i più costanti rilievi scmciologici che contrad-
distinguono le fasi avanzate dell'artrite rcumatoide nel segmento
osseo selellivamcntc interessato, la mano.

(v. fig. XIII.7). La RM evidenzia entrambi i rilievi e Nell'artrite reumatoide è frequente l'interessa-
ne consente la differenziazione (intenso c.e. del pan- mento del rachidc cervicale, soprattutto nel suo tratto
no sinovialc dopo iniezione e.v. di MdC paramagneti- prossima! e. Il panno sinoviale interessa precocemente
co!- fig. XIII.\7). Con il progredire dell'affezione la la borsa sinoviale che separa il legamento trasverso
rima articolare si riduce progressivamente in modo
uniforme e simmetrico e compare ·osteoporosi iux-
laarticolare (la quale può manifestarsi molto precoce-
mente c assumere aspetti più o meno marcati e diffusi
in rapporto anche alla terapia instaurata). Le erosioni
marginalì, nette, costituiscono il segno più significa-
livo e prognosticamente più sfavorevole dell'artrite
rcumatoide (v. fig. XIJI.12). Nella valutazione dell'at-
lività della malattia e della risposta alla terapia assu-
mono importanza l'ecografia e la RM (con eventuale Fig. XIII.l9. Spondiloartrite an-
chilosante, Dettaglio di radio-
iniezione e. v. di MdC). Nelle fasi più avanzate (fig. gramma della colonna lombosu-
Xlil.\8) si osservano deviazioni dei capi articolari, cralc in proiezione LL. I.: apposi-
caratteristicamente orientati nella stessa direzione, «a zione pet·iostea ha indotto una pro-
gressiva perdita della concavità an-
colpo di vento», sublussazioni e lussazioni talora con teriore dci corpi vertebrali (!ì·ecce)
deformità mutilanti (particolare rilevanza clinica determinando la comparsa del clas-
la lussazione anteriore atlantoassialc). I.:evo- sico aspetto della ((Vertebra qua-
del! 'artrite rcumatoide è quasi sempre verso drata di RomanUS)), Si osservino i
1anchilosi fibrosa. sindesmofiti che ((a pon-
(C)) i corpi vcrtcbrali contigui.
230

Fig..XIII.2l. psoriasica. In quesli


affezwne le cros1on1 ossee sono parzialmente
mascherate dal sovrapporsi di fenom ·"·
osteoproduttivi pcriostosici (freccia).
Fig. XIII.20. Spondiloartrite anchilo-
sante. Radiogramma della colonna Iom- 8.2. Spondiloartriti e artriti sieronegative
bosa era! c in proiezione AP. L'ossifica-
zione delle articolazioni interapofisa- La spondiloartrite anchilosante, o malattia di
rie e dei legamenti intcrspinosi ha in-
dotto la comparsa di bande radiopache rie-Strumpell-Bechterew, è affezione cronica idiopati:::
mediane e paramcdiane (asterischi) con ca che predilige inizialmente lo scheletro assile (art!:'
generazione del caratteristico aspetto colazioni sacroiliache e interapofisarie vertebrali; arti:
«a triplo binario».
colazioni manubriosternale e astragalocalcaneare; .
fisi pubica), ma può successivamente interessare le a;·:;,
dell'atlante dal dente dell'epistrofeo, coinvolge poi il ticolazioni periferiche. A manifestazioni ·:
legamento trasverso stesso causandone perdita di ela- mili a quelle de Il' artrite rernnatoide si associano sign('."
sticità e rottura, con ciò predisponendo l'articolazio- ficativi fenomeni osteoproduttivi reattivi, soprattutto·
ne ali 'instabilità e alla lussazione. Nelle fasi precoci, periostosici. V intensa formazione di ponti ossei (si{
nelle quali l 'esame radiografico è negativo, la TC e la desmofiti} conduce progressivamente all'anchilosi
RM consentono di individuare i segni della sinovite. sea. ·.·
Con il progredire dell'affezione l'esame radiografico Nella colonna vertebrale si ha: erosione deg_li"
è di norma positivo (erosioni, subluss3zioni atloassia- «spigoli>> anteriori dei corpi vertebra! i, osteoscleroSi. ·
li e subassiali). La sublussazione più frequente è quel- e apposizione periostea che inducono alla :
la atloassiale anteriore causata dalla perdita di elasti- perdita della concavità anteriore dei corpi (vertebra·:
cità del legamento trasvcrso (diastasi tra il profilo quadrata di Romanus); sottili lamelle di osso neofor:
posteriore dell'arco anteriore dell'atlante e quello mato nella parte periferica dell'anello fibroso, i sin-··
anteriore del dente dell'epistrofeo!); più rara e grave desmofiti, uniscono «a ponte» i corpi vertebrali
la sublussazione atloassiale verticale che può indurre tigui (ossificazione del tessuto flogistico paraverte,-
compressione della giunzione tra bulbo e midollo cer- brale! XIII.l9); ossificazione delle articolazio:
vicale a causa dell'impegno del dente dell'epistrofeo ni interapofisarie bene apprezzabile nella proiezione
nel forarne magno. La TC e la RM consentono di sagittale sotto forma di una doppia banda paramedia:
valutare l'estensione del panno sinoviale e il grado di na intensamente radiopaca che scende senza soluzione
compressione delle strutture neurovascolari. di continuità lungo tutto il rachide (se sono ossificati
La malattia di Stili, forma sistemi ca di artrite cro- anche i segmenti interspinosi si ha un caratteristico ·
nica giovanile, a esordio acuto, con epatosplenome- aspetto «a triplo binaria>> - fig. XIIL20). Nei casi piil
galia, linfoadenopatie, febbre elevata, può essere ini- evoluti i sindesmofiti e le ossificazioni legamentosc·'
zialmente oligo-, mono- o poliarticolare. Interessa generano un caratteristico aspetto «a canna di
soprattutto le ginocchia, le caviglie e i polsi. Sono bambù». Caratteristico è l'aspetto radiografico delle
considerate varietà cliniche dell'artrite reumatoide: la articolazioni sacro iliache, nelle quali si susseguono
sindrome di Felty (epatos_plenomegalia, linfoadenopa- nel tempo osteopenia subcorticale con aspetto
tie, leucopenia, pigmentazione bruna dei legamenti), to e apparentemente slargato della rima, erosioni
interessante l'età adulta; la sindrome di Caplan (artri- co lari, osteosclerosi «maculata», riduzione d'ampiez· ·
te reumatoide grave associata a silicosi polmonare za dell'interlinea articolare con progressiva evoluzio· ·
macronodulare). ne verso l'anchilosi.
231

La sindrome di. artrite a !nfezioni difficile nelle fasi iniziali. Cangioscintigrajia, inda-
lo più genitourmane e gastroentenche, e caratte- gine molto sensibile ma poco specifica, può consenti-
P.er ta dall'associazione di uretrite, congiuntivite e re di individuare la flogosi sinoviale al suo esordio
rizza. rtrite (con pre d'l1 ezwne
· per le gmocc
· h'm, le ancl1e, (ipercaptazione!) e di definirne la distribuzione
o"
Pl le ' lazwm '' ' l angee e . mano- o bilaterale, simmetrica o asimmetrica. La TC
:jache). evidenzia: è in grado di rilevare le fini erosioni ossee e la scle-
dei tessuti molli penarhcolan, spesso. con compars? rosi subcondrale. La RM è spesso in grado di docu-
lcificazioni granulose e lamellan; osteoporos1 dJ mentare alterazioni molto precoci quali le erosioni
caedio grado; erosioni associate a fenomeni di osteo- condrali.
nesi reattiva (spongio- ed endosclerosi, apposizioni
sfumate in prossimità delle articolazioni col-
e nelle sed.i di inserzion.e dei e dei lega- 9. Artriti da agenti infettivi
111enti);
1
restring1mento della rnna articolare.
Il reumatismo articolare acuto, secondario apre- L'interessamento dell'articolazione può essere
liMa: gresse infezioni del e primitivo o secondario per estensione di flogosi pre-
opa{· faringe, interessa sequenz1almente pm articolazwm senti in altra sede (artriti reattive).
(art( (ginocchio, gomito, spalla, polso). La sintomatologia Nelle artriti da agenti infettivi l'impianto di germi
i; arti: clinica regredisce rapidamente dopo terapia medica. patogeni, provenienti in genere da foci situati a distan-
e;shlF- Lo studio radiologi co offre rilievi incestanti, sfumati e za o nelle immediate vicinanze dell'articolazione col-
:le a!.:- non specifici; nel complesso non è di particolare uti- pita, interessa primitivamente la sinoviale, successiva-
)he lità in questa affezione. mente le altre strutture articolari e l'osso. L'artrite
. \.:.,-. Neli' artrite psoriasica !a comparsa del!' artropatia assume spesso forma acuta, ma talora è subacuta o
s1gm.
1ttutto, non è correlata cronologicamente a quella della pso- cronica (artrite tubercolare!), con sintomatologia clini-
i(si{ riasi, ma è in genere più tardiva. La varietà clinica più ca variabile dal semplice dolore localizzato con febbre
lsi comune è quella oligoarticolare, che colpisce le arti- al progressivo interessamento articolare, fmo a quadri
colazioni metacarpo- e metatarsofalangee, e le interfa- di setticemia generalizzata.
degli langee prossimali e distali (l 'artrite reumatoide inte- Il quadro radiografico mostra di norma modifica-
:!eroSi · ressa soprattutto quelle prossimali) e talora tutte le ar- zioni della rima articolare (ampliata per la presenza di
· ticolazioni di un singolo dito. Meno comunemente si versamento, talora in maniera vistosa, con possibilità
rtebffi': ha interessamento delle articolazioni sacro iliache e del- di lussazioni secondarie), dei capi ossei articolari (osteo-
eofor. la colonna vertebra! e. L'osteoporosi è modesta (a dif- porosi intensa ma distrettuale, a differenza di quanto
i sin-· ferenza dell'artrite reumatoide); le erosioni sono sfu- avviene neli' osteoartrite tubercolare -v. paragrafo
i COl\·' mate per il sovrapporsi di fenomeni osteoproduttivi pre- Xll.16), delle parti molli intra- e periarticolari (la tu-
verte· valentemente periostosici (fig. XIII.2l). Talora l'artro- mefazione interessa soprattutto la capsula e andrà di-
-lazio·' patia assume marcato carattere destruente similreuma- mostrata per confronto con la parte sana controlatera-
:zione loide. è di tipo osseo (v. flg. XIII. l l). Nel- le).Jl quadro può evolvere verso l'artrosi secondaria o
aedia: la colonna vertebrale le alterazioni sono raramente si- l'anchilosi ossea.
1zione mili a quelle osservate nella spondiloartrite anchilo- Un cenno a sé meritano le spondilodisciti infettive
ificati sante e per lo più caratterizzate dalla presenza di gros- (per quella di natura tubercolare, o morbo di Pott, siri-
·istico , solane calcificazioni o ossificazioni paravertebrali, i manda al paragrafo XII.16). La TC e la RM rivestono
1Si piU parasindesmofiti, talora osservabili anche nella sin- un ruolo fondamentale nella valutazione delle altera-
mtosc·· drome di Reiler (v. fig. X!II.26). zioni più precoci del processo flogistico e della sua
aa di In alcune enteropatie croniche (colite ulcerosa estensione intra- ed cxtrarachidea. Nelle fasi iniziali la
, delle idiopatictl, malattia di Crohn, malattia di Wltipp/e) si TC evidenzia alterazioni erosive che, per le piccole di-
manifestano disturbi articolari in circa il 50% dei mensioni, non sono visualizzabili radiograficamente.
fuma-· casi. Solo in pochi, però, si ha un vero quadro clinico Queste interessano le limitanti discosomatiche e sono
1Ì co di tipo artritico. Le articolazioni sacroi- localizzate prevalentemente nella metà anteriore del
1piei; · l1a_che costituiscono vere e proprie «articolazioni corpo vertebrale. La RM assume valore diagnostico de-
Juzio· -. Spia». Il riconoscimento della sacroileite, immediato terminante consentendo di documentare precocemen-
anche su base radiografica nelle fasi conclamate, è te l'edema e l'iperemia sia nel disco intersomatico (mar-
232

cata iperintensità nelle immagini che nei


corpi vertebrali (ipointensità nelle seguente Tl-pesate
e iperintensità in quelle T2-pesate!). Con il progredire
del!' affezione l'esame radiografico diviene francamente
positivo (riduzione di altezza dello spazio intersoma- Fig. XTTI_.22. Artrite got:'
tico, erosioni delle limitanti discosomatiche, distru- tosa tofacea. Ele:
mento dommanteè
zione dei corpi vertebrali, eventuali opacità paraverte- dt crostoni (q·acuo.
brali per coinvolgimento delle parti molli). Il ricorso lm_m (astcnsco) e ((a un..,
alla TC e soprattutto alla RM è utile per valutare l'e- con
stensione del processo flogistico nelle parti molli pre- nm calctftc_azlOni nello.
ro contesto, sul
e paravertebrali e all'interno del canale rachideo. n:etatarsale del! 'articu[a:
zwne metatarso-falang ,·
dell'alluce (sede
mune dtlocalizzazionc\
lO. Artropatie da alterazioni metaboliche La rima articolare c ri: .'
stretta; le parti molli tir:··
Nella gotta la deposizione di acido urico interessa costanti tumefatte, ·
soprattutto le piccole articolazioni delle mani e dei pie-
di (alluce!). Nell'iperuricemia asintomatica e nell' ar- disposte tra i capi ossei, che riproducono il decorSò:.:
trite goitosa acuta intermittente non si hanno rilievi ra- della cartilagine articolare (fig. XIII.23} La rima arti>:'
diografici definiti. Nell'artrite gottosa cronica tofacea colare è normale, ma nelle fasi evolutive si sovrap>'
il quadro radio logico è caratterizzato nelle fasi iniziali pongono i segni di un'artrosi secondaria. ·: :·
dalla presenza di tumefazioni nodulari asimmetriche La malattia da deposito di cristalli di idrossiapa-
delle parti molli periarticolari, i tofi. Nellofo contesto tite o reumatismo idrossiapatitico, a chiara .:
possono essere presenti tenui calcificazioni «a nube- familiare, dà luogo a calcificazioni in diverse sedi
cola». Successivamente le deposizioni coinvolgono la elettive. Quando queste interessano la spalla
corticale ossea inducendo la comparsa di piccole aree meno comuni sono il gomito, il polso e l'anca)
osteolitiche rotondeggianti eccentriche a ·livello dei ca- gono origine dal tendine del muscolo sovraspinato e-:·
pi articolari (fig. XIIL22): si generano, nel complesso, dalla borsa sottoacromiodeltoidea e sono causa di::
tipiche erosioni «vacuo lari» se viste di faccia, «a un- «spalla dolorosa» (v. paragrafo XIIL14). ·,:-:
ghiata» se viste di profilo, delimitate per lo più da un l_;alcaptonuria è affezione ereditaria caratterizzaia
orletto osteosclerotico «avvolgente», le quali vanno pro- da accumulo di acido omogentisinico nelle cartilagini:·
gressivamente incontro, in assenza di adeguata terapia, che assumono un colorito scuro (ocronosi) e vanr(
ad aumento dimensionale. Nelle fasi più evolute il qua- incontro a fenomeni degenerativi seguiti da .artrosi ,
dro è quello dell'artrosi secondaria. La gotta può assu- (artropatia ocronotica). Sono colpite soprattutto le.
mere talora marcato carattere destruente. ginocchia (calcificazioni della capsula e dei legamen·:·,-
La malattia da deposito di cristalli di pirofmfato ti crociati) e il tratto dorsolombare del rachide (ridu: ·
di calcio, detta anche condrocalcinosi o pseudogotta, zione d'ampiezza degli spazi intersomatici, calcifica;
si esprime clinicamente in varianti molteplici, ma fre- zioni dell'anello fibroso, piccoli osteofiti marginali).
quentemente è asintomatica. Nelle forme similartrosi- Nell'emofilia, a seguito delle ripetute emorragie,
che e similgottose può indurre episodi artritici del endoarticolari, si instaura un'artropatia di tipo
tutto simili a quelli della gotta (l'uricemia è però nor-
male e non vi sono tofi, a eccezione dei casi non rari
nei quali le due affezioni sono associate). Cristalli di
pirofosfato di calcio precipitano nel liquido sinoviale, Fig. XIII.23. _'
nella cartilagine articolare, llelle strutture fibrocarti- calcinosi del ginocdHO- .'
laginee, nella capsula,_ nei legamenti. Uindagine Calcificazione ;.
radiologica potrà evidenziare calcificazioni multiple che disegna il contorno'·:
del menisco laterali
«a grano di miglio» nei menischi del ginocchio, nella (freccia) c della cartil•·
fibrocartilagine triangolare del carpo e nella sin:fisi gine articolare sot!o·
pubi ca, o sottili e regolari calcificazioni a linea curva stante (punta di frcccm).
233

, ·ativo. Radiograflcamente, al quadro usuale


nd
]'artrosi si .
vJsto.se ca lci·r·Icazwnt
. . d'1
,111 atomi artJcolan e penartJcolan.
" Nel 20% dei pazienti affetti da emocromatosi si
nifesta un'artropatia degenerativa tipicamente
nella articolazione metacarpofalangea del
e Jli dito . In poco meno della metà si associa Fig.Xlll.24. Artrosi vcrtc"
bralc. Elementi dominanti
drocalcinosr. sono la presenza di vistosi
osteofiti marginali (alcuni
dci quali congiungono Wl
11. Osteoartrosi ponte)) i corpi vcrtebrali
adiacenti), la deformazione
«a rocchetto)} dei corpi ver-
In questo frequentissimo «luogo comune» della tebrali, la riduzione (anche
radiologia scheletrica trovano spesso impropria siste- con una certa asimmetria)
mazione l'artrosi senile, semplice espressione del- degli spazi intcrvcrtebra!i.
l'invecchiamento della cartilagine ialina articolare
logici comuni a tutte le articolazioni colpite o peculia-
spesso non accompagnata da sintornatologia clinica, e
ri di certe sedi. Appartengono ai primi: la riduzione
J'osteoartrosi, vera e prop'ria malattia degenerativa
della rima articolare (tipicamente asimmetrica e loca-
dei condrociti con associati fenomeni infmmmatori
lizzata prevalentemente nelle parti dell'articolazione
della membrana sinoviale, a esordio nell'età media
sottoposte a carico- v. fig. XJII.l 0), l' osteofitosi, I'
(45-50 anni). Le alterazioni biochimiche e ultrastrut-
steosclerosi subcondrale, i geodi.
turall sono diverse nelle due forme. Vosteoartrosi è
Gli osteofiti sono formazioni ossee reattive di varia
affezione a lenta evoluzione, spesso pluriarticolare, e
morfologia («a becco», «a colata di ceratt, «a fiamma
può insorgere in forma idiopatica primitiva o in forma
di candela») prodotte prevalentemente per
secondaria (per lo più tardiva) a traumi, artropatie
ne encondrale nelle parti dell'articolazione meno
infiammatorie acute e croniche, emopatic, malattie
toposte a carico (fig. XIII.24). In funzione della loca-
metaboliche, endocrinopatie, neuropatie, condrocal-
lizzazione si distinguono osteqfiti marginali, centrali,
cinosi. periostali e capsulari.
Nell'osteoartrosi è opportuno distinguere una prima
Gli osteofiti marginali si formano al confine tra
caratterizzata da alterazioni biochimicomctaboliche
lagine articolare e membrana sinoviale con finalità di
del condrocita e della matrice cartilaginea, senza rilievi
morfologici, e una seconda fase nella quale progressiva- ampliare la superficie articolare e creare una base
gio per l'epifisi deformata. Gli osteofiti centrali hanno la
mente si ha riduzione dello spessore della cartilagine, fis-
surazione, fibrillazione c ulcerazione della cartilagine, for- finalità di colmare lo spazio articolare reso disponibile dal-
la distruzione della cartilagine evitando l'anomalo «ballot-
mazione di cisti subcondrali conseguenti alla penetrazione
tamento)) dei capi articolari e il conseguente peggioramen-
di liquido sinoviale, denudamento deli' osso subcondrale,
osteosckrosi. Precocemente si instaura una sinovite a to dcll'incongruenza articolare. Gli osteofiti periostali,
carattere reattivo. prodotti a seguito della stimolazione del periostio, hanno la
finalità di rafforzamento strutturale e si osservano soprat-
tutto nel collo del femore. Gli osteofiti capsulari si forma-
Nonostante l'origine dell'affezione dalla cartilagi- no in corrispondenza delle inserzioni capsulari (ne sono
ne renda la RM vettrice di rilievi semeiologici molto esempi tipici i noduli di Heberdcn delle articolazioni inter-
fini, precoci e caratteristici (riduzioni focali o diffuse falangce distali delle mani e i noduli di Bouchard delle arti-
di spessore della cartilagine, difetti focali, erosioni, colazioni intcrfalangee prossimali). ·
d!somogeneità del segnale per la simultanea presenza
d1 aree edematose e disidratate), i quali assumono Reattivamente alla perdita della cartilagine che
importanza nella valutazione di casi peculiari e mette a nudo l'osso si ha osteosclel'osi subcondrale.
(ad esempio, nel controllo degli atleti), A seguito della penetrazione di liquido sinoviale
d'elezione per lo studio dell'osteoartrosi è l'osso subcondrale e/o di fenomeni di necrosi ossea,
l esame radiografico. Radiograficamente, le altera- compaiono, in modo più accentuato in alcune artico-
zioni degenerative si manifestano con rilievi semeio- lazioni (ad esempio l'anca), aree osteolitiche cistiche
234

circoscritte e a limiti netti, i geodi (v. fig. XIII.14). mente nella porzione inferiore della testa de li' ome.:
Ne.ll'anca è frequente. riduzione. della
Nelle singole localizzazioni possono essere interessate art1colare, d1ff1ctlmente d1mostrabtle nelle fas1 iniziali
più o meno elettivamente specifiche m1icolazioni. Nelle nelle fasi.conclamate alla migrazione
mani (fig. XIII.25) l'articolazione trapeziometacarpale laterale, assrale o med1ale della testa del femore. Il gino
(talora con sublussazione della base del I metacarpo), le chio è l 'articolazione più frequentemente colpita. Le
articolazioni interfalangee distali (con comparsa dei razioni degenerative hanno esordio nell
ci noduli di Heberden), o le interfalangee prossimalì (con femororotulea con comparsa di piccoli osteofiti sulle
comparsa dei noduli di Bouchard). Nell'osteoartrosi erosi- laterali assiale!); nell'articS:'!!t
va delle articolazioni interfalangec si associano marcate lazwne femorotlbmle gh osteof1t1 sono scarsamente
erosioni centrali della cartilagine che generano un caratte- P.resentati, i geodi sono r.oco frequen.ti, la
ristico aspetto radiografico «ad ali di gabbiano)): queste nma prevale nel compartimento med1ale (radwgrammi
erosioni andranno differenziate da quelle marginali dell'ar- decubitD e in ortostatismo!). Nel piede è interessato
trite reumatoide. Nel gomito l'artrosi è per lo più seconda- tutto il primo raggio (raramente, e per lo più a seguito di.\\
ria a traumi e osteopatie professionali; gli osteofiti interes- trauma, la ca\,iglia). Con frequenza ne conseguono
sano prevalentemente il becco dell'olecrano e l'apofisi smo dell'alluce e varismo dell'articolazione metatarsofa:'}.
coronoide. Nella spalla l'artrosi è in genere primitiva nel- langea. :";:
,..:.:]
l'articolazione acromioclavicolare, secondaria a traumi
nell'articolazione scapoloomerale (in assenza di traumati- Aspetti del tutto particolari assume l'artrosi
smi si penserà alle artropatie metaboliche!). L'osteosclerosi rachide, nel quale le alterazioni degenerative
subcondrale e i geodi interessano la testa dell'o mero e la no Dpportunamente inquadrate e descritte in
cavità glenoidea; gli osteofiti si riscontrano più frequente-
alle articolazioni colpite: discosomatiche
e sistem.a degli.ar:hi (artrosi
pof1sana); uncovertebrah, pecuhan del tratto cervica:"-X
le (uncoartrosi); processi spinosi (malattia di
strup ); costovertebrali, peculiari del tratto dorsale:::_i

La molteplicità e complessità anatomofunzionale


articolazioni cartilaginee, sinoviali e fibrose presenti nctJa;·:;}
colonna vertebrale, la frequenza con la quale sono
sate (spesso in forma altamente selettiva) da artropatié\1?
infiammatorie e degenerative, i rapporti che assumono co())_
importantissime strutture nervose, rendono necessari alcu:_·:;i
ni richiami anatomici specifici. ·.:,l
Sono cartilaginee le articolazioni
costituite dalle due limitanti vertebrali e dal disco interver::J,
tebrale. Il disco ha una componente interna (il nucleo pol;;;j·
poso) gelatinosa e soffice nel giovane, oggetto di degenc-..
razione fibrocartilaginea in età senile, eccentricamente.{:
situata in posizione posteriore. La componente esterna, /'(;t-
nello fibroso, è costituita da fibrocaJ1ilagine e periferica:·.;;
mente da fibre collagene. Il disco aderisce perfettamentf_
alla cartilagine ialina che riveste la superficie articolare\-
del corpo vertebrale. L'anello fibroso è solidamente
nesso alla corticale vertebrale dalle fibre di Sharpey.
limitante vertebrale è lievemente rilevata nel suo orlettQ +
periferico rispetto alla parte centrale connessa alla cartila;:.}!
gine ialina. Il corpo vertebrale è costituito in gran parte d.a_,:.;;
osso spugnoso rivestito perifericamente da uno strato
le di osso compatto (corticale). Contiene midollo emopme·;._:j
tico nel giovane, tessuto adì poso in età senile. Varco
Fig. XIII.25, Artrosi avanzata della mano. Tutti i segni radiologici
espressivi della degenerazione e usura delle cartilagini articolari e riore è costituito per circa il 50% da osso corticale.
della secondaria neoproduzione ossea, sono individuabili in figura considerarsi cartilaginee anche le articolazioni
(v. testo). brali comprese tra C3 e C7. ;";,-
235

Fig. XIIJ.26. Sindesmofiti (A), para-


sindesmofiti (B) e ossificazioni <m co-
lata>l (C), le cui caratteristiche se-
meiologichc sono ben definite (v. te-
sto), richiedono costantemente la dif-
ferenziazione dagli osteofiti.

Sono sinoviali (e quindi costituite da una capsula e una trasversari, interspinosi e sovraspinosi sono meno comu-
membrana sinoviale che la riveste internamente) le artico- nemente sede di entesopatie.
lazioni interapofisarie, costovertebrali, atloassiale, lombo-
sacrale e sacroiliache. In queste ultime, la cui rima ha La «spondilosi» non ha rapporto con la
decorso caratteristicamente angolato, accanto alla compo- zione del disco, la quale si stabilisce solo successiva-
ilente sinoviale, che corrisponde ai due terzi inferiori del-
mente e in via secondaria.
l'articolazione, è presente una componente fibrosa nel trat-
to superiore. La cartilagine di rivestimento è più spessa sul
versante sacrale che non su quello iliaco (il quale è quindi La spondilosi inizia con l'avulsione delle fibre di
plù precocemente sede di erosioni e sclerosi secondarie). Sharpey che tengono ancorato l'anello f1broso ai corpi ver-
t:esame radiografico consente lo studio parziale della por- tebrali. Il disancoramento determina protrusione del disco
zione posteroinferiore articolare; uno studio completo è e sollecitazioni meccaniche sul legamento longitudinale
possibile mediante TC. anteriore ripercuotentisi maggiormente a livello degli spi-
Nella componente fibrosa delle articolazioni sacroilia- goli anteriori ove questo è adeso in maniera molto tenace
çhe sono presenti robuste strutture legamentose interne ed (il legamento longitudinale posteriore è invece meno ade-
esterne. rente ai margini vertebrali e ciò rende conto della minore
La colonna vertebrale è dotata di numerosi legamenti i frequenza degli osteofiti posteriori). A seguito dello stimo-
quali assumono. ruolo importante nel mantenerne la stabi- lo meccanico l'osso «reagisce» formando nuovo osso sotto
lità. Questi possono essere sede di entesopatie, cioè di alte- forma di osteofiti.
lìlzioni degenerative o flogistiche in corrispondenza della
loro inserzione ossea. r..; entesopatia è spesso marcatamen-
_te osteoproduttiva e dà luogo alla produzione di osteofiti, A livello vertebrale gli osteojiti andranno diffe-
sindesmofiti, ossificazioni e calcificazioni legamentose. renziati (fig. Xlll.26):
!!legamento longitudinale anteriore è costituito da dai sindesmojìti della spondilite anchilosante
fibre collagene e si estende lungo la faccia anteriore dei
(«eleganti» e simmetrici, con decorso
corpi vertebrali per tutta l'altezza del rachide. Le fibre si
inseriscono solidamente sul corpo vertebra! e a una certa le e non orizzontale, conseguenti a stimolo flogi-
distanza dalla giunzione discocartilaginea e più debolmen- stico e non meccanico);
!csull'anello fibroso. La calcificazione e l'ossificazione di dai parasindesmofiti della sindrome di Reiter ·e
questo legamento è espressione significativa della ipero- dell'artrite psoriasica (calcificazioni paraverte-
stosi scheletrica diffusa idiopatica (malattia di Forestier). Il brali, grossolane e asimmetriche, che decorrono
fegumento longitudinale posteriore è costituito da robuste in vicinanza, e solo tardivamente a contatto, delle
f1brc inserite sull'intera superficie posteriore dei corpi ver- vertebre e dei dischi);
tebrali e sui dischi per tutta la lunghezza del canale rachi-
dalle ossificazioni «a colatw> dell'iperostosi
dco. La sua ossificazione (entesopatie, poliartropatia ipe-
rostosante dismetabolica, condrocalcinosi) può determina- letrica diffusa idiopatica di Forestier (calcificazio-
, re rcstringimento del canale vertebrale e compressione del- ni del legamento longitudinale anteriore e del
:c strutture nervose. I legamenti gialli connettono tra di connettivo prevertebrale decorrenti anteriormente
or?_le lamine vertebrali adiacenti; la loro ossificazione alla colonna con tipiche interruzioni in corrispon-
PUomdurre stenosi del canale vertebrale. I legamenti inter- denza dei dischi).
236

I;«osteocondrosi», o discoartrosi, è conseguente presenza di gas (costituito pressoché totalmente d':J;!


alla degenerazione del disco. azoto) nel contesto del disco intervertebrale
frequentemente a livello (fig. Xlll.2J),'k!i
Questa degenerazione esordisce con perdita di acqua gas SI raccoghe nelle ftssurazwm del nucleo
da parte del nucleo e conseguente riduzione di volume, poso attraverso un meccanismo di aspirazione
omogeneità e aderenza all'anello fibroso, successiva fissu- liquidi extracellulari favorito dalla pressione
razionc e frammentazione. Le lamelle dell'anello fibroso
vanno incontro a fissurazioni concentriche e radiali le quali
tiva che si viene a creare nel disco durante i
rendono possibile la formazione delle ernie di Schmorl. menti di estensione del rachide;
ernie di Schmorl (fig. XIII.28), dovute alla
Le alterazioni discali iniziali sono rilevabili con la trazione di del nucleo polpos? nell'ost(W
RM. Il nucleo polposo, disidratato, perde intensità di subcondrale n.on.ptu protetto da cartilagme
segnale nelle sequenze T2-pesate; nel contesto del (quelle postenon possono dare luogo alla
corpo vertebrale, nella porzione adiacente alle limi- tologia clinica dell'ernia discale: TC! R1vi!);
tanti discosomatiche, fenomeni distrofici secondari càlcificazioni, frequentissime ma
generano alterazioni variabili (ipointensità nelle interessanti il nucleo polposo (opacità
immagini TI-pesate e iperintensità in quelle T2-pesa- ovali) e l'anello fibroso (opacità per lo più
in presenza di iperemia subcondrale 'transitoria;
riduzione d'altezza dello spazio intersomalico
•' iperintensità nelle immagini T l-pesate e isointensità
quale è progressiva e si manifesta quando le aiW&
in quelle T2-pesate in presenza di involuzione adipo-
razioni degenerative del nucleo si estendono
sa del midollo osseo; ipointensità in tutte le sequenze
nello fibroso. La si misura nel radiograrnma 'i[%
in presenza di sclerosi ossea).
proiezione LL nel punto centrale delle limitarii(i ·
Il quadro radiologico dell'osteocondrosi concla-
vertebrali e viene ritenuta patologica quando
mata è ricco di segni:
ra i 2 mm rispetto al disco sopra- e sottostante.
Nell'artrosi interapofisaria per lo più secondarifi
alJ 'osteocondrosi, nell'uncoartrosi e nell'artrosi cOD:\
stovertebrale il quadro radiologico è del tutto analogò'[\
a quello dell'artrosi delle articolazioni sinoviali deg_li) ·
arti (riduzione della rima articolare, osteosclerosi,
fitosi). Queste alterazioni possono determinare
si del canale vertebrale con conseguente
Fig. XIII.27. II fenomeno del gia neurologica (la TC assume grande importanza
«vacuum». La presenza di gas
nel contesto dei dischi interver" loro studio!- fig. XIII.29). Si rinvia in proposito al
tebrali (freccia) è un segno fre- ragrafo XXXII.l3.5. j'i
quente ma non specifico di La malattia di Baastrup è determinata dii un
osteocondrosi. malo contatto posteriore delle apofisi spinose
conseguente osteosclerosi reattiva (fig. XIII.30).·-l,!f
contatto ha luogo a seguito della
della rottura delle fibre esterne dell'anello fibroso.ll ;J1

tratto più colpito è quello lombare (lordosi e


dosi!).
;.\'1.
Lo studio radiologico dell'osteoartrosi
Fig. XIII.28. Ernie di Schmorl. limita, in mani esperte, all'etichettamento semeio!e'1if
La penetrazione di frammenti
del nucleo polposo nell'osso
gico e topografico, ma mira a correlare il quadro
subcondralc (non più protetto nico e radiologi co alle fasi fisiopatogenetiche
da cartilagine integra a causa squilibrio funzionale, di instabilità, di
dell'osteocondrosi) induce la ne) che l'hanno determinato e pertanto a
produzione di una caratteristica
osteosclerosi reattiva <m ogivml opportune scelte nella successiva metodologia di
(frecce). dio per immagini (studio radiografico dinamico? Tef;j;j
237

Nella fase di stabilizzazione, il quadro è quello


dell'artrosi evoluta: il segmento motore ha perso la
sua motilità e le articolazioni appaiono deformate e
interessate da grossolani fenomeni osteoproliferativi
(osteofiti! ipertrofia delle faccette articolari!). La
principale complicanza è costituita dalla stenosi del
Fig. XIII.29. Artrosi in- canale vertebrale. L'esame radiografico è in grado di
terapofisaria vertebrale.
Lo sviluppo cndocana-
evidenziare le alterazioni osteoproliferative, ma non
Jare di un osteofita (free- di valutare i loro effetti sulle strutture neurovascolari,
da) induce stenosi ac- che, pertanto, andranno valutati mediante TC e RM.
quisita -del canale verte-
bra! e.

12. Artropatie neurogene


Hanno carattere degenerativo ed evoluzione pro-
Fig. XIII.30. Malattia gressiva fino a indurre gravi deformità (la perdita del-
di Baastntp. Abnorme
contatto neoarticolare la sensibilità propriocettiva nelle articolazioni inte-
(con corrispondente ressate rende possibili i movimenti abnormi che sono
sintomato!ogia algica) alla base dei fenomeni osteodistruttivi da frizione).
fm le apofisi spinose
di L3 e L4 (freCce). Di solito monoarticolari, interessano gli arti superiori
Coesiste osteoporosi (siringomielia) o inferiori (tabe, mielodisplasia, neu-
diffusa ropatia diabetica}. Radiologicamente è caratteristica
la simultanea presenza di vistosi fenomeni osteodi-
RM? artrografia? discografia?) e i provvedimenti struttivi dei capi articolari (con lussazioni secondarie)
terapeutici. e grossolane calcificazioni delle parti molli iuxtaarti-
Nella fase dello squilibrio funzionale, la perdita del- colari (tabe e siringomielia). Nella mielodisplasia si
lo stato di precompressione del di.sco determina iper- hanno per lo più quadri di osteolisi da riassorbimento
sollecitazionc intersomatica e interapofisaria, alle qua- di interi segmenti ossei simili a quelli dell'osteite
li conseguono fissurazioni del disco e sinovite apofi- leprosa (v. paragrafo XII.I8).
saria (che costituiscono l'esordio della discoartrosi e
dell'artrosi interapofisaria) e possibili complicanze
quali l'ernia del disco (v. paragrafo XXXII.IJ.2) e la 13. Tumori e lesioni similtumorali
sinovite sintomatica. L'esame radiografico è, di rego-
la, negativo: si impone, conseguentemente, il ricorso Le forme di più frequente riscontro traggono ori-
in prima istanza alla TC e alla RM. L'artrografia inte- gine dalla membrana sinoviale.
rapofisaria è realizzata preliminarmente all'iniezione La condromatosi sinoviale consiste nella produ-
intraarticolare di farmaci antinfiammatori. zione da parte della membrana sinoviale (talora è pre-
Nellajàse di instabilità, il persistere dello squili- sente neli 'anamnesi una pregressa artrosinovite) di nu-
brio funzionale aggrava i fenomeni degenerativi sia a merosi piccoli noduli cartilaginei che possono andare
livello discosomatico (riduzione dello spazio interso- incontro a calcificazione (con tipico aspetto radiogra-
matico! sclerosi delle limitanti somatiche! presenza di fico «a manciata di riso)) tra i capi articolari, soprat-
gas nel contesto del disco intervertebrale !) sia a livel- tutto a livello dell'anca) e meno comunemente a di-
lo interapofisario (sclerosi! deformazione delle fac- stacco con liberazione endoarticolare (ftg. XIII.31 ).
ce.tte articolari!). La principale complicanza è costi- La sinovite pigmentosa villonodulare, raro disor-
tuita dallo «scivolamento» della vertebra interessata dine proliferativo della membrana sinoviale a localiz-
alla sottostante (spondilolistesi degenerativa). zazione solitamente monoarticolare e quadro clinico
Lesame radiografico, eseguito in proiezione LL in aspecifico, consiste nella formazione di grossolani villi
flessione e massima estensione (studio dina- sinoviali, di colorito brunastro per la deposizione di
11111C01.), è in grado di evidenziare l'entità dello scivo- emosiderina, che confluiscono in nodulazioni diffuse o
amento e di predirne la riducibilità o meno. localizzate, di dimensioni variabili. Le sedi più fre-
'
. ,.,..

Fig. XIII.31. Condromatosi artic ··.··t


1
Nell'articolazione del gomito la 0 ·•.::
razione nodulare sinoviale con sue :r::'
va calcificazione conferisce il
aspetto «a manciata di rism), ;
configurato il quadro di :
te villonodulare pigmentata:
ne articolare; restringirnento della a: 10; ·,
articolare; aree osteolitiche simìl
che subcondrali con osteosclerosi
stante (secondaria alla compressrcn.
.
eser.cJtata su11' os.so dii .
a _a smovia]e -
i)ll.i.
nodulari ca).
ClflchJ emosJdenmche.

quentemente interessate sono il ginocchio, l'anca, la La da conflitto, più frequentemente antera..


caviglia, il gomito e la spalla. L'esame radiografico superiore, è causata dal movimento fisiologico della tesi.:
denzia in più" del 50% dei casi erosioni cistiche dell'omero che, durante l'elevazione e l'abduzione
to, spinge la cuffia dei muscoli rotatori contro l'arco cara.·:
l'osso nelle immediate vicinanze della superficie
coacromiale. Possono originarne, nel tempo, tlogosi deHn ·
colare. La RM può essere risolutiva consentendo di borsa sottoacromiodelioidea e della cuffia, f1brosi, tendi..
identificare i depositi di emosiderina (segnale di bassa nosi, r-ottura intratendinea o interessante il versante tend[:
intensità nelle sequenze T e neo bursale o articolare, rottura completa tendinea. Le alte:.-
Il sinovialsarcoma è una neoplasia maligna che razioni della cuffia interessano inizialmente il tratto prein.....
inleressa più frequentemente la membrana sinoviale serzionale del tendine del muscolo sovraspinoso a livello";
extraarticolare (guaine tendinee, borse si erose). dell'area critica fisiologicamente ipovascolarizzata. Lasi11:· •
drome è aggravata dalla conformazione a uncino dell'acro.···
L'esame radiografico mostra la presenza di una
mion e dalla presenza di osteofiti acromiali e acromiocJa. '
fazione dei tessuti molli periarticolari con vicolari.
zioni al suo interno. In alcuni casi l'osso può essere L'instabilità potenziale della spalla è la conseguenza di
interessato secondariamente. La RM dimostra una ridotta congruità tra testa omerale e cavità glenoidea
ressamento dei tessuti molli e la penetrazione del durante i movimenti di intra- ed extrarotazione a bracciò·:·
tumore nella spongiosa attraverso la corticale ossea abdotto. Alla semplice lassità capsulolegamentosa.può far
erosa. seguito la sublussazione e la lussazione recidivante. Alcimi
di tali eventi hanno genesi traumatica. La testa omerale pÙO
spostarsi anteriormente in sede sottocoracoidea (la più frC;';
quente ), sottoglenoidea, sottoclaveare, infratoracica; poste.'.;
14. La spalla dolorosa riormente in sede sottoacromiale, sottoglenoidea o sotto·-:
spinosa; in alto (talora con associata frattura dell'acio:
Il complesso articolare della spalla, costituito da mion, della clavicola, dell'apofisi coracoide, delle tubero·
articolazioni «vere» (glenoomerale, sità omerali); in basso (spesso con associate lesioni museo:·
!are, sternocostoclavicolare) e «spurie» lari o fratture dell'epifisi omerale). In taluni casi l'instabi:
cica e coracoacromiale), è sede frequente di sindromi lità si manifesta in forma multidirezionale.
dolorose indotte da cause esterne, nelle quali il
Fig. XIII.32. Periartrite scapoli{:
re è semplicemente riferito alla spalla, o da cause omerale. Calcificazione grossola·
locali, nelle quali il dolore è generato dalla presenza na bursotendinea proiettantesi in
di patologia (artropatie glenoomerali e acromioclavi- gran parte al di sopra della
tuberosità omeralc, la cui cortkl: . __
colari, borsiti, tendinopatie, capsulite adesiva, lesioni le è distrettualmente addensatJ_.
della cuffia dei rotatori, lussazioni, fratture). I due Questa affezione, detta m.
quadri fisiopatologici più caratteristici sono: il Duplay nelle sue forme
che, è un reumatismo
flitto tra arco coracoaqomiale e strutture tendinee torio extraarticolare che colpiS(c,·:·
sottoacromiali; l'instabilità potenziale. In entrambi lo il piano articolare superficiak..
studio «per immagini» reca prezioso contributo calcificazioni possono accrcsccrst_...-:
per il persistere cronico dcll'afft:.'::
cendo la necessità di ricorso all'artroscopia :;done e meno comunemcnl(, '·.:
ca, regredire dopo terapia. .
239

15.11 gomito
Il «complesso articolare del gomito» è costituito
da due articolazioni che governano i movimenti di
flessione ed estensione (omeroulnare, omeroradiale)
e una che governa i movimenti di
(radioulnare). Le tre articolazioni hanno cavità
lare comune e formano un unico complesso
le. La capsula articolare è rinforzata dal legamento
collaterale interno (struttura complessa nella quale
assume rilievo funzionale il fascio anteriore) e dal
legamento collaterale esterno. Dei quattro
ntero. · menti muscolari importanza particolare assumono
lteStq'·. l'anteriore (bicipite!) e il posteriore (tricipite!).ll
el!'ai:· dine comune dei muscoli flessori, situato nel
'cara.· Fig. XUI.33. Rottura parziale della cuffia dei rotatori. Ecografia delia
i delln ·
timento mediale, fornisce supporto dinamico
spalla. La scanswne tendine del_muscolo sovraspino-
tendi-· so (tondino), compreso l.ra !l deltOide (D) c la cort1caLe della testa omc- mel)to collaterale interno. La patologia di maggiore
tendi: (punte d1 freccia), dimostra la presenza di arce ipo-anecogene a interesse del gomito è quella
ealte:.· Cillttcnuto fluido (asterischi) che interrompono la contmuità delle fibre
tcndinee preinscrziona!i.
prein-.·. .C osteocmulrite dissecante del capitello o della testa
livello"; radiale, poco comune, può essere causa di osteoartrite tar-
.asi11:· · diva. La RM è utìle per la differenziazione dai difetti di
'acro.··
Uesame diretto radiografico Consente la
zione delle strutture ossee articolari (conformazione sviluppo e dall'osteocondrosi (malattia di Panner), vera e
1iocla- ' propria osteonecrosi asettica con aspetti simili alla malattia
anatomica! acromion «a uncino»! osteofiti dell'acro- di dell'anca. assume rilie-
ma di mion o dell'articolazione acromioclavicolare!), la vo per la stadiazionc e l'individuazione delle forme insta-
1oidea misurazione di indici di congruità tra testa omerale e bili.
cavità glenoidea (indice glenoomerale, inclinazione Cmpi liberi endoarticolari sono frequentemente osser-
'UÒ far glenoidea, retroposizione della testa omerale), vati nel gomito (secondo per frequenza solo al ginocchio).
il. tcimi viduazione di calcificazioni periarticolari tendinee e Originano da nidi di osso o cartilagine staccatisi in corso di
le pÙO bursali (fig. XIII.32). Proiezioni «dedicate» osteoartrite o frattura osteocondrale. Si ancorano alla mem-
·iùfrC.''; brana sinoviale, dalla quale ricevono nutrimento, e possono
tono di evidenziare distacchi del margine glenoideo
poste-'·: raggiungere dimensioni cospicue. La RM è tecnica elettiva
sotto--:
anteriore (lesione di Bankart) o fratture della
ne posterolaterale della testa omerale (lesione di di studio.
l'acio:
ubero· Sachs).
11USC0·, Lo studio analitico del complesso articolare nelle
bi: sue componenti ossee, capsulolegamentose e
nce, indispensabile per il corretto inquadramento
nosologico e per la programmazione dell'approccio Fig. XIIL34. Epicon-
tcrapeutico, impone il ricorso all'artroRTC o alla RM dilite. RM del goniito
(v. figg. XIIL4 e 5). Assumono rilievo, nel contesto, con apparecchiatura
«dedicata>> per lo stu-
la valutazione del cercine glenoideo (TC!) e la dimo- dio delle estremità
strazione di rotture della cuffia di muscoli rotatori Scansione coronale con
(RM!). L'artrografia, metodica indispensabile in sequenza SE TI-pesa-
ta. Il tendine comune
P.assato, è modernamente sempre meno utilizzata. La degli estensori appare
ncerca di lesioni delle strutture sottoacromiali (rottu- ispessilo e disomoge-
dei tendini della cuffia dei muscoli rotatori, flogo- neo in corrispondenza
SI. della borsa sottoacromiodeltoidea, rottura del ten- del suo tratto iuxtaepi-
condiloideo (asterisco).
dme del capo lungo del bicipite, calcificazioni tendi- Il quadro pu6 essere
nee e bursali) è il più delle volte possibile con considerato espressivo
cesso mediante ecografia (fig. XIIL33). di entesopatia.
240

Le lesioni degenerative tendinee, le quali riducono la Alla lesione dei legamenti consegue spesso il dis Il' <'';'
resistenza meccanica e possono indurre rottura del tendine neamento o dorsale delle ossa del ·<
anche a seguito di sollecitazioni meccaniche minori (micro- dolore e d1sfunzwne. Opportune sequenze dJ radiogram
traumi ripetuti!), coinvolgono per lo più il tendine del bici- mirati sotto guida radioscopica ne consentonq la dimostlnl
pite brachiale, il tendine comune dei flessori e il tendine zione. La rottura del tratto distale del legamento collatera-
comune degli estensori dell'avambraccio. Le rotture tendi- le ulnare in corrispondenza della prima articolazione me:a-
nee, peraltro poco comuni, interessano soprattutto il tendi- carpofalangea con rctrazione verso l'alto è causa delf··..
ne del bicipite che si rompe (quasi sempre in forma com- lesione di Stener, che può condurre, quando non curata a
pleta) in corrispondenza dell'inserzione su!la tuberosità do.lore, artrite La ·
radiale. Le lesioni degenerative c le rotture del legamento ancor pm dell ccografm, ne consente uno studw accurat 0
collaterale interno, parziali o complete, sono spesso asso- limitando il ricorso all'esplorazione chirurgica.
ciate a lesione del tendine del flessore comune. L ecografia Strappi e pe!forazioni della fibrocartilagine triango/ _
può evidenziare direttamente le lesioni e le eventuali rac- re a o le.sioni degeneratiw. La RM,
colte liquide consensuali, ma indagine d'ele7lone è la RM acqmslzwnc ad alta nsoluz10ne (spessore di strato inferio-' ..
(fig. XIIL34), preziosa per la dimostrazione del coinvolgi- re a l mm!) e sequenze specifiche, è la tecnica di studio
mento dei legamenti collaterali, del nervo ulnai:e o radiale 1'elezione. L'artrografia è talora necessario complemento
(neurite), del periostio (area ad alto segnale nelle sequenze E spesso, comunque, necessario il ricorso all'artroscopia. ·
T2-pesate!). Cesame diretto radiografico può evidenziare, La tenosinovite interessa il più delle volte i tendini dei'
nelle forme di vecchia data, calcificazioni e ossificazioni flessori del carpo. La malattia di de Quervain
paraarticolari. in corso di gravidanza; post-traumatica) induce aumento di /:
L'epicondilite esterna (gomito del tcnnista) e interna spessore della guaina comune dei tendini dell'abduttore:::
(gomito del golfista) conseguono rispettivamente a dege- lungo e dell'estensore breve del pollice, versamento
nerazione del tendine comune degli estensori e del tendine sinoviale, edema sottocutaneo di adiacenza. Evolve
comune dei flessori (soprattutto del capo breve del!' esten- la cicatrizzazione e la stenosi compartimentale.
sore radiale del carpo). Esito comune è la lacerazione del e RM sono le tecniche elettive di studio (fig. XIIL35). La'::):.
tendine. La RM e l'ecografia sono le wcniche elettive di disinserzione del tendine del flessore profondo delle dita.'';,;
studio. dalla base delle falangi distali è evento non infrequente·.,'_,
Le neuropatie da intrappolameuto coinvolgono so- negli atleti (calciatori, rugbisti, cestisti). L'entità della.)
prattutto il nervo ulnare nel tunnel cubitale. Assume rilie- retrazione del tendine, di difficile valutazione su base eli·"
vo patogenetico, in proposito, l'ispessimento del retinaco- nica e radiografica, può essere definita mediante RM. , ···
lo fibroso che si estende dall'epicondilo mediale all'ole- La sùulrome del tunnel cmpale è una neuropatia ischc-
crano (lesione di Osborne). Meno comune è l'intrappola- mica da intrappolamento che coinvolge il nervo mediano. ,
mento dei nervi mediano e radiale (varianti anatomiche! Nelle forme avanzate si associa atrofia dei muscoli dell'c· '
masse!). La RM dimostra l'aumentato segnale nel conte- minenza tenar. Il tunnel del carpo, nel quale passano il ner:
. sto del nervo, l'infiltrazione del tessuto adiposo perineura- vo mediano, il flessore lungo del pollice, i tendini del tles· .
le, la dislocazione c la compressione del nervo da parte di
eventuali masse.

16. Il polso
Lesioni traumatiche e da sovrauso sono frequenti
nel polso e coinvolgono sia l'osso sia le componenti k-
gamentose che collaborano alla stabilità artiColare (le-
gamenti capsulari e ìnterossei, fibrocartilagine trian-
golare). C esame diretto radiografico, con proiezioni
dedicate e/o sotto sforzo, è di norma sufficiente per il
loro etichettamento, ma talora si rendono necessarie Fig. XIII.35. Malaltia di De Quervain. Ecografia del polso. Cindagine.
per uno studio analitico l q TC (instabilità radioulna- cifcttuatn con trasduttorc a frequenza elevata (20M Hz) mediante scan· .· 1
re!), la scintigrafia ossea (osteonccrosi occulte!) e so- sione trasversale e specificamente mirata sul! compartimento dei ·::;1.

prattutto la RM. Cartrografia del polso è spesso in- din i estensori, evidenzia l'estensore breve e l'abduttore lungo del! d1to
(t), il cui aspetto ccostrutturale è disomogeneo per la condizione
dispensabile per l 'individuazione delle lacerazioni dei nerativa. Si associa impegno sinovialc con versamento nella guatna
legamenti e della fibrocartilagine. tcndinea (asterisco).
Articolazioni 241

sclerosi reattiva estendentesi alla branca ischiopubica. I


rilievi, peraltro, sono tardivi e si manifestano solo a distan-
za di 1-6 mesi dall'inizio della sintomatologia. La RM può
evidenziare, in fase precoce, edema intraspongioso e alte-
razioni infiammatorie delle strutture miotendinee che si
inseriscono sulla sinfisi, talora dismetria o asimmetria dei
muscoli retti dell'addome,
Le borsiti (il complesso anca/bacino ospita almeno 13
borse!), frequenti nell'atleta c localizzate per lo più in sede
trocanterica, psoasiliaca, ileopettinea e ischioglutea, conse-
guono a trauma acuto o a microtrauma persistente da fri-
gola. zione. La RM (sequenze T2-pcsate!) dimostra la presenza
., con di essudato endoborsale (fig. XIII.37). L'aspirazione sotto
fig. XIII.36. Sindrome del tu011el carpale. RM del polso. Scansione
ferio.' .. t con sequenza SE Il-pesata. Subito al di sotto dell'ulna (u) guida ecografJCa è agevole e può consentirne la differen-
tudio l radio (r) sono apprezzabih: il tendine_del flcss.orc m_di_ale ziazione da tumefazioni di altra natura.
ento. (l). il tendine del flessore lungo del polhee (2), 1 tcmhm det flesson La sindrome dell'anca a scatto, caratterizzata da dolo-
1pia profondi delle dlla (3), i tendini dci flessori superficiali (4). 11 nervo re associato a un ben percepibile rumore durante il movi-
li mediano è appena apprezzabile mcdialmente alla vistosa cisti ganglio- mento, è prodotta dalla dislocazione «a scatta>> di muscoli
., :·· n8re (C) che lo disloca e comprime. o tendini su strutture sottostanti. :C ecografia con associate
1to di manovre dinamiche può darne diretta dimostrazione visiva;
ltlore··:.';:; soreprofondo e superficiale delle dita, è delimitato sul ver- la TC può consentire di individuare la prominenza (per lo
teno-' t sante volare dal legamento anteriore del carpo, sul versante più ossea!) che supporta la genesi dell'evento.
verso :·:;:t dorsale dal semilunare e dal capitato, ai lati dallo scafoidc e Traumi o lesioni degenerative coinvolgenti la cartilagi-
dal piriformc in alto, dal trapezio e dall'uncinato in basso. ne acetabolare possono indurre lesioni de/labbro dell'ace-
). La/i, La riduzione delle dimensioni del tunnel o l'aumento divo- tabolo (cioè del cercine fibrocartilagineo che barda perife-
lume del contenuto (tenosinovite!) sono alla base della sin- ricamente il contorno osseo dell'articolazione). Possono
uentc·· > drome. La RM assume rilievo soprattutto nei pazienti nei associarsi cisti ossee e sinoviali. La dimostrazione della
della.) quali si sospetta la presenza di una massa (cisti gangliona- lesione è per lo più facile mediante artro-RM.
e eli- re, tumore) o in caso di insuccesso dell'intervento chirurgi- Sindromi dolorose dell'anca di difficile interpretazione
co (fig. XIJf.36). In forma analoga, il nervo ulnare può es- clinica possono essere dovute a situazioni transitorie e idio-
schc- sere compresso nel canale anteropalmare fibroosseo di patiche di edema de/midollo osseo. I.: esame diretto radio-
iano. Guyon, dando origine alla sindrome del tunnelulnare.
ell'c·'
l ner:
fles·. 17. Anca e bacino
Anca e bacino costituiscono un complesso artico-
lare interconnesso per quanto concerne la patologia
posi-traumatica e da sovrauso. In questa sede si farà
riferimento ad alcune sindromi peculiari di particola-
re rilievo in medicina dello sport (osteite del pube,
borsiti, sindrome dcll 'anca a scatto, lesioni del labbro
dell'acetabolo, edema transitorio del midollo osseo),
nei riguardi delle quali lo studio «per immagini)) (e
soprattutto la R1vl!) può essere determinante a fini
diagnostici.

I!osteite tlel pube (detta comunente «pubalgia», ma il


JgJIIC,
dolore è spesso inguinale e si irradia verso la coscia, l'ad-
scan· Fig. XIII.37. Borsite ilcopcttinca. RM dell'articolazione coxofcmora-
tcn· dome, il pcrinco!) consegue per lo più a sovrauso dei
adduttori, ma può insorgere dopo il parto o intcr- !e destra. Scansione trasversale con sequenza turbo-SE 12-pesata. La
!dito borsa ilcopcttinca, distesa dall'essudato flogistico, appare iperintcnsa
dcgc· 1'.cnh chirurgici. L'esame diretto radiografico evidenzia (punta di freccia). Nel contesto del versamento è bene apprezzabile un
,uaina nassorbimento osseo subcondrale bilaterale e simmetrico piccolo gettone ipointcnso di sinovia iperplastica. Asterisco = testa
del pube che genera una certa diastasi della sinfisi, e osteo- del femore,
\i
grafico (negativo a differenza di quanto avviene nelle sin-
dromi osteopenichc transitorie dell'anca!), la scintigrafia
(iperaccumulo di e la RM (area rispet-
tivamente a basso e alto segnale nelle sequenze TI- e T2-
pesate che interessa la testa e il collo del femore!) assumo-
no rilievo per la corretta diagnosi.

18. Menischi e legamenti del ginocchio


La patologia del ginocchio di maggiore interesse
(anche perla sua grande frequenza!) è quella trauma- llig. Xlll38. Le sei varietà fondamentali di frattura menisca!e: venj.
tica o da sovrauso dei menischi, della cartilagine arti- cale semplice (A); verticale «a manico di secchiO>! (B); orizzontale
colare e delle strutture capsulolegamentose. Ne sono (C); obliqua o radiale (D); periferica (E); disinserzione
capsularc (F).
interessati soprattutto soggetti che praticano attività
sportive che comportano sovraccarico funzionale o
addetti ad attività lavorative assoggettati ad atteggia-
menti viziati protratti del ginocchio. Abnormi sollecitazioni pressorie causate dallo schiac.. :
ciamento delle fibrocartilagini meniscali fra le piastre
Il menìsco è costituito da fibrocartilagine a elevato osteocondrali femorotibiali in corso di eventi distorsivi
inducenti valgismo o varismo e traumi distorsivi in cui la ,
contenuto di fibre collagene. In riferimento al piano artico-
gamba è indotta a eccessiva extra- o intrarotazione rispetto ·
lare, quello mediale è conformato a C, quello laterale a O
alla coscia, il più delle volte associati, sono i due principa:
incompleta. Dall'avanti all'indietro si distinguono il corno
li fenomeni biomeccanici responsabili del danno menisca.
anteriore, il corpo e il corno posteriore. Entrambi i corni
le. Può aversi fissurazione o rottura del menisco, lacerazio-
sonO ancorati da tessuto fibroso ai versanti corrispondenti
ne dell'ancoraggio meniscocapsulare o, più raramente,
della eminenza intercondiloidea tibiale. disinserzione dei corni meniscali.
Il legamento crociato anteriore decorre dalla parte po- Le fratture interessano più frequentemente il menisco
steriore del versante interno del condilo femorale laterale al- mediate, meno mobile e quindi più facilmente esposto
la superficie anteriore della eminenza intercondiloidea e ga- ali 'anomalo impegno intercondiloideo femorotibiale che è
rantisce la congruità articolare opponendosi alla disloca- all'origine della lesione. Le fratture del menisco laterale
zione ·anteriore della tibia rispetto al femore durante il pas- conseguono il più delle volte a lesioni degenerative e spes·
saggio del ginocchio dall'estensione alla flessione. Il lega- so si riscontrano in soggetti con malformazioni meniscali
mento crocìato posteriore, più spesSo e resistente del prece- (menisco discoide). Le fratture meniscali sono utilmente
dente, decorre daJla parte anteriore del versante interno del classificate in base alla morfologia e all'orientamento
condilo femorale mediale alla superficie posteriore deli' e- rispetto all'emirima articolare (fig. XIII.38) in: longitudi·
minenza intercondiloidea e si oppone alla dislocazione po- nali semplici (la lesione rimane equidistante dal contorno
steriore della tibia rispetto al femore durante il passaggio del esterno c interno del menisco ); longitudinali periferiche
ginocchio dalla flessione ali' estensione. (rimane accollato alla capsula un sottile lembo meniscale);
La capsula articolare è rinforzata dai legamenti colla- longitudinali a manico di secchia (si ha dislocazione del
terali e da muscoli e legamenti sia nel compartimento lembo distaccato a lato deli' eminenza intercondiloidea);
posteromediale sia in quello posterolaterale. Il rivestimen- radiali o oblique; orizzontali (la lesione separa il menisco
to sinoviale è incompleto e decorre nella gola intercondi- in una porzione superiore e una inferiore); complesse
loidea sino a rivestire anteriormente i legamenti crociati. (quando coesistono più aspetti). Le lesioni longitudinah
sono le più frequenti mentre le orizzontali c radiali
La TC e la RM sono le tecniche elettive di studio per lo più origine degenerativa, si riscontrano nei soggettt
del ginocchio. L'artrografia a DC, metodica fonda" anziani e spesso sono asintomatiche. Nella disinserzione
mentale in passato, è attualmente utilizzata solo occa- meniscocapsulare è frequente la penetrazione di liquido
articolare nell'interspazio creatosi tra menisco e
sionalmente. L'artroscopia è il punto di arrivo dei casi
articolare con conseguente formazione di cisti meniscah,
giudicati di interesse chirurgico. Cartroscopia, peral- spesso scpimentate e a margini policiclici, che improntano
tro, visualizza solamente l'estensione superficiale la capsula e i legamenti collaterali.
della rottura meniscale; la TC e la RM, «per traspa- Le lesioni traumatiche legamentose possono essere.
renza», quella nel contesto delmenisco. suddivise in rapporto all'entità del danno in distrazione,.,
delle rotture complete. Le lesioni menisca/i assumo-
Fig. XIll.39. Frattura «a no aspetto di aree ad alto segnale nel contesto del
mani.co di secchim) del menisco (in condizioni normali privo di segnale per la
menisco interno. TC del prevalenza di fibre collagene): l'aspetto globulare
ginocchio destro. Il me-
nisco, integro nel suo
(lesione di grado I) è espressione di degenerazione
corno anteriore, è bipar· mucinosa semplice; l'aspetto a stria lineare che non
tito longiludinalmente raggiunge la superficie articolare (lesione di grado II)
da una rima di frattura
di degenerazione mucinosa prelacerativa; l'aspetto a
che si estende poste-
rionnente fino all'estre- stria che raggiunge una o entrambe le superfici arti-
mità del corno posterio- colari (lesione di grado III) di vera e propria rottura
re (frecce). meniscale, generalmente sintomatica (fig. XIII.40).
veni. La RM ha sensibilità del nella identifica-
Ontate rottura parziale o completa e disinserzione. l fenomeni zione delle rotture meniscali. Può inoltre dimostrare
biomeccanici responsabili del danno sono costituiti da sol- aree ad alterato segnale nel contesto dei capi
lecitazioni rotatorie ed estensorie di entità cospicua. Le ri (spesso normali all'esame diretto radiografico e
lesioni dei legamenti crociati (il più frequentemente coin- alla TC!), espressione di microfratture spongiose con
1·o!to è quello anteriore), siano parziali o complete, posso- o senza interruzione della corticale e possibile fonte
·hiac. no determinare instabilità dell'articolazione, apprezzabile di :sintomatologia anche in assenza di lesioni meni-
iastrc clinicamente con test di valutazione statica e dinamica. Le scali e !egamentose (fig. XI11.41).
mivi lesioni de/legamento collaterale media/e sono comune-
:ui la : La RM è tecnica d'elezione nello studio delle
mente associate a lesioni del legamento crociato anteriore
:petto erotture meniscali, e più frequentemente sono prodotte da lesioni legamentose. Nelle lesioni acute
ICÌpa. traumi distorsivi inducenti valgismo in extrarotazione (tipi- to crociato anteriore, il legamento è ispessito, a con-
lisca. camente, i traumi da sci). Lesioni del legamento collate- torni sfumati e talora addirittura scarsamente apprez-
·a zio. rale media!e isolate si producono negli sforzi in puro val- zabile per l'edema, l'emorragia e l'impegno sinoviale
lente, gismo (traumi da hockey su ghiaccio). In linea generale, le circostante (fig. XIII.42); le sequenze T2-pesate
strutture di supporto laterali (legamento collaterale latera- sentono di differenziare la reazione sinoviale sempli-
niseo le, bendcrella ileotibiale, tendine popliteo e tendine del
posto bicipite femorale) sono meno comunemente oggetto di
che è lesione.
terale La patologia sinoviale (pliche sinoviali, cisti, sinoviti
spes· iperplastiche) assume rilievo sia per frequenza, sia per dif-
iscali ncoltà della diagnosi clinica. Può coinvolgere secondaria-
nentc mente la cartilagine e l'osso (osteocondriti, lesioni flogisti-
nento codegenerative).
itudi·
tomo
La TC (strati di l mm di spessore\) consente una
'riche
cale); rappresentazione valida dei menischi e delle strutture
te del capsulolegamentose. La valutazione globale del dan-
no articolare (artro-TC\) ha grande accuratezza. Le
·nisco lesioni meniscali assumono l'aspetto di lacune o strie
!lesse lineari ipodense singole o multiple con morfologia ed
dinali estensione variabile (fig. XIII.39). Eventuali frammenti
1anno distaccati potranno essere localizzati attraverso l
ggetti lisi delle varie sezioni tomografiche e le ricostruzioni
·zione
multiplanari.
qui do Fig. XIII.40. Frattura longitudinale del menisco interno. RM in
tpsu!a La RM (sequenze Tl-pesate! scansione sequenze TI- e T2-pesate per piani sagittali. La rima di frattura assu·
rscali, ziale per piani sagittali!) offre risultati pressoché me l'aspetto di una discontinuità ((a bandml con segnale più elevato
ntano nello studio dei menischi. Tecniche di acquisi- nell'immagine T2·pesata (frecc'm sottile), posta al davanti del fram"
ZIOne secondo multipli piani sagittali obliquati sì da mento meniscale posteriore sede di manifestazioni degenerative (free,
eia), Si osservi, per confronto, il corno anteriore privo di segnale
:ssere mantenere ortogonalità rispetto al decorso meniscale (come avviene in condizioni normaJil). Coesiste sclerosi subcondrale
· \scansioni radiali) si rendono utili per la definizione del piatto tibiale (punte di freccia).
244

Fig. Xlll.41. Microfrattura della spongiosa. RM del ginocchio.


Scansioni sagittali con sequenza GETI-pesata (a sinistra) c turbo-SE
T2-pesata (a destra). Nella spongiosa del condilo femorale laterale è
apprezzabile una vasta arca (asterisco) a segnale ipointenso rispetto ·'Fig. XIII.43. Cisti di Baker. RM del ginocchio. Scansionc trasverso]c
all'osso circostante nella sequenza TI-pesata, ipcrintEinso nella con sequenza_ turbo_-SE !2-pesata. Subito_ al di dietro :Jel femore (F),
sequenza T2-pcsata. Le carallcristichc del segnale c il dato anamne- nel cavo pophteo, sJ estnnseca una volummosa formaztone cistica (C)
stico inducono a ritenere il reperto espressivo di edema ostcomidolla- a contenuto liquido omogeneo e margini netti e regolari. La sede tipi- .··! .•:.i'
re secondario a frattura occulta. ca delle dilatazioni cistiche della borsa dei muscoh gastrocnemio c '
semimembranoso e la presenza di versamento libero articolare, vcrosi- : l
milmentc secondario a condizione sinovitica, inducono alla diagnosi di ,. ·''
ce dal versamento ematico. Nelle lesioni ·subacute, cisti di Baker a genesi flogistica. ·:i'i-1
con la diminuzione dell'edema e dell'emorragia cir-
costante la lesione, è possibile effettuare una più pre- rilievi clinici. Nelle lesioni croniche complete il lega. , '!1

cisa valutazione del legamento che può dimostrare mento crociato anteriore può apparire atrofico e '·:.l
perdita di continuità parziale o completa, .aspetto retratto, adagiato sul piatto tibiale o addirittura colle-.,···
ondulato, e nei casi più gravi distacco dall'inserzione gato tramite un ponte cicatriziale allegamento crocia-
ossea e retrazione. La differenziazione tra una: lesione to posteriore. La lesione del legamento crociato
completa e una lesione parziale richiede la çorrela- posteriore è più rara e più frequentemente si accom-
zione attenta tra rilievi dello studio per immagini e pagna a interessamento dei capi ossei fcmorotibiah
con possibili distacchi parcellari.
In caso di traumi che inducono tumefazione dei tes-
suti molli periarticolari del ginocchio è indicato il ri·
corso in prima istanza ali 'ecografia per escludere la
presenza di raccolte (ematomi, borsiti reattive) e per
valutare la pervietà dei vasi poplitei. L'ecografia (co-
me la TC e la RM) può consentire, inoltre, di indivi-
duare cisti da erniazione post-traumatica della capsu·
la: le più frequenti, situate nel cavo popliteo, sono le
cisti di Baker (le quali possono avere anche natura con-
genita o flogistica). Queste cisti (fig. XIII.43) hanno
contenuto liquido, margini regolari e sono comprimi-
bili; possono essere sospettate all'esame diretto radio-
grafico in proiezione LL (formazioni circoscritte lie-
vemente ipertrasparenti nel contesto dei tessuti molli
del cavo popliteo ).
Fig. XJII.42. Lesione recente del legamento crociato anteriore. RM
del gmocchio. Scansionc sagittale con sequenza SE TI-pesata. Il lega-
mento (asterischi) è mal delineabile in tutto il suo decorso per l'ede- 19. La caviglia
ma sviluppatosi nel suo contesto. Si associa minimo versamento sino-
viale. Si osservi, per contro, nella stessa scansione, la chiara delinea-
zione del legamento crociato posteriore, integro, nel suo tratto distale Lo studio per immagini apporta un significativo
(tondino). contributo alla valutazione di questo distretto anato-
245
;Jrficolazioni

·co sede frequente di sindromi dolorose post-trau-


nli ' . . .
re negativi, nelle quali consente spesso la dimostra-
matiche o apparentemente pnmitlve. zione di edema distrettuale del midollo osseo o di
minute fratture lineari intraossee; è del tutto determi-
nante per la stadiazione dell'osteocondrite dissecante
La caviglia - nella quale è opportuno distinguere i com-
1artimenti anteriore, _esterno e interno- oper.a
(l'astragalo ne è la seconda sede di localizzazione in
iologicamcnte su un pmno sagJttale consentendo esclusJ- ordine di frequenza dopo i condili femorali), nella
movimenti di flessione ed estensione. l comples- quale assume grande rilievo la dimostrazione
\ ]ecramentosi collaterale esterno, collaterale interno e sin- stabilità della lesione; consente inoltre una accurata
tibioperoneali mantengono passivamente la sta- analisi delle strutture legamentose (sede e severità del
bilità dell'articolazim_1e, eversioni e danno! - fig. XII1.44). Cecografia trova importante
movimenti d1 traslazwne antenore c postenore. indicazione nello studio dei numerosi tendini della
r traumi distorsivi in inversione del piede determinano caviglia; in particolare del tendine di Achille, dei ten-
lesioni del complesso legamentoso collaterale esterno (in dini tibiali e peroneali.
particolare dcl_legaJ?ento e
fratture uni-, b1- o tnmalleolan. I traumi chstorsivJ m ever- Fig. XIII.44. Lesione del
sione possono determinare la frattura parcellarc della tro- legamento peronco-astra-
clca astragalica, alla quale può conseguire osteonecrosi o galico anteriore. R.,\1 del-
la caviglia. Scansione tra-
osteocondrite dissecante (v. paragrafo XII.9.2.1 ). Se la car- sversale con sequenza tur-
tilagine di rivestimento è interrotta, il frammento diviene bo-SE T2-pesata. Il lega-
<dnstabile)) e può quindi divenire corpo libero endoartico- mento, in condizioni nor-
]are. mali orientato obliqua-
Nella caviglia è frequente la presenza di ossa sopran- mente dall'astragalo alpe-
numerarie, potenziali fonti additive di patologia. ro ne in senso medio-late-
rale, è appena apprezzabi-
le, per la minima quantità
Anche se l'esame diretto radiografico può forni- di fibre integre residue, in
re utili informazioni sui capi ossei e sulla rima artico- forma di arca rotondcg-
lare, e può consentire la dimostrazione deli' giante a basso segnale
(punte di freccia) silnata
erosi (arca osteosclerotica circondata da un cercine subito al davanti del pero-
radiotrasparente!), lo studio compiuto delle strutture ne. Coesiste versamento
,ossee della caviglia richiede di norma il ricorso alla articolare (asterischi) che
distende i re cessi capsula-
tes- TC. La RW è indagine d'elezione nella valutazione ri dclt'arlicolazione ti-
delle sindromi dolorose con esame radiografico e/o bioastragalica.
ilri-
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1tivo
1ato-
CAPITOLO XIV

MUSCOLI E TENDINI
GIORGIO CITTADINI E ENZO SILVESTRI

Lesioni muscolari e tendinee traumatiche e da


ovrauso (in significativo aumento negli ultimi
per la sempre maggiore diffusione delle attività
sportive agonistiche), infiammatoriodegenerative, e
piil raramente neoplastiche,. si il loro
noscimento, per la valutaziOne dell enttta del danno
anatomico e per la scelta della terapia più idonea, di Fig. Xl\: l. Ossifica-
zione del tendine
uno studio «mirato» per immagini. Ruolo achilleo. Esame ra"
te assumono, in proposito, l'ecografia, la TC e diografico della ca-
tuttolaRM. viglia in proiezione
LL. Il tendine è og-
getto di vistosa sosti-
Le fibre muscolari-· delle quali si riconoscono due tipi tu:donc mctaplastica
adiverso contenuto di glicogeno, lipidi, mioglobina e mito- ossea lungo tutto il
condri, dotati quindi di proprietà fisiche diverse- hanno decorso ad eccezio-
lunghezza variabile da circa l mm ad alcune decine di cm e ne del tratto inser-
zionale calcaneare
diametro dell'ordine di alcuni centesimi di mm. Sono sepa-
rate l'una dall'altra da sottili setti di tessuto connettivo
(endomisio) e si uniscono in fasci di I, Il e III ordine sospetti la presenza di lesioni ossee associate o calci-
anch'essi avvolti da setti connettivali (perimisio). t:epimi- ficazioni e ossificazioni patologiche (fig. XIV. l). Se
sio, che avvolge l'intero muscolo, è costituito da fibre col- effettuato con tecnica digitale può consentire una
lagene. La rete vascolare si distribuisce nel contesto del tenue dimostrazione diretta dei muscoli e, in alcune
muscolo seguendo tali setti e si sfiocca in una ricca rete di sedi, dei tendini (che hanno radiopacità maggiore di
capillari che avvolge ciascuna fibra.
quella del muscolo).
l tendini sono robuste strutture nastrifonni interposte
!m muscolo e osso, ai quali si congiungono rispettivamente
nella giunzione miotendinea e neli 'inserzione. Sono forma-
ti da fibre collagene e da setti connettivali (endo- e perite- 2. Ecografia
nonio). Alcuni tendini hanno funzione di sostegno (o di
ancoraggio), altri di scorrimento: questi ultimi sono avvolti Costituisce per lo più indagine di prima istanza e
da una guaina rivestita da membrana sinoviale che ne spesso, in mani esperte, risulta conclusiva dal punto di
lita l'azione. La rete vascolare penetra nel tendine dalla fac- vista diagnostico.
cia interna del peritenonio e si distribuisce seguendo i setti
endotenonici (l'iperemia infiammatoria origina dunque dal É effettuata con trasduttori lineari da 7,5-1 O MHz.
peritenonio, rendendo con ciò appropriato il termine «peri- Trasduttori di maggiore frequenza (13-20 MHz), utilizzabi-
tcndinite»- v. paragrafo XIV IO). li nello studio di strutture muscolotendinee superficiali,
consentono di ottimizzare la risoluzione anatomica.

l. Esame diretto radiografico Il muscolo presenta ecostruttma relativamente


ordin(lta, «a denti di pettine» (fig. XIV.2), per la rego-
. Fornisce il più delle volte risultati parziali e lare alternanza delle fibre dei fasci di III ordine (a
disfacenti, ed è nella pratica limitato ai casi in cui si bassa ecogenicità) e del perimisio (ad alta ecogeni-
scoli e nei tendini, di particolare rilievo nell 'inquadr. ,-.;
mento delle patologie infiammatorie ed espansive. a

3.TC
Ha elevata sensibilità nella individuazione di lesio.
ni ossee associate, calcifiCazioni e ossificazioni pato.
logiche. Trova importanti indicazioni nella valutazione
dell'estensione locoregionale dei tumori e nella quan.
tificazione del grado di atrofia nelle distrofie museo.
lari e nelle miopatie metaboliche. In linea '""""·
Fig. XIV.2. Ecoslru!tura normale del muscolo. Scansione longitudinalc l'acquisizione per piani trasversali offre una conve.
del retto femorale. Le fibre muscolari, comprese tra la fascia superfi- niente visione d'insieme dei diversi muscoli e agevola
ciale (l) c la fascia profonda (2), presentano ecostruttura relativamente la valutazione dei loro rapporti e di quelli di eventuali
ordinata con alternanza di bande ipoecogene, corrispondenti alle fibre
muscolari dilli ordine (asterisco), e iperecogene, corrispondenti al peri- lesioni.
misio (punta di freccia).
Il tessuto muscolare ha valori densitometrici intorno a ·
55 UH, quindi molto superiori a quelli del tessuto adiposo
(-110 UH) e alquanto inferiori a quelli del tessuto fibroso
(75 UH). Il tessuto adiposo genera piani di clivaggio tra j ·
fasci muscolari di maggiore dimensione e nel contempo 1,1_·'
sua deposizione sostitutiva nel muscolo è direttamente· ,
responsabile della diminuzione dei valori di ·,-:
che caratteristicamente si osserva nelle miopatie degenera:
tive. I tendini hanno valori densitometrici più uniformi e·;-
alquanto più elevati per il maggiore «stipamento» tessutalc ·;
nel loro contesto.

Fig. XIV.3. Ecostruttura normale del tendine. Scansione ecotomogra-


fica longitudinale ad alta risoluzione di un tendine flessore delle dita. 4.RM
Al di sotto del piano sottocutaneo (S) si apprezza la caratteristica
struttura tcndinca (punte di freccia), costituita da echi fibril!ari stipa-
ti disposti ordinatamente secondo l'asse maggiore del tendine. L'elevata risoluzione di contrasto della RM, la:·:
multiplanarietà (molto importante nello studio del
muscolo e dei tendini!), l'alta sensibilità nei riguardi __
cità). Il singolo muscolo è delineato dalla sottile banda dell'edema e dell'emorragia intra- e perilesionale, dd ·'
ecogena generata dall'epimisio. Durante la contrazio- tessuto adiposo e del tessuto fibroso ad alto contenuto
ne isometrica l'ecogenicità muscolare si attenua per dì collagene, nonché la simultanea capacità di valuta-.'
l'ispessimento dci fasci muscolari. La fascia superfi- zione dei legamenti e dell'osso, ne fanno una tecnica
ciale, situata tra sottocutaneo e muscolo, assume l'a- di grande importanza nello studio dei traumi muscola·
spetto di una sottile interfaccia speculare ecogena. Il ri, delle mialgie di natura oscura, dell'affaticamento
piano osseo è rappresentato da una linea fortemente muscolare a insorgenza tardiva. La RM è complemen-
ecogena con elevata attenuazione sottostante del to essenziale di un esame ecografico muscolotendineo
fascio ultrasonoro. Il tendine presenta ecostruttura ipe- non risolutivo. La spettroscopia localizzata a
recogena di tipo fibrillare generata dalle numerose (SRM) assume importanza nelle distrofie muscolan c .
intcrfacce tra fibre collagene e setti endotenonici (fig. nelle miopatie metaboliche per la valutazione
XIV:3). L'ecogenicità det muscolo e del tendine è modificazioni del metabolismo aerobico e anaerob1co
significativamente influenzata dall'angolo di inciden" durante e dopo esercizio (l 1P!).
za del fascio ultrasonoro.
Le tecniche color- e power-Doppler consentono di Il tessuto muscolare ha segnale di intensità medio-bassa
valutare la distribuzione e il flusso vascolare nei mu- nc!le sequenze Tl-pesate, di intensità bassa in quelle T2-pc-
ccofi e tendini 249
''""l
t Mediamente il segnale è più basso di quello degli altri 9. Lesioni traumatiche muscolari
e. · a ricca componente cellulare come i p.arenchimi. I ten-
e. 1essu11'
, · ricchi di collagene, presentano costantemente bassa in- Il loro riconoscimento è di norma possibile con l'e-
l
11111, •
tensità dt segnale. . , . cografia, ma la RM, molto sensibile nei loro riguardi,
L'indagine tomograf1ea a Rl\1 e condotta sta con sequen-
si propone sempre più tecnica di prima.istanza negli
ze n-pesate, t_J10ito di dis.tor-
·. ni dell'arclutettomca muscolare, dell mf!ltrazwne adtpo- atleti a più alto impegno agonistico e nella valutazione
sJOe degli ematmm• su bacuti· (metaemog lob'ma.') , sta · con se- evolutiva della lesione (restitutio ad integrum? fibrosi
satenze T2-pesate e STIR con cancellazione del segnale del cicatriziale?).
molto sensibili ne !l 'individuazione di aree edemato- Le lesioni minori, come la contrattura, l' elonga-
geed emorragiche (stiramenti muscolari! sindromt da affati- zione e lo stiramento, hanno quadri ecografici negati-
5amento muscolare a insorgenza tardiva!) o necrotichc. L'ac- vi o sfumati (minima disorganizzazione dell'ecostrut-
cuisizione secondo piani coronali o sagittali è vantaggiosa tura). La RM può evidenziare edemi focali anche di
valutazione_dei di con l'osso minima entità (acquisizione ad alta risoluzione!
enella dimostrazwne dt dtstacch! tcndmet sequenze T2-pesate e STIR con cancellazione del
segnale del grasso!).
Nelle contusioni, conseguenti a trauma diretto,
s. Diagnostica radioisotopica l'entità dell'edema, dell'essudato infiammatorio e del-
l'emorragia condiziona la rilevanza del quadro eco-
La scintigrafia con 99 mTc-pirofosfato, effettuata grafico e RM. Non si ha, comunque, rottura di fibre
con tecnica analoga alla scintigrafJa scheletrica, assu- muscolari.
me rilievo nelle distrofie muscolari e nelle polimiosi- Nelle distrazioni - lievi (minima lacerazione di
ti. In queste affezioni il radiofarmaco si accumula fasci di fibre senza perdita di forza muscolare), mode-
nelle fibre muscolari nelle quali è aumentato il conte- rate (lacerazioni più o meno significative di fasci di
nuto di ca-- quale conseguenza di una alterata inte- fibre con perdita di forza muscolare) o severe (rottura
grità funzionale della membrana citoplasmatica. (v. completa della giunzione muscolotendinea o dell'in-
fig. XIY.12). serzione con paresi muscolare) -l'ecografia evidenzia
l'interruzione dei fasci muscolari, i cui monconi.nelle
forme severe si retraggono «a batacchio di campana»,
6. Teletermografia e la presenza di lacune ipoecogene emorragiche più o
meno vaste (fig. XIV.4) o di un ematoma che si infil-
Può essere utile complemento dell'ecografia e tra tra i fasci muscolari ·o si raccoglie lungo le fasce.
della RM. nel monitoraggio di lesioni muscolari o ten-
Fig. XIV.4. Distrazione e
dinee traumatiche e infiammatorie in corso di terapia. strappo muscolare. Ecoto-
mografia. Nella distrazio-
ne (A), la normale strullu-
m interna del muscolo, co-
7. Tenografia stituita da echi lineari di-
sposti «a pettine)) (asteri-
È una metodica radiologica contrastografica rea- sco), è sostituita in sede su-
perficiale da uno strato a
oento lizzata con introduzione di MdC iodato idrosolubile ccostrultura ipoecogcna
men· nella guaina tendinea (ago sottile da 25 G), la quale (m); è presente un'eviden-
trova indicazione in casi mirati di tenosinoviti di ditft- te area ipo-anccogena
jineo emorragica intrafasciale
RM cile valutazione mediante ecografia e RM. (punte di freccia). Nello
lari c strappo (Bj, è vistosamen-
te interrotta la continuità
delle· dci fasci muscolari; il mu-
Jbico S. Angiografia scolo rctratto assume aspet-
to <m batacchio di campa-
. l: arteriografia selettiva ha importanza, in seconda na)) (freccia), ben delinea-
to dal versamento emorra-
bassa Istanza, nello studio preoperatorio dei tumori, consen- gico circostante (punte di
·z-pc- lendone anche l'eventuale embolizzazione. freccia).
Fig. XIV.S. Distrazione muscolare. RM comparativa delle cosce. :Fig. XIY.7. Ematoma posi-traumatico di vecchia data della coscia. L'0·;,-·
Scansione coronale con sequenza SE Ti-pesata con saturazione spet- progressiva organizzazione e calcificazione dello stra vaso ematico h :;,
tralc del segnale del grasso. Nel contesto del muscolo retto anteriore di indotto la comparsa di un'opacità trabccolata la quale si estende :r>
destra è bene apprezzabile un'area a segnale iperintenso (punte di frec- gitudinalmente per lungo tratto. l Ill medw del la compatta '
cia) espressiva di edema intrafascicolare posi-traumatico. Il profilo ossea ha aspetto fmemente «z1gnnatm) penostos1co reattivo; ne»utt
muscolare è integro, ma le fibre muscolari sono oggetto di lieve or letto radiotrasparente è interposto sul versante osseo (a differenza di
discontinuità. Nel complesso si configura un quadro di distrazione di quanto avviene nel sarcoma iuxtacortieale! -v. fig. Xli.! Ol).
! 0 -2° grado. Nel caso in considerazione l'ecografia induceva a una
«iperdiagnosi)) di rottura muscolare poiché la prevalenza del!'ipoeco-
genicità dell'edema simulava una soluzione di continuità del muscolo. segnale nelle sequenze successivamente5:.
con la formazione di metaemoglobina dotata di
La RM consente una accurata valutazione dell'entità te proprietà paramagnetiche, l'intensità del segnale,.,
della lesione (fig. XIV5). aumenta fino a equiparare quella del grasso.
Gli ematomi recenti assumono inizialmente Vossificazione metaplastica può svilupparsi ill ,'
to iperecogeno, poi disomogeneamente ipoecogeno maniera autonoma, senza pregressa formazione dì;
con presenza di sottili sepimenta"zioni che divengono ematoma (miosite ossificante). Questo tipo di lesio-_;:,
più evidenti con l'avanzare dell'organizzazione ne, osservabile non solo dopo traumi, ma anche dopo·;.,
nasa (fig. XIV.6). Gli ematomi di vecchia data ustioni, prolungata immobilizzazione, paraplegie, e.,
no calcificare ed essere quindi direttamente rilevabili non sempre facilmente differenziabile da lesioni.neo- ':
con l'esame diretto radiografico (fig. XIV.7). Nei sog- plastiche, può caratteristicamente manifestarsi in spe-·-;::.
getti più giovani può verificarsi l'ossificazione cifiche attività sportive professionali (miosite ossifi-:"
plastica degli ematomi localizzati in prossimità della cante dei muscoli adduttori della coscia dei cavalle·,_.
superficie ossea. La RM consente di seguire nel tempo rizzi!).
l'evoluzione dell'ematoma. Nelle prime 48 ore,
di in fase acuta, l'ematoma presenta bassa intensità di
10. Tendinopatie
Queste lesioni, alcune delle quali responsabili d1' _,-.
sindromi specifiche di determinati complessi articola:;_:··
ri sono state considerate nei paragrafi XJII.l4-19, si,:-:·
sviluppano su base traumatica, flogistica o degenerati;,;:
va e conducono progressivamente a indebolimento
della struttura del tendine fino a esitare nella sua rot- .··
tura parziale o totale (fig. XIV8). Trovano comune:·.
Fig. XIV.6. Ematoma muscolare. Scansione ecotomografica longitu- movente patogenetico nel sovraccarico funzionale dd.:;
dinale ad alta risoluzione del muscolo gemello medialc della gamba tendine conseguente a sollecitazioni massimali e/o:,,'
in prossimità della giunzione miotcndinea. La raccolta liquida emati-
ca, relativamente recente, assume aspetto disomogeneamente ipoeco- microtraumi ripetuti.
geno (asterisco) con presenza di sottili sepimentazioni (punte di frec-
cia) in relazione al! 'avanzare del! 'organizzazi9ne fibrinosa. Da un punto di vista anatomopatologico si distinguono
251

Fig. XIV.8. Rottura par-


ziale del tendine di Achil-
le. La xeroradiografia (in
alto) evidenzia in forma di
linea trasparente serpigi-
nosa la lacerazione par-
ziale anteriore del ventre
tendineo (freccia curva). Il Fig. XIV.IO. Rottura parcellarc tendinea. La scansione TC (A) della re-
complemento con ecoto- gione achillea evidenzia nel contesto dell'immagine ovalare del tendi-
mografia ad alta risolu- ne sezionato trasversalmente un'area ipodensa puntiformc indicativa di
zione (in basso) evidenzia una raccolta fluida conseguente alla lacerazione di un gruppo di fibre.
la retrazione «a batacchio La scansione R.M in sequenza SE T l-pesata (B) offre una dimostrazio-
di campana)) con perdita ne ottima! e dci profilo tendineo e degli spazi adiposi circostanti; la le-
della struttura fibrillare nel sione parcellare è ben evidente, dopo opportuna regolazione della fi-
tratto leso (punta di frec- nestra (C), come area rotondeggiante intratcndinea a segnale elevato.
cia) e la presenza di ema-
toma (asterisco). La por-
zione integra del tendine soprattutto se eseguito con tecnica digitale, offre una
(freccia) ha normale dise- visione anatomica d'insieme e consente di rilevare in
gno fibrillare. alcuni casi l'obliterazione degli spazi celluloadiposi
peritendiniti, tcndinosi e tenosinoviti. La peritendinite è un (edema! emorragia!), pressoché costantemente la cal-
processo infiamn:at?ri_o i.nteressa il cificazione tendinea (v. fig. XIV. l). L'ecografia con-
dei tendini sprovvtstl dt guama La tendmos1 - pro- sentC la dimostrazione diretta di alterazioni strutturali
cesso degenerativo focale o diffuso, talora con calcificazio- del ventre (irregolarità del peritenonio, disorganizza-
ne 0 ossificazione - può interessare la struttura del ventre zione della struttura fibrillare, aree ipoecogene focali,
tcndineo (tenclinosi del decorso) o selettivamente la giunzio- calcificazioni intratendinee) e della guaina tendinea,
ne osteotendinea (tendinosi inscrzionali, o entesopatie). La eventuali borsiti ed ematomi dei tessuti molli periten-
tenosinovite -processo infiammatorio a carattere essudativo,
dinCi. È utilizzata con successo nello studio del tendi-
proliferativo o misto, acuto o cronico - interessa i tendini di
Scorrimento rivestiti da guaina sinoviale (soprattutto il tendi- ne di Achille, della cuffia dei rotatori e del tendine del
ne del capo lungo del bicipite .brachiale, i tendini flessori ed capo lungo del bicipite brachiale (fig. XIV9). Le tec-
estensori delle dita a livello del carpo, i tendini peronieri, i niche color- e power-Doppler consentono di valutare
tendini flessori ed estensori delle dita del piede). Dalle guai- l'entità dell'iperemia infiammatoria del tendine e la
netendinee possono originare cisti sinoviali. sua riduzione in corso di terapia (segnali di flusso
intra- e peritendinei!), rilievi in passato di pertinenza
Anche in funzione della sede colpita, assumono della teletermografia (aree focali di ipertermia lungo
rilievo di volta in volta l'una o l'altra tecnica di for- il decorso del tendine!). Il ricorso alla TC e alla RM
mazione di immagini. L'esame diretto radiografico, (aumento dell'intensità del segnale in tutte le sequen-
ze! -fig. XIV lO) si rende talora necessario nello stu-
dio di strutture anatomiche complesse, nelle lesioni
più subdole e per la valutazione di possibili patologie
osteoarticolari concomitanti.

11. Miopatie ereditarie distrofiche e me-


taboliche
fig. XlV.9. Tenosinovite essudativa. Scansione ecotomografica tra- Sono accomunate dalla comparsa in forma primi-
ad alta risoluzione del tendine del capo lungo del bicipìte bra- tiva e progressiva di degenerazione delle fibre musco-
thialc (t). Vecostruttura fibrillare tendinea appare normale, ma è bene
<pprezzabilc tutt'intorno al tendine liquido anecogeno (asterischi) lari fino alla necrosi.
nel contesto della guaina sinoviale di rivestimento. Punte di
rttc1a"' solco bicipitale sul! <i testa omerale. La più importante distrof1a muscolare è la malattia di
252

forma recessiva legata al sesso. Le più lare, si osserva riduzione della fosfocreatina senza dimin ·
importanti miopatie con alterato metabolismo aerobico e/o zione del pi-I (mancata produzione di acido lattico!);
anaerobico della fibrocellula muscolare sono la glicogenosi malattia di Tauri riduzione dell' ATP, accumulo di fosfom a
V, o malattia di McArdle (nella quale il deficit. di fosforila- noesteri, mancata diminuzione del pH. o..
si nel muscolo induce debolezza muscolare, affaticamento
precoce, mialgia, contratture, mionecrosi e talora insuffi- La scintigrafia pone in particolare evidenza .
cienza renale) e la glicogenosi VII, o malattia di Tauri gruppi muscolari interessati, nei quali si ha .
(nella quale il deficit di fosfofruttochinasi induce un quadro zione del radiofarmaco dì entità tale da giungere taio.
simile al precedente con associata anemia emolitica).
ra a mascherare le strutture scheletriche (fig. XIV.l2)
Lo studio per immagini si propone di individuare e I: ecografia offre di norma rilievi tardivi (altera:
quantificare evolutivamente la sostituzione di fibre zioni dell'ecostruttura del muscolo con perdita del
muscolari con tessuto adiposo e connettivO, nonché le normale aspetto «a denti di pettine»; diffusa ipereco:
genicità causata dalla sostituzione adiposa).
sequele più gravi. La Rl"I è la tecnica più sensibile in
proposito e consente precocemente, ancor prima della La TC è utile soprattutto nella graduazione evo!u:
comparsa di sintomi clinici, rilievi determinanti (aree tiva dell'atrofia muscolare (riduzione dimensionale.
focali con lieve ma progressiva riduzione dell'inten- dd muscoli interessati! riduzione del valore di atte:
sità del segnale del muscolo nelle sequenze T l Hpesate; nuazione rispetto ai muscoli sani circostanti propor-"
successivo aumento, allorquando la sostituzione adi- zionale alla quantità di tessuto adiposo sostitutivo!)
posa è più avanzata, sia nelle sequenze TI che in H
Nelle distrofie muscolari secondarie predominano·
quelle T2-pesate). La SRM (fig. XIV l l) offre la pos- gli aspetti atrofici con riduzione del volume muscola-
sibilità, in forma ininvasiva e ripetibile, di valutazioni re, ma la disomogeneità densitometrica non raggiunge
metaboliche mirate (1 1P!), a riposo e dopo esercizio mai livelli consistenti (fig. XIV 13).
muscolare, importanti per la caratterizzazione della
miopatia. In passato per queste affezioni l'unica possi-
bilità diagnostica era offerta dall'esame istochimico
dei prelievi bioptici.

Nella malattia di Aran-Duchenne si ha, a riposo, ridu-


zione della fosfocreatina e aumento dei fosfati inorganici e
dei fosfodiesteri in forma correlata all'evoluzione della
malattia. Nella malattia di McArdle, dopo esercizio museo-

Fig. XIV.l2. Polimiosite. Scin·


tigrafia con 99mTc·pirofosfil·
to. In questa affezione, cara!·
tcristicamcnte, il radiofarm.1·
co è captato dai muscoli, nei
quali viene incorporato in so·
stituzione del ca++, in manie· ·,
ra talmente intensa da ma·
scherare le strttlture scheletri·
che sottostanti.

.,0 "' O -IS -'10 -'16 -2Cl 12. Miopatie infiammatorie


Fig. XIV.ll. Spcttroscopia a RM deJ3tp in bambino normale (tmc- Costituiscono un gruppo eterogeneo di affezioni museo··.
ciato superiore) e in bambino affetto da distrofia di Aran-Duchenne lari acquisite causate: da agenti infettivi (miositi da
(tracciato inferiore). Si osservi,- in quest'ultimo, la marcata diminu- cocco o altri batteri, virus, funghi, parassiti) o da
zione di altezza del tracciato (segnale di ridotta intensità!) per i grup- autoimmuni (polimiosite idiopatica; dermatomiosite; mwst:
pi chimici dell'ATP c in modo più marcato della fosfocrcatina (PCr).
Lo spostamento del picco del fosfato inorganico (Pi) è indicativo di ti associate a tumori; miositi del\ 'infanzia; miositi in corso d,l ,
nn certo aumento del pH a riposo. È presente, inoltre, un picco addi- artrite reumatoide, LES, conncttiviti; miositi granulomato·.
zionale a circa 3 ppm (freccia). se). La diagnosi, oltre che dalla valutazione clinica e labofh
25% dei casi). Può manifestarsi a seguito di traumi, abuso
lminu. di alcool c sostanze stupefacenti, prolungata compressione
; nella muscolare con danno ischemico, iperattività muscolare,
.fomo. disordini metabolici. Costituisce il punto d'arrivo di molte
miopatic. La fasciotomia rappresenta in molte situazioni
l'intervento risolutivo: la definizione dei muscoli coinvolti
nza i ne limiti:! convenientemente l'estensione.

l Ecografia (aree ipoecogene edematose e ipereco-


gene irregolarmente associate nel contesto del musco-
tltera. lo, con risultante alterazione della normale architetto-
:a del nica!), scintigrafia (ipercaptazione del
!reco: sfato!), TC (rigonfiamento edematoso del muscolo
con presenza di aree ipodense necrotiche nel suo con-
!VO]u:
testo e talora aree calcifiche!) e RM (segnale diminui-
io naie to nelle sequenze TI-pesate, aumentato in quelle T2-
1 atte: pesate!) assumono rilievo nel bilancio di estensione
·opor- · della lesione.
'O!)
ti nano
scola- 14. Tumori
;iunge
Le neoplasie benigne (lipoma, emangioma, con-
fig. XIV.13. Distrofia muscolare secondaria postmiositica. RM de !le
cosce con scanoione coronale (A) e trasversale (B) m seque)lza SE TI-
pesata. !l mu:;colo gracile destro (si osservi, per confronto, il sinistro
. asterisco) è marcatamente assottighato (punte di freccia) e in gran
parte sostituito da tessuto fibroso (a basso segnale!) e adiposo (ad alto
legna! c!).

loristica, trae origine dalla biopsia muscolare (necrosi


muscolare! ·iùfiltrati linfoistiocitari!), ma non è sempre faci-
le (in particolare, nella miosite da corpi estranei!).

Ecografia, scintigrafia e TC forniscono dati utili


per il riconoscimento dell'edema infiammatorio e
della sostituzione adiposa, e talora rilievi specifici
delle diverse miositi, ma l'indagine d'elezione è la
RM, la quale consente il riconoscimento della miosi-
te, la valutazione del grado di attività, il monitoraggio
dell'evoluzione, e fornisce una precisa guida per la
biopsia mirata. La RM consente, inoltre, la differen-
ziazione delle miositi dalla fibromialgia {nella quale il
segnale del muscolo è normale!).

Fig.XIV.I4, Angiomiolipoma della coscia destra. In A: TC; in Be C:


13. Rabdomiolisi RM rispettivamente con scansionc trasversale c coronale in sequenza
SE TI-pesata. Entrambe le indagini consentono l'individuazione della
lesione e l'accurata valutazione della sua estensione «trasversale)) (TC!)
La mbdomiolisi (o mionecrosi) consiste nella distruzio- e (<\ongitudinale)l (RM!). I contorni sono netti e regolari con valido cli-
ne di fibre muscolari striate, in forma diffusa o focale vaggio adiposo dai tessuti circostanti (frecce). La strutt11ra della ncofor-
profondi'.), con conseguente mioglobinemia c mazione è disomogenea e nel complesso le aree adipose intratumorali
llHoglobinuria (e associata insufficienza renale acuta nel (ipodensc alla TC c ipcrintcnsc alla RM) sono piuttosto limitate.
254

droma, neurofibroma, fibromatosi aggressiva, mixo- ventuale coinvolgimento dei compartimenti""'"""'' ,,8
ma, rabdomioma) sono rare e solo talora assumono adiacenti e delle strutture neurovascolari, le
alla RM, che ne è indagine elettiva di studio, aspetti le recidive. Nonostante un approccio diagnostico
utili per la diagnosi differenziale (fig. XIVI4). spesso possibile su base ecografica e scintigrafica
Le neoplasie maligne meno rare sono il rabdo- TC e ancor più la RM sono detenninanti per '
miosarcoma, il liposarcoma, I'istiocitoma fibroso l 'architettura interna e i contorni della lesione
maligno e il sinovialsarcoma (talora a origine dai ten- morfologici spesso decisivi per la diagnosi mar.1
dini). Lo studio per immagini si prefigge di definire gnità!), l'estensione locale e a distanza. Le lesioni
dimensioni e sede della lesione, natura neoplastica (la virano, alla RM, da un aspetto omogeneo
differenziazione da ematomi, ascessi e lesioni trauma- sequenze a un aspetto disomogeneo
tiche può essere difficile!), benignità o malignità (i le pesate hanno elevata probabilità di natura mali:
relativi criteri non sempre risultano affidabili!), l'e- gna (85%),
CAPJTOLO xv

POLMONE
MARIO MAFFESSANTI E GIORGIO CITTADINI

Lo studio radiologico del torace ha subito negli parati dall'addome dal diaframma, sono gli organi de-
ultimi decenni un significativo lavoro di revisione con putati agli scambi gassosi tra l'ambiente esterno e il
]'obiettivo di sostituire la descrizione classica dei sangue: l'aria esterna vi giunge attraverso le vie di con-
, rilievi - sovente basata su metafore e similitudini - duzione (trachea e bronchi); gli scambi gassosi con le
con una interpretazione su base strettamente anato- sostanze disciolte nel sangue (Oz e C02) hanno luogo
mica efisiologica. Ciò è stato reso possibile dallo svi- nelle vie di diffilsione (bronchioli respiratori, dotti al-
luppo di tecniche di studio ad alta risoluzione, in par- veolari e alveoli), specialmente in corrispondenza del-
ticolare della TC, e dal fervore di correlazioni tra i la membrana alveolocapillare.
diversi aspetti della diagnostica per immagini e i Ciascun polmone è connesso alla gabbia toraci ca,
reperti anatomo- e fisiopatologici. al mediastino e al diaframma dalla pleura, membrana
Una valutazione moderna di queste problematiche mesoteliale che lo circonda rientrando a tratti e
deve tenere nel dovuto conto: approfondendosi in corrispondenza delle scissure e
i rapporti tra emodinamica e struttura polmonare (sui de Il' ilo (il punto di entrata e uscita dei bronchi e dei
quali poggia, del resto, la genesi stessa del «disegno>> vasi), per poi ribattersi su se stessa per tappezzare la
radio logico del polmone); superficie costale, mediastinica e diaframmatica.
le possibilità di analisi distrettuale dei rapporti tra ven- Il polmone è raccordato alle vie aeree e al circolo
tilazione e perfusione del polmone; sanguigno attraverso il peduncolo broncovasale, il cui
i criteri identificativi in senso fisiopatologico, oltre- fulcro è l'ilo: verso l'ilo tendono anche le scissure,
ché anatomopatologico, di numerosi quadri'nosogra- che dividono il polmone in lobi.
fici (enfisema, pneumopatie a estrinsecazione inter-
stiziale, malattia tromboembolica polmonare, edema, 1.1. Pleura, scissure e lobi
etc.); Lapleura (v. paragrafo XVI. l) consiste di un foglietto
le molteplici possibilità offerte, attraverso un approc- parietale (che riveste la parete toracica, i! mediastino e il
cio interdisciplinare, di verifica funzionale e morfo- diaframma, sostanzialmente fuso con essi) e dì un foglietto
logica dei reperti radio logici; viscerale (che ricopre la superficie del polmone
gendosi con il foglietto parietale all'ilo). Tra pleura parie-
il reciproco valore integrativo delle informazioni tale e viscerale vi è uno spazio virtuale, il cavo pleurico,
dialogiche e di quelle di altre indagini strumentali. contenente una minima quantità di liquido utile a garantire
Per una corretta comprensione dei paragrafi che lo scorrimento reciproco durante gli atti respiratori. I
seguono è opportuno affiancare alle nozioni classiche foglietti pleurici restano tra loro adesi grazie alla pressione
di anatomia polmonare alcuni complementi ai quali si negativa del cavo pleurico, che controbilancia il ritorno ela-
farà qui cenno sintetico con particolare riguaJdo agli stico del polmone.
aspetti morfometrici quantitativi. L'aspetto tridimensionale delle scissure interlobari è
complesso perché esse hanno superficie curva e andamen-
to elicoidale (fig. XV. l). A destra sono presenti due scissu-
re: la scissura obliqua, o grande scissura, che separa il lobo
l. Complementi di anatomia polmonare superiore e medio (che le stanno superoanteriormente) dal
lobo inferiore (situato inferoposteriormente); la scissura
I due polmoni, contenuti nella gabbia toraci cari- orizzontale, o piccola scissura, anteriore, che separa il lobo
spettivamente a destra e a sinistra del mediastino, se- superiore (che le sta al di sopra) dal lobo medio (situato
256

calibro .originan? da un ramo pi_ù g:osso).


A livello dei bronchwh scompare la cart1lagme che n
bronchi di maggior calibro, ha la funzione di
aperte le vie aeree durante l'espirazione (quando la pres/ 10
.,
ne tomcica aumenta) e di impedirne la sovradilatazj0 )
durante l'inspirazione (quando la pressione
Fig. XV.l. Orienta- dimi?uisce). Le a paret:,·::,::
mento tridimensiona-
le delle scissure obli-
non mterrotta da onfiz1 alveolari prendono Il nome di bron. )'
qua (Ob) e orizzonta-
TABELLA XV.l. ELEMENTI MORFOMETRICI fONDAMENTALi')
le (Or) viste di faccia
(in alto) e di profìlo _o_''_'_·'_v_t_E_A_E_R_E_E._Dc;-=-de_sCtt_·,_;CSC=:-si_n_is_tr_a_.
(in basso): vedi testo.
l "'margine mcdiasti- Diramazione Denomi- Diametro ···
nico. 2"' margine dia- -------"-'-'-''c"c'__clmcm::::)___c_o_m_m_'_"_''_·-:;;1
frammatico. 3 = mar- ,:;;·:.
gine esterno. o Trachea t8 Mediana o
te I_ateraliuata a D. Rc-}&i
inferiormente). I.: angolo diedro prossimale compreso tra le ca Impronta aortica as ,::;,
due scissure è ottuso, quello distale è acuto. A sinistra è a: di sopra deua\A;
presente solamente la scissura obliqua che separa il lobo
d1 bJforcaz1one è in
superiore (comprendente la lingula, equivalente sinistro del dia di con ampi{i\:1
lobo medio di destra) dal lobo inferiore. variazioni individuali .
Le scissure soprannumerarie, che possono aumentare Bronchi 12 Il destro ha caJibro mJg-·:. {; 1
la lobazione polmonare, e la pseudoscissura azygos, che principali giore del sinistro, è pi(l
risulta da un'azione meccanica esercitata sull'apice del corto e meno inclinatò ;Ji::i,
polmone dalla vena azygos nel corso del suo sviluppo, ver- rispetto all'asse trachea-
ranno considerate nel paragrafo XV.2.1.5. 2 Bronchi
lo bari
1.2. Vie aeree di conduzione il ramo
Trachea c bronchi, come sopra detto, costituiscono «le 3 Bronchi IO a D; 7 a S. ,.,,,,
vie aeree di conduzione», attraverso le quali ha luogo il segmentari
transito .dell'aria inspirata ed espirata. La trachea si divide 4 Bronchi 4
nel bronco principale destro c sinjstro; nbronco principale subsegmen-
tar i ,,.,,,_
destro si divide in un bronco lobare superiore e in un bron-
co intermedio; quest'ultimo dà origine al bronco lobare
medio c al bronco lobare inferiore. Il bronco principale
5-10
4-1 {i'i
1-0,5 Nei bronchioli non
sinistro si divide in un bronco lobare superiore e in un bron- più apprezzabili placche··_:);;(
co lobare inferiore. Lohulo secondario cartilaginee; scompare la
Ciascun bronco lobare dà origine a più bronchi segmen- membrana elastica limi- <j§_
tari (fig. XV.2). Il concetto di «segmento)) o «zonm> polmo- tante che separa il
dotto aereo dal
nare come entità autonoma dal punto di vista anatomico, alveolare; compaion.o.,·
fisiologico e clinico, è considerato acquisito. Le modalità di forse le prime comum-:· ·1:;;:
diramazione dell'albero bronchiale, analizzate comparativa- cazioni tra le vie aeree.
mente nei due lati, mostrano differenze nella «dignità» di 0,5 Mancano clementi mu-
segmento o subsegmento da assegnare alle varie entità, e di terminali cosecerncnti e ciliati.
conseguenza nel numero dei segmenti ivi rappresentati. Bronchioli 0,5 Epitelio cubico interrol
respiratori to da orifizi alveolari.
20-22 Dotti 0,4 14 milioni per polmO:'
1.3. Vie aeree di transizione e di diffusione alveolari ne secondo la stima di -}i;
A! di là dei bronchi segmentari e subsegmentari le vie Weibel.
aeree di conduzione si ramificano in almeno sei· generazio- 23 Sacchi 0,4 3-5 per ogni dotto
alveolari veolare.
ni di piccoli bronchi con dicotomie irregolari (nel senso che
24 Alveoli 0,3
i due rami di divisione hanno diverso calibro e formano
angoli diversi con il ramo generatore), meno comunemente
per via monopodica (nel senso che ramificazioni dì piccolo
257

·rig. xv.z. _bronchiali lobari A "


?ronchiale destro in proiezione laterale; al centro, sistema bron-
chiale in proicz10nc a destra, bronclualc SlmStro m_ prmczl,one laterale. .
Adestra- Lobo supenore: l ""b. segmentano apiCale; 2 "' b. segmcntano antenore; 3 ""b. segmcntano posteriore. Lobo medio: 4 =b. scgmen-
tario laterale; 5 ==b. segmentario med1ale. Lobo inferiore: 6 =b. sc?mcntari? apicale; 7 =b. segmcntario media!c basale; 8 ==b. ante-
riore basale; 9 ==b. scgmentano laterale basale; l O= b. segmentano postenore basale.
h sinistra- Lobo superiore: l + 3 =b. segmentario apicoposteriorc; 2 =b. segmentario anteriore; 4 + 5 "' b. segmcntario lingularc*. Lobo infe-
Jfore: 6 "'b. segmentario apicale; 7 + 8 "' b. segm.entario medioanterobasalc; 9 = b. segmentario laterale basale; lO= b. segmenlario posteriore
b3-1ak.
1 Le diramazioni sottosegmentarie 4 e 5 sono denominate rispettivamente lingulare superiore e inferiore.

cl!ioli terminali. Al più distale di questi seguono tre genera- nettivale intralobulare. Le vene e una parte dei linfatici
zioni di bronchioli respiratori, le cui pareti sono parzial" decorrono invece alla periferia dellobu\o, nei setti interlo-
alveolizzate, quindi i dotti alveolari e i sacchi alveo" bulari. Si può quindi definire il lobulo secondario come
fari, che insieme ai bronchioli respiratori costituiscono le l'insieme di strutture aeree, vasali, linfatiche, nervose e
«vie aeree di transizione)). Infine vi sono gli alveoli, che connettivali che fanno capo al bronchiolo lobulare corri-
costituiscono le «vie aeree di diffusione» (circa il 90% del spondente alla 13a diramazione delle vie bronchiali. Esso
volume totale polmonare), nelle quali ha appunto luogo la costituisce la vera e propria unità anatomica e funzionale
diffusione passiva delle molecole di 02 c co2 secondo le del polmone.
leggi fisiche dei gradienti di concentrazione. Si definisce invece acino tutto l 'insieme di strutture che
In tab. XV. l sono sintetiz.z<lti i dati principali basati sui fa capo al bronchiolo terminale di 3° ordine corrisponden-
rilievi di Weibcl.(E.R. Weibel, Morphometry of the Human te alla J6a diramazione delle vie bronchiali. Il diametro
Lung, Academic Press, New York, 1963) relativi alle dira" l'acino è di 5" 7 mm. In un lobulo secondario sono contenu"
nmzioni dell'albero bronchiale, alla denominazione e al ti da 3 a 5 acini. L'acino può essere considerato l'unità di
calibro di ciascuna di esse. Un cenno a sé, per gli importan" base del polmone da un punto di vista radiologico. In effet-
li riflessi nella interpretazione di alcuni reperti radio logici ti «opacità acinari>> sono spesso isolatamente individuabili
normali e patologici, meritano alcuni aspetti ivi non diretta- in alcune fasi di certi processi patologici, anche se nella pra-
mente considerati. tica radiologica il cardine della diagnosi di numerosi tipi di
patologia resta in realtà il lobulo secondario.
1.4. Lo buio secondario, acino e lobulo primario
La più piccola suddivisione polmonare riconoscibile
macroscopicamente è i!lobulo secondario, meglio visibile
alla periferia del polmone, specie alle basi ove i setti con" Fig. XV.3. Lobulo secondario
ncUivali interlobulari sono più evidenti. Esso ha forma di (LS), acino (AC) e lobulo pri"
P,i.r.nnidc a base esterna verso la pleura e apice interno verso mario (LP): vedi testo. BL""
hlo (fig. XV3). Il diametro alla base è di 15"20 mm. bronchiolo lobularc. BT"'
penetra il peduncolo bronchioloarterioso costi" chiolo terminale. BR\,2,3 =
lu1to dal bronchiolo e dall'arteria lobulare, che successiva- bronchioli respiratori di l 0 , 2° e
3° ordine. CA"" condotto al-
si dividono ripetutamente nelle rispettive diramazio-
veolare. SA"" sacco alveolare.
ni smo all'intreccio della membrana alveolo-capillare; nel
APL"" arteria polmonare lobu-
loro decorso essi sono accompagnati dai vasi linfatici. Il lare. VPL"' vena polrnonare lo"
., lutto è inserito nel contesto delle maglie del supporto con- bulare.
258

Si definisce lobulo primario tutto l'insieme di strutture capillare, di spessore variabile da 0,36 a 2,5 pm,
che fa capo al bronchiolo respiratorio di 3° ordine corri- in parte dalla sola interposizione delle rnelmi>raJle
spondente alla J9a diramazione delle vie bronchiali. Il dia-
metro dellobulo primario è dì 1-1,5 mm. ---""""''· ' 1
immerse fibre collagene, reticolari e elastiche,
1.5. Alveoli e interstizio interalveolocapillare cellule ematiche («barriera larga ll).
Il sistema di fibre elastiche, che segue fino alle '·:
La costituzione della barriera aria/sangue può essere estreme diramazioni l'albero bronchiale, esercita nei mov'.:
così schcmatizzata: menti inspiratori una forza di trazi01:e sulla pleura viscer;: .'
le allontanandola dalla pleura panetale e genera in t{;;
BARRIERA ARIA/SANGUE modo la pressione negativa endopleurica. La ··::
collagena si ipertrofizza nelle fibrosi, '
ALVEOLO CAPILLARE
Epitelio Interstizio Endotelio
interlobulari. La componente reticolare1
assume rapporti soprattutto con i vasi p
alveolare interalveolocapillarc capillare
lari: la sua distruzione, quale si osserva ad
l'enfisema panlobulare, conduce alla distruzione del
capillare polmonare. '""
La configurazione geometrica dell'alveolo secondo Wei- L: epurazione alveolare in condizioni fisiologiche èrea:
bel e la disposizione del reticolo capillare alla sua superfi- lizzata per intervento di macrofagi di provenienza
cie sono illustrati in fig. XV.4. Gli alveoli hanno forma di che attraversano l'interstizio, penetrano nell'alveolo,
sfera cava incompleta (5/6 di sfera) con diametro medio di citano particelle di diversa natura, migrano poi verso i
250-300 J.Lm; la loro superficie interna totale varia nell'a- fatici o vengono espulsi con le secrezioni i li.
dulto da 40 a 90 m2, tendendo a diminuire con l'età in rela- condizioni patologiche sono frequenti feazioni umccoragr-(
zione alla dilatazione dei dotti alveolari a scapito del volu- che alveolari.
me alveolare; forma e dimensioni variano durante il ciclo re- I.; endotelio capillare poggia su una membrana
spiratorio e in funzione del decubito, diminuendo comun- fusa con quella dell'alveolo adiacente nella
que dali 'apice alla base a cagione delle differenze nella pres- avvengono gli scambi gassosi. Il reticolo "''""''"'• orrg1•
sione negativa intrapleurica (più negativa agli apici che non nante dalle progressive diramazioni de!ll' artcriapollmonan, 'l
alle basi).
L:interno degli alveoli è rivestito da cellule epiteliali è molto serrato, ha maglie esagonali ed è sop<>rficie to!;rli
1800 segmenti capillari per alveolo. La
l
poggianti su una membrana basale. La componente cellula- capillare è maggiore di circa il 30% di quella
re è duplice ed è costituita da pneumociti di tipo l, o mem- disposizione fin qui descritta è simmetrica, nel senso
branosi, i quali hanno una grande superficie di copertura ripete in senso inverso dal capillare a un altro alveolo
per la presenza di espansioni citoplasmatiche a velo, e da trapposto.
pneumociti di tipo Il, o granulosi, i quali producono il sur-
factant, sostanza di natura fosfolipidica capace di realizzare
uno strato liquido monomolecolare altamente tensioattivo 1.6. Comunicazioni tra le vie aeree
interposto tra gas endoalveolare e rivestimento epiteliale Sono possibili a più livelli:
dell'alveolo del quale impedisce il collasso. L: insufficienza tra alveoli adiacenti anche di lobuli primari l
di surfactant (ad esempio, nell'edema polmonare, nelle di Kohn);
occlusioni dell'arteria polmonare, nella circolazione extra- tra bronchioli terminali e dotti o sacchi alveolari
corporea, nell'intossicazione da 02, per difetto dei sistemi li di Lambert);
di sintesi) conduce ad atelettasia. probabilmente anche tra bronchioli respiratori e
Esternamente gli alveoli sono in rapporto con i capilla- alveolari di lobuli secondari adiacenti.
ri attraverso il piccolo interstizio, o interstizio interalveolo- Queste comunicazioni garantiscono
di ventilazione collaterale all'interno del
nendo alcune forme di patologia e intervenendo ne.aar>w l
fusione di altre.
A (i C'i 'Ì\}Ì, ···--·· .... _v Un funzionamento anormale dei pori di Kohn,
esempio, può essere alla base dello sviluppo
Nelle pneumoconiosi il deposito preferenziale
..... nei sacchi alveolari è probabilmente dovuto al
Fig. Xv.4. Configurazione geometrica dell'alveolo secondo Weibel gio diretto dai bronchioli terminali attraverso i
(v9di,testo). A= arteriola. C= reticolo capillare. V= venula. Le frec- Lambert che realizzerebbero un corto circuito escMen"'')
ce indicano la via di accesso diretta del! 'aria. bronchioli respiratori e i dotti alveolari.
259

Vasi sanguigni e Jinfatici quello delle arterie corrispondenti; le vene lobari inféìori
1.·1 hanno tragitto più orizzontale e di conseguenza incrociano
le arterie corrispondenti che hanno decorso più verticale.
l. 1.J.Arterie e vene Il circolo nutritizio del polmone, il quale contribuisce
J! circolo polmonare, ,cb:colo è sistebma a alla vascolarizzazione delle pareti bronchiali e dell'intersti-
·essione ed elevato usso. ,_, estgenza 1 una assa zio, è assicurato dai vasi bronchiali che hanno calibro più
pl e è doVtJta alla necessità di minimizzare la trasuda- piccolo dei corrispondenti vasi polmonari. Le arterie bron-
plasma nell'interstizio e negli alveoli. I..: esigenza chiali, 'nella situazione più frequente, originano a sinistra
111
1It e · flusso e' Jn;posta
· daIlba elevadta quan t't' d'
di un elevato 1 a 1 sa n- direttamente dall'aorta (in ragione di due), a destra (in
l e in tempo relativamente reve eve assumere 0 2 ragione di una) da un tronco comune con una arteria inter-
Cl
alveolare. . . costale; si ramificano in maniera simile alle arterie polmo-
L'arteria polmonare co_mune decorre nel medmstt!lo. Il nari e seguono la faccia posteriore dei bronchi fino ai bron-
bordo sinistro costitmsce la componente prossunale chioli respiratori. Il reticolo capillare nel quale si sfiocca-
medio nel radiogramma standard del_to.ra- no è ampiamente anastomizzato con il reticolo capillare
ce in proiezione sag1ttaled (v. polmonare dell'alveolo. Sono presenti, inoltre, numerose
dalla camera di efflusso. e1ventnco o .e s1 . m anastomosi tra i due circoli a livello arteriolare.
1
a sinistra e postenonnente, per po1 dlV!dersJ m una Il ritorno venosa ha luogo per circa 2/3 nelle vene pol-
destra c una sinistra (v. fig. XVIII.l3). La branca monari (questo shunt destro-sinistro non ha conseguenze
intramediastinica, apprezzabili perché la portata bronchiale sistemica è mode-
destra al davanti della carena e SI diVlde pnma d1 sta), per 1/3 attraverso anastomosi con le vene mediastiniche
•ere l'ilo in un mmo lobare superiore e uno lobare infeno- ed esofagee nella grande azygos e quindi nella vena cava.
;,, La branca sinistra, più corta, il decorso .del
ramo comune e decorre verso l'alto, a SlllJStra e postenor- l. 7.2. Linfatici
mcnte, sino a scavalcare il bronco principale per poi scen-
tlcrc dietro di esso al!' ilo. L'ilo sinistro è dunque quasi sem-
Nel polmone sono individuabili due gruppi principali
di linfatici ampiamente comunicanti tra di loro e drenanti,
un po' più alto del destro. .
Le ramificazioni arteriose intrapolmonan seguono as- con l'assistenza e il controllo di stmtture valvolari, verso
l'ilo: i Enfatici intrapolmonari e i linfatici sottopleurici.
sai da vicino quelle dei bronchi corrispondenti fino a livello
I linfatici intrapolmonari costituiscono un reticolo at-
del bronchiolo respiratorio di 3° ordine. Il sistema arteriola-
torno al peduncolo assiale broncoarterioso che accompa-
re inizia a livello dei dotti alveolari ed è costituito da arte-
gnano fino ai dotti alveolari. I linfatici sottopleurici forma-
riole di diametro inferiore a l 00 11m dalle quali originano ad
no un i-etico lo intorno ai lobuli secondari alla cui periferia
sngolo retto i precapillari del calibro di 8-10 !Jm. Ogni al-
decorrono seguendo da vicino le vene.
l'Colo ha un precapitlare che dà vita, come sopra visto, al re-
Il drenaggio linfatico polmonare non rispetta la suddi-
t!t·o/o capillare situato nei setti interalveolari.
visione lobare, ma avviene secondo una definita distribu-
Le arterie di calibro superiore a 1 mm hanno struttura
zione territoriale (fig. XV.5).
elastica. Quelle di calibro tra l mm e 100 f.lm
La linfa viene poi veicolata, direttamente o con l'inter-
uno strato muscolare circolare compreso tra due
posizione dei linfonodi intrapolmonari, nei linfonodi me-
limitanti elastiche. Le arteriole di calibro tra 100 e 30 11m
diastinici la cui disposizione è considerata dettagliatamente
hiinhoun sola limitante elastica senza fibre muscolari: pos-
in fig. XVI1.2 e in tab. XVII. l. Un punto di riferimento mol-
sono andare incontro a «muscolarizzazione1> in alcune
to importante in radiologia è rappresentato a destra dallinfo-
broncopneumopatie croniche ostruttive con conseguente nodo situato neli 'angolo tracheobronchiale (cosiddetto «linfa-
sumento delle resistenze periferiche e ipertensione arterio- nodo azygos»), a sinistra dallinfonodo corrispondente al
polmonare.
precedente, ma alquanto più lateralizzato rispetto all'asse
. In stazione eretta la pressione idrostatica nelle arterie tracheale (cosiddetto «linfonodo del dotto arterioso»).
11\trapolmonari è maggiore alle basi, ove di conseguenza la

l'ascolarizzazione risulterà più ricca che non agli apici.


!l sistema venosa origina a livello alveolare con il post-
topillare venosa, la venula e successivamente le vene, che
2. Lo studio «per immagini» del polmone
alla periferia del lobulo secondario (nei setti
ln!erlobulari, a differenza delle at1erie che sono invece ccn- Numerose metodiche e tecniche di studio «per
trolobulari!), confluendo poi progressivamente in quattro immagini)) delle vie bronchiali e degli spazi aerei peri-
venosi (due destri e due sinistri, uno lobare supe- ferici sono in grado di fornire informazioni «d'insie-
Norc c uno lobare inferiore) che sboccano nell'atrio sini- me» o «analitiche» spesso del tutto esclusive. V evolu-
liro. Le vene /obari superiori hanno tragitto marcatamente zione nel tempo dell'intera dottrina, che costituisce a
· obliquo in basso e verso l'interno con decorso che segue tutt'oggi uno dei cardini della disciplina radiologica,
260

il semplice esame diretto, molti particolari della ..·


struttura. Ceffetto radiografico che ne consegue sua
cm. dave c "e ana. c .,e trasparenza e dave non c 'è , Per
.:
" , d . . . d. . Wta
c e opacita, etermma un mtrecc10 1Immagini va · ,
.
mente comb mate · ducono l' anatomia macna.· ,
che npro
scopi ca dell'apparato respiratorio con un dettaglio nro.
raggiungibile negli altri apparati (forse con 10
ne, sia pure per motivi diversi, dello scheletro). :
L'esame radiografico standard del torace è effettu: ·
todi norma in stazione eretta (condizioni del
in sagittale PA (il
mc1dente penetra, qumd1, dal dorso e fuoriesce dal
petto del paziente, che poggia direttamente sulla cas--"
setta radiografica, sì da minimizzare l'effetto d'ingraU_.:
dimento del cuore dovuto alla divergenza «a cono>) del·
Fig. XV.5. Drenaggio linfatico polmonare. Non rispetta la suddivisio- fasdo radiante), in apnea moderatamente inspiratoria _"
ne lobare, ma avviene secondo una definita distribuzione territoriale.
Il territorio superiore (l) drena la linfa proveniente dalia parte supe- (la quale aumenta il contrasto aereo naturale e miglio..
. ro-mediale del lobo superiore convoglbndola nella catena linfonoda- ra la dimostrazione del circolo polmonare). .·
le latcrotracheale omolatcralc (l e 2) e mcdiastinica anteriore. H ter-
ritm·io medio (Il): a destra raccoglie la linfa proveniente dalla parte
inferolateralc dci lobo superiore, dal lobo medio e dall'apice del lobo
NeH'inspirazione gli alveoli dilatati comprimono i pie."
inferiore e la drena nei Iinfonodi laterotracheali omolatcrali c sottoca- colissimi vasi interalvcolari di diametro inferiore ai 30
rcnali (3); a sinistra raccoglie la linfa proveniente dalla lingula c dal- ininflucnti sul cosiddetto «disegno polmonareJ>, mentre nel
l'apice del lobo inferiore e la drena nei linfonodi laterotracheali orno- contempo l'aumento della pressione negativa nell'intcrsti- ,.
laterali e sottocarcnali. Il territorio inferiore (III) ntccoglie la linfa zio induce la dilatazione dei vasi di calibro maggiore ivi ·
proveniente dalla parte restante del lobo inferiore c la·drcna nei linfa- decorrenti che concorrono significativamente alla creazione
nodi sottocarenali e succcs;ivmnente nelle stazioni laterotracheali
orno- e controlatcralì. 4"' linfonodo azygos; 5 "'linfonodo del dotto del suddetto disegno.
arterioso; 6 e 7"' linfonodi broncopolmonari; g.v.l. "'grande vena lin-
fatica; d.t. "' dotto toracico. C esame è spesso completato a fini di visione tridi-
mensionale con la proiezione LS (con la quale si mini-
suggerisce una loro suddivisione in: mizza l'ingrandimento dell'ombra cardiaca) o con la
fondamentali o di prima istanza (esame radiografi- proiezione LD (in presenza di reperti patologici da
co del torace, radioscopia, TC); questo lato). Allorquando necessarie vengono realiz-·
specifiche in riferimento a determinati quesiti o di zate proiezioni oblique o specifiche per certi distrclti_
seconda istanza (scintigrafia polmonare, angio- (apici, pleura costale, ili).
pneumografia, aortografia toracica e arteriografia
bronchiale, ecografia, RM); La distanza focale è di almeno 1,8 m (sempre con l.a·
storiche in via di obsolescenza (tomografia con- finalità di minimizzare 1'ingrandimento proiettivo del
venzionale, xerotomografia, schermografia, bron- cuore). ·
cografia). Il tempo di esposizione è de !l 'ordine di qualche mi/lesi-";
ma di secondo (quindi molto breve sì da limitare la
Per quanto concerne le prime, verranno descritte tura di movimento indotta dalle pulsazioni cardiache evasa·'":
li sulle strutture polmonari e mediastiniche).
sinteticamente le modalità di realizzazione, gli ele-
È utilizzata la tecnica ad alto chilovoltaggio, cioè
menti di base anatomoradiologici, i limiti tra normale radiazione ((dUra)) di 130-140 KV, griglia antidiffusione e.;
e patologico, i principali criteri di utilizzazione. schermi di rinforzo alle terre rare. In tal modo, al vantaggio
della minore dose di radiazione alle strutture più radiosen-.
2.1. Esame radiografico del torace sibili (midollo osseo! tiroide!) si aggiunge la riproduzio!le:.
di un numero significativamente maggiore di dettagli
Capparato respiratorio, da tm punto di vista radio- ché la maggiore latitudine di esposizione fa sì che
logico, ha una situazione di privilegio rispetto agli altri strutture toraciche, comprese quelle a maggior attenuazwnc.
apparati: contiene in prevalenza aria la quale detenni- fotonica come le marginocostali e il mediastino, vengano i
na un contrasto naturale in grado di evidenziare, con rappresentate sul radiogramma. La riduzione del contrasto i
261

e consegue è tollerabile proprio in virtù dell'elevato re e dell'interstizio più periferico, i quali si manife-
chetnasto intrinseco di cui il torace gode per sua natura. stano solo in condizioni patologiche.
con pratica quotidiana vanno sempre più diffondendo- I due polmoni sono separati dall'opacità omoge-
.1 tecniche digitali (v. paragrafo VI. l), in cui il rivelatore nea centrale del mediastino, i cui principali compo-
1
: \aato è costituito da opportuni materiali che condivi-
nenti sono il cuore e i grossi vasi. Nel mediastino
1dntpt fa capacità di misurare punto a punto l'intensità del
d l. d. sono apprezzabili caratteristiche linee, le più esterne
t, · fotonico emergente con un an amento meare e1
l<ilCI 0
ti vi va)ori (c non dunque secondo una curva carattenstl·
.. delle quali configurano i cosiddetti «archi» marginali
rt
1
S» come avviene per il sistema schermi/pellicola) e di del contorno cardiovascolare destro e sinistro (v. fig.
'"'sentirne la conversione digitale. Ciò permette di visio- XVIII.l ). Le linee mediastiniche più interne sono
nJil . . .
re l'inunagme anche a dtstanza su un momtor TV ad alta determinate dalla limitante polmonare e dalle rifles-
n_noluzione, di ottimizzarla e di registrarla su supporti dedi- sioni pleuriche colte di tangenza dal fascio radiogeno
nsti con tutti i vantaggi tipici della radiologia digitale.
ca , , . .. (v. fig. XVII.3). Esse costituiscono dei reperi anato-
In ogni caso e nccessano un corretto poszzwnamento mici di normalità: se sono dislocate lateralmente può
Ielle braccia del paziente per eliminare sovrapposizioni sorgere il sospetto della presenza di una lesione
:ndesiderate di parti scheletriche: nella proiezione sagittale, espansiva adiacente.
puoni chiusi sui fianchi, gomiti flessi e ruotati anteriormcn- Ai due lati dell'ombra mediastinica, al centro del
far sì che le scapole si proiettino il più lateralmente torace, vi sono gli ili. V ilo radiologico è costituito so-
al di fuori dei campi polmonari; nella proiezione
stanzialmente dai grossi bronchi e dalle arterie polmo-
laterale, braccia bene innalzate, parallele, facenti presa su
un sostegno, per far sì che le scapole e le teste omerali si nari che gli conferiscono un caratteristico aspetto «a
proiettino il più possibile in alto c posteriormente. grossa virgola», più evidente a destra per la maggiore
semplicità del contorno cardiovascolare. I rami di de-
2.1.1. Rilievi anatomoradiologici nella proiezione stra e di sinistra dell'arteria polmonare si suddividono
intcrsti· sagittale
:iorc ivi'
·eazione La trachea è normalmente riconoscibile nei radio-
grammi ad alto chilovoltaggio o ottenuti con tecnica
digitale in forma di ipertrasparenza nastriforme,
le Iridi- mediana a livello del giugulo, lievemente spostata
verso destra nel mediastino, la quale si divide, al di
sotto dell'arco aortico, nei due bronchi principali (fig.
XV6). Il bronco principale destro è più corto del sini-
stm, e anche più verticale; il suo asse risultando spes-
so quasi in continuazione con quello della trachea.
L'angolo compreso tra i due bronchi principali non
supera, in condizioni normali, i 90°. Agli ili, i bronchi
principali si dividono nei bronchi lobari, intuibili sul
radiogramma così come i bronchi segmentari quando
presi «di infilata»; i rami bronchiali periferici (rami
sottosegmentari e piccoli bronchi) non sono invece
distinguibili perché la loro parete non è abbastanza
spessa e densa da determinare un'opacità radiologica Fig. XV.6. Il radiogramma standard PA del torace. T= trachea; BD =
sufficiente c il loro contenuto aereo non è distinguibi- bronco principale destro; BS"" bronco principale sinistro; queste strut-
ture si proiettano nel contesto dell'ombra centrale cardiomcdiastinica
le dall'aria alveolare che li circonda. che separa i campi chiari polmonari dei due Iati. Le punte di freccia
L'immagine radiografica dei polmoni è dunque indicano il corno ilare superiore c inferiore di deslra. ED = emidia-
co.stituita da una radiotrasparenza di base sulla quale framma destro; ES= emidiaframma sinistro (al di souo del quale è
visibile la bolla gassosa gm;trica- punta di freccia grossa). CL= cla-
Spiccano i vasi polmonari arteriosi e venosi: è la cosid- vicola; SC = scapola; le frecce curve grosse descrivono il decorso
detta «trama», o «disegno», alla costituzione del quale della VI costa (VI c) dall'arco posleriore all'arco anteriore: quest'ul-
concorre, è importante ripeterlo, solo la componente timo usualmente interseca il punlo medio della cupola diaframmatica.
Le frecce dritte indicano gli angoli cardiofrcnici e costofrcnici. Per la
l'ascolare del polmone. In condizioni normali non si dclimitalione dei campi apicale (C. APIC), superiore (C. SUP.) c
ha alcuna rappresentazione del parenchima inferiore (C. INF.) vedi paragrafo XV:2.1.3.
262

nei rami lo bari, questi nei segmentari e via di seguito l'estremo osseo anteriore della sesta costa
come avviene per l'albero bronchiale, con divisioni di- ge la sommità della cupola diaframmatica.
cotomiche regolari che si arborizzano nei due polmoni
a costituire, assieme alle vene, il disegno polmonare. 2.1.2. Rilievi anatomoradiologid
La distinzione tra arterie e vene non è facile, alla peri- rale
feria quasi impossibile. Superiormente, le vene decor- Nella proiezione laterale si ha la riproduzione
rono parallelamente alle arterie rispetto alle quali sono vrapposta dei due polmoni e del mediastino: non
poste lateralmente, mentre alle basi hanno andamento quindi possibili rilievi differenziati tra i due lati. '
1

più orizzontale di queste perché penetrano nel media- possibile individuare reperti localizzati in zone
stino più caudalmente per portarsi nell'atrio di sinistra. cilmente valutabili nella proiezione sagittale
Le vene si ramificano in maniera monopodica. diaca, iuxtadiaframmatica) e soprattutto tocahz.zan:lò:'
In basso, i polmoni sono delimitati da ciascun lato pograficamente rilievi patologici la cui sede, i
dagli emidiaframmi. È usuale, in radiologia, parlare di o posteriore, non potrebbe essere stabilita con certeziaé
«emidiaframmi» perché l'aspetto e il comportamento sulla base del solo radiogramma frontale.
del diaframma è diverso da ciascun lato. Entrambi gli Nella proiezione laterale, la trasparenza ·
emi diaframmi sono convessi superiormente. Quello di re è delimitata anteriormente dallo sterno
destra, interamente riconoscihllle;_ si raccorda può apprezzare la distinzione tra manubri<,,
mente con il cuore in corrispondenza dell'angolo apofisi xifoide) e posterionnente dal
diofrenico, lateralmente si approfondisce più del sini M

della colonna vertebrale e dalle parti pm·av<:rtellfali':j


stra nel seno costofrenico laterale, abitualmente molto delle coste viste d'infilata (fig. XV?).
acuto; a sinistra, l'angolo cardiofrenico è mascherato La trachea è sempre apprezzabile come umnag<ne:J
dal cuore. :r.; emidiaframma destro, sotto cui è apprez- nastriforme trasparente che scende dalla cupola
zabile la densa opacità omogenea del fegato, è situato
circa l cm più in alto del sinistro, al di sotto del quale,
a paziente eretto, si apprezza l'ipertrasparenza della
bolla gassosa gastrica.
I polmoni, rivestiti dalla pleura, che normalmente
non si vede (per gli ispessimenti pleurici v. paragrafo
XVI.l.4), sono radiologicamente circondati dall'opa-
cità della muscolatura toracica (costituente le cosid-
dette parti molli), dall'involucro osseo costale e, in
alto, dalle immagini della scapola (il corretto posi-
zionamento delle braccia del paziente, come sopra
detto, fa sì che queste si proiettino al di fuori dei
campi polmonari) e della clavicola (che separa proiet-
tivamente l'apice dal campo polmonare superiore). Le
formazioni scheletriche sono bene evidenti sul radio-
gramma: gli archi posteriori costali sono diretti oriz-
zontalmente dalla regione marginocostale al mediasti-
no; gli archi anteriori, obliqui verso il basso, termina-
no qualche centimetro lateralmente rispetto alla limi-
tante mediastinica dato che la parte cartilaginea con la
quale si articolano allo sterno è radiotrasparente
(anche se, peraltro, in condizioni normali può risulta-
re parzialmente calcificata).
Due rilievi di dettag!io costituiscono validi reperi
di normalità:
nei pazienti normotipi e in condizioni di profonda
inspirazione gli ili sono situati a metà distanza fra
la clavicola e il diaframma;
',·
263

in basso e posteriormente per terminare poco sono.almeno parzialmente visibili perché prese d'infi-
ca 1c·a l'ilo, dove si biforca nei bronchi principali. lata, è impossibile individuare la sede dei vari lobi. Pro-
porzione inferiore della trachea si possono prio per questo motivo, nella terminologia pratica, per
Ne 550 osservare due immagini trasparenti anulari esprimere la localizzazione di un reperto patologico sul
spe ispondenti la più alta alla proiezione del bronco radiogramma sa.gìttale si fa riferimento ai termini di
superiore destro, la più bassa, a quella del campo apicale o, più semplicemente, apice, di campo
/' neo !obare superiore sinistro, entrambi presi polmonare superiore e di campo polmonare inferiore
dal fascio di radiazioni. (v. fig. XV6). Per «apice radiologicm1 si intende quel-
1
a:L ombra cardiaca assume l 'aspetto di un'opacità la parte di polmone che si proietta sopra una linea oriz-
ovalare la cui base, in alto e si zontale passante per il punto più interno della clavico-
1davanti del 5° e 6° corpo vertebrale, e Il cm apice rag- la (non vi è dunque un'esatta corrispondenza tra apice
aiunge l'angolo anteroinferiore del torace. Le opacità radio logico e apice anatomico o clinico). Il campo pol-
della vena cava superiore e degli ili costi- monare superiore è separato dall'inferiore da una linea
tuiscono nel loro insieme l'ombra vasco/are. Nel com- orizzontale tracciata dal punto più interno dell' estre-
plesso, l'ombra cardiovascolare decorre in senso api- mo osseo anteriore della terza costa.
co-basale e postero-anteriore, dividendo la trasparenza Il campo superiore corrisponde quasi del tutto al
sovrapposta dei due polmoni in una regione anterosu- lobo superiore e al segmento apicale del lobo inferio-
pcriore o retrosternale e una posteroinferiore o retro- re; il' campo inferiore, invece, riproduce il lobo infe-
cardiaca. L'aorta è di solito ben apprezzabile solo in riore e medio sovrapposti (a sinistra la lingula), con
corrispondenza della porzione istmica perché solo que- l'esclusione del segmento apicale del lobo inferiore: il
sta, nel soggetto normale, sporge dal mediastino toc- lobo inferiore è situato posteriormente, il lobo medio
cando il polmone e creando quindi un contrasto natu- e la lingula anteriormente. Si consideri in proposito
rale. eopacità della vena cava superiore è quanto illustrato in fig. XVI che descrive tridimensio-
le come una banda di velatura che decorre davanti alla nalmente il decorso delle scissure polmonari.
colonna aerea tracheale, parallelamente ad essa. Gli ili L'individuazione radiologica dei segmenti è possi-
sono distintamente visibili. Quello di destra ha l' aspet- bile solo nei casi in cui siano separati dal restante
to di un'opacità ovalare costituita dal ramo destro del- parenchima da scissure soprannumerarie (v. paragrafo
l'arteria polmonare preso d'infilata che si proietta da- XV2.1.5): tuttavia un radiologo esercitato è in grado
vanti alla porzione inferiore della colonna trachee- di orientarsi sulla loro sede in base alla disposizione
, bronchiale; quello di sinistra ha l'aspetto di una gros- topografica dei bronchi segmentari (v. paragrafo
sa wirgolM costituita dal ramo sinistro del!' arteria poi- XV 1.2). Questo orientamento, meglio precisabile
menare che si proietta sopra la trasparenza del bronco mediante TC, è particolarmente utile per localizzare
lobare superiore di sinistra e sotto l'arco aortico. processi a distribuzione segmentaria (infarti, bronco-
l due emidiaframmi sono distintamente riconosci- polmoniti, atelettasie, etc.) o espansivi.
bili: quello di destra completamente; quello di sinistra L'anatomia radiologica topografica dei polmoni è
limitatamente alla porzione posteriore (l'anteriore è molto importante nella pratica diagnostica e il lettore
nascosta dall'opacità del cuore). farà bene ad analizzare con attenzione la figura
Gli archi costali dei due lati si sovrappongono e postagli, nella quale, in proiezione sagittale e laterale,
presentano un tipico decorso obliquo verso il basso e sono riprodotti i confini dei diversi lobi e segmenti,
anteriormente, dalla colonna dorsale verso lo sterno. tratteggiandone le parti sovrapposte (fig. XV8).
Se le brace! a sono tenute bene alzate ali' atto de li'
sunzione del radiogramma, le scapole si proiettano 2.1.4. Considerazioni sui rilievi dinamici
posteriormente senza disturbare la «lettura» del radio- La radioscopia (v. paragrafo XV2.3) è utile per va-
gramma; lo stesso avviene per le teste omerali. lutare la dinamica respiratoria, anche se uguali valuta-
zioni possono talora venire espresse su di una coppia di
2.1.3, Possibilità di valutazione dell'anatomia topo-
radiogrammi toraci ci sagittali, uno in fase di massima
grafica mucroscopica dei polmoni
inspirazione e uno di massima espirazione (fig. XV9) .
. Radio logicamente, nel polmone normale, se non si Le informazioni dinamiche che se ne possono acquisi-
dispone di radiogrammi ortogonali e se le scissure non re hanno il duplice pregio di prestarsi a una valutazione
264

I;inJpirazione è un processo attivo, realizzato dai mu:


scoli intercostali (cui si associano, in condizioni patologicl 1C
quali l'enfisema, alcuni muscoli dd collo) che determinan·o'
un innalzamento delle coste, e dal diaframma che, contraCn:
dosi, si appiattisce: entrambi i movimenti provocano Una di·
minuzione della pressione endotoracica tale che l'aria ester.'
na, a pressione atmosferica, penetra nei polmoni attraverso·
le vie di conduzione, trachea e bronchi, che si aprono «a
taglio». L'escursione diaframmatica normale varia a secon'·
da del tipo di respirazione (prevalentemente loracica opfC.:
valentementc addominale) del singolo soggetto, oscillandÒ
tra 2 e 5 cm.
L'espirazione, invece, è un processo passivo sostenuìo.
dalla retrazione elastica del parenchima polmonare: qtl·c:
st'ultima prevale sui muscoli inspiratori ·quando questi Si
rilassano e provoca una riduzione del volume polmonare:
con fuoruscita dell'aria attraverso le vie di condUzione.
Fig. XV.S. Rapporti proiettivi dci segmenti pohnonari nel radiogram-
ma standard toracico (per gli opportuni riferimenti vedi la figura
XV2. I territori che subiscono la massima escursione re:
spiratoria sono quelli basali, e qui appunto si vedonok
oggettiva, passibile anche di misura, e di essere regi- maggiori differenze tra i radiogrammi assunti nelle duç
strate in previsione di possibili ulteriori contrali i. fasi respiratorie. Le regioni apicali sono meno

Fig. XV.9. Radiogramma


eseguito rispettivamente in inopJrazJo;,
ne (a sinistra) ed espirazione
(a destra). 11 confronto trai due
grammi offre preziose ed obic!tilt,
informazioni dinamiche: escurswM:
diaframmatica; volume aereo res1'duo·
·n'
deflazione espiratoria basale; modi l·
cazioni del fascio cardiovascolare. r..;,
gli opportuni commenti vedi testo.
265

sì come sono meno perfuse) e costituiscono una


di «territorio di riser_va» per ev.en-
;o - ,· patolog;iche, come SI avra occaswne d1 prectsa-
wa 11 . .__
1
re in segutto.
JJ circolo. un sistema idrodi?amico «a
. citanza» w cm le res1stenze del letto capillare sono
di gran lunga inferiori a qudle sistemi che, sì che il
bJsSC, sangwgno
011550
. (che mvece
. e' ugu_a Je a que IJ o ?1s
. temrco.
. l) A
· venire assicurato da una presswne proporzwnalmente
Mentre la pressione alveolare è identica in tutti i
JO!C . l l . . d .
distretti pohnonar.l, su vasco are vt mvece_ Ci
" dienti di presswne: m hnea generale, questa e maggwre
<alle regioni declivi rispetto a quelle proclivi, perché alla
,,essione dovuta al la pompa ventnco . lare destra s1. somma
prtella della colonna ematica soprastante. A paziente eretto
Gpressione idrostatica è più elevata alle basi: è pertanto
normale vedere in questa sede vasi più numerosi e con un
calibro superiore rispetto agli apici e quindi una maggiore B
mdiopacità.
Fig. XV.lO. Opacità toracichc non patologiche. In A: mammelle
(punte di freccia) e capezzoli (frecce curve). In B: ombra satellite
Nella fase espiratoria la quantità d'aria si riduce, delle clavicole (frecce dritte) e muscoli stcrnoclcidomastoidei (frecce
come sopra detto, più alle basi che agli apici, deter· curve).
minando apparenti opacamenti basali; si riduce inol· le ombre dei muscoli pettorali o dorsali, che nei sogget-
lre la porzione di polmone valutabile sul radiogram· ti più robusti possono creare velature simili a quelle
ma. Ciò richiama l'attenzione sullo scarso contenuto delle mammelle femminili;
informativo di un radiogramma singolo quando vestiti lasciati per incuria ed eventuali medicazioni
assunto, per difetto tecnico, in fase espiratoria. Il esterne.
medico che sospetti tale difetto deve chiederne la B. immagini pleuriche ed extrapleuriche occasiona/mente
ripetizione/ visibili:
nel caso più comune si può apprezzare una sottile stria
2.1.5. Limiti tra normale e patologico orizzontale in campo polmonare mediotoracico destro
>lffi0108rel dovuta alla piccola scissura presa d'infilata dal fascio di
Alcuni rilievi possono indurre a giudicare erro· raggi X;
ncamente patologico un quadro polmonare del tutto talora, sotto il contorno inferiore dell'arco posteriore
normale: della seconda costa, si apprezza un'ombra «satellite»
dovuta alla pleura e allo spazio extrapleurico apicale
A. immagini estrinseche all'apparato respiratorio che si presi d'infilata;
proiettano su di esso: più raramente, lungo il contorno laterale del torace, uni·
alterazioni varie dello scheletro toracico, ad esempio lateralmente o bilateralmente, si apprezza una linea ver·
calcificazioni della parte cartilaginea delle coste (ciò è ticale che segue la parete toracica: è la marginale pleu-
particolarmente vero per la prima costa, la cui cartilagi· ropolmonare visibile per motivi proiettivi (obliquità del
ne può calcificare in maniera esuberante simulando torace o del fascio di radiazione).
opacità po!monari); C. pseudoscissura azygos:
le ombre delle mammelle femminili (fig. XVJOA) che è visibile quando la vena azygos non va incontro, in fa-
danno velature simmetriche nelle regioni mediobasali se di sviluppo, al suo spostamento distale seguendo me·
(la mastectomia unilaterale comporta conseguentemen- dialmente l'apice polmonare, ma rimane prima sospesa
te vistosa diversità di trasparenza tra le due regioni su di esso come una bretella, e poi vi si approfondisce,
basali); circondata da ambo i lati dai due foglietti pleurici parie·
le immagini dei capezzoli (fig. XVI OA}, non solo fem· tale e viscerale, fino a una distanza variabile dal media·
minili ma anche maschili, che simulano noduli polmo- stino. Radiologicamente, si apprezza un'immagine li-
nari e di cui deve essere ricercata sempre la bilateralità neare (la pseudoscissura, corrispondente ai quattro fo-
(che a volte sfugge per motivi proìettivi); glietti accollati) che in basso e medialmente termina con
:Siìll
"26:c6c___ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ · Cm,·11
-

.. .. . 1
pnma e talora apprezzabile _m forn:a dJ tenue opac'
lmeare che segue fedelmente 1! margme superiore
clavicola ed è da!la cute collo presa
lata nel punto m CUI SI onzzontahzza per portarsi n 1·-:·_,_
fossa sopraclaveare (v. fig. XV IO B). Si continua tal:11_a___
medialmente verso l'alto nell'ombra del muscolo stra
nocleidomastoideo. Ambedue queste ombre poss e1\::·
simulare un opacamente patologico de Il 'apice.

Vi sono dunque nel quadro radio logico nonna!'>


del torace numerosi aspetti che possono simulare l'\:
sistenza di patologia: il radiologo esperto sa disti:.:.-
guerli e interpretarli; il medico può qualche
semplificargli il compito segnalandogli situazioni e:
anomalie aprioristicamente note (fig. XV 12).

2.2.TC
La progressiva evoluzione delle apparecchiature to-
mografiche computerizzate, anche in riferimento alla .
Fig. XV. li, Pseudoscissura azygos. Dettaglio dell'apice e del campo sempre maggiore velocità di ricostruzione delle i
superiore del polmone destro, nel quale si dimostra una sottile opacità
lineare a convessità esterna (frecce curve) dovuta all'accollamento dei magini, ha indotto un significativo aumento de!le ap-<
foglietti p!curici (quattro!) che la vena azygos induce nell'approfon- plicazioni di questa tecnica r6ntgendiagnostica nello:
dirsi ne! parenchima polmonare per alterata migrazione. Quest'ultima studio della patologia polmonare. Sono utilizzate scan-..:
appare dimostrabile in basso come opacità ovalure addossata all'arco sioni dirette e contrastografiche. Il MdC iodato, intro- ·;.-'
cardiaco superiore di destra.
dotto per via e.v., agevola il riconoscimento delle strui:
l'immagine opaca ovalare della vena azygos presa d'in- ture vas ali mediastiniche e ilari e la discriminazione
filata a livello deli 'arco che essa descrive per gettarsi nel- delle lesioni occupanti spazio dei vari compartiment'ì
la vena cava (fig. XVII). Anche nei casi di vena azygos toraci ci (la caratterizzazione di natura della lesione è
in sede normale se ne vede spesso l'immagine ovalare spesso ottenuta proprio grazie alla valutazione del c.e.!).-·
presa d'infilata in corrispondenza dell'angolo trachea-
bronchiale destro: quest'immagine non deve essere scrun-
biata con un linfonodo ingrandito.
D. scissure accessorie:
visibili occasionalmente, sono: la scissura di Devè, che
separa il segmento apicale della piramide basale del
lobo inferiore (nel radiogramma frontale si proietta
subito al di sotto ddla piccola scissura, della quale
ricalca il decorso; in sede corrispondente a sinistra); la
scissura infracardiaca, visibile in pratica solamente a
destra, diretta obliquamente dall'alto in basso e dall'in-
terno all'esterno in stretto rapporto con l'arco cardiaco
inferiore: essa separa il segmento basale mediale dai
rimanenti segmenti della piramide basale.
E. cuscinetto adiposo epipericardico:
nella proiezione laterale, nella quale è spesso riscontra-
bile, assume l'aspetto di un'opacità triangolariforme
tenuemente opaca situata nell'angolo formato dallo
sterno con il cuore (v. fig. XV7); meno comunemente,
è apprezzabile anche in proiezione sagittale nell'angolo
cardiofrenico destro. Fig. XV.l2. False opacità toraciche. Le grosse opacità basali
F. «ombra satellite» della clavicola e ombra dello sterno- deggianti, intense c omogenee (punte di freccia) di
cleidomastoideo: età adulta, altro non sono che protesi ,;l;c,okhoe mcimnccic'
267

dalità di acquisizione delle immagini variano se- razione in modo uniforme poiché si tiduce progressiva-
LenJO le informazwm . . che SJ..mtende ottenere e l, ap- mente la quantità di aria alveolare: l'esame dinamico
d
con ochiatura a d'rsposJzwne.
.. può così venire impiegato per rilevare fenomeni di
pare c «Ìntrappolamento aereO» tipici di alcune patologie (ad
In linea di principio è utile distinguere quattro tecniche esempio la bronchiolite). Le zone più declivi del pol-
mone (a paziente supino, quelle dorsali) contengono
TC convenzional e, ne Ila qua le SI. acqms1scono
.. . smgo-
m . proporzionatamente meno aria rispetto a quelle sopra-
stanti; in alcuni soggetti, in particolare, nelle regioni
. li stati di ap?ea strati multipl! 5-1.0 m_n: di spess.ore,
distanziati d1 l cm,_ estendentiSI dagh. ap1c1 .al_le bas1. declivi si possono osservare bande opache parallele alla
TC ad afta risoluzwne, nella quale SI acqUlSISCOllO CO- marginocosta!e che simulano rilievi patologici (l'inver-
IllC sopra strati multipli di 1-2 mm di spessore, distan-
sione del decubito ne induce la scomparsa e l'eventuale
ziati in maniera in relazio?e alle specifiche pro- formazione sul versante polmonare opposto).
blematiche, con fJitro dr convoluzwne ad alta frequenza
spaziale (per una migliore definizione delle piccole strut- L'impiego della TC nello studio della patologia pol-
ture dell'Interstizio). Questa tecnica è utilmente impie- monare è ampiamente giustificato dai numerosi van-
gata per visualizzare strutture anatomiche fini (scissure, taggi che la tecnica offre. Celevata risoluzione di
setti interlobulari, piccoli bronchi) e le relative patologie trasto consente di visualizzare rilievi anatomici normali
(fig. 13). . .. . . e patologici (soprattutto degli ili e del mediastino!) con
TC spiroidea, nella quale s1 acqmstsce m smgola apnea precisione di gran lunga superiore al radiogramma to-
inspiratoria tutto il volume toracico, con collimazione raci co e alla tomografia convenzionale (v. paragrafo
del fascio eh 5-l Omm e ricostruzione dçlle immagini
XVJ.l). La visione panoramica offerta dalla scansia-
ogni 5 mm. L'acquisizione di strati ancora più sottili (2-
3mm) consente elaborazioni tecniche particolari che ren- ne trasversale consente di evidenziare lesioni colloca-
dono possibile lo studio analitico dei bronchi (((bronco- te in distretti anatomici male esplorabili con il radio-
scopia fig. XV.14) e dei vasi polmonari (an- gramma toracico (regioni parailari, retrocardiache e se-
giopneumografia-TC). ni costodiaframmatici!); essa si rivela inoltre preziosa
TC dinamica e altre tecniche particolari, termine con il nel bilancio d'estensione e nella stadiazione di molte
quale si fa riferimento a un'indagine TC realizzata in affezioni flogistiche e neo plastiche, nonché nella pre-
modo da visualizzare le variazioni cui va incontro il parazione dei piani di trattamento radioterapici. La
parenchima polmonare in momenti respiratori diversi cisione del dettaglio anatomico òttenibile con la TC è
(ad esempio, inspirazione ed espirazione). Essa può utile per identificare e definire semeiologicamente le-
essere realizzata molto semplìcemente ripetendo in suc-
cessione la scansione in corrispondenza della stessa
sioni anche molto piccole (n aduli polmonari periferi-
regione anatomica. Fisiologicamente, il valore densito-
metrico del polmone aumenta dall'inspirazione all'espi-

Fig.XV.l3. Te ad altari-
soluzione del polmone
destro. Si osservi l'ele-
vato dettaglio anatomico
del parcnchima polmo-
nare, nel quale sono ap-
prezzabili: struttllre bron-
chiali vascolar"1 (frecce
curve); la scissura obli-
qua (frecce dritte), la cui Fig. XV.14. Broncoscopia virtuale. L'immagine presentata, ottenuta
dimostrazione consente quale elaborazione di un'indagine TC spiroidea a strato sottile mediante
una delimitazione preci- apposito programma di simulazione 3D <<virtuale)>, evidenzia, in mo-
sa tra lobo medio e infe- do sorprendentcmente corrispondente alJa visione broncoscopica, la
riore; piccole fonnazio- superficie interna del tratto terminale della trachea (tr), la carena (p un·
ni bollose sottopleuriche ta di freccia) e l'origine del bronco principale di sinistra (bs) e di de·
(frecce vuote). stra (bd).
ci, alterazioni fini dell'interstizio, lesioni minimali del- rie tra ventilazione e perfusione (v. paragrafo xv. 2s)_'{:;;
la pleura e del parenchima).
In linea generale, la TC è più sensibile del radio- il inspira·:·.·:
grammo toracico nell'individuazione precoce di nu- mamera forzata e a Clfcolo chmso gas rad10attivi (in g 1\
merose alterazioni patologiche ed è anche più specifi- 133Xe), o sostanze gas-mimetiche (Tecnegas) 0
ca e dotata di più alto valore predittivo (consente, cioè, 99mTc-DTPA in forma di aerosol con di
1
di porre diagnosi di normalità o di esistenza di patolo- sioni sufficientemente piccole da consentirne il dep e.n. :·.
. . l l . p . l' l
ncgl1 spaz1 a veo an. cr una m1g 10re va utazione d li OSI!Q
gia in maniera più affidabile e precisa). Il radiogram-
ma toracico ha ruolo fondamentale, di prima istanza, distribuzione scgmentaria della patologia si acquisis c .
nel riconoscere o almeno nel sospettare l'esistenza di immagini nelle proiezioni anteriore, posteriore e
numerosi tipi di patologia, ma la TC occupa un ruolo scintigrafia è con
e. v. dt macroaggregat1 d1 sJCroalbumma umana marcata c. ·:-;
di assoluto rilievo nel confermarla, nel precisarla sia
99mTc, i quali, a cagione d.el diametro (20-70 J.Lm),
semeiologicamente sia topograficamente, e sovente nel-
zan.o omogenea.mente polmonare iO
l 'identificarla anche in presenza di un radiogramma rag10ne proporzwnale al flusso ematico che lo perfond ·
negativo. L'iniezione è effettuata con paziente seduto o in
eretta sì che la deposizione del radiofarmaco sia assoggetta::
2.3. Radioscopia ta al gradiente per fusorio fisiologico tra apici e basi. ··
L'esigenza di questa tecnica emerge dalla necessità In condizioni normali si ha distribuzione
estemporanea di valutare aspetti non compiutamente del in tutti gli ambiti segmentari pol:_ ·.:
definiti sulla base dei soli rilievi statici. La radiosco- monari. In condizioni di alterata ventilazione 0 peì·:":
pia, dunque, «segue» l 'esame standard radiografico, fusione o di entrambe si osserveranno aspetti lacuna-;
non lo «precede)), anche perché la dose di radiazione ri segmentari (tromboembolia- fig. XV15), aspet{·,
erogata al paziente non è mai trascurabile. Essa, inol- lacunari non segmentari (enfisema; ipertensione
tre, dà un'immagine labile che non lascia traccia e for-
nisce quindi reperti soggettivi ponendo problemi al-
l'atto di successivi controlli nel tempo.
La radioscopia consente di documentare l'escur-
sione inspiratoria ed espiratoria degli emidiaframmi,
la pulsatilità ilare e cardiaca, la presenza di calcifica-
zioni in strutture in movimento (ad esemp.io, le valvo-
le cardiache), presunte false immagini o sovrapposi-
zioni di strutture anatomiche normali simulanti lesio-
ni patologiche, reperti necessitanti di una tangenza
ottimale del fascio di raggi X e quindi di «centraggio
radioscopicm>. Lo studio della motilità diaframmati-
ca, e del resto la stessa acquisizione di alcuni rilievi
dinamici, possono comunque venir realizzati anche
mediante immagini radiografiche seriate nel tempo
(v. fig. XV.9 e paragrafo XV.2.1.4).

2.4. Scintigrafia polmonare


Fig. XV.lS. Scintigrafia polmonarc vcntilatoria (in alto) c
Rientrano sotto questa dizione la scintigrafia venti- (in basso) in paziente con trombocmbolia massiva a carico del polmo:.::
latoria, la quale fornisce indicazioni sulla ventilazione ne destro. Proiezione anteriore (a sinistra) e posteriore (a destra). }.
scintigrammi ventilatori si osserva una distribuzione sufficicntement_e __>
regionale polmonare, e la scintigrafia peifusionale, la uniforme dell'indicatore su tutto l'ambito polmonarc bilateralmentc,.a..
quale fornisce indicazioni corrispondenti in senso to- eccezione della parte inferomediale del polmone sinistro (presenza
pografico sulla perfusione. La scintigrafia polmonare cuore!) e della base polmonare destra (risalita de!l'emiàiafranuna.i:·
1

ha ruolo di prima istanza nello studio della sospetta destro nel paziente in considerazione!). Nei corrispondenti scintigran;: ·-: . ,.
mi perfusori sono bene evidenti l'assenza di attività radioatt1va
tromboembolia polmonare, nel quale assume partico- mone destro c i difetti multipli con distribuzione di tipo · \O
lare rilievo l'individuazione di discrepanze segmenta- subsegmentario nel polmone sinistro. ·
;:'[:,
269

· . poJmonare), aspetti lacunari eterogenei (bron- zione usuale, ha luogo a sinistra direttamente dall'aorta, a
nosa . . d'ff
, cronica), tpocaptazJOne ( ')
1 usa versamenti . destra da un tronco comune intercostale.
dnte
È utilizzata nei pazienti con emoftoe infrenabile di
z.s.Angioprneumografia origine neoplastica, flogistica o bronchiectasica, spe-
Con il tem1ine di angiopneumografia si intende l'an- cie nei casi in cui l'intervento chirurgico non sia rea-
, avfìa dei vasi polmonari, arteriosi e venosi: in qual- lizzabile o debba venir differito. rembolizzazione dei
gWo1 './' l' , [' ' , rami afferenti al territorio sanguinante risulta general-
che misura, Ja e una vanar:te
d'stale»
1
della cardtoangtografta (v. ftg. XVIIL13). Vte- mente risolutiva (v. figg. XXXIX.2 e 3).
11 realizzata mediante puntura della vena femorale co-
"'une 0 di una vena antecubitale del braccio e cateteri- 2. 7. Ecotomografia
ai del tronco p o1menare ( .
smo r·1a «st-.
nultanea bilaterale>>), del ramo pnnctpale di destra o Trova impiego limitato nello studio della patolo-
sinistra ( o delle loro dira- gia toracica poiché lo scheletro toracico e l'aria poi-
mazioni distali («Superselettlva» ). menare costituiscono un ostacolo invalicabile alla
propagazione degli ultrasuoni. Un'indicazione utile è
costituita dallo studio dcll'«emitorace opaco» per la
Il quantitativo di MdC iodato iniettato è adeguato al possibilità che essa offre di differenziare un versa-
calibro del vaso che si intende esplorare: per l'arteria
mento pleurico massivo (ecostruttura liquida pura) da
monare principale, 30-50 mi in 1-2 secondi; proporzionata-
mente meno per le varianti più selettive. Un'opportuna un'atelettasia totale (ecostruttura solida di tipo paren-
sequenza seriografica rapida o la rOntgencinematografia chimale). Il suo impiego più importante, però, è la
consentiranno di documentare le diramazioni arteriose e il guida delle procedure interventistiche: toracentesi,
successivo ritorno venosa. Può essere realizzata con tecnica drenaggio di versamenti saccati, biopsie di lesioni
tradizionale, ma più comunemente lo è con tecnica digitale pleuriche o polmonari superficiali (fig. XV16).
iv. ftg. VIL6).

Le più importanti indicazioni dell'angiopneumo-


gmfia sono: lo studio delle malformazioni arteroveno-
sedel polmone (v. fig. XV48); alcune malattie polmo-
nari caratterizzate da vascolarizzazione anormale (ad
es. l'agenesia di un'arteria polmonare); la malattia
I!Vmboembolica, anche in previsione di procedure
interventistiche. Le indicazioni dell'angiopneumogra-
un tempo «elettive», trovano modernamente ·tma
valida alternativa nell'angio-TC e netl'angio-RM.

2.6. Aortografia toraci ca e arteriografia bron-


chiale
L' aortograjìa toracica, effettuata mediante catete- Fig. XV.16. Ecografia intervcntistica. La presenza di versamento
rismo retrogrado transfemorale, trova indicazione nel- pleurico, allontanando dalla parete tomcica il parenchima polmonarc
lo studio della patologia primitiva vascolare e di talu- aereato, consente di evidenziare voluminose mammellonahJre plcuri-
ehe iperecogene (frecce) c di ((guidare» il posizionamcnto di un cate-
nc malformazioni polmonari, come i sequestri (v. fig. tere di drenaggio (freccia grossa) in cavità toracica senza ledere strut-
XV.47). ture vitali .
. Carteriografia bronchiale consente la dimostra-
lione del circolo nutri tizio del polmone, frequente- 2.8.RM
mente alterato in alcune patologie croniche.
Il segnale di RM emesso dal parenchima
Si accede alle arterie bronchiali mediante cateterismo nare ha intensità troppo bassa per consentire una riso-
retrogrado transfemorale, giungendo con l'estremità del luzione anatomica adeguata delle strutture
catetere sino al punto della loro emergenza che, nella situa- scolari (fig. XV 17). Al momento attuale, pertanto, la
270

dal punto di vista sanitario (che costituiscono


tro, una componente quantitativamente non rra:'ltuti.>f
bile dell'insieme!).

3.1. Tomografia convenzionale


È stata per molto tempo un complemento
fondamentale del radiogramma standard.

Il suo ruolo era triplice:


(i) tecnica di esplorazione elettiva di certi""'""! e sin".
ture (apici; bronchi principali, lobari e
Fig. XV.17. RM dell'emitorace sinistro. Sezioni coronali in sequenza Tl-
piani scissurali e limitanti mediastiniche;
(a sinistra) eTI-pesata (a destra). I contorni polmomui sono ben delineati
ma non si ha alcun rilievo di dettagli anatomici significativi in sede paren- vascolari e linfoghiandolari ilari);
chimale. In campo polmonarc superiore, a contatto con la parete toracica, (ii) tecnica di ricerca di immagini altrimenti difftcilmer111 ,
è apprezzabile wm formazione rotondeggiante a segnale di tipo liquido, apprezzabili sul radiogramma (ad es.,
delimitata da uno spesso cercine marginale, la quale, nella sequenza T2- bollose- fig. XV18) o mascherate per
pesata, si rivela costituita da più cisti figlie conglomerate. Cisti da echi- sovrapposizione (infiltrati specifici
nococco in sede atipica.
«nascosti» dall'opacità intensa della clavicola e delle
coste);
RM trova indicazione limitata alla valutazione (iii) tecnica analitica delle caratteristiche topografichec
l'infiltrazione parietale dei tumori (specie di quelli morfologiche di lesioni individuate all'esame standa(d.
dell'apice!), ma l'introduzione di sequenze diverse e (si pensi, ad esempio, alla lobulazione o al111 pnosen;, .;
l'utilizzazione di mezzi di contrasto specifici ne di spicule in un'opacità rotondeggiante P""'""'"'•
fanno intravedere un possibile impiego anche nella espressione di infiltrazione dei tessuti circostanti
discriminazione tra processi flogistici, fibrotici e neo- spesso avviene nei tumori maligni primitivi).
plastici, nella valutazione dell'attività di alcune È modernamente sostituita in tutte queste
malattie (!infami!) e nello studio dei vasi polmonari. zioni dalla re.

I..; indagine è vincolata a particolari accorgimenti tecnici 3.2. Xerotomografia


(accoppiamento della sequenza prescelta al ciclo cardiaco e Fornisce, nel caso specifico dell'apparato
respiratorio; sistemi di compensazione del movimento) atti
torio, quadri significativamente superiori rispetto
a eliminare gli artefatti causati dal battito cardiaco e dalle
escursioni respiratorie.

3. Metodiche e tecniche in via di obsole-


scenza
Numerose metodiche e tecniche hanno rivestito in
passato un ruolo importante (se non fondamentale!)
nello studio radiografico del torace. In primis, lato-
mografia convenzionale: della tecnica di A. Vallebona
(v. paragrafo 2.8) fu detto che «aveva cavernizzato la
tubercolosi)) per esprimere il ruolo fondamentale rive-
stito nello studio analitico ed evolutivo di questa ma-
lattia di grande frequenza nel secolo passato.
La diffusione della TC e l'avvento delle sue mo-
derne tecniche ad alta risoluzione, ha comportato una Fig. XV.l8. definizione tomografica di formazioni
forte riduzione del ruolo (se non una obsolescenza!) di visibili su radiogramma standard. Si osservi '""mecin"''''"'
piuta sultomogramma (B) delle pareti c del contenuto
queste metodiche e tecniche, le quali mantengono pe- tnbcrcolare (punte di freccia) già di per sé apprezzabile (frecce)
raltro una certa importanza nei paesi meno sviluppati radiogramma standard (A)
271

oarafia convenzionale per nitidezza dei dettagli e


informativo (fig. XV.19). Ha avuto, peraltro,
con
d'f(lsione ·
litmtata anc he per l' elevata dose d'1 ra d'
:e erogata al paziente (circa l Ovolte a
210 1
ella della tomografia convenzionale!). E
sostituita dalla TC.

J.J. Ingrandimento diretto d'immagine


Indicazione alla sua effettuazione era posta
t ttodallo studio dei fini dettagli delle strutture
che compaiono in situazioni patologiche (fig.
Per la sua realizzazione è necessario l'uso di
un microfuoco (0, l x 0,1 mm per realizzare
menti di 3A x) e di un sistema schermo di
licola ad alta definizione e sufficiente sensibilità per
poter limitare il al consenti.re l
so di microfuochi) e n durre almmnno Il tempo dt esp
sizione. Nella pratica il ricorso a questa tecnica è
nuto molto raro dopo la diffusione della re ad
soluzione.
Fig. XV.20.1ngrandimento diretto d'immagine 1,5 x in un quadro di
3.4. Schermografia silicosi. Questa tecnica d'esame trova indicazione nell'analisi fine
delle inlerstiziopatic consentendo una dimostrazione dettagliata di
Utilizzata sino alla fine degli anni '70 sia in alterazioni di minima entità del parenchima polmonare. Nel caso in
gini ((di routine» sia in indagini «di massa», forniva un oggettO, nell'interstizio sono apprezzabili numerose opacità «milia-
riformi>> diffuse su tulto l'ambito polmonarc, alcune delle quali pre-
documento di piccole dimensioni (70 x 70 o 100 x l 00 sentario aspetto confluente, altre sono calcificate. Coesistono calcifi-
mm), di basso costo, facilmente archiviabile, in grado cazioni linfonodali all'ilo polmonare.
di dare, dopo lettura con apposito
un'idea della situazione di nonnalità o meno delle
ture polmmiari (fig. XV21 ). La ragione della sua

Fig. XV.l9. Xero-


tomografia pol-
monare. Si osser-
vi la valida dimo-
strazione dell'al-
bc::ro bronchiale e
vascolare del pol-
mone. Nelle
magini
grafiche, per mo-
tivi tecnici il lato
destro e sinistro
sono invertiti ri-
spetto alla loro Fig. XV.21. Schermogramma polmonare riprodotto in grandezza
usuale disposizio- naturale. Si osservi la buona apprezzabi!ità dei piccoli noduli calcifi-
ne radiografica. ci apicali e dei campi polmonari superiori.
272

solescenza è legata al basso contenuto informativo del-


le immagini,. inferiore a quello del radiogramma stan-
dard, a fronte di una dose di radiazione significativa-
mente superiore.

3.5. Broncografia
Questa indagine, deputata alla visualizzazione
delle diramazioni bronchiali opacizzate da MdC radi o-
paco, è stata progressivamente abbandonata dopo l 'av-
vento della re ad alta risoluzione e spiroidea (bronco-
scopia virtuale!- v. fig. XV.I4). Il MdC era introdot-
to mediante una sonda fatta pervenire attraverso la tra-
chea e i bronchi nel distretto d'interesse.
Fig. X\·:22. Broncografia unilaterale destra (a sinistra, proiezione FA·
Per lungo tempo sono stati utilizzati MdC iodati oleosi, a destra, proiezione OAS). Le singole diramazioni bronchiali
apprezzabili sino ai rami di terzo ordine. Si osservi l'ostruzione netlu
ma la loro tendenza a permanere negli alveoli e la frequen- di un ramo sottosegmentario postcnorc del lobo Sltperiore (freccia).
te induzione di reazioni granulomatose hanno indotto poi a
sostituirli con MdC idrosolubili resi opportunamente visco- insufficienza ventricolare sinistra), offrendo informa-
si mediante miscclazione con carbossimetilcellulosa sì da zioni preliminari sulla sede delle lesioni (gabbia torà- ·
incrementarne l'adesività nei confronti della mucosa bron- cica, pleura, polmone, mediastino) unitamente a un
chiale e ridurne la tendenza a invadere gli spazi aerei peri-
ferici. Risultati significativi sono stati ottenuti anche con
primo bilancio d'estensione.
l'uso di sospensioni baritate e di polveri di tantalio. Con il solo radiogramma toraci co o con l 'ausilio di
indagini di seconda istanza è spesso possibile formu- .
Il quadro broncografico riproduce fedelmente il lare una diagnosi di natura in base ai rilievi semeiolo·
«calcmì del lume dei bronchi (fig. XV22) evidenzian- gici specifici integrati con le informazioni anamnesti-
doli sino alle diramazioni più fini e rendendo possibi- che, cliniche e laboratoristiche e con il confronto con
le dimostrare, in condizioni patologiche, anomalie di indagini precedenti. Le immagini radiologiche costi-
segmentazione, alterazioni del calibro dalle cui carat- tuiscono inoltre preziosa guida di procedure strumen-
teristiche si possono trarre deduzioni sulla patologia tali (broncologiche, bioptiche, di drenaggio), strumento
che ne è alla base, alterazioni del lume. L'associazione di stadiazione delle lesioni neoplastiche e modalità elet-
della r6ntgencinematografia rende possibile docu- tiva difollow-up dopo terapia chirurgica, radioterapia
mentare eventuali alterazioni della motilità (questo e chemioterapia.
obiettivo è modernamente perseguito mediante re di- Come criterio generale, nel radiogramma toracico ·
namica). assume significato patologico qualsiasi alterazione del·
Nel contesto di questo capitolo si farà ricorso a la densità e/o della moJfologia delle varie strutture.
immagini broncografiche allorquando direttamente Per quanto riguarda la densità, si parla di:
espressive di una semeiotica radiologi ca che di per sé opacità in presenza di lesioni che «addensano» ii' ,:'i
rende meglio comprensibili i moderni rilievi della TC. parenchima riducendone o annullandone la norma·
le radiotrasparenza (le lesioni sono quindi «più bian-· -:
che>> di ciò che le circonda): qualsiasi processo che
4. Semeiotica generale delle malattie pol- Sostituisca l'aria contenuta negli alveoli o aumenti,_·_::.
monari Io spessore dell'interstizio interalveolocapillareè -
responsabile di un' opacità, sia esso costituito da tra-,
Come abbiamo visto, l'esame radiografico costi- :.sudato, essudato, proliferazione cellulare di natura
tuisce di regola l'indagine di prima istanza nello stu- flogistica, neoplastica o altro;
dio del torace: la sua analisi attenta consente di indi- ipertrasparenza in presenza di lesioni che si
viduare patologie organiche (ad esempio, un proces- attraversare dai raggi X in misura maggiore di quel- ;
so espansivo) e funzionali (ad esempio, una ridistri- la del normale parenchima (le lesioni sono più r.a-
buzione verso l'apice del piccolo circolo per iniziale cliotrasparenti, quindi «più nere>> di ciò che le clf-
273

conda): si tratta di processi a contenuto aereo, qua- pleura, del mediastino, del cuore e dei grossi vasi.
li cisti, bolle di enfisema, cavità nel contesto di pro-
cessi addensanti. 4.1. Atelettasia
Vn commento a sé meritano le opacità, le quali possono Con tale termine si fa riferimento alla «riduzione
re dovute a processi che interessano gli alveoli (opacità del volume polmonare» conseguente alla «riduzione
o ? in del contenuto aereo» nei bronchi e negli spazi alveola-
50 Jato) o l'mterstlzw (opaczta mterstmah). Ne1 proccs- ri. La riduzione del contenuto aereo può essere prodotta
sen . . . Ie e aIveo Iare (tlpJCamente,
. carattere misto mtcrstlZla . . I' e- con meccanismi diversi, ma è preferibile riservare il
polmonare solito la componente al- termine di atelettasia a quella forma sostenuta da ostru-
veolare mascJ;era . zione bronchiale con conseguente riassorbimento di
Le opacita parcnch1mah potranno nsultare omogenee o aria (atelettasia da riassorbimento).
disomogenee a seconda che, in loro corrispondenza, il nor- In relazione alla sede dell'ostruzione si potrà ave-
contenuto aereo polmonare sia ridotto re atelettasia di un intero polmone (atelettasia polmo-
a chiazze. Se l'opacità è sostenuta da una semplice
nare), di un lobo (atelettasia lobare) o di un segmento
;dane del contenut? vi sono sempre
?l
associati d1 qu_ah lo $pos_tamento dt (atelettasia segmentaria). È poco realistico scendere
limitanti medtastmJChe, sc1ssurah o d1aframmat1che; ulteriormente nella gerarchia bronchiale perché i segni
dovi è sostituzione del contenuto aereo da parte di clinici e radiografici del relativo coinvolgimento di-
ti che riempiono gli alveoli (ad esempio, essudato infiam- vengono sempre più sfumati.
matorio in un processo infettivo, trasudato ncll' edema pol- Possono essere responsabili dell'ostruzione bron-
]llonare cardiogeno, cellule in alcuni tipi di neoplasia), non chiale: neoplasie vegetanti che riducono il lume sino a
vi èperdita di volume o questa è solo minima, e talvolta v'è ostruirlo; masse che lo comprimono dall'esterno; ci-
addirittura aumento di volume del lobo interessato (ad esem- catrici conseguenti a processi infiammatori; tappi di
pio,nei processi infiammatori con essudazione importante). muco e secreti (broncopatie croniche ostruttive; pa-
Le opac1tà parcnchimali possono avere una distribuzio-
zienti in terapia intensiva); corpi estranei inalati (so-
11e lobare (tipica dei processi atelettasici, ma possibile an-
che in alcune polmoniti), segmentaria (ad esempio, nell'in- prattutto nella prima infanzia!).
farto po!monare), o non segmentaria (broncopolmoniti). Van-
no considerate a parte le opacità rotondeggianti che testi- L'ostruzione del bronco causa un isolamento degli spa-
men- zi respiratori di cui questo è tributario: !'aria in essi conte-
moniano un processo di crescita attorno a un nucleo di par-
rJento tenza (ad esempio, neoplasie e granulomi). nuta viene progressivamente riassorbita sì che il volume pol-
telet- Le opacità possono essere associate a calcificazioni monare diminuisce e il parenchima si addensa. L'ostruzione
rapia (aspetto e posizione delle quali possono indirizzare verso la può essere totale o parziale: in quest'ultimo caso una certa
diagnosi di natura), o a ipertrasparenze (opacità escavate!). quantità d'aria può rimanere intrappolata nel territorio «a
acico · valle» perché riesce a penetrarvi durante l'inspirazione (du-
!!.del· rante la quale il bronco va incontro a una relativa distensio-
Anche le patologie della pleura, dello spazio extra- ne), ma non a fuOriuscire durante l'espirazione (durante la
tture. pleurico e del mediastino sono rappresentate da opa- quale il bronco tende a rimpicciolirsi). In tal uni casi un lo-
cità e trasparenze; poiché però le opacità si sviluppa- bo può essere rifornito di aria da un lobo contiguo quando
no nel contesto di un «medium>> non già radio traspa- la scissura che li separa è incompleta.
rente come il polmone, ma radi opaco, la modalità fon-
damentale della loro manifestazione è la dislocazione Nella fase iniziale, l'atelettasia non sempre si
oche delle limitanti polmonari contigue, con una semeioti- compagna a opacità, sì che i segni indicativi della sua
nenti ca che sarà precisata nei successivi paragrafi. presenza sono quelli apportati dalla riduzione del vo-
Capprofondimento che segue si limiterà alle diverse lume polmonare. In fase avanzata, viceversa, riduzio-
forme di opacità, mentre le ipertrasparenze saranno ne di volume e opacità a delimitazione segmentaria, lo-
c_onsiderate nel contesto delle specifiche malattie che bare o totale sono sempre presenti (fig. XV.23), en-
Sl_manifestano con queste alterazioni (pneumopatie ci- trambe tanto più evidenti quanto più rapidamente av-
S!iche- v. paragrafo XV.l8; processi infiammatori). viene l'ostruzione.
Una valutazione globale della semeiotica toraci ca sarà
possibile al termine dello studio delle diverse Nell'atelettasia lobare la riduzione del volume pol-
ni toraci che, includendo tra queste anche quelle della monare assume radio logicamente aspetti peculiari:
274

la dislocazione delle scissure, tanto maggiore 1'iperinjlazione compensatoria delvolm<me'"·')


to più serrata è l'ostruzione bronchiale. È un segno duo omolaterale e/o controlaterale:
«direttm> della riduzione volumetrica polmonare. dente quanto più grande è la porzione di jJarenchi
Va ricercata sia nel radiogramma sagittale che in ma atelettasico, ed è quindi più marcata nelle
quello laterale, ricordando comunque che la scis- lettasie totali. Il parenchima iperdisteso si
sura sarà visibile solo se colta d'infilata dal fascio ta ipertrasparente, con disegno rarefatto per
di raggi X. Nelle ate/ettasie del lobo superiore de- stanziamento dei rami vasco lari.
stro la pala superiore della grande scissura e la pic- la dislocazione degli ili, verso l'alto nelle
cola scissura si spostano verso l'alto e assumono sie del lobo superiore, verso il basso in
convessità superiore; nelle atelettasie de/lobo su- lobo inferiore. Come criterio di
periore sinistro il comportamento è simile, la pa- ga presente che nel torace normale l'ilo"""""'""·'"'
la inferiore della grande scissura assumendo le ve- è normalmente più alto di quello di destra (98%
casi) e solo nel 2% è alla stessa altezza, mai
ci della piccola scissura. Nelle atelettasie del lobo
basso.
medio la piccola scissura e la pala inferiore della
la riduzione d'ampiezza degli spazi
grande scissura si spostano rispettivamente verso
suo significato è ovvio: si dovrà comunque
il basso e verso l 'alto ravvicinandosi. Nelle atelet-
dere preliminarmente che essa sia dovuta al
tasie dei lobi inferiori le pale superiore· e inferiore zionamento non perfetto del paziente o ad
della grande scissura ruotano marcatamente ri- pur lieve scoliosi!
spettivamente verso il basso e in dietro. l'assenza del broncogramma aereo. Uno o più
la risalita dell'emidiaframma dal lato interessato, chi contenenti aria sono di solito identificabi
più accentuata nelle atelettasie dello bo inferiore contesto di un addensamento parenchimale non
che non in quelle dello bo superiore (nelle quali ul- lettasico (ad esempio, una polmonite)
time è frequente la comparsa di una «pinzettatura» todi nastri radiotrasparenti ramificati. ""·'"'''"1''1'
del diaframma). tasia, viceversa, ciò non avviene proprio
lo spostamento del mfdiastino verso il lato atelet- ostruzione bronchiale e le diramazioni
tasico: nelle atelettasie lobari superiori si spostano riempiono precocemente di secrezioni
soprattutto la trachea e il mediastino superiore; nel- dono radiopache. Questo segno ha
le atelettasie lobari inferiori, il mediastino inferio- tanza per la differenziazione delle
re e il cuore. opacamenti di altra natura.
275

Nell'atelettasia po/monare totale il mediastino è


rcatamente dislocato verso il lato interessato sì che
controlaterale può oltrepassare la linea
1 Fig. XV.25, Atelettasia fibro-
diana. La dislocazione è più evidente nel mediasti- tica. Hlobo superiore destro è
me anterosuperiore (spazio debole di Nitsch), nel ridotto di volume, retratto in
00
ediastino posterosupenore' ( 'spaziO
db elo e sopraaortJ-· sede apicale e addensato per
e n_el mediastino involuzione fibrotica, che de-
termina marcato inna!zamen-
trocardiaco). Nel radwgramma sag1ttale SI osservera to della scissura orizzontale
lato atelettasico un'innnagine curvilinea che deli- (frecce) e sliramento ilare
. inita il polmone «erniato» da quello atelettasico; nel (freccia curva) verso l'alto. Nel
contenuto del lobo atelettasi-
'Ìadiogramma laterale, lo spazio chiaro retrosternale co sono apprezzabili numero-
sarà più ampio e ipertrasparente (v. fig. XVII.23). se trasparenze lineari dovute a
bronchi ectasici (broncogram-
ma aereo!).
4.2. Collasso polmonare
Con questo termine si fa riferimento alla riduzione
volume polmonare secondaria a «compressione
estrinseca» (quindi, non a ostruzione bronchiale!). Sua
dizione usuale è, infatti, quella di «atelettasia
pressiva». L esempio più tipico è il collasso da
motorace (fig. XV.24) o da versamento pleurico. Il
mtme si riduce di volume in virtù della forza di
zione elastica non più controbilanciata, per la
zadell'evento pleurico, dalla trazione opposta della gab-
bia toracica; se tale evento è massivo, può ridursi a ben
poca cosa. A differenza di quanto avviene nell'atelet-

Fig. XV.26. Linee di Fleischner. Nel contesto del! 'opacità subateletta.


sica basale sinistra da tappo di muco in paziente con prcgresso inter-
vento chirurgico, sono ben visibili, alla periferia, alcune opacità linea-
ri, di 2-3 mm di spessore e di alcuni cm di lunghezza, estendentisi fino
alla superf1cie pleurica (frecce). Queste linee di atelettasia <<lamellarm>
si riscontrano per lo più in forma isolata. Si osservi la risalita dell'e-
midiaframma.

tasia, è spesso presente un broncogramma aereo


prio perché i bronchi sono pervi!). In un emitorace
co questo rilievo aiuta a differenziare la componente
f1g. XV.24. Atelettasia compressiva o da rilasciamento (pneumotora- parenchimale (con broncogramma!) da quella pleurica
ce .sP?nlaneo bilaterale). lJ polmone sinistro completamente collassa- (omogenea!).
, lo endotto a dimensioni di un piccolo pugno (asterisco); i campi pol- Collasso diffuso o circoscritto degli spazi aerei
hanno trasparenza vitrea. l! polmone destro, parzialmente col-
assat? (!a linea di collasso è indicata da!le frecce), ha trasparenza
riferici può manifestarsi in corrispondenza di zone
hevemcnte ridotta in quanto la diminuzione del contenuto aereo le quali fatti fibrotici causano riduzione di volume per
econtrobilanciata da quella del contenuto ematico. fenomeni cicatriziali («atelettasia ftbrotica» ). Essendo
in questi casi assente ostruzione bronchiale (i bronchi, conoscibile (e andrà ricercato attentamente!) il segn '\
anzi, sono spesso dilatati!), è quindi sempre ben ap- già descritto del broncogramma aereo, indice della co f
prezzabile il broncogramma aereo (fig. XV.25). servata pervietà bronchiale (fig. XV.27C). 1
Forma particolare di collasso distrettuale è quella mo segno è frequente nelle alterazioni che diffondon
secondaria a «alterazione del surfactant» (che fisiolo- per via alveolare (ad esempio, la polmonite), meno
gicamente si oppone al collasso spontaneo degli alveoli quente quando i bronchi compartecipano alla malatti . ,
riducendone la tensione superficiale). Sua dizione usua- (ad esempio, broncopolmonite). a.,
/:·,'
le è quella di «atelettasia adesiva». Anche in questo ca-
so è spesso presente un broncogramma aereo. L'atelet- A seconda della ?ase, le opacità
tasia adesiva si manifesta in alcune affezioni neonatali possono assumere aspett1 pecuhan che, se non
(malattia delle membrane ialine; tachipnea transitoria) nici, aiutano comunque a ipotizzarne la natura in un ade:·4,ij;:
e dell'adulto {pneumopatia postirradiatoria; polmone guato contesto clinico:
postoperatorio; ARDS). le ?pacità a
Sono forme minori di collasso polmonare anche le dtmens10m segmentane o loban, dtventano presto
gene e ed è frequente il riscontro del broncogrru.nm/ ;'.:
«atelettasie lamellari» o «distelettasie>>, spesso indi- aereo;
cate con il termine di linee di Fleischner (fig ..XV26), le broncopolmoniti hanno aspetto disomogeneo, n' ji
le quali conseguono per lo più a scarsa espansione broncogramma aereo è spesso assente;
delle basi polmonari negli atti respiratori e sono quin- neli' edema cardiogeno, gli addensamenti sono
di frequenti nel radiogramma di pazientf operati al zionali (dunque basali a paziente in stazione eretta o in·"·
torace e all'addome, .nei soggetti per lungo tempo decubito semiortopnoico), bilaterali, rapidamente con: ·::i
«allettati», nei traumatizzati, nei grandi obesi e, più in fluenti (perché costituiti da trasudato libero di muover- :,-,
generale, ogniqualvolta vi sia lUl deficit del mantice si nei diversi compartimenti del polmone); :"<

diaframmatico. Radiologicamente, le distelettasie, nell'edema da aumento della permeabilità alveolocapil-/)


uniche o multiple, uni- o bilaterali, hanno l'aspetto di !are (v. paragrafo XV.34), gli addensamenti sono «a'.::,
opacità lineari di 2-3 mm di spessore e di qualche chiazze», con scarsa tendenza alla confluenza (perche ::::
centimetro di lunghezza, disposte orizzontalmente costituiti da essudati proteinacei a elevato contenutQ· . :;
sopra il diaframma, spesso a maggior asse a questo cellulare), distribuiti abbastanza omogeneamente dal-. ';)i
parallelo. La risoluzione è di norma spontanea: il loro l'apice alla base; ,·,:j
riscontro è pertanto transitorio. nell'edema da ipoonchia (ad esempio, nei pazienti cm;3
insufficienza renale), in presenza di una pompa cardia-_·;3
ca efficiente, è abbastanza caratteristica la distribuzio."')
4.3. Opacità alveolari ne delle opacità nelle zone centrali del polmone cori.J
rispetto delle parti periferiche, il che conferisce
Ogni qual volta l 'aria contenuta negli spazi aerei è aspetto semeiologico classicamente descritto «ad ali di",-;,
sostituita in parte o totalmente da liquidi o da tessuti farfallal>;
patologici, si formano delle opacità alveOlari. L'esi- nei casi in cui il riempimento alveolare è solo parziale.":<
stenza di vie di comunicazione tra acini dello stesso come può avvenire in alcune alveoliti, non si manifesta·:\:i
lobulo o di lobuli diversi (pori di Kohn e canali di Lam- no vere opacità, ma zone di velatura della trasparenzà. :-,:
polmonare (aspetto «a vetro smerigliatm>). Queste
bert) fa sì che, di solito, il processo diffonda rapida- razioni, ben evidenziate dalla TC, presentano aspetti.';.!
mente negli spazi vicini: qualcuno viene riemp.ito pri- peculiari: harmo densità minore rispetto alle usuali opa·>:-;:
ma e qualcuno dopo, sì che le opacità acquisjscono cità; nel loro contesto sono identificabili le opacità
margini sfumati. Le più piccole opacità alveolari rico- vasi oltre che, naturalmente, la radiotrasparenza del
noscibili distintamente nel radiogramma toraci cO han- bronchi.
no diametro di 6-8 mm (che è poi il diametro dell'aci-
no), e sono perciò dette opacità acinari (fig. XV27A). Molte patologie possono presentarsi
A queste si affiancheranno prima opacità lobulari, con mente con opacità da riempimento alveolare. Le
caratteristiche del tutto identiche ma riprOducenti le comuni sono indicate in tab. XV2: il loro preciso etl'}l
dimensioni dellobulo (l 0-25 mm), che poi progressi- chettamento nosografico è spesso possibile se il.
vamente confluiranno in opacità lobari (fig. XV27B). radiologico viene correlato con i risultati delle
L'aspetto globale è «cotonoso» data la sfUmatura dei gini clinicolaboratoristiche e, talvolta, con l'evoluz!O:).
margini delle opacità, nel cui contesto potrà essere ri- ne stessa del quadro radiologico nel tempo.

'"l
277

che può esserne alla base: trasudazione di liquido


edematoso; essudazione infiammatoria; ingorgo dei
vasi linfatici; formazione di tessuto connettivo, di
granulomi; proliferazione neoplastica. Nel contesto di
una valutazione globale clinica, laboratoristica, fun-
zionale e radio logica, sarà spesso possibile individua-
re, fra le molte evenienze patologiche, quella che
interviene nel caso specifico (tab. XV.3).
Alcuni aspetti sono peculiari e hanno alla loro
base specificamente la porzione di interstizio interes-
sato, le caratteristiche di sviluppo e la distribuzione
intrapolmonare (periferica, centrale, apicale, basale);
ciò non toglie, tuttavia, che il quadro radiologico sia il
più delle volte del tutto aspecifico, specie nella fase
evoluta di molte di queste affezioni, che rimangono
genericamente etichettate come «idiopatiche» al ter-
mine di un iter diagnostico accurato.

TABELLA XV.3. CAUSE PIÙ COMUN! DJ OPACITÀ !NTERSTIZIIILI.

Nodulal'i Reticofari
Fig.XV.27. Opacità da riempimento alveolare (v. testo). In A sono ben
individuabili singole opacità acinose c lobulari (frecce). In B il mar- Metastasi Edema interstizialc
gine sinistro cardiaco è mascherato da una opacità da confluenza este- Tubercolosi miliare Collagenosì
sa in superficie, cotonosa, sfumata, alla periferia della quale sono qua Sarcoidosi Asbestosi
elà osservabili singole opacità lobulari. In C (tomogramma frontale Linfomi Fibrosi idiopatica
dd polmone destro) l'albero bronchiale ripieno di aria risalta nel con- Micosi Sarcoidosi.
testo dell'opacità massiva !obare snpcrior·e po\monitica (((bronco- Silicosi
gramma aereo»); parzialmente opacato anche il lobo inferiore.

Elementi comuni a tutte le opacità interstiziali so-


no: la disposizione anatomica tendente a identificarsi
T,IBELLA XV.2. CAUSE PIÙ COMUNI D! OPAC!TÀ ALVEOLARI. con le sedi elettive dell'interstizio, la molteplicità delle
Al'u/e Croniche
lesioni, le piccole dimensioni (comunque inferiori a l
cm)) i margini netti (fatto, questo) sostanzialmente le-
Edema polmonare Tubercolosi gato all'essere «confinate>> nell'interstizio e quindi net-
1\Jlmoniti c broncopolmoniti (Micosi) tamente delimitate rispetto all'aria alveolare che le con-
Malattia delle membrane ialine (Sarcoidosi) trasta). Le opacità interstiziali, inoltre, si stagliano su di
{Aspirazione di liquidi c gas irritanti) (Linfomi) un fondo di trasparenza caratteristicamente conserva-
(Emorragie polmonari) (Carcinoma bronchio-
(Malattia eosinofila po!monare)
to e di solito non presentano tendenza alla confluenza
loalveolare)
Pneumopatia postirradia- (caratteristica, come abbiamo visto, delle opacità
toria veolari!). La trasparenza di fondo, tuttavia, si riduce al-
lorquando l'ispessimento dell'interstizio è di entità taM
le da «soffocare» gli spazi aerei in esso compresi, indu-
4.4. Opacità interstiziali cendo radiologicamente una velatura <W vetro smeri-
gliato». La TC è particolarmente risolutiva in proposi-
L'ispessimento dell'interstizio peribroncovasale, to, risultando spesso positiva in presenza di un quadro
perilobuiare e subpleurico (grosso interstizio) e del- radiografico più o meno sfumato o negativo (figg. XV.28
l'interstizio parenchimale interalveolocapillare (pic- eXV29A).
;ota interstizio) dà luogo alla comparsa di opacità Elementi specifici si presentano in alcune malatM
m,terstiziali di aspetto radiologico alquanto caratteri- tie interstiziali configurando alcune forme semeiolo-
Shco nonostante il vario substrato anatomopatologi co gicamente definite.
>;Jm1
;{#Bi
278 C · ··
- apuoloXI' ::.l'M

/;
strie di Kerley» (fig. XV30). Il coinvolgimento dell'i!u . "t
sfizio subpleurico è responsabile dell'aumento dello
sore della limitante opaca marginocostale (con seno
frenico, peraltro, a differenza di_ quanto <::
nel versamento pleunco!). Anche se questl reperti posso ·
venire riconosciuti sul radiogramma toracico, la TC
sente di evidenziarli precocemente, L'ispessimento dell'in
Fig. XV.28. TC ad altari- terstizio intralobulare non è invece riconoscibile come t:!"
soluzione del polmone sul radiogramma del torace, ma può essere identificate
destro in paziente con agevolmente con la TC ad alta risoluzione (fig. XV3!),
quadro radiografico di Le linee di Kerley hrumo aspetti morfologici diversi. L: :· :·
polmone «a vetro smeri-
gliato)). Si dimostrano,
linee A sono intraparenchimali, centrali, continue, di circa ·I ·:;::;
nel contesto del paren- mm di spessore e 3-4 cm di lunghezza, a decorso variabile t<::_:>
chima polmonare, aree corrispondono a tralci di tessuto connettivo (nei quali
focali di ispessimento in- rono linfatici e vene) ispessiti o per presenza di liquido ede-_-:;,·.'
terstiziale (frecce) nelle matoso o essudatizio, o per proliferazione fibrosa, granulo;
quali il decorso delle ma tosa o neoplastica. Le linee E, periferiche, basali, .;i!_;;
strutture broncovascola-
ri non appare alterato. dicolarmente disposte rispetto alla superficie pleurica (eh(:;:;;
costantemente raggiungono), di circa l mm di spessore e
Interstizioptttie reticolarL Sono sostenute da malattie che 2 cm di lunghezza, sono prodotte a seguito
si sviluppano nell'interstizio peribroncovasale e lobulare to, per le stesse cause di cui sopra, dei setti interlobulari. Le<!t!;
diffusamente, spesso in rapporto al coinvolgimento delle linee C, centrali, a intreccio poligonale, non sono altro che
strutture linfatiche (edema cardiogeno in fase iniziale! lin- particolare aspetto proiettivo delle linee B. ;;,:·.
fangite carcinomatosa!). Le pareti dei grossi bronchi e i tes- Interstiziopatie nodulari. Sono sostenute da malattie che Si ,:;y
suti pcribronchiali si ispessiscono e sono meglio riconosci- sviluppano nell'interstizio peribroncovasale e in quello',.,
bili, sia se colti dal fascio di raggi X secondo il maggior as- lobulare sotto forma nodulare (malattie granulomatose!), o:;;;:';
se (strie ((Q binario») sia se colti d'infilata (((cuffie peri- che giungono al polmone attraverso l'albero arterios.q·_!:::.::'.
bronchiali»). Questo reperto è generalmente ben riconosci- (tubercolosi miliare! metastasi!) o, più raramente, l'alberò··:·:·:.
bile nel radiogramma (fig. X\1.298), specie se i bronchi so- bronchiale {silicosi!). Sono apprezzabili noduli multipli, d] '" ·
no eciasici, a meno che non siano ripieni d'essudato in- dimensioni variabili secondo la specifica malattia e la sua··.
fiammatorio, nel qual caso gli elementi bronchiali assumo- fase ev-olutiva e comunque di diametro iriferiore a l cm:::-.
no l'aspetto di opacità nastriformi (W dita di guanto» si- (fig. XV29C), in rapporto più con l'interstizio centrale c· . -:-:·,
milbronchiectasiche. quello perilobulare e subpleurico nelle malattie che predj.-_: · ·
Linee di Kerley. L: interessamento dell'interstizio ligono la via linfatica (sarcoidosi!) e con l'interstizio cen-
fare dà luogo alla comparsa di opacità lineari orizzontali trolobulare nelle malattie che prediligono la via arteriosa
alle basi e reticolari nelle regioni parai/ari dette «linee o (tubercolosi miliare!).

Fig. XV.29. Opacità interstiziali (v. testo). In A: aspetto «a vetro smerigliatm); in 8: aspetto reticolare; in C: aspetto nodulare:
favo d'api» (si associano qua e là linee di Kerley- vedi anche figura XV30).
279

Fig. XV.32, Fibrosi interstiziale idiopatica. Dettaglio TC ad alta riso-


luzione della doccia costovertcbrale desu·a. La normale architettura
polm"onare è sovvertita dalla presenza di areole di aspetto similcistico
separate da una grossolana trama reticolare (quadro ((R favo d'api!>).

sostituite da piccoli spazi cistici circondati da parete più o


meno spessa, talvolta rivestita da epitelio bronchiolare.
Vaspetto radiologico, visibile nel radiogramma toracico
(fig. XV29D) e, meglio, con la TC ad alta risoluzione (fig.
XV32), è quello di caratteristiche areole rotondeggianti
ipertrasparenti del diametro di pochi millimetri, circondate
f1g.XV.30.Linee di Kerley. Nel dettaglio radiografico dell'd base pol- da un sottile 01·letto iperdenso (aspetto a d'api>>).
monarc destra, relativo a un paziente con insufficienza ventricolare
siuistra, sono apprezzabili tutti e tre i tipi di linee di Kerley descritte
Sostituzione del lobulo da parte di spazi similcistici (ma
ud testo: A (freccia dntta); B (punte d1 freccia); C (freccia curva). senza orletto!) si può osservare anche nell'enfisema cen-
trolobulare.
Juterstiziopatie cistiche. Si manifestano in corso di malat-
!ic fibrosanti come la fibrosi idiopatica, l'asbestosi, l' ar- È importante sottolineare ancora che tutti i rilievi
lrile reumatoide, ma anche l'istiocitosi X e la linfangio- radiologici descritti possono essere riconoscibili, spe-
leiomiomatosi, e sono caratterizzate da un rimaneggiamen- cie con la TC, in fase precoce, quando la funzionalità
lo dell'architettura del lobulo, le cui strutture vengono respiratoria può non essere ancora significativamente
alterata: in questi casi, la radiologia rileva la malattia
più precocemente della clinica!

4.5. Alterazioni diffuse del circolo polmonare


Il circolo polmonare costituisce un sistema adele-
vato flusso (il che consente l'ossigcnazione di un'ele-
vata quantità di sangue nell'unità di tempo) e a bassa
pressione (il che minimizza la trasudazione di plasma
nell'interstizio polmonare). La pressione arteriosa
(nell'arteria polmonare che ha sangue non ossigenato
proveniente dal cuore destro) è compresa, in condi-
zioni normali, tra 15 e 30 mm di Hg; la pressione
venosa (del sangue ossigenato che va al cuore sini-
11g_. XV.3I. lspcssimenlo dell'interstizio. Dettaglio di TC ad alta riso- stro) è circa 12 mm di Hg. Flusso e pressione posso-
dci campi polmonari. L'aumento di spessore dei setti interlo-
Dulan Cdelle strutture intralobulari, di norma non ricouoscibile nel ra- no variare in condizioni patologiche, in maniera entro
1 in genere ben dimostrabile nelle immagini TC. certi limiti correlata.
caso in considerazione, nella porzione posteriore del lobo superio-
Capprezzabile un aspetto similreticolare con aumento del va-
dJ attenuaziOne complessivo degli spazi aerei periferici, riprodu-
4.5.1. Variazioni del flusso
1'''l.""'' " certo qual modo la geometria dei lobuli secondari. Si osservi
1
Possono essere quantitative, sia in eccesso (iperaf-
h tt · immagine «a cuffia)) attorno al bronco segmentario api-
. l 1 r e la bardatura «a binario)) lungo i bronchi sub- flusso) che in difetto (ipoaffiusso, o oligoemia), o
sezionati longitudinalmente. qualitative («dirottamento», o «redistribuzione»}.
280

della radwtrasparenza d1 fondo legato alla d1m1nu


ne dd contenuto ematico nel m1croC1rcolo. Zlo.

Ipoafflusso si verifica: per cause cardiache (ste


della a. polmonare, tetralogia di Fallot); per cause <':
ri organiche (obliterazione, occlusione o
vasi, come si ha nelle endoarteriti e nelle tromboembo!') -
o funzionali (vasocostrizionc da ipossia, come si ha led
0
esempio nelle ostruzioni bronchiali neoplastiche).

Il dirottamento (termine che bene esprime


spetto coercitivo del fenomeno) consiste in una devia.
zione compensatoria del flusso da territori parench\.
mali danneggiati verso altri integri.
(fig. XV33) il dirottamento si presenta sotto forma dì·:
iperafflusso «distrettuale», interessante cioè selettiva:·:
mente solo alcune regioni.

Nei dirottamenti da causa cardiaca, ad esempio,


mente nelle condizioni d'ipertensione venosa polmonai·e
quali si possono avere nell'insufficienza ventricolare sini-·
stra e nella valvulopatia mitralica, la rcdistribuzionc dci
flusso è sempre verso gli apici perché l'aur!Jcnto della prÙ;
Fig. XV.33. Il dirottamento. In questo caso di dirottamento da causa sionc venosa si manifesta precocemente a livello basale.
polmonarc (enfisema panlobulare) risalta nel tomogramma il grosso
ca!ìbro dei vasi lobari superiori, i cui contorni sono .peraltro netti, a
Sul radiogramma, i rami che si dipartono dal corno ilarG .:
fronte di una marcata povertà di vasi basali. Grossa bolla di enfisema superiore aumentano di calibro fino a eguagliare quello del
a destra. Coesistono segni di ipertensione polmonare e cuore polmo- rami inferiori.
narc (v. paragrafo XV.4.5.2).
4.5.2. Variazioni della pressione
Viperafjlusso è individuabile nel radiogramma tow Si ha ipertensione arteriosa (o
racico (v. fig. XVIII.40) per la «ricchezza» del dise- moderata o grave allorquando la ic
gno polmonare, conseguenza dell'aumento del calibro menare è rispettivamente compresa tra 30 e 40
e del numero dei vasi polmonari, che tuttavia manten-
gono le normali caratteristiche di distribuzione e di
morfologia.

Perché sia radiologicamente percepibile, l'iperafflusso


deve superare di almeno il50-70% i valori basali. Iperaf-
flusso non significa «ipertensione arteriosa>>, perché il cir-
colo polmonare lo compensa attraverso l'apertura del circo-
lo capillare di riserva, con conseguente caduta delle resi-
stenze: dunque la pressione (uguale al prodotto del flusso per
la resistenza) resta invariata, almeno entro certi limiti. Ipe-
rafflusso si verifica: in condizioni parafisiologichc (sforzi
fisici, gravidanza); in condizioni patologiche sistemiche (feb-
bre, tossicosi, tireotossicosi, policitemie ipervolemiche); nel-
le condizioni che aumentano elettivamente il flusso polmo-
nare (shunt cardiaco sinistro-destro). Fig. XV.34. Ipertensione precapillare.Nel tomogramma frontale
l'ilo destro (a sinistra) è bene apprezzabile la dilatazione <<a sals1c:
Vipoafflusso è inviduabile nel radiogramma tora- cìotto)) del ramo intcrlobare dell'arteria polmonarc destra (runlc Òl ':'
freccia) con brusco rcstringimento del tratto sottoslante; nel tomo·
cico (v. fig. XVIII.43) per la «povertà» del disegno gramma sagittale dell'ilo sinistro (a destra) è ben dimostrata la clas-
polmonare, che si presenta esile, e per ·un aumento sica immagine «a racchetta da tennis)) (triangoli).
281

, e 70 mm di Hg, o supera i 70 mm di Hg. La prcsen-


40 noscimento dell'ipertensione venosa in fase iniziale è
tr,ld' territori di riserva e le variazioni inverse flusso/resi- importante, perché l'instaurazione dell'opportuna te-
l a'"'iscono come mcccamsmo . d'1 compenso: l a pres-
. rapia di sostegno cardiaco impedisce l'evolvere de!la
;. e arteriosn aumenta solamente allorquando questi mec- sequenza.
· ·smi sono supcrat1 a un eccessivo aumen o e e resi-.
'1011 • d . t d il
cani .h 'Il .
stt:nze perifenc e precap1 an. L'associazione di ipertensione pre- e postcapillare può
essere contemporanea (scompenso acuto vcntricolare sini-
L'ipertensione precapillare è riconoscibile nel ra- stro ed embolia polmonare, caso questo osservabile talora
diogramma la presenza di alcuni segni a:- nei reparti di terapia intensiva) o successiva (allorquando
wnente indrcaUvl (f1g. XV34). Il tronco dell'artena una ipertensione venosa di lunga data si trasferisce sempre
'ohnonare (quindi il secondo arco cardiaco sinistro) e più a monte verso il distretto arterioso). L'aspetto radiolo-
rsuoi rami principali con le diramazioni maggiori (quin- gico di queste forme associate è la sommatoria dei due
di gli ili) sono dilatati (a titolo di riferimento, fino al- dri isolati.
Japarte cartilaginea archi costali a ta-
le dilatazione fa segmto un brusco restnng1mento (tan- 4.6. Opacità rotondeggianti solitarie periferi-
to più prossimale quanto maggiore è il grado de li 'i- che
pertensione) che determina una incisura sul contorno
vasale o un caratteristico aspetto <<a racchetta da ten- Le opacità rotondeggianti del polmone possono
nis>) con il manico disposto perifericamente; i rami pe- essere solitarie o multiple, di diametro variabile da l
riferici, ipertonici, appaiono più sottili della norma. cm a vere e proprie «masse»·. Il loro numero, le carat-
V'è, in definitiva, una caratteristica discrepanza fra di- teristiche dei margini, la presenza eventuale nel loro
prossima! e e restringimento distale delle ar- contesto di lobulazioni e spiculature, di escavazione,
terie polmonari (aspetto «ad albero potatot>). La dila- di calcificazioni, sono tutti elementi che, globalmen-
tazione prossima! e è quantificabile sul radiogramma te valutati, possono condurre a un corretto etichetta-
attmverso la misurazione della «distanza in- mento di natura. Le difficoltà maggiori sono poste, da
tcrpeduncolare», la quale corrisponde alla distanza che questo punto di vista, dalle cosiddette <<Opacità roton-
separa il punlo di massima concavità del profilo ester- deggianti solitarie periferiche», in presenza delle
nodi ciascun ilo (il valore massimo è di 1Ocm nel ma- quali i problemi che si pongono sono soprattutto:
schio, 9,5 cm nella femmina). Si può avere ipertensio- riconoscere le forme di natura tumorale differen-
ne precapillare per cause organiche distruttive (enfi- ziandole da quelle semeiologicamente simili di
sema, fibrosi), costrittive (endoarteriti, sclerosi reatti- natura malformativa, infiammatoria, post-trauma-
l'a del! 'intima e della media in caso di iperaffiusso mas- tica, immunologica;
siccio e persistente) e ostruttive (tromboembolia acu- attribuire loro carattere di benignità o di mali-
taecronica), oppure per cause funzionali (ipertono gnità.
teriolare diffuso). L'evoluzione finale dell'ipertensio- Le difficoltà inerenti risaltano quando si conside-
neprecapillare è il <<cuore polmonare», ma già il rico- ri il numero elevato di possibili cause di tali opacità.
noscimento della situazione ipertensiva ha notevole va-
controindica, ad esempio, un'exere- Alcuni criteri possono consentire un accostamen-
Sipolmonare. to probabilistico alla diagnosi di natura:
Velocità di accrescimento dell'opacità. La possi-
, Si ha ipertensione venosa (o postcapillare) lieve, me- bilità di valutare attraverso controllì radiografici
d.lao grave allorquando la pressione nelle vene pohnonari è seriati nel tempo la velocità di accrescimento di
".spcttivamente compresa tra 12 e 18 mm di Hg, 18 e 25 mm un'opacità rotondeggiante può essere di aiuto nella
di Hg, o supera i 25 mm di Hg. formulazione di un giudizio sulla sua natura. Non
si sottovaluti, comunque, la possibilità di apporta-
. L'ipertensione postcapiilare è riconoscibile nel ra- re ingiustiftcatamente un rallentamento alla dia-
toraci co allorquando la pressione atriale gnosi e ai necessari provvedimenti terapeutici per
S!nJstra supera i 20 mm di Hg sotto forma della il solo fatto di Voler verificare la velocità di
quenza «dirottamento, edema interstiziale edema al- scimento di un nodulo polmonare! È regola gene-
1';olare, trasudazione pleurica>>, a varia- rale che qualunque accrescimento dimostrabile di
ZIOni volumetriche del cuore (v. fig. XV.33). un nodulo polmonare è motivo sufficiente per
Fig: XV.35. Ac:rescimento dei no.
duh po!monan. Deve indurre
1
chirurgica imma ·
d1ata. C1ò non fu fatto nel caso e:
presentato (carcmoma
. ), ne l quale tra Prim
dermo!dale -Pt-
seconda
terza (C) sono mtercorsi, pere,.
ccssJv? ottimismo del radiologo c
del clmurgo, poco meno di 3an.
ni. La paziente è deceduta a 1an.
no di distanza dall'intervento ase-
guito d1 metastas1 cerebrali.

indurre alla sua asportazione chirurgica (fig.


XV35). Solo in assenza di apprezzabile accresci-
mento nell'arco di almeno 2 anni prende consi-
stenza l 'ipotesi di natura benigna.

Il carcinoma broncogeno p.a tempo di raddoppio volu-


metrico di 2-18 mesi; i tumori benigni dell'ordine di anni;
i granulomi in fase attiva deli' ordine di settimane (possono
poi stabilizzarsi o progressivamente regredire). È impor-
tante tener presente che una opacità «raddoppia)) il suo
volume quando il suo diametro aumenta di 1,25 volte (ad
esempio, quando passa sul radiogramma da 2 a 2,5 cm di
diametro!). A
Forma. I rilievi sulla forma dell'opacità (regolar- Fig. XV,36. Caratteristiche semeiologiche delle opacità nodulari soli-
mente rotondeggiante o più o meno irregolare) si tarie periferiche dd polmone.ln A, i margini netti e regolari e la pre-
senza di piccole calcificazioni centrali sono indicativi della naturo
sono dimostrati di scarsa utilità a fini diagnostici benigna della lesione (condroma). In B, i margini sfumati e irregola·
differenziali. ri, la pre.senza di spicu/ature «a raggi di ruota)) che si dimmano da
Diametro. Se superiore a 4 cm prende maggiore tutto il contorno dall'opacilà, l'alone radiotrasparente enfisematoso
Che le circonda (''corona radia/m>), le strie /infangitiche di collega·
consistenza l'ipotesi di malignità. mento con l'ilo, sono chiaramente espressivi della natum maligna
Margini. I tumori benigni, il sarcoma polmonare, i (carcinoma indifferenziato).
tumori pleurici, hanno margini in genere ben defi-
niti; i carcinomi broncogeno e bronchioloalveolare con dato da un alone radio trasparente più o meno
in almeno l '85% dei casi hanno margini più o me- completo corrispondente a parenchima enfisema-
no sfumati (fig. XV.36). toso; l 'alone è intersecato perpendicolarmente da
Lobu/azioni. Mammellonature periferiche, che con- sottili spiculature lineari che si dipartono «a raggi
feriscono al nodulo un aspetto lobulato, sono pre- di ruota» dal nodulo e che hanno la stessa natura
senti in almeno l '80% dei tumori maligni (fig. delle spiculature di cui sopra (fig. XV.36B). Quc·
XV.37A). Sono espressione di un accrescimento sto segno, definito da Nordenstr6m «corona radia·
spazialmente irregolare e corrispondono istologi- tm>, è osservabile, anche se più raramente, in alcu-
camente a gittate di tessuto tumorale. ni granulomi (nei quali le spiculaturc sono pura-
Spiculature. Sono espressione di travate di tessuto mente fibrotiche). È ritenuto fortemente indicativo
connettivo che si irradia dai margini di un'opacità di natura maligna della lesione nodulare.
rotondeggiante verso i tessuti circostanti. Possono Immagine lineare perijérica. Trattasi di un'opa-
essere presenti in alcuni granulomi, come quelli si- cità lineare descritta da Riegler, unica (segno
beotici, ma di solito sono originate per fenomeni «coda di topo») o duplice (segno delle «orecchie
desmoplastici reattivi alla presenza di una neopla- coniglio»), che si estende dal contorno laterale di
sia primiliva (fig. XV.36B). una lesione periferica verso la pleura (per il qual
Corona radiata. Talora il nodulo polmonare è cir- motivo è talora detto «segno dell'indice verso la
Fig. XV.39. TC del polmo-
ne destro in paziente con
carcinoma polmonare. La
massa ncoplastica, di opa-
cità omogenea nel radio-
gramma standard, assume
aspetto disomogeneo alla
8 TC per la presenza di aree
interne ipodense (crocetta)
fig. XV.37. e_ strie p_leuropete. In A, massa con espressione di necrosi col-
labulaziom (carcmoma ep1dermOJdale); sul versante superoposlenorc liquativa.
del dettaglio tomografico è ben visibile l'intaccatura del contorno
(<motch sign))). In B, la massa polmonare (carcinoma epidermoidale) cisti da echinococco. Lo spessore della parete è di
i: collegata alla pleura da una spessa opacità lineare periferica «a solito non uniforme nelle neoplasie. La TC spesso
rQda di topo)). dimostra, anche in assenza di escavazione, ipo-
densità variegate nel contesto della massa tumora-
le, espressione di necrosi (fig. XV39).
Calcificazione. In genere è espressione di un pro-
cesso benigno. Può trattarsi di una punteggiatura
diffusa; può avere aspetto ad anello centrale o a la-
melle concentriche (soprattutto nei granulomi); «a
Fig. XVJS. Esca- pop com» (nell 'amartocondroma fig. XV112).
soli-
vazione in carci-
pre-
noma epidermoi-
Un tumore maligno può inglobare un granuloma
1turo calcificato, può produrre osso e calcio, può andare
dale. L'escavazio-
:ola-
o da
ne è in questo caso incontro a emorragie e necrosi con successiva cal-
centrale, contraria-
toso
mente a quanto so-
cificazione. ·In esso le calcificazioni tendono a
ega- stribuirsi ecèentricamente.
igna litamente avviene
nelle masse tumo- Rapporti con le scissure. La maggior parte delle
rali; le pareti sono lesioni benigne polmonari si arresta in corrispon-
spesse e la neet·osi
eno tumorale conferi- denza di una scissura. Il superamento del piano
ma- sce un aspetto irre- scissurale dimostrabile radiologicamente può
' da
golarmente mam- indicare o l'esistenza di una scissura incompleta o
mellonato.
tggi
:ura pleura»- fig. XV37B). Sembra in rapporto a ede-
!uc- ma seUale da invasione dei linfatici subpleurici, me-
dia- no probabilmente ad atelettasia lamellare.
lcu- Escavazione. Nelle opacità tumorali l'escavazio-
Jra- ne, per lo più periferica (ma non obbligatoriamen-
tivo te!), è tanto più frequente quanto piu l'opacità è l•'ig. XV.40. TC dd polmone
voluminosa (fig. XV38). L'aria penetra attraverso destro in paziente con carci-
lpa- connessioni bronchiali per la discontinuità della noma polmonare. La massa
ella superficie della lesione o vi si forma a seguito di tumoralc (asterisco) induce
edi processi flogistici. Il nodulo tumorale può, del
stenosi del bronco segmen-
tario apicale inferiore e
e di resto, insorgere su una pregressa «bolla>> polmo- supera la limitante scissurale
1ual nare. Talora è apprezzabile in esso un menisco (indicata dalle frecce nel suo
o la gassoso simile al segno dello scollamento delle
tratto indenne) invadendo il
lobo medio.
""'
un processo patologico particolarmente aggressi-
vo (ad esempio, tumori maligni e alcune micosi-
fig. XV40).

A titolo conclusivo: un 'opacità rotondeggiante del


polmone, soprattutto in paziente <W rischio» (forte fu-
matore; età superiore a40 anni), andrà considerata ma-
ligna fintantoché non sia dimostrato il contrario.

4.7. Calcificazioni
Il riscontro di calcificazioni polmonari può avve-
nire in maniera isolata oppure nel contesto di'un'alte-
razione patologica diversa, ad esempio urr'opacità
rotondeggiante. Nel primo caso, la calcificazione
costituisce spesso l'unica spia residua di una patolo- Fig. XV.41. Microlitiasi alveolare. I campi polmonari, nella loro tota.
gia pregressa; nel secondo essa può risultare elemen- lità, sono occupati da opacità micmnodulari di densità calcal'ea che ,
to importante nell'etichettamento del processo pato- oscurano i contorni cardiaci, ilari c diaframmatici.
logico in cui si colloca. In linea generale, la precipita-
Le calcificazioni linfonodali sono quasi sempre di
zione di sali di calcio ha luogo nel contesto· di tessuti riscontro accidentale: amorfe, a distribuzione irregolare,
degenerati e necrotici: il significato che essa assume nella tubercolosi; tipicamente «a guscio d'uov0>1 nella sili-
è dunque quello di evento «distroficml. cosi (v. fig. XV87). Più rare le calcificazioni istoplasmosi-
che, sarcoidosiche, linfomatose.
Le calcificazioni parenchimali isolate sono ih genere Calcificazioni pleuric!te vistose, la cosiddetta «pachi-
l'esito di un processo granulomatoso (la tubercoldsi ne è il pleuritc calcifica» (fig. XV42), segnano spesso l'esito di
principale produttore!). Trattasi per lo più di piccole opacità un pregresso emotorace, piotorace, versamento specifico 0
calcaree senza evidente predilezione di sede. L' eseinpio più asbestosico. Queste calcificazioni, per lo più a placche
comune è forse il focolaio di Ghon del complesso Primario multiple estese a gran parte della superficie pleurica, talo-
(al quale, per lo più si associa una calcificazioneliilfonoda-
le ilare o mediastinica -v. fig. XV 57). Quando osservate nel
contesto di un'opacità solitaria «a moneta», come più sopra
ricordato, ne semplificano l'inquadramento nosografico at-
traverso l'assunzione di aspetti morfologici tipici (calcifi-
cazioni «laminate» nei granulomi, «a pop conm negli amar-
tomi, etc.). Si ricordi, tuttavia, che calcificazioni circOscrit-
te possono trovarsi anche in lesioni maligne (carcinomi in-
sorti in prossimità di cicatrici calcifiche; metflstasi da osteo-
sarcomi e condrosarcomi; carcinomi papillari tiroidci o pri-
mitivi polmonari).
L'elenco delle affezioni nelle quali è frequente il. riscon-
tro di calcificazioni parenc!timali diffuse è piuttosto vasto.
Aspetto assolutamente tipico assumono quelle puntiformi
della microlitiasi alveolare (fig. XV41). In situazioni di iper-
tensione atriale sinistra (la stenosi mitralica è la più comu-
ne) si può avere calcificazione (e talora addirittura ossifica-
zione!) di raccolte trasudatizie pregresse endoacinari (da di-
stinguere dalla cmosiderosi). Situazioni di frequente riscOntro
sono anche la silicosi, la tubercolosi, l'istoplasmosi. Alcu-
ne polmoniti possono dare calcificazioni parenchimali dif-
fuse, ad esempio la polmonite da varicella. E ancora, situa-
zioni di ipercalcemia (nefropatie croniche con iperparati- Fig. XV.42. Pachipleurite calcifica: le placche calcifichc, intcr:ssanti
roidismo secondario; mielomatosi diffusa; emodialisi pe- bilateralmente la plcura viscerale, si proiettano, con una certa simme-
riodica di mantenimento, a cagione dell'alcalosi). tria, nei campi polmonari superiori.
285

·sultano separate dalla parete toracica da una banda d'o-


ra r\à tenue c uniforme sostenuta dai tessuti extrapleurici
pactentati di spessore perché «stirati» dalla pleura retratta
aum
della trachea e dei grossi bronchi calcifi-
0 come noto, con una certa frequenza, specie in età
(fig. XV.44); quando ciò ha luogo in età giovanile, è
ico pensare a una situazione ipercalcemica o iperfosfa-
Un'afTezione rara ma di un certo interesse è la tra-
osteocondroplastica, a eziologia scono-
cciuta nella quale si formano placche cartilaginee e ossee
snel contesto
' d_eIl a sotton:ucosa: puo' . una pneu-
nopatia cromca ostruttlva. Altre carhlagmt che possono
rendendosi visibili sul radiogramma sono quel-
lecosta!L
Calcificazioni delle arterie polmonari possono esser- Fig. XVA4. Calci-
ficazione senile dc-
varsi nell'ipertensione precapillare, nei rari aneurismi del gli anelli trachee-
tota-
tronco polmonare, all'interno di trombi endoluminali. Nel bronchiali.
l che ·
radiogramma toracico è poi frequente l'osservazione di
calcificazioni delle arterie sistemiche (specificamente ché oggetto di diagnosi differenziale con affezioni
·e di l'aorta, l'm·Leria anonima e, in corrispondenza dei campi acquisite di più rilevante frequenza.
!are, apicali, le arterie succlavie).
sili- Il polmone trae origine, come è noto, da una estrofles-
1osi- sione veritrale dell'intestino primitivo all'altezza della por-
5. Malformazioni polmonari zione esòfagea, rivestita di epitelio entodermico e ricoper-
lchi- ta da mesenchima splancnico. Questa «gemma p1imitiva»
to di si sviluppa prima in senso cranio-caudale e successivamen-
ICO O Le malformazioni polmonari riscontrabili nel te si ramifica nelle «gemme secondarie» destra e sinistra:
cche vivente sono numerose: originano o per alterato svi- questa e le successive ramificazioni hanno luogo secondo
tal o- luppo della gemma polmonare primitiva (che dà vita direzioni prefissate. Lo sviluppo inizia intorno al 25° gior-
atutto l'albero bronchiale), o per alterato sviluppo del no di vita intrauterina; tra il 38° e il 40° giorno sono pre-
VI arco aortico del tronco arterioso primitivo (che dà senti tutte le diramazioni sottosegmentarie.,Nel contempo
vita a tutto l 'albero vasale polmonare). Solo alcune di ha luogo la progressiva separazione dall'intestino primiti-
queste malformazioni meritano di essere qui conside- vo. Lo sviluppo dell'albero vasale è subordinato a quello
dell'albero bronchiale ed è pressoché completo a metà
rate, sia perché di più comune osservazione, sia per-
della vita intrauterina. Lo sviluppo completo del polmone
è raggiunto intorno a11'8° anno di età.
Noxae morbose di tipo diverso possono alterare lo svi-
luppo polmonare: l'entità della malformazione è funzione
dell'epoca nella quale esse agiscono. In linea generale in or-
dine di gravità decrescente, possono aversi: l' agenesia (man-
cano del tutto i bronchi, i vasi, il parenchima: solo l'agene-
sia unilaterale è evidentemente compatibile con la vita); l'a-
Fig. XV.43. Pachipleu- plasia (v'è un bronco principale rudimentale che termina «a
rite calcifica. Nel det- fondo cieco», mancano i vasi e il parenchima: le conseguenze
taglio radiografico del- funzionali sono identiche alla forma precedente); l'ipopla-
l'emitorace sinistro è sia (lo sviluppo dell'albero bronchiale si arresta a livello dei
appre12abilc la netta se- bronchi segmentari, o nella totalità del polmone- ipoplasia
parazione della vistosa
calcificazione pleurica totale-, o in un solo lobo -ipoplasia lobare -,o in un solo seg-
dal piano costale da mento -ipoplasia segmentaria: l'ipoplasia totale bilaterale è
partt:: di una banda re- incompatibile con la vita). Monaldi ha etichettato i tre gradi
lativamente radiotra- di anomalia di sviluppo rispettivamente come «difetto ana-
sparente (frecce) dovu- tomico» di primo ordine (agcnesia), di secondo ordine (apla-
ta ali 'intcrposi7Jonc di sia), di terzo ordine (ipoplasia). L'arresto di sviluppo al di
tessuto adiposo extra-
plcurico. sotto dei bronchi sottosegmentari (difetto anatomico di quar-
:2:86'------------------------------------'--· capitolaXi;':gm

to ordine) dà luogo alla formazione di cisti broncogene e pure rudimentale) nel lato affetto. La broncografia con :
bronchiectasie cistiche in forma più o meno diffusa. L'iper- te costantemente di differenziare le tre forme
segmentazione bronchiale dà origine alla formazione di seg- dentificazione del grado di iposviluppo bronchiale (f 1':.:-;·
menti polmonari soprannumerari {iperplasia). Lo sviluppo XV.45B). L'angiopneumografia può essere impiegata qt1Jg. _.,
di segmenti polmonari in forma completamente separata dal- do _sussistano di d1_agnosi diffe:enziale con l'me r:;: . . ,:
l'albero bronchiale e vasale polmonare dà origine al cosid- tasm totale, le bronch1ectas1e con associato collasso poi · · ·
detto sequestro. Sono note forme congenite di atresia bron- nare, il fibrotorace: nell'agenesia e nell'aplasia non v'l:mo. ·
chhlle (con normale sviluppo dei bronchi a valle) e forme scarso
congenite dì enfiserna lobare. ch1ma eSlStente e morato da vas1 polmonan rudimentar
Le malformazioni vascolari del polmone di maggiore in- anche da è l:
teresse sono: la sindrome del polmone ipogenetico, il ritor- tre 1mportante per mdlVlduare eventuali cardiOpatie associa.
no venosa polmonare anomalo, l' agenesia di un 'arteria pol- te (soprattutto nell'agenesia polmonare destra).
monare, l'origine anomala destra del/ 'arteria polmonare si-
nistra, !a fistola artero-venosa polmonare. Alcune di queste lpoplasia polmonare lobare o segmentaria. Ha
malformazioni costituiscono oggetto di interesse cardiochi- to radio logico diverso a seconda della sua entità e gravità
rurgico. Nelle forme più estese il radiogramma toracico mostra
quadro simile a quello dell'ipoplasia totale: nel contestO
Agenesia, aplasia e ipoplasit1 totale unilaterali. Posso- dell'opacità creata dalla dislocazione del mediastino e del
no essere talmente povere di sintomi da consentire la loro in- cuore possono però osservarsi zone aereate più o meno ·
dividuazione solo in età adulta. La mortalità infantile è co- estese; con il tempo, il parenchima residuo va incontro a
munque elevata sia a causa della frequente coesistenza di al- iperinflazione compensatoria, sì che il volume del polmo- ' '
tre malformazioni, sia per l'aumentata suscettibilità alle in- ne interessato, diffusamente ipertrasparente, può apparite
fezioni del polmone malformato. Nelle forme non compli- normale. Nelle forme più limitate, il quadro radiologic((Li
cate la sintomatologia clinica, quando presente, è dominata assume aspetti meno univoci (fig. XV.46): il polmone può-:>:,
da un di stress respiratorio, con dispnea e cianosi, in genere essere nonnoespanso; il med1astino è in sede; l'emidia: · ."ì'
proporzionale alla perdita di volume polmonare e al conse- fl·amma può essere alquanto risalito; il margine cardiaCo:·.: f
guente grado di diminuita ossigenazione ematica. Il radio- può essere sfumato. Nel radiogramma toracico laterale
gramma toracico (fig. XV45A) mostra l'opacamento del- apprezzabile, tuttavia, un rilievo di un certo interesse:·è\:·;;.:
l'emitorace interessato per la dislocazione in esso del me- presente una banda opaca longitudinale retrosternale
diastino e del cuore; nel contesto di tale opacamento risalta ta al tessuto connettivo extrapleurico che occupa
la parte erniata del polmone controlaterale (iperespanso per degli spazi toracici resisi disponibili stante la presenza
compenso); asimmetria dello scheletro toracico è per lo più un polmone congenitamente più piccolo della norma.
presente solo in età adulta (caratteristicamente interessa so-
lo le coste prossimali, a differenza dell'<<emitorace piccolo» Sequestro polmonare. Tràttasi di àffezione congel;\'tt}i(ì
da causa acquisita nel quale sono invece tipicamente ristret- caratterizzata dallo sviluppo in forma completamente ind_i:_;;J;):
ti gli ultimi spazi intercostali, tanto da far ritenere questo un pendente dall'albero bronchiale e dal circolo arterioso
fondamentale segno di differenziazione tra le due forme). La monare di un intero lobo polmonare o di parte di esso (iq:I\{
TC consente di dimostrare in maniera efficiente l'anatomia genere il segmento posterobasale), contenuto nel
vascolare e bronchiale, riconoscendo ]'«estensione» delle di- della pleura viscerale del polmone interessato .
ramazioni vascolobronchiali e la presenza di parenchima (sia intralobare), o provvisto di pleura propria (sequestro

;'\;""
. ,-K,·:

Fig. XV.45. Aplasia polmona·ry·A'


unilaterale. Bambino di 3 anni.;:>:;.,;
A: esame standard del torace; 8:.<./
broncografia. Vemitorace dcstr,o ,"'-;-:
è opacato diffusamente ma
uniformemente per J'erniazi?l!\ii/:
retrosternale del polmone srn1.:. ':;;,:::
stro ipcrespanso (punte di
eia). La broncografia dimostra :..
chiustlra a fondo cieco del
co principale destro poco
biforcazione trachcale.

j
287

Fig. XV.46. Ipoplasia polmona-


re. I bronchi lobari superiore e
medio di destra arrestano la lo"
ro ramificazione a livello seg-
mentario. II bronco lobare infe-
riore ha, viceversa, ramifica-
zione normale. Il polmone de-
stro è alquanto ridotto di volu-
me. Si osservi, nel bronco"
gramma laterale, la caratteristi-
C'd bw1da opaca longitudinale rc-
trosternale (frecce) che occupa
.A una parte della cavità plcuri ca

lohare), nel qual caso può a volte Jocalizzarsi al di sotto del ro bronchiale inducono lo svuotamento parziale con pene-
polmone o al di sotto del diaframma. trazione di aria e la comparsa di livello idroaereo, ponendo
siro intralobarc e Irrorato da un ramo anomalo ongmante l'esigenza di una differenziazione da una cisti infetta, da un
dall'aorta e drena nelle vene polmonari; il sequestro extra- ascesso, da una cavità bronchiectasica, Vangio-TC può
ha vascolarìzzazione completamente sistemica. consentire contemporaneamente la dimostrazione del
Nelle forme non complicate il radiogramma toracico evi- sequestro e del vaso anomalo, ma l'aortografia è conside-
una opacità rotondeggiante, a margini netti e rego- rata indispensabile per la diagnosi (fig. XV47). Il sequestro
lori, per lo più nascosta dietro l'ombra cardiaca, talora in extralobare è di più difficile individuazione in caso di loca-
connessione attraverso un largo peduncolo con il mediasti- lizzazione sottodiaframmatica (TC e angiografia'.).
nòposteriore. i;infezione e l'eventuale apertura nell'albe-
Sindrome del polmone ipogenetico. V'è ipoplasia del-
l'arteria polmonare destra e del polmone destro (che è irro-
rato da arterie sistemiche e drena nella vena cava inferiore
attraverso un ramo venoso anomalo). Si associano malfor-
mazioni dell'albero bronchiale destro e destrocardia (e
talora malformazioni cardiache di maggior peso). Il radio-
gramma toracico consente un valido orientamento dia-
gnostico: il polmone destro è ridotto di volume; l'ilo corri-
spondente è piccolo; il disegno polmonarc ha distribuzione
alquanto irregolare; il ramo venosa anomalo è spesso
dimostrabile sotto forma di opacità tenue, arciforme, che
costeggia la marginale destra cardiaca e si perde all'altez-
za del diaframma, evocando visivamente l'immagine di
una «scimitarnm. TC e angiopneumografia sono comun-
que indispensabili per un etichettamento nosografico com-
pleto.

Ritorno venoso polmomtre anomalo. Nella forma tota-


le le vene polmonari di ambedue i lati drenano in una persi-
stente vena cava superiore sinistra e meno frequentemente
nell'atrio destro (direttamente o indirettamente attraverso il
f'ig. Sequestro polmonare extralobare. li polmone destro è seno coronario), nella vena cava inferiore, nella vena porta.
un intero lobo polmonare, provvisto di plcura propria e for- 8 esistenza di una comunicazione interatriale è indispensa-
Mo d1. vusco!arizzazione ·completamente sistemicu, è situato al di bile per la sopravvivenza. Il radiogramma toracico eviden-
d1 esso sopradiaframmatica. Ao = aorta; em "' arteria zia, nella forma più comune di drenaggio cavale superiore,
medm (che origina dal tripode celiaco); s =arteria splenica; ed
epa!ica destra_ (?he origina l sup::rio" un caratteristico aspetto «a 8» dell'ombra cardiaca: l'occhiello
'
0
artena renale sm1stra· le !ance mdJCano 1ram1 aortiCI che mo- distale è costituito dal cuore aumentato di volume, il prassi-
_rano il sequestro ' male dalle vene cave superiori destra e sinistra dilatate e con
288

Convessità rivolta verso il parenchima polmonare. Una carat- senta in forma unica o multipla, e spesso (40-60% dei ca .
terizzazione più precisa del\ 'anomalia può essere. ottenuta con quale componente della malattia di Rendu-Osler (tele Sl)
la re, ma generalmente solo l'angiopneumografia è diri- gectasia emorragica ereditaria) nella quale le
mente a fini diagnostici. Nella forma parziale, che interessa ni artero-vencse, ubiquitarie, interessano anche cutelo-
un solo polmone, il drenaggio venosa di tutto Q di parte del mucose. Il radiogramma toracico mostra un'opacità lob:
polmone ha luogo, attraverso uno o più rami venosi, nel cir- lata, situata per lo più nelle parti medio inferiori del pohnu.
colo sistemico: i due polmoni hanno pertanto emodinamica ne, collegata all'ilo da un peduncolo vascolare (che
diversa (a meno che non vi sia comunicazione interatriale). I tra non è sempre agevole identificare). Arterie e vene son
rami venosi anomali possono essere riconoscibili nel radio- distinguibili tra loro in quanto la prima si collega all'ilo
gramma toracico, ma di norma solo l'angiopneumografia mentre la seconda si connette con l'atrio sinistro. La
consente la caratterizzazione precisa della malformazione. ra vascolare dell'opacità può essere agevolmente dimostra-
ta dall'angio-TC (la quale dovrebbe sempre essere esegni-
Interruzione prossima/e dell'arteria polmonare destra di proceder: a bi.opsia di una, polmonare!).
o sinistra. Manca il tratto iniziale dell'arteria polmonare L angl()pneumografm (f1g. XV.48) e md1spensabile nei
destra o sinistra, ma di norma sono presenti le ·diramazioni pazienti per i quali si prospetta l'intervento chirurgico 0 il
intrapolmonari. Il polmone è irrorato dalle atieric bron- trattamento endovascolare di embolizzazione: si esplore:
chiali marcatamente ipertrofiche, oppure da rami anomali ranno attentamente entrambi i polmoni allo scopo di evi-
che originano a destra dall'aorta ascendente, dall'arco aor- denziare eventuali altre comunicazioni artero-venose.
tico, dal tronco anonimo, a sinistra dall'aorta discendente,
dal tronco anonimo, dall'arteria succlavia. Quando l'age- Assenza congenita del pericardio. Può essere comple-
nesia interessa l'arteria polmonare sinistra si associano con ta o parziale (quest'ultima forma, più frequente, è caratte·
grande frequenza anomalie cardiovascolari (tetralogia di risticamente sinistra). Nell'assenza parziale il radiogram.
Fallot; comunicazione intcratriale). Il radiogramma tora- ma toracico (fig. XV.49) mostra un'insolito profilo cardia.
cico evidenzia la marcata riduzione del volume polmonare co con accentuata convessità dell'arteria polmonare e del
dal lato interessato (verso il quale è ampiamente erniato il ventricolo sinistro, e una banda di radiotrasparenza tra arco
polmone controlaterale); il disegno polmonare è ridotto aortico e arteria polmonare e tra la base del cuore e l'emi-
(controlaterahnente v'è iperafflusso); nel complesso è pre- diaframma sinistro, dovute al parenchima polmonarC
sente un quadro di polmone ipertrasparente uriilaterale (da
differenziare dalla sindrome di Swyer-James e dall'enfise-
ma ostruttivo unilaterale). La scintigrafia polmonare
dimostra l'assenza di perfusione e la normale ventilazione
(nella sindrome di Swyer-James si ha marcata riduzione di
entrambe). I.:angiocardiografia è ritenuta indispensabile
per una valutazione diagnostica complessiva (assenza del-
l'arteria polmonare; cardiopatia malformativil. associata),
ma una dimostrazione ininvasiva può essere spesso effet-
tuata mediante TC c RM.

Origine anomala destra dell'arteria polmonare sini-


stra. I.: arteria polmonare sinistra origina da quella destra e
nel portarsi verso l'ilo sinistro si insinua tra esofago e tra-
chea comprimendoli: il radiogramma toraci!=O evidenzia
un'anomala opacità mediastinica che si sovrappone al profi-
lo cardiaco destro e, in proiezione LL, un'impronta poste-
riore sul tratto inferiore della trachea. L'esofagografia evi-
denzia la dislocazione posteriore dell'esofago a livello del-
l'ilo. La TC e la RM dimostrano con precisione gli anoma-
li rapporti delle strutture broncovascolari mediastiniche, ren-
dendo sempre meno frequente il ricorso all'angiopneumo-
grafia per l'inquadramento definitivo della malformazione.

Fistola artero-venosa del polmone. È una malforma- Fig. XV.48. Fistola artcro-vcnosa dd polmone. L'arte1·iografia
zione congenita del circolo polmonare nella quale si crea nare selettiva, effettuata a complemento dell'angiopneumogra P·
una diretta comunicazione tra arterie e vene polmonari. consente di individuare simultaneamente il ramo arterioso a!Te1enlc · .;
Quando questa è importante può comparire cianosi. Si pre- (A), la fistola aneurismatica (t) e il ramo venoso efferente (V). ,
289

ferenziale con l'ernia diaframmatica (con passaggio di


anse nel torace) e con l'enfisema lobare congenito.

lobare congenito. Si manifesta nell'infanzia


ute e
ed è caratterizzato da marcata iperinsufflazione di un lobo
lobu.
polmonare responsabile di severe difficoltà respiratorie·. È
olrno-
spesso associato a malformazioni cardiache. La patogenesi
peral-
è multifattoriale, in parte legata ad anomalia di sviluppo, in
: sono
all'ilo parte a ostruzione bronchiale acquisita (per questo molti
natu. Aa. preferiscono defmirlo «neonata! e>> piuttosto che «con-
ostra- genitm>). L'aspetto radiologico è in genere caratteristico:
segni- marcato aumento di volume del lobo affetto, con abbassa-
lare!). mento dell'emidiaframma omolaterale e spostamento del
le nei Fig. Aosenza congenita del pericardio. L'ombra cardiaca, spo- mediastino controlatcralmente; il lobo è ipertrasparente,
:o o il slala alquanto a sinist:a,yres?nta prorr:incnza della componente pol- con rarefazione del disegno (la cui presenza consente
pio re: nonare delrarco mcd10 mfenore ventncolare (frecce). Tra arco aortl- peraltro la diagnosi differenziale con una voluminosa cisti
e arleria polmonare è apprezzabile una banda di radio trasparenza congenita). In espirazione si m;mifestano i classici segni di
li evi· doYuta all'intcrposizione, per l'assenza del pcricardio, di parenchima
intrappolamento d'aria.
polmonare aercato.

mp!e- aereato che si insinua tra queste strutture per l'assenza del
lratte· Per identico i! cuore spostato 6. Processi infiammatori acuti
verso smJstra e ancora pm lo d1venta nel radwgramma
ardia· a.1sunto in decubito laterale sinistro. Nei radiogrammi in
e del decubito laterale destro e sinistro si possono bene eviden- Alcune considerazioni introduttive consentiranno di
ziare le variazioni di forma e la mobilità del fascio cardio- meglio comprendere la problematica radiologica:
vascolare. Reperti significativi possono essere ottenuti con dopo l'avvento dell'era antibiotica è nettamente dimi-
laTCc laRM. nuita la frequenza delle polmoniti batteriche in raffron-
to alle polmoniti da virus e micoplasmi;
Cisti bronchiali congenite. Si ritiene rappresentino nel contesto delle polmoniti batteriche, il diplococco,
porzioni localizzate dell'albero tracheobronchiale che si responsabile della classica «polmonite franca lobare»,
separano dmante lo sviluppo delle ramificazioni. Sono in interviene in ragione sempre minore relativamente ad
genere unicl1e, a parete sottile, grossolanamente sferiche, altri batteri aerobi gram-positivi (strepto- e stafilococ-
ripiene di liquido sieroso o mucinoso, non comunicanti con co) e gram-negativi (klebsie!la, pseudomonas, E. coli);
l'albero tracheobronchiale a meno che si infettino. Sono la percentuale di polmoniti da gram-negativi è del 20%
caratteristicamente rivestite da epitelio di tipo respiratorio; e addirittura de130-40% nei soggetti ospedalizzati;
la parete contiene cartilagine e tralci di tessuto muscolare e i quadri radiologi ci osservabili consentono in genere di
fibroso. individuare la presenza del processo infiammatorio acu-
to (spesso anche in pazienti nei quali la semeiotica cli-
Bronchiectasie congenite. Sono molto più rare di quel- nica è muta), caratterizzarne l 'aspetto generale (opacità
le acquisite c derivano da incompleta ramificazione del- alveolare omogenea pneumonitica, opacità multiple lo-
l'albero tracheobronchia!e (costituendo un difetto anatomi- bulari broncopneumonitiche, opacità interstiziali) e l'e-
co di sviluppo del quarto ordine). Spesso si associano epi- stensione, ma raramente forniscono sicure indicaziOni
sodi infettivi. eziologiche: la diagnosi compiuta poggia sull'insieme
dei rilievi clinici, laboratoristici c radiologici;
Malformazione Consiste in una in linea generale è possibile affermare che le polmoniti
massa di tessuto po!monare disorganizzato contenente for- batteriche determinano prevalentemente opacità alveo-
mazioni cistiche grossolane. L'eziologia è sconosciuta lari e le polmoniti atipiche prevalentemente opacilà
(amartoma? arresto di sviluppo?). Radiologicamente si
ifi!erstizia/i.
osservano voluminose formazioni ipertrasparenti distribui-
te nel contesto di un'area irregolarmente radi opaca. Il pol- Compito dello studio «per immagini» è: verificare
mone interessato è iperespanso e il mediastino dislocato
l 'ipotesi clinica di processo infiammatorio polmonare
tontrolateralmente. Se le cisti contengono liquido e aria
sono presenti livelli idroaerei. Frequenti le infezioni, che a identificando l 'alterazione; contribuire alla definizio-
l'oit.e portano alla scoperta della malformazione in adulti ne della prognosi monitorandone il decorso dopo op-
altnmenti asintomatici. Può essere difficile la diagnosi dif- portuna terapia; identificare le possibili complicanze.
290 J*l
Capitolo x;>t;W
r <1-:''*

•'i
Generalmente il radiogramma toracico nelle due di volume del lobo affetto con aspetto ((bombato>> d l·!<
proiezioni ortogonali è sufficiente agli scopi e solo in le scissure. La componente cellulare abbondante,
casi particolari è necessario il ricorso alla TC. sponsabile della necrosi e della formazione di ase
. h . cess1
st'ultima indagine è impiegata con successo per guida- (f alla gangrena c e cav1tano con :,;-:,
re un prelievo della lesione infiammatoria a fini diana- sJ.bile rot.tura nella cav1ta pleunca e formazione di eni>::<·
lisi microbiologica nel caso in cui non sia stato possi- pwma,pwpneumotorace efistole broncopleuriche (f :·
bile isolare un agente eziologico dall'espettorato o dal XV. 51). lg.
bronco lavaggio. Le broncopolmoniti sono sostenute da germi la c · <;:
azione si manifesta inizialmente a livello della muc :.·
Nella polmonite da pneumococco, o polmonite sa bronchiale. Sono quindi apprezzabili radiografico ___ .
franca lo bare, il batterio giunge e si moltiplica a livel- mente opacità alveolari multiple <<a chiazze» con ·'
lo alveolare, ove dà luogo alla produzione di abbon- multa neo interstizio pe1{-';
dante edema con scarsa reazione cellulare; l'essudato bronchiale (f1g. XV.52). Il comvolg1mento dei bronchi .
può così passare velocemente da un alveolo all'altro mduce una certa tendenza alla distribuzione segme,;:<·;:
diffondendosi nel parenchima attraverso le comunica- tar i a e talora anche una riduzione di volume del di--/
zioni interalveolari fino ai confini scissurali e tradu- stretto interessato su base ostruttiva. ,.
cendosi radiograficamente in un'opacità omogenea a Nella broncopolmonite da stafilococco aureo si Jlit
estensione lobare (fig. XV.50). Nel contesto di questa produzione di scarso essudato con abbondante campo:.
è sempre apprezzabile il broncogramma aereo (v. fig.
XV.27C): questo segno, insieme all'assenza di
zione di volume, consente una differenziazione dal-
l'atelettasia lobare, mentre la differenziazione dalla
lobi te tubercolare poggia, induttivamente, sul criterio -,......,,
della mancata presenza di lesioni cavitarie nel
sto dell'opacità (che sono praticamente la norma in Fig. XV,51. Ascesso
un processo specifico che abbia raggiunto estensione narc in corso di polmonilcd8 :':"·
klebsiella. La TC del polnW2;:
lobare). ne destro evidenzia
La polmonite da klebsiella presenta in comune con sità parenchimalc con bror).'.
la polmonite da pneumococco la formazione e diffu- cogramma aereo ela sua
vazione (freccia vuota), il 1'Cf;::.:...
sione rapida centrifuga del! 'essudato alveolare: questo samento plcurico e il passag·.'.i.'
è, peraltro, più abbondante e può provocare aumento gio di aria in cavità plcurk_:i·, .,
(freccia piena) a di fi.-.:'/
stola broncoplcurica. ··

·:::;:;.<:;
,,.... {'-

,;;}
', :_-; .. :.\-(
Fig. xv.s2. Bronc,?;,;'::
polmonite.
basali destre,
lari, multiple;
fluenti, con aspetto n.:,:{"
sultante
Fig. XV.SO. Polmonite sub!obare. I.:opacità omogenea, a de!imitazio· La lesione bronc,o __ ,
ne scissurale, interessa la parte più esterna del lobo superiore destro; pneumonitica
i contorni sono sfumati sul versante interno; nella sua parte infcro- sava il segmento P0 >·i·
mediale è bene apprezz..1bilc il «broncogramma aerem>. sterobasale. .,,
291

Fig. XV.53. Polmonite stafilococci-


ca. Nel tomogramma (A) sono ben
visibili, bilateralmente, opacità
multiple broncopncumonitiche da
confluenza (frecce); nel dettaglio
radiografico in B (altro caso) sono
apprezzabili numerose cavità pneu-
matoceliche (frecce) a pareti sottili
B e regolari.

ncnte cellulare che induce la comparsa sul radiogram- si irradiano verso la periferia con manicotti di ispessi-
ma toracico di focolai lobulari multipli. La liberazione mento peribronchiale e simultaneo slargamento adeno-
di enzimi e tossine che danneggiano la mucosa di bron- patico ilare; <<lobitiche>>, nelle quali ali' opacamente
chi ebronchioli dà luogo alla formazione di ascessi, dai sivo, per lo più dello bo superiore, si associa una certa
quali, con particolare frequenza nei bambini, residua- riduzione di volume a carattere atelettasico espressiva
nolesioni similcistiche (pneumatoceli) a pareti più re- della simultanea compromissione bronchiale; <<a opa-
golari e sottili delle caverne tubercolari e prive di bron- cità omogenea, rotondeggiante, densa, similneoplasti-
codi drenaggio (fig. XV53). Ca>> (variante, questa, peraltro molto rara).
Nella polmonite interstiziale, tipicamente da virus In tutte le forme considerate la risoluzione può
emìcoplasmi, edema e infiltrato cellulare interessano essere completa. Ciò è vero soprattutto per quelle
prevalentemente l'interstizio oltre che gli alveoli. Que- forme alveolari nelle quali la componente cellulare (e
ste forme presentano pertanto un certo polimorfismo quindi la produzione di enzimi) è scarsa e il danno
: mò1fologico con opacità di aspetto reticolonodulare, e, tessutale nullo; laddove, viceversa, la componente
soprattutto nelle fasi iniziali, opaci(à alveolari multiple cellulare è importante (stafilococchi, gram-negativi),
:(fig. XV.54). Ne sono descritte varianti «ilifughe», che il danno arrecato alle strutture broncoalveolari com-
porta esiti cicatriziali di tipo f1brotico (meno eviden-
ti, comunque, di quanto non si abbia nei processi
tubercolari).

7. Sindromi da immunodeficienza
I normali meccanismi di difesa dell'apparato respirato-
rio (immunità umorale e cellulomediata, granulociti,
macrofagi) possono essere compromessi sia da condizioni
morbose congenite o acquisite (come l'AIDS), sia dall'a-
zione di farmaci (antiblastici, corticosteroidei, immuno-
soppressivi), utilizzati nella terapia di neoplasie, flogosi
croniche, malattie del collageno e nella prevenzione del
rigetto dei trapianti, sia da condizioni peculiari quali la
severa malnutrizione con ipoproteinemia e conseguente
compromissione dell'immunità cellulomediata, l'età avan-
X\'.54. Polmonite atipica virale. Opacità «a vetro smerigliato», zata, in cui si ha declino della funzione immunitaria, le
m .\0\•mpposta una componente alveolare sfumata, interessante
terapie antibiotiche prolungate, in particolare nei soggetti
1:ona parte del campo polmonare inferiore sinistro. Coesiste tenue
'r><1Jncnto plcunco occupante l'angolo costofrenico esterno. ospedalizzati.
292

>_:::;;:
La compromissione dei meccanismi di difesa compor- precoci, nelle quali il radiogramma toracico è n "::.·.;t
ta una maggiore suscettibilità ai comuni ageflti patogeni (le vo, la diagnosi è resa possibile dalla TC ad alta
polmoniti da pneumococco e stafilococco, ad esempio, .
luz10ne, mo lto sensi'b'l1 e nel n'l evare f'mi segni ,"'"·
--··,i,,.
sono molto più frequenti nei soggetti defedati od ospeda- · · l'1 e d'1 comvo
· lg1mento
· 111101
stlZla alveo lare, e dalla se· ·.,:.:.··:
lizzati), ma, ciò che è più grave, trasforma normali sapro- grafia con 61 Ga-citrato, molto sensibile e rel
fiti e agenti scarsamente virulenti in temibili produttori di mente specifica in presenza di una ipercaptaziona !d'v.a.__ ·_'.·
infezioni spesso incontrollabili.
fusa .a l1.e, l' a:nb'.1to po l monare. Una e tf,
La grave forma invasiva dell'aspergillosi (v. pa- ra dmgnos1 ezwlog1ca nch1ede peraltro il Javag ·, .
broncoalveolare e talvolta la broncoscopia c'on
ragrafo XV. l l) si manifesta solo nei pazienti im- .
psm. -:·.'-':·
munedepressi coinvolgendo apparato respiratorio,
tubo digemnte, cervello, fegato, reni e cu.ore. A livello da AIDS sono inoltre frC:::t
polmonare le manifestazioni radiologiche possono quent1le vtrah cytomegaloi;i;·
assumere aspetti diversi: broncopolmonite con aree di rus (che d'l tipo
tubercolosi, le mfezwm da nucobatteri atipici (p·.,·
addensamento parenchimale «a chiazze!> che possono
frequentemente 1'l myco hactenum . avium intracellula:'" ·
confluire e ascessualizzare; infarto emorragico con
re) e le micosi (forma saprofitica e, più raramente;
opacità rotondeggianti singole o multiple tendenti a
cavitare o con aree di addensamento a forma di
gol o con base sulla pleura (da occlusione di piccole
arterie da parte di ammassi di ife fungine).
In soggetti debilitati e immunodepressi la candida
albicans (v. paragrafo XV. l l), normale saprofita del
tubo digerente, della cute e delle mucose, può
plicarsi abnonnemente e causare gravi infezioni
monari: si osserva più spesso un quadro di
menti parenchimali «a chiazze», diffusi, con tendenza
a confluire.
Nelle leucemie e nei linfomi, sia primitivamente
che in relazione alla terapia, è notevolmente
to il rischio di infezione polmonare (v. paragrafo XV33). Fig. XV.55. Polmonite da pneumocystis carinii in P"ieotc ""Ail)S
Alcune considerazioni particolari meritano le conclamato. Nel contesto del polmone destro si
nifestazioni polmonari dell'AIDS. samcnt9 parcnchimalc <<a chiazze>> su un fondo di ootico•l"i<mo g<<ei
solana,.espressione di trasformazione cistica
narL Coesiste a sinistra un quadro di iotc<·"i'iop;<lio.<etiwlo"od<<lo!'
La sindrome da immunodeficienza acquisita è la
festazione più grave dell'infezione da HIV. Nell'AIDS è invasiVa dell'aspergillosi; candidasi; istoplasmosi).
compromessa principalmente l'immunità cellulomediata.
Più del 50% dci soggetti affetti presenta lesioni toracichc
all'esordio o nel corso della malattia. Il polmone è partico-
larmente esposto alle infezioni opportunistiche causate da 8. Tubercolosi polmonare
·.
saprofiti delle vie aeree e dell'orofaringe o da agenti nor-
malmente non virulenti. Merita a tutt'oggi attenta considerazione radiolo;;:.
gica, in forma separata dagli altri processi
L infezione più comune è la polmonite da tori del polmone, per la presenza di quadri
mocistis carinii, che si osserva in più della metà dei mente definibili «specifici>! negli aspetti e
pazienti affetti da AIDS. Nel radiogramma toracico zione (si pensi, ad esempio, alla
(fig. XV 55) il quadro evolve progressivamente daini- condizionati dalla peculiare reattività
ziali opacità interstiziali reticolari o reticolonodulari le dell'organismo acquisita su base
prevalenti nelle regioni parailari e basali, al diffuso e tubercolosi polmonare entra in pratica nella
drammatico coinvolgimento degli spazi aerei alveo differenziale della quasi totalità del!e
ri con addensamenti «a chiazze» simili a quelli del- polmone. La sua incidenza ha riassunto
l'edema polmonare non cardiogeno. Nelle fasi più nell'ultimo decennio in correlazione al

;>Ni
,:-»
293

. dl' AIDS e presenza di. un flusso migratorio da zione reattiva iperergica, ha rapida evoluzione ed è spes-
d . i dove e tuttora endemica. so sovrapponibile dal punto di vista radio logico a una
.regiDn polmonite o ad una atelettasia: la disponibilità di pre-
cisi dati clinici è fattore indispensabile per una corret-
S.l· Ciclo primario
ta diagnosi.
La classica doppia localizzazione, polmonare e L'adenopatia ilare, quando non associata alla carat-
, 0nodale, dell'infezione tubercolare primaria (com- teristica localizzazione parenchimale, richiama molte
h? 0 primario) determina (fig. XV.56): una opacità affezioni, la diagnosi differenziale delle quali è più pro-
P circoscritta di tipo alveolare a contorni blema clinico che non radiologi co (!infami; sarcoido-
sfumati (trattasi di una piccola polmonite caseo- si; adenopatie infiammatorie batteriche, virali, mico-
caratteristiche essudative limitate); ingrandì- tichc). ·
somel110 e deformazione
:J' . •
dell'ilo omolaterale
.
per la. com-. Il complesso primario va normalmente incontro a
rsa di opac1ta omogenee, mass1ve, a contorm nett1, guarigione spontanea: possono residuarne quale esito
pa dulati o policiclici, dovute all'adenopatia consen- (fig. XV.57) piccole opacità calcaree ilari legate alla
Quest'ultimo radiologico più calcificazione delle adenopatie (e meno comunemente
tipico e costante de.lla pnma mfezwne una opacità analoga parenchimale legata alla calcifica-
sendo la localizzazwne polmonare spesso poco zione del focolaio di Ghon). Nonostante questa beni-
le, sia per la scarsa entità dell' sia la gnità evolutiva del complesso primario, sono note mol-
reoressione molto precoce. In cas1 del tutto te possibili evoluzioni sfavorevoli e complicazioni:
li in piena fase di acuzie (che solitamente pas-
. inosservata), è possibile l'osservazione di sottili strie cavitazione della localizzazione polmonare con for-
· Ì!!lerstiziali che collegano la localizzazione polmona- mazione della cosiddetta «caverna primaria)>, im-
re aquella ilare (espressive della linfoangioite). magine ipertrasparente rotondeggiante, isolata, de-
L'eventuale presenza di una reazione essudativa limitata da un cercine sottile con note essudative
circostanti. Da questa caverna può diffondere nei
indefiniti i contorni della bronchi materiale bacillifero con conseguente in-
lei e può determinare la comparsa
opacità sfumate che si irradiano verso la peri- sorgenza di broncopolmoniti multiple specifiche;
volte lungo le scissure: questa <(reazione
vrimaria!! o <<epitubercolosi» può assumere
di una vasta opacità alveolare invadente an-
intero lobo. L'epitubercolosi, tipica manifesta-

Fig. XV.57. Guarigione spontanea del complesso primario. Ne è qui


rappresentata !'evoluzione più frequente, quella calcifica, del focolaio
di Ghon (freccia curva) e dell'adenopatia consensuale (freccia dritta).
fistolizzazione dell'adenite nelle pareti di un bron-
co o della trachea con disseminazione broncogena
di materiale bacillifero e conseguente insorgenza
di broncopolmoniti multiple specifiche;
stenosi bronchiale: interessa per lo più il bronco
lobare medio o il bronco lingulare, il cui lume è
ristretto od ostruito, o per diretto coinvolgimento
della parete, o per la compressione esercitata dai
linfonodi circostanti; ne consegue la cosiddetta
<<sindrome del lobo medio», cioè una polmonite
cronica che radiologicamente si evidenzia con
opacità disomogenea a estensione segmentaria o
lo bare, perdita di volume dei territori coinvolti, ili
ingranditi e deformati per la presenza di linfoade-
nopatìa (fig. XV58);
disseminazione ematogena precoce (fig. XV.59):
compaiono numerose piccole localizzazioni nodo- Fig. XV.59. Disseminazione ematogena precoce
nodulazione iltterstiziale, «miliaricm>, a margini definiti,
lari interstiziali, rotondeggianti, a margini ben fusamente i campi polmonari. In sede parailare destra è bom<"Pr><ij''<:!ii
definiti («miliare primaria»). zabile una caverna primaria (frecce).

8.2. Tubercolosi postprimaria è segno di recettività senza difese; la risJJOSta pro<l


tiva, che si traduce nella comparsa di opacità
Le due diverse forme di esordio della tubercolosi ziali secondarie alla formazione di tubercoli
postprimaria, !a forma essudativa e la forma produtti- testimonia lo sforzo difensivo istogeno
va, costituiscono risposte diverse dell'organismo allo all'aggressione batterica. Gli atteggiamenti ·
stesso stimolo batterico condizionate da diversi rap-
tari che condizionano la comparsa dell'una o
porti tra recettività e resistenza su base generale e tra forma si intrecciano fra loro nel tempo: ad
soprattutto locale. L'essudazione, che si traduce determinismo dell'evoluzione della malattia,
radio logicamente nella comparsa di opacità alveolari,
ciano molti altri fattori costituzionali od occasÌ<Jnal.
La forma essudativa più comune di esordio
tubercolosi postprimaria è l'infiltrato precoce
gena di Assmann-Redeker. Trattasi di una
essudativa specifica circoscritta (menoo
di riaccensione di focolai miliarici c
vivace essudazione perifocale).
nmi ricorda la principale caratteristica
processo: la caseosi e l'ulcerazione. L'infiltrato
geno, quasi sempre situato nel segmento
del lobo superiore (e quindi
senta radio logicamente (fig. XV.60) come un'ooa<oitt:!
tenue, rotondeggiante, di qualche centimetro
A B metro, a contorni sfumati, non
nopatia ilare consensuale (il che la
focolaio primario).
Fig. XV.58. Sindrome del lobo medio. Opacità infiammatoria (asteri- Il processo essudativo iniziale postprimarlo
sco), disomogenea, a netta delimitazione scissurale, senza sostanziale
riduzione di volume, interessante gran parte del lobo medio. Coesisto- interessare un intero lobo, di solito il lobo
no: adcnopatia ilare (punte di freccia) e broncopolmonite segmentaria destro, assumendo quindi l'aspetto di
lo bare inferiore (freccia curva). Fu ipotizzato, su base clìnicoevolutiva, tubercolare, la cui tendenza a rapida
che l'occasionalc episodio broncopolmonitico avesse indotto, attraver-
so !'adenopatia secondaria, un <<ricorsm) della polmonite cronica bron- zione determina un tipico quadro multic:avJJtan:o
chicctasica del lobo medio già più volte manifestatasi in precedenza. formaggio svizzero» (fig. XV.61). Spesso
Fig, XV.60. lnfiltrato precoce tisiogeno di Assmann-Redeker. Si
estrinseca in forma di opacità tenue, rotondeggiante, a contorni sfu-
·mati (frecce), situata in sede sottoclavearc destra. Non è apprezzabile
. alcuna adenopoatia ilare consensuale. Trattandosi di forma colta in
fase iniziale per l'msorgenza improvvisa di sintomatologia febbrile,
'apprezzabile alcun fenomeno di caseosi colliquativa (evoluzio-
questa, peraltro, non obbligatoria).

meÙto è subtotale confinante con la scissura e lascia


o meno libero l'apice polmonare.
Il processo essudativo può assumere anche l' aspet- Fig. XV.61. Lobite tubercolare. La rapida caseosi e ulcerazione del
di una broncopolmonite a localizzazioni multiple, processo essudativo lobarc superiore determina il tipico aspetto a
<<formaggio svizzero)). Si noti la netta apprezzabi\ità del broncogram"
11 si osservano opacità prevalentemente ma aereo.
l disseminate bilateralmente con quadro evo-
e grave dominato da fenomeni di caver- l'avvenuto drenaggio bacillifero verso l'ilo).
{ 'nizzazione (fig. XV.62). Le forme produttive, a genesi linfoematogena e quin-
. Un cenno a sé merita la caverna tubercolare, che di a estrinsecazione interstiziale, sono le cosiddette mi-
manifestazione evolutiva più tipica e importante liari, caratterizzate dalla presenza di granulomi tuber-
tutta la malattia. Il suo aspetto è di una ipertraspa- colari costituiti da tubercoli miliarici (visibili radiologi-
renza ben delimitata, a contorni diversi a seconda del camente solo quando raggruppati in conglomerati ma-
meccanismo di formazione (fig. XV.63). Nelle caver- croscopici). Le miliari possono essere diffuse o circo-
ne«da fusione» vi è un denso strato circostante di tes- scritte, a noduli piccoli, medi o grandi, accompagnate da
caseoso; in quelle prevalentemente «dinamiche)) immagini reti co lari o da strie interstiziali. Le forme dif-
il cercine può essere anche molto sottile, specie quan-
do la caverna sia «insuftlata» o «ipeidistesa» per
meccanismo a valvola espiratoria del suo bronco tri-
butario. Un cercine spesso e rigido si ha nelle vecchie
çaverne immerse in tessuto fibroso. Il cercine, sia
. e spesso, atelettasico e sottile, fibroscle-
roltco_e rigido, presenta sempre lungo il suo contorno
una piccola soluzione di continuo, non sempre bene
radio logicamente, mentre è invece quasi
ben visibile il bronco di drenaggio della
perché le sue pareti, ispessite dalla peribron-
; .cnrue.lubclrccJiaJre,, determinano una classica immagine Fig. XV.62. Broncopolmonite tubercolare. Nel dettaglio del campo
polmonare superiore destro si evidenziano fini opacità diffuse a carat-
o «a cuffia)), particolarmente evidente tere acinoso e lobulare; su tutto l'ambito aree di cavernizzazione, due
regione intercleidoilare (a testimonianza del- delle quali indicate dalle punte di freccia.
296

Fig. XV.64. Tubercolosi miliare. Questo quadro "'" OQIIIIO. ,,m


ncamcntc diffuso, a noduli piccoli, non si differenzia
zione ematogena primaria presentata in fig. XV. 59.
Fig. XV.63. Vari tipi di caverna tubercolare. A: caverna di fusione; B:
caverna da fusione con bronco di drenaggio (freccia e punte di frec-
residua una ipertrasparenza irregolare, priva di
cia); C: caverna dinamica insufflata; D: caverna dinamica con bronco
di drenaggio.
torno, non distinguibile da aree di distensione
!are paracicatriziale); per «guarigione
fuse si presentano con opacità nodulari ben definite, ta- residua l'intera immagine cavitaria, detersa, di
lora confluenti, spesso con associata modesta essuda- to regolare come una cisti aerea).
zione perifocale che ne sfuma lievemente i contorni La fibrosclerosi, che domina il processo
(fig. XV.64). Le miliari circoscritte hanno diversa esten- favorevole della tubercolosi, può coesistere con
sione e sede: fra esse va inclusa anche la tubercolosi fi- chie caverne a cercine spesso, dando luogo a
bronodulare degli apici, forma molto frequente e per lo «fibrocavitari;.> (fig. XV.65); può deformare i
più a evoluzione favorevole. L'evoluzione fibrotica del- determinando «bronchiectasie;.;.; può lacerare
le miliari, indice di tendenza alla guarigione, accentua li pareti alveolari e interalveolari
la densità e la nettezza delle immagini (il cui destino fi- tipiche aree ipertrasparenti a chiazze e senza
nale può essere la calcificazione). dell' «enfisema paracicatriziale;.;.. Evoluzione
Forme essudati ve e produttive spesso coesistono te caratteristica hanno alcune lobiti, nelle
rendendo più complessi i quadri radiologici: le loro distanza di anni dall'episodio acuto, il lobo
caratteristiche generali sono tuttavia sempre ben riw to è ridotto talora a una sottile striscia
conoscibili; in genere v'è predominanzaj nel singolo· addossata al contorno mediastinico, tanto da
caso, dell'una forma o dell'altra. Il polimorfismo dei difficilmente individuabile.
quadri diviene estremo nelle fasi avanzate della ma w
lattia, nei lunghi decorsi cronici, negli esiti a
za.
La risoluzione completa è possibile solo in alcune
forme iniziali essudative. Di norma, i processi di
rigione della tubercolosi si accompagnano a comparw
sa di fibrosi, sclerosi, càlcificazione. Le caverne
sono guarire: per «collabimento delle pareti>>; per apposizioni stratificate di tessuto
«elisione della perdita di sostanza» (ne·residua una cifico, sia il nodulo derivante
cicatrice stellata); per «disgregazione del cercine» (ne di tubercoli o dalla evoluzione cicatriztale
in tab. XV.4. Per motivi di convenienza, e soprattutto
in funzione di particolari caratteristiche semeiologi-
che e cliniche 1 alcune di queste affezioni sono state
trattate o lo saranno in paragrafi specifici.

TABELLA. XV.4. MALATTIE DEL SISTEMA IMMUNITARIO.

Malattie da carenza del sistema congenita o acquisita:


Sindromi da immunodeficienza
8 Malallie da anomala reazione del sistema a sostanze endogene o
esogene chefimgono da antigene:
. Evoluzione fibrocavitaria del processo tubercolare. A: det- Sindromi allergicoimmunitarie
;
>.':
corrispondente dettaglio broncografi-
1 e vistosi fenomeni fibrosclerotici condcfor-
Asma bronchiale
Malattie polmonari associate a eosinofilia
secondarìa che, qua e là, assume aspetti franca- Emorragie polmonari
Alveoliti allergiche estrinseche
Collagcnosi
Vasculiti
Polmoniti interstiziali idiopatiche
Sarcoidosi

Malattie da esagerata produzione di singole componenti del siste-


ma:
Linfomi c leucemie
manifestazioni produttive possono talora dar
a quadri di tubercolosi neoplastiforme, con Le vasculiti sono affezioni sistemi che caratterizza-
·di «massa» dimensionalmente ben·. più grande te da infiammazione e necrosi delle pareti vasali: col-
1<modulo solitari m> del tubercoloma, cQn uno spic- piscono anche il polmone in maniera più o meno pre-
polimorfismo, con caratteristica rispOsta favore- ponderante. Manifestazioni vasculitiche di entità
specifica (a differenza del tubercolo- vmiabile possono essere presenti in molte delle
"'''''""''""' sempre ne risulta immodificato). dromi allergicoimmunitarie, dalle collagenosi alla gra-
nulomatosi di Churg-Strauss (v. paragrafo XV.14), alle
vasculiti che talora accompagnano infezioni, neoplasie
e l'uso di alcuni farmaci.
Forma a sé è la granulomatosi di Wegener, caratte-
loro classificazione semplificata è riportata rizzata dalla triade: lesioni polmonari (100%), del na-
so e dei seni paranasali (90%) e renali con glomerulo-
nefrite (85%). Radiologicamente sono apprezzabili
cità polmonari multiple, rotondeggianti, a margini sfu-
mati, di diametro fino a I Ocm, con spiccata tendenza
alla cavitazione (fig. XV.67). Più rare le
ni interstiziopatiche basali e gli addensamenti paren-
chimali similpneumonitici.
Fig. XV.66, Tuberco- Le polmoniti interstiziali idiopatiche sono pneu-
loma. Opacità solita-
ria di densità intensa mopatie infiammatorie non infettive a eziologia igno-
ma disomogenea per ta e patogenesi verosimilmente immunitaria che
la presenza di calcifi- scano prevalentemente soggetti in età medioavanzata:
cazioni nel suo conte-
sto, a margini netti, in
sono caratterizzate da una alveolite che evolve più o
sede lobare superiore meno rapidamente in fibrosi interstiziale diffusa (v. fig.
destra, simulante i ca- XV.32). Si distinguono tre forme: la fibrosi interstizia-
ratteri di una lesione le idiopatica, il più delle volte a esito infausto, la cui
neoplastica benigna.
In alto a sinistra, det- forma più grave è conosciuta come sindrome di Ham-
taglio tomografico. man-Rich e conduce a morte in meno di l anno; !apol-
298

monile desquamativa interstiziale, nella quale la com- lo liquido (ben apprezzabile se il radiogramma
ponente desquamativa alveolare prevale su quella fi- guito in stazione eretta- fig. XV.68).
brotica interstiziale e la prognosi è meno grave della della cavità possono essere regolari o avere
precedente; la polmonite linfocitarìa interstiziale, nel- mamme !lonato per la presenza di residui di
la quale l'infiltrazione polmonare è prevalentemente rulento non eliminato: questo aspetto è '"""""meno
costituita da linfociti, può presentarsi anche in forma vistoso di quanto non si abbia nei tumori periferici 1
localizzata («pseudolinfoma polmonare») ed evolvere cavitazione neoplastica, inoltre, è quasi sempre
anche in un vero e proprio !infama. tiica). L'ascesso può complicare una neoplasia perife.
Radiologicamente, nella fase dell'alveolite si os- rica massiva (cancro-ascesso) e i vari criteri (contorn·
serva un aspetto «a vetro smerigliato>>, spesso rnisco- sfumati ne Il' ascesso e netti nel tumore; cavità t
nosciuto nel radiogramma toraci co ma sempre ben ap- nell'ascesso e periferica nel tumore; entità delle mam-,
prezzabile con la TC ad alta risoluzione (v. fig. XV:28). mellonature) si sovrappongono in quadri complessi.
Nella fase fibrotica compare un aspetto «a favo d'api>> Come tutte le manifestazioni cicatriziali, anche la gua-
con disposizione tipicamente mantellare. Nelle fasi evo- rigione dell'ascesso comporta re trazioni, deformazio-
lute, il radiogramma toracico mostra campi polmona- ni, stiramenti, lacerazioni, bronchiectasie. Queste ulti-
ri ipoespansi, analogamente a quanto avviene in altre me, in particolare, non mancano mai nei quadri a di-
patologie fibrosanti: la diagnosi differenziale può es- stanza postascessuali.
sere possibile su base clinicoradiologica, ma talora ri-
chiede indagini bronco logiche o la biopsia polmonare.
11. Micosi
l O. Ascesso polmonare Sono affezioni sempre più frequenti, in c-···-·••w ,,
1
re come complicanza in pazienti defedati e
Alcune forme pneumonitiche in cui si ha elevata depressi. Il quadro radiologico è spesso aspecifico .
componente cellulare dell'essudato e quindi necrosi
tessuta! e (polmonite da stafilococchi e da gram nega-
tivi!) hanno peculiare tendenza alla formazione di
ascessi.
Quando un'opacità broncopneumonitica si asces-
sualizza, il nucleo centrale diviene più denso e omoge-
neo (ma pur sempre con i caratteristici contorni sfu-
mati). Quando poi l 'ascesso si apre ne li 'albero respi-
ratorio, compare all'interno dell'opacità una cavità qua-
si sempre centrale e molto spesso contenente un livel-

Fig. XV.68. Ascesso polmonare. Doppia localizzazione ascessuale in


diversa fase evolutiva: nel campo superiore sinistro, opacità
namente rotondeggiante, a contorni sfumati, con caratteri non dlOSinll·
li, se non per una più netta delimitazione distale, da quell_i,d,_'·'""''''"·' i•
cità broncopneumonica acuta (coesiste slargamenlo
Fig. XV.67, Granulomatosi di Wegencr. Bilateralmente si evidenziano ilare!); a destra, al limite tra campo po\monare superiore e
grosse opacità rotondeggianti a margini sfumati, di circa 4 cm di dia- massa simile alla predenle per forma e contorni ma
metro, alcune delle quali escavate. ti regolari e con vistoso livello idroaereo.
la diagnosi ?i
test cutanéi e sierologi.ci, infezione da candida albicans, che nel soggetto sano è un
uure di hqutdJ biOlogici, eventualmente della b10M normale saprofita del tratto gastrointestinale. Per entrambe si
c\ polmonare chirurgica o transtoracica sotto guida rimanda al paragrafo XV?.
la dimostrazione degli agenti patogeni ne! M

l'espettorato n?n v.alore as.s?luto, :enuto conto del


numero ditmceh saprof1h che SI trovano nel ca- 12. Parassitosi polmonari
nelle prime vie aeree e digestive, negli stessi
lesi da affezioni che ne alterino la resistenza. Meritevole di descrizione per la relativa frequenza
rlipl di mie eti not.i a una buona par- nelle nostre regioni è l'echinococcosi, diffusa soprat-
Jcdi essi non ha diffusiOne sJgmfJCatJVa nel nostro pae- tutto in Sardegna dove l'allevamento delle pecore ha
l!TI- se. grande sviluppo.
·ssi.
L'istoplasmosi, che può manifestarsi con un nodulo n parassita, l, echinococcus granulosus, ingerito sotto
solitario ben definito, di diametro di solito inferiore a 3 cm, forma di uova disperse nell'ambiente o più spesso come
zio- larva contenuta nelle carni degli animali infetti, arriva al
lhi- con tipica calcificazione centrale «a bersaglim> (istopla·
smoma), o determinare opacità parenchimali similpneumo- polmone per via ematica, vi si insedia e inizia la crescita
nitiche talora associate ad adenopatie ilari calcifiche simili sotto forma di vescicola cistica, silente finché le
della tubercolosi primaria, è affezione frequente ni non sono tali da indurre disturbi meccanici da compres-
ne()li Stati Uniti ma molto rara in Italia. eactinomicosi in sione o non sopravviene infezione.
0
fàs e acuta è radiologicamente indistinguibile dalla polmo-
nite pneumococcica. La forma granulomatosa ha tendenza Radiologicamente (fig. XV70A) la cisti, ripiena di
invasiva: il tessuto micotico diffonde verso la pleura e la liquido, determina un' opacità omogenea, rotondeg-
parete toraci ca causando empiema pleurico e lesioni della giante, a contorni netti ((Come tracciati con il compas-
p"3rete di tipo osteolitico, e può fistolizzare all'esterno. so» (presenza della capsula!), che possono però essere
co e ];aspergil/o.\1 può assumere diverse forme. La forma alterati, soprattutto nelle cisti più grosse, da atelettasie
saprofitica, o micetoma, è una localizzazione fungina cir- o flogosi polmonari circostanti e dal contatto con
coscritta caratterizzata da abnorme accumulo di filamenti ture ielativamente rigide come i fasci broncovasali che
miceliali dentro una cavità preesistente (bronchiectasie,
determinano su di essi incisure e lobulazioni. Questo
caverne tubercolari, escavazioni nel contesto di neop!asie ). Il
q11adro radiotogico è del tutto caratteristico: si osserva una aspetto è comune ad altre affezioni e pone importanti
formazione opaca rotondeggiante omogenea all'interno di problemi di diagnosi differenziale. All'osservazione ra-
una cavità rotonda o ovoide, separata dalla parete di questa da dioscopica, in rapporto al contenuto liquido, la forma
una banda di radiotrasparenza di vario spessore (fig. XV69). del! 'opacità si modifica con gli atti respiratori: nel-
La piU grave }Orma invasiva è appatmaggio pressoché esclu- l'inspirazione forzata si allunga secondo il vettore re-
sil'o del paziente immunedepresso, come anche la canditlosi, spiratorio, nell'espirazione forzata si restringe (segno
di Es·cudero-Nemenow). La cisti è in genere unica e il
più delle volte ha sede basale posteriore destra; meno
frequentemente sono osservabili cisti multiple
rali.
Elemento diagnostico importante, quando presen-
te, è la tipica trasparenza falciforme dovuta alla
traziOne di aria tra pericistio e membrana cistica (se-
gno dello scollamento della membrana- fig. XV70B).
Se la cisti si apre in un bronco, la membrana può
manere galleggiante sul liquido residuo determinando
il caratteristico segno del galleggiamento della
alcin
ssol3· brano o segno della ninfea (fig. XV.70C). Talora, do-
osinli· po vuotamento completo, la cisti si collassa
do un aspetto similtumorale. La parete cistica può, con
Fig. X\1.69. Micetoma polmonare. L'opacità omogenea, parailare sini- il tempo, essere sede di calc[ficazioni multiple arciformi
dovuta al! 'agglomerato fungino, occupa quasi totalmente la cavità
restando da questa separata da un caratteristico ccrci- (fig. XV70D). Costituiscono complicazioni: I'asces-
(punte di freccia). sualizzazione (che, dopo guarigione, dà luogo a esiti fi-
300

ti nel tempo e da anemia sideropenica (nella sindrom


di Goodpasture si associa una glomerulonefrite).
bedue le affezioni interessano soggetti in età adole.
scenziale o comunque giovanile. La prognosi è infau:
sta, anche se l'uso di farmaci immunosoppressori ha
consentito significativi allungamenti della sopravvj.
venza._ I quadri radio logici delle due affezioni sono del
tutto identici. In occasione del primo episodio emorra.
gico polmonare compare il quadro classico della sin.
drome' da riempimento alveolare informa similedema.
tosa diffusa (ma con ombra cardiaca normale!). DopO
2-3 giorni subentra un aspetto reticolare (per la veico.
lazionf dei prodotti di disgregamento ematico nei tes-
suti interstiziali e nei linfatici). Il quadro radio logico rj.
torna Usualmente alla norma tra la fine della prima e de].
la secOnda settimana: il ripetersi di episodi emorragici
può indurre, però, una fibrosi evolutiva (la diagnosi di f.
ferenziale va posta con le collagenosi e le altre vasculi-
ti, in primis illupus). Talora la diagnosi è possibile so-
lo dopo biopsia renale.
Fig. XV.70. Cisti da echinococco: rilievi scmciologici diversi. Nel
tomogramma frontale della base polmonare sinistra (A), la grossa
cisti, allungata secondo il vettore respiratorio, omogeneamente opaca,
ha margini netti c regolari (<COme tracciati con il compasso)); una cisti
14. Malattie polmonari associate a eosi-.
figlia di piccole dimensioni è visibile subito al di sopra di essa. In B nofilia
(stesso caso a distanza di tempo) lo scollamcnto della membrana c la
penetrazione di aria tra pericisto e membrana cistica, hanno indotto la
comparsa della tipica trasparenza falciforme periferica (frecce). In C, Sotto questa dizione si accomuna un insieme di
a seguito del vuotamcnto parziale della cisti, la membrana (punte di affezioni a patogenesi quanto mai diversa (ma con·
freccia) «galleggia>> nel contesto dcll'ipcrtrasparenza sul liquido resi- indubbia componente allergicoimmunitaria), nelle
duo. In D la parete della cisti, calcifica, la circonda regolarmente con quali si associano alterazioni del parenchima palmo-_
un sottile orlctto radiopaco (punte di freccia).
nare (meno comunemente delle vie respiratorie pros-· ·.·.·
brotici e bronchiectasici); la pleurite e/o il pneumoto- simali) ed eosinofilia ematica e tessutale (isolate o··.
race conseguenti ali' apertura della cisti nella cavità pleu- congiunte). Clinicamente trattasi di affezioni acute o ·
rica. croniche, di momento variabile dalla assoluta beni-
!
gnità ri.lla evoluzione rapidamente letale. Le alterazio-. _i
ni polrnonari possono consistere nel semplice edema
13. Emorragie polmonari interstiziale, nella consolidazione alveolare da essu-
daziolle ricca di eosinofili, nella formazione di
Le emorragie polmonari post-traumatiche danno nulomi, nell'angioite trombizzante.
luogo alla formazione, in corrispondenza topografica La forma benigna transitoria (sindrome di LOfficr)
con la sede del trauma, di opacità alveolari isolate o e !a forma protratta (polmonite cronica eosinofila) pre-
multiple, che regrediscono <<a vista d'occhio» nei con- sentanO notevole interesse. La sindrome di Li5ffler (fig.·,-,
trolli radiografici seriati nel tempo. Si associano con XL71) è caratterizzata radio logicamente dalla compar-
grande frequenza (il che è di grande aiuto per la cor- sa di opacità similedematose interstiziali e alveolari pe-
retta diagnosi) fratture costali. riferiche (il cosiddetto «edema invertito»), uniche o mul·
L:emosiderosi polmonare idiopatica e la sindrome tiple, le quali vanno incontro a risoluzione 5pontanea e
di Goodpasture sono affezioni a eziologia ignota (per rapida (transitorietà!) ma contemporaneamente si rifor-. :·
la seconda si ipotizza un'origine autoimmune con pre- mano in altra sede (migratorietà!). Non si ha di :
senza di anticorpi circolanti antimembrana che reagi- escavazione, né comparsa di adenopatie e
rebbero a livello glomerulare renale e alvtiolare), ca- di versamento pleurico. La polmonite cronica eosmo·
ratterizzate da episodi emorragici endoalveolari ripetu- fila si differenzia dalla precedente solamente per il ca-
301

Fig. XV.? l. Sindrome di Liiffier


e sua evoluzione. Nel radio-
grammn del !7/5 (a sinistra) è
ben apprezzabile il caratteristi-
co aspetto di opacità similedc-
matose interstizi ali c alveolari
multiple c periferiche («cdcmn
invertito»); il controllo a circa
40 giorni di distanza (a destra)
dimostra una regressionc pres-
soché completa del quadro, re-
siduando solo un fine aspetto rc-
ticolare intcrstiziale diffuso.

agi ci rattere di persistenza dell'ordine di settimane delle opa- logiche diverse all'aspergillus fumigatus. Questa affe-
i dif. cità (che cedono, però, prontamente alla terapia corti- zione si può manifestare con: infiltrati transitori (ma
culi- costeroidea). relativamente persistenti) prevalenti ai lobi superiori,
e so- Quadri radiologicoclinici simili alla sindrome di eventualmente recidivanti e talora cavitati; acc'umulo
Uiffler possono essere prodotti da:farmaci (penicilli- di muco ispessito in diramazioni bronchiali prossima-
na, sulfamidici, acido paraminosalicilico, antidepres- li, specie a livello dei lobi superiori, manifestantesi ra-
sivi triciclici); injèzioni fungine (aspergillus fumiga- diologicamente come opacità omogenea digiti/orme
OSÌ·. tus); infestazioni parassitarie; più raramente disreatti- con morfologia a << Y» o a<< V», la quale, risolvendosi,
vìtà occasionate (trasfusioni ematiche, linfografia, ina- lascia ectasie cilindriche o sacculari dei bronchi coin-
lazione di sostanze tossiche, periodo postpartum). Il volti (prossimali a differenza delle bronchiectasie che
1e di corretto etichettamento nosografico di queste forme è colpiscono le diramazioni distali!).
con spesso possibile solo mediante un approccio integrato.
nelle A differenza della sindrome di LOffler, la polmo-
lmo- nite cronica eosinofila è sempre idiopatica, ha decor- 15. Collagenosi
Jros-- ·.·. so cronico, più grave, di solito accompagnato da di-
Jte o··. sturbi generali e specif1ci polmonari. È caratterizzata Trattasi di affezioni il cui comune denominatore è
lite o · da intensa essudazione alveolare con aspetti vasculiti- la necrosi fibrinoide del tessuto connettivo. Danno
Jeni- ci: radiologicamente, quindi, domina il quadro della importanti manifestazioni polmonari il LES, la malat-
azio-. sindrome da riempimento alveolare con aspetto «a ede- tia reumatoide, la sclerodermia.
le ma ma invertito)} ben più duraturo di quanto non si abbia Nel lupus eritematoso sistemico radiologicamente
nella sindrome di L6ffler e con tendenza all'evoluzio- si osserva: versamento pleurico, mono- o bilaterale, di
ne in fibrosi. modesta entità, insorgente qualche anno dopo l'inizio
Più rara della precedente è la granulomatosi alÌer- della malattia soprattutto nelle giovani donne, talora
fllcr) gica (sindrome di Churg-Strauss ), caratterizzata da sin-
lpre- tomi severi e da interessamento vascolare importante
(fig. da parte di granulomi ricchi di eosinofili. Il quadro
1par- mdiologico è spesso simile a quello della polmonite
··ipe- cosinofila, ma può assumere aspetto interstiziopatico
mui- diffuso e meno comunemente di opacità rotondeggian-
'Jea e li multiple che non vanno incontro a escavazione, a dif-
'ifor· ferenza di quanto avviene nella granulomatosi di
:- Wegener (v. paragrafo XV9). Può coesistere una car-
.mli e diomegalia dovuta a cardiomiopatia o pericardite. Fig. XV. 72. Interstiziopatia conseguente ad artrite reumatoide. Nel dettaglio del-
la bascpolmonare destra è riconoscibile un fine aspetto reticolarene!J'angolo co-
sino· Frequente nei soggetti asmatici è l'aspergillosi bron- stofrenico, del quale·il controllo mediante TC ha dimostmto la Hatura patenchi-
il ca- copolmonare allergica, causata da reazioni immune- malc. Il quadro è analogo a quello della fibrosi polmonarc idiopatica.
m _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __c_
::;::c:_ W
:-.,:YJ
secondario all'uremia che consegue alle lesioni renali; 16.1. Asma bronchiale ··
ingrandimento dell'ombra cardiaca (versamento peri-
cardico o cardiomiopatia); edema polmonare (insuffi- In questa affezione, caratterizzata da ostruzi ;:.•li
bronchiale intennittente per iperreattività della tnuone: .
cienza cardiaca o renale, acuta o cronica); paralisi dia-
frammatica (di tipo miopatico) con ipoventilazione sa tracheale e bronchiale dinanzi a fattori '·!
monare e distelettasie basali; addensamenti parenchi- sparati, la diagnosi è raggiunta per esclusione. Lo st l- J
mali infiammatori (terapia immunosoppressiva!), infar- dio radio logico è importante per: accertare l'asse U· ·:
tuali (vasculitel.) o da broncopolmonite lupica; di altre possibili cause di broncospasmo;
ziopatia cronica. condizioni patologiche che fungono da concausa ne
Nella malattia reumatoide compaiono in circa la accessi asmatici P?iipi nasali, re flusso
metà dei casi segni di pneumopatia restrittiva. stl:oesofageo, erma 1atale); dimostrare eventuali com.
Cindagine radiologica può essere positiva anche in phcanze (pneumotorace, pneumomediastino, infiltra.
assenza di artrite (sono, però, positivi i test sierologi- ti eosina fili, aspergillosi, atelettasie, etc.).
ci !), ma solo in una piccola parte dei casi. In genere si Nell'accesso asmatico acuto il radiogramma tora.
osserva una polmonite interstiziale diffusa che evolve cico può mostrare i classici segni dell'iperins!if.llazio-:
progressivamente in fibrosi conclamata (fig. XV72). ne polmonare: le cupole diaframmatiche sono abbas-·:·;
Caratteri di una certa specificità si hanno solo quan- sate (fino a perdere il normale rapporto proiettivo con'·,
do compaiono opacità nodulari multiple similmeta- l'arco anteriore della 6' costa), appiattite (ma mai a
statiche, periferiche e subpleuriche, per lo più escava- concavità superiore, a differenza di quanto avviene
te con pareti spesse e contorni regolari, di dimensioni per l'ipoespan-
di alcuni centimetri (noduli necrobiotici). Si associa sJbihta delle basi polmonan (radwgramma espirato-
pressoché costantemente versamento pleurico rio!); lo spazio chiaro retrosternale è ampliato (si ricor-
stente anche per anni. di che, in condizioni normali, la distanza tra la faccia ·
Nella sc/erodermia il polmone è colpito con gran- posteriore dello sterno e il margine anteriore dell'aor-
de frequenza (90% dei casi): in poco meno di 1/5 dei ta ascendente nel radiogramma laterale è di circa 3
casi è osservabile bilateralmente un aspetto reticolare cm). L'ombra cardiovascolare è allungata e medianiz-
e/o nodulare basale che evolve sino al quadro del zata per l'abbassamento del diaframma. Gli ili e il
mone «a favo d'api». Coesiste ipoventilazione. Non si disegno polmonare sono normali (a differenza di quan- ..
ha (tipicamente!) versamento pleurico. L'esofago di- to avviene nell'enfisema). Nell'intervallo tra i succes-·.·..
steso da aria è riconoscibile nel radiogram.ma LL. sivi accessi il quadro radiologico è normale. Con ii ·
cronicizzarsi dell'affezione possono comparire i segn.i
dell'ipertensione precapillare e del cuore polmonare.
16. Sindromi ostrnttive delle vie aeree in-
feriori 16.2 Bronchite cronica
Uno studio radiologico attento può consentire il
Si raggruppano sotto tale dizione l'asma b'ron- sospetto (mai la diagnosi!) di bronchite cronica (la cui
chiale, la bronchite cronica e l'enfisema, affezioni diagnosi, del resto, poggia su criteri eminentemente
accomunate da un aumento diffilso del contenuto
clinici); nel contempo può consentire di escludere !a
aereo polmonare a seguito di fenomeni di intrappola-
presenza di bronchiectasie (che potrebbero essere !c
mento espiratorio di aria, dei quali eventi costituisce
vere responsabili del quadro clinico di tosse produtti-
un corrispettivo funzionale l'aumento del rapporto
va). Nel radiogramma toracico si osserva (fig.
tra volume residuo e capacità polmonare totale e la
XV73):
riduzione del rapporto tra volume espiratorio per
secondo e capacità vitale. Mentre la diagnosi clinica il disegno polmonarc ha aspetto «sporco», con trat-
di asma bronchiale è di per sé agevole, la differenzia- ti broncovasali accentuati: i contorni vasali sono ir-
zione tra bronchite cronic.a ed enfisema (soprattutto regolari e sfumati (endoarterite obliterante e fibro-
nella forma centrolobulare) spesso non è possibile, sì si perivasale); l'ispessimento delle pareti bronchiali
da indurre ad accomunare queste due ultime affezio- e dei tessuti peri bronchiali genera immagini <<a bi·
ni sotto la dizione più generale di «pneumopatia cro- nario>> e opacità tubulari; l 'ispessimento della pa·
nica ostruttiva». rete bronchiale è meglio dimostrabile sotto
polmone 303

e ristretta «a corona di rosario», deformata, con opa-


cizzazione zolle» del lume per il mescolamento del
MdC ai secreti in esso presenti (3° stadio).

16.3. Enfisema
Secondo le attuali vedute, l'enfisema è una condizione
anatomica caratterizzata da dilatazione degli spazi aerei
situati al di sotto del bronchiolo terminale con associata
distruzione delle loro pareti Nella forma panlobrdare i feno-
meni distruttivi interessano l'acino e il lobulo secondario
nella loro totalità riducendone in maniera proporzionata le
componenti ventilatoria e perfusoria: non si ha pertanto
desaturazione in ossigeno del sangue arterioso; nella forma
centrolobulare, dovuta alla distruzione di parenchima nella
regione dei bronchioli respiratori prossimali in seguito per lo
più a una bronchite cronica, la componente ventilatoria,
troacinosa, è interessata in misura maggiore della compo-
nente perfusoria, periferica, sì da indurre desaturazione arte-
riosa, ipercapnia e acidosi. Le due forme presentano caratte-
ri clinici diversi, definiti, come è noto, rispettivamente dai
Fig. X\Z73. Bronchite cronica avanzata. Il disegno polmonare ha termini: «soffiatori rosa» e «gonfi blul>. È logico ricercare
a1petto «sporc?)>, con. irreg?larità sfumatu.ra .contorni .vasai!, per esse quadri radio logici corrispondentemente diversi.
opacità tubulan e cuffie penbroncluah (freccm); Jl nstagno dt muco
nel contesto dei bronchi alquanto dilatati induce la comparsa di opa- In linea generale, l 'indagine radiologi ca mira a
periferiche multiple, rotondeggianti e disomogenee; l'iperinsuf- individuare la duplice componente iperinsujjlazione e
flazione è moderata; coesistono segni di ipertensione polmonare: dila- distruzione di parenchima, il che consente innanzitut-
tazione dell'arteria interlobare destra (asterisco) e prominenza del-
l'arteria polmonare sinistra (punta di freccia).
to una netta distinzione dalle forme di pura iperinsuf-

di <<manicotti peribronchiali» attorno alle


ni rotondeggianti trasparenti, di 5-6 mm di diame-
tro, dci bronchi segmentari presi d'infilata in sede
parailare;
tre. i! fascio cardiovascolare è per lo più normale, ma
nelle forme con sovrapposto enfisema compaiono
progressivamente i segni dell'ipertensione preca-
pìllare e del cuore-polmonare;
re il
l'iperinsufilazione è in genere moderata: quando
più accentuata e associata a oligoemia, può essere
ragionevolmente riferita a enfisema sovrapposto.

La broncografia, nei riguardi della quale sussiste indi-


cazione solo allorquando persista il sospetto di bronchiec-
tasie, mostra (fig. XV74):
bronchi più sottili della norma per atteggiamento fun- c
zionale spastico, o diffusamente o in determinati tratti Fig. XV.74, Aspetti broncografici della bronchite cronica. In A (l 0 -2°
del loro decorso (l o stadio); stadio) i bronchi sono diffusamente più sottili della norma per condi-
estroflessioni puntiformi lungo i margini inferiori dei zione e di calibro alquallto uniforme. In B (2° stadio), lungo
bronchi principali per la penetrazione del MdC nel col- i margini del bronco principale sinistro, marcatamente ristretto di cali-
letto dilatato delle ghiandole bronchiali e mancato pro- bro, sono bene apprezzabili le estroflessioni puntiformi dovute alla
penetrazione del MdC nel colletto dilatato delle ghiandole bronchiali;
gressivo assottigliamento dei bronchi periferici (2° sta- coesiste una certa deformazione dei bronchi più periferici. In C (3°
dio); stadio) aspetto diffuso «a corona di rosarim) con opacizzazione ((a
irregolarità della parete bronchiale che appare dilatata zolle» del lume bronchiale, soprattutto in sede periferica.
304

flazione senza distruzione di parenchima (asma bron- possono essere localizzate con precisione in rapport ·<
0
chiale, «enfisemi» compensatori). Indagine di riferi- allobulo (fig. XV77).
mento è il radiogramma toracico, eventualmente Nelle forme più progredite si sovrappongon ·
0
integrato dallo studio della escursione diaframmatica costantemente i quadri dell'ipertensione precapilf0 ,.
(v. paragrafo XV.2.1.4 e fig. XV:9), ma una diagnosi e del cuore polmonare. Sinteticamente, questa fonn e
precoce, una correlazione anatomica precisa e una con iperinsufflazionc, oligoemia e bolle crea un
valutazione quantitativa della distruzione parenchima- radiologico definito «enfisema con riduzione dei
le sono possibili solo con la TC ad alta risoluzione d1segno».
(meglio se effettuata con tecnica spiroidea e ricostru- Cenfisema centrolobulare, tipico dei fumatori
zione di immagini di proiezione di massima intensità). interessa prevalentemente i due lobi superiori
Quest'ultima tecnica è particolarmente utile in previ- può essere diffuso a tutto l'ambito polmonare). l
sione di interventi chirurgici di asportazione delle segni radiologici dell'iperinsufflazione sono per lo
bolle o di resezioni parenchimali multiple funzionali più modesti; la formazione di bolle è poco frequente.
(cosiddetta «riduzione del volume polmonare» ), Il disegno polmonare è caratteristicamente accentua-
Cenfisema panlobulare interessa prevalentemen- to, con vasi a contorni irregolari e sfumati (endoane:'::·\··;
te i due lobi inferiori (ma può essere diffuso a tutto rite obliterante e fibrosi perivasale), «sporco!dll '·'
l'ambito polmonare). I segni radiologici dell'iperin- maniera simile a quanto precedentemente descrittO· .: ;·,
sufflazione sono sempre particolarmente evidenti per la bronchite cronica (alla quale, del resto,
(fig. XV.75), con l'eccezione delle forme lievi il cui forma di enfisema spesso consegue). Sembra, però:'. /::
quadro radiologico è spesso negativo: le cupole dia- accertato che l'accentuazione del disegno sia in rap:· >·i)
frammatiche sono concave verso l 'alto, lo sterno è porto soprattutto a una dilatazione dei rami vasali (la >l
incurvato anteriormente, gli spazi i'ntercostali sono componente broncogena avrebbe minore importan. ,:
slargati e orizzontalizzati; i campi polmonari sono za). I quadri radio logici dell'ipertensione precapilfa. · ,.,
ipertrasparenti. Nei territori interessati i vasi arteriosi re e del cuore polmonare sono componenti d'obbligo.
sono ridotti di numero e di calibro e v'è evidente Sinteticamente, questa forma di enfisema, da talunl
dirottamento verso i territori indenni, il che contribui- considerata una bronchite cronica complicata da iper- ·'
sce ad accentuare l'ipertrasparenza; sono spesso tensione polmonare, crea un quadro radiologico defi ..
apprezzabili bolle multiple a contenuto puramente nito «enfisema con accentuazione del disegno».
aereo, a pareti sottili, le cui dimensioni oscillano da La scintigrafia ventilatoria e perfusoria reca
qualche centimetro a volumi enormi (fig. XV.76). Tutti importanti informazioni topografiche e quantitative
questi reperti di distruzione parenchimale sono messi sullo squilibrio ventilazione/perfusione. Cangiopneu·
· in buona evidenza dalla TC ad alta risoluzione, che mografia e la broncografia mostrano reperti caratteri··
consente di individuare precocemente le alterazioni stici, ma non intervengono, di norma, nell'usuale iter
della vascolarizzazione e le aree cisticobollose, che diagnostico.
Fig. X\:75. Enfisema panlobula·
re. Sono presenti tutti i segni del·
l'iperinsufflazione polmonarc:
ipertrasparcnza dci campi palmo·
nari con riduzione di numero e di
calibro dei vasi arteriosi; !e cupo·
le diaframmatichc (frecce) sono
abbassate (il loro tratto medio
assume rapporto con l'arco ante-
riore della VII costa) c hanno
concavità rivolta verso l'alto·, lo
sterno è incurvato in avanti; gli
spazi intercostali sono slargati in
maniera progressivamente
sccntc verso le basi; Io spazto
chiaro rctrosternale è ampliato
(freccia bidirezionale),
pure lo spazio chiaro rctrocardta·
co; l'ombra cardiaca è piccola,
mediana, (<a goccim>.
305

L: enfisema paracicatriziale o irregolare, costantemente


as-sociato a zone di fibrosi (quindi correlato a una flogosi), è
limitato nell'estensione e clinicamente privo di q:mseguenze.
1
L'e1,{isema unilaterale o lobare (sindrome di Swyer-Ja-
lore mes) è da considerare una forma di enfisema panlobulare ca-
ratteristicamente estesa a tutto un polmone, o a parte di es-
so, o simultaneamente a singoli lobi dei due polmoni. Alla
sua base risiederebbe una pregressa flogosi (virale?) in gra-
do di indurre una bronchiolite obliterante con conseguente
dilatazione e distruzione degli spazi aerei periferici e bron-
chiectasie. Nella forma unilaterale (fig. XV78), il polmone
interessato è caratteristicamente più trasparente del contro-
laterale sia per l'aumento del contenuto aereo (nel radio-
gramma espiratorio si avrà dimostrazione dell'intrappola-
mento di aria), sia per la riduzione della componente vasale.
L: ilo è piccolo, ma la sua presenza consente di escludere l'a-
genesia prossimale dell'arteria polmonare (possibile causa
di polmone ipcrtrasparente unilaterale). Negli atti espiratori
il mediastino si sposta verso il lato sano; il diaframma ha
escursioni asimmetriche dai due lati (ridotte dal lato interes-
sato). La broncografia potrà dimostrare la presenza di bron-
chi dilatati terminanti 1<3 eu\ di sacco» come caratteristico
della bronchiolite obliterante. L'angiopneumografia inter-
viene solo in caso di persistente dubbio differenziativo dal-
fig. XV.76. Enfisema bolloso. Ai segni precedentemente dcscrilli del-
l'ipcr'mflazionc polmonarc si assoc1a ht presenza di vistose bolle le J'agenesia de!!' arteria polmonare, dalla sindrome del pol-
cui pareti sono indicate dalle frecce curve. L'ipertrasparenza oligoe- mone ipogenctico e dalla malattia trombocmbolica, nelle qua-
mita è particolarmente marcata alla base sinistra (asterisco). Bene li affezioni, peraltro, non v'è intrappolamento d'aria c quin-
apprezzabile il dirottamento verso il lobo superiGre. Coesistono i di iperinsuffiazione.
segni del cuore polmonare.

I: enfisema parasettale interessa selettivamente dotti e 17. Malattia bronchiectasica


ltive sacchi alveolari nella porzione più periferica dello buio, in
tleu- zone adiacenti alla pleura o lungo i setti int-erlobulari, e dà Con questo termine si definisce una situazione irrever-
teri- · frequentemente adito alla formazione di bolle (tanto da sibile di dilatazione cilindrica, varicosa o saccifonne, quasi
farlo ritenere punto di partenza della malattia bollosa del sempre circoscritta, dei bronchi periferici e dei bronchioli.
iter
polmone). È clinicamente il più delle volte silente, a meno Le forme congenite, a estensione sopralobare (nei casi più
çhc non si manifesti un pneumotorace. gravi anche generalizzate), hanno alla loro base difetti di
bula· formazione de!le strutture di sostegno dei bronchi, anoma-
i del· lie della secrezione e dell'attività ciliare (ad esempio, nella
narc:
,Jmo· fibrosi cistica), deficienze immunoglobuliniche, cui conse-
Jedi guono polmoniti ripetute. Le forme acquisite, a estensione
:upo· sublobare, sono spesso in chiaro rapporto di susseguenza a
sono polmoniti batteriche atelettasiformi che inducono distru-
1cdio zione e dilatazione della parete bronchiale; nelle forme più
ante- lievi sono reversibili, ma anche le forme più gravi, dopo
anno
o: lo l'avvento della terapia antibiotica, necessitano sempre più
i; gli raramente di intervento chirurgico. Bronchiectasie secon-
ati in darie sono spesso associate al cosiddetto «impacco mucoi-
cre- de» dell'aspergillosi broncopolmonare allergica, a ostru-
Jazio
Jliato
zioni croniche (soprattutto neoplastiche), a infezioni tuber-
:ome Fig. XV.77. TC ad alta risoluzione del torace in un quadw di enfise-
colari, a inalazione di sostanze tossiche. La malattia bron-
rdia· ma bol!osn. Si osservi la rarefazione bilaterale del disegno vasale con- chieetasica insorge per lo più nella prima infanzia e ha una
cola, s.eguentc nllo sviluppo di formazioni bollose multiple, a distribuzione certa predilezione per i due lobi inferiori, meno comune-
11 Picamentc lobulare, più voluminose posteriormente. mente per il lobo medio e la lingula.
_________________________________________________________________c__

Fig. XV.7fl. d_i


mes. Nel radtogranuna mspirato .
è ben visibile la marcata ipen;:o
sparcnza del polmone sini:
stra con ndtlZlOne dd disegno l" •
sale; il mediaslino è dislocato P:
l'aumento del contenuto aen:o'pol:
monare, verso il lato sano.l! radio.
gramma espiratorio document
'" ((l'intrappolamento)) d'aria. a

L'indagine radiologi ca (radiogramma toracico re che consegue alle associate manifestazioni ateletta-
redato da TC ad alta risoluzione e, più raramente, da siche periferiche); aree cistiche di 1-2 cm di diametro
broncografia) mira a: dimostrare la presenza di spesso contenenti livelli idroaerei, corrispondenti a
chiectasie; caratterizzare il tipo morfologico della defor- chi dilatati e deformati, sono meglio individuabili to-
mazione bronchiale; definire l'entità della distruzione mograficamente; qua e là sono apprezzabili aspetti <w
parenchimale. Il radiogramma toracico può consen- favo d'api» (da riferire a fibrosi interstiziale associa-
tire sospetti fondati (fig. XV79): il disegno polmonare ta); v'è iperinsuj]l.azione compensatoria dei tratti ri-
è accentuato per il sovrapporsi di una componente bron- sparmiati del polmone. La TC ad alta risoluzione, fon-
cogena tubulare a contorni poco definiti (per la pre- damentale per la conferma diagnostica nei casi non con-
senza di secreto e la fibrosi peri bronchiale) e alquanto clamati, per l'individuazione di bronchiectasie iniziali
affastellato (per la diminuzione del volume polmona- e per il bilancio di estensione di queste lesioni, dimo-
stra direttamente la dilatazione diffusa o}Oca/e del bron-
co (che presenta calibro superiore al ramo arterioso poi-
menare adiacente), l'ispessimento della parete, la pre-
senza di secreto o tappi di muco, l'insorgenza di com-
plicanze (atelettasie periferiche, ascessi, fibrosi). La
broncografia (da effettuare dopo accurato drenaggio
pastura le del secreto, sotto protezione antibiotica, e
sempre in tempi separati dai due lati) consente una de-
finizione morfologica precisa delle bronchiectasie (fig.

Fig. XV.79. Malattia bronchicctasica. Il disegno polmonare è intensa-


mente «sporcml e {<affastellato)) (particolarmente al!e basi) per il
sovrapporsi di una componente broncogena a contorni poco definiti e
per la diminuizionc distrettuale del volume polmo1tare (alla base di Fig. X\Z80. Malattia bronchiectasica congenita. Nel broncogramma,
sinistra sono visibili strie atelettasiche). I tratti di polmone risparmia- lungo i rami bronchiali destinati al lobo inferiore sono ben apprezza-
ti (in particolare il lobo superiore sinistro) sono iperinsuillali bili bronchiectasie saccifonni piò marcate verso la periferia.
polmone 307

xv.so): nelle bronchiectasie cilindriche i bronchi so- chima residuo (a differenza di quanto avviene nelle
ouniformemente dilatati) a delìmita:zione netta) affa- bolle enfisematose) è peraltro del tutto indenne.
con terminazione brusca; nelle bronchiectasie Comunicano con l'albero bronchiale, il che rende
i bronchi interessati, per l'alternarsi di dilata- conto della possibile presenza di livelli idroaerei: la
e restringimenti) assumono un grossolano aspet- comunicazione è comunque talmente piccola da non
Orio to ((a corona di rosario», «a gavoccioli varicosi», e ter- consentirvi la penetrazione di MdC in corso di bron-
·tra. minano <la bulbo»; nelle bronchiectasie sacciformi, o cografia. Il bronco periferico che raggiunge il contor-
lini-
l l'o-
cistiche, più frequentemente congenite, i bronchi sono no della cisti termina per lo più con qualche aspetto
·Ptr dilatati 1<a palloncino» e in maniera tanto più marcata malformativo (in genere bruscamente senza il norma-
po]. quanto più ci si approssima alla periferia. L'opacizza- le progressivo restringimento). Le rare cisti congenite
dio- che raggiungono dimensioni giganti e assumono con-
enta
zione bronchiale è in ogni caso irregolare per la pre-
senza di secreto ed essudato infiammatorio e talora as- tatto con la parete toracica e il mediastino hanno con-
sente nei tratti di parenchima situati al di sotto di bron- torni non completamente individuabili; il loro angolo
chi ostruiti da tappi di muco. di -raccordo parietale è acuto (a differenza del pneu-
tta- motorace, con il quale possono essere confuse, nel
tro, Sindrome di Kartagener. Consiste nel! 'associazione di quale l'angolo di raccordo della linea di collasso con
·on- bronchiecrasie, sinusite e destrocardia (complicata talora la parete è ottuso); i bronchi sono spostati e affastella-
to- {la cardiopatie congenite più complesse). ti, ma non raccorciati data l'assenza di collasso con-
i<w centrico del polmone (a differenza di quanto avviene
:i a- nel pneumotorace).
i rì- 18. Pneumopatie cistiche Cisti acquisite. Derivano, come sopra detto, da
bn- cavità infiammatorie (soprattutto postbroncopneumo-
·on- Sotto questa dizione si raccolgono tutte le situazioni nitiche stafilococciche, ma anche tubercolari e asces-
:iali nelle quali sono riscontrabili, in uno o entrambi i polmoni, suali) che si sono deterse e hanno assunto vera indivi-
no- singole o multiple formazioni similcistiche ripiene di aria o dualità cistica, talora addirittura rivestendosi di un
un- di aria e liquido, fino al quadro estremo del polmone
epitelio broncogeno. Talora hanno origine post-trau-
Joi- micropolicistico bilaterale disontogenetico. Queste forma-
zioni possono essere: matica. Se il processo di guarigione <(cistizzante» è
Jre- completo, l 'immagine radiografica che ne residua è
l m-
. cisti congenite, o broncogeniche: hanno parete continua
internamente rivestita da epitelio respiratorio; praticamente indifferenziabile da quella delle cisti
La congenite.
cisti acquisite: si formano per detersione ed epitelizza-
:gio zione di caverne tubercolari o cavità ascessuali {pneu- Bolle. Secondo Rei d se ne distinguono 3 tipi:
a, e matoceli);
de- bolle: si formano a seguito della distruzione di paren- tipo 1: sono per lo più singole, con localizzazione
fig. chima (il polmone restante è normale G enfisematoso); subpleurica o paracicatriziale, prevalenti all'api-
vescicole, o blebs secondo il termine anglosassone lar- ce; possono assumere dimensioni giganti con
gamente diffuso: sono formazioni bollose, causa fre- compressione del parenchima circostante e spo-
quente di pneumotorace spontaneo, che si sviluppano .stamento contro laterale del mediastino. È
nel contesto della pleura viscerale e assumono l'aspet- zata una relazione patogenetica con l'enfisema
to di formazioni ipertrasparenti a parete sottile. parasettale.
Cisti congenite. Sono per lo più cisti broncogeni-
che a sviluppo intraparenchimale (lo sviluppo intra-
medìastinico è però più frequente). Hanno una parete
ben definita, internamente rivestita da epitelio bron-
chiale) contenente elementi muscolari, cartilaginei,
ghiandolari. Sono il più delle volte uniche. Si
!ano sotto forma di immagini rotondeggianti di iper-
Fig. XV.81. Cisti broncogena.
lrasparenza «vitrea», con cercine completo, sottile, La formazione cistica, unica,
netto e regolare (se non sono sopravvenute compli- intraparenchima!e, ha pareti
canze infiammatorie), di dimensioni per lo più con cercine completo, sottile,
l'ordine di qualche centimetro (f1g. XV.8l). Il paren- netto e regolare (triangoli).
308 Capitolo xv

tipo 2: contengono vasi e tralci di parenchima


distrutto in probabile rapporto all'accentuazione
«focale» di un enfisema generalizzato; si, localiz-
zano per lo più nelle porzioni anteriori 'dei lobi
superiore e medio e sulla superficie diaframmati-
ca; vanno frequentemente incontro a rottura con
conseguente pneumotorace.
tipo 3: sono simili a quelle di tipo 2, con le quali
hanno in comune l 'origine enfisematosa, ma han-
Fig. XV.83, Bolle
no localizzazione profonda nel parenchima. polmonari. TC ad al-
Si presentano come aree rotondegfiianti o.ovalari, ta risoluzione. Sono
ben evidenziate le nu-
ipertrasparenti, avascolari, a parete sottile «capilla- merose piccole
re>> (fìg. XV82). La TC rende possibile l'analisi di rotondcggianti aden-
bolle identificate nel radiogramma toraci co e ne rive- sità aerea, profonde c
sttbpleurichc. Coesi-
la altre. La TC ad alta risoluzione, in particolare, è in ,. stc ispessimcnto plcu-
grado di individuare le più piccole areole bollose nel "'- ·;A rìco d1ffuso.
contesto dei lobuli secondari e consente quindi un parenchima interposto va incontro a fenomeni di ate-
accurato bilancio di estensione (fig. XV.83). lettasia e flogosi. Il radiogramma toracico (fig.
Polmone policistico. Costituisce la forma più evo- XV.84) e la TC mostrano, nella forma più tipica, un
·Juta di pneumopatia cistica. È affezione malformativa classico_ aspetto di ipertrasparenze rotondeggianti
congenita nella quale, di norma bilateralmente e in sovrapposte come tanti «cerchi multipli interferenti>>
maniera più o meno diffusa, il parenchima polmonare (secondo una felice dizione di A. Vallebona). La coe-
è sostituito da formazioni cistiche di piccole ·dimen- sistenza di opacità da consolidamento e atelettasiche
sioni (verosimilmente cisti bronchiologeniche), stret- a carico del parenchima interposto ne consente una
tamente addossate le une alle altre, fra le quali il facile differenziazione dalle cisti congenite multiple
(più difficile quella dal polmone «a nido d'ape» delle
interstiziopatie avanzate). La broncografia mostra la
penetrazione del MdC in arce di dilatazione cistica
bronchiolare; la normale ramificazione dell'albero
bronchiale è marcatamente alterata, con chiara evi-
denza di un accorciamento (fig. XV.85).

Fig. XV.82. Bolle polmonuri. TC ·ad alta risoluzione. In A sono


apprezzabili alcune fonnazionì bollosc dì piccole e medie dimensioni Fig. XV.84. Polmone policistico. Nel radiogmmma toracico sono evi-
(punte di freccia), periferiche, subpleurichc, riproducenti il quadro denti impressive immagini di ipcrtraspnrcnze rotondeggianti circon·
classico anatomopatologico dell'enfisema parasettale. In B alcune date da cercine radiopaco (punte di freccia), inducenti nel compless.o
bolle di voluminose dimensioni, del tipo 2 di Reid, solcatc da tralci di un aspetto ((a cercini multipli interferenti)). Qualche stria distclcttasJ-
parenchima residuo, occupano pressoché totalmente i campi apicali. ca (freccia) è apprezzabile nel parenchima interposto.
309

t9. Pneumoconiosi di silicio e l'asbesto. Il ferro, lo stagno, il bario, l'an-


timonio e le terre rare (soprattutto il cerio), pur non in-
Questa dizione si applica a un insieme di affezioni ducendo fibrosi, inducono «direttamente», nel radio-
provocate dalla di polveri ca- gramma, la comparsa di opacità micronodulari, essen-
paci di accumularsi nel polmone comportandosi come do tutte polveri dotate di sufficiente radiopacità. Alcu-
materiale inerte (pneumoconiosi non evolutive) o in- ne polveri inorganiche (ad esempio il berillio e il
ducendo una reazione fibrogenica {pnewnoconiosi evo- ganese), in maniera simile a quanto avviene per molte
lutive). L'una e l'altra proprietà sono criticamente di- polveri organiche, a cagione della loro solubilità, in-
pendenti dalla natura chimica della polvere, dalle di- ducono vere e proprie «polmoniti chimiche», le quali
mensioni e dalla forma delle sue particelle, dalla con- risolvono lasciando spesso quale sequela un certo gra-
centrazione nell'aria inspirata, dalla durata dell'espo- do di fibrosi e di enfisema. Si consideri legge assolu-
sizione; la fibrogenicità è fortemente influenzata an- ta che, poiché la fibrosi è del tutto aspecifica, solo il
che dalla suscettibilità individuale e consiste rilievo anamnestico della pregressa esposizione pro-
fondamentalmente in una produzione di connettivo fessionale a determinate polveri può guidare verso l a
«collagene>ì (nelle forme più gravi), di connettivo «non corretta diagnosi.
collagene» (nelle forme meno gravi). L'indagine ra-
diologica è preziosa nel loro studio in quanto consen- Data la buona correlazione esistente per molte pncu-
te- moconiosi tra quadro radiologico e rilievi funzionali e ana-
ig. te di evidenziare e obicttivare i tre eventi che possono
conseguirne: !a fibrosi polmonare, I' enfisema ostrutti- tomopatologici, ha molta importanza una codificazione
un oggettiva di tali rilievi. Nella classificazione proposta
nti vo, lafibrosi p!eurica. dali 'International Labour Office ( 1981 ), si tiene conto, eti-
ti>> A titolo introduttivo sarà opportuno considerare al- chettandole con lettere o con numeri, di alcune entità:
JC·
cune regole generali di questo vasto insieme di affe- dimensioni (puntiformi, micronodulari, macronodulari),
'he zioni (solo alcune delle quali meritevoli di considera- sede ed entità della diffusione polmonare delle piccole
ma zione a livello non specialistico). Le polveri dotate di opacità (fino a 10 mm di diametro) rotondeggianti o irre-
J!e maggior effetto fibrosante polmonare sono il biossido golari; dimensioni sotto- o sopralobari e definizione dei
margini delle grandi opacità; eventuale presenza di ispes-
Ile
simenti pleurici; eventuale sfumatura dei margini del dia-
la
framma; eventuale sfimwtura del profilo cardiaco; even-
ica tuali calcificazioni pleuriche. Questa classificazione, basa-
ta su un semplice radiogramma standard del torace, è
vi- comandabile anche nel contesto clinico in quanto consente
un preciso controllo evolutivo anche in caso di etichetta-
mento da parte di osservatori diversi. Una valutazione più
dettagliata nonché una diagnosi precoce può essere effet-
tuata con TC ad alta risoluzione.

Silicosi. È causata dall'inalazione di polvere di si-


lice cristallina (biossido di silicio). Sono esposti ari-
schio gli addetti allo scavo di pozzi e gallerie, alcuni
voratori dell'industria del cemento, vetro e affini, gli
operai delle fonderie e altri. La lesione
logica di base è il nodulo silicotico. Nella fase iniziale
i rilievi radiologici sono del tutto aspecifici. Nella fase
conclamata (fig. XV.86), osservabile in genere dopo
circa 10-20 anni di esposizione alla polvere, compaio-
no opacità multiple nodulari, a margini netti, di 1-2 mm
di diametro, sparse qua e là nei campi polmonari (ma
,. Fig. XV.as. Polmone policistico. La broncografia dimostra la pene-
tlel mezzo di contrasto nel contesto della grossa cisti bron-
con un certo risparmio delle basi, ove viceversa sono
sso sempre apprezzabili manifestazioni enfisematose); i
thtalc in rapporto con il ramo anteriore lobarc superiore sinistro.
asi-
l:albero bronchiale è nel complesso accorciato. Numerose immagini linfonodi ilari sono ingranditi e spesso
dJ Clsti (Ùntcrferenlh> si proiettano sull'ombra cardiaca. camente calcificati «a guscio d'uovo». In fase avanza-

.l
310

ta (fig. XV.87) si osserva un progressivo aumento


mensionale delle opacità nodulari che tendono a
glomerarsiì> in masse grossolane che con gli anni
no incontro a migrazione ilipeta lasciandosi dietro un
enfisema mantellare. Le masse conglomerate presen-
tano contorni irregolari di aspetto sirniltumorale epos-
sono cavitarsi o per fenomeni di autolisi o per il so-
vrapporsi di infezione tubercolare o da piogeni.
Pneumoconiosi dei lavoratori del carbone (antra-
cosilicosi). L'esposizione simultanea alla silice e alla
polvere di carbone induce quadri simili a quelli della
silicosi, ma i noduli sono meno omogenei e i margini
più sfumati (anche per il sovrapporsi di una compo-
nente reticolare). Anche nell'antracosilicosi i noduli Fig. XV.87. Silicosi conglomerata. Soprattutto in sede lo bare superio-
possono conglomerarsi in masse voluminose. re sono apprezzabili «massel> grossolane, a contorni irregolari d
aspetto similtumorale, risultanti dalla progressiva
di noduli silicotici di dimensiom più piccole. Linfonodi calcificati a
Sindrome di Caplan. Si definisce con questo termine la guscio sono visibili in ambedue gli ili.
comparsa, nei pazienti affetti da antracosilicosi o da silicosi
pura, in occasione di un attacco acuto di artrite reumatoide,
tuiti da silicati di magnesio, calcio, sodio e feno, a strut-
di noduli polmonari multipli, rotondeggianti, periferici, a
margini netti, di qualche centimetro di diametro, a rapido tura fibrosa e ad elevata resistenza alle alte temperatu-
sviluppo, passibili di cavitazione. Questi <moduli reumatoidi re e a numerosi agenti chimici. Caratteristica peculiare
necrobiotici» possono essere agevolmente distinti, su base dell'asbesto è l'induzione di danno sia sul parenchima
semeiologica radiologica, dai silicomi della silicosi in via di che sulla pleura. Nella fase iniziale è apprezzabile pres-
conglomerazione. soché esclusivamente un aspetto «a vetro smerigliato>>,
più evidente nei campi polmonari inferiori, espressivo
Asbestosi. «Asbesto>r, come è noto, è termine ge- di un ispessimento del piccolo interstizio. Nella fase
nerico di riferimento per un insieme di minerali costi- conclamata compare una reticolazione più marcata che
tende a sfumare i margini cardiaci; simultaneamente
sono apprezzabili gli ispessimenti pleurici sotto forma
di placche lineari, bilaterali, diaframmatiche e margi-
nocostali. Nelle fasi avanzate (fig. X\1.88) la reti cola-
zione diviene più grossolana e si estende a tutto l'am-
bito polmonare; gli ispessimenti pleurici vanno fre-
quentemente incontro a calcificazione (caratteristica-
mente disposta lungo la cupola diaframmatica e il con-
torno esterno del mediastino). L: incidenza del carcino-
ma broncogeno, del carcinoma bronchioloalveolare e
soprattutto del mesotelioma pleurico è particolarmen-
te elevata nei pazienti affetti da asbestosi. È inoltre fre-
quente il riscontro di formazioni nodulari periferiche
secondmie a un ispessimento pleurico costituite da pa-
renchima collassato (atelettasia rotonda). Le manife-
stazioni pleuriche (versamento, ispessimento diffuso,
placche fibroialine) possono presentarsi del tutto indi-
pendentemente da quelle parenchimali a seguito di espo-
sizione a basse dosi prolungata nel tempo. Del tutto re-
centemente è stata notata la comparsa di manifestazio·
Fig. XV.86. Silicosi conclamata. Su tutto )'ambito polmonare, bilate- ni asbestosiche in soggetti non esposti per motivi pro-
ralmente, sono appt·ezzabili piccole opacità nodulari interstiziali
(alcune delle quali calcifiche). llinfonodi ilari (frecce) e paratrachea- fessionali ma solamente dimoranti in vicinanza di zo-
li sono calcificati «a guscio». Coesiste iperinflazione polmonare. ne industriali nelle quali si lavora tale minerale.
311

Fig. XV.88. Asbestosi. L'esame


standard in proiezione sagittalc (A)
e laterale (B) evidenzia molteplici
placche di ispcssimento pleurico
(frecce); coesiste grossolana reti-
colazione interstiziale, più marcata
a destra ove il volume polmonarc i:
alquanto ridotto; i margini cardiaci
sono sflllnati; la cupola diafram-
matici sinistra è calcificata (asteri-
sco).

Talcosi. È una silicatosi piuttosto rara, simile nelle lari, a margini sfitmati, prevalentemente basali e sub-
sue manifestazioni all'asbestosi (dalla quale si pleuriche, con una certa tendenza alla confluenza.
Il-
una minore tendenza a indurre fibrosi pleu- Questo quadro alveolitico può regredire del tutto a
Il-
dopo esposizione di lunga durata ad alte sospensione avvenuta dell'esposizione e ripresentarsi,
re
conc,ntrazioni di silicato di magnesio. con carattere accessionale, ogni qual volta riprenda
aa
:s- Berilliosi. L'esposizione prolungat'd a polveri di l'esposizione. Nei periodi intercritici, così come nelle
1)),
silicato di berillio e alluminio dà luogo alla forma cro- forme subacute a esordio insidioso (che sono poi le
vo !1ica (il cui quadro fondamentalmente non è differen- più frequenti), si osserva un quadro interstiziale reti-
se ziabile da quello della silicosi); l'esposizione massiva colo-micronodulare e quindi si manifesta il quadro
he alla polvere di berillio, in fase di raffinazione del del polmone «a favo d'api>), espressione di una fibro-
tte
metallo, dà luogo alla forma acuta (il cui quadro di si terminale prevalente nei lobi superiori, con fre-
na ((polmonite chimica» con opacità alveolari diffuse e quente evoluzione verso l'ipertensione precapillare e
;i- tendenti alla confluenza non ha alcunché di specifi- il cuore polmonare.
a- co).
n- Siderosi. Consegue a esposizione prolungata a Le forme meglio definite interessano·. gli agricoltori
·e- polveri di ematite. È frequente nei lavoratori che (polveri di avena e grano); gli allevatori di uccelli; i lavo-
:a- usano saldatori ad arco voltaico. Il quadro radiologi- ratori della canna da zucchero (polvere di bagassa, mate-
riale fibroso che residua dalla macerazione della canna da
•n- co è caratterizzato dalla presenza di opacità microno-
zucchero); gli scortecciatori di acero; i lavomtori del
o- dulari diffuse (verosimilmente generate «direttamen- malto; i lavoratori del sughero; gli annusatori di estratti
te)) dal ferro tenuemente radi opaco che ingorga i vasi
"·n- linfatici); non si ha) di norma) sovrapposizione di
ipofisari; soggetti sensibili a batteri e mieeti presenti nei
condizionatori d'aria.
·e- manifestazioni fibrotiche ed enfisematose. Questi
he reperti possono regredire dopo sospensione dell'e-
la- sposizione. 21. Polmoniti chimiche da gas tossici
re-
;o, L'inalazione di gas tossici induce di norma una
ii- 20. Alveoliti allergiche estrinseche risposta acuta alquanto monomorfa del polmone
IO-
(essudazione, anche emorragica, endoalveolare;
re- L'inalazione occasionalmente massiva, spesso per edema; formazione di membrane ialine) traducentesi
to- motivi professionali, di alcuni tipi di polveri organi- radiologicamente in un quadro similedematoso carat-
·o- che dotate di potere antigenico, può indurre la com- teristicamente più esteso nel-le parti periferiche del
:o- parsa di reazioni polmonari allergiche a carattere polmone (a differenza dj quanto avviene per l'edema
acuto essudativo, costituite da opacità multiple cardiogeno). Questo quadro è in genere reversibile,
:;"?!"D
>:'111§
312 Capifo/o,\,11 ....:!';
;::,?,!,
i'. ;

ma possono residuarne fibrosi polmonare ed enfise- Le fratture costali e stemali sono .considerate ne]
ma. XII.12: l. Allorquando l polmonare, a
seguito d1lacerazwne della pleura vtscerale e parieta.
Le forme più note e di maggiore interesse pratico sono: le (spesso quale conseguenza di fratture costali), ditfon.
la malattia dei riempi tori di silos (che inalano os·sido nitro- de nei tessuti molli esterni allo scheletro toracico nel
so), la quale, caratteristicamente, a regressione avvenuta cavo ascellare e nel collo, si ha un enfisema
della fase acuta, recidiva per motivi ignoti dopo alcune set- taneo (v. fig. XXXVI.3): sul radiogramma toracico
timane assumendo simultaneamente un aspetto iniliarifor-
me; l'avvelenamento da ossido di carbonio, nel quale è in
si osserveranno chiazze e strie ipertrasparenti (spesso
genere presente un aspetto «a vetro smerigliato>l periferico ricalcanti l'orientamento dei fasci muscolari) irrego.
da edema interstizialc: se questo si estende verso l'ilo e si larmente distribuite nel contesto dell'opacità tenue e
complica con edema alveolare, la prognosi peggiora (ìn omogenea delle parti molli toraci che. Se si lacera 50•
questi casi il cuore è ingrandito); l'intossicazione da ossi- lo la pleura viscerale, l'aria penetra nel cavo pleurico
geno, temi bile complicazione dei casi di respirazione mec- inducendo il quadro del pneumotorace con collasso
canica prolungata di 0 2 puro: il suo quadro è quello di più o meno massivo del polmone (v. fig. XV.24). Al
vistose opacità alveolari similedematose rapidamente con- pneumotorace post-traumatico si associa spesso l111 ver.
fluenti, a distribuzione periferica; la regressione è sponta- samento pleurico emorragico, il quale peraltro può
nea dopo ripristino della respirazione normale. comparire in assenza di pneumotorace.
La lacerazione traclteobronchiale, peraltro rara
può determinare pneumotorace, enfisema interstizia:
22. Pneumopatia postirradiatoria le, mediastinico e sottocutanco. In presenza di lacera-
zione bronchiale completa, il parenchima di cui il
È l'esempio più comune di pneumopatia flogisti- bronco è tributario diviene atelettasico (quindi radio-
ca da agenti fisici. Insorge con grande frequenza dopo pace!) e si disloca di solito in posizioni innaturali nel-
radioterapia con criterio radicale di tumori :Polmonari l'ambito dell'emitorace, anziché all'ilo come avviene
e mammari, con probabilità tanto maggiore quanto per le atelettasie da altra causa. L'occlusione della
maggiori· sono il volume di polmone irradiato e la trachea o di un bronco principale da parte di corpi
dose totale erogata, quanto più concentrata nel tempo estranei determina atelettasia se completa, iperinsuf..
è quest'ultima. In linea generale possono distinguersi flazione polmonare se incompleta con meccanismo a
due fasi: nella fase acuta, che insorge da poche setti- valvola espiratoria.
mane a qualche mese dopo il termine del trattamento, Nel parenchima polmonare possono verificarsi, a
v'è un quadro aspecifico di opacità alveolari (edema, seguito del trauma, la contusione o la lacerazione. La
essudazione, formazione di membrane ialine) sempre contusione (fig. XV.89) è determinata da un infarci·
accompagnate da riduzione marcata del volume pol- mento emorragico del polmone: radiologicamente si
monare (atelettasia adesiva da carenza di surfactant!) osservano opacità diffuse, disomogenee, a margini
e topograficamente limitate al volume irradiato (v. sfumati, a distribuzione irregolare. La lacerazione è
ftg. XV:27C). Questo quadro può regredire completa- invece un fenomeno focale: se l'area dove il paren·
mente, ma in genere esita in un aspetto reticolare su chima è lacerato si riempie di sangue, si forma un
base fibrotica più o meno evidente (fase cronica). ematoma polmonare post-traumatico (inteso nel
senso di una raccolta di sangue intraparenchimale cir·
coscritta e a tendenza coagulativa rapida), che può
23. Patologia post-traumatica toracica essere osservato dopo traumi penetranti o non (fig.
XV:90): il suo aspetto radiologico è di
Ha assunto importanza rilevante parallelamente al densa, rotondeggìante od ovai are, a margini netti, d1
diffondersi della motorizzazione civile. A scopo dimensioni difficilmente superiori agli 8-10 cm;
didattico è opportuno distinguere (anche se nella pra- suo contesto possono osservarsi arce ipertrasparentl
tica sono frequenti le associazioni): dovute o a parziale eliminazione del contenuto emati·
lesioni della parete toraci ca e della pleura; co a seguito di emottisi, o a piccole bolle di enfisem.a
lesioni tracheobronchiali; da stenosi bronchiolare. Questo aspetto di «massa» Jl
lesioni parenchimali polmonari; più delle volte compare dopo giorni o settimane
lesioni del cuore e dei grossi vasi l'evento traumatico quando regrediscono le opac1ta
313

Fig. XV.91. Emorragia


mcdiastinica post-trau·
matica (rottura istmica
dell'aorta). Si eviden-
zia: slargamcnto delme-
diastino più evidente a
sinistra (frecce lunghe)
con cancellazione degli
archi cardiaci superiore
e medio; ispcssimcnto
bilaterale «a cuffia» del-
la pleura apicale (frec-
ce curve), espressivo
dell'estensione dell'e-
rico Fig.XV.S9. Contusione Mult.iplc op.aci_tàdiffuse, a matoma mcdiastinico
lSso ni sfumati, m parte nc_I ca_mpi (m forma p1u evi- agli apici cxtrapleurici;
dente a destra). Non cnten semc_tologJcl che la dislocazione verso il
.Al dalle lesmm mf1ammatone: fondamentale e J! dato basso del bronco prin·
ver. anamnestico di un recente trauma della strada con impatto della pare- cipalc di sinistra (frec-
può te wracica anteriore sul volante dell'automobile! ce corte).

alveolari di tipo contusivo. fermato dalla TC, la quale dimostra la so.ffusione


ara, Un trauma toracico può indurre anche lesioni emorragica del grasso mediastinico e, se eseguita con
zia- pedcardiche (radiologicamente si osserva l'ingrandi- tecnica spiro idea e ricostruzioni multiplanari, eviden-
era- mento dell'aia cardiaca), lesioni miocardiche (per le zia direttamente la lesione aortica nella maggior parte
ti il quali non v'è corrispettivo radiologico), lesioni dei dei casi. C aortografia può escludere o affermare l'o-
iio-
grossi vasi (specie quelle sostenute dall'evenienza più rigine aortica dell'emorragia dimostrando la compar-
llel- temibile, la lacerazione aortica). sa di uno pscudoaneurisma.
ene Segni evocativi di emorragia mediastinica sono
ella
(fig. XV91): l 'aumento delle dimensioni del media-
1rpi
suf- .
stino, in particolare delle linee paratracheale, paraver- 24. Il torace postoperatorio
tcbrali e paraaortica; l'ispessimento della cuffia pleu-
IO a
rica apicale e la comparsa di versamento; la disloca- È prassi abitudinaria controllare con radiogrammi
zione del bronco principale 'di sinistra verso il basso, toraci ci seriati (nei primi giorni anche con cadenza bi-
oi, a
della trachea c dell'esofago (sondino esofageo'.) verso quotidiana!) il decorso postoperatorio dopo interven-
. La
rei- destra; l'irregolarità del profilo aortico (pseudoaneu- ti chirurgici toracici ed.extratoracici. I rilievi possibi-
risma\). Il sospetto di ingrandimento mediastinico li sono molteplici. Dopo interventi chirurgici toraci-
e si
formulato sul radiogramma toracico può essere con- ci alcuni di questi possono considerarsi del tutto d'ob-
IC è
bligo nel contesto di un «normale» decorso postope-
·en· ratorio, sono transitori e non creano problema clinico,
un a meno che la loro entità non sia sproporzionata rispetto
nel a quanto usuale: ad esempio, l'enfisema sottocutaneo,
cir- I'ipomobilità c la risalita diaframmatico, le linee di
può atelettasia lamella re basale, il versamento pleurico.
fig. Altri rilievi, condizionati dalle caratteristiche del! 'in-
cità Fig. XV.90. Ematoma polmo-
tervento, meritano attenzione per la possibile evoluti"
nare posi-traumatico. Tomo- vità, e ne verrà pertanto sottolineata l'esigenza di con-
'di
nel gramma frontale de!l'emito- trollo a breve scadenza: ad esempio, gli ematomi in-
race dcstm passante in prossi- trapolmonari, gli idro toraci e i pneumotoraci signifi-
ti mità degli archi costali poste-
ati· riori. Opacità poligonale, a cativi, lo slargamento mediastinico. Altri rilievi, infi-
:ma margini netti e regolari, conti· ne, sono inattesi e doverosamente il radiologo ne darà
gua all'estremità di una costa segnalazione urgente al chirurgo preposto: ad esem-
»il fratturata (freccia) che ha dc-
lal· terminato la lacerazione poi- pio, !a posizione non corretta di un tubo endotrachea-
dtà menare. le o di drenaggio, l'atelettasia acuta, il pneumotorace
314

massivo, la consolidazione parenchimale. quello asportato (l'ostacolo più comune, in proposit '
Date le caratteristiche attuali degli interventi è l'atelettasia da tappi di muco, sulla quale è
rurgici sul torace (la toracoplastica, il pneumotorace le intervenire positivamente se segnalata con prontè "?
extrapleurico e la frenicoexeresi sono ricordi del pas- za). Possibile complicazione è l'ematoma intrapolmz_. :;
sato), sarà opportuno considerare, a titolo orientativo, nare. J1: d!stanza d.i tempo, gli unici. esiti ·.
le seguenti regole, onde evitare la duplice spiacevole Ii diverso onentamento. delle scrssurali; i!
evenienza di «sovrarefertazioneì> e di «sottoreferta- dtvancamento delle grosse d1ramazwm vasali; talor
zione»: aderenze pleuriche circoscritte. a
Dopo resezioni segmentarie e atipiche, il radio.
enfisema sottocutaneo è presente di norma, dopo tora- granuna toracico a distanza è per lo più del tutto nor-
cotomia, per 2 o 3 giorni (questo tempo è il minimo male.
necessario per il riassorbimento spontaneo dell'aria): Nel! 'immediato periodo postoperatorio dopo in-
l'entità eccessiva e la persistenza oltre questi tempi terventi chirurgici addominali sono rilievi di comurie
indurranno a verificare la possibilità di un "riforni-
osservazione: una certa risalita e ipomobilità degli emi-
mento'' in atto (ad esempio da un pneumotorace);
diaframmi, la presenza di linee atelettasiche basali, un
se la toracotomia è praticata previa costotomia, si
osserverà l'assenza completa oparziale di alcune coste versamento pleurico di modesta entità che restringe
(in genere la sa); se le coste sono state solamente diva- l'angolo costofrenico esterno (per lo più omolateral-
ricate, si potranno osservare fratture costali; mente rispetto alla sede dell'intervento). Complicanze
se è effettuata la sternotomia longitudinale, si osserve- temute, la cui eventuale presenza andrà considerata con
ranno fili metallici proiettantisi sul mediastino nel attenzione, sono 1'atelettasia da ritenzione di secreti e
radiogramma sagittale; da tappi di muco, le broncopolmoniti, la tromboembo-
dopo toracotomia, se il drenaggio endopleurico è ben lia, l'ascesso subfrenico. Paradossalmente, l'inciden-
posizionato, non si ha di norma comparsa di idrofora- za di complicazioni polmonari in pazienti affetti da pa-
ce e di pneumotorace se non modesti: in caso contrario, tologia ostruttiva cronica del polmone è maggiore do-
una segnalazione sollecita da parte del radiologo con- po interventi chirurgici sull'addome che non dopo in-
sentirà di individuarne la causa in tempo utile (scorret- terventi chirurgici sul torace.
to posizionamento del tubo di drenaggio? fistola bron-
co- pleurica?);
dislocazione mediastinica omolaterale e risalita dell'e-
midiqframma più o meno marcate e stazionarie nel
tempo- sono d'obbligo dopo pneumonectomia, ma
devono considerarsi abnormi dopo lobectomia (atelet-
tasia? tromboembolia?).

La sequenza usuale dopo pneumonectomia è la se-


guente: comparsa pressoché immediata di versamento
pleurico più o meno massivo che va progressivamente
incontro a organizzazione fibrinosa contribuendo al-
l' obliterazione della cavità toracica; restringimento de-
gli spazi intercostali; risalita dell'emidiaframma; spo-
stamento omolaterale del mediastino; progressiva as-
sunzione da parte dell'emitorace interessato di unto-
no d'ombra intenso e omogeneo nel contesto del qua-
le sono unicamente apprezzabili la trachea (scoliotica
con convessità rivolta verso il lato interessato), gli ar-
chi posteriori costali, l'eventuale ipertrasparenza del Fig. XV.92. Pregressa pneumonectomia. L'emitorace sinistro è inten-:::·);
polmone controlaterale erniato (fig. XV92). samente e omogeneamente opacato per l'organizzazione ,:'
Dopo lobectomia, colle già detto, i rilievi imme- obliterante; gli spazi intercostali ristretti; l'emidiaframma risalito (si ._;:
diati sono più modesti e di norma transitori se l'infla- osservi la posizione alta della bolla gassosa- asterisco); la trachea (T)
e il bronco principale destro (BD) sono dislocati controlateralmentc;_;·:
zione del parenchima residuo è sufficientemente effi- il polmone destro è erniato (punta di freccia). Le due frecce
ciente da occupare tutto lo spazio lasciato libero da il punto di sutura del bronco principale sinistro.
::.'i-

:'}-!;
polmone 315

z5. Embolia e infarto polrnonare


L'occlusione improvvisa e duratura dell'arteria palmo-
are 0 di suoi rami, per embolia o per trombosi, può pro-
la classica sequenza «ischemia, emorragia endoal-
1,eofare, necrosi>>, la quale esita di norma in guarigione con
ifibrosi e cicatrizzazione)). Questa sequenza, secondo le
vedute, si realizza più frequentemente in forma par-
ziale: in altri termini, l'embolia è un aspetto fondamentale,
adio- l'infarto (emorragico o necrotico) una sua possibile conse-
. nor- guenza. Si considerano acquisiti i seguenti concetti:
_ l'infarto è possibile anche in un polmone peraltro asso-
o in- lutamente normale; Fig. XV.93. Tromboembolia polmonarc senza infarto. Nel radiogram-
ma effettuato in coincidenza con l'episodio acuto (A), la base po!mo-
nune l'embolia polmonare è seguita da infarto in non più del nare destra presenta una ipertrasparenza da marcata riduzione del
J0-15%deicasi; disegno polmonare (frecce); il ramo interlobare dell'arteria polmona-
è possibile, su pura base radiologica, un orientamento re destra è dilatato «a salsicciottm> (asterisco). Dopo instaurazione
diagnostico sufficientemente attendibile in presenza di della terapia eparinica (B) si ha il ripristino della normale perfusione
macroembolia senza infarto (è comunque piuttosto ele- basale e la riduzione di calibro del ramo intcrlobare.
vato il numero di casi con radiogramma toracico asso- cardiaco medio sinistro quale prima espressione del-
lutamente negativo); l'instaurarsi di un cuore polmonare.
la presenza di microembolie diffuse può essere sospet-
tata per la comparsa improvvisa di alterazioni diffuse Nelle microembolie multiple, talora a diffusione
del circolo polmonare; bilaterale, il quadro è quello classico dell'ipertensio-
se è presente infarto, un'osservazione radiologica atten- ne precapillare: l'accostamento diagnostico poggia
ta, seriata nel tempo, consentirà praticamente sempre soprattutto sull'accordo con i rilievi clinici.
una corretta diagnosi. La lesione infartuale, sia essa emorragica o necro-
tica, si presenta inizialmente come una tenue opacità
Lo studio «per immaginh> (spesso effettuato in alveolare, nuvolosa, a contorni sfumati, di 3-5 cm di
situazione d'emergenza) mira alla dimostrazione del diametro, situata nel 90% dei casi in sede media o
difetto perfusorio (radiogramma toracico e scintigra- basale, spesso subpleurica. Gli infarti multipli e rav-
fia polmonare!) e alla documentazione dell'ostruzio- vicinati assumono aspetto di opacità polilobata. Con
ne (TC spiro idea! angiopneumografial.). il progressivo evolvere l'opacità diviene sempre più
Nel radiogramma toraci co, in presenza di ma- densa e definita, ma solo raramente assume l'aspetto
croembolia senza infarto, può osservarsi (fig. X\1.93 ): atteso di opacità triangolare a base periferica e apice
marcata riduzione circoscritta del disegno polmonare verso l'ilo (questo quadro si riscontra in qualche caso
nel territorio ischemico (che, con grande frequenza, è di infarto necrotico avanzato in fase di cicatrizzazio-
il segmento posteriore basale dello bo inferiore destro), ne). L'infarto situato negli angoli costofrenici può
con rami arteriosi rarefatti e sottili: l'ipertrasparenza essere differenziato da un piccolo versamento pleuri-
_che può risultarne è indicata come «segno di Wester- co per la convessità del contorno prossimale ((<gobba
mark»; abnorme dilatazione del/ 'arteria polmonare in di Hamptom> f1g. X\1.94): questo segno ha una certa
M

sede ilare con brusco restringimento del tratto a valle importanza data la simultanea presenza di versamen-
(((Segno della nocca»): questo reperto può corrispon- to pleurico in almeno la metà dei casi di infarto.
dere, nelle embolie massive, direttamente all'embolo, Nelle forme infartuali complete, il segno della
ma può essere più semplicemente espressivo deli 'i- nocca e le manifestazioni atelettasiformi larnellari
pertensione precapillare che si genera nelle microem- basali sono in genere i primi a comparire; seguono
bolie multiple periferiche; risalita dell'emidiaframma l'opacità infartuale e il versamento pleurico. Il segno
dal lato interessato, in verosimile rapporto alla dimi- della nocca è fugace e tende a scomparire prima anco-
nuzione del volume polmonare (atelettasie multiple la- ra della risoluzione dell' opacità parenchimale. La dif-
mellari) che consegue al difetto di surfactant per lari- ferenziazione tra infarto emorragico e infarto necroti-
dotta perfusione polmonare; obliterazione dell'angolo co poggia solamente sul criterio evolutivo (radio-
costofrenico laterale per la presenza di un tenue versa- grammi seriati di controllo!): il primo compare entro
mento pleurico reattivo; talora prominenza dell'arco 24 ore dall'evento emboli co e regredisce senza lascia-
316

fusori e ventilatori a carico degli stessi segmenf ..,


di «difetti

Capitolo xi:'_f:l1
e11ili

n e ventJ!aton SI ha m presenza dt preesistenti alter-_ , -;:,,


zioni parenchimali (il criterio della distribuzione sea_ -F{
mentaria e/o subsegmentaria è in questo caso,
tro, spesso non rispettato): ciò può generare interpre- .:·'
tazioni errate se non si tiene conto del lasso di temp ·
intercorso tra l'evento embolico e l 'esecuzione
same scintigrafico. 'i:::
;.::::
Si va diffondendo l'uso di peptidi sintetici marcati con 'r
99
"'Tc con elevata affinità per la glicoproteina di membrana '):
GPIIb/IIIa espressa alla superficie delle piastrine attivate
In questo caso il rilievo scintigrafico è basato sull'identifi:
Fig. XV.94. La gobba di Hampton. Carea infartuafe (punte: di freccia)
situata posteriormente e lateralmente nella base polmOnare destra caziobne diretta (co n,m ebccanisJno di indicatore positivo) del
spicca nel contesto del versamento plcurico asspciato la dcci- 1rom o recente ne 11a1 ero po 1monare. ':.;-;[::
sa «a gobba» del suo contorno prossimalc.
La TC, realizzata con tecnica spiroidea a strato
re traccia in circa 7 giorni; il secondo compare dopo sottile (2w3 mm) durante l'infusione e. v. di MdC ioda- '.:F·
qualche giorno e regredisce in circa un mese lascian- to, consente una analisi vascolare di elevata ;:::Ji
do di norma quali residui opacità cicatriziali lineari zione (fig. XV95). Trombosi acute e croniche son0 ..
(spesso talmente piccole da passare inavvertite). In evidenziate sotto forma di difetti di opacizzazione
fase di regressione l'opacità infartuide si pro- parziali o completi di un vaso arterioso polmonare (il jfij
gressivamente di dimensioni ma mantiene sempre l'o- rilievo si spinge fino a livello dei vasi segmentari e '?·'
mogeneità di base; un'opacità puramente infiamma- oltre!). C impiego della TC è sempre più
toria svanisce progressivamente per la comparsa nel soprattutto in situazioni di urgenza, anche per la pos-
suo contesto di aree ipertrasparenti. di ottenere dettagliate informazioni sul pa.ren- :·]i:.:•l.
La scintigrafia perfusionale evidenzia la manca- c Ima po 1monare e su 11a p1eura e - con estens10ne
ta distribuzione del radiofarmaco in corrispondenza all'addome, alla pelvi e alla radice della coscia- di
di aree uni- o plurisegmentarie. Questa metodica è identificare eventuali fonti emboligene nei distretti ·<i;
estremamente sensibile nell'identificazione di difetti venosi profondi. .·. J:_
di perfusione polmonare (soprattutto se la tecriica pla- L'angiopneumografia consente di definire, talora·,·'-
nare è integrata con la tecnica tomografica,: cosa non solo dopo ricorso a cateterismi superselettivi, J.'esatta -1c
sempre possibile date le condizioni di emergenza sede delle ostruzioni vasali: i rilievi più comuni con-
nelle quali l'esame è per lo più eseguito). La sua spe- sistono nell'individuazione di difetti di riempimento,--.;::·
cificità, però, può essere diminuita da concomitanti di troncamenti bruschi vasali, di un aspetto di «pota- ·.·-.
alterazi-oni parenchimali in grado di ridurre la perfu- tura» vasale; i rami arteriosi del distretto interessato si .._.-,..
sione polmonare distrettuale (atelettasie! bronchiecta- riempiono più tardivamente ma più persistentemente. ;:· ;:.:; ;'
sie! bolle di enfisema!): si rende conseguentemente L'angiopneumografia assume grande importanza::.-::.
utile associare la scintigrafia ventilatoria sì da valu- nelle macroembolie gravi, non solo per un preciso
tare entrambe le componenti (v. fig. XV15). bilancio prechirurgico, ma anche per la possibilità di
Nelle prime ore dopo il verificarsi dell'embolia intervenire direttamente sul trombe, attraverso lo·.:-·<
polmonare i segmenti interessati possiedono ancora stesso -catetere, lisandolo con enzimi proteolitici o
una componente ventilatoria normale (segmenti non con mezzi meccanici (v. paragrafo XXX!X.\.2).
perfusi ma ventilati!): questa condizione è altamente La RiVI delle arterie polmonari è anch'essa poten· :-.;:
probante per diagnosi di embolia polmonare recente. zialmente in grado di identificare la tromboembolia, .:)!'
Poche ore dopo l'arresto della perfusione ematica di ma le sue applicazioni sono tuttora sperimentali nono- ·,.·,.
un segmento polmonare, però, si attiva un meccani- stante i risultati interessanti.
smo riflesso che porta alla sua esclusione dal norma- L'iter diagnostico in caso di sospetta embolia pol- ---·
le flusso ventilatorio: nell'embolia polmonare in fase monare è oggetto di discussione e di valutazione
subacuta si osserva quindi associazione di difetti per- tinua in termini di rapporto costo/beneficio. Indipen- ,,.:·
317

mazione di edema sono oggi sufficientemente noti. In


condizioni normali esiste un flusso moderato di acqua
e proteine dal compartimento ematico verso l'intersti-
zio polmonare e gli alveoli, con ritorno da questi al san-
gue attraverso i linfatici. Questo flusso ha la finalità di
mantenere umidi gli alveoli.

In linea generale, la pressione idrostatica transcapillare


(12 mm di Hg) favorisce la fuoriuscita di acqua e proteine
dal compartimento ematico, mentre agisce in senso contra-
rio la pressione colloidoosmotica transcapillare (1 Orom di
Hg). Le alterazioni di uno o più di questi fattori portano a
rate: essudazione patologica nell'interstizio e negli spazi alveo-
tifi- lari. Essudazione patologica può aversi anche a seguito del-
l del l'alterazione della penneabilìtà della parete capillare e
alveolare.
Su tali basi possono distinguersi 3 tipi di edema:
rate da aumento della pressione microvascolare (nelle arte-
lda- riole, nei capillari, nelle venule): trattasi di «edemi emo-
'inl- dinamici» i più comuni dei quali sono quelli da insuffi-
cienza ventricolare sinistra e da stenosi mitralica;
da aumento della permeabilità del! 'endotelio capillare
e dell'epitelio alveolare: trattasi di «edemi lesionali»
con pressione microvascolarc normale, i più comuni dei
quali sono quelli conseguenti all'inalazione di gas tossi-
Fig. XV.95. Tromboembolia po!monarc. TC spiroidea con scansione ci (ossido nitroso, ossido di carbonio, ossigeno), all'a-
contrastograftca. In A, nella scansione primitiva a strato sottile, sono
apprezzabili tipici difetti di opacizzazione di alcuni rami arteriosi spirazione di liquidi irritanti (contenuto gastrico: sin-
(punte di freccia) espressivi della presenza di formazioni trombotiche. drome di Mendelson; acqua dolce o marina; sindrome
In B, la ricostruzione coronale ne mette in particolare evidenza l'e- da difficoltà respiratoria dell'adulto);
stensione lungo il decorso delle arterie lobari inferiori (asterischi). da causa mista (aumento simultaneo della pressione
microvascolare e della permeabilità capillare e alveola-
dentemente dal reperto radiografico, spesso aspecifi- re, alle quali può associarsi come cofattore la diminu-
co, l'impiego di indagini più sofisticate è giustificato zione della pressione colloidoosmotica: l'esempio più
solo in presenza di incèrta correlazione tra quadro cli- tipico è l'edema che si ha nell'insufficienza renale).
nico e indagini di laboratorio, o in casi in cui l 'instau-
razione della terapia anticoagulante sia potenzialmen- L'edema da aumento della pressione microvasco-
te pericolosa. Rientrano nel contesto l'eco-Doppler del- lare segue una tipica sequenza evolutiva bene indivi-
le vene degli arti inferiori (l'identificazione di una sor- duabile sul radiogramma del torace. In una prima fa-
gente embo!igena giustifica in linea di principio l'ado- se il liquido si raccoglie pressoché esclusivamente nel-
zione di una terapia anticoagulante!), l'ecocardiogra- l 'interstizio e si osserverà pertanto (fig. X\1.96): sfu-
fia trans-toracica e transesofagea (stato del circolo matura del disegno vasale, soprattutto in sede ilare («ili
polmonare conseguentemente alla presenza di trombo- nebbiosi»); comparsa di «cuffie» attorno ai bronchi
si arteriosa polmonare!), la flebografia degli arti in- laddove presi di infilata; linee B di Kerley; ispessimento
feriori e la cavografia inferiore (praticate, peraltro, della stria scissurale tra lobo superiore e medio di de-
soprattutto con finalità terapeutichc: fibrinolisi perife- stra per la diffusione retrograda di acqua dall'intersti-
rica! posizionamento di filtri cavali!). zio verso la pleura viscerale. In una seconda fase il li-
quido diffonde anche negli spazi aerei alveolari: si os-
serverà pertanto, progressivamente, il quadro comple-
26. Edema polmonare to della sindrome da riempimento alveolare e talora an-
che versamento pleurico. I l liquido edematoso tende
Gli eventi che possono indurre aumento dell' «ac- a raccogliersi per motivi gravitazionali omogeneamente
qua polmonare extravascolare)> con conseguente for- alle basi polmonari: in presenza di patologia basale (en-
Fig. XV.96. Edema polmonare interstiziale. Il disegno vasale è sfu-
mato (freccia), in maniera particolare a livello degli ili (asterischi) che
assumono il caratteristico aspetto «nebbiosO)l. Ben visibili le strie B Fig. XV.97. Edema polmonare alveolare. Le opacità
di Kerley (punta di freccia) broncogramma aereo_ loro contesto, conscgucn.
tJ al raccogl1ers1 m sede alveolare del hqmdo edematoso, interessano'
in maniera simmetrica le part1 centrali dci due polmoni,
fisemal) esso può però raccogliersi, in maniera atipica, risparmio degli apici e delle basi (aspetto@ farfalla>l).
nei campi polmonari superiori. In alcuni casi il liquido
edematoso si distribuisce simmetricamente nelle parti 27. Sarcoidosi
centrali dei polmoni con risparmio relativo delle parti
periferiche (aspetto «a fig. XV.97): questa In questa affezione decorso e progriosi sono corre-
caratteristica, un tempo ritenuta erroneamente indica- late con le modalità di insorgenza. Un esordio acuto
tiva dell'edema uremico, proviene dal fatto che il con febbre, artralgie ed eritema nodoso si manifesta,
naggio linfatico è più efficiente nelle parti periferiche radiologicamente con adenopatie
del polmone in ragione delle loro più ampie escursioni bilaterali riconoscibili nel radiogramma toracico s'é"' '·
ventilatorie. Sono note alcune situazioni nelle quali l'e- voluminose e sempre bene dimostrate dalla TC (fig.":::.:
dema massivo si manifesta unilateralmente: la più XV.98). Il 60-80% dei pazienti guarisce; i rimanenti'".-)i.
mune è il decubito laterale obbligato del paziente nel vanno incontro a manifestazioni polmonari, che costi:
quale l'aumento della pressione microvascolare è tuiscono la modalità di presentazione più frequente,.-,
giare dal lato decombente. L'edema da aumento della nei casi a insorgenza insidiosa (che sono poi quel!i a . . .
pressione idrostatica postcapillare è frequentemente as- decorso peggiore). Si apprezzeranno opacità intmti-·.>-:,
sociato a ridistribuzione apicale del piccolo circolo. zia/i reticolonodulari diffuse ma con netta prevalenza·:·>\·-
Nell'edema cardiogeno, come è ovvio, si potrà dimo- nelle parti distali dei campi superiori (fig. XV99). Nei
strare l'alterata morfologia cardiaca. I tempi di risolu- pazienti che vanno incontro a guarigione si sviluppil1 : /
zione completa dell'edema sono rapidi, dell'ordine di nel giro di qualche anno, un quadro di polmone "<la -h,;
2-3 giorni se la terapia è corretta, ma possono allun- favo d'api» con fibrosi grossolana, bolle di enfisema
garsi significativamente se il drenaggio linfatico è po- paracicatriziale associate a strie fibrotiche, volume::_?_;::
co efficiente. polmonare aumentato o ridotto a seconda del prevale-'.:·:-:::
Nell'edema lesionale fin dall'inizio v'è il quadro re dell'una o dell'altra alterazione. Frequentemente-sì
conclamato della sindrome da riempimento alveolare; associa il quadro del cuore polmonare cronico. Fonne_:_,:.'
mancano i segni dell'ipertensione postcapillare; il più rare sono la sarcoidosi <wcinare», che
cuore è normale. Caratteristica è la distribuzione «a radio logicamente la sindrome da riempimento alveO: ··
chiazze multiple» estese dagli apici alle basi, tra le l are, e la sarcoidosi similmetastatica a grossi nod_l
quali è spesso riconoscibjle il broncogramma aereo multipli.
(assente nell'edema idrostatico!). Mancano, invece, le La scintigrafia con 67Ga-citrato, pur non
cuffie peribronchiali e il versamento pleurico. tuendo metodica specifica (ipercaptazione del ·if
Negli edemi da causa mista possono coesistere i farmaco si ha anche nei linfomi e negli ascessi), per:·.
quadri dell'edema idrostatico e di quello•'lesionale mette di valutare l'estensione e il grado di attività
endoalveo1are, idiopatica, a evoluzione cronica, dà
origine a quadri radiologici indistinguibili da quelli·
dell'edema da alterata permeabilità, persistenti
riati anche per anni. Il corretto etichettamento naso-
grafico è possibile solo attraverso l'individuazione
del materiale abnorme nel! 'escreato e la biopsia
monare.

29. Istiocitosi X
Cinteressamento polmonare, predominante nei
campi superiori, ha carattere granulomatoso e
da inizialmente l'interstizio peribroncovascolare e i
setti subpleurici, più tardivamente le pareti alveolari.
f'g XV.98. Sarcoidosi. Tenue aspetto reticolonodulare diffuso e sim- Può coesistere adenopatia mediastinica. Caratteristica
Vistosu adenopat1a ilare bilaterale (asterischi), resa asimme: evolutiva dell'istiocitosi X è la progressivJ
trica dallo slargamenlo della catena paratracheale destrd (punta d1
ne del tessuto granl).lomatoso con tessuto fibroso che
sovverte l'architettura polmonare fmo al quadro
la sarcoidosi. Metodi semiquantitativi di valutazione clamato «a favo d'api» {TC ad alta fig.
scintigrafica dimostrano, infatti, che parametri quali XV l 00). Lo studio radio logico seriato nel tempo
l'intensità di captazione, la percentuale di parenchima mostrerà il succedersi di aspetti similedematosi
e il tip_o d.i delle stiziali, aspetti reticolonodulari, aspetti «a favo
aree di ipercaptazwne, sono significativamente d'api».
Mi con le valutazioni citoistologiche su prelievi
tici di tessuto sarcoidotico. La scintigrafia può essere
quindi utilmente impiegata (a diagnosi ottenuta) per 30. Malattia delle membrane ialine
inonitorare l 'evoluzione della malattia, sia essa
tanea o indotta dalla terapia. Questa grave malattia polmonare neonatale prende il
nome dalla formazione di membrane ialine (costituite
essenzialmente da fibrina) sulla superficie intema delle
28. Proteinosi alveolare pareti alveolari a seguito dell'instaurarsi di un'atelettasia
da collasso polmonare diffuso conseguente alla carenza di
Questa rara «tesaurismosi» proteica e lipidica surfactant. Si associa secondariamente una dilatazione dei

Fig. XV.99, Sarcoi- Fig. XV.lOO.lstiocitosi


dosi. TC ad alta riso- X in fase avanzata. La
luzione. Micronodu- TC ad alta risoluzione
lazioni diffuse, parti- evidenzia il sovverti-
colarmente «affolla- mento della struttura
te» lungo la scissuru polmonare, sostituita
(frecce) e nelle regio- diffusamente da multi-
ni mantellari. .... pli spazi cistici.
320

bronchioli e dei dotti alveolari. Ne sono colpiti quasi esclu- bito dai linfatici polmonari. Radiologicament
sivamente i neonati di peso inferiore ai due chili. prezza un quadro misto di edema alveolare e .e
ziale, talora con sovrapposto modico ..,1:ratrdrrne.,,j'i
Nelle primissime ore di vita il quadrO radiologico cardiaco.
può essere negativo, ma entro 12 ore dalla nascita si
. instaura un aspetto finemente reticologranulare, pre-
valentemente basale, dovuto al sovrapporsi di aree 32. Tumori polmonari
collassate, nel contesto del quale spicca 'l'ipertraspa-
renza del broncogramma aereo, persistente e caratte- Anche se spesso la diagnosi di tumore del
risticamente esteso fino alla periferia (fig. XV101). ne è frutto di un lavoro interdisciplinare tra
Spesso sono presenti alterazioni dell'ombra cardiaca
nologo, radiologo, endoscopista e
(ingrandita e a contorni sfumati) e degli archi costali il primo approccio diagnostico è di norma
(marcatamente obliqui). raspetto reticologranulare un rilievo radiologico. V esperienza pratica ·
può rapidamente progredire fino alla totale atelettasia isolare, in proposito, tre situazioni principali:
polmonare (forme gravi), oppure subire una graduale può trattarsi di una assoluta sorpresa in un
regressione (forme lievi). radiografico del torace effettuato per altro
Talora il quadro si complica con comparsa di un
in soggetto asintomatico: il reperto pii!
pneumomediastino o di un pneumotorace: per
è in questi casi una opacità nodulare solitariaperl;:
Iuta perdita di elasticità dei polmoni, tuttavia, non si ha
ferica, impropriamente detta «lesione a 1
mai, nelle forme sotto tensione, alcuno spostamento
può trattarsi di un rilievo di prima istanza
mediastinico, ma solo un'inversione del diaframma.
getto sintomatico: la proteiformità di
quali può presentarsi J.lll tumore
nare è tale da indurre sempre a verificare ·
31. Tachipnea transitoria del neonato istanza, senza ingiustificato pessimismo,
tumorale;
Questa affezione, a progno si benigna, consegue
può trattarsi, infine, di una evoluzione radliohJgiéFi
al ritardato riassorbimento del liquido amniotico che
mente inattesa di una polmonite già
generalmente occupa parte degli spazi alveolari du-
lo: comparsa di adenopatia satellite; atelletl2tsia,di
rante la vita intrauterina ed è in parte espUlso per
un segmento o di un lobo; comparsa di
pressione meccanica del torace durante il passaggio
inento pleurico senza deviazione corrlrolatei'alc
del feto attraverso il canale del parto, in parte
del mediastino; mancata risoluzione nei
attesi; ripetute recidive nella stessa sede.

È constatazione pratica che ciò che condiziona la.


senza e la prccocità di sintomi polmonari non è tanto la na.lu:_
ra benigna o maligna del tumore, quanto la sua ubicazioncJn:·
rapporto all'albero bronchiale: un tumore benigno
situato in un bronco principale può causare
dispnea e crisi asmatiformi; un tumore maligno perifericç_
situato nel mantello polmonare può dare
sé solo tardivamente, ad esempio all'atto di
metastasi cerebrale. La diagnosi di tumore centrale è d1
seguenza più precoce e facile anche per la frequente
vità dei reperti endoscopici e citologici; la diagnosi di tu;no<
re periferico è per lo più tardiva c difficile anche
basata su criteri prevalentemente radiologici. . ._'_-.:·;·::;;
Quest'ultimo aspetto merita un'ulteriore
ne. In una valutazione globale di riferimento, la
Fig. XV.lOI. Malattie delle membrane ialine. Nel radiogramma toraci"
co di neonato, riprodotto in grandezza di poco ridotta rispetto a quella le di sopravvivenza a 5 anni dall'intervento chirurgico l:
naturale, è presente un finissimo aspetto reticolo-granulare di!Tuso nel i tumori maligni polmonari di circa il 20%. sc,ii;:.
cui contesto risaltano fino alla periferia i bronchi ripieni d'aria. principale determinante della prognosi è costltUJIO
32

di metastasi linfonodali vi è una correlazione La corretta definizione della sede e del parametro
il diametro raggiunto dal focolaio tumorale: T condiziona criticamente la tattica chirurgica: la TC
è inferiore a 2 cm la sopravvivenza è pari al (elevata risoluzione spaziale!), e in casi selezionati la
· (ma si riduce in maniera drastica a scadenze RM (risoluzione di contrasto!), sono le indagini di rife-
1 maggiori). L'esigenza di mettere in atto ogni
1 0 rimento.
,,;,,.ilollogi'",'' còtgimento che induca a una diagnosi più pre-
0 Per quanto concerne la definizione del parametro
è di per sé evidente, anche se le specifiche
,,J,,/iraswwf1lttora in discussione. Lo screening median-
N, TC e RM consentono una dettagliata valutazione
""diog:rann1111,toracico e citologia dell'espettorato non ha anatomica delle stazioni linfonodali del mediastino (v.
favorevole sulla mortalità a lungo ter- fig. XVII.2), ma, basandosi prevalentemente sul critew
per la difficoltà di riconoscere picco- rio dimensionale, non consentono una identificazione
i localizzati in zone polmonari di diffici- delle micrometastasi, dimostrando nella maggior
(l'etrol:anliac:a, ilare); attualmente sono in parte delle casistiche sensibilità e specificità variabili
di screening con TC spirale a bassa dose dal 60% al 70%. Accuratezza diagnostica superiore al
! capace di individuare noduli neoplasti- 90% è ottenibile ricorrendo alla PET CsFwFDGI.).
Cc::tFi; di pochi millimetri di diametro. Alternativamente pare opportuno il ricorso alla biopsia
lo studio «per immagini» con- delle varie stazioni linfonodali mediastiniche medianw
te tecniche chirurgiche (mediastinoscopia, mediastino-
'inlbuis1;e alla ,defini;oiolle clinica del tumore polmona-
tomia anteriore, videotoracoscopia) o endoscopiche
(agobiopsia endoscopica trans-tracheobronchiale
secondo Wang).

Il riscontro di metastasi linfonodali in specifiche sta-


zioni condiziona criticamente la prognosi: i pazienti con
coinvolgimento dei linfonodi intrapolmonari e ilari (Nl)
sono potenzialmente candidati alla resczione chirurgica
immediata; quelli con coinvolgimento dei linfonodi media-
stinici omolaterali c sottocarenali (N2) sono candidati alla
chemioterapia preoperatoria; quelli con coinvolgimento dei
della lesione neoplastica è resa linfonodi mediastinici contro laterali (N3) sono candidati a
V( · i radiogramma toracico e, per lesioni terapie non chirurgiche (chemioterapia e radioterapia).
'":''"'1'<'11 molto piccole o situate in sedi di difficile valutazione
ra:diografica, dalla TC. Tuttavia, piccole lesioni cen- Le sedi più frequenti di metastasi da carcinoma
.tfali asviluppo prevalentemente endobronchiale sono broncogeno sono i surreni, l'encefalo, il polmone, lo
"."ip.CSso evidenziabili solo broncoscopicamente.
scheletro e, in minore misura, i reni e il fegato. La
·.:La caratterizzazione della natura benigna o mali- PET presenta anche in questo caso la massima
. un nodulo è resa spesso possibile dal radio- bilità e specificità in tutte le sedi (ad eccezione
l'encefalo ove la RM si dimostra più accurata). Peral-
"::;%& più compiutamente, dalla TC sul-
di reperti morfologici (dimensiotli, margini, tro una stadiazione estesa a tutti gli organi è generalM
tQntorni), densitometrici (zone calcifiche, necrotiche, mente consigliata solo nei casi avanzati o ai limiti
adipose), contrasto grafici (modalità del c.e.) e la rcsecabilità; negli stadi meno avanzati è possibile
evolutivi (confronto con indagini precedenti; control- limitarsi alla esecuzione di una TC toracica e surrcna-
\e,
foadistanza, per lo più di 30 giorni). Nei casi dubbi la
!C Cimsenti'l'àdi pianificare il più efficace approccio
A scopo semplificativo, è possibile definire due princi-
uerc11 ;,;jj 18, broncosco-
è possibile il ricorso
pali strategie di stadiazione, adattabili caso per caso in base
all'inquadramento clinico del paziente, alla compromissio-
elevata captazione del meta- ne locale e alla disponibilità nei singoli centri delle speci-
assai sensibile e specifico di fiche metodiche di stadiazionc: la prima si base sull'anali-
cPr: id' soprattutto se si considerano i po- si dei preliminari risultati clinicolaboratoristici e della TC
;.,;c.;,>:;Lc','"''" pusrttVI (lesioni infiammatorie in fase di per definire l'indicazione all'esecuzione di indagini com-
esempio noduli sarcoidotici e tubercolomi). plementari (RM, scintigrafia scheletrica, mediastinosco-
03=22:___ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
"il. \!
pia, etc.); la seconda si basa sull'uso aprioristico della PET Se l'occlusione bronchiale è completa il territo.
con 18 F-FDG in pazienti selezionati o a rischio. Sono po lmonare cornspon· · ate leltasico. L'atno __
dente d.!VIene
modernamente disponibili «tomografi ibridi)) che combi- è il più segn_o indiretto d.i tumore ·
nano la capacità di effettuare contemporaneamente (ma re (fig. XV.102). L md1V1duaz10ne del terntorio ate!
con diversa risoluzione temporale!) una TC spirale e una tasico è possibile con facilità nei casi tipici
PET, generando immagini composite di elevata risoluzione
1' esame radiografico del torace nelle due proiezio
anatomica e funzionale.
ortogonali che possono dimostrare (v. fig.
32.1. Il carcinoma broncogeno il collasso segmentario, lobare, polmonare;
l'iperdistensione compensatoria del parenchim
È il tumore polmonare per antonomasia. Origina dalla
mucosa bronchiale (nelle forme periferiche da quella bron- aereato o addirittura l'ernia transmediastinica
chiolare e alveolare). Si presenta in 4 forme istologiche polmone controlaterale;
fondamentali, in ordine decrescente di frequenza: il carci- lo spostamento delle scissure che assumono per 10
noma epidermoidale (che origina dalle cellule pavimento- più un andamento arcuato;
se); l'adenocarcinoma (che origina dagli elementi ghian- la deviazione dell'ilo; ·
dolari della mucosa bronchiale: suo sottotipo particolare è lo spostamento del mediastino verso il lato ateletta-
il carcinoma bronchioloalveolare a origine dalle strutture sico;
ghiandolari più periferiche nei sacchi e negli alveoli); il ramificazioni dell'arteria polmonare limitate al
carcinoma indifferenziato a piccole cellule, o microcitoma lobo aereato (segno dell'arteria unilobare).
(che origina dal tessuto neuroendocrino localizzato nella
parete bronchiale); il carcinoma indifferenziato a grandi Una complicazione frequente della atelettasia è la pol.·
cellule, o anaplastico. monite cronica ostruttiva. L'aria riassorbita viene prog!'es-
sivamcnte sostituita da edema e secreto bronchiale; si
Su base anatomoradiologica è possibile distinguere luppa successivamente una flogosi batterica con microa·
una forma centrale (tumori insorti nell'area compresa scessualizzazione. Quando il processo evolve verso la cro-
tra bronco principale e bronchi segmentari) e una t:icizzazione si ha progressiva evoluzione verso la fibrosi. ·
forma periferica (tumori insorti distalmente ai bronchi E stata più sopra ricordata l'esigenza di diffidare da ogni
segmentari). polmonite che non risolve nei tempi attesi: l'evoluzione· ·
verso la polmonite lipoidea endogena, agevolata dall'osta--:·:::·
Il carcinoma ceiJtrale origina dalla trasformazione colo che l'ostruzione tumorale dei bronchi induce al
neoplastica delle cellule pavimentose e basali della naggiO parenchimale, è l'evento più comune.
mucosa bronchiale (gli oncotipi più frequenti sono
quindi l 'epidermoidale e il microcitoma).
Una prima varietà ha sviluppo prevalentemente
endobronchiale e dà luogo alla formazione di masse
polipoidi frequentemente necrotiche che determinano
l 'ostruzione parziale o totale del lume bronchiale.
L'atelettasia, la polmonite o l'enfisema postostruttivi
che ne conseguono sono spesso le uniche «spie» radio-
logiche di una neoplasia clinicamente ancora silente.
L'ostruzione bronchiale è quasi sempre irregolare,
breve, e può essere ben dimostrata con la re, specie
se effettuata con acquisizione volumetrica spirale a
strato sottile e con ricostrnzioni multiplanari o
scopi che virtuali. Può essere brusca e improvvisa, op-
pure lenta e progressiva «a coda di topo», con
za di arborizzazioni brenchiali periferiche, o ancora Fig. XV.102. Carcinoma broncogeno centrale. Nel
incompleta e asimmetricamente eccentrica. La dard (A) l'ostruzione bronchiale è ipotizzabile
coscopia può consentire la visione diretta del tumore linea di collasso (punta di freccia) interessante
inferiore. La broncografia (B) consente di definire
e il prelievo bioptico per una definizione nosografica che maligne del! 'ostruzione (freccia), la quale,
precisa. i11tenncdio, coinvolge nell'atelettasia lobo medio e inferiore.
323

o verificarsi manifestazioni di iperinsufflazione


[I<Jl ln •
·iferica postostruttJva.
pelLa seconda varietà ha sviluppo transbronchiale e
. filtra progressivamente le strutture peri broncovasali
111
d!l'ilo. Ne conseguono zngran • d'1mento, d·(, .
e1 ormazwne
,e1ddensamento dell'ilo, che assume spesso contorni
t ;!iciclici per lo più ben definiti, nel cui contesto
p10 presellti anche tumefazioni linfonodali metastatiche
(figg. XV e Se il coinvolgi.mento de! li?fati:
;determina mverswne del flusso nei colletton, SI avra
retrograda dei vasi più distali era-
Fig. XV.l04. Carcinoma broncogeno centrale. TC con scansione con"
diologicamente si osserveranno strie ilifughe che si di- trastografica. La massa tumorule, a margini marcatamente irregolari
er lo partono dalla massa centrale e opacità nodulari satel- (asterisco), ingrandisce, deforma e addensa l'ilo di destra e infiltra il
/ili parenchimali e pleuriche. tessuto adiposo mediastinico circondando la trachea e la vel\U cava
superiore; si associa versamento pleurico omolaterale. Una piccola
etta- lesione nodulare, verosimilmente secondaria (punta di freccia), è
Segni indiretti di una certa importanza conseguono alla apprezzabile a sinistra in sede mantellare snbpleurica.
compromissione da adiacenza di alcuni nervi: nel caso del
te al nervo frenico il diaframma corrispondente è ampiamente
sollevato e immobile durante gli atti respiratori; nel caso margini si dipartono strie lineari simili alle linee B di
del nervo ricorrente v'è disfonia con voce bitonale. Spesso Kerley dovute alla diffusione linfatica del tumore.
la compromissione di queste strutture è causata dalla pre- Quando la massa è localizzata nelle regioni più peri-
senza di adenopatie mediastiniche. feriche del mantello queste strie raggiungono la pare-
te costale perché i linfatici delle parti più marginali
[]coinvolgimento dell'arteria polmonare è dimo- del polmone drenano verso la pleura e non verso l'ilo.
strabile con la TC, la RM e l'angiopneumografia (ste- Nel punto dove le strie raggiungono la pleura costale
nosi e distorsione di un ramo arterioso sono pratica- questa è per lo più ispessita: l'immagine che ne con-
mente patognomonici di carcinoma). segue non è, tuttavia, esclusiva delle masse carcino-
matose potendosi osservare anche per alcuni granulo-
Il carcinoma periferico presenta maggiore varietà mi, ma merita comunque attenta considerazione.
istologica rispetto a quello centrale, con una certa pre- L'opacità tumorale è sostanzialmente omogenea
l'alenza delle forma adenocarcinomatose. Morfologi- trattandosi di un tessuto neoformato che «cancella>>
camente può presentarsi in una forma nodulare perife- tutte le strutture che invade. Spesso sono però presen-
rica ein unaforma pseudopolmonitica. ti nel suo contesto aree necrotiche e livelli gassosi da
La forma nodulare periferica (fig. XV. l 05) assu- escavazione. Come ricordato nel paragrafo XV4.6, le
me l'aspetto di opacità nodulare periferica, a contor- cavità endoneoplastiche sono per lo più periferiche e
_ni di solito netti, ondulati per la presenza di lobulazio- hanno contorni interni irregolari per la presenza di
Ri che testimoniano l'attività proliferativa. Dai suoi bottoni proliferativi (v. fig. XV.38).
Il riscontro di una opacità di tipo neoplastico indu-
ce a un attento controllo dell'ilo e del mediastino onde
evidenziare eventuali adenopatie metastatiche. Il loro
aspetto è quello consueto di opacità omogenee, amar-
gini più o meno sfumati, ondulati, policiclici. Indagine
d'elezione nella valutazione del coinvolgimento
nodale è la TC (fig. XV.l06), nonostante le importan-
ti limitazioni legate alla difficoltà di differenziare i
Fig. XV.l03. Cm-cino-
ma broncogeno cen- linfonodi neoplastici da quelli di natura reattiva o
trale. [;ilo sinistro è in- infiammatoria. Una caratterizzazione di natura dei
grandito, deformato, linfonodi è più efficacemente perseguibile con la PET
addensato e <mgge!la))
verso il polmone con
('"F-FDG).
una gobba a convessità Se la massa causa stenosi di un bronco possono
esterna (frecce). manifestarsi quadri più o meno significativi di bron-
324

quella a localizzazione all'estremo prossimale d' .'_-.:;


1
dei lobi superiori, il cosiddetto tumore di Palle uno_.
. oasto-··
tumore del solco supenore po 1menare. La sua .--·..·
. . e, que ll a d'1 dare precocemente ostecarat.
tenstlca r· /
0
costali e dei peduncoli vertebrali e una sind1. 151 ·
c?sttt"t nta
dd a: ol ore, spe.sso mtofl.lerab_ile,
. che si ome
irra.:·;
d1a a.11a .spa11 atro 1a de_1 muscoli della
md ano; ngonfmm ento dell ar_to supenore corrispon.
ente per astaco 1o a11 o scanco venosa; enoftaln -·:.
mi osi, ptosi palpebrale e anidro si omolaterali
di Horner) del ,_
:A-ltre les10111 oltre Il tumore di PancoaSV
sta pure pm raramente, possono produrre quest'insi' :·--:
me di sintomi. c
Radiograficamente e ancor meglio mediante TC
può osservare (fig. XV108): ·)i
i.spessùnento della pleura apicale che progressi,/a:<
mente aumenta di dimensioni;. . '_-<;:::
osteolisi del! 'arco posteriore delle prime tre
e dei corrispondenti peduncoli vertebrali; ..
Fig. XV.lOS. Carcinoma broncogcno periferico. TC di casi diversi. In
figura sono prospettati quattro aspetti molto comuni del carcinoma talora una tumefazione che si estende in alto
periferico del polmone: in A, lesione nodulare periferica a margini parti molli del collo e in basso verso il corno ifa/:8(:
irregolari con stria di difi'usione linfangitica «a coda di topo» verso la superiore ,::;;j
plcura (punta di freccia); in B, lesione di ampie dimensioni, con spi- È doveroso ribadire la necessità di porre la
culature multiple del contorno indicative di malignità; in C, lesione
nodularc eccentricamente c irregolarmente escavata; in D, lesione a ma attenzione a ogni ispessimento della pleura apié{·;
contorni marcatamentc irregolari adesa alla parete toracica nella quale le, soprattutto quando unilaterale o asimmetrico, 'e'dCi
si espande provocando osteolisi costale. adottare tutti gli accorgimenti metodo logici e tec_n.iè_(i
utili ai fini di caratterizzarne la natura. L'indagine
chiectasie post-stenotiche (fig. XV. l 07). efficace è la RM, la quale consente di studiare jo>-
La presenza di calcificazioni nel contesto dell'opa- stretto toraci co superiore secondo piani diversi e'pJQ ·
cità non esclude la natura carcinomatosa: la neoplasia evidenziare anche il coinvolgimento di rami ··
può originare da una pregressa cicatrice calcificata o
inglobare qualsiasi reperto calcificato, soprattutto gra- ma la TC spiroidea consente di ottenere
multiplanari con definizione e risultati
nulomi, nel corso del suo sviluppo; può andare incon- sovrapponibili.
tro a emorragia c necrosi con successiva-calcificazio-
ne.
Una forma particolare di carcinoma periferico è

Fig. XV.l07. Bronchiectasie post-stenotiche. In il (stesso


Fig. XV.l06. Linfoadcnomcgàlic mcdiastiniche da carcinoma polmo- XVl02 dopo trattamento telecobaltoterapico) il bronco i
nare destro. Casi diversi. La scansione TC dopo somminìstrazione il bronco lobare inferiore sono marcatamente ristretti
endovenosa «a bolo)) di MdC iodato consente agevolmente il ricono, infiltrazione tumorale; i rami sottostanti sono sede di
scimento di linfoadcnomcgalic in sede sottocarenale c pcribronchiale varicose; persiste l'atelettasia lobarc media e inferiore. l
(A: frecce), prctrachcalc (B: freccia). Si osservi in B la lesione tumo- caso) stenosi serrata neoplastica del bronco !obare medio
rale primitiva periferica (carcinoma escavalo) tasia sottostantc c bronchicctasie post-stcnotichc
325

cità nodulare solitaria a sede subpleurica la quale si


prolunga nel 70% dei casi con una o due immagi-
ni lineari periferiche; alla TC sono frequentemente
rilevabili piccole componenti aeree (bronchiologram-
ma) o un aspetto di densità sfumata a vetro smeriglia-
to. Nelle fasi più avanzate (fig. XV.l09) sono apprez-
zabili noduli multipli di grandezza disuniforme con
tendenza alla coalescenza in masse più ò meno gros-
se fino ad assumere aspetto pseudopohnonitico (l'a-
nalisi attenta della periferia della massa ne indicherà
il carattere nodulare di base). Può osservarsi una
vazione centrale, anche massiva, della massa neopla-
stica con aspetto di caverna. Frequentemente è osser-
vabile un caratteristico broncogramma aereo (proprio
come nelle opaciià di tipo alveolare).
Caratteristicamente, il carcinoma bronchioloalveo-
lare rispetta la perfusione regionale (scintigrafia nega-
tiva!) e, per motivi ancora non chiari, presenta
. Tutttore di Pancoast. Casi diversi. In alto, nel dettaglio di quentemente una negatività alla PET con 1sF-FDG. È
"""'' "'"'"' della I e della Il costa, i corrispondenti peduncoli e
complicato frequentemente da versamento pleurico. Il
pneumotorace secondario è raro. È possibile l'invasio-
di di
(punte freccia). In questo tipo tumore la
ne per contiguità della parete toracica. In più della
TC it r compiutamente l'estrinsecazione della massa metà dei casi sono presenti metastasi a distanza.
·mi nel caso qui prospettato, ha usurato ampiamente l'ar-
i Sl'l!L!ppa simultaneamente verso il parenchima e nelle
molli laterotoraciche, causando dislocazione e stiramcnto del 32.2. Il cosiddetto <<adenoma bronchiale>>
mUJcnlo dentato superiore e compt·imendo 1 rami nervosi del plcsso
brnchialc con risultante sindrome di Horner. Il termine «adenoma bronchiale», ancor oggi pressoché

La forma pseudopolmonitica è tipica del carcino-


1!111 bronchioloalveolare: l'accrescimento della neo-
plasia avviene per progressivo riempimento degli spa-
-,.zi alveolari (come per l'essudato infiammatorio) e si
lraduce quindi radiologicamente in un 'opacità diso-
::n.wgenea, a margini sfumati e irregolari, costituita da
micronoduli confluenti.

globalmente poco meno del2% di tutti i car-


n del polmone, ma la sua incidenza è in
fo!se per la migliorata capacità di differenziarlo istologica-
dalle forme adenocarcinomatose pure. Interessa sog-
gcui in età più giovane di quanto non facciano le altre forme
broncogcno. Dopo un periodo asintomatico
PIU o. meno lungo può evolvere rapidamente diffondendo
l'la bronchiale, linfatica e ematica fino a interessare,
Dnl· o bilateralmente, la totalità dei campi polmonari.
gli orientamenti attuali il carcinoma bronchioloal- Fig. XV.109. Carcinoma bronchioloatveolarc. Net radiogramma tora-
'iCol''" è un tumore inizialmente unifocale. cico gran parte dei campi polmonari è occupata da opacità noduta1·i
con spiccata tendenza alla confluenza, fino a generare a sinistra, un
deciso aspeuo pseudopolmonitico. Si osservi lo stiramcnto ((pinnaco"
radiologici sono correlati alla fase evoluti- !are» della p!eum diafJ·ammatica. L'arco inferiore cardiaco di sinistra
tumore. Inizialmente è presente una tipica opa- è oscurato.
326

Fig. XV.lll. Carcinoide bro b


le. La broncografia uia::. ·
masserella (asteriscna
sotto forma d1 Metto di ri :J_
. . CIUpJ.
ment.o a ma:gm1 netti e regolariub'..
cornspondenza del
ongme bronco lo bare -·
(che ne nsulta ostruito con co ,'
Fig. X\:110. Carcinoide bronchiale. TC. Nel caso in considemione la guente atelettasia); E"'
lesione si estrinseca con duplice componente: quella endobronchiale
(punta di freccia) assume l'aspetto di una masscrella tenuemente frequente, così come la risoluzione spontanea e la sue ... ': ·
. .
opaca, a contorni netti, aggettante nel contesto della trasparenza del s1va nco:nparsa d'1una atelettasia quando il tumore, pedun. ·
bronco lobarc inferiore di sinistra con aspetto di una «pallina nel collo colato, Sl sposta. Quando il peduncolo è lw1go, il tum
di quella esobronchiale, di dimensioni molto più grandi scavalcando la biforcazione tracheale, può
(astensco), S! espande nel parenchima polmonare lungo la doccia alternatlvamente
. atel ettas1e
. neIl' uno o nell'altro are,
paravertebrale con aspetto M icebergl>.
La forma esobronchiale centrale ha il comportament"0·:.:
generalmente in uso, è difficilmente giustificabile sia su ba- usuale dei tumori iloparailari. _,:.

se istologica sia su base clinica. Almeno il40% di questi tu- La forma nodulare periferica, rarissima, si
mori rivela comportamento maligno (recidiva locale; mcta- come nodulo o massa omogenea, tenuemente opaca amar: . ;
stasi linfonodali ilari; metastasi scheletriche). Modernamente gini per lo più netti, talora co;1lobulazioni, senza
si distinguono tre entità: il carcinoide bronchiale (90% ), il particolari che ne consentano la diagnosi differenziale dÙ :,_:
carcinoma mucoepidermoidale (4%) e il carcinoma ade- carcinoma broncogeno periferico.
noideo cistico (6%). Il carcinoma mucoepidermoitlale, costituito da cellu{
Il carcinoide bronchiale ha affinità di citotipo di origi- epidermoidali frammiste a cellule contenenti muco come
ne (cellule neuroectodermiche delle ghiandole della muco- negli omonimi tumori delle ghiandole salivari, ha (spessO·;
sa bronchiale) con il carcinoma indifferenziato a piccole ma non sempre! -v. fig. XV.35) invasività prevalentemeniC
cellule e con il raro carcinoma neuroendocrino. Origina locale. Radiologicamente somiglia molto al carcinoide. la:
dalla sottomucosa, ulcera poi la mucosa. È molto vascola- diagnosi differenziale è solo istologica.
rizzato: di conseguenza dà frequentemente emottisi. Il carcinoma adenoideo cistico origina dalla trachea ·c.
Quando localizzato nei grossi bronchi è spesso peduncola- diffonde secondariamente in un bronco principale. Istologi: _.-
to e ampiamente mobile. Può produrre serotonina, bradi- camente somiglia ali' omonimo tumore delle ghiandole sali·_.·
chinina e sostanze ACTI-1-simili, dando la classica sindro- vari. Ha tendenza all'infiltrazione locale e dà solo tardiva:-..-:
me da carcinoide (anche se meno frequentemente di quan- mente metastasi regionali e a distanza. Si presenta comewit.
to non facciano i carcinoidi intestinali). Ne sono state massa endotracheale o endo bronchiale che tende a diffon:·
descritte tre forme: massa endobronchiale centrale· massa dere nel mediastino. In ogni caso la TC dimostra facilmente ·
esobronchiale centrale; nodulo periferico. ' la componente endotracheale. Una dispnea intensa e cdsì
La fOrma endobronchiale centrale è di gran lunga la asmatiche recidivanti debbono indurre a valutare conatteÌ\;
più frequente ed è spesso ben evidenziata dalla TC (fig. zione la possibilità di esistenza di un carcinoma adenoid4''
XV. l lO) come una masserella tenuemente opaca, omoge- cistico. ·
nea, a contorni netti, nel contesto della trasparenza di un
grosso bronco (la cosiddetta «pallina nel collo di botti- 32.3. Uamartocondroma
glia»). Generalmente solo una piccola parte del tumore è
intraluminale, espandendosi gran parte della massa nel Alcuni tumori benigni polmonari possono essere
parenchima circostante (<iaspetto a iceberg»). La bronco- derati amartomi, cioè disontogenie nelle quali sono presen:,_ j
grafia (fig. XV.lll) consente la visione diretta del tumore, ti in modo e misura abnorme tessuti peraltro normali>_'.·
ma è modernamente sostituita dalla TC spiroidea (ricostru- L'amartocondroma contiene abbondante quantitativo di car;_f
zioni multiplanari o endoscopiche). La diagnosi orientativa tilagine frequentemente calcificata (30%). È difficilmen\\::
è talora posta già sulla base delle conseguenze ventilatori e. differenziabile dal condroma anche su base istologica.
Se l'ostruzione del bronco è completa si ha atelettasia del
territor.io aereato dal bronco leso; se parziale si ha iperin- Nella forma usuale periferica si presenta
suft1azwne. Il passaggio da una manifestazione all'altra è una massa di 2-3 cm di diametro, a margini
327

550 Jobulata, situata in sede periferica parapleurica


sp'arascissurale, contenente calcificazioni (patogno-
oPoniche quando «a pop-corm> ) 1o pm
" o ··
me periferiche radwtrasparentt costi tutte da tsoloth
adiposo, reperti q_uesti
ronrbia.
d ila TC (fig. XV.112). La dtagnost dtfferenziale dal
lliauna·· c:rcinoma broncogeno e dai granulomi è in genere
st_eristG) attendibile.
l'ICJUpj;
Nella forma centrale endobronchiale, rara, difficil-
llariubi-<
punto di·· tente differenziabile dal carcinoide, la diagnosi è
uperiorc sui rilievi broncoscopici.
,consr-
:sofago:·:.
JJ.4. Tumori polmonari rari Fig. XV.112. Amartocondroma. Si osservi nel dettaglio TC (a destra)
succes-f
la chiara dimostrazione delle caratteristiche calcificazioni <la pop-
pedun- l tumori fin qui descritti «coprono» la quasi tota- corm> non ben evidenziate nel radiogramma standard (a sinistra)
umorc lità dei tumori polmonari riscontrati nella pratica cli-
·minare'-;: nica. Ciò non toglie che in letteratura radiologica
mone.• siano descritti numerosi tumori, sia benigni che mali-
amentO:.; I linfonodi intrapolmonari situati al di là delle ramifi-
gni, di incidenza molto rara. Se ne fa riferimento, a cazioni bronchiali segmentarie, ingranditi o per esito di
resenla· ;,· titolo di orientamento, nella tab. XV.5. flogosi o per reazione alla inalazione di sostanze irritanti,
.amar- 1 possono assumere l'aspetto di piccole opacità nodulari
arattCÌ·i- :. nBELLA XV.S. TUMORI POLMONARJ RARI. solitarie subpleuriche, a margini netti e regolari, situate per
iale dÙ )_: lo più nei lobi inferiori. Raramente hanno tendenza a
-':' Maligni Benig11i ingrandirsi. Frequentemente calcificano. Ne sono descritti
-- in letteratura poco meno di una ventina di casi.
)come Sarcoma primitivo: Papilloma Con il termine di pseudotumori flogistici si fà riferi-
-fibrosarcoma Fibroma mento ad ammassi di tessuto granulomatoso poco vascola-
(spessO'; Li poma
-leiomiosarcoma rizzato contenente fibroblasti, linfociti, plasmacellule e
emeniC . 'sarcoma indifferenziato Condroma puro
,ide. la:· Tumori misti: Osteoma puro macrofagi ricchi di grassi. Talora vi si fà cenno con termi-
-blastoma Ldomioma ni che tendono a indicare la componente cellulare e stra-
achea(, -carcinosurcoma Mioblastoma a cellule granulari male prevalente: fibroxantoma, xantogranuloma, granulo-
stologi: .- Plasmocitoma primario Emangioma ma plasmacellulare. Il granuloma plasmacellulare è molto
Jlc sali·::· Emangiopericitoma primario Chemodectoma frequente in età pediatrica (nella quale è la massa polmo-
ardiva:·.-. Mcsotelioma Tumori nervosi: nare periferica più frequente). Ha i caratteri tipici delle
..: Melanoma - neurofibroma opacità nodulari solitarie ma può raggiungere le dimensio-
diffon· - neuritemmoma ni di una massa. Calcifica frequentemente.
Endometrioma
Amiloidosi
32.5. Le metastasi polmonari
Tutti questi tumori possono presentarsi nella varietà Molti tumori possono dare localizzazioni seconda-
centrale o periferica, simulando gli aspetti descritti per rie nel polmone raggiungendo lo per via ematica o per
i tumori più frequenti. Non stupisce, di conseguenza, via linfatica o invadendo lo per contiguità. Gli stessi tu-
che, anche se molto raramente, la diagnosi apparente- mori primitivi del polmone possono dare metastasi en-
mente più precisa possibile di twnore polmonare possa dotoraciche attraverso i vasi bronchiali e l'arteria poi-
rivelare sorprese all'atto dell' etichettamento nosografi- menare.
to istologico. Le metastasi ematogene si presentano come opacità
Un breve cenno a sé meritano i linfonodi intrapol- uniche o multiple, rotondeggianti o ovalari, a margini
mollari ingranditi e g!ipseudotumoriflogistici. Que- netti e regolari, di densità radiologica intensa. Si loca-
ste due entità patologiche non aventi carattere tumora- lizzano indifferentemente in qualsiasi parte del polmo-
l:sono qui considerate non solo perché il loro aspetto ne. Le loro dimensioni possono variare da millimetri
sJmula quello di una neoplasia, ma anche perché lana- (cosiddette metastasi miliariformi, caratteristiche del-
tura flogistica è solo raramente dimostrabile. le neoplasie altamente vascolarizzate, come i carcina-
328

''
Fig. XV.113. Metastasi polmonari. In A opacità mctastatichc multiple bilaterali, nodulari c sopranodulnri, con aspetto risultante ((a
neve> l (tumore primitivo rcnale). In B metastasi «a palle di cannone)) {carcinoma gastrico). In C quadro tipico di linfangitc oot·oitHHnoto;11 (IHm;.
re primitivo mammario): aspetto diffuso rcticolonodulate; linee B di Kerley; adenopatia i,lare bilaterale; coesiste tenue
le e scissurale destro.

mi renalì e tiroidei, l'osteosarcoma e il parzialmente ossificate. I carcinomi tiro idei


v. fig. V. lO) a lO cm e più (metastasi «a palla di tastasi. I seminomi metastasi «a tempesta di neve». l(''/:
fig. XV.113B). Talora il loro numero è tale corionepitelioma dà grosse metastasi molto vascolti: ,'!J
da occupare la maggior parte del parenchima polmo- rizzate e con shunts artero-venosi (di conseguenia/:i:
nare (metastasi «a tempesta di neve>>- fig .. XV.ll3A). sono frequenti emottisi imponenti); con una certa
La necrosi e l'escavazione sono rare, come pure la ca! M quenza anche metastasi «a palla di cannone» c «a ten'i-·.·::,
cificazione. In casi più rari assumono l'aspetto di una pesta di never>. I carcinomi mammari hanno tendenza·:·:·
massa a carattere infiltrante difficilmente differenziaM all'interessamento mctastatico simultaneo del palmo<.<
bile da un tumore primitivo. ne e della pleura con versamento secondario. I tummf .i:·
Le metastasi per via linfatica (fig. XV113C) assuM dello stomaco, del pancreas e della mammella, com(';
mano un aspetto più o meno diffuso di infiltrazione sopra ricordato, producono frequentemente una lin- ;'.
colonodulare a carattere interstiziale che ne rende diffi- fangite carcinomatosa (fig. XV114). :<.
cile il corretto etichettamento nosologico se non in chiaM Un interessamento polmonare secondario si ha in:·.,.
ra conoscenza dell'esistenza di un tumore primitivo molte emolinfopatie maligne, soprattutto nelle leuce-:
dello stomaco, della mammella e del pancreas (che ne mie e nei !infami. Per lo più l'aspetto è quello reticolo·
sono i responsabili più comuni). Questa <dinfangite carM nodularc o miliarifonne tipico della compromissione·
cinomatosa» va sospettata, comunque, ogni qual volta è
apprezzabile la triade: adenopatia ilare, opacità lineari
interstiziali da questa dipartentisi verso la periferia, linee
B di Kerley per invasione dei piccoli linfatici dei setti
intcrstiziali. La TC ad alta risoluzione consente, di
norma, la precisa individuazione di questi rilievi.
È sempre difficile, in presenza di un qUadro meta-
Fig. XV.J14. Linfangitç
statico polmonare, ogni ipotesi sulla sede y sul tipo di carcinomalosa. TC ad alla
tumore primitivo che ne è alla base. Possono essere, risoluzione. Questo tipo
tuttavia, utili alcune segnalazioni relative a certe «ten- lesione mctastatica si,
estrinseca caratteristica'
denze».! sarcomi tendono a dare metastasi «a palla di mente in forma di ,
cannone». I tumori del C<,!po e del collo e pella donna ispcssimcnto dci seti! Jlh'
quelli genitali danno metastasi con tendenza alla tcrlobulari e infi]lrazwnc_
nodu!arc dcll'intcrstJzio_.
necrosi e cavitazione, così come, seppur meno freM Nel caso in consìdcmzio·
quentemente, gli adenocarcinomi, soprattutto quelli ne si associa vistoso wr:.
del crasso. Vosteosarcoma può dare grosse metastasi samenlo pleurico.
Nelle leucemie per lo più si ha interessamento
parenchimale polmonare di tipo reticolare diffuso a
tipo linjangite carcinomatosa. A volte esso è prodot-
to da infezioni sovrapposte (in particolare da pneu-
mocystis carinii) in relazione alla compromissione
dei meccanismi immunitari da parte della malattia di
base e delle relative terapie. Opacità circoscritte sono
di solito espressione di complicanze pneumonitiche,
fungine, infartuali. Può comparire versamento p!euri-
co.

34. La radiologia polmonare nei reparti


di terapia intensiva e di rianimazione
I problemi posti sono di duplice natura: tecnica e
Fig. XV.llS. Linfoma polmonarc mediastinico. Nel tomogramma interpretativa. L'inamovibilità del paziente obbliga spes-
frontale passante per il piano di biforcazione trachcale, sono simulta- so a esprimere valutazioni sul solo radiogramma sa-
neamente appezzabili opacità multiple macronodulari parenchunali
hilatemli e vistose adcnopatie broncopolmonari e paratracheali asim- gittale; la complessità dei quadri patologici richiede
metriche dai due lati. acume e grande esperienza.
I problemi più semplìci sono posti dal controllo del
inlcrstiziale. Quando si associano masse linfoghiando- posizionamento di tubi endotracheali (talora di per sé
lari ilari e mediastiniche, 1'orientamento diagnostico è
più facile.

33. Linfomi e leucemie


I /infami di Hodgkin interessano i linfonodi ilari
e mediastinici nel 65% dei casi; i linfomi non
Jfodgkin nel 45% (ma interessano più frequentemen-
te dci precedenti i linfonodi intestinali). Le adenopa-
1ie determinano slargamenti mediastinici spesso bila-
terali, tipicamente asimmetrici, fino al quadro visto-
so del «mediastino gigante» (v. figg. XVII.l6 e
XVII.l7). Lo studio delle stazioni linfonodali è pos-
sibile con il radiogramma standard (linee mediastini-
che!) e soprattutto con la re, la quale è in grado di
rivelare tumefazioni non visibili radiograficamente.
Le localizzazioni parenchimali non sono molto fre-
quenti e per lo più accompagnano le adenopatie: nel
radiogramma standard toracico si traducono in opa-
cirà alveolari a noduli multipli confluenti che
no anche escavare (fig. XV 115) o in aspetto reticolo-
uodu!are interstiziopatico per lo più secondario alla
stasi linfatica che consegue alla primitiva adenopatia Fig. XV.116. Sindrome da difficoltà respiratoria dell'adulto (ARDS)
Lo studio «per immagini» assume in fase conclamata. Il quadro radiografico toracico è caratteristico:
tmportanza anche nella valutazione della risposta alla multiple opacità parenchimali diffuse, solo parzialmente confluenti;
-terapia e nel follow-up (TC e, in casi dubbi, RM e presenza di broncogrammi aerei (frecce lunghe); assenza di versa-
mento pleurico (frecce corte); ombra cardiaca di morfologia c dimen-
PET con '"F-FDG). sioni normali
______________________________

causa di patologia iatrogena); di tubi di drenaggio si- rurgici. È di norma dimostrabile un intervallo di
tuati in cavità pleurica, peritoneale, nel mediastino; di 12 ore tra operatività del fattore scatenante e mo,.,.,, .·•
"l nto .·,,,.'
cateteri venosi posti nelle vene anonime o nella vena
cava superiore; di cateteri cardiaci endocavitari o epi-
cardici collegati a stimolatori. di verosimilmente conn . .
I problemi più complessi sono posti dal monito- ai suddetti fattori, consiste in uno shock ·>Z
raggio dell'omeostasi cardiovascolare e dell'equili- potenziato dall'effetto di endotossine batteriche,
brio dei liquidi intra- ed extravascolari, dalla sorve- vasottttive e altri intermediari meno noti. Ne risulterebb ·,·;
inizialmente un difetto di perfusione, successivamente
glianza delle complicanze disventilatorie e infettive perrneabilizzazione alveolocapillare, infine edema a/ve ,
del malato critico, da eventuali danni iatrogeni cau- !are. Clinicamente l'affezione è già evidente in fase
sati dai presidi rianimatori. edematos_a ed è vistosa alterazione dei
parametn gasanal!tJCI (lpossJemJa spesso non correggibile.·
Un cenno a sé meritano la patologia post-traurnati- con la somministrazione di ossigeno).
ca toracica (per la quale si rinvia al paragrafo XV.23) \,·
e la sindrome da difficoltà respiratoria dell'adulto Il quadro radiologico, positivo a partire dalla Ii{';·<
(ARDS). ora, è quello dell'edema alveolare bilaterale, a chiaz:
Come la stessa dizione suggerisce, l' ARDS è una ze multiple confluenti, esteso uniformemente
sindrome comportante l'insorgenza improvvisa di dif- pice alla base, con associato broncogramma aereO··.:
ficoltà respiratoria in soggetti adulti per effetto di un (fig. XV.116); con frequenza si sovrappongono
fattore scatenante grave. I fattori scatenanti hanno na- festazioni broncopolmonitiche, infartuali,
tura disparata: traumi polmonari ed extrapolmonari; insufficienza cardiaca. Se il paziente sopravvive, puÒ :"': :.
embolia grassosa post-traumatica; microembolia; pol- subentrare una reazione iperplastica del connettivO}.:
moniti virali massive; sindrome di Mendelson; se- interstiziale, sì che l'esito finale in guarigione è spes: ):,:;
miannegamento; abuso di stupefacenti; pancreatite acu- so solo parziale residuandone aree circoscritte o dir'·,;
ta; shock emorragico o settico; ustioni; interventi chi- fuse di fibrosi interstiziale. ··
CAPITOLO XVI

PLEURA, PARETE TORACICA E DIAFRAMMA


MARIA PATRIZIA BORTOLOTTO

1. Pleura sparenza di due lobi (v. fig. XV. II). La grande scissura
decorre obliquamente dall'alto in basso in senso poste-
Èun sottili: foglietto mesoteliale che riveste le strutture m-anteriore, la piccola scissura è disposta
endotoracichc. Ricopre la superficie dei polmoni (pleura mente. Il decorso obliquo e la loro usuale incompletez-
l'iscerale) e a livello dell'ilo si ripiega a rivestire il media.- za spiegano il motivo della non frequente visibilità nel
stino, il diaframma e la parete toracica (pleura parietale). E racliogramma del torace: nella proiezione LL sono visi-
çostituita da uno strato epiteliale che giace su di un tessuto bili in tutta la loro estensione solo in una piccola per-
connettivo lasso (definito «subpleurico» a livello viscerale centuale di casi; nella proiezione PA la riconoscibilità
e11cxtrapleuricm> a livello parietale). della piccola scissura è più frequente.
Tra pleura viscerale e pleura parietale v'è uno spazio
(spazio p/eurico), impropriamente detto «cavità pleurica»,
che in condizioni normali contiene piccole quantità di liqui-
do(fino a 10-15 ml) prodotto dai foglietti pleurici stessi in
base al gradiente pressorio che si determina tra di essi. La
'plcura parietale, infatti, ha un microcircoio· di tipo sistemi-
co, con valori pressori superiori a quelli della pleura visce- Fig. XVI.l. Ecografia
rale, i cui capillari originano prevalentemente dai vasi pol- toracica. Scansionc
trasversale. La pleura
monari: in condizioni normali, quindi, una certa quantità di marginocostale è di-
liquido trasuda nello spazio pleurico, andando poi incontro rettamente apprezza-
ariassorbimento in parte a livel!o del microcircolo viscera- bile in forma di linea
le, in parte attraverso le strutture linfatiche del!a pleura iperecogena (frecce)
pari eta!e. interrotta dali 'ombra
acustica generata dal-
Lo spessore complessivo della pleura viscerale, della
la costa soprastante.
pleura parietale e dello spazio pleurico tra esse compreso è
inferiore a 0,5 mm; il tessuto connettivo extrapleurico, a sua
volla, non supera per lo più lo spessore di 0,2 mm.

l.!. Anatomia radiografica


1.1.1. Radiogramma toracico
!.:insieme delle strutture pleuriche è visibile nel
radiogramma del torace in forma di «limitante» tra la
lr.asparenza del polmone e l'opacità della parete tora-
Clca, del diaframma e del mediastino. A livello media-
a causa delle molteplici riflessioni cui va
il foglietto pleurico, sono presenti numerose Fig. XVI.2. Ecografia toracica. La pleura diaframmatica è
hmuantJ; a livello toracico e diaframmatico, viceversa, indistinguibile dall'immagine lineare iperccogena del dia-
la limitante è unica. framma (d) nel contesto del caratteristico aspetto trilaminare
Radiograficamente, la pleura è direttamente visibile di questo. Nel caso in considerazione la visibilità di tale strut-
tura è accentuata dalla presenza di versamento pleurico basa-
come vera e propria «lineaì> solo a livello scissurale, le anecogeno (v). Il polmone è parzialmente collassato (p). In
oveassume l'aspetto di sottile linea radiopaca tra la tra- sede sottodiaframmatica, la milza (m).
332

1.1.2. Ecografia molli, dello spessore di 1-2 mm (fig. XVI.JA),la qua. !


le rappresenta la pleura v1scera1e e panetale accollat
Ecograficamente, nelle scansioni trasversali, la
lo spazio pleufico, la fascia endotoracica e il ·
pleura è visibile in sede marginocostale come una
intercostale interno (che ne costituisce la componentQ
linea iperecogena situata internamente alle coste e
di maggior spessore). In corrispondenza delle docc:
micamente interrotta dalle loro ombre acustiche (fig.
costovertebrali, il muscolo intercostale interno e
XVI.l ). A livello diaframmatico, non è diStinguibile
assente e l' interfaccia polmone/parete toracica è costi-
dal muscolo, insieme al quale forma una stria ipereco-
tuita solo dai foglietti pleurici e dalla fascia endotora.
gena, al disotto della quale sono a volte riconoscibili i
ci ca: in tale sede, pertanto, non è solitamente
singoli strati muscolari diaframmatici separati da sot-
alcuna banderella o linea sottile (fig. XVIJB). Lo
tili linee ipoecogene (fig. XVI.2). stesso avviene a livello mediastinico (fig. XVI.3C) ' ·
mentre in corrispondenza del diaframma la pleura è
1.1.3. TC
indistinguibile dall'immagine del muscolo. La presen.
Soprattutto se realizzata con tecnica ad alta risolu- za di linee o bande dense in regioni dove fisiologica- .
zione, è in grado di fornire una valida rappresentazio- mente esse sono assenti ha quindi significato patologi-.. ·: :
ne dell'ìnterfaccia polmone/parete toracica, quindi co e indica l'esistenza di ispessimenti pleurici o picco-··
propriamente del «complesso)) costituito dalla pleura li versamenti (fig. XV1.3D).
con le strutture ad essa addossate. In corrispondenza L immagine della pleura scissurale varia a seconda
spazi intercostali, tale complesso assmlle l'aspet- dello spessore di strato. Se questo è di l cm, la pleum
to di linea o sottile banderella della densità dei tessuti non è visibile come linea, ma solo come banda avasco.
!are, contenente, in eJfetti, i vasi più piccoli, periferici,
di due lobi contigui; la piccola scissura, pressoche
orizzontale, è spesso riconoscibile come area triango·
!are avascolare a livello del lobo intermedio («finestra
mediopolmonare destra» degli Aa. anglosassoni). Con
spessore di strato dì l· l ,5 mm (tecnica ad alta risolu-
zione) le scissure sono invece visibili come sottili
linee dense (fig. XVI.4). .
Lidentificazione delle scissure permette di !oca·
lizzare una lesione polmonare nel lobo appropriato,
Nel contempo, la loro incompletezza rende conto del
coinvolgimento di lobi contigui da parte di neoplasie o
di consolidamenti polmonari, così come l'aspetto ati-
pico di alcuni versamenti.

1.2. Versamento pleurico


Costituisce la generica risposta della pleura a mol·
teplici eventi patogeni in grado di alterare il
equilibrio tra formazione e rimozione del liquido, ed c
di fatto il rilievo patologico pleurico più frequente. l
più importanti di tali eventi sono riportati in tah
Fig. XVI.3. Aspetti diversi della pleura in TC. In A la pleura
è visibile nel contesto dello spazio intercostale, in sede poste- XVI. l.
rolaterale, sottcsa tra una costa e la sottostantc in forma di
sottile banderella densa (punta di freccia) compresa tra il SL distinguono versamenti trasudatizi ed essudatizi,.che
polmone e la parete toracica. Tale rilievo non è più apprezza- differLscono per il contenuto protelco rispettivamente mmo- .:
bile nelle docce costovertebrali (B), ove le sottili immagini re o maggiore di 3 g/100 mi. Il versamento di tipo trasm:a-
lineari dense che sembrano separare il polmone dalle parti
molli paravcrtebra\i sono costituite da vasi intcrcostali, e a
tizio può verificarsi per aumento della pressione
livello mediastinico (C). In D è bene apprezzabile, stretta- (scompenso cardiaco, ostruzione della vena cava
mente addossato alla marginale interna della costa, un ispes- pericardite costrittiva) o diminuzione della
simento ph'!tlrico focale. doosmotica (cirrosi, slndrome nefrosica, ipoalbummemla:. ·
333

soprattutto secondari), collagenosi (artrite reumatoide,


LES), patologia addominale (pancreatite, ascessi subfrenici,
interventi chirurgici), tromboembolia polmonare, traumi
toracici.
:nte
)Cee Il radiogramma toracico in stazione eretta con-
oè sente l'individuazione di volumi anche modesti di
JS(). samento (circa 250 mi). Con particolari accorgimenti
ora- tecnici (decubito omolaterale del paziente, lieve solle-
tbilc vamento del bacino, proiezione radiografica frontale
Lo . con tubo radiogeno orizzontale) è possibile individua-
lC),. re anche quantità molto piccole di liquido endopleuri-
Ifa è co libero.
sen-
;ica- fig. XVJ.4. TC ad alta risoluzione del polmone. La pleura La disposizione del versamento è influenzata dal dupli-
logi- scissuralc è visibile in forma di sottile linea densa sia nelle ce fattore «forza gravitazionale» (che tende a dislocarlo ver-
ot<lndi scissure dei due lati (punte di freccia), sia, a destra, in so le basi polmonarì) e <<retrazione elastica polmonare» (che
della piccola scissura (freccia curva). tende ad agevolarne l'ubicazione nelle zone dove è maggio-
11 versamento di tipo essudatizio è dovuto ad alterazioni re la capacità di retrazione polmonare). Il versamento libero
cmda di muoversi secondo tali forze si dispone, pertanto, inizial-
della permeabilità capillare determinate da Infezioni (batte-
leUl'a mente tra la superficie inferiore del polmone e l'cmidia-
riche, virali, tubercolari, parassitarie), tumori (primitivi e
ìSCO- framma; successivamente, man mano che il volume aumen-
:rici, liBELLA XVI. l. CAUSE DJ VERSAMENTO PLEURlCO. ta, si osserverà l'obliterazione del seno costofrcniC:o poste-
oche riore, poì di quello laterale, infine di quello anteriore;
ngo- Versamento trasudatizio simultaneamente il liquido risale lungo la cavità pleurica
estra \UMENTO DELLA PRESSIONE IDROSTATICA
1 circondando <<a mantellina» il polmone.
Con scompenso cardiaco
so!u- ostruzione della v. cava superiore Nelle disposizioni tipiche (fig. XVI.5), in proiezio-
pericardite costrittiva ne frontale, l'opacità indotta dal versamento è delimi-
ottili DELLA PRESSIONE COLLOIDOOSMOTICA
tata superiormente da una linea curva disposta obli-
cirrosi ascitogena
loca·· sindrome nefrosica quamente dall'alto in basso e dall'esterno verso l'in-
riato, ipoalbuminemia terno. La· limitante è meho ·alta medialmehte perchè,
o del peritoneale essendo la superficie mediastinica del polmone meno
1sie o elastica di quella toracica (per la fissità delle strutture
o ati- Versamento essudatizio ilari e per la presenza dei legamenti polrrionari), mino-
,\L'fERAZlONE DELLA PERMEABILITÀ CAPILLARE
re è la quantità di liquido che può raccogliersi in sua
infezioni (batteriche, virali, da micoplasmi, specifiche,
fungine, parassitaric) corrispondenza. In proiezione laterale l'opacità ha
tumori primitivi (ca. bnmcogcno, !infama, mesotelioma, disposizione concava verso l'alto con punti più
tumori parietotoracici) ti anteriormente e posteriormente. In presenza di
mol· tumori secondari (più frequentemente: mammella, polmo- samento massivo, l'emitorace appare totalmente opa-
licato, ne, ovaio) cato, il diaframma dislocato verso il basso, il media-
,, ed C malattie del collageno e del sistema immunitario (m. rcu- stino più o meno vistosamente dislocato
·nte.l matoidc, LES, granulomatosi di Wcgener)
affezioni addominali (pancreatite, ascessi subfrenici, mente. Ognl versamento massivo non accompagnato
1 tab. da dislocazione mediastinica e diaframmatica deve far
interventi chirurgici)
sospettare una concomitante patologia del polmone
Versamento da altre cause omolaterale (ad esempio, un'atelettasia o una fibrosi)
infarto polmonare o della pleura stessa (ad esempio, un mesotelioma).
trauma
Qualora nel cavo pleurico penetri aria (come, ad
malposizionamento di catetere
esposizione ad asbesto
esempio, dopo una toracentesi oppure in caso di fisto-
post-peJ'icardiotomia la bronco-pleurica), la limitante superiore del versa-
post-radioterapia mento diventa orizzontale, formandosi un vero e pro-
prio livello idroaereo (idropneumotorace)) che si
334

sta consensualmente ai cambiamenti di decubito del creando aderenze tra di esse, «bloccanm> il
paziente. versamento non è più libero ma org:anizz<Jt;,
Ogni qualvolta sussistano modificazionì dell'ela- radiogramma, invece della tipica
sticità polmonare si possono riscontrare disposizioni si osserverà un'opacità marginocostale a v"''""n"''
atipiche del versamento. Ad esempio, il liquido pleu- meno spessa, l' obliterazione del
rico può continuare ad accumularsi tra la superficie matico e la rettilineizzazione o
inferiore del polmone e l'emidiaframma anche in Nell'empiema si può frequentemente ;namte•starè
cospicua quantità (versamento sottopolmonare). Nel lma forma particolare di
radiogramma toraci co in stazione eretta il versamento to saccato. Questo si presenta nel n
simula un innalzamento dell' emidiaframma, ma la cico (quando colto con l'opportuna tangenza!)
convessità della cupola risulta spostata lateralmente e ma di opacità omogenea, ovale o lenticolare, con
in proiezione laterale diviene apprezzabile uno «Scali- sulla marginocostale e cupola convessa ·verso il
no» tra la base dello bo inferiore (più alta) e quella del chima {che risulta compresso), contorni
lobo medio o della lingula (più bassa); nei versamenti angoli di raccordo con la parete toracica
sottopohnonari situati a sinistra si può inoltre osserva- XVL6). Se, invece, il versamento è colto «di
re un amnento della distanza tra lo «pseudoemidia- la raccolta appare in forma di opacità a
framma» e la bolla gassosa gastrica. In caso di dubbio, mati, che andrà differenziata da
ponendo il paziente in decubito supino, si manifesterà mediante ricorso a radiogrammi C(
nel radiogramma frontale una «velatura» de !l' emitora- opportuna tangenza.
ce a causa dello spostamento del liquido posterior- Il versamento intrascissurale è propriamente
mente al polmone. versamento saccato con morfologia
Disposizione atipica del versamento si ha anche in te biconvessa ed estremità rastremate che
presenza di scissure incomplete: poiché il liquido può no impercettibilmente nel contesto della
insinuarsi solo per un breve tratto nello spazio intra- XVI.?). Spesso consegue a episodi di scompenso
scissurale, si determina una banda marginocostale omo- diaco e tende allora a risolvere spontaneamente e
geneamente radiopaca, a limitante concava, mediai- damente con il risolvere della patologia di base
mente alla quale il polmone ha trasparenza pressoché la dizione di «tumore evanescente>>).
normale. Nelle pleuriti essudative può aversi .g<ll<rigione
Quando un versamento pleurico flogistico tarda a pleta senza alcun rilievo cadliologicoce;:idtJo.
risolvere, possono formarsi nel ·suo contesto tralci di temente, però, la guarigione è incompleta e
fibrina che, depositandosi sulle superfici pleuriche e le traccia di sé: opacità lineari; ispessimenti

mente.
335

ziare raccolte molto piccole, non visibili nel radio-


gramma toracico, e fornire una utile guida alloro dre-
naggio. La dimostrazione di tralci di fibrina, che ap-
paiono come strie iperecogene fluttuanti nel contesto
del liquido anecogeno, può fornire un'indicazione sul-
la fase evolutiva del versamento.
Alla TC il versamento pleurico libero si dispone
secondo una tipica configurazione «a menisco poste-
riore» (fig. XVL8). La valutazione densitometrica for-
nisce utili informazioni sulla natura del versamento:
l'emotorace (tramni! versamenti emorragici maligni!)
ha valore di attenuazione superiore al trasudato, il chi-
lotorace valore inferiore.
Fig. XVI.6. Versamento pleurico saccato. Nel radiogra:nma La possibilità di valutare i foglietti pleurici nono-
frontale J'opacità indotta dal versamento saccato (astensco) stante la presenza del versamento (grande limite della
assume l'aspetto di una grossa massa primitiva pleurica (si radiologia tradizionale!) costituisce apporto
osservi l'angolo ottuso di raccordo parietale -lancia}; il seno
costodiaframmatico esterno è obliterato (freccia). Nel radio- mentale dell'ecografia e della TC: la prima evidenzia
gromma laterale la delimitazione .dista.le ,del le lesioni pleuriche in forma di iperecogenicità parie-
(frecce) a linea netta test1moma l ampm estensiO- tali aggettanti nel liquido anecogeno; la seconda ne
ne in senso anteropostenore della raccolta saccata.
consente una migliore valutazione morfologica e den-
sitometrica, ne quantifica l'estensione e consente al
tempo stesso lo studio del parenchima polmonare e dd
mediastino.

1.3. Pneumotorace
Può essere: spontaneo (ma in effetti spesso consegue
alla lacerazione di una vescicola subpleurica non dimostra-
bile radiologicamente); post-traumatico (per lo più trattasi
di un emopneumotorace non obbligatoriamente accompa-
gnato da fratture costali); patologico (apertura nella cavità
pleurica di bolle di enfisema, di cisti aeree, di cisti da echi-
nococco, di pneumatoceli da polmoniti stafilococciche;
taloriJ. complica una fibrosi interstiziale evoluta);
Fig. VXI.7. Versamento interlobare. Nel tomogramma (A)
centesi (in genere, per il residuare di versamento, trattasi di
l'opacità intrascissurale {asterisco) assuffie un aspetto «a un idropneumotorace); iatrogeno (frequente nella vena suc-
pa!lall non facilmente differenziabile da quello delle masse clavia per involontaria lacerazione della pleura apicale
prinlitive polmonari se non allorquando sono ben visibili i durante apposizione di cateteri). Forma curiosa è il pneu-
residui normali della stria scissurale che «la sospendono a motorace catameniale, verosimilmente causato da localiz-
di cordm>. Nel tomogramma sagittale (B) l'opacità si zazioni endometriosiche intratoraciche, che recidiva in
il decorso della scissura orizzontale (frecce); occasione dei cicli mestruali.
superiore della grande scissura; PI =pala inferiore.
degli angoli costo frenici; «pinzettature!l Il riconoscimento radiologico del pnemnotorace è
d1aframmatiche; «cappuccb> apicali; «palle» di facile allorquando il contenuto di aria nella cavità pleu-
·calcificazioni. Questi esiti sono stati descritti in par rica è elevato e il polmone è vistosamente collassato: si
nel paragrafo XV.2.1.5, in parte verranno osserverà un netto contrasto tra la trasparenza «vitrea»
hnel paragrafo XVI.l.4. della cavità toracica (nella quale è completamente
· All'ecografia il versamento pleurico appare sente il disegno polmonare) e il polmone
teristicamente anecogeno e può costituire una finestra mente ipotrasparente ben delineato dalla pleura visce-
acustica utile per lo studio delle strutture s.ottostanti (le- rale colta tangenzialmente dal fascio di radiazione (v.
. parete! polmone collassato!). L'indagine, effet- fig. XV.24). La ricerca attenta di questa «linea pleuri·
1
: U3bileag,,vohll(:nte alletto del paziente, può ca», soprattutto nelle regioni apicali e sottoclaveari
336

ne, è importante per il riconoscimento degli pneumoto-


raci di minore entità nei quali il collasso polmonare è
assai scarso. In ogni caso, il riconoscimento del pneu-
motorace è agevolato dall'assunzione di un radiogram-
ma in fase espiratoria, che fornirà anche indicazioni sul-
la situazione della lacerazione pleurica: se questa è chiu-
sa, il polmone si ridurrà marcatamente di volume per
la fuoriuscita di aria attraverso i bronchi; se questa è
aperta, viceversa, il volume del polmone e del pneu-
motorace si ridurranno in maniera identica trattandosi
di compartimenti in equilibrio e globalmente non ne
sortirà spostamento significativo della linea pleurica.
Nel paziente in decubito supino, l'aria tende a rac-
cogliersi nelle porzioni anteriori e basali del torace, le
più antideclivi, e pertanto la linea pleurica marginoco-
stale può non essere visibile, mentre possono eviden-
ziarsi altri segni, indiretti, del pneumotorace: un au-
mento della trasparenza nei quadranti superiori del-
l' addome; un abbassamento e una definizione «troppo Fig. XVI.9. Pì1eumotorace spontaneo. Il collasso della
bella» dell'emidiaframma; la netta visibilità del seno prossimale· del polmone destro è impedito dalla presenza
una grossa bandelletta adcrenzia[e pleurica (frecce) che
costofrenico anteriore («segno del solco profondo" de- «stira» la superficie.
gli Aa. anglosassoni). In questi casi, un utile accorgi-
mento consiste nel porre il paziente sul fianco contro- versamento, questo si livella dall'aria disposta al
laterale e acquisire un radiogramma frontale con tubo pra di esSQ con linea di demarcazione ass:ohltaJnertlé':IT
radiogeno orizzontale: in questo modo l'aria si racco- orizzontale.
glie lungo la marginocostale e la limitante pleurica di- Se l'aria può entrare nella cavità pleurica ma
viene visibile. La ricerca attenta dei segni indiretti di uscirne per l 'instaurarsi di un meccanismo a
pneumotorace è particolarmente importante nei pazienti pneumotorace diviene «ipertesm> obbligando
sottoposti a ventilazione meccanica, in quanto in que- mediata aspirazione detensiva dall'esterno. In
ste situazioni anche un piccolo pneumotorace può fa- casi il polmone è ridotto alle dimensiOni di un
cilmente diventare iperteso. La superficie polmonare e completamente addossato al mediastino (in
può essere «pinzettatall in alcuni punti del suo contor- di aderenze), il cuore e il mediastino sono
no per la presenza di aderenze (fig. XVI.9). Se coesiste controlateralmente, il dù:iframma abbassato e
tito, gli spazi intercostali allargati.

1.4. Ispessimenti pleurici non neoplastici


Un ispessimento della pleura può essere la spia
Fig. XVI.8. TC del
torace. Il versamen- una pregressa pleurite guarita con fibrosi. !
to pleurico libero, vo è molto comune in sede basale a livello dell'
disposto nelle por- lo costo frenico esterno (in caso di obliterazione il
zioni declivi del to-
race, assume un ca-
gine prossimale assume aspetto lineare orizzontale
ratteristico aspetto fig. XVI.lOA).
«a menisco» (con- Una «bardatura» tenuemente omogenea, cmvili10ca, il\
cavo verso la parete a concavità distale, talora festonata, disposta tnn m1:u<c.,,,
toracica anteriore al-
lorquando, come di no alla regione apicale apicale),
norma, il paziente è quente riscontro (fig.
studiato in decubito con il termine «esito
dorsale). 11. valore
densitometrico è di delle volte dovuta a una altr"a>:ior!e
tipo acquoso. fica del parenchima polmonare che si
.;·.··
p/eura, parete toracica e diaframma 337

· viscerale ispessendola e retraendola (il tessuto


raoso contribuisce, in questo caso, all'opacità apicale).
p La TC ad alta risoluzione permette di distinguere
]e diverse dell'ispessi?1ento: il tessuto
diposo extrapleunco, aumentato d1 spessore perchè
attratto dalla fibrosi della pleura e del parenchima
(nel suo contesto si possono evidenziare
iperdensità dovute a la
p!eura ispess1ta, pm
mente il parenclnma polmonare vanamente alterato.
Opacità multiple, rotondeggianti od ovalari, di
alcuni centimetri di diametro, a margini netti e
lari, sono talora osservabili soprattutto nelle basi
monari, quale risultato dell'evoluzione organizzativa
di pregresse pleuriti sierofibrinose (palle di fibrina).
Regrediscono spontaneamente ma talora in tempi
l'ordine di anni. Fig. XVJ.IO. Ispessimenti plcurici non neoplastici. Jn A la
L'ispessimento pleurico indotto dall'asbestosi guarigione fibrotica di prcgressa pleurite ha indotto !'oblitera-
determina un'opacità a banda marginocostale sottile, zione del seno costofrenico esterno destro: la cupola diafram-
matica ha raccordo parietale orizzontale (freccia) c manca di
regolare, senza calcificazioni, frequentemente conseguenza il normale angolo acuto costituito dal seno. In B
ralc; il seno costofrenico è di solito obliterato. la bardatura festonata che delinea il margine inferiore dell'ar-
Anche in pazienti obesi o sottoposti a prolungate co posteriore della II costa (frecce), disposta «a cappuccio»,
costituisce l'esito in ispessimento della plcura viscerale apica-
terapie steroidee può essere osservato un quadro le fusa con l'alterazione cicatriziale aspecifica primitiva del
simile: in questo Caso, però, l'opacità marginocostale parenchima poln'lonare sottostantc.
èdovuta a un semplice aumento di spessore del
so extraplemico senza vero ispessimento della pleura. mone, della mammella c meno frequentemente del fegato e
Sulla base del solo radiogramma la diagnosi del pancreas.
ziale è impossibile e il ricorso alla re obbligatorio.
La deposizione di tessuto sclerotico ialino, Il mesotelioma può presentarsi in forma
bile di intensa calcificazione, nel contesto della: pleu- scritta o più o meno estesamente diffusa, fino ad
ra parietale (placche pleuriche), può simulare la avvolgere «a cotenna» tutta la cavità pleurica omola-
senza di noduli solitari o multipli polmonari. L'origi- terale (e talora conttolaterale!). L'esame radiografi-
ne pleurica (dimostrabile con gli usuali co del torace mostra la presenza di «bozze!lature»
ti), la frequente calcificazione, la molteplicità dei multiple, che ispessiscono e deformano, a seconda
reperti, orientano verso la diagnosi. Le placche pleu- della localizzazione, la liniitante marginocostale, la
riche sono spesso espressione di esposizione cupola diaframmatica, il profilo mediastinico (fig.
sto. La TC trova indicazione in casi selezionati per XVI.ll). Nelle forme circoscritte, l'angolo di
definire la sede pleurica di formazioni nodulari do parietale della «massa» è ottuso (a differenza dei
bie nel radiogramma toracico e per evidenziare una tumori primitivi Periferici del polmone che assumono
patologia parenchimale sottostante (come, per l'ap- contatto parietale con angolo di raccordo acuto). 'Le
punto, nell'asbestosi): si rende indispensabile forme diffuse sono accompagnate, di norma; da
cotenne pleuriche spesse rendono' non valuta- samento pleurico. Quando questo è massivo può
bile radiograficamcnte il parenchima sottostante. mascherare la presenza delle bozzellature,
bili però con l'ecografia e la TC.
La TC, in particolare, permette di evidenziare gli
1.5. Thmori della pleura aspetti che caratterizzano gli ispessimenti maligni:
Possono trarre origine dallo strato sieroso della pleura estensione circonferenziale con coinvolgimento della
o dal connettivo subpleurico (fibromi e pleura mediastinica: e scissurale, spessore maggiore di
fJbrosarcomi; lipomi e liposarcomi). La pleura può inoltre l cm, presenza di nodularità (fig. XVI.12). Possono
essere invasa secondariamente da tumori primitivi del pol- coesistere perdita di volume dell'emitorace affetto,
I fibromi della pleura sono molto rari, originano d'
1
norma dalla pleura viscerale, particolarmente nella Part
inferiore della cavità pleurica, o dalla pleura interlobar e
Assumono per lo più l'aspetto di opacità omogenee (rar::
mente sono presenti calcificazioni nel loro contesto), roto .
deggianti, a margini netti e regolari. Aggettano verso il
mone che comprimono (atelettasia da rilasciamento) m
non infiltrano. Con una certa frequenza è associata
tropatia ipertrofica di Pierre-Marie.
I sarcomi della pleura assumono per lo più l'aspetto di
massa circoscritta, rotondeggiante, a margini netti ma
alquanto irregolari, in costante rapporto nelle diverse proie-
zioni con la pleura parietale (dalla quale traggono origine).
Tendono a svilupparsi verso la parete toracica, nella quale
frequentemente inducono vistose osteolisi costali. La triade
«massa circoscritta a costante contatto parietale; angolo di
raccordo ottuso; osteolisi costali>> è fortemente indicativa
Fig. XVI.ll. Mesotelioma pleurico. Grossolane '(bozzcllatu- dal punto di vista diagnostico.
re» adcse alla pleura deformano il profilo esterno, mediasti- I lipomi e ·i liposarcomi sono ancora più rari. Il loro
nico e basale dei campi polmonari di destra. Laddove isolate, aspetto è simile a quello dei fibromi nel radiogramma tora-
le singole masse hanno raccordo parietale ad angolo ottuso. cico, ma la TC ne dimostra la densità di tipo adiposo (omo-
Coesiste versamento basale e scissurale. genea nelle forme benigne, disomogenea in quelle mali-
gne).
invasione della parete toracica, metastasi linfonodali
mediastiniche. Le calcificazioni nel contesto dell'i-
spessimento sono rare. La presenza di osteolisi costali 2. Parete toracica
è evento possibile, ma non frequente. Allorquando il
mesotelioma trae origine da una scissura interlobare, Tecnica appropriata di studio per immagini della
l'aspetto radiologico è assai simile a quello di un ver- parete toracica è la TC (fig. XVI.13 ), la quale consen-
samento saccato. Circa il 10% dei mesoteliomi sono te di individuarne le diverse componenti · !i
associati ad asbestosi: in effetti, l'incidenza di mesote- (cute, tessuto adiposo sottocutaneo),
liomi diffusi è particolarmente elevata .nei soggetti (muscoli, vasi, linfonodi) e profonde (vertybre,
prOfessionalmente esposti all'asbesto. sterno), e di evidenziarne le alterazioni focali (ascessi,
ematomi, tumori) o diffuse (enfisema ·
edema).

Fig. XVI.l2. Mc-


sotelioma pleurico.
La TC evidenzia il
marcato ispessi-
mento della pleura
marginocostale
(frecce), ben diffe-
renziato (a cagio-
ne dei superiori va-
lori densitometri-
ci) dal versamento
pleurico omoge-
neamente ipoden- Fig. XVI.13. TC del torace. La visione
so. Il parenchima bile da tale tecnica e il favorevole contrasto
polmonare, in par- distinguere, nel piano di scansione, la cute e · i.
1
te atelettasico, è sottocutaneo, i muscoli delia parete toracica, le
spostato in avanti e nodali e vascolari (si noti, a destra, l'immagine della vena
medialmente (aste- clavia opacizzata dal MdC io asterisco), le strutture ossee
risco). e l'interfaccia polmone/parete.
fteura. parete toracicu e diajimuma 339

torace (fig. XVI.l4; v. anche fig. XXXV1.3). Il ricorso


alla TC è, tuttavia, sempre necessario in caso di sospet-
to pneumotorace (mascherato nel radiogramma dali' en-
fisema sottocutaneo!).
L'edema parietale è riconoscibile nel radiogramma
toracico per l'aumento diffuso di spessore dei tessuti
molli. Frequentemente consegue ad edema polmonare
cardiogeno, da aumentata permeabilità di membrana,
da iperidratazione, situazioni nelle quali il liquido fuo-
riuscito dal letto vascolare polmonare, dopo aver inon-
dato gli alveoli e lo spazio pleurico può coinvolgere i
tessuti molli parietali rendendo ragione della dizione
di «terzo spazio» comunemente applicata alla parete
toraci ca.

3. Diaframma
Fig. XVJ.14. Enfisema sottocutaneo della parete toracica Il diaframma, come è noto, è una formazione muscolo-
conseguente a pneumotorace iatrogeno. Il dettaglio del radio- tendinea che separa la cavità toracica da quella addominale,
gramma standard evidenzia cospicue e vistose ipertrasparen- innervata dai due nervi frenici; ha ruolo importante nella
ze aeree nel contesto delle parti molli parietali colte tangen- meccanica respiratoria. Possiede tre forami per il passaggio
zialmente dal fascio di raggi X. I fasci del muscolo grande
pcttorale sono ben delineati (punte di freccia). In tali situa-
dell'esofago, dell'aorta e della vena cava inferiore. Ante-
zioni può essere difficile riconoscere il pneumotorace sotto- riormente, da ciascun lato dello sterno, nel contesto della
stante e si impone il ricorso alla TC. muscolatura è presente una fessura triangolare (il forarne di
Morgagni); posteriormente, in caso di incompleta chiusura
Gli ascessi (di natura speciftea, secondari a ferite, delle membrane pleuro-peritoneali, residua da ciascun lato
talora a interventi chirurgici) sono caratterizzati dal uno iato (forame di Bochdalek).
contenuto liquido ipodenso, circondato da orletto iper- Il diaframma può essere coinvolto secondariamente da
denso (soprattutto nella scansione contrastografica!). processi primitivi pleuropolmonari o addominali. Attraver-
Gli ematomi (post-tralUI1atici, post-chirurgici, sponta- SQ gli iati aortico ed esofageo patologia può propagarsi dal-

nei in soggetti con turbe della coagulazione) sono l'addome al torace e viceversa. Ernie congenite e acquisite
caratterizzati da valori densitometrici elevati anche possono svilupparsi attraverso i forami di Morgagni, di
nella scansione diretta (contenuto di Fe!). I tumori Bochdalek ed esofageo o attraverso brecce post-traumati-
che. La patologia più frequente del diaframma è costituita,
benigni e maligni hanno valore densitometrico varia-
però, dalle alterazioni del tono e della motilità (ipomobilità;
bile da adiposo (lipomi e liposarcoilli) a parenchima- paralìsi; relaxatio), che possono sussistere anche in forma
toso (leiomioma, fibroma e relative forme sarcomato- disgiunta tra i due lati. Rari sono i tumori primitivi.
se; linfoma; metastasi).

Le lesioni profonde coinvolgenti lo spazio extrapleurico


sono talora differenziabili con difficoltà dalle alterazioni
pleuriche più sopra descritte: hanno in comune con queste i
contorni netti e regolari e gli angoli di raccordo ottusi con il
parenchima polmonare, ma la loro forma è più spesso
rotondeggiante che ovalare, e sono bardate, anteriormente e
lateralmente, dal sottile strato ipodenso del grasso extra-
pleurico dislocato (TC!).

Cerifìsema interstiziale (post-traumatico, post-chi- Fig. XVI. I S. Relaxatio diaframmatica bilaterale. Ambedue le
rurgico) è facilmente riconoscibile nel radiogramma cupole diaframmatiche, alquanto risalite, presentano un'ac-
centuazione @ ogiva)) della normale convessità prossimale
l?racico per la presenza delle caratteristiche inunagini (punte di freccia). A destra l't1spetto è più propriamente 1<a
lineari ipertrasparenti nelle parti molli del collo e del ogive multiple)).
340

Esame radiografico del torace e TC costituiscono


le due fondamentali modalità di studio ·per immagini
del diaframma. Vecografia presenta interesse in
seconda istanza, talora in alternativa alla TC. In ogni
caso, grande attenzione sarà prestata ai rholteplici
rilievi normali (incisure del profilo diaframmatico in
inspirazione! pilastri visti in sezione!) che possono
simulare lesioni patologiche.

3.1. Esame diretto


All'esame radiografico del torace (fig. XVI.l5) i
due emidiaframmi assumono aspetto cupollforme a
convessità rivolta verso l'alto; il margine superiore è
ben delineato per la trasparenza delle basi polmonari
soprastanti; il margine inferiore non è direttamente
apprezzabile per la presenza del fegato a destra, dello
stomaco (del quale è di norma visibile la bolla gasso"
sa) e della milza a sinistra. Ciascun emidiaframma
. declina lateralmente a costituire con la parete toraci ca
Fig. XVI.I6. TC del diaframma. Nell'immagine in alto è di-
l'angolo costofrenico esterno, m)::dialmente con il mostrata la caratteristica disposizione@ trifoglio)) del centro
cuore l'angolo cardiofrenico. La convessità dell'emi" tendineo diaframmatico. Ogni singola foglia (asterisco) appa-
diaframma destro è situata all'altezza dcl5°"6° spazio re nettamente delimitata sul versante esterno dal parcnchima
polmonarc impegnato negli angoli costofrcniei; sul versante
intercostale (mezzo spazio più in alto di quella dell'e- interno, il diaframma appare ben delimitato solo posterior-
midiaframma sinistro); in inspirazione profonda si mente per la presenza di tessuto adiposo addominale. Nel con-
sposta verso il basso di 3A cm (l'escursione inspirato" testo di ciascuna foglia, il diaframma non è distinguibile dal
lobo dcs.tro c sinistro del fegato, dalla milza e dal tratto di pas-
ria dell'emidiaframma sinistro è di circa mezzo centi" saggio esofago-gastrico. Nell'immagine in basso è eviden-
metro inferiore). In proiezione LL è mantenuto ziato il tipico aspetto lineare ondulato dei pilastri diaframma-
spetto cupoliforme; sono ben apprezzabili gli angoli tici (le punte di freccia delineano il decorso di quello destro),
disposti. ad 1<avvolgcrc)) l 'aorta c il rachidc. Nel tratto posto a
costofrenici anteriore e posteriOre. lato dell'aorta, il pilastro media le è di norma rigonfiato amo'
Lo studio della motilità diaframrnatica, molto di oliva (freccia).
importante per le alterazioni che essa subisce in mol-
teplici situazioni patologiche, può essere condotto o ma non è comunque possibile distinguerlo dagli orga-
per via radioscopica o per via radiografica. :C osserva- ni con i quali le singole foglie assumono rapporto di
zione radioscopica avverrà prima a respiro normale, stretta contiguità: il cuore in centro, il fegato a destra,
poi in inspirazione ed espirazione forzata, infine in lo stomaco e la milza a sinistra. :C orifizio della vena ca-
inspirazione nasale. Si porrà particolare attenzione va inferiore non è individuabile. La porzione anteriore.
alla eventuale comparsa di <<movimenti paradossi» di è costituita da fasci muscolari che si inseriscono sul-
innalzamento del diaframma in fase inspiratoria e di l'apofisi xifoide dello sterno e su!le cartilagini de!la·
abbassamento in fase espiratoria. Informazioni equi- VII, VIII e IX costa. I fasci sternali e condrocostali so-
valenti possono essere fornite, con buon risparmio di no distinguibili solo occasionalmente, allorquando cir·
dose di radiazione, da una coppia di radiogrammi in condati da abbondante tessuto adiposo. La porzione la-.
regime rispettivamente di capacità polmonare to.tale e teroposteriore è bene distinguibile dal fegato solo quan"
di volume residuo (v. fig. XV9). do questo ha densità ridotta (steatosi) o aumentata (emo-
sideros.i) e talora dopo somministrazione «a bolOl)
MdC iodato. Quando i fasci muscolari sono festonall
3.2.TC
possono simulare un tumore del fegato, dello
Il diaframma può essere dimostrato solo parzial- del colon o adenopatie. La porzione posteriore è
mente mediante TC. Il centro tendineo assume un ca- tuita dai pilastri laterali e mediali. I pilastri
ratteristico aspetto «a trifoglio» (fig. XVI.16, in alto), sempre ben visibili, si incrociano dando origine agl1 on-
p{eJ/l'tl. parete toracica e diaframma 341

diastinico (in genere a opera di una carcinoma


Fig. XVI. l?, Aspet-
geno), o di interventi cardiochi_rurgici, con minore fre-
to ecotomografico quenza ne sono responsabili nevriti batteriche evirali.
normale del diafram- sia all'osservazione radioscopica,
ma destro. Il profilo
Sia all'osservazione radiografica in inspirazione ed espi-
diaframmatico assu-
me l'aspetto di una razione forzate, si potrà osservare: la risalita più o me-
linea curva continua no marcata e la riduzione delle escursioni respiratorie
ipcrccogena (frecce) dell'emi diaframma interessato (meno comunemente un
disposta a delimitare
il lobo destro del fe- movimento paradosso); un certo spostamento contro-
gato. laterale del mediastino; l'accentuazione della confor-
mazione a cupola dell'emidiaframma; un certo al!
fizi esofageo e aortico. Nel tratto posto a lato dell'aor-
gamento degli angoli costofrenici esterni. Nelle
ta assumono un aspetto di rigonfiamento ovalare (fig.
lisi deli' emidiaframma sinistro, lo stomaco e la flessu-
XVI.16, in basso). Nello spazio retrocrurale sono indi-
ra colica, distesi da gas, rimangono strettamente
viduabili, accanto all'aorta, le vene azygos, talora il dot-
dossati al contorno inferiore diaframmatico (a diffe-
to toraci co, linfonodi (soprattutto quando ingranditi).
renza di quanto avviene nelle ernie). Possibile compli-
cazione è il volvolo mesenterico-assiale dello stomaco.
3.3. Ecografia La relaxatio è un'anomalia congenita dello svilup-
eecografia (fig. XVI.l7) dimostra il diaframma sot- po della muscolatura diaframmatica, parziale o totale,
'di- to forma di linea curva continua iperecogena, nel cui uni- o bilaterale (v. fig. XVI.IS).ll più delle volte inte-
ntro contesto talora è possibile distinguere i singoli strati ressa l'emidiaframma sinistro. Il tratto interessato è
muscolari separati da sottili strie ipoecogene (lo stu- marcatamente assottigliato; la perdita del tono
dio dell' emidiaframma destro è in genere più facile da- !are ne induce una risalita per il duplice effetto della
ta la presenza della finestra acustica epatica). È utile pulsione addominale e della attrazione toracica. Lo
nella localizzazione di lesioni o raccolte paradiafram- stomaco e la flessura sinistra del colon si comportano
matiche, in quanto la scelta libera del piano di sezio- come nella paralisi, sì che queste due affezioni non
ne consente quasi sempre di orientar! o in modo idoneo sono differenziabili sulla base del solo esame radio-
ariconoscere il diaframma (e quindi la sede sopra- o grafico del torace. La TC può essere discriminante
sottodiaframmatica della patologia). Consente impor- attraverso la dimostrazione _della riduzione dello spes-
tanti rilievi dinamici. sore diaframmatico; è importante anche per la diffe-
renziazione della paralisi e relaxatio dalle ernie.
3.4. lpomobilità diaframmatica
3.6. Ernie diaframmatiche congenite
È per lo più riflessa: i processi infiammatori acuti
addominali (ascesso subfrenico, colecistite e pancrea- Si il)tende con tale termine la dislocazione del con-
tite in primis) la inducono con maggiore frequenza ri- tenuto intestinale nella cavità toracica attraverso difet-
spetto a quelli intratoracici (pleurite e malattia trom- ti congeniti del diaframma. Il passaggio prenatale di
boembolica). I due emidiaframmi rispondono in ma- contenuto intestinale nel torace può aver luogo attra-
niera indipendente e selettiva. Di norma all'ipomobi- verso punti diversi: percentualmente più numerose e di
litit è associata una certa risalita dell'emidiaframma in- maggior interesse clinico sono comunque le etnie
teressato. Nell'enfisema e nell'asma bronchiale l'ipo- posteriori attraverso il forarne pleuroperitoneale di
mobilitit è la conseguenza di un vero e proprio Bochdalek; le ernie anteriori attraverso il forame ster-
mento meccanico alla risalita espiratoria del diafram- no-costale di Morgagni sono spesso di osservazione
ma(che per lo più è abbassato). più tardiva e non di rado casuale; notevolmente più
rare le altre forme.
nati
aco, 3.5. Paralisi e relaxatio Le ernie pleuro-peritoneali (o posteriori) sono più
)S!Ì·
frequenti a sinistra: il contenuto erniario è rappresenta-
La paralisi diaframmatica (unilaterale, meno co- to essenzialmente da anse intestinali che occupano spes-
iali, bilaterale) è il più delle volte la conseguenza
ori- so l 'intero emitorace, dislocano le strutture mediastini-
d1 una mfiltrazione neoplastica del frenico a livello me- che e lasciano «vuota» la cavità addominale. Nel peri o-
342 Capitolo XVI

fig. XVI.19. Ernia di Morgagni. L'angolo cardiofrcnico de-


stro è occupato da una grossa massa che cancella la margina-
le cardiaca destra (segno della silhouette!), nel cui contesto e
bene apprezzabile (frecce curve) la presenza di anse intesti-
nali (contenuto gassoso «similcistico»).

delle membrane ialine, la sindrome da aspirazione e la


Fig. XVI.18. Ernia di Bochdalck. Bambino di l giorno di età. polmonite.
Tutto l'emitorace sinistro è occupato da anse intestinali evi- Nelle ernie sterno-costali (o anteriori), all'esame
denziate dal contenuto gassoso «similcisticm>. Il polmone radiografico del torace il reperto più comune è quello
sinistro, il mediastino e il cuore sono dislocati controlateral-
mente. Bene visibili la trachea (freccia} e i bronchi principa-
di una opacità rotondeggiante che occupa l'angolo
li (punte di freccia) ripieni di aria. Nel radiogramma diretto cardiofrenico destro, sì da simulare una cisti pericar-
dell'addome (qui non riportato} era apprezzabile una diminu- dica (fig. XVI.19). È per lo più presente un sacco peri"
zione del contenuto gassoso fisiologico.
toneale; il contenuto è prevalentemente omentale. La
do immediatamente postnatale, all'esame radiografico TC può mostrare, nel suo contesto, trasparenze adipo-
del torace l'emitorace colpito può apparire uniforme- se.
mente addensato, ma con l'inizio della respirazione e
con il graduale passaggio di gas nell'intestino il qua- 3. 7. Ernie post-traumatiche
dro assume caratteristiche ben definite (fig. XVI.18): Le lacerazioni traumatiche interessano pressoché
presenza di immagini multiple di aspetto similcistico costantemente l'emidiaframma sinistro (mancando da
ali 'interno di un emitorace; spostamento del cuore e tale lato l' «effetto protettivo)) del fegato): nell'ernia
del mediastino verso i! lato opposto; relativa assenza che ne consegue sono pertanto impegnati lo stomaco e
di gas addominale. Attraverso il canale pleuro-perito- il colon. L esame radiografico del torace mostra la pre·
neale destro può erniarsi solo il fegato, oppure il fega- senza di visceri intestinali nell'emitorace (più o meno
to e parte dell'intestino. Nel primo caso il quadro ra- vistosa a seconda dell'entità della lacerazione).
diologico può offrire qualche difficoltà interpretativa: I.: interruzione della continuità del diaframma consen-
si osserva, infatti, un totale o parziale opacamento del- te la differenziazione dalla paralisi e dalla relaxatio,
l'emitorace, con dislocazione del mediastino, che può ma non è sempre dimostrabile facilmente neppure con
simulare un versamento pleurico o un addensamento laTC.
polmonare. Sorge indicazione, in questi casi, alla TC.
È importante dimostrare la mancanza del! 'ombra epa-
3.8. Thmori
tica nell'addome (segno del «fegato assente»). Dal pun-
to di vista sintomatologico va sottolineato che, al con- Sono estremamente rari (i più comuni sono illipo-
trario delle ernie iatali, le ernie diaframmatiche conge- ma, il fibrosarcoma, il rabdomiosarcoma). Originano
nite si manifestano più che-con disturbi digestivi con soprattutto dalla parte tendinea. r.: aspetto usuale è di
disturbi respiratori, la gravità dei quali è in rapporto di- piccole masserelle (talora calcificate, se benigne), lo-
retto con il grado di erniazione. Si pone quindi il pro- bulate, che sporgono dalla cupola diaframmatica verso
blema di discriminare l'ernia di Bochdalek da altre pos- la base polmonare. I tumori maligni possono interes·
sibili cause di difficoltà respiratoria come la malattia sare diffusamente l' emidiaframma simulandone un sol-
'pteura. pMete toracica e diaframma 343

le può essere sede di sViluppo di aneurismi aortici, la


cui fissurazione induce spandimento emorragico pleu-
rico, mediastinico e retroperitoneale. Attraverso lo ia-
to esofageo si estrinsecano nel mediastino tumori del
giunto esofagogastrico, pseudocisti pancreatiche, più
raramente essudato infiammatorio pancreatico (con
conseguente grave mediastinite!). Frammenti di paren-
chima splenico possono impiantarsi sulla pleura attra-
verso il diaframma lacerato per evento traumatico (sple-
nosi).Invasione diretta del diqframma può aversi a ope-
Fig. XVI.20. Rabdomiosarcoma diaframmatico. La sezione
TC passante per le .basi l'occupazione di ra di tumori polmonari e pleurici, cisti da echinococco,
entrambi gli angoh cardwfremct e d1 tutto l'angolo costofre- ascessi amebici, tumori del fegato e del surrene.
nicosinistro da parte di una massa (t) d1 disomogeneo,
costituita in parte da tessuto sarcomatoso, m parte da versa- Sindromi del diaframma poroso. Costituiscono un
nento pleurico reattivo. Il cuore è dislocato posteriormente.
è apprezzabile una piccola metastasi parietale.
complesso di patologie conseguenti a «discontinuità» del
diaframma (congenite, meno spesso acquisite), multiple,
levamento; in tali casi si associa, in genere, versamen- cribriformi, di diametro da una capocchia di spillo a l cm e
la to pleurico. Lindividuazione dei tumori diaframmati- più, localizzate soprattutto nella sua parte tendinea. Attra-
ci, difficile all'esame diretto radiografico, è quasi sem- verso di esse possono migrare dall'addome al torace (e
viceversa!) entità disparate: liquidi, gas, essudati, secreti,
pre possibile con la TC (fig. XVI.20). tessuti di varia natura, anse intestinali. Alcune di queste
patologie sono abbastanza note (pneumotorace catamenia-
3.9. Patologia transdiaframmatica le!), altre lo sono meno (versamento pleurico nella cirrosi
epatica e nella dialisi peritoneale! chilotorace da chiloperi-
Come più sopra detto, attraverso il diaframma pa- toneo!). L'eziopatogenesi è incerta: sono stati assegnati ruo-
tologia può propagarsi dall'addome al torace e vice- li importanti e suggestivi al circolo linfatico e alla \(Simpa-
versa. Lo iato aortico, sede frequente di adenopatie so- tia>> delle due sicrose. Fattori corresponsabili sono la natura
litarie o «a colata», è facilmente attraversato da tumo- della sostanza migrante, l'11effetto pistonett del fegato, il
rimediastinici e retroperitoneali. Lo spazio retrocrura- gradiente pressorio addomino-toracico.


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CAPITOLO XVII

MEDIASTINO
GIORGIO CITTADINI E GIUSEPPE CITTADINI

La scarsa accessibilità alla semeiotica clinica di toracico LL. La più semplice e pratica distingue 4 compar-
questa regione corporea, fre.quente sede di pat?logia timenti (f1g. XVII. I):
espansiva, ne rende molto Importante lo stud10 per
immagini. Esame diretto radiografico, TC e RM compartimento superiore, situato al di sopra di un piano
sentono buona accuratezza diagnostica nella quasi immaginario che unisce l'angolo dello sterno alla IV
vertebra dorsale;
totalità de !le situazioni. La diagnostica radioisotopica
compartimento anteriore, situato inferoanteriormente al
interviene in maniera determinante nella ricerca di precedente, è delimitato in avanti e lateralmente dai
tiroidi e paratiroidi ectopiche o accessorie, e nella foglietti pleurici dei due lati convergenti nella giunzio-
importante (e difficile!) differenziazione postoperato- ne pleurica anteriore e in dietro da una linea passante
ria tra recidiva neoplastica e fibrosi. Cecografia tran- davanti al pericardio, all'aorta ascendente e ai vasi bra-
sesofagea assume importanza nello studio analitico chioccfalici; accoglie, in uh contesto connettivoadiposo,
delle aree paraesofagee (stadiazione locoregionale dei
tumori dell'esofago!). L'uso razionale di queste
che ha reso obsoleto il pneumomediastino diagnostico,
poco comuni !a flebografia mediastinica e
fia selettiva timica, sempre più raro il ricorso alla
mediastinoscopia (se non a scopo bioptico) e alla
cotomia esplorativa (frequente punto di arrivo dell'iter
diagnostico prima dell'avvento della TC).

Compartimenti mediastinici. La correlazione esistente


tra localizzazione in seno al mediastino e natura dei proces- Fig. XVII.t. I com-
partimenti mediastini-
si espansivi rende opportuna una suddivisione di questo in ci superiore (S), ante-
11compartimcnti>>. Esistono, in proposito, numerose propo- riore (A), medio (M),
ste basate sui riferimenti anatomici offerti dal radiogramma posteriore (P).

Fig. XVII.2. Classificazione e ter-


minologia sintetica di riferimento
dette stazioni linfonodati mediasti-
nichc (v. tab. XVII. l). Da American
Joint Committee on Cancer, modi-
ficata.
346 Capitolo XVJJ

il timo o i suoi residui, i vasi mammari interni,· linfono· Linfonodi del legamento polmonare (stazione 9): localizzati
di; contesto del legamento polmonare destro c sinistro· ne1 ·
compartimento medio, situato inferiormente al compar- Linfonodi tracheobronchiali destri o ilari (stazione !OR): lo .
timento superiore e posteriormente a quello anteriore, è lizzatì al dt sotto della stazione 4R, ed estesi caudalment/;
delimitato da un piano immaginario passante dietro la no al bronco lobare superiore destro; l·
trachea e il cuore; sono in esso contenuti il cuore con il Linfonotli peribronchiali sinistri o ilari (stazione l OL): loca]" _
pericardio, l'aorta ascendente e l'arco aortico, i tronchi zati al di sotto della stazione 4L, cd estesi caudalmente fiiZ
sopraortici, le arterie e le vene polmonari, i nervi freni- al bronco lobare superiore sinistro; no
co, vago e laringeo ricorrente, la trachea e i bronchi Linfonodi e distahnentc
principali, numerosi linfonodi; alle stazwm !OR e lO L, e mcludentt tlmfonodi interloba ·
- compartimento posteriore, situato inferiormente al (Il), lobari (12), segmentari (13) e subsegmcntari
compartimento superiore e posteriormente a quello
medio, è delimitato dai corpi vertebrali e dalle docce Ai aggiunti i supe1·iori, adiacenti
costovertebrali; sono in esso contenuti l'aorta discen- ai a dt 2 cm dal dtafrmm_na, e i lbif0110 di
dente, l'esofago, il dotto toracico, la vena azygos ed localizza! t 1n sede !ungo 1vasi omonin1i cd
estest fmo al d1aframma, che drenano 1 quadrant! mammari media\i e la
emiazygos, strutture nervose e linfonodi. parete toracica.

Linfonodi metliastinici. Nel mediastino sono presenti


numerosi linfonodi appartenenti a stazioni diverse (fig. La TC e la RM permettono di evidenziare linfonodi
XVII.2). La loro classificazione e la terminologia sintetica di «nmmalit> (sono considerati tali, per convenzione, quelli
riferimento sono modernamente basate, in fanna lievemente di diametro inferiore a l cm) nel90% dei soggetti adulti,
modificata ad uso radiologico, su quanto proposto nel 1996 in maniera più agevole nel compartimento mediastinico
dalla American Joint Committee on Cancer (tab. XVII. l).
medio.
TABELLA XVII.l. LINFONODI E STAllONI UNFONODAU MEDIASTI·
NICilE.
l. Esame diretto
Linfonodi mediastinici alti (stazione 1): localizzati al di
dell'incrocio tra vena anonima sinistra e trachea; Si identifica spesso nel radiogramma standard del
Linfonodi paratracheali superiori destri (stazione 2R): localiz- torace eseguito nelle due proiezioni ortogonali, ma è
zati a destra della linea mediana tracheale al di sopra del- convenientemente effettuato con opportuni accorgi-
l'arco aortico; menti (radiogramma sagittale sovrapenetrato dell'area
·"Linfonodi paratracheali superiori sinistri"(stazione 2L): loca- mediastinica! simultaneo esofagogramma baritato!).
lizzati a sinistra della linea mediana tracheale al di sopra del- L'osservazione radioscopica può essere necessaria per
l'arco aortico; controllare l'eventuale pulsazione diretta o trasmessa
Lillfonodi paratmcheali inferiori destri (stazione 4R): localiz- di masse mediastiniche e i loro spostamenti con la
zati a destra della linea mediana tracheale al di sotto del mar- deglutizione e i colpi di tosse.
gine superiore del! 'arco aortico, ed estesi caudalmente fino Il contrasto radiologico tra le diverse strutture
alla carena;
mediastiniche, le quali hanno densità parenchimatosa
Linfonodi paratrucheali inferiori sinistri (stazione 4L): loca- fra loro simile e sono circondate da modesta quantità
lizzati a sinistra della linea mediana tracheale medialmente
allegamento arterioso, al di sotto del margine superiore del- di tessuto adiposo, è scarso e tale permane anche in
l 'arco aortico, ed estesi caudalmente fino alla carena; presenza di patologia. La semeiotica è conseguente-
Linfonodi aortopolmonari (stazione 5): localizzati lateralmen- mente basata sul rilievo di alterazioni del profilo del
te allegamento arterioso, all'aorta e all'arteria polmonare mediastino da parte di lesioni che ne inducono lo «slm-
sinistra, ed estesi caudalmente fino alla prima diramazione gamentm>. Compete alla TC e alla RM la definizione
di quest'ultima; delle lesioni che hmmo determinato tali alterazioni e la ,
Linfonotli paraaortici (stazione 6): localizzati al davanti del- dimostrazione di quelle situazioni parafisiologiche,
l'aorta ascendente e del l'arteria anonima; come la lipomatosi e l' ectasia dei vasi sopraortici, che
Linfonodi sottocarenafi (staziene 7): localizzati sotto la bifor- possono alterare i profili del mediastino.
cazione tracheale medialmente ai bronchi lobari inferiori;
Linfonodi paraesofugei (stazione 8): localizzati al di sotto del- Linee mediastiniche. La pleura parietale dei due lati
la regione subcarenale a destra c a sinistra della linea me- riveste il mediastino modellandosi sulle strutture in esso
diana esofagea; contenute. I polmoni si insinuano nelle riflessioni pleuriche
Mediasti riO 347

nel . ·sultanti creando, con la loro densità area, l<interfacce» in


drastica. variazione di
tento dei raggt X, mctdentt tangenzmlmente, determma la
nomparsa, nell'esame duetto radiografico, di elementi
fineari verticali dell'immagine detti dinee mediastiniche»
(ficr. xvru ). Queste linee corrispondono ai (\bordi» delle
tlìz.
visualizzati per il contrasto naturale che si crea in
fino
conseguenza dell'accollamento del polmone. L'esistenza di
questo bordo rende possibile accertare da un lato la pre-
;ntc
senza di polmone normalmente aereato e dall'altro la nor-
bari
malità macroscopica della struttura che lo genera.
14).
Le linee mediastiniche possono essere individuate nei
:enti
radiogrammi sagittali del mediastino in stazione eretta e in
!lodi decubito supino, soprattutto se eseguiti ad alto chilovoltag-
.1icd gio e moderatai?ente sovraespos.ti ..
,,, situazione ectoptca, scomparsa, e mdtcatiVa dt processt
patologici estrinsecantisi all'interno del mediastino (fig.
XVJI.Jbis).
lOdi
te!li
Jlti, Fig. XVll,3bis. Dislocazione di linee mediastiniche. In A, la linea
1ico paravertcbrale sinistra è «sollevata>) (frecce) da un ascesso ossifluen-
tc del compartimento mediastinico posteriore; si osservi l'osteite
destruente dei corpi vertebrali adiacenti (asterisco). In B, la linea
paraesofagea è resa distrettualmente saliente dalla presenza di un
carcinoma dell'esofago che stenosa il lune. Si osservi come la linea
stessa, riassumendo in basso nor111ale decorso, definisca indiretta-
mente il limite distale della neoplasia.
del
1a è 2.TC
rgi-
lrea È indagine di fondamentale impmianza nello stu-
o!). dio del mediastino. Permette una valut'azione accurata
per delle diverse strutture in esso presenti, ivi compresi i
;ssa linfonodi, e la dimostrazione di lesioni patologiche
1 la anche di piccole dimensioni non apprezzabili all'esa-
me diretto radiografico. È molto accurata nel bilancio
turc
di estensione dei processi espansivi e nella valutazio-
tosa
Fig. XVI1.3, Le linee mediastiniche. Anteriore (l): corrisponde ai ne dei loro rapporti con le strutture vicine. La deter-
Jtità
foglietti plcurici viscera!i e parietali accollati per il contatto tra i lobi minazione dei valori di attenuazione permette la carat-
e in polmonari superiori dei due lati posteriormente allo sterno. Posteriore terizzazione di alcuni tipi di patologia (cisti; lipomi;
ntc- {2): è l'equivalente posteriore della precedente, rispetto alla quale si
dermoidi; aneurismi), ma il riconoscimento della
del proietta più cranialmente, al di sopra dell'arco aortico. Paracavale (3):
corrisponde al profilo esterno della vena cava superiore e costituisce il strUttura di origine e la differenziazione tra lesioni
;lm·
margine destro del mediastino superiore; con l'avanzare dell'età l'ec- benigne e maligne non è, peraltro, sempre agevole. A
ione tlsia dell'aorta ascendente induce lo spostamento all'esterno della questo proposito, risposte diagnostiche conclusive
ela · l'cna cava determinando un ampliamento «parafisiologicQ)) destro del
mediastino. Pora/racheale (4): corrisponde alla parete destra della Ira· possono essere ottenute con l 'agobiopsia transcutanea
che,
;hca e ai foglietti pleurici che si riflettono su di essa. Paraesofagea (5) TC-guidata.
che cdetenninata dalla riflessione della pleura del lobo inferiore del pol-
mone destro sul setto mediastinico nel quale decorrono l'esofago e la 8indagine, eseguita a paziente supino con le braccia
vena azygos. Paraaortica (6): corrisponde al margine sinistro del trat-
to discendente dell'aorta toracica. Paravertebmli destra e sinistra (7 e sopra la testa, è effettuata vantaggiosamente con apparec-
lati
8): sono determinate dalla riflessione della pleura mediastinica sul tes- chiature a scansione spiroidea volumetrica. Si acquisiscono
esso connettivo paravertebrale dorsale; la destra è riconoscibile dall'a- in Unica apnea inspiratoria, dalla base del collo (compren-
·iche Plte polmonare al diaframma, la sinistra al di sotto dell'arco aortico. dendo le fosse sovraclaveari, sede di importanti stazioni
348

linfonodali) fino agli angoli costofrenici posteriori, imma- 3.RM


gini con spessore di strato di 5-10 mm, che vengono rico-
struite con intervallo di 5 mm. La valutazione delle imma- Trova importante applicazione nello studio d ·.
gini ha luogo o con doppia finestra (v. fig-. VII) o, più con- 1
venientemente, con doppia documentazione sì da eviden-
mediastino per il valido contrasto tra le diverse
ziare separatamente le strutture mediastiniche e il parenchi- hJre normali e patologiche (fig. XVII.5) e per la pos. 1
ma polmonarc. La scansione contrastografica (MdC e. v. «a sibilità di ottenere immagini rnultiplarìari ad alta riso-
bolo))), generalmente preferita alla scansione diretta, con- luzione che consentono una precisa definizione del!'e.
sente di opacizzare i vasi sanguigni e le cavità ca·rdiache sì stensione cranio-caudale delle masse rnediastiniche
da consentirne una più agevole differenziazione, ed è spes- indispensabile per un corretto bilancio preoperatorio.'
so preziosa per la caratterizzazione di alcune masse media-
stiniche (aneurismi, masse tiroidce, linfonodi ipervascola- L'indagine è eseguita utilizzando sequenze SE T 1- e n.
rizzati, cisti). pesate (queste ultime per lo più ottenute mediante acquisi-
zione turbo-SE), con sincronizzazione elettrocardiografica
L anatomia tomografica computerizzata del media- e possibilmente respiratoria. Ai piani fondamentali coronali
stino è illustrata in fig. XVII.4. e trasversali possono essere associate scansioni sagittali e
oblique che mostrano particolare validità nello studio dei-
l'arco aortico e dci vasi polmonari. Per lo studio dinamico
sono impiegate sequenze GE, utili sia per la cine-RM car-
diaca (v. paragrafo XVIIL3) che per la valutazione contra-
stografica delle lesioni espansive e della patologia vascola-
re (angio-RM 3D).

La RM rende agevole l'individuazione e la defini-

Fig. XVII.4. TC del mediastino con scansione contrastografica


Sono rappresentati, dall'alto in basso e da sinistra a destra, i piani
fOndamentali prossimali: sopraaorlico (punte di freccia= vene bra-
chiocefaliche destra c sinistra; freccia "' arteria anonima; a = arteria
carotide comune sinistra; b = arteria succlavia sinistra); dell'arco
aortico (punta di freccia = vena cava superiore; Ao = arco aortico; t Fig. XVII.S. Ri\1! del mediastino./n allo a sìnistra, sezione coronale
=trachea; freccia= esofago); dell'arco della vena azygos (frecce= a livello della biforcazione tracheale; ìn alto a destra, sezione sagitta·
arco che la vena grande azygos descrive nel portarsi in avanti verso le a livello del decorso cavale; in basso, sezione trasversale a livello
la vena cava superiore; punta di freccia= finestra aortopolmonare); delle arterie polmonari. Si osservi l'elevato contrasto tra le diverse
della carena (Aa =aorta ascendente; Ad= aorta discendente; freccia struttnrc mediastiniche che consente la dimostrazione diretta dei vasi
=carena; punta di freccia= bronco principale sinistro); dell'arteria sanguigni e degli spazi connettivoadiposi. Aa == aorta ascendente;
polmonare destra (d= infundibolo dell'arteria po!monare; p= arte- = aorta discendente; AD == atrio destro; Ao = aorta; APS = artena
ria polmonarc destra); della radice uorlica (AS = atrio sinistro; R = polmonarc sinistra; APD = arteria polmonare destra; AS ==atrio sini·
radice dell'aorta; VD = ventricolo destro). Gli strati sottostanti assu- stro; CI = vena cava inferiore; CS = vena cava superiore; P = tronco
mono importanza per lo studio del cuore c del tratto inferiore del dell'arteria polmonarc; Polm =polmone destro; freccia grande=
compartimento medias!inico posteriore. Nello studio del mcdiastino, chea; frecce piccole= bronchi principali (in alto a sinislra) e artenc
data la rappresentazione di importanti strutture vasai i, è d'obbligo la polmonarì destra e sinistra (in basso); punta di freccia = finestra aor-
scansionc contrastografica con iniezione c.v. (<a bolo>). topolmonare.
349

'one dell'estensione delle masse mediastiniche, ma Esofagografia. Si rende talora necessaria per la dimo-
consente la caratterizzazione di natura solo in casi strazione dell'origine esofagea di masse mediastiniche
(ematomi in fase subacuta; cisti; lipomi; (leiomiomi, cisti da duplicazione esofagea) e della presenza
el di varici (mediastiniti croniche).
il· 11355 e aneurismatiche). L'uso di MdC paramagnetico
permettere una maggiore accuratezza diagnostica, Broncografia. Può consentire di definire con maggiore
S· accuratezza dislocazioni e compressioni tracheobronchiali e

ma nel complesso il ricorso alla RM solo occasionai- di individuare cisti aperte.
e- mente rende superflua l'agobiopsia TC-guidata! Flebografia del mediastino. Assume importanza per la
e, dimostrazione dei circoli collatei-ali in caso di ostruzione
della v. cava superiore e per l'individuazione della non rara
4. Ecografia patologia primitiva venosa (malformazioni anatomiche, fle-
2- biti, flcbotrombosi, tromboflebiti). Metodica fondamentale
;j. La via transtoracica, ostacolata dall'interposizione è la cavografia superiore, eseguita mediante iniezione
ca delle coste e di parenchima polmonare aereato, con- simultanea bilaterale del MdC in una vena del gomito (v.
ali sente di evidenziare solo lesioni occupanti spazio di fig. XIX.l7); meno comune è il ricorso ali' azygosgrqfia,
e grandi dimensioni che assumono rapporto diretto con effettuata mediante cateterismo della vena cava superiore e
ol- iniezione controcorrente delia vena azygos. Le
la parete toraci ca o con il cuore. La via transesofagea, stenosi dei vasi venosi principali possono essere sottoposte
co
Il·
con trasduttori endocavitari a scansione meccanica ad angioplastica con eventuale posizionamento di stent (v.
·a- radiale o elettronica lineare, permette di ottenere una paragrafo XXXIX.1.2).
la- buona dimostr·azione anàtomica degli spazi paraesofa- Flebografia selcttiva timica. È indagine complementa-
gei (fig. XVII.6), con risultati superiori alla TC nella re (modernamente di uso sempre più raro) nello studio delle
5tadiazione locoregionale delle neoplasie esofagee e sindromi miasteniformi e delle masse mediastiniche ante-
lÌ- nell'individuazione di linfoadenopatie di piccole riori. Viene effettuata mediante cateterismo della vena prin-
dimensioni. cipale del timo (la quale sbocca nel tronco anonimo di sini-
stra) utilizzando come via di accesso una vena del gomito.

5. Altre metodiche radiologiche


6. Masse mediastiniche
L'avvento della TC e della RM ha drasticamente
Praticamente tutti i tessuti e le strutture anatomi-
ridimensionato il ruolo di alcune metodiche radiologi-
che presenti nel mediastino possono dar luogo a svi-
che che in passato assumevano spesso importanza
luppo di una cisti, un tumore o di altri tipi di altera-
risolutiva.
zioni patologiche costituenti «masse»; nel mediastino
possono inoltre localizzarsi metastasi di tumori mali-
gni originati in altre sedi. Tutte queste entità, se di
dimensioni adeguate, possono indurre uno «Slarga-
mento» mediastinico e diventare pertanto apprezzabi-
Fig. XVII.6. Eco- li nel radiogramma toracico . .Nei casi in cui la sede
grafia transcsofagca centrale e le piccole dimensioni non consentono il
del mediastino con
trasduttore a scan- superamento del contorno mediastinico, il riconosci-
sione lineare sagit- mento può essere reso possibile dalla TC e dalla RM.
tale. Si osservi, nel-
alo l'immagine in alto,
la· Le varie lesioni non hanno per lo più caratteri clinici
la buona delimita-
·!lo peculiari e inducono quadri sintomatologici simili legati
zione della piccola
m lesione tumoralc all'«effetto massa» o all'infiltrazione delle strutture adia-
·asi (frecce) e del piano centi (compressione cavale, disfagia, sintomi respiratori,
Ad di clivaggio con disfonia, paralisi diaframmatica, dolore mediotoracico). In
·ria l'aorta (freccia cur-
ni- presenza di lesioni linfomatose, la sintomatologia, se pre-
va); nell'immagine sente, ha carattere generale (febbre, sudorazione, astenia,
'"re· in basso l'evidenzia-
mento, in sede più
prurito, etc.). Spesso le lesioni sono asintomatiche c la loro
:rie distale, di due pic- individuazione è il frutto casuale di una radiografia occa-
or· cole adenopalic me- sionale del torace. In determinate situazioni cliniche (mia-
tastatiche (frecce). stenia grave, disfonia da paralisi del nervo laringeo ricor-
350 CapitoloXvu

rente, iperparatiroidismo primitivo a sede ectopica) è neces- tuiscono ernie omentali il forame di
sario ricorrere alla TC indipendentemente dalla positività o Bochdalek sinistro o lo iato esofageo. La diagnosi dif.
meno del radiogramma toracico. ferenziale con i lipomi non è sempre agevole.
Anche se i caratteri semeiologici di molte masse 6.2. Cisti mediastiniche
mediastiniche sono simili e quindi è difficile su tale
base una diagnosi di natura, l'esperienza pratica ha Possono essere congenite (cisti broncogene, ente.
dimostrato una correlazione significativa tra sede rogene, pleuropericardiche, del dotto toracico) 0
compartimentale e natura della massa (fig. XVII.?). acquisite (cisti timiche, cisti da echinococco, pseudo-
Molte lesioni possono tuttavia ritrovarsi in uno qual- cisti pancreatiche). Possono assumere aspetto similci-
siasi dei compartimenti mediastinici e, se di grosse stico il meningocele, il teratoma e illinfangioma.
dimensioni, possono occuparne più di uno, rendendo Nel radiogramma toracico le cisti assumono l'a-
difficile l'individuazione della sede di partenza. ra- spetto di opacità tenui, a margini netti e regolari, con
gobiopsia TC-guidata, come più sopra detto, rende sede spesso caratteristica: nella loggia timi ca (cisti del
possibile pervenire alla diagnosi di natura nella mag- timo), paracardiaca (cisti pleuropericardiche, mai sepa-
gior parte dei casi. rabili dal profilo cardiaco!), paratracheale (cisti bron-
cogene), nel mediastino posteriore (cisti enterogene).
6.1. Lipomatosi e accumuli focali di grasso
L'obesità, la somministrazione di corticosteroidi e
talora la sindrome di Cushing possono indurre accu-
mulo di tessuto adiposo maturo e non capsulato nel
mediastino (lipomatosi). Il rilievo di questa affezione
del tutto benigna è talora possibile nel radiogramma
toracico (slargamento dell'ombra mediastinica a con-
torni lisci e regolari, che non disloca e non comprime
la trachea). La TC e la RM consentono la diagnosi di
natura (valore di attenuazione di tipo adiposo intorno
a -100 UH! segnale di tipo adiposo nelle sequenze Tl- Fig. XVU.S. TC del mediastino passante subito al di sotto del piano
e T2-pesate!). Le sedi più frequentemente interessate dell'arco aortìco. Cisti sierosa del timo. Nel compartimento anterio-
re,_l)el contesto della loggia timica,.è apprezzabile una 111assa roton-
sono la parte superiore delle logge anteriore, media e deggiante (c), a margini netti e regolari, con valori densitomctrici di
posteriore, gli angoli cardiofrenici. Accumuli focali di tipo acquoso. L: aorta ascendente è moderatamente dislocata poste·
grasso capsulato possono riscontrarsi in riormcntc.
za dei forami diaframmatici, e il più delle volte

Aneurisma aortico
Tiroide retrostomalu

Linfoml
Tumori tlmld

Tentodormoldl Tumori
n•urogenl

Tessuto
ematopoietico
elctnmldollafl
L!poml
Mlnlngoc:ele
Cisti lntntoraclco

Cisti
broncogenlch.• Fig. XVII.9. TC del mediastino passante per il piano ventricolare. 11
foglietto pericardico è ((dispiegatm> dalla presenza di una
formazione CIStica a pareti calcificate e con alcune calcifJcazwm
moriformi nel suo contesto. La sede anteriore sopradiaframmatica,
Fig. XVII.7. Correlazione tra sede compartimentale e natura delle l'interessamento del pericardio e le caratteristiche strutturali conscn·
masse mediastiniche (vedi testo). tono di porre, con alta attendibilità, la diagnosi di cisti da echinocco.
Afediastino 351

La natura cistica è dimostrata alla TC dal valore di


ttenuazione di tipo acquoso, dalle pareti sottili e rego-
dall'assenza di c.e. (fig. XVJLS); alla RM dall'i-
e dalla marcata iperintensità rispettivamen-
te nelle sequenze TI- e T2-pesate. Peraltro non è infre-
quente il riscontro di cisti a elevato contenuto protei-
co mucosa o emorragico, che presentano densità (alla
TÒ e intensità (alla RM nelle sequenze T l-pesate)
variabilmente elevate.
Le cisti da echinococco hanno spesso sede anterio-
re sopradiaframmatica e interessano prevalentemente
l-
il pericardio e il miocardio. La TC consente, meglio
n della Rl\1, la dimostrazione delle tipiche calcificazio-
:l ni parietali, la cui individuazione permette spesso di
l-
·porre diagnosi di natura (fig. XVII.9).
l-

6,3. Tiroide aberrante e struma mediastinico


Nel radiogramma toracico (fig. XVU.IO) entram-
be queste entità assumono l'aspetto di una massa a
margini netti e regolari, che in genere deborda bilate-
ralmente dal profilo mediastinico e disloca la trachea
Fig. XVII.ll. Struma mediastinico. La TC (in alto) evidenzia un
e l'esofago. Possono essere presenti calcificazioni. La reperto simile a quello descritto nella figura precedente (ST), del
diagnosi è agevole quando sono dimostrabili l'esten- quale caratterizza compiutamente la struttura (calcificazioni e aree
sione della massa verso il collo (ove, se la tiroide colloidi) e l'estrinsecazione spaziale (dislocazione anterolaterale
ddla trachea, T). Sono apprezzabili alcuni vasi sopraortici alquanto
mediastinica è accessoria, è palpabile la tiroide nor- dislocati verso l'esterno. Si osservi qua c là la dimostrazione della
male!) e lo spostamento verso l'alto con la deglutizio- pleura lungo il contorno del mediastino. La ricostruzione coronale
ne. La scintigrafia consente di porre diagnosi di natu- (in basso) mette in chiara evidenza prospettica la compressione, l'in-
ra dimostrando la captazione di radioiodio se è pre- globamento e la dislocazione della trachea,
",_ sente tessuto ghiandolare funzionante. Alla TC la pre-
,_
di senza-di l nel tessuto ghiandolare normale induce, alla 6.4. Iperplasia e tumori del timo
,_ scansione diretta, un valore di attenuazione elevato; il
c.e. è intenso e talora disomogeneo (fig. XVII. l l). Il timo, localizzato anteriormente all'aorta ascen-
Vindagine è indispensabile per definire la sede, i rap- dente e all'arco aortico, ha morfologia e volume varia-
porti con le strutture anatomiche adiacenti (vasi, tra- bili con l'età. È quadrangolare nei bambini, triangola-
chea, esofago) e l'eventuale estensione cervicale. re negli adolescenti, e va incontro a involuzione adi-
Talora può essere difficile la distinzione dalle lesioni posa pressoché totale nell'adulto. Conseguentemente,
maligne (nelle quali, peraltro, l'infiltrazione delle non sempre è facile affermarne lo stato normale o
strutture adiacenti è frequente!). patologico.
Liperplasia timica, per i cui aspetti in età pediatri-
ca si rimanda al paragrafo XXXVIII.3.1, nell'adulto è
spesso riconoscibile solo con la TC e la RM essendo
l'aumento volumetrico del timo modesto e simmetri-
co, e la morfologia conservata. È frequentemente
riscontrabile in casi di miastenia e di altre malattie
autoimmuni o endocrine. Nei pazienti sottoposti a
Jl Fig. XVII .IO. Struma media- chemioterapia è talora riscontrabile un temporaneo
""mi stinico. Il radiogramma PA de!
torace evidenzia lo slargamen-
aum'ento di volume del timo (iperplasia timica reatti-
va) alcune settimane dopo il termine del trattamento
;a, to distrettuale a piccolo raggio
(che andrà differenziato da linfoadenomegalie media-
"'
:o.
do! mediastino superiore
destro (!ance); T"" trachea. stiniche anteriori!).
352

Il timoma, invasivo nel25% dei casi (ma raramente


metastatizzante!), può infiltrare le stmtture circostanti
e diffondersi lungo la pleura. Può essere associato a
stenia. Si presenta in forma di massa più o meno circo-
scritta, lobulata, per lo più a sviluppo unilaterale, di-
mostrabile, se raggiunge dimensioni adeguate, nel ra-
diogramma toraci co, soprattutto nella proiezione late-
rale (con associata tomografia!). Nel radiogramma sa-
gittale è per lo più mascherato dal cuore e dai grossi va-
si. Nel punto in cui la massa raggillllge la parete toraci-
ca anteriore è spesso apprezzabile una zona di traspa-
renza aerea («segno del solco»- fig. XVII.12). Nel suo Fig. 3. TC del passante per !:arco della vena azy.
contesto possono essere presenti calcificazioni a chiaz- gos. Scans1one contrastografJCa. Nel comparttmcnto mcdiastinico
anteriore _è _apprezzabile una tumcfazwne lobulata con qualche pic-
za o a stria. Lindividuazione delle lesioni più piccole è cola caklfJcazlonc nel suo contesto, non debordante dai margini
possibile solo con la TC (formazioni solide, in genere mediastmici, dJslocantc posteriormente raorta ascendente (dalla
ben separate dalle strutture vasali, con c.e. moderato- quale è, peraltro, nettamente chvata). 11 reperto operatorio ha mostra-
to trattarsi di un timoma. Per queste lesioni di piccole dimensioni lo
fig. XVII.l3) o con la RM (intensità del segnale simile studio radiografico del mcdiaslino è in genere negativo e la TC si
a quella del muscolo nelle sequenze Tl-pesatè, lieve- impone come indagine elettiva.
mente inferiore a quella del grasso nelle sequenze T2-
pesate). La capacità di acquisizione primitiva multipla- 6.5. Disgerminomi
nare della RM può essere vantaggiosa nylla stadiazione
Assumono aspetto caratteristico la cisti dermoide e
delle forme invasive.
il teratoma cistico. Queste lesioni, di dimensioni va-
I timolipomi, tumori benigni ad alto contenuto di tes-
riabili, talora notevoli, possono debordare nel radio-
suto adiposo, possono raggiungere grosse dimensioni e
gramma toracico, uni- o bilateralmente, dal contorno
insinuarsi distalmente tra il cuore e il diaframina con i
mediastinico. In genere contengono aree calcificate e
quali si confondono. Il radiogramma toraci co può con-
talora strutture ossee (ma meno comunemente di quan-
sentirne occasionalmente l'individuazione (minore ra-
to avviene nell'ovaio). La componente adiposa, più o
diopacità del tessuto adiposo!); la TC (valori di atte-
meno estesa, e le aree a contenuto liquido sono ben ap-
nuazione negativi!) e la RM (alto segnale nelle imma-
prezzabili alla TC e alla RM. Le forme maligne, a com-
gini TI-pesate!) li dimostrano con elevata accuratezza.
ponente solida prevalente e più o meno disÒinogenee,
non presentano caratteristiche peculiari e pertanto non
sono differenziabili dalle altre formazioni tumonlli che
interessano il compartimento mediastinico anteriore (in
particolare dai tumori a partenza timi ca e dai !infami).

6.6. Tumori neurogeni


Nell'adulto si tratta soprattutto di schwannomi e
ganglioneuromi (meno frequentemente: feocromocl-
tomi, paragangliomi, neurofibromi); in età pediatrica è
frequente (circa la metà dei casi) il neuroblastoma. l
tumori neurogeni si sviluppano nel mediastino poste-
riore e si presentano, nel radiogramma toraci co, come
opacità rotondeggianti od ovalari, a margini ben defi·
J1ig. XVII.t2. Timoma. Ne! radiogramma PA del torace (A) è apprez-
niti, originanti in prossimità dello spazio interpedun-
zabile lo slargamento bilaterale asìmmetrico del mcdiastino ampia- colare vertebrale con estensione nella doccia paraver·
mente esteso in senso longitudinale (\ance); Ao"" arco dell'aorta. Nel tebrale (fig. XVII.I4). Sono meglio rilevabili nei
tomogramma per piani sagittali (B) si ha buona evidenziazione di una radiogrammi eseguiti ad alto chilovoltaggio e in proie·
massa (T) che occupa in gran parte lo spazio chiaro retrosternale,
dalla parete anteriore del quale rimane separata da un caratteristico zione LL. Le calcificazioni, generalmente assenti nel-
«solcm) radiotrasparente (frecce dritte). l'adulto, possono essere presenti nel neuroblastoma
infantile. frequenti le erosioni dei co.rp! montagne rocciose), nella silicosi e nella sarcoidosi,
vertebrali, e m parttcolare lo de1 fo.ramt d1 ma la causa più frequente di ingrandimento linfonoda-
niugazione. La componente mtrarach1dea de1 tumo- le è costituita dalle metastasi, originanti per lo più da
neurogeni con aspetto M batacchio di campana» è tumori intratoracici (carcinoma broncogeno, carcino-
11
(levol111ente definita con la TC (fig. XVII.l5) o con la ma esofageo) e più raramente extratoracici (tumori
Entrambe queste tecniche consentono la diagno- della testa e del collo, della mammella, del rene, mela-
. differenziale con l'aneurisma dell'aorta discenden- nomi).
non sànpre possibile con l'esame radiografico. La TC e la RM consentono, di norma, l'individua-
zione dei linfonodi ingranditi (diametro superiore a l
6.7. Linfoadenopatie e linfomi cm), ma non forniscono infonnazioni sulla loro archi-
tettura interna, a eccezione di eventuali calcificazioni
Linfoudenopatie mediastiniche possono manife- e aree necrotiche. Ciò induce, con una certa frequen-
starsi in corso di processi infiammatori (tubercolosi, za, a falsi negativi, in quanto il giudizio di normalità,
,,
O· istoplasmosi, mononucleosi infettiva, febbre delle come sopra detto, è basato sul criterio puramente
dimensionale, ma un linfonodo infiltrato da tessuto
,.'"
,, esogeno può avere normali dimensioni pur essendo
sovvertito nella sua architettura.
si
I !infami coinvolgono con frequenza il mediastino
(in particolare la m. di Hodgkin). Sono interessati
soprattutto i linfonodi dei compartimenti superiore,
anteriore e medio, meno frequentemente quelli del
e compartimento posteriore. Nel radiograrnma toracico

l'ombra mediana mediastinica appare slargata da

un'opacità lobulata, per lo più bilaterale, a margini
IO policiclicì e limiti netti, associata talora a strie di dif-
fusione linfatica che dall'ilo si irradiano verso il
il·
Fig. XV!I.14. Ncurinoma. Nel radiogramma toraci co (A) il mediasti· parenchima polmonare; coesistono spesso adenopatie
o no a sinistra è slargato <md arco» a opera di una massa a contorni ben ilari (fig. XVJI.l6). La trachea può essere improntata,
p· definiti e regolari (punte di freccia) che non cancella la marginale raramente infiltrata.
n· aortica (Ao) c cardiaca (freccia curva) essendo situata in piano più
:e, posteriore (segno della «silhouette>>!). 11 tomogramrria obliquo (B)
conferma l"ubieazione posteriore della massa (N) ed evidenzia l'e-
)il
mergenza da uno spazio interpeduncolare marcatamente slargato
he (frecce diritte).
in
i).

e
:l-

.I
le-
ne
fi·

er· Fig. XVII. I S. TC del mediastino. Neurinoma. La massa tun10rale Fig. XVII.J6. Malattia di Hodgkin variante sclerosi nodulare. I con-
1ei (n), originante dal canale vertebrale, usura il peduncolo (punta di torni mediastinici sono bilateralmente slargati da una vasta opacità a
ie- freccia) c si sviluppa ampiamente «a batacchio di campana» nel limiti netti (frecce) che a destra assume aspetto decisamente polici-
posteriore. 11 corpo vertcbrale adiacente è parzialmente clico. Tale opacità risulta dalla confluenza di singole tumefazioni
el- dmrutto nd suo versante sinistro; non è benlndividuabile il piano di linfonodali e si estrinseca, nel caso in considerazione, pressoché
ma cli1·aggio con l'aorta (a). totalmente nel compartimento mediastinico anteriore.
354

Alla TC i linfonodi si presentano come masserelle La RM offre risultati simili a quelli della Te
rotondeggianti, di densità parenchimatosa, talora tumefazioni linfonodali hanno segnale di
mogenea (aree necrotiche !), le quali in genere non van- medio-bassa nelle scansioni TI-pesate, ben
no incontro a significativo c.e. (fig. XVII.l7). Più tu- quella del tessuto adiposo circostante; l'intensità !
mefazioni linfonodali possono confluire fra loro «a pac- segnale può aumentare anche notevolmente 1
chetto» in una massa unica similneoplastica (la pre- sequenze T2-pesate in relazione al tipo di cellule
senza di adenopatie in altra sede facilita la diagnosi!). senti e alloro stipamento. Nel follow-up la RM
Le tumefazioni linfonodali non sono patognomoniche me importanza per la differenziazione tra
e la diagnosi differenziale va posta con le metastasi recidiva in pazienti trattati con chemio- e/o mutoterac;;;,q
linfonodali, l'iperplasia benigna linfonodale, la sarcoi- pia: il tessuto fibroso, denso, povero di acqua e
dosi, l'istoplasmosi, la tubercolosi. La «visione>> per samente vascolarizzato, ha segnale ipointenso
piani trasversali consente di evidenziare in modo atti- sequenze Tl- e T2-pesate; la recidiva tumorale
male l'eventuale estensione per contiguità al invece, segnale di media intensità nelle sequenze
ma polmoriare, il coinvolgimento dei linfonodi delle
pesate, spesso disomogeneo (.dd;·:dti.;
terre mammarie interne e talora delle parti molli della timi ca reattival), e presenta c.e. v;
parete toracica. Nell'insieme, le informazioni fornite L'iperintensità del segnale può
dalla re sono molto utili per la corretta formulazione anche da aree di necrosi, piccoli
del piano di trattamento radioterapico, per verificare i gie, flogosi sovrapposte: per una diagnosi
risultati della terapia e per il follow-up. Si ricordi che, quindi necessario un controllo seriate nel
a distanza dal trattamento radioterapico, le linfoadeno- prelievo bioptico nelle zone sospette. Spesso,
patie possono andare incontro a calcificaziOne. la scintigrafia con 61 Ga-citrato e la PET sono
risolutive.

6.8. Altre masse mediastiniche


Può risultare difficile, nel radiogramma
distinguere una formazione cistica o tumorale
aneurismi dell'aorta e dell'arteria anonima
XVII.18). Importante in proposito è la
della non dissociabilità della massa dall'arco
anche nelle proiezioùi oblique, la pulsatilità,
Fig. XVII.17. Malattia di Hodgkin. TC del mediastino passante per
senza di calcificazioni arciformi «a un:ghiata»,
l'arco della vena azygos. Scansione contrastografica. Tumefazioni quente dislocazione della trachea. La Oia.gnc>Sl cn
linfonodali multiple, rotondeggianti, confluenti, occupanti nella sua ra è possibile con TC e RM.
totalità il compartimento mediastinico medio, ben differenziabili dal-
l'aorta ascendente e discendente opacizzate dal MdC. Si osservi, Anche l' ectasia della vena azygos
posteriormente a sinistra, la presenza di versamento pleurico che col- secondaria a scompenso del cuore destro, i
lassa il parcnchima polmonare adiacente. portale, ostruzione della vena cava superiore o

a pareti ònogol<>em•""
che assuine costante
di continuità con l'aorta
nella proiezione sagittale
che laterale (B).
355

può simulare una massa mediastinica nel radia- lobulate, ben demarcate, che nel radiogramma LL si
)
mroa toraci co sagittale, proiettandosi in corrispon- proiettano sulla colonna dorsale, corrispondenti a
fnz!i dell'angolo tracheobronchiale destro sotto masse circoscritte di tessuto emopoietico
di opacità ovalare di l cm o più di diametro. !are, 'alle quali si associa spesso un tipico
pacità si modifica con il cambiamento di decubito mento fusiforme degli estremi posteriore e anteriore
e con le variazioni i.ndo.tte. delle coste secondario all'iperattività locale del
intratoracica. La TC permette dJ ch1anre l ongme del lo (fig. XVII.19).
reperto e Spesso anche le cause che .hanno prov?cato ,l.a Fra le altre molteplici entità capaci di presentarsi
dilatazione. Nel. caso che questa s.ta se.condana alli: nel m·ediastino con aspetto di massa circoscritta,
poplasia congemta della vena cava mfenore, la TC puo tano ancora di essere ricordate le ernie iatali, le ernie
dimostrare la dilatazione della vena azygos in tutto il parasternali di i tumori
suo decorso e delle radici ascendenti, visibili come mali (in particolare lipomi e liposarcomi), i tumori
· opacità rotondeggianti situate posterionnente ai pila- esofaf;ei (leiomioma, carcinoma), gli adenomi
stri del diaframma e all'aorta; nell'addome si osserva roidei aberranti.
la not'evole riduzione di volume della vena cava
dore.
ln pazienti con gravi anemie croniche, soprattutto 7. Mediastiniti
!alassemiche, si possono osservare nel radiogramma
iOracico opacità multiple mediastiniche posteriori, Le mediastiniti acute conseguono in genere alla
tura dell'esofago (fig. XVII.20), alla propagazione di
lUla flogosi linfonodale o ali' estensione di llll processo
flogistico del collo (ascessi orofaringei!). Possono
estendersi al polmone adiacente o localizzarsi tra i due
foglietti pleurici. Nel radiogramma toraci co il
no appare slargato e ha margini mal definiti; nel suo
contesto può dimostrarsi la presenza di aria

XVII.19, Malattia di Cooley. Il radiogramma toracico (in alto)


Cl'ldcnzia il marcato slargamento del mediastino (frecce), nel conte"
del quale è bene apprezzabile una massa «a pallm> di radiopacità
liiknsa (m); gli estremi anteriori e posteriori delle coste sono diffu-
rigonfiati «a fuso)) (asterisco). I dettagli tomografici com- Fig. XVII.20. Mediastinite da rottura dell'esofago. Cambra media-
(in basso) consentono di individuare ulteriori masse, ante- stinica è bilateralmente e simmetricamente slargata (frecce). Il punto
ll!lfl e posteriori paravertebmli, nascoste proiettivamente dal cuore di rottura è appena individuabilc (punta di freccia) dopo riempimen-
nel radiogramma toracico. to dell'esofago (E) con sospensione baritata.
356

zione dell'esofago, della trachea o di un bronco). In


caso di ascessualizzazione potrà osservarsi in stazione
eretta un livello idroaereo. La trachea può esSere dislo-
cata. La TC (fig. XVII.21) evidenzia l'aumento di den-
sità del tessuto adiposo e successivamente la raccolta
flogistica ipodensa, talora saccata, nel contesto della
quale si possono apprezzare areole gassose (ascessua-
lizzazione! perforazione degli organi contigui!).
Le mediastiniti croniche evolvono in forma fibro-
tica (fibrosi postradioterapica; collagenopatie) o gra-
nulomatosa (tubercolosi e istoplasmosi); talora hanno
origine ignota; è descritta l'associazione frequente con
la fibrosi retroperitoneale idiopatica o malattia di Or-
mond (v. paragrafo XXV1.4). Il quadro radio logico è
strettamente correlato all'eventuale ostruzione secon-
daria della vena cava superiore. Nel radiogramma to-
racico il mediastino è deformato e slargato, a destra per
la dilatazione della vena cava superiore e del sistema
della Vena azygòs: a sinistra deli' emiazygos ·e della ve-
na intercostale superiore. L'esofagogramma baritato
può evidenziare i tipici difetti di riempimento multipli
endoluminali «a legno tarlato» indotti da varici della
metà prossimale dell'esofago (le vene esofagee, come
è noto, drenano nella grande vena azygos e pertanto si
dilatano in caso di ostruzione della vena cava superio-
re al di sotto dello sbocco dell'azygos). La TC può di-
mostrare calcificazioni, stenosi trachea bronchiali, eso- 8, Enfisema mediastinico
fagee e vasali. La situazione dei circoli collaterali è ben
definita dalla cavografia superiore (fig. XVII.22). Aria può penetrare nel mediastino o per rottura
una bolla polmonare o, come abbiamo visto,
fago, della trachea, di un grosso it
diffusione dallo spazio retro faringeo e r1
le.
zataQuest'ultima
per indurre via d'accesso
il pneumomediastino
MdC gassoso era introdotto nello spazio
neale per via precoccigea).
Radiologicamente si osservano, soprattutto
radiogramma in proiezione laterale, sottili strie
trasparenti che spesso si prolungano nel collo
parete toracica laterale. Talora si può ·
pleuni mediastinica sotto forma di stria opaca
sottesa dall'aria sottostantc. La re può COilSellli!l''
l'individuazione di piccole raccolte gassose
apprezzabili all'esame diretto radiografico.

9, Ernie polmonari tra,nsinetliastiniche.,:f,'


. Fig. XVII.21. TC del mediastino. È bene evidente, tutto intorno alla
trachea (t) e all'esofago (punta di freccia), la presenza di una raccolta
ascessuale disomogeneamente ipodcnsa che maschera nel suo contesto Cerniazione di parenchima polmonare ha per
le strutture vasali più luogo anteriormente, in sede retrosternale, ...;<1
':jt
'-'
357

·nore è la resistenza offerta dalle strutture Nel radiogramma sagittale il bordo del polmone
he Può conseguire a una diminuzione di volume erniato spicca come una sottile linea opaca
1 polmone contro1
d.nJC· 1e per ate lettasm
atera '(f'1g. sta al polmone controlaterale. Nel radiogramma
·;vii.Z3) o fibrotorace, o ad un aumento della rale lo si apprezza nettamente nello spazio chiaro
. ne intratoracica omolaterale per versamento retrosternale.
S!O •
o pneumotorace 1perteso.

Fig. XVII.23. Ernia polmonare transmcdiastinica. Nel


radiogramma toracico PA, nel contesto dcll'emitorace
sinistro omogeneamente opacato per l 'atelettasia totale
del polmone (carcinoma ostruente del bronco principa-
le) e per la dislocazione in esso delle strutture mcdiasti-
niche, spicca l'ipcrtrasparenza paramediana della tra-
chea (punte di freccia) e del polmone erniato attraverso
lo spazio debole anteriore retrosternalc di Nitsch (frec-
ce). Si osset·vi nel radiogramma LL l'intensa ipertraspa-
renza retrosternale (asterico) c la dislocazione posterio-
re del! 'esofago.
CAPITOLO XVll!

CuoRE
GIUSEPPE MOLINARI E GIORGIO CITTADINI

La diagnostica per immagini ha importanza del la RM, tecnica di grande versatilità nelle applicazioni
tutto fondamentale nello studio della patologia cardia- cardiologiche, ha consentito di svelare aspetti
ca. Funzione ventricolare, dinamica valvolare e flussi tologici in passato ignoti e nel contempo ha limitato
intracavitari possono essere valutati in forma non inva- notevolmente il ricorso a indagini invasive. La TC si
siva e in tempo reale con l'ecocardiografia, vera e pro- rivela preziosa nello studio delle malattie del
pria appendice dell'esame obiettivo (di conseguenza dio e delle masse cardiache e paracardiache.
per Io più cardiologo!); tanza significativa mantengono, comunque, le due
perfusione mwcardica e valutabtle m forma anahttca metodiche di approccio del passato: l'esame
èon la diagnostica radioisotopica, la cui diffusione ha fico del cuore, di facile e rapida esecuzione, il quale
migliorato sensibilmente la diagnosi e il trattamento consente di valutare la «configurazione cardiaca» e le
stesso della cardiopatia ischemica. Insieme alla PET, alterazioni polmonari eventualmente associate, e
giografia, che trova precise indicazioni per la
zione analitica delle arterie coronarie, per la
ne dell'emodinamica, e comunque in fase
ca.

In linea generale, nello studio per immagini del cuore,


con particolare riguardo alle tecniche tomografiche, vigo-
no alcuni presupposti generali: '
- l'orientamento e la del c·uore in riferimento
alla parete toracica variano da soggetto a soggetto e
conseguentemente i piani di scansione dovranno essere
definiti individualmente;
- numerosi processi patologici alterano la configurazione
cardiaca rendendo difficili stime volumetriche fondate
su assunti geometrici di base;
- le dimensioni delle strutture in studio variano da qual-
che centimetro (lembi valvolari) a qualche millimetro
(arterie coronarie), con ciò determinando la necessità di
una elevata risoluzione spaziale;
il movimento del cuore e gli eventi correlati al ciclo car-
diaco rendono indispensabile un'elevata risoluzione
temporale nell'acquisizione delle immagini.
Fig. XVIIl.I. Ombra cardiovascolare e sue componenti marginali
nella proiezione PA. C = vena cava superiore; AD = atrio destro; A "'
aorta (il cui arco costituisce l'arco cardiaco superiore sinistro); P"'
arteria polmonare (la parte prossimale dell'arco medio sinistro è in l. Esame radiografico
realtà costituita dall'arteria polmonarc sinistra); COVO"" camera di
deflusso del vcntricolo destro; VS = ventricolo sinistro. li ventricolo
dest:o (\ID) in condizioni normali non partecipa alla costituzione Richiede l'assunzione, con tecnica teleradiografica, in
degli archi cardiaci; allorquando ipertrofico e dilatato solleva la punta stazione eretta e in apnea inspiratoria, dei seguenti 4 radio-
del cuore (fig. XVlJI.43 ). grammi, tutti con associato esofagogramma baritato: sagit-
360

tale PA; laterale sinistro; obliquo posteriore sinistro; obli-


quo posteriore destro. La pulsatilità degli ili verrà valutata
con radioscopia.

Nella proiezione PA il cuore ha forma grossolana-


mente ellittica con asse maggiore diretto obliquamen-
te dall'alto in basso e da destra a sinistra (fig.
XVIILl). Nella marginale destra sono riconoscibili 2
archi, nella sinistra 3:
- l'arco superiore destro è formato dal contorno la-
terale della vena cava superiore e ha decorso linea-
re verticale; talora, soprattutto in età senile, è for-
mato dall'aorta ascendente, e ha allora andamento
lievemente curvilineo a convessità esterna;
- l'arco inferiore destro è formato dal contorno ester-
no dell'atrio destro: ha andamento decisamente
vilineo a convessità esterna; interseca in basso
l'emidiaframma, con il quale costituisce l'angolo
cardi ofrenico destro, marcatamente acutci, nel cui
Fig. XVIII.2. Ombra cardiovascolare e sue componenti margìnali
contesto è spesso visibile l'immagine verticale nellapmiezione LL (v. testo e fig. XVIII. l).
neare data dal contorno esterno della vena
feriore; concavità anteriore per l'impronta fisiologica dell'a·
- !'arco superiore sinistro, breve e convesso verso trio sinistro.
l'esterno, è costituito dall'arco aortico; Nella proiezione OPS (fig. XVIII.J) il margine
anteriore dell'ombra cardiaca è costituito dall'alto in ·
- l'arco medio sinistro, lineare o solo lievemente basso: dall'aorta ascendente, dall'arteria polmonare,
convesso verso l'esterno, diretto obliquamente dal- dall'infundibolo dell'a1ieria polmonare, dalla camera
l'alto in basso e dall'interno all'esterno, di afflusso del ventri colo destro. Il margine posterio-
to superiormente dalla porzione prossimale re, delineato dall'esofago, è formato dall'alto in basso:
l'arteria polmonare sinistra, inferiormente dalla dall'aorta ascendente, dall'arteria polmonare, dall'a-
camera di deflusso del ventri colo destro (in trio sinistro, dall'atrio destro; nell'angolo costituito
zioni patologiche dall'orecchietta dell'atrio sini- con il diaframma si inserisce l'immagine lineare della
stro); vena cava inferiore. L'ombra cardiaca è separata dallo
- l'arco inferiore sinistro, lungo, più o meno marca- sterno dallo «spazio chiaro retrosternale», dalla colon-
tamente obliquo e convesso verso l'esterno, è for- na dorsale dallo «spazio chiaro prevertebrale». L'aorta
mato dal ventricolo sinistro; la punta del cuore è discendente si proietta sui corpi vertebrali dorsali.
per lo più mascherata nel contesto dell'opacità del- r esofago descrive una curva a concavità anteriore nel
l' emidiaframma. suo tratto retroatriale sinistro.
Nella proiezione OPD (fig. XVIII.4) il margine
Nella proiezione LS (fig. XVIII.2) il margine anteriore dell'ombra cardiaca è costituito dall'alto in
anteriore dell'ombra cardiaca, ben separato in condi- basso: dall'aorta ascendente, dall'orecchietta destra,
zioni normali dalla faccia posteriore dello sterno, è dal ventricolo destro; il margine posteriore: dall'arco
formato dall'alto in basso: dall'aorta ascendente, dal- dell'aorta (al di sotto del quale è ben dispiegato lo
l'infundibolo dell'arteria polmonare, dalla camera di <<spazio chiaro sottoaortico» o «finestra aortica»),
afflusso del ventricolo destro (la quale assume contat- l'arteria polmonare, dall'atrio sinistro, dalla camera
to con la parete posteriore sJernale solo nel suo tratto afflusso del ventricolo sinistro (in parte proiettantesl
inferiore). Il margine posteriore, delineato dal contor- sulla colonna dorsale). Cesofago ha in genere decorso
no anteriore dell'esofago riempito di bario, è formato rettilineo.
superiormente dall'atrio sinistro, distalmente dal ven- L8. morfologia generale del cuore è influenzata
tricolo sinistro. J.:esofago descrive una curvatura a numerosi fattori: l'età (è orizzontale nel neonato m
361
D'S"'-''"'-----------------------------:-------'-'-'

disposizione verticale mediana nel longitipo,


sale nel brachitipo); !a fase respiratoria (nell'inspira-
zione tende a verticalizzarsi e medianizzarsi); il decu-
bito e il grado di obliquità con .cui il soggetto è esami-
nato.

I metodi radio logici di determinazione dei diametri car-


diaci sono numerosi, ma attualmente la loro importanza nel-
la pratica clinica è progressivamente venuta meno. Il più sem-
plice (metodo di Moritz) è illustrato in fig. XVII1.5: il dia-
metro longitudinale, tracciato dal punto di separazione dei
due archi destri al punto di intersezione tra profilo cardiaco
sinistro e diaframma, ha lunghezza media di 14 cm nel ma-
schio adulto, 13 cm nella femmina; il diametro trasversale,
costituito dalla somma degli emidiametri destro e sinistro (li-
nee orizzontali tracciate dalla parte più sporgente rispettiva-
mente de11' arco inferiore destro e sinistro alla linea media-
na), ha lunghezza media di 13 cm nel maschio, 12 cm nella
femmina. Per un orientamento semiquantitativo approssi-
mativo si potrà considerare anche il rapporto cardiotoraci-
tali co (cioè il rapporto tra il diametro trasversale cardiaco e il
F!g. XVIIL3. Ombra cardiovasc?lare e sue compone_nti. diametro trasversale toracico misurato da una linea orizzon-
ndlaproiezione OPS (v. testo e f1g. XVIII.l). La freccta md1ca lm-
ci5ura delineantesi tra il vcntricolo destro e l'infundibulo dell'arteria
tale tracciata a partire dal punto più alta della cupola dia-
'a· frammatica destra fino al margine interno delle due emiar-
cate costali); il valore massimo accettabile nell'adulto è 0,50.
'ne rapporto alla posizione alta del diaframma e alla per-
in sistenza dell'ingrandimento del cuore destro tipico Lo studio radiologico del cuore non può prescin-
re, della vita fetale; è verticale con sporgenza dell'arco dere da una simultanea accurata valutazione degli ili
)ra medio sinistro nella pubertà); la costituzione (ha e del disegno polmonare. Si ricercheranno con atten-
io-
ìO:
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Fig. XVIII.S. Diametri cardiaci e rapporto cardio-toracico (v. testo).
DL "' diametro longitudinale; EDTD = cmidiametro trasversale
da Fig. XV11I.4. Ombra cardiovascolare e sue componenti marginali destro; EDTS = cmidiametro trasversale sinistro; DTT =diametro tra-
in nella proiezione OPD (v. testo e fig. XVIII.\). sversale toracico
362 Capitolo XVnt

zione segni di ipoaffiusso, iperaffiusso, ipertensione localizzazione spaziale di un flusso a fini di quantifi_
polmonare pre- e postcapillare. Si ricercheranno inol- cazione compiuta. Il tracciato TM-mode (fig.
tre eventuali alterazioni di forma della gabbia toraci- v. anche fig. IX.6) consente la rappresentazione tem:
ca. porale del movimento delle strutture valvolari, delle
pareti del cuore e dei vasi, ed è spesso valido comple-
Il torace carenato (marcata convessità anteriore del pro- mento del! 'indagine standard.
filo sternale; lo sterno, però, a differenza di quanto avviene
in presenza di difetti di segmentazione, non è accorciato) è L'esame ecocardiografico è realizzato con paziente
frequepte nelle cardiopatie congenite con iperafflusso e supino o in decubìto laterale sinistro, con trasduttore da 2-S
ipertensione polmonare; il torace piatto e il torace escava- MHz. Piani di scansione elettivi sono: l'apicale (con il qua-
to possono essere responsabili di reperti semeiologici anor- le si ha una vista delle camere cardiache attraverso l'apice)
mali (soffio sistolico parasternale sinistro) in soggetti peral- perpendicolare al setto (vista a quattro camere) o
tro esenti da patologia cardiovascolare. In pazienti affetti da al setto (vista a due camere); il parasternale longitudina/e
coartazione aortica (ma anche in altre situazioni cliniche: (con il quale si ha una vista delle sezioni cardiache sinistre
anastomosi chirurgiche succlavia-polmonare; occlusione con il tratto iniziale dell'aorta ascendente e del tratto di
della vena cava superiore; fistole arterovenose polmonari o eft1usso del ventricolo destro) e trasversale (con il quale si
parietotoraciche; etc.), possono osservarsi caratteristiche ha una vista secondo l'asse corto). L'indagine è ostacolata
incisure ((a unghiata» lungo il margine inferiore degli archi da interfacce ossee (coste e sterno) e dall'interposizione
posteriori costali (v. fig. XVIII.37). Il reperto, assai raro degli angoli cardiofrenici anteriori, i quali, accogliendo pol-
nell'infanzia, è molto frequente in età adulta. A fini diagno- mone aereato, limitano i tragitti utili per il fascio di US. È
stici differenziali è molto importante il rilievo di uni- o bila- agevolmente eseguibile alletto del paziente, anche in con-
teralità, di prossimalità o distalità (v. paragrafo XVIII.13.3). dizioni critiche.

I.:ecocardiografia fornisce informazioni morfolo-


2. Ecocardiografia giche (dimensioni delle camere cardiache; spessore
parietale del ventri colo sinistro; conformazione e cine-
Questa indagine (di pertinenza squisitamente car- tica delle strutture valvolari) efimzionali (contrattilità
diologica!) utilizza le tecniche ecografiche per ottene- dei ventricoli; cinetica parietale; flussi transvalvolari e
re informazioni morfologiche e funzionali sul cuore e intracardiaci; volumi ventricolari e della frazione di
sui grossi vasi spesso determinanti a fini diagnostici. eiezione del ventricolo sinistro). È conseguentemente
Tecnica di base è l'ecotomografia, la quale offre in preziosa per la diagnosi e la valutazione emodinamica
tempo reale immagini di sezioni del cuore secondo nella grande maggioranza delle cardiopatie. Lo studio
piani opportunamente orientati in riferimento ai suoi della contrattilità cardiaca e la flussimetria permettono
assi lungo e corto (fig. XVIII.6). Le tecniche Doppler di identificare eventuali cause cardiache di edema pol-
ne sono complemento prezioso per lo studio dei flussi monare o di ipotensione critica. Nell'infarto miocardi-
intracavitari. Il color-Doppler, in particolare, prospet- co l'ecocardiografia può consentire il riconoscimento
ta un'efficace rappresentazione visiva dei flussi molto precoce, la valutazione della prognosi e delle compli-
utile per la valutazione dell'entità del rigurgito attra- canze. Particolarmente importante è il suo contributo
verso una valvola insufficiente, per l'identificazione diagnostico nelle cardiomiopatie ipertrofica, restritti-
di flussi contemporanei di direzione opposta, per la va e dilatativa. Le patologie valvolari possono essere

Fig. XVIII.6. Ecocardiogrilfla. Pia·


nifondamentali di scansione B-mo·
de; A: apicale quattro camere; E: as·
se lungo parasternale; C: asse. co:·
to. AD= atrio destro; AS =atriO SJ·
nistro· VD = ventricolo destro; VS
= sinistro; Ao= aOJia; lvi
=valvola mitrale.
1/J 363

fi- L'ecocardiografia effettuata sotto sforzo o con test


.7; farmacologici (iniezione di dipiridamolo e
n- na) consente di valutare la presenza e l'estensione di
Ile una cardiopatia ischemica cronica e/o la presenza di
le- vitalità miocardica dopo infarto, e può fornire impor-
tanti informazioni prognostiche e terapeutiche.

lle
Ecocardiografia transesofagea. I.; introduzione del tra-
sduttore all'interno dell'esofago, in posizione molto vicina
Ja- al cuore, evita l'interposizione di strutture che ostacolano la
e), propagazione degli US e nel contempo permette l'utilizzo di
e!o frequenze più elevate con conseguente aumento della risolu-
zione spaziale delle immagini (fig. XVIIL8). Costituiscono
.tre Fi•. XVIII.7. La scansione TM-mode in ecocardiografia (v. anche indicazioni elettive all'uso della via transesofagea: le pato-
di fi; JX.6). !l traccwto TM-mode (adeslra), rilevato- lungo linee di logie valvolari; le dissecazioni dell'aorta, gli ascessi della ra-
dice, la valutazione dell'entità della degenerazione ateroma-
:si \'ista preselezionate dell'immagine btdimensiona!e (a smistm), cspri-
ata iJ movimento delle strutture incontrate lungo il tragitto del fascio tosa; la trombosi atriale, il forarne ovale pervio, il difetto in-
di VS in funztonc del tempo (3 cich cardiaci nel diagramma illustra- teratriale.
\ne li\0). La linea di vista per ti TM-mode è qui posizionata sul piano
ol- della valvola mitrale e attraversa dalla superficie in profondità: la
Ecocardiografia intravascolare. Èutilizzata in emodi-
È parete destra (l); la camera (vd);
namica come integrazione ali 'angiografia coronarica eri-
ln- odiO interventncolare (2); la camera ventncolare stmstra (vs); li sulta utile, grazie alla possibilità di studio Doppler del flus-
kmbo anteriore (3) e il lembo posteriore della valvola mitrale (4); la so coronarico, per la valutazione funzionale delle stenosi,
ventricolare sinistra (5). Il tracciato consente di analizzare la soprattutto dopo angioplastica.
>ntcessione t·itmica di apertura e chiusura dci lembi valvolari. t"' tra- Ecocardiografia con MdC. La somministrazione e.v.
ic- Wuttorc; as ""·atrio sinistro; Ao "' aorta.
di microbolle gassose legate a sostanze in grado di snpera-
Jre
studiate in modo completo individuandone, nella mag- ·re il filtro polmonare (v. paragrafo IX.9) consente una
le- migliore visualizzazione delle strutture del cuore sinistro e
ità o-ioranza dei casi, la causa (degenerativa? infiammato-
può essere utile nello studio della perfusione miocardica.
"ie ;ia? infettiva?). È accurata nella valutazione dei versa-
di menti pericardici e nella diagnosi di tamponamento
nte cardiaco. L'ecocardiografia ha rivoluzionato la dia-
gnosi delle cardiopatie congenite in età pediatrica e
3.RM
ica
)io profondamente modificato "qtiClla dell'adulto.
Lo studio del cuore rappresenta un'importante
>DO
campo di applicazione della RM, la quale si prospetta
ol- spesso necessario complemento dell'ecocardiografia,
di- talora indagine di prima istanza . .Costituiscono caratte-
nlo ristiche della RM specificamente rilevanti: la multi-
Jli· planarietà, che consente di definire individualmente
oto piani di scansione ottimali per lo studio delle camere
tti· cardiache e dei grossi vasi; la risoluzione temporale
ere valida per la valutazione dinamica del movimento car-
diaco, resa possibile dalla messa a punto di sequenze
di impulsi «dedicate» l'elevata risoluzione
di contrasto.

Fig. XVIIL8, Ecocardiografia transesofagca. Proiezione secondo La RM del cuore richiede d'obbligo la sincronizzazione
,_ l'.asse lungo del cuore. L'assenza di stmtturc ostacolanti la propaga-
degli US c l'utilizzo di frequenze elevate rendono possibile una
dell'emissione degli impulsi a RF con l'onda R del traccia-
to È possibile, con tale accorgimento,
""
:or·
ad alta risoluzione: dell'atrio (AS) e del ventricolo
di sinistra, fra i quali sono apprezzabili i lembi valvolari mitra-
acquisire immagini «statichel> del cuore prive di artefatti
t SÌ· ltctm fase di apertura (punte di freccia); della porzione di efflusso del dovuti al movimento ritmico dell'organo. 8acquisizione
vs \en_tricolo sinistro; del piano val volare aortico (frecce piccole); della avviene secondo piani di scansione simili a quelli in uso in
;li"! radtce aortica (Ao). Si osservi la buona dimostrazione della porzione ecocardiografia, imposti dalla peculiare conformazione
lxtsale del setto anteriore. anatomica del cuore (fig. XVIII.9): secondo l'asse lungo,
364

fondamentale di queste ultime è l'acquisizione di imlll ..


multiple di un singolo strato nelle diverse fasi del cicJ;lgint
diaco (fig. XVIII. lO), sì da poter successivamente gene car-
, d. . . rare
con I uso 1 opportum programmi, una rappresentai '
cinetica del movimento cardiaco (cine-RlVI). Ione
Un'apposita tecnica di «marcatnra>) dei mioca·d·
?on impulsi_ che ne cancc!lano il
m segmenti hnean, 1mra a documentare, 111 cine-RM
1
deformazione di_ questi durante il
con d1 d1fferenzmre 11 movimento delle
porz_wm subendocard1che da quello delle porzioni· subni-
cardtche. l
Le sequenze a codifica di fase consentono di acquisi
quali la gradazione di del
ptxel e espressiva de!la fase del segnale e qumdi della velo-
cità del flusso nel suo contesto; la tecnica è utilizzata perla
valutazione della portata cardiaca, della superficie valvola-
re e dei gradienti trans-stenotici. ·
L'angio-RlVI, la quale utilizza il fenomeno del tempo di
volo o del contrasto di fase (v. paragrafo XI.5), costituisce.
la base di tecniche softsticate in grado di consentire una
rappresentazione ,diretta delle arterie coronarie (fig.
Fig. XVIII.9. RM del cuore. Immagini ottenute con sequenza SE TI- XVIII.ll). La tecmca 3D navigator-echo, la più importa11 •
pesata e sincronizzazione ECG in soggetto normale. Queste sequenze te, richiede l'acquisizione del segnale in forma sincronizza.
consentono di onencrc un ottimo contrasto tra le pareti delle camere
e dei grossi vasi da un lato (segnale di media intensità) e il sangue ta a!l 'elettrocardiogramma e alle escursioni respiratorie del
contenuto alloro interno dall'altro (assenza di segnale). Le scansioni diaframma.
sono condotte secondo gli assi principali del cuore, in maniera simile
a quanto avviene in ecocardiografia: asse lungo con scansione para- Costituiscono indicazioni principali della RM.
settalc; asse lungo con scansione perpendicolare al setto; asse corto. nello studio del cuore: le cardiomiopatie, in particola-
con orientamento perpendicolare al setto (vista longitudina- re la cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro
lc a quattro camere) o parallelo al setto (vista lo·ngitudinale (nella quale l'iperintensità del segnale in sede miocar-
a due·'camere); secondo l'asse corto (vista trasversale dica nelle sequenze T l-pesate dà dimostrazione della'
simultanea delle camere atriali o ventricolari). scistih1zione adiposa del tessuto miocardico); la misu-'
Vengono utilizzate nella scansionc di base sequenze SE razione dello spessore parietale e delle dimensioni
o turbo-SE, che consentono un'ottimale risoluzione anato- delle cavità cardiache; Io studio della dinamica dei
mica grazie all'elevato contrasto tra miocardio (segnale di
media intensità), sangue (che, in condizioni di flusso lami-
flussi intracavitari; I' analisi della funzione contrattile
nare, non emette segnale) e grasso epipcricardico (segnale ventricolare globale e segmentaria; la caratterizzazio-
di elevata intensità), e sequenze GE, le quali Offrono una ne di natura di masse cardiache e paracardiache; la
vantaggiosa rappresentazione <<in bianco» del sangue, cioè valutazione della perfusione miocardica (iniezione
a segnale elevato nelle sequenze Applicazione e.v. «a bolo» di MdC paramagnetico!). Interessanti

Fig. XVIII. IO. Cinc-RM.lmmagini ottenutcconscqucn·


za GE su singolo piano in 4 diverse fasi del ciclo cardm·
co comprese tra sistole e diastole. In questa sequcma, a
differenza di quanto visto in fig. XVI!I.9, i! con·
tenuto nelle cavità cardiache dà segnale di elevata mtcn:
sità. La presentazione a cadenza veloce su monitor dJ
gruppi di immagini così acquisite lungo l'intero clc.ln
cardiaco consente di ottenere una visione dinamica Sllllll·
cinematografica della cinetica pm-ictale e valvo!are.
1isirc
tg olo
vclo-
Jer]a Fig.XVIII.ll. Angio-RM delle coronarie. La ricostruzione multipla-
vola- _ we curv1hnea mette in piena evidenza nei casi più favorevoli, come
qllello qui prospettato, l'origine dall'aorta (A) e il de-corso (asterischi)
uo di ddic arterie coronane.
llisce
una potenzialità la RM prospetta nello studio della patolo-
(fig. gia coronHrica e, mediante ricorso alla spettroscopia
rtan.
izza.
localizzata del 31 P, del metabolismo miocardico. Fig. XVIll.l2. TC spiroidea dd cuore. In A la scansione diretta evi-
denzia la calcificazione diffusa dell'a. coronaria sinistra (freccia): la
e del l'C è particolarmente sensibile ncll'individuazionc di reperti di que-
sto tipo (statisticamente correlati al rischio di cardiopatia isehcmica!).
4.TC In B la contrastograf1ca consente di evide!Jziare, insieme
RM. alle camere di pertinenza dello strato in considerazione (ad= atrio
destro; vd = ventricolo destro; vs = ventricolo sinistro), il setto inter-
:ola- La diffusione dei tomografi computerizzati a scan- vcntricolarc (asterisco) c la parete cardiaca. l: acquisizione volumetri-
)Stro sione spiroidea e a fascio di elettroni, in grado di ridurre ca sull'intera regione cardiaca in singola apnea rende possib"1lc rico-
lcar- sensibilmente i tempi di acquisizione delle immagini e struire immagini multiplanari di elevata qualità anatomica (C e C').
lella · ·conseguentemente gli artefatti da movimento cardiaco,.
1isu-· ha comportato una rinascita di interessi verso questa della velocità di cirColo del singolo paziente mediante inie-
doni tecnica. La TC spiroidea consente di completare un' ac- zione di prova di un piccolo volume di MdC iodato in una
·dei quisizione volumetrica sull'intera regione cardiaca du- vena del gomito. In linea generale, la massima opacizzazio-
riti!e rante una singola apnea e di ricostruire immagini mul- ne delle camere cardiache destre e dell'mteria polmonareha
tzio- tiplanari c tridimensionali di elevata qualità diagnosti- luogo dopo 4-6 secondi, quella delle sezioni sinistre e del-
e; la ca (fig. XVIIL12). La TC a fascio di elettroni consente l'aorta dopo 8-10 secondi. La predeterminazione di questi
ione di acquisire immagini simultanee di più strati in tempi intervalli consentirà di scegliere in modo più opportuno il
;an ti di 50-100 ms; l'eventuale sincronizzazione elettrocar- momento di inizio della scansione dopo iniezione e. v. a bolo
di 100 mi di MdC iodato.
diografica consente di realizzare, in maniera analoga a
quanto avviene per la RM, una vera e propria cine-TC, Indicazione principale della TC sono le malattie
con conseguente possibilità di valutazione delle del pericardio (pericardite costrittiva, versamenti
mensioni delle cavità cardiache, dello spessore pari e- !oculati, calcificazioni), lo studio delle masse cardia-
tale e delia funzione contrattile ventricolare, della per- che e paracardiache, le sequele aneurismatiche del-
jUCn·
fusione miocardica. Le apparecchiature a fascio dì elet- l 'infarto miocardico, le complicanze post-chirurgiche.
1rdia· troni, di costo elevato, sono a tutt'oggi limitate a cen-
11.a, a tri ((dedicati».
con·
ntcn·
Nella scansio11e diretta non si ha dimostrazione della
5. Cateterismo cardiaco
rvdi
çicln struttura interna del cuore poiché sangue e pareti cardiache
.imi l· hanno valori di attenuazione sovrapponibili. La scansione Comprende alcune procedure effettuate previo
COJ1frastografica è resa più efficiente da una prevalutazione cateterismo delle cav"ità cardiache, dei grossi vasi e
delle arterie coronarie attraverso un accesso venosa o ovalare, a maggior asse longitudinale,, occupante la ·: ·':
arterioso. È possibile in tal modo reillizzare R,aramente c:;:.
zioni pressorie e prelievi ematici «distrettuali», o bth tlembt della tncusptde, dt cm SI puo tuttavia ricono a :
tare MdC angiografici. La via di accesso prescelta re la sede (l'anello fibroso dà luogo, infatti, allim1•1,sce.
. . . . . . tra
alno e ventnco 1o, a una ptcco 1a mcJsura, 1! solco atrio-v
dipende dagli scopi che il cateterismo si prefigge.
tricolare). Il ventricolo destro, triangolare a base orizzo
le, nella centrale dell'ombra
5.1. Angiocardiografia e cardioangiografia suddlV!so m un tratto dt afflusso trabecolato e in un tratto d'
efflusso ristretto e a contorni lisci diretto dal basso in alt ;
Nell'angiocardiografia il MdC è iniettato in da destra a sinistra, delimitato superiormente dalla
tità di 50-70 mi, alla concentrazione di 150-300 mgllml, polmonare.
in secondi, nella vena cava superiore previo Il tronco polmonare, posto anteriormente all'aorta d'
terismo attraverso una vena femorale o una vena origine ad. a.ngolo retto alle. arterie
diana basilica. Nella cardioangiografia il MdC è destra e smtstra. Ogmma d1 queste st dtvtde in un J'(Wro
tato direttamente, previo cateterismo selettivo, nell'a- ascendente e un ramo discendente, i quali attraverso pro.
trio destro o nel ventricolo destro. Le immagini acqui- gressive suddivisioni (i rami terziari corrispondono ai seg- .
site con tecnica digitale sottrattiva o con r6ntgencine- menti po!monari), costituiscono il letto capillare. Le vene
matografia consentiranno di documentare, in pro i polmonari hanno decorso orizzontale e convergono in·
ragione di due per ciascun lato, verso il margine posteriore
zione sagittale e in OAS, le 4 fasi nelle quali, conven-
e laterale del,l'atrio sinistro.
zionalmente, si suddivide la rappresentazione morfo- I: atrio sinistro ha forma rotondeggiante
logica: laterali corrispondenti alle vene polmonari, ed
destrocardiogramma, nel quale sono visualizzati la sede centrale alta; in corrispondenza della sua
vena cava superiore, l'atrio e il ventricolo destro superiore ed esterna ·è spesso apprezzabile La
(1-2'' circa dall'inizio dell'iniezione del MdC); mitrale è spesso apprezzabile solo nella proiezione laterale.
Il ventricolo sinist!'O è situato a sinistra e posteriormente
- angiopneumogramma, nel quale è evidenziato il rispetto al destro. Si suddivide in un tratto di afflusso,
circolo polmonare arterioso e venosa (3-5"); occupa la parte inferiore dell'ombra cardiaca, e un tratio di
levocardiogramma, nel quale sono visualizzati l'a- efflusso che decorre, in alto e da sinistra verso destra, poste-
trio e il ventricolo sinistro (6-7"); rionnente al tratto di efflusso del ventricolo destro, ed èdeli- ·
mitato superiormente dalla valvola aortica.
aortogramma, nel quale sono visualizzate l'aorta I: aorta ascendente è posteriore rispetto al tronco poi·
ascendente, l'arco e l'aorta discendente (8" e monare e descrive una curva a convessità destra. I: arco è
oltre). diretto dall'avanti all'indietro e da destra a sinistra. r..:aor/a
Le cardiopatie congenite costituiscono l'indicazio- discendente è paramediana sinistra e ha direzione verticale.
ne più comune a questo tipo di indagine. Nella proiezione OAS la vena cava superiore e le cavità
di destra sono pressochè completamente sovrapposte nel1a
Nell'angiocardiogramma normale in proiezione sagitta- parte anteriore dell'ombra cardiaca; l'arteria polmonare
le (fig. XVIII.13) !'atrio destro ha l'aspetto di una cavità comune e il suo ramo sinistro (alquanto posteriore) sono ben

Fig. XVIIl.lJ. Cardioangiografia.


In A il destrocardiogramlllll: AD"
atrio destro (ove è stato posiztona·
to l'apice del catetere); VD
trico!o destro; la lancia indica .11
solco atrio-ventricolare; P"' artcrw
polmonare comut1e. !n B il !evocar·
diagramma: AS "'atrio sinistro; VS
== ventricolo sinistro; A "' aorla
ascendente.
d'15piegati, mentre il ramo destro, preso di infilata, appare 5.3. Ventricolografia sinistra
n1e un'opacità rotondeggiante; l'atrio sinistro è posteriore,
cotondeggiante, parzialmente sovrapposto al ventricolo sini- La tecnica dì realizzazione è identica a quella del-
che gli ,è po.sto al il ventricolo sinistro .e l'aortografia toracica sopravalvolare: il catetere, però,
ei suoi dtversl segment1 sono perfettamente d!sp1egah. viene spinto, attraverso le semilunari aortiche, diretta-
Q11esta proiezione, in effetti, ha patiicolare valore nello stu- mente nel ventricolo sinistro e si procede all'acquisizio-
dio delle cavità di sinistra e dell'aorta. ne delle immagini in proiezioni diverse, in genere OAD
a 30.' e OAS a 45'.
oe s.z.Aortografia toracica sopravalvolare
ola La ventricolografia sinistra consente la determinazione
Questa indagine, effettuata mediante cateterismo di importanti parametri funzionali ventricolari, quali le
dà retrogrado transfemorale, consente un accurato studio pressioni (in particolare la telediastolica), i volumi telesi-
Iii/i di tutta l'aorta toracica e dei tronchi sopraortici. Sue stolico e telediastolico, la frazione di eiézione, la gittata
l!IO indicazioni principali sono: l'insufficienza valvolare sistolica e la portata cardiaca. Rende inoltre possibile la
'1"0· aortica (nella quale rende possibile valutare l'entità valutazione accurata della funzione contrattile del ventrico-
eg- . del reflusso aorto-ventricolare); alcune cardiovasculo- lo sinistro, il calcolo della frazione di rigurgito nell'insuffi-
patie congenite (pervietà del dotto di Botallo, stenosi cienza mitralica e l'identificazione di shunt sinistro-destri.
istmica dell'aorta, fistole aorto-polmonari); alterazio-
ni acquisite dell'aorta (aneurismi e dissezioni); affe- La ventricolografia sinistra è eseguita
ziOni dei suoi rami (particolarmente importanti quelle mente durante l'indagine coronarografica, soprattutto
dei tronchi sovraortici). nei pazienti con cardiopatia ischernica postinfartuale.
Indicazioni importanti sono costituite anche da alcune
Il cateterismo retrogrado transfemorale ha luogo con la cardiopatie congenite (pervietà del setto
tecnica di Seldinger. La punta del catetere è posizionata lare; canale atrio-ventricolare, stenosi aortica).
qualche centimetro al di sopra delle valvole semilunari aor-
tiche. Si iniettano, con pressione e flusso elevati, 50-70 mi 5.4. Coronarografia selettiva
di MdC iodato angiografico. Campo esplorato e sequenza
radiografica mirano a consentire la documentazione più Ha quali indicazioni principali le sindromi
completa possibile del cuore, dell'aorta e dei suoi rami. se e l'ischemia miocardica. È inoltre effettuata nel con-
testo dello studio emodinamico preoperatorio dei vizi
valvolari e delle cardiopatie congenite.
Il cate.terismo selettivo delle arterie coronarie ha luogo
con tecnica simile a quella descritta per l'aortografia toraci-
ca sopravalvolare. Per ciascuna coronaria si procede, sotto
controllo radioscopico, a iniezioni multiple' di 3-6 mi di MdC
angiografico isoosmolare o a bassa osmolarità, variando il
grado di obliquità anteriore sinistra o destra del paziente. La
documentazione rOntgencinematografica ha luogo a caden-
za di almeno 60 imm/s.
L'anatomia radiografica coronarica è illustrata schema-
ticamente in fig. XVIII.l4. 8artel'ia coronaria destra
na dal seno coronarico destro, decorre lungo il solco atrio-
Fig. XVIIL14. Le arterie coronarie e i loro rami principali. L'a. poste-
ventricolare destro e si divide in un ramo interventricolare
:wre discendente (pd), che irrora il terzo inferoposteriore del setto posteriore e un ramo ventricolare sinistro posteriore. Irrora
mtcrventricolare, è supposta originante dall'a. coronaria destra, come la parte anteriore del ventricolo destro, la sua parte poste-
avviene in circa il 90% dei casi («prcdominanza destra»). Arteria riore adiacente al ventricolo sinistro e il terzo posteriore del
coronaria D (vista in proiezione OAS): l, 2 ,3 =tratti prossimale, setto interventricolare. I: arteria coronaria sinistra origina
medio, distale; nsa = a. nodale seno-atriale; co =- a. del cono destro; dal seno coronarico sinistro e dopo un breve tratto diretto
vs =rami ventricolari destri (in genere 2 o 3) e sinistl'i; am =a.
acuta marginale; nav = a. nodalc atrio-ventricolarc. Arteria coronaria
verso il basso si suddivide in un ramo interventricolare ante-
S(vista in proiezione OAD): TP, !VA, CX ""tronco principale, a. inter- riore (che fornisce rami diagonali per il ventricolo sinistro e
\'entricolare anteriore, a. circonflessa; d1, d2 = aa. diagonali; s"' aa. rami perforanti per i due terzi superiori del setto) e un ramo
perforanti a. atriale sinistra; p! =-a. posterolaterale; om"" a. circonflesso (che fornisce rami marginali e posterolaterali
Ollusa marginale per la parete posteriore del ventricolo sinistro). Il sangue
·:.:::::
refluo dal cuore confluisce nelle vene coronarie, tributarie soluzione acquosa di un sale dello stagno bivalente capac
del seno coronarico, che sbocca nella porzione rapida diffusione alloro interno (pirofosfato o DTPA).
riore dell'atrio destro. ioni .stannosi .si legano. ',
I rischi relativi alla coronarografia sono limitati e accet- globma, raggwngendo m cn·ca 30 mmutll eqmhbrio tra fi
tabili a fronte dell'informazione preziosa che la procedura zione libera e. legata. È quindi e. v.
fornisce (fig. XVIII.15). La mortalità per sequele tromboti- tecnetato, rad1ofarmaco capace d1 formare un complesso c
che e per occlusione coronarica acuta è pari allo O, l%. l'emoglobina con ponte di legame costituito dallo stagnon
L'efficienza di marca tura dci globuli rossi è del 90-95%. t
successiva acq:1is!zione con
6. Diagnostica radioisotopica camera (la pr01eztone obhqua antenore SJmstra ottimizza 1
visualizzazione del ventricolo sinistro e del piano
atrioventricolare! fig. VIII. lA) è effettuata con simulta.
La molteplicità delle metodiche disponibili, la
nea registrazione del tracciato ECG. Opportuni programmi
semplicità con la quale sono realizzate (eventualmente di calcolo consentono la ricostruzione completa di un ciclo
anche alletto del paziente: gammacamera portatile!), cardiaco suddiviso in 16-24 fasi mediante sincronizzazione a
le preziose informazioni fisiopatologiche e diagnosti- punti di riferimento del tracciato ECG, in genere l'onda R.
che ottenute, conferiscono alla diagnostica radioisoto-
pica grande importanza nello studio del cuore. In linea I.:angiocardioscintigrafia all'equilibrio rende pos-
di principio è utile distinguere: sibile la determinazione di importanti parametri fun-
l' angiocardioscintigrafia (nella quale sono marca- zionali ventricolari (frazione di eiezione globale
ti gli eritrociti o il plasma); distrettuale del ventricolo sinistro, volumi telesistolico
metodiche di studio della perfusione miocardica e telediastolico, velocità di si stole e diastole) in manie-
(radiofarmaci «diffusibili» o «di dep'osito» nel ra altrettanto valida di quanto avviene (in modo ben
miocardio normalmente perfuso); più invasivo!) mediante ventricolografia sinistra.
metodiche di studio del metabolismo iniocardico L'elaborazione di immagini «di grandezza>> (v. para-
(traccianti delle vie metaboliche della glicolisi e grafo VIIIJ) permette di identificare e quantificare
dell'ossidazione degli acidi grassi); ipocinesie e discinesie distrettuali (fig. XVIII.l6),
metodiche di studio del danno miocardico acuto o L associazione di prova da sforzo o di stress fannaco-
subacuto (radiofarmaci captati dal miocardio logico incrementa il valore di questa metodica nella.-_-.
necrotico o comunque sottoposto a danno tossico- valutazione della capacità di lavoro del cuore (riserva ,
metabolico). contrattile!) e nel controllo evolutivo dell'infarto mio-
cardico.
6.1. Angiocardioscintigrafia all'equilibrio
I globuli rossi del paziente sono posti a contatto (in vitro,
o più comunemente in vivo mediante iniezione e. v.) con una

Fig. XVIII.16. Immagini ((di grandezza)> del cuore calcolate


base dci rilievi dell'angiocardioscintigrafia
I.:immagine di ampiezza (a sinistra) è espressiva dcll'escurswnc
parietale punto a punto del contorno cardiaco: il colore uniforme·
mente rosso in figura indica una certa omogeneità di movimento dd
ventricolo sinistro (vs), del vcntricolo destro (vd) c degli atri (a).
I.: immagine di fase (a destra) è espressiva del momento in cu1 è rag·
Fig. XVIII,15. Coronarografia digitale sinistra. Infarto· miocardico. giunto il minimo valore di escursione parietale: si osservi, in r;opo·
Stenosi quasi totale del ramo interventricolare anteriore (freccia sito, come i ventrico!i sinistro e destro abbiano colore diverso nspd·
curva). Il ramo circonflesso è molto sviluppato c mira a costituire un to agli_ atri e all'aorta (ao) appunto in ragione dello sfasamcnto tcl1l'
circolo collaterale. poralc della loro contrazione.
369

6
.z. Angiocardioscintigrafia di primo transito capillare: possono pertanto penetrare nello spazio
extravascolare e tornare nel torrente circolatorio per
È eseguita mediante iniezione rapida (nella vena cava
essere rimossi dall'organo in studio in funzione della
superiore o nell'atrio destro? un quals iasi
di catare capace 1 nmanere 11 o spaz!O mtravasco 1are velocità di flusso seguendo gradienti di concentrazio-
111
almeno 10-15 secondi. Il transito del bolo radioattivo ne istantanea. La misura scintigrafica sequenziale del-
per
traverso le camere card'1acl1e v1ene · ·
regJStrato a cadenza la loro concentrazione in un certo organo permette
a (32 imm/s) mediante gammacamera, in modo da quindi di calcolare i parametri di flusso ematico glo-
ro·sualizzare, in sequenza, la vena cava superiore, l'atrio bale. e distrettuale.
stro il ventri colo destro, l'arteria polmonare, il circolo
l'atrio c il ventricolo sinistri, l'aorta ascenden- I traccianti diffusibili possono essere liquidi (antipirina
te (fig. XVIII.l7). L'acquisizione è marcata con mr; acqua marcata con 11 0 per le indagini effet-
mcnte mediante gammacamera ad alta veloclta d1 conteg- tuate mediante PET) o gassosi (mXe, gas inerte sommini-
ammi gio (nonostante la conseguente minore risoluzione spazia- strato per inalazione o iniettato in soluzione acquosa selet-
ciclo tivamente durante cateterismo coronarico): Lo 133Xe, in virtù
Ione a Je).
della natura gassosa, che ne rende possibile una rapida eli-
a R.
.Cangiocardioscintigrafia di primo transito forni- minazione polmonarc, può essere somministrato più volte a
sce informazioni analoghe a quelle dell'angiocardio- brevi intervalli di tempo sì da ottenere valutazioni in condi-
pos- zioni fisiopatologiche e cliniche diverse.
fun- scintigrafia ali' equilibrio, rispetto alla quale offre il
!le vantaggio di una valutazione più accurata della fun-
7jone ventricolare destra. Trova indicazione nello stu- Pur se relativamente complesso, lo studio della
olico perfusione miocardica mediante traccianti diffusibili
ani e- dio della patologia valvolare e degli shunt, ma l'im-
possibilità di valutare la funzione cardiaca, di ottenere permette di determinare quantitativamente il flusso
' ben ematico regionale (ml/min/g di massa miocardica).
proiezioni multiple nella singola indagine e di analiz-
zare la cinetica regionale limitano drasticamente il
valore dell'indagine, la quale nella pratica è realizzata 6.4. Studio della perfusione miocardica con trac-
solamente come fase preliminare dello studio della cianti di deposito
perfusione miocardica.
Nella pratica clinica lo studio della perfusione
miocardica è per lo più effettuato utilizzando traccian-
6.3. Studio della perfusione miocardica con trac- ti che non attraversano passivamente il distretto perfu-
cianti diffusibili so, ma si depositano nel suo contesto con meccanismi
Adifferenza degli indicatori intravascolari, i radio- diversi. Sono utilizzati soprattutto traccianti di depo-
farmaci diffusibili attraversano liberamente la parete sito informa liquida (l8K e 41 K; 101 Tl, 82Rb e 86Rb, isoto-
pi analoghi del potassio; ammoniaca marcata con nN;
derivati dell'isonitrile marcati con 99'"Tc o composti
con analogo comportamento). Le microsfere di albu-
mina marcate con 9"'Tc che, in ragione del cospicuo
Q

diametro (circa 25 J..lm), vengono intrappolate nel


microcircolo permettendo uno studio quantitativo
accurato della perfusionc miocardica distrettuale, pre-
sentano il significativo limite della necessità di inie-
zione diretta nel circolo coronarico previo cateterismo
cardiaco e sono quindi utilizzate solo eccezionalmen-
te.
Grande importanza pratica riveste il 201 Tl, utilizza-
Fig. XVIII.17. Angiocardioscintigrafia di l 0 transito con acquisizio-
to sotto forma di cloruro, il cui accumulo intracellula-
dinamica delle immagini a cadenza rapida (32 imm/s) dopo inie- re è conservato in condizioni di ipossia se il miocardio
<wne in una vena del gomito di albumina marcata con 99mrc. è vitale, o cronicamente ipoperfuso (miocardio «iber-
Pro1ezione OAS. Si osservi, in successione, la visualizzazione della nato»), o sede di disfunzione postischemica (miocar-
vena cava superiore (l), dell'atrio destro (2), del ventricolo destro (3), dio «stordito»). Nel miocardio necrotico (infarto
dell'arteria polmonare (4), del piccolo circolo (5), del ventricolo sini-
otro (6) e dcl1 'aorta ascendente (7). acuto) e nel tessuto fibrocicatriziale che ha sostituito il
370

miocardio infartuato non si verificano captazione e non è accumulato nel solo miocardio, ma anche i .
accumulo del tallio né degli altri traccianti di deposi- distretti corporei, particolarmente nella muscolatura snl ahn
. A q11esta ! ase precoce d'1 d.1stn.b uztone
tnca. . intracel\u]c lC\c·
to.
seguito lo scambio continuo del 'mTl fra i campar/re
Analogamente al potassio, il 1G1Tl si accumula all'inter- extracardiaci e il miocardio: è così possibile che
. ( . . car ID
no delle fibrocellule miocardiche con andamento ciclico vita1e ma con re 1atlva grave tpopcrfusione duratt1 e lo
legato alla periodica depolarizzazione e ripolarizzazione del stress) possa lentamente captare e accumulare illu1Tl
miocardio seguendo il gradiente elettrochimico sussistente la fase di rid_istribuzione del tracciante.
nel contesto della membrana citoplasmatica. La captazione smgola mteztone del traccwnte e due acquisizioni 1 Il
le 0
e l'accumulo intracellulare precoce del '01 Tl nel miocardio s.tes.so ?torno. dono · d.1 poss1·b·l1 e.d"1scriminare distret.
sono proporzionali al flusso ematico regionale, con una ele- ti dt mwcardto 1poperfus1 ma ancora VItali da distretti d ,
vata efficienza di estrazione del tracciante al primo transito il tessuto miocardico è stato sostituito, a causa di pregreD\e
attraVerso l'albero coronarico (85%), fino a raggiungere un necrosi, da tessuto fibroso cicatriziale.
accumulo pari al 3-4% della dose somministrata. Il 201 Tl- La ridistribuzione non si verifica per i tracèianti di p •
cloruro è iniettato a riposo e all'acme di uno stress fisico mioc_ard_ic_a di. marcati con
durante test ergometrico o farmacologico. L'iniezione m genere catwmc1 e hpoftl1 che attraversano rapidamente 1,
durante stress ha lo scopo di rendere palese la presenza di membrane cellulari.
(in. virtù di un gradiente elettrochimi 00c
aree di ischemia miocardica subcritica in condizioni basali o con atttvo ), ma che so poi ritenuti a lungo
(test di riserva coronarica). nello spazw mtracellulare a causa d1 <<intrappolamentm>
rnitocondriale. In questo caso l'identificazione di miocardio
Cacquisizione scintigrafica planare o con SPECT vitale richiede in genere due distinti studi scintigrafici in
due giorni diversi, con doppia iniezione del tracciante
è di norma effettuata precocemente (principiando l 0-
rispettivamente in condizioni di stress e di riposo. '
15 minuti dopo l'iniezione del tracciante), ed è ripetu-
ta circa 4 ore più tardi o più oltre ancora. Il miocardio
Nonostante la procedura di studio più laboriosa,
ipoperfuso o necrotico è visualizzato nelle acquisizio-
tendenza attuale è quella di privilegiare l 'uso dei trae:
ni precoci come area «freddm>. Se il difetto di perfu-
cianti marcati con 99 "'Tc, soprattutto in considerazione·
sione permane invariato nell'acquisizione tardiva
del fatto che il presenta rilevanti limitazioni di ti-
(difetto irreversibile), il rilievo depone per l 'assenza di
po fisico (dose più elevata erogata al paziente! emis-
miocardio vitale; se l'acquisizione tardiva mostra una
sione gamma non ottima! e per la rilevazione
certa captazione nell'area «fredda» (difetto reversibi-
fica con gammacamera!). Per di più, l'uso della SPECT,
le), il miocardio è da considerare ipoperfuso (anche
con accoppiamento dell'acquisizione alle diverse fasi
gravemente) ma vitale (fig. XVIII.18).
del ciclo ECG rende possibile valutare con traccianti
marcati con 99 Ll\Tc la perfusione e la cinetica di contra-
Alla base dei rilievi scintigrafici è un meccanismo di
ridistribuzione. Subito dopo l'iniezione c.v., il 'G 1Tl-cloruro zione miocardica distrettuale.

L'ammoniaca marcata con nN (tracciante di perfusione


utilizzabile con la PET) è captata dai miocardiociti con
meccanismo di trasporto attivo mediato da un carrier speci- ,
fico; la cinetica di accumulo e clearance del miocardio·
dipende dalla conversione dell'ammoniaca in glutamina,
operata dalla glutaminosintetasi. La brevissima emivita fisi:
ca del uN (l Ominuti) rende possibile valutare nella stessa
seduta la perfusione miocardica e il metabolismo miocardi-·
co con 18 F-FDG mediante PET.

Fig. XVIII.I8. Scintigrafia miocardica con 201TJ. Scansioni trasver-


6.5. Valutazione mediconueleare del metaboli·
sali del vcntricolo sinistro acquisite sotto test da sforzo submassima- smo miocardico
le (A) e in fase di ridistribuzione Qel radiofannaco 4 ore dopo (B). Si
osservi la morfologia ventricolare «a ferro di cavallm> con dimostra- NeH'ipossia miocardica, come è noto, è indotta.
zione del setto (S), dell'apice (A) e della parete posterolaterale (PL). una diversificazione nell'utilizzo dei vari substrati
Sotto sforzo (ECG negativo!), è presente ·un deficit di pcrfusione a
carico del miocardio settale e apicale (punte di freccia), wvcrsibile in metabohci a favore del glucosio e la comparsa di
fase tardiva. metabolismo anaerobico. La PET con rappre·
371

ta attualmente la metodica di riferimento per


dntificazione del mwcar
sell · d'10 VIta
· le m
· un ' area mwcar-
·
con flusso. compromess_o trac-
'anti di perfuswne) o con ndotta emetica di contra-
In particolare, la mancanza di perfusione e di
z;tività metabolica è indice di tessuto necrotìco, men-
la presenza di un'esaltata captazione di 18F-FDG in
un segmento ipoperfuso indica la presenza di miocar-
dio ancora vitale (fig. XVIIL19). L'associazione con
lo studio di perfusione mediante nN-NH3 permette di
identificare inoltre la presenza di miocardio «iberna-
Fig. XVIII.20. Infarto miocardico recente. Scintigrafia miocardica con
IO)> o «stordito». indicatore positivo (A) e con tracciante di deposito (B). Proiezione la-
terale del ventric.olo sinistro. In A l'uso dell'acido D-glucarico marca-
sono disponibili diversi traccianti per valutare, median- to con 99mrc consente di evidenziare, ad appena 2 ore dall'inizio del-
te rET, il metabolismo degli acidi grassi (' 1C-palmitato) e il la sìntomatologia clinica, il tessuto miocardico coinvolto in forma di
ciclo degli acidi tricarbossilici (11 C-acetato) nel miocardio, «area calda)) (nell'immagine riprodotta in tonalità bianca). In B la scin-
ma il più utilizzato è il 1sF-FDG. Questo analogo del gluco- tigrafia dopo iniezione e. v. di 201TJ-cloruro evidenzia ilttssuto perfu-
sio ne traccia il trasporto attraverso la membrana e la fosfo- so circostante individuando nel suo contesto il tessuto necrotico in for-
rilazione intracellulare, ma non entra nei cicli della glicoli- ma di «area fredda)) (nell'immagine riprodotta in tonalità nera).
si nella transmutazione fruttosio-pentosio e nella sintesi del
g{ìcogeno. Il tracciante rimane intrappolato all'interno delle
degli acidi grassi. Associata a test da sforzo la metodi-
cellule con un lungo tempo di clearance dopo l'equilibrio
raggiunto in 45-60 minuti, e permette quindi un'efficace
ca è molto sensibile nella valutazione di aree di
visualizzazione dell'attività glicometabolica distrettuale cardio «ibernato» o «stordito» e nello studio
dell'organo in studio (cuore, cervello, altri organi, tessuti lico della miocardiopatia dilatativa in fase iniziale.
neoplastici).
6.6. Scintigrafia miocardica con indicatore
La SPECT, mediante uso di un opportuno tracciante sitivo
metabolico, l'acido fenilpentadecanoico marcato con
iodio-123 C23 1-IPPA), permette di studiare distrettual- La discriminazione tra infarto miocardico recente
mente nel miocardio ventricolare le vie di ossidazione e infarto datante da ore assume grande impor-
tanza nella pratica clinica. Ruolo significativo, in pro-
posito, riveste la scintigrafia con acido D-glucarico
marcato con 99"'Tc, il quale permette di evidenziare
aree infartuate (scintigraficamente calde!) già 1-2 ore
dopo l'inizio del dolore toraci co e per una durata di 9-
12 ore dopo l'instaurarsi dell'infarto (fig. XVIII.20).

I.:acido D-glucarico è un acido bicarbossilico a sei


atomi di C, normale metabolita terminale del glucosio-DD P,
il quale compete con il fruttosio e il glucosio per la capta-
zione attiva da parte di cellule irreversibilmente ipossìche
ma ancora vitali (necrobiosi!).

Risultati validi ma di minore capacità discriminan-


oli· te (la positività scintigrafica può permanere anche per
alcuni mesi!) prospetta la scintigrafia con g9"'Tc-pirofo-
sfato. Viene pertanto meno l'informazione diagnostica
fig, XVIII.J9. Studio mediante PET della perfusione e del metaboli- nei casi dubbi di infarto recente, quando l'impostazio-
smo miocartlico rispettivamente con 13Nl-13 e 18f-desossiglucoso. Ma-
lattia coronarica. La distribuzione delle aree pet-fuse e metabolizzanti ne di una terapia adeguata può essere cruciale per il
llt_fonna anobica consente di di!Terenziare una triplice componente paziente.
normale, ischemica e infartuata L: alterata selettività della membrana cellulare nel tessu-
372

to miocardico necrotico induce un importante afflusso di io-


ni calcio all'interno dei miocardiociti. I1 99"'Tc-pirofosfato,
radiofarmaco utilizzato per la scintigrafia scheletrica, si ad-
sorbe avidamente sul fosfato di calcio cristallino· o amorfo,
con ciò rendendosi prezioso indicatore positivo di infarto del
miocardio già 24-72 ore dopo l'inizio della necrosi.

:C area calda focale o diffusa è situata in -sede car-


diaca (all'interno della gabbia toracica evidenziata co-
me in una normale scintigrafia ossea- fig. XVIIL21).
Considerazioni temporali sostanzialmente analo-
ghe vigone per gli anticorpi monoclonali antimiosina Fig. XVIII.21. Infarto miocardico. Scintigrafia miocardica con tra.
marcati con 111 ln o 99 '"Tc, i quali possono essere peral- ciante di deposito (A) c con indicatore positivo (B). In A lo studio
perfusione mlocardica valutata mediante Iniezione e.v. di 201TJ-cioru.
tro indicatori di necrosi miocardica più specifici del
ro, evidenzia un difetto nel!' accumulo del radiofarmaco in sede vcn-
99
mT tricolare sinistra inferiore (punte d1 freccia). In B la scintigrafia dopo
imezione e. v. di 99mTc-pirofosfato, il quale si accumula nel tessuto
Dopo infarto miocardico acuto, gli anticorpi monoclo- nccrotico oltreché nelle struth1re scheletriche, consente di delineare in
nali si legano alle molecole di miosina <<esposte)) per la maniera diretta l'estensione dell'arca coinvolta (asterisco). La
lesione della membrana cellulare (particolarmente le catene vità scintigrafica é comunque più tardiva c più persistente di quanto
pesanti), permettendo la visualizzazione scintigrafica del- non si abbia dopo iniezione dì acido D-glucarico (v. fig. XVIII.20).
l'area infartuata. Anche se il legame può verificarsi già
nelle primissime ore dopo l'inizio della nccrosi, mediana destra e alquanto anteriore, la seconda è più
zione scintigrafica è necessariamente ritardata di 24-36 lateralizzata a sinistra e alquanto posteriore). In tali
dopo l'iniezione del radiofarmaco per permettere una ade- sedi andranno ricercate eventuali calcificazioni dei
guata riduzione della radioattività circolante. lembi valvolarì e degli anelli fibrosi, e potranno esse-
re analizzate, con particolare riferimento al comporta-
mento cinetico (radioscopia!), le protesi sostitutive.
7. Calcificazioni, protesi valvolari e La presenza di cateteri epicardici ed endocavitari
pace-maker
L'esame radiografico è in grado di individuare cal-
cificazioni parietali degli atri e dei ventricoli (per mo-
tivi proiettivi il loro aspetto è quello di linee cuive,
tualmente interrotte in più punti). Aspetto analogo han-
no le calcificazioni aneurismatiche. Le calcificazioni
pericardiche, viceversa, avvolgono «a guscio d'uovO>l
la superficie cardiaca in tratti più o meno estesi: siri-
levano simultaneamente sulle due marginali cardiache,
sono più spesse e grossolane, quasi sempre a placche
multiple (fig. XVIII.22). Le ca!cifìcazioni coronariche
sono molto frequenti in età adulta, ma di difficile
mostrazione radio logica; talora lineari, o «a binario»,
o più semplicemente a piccole chiazze amorfe, vanno
ricercate nel contesto dell'ombra cardiaca nelle proie-
zioni oblique e laterale. La TC costituisce tecnica elet-
tiva'di studio (v. fig. XVIIl.l2A).
Nel radiogramma PA e p_egli eventuali tomogram-
mi per piani frontali, le valvole polmonari e aortiche
hanno sede mediana prossimale (le prime sono situate
Fig. XVIII.22. Calcificazione postpcricaJ"ditica. La superficie c.ardla:
subito al di sopra delle seconde); la tricuspide e la ca è caratteristicamente avvolta «a guscio d'uovo)) lungo ampl tra!ll
mitralc hanno posizione più distale (la prima è della marginale anteriore e posteriore.
373

r J'eleHrostimolazione cardiaca è di facile rilievo


pediologico data la loro radiopacità metallica (fig.
I quesiti che i cateteri endocavitari, di più
frequente impiego, propongono sono molteplici:
ione corretta endoventricolare del loro apice; inte-
lungo tutto il decorso; collegamento operante.

s. Ingrandimento delle camere cardiache


Ogni camera cardiaca e ogni grosso vaso rispon-
"'"
Iella dono a sovraccarichi di volume (insufficienza valvola-
oru- re), a sovraccarichi di pressione (stenosi val volare) e a
riduzione della compliance e della contrattilità ventri-
colare (cardiomiopatie), con «ingrandimenti» (o dila-
suto
c in tazioni). Ne conseguono variazioni volumetricbe del-
siti- l'ombra cardiaca che è orientativamente possibile
mto quantificare mediante la misurazione dej diametri car-
diaci o più sofisticate determinazioni volumetriche.
più Lingrandimento 'delle singole cavità cardiache (il cui Fig. XVIII.23. Catetere cndocavitario. A: proiezione PA; B: proiezio-
studio, peraltro, è condotto in prima istanza con eco- ne LL. Allorquando è correttamente posizionato, il catetere (C) rag-
tali giunge con il suo apice la parte più anteriore del vcntricolo destro
dei cardiografia) è riconoscibile all'esame radiografico. (VD). P = pacemaker.
:se- Nell'ingrandimento del velltricolo destro si ha:
Ne!l'ingnmdimento dell'atrio sinistro si ha;
·ta-
comparsa dell'immagine dell'orecchietta atriale nella - proftlo cardiaco sinistro spianato (ma anche con decisa
parte inferiore dell'arco medio sinistro; convessità esterna);
'ari
arco inferiore destro con doppio contorno; - punta cardiaca arrotondata e sollevata;
sollevamento del bronco principale di sinistra; allungamento in senso trasversale del contorno inferio-
re del cuore (ingrandimento della porzione di afflusso
dislocazione de !l'esofago verso destra e posteriormente
del ventricolo );
(la relativa impronta a concavità anteriore è situata più
prossimalmente rispetto a quella osservabile nell'in- - caratteristica obliterazione della metà inferiore dello
grandimento del ventricolo sinistro). spazio chiaro retrosternalc occupato dal ventricolo che
si porta a ridosso della parete toracica anteriore (fig.
Nell'ingramlimento del ventricolo sinistro si ha: XVIIL24).
arco inferiore sinistro allungato con punta arrotondata
Nell'ingrandimento dell'aorta ascendente J:arco supe-
spinta in basso e a sinistra spesso visibile attraverso la
riore destro assume un'evidente convessità e prominenza
bolla gassosa gastrica;
esterna divenendo costituito direttamente dal contorno
bordo posteriore del ventricolo sporgente nel radio- esterno dell'aorta ascendente. Si ricordi che l'aorta ascen-
gramma laterale bene al di dietro dell'ombra lineare dente è completamente «dispiegata» nel radiogramma OPS.
della vena cava inferiore;
dislocazione dell'esofago verso destra e posteriormen- Nell'ingrandimento dell'arco aortico si ha la caratteri-
te; stica sporgenza del «bottone aortico» in corrispondenza
spazto chiaro retrosternale normale (a differenza di dell'arco superiore sinistro. Si ricordi che l'arco aortico è
quanto avviene in caso di ingrandimento del ventricolo completamente «dispiegato>> nei radiogrammi OPD e LS.
destro!).
Nell'ingrandimento dell'aorta discende11te si ha, nel
Nell'ingrandimento dell'atrio de.\'lro si ha: radiogramma PA, la comparsa di una opacità nastriforme
che fiancheggia la colonna dorsale.
Ila· arco inferiore destro allungato c prominente;
ati'1 sporgenza posteriore deli' ombra cardiaca senza disloca- Nell'ingrandimento dell'arteria polmonare si ha la
zione esofagea. prominenza «a gobba)) del tratto prossimale dell'arco medio
, Fig. XVIII.24. Ingrandimento ventrico!are destro. Pregresso inter- Fig. XVIII.25. Stenosi mitralica. I; arco inferiore destro "•m '"PP''
vento per stenoinsufficienza mitralica. La metà inferiore dello spazio contorno per la sporgenza dell'atrio sinistro ·
chiaro retrosternale è obliterata dal ventricolo destro che si porta a l'atrio destro (AD). !;arco medio sinistro,
ridosso della parete toracica anteriore {freccia). la prominenza in alto dell'arteria polmonare
chietta dell'atrio sinistro Gli ili sono
Nei limiti ddlooom.o l'""'' "''·ticc
sinistro. La prominenza arteriosa è ben visibile anche nel
radiogramma OPS, che ne dimostra l'origine immediata-
mente al di sopra del ventricolo destro. trio destro. Sono apprezzabili i segni radiografici
l 'ipertensione postcapillare e, nelle forme
Vassociazione di ingrandimenti simultanei di più l'ipertensione precapillare (v. paragrafo XVA-:5.2). Il
cavità rende più difficile l'analisi morfologica nei ter- ventricolo sinistro è sempre normale se non cpCsistò·
mini descritti e nel contempo dà luogo a configurazio- no altre valvulopatie. Nel parenchima polmonare,
ni cardiache tipiche delle diverse affezioni valvolari e nelle fasi più tardive, si potranno osservare opacitit
delle cardiomiopatie. micronodulari emosiderosiche, opacità nodulari di
I reperti della radiologia tradizionale trovano una densità ossea (rare, ma quasi patognomoniche!), even·
significativa integrazione con quelli dell'ecocardio- tuali rilievi infartuali.
grafia e, in particolari situazioni, con quelli della RM. Cecocardiografia evidenzia la dilatazione dell'a·
trio sinistro e la presenza eventuale di trombi intraca·
vitari, l'ispessimento e la fusione dei lembi valvolari,
9. Valvulopatie e consente di valutare le dimensioni dell'orifizio mi·
tralico attraverso la determinazione della superficie val·
9.1. Stenosi mitralica volare. Il color-Doppler rende possibile misurare le pres·
sioni polmonari e la velocità del flusso transmitralico,
L'esame radiografico può risultare del tutto nor- e quindi quantificare la gravità della stenosi.
se la stenosi valvolare è lieve. Nelle forme eme- ecocardiografico è quasi sempre in grado, da solo, d1
dinamicamente significative (fig. XVIII.25), l'aumen- fornire informazioni sufficienti a consentire la pro·
to di pressione neli' atrio sinistro si traduce in un grammazione di un piano terapeutico senza ricorso a
inirandimento dell'atrio sinistro quasi sempre apprez- tecniche invasive.
zabile nella proiezione LS e in quella OPD. Se la ste-
nosi è serrata può associarsi ingrandimento del! 'arte- La RM consente di valutare le dimensioni delle cavità
ria polmonare, degli ili, del ventricolo destro e del! 'a- cardiache e di evidenziare formazioni trombotiche.
375

·"""'"'''"''"' del flusso attraverso la valvola stenotica de-


nina, all'interno del ventricolo sinistro, turbolenze che si
nelle immagini cine-RM, in un'area di diminui-
H1l·ntensità del segnale, la cui grandezza è proporzionale al-
:at everità della stenosi (fig. XVIII.26). Nella realtà clinica,
tsnaggiore accuratezza dell'ecocardiografia nella valuta-
del gradiente trans-stenotico e delle pressioni polmo-
zt dconferisce alla RM un ruolo marginale nello studio del-
r:stenosi mitrali_ca: La p:·esenza di e,
.· querite in caso dt dtlatazwne, rende meahzzabtle l mdagt-

Ali' esame radiografico è di comune riscoritro una


car,diotmegalta da sovraccarico di volume, con ingran-
e del ventricolo sinistro. Data la
sCarsa correlazione fra dimensioni dell'atrio sinistro e Fig. XVII1.27. Insufficienza mitralica. Marcato ingrandimento del-
l'atrio sinistro (AS) e della sua orccchietta (OAS); allungamento e
pressione nel suo contesto, le alterazioni a carico dei prominenza del ventrìcolo sinistro (VS). Gli ili sono normali.
campi polmonari sono in genere meno evidenti che
nella stenosi aortica (fig. XV!Il.27). Consente inoltre di valutare accuratamente le dimensioni del-
tecocardiografia consente frequentemente di le cavità, i volumi ventricolari e la frazione di rigurgito.
defi.nire la causa dell'insufficienza valvolare e la
ra acuta o cronica. Ciò ha grande importanza essendo 9.3. Stenosi aortica
Je decisioni terapeutiche condizionate dall'entità del L'esame radiografico evidenzia calcificazioni val·
rigurgito nelle forme acute (fig. XVIIL28A) e dalle va/ari nella quasi totalità dei pazienti. Il ventricolo
conseguenze emodinamiche sul ventricolo sinistro sinistro può essere lievemente ingrandito per la presen·
(dilatazione della cavità, aumento dei volumi teledia· za di ipertrofia concentrica e coesiste dilatazione post-
stolico e telesistolico) nelle forme croniche. stenotica dell'aorta ascendente (caratteristica incisura
La cin·e·RlVI evidenzia Ja: tui'bolenza legata al rigurgito in
nel punto di congiunzione dell'aorta con il bordo car·
:ò- forma di area priva di segnale che in sistole Si proietta dal pia· diaco, ben visibile nel radiogramma OAS.l). QUando la
re, no valvolare all'interno dell'atrio sinistro (fig. XVIIL28B). valvulopatia evolve verso l'insufficienza ventricolare
itit compaiono i segni radiografici di ingrandimento
di bale· delle sezioni cardiache di sinistra.
:n·

'a-

Fig. XVlll,28, Insufficienza mitralica. A: immagine color-Doppler


Fig. XVIIL26. Stenosi mitralica. RM. Scansione trasversale del cuore acquisita in fase sistolica secondo il piano di scansione apicale quat-
a:quisita in fase diastolica con sequenza GE. Lanalisi delle pareti car- tro camere (l'immagine è qui riprodotta in bianco e nero). Il rigurgito
rivela, in corrispondenza del piano atrioventricolare sinistro, è dimostrato dalla chiazza diretta in atrio sinistro (freccia) a partenza
llspessimento e la ridotta apertura dei lembi de!la valvola mitrale dal piano val volare (punte di freccia ). B: corrispondente immagine
di freccia). Lalterato segnale nel contesto dell'atrio sinistro RM acquisita con sequenza GE. Il rigurgito è dimostrato dall'area
è espressivo delle difficoltà allo svuotamento. priva· di segnale (freccia) nell'atrio sinistro notevolmente ingrand,ito.
L'ecocardiografia evidenzia le calcificazioni
volari e l'ipertrofia del ventri colo sinistro. Le tecniche
Doppler, specie se eseguite con approccio transesofageo,
consentono la valutazione del gradiente pressorio
val volare e della sUperficie valvolare, parametri
ziali per definire li temporizzazione dell'intervento
rurgico di sostituzione val volare.
Il cateterismo cardiaco rappresenta la procedura
diagnostica elettiva per la determinazione del gradien- La dimostra la presenza, in diastole, di
te pressorio e della superficie valvolare. Di 'norma è priva di che .si 'interno del ventriccilo
eseguito contestualmente alla coronarografia selettiva s1mstro con estenswne mtracav1tana e durata proporziona!'1
all'entità del vizio (fig. XVIIJ.30).
(eventuale patologia coronarica associata!), una volta
definita l'indicazione all'intervento di sostituzione
valvolare. 9.5. Stenosi e insufficienza tricuspidale
Hanno origine reumatica e sono il più delle
La consente di valutare l'ipertrofia concentriH
associate a stenosi mitralica (l'insufficienza
ca del ventricolo sinistro ed evidenzia, in sistole, un'assen-
za di segnale che dalla valvola si proietta all'interno del- dale, però, spesso assume carattere puramente
l'aorta ascendente. naie). All'esame radiografico il quadro della stenosi
e quello de !l 'insufficienza sono praticamente indistin-
· 9.4. Insufficienza aortica guibili: ingrandimento del! 'atrio sinistro, che genera
una prominenza «a piccolo raggim> dell'arco inferiore
Sulla base del solo esame radiografico (fig. XVIII. destro; dilatazione della vena cava superiore (l'arco
29) si differenzia con una certa difficoltà dalla stenosi superiore destro è prominente ma mantJ,em' Il ''"o asjle!-,
(insufficienza e stenosi, del resto, spesso coesistono). to lineare verticale); innalzamento del! 'emidiaframma
In linea generale: l'ingrandimento del ventricolo sini- destro per l'epatomegalia da stasi. Nelle forme asso:
stro è più precoce e marcato; la dilatazione dell'aorta ciate a stenosi mitralica v'è ingrandimento globale
ascendente è meno evidente; le calcificaziontvalvola- l'ombra cardiaca (paradossalmente i segni di
ri sono poco frequenti; l'ingrandimento del! 'atrio sini- sione postcapillare legati al vizio mitralico si attenua-
no fino a scomparire).
r.; ecocardiografia permette di valutare le
sioni delle sezioni cardiache di destra e identifica

vs

Fig. XVIII.30. Insufficienza aortica. RM. Scansionc coronale obliqua del


Fig. XVIII.29. Insufficienza aortica. Evidente ingrandimento del cuore acquisita in fase diastolica con sequenza GE. Il vizio valvolare è
ventricolo sinistro (VS) c dell'aorta ascendente (AA), la quale acca- documentato dal!' imponente rigurgito nel ventricolo sinistro (arca pnva_
valla proiettivamente (punta di freccia) l'atrio destro. di segnale!).
377

d' -ettamente, attraverso le caratteristiche del rigurgito, La coronarografia selettiva è indicata nel sospet-
u':ipo e la gravità del vizio (fig. XVIII.Jl). to di cardiomiopatia dilatativa secondaria a malattia
coronarica.
La dimostra la presenza di un'area con segna-
aumentato·o assente che si proietta, in caso di stenosi, dal 10.2. Cardiomiopatia ipertrofica
no valvolare nel ventri colo destro durante la diastole; in
di insufficienza, nell'atrio destro durante la sistole. L'ecocardiOgrafia è la tecnica di prima istanza per
la diagnosi di cardiomiopatia ipertrofica e l'identifica-
zione delle forme ostruttive. Evidenzia agevolmente il
)0. Cardiomiopatie caratteristico movimento sistolico anteriore del lembo
mitralico anteriore, l'insufficienza mitralica e l'iper-
Sotto questa dizione si accomunano alcune affezioni trofia asimmetrica del setto interventricolare. Le tec-
idiopatiche del miocardio associate a disfull7ione ven- niche Doppler consentono di rilevare il gradiente pres-
tricolare, per le quali è opportuna la distinzione dalle sorio nel tratto di efflusso del ventricolo sinistro espres-
malattie del miocardio da causa nota. Comprendono: sivo di ostruzione.
la cardiomiopatia di!atativa, la cardiomiopatia iper- La RM fornisce importanti elementi integrativi
tiVfica, la cardiomiopatia restrittiva e la co.rdiomiopa- (fig. XVlll.32). Consente di valutare l'eventuale iper-
tia aritmogena del ventricolo destro. Indagini elettive trofia del ventricolo destro, dell'apice e della parete
'di studio per immagini sono l'ecocardiografia e la RlvL laterale del ventricolo sinistro; opera una più fine
valutazione della contrattilità regionale (tecnica del
10.1. Cardiomiopatia dilatativa «marcamentm> con impulsi di presaturazione dei seg-
menti miocardicit); individua i frequenti deficit di per-
L'ecocardiografia documenta la dilatazione ven- fusione nel miocardio ipertrofico (sequenze veloci
tricolare, il deterioramento della funzione contrattile dopo somministrazione di MdC paramagnetico!).
ventricolo sinistro, l'insufficienza mitralica asso-
ciata, e consente di determinare la massa del ventrico- 10.3. Cardiomiopatia restrittiva
lo sinistro e la sua frazione d'eiezione.
La RM·; più accurata dell'ecocardiografia nella L'ecocardiografia evidenzia ventricoli di ridotte
valutazione ·dei parametri emodinamici, è la sola tec- dimensioni in telediastole con pareti di spessore nor-
uica non in grado di documentare una sotto- male o aumentato. Coesiste importante dilatazione
Stante miòeifiOite in fase attiva responsabile del quadro delle cavità atriali e insufficienza delle valvole atrio-
clinico (diff\].sa iperintensità del segnale a carico delle ventricolari. Le tecniche Doppler consentono di dimo-
pareti cardiache nelle sequenze T2-pesate conseguen- strare una ridotta funzione diastolica del ventricolo
te a edema ·nogistico!), offrendo con ciò spazio a un sinistro mentre la funzione sistolica può mantenersi
intervento farmacologico mirato. normale,
La RIVI può fornire utili informazioni sulla natura
della cardiomiopatia (amiloidosi, sarcoidosi, altre
affezioni). Assume importanza nella diagnosi differen-
ziale con la peric<irdite costrittiva.

10.4. Cardiomiopatia aritmogena del ventricolo


destro
C ecocardiografia non ha ruolo univocamente de-
finit.o. È in grado di rilevare la marcata dilatazione e le
anomalie contrattili del ventricolo destro tipiche delle
Fig.XVIII.J L Insufficien7.a tricuspidale. A sinistra: immagine color- forme conclamate, ma risulta scarsamente diagnostica
.· Doppler acquisita in fase sistolica con approccio sottocostale ascen- nei quadri minori di malattia.
dente (l'immagine è qui riprodotta in bi4r-co e nero). Il rigurgito è
dalla chiazza diretta in atrio destro (freccia). A destra: cor-
r angiocardioscìntigrafia ali' equilibrio e di primo
11,5rondentc immagine RM acquisita con sequenza GE. II rigurgito è transito consente di valutare quantitativamente, con ac-
dJmostrato dall'area priva di segnale (freccia) ne \l 'atrio destro. curatezza, la funzione ventricolare destra.
378

che tendono a confluire tra di loro e a esercitare gract·


variabili di trazione sulle pareti ventricolari
delle
diastohche osservab1h m alcum paz1ent1), Assumon
particolare valore diagnostico, quando associato
all'infiltrazione adiposa: la dilatazione con
e rallentato lavaggio del ventricolo destro; alterazion·
segmentarie della contrattilità ventricolare
cinesia alla discinesia conclamata) e/o aneurismi di
Fig. XVIII.32. Miocardiopatia ipertrofica. RM. A: Sezione del cuore parete.
acquisita secondo il piano di scansione apicale quattro camere co.n
sequenza SE. Si osservi la cospicua ipertrofia della paret_e
colo sinistro (punte di freccia) con camera ventricolare dt dtmenswm
ridotte, associata ad aumento di volume de!l'atrio sinistro. B: 11. Cardiopatia ischemica
Corrispondente immagine acquisita in fase sistolica con sequenza
GE. A livello del tratto di effiusso del ventricolo sinistro è apprezza- Questa affezione, che costituisce la principale cau-
bile un'arca a basso segnale (freccia) espressiva di turbolenze conse-
guenti al! 'alterata eiezione ventricolarc. sa di morte nei paesi occidentali, comprende differen-
ti quadri clinici alla cui differenziazione contribuisce
in modo sostanziale l'elettrocardiografia standard, di-
La cardioangiografia in fase di
namica e sotto sforzo. Lo studio per immagini è im:
ma può evidenziare la presenza di anomalie segmenta- prescindibile in numerosi casi.
rie della contrattilità e di sacculazioni isolate o
ple del profilo ventri colare (peraltro osservabili anche
dopo infarto ventri colare destro o interventi cardiochi- 11.1. Ischemia miocardÙ:a da sforzo
rurgici a livello infundibolare). L'impressivo aspetto «a Lo studio per immagini, associato a stress ergonie-
pila di piatti» della parete anteriore del ventri colo trico o farmacologico, ha buona accuratezza diagno-
stro, un tempo ritenuto caratteristico, è peraltro osser- stica nella valutazione di questa affezione. Le imma-.
vabile anche nella malattia di Ebstein e nella gini ottenute con ecocardiografia a riposo e durante
miopatia dilatati va biventri colare. stress consentono di differenziare risposte normali
La RM, tecnica elettiva di studio per immagini, (aumento dell'ispessimento sistolico di parete} da
evidenzia la caratteristica infiltrazione adiposa delle risposte anOrmali (alterazione della cinetica parietale,
pareti ventricolari destre (aree di iperintensità del peggioramento di una alterazione preesistente).
segnale nelle sequenze talora In linea generale, la tecnica mediconucleare oùi-
te anche le pareti ventricolari sinistre (fig. XVIII.33). male nello studio dei pazienti con ischemia miocardi-
Nei casi conclamati l'infiltrazione adiposa può ca è la PET, ma la sua limitata diffusione rende a
ressare le strutture trabecolari del ventricolo destro tutt'oggi attuale la scintigrafia (SPECT!) con 1G1Tl o ·
opportuni radio farmaci marcati con 99 mTc (v. paragrafo
XVIII.6.4). Sono stati approntati protocolli in grado
non solo di identificare le aree di miocardio ipoperfu-
so e differenziarle dalle aree di sostituzione fibrocica-
triziale da pregresso infarto, ma anche di differenziare
il miocardio «ibernatO>' dal miocardio «stordito>l.
Le informazioni più utili nello studio della
sione miocardica sono attese nei pazienti con probabl:
lità pre-test di malattia coronarica fra il30 e il60%. Nel
pazienti con probabilità molto alta o molto
Fig. XVIII.33. Cardiomiopatia aritmogena. Scansioni RM con se- sa, l'informazione diagnostica aggiuntiva dello studiO
quenza SE T l-pesata secondo l'asse lungo (a sinistra) e l'asse corto (a mediconucleare può non essere cruciale rispetto al qua·
deo·tra). È bene apprezzabile la massiva sostituzione di miocard10 del- dro clinicostrumentale complessivo.
la parete libera del ventri colo destro (VD) ad opera d1 tessuto adiposo
(asterischi). l\ ventricolo sinistro (VS) è indenne nel caso in conside-
La severità della stenosi coronarica può essere
razione. valutata con accuratezza mediante coronarografia.
-...:.

adi La stenosi è considerata critica se interessa !l La PET rappresenta la tecnica d'elezione per lo stu-
l si. ··\ d!la sezione del tronco comune della coronana dio·della vitalità miocardica in quanto consente di va-
pie 0 i!75% di uno dei tre rami principali. La lutare contemporaneamente la perfusione e l 'attività
lno
sourafia riveste ruolo fondamentale anche nella scelta metabolica (v. fig. XVIII.l9). Un'aumentata captazio-
ate trattamento più idoneo della coronaropatia. ne di lif-FDG, indicatore di viraggio metabolico cel-
La RM è in grado di evidenziare, dopo stress far- lulare verso la glicolisi, associata a ipoperfusione, di-
oni macologico, anomalie contrattili e di perfusione del mostra la presenza di miocardio metabolicamente atti-
po. ventricolo sinistro (sequenze veloci!). Le acquisizioni vo, seppur ischemico (disaccoppiamento flusso/meta-
i di l'olumetriche tridimensionali e le ricostruzioni multi- bolismo). Per contro, una ridotta captazione di 18F-FDG,
planari consentono di individuare anomalie d'origine e associata a ipoperfusione, esprime la presenza di
di decorso delle arterie coronarie, talora responsabili cardi o necrotico (accoppiamento flusso/metabolismo).
del quadro ischemico. L'utilizzo routinario di questa tecnica è peraltro forte-
mente limitato dalla scarsa diffusione delle apparecchia-
11.2. Infarto del miocardio ture e dai costi elevati dell'indagine.
:au. La scintigrafia miocardica con 2u1Tl può rappre-
·en- La possibilità di eseguire l'indagine alletto del pa- sentare una valida alternativa alla PET. Poiché il radio-
tsce ziente e ripeterla anche a brevi intervalli fanno dell'e- farmaco è captato con processo attivo dipendente dalla
di- cocardiografia l'unica tecnica di studio per immagini pompa Na-K, l'indagine consente di valutare sia la
im- utilizzabile durante la fase acuta dell'infarto miocardi- perfusione miocardica che l'integrità della membrana
co. l} indagine consente di identificare le alterazioni cellulare.
della contrattilità cardiaca (ipo-, a- o discinesia) e di se- Cecocardiografia evidenzia il miocardio vitale
guirne le modificazioni nel tempo. Consente inoltre di sott.o forma di zone ipocinetiche o acinetiche la cui
individuare complicanze deli 'infarto quali la rottura del contrattilità migliora durante infusione di dobutamina.
me- setto o della parete libera, l'insufficienza mitralica se- La RM, eseguita durante infusione di dobutarnina,
condaria a disfunzione o rottura dei n;mscoli papillari, consente di valutare oltre alle modificazioni contratti-
ma-. la presenza di trombi endocavitari, aneurismi del ven- li anche lo stato della perfusione regionale. Lo svilup-
1ntc tricolo sinistro e versamenti peri cardi ci. po della spettroscopia localizzata a RM consentirà
nali Oltre allo studio con indicatori positivi di necrosi verosimilmente, nel prossimo futuro, un accurato stu-
da (v. paragrafo XVIIL6.6), nei pazienti con quadri dubbi dio ·ctyl metabolismo miocardico.
tale, di infarto miocardico assume ruolo importante la scin-
tigrafia miocardica con traccianti diffusibili e di 11.4. Rivascolarizzazione miocardica
oùi- deposito. In caso di negatività (iniezione del radiofar-
lrdi- maco a riposo!) è possibile escludere la presenza di Nonostante l'invasività, la coronarografia selettiva
le a infarto in atto, consentendo l'avvio del paziente verso
Ti o una unità di degenza non intensiva. La presenza di un
rafo difetto di perfusione, comunque, è compatibile con un
rado infarto miocardico, ma non è di per sé in grado di
:rfu· discriminare un infarto acuto da un infarto pregresso.
:ica- !n queste condizioni (che interessano il 15-25% dei
pazienti con sospetto infarto) assume un ruolo
te la scintigrafia con indicatore positivo di inf-arto
:rfu- 99
(il mTc-glucarato dà esito positivo già 1-2 ore dopo
labi-
l'inizio della sintomatologia dolorosa!).
Nei
bas-
udio 11.3. Miocardio vitale Fig. XVIII.34, Angio-RM dell'arteria coronaria destra. Il vaso, sede
di pregressa angioplastica con apposizione di stent, è visualizzato in
qua- La presenza di miocardio vitale, in grado di recu- tutto il suo caratteristico decorso arcifonne. Il suo tratto medio, in
perare (spontaneamente o dopo adeguata riperfusione) corrispondenza dello stent, ha segnale RM appena apprezzabile
;sere la propria funzione contrattile, riveste notevole impor- (punte di freccia), ma il lume vasale a valle appare ipcrintenso indi-
dia. cando con ciò la presenza di un flusso laminare e quindi di buona rica-
tanza nella pro gnosi del cardiopatico ischemico. nalizzazione dell'arteria.
380

rappresenta la tecnica d'elezione per la valutazione


della pervietà dei bypass coronarici e dei risultati a
distanza di un'angioplastica coronarica (con o senza
posizionamento di stent endocoronarico). Valida
nativa, tuttavia, sembra essere rappresentata dalla Rl\11
(fig. XVIIL34).

12. Pericarditi
Si distinguono forme acute essudative e croniche
costrittive. Il loro studio è condotto in maniera elettiva
con ecocardiografm, ma anche l'esame radiografico
può consentire validi orientamenti. La TC trova indi"
cazione specifica nelle pericarditi costrittive, per le
quali problema determinante è la differenziazione
dalle cardiomiopatie restrittive. Fig. XVHI.35. Pericardite acuta essudativa. L'ombra cardiaca, slarga.
ta nella sua parte inferiore, ha assunto un caratteristico aspetto ((a fia.
Nella pericardite acuta essudativa l'ombra cardia- scm), Dopo pericardiocentcsi si è costituito un vistoso livello idroac.
ca assume, all'esame radiografico in stazione eretta, reo (frecce) .
. una tipica configurazione «a fiasca>> per lo slargamen-
to simmetrico della sua parte inferiore indotto dal rac- no espressivi della compressione esercitata sul cuore
cogliersi in essa del versamento pericardico (fig. da parte del tessuto fibroso che lo circonda e delle ade-
XVIII.35); in decubito supino, viceversa, la disloca- renze con le strutture circostanti (in particolare lo ster-
zione gravitazionale del versamento verso la parte no). Ruolo diagnostico determinante assume spesso,
prossimale (più declive) induce uno slargamento del come sopra detto, la TC. L'ecocardiografia è alquan-
peduncolo vasale. Il contorno cardiaco è rettilineizza- to limitata nello studio delle pericarditi costrittive, nel-
to, soprattutto a sinistra, con difficoltà alla dtJimita- le quali consente il rilievo di soli segni indiretti. LaRM
zione degli archi. rarco superiore destro è prominen- ha quale limite il mancato riconoscimento delle calci-
te per la dilatazione della vena cava superiore. Gli ficazioni.
angoli cardiofrenici progressivamente divengonO ottù-
si. I vasi polmonari sono normali. L'osservazione
radioscopica consente di dimostrare la ridotta pulsati- 13. Malformazioni congenite del cuore e
lità del! 'ombra cardiaca a fronte di una normale pulsa- dei grossi vasi
tilità aortica. L'ecocardiografia è in grado di eviden-
ziare versamenti pericardici anche di piccole dimen- Le complesse modalità di sviluppo del tubo cardia-
sioni e riconoscere precocemente il tamponamento co primi tivo rendono possibili numerose malformazioni
cardiaco. La TC e la RM evidenziano gli ispesSimen- congenite del cuore e dei grossi vasi, le quali costitui-
ti peri cardi ci, i versamenti cospicui e quelli di piccole scono la più comune causa di malattia cardiaca in età
dimensioni che si raccolgono nei recessi posteriori del pediatri ca (8 casi per ogni l 000 nati vivi). Alcune di
pericardio in decubito supino. queste assumono maggiore rilievo sia per la frequenza,
Nella pericardite cronica costrittiva l'esame radio- si.a per il particolare impegno diagnostico «per imma-
grafico evidenzia il quadro semeiologico della stasi del gmm.
piccolo e del grande circolo: la presenza di calcificazio-
ni pèricardiche (50% dei casi) agevola la diagnosi. L'os- Una classificazione delle malformazioni congenite del
servazione radioscopica potrà _dimostrare l'invarianza·del- cuore e dei grossi vasi, semplice e utile a fini descrittivi,
basata sulle alterazioni anatomiche e sulle conseguenti
la morfologia globale cardiaca nel passaggio dalla sta- modificazioni fisiopatologiche. Si distinguono:
zione eretta al decubito supino e la comparsa di un mo- malformazioni cardiache senza slwnt (acianotiche):
vimento paradosso di verticalizzazione e mediai:Jizzazio- stenosi polmonare, stenosi aortica, coartazione aortica,
ne del cuore durante l'espirazione. Tutti questi reperti so- ipertensione polmonare primitiva, persistcnza della
381

vena cava superiore sinistra, trasposizionc corretta dei l'arteria polmonare) e una ridotta vascolarizzazione
grossi vasi·, polmonare. Nelle forme più severe coesiste ingrandi·
_ malformazioni cardiache con shunt sinistrowdestm (ada- mento delle sezioni cardiache destre. Cecocardiogra-
natiche): comunicazione interventricolare, comunica- fia e la RM documentano l 'ìpertrofia ventricolare e,
zione interatriale, ritorno venosa anomalo parziale, dot- se presente, la dilatazione delle camere cardiache de·
to arterioso pervio, fmestra aortopolmonare, canale atrio- stre, l'eventuale presenza di stenosi infundibolare e la
ventri colare comune, fistola arterovenosa coronarica,
dilatazione dell'arteria polmonare o delle sue branche.
origine anomala della coronaria sinistra dal tronco della
L'ecocafdiografia evidenzia inoltre la ridotta apertura
polmonare;
malformazioni cardiache con shunt destro-sinistro (cia- sistolica delle semilunari e consente di valutare la se-
notiche): con flusso polmonare normale o ridotto (te- verità dell'ostruzione (gradiente pressorio transvalvo·
tralogia di Fallot, trilogia di Fallot. atresia della tricuspi- \are!). I:angiocardiografia (fig. XVlii.36B), pur con-
de, anomalia di Ebstein, sindrome di Eisenmenger), o sentendo una precisa ricostruzione della situazione
co11 flusso polmonare aumentato (trasposizione com- malformativa, viene utilizzata raramente, per lo più al
pleta dei grossi vasi, tronco arterioso comune, ritorno ve· fine di escludere o confermare altre ipotesi diagnosti-
noso anomalo polmonare totale, ventricolo unico); che.
malposizioni cardiache: destrocardia, situs viscerum in-
versus con destro· o levocardia. 13.2. Stenosi aortica
Nello studio delle malformazioni congenite l'esa- Può essere va/volare, meno comunemente o sopra·
me radiografico ha valore orientativo di riconosciuta valvolare (in tali casi è per lo più presente un diaframma
importanza, consente in molti casi il corretto ricono- fibroso) ..
Jre scimento del tipo di malformazione, ma nella pratica
le- non è mai sufficiente da solo per la sua caratterizza-
er- zione. L: ecocardiografia possiede elevata sensibilità
so, ed è particolarmente efficace in età neonatale (anche
m-
per la possibilità di utilizzare un maggior numero di
el-
finestre acustiche e sonde ad alta frequenza). La Rl\1
'.M
apporta un notevole contributo nello studio non inva-
ci·
sivo delle malformazioni congenite nell'adulto, nel
quale sussistono problemi di confmmazione toracica e
di anomalo orientamento del cuore che possono ren-
dere l'ecocardiografia di difficile esecuzione e inter-
pretazione. La diagnostica radioisotopica (angio-
scintigrafia!), il cateterismo cardiaco e le metodiche
angiografiche rivestono un ruolo importante nella
ia-
definizione delle situazioni più complesse.
)lli
ui·
età 13.1. Stenosi polmonare
di Può essere valvolare, infundibolare, sopravalvolare. La
za, stenosi va/volare trae origine dalla anomala fusione delle
la· cuspidi valvolari durante lo sviluppo intrauterino. La ste110·
.1i infundibolare trae origine dall 'ipertrofia setta] e che indu·
ce restringimento del tratto di efflusso del ventricolo destro
del epuò presentarsi isolata o, più frequentemente, associata a
i, è stenosi val volare. La stenosi sopravalvolare si estrinseca a
:nti carico dell'arteria polmonare o di uno dei suoi rami. Fig. XVIIL36. Stenosi val volare detl'arteria polmonarc. In A, esame
standard: è bene apprezzabile l'allungamento e la prominenza della
•e): componente polmonare dell'arco medio di sinistra. In B, angiocardio-
. Se la stenosi è importante l'esame radiografico grafia: A = atrio destro; V = ventricolo destro; i = infundibulo della
ca, (hg. XVIIIJ6A) evidenzia una spiccata prominenza polmonarc; le !ance indicano il punto della stenosi; P= tronco della
:!la dell'arco medio sinistro (dilatazione post-stenotica del- polmonare dilatato.
382

L'esame radiografico mostra un certo allungamento


e prominenza dell'arco inferiore sinistro (ipertrofia con-
centrica del ventricolo sinistro) e, nelle forme valvala-
ri, la prominenza dell'arco superiore destro (dilatazio-
ne post-stenotica deli' aorta ascendente). L' ecocardio-
grafia rappresenta la tecnica di studio elettiva per va-
lutare la fusione delle commissure aortiche, la severità
dell'ostruzione e l 'ipertrofia ·concentrica del ventrico-
lo sinistro. La ventricolografia sinistra trova indica- XVIII.37. costali in sten?si dell'aorta. Queste
zione nei casi di dubbio persistente dopo ecocardio- mC!Sure, nsultantl da una vera e propna osteohsi meccanica ind 11
grafia. dalle arterie intercostali dilatate e tortuose, sono caratteristicam: :
situate sul margine inferiore costale. ntc

13.3. Coartazione aortica rapporti con l'origine dei rami aortici, eventuali circo-
È caratterizzata da restringimento distrettuale dell'aorta li collaterali. L'angio-RM è particolarmente utile nei
subito al di là dell'origine dell'arteria succlavia sinistra, casi di stenosi serrata nei quali lo studio angiografico
prossimalmente o distalmente al legamento arterioso di risulta di difficile esecuzione. La diffusione di queste
Botallo (coartazione pre- o postduttale). tecniche di studio non muta, tuttavia, il ruolo dell'aor-
tografia sopravalvolare che può ritenersi indispensabi-
L'esame radiografico mostra: la prominenza del- le per la caratterizzazione della stenosi e dei circoli
l 'arco superiore destro (dilatazione dell'aorta ascen- collaterali in fase di bilancio preterapeutico (firr.
dente); l'ipoplasia dell'arco superiore sinistro (ridu- XVIII.38). '
zione di calibro dell'arco aortico); lo slargamento del
fascio vasale"al di sopra dell'arco per la dilatazione 13.4. Trasposizione corretta dei grossi vasi
dell'arteria anonima a destra e dell'arteria succlavia a
sinistra (ipertensione nei distretti cefalico e degli arti La trasposizione dell'aorta e dell'arteria polmonare può
essere \(Corretta» da un punto di vista emodinamico per l'in-
superiori!); la presenza di una piccola incisura del pro- versione dei ventricoli (il sinistro funziona da destro e vice-
filo aortico subito al di sotto dell'arco in corrispon- versa). Trattasi di malformazione estremamente rara, il piU
denza del tratto stenotico; la dilatazione dell'aorta di- delle volte associata a comunicazione interventricolare o a
scen'dente_al di sotto di tale incisura (dilatazione post-. yentricolo unico.
stenotica); un certo allungamento e prominenza del-
l 'arco inferiore sinistro (ipertrofia del ventricolo sini- L'esame radiografico consente di sospettare la
stro). Rilievo importante ai fini della diagnosi (fig. posizione invertita dei grossi vasi in presenza di un
XVIII.37) è la presenza di incisure costali sul margine unico arco cardiaco a sinistra, lungo e convesso a
inferiore dell'arco posteriore delle coste (per lo più dal-
la IV all'VIII): trattasi di una vera e propria osteolisi
meccanica indotta dalle arterie intercostali dilatate e
tortuose, percorse controcòrrente verso l'aorta discen-
dente a cagione dei circoli collaterali instaurati a parti-
re dall'arteria succlavia sinistra. In proiezione laterale
sinistra lo spazio chiaro retrosternale è spesso occu-
pato da opacità racemose riferibili alla dilatazione del-
le arterie mammarie interne .
. L'ecocardiografia evidenzia per lo più soltanto
seglli indiretti (quali l'ipertrofia del ventricolo
stra), risultando difficoltosa per motivi tecnici la
dimostrazione della sede e dell'entità della stenosi. La Fig. XVIII.38. Stenosi istmica dell'aorta. Aortografia sopravalvolarc
RM (scansione sagittale obliquata secondo il decorso in fase precoce (A) e tardiva (B). aa "' aorta ascendente; ad "'
discendente. Le frecce curve indicano il tratto stenotico; le frecce dnt·
dell'arco aortico) visualizza il vaso in tutta la sua te e le !ance circoli collaterali di compenso e la direzione del flusso
estensione dimostrando sede ed entità della stenosi, nel loro conte>to.
383

dio raggio, costituito in alto dall'aorta ascendente e


dal ventricolo sinistro «destrizzatm>. L'arteria
/monare comune e 1'l suo ramo sm1stro.. sono med'w-
hanno origine più bassa e danno impronta a
anteriore stdl'esofago (radiogramma LS!).
tmcaso di assocmzwne
. . d'1 comumcazwne . . . .
mterventn-
1
n[are 0 di ventri colo unico si ha ingrandimento del-
. d'wca e 1pervasco
/'ombra car . lanzzazwne
. . po lmonare.
Se v'è stenosi polmonare il quadro radio logico è pres-
oché normale. L'angiocardiografia consente un pre-
etichetlamento della malformazione.

13.5. Comunicazione interventricolare


:o-
nei È una malformazione frequente: il difetto interessa
ico oeneralmente la parte alta membranosa sottovalvolare del
ste interventricolare. Determina uno shunt sinistro-destro
or- con alimento del flusso nel ventricolo destro, nei vasi poi-
monaci, nell'atrio e nel ventricolo sinistro. Il quadro radio-
bi-
logico che ne consegue è strettamente legato all'ampiezza
oli della comunicazione: è pressoché normale nei difetti picco-
'ig. li (malattia di Roger), più o meno vistoso nei difetti ampi.

Nei qillldri conclamati l 'esame radiografico mo- Fig. XVIII.39. Comunicazione interventricolare. Ventricolografia
sinistra. Il ventricolo destro (VD) e il ventricolo sinistro (VS) si opa-
stra: ingrandimento del ventricolo destro (punta car- cizzano simultaneamente per la presenza di un difetto prossimale
?UÒ
diaca sopradiaframmatica; ampio contatto sternale nel (lancia) del setto interventricolare (S). Nello stesso tempo si osserva
'in- radiogramma laterale); rimpiccolimento dell'arco su- il riempimento simultaneo del! 'arteria polmonare (P) c dell'aorta (A).
ice- periore sinistro (per la riduzione di calibro dell'aorta);
piU prominenza dell'arco inferiore sinistro (ingrandimen- stro («Compensatoria!> in quanto aumenta la pressione
oa to del ventricolo sinistro); dilatazione dei vasi ilari e endoventricolare, ostacolando lo shunt, e da ricercare
quadro dì iperafjlusso; dislocazione posteriore dell'e- attentamente con angioc_irdiografia).
sofago per impronta atriale sinistra.
la l: ecocardiografia spesso rende possibile rilevare 13.6. Comunicazione interatriale
un la sede, le dimensioni e il tipo di difetto, ma talvolta
oa È la malformazione congenita di gran lunga più fre-
evidenzia solo segni indiretti dello shunt. Tecnica fon- quente e ha netta predilezione per il sesso femminile. Può
damentale, in proposito, è il color-Doppler, il quale con- presentarsi isolata o associata ad altre anomalie cardiache.
sente di identificare la comunicazione anomala anche !;entità dello shunt dall'atrio sinistro al destro è funzione
quando non dimostrabile con l 'ecotomografia (l'inie- dell'ampiezza del difetto settale.
zione e.v. di soluzione fisiologica contenente mi
bolle gassose in sospensione rende più facile la dimo- L'esame radiografico evidenzia (fig. XVIII.40):
strazione dello shunt e la valutazione della sua entità). assenza di modificazioni delle cavità cardiache di
.l La discontinuità del setto può essere direttamente di- siniStra; prominenza dell'arco inferiore destro (per la

l
mostrata con RlVI; lo studio con cine-RM, a tale livel- dilatazione dell'atrio destro); ingrandimento del ven-
lo, mostra la presenza di un'area priva di segnale che tricolo destro; prominenza del! 'arco inferiore sinistro
dal ventri colo sinistro si proietta nel destro, la cui du- e sovrapposizione della marginale posteriore cardia-
rata in relazione al ciclo cardiaco varia a seconda del- ca alla colonna vertebra/e in proiezione OPD (appa-
l'entità del difetto. La ventricolografia sinistra, rente ingrandimento del ventricolo sinistro per dislo-
Jlarc todica elettiva di studio, definisce quantitativamente cazione da parte del cuore destro dilatato); prominen-
wrta
drit· l'entità dello shunt (fig. XVIIL39). Questa è diminui- za deli 'arco medio sinistro e quadro di iperafjlusso
usso ta in caso di ipertrofia muscolare dello sperone di Wolff polmonare (per dilatazione del tronco e dei rami del-
che genera una stenosi infundibolare del ventricolo de- l'arteria polmonare). Temibile complicazione è l'in-
384

sovrapponibili a quelli riscontrati nel difetto del sett


0
interventricolare. Cangiopneumografia consente· . .·
fase di levogramma, di osservare il ritorno del ._,
dall'atrio al destro. il difetto settaie'. :::<··
La presenza d1 una comuntcaztonc mteratliale è talo
associata a una stenosi mitralica (sindrome .._;
precedentemenì; _·_,·.\
descntt1 SI apprezzera la d1latazwne dell'atrio sinistrO· ·

13.7. Dotto arterioso pervio


Il dotto arterioso di Botallo consente, nella vita fetale i(::: ':i
passaggio di sangue dali 'arteria polmonare all'aorta '·
dente. Alla nascita, per la diminuzione delle resistenze poi-·.
monari, il flusso attraverso esso si inverte. Si oblitera tra· :
primo e secondo mese di vita. La sua pervietà persistente··:
determina ripercussioni sul circolo polmonare e sul cuore.·.

L'esame radiografico evidenzia: la prominenza


Fig. XVIII.40. Comunicazione intcratriale. Dilatazione dell'atrio dell'arco medio sinistro per l'ectasia del tronco del-
destro (AD) e dell'arteria po\monare (P). È configurato dall'ingran- l'arteria polmonare; la prominenza dell'arco
dimento ilare bilaterale il carattet·istico quadro di ipcraffiusso (asteri- re sinistro (reperto, questo, importante ai fini diagno-
schi).
stici) per la maggior quantità di sangue trasportata dal-
sorgenza di un'ipertensione polmonare precapillare. l'aorta a monte dello shunt; 1'iperaj]lusso polmonare;
Radioscopicamente si apprezzerà la marcata iperpul- talora un certo ingrandimento dell'atrio e del ventl'i-
satilità delle ombre ilari. colo sinistro per l'aumento del flusso verso di essi. Vos-
I reperti deli' ecocardiografia e della RM sono servazione radioscopica mostrerà l' iperpulsatilità del-
l'aorta, della polmonare comune e degli ili («danza de-· ·
gli ili»).
Nello studio di questa malformazione (come in
quello di altre malformazioni dei grossi vasi quali il
canale atrioventricolare comune, le trasposizioni, il
tronco arterioso, la tetralogia di Fallot, etc.), l'eco-
cardiografia ha un ruolo di primo piano in età neo·
natale, mentre la RM è più convenientemente utiliz·
zata negli adolescenti, negli adulti e in fase postope·
ratoria. Il cateterismo cardiaco darà diretta dimo-
strazione della pervietà del dotto (fig. XV!ll.41).
C aortografia toracica sopravalvolare dimostrerà il
passaggio del MdC attraverso il dotto e la conseguen-
te simultanea opacizzazione dell'aorta c delle arterie
polmonari (fig. XVII1.42).

13.8. Canale atrio-ventricolare comune


Per la mancata fusione dei cuscinetti endocardici ante·
riori e posteriori si ha difetto della porzione inferiore del
setto interatriale e della porzione superiore del setto inter·
Fig. XVIU.41. Pervietà del dotto arterioso di Botallo. Il catetere
venoso (c) percorre in successione l'atrio destro (ad), il ventricolo
ventri colare, nonché fusione della tricuspide e della mitralc.
destro (vd), l'arteria polmonare (p) c attraverso il dotto di Botallo per- La malformazione può presentarsi in forma più o meno
via (b) si porta direttamente nell'aorta discendente (a). completa.
385

<<a zoccolo olandese» (fig. XVIII.43). Può essere ap-


prezzabile un'impronta aortica sul versante destro del-
l 'esofago (anziché sul sinistro). Cecocardiografia e la
RM mettono in evidenza la discontinuità tra setto e ra-
dice aortica, la sovrapposizione dell'orifizio aortico al
setto, l'ostruzione all'efflusso ventri colare destro e l'i-
poplasia dell'arteria polmonare o dei suoi rami. Can-
giocardiografia metterà in evidenza la stenosi polmo-
nare, la comunicazione interventricolare (radiogrammi
LL!) e l' opacizzazione del!' aorta simultanea alle cavità
di destra (fig. XVIII.44).

13.10. Trilogia di Fallo!


V'è stenosi valvolare della polmonare, comunicazione
interatriale, ipcrtrofia del ventri colo destro.

All'esame radiografico, a differenza di quanto


avviene nella tetralogia di Fallot, si ha marcata prO.mi-
Fig. XVIII.41. Pervietà del dotto arterioso di Botallo. Aortografia nenza dell'arco medio sinistro. L'angiocardiografia e
orio- wpravalvolarc. li MdC, iniettato ne!l 'aorta ascendente .(A), evidenzia la cardioangiografia selettiva ventricolare destra
il dotto di BoLallo (B) e i rami dell'artena polmonare (P). combinate consentiranno la caratterizzazione della ·ste-
sno-
dal- nosi: nella prima si ha opacizzazione simultanea del
l} esame radiografico evidenzia: cardiomegalia
ventricolo destro e delle cavità sinistre; nella seconda
prevalentemente destra; prominenza dell'arco medio ciò non avviene.
!os- sinistro; lj;erafflusso polmonare. Il quadro può com-
del- plicarsi per la comparsa di ipertensione polmonare pre- 13.11. Atresia della tricuspide
1de-· capillare. L'ecocardiografia consente la visualizza- l:obliterazione della tricuspide è completa; v'è comÙni-
zione diretta delle componenti atriale e ventri colare del cazione interatrialc associata a comunicazione interventri-
e in canale atrioventricolare e la'cjefinizione delle caratte-
Iii il ristiche anatomiche della valvola atrioventricolare co-
!i, il mune. Il color-Doppler rende possibile valutare dire-
eco- zione ed entità dei flussi anomali.
neo- fiaevidenzia l'opacizzazione simultanea delle quattro
:iliz· cavità cardiache, dell'arteria polmonare e dell'aorta.
ope·
imo· 13.9. Tetralogia di Fallo!
.41).
:rà il V'è stenosi infundibolare (e spesso anche valvolare)
uen- della polmonare con ipoplasia del tronco e delle branche
tcrie arteriose, comunicazione interventricolare ampia e a sede
alta, destroposizione dell'orifizio aortico che è posto «a
cavaliere» dei due ventricoli, ipertrofia del ventricolo destro.

All'esame radiografico l 'ombra cardiaca è il più


ante· delle volte normale; l'esistenza della cardiopatia può Fig. XVIII.43. Tctralogia di Fallot. Larco medio sinistro è rientrante
e del essere supposta allorquando si ha: arco medio sinistro (asterisco); la punta cardiaca, arrotondata c situata nettamente al di
inter· rientrante; punta cardiaca bene apprezzabile in sede sopra del diaframma, è costituita dal ventricolo destro ipertrofico. Nel
tra le. sopradiaji·mnmatica; vascolarizzazione polmonare di- complesso la morfologia cardiaca assume un tipico aspetto (m zocco-
lo olandese>>. Si osservi la netta riduzione del disegno polmonarc.
meno minuita. Nelle forme più gravi tutti questi reperti sono !..!esofago, riempito di contrasto baritato, non reca impronte estrinse-
accentuati e il cuore assume un caratteristico aspetto che
386

colare o a pervieià del dotto di Botallo· (che ricOnducono il de, marcato ingrandimento dell'atrio destro e l'ev
sangue al ventricolo destro). Può essere presente trasposi- . c . en.
tuale presenza d1 un torame eva 1e pervw. Cangioc
zione dei grossi vasi. diografia consentirà di chiarire la situazione anato
ca e le modalità del deflusso. lnl-
All'esame radiografico l 'arco inferiore destro è
prominente e convesso (ingrandimento dell'atrio de- 13.13. Sindrome di Eisenmenger
stro) con caratteristica rientranza della sua parte di-
stale (ipoplasia del ventricolo destro); l 'arco medio si- Gli di sindrome, che com.·
nistro è normale; v'è ipovascolarizzazione polmonare. prende un ms1eme d1 malformaziOm congenite
L ecocardiografia evidenzia l'assenza dell'eco tricu- sono: la presenza di un'arteriolite polmonare '
spidale, la presenza di comunicazioni interatriale e in- aumenta le resistenze al flusso polmonare; una i
terventricolare e consente di valutare le dimensioni del zione anomala tra cuore destro e sinistro (interatriale inte..
ventricolare, del di Botallo) che lro
ventri colo destro (l'ipoplasia ha significato prognosti- shunt destro-sm1stro escluslVo.
co negativo!). L'angiocardiografia dimostra l'opaciz-
zazione simultanea dei due atri e del ventri colo sinistro All'esame radiografico (fig. XVIII.46) si osserva:
dilatato; il ventricolo destro è assente o ridotto alla por- ombra cardiaca marcatamente aumentata di
zione infundibolare riempita attraverso le comunica-
zioni anomale. sioni ma con suddivisionee
dilatazione dei vasi ilari; i1
i
!are in caratteristico contrasto con ..
13.12. Anomalia di Ebstein zio ne periferica. Il quadro e i rilievi pressori delle
I.: impianto abnormemente basso della tricuspide riduce vità destre e de Il' arteria polmonare sonn<o;
il volume della cavità ventricolare destra: la cavità atriale ficienti per una diagnosi attendibile. l'
viene a comprendere una porzione <<atrializzata)) del ventri- grafia presenta, in questa sindrome, rischi consistenti
colo che si contrae <<fuori tempo». Coesiste comunicazione e verrà pertanto evitata. La diagnosi differenziale piÒ ·'·:':
interatriale. importante è con l 'ipertensione polmonare primitiva·
(nella quale è assente la comunicazione tra cuore de-
All'esame radiografico (fig. XVIIL45) si osserva: stro e sinistro!).
ombra cardiaca aumentata in toto e caratteristicamen-
te arrotondata; arco inferiore destro marcatamente
allungato e prominente; ipovas_colarizzazione polmo-
nare. Cecocardiografia evidenzia i reperti tipici: chiu-
sura ritardata della tricuspide rispetto alla mitrale,
dislocazione in basso del lembo settale della tricuspi-

Fig. XVIII.44. Tetralogia di Fallot. Cardioangiografia in proiezione


laterale (A) e sagittale (B). Il MdC evidenzia simultaneamente i ven-
tricoli destro (vd) e sinistro (vs) per la presenza della comunicazione Fig. XVIII.45. Malattia di Ebstein. Combra cardiaca è aumentata
interventricolare (freccia), l'arteria polmonare (p) e l'aorta ascenden· loto e caratteristicamente arrotondata (frecce); i rami ilari dell'artena
te (a). La lancia indica la stenosi infundibolare della polmonare. polmonarc sono esili (asterischi).
387

Fig. XVIII.47. Trasposizione completa aorto-polmonare. Ombra car-


diaca conformata "a uovm>; peduncolo vasale apparentemente ristret-
to (frecce curve); ili accentuati (asterischi).

fig.XVII1.46. Sindrome di Eisenmengcr. Ombra cardiaca aumentata coffiune, un unico vaso arterioso ha origine dal cuore e rice-
di dimensioni soprattutto a carico delle sezioni destre; l'arteria pol-
monare comune e i suoi rami ilari e peri ilari (asterischi) sono vistosa-
ve sangue da ambedue i ventricoli (quasi sempre comuni-
mente dilatati, a fronte di una certa ipovascolarizzazione periferica. canti per difetto settale) attraverso un 'unica valvola semilu-
nare. Sangue venosa sistemico e polmonare si mescolano.
Le varianti anatomiche, e in particolare le modalità di origi-
13.14. Trasposizione completa dei grossi vasi ne delle arterie polmonari (che possono anche mancare: in
tal caso il circolo polmonare ha luogo attraverso le arterie
Èmalformazione molto frequente e grave. Per suddivi- bronchiali), sono molteplici.
sione anomala del tronco arterioso comune, l'aorta, dispo-
sla anteriormente, trae origine dal ventricolo destro; l'arte-
ria polmonare, disposta posteriormente, dal ventricolo sini- L'. esame radiografico mostra: morfologia genèr:a-
siro. La sopravvivenza è possibile in presenza di comunica- le dell'ombra cardiaca «a zoccolo olandese» per l'in-
zione tra cuore destro e sinistro (interatriale, interventrico- grandimento del ventricolo destro e la rientranza del-
lare, pervietà del dotto di Bo talio). Una stenosi associata l'arco medio sinistro (a differenza della tetralogia di
della polmonare esercita un certo «effetto protettivo». Fallot v'è, però, ipervascolarizzazione polmonare!);
arco superiore destro prominente; caratteristicamente,
resame radiografico (fig. XVIII.47) evidenzia: arteria polmonare sinistra, morfologicamente altera-
cardiomegalia rapidamente evolutiva; ombra cardiaca ta, a sede alta e distanziata dal mediastino; arco aor-
conformata <<a uovo>>; peduncolo vasale ristretto nel tico talora situato a destra. La cardioangiografia
mdiogramma sagittale per la sovrapposizione proiet- selettiva ventricolare destra mostra l'opacizzazione
livadell'aorta e della polmonare, ((dispiegantesi» nel- simultanea attraverso il difetto settale dei due ventri-
le proiezioni oblique e laterale; ipervascolarizzazione coli con eiezione del MdC in singolo tronco arterioso.
polmonare (a ineno che non coesista stenosi dell'arte- Lo studio delle modalità di origine delle arterie pol-
ria polmonare). L' angiocardiografia consente di rile- monari richiede il cateterismo selettivo anterogrado
l'origine dell'aorta dal ventricolo destro, la posi- (in corso di cardioangiografia) o retrogrado (attraver-
Zione anomala dei grossi vasi, il tipo e l'entità della co- so l'arteria omerale) del tronco arterioso.
municazione tra le cavità cardiache dei du-e lati.
13.16.Altre malformazioni cardiache e valvo-
ll.IS. Tronco arterioso lari
Per mancata suddivisione del primitivo tronco arterioso Una semplice anomalia di rotazione del primitivo tubo
. ?l
388
Capitolo

arco aortico completo e l'arteria sut:clavia sinistra r :-,


suscettibili di generare gravi fenomeni
VJ nel neonato. S\-

14. Tumori
I tumori primitivi del cuore sono molto rari. N i
75% dei casi sono benigni (mixoma; rabdomioma del
bambino; eccezionalmente: lipoma, fibroelasto; ·
papillare, emangioma, mesotelioma del nodo
tricolare, fibroma); i tumori maligni sono per lo più
angiosarcomi e rabdomiosarcomi. Le metastasi, nella,.
metà dei casi originanti da melanomi, hanno
za non trascurabile.
Fig. XVIII.48. Destrocardia. Il ventrico!o sinistro (VS) è situato a dc-
stra; l'arco aortico (A o) ha normale posizione. FG"" fondo gastrico. Il mixoma, in genere peduncolato, origina dal foramC
ovale e si sviluppa all'interno dell'atrio sinistro;
cardiaco (che ruota verso destra anziché, come di norma, raramente l'atrio destro e le cavità ventricolari. Durante .la
verso sinistra) dà luogo alla destrocardia, nella quale il ven- diastole tende a prolassare nel ventricolo sottostante e
tricolo sinistro è disposto anteriormente al destro e la punta allorquando di cospicue dimensioni, può impegnarsi nell'o:
cardiaca è situata dal lato destro (fig. XVIII.48). Nel situs rifizio atrioventricolare, ostruirlo e detenninare sincope 0·
viscerum in.versus il cuore può avere normale posizione e morte improvvisa. Il rabdomioma, tipico dell'età pediatrica
rotazione o trovarsi in posizione invertita (con il ventricolo nel dei casi si associa a sclerosi tuberosa; si pre:
sinistro a destra e posteriore e il ventri colo destro a sinistra senta per lo più in forma di noduli multipli localizzati nel
e anteriore) destrocardica o Jevocardica. miocardio ventricolare.
Un certo interesse hanno alcune anomalie delle arterie I.: angiosarcoma, di norma localizzato ne !l 'atrio destro,
che originano dal tronco arterioso comune (in particolare, ha elevata malignità e induce precocemente insufficienza
dalle primitive gemme coronariche c dal lV arco aortico): cardiaca, interessamento pericardico e ostruzione cavale.
l'origine dell'arteria coronaria sinistra dall'arteria pol- Metastatizza alle strutture contigue e al fegato. Il
monare (per lo più causa di infarto mortale neonatale, ma sarcoma, spesso plurinodulare, determina frequentemente
compatibile con la soPravvivenza in caso di instaurazione-di ostruzione valvolare e coinvolge il pericardio, il mediastino"
una fistola aorto-polmonare che consente ricche anastomo- e la pleura.
si tra le due coronarie); l' agenesia della branca sinistra o Oltre che dal melanoma, le metastasi, sessili o pcdun·
destra dell'arteria polmonare (che traggono origine, in colate, sintomatiche o asintomatiche, possono originare da
realtà, dall'aorta o dal tronco brachiocefalico); il doppio linfomi, tumori polmonari, mammari, epatici, renali e sur·
renalici. !.:interessamento del cuore ha luogo per diffusione
diretta.o per disseminazione ematogena, in qualunque stra-

Fig. XVIII.49. Mixoma dell'atrio sinistro. recocardiografia trans-


toracica con scansionc apicale mette in chiara evidenza la presenza di Fig. XVIII.SO. Mctastasi cardiaca da osteosarcoma. L'analisi compa- ·,
una ncoformazione ovalare (punte di freccia) adesa al lembo anterio- rata della TC (A) e della RM con sequenza SE TI-pesata (B)
re della valvola milralica di cui segue i movimenti sistodiastolici pro- te una .accurata valutazione dell'estensione della vistosa lesione (aste-
lassando nel ventricolo durante la diastole (a sinistra) e risalendo nel- risco) e del coinvolgimento dei due ventricoli nel loro tratto distale e
l'atrio durante la sistole (a destra). del setto interventricolare.
389

rietale ' sia a livello atriale che ventricolare. nisce adeguate informazioni sulla sede, le dimensioni
e la mobilità della lesione (fig. XVII1.49). !:approccio
' . r;esame radiografico può occasionalmente evi- transesofageo può rendersi vantaggioso nei tumori
ziare l'ingrandimento dell'ombra cardiaca o di sue localizzati nell'atrio destro. La TC e la RM, grazie al
sezi?ni, a.Iterazioni dei contorni più favorevole campo di vista, consentono di valutare
vascolanzzaz.tone. i rapporti della lesione con il pericardio e le strutture
. tracardiache. Tecmca d1 pnma Istanza nello studiO contigue, e talora forniscono importanti informazioni
dc! cuore è l'ecocardiografia, la quale far- sulla natura della massa (fig. XVIIl.50).

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mte e,
nell'o.
copc o·
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e SU!'·
CAPITOLO XIX

ARTERIE, VENE E LINFATICI


GIORGIO CITTADINI E GIUSEPPE CITTADINI

La problematica clinica e le modalità di studio «per ne semiquantitativa delle aree sede di disturbi circolaw
inunaginill peculiari rendono necessario considerare in tori (v. tab. X.2).
forma dedicata queste strutture sede frequente di pato·
logia. Lo studio e delle vene ha in 1.1. Ecografia
distretti corporei mdJcaziOm correlate al sospetto d1
(ljJatologia d'organo!>: conseguentemente, le relative Sono utilizzate, nella pratica, tutte le tecniche eco-
tecniche sono considerate nei corrispondenti capitoli. grafiche disponibili: ecotomografia, Doppler conti-
In questa sede la trattazione farà riferimento esclusivo nuo, eco· Doppler, color·Doppler, power·Doppler, eco·
alla <<patologia intrinseca vasalel>. Per quanto concerne grafia intravascolare, le quali consentono, accanto
j /infatici, il loro studio è strettamente connesso a quel·
all'acquisizione di importanti informazioni dinamico·
lo dei linfedemi, dei linfomi, delle linfoadenomegalie funzionali, una certa valutazione anatomica del vaso e
metastatiche e dei «linfonodi sentinella». di reperti patologici endoluminali, parietali ed estrin·
se ci.

L'ecotomografia è eseguita con sonde da 3,5·5 MHz


!.Arterie per i vasi addominali e da 7,5-10 MHz per i vasi superficia-
li, con scansioni trasversali e longitudinali rispetto all'asse
Lo studio «per immagini» deli' aorta e dei suoi maggiore del vaso. Consente la valutazione del calibro, del
rami sopraortici, addominali e periferici, è basato in decorso e delle pareti del vaso, dei suoi rapporti spaziali con
prima istanza: gli organi vicini, delle pulsazioni e delle variazioni di cali-
bro legate ai movimenti respiratori.
sull'ecografia, soprattutto per l'
funzionale>> che può fornire (spesso di importanza
fondamentale per una corretta programmazione
terapeutica);
suli' arteriografia, soprattutto per l' «informazione
anatomicm> di dettaglio.

TC e RM hanno importanza fondamentale nello


studio degli aneurismi aortici. L' angio- re e l' angio·
RAI si prospettano alternative all'arteriografia in talu-
ni distretti corporei. L'esame diretto radiografico con· Fig. XIX.l. Ecotomografia vasale. A sinistra, scansione sagittalc
sente occasionalmente l'individuazione di calcificaw paramediana del collo con visualizzazione dell'arteria carotide
zioni parietali grossolane (arteriosclerosi; sclerosi di comune secondo l'asSe maggiore: sono ben dimostrati il lume, privo
MOnckeberg; aneurismi), meritevoli di ulteriori inda- di echi, e le pareti, costituite sul versante interno dall'interlinea tra
intima e media (freccia) e sul versante esterno dal rivestimento
gini allorquando si inseriscono nel contesto di quadri avventiziale ipcrecogeno (punte di freccia). A destra, scansione tra"
clinici definiti. I.;arteriograjla radioisotopica (99mTc sversale della regione laterocervicale destra con visualizzazione del-
libero o chelato con DTPA e. v.) ha molo limitato allo l'arteria carotide comune (C) e della vena giugulare interna (G)
sezionate perpendicolarmente al proprìo asse: si noti il profilo circo-
studio dei vasi iliacofemorali. La teletermografia può lare dell'arteria (tonaca muscolare!) e quello ellittico della vena (ipo-
arrecare utili contributi «visivill nella caratterizzazio- tonia parietalc!).
Il vaso normale presenta lume ecoprivo, tubulare
(sezioni longitudinali) o rotondeggiante (sezioni
sversali), delimitato da echi speculari regolati e conti-
nui corrispondenti alle pareti del vaso (fig. XIX. l).
Nelle arterie è frequente il riscontro di una linea
tente sottile e continua corrispondente alla superficie
interna della parete; caratteristica è la pulsatilità attiva.
Nelle vene risaltano la pulsatilità trasmessa, la com-
pressibilità (fig. XIX.2), le variazioni di calibro legate
ai movimenti respiratori o a particolari manovre (ad
esempio, la manovra di Valsalva).

Il Doppler continuo e l'eco-Doppler consentono di


acquisire importanti informazioni sulle caratteristiche del
flusso ematico: presenza, direzione e tipo (arterioso a ele-
vata resistenza o a bassa resistenza con componente diasto-
lica; venosa piatto, venosa con variazioni respiratorie e
re flussi fisiologici e patologici - fig. XIX.3). Specifiche
valutazioni semiquantitative (indici) e quantitative (velo-
cità e portata ematica) sono effettuabili in casi selezionati.
La tecnica eco-Doppler, a differenza del Doppler continuo,
consente di analizzare le caratteristiche del flusso in punti
«mirati».
Con la tecnica color-Doppler, nella quale la velocità e
la direzione del flusso, codificate cromaticamente, sono
rap'presentate «in tempo reale>> sul monitor sovrapposte
all'immagine ecotomografica, l'operatore può orientarsi in Fig. XIX.3. Principali tipi di flusso rilcvabili con la tecnica eco-
modo rapido sull'anatomia e la patologia del vaso. Doppler. Il campionamento del segnale è stato effettuato in tre ditTe.
renti vasi epatici: un ramo portale (in alto); un ramo dell'arteria cpa·
Informazioni anatomiche più analitiche (ma non direziona- tic a (in centro): la vena sovraepatica destra (in basso). La rapprcsen·
li e velocimetriche!) sono ottenibili con la tecnica power- tazione dc l! o spetti"O velocimctrico al di sotto della linea di base indi-
Doppler. ca che la direzione di flusso è in allontanamento rispetto alla posi·
l:ecografia intravascolare può consentire un'analisi zione del trasduttore. l:analisi della morfologia speltralc dimostro
molto fine delle pareti e del lume vasale, utile soprattutto come il flusso portale sia monofasico, con velocità pressoché costan-
te nel tempo: il flusso arterioso bifasico, con alternanza di una com-
nella preparazione e nel monitoraggio di procedure inter- ponente sistolica (picco di velocità massima) e diastolica; il flusso
ventistiche percutance o di interventi chirurgici (angiopla- della sovraepatica trifasico (flusso venoso di tipo ({cavale)>!) per k
stica, posizionamento di stent, tromboembolectomia). modulazioni apportate dalla cinetica atriale.

1.2. Arteriografia
Le indagini arteriografiche (tab. XIX.!) sono rea-
lizzate di norma con tecnica radioscopica digitale c ·
sottrazione d'immagine, per via arteriosa (ADA) o
venosa (ADV).

Le diverse fasi dell'indagine arteriografica, già ricordate


nel paragrafo VII. l, sono realizzate sotto conlmllo visivo
radioscopico (intensificatore di luminosità), in particolare il
cateterismo selettivo. Volumi, ·flussi e pressioni del MdC ade:
Fig. XIX.2. Compressibilità venosa. Scansione ecotomografica della guati alle esigenze della singola indagine sono ottenuti
regione lateroccrvicale sinistra risp.ettivamcnte in condizioni di base mediante un inietlore programmabile. Sono utilizzati catele·
(a sinistra) e con forte pressione del trasduttore sul piano cutaneo (a
destra). Nel piano di sezione sono apprezzabili l'arteria carotide
ri di lunghezza e calibro diversi, premodellati a second.a
comune (C) e la vena giugulare interna (G). Si osservi come la com" l'indagine alla quale sono destinati, guide metalliche nvcstJ:
pressione induca collabimento della giugulare curva), men- te di teflon o di materiali idrofili, dilatatori e introdutton
tre la carotide conserva profilo invariato. provvisti di valvola antireflusso.
· . ·,
,4rfC1 1
vene e linfatici 393

L\ XIX. l. TECNICHE ARTER!OGRAFICHE. cerebrale, del tripode celiaco, dell'arteria mesenterica


rw-'
El
superiore, delle arterie renali, dell'arteria mesenterica
Jngiourafia digitale arteriosa. È realizzata mediante pun-
inferiore, deli 'asse iliaco femorale.
:\. di un'arteria femorale e posizionamento,
con la tecnica di Seldinger (v. paragrafo VII.l), dell'apice CADV consente lo studio dell'aorta e dei suoi
del catctcre al hvello prcscclto dell'aorta (aortografia) o rami più grossi, compreso il circolo degli arti (fig.
nell'astio arterioso desiderato (arteriografia selettiva e XIX.5). È realizzata con semplicità iniettando il MdC
superselettiva). Le vie d'accesso transomcrale e tJ·ansa- in una vena del braccio (talora nella vena cava supe-
scellare sono utilizzate con minore frequenza, sia per la riore con semplice cateterismo venosa), evitando così
mag:giore difficoltà della puntura percutanea (calibro le manovre a volte pericolose legate al cateterismo
mil;ore e mobilità maggiore dell'arteria), sia per il perico-
lo di compressione del plesso brachiale da parte di un arterioso (aneurismi!). Costituiscono suoi limiti i gros-
eventuale ematoma secondario. si quantitativi di MdC necessari e la spesso non soddi-
Angiogrt(/ia digitale venosa. È utilizzata per lo studio della sfacente qualità dell'immagine (artefatti da movimen-
B. patologia mtrinseca del grossi vasi in assenza di polsi peri- to, da respiro e da meteorismo intestinale).
ferici (e quindi nell'impossibilitit di effettuare il cateteri-
smo retrogrado dell'aorta), nei pazienti affetti da aneuri- In passato hanno avuto larga diffusione l'aortografia
sma aortico o portatori di protesi vasali. translombare e le arteriografie per puntura diretta: queste
C. Angiografia convenzionale. È utilizzata in alternativa all'an- metodiche sono modernamente praticate molto raramente.
giografia digitale arteriosa, con tecnica del tutto sovrappo- Caortografia translombare è realizzata mediante puntura
nibile. diretta percutanea dell'aorta (normalmente in anestesia
locale) a livello del bordo inferiore della XII costa sinistra.
L'ADA è da considerarsi la tecnica d'elezione: Si utilizzano agocannule atraumatiche di teflon più o meno
consente nella pratica di studiare qualunque distretto lunghe, che consentono di risalire lungo l'aorta fino alle
arterioso e di far seguire estemporaneamente procedu- valvole semilunari senza sostanziali rischi. È metodica
re interventistiche vascolari (fig. XIX.4). Le minori alquanto invasiva e scarsamente duttile (impossibilità di
quantità di MdC utilizzate, i flussi di iniezione più eseguire cateterismi seiettivi), utilizzata in passato in assen-
za di polsi periferici (modernamente, come sopra detto, in
"CO· bassi e \l calibro più piccolo dei cateteri (4-5 F) ne
rr,. questa situazione è utilizzata l'angiografia digitale venosa).
riducono l'invasività rispetto all'angiografia conven- Le arteriografie periferiche per puntura diretta più
:pa·
:en· zionale. I cateterismi selettivi o superselettivi possibi- comuni sono quelle della carotide interna (arteriografia
Jdi· li lungo il decorso dell'aorta dalle valvole semilunari cerebrale), dell'arteria vertebra/e (arteriografia vertebrale
osi- alla biforcazione sono molteplici. I più comuni sono
stro quelli delle arterie coronarie, del distretto arterioso
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:le- Fig. XIX.S. Aortografia eseguita con tecnica ADV: Aneurisma del trat-
lei· Fig. XIX.4. ADA in un caso di ostmzione dell'arteria femorale. Si to sottorena\e dell'aorta addominale. L:elcvata qualità dell'indagine,
sti- osservi come la sottrazione del fondo c it conseguente incremento del realizzata con semplice iniezione del MdC in una vena dct gomito, con-
ori contrasto prospettino una ricchezza di dettagli che consente di valutare sente di ottenere risultati diagnostici soddisfacenti: precisazione dell'e-
con accumtczza, oltre allivello e all'estensione de!l'ostruzionc, l'entità stensione dell'aneurisma; rapporti con i vasi iliaci; dimostrazione del-
dci circoli collaterali. l'origine delle arterie renali.
diretta o con iniezione retrograda neli 'arteria ornerai e), del v

!'arteria omerale e dell'arteria femorale per lo studio de] v

l'asse arterioso a valle. Offrono il vantaggio della non


necessità di strumentari «dedicati)) (cateteri, guide), sì da
poter essere effettuate anche in ambienti non superspecia-
lizzati.

1.3. TC
La scansione diretta consente il riconoscimento
dei vasi di calibro maggiore; J•angio-TC (fig. XIX.6)
dimostra le arterie in modo spesso sufficiente per la
caratterizzazione di alterazioni intrinseche. Grande è
la sua importanza nello studio degli aneurismi e nel
riconoscimento di pseudoaneurismi. È molto accurata
nella valutazione degli innesti va sali (caratteristiche
dell'anastomosi!) e delle complicazioni postoperatorie
(emorragie, occlusioni vasali o dell'innesto, fistole
aorta-enteriche, infezioni protesiche).
Le moderne apparecchiature a scansione spiroidea Fig. XIX. 7. TRM in sezione coronale passante per il P'"" "''""·"•·
consentono di acquisire rapidamente i dati da grossi le. Sequenza SE Tl-pesata. Si osservi come l'assenza di eogo"eall'io-.
terno dc! lume dei grossi vasi addominali consenta, nel caso in censi·
volumi corporei durante l'iniezione del MdC: la suc- dcrazione (carcinoma rcnale), la dimostrazione di un neop\asti-
cessiva ricostruzione multiplanare e tridimensionale co (freccia curva) nella vena cava inferiore subito al di sopra del piano
permette di delineare i vasi lungo il loro decorso con dei vasi renali.
risoluzione similangiografica (v. fig. VI3).
trasto tra lume e parete vasale spesso sufficiente per la
1.4. RM dimostrazione di alterazioni intrinseche anche fini
(fig. XIX.?). Questi rilievi assumono importanza
Nelle sequenze classiche SE e IR il sangue in maggiore a livello toracico, ove l'approccio
movimento non dà segnale: si genera pertanto un con- co è difficoltoso, che non a livello addominale,
d'azione privilegiato dell'ecografia. Vige il
criterio: l'ecografia offre pari informazione in manie-
ra più semplice e meno costosa; la RM non può sem-
pre sostituire per il chirurgo l 'informazione di detta-
glio fornita dall'angiografia.
Le tecniche utilizzate in angiografia a RM rendo-
no possibile sopprimere il segnale di RM proveniente
dai tessuti stazionari (e quindi non quello del sangue
in movimento!) producendo un vero e proprio angio·
gramma «purm> (v. fig. XI.18). La dimostrazione <<di-
retta)) delle arterie, senza o con uso di MdC (ma l'uso
di MdC è spesso molto vantaggioso), è molto valida a
livello cerebrale, cervicale e periferico: gli sviluppi
tecnologici ne estendono continuamente le possibilità
applicative.

Fig. XIX.6. Angio-TC dei vasi splancnici. Si osservi la dimostrazio-


ne ottimale del tripode celiaco, dell'arteria epatica e splenica (que- 2. Arteriopatie
st'ultima valutabile per gran parte del suo decorso posteriormente al
pancreas). Rispetto all'immagine angiografica, la TC consente di
definire con maggiore accuratezza i rapporti dei vasi con le strutture Verranno considerate in forma a sé le arteriopatie
circostanti. congenite, fitnzionali, infiammatorie, degenerative e
oplastiche. Tutte si 1ipercuotono, in maniera più o tia di Rendu-Osler-Weber); J'aracnodattilia (sindrome di
significativa, sui sistemi venosa e linfatico. Marfan), nella quale è frequente la presenza di anewi.smi dis-
secanti dell'aorta; le displasie neuroectodermiche di UJn
Hippel-Lindau e di Sturge-Weber, nelle quali sono presenti
z,l.Arteriopatie congenite rispettivamente angiomi cutanei e cerebellari e angiomatosi
varianti anatomiche raramente sono sintomatiche: il cerebrale; la sindrome di Klippel-Trenaunay, nella quale è
i' ro riscontro è pertanto occasionale in corso di ecografia, presente ipertrofia di un arto con angiomi piani e varici a
·;c RM o angiografia. Eccezione: l'origine deli 'arteria suc- distribuzione atipica; la sindrome di Maffucci, nella quale si
destra come ultima branca dell'arco aortico può dar associano angiomi multipli e discondroplasie.
fuouo a disfagia lusoria. Asintomatiche sono anche molte
di ipoplasia arteriosa, che spesso interessano distret- 2.2. Arteriopatie funzionali
ti corporei estesi. Alcuni aneurismi delle medie e piccole
arterie possono essere congeniti (ad esempio le forme La malattia di Raynaud, o acroasfissia simmetrica
miliari>> multiple delle arterie cerebrali); così pure gli degli arti, idiopatica, è molto rara (più frequente è il feno-
11
augiomi e le artero-ve_nose; tipiche degli meno di nel quale è sempre possibile individuare
arti (fig. XIX.8). Lo studio d1 queste ultime e molto delica- una causa precisa: microtraumi, coste soprannumerarie cer-
to: ]'eco-Doppler ne caratterizza lo specifico profilo velo- vicali, sindromi dello scaleno o del piccolo pettorale, arte-
cimetrico; l' angio- TC ne evidenzia l' opacizzazione precoce riopatie obliteranti, collagenopatie). La diagnosi è fonda-
eintensa e, come la RM, consente di valutare l'estensione mentalmente clinica e può trovare conferma nell'arteriogra-
nei tessuti molli circostanti e l'interessamento osseo; !'an- fia che, normale in condizioni basali, durante l'accesso
giografia selettiva fornisce una mappa dettagliata di tutte le asfittico (spesso causato da esposizione a bassa temperatu-
afferenze arteriose e delle vene di drenaggio, consentendo ra) mostra vasospasmo diffuso che recede dopo iniezione di
di programmare in modo ottimale il tipo di intervento vasodilatatori; con l'evolvere dell'affezione, si sovrappon-
(embolizzazìone, chirurgia o entrambe). gono obliterazioni multiple arteriose irreversibili, accompa-
Nelle tlisplasie arteriose, in particolare nella fibrodispla- gnate ·da scarso circolo collaterale. Nelle acrocianosi le por-
sia della media, frequente a livello dell'mteria renale e spes- zioni distali della mano e del piede sono fredde (ma non
so causa di ipertensione arteriosa giovanile, si osservano tipi- dolenti) e cianotiche: il quadro arteriografico è simile a
che stenosi arteriose multiple «a corona di rosarim>. quello della malattia di Raynaud, con una componente evi-
Alterazioni vas ali si riscontrano di frequente in malformazio- dente di stasi venulare sovrapposta. Nelle sindromi da
!Ji complesse: la teleangectasia emorragica ereditmia (malat- comunicazioni persistenti (provocate dalla
mancata obliterazione delle anastomosi artero-venose fisio-
logiche nella vita intrauterina) si determinano, secondo il
territorio colpito e l'entità delle comunicazioni, quadri cli-
tie- nici di ischemia periferica, varicosi, ipertrofia cardiaca
?m- destra. La persistenza è frequente a livello del palmo della
'ta- mano e della pianta del piede. Il quadro arteriografico è
caratterizzato dalla presenza di «fiammelle» multiple
do- (espressione della simultanea opacizzazione di arterie e
nte vene).

:io- 2.3. Arteriopatie infiammatorie


:di- Possono essere batteriche o idiopatiche (vasculiti a pato-
oso genesi per lo più immunologica), eventualmente associate a
la a collagenopatie (in particolare, lupus e artrite reumatoide).
ppi Nelle forme batteriche acute v'è controindicazione all'arte-
lità riografia per il rischio'di disseminazione. Le forme batteri-
che croniche sono per lo più tubercolari o luetiche: le prime
prediligono il rene e il polmone. e hanno carattere stenosante;
Fig. Fistola artcro-venosa congenita dell'avambraccio. Angio- le seconde prediligono l'aorta asce"nOe'nte e !'.arco, ove indu-
arteriosa eseguita con approccio ascellare. Nella fase ar- cono la formazione di aneurismi (TC e RM!), e le arterie
tcnosa (a sinistra) si osserva la presenza di circoli vasali convoluti la cerebrali, ove assumono carattere obliterante. Le vasculiti
opacizzazione è precoce e particolarmente intensa; in fase di ritor-
novenoso (a destra) si osserva il riempimento di un collettore di di- assumono interesse angiografico solo quando interessano
n_tensioni voluminose (pseudoaneurisma venosa!) anastomizzato pros- vasi di grosso o medio calibro. Nella panartei"Ìte nodosa è
snnalmente con la \i-ena cefalica. possibile individuare piccoli aneurismi multipli renali e
splancnici. Nella malattia di BUrger, o tromboangioite obli- ne!).[' aortografia, di per sé non necessaria e hl
terante, che colpisce le medie e piccole arterie soprattutto re effettuata per altri motivi, mostra la nauziOiu:·:i
degli arti inferiori ed è in genere associata a tromboflebite calibro dell'aorta fino all'ostruzione'"'""'"'·
superficiale ricorrente, l'arteriografia dimostra l'integrità di riempimento marginali <<a unghiata», ·
dell'asse arterioso, ostruzioni delle arterie di calibro medio, laterali, talora aneurismi (che con una
assottigliamento «a coda di topo>! delle piccole arterie; il cir-
colo collaterale è povero. Le tecniche Doppler consentono di colpiScono l'aorta ateromatosa). Nelle art•ene: perife<Ò
quantificare lo stato di insufficienza arteriosa e di analizzare che k manifestazioni ateromasiche sono ben
eventualmente gli assi venosi principali. Meritano ancora di strate dall'arteriografia.
essere ricordate: !'arterite di Horton, nella quale è frequente QUadro sotto certi aspetti peculiare è il furto
l'interessamento deli 'arteria temporale superficiale; l' arteri- succlqvia, in cui un'ostruzione più o meno cornph:t{':f!l
te di Takayasu, nella quale è frequente l'interessamento degli deli 'a1teria succlavia prima deli'
osti dei vasi sopraortici. tebrale viene compensata dall'arteria v
tosano attraverso l'inversione del flusso, a m<:uonre-•:iill
2.4. Arteriopatie degenerative basilare, ne !l'arteria vertebrale del lato r'rrtenossato
XIX. lO). Nei soggetti che ne sono affetti 1 mrme•oto
Le più importanti sono l'aterosclerosi e la sclerosi
l'attività manuale scatena la sintornatolc:girr da:
di MOnckeberg. ci enza vertebrobasilare. La diagnosi,
La localizzazione più comune dell'aterosclerosi è sivamente arteriografica, è ormai
nell'aorta (aortosclerosi): sue manifestazioni usuali temente effettuata con tecniche
sono l'allungamento, la tortuosità e spesso la dilata-
zione uniforme (non aneurismatica!) del vaso. L'esa- o con angio-RM.
me radiografico del torace evidenzia la prominenza Nella sclerosi di MOnckeberg la tonaca
dell'aorta ascendente, l'innalzamento e la sporgenza incontro a calcificazione, con aspetto risultante
accentuata dell'arco aortico, la «scoliosbl esterna chea di pollm> ben documentabile già all'esame
sinistra della linea mediastinica paraaortica. Spesso, to (fig. XIX.ll); il calibro vasale è in genere
soprattutto in corrispondenza dell'arco e dell'aorta vato, ma può ridursi per la sovrapposizione di
addominale, sono presenti calcificazioni parietali. cesso ateromatoso.
Questi reperti sono meglio caratterizzati dalla TC. L'e-
cotomografia è la tecnica di studio d'elezione a livel-
lo addominale e periferico (fig. XIX.9): permette di 2.5. Aneurismi e dissezioni aortiche
caratterizzare la malattia aterosclerotica evidenziando Gli consistono, come è noto, in una
ispessimenti parietali, variazione di calibro de/lume zione Segmentaria e progressiva del lume di 1
(percentuale di stenosi!), placche ateromasiche, tram- la cui parete strutture connettivali sostitui:sco110
bi (il tromba recente, frequentemente anecogeno, può più o meno completamente quelle della
non essere rilevato; il trombo meno recente è ecogeno, rismi «veri!> devono essere distinti dai tti 1
«falsi», i quali conseguono alla rottura (non obbligatoria-
adeso alla parete e occupa parzialffiente o totalmente
mente traumatica!) della parete arteriosa con formazione di
il lume vasale). Le tecniche Doppler consentono di uno stfavaso ematico perivasale attorno al ·
rilevare la velocità di picco sistolica e l'ampiezza del- progressivamente una parete connettivale. Morfologica-jlj
lo spettro velocimetrico, parametri utili per la caratte- mente gli aneurismi veri possono assumere """"' J"·'J"] .. l
rizzazione emodinamica delle stenosi e per il loro me (tutto il lume va incontro, simmetricamente
monitoraggio nel tempo (facile ripetibilità dell'indagi- confcrenziale, a dilatazione M fuso)) graduale e orogre;;si-•q

Fig. XIX.9. Dimostrazione ecotomografica di una


placca atcromasica. Arteria carotide interna deslm
Nel/ 'immagine a sinistra è ben visibile 'i .
to focale della parete arteriosa l .l
dovuto alla placca che · h
del lume va sale. Nel/ 'immagine a destra la plaW.
(freccia) appare limitata prevalentemente alla ·"
anteriore del vaso; nel suo contesto sono osservabth
minute calcificazioni. Freccia curva= vena giugulare
interna
397

priamente dette «aneurismi dissecanti)), nelle quali il san-


gue si fa strada, attraverso una breccia intimale, nel conte-
sto della tonaca media, ove può arrivare a costituire un vero
e proprio secondo lume («falso lume))), con ritorno nel
«vero lume)> attraverso una seconda breccia intimale. Si
riscontrano soprattutto nel tratto ascendente, nell'arco e nel
tratto discendente toracico dell'aorta.
I.: arteria più comunemente interessata dagli aneurismi è
l'aorta: l'incidenza della localizzazione addominale (la più
frequente) è nettamente aumentata nell'ultimo ventennio.
furto della succlavia. ADA dei tronchi sopraortici. In I.: intervento chirurgico ha buon successo e bassa mortalità
(a sinistra) si ha visualizzazione dell'arteria anonima,
succlavia destra (S), delle arterie carotidi comuni dei due (<5%) nei casi operati in condizione d'elezione; minore
di freccia). Manca all'appello l'arteria succlavia sinistra, successo e alta mortalità (fino al 50%) nei casi operati
solo in fase tardiva dall'arteria vcrtebrale sinistra in condizione d'urgenza. Ciò richiama l'attenzione sulla
lfr"oio) oello quale il flusso è invertito. necessità di una diagnosi precoce (si consideri, in proposi-
to, che gli aneurismi sono in genere asintomatici e si mani-
festano clinicamente solo in presenza di complicazioni).

Occasionalmente la diagnosi di aneurisma è pos-


sibile sulla base del semplice esame diretto radiogra-
fico. Negli aneurismi dell'aorta toracica (v. fig.
XVII.l8), il radiogramma toracico evidenzia una
massa più o meno debordante dali 'ombra mediastini-
ca, non dissociabile dal! 'aorta in nessuna proiezione,
ben delimitata dal parenchima polmonare anche per
la presenza frequente di un or/etto calcifico; la radio-
Fig. XIX.!!. Sclerosi scopia potrà dimostrarne la pulsatilità (questo reper-
di Mi:inckenberg. Casi to, tuttavia, non può considerarsi patogllomonico poi-
diversi. È osscrvabile ché anche masse di altra natura in stretto rapporto di
la tipica calcificazione
<m trachea di pollO>): continuità con l'aorta vanno incontro a pulsazioni tra-
delle arterie ipogastri- smesse). Reperti abbastanza costanti e caratteristici so-
che (frecce curve) in no la dislocazione della trachea e del! 'esofago (esofa-
allo, delle arterie fe-
morali superficiale e gogramma baritato!); meno frequenti l'erosione dello
profonda/n basso a si- sterno (aneurismi dell'aorta ascendente) e della su-
nistra, dell'aorta(frec- perficie anteriore dei corpi vertebra li (aneurismi del-
cia) in basso a destra.
l'aorta discendente). L'esame diretto dell'addome
consente il riconoscimento degli aneurismi dell'aorta
va) o aspetto sacciforme {la dilatazione è asimmetrica «a
sacca» e comunica attraverso un colletto con il lume arte- addominale solo quando questi sono circondati da un
rioso). L'aspetto cirsoideo, nel quale un lungo tratto dei ori etto calcifico o determinano osteolisi dei corpi ver-
vaso va incontro a rigonfiamento serpiginoso, si riscontra tebrali lombari.
in pratica solo nell'arteria splenica. Le dimensioni raggiun- Lo studio «per immaginh> ha duplice finalità: indi-
te dagli aneurismi possono essere ragguardevoli (con con- viduare l'aneurisma e fornire le informazioni necessa-
seguente compressione delle strutture adiacenti: si ricordi- rie per la programmazione chirurgica. Indagini di
no in proposito le vistose osteolisi meccaniche dei corpi massima accuratezza sono la TC e la RM; l'ecografia
vertebra! i negli aneurismi dell'aorta discendente!), ma nelle può sostituirlc, almeno a fini diagnostici, a livello
inlraparenchimali vengono mantenute pressoché
addominale.
llldefinitamente dimensioni piccolissime (aneurismi milia-
rid). I rischi principali proposti dalla presenza di un aneuri- La TC (MdC!) consente di dimostrare l'origine
SI_na sono: la rottura (spesso con morte istantanea); la trom- dell'aneurisma, i diametri trasversale e antera-poste-
arele ·
bizzazione completa con occlusione del vaso; il distacco di riore, i limiti superiore e inferiore, i rapporti con le
ulare emboli dalla massa trombotica. arterie renali e iliache e con le strutture circostanti
A sé vanno considerate le dissezioni aortiche, impro- (fig. XIX.12). Negli aneurismi in rottura l'angio-TC
:c39::c8_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
"?l
·'·.' ··:'Nil
e ad alta riso.Iu'>:;t(i
mrg a e e
neunsma e dei rapporti con le VIscerali ..Ù
sequenze pennettono d1 caratterizzare-.;··''.!:}:
tromba panetale (recente o maturo). L'angio.tn. -1 L:/:'
. . "·"l, con ·
o senza Mdc , consente d1 ottenere nnmagini pan . ·- , ·:·:'}_-
miche di elevata qualità. I lunghi tempi _ -':. ·
rendono, però, meno valido l'uso nello studio d ·
1
aneurismi in rottura, sì che la Rlvf non può consideeg -.
Fig. XIX.12. Valutazione di un aneurisma dell'aorta addominale con si pienamente alternativa alla TC. rar-.
angio-TC. A sinistra, sezione acquisita in corrispondenza del piano di V aortografia (v. fig. XIX .l), spesso di difficile''
massimo diametro del! 'aneurisma; a destra, sezione acquisita a livello
del carrefour aorto-iliaco, in corrispondenza del limite distale dell'a-
esecuzione per vm transfemorale e non priva di riscb;-_::<<
neurisma. L'iniezione di MdC consente di demarcare il lume pervio per la possibilità di provocare la mobilizzazione '
centrale (iperdensol.) dalla componente trombizzata periferica (ipo- trombi (.di il via
densa!); la parete dell'aneurisma è delimitata sul versante esterno da punt9 dt arnvo dt cast selezwnati m fase
un orletto calcifico sottile e continuo. il tratto iniziale delle arterie ilia-
che (iperdense!) appare localizzato eccentricamente rispetto allo svi- ria. E preziosa per la più precisa localizzazione della":·.
luppo della componente trombotica aneurismatica. formazione aneurismatica in riferimento ali' asse aor- . _.·
ti co e al punto di partenza delle diramazioni vasaH pi·ù: '-;->
importanti, e per la mappa dell'asse a valle (frequente ii
sede di stenosi e ostruzioni aterosclerotiche). Frequen- -.
temente sottostima i diametri dell'aneurisma (riduzio-
ne del lume pervio a opera di trombi!):

Nelle dissezioni aortiche la dilatazione vasale èper


lo più modesta: scarse informazioni sono pertanto ap-
portate dagli esami diretti radiografici del torace e del".
l'addome. La TC può dimostrare illumeveroe il lume_·
falso separati dall'intima (fig. XIX.l5) e consentire
Fig. XIX.l3. Aneurisma dell'aorta addominale in fase di rottura. un'orientamento (indispensabile in previsione di inter-
Angio-TC. Si osservi la soluzione di ç:ontinuo della parete posterio.· vento chirurgico) sulle breccie di entrata e di
re dell'aneurisma, con abbondante spandimento di MdC nello spazio tezza dello scollamento vasale!). Parimenti accurata è ,
rctroperitoneale a ridosso del muscolo psoas sinistro e fistolizzazio-
ne della raccolta in un ansa intestinale.
la RM. L'aortografia mostrerà il più delle volteun'aor·
ta di calibro apparentemente normale (lume vero) nel-
consente la precisa documentazione dt;llo spandimen- la quale non sono apprezzabili gli usuali rami coliate·
to emorragico (fig. XIX.I3). La TC ha ruolo estrema- rali («aorta nuda»); generalmente è possibile la dimo-
mente importante nel riconoscimento di pseudoaneu-
rismi (post-traumatici; infezioni protesiche) scarsa-
mente riforniti.
L'ecografia è preziosa nella diagnosi di aneurisma
dell'aorta addominale (fig. XIX.14) e nel controllo
evolutivo. Consente di acquisire la stessa informazio-
ne fornita dalla TC, rispetto alla quale è meno effi-
ciente nella dimostrazione dei limiti superiore e infe-
riore, dei rapporti con le arterie iliache e ancor meno
Fig. XIX.14. Valutazione degli aneurismi dell'aorta addominale con
coD. le arterie renali, come pure nell'individuazione di ecotomografia. A sinistra, sezione coronale dell'addome sul
rotture in fase iniziale. È sempre più diffuso l'uso del- piano aorto-iliaco: l'aorta (freccia) è interessata nel tratto termma)e
l' ecografia nello screening dei soggetti asintomatici in da un aneurisma fusiforme (a) che appare continuarsi distalmente 1!1
una delle arterie iliache (i). A desrra, sezione trasversale di un ancur_l-
età compresa tra 65 e 75 anni. sma dell'aorta addominale: si ha netta distinzione del lume pen'10
La RM è accurata quanto la TC nello studio degli (ecoprivo!) dalla componente trombotica parietale (echi di media
aneurismi aortici: la possibilità dì acquisire, accanto lntensltà) disposta eccentricamente.
399

3. Vene
Lo studio «per immagini» delle vene è basato in
prima istanza sull'ecografia e sulla flebografia (alla
quale è valida alternativa, in talune situazioni, la fleH
bografia radioisotopica). La TC può considerarsi tecN
nica di prima istanza nello studio dell'occlusione della
vena cava superiore, della quale consente quasi semN
pre di individuare la causa eliminando la necessità di
ricorso alla flebografia; è molto sensibile nell'indiviN
duazione di occlusioni delle vene pelviche e della vena
cava inferiore, ma è di scarsa· utilità negli arti inferioN
ri. La RM, a tutt'oggi poco utili,zzata nello studio delle
vene, offre in prospettiva grandi potenzialità dimostra-
tive dei diversi tipi di patologia venosa (sequenze GE!
acquisizione 3D!). Cesame diretto radiografico può
consentire l'individuazione di fleboliti, piccoli trombi
rotondeggianti calcifici che si formano frequentemenN
Fig. XIX.! S. Dissezione aortica. Angio-TC spiroidea. Scansione tra- te nel contesto dei plessi venosi perineali e uteroovariN
sversale del mediastino sul piano dell'arco aortico. L'aorta, ben opa-
cizzata da! MdC iniettato per via e.v., è solcata da una sottile linea
ci, il cui riscontro non è significativamente correlato a
ipodcnsa di dissezi?ne intimale, che la sud- condizioni morbose definite.
divide in due lum1 d!slmtl (A); m una scanswne trasversale condotta
pochi cm caudalmente alla precedente (B) è possibile evidenziare !'e-
stensione della dissezione al! 'aorta toracica e dimostrare la normalità 3.1. Ecografia
ascendente (dissezione di tipo B), L'estensione !ongitudina-
ledel vero lume (tondino) e dc! falso lume (asterisco) sono efficace- Vigono per le vene le considerazioni tecniche e di
mente rappresentate nell'immagine ricostruita secondo il piano sagit- anatomia ecografica descritte nel paragrafo XIX.l.l.
tale(C)
3.2. Flebografia
strazione, in immagini successive della sequenza, del Questa metodica consente uno studio anatomico di
lume falso (nel quale può penetrare MdC), della brecN deti:aglio, ad alta risoluzione, di molti distretti venosi e
eia di ingresso e di uscita. V ecografia dell'aorta toraN della loro patologia. A seconda delle modalità dì
cica, eseguita con trasduttori dedicati per via transesoN accesso al sistema venoso, si possono distinguere fleN
fagea, dimostra con accuratezza la presenza di uno scolN bografie per puntura diretta, selettive per cateterismo
lamento parietale; minore accuratezza ha, invece, a li N retrogrado, di ritorno postarteriografico, transossee,
vello addominale. transparietoviscerali. Faremo qui riferimento alle più
importanti di queste.
2,6, Tumori primitivi vasali
3.2.1. Flebografie per puntura venosa diretta
Possono essere benigni o maligni. Tra i primi i più coN
muni sono: gli angiomi semplici (da tal uni autori consideN Le più frequenti sono:
rati vere e proprie malformazioni), angiograficamente ca-
ratterizzati da una ricca rete vasale con laghi sanguigni, shtmt - la flebografia dell'arto inferiore. Senz'altro la più
artero-venosi, ritorno venosa più o meno accelerato; i che- diffusa, viene eseguita per puntura di una vena del
modectomi (tumori dei tessuti perivascolari, tipici della biforN dorso del piede. Carto inferiore possiede un duplice
razione carotidea), il cui quadro angiografico è sovrappoN circolo venoso, superficiale e profondo, in connes-
nibile al precedente ma con maggiore abbondanza del cir-
colo arterioso neoformato e del ritorno venosa. Tra i secon- sione tramite vene comunicanti attraverso le quali il
di, estremamente rari, va ricordato Ì'angios.arcoma, che as- flusso è diretto dal primo al secondo. Il blocco del
al quadro di base dell'angioma cavernoso una mag- circolo superficiale al di sopra dei malleoli medianN
giOre anarchia di circolo con infiltrazioni arteriose e vena- te un laccio emostatico induce il convogliamento del
se multiple. MdC nel circolo profondo. Se le vene comunicanti
400

sono continenti, si visualizzerà solamente questo; si procede a una seconda iriiezione di MdC e all'assunzi
in caso di incontinenza il MdC passerà in senso con- di una seconda sequenza radiografica. one
trario alla norma nel circolo superficiale. Questo, Una valida variante è costituita. dalla jlebogmfia . .-'_--}
in ogni caso, si visualizzerà una volta rimosso il bloc- semiortostatismo con o senza lacci. Viene eseguita su appm_\--:;
recchio telecomandato sì da poter seguire radioscopicam a-.<,-'-':'
co meccanico indotto dal laccio. In genere effettua-
te le va_rie _del riempil_ne1_1to .venoso, ·
ta simultaneamente dai due lati, trova indicazione grmmm «mtratm nelle prmeztonl ortogonah. L'iniezione d
nello studio delle varici, delle trombojlebiti (con ri- 1
MdC è eseguita in una vena del dorso del piede (60-80
serva per quelle acute, nelle quali è più prUdente evi- con flusso di 1-2 ml/s): il riempimento completo del siste> -:,;
tarne l'uso), delle sindromi postjlebitiche, nella ri- ma vcnoso rende possibile in modo più fisiologico la va\u.'
cerca di sorgenti emboligene (il più delle volte ubi- tazione della continenza valvolare e migliora la possibili!' .'
cate nei laghi venosi del soleo e nel tratto iliaco), di individuazione di sorgenti emboli gene. · .. , _,
neli' inst!f!icienza venosa profonda primaria. Un'ulteriore variante, specificamente devoluta alla va.:.·,-·
lutazione della continenza val volare, si attua eseguendo Uli
Importante modalità tecnica di esecuzione, utilizzata cateterismo venosa iliacofemorale per via controlatera/e çori
la tecnica di Seldinger e iniettando il MdC prima in dino·:
nello studio delle sindromi varicose, è la flebografia a
statismo c poi in ortostatismo mentre il paziente esegue 1a ,;·,
paziente supino con e senza lacci, o flebografia
manovra di Valsava (flebografia discendente). ' ':i
te (fig. XIX.l6). Dopo incannulamcnto con appo'sito ago di
Per lo studio delle recidive postopcratorie delle varici f.·.
una vena del dorso del piede si procede, a paziente supino,
impiegata, in casi selezionati, la puntura diretta di unga-_-·.
a una prima iniezione nel senso della corrente ematica, con vocciolo varù:oso (varicografia), che consente di doç 11 _. .
laccio emostatico posizionato nella parte più distale della
mentare le principali vene di drenaggio. ·
gamba, di circa 30 mi per lato di MdC uroangiografico
iodato non ionico, meno lesivo per l'endotelio venosa (fle-
biti chimiche!). :È quindi assunta un'opportuna sequenza - La flebografia dell'arto superiore. E effettuata
radiografica su cassette di formato sufficiente alla rappre- per lo più con tecnica digitale mediante puntura di
sentazione di tutto l'arto e del bacino (arterioflebografo!). una vena del dorso della mano o della vena basì!i-
Completata la precedente, si rimuove il laccio emostatico e ca (non della cefalica!) alla piega del gomito. Tro-

Flg. XIX.J6. Flebograf1a dcll"arto


inferiore. Si osservi, nel tratto tibia·
le e popliteo (A e B), la ricchezza di
vasi venosi appartenenti prevalente·
mente al circolo superficiale, in
alcuni dei quali sono appreaabili
rigonfiamenti del profilo dovuti al
riempimento dei seni valvolari. A
livello poplitco si ha confluenza dci
collettori superficiali nel circolo
profondo tramite rami perforanti,
con drenaggio vcnoso effettuato
unicamente dalla vena pophtca.
Prossimalmente, la vena femorale
(C), di calibro maggiore e profilo
regolare per la scarsità degli appara-
ti valvolari presenti solo nel terzo
inferiore della coscia c in corrispon·
denza dello sbocco della vena gran·
de safena, si continua 1Jella vena
iliaca esterna (D).
Arterie, vene e linfatici 401

Fig. XIX.tS. Cavo-


grafia inferiore. L'l ve-
na cava inferiore (C) è
dislocata c compressa
(frecce) da una grossa
massa retroperitonca-
lc (ncuroblastoma).

inferiore e del suo interessamento secondario da


parte di processi espansivi dello spazio retroperito-
neale (fig. XIX.I8).

È importante osservare che la diagnosi di compro-


;ì!i- Fig. XIX.l7. Cavografia superiore. La vena cava superiore, marcata- missione cavale superiore e inferiore è di norma effet-
'ro- mente stenosuta per infiltrazione neoplastica (tumore primitivo pol- tuata rispettivamente con TC o con ecografia: la cavo-
monarc) all'altezza dello sbocco della vena azygos (frecce), contie- grafia superiore e inferiore sono eseguite solo in casi
ne grossi difetti di riempimento trombotici (T, T'). Il circolo collate-
rale si sviluppa attraverso rami pericardici (P). A"" atrio destro; PD dubbi o particolarmente complessi.
polmonare destra.
3.2.2. Flebografie selettive per cateterismo
va indicazione nei casi di sospetto interessamento
tromboflebitico, infiltrativo, compressivo, del di- Si effettuano con la stessa tecnica descritta per i
stretto comprendente le vene ascellare, succlavia e cateterismi arteriosi con accesso o attraverso la vena
anonima. femorale (jlebografie selett{ye delle vene renali, delle
La cavografia superiore. È effettuata mediante vene surrenaliche, delle ven·e paratiroidee) o attraver-
puntura bilaterale della vena basilica e iniezione so la vena omerale (jlebografie selettive delle vene
arto
bi a· simultanea dai due lati del MdC. È in pratica, quin- tiro idee, delle vene paratiroidee, della grande vena
.a di r di, una flebografia simultanea dei due arti superio- azygos). L'iniezione del MdC è effettuata controcor-
ntc· ri, ma la documentazione radiografica metterà in rente. Le flebografie selettive, oltre al rilievo di segni
, in
!bili
ij luce soprattutto il mediastino, il distretto toracico di interessamento venoso in affezioni primitive o
:i al l superiore e il collo, onde caratterizzare eventuali secondarie a patologia d'organo, consentono di effet-
i. A
' circoli collaterali di compenso a ostruzione o com- tuare prelievi «mirati» di sangue venosa (v. paragrafo
dci XXXfX.LJ). La flebografia delle vene sovraepatiche
:o lo pressione della vena cava superiore (fig. XIX.17).
mti, La cavografia inferiore. E effettuata mediante è utilizzata per i rilievi manometri ci intra- e postepa-
Jato puntura bilaterale della vena femorale all'inguine e tici nell'ipertensione portale.
tca.
rak
iniezione simultanea dai due lati del MdC. Può
filo essere effettuata anche mediante cateterismo trans- 3.2.3. Flebografie di ritorno postarteriografico
ara- femorale della vena cava alla sua origine: questo Comunemente indicate con il termine «arteriofle-
iOll•
tipo di approccio è per lo più riservato ai casi in cui bografie>l, sfruttano la fase di ritorno venosa in corso
mn· è prcvedibile la necessità di completamento con di arteriografia, evitando il ricorso a metodiche flebo-
·cna cateterismi selettivi. Trova indicazione soprattutto grafiche più complesse e rischiose (si pensi, in propo-
nello studio delle malformazioni della vena cava sito, alla valida dimostrazione dell'asse spleno-mesen-
terico-portale mediante le arteriografie selettive del za di una formazione valvolare in corrispondenza
tripode celiaco e dell'arteria mesenterica superiore). tratto sottoclaveare determinano un rallentarne {- ·:. {
fisiologico, a questo livello, della progressione ·.·
3.2.4. Flebograjie transparietoviscerali MdC.
Queste metodiche, di un certo rilievo in passato, sono
modernamente poco utilizzate. La splenoportografia trans- Le vari?nti
parietale, eseguita per puntura diretta della milza, opaciz- soprattutto m prev1smne di mterventJ clururgici, me/1
za la vena splenica, la vena porta e i rami portali intraepati- tano le varianti anatomiche di origine, sbocco e deco •
ci; il suo uso può essere considerato nei casi in cui non sia so. Esse non hanno di norma alcun significato
possibile il cateterismo arterioso e siano risultate insuffi- gico, a meno che non si verifichino in distretti pecu.
cienti o dubbie eco-Doppler, TC e RM. La portografia liari (ad esempio lo sbocco anomalo delle vene poi.
transepatica, eseguita mediante puntura diretta attraverso monari nell'atrio destro; l'atresia congenita delle vene
il parenchima epatico di un ramo portale periferico e suc- sovraepatiche, responsabile della malattia di Budd-
cessivo cateterismo dell'asse splenoportale, costituisce via Chiari).
d'accesso e «guida» per l'embolizzazione e la sclerotizza-
zione delle varici gastroesofagee, e per il prelievo «miratOJ>
di sangue venosa. Patologia intrinseca venosa. È costituìta da varia.
zioni di calibro e di circolo non secondarie a patologia
3.2.5. Flehograjie transossee d'organo. Il calibro è aumentato fino alla formazione
di «gavoccioli'' nella patologia varicosa congenita e ac-
Lelevata capacità di drenaggio venosa del tessuto spu- quisita; è diminuito nelle flebiti e nelle sindromi post-
gnoso osseo rende possibile ottenere con facilità quadri fle- flebitiche. Ostruzione completa può aversi nelle trom-
bografici mediante iniezione di MdC uroangiografico nella
spongiosa (flebografia transossea) o nel canale midollare di bosi, con formazione di circoli collaterali vicarianti che'
un osso lungo (osteomedullografia e flebomedullografia). drenano in altro distretto; in questi casi è possibile la
Le metodiche più frequentemente utilizzate in passato ricanalizzazione delle vene trombosate con ricostitu-
(modernamente il loro uso può considerarsi eccezionale), zione di un lume tortuoso e irregolare. Il circolo può
sono le flebografie transpubica, transischialica e transilia- subire variazioni di velocità e di flusso: la velocità è au-
ca (per la visualizzazione del circolo pelvico), leflebogra- mentata nelle fistole artero-venose, diminuita nelle sin-
fie trans-spinovertebrale e transcostale posteriore (per la dromi varicose; il flusso può essere invertito nei circo-
visualizzazione del sistema azygos), la flebografia trans- li collaterali di drenaggio (IO è, ad esempio, nelle vene
sternale (per la visualizzazione delle vene mammarie inter- comunicanti degli arti inferiori sia in corso di sindro-
ne), la flebografia transcalcaneare (per la visualizzazione me postflebitica, sia in caso di insufficienza valvolare
del circolo profondo dell'arto inferiore). per puro effetto gravitazionale).
Nel flebogramma normale (v. fig. XIX.16) le vene
dotate di valvole (arti superiori e inferiori) presentano
3.3. Flebografia radioisotopica
rigonfiamenti del profilo allorquando i seni valvolari Consente di individuare occlusioni venose e sug-
sono riempiti; le vene prive di valvole, viceversa, gerisce la loro estensione prossima] e e distale (aspetto
hanno contorni lisci. Il calibro venoso non aumenta dei circoli collaterali!). Assume impmianza soprattut-
regolarmente in senso centripeto, ma mostra un'irre- to nello studio dell'arto inferiore (anche per la mag·
golare alternanza di dilatazioni e restringimenti impu- giore frequenza della sua patologia) e del distretto cer·
tabile sia alla facile compressibilità della parete veno- vico-cavale (sindromi mediastiniche alte).
sa da parte delle strutture che la circondano, sia a
situazioni contingenti di determinati distretti (varia- È realizzata iniettando direttamente, cioè senza pre!imi·
zioni della pressione intratoracica; aspirazione cardia- nare incannulazione, 0,2-0,5 ml di liquido a bassa viscosità
ca Oiastolica, la quale può indurre un più brusco svuo- contenente il radio farmaco microsfere di albu·
mina umana marcate con 99 mTc). L'iniezione ha luogo in una
tamento delle vene più vic_ine al cuore, ad esempio le
vena del gomito per lo studio dell'asse cefalo-anonimo-ca·
sovraepatiche). È molto importante interpretare in vale, in una vena del dorso del piede per lo studio dell'asse
maniera corretta reperti che possono indurre al sospet- femoro-iliaco-cavale. In quest'ultimo caso, l'uso di micro·
to di presenza di patologia: la depressione della parete sfere di albumina rende possibile far seguire in un'unica se·
della vena succlavia da parte della I costa e la presen- duta alla fleboscintigrafia una vera e propria scintigrafia pol·

'
-..J:
Arterie, vene e linjUtici 403

nelle vene del polpaccio) e dell'inst@ìcienza cronica

.l venosa dell'arto inferiore. In linea di massima, questa


tecnica è poco indicativa deli' eziologia e non fornisce
dati utili per la differenziazione fra ostruzione intrin-

me,
eri-
{\ seca ed estrinseca çompressiva o infiltrativa, ma la
recente introduzione di nuovi radiofarmaci (peptidi
sintetici marcati con 99 mTc dotati di elevata affinità per
il ·recettore glicoproteico GPIIb/IIIa espresso alla

'l ''
superficie delle piastrine attivate) permette di identifi-
care la presenza di trombi di recente formazione.

ene
ldd. 4. Flebopatie

>c, La semeiotica delle alterazioni venose secondarie


ria- a patologia d'organo è descritta nei relativi capitoli, ai
Jgia quali pertanto si rimanda. Verranno qtli considerati
brevemente i più comuni tipi di flebopatie congenite,
·ac- infiammatorie e degenerative.
ost-
>m- 4.1. Flebopatie congenite
che'
e la Possono considerarsi tali le varianti anatomiche,
itu- anche se il loro significato clinico, salvo alcune ecce-
può zioni, è nullo. Eccezionale è il riscontro di una agene-
·au- Fig. XIX.19. Flebografia radiolsotopiea degll arti inferiori eseguita sia del circolo profondo dell'arto inferiore o di una
sin- iniettando nel dorso del piede microsfere di albumina umana marcate agenesia della vena cava inferiore; meno eccezionale
con "''Te. A sinistra, flebografia bilaterale con laccio posizionato in
reo- sede malleolare e soprarotulea in soggetto normale. Si osservi l'asse il riscontro di aplasia di singole vene. Il loro ricono-
rene venoso profondo degli arti inferiori, le vene iliache e la cava inferio- scimento non pone alcuna difficoltà con l'approccio
jro- re, di regolare aspetto morfologico, con brevi interruzioni della conti- ecografico e flebografico.
nuità vasale in corrispondenza della posizione dei lacci (punte di frec-
lare cia). A destra, flebografia dell'arto inferiore sinistro in soggetto con
trombosi totale del c'1rcolo venoso profondo estesa alla vena iliaca 4.2. Flebopatie infiammatorie
sinistra. Il circolo venoso superficiale appare irregolare e varicoso e
risùlta continuarsi, a livello inguinale, in tortuosi rami collaterali Le forme batteriche acute, per la presenza di
diretti ad anastomizzarsi con la vena iliaca controlaterale. trombi settici, costituiscono controindicazione alla
mg- esecuzione della flebografia. Le tromboflebiti croni-
menare perfusionale (sospetta embolia polmonare da trom-
bosi venosa profonda!). L'acquisizione dinamica (1 imm/s che possono essere idiopatiche (ad esempio, la trom-
ttut- p;r60 s) mediante gammacamera permette di individuare boflebite ricorrente della malattia di Bt1rger), ma il più
Jag- ostacoli alla risalita del radiofarmaco lungo la via venosa. delle volte conseguono a traumi o all'impianto di foci
cer- Analogamente a quanto avviene per la flebografia dell'arto settici. Costituiscono, con frequenza non trascurabile,
inferiore, l'acquisizione dinamica con duplice laccio emo- il punto di partenza di emboli settici responsabili di
statico posizionato in sede mal!eolare e soprarottilea (fig. tromboembolie polmonari. Il quadro flebografico è
limi- XIX. 19) permette di esplorare la pervietà del circolo profon- caratterizzato dalla irregolarità di calibro (con oblite-
osità do; l'acquisizione dopo rimozione dei lacci permette di va-
l lbu-
razione più o meno completa e successiva possibile
lutare eventuali circoli superficiali vicarianti. Successive ac-
I una quisizioni statiche fino alla regione i!iacocavale permettono ricanalizzazione) e dalla presenza di circoli collaterali
1-ca· di individuare eventuali ostacoli al deflusso. di drenaggio (fig. XIX.20, a sinistra). Caratteristico è
'asse il quadro delle sindromi postjlebitiche interessanti il
icro- La semplicità di esecuzione della fleboscintigrafia più delle volte il circolo profondo degli arti inferiori
a se- ne consiglia l'uso nello studio della trombosi venosa (fig. XIX.20, a destra): l'asse venosa è in gran parte
poi· profonda asintomatica (particolarmente frequente trombosato, flebograficamente molto irregolare per
404

gica. Le varici possono essere primitive (meiopra ·


congemta . de.Il a .venosa cl1e SJ. d.Jlata sotto lo sti.
g,
molo pressano: CJO sp1ega la loro frequenza nel eire .
lo superficiale dell'arto inferiore, soprattutto nel
stretto della vena safena interna, d.ove maggiormente 1·
risente l'elevato regime pressorio legato all'ortostasis
dove è minima l 'azione contrapposta di contenzione de
.del.! e circostanti) o secondarie a
patre mftammatone. La flebografia (fig. XIX.2!) mo.
stra vene allungate, dilatate, tortuose con presenza di
sett.o;iali «a gavocciolo». contesto dei go-
ll
mJti venos1 e frequente l'osservaziOne di fleboliti. Le l
ossa della gamba possono mostrare segni di periostosi
reattiva. Le tecniche Doppler dimostrano l' incontinen-
za del sistema valvolare con presenza di reflussi pato-
logici in ortostatismo. La differenziazione delle forme
primitive dalle secondarie è agevole per la presenza di
segni più o meno vistosi di tromboflebite.

5. Angiografia interventistica
Per via angiografica è possibile realizzare, in con-
Fig. XIX.20. A sinistra, tromboflcbite cronica: si osservi la presenza dizioni d'elezione o d'urgenza, interventi terapeutici
di multipli difetti di riempimento all'interno del lume di alcuni rami altamente selettivi di grande importanza clinica. Siri-
venosi tortuosi del circolo superficiale poplitco, dovuti a tiombizza-
zione parziale. A destra, sindrome postflebitica: il circolo venosa
manda per la relativa trattazione al paragrafo XXXIX. l.
profondo è pressoché totalmente ostruito e il sangue è dreitato pros-
simalmcnte da rami superficiali afferenti al circolo della piccola vena
safena. 6. Vasi linfatici e linfonodi
l'alternarsi di tratti ostruiti (o parzialinente riCanaliz-
zati) e tratti apparentemente normali. Il drenaggio del Lo studio radiologi co del sistema linfatico (nella
sangue venosa ha luogo tramite le comunicanti dive- sua duplice componente: collettori e linfonodi) è pos-
nute incontinenti, attraverso il circolo superficiale sibile mediante la linfografia e la linfoscintigrafia. Ve-
ectasico e varicoso (varici postflcbitiche). Quadro ana- cografia, la re e la RM consentono in molte sedi l'in-
logo al precedente si ha nellajlebotrombosi, nella cui dividuazione dei linfonodi, soprattutto allorquando in-
patogenesi intervengono la stasi circolatoria, l'iper- granditi.
coagulabilità ematica e le alterazioni dell'endotelio La linfografia è una metodica moderatamente in-
venosa. vasiva, la quale consente, attraverso l'iniezione «diret·
Ecotmnografia e tecniche Doppler sono molto sen- ta>> di un opportuno mezzo di contrasto iodato in un col·
sibili nei riguardi di trombosi e sequele postflebitiche lettore linfatico periferico preparato chirurgicamente,
dimostrando: l'aumento di calibro e la non compressi- di opacizzare i collettori a valle (linfangiografia) e i
bilità del vaso, la presenza di circoli di compenso con linfonodi cui questi fanno capo (linfoadenografia). Nel-
eventuali inversioni di flusso, l'incompetenza del siste- la pratica clinica, le linfografie di maggiore interesse
ma valvolare con presenza di reflussi patologici. (e quindi più frequentemente realizzate) sono:

4.3. Flebopatie degenerative - la linfografia dell'arto inferiore, la quale può


visualizzare il circolo superficiale e profondo
La jlebosclerosi dà quadro flebografico simile a quel- gamba e della coscia, le stazioni linfoghiandolan
lo delle tromboflebiti: la dimostrazione di assenza di al- inguinali, iliache esterne e comuni, lomboaortiche,
terazioni flogistiche può aver luogo solo su istolo- il dotto toracico: il MdC è iniettato in un colletto-
Arterie, vene e linfatici 405

del piede o al di sotto del malleolo esterno, una piccola


quantità di colorante vitale linfotropo (in genere il Patent
l-
Blue Violet): ciò consente di ottenere, dopo alcuni minuti,
una buona localizzazione visiva dei collettori più superfi-
i- ciali. Previa anestesia locale, si effettua una piccola incisio-
;i ne longitudinale nella sede del collettore prescelto per l'in-
cannulazione. Isolato il vaso dal tessuto adiposo che lo cir-
la conda, lo si incannula con ago di calibro adatto. Dopo ana-
l- logo procedimento nel piede controlaterale, si collegano i
l- due aghi mediante raccordo a Y a un iniettare contenente il
li MdC in grado di consentire un flusso costante ed estrema-
1- mente lento: si iniettano, di norma, circa 7 mi di MdC ioda-
.e to liposolubile a bassissima viscosità (Lipiodol Ultrafluid)
si in 30-90 minuti. La quantità del MdC e la velocità di inie-
l-
zione andranno controllati attentamente, essendo il loro
l-
eccesso responsabile direttamente di gran parte delle com-
plicazioni della linfografia! Può essere utile, di quando in
>e
quando, un'osservazione radioscopica attenta sì da indivi-
li duare precocemente eventuali comunicazioni linfatico-
venose possibile causa di embolia polmonare: in tal caso si
sospenderà l'iniezione del MdC. A iniezione ultimata si
procede all'assunzione di radiogrammi dell'arto inferiore e
dell'addome in proiezioni multiple, sì da documentare det-
tagliatamente la fase linfangiografica; 24 ore dopo si docu-
l- menterà, con analoghi radiogrammi, la fase linfoadenogra-
Fig. XIX.21. Flebografia delt'arto inferiore. Varicosi essenziale. Si
ci osservi la ricchezza di vasi venosi del circolo superficiale che pre- fica (fig. XIX.22).
i- sentano decorso bizzarramente tortuoso e appaiono privi di valvole e La linfografia è indagine relativamente innocua.
talora dilatati scttorialmentc fino ad assumere un aspetto di ectasie Infezione o ritardo di cicatrizzazione della ferita chirurgica,
L «a gavocciolm). Il circolo profondo (punte di freccia) è regolarmen- manifestazioni allergiche nei riguardi del colorante vitale,
te costituilo da vene rettilinee di calibro uniforme. Le frecce indica- effetti collaterali e secondari indotti dal MdC, sono eventi
no alcuni vasi perforanti.
rari e spesso frutto di errori tecnici. Per la destinazione stes-
sa del MdC, che attraverso il dotto toracico viene immesso
re periferico facente capo al circolo superficiale
nel- circolo venosa e quindi raggiunge il polmone, è da
la soprafasciale (in genere nel primo spazio interme- attendersi, già nelle prime ore dopo l'inizio dell'indagine,
s- tatarsale del dorso del piede) o al circolo profondo una microembolizzazione polmonare con lieve rialzo feb-
e- soitofasciale (in genere in sede retromalleolare brile (fig. XIX.23). La cute e le mucose sono più o meno
n- esterna). Allorquando l'iniezione è effettuata intensamente colorate in blu-verde (e tali rimarranno per 1-
n- simultaneamente da entrambi i lati (ed è questa l'e- 2 giorni). Tutto quanto supera questo livello clinico andrà
venienza più comune) si parla più propriamente di seguito con attenzione. I:incidenza di complicazioni di un
linfografia «simultanea bipodale»; certo interesse (in particolare, la macroembolia polmonare
n-
- la Unfografia dell'arto superiore, la quale può vi- con emottisi) ha frequenza di circa l :200; gli eventi letali
:t-
sualizzare il circolo superficiale e profondo dell'a- 1:1500. È da più parti suggerita la precauzione di non sot-
Il- toporre all'indagine i pazienti anziani con sintomi evidenti
e, vambraccio e del braccio, i linfonodi ascellari e in-
di insufficienza cardiorespiratoria e quelli precedentemente
d costantemente quelli sopra- e sottoclaveari: il MdC
sottoposti a radioterapia polmonare.
:l- è iniettato in un collettore periferico (superficie dor-
se sale radiocarpica, per il circolo superficiale; in se- 11 MdC liposolubile, non miscibilc con la linfa, la
de retrostiloidea ulnare, per il circolo profondo). espelle dai collettori, sì da realizzare un vero e proprio
«calco» del loro lume. Laspctto che ne risulta è, alla

Il «tempo chirurgico)) e il «tempo radiologico» della
linfografia verranno qui brevemente descritti con riferimen- periferia, di sottili cordoni omogeneamente radiopachi
la to alla !infografia simultanea bipodale, che è la metodica di e di calibro piuttosto uniforme (attorno a essi sono
lfi gran lunga più ricorrente nella pratica clinica e di maggiore occasionalmente presenti piccoli stravasi di MdC);
"'o- interesse generale.
Si inietta sottocute, negli spazi interdigitali del dorso
avvicinandosi alle stazioni inguinali, i cordoni aumen-
tano progressivamente di calibro e assumono aspetto
Copi/o/o

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Fig. XIX.22. Li,fogmfio eimolm,oo
b1podale. In A fase lmfangiografi. .
·, l
1
bene evi.dcnti i collettori l
Il Cl che appa10no come sottili co ..
doni radiopachi di aspetto
!iforme per la presenza di numerose
valvole. l? B linfoadenografi.
ca: sono V!Stmhzzatc le stazioni linfa.
ghiandolari mguìnali, iliache ester.
ne e comuni, lomboartiche; i linfa.
nodi hanno forma ovalare o roton.
deggiante, con aspetto finemente
granulare. Qua e là sono apprezza-
bili stravasi perilinfoghiandolari di
MdC (punte di freccia).

moniliforme per la presenza di formazioni valvolari; nell'addome e nel torace, fino al suo sbocco nella vena
giunti a livello Jinfonodale, si aprono nel seno margiw giugulare o nella succlavia sinistra. Origina dalla con-
naie; da qui il MdC, o attraverso comunicazioni diretw
te con i collettori efferenti (cosiddetta «via rapida»), o
previo attraversamento dei seni interfollicolari e interw
midollari (cosiddetta «via lenta»), supera illinfonodo
e prosegue verso le stazioni prossimali fino a raggiun-
gere la cisterna dì Pecquet (quando presente) e il dotto
toracico.
Illinfonodo normale, in fase di riempimento com-
pleto, assume un a5,pe_tto microgranulare serrato fino a
livelli di assoluta omogeneità di opacizzazione: tale
aspetto è la risult.:inte della distensione da parte del MdC
dei seni interfollicolari e intermidollari. La forma è row
!ondeggiante o ovalare, talora francamente allungata.
Le dimensioni sono alquanto variabili, con un diamew
tro massimo orientativamente accettabile nell'adulto di
l cm (e ancor più a livello inguinale). I contorni sono
netti e regolari, con possibili eccezioni nell'età senile.
Con una certa frequenza sono osservabili, in condizio-
ni normali, difetti di riempimento sclerolipomatosi «a
bersaglio» o «ad anello» (fig. XIX.24). Una asimme-
tria nella distribuzione linfonodale tra i due lati cor-
porei, la presenza di «vuoti» o viceversa di «agglome-
rati» linfonodali, sono la regola nell'adulto data la frew
quenia di deviazioni contro laterali improvvise nel de-
corso dei collettori: tutto ciò particolarmente dif-
ficile l'analisi dei quadri linfografici. Fig. XIX.23. Microembolizzazione polmonare da MdC liposolubile
Il dotto toracico, non sempre visualizzato in corso linfografico. Si osservi il fine aspetto reti colare diffuso a maglie inten-
samente radiopache, meglio evidenziate nel dettaglio ingrandito (free·
di linfografia, andrà ricercato a partire dal corpo della ce), dovuto all'embolizzazione da parte del MdC di piccoli vasi del cir·
2' vertebra lombare e progressivamente verso l'alto, colo polmonare.
·e vene e linfàtici 407
Arterl '

volata dall'uso di una piccola sonda per il rilievo di radioatH


tività) del linfonodo sentinella riveste quindi notevole
importanza per la stadiazione e per la programmazione del"
l'estensione dell'intervento chirurgico (v. paragrafo XXX"
VII.7).

L'affezione dei vasi linfatici di maggiore interesse,


anche per le prospettive di correzione offerte dalle
moderne tecniche di microchirurgia, è il /infedema, il
quale può essere primitivo (linfedema congenito
liare, linfedema essenziale) o conseguire a traumi, flo-
Fig. XIX.24. Sclerolipomatosi linfonodale (dettaglio delle stazioni
gosi (linfedema postlinfangitico, linfedema postflebiH
di destra in fase linfoadcnografica). I linfonodi presentano tic o); trattamenti radioterapici, linfoadenopatie diffuse
;:pid difetti d1 riemp1mento centrali che conferiscono loro aspetto (linfomi, metastasi). Nei linfedemi primitivi la linfa-
intnulare)> (punte di freccia) o «a bersaglio» (frecce curve). grafia potrà mostrare: l'assenza completa di vasi linH
fatici; la presenza di un unico collettore per lo più lieH
fluenza dei vasi lomboaortici con il tronco linfatico
vemente aumentato di calibro estendentesi per tutto
intestinale; ha l'aspetto di un cordone a decorso all'in"
l'arto; o viceversa vasi linfatici numerosi, di calibro
circa rettilineo, della lunghezza di poco più di 40 cm;
attraversa l'orifizio aortico del diaframma; subito
prima dello sbocco descrive un arco a piccolo raggio.
Il suo studio radiologi co di dettaglio richiede apposite
metodiche (preparazione chirurgica nella fossa
claveare sinistra e iniezione controcorrente del MdC).

Metodiche complementari alla linfografia possono


considerarsi: la linfoscintigrafia indiretta per lo studio
del circolo linfatico in senso lato (fig. XIX.25A); la
re e la RM per lo studio dei linfonodi retroperitoneaH
li (v. paragrafo XXVI.S).

La lin10scintigrafia indiretta è realizzata mediante inie-


zione sottocutanea o sottomucosa, nel territorio tributario del
distretto linfatico in studio, di colloidale in mi-
ce!le di diametro tra l Oe 50 !J.ffi. Il radiofannaco penetra per
diffusione nei capillari linfatici, e segue quindi la circola-
zione della linfa fino al suo ingresso nel torrente ematico vi-
sualizzando, a partire dal momento dell'iniezione e nelle ore
successive, i vasi Enfatici e i Jinfonodi del distretto attraver-
sato. L'indagine, pur non dotata di risoluzione confrontabile
aquella della linfografia, consente di ottenere in maniera non
invasiva importanti rilievi funzionali utili nello studio dei lin-
fedemi.
In presenza di una lesione neoplastica l 'infiltrazione Fig. XIX.25. Linfoscintigrafia indiretta. Immagini ottenute a l ora dal-
perilesionale del radiofarmaco permette l'individuazione l'iniezione sotto cutanea nel dorso e nella pianta del piede di 99mTc sol"
delle vie linfatiche di drenaggio. Ciò assume rilievo per l'i" furo colloidale in micelle di diametro compreso tra IO e 50 !-l-m. In A,
dentificazione del cosiddetto «linfonodo sentinella», la cui in soggetto normale, sì evidenzia il regolare deflusso del radiofarmaco
importanza deriva dalla dimostrazione che alcune neoplasie che visualizza le vie Enfatiche principali della gamba c della coscia, e
inizialmente localizzate (ad esempio, il melanoma e il carH il suO accumulo nelle stazioni linfonodali inguina!ì. In B, in soggetto
con !infedema acquisito della gamba destra, il blocco del deflusso al
cinoma mammario) metastatizzano precocemente per via terzo inferiore della gamba (frecce) induce la mancata opacizzazione
linfatica interessando inizialmente, con probabilità superio" dei cOllettori Enfatici a valle e la diffusione del radiofarmaco nella rete
re al95%, il primo linfonodo incontrato nella via di drenagH linfatica sottocutanca con caratteristico aspetto ((U calzinO)), Il deflus-
gio linfatico. L'identificazione preH o intraoperatoria (age" so !ìnfatico è normale nella gamba sinistra.
408 . Capitolo

è frequente ingrandiment;linfonodali benigni la');':.·.


d!spombthta d1 MdC a trop1smo lmfatJco potrà cense ·..-·_:::-.j
tire in natura
Queste tec.·
p: .
mche solo raramente fonuscono mdrcazwni sulla a. · ...:l
chitettonica linfonodale: conseguentemente, come 0;_ ::.:·.-:·.· ·.]
servato nel paragrafo XVII.6. 7, può essere erroneament _
giudicato normale un linfonodo non ingrandito ma ·-·
vertito strutturalmente, o patologico un linfonodo «at.
tivato» ingrandito ma privo di alterazioni strutturali. la
Jinfoadenografia consente, come abbiamo visto, di ov-
viare a questo problema, fornendo immagini molto
Fig. XIX.26. M. di Hodgkin. Linfografia simultanea bipodalc. Alte- espressive della struttura linfonodale. Nei linfomi, e in
razione diffusa dcU'architettura linfonodale, con aumento dimensio- particolare nella malattia di Hodgldn, la linfografia evi-
nale, accentuazione e rarcfazione della punteggiatura strutturale (pun-
ta di freccia). denzia per lo più un aumento numerico dei linfonodi e
uno spiccato polimorfismo dimensionale. La «punteg.
molto aumentato, di aspetto varicoso, a decorso giatura» nei linfonodi interessati è accentuata (per in-
tuoso, con evidente reflusso gravitazionale per insuffi- gorgo sinusale), rarefatta (per interposizione di tessuto
cienza valvolare. Nei linfedemi secondari il quadro linfomatoso tra le strutture sinusali), più o meno gros.
linfografico è strettamente correlato alla fase evoluti- so lana (fig. XTX.26). Possono essere presenti difetti di
.va deìla malattia determinante. Inizialmente Si osser- riempimento multipli, per lo più centrali (a differenza
verà rallentamento del circolo linfatico, dilatazione di quelli metastatici che si im:P'iantano preferenzialmente
dei vasi, comparsa di circoli collaterali; nelle forme nel seno marginale), i quali conferiscono allinfonodo
più evolute, progressiva riduzione del numero e del un aspetto «Schiumoso». Nelle fasi avanzate, per la pro-
calibro dei collettori fino alla completa obliterazione, gressiva confluem.a dei difetti di riempimento o per l'e·
comparsa di una ricca rete linfatica sottodermica voluzione anarchica di uno di essi, si ha un vero e pro·
espressiva dell'insufficienza degli usuali circoli prio «sovvertimentm> della architettonica linfonodale:
terali (fig. XIX.25B). Nella malattia di Hodgkin, questi reperti interessano
Fra le affezioni dei linfonodi faremo riferimento spesso singole stazioni, mentre le stazioni adiacenti so·
lamente all'interessamento linfomatoso e metastatico. no apparentemente indenni; non è dimostrabile una cor-
Ecografia, TC e RM sono in grado di individuare relazione significativa tra sottotipi istologici e quadro
nodi anche di piccole dimensioni. All'indagi'ne linfografico. L'ecotomografia e la TC frequentemente
fica la forma allungata (rapporto asse lungo/asse dimostrano la presenza di linfonodi ingranditi non opa·
tol) e la presenza di un ilo iperecogeno sono indicatori cizzati linfograficamente («Salto linfonodale>>). I.:osta·
di benignità (iperplasia reattiva!). Alla TC il rilievo di colo al deflusso della linfa che ne consegue è dimostra·
una densità centrale di tipo adiposo e di calcificazioni to dalla comparsa di segni linfografici di stasi linfatica:

Fig. XIX.27. Metastasi linfonodali (dettagli delle stazioni iliache


esterne di destra in fase linfoadenografiea). In A (metastasi da
carcinoma del corpo uterino) grossolani difetti di riempimento
(!ance) marginali (aspetto «sbocconcellato))) e centrali. !nE (mc·
tasta si da carcinoma della prostata) sovvertimento strutturale_ ne!
contesto di un linfonodo marcatamente aumentato di dimensiOni
con stasi linfatica a monte.
•·, vene e linfatici 409
AJ'Ie11 ,

- :
t ·avasi perilinfatici di MdC; dilatazione dei vasi a mo Nelle metastasi lin/onodali il difetto di riempi-
51
dell'ostacolo; opacizzazione di vie linfatiche mento è prodotto per sostituzione di una porzione più
te almente non visualizzate; persistente opacizzazione o meno estesa di tessuto linfonodale da parte di tessu-
vasi nei radiogrammi della 24' ora. La diagnosi di to tumorale (fig. XIX.27); per lo più ha forma roton-
e la differenziazione dalle molteplici affezioni deggiante, delimitazione irregolare, sede marginale o
11
. (Jrado d1 simularne il quadro linfografico (flogosi, almeno eccentrica (con conseguente aspetto «sboc-
reattive, collagenopatie, sarcoidosi, metasta- conccllato» dellinfùnodo ). Nelle forme più avanzate,
:fzzazione diffusa) non è facile: spesso il radiologo non illinfonodo è più o meno aumentato di dimcnsidlli e
otrà andare oltre l'affermazione di una «compatibilità . alterato architettonicamente, fino alla mancata opa-
quadro radiologi co con l'ipotesi linfomatosa». Siri- cizzazione. I tumori primitivi il più delle volte in gio-
cordi che, nella malattia di Hodgkin, in fase di bilancio co sono: i carcinomi dell'utero, della vulva, della pro-
preterapeutico, sono necessari: l'esame radiografico stata, del retto e del testicolo per i linfonodi sottadia-
de/torace, la TC del mediasti no, la scintigrafia schele- frammatici; il carcinoma mammario per i linfonodi
m·ca, la re dello spazio retroperitoneale.
lll
ascellari. ·
·i-

IO
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a-
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a-
a:
CAPITOLO XX

TUBO DIGERENTE
GIORGIO CITTADINI E TOMMASO DE CATA

Lo studio di questo apparato ha costituito fin dai esofago, stomaco e duodeno, meno per quanto concer-
primordi uno dei punti forti della diagnostica radiolo- ne il crasso). Persiste attualmente come campo d'azio-
gica. Tutti i segmenti intestinali, dalla faringe al retto, ne privilegiato del radiologo l'intestino tenue, per il
possono con a.ccuratezz.a (spesso quale le tecniche endoscopiche a tutt'oggi disponibili
acquisendone mformazwm esclusive!) medmnte l'uso sono poco affidabili e troppo invasive. Nei centri più
di un MdC «aureml, il solfato di bario, privo di intera- qualificati di radiologia gastrointestinale, peraltro, il
zioni significative con le mucose digestive e capace di rapporto di collaborazione tra endoscopista e radiolo-
transitare inalterato lungo il tubo digerente. go fa sì che la loro azione sia, più che alternativa,
Sono state utilizzate inizialmente tecniche a con- complementare, se non addirittura sinergica: paradig-
trasto singolo opaco, nelle quali il lume viscerale è matico in proposito, il caso dei polipi del colon e del
1 riempito M calcm1 dalla sospensione baritata. In que- retto «individuati" per via radiologica e <<asportati"
sto calco si stagliano, sotto forma di immagini di plus per via endoscopica.
edi minus (v. paragrafo XXJ.l), le lesioni escavanti e Le precedenti sono caratteristicamente tecniche
aggettm1ti della superficie mucosa. La sensibilità della «di superficie>>, cioè tecniche che forniscono informa-
tecnica a contrasto singolo è, però, piuttosto bassa nei zioni su ciò che è presente sulla superficie mucosa.
riguardi delle lesioni aggettanti di piccole dimensioni, L'esigenza di informazioni sullo stato delle tonache
e ciò non è accettabile soprattutto in quelle sedi, come sottostanti rende necessario il ricorso a tecniche «di
il colon e il retto, nelle quali vere e proprie lesioni pre- parete», cioè a tecniche. in grado di visualizzare la
cancerose come i polipi si presentano appunto con tale parete intestinale consenténdo la misurazio_ne del suo
aspetto. Sono stati ideati, conseguentemente, moltepli- speSSore e la valutazione dell'estensione 'in profondità
ci accorgimenti tendenti a migliorare la sensibilità di lesioni patologiche. Sono tali l'ecografia, la TC e
della tecnica di studio. Fondamentale, in proposito, la la RM. Cecografia, eseguita con tecnica endocavitaria
messa a punto, a seguito di studi pionieristici di A. W. o eCoendoscopica, consente distrettualmente di «risol-
Fischer (1923) sul colon e A. Vallebona (1925) sullo vere» i diversi strati parietali (v. fig. XX.l02). La TC
stomaco, di tecniche a doppio contrasto (DC), nelle fornisce immagini panoramiche di elevato contenuto
quali la superficie mucosa è verniciata a strato sottile anatomico con il semplice accorgimento di creare un
dalla sospensione baritata resa opportunamente capa- contrasto tra parete (nella quale è indotto un aumento
ce di aderirvi e il lume è disteso con MdC radiotra- del valore di attenuazione mediante iniezione e. v. di
sparente. La tecnica a DC ha sensibilità molto elevata MdC iodato) e lume (riempito con acqua o soluzioni
nei riguardi delle più piccole lesioni della superficie diluite di metilidrossietilce\lulosa introdotte per os,
mucosa (erosioni, ulcere, polipi millimetri ci) e moder- mediante intubazione digiunale o per clisma). Rende
namente si impone in forma pressoché esclusiva per il inoltre possibile, con opportuni accorgimenti tecnici,
radiologo, ma il semplificarsi e il perfezionarsi del- la realizzazione di impressive immagini similendosco-
l'endoscopia (endoscopi flessibili a fibre ottiche; piche «virtuali" (v. fig. Vl4). La RM, grazie all'uso di
videoendoscopia), che rende possibile fra l'altro la bobine endocavitarie «dedicatM, offre la possibilità di
biopsia e importanti procedme terapeutiche, induce una risoluzione anatomica pressoché ottimale dei
spesso a darle preferenza nello studio del tubo dige- diversi strati parietali del retto.
rente riducendo notevolmente la richiesta di indagini Il successo delle tecniche di parete ha drastica-
radiologiche (più marcatamente per quanto cOncerne mente ridotto il ricorso ali' angiografia, la quale trova
412

modernamente indicazione limitata ·ano studio della pertinenza specialistica otorinolaringoiatrica, è co1 •
patologia vascolare (angiodisplasie!). Le procedure derata insieme a quella delle cavità nasali e de1·
. em
interventistiche, vascolari e non, hanno importanti paranasal1 nel paragrafo XXXIV3.
indicazioni (v. paiagrafo XXXIX.2.4). I:esanle diret- Me so- e ipofaringe sono agevolmente accessib T
1
to dell'addome assume importanza in alcune situa- alla semeiotica classica e all'endoscopia: lo
zioni acute (perforazioni, occlusioni, ileo paralitico). radiologico non è quindi molto frequente. Vi si
La diagnostica radioisotopica assume specifico soprattutto per la ricerca di corpi estranei, per l' analise'
rilievo nello studio del reflusso gastroesofageo e duo- di furbe della deglutizione, per la delimitazione
denogastrico, delle sindromi da mal assorbimento, del stensione di tumori.
diverticolo di Meckel, delle emorragie intestinali,
delle coliti, delle recidive di tmnori del crasso. Le fasi buccale e faringea della deglutizione sono rap-
La problematica clinica specifica dei singoli seg- presentate in XX. l. La lingua spinge
menti intestinali e l'uso di tecniche di studio per t! bolo solido o sem1solldo nell'tstmo delle fauci. Il velo-
immagini differenziate ne rendono opportuno uno pendulo si innalza e si flette dorsalmente sì da impedirne la
progressione verso l' epifaringe. Mes o- e ipofaringe si con-
studio. in forma individuale.
traggono, mentre simultaneamente si rilascia la bocca di
Killian (che è chiusa in condizioni di riposo). Il solleva-
mento dei dorso della lingua permette la parziale chiusura
l. Faringe della glottide. Il sollevamento della laringe completa la
chiusura delle vie aeree superimi. Successivamente al pas-
Delle tre porzioni faringee (epi-, meso- e ipofarin- saggio del bolo alimentare la pervietà delle vie aeree viene
ge) in questa sede verranno considerate le ultime due, ripristinata.
la cui funzione è strettamente connessa alla: degluti-
zione .e alla propulsione del bolo nell'esofago:attraver- A seconda dei quesiti proposti la faringe è studia-
so la bocca di Killian. La patologia di ta con esame diretto, bolo baritato, TC o RM.

I.: esame diretto è effettuato preferenzialmente con tec-


nica digitale, in stazione eretta, in proiezione LL e in espira-
zione forzata a bocca e naso chiusi (manovra di Jonsson).
Lo studio con bolo baritato ad alta viscosità (v. para-
grafo XX.2) è realizzato in proiezione AP prima e LL poi,
con radiografia mirata. La progressione del bolo è docu-
mentata con videoregistrazione o con radioscopia digitale.
La visione rallentata delle immagini ottenute con cadenze il

Fig.XX.2. Esame dirct·


to della fminge. Nd m-
diagramma del collo in
proiczioncLL le lrc[Klr·
zioni della faringe sono
delineate dalle slrulturc
circostanti per la pre-
senza nel loro contesto
di aria: il rinofaringc(r)
è conformato «aclaVaJI;
l'orofaringe (o) ba pare-
te anteriore irregolare
Fig. XX. l. Fase buccale e faringea della deglutizione. A: la lingua spin- per la prominenza della
ge il bolo nell'istmo delle fauci; B: il velopcndulo si irumlza e si porta tonsilla lingualc(vl) cla
dorsalmente sì da impedire la progressione verso l'epifaringe: C: meso- 1ilevatezza
c ipofaringe si contraggono, mentre simultaneamente si rilascia la tide; l'ipofaringc(i)sl
bocca di Killian che è chiusa in condizioni di riposo; D: il sollevamen- continua in basw nel ve·
to del dorso della lingua permette la parziale chiusura della glottide; E: stibolo lnringeo e nella
il sollevamento della laringe completa la chiusura delle vie aeree supe- trachea. Asterisco"' cso·
riori; F: successivamente al passaggio del bolo alimentare, la pcrvictà fago; punte di freccia"
delle vie aeree viene ripristinata. Da F. Jnfante!lina e E. Riva San parete posteriore della
Severino (modificata c ridiscgnata). faringe.
rubo digerente 413

o meno marcato a livello di C4. La parete anteriore è


alquanto irregolare ed è costituita, dall'alto in basso,
dalla faccia superiore del velopendulo, dall'istmo delle
fauci, dal tratto verticale del dorso linguale, dallè'·due
vallecole (proiettivamente sovrapposte l'una all'altra
subito al davanti dell'epiglottide), dalle pliche ariepi-
glottiche, dalla faccia posteriore delle cartilagini ari
noi dee e cricoidea. Il mesofaringe è nel complesso: ben
delimitato per il suo contenuto aereo: eventuali tume-
fazioni in aggettanti o infiltranti ne riducono la
traspareùza e ne deformano i contorni.
Dopo bolo baritato, in proiezione A? (fig. XXJA)
sono ben delineate le due immagini «a nido di rondine»
delle vallecole separate l'una dall'altra dal solco glos-
n-
soepiglottico. Lateralmente e inferiormente a queste si
di
a-
delineano le immagini «a striscia verticale» dei seni
ra piriformi, che si flettono in basso verso l'interno fino
la ad aprirsi sulla linea mediana nella cavità dell'ipof<irin-
s- Fig. XX.l Faringografia a DC. Nel radiogramma in proiezione PA ge (la quale reca una chiara impronta apportata dalla
{A) il vermciamento baritato consente una dimostrazione analitica del prominenza della laringe, meglio visibile in proiezione
faringeo delineando in successione dall'alto in basso: il dorso LL). I: ipofaringe si restringe progressivamente verso
tinguale (di): la parte libera dell'epiglottide (asterisco); le va!leco\e
destra c sintstra (v), separate dal solco glosso-epiglottico; le immagi- la bocca di Killian. In proiezione LL (ftg. XXJB), le
a- ni simmetriche a striscia dei seni piriformi (s); la vistosa impronta immagini delle vallecole, come sopra detto, risultano
laringea (il}. Nel radiogramma, in proiezione LL (B), si delinea in sovrapposte. È in genere apprezzabile la salienza
sucçessionc da!l 'alto in basso: il rinofaringe (r); il dorso linguale (d!);
l'epiglottide (asterisco) e il tratto prossimalc dell'esofago (punte di l'epiglottide. È ben evidente l'impronta cricoidea sulla
c- parete anteriore dell'ipofaringe. La parete posteriore è
freccia)
a-
ben delineata in forma di linea verticale situata subito
·a- più possibile elevate consente l'analisi della dinamica farin- al davanti dei corpi vertebrali cervicali.
Ji, golaringea, con possibilità di individuazione del momento in Alcuni richiami di anatomia TC e RM e
n-
c.ui, in condizioni disfagiche, il MdC passa nelle vie respira- dell'ipofaringe sono contenuti nelle figg. XXXJV13 e
le. torie (durante la deglÙtizione, per incompleta separazione XXXIV22, alle quali si rimanda.
il delle vie aeree da quelle digestive; più tardivamente, per
aspirazione del MdC ristagnante nei seni piriformi).
La TC è eseguita in apnea con scansioni contigue di 3 Co17Ji estranei. Se radiopachi sono di facile
;j.
,_ mm di spessore o con acquisizione volumetrica secondo riscontro all'esame diretto (per la loro localizzazione
piani paralleli al palato duro. Le acquisizioni coronali diret- sono necessarie le due proiezioni ortogonali); se radio-
,_io te sono in genere riservate allo studio deWepifaringe (v. trasparenti possono essere evidenziati dopo somnùni-
00 paragrafo XXXIV:3) e della base cranica. Per prevenire arte- strazione di bolo baritato (difetto di riempimento! per-
'0-" fatti da movimento si raccomanderà al paziente di non deglu- sistenza di bario che ne vernicia la superficie!).
;to tire. !:iniezione e. v. a bolo di MdC iodato è importante per Paralisi della faringe. Cassenza o
l'l distinguere i linfonodi dai vasi e per valutare il c.e. delle ne dei movimenti che guidano il bolo lungo la faccia
lesioni espansive. posteriore della laringe nell'esofago attraverso la
La RM è eseguita secondo piani paralleli .al palato duro
con sequenze SE o turbo-SE Tl-pesate (prima e dopo som- bocca di Killian, ne induce il passaggio nella laringe e
ministrazione e.v. di MdC paramagnetico) e T2-pesate. Le nella trachea (fig. XX.4). Le vallecole e i seni pirlfor-
li
,,_ acquisizioni coronali sono utili per definire i limiti superio- mi sono dilatati, atonici e mantengono prolungata-
re e inferiore delle lesioni espansive. mente nel loro contesto il MdC (la cui sosta è, vice-
versa, molto fugace in condizioni normali); la bocca
All'esame diretto (fig. XX.2) la parete posteriore esofagea è beante.
della faringe è rappresentata da una linea verticale Diverticoli. Il più comune è il diverticolo ipofarin-
netta e regolare situata al davanti dei corpi vertebrali geo di Zenker (v. paragrafo XX.2.3), nella cui forma-
"' cervicalì; questa linea forma uno scalino anteriore più zione assumono importanza gli elevati valori pressori
414

Fig. XX. 5. Carcinoma della faringe. TC con scansionc


fica. Il seno piriforme di sinistra (punta di freccia) è deformato
1
nosato da nn agglomerato nodulare di tessuto
c.e. disomogeneo, che lo avvolge interamente ;
adiposo prelaringeo e la plica ariepiglottica. Si"''""· p«
il seno piriforme controlaterale normale (asterisco).
""f""''
il
tiroidea, direttamente visibile per le estese calcificazioni, non ·
trata.

ben superiore a quella sospettata su base clinica:


Fig. XX.4. Paralisi della faringe. Faringografia opaca. Nel radio-
fusione sottomucosa!). La faringe può essere i'rtvaso iii
gramma in proiezione AP l'incoordinazione dci movimenti faringei secondariamente per contiguità da carcinomi del
induce la persistente opacizzazione delle vallecole (v) e dei seni della lingua e dell'epiglottide; in casi più rari da
pirifonni (asterischi), che appaiono anche alquanto dilatati. Si osser- nomi originati da tiroidi ectopiche linguali e da
vi i! passaggio di parte del bolo baritato ne!la laringe (L) e nella tra-
chea (T). ri primitivi dei corpi vertebrali cervicali. Ascessi
faringei creano ispessimento della tenue opacità
intraluminali resi necessari dal mancato rilasciamento vertebrale delimitata anteriormente dalla '"""'POst<e·i
del muscolo cricofaringeo dissinergico durante il pas- riore della faringe.
saggio del bolo. Linfomi. La presenza di abbondante tessutrl lirtfoi-f'c'il
Tumori. Quelli benigni (lipomi, emangiomi, tumo- de nella base della lingua e nelle
ri a cellule grm:mlari, rabdomiomi, schwannomi e neu- rende queste strutture sede
rofibromi), raH e localizzati di solito netla parete linfomatose. Spesso si osservano a
posteriore del mesofaringe, nelle vallecole e nei seni ipofaringee. I !inferni non-Hodgkin
pirìformi, defonnano la trasparenza aerea della volte extralinfonodali, ma all'atto della
ge all'esame diretto e inducono difetti di riempimento simultaneamente presenti pacchetti
dopo bolo baritato; sono per lo più rotondeggianti e L'aspetto dellinfoma è molto simile a quello
con margini regolari. I carcinomi (nella quasi totalità cinema. La differenziazione è talora possibile
dei casi carcinomi a cellule squamose accompagnati te TC e RM se i linfonodi, di grosse dimensioni,
all'atto della diagnosi da metastasi linfonodali) hanno incontro a c.e. intenso e omogeneo (assenza di
sede soprattutto nei pilastri e nelle fosse tonsillari, nel necrotiche nel loro contesto!). Di norma, tuttavia,
palato molle e nella base della lingua, nei seni pirifor- same istologico è necessario per la diagnosi.
mi, nella regione post-cricoidea, nella parete posterio-
re dell'ipofaringe. Possono assumere aspetto di masse
vegetanti endoluminali, a superficie irregolare, spesso 2. Esofago
chiaramente ulcerata, o di masse infiltranti, talora
molto estese verso l'ipofaringe e coinvolgenti secon- L'esofago è per lo più oggetto di studio
dariamente la laringe (ma anche i tumori laringei spes- co <<mirato» solo allorquando la s'intrJmatolog.ia
so coinvolgono secondariamente l'ipofaringe!), che ca del paziente (disfagia, bruciori o
deformano i contorni e alterano la distensibilità della nali) induce a rivolgergli primitivamente l'alienziorte;
faringe durante gli atti deglutitOli Per la loro stadia- Di norma, però, è oggetto di studio «di pa:;sa:ggi•o>>Ilel
zione assumono importanza fondamentale la TC e la contesto di indagini più specificamente
RM (fig. X:X.S), che spesso dimostrano un 'estensione !are patologia gastrica o duodenale. Anche in
50
comunque, è buona norma non sottovalutare riempimento» e un «riempimento a calco» del lume
_ca est'organo, nel quale l'insorgenza e l'accrescimenM esofageo, cioè un riempimento progressivamente mas-
qu di un carcinoma non sono accompagnati da sintoM simale, nel contesto del quale tutto ciò che aggetta
10
i se non in fase avanzata! verrà rilevato sotto forma di difetto di riempimento,
Jl\ Lo studio dell'esofago può essere realizzato con tutto ciò che sporge come immagine di plus. Questa
fnalità morfologica o con finalità funzionale. metodica, pur ampiamente valida, ha potere risolutivo
di studio morfologico è l'esoR significativamente inferiore alla precedente.
fagografia a DC (fig. XX.6).
Il riempimento del lume è ottenuto facendo ingerire al
Il paziente, digiuno, eventualmente premedicato con ipo- pazierite uno o più grossi cucchiai di tma sospensione di sol-
ionizzanti (Buscopan 20 mg e. v.), inizialmente in stazione fato di bario a media concentrazione (100% p/v) e ad alta
eretta, viene invitato a ingerire, con l'aiuto di 5-l Omi di ac- viscosità (il cosiddetto 11bolo baritato»), sì da ritardar.e l'at-
qua una dose di polveri effervescenti (ma più semplicemente traversamento esofageo. !.:indagine, peraltro, non si disco-
si sfruttare il buon quantitativo di aria ingerita con la de- sta nelle successive fasi tecniche dalla precedente.
glutizione a narici chiuse). Il gas distende il lume esofageo.
Si fanno quindi ingerire rapidamente 50-I 00 ml di una so- L'esofago si estende dalla bocca di Killian, corri-
spensione di solfato di bario a elevata concentrazione (250% spondente proiettivamente alla 6' vertebra cervicale,
ebassa sì da indurre un vernician:ento a stra- nella quale è situato lo sfintere esofageo superiore, al
to sottile e umforme della mucosa esofagea. 81 assumono
cardias. Da un punto di vista morfofunzionale si pos-
quindi radiogrammi mirati nelle proiezioni oblique (onde dis-
sociare proiettivamente l'esofago dalla colonna vertebrale e sono in esso riconoscere (fig. XX.7):
dal cuore). Si passa quindi al decubito prono, particolarmente un segmento tubulare, o <ICOrpo esofagem>, dotato
utile per la dimostrazione di eventuali ernie iatali (per gli ac- di attività puramente peristaltica, che termina
corgimenti tecnici specifici v. paragrafo XX.2 .4 ). che centimetro al di sopra del diaframma;
un segmento vestibolare, o Mmpolla», distale, che
Lesofagografia opaca, la metodica tradizionale in
rappresenta la vera entità funzionale ed è in stato
passato, mira a realizzare in successione un «piccolo
di contrazione tonica a riposo.
Nel segmento vestibolare si distinguono:
·una porzione sopradiaframmatica, delimitata in
alto da una formazione anulare muscolare incoR
stantemente presente data la natura
te funzionale, l'anella A (che segna il passaggio
tra il segmento tubulare e quello vestibolare);
una porzione intraiatale, che è ancorata più o
meno saldamente allo iato diaframmatico dalla
membrana fibroelastica di LaimerwBertelli;
-·una porzione sottodiaframmatica, lunga circa 3
cm, che si apre nello stomaco a livello dell'orifizio
cardiale.
Fig. XX.6. Esofagografia a Manometricamente è possibile evidenziare nel
DC. La superficie mucosa vestibolo una zona di alta pressione di circa 3 cm di
dell'esofago tubulare è ver-
niciata uniformemente dalla
lunghezza, detta sfintere esofageo infàiore (LES), la
sospensione baritata aderen- quale costituisce un'importante barriera in grado di
te a mo' di velo; il lume è opporsi al reflusso di contenuto gastrico nell'esofago.
ben disteso. Non si ha alcu- Nella porzione sottodiaframmatica del vestibolo
na evidenza di formazioni
plicari; sono, viceversa, ben ha sede una salienza anulare della mucosa, l'anello B,
apprezzabili le impronte rivestita prossimalmente da epitelio squamoso e
estrinseche indotte dall'arco distalmente da epitelio colonnare, la quale diviene
aortico (freccia curva) e dal
bronco sinistro (freccia drit- radiologicamente apprezzabile allorquando risale al di
ta). sopra del diaframma per la presenza di un'ernia iatale.
416

La regione esofagogastrica modifica i propri .


con lo iato in relazione al decubito, alla respirazione e llt
deglutizione (fig. XX.S). Lo studio baritato ha contrib a. a
notevolmente alle ricerche anatomiche e funzionali lH!o
sto argomento. L'inspiraziorie profonda induce '!\'l
mento e scivolamento verso il basso dello iato,
così il tratto sottodiaframmatico dell'esofago. La deglur.
zione induce e del
trans1tona ermazwne ftswlogica di unà
piccola porzwne dello stomaco nel torace.

La TC, eseguita come per lo studio del me'dia•ti. 'l'l!


no, consente di riconoscere in condizioni normali il
lume esofageo per la presenza di contenuto aereo. È
utile, tuttavia, far deglutire estemporaneamente
paziente una speciale «pasta baritatm> a elevata
sità e bassa densità (migliore adesione alla mucosa!
prolungata permanenza endoluminale!). La
esofagea ha spessore di 2-5 mm a seconda del
distensione.
C ecografia perendoscopica, eseguita con snc•ci>li<i!ìl
trasduttori ad alta frequenza 12 MHz)
un endoscopio, consente di riConoscere le •moole.'iòl
tonache parietali sotto forma di bande alternate
ipoecogene. r ecografia transcutanea, eseguita
trasduttori da 7,5 MHz e scansioni paramediane
stre del collo, pt.iò evidenziare l'esofago cervicale.

Lo studio jimzionale dell'esofago si effettua


via radiologi ca o per via scintigrafica. C esame

Fig. XX. 7, Esofagografia a D.C. A sinistra dettaglio del tratto vesti-


tato è eseguito senza premedicazione ;ìf
decubito prono, sì che l 'esofago sia costretto
belare dell'esofago e del fondo gastrico: ET"" esofago tubulare; A"'
ampolla epifrenica, delimitata in alto dall'anello A (punte di freccia) c
gredire attivamente il bolo senza l'aiuto della
in basso dalla tasca erniata (frecce dt·itte); le frecce curve indicano la gravitazionale (che è la maggiore componente nrnnm- '''"
cupola diaframma ti ca; C= anello cardiate; ST"' stomaco. Nel! 'inser- siva quando il paziente è in ortostasi),
to a destra, subito al di sopra dell'ernia assiale diretta, è bene apprez- malie funzionali anche latenti.
zabile l'anello B (frecce grosse).

Questo anello segna la giunzione squamocolonnare, la


cosiddetta dinea 2>1 degli endoscopisti. La sua origine è al-
quanto dibattuta: è considerato da molti autori conseguenza
dell'irritazione cronica indotta dal reflusso gastroesofageo. \_:,.......-- 'l
L'anello mucose, ben dimostrato dallo studio dell'esofago \ I<R
con bolo baritatO, merita la dizione di anello di Schatzki al-
lorql)ando, per il calibro inferiore a 13 mm, induce disfagia
(v. paragrafo XX.2.1).
A 8

Cangolo formato dall'esofago terminale con il


fondo gastrico, angolo di His, acuto in condizioni nor- Fig. XX.8. Rapporti del giunto esofagogastrico con lo iato i 1
matico (v. testo). In A: inspirazione profonda; in B: deglutizione. ! "
mali, rappresenta, insieme al LES, un importante anello A' 2 ==anello B· 3 == diaframmw 4 ==membrana frcnoesofagca. ·
meccanismo antireflusso. Da L. G;aziani, A. E. De Nigris e A. MontesL ·
417

funzionale dell'esofago (fig. XX.9). La sua riproduci-


t
'>!· t bilità consente di valutare nel tempo gli effetti della
terapia. È di uso quasi elettivo nella caratterizzazione
.... del reflusso gastroesofageo in età pediatri ca, ma trova
.) precise indicazioni anche nell'adulto (bolo liquido!
paziente in decubito supino! manovra di Valsalva atta

'
ad aumentare la pressione endoaddominale!). Ceven-
\ tuale acquisizione a 2-4 ore di distanza potrà eviden-
ziare la presenza di radioattività in sede polmonare
;,; (polmonite ab ingestis!). ,.

{ t 2.1. Discinesie e distonie esofagee


l, La progressione unidirczionale del bolo lungo l'esofago
... :;jic
verso lo stomaco è assicurata in condizioni normali: dalla
peristalsi primaria e secondaria esqfagea (stimolate rispet-
tivamente dalla deglutizione e dalla distensione parictale);
fig. XX.9. Fotoscintigrafia scqucnziale dell'esofago. Il paziente ha dalla chiusura e dal rilasciamento coordinati delle strutture
ingerito preliminarmente un budino addizionato di un 'adeguata quan- sfinteriali. La chiusura dello sfintere esofageo superiore pre-
.tità di solfuro colloidale di 99mTc. La sequenza scintigrafica comple- viene il rigurgito del contenuto esofageo in faringe. I; aper-
ta ba coperto un tempo di circa l minuto (un'immagine ogni 4 secon- tura dello sfintere esofageo inferiore, chiuso in condizione
di}, durante il quale gli atti deglutitori, sono stati 3. In figura sono di riposo, precede l'arrivo del bolo nel tratto distale esofa-
riprodotte ]c immagini O, 1, 3, ... 15. E bene evidente il ritardo nel geo; la sua chiusura, subito dopo il passaggio del bolo, im-
tlansito del bolo radioattivo semiliquido nella porzione distale dell'c-
wfago per la vigente condizione di discinesia ipocinetica distrettuale.
pedisce il reflusso gastroesofageo. La compromissionè di
questi meccanismi può avere luogo in assenza di lesioni or-
ganiche e genera diversi tipi di alterazioni funzionali, i più
comuni dei quali sono: le discinesie ipertoniche segmenta-
Il paziente deglutisce un unico grosso bolo baritato. La
radioscopia mirata e la seriografia consentono una valida rie; lo spasmo esofageo diffuso; l'acalasia; le discinesie ipo-
documentazione del transito esofageo, ma per questo tipo di toniche diffuse che compaiono in corso di malattie del col-
lageno.
studio si rende per lo più necessario il ricorso alla videore-
o digitale.
Lo studio della patologia funzionale del!' esofago
La scintigrafia permette di valutare con facilità il ha luogo, in maniera strettamente interconnessa, per
1ransito del bolo alimentare attraverso l'esofago e di via manometrica e radiologica.
quantificare i parametri che lo caratterizzano (tempi Le discinesie ipertoniche segmentarie (cosiddetta
medi di transito per i diversi segmenti! detersione del- «peristalsi terziaria») sono per lo più un epifenomeno
l'esofago! eventuale reflusso gastroesofageo!). di molti tipi di patologia esofagea (e soprattutto:
reflusso gastroesofageo ed esofagite). Cosservazione
Una piccola quantità di radioattività (150-300 ).lCi di radioscopica dimostra, subito dopo il passaggio del
lli"Tc solfuro colloidale o altro radiofarmaco non diffusibile bolo opaco, la comparsa di incisure marginali multi-
attraverso la parete esofagea) è mescolata con un bolo liqui- ple, superficiali e ravvicinate, con aspetto «frastaglia-
do (acqua; succo di frutta), solido o semisolido, che viene t@, localizzate nel terzo medioinferiore
fallo ingerire al paziente in corso di scintigrafia dinamica Trattasi di fenomeno afinalistico dal pllllto di vista
ton campo di vista esteso a tutto l'esofago e al fondo gastri- funzionale.
ço, I:acquisizione delle immagini può essere estesa, a Nello spasmo esofageo diffuso, vero e propriO
sçconda dei casi, da 2-3 minuti fino a 30-40. Il paziente può
disturbo neuromuscolare della propagazione dell'onda
essere in decubito supino, prono, obliquo a 45°, in stazione
eretta. Dopo aver osservato le immagini in modalità cine- peristaltica (la quale si arresta nel tratto prossimale
IUatografica sono determinate le curve attività/tempo per le dell'esofago toracico), si formano simultaneamente,
specifiche regioni di interesse nei tratti mediodistali esofagei, spasmi anulari fra i
quali si interpongono dilatazioni disposte
La metodica fornisce informazioni fisiopatologi- mente e perpendicolarmente all'asse longitudinale
che utili per un preciso inquadramento della patologia l'esofago o orientate obliquamente rispetto a questo
418 Capito/o.\:'.\''.:·
1

Fig.XX.lO.
Fig. XX.ll. Mcgaesofago aca!a.
Esofago «a
cavaturac- sico. Ccsofago, dilatato, ha nel
cioli» (v. te- complesso aspetto similsigmoi·
deo. Il tratto terminale è ristrcuo
sto).
(m coda di topml (frecce). Si noti
l'aspetto megolare del calco
luminalepcr la presenza di residui
(«esofago a cavaturaccioli»- fig. XX. lO). L esofago è di ingestJ.
nel complesso accorciato; la sua parete è ispessita.
L'esofagogramma baritato documenta in maniera fede- riconoscimento radiologico, è presente solo restringi.
le l'aspetto descritto; dimostra l'aumento di spessore mento del tratto terminale esofageo; la peristalsi
della banda di densità delle parti molli interposta tra secondaria può essere addirittura aumentata. Nella
bario endoluminale e strutture mediastiniche circo- fase di scompenso iniziale (2° stadio), v; è dilatazione
stanti; evidenzia il ritardo nel transito esofageo del del corpo esofageo (diametro tra i 3,5 e 6 cm), ma non
bolo opaco. allungamento. Complicanza frequente dell'acalasia è
Nell'acalasia v'è incapacità dello sfinteFe esofa- l'e;sofagite da stasi; più frequente della media l'insor·
geo inferiore a rilasciarsi coordinatamente all'atto genza di un carcinoma esofageo.
deglutitorio. La disfagia che ne consegue, spesso para- L esempio più comune di discinesie ipotoniche dif·
dossa (o provocata da cibo e bevande particolari), si fuse, frequenti in corso di malattie del sistema nervo·
associa, nelle fasi avanzate, a ristagno e rigurgito di so centrale o del collageno, è costituito dall'esofago
materiale non ancora pervenuto nella cavità gastrica, e sclerodermico. L esofago è slargato e atonico, ha rilie-
a dolore improvviso, insidioso, difficilmente control- vo mucosa appiattito, peristalsi povera o assente. Ca-
labile. Nella fase di scompenso funzionale conclamato ratteristicamente lo svuotamento esofageo, assente al·
(3' stadio), all'indagine con bolo baritato (fig. XX. l l) lorquando il paziente è in decubito, è normale in sta·
il corpo esofageo appare dilatato (diametro maggiore zione eretta (per effetto gravitazionale}. Spesso sono ,
dì 6 cm), allungato e alquanto tortuoso, con aspetto apprezzabili bollicine d'aria a lungo immobili nel lu·
similsigmoideo (megaesofago). Il tratto terminale è me esofageo. Nelle fasi più avanzate possono compa·
ristretto a «coda di topo». Radioscopicamente è possi- rire stenosi fibrotiche rigide.
bile dimostrare come il tratto terminale si apra, a
solo allorquando la colonna baritata, racco- Disfagie esofagee prossimali. La contrazione incoordi·
nata e persistente del muscolo cricofaringeo può stenosare
gliendosi neli' esofago, raggiunge un livello definito
distrettualmente e dislocare in avanti il tratto
(al quale evidentemente con·isponde, per motivi gravi- dell'esofago cervicale ed essere quindi causa di
tazionali, una pressione superiore a quella di tenuta agevolata la formazione di diverticoli faringoesofagel _dt
dello sfintere). Questo fenomeno si riproduce iterati- Zenker. Il faringoesofagogramma baritato nelle due pr01c:
vamente (segno «del livello costante»). In fase inizia- zioni ortogonali consente con facilità di dimostrare stenost
le con compenso funzionale (l o stadio), di difficile e dislocazione. Nella sindrome di Plummer·Vinson (esofa·
419

: associata ad anemia sideropenica con achilia gastrica)


11
g, e fagogramma baritato dimostra spesso la presenza, nel
1150 rto prossimale deIl 'eso1ago,
c d'1 .mc1sure
. sem1'lunan..mte-
anti la parete anteriore e restringen_ti il lume esofageo.
di spasmi di breve durata della muscolatura circola-
grado d1 produrre disfagia. Il rischio di comparsa di un
, cinoma esofageo e. sensi"b'J1mente aumentato
. . ques t'1
m
ienti (quas1. sempre d'1 sesso c . 'J)
e· .
paz La sindrome di Schatzki e Gary. E un tipo particolare
d. disfagia esofagea distale causato dall'eccessivo
1ento del lume esofageo prodotto dall'anello B di Schatzh
può essere presente già quando il diametro esofa-
peo è ridotto a 20 mm; vi è sempre al di sotto dei 13 mm.
La natura del restringimento, come in precedenza detto pro- Fig. XX.I2. Atresia esofagea
senza fistola. Il piccolo quan-
babile conseguenza irritativa del reflusso titativo di bario ingerito si ar-
a tutt'oggi discussa. La presenza del restringimento è d1 resta nella tasca esofagea a
facile osservazione radio logica. fondo cieco prossima le (trian-
golo). Ne!l'addome è assente
1!a. gas intestinale (asterisco). La
od z.z.Atresia esofagea e fistola tracheoesofagea freccia indica la trachea.
,Qj.
:Uo Queste malformazioni, dovute a difettosa separa-
gea senza atresia dell'esofago). La sintomatologia clinica
loti zione o differenziazione tra trachea ed esofago,
inizia in genere a distanza più o meno grande dalla nascita
""
dui
no presentarsi in tre diverse combinazioni: atresia
fi1gea; atresiaesofagea con fistola
ed è per lo più legata alla presenza di materiale estraneo
giunto nell'albero bronchiale attraverso la fistola (tosse
fistola trachea-esofagea senza atresia dell'esofago. parossistica durante i pasti; ripetute polmoniti non rispon-
gi-
denti al trattamento; disfagia). Radiologicamente non è faci-
tlsi Nell'atresia esofagea v'è interruzione completa della le mettere in evidenza la fistola, se non usando particolari
'lJa ranalizzazione dell'esofago, il quale termina sia prossimal- accorgimenti. Quando si riesce a documentarne la presenza,
me mcnte che distalmente con tasche a fondo cieco. La sinto- questa apparirà come un piccolo tramite, in genere sottile,
matologia clinica inizia precocemente ed è caratterizzata da
' "è
l aumento dc:lle secrezioni orali, episodi di soffocamento,
osservabile in proiezione laterale o obliqua, che dal contor-
no anteriore dell'esofago (riempito con pasto baritato) si
or- rigurgiti durante l'alimentazione. Lo studio radiologico dirige con tragitto dal basso verso l'alto fino alla parete
Potrà dimostraTe: opacità alveolari polmonari irregOlari posteriore della trachea (v. fig. XXXVIII.lO).
lif (polmonite ab ingestis) e la tasca esofagea prossimale ripie-
na di aria all'esame del torace nelle due proiezioni ortogo-
IO·
nuli; la totale assenza di gas intestinale all'esame diretto
2.3. Diverticoli
!go
ild/'addome. La somministrazione di pasto baritato (non Sono costituiti da estroflessioni di tutta la parete (diver-
ie-
cla tutti consigliata e non sempre indispensabile) può meglio ticoli veri) o da erniazione della mucosa e della sottomuco-
delineare e definire la tasca a fondo cieco prossimale (fig. sa attraverso la tonaca muscolare (diverticoli falsi). Prodotti
al· XX.l2). con meccanismo di trazione o di pÙlsione, possono essere
,ta· Neli'utresia esofagea con fistola l'in- congeniti o, più frequentemente, acquisiti. La localizzazio-
1110 terruzione completa della canalizzazione esofagea si associa ne esofagea dei diverticoli è seconda per frequenza solo a
lu· alla presenza di una connessione anomala tra e-sofago e tra- quella colica. In base alla sede se ne distinguono alcune
pa· chea- la fistola- per lo più posta distalmente all'atresia. La varietà.
sintomatologia clinica è sostanzialmente identica alla prece-
dente. Il quadro radiologico non si differenzia da quello del- Il diverticolo faringoesofageo di Zenker, da pul-
··di· l'atresia esofagea isolata se non per la presenza di meteori- sione,. consiste in una erniazione della mucosa e della
;are smo intestinale (spesso molto abbondante). I:atresia esofa-
tale sottomucosa attraverso una diastasi esistente nel con-
gea, nelle sue varie fanne ed espressioni, si associa con una
l.È tcrta frequenza ad altre malformazioni non solo del tubo testo della parete posteriore della faringe tra fibre obli-
di digerente, ma anche di altri organi e ·apparati. que e trasversali del muscolo cricofaringeo (triangolo
)ÌC· La presenza di comunicazione anomala tra esofago e di Laimer). Dopo di pasto baritato
tosi trachea può presentarsi anche isolatamente, cioè con con- (fig. XX.13A) si apprezza, nella parte superiore del
Ifa· servata pervietà del lume esofageo (fistola trucheo-esofa- mediastino, una sacca mediana (proiezione LL), a
Fig. XX.l3. Diverticoli esofagei
A: diverticolo di Zcnker (DJ ·,1· 1
• • CUI
colletto la curva) trae origine
dalla parte distale
O.F).; E_"" esofago; la punta di
c1a md!Ca la bocca d1 Killian.Tn/1
diverticolo toracico. In
C grosso epifrcnico: b
normale poslZlOlle de!l'esofago lcr-
.CE) e dd fondo gastrico (STJ
m nfemncnto alla cupola diafr,1nl-
matlca (frecce curve) consente ]a
differenziazione (non sempre faci-
le!) dalle ernie paracsofagee.

convessità inferiore, riempita parzialmente di bario, sce il suo movente soprattutto nel meccanismo di produzio-
;on livello orizzontale costituito da ingesti: e aria, a ne dell'ernia, ìna nel contempo rende conto, attraverso l'in-
maggior asse Jongitudinale, con colletto più o men_o dicazione implicita della posizione del giunto esofagoga-
. lungo (e in genere molto sottile). Durante la deglutl- strico ·della tendenza o meno ad associarsi a reflusso
zìone la sacca diverticolare si disloca bruscamente innescando la sequenza descritta nel para- ,
grafo XX.2.5.
verso l'alto vuotandosi parzialmente del suo contenu-
to. Il progressivo sfiancamento del diverticolo, _legato
Le ernie da scivolamento o di tipo I (circa il75%
al ristagno alimentare, fa sì che esso di tutte le ernie iatali) consistono nella risalita assiale
re dimensioni anche giganti. Complicazwm possibili
del cardias e di parte dello stomaco nel mediastino
sono l'infiammazione e la perforazione.
posteriore attraverso lo iato diaframmatico slargato.
I diverticoli dell'esofago toracico, inizialmente
La scomparsa dell'angolo di His costituisce causa
formati con meccanismo da trazione (di solito per ade-
inducente reflusso (al quale, per lo più, è legata tutta la
renza ali' esofago di un linfonodo mediastinico) si
sintomatologia). Lo studio radiologi co,- effettuato a ,.
sviluppano succesSiVamente per pulsione (a.m?-ento
paziente in decubito prono con compr.esso
della pressione intraesofagea durante la deglutlZlone e
un cuscino (ma, in presenza di p1Ccola erma, sar.a
atrofia degli elementi elastici in
opportuno controll11-rne la persistenza anche in
zona aderente). Il più delle volte sono locahzzatJ m
to supino!), in inspirazione profonda, :<
sede epibronchiale. Radiologicamente si presen:ano
saggio del bolo baritato nello stomaco (prehmmar:
sotto forma di piccola taschetta rotondeggiante mente disteso con la tecnica descritta nel paragrafo_· ·'i
pita di bario collegata all'esofago da un colletto ampiO
XX.3), potrà evidenziare (fig. XX.I4A): ·
e corto (fig. XX.l3B).
- lo slargamento dello iato esofageo de(
I diverticoli epifrenici, da pulsione {per incoordi-
la presenza della tasca erniaria dt. ·,-
nazione motoria tra il corpo esofageo e il vestibolo), a
variabili, anche minime, di fferenztabtle dall am:
rapida crescita (per mancanza di ostacoli alla loro espan- polla epifrenica per la presenza nel suo contesto dJ
sione nel mediastino posteroinferiore), hanno aspetto
pliche in continuità con lo stomaco); .
simile a quello dell'ernia iatale, dalla quale si differen- la giunzione esofagogastrica al di sopra del dw-
ziano per i contorni molto regolari e per l'assenza di ri-
framma;
lìevo mucosa nel loro contesto (fig. XX. 13C).
!'esofago terminale flessuoso; ,
talora l'anello B in sede
2.4. Ernie iatali (segno, questo, che dà certezza della presenza di
Secondo la classificazione di Akerlund, ancor oggi lar- ernia); .
gamente accettata, si distinguono: ernie la riducibilità (ma non costantemente) dell'erma
paraesofagee, da esofago corto. Questa distmzwne ncono- in stazione eretta.
421

Le emie paraesofagee o di tipo II (fig. XX.14B) si frequenza: la distensione gastrica, stimoli faringei sublimi-
differenzmno dalle precedentt : nali, l'inspirazione profonda, lo stress.
per la dell'angolo di His (il che Il reflusso è da considerare patologico quando è conti-
spiega l'assenza dJ reflusso); nuato e di cospicua entità: ln tal caso induce danno mucosa
esofageo e rappresenta il punto di partenza della malattia da
la tasca erniaria, costituita dal fondo gastrico, è
reflusso gastroesofageo. La presenza di reflusso gastroeso-
i.ln
situata a lato dell'esofago (peraltro normale); fageo è spesso associata (ma non obbligatoriamente legata!)
l cui /'ernia per lo più non è riducibile in stazione eret- all'esistenza di un'ernia iatale. È piuttosto in rapporto con
ginc
ta; un'insufficienza dei meccanismi antireflusso: l'entità e la
!'esame diretto può spesso dimostmre l'assenza nella patogenicità del reflusso non sono, tuttavia, proporzionali al
sede normale della bolla gassosa gastrica e la pre- deficit anatomico e funzionale dei sistemi di contenzione
senza di opacità, in genere livellata, in sede retrocar- cardialc.
diaca.
Le ernie da esofago corto sono le meno frequenti. Nella malattia da rejlusso gastroesofageo - affe-
Possono essere congellite (ma questa entità nosografi- zione a eziologia multi fattoriale in grado di coinvolge-
ca è alquanto discussa) o acquisite (quale esito di una re progressivamente l'orofaringe, la laringe c l'appa-
pregressa esofagite). Retlusso ed esofagite sono rato respiratorio - lo studio strumentale si impone
costantemente presenti. Nelle forme congenite i sinto- quando la diagnosi è dubbia, il trattamento medico
mi spesso datano dall'età giovanile. L'esofago è nel suo non dà risultati favorevoli, o è indispensabile esclude-
complesso accorciato, ristretto nel tratto distale; la re affezioni gastroduodenali o complicazioni. L'endo-
tasca erniaria è bene apprezzabile. L'ernia, evidente- scopia è necessaria in molti pazienti, ma lo studio per
mente, non è riducibile. immagini, condotto con tecniche diverse a seconda del
Accanto a queste fanne «pure» si osservano talora quesito proposto, può fornire rilievi di grande impor-
fonne «miste»: in genere trattasi della complicazione di tanza:
un'ernia paraesofagea con un'ernia da scivolruTiento escludere o evidenziare la presenza di un'ernia
(ernia di tipo III). iatale;
caratterizzare la fase evolutiva dell'affezione;
2.5. Malattia da reflusso gastroesofageo fornire un riscontro anatomico, motorio e funzio-
nale dall'alto «impatto visivo» (particolarmente
I meccanismi principali che si oppongono al reflusso
importante per il chirurgo in previsione di una fun-
del contenuto gastrico nell'esofago sono·: la chiusura del
LES dojJo il pGSsaggio del bolo; la conservazione dell'an- doplicatio Japaroscopica).
golo di His. Reflusso può osservarsi occasionalmente- in
!Oggetti normali a seguito del fisiologico rilasciamento Rejlusso gastroesofageo. Procedura elettiva per
transitorio del LES dopo la deglutizione. Ne aumentano la l'individuazione e la caratterizzazione è la pH-metria

Fig. XX.14. Ernie iatali. In A, ernia da scivola-


mento: la tasca erniaria, simulante un'ampolla
epifrenica (ma nel suo contesto è ben apprezza-
bile mucosa gastrica!), attraversa lo iato esofageo
slargato; la giunzione csofagogastrica è situata al
di sopra del diaframma; il tratto distale dell'eso-
fago C flessuoso. In B, emia paraesofagea: la
tasca ecniaria (punte di freccia) si è portata attra-
nia verso lo iato esofageo slargato a lato dell'esofago
(freccia curva), ma la giunzione esofagogastrica è
in sede normale; l'angolo di His è conservato.
422

; aÙa quaie è valida sco pia' nella dimostrazione dell'ernia iatale (ma il
in. età pediatrica, la scintìgrafia (99mTc solfuro colloi- dialogo sa bene di dover diffidare delle piccole er
dale). Lo studio baritato è poco sensibile: oltre la a meno che non siano presenti a riposo a paziente llle
metà dei soggetti con reflusso risultano falsi negativi; pino!). su-
i test di provocazione aumentano la sensibilità al 90%, Esofagite da rejlusso. L'endoscopia è la proced _
ma annullano la specificità. In linea di principio, tut- ra d'elezione nella diagnosi di esofagite da reflusu
tavia, se è osservato reflusso dopo compressione addo- lieve, nei riguardi della quale lo studio baritato
minale a paziente prono, e se il calibro dell'esofago a fagografia a DC!) è poco sensibile. Il quadro
livello del cardias è superiore a 2,5 cm, la natura pato- gico delle esofagiti medie e severe è invece ricco d'1
logica dell'evento può essere affermata con una accu- segni indicativi (fig. XX.l6):
ratezza diagnostica dell'80% (fig. XX.l5). Specifica ridotta distensibilità dell'esofago (alterazione
attenzione sarà rivolta alla valutazione diretta della puramente funzionale!);
velocità di detersione dell'esofago dal liquido re fluito, ispessimento delle pliche longitudinali (flogosi
che deve essere completa in 2-3 atti deglutitoti mucosa'. edema sottomucosot), talora limitato a una
Alterazioni della motilità. La videoregistrazione singola plica nel tratto distale della quale può apprez-
radioscopica è preziosa nella documentazione delle zarsi una protuberanza polipoide (il cosiddetto «po]i.
alterazioni della motilità (alterazioni della peristalsi po infiammatorio»);
terziaria con aspetto zigrinato dei contorni dell'esofa- scomparsa dell'aspetto liscio della superficie
go distale; comparsa di pliche trasversali; contrazione mucosa, che appare «sporca» (iperemia!);
precoce del muscolo cricofaringeo durante la deglutì- aspetto granulare della mucosa sollevata a mo' di
. zione). Lo svuotamento gastrico e duodenale può esse- pomfo (edema! flogosi!), talora di non agevole dif-
re documentato radiograficamente dopo somministra- ferenziazione dalla esofagite da Candida (v. para-
zione di pasti fisiologici o di indicatori solidi radio- grafo XX.2.6);
pachi (v. paragrafo XXJ), ma è in genere preferen- presenza di essudato infiammatorio che tende a
ziahnente oggetto di studio mirato mediante scintigra- rapprendersi in vere e proprie pseudomembrane,
fia. talora di grandi dimensioni e con aspetto similneo-
Ernie iatali. Molto importante è la ricerca di ernie plastico;
iatali, la cui presenza facilita il re flusso. Molte ernie erosioni e ulcere piatte multiple, a chiazza o a strie
iatali esistono senza coesistente reflusso, ma poche serpiginose, talora circondate da un alone edema-
esofagiti da reflusso esistono senza concomitante er- toso e da pliche fibrotiche radiate «a ruota di
nia. Nei pazienti con ernia non riducibile, la compe- carro>!;
tenza della giunzione esofagogastrica è severamente ulcere vere e proprie (cratere ulceroso profondo\):
alterata. Lo studio baritato è più sensibile dell'endo- il processo ulcerativo si diffonde in maniera conti-

Fig. XX. l S. Reflusso gastroesofageo. A


sinistra scintigrafia dopo somministrJ-
zione di un pasto fisiologico con aggiun-
ta di 99mTc-DPTA. L'attività, inizialmen-
te localizzata nello stomaco, risale in tem-
po successivo nell'esofago (freccia): la
curva attività/tempo ricavata da una re-
gione di interesse posizionata in corri-
spondenza del tratto distale dell'esofago
evidenzia graficamente il ripetersi di con-
teggi elevati endoesofagci in tutto il r:·
rio do dì osservazione a causa del persi·
stente reflusso gastroesofageo. A des/!11
l'esame baritato del tubo digerente pros·
simale evidenzia lo slargamento
to esofageo (punte di freccia) e l'ipotoma
dello sfintere esofageo inferiore agevo·
!ante il reflusso gastroesofageo (freccia);
non sono dimostrabili ernie iatali.
fJJbO digerente 423

nua, come nella colite ulcerosa, sì che il risparmio



dell'esofago distale ne suggerisce una diversa
ie

natura;
pseudodiverticolosi intramurale, nella quale
le raccolte di bario, le quali sembrano galleggiare

iO
al di fuori della parete esofagea senza apparente
).
comunicazione con il lrnne, si formano nei dotti
).
escretòri dilatati delle ghiandole mucose profonde.
di Stenosi. Complicanza frequente delle esofagiti
zate sono le stenosi, più o meno simmetriche
le renzialmente e serrate, a contorni lisci, a sede vicina al
giunto esofagogastrico (eventuali asimmetrie e
si rità saranno oggetto di immediata valutazione bioptica
la perendoscopica!).
z. Esofago di Barrett. Importante ma non comune
li- complicanza della malattia da reflusso gastroesofageo
è ]'esofago di Barrett, consistente in una metaplasia
ie col01mare precancerosa del tratto distale dell'esofago.
Cendoscopia e la biopsia sono indispensabili per
di dere la degenerazione maligna. Radio logicamente, nei
f. casi paradigmatici (ma purtroppo poco comuni!), la
a- mucosa esofagea assume un aspetto reticolare simile al
rilievo areolare gastrico. È più comune l'osservazione
di una stenosi o un'ulcera profonda a sede alta
e, te a ernia iatale e reflusso (v. fig. XX.16E).
O· In linea generale, la sensibilità dell'esofagografia
a DC è del 90% per quanto concerne le esofagiti, del Fig. XX.16, Esofagite da reflusso. Esofagografie a DC. Sono illustra·
ie ti i segni radiologici di più comune osservazione, ordinati in forma
95% per quanto concerne le stenosi. Uno studio radio- relativamente crescente di gravità. In A ridotta distensibilità del! 'eso·
a· logico accurato potrà dunque evitare molte endoscopie fago e lieve ispessimento delle pliche !ongitudinali. In B l'ispcssi"
di non necessarie. Si consideri che un'endoscopia del mento delle plichc 1: più marcato (punte di freccia) ed è bene
zabilc nel tratto distale dell'esofago un polipo infiammatorio
tubo digerente prossimale prospetta un rischio di sco). In C aspetto ((Sporco» della superficie mucosa. In D nel conte-
'): talità non del tutto trascurabile e un costo stimabile in sto del calco baritato esofageo risaltano difetti di riempimento multi-
ti· 3-4 volte quello dello studio baritato. pli nodulari (pseudomembranc!); il lume esofageo si restringe «a
punta di matita» verso il tratto terminale ed è bene apprezzabile una
piccola immagine di plus <\a spina di rosa)> (punta di freccia) di natu-
2.6. Esofagiti infettive ra ulccrativa; le pareti esofagee sono ìspessite (frecce);
,. La forma di gran lunga più comune è l'esofagite da
mento cicatriziale dell'esofago induce la risalita al di sopra del dia·
framma di una porzione del fondo gastrico (asterisco). In E pseudodi·

candida, la quale si manifesta soprattutto in soggetti verticolosi intramurale. In F la lunga stenosi del! 'esofago distale e la

,. con resistenze organiche compromesse, meno comu- presenza di un disegno mucoso similareolare nel contesto del tratto a
monte dilatato esplicitano due dei rilievi caratteristici dell'esofago di
lo nemente quale complicanza dell'esofagite da caustici Barrett.

ri·
odell'acalasia. Radio logicamente (fig. XX.17), nelle
go forme più superficiali si osserva l'alternanza di plac- razione con formazione di fistole e la stenosi
,0. che pseudomembranose e aree di mucosa indenne ziale.
,.. (aspetto «a selciato»); nelle forme erosive, le immagi- Cesofagite da herpes si manifesta per lo più con
>i·
ni di raccolta di bario o di plus (erosioni) e le immagi- ulcere discrete superficiali nel tratto medio dell'esofa-
,.
'Jll
ni anulari pseudopolipoidi (placche go senza formazione di placche, ed è in genere ben

nose) rendono irregolari i contorni e la superficie differenziabile dal quadro più vistoso della candidiasi
tia

l'esofago. Talora si riscontra pseudodiverticolosi esofagea.
a); tramurale. L: esofago può apparire atonico (ma il tran- Ulcere giganti piatte circondate da un alone
sito è normale!). Complicazioni temibili sono la matoso sono osservabili nella esofagite da cytomega-
424

Fig. XX.17. Esofagite da can-


dida. Il velo baritato esofageo
è reso ampiamente disunifor-
me dalla presenza di placche
pseudomembranose: si genera, Fig.XX.tR.Ste.
nel complesso, un caratteristi- nosi da caustici.
co aspetto ((a selciato)), Qua e RestringimentO
là sono apprezzabili piccole
esofageo scg.
immagini di raccolta baritata
tnentario imbu.
(erosioni mucose!) e alterazio- tifonne (punte di
ni «a margini di francobollm> freccia) con ri·
dei contorni esofagei (pseudo-
pristino gradua.
le del calibro a
membrane! ulcere!).
monte e a valle.
lovirus, infezione opportunistica frequente nei pazien- gico è correlato al grado di distensione dell'esofago,
,ti affetti da AIDS, alla sua attività cinetica (la perista\si maschera le vari.
Si pone spesso la necessità di differenziare queste ci), alla fase respiratoria (l 'espirazione forzata ne age.
lesioni da!l'acantosi glìcogenica, nella quale l'accu- vola la dimostrazione), e naturalmente alle dimensioni
mulo di glicogeno nelle cellule epiteliali induce la delle varici stesse. L'indagine va eseguita in stazione
comparsa di salienze multiple nodulari o a placche. eretta e integrata poi, per confronto, da radiogrammi
assunti \"n decubito prono. Si potranno osservare (fig.
2.7. Stenosi da caustici XX.l9) piccoli cordoni serpiginosi e monilifonni
(varicosi iniziale), difetti di riempimento nodulari
La stenosi è l'esito abituale dell'esofagite acuta da multipli ravvicinati con quadro risultante «a legno tar-
caustici, soprattutto da ingestione di sostanze alcaline lato» (varicosi conclamata). L'esofago è dilatato per
(fig. XX.18). Il restringimento è imbutiforme; a ipotonia; il verniciamento della mucosa è persistente
torni netti e paralleli, il lume è alquanto dilatato a per l'insufficiente «lavaggio» data la condizione di
monte, di calibro normale a valle; meno comune ipocinesia. I contorni esofagei sono dentellati per la
spetto «a corona di rosario>> con alternanza di tratti presenza di discinesie terziarie segmentarie.
ristretti e dilatati. Questi reperti, una volta stabilizzati, Le varici possono essere ben riconosciute anche
rimangono costanti: vanno differenziati dalle stenosi con ecografia endocavitaria (cordoni serpiginosi anc-
postesofagitichc e neoplastiche. cogeni), eventualmente associata a tecniche Doppler,
e in corso di TC con scansione contrastogratìca (strut·
2.8. Varici ture vascolari dilatate periesofagee). La valutazione
Le vene della metà distale dell'esofago drenano, in panoramica del sistema portale e importanti procedu·
dizioni normali, nel sistema portale; quelle della metà re interventistiche sono realizzabili per via angiogra·
simale nel sistema azygos. Nell'ipertensione portale sono fica (v, paragrafi XXL 1l e XXXIX22),
pressoché costantemente apprezzabili varici esofagee
li (spesso causa di sanguinamento imponente) percorse in 2.9. Corpi estranei
senso ,retrogrado verso il sistema azygos. Nelle mediastiniti
croniche e nella fibrosi idiopatica del Di ogni forma e tipo (ma il più delle volte si tratta
zione della vena cava superiore jnduce la comparsa di di protesi dentarie, spille, monete), si arrestano gene·
ci esofagee prossimali. ralmente in corrispondenza del restringimento aortico
o nella porzione terminale dell'esofago. Se radiopa·
Le varici esofagee sono di facile rilievo radiologi- chi, sono individuabili e localizzabili con l'esame
co, specie con esofagografia a DC. L'aspetto diretto nelle due proiezioni ortogonali; se
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __::.4;:::25

Fig. XX.19. Varici esofagee.


Esofagografia opaca. Nei due
terzi inferiori dell'esofago so-
no ben visibili i difetti di riem-
pimento multi pii generati dal-
le rilcvatezze varicose. Si os-
servi il caratteristico aspetto
o. serpiginoso del cordone vari-
o, coso estendentesi longitudi- Fig. XX.20. Lciomioma esofageo. TI tratto medio dell'esofago toraci·
·j. nalmente per lungo tratto del- co è slargato da una grossa massa (frecce) che ne occupa il lume nella
l'esofago (frecce). quasi totalità dando luogo a un vistoso difetto di riempimento amar-
gini regolari. L: esofago a monte è alquanto d"l!atato. Normale lo sto·
ni maco.
IC
renti, dopo somministrazione di bolo baritato (difetto
ni di riempimento!). invasione precoce del mediastino, localizzazioni secondarie
g. linfonodali. Le metastasi a distanza sono più tardive.
2.10. Tumori benigni Predispongono all'insorgenza del carcinoma esofageo
ni
tutti i fattori in grado di creare irritazione cronica della mu-
ri Sono circa 4 volte meno frequenti dei tumori maligni. cosa o ostacolo al transito del cibo (consumo di bevande e
r- Originano dalla .mucosa (papillomi, talora vere e proprie cibi molto caldi, forti alcoolici, diete ricche di spezie, esofa-
"te papillomatosi; adenomi) o dalla sottomucosa (leiomiomi, di
gran lunga i più fiequenti; fibromi; fibromixomi; neurofi-
gite, acalasia, sindrome di ustioni da cau-
stici, diverticoli). Il sintomo d'esordio, la disfagia, è già as-
j[ bromi; lipomi; emangiomi; amartomi). Il più delle volte sociato a una fase evolutiva alquanto avanzata (altezza me-
la sono asintomatici. dia della neoplasia di almeno 5 cm con interessamento cir-
confercnziale superiore ai due terzi del perimetro esofageo).
te Il loro aspetto usuale è quello di un difetto di Prospettive terapeutiche (chirurgiche o radioterapiche) sono
,_ pimento centrale o eccentrico, a margini netti e estremamente sfavorevoli in questa fase: da ciò la necessità
r, lari, senza alterazioni della motilità pari eta! e; il tratto di diagnosi in fase predisfagica. Nei paesi nei quali l'inci-
t- esofageo a monte può essere dilatato (fig. XX.20). denza è elevata (in tal une provincie della Cina la neoplasia è
endemica), le indagini di massa su pazienti asintomatici ma
te Talora assumono aspetto di polipi peduncolati simili in età a rischio (40-60 anni) hanno fornito notevoli risultati.
l- agli pseudopolipi dell'esofagite da reflusso. Nel nostro paese deve raccomandarsi il ricorso a uno studio
l-
radiologico dell'esofago il più attento possibile nel contesto
l.ll. Carcinoma esofageo di indagini sull'apparato digerente prossimale a qualsiasi
titolo effettuate.
Interessa, in ordine decrescente di frequenza, il terzo
medio dell'esofago toracico, la porzione Il carcinoma esofageo avanzato può presentare ra-
ta ca dell'esofago, il terzo inferiore e superiore toracico, il
,_ diologicamente aspetto infiltrante, polipoide, ulcerati-
lratto cervicale. Nel90% dei casi trattasi di carcinomi squa-
mosi; il l O% rimanente è costituito da adenocarcinomi vo, variciforme o misto. Nelle forme infiltranti (fig.
o XX.21 ), le più frequenti, l 'interessamento circonferen-
l-
generalmente localizzati nell'esofago distale e associati a
esofago di Barrett. Ha tendenza a diffondere nel Contesto ziale del lume è pressoché completo, sì da risultarne un
te restringimento concentrico, rigido, generalmente irre-
della parete verso l'alto e il basso lungo le reti linfatiche con
1-
conseguente interessamento più o meno esteso del viscere, golare; il tratto a monte è per lo più marcatamente dila-
stensione extraparietale del tumore nel tessuto act· .- i:·:·'-·\l
so periesofageo, alla trachea (caratteristica inden/po.:
ra die ')l
nore. bronco pnncipa\e
, ad. · atu.,
sini-
stro, a a t1r01 e, a pencar 10 e a11 'atrio sinist.1
0
all'aorta (rara e .diagnosticabile, quando
. la superficied1:
contatto tra l eswne e aorta e supenore a un qua 1 · •
della circonferenza del vaso), alle vene polmonari a;lo · ·!
pleura e ai pilastri diaframmatici. La TC dà dhn;st :_•. 1'
zione (molto
!e con : c.onsueti limìti
Fig. XX.21. Carcinoma eso- mtnnsec1 al cnteno dunenswnale; mdtvidua, infine
fageo. La neop!asia assume con precisione metastasi polmonari, epatiche e cere:
!'aspetto di stenosi anulare b:ali, frequenti negli adenocarc.inomi d.ell'esofago
estesa per un tratto di circa 5
cm. Si osservi la presenza di
dtstale. La RM non offre vantaggi sostanztali rispetto
una componente aggettante alla TC nella stadiazione dal carcinoma esofageo, con
nel tratto esofageo a monte l'eccezione dei casi con infiltrazione pericardica e
alquanto dilatato e il passag- aortica. Grande importanza assume, viceversa, l'eco-
gio brusco «a scalino» tra
parete indenne e parete inte- grafia perendoscopica per la possibilità che offre di
ressata. La parete esofagea è analizzare l'estensione in profondità (intra- ed extra-
notevolmente ispessita (frec- parietale) del tumore e di localizzare linfonodi locore-
cia curva).
gionali (v. fig. XVI1.6).
tato; il passaggio tra parete esofagea indenne e parete
interessata ha luogo con una tipica rientranza «a scali- Con il termine di carcinoma esofageo iniziale («eady
esophageal cancen>) si intende un carcinoma limitato alla
no»; le forme più estese circonferenzialmente configu-
mucosa e alla sottomucosa senza metastasi linfonodali; il
rano un vero e proprio carcinoma anulare. Nelle forme termine carcinoma superficùlle, invece, sottintende un coe-
polipo idi sono presenti formazioni aggettanti irregola- sistente interessamento linfonodale. Questi carcinomi, a
ri variamente estese; la parete corrispondente è rigida e prognosi meno drammatica dei precedenti, possono svilup·
per lo più retratta verso l'interno; l'interessamento cir- parsi in forma aggettante verso i! lume, superficiale (la
conferenziale è incompleto, sì che ne risulta un restrin- lesione tende a diffondersi in superficie), depressa (erode o
gimento eccentrico del lume con dilatazione a ·monte ulcera la mucosa e la sottomucosa). La diagnosi radiologicà
modesta e incostante. Le ulcerazioni sono frequenti in è di sospetto: l'esofagografia a DC può evidenziare !c ·
tutti i carcinomi esofagei, ma nelle forme ulcerative è
presente una grossa massa profondamente ulcerata, con
aspetto «a meni sco» e margini irregolari. Nelle forme
varic!formi la diffusione sottomucosa si manifesta con
estesi e tortuosi difetti di riempimento associati
nosi modesta del lume, non facilmente differenziabili
dalle varici esofagee.

Stadiazione del carcinoma esofageo. Richiede la


valutazione della profondità di estensione parietale del
tumore, del coinvolgimento di strutture circostanti,
della diffusione secondaria linfonodale locoregionale
e mytastatica. Tecnica di prima istanza, in proposito, è
Fig. XX.22. Carcinoma esofageo. TC con scansione contrastogrdfica.
la TC, che permette di evidenziare la lesione sotto La parete esofagea è circonferenzialmente ispcssita; il lume, contra-
forma di ispessimento focale o circonferenziale della stalo dall'aria presente nel suo contesto, irregolarmente
parete (il cui spessore supera i 5 mm), senza peraltro trachea è dislocata in avanti e improntata sul suo contorno postenore
L'opacizzazione dell'arco aortico e del tratto orizzontale della
consentire di valutare l'infiltrazione dei singoli strati azygos rende possibile valutarne le pareti in contiguità con la
(fig. XX.22). È invece possibile> con sensibilità meno tumora!e escludendo, per !a presenza di piani di clivaggio ben dcfm11t
elevata di quanto avviene in altre sedi, evidenziare l'e- (frecce), l'infdtrazlone secondaria.
i:::,':·\{,· . e protwdenti e depresse, quasi mai quelle superficiali le dell'esofago da parte di carcinomi del cardias e del fondo
Q.:.:: . . . XX23). Cendoscopia con prelievi bioptici mirati ne gastriCo.
u. ' ,.,,;: il riconoscimento sicuro. I linfomi primitivi dell'esofago (quasi sempre !infami
lÌ· rons non-Hodgkin) sono più rari di quelli secondari all'invasio-
o, ne della parete da parte di linfonodi linfomatosi. Radiolo-
di J.f2. Altri tumori maligni gicamente si osserva un quadro simile a quello dell'inva-
lo
la
l Trattasi di lesioni più o meno rare che andranno comun-
considerate nella diagnosi differenziale del carcinoma
sione metastatica per contiguità, ma alcuni Jinfomi si svi-
luppano in forma di noduli multipli sottomucosi (differen-
a-

l ljil e
. .
Jlleiomiosarcomil trae ongme dalla muscolatura hscJa
. .
d•ltratto medio e distale dell'esofago e si sviluppa in forma
ziazione dalle varici e dalla esofagite da candida!), di slar-
gamento plicare, di masse polipoidi, di stenosi, di acalasia
secondaria.
ìti
meno in forma Aspetto simile ai linfomi assume il sarcoma tli Kaposi,
,.
te,
lesione primitiva non m rapporto alla prees1stenza d1 un che si manifesta in circa un terzo dei pazienti affetti da
AIDS. e interessa in metà dei casi il tubo digerente.
kiotnioma.
lO Aspetto caratteristico di grosse masse polipoidi che ri-
lo oonfiano l'esofago ma solo raramente producono ostruzio-
Jil assumono alcuni tumori contem;nti elementi carcinoma- 3. Stomaco
e IOsiesarcomatosi (carcinosarcoma). Modemamente le mol-
O· lcplici varietà appartenenti a questo gruppo sono accomu- LO studio dello stomaco può essere effettuato con
di sotto la dizione comprensiva di «tumori a cellule fu- finalità morfologica o con finalità funzionale. Nello
·a. siformi)).
.,. La presenza nella mucosa esofagea di melanoblasti ren-
studio morfologico si fa uso di sospensioni baritate in
grado di indurre un verniciamento a strato sottile della
de conto del possibile sviluppo di melanomi primitivi. L'a-
spello usuale è quello di·una grossa massa polipo ide indi- mucosa gastrica; il lume è preliminarmente disteso
dy slinguibile su base radio logica dalleiomiosarcoma e dal car- con gas; tono e cinesi sono depressi farmacologica-
Ila dnosarcoma. mente. Si ottiene così una rappresentazione a DC della
.il Le metastasi (da invasione diretta della parete esofagea superficie gastrica (donde il termine di esame
da parte di carcinomi dello stomaco, del polmone, della logico di superficie) nella quale sono bene individua-
laringe, della faringe, della tiroide, di linfonodi metastatici, te pliche e areole (fig. XX.24).
più raramente originanti per diffusione ematogena), induco-
no una vistosa e più o meno irregolare impronta estrinseca Il paziente è a digiuno dalla sera precedente l'indagine
dd contorno esofageo. Meno comunemente si presentano in (che è convenientemente effettuata al mattino). Subito
forma di restringimento.anulare serrato o di masse polipoi- prima dell'inizio si somministrano e.v. 0,1 mg di glucagone
di. Quadri di acalasia secondaria indistinguibili dalle forme o 20 mg di Buscopan onde indurre una valida ipotonia
primarie possono risultare dall'invasione del tratto termina- gastrica (il glucagone è in ciò preferibile per l'azione più
intensa e prolungata). li paziente, posto in decubito prono,
viene quindi invitato a ingerire, con l'aiuto di 5-10 ml di
acqua, una dose di polveri effervescenti in grado di svilup-
pare circa 400 ml di acido carbonico, e successivamente,
sotto controllo radioscopico, 100 mi di una sospensione di
solfato di bario a elevata adesività mucosa e ad alta concen-
traziO:ne (250% p/v). A verniciamento gastrico realizzato, si
procede all'assunzione di una sequenza standardizzata di
radiogrammi dello stomaco e del duodeno, a elevata defini-
zione, a paziente inizialmente in decubito dorsale (AP,
OAD, OAS, LL destra, ancora OAS e OAD), poi in decubi-
Fig. XX.23. «Early esophagcal can"
ceDJ. L'csofagogramma a DC evi" to ventrale (PA e OPS), infine in stazione eretta (immagini
denzia la presenza di una lesione mu- seriografiche del fondo gastrico e dell'esofago). Essenziale
cosa appena protrudente verso il lu- è la possibilità di passaggio immediato dall'osservazione
me estesa per un tratto di gua! che cm radioscopica alla ripresa radiografica (radiografia mirata) e
di lunghezza (frecce). Si associano la documentazione seriograjìca di rilievi importanti. La
minime irregolarità marginali. La
conferma della natura neoplastica
videoregistrazione è utile per lo studio dei casi più com-
della lesione è stata ottenuta dopo plessi. La radioscopia digitale offre i vantaggi della revisio-
complemento endoscopico e prelie" ne a posteriori dell'indagine e della scelta delle immagini
vo bioptico mirato. più significative che saranno oggetto di documentazione.
Fìg. :X.\':._24. I; esame radio logico i(di
supe.rfie!Cl> gas:roduodenale. Si os.
scrv1la buona dmJOstrazionc del di-
segno areolare gastrico; il rilievo p\i.
care, poco apprezzabile nello sto.
maco per l'appiattimento indotto
dalla distensione gassosa, è ben dc.
li_neato nella seconda e terza por-
ZIOne duodenale. Nel dettaglio dd
fondo gastrico (in alto a destra) è
chiaramente apprezzabile l'imma-
gine arciforme del cnrdias. 1

Alternativa all'esame radiologico di superficie è Lo studio fimzionale dello stomaco ha per oggetto
costituita dall'esame tradizionale con pasto baritato, la valutazione delle attività di rimescolamento, di trì- .l[
il quale consente una riproduzione «a calcO>> del lume turazione e di svuotamento. È spesso condotto per via
gastrico con dimostrazione della morfologia cavitaria radiologica con assunzione di radiogrammi a inter-
in condizioni più fisiologiche di tono e di cinesi (fig. valli di tempo predefiniti dopo somministrazione di ··-1
XX.25). pasti fisiologici o parafisiologici ai quali sono aggiun- , .
te piccole quantità di solfato di bario o dischetti di
Il paziente, in stazione eretta prima e in decubito' prono polietilene contenenti nellùro contesto solfato di bario !'
poi, berrà a grossi sorsi una sospensione di solfato di bario (v. paragrafo XX.8.8). L'ecografia consente di seguire
al 60% p/v (il «pasto baritatm>) sotto osservazione radio- «in tempo reale», senza rischio biologico, le attività di
scopica. Una tecnica corretta prevede ]'.esplorazione tan-
rimescolamento e di triturazione, e di determinare con
genziale di tutta la superficie gastrica mediante progressiva
obliquazione «mirata» del paziente. La compressione semplicità il tempo di svuotamento gastrico. Tuttavia,
«dosata» distrettuale mediante apposito accessorio consen- per uno studio analitico è necessario il ricorso alla
tirà di verificare la sofficità della parete nel con- scintigrafia.
tempo di meglio dissociarne le immagini dci vari tratti.
L esame è proseguito fino a documentazione del bulbo e Arjalogamente a quanto avviene per lo studio del transi-
della C duodenale. to esofageo, il bolo alimentare è preparato mescolando aun
pasto s'oli do o liquido, di composizione variabile a seconda · -l
L'uso del solfato di bario può presentare rischi in del tipo di valutazione che si intende effettuare, un piccolo
caso di sospetta perforazione (l'eventuale spandimen- quantitativo di radiofarmaco non diffusibile attraverso la j'
to in cavità peritoneale è causa di gravi peritoniti spes- parete gastrica (in genere, 99mTc solfuro colloidale). Il pasto ,!
so e di sospetta occlusione (la quale può essere solido più comune è costituito da un toast contenente un
uovo sodo nel quale la soluzione radioattiva è introdotta,
peggiorata dalla formazione di bari tomi). In questi ca-
mediante siringa, prima della cottura. Utilizzando radioiso·
si, come pure nel controllo precoce dello stomaco ope- topi con diverse energie di emissione (ad esempio, 99mTc e
rato, si utilizzano MdC iodati idrosolubili disponibili 111
In) è possibile valutare con unico studio sia lo svuota·
in apposite preparazioni addizionate di agenti mento dei liquidi che quello dei solidi (fig. XX.26).
sizzanti, edulcoranti e aromatizzanti (Gastrografin, l: acquisizione ha luogo o con scintigrafia statica (le imma·
stromiro). gini sono assunte inizialmente ogni 5 minuti, facendo deam-

l
·'
.. J

-----

«grande curvaturm! ). Si definisce <ifondmJ tutta la parte di sto-


maco situata al di sopra di un piano convenzionale orizzontale
passante per il punto più basso del cardias; «corpoJJ quella par-
te di stomaco compresa tra il fondo e un piano convenzionale
sagittale abbassato dall'angulus; «antroJJ il tratto restante. Al-
l'antro segue il «canale pilorico», breve, lineare, sottile, che si
apre ortogonalmente nella base bulbare. Fondo e corpo sono
situati subito a sinistra della colmma vertebrale (tra Dl Oe L4);
l'antro incrocia la linea mediana e si porta a destra di essa;
il canale pilorico è per lo più situato all'altezza di L2. Con il
passaggio dalla stazione eretta al decubito, !o stomaco risa-
le più o meno marcatamente verso l'alto a seconda del suo
stato tonico (fino all'equivalente di 2-3 corpi vertebrali). I
diversi segmenti gastrici non sono disposti sullo stesso pia-
,..
<<di
no in senso frontale: il fondo è situato alquanto più poste-
riormente rispetto all'antro; il corpo è anteriore. In dccubi-
di-
pli-
;to-
1Uo
do.
101-
dd
l)Ì!
11a-

tto
trì- l
via
er-
di
l fig. XX.25. n «calco» gastrico a grande riempimento baritato. A
m- ..
di l' in stazione eretta, il contenuto gassoso delinea il fondo
gastrico ipcrtrasparcntc; tra questo e il corpo (C) intensamente
mdioopaco si interpone il cosidctto <<strato mucoso di Schlesinger))
(.1sterisco). A"' antro; pc= piccola curvatura; gc"" grande curvatura;

l
rio 35000
a"' angulus; cp = canale pilorlco. 30000
ire
di
:on
·i a,
Ila
bulare il paziente ne !l 'intervallo, poi' ogni l 0-15 minuti fino
a svuotamento gastrico completato), o meglio con scfnti-
gmfia sequenziale per 30-45 minuti e poi con scintigrafia
- ..
statica. La valutazione è basata sull'osservazione delle ""'
immagini scintigrafiche e sulla elaborazione di curve atti-
o ..........,_ _ _,__,_.
vità/tempo per una regione di interesse definita sull'area
tsi- gastrica. indagine è particolarmente efficace per eviden-
Q $ ! ! n
un ziare l'effetto di particolari farmaci sullo svuotamerito
>la gastrico, l'efficacia della terapia instaurata, eventuali effetti Fig. XX.26. Fotoscintigrafia sequenziale del! o stomaco.l! paziente ha
olo l gastrici indesiderati di farmaci somministrati per una pato-
ingerito un uovo sodo all'interno del quale è stato preliminarmente
' iniettato, in adeguata quantità, solfuro colloidale di 99mrc. Successi-

l!
la logia primitiva extragastrica. vamente, con intervallo di 4 minuti l'una dall'altra, sono state acqui-
sto site immagini scintigrafichc dell'area gastroduodenale per un tempo
un Nclnormotipo, in stazione eretta, lo stomaco ha forma <ia totale di 4 ore. Le immagini riportate in figura (0, 2, 4, ... 14) mostra-
tta, Uncino» (v. fig. XX.25): ha quindi un'asse «spezzatO>) no come l 'attività di rimcscolamento gastrico «fonde)) progressiva-
so· luito da una componente prossimalc verticale (situata a sinistra mente i singoli boli radioattivi deglutiti in un unico bolo, mentre nel
ce della linea mediana) e una componente distale obliqua verso contempo ha luogo il rienipimento del duodeno c la diminuzione del-
l'attività radioattiva totale 'presente nello stomaco. La rappresentazio-
•ta· destra e verso l'alto. Il punto nel quale l'asse cambia direzione ne grafica del vuotamcnto gastrico durante il post-prandium (per un
6). &definito «angulusJJ ed è sempre visibile a metà circa della tempo totale di 220 minuti) è ottenuta riportando in ordinata l'attività
Ja·
m· l marginale gastrica rivolta verso il fegato (la <<piccola cun'atu-
l"a>i, alla quale decorre parallela suli 'altro versante gastrico la
radioattiva presente nel! 'intera arca gastrica (conteggihnin) in funzio-
ne del tempo in ascissa

l
430

to supino il bario tenderà a raccogliersi nel fondo; in decu- Le «areole» gastriche sono riscontrabili, con l'e
bito prono nel corpo e nell'antro. me radiologico di superficie, in circa il 50-75% ·.·'f
Nellongitipo lo stomaco è allungato (il tratto più basso casi, per lo più nella metà distale del corpo e nell'aut et
del corpo può trovarsi anche al di sotto della cresta iliaca), ma raramente su tutta la superficie gastrica; con l' esamero,
nel complesso è mantenuta la disposizione sopra descritta. l meno frequente (20%)«ae i
ca.l co» 1.'ll oro nsco.ntro
· e' m?.to
Nel brachitipo, viceversa, lo stomaco è quasi irasversoposto,
continuativamente curvilineo con concavità prossimale pnvo d1 prospethve anahtlche. Nel suo insieme 1 - ·!
(aspetto <<a corno di torello rovesciato») senza netta apprez- superficie gastrica ricoperta da areole ha un aspetto <a
zabilità dei due semiassi. rete di pescatore>\ nella quale le maglie, radiopache
la deposizione di bario, sono costituite dal solco che eh·:
Sulla superficie gastrica sono apprezzabili le pii- conda ogni singola sali enza papulosa areolare; la parte
che mucose e le areole (fig. XX.27). Le <pliche» sono centrale, radiotrasparente, rotondeggiante ovalare 0
salienze della mucosa create dallo stato di contrazione poligonale, di circa 2-3 mm di diametro, corrisponde
della muscularis mucosae: sono pertanto entità funzio- all'areola propriamente detta.
nali cangianti nel loro aspetto. Si presentano come
immagini nastriformi radiotrasparenti, di larghezza Il progressivo attenuarsi dell'ipotonia farmacologica
variabile tra 2 e lO mm, in numero di 8-9, disposte si riduce _più_per il Busco?an che per
Il glucagone, dopo c1rca lO mmutl) rende possibile con lo
parallelamente, delineate dal bario che si insinua nei studio a calco, la valutazione della <<cinesi gastricw>. L: onda
solchi interplicari (che appaiono quindi radiopachi). peristaltica origina dalla parte alta del corpo gastrico ed è
Sono ben visibili nel corpo, soprattutto lungo la gran- apprezzabile sotto forma di duplice incisura contrapposta
. de curvatura, alla quale decorrono parallele; general- sulla piccola e sulla grande curvatura. Questo «anello d(
mente assenti nell'antro. Una lieve sinuosità e tenden- contrazionett si sposta progressivamente in senso longitudi-
za alla fusione possono rientrare nei limiti della nale verso l'antro ove si arresta e si approfondisce marcata-
norma. La loro visibilità diminuisce progressivamente mente fino a biloculare lo stomaco («pseudosfintere antra.
con l'aumento dell'ipotonia farmacologica e della le>>). L'antro entra quindi in fase di contrazione concentrica
distensione gassosa dello stomaco. L'analisi delle pii- e vuota il suo contenuto in duodeno se il piloro si apre, lo
rinvia verso il corpo se il piloro rimane chiuso. L'apertura
che è possibile con l'esame «a calco» a piccolo riem-
del piloro è prodotta dalla trazione che fasci di fibre longi- .
pimento e compressione dosata: la loro rappresenta-
tudinali antrali esercitano sulle fibre circolari dell'anello . !1
zione, tuttavia, è molto parziale e ben lontana da quel- pilorico. La sequenza ((Onda peristaltica, contrazione antra-
la ottenibile con l'esame «di superficie». Je, apertura pilorica» ha inizialmente cadenza alquanto irre- '
gelare: periodi di attività e di sosta si·susseguono; successi" 11
vamente si regolarizza a un ritmo di circa 3 replicazioni al .1

minuto. Simultaneamente hanno luogo movimenti ·meno


definiti di rimescolamento del contenuto gastrico. Il vuota- · l
mento dello stomaco è prcssochè completo in 3 ore circa.

Da un punto di vista funzionale, il corpo gastrico


ha per lo stomaco la stessa funzione motoria che il
segmento tubulare ha per l'esofago; il tratto antropi!o-
rico la stessa funzione del segmento vestibolare. l!
fondo gastrico funge da serbatoio in grado di ridurre i
valori pressori endogastrici al di sotto del livello di
superamento di quelli del giunto esofagogastrico.

Allorquando l'esame a calco è effettuato in prima i sta n·


za, in assenza di ipotonia farmacologica, è possibile l'ac·
quisizione di dati di un certo interesse anche sulla ((quantità
di secreto a digiuno» e sul ((/onoJ> gastrico. In stazione eret·
ta, l'aria presente nello stomaco si raccoglie nella sua parte
più alta, il fondo, producendo una immagine «a semihmm)
Fig. XX.27. Dettagli del rilievo plicare e del disegno areolare (v. a convessità prossimale e limite distale orizzontale,

l
testo). mente radiotrasparente, la ((bolla gassosa)), apprezzabile gw

.J
rubo digerente 431

\]'esame diretto radioscopico. Man mano che il paziente talora per lo studio dello svuotamento gastrico.
a ,,risce bario, tra la bolla gassosa e la sospensione barita- LecOgrafia perendoscopica, eseguita con modalità
• intensamente ra d'wpaca, srmterpone
.. uno strato d'1 secre- analoghe a quelle descritte per l'esofago, consente una
w, galleggiante («strato mucosa di Schlesingem ). L'altezza accurata valutazione delle tonache parietali (utile
strato aumenta in caso di ipersecrezione a digiuno soprattutto nello studio della giunzione esofagogastri-
(\a questa osservazione ha, in pratica solo valore orientati-
ca) e del pancreas (evidenziazione di piccoli tumori
Se il tono dello stomaco è normale, le pareti del corpo
una certa resistenza alla distensione neuroendocrini!- v. paragrafo XXIII.14).
della sospensione baritata: radioscopicamente. sr
il costituirsi di un'immagine triangolare a vertrce 3.1. Semeiotica radiologica generale
distale; l'ul1eriore.ingestione di la
gastrica lungo la p1ccola curvatura fmo a raggrungere rl trat- (rilievi semeiologici radiologici sono quanto mai
to antropilorico e quindi distenderà a ritroso lo stomaco vari: possono riguardare la forma, la grandezza, la
lungo la grande curvatura fino a conferirgli l'usuale sede, il tono, la cinesi, la secrezione, la superficie
logia@ uncino». Se lo stomaco è ipotonico, la mucosa, la parete. Alcuni hanno interesse sufficiente-
haritata vincerà immediatamente la resistenza parietale e s1 mente generale per dover essere qui ricordati.
:a depositerà nella parte più bassa del corpo.
:r
Lo stomaco, in presenza di processi patologici di diver-
lo La compressione dosata della parete addominale ante- sa natura, può conformarsi in due concamerazioni distinte
la riore mette in evidenza il rilievo plicare. 11 suo aspetto è (biloculazioue- fig. XX.28). Nell'ipotonia il bario si rac-
è alquanto diverso da quello evidenziato con l'esame di
la coglie nella parte più declive del corpo gastrico e la sfianca;
superficie. Le pliche sono apprezzabili lungo tutto lo sto- la piccola e la grande curvatura, stirate, si addossano l'una
dt
maco, antro compreso. Hanno disposizione reticolata .nel all'altra costituendo il collo di una sorta di 11clessidra» la cui
i-
fondo, longitudinale nel corpo, nell'antro e nel canale pllo- fiasca superiore è formata dal fondo gastrico. Biloculazione
a-
rico. A grande riempimento sono apprezzabili solo lungo la può essere indotta dalla formazione di anelli di contrazione

grande curvatura, alla quale, nel portarsi dalla faccia ante- profonda della muscolatura circolare, per lo più quale rispo-
"lo riore a quella posteriore gastrica, conferiscono un aspetto sta funzionale dello stomaco alla presenza di una spina irri-
fittamente ondulato: il rilievo di un ingrandimento plicare, tativa gastrica (ulcera della piccola curvatura) o extragastri-
ra
valutato attraverso l'aumento del «passo» delle ondulazioni, ca (colecistite, pancreatite, appendicite). Carcinomi infil-
:i-
lo i non ha oggi più l'importanza che in passato gli si conferiva tranti la parete del corpo gastrico possono dar luogo a \\cles-
,_ ritenendolo (erroneamente!) correlato al rilievo clinico di sidre maligne»: la stenosi è rigida e ha contorni più o meno
e-
;i- l
l
l
gastrite. irregolari. La retrazione del piccolo epiploon secondaria alla
penetrazione di un'ulcera fa assumere allo un tipi-
al l La TC - condotta in forma ottimale con prelimi- co aspetto «a borsa di tabacco» con dilatazione della regio-
nare ipotonizzazione della parete gastrica (glucagone ne antrale. La risalita del corpo gastrico a un livello più e/e-
10
a- l o Buscopan e.v.), somministrazione per os di MdC a
basso valore di attenuazione (acqua o polveri efferve-
scenti), iniezione e.v. a bolo di MdC iodato, scansione
:0 a strati sottili (5 mm) con acquisizione volumetrica
il spiroidea in unica apnea- rende possibile evidenziare
o- ispessimenti focali parietali flogistici e neoplastici
Il anche modesti (>5 mm), perforazioni (raccolte aeree o
:i liquide perigastriche o sottodiaframmatiche!) e talora Fig. XX.28. Le biloculaziOni
di varici sottomucose. gastriche. n = stomaco norma-
tonico «a uncinOl>; a= stomaco
r ecografia transaddominale è in grado di eviden- ipotonico «a clessidra)); b =
ziare le singole porzioni gastriche in base alla sede e ai biloculazione gastrica funzio-
111-
rapporti con gli organi contigui, le pliche in forma di nale in presenza di ulcera della
!C· piccola curvatura per spasmo
ilà multiple linee parallele alternativamente ipo- e ipere- profondo contrapposto («segno
et- cogenc. La bolla gassosa gastrica può essere fonte di dell'indice»); c = «clessidra»
rte artefatti. La sensibilità dell'indagine è inferiore a quel- maligna; d= stomaco «a borsa
3)) la della TC nei riguardi sia degli ispessimenti parieta- di tabacco>> per retrazione epi-
ploica in presenza di ulcera
;a- li, sia delle perforazioni. È largamente utilizzata in età della piccola curvatura; e= sto·
1ià
l
pediatrica per la diagnosi di ipertrofia del piloro e maco <m cascata>>.

j
432

vato rispetto al fondo (sollevamento da parte della flessura


splcnica; relaxatio diaframmatica) suddivide lo stomaco in
una tasca posterosuperiore (il fondo) e una anteroinferiore
(il resto dello stomaco): all'esame diretto sono visibili due
«bolle gassoseì>; il pasto baritato, dopo aver riempito la
)

o
prima tasca, scende «di colpo)) nella sottostante («stomaco
a cascata»). Una situazione particolare di biloculazionc con
ostruzione è costituita dal volvolo (v. paragrafo XXJ.5). o
La forma dello stomaco può essere alterata per !'im-
pronta su di esso esercitata da organi adiacenti aumentati A B
di dimensione (la flessura sinistra meteorica e la milza
ingrandita danno impronta sulla parte alta delhi grande Fig. XX.30. Aspetti semciologici delle lesioni protrudenti c aggetta _
ti. Raffigurazione schematica di un'ipotetica sezione trasversale
curvatura; il fegato su tutta la piccola curvatura; il pancreas stomaco. La lesione protrudente (A), se colta di profilo (A), assumo
solleva la regione antrale e il polo inferiore gastricO). L'im- l'aspetto di «plus» marginale; se situata parete declive
pronta è in genere regolare, si modifica con il variare del aspetto <m ccrchiellm> quando non riempita di bario (B), di <<raccolt
decubito, non altera la peristalsi. radioopaca>l a contorno netto verso l'esterno quando riempita di
La gastrectasia è il piU delle volte la risultante di un'o- (C); se situata sulla parete proclive (D) assume costantemente aspetto
struzione pilorica o duodenale organica (ulcera, carcinoma «a ccrchiellm>. La lesione aggettante (B), se colta di profilo (A), assu.
me l'aspetto di masscrella solida Impiantata sulla mucosa; se situata
-fig. XX.29); spesso è semplicemente in rapporto a una sulla parete declive assume aspetto M cerchiella>l quando non verni.
situazione di atonia gastrica; piU raramente ha origine fun- ciata da MdC (B), di «anello)) a contorni netti verso l'interno e sfu.
zionale acuta (dilatazione gastrica acuta non ostruttiva). mati verso l'esterno quando circondata da bario (C); se situata sulla
Le alterazioni di sede dello stomaco, eccezion fatta per parete proclivc (D) assume costantemente aspetto «a cerchiello)). La
il situs viscerum inversus e per lo stomaco mediano della compressione dosata agevola la differenziazione di tutti questi reper-
ti. Le immagini 8 e C si trasfonnano l'una nell'altra se si induce lo,
microgastria, sono di origine acquisita (ernie, relaxatio spostamento della raccolta di bario: ciò non può ovviamente accade-
diaframmatica, ptosi, spostamenti estrinseci). La ptosi vera J"e per le immagini D situate sn!la parete proclive.
dello stomaco con distanziamento del fondo dalla cupola
diaframmatica e abbassamento del piloro, è rara; più
comunemente si riscontra la ptosi isolata del piloro (in milza, pancreas e stomaco sono considerati nei relativi
condizioni normali situato all'altezza di L2) per sposta- capitoli. L'ingrandimento dello bo sinistro del fegato dà
mento da parte del fegato ingrandito o in conseguenza di impronta sull'antro e sul ginocchio superiore duodenale.
una ptosi vera del fegato. In linea generale, qualunque processo che occupi spazio
I rapporti del fondo gastrico con la flessura sinistra del nella cavità addominale solleva il mesocolon trasverso e lo
colon (che gli è situata posteriormente e lateralmente); del stomaco (che si orizzontalizza su un piano prossimale
corpo gastrico con il colon traverso, dell'antro con la fles- rispetto a quello bulbare). La spostabilità gastrica è climi·
sura destra, rendono conto degli spostamenti che lo stoma- nuita in presenza di periviscerite o di infiltrazioni neopla-
co subisce allorquando il colon è dilatato. I rapporti tra stiche.
Lo stomaco può andare incontro a fenomeni di gastro-
spasmo totale (riducendosi a una fettuccia nastriforme cur-
vilinea), ma in genere risposte ipertoniche riflesse a flogosi
di organi addominali o a situazioni tossiche interessano più
selettivamente l'antro o il piloro. La differenziazione da le-
sioni organiche è difficile anche perché spesso la sommini-
strazione di antispastici non modifica il quadro funzionale.
lpo-, iperperistalsi, discinesie possono manifestarsi in .,
'
affezioni organiche dello stomaco e in via riflessa in pre-
senza di affezioni di altri organi. Nelle lesioni ulcerative
peptiche l'onda peristaltica caratteristicamente ((Salta» la
nicchia e riprende a valle. Il tempo di svuotamento gastrico
può essere ritardato o accelerato.

Le alterazioni della superficie gastrica


riguardare le pliche mucose e le areole. Delle pliche SI
considereranno: la larghezza (da ritenere patologica al
Fig. XX29. Gastrectasia da ostruzione pllorica ulcerosa. Si Osserva il di là dei.15 mm); la rilevatezza (valutabile lungo la
grande quantitativo di ingesti residui. grande curvatura con l'esame «a calcO>> a pieno riem-
[ilbo digerente 433

pimento!; decorso (lineare .o co è abnormemente piccolo, mediano, ha forma tubulare


intern!Zloni, convergenze o fuswm d1 phche adiacen- verticalizzata, sovrasta il piloro incontinente. Nell'atresia
ti); la forma (è frequente nelle gastriti superficiali un parziale è presente un diaframma incompleto con orifizio
aspetto «a corona di rosario»); la sofficìtà o la rigidità centrale per lo più in sede prepilorica: l'esame diretto dimo-
(compressione dosata!). Alterazioni plicari possono stra la sovradistensione gassosa dello stomaco; con il pasto
baritato può dimostrarsi la presenza del setto mucosa. Nella
riscontrarsi, come vedremo, praticamente in tutti i tipi duplicazione gastrica può apprez7..arsi una grossa forma-
di patologia gastrica. zione simildivcrticolare in comunicazione con la cavità
Lo studio delle alterazioni delle areole (ingrandi- gastrica; se la comunicazione è assente si avranno solo
mento, irregolarità di forma, canceUazione o scompa- segni di compressione estrinseca.
[linamento dei solchi) non ha condotto a conclusioni
Sembra accettata la loro precocità di com- 3.3. Diverticoli
parsa in alcuni tipi di gastriti.
Erosioni, ulcere lineari superficiali e ulcere pepti- I diverticoli dello stomaco sono rari. Congeniti o
che si presentano con la tradizionale «immagine di plus» acquisiti, veri o falsi, sono in genere localizzati in sede
nell'esame a calco (ma il riscontro delle lesioni più su- iuxtacardiale. Possono essere visibili già all'esame
perficiali è eccezionale!); nell'esame di superficie, con diretto (immagine di piccolo livello idroaereo adiacen-
«immagine di raccolta di bari@ che risalta nel conte- te alla bolla gassosa). In corso di esame baritato
sto di tratti di mucosa a rilievo plicare e areolare nor- appaiono come. estroflessioni sacciformi della parete
male o (più frequentemente) alterato (frg. XX.30A). gastrica, rotondeggianti, a contorni netti e regolari, di
I.:aspetto morfologico dell'ulcera peptica, variabile cor- grandezza variabile, in comunicazione con la cavità
·",_ mediante un largo colletto (fig. XX.31); il riempimen-
relatamente alla fase evolutiva, è esaminato nel para-
lo • to e lo svuotarnento sono agevoli e rapidi; in stazione
grafoXX.3.9.
Tutto ciò che «aggetta>> verso il lume gastrico crea eretta sono pluristratificati (bario in basso, liquidi di
((difetto di riempimentm> nel contesto del «calco>> del ristagno in centro, aria in alto). I rarissimi diverticoli
oi lume (ma, soprattutto allorquando le sue dimensioni pilorici sono piccoli e simulano una nicchia ulcerativa
là sono inferiori al centimetro, si richiede al radiologo (nessun altro segno caratteristico di questa lesione è
e. una grande perizia tecnica per la sua individuazione e però presente).
IO analisi); con l'esame «di superficie», viceversa, può
lo essere direttamente apprezzato e riconosciuto compiu-
le tamente nella sua morfologia (fig. XX.30B): ciò ha
i-
l-
aperto possibilità diagnostiche sconosciute alla radio-
logia tradizionale (vedi, ad esempio, il Ii conoscimento
,_ dei «carcinomi iniziali e superficiali» limitati alla sot-
r- tomucosa). In linea generale: la lesione benigna ha
si margini netti (ma non obbligatoriamente regolari),
interrompe bruscamente le pliche mucose (ma non le
deforma), non modifica la contrattilità parietale; la
i- lesione maligna ha margini irregolari (irregolarità,
peraltro, sono presenti anche nel suo contesto), inter-
•l'
:- rompe, infiltra e irrigidisce le pliche mucose, altera la
·e contrattilità parietale (e spesso la stessa morfologia
gastrica), spesso si associa a lesioni escavanti.

3.2. Anomalie eongenite


o Sono rare e di scarso interesse pratico. Nel situs visce-
nm.J inversus lo stomaco è trasposto nell'ipocondrio destro;
radrologicamente il suo aspetto è perfettamente speculare a
Fig. XX.31. Diverticoli gastrici. In ambedue i casi l'estroflessione
quello dello stomaco in sede normale. La microgastria, divcrticolare (D) è situata nella usuale sede iuxtacardiale; con oppor-
causa frequente di vomito incoercibile neonatale, è general- tuni decubiti può essere possibile la dimostrazione diretta del colletto
mente associata a mancata rotazione del viscere: lo storna- (freccia)
434

Fig. XX.32. lpertrofia de! piloro. A sinislra, il canale pilorico, allun-


gato e ristretto, costituisce il «manico» dell'immagine <(a ombrello»
formata con il bulbo duodenale soprastante sulla cui base si esercita
l'impronta sfinteriale; nel seriogramma a destra è ben delineato l'a-
spetto di «piloro tra parentesi».

3.4. Ipertrofia del piloro


Le stenosi ipertrofiche del piloro congenite (causa Fig. XX.33. Volvolo mesentericoassiale. La regione antropilorica e la
di vomito «esplosivo» del lattante) e acquisite (idiopa- parte inferiore del corpo gastrico sono ribaltate verso l'alto. E"' cso·
fago; freccia curva "' giunzione esofagogastrica; F = fondo gastrico;
tiche o secondarie a pregressa ulcera pilorica o antrite) C = corpo; A= antro; D = bulbo duodenale.
hanno quadri radio logici molto simili. Il canale pii ori-
co (fig. XX.32) è allungato, sottile, spesso solcato da
una plica longitudinale che gli conferisce aspetto «a della penetrazione del MdC tra porzione invaginata e
binario», talora deformato in prossimità della sua tasca invaginante.
parte media lungo la grande curvatura da un'immagi- Lo stomaco può occludersi ruotando attorno al suo
ne di plus «a spina di rosat> (corrispondente a una dia- asse longitudinale (volvolo organoassiale) o attorno al
stasi tra i fasci muscolari ipertrofici nella quale pene- suo asse trasversale (volvolo mesentericoassiale): nel
tra bario). Lipertrofia dello sfintere pilorico produce primo caso la grande curvatura si porta lateralmente e
impronta «a ombrello apertm> sia sul verSante bulbare a destra rispetto al tratto piloroduodenale; nel secondo
che su quello antrale (con aspetto risultante classica- caso (fig. XX.33) la regione antropilorica e la parte ·
mente descritto come «piloro tra parentesi»). Lo sto- inferiore del corpo gastrico si ribaltano verso l'alto. La
maco è dilatato e ipercinetico, ha svuotamento ritarda- rotazione consegue per lo più a un'ernia iatale,.a una
to, contiene residui alimentari a digiuno (ed è di con- eventratio, alla rottura del diaframma (fig. XX.34).
seguenza più esposto al manifestarsi di gastriti e di Nel volvolo mesenterico assiale l'esame diretto in sta-
ulcere peptiche). zione eretta mostra la presenza di tre vistosi livelli
In età pediatrica, come sopra ricordato, lo studio idroaerei, corrispondenti al fondo gastrico (il piU
dell'ipertrofia del piloro è preferenzialmente condotto mediate), all'antro (il più alto), al corpo dello stomaco
per via ecografica. (il più basso). Lintroduzione di MdC iodato attraverso
un sondino nasogastrico consente in genere di dimo-
strare il fulcro e il tipo di rotazione. Nel volvolo orga-
3.5. Occlusione gastrica acuta noassiale si ha un unico vistoso livello idroacreo cor-
È il più delle volte dovuta a invaginazione o voi- rispondente al fondo gastrico dilatato.
volo .. Linvaginazione gastro-gastrica, rara, produce Tutte queste forme vanno differenziate dalla dila-
stenosi serrata con marcata dilatazione del tratto a tazione gastrica acuta (paretica e non ostruttiva!),
monte, di facile dimostrazione con l'esame diretto e nella quale, in decubito supino, è ben delineata, per il
dopo somministrazione di MdC iodato (ma di diffici- contenuto aereo frammisto a secreto e residui alimen·
le interpretazione!). Linvaginazione gastro-duodena- tari, la forma usuale dello stomaco (anche se vistosa-
le produce un difetto di riempimento endobulbare, mente ingrandito}. La somministrazione di MdC ioda-
centrale, delimitato da anelli radiopachi espressivi to consente di escludere la natura ostruttiva.
435

Non infrequentemente le varici gastriche sono causa


di massivo.

3.8; Gastriti
Lo studio radiologico delle gastriti poggia sull'ana-
lisi del rilievo plicare e delle areole, e ha neli' esame a
DC la metodica ideale. Nella pratica, però, molti rilievi
radiologici sono espressione di atteggiamenti funziona-
li transitori e sono quindi insoddisfacentemente correla-
ti con i rilievi anatomopatologici. Conseguentemente, la
diagnosi di gastrite si giova in forma limitata dell' inda-
gine radiologica.

Vispessimento e la tortuosità delle pliche, il segno più


com;tme ma nel contempo il meno specifico, non sempre tro-
va sùpporto clinico, endoscopico e istologico in favore di una
gastrite (fig. XX.36A). I.: assenza di pliche lungo la grande
curvatura e !'ingrandimento e irregolarità delle areole sono
fortemente indicativi di gastrite atrofica, ma la loro mancanza
non esclude la diagnosi (fig. XX.36B).

Lo studio radio logico ha, però, notevole successo in


Fig. X:X.34. Pseudovolvolo da rottura diaframmatica. Il fondo gastri- quelle fanne di gastrite estrinsecantisi in fOrma erosiva,
co(F) e il corpo (C) sono risaliti verso l'alto attraverso la breccia dia-
frammatica e ruotatì di 90" in senso antiorario. Normale la posizione cioè non penetrante al di là della muscularis mucosae
dell'esofago (E) e del cm·dias. A"' antro; D"' duodeno. (gastriti erosive). L'esame a DC (fig. XX.37) evidenzia
pressochè costantemente la presenza di piccole multi-
3.6. Corpi estranei ple lacune vacuolari del velo baritato (rilevatezze pomfoi-
di della mucosa) al centro delle quali sono apprezzabi-
Ingeriti accidentalmente (bambini) o volontaria-
li raccolte baritate puntiformi, lineari o a chiazza (le
mente (alienati, carcerati) sono in genere costituiti da
erosioni). Talora le lacune sono mascherate nel conte-
protesi dentarie, monete, aghi, chiodi. L'esame diretto
è per lo più sufficiente alla loro individuazione; la
somministrazione di piccole quantità di pasto baritato
ne consente la precisa localizzazione. Gli ammassi di
capelli (tricobezoari), di fibre vegetali (jìtobezoari), di
l· semi di frutta (carpobezoari), possono raggiungere
li dimensioni voluminose (fino a occupare l'intero sto-
u maco). All'esame baritato assumono l'aspetto di visto-
o si difetti di riempimento, mobili con il cambiamento di
decubito, disomogeneamente «marezzati» dal bario

che penetra nel loro contesto.

r-
3.7. Varici gastriche
,. Sono di norma associate a varici esofagee nell'i-
), pertensione portale. Sede elettiva di localizzazione è il
il fondo, nel quale il rilievo pii care assume un aspetto
l· serpiginoso e nodulare; apparentemente il fondo sem-
!· bra distanziato dal diaframma (fig. XX.35). !:eventua- Fig. XX.35. Varici del fondo gastrico in paziente affetto da cirrosi
epatica. Il fondo gastrico, distanziato da!l'emidiaframma (triangoli),
l· le irregolarità del profilo gastrico è espressione di ha rilievo plicare grossolanamente sinuoso. Si osservi la presenza di
dilatazione varicosa del plesso venosa sottosieroso. cordoni varicosi nel tratto di esofago visibile.
Nella gastrite ipertrofica l'rspesstmento phcar
tipicamente predommante nel fondo e nel carpe,
gastrico ed entro certi limiti proporzionale all'entit?
della secrezione, è causato dall'iperplasia ghiandolara
e dall'edema infiammatorio. Coesiste per lo più
cera duodenale, talora un'ulcera gastrica. La diagnosi
differenziale si impone con la malattia di Ménétrier e
con illinfoma.
Radiologicamente è facile il riconoscimento della
malattia tli Méllétrier, nella quale l'ipertrofia e
plasia delle pli che fanno loro assumere un caratteristi-
Fig. XX.36. Le alterazioni del rilievo plicare. In A plichc mucose rile- co aspetto «Cerebroide» (gastropatia ipertrofica gigan-
vate, tortuose e rigide (endoscopicamente e istologicamcnte non fu te), ben visibile nel fondo e nel corpo gastrico lungo la
possibile dimostrare manifestazioni gastritiche); in B aSsenza del grande curvatura (fig. XX.38); il verniciamento
rilievo plicare su tutto l'ambito gastrico (reperto istologico: di gastrite
atrofica). mucosa è alterato dal secreto ristagnante; l'antro è in
genere rispettato; sono presenti qua e là formazioni
sto di pliche ispessite e tortuose. La diagnosi differen- polipo idi; lo stomaco è ipotonico. La cospicua perdita
ziale con la malattia di Crohn a localizzazione. gastrica di proteine per l'abnorme entità della secrezione
(nella quale, peraltro, sono il più delle volte osservabi- mucosa produce una sindrome grave da ipoalbumine-
li nell'antro l'aspetto «ad acciottolato» e la retri'lzione mia che obbliga a resezione ga-strica parziale o totale il
fusiforme fibrosclerotica) e con la gastrite da cytome- più possibile precoce. La diagnosi differenziale si
galovirus, non è sempre facile. impone con la gastrite ipertrofica, i linfomi, la sindro-
me di e le varici.
Fattori causali sono l'.ingestione prolungata di aspirina,
di antiinfiammatori non stcroidei, di alcool, lo stress, infe- Nella gastrite atrofica Io stomaco assume una
zioni virali e fungine, l'Helicobacter pylori. Forma e loca- configurazione tubulare ed è poco distensibile (dia-
lizzazione delle erosioni possono assumere significfl.to ezio- gnosi differenziale _dalla linite plastica!); le pliche
logico: l'aspirina e gli antiinfiammatori non steroidei ten- sono scarse o assenti nel fondo (che assume un aspet-
dono, ad esempio, a produrre lesioni lineari e serpiginose to espressivamente detto «calvo») e nel corpo; le areo-
del corpo in vicinanza della grande curvatura. le sono piccole o assenti (perdita di cellule parietali e
acloridria nei pazienti con anemia perniciosa).
Nella gastrite an tra!e l'aspetto crenato dei· contar- L'ingrandimento focale delle areole può essere indice
ni, l'ispessimento plicare, lo spasmo e la ridotta di metaplasia e impone un immediato riscontro endo-
distensibilità, sono limit<iti, come il nome stesso sug-
gerisce, all'antro gastico. Talora è interessata uila sola
plica prepilorica. Nelle forme più severe è difficile la
differenziazione dal carcinoma gastrico.

Fig. XX.37. Gastrite erosiva vario!iforme. Il velo baritato ein più punti Fig. XX.38. Gastropatia ipertrofica gigante. Il rilievo plicare assum.e
interrotto da lacune vacuo lari rotondeggianti pomfoidi (punte di frec- il caratteristico aspetto «cerebroide)>, in maniera particolarmente CVI-
cia) al centro delle quali è apprezzabile la raccolta di bario nel contesto dente nella metà prossimalc dello stomaco e lungo la grande curvato-
dell'erosione. m.
rabo digerente 437

copico e bioptico. Talora si osservano difetti di riem- spesso la guarigione del! 'ulcera. L:u!cera può andare incontro
multipli da tumori carcinoidi (ipergastrine- a complicazioni quali la perforazione, l'ostruzione, l'emorra-
gia e la cancerizzazione (la quale ultima incide in ragione
mia!). dell'l% circa dei casi). L: ulcera gastrica e l'ulcera duodenale
Trattasi di malattia autoimmune con anticorpi anti-cel- sono modernamente considerate in fanna congiunta sotto la
Jule parietali e anti-fattore intrinseco associata ad anemia dizione di <itilcera peptica».
perniciosa, la quale può presentarsi in una forma di tipo A
(atrofia mucosa confinata al fondo e al corpo; anticorpi L'endoscopia è la metodica di prima istanza nel
anti-cellule parietali) e una forma di tipo B (atrofia dell'an- sospetto di ulcera gastrica, sia per la maggiore sensi-
tro con limitato coinvolgimento del resto dello stomaco; bilità nell'individuazione di lesioni millimetriche, sia
danno da agenti endogeni ed esogeni come acidi biliari, l'al- per la possibilità di biopsia mirata. I.; esame baritato
cool, l'Helicobacter pylori). Il rischio di carcinoma gastrico ha sensibilità di poco inferiore all'endoscopia, della
in presenza di anemia perniciosa è aumentato di 3 volte quale può ritenersi in molti casi valida alternativa.
rispetto alla popolazione normale. La tecnica radio logica utilizzata ha grande impor-
tanza: l'esame a DC, oltre al rilevamento di ulcere di
Gli aspetti radiologici d'esordio ed evolutivi della piccole dimensioni (5o più mm di diametro), permet-
gastrite che accompagna la malattia di Crohn (20% te una buona visualizzazione del rilievo mucosa circo-
dei casi) non sono in nulla dissimili da quanto descrit- stante, molto importante per differenziare ulcere beni-
to dettagliatamente per l'intestino tenue e crasso (v. gne e maligne (l 'accuratezza della diagnosi radiologi-
paragrafi XX.6.6 e XX.8.'!8). ca di benignità, quando posta con rispetto dei relativi
Il quadro radio logico della gastrite da Helicobacter criteri, raggiunge valori vicini allOO%!). Il controllo
) pylori è aspecificamente costituito da slargamento pii- evolutivO dell'ulcera gastrica in corso di terapia può
care, talora con erosioni e nodularità dell'antro e del essere effettuato, con ragionevole tranquillità, radio lo-
corpo gastrico. I.; antro può essere circonferenzialmen- gicamente. La comparsa di complicazioni obbliga a
te o focalmente ispessito (TC!) simulando la presenza uno studio attento con uso di volta in volta delle meto-
di un carcinoma. I.;Helicobacter pylori, batterio gram- diche e tecniche radio logiche più idonee (esame diret-
negativo 1icco di ureasi (la liberazione di gruppi to, re, angiografia).
ammonici ne agevola la sopravvivenza nell'ambiente
acido gastrico), è presente in 3 pazienti su 4 affetti da La qualità dell'esame a DC è del tutto determinante. Un
gastrite cronica. I.;eradicazione del microorgariismo verniciamento insufficiente può comportare la mancata
induce guarigione della flogosi. visualizzazione di ulcere anche di grandi dimensioni. Una
La gastrite enfisematosa, affezione ad alta morta- distensione gastrica insufficiente (pliche gastriche troppo
lità causata da microorganismi che sviluppano gas e rilevate!) può nascondere ulcere di piccole dimensioni. Uno
conseguente a una necrosi parietale ischemica, è carat- studio con documentazione completa (essendo, come in
terizzata dalla presenza di gas nel contesto delle pare- precedenza detto, le singole immagini additive e non com-
ti gastriche. L'esame diretto dell'addome è di per sé plementari\) è essenziale per dimostrare la presenza di ulce-
re piatte situate sulla parete anteriore e sulla piccola curva-
sufficiente alla diagnosi.
tura. L: uso della compressione dosata e mirata è importante
I.;ingestione di caustici (soprattutto acidi forti) e i per la dimostrazione delle ulcere della parete anteriore.
trattamenti radioterapici a dosi elevate sull'addome
superiore p0SSQno.prod.urre antri ti più o meno pronun- easpetto dell'ulcera gastrica varia in funzione del-
ciate. Forme più rare di gastrite sono osservate nella l'angolo secondo il quale è vista dal fascio di radia-
tubercolosi, nella sifilide, nella sarcoidosi e in alcune zione e della sua ubicazione sulla parete sotto- o
affezioni fungine, protozoarie evirali. soprastante in riferimentO ·a.r deCul:ìitò..del pa:iierite.
Nella visualizzazione di faccia, l'ulcera situata
3.9. Ulcera gastrica sulla parete sottostante, nel cui cratere la sospensione
L'ulcera è una perdita di sostanza della parete gastrica che baritata può penetrare agevolmente, assmne l'aspetto
raggiunge la tonaca muscolare (nelle erosioni, come abbiamo di una «raccolta radiopaca)), rotondeggiante o ovalare,
visto, la perdita di sostanza è limitata alla mucosa e alla sot- talora lineare o serpiginosa, eventualmente circondata
tomucosa). Nel 70% delle ulcere gastriche è associata una da un alone edematoso (fig. XX.39A). Vulcera situata
gastrite da Helicobacter pylori, la cui eradicazione comporta sulla parete soprastante assume un aspetto «a cerchie!-
438

Fig. XX.39. Alcuni aspetti dell'ulcera gastri-


ca nell'esame «di superficie». In A: immaoj.
ne «di raccolta baritata» (freccia) senza
edematoso circostante. In B: immagine barita-
ta «a stella» (freccia) circondata da un vistoso
alone edematoso (punte di freccia). In C: clas-
sica immagine di plus (freccia) con rientranza
del profilo gastrico a monte e a valle (punte di
freccia). In D: dopo guarigione della lesione
ulcerativa persiste come «spia» una evidente
convergenza plicare (frecce).

lo», poiché il bario ne delinea solamente i margini lutivi della lesione ulcerativa. L'ulcera recente florida
(fig. XX.39B); invertendo il decubito, però, la pene- ha margini netti «a stampo)); il cratere talora è occupa-
trazione della sospensione baritata nel cratere riprodu- to da stratificazioni di fibrina (difetti di riempimento!).
ce l'aspetto di raccolta radiopaca. L'ulcera acuta ha aspetto simile alla pi-ecedente, ma per
Nella visualizzazione di profilo, la nicchia assume lo più i suoi margini sono sfumati per l'edema della mu-
il classico aspetto di immagine di plus «a cupola», «a cosa circostante; talora il cratere è occupato da coagu-
bottone di camicia», «a semiluna» (fig. XX.39C). Se li ematici. Culcera callosa è tm'ulcera di vecchia data
l'ulcera è piatta, o ha margini sopraelevati, o nella quale i margini del cratere sono irregolari e sfran-
coaguli, la penetrazione della sospensione baritata nel giati, talora ispessiti per rimaneggiamenti fibrocicatri"
cratere può essere scarsa: nelle ulcere situate sulla ziali; frequente è la deformazione della parete gastrica
parete sottostante può osservarsi, conseguentemente, circostante la lesione.
un inatteso aspetto «a cerchiello».
Le dimensioni dell'ulcera sono variabili: nella Con l'esame baritato «a calcm> a piccolo e grande riem-
maggior parte dei casi sono inferiori a l cm all'atto pimento, metodica di prima istanza in passato, la diagnosi
di ulcera gastrica è posta in base al rilievo di segni diretti c
della prima diagnosi. Non esiste relazione fra dimen-
indiretti. Il segno diretto, unico, è la dimostrazione della nic-
sione dell'ulcera e natura maligna. Sede frequente di chia ulcerosa (fig. XX.40): di profilo, come salienza im-
localizzazione sono la piccola curvatura, la parete provvisa del contorno gastrico nella quale penetra il MdC
posteriore dell'antro e del corpo, meno frequentemen- («immagine di plus>l); di faccia, come una zona circoscritta
te la parete anteriore e la grande curvatura. La molte- ripiena di bario alquanto più opaca, alla compressione do-
plicità delle ulcere (20% dei casi) non è necessaria- sata, rispetto al calco circostante («immagine di raccolta))).
mente segno di benignità. I segni indiretti, morfofunzionali, sono molteplici: la rien-
L'esame a DC, come sopra detto, è in grado di for- tranza del profilo gastrico a monte e a valle della nicchia per
nire iqJormazioni particolarmente analitiche sul rilievo l'edema periulceroso (o la presenza di alone radiotrasparente
attorno alla raccolta baritata, che ne è l 'equivalente nella
mucose circostante la lesione (deformazione, amputa-
proiezione di faccia); la convergenza delle pliche mucose «a
zione o fusione delle pliche mucose convergenti sul- stella» verso i margini dell'ulcera; lo spasmo sulla curvatu·
l'ulcera; assenza o deformazione delle areole; presen- ra contrapposta a quella sede della lesione (segno «dell'in-
za di piccole nodulazioni infiammatorie) e sulla rego- dice»); la deformazione cicatriziale dello stomaco «a cles-
larità dei margini del cratere ulceroso. Ciò rende possi- sidra>,, «a chioccio lal> o «a borsa di tabacco>l; J'ipersecre·
bile, in linea di massima, individuare alcuni aspetti evo- zione gastrica a digiuno; l'altemarsi di fasi ipercinetiche e
439

Nell'ulcera maligna:
il cratere ulceroso è irregolare;
le pliche tendono ad assumere aspetto nodulare
irregolare con brusca interruzione nelle vicinanze
del cratere;
le areole gastriche in sede periulcerosa sono distor-
te o assenti;
la nicchia vista di profilo si proietta all'interno del
lume gastrico nel contesto di una massa parietale.

3.10. Tumori benigni


I tumori benigni dello stomaco non sono frequenti.
Possono originare dalla mucosa (polipi iperplastici e
adenomatosi; polipi amartomatosi delle rarissime sin-
dromi di Cronkhite-Canada e Peutz-Jeghers para-
grafo XX.8.23) o dagli strati sottostanti della parete (li-
poma, leiomioma, pancreas aberrante). Si presentano
con il classico aspetto della formazione aggettante be-
nigna, a margini tendenzialmente netti e regolari, co-
stituente con la superficie gastrica un angolo acuto se
Fig. X:X.40. Segni diretti e indiretti di ulc'era gastrica nell'esame tradi-
originante dalla mucosa, ottuso se originante dagli stra-
zionale <<a calco>> baritato. In A: nicchia ulcerosa «a spina di rosa)) (frec- ti sottostanti; hanno in genere (ma non sempre!) picco-
cia) e vistoso segno ((dell'indice)) (punte di freccia). In 8: convergenza le dimensioni (fig. XX.42). Possono andare incontro a
plicare (punte di freccia) verso la nicchia. In C: nicchia protrudenle degenerazione maligna (e ciò anche per la spesso con-
(freccia) dal contorno del canale pilorico allungato e ristretto. In D:
immagine rotondeggiante (<di raccolta baritata)) (asterisco), corrispon- comitante gastrite atrofica).
dente alla nicchia vista di faccia, circondata da un vistoso alone ede-
matoso radiotrasparente (freccia).

acinetiche con complessivo rallentamento del tt;_mpo ui svuo-


tamento gastrico.

L'ulcera va incontro a guarigione con progressiva


diminuzione delle dimensioni del cratere ulceroso e
formazione di cicatrice persistente (90% dei casi), con
vera e propria restitutio ad integrum in circa iliO% dei
casi (fig. XX.39D). Le ulcere della piccola curvatura
guariscono con modeste manifestazioni cicatriziali,
quelle della grande curvatura con importanti
nidi convergenza pli care.
La differenziazione dell'ulcera benigna e maligna
poggia su alcuni rilievi di massima (fig. XX.41).
Nell'ulcera benigna:
il cratere ulceroso è circondato da edema e da pii- Fig. XX.41. Ulcera gastrica benigna e maligna. In A ulcera benigna:
che regolarmente convergenti; il cratere ulceroso, nel quale il bario è attivamente stipato, è circon-
dato da pliche regolarmente convergenti; la nicchia, vista di profilo
areole gastriche ingrandite sono presenti solo in (A'), si proietta al di fuori del lume gastrico. In B e B' ulcera mali-
sede periulcerosa; gna: il cratere ulceroso (A), nel quale il bario si raccoglie passiva-
non è rilevabile nodularità; mente per forza di gravità, è irregolare e !e pliche che vi convergono
presentano una brusca interruzione nelle sue vicinanze assumendo
la nicchia vista di profilo si proietta al di fuori del aspetto «a paletta» (B), M punta di matitm> (C), t<a cono tronco)) (D),
lume gastrico. o fondendosi con pliche adiacenti (E).
440

indifferentemente nei diversi segmenti gastrici. N l!


forme vegetanti (fig. XX.43A) le caratteristiche ie e
golarità di superficie e marginali della massa agrre.
. . d' . get.
no? creano, m 1mea 1 difficoltà di
nconosc1mento della natura maligna; le pliche so
interrotte in della
penstalst e assente nel tratto gastnco corrispondent
alla base di impianto. La stenosi tubulare, spesso co
centrica, delle forme infiltranti (fig. XX.43B) et
riduce d'ampiezza la cavità gastrica fino a
un aspetto «a clessidra>> rigida, presenta a un esame
attento irregolarità marginali e piccole
evocative della natura maligna. Più difficile, vicever-
sa, la differenziazione dalle grosse ulcere peptiche
delle forme ulcerative (fig. XX.43C), nelle quali:
Fig. XX.42. Tumori benigni dello stomaco. In A: polipi amartomato- spesso il cratere ulceroso neoplastico costituisce la
si (sindrome di Peutz-Jeghers); in B: polipo adcnomatoso; in C: gros- quasi totalità del tumore;
so leiomioma del fondo. la componente aggettante è scarsa e per lo più
disposta «a semiluna>f attorno al cratere sul ver-
I polipi, sessi! i o peduncolati, unici o (meno comune-
·mente) multipli, hanno sede elettiva nell'antro. Rigonfiano sante gastrico;
la plica sulla quale si impiantano, talora interrompendola, la lesione è impiantata su un tratto di parete rigido
ma ne rispettano la sofficità non infiltrandola. La parete rientrante o al massimo posto sullo stesso
gastrica non è retratta (a meno di una trasformazione mali- della marginale gastrica, mai sporgente;
gna in atto). I lipomi, originanti dalla sottomucosa, solleva- le pliche che convergono verso di essa sono ampu-
no la mucosa aggettando apparentemente con superficie tate e deformate «a clava», consentendone una
curvilinea caratteristicamente netta e regolare (come «trac- attendibile delimitazione prossimale e distale.
ciata con il compasso>ì) e angolo d'impianto ottuso. I /eio- Nel carcinoma gastrico sono frequenti le alterazio-
miomi (come pure i più rari leiomioblastomi) possono pre- ni della cinesi conseguenti all'infiltrazione della tona-
sentare ulcerazioni centrali. A differenza dei polipi non ca muscolare. Alcuni tumori infiltranti provocano
hanno localizzazioni elettive. Il pancreas si·pre- un 'intensa reazione desmoplastica nella·sottomucosae
senta come una piccola formazione aggettante similpolipo-
sa antrale nel cui centro si staglia la caratteristica immagine nella muscolare propria (carcinoma scirroso gastrico),
puntiforme iperopaca del dotto escretore riempito dal bario con irregolare riduzione di ampiezza ed estrema rigi-
(v. fig. XX. 58). dità del lume gastrico che configurano il quadro della
«linite plastica». Le forme vegetanti iuxtapiloriche,
3.11. Carcinoma gastrico inoltre, di per sé, inducono ostruzione gastrica parzia-
le o totale.
Athmlmente meno frequente che in passato, ha pro gnosi
infausta legata alla fase avanzata in cui è per lo più diagno- Stadi azione del carcinoma gastrico. Assume im-
sticato. L'elevata incidenza con cui si manifesta in alcuni portanza la TC (fig. XX.44),la quale consente la di-
paesi (Giappone!) ha indotto a sviluppare strategie di scrce- stinzione tra Tl-T2 (infiltrazione limitata alla tonaca
ning dimostratesi efficaci nel ridurre la mortalità. Il suo svi- sottomucosa e rispettivamente alla tonaca muscolare),
luppo è correlato a fattori ereditari (gruppo sanguigno A!),
alimentari (nitrati!) e ad alcuni fattori predisponenti: gastrite T3 e T4 (infiltrazione estesa alla tonaca si crosa eri-
croniCa atrofJCa, malattia di Ménétrier, polipi aderìomàtoiii,· . spettivamente alle struth1re adiacenti), l'individuazione
pregressa gastrectomia parziale. Istologicamente trattasi di di linfoadenopatie locoregionali (con le consuete limi-
adenocarcinoma a origine dalle cellule ghiandolari della tazioni dimensionali!) e di metastasi epatiche 1 perito-
mucosa, generalmente non derivante da polipi preesistenti neali (ascite! noduli!) e ovariche (tumore di Kruken-
(di per sé assai meno frequenti del carcinoma!). berg). Caspetto usuale, peraltro indistinguibile da quel-
lo delle altre lesioni maligne, è di un ispessimento pa-
Macroscopicamente il carcinoma gastrico assume rietale focale o diffuso che va incontro a c.e. irregolare.
aspetto vegetante, infiltrante o ulcerativo. Si localizza Cccoendoscopia può rendersi utile per la distin-
dtgam'" 441
Il

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:t. l
di l
lO
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n-
Ile
le
1e
Fig XX.43. I diversi aspelli radiologici del
ni carcinoma gastrico. In A: carcinoma vegetan-
:r- te (frecce curve); in B: carcinoma infiltrante
he (punte di freccia); in C: carcinoma ulccrativo
(punte di freccia) con grossa nicchia centrale
(frecce curve).
la
zione tra T l e T2 e l'individuazione di piccole linfoa- I linfomi gastrici primitivi (il più frequente è il
iù denopatie perigastriche. linfoma non"Hodgkin) hanno aspetto notevolmente
:r- polimorfo e soggetto a variazioni in tempi molto brevi.
Carcinoma gastrico iniziale e superficiale. Il diffon- Le forme vegetanti e ulcerative non sono differenzia-
o, dersi dell'esame baritato a DC ha reso più frequente l'os- bili dal carcinoma. La forma più comune, quella infil-
lo di piccoli carcinomi gastrici non sconfinanti in trante superficiale, simula una gastrite ipertrofica
profondità oltre la sottomucosa (per la distinzione tra carci-
grossolana (il reperto di gigantismo plicare non è però
noma Iniziale e superficiale v. paragrafo XX.2.11).

L'approccio combinato radiologico ed endoscopico consen- modificato dalla compressione dosata!); la comparsa
la
te nella pralica l'individuazione costante di questo tipo di di ulcerazioni multiple agevola la diagnosi (fig.
tumore la cui prognosi è piuttosto favorevole. Le varianti XX.45). TC ed ecografia possono indirizzare la dia-

morfologiche protrudenti, superficiali ed escavate hanno gnosi dimostrando il marcato e diffuso ispessimcnto
a- aspetti radio logici simili a quelli già descritti per il cafcino- della parete e contribuiscono alla stadiazione (fre-
lO ma esofageo iniziale. quente interessamento delle stazioni linfonodali addo-
te minali!). Le forme a sviluppo esOparietale sono il più
>), nleiomiosarcoma gastrico è raro e diviene distin- delle volte secondarie e traggono origine dallo spazio
guibile dalleiomioma di grosse dimensioni solo allor- retroperitoneale (l'invasione dello stomaco è comun-
la quando si ulcera e necrotizza vistosamente. La TC e que precoce).
e, talora l'ecografia ne evidenziano la componente extra-
a- gastrica (in genere cospicua).
4. Duodeno
n-
Lo studio del bulbo e della C duodenale, come
li-
;a
abbiamo visto, costituisce la fase terminale dell'esa"
me radiologico delle vie digerenti prossimali e ha
:),
luogo di norma a DC mentre è ancora in atto l'effetto
·i-
del farmaco ipotonizzante somministrato (nei riguardi
lC
del quale sia il bulbo sia la C duodenale si rivelano
li-
particolarmente sensibili).

n· Fig. XX.44. Carcinoma gastrico. TC con scansionc contrastografica Tecnicamente è sempre necessario il ricorso alla serio-
:l· distensione dello stomaco con adeguato volume di acqua fatta grafia mirata sotto controllo radioscopico, sia in stazione
a· al paziente. Sulla parete posteriore della piccola curvatura si
CI'Idcnzia una neoformazione aggettante (punte di freccia) ulcerata in eretta, sia in decubito prono, con compressione dosata. Per
e. superficie (freccia). La lesione coinvolge la parete gastrica a tutto la dissociazione della seconda e terza porzione duodenale
n· >)lessare ma rispetta gli spazi connettivoadiposi pcriviscerali. dal bulbo e dall'antro gastrico e per una visione tangenzia-
442

verso lo stomaco, nella quale si apre ortogonalment


con imbocco centrale, il piloro, e apice rivolto
mente, posteriormente e in alto. Il lato del triangol
rivolto medialmente e superiormente è detto
curvatura; quello contrapposto grande curvaturr:r gl"
1
angoli formati dalle due curvature con la base bulbar
rispettivamente recesso media/e e recesso laterale.
rilievo mucose è costituito da pliche longitudinali sot-
tili che la distensione gassosa di norma appiattisce
fino a indurre un aspetto del tutto liscio. Subito oltre
l'apice bulbare è presente un segmento tubuiare
ristretto, a margini intensamente frastagliati (come
quelli dei tratti duodenali sottostanti), detto ginocchio
superiore.
La seconda porzione duodenale (fig. XX.46C) ha
decorso curvilineo con concavità rivolta verso lo sto-
maco ed è situata sul lato destro della colonna verte-
Fig. XX.45. Lìnfosarcoma gastrico. Alcune pliche, infiltratc dal tessuto brale. La superficie è solcata trasversalmente da for-
linfomatoso, sono marcatamente ipertrofiche (asterischi); una grossa
formazione vegetante trae origine dalla parte media della piccola cur- mazioni p li cari radiotrasparenti di circa 2 mm di spes-
. vatura (frecce). sore, le «valvole conniventi», delineate da bande ra-
di opache in cui ristagna la sospensione baritata, che
le delle facce anteriore e posteriore bulbare, è necessario il rendono alquanto ondulati i contorni duodenali. Sul ver-
ricorso alle due proiezioni oblique, meno comunemente alla sante interno, nel tratto medio, possono essere osser-
proiezione LL destra. vabili la papi l/a di Vater (nella quale sboccano il cole-
doco e il dotto di Wirsung) e, più prossimalmente, la
Il bulbo (fig. XX.46A-B) ha forma triangolare con papilla minor (nella quale sbocca il dotto di Santorini).
base rivolta medialmente, anteriormente e in basso L'aspetto radiologico della papilla, nelle immagini a

Fig. XX.46. Morfologia radiologicanorma·


le del bulbo e della Cduodenale. In Aproie-
zione obliqua anteriore destra (il bulbo è
favorevolmente delineato dal doppio con-
trasto spontaneamente instauratosi): PC "
piccola curvatura; GC = grande curvatura;
RM "' recesso mediale; RL "' reccsso late·
rale; GS "' ginocchio superiore; la landa
indica il canale pilorico. In B proiezione
obliqua anteriore sinistra (esame a gmndc
riempimento): FA"' faccia anteriore; FP"'
faccia posteriore. In C la prcmedicazione
con Buscopan e la distensione gassosa con
polveri effervescenti ha indotto un buon
quadro di duodenografia ipotonica: SI
osservi, sul versante mediale della
porzione, l'aspetto di duplice formaz1onc
aggettante ovalare prodotto dalla pap1lla
accessoria e dalla papilla di Valer. In D
bene dispiegate le tre porzioni duodena!J: il
bulbo (l) è separato dalla seconda porzwn;
(2) dal ginocchio superiore (GS); que.sta c
separata dalla tena porzione (3) dal gwoc·
chio inferiore (Gl). È ben visibile l'angolo
di Treitz (AT).
________________________________________________________________

pC è variabile a seconda della proiezione secondo la trica :pròpellendo il suo contenuto verso il digiuno.
uale è vista dal fascio radiante, ma nel complesso tut- Talor.a non è incontrata alcuna resistenza nella C duo-
le sue componenti plicari, il tubercolo e il cappuccio, denale; con una certa frequenza, però, si assiste alla
bene individuabili (fig. XX.47). I: ampolla di Va- formazione di una contrazione anulare pseudosfinte-
quando e :iempita da MdC, simula una pic- riale in corrispondenza del ginocchio inferiore che
cola immagme diverticolare. arresta la propulsione; successivamente la contrazione
La terza porzione duodenale (fig. XX.46D), sepa- anulare si sposta verso il Treitz consentendo il passag-
rata dalla precedente dal ginocchio inferiore (il più gio del pasto baritato nel digiuno.
delle volte non delineabile radiologicamente), è diret-
ta dal basso in alto e da destra a sinistra, attraversa la La buona dimostrazione di questi rilievi con l'esame
linea mediana e si continua a livello dell'angolo di radiologico a DC dello stomaco e del duodeno ha reso pres-
Treitz con il digiuno. Non ha, peraltro, caratteristiche soché obsoleta la duodenografia ipotonica, metodica di
differenziali rispetto alla precedente. grande importanza in passato, richiedente l'intubazione del
tratto immediatamente postbulbare del duodeno previa ipo-
nbulbo e una parte della seconda porzione duode- tonia farmacologica.
nale sono situati al di sopra della radice del mesocolon
trasverso; il tratto restante è sottomesocolico; l'angolo Tutte le porzioni duodenali possono essere dimo-
di Treitz, retrogastrico, è ancorato alla parete addomi- strate dalla re allorquando il lume è preliminannente
nale posteriore mediante l'omonimo legamento. II opacizzato con somministrazione per os di MdC ioda-
tratto di passaggio tra seconda e terza porzione duode- to o baritato diluito. Lo studio analitico del bulbo e
nale è abbracciato «a compasso» dall'aorta addomina- della II porzione, peraltro, è reso più accurato dalla
le (situata posteriormente) e dall'arteria mesenterica distensione con acqua o gas (polveri effervescenti!)
superiore (che origina dalla precedente e si dirige in previa ipotonizzazione farmacologica e dall'assunzio-
avanti e in basso). Se la radice del mesentere è dislo- ne successiva da parte del paziente di opportuni decu-
cata verso il basso, l'arteria mesenterica può «strango- biti.
lare» l'ansa duodenale fino a indurne ostruzione com- L'ecografia transaddominale consente di eviden-
pleta. ziare le prime tre porzioni duodenali, ma solo rara-
Il bulbo duodenale si contrae in maniera concen- mente l'angolo di Treitz. L'ecografia perendoscopica
ha ruolo limitato alla valutazione della regione cefalo-
pancreatica (litiasi coledocica, neoplasie).

4.1. Alterazioni di forma, grandezza e sede


Una analisi sistematica delle alterazioni della
situazione di normalità morfologica e funzionale del
bulbo e della C duodenale, in analogia con quanto pre-
cedentemente fatto per lo stomaco, esula dagli scopi di
questa trattazione. Faremo riferimento a sé, per la loro
frequenza, alle anomalie congenite di lunghezza e
decorso e alle dislocazioni estrinseche da parte di
organi vicini o di formazioni patologiche.

Le più comuni anomalie congenite di lunghezza e


decorso del duodeno sono (fig. XX.48): il duodeno libero
(mancanza dell'angolo di Treitz con duodeno situato com-
pletamente a destra della linea mediana); il duodeno inver-
tito (la terza porzione è diretta a destra e all'esterno della
Fig. XX.47. Morfologia radiologica della papilla di Vater. Esame a seconda porzione con la quale forma un'ansa a U a conca-
Nei casi più favorevoli tutte le sue componenti sono riconoscibi- vità verso l'alto); il duodeno sopramesocolico (è un duode-
h:.pliche longitudinali inferiore (1, pnnte di freccia) e superiore (4),
P!tche oblique (2), cappuccio (3), tuberco!o (5). Le varianti morfolo- no invertito tutto sviluppato sopra ìl mesocolon trasverso);
glche sono, però, frequenti e talora curiose. Si osservi, più in alto, la il tlolicoduodeno (l'allungamento della seconda porzione,
PJpilla minor (6). soprattutto nel tratto sopramesocolico, induce la comparsa
444

di flessi multipli); il duodeno a zendado (presenza di un


segmento similbulbare supplementare, fra apice del bulbo e
ginocchio superiore, conformato a festone con concavità
rivolta verso l'alto).
Il bulbo può subire impronta a largo raggio sulla piccola
curvatura da parte della colecisti (ampiamente mOdificata,
fino a scomparire, con il cambiamento di decubito); del rene
destro (sulla grande curvatura); della vena porta (sull'apice);
di tumefazioni originanti dalla faccia inferiore del fegato. La
C duodenale può essere slargata, dislocata lateralmente e
posteriormente, in caso di tumefazione infiammatoria o
tumorale della testa del pancreas (fig. XX.49); è di.slocata in
senso lateromediale, verso la colonna vertcbrale, e ·anterior-
mente, in caso di tumefazione renale o pararenale destra. Tutti
questi reperti sono meglio dimostrabili nei radiogrammi in
decubito. L 'angolo di Treitz è spostato in avanti e per lo più
in alto nelle tumefazioni del corpo pancreatico; in avanti, in
basso e medialmente nelle tumefazioni della coda del pan-
creas, del rene e della regione pararenale sinistra. Fig. XX.49. Emangiopcricitoma della testa del pancreas. La C duo·
denalc si modella fedelmente sui contorni della grossa massa tumora-
4.2. Ostruzioni congenite le; la regione antrale è sollevata ma non infdtrata.

Complesse anomalie di sviluppo possono creare sede sottopapillare). I: elemento più significativo del quadro
situazioni, interne o esterne al lume duodenale, in radio logico è costituito dalla cospicua dilatazione dello sto-
grado di interrompere o limitare la canalizzazione del maco e del duodeno, nel cui lume ristagnano le secrezioni:
duodeno. Frequentemente si associano malformazioni sul radiogramma diretto in stazione eretta si forma un dupli-
in altre sedi. Si distinguono ostruzioni di tipo intrinse- ce livello idroaereo. Quando questo segno 11della
co (atresia e stenosi), di tipo estrinseco (briglie, bolla gassosa» si accompagna ad assenza di gas nei settori
volo malformativo, pancreas anulare, pinze vascolari), a valle del tubo digerente, la diagnosi di atresia duodenale è
praticamente certa c non è quindi necessario ricorrere ad
di tipo misto. altre indagini radiologi che (fig. XX.50).
Nella stenosi la canalizzazione duodenale è più o meno
Nell'atresia la pervietà duodenale è totalmente intcr'rot- ostacolata dalla presenza di un diaframma mucosa incom-
ta o per la presenza di un diaframma completo, o per la pleto (fornito cioè di un'apertura), di cui possono variare in
sostituzione di un tratto più o meno lungo di duodeno con modo estremamente ampio sia le dimensioni che la localiz-
un segmento cordoniforme (che risulta così interposto tra zazione. La sintomatologia clinica consiste anche in questo
due segmenti duodenali terminanti a fondo cieco). Il tratto caso nel vomito, la cui entità e precocità di comparsa sono
atresico è per lo più situato distalmente alla papilla di Vater. strettamente condizionate dall'entità della stenosi. Il radio-
La sintomatologia clinica consiste essenzialmente nel vomi- gramma diretto offre un quadro radiologico non specifico
to (molto precoce e a contenuto biliare quando l'atresia è a con reperti che oscillano dalla normalità al reperto concla-
mato di occlusione duodenale con distensione dello stoma-
co e del duodeno. È sempre presente aria nei settori a valle
del tubo digerente. Il proseguimento delle indagini con
pasto baritato evidenzia una terminazione duodenale ar'ro-
tondata 11a manica a vento» con transito a valle più o meno
marcatamente rallentato.
Le ostruzioni di tipo estrinseco sono secondarie alla
presenza di una briglia o a un volvolo costituitosi su un
Fig. XX,48. Anomalie conge- difetto primario di fissazione. Le briglie rappresentano tal-
nite di lunghezza e decorso del volta un fenomeno isolato, ma per lo più si accompagnano
duodeno. N"' normale morfo- a una malrotazione intestinale. Il quadro radiologi co è quel-
logia; a== duodeno libero; b = lo di uno stato occlusivo più o meno Completo.
duodeno invertito; c == duode-
no sopramesocolico; d"' doli- Ilpai1creas anulare (v. paragrafo XXIII. lO) può rima-
coduodcno; c == duodeno «a nere insospettato fmo all'età adulta oppure manifestarsi già
zendadm>. in età pediatrica. È comunque sempre difficile riuscire a
[ubo digm·ente 445

costituiti quindi da tutti gli strati della parete


naie e dotati di motilità propria che ne regola il
pimento e lo svuotamento. L: estroflessione
me, a margini netti, si estrinseca dal lato concavo
della C duodenale e raggiunge anche grosse
sioni; il colletto è per lo più bene apprezzabile (fig.
XX.Sl). Alcuni diverticoli, verosimilmente
tuenti duplicazioni intestinali solo parzialmente
lizzate, si estrinsecano verso l 'interno del lume
denale con aspetto di formazioni saccifonni (fig.
XX.52).

4.4. Lesioni che alterano il verniciamento


coso
Il verniciamento baritato della superficie mucosa
O· del duodeno, di norma liscio nel bulbo e solcato nelle
•· altre porzioni dalle immagini trasversali «a banda»
delle valvole conniventi, può essere alterato da fattori
diversi, i quali sono stati oggetto di studio dettagliato
ro
da parte di Rossetti (Rossetti G., L'imaging del duode-

ti: no, Ed. Cortina, Verona, 1991).
Fig. XX.SO. Atresia duodenale congenita. Lo stomaco (freccia curva) Gli isolotti di mucosa gastrica eterotopa (ne sono
li- cil duodeno (freccia dritta) sono vistosamente dilatati e livellati per il
in ristagno di sccrcto, sì da generare il classico aspetto di «doppia bolla sede elettiva in ordine di frequenza decrescente: il
lfi gassosa>), Nei tratti sottostanti del tubo digerente v'è assenza di gas. diverticolo di Meckel, le duplicazioni del tenue, l
è fago, il duodeno, il colon-retto) hanno spesso nel duo-
!d documentare radiologicamente, anche con la TC, la vera deno origine metaplastica postinfiammatoria e
causa dell'occlusione duodenale, che perciò viene diagno- no essere responsabili di sindromi dispeptiche non
10 sticata in genere al tavolo operatorio. altrimenti spiegabili. Radiologicamente assumono
".in Il tipo più comune di pinza vascO/are è quella esercita-
ta dal compasso aortomesenterico al quale è stato fatto rife-

rimento in precedenza.
to
IO
O· 4.3. Diverticoli
lO

Localizzati solitamente in prossimità della
a· ne vateriana, sono il più delle volte congeniti, veri,
le
'"

IO
Fig. XX.SI. Di-
la verticolo duode-
nale. L'estrofles-
',}." sione divcrticola- Fig. XX.52. Diverticolo duodenale invertito. I.: immagine <m bombet-
re (D) si estrinse- ta inglese)) generata dalla formazione diverticolare (simile a quella
IO
ca dal lato conca- prodotta dai polipi scssìli- v, paragrafo XX.8.22 e fig. XX.l28B),
·l· vo della C duode- disobbedendo alla regola che, a differenza di quanto avviene per i
nale; il colletto è polipi, ne vorrebbe la cupola orientata verso l'esterno, si estrinseca
O· bene apprezzabile verso l'interno del lume duodenale; il colletto, ampio nel caso in con-
ià (freccia). A"' an- siderazione, è situato dal lato esterno. In questi casi può essere avan-
tro gastrico; B = zata l'ipotesi che trattisi di piccole duplicazioni intestinali solo par-
bulbo duodenale. zialmente canalizzate.
446

spetto di lesioni millimetriche polipo idi o «a placca», tutto. nel frequenza decrescente di
localizzate o diffuse, ma comunque preferenzialmente locahzzazJOne nella facc1a antenore, nella faccia posteriore·
situate alla base del bulbo (fig. XX.53A). nella base bulbare, nelle curvature; le ulcere postbulb
L'iperplasia dei follicoli linftttici, la quale si mani- (8%) interessano per lo più il ginocchio superiore 111 an
. . ' eno
frequentemente 11 tratto sopravatenano della seconda p
festa spesso in concomitanza di allergie alimentari,
zione.lll5% dei pazienti ha ulcere duodenali multiple.
malassorbimento, flogosi, ipogammaglobulinemie,
90% delle ulcere duodenali è associata una duodenite
tumori gastrointestinali, si presenta in forma di multi- Helicobacter pylori. La cancerizzazione dell'ulcera
ple formazioni similpolipoidi millimetriche regolar- naie è un evento assolutamente raro. Sono più frequenr1
mente rotondeggianti che conferiscono alla superficie viceversa, le altre complicazioni, in particolare la '
mucosa un caratteristico aspetto cribrato più o meno zione negli organi adiacenti.
fitto (fig. XX.53B).
L'iperplasia delle ghiandole di Brunner, la cui Nell'ulcera bulbare, la semeiotica generale della
eziologia è oggetto di discussione (amartomatosa? nicchia rispetta le regole generali relative alla visione
reattiva?), può presentarsi in forma di iperplasia fran- di faccia o di profilo e alla ubicazione nella parete sot-
camente nodulare, circoscritta o diffusa ad ampi tratti to- o soprastante in riferimento al decubito del pazien-
del bulbo e della seconda porzione duodenale (con te (v. paragrafo XX.3.9). Nelle ulcere recenti e floride
risultante aspetto radiologico «a formaggio svizzero>> la nicchia, vista di faccia, è circondata da un alone ra-
- fig. XX.53C), o di veri e propri adenomi solitari o diotrasparente, determinato dalla mucosa edematosa
multipli, sessili o peduncolati. sollevata a guisa di vallo attorno al cratere ulceroso per
Le erosioni non si differenziano da quelle della la contrazione della muscularis mucosae (fig. XX.54).
duodenite cronica aspecifica, più oltre descritte, se Nelle ulcere callose l'alone è assente, la sclerosi cica-
non per la loro caducità temporale. triziale determina una convergenza plicare verso la nic-
chia (inizialmente periulcerosa e successivamente este-
4.5. Ulcera duodenale sa fino ai margini bulbari); la retrazione e l'ispessi-
mento della parete inducono deformazioni variabili ma
Vigano per l'ulcera duodenale tutte le considerazio- entro certi limiti correlate alla sede della nicchia (fig.
ni fatte per l'ulcera gastrica relativamente al ruolo dello XX.55).
studio endoscopico e radiologico. Metodica radiologica
d'elezione è l'esame a DC, il quale consente l'indjvi- Nell'esame «a calco>> i segni dell'ulcera bulbare sono
duazione della quasi totalità delle nicchie (ipotonja! compendiati nella classica sindrome di Akerlund {fig.
distensione gassosa!). XX.56): presenza di nicchia; retrazione della curvatura più
vicina; spasmo <<a dito indice>> sulla curvatllra contrapposta;
Il 92% delle ulcere duodenali ha sede bulbare, soprat- dilatazione pseudodiverticolare del recesso sottostante lo

fii g. XX. 53, Lesioni alteranti il verniciamento mucose. In A, nel versante basale del bulbo duodenale sono apprezzabili multiple piccole for-
mazioni anulari a contorno radiopaco (il bario si raccoglie nel! 'angolo diedro formato dalla lesione aggettante con la superficie mucosaa):
Cl'aspetto più comune con il quale si presentano gli isolotti di mucosa gastrica cterotopa. In B, in forma diffusa a tutto il bulbo duodenale
sono apprezzabili piccole multiple formazioni rotondeggianli prive di contorno radiopaco risultanti dalla salienza della sottomucosa sede
di follicoli Enfatici ipcrplastici. In C tutta la superficie mucosa del bulbo duodenale è sede di grossolani difetti di verniciamento indotti dal
protrudere delle ghiandole di Brunner iperplasiche: si genera, nel complesso, un caratteristico aspetto <m formaggio svizzero».
447

Fig.XX.56. La sindrome di
Àkerlund. Nel seriogram-
ma del bulbo duodenale in
proiezione OAS, ottenuto
con tecnica ((a calco)), sono
presenti tutti i segni diretti
e indiretti di ulcera duode-
nale: la nicchia; la retrazio·
ne della curvatura adiacen·
te; lo spasmo «a dito indi·
ce>> sulla curvatura con-
Fig. XX,54. Ulcera duode- trapposta; la dilatazione
nale florida. I; esame radio- pseudodiverticolare del re·
logico di superficie mette in cesso sottostante; l'imboc·
buona evidenza la nicchia e co eccentrico del piloro. V
l'alone edematoso che la cir- anche fig.ll.20B.
conda (frecce).
bra indicare la sede precedentemente occupata dalla
nicchia (fig. XX.57). La persistenza dell'alone edema-
toso è spia di incompleta guarigione dell'ulcera e del
residuare di fenomeni infiammatori. In caso di recidi-
va (che di solito interessa la pregressa lesione), il
Fig. XX.SS. Ulcera bulbo va di norma incontro a vistosa deformazione
duodenale cal1osa. che può rendere difficile il reperimento della nicchia
I.Jesame «a calco» e il controllo della evoluzione dopo terapia. Le defor-
con compressione
dosata consente la mazioni più vistose si hanno, tuttavia, nelle ulcere
dimostrazione della postbulbari.
nicchia (freccia)
verso la quale con- Complicazioni dell'ulcera duodenale sono: l'emon·a-
vergono «a mggie-
fU)) le pliche bulba-
gia (per la quale vige quanto detto a proposito del! 'ulcera
ri. gastrica), la peiforazione libera in cavità peritoneale (falda
aerea sottodiaframmatica in stazione eretta!), la perforazio-
spasmo; imbocco eccentrico del pil01·o. Generalmente lo spa- ne coperta (intramurale nelle forme meno spinte; extramu-
smo ha sede sulla grande curvatura nelle ulcere della parete rale con reazione fibroconnettivale che crea aderenza ai
anteriore, sulla piccola curvatura nelle ulcere della parete visceri limitrofi; penetrazione «confinata>> nei visceri limi-
posteriore (regola di Fanardjian). trofi: pancreas nel 50% dei casi, coledoco e colecisti nel
20%, piccolo amento, fegato), la stenosi duodenale (piut-
Occasionalmente la TC e l'ecografia possono evi- tosto rara nelle ulcere bulbari, più frequente netle ulcere
denziare ispessimenti della parete del bulbo di sospet- postbulbari). La comparsa di complicazioni obbliga a uno
ta natura infiammatoria o ulcerativa (che andrà studio attento con uso di volta in volta delle metodiche e
tecniche radiologiche più idonee (esame diretto, TC,
comunque confermata con esame endoscopico!). angiografia).
L'ulcera postbulbare è di norma accompagnata da
spasmo intenso che circonda la nicchia e sembra iso-
larla «a perla infilata)) nel contesto di un tratto di duo-
deno più o meno lungo, a monte e a valle, ristretto «a
manicottm>. Il manicotto talora è forgiato ad angolo
ottuso, al vertice del quale sporge la nicchia.

!.:evoluzione più comtme dell'ulcera duodenale è la


guarigione. Nei casi più fortunati, la nicchia si riduce
progressivamente, l'alone edematoso periulceroso
il bulbo riassume la sua normale morfologia Fig. XX.57. Cicatrizzazione dell'ulcera duodenale. In entrambi i casi
lnangolare, l'ipercinesi gash·oduodenale si normalizza. qui presentati l'unico rilievo indicativo della pregrcssa presenza di
una lesione ulcerativa è la convergenza plicare «a stella» verso la sede
n più delle volte, però, residua permanentemente presunta della nicchia (asterisco e freccia). Nessnn alone periulceroso
un'immagine stellare da convergenza plicare che sem- è apprezzabile. Il bnlbo ha normale morfologia ((a triangolm>.
4.6. La sindrome di Zollinger-Ellison radioattiva duodeno. La riretibilità dell'ind _
gme rende poss1bJie valutare l'efficacia della ter
Rara ma potenzialmente mortale, coinvolgente organi
fannacologica con controlli seriati nel tempo. apta
diversi, è caratterizzata da diarrea e ulcere peptiche multiple
causate dall'ipersecrezione acida gastrica conseguente alla
presenza di tumori ncurocndocrini producenti gastrina. I 4.8. Tumori
gastrinomi -localizzati nel pancreas (75% dei casi), nel duo-
deno (15%) o in sede extraintestinale (10%)- possono far I tumori benigni si presentano per lo piit
parte di sindromi ereditarie (neoplasie multiple endocrine di aspetto di formazioni aggettanti di piccole
tipo I) e spesso manifestano comportamento maligno con fre- a. margini netti e r_egolari, con
quente metastatizzazione epatica. zwne centrale, umche (adenomi, hpomi, leiomion ·
neuroe?docrini, neu:inomi, emangiomi,
I.: esame baritato evidenzia; gmmi) o multtple (adenomi brunneriani, polipi amar-
abbondante secrezione gastrica che diluisce la tomatosi). Particolare interesse, per l'elevata tCndenz
sospensione baritata e altera il verniciamento alla degenerazione maligna, !'_adenoma,
mucose dello stomaco e del duodeno; so peduncolato e con superficie monforme. Aspetto
ispessimento delle pliche gastriche, duodenali e il aberrante, il quale
digiunali (edema, flogosi e iperplasia delle cellule si presenta m forma d1 lesrone nodulare nel cui centro
parietali!); si staglia la caratteristica immagine puntiforme ipero-
ulcere multiple localizzate nello stomaCo e nel paca del dotto escretore riempito dal bario (fig.
bulbo duodenale (75% dei casi), ma anche nelle XX.58).
altre porzioni duodenali e nel digiuno (queste ulti- I tumori maligni sono costituiti soprattutto da ade-
me pressoché patognomoniche!), nocarcinomi e linfomi. Gli adenocarcinomi possono
La localizzazione del gastrinoma che è alla base assumere aspetto infiltrante e stenosante, ma più fre-
della sindrome può essere difficile e richiede d'elezio- quentemente hanno il classico aspetto della formazio-
ne l'impiego della scintigrafia con un analogo ne aggettante di tipo maligno, a superficie irregolare,
to della somatostatina C11 1n-pentetreotide - v. para- mammellonata, con base retratta, spesso di grosse
grafo XX.6.11 ), utile anche come indice prognostico dimensioni. I /infami sono di solito localizzati a livel-
ai fini dell'eventuale efficacia della terapia farmacolo- lo della seconda e terza porzione, si sviluppano in
gica con analoghi della somatostatina a lunga emivita forma infiltrante a pieno spessore nella parete con ten-
(se il tumore capta l'analogo marcato è presumibile denza. a interessare longitudinalmente tratti più o .
una certa efficacia della terapia, mentre in assenza di meno estesi del duodeno che assume aspetto tubulare
captazione questa è altamente improbabile!). Più com- rigido (TC! ecografia!); la sottomucosa infiltrata sol-
plesso è l'approccio combinato mediante ecografia
(soprattutto perendoscopica transgastrica e intraopera-
toria), TC, RM, arteriografia e prelievi ematici
selettivi nel sistema portale. Talvolta il tumore pri-
mitivo non è localizzabile neppure al tavolo operato-
rio.

4.7. Reflusso duodeno-gastrico


La sintomaticità di questa affezione è legata al con-
tatto della bile con la mucosa gastrica (è più opportu-
na, dunque, la dizione di reflusso bilioMduodeno-
gastfico). Nel suo studio assume rilievo la scintigrafia
Fig. XX.SS. Pancreas aberrante. Il difetto di riempimento (frecce) gene:
epatobiliare sequcnziale (v. paragrafo XXI.5), ese- rato dalla lesione nodulare, rotondeggiante, a margini netti c
guita assumendo immagini più tardive rispetto ai nel calco baritato del duodeno studiato con MdC singolo opaco assume
tempi usuali, ed eventualmente con l'aggiunta di uno nel complesso aspetto similtumorale. Il rilievo nel suo contesto del
dotto escretore riempito dal bario in forma di immagine
stimolo colecistocinetico (somministrazione orale di radiopaca (punta di freccia) è determinante per indirizzare la diagnosi
latte o di pastp grasso) per accelerare il deflusso della verso la sua giusta formulazione.
449

, Ja mucosa con conseguente aspetto ipertrofico individuabiti con il semplice esame diretto. Anastomosi
1 3 possono essere confezionate anche in assenza di resezione,
e no.dulare. Non aspetti di
infiltratJvo sono secondan a mvaswne duodenale con la finalità di aggirare, in caso di stenosi serrata o di
1 0 occlusione, l'ostacolo alla canalizzazione (bypass). Nella
( parte di tumori primitivi dello stomaco, del pan-
descrizione dell'anastomosi (ad esempio, anastomosi
del colon, della colecisti e del rene.
0 gastro-digiunale termino-laterale), per convenzione il primo
Un cenno a sé meritano i tumori della papilla e termine è riferito al segmento prossimale. Fra gli interventi
0]] arapapillari benigni .e malignr), più fre- dedicati particolare rilievo assumono quelli praticati per la
Ili, puenti dei precedenti, m grado eh creare ostacolo al terapia della malattia da reflusso gastroesofageo e della
·a- biliare e yai_1creatico. o con grande obesità.
lli, spetto di formaziOni aggettanti d1 tipo bemgno o
.n- o con aspetto infiltrante. localizzato Lo studio radiologico postoperatorio può essere
lf- oine interno della C duodenale (frg. XX.59). La drfle- eseguito precocemente o a distanza di tempo dall'in-
za ;enziazione da tumori extrapapillari, da edemi della tervento con la finalità di:
papìlla I.itiasi t:umori pan- individuare complicanze a carico delle suture e del-
Ito creatici, e la defmlZlone dell eventuale mteressamen- le anastomosi (deiscenze, stenosi- fig. XX.60);
Ile to della via biliare e pancreatica principale, richiedono riconoscere il tipo di intervento eseguito (con parti-
ro un approccio combinato endoscopico (duodeno- colare riferimento all'estensione dell'eventuale de-
·o- scopia!) e radiologico (esame a DC! TC! CPRE!). molizione, al tipo di ricostruzione, alla sede della su M

ig tura, alle caratteristiche di posizione, ampiezza, fun-


zionalità dell'anastomosi- figg. XX.61-64);
le-
no
s. Studio radiologico del tubo digerente valutare l 'adattamento funzionale del viscere alla
prossimale operato · nuova situazione anatomica;
·e- evidenziare situazioni patologiche dipendenti o me-
o- no dal pregresso intervento (figg. XX.65-66).
re, In linea di principio, gli interventi sul tubo digerente
possono essere demolitivi, conservativi o dedicali. I primi Questa problcmatica ha carattere decisamente spe"
:se cialistico e verrà qui considerata solo nei suoi riflessi
,[_
comportano la rcsezione di una parte o di tutto un segmen-
lodigestivo (ad esempio, l'esofago o lo stomaco) con rico- generali.
in slruzione della continuità viscerale mediante anastomosi tra Il controllo radiologico postoperatorio precoce
'O- i segmenti residui prossimale e distale. t: anastomosi è con- può essere eseguito già in 4"-1 0' giornata qualora si
O fezionata con sutura manuale o meccanica: in quest'ultimo sospetti clinicamente una deiscenza o una stenosi di
Ife mo i singoli punti, metallici e radi opachi, sono facilmente una sutura o di un'anastomosi. È d'obbligo l'uso di
J!-
MdC iodato idrosolubile, sussistendo evidente con-
troindicazione all'uso di sospensioni baritate (v. para-
grafi IIL2.2 e XXJ).

Fig. XX.60. Gastrectomia totale con ricostruzione mediante ansa ad Y


XX.S9. Ampulloma benigno (adenoma). Lungo la marginale secondo Rom: e anastomosi termino-laterale esofago-digiunale (frec-
mlcma della seconda porzione duodenale è bene appre7.zabilc (free- cia nera). Il controllo baritato precoce consente di evidenziare la dei-
te) il difetto di riempimento a margini netti c regolari apportato dalla scenza della sutura del cui di sacco dell'ansa digiunale con conse-
massa twnorale aggettante. D"' bulbo duodenale; CO"" colecisti. guente formazione di fistola saccata (frecce bianche).
__________________________________________________________________

La complicanza precoce più frequente è la deisc


delt'anastomosi con fistola. Complicanze tardive sono: enza
la stenos.i da recidiva
ncop 1astlca a st01ma eso1ago-gastnca ne e sede el tt'
va); e t-
ulcere ed erosioni del!' esofago residuo e dello sto ma c .
l'alterato transito nel viscere trasposto (dimensio':
. _nspetto
ecceSSive . aIl o . r lll
trazione
e angolazwne della regiOne antroptlonca 1 lesione vaua.
le risultante dalla resezione esofagea!).
Resezioni gastriche parziali. Il loro numero si è drasti-
Fig. XX.61. Gastroen- camente ridotto con la diffusione della terapia medica de).
teroanastomosi. F == l'ulcera peptica. Comportano l'asportazione dei due terzi
fondo gastrico; C== cor-
po; A= antro; D== bul- distali dello stomaco e del bulbo duodenale. La ricostruzio-
bo duodenale. 11 MdC ne della via alimentare è attuata con varie modalità:
defluisce preferenzial- anastomosi gastro-duodenale termino-terminale (inter-
mente attraverso la sto- vento di Billroth l- v. fig. XX.62), spesso effettuato con
mia (freccia) ne!l'ansa associata vagotomia (che elimina una delle cause piU
anastomotica. comuni di _recidiva peptica, l'ipercloridria);
anastomos1 gastro-d1gmnale latera-laterale o piU comu-
Nel controllo radiologico postoperatorio a distan-
nemente termino-laterale orale totale o orale parziale
za l'impiego dell'esame a DC con ipotonia farmacolo- inferiore o superiore (intervento di Billroth Il- v. fig.
gica deve considerarsi obbligatorio; la funzionalità XX.63);
viscerale verrà valutata «a calco» nelle fasi tardive anastomosi tra moncone gastrico e un'ansa digiunale
dell'indagine una volta esaurita l'ipotonia. lunga circa 35 cm interposta tra stomaco e duodeno;
anastomosi gastro-digiunale e confezionamento di
Nello studio dello stomaco operato, questa tecnica «bi- un'ansa defunzionalizzata drenante i succhi biliopan-
fasica» presenta importanti vantaggi: creatici c comprendente il duodeno residuo e il primo
lo svuotamento del moncone gastrico è rallentato a tratto del digiuno (intervento con ansa a Y secondo
causa dell'ipotonia, con conseguente possibilità di evi- Roux). L'ansa defunzionalizzata (che costituisce la
tare la fastidiosa sovrapposizione proiettiva delle anse branca destra della Y) è anastomizzata al digiuno a circa
del tenue riempite dal bario; 60 cm dall'anastomosi gastrica (v. fig. XX.64).
la distensione gassosa esercita «pressione dali 'interno>>, Complicanze comuni ai vari tipi di intervento e apprez-
con conseguente aumento della superficie mucosa zabili con l'esame radiologico, sono la stenosi delle anasto-
esplorabile, migliore distensione della bocca anastomo- mosi e la dumping syndrome, ulcere e neoplasie recidivanti
tica e migliore valutazione dell'ansa anastomizzata. (la cui presenza è talora mascherata o simulata da aspetti
atipici della sutura). Gli ultimi due tipi di intervento non
La TC e l 'ecografia trovano indicazione nello stu- comportano come complicanza l'esofagite e la gastrite alca"
dio della patologia extraluminale (ascessi, lesioni
espansive) e delle anse escluse dal transito non valuta-
bili con l'esame radiologico.

Interventi demolitivi
Esofagectomia. Trova indicazione nelle neoplasie mali-
gne dell'esofago. La continuità viscerale viene ristabilita,
preferibilmente, utilizzando lo stomaco «tubulizzato», cioè
ridotto di dimensioni con una linea di resezione che interes-
sa la 'piccola curvatura, trasposto in cavità toracica e anasto-
mizzato con l'esofago residuo (esofagogastroplastica- fig.
XX67). Nei pazienti sottoposti a esofagectomia per stenosi
da caustici e nei casi in cui anche lo stomaco sia affetto da
patologia, è utilizzato un tratto del colon (esofagocolonpla- Fig. XX.62. Resezione gastrica con anastomosi termino-terminale
stica) o meno comunemente del digiuno (esofagodigiuno- gastro-duodenale (Billroth I). MG == monconc gastrico; B '"bulbo; k
plastica). frecce indicano la sede dell'anastomosi.
451

a
i-

"l·
Fig. XX.63. Resezione ga-
i- strica con anastomosi ter-
l- mino-laterale antiperistal-
tica con ansa digiunak se-
1i condo Polya. MG = mon-
l-
cone gastrico; BA= bocca
anastomotica (il cui orien-
,._
tamento è indicato dalle
frecce); AA =ansa affe-
"iU rente; AE =ansa efferente.

hna, nonché la sindrome dell'ansa afferente, frequenti nelle Fig. XX.65. Dumping syndromc precoce associata a sindrome dell'an-

ricostruzioni tipo Billroth II. sa afferente non ostrultiva. Gastroresezione parziale con anastomosi ter-
le Nella dumping syndrome precoce (legata al rapido arri- mino-laterale gastro-digiunale isoperistaltica. Si osservi la marcata di-
g. l'O di chimo iperosmolare in digiuno) l'esame baritato <m stensione dell'ansa afferente (asterisco), verso la quale sono veicolati
calco)) potrà dimostrare il transito estremamente rapido preferenzialmente gli ingesti, e la rapida opacizzazionc delle anse di-
le giunali, le cui pliche sono ispessite ed edematose (rilievo, questo, espres-
lungo il tenue, la diluizione del MdC, una certa dilatazione
sivo della dumping syndrome).
delle anse digiunali con aspetto M pila di piatti>> edemato-
di
so. Nella forma tardiva (in rapporto a crisi ipoglicemiche) (in tal caso se ne potrà dimostrare la sede). In tal uni casi,
Il·
11 on si hanno rilievi radiologici significativi: la diagnosi è
lO tuttavia, non v'è ostruzione, ma solo veicolazione preferen-
lo puramente clinicolaboratoristica. ziale degli ingesti verso l'ansa afferente (la quale si riempie
La sindrome dell'ansa afferente (nausea, vomito bilio-
la rapidamente e prolungatamente di bario nella sua intera lun-
pancreatico e alimentare, dolore ipocondriaco destro, diar-
;a ghezza ed è palesemente dilatata). Talora potrà dimostrarsi
rea) è causata dall'ostruzione dell'ansa afferente in corri- radiologicamente l'eccessiva angolazione dell'anastomosi
z. spondenza della bocca. anastomotica (non è pertanto dimo- gastro-digiunale o comunque la mancata progressione del
Strabile con l'esame baritato per il mancato riempimento

dell'ansa, ma lo è con ecografia eTC!) o al di sotto di essa
MdC.
l ti Nei pazienti operati di resezione secondo Billroth Il si
!ti manifestano a distanza di anni con frequenza significativa-
lll mente superiore a quella abituale, carcinomi del moncone
a- gastrico, verosimilmente originanti dalla degenerazione
maligna della mucosa gastrica atrofica. 11 controllo radiolo-
gico a distanza di tempo (5-10 anni nei pazienti anziani; 20-
30 anni nei pazienti più giovani) considererà in maniera par-
ticolare questa possibilità (v. fig. XX.66}.
Resezione gustrica totale. Comporta l'asportazione di
tutto lo stomaco, la ricostruzione della via alimentare con
anastOmosi esofago-digiunale, la canalizzazione del duode-
no eseguita con varianti tecniche numerose (ansa aro, ansa
a Y secondo Roux, ansa digiunale interposta). È l'interven-
to preferito da molti chirurghi nelle neoplasie gastriche.
I.:ansa intestinale anastomizzata all'esofago va incontro a
Fig. XX.64. Gastrectomia parziale con ricostruzione mediante ansa processi di adattamento morfologico (dilatazione) e funzio-
ad Y secondo Roux e anastomosi termino-laterale gastro-digiunale nale (ipersegmentazione), aventi come obiettivo il rallenta-
(ochema a sinistra). Nel controllo baritato a distanza (a destro) è mento della progressione del cibo. Zona elettiva di recidiva
awezzabile solo la branca sinistra della Y; in genere, la visualizza-
<lone della branca destra (che assume rilievo soprattutto nei controlli risulta l'anastomosi tra l'esofago e il segmento intestinale
richiede l'iniezione diretta del MdC mediante un catetere utilizzato per la ricostruzione: pertanto su di essa sarà foca-
Cndolmn\m:Je. lizzata l'attenzione radiologica.
452

Interventi conservativi Interventi dedicati


Rientrano in questo contesto alcuni interventi praticati Tempia chirurgica del rejlusso gastroesofageo. Mira
sull'esofago: ripristinare la continenza dello sfintere esofageo inferiorea
la diverticolectomia, resezione di diverticoli veri; Tecnica fondamentale è la fundoplicatio. L'interve11 t0 d·.
la miotomia, incisione Jongitudinale della tonaca Nissen-Rossetti, il più comune, comporta la realizzazione
muscolare, che trova indicazione nella terapia chirurgi- un nuovo apparato valvolare in corrispondenza del
ca dell'acalasia e nella escissione extramucosa di tumo- mediante creazione, per via laparoscopica, di un manicotto
ri benigni (lipomi, leiomiomi); funzionale gastrico ottenuto avvolgendo totalmente 0 par-
J'esofagorrajia, chiusura delle brecce esofagee sponta- zialmente il fondo dello stomaco attorno all'esofago addo-
nee o iatrogene; minale (fig. XX.68). Lo studio radiologico ha in primo
i bypass, eseguiti per consentire il ripristino del transito luogo lo scopo di valutare l'eventuale presenza di compli-
alimentare senza rimozione dell'esofago ostruito; canze (stenosi dell'esofago in.globato in plastica troppo
e sullo stomaco: serrata l. cedimento della plastica con rec1d1va del reflusso!).
la gastrostomia, apertura minima della parete gastrica, Si conSideri, in proposito, che l'intervento determina di per
cui fa seguito la gastlwrafia (alla quale residua una sé la comparsa di immagini pseudotumorah nel fondo
piccola formazione aggettante localizzata che so.lita- gastrico legate al suo «incappucciamento» attorno all'eso-
mente tende a ridursi con il tempo sino a scompanre e fago terminale, per la cui interpretazione è fondamentale la
talora una certa convergenza plicare persistente); conoscenza precisa dell'intervento praticato. Il tratto tenni-
la vagotomia, talora impiegata nella terapia dell'ulcera naie dell'esofago è ristretto, ma, al contrario di quanto acca-
duodenale di competenza chirurgica, eventualmente de nelle neoplasie, ha contorni regolari, non presenta altera-
con associatapiloroplastica. Lo studio radiologico può zioni del rilievo plicare e non risulta significativamente
evidenziare in fase precoce ipotonia, ipocinesia e ristav dislocato.
gno gastrico (fino ·al quadro conclamato dello stomaco Tel·apia chirurgica della grande obesità. Gli interventi
di Dragstedt tipico delle vagotomie tronculari); in fase chirurgici eseguibili con successo sono molteplici. I più fi·e-
tardiva vi è ripresa del tono e della peristalsi (che, nelle quenti sono:
vagotomie superselettive, ritornano del tutto normali). • la gastroplastica (fig. XX.69), la quale mira a limitare
La presenza di deformazioni risultanti dalla piloropla- l'apporto alimentare attraverso la riduzione della capa-
stica rende difficoltoso l'accertamento di un'eventuale cità gastrica. È realizzata mediante una sutura orizzon-
recidiva ulcerosa; tale (intervento di Gomez) o verticale (intervento di
l'ulcorrafia, sutura di un'ulcera perforata; Mason) che crea una tasca della capacità di 30-50 ml
Iagastroenteroanastomosi, che realizza una comuuica- comunicante con la restante cavità dello stomaco con un
zione diretta tra lo stomaco e la prima ansa digiunale (v. tramite ·ristretto (pseudopiloro). Lo studio radiologico
fig. XX.61) e trova indicazione in caso di stenosi antra-
li non resecabili (radiologicamente, ai fini dell'affenna-
zione di normalità funzionale, la stomia deve risultare
sede eli deflusso preferenziale rispetto alla via pilorica!).

Fig. XX.66. Car-


cinoma del mon-
conc gastrico
Gastroresezione
parziale con ana-
stomosi secondo
Billroth IL La le-
sione, localizzata
nel tratto distale Fig. XX.67. Esofago.ga-
del moncone ga- ·stJ:oplastica intratorac1ca
strico (frecce), di L'anastomosi termino-la-
grosse dimensio- terale tra esofago e sto·
ni, centralmente ma co tubulizz.ato (frecce
ulccrata, aggetta corte) è eseguita con su:
liberamente ver- turatrice meccanica. Si
so il lume senza osservi, nel tratto distak
indurre ostacolo dello stomaco,l'improll-
al vuotamcnto ta dei pilastri diaframma-
gastrico. tici (frecce).
453

Fig. XX.68. Gastroplastica secondo Nis-


sen-Rossetti (fundoplicatio). La riprodu-
zione schematica dell'intervento (A) rende
"are. conto della comparsa al cOntrollo baritato
a DC (B) di tm'immagine pseudotmnorale
di (frecce) indotta dall'incappucciamento del
di fondo gastrico attorno all'esofago termi-
nale (asterischi). Nello studio M calco))
ias del fondo gastrico (C) la disposizione del
tto MdC baritato attorno al manicotto perie-
ar- sofageo induce la comparsa di un caratte-
lo-
no
a ristico aspetto «a tcnaglim> (frecce).

)jj. ha la finalità di valutare le dimensioni della tasca gastri-


•po ca neoformata, l'ampiezza dello pseudopiloro (l cm
1!). circa) e l'eventuale presenza di reflusso gastroesofageo;
]0[ Ja diversione bilio-pancl'eatica secondo Scopinaro, la
do quale comporta una gastrectomia parziale inferiore e
iO- l'affondamento del bulbo duodenale. Il ripristino della
la via alimentare è ristabilito con anastomosi gastro-ileale
ni- e diversione di una lunga ansa defunzionalizzata esclu-
:a- sa dal transito alimentare, comprendente il duodeno e il
ra- digiuno, nell'ultima porzione ileale mediante anasto-
nte mosi realizzata a circa 50 cm dalla valvola ileocecale
(fig. XX.70). Questo intervento mira quindi a ridurre la
·nti capacità gastrica e la superficie intestinale assorbente.
ie-

uc
la- Fig. XX.70. Diversione bilio-pancreatica secondo Scopinaro. La ripro-
m- duzione schcmatìca dell'intervento (a sinistra) ne mostra le caratteristi-
di che salienti: gastrectomia parziale inferiore, affondamento del bulbo
duodenale, anastomosi termino-laterale gastro-ileale, diversione nel-
mi l'ultima porzione ilcalc di una lunga ansa duodcnodigiunale dcfunzio-
uo nalizzata esclusa dal transito. La capacità gastrica c la superficie inte-
ico stinale assorbente sono qUindi drasticamente ridotte. Lo studio baritato
(a destra) evidenzia la gastroresezione c il transito regolare lungo le
anse ileali fino al colon destro.

Lo studio radiologico (ecografia! TC!) ha la finalità di


evidenziare eventuali complicanze a carico dell'ansa
dcfunzionalizzata (ostruzione da briglie aderenziali!
torsione:! invaginazione!).

6. Tenue
La posizione nel contesto del tubo digerente (a cir-
Jft· ca 85 cm dalla rima orale e a 150 cm dall'orifizio ana-
co le), la conformazione tubulare (3 cm di diametro nel di-
la- giuno, 2 cm nell'ileo) con flessi ad angoli estremamente
tu-
:ce acuti, la lunghezza (mediamente 650 cm nel vivente),
;u- XX.69, Gastroplastica con sutura verticale secondo Mason. La rendono l 'intestino tenue accessibile con grande dif-
Si nproduzìone schematica dell'intervento (A) rende conto dci rilievi al ficoltà ali 'esplorazione endoscopica. Fondamental-
controllo baritato. In B è visualizzata is'olatamente, in diretta conti- mente, a tutt'oggi, lo studio della patologia del tenue
nuità con l'esofago, la tasca funzionale, la quale, in C e D (punta di
.,.
111·
riversa progressivamente il suo contenuto nella restante poggia in maniera determinante sul! 'indagine radio-
tal'l!a gastrica attraverso lo pseudopiloro (freccia). logica.
454

Esame diretto e baritato sono le due metodiche di dell'ultima ansa ileale e della regione ueocecaJ,, 1;
prima istanza. Cesame diretto (in ortostasi e in decu- cui riempimento richiede in genere ore)
bito supino!) mira a individuare, attraverso l'analisi del- elude l-'indagine;
la distribuzione spontanea di gas e feci, alcune situa- con tecnica «dedica ta». Il pdaziente è premedicato
zioni definite, in primis l'occlusione intestinale e la pre- per os con metoc 1oprmm e, antagonista de!]·
senza di «anse sentinella» (v. paragrafo XX.6.9). L e- dopamina in grado di incrementare la
same baritato (per os con tecnica dedicata o previa in- gastroenterica, 30 minuti prima della somminist:
tubazione digiunale, il cosiddetto «clisma del tenue») zione di 400 mi di pasto baritato (al quale a.
ha ruolo del tutto fondamentale e offre importanti pro- aggiunta un_'ul!eriore dose di me!oclopramide).
spettive di individuazione dei vari tipi di patologia. re- procede qumd1 alla documentazwne radiografie
cografia e la TC (praticata previa intubazione digiu- sia_ in for:na panoramica, _sia con
nale, il cosiddetto «clisma-Te del tenue») intervengo- d1 detta?;l_w dell ultima ansa e d1 eventuali reperti
no nella definizione di «masse» addominali in senso la- patologici.
to, nella determinazione di sede e natura dell'ostacolo
nelle occlusioni meccaniche, nella valutazione della Con queste due modalità tecniche, vantaggiose per la
componente intra- ed esoluminale di tumori, processi semplicità e l'ottima tollerabilità da parte del paziente, l'ac-
infiammatori e ischemici. La RM ha ruolo secondario, curatezza diagnostica è risultata non proporzionata alle esi-
complementare, ma talora importante dopo interventi genze della problematica clinica. Principali fattori
sono: la velocità di opacizzazione e il grado di distensione ;)]
operatori sull'addome. La diagnostica radioisotopica insufficienti delle anse assoggettate al ritmo di svuotamen.
ha spesso successo nella individuazione dei divertico- to gastrico; l'eccessivo «affollamento)} delle valvole conni·
li di Meckel nel contesto dei quali sia presente mucosa venti; la comparsa di falsi aspetti nodulari; talora la floccu-
gastrica in grado di captare.il 99'"Tc-pertecnetato, assu- lazione e la precipitazione della sospensione
me un ruolo molto importante nell'individuazione di tatto prolungato con i secreti presenti nel tenue.
emorragie intestinali, di processi infiammatori attivi e
talora nello studio delle sindromi da malassorbimento.
L'angiografia interviene, per lo più in seconda istan-
za, nello studio delle sindromi da insufficienza acuta e
cronica mesenterica, nella patologia turnorale (in par-
ticolare del mesentere), nella definizione del punto di
origine di emorragie digestive.
Nel complesso la patologia del tenue, nonostante la
grande supeificie mucosa da questo dispiegata (4500
m1 contro i 2m2 di superficie cutanea!) e l'importante
ruolo rivestito nei processi immunitari cellulari e umo-
rali, è poco frequente. I rilievi semeiologici radiologi-
ci restano spesso inverificati anche per le indic.azioni.
poco frequenti a interventi operatori (limitati alla pa-
tologia acuta e tumorale).
L'esame baritato dell'intestino tenue può essere
effettuato:
come prosecuzione del!' esame dello stomaco e del
duodeno (fig. XX.7l). È il sistema più semplice
ma di minore affidabilità. Il riempimento progres-
«a calco» del tenue (ottenuto con la sommini-
strazione di un quantitativo supplementare di
MdC) viene documentato a l e 2 ore dal momento Fig. XX.71. Lo studio radìologico per os dell'intestino tenue.
di assunzione del pas(o baritato, in decubito prono, gramma panoramico a 2 ore dalla prima assunzione del pasto ba_n!a:
con coi:npressione mirata dei diversi segmenti del to; una seconda assunzione è avvenuta circa l ora prima (si ossefV!, m:
fatti, il riempimento dello stomaco). Tutto il tenue digiunale e ilealc .c
viscere al fine di dipanare la matassa intestinale e visualizzato, ma in maniera alquanto frammentaria e senza un suffl·
dissociare le singole anse. Una seriografia mirata ciente riempimento delle singole anse.
455

con clisma a DC del tenue. È la metodica più sen- distendere il lume rendendolo radiotrasparente, sì da creare
sibile. Richiede una preparazione intestinale accu- un «doppio contrastO>) (fig. XX.73). Ciò rende possibile
rata identica a quella utilizzata per l'esame a DC l'individuazione di reperti patologici fini, per trasparenza,
del crasso (v. paragrafo XX.8.2): il tenue ne risul- anche in anse sovrapposte e non dissociabili (evenienza fre-
quente nello studio del tenue, soprattutto per le ultime anse
terà libero da ogni residuo alimentare, il che elimi- ileali disposte profondamente nella fossa iliaca destra).
na artefatti spesso fonte di difficoltà interpretativa; I: assunzione di radiogrammi panoramici e di dettaglio avvie-
la pulizia del colon rende più agevole e veloce la ne in modo sequenziale durante la progressione della colon-
progressione lungo le anse del tenue dei MdC na di metilidrossietilcellulosa. I: indagine ha durata di 30-40
introdotti ed evita l'eventuale reflusso di materiale minuti.
fecale dal cieco nell'ultima ansa. La propulsione della sospensione baritata e la distensio-
ne del lume intestinale possono essere realizzate anche

A paziente digiuno (ed eventualmente premedicato con mediante semplice insufilazione di aria: in tal caso, però,
ti metoclopramide, la quale agevola l'intubazione e ostacola il l'integrità del verniciamento mucosa è meno duratura nel
reflusso entero-gastrico), previa anestesia di superficie del tempo, rendendo meno agevole lo studio analitico di even-
cavo orale e della faringe, si procede all'intubazione duode- tuali reperti patologici. L'esperienza pratica dimostra, del
la nale per via orofaringea o nasofaringea, atto estremamente resto, che l'indagine effettuata con le modalità sopradescrit-
semplificato dall'uso di appositi sondini (particolarmente te è in genere ben tollerata, anche perché il blando effetto
i- idonei quelli di Maglinte e di Rollandi) il cui apice è posi- purgativo della metilidrossietilcellulosa accelera l'evacua-
iionato in prossimità dell'angolo di Treitz (fig. XX.72). Si zione intestinale.
procede quindi all'introduzione attraverso il sondino del
MdC radiopaco (solfato di bario all'85% "p/v) in quantità con clisma opaco del tenue. In questa metodica si
sufficiente per riempire «a calco)> le prime anse digiunali fa ricorso esclusivamente a lUla sospensione bari-
(circa200 mi); si procede quindi all'introduzione (per cadu-
tata al 40% p/v fatta scendere, a caduta gravitazio-
ta gravitazionale o mediante sistemi iniettivi a pressione) di
nale, da apposita sacca, in maniera continuativa e
éirca 1500 mi di una soluzione di rnetilidrossietilcellulosa
allo 0,5%, la quale ha la finalità di «propellere» il MdC senza alcuna interruzione (onde evitare la fram-
radiopaco lungo tutto il tenue lasciando adeso alla mucosa mentazione della colonna baritata), con flusso di
intestinale un velo di particelle baritate e nel contempo di circa 100 ml!min, sotto controllo radioscopico,

Fig. XX.72. L'intubazione digiunale. L'apice del sondino è posto su bi- Fig,XX.73. Il clisma a DC del tenue. I..: adesione alla mucosa amo' di
tu al di là dell'angolo di Trcitz; successivamente il sondino è collega- velo della sospensione baritata «propulsa» in avanti da una soluzione
to alla sacca contenente la sospensione baritata; si procede quindi al di metilidrossietilcellulosà (mdiotrasparente!), che nel contempo
riempimento del digiuno con flusso di circa 100 ml al minuto e suc- distende il lume del tenue, consente di indurre una suggestiva dimo-
cessivamente all'introduzione della metilidrossietilcellulosa strazione a DC di questo in tutta la sua estensione.
456

fino a volume totale di circa 450 ml. Il tempo profilo essa si dilata alquanto subito prima di affila ,
51
necessario per la visualizzazione completa del bruscamente nella valvola ileocecale: ne risulta ur ·.
tenue è di 3R4 minuti. Lo studio, in caso di neces- «a d'uccello» !I cui becco è
sità, può essere completato a DC dopo introduzio- verso rl creco (frg. XX.75). Al dr sopra e al di sotto dei
ne di metilidrossietilcellulosa. bec_co il mediai e del cieco presenta una dupli-
ce Impronta arctfonne dovuta al protrudere rispettiva.
All'esame a DC il tenue presenta un aspetto di mente del labbro superiore e inferiore del «muso di
nastro ampiamente flessuoso, più o meno intensamen- tinca ileale». Quest'ultimo, visto di faccia, si presenta
te verniciato dal bario e disteso dalla soluzione di come un difetto di riempimento endocecale, rotondeg.
metilidrossietilcellulosa, di calibro lentamente decre- giante, nel cui contesto si apre l'orifizio valvolare. Un
scente dal digiuno verso l'ileo, a contorni più o meno buono studio dell'ultima ansa ileale è spesso possibile
regolarni..t::nte lisci (fig. XX.74A). Le valvole conni- con il clisma a DC del crasso (al quale si rimanda per
venti, di norma ben apprezzabili, lo solcano trasver- ulteriori dettagli anatomici).
salmente, più o meno ravvicinate l'una ali' altra, sepa- La TC dell'intestino tenue è modernamente realiz.
rando i recessi interplicari. Queste formazioni anato- zata, come sopra detto, in forma di clisma- re.
miche cambiano aspetto continuamente in funzione
dello stato di contrazione della muscularis mucosae e n paziente è assoggettato a preparazione intestinale e
dei movimenti peristaltici. Lo spessore della· parete premedicazione identiche a quelle del clisma a DC, intuba.
può essere valutato indirettamente attraverso la misu- zione digiunale e successiva introduzione di una soluzione
ra della distanza intercorrente tra i cordoni delle anse di mctilidrossietilcellulosa allo 0,5% (2 o più litri in circa20
minuti). Si procede quindi all'iniezione e. v. a bolo di JOOml
adiacenti. I.:aspetto è entro certi limiti simile nell'esa- di MdC iodato sì da indurre un adeguato c.e. della parete
me a calco (fig. XX.74B). intestinale e alla scansione spiroidea volumctrica su tutto
Le differenze anatomofunzionali tra la pa,rte più l'addome. Le immagini sono ricostruite per piani trasversa-
prossimale del digiuno e la parte più distale dell'ileo li distanziati di 2-3 mm sì da consentire ricostruzioni multi-
sono marcate, ma il passaggio dall'«aspetto digiuna- planari ad alta risoluzione (fig. XX.76). I.: indagine ha dura-
le» ali' «aspetto ileale» è graduale e avviene quindi ta di 30-40 minuti. La fase di preparazione è
inavvertitamente. Il digiuno occupa, all'interno della mente effettuata su un lettino a sé; il paziente è introdotto
cornice colica, la parte superiore sinistra dell'addome nel tomografo computerizzato al momento della scansionc
e costituisce in lunghezza circa i 2/5 del tenue; l'ileo spiroidea (che richiede pochi secondi).
la parte inferiore destra e costituisce i 3/5 rimanenti.
Un cenno a sé merita l'ultima ansa ileale. Vista di

Fig. XX.74. Dettagli di clismi del tenue. In A (clisma a DC) è bene


caratterizzata la superficie mucosa anche in quei tratti nei quali vi è
sovrapposizione di anse. In B (clisma opaco) è documentato il tratto Fig. XX.75. L'ultima ansa ilcale (UA) in A riprodotta «a calcO)), in B
di passaggio tr-a tenue digiunale (metà superiore dell'immagine) e ((a doppio contrastO>). Il tratto terminale dell'ansa assume un carattc·
tenue ileale (metà inferiore); sono ben visibili le valvole conniventi e ristico aspetto <m testa di ucccllm> il cui becco, rivolto verso il cieco,
i recessi interplicari. è circondato dalla radiotrasparenza della valvola di Bahuino.
457

;j
opaco dei crasso (decorso e morfologia del colon normali
fino alla flessura sinistra; cieco in sede anomala ombelica-
a le, epigastrica, ipocondriaca sinistra o destra).
o
'l 6.2. Diverticoli
l-
l- l diverticoli del digiuno sono poco frequenti, quelli
li l'ileo rari. Trattasi in genere di erniazioni acquisite della
mucosa e della sottomucosa attraverso i punti di ingresso
:- dei vasi nella tonaca muscolare (come i diverticoli del
Il colon), e quindi di norma emergenti dal versante mesenteri-
co dell'ansa interessata. Possono essere responsabili di sin-
fio. XX.76. Clisma-TC del tenue. Le anse intestinali sono ben diste- dromi pseudoostruttive acute e di sindromi da malassorbi-
se MdC radiotrasparente introdotto mediante sondino naso-digiu-
nale. Si noli la valida rappresentazione delle pareti, sottili, con c.e. mento da iperprolifcrazione batterica. La loro morfologia,
regolare, c de1le valvole conniventi digiunali. peraltro, non si discosta da quanto più sopra descritto per i
diverticoli duodenali. Caratteristiche peculiari presenta il
tori ad alta frequenza (7,5 MHz), permette di valutare diverticolo di Meckel.
la parete (in condizioni normali di spessore inferiore a
3mm}, i movimenti peristaltici ·e, in presenza di con- Il diverticolo di Meckel trae origine dalla mancata
liquido, visualizza le valvole conniventi. obliterazione del dotto onfalomesenterico. È un diverM
ticolo'Congenito, vero, con riempimento e svuotamen-
6.1. Malrotazione intestinale to attivo, impiantato sul versante antimesenterico, re-
peribile per lo più a 30-90 cm dalla valvola ileocecale
Sotto questa dizione si raccolgono le diverse forme (il più delle volte del tutto occasionalmente). L'esame
derivate da un disturbo del processo di rotazione e fis- baritato e il clisma del tenue possono evidenziarlo sot-
sazione dell'intestino medio (onfalocele; non rotazio- to forma di estroflessione piriforme riempita agevol-
ne; rotazione inversa; rotazione incompleta). In gene- mente dal bario date le ampie dimensioni del colletto,
rale, la sintomatologia è quella di una ostruzione inte- nel cui contesto è dimostrabile, in circa 1/3 dei casi, la
stinale di varia gravità e può esordire a ogni età; esi- presenza di plicatura di tipo gastrico (da ricercare at-
stono, però, forme totalmente asintomatiche. tentamente perché patognomonica!); contiene spesso
aria, talora entero liti. Nella pratica radio logica, però, il
Nel!'onfalocele tutte le porzioni dell'intestino medio
restano, anche dopo la nascita, nel sacco ombdicale (quin-
di fuori della cavità addominale). Nella non rotazione,
quasi sempre asintomatica, il tenue è situato nella metà
destra della cavità addominale, il colon nella metà sinistra:
!'esame baritato riproduce fedelmente la situazione anato-
mica (fig. XX. 77). Nella rotazione inversa, piuttosto rara, il
colon è situato posteriormente, il tenue anteriormente a esso
call'arteria mesenterica superiore, nella cavità addominale:
la dimostrazione radiologica, come nel caso precedente, è
agevole. La rotazione incompleta è una rotazione qualitati-
vamente normale ma arrestatasi prima del suo completa-
mento. Radiologicamente, l'esame diretto del! 'addome (da
eseguirsi sia in decubito prono che supino) non è in genere
sufficiente a consentire una diagnosi precisa: il reperto più
frequente è quello di una distensione dello stomaco e del
duodeno che può arrivare al quadro della «doppia bolla»
(vedi paragrafo XX.4.2); il gas intestinale non ha distribu-
zione specifica. I..:incompleta rotazione può essere facil-
mente riconosciuta con l'esame bari/alo (Io stomaco e il Fig. XX.77; Mesenterium commune. In questa forma di non rotazio-
sono normali; la C duodenale è accorciata e alquanto ne intestinale, il tenue (T) è situato nella metà destra della cavità
trregolare; l'angolo di Treitz è situato vicino alla linea addominale mentre il colon (C) è situato nella metà sinistra. Si osser-
lllediana o addirittura alla destra di essa) e con il clisma vi la posizione normale dello stomaco (S).
_ - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ' = " ' i " ' '"'"-l ''jl\.--:
>:->:t'
'jj'
più delle volte la sua presenza passa inavvertita venen- il cui nosologico ha. ·-1
do confuso con una sovrapposizione di anse. Alla scin- luog_o, dt bas_e Lo
tigrafia il riconoscimento può essere facile quando in studw radJO!ogtco, 1l cm uso e hm1tato a1 casi eone! _ t
esso è presente mucosa gastrica eterotopa che concen- mati, mira a evidenziare le alterazioni .i
tra attivamente il (10-30% dei casi; coesistenti e le eventuali complicazionL Il clisma e l
60% dei casi sintomatici; 98% di quelli con sanguina- DC del tenue talora prospetta rilievi significativi Ina l
mento), per lo più offre un quadro solo genericamente '
tivo. La TC è importante complemento in grado d·
La valutazione radioisotopica del diverticolo di Meckel dimostrare lo stato della parete, del mesentere, la
(come pure di altre forme di eterotopia della mucosa gastri-
ca, come nell'esofago di Barrett, nel duodeno, nelle dupli-
senza di linfoadenopatie, di lesioni del fegato e della
milza. La diagnostica radioisotopica consente valu-
ì

l
cazioni del tenue, nel colon-retto) è basata sulla proprietà
tazioni mirate e di alta specificità: la misurazione del
della mucosa gastrica di trasferire attivamente anioni dal 1
sangue cìrcolante all'ambiente gastrico. Questa proprietà, 'C nell'aria espirata dopo ingestione di trigliceridi 0
ben dimostrata per lo ione ioduro, è esercitata anche per lo di D-xilosio; la quantificazione dei fenomeni di iper-
ione pertecnetato, il che consente di identificare e localiz- proliferazione batterica (1 4C-glicocolato ), della defi- ·{
zare il diverticolo di Meckel in quei casi nei quali è sede dì cienza di lattasi (1 4C-lattosio) e dir sucrasi-isomaltasi l'
mucosa gastrica eterotopa. La ricerca è eseguita mediante
iniezione e.v. di seguita da acquisizione
(lH-sucrosio), del tempo di transito digiunoileale (l'C·
lattulosio). Cuso di opportuni radiofarmaci (99'"Tc-
l
dinamica per circa 60 minuti con gammacamera posiziona- albumina, 111 ln-transferrina) rende possibile la misura-
ta sull'addome e da successive acquisizioni statiche tardive zione della radioattività eliminata con le feci e la l
l
fino a 4 e più ore dopo la somministrazione del tracciante. simultanea localizzazione «visiva» scintigrafica dei
segmenti intestinali coinvolti nei fenomeni di disper-
La presenza del diverticolo è dimostrata dalla sione proteica.
\
l
comparsa di un'area di marcato accumulo della
radioattività situata di norma nel quadrante addomina- Malattia celiaca dell'atlulto. Classicamente l'esame ba-
le inferiore destro (fig. XX.78). La sensibilità dell'in- ritato <<a calco» (fig. XX.79) ha consentito di individuare ri-
dagine scintigrafica è elevata (85%) se la superficie lievi generici: la dilatazione più o meno evidente delle anse
ricoperta da mucosa gastrica ectopica raggiunge i 2 del digiuno, l'alternarsi di segmenti dilatati <m salsicciotlm>
cm"; la specificità lo è ancor più (95%). La ricerca di
sanguinamento con eritrociti marcatì' integra utilmen-
te la scintigrafia con pertecnetato-.

6.3. Sindromi da malassorbimento


a segmenti ristretti, una certa ipersecrezione che diluisce la
sospensione baritata, l'aspetto liscio della mucosa come se
l
Numerose affezioni intestinali ed extraintestinali,
congenite e acquisite, possono indurre sindromi da

Fig. XX.78. Diverticolo di


Meckel. Immagine scintigrafi-
ca oltenuta 15' dopo sommini-
strazione e. v. di 99mrc-pertcc-
netato. Sono simultaneamente
visualizzati; la mucosa gastri-
ca, ncl!a quale si ha fisiologica
concentrazione del radìofar-
maco; la vescica, nel[a qual.e si
raccoglie il radio farmaco escre-
to a live!! o renale; un'area'(<cal-
da>) situata nel quadrante ad-
dominale inferiore destro (frec-
cia). Quest'ultima individua un
diverticolo di Meckel rivestito
da mucosa gasfi-ica (q quindi as- Fig. XX.79. Sindrome da· malassorbimento. Nel caso in considcm-
soggettatO a concentrazione at- zione il rilievo semeiologico più caratteristico è la diluizione della .Il
tiva del radiofarmaco!). sospensione baritata consegU((!lle all'ipersecrezione enterica.

J
459
bO dig""'"
i/

'jj'
-. ·l ontesto delle anse fosse stata colata della cera (segno del Sindrome dell'intestino corto. Si manifesta dopo im-
1 11
'.) "c]alle) occasionalmente un aspetto a spirale.metallica le- portanti resezioni segmentarie dell'intestino tenue (frequen-
_l aj ;aginazioni transitorie ileoileali. Questi rilievi pos-
0 11
ti soprattutto nella malattia di Crohn). Il mancato assorbi-
ga 0 persistere a regressione clinica avvenuta, indicando con mento di sostanze biologicamente significative induce com-
.i son
,. . una scarsa corre1az w · ne tra qua dro ra d'10log1CO
· e cl'1m·co. plessi sintomatologici variabili. La terapia è chirurgica e mi-
ll a DC del tenue (fig. XX.80), viceversa, è in grado ra a compensare la riduzione della superficie di assorbimento
' di ri!ie:i più il delle val- residua, giungendo talora fino al trapianto di intestino tenue.
10
. feconniventz d1gwnall (che da 2 per cm SI nducono a l o Lo studio radio logico è importante per valutare la lunghez-
eno); !'aumento numerico e di spessore delle valvole con- za del! 'intestino residuo, l'entità di digiunalizzazione del! 'i-
1111
•enti ileali con un quadro risultante di «digiunalizzazione leo, la presenza di complicanze ischemiche.
ì dell'ileo», espresswne
un aspetto a
.

del
d'1 un adattamento 1UI1Z!Ona
mu?oso
' . le; ta lora
l'inter-
Malttttia di Whipple (lipodistrofia intestinale). Interessa
prevalentemente individui di mezza età. Trattasi di affezio-

l
sczione di solchi net quah st depos1ta bano, espressiVO del- ne rara, sistemica, nella quale alla sintomatologia intestina-
]'atrofia dei villi.Alterazioni simili a quelle del digiuno pos- le si associano manifestazioni extraintestinali polimorfe
sono essere dimostrate nel duodeno. Complicanze importanti (artralgie, versamenti pleurici, endocardite, linfoadenome-
·{ della malattia celiaca sono la digiunoileite ulcerativa, spes- galie). Il clisma a DC del tenue evidenzia la presenza nel
so mortale, il linfoma non-Hodgkin secondario, carcinomi
l' del digiuno e del duodeno (meno frequentemente degli altri
digiuno, in forma diffusa o a chiazze, di noduli di 1-2 mm
di diametro, e·l'ispessimento delle valvole conniventi per

·:{
l segmenti del tubo digerente). L'esclusione terapeutica del
alutine dalla dieta può condurre a rapida regressione del qua-
l'edema della S.ottomucosa (ipoalbtm1inemia!). La TC evi-
denzia masse linfonodali mesentel'iche e retroperitoneali
l dro nei pazienti responsivi, a una certa accentuazi<me in quel- nel cui contesto è dimostrabile la presenza di grassi a basso
! li nonresponsivi. In linea generale, il clisma a DC del tenue valore di attenuazione. Questi rilievi regrediscono presso-
1 assume rilievo nella diagnosi differenziale con affezioni di ché totalmente dopo terapia antibiotica. La diagnosi è,
.l altra natui"a che producomi a"trofia dei villi, iperplasia delle comunque, bioptica e istologica.
cripte e infiammazione delia lamina propria (enteriti virali, Enteroplltia 'ipoproteinizzante di Gordon. Affezione
1
1 iPerproduzione di batteri, linfomi). verosimilmente congenita·, alla cui base è una linfangectasia
primaria del tenue (aècompagnat[ il più delle volte da anoma-
lie sistemiche linfatiche), interessa soggetti in età giovane. Il
quadro radiologico può evidenziare tm impressivo aspetto .«a
pila di piatti>) dell'ilievo mucosa (reso rilevato dalle ectasie

l
Enfatiche della sottomucosa), al quale qua e là si sovrappon-
gono nodulazioni millimetriche. La diagnosi è anche in questo
caso·bioptìca e istolo"gica.

6.4. Infezioni e processi affini


Il quadro radio logico delle digiunoileiti acute aspe-
cifiche non si discosta da quello delle sindromi da
malassorbimento se non in caso di comparsa di ulcera-
zioni o necrosi circoscritte. In caso di necrosi, la gravità
del quadro clinico non lascia spazio all'esame bariiato;
l'esame diretto rivela lm quadro di ileo loca-
lizzato («ansa sentinella»!).
Le infezioni opportlinistiche dd tenue sono frequen-
ti nei pazienti affetti da AIDS o sottoposti a trapianto
d'organo, in particolare di midollo osseo. Soprattutto nei
primi si riscontrano enteriti da cytomegalovirus, da crip-
tosporidium, tubercolari, da micobatteri atipici. Il loro
F!g: XX.80. Malattia celiaca. Clisma a DC del tenue. Il dettaglio del studio è impegnativo, ma la diagnosi è agevolata dal dato
d1gmno c dell'ileo prossimale evidenzia la dilatazione delle anse ananmestico.
(peraltro modesta!), l'aumento della distanza tra le anse contigue La tubercolosi del tenue, affezione comune in pas-
(edema e infiltrazione della parete intestinale!), l'ispessimento delle
\Ulvole conniventi (che appaiono anche alquanto tortuose!). Nel com- sato, è oggi alquanto rara. Si instaura per auto infezio-

lJ plesso è generato un quadro di <(digiunalizzazione i\cale>>. ne a seguito di ingestione di materiale proveniente da


460 Capitotoxt

caverne tubercolari polmonari; meno comunemente


per ingestione di latte bovino contaminato. La localiz-
zazione è quasi esclusiva nell'ultima ansa ileale e nel
cieco-ascendente. Va attentamente differenziata dalla
malattia di Crohn (anche perché quest'ultima richiede
l 'uso di farmaci controindicati nel paziente tubercolo-
tico). Nelle fasi iniziali spiccano l'ipertonia e l'iperci-
nesia dell'ultima ansa e del cieco-ascendente, il più
delle volte colti vuoti di MdC baritato; le pli,che sono
marcatamente ispessite e rendono frastagliati i contor-
ni. Nelle fasi evolute (fig. XX.81) l'ultima ansa ileale
è atonica; possono osservarsi ulcerazioni marginali,
progressivamente si ha comparsa di fibrosi, Fig. XX.82. Ascaridiasi del tenue. Il parassita, apparentemente unico
mento e stenosi (coinvolgenti in genere anche il assume l'aspetto di una striscia radiotrasparcnte flessuosa (frecce) nei
contesto del calco luminalc del tenue, solcata longitudinalmentc dnJ. .1·.
cieco). l'immagine capillare radiopaca corrispondente al tubo digerente dc]
Il riscontro di parassiti (ascaridi, tenie) nel lume parassita ripieno di bario.
intestinale è frequente soprattutto nei paesi quente il coinvolgimento nella malattia da rigetto di
luppati. Gli ascaridi possono essere direttamente trapianto (soprattutto di midollo!). Radiologicamente
apprezzabili con l'esame baritato sotto forma di è dimostrabile l'ispessimento delle pliche digiunali o
to di riempimento flessuoso di circa 5 mm di calibro, viceversa la loro scomparsa con aspetto risultante a
nel cui contesto è talora apprezzabile l'immagine nastro delle anse interessate. Il rilievo è però aspecifi-
capillare, longitudinale, radiopaca, del tubo digerente co e riscontrabile in molte altre affezioni infiammato-
del parassita ripieno di bario (fig. XX.82). I rilievi rie e non. Nelle forme croniche a insorgenza più tardi-
radiologici sono del tutto aspecifici negli altri casi, nei va mesi dopo il trapianto), la fibrosi parietale e
quali la diagnosi è basata sulla ricerca di uova e periintestinale è l'elemento dominante.
glottidi nelle feci.
I.: importante ruolo che l'intestino tenue riveste nei
6.5. Iperplasia dei follicoli linfatici
processi immunitari cellulari e umorali ne rende
È riconoscibile radiologicamente per la presenza
di multipli e piccoli difetti di riempimento rotondeg- ·
gianti, a margini sfumati e regolari, di mm di dia-
metro, elettivamente localizzati nell'ultima ansa ilcalc
(fig. XX.83). Può essere reperto occasìonale e transi-
torio nell'infanzia e nell'adolescenza; può essere
espressiva di flogosi distrettuali (ileiti da yersinia);
può essere in rapporto a particolari fasi evolutive dell.a
tubercolosi e della malattia di Crohn; può essere mam·
festazione di fenomeni disreattivi in corso di parassi-
tosi; può essere l'unica espressione radio logica di
dromi da immunodeficienza. Nei linfomi l'aspetto e
per lo più francamente macronodulare e v'è ispessi-
mento delle pliche e della parete.

6.6. Malattia di Crohn


È l'affezione del tenue di maggiore
radiologico, sia per la frequenza di osservazione,
Fig. XX.81. Tubercolosi ileocecale. l.;ultima ansa (UA) è atonica, marca· per la possibilità di correlare validamente rilievi radw·
tamcnte ristretta nel suo tratto terminale; il cieco (C), contrattO e accorcia· logici e substrato anatomopatologico.
to, è: ridotto a una piccola estroflessione emergente dal contesto fibrotico
circostante. Ha eziologia ignota e un peculiare substrato anatomico
461

ll
l
:i
t

ìco,

"'do]'
dnl-

Fig. XX.84A-H. Malattia di Crohn. In A: iperplasia follicolare linfa-


l di
tica associata a una certa irregolarità dci margini. In B l'ultima ansa
·nte del tenue (UA), distanziata dal cieco (C) e dalle anse adiacenti per !'i-
li o Flg. XX.83, lperplasia dei follicoli linfatici. Il calco baritato dell'ulti- spcssimcnto mescnteria!e, presenta tilccrc aftoidi multiple (frecce) e
ea ma ansa ileale ealterato diffusamente per la presenza di piccoli difet- marcata stcnosi fibrotica del tratto terminale.
ti di riempimento rotondcggianti, a margini sfumati e regolari (frec-
ifi-
ce).
!lO· lungo dell'ultima ansa ileale (fig. XX.84A). La suc-
rdi- cessiva erosione superficiale dei follicoli ingranditi si
granulomatoso-ulceroso. Clinicamente, con periodi di re-
ee traduce nel quadro tipico dell'ulcera aftoide (fig.
missione e di recrudescenza, dà diarrea muco sanguino lenta,
febbre, malassorbimento, decadimento delle condizioni ge- XX.84B): una piccola chiazza di MdC (l'ulcera)
nerali; stipsi ostinata può insorgere nelle fasi avanzate per con data da un alone radiotrasparente (l'edema periul-
l'instaurarsi di stenosi serrate di lunghi tratti intestinali. Può ceroso). Nelle fasi conclamate della malattia sono ap-
inlercssare qualsiasi segmento del tubo digerente, ma la lo- prezzabili ulcere profonde, confluenti, polimorfe, ma
nza calizzazione più frequente e tipica è nel tenue (80% dei ca- fondamentalmente con aspetto lineare e serpiginoso
eg- . si, 30% in forma isolata e 50% con simultaneo interessa- che sembra «duplicare>! il contorno dell'ansa (fig.
lia- mento del colon). XX.84C). Talora l'intersecarsi delle ulcerazioni deli-
:alc Vinvasione dei follicoli linfatici sottomucosi da parte di mita isole di mucosa relativamente indenni
1Si- lcssuto granulomatoso (linfociti, plasmacellule, cellule epite-
mente protrudenti nel lume (pseudopoUpi), con aspet-
,ere lioidi e giganti) e l'ostruzione dei vasi linfatici sottomucosi e
mucosi (linfangite sclerosante) sono alla base della forma- to simile a un «acciottolato)). La presenza di veri poli-
ia); pi il?fiammatori è poco frequente nel tenue. Il proces-
olia zione di lesioni distrofiche della mucosa, l'evoluzione delle
quali è verso l'approfondimento parietale (fino alla forma- so Jinfangitico granulomatoso coinvolge il meso e la
1111·
zione di fistole e alla perforazione) e nel contempo verso la parete intestinale: a causa del conseguente ispessimento
ssi- cicatrizzazione (con componente fibrosa sovrabbondante, si ha aumento della distanza tra il lume delle anse in-
;in- fino alla stenosi e all'occlusione). teressate e quello delle anse sane (fig. XX.84D-E): ciò
oè contribuisce a rendere meglio evidenti i segmenti col-
ssi- Il clisma a DC del tenue ha ruolo fondamentale piti. Nelle fasi avanzate è tipico l'alternarsi di tratti
per la dimostrazione delle forme iniziali della malat- stenotici e tratti normali (le cosiddette «lesioni a sal-
lia di Crohn, nelle quali rende possibile una certa gra- to)) o «skip lesions»).
duazione evolutiva; il clisma- re va proponendosi sem- L'ecografia, vantaggiosamente eseguita dopo
sse pre più quale indagine di prima istanza nelle forme ingestione orale di 500 ml di una soluzione salina iso-
sia complicate. Nelle fasi iniziali, la protrusione verso la tonica contenente polietilenglicole, può dimostrare l'i-
!io· mucosa dei follicoli linfatici ingranditi induce la com- spessimento parietale delle anse colpite (la
parsa di difetti di riempimento multipli nodulari, Con zione dell'individualità dei singoli strati è valido crite-
un certo polimorfismo dimensionale, a margini sfu- rio per la differenziazione dalle infiltrazioni neoplasti-
mati, ravvicinati, nel contesto di un tratto più o meno che!), la presenza eventuale eli ascessi e le alterazioni
462

opportunamente seriati nel tempo. Ruolo signific .


vo, in proposito, assume la scintigrafia dopo rei:.h·
zione e. v. di leucociti autologhi marcati con 1111n-o
na o " mTc-esamett'l -prop;.'l . . dotataSS]-d'
nella individuazione dei segmenti sed;
d: m atto (95-.98%}e nel di alta spe.
ctficJta (90-95%). La recente d1spombilità di frm 1_
menti Fab di anticorpi monoclonali marc'ati con "'"';
specifici per un antig'ene di superficie
ne.utrofili, può evitare l'inconveniente de:
prelievo ematico (50 ml) e della preparazione dei leu-
cociti autologhi, oltreché i rischi di contaminazione
del personale preposto.
La terapia chirurgica (resezione ileale più o meno
estesa con anastomosi ileo-colica) trova indicazione
nelle complicazioni stenotiche e nelle fistole: le reci-
dive sono· frequenti. Il Clisma a DC e il clisma-Te del
crasso sono le metodiche (alternative!) d'elezione
nella ricerca di recidive in sede .Preanastomotica.

6.7. Sclerodermia
Fra le mesenchimopatie è quella che più frequen-
temente dà interessamento intestinale con progressiva
Fig. XX.84C-E. Malattia di Crohn. In C ulcere longitudinali e tra-
sversali profonde (frecce) suddividono (md acciottolatm) la superficie sostituzione di fibre muscolari parietali con· fibre col-
mucosa dell'ultima ansa. In D, nelle ultime anse del tenue si alterna- lagene. Nelle fasi iniziali si ha dilatazione atonica
no caratteristicamente segmenti stenotici (punte di Feccia) e segmen- delle anse del tenue con marcato allungamento del
ti dilatati; UA "'ultima ansa; C"" cieco. In E il quadro suddetto è più
marcato cd esteso c conferiscè al! 'ileo aspetto similcolico. tempo di transito intestinale. Nelle fasi conclamate il
quadro radiologico riproduce da vicino quello delle
vascolari (segnali Doppler intraparietali! diminuzione sindromi da malassorbimento: il rilievo pli care è qua e
delle resistenze dell'arteria mesenterica superiore!). là molto accentuato con aspetto «a pila di monete»; le
La TC dimostra, oltre all'ispessimento parietale, quel- anse adiacenti sono apparentemente distanziate per l'i·
lo del tessuto adiposo periintestinale, nonché l'even- spessimcnto parietale; nel tenue distale sono apprez-
tuale presenza di ascessi e flemmoni. Qualora si svi- zabili sacculazioni esternantisi sul versante antimesen-
luppino tragitti fistolosi, comunicanti o non con gli terico (il rilievo plicare è conservato nel loro conte-
organi circostanti, questi sono talora individuabili con sto!) alternate a restringimenti segmentari. Talora si
l'esame baritato, ma l'indagine elettiva è sempre la TC associa una pneumatosi di tipo cistoide.
(MdC radiopaco!).
La diagnosi differenziale si impone principalmen- 6.8. Enterite da radiazioni
te con la tubercolosi ileocecale: è possibile nelle fasi
iniziali ma diviene sempre più difficile dopo evoluzio- C intestino tenue è particolarmente sensibile alle
ne stenotica. radiazioni ionizzanti. La radiotcrapia transaddomina·
Un'aumentata incidenza di carcinomi del tenue è le, anche se effettuata a regola d'arte, può provocare
stata osservata nei pazienti con malattia di Crohn di danni gravi della mucosa e della parete del tenue.
vecchia data: l'età giovanile del paziente, la sede e la Nelle fasi iniziali del trattamento sono pressoché la
coesistenza di. gravi lesioni parietali circostanti rendo- norma manifestazioni dolorose addominali con diar·
no particolarmente grave la prognosi di queste lesioni. rea, che regrediscono progressivamente dopo terapia
La terapia medica può indurre una stabilizzazione medica. Radiologicamente sono dimostrabili manife-
del quadro anatomopatologico o addirittura una éerta stazioni edematose mucose accompagnate da dilata-
rcgressione, che andranno documentate con controlli zione atonica delle anse del tenue. Se la dose di radia-
463

' ne è particolarmente elevata possono manifestarsi Nell'ileo meccanico (fig. XX.86) le anse a monte
tardive alla cui base è una vasculite dell'ostruzione sono dilatate, iperperistaltiche, incur-
se la cui comparsa ha luogo talora anche dopo anni dal vate «a U rovesciata», presentano vistosi livelli idroae-
di questa. I.: esame baritato (fig. XX.85) potrà rei caratteristicamente disposti ad altezza diversa nelle
l'ispessimento del rilievo plicare, della sot- anse adiacenti, come in una «scala a pioli>). Se ht
(talora in di difetti di :iempimento te intestinale è infiammata, si ispessisce la stria di
odulari), della parete m toto, con evoluzwne verso la tenue densità che separa le anse distese dal gas. Nelle
la stenosi, e nei casi più gravi l'ostruzione. Il diverse anse le valvole conniventi ispessite spiccano
quadro può essere complicato da aderenze come strisce trasversali tenuemente radiopache ravvi-
li che stirano irregolarmente le anse, e meno comune- cinate. La distensione gassosa è caratteristicamente
mente da ulcerazioni e fistolizzazioni. La TC consen- centroaddominale. Gas è assente dal crasso (questa
te di evidenziare direttamente l'ispessimento parietale «scomparsa della cornice colica» può mancare se
eplicare, nonché la fibrosi circostante. l'occlusione è recente, incompleta o se si associa ileo
paralitico da ischemia). Se si associano ischemia e
6.9. Ileo meccanico e paralitico gangrena, l'ansa interessata è intensamente dilatata,
immobile, a margini sfumati; essudato peritoneale si
In caso di sospetto clinico di ileo l'esame diretto interpone tra le anse adiacenti. .
dell'addome in ortostasi e in decubito (talora comple- I.: ileo paralitico (fig. XX.87) è in genere differen-
tato da somministrazione di MdC iodato per os o da ziabile dall'ileo meccanico (ma con difficoltà nelle fasi
clisma opaco) si propone di: iniziali postostmttive!). La distensione gassosa interes-
riconoscere la natura meccanica o paralitica; sa simultaneamente il tenue e il crasso, è uniforme, mai
localizzare la sede del!' eventuale ostruzione; vistosa; la peristalsi è assente. Livelli idroaerei posso-
individuare possibili complicazioni; no essere presenti, ma mai il segno della «scala a
offrire deduzioni relativamente alla possibiletausa pioli». La parete può essere ispessita se v'è peritoùite.
di ostruzione (ma ciò solo raramente risulta possi- Le valvole cmmiventi non sono visibili. Cileo paraliti-
bile!). co costituisce talora complicanza di un ileo meccanico:
l'associazione dei segni radiologici relativi costituisce
elemento prognostico sfavorevole. In caso di flogosi

Fig. XX.85. Enterite postirradiatoria. Le anse digiunali ccntroaddo- Fig. XX.86.llco meccanico. Numerose anse del tenue, incurvate «a U
minali, marcatamcntc distanziate l'una dal! 'altra a causa del!'ispessi- rovesciata>> e con valvole conniventi ispessite, sono sede di vistosi
mento fibrotico parietale, hanno rilievo plicare accentuato sì da assu- livelli idroarei disposti caratteristicamente a diversa altezza. La corni-
mere un aspetto <<a pila di pialli>>. In taluni segmenti sono apprezza- cc colica è assente. Reperto operatorio di ileo meccanico basso per
l· bili difetti di riempimento nodu!ari. strangolamento da briglia adcrcnziale.
464

acuta distrettuale (colecistite, pancreatite, appendicite) La TC (scansione spiroidea dopo iniezione e.v. d.
1
i segni dell'ileo paralitico possono essere limitati a una MdC iodato!) aggiunge poco ai rilievi dell'esam
sola ansa vicina alla sede della flogosi («ansa diretto radiografico (trombosi dei vasi mesentericil)e
la>> -v. fig. XXIII. l 0). r.; angiografia (aortografia e cateterismo selettivo
La re (scansione diretta spiroidea!) assume granM l'arteria mesenterica superiore) consente il più delle
de importanza nei casi di ileo meccanico e paralitico. volte una diagnosi precisa attraverso la dimostrazione
Nei primi, in particolare, può dare dimostrazione della dell'ostruzione arteriosa o venosa o comunque della
sede e della causa dell'ostruzione. La dilatazione delle riduzione marcata del flusso. L'ecoMDoppler
anse e le alterazioni della peristalsi possono essere ben ria e della vena mesenterica superiore fornisce, tutta-
documentate dali' ecografia. via, risultati equivalenti dal punto di vista clinico in
Nell'insufficienza vasco/are acuta mesenterica forma assolutamente ininvasiva (il gas
(occlusiva o non) si manifesta un quadro di ileo paraM peraltro, impedisce molto spesso la realizzazione
liti co con aspetti semeiologici particolari rilevabili con l'indagine in fase acuta; è invece per lo più possibile
il semplice esame diretto. Le pareti delle anse inteM la valutazione della claudicatio abdominis).
ressate sono marcatamente ispessite; sui loro contorni
possono essere apprezzabili impronte multiple ogivali, 6.10. Pneumatosi intestinale
come da «pressione con il pollice», dovute alla pre-
senza di raccolte emorragiche nella sottomucosa che Consiste nella presenza di gas nella parete intesti-
sollevano la mucosa e restringono il lume. Alcune nale sotto forma di raccolte cistiche multiple sottosie-
anse intensamente dilatate e ripiene di liquido posso- rose (meno comunemente di raccolte lineari). Il gas
no simulare una formazione tumorale. Gas può essere può provenire da lacerazioni alveolari (malattia ostrut-
presente nel contesto della parete intestinale (pneuma- tiva delle vie aeree!) con migrazione attraverso il
tosi lineare) e nel sistema venosa portale. La dilata- mediastino, lo spazio retroperitoneale e il mesenterc,
zione intestinale si arresta caratteristicamente a metà ma può anche penetrare dal lume intestinale in pre-
del colon trasverso (essendo i segmenti colici restanti senza di ulcere o lacerazioni mucose. Si riscontra per
irrorati dall'arteria mesenterica inferiore). Ccsame lo più nella sclerodermia, nell'infarto intestinale, nella
baritato non è usualmente praticato nelle fasi acute. necrosi infiammatoria, nell'ileo meccanico; talvolta,
però, è idiopatica. Può essere causa di pneumoperito-
neo asintomatico ricorrente. L'esame baritato mostra
caratteristici difetti di riempimento rotondcggianti,
intensamente radiotrasparenti, che sembrano comple-
tarsi morfologicamente al di fuori del lume intestinale.

6.11. Tumori
I tumori benigni del tenue (leiomioma; polipi adc-
nomatosi; lipomi; emangiorni) sono rari. La loro reale
incidenza è però probabilmente sottostimata a causa
della frequente asintomaticità. I leiomiomi hanno
aspetto di difetto di riempimento a margini sfumati
(per l'origine extramucosa); talora hanno sviluppo
prevalentemente extraparietale. Gli adenomi, sessili o
peduncolati, danno luogo a difetti di riempimento di
piccole dimensioni che sfuggono spesso a una indagi-
ne non attenta (compressione dosata!). I lipomi sono
per lo più localizzati nella valvola ileocecale;
no l'aspetto di difetti di riempimento ovalari, a margi-
Fig. XX.87. lleo paralitico. Sia il tenue che il colon sono distesi da ni assolutamente regolari, improntanti il versante inte!'-
contenuto gassoso; sono presenti livelli idroacrci disposti prevalente-
mente alla stessa altezza; non si ha evidenza di ispessimcnto delle val- no del cieco; con il clisma a DC rivelano una densità
vole conniventi né delle plichc scmicircolari. Una piccola falda gas- opalescente e uniforme (v. fig. XX.I31). La TC con-
sosa intraascessualc è presente in sede epatica. sente la diagnosi di certezza attraverso la determina-
· e del valore di attenuazione caratteristico. Gli individuare la presenza di linfoadenomegalie seconda-
21 011
11
angiomi capillari e cavernosi, singoli o multipli, rie all'ilo epatico, alla confluenza mesenterico-portale
tanno per lo più dimensioni di pochi millimetri, ma e all'origine dell'arteria mesenterica superiore, di di-
talora raggiungere dimensioni idonee alla loro mostrare la presenza di lesioni metastatiche epatiche e
mediante esame baritat_o .. Assumono peritoneali.
aspetto polipmde, meno comunemente dJ dtfetto nodu- lleiomiosarcomi assumono di norma l'aspetto di
Jare Possono presentare contes!? masse estrinseche che deformano il contorno delle
fleboliti. Il sangumamento, talora masstvo, e la loro pm anse dalle quali originano.
l- comune complicazione. I carcinoidi si localizzano elettivamente nell'ulti-
Alcuni disordini poliposici coinvolgenti il tenue ma ansa ileale e nell'appendice (segmenti
sono considerati nel paragrafo XX.8.23. mente ricchi di cellule cromaffini); hanno malignità
l- 1tumori maligni più comuni (ma l'intestino tetiue potenziale (con frequente metastatizzazione, prevalen-
le 11011 ospita più del 2% di tutti i tumori primitivi del temente epatica); possono produrre la classica sindro-
tubo digerente!) sono i carcinomi, i leiomiosarcomi, i me da carcinoide {iperserotoninemia!). Producono
carcinoidi e i linfomi. difetti di riempimento di piccole dimensioni assai
Anche se tutti gli aspetti morfologici sono raramente individuati radiologicamente, ma possono
li usualmente i carcinomi assumono all'esame presentare una componente extraparietale
i- aspetto anulare stenosante (fig. XX.88). Talora te il tessuto adiposo mesenterico ben documentabile
,_
cografia, effettuata per la valutazione di una massa con TC. La disponibilità di radiofarmaci che permet-
IS pabile, può indirizzare verso la diagnosi di tumore tono di rilevare mediante scintigrafia la presenza di
t- tenue (ansa o aperistaltica marcatamente ispess1ta tessuto carcinoide (metaiodo-bcnzilguanidina, MIBG,
il con perdita della normale individualità delle sue marcata con 11lJ o lllJ; 111 ln-pentetreotide) assume rilie-
., che parietali, che assume caratteristico aspetto «a vo sia per l'elevata sensibilità in fase diagnostica, sia
dorene»). Costituiscono condizioni precancerose la per i riflessi di ordine terapeutico.
lattia celiaca, la malattia di Crohn, la sindrome di
Jeghers. La stadiazione dei carcinomi impone, di nor- La MIBG è un analogo della guanctidina che si accu-
l, ma, il ricorso alla TC, la quale consente di evidenziare mula in elevata quantità nelle tenninazioni adrenergiche,
l-
l'estensione transparietale e agli organi circostanti, di strutture di cui sono ricchi, in ambito addominale, il carci-
a noide, il feocromocitoma e il neuroblastoma. Nella pratica
i, clinica, tuttavia, se da un lato la bassa sensibilità della scin-
,_ tigrafm con 11 lJ-MIBG (60-70%) rende spesso necessaria
l'associazione con altre tecniche diagnostiche per immagi-
ni, d'altro lato la positività dell'indagine costituisce il pre-
supposto indispensabile per indirizzare il paziente verso la
radioterapia metabolica con 1l 1J-MIBG (l'effetto cancericida
è dovuto alla emissione 'l I).
1

L'espressione di recettori per la somatostatina sulla


superficie cellulare dei carcinoidi permette di utilizzare con
alta probabilità di successo un analogo marcato della soma-
tostatina, il 111 In-pentetreotide, per la loro rilevazione scinti-
graf1ca. !;indagine, di elevata sensibilità, è utile, come già
osservato nel paragrafo XX.4.6, non solo a fine diagnostico
(soprattutto in fase di stadiazionel), ma anche come indice
prognostico ai fini di una eventuale terapia farmacologica
con analoghi della somatostatina a lunga emivita. Se la scin-
tigrq[ia è negativa in presenza di localizzazioni accertate
del carcinoide; si può ragionevolmente presumere che la
terapia medica con analoghi della somatostatina sarà inef
ficace; al contrario, la positività scintigrafica costituisce il
Fig.XX.!!S. Adenocarcinoma del digiuno. La massa neoplastica agget-
presupposto .fìsiopatologico (e.1pressione di recettori per la
(triangoli) stenosa il lume riducendolo a un sottile tragitto (frcc-
coesiste invaginazionc parziale; il duodeno soprastante è aumen- somatostatina!) per indirizzare utilmente verso la terapia
tato di talibro. (che ha lunga durata e costi elevali O.
466

I !infami primitivi (l 'interessamento linfomatoso


condario del tenue non è infrequente) hanno aspetti
meiologici identici a quanto più sopra descritto per la
localizzazione duodenale (fig. XX.89). La stadiazione
è effettuata con la TC estesa al torace e aB 'addome. Si
ricercheranno linfoadenomegalie e sottodiafram-
matiche, in genere disposte lungo il decorso dei grossi
vasi, e si documenterà l'eventuale splenomegalia infil-
trativa.
Le metastasi dell'intestino tenue sono più rare di
quelle del colon, con le quali hanno in comune vie di
provenienza e aspetti semeiologici (v. paragrafo
XX.8.27.).

7. Appendice
La diagnosi di appendicopatia è posta di norma su
base clinica. Alcuni quesiti, tuttavia, vengono propoSti
al radiologo con una certa frequenza:
conferma della diagnosi (il che equivale a diagno-
si differenziali talora non facili!); Fig. XX.90. Anomalie di decorso dell'appendice. In A l'appendice,
impiantata sul versante inferomediale del cieco, ha normale decorso
localizzazione del! 'appendice (importante soprattutto flessuoso verso il basso e medialmente. In B appendice sottoepatica;
quando il dolore spontaneo o proVocato è in sede ati- F"' fegato. In C appendice lunga a decorso media!e ascendente.
pica);
esclusione di complicazioni (ileiti, tifliti, ascessi Le metodiche di studio per immagini sono critica-
paracolici, etc.). mente condizionate dalla situazione clinica. Nelle
appendicopatie acute e subacute trovano valida indi-
cazione l'esame diretto dell'addome (in stazione eret-
ta, i-n decubito supino e sul fianco destro) e l'ecogru-
fia. Gli esami contrastografici (per os e per clisma)
possono essere causa di aggravamento della flogosi,
dell'ileo paralitico spesso sovrapposto, e creano un
certo rischio di perforazione con conseguente perito-
nite baritata (la mancata visualizzazione
ce, impervia in caso di flogosi, è del resto la norma).
Nelle appendicopatie croniche trovano valida indica-
zione l'esame per os del tubo digerente e (con risulta-
ti forse migliori) il clisma a DC

Alcune constatazioni radiologiche assumono particolare


rilievo:
l. In condizioni normali l'appendice si visualizzada 3 a 7
ore dopo l'assunzione del pasto baritato. Spesso, tutta-
via, solo un esame paziente e un controllo ripetuto nel
tempo potranno dimostrarne il riempimento avvenuto.
La mancata visualizzazione dell'appendice è
te indicativa di ostruzione meccanica (coproliti, uova d1
Fig. XX.89. Linfosarcoma del tenue, L:ultima ansa ileale (UA), appa- ascaridi, calcoli minerali veri, brusche angolature,
rentemente distanziata dal cieco (C) per l'ispessimcnto infiltrativo ginazione) o di obliterazione del lume (flogosi, carcl-
parietalc, presenta grossolani difetti di riempimento nodulari. noidi).
2
. Cappendice è situata sul versante mediale e posteriore 7.1. Appendicite acuta
del cieco da 3 a 5 cm al di sotto dello sfintere di Varolio
e può variare in lunghezza da 7 a li cm (fig. XX.90A). Segni radiologici meritevoli di considerazione per
Dal punto di inserzione sul cieco si dirige medialmente la loro frequenza sono:
e verso il basso con decorso lievemente flessuoso. I suoi ànsa sentinella ileale (di solito un'ansa paraappen-
contorni sono netti e regolari, talora solcati da incisure dicolare isolatamente distesa da gas con presenza
incestanti e fugaci in rapporto a contrazioni parietali. Il di livello idroaereo). Tale reperto assume valore
lume .ha calibro pressochè uniforme di 3-6 ffim, fatta patognornonico quando associato alla presenza di
eccezione per il terzo prossimale che può essere più
coprolita in sede appendicolare, il cosiddetto
," ... largo, quasi imbutiforme, costituendo il cosiddetto
antro di Westphal (importante per i meccanismi di «appendicolita,,;
riempimento e svuotamento appendicolare). livellamento del cieco (non apprezzabile quando
3. Cappendice si impianta sull'apice cecale nella cosid- questo è intensamente contratto);
detta <<appendice fetale» che appare anche alquanto velatura del quadrante addominale inferiore destro
ingrandita nel terzo prossimale (fig. XX.91). o presenza di tumefazione ascessuale di densità si-
4. La direzione dell'appendice può essere anomala (fig. mile a quella delle parti molli;
XX.90B-C) con decorso mediale ascendente, laterale,
discendente verso il piccolo bacino ove può assumere inginocchiamento cecoileale (dislocazione del
rapporti con l'annesso uterino, ascendente retrocolico. cieco e deli 'ultima ansa ileale, visualizzati' per il
L'anomalia di decorso più interessante, soprattutto per loro contenuto gassoso, in alto e medialmente da
l'atipicità della sintomatologia clinica associata, è costi- parte di tumefazioni ascessuali paraappendicolari);
tuita dall'appendice sottoepatica: l'indagine radiologica essudato nella doccia laterocolica destra;
può recare un notevole contributo alla sua individuazio- ileo paralitico difluso (più raramente ileo meccani-
ne. co da compressione di anse del tenue);
5. Elemento molto importante è la mobilità. L'appendice
segue il cieco durante gli atti respiratori, nei cambia- gas libero in cavità peritoneale, everito questo
menti di decubito, negli spostamenti indotti manual- peraltro non comune in caso di perforazione delM
mente. In condizioni patologiche la mobi.lità può esse- l'appendice; più frequente in tali casi il rilievo di:
re assente: questo rilievo assume maggiore significato bolle gassose multiple nella fossa iliaca.
se !a palpazione provoca dolore elettivo.
6. In condizioni di normalità l'appendice si libera del con- Segni ecografici di appendicite acuta sono (fig.
tenuto baritato in tempi brevi. La persistenza di bario XX.92):
oltre la 48' ora può essere considerata espressione di
la visiwlizzaziorie dell'appendice (la quale è possi-
insufficiente potere contrattile.
7. L'appendice nOrmale può occasionalmente contenere gas bile solo quando questa è tumefatta per l'infiam-
(ma non livelli idroaerei!): in caso di marcato meteori- mazione acuta);
smo cecale e quando in sede sottoepatica. l'ispessimento della parete con riconoscibilità
delle sue tonache (il che ne consente la differen-
ziazione dalle lesioni tumorali);
la dolorabilità elettiva alla pressione ((graduata»
della sonda ecografica;
l'eventuale presenza di raccolta liquida "]Jeriap-
j;endicolare.

l:ispessimento e l'iperemia parietale, nonché


eventuali raccolte liquide, possono essere affidabil-
mente dimostrate dalla TC.

7.2.Appendicite cronica
Fig. XX.91. Appen-
dice fetale. È impian- La diagnosi radiologica (fig. XX.93) è basata sul
tata sull'apice cecale
rilieVo dì segni diretti e indiretti, nessuno dei quali, in
c ha aspetto di estro-
flessione imbutifor- realtà, considerato isolatamente, assume valore di cer-
me a base larga. tezza:
.'
lll!·:·\·'.·.'.·.·.·,,·'·i·:··

·:-·_::
Fig. XX.92. Appendicite acuta.
L'ccotomografia consente di
dimostrare l'appendice (normal-
mente non visualizzabile!) e di
riconoscere, nel contesto della
parete ispessita, le .tonache
mLlcosa (ipoecogena!), sottmnu-
cosa (iperecogcna!) c muscolare
esterna (ipoecogcna!). si ha
evidenza di raccolte paraappen-
dicolari.

mancata visualizzazione del! 'appendice: prevale


·'
l'opinione di ritenere patologica un'appendice che Fig. XX.93. Appendicite cronica. In A il lume appendicolare è bru-
non si inietta entro la 24' ora dall'assunzione per s.camente .ostruito; nell'a.ntro Westp,hal è un gt·osso copro-
via orale del pasto baritato; hta (frcccm curva). In B rl tragttto del! appcnd1ce e tortuoso c con bru-
sche angolature; l'apice appendicolare è marcatamcnte stcnosato per
dolorahilità alla pressione elettiva sotto controllo lungo tratto (punte di freccia); è presente una piccola formazione
radioscopico (in caso di mancata visualizzazione diverticolarc (freccia curva).
dell'appendice, la si ricercherà lungo tutto il con-
torno medialc del cieco); 7.4. Patologia appendicolare più rara
fissità nelle manovre palpatorie;
Nella diagnosi differenziale dei casi di appendicopafm
tortuosità del tragitto con brusche angolature, clinicamente atipica andranno considerati:
ambedue indici di aderenze; l'invaginazione isolata: rara, può essere sospettata in
interntzioni del lume per presenza di materiali estra- presenza di difetto di riempimento marginale «a semi-
nei; hma» del cieco nella presunta sede di impianto dell'ap-
appendice dilatata e livellata: è considerata espres- pendice non opacizzata;
sione di un'appendicite gangrenosa non perforata; il mucocele (per occlusione dello sbocco dell'appendi-
ritenzione del bario oltre la 48" ora; ce nel cieco, questa si distende per accumulo di sccrclo
spasmo cecale: il cieco appare più piccolo della mucosa)·. mancata visualizzazione dell'appendice;
impronta regolare sul contorno inferiore del cieco;
norma, contratto, con incisure profonde sui con7
eventuale spostamento verso l'interno dell'ultima ansa; ,
torni, dolorabile alla pressione e talora fisso; calcificazioni granulose o «a porcellana» della sacca
rit"ardo di svuotamento delle ultime anse ileali con mucocelica (fig. XX.94);
possibile presenza di alterazioni parietali flogisti- i tumori: nel 90% dei casi si tratta di carcinoidi a com-
che. portamento fondamentalmente benigno in questa loca-
lizzazione (rare l'induzione di sindrome da carcinoidc c
7 .3. Inclusioni appendicolari !a metastatizzazione). Si locali7J.:ano nell'apice appen-
dicolare. Possono essere sospettati in caso di visualiz-
Le più comuni sono: zazione dell'appendice limitata al terzo prossimalc. Per
i coproliti, o appendicoliti, o calcoli stercoracei: fre- lo più si ha, però, la mancata visualizzazione dell'ap-
quenti, unici o multipli, sono costituiti da masserelle pendice.
fecali radiotrasparenti più o meno addensate che danno
immagini di difetto di riempimento in seno allume del-
l'appendice riempita di bario (v. fig. XX.93); 8. Crasso
i calcoli minerali, o calcoli veri: molto rari, per lo più
unici, ovalari, uniformemente opachi o strutturati La delicata problematica clinica posta dall'intesti-
(nucleo centrale di sostanza organica radiotraspa'rente e
no crasso esalta, ancor più che per gli altri segmenti
stratificazione perifetica opaca);
le uova di ascaridi, di aspetto simile ai coproliti; del tubo digerente, l'importanza di uno studio multidi-
i pallini da caccia: reperto frequente; il paziente è spes- sciplinare. Ciò vale sia per la patologia organica, la
so stupito della «bravura del radiologo che si è accorto quale impone «pesanti» decisioni terapeutiche, per lo
del fagiano mangiato)); unici o multipli, fino a occupa- più chirurgiche (vedi «polipi e disordini poliposici»,
re l'intero lume appendicolare; morfologia tipica; tono «colite ulcerosa idiopatica», «malattia di Crohn»), sia
d'ombra intensamente metallico. per la patologiafimzionale, frequente fino a costituire
469

nellongitipo e nel vecchio). Il retto ha una porzione superio-


re, pelvica, retroperitonealc, e una inferiore, perinca!e, sotto-
Fig. XX.94. Mu- peritoncale. La porzione pelvica descrive una curva a conca-
coccle dell'appen-
dice. L'appendice
vità anteriore seguendo la conformazione del sacro, dal quale
non è visualizzata; è separata dallo spazio rettosacrale (il quale ha spessore di
il contorno infero- circa l cm, che aumenta nei processi patologici perirettali).
medialc del cieco L'ubicazione intra-, retro- o sottoperitoneale delle diverse
(C) e l'ultima ansa porzioni del crasso, come pure la presenza o l'assenza di
ileale (UA) recano mese, giustificano la diversa distribuzione della patologia nel
un 'impronta rego-
lare (punte di frec- loro contesto e le diverse modalità di diffusione della stessa.
cia) indotta dalla Un·cenno a sé merita la valvola ileocecale, strettamen-
sacca mucocciica te connessa al crasso per tipo di patologia e il più delle volte
(freccia curva) nel insieme a esso visualizzata nelle indagini radiologiche
cui contesto sono contrastografiche. Nel vivente essa ha un aspetto «a muso
apprezzabili tenui
calcificazioni gra-
di tinca» con orifizio centrale piccolo, rotondeggiante o
nulose. stellato, o allungato trasversalmente. Non è infrequente il
reperto di invaginazione transitoria dell'ultima ansa ileale
nel cieco.
circa il 50% delle casistiche dei centri di studio delle
malattie del crasso e impegnativa dal punto di vista Il crasso ha funzioni molteplici e complesse, fra le quali
diagnostico (vedi «sindrome del colon irritabile))). assume grande importanza radiologica (soprattutto per le
La diagnostica per immagini interviene in modo alterazioni che la caratterizzano in condizioni patologiche)
determinante con: l'attività motoria tonica e fasica. I principali movimenti che
metodiche di prima istanza (del tutto fondamenta- ne risultano, come è noto, sono: l'attività di segmentazione,
le il clisma a DC); la peristalsi, i movimenti di massa, l'adattamento recettivo.
metodiche alternative (clisma opaco convenziona- In linea generale, due leggi regolano la motilità del
le, con tecnica a basso contrasto, con MdC iodato, crasso. La legge di Connell, detta anche l<lcgge della falsa
clisma «istantaneo»), alle quali si ricorre quando stitichezza c/o della diarrea paradossa», afferma che quanto
non è possibile utilizzare la metodica «cardine», il più il colon è ipcrcinetico (spastico), cioè caratterizzato da
un aumento dell'attività di segmentazione, tanto minori
clisma a DC, per motivi tecnici (impreparazione
sono i movimenti propulsivi di massa; quanto più è ipoci-
alla sua esecuzione, atto grave e fortunatamente netico (atonico), tanto più è caratterizzato dall'aumento dei
sempre meno frequente dopo l'opera di divulgazio- movimenti propulsivi di massa e dal decremchto dell'atti-
ne di tecniche semplificate di realizzazione routi- vità di segmentazione. Un paziente stitico, quindi, presenta
naria), o per motivi clinici (rischio per il paziente in spesso un colon ipercinetico, mentre un colon ipocinetico o
detenninate situazioni, ad esempio nella fase acuta atonico può essere espressione di una sindrome diarroica
della colite ulcerosa idiopatica); funzionale. La legge dei gradienti pressori afferma che fra
metodiche di seconda istanza (ecografia, TC, RM, colon prossimale c colon distale, e fra quest'ultimo e il
diagnostica radioisotopica, angiografia), alle quali retto, esiste un «gradiente meccanico» in base al quale si
si ricorre a seguito di rilievi semeiologici o di ipo- hanno normalmente condizioni sfavorevoli al trasferimento
tesi diagnostiche emergenti da una delle preceden- del contenuto da destra (basse pressioni) a sinistra (alte
pressioni) e condizioni favorevoli al trasferimento del con-
ti metodiche.
tenuto dal sigma al retto; dopo i pasti, il gradiente tra colon
Tutte queste metodiche verranno considerate bre- distale e colon prossimale si riduce fino a invertirsi per l'au-
vemente nei successivi paragrafL mento delle pressioni a destra e il decremento a sinistra.
Il crasso è costituito dal colon e dal retto. Jl colon è sihm-
to nella cavità addominale, ma solo alcuni dei suoi segmenti 8.1. Esame diretto
possono definirsi, a rigore di termini, intrapcritoncali. Ha È eseguito, di norma, in ortostasi e in decubito
lunghezza tra IlO e 180 cm (quindi da 1/4 a 1/6 della lun-
supino su cassetta radiografica di grande formato sì da
ghezza del tenue), calibm variabile dai 6 cm del cieco e del
lrasverso ai 2-3 cm della porzione distale del sigma, che fornire una visione panoramica di tutto l'addome. Può
aumenta poi progressivamente nel retto. La conformazione definirsi uno studio della distribuzione spontanea di
generale del crasso varia con l'abito costituzionale e con gas e feci (nessuna preparazione preliminare verrà,
l'età: rotondeggiantc, a O, nel brachitipo e nel bambino; a M quindi, effettuata). Può consentire:
L'esecuzione del clisma a DC consta di tre fasi fond
mentali sequenziali e ìnterconnesse: preparazione daÌ
paziente (che è poi una preparazione del lume e della muc e:
sa c?lica);. del doppio con!rasto (nei
tempt: vermcmmento umforme a strato sotttle baritato del!
mucosa; distensione gassosa del lume colico);
zione radiologica (dimostrazione analitica e ripetuta de'
diversi segmenti colici in radiogrammi dotati di
potere risolutivo).
Il clisma a DC prospetta esigenze complesse di prepa-
razione intestinale, non solo per la necessità di eliminazio-
ne radicale del contenuto fecale, ma anche per la simultanea
esigenza di un opportuno controllo del grado di idratazione
nel quale è lascia!a, al mon:e.nto di dell'indagi-
ne, la mucosa cohca. Il tradlZlonale metodo d1 preparazione
(3-4 cucchiai di olio di ricino 16 ore prima; un clistere di
pulizia la sera precedente e un secondo tre ore prima del-
l'indizio dell'indagine) non dà risultati soddisfacenti, è for-
temente sgradito al paziente (soprattutto nella componente
clisteri), crea un inutile impegno di tempo nel personale
preposto alla sua realizzazione. A tutto ciò sembra aver
ovviato un metodo personale puramente farmacologico
basato sulla associazione di un primo purgante ad azione
Fig. XX.95. Pancolite ulcerosa idiopatica. Vesame diretto mette in prolungata ma parafisiologica sul colon (sennosidi A e B) e
evidenza, per l'aumento del contenuto gassoso colico non più un secondo ad azione rapida sul tenue (solfato di magnesio).
assoggettato a propulsione motoria, la riduzione del calibro e della lun- Per ovviare alla disidratazione legata all'effetto del purgan-
ghezza del colon, l'addolcimento delle flessure (FD =flessura destra; FS te salino, il paziente berrà, nel pomeriggio precedente l'in- :
=flessura sinistra), l'ispessimento parietale; qua e là sono perccpibili dagine, un abbondante quantitativo di liquidi (tab. XX.
alterazioni distruttive e rigenerative della superficie mucosa. Con tale metodo è possibile evitare ogni clistere di pulizia.
Abbondante quantitativo di gas è presente anche nel tenue (TE) per la
paralisi motoria. C =cieco; UA = uHima ansa. Una sua variante, dimostratasi decisamente migliorativa,
prevede l'uso, in sostituzione del purgante ad azione·rapjda
l'individuazione di stati occlusivi o preocclusivi (v. sul tenue, di una soluzione isotonica contenente polietilen-
glicole e-solfato di magnesio (Macra-P, Promef.arm), assun-
figg. XX.111 e 112);
ta peros in quantità di 2litri nel pomeriggio l'in-
il riconoscimento di alcune fasi evolutive della dagine. ·
colite ulcerosa idiopatica e della colite pseudo-
membranosa: il contrasto naturale apportato dal- TABELLA XX. l. SCHEMA D! PREPARAZIONE INTESTINALE AL CLISMA
l'aumento del contenuto gassoso colico permette DC
rilievi sulla lunghezza del colon, sullo spessore
parietale, sui margini, sulla superficie mucosa (fig. Il giorno prima dell'indagine:
XX.95); ore 8 ISO mg di sennosidi A e B (Purse1mid, X-Prep)
la conferma della diagnosi clinica di megacolon con la colazione
tossico (v. fig. XX.123).
ore 13 pranzo senza limitazioni
8.2. Clisma a DC ore 16.30 15 g di solfato di magnesio (sale inglese)
Dimostra direttamente la mucosa colica vernician- ore 17-21 1,5-2litri di acqua o bevande non gasate
dola con un sottile strato di MdC opaco (solfato di
bario) reso appropriatamente capace di aderirvi in Il paziente rimarrà digiuno fino al momento dell'indagine
maniera omogenea e regolare; cancella il lume intesti-
nale distendendolo con un MdC gassoso (aria). Ciò L'indagine è realizzata con tecnica rigorosamente
consente, lungo tutti i segmenti del crasso, la dimostra- codificata. Si' introduce nell'ampolla rettale una sonda a
zione analitica della mucosa e delle formazionf testa sferica e di adeguato calibro. La sospensione
giche che da essa originano (fig. XX.96). ta (di caratteristiche chimicofisiche controllate: ottimah

J
471

colarmente sensibili alla distensione gassosa del crasso). Il


paziente è a questo punto pronto per l'assunzione, a opera
del tecnico di radiologia, di una sequenza codificata di 7 ra-
diogrammi standard (secondo «la tecnica genovese»), dalla
valutazione immediata dei quali il radiologo deciderà l'e-
ventuale assunzione di ulteriori radiogrammi di dettaglio, o
il proseguimento dell'indagine con distensione mirata del
sigma («flash>> sigmoideo- v. paragrafo XX.8.16), o con un
vero proprio complemento a contrasto singolo opaco (il co-
siddetto ((esame bifasico»).ll paziente è quindi invitato a
defecare e potrà tornare alle sue attività in breve volgere di
tempo. L'uso del Buscopan trova controindicazioni in caso
di glaucoma ad angolo ristretto, ischemia miocardica o gra-
vi turbe del ritmo, ipertrofia prostatica accentuata: in que-
sti casi si procederà all'indagine senza preinduzione di ipo-
tonia.

Il clisma a DC consente una dimostrazione diretta


costante delle pliche semi circolari e delle concamera-
zioni australi (fig. XX.97). Questa dimostrazione as-
sume importanza per la valutazione radiologica di al-
cuni tipi di alterazioni motorie del colon (v. paragrafo
XX.8.15). Le pli che semi circolari si presentano per lo
più con l'aspetto di doppia linea «a binario», perfetta-
mente netta e regolare, separante due concamerazioni
australi adiacenti. Il punto di origine delle tenie può es-
sere individuabile sotto forma di incisura sul contorno
Fig. XX.96. Il clisma a DC Tutti i segmenti colici sono presenti nel-
l'immagine qui riportata; la loro superficie mucosa verniciata a stra- cecale in prossimità del punto di impianto dell'appen-
to sottile è bene analizzabile anche laddove sussiste sovrapposizione dice; è più rara la dimostrazione diretta per brevi trat-
proiettiva di anse. In alcuni segmenti, tuttavia, per molivi di dcclività, ti, delle tenie sotto forma di fettucce tenuemente opa-
si raccoglie la sospensione baritata generando una vera e propria
immagine (<ft ca\cm). R"' retto; S"' sigma; D"' discendente; FS"' fles- che disposte secondo l'asse maggiore del colon, o di di-
sura sinistra; T"" trasverso; FD =flessura destra; A"" ascendente; C=
cieco; UA = ultima ansa.

quelle offerte dal Prontobario Colon), al 57% p/v, viene


fatta scendere a caduta gravitazionale da un'altezza diffe-
renziale di circa l m dal piano di appoggio del paziente
inizialmente posto in decubito prono. La progressione del
MdC è seguita fino alla flessura colica destra sotto con-
trollo radioscopico (con eventuale assunzione di radio-
grammi mirati ove ritenuto necessario). Il paziente è quin-
di posto transitoriamente in decubito supino per agevola-
re il riempimento del cieco-ascendente e successivamente
nuovamente prono per evitare l'inondamento dell'ultima
ansa ileale. Il quantitativo di sospensione baritata neces-
sario è di circa 700 ml. Si provvede quindi a drenare,
attraverso la sonda rettale, il quantitativo di bario in
eccesso libero nel lume, facendo assumere al paziente
opportuni decubiti. Fig. XX.97. Pliche semicircolari e concamerazioni australi. In A det-
Vengono quindi iniettati e. v. 20 mg di Buscopan con la taglio della flessura sinistra: i triangoli indicano una plica semicirco-
finalità di ridurre il tono e la motilità del crasso. Si procede lare con il caratteristico' aspetto di doppia linea <m binarim>, netta e
regolare, separante due concamerazioni australi adiacenti. In B detta-
infine a insuffiare aria nel colon sotto controllo radioscopi-
glio dell'ampolla rctt<lle e dd sigma: sono visibili la plica intermedia
co con una semplice palla di gomma collegata alla sonda ret- di (PH) e la plica di Strauss (PS) posta a! .confine tra retto
tale (t'in.suffiazione di C02 è preferibile nei pazienti parti- e stgma.
fetti di riempimento, rispettivamente se osservate a DC
o «a calco». Nel retto è possibile la dimostrazione di
mazioni pli cari (le pliche di Houston, laplica
dia di Kohlrausch, 1aplica semilunare di Strauss),
le colonne e dei seni di Morgagni.
È stata molto dibattuta in passato l'ipotesi di una pre-
sunta esistenza di formazioni sfìnleriali scaglionate a diver-
si livelli lungo il colon (fig. XX.98). Rilievi manometrici
hanno consentito di evidenziare l'esistenza di una zona di
iperpressione della lunghezza di 2-3 cm localizzata a livel-
lo del giunto retto-sigmoideo nella sede presunta dello sfin-
tere di Moutier. Un arresto transitorio della colonna barita-
ta è di osservazione radioscopica pressoché costante a tale
livello. Non si ha evidenza di altre zone di iperpressione
cndocoliche.

La mucosa del colon, a differenza di quella dello


stomaco, ha superficie fondamentalmente liscia: ciò
agevola il rilievo dei più fini reperti patologici milli-
metrici. Con una certa frequenza, tuttavia, è possibile Fig. XX.99. Le lince innominatc. La superficie mucosa è solcala da
osservare, distrettualmente, nel clisma a DC ma anche tenui strie intersecanlesi che le conferiscono in taluni punti aspetto
nel clisma opaco, fini protrusioni del profilo margina- decisamente reticolare; lungo tratti della marginale sono presenti fini
spiculature ravvicinate «a tronco di conm) (frecce). La dimostrazione
le con aspetto di spicule a tronco di cono, distanziate delle linee itlllominate non è, comunque, evento frequente; può esse·
1-3 mm l'una dall'altra, profonde 0,5-1 mm (fig. re agevolata dalla realizzazione dell'indagine con opportm1e modalitil
XX.99). Questo rilievo, inizialmente ritenuto indicati- tecniche.
vo di erosioni colitiche o di una condizione prediverti-
colare, poi impropriamente attribuito al riempimento 8.3. Clisma opaco
da parte del bario del lume delle ghiandole di
Lieberkuhn, è oggi ritenuto espressivo delle Mira a realizzare un calco del lume del crasso zaf-
te «linee innominate», le quali assumono, in cOrso di fandolo con una sospensione baritata a opportuna con-
clisma a DC, più frequentemente aspetto reticolare o centrazione. La massima potenzialità diagnostica è
punteggiato. Il meccanismo di formazione delle linee raggiunta con la tecnica di Gianturco (1950) che pre-
innominate è stato oggetto di interessanti ricerche. Lo vede l 'uso di una sospensione baritata semiopaca (l 5-
studio del loro comportamento nelle fasi iniziali delle 20% p/v) e l'assunzione di radiogrammi panoramici e
flogosi ulcerose e granulomatose non ha a tutt'oggi mirati con raggi X di elevata penetrazione (120 kV).
fornito risultati degni di nota.
Il crasso è preliminarmente liberato dal contenuto feca-
le (prezioso, in proposito, è l'uso di soluzioni elettrolitiche
isotoniche contenenti polietilenglicole, che vengono fatte
ingerire al paziente nel pomeriggio che precede l'indagine
in ragione di 2-3 litri in 2-3 ore). La sospensione baritata a
temperatura corporea, posta a circa l m di altezza differen-
ziale rispetto al piano di decubito del paziente, viene fatta
Fig. XX.98. Gli pscu- scendere sotto osservazione radioscopica fino a riempimen-
dosfinteri del colon. B to totale del crasso (il che richiede un volume di 1500-2000
"' sfintcrc di Busi; H "' mi). Verranno assunti radiogrammi mirati (l'osservazione
sfinterc di 1-lirsch; C= radioscopica, a differenza di quanto avviene per il clisma a
sfintere di Cannon; P= DC, è qui del tutto fondamentale!) del retto (LL), del colon
sfintere di Payr; Ba=
sfintere di Balli; M-R=
(PA a paziente prono), delle flessure (proiezioni OPD e
sfintcre di Mouticr c OPS), del sigma-retto (proiezione PA obliqua cranio-cauda:
Rossi; M= sfiilterc di le), avendo cura di dissociare da ogni sovrapposizione l
Moutier. diversi tratti del crasso (ciò per ovviare alla impossibilità di
"""
473

11
acuare, e si procede alla assunzione di un radiogramma
el noramico che documenta i residui baritati e mette in luce
c incostantemente il rilievo mucosa.

La semeiotica radio logica è basata, in maniera


Jooa a quanto visto per i segmenti soprastanti del tubo
digerente, sul rilievo di immagini di plus e di stenosi
(aaevolmente individuate!) e di immagini di minus
pratica, anche con compressione mirata e
ta, solo i difetti di riempimento più grossolani,
]'ordine di grandezza di qualche centimetro, sono
apprezzabili!.). Le concamerazioni australi sono visibi-
li, ma non le pliche semicircolari. Nel complesso la
morfologia generale del colon è ben rappresentata.
Indicazioni a tutt'oggi valide per il clisma opaco
possono considerarsi:
l'età pediatrica (malattia di Hirschsprung);
la presunta scarsa collaborazione del paziente (età
avanzata; condizioni generali gravi);
il controllo di alcune situazioni patologiche già
note (stenosi neoplastiche; grosse masse vegetan-
ti);
Fig. XX.lOO. Clisma opaco <ta caduta gravitazionale» in pancolite
lo studio della diverticolosi e della malattia diver- ulcerosa idiopatica. Il crasso è diffusamente ristretto, anaustrato, con
ticolare; flessi addolciti. Nel trasverso sono apprezzabili difetti di riempimen-
la ricerca di anomalie di sede, forma e decorso del to a carattere similpoliposo (pseudopolipi? polipi postinfimmnatori? •
v. paragrafo XX.8.22).
colon;
la localizzazione di punti dolorosi. distw-bo!} è usualmente indice di mucosa normale.
IndiCazione forzata al clisma opaco (essendo rite- migliori risultati si hanno nella cOlite ulcerosa
nuto motivo di rischio per il paziente la più complessa ca nella quale è nel contempo possibile l'individuazio-
preparazione richiesta dal clisma a DC} la si ha nei ne del fronte di avanzamento e la parziale visualizza-
vari tipi di colite in fase acuta, nel qual caso si porrà zione della parete sede di infiammazione.
particolare attenzione all'introduzione al più basso
livello pressorio possibile della sospensione baritata 8.5. Lo studio di parete
(fig. XX.IOO).
L'uso di MdC organoiodato idrosolubile in sostitu- Ecografia, TC e RM consentono in maniera più o
zione dd solfato di bario è d'obbligo: nel controllo di meno impressiva, ma comunque molto valida dal
suture chirurgiche nell'immediato periodo postopera- punto di vista diagnostico, la dimostrazione diretta
torio; in caso di sospetta ostruzione del colon; in caso della parete del colon e del retto. Assumono, conse-
di sospetta perforazione. guentemente, importanza in quelle situazioni nelle
quali si rende necessaria la valutazione dell'estensione
8.4. CHsma «istantanem> intra- ed esoparietale di processi infiammatori e neo-
plastici del crasso, o l'individuazione di patologia
Consiste in un clisma opaco effettuato senza peri colica.
minare preparazione intestinale al fine di uno studio l: ecografia transaddominale può consentire di per
rapido e innocuo delle coliti in fase attiva. Le aree sé l'individuazione di masse tumorali e linfomatose.
infiammate del colon, infatti, sono di regola prive di Nelle sezioni trasversali, in particolare, la massa
contenuto fecale, al punto che la presenza di questo (che tale (ipoecogena) restringe il lume (iperecogeno per la
e poi nelle altre situazioni il principale elemento di presenza di gas) generando un caratteristico aspetto «a
474

occhio di toro» o «a pseudorene» (fig, XX.lOl).


L'associazione di un clisma acquoso aumenta la sensi-
bilità dell'indagine nei riguardi di lesioni di dimensio-
ni meno cospicue. La valutazione della parete e dei
tessuti pericolici rende possibile talora la differenzia-
zione della malattia di Crohn dalla colite ulcerosa e
una valutazione soddisfacente della diverticolite.
L'uso di trasduttori endocavitari, come avviene comu-
nemente nello studio del retto, rende l'ecografia molto
accurata nella valutazione dell'interessamento parieta- Fig. XX.102. Ecografia endorettale eseguita con trasduttore lineare acl
le e perirettale 'tumorale, e le conferisce buona sensi- alta frequenza. Nel contesto della parete retta! e si distinguono le ton .
bilità nella ricerca di linfonodi metastatici locoregio- che mucosa (punte di freccia), ipoecogena, sol/omucosa (s),
gena, e È apprezzabile una
nali (fig. XX.l02). massa neoplast1ca (T) umformemente 1poecogena, la quale la
La TC trova indicazione elettiva (e spesso di prima sotto mucosa senza peraltro raggiungere la muscolare sottostante (sta-
istanza!) nel controllo evolutivo della diverticolite dio A di Duk.es).
(ove ha grande accuratezza nella valutazione dei tes- denziare lesioni anche di piccole dimensioni (v. fig.
suti pericolici!), nell'inquadramento delle malattie V.l4).
infiammatorie (complicazioni della malattia di Crohn: Nonostante l'uso di sequenze appropriate che con-
fistole e ascessi; colite ischemica), nella stadiazione sentono l 'acquisizione delle immagini in singola
preoperatoria e nella ricerca di recidive tumorali e apnea e di MdC superparamagnetici che distendono il
metastasi (fig. XX.l03). Ha grande accuratezza, inol- lume del colon e nel contempo ne cancellano il segna·
tre, nello studio delle ostruzioni del colon. La le, la RM non ha a tutt'oggi fornito validi risultati
realizzazione di un vero e proprio clisma-TC (fig.
XX. l 04), con introduzione per clisma, previa accura-
ta preparazione intestinale del paziente, di 1500-2000
mi di acqua o di una soluzione di metilidrossietilcellu-
losa (v. paragrafo XX.6) e iniezione e. v. di MdC ioda-
to (c.e. parietalel), consente di ottenere importanti
risultati nella valutazione delle alterazioni parietali piU
fini. Mediante acquisizione spiroidea a strato sottile,
utilizzando aria per la distensione del lume del colon,
è possibile ottenere, con opportuni software di rico-
struzione, una colonscopia virtuale in grado di evi-

Fig. XX.103. Carcinoma del retto. Casi diversi. TC con scansionc


contrastografica eseguita previo clisma di acqua. In A è bene apprez-
zabile l'ispcssimcnto focale della parete retta! e con ulcerazione super-
Fig. XXJOl La scansione ecotomografica del fianco destro eviden- ficiale (freccia); non si rilevano segni di sconfinamento
zia un tratto di colon ascendente sezionato trasversalmente, nel con- le (conservazione dell'interstizio adiposo tra retto e muscolo elevato·
testo del quale è configurato un impressivo aspetto di ({pseudorenell. re dell'ano!), né linfoadenomcgalie negli spazi ischiorettali (stadio A
Il lume centrale, stenotico, appare iperecogeno per il contenuto aereo; di Dukes). In B, la neoplasia interessa circonferenzialmcnte la parete
le pareti ispessite, uniformemente ipoecogenc, presentano piccole rettale ispessendola marcatamente e inducendo stenosi del lume; lo
irregolarità sul versante esterno espressive di infiltrazione degli spazi sconfinamento extraparietale è dimostrato dalla presenza di tralci che
pericolici. A differenza delle lesioni infiammatorie, nei tumori non solcano il tessuto perirettale; sono ben visibili alcuni linfonodi meta-
risulta conservata la suddivisione in strati della parete intestinale. statici (stadio C di Dukes).
lìibo digerente 475

successiva migrazione nel senso della peristalsi inte-


stinale.

La gammacamera è posizionata in modo da «vedere»


tutto l 'addome. Dopo l 'iniezione del tracciante si procede
ad acquisizione dinamica per 60-90 minuti e successiva-
mente ad acquisizioni statiche a 2, 5 ed eventualmente 24
ore. I lunghi tempi di osservazione permettono di rilevare
emorragie intermittenti o di scarsa entità (2-3 ml di sangue,
o 0,1 ml/min, valore molto inferiore ai minimi rilevabili
mediante angiografia). Il ricorso all'angiografia si porrà in
Fig.XX.I04. Clisma-TC del colon. l:ottimale distensione del colon, seconda istanza con finalità terapeutica (embolizzazione del
ottenuta mediante ipotonizzazione farmacologica e clisma d'acqua, vaso sanguinante!).
consente di apprezzare Io spessore delle pareti del colon (punte di
jì'ccda) e la presenza di una piccola neofurmazione polipoide agget-
lante nel lume (freccia).
Nelle coliti, buoni risultati nell'individuazione dei
segmenti sede di flogosi attiva sono ottenuti con l'uso
nello studio del colon, con qualche eccezione nei di leucociti autologhi marcati (1 11 In-ossina! 99"'Tc-esa-
riguardi delle malattie infiammatorie (fig. XX.l05). È metil-prop ilene-amino-ossina!).
molto valida, viceversa, nello studio della parete retta- Nella stadiazione e nella ricerca di eventuali reci-
le (bobine endocavitarie!). In linea generale, l'annoso dive del carcinoma coloretta!e importanti risultati
problema «fibrosi o recidiva>>, che sembrava aver tro- sono tesi possibili dalla immunoscintigrafia con anti-
vato nella RM un risolutivo interlocutore, ha al corpi monoclonali anti-CEA e dalla PET con 1aF-FDG.
momento attuale nella PET l'indagine più specifica
(ancor più dell'irnmunoscintigrafia). 8. 7. Angiografia
Ha ruolo limitato ma tuttavia di una certa impor-
8.6. Diagnostica radioisotopica
tanza nello studio della patologia del crasso.
Trova indicazione elettiva- nell'individuazione di
emorragie gastrointestinali, coliche in particolare (fig. Tecnicamente è complessa, lunga, indaginosa. Richiede
XX.l06), nei riguardi delle quali si dimostra più sen- il cateterismo selettivo delle arterie mesenteriche superiore
sibile della stessa angiografia, La tecnica più comune- e inferiore, del tripode celiaco, e spesso complementi
mente utilizzata (dotata di sensibilità dell'80-90% estemporanei (proiezioni oblique; cateterismo
anche a fronte di sanguinamenti intermittenti e di scar-
sa entità) si basa sulla reiniezione e. v. di globuli rossi
autologhi marcati con 99 "'Tc-pirofosfato. In caso di
positività dell'indagine si ha accumulo di radioattività
inizialmente localizzata nella sede deli' emorragia, con

Fig. XX.I05. Colite ulcerosa. RM con scansione trasversale in


sequenza SE TI-pesata, prima (a sinistra) e dopo (a destra) sommini- Fig. XX.l06. Emorragia colica. La scintigrafia al primo passaggio
e. v. di Gd-DTPA. In tutto il tratto di sigma le pareti sono con globuli rossi marcati con marcati con 99mrc evidenzia una falda
1spessite e il lume ridotto di calibro. Il c.e. è particolarmente intenso di attivitit nella loggia paracolica sinistra (punte di freccia) dovuta a
mucosa e nella sottomucosa per la situazione di iperemia flogi- stravaso emorragico. Si osservi la simultanea dimostrazione dei gros-
>l!ca. si vasi dell'addome.
vo dell'arteria ileocecoco\ica; cateterismi selettivi dell'arte-
ria ipogastrica e deli 'arteria iliaca esterna; aortografia pano-
ramica con eventuale cateterismo selettivo di rami non a
destino colico).

Le indicazioni principali sono:


ricerca di lesioni angiodisplasiche sottomucose,
possibile causa di sanguinamento (v. fig. VII.?);
studio della ischemia acuta occlusiva e non del
colon (che è tutt'altra cosa che non la colite ische-
mical)·
preoperatoria della mappa vO.scola-
Fig. XX.107. Gli indicatori solidi radioopachi (v. testo).A sinistra, nel
re, importante soprattutto nei pazienti già sottopo- radiogramma a !8 ore dalla loro assunzione, sono sparpagliati luncro
sti a resezioni chirurgiche e per la dimostrazione di il colon trasverso; a destra, a 24 ore dall'assunziOne, sono
eventuali circoli di supplenza a stenosi ostiali nel- lungo il discendente c nelle volute del sigma.
l'ambito del sistema digestivo, la cui legatura destro (stipsi di tipo destro), ora un movimento di va e
intraoperatoria potrebbe provocare necrosi: impo- vieni lungo il trasverso (stipsi «da sbandieramento»),
nenti. ora un ritardo nel superamento della flessura sinistra
Per via angiografica, infine, è possibile il Control- (stipsi di tipo sinistro), ora una pura e semplice per-
lo terapeutico di emorragie rettali dopo colectomia manenza prolungata nell'ampolla rettale (stipsi da
subtotale per colite ulcerosa idiopatica. dischezia pura). Il metodo è applicabile anche allo
studio dello svuotamento gastrico e del transito lungo
8.8. Studio del transito intestinale il tenue.
Un corretto inquadramento nosografico di' alcuni
tipi di colopatie funzionali, prevalentemente caratte- 8.9. Defecografia
rizzate da alterazioni dell'alvo, rende necessario lo Nella valutazione di alcuni disturbi della defeca·
studio dei tempi e delle modalità del transito del con- zione che si manifestano soprattutto nella donna di
tenuto intestinale. Fra le metodiche suggerite, un media età (difficoltà a iniziare la defecazione; incom-
cenno merita quella degli indicatori radiopachi per la pletezza; sforzo abnorme; o viceversa, incontinenza)
possibilità di Ì"ealizzazione in modo semplice ed effi- assume notevole importanza la defeco grafia) metodica
cace. radiologica in grado di fornire informazioni essenzia-
li per la corretta selezione dei pazienti da sottoporre a
Gli indicatori radiopachi sono dischetti di polietilene di correzione chirurgica.
7 mm di diametro e di 2 mm di altezza, contenenti nel loro
contesto un quantitativo di solfato di bario sufficiente a ren- Si presume nota la complessa anatomia del diaframma
derli radiopachi e quindi individuabili con semplice radio- pelvico, del muscolo elevatore dell'ano (con le sue due
grafia addominale (fig. XX.l07). Le loro caratteristiche componenti simmetriche pubococcigea e ileococcigea)
fisiche li rendono ben tollerati dalla mucosa intestinale. del muscolo coccigeo, della giunzione anorettale e degh
Somministrati in numero di 30 con il pasto serale, vengono sfmteri anali interno ed esterno. È sufficiente qui ricordare
seguiti con radiogrammi dell'addome opportunamente che man mano che il canale anale attraversa il diaframma
seriati nel tempo per tutto il periodo di attraversamento del- pelvico, il muscolo elevatore dell'ano si fonde alla
l'intestino. Il primo radiogramma è assunto il mattino suc- latura longitudinale del retto. Lo sfìntere anale interno, on·
cessivo; i successivi sono distanziati di 6 ore e poi di 12-24 ginante dall'ispessimento della muscolatura circolare del
ore. La sequenza radiografica consente misurazioni suffi- retto e del canale anale, ha altezza di circa 2,5 cm. Nel1a ter·
cientemente precise dei tempi di transito segmcntari e tota- minologia radiolcgica la giunzione anorettale è nel
li del colon e osservazioni qualitative sul comportam,ento punto di transizione tra il tratto terminale del retto d1steso
del contenuto intestinale nel suo-percorso lungo il colon. dal gas e il canale anale attivamente contratto.

Risultati di un certo interesse si ottengonO nella Previa instillazione, nella donna, di un gel vaginale reso
caratterizzazione delle stipsi, nelle quali può essere radiopaco con aggiunta di MdC iodato, vengono introdot:e
messo in risalto ora il rallentato transito nel colon nel retto una piccola quantità di MdC baritato ad alta adesl-
477

incontinenza della valvola ileocecale nel 20% dei


pazienti con interessamento retrogrado dell'ultima
ansa ileale. Mancando il reflusso in corso di clisma a
DC, l'interessamento ileale va ricercato con esame per
os. Nelle poliposi multiple e diffuse del crasso ha inte-
resse la ricerca di polipi gastrici e del tenue.

8.11. Ostruzioni congenite del colon


Atresia, stenosi e duplicazione del colon sono molto
rare e verosimilmente in rapporto a un danno vascolare
embrionario con necrosi intestinale. Nell'atresia e nella ste-
nosi si ha un quadro di ileo meccanico: il clisma opaco con-
sente la localizzazione della sede deli' ostruzione (la colon-
Fig. XX.108. Dcfccografia (v. testo). Radiogrammi mirati in proiezio- na baritata si arresta in sua corrispondenza e a monte v'è
ne LL. In A, fase di riposo; in B, in fase di compressione, si osserva la
massima elevazione del pavimento pclvico; in C, fase di ponzamento aria), ma non fornisce ragguagli anatomici dirimenti. Le
con manovra di Valsalva a sfintere anale contratto; in D, nella fase duplicazioni possono interessare singoli segmenti o il cras-
clcfecografica propriamente detta, la manovra di spinta induce la pro- so in toto con ano doppio: in quelle comunicanti si avrà
gres.siva espulsione del MdC. diretta dimostrazione della malformazione dato l'accesso
della sospensione baritata nei tratti duplicati (fig. XX.I09);
vità (sì da vemiciare la mucosa) e successivamente una in quelle non comunicanti non si andrà in genere oltre la
pasta radiopaca di adeguata consistenza, per lo più amido di dimostrazione di un'impronta estrinseca sul colon
patata mescolato a solfato di bario (fino a distendere com- ta dal segmento duplicato dilatato dall'accumularsi di secre-
pletamente l'ampolla). La posizione dell'orifizio rettale è ti. Le duplicazioni del colon destro spesso si complicano
marcata con pasta baritata. Il paziente siede quindi su appo- con l'invaginazione e conseguente ostruzione.
sita sedia di materiale radiotrasparente ancorata al tavolo L: ano imperforato è la causa più comune di ostruzione
radiologico in posizione verticale. Sotto osservazione radio- del colon in età neonatale; è per lo più associato ad anoma-
sçopica, si assumono radiogrammi mirati in proiezione LL, lie vertebrali, tracheali, esofagee, renali. Le varianti morfo-
a riposo, in massima elevazione del pavimento pelvico, logiche sono molteplici. L'esame diretto dell'addome in
sotto colpi di tosse, sotto sforzo non defecatorio, durante la proiezione LL con paziente a testa in giù dimostra il punto
defecazione, sotto sforzo post-defecatorio. Lo studio, com- di ostruzione (in corrispondenza del quale si arresta la risa-
pletato in circa 15 minuti, oltre a evidenziare eventuali ano-· lita del gas colico); l'apposizione di un repere metallico sul-
malie morfologiche, fornisce una misura diretta delle escur-
sioni del pavimento pelvico e della completezza dell'eva-
cuazione (fig. XX.l08). La grande variabilità dei parametri
oggetto di valutazione (angolo anorettale; lunghezza del
canale anale; posizione, abbassamento e innalzamento della
giunzione anorettale) rende necessaria una valutazione
grata dci rilievi manometrici ed elettromiografici.

8.10. Esame del tratto prossimale del tubo dige-


rente
Trova indicazione non certo per lo studio del cras-
so (incompleto e del tutto insoddisfacente con l'esame
per os con pasto baritato!), quanto per evidenziare
rilievi patologici a carico dei segmenti prossimali
associati a già dimostrata patologia del crasso. Nella
di Crohn è pressochè imperativo, dopo indi-
VJduazione delle lesioni coliche, lo studio del tenue
(clisma a DC del tenue! TC!) e successivamente dello
e del duodeno (esame radiologico «di super- Fig. XX.109. Duplicazione parziale del colon. Doppio trasvcrso (T)
comunicante. Era presente anche una duplicazione comunicante del
Nella colite ulcerosa idiopatica può aversi retto.
478 Capiioloxt

l'orifizio anale consente la misurazione della sua distanza gressione pressoché nulla. Nella variante pancolica .
dall'esterno. I: eventuale presenza di fistole retto-vescicali e 1
colon è in genere accorciato ma di calibro normale:'.
retto-vaginali andrà ricercata con attenzione. h.a abbondante baritat? dilatato,
s1stente anche ne1 rad10gramm1 d1 controllo a distanza
8.12. Malattia di Hirschsprung Dopo correzione chirurgica (colostomia;
. . resezione·
È la risultante del mancato sviluppo di cellule gangliari o bypass del segmento aganghare; mtervento d'
nel plesso mientcrico del colon distale: la peristalsi propulsi- Soave), l'aspetto del colon è nel complesso normale'
va viene meno nel segmento agangliare, diviene iperattiva nei eccezion fatta per la persistenza di un certo grado di
segmenti normali a monte (che si ipertrofizzano e si dilatano dilatazione.
per il ristagno fecale). Nei casi più gravi, spesso letali, si
instaura un'enterocolite ischemica secondaria o una flogosi 8.13. Ostruzioni acquisite del colon
transparietale. La sintomatologia evolve progressivamente
dalla semplice costipazione al vomito, dolore addominale, Sono causate in genere da una stenosi tumora\e 0
crampi, fino alla morte per inanizione o per sovrapJXlsta infiammatoria, da un volvolo (fig. XX. l l l), meno co-
zione. Tre varianti morfologiche possono essere individuate a munemente da fecalomi, ernie incarcerate, compres-
seconda della lunghezza e della ubicazione del segmento sioni estrinseche (per lo più pelviche- fig. XX.ll2). 11
agangliare: a segmento breve sigmoidorettale; a segmento
colon a monte è dilatato e presenta vistosi livelli idroae-
lungo colico sinistro soprarettale; pancolica.
rei (esame diretto in ortostasi!); se la valvola ileoceca-
L'esame diretto deli' addome mostra, nelle vari le è incontinente si distende massivamente anche il te-
ti segmentarie, le anse del colon prossimale dilatate e nue. Il clisma opaco con MdC iodato a caduta gravita-
contenenti aria e materiale fecale malformato; il retto zionale consente di dimostrare l'ostruzione e la sua se-
è sempre vuoto. Nella variante pancolica, il quadro è de. La TC è spesso determinante per l'individuazione
quello di un ileo meccanico basso del tenue. della causa.
Il clisma opaco (effettuato senza alcuna
La dilatazione paretica del colon (megacolon tossico) è
zione fig. XX. IlO), è in genere in grado
una complicanza grave della colite ulcerosa idiopatica,
di dimostrare la zona di transizione tra il segmento meno frequentemente della malattia di Crohn, della colite
agangliare (non dilatato e aperistaltico) e il segmento ischemica, della colite pseudornembranosa. Clinicamente,
a monte normale (dilatato e iperperistaltico). Il bario gli episodi diarroici si accentuano (fino a 10-20 scariche al
disperde nel contesto del materiale fecale ristagnante dì), la paralisi motoria del colon ne induce una progressiva
creando un vistosci aspetto «marezzato»; i radiogram- diStensione gassosa, compare disidrataZione, alterazione
mi di controllo a 24 e 48 ore ne la pro- degli elettroliti serici, alcalosi metabolica. La dilatazione

Fig. XX.IlO. Malattia di Hirsch-


sprung. Casi diversi. li clisma opa-
co evidenzia il segmento agangJim·c
·(punte di freccia), rispettivamente
retta le (A) c sigmoidorettale (B).
osservi l'abnorme dilatazione del
segmenti intestinali a nel
contesto dei quali il mntenalc fe·
cale ristagnante crea un aspetto
mnarezzatm>.

'"!'""
479

Fig. XX.112. Subocclusione del colon. Una grossa massa uterina


(punte di freccia) comprime e stenosa il segmento sovrampollare del
retto (freccia) inducendo a monte un quadro subocclusivo con rilievi
idroaerei. A= colon ascendente; T= colon trasverso; D= colon discen-
Fig. XX.lll. Volvolo del sigma.ll sigma, vistosamente dilatato a monte dente; S = sigma; R =retto
dd volvolo, occupa la quasi totalità della cavità addominale. Tutto l'in"
te,1tino cmoso, peraltro, è nell'immagine per l'aumento del con- 8.15. La sindrome del colon irritabile
tenuto gassoso.
È un complesso di sintomi (dolore addominale protopa-
tico viscerale, stipsi e/o diarrea) ritenuti secondari a una
del colon è massima in corrispondenza del trasverso a
alterazione funzionale (senza un concreto substrato anato-
paziente in decubito supino; il diametro di 7 cm è il valore
mico)' del colon, la cui risposta a stimoli di varia natura è
limite oltre il quale la diagnosi radiologica trova conferma
quantitativamente esagerata e qualitativamente distorta.
nell'evoluzione clinica (v. fig. XX.l23).
L'eziologia è incerta. La frequenza è elevata (circa il 50%

8.14. Colon catartico


Consegue all'uso (o meglio, all'abuso!) cronico di las-
sativi. Il meccanismo patogenetico è a tutt'oggi discusso:
verosimilmente la stimolazione prolungata del colon a
opera del catartico induce una incoordinazione motoria che
rende incapace la muscolatura di esercitare stimoli pressori
propulsivi adeguati in assenza di stimolazione esterna.

Il c!isma a DC (fig. XX.ll3) consente di indivi-


duare una riduzione numerica delle pliche semicirco-
larì e delle concamerazioni australi entro certi limiti
proporzionata al grado evolutivo dell'affezione; il Fig. XX.113. Co-
colon è alquanto accorciato e dilatato; gua e là sono lon catartico. Il co-
lon è diffusamente
apprezzabili restringimenti transitori di natura funzio- anaustrato e al-
Tutte queste alterazioni sono più precoci e più quanto dilatato.
mtense nella metà destra del colon; il sigma e il retto Quest'ultimo aspet-
to consente una va-
sono i segmenti meno alterati. La diagnosi differen- lutazione differen-
ziale con la colite ulcerosa idiopatica e la malattia di ziale dei quadri po-
Crohn è in genere agevole. stcolitici.
480

dei pazienti con sintomi riferibili al colon ne risulta affetto


al termine degli accertamenti diagnostici). Costituisce,
dopo l'influenza, la principale causa di assenteismo lavora"
tivo. L'assenza di quadro clinico specifico e la tendenza a
simulare .altre affezioni intestinali ed extraintestinali pone
delìcati problemi diagnostici.

Lo studio radio logico mira a escludere la presenza


di patologia organica colica ed extracolica (cOlecisti,
stomaco, duodeno, tenue, appendice) e individUare
segni diretti espressivi della irritabilità colica.
Quest'ultimo aspetto è alquanto discusso. AcCanto a
rilievi ben evidenti quali l'iperaustratura e l'iperseg-
mentazione (anche in tratti colici di norma poco:austra"
ti e segmentati, quali il sigma- fig. XX.ll4), frequen-
temente associati alla variante «stipsi dolorosri>1, o la
scomparsa totale delle pliche semi circolari e delle con-
camerazioni australi, frequentemente associata alla
variante «diarrea dolorosa)), possono osservarsi rilievi
più fini quali comparsa di salienze spiroidee sulla Fig. XX.llS. 11 rilievo pli care di tipo irritativo. In A numerose salien.
ze spiroidee solcano la mucosa del segmento sigmoideo riprodotto
superficie mucosa (fig. XX.ll5), verosimilmente lega- senza tuttavia indurre la formazione di concamcrazioni australi; In B
te a incoordinato stato contrattile della muscularis si associa un certo <mmettamcntm> delle salienze si da configurare un
mucosae, frequentemente associata alla variante quadro misto di neurosi motoria e secretoria.
«dolore addominale con alvo alterno». Il persistere
dell'aspetto spiroideo (spesso associato a elevati verso la fase prediverticolare della diverticolosi. Nei
livelli pressori colici) può condurre progressivamente pazienti affetti da sindrome del colon irritabile è piU
frequente l 'osservazione di pseudosfinteri.

8.16. Malattia diverticolare


Nel colon i diverticoli sono costituiti da estroflessioni
della mucosa attraverso i punti di ingresso dei vasi nella
tonaca muscolare: trattasi, pertanto, di diverticoli falsi,
acquisiti, impiantati nei segmenti parietali compresi tra la
tenia mesocolica e le tenie omentale e libera (ma di norma
mai nel segmento compreso tra queste ultime!), di norma
multipli, particolarmente frequenti nel sigma (ove, per il
calibro ristretto, i livelli pressori sono più elevati: legge di
Laplace), ma rilcvabili ovunque, a eccezione de! retto. La
frequenza dci diverticoli è scarsa al di sotto dei 40 anni,
ma diviene del 50% nei soggetti al di sopra dei 60 anni.
L'affezione può essere asintomatica, ma in circa ill5% dei
casi si complica dando vita a quadri clinici più o meno
impressivi.

Il clisma a DC è la metodica d'elezione nello stu-


dio della malattia diverti colare nelle sue diverse fasi,
dalla prediverticolosi alla diverticolosi alla peridivertico-
lite (nella quale ultima non sussiste alcuna controindi-
Fig. XX.l14. Colon irritabile nella varietà stipsi dolorosa. La metà cazione alla sua effettuazione).
sinistra del traverso, il discendente e il sigma (segmento quest'ultimo
di norma poco austrato) sono marcatamentc ipersegmentati; il cieco è Nella prediverticolosi, l'ipertrofm della muscola-
l'ascendente hanno normale configurazione. tura circolare (verosimilmente «da iperlavorm> a
!.!!:----

c:ione della persistenza di livelli pressori colici ele"


c_a(i) produce un aspetto frastagliato dei margini coli-
((a denti di sega» o «a cresta di gall@; lo spazio
è solcato trasversalmente da formazio-
pseudoplicari ravvicinate originate per il solleva-
1ento della mucosa da parte della tonaca muscolare
\colare ipertroflca (fig. XX.Il6).
c Nella diJ,erticolosi (fig. XX.l17) sono ben dimo-
strate le singole formazioni diverticolari, le quali,
?i
quando vist: profilo,
oltre i margm1 del lume cohco; quando viste di faccia
banno aspeilo di «anelli» a margini netti sul versante
esterno, sfumati su quello interno (e possono, quindi,
essere differenziati dagli anelli da polipo, con i quali è
possibile la coesistenza, che hanno caratteri inversi). I
diverticoli in via di sviluppo, intramurali, visti di pro-
filo, assumono un tipico aspetto·«a bitta»: il colletto è
impiantato ortogonalmente rispetto all'asse principale
del colon, ma la sacca, incompletamente formata, è
orientata parallelamente all'asse colico; visti di faccia
assumono l'aspetto di raccolte baritate puntiformi. I
diverticoli completi hanno in genere dimensioni infe-
riori al centimetro; il colletto è spesso ben visibile,
anche se preso d'infilata. Nel loro contesto possono
essere presenti piccoli difetti di riempimento generati
da residui fecali.
Fig. XX.ll6. il colon prediverticolare. In A cB i margini del sigma
Nella diverticolosi sigmoidea il lume è spesso (S), particolarmente sul versante antimcsenterico, hanno aspetto fra-
alquanto ristretto, sia per l 'ipertrofia della tonaca stagliato «a denti di sega>); lo spazio intermarginale è sotcato trasver-
muscolare circolare, sia perché l'ipertono della salmente da formazioni pseudoplicari indotte dalla muscolatura cir-
muscolatura longitudinale aCcorcia in lunghezza il colare ipcrtmfica. Nel dettaglio in B sono già apprezzabili alcuni
diverticoli intramurali.
tratto interessato e induce il sollevamento «a fisarmo-
nica» della mucosa. Questi aspetti «Stenosanti», assen-
ti nelle diverticolosi cosiddette «franche», possono della peridiverticolite. Nei casi evolutivi si ha reazio-
mascherare polipi e tumori eventualmente associati: ne infiammatoria diffusa, indurimento ed edema dei
particolarmente utile è la distensione forzata del lume tessuti pericolici, necrosi, formazione di ascesso, tra-
con la tecnica del «flaslm sigmoideo o il completa- gitti fistolosi verso la vagina, la vescica, colo-colici.
mento dcll 'indagine a contrasto singolo opaco (tecni- Questi aspetti evolutivi possono talora essere indivi-
ca bifasi ca). duati con il clisma a DC (fig. XX.ll8), ma la loro
Diverticoli giganti (25 cm di diametro!) possono valutazione analitica richiede l'ecografia e ancor più
osscrvarsi nel sigma: sono verosimilmente la risultan- la TC (fig. XXJ 19). Il restringimento e la deforma-
te della progressiva distensione gassosa, con mec- zione del lume - indotti per la marcata ipertrofia della
canismo a valvola, di un pregresso ascesso peridiver- muscolatura, lo spasmo cronico, l'accorciamento
ticolarc cronico. I diverticoli isolati del cieco sono assiale del colon, la fibrosi paracolica «pseudotumo-
spesso veri, probabilmente malformazioni duplicati- rale» - creano delicati problemi di diagnosi differen-
ve parziali. ziale con la malattia di Crohn, i carcinomi (verificare
La vulnerabilità della sacca divcrticolare da parte attentamente l'assenza di formazioni aggettanti!), la
di microtraumi locali (materiale fecale ristagnante per colite ischemica segmentaria. Questi problemi si
r.assem:a della muscolatura!) può indurre infiamma- accentuano in caso di sanguinamento (angiografia!) o
ZIOne, microperforazione apicale e successiva flogosi occlusione. La TC è di aiuto prezioso nella valutazio-
localizzata peridiverticolare, che costituisce l'esordio ne di questi reperti.
482

Fig. p_iverticolosi, !n.1


tutto 1\ SJmstro e il trasvcr>o·
s_ono dJ estroflessioni divcr-
non sono apprezzabili se·..
gm d1 pregres_sa 1pertrofia della
muscolatura Circolare (diverticu-
losi v'è una certa ipo.
segmentazmne; In B (de!!aglio dd
rettosigma) coesistono diverticoli ·,
sigmoidei e formazioni pocudo.
plican da ipertrofia della musco-
latura circolare, che so\cano tra-
sversalmente i! lume. In Cil trat-
to di sigma riprodotto,
e con lume ristretto, ha assunto un·
aspetto «a fisarmonicm>.

8.17. Colite ulcerosa idiopatica La prima osservazione radiologica ha luogo,


genere, in fase subacuta: il clisma a DC è, a
È affezione tipicamente «di organo» che può interessa-
re progressivamente tutto il crasso, con fronte di avanza- pressoché generale, la metodica di studio d'elezione.
mento continuo ascendente dal retto (dal quale, di norma, sue finalità sono:
principia) al cieco. Può invadere secondariamente l'ultima individuare la presenza di colite;
ansa ileale (ileite da retTusso). A eziologia ignota-e impron- localizzare il fron:te d'avanzamento;
ta decisamente ulcerativa, evolve con sequenza definita etichettare lo stadio evolutivo;
(inizialmente interessante solo la mucosa e la sottomucosa): differenziare la colite ulcerosa idiopatica
microascessi delle cripte di Lieberkiihn; necrosi deli' epite- malattia di Crohn nei casi non infrequenti
lio; ulcerazioni; distruzione di grosse aree di mucosa. Gli ciò non è possibile su base clinica ed enclos,;opica.
isolotti di mucosa risparmiata proliferano a scopo riparativo
dando luogo alla comparsa di molteplici bizzarre formazio-
ni di tipo similpolipoide (i «polipi postinfiammatori»),
impropriamente detti pseudopolipi. Nelle successive alter-
nanze di recrudescenze e remissioni l'affezione si estende
progressivamente a tutta la parete con manifestazioni di tipo
fibrotico.
La terapia medica può indurre una remissione clinica,
ma il più delle volte si ha passaggio verso la fase di croni-
cizzazione. Il viraggio spontaneo verso la fase acuta (la
quale richiede radiologicamente estrema attenzione: esame
diretto e solo in situazioni definite clisma opaco a caduta Fig. XX.llS. Diverticolite. A sinistra il lume del sigma è ristretto c
gravitazionale!) o verso lafase.iperacuta, crea situazione di deformato; in corrispondenza dell'apice di alcuni diverticoli si osser·
vano piccoli tragitti fistolosi (punte di freccia) conseguenti alla micro·
rischio concreto per il paziente e induce il più delle volte perforazione (la quale costituisce il momento di esordio della malat·
alla colectomia d'urgenza. Temibile possibilità evolutiva ti a diverticolare). A destra si evidenzia un ampio spandimento d1 MdC
della colite ulcerosa idiopatica dalla fase iperacuta a quella negli spazi paracolici (freccia) conseguente alla e
fulminante è il megacolon tossico (v. paragrafo XX.8.13). all'evoluzione ascessuale della peridiverticolitc
483

l'aspetto di «chiazza baritatm1 rotondeggiante quando


vista di faccia, di «immagine di plus» quando vista di
profilo; la penetrazione nella sottomucosa, ove la lesio-
ne si espande con facilità, crea un tipico aspetto «a
tone di camicia». Nello stadio di riparazione sono
apprezzabili le caratteristiche immagini dei polipi
postinfiammatori, multipli, di aspetto per lo più roton-
deggiante, ma talora bizzarro, spesso coalescenti «a
pontel). (fig. XX.121). Aspetti ulcerativi e riparativi
spesso coesistono. Nello stadio di cronicizzazione (fig.
XX.l22), la mucosa assume aspetto atrofico finemente
, fig. XX.119. C_lisma-TC. Le pareti del sigma lie- granulare, il crasso è diffusamente ridotto di calibro
•mente ispcssitC. Llpertrofm della componente muscolare mduce (con espressione massima a livello rettale ove può
caratteristica <<spiralizzazione>J del segmento interessato (asteri-
1.1çhi), il cuiiume, disteso dal clisma d'acqua, ha calibro sensibilmen- parire il quadro del microretto), privo di pliche semicir-
;t ridotto nspcllo ai segmenti contigui. È_ individuubilc un aumento colari ·e di concamerazioni australi, raccorciato, con
focale di densità del tessuto adiposo pencolico (frecce) espress1vo flessi addolciti o scomparsi (come «una pista troppo
r[e!restensione tmnsmurale della flogosi diverticolare.
facilell), più raramente concentricamente stenotico.
Radiologicamente, nelle fasi d'esordio (stadio Nella fase acuta l'esame diretto dell'addome può
preerosivo) il clisma a DC evidenzia un aspetto fine- consen"tire, di per sé, l'individuazione del fronte di avan-
mente granulare, «a vetro smerigliato», dell'ampolla zamento (v. fig. XX.95): si suoi dire che «dove v'è
rcttale e del tratto distale del sigma, che risultano com- lite non vi sono feci, dove vi sono feci non v'è colitel>.
plessivamente meno radiotrasparenti in rapporto alla Nel complesso, il crasso contiene un quantitativo di gas
situazione iperemica ed essudativa (fig. XX.l20A). superiore alla norma. Questo quantitativo aumenta bru-
Successivamente, nello stadio erosivo, compaiono scamellte nelmegacolon tossico: il trasverso, per la sua
baritateìl multiple e superficiali (fig. posizione anteriore, a paziente supino, è il segmento
XX. 12GB). Progressivamente si evolve verso lo stadio più evidentemente dilatato (allorquando il suo calibro
ulcerativo (fig. XX.120C): la singola ulcerazione ha supera i 7 cm, come precedentemente detto, il sospetto

Fig. XX.l20. Le alterazioni del velo baritato nella colite


ulcerosa idiopatica. In A (radiogramma in proiezione
laterale) è apprezzabile nel retto (in alto) e nel sigma la
diminuzione della trasparenza, <m vetro smerigliato»,
tipica dello stadio preerosivo. In B (dettaglio del colon
sinistro e del trasverso): punteggiature baritate·multiple
e dilfusamente erosive. In C (dettaglio del sigma) sono
presenti numerose chiazze baritate ulcerative (freccia).
"4&24_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _

:l

Fig. Megacolon tossic?. diretto. Il dettaglio del colon


trasverso dnnostra la notevole d1stcnswne gassosa del lume, il cui cali-
bro (freccia a due pun.te) supera la soglia dei 7 cm oltre la quale il
l
sospetto di megacolon toss1co è fondalo. l contorni parictali sono ispc:;.
siti c irregolari (frecce).

Fig. XX.I21. Polipi postinfiammatori rigenerativi in colite ulcerosa


idiopatica. In tutto il colon sinistro c in parte del trasvcrso sono pre-
senti piccole formazioni aggettanti, similpoliposc, di aspetto poli-
Nei controlli radiologici a distanza è opportuno
tener presente che l'insorgenza di carcinomi del cras-
so nei pazienti con colite ulcerosa idiopatica è circa 6
volte più frequente rispetto alla media. Il rischio divie-
l
morfo, originate per la proliferazionc rigcnerativa della mucosa. ne sensibile a partire dal decimo anno dall'inizio della
malattia.
di megacolon tossico è fondato (fig. XX.l23). L'esame
diretto ha l'importante.fìnalità di <(monitorare» Ecografia, TC c RM assumono un certo rilievo, a
luzione verso il megacolon tossico, anche con indagini diagnosi compiuta, per il controllo evolutivo dell'affe-
biquotidiane. zione, con particolare riguardo all 'individuazione del-
l'insorgenza di carcinomi singoli o multipli.

8.18. Malattia di Crohn del crasso


È affeziOne tipicamente «di apparato», riscontrabile
ovunque, come abbiamo visto, nel contesto del tubo digeren-
te. I.:interessamento del colon (50% dei casi) è meno fre-
quente di quello dell'ileo, ma molto più frequente di quello
dci tratti più prossimali. È possibile un interessamento isola-
to del colon (10-15% dci casi).

Substrato anatomopatologico, rilievi radiologici,


evoluzione clinica, sono del tutto sovrapponibili a
quanto descritto per la localizzazione ileale (alla
quale si rimanda). È sufficiente qui aggiungere alcune
osservazioni che nel contempo ne consentono, sulla
base dei rilievi ottenuti con il clisma a DC, la diffe-
renziazione dalla colite ulcerosa idiopatica. La malat-
tia di Crohn risparmia usualmente il retto; predilige il
cieco-ascendente; può interessare isolatamente il
Fig. XX.122. Colite ulcerosa idiopatica cronicizzata. il crasso è accor-
ciato, privo di flessi, anaustralo; la Slh1 superficie mucosa ha aspetto sigma con quadro radiologico difficilmente distingui-
finemente granulare atrofico. Il coinvolgimento della valvola ileoce- bile da quello della diverticolite (biopsia!); evolve spa-
cale (freccia) induce una i!eite da rcflusso, sì che ttttlo il tenue è ìnon· zialmente in maniera discontinua alternando aree intc·
dato in senso retrogrado dalla sospensione baritata e dal gas. TE "'
VA"' ultima =colon ascendente; T= colon trasverso·, D
ressate ad aree indenni; dà alterazioni parietali di tipo
=colon discendente; R =retto. eccentrico; le ulcerazioni sono longitudinali, se;pigi·
485

ose ed estese (fig. XX.l24); i restringimenti e le sa soggetti in età più avanzata; ha esordio acuto seguito da
{tstole gli ((pseudopolipi» (termi.ne con decorso breve e generalmente mite; regredisce per lo più
uale si fa nfenmento all'apparente protrusJone degl1 senza sequele (la stenosi scgmcntaria, che è la sequela più
di mucosa normale rispetto alla mucosa circo- comune, non compare in più del 5% dei casi ed è sempre
1tante distrutta) spesso grossolani e irregolari; solo
precoce); è segmentaria e risparmia il retto (a differenza
srammente evo lve verso 1'l megaco lan toss1co;
. puo' peg- della colite ulcerosa idiopatica); interessa esclusivamente la
mucosa e la sottomucosa (a differenza della malattia di
oiorare dopo terapia medica; si giova di resezioni coli- Crohn).
segmentarie (in caso di complicazioni), a differen-
za della colite ulcerosa idiopatica per la quale solo la L'esame diretto dell'addome mostra un definito
colectomia totale ha valore terapeutico; recidiva con aumento del contenuto gassoso intestinale, senza
frequenza sull'ansa ileale dopo ileo-trasversostomia comunque quadro di ileo; nei casi gravi, tuttavia, può
(fig. XX.125). L'insorgenza di carcinomi del crasso è comparire il quadro del megacolon tossico. I margini
circa 20 volte più frequente rispetto alla media nei colici possono presentare una frastagliatura a largo
pazienti con malattia di Crohn. La dimostrazione ana- passo; il lume può essere distrettualmente ristretto,
litica di stenosi, fistole e ascessi paracolici (complica- privo di pliche e rigido; raramente è presente pneu-
zioni richiedenti terapia chirurgica) richiede il ricorso matosi parietale di tipo lineare.
TC (o alla RM in caso di fistole pararettali). Il clisma opaco (ma, salvo nei casi più gravi, non
v'è controindicazione al clisma a DC) consente di in-
8.19. Colite ischemica dividuare le conseguenze dell'essudazione, del sangui-
È alTezione discussa dal punto di vista eziopatogeneti-
co. La normalità dci rami arteriosi maggiori e delle vene in-
duce a distinguerla dalla ischemia occlusiva del colon e la-
scia pl.'!nsare a una ischemia non occlusiva legata ad altera-
zioni regionali dei vasa recta. Esordisce clinicamente con
dolore in fossa iliaca sinistra (lieve ma improvviso), diarrea
ematica, reperto palpatorio similperidiverticolitico. UsUal-
mente i sintomi regrediscono in pochi giorni; in casi più ra-
ri si accentuano fino a simulare un infarto transmurale del
colon.
Su base puramente clinica o radiologica o anatomopa-
tologica può essere indistinguibile dalla colite ulccrosa idio-
patica c dalla malattia di Crohn, rispetto alle quali: interes-

Fig. XX.125. Malallia di Crohn. Pregrcssa rcsczione ilcalc c colica


destra. Nei segmenti residui del crasso si alternano tratti interessati
Fig. XX.l24, Malattia di Crohn. Dettagli del sigma in clisma a DC. A dalla proliferazionc granulomatosa c dalla fibrosi stenosante (sigma c
sinistra la superficie mucosa è solcata da numerose ulccrazioni tra- trasvcrso, quest'ultimo scarsamente verniciato dal velo baritato) c
sversali c da alcune longitudinali. A destra è bene apprezzabile il segmenti indenni (il retto, la parte prossimalc del sigma e il discen·
caratteristico aspetto <md accioUolatm> generato dall'intcrposizione di dente). L'ansa ilcalc anastomizzata in senso latero·latcrale altrasvcr-
aree di mucosa no!'malc tra le ulcere trasversali c longitudinali. so è sede di recidiva stenosante.
namento, dell'ischemia. Sono presenti vistosi difetti di 8.20. Colite postradioterapica .:.r
riempimento «a impronta di pollice>> (fig. XX.l26)
sati dal sollevamento della mucosa da parte delle È_ una_ dei tratta. ,:.::'!
colte ematiche cisto idi formatesi nel contesto della sot· menti radwterapiCI efiettuat1 con cnterio di radr' . 1. ; <<\
( d' . . .)
tomucosa (la loro osservazione è però limitata nel tem· soprattutto e1 tumon utenm . La fase acuta, trans( ·
carta
:J
po ai primi giorni dopo l'episodio acuto!). La mucosa toria, si manifesta già nelle prime settimane dall'r' · 1
. d .. mzro
può presentare piccole ulcerazioni diffuse. Le pliche di trattmDneCnt_o : s1mdu1a a quando studiata con · ·1
mucose sono ispessite e appuntite (anche per il solle- c 1sma a , 11qua ro precros1vo della colite ulcer
vamento da parte del sangue che disseca la parete coli· dal quale può d!stinguersi per la ,·i
ca). Quando presente, la stenosi è per lo più irregolare n eta dell mteressamento (m genere limitato al rett .l
e ben differenziabile da quella neoplastica. Le diagno- al sigma). La fase tardiva, che si manifesta anche d; e ,1

si differenziali principali contemplano, come abbiamo l -2 anni dal termine del trattamento, inizia in ,j
detto, la colite ulcerosa idiopatica e la malattia di Crohn. c?n la comparsa di manifestazioni ·. ·"·j ·
L'ecografia dimostra le raccolte ematiche sotto· gtche sottomucose (che generano un aspetto pseudo-
mucose sotto forma di ispessimento parietale più o mammellonato della mucosa), e si stabilizza
meno diffuso nel segmento interessato (ecotomogra· vamente in quadri di segmen_tari_a, fusata, rego-
fia!) e consente di esaminare il flusso nei grossi vasi lare, senza apprezzab11Ita dt vegetaz10111 nel suo conte- · · l
afferenti ed (eco-Doppler). sto. La TC è preziosa per dimostrare l'ispessimento . j
La TC dimostra agevolmente l'ispessimento parie· parietale. L'edema della parete, la proliferazione adi-
tale, spesso disomogeneo e lobulato, l'emorragia posa circostante, l'ispessimento e la fibrosi della
mesenterica, il fluido intraperitoneale, la presenza di fascia perirettale inducono in questo segmento la com-
gas nella parete colica, nelle vene mesenteriche e nella parsa di una caratteristica immagine «a bersaglioì>.
vena porta.
8.21. Coliti non comuni
Sono divenute tali la colite tubercolare (un breve cenno
le è stato fatto a proposito della tubercolosi del tenue), I' 11c--
tinomicosi, l'amebiasi e la schistosomiasi. Le coliti batte.
riche da salmonella (da shigella, campylobacter, yersinia,
escherichia) e le coliti fungine non giungono in genere
all'osservazione radiologica data la rapidità della risoluzio-
ne clinica.
La colite pseudomembranosa è una temibile compli-
canza di trattamenti prolungati con antibiotici a largo spet-
tro (soprattutto lincomicina e clindamicina). Lo studio ra·
dio logico (esame diretto seguito da clisma opaco) può di-
mostrare l'aumento del contenuto gassoso intestinale (nelle
rare forme fulminanti si ha il quadro tipico del megacolon
tossico), l'associazione di lesioni ulcerative anche profonde
e di difetti di riempimento multipli macronodulari dovuti al-
la formazione di pseudomcmbrane (fig. XX.127). La dia·
gnosi è comunque spesso posta su base clinica ed ecografi-
ca (marcato ispessimento parieta\e!). In genere la risoluzio-
ne clinica e radiologi ca principia già all'atto ddla sospen·
sione del trattamento antibiotico.
La colite evanescente segmenMria ha quadro mdiologi-
co del tutto sovrapponibile a quello della colite ischemica,
della quale forse rappresenta una varietà a insorgenza in età
giovanile e regressione rapida e completa.
Fig. XX.l26, Colite ischemica. L'indagine, effettuata in stretto rap" La colite profonda, a eziologia ignota, è caratte-
porto cronologico con l'episodio acuto di diarrea ematica, evidenzia rizzata dalla comparsa di cisti a contenuto mucosa, singole
la diminuzione di calibro di tutto il trasverso nel contesto del quale
sono presenti difetti di riempimento multipli M impronta di pollice» o multiple, di 1·2 cm di diametro, nel contesto della
(frecce). mucosa, per lo più nel retto. l difetti di riempimento multi·
487

Fig. XX.l27. Colite pseudomembranosa. Pregresso trattamento pro-


lungato con penicillina. Il verniciamento mucoso baritato è disconti- Fig. XX.128. I diversi aspetti morforadiologici dei polipi. In A polipo
nuo per la presenza di aree rotondeggianti multiple corrispondenti alle sessile visto di faccia (punte di freccia) con aspetto di anello a Con-
pscudomembranc; corrispondentemente, i contorni colici sono torno esterno sfumato; più in alto un polipo sessile visto di profilo con
alquanto irregolari. aspettO di masserella «a calotta» (freccia). In B sono presenti due pic-
pii simulano un adenoma villoso o un agglomerato di poli- coli polipi sessili visti di tre quarti con aspetto «a bombetta inglese))
(frecce) e un polipo peduncolato visto di profilo (il peduncolo, lungo,
pi, meno comunemente un linfoma o un carcinoma rettale. è indicato dalle punte di freccia; la testa, T, è apparentemente regola-
re). In C c C'piccolo polipo peduncolato visto rispettivamente di pro-
8.22. Polipi rettocolici filo c d'infilata: in quest'ultimo caso il peduncolo (punte di freccia),
centrale, è apparentemente circoscritto dalla testa {T).
Costituiscono una tematica patologica molto
importante, sia per la frequenza (dopo la malattia cellule della mucosa; sono descritte varietà tubulari, tubu-
lovill'ose e villose, a seconda delia disposizione più o meno
diverticolare del colon trattasì de \l 'affezione più ramificata del tessuto neoformato; il rischio di evoluzione
comune di tutto il tubo digerente!), sia per la docu- maliina (dovuta soprattutto alla presenza della componente
mentata possibilità di evoluzione verso un carcinoma villosa) è alto a confronto di quello di qualsiasi altra neofor-
in situ prima e invasivo poi («sequenza polipo-carci- mazione benigna del colon. I polipi amartomatosi, rari,
noma»). sono proliferazioni di origine malformativa costituite da
tessuto ghiandolare cistico e abbondante strema connettiva-
In senso lato, con il termine <<polipo» si indica <<ima le;. il rischio di evoluzione maligna è limitato. I polipi
qualunque rrutssa di tessuto aggettante dalla mucosa verso il infiummatori sono formazioni granulomatose sessili o
lume intestinale». I polipi sono detti sessili quando appaio- pcduncolate (polipi infiarnmatori propriamente detti) o aree
no adesi alla mucosa con base d'impianto larga quanto il localizzate di proliferazione di mucosa iperplastica in rige-
polipo stesso (tutti i polipi del colon sono sessili nello sta- neraZione (polipi postinfiammatori). Questi ultimi non
dio iniziale della loro crescita), sono detti peduncolati quan- devono essere confusi con gli pseudopolipi della malattia di
do sono collegati alla mucosa da un traliccio connettivova- Crohn e di altre colopatie infiammatorie (v. paragrafo
&colare (il pednncolo). In funzione del loro significato bio- XX.8.18). I polipi di maggiore interesse radiologico e clini-
logico è opportuno distinguere: polipi iperplastici, neopla- co sono quelli neoplastici.
slici, amartomatosi, infiammatori. Polipi neoplastici si riscontrano in circa il 10-15% dei
I polipi ìperplastici sono semplici proliferazioni limita- soggetti al di là dei 40 anni, in ordine decrescente di fre-
te alle cellule delle cripte di Lieberkii.hn con normale diffe- quenza nel retto, nel sigma, nel cieco-ascendente, negli altri
renziazione; raggiungono dimensioni dell'ordine di qualche segmenti del colon. Globalmente il 70% di essi ha sede nel
millimetro; non hanno futuro evolutivo. I polipi neoplasticì colon sinistro. Gli adenomi tubulari sono multipli in circa il
sono neofonnazioni adenomatose benigne interessanti le 25%' dei casi; la diagnosi radiologìca è posta in genere allor-
quando le loro dimensioni sono comprese tra 0,5 e 1,5 cm. betta inglese» la cupola «punta» sempre verso l'est . :,.::f·
Gli adenomi villosi sono pressochè costantemente unici e no!). Se è visto «di profila>> (fig. XX.l28A), l'asp :r· •
all'atto della prima diagnosi hanno già dimensioni superio- è quello di «a con base :::1
ri ai 2 cm. La probabilità di degenerazione maligna (la pre- col.Jco. (la.retrazione della
senza di cellule maligne nel contesto della mucosa li equi- base e segno d1 mflltrazwne e mdJcatJvo di probab'l
para a «carcinomi in sitm>; la presenza nella sottomucosa li
equipara a <<carcinomi invasivi») è funzione non solo del degenerazione maligna). Se il polipo si trova su;le
tipo istologico, come sopra detto, ma anche delle dimensio- parete sottostante, sia visto «di faccim>, <<di tre quarti >a
ni raggiunte: è circa l'l% al di sotto di l cm di diametro per «di profilo)), si presenterà come di
gli adenomi tubulari, ma è già deliO% per gli adenomi vil- mento nel contesto del!a raccolta d1 bano che si forma
losi; oltre i 2 cm è rispettivamente del35% e del 53% (inter- per motivi gravitazionali, purchè le sue dimensioni
media per gli adenomi tubulovillosi). siano tali da creare un contrasto sufficiente.
Il polipo peduncolato (fig. XX.128C), se situato
Tutto quanto sopra detto definisce il comporta- sulla parete soprastante e visto «di faccia>>, appariril
mento pragmatico: l 'indagine radiologica, obbligato- simile a un «sombrero», con immagine a doppio cer-
riamente il Clisma a DC (la cui percentuale di non chio (l 'interno costituito dal peduncolo visto «d'infi-
individuazione dei piccoli polipi, 5-l 0%, è solo di lata>>, l'esterno dalla testa); se visto «di tre quarti» 0
poco superiore a quella dell'endoscopia, a fronte di un «di profilo)), sulla parete sopra- e sottostante, la sua
valore del 45% per il clisma opaco!), ha lo scopo di immagine sarà sempre caratterizzata dalla presenza di
dimostrare la presenza di polipi e di localizzarli; la un peduncolo più o meno lungo in rapporto con il
colonscopia si propone non tanto la conferma dell 'os- quale è la masserel!a «a calotta)) o il difetto di riempi-
servazione radiologica, ma l'asportazione cOmpleta mento rotondeggiante dovuto alla testa.
del polipo sì che ne sia possibile un esame istologico Gli adenomi villosi sono per lo più sessili, di gros·
«totaleJJ. se dimensioni, e hanno una tipica conformazione
aggettante «spugnosa» per la penetrazione del bario
C aspetto radiologico dell'adenoma tubulare (ma tra le frondosità della superficie (fig. XX.l29); la sof-
in realtà l'aspetto dei vari tipi di polipi adenomatosi è ficità del1a neoformazione fa sì che essa modifichi
del tutto identico nelle fasi iniziali di sviluppo sessile) dimensioni e forma in funzione del decubito. Non
è strettamente legato a fattori proiettivi e alla apparte- infrequentemente l'adenoma villoso è confuso con un
nenza alla parete sopra- o sottostante in senso gravita- grosso carcinoma vegctm1te. Sede abituale di localiz-
zionale. zazione (70% dei casi) sono .il retto e il sigma.
Il polipo sessile situato sulla parete so]:irastante e Gli adenomi tubulovillosi hanno caratteri radiolo-
visto «di faccia» (fig. XX.l28A) assume l'aspetto di gi ci più vicini a quelli dell'adenoma tubulare, dal
un anello con contorno radiopaco sfumato sul versan- quale non sono differenziabili su pura base radiologi-
te esterno e netto su quello interno (in maniera inver- ca (né ciò ha importanza pratica essendo sempre d'ob-
sa a quanto avviene per i diverticoli!). bligo l'asportazione endoscopica e l'esame istologico
totale).
Il contorno è generato dal «menisco» che la sqspensio-
ne baritata forma per capillarità penetrando nell'angolo die-
dro compreso tra mucosa del colon e base del polipo.
Quest'angolo, che nelle formazioni polipose a partenza
dalla mucosa è sempre inferiore a 90°, diventa progressiva-
mente ottuso nelle formazioni a partenza dalla sottomucosa
rendendo impossibile la formazione del menisco e quindi Fig. XX.l29. Adenoma vil-
del contorno (e nel contempo possibile una diagnosi diffe- loso. Dettaglio della flcssu·
renziale di origine). ra sinistra in clisma a oC.
L'adenoma del trasvcf>O
(erroneamente confuso con
Se il polipo è visto <<di tre quarti>> (fig. XX.l28B) un residuo fecale in una
assumerà un caratteristico aspetto «a bombetta ingle- precedente indagine!) ha il
caratteristico di for-
se» nella quale la falda è costituita dal meni sco ipero- mazione aggettante, ((Splt·
waco della base e la cupola «puntm> verso l'interno gnosall, allungata in senso
..'(nei diverticoli che talora assumono l 'aspetto «a bom- gravitazionale.
rubo digerente 489

La diugrwsi di benignità o malignità di un polipo


. sclusivamente istologica ed è esperienza quotidiana
f1 di c.ellule maligne a.nche. polipi
etto radiologico ed endoscopico pm mnocuo.
è opportuno segnalare alcuni rilievi radiologici
"dicativi di degeneraziOne,
. l a cui. assenza, peral tro, non
•>, utorizza alcun ottimismo: sviluppo prevalente in
i- che non in spessore (polipo piatto),·
1• cospicue (v'è una certa sicurezza al di sotto dei 5
"

11
:nm una probabilìtà di malignità del 35% al di sopra
dei 2cm, più ancora se sono presenti i caratteri tipici
o dell'adenoma villoso); irregolarità della superficie; re-
·a trazione della base di impianto per i polipi sessi/i (non
,_ obbligatoriamente per i polipi peduncolati); pedunco-
i- /ocorto, tozzo, poco mobile (un peduncolo lungo e sot-
o tile è più spesso non infiltrato, ma ciò non esclude che
la non lo sia la testa!).
li
il 8.23. Disordini poliposici
i-
Per «poliposi» si intende la presenza nel tubo gastroin-
;. testinale (in un solo segmento o contemporaneamente in più
e segmenti) di numerosi polipi (per convenzione. almeno 10),
scssili o peduncolati, di varie dimensioni. Questi polipi
o sono in taluni casi adenomatosi, in altri amartomatosi. Nel
f-
primo caso, per la natura neoplastica delle singole lesioni e Fig. XX.130. Poliposi adenomatosa familiare. Tutta la mucosa del
per il loro numero elevato, la probabilità globale di degene· colon è rivestita «a tappeto» da piccoli polipi sessili dal caratteristico
razione maligna è dellOO%; nel secondo casp, per la natu- aspetto anulare.
ramalformativa delle singole lesioni, il rischio di degenera· i pazienti non sottoposti a colectomia totale (o subto-
zione maligna è limitato a circa il2% (con variazioni, però, tale con conservazione dell'ampolla rettale) vanno
anche importanti tra le divcrs8 casistiche). Caratteristica
, comune a Mte le poliposi è l'ereditarietà con carattere auto·
incontro a morte per carcinonl.a Colico metastatizzante
1 somico dominante (solo la sindrome di Turcot ha carattere all'età media di 45 anni!
recessivo) e con diversa penetranza del gene (che arriva fino
al 50% nella poliposi adenomatosa familiare). La Sindrome di Gardner differisce dalla precedente per
la simultanea presenza di alterazioni cutanee (cisti scbacee
Nella poliposi adenomatosa familiare conclamata e da inclusione; cheloidi), dci tessuti molli (lipomi; fibromi;
tutta la mucosa del colon è rivestita «a tappeto» da neurofibromi; leiomiomi; liposarcomi), ossee (osteomi,
fibromi), dentarie (odontomi; ipercementosi).
polipi (in genere adenomi tubulari), sessili, dal carat- La sùulrome di Turcot è caratterizzata dalla associazio-
teristico aspetto «anulare», di dimensioni millimetri- ne di una poliposi adenomatosa del colon e di tumori del
che (fig. XX. 130). La diffusione «a tappeto>> è com- SNC (glioblastomi, medulloblastomi). L'evoluzione della
pleta tra i 20 e i 30 anni; nei casi scoperti all'epoca poliposi (verosimilmente identica a quella delle due prece-
della pubertà, i polipi sono meno numerosi ma pur denti affezioni) non è definita data la morte precoce a causa
sempre distribuiti lungo tutto il colon. Se la diagnosi è del tumore cerebrale.
posta tardivamente, tra i 30 e i 40 anni, due terzi dei
pazienti sono già portatori di lesioni degenerate. Nella sindrome di Peutz-Jeghers polipi
L'esame radiologico ha il duplice scopo di individua- matesi sono presenti nel tenue e meno comunemente
re la presenza della affezione e di riconoscere even- nello stomaco e nel colon; si associa pigmentazione
luali segni di degenerazione. La diagnosi occasionale melaninica periorale, palmare e genitale. Frequenti le
di poli posi adenomatosa obbliga al controllo sistema- invaginazioni digiuno-digiunali con quadro occlusivo
tico di tutti i consanguinei del soggetto giunto all'os- alto secondario; possibile il sanguinamento. I polipi
servazione. La virulenza dell'affezione è eccezionale: amartomatosi hanno dimensioni maggiori di quelli
.·IT;!
adenomatosi, sono spesso peduncolati, a superficie uniforme, translucente, «di tipo adiposmt; I'ang
liscia. Compito dell'indagine radiologica è individua- 1
ottuso formato con la superficie mucosa è di
re la presenza dei polipi nei diversi segmenti del tubo indicativo dell'origine dalla sottomucosa
1
digerente e sorvegliarne l 'evoluzione (la frequenza di XX.l31). '· '·i
degenerazione maligna è di circa il2%). . l del colon sono molto_più rari di que]. ·J
La poliposi giovanile è tipica dell'età prepubere. I h dell mtestmo .tenue. Hanno estnnsecazione p"'llt
., .
polipi amartomatosi hanno localizzazione prevalente- spesso verso la s1erosa: CJO spiega come la loro dia-
mente colica. Frequentemente vanno incontro ad gnosi sia posta per lo più quando le dimensioni rao.
autoamputazione e vengono espulsi con le feci. Il loro giunte sono riotevoli. I margini sono netti, la superfi.
numero è contenuto. La frequenza di degenerazione cie liscia (ma talora sono apprezzabili, soprattutto
maligna è pressoché nulla. nella localizzazione rettale, bemoccolature «a cupo-
la densità uniforme e intensa (fig. XX.132).
La sindrome di Cronkhite-Canada è affezione deli' età Gli emangiomi del colon sono rari ma a elevata
senile (e, a differenza delle precedenti, probabilmente non mortalità (sanguinamento massivo!). Assumono per lo
ereditaria). I polipi amartomatosi interessano diffusamente più l'aspetto di masse polipo idi simili allipoma, meno
il colon e spesso raggiungono notevoli dimensioni; a essi si
associano iperpigmentazione cutanea, alopecia e perdita comunemente di lesioni infiltrative parietali; la pre-
delle unghie. senza di fleboliti agglomerati agevola la diagnosi. La
TC può mettere in evidenza il coinvolgimento di orga.
ni adiacenti.
8.24. Tumori benigni
I meno rari sono i lipomi. Usualmente si 8.25. Carcinoma del crasso
trana nella valvola ileocecale e nel cieco. Possono
raggiungere notevoli dimensioni dando segno di sé Ha incidenza elevata (maschi e femmine sono col- ,
solo per sopravvenute invaginazioni con piti in maniera pressoché equivalente) e costituisce , ·
crisi subocclusive. La degenerazione è evento molto problema di rilevanza sociale nella quasi totalità dei
raro. Radiologicamente hanno l'aspetto di masse ava- paesi industrializzati.
lari a contorni netti e superficie liscia; la densità è
Fattori genetici e ambientali (dieta! obesità! urbanizza-
zione!) intervengono in proposito in maniera significativa. ·
Nel5% dei casi si manifesta in forma ereditaria autosomica
dominante (sindrome di LynCh). La localizzazione più
quente è nel retto e nel sigma (75% dei casi); segue quella
cecale. Trattasi nella quasi totalità dei casi di adenocarcino-
mi; poco comuni i carcinomi indifferenziati e mucinosi.
I: origine da mucosa normale del colon è evento discusso: la

Fig. XX.132, Leiomioma dell'ampolla rettale. La massa,


te protrudcntc nel canale anale, ha margini netti resi
Fig. XX.131. Lipoma del cieco. Grossa massa rotondeggiante, tran- presenza di bernoccolature (m cupola>); la densità è uniforme e mtcn:
slucente, a contorni netti e superficie liscia (punte di freccia), caratte- sa. Il comportamento del leiomioma nella localizzazione rcttalc c
risticamente situata nel cieco (C) in prossimità della valvola ileoceca- meno benigno di quanto non si abbia nei segmenti prossimali delmbo
le. A"' ascendente; FD "' flessura destra; T"' trasverso. digerente.
(J(Jior parte degli adenocarcinomi trae origine dall'epite- i programmi di screening, per i quali le formulazioni a
r-1adi rivestimento di un preesistente adenoma villoso o più ffl,vorevole rapporto beneficio/costo prevedono,
10
bulare. Affezioni a rischio neoplastico elevato sono censi- per lo più a partire dai 50 anni d'età e particolarmente
.',) rate le poliposi adenomatose familiari, la malattia di nei soggetti con anamnesi familiare positiva (polipi e
•J c:ohn, la ulcerosa idiopatica: .. .. . carcinomi del colon; carcinoma della mammella):
1carcinom1 del crasso sono asmtomatlct nelle fas1 Jnl- annualmente l'esplorazione digitale rettale e la
·aJi di sviluppo. Quelli del colon sinistro tendono ad assu- riCerca del sangue occulto nelle feci;
z:cre aspetto infiltrante e si manifestano con
ogni 3 o 5 anni il clisma a DC o la pancolonscopia
alterazioni dell'alvo e dolori crampiformi; quelli
del colon destro tendono ad assumere aspetto vegetante e si in forma alternata (meno produttivo è l'uso della
sigmoidoscopia con endoscopio flessibile!).
1anifestano (più tardivamente rispetto ai precedenti) con
addominale sordo e anemia. La diffusione ha luogo Gli aspetti macroscopici fondamentali
in ogni caso per invasione diretta della parete colica, dei bili all'indagine radiologica sono quattro: piatto,
fatici e dei vasi sanguigni. Segue metastatizzazione epatica, !are, polipoide, scirroso. Il carcinoma piatto (fig.
poi polmonare. La percentuale di sopravvivenza a 5 anni è XX. 133A) è la variante a più elevata virulenza. Nelle
strettamente correlata allo stadio evolutivo: 85% in caso di fasi iniziali è difficilmente individuabile se non colto
tumore limitato alla parete colica senza interessamento tangenzialmente dal fascio di radiazione: sarà pertanto
!infonodale (stadio A di Dukes); 70% in caso di estensione osservabile, come rientranza del contorno, solo in
esoparietalc ma senza interessamento linfonodale (stadio alcuni radio grammi della sequenza standard del
B); 33% ove coesista interessamento linfonodale (stadio C).
sma a DC. Progressivamente, estendendosi in senso
Poiché più della metà dei tumori giunge a diagnosi in que-
st'ultimo stadio, la percentuale globale di sopravvivenza a 5 assiale e circonferenziale, crea un caratteristico
anni è di circa il 55% in caso di possibilità di intervento chi- to di Tientranza «a insellatura» del contorno, come se
rurgico radicale (scende al 35% se si considerano anche i esso adagiasse sulla parete colica «come la sella sul
casi nei quali non è possibile una terapia con criteri di radi- dorso del cavallo)) (da qui il termine di «carcinoma a
e. sella>>). Con una certa frequenza coesiste ulcerazione.
calità).
Nelle fasi più avanzate il carcinoma piatto si trasforma
Quanto sopra premesso richiama l'attenzione sulla nella variante anulare. Il carcinoma anulare (fig.
necessità di una diagnosi il più possibile precoce, nel XX.l33B) infiltra estensivamente la parete intestinale
1- c restringe marcatamente il lume del colon come se
cui contesto assumono un ruolo di grande importanza
l.
:a
,_
la
)-

:i.
la
.::_-;

Fig. XX.133. Gli aspetti macroscopici


fondamentali del carcinoma del cras-
so. In A (dettaglio del rettosigma): car-
cinoma piatto con caratteristico aspet-
to «a sella sul dorso del cavallm)
(punte di freccia). In B (dettaglio del
ciecoasccndente): carcinoma anulare
che restringe il lume dell'ascendente
«a mo' di portatovagliolo)). In C (det-
taglio dell'ascendente): carcinoma
polipoide, aggettante, sessile, con base
l- di impianto vistosamente retratta. In D
li (dettaglio del trasverso e della flessura
1- sinistra): carcinoma scirroso interes-
sante tutta la metà destra del colon tra-
'" svcrso (in realtà, secondaria a una lini-
te plastica dello stomaco).
492

questo fosse «costretto da un anello o da un nel loro contesto, elemento importante ai fini del!
glia IO>). Il passaggio dai tratti normali al tratto interes- scelta chirurgica (escissione sottomucosa transanal
sato dal tumore avviene bruscamente, «a scalino». amputazione addomino-pe1ineale?). e.
Poiché assialmente può interessare segmenti piuttosto
corti, talora, per svantaggiose condizioni proiettive, Nella ricerca di recidive tumorali, il clisma a ne
può sfuggire a una osservazione non attenta. Raramen- è la metodica d'elezione per quanto concerne le reci-
te si ulcera. Evolve progressivamente verso l'ostruzio- dive locali e anastomotiche (20% dei casi), come pure
ne meccanica. Il carcinoma polipoide (fig. XX.l33C) l'individuazione di lesioni metacrone; la TC (soprat-
è la variante a minore virulenza (ma purtroppo anche tutto in forma di clisma-TC!) per quanto concerne le
la meno frequerite!). Ha l'aspetto di una formazione recidive lontane dall'anastomosi e quelle prevalente.
aggettante, sessile, con base più o meno vistosamente mente esoparietali. Entrambe le indagini sono, in
retratta, con superficie alquanto irregolare. Si osserva effetti, utilizzate nei diversi protocolli proposti per il
soprattutto nella metà destra del colon. Secondo gli f?llow-up. La RM. non offre .sostanziali vantaggi
attuali orientamenti trattasi di un pregresso adenoma nspetto alla TC; susststono dubbi sulla sua capacità di
oggetto di trasformazione adenocarcinomatosa totale. distinguere fibrosi postoperatoria e post-radioterapica
Il carcinoma scirroso (fig. XX.l33D) è una variante da recidive e da aree infiammatorie. Ruolo significati-
rara di carcinoma anulare, nella quale l'intensa reazio- vo, come in precedenza ricordato, assumono l'immu-
ne desmoplastica suscitata induce stenosi estese noscintigrafia con anticorpi monoclonali anti-CEA
assialmente a lunghi tratti del colon, con aspetto di (o loro frammenti), soprattutto allorquando utilizzata
«lini te plasticaìì. Il relativo rispetto della mucosa ren- in associazione alla TC, e ancor più (nonostante il
de difficile la demarcazione fra tratti normali e tratto costo elevato dell'indagine!) la PET con la
interessato. La virulenza è elevata. In taluni casi può quale ha grande accuratezza nella distinzione tra
trattarsi di lesione secondaria a una linite plastica pri- fibrosi e recidiva (captazione del 18F-FDG molto alta
mitiva dello stomaco (il segmento più comunemente nel tessuto tumorale!). Quest'ultima metodica si pro-
interessato è allora il trasverso ). La degenerazione del- pone, nella pratica, alternativa alla stessa biopsia.
la colite ulcerosa idiopatica di vecchia data assume
spesso l'aspetto linitico. 8.26. Linfomi
Una localizzazione neoplastica colica multipla di
osservazione simultanea (tumori sincroni) ha La localizzazione colica dei linfomi è molto più
lità di riscontro pari all'l% nei casi di tumore colico; rara di quella gastrica e -digiunoileale. L'aspetto più
l'osservazione in tempi successivi (tumori metacroni) comune è quello polipoide; meno frequente è l'aspet-
ha probabilità del 3%. La coesistenza di un carcinoma to multinodulare senza restringimento del lume (dovu-
del colon con uno o più polipi adiacenti è osservabile to all'infiltrazione della mucosa e della sottomucosa)
in circa il 20% dei casi (il polipo può essere, a ragio- che simula una poliposi postinfiammatoria. La stadia-
ne, definito «spimì o «Sentinella>ì). zione dei !infami del crasso è effettuata con la TC este-
sa al torace e all'addome, in maniera identica a quan-
Stadiazione dei carcinomi del colon e del retto. to detto per i linfomi del tenue (v. paragrafo XX.6.11).
Assume importanza la TC, soprattutto se eseguita in
forma di clisma-TC (v. fig. XX.l04), la quale consen- 8.27. Metastasi coliche
te di individuare lo sconfinamento del tumore oltre la
sierosa (distinzione tra stadio A e B di Dukes!), Meno rare di quanto usualmente si pensi, possono risul-
tare da invasione diretta parietale da parte di tumori primi-
linfoadenomegalie locoregionali secondarie (distin- tivi di organi contigui (prestata, ovaio, rene) o non contigui
zione tra stadio Be C di Dukesl.), l'invasione di orga- (pancreas, stomaco); da disseminazione peritoneale (ovaio,
ni adiacenti, metastasi epatiche e peritoneali. La Rl\11 stomaco, pancreas, linfonodi mesenterici e retroperitoneali,
non offre sostanziali vantaggi rispetto alla TC; la pos- il colon stesso); da metastasi ematogene (melanoma, mam-
sibilità di uso di bobine endorettali la rende però, in mella, polmone).
piospettiva, molto promettente nella stadiazione dei
carcinomi del retto. L'ecografia endorettale (v. fig. Le disseminazioni metastatiche peritoneali coin·
XX.l 02) consente di distinguere le tonache parietali e volgono il mesocolon trasverso, il mesosigma e talora
conseguentemente di valutare l'estensione del tumore direttamente la parete colica; la retrazione irregolare
rubo digeren/e 493

del meso e l dei vasi con com- lamentano sanguinamcnto rettale, dolore durante la defeca-
onente ischemtca sono responsabili dell aspetto zione ed emissione di muco. Ne Il 'ulcera solitaria del retto lo
padiologico «zigrinato» dei contorni e dell'ispessi- studio baritato può dimostrare un'immagine di plus piccola
r ento e appuntimento «a bande trasversali» del rilie- c piatta sulla parete anteriore del tratto distale del retto.
1 Nella colite cistica profonda localizzata, nella quale le
1:0 mucoso (fig. XX.l34). Meno comunemente si ghiandole mucipare della sottomucosa si dilatano in forma
lesioni mucose distrofiche, anche ulcerati- cistica, si osservano masse multiple sottomucose, a contor-
e riduzione di calibro del lume. L'invasione diretta ni netti e regolari, talora accompagnate da ingrandimento
deÌia parete colica dà origine a masse vegetanti endo- infiammatorio delle pliche di Houston.
]uminali o più comunemente a impronte estrinseche La pmctite postradioterapica (per lo più conseguente al
solitarie o multiple corrispondenti a noduli metastatici trattamento di un carcinoma del collo uterino) ha aspetti del
peritoneal.i. la morfologica dei tutto sovrapponibili a quelli della colite postradioterapica (v.
vari tipi d1 lesiOne assume grande Importanza la TC. paragrafo XX.8.20).
:r.; endometriosi esterna si localizza con una certa predi-
lezione nel giunto rettosigmoideo. Lo studio baritato mostra
8.28. Il retto il classico aspetto di massa estrinseca che interessa caratte-
Questo segmento del tubo digerente, per motivi di risticamente la parete anteriore del giunto. La spiculazione
dei contorni e la severa ipertrofia di accompagnamento
ubicazione e di funzione, è spesso sede di alcuni tipi di della muscolatura circolare spesso inducono quadri simil-
patologia più o meno specifici. Nonostante la sempli- ncoplastici.
cità dell'approccio rettoscopico, lo studio per immagi- I polipi /infoidi, occasionale riscontro all'esplorazione
ni si impone in molti casi: il clisma a DC è la metodi- digitale, sono lesioni sottomucose costituite da tessuto
ca di base; l'ecografia endorettale, la TC e la RM linfoide e ricoperte da mucosa. Lo studio radiologico non è
(quest'ultima, come in precedenza detto, con l'uso di discriminante.
bobine endorettali) sono complementi spesso del tutto I polipi infiammatori cloacogenici hanno sede nell;J.
determinanti. La defecografia assume rilievo nella giunzione anorettale, sono sessili e possono raggiungere
valutazione dei disturbi della defecazione, Là scinti- cospicue dimensioni. Sono verosimilmente infiammatori o
post-traumatici e associati a.prolasso mucose o ulcera soli-
grafia assume grande importanza nello studio posto- taria rettale.
peratorio soprattutto con la finalità di discriminare le Il retto, insieme al sigma, è la sede di più comune loca-
recidive dalla fibrosi. lizzazione deipoUpi adenomatosi, il cui aspetto è del tutto
identico a quanto già descritto per il colon. Nel retto, tuttavia,
Le emorroidi interne, affezione di per sé rilevabile con v'è maggiore tendenza all'accrescimento in superficie con
l'esplorazione digitale e la rettoscopia, sono dimostrate con scarsa protrusione verso il lume, in forma multipla agglome-
accuratezza dallo studio radio logico. Le colonne di Morga-
gni appaiono lobulate (questo reperto, tuttavia, non si esten-
de di nonna oltre i 3 cm al di sopra della giunzione anoret-
tale); formazioni similpolipoidi a superficie liscia si affac-
ciano sulla giunzione anorettale (fig. XX.135). Nonostante
gli aspetti nelle forme franche siano del tutto peculiari, le
forme poli poi di singole, lobulate, talora estese verso l'alto,
non sono facilmente distinguibili da proctiti e tumori infil-
tranti.
Le varici assumono il classico aspetto di cordoni serpi-
ginosi qua e là deformati da rigonfiamenti nodulari, che
cambiano di forma e dimensioni con la distensione del
lume.
Con la dizione di sindromi da pro/asso della mucosa si
fa riferimento ad alcune lesioni a localizzazione rettale
quali l'ulcera solitaria, la colite cistica profonda, l'ipertrofia
della papilla anale e il polipo infiammatorio cloacogenico, Fig. XX. 134. Metastasi mesocolichc da carcinoma ovarico. Lungo il
caratterizzate evolutivamente dalla sequenza «pro lasso cro- versante mesocolico del trasvcrso (a sinistra proiezione AP, a destra
proiezione LL) sono presenti impronte estrinseche a medio e piccolo
nico di mucosa rettalc, infiammazione, ulcerazione, iper- raggio dovule a masse mctastatiche peritoneali (frecce)·, la rctrazionc
plasia rlparativa». Le prime due lesioni, croniche e benigne, secondaria del meso induce un caratteristico aspetto di <<zigrinatura
sono di norma osservate in soggetti adulti giovani che marginale)),
494

rata fino a costituire vere e proprie lesioni «a tappeto».l.:a- trasverso comprendente una o entrambe le flessure; emic0 _
sportazione sistematica endoscopica dei polipi rettali com- lectomia sinistra; colectomia totale). La continuità viscer _
porta una drastica riduzione dello sviluppo successivo di car- le è ristabilita con gli usuali tipi di anastomosi (v. paragra:.
cinomi. XX.S). Gli interventi conservativi più comuni sono la
Gli emangiomi hanno aspetto e comportamento simile pectomia, la stenoplastica, la derivazione interna
a quello descritto per il colon (v. paragrafo XX.8.24). Nel una lesione ostruente con ristabilimento della
retto si presentano per lo più in forma di masse polipoidi ne mediante anastomosi latero-laterale tra le porzioni pros-
spesso sanguinanti massivamente, nel cui contesto sono simale e d1stale del colon), la colostomia e la colorrafia.
apprezzabili agglomerati di fleboliti.
I tumori carcinoidi si localizzano elettivamente nel Lo studio radiologico postoperatorio può essere
retto. In tale localizzazione non producono serotonina e non eseguito precocemente o a distanza di tempo dall'in-
inducono quindi la classica sindrome da carcinoide. Il loro tervento con la finalità di:
aspetto di lesione polipoide solitaria di 1-2 cm di diametro,
a superficie liscia, meno comunemente di masse con individuare complicanze a carico delle suture e
ti infiltrativi, non è differenziabile da quello dei polipi ade- delle anastomosi (deiscenze, stenosi, granulomi
nomatosi. La mctastatizzaionc linfonodale e al fegato è recidive); '
molto frequente nelle lesioni di maggiori dimensioni. riconoscere il tipo di intervento eseguito (estensio-
Tumori rettali rari sono i tumori strornali, il carcinoma ne della demolizione, tipo di ricostruzione, sede
squamocellulare e il carcinoma cloacogenico. della sutura, funzionalità dell'anastomosi);
Nel retto le metastasi non hanno aspetti dissimili da evidenziare situazioni patologiche dipendenti 0
quelli sopra descritti per il colon e originano in genere per meno dal pregresso intervento.
invasione diretta da parte di tumori primitivi della prestata,
della vescica urinaria, del perineo, del collo uterino e della
vagina, o per impianto intraperitoneale di tumori dell'ovaio. Il controllo radiologi co P':f:coce può essere esegui-
to già in 4'-10' giornata. E d'obbligo l'uso di MdC
iodato idrosolubile. Nel controllo radiologico a
8.29. Studio radiologico postopùatorio del distanza l'impiego del clisma a DC deve considerarsi
colon e del retto obbligatorio, soprattutto perché l'aumento della super-
Gli interventi operatori sul colon e sul retto possono ficie esplorabile indotto dalla distensione gassosa
essere demolitivi o conservativi. I primi, eseguiti non solo in offre la possibilità di una ottimale visualizzazione
caso di patologia neoplastica ma anche nei processi infiarn-. della bocca anastomotica e dell'area circostante (sede
matori più evoluti, possono comportare l'asportazione di un elettiva di recidive!- fig. XX.l36).
tratto limitato (resezione segmentaria) o di porLioni estese L'ecografia, la TC e la RM trovri.no indicazione
del colon (emicolectomia destra o sinistra; resezione del nella valutazione dello scavo pelvico. Indicazioni
peculiari, come ricordato nel paragrafo XX.8.25, ha la
PET.

All'atto dello studio per immagini si terrà in parti-


colare considerazione il fatto che le scelte che il chi-
rurgo opera relativamente al tipo di intervento sono
criticamente condizionate non solo dal tipo di patolo-
gia presente ma anche dali' accuratezza del bilancio
preoperatorio, il quale è fondamentalmente basato sul
clisma a DC e l'endoscopia in prima istanza, sull'eco-
grafia, la TC, la RM e la diagnostica radioisotopica in
seconda istanza.

Nella malattia diverticolare intervento d'elezione è la


resezione segmentaria del tratto interessato.
Fig. XX.135. Emorroidi interne. Clisma a DC. Il dettaglio dell'am- Nella colite ulcerosa idiopatica intervento d'elezione,
polla rcttale consente di evidenziare tre formazioni similpolipoidi «curativo», è la proctocolectomia totale con ileo-canale
strettamente addossate (frecce) affacciantisi sulla giunzione anoretta-
le. Nel caso in considerazione, i margini netti e regolari consentono di anale-stomia. Resezioni più limitate con conservazione del
orientare in maniera corretta l'etichettamento nosografico. retto, la colectomia con ileostomia e fistola mucosa, la
flJbo digerente 495

colon destro con asportazione dell'ultima ansa ileale; rese-


zione segmentaria dei segmenti sede di fistola o perforazio-
ne; bypass; stenoplastica).
L'asportazione dei polipi adenomatosi ha simultanea-
mente finalità profilattica e terapeutica, ed è per lo più pra-
ticata per via endoscopica. L'intervento chirurgico (resezio-
ne segmentaria) è riservato ai polipi sessili di maggiori
dimensioni o con chiare note degenerative. È raccomanda-
bile in ogni caso il controllo a distanza di 1-2 mesi dall'in-
tervento mediante clisma a DC o endoscopia.
Nella poliposi familiare adenomatosa la colectomia
totale con anastomosi ileo-rettale o ileo-anale è intervento
d'obbligo ed è di norma praticata non appena il paziente ha
superato l'età dello sviluppo.
Nei tumori mah"gni del colon il tipo di intervento varia,
ovviamente, in funzione della sede della neoplasia. Il radio-
Fig.XX.I36. Anastomosi colo-colica latero-terminale. Il clisma a DC logo terrà presente nella realizzazione del! 'indagine che
consente di evidenziare in maniera pressoché ottimale le anse anasto- stenosi serrate, anche di parecchi centimetri di lunghezza,
mizzate e la bocca tra di esse interposta (freccia). Si osservi l'aspetto non sono di per sé indicative di non asportabilità della lesio-
di pseudomassa generato da! cnl di sacco (asterisco), che talora pone
problemi di difficile difihenziazione da lesioni granulomatose e
ne tumorale: uno studio esaustivo del tratto a valle e a monte
tumorali. è quindi necessario anche in questi casi (polipi sentinella!
neoplasie multiple sincrone!).
colectomia con anastomosi ileo-rettale, la proctocolectomia I tumori del retto prospettano particolari problematiche
totale con ileostomia continente, sono pressoché abbando- chirurgiche (in particolare, la preservazione della continenza
nate. anorettale). Il radiologo porrà particolare attenzione alla
Nella malattia di Crohn, nella quale le procedure chi- valutazione del polo distale della massa neoplastica, tenendo
rurgiche non hanno effetto dimostrabile sulla storia natura- presente che le suturatrici meccaniche consentono moderna-
le dell'affezione e le recidive sono molto frequenti, l'inter- mente di confezionare anastomosi tra colon e canale anale
vento è di norma conservativo o comunque limitato al trat- fino a 2-3 cm dall'orifizio anale. Le amputazioni addomino-
tamento delle complicazioni (resezione segmentaria del perineali secondo Miles sono sempre meno attuali.
CAPITOLO XXI

FEGATO
GIORGIO CITTADINI E GIUSEPPE CITTADINI

Nello studio della patologia epatica assumono dono dalla conformazione dell'addome superiore. È fre-
ruolo fondamentale l'ecografia con le sue diverse quente il riscontro di varianti anatomiche che modificano la
niche, la TC e la RM, corredate quando necessario morfologia esterna costituendo possibile fonte di diagnosi
dalla biopsia percutanea «guidata». La diagnostica erronea di massa epatica: processo lingulare (lobo sinistro),
processo papillare (lobo caudato), lobi accessori (come quel-
radioisotopica e le metodiche angiografiche assumono
lo di Riedel, che origina dalla faccia inferiore del settore la-
rilievo in situazioni definite. Peraltro, nessuna di que- terale dello bo destro e si porta verso il basso con aspetto
ste tecniche, considerata singolarmente, è in grado di riforme).
risolvere tutti i problemi diagnostici e al momento Secondo il modello segmentario più seguito (fig. XXI. l),
attuale sono tutt'altro che univoci i criteri di scelta di il fegato è suddiviso in 8 segmenti:
un'indagine o di un'altra dinanzi a uno specifico pro- il segmento I corrisponde allo bo caudato (è paramedia·
blema clinico. no e posteriore);
Costituiscono oggetto di precipuo interesse dia- - il segmento II e III appartengono al lobo sinistro (sono
gnostico «per immagini»: laterali rispettivamente superiore e inferiore);
- l'individuazione di lesioni focali e diffuse; il segmento IV corrisponde allo bo quadrato (è parame-
la diagnosi di natura delle lesioni focali; diano anteriore);
la loro localizzazione «segmentarim>; - i segmenti V, VI, VII e VIII appartengono al lobo destro
e possono essere distinti in: inferiori anteriore (V} e po-
- lo studio della patologia.vascolare; steriore (VI), e superiori anteriore (VIII) e posteriore
- l'ipertensione portale; (VII).
- lo studio delle complicanze del trapianto di fegato. I! lobo quadrato è suddiviso da taluni autori in un sotto-
segmento superiore (IVa) e uno inferiore (IVb). Alcuni mo-
delli ipotizzano l'esistenza di un ulteriore segmento (IX).
Anatomia segmentaria. La conoscenza della
vascolarizzazione del fegato e della distribuzione del
sistema portale e sovraepatico (secondo modelli elabo-
rati inizialmente da Couinaud) permette di suddividere
il parenchima epatico in segmenti vascolarizzati da un
pedw1Colo glissoniano terminale contenente un ramo
dell'arteria epatica, della vena porta e della via biliare.
La suddivisione segmentaria è alla base della moder-
na chirurgia epatica che mira a realizzare resezioni
parziali «regolate», con preservazione dell'integrità
morfologica efimzionale del parenchima residuo. Ogni
patologia focale di interesse chirurgico dovrà sempre
essere localizzata in uno o più di questi segmenti. Fig. XXI.l. La dislribuzione dei rami portali e delle vene sovraepa-
tiche nel fegato rende possibile individuare 8 segmenti (v. testo). Si
osservi la divisione del tronco portale in due diramazioni principali
L'osservazione macroscopica superficiale del fegato per- destinate al lobo destro e sinistro, le quali danno origine successiva-
mette, attraverso il riconoscimento delle scissure, dei lega- mente a rami destinati ai singoli territori parenchimali segmentari.
menti e della colecisti, l'individuazione dei lobi destro, sini- Contrariamente ai peduncoli portali, il decorso delle tre vene sovrae-
stro, quadrato e caudato. Forma e voh1me del fegato dipen- patiche risulta essere intersegmentario.
__________________________________________________________

Nella pratica clinica la suddivisione ,del meno che non siano presenti calcificazioni o trasp
ma epatico in segmenti può avvenire sulla base di renze patologiche. a-
sezioni tomografiche (ecotomografia, TC, RM), o di
metodiche contrastografiche atte a delineare i vasi In caso di epatomegalia si potrà osservare:
(arteriografia selettiva del tronco celiaco o superselet- innalzamento della cupola epatica (l'emidìaframm
tiva dell'arteria epatica) o i dotti biliari decorrenti nei sinistro, di norma un po' più basso del destro, può
vi re per confronto);
peduncoli portali (CPRE, CPT).
- abbassamento della flessura colica destra (evidenzia!
dal meteorismo fisiologico); a
- dislocazione verso sinistra e in avanti della bolla gas-
l. Esame diretto sosa gastrica (radiogranuna ìn proiezione LL\);
deformazione distrettuale del contorno epatico prossi-
Può evidenziare alterazioni di volume del fegato, male (può essere semplicemente espressione di una
calcificazioni e trasparenze patologiche nel suo conte- relaxatio diaframmatica) o del contorno epatico distale
sto. (può semplicemente trattarsi di un lobo accessorio di
Riedel).
È convenientemente effettuato su cassetta di grosso for-
mato disposta trasversalmente in modo da evidenziare tutto In tab. XXI. l sono riassunte le più comuni cause di
l'addome superiore e le basi polmonari. Il paziente è in calcificazioni e trasparenze patologiche.
decubito supino, ma in taluni casi si rendono necessari
radiogrammi in stazione eretta (livelli idroaerei!). TABELLA XXI. l. CALCIFICAZIONI E TRASPARENZE PATOLOGICHE
EPATICI-lE.
Il fegato è direttamente apprezzabile (fig. XXI.2)
Calcificazioni
in quanto la sua tenue opacità omogenea di tipo
chimatoso è contrastata lungo il contorno: in alto dalla litiasiche (a disposizione spesso <dmpilata» quando inte-
ressano dotti biliari intraepatici);
base polmonare destra, in basso dal meteorismo
logico colico e dal tessuto adiposo che circonda il rene cisti da echinococco (orletto opaco più o meno completo e
opacità a chiazze);
destro. Nessun rilievo è possibile nel suo contesto, a
posi-traumatiche;
- postascessuali (irregolari e disomogenee, a placche);
vasali (a chiazze negli aneurismi, a binario nelle pileflebi-
ti e nelle-arteriopatie degenerative, a bersaglio negli angio-
mi);
twnorali;
cisticercosi e pentastomiasi (nodulari, talora anche spleni·
che);
tubercolosi miliarica (piccole opacità nodulari, talora
anche spleniche).

Trasparenze:
interposi rio colica destra o malattia di Chilaiditi (ricono-
scibile la morfologia colica - v. fig. III. l);
aerobilia (disegna le ramificazioni biliari - v. fig. XXII. l);
ascesso sottodiaframmatico e intraepatico (livello idroae-
reo);
suppurazione di cisti da echinococco_

Fig. XXI.2. Esame diretto della regione epatica. Il fegato (F) ha opa- 2. Ecografia
cità tenue e omogenea, di tipo parenchimatoso; nel caso in oggetto,
quale conseguenza di un aumento dimensionale, il suo margine infe-
riore (punta di freccia) disloca in basso la flessura destra (CD) del È tecnica di prima istanza nello studio di molti tipi
colon. di patologia del fegato; la sua risoluzione spaziale è
, Jida e le possibilità di analisi della struttura paren- a distribuzione subsegmentaria. Sono sempre bene
3
\imale sono superiori a quelle offerte dalla TC e dalla riconoscibili le formazioni legamentose (legamento
queste ultime indagini si fa per lo più ricorso falciforme e rotondo, fessura del legamento venosa)
in seconda istanza quando sia necessario confermare o sotto forma di immagini lineari iperecogene, la coleci-
integrare il risultato dell'indagine ecografica e (dato sti e le strutture dell'ilo epatico.
uon meno importante!) per avere una presentazione
dell'informazione più fruibile per il chirurgo. Nel terzo superiore del fegato, il decorso delle vene
sovraepatiche (fig. XXIJA) rappresenta un utile punto di
Viene eseguita a paziente supino o in decubito obliquo repere permettendo di separare il segmento II dal IV (vena
laterale sinistro utilizzando sonde da 3,5-5 MHz preferibil- sovraepatica sinistra), il segmento IV dall'VIII (vena
mente con formato trapezoidale. L; accesso ha luogo per via sovraepatica media) e il segmento Vlii dal VII (vena sovrae-
sottocostale (scansioni oblique ascendenti, longitudinali e patica destra). Nel terzo medio e inferiore del fegato, il seg-
trasversali) e intercostale destra, fino a esplorazione accura- mento I è separato dal lobo sinistro dall'interposizione del
ta di tutto l'organo. L'approccio intercostale, se eseguito a legamento venosa (fig. XXI.3B); il segmento IV è bene
lìvello dell'ascellare media, può consentire una migliore delimitabile tra colecisti e legamenti falciforme e rotondo
valutazione dei segmenti VII e VIII, posti profondamente (fig. XXIJC). Non esistono piani di separazione definiti
sotto la cupola diaframmatica e non sempre visualizzabili per gli altri segmenti epatici: l'attribuzione di un campo
con approccio sottocostale. parenchimale a un segmento avviene il più delle volte attra-
Ostacoli all'esplorazione ecografica del fegato sono verso la posizione del relativo peduncolo glissoniano (fig.
principalmente il meteorismo (preliminare pulizia intestina- XXLJD).
le!), l'obesità e la steatosi marcata (difficoltosa visualizza-
zione dei segmenti profondi del lobo destro!). Limite della Grande importanza assume nel fegato, per la ricca
tecnica è l'analisi del parenchima sottocapsulare per pro-
blemi connessi alla zona focale del trasduttore e agli arte-
fatti da riverberazione presenti in corrispondenza de Il 'inter-
faccia tra sottocutaneo e parenchima epatico. In questa
sede, l'individuazione di lesioni focali può essere difficol-
tosa (sensibilità inferiore rispetto alla TC!).

All'esplorazione ecotomografica il fegato presen-


ta aspetto tendenzialmente triangolare: nelle scansioni
longitudinali la base corrisponde alla faccia diafram-
matica deli' organo, l'apice al margine anteroinferiore;
nelle scansioni trasversali e oblique la base corrispon-
de alla faccia laterale e l'apice all'estremità mediale
dello bo sinistro. La struttura ecografica del parenchi-
ma epatico (v. fig. IX.9) è caratterizzata da un tappeto
di echi di piccole dimensioni e·media intensità fitta-
mente stipati e distribuiti omogeneamente. I vasi por-
tali e le vene sovraepatiche appaiono come strutture
tubulari ecoprive che solcano il parenchima epatico
con modalità pressoché costanti; sono differenziabili Fig. XXI.3. Punti di rcpere ecografici per la suddivisione segmcnta"
tra loro in quanto i vasi portali sono delineati da forti ria del parenchima epatico. In A (scansione sottocostale ascendente
echi di parete dovuti al tessuto adiposo che li circonda destra) è evidenziato il decorso delle vene sovraepatiche destra (D),
eal decorso quasi sempre ortogonale alla direzione del media (M) e sinistra (S) fino alla confluenza nella vena cava inferio-
re (VCI) con la delineazione dei segmenti 2, 4, 7 e 8. In B (scansia-
fascio. In condizioni nonnali non si apprezzano i dotti ne sagittale mediana dell'epigastrio) l'interlinea ecogena del lega-
biliari segmentari e i rami deli' arteria epatica, di cali- mento venoso (frecce) consente di separare il lobo quadrato (4) dal
bro troppo esiguo per consentirne l'individuazione nel lobo Caudato (l). In C (scansione trasversale dell'epigastrio) la fos-
tessuto adiposo degli spazi portali. I vasi portali seg- setta Colecistica (freccia curva), nella quale è riconoscibile l'infundi-
bolo della colecisti, e il legamento falciforme (punte di freccia) deli-
mentari sono sempre bene individuabili, rendendo
mitano il lobo quadrato (4) dai segmenti contigui. In D (scansione
agevole la segmentazione del fegato su base ecotomo- sottocostale destra) il decorso dei peduncoli portali consente di indi-
grafica; incostante è, invece, la dimostrazione dei rami viduare nel lobo destro i segmenti 6 c 7 in direlta continuità tra loro.
500

e complessa vascolarizzazione, l'esplorazione flussi- I; apporto ematico al fegato proviene per il25% da!ì'
metrica con le diverse tecniche Doppler. Questa e- teria epatica e per il 75% dalla _vena porta. Eventuali
splorazione integra l'esame ecotomografico consen- ni tumorali, iper- _o hanno apporto
tendo di: lentemente artenoso: le Jeswm lpervascolarizzate so
meglio. nella fase \are_ e
ncl_la fase d1
determinare la presenza di flusso nei singoli vasi tpodense nspetto al parencluma normale m fase di massim
(trombosi recente non individuabile hell'hnmagi- c.e.). Entrambi i tipi di lesione sono spesso scarsamente
ne ecotomografica; ittero ostruttivo: ditferenzia- denziate nella fase di equilibrio. L'acquisizione nelle singo.
zione dei rami portali dai dotti biliari dilatati); le fasi sull'intero volume epatico (TC spiroidea!) è conse.
caratterizzare il flusso (spettro monofasico nei guentemente molto utile. La scansione differita in fase d'
rami portali, bifasico nelle diramazioni dell'arteria escrezione biliare assume rilievo per la caratterizzazione de:
epatica, trifasico nelle vene sovraepatiche); colangiocarcinomi.
L'individuazione di piccole lesioni (0,5-1 cm), impor-
effettuare misurazioni quantitative di velocità e tante nei pazienti destinati a resezione epatica per neoplasic
portata ematica (su rami portali, circoli paraombe- primitive o secondarie, richiede il ricorso a tecniche combi-
licali, vene sovraepatiche- v. fig. XIXJ); nate angiografiche e TC. Il MdC è iniettato attraverso un
caratterizzare le lesioni focali (flussi intranodulari catetere posizionato o nel! 'arteria epatica (arterio-TC), con
ad alta velocità rilevabili nell'epatocarcinoma per acquisizione immediata delle immagini TC, o preferenziaJ.
l'esistenza di shunt artero-venosi tumorali e nell'i- mente nell'arteria mesenterica superiore (porto-TC), con
perplasia nodulare focale, non rilevabili negli acquisizione durante la fase di ritorno venosa mesenterico-
portale.
angiomi).

L'ecotomografia costituisce un efficiente ·sistema Una corretta metodologia di ricerca di strutture


anatomiche normali di riferimento e la conoscenza
di «guida» alla biopsia epatica, importante per la con-
ferma citoistologica della diagnosi posta su lesioni della segmentazione epatica semplificano l'analisi dci
focali e la quantificazione del danno epaticO nelle tomogrammi computerizzati epatici.
epatopatie diffuse, e alle tecniche di ablazione per-
cutanea dei tumori (alcoolizzazione, ipertermia,
laserterapia).

3. TC
È tecnica di grande importanza e di uso frequente,
talora di prima istanza. L'informazione che apporta è
complementare a quella acquisita per via ecogtafica.

Si acquisiscono strati contigui di 5-10 mm di Spessore


con scansione «diretta» o «contrastografica» (l 150 mi
di MdC uroangiografico iniettati mediante pompa automa-
tica con flusso di 3-5 ml/s). Nella scansione contrastografi-
ca si evidenziano di norma 3 fasi: una.fase vasco/are (20-30
s dall'inizio del bolo), in cui l'aorta e l'arteria epatica sono
massimamente opacizzate ma il c.e. del fegato è relativa-
mente scarso; una .fase di redistribuzione (50-60s dall'ini-
zio de! bolo), in cui il MdC diffonde nel parenchima epati-
co che raggiunge progressivamente i massimi valori di c.e.;
una .fase di equilibrio (circa 90s 'dall'inizio del bolo), in cui Fig. XXI.4, Tomogranuni computerizzati del fegato in successione
craniocaudale dopo introduzione e. v. di MdC (v. testo). VC "'vena
i valori densitometrici dell'aorta e del fegato diminuiscono cava inferiore; frecce piccole "' vene sovracpatichc; C = lobo cauda·
progressivamente. A distanza di 4-6 ore si evidenzia talora to; asterisco = ramo portale sinistro; punte di freccia = legamento
un nuovo aumento dei valori densitometrici epatici in rap- venosa; RD =rene destro; P =vena porta: freccia grossa= ilo cpati·
porto all'escrezione biliare del MdC. co; freccia curva= legamento falciforme; freccia vuota= colecisti.
SOl

Negli strati superiori (fig. XXI.4), lobo destro e sini- si complemento all'ecografia in alternativa alla TC.
uo sono addossati l'uno all'altro senza soluzione di conti-
5uità. I margini epatici sono convessi verso l'esterno e bene L'indagine è effettuata con sequenze SE TI- e
la e posteriormen- te (preferibilmente con acquisizione rapida turbo-SE), che
te degli angoh costofremcL Importanti repen sono le vene consentono di ottenere rispettivamente buona risoluzione
dirette a raggiungere l'immagine ovalare anatomica (forma, sede e rapporti delle lesioni focali) e
della vena cava inferiore, al davanti della quale è indJVìdua- buona risolu7.ione di contrasto (caratterizzazione di cisti,
bi!e jj{obo caudato (delimitato anteriormente dalla fessura angiomi e lesioni tumorali -fig. XXL5). Le sequenze STIR
del legamento venosa). e le sequenze con soppressione del segnale del grasso
Negli strati medi sono meglio apprezzabili il lobo cau- sono essere utilizzate con finalità specifiche. La sommini-
dato e anteriormente a questo !'ilo epatico, bene evidente strazione e. v. di MdC paramagnetico trova indicazione nella
per la presenza di tessuto adiposo, nel quale possono essere caratterizzazione delle lesioni focali (scansione dinamica
riconoscibili dall'esterno all'interno: il coledoco, la vena con sequenze veloci!). L'uso di MdC epatotropi permette di
porta e l'arteria epatica. Il lobo sinistro è nettamente evidenziare lesioni focali di dimensioni anche molto picco-
rato dal segmento IV dalla fessura del legamento falciforme le (v. fig. Xl.20).
e rotondo. Si acquisiscono 12-15 strati trasversali di Smm di spes-
Negli strati inferiori si ricercherà innanzitutto la sore distanziati di 2 mm l'uno dall'altro. L'acquisizione di
colecistica (diretta obliquamente dall'avanti sezioni coronali (e talora anche sagittali) è utile per defini-
tro e dall'estemo all'interno). Una linea ideale che la re i rapporti spaziali tra masse epatiche e diaframma e per
giunge alla vena cava inferiore segna illimlte di meglio valutare lesioni infiltranti la vena cava inferiore.
ne reale tra lobo destro e sinistro (quest'ultimo non più Limite della tecnica è la presenza di artefatti respiratori
apprezzabile negli strati distali). La testa del pancreas e il e da pulsazione cardiaca, correggibili (con allungamento
duodeno sono individuabili nella posizione della durata dell'indagine!) mediante la sincronizzazione
te occupata dal lobo caudato. Bene apprezzabili sono il
rene destro e il polo renale superiore che impronta il
ne epatico posteromedialmente.

In condizioni normali il parenchima epatico si


senta omogeneo, con valore di attenuazione compreso
tra 45 e 70 UH. Data la minore densità del sangue,
sono visibili qua e là rami portali e sovraepatici, ma la
loro corretta attribuzione è possibile solo dopo inie-
zione e.v. di MdC. I dotti biliari segmentari sono visi-
bili nel 40% dei soggetti normali come strutture cana-

ll
lari ipodense adiacenti ai rami portali; sono sempre
visibili in caso di aerobilia o quando dilatati (soprat-
tutto dopo iniezione e.v. di MdC che incrementando la
densità del parenchima li rende relativamente
si). La colecisti ha valore di attenuazione variabile tra
Oe 40 UH a seconda della concentrazione della bile; il
suo fondo è situato inferolateralmente, il collo supero-
l medialmente; la parete non è direttamente individua-
bile (lo diviene dopo iniezione e.v. di MdC). Nelle
sezioni più caudali la colecisti si sposta Fig. XXI.S. RM del fegato. Scansioni trasversali in sequenza SE T1-
mente verso l'avanti fino a raggiungere la parete (iH alto) eT2-pcsata (in basso). Le immagini Il-pesate consentono d'1
mina! e anteriore. ottenere una buona risoluzione anatomica delle strutture epatiche; il
segnale parcnchimale è omogeneo c di media intensità (più elevato, in
condizioni normali, di quello splcnico che ne costituisce oggetto di
confronto!). Le immagini T2-pesate, nelle quali il segnale parenchi-
4.RM male.ha intensità minore, appaiono meno risolute anatomicamente,
ma offrono una risoluzione di contrasto più favorevole all'individua-
zione di reperti patologici: nel caso in considerazione, un angioma
Può essere utile per la caratterizzazione delle lesio- (freccia) dal comportamento tipico (v. paragrafo XXL8.3). Si osservi
ni focali e di alcuni tipi di epatopatia. Può la vistosa splenomegalia.
502 Capitolo XX!

della sequenza al ciclo respiratorio ed elettrocardiografico. osseo). La scintigrafia epatica con radiocolloidi è quind'.
· · r·1a epatosp1enom1·cto11 are, nella qual
rea lta• una scmt1gra 'm
In condizioni normali, il parenchùna epatico for- però la visualizzazione del fegato e della milza è domina
nisce segnale omogeneo, di media intensità nelle te nell'immagine. n
sequenze SE T l-pesate, di bassa intensità in quelle T2- La valutazione diretta del sistema epatocitario è passi.
bile con i derivati de !l 'acido imminodiacetico marcati co
pesate. Vasi portali e vene sovraepatiche sono bene 9
''"Tc, a elettiva captazione epatocitaria, coniugati ed
apprezzabili come strutture tubulari prive di segnale (e nella bile, per i quali si rinvia al paragrafo XXII.6, e la 9v"'Tc:
meglio differenziabili che con la TC) nelle sequenze galattosil-neoglicoalbumina, glicoproteina sintetica ricono-
Ti-pesate. La visualizzazione dell'arteria epatica e sciuta da recettori per le asialoglicoproteine presenti sulla
delle vie biliari intraepatiche, quando di calibro nor- superficie degli epatociti.
male, è incostante. La colecisti, sempre ben apprezza-
bile, presenta segnale di tipo liquido; nelle sequenze Nello scintigramma epatico normale la distribu.
Ti-pesate l'intensità è minore nella fase postprandia- zione del radiocolloide è omogenea (fig. XXL6}, ma
le, maggiore dopo digiuno prolungato per la concen- possono delinearsi aree focali o lineari di minore atti-
trazione della bile. Il grasso degli spazi portali e i vità dovute a tronchi vascolari di grosse dimensioni.
legamenti presentano segnale di elevata intensità nelle La bassa risoluzione spaziale della gammacamera
immagini T l limita le possibilità diagnostiche della scintigrafia
epatica nei riguardi delle lesioni focali e, anche se la
SPECT ha nei loro riguardi sensibilità maggiore, eco-
5. Diagnostica radioisotopica grafia, TC e R11 sono le tecniche d'elezione per il
riconoscimento delle lesioni di diametro inferiore a
Di grande importanza in passato, dopo l'avvento 1,5 cm.
dell'ecografia e della TC trova indicaziOne soprattutto
nello studio della funzione epatocitaria, nella caratte- In linea generale, le lesioni focali assumono l'aspetto di
rizzazione de!l 'iperplasia nodulare focale e nella iden- arce «fredde>• (fig. XXI.?). Fa eccezione l'iperplasia nodu-
tificazione degli angiomi. Il tracciante utilizzato varia lare la quale contiene cellule reticoloendoteliali e quindi
capta il radiocolloide: l'integrazione dei rilievi dell'ecogra-
a seconda del sistema cellulare che si intende esplora- fia e della TC con la relativa negatività della scintigrafia è
re: i radiocolloidi sono fagocitati dai macrofagi epati- elemento determinante ai fini della diagnosi.
ci perisinusoidali; alcuni radiofarmaci sono captati L'uso di globuli rossi autologhi marcati con per-
elettivamente dagli epatociti ed escreti nella bile; altri, mette di differenziare l'angioma (elevata attività-a causa
infine, si concentrano più o meno aspecificamente nel della ricca vascolarizzazione!) da altre lesioni focali (fig.
contesto di lesioni tumorali. XXLS).

I radiofarmaci «colloidali» marcati con 99'"Tc (solfuro,


filato di stagno, albumina) hanno particelle di diametro
variabile da 1 nm a 5 )lnl e interagiscono con i diversi siste-
mi cellulari in funzione della carica elettrica superficiale.
Somministrati per via e. v. sono rimossi dal circolo median-
te fagocitosi da parte delle cellule di Kupffer (che costitui-
scono circa ill5% dì tutte le cellule epatiche). La posizio-
ne di queste adiacente ai sinusoidi epatici rende possibile
un'alta efficienza di depurazione dei colloidi presenti nel
sangue (95% per ogni singolo passaggio attraverso il fega-
to). Le particelle fagocitate rimangono in situ per molte ore A B
prima di essere degradate, sì che la scintigrafia può essere
effettuata da 15 minuti ad alcune ore dopo la loro sommini-
Fig. XXI.6. Scintigrafia epatica (solfuro colloidale di 9-J"'Tc), A: scan-
strazionc. Poiché le cellule di Kupffer sono distribuite in sione anteriore; B: scansione laterale destra. La distribuzione omo-
maniera uniforme in rapporto al sistema epatocitario, la loro genea del radiofarmaco nel sistema reticoloendoteliale epatico con-
valutazione sciniigrafica diviene espressiva della distribu- sente di ottenere una visione d'insieme della morfologia dell'organo
zione spaziale del parenchima epatico normale. Le cellule Eventuali reperti patologici inducono la comparsa di ((aree fredde» o
di Kupffer rappresentano più dell'SO% dei macrofagi cor- di <<dirottamen"lm> del radiofarmaco verso organi ricchi di cellule
porei (il20% residuo è distribuito nella milza e nel midollo reticolcndotel'tall (midollo osseo, milza).
503

Fig. XXI.9. Scintigrafia epatica con


IIIJn-pentetreotide. Scansione anterio-
re. Nnmerose aree ipcrcaptanti, roton-
deggianti, di dimensioni variabili, sono
apprezzabili nel contesto del fegato,
A B espressione di sostituzione metastatica
da parte di tessuto neoplastico di deri-
fig. XXI. 7. Scintigrafia del fegato in paziente con meta sta si epatiche vazione neuroendocrina (nel caso spe-
multiple (solfuro coll01dale di "mTc). A: scansione anteriore; B: scan- cifico un carcinoide maligno del tenue).
sìone laterale destra. Le lesioni metastatiche (frecce), non captando il
mdiofarmaco, assumono l'aspetto di «aree fredde» focali. Nel caso
presentato assumono prevalente disposizione sottocàpsulare interes- bile determinare l'accumulo nelle lesioni tumorali di alcuni
sando soprattutto il lobo sinistro. farm3ci antìblastici marcati con l i f (5-fluorouracile, fluoro-
deossiuridina), fornendo con ciò un valido criterio progno-
stico della possibile efficacia terapeutica.

6. Angiografia
Le metodiche angiografiche sono utilizzate di
norma in seconda istanza, per lo più con la finalità di
fornire al chirurgo la mappa vascolare necessaria per
pianificare l'intervento di resezione epatica o di defi-
nire l 'operabilità di una lesione focale. Assumono una
certa importanza nello studio emodinamico del circo-
lo portale, ma solo raramente si rendono necessarie
nella diagnostica differenziale delle lesioni focali. Per
via angiografica sono possibili interventi terapeutici
altamente selettivi (v. paragrafo XXXIX. l): posizio-
namento di cateteri temporanei o totalmente impianta-
Fig. XXI.8. Scintigrafia epatica con globuli rossi autologhi marcati bili per l'infusione selettiva di farmaci antiblastici;
ton ""'Tq1ertecnetato. Scansione anteriore. Subito dopo la reiniezio- chemioembolizzazione; embolizzazione di fistole
ne e. v. dci globuli rossi marcati è bene apprezzabile, lungo il margine artero-venose, aneurismi e pseudoaneurismi; sclero-
inferolalemle del fegato (F), l'accumulo di attività radioattiva nel con- tizzazione o embolizzazione di varici; creazione di
testo di un'area focale rotondeggiante (freccia). Il tipo di «tracciante»
utilizzato rende possibile formulare, con accuratezza, la diagnosi di shunt porto-sistemici intraepatici per via tt·ansgiugula-
lesione angiomatosa. Si osservi l'elevata attività radioattiva in sede re.
cardiaca.
Arteriografia epatica. È realizzata con tecnica digitale
Interessanti' possibilità prospetta l'uso di radiofarmaci mediante cateterismo selettivo del tripode celiaco e dell 'ar-
con tropismo aspecifico per i tessuti neoplastici, come il teria mesenterica superiore (e in caso di dubbio diagnosti-
''Ga-citrato (epatocarcinomi!), dì anticorpi monoclonali co àlfeterismo superseleltivo dell'arteria epatica). Dopo
anti-CEA marcati con 9'JmTc o con 111 In (metastasi da neo- iniezione del MdC (15-35 mi), il tempo di indagine verrà
plasie del tratto gastroenterico!), o del tracciante recettoria- prolungato fino a 15-20 secondi onde cogliere pienamente
le 111 In-pentetreotide (neoplasie dì derivazione neuroendo- anche la fase di ritorno venosa portale.
crina! -fig. XXI.9). I: arteriografia epatica fornisce informazioni dettagliate
La PET C'F-FDG!) rende possibile l'identificazione di sull'anatomia vasco/are del fegato (fig. XXI.! 0). Le varian-
lesioni neoplastìche a metabolismo elevato: il suo uso assu- ti anatomiche sono molteplici e frequenti: hanno interesse so-
me rilievo non solo in fase di stadiazione (alta sensibilità e prattutto per il chirurgo nella programmazione di interventi
specificità!), ma anche nella valutazione dei risultati della che comportino la legatura di vasi (che possono essere l'uni-
chemioterapia e nel follow-up. La PET rende inoltre passi- ca fonte dì circoli di supplenza!). Il tripode celiaco e l'arteria
504 Capitolo Xxt

focali verranno qui trattate in un ordine che privilegia


i problemi di diagnosi differenziale.

8.1. Epatocarcinoma
È un tumore maligno primitivo di origine epatocitaria
più comune in Africa e in Asia che in Europa, ove si riscon-
tra generalmente in pazienti cirrotici. Suoi sintomi di esor-
dio, generalmente tardivi, sono: dolore, presenza di massa
palpabile addominale c perdita di peso; può associarsi un
aumento dell'a-fetoproteina plasmatica. I..:epatocarcinoma
talora multifocale già in fase d'esordio, tende a
Fig. XXI.lO. L'arteriografia supcrselcttiva dell'arteria epatica propria
interessando spesso la vena porta (trombosi parziale o com.
eseguita con tecnica digitale e sottrazione d'immagine rende di norma pleta), la capsula epatica, la parete addominale, il diafram-
possibile la documentazione dettagliata dci rami arteriosi degli 8 seg- ma e i linfonodi ilari epatici. Raramente metastatizza a
menti epatici. distanza. Al momento della diagnosi spesso non è resecabi-
le: molti Aa. ritengono indispensabile, per aumentare la
mesenterica superiore costituiscono, insieme all'arteria me- sopravvivenza, una diagnosi precoce mediante screening
sentcrica inferiore, un vero e proprio <<sistema vascolare di- ecografico semcstrale nei cirrotici. Ha notevole tendenza a
gestivo>> intimamente interconnesso. Ciascuno di questi vasi recidivare.
è in grado, in caso di stenosi a monte, di supplire tramite ana-
stomosi dirette (in particolare: le arcate pancireaticoduodena- Alla TC ha aspetto spesso caratteristico: massa
li tra tripode celiaco e mesenterica superiore; l'arcata di Rio- primitiva, talora con una o più lesioni secondarie di
lane tra mesenterica superiore e inferiore). piccole dimensioni (noduli satelliti), ipo- o isodensa,
con alone periferico di densità più bassa. Il c.e. è rapi-
do, intenso e disomogeneo, ed è seguito da una fase di
7. Altre metodiche redistribuzione iso- o ipodensa (fig. XXI. l l). La diso-
mogeneità dipende dalle dimensioni della massa, dalla
In passato numerose metodiche radiologiche venivano presenza di trombosi vascolari (presenti in 1/3 dei
utilizzate, spesso con successo parziale, per lo studio delle casi) e di shunt artero-venosi intranodulari. Può
dimensioni e della struttura del fegato (pneumoperitoneo
re ben delimitato dal parenchima circostante (pseudo-
diagnostico e retropneumoperitoneo, modernamente pres-
soché obsoleti) o delle dislocazioni e infiltrazioni degli capsula iperdensa in fase contrastografica tardiva!) o
organi adiacenti (urografia, esame per os del tubo digeren- avere aspetto infiltrante. La variante fibrolamellare
te prossima/e, clisma a D. C.). I relativi quesiti sono risolti dell'epatocarcinoma, di riscontro più frequente in sog-
ottimamente dal!' ecotomografia e dalla TC. Le colangio- getti giovani; non associata a cirrosi e a decorso clini-
grafie strumentali (CPRE, CPT) assumono importanza
nello studio dell'albero biliare intra- ed extraepatico; con
particolare riferimento alle cause primitive epatiche di itte-
ro colostatico (v. paragrafo XXII.20).

8. Lesioni focali
L'individuazione e la caratterizzazione di natura
delle lesioni focali epatiche costituiscono un «tema»
Fig. XXI. l l. Epatocarcinoma in fegato cino ti co. TC con scansione con·
di frequente ricorso clinico, nel quale la diagnostica trastografica in fase vascolare (A) e di rcdistribuzione (B). I.:epatopa·
per immagini gioca un ruolo del tutto essenziale. tia diffusa di base conferisce al fegato contorni irregolari e bozzolu!i
Peraltro, nonostante l'elevata accuratezza diagnostica Nel segmento 8 è apprezzabile una massa (freccia) a c.c. irregolare, più
dell'ecografia, della TC e della RM, l'agobiopsia si intenso rispetto al parenchima circostante nella fase contrastografica
vascolare. Nella fase più tardiva la massa si presenta incgolarmcnlc
impone per alcune lesioni in via di principio (epato- ipodensa, ma in questo particolare caso è ben delineata dal parenchima
carcinoma), per altre con fmalità risolutive diagriosti- adiacente da!la sottile iperdensità dc!la pscudocapsula (punte di frec-
che nei casi di dubbio (metastasi singole). Le lesioni cia).
l.

fegato 505

0
meno aggressivo (più agevole resecabilità!), si dif- 8.2. Metastasi
d.al.la tipica tx:r la pr_esen-
Dopo gli angiomi e le cisti, sono le lesioni focali epati-
a di calcJficaztom (50%), d1 rnargrm lobulatJ, d1 aree che di più frequente riscontro. Per lo più multiple, non pon-
zfibrotichc central.1.
gono problemi diagnostici allorquando è nota la lesione pri-
All'ecografia l'aspetto dell'epatocarcinoma è mitiva; non è quasi mai possibile, invece, risalire con certez-
meno specifico: lesione solida a ec?struttur:a za dall'oro aspetto morfostrutturale alla neoplasia primitiva.
rrenea, ipoecogena allorquando ha prccole dimenstom,
iso- o iperecogena (fig. XXI.l2). La visua- Le metastasi epatiche presentano ali' ecografia
lizzazione è spesso ostacolata dalle disomogeneità aspetti molto variabili (fig. XXI.l3): noduli solidi
del fe?ato cirr?tico coesistenza di anecogeni (spesso di origine ovarica o mammaria),
noduli d1 ngenerazwne o displasJcJ che possono pre- ipoecogeni, isoecogeni (talora di difficile individua-
sentare identiche caratteristiche ecostrutturali. Il zione: falsi negativi ecotomografici!), iperecogeni
color-Doppler consente di rilevare nella maggior (caratteristicamente di origiile colorettale), «a bersa-
parte dei casi segnali di flusso ad alta velocità all'in- glio>> (centro iperecogeno e orletto ipoecogeno per la
terno delle lesioni e di individuare con grande accura- presenza di edema perinodulare). Talora è riscontrabi-
tezza la trombosi di rami portali intraepatici e delle le un'ecostruttura mista con componenti solide e
vene sovraepatiche. Alla RM, l'epatocarcinoma pre- liquide commiste in varia proporzione (cistoadenocar-
senta segnale variabile nelle sequenze TI-pesate in cinomi). Spesso nelle metastasi di grosse dimensioni
rapporto al contenuto di tessuto fibroso e all'involu- sono apprezzabili lacune cistiche centronodulari a
zione steatosica, e segnale lievemente iperintenso margini marcatamente irregolari riferibili ad aree di
nelle sequenze T2-pesate. Le forme ben differenziate necrosi colliquativa. La coesistenza di lesioni metasta-
possono, inoltre, captare il MdC epatotropo in man!c- tiche a ecostrt.!Uura differente è reperto piuttosto
ra simile al tessuto sano. La RM ha accuratezza cita- comune. L'accuratezza diagnostica dell'ecotomogra-
gnostica paragonabile a quella della TC: è a questa
superiore nell'identificazione della pseudocapsula e
nella definizione della struttura interna della lesione.
Buoni risultati terapeutici offrono la chemioembo-
/izzazione, effettuata sotto «guida>! deU' arteriografia
cpatic<1 (la lesione è individuata per la presenza di
anarchie vasali focali .e shunt epato-portali) e le proce-
dure percutanee ablative (v. paragrafo XXXIX.4.2).

Fig. XXI.13. Aspetti ecotomografici delle metastasi epatiche. In A la


massa mctastatica ipoccogena (punte di freccia) si sviluppa a stretto
ridosso di alcuni rami venosi sovraepatici su uno dei quali induce
compressione secondaria. !n B numerose Icsioti.i iperccogcnc con-
fluenti (frecce), con aree di colliquazione ccntronodulare (nccrosi!),
appaiono sostituire gran pm·te del lobo destro del fegato. In C una
Fig,XXI.12. Epatocarcinoma. Ecotomografia. La voluminosa lesione voluminosa lesione a Cci:istnittura ·sQ!_ida omogenea, isoecogetla
rotondeggiante (frecce) presenta struttura solida disomogeneamente rispetto al parenchima epatico circostante, appare da esso distinguibi-
lsoecogcna cd è delimitata da un alone ipoecogeno dal parenchima cir- le per la presenza di un'ombra acustica laterale (asterisco) c per la
;ostantc. La vena porta (tondino) è interessata, in una sua diramazione prominenza determinata sul margine epatico. In D piccole lesioni
lnlraepalica, da un grosso trombo neoplastico, visualizzabilc in forma multiple (<a bcrsagliml, a ccostruttura solida ipoecogena con centro
cl1 massa a ecostruttura solida all'interno del lume vasco lare (asteriRco). iperccogeno, interessano selcttivamente il segmento Il.
jia nella ricerca di metastasi epatiche è elevata senza il preliminare ricorso a una o più delle suddette
(80%); buona è la definizione dei rapporti tra nodulo indagini.
e struth1re vascolari intraepatiche. Difficoltà nella
visualizzazione delle lesioni metastatiche si manife- 8.3. Angioma
stano nel fegato steatosico. L impiego dei MdC eco-
È il piU frequente tumore epatico (con incidenza del
grafici consente di migliorare la sensibilità e la capa- 10% nella popolazione). Si descrivono forme capillari e
cità di caratterizzazione di natura. Alla TC le metasta- cavernose, entrambe con carattere benigno (importante
si epatiche nella maggior parte dei casi assumono l'a- quindi, la loro differenziazione da lesioni maligne e il;
spetto di lesioni ipodense disomogenee; il c.e. è meno primo luogo dalle metastasi epatiche).
marcato di quello del parenchima, ma può essere pre-
coce alla periferia della lesione (fig. XXI.l4). Alcuni L'ecografia evidenzia aspetti caratteristici nel95%
tumori (rene, tumori neuroendocrini, melanoma, dei casi (fig. XXI.15): lesione nodulare a margini
mammella) tendono a dare metastasi ipervascolarizza- regolari ed ecostruttura solida iperecogena omoge-
te, meglio evidenziabili nelle scansioni in fase arterio- nea, localizzata preferenzialmente lungo il decorso
sa. L'accuratezza diagnostica della TC nella ricerca delle vene sovraepatiche e in sede sottocapsulare. Nel
di metastasi epatiche è molto elevata (85-90%), sì che restante 5% dei casi può avere ecostruttura mista, soli-
questa tecnica è considerata da tal uni Aa. di. prim.a da e cistica (forme cavernose) o assumere l'aspetto di
istanza nella loro ricerca. Alla RM le metastas1 epati- un nodulo solido ipoecogeno (aspetto di più raro
che appaiono come aree spesso disomogenee a segna- riscontro, ma frequente nei fegati con steatosi marca.
le diverso nelle sequenze TI-pesate (ipointenso rispet- ta!). A causa del flusso molto lento le tecniche
to al parenchima epatico) e in quelle T2-pesate (ipe- Doppler non evidenziano segnale nel contesto degli
rintenso). Non è possibile la differenziazione sicura angiomi. Alla TC gli angiomi assumono l'aspetto di
tra metastasi e lesioni primitive epatiche. Utile, e talo- lesioni ipodense omogenee, le quali vanno incontro
ra risolutivo, è il ricorso all'agobiopsia. Moderna- precocemente a c.e. periferico; l'enhancement si
mente il ricorso alla scintigrafia è poco frequente nel- estende poi caratteristicamente verso il centro e persi-
la ricerca di metastasi epatiche, soprattutto per la bas- ste alcuni minuti (fig. XXI.l6). La presenza di aree
sa sensibilità nell'individuazione di lesiohi di piccole centronodulari persistentemente ipodense (involuzio-
dimensioni. ne fibrotica!), frequenti nelle lesioni più voluminose,
Come già detto, la porto-TC e la RM con MdC epa-· può creare problemi di diagnosi differenziale con
totropo hanno grande sensibilità nel! 'individuazione lesioni metastatiche: as_sume rilievo, . in proposito,
preoperatoria di metastasi epatiche. Elevata sensibilità come segnalato nel paragrafo XXLS, il ricorso alla
ha anche l'ecografia intraoperatoria. Promettenti risul- scintigrafia (globuli rossi marcati con 99"'Tc\ -v. fig.
tati prospetta l'ecografia con MdC e. v. (v. figura IX. l?). XXI.8). Alla RM, l'angioma presenta comportamento
Modernamente, nessun paziente è sottoposto a in- caratteristico (v. fig. XXI.S): il segnale è ipointenso
tervento chirurgico di resezione di metastasi.epatiche nelle sequenze Tl-pesate, ma diviene altan1ente
rintenso in quelle T2-pesate. Ciò ne consente quas1

l'ig. XXI.14. La scunsione contrastografica TC mette in chiara evi-


denza, grazie al c.c. meno intenso di quello parenchimale, metastatsi Fig. XXI.15, Angioma epatico. Ecotomografia. La lesione (A), a
multiple di dimensioni variabili occupanti la quasi totalità del volume sottodiaframmatica, assume l'aspetto tipico di formazione rotonde_!.!:
epatico. Queste lesioni, isodense, erano scarsamente apprezzabili alla giante a ecostruttura solida omogeneamente iperecogcna c margmt
scanslone diretta. netti. RD = rene destro.
TI- e T2-pesate, può agevolare la diagnosi. Alla TC
l'adenoma è spesso disomogeneo per la presenza di
grasso, necrosi o emorragia recente. Alla RM, nelle
sequenze TI-pesate è spesso variabilmente iperinten-
so, nelle sequenze T2-pesate disomogeneramente iso-
o iperintenso. Il c.e. è elevato, precoce e disomogeneo.
La diagnostica radioisotopica (solf11ro colloidale di
99
'"Tc) offre la possibilità concreta di differenziare ade-
noma e iperplasia nodulare focale, dimostrando nel
primo la mancata captazione del radiofarrnaco stante
l'assenza di cellule reticoloendoteliali
to analogo si ha in RM dopo iniezione e.v. di MdC a
tropismo reticoloendoteliale).

8.5. Cisti e cisti da echinococco


Il loro riscontro è per lo più occasionale trattandosi di
Fig. XXL16. Angioma epatico. TC. Le due lesioni osservabili nel lesioni in genere asintomatiche. Sono spesso multiple e di
lobo destro del fegato vanno incontro a caratteristico c.e. periferico grosse dimensioni. Un vero e proprio quadro di fegato poli-
marcato c irregolare in fase precoce (A), che si estende progressiva- cistico si riscontra in circa un terzo dei soggetti affetti da
mente in senso centripeto (B) c persiste per alcuni minuti nelle fasi rene poli cistico di tipo adulto.
più tardive (C c D).
All'ecografia le cisti hanno aspetto
sempre la differenziazione dalle metastasi! te a margini netti ed ecostruttura liquida pura (fig.
XXI.l8): ciò ne consente con certezza la differenzia-
8.4. Adenoma e iperplasia nodulare focale zione dalle lesioni solide. Le cisti da echinococco hml-
Sono lesioni di aspetto simile, la cui differenziazione è no questo aspetto ecografico solo se insorte da breve
importante in quanto l'adenoma (che compare quasi esclu- tempo, poiché durante la crescita si sviluppano nel
sivamente in donne in trattamento anticoncezionale orale) loro interno molteplici cisti figlie che ne determinano
in più della metà dei casi va incontro a sanguinamenti spon- spesse sepimentazioni (fig. XXI.l9A); la dimostrazio-
tanei massivi (trova quindi indicazione, per ess0, la resezio- ne della calcificazione della parete è importante segno
ne chirurgica), mentre l 'iperplasia nodulare focale è presso- di morte della cisti (fig. XXl.l9B). J.:ecotomogràfia
ché asintomatica e priva di evolutività clinica. consente con buona accuratezza di valutarne i rapporti
spaziali con le strutture vasco lari intraepatiche, spesso
All'ecografia adenoma e iperplasia nodulare foca-
le si presentano entrambi come lesioni rotondeggianti,
singole e voluminose, a ecostruttura solida ipo-isoe-
cogena. Unico carattere distintivo, peraltro incostante,
è la presenza, al centro del nodulo iperplastico, di
un'area stellata iperecogena che accoglie strutture
stromali e presenta segnali arteriosi irradiantisi verso
la periferia «a ruota di carroì> (tecniche Doppler!).
Alla TC l'iperplasia nodulare focale è per lo più iso-
densa nelle scansioni dirette e nella fase di redi"stribu-
zione, ma è sempre riconoscibile nella fase vascolare
per il fugace ma elevato c.e. L'area stellata, general-
mente ipodensa, è evidenziabile in meno della metà
dei casi (fig. XXI.l7). Alla RM il nodulo iperplasico Fig. XXI.17. lperplasia nodulare focale epatica. TC. In fase contra-
è omogeneo e pressoché isointenso rispetto al paren- stografica vascolare precoce, la lesione (non evidenziabile nelle scan-
sioni dirette e in guelle contrastografiche più tardive!) è caratteristi-
chima epatico: l'individuazione dell'area stellata cen- camente iperdcnsa rispetto al parenchima circostante e presenta nel
trale, rispettivamente ipo- e iperintensa nelle sequenze suo contesto una area stellata ipovascolare.
508

La TC è l'indagine d'elezione per il loro studio O'e-


cotomografia talora non è in grado di individuare pic-
coli ascessi con ecostruttura intensamente corpuscola-
ta). Questo appare come un'area ipodensa, di .forma e
margini irregolari, con alone periferico (capsulare!)
iperdenso dopo c.e. (fig. XXI.20). Nel suo contesto pos-
sono evidenziarsi sepimentazioni o vegetazioni semiso-
lide, contenuto gassoso (anaerobi!), livelli fluidi di di-
verse densità, livelli idroaerei. L'ascesso amebico è cà-
ratteristicamente uniloculare. Sotto «guida>> dell'ecoto-
mografia e della TC è possibile il posizionamento di un
drenaggio percutaneo (v. fig. XXXIX.2.2).
Fig. XXI.l8. Cisti epatica. Questa lesione non assume a livello epati-
co caratteristiche differenziali da quelle usuali per le altre localizza- 8.7. Lesioni traumatiche
zioni. È però oggelto di frequente riscontro in soggetti asintomatici
sottoposti a indagine ccotomografica del fegato per altri motivi. Conseguono all'azione di agenti contundenti e pene-
tranti o di cause iatrogene (interventi chirurgici addominali·
dislocate. Il ricorso alla TC (fig. XXI.19C) è necessa- biopsie epatiche). La mortalità è elevata (15-45%). '
rio quando l'indagine ecotomografica è inadeguata
(pazienti grassi; meteorismo) e, per le cisti da echino- La TC è l'indagine d'elezione in fase prcoperato.
cocco, in fase preoperatoria. Le cisti hanno valore di ria per definire presenza ed estensione della lesione.
attenuazione inferiore a 20 UH (v. fig. V.l4A) e non Reperti indicativi sono la presenza di ematoma paren-
vanno incontro a c.e. Le cisti da echinococco possono chimale e di versamento peritoneale (fig. XX1.21).
ascessualizzare. La RM, raramente utilizzata in prima Grossi ematomi del segmento VIII possono indicare la
istanza, offre comunque rilievi caratteristici (segnale lacerazione delle vene sovraepatiche o della loro giun-
rispettivamente ipoM e iperintenso nelle sequenze Tl Me zione con la vena cava. Meno frequente è la formazio-
T2-pesate; assenza di c.e.). ne di fistole e pseudocisti biliari a disposizione sotto-
capsulare. Nell'ematoma in fase evolutiva si osserva-
8.6. Ascessi no segni di organizzazione fibrotica o di trasjòrmazìo-
ne cistica se prevalgono i fenomeni colliquativi.
Possono essere piogenici (recente intervento chiiurgico Frequentemente la lesione esita in un'area di steaiosi
addominale, affezioni biliari, malattia diverticolare, malatM focale.
tia di Crohn, tumori con componente necrotica, alcooli-
smo), amebici e fungini (da Candida, Aspergillus e
Cryptococcus in pazienti defcdati e immunodepressi). Sono
accompagnati nella maggior parte dei casi da una chiara 9. Lesioni diffuse
sintomatologia (febbre, leucocitosi, perdita di peso, nausea,
vomito, diarrea, anoressia). Lo studio «per immagini>' delle lesioni diffuse epa-

Fig. XXI.I9. Cisti da echinococco epatiche (casi diversi). Iit A, !o sviluppo di molteplici cisti figlie ne! contesto di una voluminosa lesione
(punte di freccia) induce la comparsa di spesse sepimentazioni bene evidenziate dall'indagine ecotomografica. La calcificazione della parete
della cisti può essere sospettata all' ecotomografia per la presenza di un orletto ipcrccogcno pii1 o meno cont'muo (B) ed è sempre agevolmente
riconoscibile con la TC (C).
509

dei casi presenta ecostruttura normale; se è


ta atrofia gialloacuta, ha dimensioni ridotte ed eco-
struttura ipoecogena disomogenea. TC e RM non
hanno sostanziali indicazioni diagnostiche.

9.2. Steatosi
Associata a numerose condizioni patologiche (obesità,
iperalimentazione, a\coolismo, diabete, fegato posi-epatiti-
co, sindrome di Cushing, chemioterapia), è determinata da
fig. XXL20. Ascesso epatico. TC con scansione contrastografica. La iperaccumulo di trigliceridi negli epatociti.
lesione ascessuale (freccia) assume un carattenstico aspetto «a bersa-
gliM nel quale il cerchio centrale marcatamente ipodenso è costitui-
to dalla componente colliquata, l'alone periferico dalla capsula. Nel
L'ecografia evidenzia caratteristicamente una tes-
caso presentato non sono apprezzabili bollicine gassose nel contesto situra omogenea di echi parenchimali di piccole di-
della lesione. mensioni e alta intensità («fegato brillante»), che de-
terminano cospicua attenuazione del fascio ultrasono-
tiche è complemento utile (ma non sempre ro in profondità rendendo male esplorabili i segmenti
bile!) alla diagnostica clinica ed ematochimica. La ca- profondi del lobo destro (fig. XXI.22). Questa atte-
ratterizzazione delle singole epatopatie richiede pres- nuazione, dovuta all'aumento di interfacce acustiche
soché costantemente il ricorso all'agobiopsia. all'interno dell'epatocita (vacuolizzazione citoplasma-
tica), induce una drastica riduzione dell'ecogenicità del
9.1. Epatopatie acute rene destro (importante riferimento per la diagnosi!),
Rientrano in questo contesto l'epatite virale, la colangi- rende meno evidente il diaframma e tende a «cancella-
te, la sindrome da shock tossico, la brucellosL. re>> l'iperecogenicità degli spazi portali. La steatosi è
quasi sempre accompagnata da aumento di volume del
All'ecografia il fegato ha dimensioni normali o è fegato e può presentarsi anche in forma «focale>! (stea-
lievemente aumentato di volume e nella maggior parte tosi ((Q zolle»), con localizzazione parenchimale assai
variabile e spesso bizzarra (fegato «a carta geografi-
ca>J). La steatosi può essere causa di mascheramento di
lesioni focali all'indagine ecografica (ma anche alla
TC!). Aumento diffuso dell'ecogenicità parenchimale
del fegato può riscontrarsi anche nelle epatopatie cro-
niche (fibrosteatosi: attenuazione posteriore del fascio
più marcata per la componente fibrosclerotica!) e nel
fegato da stasi (attenuazione posteriore del fascio as-

Fig. XXI.21. Trauma epatico. Scansione TC contrastografica in poli-


traumatizzato. Nel segmento 7 si apprezza un 'area intraparenchimalc
(freccia nera), a orientamento trasversale, a contorni irregolari, estesa
perifericamente fino in sede capsulare (punta di freccia bianca), priva
di c.e. Le caratteristiche della lesione sono in accordo all'ipotesi dina-
tura post-traumatica (ematoma intraepatìco). Anteriormente al lobo si-
nistro epatico e nella rctrocavità degli epiploon è identificabile versa- Fig. XXI.22. Stcatosi epatica. Nella scansionc ccotomografica il fega-
mento peritonealc. Nel contesto della parete postcrolaterale destra del to (F) presenta echi di piccole dimensioni e alta intensità risultando nel
torace, al dl sopra dei muscoli intercostali, è evidenzi abile un diffuso complesso notevolmente piil ecogeno del rene destro (R), che costitui-
infarcimcnto ematico (asterisco). sce valido oggetto di confronto.
sente!). Nella steatosi epatica la scintigrafia con ra- nella milza e nel midollo osseo (attivazione macrofag·. · :.[_
diocolloide evidenzia talora l'irregolare distribuzione ca re rispetto ';
intraepatica del radiofarmaco (alterazioni della fun- grafm, una m1ghore valutaziOne del volume epatico de' >j·
zione e della struttura del fegato indotte dalla presenza circoli porto-sistemici (soprattutto retroperitone;li!/ · ·1
sostituiva di tessuto fibroso!). La RM, soprattutto con L'accumulo di ferro (superparamagnetico!) nei nodé ·
sequenze specifiche basate sul «chemical shift)), è uti- di rigenerazione rende conto della loro agevole
le per lo studio delle aree sospette (steatosi «a zolle»; duazione alla RM (lesioni focali ipointense nelle se-
lesioni focali non steatosiche, tumorali e non). La re quenze SE e GE!).
dimostra la diminuzione del valore di attenuazione del
parenchima (importante la valutazione comparativa con 9.4. Emocromatosi
la milza e nei casi più avanzati con i grossi vasi san-
Si distinguono forme primarie (con accumulo di ferro
guigni').
in vari organi, cirrosi, ipertensione portale, insufficienza
cardiaca congestizia per compromissione della funzione
9.3. Cirrosi miocardica) e jm-me secondarie (con accumulo di ferro ne!
sistema reticoloendoteliale del fegato e della milza: talasse-
È l'evoluzione finale di affezioni irreversibili in grado
mia; emosiderosi).
di indurre un danno epatico cronico ed è caratterizzata da
fibrosi diffusa dei sinusoidi portali e rigenerazione epatoci-
taria nodulare. Su base eziologica la cirrosi può essere Alla re il fegato presenta aumento diffuso del
alcoolica, virale, postnecrotica, biliare, cardiaca, metaboli- valore di attenuazione (fino a più di 70 UH nella scan-
ca, da farmaci, ereditaria. La funzione epatocitaria com- sionc diretta). La RM evidenzia la marcata riduzione
promessa induce ittero, edema, coagulopatia, ipertensione del segnale parenchimale nelle sequenze Tl- e T2-
portale con varici gasiroesofagee, splenomegalia, ascite ed pesate e, almeno nei casi conclamati, consente di porre
encefalopatia. la diagnosi conclusiva. Di scarso interesse, viceversa,
sono le alterazioni rilevabili con l'ecotomografia.
Finalità dello studio «per immagini}> non è l'effet-
tuare la diagnosi di cirrosi (che è clinica e istologica), 9.5. Lesioni neoplastiche infiltrative
ma determinare il volume del fegato, valutarne la
vascolarizzazione e lo stato ìpcrtensìvo portale, indivi- Alcuni tumori maligni (epatocarcinomi, linfomi, meta-
duare precocemente l' epatocarcinoma. stasi da neoplasia mammaria e da me!anoma) possono pre-
t ecografia (fig. XXI.23) è l'indagine di prima istan-
za e consente di filevare: alterazioni volumetriche (ri-
dotte dimensioni del lobo destro; ipertrofia compensa-
toria talora marcata dei segmenti II e III e del lobo cau-
dato); alterazioni morfostrutturali (ecostruttura paren-
chimale grossolanamente disomogenea; margini epati-
ci bozzoluti nei casi di cirrosi macronodulare); altera-
zioni vascolari (vasi portali intraepatici e vene sovrae-
patiche spesso compressi, dislocati e a decorso scoli e-
tico per la presenza di noduli di rigenerazione; ricana-
lizzazione delle vene paraombelicali; trombosi portale).
Consente inoltre di localizzare lesioni nodulari che van-
no sempre considerate con sospetto (epatocarcinoma?)
e assoggettate a biopsia. È importante sottolineare che
nelle forme micronodulari l'ecografia può risultare as-
solutainente normale. L'eco- e il color-Doppler con-
sentono uno studio accurato deli' ipertensione portale
(vedi paragrafo XXI.ll ). La Scintigrafia con radio- Fig. XXI.23, Cirrosi epatica. L'ecotomografia evidenzia la diffusa di-
somogeneità ecostrutturale del fegato (F) i cui margini (punte di frec-
colloide evidenzia la ridotta captazione epatica e im- cia), ben dimostrabili per la presenza di versamento ascitico
portanti irregolarità di distribuzione dd radio farmaco sono visibilmente irregolari e bozzoluti per la presenza di processi rl·
associate a spleno.megalia e ad aurrietitata captazione generativi parenchimali nodulari.
511

,. ntare modalità di diffusione epatica di tipo infiltrativo,


estesamente il parenchima epatico senza indur-
re alcun reperto nodulare.

Possibili rilievi diagnostici, peraltro poco specifi-


ci, sono: epatomegal_ia.' dison:ogeneità_rarenchimal.e
diffusa, ridotto coefficiente d1 attenuaziOne parenchl-
male alla TC, con c.e. scarso e a distribuzione diso-
mogenea.
Fig. XXI.24. Trombosi porlale. Scansioni TC in fase contrastografica
di redistribuzione. In A il tronco portale principale (punte di freccia) è
1O, Palologia vas colare aumentato di calibro e non opacizzato dal MdC per la presenza di un
voluminoso trombo non neoplastico (ipodenso!). Ne! legamento epa-
toduocjenale sono inoltre apprezzabili numerosi vasi vcnosi dilatati (frec-
Sindrome di Budd-Chiari. Può essere indotta da una cia), meglio visualizzabili in una scansi one trasversale più caudale (B),
serie di affezioni (tumori epatici, renali, surrenalici, sarco- espressivi di varìcosità diffuse periportali (cavernoma portale).
mi della vena cava inferiore e dell'atrio destro, policitemia
vera, emoglobinuria parossistica notturna, LES, postpar-
tum, uso di contraccettivi orali) che determinano ostruzione Talora può essere indicata la biopsia del trombo, soprattut-
delle vene sovraepatiche. Si manifesta con ipertensione to in presenza di cirrosi, per escludere la natura neoplastica.
tale, asci le e insufficienza epatica (necrosi centrolobulare).
Jllobo caudato, dotato di efferenze venose autonome, è
tualmente risparmiato e va incontro generalmente a ipertro- l L Ipertensione portale
fia compensatoria. La diagnosi è posta senza difficoltà con
l'ecografia (evidenza di trombosi delle vene sovraepatiche
e della cava inferiore), specie se corredata dall'analisi del La diagnosi di ipertensione portale è posta sulla
flusso mediante eco-Doppler e (flusso base di rilievi clinici e «per immagini». Questi ultimi
assente; determinazione dell'estensione della trombosi; assumono rilievo:
ricanalizzazione del tromba). Agevole è la dimostrazione
dell'ascite. La TC dimostra l'aumento di volUme del fegato - nella valutazione delle alterazioni emodinamiche (cir-
e la presenza di aree ipodense e disomogeneità parenchima- coli collaterali porto-sistemi ci; trombosi; varici);
li diffuse (quadro analogo si riscontra in pazienti con insuf- - nello studio delle altenaioni anatomiche volumetriche
ficien:;:a cardiaca congestizia), ma distingue con difficoltà e morfostrutturali del fegato e della milza;
dal parenchima le vene sovraepatiche ttUmbizzate. La RM - nella ricerca della sede dell'ostacolo -(preepatico;
e l'angio-RM consentono di valutare compiutamente l'in- intraepatico; postepatico);
tero quadro clinico. - nella determinazione della natura del!' ostacolo:
trombosi parziale o completa nelle jòrme
Trombosi portale. Consegue nella maggior parte dei e/te: congenita (cavernoma della porta); da com-
casi al rallentamento del flusso portale nei cirrotici, all'o- pressione o invasione (pancreatopatie, tumori del-
struzione della vena porta da parte di linfoadenomegalie l'apparato digerente, tumori retroperitoneali); da
ilari epatiche e pancreaticoduodenali, alla sua invasione da rallentato flusso (complicanza di un'ipertensione
parte di neoplasie (epatocarcinoma, carcinoma pancreatico, portale da causa intraepatica);
metastasi epatiche) o al suo coinvolgimento flogistico {pan- - cirrosi nelle sue diverse varietà e processi espansi-
creatite o colecistite acuta). Si estende frequentemente alla vi epatici nelle Jm·me intraepatiche;
vena splenica, alla vena mesenterica superiore e alle dira- - trombosi delle vene sovraepatiche (sindrome di
mazioni portali intraepatiche. La diagnosi è posta senza dif- Budd-Chiari), lesioni della vena cava inferiore,
ficoltà con l'ecografia (aumento di volume della vena insufficienza cardiaca congestìzia, nelle forme
porta, echi di struttura intraluminali). Eco- e color-Doppler postepaticlte;
consentono di valutare con maggiore accuratezza trombosi - nel controllo della situazione postoperatoria (derivazio-
di recente insorgenza (tromba anecogeno non differenziabi- ni porto-sistemiche);
le dal vaso pervio!), ricanalizzazioni interne del trombe e - riella terapia d'urgenza di complicanze emorragiche.
circoli collaterali epatopeti (cavernoma portale). La TC
, dimostra la mancata opacizzazione da parte del MdC della Le tecniche «per immagini» utilizzate nello studio del-
ì- porta trombizzata (fig. XXI.24). Buona l'accuratezza l'ipertensione portale sono riportate, con commenti relativi

l
d!agnostica della RM, specie con l'uso di sequenze GE. alloro ruolo, in tab. XXI.2.
512

TABELlA XXI.2. TECNICHE «PER ll\-IMAOJND> D1 STUDIO DELL'I- L'angiografia assume ruolo importante nel trattam .
PERTENSIONE PORTALE. dell'emorragia da J:ottura. di. varici (la sed.e p
quella esofagogastnca). S1 dimostrano eff1cac!, in propo ._
Ecotomografia e tecniche Doppler: l' e1.nbolizzazi?ne o la sclerotizzazione dir.etta delle
Consentono: c1 mggmnte per v1a percutanea attraverso la vra portale cat _
l 'analisi dimensionale e strutturale del fegato e della milza; terizzando selettivamente la vena gastrica sinistra, e la ere e_
lo studio dell'asse venosa spleno-mesenterico-portale; zione di uno shunt porto-sistemico intraepatico per via tra::_
la ricerca di eventuali ostruzioni; sgiugulare (v. paragrafo XXXIX.2.2). Trattasi per lo più d'1
la dimostrazione di circoli collaterali e varici; interventi di assoluta emergenza.
l'individuazione di ascite anche di minima entità (100 mi);
l'analisi quantitativa del flusso portale;
il controllo delle anastomosi porto-sistemiche.
12. La radiologia del fegato trapiantato
TC:
Consente di ottenere i rilievi di cui sopra in forma panoramica La valutazione di eventuali complicanze insorte dopo il
(ricostruzioni multiplanari e tridimensionali!), ma non l'anali- trapianto ha luogo in prima istanza mediante TC ed eco-
si direzionale e quantitativa del flusso portale. Doppler. Alla TC il fegato trapiantato presenta un caratteri-
stico alone ipodenso attorno alla vena cava inferiore e ai
RM: peduncoli portali intraepatici dovuto all'accumulo /infatico
Con sequenze sofisticate consente di ottenere, oltre a informa- perivascolare che consegue alla mancata anastomizzazione
zioni morfologiche, anche informazioni flussimetriche. dei vasi linfatici. L'ischemia parenchimale conseguente
all'ostruzione dell'arteria epatica si manifesta con aree ipo-
Angiografia:
dense, disomogenee, a distribuzione lobare o segmentaria.
L'arteliografia del tripode celiaco, dell'arteria mesenterica
Bilomi, ascessi ed ematomi possono essere agevolmente
superiore ed eventualmente dell'arteria mesentcriea inferiore
dimostrano in maniera panoramica e completa il sistema por- individuati. L'eco-Doppler consente di rilevare con mag-
tale (fase di ritorno venosa!) individuando con precisione la giore precisione l'ostruzione dell'arteria epatica e delle
sede dell'ostacolo e l'entità dei circoli collaterali porto-siste- vene sovraepatiche (per questa indicazione può rendersi
mici; non consentono, peraltro, valuta7ioni flussimetriche. La necessaria, in seconda istanza, l'angiografia).
flebografia delle vene sovraepatichc e della vena cava inferio-
re può essere importante in casi selezionati (rilievi pressori!).

Esame per os del tubo digerente:


Permette la dimostrazione di varici esofagogas!liche (anche se
in maniera meno accurata rispetto all'endoscopia).

Il controllo dci risultati ottenuti dopo interventi percu-


tanei o chirurgici di deril'azioue porto-sistemica (shunt
porto-sistemieo intraepatico) è affidato in prima istanza
all'ecografia (fig. XXL25A) e all'eco-Doppler (visualiz-
zazione dell'anastomosi vascolare; valutazioni flussimetri-
che sulla presenza e sulla direzione di flusso in corrispon-
denza dello shunt; determinazione della portata ematica
residua della vena porta all'ilo epatico). In caso di precaria
visualizzazione dell'anastomosi (meteorismo!), è necessa- Fig. XXI.25. Anastomosi porta-cava. Anche se l'ecografia (A) con·
rio ricorrere alla TC spiroidea, all'angio-RM o in ultima sente spesso l' individuazione diretta dell'anastomosi (F "'fegato; P"'
istanza all'arteriografia selettiva del tripode celiaco e vena porta; C== vena cava; freccia= tenue falda ascitica) c importan·
dell'arteria mesenterica superiore, che permette di valu- ti valutazioni (eco-Doppler!), il controllo delle anasto·
tare, oltre alla pervietà dello shunt, il risultato funzionale mosi porta-cava richiede talora lo studio per via flebografica median·
globale (con particolare riferimento alla situazione varico- te cateterismo diretto transanastomotico. In B il MdC è stato iniettato
sa): in c'aso di anastomosi porto-cavale, l'indagine mostrerà nella vena porta (P) cateterizzata per via transfcmorocavalc attraver-
so l'anastomosi porta-cava (A); per l'inversione del flllsso si ha dre-
l'opacizzazione simultanea del confluente portale, di un naggio nella vena cava inferiore (Cl); manca la progressione del MdC
tratto della vena porta e della vena cava inferiore; in caso di nelle branche portali dei segmenti inferiori di destra (frecce) a causa
anastomosi spleno-renalc, l'opacizzazione della vena sple- dell'elevata pressione in essi vigente. In C il MdC è stato iniettato
nica e della vena renale sinistra. Informazioni più fini sono nella vena splenica (S); lo scarico ha luogo, come atteso, nella
ottenibili mediante cateterismo diretto dell'anastomosi cava inferiore (Cl). Sono indicati i valori prcssori in cm di H20 nel
attraverso la vena cava inferiore (fig. XXI.25B e C). diversi distretti.
CAPITOLO XXII

COLECISTI E VIE BILIARI


GIORGIO CITTADINI E GIUSEPPE CITTADINI

Nello studio della colecisti l'approccio mediante l'area colecistica dalla colonna vertebrale. Un preliminare
ecografia è «vincente» per l'elevata accuratezza dia- clistere di pulizia potrà consentire di eliminare dalla flessu-
gnostica raggiunta_ in molti di patologia, c?n pre- ra destra del colon gas e feci (che costituiscono sempre
causa di difficoltà analitiche).
parazione del uso ct: MdC,
con rapida e ubrqmtana drsponibJhta. La coleczstogra-
TABELLA XXII. l. POSSIBILI RILIEVI ALL'ESAME DIRETTO DELLA
(Ia per os, metodica fondamentale in passato, è utiliz- REGIONE EPATOCOLECISTICA.
·zafa hi seconda istanza soprattutto nella valutazione
preterapeutica di alcuni tipi di litiasi. l. Bile calcica;'
Nello studio delle vie biliari l'ecografia è molto 2. Idrope ed empiema della colecisti;
importante, ma presenta limiti nella valutazione del 3. Colecisti «a porcellanm>;h
tratto terminale del coledoco e della papilla di Vater 4. Calcoli totalmente o parzialmente radiopachi;
(gas duodenale e colico!). La colangiografia endove- 5. Calcificazioni linfonodali (tipica quella dellinfonodo cisti-
nosa, metodica di largo uso in passato, è divenuta del co di Mascagni);
tutto obsoleta (i MdC esaiodati colangiograf1ci non 6. Calcificazioni epatiche (v. paragrafo XXI. l);
sono più prodotti dal 1997): suo prezioso sostituto 7. Calcificazioni vasali (aneurismi dell'arteria epatica);
sono la colangio-RM «diretta», senza cioè uso di 8. Aerobilia (incontinenza dello sfintcrc di Oddi; pregressa
MdC, realizzata con sequenze <<dedicate>> che esaltano papillosfinterotomia; pregressa anastomosi chirurgica o
il segnale proveniente dai fluidi stazionari, e la co/an- fistola biliocnterica; colangiti da anaerobi);
9. Gas all'interno di un calcolo (segno della Mercedes-Benz:
giografia a RM con MdC paramagnetico a escrezione il gas ha disposizione a Y invertita nel contesto di
biliare. Il ricorso alle co/angiografie strumentali (per ma gine di calcolo non direttamente apprezzabile);
via retrograda endoscopica o percutanea transepatica), 10. Pneumatosi colecistica.
metodiclle invasive ma di grande accuratezza diagno-
L'occumulo di carbonato di calcio nella bile, di una oslruzionc ero·
stica e «permissive» dal punto di vista terapeutico, è nica del cislico, la rende più o meno inlcnsamcnle radiopaco (aspcllo simile a
quasi sempre finalizzato alla realizzazione di procedu- una colecislografia!)
La parete colccislica è più o meno complclamcnlc «a guscim> o <ia
re interventistiche. Ruolo importante, soprattutto per chiazze» csilo di una cokcistilc cronica o in di una
le valutazioni di ordine funzionale, assume la cole- colecistosi ipcrplaslica (ialocalcinosi).

scintigrafia. TC, RM e angiografia assumono impor-


tanza nella valutazione dell'operabilità deì tumori.
2. Ecografia
L'ecotomografia è quasi sempre indagine di prima
l. Esame diretto istanza nello studio della patologia della colecisti e
delle vie biliari. Offre risultati di grande accuratezza
In condizioni normali non fornisce alcuna eviden- nella litiasi biliare, nelle colecistiti e colecistosi, nei
za diretta della colecisti e delle vie biliari. In condi- tumori. Ha importanza nello studio degli itteri
zioni patologiche può dimostrare molteplici reperti tivi. Consente la valutazione della contrazione coleci-
(tab. XXII.! e fig. XX!l.l). stica (importante nello studio delle discinesie).

Viene eseguito con paziente in decubito prono e fianco È necessaria !a preparazione del paziente con carbone ve-
destro lievemente sollevato per dissociare proiettivamentc getale onde ridurre il metcorismo intestinale e digiuno pro-
Fig. XXII.2. Ecotomografia del fegato in paziente con ittero ostrutti.
vo (ostruzione litiasica del coledoco terminale). Alcuni rami biliari
intraepatici dilatati convergono con decorso tortuoso verso l'ilo epa:
tico nella via biliare principale {asterisco); si genera nel complesso il
caratteristico quadro del «caput medusae)).

canne di fucile>>). L'ectasia marcata interessa i rarnì


Fig. XXII.l. L'esame diretto della regione epatocolecistica. In A la subsegmentari e causa un aumento cospicuo del
colecisti è tcnuemente delineata in lutto il suo contorno (frecce) per numero dei dotti visibili; questi, spesso molto volumi-
l'intenso contenuto calcareo della bile vistosamente sedimentata nel nosi (oltre 2 cm di calibro!), tendono a convergere
fondo colecistico in stazione eretta; nel cistico è incuneato un calco- verso l'ilo («caput medusae») con decorso tortuoso
lo radiopaco; all'ombra colecistica è sovrapposta l'ombra renale
destra. In B la parete colecistica (CO) è diffusamente calcificata «a
(fig. XXII.2). I dotti epatici destro e sinistro e il dotto
porcellana)). In C in presunta sede colecìstica sono presenti calcoli cistico sono in genere riconoscibili anche quando non
sfuccettati tenucmente radiopachi (C). In D, in paziente sottoposto a dilatati.
colecisto-digiunostomia (freccia curva), la colecisti (C) e la via bilia- La colecisti appare ovalare nelle scansioni trasver-
re principale (VBP) sono direttamente visibili per la aerobilia
tante.
sali e piriforme in quelle longitudinali (fig. XX!l.JA e
B); ha lume anecogeno delimitato da una sottile pare-
te ecogena continua e regolare, talora improntata dal
tratto da almeno 8 ore onde garantire la presenza di un ade- duodeno e dal rene destro. In fase postprandiale ha
guato quantitativo di bile nelle vie biliari extraepatiche e nel- dimensioni ridotte e pareti contratte, ispessite e pluri-
la colecisti, la distensione de!le quali risulta del tutto fonda- stratificate (fig. XXII.JC e D).
mentale per una buona apprezzabilità dei reperti.
La via biliare principale è apprezzabile nella mag-
L'esame è effettuato a paziente inizialmente in decubito
supino, con approccio sottocostale, in inspirazione profonda gior parte dei casi. Generalmente, può essere seguita
per poter utilizzare la finestra acustica epatica, e successiva- lungo tutto il suo decorso a eccezione del tratto retro-
mente in decubito obliquo posteriore sinistro, con approccio pancreatico e duodenale visualizzati incostantemente
intercostale, in espirazione profonda per allontanare l'aria dai (gas intestinali!). Assume rapporti di contiguità con la
seni costodiaframmatici. Si eseguono scansioni longitudina- vena porta posteriormente e l'arteria epatica nel lega"
li e trasversali rispetto ali 'asse principale della colecisti e del- mento epatoduodenale.
la via biliare oggetto di valutazione. La bile, come il sangue, ha ecostruttura liquida
Lo studio del distretto biliare si articola, senza soluzione pura, sì che è talora difficoltosa la differenziazione dei
di continuo, in tre fasi sequenziali: valutazione delle vie bi- dotti biliari ectasici dai vasi sanguigni (color-
liari Ìf!traepatiche, della colecisti, della via biliare principale.
Doppler!).
In condizioni normali i dotti biliari segmentari, Nello studio delle vie bilimi assumono importanza l'e"
collassati, hanno calibro di circa l mm e non sono cografia intraoperatoria e laparoscopica che consentono
quindi visualizzabili. Divengono apprezzabili, in caso di localizzare calcoli nella via biliare principale
di ectasia lieve, negli spazi portali accanto ai relativi tandosi alternativa alla colangiografia intraoperatoria!) e dJ
rami venosi di cui duplicano il profilo (immagine «a «guidare» resezioni epatiche.
à;Jecisti e Vie Biliari 515

Il MdC, liposolubile, viene assorbito nell'intestino


tenue, penetra in circolo ove si lega all'albumina e alle
alfa-2-globulìne plasmatiche e perviene quindi, attra-
versO il circolo portale, al fegato dove è coniugato con
acido glicuronico e acquisisce una netta idrosolubilità.
La bile tenuemente iodata progredisce lungo i dotti e
penetra nella colecisti attraverso il dotto cistico dopo
aver riempito la via biliare principale. Nel contesto
della colecisti, in un tempo dell'ordine di alcune ore,
ha luOgo un importante riassorbimento idrico con
seguente concentrazione di circa l O volte del MdC.
Una radiopacità della bile sufficiente a fini diagnosti-
ci è r"aggiunta tra la 12" e la 16" ora dall'assunzione del
MdC (fig. XXI1.4).

Circa il 35% del MdC viene eliminato per via renale


dopo passaggio retrogrado epatocita-sangue e previa libera-
zione dal legame proteico. Il MdC che perviene con la bile
nell'intestino tenue in parte prosegue verso il colon ed è
espulso con le feci, in parte è riassorbito e riveicolato al
fegato con conseguente nuova escrezione nella bile (circolo
enteroepatico).
All'atto dello studio radiologico verrà anzitutto ricerca-
Fig. XXIIJ. Ecotomografia della colecisti. Scansioni trasversali (A e ta radioscopicamente la colecisti e radiografata con com-
C) e longitudinali (B e D) della colecisti ottenute prima (in alto) e pressione dosata prima a paziente supino e poi in stazione
dopo (in basso) pasto colecistocinetico. A digiuno, la colecisti appa-
re delineata da pareti eco gene sottili e regolari (frecce) e da lume eco-
privo disteso dalla bile; in fase postprandiale, il lume appare ridotto
di volume e le pareti, contratte, assumono un caratteristico aspetto a
s1rati multipli. F =fegato; VC! =vena cava inferiore.

3. Colecistografia orale
Èuna metodica radiologica contrastografica utiliz-
zata in seconda istanza nello studio «per immagini»
della colecisti, con poche ma specifiche indicazioni
a volte a integrare i dati ottenuti con l'ecotomografia. 11
MdC è somministrato per via orale 12-16 ore prima
dell'inizio dell'indagine. I casi di mancata opacizza-
zione della colecisti o di opacizzazione troppo tenue ai
fini diagnostici (cosiddette «colecistografie adiagno-
stiche») sono frequenti e costituiscono il hmite princi-
pale della metodica.
I MdC più usati per la colecistografia per os sono
l'acido iopanoico (Cistobil) e l'acido iocetamico
(Coiebrin). Vengono somministrati al termine del
pasto serale (lievemente arricchito in grassi in caso di
,_ uso dell'acido iopanoico, o viceversa privo di grassi in
caso di uso dell'acido iocetamico), alla dose rispetti-
Fig. XXII.4.ll tono d'ombra colecistografico. È usualmente indicato
l· vamente di 3 g e di 4,5 g (6 compresse da 0,5 go da con valori crescenti da l a 4 a seconda che sia: inferiore, uguale o
li o.,75 g frazionate in circa mezz'ora}. Il paziente superiore a quello della costa più vicina, o addirittura superiore a
. nmarrà quindi digiuno fino al momento dell'indagine. quello del peduncolo del corpo vertebrale più vicino.
516

eretta; si assumerà quindi un radiogramma panoramico con - l'analisi «fine» della parete colecistica nelle co{_
paziente prono in proiezione obliqua posteriore destra. I cistosi (v. paragrafo XXII.l6); e
risultati ottenuti saranno valutati immediatamente sì da - la valutazione della natura colesterinica dei ca/.
poter eventualmente completare l'indagine con ulteriori
proiezioni o con le prove di contrazione colecistica (v. para-
coli e del contenuto calcico (radiopacità!) com
grafo XXII.l8). fase preliminare all'effettuazione di una terapi:
Le cause che possono essere alla base della mancata litolitica con sali biliari;
opacizzazione tolecistica sono riportate in tab. XXII.2. - lo studio funzionale della colecisti mediante prove·
di contrazione (v. paragrafo XXII.l8).
TABELLA XXII.2. POSSIBILI CAUSE DI MANCATA OPACIZZAZIONE
DELLA COLECISTI.

1. Assunzione mancata o troppo tardiva del MdC 4.TC


2. Ostruzione esofagea o pilorica: ritenzione in diverticoli di
Zenker! La TC della colecisti e delle vie biliari è condotta
3. Ritardato svuotamento gastrico (ad esempio: gastroparesi con modalità simili alla TC del fegato, ma l'acquisi-
diabetica) zione spiroidea volumetrica consente di meglio adatta-
4. Vomito re tecnicamente la finalizzazione dell'indagine alle
5. Turbe dell'assorbimento intestinale esigenze delle piccole strutture canalicolari biliari. La
6. Diarrea TC è utilizzata come complemento dell'ecografia
7. Ipodisponibilità di albumina plasmatica nello studio degli itteri ostruttivi neoplastici, per la
8. Insufficienza epatocellulare migliore definizione dell'estensione locale delle
9. Calcolo incuneato nel cistico o nell'infundibolo masse intra- ed extraepatiche. Trova indicazioni a sé
10. Colecistostasi nella :dimostrazione di perforazioni subacute della
11. Mancata concentrazione del MdC a livello eolecistico colecisti e nella valutazione combinata del pancreas
12. Riassorbimento del MdC a livello colecistico
(pancYeatiti acute biliari, stenosi biliari da pancreati-
13. Carcinoma della colecisti
te cronica). La disponibilità di MdC a escrezione
14. Colecisti scleroatrofica
biliare più sicuri di quelli colangiografici tradizionali
15. Pregressa non riferita colccistectomia.
potrà nel futuro estenderne le indicazioni a una vera e
La realizzazione della colecistografia orale è opportu:
propria colangio-TC.
namente evitata, stante la bassa probabilità di successo,
quando la bilirubinemia totale è superiore a 3 mg/1 00 mi, in Per la valutazione globale della colecisti e delle vie
caso di insufficienza epatica conclamata, in presenza di biliari è generalmente sufficiente un'unica acquisizione in
turbe dell'assorbimento intestinale dei grassi. apnea con strati di 5 mm di spessore e ricostruzione a inter-
valli di 2-3 mm sì da poter generare immagini multiplanari
Nel colecistogramma normale è di norma eviden- di eleVata qualità. La somministrazione e. v. di MdC iodato
uroangiografico consente di evidenziare meglio le vie bilia-
ziata la sola colecisti (fondo, corpo e infundibolo), che ri in tra- ed extraepatiche grazie ali' <<enhancement)) dei vasi
si proietta in decubito prono tra l'l l' e la 12' costa, e del parenchima epatico circostanti, e di valutarne il c.e. e
alquanto più in alto in decubito supino, e si disloca più lo spessore della parete (alterati in corso di flogosi e neo-
o meno marcatamente in basso e medialmente in orto- plasie). La scansione diretta è utile per evidenziare la litiasi
stasi. In fase di contrazione provocata è spesso visua- dei dotti intraepatici e della via biliare principale la cui iper-
lizzabile il dotto cistico, ma solo occasionalmente, e densità, generalmente modesta, può essere oscurata nella
senza possibilità di sicuri rilievi diagnostici, il coledo- scansionc contrastografica (per lo stesso motivo è utile evi-
co. L'infundibolo è spesso ristretto per l'ipertono dello tare l'introduzione di MdC orali iperdensi).
sfintere di Li.itkens; il p1imo tratto del dotto cistico ha
aspetto serpiginoso «a corona di rosario» per la pre- I dotti biliari segmentari sono visualizzati in circa
senza delle valvole di Heister. il 40% dei soggetti normali in forma di strutture ipo-
Costituiscono attualmente· indicazioni della:coleci- dense rotondeggianti o lineari adiacenti ai rami porta-
stografia per os: li, e, dato il calibro ridotto (l mm circa), sono meglio
evidenziati nella fase di redistribuzione epatica del
- la valutazione delle malformazioni colecistiche (v. MdC. I dotti epatici propri, il dotto epatico comune e
paragrafo XXII.l2); il coledoco nel suo decorso nel legamento epatoduo·
· e Vie Biliari 517

denale e intrapancreatico, sono visualizzati nella mag- una significativa iperintensità della bile nelle sequenze TI-
uior parte dei soggetti. In caso di dilatazione i dotti pesate, quindi una vera e propria colangiografia a RM,
biliari possono essere sempre evidenziati, almeno fino utile per la valutazione morfologica dell'albero biliare (fig.
allivello dell'ostruzione (fig. XXII.5). La colecisti è XX!l.6.)
apprezzabile come struttura ovalare di densità liquida Sequenze tUrbo-SE o «ibride» marcatamente T2-pesate,
acquisite in 2D o 3D in apnea o con sincronizzazione respi-
con pareti sottili (l-3 mm), ma la giunzione tra il dotto ratoria, consentono di annullare il segnale dei tessuti paren-
cistico, spesso tortuoso, e la via biliare principale non chimatosi e di porre quindi in risalto il segnale iperintenso
è sempre definibile. dei fluidi (bile, liquor, urina}: acquisendo le immagini con
spessore di strato di 2-4 mm secondo un piano coronale-
obliquo che comprenda l'intero albero biliare si ·possono
5. RM e colangiografie a RM ottenere ricostruzioni di immagini «sintetiche}> delle vie
biliari (colangio-RM diretta) in tempi variabili da pochi
La messa a punto di sequenze a RM: rapide marca- secondi a qualche minuto a seconda delle apparecchiature e
tamente T2-pesate e la disponibilità di MdC parama- della risoluzione desiderata (fig. XXII.7}.
gnetici a escrezione biliare hanno permesso di svilup-
pare protocolli di studio specifici per l'albero biliare. In condizioni normali i dotti biliari segmentari
Questo studio trova indicazione, in maniera sinergica sono dimostrabili incostantemente, i dotti epatici pro-
allaTC, come complemento dell'ecografia negli itteri pri nell0-15% dei casi (nel 50% con sequenze colan-
ostruttivi (soprattutto nel sospetto di litiasi coledocica) giografiche), la via biliare principale sèmpre. La som-
e per la migliore definizione dell'estensione locale di ministrazione di acqua o di MdC superparamagnetico
masse in tra- ed extraepatiche. Offre inoltre valide pro- per os, previa ipotonizzazione farmacologica gastroin-
spettive nelle malformazioni delle vie biliari e in altri testinale, agevolano l'identificazione del duodeno
campi a tutt'oggi oggetto di valutazione concreta. (punto di repere fondamentale per lo studio del tratto
terminale del coledoco e della papilla). In caso di dila·
Le ridotte dimensioni delle strutture da analizzare ren- tazione tutto l'albero biliare è di norma evidenziato,
dono necessario l'uso di sequenze e parametri tecnici che almeno fino a livello dell'ostruzione. La colecisti è
permettano di ottenere una elevata risoluzione spaziale e di
contrasto. Immagini T l-pesate di 5 mm di spessore, distan-
ziate di 7 mm, ottenibili sia con sequenze SE che GE (que-
ste ultime eseguibili in apnea), sono utili per la valutazione
di piccole masse pi'oducenti ittero; le sequenze GE dopo
iniezione e. v. di MdC paramagnetico, orientate su più piani,
consentono lo studio analitico delle neoplasie dell'ilo epati-
co.
L'introduzione e.v. di MdC a escrezione biliare (Mn-
t- DPDP, Gd-BOPTA, Gd-EOB) produce, dopo una fase di
@nhancement» epatico utilizzabile a scopo diagnostico,

1-

i-

,_ Fig. XXII.6. Colangiografia a RM con MdC paramagnetico a escre-


zione biliare. A distanza di l h dall'inizio dell'infusione e. v. lenta di
l- Mn-DPDP il MdC viene significativamente concentrato nella colecisti
o e nelle vie biliari provocando una marcata iperintcnsità nelle sequenze
:l TI-pesate. I.: elaborazione con opportuno algoritmo (MIP) delle imma-
Fig. XXII.S. TC del fegato in paziente con ittero ostruttivo. La sean- gini ottenute con sequenze veloci GE e acquisizione 30 ha consentito
,_ >ione contrastografica consente una valida differenziazione tra rami una buona dimostrazione della colecisti, della via biliare principale c
portali intracpatici (freccia) c dotti biliari dilatati (punta di freccia). di alcune diramazioni biliari.
518

Fig. XXU.S. RM. Nelle sequenze T2-pesate la colecisti, in condizioni


di normalità, è sempre bene apprezzabile per l'iperintensità di segnale
della bile. L'eventuale presenza di calcoli è ben dimostrabile, come nel
caso in considerazione, sotto forma di aree rotondcggianti prive di
segnale, di dimensioni variabili, localizzate in sede declive all'interno
del lume colecistico.
Fig. XXII.?. Colangio-RM diretta. Immagine ottenuta mediante
sequenza turbo-SE marcatamente T2-pcsata in apnea. l:ipcrintcnsità il 15° minuto si ha una buona visualizzazione della via
della bile consente di ottenere una immagine <<sintetica» della coleci- biliare principale e del cistico; intorno a120o minuto la cole-
sti e delle vie biliari. La lieve dilatazione dell'albero biliare consente cisti è per lo più ben dimostrata. In condizioni normali il
di meglio rilevare la presenza di alcune immagini rotondcggianti di tempo di transito del tracciante dal sistema epatobiliare
«minus» nel tratto terminale del coledoco (frecce), dovute alla presen- all'intestino è di circa l ora. Lo svuotamento colecistico
za di formazioni litiasiche difficilmente individuabili all'ecotomogra- può essere stimolato èon la somministrazione di ceru\etide
fiu per la sede distale e alla TC per la densità colesterinica. rendendone così possibile una valutazione quantitativa.

sempre ben dimostrabile, con caratteristico segnale di La valida documentazione di eventuali alterazioni
tipo liquido (fig. XXII.8): costantemente elevato nelle del parenchima epatico, di ritardi o alterazioni del
sequenze T2-pesate, variabile in rapporto alla satura- flusso biliare, dei tempi di riempimento e svuotamen-
zione in quelle Tl-pesate (basso nella fase postpran- to della colecisti, del grado di dilatazione della via
diale nella quale il contenuto acquoso della bile è di" biliare principale, dei tempi di comparsa del! 'attivi/d
oltre il95%, in progressivo aumento con l'allontanar- a valle di eventuali stenosi e dell'eventuale rejlusso
si da questa per la progressiva concentrazione della duodeno-gastrico, rende particolarmente utile la cole-
bile). scintigrafia (e in pratica sostitutiva della colangiogra-
fia endovenosa) nello studio della malattia del dotto
cistico, della colestasi ostruttiva, nella valutazione
6. Diagnostica radioisotopica postoperatoria dopo papillosfinterotomia, papillosfin-
teroplastica, anastomosi bilia-digestive, e nell'identi-
Si utilizzano derivati de Il' acido imminodiacetico ficazione del reflusso duodeno-gastrico.
marcati con 99'"Tc, elettivamente captati dagli epatociti
ed escreti con la bile (colescintigrafia). Questa meto-
dica fornisce informazioni importanti sullo stato 7. Colangiopancreatografia retrograda
morfofunzionale del parenchima epatico, sulle vie
biliari e sulla colecisti.
endoscopica

Dopo somministrazione c.v. del tracciante, si provvede È una metodica di accesso diretto retrogrado al-
a segulrne il transito epatico e biliare mediante gammaca- l 'albero biliare (e al sistema duttale pancreatico), mo-
mera. La registrazione su disco magnetico e l'assunzione di deratamente invasiva, caratterizzata da lunghi tempi di
scintifotogrammi a opportuni inlervalli di tempo a partire esecuzione e dalla necessità di una stretta collabora-
dal momento dell'iniezione fino al 90° minuto, consentono zione tra endoscopista e radiologo.
di documentare tutta la cinetica dell'escrezione biliare (v.
fig. VIII.4}. Dopo l'iniziale fase ematicovasale, l'attività si A paziente premcdicato con sedativi e anticolinergici
localizza a livello epatiCo a partire dal3° minuto; tra il 5° e (onde inibire reazioni vagali e ridurre tono e cinesi gastro-

l
Colecisti e Vie Biliari 519

duodenale), si introduce per via orofaringea un apposito conserva validità diagnostica nei casi di ittero la cui
ndoscopJO a visione laterale, la cui estremità viene posi- natura, dopo studio con ecografia e colangio·RM, sia
eionata nella seconda porzione duodenale al davanti della ancora da determinare (v. paragrafo XXII.20). La
zapilla di Vater. Quest'ultima è incannulata ortogonalmente CPRE consente in proposito di dimostrare la sede del-
pnediante apposita cannula inserita nei canali di servizio
l'osiruzione biliare (100% di accuratezza), la sua
e orientabile dall'esterno. Si inietta quindi
a bassa pressione, sotto controllo radioscopico, un MdC estensione (specie nelle forme extraepatiche) e la
uroangiografico diluito, prima nel dotto pancreatico princi- natura (oltre il 95% di accuratezza in caso di calcolo-
pale e stlccessivamente (ma la scelta sequenziale è influen- si o di papillite con o senza calcoli; per altre affezioni ·
zata dal quesito clinico!), previo cateterismo, nel coledoco. con l'eventuale aiuto di prelievi di bile per esami col-
Si assumono infine radiogrammi mirati, a paziente supino e turali, del brushing, di biopsie mirate).
prono, nelle proiezioni più idonee per documentare il siste-
ma duttale pancreatico e i dotti biliari. TABELLA XXII.3. POSSIBJLI CAUSE DI DIFETTO DI RIEMPIMENTO
La percentuale di successo nell'incannulazione della DELLA VIA BILIARE PRINCIPALE.
via biliare principale, in mani esperte, è superiore al 90%.
Le complicanze, costituite da emorragie, pancreatiti acute, l. Calcoli
colangiti, lesioni strumentali, reazioni da farmaci, incidono 2. Bolle d'aria
in ragione di circa il 3% dei casi. Una tecnica adeguata 3. Coaguli
(bassa pressione di iniezione,·accurato controllo radioscopi- 4. Residui alimentari
co onde evitare l'iniezione eccessiva di MdC al di là di ste- 5. Edema ampollare da pregresso passaggio di un calcolo
nosi dut!ali, un trattamento antibiotico adeguato dopo l'in· 6. Fango biliare
dagine) e il rispetto delle controindicazioni (pancreatite 7. Impronte vascolari
acuta criptogenetica, pseudocisti pancreatiche) hanno effet- 8. Impronte linfonodali
to preventivo. 9. Polipi
IO. Carcinoma del coledoco, dell'ampolla, del duodeno, del
La documentazione anatomica dell'albero biliare è pancreas.
perfettamente corrispondente alle esigenze di analisi
fine della patologia associata (fig. XXII.9). La papilla
di Vater è valutata per via endoscopica: è possibile 8. Colangiografia percutanea transepa-
definirne forma, dimensioni, anomalie di sbocco dei tica
dotti escretori biliare e pancreatico, eventuali lesioni
mucose e neoformazioni. La via biliareprincipale si È una metodica di accesso diretto anterogrado
dirige verso il dUodeno descrivendo un flesso a conca- al! 'albero biliare, rapida e di facile esecuzione quan-
vità sinistra. Lo sbocco nella papi Ila di Vater ha luogo do vi è dilatazione delle vie biliari, laboriosa e spesso
in genere dopo fusione con il dotto di Wirsung in una senza successo quando questa è assente. Nel contesto
formazione ampollare (ampolla di Vater). Nel colan- degli iter diagnostici, la posizione della CPT è spesso
giogramma normale la colecisti non viene opacizzata, alternativa alla CPRE (v. paragrafo XXII.20).
mentre il dotto cistico è quasi sempre bene apprezza·
bile. Se l'iniezione di MdC nell'albero biliare viene Il paziente è premedicato con sedativi. In anestesia
prolungata per visualizzare i dotti epatici propri e i locale si pratica una piccola incisione cutanea sull'ascellare
dotti biliari intraepatici, si può ottenere una mappa media nello spazio intercostale subito al di sotto dell'ango-
precisa eli tutto l'albero biliare sino alla dimostrazione lo costofrenico esterno destro (accesso alle vie biliari
dei singoli rami segmentari. L'analisi colangiografica intraepatiche di destra) o in regione epigastrica previa !oca·
dei dotti biliari intraepatici è comunque condotta pre- lizzazione ecotomografica del dotto biliare del III segmen-
ferenzialmente con la colangiografia transepatica. to (accesso alle vie biliari intraepatiche di sinistra).
Si introduce un ago di Chiba nel parenchima epatico e,
La colangiopancreatografia retrograda endoscopi-
previa rimozione del mandrino, lo si estrae lentamente iniet-
ca (CPRE) evidenzia con precisione dislocazioni dei tando piccole quantità di MdC uroangiografico fino a otte-
dotti biliari, compressioni estrinseche, difetti di riem- nere l'opacizzazione di un dotto biliare. Si inietta quindi il
pimento (tab. XXIIJ), stenosi e occlusioni. Per quan- MdC in quantitativo sufficiente a visualizzare l'albero bilia-
to le sue indicazioni attuali nello studio delle vie re intra- ed extraepatico. Si assumono, infine, radiograrnmi
ri ne configurino un'utilizzazione volta in modo pres- mirati a paziente supino.
soché esclusivo a problematiche interventistiche, essa Le complicanze maggiori (coleperitoneo, emobilia,
9. Colangiografia intraoperatoria
Lo studio radiologico intraoperatorio delle vi
biliari trova indicazione elettiva nella chirurgia
tomica e laparoscopica della litiasi (la sua omissione
con necessità di reintervento per asportazione di
coli coledocici, in paziente sottoposto a colecistecto-
mia per colelitiasi, può costituire evento «colposo>>). È
indagine diagnostica utile, ma non indispensabile in
corso di intervento per altre forme di patologia
biliopancreatica (tumori, pancreatiti), richiedente una
stretta collaborazione tra chirurgo, radiologo e aneste-
sista per garantire la necessaria accuratezza diagnosti- "1!'
ca. Recentemente alcuni centri ne hanno proposto la
sostituzione (per motivi di rapidità e maggiore facilità
di esecuzione) con l'ecografia intraoperatoria.

È eseguita mediante incannulamento del cistico, a cole-


cisti ancora. in sede, e iniezione manuale di MdC uroangio-·
grafico sotto controllo radioscopico con apparecchio porta-
Fig. XXJI.9. La CPRE rende possibile una valida dimostrazione «a tile dotato di intensificatore di luminosità. I radiogrammi
calco» dei dotti biliari segmentari (1-8), dei dotti epatici destro (ED) sono sviluppati e analizzati rapidamente mentre si procede
e sinistro (ES) e della via biliare principale. Nel caso in considcra- alla colecistectomia (fig. XXII. l!).
zioric, a livello della confluenza del cistico è apprezzabile il difetto di
Questa tecnica manuale è passibile di critiche per una se-
riempimento prodotto dalla presenza di un calcolo. Nel dettaglio è
evidenziato il tratto distale delle vie biliari e pancreatiche 'con con-
rie di considerazioni alle quali non faremo qui specifico rife-
fluenza del coledoco (C) e del Wirsung (W) in un tratto comune che rimento. Modernamente vi è tendenza a iniettare il MdC nel-
sbocca nella Il porzione duodenale a livello della papilla. le vie bilia'ri mediante ricorso ad appositi apparati manome-
trici, a pressione via via crescente, assumendo una serie di ra-
diogrammi ai vari livelli pressori (colangiomanometria}.
emoperìtorleo), manifestantisi soprattutto dopo effettuazio-
La colangiografia intraoperatoria ha lo scopo di:
ne di procedure interventistiche, hanno bassa incidenza
(2%) ma sono clinicamente tali da indurre a effettuare la
CPT solo in centri adeguatamente attrezzati. Ciniezione di individuare eventuali calcoli presenti nelle vie bi-
MdC a monte di stenosi duttali, soprattutto quando il siste-
ma biliare non venga drenato successivamente, è frequente
causa di colangiti.

La CPT, grazie all'alta accuratezza diagnostica


dell'ecografia, della TC e della RM, è utilizzata pres-
soché esclusivamente per procedure interventistiche
(fig. XXII.lO). Dal punto di vista diagnostico consen-
te di:
dimostrare la sede del! 'ostruzione biliare (100% di
accuratezza), la sua estensione specie nelle forme
e la natura (90% di accuratezza in
Fig." XXILIO. Apposizione di drenaggio biliare interno in paziente
una valutazione globale); con ittero ostruttivo da carcinoma della testa del pancreas. In A la
individuare e localizzare con precisione calcoli colangiografia transepatica, eseguita con ago di Chiba (punte di frec-
intraepatici; cia), documenta la sede del! 'ostruzione (frecce) c l'entità della dilata-
zione delle vie biliari; in B, l'apposizione di un catetere (frecce) sp1.n·
- ottenere una mappa dettagliata de/l 'albero biliare to oltre il punto di ostruzione rende possibile il drenaggio della b!!C
intraepatico fino a livello subsegmentario utile in duodeno (D) con conseguente riduzione della dilatazione delle YIC
nella stadi azione prechirurgica delle neoplasie. biliari.
colecisti e Vie Biliari 521

11. Angi0grafia
Lo studio angiografico delle vie biliari e della colecisti
si identifica ln gran parte nello studio angiografico del fega-
to (v. paragrafo XXI.6). In linea generale richiede; il
rismo selettivo del tripode celiaco e dell'arteria mesenteriéa
superiore; il cateterismo superse\ettivo dell'arteria cpatiça
(da cui origina l'arteria cistica) e dell'arteria gastroduode-
nale (dalla quale si dipartono rami che irrorano l'epatico
comune e il coledoco). La sua indicazione principale è la
valutazione prechirurgica del!' estensione vas colare di neo-
plasie biliari (colangiocarcinoma dell'ilo epatico!).

l 12. Malformazioni della colecisti e delle


vie biliari
Fig. XXH.IL Colangiografia. intraopcratoria. Il MdC, iniettato Possono essere del tutto asintomatiche o
mediante apparato manometrico nel cistico, evidenzia ·una situazione te da discinesie, flogosi, calcolosi, o causa di ittero
di normalità della via biliare principale; normale anchC il deflusso in persistente. La caratterizzazione di alcune di esse è
dÙodeno. importante ai fini della corretta cfi
liari (i! più delle volte localizzati in sede interventi chirurgici correttivi.
ca);
individuare e valutare eventuali alterazioni Nella colecisti, l'agenesia, la duplicazione, la sinistro-
posizione, la localizzazione intraepatica parziale o totale,

logiche delle vie biliari e del coledoco;
- valutare la fimzionalità dello sfintere di Oddi
l· mediante misurazioni manometri che sotto stimolo
l farmacologico, elemento importante per la scelta
della tattica operatoria (drenaggio biliare esterno
con tubo di Kehr? papillosfinterotomia? derivazio-
ne
Ì·

IO. Colangiografia postoperatoria trans-


Kehr
È effettuata in genere all'inizio della seconda setti-
mana dall'intervento, iniettando attraverso il tubo a T
di Kehr (introdotto e opportunamente posizionato nel
coledoco in sede operatoria) un MdC uroangiografico
diluito con soluzione fisiologica. !_;indagine è effettuata
sotto controllo radioscopico, con radiografia mirata, sì
da documentare tutto l'albero biliare (fig. XXII. 12). Vi
,, si ricorre allo scopo di dimostrare il ripristino della si-
le tuazione di normalità prima della rimozione del tubo
,.

di drenaggio. Può consentire l'individuazione di cal-
,. coli residui e di stenosi (soprattutto del tratto termina-
lo le. coledoco). Attraverso il tubo di Kehr sono possi- Fig. XXII. 12. CÒlangiografia postoperatoria attraverso tubo a T. Il
MdC, iniettato nel tubo di Kehr (K) le cui branche prossimalc c dista-
bili rilievi radiomanometrici e procedure interventisti-
" che per l'eliminazione di calcoli residui.
le (frecce) si intravvedono nel contesto dell'epatocoledoco, visualiz-
za la via biliare principale e i suoi rami intracpatici.
522 Capitolo XXi!

sono evenienze piuttosto rare. Meno rara è la presenza di un


vero e proprio meso che sospende la colecisti rendendola
. marcatamente mobile e passibile di torsioni acute (colecisti
<<pendula»). Frequenti le anomalie di forma (colecisti «a
uncinmi, «a berretto frigio») e la presenza di setti e
ti (fig. :XXII.l3) che sepimentano il lume colecistico gene-
rando aspetti pseudodiverticolari e pseudoadenomiomatosi:
tutte possono essere causa di discinesia.
Nel dotto cistico, le anomalie di sbocco (alto o basso
nell'epatico comune), t/i lunghezza (corto o abnormemente
lungo), di decorso (spiroideo anteriore e posteriore con
sbocco sul versante sinistro dell'epatico comune - fig.
XXIL14) e l'atlesione all'epatico mediante bandellette
"fibrose, sono eventi per lo più asintomatici.
Nei dotti biliari l'atresia è la causa più frequente di itte-
ro persistente neonatale. Ha grande importanza J'individua-
zione dei tratti pervi ai fini della scelta dell'intervento cor-
rettivo (anastomosi bìlio-digestiva? porto-enterostomia epa-
tica?) da effettuare sempre precocemente in età neonatale.
La presenza di dotti epatici acc:essori che si aprono nella Fig. XXII.14. Cistico spiroideo. Pancrcatico colangiografia retrogra-
colecisti può essere causa, se misconosciuta, di spandimen- da endoscopica. Il cistico, il cui decorso a partire dalla colecisti (CO)
to di bile dopo colecistectomia. La dilutazione segmentaria è delinealo dalle frecce curve, raggiunge l'epatico comune (E) più
sacculare dei dotti biliari intraepatici (malattia di Caroli), distalmente della norma sboccando sul suo versante sinistro. W=
dotto di Wirsung.
familiare, predispone all'insorgenza di colangiti, calcolosi,
ascessi epatici (fig. XXII.15). l
La-dilatazione cistica congenita del coledoco può assu- no il riconoscimento della quasi totalità delle malfor-
mere un aspetto aneurismatico o diverticolare; quando inte- mazioni colecistiche. Le malformazioni del dotto
ressa la porzione intramurale duodenale si parla di «coledo- cistico e della via biliare principale sono spesso rico-
cocele». nosciute con la colangio-Rl\'1 e nel corso delle colan-
giografie strumentali. La malattia di Caroli è in
l'ecografia e la colecistografia per os consento- genere ben dimostrabile anche con la TC.

l
l
l
Fig. XXII. I S. Malattia di Caroli. Colangio-RM diretta. Nel contesto
del fegato' sono presenti diffusamente arce rotondcggianti a segnale
Fig. XXII. B. Colecisti septa. La colecisti opacizzata appare suddivi- iperintenso di tipo cistico. Tale rilievo è espressivo della di!atazion_e
sa in tre pseudoconcamerazioni da setti che la solcano trasversalmen-
te.
cistica dci dotti biliari intraepatici. La colecisti e i dotti biliari princl·
pali hanno, peraltro, calibro normale. l
J
Colecisti e Vie Biliari 523

!3. Calcolosi biliare Fattore inducente la formazione di calcoli è la presenza di


nuclei di condensazione costituiti da detriti cellulari, corpi
È l'affezione più frequente della colecisti e delle batterici, essudato fibrinoso infiammatorio. Fattore agevo-
vie biliari. Nel nostro paese circa lante l'accrescimento dei calcoli è la stasi biliare (quindi
anche l'ipotonia della colecisti primitiva o secondaria ad·
di persone, con conseguente pesante Impegno soctosa-
altera'zioni parietali).
nitario.
Lo studio «per immagini» si prefigge in prima
I.:ecografia consente di individuare calcoli nella
istanza: colecisti e nei dotti biliari intraepatici con elevata
J'indiVI:duazione e la localizzazione dei calcoli;
iJ riconoscimento dì eventuali complif:anze (cole- accuratezza (sensibilità 98%; vpp 94%); la dimostra-
zione o l'esclusione di calcoli nella via biliare princi-
cistite acuta e cronica; empiema; perforazione
della colecisti; ostruzione biliare). pale è meno accurata e richiede spesso il ricorso alla
[n seconda istanza (in fase di programmazione e alle colangiografie strumentali.
tcrapeutica): I -calcoli colecistici appaiono generalmente come
_ la caratterizzazione mOJfologicostrutturale dei cal- formazioni endoluminali fortemente ecogene con cono
coli; d'ombra posteriore {fig. XXII. l?). In linea generale
_ la valutazione della morfologia e della funzione non esistono rilievi ecografici espressivi di una natura
colecistica (ipotonia; sclerosi parietale); chimica definita dei calcoli.
l'individuazione di patologia associata alla litiasi
{epatica e pancreatica). La scarsa componente calcifica (calcoli di formazione
recente) può rendere il cono d'ombra meno netto o del tutto
I calcoli biliari (fig. XXII.16) possono essere colesteri- assente e il calcolo è allora differenziabile da lesioni poli-
l md opigmentan; puri (i meno frequenti.!), misti; combina- poidi solo in base alla maggiore ecogenicità e alla mobilità
li (nucleo e mantello di diversa composizione chimica). con il cambiamento dei decubiti (assente peraltro nei calco-
Tutti contengono minerali e calcio: quando quest'ultimo è li incuneati in sede infundibolocistica, inglobati in zolle di
presente in ragione di almeno il 4%, il calcolo è radiopaco fango biliare o quando la colecisti è scleroatrofica). Il grado
all'esame diretto radiografico (la radiotrasparenza e la di calcificazione influenza anche la penetrazione del fascio
radiopacità pertanto non dipendono dalla natura colesterini- al di là dell'interfaccìa di riflessione acustica bile/calcolo,
ca o pigmentaria del calcolo ma dal suo contenuto in cal- renderido 1'iperecogenicità del calcolo limitata alla zona
cio!). mantellare prossimale (alta componente calcifica) o più
I calcoli puri colesterinici, rotondeggianti o ovalari, per estesa in profondità _fino a disegnare totalmente la forma
lo più solitari e di dimensioni superiori a l cm, sono radio- del calcolo (bassa componente calcifica).
trasparenti. I calcoli puri di bilimbinato di calcio, roton-
deggianti, multipli, piccoli, sono intensamente radiopachi; i I calcoli possono essere misurati con precisione (le
calcoli puri bilirubino-terrosi, simili ai precedenti, sono dimensioni minime rilevabili ecograficamente sono,
radiot:rasparenti: si trovano in genere in sede intraepatica e in condizioni ottimali, di circa 1 mm) e contati (quan-
nella via biliare principale. I calcoli misti, di forma polie- do le dimensioni e il numero lo permettono).
drica con superfici lisce articolate con i calcoli contigui, per
Generalmente sono addossati alla parete posteriore
lo più numerosi e di dimensioni inferiori a l cm, hanno
radiopacità variabile. I calcoli combinati, simili ai misti per della colecisti (il paziente è supino!); più raramente
numero, forma e dimensioni, hanno rispettivamente nucleo galleggiano nella bile (calcoli di colesterina puri).
colesterinico puro radiotrasparente e mantello misto tenue- Possono, infine, occupare completamente il lume
, mente radiopaco (l o tipo di Aschofl) o nucleo misto tenue- della colecisti {che in tal caso non sarà evidenziabile
mente radiopaco e mantello di bilirubinato di calcio più per la frequente sclerosi parietale associata).
intensamente radiopaco (2° tipo di Aschoff). Ai calcoli colecistici si associano spesso: bile
l
· La formazione di calcoli colesterinici è ritenuta secon-
•1 daria ali 'aumento della concentrazione biliare del colestero-
densa {fine «particolatO>> in sospensione); corpuscola-
to flogistico (grossolani echi in sospensione); fango
lo o alla riduzione del quantitativo di acidi biliari e fosfoli-
pidi (necessari per la sospensione del colesterolo). La biliare (bile di ecogenicità paragonabile a quella del
mazione di calcoli pigmentari è ritenuta secondaria all'au- parenchima epatico: «epatizzazione della colecisti>! -
1 mento nella bile della bilirubina non coniugata con acido fig. XXII. 18). Talora sono presenti veri e propri livel-
·1· glicuronico (per ipersecrezione epatica diretta; per deglicu- li fluidi, con stratificazioni di fango biliare di varia

.J
rooo.zione batterica o secondaria a diminuzione del pH) . ecogenicità. Raramente, zolle isolate di fango biliare
>'11'1
524 Capitolo XXw :'-;:;\t:r.;

Fig. XXII.I6. l calcoli colecistici. Tn A e B cal-


colo radiotrasparente colesterinico, mobile con i
il variare del decubito, visualizzato mediante ,/
per os. In C tre piccoli calcoli
radiopachi di bilirubinato di calcio. In D piccoli
c numerosi calcoli misti «a mclograno)) occupa-
no l'intero volume colecistico; due calcoli colc-
stcrinici più grossi, con orletto completo radio-
pace, sono incuneati nel cistico. fn E cF calco-
lì combinati '<a bersaglio)). In G calcolo combi-
nato del 2° tipo di Aschoff.

si biliare a monte facilitando la formaZione df imovi cal-


coli. Raramente si osserva a monte di un calcolo intrae-
patico.l 'ectasia dei dotti biliari subsegmentari (assOcia-
ta o meno ad aree ascessuali parenchimali dovute al so-
vrapp6rsi di fenomeni colangitici). I calcoli della via bi-
liare principale (fig. XXII.19B), pur presentando ca-
ratteristiche ecostrutturali analoghe, non sono sempre
apprezzabili, soprattutto se localizzati distalmente (gas
Fig. XXII. l?. Aspetti ecotomografici tipici dei calcoli della colecisti. duodenale e colico!). In tali casi la valutazione del cali-
Il loro riconoscimento poggia generalmente sul duplice rilievo di bro della via biliare principale può comunque indicare
un'immagine cndoluminale fortemente ccogcna (frecce) cui è sotteso
un cono d'ombra posteriore (asterischi) più o meno intenso. A secon-
la presenza di un ostacolo al deflusso biliare e suggerì·
da dell'entità della componente calcifica c della lcvigatczza della re il ricorso alla colangiografia per dimostrarne la cau-
superficie calcolotica, l'inlcrfaccia ritlet!ente può assumere varie sa (fig. XXIL20).
configura7joni come illustrato nei tre esempi in figura. I calcoli, indipendentemente dalla loro sede, sono
bene evidenziati dalla colangio-RM come aree roton-
possono creare problemi di diagnosi differenziale con deggianti o ovalari prive di segnale nel contesto della
alterazioni iperplastiche parietali. bile marcatamente iperintensa (segnale tipico dei flui-
t calcoli dei dotti biliari intraepatici presentano ca- di stazionari). Il limite attuale di risoluzione della tec:
ratteristiche ecostrutturali analoghe ài precedenti. Spes- nica consente di evidenziare calcoli fino a 3 mm dt
so hanno disposizione «impilata» (fig. XXII.19A) e il diametro. La morfologia della via biliare e del difetto
calcolo prossima! e determina ostruzione del dotto c sta- di riempimento nel suo contesto rendono possibile dif-
Colecisti e Vie Biliari 525

fi«. XXII .I S. Colecisti «epatizzata)>. Il fango biliare determina una


tc:Situra di echi fini e di bassa intensità nel lume della colecisti (C),
che assume conseguentemente ecostwttura paragonabile a quella del
parenchima epatico adiacente (F). In corrispondenza del fondo è
apprezzabile un livello con la bile fluida (punte di freccia).

,,_
,,,"" i Fig. XXII.20. Calcolosi delle vie biliari. CPRE. Nel contesto della
oli via biliare principale ectasica si evidenziano difetti di riempimento di
oli forma grossolanamente rotondcggiantc apportati da calcoli multipli
>O· ivi incuneati (C).
lo-
io-
)0· Fig. XXJI.I9. Calcolosi intracpatica (A) c della via biliare principale biliari: i calcoli radiotrasparenti si presentano come
bi· (B). Le immagini classiche del calcolo fortemente riflettente (frCcce) lacune endoluminali rotondeggianti, mobili con le
c del cono d'ombra posteriore (asterischi), appaiono localizzate, nei variazioni di decubito (v. fig. XXII.l6A e B); i calco-
due diversi casi, nel contesto del parcnehima epatico e nel trattò ter-
li più piccoli sono meglio apprezzabili nei radiogram-
il- minale del coledoco (C) cctasico per l'ostruzione secondaria che ne
risllita. D"" duodeno; F =fegato. mi in stazione eretta poiché, galleggiando nella bile, si
e-
stratificano a un livello dipendente dalla loro densità
a-
(menisco di Akerlund - fig. XXII.22).
O· ferenziare con elevata accuratezza l'ostruzione biliare
Jj. litiasica da quella neoplastica.
a- Per precisare la composizione chimica dei calcoli è
"'as necessario ricorrere ad altre indagini. L'esame diretto
consente di dimostrare la radiopacità o la radiotraspa-
li- renza con eventuale orletto calcifico (calcoli colesteri-
re nici!). La TC (fig. XXI!.21) può talora evidenziare
ri· l'architettonica del calcolo e consente, attraverso le
U· misurazioni densitometriche, l'individuazione di
quantitativi di calcio che di per sé non creano radiopa-
ao cità; i calcoli colesterinici puri hanno valore di atte-
n- nuazione inferiore a quello dell'acqua. In linea di prin-
Ila cipio, il successo della TC nella individuazione dei
Ji· calcoli biliari (ovunque localizzati) è insoddisfacente- Fig. XXII.21. Calcolosi della colecisti. La TC, indagine del tutto com·
:c· mente incostante. La colccistografia orale assume plementare nel suddetto quesito clinico, permette di determinare la di"
di importanza per la dimostrazione della normalità fun- sposizione e l'entità della componente calcifica del calcolo (freccia),
:t o rilievo utile in previsione del l'instaurazione di una terapia litolitica. Si
zionale della colecisti, elemento indispensabile per noti la presenza di una piccola formazione litiasica radiopaca nel rene
if· l'instaurazione di un trattamento litolitico con acidi sinistro.
526 Capitolo XXI!

14. Terapia non chirurgica della litiasi TABELLA XX11.4. REPERTI RADIOLOGJCI CHE CONTROINDICANo
LA TERAPIA LJTOLITJCA CON ACIDI BILIARI.
biliare
l. Aerobilia
La possibilità di indurre la lisi dei calcoli colesterinici 2. Visibilità diretta della colecisti (bile opaca; colecisti <<·
mediante trattamento orale prolungato con acidi biliari porcellamm; ispessimento parietale; idrope) a
(acidi chenodesossicolico e ursodesossicolico) ha creato la 3. Calcoli radiopachi
necessità di riconoscimento, su base radiologica, delle con- 4. Calcoli radiotrasparenti con orletto calcifico interessante
dizioni che rendono probabile (o viceversa improbabile!) più di 2/3 della superficie del calcolo
tale lisi entro i limiti di tempo durante i quali la terapia è t(')l- 5. Opacizzazione assente o troppo tenue della colecisti
lerata dal paziente. La prima condizione, del tutto essenzia- 6. Calcoli radiotrasparenti della colecisti di diametro mag-
le, è che la colecisti si opacizzi validamente in corso di giore di 2 cm
colecistografia orale: sarebbe infatti illogico modificare 7. Calcoli radiotrasparenti occupanti più di 2/3 del volume
terapeuticamente la composizione della bile sottosaturando- della colecisti
la in colesterolo allorquando questa non è in grado di pene- 8. Colecisti discinetiche
trare nella colecisti e quindi di assumere rapporti con le for- 9. Colecisti dismorfiche
mazioni calcolotiche. La natura colesterinica del ·calcolo è l O. Colecisti con patologia parietale (colecistiti croniche;
colecistosi-iperplastiche; etc.)
ipotizzata allorquando questo è radiotrasparente e ha forma
Il. Coesistenza- di calcoli nel coledoco
più o meno rotondeggiante. In una bile con migliorata capa-
cità di sospendere il colesterolo, la velocità di dissoluzione
Il mctilwbutil-etere, derivato de !l'etere dietilico, è un
di un calcolo colesterinico è (ifimzione di supe1jicie)> e
potente solvente del colesterolo. L:utilizzazione per latera-
quindi inversamente correlata alla dimensione del calcolo:
pia litolitica dei calcoli colesterinici della colecisti in
l'esperienza pratica dimostra che a parità di volume totale
pazienti a rischio chirurgico è tecnicamente semplice, rapi-
della massa calcolotica è condizione più favorevole la pre-
da, di basso costo, priva di significativi effetti collaterali e
senza di dieci piccoli calcoli che non di un grosso calcolo
di complicanze. Previa colecistostomia percutanea (v. para-
unico. La presenza di materiali amorfi (calcoli non mobili
grafo XXXIX.2.2), si infonde continuamente nella colecisti
con il cambiamento di decubito perché ancorati alla inuco-
MTBE mediante una pompa automatica «a recupero».
sa!) o di rivestimento calcifico (orletto radiopaco all'esame
Allorquando il controllo ecotomografico documenta la
diretto radiografico) può costituire una «barriera!) alla dif-
scomparsa dei calcoli, si continua l'infusione per 2-3 ore e
fusione del colesterolo dal calcolo verso. la bile.
quindi si rimuove il catetere.
Il trattamento con acidi biliari della· litiasi. c0leciStica ·è.· ·
- L.a percentuale di successi è alta, purché il trattamento
considerato d'elezione in pazienti con
sia_eseguit'O su.pazienti rigorosamente selezionati (vedi, in
e calcoli radiotrasparenti singoli-o multipli èi cliaffietrQ_-infe-
prppoS-it0; qu'<itit<'> detto pei' gli acidi biliari). Come per altre
riore a 1,5 cm. È efficace ne140-50% dei casi (ilel70o/o dei
terapie n01i Chirurgiche' della litiasi biliare, anche il tratta-
casi se i calcoli hanno diametro inferiore a l cm). Il ternp0
. merito.ConMTBE èornpDrta_recidive (la percentuale è simi-
di dissoluzione varia da 6 mesi a 2 anni. Si ha recidiva nel
le a quella riscontrata dopo terapia con acidi biliari).
30-50% dei casi.
Per la litotripsia extracorporea (che si prospetta, in
In tab. XX1I.4 sono sintetizzati i reperti colecistografici
associazione al trattamento litolitico con acidi biliari e con
che controindicano la terapia litolitica con acidi biliari. L'e-
MTBE, come valida alternativa alla colecistectomia), ven-
cotomografia offre la possibilità di valutare evolutivamente
gono utilizzate macchine derivate dai litotritori renali. Le
durante il periodo di terapia la dissoluzione dei calcoli.
onde d'urto sono prodotte da elementi piezoelettrici e sono
modulabili in potenza e frequenza. La sorgente d'energia è
contenuta in una calotta emisferica la quale viene posta
direttamente a contatto della parete addominale. Il sistema
di centratura può essere radioscopico (previa opacizzazione
della colecisti con MdC orale) o ecografico (che offre inol-
tre possibilità di valutazione, durante e dopo il trattamento,
dei risultati ottenuti e delle eventuali complicanze - fig.
XXIL23). È richiesto il monitoraggio elettrocardiografico
ed eventualmente una blanda sedazione o una terapia anti-
dolorifica.
Fig. XXII.22. Il menisco di Akerlund. Nel colecistogramma in decu- Il trattamento è eseguito di nonna in pazienti con cal-
bito prono (A) non si osservano sicure immagini litiasiche; in orto- colo unico di diametro non superiore a 2 cm o in alternati-
stasi (B) la calcolosi diviene palese (punte di freccia) per la stratifi- va con 2-3 calcoli che non superino il volume complessivo
cazione regolare dei piccoli calcoli colesterinici presenti. di 15 cm).
Colecisti e Vie Biliari 527
;.--

1 risultati immediati su pazienti selezionati sono pro- Nelle colecistiti croniche l'ecografia potrà
nettenti (80% di litolisi completa). Sussiste un certo rischio strare (fig. XXII.25): la diminuzione del volmne cole-
migrazione di frammenti litiasici nel coledoco con ostru- cistico, fino al quadro conclamato della colecisti atro-
zione secondaria (la papillosfinterotomia endoscopica è in fica; l'aumento di spessore della parete (sclerosi!); la
questi casi Talora può rendersi .la
colecistectomla d urgenza per la comparsa d1 colecistite
presenza di calcoli. La colescintigrafia dimostrerà un
acuta. Un certo successo sembra prospettare anche la lito- tempo di transito bilie-intestinale prolungato con
tripsia extracorporea di calcoli della via biliare principale. visualizzazione tardiva della colecisti. L'esame diretto
potrà dimostrare l'eventuale presenza di calcificazioni
parietali (colecisti «a porcellana») e di bile opaca.
JS. Colecistiti e colangiti Le colangiti infettive sono generalmente sostenute
da batteri gastrointestinali. Spesso conseguono
r.; ecografia e la colescintigrafia consentono un stmiione della via biliare, meno comunemente a
preciso inquadramento nosografico delle colecistiti venti chirurgici sulle vie biliari o a colangiografie
Jitiasiche e alitiasiche (rare!). La diagnosi di colangite strumentali (forme iatrogene). L ecografia potrà dimo-
è clinicolaboratoristica: alla diagnostica per immagini strare: aerobilia; ispessimento della parete della via
(ecografia, TC, colangio-RM, colangiografie stmmen-
tali) si chiede la precisazione della causa e la valuta-
zione di eventuali complicanze.
Nelle colecistiti acute, l'ecotomografia potrà
dimostrare (fig. XXII.24A): l'aumento uniforme di
spessore e la diminuzione dell'ecogenicità della pare-
te colecistica (edema!); la presenza di calcoli; l'ispes-
simento del tessuto pericolecistico (flogosi!); eventua-
li raccolte fluide (perforazione!) nella loggia colecisti-
a b
ca (fig. XXII.24B), in sede sottocpatica o lungo la Fig. XXII.24. Colecistite acuta perforata. In A sono presenti i segni
doccia parietocolica. Caumento di volume della cole- ecotomografici tipici della flogo>i acuta della colecisti: iperdistensio-
ne del viscere; calcolo incuneato in sede infundibolare (freccia); con-
cisti e la presenza di bile corpuscolata {pus e fibrina!) teJuto endoluminale costituito prevalentemente da fango biliare;.
indirizzano verso la diagnosi di empiema colecistico. pareti diffusamente ispessitc e ipoecogene (punte di freccia). C ""
La colescintigrafia dimostrerà un tempo ·di transito colecisti. In B, la scansione trasversale passante per il fondo coleci-
bilia-intestinale normale con mancata visualizzazione stico (C) evidenzia una raccolta liquida sottocpatica (punta di frec-
cia), segno indiretto di perforazione del viscere.
della colecisti anche dopo osservazione prolungata.
L'esame diretto dell'addome evidenzierà la presenza
di ileo paralitico secondario. biliare principale; dilatazioni irregolari dei dotti bilia-
ri; diminuita ecogenicità del parenchima epatico adia-
cente agli spazi portali; ascessi epatici; calcoli intrae-
patici. Il prelievo di bile (spesso purulenta) per l'arm-
lisi microbiologica e la decompressione della via
biliare (che agevola la risoluzione del quadro settico)

Fig. XXII.25. Colecistite cronica.


Ridllzione del volume colecistico, con-
tenuto !itiasico (con evidente cono
d'ombra posteriore- asterisco), pareti
ispessite con minute calcificazioni nel
Fig. XXH.23, Ecotomografia di controllo dopo litotripsia extracor- loro contesto (punte di freccia), sono i
porea, Il trattamento ha comportato una lisi incompleta del calcolo rilievi ecotomografici osservabili in
(frecce), limitata alla sua porzione centrale (punte di freccia). questo quadro paradigmatico dell'affe-
L'asterisco indica il cono d'ombra posteriore. zione.
528 Capitolo XXI!

sono possibili con accesso pcrcutaneo o endoscopico


con tecnica simile a quella delle colangiografie
mentali.
La colangite sclerosante (primitiva o associata a
colite ulcerosa, fibrosi retroperitoneale, struina di
Riedel) dà luogo a progressiva sclerosi e obliterazione
delle vie biliari extraepatiche (e spesso anche intrae-
patiche). Si manifesta all'ecografia, alla TC e alla
colangio-RM con segni del tutto aspecifici: dilatazio-
ne irregolare delle vie biliari intraepatiche «a corona
di rosari m>, spesso focale. La diagnosi è generalmente
posta con CPRE e biopsia, che ne consentono la diffe-
renziazione, altrim'6nti difficoltosa, dal colangiocarci-
noma infiltrante. Fig. XXII.26. Colcsterolosi. !.:ecografia evidenzia, nel contesto della
parete co!ecistica lievemente ispcssita (punte di freccia), multiple for-
mazioni polipose aggettanti nel lume (facilmente differenziabili da
calcoli per l'assenza di cono d'ombra posteriore!). F"' fegato; C,
16. Colecistosi iperplastiche colecisti.
vezzo di perle)), rimanendo da esso separati da un interspa-
Sotto questa dizione viene raggruppato un insienle zio radiotrasparente corrispondente alla parete muscolare
di affezioni della parete colecistica a carattere degene- ispessita (fig. XXIl.27); il contorno colecistico è alterato da
rativoiperplastico di frequente riscontro chirurgico e incisure «a unghiata» corrispondenti alla mucosa iperplasti-
anatomopatologico. Se ne distinguono diversi. tipi, ì ca (impropriamente dette «adenomiomi>ì). Tutti questi
più importanti dei quali, da un punto di vista diagno- reperti si accentuano in fase di contrazione, nella quale
stico «per immagini», sono le colesterolosi e le ade- solamente, talvolta, possono divenire apprezzab-ili.
nomiomatosi. Lo studio della parete colecisti ca Ceffet- forme localizzate (fig. XXII.28), interessanti per lo più il
tuato per via ecografica e colecistografica orale in fondo colecisti co, l'iperplasia induce inizialmente un'intac-
catura del contorno (<a semilunaìl più o meno profonda, nel
situazione di base e dopo prove di contrazione (v. para-
grafo XXII.l8).

Nelle colesterolosi la mucosa colecistica, in maniera


più o meno estesa, va incontro a iperplasia e aggCtta nel
lume sia sotto forma di salienze puntiformi diffuse (coleci-
sti «a fragola»), sia in forma discreta multipolipoide («poli-
pi colcsterinici»). I.; ecografia dimostra l'ispessimcnto dif-
fuso della parete colecistica oltre i 2-3 mm e la diminuzio-
ne dell'ecogenicità. I polipi colcsterinici assumono l'aspet-
to di formazioni solide rotondeggianti aggettanti nel lume,
di ecogenicità minore rispetto ai calcoli, fisse al variare del
decubito (fig. XXI!.26). La colecistografia orale evidenzia
opacizzazione, risposta contrattile ed evacuazione dopo sti-
molo colccistocinetico intense (triade di Jutras), margini
colecistici finemente zigrinati. I polipi colesteriniCi sono
apprezzabili come difetti di riempimento in costante rap-
porto con la parete colecisti ca.
Nejle adenomiomatosi l'ispessimento della parete
muscolare, l'iperplasia della mucosa e la formazione di
estroflessioni della mucosa nel cqntesto della parete (diver-
ticoli intràmurali o seni di Rokitansky-Aschoft) Fig. XXII.27. Adcnomiomatosi di!Tttsa. La metà distale della coleci-
no aspetti del tutto caratteristici all'indagine colecistografi- sti, intensamente opacizzata, è circondata ((a vezzo di perle)) da pie·
ca. Nella forma diffusa i diverticoli riempiti dal MdC, spes- cole e numerose formazioni diverticolari separate dal lume colecisti·
so contenenti calcoli incarcerati nel loro contesto, si dispon- co da un interspazio continuo radiotrasparentc. A causa della iperci-
gono lungo tutto il contorno della colecisti con aspetto «a nesi si ha visualizzazione del cistico c della via biliare principale.
Colecisti e Vie Bi/iati )29
;--

ui contesto può comparire un'immagine di plus «pinnaco-


fare» (all'apice della quale sono talora apprezzabili piccole
formazioni dtverticolari intramurali). In entrambe le forme
• quadro ecotomografico è per lo più aspeciftco (ftg.
1
Xxn.29): ispessimento e ridotta ecogenicità della parete
(tonaca muscolare ispessita!).

J7. Tlllmori della colecisti e delle vie bi-


liari
Fig. XXII.29. A'ctiinomiomatosi localizzata. Vecotomografia eviden-
I fflfiWri benigni della colecisti (papilloma, adeno- zia l'ispcssimento d_istrettualc, in corrispondenza del corpo, dei di'ver-
ma non papillare) sono per lo più localizzati nel fondo, si strati della pareie colecistica (punte di freccia), che determina
fissi, in costante rapporto con la parete. La loro diffe- rcstringimento <<anulare)) del lume e conferisce alla colecisti aspetto
renziazione dai polipi colesterinici e dagli adenomio- <<a clessidral>. A differenza del caso di fig. XXIJ.28, lo sviluppo del-
l'adenomioma assume qui configurazio'ne circonfercnzialc.
mi è basata sull'assenza dei rilievi semeiologici colla-
terali delle colecistosi più che sulla loro morfologia. (fig. XXII.JOA). Nella forma infiltrante scirrosa, di
Il carcinoma della colecisti è tumore alquanto raro differenziazione non facile dalle colecistiti croniche e
e ad elevata malignità (rapido superamento della pare- dall'adenomiomatosi, le pareti colecistiche sono mar-
te colecisti ca con invasione del fegato per contiguità! catamente e irrègolarmente ispessite. Nel parenchima
metastasi linfonodali nel legamento epatoduodenale!). epatico può essere presente un'area ipoecogena semi-
È pressoché costantemente associato a colelitiasi. lunare infiltrativa nei segmenti IV e V con frequente
L:ecotomografia ne consente la diagnosi e la stadia- coinvolgimento delle strutture ilari. La diffusione
zione locale. Nella forma papillare vegetante, la cole- verso la confluenza degli epatici e la compressione del
cisti, per lo più a livello del fondo e dell'infundibolo coledoco producono ittero colostatico. La TC assume
(ma ben presto nella sua totalità), è occupata da una importanza per il bilancio accurato dello sconfina-
massa solida ipoecogena disomogenea, nel cui conte- mento extracolecistico (fig. XXIIJOB). L; angiografia
sto sono spesso apprezzabili una o più immagini potrà talora meglio documentarne la diffusione
siche con il caratteristico cono d'ombra posteriore verso la dimostrazione di circoli neoforrnati maligni c
di infiltrazioni vasali. ·
I tumori benigni delle vie biliari (per lo più papil-
lomi) sono rari e si osservano soprattutto nel tratto ter-
minale del coledoco. L'ecografia permette talora di
evidenziare una rllasserella di aspetto parenchimatosò
senza cono d'ombra posteriore nel lume della via
biliare principale. La CPRE evidenzia un difetto di
riempimento rotondeggiante, a contorni regola'ri, con
dilatazione a monte, simile a un calcolo incuneato. I
cistoadenomi intraepatici appaiono ecograficamente
come lesioni nodulari a ecostruttura mista, nell'ambi-
to delle quali si rilevano setti, vegetazioni parietali e
livelli fluidi. Sono difficilmente differenziabili da
cistoadenocarcinomi e da metastasi cistiche sia con
l'ecotomografia che con la re.
I tumori maligni delle vie biliari (colangiocarcino-
mi) si manifestano con ittero ingravescente e perdita di
Fig. XXll.28. Adenomiomatosi localizzata. Il fondo colceistico pre- peso. Hanno dimensioni ridotte, si sviluppano per con-
senta un'intaccatura del contorno ((a semilunal> in rapporto all'agget-
tomcnto endoluminalc di un tratto di parete iperplastica; nel contesto
tiguità e possono essere multifocali. Sono per lo più si-
della lesione è apprezzabile una piccola immagine di plus (freccia) tuati alla confluenza dei dotti epatici (tumore di Klat-
espressiva dell'erosione superficiale della mucosa. skin) o nel tratto distale del coledoco; più raramente ori-
530 CapitoloXxu

bro diminuito e infiltralo (fig. XXU:32A). La presenz


di_una massa sarà con TC e
(fig. XXII.32B). La stadmzwne nch1ede spesso il ri-
corso all'angiografia.

Fig. XXII.JO Carcinoma 18. Discinesie e distonie della colecisti e


della colecisti. Casi diver- delle vie biliari
si. In A l'ccotomografia di-
mostra la deformazione
del lume della colecisti (C) Sono entità nosografiche alquanto discusse ritenu-
indotta da una neoforma- te in grado di produrre una sintomatologia dispeptico-
zione a duplice con1po- dolorosa di tipo biliare in assenza di calcoli e di pato-
nente: aggettante endolu-
minale (asterisco) e infil- logia extrabiliare. Vengono riconosciute: l'atonia, l'i-
trante il parenchima epati- pertonia, l'ipercinesia della colecisti; l'ipertonia e l'i-
co (punte di freccia). Nel- potonia dello sfintere di Oddi; l'ìpertonia dello sfinte-
le forme a marcato carat- re di Mirizzi. !!,ecografia e la colecistografia orale,
tere infiltrante (B) la TC
consente una valutazione
obbligatoriamente associate a prove di cont·azione
precisa dello sconfina- colecistica (la cui importanza è decisiva a fini diagno-
mento extracolecistico stici se è estemporaneamente riprodotta la sintomato-
(punte di freccia). logia dolorosa), sono le indagini d'elezione nello stu-
dio delle colecistiche; la colescinti-
grafia e la CPRE possono fornire informazioni utili
nello studio delle distonie delle vie biliari.

La contrazione colecistica può essere indotta: con la


somministrazione orale di un pasto grasso (il più comune è
costituito da tre rossi d'uovo) in grado di indurre la libera-
zione duodenodigiunale di colecistochinina (che è il vero
responsabile dell'effetto colecistocinetico); con la sommini-
_strazione i.m. di 0,3_)1g/kg di cernletide, polipeptide affine
alla colecistochinina, in grado di esercitare un'azione cole-
cistocinetica costante e regolare, con effetto massimo dopo
5-15 minuti, e di indurre effetti collaterali trascurabili. La

Fig. XXIIJl. Colangiocarcindma. La colangio-RM direua dimostra


l'ectasia delle vie biliari intraepatichc, bruscamente e irregolarmente
interrotte in sede ilare epatica (frecce) per infiltrazione neoplastica da
parte di un tumore esteso fino alla confluenza della via biliare princi-
pale (tumore di Klatskin). Il calibro del coledoco al di sotto dell'o-
struzione è normale.

ginano da dotti biliari segmentari (si manifestano allo- Fig. XXII.32. Colangiocarcinoma. La co!angiografia percutanea tran·
ra tardivamente in forma di vera e propria massa epati- sepatica (A) evidenzia la dilatazione delle vie biliari intraepatichc con·
ca quando raggiungono dimensioni cospicue). La co- seguenti alla stenosi breve a margini irregolari, neoplastica, situata in
langio-RM diretta (fig. XXIL31) e le colangiografie corrispondenza della confluenza dei dotti epatici. La presenza di una
massa neoplastica è confermata dalla TC (B) che dimostra, all'interno
strumentali consentono in genere di porre una corret- dci dotti biliari dilatati (asterischi), una neoformazione solida (frec-
ta diagnosi attraverso la dimostrazione di un difetto di cia), a c.e. irregolare, localizzata nel dotto epatico principale anterior-
riempimento irregolare nel contesto di un dotto di cali- mente alla vena porta (p).
Colecisti e Vie Biliari 531
::--

o!ecistochinina non è utilizzata dato il costo elevato, la mente complicata da ipertrofia muscolare e colangite
ccarsa disponibilità di preparazioni sufficientemente pure e sclerosante, la colescintigrafia dimostra la persistenza
fa frequenza di effetti collaterali. del tracciante nelle vie biliari («scintigramma troppo
' La contrazione colecistica può essere _seguita: per via bello»), il coledoco terminale è affilato «a punta di
co!ecistografica orale, con seriogrammi opportunamente
distanziati nel tempo (fig. XXII.33); per via ecotomografi- sigarm> e allungato. Nell'ipotonia dello sjintere di
ca con misurazioni successive dei diametri colecistici e Oddi, secondaria all'espulsione di un calcolo o conse-
deÌerminazione del volume mediante formule di conversio- guenza di una pregressa papillosfinterotomia o di una
ne; per via colescintigrafica. semplice colecistectomia, i segni di comune riscontro
In condizioni fisiologiche, la colecisti raggiunge la sono: aerobilia; colescintigrafia normale ma con rapi-
massima distensione al mattino, a digiuno, dato il riempi- do deflusso del tracciante in duodeno.
mento progressivo nelle ore notturne. Dopo il pasto si ha La presenza di calcoli nel cistico può indurre
contrazione bifasica: una prima fase rapida (20') induce secondariamente la compressione del dotto epatico
svuotamento di circa il 50%; una seconda fase più lenta, in comune e l'ipertonia dello sfintere di Mirizzi. La
rapporto allo svuotamento gastrico, si prolunga per 3-4 ore. sin,drome dolorosa (e possibile causa di ittero) che ne
Nell'intervallo tra i pasti il riempimento della colecisti è
parziale (70-80%). consegue recede dopo asportazione dei calcoli.
Lo studio funzionale del coledoco è condotto con L' ectasia duttale a monte potrà essere dimostrata con
manometria endoscopica, eseguita tramite un sistema di ecografia, TC o colangio-RM.
cateteri a perfusione multipla o con un microtrasduttore
inserito nella zona dello sfintere papillare mediante un
fibroduodcnoscopio. 19. Patologia residua postcolecistecto-
mia
Nell'atonia della colecisti (malattia di Chiray e
Pavel) l' opacizzazione colecistografica è tenue, la : La persistenza di sintomatologia dolorosa dopo
risposta contrattile scarsa o assente. Nel!'ipertonia la colecistectomia per litiasi è il più delle volte sostenuta
colecisti è piccola, rotondeggiante, ben opacizzata; la da una calcolosi coledocica residua. Numerosi altri
risposta contrattile è valida ma ritardata; è prolungata- eventi, però, possono esserne responsabili: discinesie;
mente visualizzato il cistico che ricopre la colecisti ectasia del moncone del cistico; stenosi coledocica;
«come un cimiero l'elmo». Nell'ipercinesia l'opaciz- papillo-oddite; pancreatite cronica.
zazione della colecisti è normale; lo svuotamento
dopo prova contrattile è rapido e -pressoché .completo Calcolosi coledocica. Può trattarsi di: calcoli non indi-
in 15-30 minuti; ben opacizzati il _cistico e il coledoco. viduati al tavolo operatorio (o per mancata esplorazione del
Nell'ipertonia dello sfintere di Oddi, frequente- coledoco o per falsa negatività della colangiografia intrao-
peratoria); calcoli residui (coledoco esplorato ma non com-
pletamente liberato da tutte le concrezioni litiasiche); cal-
coli recidivi (non esistenti all'atto dell'intervento, ma rifor-
matisi per la presenza di condizioni favorevoli quali la stasi
e la flogosi).
Discinesie. Trattasi, nel caso in considerazione, di iper-
tonie della via biliare principale e iper- o ipotonie dello
tere di Oddi, secondarie a un'alterata regolazione neurove-
geiativa della muscolatura liscia.
Sindrome del moncone del cistico. L'insorgenza di
ipertensione biliare conseguente a una papillite o alla pre-
senza di calcoli residui può indurre l'ectasia del moncone
del cistiéo, talora abnormemente lungo tanto da simulare la
presenza di una vera c propria <<neocolecisti>>.
Stenosi del coledoco. E per lo più secondaria a errori di
Fig. XX11.33. La contrazione colecistica. In A colecisti bene opaciz- tecnica chirurgica (legatura del coledoco; legatura del cisti-
zata, alquanto ipotonica; in B, 15 minuti dopo somministrazione co troppo vicina alla via biliare principale con conseguente
intramuscolare di ceruletidc, la colecisti è ridotta di volume in manie- processo di cicatrizzazione coinvolgente la parete del cole-
ra sensibile; sono bene visualizzati la regione collettocistica, il dotto doco; coledocotomia praticata su un coledoco di piccolo
cistico, il coledoco; MdC è apprezzabile in sede duodenale. calibro con vascolarizzazione compromessa).
532 Capitolo XX!!

È causa molto frequente di reintervento. L'ecografia consente quasi sempre il riconosci.


Spesso presente (ma sottovalutata!) all'atto della colecistec- mento degli itteri ostruttivi e della sede dell'ostruzio.
tomia, determina ostacolo al deflusso biliare con,aggrava- ne, spesso anche della natura della lesione responsabi.
mento progressivo della flogosi fino al quadro deli' addite
le. La TC e la Rl\i non aggiungono il più delle volte
sclerosante.
Pancreatite cronica. Evenienza frequente, della quale il nulla, in fase diagnostica, a quanto acquisito con l'e.
primo movente è la stenosi della papilla (eventualmente cografia, ma consentono una migliore stadiazione
accompagnata da sclerosi ampollare ). locale degli itteri col astatici neoplastici. La colangio-
RlVI è preziosa per la caratterizzazione degli itteri da
Un'accurato studio «per immagini» è fattore es- calcolo incuneato nel tratto distale del coledoco. La
senziale per la diagnosi corretta. L'ecOgrafia e la co- loro utilizzazione è peraltro indispensabile quando per
langio-RM possono fornire valide informazioni, data motivi tecnici (meteorismo, obesità) non è possibile
la natura dei quesiti proposti, ma la metodica più riso- uno studio ecografico risolutivo.
lutiva è la CPRE, anche per la possibilità di procedere Il ricorso alle colangiografie strumentali è gene-
estemporaneamente dalla fase diagnostica a quella teM ralmente legato alla necessità di procedure interventi-
rapeutica (papillosfinterotomia; estrazione di calcoli). stiche (drenaggio, asportazione di calcoli) o di biopsia.
La scelta tra CPT e CPRE dipende dalla sede dell'o-
struzione: la preferenza va alla CPT nei casi di ostru-
20. Ittero colostatico zione alta, alla CPRE nei casi di ostruzione coledoci-
ca o quando è necessario effettuare un'analisi simulta-
Le indagini clinicolaboratoristiche non .sempre nea della situazione pancreatica. Entrambe le metodi-
consentono con sicurezza la differenziazione tra ittero che consentono importanti procedure interventistiche
epatocellulare e ittero colostatico. Si ricorre allo stuM (decompressive! litolitiche!).
dio «per immagini» al fine di definire presen?a, 'sede In fase preoperatoria, in caso di ittero neoplastico,
e natura della lesione ostruente (calcolo? tumore? le tecniche Doppler e l'angiografia consentiranno
linfoadenopatia?) e estensione locale in caso Oi ittero di precisare l'infiltrazione vasale e definire la mappa
neoplastico. vascolare.
CAPITOLO XXIII

PANCREAS
GIORGIO CITTADI:'III E CARLO EMANUELE NEUMAIER

Il pancreas, organo dotato di duplice funzione co in duodeno (papilla minor); il dotto della gemma ventra-
esocrina ed endocrina, situato profondamente nell'ad- le si unisce al dotto biliare principale con il quale ha sbocco
dome superiore nello spazio pararenale anteriore a comune nella papilla maior. All'atto della fusione delle
cavaliere della linea mediana (v. fig. XXVI.l), è dif- gemme pancrcatiche si sviluppa un segmento di connessio-
ficilmente accessibile alla semeiotica clinica. ne tra i loro dotti e si costituisce in tal modo il dotto pan-
creatico principale di Wirsung (fig. XXIII.! C). Il tratto
Ecografia, TC e RM ne consentono un valido studio
destro del dotto della gemma dorsale (dotto di Santorini)
morfologico. La pancreaticografia retrograda perde la connessione duodenale in poco meno deila metà
scopica ne mette in luce, analiticamente, il sistema dei casi. NellO% dei casi, per il mancato sviluppo del seg-
duttalc. La diagnostica radioisotopica (immunoscin- mento di connessione, il dotto della gemma dorsale non
tigrafia, PET, scintigrafia recettoriale) ha grande assume alcun rapporto con il dotto della gemma ventrale:
importanza nello studio dei tumori del pancreas eso- ciò dà origine all'anomalia detta pancreas divisum (v. para-
crino e endocrino. L'angiografia e il prelievo mirato grafo XXIII. lO) nella quale persiste una situazione corri-
di sangue venosa lungo l'asse splenoportale assumo- spondente a quella di fig. XXIII.lB.
no rilievo particolare nello studio dei tumori endocri- Anatomia macroscopica c rapporti del pancreas sono
ni secernenti. bene dimostrati dalla TC e dalla RM (v. figg. XXIIIJ e 4):
significativi sono i rapporti con la vena splenica, la C
Embrio logicamente il pancreas origina, fra la 3' e la 4' denale, il coledoco, l'ilo della milza, la retrocavità degli epi-
settimana di Vita intrauterina, da una gemma dorsale, pros- ploon, l'arteria e la vena mesenterica superiore.
simale e più grande, dalla quale si sviluppano la parte supe- Particolarmente importante, per la-possibilità di studio
riore della testa, il corpo e la coda, e da una gemma ventra- diretto mediante paricreaticografia retrògrada endoscopica,
le, dislale e più piccola, dalla quale si sviluppano la parte è l'anatomia duttale (v. fig. XXIII.5).
inferiore della testa, il processo uncinato, la colecisti e la Il pancreas è irrorato da arterie che provengono dal tri-
via biliare principale (fig. XXIII.lA). La gemma ventrale pode celiaco (in particolare: l'a. gastroduodenale, ramo del-
segue la rotazione della seconda porzione del duodeno por- l'a. epatica comune, dalla quale originano le arcate pan-
tandosi inferiormente e posteriormente alla gemma dorsale, creaticoduodenali superiori; l'a. splenica, dalla quale origi-
con la quale si fonde nella 6' settimana (fig. XXIII.lB). Il nano l'a. pancreatica magna e le aa. dorsali del pancreas) e
dotto della gemma dorsale è originariamente dotato di sboc- dell'a. mesenterica superiore (dalla quale originano le arca-
te pancreaticoduodenali inferiori e l'a. inferiore del pan-
creas). Il. sangue venosa è convogliato da piccole confluen-
ti nella v. splenica, nella v. mesenterica superiore e nella v.
"fd) porta. La vena splenica, importante struttura di riferimento
nello sttidio per immagini del pancreas, decorre lungo il
margine ·superiore della coda e del corpo fino a confluire
A 8
nella vena mesenterica superiore dando origine al tronco
portale Principale.

p c
l. Esame diretto dell'addome
Non dà dimostrazione diretta del pancreas, ma i
Fig. XXIII. l. Sviluppo embriologico del pancreas (v. testo). rilievi possibili (distensione gassosa di anse
534 Capitolo XXiii

li- v. fig. XXIILlO; opacamento dello spazio parare-


naie anteriore; calcificazioni e calcoli duttali) possono
assumere rilievo per il riconoscimento della presenza
di patologia pancreatica.

Viene eseguito in decubito supino e, se le condizioni del


paziente lo consentono, in stazione eretta, in proiezione AP
e LL. Deve comprendere tutti i quadranti addominali.

2. Ecografia Fig. XXIII.2. Ecografia del pancreas. Nelle scansioni trasversali


panoramiche il pancreas (P) assume una tipica conformazione a ferro
È, insieme alla re, tecnica di prima istanza nello di cavallo; l'ecostruttura parenchimale è di tipo solido omogeneo
studio della patologia pancreatica. echi fini di media intensità. Costituiscono punti di rcpere per l'indivi-
duazione del pancreas: il lobo sinistro del fegato (F); il tronco spleno-
portale (freccia), che ne costituisce per lungo tratto la delimitazi 011c
Richiede una accurata preparazione intestinale (elimi- posteriore; l'arteria mcscnterica superiore (punta di freccia). Talora
nazione dei gas intestinali; colon trasverso vuoto). Il pazien- (dettaglio a destra) è possibile visualizzare il dotto di Wirsnng (frec-
te, con stomaco libero da ingesti, è studiato con scansioni ce) in forma di sottile immagine «a binario)) di 2-3 mm di calibro. A"'
longitudinali e oblique volte a precisare i rapporti con le aorta; C"' vena cava inferiore.
strutture vicine. Costituiscono finestra acustica il lobo sini-
stro del fegato, lo stomaco e lo spazio adiposo tra stomaco creatiti e dei tumori del pancreas.
e colon trasverso. La presenza di gas nell'antro gastrico
raramente ostacola la visualizzazione del pancreas data la Prima dell'esecuzione dell'indagine, il paziente berrà
possibilità di indurne lo spostamento mediante adeguata 300-400 mi di MdC baritato diluito, sì da rendere possibile
compressione operata con il trasduttore; questa manovra è l'individuazione dello stomaco, del duodeno e delle prime
possibile con maggiore difficoltà a livello del corpo e del anse digiunali. Ove sia prevedibile la necessità di un accu-
fondo dello stomaco, per cui la coda del pancreas è visua- rato studio dì parete della C duodenale, si somministrerà,
lizzata meno frequentemente (utile, in proposito, il riempi- viceversa, un analogo quantitativo di acqua. La scansione
mento dello stomaco con acqua). Di limitata utilità pratica diretta, eseguita in apnea con acquisizione volumetrica a
sono le finestre acustiche splenica e renale sinistra. strato sottile (3-5 mm), con paziente in decubito supino e
talora semilaterale destro, consente lo studio della morfolo-
gia del pancreas e l'individuazione di calcificazioni (pan-
Il pancreas normale presenta ecostruttura solida creatite cronica!). La scansione contrastografica è eseguita
omogenea con ecogenicità che aumenta con l'età dopo durante le fasi vascolare precoce (vasi arteriosi! tumori iper-
la terza decade in rapporto alla fisiologica involuzione vascolarizzati!) e portale (vena splenica e vena mesenterica
fibroadiposa; il dotto di Wirsung è spesso apprezzabi- superiore!). Le ricostruzioni multiplanari sono utili per la
le come sottile immagine «a binario» a livello del cor- valutazione dei vasi peripancreatici.
po e della porzione più mediale della coda (fig. XXII1.2).
L'utilizzazione delle tecniche Doppler rende possibile La TC oflì'e precise informazioni sulla morjOlogia
lo studio del flusso nei vasi arteriosi e venosi peripan- generale e sulla topografia del pancreas, sui contorni,
creatici, alterato in caso di loro coinvolgimento in- sui piani adiposi peripancreatici, sulla struttura del
fiammatorio o neoplastico. La «guida'' ecografica ren- parenchima (fig. XXIIIJA). La presenza di piani adi-
de agevole la biopsia di masse pancreatiche. posi peripancreatici è importante fonte di contrasto: lo
fia endoscopica permette la valutazione con elevata de- studio del pancreas, conseguentemente, è difficoltoso
finizione (trasduttori ad alta frequenza!) del parenchi- nei soggetti molto magri. Il parenchima, in condizioni
ma ghiandolare (piccoli tumori neuroendocrini!) e del- normali, è densitometricamente omogeneo; la fisiolo-
la zonaperiampollare (tumori della pap.illa!). gica sostituzione fibroadiposa che ha luogo con l'a-
vanzare dell'età si evidenzia sotto forma di lobulazio·
ni più o meno marcate. Il dotto di Wirsung è visualiz-
3.TC zabile meno frequentemente che con l'ecografia.
r.:iniezione e. v. «a bolo" di MdC uroangiografico (fig.
È tecnica di prima istanza, panoramica, oggettiva, XXII1.3B e C) mette in evidenza gli importanti reperi
di importanza fondamentale nello studio delle vasali (in particolare, la v. splenica, l'a. e la v. mesen-
pancreas 535

11 tessuto adiposo peripancreatico offre un valido con-


trasto con il parenchìma e le lesioni tumorali (sequenze TI-
pesate! -fig. XXIII.4). Il contrasto tra parenchima e lesio-
ni tumorali aumenta nelle sequenze con soppressione del
segnale del grasso, ma diminuisce nelle sequenze T2-pesa-
te (particolarmente utili per delineare eventuali raccolte
fluide peripancreatiche).
Analogamente a quanto avviene per la TC, la sommini-
strazione per os di MdC prima dell'esecuzione dell'indagi-
ne agevola il riconoscimento dello stomaco, del duodeno e
delle. prime anse digiunali. Possono essere utilizzati MdC
positivi (paramagnetici) e negativi (superparamagnetici):
questi ultimi sono particolarmente utili nella pancreatico-
RM, consentendo di cancellare il segnale proveniente dalle
anse intestinali che, in questa indagine, costituisce elemen-
to di disturbo.

Fig. XXIJIJ. TC del pancreas. Consente di ottenere precise informa-


zioni morfologiche e topografiche sulla loggia pancreatica delineando,
grazie al! 'inlerposizione di tessuto connettivo adiposo, il pancreas
dagli organi contigui (A): lo stomaco (s), il duodeno (d), la vena cava
inferiore (ç), l'aorta (a), l'arteria mesenterica superiore (freccia), la
,·ena renale sinistra (punta di freccia), il rene sinistro (rs). La scansio.
ne contrastografica (B e C) può agevolare il riconoscimento delle
strutture vascolari: il tronco celiaco (freccia) con il tratto prossimale
delle arterie epatica comune e splenica, l'arteria mescnterica superio-
re {punte di freccia) e l'asse sp!enoportale (p). Si osservi la valida rap-
presentazione anatomica: della testa del pancreas, incorniciata dal!a C
duodenale subito al davanti della vena cava inferiore e attraversata
posteriormente dal coledoco; dell'istmo, situato al davanti della vena
mesenterica superiore e della parte iniziale della vena porta; del corpo,
situato al davanti dell'aorta addominale c separato cla questa da uno
spazio adiposo in cui decorre l'arteria mesenterica superiore; della
coda, in rapporto posteriormente con il surrene e il rene sinistro, dal
quale è separata dalla fascia renate anteriore di Gerola. La porzione
anteriore dell'istmo, del corpo e della coda sono situate posterionnen-
te alla rctrocavità degli epiploon. Il processo uncinato, situato più
distalmente dietro la vena mesenterica superiore, è dimostrato solo
parzialmente in figura.

terica superiore, la confluenza mesenterico-portale) e


rende più precisa la valutazione semeiologica di
tuali processi patologici.
Fig. XXIII.4. RM del pancreas. Nelle sequenze Tl·pesate (A) il tessu·
to adiposo retroperitoneale, a segnale di elevata intensità, consente di
4.RM delineare con precisione i contorni del pancreas, il cui parenchima ha
segnale di intensità lievemente inferiore a quella del fegato. Cintensità
di segnale del pancreas aumenta relativamente in riferimento alle strut-
La diffusione delle sequenze veloci ha reso più fre- ture circostanti nelle sequenze con soppressione del segnale del tcssu"
quente il ricorso a questa metodica, la quale consente to adiposo (B), con conseguente incremento del contrasto tra paren·
chinla cd eventuali lesioni tumorali. Al contrario, sia l'intensità di
lo studio morfologico del parenchima ghiandolare e,
segnale che il contrasto diminuiscono significativamente nelle sequen-
con tecnica oppmiuna (pancreatico-RMt), la visualiz- ze T2-pesate (C), nelle quali peraltro divengono ben apprezzabili cole-
zazione del sistema duttale biliopancreatico (v. para- cisti, tratto intrapancreatico del coledoco, dotto di Wirsung, contenuto
grafo XXII .l). duodenale ed eventuali raccolte fluide peripancreatiche.
536

111
Le principali indicazioni cliniche della RM Sono: ln c.on ? 9"'Tc, i quali ric01_1oscono gli antigeni tumore-
l'esclusione o la conferma della presenza di reper- B72.3, CA19-9 o 1! CEA (marcatori biologici
ti patologici in pazienti con ingrandimento focale comum anche ad altre neoplas1e del tratto gastrointestinal
o diffuso della ghiandola all'ecografia o alla TC; il cui livello ematico può guidare la scelta del radiofarmace,
ottimale per il singolo paziente), o antigeni più specifici peo
la valutazione di pancreatiti ricorrenti di cui non l'adenocarcinoma pancreatico. r
sia identificata la causa; La PET, dotata di alta sensibilità e specificità, utilizza
la stadiazione del carcinoma pancreatico; comunemente il radiofarmaco positivo che con-
l'individuazione di tumori sente di visualizzare come area calda il tessuto neoplastico
il riconoscimento dell'accumulo di ferro nell'eme- a esaltato atteggiamento glicometabolico. L: indagine rende
possibile individuare la natura neoplastica della lesione
cromatosi (rischio di diabete secondario!).
definirne i limiti, identificare eventuali metastasi a
intra- o extraaddominali, valutare in tempi brevi la risposta
della neoplasia alla terapia antiblastica, monitorare il
5. Diagnostica radioisotopica paziente per il rilievo precoce di recidive locali o a distanza.
Validi risultati offrono anche la metionina e la timi dina mar.
La scintigrafia dopo somministrazione e. v. di 75 Se- cate con 11 C.
metionina, aminoacido incorporato attivamente nel La scintigrafia recettoriale utilizza per lo più un ana-
pancreas esocrino normofunzionante (quindi, indica- logo della somatostatina, il pentetreotide, marcato con utln
tore «negativO>l aspecifico di lesioni occupanti spa- o il VIP marcato con mi. Assume rilievo non solo a fine dia:
zio!), ha ruolo puramente storico. Notevole gnostico, ma anche come elemento di guida per la scelta
terapeutica ottimale (v. paragrafo XXIII.14).
za assumono, modernamente, l' immunoscintigrafia e
la PET nella stadiazione e nel monitoraggio
nocarcinoma del pancreas (presenza di tumore residuo
o recidivante? esiti fibrocicatriziali?), la scintigrafia 6. Pancreaticocolangiografia retrograda
recettoriale nello studio dei tumori neuroendocrini. endoscopica
L:immunoscintigrafia utilizza anticorpi monoclonali Questa metodica invasiva endoscopicoradiologica,
(o loro frammenti F[ab']2 o Fab monovalente) marcati con le cui modalità di realizzazione sono state descritte nel
paragrafo XXII. 7, consente la dimostrazione diretta
dei dotti pancreatici, dei rami, dei duttuli e dei canali-
coli a essi afferenti, riempiti in senso retrogrado con
MdC iodato iniettato attraverso la papilla di Vater.
ranatomia radiologica ricalca fedelmente quanto
dimostrato dai classici preparati anatomici (fig.
XXIII.5). La PCRE assume grande importanza dia-
gnostica nelle papilliti stenosanti e nei tumori del!a
papilla, ma soprattutto nella valutazione delle pan-
creatiti croniche iniziali e nell'individuazione di pic-
coli carcinomi clinicamente sospetti in presenza di
ecografia e TC non risolutive. V accesso retrogrado
endoscopico ai dotti pancreatici e al coledoco consen-
Fig. XXIII.S. PCRE. Il dotto pancreatico principale di Wirsung (W) te importanti procedure tcrapeutiche, particolarmente
percorre con andamento sinuoso e direzione obliqua dal! 'alto in basso, sulle vie biliari.
la coda e il corpo del pancreas aumentando progressivamente di cali-
bro da 2' a 4 mm; assume poi decorso discendente nella testa. Presenta
lungo il suo decorso fini diramazioni «a spina di pesce)) corrispondenti
ai rami secondari afferenti. Nella porzione cefalica è possibile apprez- 7. Angiografia
zare un dotto secondario di grosso calibro (PU) che convoglia nel dotto
di Wirsung il secreto della parte postcroinfcriore e del proces'so unci-
Si ricorre modernamente all'angiografia in secon-
nato. Nella porzione anterosuperiorc, con decorso sinuoso in senso
superoinferiorc, è apprezzabile il dotto accessorio di Santorini (S). E"' da istanza: nello studio dei tumori secernenti del pan-
endoscopio; freccia == apice del catetere. creas endocrino, nel quale assumono rilievo sia l'in·
537

dagine arteriografica, sia il cateterismo selettivo


50
dell'asse splenoportale; in previsione di interventi
chirurgici, per l'effettuazione dei quali può essere
utile, data la grande frequenza di varianti anatomiche,
la definizione precisa della «mappa vascolare>>
creati ca. Cangiografia assume inoltre ruolo
co e terapeutico nelle complicanze emorragiche pan-
creatiche.
Lo studio arteriografico del pancreas richiede di norma
cateterismi selettivi del tripode celiaco e dell'a. mesenterica
superiore e per specifici quesiti clinici cateterismi superse-
Jettivi dell'a. gastroduodenale, dell'a. splenica, delle arcate
pancreaticoduodenali e dell'a. pancreatica magna. La flebo-
grafia pancreatica è realizzata con accesso ali' asse spleno-
portalc per puntura percutanea transepaticu e incannula- Fig. XXlii.6. Il segno della «brocca d'acqua» (vedi testo). A= antro;
mento di un ramo portale intraepatico: posizionato il catete- B "' bulbo duodena!C; le frecce curve indicano il getto sottile di MdC
re nell'albero portale si risale sino all'ilo splenico, dal quale che supera rapidamente la seconda porzione del duodeno.
iniziano i prelievi ematici «mirati» in condizioni di base e
dopo stimolo secretorio (v. paragrafo XXIII.14), sui quali
verranno effettuati dosaggi radioimmunologici di increti In linea generale, le tumefazioni della testa slargano e
pancreatici. improntano la C duodenale, sollevano l'antro gastrico c lo
improntano lungo la grande curvatura; le tumefazioni del
cmpo possono espandersi verso l'alto, attraverso la retroca-
vità degli epiploon, tra stomaco e fegato, o anteriormente tra
8. Lo studio del tubo digerente nelle pan- stomaco e colon, o anteriormente e verso il basso, al di sotto
creatopatie del mesocolon e del colon trasverso; le tumefazioni della
coda producono un'impronta sulla grande curvatura del
Occasionalmente lo studio radiologico dello sto- corpo gastrico, spostano lo stomaco verso l'alto ein avanti,
maco, della C duodenale e del colon può mettere in dislocano verso il basso la sinistra del colon trasverso.
evidenza l'esistenza di patologia pancreatica attraver-
so la dimostrazione di dislocazioni, compressioni,
infìltrazioni, varici, rilievi funzionali. Questi segni
(<indiretth> assumevano un certo rilievo diagnostico in
era preecografia e pre-TC.

Si potrà osservare: la presenza di varici esofagee e


gastriche; il sollevamento dell'antro gastrico e del bulbo;
un'impronta netta nel punto di passaggio tra prima e secon-
da porzione duodenale prodotta dal coledoco dilatato
(segno di Riegel); il passaggio rapido del MdC baritato
attraverso la seconda porzione duodenale, come il getto
d'acqua sottile di una brocca, senza bagnarne le pareti, e la
sua raccolta in un lago di secreto nel ginocchio inferiore
(segno di Pannhorst, o della (<brocca d'acqua>> - fig.
XXlll.6), conseguenza di disturbi riflessi del tono, della
cinesi e della secrezione duodenale; lo slargamento della C
duodenale con impronta sul versante mediale (regolare, con
(<doppio contorno», «a denti di pettine», con infiltrazioni
distrettuali, «a 3 rovesciato» - segno di Frostberg - fig. Fig. XXIII.7. Lo slargamento della testa del pancreas può indurre
XXIIL7); stenosi irregolari infiltrative della C duodenale; impronte di variabile morfologia sul versante interno della C duode-
abbassamento dell'angolo di Treitz e allargamento dello nale: tipica è quella a 3 rovesciato (segno di Frostberg) osservata con
spazio retrogastrico e retroduodenafe. una certa frequenza nelle pancrcatiti.
538
-
Capitolo XXIII

9. Lo studio delle vie biliari nelle pan-


creatopatie
Gli stretti rapporti che il coledoco assume con la
faccia posteriore della testa del pancreas spiegano la
frequenza del suo interessamento secondario (com-
pressione, infiltrazione, ostruzione) nei diversi tipi di
patologia del pancreas. Lo studio di queste alterazioni,
in passato richiedente il ricorso alla colangiografia Fig. XXIII.S. Pancreas divisum. A sinistra, cateterismo dc!la papilla
endovenosa, è modernamente possibile con ecotomo- minor con opac1zzazionc del s1stema escretore della porzione dorsale
grafia, TC e colangio-RM. In caso di ittero col astatico del pancreas; a destra, cateterismo della papilla major con opacizza.
assumono, ovviamente, un ruolo determinante la CPT zione del sistema escretore della porzione ventrale del pancreas. La
diagnosi di pancreas divisum è resa possibile dalla documentazione
e la CPRE. della totale separazione dei due sistemi escretori.

diagnosi di entrambe queste anomalie di sviluppo dut-


10. Anomalie congenite del pancreas tale.
La fibrosi cistica, o mucoviscidosi, è una malattia
Assumono un certo rilievo: il pancreas divisum, il ereditaria plurisistemica caratterizzata da anomala
pancreas anulare, la fibrosi cistica e le cisti multiple densità del secreto delle ghiandole esocrine. Interessa
congenite. precocemente il pancreas, l'apparato respiratorio
Nel pancreas divisum, predisponente secondo (ostruzione delle piccole vie aeree a opera di tappi di
alcuni Aa. alla pancreatite ricorrente idiopatica, si ha muco, bronchite cronica, flogosi peribronchiale, fibro-
mancata formazione del segmento di connessione tra i si diffusa), il tubo digerente (ileo da meconio; ispessi-
dotti delle gemme primitive dorsale e ventrale pan- mento plicare e dilatazione del digiuno e del colon), le
creatiche: il dotto di Wirsung è piccolo e drena solo la vie biliari, il sistema portale, l'apparato genitale, lo
parte inferiore della testa e il processo uncinato; il scheletro. Nel pancreas si ha progressivamente fibro-
dotto di Santorini il resto del pancreas. La diagnosi è si, sostituzione adiposa e formazione di piccole cisti
possibile mediante PCRE (fig. XXIII.8). · multiple, fino alla atrofia del parenchima e all'insuffi-
Nel pancreas anulare si ha incompleta rotazione cienza funzionale (che spesso si manifesta già nell'in-
della parte apicale della gemma ventrale con succes- fanzia). Il riconoscimento dell'interessamento pan-
sivo sviluppo di un anello di tessuto pancreatico che creatico è possibile con ecografia (ecogenicità aumen-
circonda la seconda porzione del duodeno inducendo tata!) e TC (piccole calcificazioni diffuse; valore di
su di essa gradi diversi di compressione fino aH' o- attenuazione marcatamente ridotto quando predomina
struzione. C affezione è associata in circa 3/4 dei casi la sostituzione adiposa).
ad altre importanti anomalie (trisomia-21 o sindrome Non comune è il riscontro di cisti multiple conge-
di Down; atresia esofagea; fistola trachee-esofagea; nite del pancreas, per lo più associate alla ·sindrome di
atresia duodenale; malrotazione intestinale; imperfo- von Hippel-Lindau, le quali andranno differenziate da
razione anale). Metà dei casi si manifestano nel perio- pseudocisti pancreatiche e da adenomi microcistici
do postnatale; l'altra metà nell'adulto o come reperto (fig. XXIII.9).
accidentale autoptico. La diagnosi può essere sospet-
tata all'esame diretto dell'addome (livello idroaereo
nello stomaco e nel duodeno - segno «della doppia 11. Pancreatite acuta
bolla»), alla TC e alla RM (parenchima epatico che
circonda la seconda porzione duodenale), ma in gene- La diagnosi di pancreatite acuta è fondamental-
re è raggiunta mediante PCRE attraverso la dimostra- mente clinica: lo studio «per immagini» ha lo scopo di
zione diretta del dotto anulare e del suo sbocco nel valutare casi dubbi, definire la situazione anatomopa-
dotto pancreatico principale (85% dei casi). tologi ca (pancreatite edematosa o necrotico-emorragi-
La pancreatico-RM, eventualmente dopo stimolo ca? raccolte fluide extrapancreatiche?), individuare
farmacologico (secretina!), consente agevolmente la complicanze, identificare lesioni suscettibili di proce· •.•..
j
pancreas 539

Fig. XXUI.9. Cisti multiple congenite del pancreas. TC con scansione


contrastogmfica. Il pancreas, alquanto aumentato di dimensioni, è
occupato da innumerevoli formazioni rotondeggianti a margini netti e
regolari con il caratteristico valore di attenuazione di tipo acquoso.

dure interventistiche o di trattamento chirurgico, con-


tribuire alla definizione della prognosi.
L:esame diretto dell'addome evidenzia talora
segni con diverso grado di specificità: Fig. XXIII.! O. Pancreatite acuta. L'esame diretto evidenzia un'ansa
_ distensione gassosa Isolata (eventualmente con sentinella centroaddominale; l'apprezzabi!ità del colon, per il conte-
livello idroaereo) di un'ansa centroaddominale, in nuto aereo e fecale, cessa a livello della flessura sinistra. Questi rilie-
vi, qUando inseriti in un corrispondente substrato clinico, possono
genere una delle prime anse digiunali («ansa sen- essere ritenuti attendibilmente indicativi di una pancreatite acuta.
tinella>> - fig. XXIII.lO): questo reperto ha mag-
gior specificità quando interessa la C duodenale; (fig. XXIII.llA); il dotto di Wirsung può essere dila-
- opacamento uniforme dei quadranti. addominali tato, soprattutto quando il processo infiammatorio è
superiori per la comparsa di fluido infiammatorio limitato alla testa. Nella pancreatite
nello spazio pararenale anteriore. Lo spazio gica, l'aspetto ecotomografico varia a seconda del
naie, non coinvolto, genera talora il caratteristico momento in cui viene eseguita l'indagine: nelle prime
segno dell' «alone renale radiotrasparente»;
- distensione gassosa del colon trasverso, con brusca
interruzione a livello della flessura sinistra (segno
del ((faglia del colon>)). Questo segno, di non
quente osservazione, è espressivo dell'ileo
tico conseguente alla diffusione di fluido infiam-
matorio nel mesolocon trasverso;
- aree a chiazze di diminuita e aumentata densità per
edema e saponificaziOne del grasso
le, segno questo raro ma molto significativo;
- quadro di ileo adinamico diffuso, che assume mag-
giore specificità quando l'esame radiografico del
torace evidenzia la risalita e l'ipomobilità
mictiaframma sinistro, strie basali di atelettasia
lamellare, tenue versamento pleurico.

L'ecografia, spesso ostacolata dalla distensione


gassosa delle anse intestinali prcpancreatiche, non evi-
denzia alterazioni del pancreas in circa 1/3 dei
ti con diagnosi clinica di pancreatite acuta; nei casi
restanti sono osservabili, con pari incidenza, alterazio- Fig. XXlll.ll. Pancreatite acuta edematosa. Nelle scansioni ecotomo-
grafica (in alto) c TC (in basso) il pancreas appare aumentato di volu-
ni diffuse o focali. Nella pancreatite edematosa, il me, con aspetto rispettivamente ipoecogeno c ipodenso in rapporto
rìlievo più frequente è l'aumento di volume del pan- all'edema parenchimalc. Il dotto di Wirsung hri calibro normale. Non
creas accompagnato da diminuzione dell' ecogenicità sono apprezzabili raccolte fluide negli spazi peripancreatici.
540 Capitolo XXIii

24 ore l'area emorragica può apparire ·iperecogena;


successivamente diviene ipoecogena con struttura
complessa e aree liquide corpuscolate TÌel suo conte-
sto. Cecografia può consentire il riconoscimento di
possibili cause della pancreatite acuta (ad esempio,
litiasi biliare). Assume una certa importanza nei con-
trolli evolutivi.
La TC, analogamente all'ecografia, non evidenzia
alterazioni del pancreas in circa 1/3 dei casi. Grande
importanza, anche a fini di valutazione prognostica,
assume la scansione contrastografica (aree ischemi-
Fig. XXIU.JJ. Pancreatite acuta nccroticocmorragica. TC con scan.
chc'). Nella pancreatite edematosa (fig. XXIII.llB), sione contrastografica. La nccrosi estesa del parenchima pancreatico
il rilievo più tipico è l'ingrandimento diffuso del pan- del quale residuano solo piccole porzioni perfuse {p), ha dato
creas con diminuzione della densità parenchiinale e a1la formazione di una raccolta f1uida (asterisco) che si dirige verso
scarsa definizione dei contorni se è presente edema l'ilo della milza {M) ma non invade la retrocavità degli epiploon perla
resistenza del foglietto peritoneale.
peripancreatico. Queste forme vanno spesso incontro
a regressione totale. Nella pancreatite necroticoemor- allorquando la raccolta fluida, inizialmente localizzata
ragica (fig. XXUI.12), si osservano nelle prime 24-48 nello spazio pararenale anteriore, supera la batTiera
ore aree di diminuita densità parenchimale (edema e peritoneale coinvolgendo la retrocavità degli cpiploon
necrosi), fra le quali residuano zone di parenchima e successivamente la cavità peritoneale. Frequente è la
vascolarizzato assoggettate a valido c.e. Le aree emor- comparsa di pseudocisti, rotonde o ovalari, dotate di
ragiche presentano elevata densità alla scansioùe diret- capsula fibrosa ben definita, comunicanti con il siste-
ta. Le arce necrotiche possono andare successivamen- ma duttale, a contenuto liquido corpuscolato: queste
te incontro a colliquazione massiva. La TC consente lo possono essere ben visualizzate dall'indagine ecoto-
studio accurato dei tessuti peripancreatici, neLquali si mografica, ma per la loro precisa definizione topogra-
accumulano progressivamente raccolte fluide (fig. fica è sempre necessaria la re (fig. XXIII.l4). Si defj.
XXIIU3). la pancreatite si definisce «complicata» niscejlem.mone pancreatico la massa palpatoriamente
dura talora costituita dal pancreas e dai tessuti adia-
centi induriti per edema, flogosi e necrosi. Il flemmo-
ne assume alla re aspetto densiiometricamente etero-
geneo, con valori di attenuazione tendenzialmente ele-
vati, talora con presenza di bolle aeree nel suo conte-
sto, e può andare incontro a evoluzione in ascesso
(richiedente drenaggio chirurgico e toilette dei detriti
infetti!). In linea di principio, l'aspirazione TC-guida·
ta può considerarsi fondamentale per l'inc\iViduazione

Fig. XXIII.12. Pancreatite acuta necroticocmorragica. TC. La scan"


sionc diretta dell'addome (in alto) evidenzia l'aumento di volume del
pancreas nel cui contesto sono apprezzabili alcune arce a basso valore
di attenuazione. Dopo iniezione c.v. di MdC iodato (in basso) il c.e.
del parenchima pancreatico è molto disomogeneo per l'alternarsi di Fig. XXIIL14. Pseudocisti. La TC con scansione contrastografica con-
aree a normale perfusione (parcnchima vitale!) e ar"<e a perfusione sente di documentare i rapporti topografici nell'emiaddome sinistro dd·
scarsa o nulla (edema! necrosi!). Questa valutazione assume impor- la voluminosa lesione pseudocistica (asterisco) delimitata da una sotti·
tante significato a fini prognostici. le parete
__________________________________________________________________

precoce della sovrainfezione delle pseudocisti e delle aumentata dalla presenza di calcificazioni e calcoli (fig.
raccolte fluide. XXIII.l5).
Prognosticamente, le pancreatiti acute La TC (fig. XXIll.l6) dà conferma delle variazio-
zate da manifestazioni edematose semplici hanno ni voluinetriche del pancreas, che talora è completa-
decorso clinico favorevole e solo raramente vanno mente sostituito da tessuto adiposo, e della dilatazione
incontro a complicazioni; le pancreatiti con raccolte duttale; dimostra calcificazioni e calcoli con frequen-
nuide multiple e flemmone vanno incontro a za e numero maggiore di quanto non avvenga con l'e-
cazioni in circa 114 dei casi. Importante criterio pro- same diretto dell'addome; evidenzia pseudocisti anche
gnostico è dimostrazio?e eventuale d! di piccole dimensioni, la dilatazione duttale biliare, le
aree ischem1chc e necrotrche pancreahche nelle quah alterazioni delle strutture peripancreatichc. Notevole
non si ha alcun c.e. impegnO diagnostico è richiesto dai casi di pancreatite
cronica :evolventi in forma di ingrandimento focale,
per i quali spesso è dirimente solo la biopsia eco- o
12. Pancreatite cronica
La RM e la pancreatico-RM (scansione dinamica
Affezione verosimilmente del tutto indipendente dopo somministrazione di secretina!) possono eviden-
dalla precedente, si presenta con due diversi aspetti ziare alterazioni morfostrutturali della ghiandola e del
morfologici: pancreatite cronica calcifica, la più sistema duttale.
quente, che riconosce varie cause tra cui l'abuso di La PCRE è del tutto fondamentale per l'indivi-
alcool; pancreatite cronica ostruttiva causata da lesi duazione delle forme iniziali di pancreatite cronica,
a nelle quali il dotto di Wirsung può presentare solo
ni ostruenti il dotto pancreatico.

Lesame diretto dell'addome consente di dimo-
strare nel 30% dei casi la presenza di calcificazioni o
1-
calcoli multipli proiettantisi nella presunta sede del
l-
pancreas al davanti della colonna vertebrale
Ì-
za dì Ll-L2.
e I: ecografia dimostra talora la diminuzione di volu-
l-
me del pancreas per atrofia parenchimale (soprattutto
l-
in concomitanza con l'ostruzione e l' ectasia del dotto
1-
di Wirsung), meno comunemente l'aumento di volume. Fig. XXIII.16. Pancreatite cronica. In questa affezione la TC assume
,_ I:ecogenicità è aumentata in rapporto alla presenza di particolare· rllievo per la valutazione delle d'nnensioni del pancreas c
,_ fibrosi; la disomogeneità strutturale della ghiandola è dcll'ectasia del dotto di Wirsung (a sinistra) e per la dimostrazione di
minute calçificazioni parcnchimali c di calcoli duttali (a destra).
o

l-
le

Fig. XXIII.15. Pancreatite cronica litiasica. La scansione ecotomogra-


fica tmsversale evidenzia, nel contesto del pancreas marcatamente ipe-
111" rccogcno per la presenza di fenomeni involutivi parenchimali, l'ecta- Fig. XXIII.l7. Pancreatite cronica in fase iniziale. La PCRE consente
d· sia del dotto di Wirsung (freccia curva), all'interno del quale è apprez- di rilevare le più modeste alterazioni del sistema duttalc pancrcatico
:ti· zabile un calcolo (punta di freccia) con il caratteristico cono d'ombra conseguenti alla flogosi cronica, talora limitate ad alcuni dotti secon-
Posteriore (asterisco). F"' fegato. dari distorti c sede di piccole dilatazioni cistiche (punte di frecce).
542 Capitolo XXiJJ

··'·i

deste variazioni di calibro e le principali alterazioni si L'ecografia lo evidenzia (peraltro con sensibilità
apprezzano a carico dei dotti secondari, solitamente bassa quando nella
dilatati, tortuosi e in filtrati (fig. XXIII.l7). Nelle for- coda!) come formazione nodulare .sohda ipoecogena
me conclamate, invece, si evidenziano grossolane al- (fig. XXII1.18) accompagnata frequentemente da ecta-
terazioni del dotto principale che appare aumentato di sia del dotto di Wirsung a monte. l: indagine può
calibro e presenta difetti di riempimento multipli le- dimostrare l 'infiltrazione del coledoco, pressoché la
gati alia presenza di concrezioni calcaree endocanali- nonna nelle localizzazioni cefaliche, e dei vasi peri-
colari, sino a quadri di ostruzione completa di tipo sì- pancreatici (color-Doppler!). Andranno attentamente
milneoplastico; la dilatazione cistica dei dotti secon- ricercate metastasi linfonodali ed epatiche. La biopsia
dari si traduce nella formazione di raccolte multiple di ecoguidata della lesione assume importanza ai fini di
MdC. una corretta strategia terapeutica.
La TC assume ruolo determinante nella diagnosi,
nella stadiazione e nella valutazione della resecabilità
13. Tumori del pancreas esocrino dell'adenocarcinoma pancreatico (fig" XXIII.l9). Que-
sto ha valore di attenuazione pressoché uguale a quel-
Trattasi in più del 90% dei casi di adenocarcinomi lo del parenchima normale e presenta calcificazioni so-
originanti dall'epitelio dei dotti; di gran lunga meno lo raran1ente (2%): conseguentemente, la scansione di-
frequenti l'adenoma microcistico e l'adenoma macra- retta consente l'individuazione solo delle lesioni che
cistico; estremamente rari i carcinomi solidi e papilla- causano deformazione dei contorni del pancreas o di-
ri, il carcinoma pleiommfo «fulminante» (il quale dà latazione del dotto di Wirsung e del coledoco, La scan-
precocemente metastasi linfonodali retroperitoneali e sione contrastografica, la quale induce pressoché co-
viscerali diffuse), il tumore mucinoproducente endo- stantemente un c.e. tumorale inferiore a quello del pa-
duttale, i linfomi primitivi, le metastasi, renchima normale, è sempre necessaria non solo per
l: adenocarcinoma è un tumore di tipo scirroso, l'individuazione delle lesioni di piccole dimensioni, ma
con struttura omogenea, ad accrescimento infiltrante.
Nel60% dei casi è localizzato nella testa: il primo sin-
tomo osservato è quindi l'ittero ostruttivo. Nel 20%
dei casi interessa il pancreas in forma diffusa. All'atto
della prima diagnosi è strettamente confinato al pan- ·
creas nel 15% dei casi, sono presenti metastasi linfo-
nodali nel 20% dei casi, diffusione locale avanzata o
metastasi a distanza ne165% rimanente. È studiato in
prima istanza con ecografia e TC.

Fig. XXIII. l S. Carcinoma del pancreas. I; aspetto ecotomografico più Fig. XXIII.19-. Carcinoma del pancreas. TC. Casi diversi. In A la lesio-
comune è quello di una lesione focale"8. ecostruttura solida ipoecoge- ne cefalopancreatica (asterisco), individuabile in fase contrastografica
na (T) e margini mal definiti, spesso·sconfinantc oltre il profilo pan" per il suo c.e. inferiore rispetto al parcnchima circostante, contrae
crealico negli spazi rctroperitoneali. Cindagine consente di definire stretti rapporti con la vena mescntcrica superiore che ne risulta par-
con buona accuratezza i rapporti della massa con le struttnre vascola- zialmente infiltrata (punta di fh::ccia). In B la neoplasia della coda del
ri splancnichc, in particolare la vena splcnica (punte di freccia) e l'ar- pancreas (asterisco) sconfina posteriormente infiltrando l'arteria sple-
teria mescnterica superiore (!feccia). nica e la loggia surrenalica sinistra (s).
anche per la migliore caratterizzazione evolutiva delle fuori della via biliare. La diagnosi differenziale tra la
lesioni più grandi. Sono segni indiretti della presenza stenosi del coledoco terminale, lapapillite stenosante e
di tumore la dilatazione duttale a monte di una lesione la papillite sclerosante è posta mediante PCRE: nelle
focale, la comparsa di cisti ostruttive, di due ultime affezioni il canale papillare è allungato,
ni pancreatiche focali, di atrofia parenchimale. stretto in maniera alquanto irregolare, rigido; la dilata-
La RIVI ha elevata sensibilità nell 'individuazione di zione a monte è però modesta. Il dotto pancreatico
piccole lesioni, ipointense nelle sequenze (so- cipale dilatato a monte dell'ostruzione tumorale ha
prattutto dopo soppressione del segnale del grasso) e torni lisci o «a corona di rosario» (nelle pancreatiti
lievemente iperintense nelle sequenze Il si- niche i contorni sono caratteristicamente irregolari).
multaneo studio delle vie biliari, dei dotti pancreatici e La resecabilità del tumore è ritenuta non possibile
dei vasi pancreatico-RM! angio-RM!) se sono presenti metastasi, infiltrazioni di strutture
conferisce alla RM un ruolo di grande importanza. Il vascolari importanti, invasione degli organi contigui,
ruolo della diagnostica radioisotopica ascite. La TC è per lo più sufficiente per un giudizio
tigrafia, PET!) è stato ricordato nel paragrafo XXIII.S, attendibile, ma talora si rende necessaria la valutazio-
al quale si rimanda. ne analitica mediante angiografia (fig. XXIII.21).
La differenziazione tra adenocarcinoma e pancrea- In presenza di lesioni del tutto iniziali, la diagnosi
tite non è sempre agevole (pancreatite cronica indotta può essere resa possibile dalla PCRE. Sono segni
dalla presenza di tumore! masse focali puramente pan- temente indicativi di neÒplasia: la stenosi solitaria,
creatitiche!). Assume rilievo, in proposito, la dimostra- irregolare, con o senza dilatazione a monte, del dotto
zione di metastasi linfonodali ed epatiche, di Wirsung; l'occlusione brusca e completa; la stenosi
ne delle strutture contigue, di incarceramenti vasali (v. irregolare o l'occlusione brusca del coledoco (fig.
fig. V. l 3). Nel carcinoma pancreatico (fig. XXIII.20A) XXIIJ.22). Sono segni meno specifici: lo
l'interruzione del coledoco è brusca, il profilo to, rarefazione, frammentazione, distruzione cistica
naie irregolare, gli stiramenti e le distorsioni marcate; dei rami confluenti e dei duttuli pancreatici, la raccol-
la dilalazione a monte è vistosa e spesso si estende ta di MdC in lacune multiple irregolari postnecrotiche.
che alla colecisti (segno di Courvoisier). La PCRE possibili prelievi citologici «mirati» a
creati te cronica (fig. XXIII.20B) il coledoco è livello della papilla e ali 'interno del dotto pancreatico
mente ristretto in tutto il suo tratto retrocefalico, talora principale.
in maniera regolarmente ondulata; il tratto distale è sti-
rato e distorto; sono presenti immagini calcifiche al di l:tulenoma microcistico, benigno, è per lo più costitui-
to da numerose piccole cisti stipate o da una massa cistica
multiloculata a pareti e setti sottili. Talora presenta calcifi-
cazioni irregolari, stellate o «a sole radiante». Ecografica-
mente assume l'aspetto di una massa solida ipoecogena

Fig. XXUI.20, Stenosi neoplastica e puncreatica del coledoco. CPRE.


In Ail coledoco è stenosato e irregolarmente distorto (frecce) per infil-
trazione secondaria da parte di un carcinoma della testa del pancreas Fig. XXIII.21. Carcinoma del pancreas. L arteriografia selettiva del
che determina l'amputazione brusca del dotto di Wirsung (punta di tripode celiaco evidenzia l'infiltrazione neoplastica del tratto prossi·
freccia). In B la stenosi, indotta da una pancrcatitc cronica con vistose male dell'arteria gastroduodenale (punta di freccia). Questo rilievo
calcificazioni (C), interessa in maniera uniforme lutto il tratto relroce· isolato, espressivo di stretta localizzazione al processo uneinato della
falico del coledoco, i cui contorni sono assolutamente regolari (punte lesione neoplastica, è elemento importante ai fi11i del giu4izio positi-
di freccia). vo di operabilità.
544 Capitolo XXJJJ

sono ;!quanto rari. Ne vengono usualmente ricono.


sciuti 5 tipi principali: insulinoma; gastrinoma; gluca.
gonoma; VIPoma (responsabile della sindrome di
Verner-Morrison: diarrea acquosa con ipopotassiemia
e acloridria); somatostatinoma. I tumori fimziona/.
mente attivi (85%) vengono sospettati per la presenza
di una sindrome da iperincrezione /la quale talora si
presenta in forma mista) e sono per lo più diagnosti-
cati quando ancora di piccole dimensioni. Sono spes-
so multipli (gastrinomi!), ma hanno nel complesso
prognosi più favorevole dell'adenocarcinoma. I tumo-
ri fimzionalmente quiescenti, viceversa, raggiungono
Fig. XXIII.22. Carcinoma del pancreas.La lesione tumorale è stata spesso grandi dimensioni.
colta in fase iniziale grazie alla dimostrazione resa possibile dalla Si ricorre allo studio «per immagini» per confer-
PCRE della stcnosi distrettuale anulare del dotto di Wirsung (punta di
freccia).
mare la presenza dell'apudoma, localizzar/o e· valu-
tarne la diffusione, nonché in fase di follow-up. Una
(meno comunemente iperecogena), talora con aree liquide certa percentuale di casi clinic_amente positivi per ipe-
all'interii.o. La ricca vascolarizzazione della componente rincrezione ormonale resta iuttavia priva di dimostra-
stromale:ne induce, alla TC, un marcato c.e. Si pone, in ogni zione diretta di tumore o perché questo è molto picco-
caso, la necessità di differenziazione dallinfangioma, dal- lo, o perché ectopica in sede gastroduodenodigiunale
l'emangiopericitoma (v. fig. XX.49) e daJle cisti multiple
congenite.
e all'ilo splenico, o infine perché la sindrome è pro-
Cadenoma macrocistico, anch'esso benigno ma dotato dotta da un'iperplasia semplice.
di malignità potenziale, per lo più situato nel corpO o nella L'ecografia transcutanea consente solo talvolta di
coda, è costituito da cisti di 2 cm o più di diametro, uni- o individuare il tumore sotto forma di formazione nodu-
multiloculate, a pareti spesse, nelle quali possono aggettare lare ipoecogena a margini netti. Sensibilità più elevata
vegetazioni solide. Talora presenta calcificazioni hanno l'ecografia perendoscopica (transgastrica o tran-
che periferiche settali. Ecografia eTC potranno sduodenale) o intraoperatoria. Indagine elettiva di stu-
ne la tipica struttura mista (fig. XXIII.23), ma talora non è dio è la TC, la quale si dimostra abbastanza sensibile
semplice la differenziazione dalla pseudocisti panCreatitica nell'individuazione dei piccoli tumorifimzionalmente
e dall'adenocarcinoma nccrotico. · attivi, i quali, per la ricca vascolarizzazione, sono ca-
ratteristicamente dotati di c.e. intenso (fig. XXIII.24).
La R\\1 può essere una valida alternativa alla TC.
14. Thmori del pancreas endocrino La diagnostica radioisotopica con traccianti
recettoriali C11 ln-pentetreotide! 113 1-VIP!) assume
I tumori neuroendocrini del pancreas, o apudomi,

Fig. XXIII.23, Adenoma macrocistico. Alla TC questa forma tumora-


lc (t) presenta caratteristiche analoghe a quelle di una pseudocisti o di Fig. XXIII.24. Insulinoma del pancreas. TC in fase vascolare. La pie·
un adenocarcinoma con grossa componente nccrotica centrale, affe- cola lesione rotondcggiante (freccia), debordante dal margine anterio·
zioni dalle quali appare difficilmente differenziabile rendendo presso- re del pancreas, va caratteristicamente incontro a c.e. precoce e intcn·
chè indispensabile il ricorso a!la biopsia TC- o ecoguidata con ago sot- so, al contrario delle neoplasie del pancreas esocrino che tipicamente
tile. presentano c.c. inferiore a quello del parenehima circostante.
545
II

J. ande rilievo per la diagnosi e la stadiazione, soprat- li vasi arteriosi pancreatici, seguita da prelievi ematici
,. grtto nello studio dell'insulinoma e del gastrinoma nella vena sovraepatica destra.
I tumori fimzionalmente quiescenti di maggiori
di ){XIII.25). Nei casi non operabili, come è noto, il
ia ontrollo dei sintomi sistemici legati alla iperprodu- dimensioni potranno spesso èssere differenziati dall;aA
cione di ormoni e sostanze similormonali, ed entro denocarcinoma per la presenza di calcificazioni (20%
'· zerti limiti anche il controllo della progressione neo- dei casi), per l'assenza nel loro contesto di aree dege·
"
SÌ .. clastica, può essere ottenuto mediante terapia con
pomatostatina o suoi analoghi con lunga emivita pla-
nerativonecrotiche data la ricca vascolarizzazione, per
il rispetto delle strutture arteriose (ma non venose!).

S· :matica (octreotide; lanreotide). La scintigrafia con
;o IIIJn-pentetreotide, dimostrando la presenza o l'assen-
,. za di receuori per la somatostatina, può guidare nella
IO · strategia terapeutica più opportuna per il singolo
·'paziente.
l"· : L'angiografia, utilizzata nei casi di dubbio persi-
li· . stente, potrà evidenziare la lesione per il marcato effetA
to parenchimografico e la caratteristica dislocazione
"e- dell'arteria afferente «a coppa di n cate-
a- -: terismo sclettivo venoso dell'asse spienoportaie con
O· ematici «mirati» raggiunge accuratezza dia-
Fig. XXIII.25. Gastrinoma. Scintigrafia con lll In-pentetrcotide.'Jn
le _gnostica vicina al 100%, soprattutto negli insulinomi, corrispondenza del corpo del pancreas 1: apprezzabile un
O· :consentendo di localizzare la sede dell'iperincrezione lo focale del radiofarmaco indicativo della presenza di lesione neu-
ormonale. Per la localizzazione dei gastrinomi si riveA roendocrina ad alta densità recettoriale specifica. Un accumulo fisio-
di la efficace l'iniezione diretta di secretina nei principaA logico del radio farmaco è osservabilc nei reni e nella milza (m).

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CAPITOLO XXIV

MILZA
GIORGIO CITTADINI E LORENZO DERCHI

Lo studio «per immagini» ha quali indicazioni una certa libertà di movimento alla milza che, quando que-
principali: sta è eccessiva (milza migrante), può essere confusa con
_ Ja determinazione del volume splenico; una massa tumorale addominale o con una cisti ovarica. Nel
contempo crea il rischio di torsione con necessità di sple-
la definizione nosografica delle splenomegalie, nectomia d'urgenza.
associate o meno a ipersplenismo; La milza si forma per coalescenza di gemme multiple,
J'individuazione di lesioni a focolaio; alcune delle quali, in casi non rari, persistono indipendenti
il riconoscimento della rottura della milza. nelle sedi più disparate (l'ilo splenico, il legamento spleno-
Sono tecniche fondamentali, in proposito, l'eco- colico, il grande amento, il mesentere, la regione presacra-
grafia e la TC (la RMha molo a tutt'oggi limitato), ma le, gli annessi uterini, la cavità scrotale), costituendo le
cosiddette milze ttccessorie. Incisure residue più o meno
in situazioni definite recano importanti informazioni profonde sono presenti nel l 0% dei casi e si localizzano
l'esame diretto dell'addome e la scintigrafia. soprattutto in sede parailare (80%).
{;angiografia assume importanza in alcuni casi di La presenza di piccole milze multiple (polisplenia) e
infarto e rottura della milza. l'assenza della milza sono generalmente parte
integrante di malformazioni complesse (situs viscerum
La milza è situata all'interno della cavità peritoneale inversus, malformazioni cardiache e dei grossi vasi).
subito al di sotto dell' emidiaframma sinistro, in sede poste-
rolaterale, completamente al di sotto della gabbia costale. In
condizioni normali non è palpabile; lo diventa quando
almeno raddoppiata di volume. Il suo peso nell'adulto ascii-
latra 100 c 200 g.
I suoi rapporti di maggiore interesse sono:
superiormente e lateralmente con l'emidiaframma, al
quale è connessa dal legamento splenodiaframmatico, e
con la gabbia costale che la protegge da traumi diretti;
anteriormente e medialmente con lo stomaco, al fondo
e al corpo del quale è connessa lungo la grande curva-
tura dal legamento gastrosplenico;
posteriormente e mediahnente con il rene sinistro, al
quale è connessa dal legamento splenorenale;
inferiormente con la flessura sinistra del colon, alla
quale è connessa dal legamento splenocolico.
L'ilo della milza, attraversato da arteria e vena splenica
c da linfatici, è situato medialmente ed è spesso in stretto
rapporto con la coda del pancreas. l legamenti, inseriti sal-
damente sulla capsula che avvolge strettamente la milza,
sono riflessioni peritoneali; a eccezione del legamento
gastrosplenico, sono relativamente avascolari, ma nel loro Fig. XXIV.I,Volumetria splenica secondo i! metodo di Whitley. W=
contesto si sviluppano importanti circoli collaterali in caso diametro trasversale; L= diametro longitudinale. Lungo il contorno
di interruzione del flusso arterioso o venosa splenico. sinistro dei corpi vertebrali sono visibili alcuni linfonodi opacizzati a
Callungamento del peduncolo vasale splenico consente seguito di pregressa linfografia.
548

l. Esame diretto 2. Ecografia


Può dare diretta dimostrazione della milza, soprat- Ha quali indicazioni principali: l'analisi volumetri-
tutto se ingrandita, consentendo la determinazione ap- ca_e strutturale nelle splenomegalie; la ricerca e carat-
prossimativa dei suoi diametri (fig. XXIV. l). Può con- terizzazione di lesioni a focolaio; la ricerca di emato-
sentire l'individuazione di calcificazioni dalla morfo- mi e pseudocisti
logia caratteristica. Assume una certa importanza nel
riconoscimento della rottura immediata massiva della Viene eseguita, con paziente in decubito obliquo ante-
milza. rio're sinistro o laterale destro, mediante scansioni longitu-
dinali e tmsversali oblique dcll'ipocondrio e del fianco sini-
Calcificazioni nodulari, rotondcggianti, isolate o rag- stro, per via sottocostale o attraverso gli ultimi spazi inter-
gruppate, in numero contenuto, sono per lo più flebo/ili. costali. Può essere utile il riempimento dello stomaco con
Calcificazioni a cerchio più o meno completo si hanno nelle acqua.
cisti da echinococco (la milza è interessata· in non più del
2% dei pazienti affetti da echinococcosi) e nelle pseudoci- La milza ha ecostruttura solida omogenea di tipo
sti. Anche gli aneurismi dell'arteria splenica o di un suo parenchimatoso con echi di intensità simile a quelli
ramo intrasplenico possono dare immagint simili, in gcner_e del fegat9 (fig. XXIV.3). I margini presentano talora
più piccole, il cui riconoscimento eziologico è agevolato se indentazi oni e setti, soprattutto sul versante diafram-
associate a calcificazione «a binario tortuoso» di un seg- matico, Jobulazioni sul versante viscerale.
mento arterioso (fig. XXIV2). Gli infarti splenici danno
immagini calcifichc triangolari o puntiformi rispettivamen- I diametri splenici sono misurabili con una certa preci-
te se l'occlusione interessa un ramo centrale o periferico. sione: ciò rende possibili determinazioni volumetriche
Gli ascessi, come glì ematomi, calcificano a chiazze irrego- attendibili. Usualmente si misurano il diametro longitudina-
lari. Nelle infiammazioni capsulari e perispleniche la milza le (scansi ani oblique intercostali!) e il diametro ilo-capsula-
è come circondata da un guscio calcareo (milza@ mantel- re (teso dall'ilo della milza fino all'apice della grande cur-
lo chiarm>). La tubercolosi miliarica lascia piccole calcifi- vatura splenica). I loro valori sono considerati normali se::;
cazioni granulari, diffuse a gran parte della milza, spesso 11 cm e S 5 cm rispettivamente.
associate a calcificazioni nei linfonodi regionali. Nellaside-
rosi, nella malaria, in alcune reticoloendoteliopatie, lo sti-
pamento dei noduli ca\cifici può essere tale da generare un
tipico aspetto di milza «eburnea».

Fig. XXIV.3. Ecografitl


splcnica. Nelle scansioni
longitudittali la milza (M)
ha morfologia triangolare;
l'ecostruttura dell'organo è
solida omogenea. In A sono
visualizzati i vasi ilari (free·
ce); in B sono dimostrati i
rapporti tra faccia inferiore
della milza e rene sinistro
(R); in C è ben riconoscibi-
Fig. XXIV.2. Calcificazione dell'arteria splenica. Esame diretto radio- le una piccola milza acces-
grafico. La milza (M) è marcatamcnte aumentata di dimensioni; l'a. soria (punte di freccia) in
splenica (frecce), direttamente visibile per la calcificazione parietale, stretto rapporto con il polo
assume un caratteristico aspetto ((i\ pista da rally)). inferiore dell'organo.
3,TC per il diverso flusso attraverso i suoi vari comparti-
menti (di ciò si terrà debito conto nella valutazione
Ha indicazioni pressoché sovrapponibili all'eco- delle lesioni focali o diffuse!). L'arteria splenica,
grafia risp_etto alla_ quale_ o!fre il_ va_ntaggio di una molto tortuosa, è visibile solo parzialmente nel singo-
mirrliore dnnostraz1one di dnnenswm, forma e sede lo strato; la vena splenica ha decorso più rettilineo e
della milza, dei rapporti con le strutture circostanti, parallelo al margine posteriore della coda del pan-
delle lesioni traumatiche. creas.
e-
Èrealizzata in forma panoramica visualizzando simul- Un metodo affidabile per il calcolo del volume spleni-
u-
taneamente gli organi dell'addome superiore, con acquisi- co mediante TC è stato proposto da Simonetti e Passariello
li-
zione di strati contigui di 7-10 mm di spessore. La sommi- (1982). Si eseguono scansioni seriate distanziate di 1,5 cm
on nistrazione e.v. di MdC uroangiografico è pressoché indi- dal margine superiore al polo inferiore della milza e si
spensabile nello studio delle lesioni focali e traumatiche. determina così l'altezza effettiva dell'organo; l'area in cia-
scuna delle sezioni è ricavata con semplice metodo geome-
Aspetto e rapporti della milza variano a seconda trico. Il prodotto dell'altezza per l'arca media fornisce il
lO
del livello della sezione (fig. XXIV4). La forma è tipi- volume splenico (circa 200 cm\ con variazioni legate alla
Ili costituzione individuale e al sesso).
camente «a semiluna» a disposizione obliqua, all'e-
"'11· stremo mediale della quale progressivamente si affian-
ca il polo superiore del rene sinistro. Anteriormente è
individuabilc lo stomaco negli strati prossimali, la 4.RM
coda del pancreas in quelli distali. Punto di repere
he importante è il pilastro sinistro del diaframma che Offre il vantaggio, rispetto alla TC, di una miglio-
la· abbraccia medialmente e posteriormente l'estremo re dimostrazione dci rapporti della milza con l'emi-
la- medialc della milza. La densità è uguale o di poco diaframma sinistro e con il rene (fig. XXIV5). È
u- inferiore a quella del fegato. In fase contrastografica molto efficiente nell'individuazione precoce di emato-
::>
precoce l' opacizzazione ·della milza è disomogenea mi e dell'accumulo di ferro. In raffronto al parenchi-
ma epatico, la milza ha segnale ipo- e iperintenso
rispettivamente nelle sequenze TI- e T2-pesate, vero-
similmente in ragione dell'elevato contenuto di acqua
libera.

5. Diagnostica radioisotopica
Nella scintigrafia cosiddetta «funzionale}) si iniet-
tano e. v. globuli rossi marcati con 9911\Tc e riscaldati per

fitl
llli
MI
,,
,re;

'eo·"" Fig. XXI\:4. TC della milza con scansionc contrastografica. In A, la


sezione passante per il polo superiore dell'organo (asterisco) eviden-
ti i zia i rapporti della sua faccia antcromediale con lo st-omaco. In B e C
o;e sono documentati i rapporti tra milza e rene sinistro (R), entrambi
tm ((abbracciati)) posteriormente dalla linea di sezione dell'emidiafram-
bi- ma; la vena splcnica (freccia curva) è delineata dal MdC iodato nel suo Fig. XXIV.S. RM dell'addome superiore. Nella sequenza SE Tl·pesa-
es- decorso posteriormente al corpo del pancreas (nel cui contesto è ben ta con scansione coronale la milza (m) presenta un'intensità di segna-
io il dotto di Win;ung), In D sono delineate alcune strutture vasa- le inferiore rispetto al fegato (f). L'approccio coronale consente llfl
olo li dell'ilo splenico (nel contesto del quale si insinua la coda del pan· valido studio dci rapporti della milza con l'emidiaframma (d), il rene
l') sinistro c il surrcne (s). Asterischi== colon discendente.
.i. ·. . j
a
20' 50°C: le della membrana che cense-
' ll:
guono al riscaldamento li rendono riconoscibili e cat-
turabili dalla milza (fig. XXIV.6). Lindagine assume
un ruolo importante nella valutazione degli iperspleni-
smi.
Per la ricerca di milze accessorie e della splenosi e
per lo studio delle lesioni focali è utilizzato il
solfuro colloidale che è captato elettivamente dalle
cellule reticoloendoteliali epatiche (85%), spleniche
(IO%) e midollari (5%).

Fig. XXIV.7. Sindrome da ipersplenismo in paziente di l l anni affet-


6. Angiografia ta da def1cit di piruvatochmasi. superselcttiva dell'a
splenica (a sinistra) evidenzia il marcato aumento dimensionale
milza e la d1stribuzionc armonica dei rami arteriosi fino alla periferia
L arteriografia selettiva del tripode celiaco e dcll 'organo. Dopo imczione di matenale embolizzante (a destra) si ha
superselettiva dell'arteria splenica assumono impor- dcartcrializzazionc della porzione periferica del parcnchima.
tanza diagnostica in alcune situazioni specifiche, ad
esempio nello studio della milza migrante e del tronco rendere conto di quanto della sintomatologia clinica è
splenoportale (fase di ritorno venoso!). Mediante ad esse dovuto.
guida a11eriografica è praticata l'embolizzazione della
milza negli ipersplenismi (fig. XXIV.?). La spleno- La milza ingrandita produce inizialmente un'impronta,
meglio percepibile in stazione eretta, sul tratto medio della
portografia transparietale, realizzata mediante puntu- grande curvatura gastrica; successivamente, con l'ulteriore
ra diretta della milza, trova modernamente indicazioni aumento delle dimensioni, sposta lo stomaco mcdialmente
piuttosto rare nello studio del sistema portale. e anteriormente, la flessura sinistra in basso e posterior-
mente, il rene sinistro in basso; infine, anche l'angolo di
Sono riconoscibili due varianti fondamentali di archi- Treitz è dislocato in basso.
tettonica arteriosa: il tipo distribuito, con arteria splenica
breve e numerose piccole branche originanti dal tronco e
penetranti in forma «distribuita» nella faccia mediate della
milza; il tipo compatto, con arteria splenica lunga che dà
origine a poche branche all'altezza dell'ilo che penetrano
nella faccia mediale della milza.

7. Dislocazioni splenogene
Il riconoscimento di un ingrandimento della milza
(fig. XXIV8) rende spesso necessario lo studio delle
dislocazioni indotte sugli organi adiacenti, anche per

Fig. XXIV.6. La scintigrafia


splenica dopo iniezione c.v. di
globuli rossi marcati con
99mrc e denaturati con il ri-
scaldamento consente di evi-
denziare, in questo paziente
splenectomizzato 2 mesi pri- Fig. XXIV.8. Milza migrante. TC spiroidca con scansionc contrasto-
ma per rottura traumatica del- grafica trasversale (A) e ricostruzioni sagittali (B), coronali (C) e obli-
lamilz.a, l'attecchimento e l'o- que (D). La milza, vistosamente aumentata di volume, è situata
peratività emocateretica di al- alquanto inferiormente rispetto alla norma a causa della abnorme !un·
cuni frammenti di autotra- ghezza e lassità del suo peduncolo vasale. In sede subcapsulare è
pianto splenico nel grande apprezzabile un'area a scarso c.e. di morfologia cuneiforme di natura
amento. infartuale.
Le dislocazioni splenogene sono per lo più ben Fig. XXIV.9. Linfoma in
dimostrate dalla TC e dalla RM. paziente affetto da AIDS. La
scansione ecografica longitu-
dinale della milza, alqnanto
anmentata di dimensioni, evi-
8. Splenomegalie denzia la presenza di molte-
plici piccoli noduli linfoma"
Con il termine «ipersplenismo» si fa riferimento a una tosi a struttura solida ipocco-
'tuazione clinica caratterizzata da: splenomegalia; riduzio" gena.
dei _normali figurati .de1 sa_ngue; iper- irregolarità proporzionate al grado di fibrosclerosi.
ce!lularità nel m1dollo osseo de1 precurson degli stessi ele- Analogamente, la TC consente di effettuare una valu-
111enti. Il quadro risolve dopo splenectomia. In alcuni tipi di tazione del parenchima splenico in base a differenze
la mi!za diviene i? risposta a t_ma dei valori locali di attenuazione.
:t- sovrarich1esta funzwnale (anem1e emoht1che congemte;
a. anemie emolitiche acquisite autoimmuni; etc.); in altri, la
Nelle splenomegalie congestizie (cirrosi epatica,
la milza, ingrandita primariamente per motivi infiammatori, trombosi splenoportale, insufficienza cardiaca destra)
·ia congestizi, tesaurismosici, infiltrativi, diviene iperfunzio- vige il criterio angiografico: milza grossa e arteria pic-
cola nelle forme acute con rete arteriosa periferica spro-
"' nante solo successivamente.
porzionata in difetto rispetto alle dimensioni della mil-
Il riconoscimento di una situazione clinici di iper- za; milza grossa e arteria grossa nelle forme croniche,
splenismo impone una serie di atti diagnostici più o con rete arteriosa periferica annonicamente ipertrofica
meno complessi, miranti a tm inquadramento nosogra- su tutto l'ambito (fig. XXIV lO). All'ecografia la strut-
:a, fico il più possibile preciso. Lo studio «per immagini» tura.del parenchima splenico è generalmente normoe-
ila si inserisce nell'iter diagnostico, con una certa signifi- cogena; le tecniche Doppler consentono la valutazione
•re catività, non solo per la caratterizzazione quantitativa deli 'ipertensione portale eventualmente associata. Alla
1te TC risalta l'ectasia della vena splenica e delle sue pri-
)f-
della splenomegalia ma anche per il possibile ricono-
di scimento della causa che ne è alla base. me confluenti; possono rilevarsi anche dilatazioni aneu-
eecografia e la re offrono la possibilità di deter- rismatiche dell'arteria splenica (soprattutto nei casi nei
minare agevolmente dimensioni e volume della milza quali è presente ipertensione portale).
e di valutarne la struttura. La diagnostica radioisoto-
pica consente valutazioni molto importanti sia sui
fenomeni di sequestro nella milza di globuli rossi alte-
rati, sia sulla vita media in circolo di globuli rossi e
piastrine. Modernamente, l'arteriografia splenica
viene utilizzata per lo più con finalità terapeutiche,
offrendo con la tecnica dell'embolizzazione la possi-
bilità di controllare l'ipersplenismo (splenectomia
angiografica!).
Nelle splenomegalie infiltrative (!infami, leuce-
mie, istiocitosi X, mononucleosi infettiva, AIDS), l'c-
cotomografia evidenzia generalmente un'ecostruttura
molto omogenea con echi piccoli, stipati, di intensità
variabile nelle diverse forme; la componente focale è
per lo più bene identificabile sotto forma di aree nodo-
lari multiple ipoecogene (fig. XXIV9). La TC e la
RM presentano elevata sensibilità (90%) nell'indivi-
sto- duazione di lesioni focali di ridotte dimensioni (MdC
bli- e. v.!). Fig. XXIV.IO. Splenomogalia congestizia. Arteriografia del tripode
.mta Nelle splenomegalie infiammatorie croniche celiaco. Aumento di calibro del tripode (T) e dell'arteria splenica (S),
uo· che ha decorso spiccatamente tortuoso (nel suo contesto è apprezzabi-
d (malaria, sarcoidosi, tubercolosi, lue, artrite reumatoi- le una piccola dilatazione aneurismatica- freccia): la milza (M) è
tura l'ecotomografia evidenzia un'ecostruttura sple- notevolmente anmentata di dimensioni e ha vascolarizzazione armoni-
mca con echi più grossolani e intensi della norma, con ca. E= arteria epatica; F =fegato.
552 Capitoloxxwi;':\\1''.
·.:j·il
'
9. Infarto splenico Fig. XX!_V.12. spleni. ,, ,
c,o. Ali ln(!agme ecografica 1
1 ascesso l.ntraparcnchima]e
Complica spesso il decorso di una splenomegalia. (frecce), s_lluat? a ridosso
Clinicamente pone il problema della differenZiazione della facc1a d1aframmat"
dall'infarto renale sinistro. C approccio più rapido ed della milza e
efficiél)te è offerto dall'ecografia con color-Doppler e mente da l'er- ,i
samcnto plcunco rcattivo (V)
dalla TC con scansione contrastografica, che possono
dare diretta dimostrazione dell'area infartuale sotto for-
ma di area focale rispettivamente ipoecogena e.con c.e.
ha aspetto . rotondcggiante:
ccostn\ltura tpoecogena diso-
mogenca e margini irregolari.
lj·
assente, a margini sfumati e forma rotondeggiante o
triangolare con apice all'ilo splenico e base a livello ca- denso (che diviene iperdenso dopo iniezione e.v. di
psulare (fig. XXIV: Il). Talora, ma non sempre, è pos- fig. _XXIVI3) e rivela nel suo contesto la stra-
sibile la dimostrazione diretta dell'ostacolo alla cana- tificazione del contenuto con diverso valore di atte-
lizzazione dell'arteria o della vena splenica. Difficoltà nuazione UH); può, talora, individuare conte-
diagnostiche insorgono quando è avvenuta la colli nuto gassoso (presenza di anaerobi). Non è infì-equen-
zione del tessuto necrotizzato (aspetto cistico) o te, soprattutto nelle forme fungine, il riscontro di pic-
do sono presenti piccoli infarti multipli (lesioni coli ascessi multipli similmiliarici. L'ecografia e la TC
ple nodulari?). La diagnosi di certezza può essere possono guidare il posizionamento di un drenaggio
giunta talora solo mediante angiografia percutaneo nell'ascesso.
zione della trombosi vasale!).
In passato era frequente il ricorso alla diagnostica
radioisotopica: la scintigrafia renale può consentire 11. Lesioni focali
di affermare l'origine renale deli' evento acuto; la scin-
tigrafia splenica, in caso di negatività renale, è possi- Le lesioni focali (cisti, pseudocisti, tumori benigni
bile già dopo 24 ore. e maligni) sono rare nella milza. Sono di norma indi-
viduate con l'ecografia e soprattutto con la TC e la
RM.

La cisti più frequente è quella da echinococco. Estre·


Fig. XXIV.ll. Infarto splcni-
co. Scansione ecografica
mamente variabile quanto a dimensioni, talora gigante, csl-
obliqua della milza. Nel con- cifica a livello della parete con aspetto trabccolato, spesso a
testo del parcnchima Splenico doppio m·Ietto. Le cisti non parassitarie (cisti epidcrmoida-
(M) l'area infartuale (asteri- li), di origine congenita, sono molto rare: possono presenta·
sco) assume il caratteristico re echi interni, livelli fluidi, detriti e calcificazioni parietali.
aspetto di triangolo ipoecoge-
no con apice rivolto verso
l'ilo.
10. Ascesso splenico
Gli ascessi splenici sono molto rari e assòciati a
elevata mortalità (65%). La diagnosi è effettuata· prima
dell'intervento operatorio o dell'autopsia in meno
della metà dei casi.
All'esame diretto radiografico, soprattutto se
effettuato in stazione eretta, può dimostrarsi un vero e
proprio livello idroaereo intrasplenico con associata
ipomobilità diaframmatica sinistra e tenue versamento
pleurico. L'ecografia mostra la presenza di una lesio- Fig. XXIV.13. Ascesso splenico. TC in fase contrastografica precoce.
La lesione intraparcnchimale, ]oculata «a bisaccia)), localizzata in sede
ne focale intraparenchimale a ecostruttura mista cisti- periferica subcapsularc, assume l'aspetto di una duplice area ipodenoa
ca e solida (fig. XXIV.l2). La TC dimostra il classico (asterischi), priva di c.c., circondata da un cercine iperetnlco (punta di
aspetto di area ipodensa circotidata da un cercine freccia).
553

Fig. XXIV. l S. Angiomasplc-


nico. Scansione ecografica
Iongitudinale, La lesione
(punte di freccia), rotot)dcg-
giante, situata in proS'Simità
del polo inferiore della fuilza
te, (M), presenta l'usuale slt:uttu-
;o. ra omogeneamente e marca-
ri. fja. :XXJV,l4. Pseudocisti posi-traumatica della milza. TC con scan- tamentc ipcrecogena.
i;ne contrastografica. La voluminosa lesione inlrasplcnica, a contor-
di c contenuto omogeneo di densità acquosa, induce una evi- XXIV8), di lesioni focali multiple di dimensioni
a- dent; impronta arciforme sulla faccia posteriore dello stomaco riem- variabili (forme miliari e multinodulari), di massa sin-
e- pìto da MdC baritato. gola di grandi dimensioni. e aspetto è comunque aspe-
e- cifico: lesione ipoecogena'all 'ecografia, ipodensa alla
Le pseudocisti, originate da tomi o re, spesso con aree di necrosi, emorragia o fibrosi nel
n-
splenici, possono presentare calctf!Cazwm «a cerchw». suo contesto (fig. XXIV.l6). In linea generale, anche

Raramente visibili all'esame diretto radiografico, a meno
·c che non raggiungano dimensioni giganti o non presentino
alla RM è meglio individuabile dopo iniezione e. v. di
IO calcificazioni caratterizzanti (globalmente nel 10% dei MdC. La diagnosi è posta sulla base del coinvolgi-
casi), inducono sullo stomaco, la flessura sinistra del colon mento degli organi adiacenti o delle stazioni linfono-
eil rene sinistro, gli spostamenti tipici delle masse spleni- dali satelliti.
che. Sono facilmente individnabili con l'ecografia e la TC Le metastasi spleniche sono poco frequenti (con l' ec-
(fig. XX lV 14), ma in linea di massima non è possibile la cezione di quelle da melanoma- fig. XXIV 17). Assu-
differenziazione tra cisti propriamente dette e pseudocisti. mono per lo più aspetto di lesioni focali solide fig.
ni XXIV. 18); rare le forme cistiche e le calcificazioni.
li- I tumori benigni della milza sono rari. Trattasi per
la lo più di emangiomi (fig. XXIV15), con caratteristi-
che simili a quelle delle analoghe lesioni epatiche 12. Rottura della milza
(prevalenza delle forme cavernose, la cui rottura può
C· causare emorragie catastrofiche!) e di linfangiomi, che Può essere:
\]- assumono per lo più forma di cisti multiple a pareti secondaria a un trauma penetrante transtoracic.o o
sottili, meno comunemente forma capillare o caverno-
'"a- sa. Ancora più rari gli amartomi, singoli o multipli,
transaddominale, anche iatrogeno nel corso di in-
terventi operatori sul quadrante addominale
a- costituiti da commistioni anomale di elementi norma-
li. riore sinistro;
li del parenchima splenico, e gli pseudotumori infiam-
matori, costituiti da infiltrati polimorfi di cellule
infiammatorie, necrosi e fibrosi, i lipomi, ifihromb:o-
mi e i teratomi.
I tumori maligni (per lo più sarcomi a rapida evo-
luzione) appaiono all'ecografia e alla re come lesio-
ni nodulari rispettivamente ipoecogene e ipodense
disomogenee. Spesso presentano componenti liquide
interne, riferibili ad aree di necrosi colliquativa. La
RM ne evidenzia con precisione i rapporti con il dia-
framma e il rene. L'angiografia ne dimostra la caratte-
ristica ipervascolarità (angiosarcoma!).
I!linfoma è la lesione maligna più comune della
:e. milza. Raramente primitivo, l'interessamento splenico
d< è presente in quasi un terzo dei casi all'atto della Fig. XXIV.16. Linfoma splcnico. TC in fase contrastografica tardiva.
La lesione splenica si estrinseca, con evidente aspecificità, come arca
1oa prima diagnosi. Può manifestarsi in forma di ingrandi- tenuemente ipodensa appena differenziabile nel contesto del parenchì-
mento diffuso omogeneo (non differenziabile da altre
"' forme di splenomegalia infiltrativa - v. paragrafo
ma splenico (punte di freccia). È presente anche una piccola localiz-
zazione epatica (punta di freccia nera).
554 Capitolo XXIV

Fig. XXIV.l7. Metastasi - risalita e ipomobilità dell'emidiaframma sinisho


sp!eniche da melanoma. La . tenue versamento pleurico·"''
tal ora con assoctato
scansione ecotomografica - fratture costali a sinistra (in circa i125% dei c;si)·
longitudinale evidenzia nel
idropneumotorace
.. nei traumi penetranti transtora:
contesto della milza (M) due
grosse aree ipoecogene Cl Cl.
metastatiche a margini irre-
golari e parzialmente colli- Nei casi a evoluzione meno drammatica un contri-
quale (asterischi). buto diagnostico importante è arrecato dali' ecografia
- secondaria a un trauma non penetrante: questa e soprattutto dalla TC (fig. XXIV19). Rilievo impor-
tura avviene facilmente, nonostante l'azione pro- tante è la presenza di fluido libero peritoneale (perie-
tettiva esercitata dalla gabbia costale e dalla parete patico, perisplenico, nel cavo di Douglas) e di fluido
muscolare, con meccanismo indiretto di trazione intrasplenico in continuità con quello perisplenico
da parte dei legamenti intrinseci sulla capsula sple- una .. vantag-
nica saldamente aderente al parenchima, friabile e gwsamente rapida, e molto efficiente nell'mdividua-
ricco di sangue; zione del fluido libero peritoneale; la re è molto accu-
- spontanea: rottura patologica. rata nel ri1evare la lesione splenica.
re ed ecografia possono essere risolutive nell'in-
Nella rottura immediata massiva l'esame diretto dividuazione dei casi nei quali la raccolta ematica si
dell'addome, eseguito d'urgenza e opportunamente sviluppa al di sotto della capsula splenica, evento che
associato al radiogramma toracico, può mostrare porta frequentemente alla rottura tardiva dell'organo
segni sufficientemente indicativi: con spandimento emorragico improvviso in paziente
- velatura diffusa dell'addome con presenza di livel- con sintomatologia in via di normalizzazione (rottura
lo liquido in stazione eretta e scomparsa deli' om- in due tempi). Nell'«attica conservativa» della milza
bra dello psoas sinistro; modernamente affermatasi, l'ecografia svolge un
- ombra splenica ingrandita, a delimitazione sfuma- ruolo fondamentale consentendo ripetuti controlli nel
ta, ma indirettamente apprezzabile per lo sposta- follow-up a breve termine.
mento indotto sullo stomaco (medialmente), sulla In milze patologiche la rottura può avvenire spon-
flessura sinistra del colon e sul rene sinistro (in taneamente in assenza di traumi. Il quadro «per imma-
basso); gini>> non si discosta, nel complesso, da quelli prece-
- indentatura: vistosa lungo tutta la grande curvatura dentemente illustrati.
gastrica per estensione dell'edema e dell'emorra- Nei casi dubbi si potrà ricorrere alla arteriografia
gia nel contesto dellegainento gastrosplenico; superselettiva splenica.
- distensione gassosa più o meno significativa di an-
se intestinali (ileo adinamico);

Fig. XXIV.l9. Rottura post-traumatica della milza. re con scansionc


Fig. XXIV.I8. Metastasi splenica. re. La lesione (punta di freccia), contrastografìca. Quest'indagine assume rilievo per la dimostrazione
situata in corrispondenza dell'ilo splenico, ha margini irregolari, «diretta>> dell'estensione della rima di frattura (asterisco): nel caso in
aspetto irregolarmente rotondeggiante con aree di necrosi nel suo con- considerazione, il superamento della capsula (freccia) ha indotto l'im-
testo, e va incontro a c.e. disomogeneo e inferiore rispetto a quello del mediata comparsa di un vistoso emoperitoneo secondario (frecce
parenchima splcnico. curve).
CAPITOLO XXV

PERITONEO E MESENTERE
GIORGIO CITTADINI E GIUSEPPE CITTADINI
l;

Raccolte fluide, ascessi e tumori (per lo più Nella cavità peritoneale possono essere distinte tre
dari) costituiscono, con frequenza decrescente, i prin- sezioni comunicanti: lo scavo pelvico, l'addome superiore e
l· cipali tipi di patologia della cavità peritoneale; linfoa- la retrocavità degli epiploon. Lo scavo pelvico è la più decli-
l· denopatie (primitive o secondarie), flogosi propagate, ve e come tale punto di raccolta iniziale di fluidi ascitici o
emorragici. Posteriormente è costituito dal recesso di
ascessi e tumori quelli del mesentere. Queste patologie
Douglas, ai lati del quale sono disposte le fosse paravesci-
1· possono essere oggetto di dimostrazione diretta me- cali in diretta continuità con le docce parietocolìche.
si diante ecografia e re: quest'ultima offre il vantaggio r..: estensione verso l'alto delle raccolte fluide ha luogo pre-
le di una valida rappresentazione anatomica della cavità ferenzialmente lungo la doccia parietocolica destra (fig.
IO peritoneale e del mesentere (fig. XXV l), e rend&con- XXV.2).
te seguentemente possibile una precisa definizione dei r.: addome superiore è suddiviso dal mesocolon trasver-
ra rapporti topografici e dell'estensione del processo pa- so nei compartimenti sopra- e sottomesocolico. Nel suo ver·
tologico. L'esame diretto radiografico è riservato ad al- sante destro la riflessione del foglietto peritoncale anteriore
"m cune situazioni acute (peritonite, perforazione viscera- sull'emidiaframma e sul fegato genera lo spazio subfrenìco
el le, ascesso sottodiaframmatico ): il suo apporto è, co- destro c lo ,c,pazio subepatico. Le riflessioni del peritoneo
munque, limitato a rilievi di tipo indiretto. sulla faccia inferiore del fegato suddividono lo spazio sube-
n- patico in una parte anteriore e una posteriore, detta tasca di
Morison, separate tra di loro dali' origine del mesocolon tra"
a-
e- l. Peritoneo
'ia Alcuni richiami di anatomia radiologica «dinamica'>
della cavità peritonea]e (per questo termine si veda: Meyers
M.A., Dynamic Radiology of the Abdomen. Norma! and
Pathologic Anatomy, Springer-Verlag, New York, 1976)
sono necessari per comprendere le modalità di distribuzio-
ne delle raccolte fluide e di diffusione delle malattie intra-
peritoneali.

Fig. XXV.2. La distribuzione di una raccolta fluida originata nelle


docce mescntcriocoliche (M e M') segue vie preferenziali (frecce) e
interessa in successione cronologica spazi anatomici diversi: il reces-
Fig. XXV.l. TC addominale. Nel contesto del mesentere, ben deli- so di Douglas (D); le fosse paravescicali (P e P'); le docce parietoco-
neato nell'immagine presentata, sono apprezzabili la radice, che liche (C e C'); lo spazio subfrenico destro (SD); la tasca di Morison
piccoli vasi, e alcuni peduncoli, alla cui estremità distale (TM); la retrocavità degli epiploon (E); lo spazio subfrenico sinistro
sono come «sospese)) singole anse intestinali. (SS), separato da quello destro dal legamento falciforme.
556

sverso. Le raccolte fluide, risalendo dalle docce parietocoli-


che, occupano la tasca di Morison e poi si portano negli
spazi subfrenici. Lo spazio subfrenico sinistro, generato per
riflessione del foglietto peritoneale anteriore sull'emidia-
framrna sinistro, è separato dallo spazio subfreniCo destro
dallegamentQ falciforme ed è meno esteso posteriormente
a causa dell'inserzione più anteriore del legamento corona-
rio. Spazi subfrenici e spazio subepatico comunicano libe-
ramente tra di loro.
La retrocavità degli epiploon è situata dietro lo stoma-
co e comunica con la cavità peritoneale attraverso il forame
Ascite in su?clinica. La scansionc ecotomografica
di Winslow. Superiormente raggiunge il diaframma; infe- evJdenzm nella tasca d1 Monson, compresa tra fegato (F) e
riormente è delimitata dal mesocolon trasverso; lateralmen- destro (R), 1.ma falda liquida peritoneale di minima entità (freccia).
te, a destra è delimitata dalla riflessione del peritoneo sul
lobo caudato, a sinistra dai legamenti gastrosplenico e sple-
norenale. Anteriormente è delimitata dalla faccia posteriore eretta)./n presenza di ascite la delimitazione netta dei
dello stomaco, dal piccolo amento e dalla riflessione ante- muscoli psoas da parte del tessuto adiposo che li cir-
riore del grande amento; posteriormente dalla riflessione conda è conservata, a differenza di quanto avviene nel-
del peritoneo sul pancreas e sul surrene sinistro. la patologia dello spazio retroperitoneale. r ascite può
essere !oculata, generalmente per aderenze infiamma.
L'ascite in fase subclinica (800 mi o meno di liqui- tori e, neoplastiche o postoperatorie. L'ecografia può
do in cavità peritoneale) è facilmente individuata con guidare efficacemente il prelievo del liquido ascitico
l'ecografia e la TC. A paziente supino, in assenza di (paracentesi ecoguidata), riducendo il rischio di pWltu-
aderenze, il versamento ascitico si raccoglie nelle zo- ra accidentale di organi addominali durante il posizio-
ne più declivi: lo scavo pelvico e le docce parietocoli- namento de Il' agocannula o del trocar.
che (fig. XXV.3). Il volume più piccolo individuabile · Emorragia peritoneale può aversi dopo traumi
mediante ecotomografia è di circa 100 mi (fig. XXV.4). chiusi addominali con rottura del fegato o della milza,
Man mano che il volume aumenta, verranno occupati, dopo trattamento prolungato con anticoagulanti, in
come più sopra detto, la tasca di Morison e lo spazio caso di rottura di tumori (epatocarcinomi, angiomi,
subfrenico destro (600-800 mi), poi lo spazio subfre- angiosarcomi). Ecografia e TC sono fondamentali per
nico sinistro e l'intera cavità peritoneale (oltre 1000 l'individuazione della raccolta liquida e per la dimo-
mi). L'esame diretto dell'addome in decubito supino strazione della rottura viscerale (v. fig. XXIVI9). Le
può consentire l'individuaziOne di versamenti ascitici caratteristiche ecografiche e re possono) peraltro,
più cospicui (velatura diffusa dell'addome, separazio- solo suggerire la natura di una raccolta peritoneale: la
ne e «galleggiamentO>ì del gas contenuto nelle anse in- diagnosi differenziale (ematoma, ascite saccata, cisti,
testinali, aumento della radiopacità pelvi ca in stazione linfocele, neoplasie necrotiche) necessita di un'accu-
rata correlazione clinica e talvolta di una agoaspira-
zione eco- o TC-guidata (esame batteriologico e chi-
micofisico! apposizione di drenaggio percutaneo!).
Gli ascessi peritoneali sono per lo più postoperato-
ri. Se non trattati adeguatamente sono fonte significa·
ti va di mortalità (fino al30% quelli dell'addome supe·
riore). La precocità della diagnosi assume grande
importanza. r esame diretto può dimostrare la presen-
za di gas e liquido in sede atipica. V, ecografia consen-
te nella maggior parte dei casi la dimostrazione diret-
ta dell'ascesso sotto forma di raccolta localizzata con
Fig. XXV.3. Ascite. Scansione contrilstografica TC dc!lo scavo pelvi- ecostruttura di tipo liquido corpuscolato. Alla TC l'a-
co. Il versamento ascitico si raccoglie ncl!o scavo di Doug!as e nel!o scesso si presenta per lo più sotto forma di raccolta
spazio vescicouterino (asterischi). La presenza di fluido consente di
delineare, in tutto il suo contorno, l'utero (U), apparentemente liquida contenente o meno gas e circondata da lUla
«sospesO>> con l'ovaio sinistro (O) al centro del versamento, i lega- parete la quale caratteristicamente va incontro a c.e.
menti rotondi (frecce) e utcrosacrali. precoce e marcato. La scintigrafia con leucociti mar-
peritoneo e Mesentere 557

Fig. XXV.S. Ascesso sot-


todiaframmatico. Al di sot-
to dell'emidiaframma de-
ica stro, alquanto risalito, so-
me no apprezzabili vistosi li-
velJi idroacrei (frecce). ST
= fondo gastrico.
lei
ir- cali è indagine molto accurata nell'individuazione e dell'ovaio), si presentano per lo più sotto forma di
e/. delle raccolte ascessuali, ma la sua scarsa risoluzione neduli o placche di difficile individuazione con l'eco-
uò anatomica non consente quasi mai di precisare in grafia (fig. XXV7 A). Alla TC presentano densità si-
la· modo efficace i loro rapporti con le strutture e gli mile a quella dei tessuti molli e sono spesso circonda-
uò spazi coinvolti. ti da ascite: la loro individuazione è agevolata dali
co r.: ascesso sottodiaframmatico è sospettabile sulla traduzione di MdC radiopaco in cavità peritoneale (pe-
:u- base di un attento esame del radiogramma standard ritoneografia fig. XXV7B). Ecografia eTC hanno,
w

0· del torace quando sono apprezzabili (fig. XXV.5): nel complesso, sensibilità significativamente inferi o-
- livelli idroaerei sottodiaframmatici;
mi
- elevazione e ipomobilità dell'emidiaframma, che
ta,
appare ispessito, talora con movimenti respiratori
in
paradossi;
ni, Fig. XXV.6. La linea adi-
>et versamento pleurico infrapolmonare; posa properitonea!e.
IO· strie distelettasiche basali da compressione; Questa linea (punte di frec-
Le quando l'ascesso è a sinistra: aumento della cia) alquanto radiotraspa-
rentc, in condizioni norma-
ro, za tra il diaframma e la bolla gassosa gastrica (che li strettamente ravvicinata
la è spesso modicamente dislocata). alla parete del colon, ne è
;ti, più o meno vistosamente
Ecografia e TC si rendono comunque necessarie distanziata in presenza di
,.:u- per una precisa delimitazione topografica e per il con- liquido libero endoperito-
neale.
Ji- trollo evolutivo dopo terapia.
La peritonite acuta si presenta con un quadro
:o- radiologi co di ileo paralitico (v. fig. XX. 87). Possono
:a- osservarsi falde gassose in sede sottodiaframmatica
IO· se v'è perforazione intestinale. Più difficile il rilievo
de dell'eventuale versamento ascitico. In ogni caso è
:n· caratteristica l'obliterazione della linea adiposa pro-
:n- peritoncale (fig. XXV.6). La perito11ite tubercolare
et· non ha aspetti patognomonici che consentano di dif-
on ferenziarla da altre forme di peritonite cronica, ivi Fig. XXV.7. Mctastasi peritoncali. La scansione ecotomografica (A)
'a· compresa quella neoplastica: anse intestinali e consente di individuare, grazie alla presenza di versamento ascitico
lta mesentcre sono dislocati da raccolte ascitiche \ocula- associato, un nodulo metastatico di piccole dimensioni (freccia) sulla
na superficie di un peduncolo mesenterialc. La scansione TC (B) con
te e non liberamente mobili nell'addome. opacizzazionc simultanea delle anse intestinali (MdC baritato\) e
.e. I tumori del peritoneo, primitivi (mesotelioma) e della cavità peritoneale (MdC iodato!) conferma la presenza di masse
ll· secondari (carcinoma gastrico, del pancreas, del colon solide ((isolate)> metastatichc (frecce).
558 Capitolo XX!-'

re alla laparoscopia che visualizza direttamente tutta tive terapeutico e sulla


la superficie peritoneale. prognost. .lo «a manicott01)
Aspetto caratteristico presenta lo pseudomixoma. attorno a1 vasi mesentenc1 supenon e alle loro dira-
·Nelle forme secondarie (più frequenti di quelle primi- mazioni distali (fig. XXV9).
tive!) si ha accumulo di materiale gelatinoso in cavità Carcinoidi, tumori desmoidi e metastasi mesente-
peritoneale per rottura di cistoadenomi o cistoadeno- riche (soprattutto quelle da carcinoma del pancreas e
carcinomi mucinosi per lo più ovarici o appendicolari. della mammella) possono indurre intense reazioni
Cecografia consente di evidenziare la presenza di una desmoplastiche. Frequente è l'infiltrazione neoplasti-
struttura mista costituita da multiple cisti di piccole di- ca del grande omento (fig. XXV lO).
mensioni e sepimentazioni diffuse che sembrano «av- Le cisti mesenteriche si sviluppano fra le pagine
volgere!> i visceri addominali (fig. XXV:8). La TC di- del mesentere sotto forma di masse rotondeggianti, a
mostra, inoltre, l'indentatura del contorno laterale del margini netti e regolari, a estrinsecazione anteriore
fegato e la presenza di setti, calcifici nelle forme cro- mobili (salvo quando raggiungono dimensioni
niche, che dal margine epatico si portano verso la cue, nel qual caso si fissano e possono produrre ostru-
pcrficie laterale del peritoneo. zione intestinale). La parete della cisti può calcificare.
L ecografia dimostra con sicurezza il contenuto liqui-
do della lesione; la re ne definisce dimensioni e
2. Mesentere disposizione (fig. XXV.ll). La differenziazione da
cisti addominali di altra origine (cisti da duplicazione
Il mesentere è formato da una radice, costituita dagli enterica, mesoteliomi cistici, cisti ovariche, tumori
spazi connettivoadiposi che circondano i vasi mesenterici mesenchimali cistici) è generalmente impossibile
superiori, e da una serie di peduncoli formati dalla rifles- preoperatoriamente.
sione del foglietto peritoneale posteriore attorno alle anse Le raccolte jlemmonose e gli ascessi mesenterici,
digiunoileali, che vengono conseguentemente connesse alla che compaiono in corso di pancreatite, di malattia di
parete posteriore dell'addome. Può considerarsi un vero e Crohn, dopo traumi penetranti, dopo interventi opera-
proprio legamento sospensore. Contiene soprattutto grasso,
ma anche vasi sanguigni e linfatici, linfonodi. Con mecca- tori, si presentano spesso sotto forma di raccolte ben
nismo analogo sono formati il mesocolon trasverso e il
mesosigma.

Le linfoadenopatie mesenteriche linfomatose, di


norma non dimostrate dalla linfografia, possono esse-
re individuate mediante ecografia e re, con significa-

Fig. XXV.8. Pscudomixoma peritoneale in paziente affetta da cistoa-


dcnocarcinoma mucinoso dell'ovaio. Ecotomografia. La cavità peri-
toneale è totalmente occupata da una massa a ecostruttura mista che
ne riproduce fedelmente i contorni" t<avvolgendo» i singoli visceri
addominali. In A, un'ansa del tenue (T) è interamente circondata da Fig. XXV.9. Linfoadenopatie mesenteriche. TC con scansione contra-
tessuto neoplastico; in B, il lobo destro del fegato (F) appare distan- stografica. Il tessuto linfomatoso si sviluppa caratteristicamente ((a
ziato dalla parete addominale (P) e dal colon (C) per la presenza di manicotto1> attorno ai vasi mesenterici superiori e alle loro
tessuto tumoralc nel rcces>o epatodiaframmatico (freccia dritta) e zioni (punte di freccia). ao =aorta addominale. ve"' vena cava infe·
nella tasca di Morison (freccia curva). rio re.
feritoneu e Jvfesentere 559

.,
i- Fig. XXV.lt. Cisti La massa (Q, omogenea, a contor-
l· ni netti e regolari, di densità similematica (elevato contenuto protei-
Fig. XXV.! O. Infiltrazione ncoplastica del grande omento. TC con
e. co!), assume contatto parietale anteriormente e disloca lateralmente le
scansione contrastogrufica. Anteriormente al colon trasverso (ben
i- anse intestinali visualizzate dal MdC somministrato per os.
riconoscibile per l'austratura e il contenuto aereo e fecale) si eviden-
e zia, sul versante sinistro, l'ispessimento irregolare dei foglietti perito-
la nea!i che costituiscono il grande omento (asterischi). Il reperto è con- sentere inducendone l'ispessimento su base infiamma-
seguente all'interessamento infi!trativo secondario da parte di una
le
ncoplasia ovarica. Si osservi la presenza di piccole linfoadenopatic tra
toria e secondariamente all'ostruzione dei Enfatici.
ri aorta c vena cava inferiore. Jspessimenti mesenterici possono osservarsi dopo
le traumi addominali, in alcune condizioni patologiche
capsulate con o senza gas nel loro contesto. Vanno fa- propriamente vascolari (in particolare
:i, cilmente incontro a perforazione nell'intestino o a fi- ne e nella trombosi portale), quale sequela di processi
di stolizzazione cutanea. infiammatori (pancreatici e intestinali) e in forma
a- Pancreatiti necrotizzanti,pseudocisti pancreati- idiopatica (pannicolite mesenterica). La diagnosi dif-
'" che e ascessi possono diffondere lungo il mesocolon
inducendo perforazioni del colon e peritoni te. La ma-
ferenziale dei diversi tipi di ispessimento mcsenteriale
è molto difficile e quasi mai consente un preciso
lattia tfi Crohn coinvolge, nelle fasi avanzate, il me- chettamento nosografico.
CAPITOLO XXVI

SPAZIO RETROPERITONEALE
CARLO BARTOLOZZI E GIORGIO CITTADINI

1. Richiami anatomoclinici la fascia inter-renale e dalle fasce lateroconali, che circon-


dano le docce parietocolichc e si accollano lateralmente al
peritoneo pari eta le. Gli spazi perirenali (destro e
Il retroperitoneo è uno spazio anatomico compreso tra il
contengono i rel).i, i surreni, i vasi dell'ilo renale, la pelv1
eritoneo parietale posteriore e la fascia trasversale che renale e l'm·etere prossimale. Sono compresi tra le fasce
P.veste i muscoli psoas e quadrato dei lombL Superiormente
renali anteriore la prima oltrepassa la linea
dal diaframma, inferiormente vasi mediana posteriormente al pancreas unendosi alla controla-
lo separano convenzionalmente dagli spaz1 extrapentoneall terale (fascia inter-renalc); la seconda si inserisce, con una
pelvici. Nel suo contesto son.o organi (pancreas, certa variabilità, sul muscolo quadrato dei lombi. Nel com-
reni e surrcni, duodeno, faccJa postcnore del colon ascen- plesso lo spazio perirenale ha forma a tronco di cono
dente e discendente), vasi arteriosi, venosi e linfa ti ci, linfa- inferiormente. Gli spazi pararenali posteriori (destro e sml-
nodi nervi e plessi nervosi, immersi in un tessuto adiposo stro) non contengono organi e si continuano con il grasso
pii1 c.he nei properitoneale. Sono delimitati medialmente
mesi e nei legamenh pentoneah nonche nella facc1a poste- psoas e anteriormente dalla fascia renale postenore. S1
riore della parete addominale anterolaterale. aprono in basso nello spazio retroperitoneale inferiore. Lo
Lo spazio retroperitoneale è suddiviso _in spazio mediano perivasale è delimitato anteriormente dalla
li delimitati dalle fasce renali e lateroconah, de1 quah e fon- fascia inter-renale, posteriormente dalla fascia trasversale
damentale conoscere la disposizione spaziare per compren- che si interpone davanti al rachide. Lateralmente a esso si
dere le vie di diffusione preferenziale dei processi patologi- situano gli spazi perirena]l, mentre in-rap-
ci e quindi definirne l'origine e l'eventuale progressione porto di continuità conio spazio pelvico sottopentoneale.
(fig. XXVI. l). La frequente estensione dei processi patolo- Lo spazio retroperitoneale i1tjeriore o iliaco è situat? al di
gici dallo spazio retroperitoneale alla cavità peritoneale e sotto dello spazio perircnale ed è compreso tra pentoneo
viceversa mostra che queste regioni sono intimamente col- parietale e faccia anteromediale .del ileopsoas:
legate fra di loro tanto da costituire un amblente profonda- Costituisce la sede di confluenza tra gh spazt pararenah
mente articolato, quasi unico, da taluni Autori indicato con anteriore c posteriore e contiene il cieco e il discendente.
il termine di «spazio subperitoneale».
La TC rende possibile riconoscere nel vivente, con otti-
ma correlazione anatomica, le fasce renali anteriore e poste-
riore e le fasce Jateroconali, e conseguentemente i compar-
timenti da esse delimitati (fig. XXVI.2). Il foglietto perito-
neale e la fascia trasversale, viceversa, sono riconoscibili
solo se è presente liquido nello spazio retroperitoneale (v.
fig. XXIIL13). La capacità della TC di individuare i singo-
li compartimenti retmperitoneali rende ragione della sua
fondamentale importanza nella valutazione dello spazio
l'etroperitoneale e della sua patologia.
Lo spazio pararenale anteriore contiene il pancreas,
centralmente, la faccia posteriore del colon ascendente e
discendente rispettivamente a destra e a sinistra.
mente assume rapporto con la retrocavità degli ep1ploon, Fig. XXVI.l. Rappresentazione schcmatica dei compartimenti rctro-
con il mesocolon trasverso e con la radice mesenteriale; pcritoneali (v. testo). l == spazio perirenale; 2 "" spazio pararenale
inferiormente con lo spazio retroperitoneale inferiore; anteriore; 3 = spazio pararenale posteriore; 4 "'spazio med1m10 peri-
posteriormente è delimitato dalle fasce renali anteriori, dal- vaso/e
562 Capitolo XXVI

La patologia dello spazio retroperitoneale com-


prende una duplice componente: quella a partenza
dagli organi maggiori in esso contenuti, per la quale si
rimanda ai capitoli specifici; quella più propriamente
primitiva delle strutture che lo costituiscono, che verrà
qui discussa con particolare riferimento a:
raccolte fluide
fibrosi retroperitonealc
linfoadenopatie
tumori.
Lesperienza clinica ha dimostrato che molte
<(Jnasse» retroperitoneali (aspetto con il quale si pre-
l'ig. XXVI.2. Fasce e compartimenti anatomici retroperitoneali. TC
sentano molte entità patologiche) possono raggiunge- (dettaglio anatomico dcll'cmiaddome sinistro). La visualizzazione
re notevoli dimensioni prima di dare sintomi e diveni- della fascia renale anteriore (freccia corta), della fascia renale poste·
re apprezzabili alla semeiotica clinica. I.;approccio rio re (freccia lunga), e della fascia lateroconale (punte di freccia) con-
diagnostico, di conseguenza, è possibile pressoché sente di delimitare: lo spazio perirenale, nel quale è accolto il rene
sinistro (rs); 1o spazio pararenalc anteriore, situato al davanti della
unicamente «per immagini» attraverso l'uso di fascia renale anteriore e della fascia lateroconalc; lo spazio pararenale
rose tecniche e metodiche d'indagine. posteriore, delimitato dalla fascia renale posteriore c dalla fascia late-
roconalc anteriormente, dai piani muscolari posterionnente.
Medialmente allo spazio perirenale lo spazio vasnlc mediano accoglie
aorta, vena cava inferiore e vasi renali. S "' stomaco; t "' angolo di
2. Metodiche e tecniche di studio Treitz; c"' colon discendente.

La patologia dello spazio retroperitoneale è stata a


lungo una «entità virtuale» per la diagnostica per rendendone più agevole l'identificazione. La somministra-
immagini, individuata tardivamente e per lo più solo zione e.v. di MdC iodato è praticamente d'obbligo per lo
studio dei grossi vasi e per le preziose informazioni che for-
per la presenza di segni indiretti: spostamenti,
nisce in fase di diagnosi differenziale (c.e. dinamico!).
pressioni e infiltrazioni degli organi ivi contenuti.
diffusione di TC, RM e, in misura minore, deli' La Rl\1 offre interessanti possibilità grazie ali' otti-
grafia, ha consentito di evidenziare direttamente, in mo contrasto intrinseco presente tra le varie strutture
maniera accurata e riproducibile, il contenuto dello retroperitoneali e alla capacità di studio «diretto>>
spazio retroperitoneale e la sua patologia. secondo piani coronali e sagittali (fig. XXVIJ). PuO
La TC rappresenta l'indagine di prima istanza per essere impiegata come alternativa alla TC o come suo
la sua elevata risoluzione anatomica. L ottimo complemento per una migliore definizione delle lesio-
sto intrinseco tra la matrice tessutale connettivoadipo- ni. È tecnica ideale per la valutazione dell'estensione
sa e le strutture anatomiche in essa accolte consente di dei tumori retroperitoneali e dei rapporti con strutture
identificare lesioni anche molto piccole e di e organi vicini (si pensi alla possibilìtà di documenta-
ziare i vari processi patologici in base a criteri morfo- re contemporaneamente l'interessamento del canale
logici e densitometrici. È indagine d'elezione per l'in- midollare da parte di un neuroblastoma!). Si rivela
dividuazione di linfoadenomegalie retroperitoneali ed particolarmente utile in fase postoperatoria per diffe-
è spesso eseguita con procedura d'urgenza per il bilan- renziare il tessuto cicatriziale dalle recidive neoplasti-
cio di estensione di raccolte fluide (v. fig. XXIII.ll) che.
ed emorragiche (v. fig. XIX. l l). Lecografia non offre, nello studio dello spazio
retroperitoneale, la panoramicità propria di TC e RM
L'indagine è condotta secondo piani trasversali per tutta
ed è limitata tecnicamente dall'alta ecogenicità del
l'estensione dell'addome. l: acquisizione spiroidea volume-
trica con opportuno intervallo di ricostruzione delle imma- tessuto adiposo che disturba la visualizzazione delle
gini permette di elaborare sezioni multiplanari che facilita- strutture in esso accolte. Non evidenzia chiaramente le
no lo studio dei rapporti tra la patologia retroperitoneale e strutture fasciali e quindi non rende possibile ricono·
gli organi circostanti. La somministrazione di MdC per os scere i diversi compartimenti retroperitoneali. Ha per-
consente di opacizzare i vari segmenti del tubo digerente tanto indicazioni limitate allo studio della patologia
Spazio retroperitoneale 563

quente la necessità. La linfangiografia è metodica


insostituibile per lo studio delle alterazioni congenite
o acquisite della dinamica delle vie linfatiche retrope-
ritoneali.
Modernamente costituisce indagine obsoleta il
rctropneumoperitoneo, il quale in passato rivestiva
un ruolo del tutto fondamentale nello studio dello spa-
zio retroperitoneale.

3. Raccolte
Possono essere urinose,jlogistiche, emorragiche o
fig. X:X\'1.3, RM dell'addome con scansione coronale in sequenza linfatiche, autoctone o secondarie a processi patologi-
TI-pesata. !l favorevole contrasto generato dal tessuto adiposo con- ci di organi vicini.
sente di ottenere una buona delineazione delle strutture vasali e degli
organi accolti nello spazio retroperitoneale.
Le raccolte urinose interessano lo spazio perirenale e si
originante dal pancreas, dal rene e dai grossi vasi osservano in caso di rottura delle cavità pieliche su base
addominali, nei riguardi della quale si rende spesso traumatica, iatrogena, postoperatoria o in corso di colica
renale.
conclusiva a fini diagnostici. Le raccolte flogistiche sono secondarie a flogosi degli
L'urografia, l'esame per os dell'apparato dige- organi contenuti nei vari compartimenti o delle strutture
rente e il clisma a DC sono talora logico complemen- ossee. Pancreatiti e ulcere duodenali perforate interessano
to della TC laddove si sospetti la presenza di una lo spazio pararenale anteriore; ascessi muscolari e spondi-
logia primitiva urinaria o intestinale che coinvolga lodisciti gli spazi pararenale posteriore e mediano perivasa-
secondariamente lo spazio retroperitoneale, o si le; ascessi renali e pionefrosi lo spazio perirenale; tifliti e
da studiare le ripercussioni su tali apparati della pato- diverticoliti lo spazio iliaco.
logia primitiva di quest'ultimo. Le raccolte emorragiche si osservano dopo traumi, per
L'esame diretto dell'addome, eseguito in stazione rottUra di aneurismi aortici o iliaci (spazio mediano periva-
eretta e in decubito supino con proiezioni sagittali e sale e spazio iliaco), o dopo prolungata terapia anticoagu-
i- lante,
e laterali, può fornire indicazioni valide sul coinvolgi- Le raccolte linfatiche (linfoceli e cisti linfatiche) sono
)) mento delle strutture ossee del rachide dorsolombare per lo più conseguenza di ampie linfoadenectomie addomi-
o da parte di affezioni retroperitoneali. Inoltre l'attenta nopclviche e si osservano negli spazi iliaco e mediano peri-
valutazione del piofilo renale e del muscolo psoas, vasale.
)· normalmente delineati da una relativa ipertrasparenza
te adiposa, può far sospettare la presenza di lesioni Poiché anatomicamente vi è continuità fra gli spazi
re espansive, raccolte fluide o gassose (perforazioni). pararenale anteriore, pararenale posteriore e iliaco,
!· Il ricorso all'aortografia e ai cateterismi selettivi una raccolta originata in uno di tali spazi può
le trova modernamente indicazione non tanto a fini dia- sare gli altri. Inoltre, le raccolte dello spazio mediano
la gnostici quanto per la realizzazione di procedure inter- perivasale, come quelle dello spazio perirenale (sia
e- ventistiche (embolizzazione!). pure con minore frequenza!), possono diffondere nello
:i- Una certa importanza riveste la cavografia infe- spazio pararenale posteriore.
riore nella valutazione preoperatoria del coinvolgi- La TC consente agevolmente l'identificazione e la
io mento neoplastico della vena cava inferiore o per il valutazione dell'estensione della raccolta, la quale
M posizionamento di stent in caso di stenosi o compreS- induce aumento di densità del tessuto cellulare lasso
lei sione sintomatica (sindrome della vena cava inferiore). retroperitoneale fino a valori similacquosi o più (fig.
Ile La linfoadenografia rende possibile valutare con XXV1.4A e B). Nelle raccolte di vecchia data le fasce,
le accuratezza le alterazioni stmtturali dei linfonodi i setti e il peritoneo parietale posteriore tendono a
O· retroperitoneali anche non ingranditi (e quindi spesso ispessirsi generando «pseudopareti», sì da rendere
non dimostrabili con la TC); tuttavia, nella pratica, TC, talora difficile la differenziazione da tumori ascessua-
RM ed ecotomografia ne hanno reso sempre meno fre- lizzati. La dimostrazione dell'ispessimento delle fasce
__________________________

Fig. XXVI.S. Raccolta flogistica retroperitonealc secondaria a spondi-


lodiscitc. TC con scansione contrastografica. Tullo attorno al corpo
vertebrale, che presenta spondilosi con vistosa osteofitosi, Sl evidenzia
una raccolta «a manicotto)), di densità similacquosa, che coinvolge i
muscoli psoas (in particolare quello destro). Nel caso in considerazio-
ne tali rilie>'i si estendevano distalmente nel tratto residuo del rachidc
lombare.

fase di riassorbimento del coagulo, il valore di attenuazio-


ne tende progressivamente a diminuire raggiungendo valori
simili a quelli dei tessuti molli; in fase tardiva, il prevalere
Fig. XXVI.4. Raccolte relroperitoneali. Casi diversi. !n A lo spazio dei fenomeni di organizzazione fibrosa della raccolta deter-
pararcnalc anteriore è occupato da una voluminosa raccolta tluida di mina un nuovo aumento del valore di attenuazione, variabi-
origine pancrcatica: la fascia renale anteriore e la fascia lateroconale, le peraltro disomogeneamente nel contesto dell'ematoma.
ispessitc, determinano un vero e proprio «sbarramento)) alla prognos- La somministrazione e. v. di MdC è spesso necessaria sia per
sione della raccolta negli spazi pcrircnali e pararenali posteriori. In B una migliore caratterizzazione della lesione (mancato c.e.!),
una raccolta ascessuale occupante lo spazio pararcnalc posteriore sini-
stro disloca anteriormente lo spazio perirena!c c il rene in esso accol-
che per un suo più agevole riconoscimento (e quindi bilan-
to, aggira lateralmente la fascia lateroconale c interessa successiva- cio di estensione). Le raccolte urinose, in particolare, in
mente il tessuto adiposo retrocolico e lo spazio pararcnalc anteriore. In fase contrastografica tardiva assumono densità simile a
C una raccolta urinosa occupante lo spazio perirenale (assenza di un quella dell'urina iodata (fig. XXVI.8).
piano di clivaggio adiposo tra questo e il rene!) è dimostrata dall'eco"
tomografia, ma questa tecnica, a differenza della TC, non offre una
visione in grado di consentire la ricostruzione evolutiva
del processo.

e dei setti retroperitoneali è di importanza


tale anche nella diagnosi delle perivisceriti non
sualizzate (perinefriti, infiammazioni
che, pancreatiti croniche) nelle quali può
re l'unico segno, anche se aspecifico, di
sione retropcritoneale. Il riconoscimento di natura
della raccolta è spesso possibile correlando i
tri clinici e laboratoristici ai reperti della TC.
Fig. XXVJ..6. Raccolta linfatiea. TC con scansione contrastografica in
In linea generale, alcuni elementi morfologici e densi- paziente sottoposto circa due mesi prima a linfoadcnectomia -lom-
boaortica per mctastasi da seminoma. Nello spazio mediano perivasa-
tometrici sono particolarmente orientativi. Le raccolte flo-
le è presente un agglomerato tortuoso cordoniformc, di densità simi-
gistiche e linfatiche hanno densità similacquosa che non Jacquosa, che disloca anteriormente l'aorta c la vena cava inferiore
varia dopo iniezione e. v. di MdC (figg. XXVI.5 e 6): nelle Nel complesso si configura un quadro evocativo di linfoccle posi-ope-
prime possono osservarsi bolle gassose indotte da germi ratorio. Si osscrviuo gli artefatti raggiera» attorno ad alcune clip
anaerobi o secondarie a perforazione intestinale. Nelle rac- metalliche residue.
colte emorragiche in fase acuta, l'elevata componente pro-
teica dell'emoglobina rende, nelle scansioni dirette, il Analogamente alla TC, la RiVI permette di definire
re di attenuazione superiore a quello dei parenchimi, la natura liquida della raccolta e di tracciarne un bilan·
muscoli e raccolte fluide di altra natura (fig. XXVI.?); in cio di estensione. Natura ed epoca di insorgenza di un
spazio retroperitoneale 565

ematoma sono meglio definibili sulla base del tipico


comportamento paramagnetico dei prodotti di degra-
dazione dell'emoglobina (v. paragrafo XXX11.3.3).
L'ecografia può individuare le raccolte fluide re-
troperitoneali solo in condizioni di favorevole esplora-
biiità (pazienti magri, assenza di scarsa
quantità di grasso retroperitoneale). E inoltre necessa-
rio che il fluido si raccolga in laghi sufficientemente
estesi sì da poter essere differenziati dalle strutture cir-
costanti per l'aspetto di aree ecoprive (fig. XXVI.4C).
di- La presenza di gas è indirettamente indicata da tipici Fig. XXVI.8. Raccolta urinosa. TC con scansione contrastografica in
fase pielografica a poche ore da evento traumatico lombare. Nel con-
po artefatti, mentre le strutture fasciali, ispessite o meno, testo del rene sinistro, alquanto aumentato di dimensioni, la cavità pic-
<la non sono riconoscibili. L'ecotomografia, dunque, può
ci lica è intensamente opacizzata dal MdC escreto per via urinaria. La
io- riconoscere la presenza di una raccolta, sia pure di si- presenza di una lacerazione pieliea e renalc induce la migrazione ante-
do gnificative dimensioni, ma non consente un bilancio di riore di urina lodata con progressivo spandimento nella parte mediale
reale estensione e appartenenza anatomica. dello spazio perirenalc (asterisco). Una raccolta emorragica è apprez-
zabile nel contesto della parte laterale dello spazio pcrirenale e ne11o
Ail'esame diretto dell'addome la presenza di rac- spazio pararenalc posteriore
o-
xi colte negli spazi retroperitoneali può rendere più sfu-
:re mata o non apprezzabile l'ombra dei muscoli psoas e li segni di pielonefrite. Il suo uso specifico è moder-
;r- dei reni. L'ascesso è talora direttamente individuabile namente poco comune, in quanto le vie escretrici uri-
li- sotto forma di tumefazione a margini mal definiti con narie sono già validamente dimostrate in fase calico-
la. densità uguale a quella delle parti molli; la diagnosi pielografica (e documentabili con una semplice radio-
>er diventa più attendibile allorquando in stazione eretta si grafia!) al termine della TC con scansione contrasto-
!), dimostra la presenza di livelli idroaerei nello spazio grafica.
:n-
retroperitoneale. Negli ascessi ossifluenti si osservano raortografia è potenzialmente in grado di dare
in
le tipiche lesioni specifiche osteolitiche dei corpi ver- dimostrazione diretta dello stravaso emorragico e
a
tebrali e la salienza paravertebrale «a goccia» o «a della causa che ne è alla base ma è impiegata, per la
bisaccia», di densità elevata, talora calcifica, della rac- sua invasività, solo quando è ragionevolmente preve-
colta ascessuale. dibile un immediato seguito terapeutico (embolizza-
I.'urografia può dimostrare compressioni e spo- zione!).
stamenti del rene e delle vie escretrici oltre a eventua-

4. Fibrosi retroperitoneale
È un processo patologico caratterizzato dalla for-
mazione di tessuto connettivo fibroso che sostituisce il
tessuto adiposo retroperitoneale e avvolge a manicotto
le strutture anatomiche presenti. Se ne distinguono
forme primitive e secondarie.

La forma primitiva, o malattia di Ormond, consistente


in una flogosi aspecifica non suppurativa del tessuto fibro-
so e adiposo, ha eziologia sconosciuta, incide in ragione del
70% dei casi, colpisce prevalentemente individui di sesso
maschile di età compresa fra i 40 e i 60 anni. Le forme
Fig. XXVI. 7. Raccolta emorragica. TC con scansione diretta a poche secondarie si sviluppano tipicamente quale affezione iatro-
ore da evento traumatico lombare. Il rene sinistro, marcatamente dislo-
cato in avanti, presenta nel suo contesto un 'arca falciforme sottoca-
gena in pazienti sottoposti a trattamento prolungato con
psubrc (asterisco) iperdensa (emorragia acuta!). Lo spazio perirenalc mctisergide, ergotamina, fenacetina, indometacina, in
ire seguito a radioterapia, chemioterapia, interventi chirurgici,
(tondino) e lo spa7Jo pararenalc (+)sono occupati da rac-
m· colte emorragiche di densità mista estendentisi mcdialmentc fino a o quale esito di raccolte retroperitoneali.
un Coinvolgere il muscolo psoas omolatcralc. Microscopicamente, nelle forme suhacute sono presen-
566 Capitolo XXvi

ti cellule polimorfonucleate, linfocìti, fibroblasti e abbon-


danti vasi neoformati, nelle forme croniche sclerosi com-
pletamente ialinizzata e acellulare. Il tessuto neoformato
avvolge a manicotto l'aorta e la_vena cava inferiore e si
estende progressivamente in alto e in basso coinvolgendo
duodeno, pancreas, tessuto adiposo presacrale, retto e vesci-
ca. La struttura più precocemente interessata è l'uretere,
nell'SO% dei casi compresso al terzo inferiore con dilata-
zione delle cavità a monte. La sintomatologia, inizialmente
caratterizzata da dolore lombare sordo, è in seguito legata
alla progressiva insufficienza renale provocata dalla stenosi
degli ureteri c dalle infezioni sovrapposte.

La TC, indagine d'elezione, dimostra direttamen-


te il manicotto di densità parenchimatosa periaortoca-
vale e consente di valutare agevolmente sia l'impegno
degli ureteri sia l'estensione cranio-caudale del pro-
cesso (fig. XXV1.9A e B).
L'ecotomografia può dimostrare il manicotto peri-
vasale (massa ipoecogena a margini sfumati!- fig. XX-
VI.9C), le tecniche Doppler la compressione vascola-
re. Nel complesso l'ecografia è meno accurata della TC
nel bilancio spaziale, ma assume un ruolo insostituibi-
le nel monitoraggio dell'idronefrosi conseguente alla
fibrosi e come guida al posizionamento eventuale di
una nefrostomia percutanea temporanea.
L'urografia assume importanza per valutare e
quantificare la stenosi ureterale (fig. XXVI.lO). Segni
significativi sono la medializzazione degli ureteri, il.

Fig. XXVI.lO. Fibrosi rctroperitoncalc idiopatica. Urografiu. Gli tlrC-


teri sono bilateralmente medializzati; a destra il riempimento è incom-
pleto, ma nel complesso la morfologia ureterale è normale; a
vi è marcata idrourctcronefrosi secondaria alla stenosi fibrotica del·
l'uretere nel suo tratto terminale (freccia curva).

loro restringimento simmetrico <w punta di matitw>,


l'idronejì-osi mano- o bilaterale. In corso di pielogra-
fia il catetere supera agevolmente il tratto stenotico in
ragione dell'impegno esclusivamente periureterale.
La RM (fig. XXVl.llA) può consentire la caratte-
rizzazione della natura fibrosa del tessuto neoformato
(segnale di bassa intensità nelle sequenze TI- e T2-
pesate) e rappresenta l'indagine di scelta, dopo l'eco-
Fig. XXVI.9. Fibrosi retroperitoneale idiopatica. Nella scansioni TC
grafia, nei pazienti con insufficienza renale nei quali
passanti a livello renale (A) e della biforcazione aortica (B) si eviden-
zia una massa ovalare prevcrtebralc (frecce) disposta «a manicotto» l'urografia o la TC con MdC iodato assumono rischio
intorno ai grossi vasi. A destra le vie escretrici renali (rd) sono nor- consistente. L:interessamento delle vie escretrici uri-
malmente opacizzate e l'uretcre è beil clivato dalla massa (punta di narie può essere validamente documentato con uro·
freccia); a sinistra \'opacizzazione delle vie escretrici (rs) è pressoché RM (fig. XXVI.llB).
nulla per l'idronefrosi conseguente all'inglobamento dell'uretere da
parte della lesione. L'ecotomografia (C) conferma la presenza di una La TC e la RM (fig. XXVl.l2), utilizzando le
massa ipoecogena (punte di freccia) disposta tutt'intorno all'aorta (a) informazioni fornite dall'iniezione e.v. del MdC, sono
e alla vena cava inferiore (v). in grado di dimostrare se la fibrosi retroperitoneale e
,,·0 retroperitoneale 567
Spa-

Fig. XXVI.12. Fibrosi retroperitoneale. TC con scansione contrasto-


grafica. Nello spazio mediano perivasale, subito al davanti del corpo
vertebrale, è apprezzabile una massa rotondeggiante, disomogenea, a
contorni discretamente netti, inglobante l'aorta addominale (ricono-
scibile per le pareti calcifichc). La massa ha una duplice componente
amJ\are: la più interna, situata tutt'intorno all'aorta, ipodensa, non va
incontro a c.e. (fibrosi Inattiva!); la più esterna va incontro a c.e.
moderato (fibrosi attiva!). Nel complesso si genera un curioso aspetto
(<a coccardm).

consentendo una fine analisi morfostrutturale linfono-


dale. Reca, quindi, importanti risposte ai quesiti pro-
posti, in particolare alla caratterizzazione di natura di
eventuali linfoadenopatie. Peraltro l'indaginosità e
l'invasività inducono sempre più frequentemente a
sostituirla con la TC e le altre tecniche neotomografi-
Fig. XXVI. l 1. Fibrosi retroperitoneale. RM. In A la scansione assiale
n-pesata documenta la presenza di tessuto neoformato (asterisco), che. La TC è in grado di evidenziare i linfonodi di
ipointenso, che avvolge ((U manicotto» i grossi vasi e ingloba l'uretere dimensioni aumentate in pressoché tutte le stazioni
destro (freccia). In B l'mo-RM evidenzia l'ostmzione dell'uretere linfonodali addominopelviche. Può quindi consentire
destro (punta di freccia), che appare medializzato, con dilatazione di tracciare un bilancio evolutivo spaziale, ma non for-
della via esçretrice a monte.
nisce in· genere dati utili per la caratter'izzazione di
natura. La RM fornisce risultati simili a quelli atteni-
in fase attiva (c.e. più o meno marcato!) o se vicever- bili con la TC, della quale può essere considerata, nel
sa si ha sclerosi completa (c.e. assente!). Questa infor- caso specifico, indagine alternativa (controindicazio-
mazione è molto importante per le scelte terapeutiche: ne all'uso di MdC iodato!). L'ecografia può valutare
nella fibrosi attiva la somministrazione di steroidi, con una certa accuratezza, grazie alla presenza di
agendo sulla componente infiammatoria, spesso deter- buone finestre acustiche, le stazioni addominali supe-
mina net1a riduzione del processo; la forma sclerotica riori (linfonodi celiaci e peripancreatici), ma presenta
si può giovare eventualmente solo dell'intervento chi- sostanziali limitazioni (meteorismo! obesità! riprodu-
mrgico. cibilità!) nello studio delle catene profonde (lom-
boaortiche, mesenteriche e iliache).
In linea generale, quindi, la TC deve essere consi-
5. Linfoadenopatie derata indagine di prima istanza per la ricerca di
linfonodi retroperitoneali, sia nella stadiazione di
Lo studio per immagini si prefigge di individuare !infami o di neoplasie, sia nel controllo evolutivo dopo
la presenza di linfoadenopatie, caratterizzarne la chemio- o radioterapia.
natura (evento, questo, non sempre possibile!), trac-
ciarne un bilancio evolutivo spaziale. La sensibilità della TC nell'identificazione dei linfono-
La Iinfoadenografia bipodale evidenzia le catene di dipende non solo dalle loro dimensioni, ma anche dalla
iliache esterne, iliache comuni e lomboaortiche (pur- presenza di tessuto adiposo circostante. La preliminare opa-
ché il MdC vi giunga e le opacizzi! -v. fig. XIX.22), cizzazione delle anse intestinali (MdC per os!) e dei vasi ne
568 Capitolo XXVI

consente una più agevole differenziazione dai linfonodi. Il zioni dimensionali di uno o più linforiodi in indagini Sllcces.
problema della distinzione tra linfonodi normali e patologi- si ve), anche se non perseguito attivamente, andrà considera.
ci è assoggettato alle stesse considerazioni più volte formu- to nei casi in cui siano disponibili indagini multiple.
late: è impossibile identificare colonizzazioni microscopiche
(vale a dire linfonodi neoplastici non aumentati di volume); Nonostante le sue limitazioni, la TC, sia essa posi-
può essere difficile differenziare tra loro linfoadenomegalie tiva o negativa, è considerata generalmente indagine di
infiammatorie e neop!astiche. Convenzionalmente sono con- per sé sufficiente nel contesto dell'iter diagnostico. In
siderati <monnali» lìnfonodi lomboaortici di diametro infe-
caso di persistenza di dubbio l'esame bioptico è prefe.
riore a l cm, «patologici»linfonodi di diametro superiore
a 2 cm (fig. XVI.13A); i linfonodi <<dubbi», cioè di diametro ribile alla linfoadenografia (la quale è modernamente
fra l e 2 cm, sono considerati patologici se in numero supe- riservata, nella maggior parte dei centri, ai pazienti
riore a 5 nel singolo strato (fig. XXVI.13B). Criteri morfo- con sospetto interessamento delle catene lomboaortj.
logici importanti sono l'eventuale fusione di linfonodi (fig. che da linfoma di Hodgkin).
XVI.13C), la presenza di ipodensità centrale, la presenza di
calcificazioni pulveru!ente, reperti peraltro scarsamente cor-
relati con specifiche patologie. Il criterio evolutivo (varia- 6. Tumori
Sono considerate tali le neoplasie che si sviluppano
nello spazio retroperitoneale ma che non originano né dagli
organi in esso localizzati né da linfonodi. Trattasi di lesioni
rare e quasi sempre maligne. La sintomatologia è scarsa 0
assente e la diagnosi spesso tardiva ed effettuata quando il
tumore ha raggiunto dimensioni notevoli o quando compri-
me o infiltra gli organi circostanti. Talvolta il riscontro è
occasionale nel corso di indagini eseguite con varie indica-
zioni: in tal caso le dimensioni della neoplasia possono
essere anche limitate.
Istologicamcnte derivano da elementi connettivali (lipo-
ma, fibroma, mixoma, liposarcoma, fibrosarcoma, mixosar-
coma), muscolari (mioma, miosarcoma), nervosi (ganglio-
ncuroma, neurofibroma, feocromocitoma, neuroblastoma),
vascolari (linfangioma, emangioma, linfangiosarcoma,
emangiosarcoma, emangiopericitoma benigno e maligno) e
da eventuali residui embrionari (teratoma, tcratocarcino-
ma). In ordine di frequenza prevalgono nettamente i tumori
connettivali, molto più rari quelli neurogeni e ancora di più
quelli da residui embrionali. Nel complesso, nel\'85% dei
casi trattasi di tumori maligni.

L'ecografia, indagine di prima istanza in presenza


di massa palpabile, consente di norma di evidenziarne
l'ecostruttura generalmente ipoecogena (talvolta con
aree nccrotiche anecogene), ma presenta limiti dia-
Fig. XXVI. I l Linfoadenopatie lomboaortichc. TC con scansione con- gnostici legati alla ubicazione profonda della neopla-
trastografica. Nei tre casi qui presentati sono documentate le principa- sia, agli artefatti da gas intestinali, alla mancata visua-
li varianti morfologichc espressive di positivitillinfoadenopatica. In A lizzazione delle fasce, alla scarsa panoramicità. La TC
alcung delle linfoadenomegalie (asterischi) hanno diametro superiore
a 2 cm, sono prevalentemente ipodense e presentano un sotlile c.e. pe- si rende pertanto indispensabile anche per la possibi-
riferico. In B sono apprezzabili numerosi linfonodi di diametro com- lità di effettuare misure densitometriche (basali e dopo
preso tra l c 2cm situati tutt'intorno a1!'aorta (A) c nello spazio tra que- iniezione e. v. di MdC!). Consente di determinare con
sta c la vena cava inferiore (C): il numero elevato (comunque superio- accuratezza presenza, sede ed estensione locorcgiona·
re a 5!) ne fa considerare altamente probabile la natura neoplastica. In le di tumori anche di piccole dimensioni. È valida
C, i linfonodi, situati subito al davanti dell'arteria iliaca destra e della
vena cava inferiore, sono fusi in un singolo pacchetto nel cui contesto guida alla biopsia. La RIVI offre risultati sovrapponibi-
è apprezzabile qualche calcificazione li alla TC, ma la multiplanarietà e l'eccellente risolu·
spazio retroperitoneale 569

•·
;j,
di
In
e.
te
lti
ti- f\g, XXVI.l4. Fibrosarcoma retroperito.neale. TC
La volummosa neoformazwne (astcnsco), localrzzata m Fig. XXVI.IS. Liposareoma rctropcritoncalc. La TC con scansione
sede mediana e pararenalc anteriore destra, disloca lateralmente il rene contrastografica evidenzia nna massa di grosse dimensioni (L) con
destro (r) e presenta margini irregolari e densità disomogenea, caratte- valori di attenuazione negativi di tipo adiposo e vistose sepimentazio-
ristiche indicative di malignità. ni stromali nel suo contesto, che origina a destra dalla parte più ester-
na dello spazio pararcnalc anteriore, solleva il foglietto posteriore del
peritoneo e si sviluppa anteriormente c mcdialmente occupando gran
zione di contrasto la rendono preferibile sia per valu-
parte della cavità addominale. Si osservi la vistosa dislocazione del
no tare estensione e rapporti della lesione sia per eviden- colon ascendente (freccia), della vena cava inferiore (punta di freccia),
sH ziare eventuali coinvolgimenti delle strutture limitrofe. del mesentere e delle anse dell'intestino tenue.
itl\ Come nel caso delle linfoadenopatie, TC e RM
hanno il compito di individuare la presenza della ·J liposarcomi possono presentare differenti aspetti: den-
sità prevalentemente adiposa (liposarcoma ben differenzia"
lesione, dt!finirne l'origine, caratterizzarne la natura,
ri- to); aspetto pseudocistico (dovuto a un effetto di volume
tracciarne un bilancio evolutivo spaziale. parziale con assunzione di valori intermedi tra le densità del
·è Entrambe le tecniche sono in grado di individuare
:a- tessuto adiposo c del connettivo denso); aspetto solido diso-
lesioni di diametro intorno a l ·cm. In linea generale, mogeneo (tipico di tutti i tumori retroperitoneali scarsamen-
no
quanto maggiore è il diametro tanto più difficile risul- te differenziati o pleomorfi).
'0·
ta la definizione di origine (spazio retroperitoneale? Il feocromocitoma extrasurrenalico può essere sospCtta-
lt· organo retroperitoneale? cavità peritoneale?). Lesioni to per la sede paraaortica e gli elevati valori ematici di catc-
;()· molto voluminose possono spingersi in cavità colamine.
a). neale, comprimere gli organi ivi contenuti fino a giun" Il neurofibroma generalmente ha densità molto bassa e
la, gere a contatto con la parete addominale anteriore. omogenea. La variante plessiforme è tipicamente bilaterale
)e e simmetrica, localizzata in corrispondenza dei muscoli psoas
Lesioni polilobate a margini irregolari e limiti mal
<0· o in sede presacrale. La necrosi e la degenerazione cistica,
definiti, disomogenee, con alternanza di aree solide e comuni a tutte le forme malìgne scarsamente differenziate,
Jfi
di aree liquide necrotiche, emorragiche o degenerative sono particolarmente frequenti nelleiomiosarcoma, nell'i-
liù
(fig. XXVI.l4), sono per lo più maligne. Lesioni ro- stiocitoma fibroso maligno e nel fibrosarcoma. Emàngioma
lei
tondeggianti, a margini regolari, omogenee, separate e cmangiopericìtoma presentano tipicamente una elevata va-
dalle strutture contigue, hanno buone probabilità di ri"
za sultare benigne. :Vindividuazione dell'istotipo è spes-
ne so impossibile (ma anche all'esame istologico è tal-
on volta difficile, nelle neoplasie indifferenziate, indivi"
:a- duare elementi cellulari che riconducano al tessuto di
la- origine!).
ta·
'C Alcune neoplasie possono, peraltro, avere caratteri
peculiari: densità adiposa (lesioni lipomatose - fig.
Ji- XXVI.15); densità tra acquosa e parenchimatosa (lesioni
po mixoidi- fig. XXVI.16); contenuto acquoso con associata
on componente adiposa e ossea (lesioni embrionarie - fig. Fig. XXVI.16. Tumore mixoidc retropcritoneale. TC. La voluminosa
ta· XXVL17). neoformazionc (asterisco), localizzata in sede pararenalc anteriore sini-
da In età pediatrica, una massa retropcritoneale extfarena- stra, disloca lateralmente la milza (m) e comprime il colon discendente
Ji· le contenente calcifiCazioni pulverulente, @ spruzzo)), è (punta di freccia). La lesione, di densità acquosa, ha parete iperdcnsa c
lu· generalmente un neuroblastoma (fig. XXVI. 18). presenta nel suo contesto aree mucinose c di nccrosi colliquativa.
570

la bolla gassosa gastrica e le flessure coliche. Può


individuare calcificazioni, inclusioni ossee (lesioni di
origine embrionaria), erosioni vertebrali e degli spazi
interpeduncolari (lesioni di origine nervosa).
Lurografia può rendersi utile nella definizione
delle dislocazioni del rene e dell'uretere, spinti in
basso e anteriormente dalle masse retroperitoneali e
posterolateralmente da quelle peritoneali (regola di
Marion). Viene di norma eseguita esclusivamente in
fase preoperatoria per documentare eventuali anoma-
lie morfologiche di interesse chirurgico.
L: esame per os del tubo digerente e il clisma a
DC consentono di differenziare masse a partenza
gastrointestinale (leiomiosarcomi, carcinomi) da
Fig. XXVJ.17. Tumore embrionario. TC con scansione contrastografi- masse retroperitoneali primitive che dislocano o com-
ca. La voluminosa neoformazione a contenuto idrico (asterisco) e primono i diversi segmenti intestinali. Il clisma-TC
pareti sottili e regolari (punte di freccia) occupa la parte mediana dello
spazio retroperitonea!c dislocando le anse intestinali e i grossi vasi. del tenue e del colon costituisce una valida alternativa
Nel caso in considerazione (teraloma cistico) non sono apprezzabili in grado di fornire simultaneamente informazioni
nel contesto della neoformazione componenti adipose e ossee. sulla parete intestinale e sullo spazio retroperitoneale.
L arteriografia addominale con cateterismi selet-
scolarizzazione. I linfangiomi cistici hanno una caratteristi- tivi, in passato impiegata per identificare i vasi affe-
ca iperintensità di segnale nelle sequenze T2-pesate. renti alla neoplasia ed evidenziare anarchie vascolari
tipiche delle neoformazioni maligne, è attualmente
Per un corretto bilancio di estensione ha fonda- impiegata solo a fini interventistici (embolizzazione
mentale importanza la valutazione dell'infiltrazione preoperatoria!). Analogamente, la cavografia inferio-
delle fasce e delle strutture contigue. La RM è poten- re è utilizzata nelle sindromi cavali (posizionamento
zialmente la tecnica più efficiente in proposito (fig. di stent!).
XXVI.l9). TC e RM hanno inoltre grande importanz.a La linfografia trova indicazione nello studio di
nei controlli dopo intervento chirurgico (recidive? linfocisti e linfangiomi, possibile causa di chiloretro-
metastasi? fibrosi?). peritoneo. In queste lesioni il MdC passa rapidamente
L'esame diretto dell'addome evidenzia in genere in cavità cistiche uni- o pluriconcamerate, si osserva-
aspecificamente (e tardivamente!) la presenza di no dilatazioni delle vie linfatiche «a nido di piccionell
massa retroperitoneale sotto forma di opacità paren- in ortostatismo, blocco del dotto toracico alla sua ori-
chimatosa che talora cancella i profili dei muscoli gine con circolo retrogrado e anomale comunicazioni
psoas e delle ombre renali dislocando, eventualmente, linfo-venose. Manca ogni visualizzazione linfonodale.

Fig. XXVI.l9. Nellroblastoma. RM. La scansione assialeTl-pesata


Fig. XXVI.18. Neuroblastoma. La scansione diretta TC evidenzia una- sinistra) evidenzia una voluminosa neoformazione a margini poliloball
voluminosa neoformazione retroperitoneale in sede surrenalica destra (t) a sviluppo inlra- e extrarachideo, che coinvolge l'emisoma sini>tro
(t), a densità disomogenea per la presenza di numerose calcificazioni di una vertebra lombare (asterisco). Nella seansionc sagittale (a destra)
pulverulentc osservabili anche nella metastasi linfonodale (m). è ben docutncntata l'estensione longitudinale nel canale vertebrak.
CAPITOLO XXV !l

APPARATO URINARIO
GIORGIO CITTADINI E GIACOMO GARLASCHI

Questo apparato, il cui studio è di pertinenza spe- k ombre renali (meglio apprezzabili quando è
cialistica dell'urologo e del nefrologo, prospetta pro- abbondantemente rappresentato il tessuto adiposo
blematiche cliniche molteplici (ematuria, dolore lom- Perirenale). La forma del rene ricorda quella di un
bare, colica renale, massa renale palpabile, ostruito fagiolo con asse longitudinale diretto obliquamen-
deflusso urinario, insufficienza renale acuta e cronica, te dall'alto in basso e dall'interno all'esterno;
ipertensione nefrovascolare, alterazioni della minzio- spesso è apprezzabile medialmente l'insenatura
ne e altre ancora) nella valutazione delle quali la dia- dell'ilo. Le dimensioni del rene destro sono di
gnostica per immagini interviene in maniera del tutto norma lievemente inferiori a quelle del rene
fondamentale con iter di approccio opportunamente
differenziati. Costituiscono di volta in volta indagini di
prima istanza - sia pure con divergenze di vedute tra le
diverse Scuole -l'esame diretto, l'urografia, !'ecogra-
fia, la TC, la RM, la diagnostica radioisotopica, le
,_ quali consentono uno studio morfologico (e per alcuw
ne di esse anche funzionale) fine e analitico. Si rendo-
no talora necessarie indagini complementari quali la
li pie/ografia e la cistografia. L angiografia ha indica-
l- zioni «mirate», modernamente assai più limitate di
te quanto avveniva in passato. La nefrostomia percutanea
!- è il punto di partenza di procedure interventistiche di
m una certa importanza realizzate sotto guida radioscopi-
'i· ca (v. paragrafo XXXIX.2.3).
"'e.
l. Esame diretto
Costituisce spesso, per gli importanti rilievi che
può consentire, il primo atto nello studio radiologico
dell'apparato urinario.

Previa pulizia intestinale (gas e feci sono i responsabili


della quasi totalità dei falsi negativi e dei falsi positivi nella
ricerca di calcoli!), si assume, a paziente supino, un radio-
gramma panoramico in proiezione AP con raggio centrale Fig. XXVII. l. L: esame diretto delle regioni urinarie (vedi testo). Le
incidente ortogonalmente sull'ombelico, su cassetta di for- ombre rcnali, per la favorevole situazione di contrasto creata dal tes-
mato sufficiente (35x43 cm) per comprendere tutte le com- suto adiposo che le circonda, sono apprezzabili, particolarmente a
J(l/ sinistra (frecce), in tutto il loro contorno. Mcdialmcnte a esse è visibi-
bali ponenti dell'apparato urinario, dai reni alla vescica (fig.
XXVII. l). le, da ambedue i lati, la linea netta c continua (punte di freccia) gene-
>tro rata dai muscoli psoas (P). Nello scavo pelvico, nel caso qui presenta-
tra) to, sono apprezzabili numerose immagini di flebolili (freccia curva). F
aie. Si analizzeranno: ""' fegato; M"' milza; RD""' rene destro.
572 . Copltc/o XXvn
, 'l
stro (diametri longitudinale e trasversale TABELLA XXVII.l. CALCJF!CAZJONI E TRASPARENZE PATOLOGI- j
vamente 12,5 e 13 cm, 6 e 6,5 cm). Per la presen- CHE IN SEDE RENOURETERALE.

za del fegato, il rene destro ha posizione più bassa


Calcificazioni:
del sinistro di circa un corpo vertebrale (proietti- nella cottica{e:
vamente si estende da Dll a L2). La densità è - flogosi granulomatose (tubercolosi!)
parenchimatosa e omogenea. I contorni sono netti - xantogranuloma
e regolarmente arrotondati (possono essere distret- - infarto (aspetto «a binario»)
tualmente linearizzati per l'impronta del fegato a - tumori (puntiformi o pulverulente se multiple, circon-
ferenziali, amorfe)
destra, della milza a sinistra; se persistono lobatu- nelfa midollare:
rc di tipo fetale è apprezzabile un aspetto ondulato - rene a spugna midollare (apicopiramidali)
a passo largo, meno comunemente una salienza «a - nefrocalcinosi (piramidali)
gobba di cammello»); - acidosi tubulare rcnalc
- il presunto decorso ureterale, alla ricerca di calci- nella papi/la.·
- neerosi papillare (ad anello o triangolari)
ficazioni patologiche (calcolotiche; flogistiche,
calici, pelvi, t/l'etere:
soprattutto tubercolari) e di gas negli ureteri o - calcoli (risiformi, sferifonnì, nelle forme massivc
attorno a essi (tab. XXVII. l); riproducono lo stampo dei calici e della pelvi)
- la regione vescicale: la vescica, se distesa da urina, - tubercolosi
può essere direttamente apprezzabile sotto forma - urina calcica in diverticoli di un calice (livello in sta-
di opacità di densità tenue, rotondeggiante nel zione eretta)
- stati ipercalcemici: iperparatiroidismo, sareoidosi, m.
maschio, allungata trasversalmente nella donna di Cushing
(spesso con impronta prodotta dall'utero a vas ali:
vità rivolta verso l'alto lungo il contorno - arteriose, per lo più aneurismatiche (anulari, circolari,
re, ben visibile per la presenza di una linea di cli- incomplete, tubulari)
vaggio radiologicamente percepibile); diffuse:
- si-derosi con emoglobinuria notturna parossistica
- il margine esterno dei muscoli grandi psoas, nor-
(emosiderina)
malmente apprezzabile come una linea netta e con- focali:
tinua diretta obliquamente dall'alto in basso e dal- - ematomi, ascessi, caverne, cisti, tumori
l'interno all'esterno da D12 alla cresta iliaca: il
suo mancato rilievo può essere espressione di Trasparenze:
infiltrazione flogistica o neoplastica del tessuto - lipomatòsi renale (la densità renale è disomogenea per
la presenza di arce trasparenti adipose che dal! 'ilo si
adiposo che avvolge il muscolo psoaS; la sua proM insinuano attorno alle strutture ealicine; spesso si
minenza suggerisce la presenza di, tumefazioni associano obesità, disordini metabolici, esiti di pre-
liquide o solide (emorragie, ascessi,. tumori, aneu- gressa pielonefritc con rene ridotto di dimensioni)
rismi aortici); pncumaturia diabetica
le parti scheletriche (ultime coste, colonna verteM gas attorno alla pelvi o a\l 'uretere (frequente nella rot·
tura da cateterismo)
brale, bacino): andranno analizzate con attenzione gas ìn sede perirenale (ascesso)
non solo per le ripercussioni, particolarmente sul tumori pararenali (angiomiolipoma)
rachide, di patologia primitiva renale (scoliosi processi infiammatori
ncfrogene!), ma anche perché spesso mascherano
piccoli calcoli (apofisi trasversel sacro!). le renale (la tendenza a sopravalutare quest'ultimo aspet-
to è da considerare con circospezione, soprattutto per
il rischio di sovrastima della quantità di parenchimaat-
2. Urografia tivo residuo). Accanto ali 'interesse diagnostico non può
sottovalutarsi l'alta considerazione nella quale la me-
Questa metodica radiologica contrastografica è uti- todica è tenuta dall 'urologo in fase prechirurgica per
lizzata in forma elettiva per lo studio morfologico delle la dimostrazione «panoramica» che offre delle vie uri-
vie escretrici urinarie, ma consente anche di acquisire narie.
informazioni valide sul parenchima cortlcale e midol- · Curografia è realizzata introducendo nel compar·
lare e qualche orientamento sulla situazione funziona- timento ematico, mediante iniezione e. v. «a bolo» o
2
1
0F-
ìl- per fleboclisi, opportum MdC wdahtdrosolubilt detti
<<uroangwgrafJcm (v. paragrafo III.2.3), 1 quah
no escreti attraverso l'emuntorio renale e
temente opacizzano l 'urina.

L'escrezione ha luogo pressoché totalmente per filtra-


zione glomerulare (95%); la frazione escreta a livello tubu-
lare è limitata (5%). Circa i165% del MdC é eliminato dal
circolo alla 2' ora, il 90% alla 6" ora. Si consideri, tuttavia,
che i MdC urografici fuoriescono dal compartimento ema-
tico non solo a seguito dell'escrezione urinaria, ma anche
per diffusione interstiziale (fenomeno che è alla base del c.e.
in TC!). Sono apprezzabili comportamenti differenziali,
soprattutto per quanto concerne gli aspetti farmacocinetici,
tra MdC ad alta e a bassa osmolarità, ionici e non ionici.
In linea generale, il grado di opacizzazlone delle vie
IVC
escretrici è funzione di due fattori: la concentrazione di I
per unità di volume urinariq; la quantità di urina iodata
prodotta (quanto maggiore è questa, tanto maggiore è lo
ta-
((spessore)) della colonna iodata attraversata dal fascio di
m. radiazione). Grande importanza, nella pratica, hanno il
quantitativo totale di MdC iniettato (opportunamente
espresso in g di I) e la velocità di iniezione. Poiché ogni
lri, MdC è dotato di effetto diuretico osmotico proporzionale al
quantitativo iniettato, con l'aumento di quest'ultimo la
centrazione di I nell'urina non varia a cagione
ica to della diuresi; aumenta, però, la quantità di urina iodata
prodotta.

Nell'urografia per infusione, che costituisce la


variante tecnica di uso attualmente pressoché
vo, si introducono mediante fleboclisi 100 mi di MdC
P" Fig. XXVU.2. Urografia per infusione. A 20' dalla fine delta flebocli-
l si a concentrazione di 300 mgi/ml in circa 7 minuti, o si dc! MdC sono rappresentate nella loro totalità tutte le vie escretrici,
si 250 ml a concentrazione di 150 mgllml in dai calici di ) 0 ordine alla vescica.
lte· minuti. Non è necessaria nessuna preliminare
!azione del paziente. Le vie escretrici, ben distese, lo sbarramento w·eterale sono antifisiologici e non sempre
realizzahili nella pratica e ciò ha costituito il limite princi-
1"0!· sono il più delle volte dimostrate simultaneamente
pale di questa tecnica di realizzazione dell 'urografia (fig.
nella loro totalità (fig. XXVIL2). XXVII.4). L'intenso effetto nefrografico ottenibile con l'u-
rografia endovenosa consente la differenziazione tra corti-
Nell'urografia endovenosa, variante tecnica privilegia- cale e midollarc e lo studio analitico del parenchima renalc,
ta in passato da taluni Aa., si iniettano 50-60 mi di MdC a per il quale si rende necessaria l'associazione della tomo-
concentrazione di 370 mgl/ml in 6-1 O s. Per ottenere un'o- grafia convenzionale (nefrotomografia)
)et- pacizzazione valida de !l 'urina può essere utile· una lieve In passato ha assunto un certo rilievo nello studio del-
per disidratazione preliminare del paziente (restrizione idrica da l'ipertensione nefrovascolare la cosiddetta urografia
at- circa 12 ore), situazione con la quale si stimola il riassorbi- tata con prova di lavaggio, variante tecnica dell'urografia
JUÒ mento tubulare di acqua e quindi l'aumento della concen- e1idovenosa che mira a quantificare i seguenti parametri:
ne- trazione di I per unità di volume urinario. Poiché la quantità entità e simmetria cronologica dai due lati del/ 'effetto
di urina iodata prodotta è talora insufficiente per la visua- nefrografico; dimensione delle ombre renali (con particola-
per lizzazione analitica delle vie escretrici superiori, si può
wi- re riferimento al diametro longitudinale ); entità e simmetria
incrementarne il grado di opacizzazione apponendo uno cronologica dell'effetto calicopielografico; velocità e sim-
((Sbarramento» al deflusso urinario lungo gli ureteri metria di risposta a uno stimolo diuretico.
mediante un palloncino che comprima in maniera dosata Dopo iniezione <m bolo)) del MdC, si assumono di
l'addome del paziente (fig. XXVII.3). La disidratazione e minuto in minuto (donde il termine <@inutata»)
574

Fig. XXVII.4. Reflusso pielolinfatico in corso di urografia conven-


zionale. L'ipcrpressione calicopielica indotta dallo «sbarramcntm) ure-
terale (freccia curva) determina spandimento extracalicino di MdC
(frecce dritte) con riassorbimento per via linfatica.

no in successione tre fasi principali: una fase nefrogra-


fica, nella quale si evidenzia il parenchima renale; una
fase calicopielografica, nella quale si evidenziano le
strutture calicopieliche e gli ureteri; una fase cistogra-
fica, nella quale viene opacizzata la vescica. L'analisi
attenta dell'intensità e sequenzialità cronologica delle
Fig. XXVII.J. Lo «sbarramentO)) ureterale. In A radiogramma deile prime due fasi (anche per raffronto tra i due lati) p"uò
regioni renali a 5' dall'iniezione a bolo del MdC: è apprezzabile un fornire dati orientativi sulla funzionalità renale.
buon effetto nefrog'rafico, ma le vie escretrici sono poco distese dal
MdC per la scarsa quantità di urina iodata prodotta. In 8, JO' dopo l'in-
staurazione di una compressione dosata ureterale mediante palloncino Fase nefrografica. Consiste in un aumento orno·
riempito d'aria (frecce), si ha una distensione ca\icopielica sufficiente geneo e fugace (in condizioni normali!) del tono
per una analisi fine morfologica. d'ombra del parenchima renale, legato alla penetrazio-
ne nel suo contesto del MdC, inizialmente contenuto
mi delle regioni renali fino a verifica dell'entità e della nei vasi e negli spazi peritubulari (nefrografia cortica-
simmetria di comparsa del MdC nel parenchima renale e
le) e quindi nei tubuli (nefrografia corticotubulare o
nelle cavità calicine dei due lati. Successivamente, dopo
totale). La fase nefrografica totale è apprezzabile, nel·
attesa di circa 15' per ottenere il massimo effetto calicopie-
l 'urografia per infusione, già nei primi minuti dopo
lografico, si iniettano e. v. IO mg di furosemide diluiti in lO
mi di soluzione fisiologica e si assumono ulteriori radio- l'iniezione del MdC ed è sfruttabile a fini radiografici
grammi delle regioni renali fino a verifica della velocità e per 10-15 minuti. La presenza di aree vascblarizzate
della simmetria di riduzione del tono d'ombra calicopielico non funzionanti in senso escretorio (tumori) o di aree
legata all'afflusso di urina povera di l per effetto dello sti- avascolari (cisti, caverne, aree infartuali) si traduce
molo diuretico (donde il termine «lavaggio»). I: attendibilità rispettivamente in un aspetto disomogeneo o lacunare
dell'indagine è elevata quando sono dimostrabili marcate del nefrogramma. Nel caso di diminuito apporto arte·
asimmetrie tra i due reni; in caso contrario, il riferimento a rioso o di uropatia ostruttiva la fase nefrografica è per:
valori standard è sempre aleatorio data l'ampia variabilità sistente e meglio apprezzabile nelle sue componenll
tra paziente e paziente. corticale e tubulare.

Nel contesto dell'indagine urografica si distinguo- Fase ca/icopielograflca (fig. XXV!I.5). La filtra·
Apparato urinario 575

il basso e l'esterno). Nel gruppo calicino prossimale


(ma talora anche distale) può confluire direttamente
un calice di 3° o 2° ordine (gruppo calicino medio).
La cavità pielica, o ampolla, o bacinetto, origina
dalla confluenza dei due calici di l o ordine: ha morfo-
logia molto variabile, da sacciforme (quindi con mas-
simo sviluppo dimensionale) a biforcata (con
fluenza quasi diretta dei due gruppi calicini nell'ureteM
re). Una parte è intrailare, una parte extrailare.
Il giunto pielo-ureterale non ha caratteristiche
morfologiche particolari: radiologicamente lo si indi-
vidua nel restringimento prossima! e, immediatamente
sottoampollare, dell'uretere; spesso la colonna radio-
paca· si atTesta in sua corrispondenza prima di opaciz-
zare l'uretere.
Curetere, visualizzato dopo 15-30' dall'iniezione
del MdC, per lo più simultaneamente nella sua tota-
lità con l 'urografia per infusione, decorre Verso il
,_ fig.XXVIL5. Anatomia radiografica del sistema calici no e della pelvi basso, prima quasi verticalmente, proiettandosi sulle
,_ (vedi testo). S "' gruppo calicino superiore; M "' gruppo calicino apofisi trasverse delle vertebre lombari, poi si inflette
IC medio; nel gruppo calicino inferiore è indicata la suddivisione dei cali"
ci nei tre ordini riconosciuti. La freccia nera indica un calice di 3° ordi- lateralmente e posteriormente nel suo tratto pelvico,
ncvisto di profilo (aspetto «ad ali di falco})); la freccia bianca indica infine si porta medialmente e anteriormente verso il
,_ un calice di 3o ordine visto di faccia (aspetto <md anello»). La pelvi (P) trigono assumendo decorso quasi orizzontale. Se ne
èbiforcata. distinguono usualmente un segmento lombare, uno
la
le iliaco e uno pelvico. Il calibro è variabile da radio-
,_ zione glomerulare e il riassorbimento idrico tubulare gramma a radiogramma per la continua attività peri-
si inducono la formazione di urina a elevata concentraM staltica; sono comunque osservabili con costanza lun-
le zione di I, la quale comincia a visualizzare i calici, go il suo decorso alcuni restringimenti fisiologici: a
JÒ l'ampolla e gli ureteri già 2-3 minuti dopo la fine del- livello del giunto pielo-ureterale; ali 'incrocio con
l'iniezione «a bolo» del MdC. Cuso di MdC a bassa l'arteria iliaca esterna; in sede intramurale vescicale
osmolarità induce, di norma, una minore distensione (lungo circa 2 cm).
o- delle cavità calicopieliche (minore effetto diuretico!), V orifizio ureteroMvescicale ha funzione valvolare e
lO ma un tono d'ombra più intenso nel loro contesto impedisce il reflusso di urina dalla vescica.
o- (minore richiamo di acqua nella porzione distale del
to nefronel). Fase cistogrttfica. La vescica è bene opacizzata e
a- I calici vengono distinti in tre ordini, principal- distesa a partire da circa 30' dalla fine dell'iniezione
a mente secondo il senso di suddivisione della primitiva «a bolo», ancor prima in caso di uso della tecnica infu-
,1- gemma ureterale. Quelli più periferici, forgiati a sionale. Si proietta al davanti del tratto distale del
po ({Coppa», nei quali si insinua la papilla, sono detti cali- sacro e del coccige. La sua forma è tipicamente roton-
ici ci di 3° ordine e hanno aspetto urografico variabile a deggiante nel maschio, allungata trasversalmente nella
Jte secondH della proiezione secondo la quale sono «visti» donna (nella qUale è apprezzabile l'impronta arcifor-
ee dal fascio di radiazione: «ad anello)) se di faccia (la me dell'utero sul contorno superiore).La sua capien-
ce parte centrale corrisponde alla papilla); «ad ali di za, a media distensione, è di circa 200 ml. Il contorno
tre falco» se di profilo. Il numero di calici di 3° ordine inferiore si proietta 2-3 mm al di sopra del margine
te- corrisponde al numero di piramidi ed è pertanto in superiore del pube, lo accavalla più o meno estesa-
genere 8. Dalla confluenza di due calici di 3° ordine mente in caso di rilassamento del pavimento pelvico
nti originano i calici di 2° ordine; dalla confluenza di que- (cistocele), può essere sollevato in caso di ipertono del
sti originano i calici di 1o ordine, in numero di due, muscolo elevatore dell'ano (non solo, dunque, in caso
uno prossimale (stretto, lungo, quasi verticalizzato) e di ipertrofia prostatica!). Invitando il paziente a urina-
ra- uno distale (più largo, corto, lievemente obliquo verso re sarà possibile documentare il residuo urinario
576

(radiogramma postminzionale) e l'eventuale presenza - per la dimostrazione di alcune displasie uretera/i


di reflusso vescico-ureterale. (uretere a fondo cieco!);
rurografia trova indicazione elettiva: - per la documentazione di tragitti fistolosi;
- nella ricerca della causa di un 'ematuria· «mano- - come fase preliminare di procedure interventisti-
sintomatica»; che percutanee o endourologiche (mappa delle vie
- nella calcolosi renoureterale (appartenenza di escretrici!).
un'opacità calcarea alle vie urinarie; presenza di
calcoli radiotrasparenti; funzionalità renale); La pielografia anterograda ha assunto negli ulti-
- nello studio delle lesioni calicine indotte.da affe- mi anni un certo rilievo per il diffondersi delle proce·.
zioni del parenchima renale (lesioni tubercolati; dure interventistiche praticate previa nefrostomia (v.
necrosi papillare e midollare); paragrafo XXXIV2.3). Assume importanza soprattut.
- nella ricerca di anomalie congenite e acquisite to nei pazienti con uropatia ostruttiva per la migliore
(fase preoperatoria; soggetti donatori in previsione documentazione della lesione che ne è alla base.
di trapianto renale);
- nello studio dei tumori uroteliali (individuazione La puntura percutanea del sistema collettore è praticata
della lesione; definizione topografica preoperato- subito al di sotto della XII costa all'altezza dell'apofisi tra-
ria; esclusione di localizzazioni multifocali); sversa deUa 2• vertebra lombare con ago di Chiba sottile. La
- nella determinazione delle «condizioni rtiorfofun- profondità di penetrazione è di 7-8 cm. Previo accertamen-
zionali» del rene controlaterale (traumi; soggetti to della corretta posizione della punta dell'ago (aspirazione
donatori; in previsione di una nefrectomia). di urina!) e dopo eventuali misurazioni manometriche, si
inietta sotto controllo radioscopico il MdC con modalità
analoghe a quelle usate per la pielografia retrograda,
Vengono quindi assunti radiogrammi mirati. Le complica-
3. Pielografia ziop.i sono rare e costituite soprattutto da spandimenti emor-
ragici e flogosi secondarie.
Consiste nell'introduzione diretta nelle vie escre-
trici urinarie, per via retrograda cistoscopica o per via La pielografia anterograda transnefrostomia,
anterograda transcutanea, di un MdC opaco (o, meno praticata allorquando tm tubo nefrostomico è già pre-
comunemente, gassoso). sente per motivi terapeutici, può considerarsi una
La pielografia retrograda è realizzata mediante variante tecnica della pielografia anterograda transcu-
cateterismo transuretrale di uno o entrambi gli ureteri. tanea avente la finalità di documentare la morfologia
Talora la presenza di uno stent ureterale che raggiun-
calicopieloureterale, l'eventuale presenza di segmenti
ge· l'uretra, introdotto per motivi terapeutici, rende
dilatati o ristretti, spandimenti nello spazio perirenale,
possibile la realizzazione «diretta» della pielografia.
alterato posizionamento o rotture del tubo stesso (fig.
Si utilizza un MdC uroangiografico, iniettato sotto con- XXVII.6).
trollo radioscopico lentamente e a bassa pressione (onde In caso di pregressa diversione degli ureteri dalla
evitare reflussi tubulari, interstiziali, venosi, linfatici), fino vescica con anastomosi a un'ansa intestinale isolata
a realizzare una distensione ottimale delle vie escretrici con storna cutaneo, il controllo della situazione morfo·
(pielografia o ureteropielografia retrograda opaca). Si logica delle vie escretrici può essere effettuato iniet·
assumono radiogrammi a diverso grado di riempimento e tando il MdC con modalità simili a quelle della pielo-
nelle obliquazioni più idonee a documentare tutta la via grafia ascendente mediante un catetere di Folcy intro·
escretrice (osservazione radioscopica!). dotto nello storna cutaneo (uretero-pielografia tran·
Si ritengono controindicazioni relative alla pielografia re-
trograda la presenza di lesioni infiammatorie della vescica sileale). Il volume di MdC necessario può essere mol·
(soprattutto tubercolari) per la possibilità di propagare verso to grande (da l 00 mi a li a seconda della capacità del·
l'alto l'infezione, tumori della vescica, traumi uretro-vesci- l'ansa isolata). Si considererà con particolare attenzio·
cali e recenti interventi chirurgici (reimpianto ureterale!). ne il decorso dell 'uretere sinistro, il quale, come è
noto, è fatto passare attraverso un tunnel mesenterico
La pielografia retrograda trova indicazione: e si flette poi decisamente verso destra (questo punto,
- nello studio delle vie escretrici in caso di rene fun- fisiologicamente ristretto, è frequentemente sede di
zionalménte escluso all'urografia; ostruzione!).
577

za in caso di sospetto danno vescicale post-traumatico,


di deiscenza di sutura chirurgica, di fistola intestinale
e vaginale, nella valutazione dei diverticoli vescicali e
nello studio della dinamica minzionale (di grande
rilievo nella valutazione delle displasie delle vie escre-
trici inferiori cistouretrografia minzionale!).

5. Ecografia
Fig. XXVII.6. Pielografia È indagine di prima istanza nello studio morfolo-
anterograda transnefrosto-· gico e flussimetrico del rene, consentendo di riservare
mia. Il MdC, iniettato attra-
verso il tubo nefrostomico a situazioni «mirate» il ricorso a indagini più
(punte di freccia) inserito plesse o invasive. Lo studio ecografico degli ureteri,
per via pctcutanca nella viceversa, è ostacolato dal decorso profondo e dalla
,,.
·ata cavità piclica del rene
destro, consente l'opaciz-
mancanza di un'adeguata finestra acustica: fanno
eccezione i segmenti prossimale e retrovescicale, ben
La zazione (<diretta» della vie
escretrici documentando la apprezzabili quando ectasici. La vescica è accurata-
stenos'1 serrata dell'urelcrc mente esplorabile con-ecografia purché il suo lume sia
nel tratto prevcscicale disteso (il contatto con la parete addominale anteriore
(freccia). Nel caso in consi-
derazione l'urografia per evita l'interposizione di anse intestinali meteoriche!).
infusione non aveva con-
ca- sentito Io studio ·delle vie l: esame ecografico del rene viene eseguito con piani di
lar- escretrici per la mancata scansione longitudinali e trasversali con trasduttori da 3,5
eliminazione del MdC da MHz. Per lo studio del rene destro, il paziente, in apnea
parte del rene destro. inspiratoria profonda, è posto in decubito supino o con il
tia,

ma
La vescica, oltre che nella fase tenninale dell'oro-
grafia, può essere assoggettata a studio contrastografi-
co <<mirato>} mediante introduzione diretta di MdC
opaco nel suo contesto previo cateterismo transuretra-
t!e, lc (in caso di lesione traumatica uretrale, mediante
'ig. puntura diretta sovrapubica).
tlla La cistografia ascendente opaca è eseguita iniettando
ala nella cavità vescicale, dopo evacuazione del contenuto uri-
fo· nario, circa 250 ml di MdC iodato urografico opportuna-
iet- mente diluito. La documentazione radiografica è fatta nelle
:lo· proiezioni AP, oblique a 45° ed eventualmente LL. La fase
:ro- minzionalc può, al bisogno, essere seguita direttamente sul
tavolo radiologi co con radiogrammi sequenziali o videore-
an·
gistrazione (cistouretrografia minzionalc), sì da documen-
tol- tare in modo analitico gli aspetti dinamici (fig. XXVIL7).
lel·
:io- Modernamente, il ricorso alla cistografia è poco
eè frequente (almeno al di fuori dell'età pediatrica), sia
ico per il perfezionarsi delle tecniche cistoscopiche sia per
110, le grandi possibilità dimostrative dell'ecografia (per la Fig. XXVII.?. La Cistouretrografia minzionale. La sequenza radiogra-
:di cui realizzazione è sufficiente la presenza di urina in fica documenta gli aspetti dinamici dello svuotamcnto vescica!e c del
Vescica!). La cistografia conserva una certa importan- riempimento urctrale.
578 Capitolo XXvu

!--'
di da ut1hz:are inierlobari e arciformi). Còstituiscono ostacoìo 1
come finestra acustica. Per .lo stUdio del rene sillistrQ, il difficoltosa individuazione dell'arteria renale sinistra
paziente è posto in decubito laterale destro con il braècio (manc.anza u.n acustica!) e le
sollevato al di sopra del capo; il pcilo superiore del re1w è cole dimenswm de1 vas1 penfenct. Nello studio dei va.
visualizzato attraverso la finestra acustica splenica. Lo 'Stu-
pe1iferici, il cui riconoscimento avviene esclusiva.
dio potrà eventualmente essere cbmpletatù con scansi.o11i
coronali per via intercostale o sottQcostalllaterale. In Caso r.nente sulla base del segnale Doppler, assumono gran-
di mancata visualizzazione di nn rene iièlla relativa loggia è de importaqza le tecniche color- e power-Dof;pler
importante valutare il rene controlaterale, le regioni del L ecografia assume ruolo di particolare
fianco, l'area lomboaortica e la pelvi nel sospetto di even- za nello studio morfologico del rene (displasie!), ne].
tuali ptosi, ectopie o displasie. l'individuazione di masse renali, di calcoli e di idro.
nefrosi, nello studio del rene «escluso» in corso di uro-
Nelle scansiani longitudinah (fig. XXVII.8A) il grafia, nella valutazione dell'inndficienza rena/e
rene presenta aspetto ovalare. con una zona centrale acuta e cronica, dell'ipertensione nefrovascolare, ne!
fortemente ecogena corrispondente al seno controllo dei trapianti renali. Può costituire «guida>>
nella quale sono accolte le vie escretrici (peraltro non alla biopsia renale, al posizionamento di cateteri da
visualizzabili in condizioni normali!),·'e una zona cir- nefrostomia, allo svuotamento di ascessi renali e
conferenziale ipoecogena corrispondente alla porzio- all'alcoolizzazione di cisti.
ne parenchirnale, nel contesto della quale si potranno
evidenziare il profilo delle piramidi midollari e talora L'esame ecografico della vescica è dì norma eseguito
echi piccoli e speculari riferibili ai vasi arciformi. per via transaddominale con piani di scansione trasversali e
Nelle scansioni trasversali (fig. XXVII.8B) il rene ha sagittali.
aspetto rotondeggiante in corrispondenza del terzo
superiore e inferiore, a «feiro di cavallo» aperto Nelle scansiani trasversali (fig. XXV1!.9A) la
medialmente e anteriormente a livello ilare. Le carat- vescica presenta aspetto quadrangolare, simmetrico
teristiche strutturali sono simili a quelle sopra descrit- rispetto alla linea mediana; nelle scansioni sagitta/i
te. Nelle scansioni a livello ilare è possibile evidenzia- (fig. XXVII.9B) assume aspetto triangolare con apice
re il peduncolo vascolare. in corrispondenza del trigono e base costituita da!!a
Lo studio analitico del flusso ematico renale è con- parete anteriore. In condizioni di replezione, la parete,
venientemente effettuato con-tecnica eco-Dopplà in iperecogena, è sottile, continua e regolare, il lume ha
corrispondenza dei vc:).si maggiori (arteria e vena rena- ecbstruttura di tipo liquidOiimpido; a vescica vuota, la
le), del seno renale (vasi segmèntari) e del parenchima parete aumenta di diventa apprezzabile ne!
suo contesto uno strato ipoecogeno (muscolo detruso-
re non disteso!). La valutazione del residuo urinario
vescicale postminzionale è possibile con una certa

A 8
Fig. XXVII.S. Aspetto ecotomografico normale del rene. In A sçansio-
ne longitudinale del rene destro; in B scansione trasversale. Nei due di-
versi piani di scansi one il rene (punte di freccia) assume rispettivamen- Fig. XXVI1.9. Aspetto ccotomografico normale della vescica. In A
te aspetto ovalare allungato c rotondeggiante. Nel suo contesto è possi- scansione trasversale sovrapubica. In B scansionc longitndinak
bile distinguere una zona periferica ipoecogena an!llare, espressiva del mediana. Nei due diversi piani di scansione la vescica (V), distesa dal·
parcnchima corticale e midollare, delimitata sul versante esterno da una l'urina (accorgimento metodologico indispensabile per il suo studio!),
sottile bardatura iperecogena (interfaccia tra capsula renale e grasso assume rispettivamente aspetto quadrangolare simmetrico c triangola·
perirenalc!), e una zona centrale iperecogena, rappresentativa del seno re con apice rivolto verso l'alto. Le pareti vescicali, ecogenc, sono con·
renale. Nella scansione trasversale è apprezzabile la vena renale (frec- tinuc e regolari; il lume è ecoprivo. Posteriormente alla vescica sono
cia) nel suo decorso dal! 'ilo verso la vena cava inferiore. apprezzabili l'utero (u) e la vagina (freccia cu1·va).
Apparato urinario 579

'
accuratezza. L'uso della via endocavitaria con trasdut- e.v. «a. bofmt del MdC si susseguono nei tempo (fig.
;ore a scansione rotante introdotto per via- cistoscopica XXVIl.lO): la fase vascolare, nella quale si ·opacizzano i
permette lo studio analitico dei meati ureterali e della vasi renali e la corticale (nefrogramma precoce); la fase
'ic- nefrografica, nella quale l'incremento del valore di attenua-
va. parete vescicale.
Nello studio della vescica, l'ecotomografia assu- zione interessa progressivamente la midollare (1-3 min); la
va. fase pielografica, nella quale si ha progressiva attenuazione
an- me ruolo di particolare importanza nell'individuazio-
dell'effetto nefrografico e opacizzazione intensa delle vie
'er. 11e di tumori vescica/i (fino a 2 mm di diametro con escretrici. ·
an- trasduttol'i endocavitari!), di materiale endoluminale Lo studio della vescica ha luogo direttamente con scan-
le]. (calcoli!), nella determinazione del volume vescica!e e sione contrastografica, assumendo le immagini subito dopo
'ro- del residuo postminzionale. la fine dell'iniezione del MdC (c.e. della parete vescicale!)
!ro- e, se necessario, dopo 10-15 minuti (opacizzazione dell'uri-
afe na!).
nel 6.TC
da>> La TC dimostra in maniera precisa il contorno dei
da È tecnica di grande importanza nello studio del- reni (tessuto adiposo perirenale!) e la loro struttura (tes-
'i e l'apparato minario. Consente di documentare con effi- suto adiposo intrarenale! differenziazione corticale/mi-
cacia l'anatomia e i rapporti topografici dei reni (spazi dollare dopo MdC!). Il rene, in corrispondenza del po-
peri- e pararenali!), degli ureteri e della vescica, non- lo superiore, ha'forma ovalare ed è delimitato mediai-
uito che eventuali reperti patologici. mente dal pilastro diaframmatico, lateralmente dal fe-
ali e gato a destra e dalla milza a sinistra; a livello degli ili
Nello studio dei reni la scansione diretta assume impor- ha forma «a ferro di cavallo» con apertura anterome-
Janza nella ricerca di calcificazioni e aree emorragiche, e diale (seno renale!); a livello degli ili e del polo
l la llclla valutazione densitometrica delle masse renali. Si riore è delimitato medialmente dal muscolo grande
rico acquisiscono strati contigui di 5-7 mm di spessore o, con psoas. L'arteria renale sinistra, a decorso trasversale, è
tta/i tecnica spiroidea, l'intero volume renale. Dopo iniezione sempre bene individuabile ed è parallela alla vena
naie che le decorre anteriormente; l'arteria e la vena
la Ila renale destra sono meno facilmente individuabili. La
·ete, fascia di Gerota è osservabile pressoché
te, soprattutto se per processi flogistici o neo-
a, la plastici; non è la capsula renale. Gli
·nel ureteri sono individti'àbìli con facilità anteriormente ai
liSO· muscoli psoas, soprattutto nella fase pielografica. La
ario vescica ha forma tipicamente quadrangolare, ad asse
:erta maggiore trasversale (fig. XXVII. l l): la sua parete, ben

Fig.XXVII.IO. TC del rene. Scansione diretta (A) e contrastografica


(B·D) passante per gli ili renali. l reni, il cui contorno è ben differen-
ltabile dal tessuto adiposo perirenalc, assumono un caratteristico
<<a ferro di cavallm1 con apertura antcromediale; le vene renali
In A sono dimostrabili in tutto il loro tragitto. Nella successione rapida con-
:linak lmstografica è documentata: la fase nefrografica precoce (B), nella
;a dal· quale il c.e. interessa selettivamente la cmiicale renale con netta visua- Fig. XXVII.ll. Nelle scansioni TC la vescica (V), in condizioni di
tdio!), linazionc della giunzione corticomidollare; la fase nefrografica tardi- replezione del lume, morfologia quadrangolare; la sua parete,
1gola· \'a (C), nella quale il c.e. è uniforme nelle due componenti parenchi- ben contrastata sul versante esterno dal tessuto adiposo pelvico sotto-
ocon· mah (ma lievemente più intenso nelle·piramidi della midollare!); la peritoneale, è tenuemente delineata sul versante interno dal contenuto
1 sono fose calicopielografica (D), nella quale si ha attenuazione del! 'effetto urinario ipodenso nella scansione diretta (in figura), intensamente
nefrogmfico e iniziale opacizzazione delle vie escretrici. iperdenso nella scansione contmstografica. U =utero; R = retto.
580

contrastata sul versarìte esterno dal tessuto adiposo pcl- (uro-RM). L'angio-RM estende il campo d'azior.e ali'
vico, è sufficientemente delineata anche sUI versante in- valutazi-one diretta dei vasi renali.
tei"no dal contenuto luminale ipodenso nelle scansi ani
immediate, iperdenso in quelle tardive. La RM è eseguita con. sequenze T[. c T2-pcsate (SE! GÉ['
Costitui'Scono indiCazioni fondamenttili della TC: turbo-SE! con soppress10ne del segnale del grasso!) t· ·_
lo studio diù.traumi renali (n6'1 quak;è indagine di piani trasversali e coronali,
tah e obhqm (ftg. XXVII.12). La scanswne contrastogra(
prima istanza!); ca (Gd-DTPA c.v.!) è preziosa per la yalutazione del c"" ;·
1
- del rene escluso (sede, causa cd estensione dell'o- L'uro-RM è realizzata con sequenze
stacolo al deflusso urinario!); simili a quelle _descritte la colang!o-_RM (v. paragrar:
delle «masse renali» (individuazione e caratteriz- XXII.S). Le v1e escretnct sono prehmmarmct1te distes ·
zazione di lesioni di piccole dimensioni; definizio- facendo in,gerire al paziente un a.deguato volume di
ne dell'invasione degli spazi peri- e pararenali; (al quale e opportunamente aggmnto MdC superparmna-
dimostrazione di linfoadenomegalie paracavali, gnetico sì da cancellare il segnale proveniente dalle ruÌsè
trombosi della vena renale c della vena cava infe- intestinali). Si acquisiscono preferenzialmente strati cdro.
nali di alcuni centimetri di spessore si da poter rappresenta.
riore, lesioni nel rene controlaterale, metastasi re nelle diverse immagini l'intera via ·(fig.
epatiche; follow-up post-operatorio); XXVII.lJ). .
delle infezioni renali (pielonefriti, ascessi); I.:angio-RM, tecnica di rilievo nello studio dèlle stenosi
della litiasi, quando le altre indagini non siano arteriose renali, è realizzata con le modalità tecniche
risultate dirimenti; descritte nel paragrafo XI.5.
delle dislocazioni delle vie urinarie (linfoadenopa-
tie paraaortiche, pseudocisti pancreatiche, tumori Nel rene (v. fig. XXVII.12), nelle immagini
retroperitoneali, ematomi intracapsulari; per la pesate la corticale dà segnale più intenso della middf·
vescica: cisti dell 'uraco, tumori uterini e ovarici, !are ed è da questa ben differenziabile; l'ilo rena/é, .
lipomatosi pelvica, linfoceli); ricco di tessuto adiposo, dà segnale elevato: nel suO
la stadiazione locoregionale del carcinoma vesci- contesto sono apprezzabili, privi di segnale, i ·
ca/e.

La scansione contrastografica volumetrica in fase


"''' vascolare (angio-TC) consente di individuare con suf-
ficiente attendibilità varianti anatomiche (arterie
renali accessorie e multiple), stenosi arteriose e aneu-
rismi.
La possibilità utilizzare il MdC uroangiografico
come indicatore della funzione glomerulare permette,
;:mediante opportuni programmi, di valutare le curve di
perfusione ed eliminazione e la clearance renale in
""::,,.maniera simile alle metodiche scintigrafiche.

7.RM Fig. XXVII.12. RM del rene. Nelle scansimti TI-pesate (A) il reneè
bene differenziabile dal tessuto adiposo dello spazio perirenalc
La RM è indagine alternativa alla TC nello studio presenta elevato segnale. Nel contesto del parenchima la corticale >1
&molti tipi di patologia renale e vescicale, in ciò age- diffcrcm:ia dalla midollare per il segnale più elevato. Jl seno retihle
risulta patticolarmcnte iperintcnso per il contenuto adiposo; al suo
volata dalla favorevole risoluzione di contrasto, dalla interno sono identificabili, prive di segnale, le strutture vasco]ari_c"l_e
multiplanarietà, dalla disponibilità di MdC a basso cavità calicopielichc che, nel caso in considemzione, risultano ccta>l·
impegno funzionale del rene. La possibilità di eviden- che a sinistra; le vie escretrici sono peraltro meglio identificabili ndlc
ziare selettivamente, con opportune sequenze, i fluidi sequenze T2-pesate per l'elevata intensità di segnale del!· urina (B_J, Le
strttttuw vascolari c calicopieliche dell'ilo renale sono meglio cvtrlcn·
stazionari, consente di ottenere valide immagini d'in· ziabili, nel singolo rene, nelle scansioni oblique coronali TI-pesate
sieme delle vie escretrici di aspetto similurografico dirette (q, in fase contrastogmfica vascolare (D) e ne fra grafica (E).
581

- nella stadiazione locoregionale del caY?;inoma


vescicale (sconfinamento extraparietale!
zione della prostata e delle vescichette· seminati!
differenziazione fibrosi/recidiva dopo
mia!); .··
nella valutazione di stenosi e aneurismi dèl!e arte-
rie renali (angio-RM).

8. Diagnostica radioisotopica
Consente, con tecniche e radiofarmaci dive_rsi,
splorazione morfofunzionalc del rene, lo della
dinamica di svuotamento della pelvi renale,
cazione del retlusso vcscico-ureterale.. Assqme parti-
colare rilievo nella valutazione dell'ipè,itenSiòne
masi vascolare, della necrosi tubulare acùta:,'. del rigetto
Fig.XXVII.13. Uro-RM in paziente sottoposto a cistectomia radicale
1iche immunologico del rene trapiantato.
10nricostruzionc di neovescica ilealc. Immagine coronale ottenuta me-
diante sequenza turbo-SE marcatamcntc T2-pcsata elaborata con algo-
ritmo M!P. L'ipcrintensità dell'urina consente di ottenere un'immagi-
Ti, <<sinteticUJ> delle vie escretrici dilatate e dell'anastomosi urctcrale
idol- in corrispondenza della fossa iliaca destra. Si noti l'elevata intensità di
segnale dellìquor cndorachideo (effetto similmielografico).
7a/é,
suo mnali e, quando ectasiche, le cavità calicopieliche (le
vasi quali divengono iperintensc nelle immagini T2-pesa-
tc!). Tra gli spazi peri- e pararenale, ricchi di tessuto
adiposo (segnale elevato nelle immagini TI-pesate!), è
riconoscibile !a.fascia di Gerota come sottile banda
curvilinea a segnale di bassa intensità. Gli ureteri, se
distesi da urina, sono ben distinguibìH (segnale di Fig. XXVII.14. RM della vescica. Nella scansione , i con
bassa intensità nelle sequenze T I.-pesate, di alta inten- sequenza T l-pesata (A) la parete vescicale è delineata aJl'cstcrno dal
sità in quelle T2-pesate). Nella vescica (fig. grasso perivesciealc (alto segnale!), all'interno dal conti:nUto urinario
(basso segnale!); nella sequenza T2-pcsata (B) è beT!:dclimitabile solo
XXVII.l4) il lume, per il contenuto urinario, dà segna- sul versante interno (segnale ipcrintcnso dell'urina!): r=
le di bassa intensità nelle immagini TI-pesate, di alta retto; asterischi =utero.
intensità nelle immagini T2-pesate; la parete dà segna-
le di media intensità ed è ben differenziabile sul ver-
sante interno dal contenuto urinario (soprattutto nelle
sequenze T2-pesate!) e sul versante esterno dal grasso
perivescicale (soprattutto nelle sequenze Tl-pcsate!).
La RM trova indicazione:
rene è
1lc èhc
nella caratterizzazione di natura delle <anasseJJ
icale si renali per le quali la TC non abbia fornito risultati
retèle dirimenti;
al suo nell'identifìcazione del contenuto emorragico di
ari c·k
cciasi·
cisti semplici di piccole dimensioni (ipcrdense alla Fig. XXVII.lS. Rene polieistico di tipo adulto. RM. Scansione coro-
ili ndlc TCI) (fig. XXVII.15); nale dell'addome con sequenza GETI-pesata. Entrambi i reni sono
(Bl. Le nel riconoscimento delle complicanze postopera- aumentati di volume (ma particolarmente il sinistro!) per la presenza
cvidcn· nel loro contesto di numerose cisti di varia dimensione, alcUne delle
torie e del rigetto acuto del trapianto renale; quali protrudono nello spazio pcrircnalc. Vintcnsità del 'segnale è
-pesate
;a (E).
nella stadiazione del carcinoma renale (estensione media, ma alcune cisti (asterisco) hanno segnale di elevata intensità
della trombosi venosa neoplastica!); quale conseguenza del pregresso sanguinamcnto.
-.5:082,______________________________ --------=·
CapitoloXX/IJj ·

La scintigraf'ia renate' con radiofarmaci a preva- mediante diuresi forzata indotta con somministrazio
lente fissazione corticale consente di acquisire infor- di furosemide. ne
mazioni morfofunzionali (distribuzione intrarenale del La scintigrafia renate sequenziale con radiofar.
radiofarmaco! valutazione comparativa della captazio- maci a rapida eliminazione utilizza i1 99mTc-dietilen.
ne dei due reni!), ma è scarsamente attendibile nello triamino-pentaacetato (99mrc-DTPA)) la 99mrc-m
studio delle lesioni occupanti spazio. captoacetilglicina (99mTc-MAG3)) l'acido
minoippurico marcato con 123J (123J-OIH). Questi ra.
È utilizzato il99mTc-dimercaptosuccinato (99mTc-DM- diofarmaci vanno incontro a rimozione renale con mec.
SA), meno frequentemente il 99mTc-glucoeptonato e la canismi -diversi e consentono quindi di esplorare aspet.
99mTc-aprotinina. Questi radio farmaci, dopo iniziale filtra- ti definiti della funzione renale.
zione glomerulare (con parziale escrezione urinaria), sono
assoggettati a prolungata ritenzione nel tubulo prossimale. Il 99mTc-DTPA è eliminato mediante filtrazione glome-
È quindi possibile, a distanza di 1-2 ore dalla somministra- rulare senza riassorbimento o escrezione attiva tubulare: la
zione e. v., la visualizzazione del parenchima corticale fun- misura della sua clearance equivale quindi alla misura del
zionante. filtrato glomerulare. 111231-0IH è eliminato mediante filtra.
zione glomerulare ed escrezione attiva tubulare totale: la
Sue indicazioni principali sono: la valutazione del misura della sua clearance equivale quindi alla misura della
parenchima funzionante residuo nelle nefropatie; la portata renale p/asmatica effettiva. Il rapporto fra la clea.
dimostrazione della presenza di parenchima alterato rance del 99mTc-DTPA e del 1231-0IH fornisce quindi una
in nefropatie di non agevole caratterizzazione ecograM stima della frazione di filtrazione glomerulare (normalmen.
fica e urografica; la individuazione di alterazioni foca- te intorno al20% della portata renale plasmatica effettiva).ll
li della corticale (aree infarhmli - fig. XXVII.16; 99mTc-MAG3 è eliminato mediante escrezione tubulare par-
nefriti lobari pmcella1i); lo studio delle malformazioni ziale, con una clearance intermedia fra quelle del 99mrc.
renali nei casi di dubbia interpretazione ecografica e DTPA e dell23I-OIH.
urografica.
La scelta del radio farmaco è influenzata, oltre che
:Vimmtmoscintigrafia con anticorpi monoclonali
dal fenomeno fisiopatologico che si intende esplorare,
anti-antigene tumore-associato offre validi risultati dal grado di funzione renale residua e dal costo (mini-
nello studio dei tumori del rene (ma la fisiologica mo per j]9 9mrc-DTPA, massimo per j]l23J.O]H).
escrezione urinaria del radiofarmaco o di suoi prodot-
ti di degradazione interferisce spesso nella qualità
della visualizzazione scintigrafica della neoplasia pri-
mitiva). Risultati migliori consegue la PET (18p.
FDG!): la componente del tracciante assoggettata a
escrezione renale (10-15% in 60 minuti) è allontanata

a b

Fig:XXVII.l6, Scintigrafia renale con radiofarmaco a prevalente fis- c d


sazione corticale (l9mtc-dimcrcaptosuccinato). Ricostruzione 3D a
partire da una scansione SPECT. L'indagine consente un valido studio Fig. XXVII.I7. Scintigrafia renale sequenziale con '
morfofunzionale dei reni attraverso la valutazione della distribuzione cetilglicin.a. Fotoscintigrafia sequenziale dopo iniezione del
intrarenale (spaziale e temporale!) del radiofarmaco. Nel caso in con- co in una vena del gomito (punta di freccia). I.: analisi computerizzata
siderazione sono poste in chiara evidenza le retrazioni post-infartuali dei singoli fotoscintigrammi (alcuni dei quali qui riprodotti), consente lo
fibrotiche del polo superiore del rene sinistro (freccia) e del rene studio progressivo dell'affiusso (A), della distribuzione (B) e del (l'il·
destro. sporto verso il sistema escretore (C e D) del radiofarmaco.
, ,,10 rato urinario 583
;:1!!----

Si acquisisce in maniera dinamica una serie continua di ne. La vasocostrizione indotta dall'angiotensina II si estrin-
'"' . magini per 20-30 minuti. La valutazione visiva (con
1111
,entuale ((compresswne
• temporal e)) deIl'.mtera sequenza
seca tuttavia anche a livello sistemico, costituendo una delle
possibili cause di ipertensione arteriosa sistemica, la cosid-
zo-30 secondi) è seguita dall'elaborazione di curve atti- detta «ipertensione renovascolare)). La somministrazionc
'"dtàltempo «ra d._wne1 r·._,ch 1mente · · da del captopril interrompe questo meccanismo di compenso
1 e fasi ben dlfferenzlah!h (f1g. XXVIL17). Nella pnma intrarenale: la diminuzione delle resistenze post-glomerula-
di breve durata, la radioattività parenchimale aumenta ri che ne consegue induce una caduta della pressione di fil-
apidamente per effetto della perji1sione ematica. Nella trazione glomerulare e quindi una drastica riduzione del fil-
:cconda fase prevalgono i fenomeni di accumulo e traspor- trato. Il test farmacologico rende pertanto più evidente l'i-
to del radiofilrmaco attraverso il parenchima renale (tempi poafflusso arterioso al glomerulo renale (riducendo la clea-
di transito!): l'elaborazione dei dati rende possibile deter- rance del rene affetto rispetto al rene non affetto) che può
minare, in ciascun rene, i parametri temporali di escrezione sfUggire alla scintigrafia eseguita in condizioni basali.
ne- ela clearance renale del radiofarmaco. Nella terza fase ha Lafurosemide è un farmaco a intensa azione diuretica.
: la luogo l'allontanamento del radiofarmaco attraverso le vie La sua somministrazione e.v. durante l'esecuzione della
del escretrici: è così possibile valutare l'eventuale presenza di scintigrafia renale sequenziale (fase di escrezione'.) può
tra- patologia organica o funziOnale del giunto pieloureterale e consentire di distinguere pseudoostruzioni (ad esempio, un
t, la ftmzione urodinamica della vescica (ritmo e frazione di ralleritato transito del radiofarmaco per ipotonia della pelvi
ella -eiezione; tempo di emisvuotamento; residuo vescicale). renale) da ostruzioni vere dovute a patologia organica del
lea. Quest'ultimo studio è utile nei pazienti con turbe della rego- giunto pieloureterale. ·
una lazione neurovegetativa (vescica neurogena in corso di para-
IC!l·
plegia! neuropatia periferica in corso di diabete mel!ito!). Le tecniche radioisotopiche di misurazione del-
).Il Le curve attività/tempo detenninate in fase minzionale le clearancc rcnali (iniezione «a bolo» del radiofar-
Jar- JÙngo il presunto decorso degli urcteri possono consentire
J'individuazione di eventuali reflussi vescico-ureterali (per macO! non necessità di raccolta diretta delle urine me-
Tc- diante cateterismo vescicale!) sono di esecuzione più
lo studio dei quali, peraltro, tecnica di elezione è la cisto-
scintigrafia minzionale eseguita introducendo direttamente semplice e più accurata rispetto alle tecniche laborato-
che in vescica mediante cateterismo una certa quantità di indi- ristiche basate sull'impiego dell'inulina. Radiofarma-
catore radioattivo). co di riferimento per la misura del filtrato glomerulare
m,
ini- è iJ51Cr-etilendiaminotetraacetato (51Cr-EDTA).
La scintigrafia renale sequenziale, eventualmente
integrata da prove farmacologiche, assume particolare
importanza: nella valutazione comparativa della fun- 9:Angiografia
zione dei due reni; nello screening dell'ipertensione
renovascolare (test al captopril!); nello studio de!l'in- Assume grande importanza per la diagnosi di iper-
slifficienza renale acuta da necrosi tubulare e del tensione renovascolare (in questa affezione assume
rigetto immunologico del trapianto renate; nella indiM anche significativo ruolo terapeutico: angioplastica
viduazione delle uropatie ostruttive da cause pura- transluminalei posizionamento di stenti). Trova indi-
mente dinamiche (test alla furosemide!). cazione nella valutazione dell'anatomia vascolare
(arterie polari!) in previsione di interventi chirurgici
Il caplopril è un farmaco inibitore dell'enzima conver-
complessi, e nello studio preoperatorio dei donatori di
titore dell'angiotensina (ACE). Questo enzima, come è
noto, agisce sull':mgiotensina I (inattiva, prodotta per azio- rene (angiografia digitale venosa!). Può essere prezio-
ne della renina su un'<Xt_"globulina plasmatica, l'angiotensi- sa nell'identificazione dell'origine di grosse lesioni
convertendola in angiotensina II, che induce una soprarenali (apporto arterioso!). Con tecniche di deri-
mtensa vasocostrizione dell'arteriola glomerulare efferente. vazione angiografica è possibile I'embolizzazione di
Una stenosi dell'arteria renale induce diminuzione della tumori e di lesioni traumatiche renali (v. paragrafo
nell'arteriola glomerulare afferente, quindi dimi- XXXIX.l.l ).
nuztone della pressione di filtrazione e del filtrato glomeru-
. lare. A scopo compensatorio l'apparato iuxtaglomerulare Lo studio angiografico del rene inizia di nonna con
aumenta la produzione di renina, la quale innesca una cate- l'aortografia addominale (numero, origine, calibro delle
rizzata na eventi che, mediante l'aumento della produzione di arterie renali, loro distribuzione intraparenchimale) e
onte lo II, inducono una costrizione dell'arteriola gue con il cateterismo selettivo delle arterie rcnali
eltl'il· e quindi un aumento delle resistenze post-glome- (migliore definizione delle fasi arteriosa, arteriolare, paren-
tulan con conseguente aumento della pressione di ftltrazio- chimograftca e di ritorno venosa! possibilità di procedure
584 Capito/o XXV[]

interventisti che! - fig. XXVII.18). La flebografia selettiva La fusione dei due reni è la conseguenza della man.
renale è effettuata pressoché esclusivamente a fini di pre- cata separazione della primitiva massa nefrogenica 0
lievo ematico per il dosaggio della renina. La cavografia più probabilmente, della coalescenza dei due blastemi
inferiore, utilizzata in passato per la valutazione dell'inva- durante la loro ascesa dalla pelvi ali 'addome. Le vie
sione venosa da parte di tumori renali e pararenali, è moder-
namente sostituita dall'ecografia (color-Doppler!), dall'an-
escretrici mantengono la loro indipendenza. Il rene, co.
gio- TC, dalla RM. me è noto, origina nella pelvi e risale poi gradualmente
fino all'altezza della 2' vertebra lombare; va incontro
successivamente a una rotazione di 90°. Un anormale
10. Malformazioni dell'apparato urina- svolgimento di questo processo può produrre deviazio-
ni per difetto (le più comuni), per eccesso, per inversio-
rio ne, alle quali si fa riferimento con il termine generico di
distopie ed ectopie. La forma estrema per difetto è lato-
Costituiscono un insieme vario e numeroso di alte- tale mancanza di risalita: il rene rimane sede pelvica;
razioni delle vie urinarie aventi alla loro base:un even- l'uretere è estremamente breve; si associa malrotazio-
to displasico. Il loro inquadramento è controverso, sia ne; talora manca il rene contro laterale (fig. XXVII.l9).
per quanto riguarda il concetto stesso di .«displasia» Nella forma estrema per eccesso, impropriamente det-
(termine istologico con il quale si indica, secondo ta «rene toraci cm> (fig. XXVII.20), un rene, più fre-
Williams, la presenza nel rene di elementi renali pri- quentemente il sinistro, è alloggiato neli' addome supe-
mitivi e di tessuti normalmente estranei al rene), sia riore, in un'ernia o in un'eventratio diaframmatica(ve-
per quanto si riferisce alla patogenesi e di conseguen- rosimilmente secondaria alla posizione alta del rene).
za alla classificazione. Illustreremo le più frequenti e L'inversione, la cui forma completa è detta distopia o
importanti nella pratica medica. ectopia crociata, è una alterazione della migrazione re-
naie non solo quantitativa, come le precedenti, ma an-
JO.l.Dismorfie che qualitativa, con deviazione verso il lato opposto del
Sono le forme più semplici di displasia e consistono in
combinazioni variabili di fusioni, distopie ed ectopie dei
reni, che producono alterazioni morfologiche di diversa
espressività. La loro osservazione è più comune nella pra!i-
ca urologica pediatrica data la frequente associazione con
anomalie congenite· di maggior clinico (cardiovascola-
ri, gastrointestinali, genitali, .del sistema nervoso), che
richiamano precocemente l'attenzione e inducono a ricer-
che sistematiche.

Fig. XXVJI.l9. Rene unico in distopia pelvica. Urografia. Non si hs


alcuna evidenza dci reni e delle vie escretrici in sede normale. Ncll8
Fig. XXVII.lS. Angiografia sclettiva renale. Fase arteriografica. Il metà destra dello scavo pelvico è apprezzabile la tenue opacità pmen·
cateterismo selcttivo c la tecnica digitale consentono una dimostrazio- chimatosa del rene destro (R), le cui vie escretrìci (P) sono
ne analitica dell'arteria rcnale c delle sue diramazioni segmentarie c mente normoconformatc; l'uretcrc (freccia) è assai breve; normale la
interlobari. vescica (V).
Apparato urinario 585

comune di fusione renale. Di solito i poli inferiori


an.
sono uniti da un istmo parenchimatoso (ma talvolta
IO,
solamente fibroso), posto anteriormente all'aorta e
m1.i
alla vena cava inferiore (fig. XXVIL22). I reni sono
vie situati più in basso della norma, simmetrici, con asse
co.
longitudinale invertito diretto verso il basso e la linea
·nte
mediana; è di norma associata una malrotazione.
nro
Varianti morfologiche meno comuni sono: la fusione
tale
della porzione media (forma <md H»); dei poli supe-
;io- riori (reni «a ferro di cavallo invertito»); di ambedue i
J di
poli (reni «a krapfen»). In circa un terzo dei casi il
rene a ferro di cavallo è associato a malfonnazioni car-
lo-
ica;
Fig. XXVJI.20. Rene toracico. La :c. contrastografica del
turacc passante per le bas1 polmonan evulcnzw, m sede paravcrtebra-
diovascolari, gastrointestinali, del sistema nervoso, ad
do- aberrazioni cromosomiche. Frequente è il suo riscon-
destra, il rene (R), di normale morfologia, alloggiato m una «tasca»
19). adiposa delimitata dal profilo del diaframma erniato a tale livello. tro nella sindrome di Turner (disgenesia gonadica),
let- AntcriormetltC sono apprezzabili la vena cava inferiore e la vena azy-
gos (punta di freccia). Le dismorfie renali possono restare silenti (e quindi
fre- ignorate!) per tutta la vita. Numerosi fattori, però, possono
.pe- condizionare la comparsa di manifestazioni cliniche: mag-
'ye- giore suscettibilità a processi infettivi; maggiore esposizio-
le). ne a dmmi per traumi addominali (minore protezione offer-
'a o ta dalle pareti addominali per il rene a posizione bassa;
're- sovrapposizione alla colonna, contro la quale è sospinto, del
an-
del

Fig,XXVI1.2l. Distopia rcnale crociata. Il rene sinistro (RS) ha sede


la pelvi (PS) eruotata di 180°; l'uretere (US), nel suo tratto
prossimale, è dislocato verso l'esterno per l'impronta su di esso arrc-
rene destro (RD) sitttato a sinistra della linea mediana, al di
sotto e a contatto de! rene sinistm (ma da esso apparentemente indi-
rer.dente). PD =pelvi destra; la freccia indica il decorso dell'uretcre
destro (UD) che progressivamente si porta nella sua sede normale.

rene e dcll'urctere durante il processo di risalita (fig. Fig.XXVIJ.22. Rene a ferro dl cavallo. Casi diversi./n alto sezioni cco-
tomogmfiche trasversale (a sinistra) c Jongitudinalc (a destra); in basso
XXVII.21 ); il rene distopico si situa al di sotto del TC con scansionc contrastografica (a sinistra) e aortografia transfemo-
!rolatera!c, con il quale di solito si fonde; per la rale (a destra). Cecografia c la TC consentono di individuare l'istmo che
mitante malrotazione le pelvi sono dirette verso la linea collega i due reni c valutare i suoi rapporti topografici con l'aorta (al-
mediana; l 'uretere è frequentemente dilatato ma con quanto spostata verso dcstnt c con pareti parzialmente calcifiche nel-
l'immagine TC) e con la colonna vertebra! c. La funzionalità dell'istmo
sbocco in vescica normale. può essere dimostrata sia con la TC (c.c.!), sia con (effet-
Il rene a ferro di cavallo è il risultato di un difetto to parenchimograficol), Si osservi la distopia di orientamento delle pel-
di risalita associato a fusione e rappresenta il tipo più vi rena!i
586 Capitolo XXVI!

rene distopìco ); maggiore incidenza di neoplasie maligne nesi. La valutazione combinata mediante ecografi
(nel rene «a ferro di cavallmt soprattutto il tumore di (dimensioni del rene, regolarità dei margini,
Wilms); associazione con altre malformazioni urinarie pri- ed ecostruttura parenchimale), scintigrafia renate e
mitive; ostacolo al drenaggio urinario; predisposizione all'i- urografia (capacità escretoria) hanno pertanto grande
pertensione e all'insufficienza renale. In queste due ultime utilità data anche la persistente difficoltà, in età pedia-
situazioni assume importanza l'alterata irrorazione. La
vascolarizzazione del rene durante l'evoluzione del suo
trica, dì valutare singolarmente la funzione dei due
abbozzo è inizialmente fornita da rami pelvici e successiva- reni con altri metodi. I.:ipoplasia (fig. XXVII.2J) e
mente da raìni originati a livelli progressivamente più alti detta armonica se sia il rene che il suo sistema escre-
man mano che il rene migra verso la sua sede definitiva. A torio sono piccoli ma normali («rene in miniatura>l); il
un arresto della risalita corrisponde, quindi, un'anomala contro laterale può essere più o meno ipertrofico.
origine dei suoi vasi (arteria iliaca comune, ipogastrica, E detta disarmonica se l'architettura della via escretri-
sacrale media, aorta, mesenterica inferiore) e frequente- ce è alterata. L'ipoplasia bilaterale è caratterizzata da
mente la presenza di arterie multiple. L'irrorazione anoma- una diminuzione del numero totale dei nefroni con
la potrà determinare ipoplasia renale (e quindi insufficienza loro marcata ipertrofia: la morfologia generale è di
funzionale e ipertensione), restringimenti o ostruzioni da tipo armonico; la concentrazione urografica del MdC
vasi aberranti (e quindi pielectasie di varia gravità e talora è scarsa. L'ipoplasia segmentaria è lesione distrettuale
idroureteronefrosi).
Il rene dismorfico può possedere una normale architet- per lo più secondaria a una primitiva anomalia di
tura istologica oppure può essere strutturalmente displasico vascolarizzazione. In tutte queste forme può associar-
(secondo la definizione di Williams più sopra ricordata). si la presenza di cisti displasiche o secondarie a ostru-
zione distale.
10.2. Malformazioni parenchimali
10.3. Displasie renali cistiche
Si estrinsecano isolatamente o inserite in sindromi
più complesse, in una articolata e poliedrica varietà di Come più sopra ricordato, la displasia renale è un'alte-
forme la cui classificazione è ardua per l'imprecisa razione istologica caratterizzata dalla presenza di elementi
primitivi renali e di tessuti normalmente estranei al rene
distinzione anatomopatologica tra i diversi quadri.
(cartilagine, tubuli retti primitivi tappezzati da epitelio cubi-
L'aplasia renate unilaterale (quella bilaterale è co, cisti di dimensioni da minuscole a enormi fino all'e-
incompatibile con la vita) è associata ad aplasia sempio estremo del rene multicistico). Lo studio «per
rale. Il rene controlaterale, ipertrofico, spesso ectopi- immagini» ha un ruolo molto importante nel riconoscimen-
ca, malformato, con alterazioni della via escretrice, to delle tre varietà principali:
richiama inizialmente l'attenzione per l'erroneo - con w·etere atresico (il rene interessato può essere
sospetto di «massa». In circa due terzi dei casi si asso- ingrandito e multicistico o piccolo e fibroso);
ciano malformazioni genitali. L'ecografia, la scinti- con uretere pervio ma anomalo a impianto ectopica,
grafia renale, l'urografia e nei casi di dubbio persi- stenotico o refluente, e con rene piccolo a pelvi ampia e
stente anche la TC, consentono di accertare l'assenza atonica (frequentemente vi è reflusso con conseguenti
del rene aplasico in sede normale e nelle più comuni complicazioni infettive). Si osserveranno le ridotte
sedi di ectopia. dimensioni renali, la massa di calici arrotondati posti al
di sopra della pelvi ectasica e verticalizzata: un q1mdro,
Numerose cause, congenite e acquisite, possono quindi, di ipoplasia disarmonica;
essere responsabili di una ipoplasia renate, ma è sem-
con ostruzione congenita dell'uretra: in questa varietà
pre difficile stabilire il reale meccanismo patogenetico la diplasia cistica renale interessa soprattutto la cortica·
dell'ipoplasia, sia per la frequenza con la quale le ano- le. Il quadro anatomopatologico è ben ricostruito con
malie di sviluppo sono complicate da infezioni o da l'associazione ecotomografia-urografia.
fatti ischemici, sia perché una malattia acquisita che
colpisce anche altri sistemi può evolvere subdolamenH Il rene multicistico è una forma estrema di displa-
te nell'ambito urinario e passare inosservata nella sua sia nella quale il parenchima renale è pressoché total-
fase evolutiva, manifestandosi solo a processo conclu- mente sostituito da un ammasso di formazioni cisti-
so. D'altra parte, la funzione residua di un rene picco- che; l'uretere è costantemente atrcsico.
lo e il suo ruolo nel determinismo dell'ipertensione e
di infezioni renali sono fattori che rivestono per il cli- La patogencsi è legata verosimilmente a una
nico un'importanza maggiore che non la loro patoge- connessione tra l'abbozzo ureterale e il blastema metanefn-
,narato urinario 587
'li 4
)!:_--

no la pielografia (per una migliore visualizzazione del-


7a
le vii:: escretrici nei casi di scarsa opacizzazione per via
'"e urog'rafica); lare
logica del rene),
(per lUla migliore definizione morfo-
de
ia-
Di fronte a una massa renale, nei primi giorni di vita la
ne diagnosi differenziale verte, per motivi di frequenza, in
,e prima istanza tra il rene rnulticistico e l'idronefrosi; in
re- seconda istanza verranno escluse le anomalie di posizione e
; il di forma dei reni, la trombosi della vena renate, i tumori
:o. maligni.
ri-
da Il rene policistico di tipo infantile, o policistosi re-
ou cessiva, è la forma più nota di displasia renale.
di Fig. XXVIJ.23. lpoplasia armonica (A) e disarmonica (B) del rene
jC (vedi testo).
Bilaterale e simmetrica, ha prognosi sfavorevole, ma nel
aie complesso è affezione poco frequente. L'età d'insorgenza
di co, cui può conseguire o un difetto di induzione nella diffe- della malattia e la sua gravità hanno tra loro un rapporto di
renziazione del blastema renale, o una displasia secondaria proporzionalità inversa. Nella forma infantile predomina
ar-
aostruzione. l'interessamento renale, in quella giovanile l'interessamen-
ru-
to epatico. La patogenesi è dubbia: si suppone un'alterazio-
Nella l'orma più comune, unilaterale, se il rene con- ne geneticamente determinata della struttura collagena della
trolateralc è normalmente funzionante l'unico reperto membrana basale tubulare.
obiettivo in età neonatale è una voluminosa massa pal-
lte- pabile scarsamente apprezzabile all'esame diretto ra- Il quadro ecotomografico, sufficientemente carat-
mti diografico (opacità uniforme priva di calcificazioni). teristico da eliminare praticamente ogni problema di
eecografia apporterà elementi per l'indivi- diagnosi differenziale, evidenzia aumento delle
tbi- duazione della natura displasica a impronta cistica del dimensioni renali e incremento dell'ecogenicità del
l'e- reperto. Lascintigrafia renate assume rilievo per il parenchima (interfacce parietali di microcisti di per sé
per lancio funzionale. Vurografia potrà essere ecograficamente non visibili). Cisti multiple, abitual-
en- mente di diametro inferiore ai 2 cm sono apprezzabili
mente informativa, purché eseguita con dosi elevate di
MdC econ osservazione non solo immediata ma anche nei casi più gravi.
:ere
tardiva, ma assume modernamente ruolo meno
tante di quanto non avesse in passato. All'urografia (fig. XXVII.24) l'effetto nefrografico è
ico, debole e irregolare con distribuzione <13 macchia» del MdC.
ia e Nei radiogrammi tardivi (la grave compromissione della
::nti H rene multicistìco non è un rene «mutm;: i residui
parenchìmali negli spazi intercistici consentono un'attività funzione renale consente al quadro tipico di emergere solo
Jttc dopo molte ore dall'iniezione del MdC!) si osserva la dispo-
:i al funzionale in grado di determinare una tenue e particolare
opacizzazione urografica. Subito dopo l'iniezione del MdC, sizione «raggiata» del MdC all'interno del parenchima, cor-
Jro, rispondente ai tubuli collettori fortemente dilatati e con
in fase parcnchimograflca, la massa apparentemente unifor-
me all'esame diretto assume l'aspetto di una fonnazione aspetto di cisti allungate. Questo aspetto può persistere
ietà molto a lungo, fino a 24 ore, per cui solo tardivamente si ha
lobll!ata all'interno della quale risaltano numerose lacune di
ica- opacizzazione delle vie escretrici, tenue, senza alterazioni
dimensioni variabili delimitate da sottili setti debolmente
con intrinseche dei calici ma con divaricamenti e segni di com-
radiopachi (segno della septazione). Questo aspetto si man-
tiene prolungatamente a causa della stasi del MdC nei tubu- pressione estrinseca. Nei casi nei quali prevalgono i segni di
li collettori residui compressi dalle cisti e q11indi disposti sofferenza epatica, l'urografia dimostra l' opacizzazione
,,,_ degli spazi cistici con disposizione raggiata, ma con distri-
parallelamente attorno a esse. Dopo alcune ore compaiono
tal- opacità amorfe e irregolari dovute all'accumulo del MdC buzione prevalentemente midollare.
sti- n.eg!i spazi cistici. Il rene controlaterale è per lo più ipertro-
fJco per compenso (ma talora anche più o meno espressiva- Il rene policistico di tipo adulto, o policistosi
mente malformato). minante, si differenzia dalla forma infantile sia per la
patogenesi che per le modalità di trasmissione (auto-
;fri- Indagini complementari, di volta in volta utili, sow somica, ad alta penetranza). La diagnosi è di norma
588 Capito/o XXrtn ,

Fig. XXVH.25. Rene policistico di tipo adulto. Nella scinsione ecoto.


mografica (a sinistra), il rene, notevolmente ingrandito, è difficihnen-
tc riconoscibile per la <<sostituzione)> del parenchima da parte di innu-
merevoli cisti di varia dimensione, caratterizzate da contenuto liquido
limpido e spiccato rinforzo di parete posteriore. Asterisco"' seno rena.
le. La scansione TC contrastografica (a destra) conferma il reperto
suddetto e offre precise informazioni sulla funzionalità (c.c.!) del
parenchima renale residuo interposto tra le cisti in forma di sottili tral-
ci di tessuto solido.

rendere talora difficile l' apprezzabilità del parenchima.


Quando valutabile, questo presenta, all'ecografia, eco-
genicità aumentata, anche per il rinforzo posteriore del
fascio causato dal contenuto liquido limpido delle cisti,
con caratteristiche semeiologiche simili a quelle della
policistosi recessiva. Vurografia dimostra l'ingrandi-
mento delle ombre renali con presenza di lacune radio-
trasparenti corrispondenti alle cisti, la cui persistente
Fig. XXVJI.24, Rene policistico di tipo infantile. Urografia in fase tar- mancata opacizzazione costituisce l'elemento caratte-
diva. Sono particolarmente evidenti l'aumento dimensionale delle
ombre renali e la disposizione «raggiata» del MdC all'interno del ristico della forma adulta (fig. XXVI.26). L:
parcnchima renale. RD "' rene destro; RS "'rene sinistro; V= vescica. mento degli infundiboli, lo stiramento e il divaricamento
«a semiluna>ì dei calici e dello stesso uretere prossima-
prenatale (amniocentesi!) attraversq localizzazione le _(iniziale decorso arcuato), sono segni indiretti della
del gene coinvolto nel braccio corto del cromosoma 16. presenza delle cisti. Il quadro è di solito. valutabile in
Le cisti, di forma tendenzialmente rotondeggiante e di
dimensioni prevalentemente microscopiche, sono dissemina-
te sia nella midollare che nella corticale, derivando dalla por-
zione ampollare dei tubuli collettori, da quella interstiziale,
dalla capsula di Bowmann. Il tessuto renale compi:eso tra le
cisti è normale e i nefroni non presentano anomalie. In un
terzo dei casi coesiste una degenerazione cistica del fegato e
con minore frequenza anche di altri organi (milza, polmoni,
pancreas). Lespansione delle cisti interrompe pr'ogressiva-
mente il rapporto di continuità con i tubuli: ciò giustifica la
mancata opacizzazione urografica delle cisti a differenza di
quanto accade per le forme di tipo infantile. La malattia si
manifesta per lo più intorno ai 40-50 anni, è di solito bilate-
rale, con diversa espressività dai due lati (l'unilateralità appa-
rente può indurre a interpretazioni diagnostiche errate, per lo
più indirizzate verso un ipernefroma).

L: ecografia e la TC (fig. XXVII.25) evidenziano


Fig. XXVII.26. Rene policistico di tipo adulto. Urografia. Le
l'aumento delle dimensioni renali e la presenza di cisti lacune cistiche, pcrsistcntemente non opacizzate, improntano iW semi:
multiple diffuse su tutto l'ambito renale, di diametro va- JunaJ) alcuni calici. Le ombre renali sono vistosamente aumentate d1
riabile, anche di grosse dimensioni, in numero tale da dimensioni.
589

tutte le sue componenti data la funzionalità renale genita displasica. Dal punto di vista diagnostico non è
neralmente buona. L.a R!Y! di in possibile la sua differenziazione dalle cisti che
concomitanza con ep1sodJ d1 ematuna, fenomem gono per ritenziom: urinaria da ostruzione intraparen-
ragici intracistici (v. fig. XXVII.15), rilevabili peraltro chimale da parte di tessuto connettivo. Il riscontro di
anche ecograficamentc dalla corpuscolatura e dalla pre- cisti renali, quasi sempre asintomatiche, è comunque
di livelli solido/liquido all'interno delle cisti. I.:ar- estremamente frequente (sopra i 50 anni di età si
teriogrc({Ìa renale potrà consentire ÌQ- caso di ematuria riscontrano cisti renali in circa il 50% dei soggetti!). In
persistente l'cmbolizzazione del ramo vasai e che ne è linea generale, le cisti renali tendono ad aumentare di
Oto-
causa. numero più che di dimensioni. Il riconoscimento di
nen-
1UU-
Cisti pielogeniche e diverticoli del calice costitui- natura è facile con l'ecotomografia (fig. XXVII.28):
Uido scono verosimilmente un 'unica affezione caratterizza- mancanza di echi all'interno della lesione; regolarità,
ena- ta dalla presenza di una o più formazioni cistiche, per continuità e sottighezza delle pareti; rinforzo di parete
lerto lo più piccole, comunicanti mediante un sottile collet- posteriore. Talora si possono riscontrare sottili sepi-
dd to con un calice normale (fig. XXVII.27). Corigine è mentazioni all'interno della cisti. Nella diagnosi diffe-
Imi-
probabilmente congenita. Il più delle volte trattasi di renziale con i tumori necrotici si terrà conto del fatto
reperto occasiona! e. Le cisti pielogeniche sono diffcil- che questi hanno solitamente pareti spesse, irregolari e
ma. mente differenziabili all'ecografia, per la mancata vi- non presentano rinforzo di parete posteriore. Se il dub-
CO· sualizzazione della comunicazione con le vie escretri- bio persiste, la TC (fig. XXVIL29) e la RM potranno
dci ci, dal megacalice congenito e dalle cisti parapieliche dimostrare i margini netti e regolari della cisti, il valo-
isti, (di riscontro frequente, natura acquisita e origine pro- re di attenuazione e i tempi di rilassamento simili a
ella babilmente linfatica; localizzate nel seno renale, sin- quelli dell'urina (la densità della cisti e l'intensità del
ldi- gole, più spesso multiple, talora multiloculate e rami- segnale nelle immagini Tl"pesate possono aumentare
lio- ficate); all'urografia, quando si ha mancata visualiz- in caso di emorragia intracistica), la compressione del
:nte zazione del colletto, dalle cisti parapieliche e dalla li- parenchima circostante e soprattutto il valore di atte-
.tte: pomatosi del seno renale, affezione clinicamente asin- nuazione del contenuto e delle pareti della cisti non
.ga- tomatica che consiste in un accumulo di tessuto modificato dalla somministrazione di MdC, a diffe-
:nto poso in eccesso rispetto ai valori usuali attorno ai renza di quanto avviene per il parenchima circostante.
ma- pi calicini e all'ampolla negli individui di grossa mole Al!'urogrqfia la cisti comprime, disloca in maniera
ella corporea. La TC generalmente ne dimostra l'opaciz- arciforme e stira i gruppi calicini ,con i quali assume
e in zazione in fase pielografica. - rapporti; quando di grandi dimensioni deforma il con-
La cisti sierosa renate è considerata affezione con- torno renale (flg. XXVII.JO). Questo aspetto di
«massm> può lasciare, tuttavia, dubbi di natura (asces-

Fig. XXVII.28. Cisti sierosa rcnalc. I.;ecotomografia consente un'a-


Fig. XXVII.27. Diverticolo del calice. A sinistra nefrotomografia: in gevole diagnosi di natura grazie al riconoscimento del contenuto liqui-
&ede mesorenale è presente una formazione rotondcggiante intensa- do limpido, dei margini netti e regolari e del rinforzo di parete poste"
mente oracizzata dal MdC (C). Nel radiogramma mirato (a destra) si riore (punte di freccia). Nel caso in considera7.ionc, la cisti, localizza-
evidenzia il colletto di comunicazione con un calice (freccia). P = ta nel terzo medio del rene destro, protrude all'interno del seno rcnale
pelvi; U ·_o uretere. c ha diametro di 4 cm. F = fegato.
590 Capitolo XXJ!JJ

quello urografico.
Le dilatazioni tubulari hanno origine displasica
disembriogenetica: la non rara presenza di calcoli
all'interno dei tubuli dilatati va intesa come complica-
zione secondaria. L'esame diretto radiografico non
fornisce elementi significativi nelle forme pure; in
quelle complicate, viceversa, la presenza di minute
calcificazioni intraparenchimali, isolate o riunite in
gruppi regolari attorno al seno renale, costituisce un
forte segno di sospetto in favore di questo tipo di
Fig. XXVII.29. Cisti renale complessa. TC. La scansione contrasto- displasia.
grafica evidenzia una voluminosa cisti intrarenale destra con margini La dilatazione monotubulare produce ali' urogra-
regolari e contenuto liguido di densità urinosa. Nel suo interno sono
apprezzabili una sottile sepimentazionc e una vegetazione solida di fia una immagine «a fiamma di candela» emergente
maggiori dimensioni: l'assenza, per entrambe, di c.e. può essere con- dalla coppa di un calice poco o nulla modificato {fig.
siderata indicativa di benignità. XXVI1.31 }. Nella dilatazione pluritubulare l'immagi-
ne urografica assume aspetto «a getto d'innaffiatoiO>>
so? tumore?). C angiografia, di per sé non necessaria a o «a corona ducale» se lungo tutto il bordo della coppa
fini diagnostici, dimostrerà l'assenza di circoli neofor- caliciale sono presenti immagini puntiformi contenen-
mati e lo stiramento e la dislocazione dei vasi senza ti MdC (in quest'ultimo caso le dilatazioni interessano
segni di infiltrazione. le estremità terminali dei tubuli di Bellini).
Nel rene a spugna la dilatazione tubulare precali-
10.4. Displasie tubulomidollari ciale è diffusa e macroscopicamente rilevante, sì da
Costituiscono un gruppo di alterazioni della piramide conferire alla piramide un aspetto microcistico <<spu-
renale aventi come lesione fondamentale una più o meno gnoso» caratteristico.
estesa e grave ectasia tubulare primitiva di natura
ca. I.;eziopatogenesi è controversa (ostacolo meccanico Il rene a spugna è relativamente raro e si osserva per lo
della via escretrice? papillite fetale? reflusso più neli' età adulta con prevalenza nel sesso maschile. Èin
re?}. Puigvert sostiene la possibilità di un'ipoplasia genere bilaterale, ma sono noti casi in cui risulta colpita
nita piramidale con conseguente ampliamento degli spazi solo una parte di un rene. Le dimensioni renali sono nor-
calìciali. Tra le displasie tubulomidollari si includono da un mali; la corticale è integra. Da un punto di vista clinico l'a-
lato le dilatazioni tubulari (la cui espressione più nota è il spetto maggiormente significativo del rene a spugna con-
rene «a spugna>l), dall'altro !'ipoplasia pframidale (con i siste nello sviluppo di calcoli nelle cisti, il che comporta
quadri del megacalice e della megacalicosi). talora l'insorgenza di coliche renali e di ematuria.

In queste forme l'importanza della clinica è relati-


vamente scarsa, mentre sono rilevanti e peculiari gli
aspetti radiologi ci tra i quali domina in modo assoluto

Fig. XXVII.31. Dilata-


zione monotubulare.
Urografia. La displasia
assume il tipico aspetto
«a fiamma di candelaJJ
emergente dalla
del calice più distale del
gruppo inferiore appa·
rentemente normale
Fig. XXVII.JO. Cisti sierose renali. Nefrotomografia. Una fonnazio- (punta di freccia). In un
ne cistica di circa 2 cm di diametro (punte di freccia) disloca in manie- calice più prossimale è
ra arciforme alcuni calici del gruppo inferiore destro. Una cisti di gros- osservabile una piccola
se dimensioni solleva il gruppo calicino inferiore di sinistra, disloca cisti piclogenica (frec-
medialmente l'uretere e deforma il contorno renale. cia curva).
Apparato urinario 591

n
n
li

Fig. XXVII.33. Rene a spugna. Urografia. È bene apprezzabile l'a-


spetto di «spongiosùl apicocaliciale indotto dalla dilatazione diffusa
tubu!Omidollare.
i-
zione di adattamento all'anomalia di base. Il processo
))
malformativo può essere circoscritto a uno o pochi calici
a (megacalice congenito) o diffuso (megacalicosi), in genere
l- monolaterale. Il riconoscimento dell'anomalia ha luogo per
o Fig. XXVII.32. Rene a spugna. A: esame diretto radiografico; B: eco- lo più nell'adulto, dato che l'asintomaticità della forma pura
grafia del rene In i rid.o:ti di volume, fa ·sì che solo le complicanze tardive (calcolosi, infezioni,
i- 10no disseminate m sede pap1llare p1ccole opac1ta calcJfJChe granula- ipertensione) richiamino l'attenzione sull'apparato urinario.
a ;i confluenti, le quali assumono ecograficamente il caratteristico
1-
aspetto di chiazze ipcrecogene multiple con cono d'ombra posteriore. L'urografia ha grande importanza a fini diagnosti-
ci, ma non è sempre risolutiva (fig. XXVII.34). I reni
hanno contorni e dimensioni normali, nonostante lari-
.o Cesame diretto radiografico può mostrare la pre- duzione, a volte anche sensibile, dellamidollare. La fa-
n senza di piccole immagini calcifiche, rotondeggianti, se nefrografica è del tutto regolare (a differenza dei qua-
la disseminate in sede papillare (fig. XXVII.32A). dri postostruttivi nei quali è ritardata o assente); l' opa-
r- Lurografia dimostra la dilatazione diffusa tubulomi- cizzazione della pelvi, peraltro di volume nonnale, è tar-
1- dollare con caratteristico aspetto di «spongiosill (fig. diva a causa del prolungato ristagno dell'urina opaca
l-
XXVII.33). Da un punto di Vista metodo logico' va sot- nell'area caliciale aumentata di volume nel suo com-
la
tolineato che in tutte le forme di dilatazione tubulomi- plesso; i calici, in toto o in parte, sono dilatati, spesso
dollare congenita la sola indagine radiologica vera-
mente utile è l'urografia: lapielografia non ha infatti
alcun valore dato che i calici sono del tutto normali e
in assenza di alterazioni acquisite dell'astio tubulare
non si ha alcun reflusso pielo-tubulare. Talora l' ecoto-
mograjia dimostrerà un aumento selettivo dell' ecoge-
nicità delle piramidi della midollare, tal-e da renderle
,_ precisamente delimitabili dal parenchima circostante

:ia
regolarmente ipoecogeno (fig. XXVIL32B).
Ne\l'ipoplasia piramidale v'è riduzione congenita

'P'""
del tessuto midollare e conseguente aumento di
dimensioni (e talora di numero) dei calici.
Id
.,. La riduzione del tessuto midollare (dovuta, secondo

"'"" Puigvert, a un errore di sviluppo delle ultime diramazioni


della gemma ureterale al momento dell'unione con il bla-
,,,d: stema metanefrogeno) induce un allargamento proporziona- Fig. XXVII.34. Megacalìcosi da ipoplasia piramidale. Urografia. Il
:c- le dei calici, la cui morfologia definitiva non dipende per- profilo renale è normale (frecce). I calici sono aumentati di numero e
tanto da fattori ostruttivi ma esprime solamente una situa- diffusamente dilatati. I.: ampolla è normale.
592

aumentati di numero e per reciproca compressione as- matura suddivisione della gemma ureterale o allo svì.
sumono forma poligonale o sfaccettata. La diagnostica luppo anomalo di due gemme ureterali da uno stesso
radioisotopica può fornire dati importanti: se esiste una dotto di Wolff.
perdita di nefroni (sindromi postostruttive, pie.lonefriti Nella duplicazione completa, il rene, drenato da due
croniche, re:flusso ), la fase di accumulo risulterà co- ureteri, è di regola più grande del contro laterale: ne de.
stantemente alterata, mentre nella megacalicosi sarà del riva come elemento pratico che quando le sue dimen-
tutto normale e solo la fase di eliminazione apparirà pro- sioni _sono _è in _realtà pa-
lungata. tologiCamente prccolo. I due d1strett1 cahcop1elici, be-
ne dimostrabili con l' urografia data la costante norma-
10.5. Malformazioni delle vie escretrici lità funzionale renale, sono posti l 'uno sopra l'altro; il
superiore è più piccolo e ha un numero minore di cali-
Le anomalie di più comune riscontro sono gli sdop- ci. Se uno dei due m·eteri del sistema duplice (più fre-
piamenti, i quali si estrinsecano in un'ampia varietà di quentemente il superiore) presenta altre malformazio-
forme (fig. XXVII.35) che vanno dalla pelvi bifida al- ni in grado di indurre la mancata eliminazione del MdC
la duplicazione completa della via escretrice con sboc- da parte dell'emirene corrispondente (ad esempio: una
co indipendente degli ureteri in vescica. Tra i due estre- stenosi o un ureterocele), la presenza della duplicazio-
mi si situa la bifidità ureterale, condizione nella quale ne può essere rivelata dalla forma e dalla posizione del-
i due ureteri del lato affetto si fondono a un certo l'altro distretto calicopielico (numero di calici minore
to del loro decorso per formare distalmente un canale della norma; aspetto «a fiore appassito» della pelvi in-
unico; lo sbocco in vescica, in questo caso, è evidente- feriore sospinta verso il basso dall'idronefrosi di quel-
mente unico. r.; anomalia può essere riferita o a una la superiore).
La bifidità ureterale è frequentemente associata a
reflusso da incoordinazione motoria.
Forme molto rare di displasia ureterale sono l' ure-
tere triplice, lo sdoppiamento segmentario dell'urete-
re, la bifidità ureterale «a Y ,,
In linea generale, nessuna duplicazione pieloure- C
terale costituisce, di per sé, condizione patologica; r:-
tutte, però, predispongono a complicazioni quali le
infezioni urinarie e la calcolosi.
L'm·etere a fondo cieco può essere il risultato del-
lo sviluppo abortivo di una gemma accessoria forma-
tasi per gemmazione multipla del dotto di Wolff o per
prematura suddivisione di una gemma singola. Nel pri-
mo caso l 'abbozzo ureterale, di varia lunghezza, è fre-
quentemente ipoplasico e presenta restringimenti e ir-
regolarità; l'ostia uretero-vescicale è più piccolo della
norma (questo quadro si riscontra caratteristicamente
neli' aplasia re naie). Se invece la gemma ureterale è ini-
zialmente duplice, l'uretere a fondo cieco si trova soli-
tamente associato a uno normale che affianca per un
tratto più o meno lungo prima di terminare con l'estre-
mità cieca. Se, invece, la duplicità deriva dalla precoce
suddivisione di una gemma singola, la biforcazione che
ne deriva può essere situata a qualsiasi altezza (più co-
munemente si osserva nel tratto lombare o presacrale
Fig. XXVII.JS. Gli sdoppiamenti delle vie urinarie. Dettagli di oro- dell'uretere). La branca cieca si arresta a varia distan·
grafie. In A pelvi bifida; in B bifidìtà uretcralc con fusione all'altezza za dal suo punto di impianto e può essere sormontata
di L4; in C bifiditil ureterale con fusione in sede prevescicalc; in D
duplicazione completa della via escretrice con sbocco indipendente da un rene rudimentale oppure si prolunga sotto forma
degli ureteri in vescica. di cordone fibroso fino allo spazio renale.
Apparato urinario 593

vi. Nella stenosi congenita del giunto pielo-ureterale mente accompagnata da modificazioni più modeste a
:so (il quadro ecotomografico e urografico si identifica in carico dell'ampolla e dei calici (fig. XXVII.37). Nei
quello di una vistosa fig. XXVII.36), casi di maggiore gravità e durata, la dilatazione inte·
ue lemento patogenetico di base è rappresentato da una ressa diffusamente e uniformemente tutta la via urina-
le. displasia giuntale primitiva. Fattore causale meno ria. Dopo svuotamento vescicale, spontaneo o ·provo-
quente è la compressione estrinseca da vaso anomalo cato, l'estremità distale deli 'uretere stenotico assume
la- 0
da banda fibrosa. Per quanto congenita, la malfor- un tipico aspètto «a coda di topo» di natura funziona-
le- mazio:ric può essere diagnosticata più o meno tardiva- le. Nei casi di minore gravità, talora si ha risoluzione
ta- mente e non di rado in modo casuale (palpazione di spontanea dell'idroureteronefrosi.
;il una «massa>> renale!). Per consentire una corretta pro- Vureterocele è un dilatazione del tratto distale del-
li- grammazione del trattamento chirurgico, lo studio l'uretere dovuta a una stenosi del meato uretero-vesci-
·e- radiologico non sarà limitato al riconoscimento della cale. Quando questo è situato in posizione normale, si
o- stenosi giuntale, ma cercherà anche di valutare lo stato parla di ureterocele ortotopico; quando è in sede ano-
!C del rene controlaterale (non di rado anch'esso sede di mala (collo vescicale, uretra), si parla di ureterocele
na eventi malformativi). Se la compressione è di grado eterotopico. La prima forma è più frequente nell'età
0- elevato e la diagnosi tardiva, si andrà in contro a ipo- o adulta, la seconda nell'infanzia. L'ureterocele è per lo
el- atrofia del parenchima renale su base ostruttiva (spes- più associato a uno sdoppiamento delle vie escretrici
sore parenchimale ridotto all'ecotomografia!). ed è allora quasi costantemente a carico deil'uretere
"'n- L'ostruzione congenita del giunto uretero-vesci- che fa capo al distretto superiore, il quale ha sbocco
el- cale, organica o funzionale, è generalmente più distale.
bile di una marcata dilatazione uni- o bilaterale dell'u- Caspetto che l'ureterocele assume in corso di uro-
1a retere (megauretcre ostruttivo primario) grafia è diverso a seconda delle dimensioni raggiunte
ia. (estremamente variabili) e della capacità funzionale
·e- residua del parenchima renale. Se, infatti, l'elimina-
te- zione del MdC è insufficiente, nella via escretrice
distale sarà presente, almeno nella fase "iniziale del-
y
·e- ',, l'indagine, urina non opacizzata la quale conferirà
·a; r:-
le

el-
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'"ri-
·e-
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lÌ·
li-
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e-
ce
he

le Fig. XXVII.36. Stenosi congenita del giunto pielo-ureterale sinistro.
n- la displasia giuntale primitiva ha indotto un vistoso quadro urogmfi·
ta co di calicopielonefrosi (<ft impronta di piede>>, con mancata visualiz- Fig. XX\'11.37. Mcgmu·etcrc ostruttivo primario. Urografia. I.:ureterc
zazione della via escretrice a valle (A). I..:ecotomografia (B) consente sinistro è marcatamcnte dilatato in ltltto il suo decorso a monte della
"
ll
di escludere in sede giuntale (freccia) la presenza di calcoli e di masse stenosi ((a coda di topm> (frecce). Coesiste una certa cali-
che giustifichino il rilievo. copiclonefrosì.

,-·l
594 Capitolo XXVII

all'ureterocele l'aspetto dì un difetto di riempimento sospetto dimostrando: la persistente dilatazione del


rotondeggiante inscritto nella vescica bene opacizzata terzo distale dell 'uretere; la dilatazione calicopielica·
per l'afflusso di MdC dal distretto normofunzionante e la presenza di un piccolo diverticolo vescicale
dal rene controlaterale (fig. XXVI1.38A); se invece il reterale; «Striature» longitudinali a carico della pelvi e
MdC viene eliminato normalmente, si apprezzerà sol- del tratto prossimale dell'uretere espressione di edema
tanto la parete de !l 'ureterocele che apparirà come un infiammatorio. Le metodiche di elezione per docu-
difetto lineare circolare di separazione dalla restante mentare l'anomalo passaggio di urina dalla vescica
vescica (aspetto «a testa di cobra))- fig. XXVII.38B). negli ureteri sono comunque la cistoscintigrafia min-
Generalmente il sistema escretore afferente all'urete- zionale, l'uretrocistoscintigrajia diretta, e la cistol!re-
rocele è variamente dilatato fino al quadro di una vera trografia retrograda e perminzionale (fig. XXVII.39j.
e propria idroureteronefrosi (I'ecotomografia ne può La diagnosi clinica e radiologica di estrofia com-
dare diretta dimostrazione - fig. XXVIL38C); quando pleta della vescica (malformazione complessa caratte-
la formazione ureterocelica occlude parzialmente lo rizzata da aplasia della parete addominale ipogastrica
sbocco in vescica dell'uretere adiacente, anche questo della parete anteriore della vescica e di quella
appare ectasico. Curo-RM può essere determinante a dell'uretra, nonché da marcata diastasi del pube) non
fini diagnostici nei casi in cui l'alterata funzionalità presenta particolari problemi. L'esame diretto e l'uro-
renale non renda possibile l'approccio urografico. grafia sono in grado di documentare la situazione
Il rejlusso vescico-ureterale è un potenziale indut- vescicale e la diastasi del pube. Cattenzione del radio-
tore di danno renale per l'elevata frequenza con la logo deve comunque essere prevalentemente indirizza-
quale a esso consegue una pielonefrite cronica. Il ta verso la ricerca di malformazioni pieloureterali, a
reflusso è primitivo e dovuto a un difetto congenito del essa frequentemente associate, e di complicazioni a
giunto uretero-vescicale: a seconda dell'entità di tale carico del tratto urinario superiore (infezioni urinarie
difetto può risultare più o meno abbondante ed esteso. ascendenti!). Nell' estrofia incompleta della vescica si
Curografia è talvolta in grado di fornire elementi di ha solamente aplasia della parete addominale.
I diverticoli congeniti della vescica sono rari. La
piccola formazione diverticolare che si osserva talvol-
ta in stretta vicinanza del giunto uretero-vescicale

Fig. XXVII.38. Ureteroce!e. Dettagli urografici (A c B) e ecotomo-


graficì (C). In A la sacca ureterocelica, per lo scarso quantitativo di
urina opacizzata nel suo contesto, assume l'aspetto di difetto di riem-
pimento endovescicalc regolmmente rotondeggiantc; in B la sacca,
riempita di urina iodata e separata dalla sua parete radiotrasparente Fig. XXVIl.39. Reflusso vcscicoureterale di grado elevato. Cistoure·
dalla vescica, genem, da entrambi i lati, il caratteristico aspetto ((a testa trografia. li MdC visualizza in senso retrogrado tutte le vie escretrici,
di cobra!); in C J'm·ctere terminale (U) è marcatmncnte dilatato; la diffusamente c uniformemente dilatate. I..:opacizzazione del pare.nchi·
sacca (punta di freccia), riempita di urina, sporge caratteristicamente ma renale (as!Crischi) è indicativa di reflm;so pielo-canalicolare. E pre·
nel lume della vescica (V). sente un piccolo diverticolo paraureterale (freccia).
Apparoto urinario 595

Fig. XXVll.40. Diverticolo di Hutch. Ecotomografia. Il


(D), di forma ovoidale, è Slltlalo m sede destra a
lato del mcalo ureterale e comunica con Il lume vescacale (V) tram!te
un colletto bene evidente (punte di frecc1a)

(diverticolo di Hutch XXVII.40), spesso in asso-


ciazione al reflusso vescico-ureterale, si considera di
origine acquisita ed è probabilmente secondaria a un
aumento della pressione endovescicale.
I residui dell'uraco, a seconda che comunichino o
meno con la regione ombelicale, si presentano all'uro-
grafia e ancora meglio alla cistognifia rispettivamente Fig. XXVII.41. Vescica neurologica. Uretrografia perminzionalc in
sotto forma di un tragitto fistoloso che mette in diret- corso di urografia. Stenosi funzionale in corrispondenza dello sfinterc
ta comunicazione la vescica con la regione ombelica- vescicale esterno (freccia); coesistono reflusso uretroproslatico e
reflusso vcscico-ureterale bilaterale.
le, oppure come una formazione diverticolare a fondo
cieco impiantata sulla cupola vescicale.
stografia: il posizionamento nell'uretra di una catenel-
Le possibili cause di disfunzione vescica/e neuro-
la metallica che ne visualizza il decorso. Dopo inie-
gena sono molteplici. Nell'adulto, in corso di diabete,
zione retrograda del MdC iodato vengono assunti
può manifestarsi una diminuzione della percezione
radiogrammi in proiezione LL in fase di riposo e sotto
della distensione vescicale, con svuota-
torchio addominale (fig. XXVII.42), sì da poter valu-
mento incompleto e reflusso vescico-ureterale (neuro-
tare i rapporti tra il fondo vescica! e e il pavimento pel-
]Xltia autonomica vescicale). Nel bambino la vescica vico (cistocele!), e l'angolo posteriore formato dall'u-
neurologica è per lo più legata a un mielomeningoce- retra con il fondo vescicale (in condizioni normali di
le, 80-120'),
Vecotomografia e l'urografia, completata dall'u- Le valvole m·etrali si presentano quasi esclusiva-
retrografia perminzionale (fig. XXVII.41), dimostra- mente nel maschio e si manifestano clinicamente con
no: margini vescicali fortemente irregolari, con for- alterazioni del getto minzionale. Le formazioni valva-
mazioni pseudodiverticolari (dovute all' ispessimento lari anomale prendono origine dalle pliche collicolari
e alla trabecolatura della parete vescica! e); conforma- (visibili nell'uretrogramma perminzionale sotto forma
zione «a cono» della vescica con aspetto evocativo «ad di un lieve restringimento uretrale). Nei casi concla-
albero di pino»; frequente restringimento caratteristi- mati le valvole sono facilmente apprezzabili sia diret-
co dell'uretra in corrispondenza della porzione mem- tamente come sottili difetti di riempimento lineari nel
branosa (per lo spasmo persistente o il mancato rila- contesto dell'uretrogramma, sia in base alle alterazio-
sciamento dello sfintere striato). Curetrocistoscinti- ni indotte nei settori a monte; dilatazione e allunga-
grafia diretta può apportare informazioni urodinami- mento dell'uretra posteriore; ipertrofia e irregolarità
che importanti attraverso la valutazione della dinami- dei contorni vescicali; marcata trabecolatura del rilie-
ca minzionale. vo mucosa vescicale spesso associata alla presenza di
Cincontinenza vescica/e costituisce specifica pro- diverticoli da sforzo; frequente associazione di reflus-
blematica femminile. Viene valutata efficacemente so vescico-ureterale. Nei casi lievi una distinzione
con un opportuno accorgimento in corso di uretroci- dalle pli che colli co lari non è facile.
596 Capitolo XXVI!

so sinusale che consegue alla lacerazione degli angoli


dei fornici; .
- durante l'episodio acuto della colica la stasi può esse-
re talmente importante da limitare temporaneamente la
fimzionalità del rene (rene «mutmì o «esclusO>>);
- a colica superata può essere ancora presente la stasi·
ogni colica renate constasi dimostrata ma senza
vazione di un calcolo va controllata attentamente nel
tempo.

In linea generale, lo studio «per immaginhì dei


paziente affetto da colica renale ha la finalità di dare
risposta ai seguenti questiti:
sono presenti calcoli?
in che sede e con ·quali caratteristiche 1110/fologi-
che e dimensionali?
la loro presenza induce ripercussioni sulle vie
escretrici e sul parenchima renale (nefropatia
Fig. XXVII.42. Incontinenza vcscicale. Urctrocistografia. Il posizio- ostruttiva)?
namento ne!l'uretra di una catenella metallica permette di misurare
l'angolo posteriore formato con il pavimento vescicale (freccia) nelle L'esame diretto radiografico è molto spesso in
condizioni di riposo (A) e sotto torchio addominale {B). Vescica (v) e grado di dare risposta ai primi due quesiti, poiché
retto (r) sono preliminarmente opacizzati con MdC radiopaco. Questo
«angolo vcscicom·ctralc posteriore)) che, in condizioni di riposo, è
circa il 95% dei calcoli delle vie urinarie sono radio-
ancora entro i limiti della norma (120"), diviene francamente patolo- pachi (ossalato di calcio, fosfato di calcio, fosfato
gico durante il ponzamcnto. ammonio-magnesiaco, cistina). Nella pratica la sensi-
bilità dell'esame diretto è influenzata da una serie di
fattori limitanti:
11. Calcolosi urinaria preparazione intestinale (non sempre possibile in
vicinanza della colica!): gas e feci sono responsa-
La metodologia di studio «per immagini>ì déi bili della quasi totalità dei falsi negativi;
paziente con colica renale ha subito negli ultimi anni dimensioni del calcolo (spesso inferiori a un chic-
un 'attenta revisione concettuale e operativa non solo co di riso!);
per la disponibilità oggi pressoché ubiquitaria di appa- sovrapposizioni ossee (andranno esaminate atten-
recchiature ecografiche, ma anche per la natura dei tamente le apofisi trasverse delle vertebre lombari
quesiti posti dalle nuove tecniche terapeutiche perCll- e il sacro!).
tanee ed extracorporee della litiasi renale.
r..; esame diretto non offre certezza dell 'appartenen-
11.1. Approccio diagnostico za dell'immagine calcifica alle vie urinarie se non nel
È utile, in proposito, tenere ben presenti alcuni assiomi caso di aspetti morfologici tipici (calcoli calicopielici
clinici: «a stampo» e vescicali «a bersaglimì). Falsi positivi
eziologicamente la presenza di un calcolo è la causa di possono essere prodotti da calcificazioni addominali
gran lunga più frequente di colica renate, ma non la di altra natnra proiettantisi sull'ombra renale o lungo
sola: coliche possono insorgere da discinesie del giunto il presunto decorso ureterale (linfonodi calcifici!).
pielo-ureterale, da coaguli (tumori! fistole artero-veno- Peraltro, l'accuratezza diagnostica è nel complesso
sel), da concrezioni calcaree nei collettori ectasici delle elevata (90%).
piramidi (rene «a spugna>ì midollare) o in ·diverticoli Sede, caratteristiche morfologiche e dimensioni
caliciali; dei calcoli hanno importanza soprattutto nella previ-
nella colica renate il dolore è causato dalla stasi urina-
ria, ma la stasi w·inaria di per sé non causa necessa-
sione del comportamento evolutivo (espulsione? fram-
riamente dolore; mentazione? uropatia ostruttiva?):
il dolore può essere intenso in presenza distasi minore, i calcoli calicini e della pelvi talora ne riproduco-
e viceversa: in ciò sembra importante il ruolo del reflus- no caratteristicamente lo stampo (fig. XXVII.43);
Apparato urinario 597
'li

_ j calcoli ureterali sono per lo più ovalari, risiformi,


oH
con asse maggiore orientato secondo il vettore
nario (fig, XXVIL44A): quelli situati nel segmen-
to pelvico dell'uretere andranno sempre differen-
ziati daijleboliti (calcificazioni di trombi formati-
i; si in varicosità venose, regolarmente rotondeg-
el·- gianti, di radiopacità più accentuata perifericamen-
lle/ te, multiple);
_ i calcoli vescicali (fig. XXVII.45) sono per lo più
rotondeggianti, misti, a bersaglio, dì dimensioni
lei
talora giganti, e possono essere situati in divertico-
li,

Calcoli di diametro inferiore a 4 mm sono quasi


gi-
sempre destinati a migrare spontaneamente fino ali' e-
vie
spulsione (con eccezione di quelli ureterali più pressi-
ti a
L
mali che tendono a produrre ostruzione). Calcoli di
diametro superiore a 6 mm solo raramente migrano
spontaneamente e tendono frequentemente a produrre
'in complicanze.
ohé L'ecografia è in grado di dimostrare indifferente-
lio- mente calcoli radiopachi e radiotrasparenti (questi
:ato ultimi di acido urico, di urati, di xantina) anche di
1Si· dimensioni molto piccole (2-3 mm di diametro), situa-
'di ti in sede papillare (placche di Randall), nei gruppi Fig. XXVII.44. lndividuazionc dei piccoli calcoli ureterali. In A
calicini, nella pelvi, nel tratto prossimale e terminale (esame diretto), la piccola immagine calcifica, risiforme, proiettantesi
dell'uretere, nella vescica (fig, XXVIL46), I.: uso delle sul sacro (freccia), è difficilmente individuabile e offre dubbi di sede
dn e di natura. I.:indagine urografica (B), sempre necessaria in queste
1sa- sonde transrettali rende possibile individuare calcoli
situazioni (ma la TC si propone come valida alteranativa!), ne dimo-
stra la sede intraurctemle e la capaéità di indurre ostacolo al deflusso
hic- urinario.

ten- anche nell'uretra posteriore. V aspetto ecotomografico


bari del calcolo urinario è quello usuale: formazione
samente iperecogena con cono d'ombra posteriore
(peraltro non sempre ben apprezzabile!). La sensibilità
l CO· dell'ecotomografia nell'individuazione di calcoli
. nel renali (85%) è comunque inferiore a quella dimostrata
nell'individuazione di calcoli della colecisti (95%): in
i ti vi assenza di dilatazione delle vie escretrici, il calcolo
·mali può infatti risultare mascherato dagli echi intensi pro-
mgo dotti dal tessuto connettivo adiposo del seno renale.
ci 1). La dilatazione della via escretrice è sempre bene
esso apprezzabile ecograficamente, soprattutto nelle ostru-
zioni croniche (fig. XXVII.47). Alterazioni parenchi-
ìÌOllÌ rnali e complicazioni dell 'uropatia ostruttiva (in parti-
revi- colare pionefrosi e urinomi) possono essere
mm- te con una certa accuratezza. Ascessualizzazione,
nefrite diffusa e flogosi peri- e pararenali sono,
Fig. XX.VIl.43. Calcolosi a stampo calicopielica bilaterale. Esame
uco- diretto radiografico. l calcoli radiopachi presenti bilateralmente ripro-
tro, dimostrate più accuratamente con la TC.
43); ducono lo stampo dei calici e della pelvi. In corso di colica renale, anche in fase precoce
598 Capitolo XXVI!

persistente e di ritardo di opacizzazione delle Vie


escretrici (l'aumento della pressiçme intratubulare
induce il ristagno del MdC nei tubuli collettori con
conseguente effetto nefrografico e mancata visualiz.
zazione delle vie escretrici dal lato affetto fino al qua.
dro del rene «muto»: in quest'ultimo caso la visualiz-
zazione delle vie escretrici può richiedere l'esecuzio-
ne di radiogrammi tardivi anche a 12-24 ore dalla
Fig. XXVII.45. Calcolosi vescicale. In A (esame diretto): grosso cal- somministrazione del MdC!).
colo con caratteristica forma (<a bersaglim> in presunta sede vescicale;
sono presenti alcuni fleboliti. In B (dettaglio di urografia) se ne accer- La pielografia retrograda trova indicazione in
ta la sede cndovescicale, definendo nel contempo le associate manife- caso di dubbio persistente sulla natura di difetti di
stazioni cistitiche; epresente un grosso diverticolo vescicalc. riempimento della via escretrice dimostrati mediante
senza dilatazione della via escretrice l'eco-Doppler urografia (calcolo radiotrasparente? coagulo? tumo-
può dimostrare un significativo aumento dell'IR. re?) allorquando l 'ecotomografia non consenta un
Il ricorso al\'urografia trova indicazione a com- orientamento attendibile (fig. XXVIL48). Va eseguita
plemento dell'esame diretto radiografico e dell'ecoto- con prudenza, nella massima asepsi possibile, per il
mografia: rischio concreto di complicazioni infettive.
- in caso di dubbio persistente di appartenenza di La TC, molto accurata nell'identificazione di
un 'immagine calcifica alle vie urinarie (fig. complicanze infiammatmie renali e perirenali, si
XXV1!.44B); rende indispensabile in tali casi per le corrette scelte
- per la dimostrazione analitica delle vie escretrici terapeutiche (drenaggio percutaneo? intervento opera-
(idronefrosi di lieve entità? lacerazione del fornice torio?). L'esperienza pratica ha dimostrato una grande
sensibilità della TC nell 'individuazione di calcoli
caliceale con stravaso sinusale e perirenale? ingi-
radiopachi e radiotrasparenti sfuggiti alle precedenti
nocchiamenti ureterali? compressioni da banderel-
indagini, sì che alcuni autori ne propongono l'impiego
le fibrose? «pinzeì> da vasi anomali?).
come indagine di prima istanza (fig. XXVII.49).
Non v'è alcuna controindicazione all'effettuazione
dell'indagine urografica in stretto rapporto cronologl- 11.2. Tecniche litolitiche
co con la colica: semplicemente è ragionevole atten- La diffusione delle tecniche estrattive e distruttive
dersi, per cause riflesse, una diminuzione della proba- percutanee, extracorporee ed endourologiche ha reso
bilità di buona visualizzazione delle vie escretrici dal sempre meno frequente l'approccio chirurgico nella
lato affetto (ma anche da quello controlaterale!): terapia della calcolosi urinaria.
L'urografia è eseguita convenientemente con tecni- Le tecniche percutanee estrattive (litotomia) e
ca infusionale e con temporizzazione della documen- distruttive (litotripsia) dei calcoli renali vengono rea-
tazione radiografica «personalizzata» in funzione lizzate creando preliminarmente, sotto guida radiosco-
della presenza eventuale di nefrogramma ostruttivo pica o ecotomografica, un tramite tra la cute e i calici

Fig. XXVII.46. Calcolosi urinaria. Casi diversi. Scansioni ecotomografiche passanti per il rene destro (a sinistra), l'urctere prossimale (in celi·
tro) e la vescica (a destra). l calcoli (punte di freccia), assumenti il caratteristico aspetto iperecogeno associato a cono d'ombra posteriore, sono
localizzati rispettivamente: nel seno renale, causando dilatazione ostruttiva del calice a monte; ne!l'uretere, che presenta pareti diffusamente ispcs·
sitc per la flogosi associata; nel meato ureterale sinistro, causandone la sporgenza nel lume vescicale.
Appara/o unnario 599

:-

:-

fin. XXVll.47. Calicopieloureteronefrosi di grado marcato. La scan-


n si;nc ecowmografica del rene evidenzia l'abnorme distensione dei
li calici e della pelvi da parte di urina a ecostruttura liquida limpida; ne
le consegue 1<1 scomparsa dei normali echi intensi del seno pielico.

(nefrostomia), successivamente sottoposto a dilatazio-
m ne sì da poter consentire il passaggio degli opportuni
la strumenti. Pur essendo con una certa frequenza (5-
il 10%) gravate da complicanze (sanguinamento, urina- Fig. XXVU.49. Calcolosi urinaria. La TC con scansione contrastogra-
fica evidenzia, in A, modesta ectasia della pelvi renale destra (asteri-
ma, perforazione della via escretrice, dislocazione del sco) e ne svela la causa identificando, in B, una piccola formazione
di calcolo nei tessuti molli), queste tecniche offrono un litiasica nel tratto lombare dell'uretere (freccia). Nel caso in conside-
si rapporto beneficio/costo vantaggioso rispetto ali 'in- razione l'indagine ha consentito di individuare una massa renale sini-
le tervento chirurgico. Lo studio «per immagini» ha stra asintomatica (t) rivelatasi poi un adenocarcinoma.
a- importanza nella «guida visiva>> del! 'intera
le procedura, nel controllo dei risultati immediati e a revoli: si ottiene l'eliminazione di calcoli di diametro
l li non superiore a 2,5 cm in circa 1'85% dei casi.
distanza e nell'individuazione delle complicanze.
tli
La litotripsia extracorporea è una tecnica in
grado di indurre, dall'esterno, attraverso l'applicazio- Le onde d'urto sono prodotte da generatori di vario tipo
(elettroidraulici, elettromagnetici, piezoelettrici) e concen-
ne prolungata di onde d'urto, la frantumazione di cal-
trate su un punto focale che viene fatto corrispondere alla
coli calicini, pielici e ureterali. posizione del calcolo definita per via radiografica o ecoto-
I risultati immediati e a distanza sono molto favo- mografica. Le onde d'urto si propagano facilmente nei tes-
ve suti corporei e una volta raggiunto il calcolo gli cedono
so energia provocandone la frantumazione in tempi variabili da
Ila 20 a 60 minuti. I frammenti vengono poi espulsi spontanea-
mente. Con le apparecchiature più moderne non è necessa-
ria alcuna anestesia.
:a-
o· Costituiscono controindicazione: le aritmie cardia-
ici che gravi (in caso di uso di litotritori non piezoelettri-
c,); le anomalie e le stenosi della via escretrice a valle
del calcolo (tali da non consentire l'eliminazione dei
frammenti); la gravidanza (per ovvi motivi prudenzia-
li); le alterazioni della coagulazione; l'obesità di grado
elevato.
Le complicanze della litotripsia extracorporea
sono legate soprattutto alla mancata eliminazione dei
Fig. XXV1l.48. Il rene calcolotico «escluso». ln A l'opacizzazionc frammenti per «impilamento» nell'uretere (ciò rende
calicopielica in corso di urografia è molto tenue e non consente una spesso necessario, al fine di consentire un adeguato
sicura localizzazione nel contesto delle vie escretrici dell'immagine drenaggio urinario, il preventivo cateterismo ureterale
rotondcggiante intensamente radiopaea. ln B la pielografia dà dimo-
strazione certa della sede endopielica (freccia), quantifica l'ectasia
endoscopico o attraverso nefrostomia, ma solo ecce-
delle vie escretrici a monte, evidenzia la stenosi infiammatoria dell'u- zionalmente interventi chirurgici) e alla comparsa di
retere sottogiuntale. ematomi sottocapsulari e/o perirenali (8%), ·peraltro
600 Capitolo XXVJJ

solo raramente (1%) di importanza clinica. Nella


tica, pressoché tutti i pazienti vanno incontro a ematu-
ria, segno indiretto e transitorio del danno renate arre-
cato dalle onde d'urto. Rare le complicanze polmona-
ri quali pleuriti ed emottisi (trattamento di calcoli
situati molto prossimalmente).
Trattamenti percutanei e litotripsia extracorporea
sono spessO convenientemente associati per migliora-
re il risultato finale in presenza di calcoli voluminosi.
In via preliminare all'effettuazione della litotripsia
ext:racorporea, lo studio «per immagini» si rende
necessano per:
la caratterizzazione mOJfologica dei calcoli (volu-
me, forma e «visibilitàt>; i calcoli calcifici rispon-
dono più favorevolmente alle onde d'urto, quelli di
cistina, meno radiopachi, presentano la massima
resistenza);
la dimostrazione della pervietà delle vie escretrici;
l'esclusione di patologia renale concomitante.
Fig. XXVII.SO. Rappresentazione schematica delle più importanti
cause di ostacolo al deflusso urinario ai diversi livelli della via escre-
Esame ecografia e urografia sono inda- trice. l =calcolo, compressione vasale, fibrosi (ne consegue: idrocali-
gini fondamentali in fase preliminare, per il controllo ce); 2 = calcolo incuneato; 3 =vaso anomalo, bandclletta fibrosa, stc-
dei risultati e per il follow-up. La TC assume 'rilievo nosi intrinseca (ne consegue: calicopielonefrosi); 4 =compressione da
nel sospetto di complicanze. parte dei vasi spcrmatici e ovarici; 5 "'calcolo; 6 =tumore stenosante;
7 "" compressione estrinseca; 8 = reflusso, ipertrofìa del detrusorc,
fibmsi (ne consegue: idrouretcronefrosi); 9 = ipcrtrofia prostatica, car-
cinoma, anomalie congenite (può associarsi uretroncfrosi).
12. Uropatia ostruttiva
e ne consegue progressivamente atrofia parenchimale. In
Con questo termine si fa riferimento a ogni situa- genere si passa dal primo al secondo evento con l'aumenta-
zione di ostacolo al deflusso dell'urina con dilatazione re del grado e della durata dell'ostruzione, persistendo la
conseguente del tratto di sistema escretore situato a quale si evolve verso l'insufficienza renate cronica.
monte ed eventuale atrofia parenchimale secondaria.
La sede dell'ostacolo parziale o completo può essere a In presenza di uropatia ostruttiva lo studio «per
livello di un calice, del giunto pieloureterale, dell'ure- immagini» ha la finalità di:
tere, del giunto uretero-vescicale, del collo vescicale o dimostrare la sede e possibilmente la natura della
dell'uretra. In questi due ultimi casi l'ostruzione inte- lesione ostruttiva;
ressa entrambi i reni. Le cause dell'ostacolo possono evidenziare gli effetti secondari sulle stmtture uri-
essere molteplici, congenite o acquisite, intrinseche o narie soprastanti e sulla jùnzione renale.
estrinseche; alcune di esse agiscono elettivarriente a
livelli definiti della via escretrice (fig. XXVII.SO). V esame diretto radiografico potrà individuare cal-
coli radiopachi (che costituiscono la causa più comune
Lo stato di ostruzione induce un aumento pressorio di ostruzione unilaterale) e processi patologici passibi-
nella via escretrice. Se questo non supera i valori massimi li di calcificazione (tubercolosi, echinococcosi, aneu-
compatibili con la persistcnza della filtrazione glomerulare rismi, tumori retroperitoneali). I.:ecotomografia for-
ed è garantito il riassorbimento di parte dell'urina a,ttraver-
so meccanismi di reflusso (pielo-venoso, pielo-linfatico, nisce dimostrazione diretta della dilatazione della via
tubulo-venoso, tubulo-linfatico) o di stravaso peripielico, si escretrice (v. fig. XXV!I.47). Nelle fasi di esordio gli
produce progressivamente una dilatazione del tratto a echi del seno renale si dissociano progressivamente fi-
monte; se, viceversa, il riassorbimento cessa o diviene no a dar luogo alla comparsa di un'area ecopriva ova-
insufficiente, l'ipcrpressione blocca la produzione di urina lare costituita dalla cavità pielica iperdistesa dal conte-
Apparato winario 601

l\lto urinoso. Con il progredire del processo ostruttivo è più complesso, anche perché possono coesistere af-
:a distensione dei calici induce la comparsa nel conte- fezioni di natura diversa dall' uropatia ostruttiva. La va-
sto del rene di aree ecoprive di forma allungata carat- lutazione della morfologia delle vie escretrici è possi-
teristicamente confluenti nella cavità p ielica (impor- bile in questo caso con la piclografia o conl'uroRRM.
tante elemento di differenziazione dalle cisti parapieli- La TC, con scansione diretta, consente di evidenziare
che!). Se l'ostruzione al deflusso di urina persiste, si tutti i tipi di litiasi, anche radio trasparente; la scansi
manifesta iperecogenicità e diminuzione di spessore del ne contrastografica è comunque necessaria per l'indi-
parenchima re.nale fino a gradi di In viduazione di eventuali processi espansivi retroperito-
caso di ostruzwne acuta al deflusso d1 unna st deter- neali e vescicali.
mina aumento «riflesso» delle resistenze arteriose re- Nefrostomia e procedure interventistiche utili per
nali dimostrabile con eco-Doppler. Non sempre l 'eco- il trattamento non chirurgico dell'uropatia ostruttiva,
grafia consente l'individuazione della causa e del li- di rilevante importanza soprattutto in pazienti neopla-
vello dell'ostruzione data la difficoltosa esplorabilità stici con lesioni non resecabili, sono considerate nel
degli ureteri e degli spazi retroperitoneali. In questi ca- paragrafo XXXIX.2.3.
si è opportuno il ricorso all'urografia la quale, se la
funzionalità renale consente ancora una sufficiente
escrezione di MdC, può fornire informazioni diagno- 13. Nefropatie mediche
stiche importanti. I rilievi variano al variare della sede,
dell'entità e della durata dell'ostruzione. Se la dilata- Con tale termine si fa riferimento a un insieme di
zione interessa un singolo calice di 3° ordine affezioni renali a eziopatonegesi, manifestazioni clini-
tasia isolata o idrocalice), questo assume aspetto ova- che, terapia e prognosi diverse, qui accomunate in
lare e risulta differenziabile da una cisti pielogenica so- quanto tradizionalmente oggetto di interesse speciali-
lo in base ali 'individuazione dell'ostacolo sottostante; stico nefrologico. È usuale la loro distinzione in glo-
se la dilatazione interessa tutta la pelvi (idronefrosi), la merulari, tubulointerstiziali, vascolari e cistiche.
fase nefrografica è più intensa e prolungata e il paren- Lo studio «per immagini» assume rilievo nelle
chima assume l 'aspetto di un orletto denso nefropatie mediche per la possibilità di recare infor-
te le cavità calicopieliche aumentate di volume e rela- mazioni sulle dimensioni e sulla morfologia dei reni,
tivamente radiotrasparenti (cosiddetto «pielogramma sullo spessore e sulla struttura del parenchima, sulla
negativm>); in fase calicopielografica si ha afflusso del giunzione cortico-midollare, sulle cavità calicopieli-
MdC in quantità generalmente sufficiente a opacizza- che, sull'albero arterioso e venosa del rene. Ecotomo-
re le cavità dilatate (il decubito prono può facilitare que- grafia, tecniche Dopple1; diagnostica radioisotopica,
sto rilievo). La dilatazione della pelvi è spesso vera- urografia, TC, RM e angiografia assumono di volta in
mente cospicua (soprattutto nei casi di stenosi conge- volta un ruolo preponderante.
nita del giunto pielo-ureterale) e associata alla tenden-
za ad assumere una forma rotondeggiante «a palla»; i 13.1. Nefropatie glomerulari
calici appaiono come raggruppati lungo il profilo ester-
no della pelvi e sono aneh' essi rotondeggianti; nel com- Possono essere primitive o secondarie. Il coinvolgimen-
plesso si genera un aspetto «a impronta di piede>> .(v. to renale secondario è frequente in corso di malattie siste-
fig. XXVIL36). Se l'ostacolo è in sede ureterale, la di- mi che (LES, morbo di SchOnlein-Henoch, vasculiti),
disprotidemie e paraproteinemie (mieloma, amiloidosi,
latazione della pelvi è meno pronunciata; l'uretere è più gammapatie monoclonali, malattia di WaldenstrOm, crio-
omeno dilatato, allungato, tortuoso. Responsabile globulinemie), malattie epatiche, malattie infettive (endo-
la dilatazione diffusa e simmetrica delle vie escretrici cardite batterica, sepsi), malattie dismetaboliche (diabete),
dei due lati è spesso, nell'adulto, una grave ipertrofia neoplasie. Il ruolo della diagnostica per immagini è piutto-
prostatica: saranno di conseguenza rilevabili i segni se- sto limitato nelle forme secondarie data la scarsità di rilievi
condari di sofferenza vescicale e di stenosi uretrale. Se significativi.
la stenosi è di lunga durata il rene può risultare funzio-
nahnente «escluso»: perché questo giudizio sia atten- Nelle glometulonefriti acute l'ecografia e l'uro-
dibile è sempre necessaria l 'osservazione prolungata grafia non mostrano per lo più rilievi significativi;
con assunzione di radiogrammi anche a distanza di 12 contributo diagnostico risolutivo è apportato dalla bio-
ore e più. In caso di rene «escluso», l'iter diagnostico psia renale. Cesame radiografico del torace evidenzia,
602 Capitolo XXV!!

con frequerlza, lo slargamento dell'ombra cardiaca e


degli ili, e un quadro di edema interstiziale (meno
comunemente alveolare), reperti che regrediscono
prontamente dopo terapia.
Nelle glomerulonefriti croniche !'ecografia evi-
denzia reni ridotti di dimensioni (ma con contorni
regolari!), con spessore parenchimalc diminuito; all'u-
rografia le strutture calicopieliche appaiono normali.
Possono coesistere calcificazioni diffuse della cortica- Fig. XXVII.Sl. Pieloncfrite cronica. Ecotomografia. Il volume renale
le. Nelle lesioni glomerulari «pure>}, stante l'integrità è diminuito e il parenchima corticale presenta ecogcnicità aumeutata a
delle arteriole, non si hanno, di nonna, alterazioni livello mantellare e colonnare: conseguentemente sono chiaramente
flussimetriche rilevabili con le tecniche Doppler (a apprezzabili le piramidi della midollare normalmente ipoecogenc.
eccezione dei casi con cospicuo edema parenchimale). se a margini sfumati ben apprezzabili alla re.
Emorragie alveolari polmonari ripetute associate Nella pielonefrite cronica le alterazioni sono inve-
a glomerulonefrite si riscontrano nella rara sindrome ce più caratteristiche. AH' ecotomografia (fig. XXVII.Sl)
di Goodpasture (glomerulonefrite proliferativa extra- il rene è diminuito di dimensione e presenta incisure dei
capillare da anticorpi antimembrana basale a evolu- contorni di natura cicatriziale; lo spessore parenchima-
zione progressiva), nella panangioite nodosa micro- le è diminuito settorialmente, soprattutto nelle regioni
scopica e nel LES. polari (ave può essere inferiore a l cm); l'ecostruttura
C associazione di una glomerulopatia con altera- parenchimale è maggiormente ecogena. L:urografia (fig.
zione della membrana basale, ereditaria, a evoluzione XXVII. 52) consente dì documentare alterazioni morfo-
progressiva verso l'insufficienza renale, con sordità e logiche dei calici, rappresentate per lo più dall'usura in-
(meno frequentemente) lesioni oculari, configura la fiammatoria della papilla; coesiste spesso una lipoma-
sindrome diAlport. tosi del seno renale. Sensibilità molto alta nello studio
Nella sindrome nefrosica, qualunque ne sia la cau- delle pielonefriti croniche ha la scintigrafia renale con
sa, ecografia e urografia sono normali, a eccezione dei radiofarmaci a fissazione corticale. Alla pielonefrite
casi conseguenti a trombosi uni- o bilaterale della ve-
na renale (v. paragrafo XXVII.13.3), spesso
a tromboemb_olia.polmonare.
Nel diabete l'ecografia evidenzia inizialmente un
aumento del volume renale con ecogenicità normale;
successivamente, con l'instaurarsi dell'angiopatia, una
riduzione dello spessore parenchimale con ecogenicità
aumentata.

13.2. Nefropatie interstiziali


Sonò' suddivise, con criterio clinico, in acute (infettive,
ma anche da farmaci e da malattie immunologiche) e croni-
che (batteriche, da ostruzione e reflusso, da farmaci, altera-
zioni metaboliche, malattie immunologiche, emopatie, etc.).

La pielonefrite acuta non ha in genere espressioni


significative all' ecotomografia e a\l 'urografia. Il rene,
talvolta aumentato di volume, ha contorni regolari; la
fase nefrografica è prolungata; calici e ampolla sono
atonici e alquanto dilatati. Uedema interstiziale, com-
primendo i vasi parenchimali di piccole dimensioni, Fig. XXVII.52. Pìeloncfrite cronica. Nefrotomografia.ll alq.uant.o
ridotto di vo1ume· !a distanza tra il contorno renale e i fornic1 del call·
induce altefazioni flussimetriche il più delle volte rile- ci di 3°01·dine in conseguenza dell'usura infiammatoria dd·
vabili con le tecniche Doppler (indice di resistenza la papilla) è ridotta; qua c là sono apprezzabili retrazioni focali del pa·
aumentato!), e soprattutto la comparsa di aree ipoden- renchima (frecce).
Apparato urinario 603

cronica si con eleva.ta frequenza, in


età pediatnca, reflusso Il ve·
ro «primum movens» della nefropatJa mtershztale.
La 11 ecrosi della papilla, verosimilmente ischemi·
ca complica con una certa frequenza le pielonefriti, il
mellito, la drepanocitosi, l'intossicazione
nica da fenacetina e acido acetilsalicilico. L'individua·
zione è possibile per via urografica. Il processo
distruttivo (fig. XXVII.53) può principiare dalla base
della papilla (necrosi papillare propriamente detta)
erodendo precocemente i fornici del calice di 3° ord.i·
ne e «accerchiando» progressivamente la papilla
(immagini urografiche «a tenaglia» e «a occhiello»);
il sequestro che ne risulta può andare incontro a espul·
sione (immagine «a clava») o anche calcificare. Alter·
nativamente può principiare dal centro della papilla
(necrosi midollare) aprendosi successivamente nella
coppa calicina: ne risulta un'immagine cavitaria,
rotondeggiante, irregolare, eventualmente eccentrica, Fig. XXVII.54. P\e]ouretcrite cistica. Urografia in paziente portatore
in rapporto diretto con il calice. La diagnosi differen· di calcolosi pielica recidivante. Nel contesto del calice di l o ordine del
gruppo superiore c del! 'uretere sono individuabili piccoli e multipli
ziale si impone, in tal caso, con la cisti pielogenica. La difetti di riempimento «a testa di chiodo)). Il rene è rimpicciolito per
pluralità dei calici interessati, la coesistenza di necrosi condizione atrofica postostruttiva.
papillari e midollari, la simultanea presenza di mani.
festazioni pielonefritiche) rendono spesso difficile la do», a margini regolari, spesso molto numerosi (fig.
differenziazione dalle forme tubercolari. XXVII.54).
Lapieloureterite cistica, anch'essa complicazione Quadro simile al precedente è quello della ma/a-
di una prcgressa pielonefrite, è caratterizzata dalla coplachia, nella quale noduli granulomatosi si
mazione nel contesto della parete dell'uretere prassi· no nel contesto della vescica e dell'uretere distale. Può
male (meno comunemente della vescica e della pelvi , ....eGnseguirne idroureteronefrosi. La diagnosi differen·
renale) di piccole cisti multiple che all'urografia si ziale di ambedue queste affezioni si pone con la
sentano come difetti di riempimento «a testa di chio· colosi ureterale (restringimenti flogistici!).
La nefrocalcinosi è caratterizzata dalla precipita·
zione di salì di calcio nei tubuli renali e nelle strutture
interstiziali circostanti, in rapporto a malattie
che renali (rene a spugna midollare, necrosi papillare,
acidosi tubulare renale, tubercolosi) o ad affezioni si·
stemiche che creano modificazioni vistose anche in al·
tri apparati (iperparatiroidismo, morbo di Cushing,
rapia cortisonica prolungata, sarcoidosi, mielomatosi
multipla, carcinomatosi ossea, ipercalcemia e
ciuria idiopatiche, iperossaluria, iper- e ipovitaminosi
D). Le calcificazioni sono per lo più puntiformi, spes·
so raccolte in agglomerati localizzati selettivamente
nella midollare, con caratteristico risparmio della
fig. XXVH.53. Rappresentazione schematica dei rilievi semeiologici ticale. V esame diretto (v. fig. XXVI!.J2), l'ecografia
progressivi nella necrosi papillare e nella necrosi midollare. Nella e la re
ne possono dare dimostrazione diretta.
lo !lttrosi papillare (A), da un reperto di apparente normalità del fornice
li- çahcino (a), si passa progressivamente agli aspetti <m tenaglia)) (b), «a
:1·
13.2.1. Tubercolosi renate
Occhiellml (c), (<a (d). Nella necrosi midollare (B), da un reper-
"' to di apparente normalità (a e b) si evolve progressivamente verso Il rene è interessato dal processo tubercolare, uni· o
aspetti di immagini cavitarie rotondeggianti c irregolari (c e d). bilateralmente, per via ematogena, anche in pazienti nei
604 Capitolo XXVl[

Fig. XXVII.55. Tubercolosi renale in forma scleroabortiva. In A qua- Fig. XXVII. 56. Tubercolosi rcnalc nlccrocascosa. In A l'esame diret-
dro urografico. Il calice superiore di 1° ordine è amputato (punta di to evidenzia calcificazioni amorfe in sede mcsorenalc (frecce). In B
freccia); nel polo renale inferiore si evidenziano caverne di varia esten- (stesso caso) la nefrotomografia dimostra la presenza di caverne tu-
sione (frecce). In B (stesso caso) la ncfrotomografia dimostra la pre- bercolari multiple (asterischi), particolarmente estese a livello polare
senza di una cavità pscudocistica a monte del calice amputato (punte inferiore.
di freccia).

quali non sono presenti manifestazioni specifiche polmona- porzioni più o meno rilevanti del rene (figg. XXVIL55
ri (50%). Il quadro di esordio è ben definito dal punto di e 56). La fibrosi che ne consegue può creare ectasie
vista anatomopatologico: comparsa di uno o più focolai gra- dei calici e della pelvi eventualmente complicate da
nulomatosi nodulari in sede corticale, passibili di. trasfor- pionefrosi. Quando predomina l'evoluzione sclerotica,
mazione fibrosa o caseosa (in quest'ultimo caso l'affezione
la cicatrizzazione del processo dà luogo a retrazioni
si propaga verso la midol\are con conseguente ulcerazione
papillare). Le modalità evolutive, influenzate criticamente del parenchima, deformazioni dei calici, calcificazio-
anche dall'instaurazione di una terapia adeguata, sono mol- ni. Le formazioni cavitarie chiuse si presentano alla
teplici: nella forma estensiva si assiste alla progressiva dif- nefrotomografia come lacune similcistiche, con pare-
fusione alla corticale, alle strutture calicopieliche, ali 'urete- te spessa, obliteranti i calici. Progressivamente si giWl-
re e alla vescica; nella forma qbortiva il tessuto parenchi- ge a quadri francamente ostruttivi (fig. XXVII.57),
male e calicino, più o meno estesamente distr1,1tto, · non differenziabili da quelli QLal_trg. natura, a meno che.
cato da tessuto fibroso: l'obliterazione del colletto ca\icino non si abbia la tipica massiva del «rene
induce la formazione di caverne isolate. Nella forma croni- mastice}}. La pielografia trova indicazione in presen-
ca polimorfa si alternano succesSivi cicli estensivi e aborti- za di «rene escluSO)) di sospetta natura tubercolare: il
vi in tratti diversi del parenchima che finisce per essere inte-
ressato in maniera diffusa.

Una soddisfacente ricostruzione della situazione


anatomopatologica è possibile, secondo Dalla Palma,
con l'associaziom: dell'urografia per infusione (la
quale documenta soprattutto le alterazioni della via
escretrice) e della nefrotomografia (la quale meglio
definisce le lesioni parenchimali). Nelle fasi -d'esor-
dio, la nefrotomografia può dimostrare piccole lacune
nel contesto della corticale corrispondenti a. focolai
granulomatosi. Lulcerazione papillare, quando pre-
sente, è apprezzabile sotto forma di fessurazione o di Fig. XXVII.57. Tubercolosi rena-
piccola cavità irregolarmente rotondeggiante in rap- le in forma estensiva. Urografia.
porto con un calice, che finisce per interessare tutta la ldroureteronefrosi di grado eleva·
papilla e il calice stesso. Nelle forme evolutive, questi to secondaria a stcnosi postflogi·
reperti cavitari, a demarcazione sfumata dal stica de !l 'uretcrc terminale. La
vescica è marcatamente ridotta di
ma circostante, con difetti di riempimento nel loro dimensioni in conseguenza della
contesto da frustoli necrotici, sono multipli ed. estesi a flogosi specifica.
Apparato urinario 605

riconoscimento del quadro tipico dell'ureterite speci- a margini irregolari e contenuto liquido corpuscolato,
fica è elemento di grande importanza per la diagnosi. talora con sepimentazioni interne e livelli liquido-
L'ecografia non consente rilievi specifici: può indivi- solido (sedimento!), non sempre facilmente differen-
duare calcificazioni parenchimali nodulari o arciformi ziabile da cisti e tumori a prevalente componente
(delineanti la parete di formazioni cavitarie) e fornire liquida o escavati per fenomeni di necrosì colliquati-
informazioni sulla forma e sulle dimensioni del rene va. La TC consente una migliore definizione dell'e-
(ifigrandito nella pionefrosi, ridotto di volume nelle stensione della lesione, la quale appare ipodensa, a
forme atrofiche ostruttive, bozzuto nelle forme di tipo contorni irregol(lri e ispessiti, i quali talora vanno
.·--ilboliivo) e sull'eventuale presenza di idronefrosi. incontro a marcato c.e.: il frequente riscontro di gas
Lo studio «per immagini» ha grande importanza all'interno della lesione consente una immediata dia-
nel controllo evolutivo post-terapeutico, anche per gnosi di natura. L'estensione della flogosi ai calici può
J'individuazione precoce di quelle situazioni nelle indurre in essi lesioni distruttive: l'urografia dimo-
quali è necessario il ricorso alla terapia chirurgica. stra la penetrazione di urina iodata nel contesto della
lesione ascessuale.
,_B ]3.2.2. Ascesso Nell'ascesso peri- e paraJ'enale (il più delle volte
" L'ascesso renate può costituire progressione di estensione di un ascesso renale, ma talora complican-
za di ematomi renali, uropatia ostruttiva, anomalie
una pielonefrite acuta (la quale, peraltro, di norma va
incontro a regressione con terapia antibiotica). Può congenite, rene policistico), il rene è spesso dislocato,
;s essere localizzato all'interno del rene o svilupparsi ipomobile con gli atti respiratori e con il cambiamen-
ie parzialmente nello spazio perirenale. All to di decubito. L'esame diretto radiografico può evi-
la grafia (fig. XXVJL58) assume l'aspetto di una massa denziare la scomparsa della linea di demarcazione del
a, muscolo psoas. Indagine di studio elettiva è la TC, la
ni quale consente di valutare con precisione l'estensione
o- della massa, di definirne l'origine (renale, appendico-
la lare, pancreatica, etc.) ed eventuali rapporti con gli
e- organi adiacenti (v. fig. XXVI.4). Talora, tuttavia, non
n- è semplice la diagnosi differenziale da ematomi, uri"
'), nomi o neoplasie a estesa componente necrotica.
1e. Vapposiziq_ne_di.'l!n_::9renaggio evacuativo all'in-
oe terno della cavità ha luogo conveniente-
n- mente sotto «guida» ecograftça o tomografica com-
il puterizzata.

13.3. Nefropatie vascolari


Sono causate da un insieme eterogeneo di affezioni che
interessano i vasi renali maggiori (ostruzione acuta o steno"
si dell'arteria renale; trombosi della vena renale; aneurismi
in corso di panarterite nodosa macroscopica) o i rami dista-
li intraparenchimali (nefroangiosclerosi; sclerodermia; sin-
dromi emoliticouremiche; vasculiti; anemia falciforme). Le
manifestazioni cliniche, funzionali c istologiche dipendono
. dal livello della lesione, dal grado di riduzione del flusso c
Fig. XXVIJ.SS. Ascesso rcnalc. (A) La scansionc ccotomografica lon-
dall'entità di parenchima ischemico. Poiché l'albero arte"
gitudinale del rene destro evidenzia una lesione espansiva intraparen- rioso renalc ha carattere terminale, l'ostruzione improvvisa
chimale (frecce) in sede polare superiore caratterizzata da margini determina infarto, l'ostruzione più graduale o parziale
regolari ed ecostruttum disomogenea, compatibile con una cisti com- determina atrofia ischemica.
plessa. La presenZa di componenti ecogcne intracistiche è in questo
caso rifcribi!c a materiale purulento. (B) Al powcr-Doppler l'area La diagnosi di infarto renate è possibile con buona
asce:-suale (asterisco) appare ipovascolare c determina un effetto
massa sui vasi corticali adiacenti, che appaiono da essa dislocati ad accuratez7.a mediante scintigrafia renale con indica-
arco (punte di freccia). tori a fissazione corticale (v. fig. XXVII.l6), eco- e co-
.
.,1.
606 Capiroio xxv11
·•.·.·.·:.···.···

Modalità cliniche usuali di estrinsecazione sono: esordio Ìln-


provviso in età familiarità; ag- '
gravamento brusco dt uno stato 1pertenstvo lleve preesistente·
insufficienza renale progressiva. '

Lo studio per immagini dell'ipertensione renova-


scolare si avvale in prima istanza della scintigrafia
renate sequenziale con test al captopril, dotata di
Fig. XXVII.59, Infarto renale. TC. Nella scansione diretta (A) il rene
sensibilità e valori predittivi molto elevati. In caso di
sinistro, alquanto aumentato di dimensioni sul versante anterolaterale, reperto scintigrafico negativo l'iter diagnostico può
ha aspetto disomogeneo per la presenza di aree lievemente iperdense ritenersi concluso, a meno che non persistano signifi-
nel contesto. La scansione contrastografica (B) evidenzia l'assenza di cativi dubbi clinici. In caso di positività è indispensa-
c.e. in tutta l'arca suddetta; il restante parenchima è regolarmente per-
bile il ricorso all'arteriografia renate con tecnica
fuso. È questo il quadro paradigmatico delle lesioni infartuali.
digitale arteriosa (la via venosa offre risultati meno
lorRDoppler (assenza di flussi arteriosi intrarenali!), favorevoli!), la quale consente uno studio anatomico
TC (assenza di c.e. nella zona infartuata!- fig. XX- analitico e la differenziazione delle stenosi ateromato-
Vll.59). Solo raramente si rende necessaria la dimo- se da quelle fibrodisplasiche (le quali offrono percen-
strazione diretta della sede dell'ostruzione mediante tuali più favorevoli di successo a lungo termine del-
arteriografia renate. l'angioplastica transluminale). Le stenosi ateromatose
Cischemia renale è responsabile della maggior par- (fig. XXVII.60A) sono preferenzialmente localizzate
te dei casi di ipertensione renovascolare. sul versante aortico, in sede ostiale e nel tratto prossi-
ma! e dell'arteria renale, e interessano il lume eccentri-
Con questo termine si fa riferimento a tutte quelle for- camente o in forma tubulare segmentaria con dilata-
me di ipertensione arteriosa il cui movente risiede nella ste- zione post-stenotica; le stenosi fibrodisplasiche (fig.
nosi delle atierie renali o dei loro rami con conseguente at- XXVII.61) sono preferenzialmente localizzate nel
tivazione del sistema renina-angiotensina. Ne sono escluse, tratto medio e distale delle arterie renali e nelle loro
quindi, tutte le forme secondarie a patologia nefrovascolare diramazioni, e determinano stenosi multiple più o
di altra natura o in cui la stenosi arteriosa sia la conseguen-
za della malattia che ha determinato l'insorgere dello stato meno serrate con dilatazione aneurismatica a monte,
ipertensivo (ipertensione con stenosi e non già da stenosi).' inducendo un tipico aspetto «a corona di rosario>!.
La TC (acquisizione spiroidea! strato sottile! MdC
a bolo! ricostruzioni multiphinari e 3D!) e l'angio-
RM (preferenzialmente con iniezione e. v. di MdC
paramagnetico!) sono molto sensibili nell'inclividua-
zione delle stenosi delle arterie renali, al punto da pro-

Fig. XXVII.60. Stcnosi ateroma tosa bilaterale delle arterie renali. Caor-
tografia transfemorale evidenzia, in A, stcnosi paraostiale serrata di en- Fig. XXVII.61. Stenosi fibrodisplasica delle arterie rena!i.
trambe le arterie rem1li (frecce). Il controllo dopo angioplastica trans- Bilateralmente le arterie renali presentano multipli segmenti stenotici
Juminale e posizionamento di stent metallico, in B, mostra un valido e aneurismatici alternati che conferiscono loro il tipico aspetto angio·
«successo anatomico)) con ripristino de! normale calibro vasalc. grafico (<a corona di rosarim>.
.
'1,. Apparato urinurio 607
·•.·.·.·:.···.···

porsi valida di prima istanza alla


' scintigrafm e ali' artenografia re naie.
Le tecniche Doppler non consentono, in un nume-
ro significativo di casi, uno studio completo dell'arte-
ria renale (soprattutto a sinistra'.), e quasi mai dalle
arterie renali accessorie. Il riconoscimento indiretto
della stenosi arteriosa attraverso le alterazioni del trac-
ciato velocimetrico a valle (diminuzione della accele-
razione sistolica e della velocità di picco) è possibile
solo per le stenosi di maggiore entità. Fig. XXVII.62. Trombosi della vena renale destra. Nella sezione eco-
tomo'grafica trasversale (A) il parenchima renale appare aumentato di
Il cateterismo delle vene renali e della vena cava infe- spessore (edema!) e ha ccostruttura lievemente disomogenea. La vena
riore, il quale rende possibile il dosaggio selettivo della renalc, beu apprezzabile nel seno pidico, presenta echi interni espres-
sivi della trombizzazione del lume (freccia curva); sono ben visibili
renina, richiede grande accuratezza tecnica e opportuni circoli collaterali (punte di freccia). La TC con scansione contrasto-
accorgimenti onde evitare falsi positivi. Il riscontro di diffe- grafica (B) conferma i suddetti J.jlievi: si osservi, in particolare, la
renze del tasso reninico tra i due lati di l ,5: l consente di mancata opacizzazione della vena renale trombizzata (confronto con
predire il successo (90% dei casi) dell'angioplastica o della la vena cava inferiore! - punte di freccia).
rivascolarizzazione chirurgica; viceversa un risultato nega-
tivo non può indurre, di per sé, a rinunciare alle procedure vena renale e talora di circoli collaterali (fig. XX-
terapeutiche dato l'alto numero di falsi negativi. VIL62A). Le tecniche Doppler dimostrano l'assenza
di flussi venosi intrarenali e l'aumento delle resistenze
Il trattamento delle stenosi delle arterie renali può arteriose. L'urografia, normale nelle forme ad anda-
aver luogo mediante angioplastica transluminale o mento cronico, nella trombosi acuta o subacuta con-
intervento chirurgico di rivascolarizzazione mediante sente solo rilievi indiretti (ingrandimento del rene in-
bypass. L'angioplastica (fig. XXVII.60B) richiede una teressato con scarsa eliminazione del MdC; disloca-
degenza più breve, ha bassa morbidità (circa lo 0,8% a zione calicopielica secondaria alla compressione eser-
fronte di una mortalità chirurgica oscillante tra l'l% e citata dal parenchima edematoso; talora impronte ure-
il l 0%) ed è globalmente meno costosa. Il successo terali da parte dei vasi costituenti il circolo collaterale).
anatomico, immediato, è ottenuto nel 95% circa dei La TC con scansione contrastografica consente rilievi
casi; il successo jùnzionale, persistente a 5 anni di significativi per la s_qrretta diagnosi (fig. XXVIL62B):
distanza, è più frequente nei pazienti con fibrodispla- aumento di dimensione della vena renale; presenza del
sia della media (90-95%), che non in quelli con atero- trombe; edema perirenale; ispessimento della fascia di
sclerosi (85%). Le probabilità di successo sono mino- Gerota; circoli collaterali perirenali; nefrogramma cor-
ri nei pazienti con placche ateromatose aortiche pro- ticale prolungato; nefrogramma sottocapsulare sottile.
lunganti si nelle arterie renali, le quali rendono diiTici- La RM consente una dimostrazione diretta, senza ne-
le la dilatazione e frequenti le recidive. Il posiziona- cessità di uso di MdC, delta trombosi della vena rena-
mento di stent endovascolari rende possibile trattare le e può essere suggerita in forma preferenziale rispet-
con successo questi casi. to alla TC, soprattutto in caso di trombosi neoplastiche
La trombosi della vena renate, spesso associata a (v. fig. XIX.7). La necessità di ricorso
trombosi della vena cava inferiore, complica solitamente fia e alla flebografia selettiva renate è modernamen-
una patologia renale preesistente (nefropatie glomeru- te poco frequente.
lari, amiloidosi, pielonefriti, vasculiti, e soprattutto tu-
mori del rene, del pancreas, linfomi), ma può anche in- 13.4. Nefropatie cistiche
sorgere dopo trauma lombare, per compressione estrin-
seca del peduncolo vascolare del rene o dopo trapianto Con tale dizione si fa riferimento, secondo la clas-
renale. Può avere quadro clinico iperacuto (insufficien- sificazione anatomopatologica di Bernstein, ad affezioni
za renale acuta oligurica!) o cronico più o meno silente quali le displasie cistiche del rene, la malattia policisti-
(sindrome nefrosica!). L'ecotomografia consente di os- ca, cisti associate a sindromi ereditarie, cisti corticali,
servare l'aumento di dimensioni del rene (ipoecogeno patologia cistica midoliare, cisti intrarenali, cisti ex-
econ piramidi midollari non dimostrabili in conseguenza traparenchimali. Le più importanti di queste affezioni
dell'edema parenchimale!), la presenza di trombi nella sono state trattate nei paragrafi XXVII.l0.3 e 10.4.
608 Capitolo XXvn

14. Insufficienza renale cronica radiogrammi assunti anche dopo 24-48 ore (soprattutto nei
pazienti con uropatia ostruttiva).
Non costituiscono controindica2ione assoluta all'ese-
È il punto di arrivo di numerose affezioni renali cuzione dell'urografìa né I'oliguria grave né l'insuf/ìcienza
acute e croniche, congenite e acquisite (rene policisti- epatica spesso associata; rappresenta, viceversa, motivo di
co, glomerulonefriti, pielonefriti, nefroangiosclerosi, rischio il diabete mellito con vasculopatia periferica, in
nefropatia ostruttiva, nefrocalcinosi). La diagnostica presenza del quale si rende necessaria una adeguata idra-
«per immagini>' assume grande importanza per le pre- tazione del paziente.
ziose informazioni che può arrecare su:
- la situqzionefunzionale e mO/fologica renale (con 14.2. Osteodistrofia renate
particolare riferimento a quelle cause di insuffi-
cienza renale o a quelle complicazioni passibili di Nel! 'insufficienza renale cronica le alterazioni
correzione chirurgica); strutturali dello scheletro sono precoci (talora antici-
pano il riconoscimento della stessa i'hsufficienza rena-
- le ripercussioni scheletriche;
te!), quasi costanti (soprattutto per la maggiore durata
- le ripercussioni cardiopolmonari; della sopravvivenza oggi consentita dalla dialisi), si
- le problematiche connesse alla dialisi peritoneale estrinsecano preferenzialmente in alcuni segmenti
e all'emodialisi periodica di mantenimento; ossei Le lamelle ossee mineralizzate dei siste-
- le problematiche connesse al trapianto renate. mi limitanti della compatta e dei sistemi trabecolari
della spongiosa sono protette dall'attacco degli osteo-
14.1. Situazione funzionale e morfotogica renate clasti da «bardatureì> di tessuto osteoide. Anatomica-
mente questa protezione è deficitaria nel ve'rsante
Le considerazioni più importanti sono di ordine me- radiale delle falangi intermedie del )O e 3° dito della
todo logico e tecnico. In linea generale, la funzionalità mano, negli estremi clavicolari, nella lamina dura
renale è valutata con la scintigrafia sequenziale; le di- dentaria, sul margine superiore del tratto posteriore
mensioni del rene, le caratteristiche morfostrutturali del delle coste. Nell'iperparatiroidismo secondario (v.
parenchima e l'eventuale presenza di idronefrosi con paragrafo XIL9.1.1.3), al quale consegue una marcata
l'ecografia e la TC; la flussimetria renale con le tecni- attività osteoclastica, le tipiche erosioni sottoperiostee
che Doppler; la via escretrice con l 'urografia o. l'uro- si ossetvano precocemente proprio in questi segmenti.
RM. L opportuna associazione di queste indagirii e dei· Lalterazione strutturale dominante è l'osteomalaciq,-,.-..
laboratoristici è l'elemento determinante.ai fini (in età pediatrica si ha il già descritto quadro del
di una corretta valutazione della situazione renate. «rachitismo renale»), ma nel complesso l'iperpmati-
roidismo secondario indotto dalla insufficienza renate
Alcune considerazioni a sé richiede l 'urografia. Una
scelta opportuna del momento di effettuazione dell'indagi- assume un ruolo dominante (osteolisi da riassorbi-
-..ne, delle modalità di preparazione del paziente, del MdC, e mento; osteosclerosi). Nella volta cranica predomina-
una corretta metodologia di esecuzione, sono del tutto no le alterazioni a carattere rarefacente; nella colonna
essenziali nello studio dell'insufficienza renale cronica. vertebra! e quelle a carattere addensante (l 'interessa-
I pareri sul rapporto cronologico tra dialisi e effettua- mento prevalente delle porzioni iuxtalimitanti induce
zione dell'urografia sono discordi. Secondo Dalla Palma è il tipico aspetto «a maglia da rugby11). Lesioni cistiche
preferibile eseguire l'urografia prima della seduta dialitica sono poco comuni (a differenza di quanto avviene nel-
per due motivi: dopo la dialisi il paziente è sempre prostrato l'iperparatiroidismo primario). Vistose calcificazioni
e mal si adatta a un atto diagnostico così delicato; facendo dei tessuti molli periarticolari e delle pareti vasali sono
seguire la dialisi all'urografia perfusionale (con la· quale, di frequente rilievo. Tutte queste manifestazioni pos-
nel caso specifico, si introducono dosi molto elevate di I, sono regredire con il miglioramento della funzione
fino a 70 g!), si facilita l'eliminazione del MdC. Nella pre-
parazione del paziente si eviterà la disidratazione e l'uso di renate, ma in situazioni più rare anche peggiorare (per
lassativi. Per quanto concerne il MdC, sono preferibili i pre- il probabile instaurarsi di una condizione di iperparati-
pat'ati salificati con Na o quelli non ionici; la dose minima roidismo terziario).
di I necessaria è di almeno 40 g; è utile la diluizione in solu-
zione glucosata; l'introduzione deve essere più lenta di 14.3. Il radiogramma toracico nell'uremico
quella usuale, Tecnicamente si ritiene indispensabile l'asso-
ciazione della tomografia e l'osservazione prolungata con L esperienza pratica dimostra la necessità di fre-
Appq_rato urinario 609

quenti con_tr?lli radiografici torace nel paziente immagini è volto all'individuazione di eventuali com-
con insuffiCienza renale cromca, soprattutto quando plicanze di tipo immunologico e postoperatorie.
sottoposto a dialisi di mantenimento. Il quadro di più Nello studio delle complicanze del trapianto rena-
comune osservazione è quello dcii 'edema alveolare le assume particolare rilievo la scintigrafia renaJe
associato a cardiomcgalia (edema da insufficienza sequenziale (\09'"Tc-MAG3!), la quale consente di dif-
cardiaca) o dissociato da questa (edema tossico da ferenziare l'insufficienza renale acuta da necrosi tubu-
urenda). La cardiomegalia può essere anche la conse- lare (insulto ischemicol) da quella da rigetto. Nella
auenza di uno stato ipertensivo o di un versamento necrosi tubulare, la curva radionefrografica evidenzia
Versamenti pleurici non sono frequenti. Il il prolungamento significativo della fase di accumulo
radiogramma toracico, come sopra detto, può essere la non seguita dall'allontanamento del radiofarmaco
prima spia della comparsa dell'osteodistrofia renale attraverso le vie escretrici (diffusione retrograda inter-
(riassorbimento degli estremi clavicolari! fratture stiziale peritubulare della preurina attraverso le pareti
costali!). dei tubuli divenuti ad essa permcabili!). Nel rigetto
acuto, la curva presenta una drastica riduzione di
!4.4. Il paziente dializzato ampiezza ed è spesso costituita esclusivamente dalla
fase di transito vascolare non seguita da quelle di
·Lo studio radio logico ha grande importanza non so- accumulo e di allontanamento. La differenziazione
lo per il controllo dell'efficacia del trattamento diali- delle due situazioni assume grande importanza tera-
tico (il radiogramma toracico dimostra la brusca re- peutica, rendendosi necessaria nel rigetto la sommini-
gressione dci reperti polmonari e cardiaci), ma anche strazione immediata di immunosoppressori a dosi ele-
per documentare possibili complicazioni (gastriti emor- vate. L'ecografia dimostra, di nonna, un lieve aumen-
ragiche, ulcere, coliti ischemiche). In corso di dialisi to di dimensioni del rene dopo il trapianto; in caso di
peritoneale è frequente il rilievo di atelettasie lamella- rigetto acuto, le dimensioni del rene aumentano rapi-
ri, tenui versamenti pleurici, polmoniti basali. In corso damente per l'edema parenchimale, con inversione del
di emodialisi può rendersi, inoltre, necessario il con- rapporto volumetrico tra parenchima e seno renale
trollo della fistola artero-venosa (flogosi? trombosi? (fig. XXVII.63); in caso di rigetto cronico, il rene è
stenosi?), il quale può essere effettuato con tecniche nella maggior parte dei casi di piccole dimensioni, ha
Doppler ed eventualmente, nel caso di 1ilievi dubbi, con margini mal definiti, irregolari, con retrazioni focali
metodiche angiografiche (fistolografial) che consen- da cicatrici infartuali, spessore parenchimale. ridotto.
tono anche adeguate procedure interventistiche (an- Le tecniche Doppler sono nioltò sensibili nell'indivi-
gioplastica, trombolisi, posizionamento di stent). duazione del rigetto acuto (aumento dell'indice di
resistenza dei vasi intraparenchimalil). La TC con
14.5.11 trapianto renale scansione contrastografica offre risultati equivalenti a

È la terapia d'elezione dell'uremia terminale.


Prima del trapianto, la diagnostica per immagini assu-
me grande importanza nella valutazione del rene del
donatore (ecografia, urografia e angiografia digitale
venosa, nel donatore «vivente»; ecografia, ed even-
tualmente TC, nel donatore «Cadavere>ì) e delle condi-
zioni cliniche del paziente ricevente (il cui studio sarà
esteso a tutti gli apparati coinvolti dall'uremia persi-
stente e in particolare al rene e alla vescica). Grande
attenzione verrà posta alla eventuale presenza di
vasculopatie di grave entità, di ulcere gastroduodenali
(possibile sanguinamento sotto l'azione degli sterei-
di!) e di malattie dell'apparato urinario che possano Fig. XXVII.63. Rigetto acuto di rene trapiantato. L'ccotomografia evi-
controindicare l'intervento (calcolosi, uropatia OStrut- denzia il vistoso aumento di volume del parenchima renale, che appa-
re lievemente iperecogeno, e la scomparsa degli echi intensi normal-
tiva, tubercolosi, reni policistici complicati, neopla- mente osservabili nel seno pielico. Queste alterazioni sono espressive
sie). Dopo il trapianto, il ruolo della diagnostica per di una condizione di edema tessutalc acuto.
610 Capitolo XXVI!

quelli dell'ecotomografia. La RM ha elevata accura- attenuazione variabile secondo la fase evolutiva di or-
tezza nella diagnosi di rigetto acuto (mancata differen- ganizzazione della raccolta ematica e.non va incontro a
ziazione cortico-midollare! alterata perfusione rena- c.e.; appare ipo- o anecogeno all 'ecotomografia. L'uro-
le!). Il ricorso all'angiografia trova indicazione esclu- grafla potrà evidenziare la riduzione e l'assenza focale
sivamente per confermare alterazioni vasco lari (steno- deli' effetto nefrografico e 1'eventuale compressione dei
ostruzione arteriosa, trombosi venosa) non compiuta- calici e della pelvi (emorragia del seno renale).
mente evidenziate dalle precedenti indagini. Nella pra- Nell'ematoma sottocapsulare la raccolta ematica
tica clinica, la diagnosi di rigetto è posta fondamental- delimitata esternamente dalla capsula e
mente sulla base dei parametri laboratoristici e della dal parenchima compresso, assume aspetto lenticolare
valutazione globale ecografica; in caso di dubbio per- Nell'ematoma sottocapsulare la re rende
sistente può trovare indicazione la biopsia ecoguidata. le la definizione dell'estensione della raccolta negli
Le possibili complicanze postoperatorie sono spazi retroperitoneali, soprattutto quando le strutture
molteplici e vanno distinte da una situazione sospetta fasciali risultano ispessite per l'infarcimento ematico
di rigetto: uropatia ostnlttiva (ecotomografia, urogra- (v. fig. XXVI.7). 'V esame diretto radiografico potrà
fia, pielografia); stenosi e fistole ureterali (urografia e evidenziare la sfumatura dei contorni renali e, nei
pielografia); ematomi, ascessi e linfoceli (ecotomogra- pazienti politraumatizzati, un quadro di ileo paralitic.o.
fia, TC, RM); stenosi e trombosi dell'arteria renale Nella frattura del rene la re dimostra aree ipo-
(eco-Doppler, TC, RM, angiografia). Importante è il dense anche di piccole dimensioni, prive di c.e., che
controllo toraci co frequente per l'individuazione pre- interrompono il profilo renale; il rene è aumentato di
coce di infezioni polmonari da funghi, virus e batteri dimensioni e ha margini sfumati; raccolte ematiche 0
(la cui incidenza è aumentata in caso di trattamenti di urina possono essere presenti nel seno renale.
immunosoppressivi prolungati). 'Vurografia e l'angiografia evidenziano una soluzione
di continuo del profilo renale dal quale si diparte
un'immagine lacunare a cuneo che si addentra nel
15. Traumi renali parenchima.
Nella rottura della via escretrice la TC evidenzia
Possono determinare: contusione o fissurazione della la presenza di raccolta liquida negli spazi retroperito"
capsula senza interessamento dei calici (85%); lesioni neali perri1ettendo di definirne, in base al valore di
parenchimali comunicanti con il sistema collettore (10%).; attenuazione, la natura (urinoma? ematoma? - v. fig.
fratture o lesioni del peduncolo vascolare (5%), per le quali XXVI.8). r.;urografia darà dimostrazione della sede
s'impone di nonna una terapia chirurgica d'urgenza. Sono della rottura (spandimento del MdC al di fuori del
condizioni predisponenti all'instaurarsi di lesioni post-trau-
matiche renali: l'idronefrosi, le malformazioni (in partico- sistema collettore).
lare, il «rene a ferro di cavallm> per la posizione preverte- Lesioni vasco/ari post-traumatiche possono essere
brale dell'istmo), le cisti di varia natura. l traumi renali. sospettate allorquando, dopo un trauma, non si osser-
«chiusi>> si associano a lesioni di altri organi nel 10-20%, vano segnali vasali parenchimali al color-Doppler. La
quelli «penetranti» nel 50%. re mostrerà l'assenza di c.e. totale o settoriale; il rene
è funzionalmente escluso. I quadri dell'occlusione del-
Indagine di particolare sensibilità, e conseguente- l'arteria renale e della trombosi della vena renale
mente di prima istanza, nello studio delle lesioni post- sono stati descritti nel paragrafo XXVII.l3.3
traumatiche renali è la re. 'V ecografia è utile indagi- Le fistole artero-venose renali, conseguenti a trau"
ne di controllo in caso di approccio terapeutico con- mi lombari e biopsie renali, possono essere del tutto
servativo. Il ricorso all'urografia può rendersi neces- asintomatiche se lo shunt è poco significativo òal
sario per la definizione della situazione calicopielou- punto di vista emodinamico o indurre ematuria macro"
reterale. r angiografia è talvolta utilizzata in fase scopica, dolore lombare e importanti alterazioni della
preoperatoria (vascolarizzazione renale!). funzionalità renale. Oggetto talora di diagnosi occa"
Nella contusione renale l'infarcimento emorragi- sionale con eco-Doppler (spettro flussimetrico caratte-
co assume l'aspetto di area parenchimale iperdensa ristico!), sono per lo più individuate e differenziate
con c.e. tardivo alla re, di area iperecogena all'ecoto- dalle cisti parapieliche mediante angio-rC (rapida
. mografia. La regressione è completa in 1-2 settimane. opacizzazione e drenaggio vasale con «saltm> della
r ematoma intrarenale presenta alla re valore di fa'se parenchimografica.l calcificazioni parietali!) e
Apparato urinario 61t

RAf(quando non trombizzate!). Se complicate, vanno


·trattate chimrgicamente o mediante embolizzazione
angiografica.

J6. Tumori del rene


La diagnostica per immagini interviene in maniera
determinante in fase di diagnosi, di stadiazione e di
follow-up.

J6.1. Tumori maligni


Hanno frequenza di gran lunga superiore a quelli beni-
gni (9:1). Nell'adulto sono rappresentati per lo più dall'ade-
nocarcinoma o tumore di Grawitz (85% dei tumori renali);
in età pediatrica dal tumore di Wilms (secondo, per inci-
denza, solo al neuroblastoma). Non è raro l'interessamento
del rene in corso di !infami. Ematuria, dolore lombare e
massa palpabile sono i sintomi più comuni di esordio.
Adenocarcinoma e tumore di Wilms possono raggiunge-
re grosse dimensioni e deformare il profilo renale; hanno
Struttura disomogenea per la presenza di focolai nodulari Fig. XXVII.64. Carcinoma rena!e. TC. Nella scansione diretta (A) il
multipli e di aree necroticoemorragiche; possono dare, contorno posteriore del rene sinistro è vistosamente deformato da una
anche precocemente, trombosi neoplastica della vena rena- lesione espansiva rotondeggiante solida (freccia); si noti per confron-
!e e della vena cava inferiore, metastasi nei linfonodi regio- to la densità lìquida della piccola cisti renate destra (punta di freccia).
nali, nel rene controlaterale e nei surreni, polmonari, ossee, Nella fase vascolare (B) la massa presenta un c.e. marcato e precoce,
a disomogeneo per !a presenza di un'ama nccrotica posteriore. Nella
,. epatiche, già presenti in un terzo dei casi al momento della fase nefrografica (C) la lesione risulta nel complesso ipodensa rispet-
li diagnosi. to a! parenchima rena!e.

le La TC è indagine molto sensibile e accurata - l'infiltrazione degli spazi perirenali (s·etti ispessiti
o! ['individuazione dell'adenocarcinoma (con limite che dalla massa si irradiano nel grasso perirenale!
inferiore di risoluzione di circa l cm), nel1a definizio- ispessimento della fascia di Gerota! formazioni
·e ne della morfologia e dell'eventuale estensione nello nodulari negli spazi perirenali!);
[· spazio perirenale, nei controlli periodici post-operato- - la compressione, l'infiltrazione o la trombosi della
.a ri (esclusione di recidive locali!). La lesione assume vena renale e della vena cava;
le l'aspetto di un'area circoscritta a margini sfumati, iso- - la presenza di linfonodi aumentati di volume nel-
J. o ipodensa nelle scansioni dirette (talora con calcifi- l 'ilo renale e in sede paracavale (ma anche nel
le cazioni amorfe nel suo contesto!), che va incontro a mediastino e nell'ilo polmonare!);
c.e. precoce, irregolare e nel complesso inferiore - eventuali metastasi a distanza.
U· rispetto al parenchima circostante (fig. XXVIJ.64).
to Possibilità diagnostiche equivalenti offre la RM L'ecografia consente (talora del tutto
al (meno sensibile, però, nell'individuazione delle neo- mente!) il riconoscimento e l'analisi della neoplasia
O· plasie di piccole dimensioni). La lesione presenta renale (eco struttura solida disomogenea, abitualmente
Ila segnale variabile, nella maggior parte dei casi di isoecogena rispetto al parenchima renale normale),
:a· sità inferiore alla corticale nelle immagini T l delle trombosi neoplastiche venose (fig. XXVII.65),
:e· lievemente superiore o pressoché uguale nelle imma- delle metastasi linfonodali ed epatiche. È però nel
tte gini T2-pesate. complesso meno accurata della TC nell'individuazio-
da TC e R1vi rendono possibile evidenziare: ne di lesioni di piccole dimensioni che non determina-
!la la presenza di alterazioni del contorno renale, del- no deformazioni significative dei contorni renali e
le vie escretrici calicopieliche e del seno renale; la definizione dell'estensione negli spazi perirenali.
612 Capitolo XXVII

L'esame diretto radiografico può individuare defor- I sa reo mi renali sono rari e per lo più presentano
mazioni del contorno renale e calcificazioni talora alla TC e alla RM caratteristiche sintili al!' adenocarci-
multiple, granulari, nodulari, anulari e (più comune- noma, dal quale si distinguono talora per le grosse
mente) amorfe. Vurografia, la quale assume rilievo in dimensioni, la disomogeneità strutturale, la presenza
presenza di em·aturia, può evidenziare stiramenti, di tessuto adiposo (liposarcomi) e di grossolane calci-
dislocazioni, incarceramenti di singoli calici o di inte- ficazioni (osteosarcoma).
ri gruppi calicini, con difetti di riempimento nel loro I linfomi in fase avanzata possono interessare i reni
contesto, e talora addirittura la loro amputazione. Que- in forma locale o infiltrante. L'ecografia può fornire da-
sti rilievi possono interessare l'ampolla e l'estremo ti utili nel loro studio. Le lesioni nodulari presentano
superiore dell'uretere. Talora si osservano calicectasie ecostruttura ipoecogena omogenea; le lesioni infiltran-
e idronefrosi ostruttive. Se l'infiltrazione renale è ti inducono ingrandimento uniforme e omogeneo del re-
massiva o è presente trombosi della vena renale, il ne (il quale conserva margini regolari) e aumento dello
rene può risultare funzionalmente «esclusa>>. I: angio- spessore parenchimale. Alla TC il tessuto linfomatoso
grafia presenta accuratezza inferiore alla TC e alla presenta nelle scansioni dirette valori di attenuazione
RM nella valutazione dell'estensione della neoplasia pressoché uguali a quelli del parenchima renale norma-
negli spazi perirenali e fornisce risultati pressoché le; dopo somministrazione di MdC il c.e. è significati-
equivalenti nel riconoscimento dell'invasione delle vamente inferiore rispetto al parenchima sano.
vene renali c della vena cava inferiore. Modernamen- Il riscontro di metastasi renali, in passato alquan-
te, il ricorso alla cavografia inferiore e alla flebografia to raro, è divenuto più frequente dopo l'avvento delle
renale per lo studio di eventuali infiltrazioni o trom- moderne tecniche di formazione di immagini corpo-
bosi venose è riservato solo a quei casi in cui TC, RM ree. Le metastasi, provenienti soprattutto da tumori dei
ed ecografia non hanno fornito risultati conclusivi. Il polmone, meno comunemente della mammella, della
ricorso all'arteriografia renate è limitato allo studio prostata, dello stomaco, del rene controlaterale e da
dei pazienti con neoplasia in rene unico, in rene melanomi, assumono per lo più 1' aspetto di noduli
dismorfico, in presenza di localizzazioni neoplastiche multipli corticali bilaterali di piccole dimensioni e ben
bilaterali, per ottenere una mappa vascolare dettaglia- delimitati, con caratteristiche morfostrutturali analo-
ta della lesione in previsione di interventi chirurgici ghe alle lesioni linfomatose nodulari. Quando uniche
specifici (resezioni parziali, chirurgia di banco). L'aç- sono difficilmente differenziabili dai tumori primitivi
teriografia fornisce un quadro completo-della neo for- renali.
mazione (v. fig. VIIJ) e offre preziosa «guida» all' em-
bolizzazione del rene neoplastico a fini palliativi 16.2. Tumori benigni
(ematuria massiva, dolore ingravescente).
Per quanto concerne il tumore di Wilms si riman- Trattasi per lo più di adenomi, leiomiomi, lipomi, an·
giomiolipomi, fibromi midollari, feocromocitomi, plasmo·
da al paragrafo XXXVIII. 7.3.
citami, amartomi, istiocitomi. Sono tumori rari, silenti, di
piccole dimensioni, talora multipli e bilaterali. Presentano
caratteristiche peculiari l'adenoma e l'angiomiolipoma.

L'adenoma, tumore a malignità potenziale, si pre-


senta generalmente come lesione solida capsulata di
dimensioni non superiori a 2-3 cm senza aree necroti-
coemorragiche nel suo contesto. Può essere singolo o
multiplo. Alla TC e alla RM non presenta generai·
mente differenze apprezzabili rispetto a carcinomi dì
piccole dimensioni: fanno eccezione alcuni adenomi
con aspetto istologico caratteristico (gli «<ncocito·
mi») che hanno la peculiarità di presentare, quando di
grosse dimensioni, una cicatrice stellata centrale che
Fig. XXVIJ.65. Trombosi neoplastica della vena cava inferiore.
I.: embolo tumorale (asterisco), originante da un adenocarcinoma rena- non va incontro a c.e.
lc, occlude la vena cava inferiore (C) nel tratto situato ad di dietro del L'angiomiolipoma, tumore mesenchimale costituì:
fegato (F) subito prima dello sbocco nell'atrio destro (AD). to da vasi ematici, fibre muscolari lisce e grasso, S1
Apparato urinario 613
'II

no

;se
za
ci-

mi
la-
no
tu- Fig. XXVII.66. Angiomiolipoma. Casi diversi. A sinistra, la massa
re- tumorak (asterisco), rotondeggiantc e a contorni regolari, assume
Ho aspcUo caratteristicamente iperecogeno all'ecografia in ragione della
duplice componente angiomatosa e adiposa. Allorquando la compo-
>SO nente adiposa è prevalente (a deslra), la TC (scansione diretta!) ne evi- Fig. XXVII.67. Carcinoma della pelvi renalc. Casi diversi. Il dettaglio
'TIC denzia il valore di attenuazione corrispondentemente negativo, con- nefrotomografico (a sinistra) evidenzia la neoplasia in forma <dndirct-
!a- sentendo di per sè la corretta diagnosi di natura. tm> come difetto di riempimento a margini irregolari (punta di freccia)
tti- nel contesto dell'ampolla opacizzata dal MdC. La TC con scansionc
riscontra per lo più nel sesso femminile o in pazienti contrastografica (a destra) la evidenzia simultaneamente in forma
affetti da sclerosi tuberosa. Quando la componente «indiretta>> c <<diretlal> come massa endoampollare di densità paren-
ln·
lle adiposa è ben rappresentata, il suo aspetto è patogno- chimatosa (asterisco).

lO·
monico (fig. XXVII.66) sia all'ecografia (lesione
lei nodulare solida iperecogena omogenea!) che alla TC tardiva, viceversa, tendono a infiltrare fino a sostituire
,u, (lesione francamente ipodensa!) e alla RM (lesione a estesamente il tessuto adiposo del seno renale e deter-
da elevato segnale nelle sequenze TI-pesate!). La preseQ- minano stenosi e ostruzione del lume della via escre-
uli za di aree emorragiche intranodulari o la prevalenza trice. Cecografia evidenzia solo tardivamente la lesio-
>en della componente tessutale vascolare e muscolare su ne espansiva ed extrapielica. In fase di stadia"
lo- quella adiposa (eventualità peraltro infrequente) può zione assume importanza la TC che ne consente il
:he rendere più difficile la diagnosi di natura. rilievo diretto (lesione espansiva di densità parenchi-
:ivi Nella pratica, tutte le lesioni solide renali, tramie matosa meglio delimitabile nella sua estensione cali-
quelle a contenuto adiposo, andranno copielica durante la fase pielografica), la valutazione
considerate di interesse chirurgico;_ salvo prova contra- dell'estensione alle strutture circostanti, l'individua-
ria (biopsia! follow-up!). zione delle linfoadenopatie secondarie.

an·
no· 17. Tumori della pelvi e dell'uretere 18. Tumori della vescica
, di
Derivano dall'epitelio di transizione che riveste le vie
'"
na. escretrici e sono indicati con il termine di uroteliomi. Sono Manifestazioni cistiti che ed ematuria sono i segni
tumori a diverso grado di malignità. Talora sono multicen- clinici usuali di esordio dei tumori vescicali (nella mag-
re- trici. Producono ematuria e sono pertanto individuati preco- gior parte dei casi di origine uroteliale). Indagine di pri-
di cemente. ma istanza nel loro studio è la cistoscopia, la quale con-
Jti- sente di individuare lesioni di piccole dimensioni e di
oo Curografia (fig. XXV!I.67) e in seconda istanza procedere estemporaneamente alla biopsia (spesso suf-
·al· la pielografia retrograda sono le indagini d'elezione ficiente a definirne l'estensione profonda parietale e la
di nel loro studio e consentono di individuare la lesione diffusione superftciale). La precisa valutazione dell'e-
)fii sotto forma di difetto di riempimento di dimensioni stensione della neoplasia è obiettivO diagnostico im-
ito· variabili, a contorni più o meno irregolari, che dovrà portante in quanto permette di definire la prognosi e in-
)di essere differenziato in prima istanza da calcoli radio- dirizzare verso il trattamento terapeutico più idoneo (cau-
ohc trasparenti (ecografia! TC!), da coaguli ematici, da terizzazione perendoscopica; resezione transuretrale; ci-
compressioni estrinseche vascolari (<<pinze vascolari>t: stectomia parziale; cistectomia radicale; radioterapia).
angiografia!). la dimostrazione del carattere di mali- Lo studio «per im1i1agini» può consentire, in proposito,
gnità non è per lo più possibile in fase precoce; in fase di dimostrare la profondità di invasione della parete ve-
614 Capitolo XXVI!

Fig. XXVIL70. Carcinoma della vescica. RM con scansione trasver-


Fig. Carcinoma della vescica. La scansiamo ecotomografi· sale in sequenza SE T l- (A) e T2-pcsata (B). La lesione tu morale assu-
ca sagittale sovrapubica evidenzia l'aggettamento endoluminale di una me un curioso aspetto <W fungm> con base a larga componente fibro.
grossa lesione tumomlc originante dallil mucosa {T). Ccstensione vascolare impiantata sul tratto posteriore del contorno vescicale destTo
della base d'impianto è ben dimostrata (punte di freccia), ma nessuna (che appare ampiamente retratto). La tonaca muscolare parietale è
informazione attendibi!c è ottenuta sulla profondità di interessamento superata in sua corrispondenza e la lesione interrompe focalmente la
parictale. V "" vescica continuità c l'alto segnale della linea adiposa perivcscicale. La vesci-
chctta seminate destra è aumentata di dimensioni ma ha segnale nor-
scicale, l'eventuale infiltrazione del tessuto adiposo peH male. La testa della lesione tumorale aggetta ampiamente nel lume
vescicale c presenta in superficie strie emorragiche ad alto segnale
rivescicale e degli organi pelvici, la presenza di nell'immagine TI-pesata.
denomegalie.
V ecografia (fig. XXVII.68) dimostra in modo suf- assume l'aspetto di una massa sessile o peduncolataa
ficientemente accurato l'aspetto morfologico del tu- sviluppo endoluminale, di valore di attenuazione simi-
more (con particolare riferimento alle dimensioni del- le a que1lo della parete vescicale normale; la linea
la base d'impianto!) e talora la rigidità della parete ve- parietale è solidamente slargata in corrispondenza
scicale. Lo studio della profondità di invasione pari e- della sua base di impianto. Talora si osservano calcifi-
tale e dell'eventuale infiltrazione extravescicale della
neoplasia non è effettuabile con attendibilità per via
transaddominale, soprattutto nelle fasi iniziali e per le
lesioni di piccole dimensioni; migliori risultati, a que-
sto proposito, sono ottenuti utilizzando trasduttori tran-
srettali o transuretrali.
Alla TC (fig. XXVJI.69), indagine molto accurata
nella definizione dell'estensione tumorale, la lesione

Fig: XXVII.69. Carcinoma della vescica. TC con scansione contrasto-


grafica. La parete vescicale è ispessita e retratta lungo gran parte del
suo versante sinistro, dal tratto centrale del quale trae origine una for- Fig. XXVII.71. Aspetti urografici del carcinoma vescicale. In A difct:
mazione nodulare tumorale ben delimitata, ulcerata in superficie, todi riempimento (\a morso di mela» (frecce). In Be C il difetto di
aggettante verso il lume e nel contempo infiltrante in profondità a riempimento non altera il contorno vescicalc, ma induce rigidità
pieno spessore la parete. Il tessuto adiposo periviscerale è solcato in distrettuale (ptmle di freccia). In D tutta la metà destra della vescica è
sua corrispondenza da tt·alci infiltrativi. Non sono apprezzabili linfoa- amputata dalla massa tumorale; il rene destro è funzionalmente esclu·
dcnomegalic secondarie. so; l'infiltrazione del trigono determina idroureteronefrosi sinistra.
Apparato urinario 615

cazioni all'interno della neoplasia. La TC non rata della TC nel determinare l'infiltrazione precoce
te, di norma, uno studio attendibile della profondità di degli spazi perivescicali (sequenze della
invasione parietale. L'infiltrazione degli spazi prostata e delle vescichette semina!i (alterazioni del
scicali induce arnnento di densità dei piani segnale nel loro contesto!). È molto efficiente nello
voadiposi di clivaggio tra vescica e organi adiacenti: studio postchirurgico (recidive locali dopo
l'interessamento può essere focale, costituito mia? interessamento linfonodale? eventuale ostruzio-
mente da sottili tralci di infiltrazione sottostanti alla ne Qelle vene iliache?) e postradioterapico (situazione
neoplasia, o massivo, con obliterazione pressoché pelvica, con particolare riferimento alla natura di
totale degli spazi sottoperitoneali senza più soluzione un'eventuale idroureteronefrosi), anche per la
di continuità tra vescica e visceri pelvi ci (anse lità talora offerta di differenziare recidiva e fibrosi.
nali, vescichette seminali, retto, muscoli otturatori Ièurografia (fig. XXVII.71), effettuata per lo più
interni, ossa del bacino). Non essendo presente un nei pazienti nei quali l'affezione esordisce con
piano di clivaggio adiposo tra vescica e vagina o ria, può evidenziare la neoplasia sotto forma di difetti
stata, risulta difficile determinare con la TC di riempimento, spesso multipli, rotondeggianti, a
zione precoce di c}ueste strutture. Linfoadenomegalie margini non sempre ben analizzabili (neppure nelle
pelviche (otturatorie, iliache esterne, interne e proiezioni oblique e nei radiogrannni
ni) di dimensioni &uperiori a l cm sono considerate di li!). La parete vescicale può essere distrettualmente
natura secondaria. rigida (segno, questo, pressoché certo di malignità).
La RM (fig. XXVII.70) consente di evidenziare Nei casi più avanzati si può osservare l'amputazione
neoplasie anche di piccole dimensioni. Nelle di una grossa parte della vescica. Se è infiltrato il
"ni- ni Tl-pesate e in densità protonica la lesione presenta
intensità di segnale superiore a quella dell'urina e
gono, sede frequente di localizzazione primitiva, si ha
idroureteronefrosi, per lo più unilaterale. Poiché
lea
inferiore a quella del tessuto adiposo perivescicale; gnosi e scelte terapeutiche sono strettamente correlate
"'lfj. nelle immagini ha segnale di intensità
mente inferiore a quella dell'urina. La scansione
all'estensione dell'invasione tumorale, il ricorso
rografia ha luogo in forma complementare con la finaw

l
mica dopo iniezione e. v. di MdC paramagnetico lità di analizzare le vie escretrici urinarie (localizza-
me importanza per l'individuazione delle lesioni di zioni multifocali? coinvolgimento dell'uretere
piccole dimensioni. La RM consente di valutare la naie?) e valutare la possibilità di apporre un
profondità di invasione della parete vescicale (infiltraw tesi uretero-vescicale se coesiste idronefrosi marcata
zione della tonaca muscolare esterna!) ed è più in pazienti inoperabili.

l
difct·
:tto di
gidità
cica è
esclu·
rrn
CAPITOLO XXVIII

APPARATO GENITALE MASCHILE


GIORGIO CITTADINI E CARLO E. NEUMAIER

La struttura anatomica, le dimensioni e glicndo in varia proporzione tessuto ghiandolare, muscolare


ne topografica· degli organi costituenti l'apparato geni- e connettivo f1broso oltre all'uretra e ai dotti eiaculatori. Può
tale maschile rendono conto della varietà di metodiche essere suddivisa, secondo gli schemi proposti da McNeal nel
e tecniche diagnostiche di volta in volta impiegate nel 1983, in alcune «zonel> parenchimali che risultano correlate
singolarmente a una specifica patogenesi (fig. XXVIII.!):
loro studio. In passato la documentazione della patolo-
una <<zona periferica», costituente il 70% circa della ghian-
gia, basata prevalentemente su metodiche radiologiche, dola, sede pressoché esclusiva di origine del carcinoma; una
era pressoché costantemente indiretta, parziale e spesso <<zona centrale», costituente il 25% circa della ghiandola, a
troppo tardiva per condizionare significativamente la prevalente struttura fibromuscolare, disposta a cono attorno
terapia e la prognosi. :Cavvento dell'ecografia (il non ai dotti eiaculatori e all'uretra, con apice sul veru montanum;
uso di radiazioni ionizzanti è aspetto particolarmente una «zona di transizione», parauretrale, di ridotte dimensioni
significativo nello studio dell'apparato genitale!) e il (costituente appena il 5% della ghiandola) ma di notevole
suo perfezionamento con la messa a punto di trasdutto- importanza in quanto sede di sviluppo dell'iperplasia ncx:l.u-
ri «dedicati» ad alta frequenza e di sonde transrettali ha lare benigna; il cosiddetto i<Stromafibromuscolare anteriore»
radicalmente mutato l'iter diagnostico, S<Jprattutto per che avvolge anteriormente la prostata e offre un piano di cli-
quanto concerne la patologia della prostata e del testi- vaggio nell'intervento di adenomectomia.
colo, permettendo di rilevare alterazioni in fase subcli- Le affezioni prostatiche inducono un aumento delle
riica. I.: utilizzazione delle tecniche Doppler è divenuta dimensioni ghiandolari e riconoscono fondamentalmente
indispensabile per la diagnosi di impotenza vascolare tre cause:
ed è un coinplemento spesso prezioso per la definizio-
ne della patologia flogistica e neoplastica della prestata - l'ipe1plasia nodulare benigna, o adenomioma prostati-
e del testicolo. La TC e la RMhanno ulteriormente con- co: la proliferazionc adenomatosa interessa la zona cen-
dizionato l'approccio diagnostico, soprattutto per quan- trale e di transizione e disloca verso la periferia il paren-
to concerne la stadiazione delle neoplasie. chima della zona periferica; abitualmente l'ingrandimento
di volume prostatico coinvolge simmetricamente i due lo-
bi laterali e causa la protrusione dello bo medio, costitui-
to in prevalenza dalla zona centrale, nel lume vescicale;
l. Prostata
La complessità della stmttura interna e il rapporto
di contiguità con importanti organi (vesci-ca, retto, ure-
tra) rendono necessario definire preliminarmente al-
cune notazioni di anatomia prostatica.

La prostata è situata subito al di sotto del pavimento


vescicale, tra diaframma urogenitale, sinfisi pubica e retto. È
separata anteriormente dalla sinfisi pubica dallo spazio con-
nettivo adiposo di Retzius; lateralmente dai muscoli ottura-
tori interni dagli spazi periprostatici laterali che accolgono Fig. XXVIII. l. Anntomia zonalc della prestata secondo MeNea! (v.
voluminosi plessi venosi; posteriormente dal retto dagli testo). P= zona periferica·, C"' zona centrale; T"' zona di transizio-
spazi prostatorettali e dalla fascia di Denonvitlier. ne; S "' stroma fibromuscolare anteriore; V "' uretra circondata a
La sua struttura istologica è alquanto complessa, acca- manicotto dallo sfintere preprostatico.
618 Capilo/o XXVii!

!'adenocarcinoma prostatico: è il tumore maligno più necessità di utilìzzare un trasduttore «dedicatO>) a cristallo
frequente nel maschio al di sopra dei 65 anni; il più rotante che comporta spesso meccaniche della
delle volte origina dalla regione sottocapsulare poste" parete uretrale: conseguentemente le indicazioni sono
riore e causa un ingrandimento asimmetrico della limitate a casi accuratamente selezionati.
ghiandola; ha caratteristiche del tutto peculiari di meta-
statizzazione: frequentemente interessa il sacro e la La prostata normale si presenta ecograficamente
colonna lombare producendovi lesioni osteosclerotiche, nelle scansioni sovrapubiche (fig. XXVIII.2A) come
poi le stazioni linfatiche pelviche intermedie e profon- una formazione ovalare situata al di sotto .della base
de (ipogastriche, otturatorie, presacrali e precoccigee),
vescicale, a ecostruttura solida omogeneamente ipoe.
infine il polmone, talora isolatamente l'encefalo e il
cranio attraverso dirette comunicazioni tra vene peri-
cogena. Per via transrettale è possibile valutare analiti.
prostatiche e sistema venosa spinale (p lesso di Batson). camente l'ecostruttura parenchimale (fig. XXVIII.28),
le proslatiti acute e croniche: provocano disorganizza- riconoscere il decorso del canale uretrale e valutarne la
zione dell'assetto morfostrutturale prostatico, determi- dinamica nel corso della minzione (fig. XXVIII.2C e
nando talora focolai di colliquazione parenchimale e D). È importante ricordare che, al termine dell'indagi.
veri e propri ascessi intraghiandolari che esitano spesso ne, comunque effettuata, è possibile valutare l'entità
in aree di involuzione fibroca!cifica. del residu-o urinario vescìcale postminzionale.
Nell'iperplasia nodulare benigna la prestata è
L'ecografia costituisce l'indagine d'esordio nello aumentata di volume (fig. XXVII1.3A), ha contorni
studio per immagini della prestata. regolari e simmetrici. E possibile precisare la presen-
za, la sede e le dimensioni degli adenomiomi (fig.
Può essere effettuata per via transaddominale con i co- XXVII1.3B). Talora ai margini dei noduli adenomatosi
muni trasduttori o per via /ransrettale con trasduttori <ldedi-
cati». Nel primo caso la vescica deve essere ben distesa (è
sufficiente che il paziente non uri ni da almeno 4 ore). Deve
considerarsi del tutto specialistico e relativo a casi presele-
zionati l'approccio per via transuretrale con opportuni tra-
sduttori. Vantaggi e svantaggi delle tre modalità di indagine
ecotomografica della prostata sono riassunti in tab. XXVIII.!.

TAB. XXVIII.l. VIE ECOGRAFICHE DI STUDIO DELLA PROSTATA.

1'ransadtfominale:
accesso ostacolato dall'interposizione di anse intestinali
(per ottenere un'adeguata finestra acustica si rende neces-
saria una notevole replezione vescicale spesso problemati-
ca nei pazienti affetti da patologia prostatical);
frequentemente non visualizzabili le porzioni più caudali
del!' organo;
bassa definizione strutturale (trasduttori a bassa frequen-
za!); Fig. XXVIII.2. Anatomia ecografica della prestata. A: scansionc tra-
valutazione delle dimensioni prostatiche limitata ai diame- sversale sovrapubica; 8: scansione trasversale transrettale; C: scan-
tri trasverso e antera-posteriore obliquo. sionc longitudinale transrettale in condizioni basali e in fase minzio·
nale (D). In A, la prostata (P), situata tra vescica (V) c retto (R), pre-
Transretta/e: senta forma ovalare ed ecostruttura solida omogeneamente ipoecogc-
studio completo di tutto l'organo; na; i suoi contorni sono ben delineati dal tessuto adiposo pelvico. In
ottima definizione strutturale (trasduttori ad alta frequen- B, la prestata assume un caratteristico aspetto «a ogiva>) tra il profilo
Zil); curvilineo del trasduttorc posizionato nel lume re!tale e la vescica; la
risoluzione anatomica del parcnchima ghiandolare è elevata sì da ren·
accurata valutazione dei diametri prostatici;
dere possibile individuare la sezione circolare del lume uretrale (free·
necessità di utilizzare un trasduttore i<dedieatml. eia). In C c D, la scansione longitudinale, come !a precedente a ele-
vata risoluzione anatomica, consente un'agevole localizzazione delle
1'ransuretrale: zone parenchimali (P"' zona periferica; C"' z011a centrale; S"' stro-
studio ad alta risoluzione della parete uretrale, dei dotti ma fibromuscolare anteriore), dei dotti eiaculatori (punte di freccia) c
eiaculatori e della struttura ghiandolare prostatica perime- dell'uretra prostatica, meglio dimostrabile in fase minzionale (D) per
trale (trasduttori a elevata frequenza!); la distensione del lume. V "' vescica.
Ap'Parato genitale maschile 619
=--·

o
a

,_
Fig. XXVIII.4. Carcinoma proslatico. Casi diversi. Ecotomografia
i- transrettale. A sinistra, il tumore colto in fase iniziale è evidenziato
), nel contesto della zona periferica in sede sottocapsularc posteriore in
t a forma di area ipoecogcna «a placca)); il contorno capsulare appare
integro e l'interspazio adiposo prostatorcttale è conservato. A destra,
un tumore prostatico di grosse dimensioni {t) sconfma ampiamente
i-
oltre la capsula invadendo lo spazio adiposo prostatorettalc (asterisco)
là fino a raggiungere e infiltrare (freccia) la linea ipoecogcna muscola-
Fig. XXVIIIJ. lperplasia nodu!are benigna. Casi diversi. re della parete del retto {punte di freccia).
Ecotomogmfia transrettale. La scansione trasversale (A) evidenzia
li l'anmento tli dimensioni della prostata e la protrusione verso il lume cutaneo. Le prostatiti croniche hanno aspetti polimor-
l- I'Cscicale tlclla zona centrale (C), ben distinguibile da!!a zona perife- fi, spesso assai simili a quelli del carcinoma, dal quale
rica {P) per l'ecostruttura maggiormente, ipoccogena. L'adenomioma la diagnosi differenziale per via ecotomograftca è
g. (A) è ben apprezzabile nelle scansioni longitudinali: in B presenta
si ccostmllura disomogenea ed è delineato da una sottile interlinea ipoe-
noteVolmente difficile (biopsia mirata!).
cogena (punte di freccia) dal parenchima periferico compresso contro La prestata è ben dimostrabile con la TC e la RM.
la capsula prostatica (freccia curva); in C è circondato «ad anello» da Il ricorso alla TC (fig. XXVIII.S) è utile soprattutto
una serie di calcificazioni distrofiche. per 1a valutazione dell'estensione locoregionale del
è possibile reperire piccole calcificazioni distrofiche carcinoma prostatico. Possono essere evidenziati:
(fig. XXVJII.3C). Nei quadri conclamati si riconosce l'aumento dimensionale, simmetrico o non, della pro-
alla periferia dell'organo una pse.udocapsula dovuta a! stata, ma non il tumore in essa presente (per lo più
tessuto ghiandolare indenne compresso dall'adeno- nemmeno dopo somministrazione e.v. di MdC ioda-
miorna sviluppatosi centralmente. L'ecotomografia è to!);Ia conservazione o l 'obliterazione degli spazi adi-
accurata nel dimostrare l'associazione di.ipertrofia posi p"eriprostatici e dell'angolo vescico-seminale; l'e-
detrusoriale («vescica da sforzm>), l'eventuale presen- ventuale presenza di linfoadenopatie delle stazioni
za di diverticoli vescicali e di idroureteronefrosi (per- pelviche e di metastasi ossee del bacino. La bassa
mettendo di evitare il ricorso all'urografia nel bilancio sibilità della TC nell'individuazione delle lesioni
dell'uropatia ostruttiva). puramente intracapsulari ne consiglia l 'utilizzazione
Nel carcinoma, situato nella maggior parte dei ca- soprattutto per la stadiazione locale dei casi più avan-
si in sede sottocapsulare periferica, la struttura paren-
chimale è alterata per la presenza di un'area nodulare
o<m placca» spesso mal delimitabile, solitamente ipoe-
cogena (fig. XXVIII.4, a sinistra). Nei casi avanzati, la
prostata è aumentata di dimensioni e ha margini irre-
go· golari ed ecostruttura disomogenea (fig. XXVII1.4, a
Io destra). L'ecotomografia transrettale consente di di-
mostrare l'infiltrazione extracapsulare (dato importan-
;la
eo· te per la stadiazione della neoplasia!) e offre una guida
OO· preferenziale per la biopsia del nodulo sospetto.
:!e- Nelle ftiterazioni injìammatorie acute la prostata Fig. XXVJILS. TC prostatica. In A sono ben visibili, tra la vescica
olie eaumentata di dimensione e ha ecostruttura disomo- (V) c il retto (r), le vescicole seminali con il caratteristico aspetto «a
tro· papillom1; in B, la prostatu {freccia), nel cui contesto sono apprezza-
a)c geneamente ipoccogena con possibile risconh·o di aree
bili alcune piccole calcificazioni, circondata in tntto il suo contorno
p<t anecogene ascessuali. L' ecotomografia può fornire da tessuto adiposo pclvico e posteriormente situata a ridosso della
una «guida» per l'agoaspirazione e/o il drenaggio per- parete rettale.
620 Capitolo XXVfii

zati (peraltro essa è parte integrante del prOtocollo mi risultati si ottengono nella stadi azione del carcino-
standard per la valutazione dei linfonodi). ma prostatico extracapsulare (accurarezza circa 90%)
Risultati di estrema importanza nell'individuazio- per la valida differenziazione delle strutture peripro-
ne (e talora anche nella caratterizzazione di natura) statiche e la multiplanarietà d'approccio. (fig. XXVIII.?)
delle lesioni prostatiche sono forniti dalla RM, anche Modernamente, l'impiego della RM a questo scopo e
per la possibilità di ottenere immagini multiplanari ad preferito a quello della TC e può costituire valida
alta risoluzione (fig. XXVIII.6; v. anche fig. Xl.13). ternativa a quello dell'ecografia transrettale.
L'uso di bobine endorettali o perineali specific·amente
«dedicate>> è del tutto determinante in proposito. ·Nessuna metodica radiologica convenzionale possiede
attualmente indicazioni di prima istanza nello studio della
Le sequenze T2-pesrite consentono un'accurata diffe- prostata. È importante però segnalare alcuni reperti indirei-
renziazione delle «zone>> anatomiche parenchimali e dell'u- ti che possono indurre al sospetto di patologia prostatica.
retra. In particolare, nelle sezioni trasverse si ha un'ottima AIl' esame diretto la presenza di minute calcificazioni, per
dimostrazione della zona periferica e di transizione; nelle lo più granulari (meno comunemente voluminose, omoge-
sezioni coronati di tutte le zone parenchimali, dell'uretra c nee ma irregolari), multiple, mediane, pro iettantisi caratte-
del veru montanum; nelle sezioni sagittali, infine,. dell'in- risticamente sul pube ma anche più prossimalmente e late-
terfaccia prostatovescicale, dell'uretra e dei rapporti con lo ralmente (fig. XXVIILS), può indicare una pregressa pro-
spazio di Rctzius e con il retto. Il rilevamento della zona stati te o uno stato di iperplasia ghiandolare.
periferica e di quella centrale è più preciso nelle sezioni L'iperplasia prostatica produce segni radio logici carat-
coronali oblique condotte lungo l'asse maggiore dell'uretra teristici all 'urografia (fig. XXVIII.9):
prostatica. - distanziamento del contorno inferiore della vescica dal
margine superiore del pube (normalmente la distanza è
di 3-4 mm);
- impronta sul fondo vescicale ((a doppia ogiva>} (iperpla-
sia bilobare), «arciforme» a grande raggio (ipcrplasia
trilobare), «arei forme» a piccolo raggio (iperplasia iso-
lata del lobo medio);
- aspetto dentellato del contorno superiore vescicale
(vescica «a colonne>>), prodotto dall'ipertrofia della
musco1atura circolare secondaria all'ostacolato deflus-
so urinario;
- diverticoli vescicali da pulsione pressoria;
- sollevamento bilaterale del tratto terminale degli urete-
ri con caratteristico aspetto «ad amo»;
Fig. XXVIII.6. RM della prostata con bobina cndorcttale. Seansioni - possibile idroureteronefrosi bilaterale;
trasversale (A) e coronale obliqua condotta lungo l'asse maggiore dcl-
l'urctra prostatica (B) con sequenza turbo-SE T2-pesata. In entrambe
le immagini è bene apprezzabile l'elevata risoluzione anatomica nel
contesto della ghiandola prostatica, nella quale sono bene e\,idenziate
differenze di segnale tra la porzione periferica (modicamente iperin-
tensa per la prevalenza di tessuto ghiandolare) c la centrale
(modicamente ipointensa per la prevalenza di tessuto muscolare). Si
osservi la buona corrispondenza tra le immagini presentate c le classi-
che sezioni anatomiche,

La capacità della RM di differenziare le zone


renchimali consente di individuare con migliore accu-
ratezza della TC, in base a loro alterazioni di volume e
·di segnale, la presenza di lesioni focali prostatiche. La
RM, però, non sempre consente di discriminare i no-
duli intracapsulari benigni e maligni. In linea di massi-
ma, tuttavia, il carcinoma prostatico assume nelle se- Fig. XXVIII.7. Tumore della prostata. RM con bobina endorettalec
scansione coronale con sequenza turbo-SE T2-pesata. L'estesa neopla·
quenze T2-pesate l'aspetto di un'area a basso segnale sia (t) ha invaso la vescichctla scminale sinistra (asterisco) e infiltra
nel contesto della zona periferica ad alto segnale. Otti- parzialmente la vescichella seminalc destra e il grasso periprostatico.
II genitale maschile 62t

). _ residuo postminzionale abbondante quale conseguenza


dell'incompleta evacuazione vescicale.
'l Il Cflrcinoma prostatico infiltra c solleva la vescica con

7) impronta irregolare e asimmetrica: può produrre idrourete-


ronefrosi, per lo più unilaterale.
è
1-
2. Vie seminali
le
la Comprendono i dotti deferenti, le vescichette
:t- seminali e i dotti eiaculatori. Ecografia, TC c lliVl
a. consentono una buona dimostrazione delle vescichette
er seminali (la TC e la RM consentono anche di seguire
e-
e-
il decorso dei dotti deferenti ma non dì individuare
e- alterazioni della loro canalizzazione). L'esame diretto
o- radiografico offre contributo marginale allo studio
delle vie seminali. Può evidenziare calcificazioni del
l t- tratto deferenzioampollare e delle vescichette semina-
li, per lo più esiti di flogosi specifiche.
al
Le calcificazioni deferenziali sono lineari, estese a
tratti più o meno lunghi del decorso del dotto; quelle
a-
ampol!ari hanno tipico aspetto «a corna di torello» e si
:ia

proiettano al di sopra del pube ai due lati della linea
mediana (v. fig. XXVIII.8); quelle vescicolari hmmo
le aspetto «a zolle multiple», sono sopraretropubiche,
la mediane o paramediane, situate un po' più distalmen-
lS· te rispetto alle precedenti.

La deferentovcscicolografia è la metodica elettiva di


e- studio della canalizzazione delle vie seminali. Talora detta
Fig. XXVIII.9. l segni urografici dell'ipcrplasia prostatica (v. testo).

anche «vasografia», mira a visualizzare, mediante l'intro-


duzione diretta di MdC iodato, tutta la via seminai e (meno
frequentemente i soli canalicoli cpididimari: dcferentoepi-
didimografia).

Di norma si accede ai due deferenti con semplice e


innocuo intervento chirurgico effettuato ambulatorialmente.
Previa anestesia locale si incidono i due emiscroti nel loro
tratto prossimale, si individua il funicolo, si incannula il
deferente con un piccolo ago di tipo intradermico· diretto
verso l'alto (de.ferentovescicolografia) o verso il basso
(de.ferentoepididimogmfia). Si inietta quindi sotto controllo
radioscopico, prima da un lato e poi dall'altro, MdC uroan-
giografico fino a completa visualizzazione dell'intera via
seminale (in genere bastano 2-3 mi). Vengono quindi assun-
ti radiogrammi in proiezione AP ed eventualmente in proie-
"la- Fig. XXVIII.8. Calcificazioni del! 'ampolla defercnzialc c della pro-
stata. Le prime (punte di freccia), sovrapubiche, simmetriche, assu- zioni oblique.
tro
mono il tipico aspetto M corna di torello)). Le seconde (frecce), retro- Assai meno frequentemente si accede alla via seminale
o.
pubiche, sono in parte granulari, in parte nodulari similcalcolotiche. per via uretroscopica incannulando il collicolo scminale e
622 Capitolo XXVII!

rente. In quest'ultimo caso mancherà la visualizzazione


della via seminale a monte. Stenosi e o.struzioni dei defe-
renti possono essere la conseguenza di una flogosi o di un
trauma pregrcsso (soprattutto pubico). In caso di aplasia 0
ipoplasia deferenziale di grado elevato, spesso associate a
sterilità di tipo secretorio, non si avrà successo nei tentativi
di reperimento o di incannulamento dei deferenti. Nelle
sospette vescicoliti il riempimento delle vescichette semina-
li è incompleto e si osserveranno dilatazioni cistiche e cal-
cificazioni nel loro contesto. Un quadro analogo si osserva
nelle epiditlimiti.

Come detto, le vescichette seminati sono ben


dimostrabili con ecografia, TC e Ri\i, che ne
ziano la morfologia concamerata e il contenuto liqui-
do corpuscolato (la confluenza del loro dotto escreto-
re con l 'ampolla deferenziale è ben evidenziata dalle
scansioni coronali a RM). Queste tecniche, poco effi-
caci nella valutazione della patologia ostruttiva, risul-
tano preferibili allo studio contrastografico non solo
Fig. XXVIII.lO. Lo studio contrastografico delle vie seminali. In A c nei casi in cui si intenda valutare lesioni intrinseche
B defcrcntovescicolografic normali: d =deferente (il cui decorso è
indicato dalle frecce); a= ampolla deferenziale; v= vescicola semi-
focali (ad esempio, cisti e calcificazioni), ma soprat-
naie; le frecce curve indicano l'immagine <<a pinze di granchio» tutto nell'analisi del coinvolgimento neoplastico infil-
descritta dai dotti eiaculatori. In C dcferentoepididimografia: il cana- trativo per contiguità da parte di lesioni prostatiche,
le epididimario, visualizzato in maniera a>immetrica dai due lati, ha vescicali e rettali.
aspetto «a gomitolo di lana)),

quindi i due dotti eiaculatori (maggiore indaginosità; diffi- 3. Sacco scrotale


coltà nelle stenosi uretrali).
Si considerano insieme, per motivi topografici e
Nel deferentovescicologramma (fig. XXVIIUOA per il frequente coinvolgimento patologico reciproco,
e B) i deferenti, di c3.1ibro filiforme, si dirigono pì·es- le strutture accolte nel sacco scrotale: il testicolo, l'e-
soché linearmente verso l'alto e un po' verso l'esterno pididimo, 'le tonache di rivestimento dello scroto, i
proiettandosi al di sopra dell'ischia e della parte plessi vascolari. L ecografia (ecotomografia e tecniche
rale del pube; si flettono quindi medialmente nel Doppler) e la RM offrono, nello studio del sacco sera-
colo bacino fino ad assumere decorso discendente; tale, la possibilità di una valutazione d'insieme delle
aumentano sensibilmente di calibro nel tratto sue strutture.
re. Le vescicole seminali hanno aspetto sacculare Cecografia è l'indagine di prima istanza nello stu-
lobato. Dalla confluenza ad angolo acuto del loro dio del testicolo.
dotto escretore (non sempre facilmente individuabile)
con l'ampolla deferenziale, traggono origine i dotti La posizione superficiale dei genitali esterni rende pos·
eiaculatori che si dirigono verso il basso e verso la sibile utilizzare trasduttori ad alta frequenza (7 ,5-1 OMHz)
linea mediana descrivendo una tipica immagine «a dotati di elevata risoluzione spaziale. L'uso di cuscinetti
pinze di granchio». Nel deferentoepididimogramma il distanziatori consente di migliorare il piano di contatto del
canale epididimario si presenta come un groviglio di trasduttore con la superficie curva del sacco scrotale.
anse· sottili delineate dal MdC che vi penetra (fig.
XXVIIL!OC). Il testicolo normale presenta forma ovalare ed eco·
struttura parenchimale omogenea (fig. XXVIIL l l).
Quando ricorrere alla deferentovescicolografia? Nello Nel contesto del parenchima è possibile individua-
studio della sterilità di coppia se ne impone l'effettuazione re l'ilo come immagine lineare ecogena orientata se-
allorquando il volume dell'eiaculato è inferiore a 0,5 ml. Si condo l'asse maggiore del testicolo; l'epididimo nor-
potrà dimostrare la stenosi o l'ostruzione completa del defe- male è quasi sempre dimostrabile lungo il margine po-
1Ef.-aratu geniwle maschile 623

Fig. XXVIII.! l. Anatomia ecografica del sacco scrotale. In A, la Fig. XXVIII.12. Aspetto ecografico dell'idrocele (A) e del varicoce-
testa deli 'epid1dnno (E) presenta aspetto di nodulo rotondcggJantc cd le (B). In A, il testicolo (T), nel quale è visibile il mcdiastino (punte
1: delimitata dal testicolo sottostante (T) grazie ali' intcrposizionc di di freccia) in forma di sottile linea iperecogena intraparenchimale,
una sottile bande re \la adiposa iperecogena proveniente da \l 'albuginea appai-e come «sospeso» all'interno de!!a cavità scrotale distesa da
testicolarc e alla presenza di mia piccola falda di versamento ancco- versamento anecogeno. In B, la scansione passante per il funicolo
geno endoscrotale. In B è ben dimostrata l'ecostruttura normale del dimostra alcune voluminose strutture tubulari ipoecogene, a decorso
parenclmna testicolare, caratterizzata da echi piccoli, omogenei, di tortuoso, riferibili a ectasie varicose del plesso pampiniformc.
media intensità. T"' testicolo.

sterolaterale del testicolo come una formazione allun- Le alterazioni infiammatorie interessano più fre-
gata lievemente più ecogena del didimo, nella quale so- quentemente l'epididimo. L'ecografia ne dimostra
no meglio riconoscibili la porzione cefalica, di forma l'aumento di volume e la modificazione dell'ecostrut-
lievemente ovalare, e la porzione caudale. È possibile tura· (ipoecogena nelle fasi acute della flogosi; ipere-
differenziare le componenti dell'involucro serata/e e cogena con presenza di calcificazioni interne nelle fasi
analizzare compiutamente il canale inguinale e le strut- croniche per Ia- prevalenza di fenomeni fibroscleroti-
ture jimicolari. ci). L'interessamento flogistico del didimo (orchiepidi-
Nel criptorchidismo l'ecografia consente di loca- dimiti) induce disomogeneità diffuse dell'ecostruttura
lizzare il testicolo ritenuto (con buoni risultati quan- e in ultima istanza ipotrofia testicolare. Le tecniche
do la sede è inguinalel), di valutare dimensioni ed Doppler consentono di evidenziare l'aumento del flus-
ecostruttura, di escludere lesioni focali nel suo conte- so vascolare.
sto. Le torsioni de/funicolo hanno esordio clinico
l, V idrocele (più frequente nelle lesioni infiammato- lego a quello delle orchiepididimiti acute. Data la
rie ma talora associato anche a tumori testicolari) è necessità di intervenire chirurgicamente in caso di tor-
facilmente rilevabile ecograficamente per l' sione (entro un massimo di 6 ore!), è necessaria una
radi tipo liquido che contrasta con quella delle altre immediata diagnosi differenziale al fine di salvare il
)-
componenti del sacco scrotale (fig. XXVIII.l2A). testicolo ed evitare inutili interventi esplorativi. Il pro-
Cidrocele da orchiepididimite c l'ematocele possono blema può essere risolto determinando l'entità della
presentare sepimentazioni interne (organizzazione perfusione testicolare (aumentata nelle orchiti, dimi-
1- nuita o assente nelle torsioni!). Assumono rilievo, in
fibrinosa) e talora ecostruttura corpuscolata; nelle
forme croniche si osserva frequentemente ispessimen- proposito, la scintigrafia ), il
to delle tonache scrotali. Reperto non infrequente in Doppler continuo e il color-Doppler.
s- Le neoplasie assumono l'aspetto di lesioni focali
questi casi è la presenza di calcificazioni della vagina-
z)
lti
le e di scrotoliti calcifici liberi nel versamento liquido con ecostruttura generalmente ipoecogena disomoge-
el scrotale. nea e margini irregolari (fig. XXVIII.13). Non è pos-
li varicocele può essere dimostrato ecograficamen- sibile differenziare ecograficamente i diversi tipi isto-
te per la presenza di sottili immagini lineari anecogene logici di tumore testicolare. In pazienti con metastasi
,_ situate posteriormente e superiormente al testicolo, ri- polmonari o linfoghiandolari da tumore primitivo
feribili all' ectasia delle vene del plesso pampiniforme e ignoto, l'ecografia spesso evidenzia la presenza di
a- del funicolo (fig. XXVIII.12B). Le tecniche Doppler tumori testico lari di piccole dimensioni non apprezza-
e- evidenzieranno il rallentamento del flusso nei gavoc- bili all'esame obiettivo.
r- cio\i varicosi e la sua inversione in stazione eretta o con Gli ematomi e soprattutto gli ascessi testicolari
o- la manovra di Valsa! va, quantificandone durata e grado. possono avere talora aspetto ecografico simile a lesio-
624 Capilo/o XXVJu

4. Pene
Considereremo separatamente: l'uretra anteriore
(studiabile con uretrocistografia retrograda e permin-
zionale e con ecografia transperineale e transuretrale);
i empi erettili (shtdiabili con ecografia, TC e R1\1); la
tonaca albuginea (studiabile con ecografia e TC);
l'impotenza vasco/are (studiabile con angiografia dei
vasi iliaci, cavernosografia e tecniche Doppler).

4.1. Uretra anteriore


La patologia individuabile radiologicamente è
Fig. XXVIII.13. Scminoma. Ecotomografia. La massa tumoralc (T), molto varia: anormale riempimento delle ghiandole di
a margini policiclici ed ecostruttura solida ipoecogena disomogenea, Littrè; diverticoli; uretroceli; ascessi pcriuretrali;
occupa gran parte del testicolo ma non ne altera il volume c i contor- fistole; anormale reflusso intraprostatico; stenosi; cal-
ni (l'esame obiettivo scrotalc era del resto negativo!). Non sono
apprezzabili caratteristiche ecostrutturali indicative di oncotipo. coli; coaguli; corpi estranei; tumori. I problemi che
ricorrono con una certa frequenza nella pratica radio-
logica sono:
ni neoplastiche. Nell'analisi delle tumefazioni testico-
- la ricerca di stenosi postinfiammatorie;
lari, la valutazione ecografica non può quindi prescin-
- l'individuazione di sequele posi-traumatiche (più
dere da un'attenta valutazione anamnestiéoclinica del
frequenti, come le precedenti, nell'uretra anterio-
paziente.
re);
La RlVI, effettuata con apposite bobine di superfi-
- lo studio delle ripercussioni di affezioni prostati-
cie (fig. XXVIII.14), fornisce risultati equivalenti
che sul collo vescica/e e sull'w·etra posteriore;
all'ecografia nello studio delle lesioni testicolari (ivi
- controlli postoperatori (prostatectomia; correzione
compreso il criptorchidismo). Offre vantaggi nel ricoM
di rotture uretrali traumatiche; plastica uretrale).
noscimento dell'infiltrazione neoplastica della tonaca
La metodica radiologica di studio che fornisce il
albuginea, dell'epididimo e delle strutture funicolari ..
massimo di informazione è l'uretrocistografia retro-
È accurata quanto la TC nell'individuare metastasi
grada e perminzionalc combinata (fig. XXVIII.l5),
linfonodali retroperitoneali, limitando gli errori di
eventualmente preceduta dall'esame diretto (calcifica-
tostadiazione frequenti in questa affezione.
zioni!).

Fig. XXVTII.l4. Seminoma. RM con sequenza SE T2"pesata e bobi-


na di superficie «dedicala)). !.;elevata risoluzione anatomica dell'im- Fig. XXVIII.15. Uretrocistografia retrograda e pcrminzionale com·
magine rende possibile definire i contorni della piccola lesione !umo- binata. A sillislra radìogramma assunto durante il passaggio retrogra-
rale (freccia) sia sul versante profondo del testicolo (T), ove appaio- do del MdC nell'uretra: C"' uretra cavernosa; M== urctra mcmbrano-
no sfumati ma nel complesso regolari, sia sul versante superficiale, sa; P= uretra prostatica; la freccia indica il veru montanum. A destra
ove è ben dimostrata l'interruzione infiltrativa della linea ipointensa radiogramma aSS\mto in fase minzionale: I'urctt<l prostatica si disten-
corrispondente al!'albuginca. de sensibilmente.
1EJ!_..arato genitale maschile 625

A vescica vuota, si disinfetta il glande e si introduce nel- Alcune complicanze della terapia dell'impotema
j'uretra per circa l cm (fino alla fossetta navicolare) un ca- erettile si giovano della valutazione ecografica, come
tetere di Foley il cui palloncino gonfiabile impedirà il re- la fibrosi conseguente all'iniezione ripetuta nei corpi
're flusso del MdC. Si collega al catetere un flacone di MdC io- cavernosi di farmaci vasoattivi evidenziata in forma di
n- dato urografico da 250 mi posto a circa l m di altezza dal diffusa iperecogenicità dei corpi cavernosi, gli ascessi
o); piano di decubito del pazjentc. Verranno quindi assunti, du-
e gli ematomi che talora insorgono dopo l 'innesto di
la rante il passaggio retrogrado del MdC nell'uretra, radio-
grammi in proiezione obliqua a 45°. A vescica ben distesa protesi peniene.
lei dal MdC, si inviterà il paziente, sempre in decubito obliquo,
a urinare in una bacinella, assumendo radiogrammi durante 4.3. Tonaca albuginea
la minzione. Al termine di questa verrà documentato, in proie-
zione AP, il residuo vescicale. Il suo studio assume rilievo nell'induratio penis
plastica, o m. di La Peyronie, affezione nella quale l'i-
è L uretra anteriore, bene evidenziata nei radiogramrni spessimento dell'albuginea e la presenza nel suo
di retrogradi, distesa dal MdC, ha calibro di circa l cm, testo di calcificazioni «a placca» costituiscono indici
li; margini netti e regolari; si flette nel suo tratto prossi- di valutazione della progressione clinica. Ecografia e
ll- male verso l'alto assottigliandosi bruscamente. L'ure- TC consentono di precisare il grado di ispessimento
he tra posteriore, filiforme, è scarsamente riempita nei ra- dell'albuginea, la topografia e l'estensione dei noduli
o- diogrammi retrogradi e viene analizzata con migliore di fibrosi e la loro eventuale calcificazione (fig.
dettaglio nei radiogrammi perminzionali (o mediante XXVIII.l7). Una valutazione accurata dell'albuginea
ecotornografia transrettale). Descrive un 'inunagine ova- è possibile con Ri\1 eseguita in fase di erezione.
lare ad asse verticale in corrispondenza del veru mon-
tanum; raggiunge infine la vescica, sul fondo della qua- 4.4. Impotenza vascolare
le spesso si delinea la doppia ogiva prostatica. Può essere causata da un insufficiente apporto di
ti- Se una stenosi uretrale rende difficile o insuffi- sangue arterioso (per stenosi od ostruzione a livello
cienle il riempimento retrogrado, si potrà spesso otte- arterie iliache comuni o interne) delle arterie
ne nere un valido quadro uretrografico per via urografi- pudende interne, delle arterie centrali dei corpi
ca, invitando il paziente a urinare allorquando la vesci- nosi) o da una «fuga>) di sangue venosa dalle lacune
il ca è ben riempita dal MdC (cistouretrografia antero-
·o- cavernose per incontinenza delle strutture valvolari
grada o urografia perrninzionale). Alternativa vali- dei rami a monte (vene perforanti, vene circonflesse,
5), da, in questi casi, è offerta dali' ecografia eseguita in
:a- vena profonda e vene dorsali del pene, vene ipogastri-
fase dinamica. chc). È studiata mediante eco-, e
La qualità delle immagini uretrografiche e il buon pier, arteriograjìa retrograda transfemorale o
livello risolutivo ottenuto con il riempimento «a calco» te cavernosografia.
dell'uretra, rendono preziosa a fini diagnostici l'ure-
lrografia (fig. XXVIII.I6). l quadri semeiologicì an-
1.''4 dranno sempre discussi e valutati insieme ali 'urologo
trattandosi di problematica il più delle volte chirurgica.

4.2. Corpi erettili


Lo studio per immagini dei corpi cavernosi e del
corpo spongioso dell'uretra assume rilievo nella valu-
tazione del cancro del pene (soprattutto quando loca-
lizzato nelle parti fisse, come il bulbo uretrale e la ra-
dice dei corpi cavernosi, non esplorabili clinicamente).
,m. Eco2"rafia, TC e RM consentono di valutare l'esten-
.ra- sione locale della neoplasia, ma le ultime due tecniche
oo· Fig. XXVIIJ.l6. Stenosi anulare dcl!'uretra cavernosa. Cistouretro-
sono più accurate nella delimitazione dell'estensione grafia pcrminziona!c. Stenosi del tratto medio dell'uretra cavernosa
tm
OO·
locoregionale grazie alla valida dimostrazione delle fos- (freccia) con dilatazione de!l'urctra a monte. r.; ipertensione endoure-
se ischiorettali e delle catene linfonodali iliache. tralc è causa di rcflusso mctro-prostatico (punte di freccia).
626 Capitolo XXV1JJ

Fig. XXVIII.l7. Jnduratio penis plastica. recotomografia (a sinistra) Fig. XXVIII.8. Ecografia del pene con tecnica power-Doppler (qui
e la TC (a destra) evidenziano nel contesto del pene calcificazioni «a riprodotta in bianco e nero). Ricostruzione 3D. Fase di tmnescenza che
placcml (punte dì freccia) localìzzate nel contesto dcll'albuginca dei precede l'erezione completa indotta mediante iniezione intracaverno-
corpi cavernosi. sa di lO ).tg di PGE!. È bene apprezzabile l'arteria cavernosa con le
diramazioni clicine di primo c secondo ordine {freccia). Asterischi,
Le tecniche Doppler opportunamente associate forni- vena dorsale del pene.
scono informazioni spesso esaustive. L; indagine, eseguita in
fase di erezione indotta mediante iniezione intracavernosa gradualmente si trasforma in flusso a elevata resistenza con
di lO microgrammi di prostaglandina El, mira a valutare il raggiungimento della rigidità e l'instaurarsi dei meccani-
aspetti morfologici e profili flussimetrici. 11 col01'-Doppler smi di blocco venosa. In caso di insufficienza arteriosa si
evidenzia il decorso delle arterie cavernose e dorsali, le loro evidenziano basse velocità di picco sistolico e flussi post-
anastomosi e le varianti anatomiche; il power-Doppler il stenotici; in caso di insufficienza venosa, riduzione delle
circolo arteriolare intracavernoso (le arteriole elicine, per- resistenze con flusso diastolico persistente.
vie solamente durante l'erezione, e i vasi di shunt, sempre L: arteriografia può confermare la presenza di eventua-
pervi, che collegano versante arterioso e venosa, deputati al li stenosi e ostruzioni dei rami arteriosi che convogliano
mantenimento del flusso nelle arterie cavernose - fig. sangue verso il pene (le alterazioni, per lo più di natura ate-
XXVIIL18). Entrambe le tecniche consentono di valutare i romatosa, sono situate abitualmente in sede prossimale) e
vasi venosi: le vene sottoalbuginee, le vene efferenti che offre la possibilità di intervento di rivascolarizzazione con
attraversano l'albuginea e rappresentano un'importante la tecnica dell'angioplastica transluminale.
sede di blocco venosa, le vene circonflesse, le vene dorsali. La cavernosografia, metodica radiologica contrasto·
I.: eco-Doppler definisce il profilo flussimetrico delle atterie grafica realizzata con iniezione diretta intracavernosa di
cavernose (volume campione posizionato nella porzione . MdC iodato uroangiografico, consente con facilità di indi-
prossimale dell'arteria!). Il profilo normale è costituito da viduare la <<fuga)) venosa: il MdC defluisce pressoché istan-
una fase iniziale a elevato picco sistolico e a bassa resisten- taneamente dai corpi cavernosi nelle vene a monte realiz-
za corrispondente all'apertura delle arteriole elicine, che zando una vera e propria «cavografim>.
CAPITOLO XXIX

GRAVIDANZA NORMALE E PATOLOGICA


GIORGIO CITTADINI E CARLO E. NEUMAIER

La presenza di una finestra acustica pressoché atti- de per l'ecocardiografia fetale (fig. XXIX.2); eco-, co-
male (il liquido amniotico!), che offre la possibilità di lor- e power-Doppler) con limitazioni protezionistiche
acquisire immagini del prodotto del concepimento di dei valori massimi di intensità, per la valutazione dei
elevata risoluzione anatomica, e nel contempo l'esi- flussi nei vasi fetoplacentari, il cui studio è presidio
genza di evitare l'esposizione a radiazioni ionizzanti, indispensabile nella valutazione dei ritardi di crescita
hanno reso sempre più esclusivo l'uso dell'ecografia fetale e della sofferenza fetale cronica (fig. XXIXJ).
nel controllo per immagini della gravidanza normale e Sotto guida ecografica è possibile effettuare alcune pro-
nell'individuazione delle deviazioni patologiche. Mo- cedure interventistiche: amniocentesi; prelievo dei vii-
dernamente sono pressoché obsolete metodiche radio- li coriali; cordocentesi; riduzione di gravidanze multi-
logiche di uso frequente in passato, quali l'esame diret- ple; drenaggio di polidramnios; trasfusioni intrauteri-
to deli' addome, la pelvimetria, la placentografia e l' am- ne.
nios grafia. L'assenza di dati adeguati sugli effetti dei
campi magnetici e delle onde a RF sul prodotto del con- I.: esame ecografico può essere effettuato per via tran"
cepimento, genera a tutt'oggi, per motivi prudenziali, saddominale o con approccio endocavitario transvaginale.
controindicazione relativa ali 'uso della RM nella dmma La via transvaginale offre il vantaggio della precoce indivi-
gravida (soprattutto nel primo trimestre! -v. paragrafo duabilità del sacco gestazionale e di malformazioni fetali,
nonché detla maggiore accuratezza nel riconoscimento
XI.lO). della gravidanza extrauterina.
I..:ecotomografia è fondamentale per lo studio del- In caso di uso della via transaddominale è necessario
la morfologia fetale e delle strutture uteroplacentari procedere a vescica piena solo nei primi mesi di gravidanza
(fig. XXIX.!; v. anche fig. IX.l8C); la tecnica TM-mo- quando l'utero ha dimensioni ancora modeste e non ha rag-
giunto la parete addominale anteriore; in seguito l'esame
ecografico può essere effettuato senza alcuna preparazione.
I piani di scansione utilizzati sono molteplici e la loro scel-
ta è condizionata dalla posizione fetale. In caso di uso della
via'transvaginale l'indagine può essere effettuata a vescica

Fig. XXIX.l. Ecotomografia fetale. Con le moderne apparecchiature


a elevata risoluzione spazi al e è possibile documentare in maniera fine
la morfologia degli organi fetali. Nel caso in co-nsiderazione sono Fig. XXIX.2. Ecocardiografia fetale. Sulla guida dell'immagine 8-
visualizzati entrambi i reni {punte di freccia) e, in sede mediana, il mode, la tecnica TJy!-mode consente una valida analisi dei movimenti
soma di una vertebra con i relativi processi trasversi. Archivio ATL cardiaci già in fase gcstazionale precoce. Archivio ATL.
628 Capitolo XXIX

intrauterina localizzata generalmente nel fondo (fig.


XXIX.4A). Alla 6'-7" settimana si rende apprezzabile
l'embrione e può essere individuata l'attività cardiaca
(fig. XXIXAB).
La diagnosi di gravidanza multipla è possibile
soprattutto con approccio transvaginale, a partire
5"-6" settimana (fig. XXIX.S). A diagnosi effettuata è
sempre indicata un'indagine di controllo tra la 9" e la
10' settimana per individuare l'eventuale arresto della
crescita e il riassorbimento di uno degli embrioni
(quadro cosiddetto del «vanishing twin>ì).
Fig. XXIX.3. Ecografia maternofetalc. La tecnica color-Doppler con-
sente la valutazione del flusso nei vasi del cordone ombelicale. Tale I: ecografia può defmire la «corionicitàìì del sacco ge.
rilievo assume importanza nella valutazione dci ritardi di crescita e stazionale attraverso l'individuazione del numero delle ca.
nella sofferenza cronica del feto. Archivio ATL mere ovulari e degli impianti placentari, consentendo la clas-
vuota anche nelle primissime fasi della gravidanza e per- sificazione della gravidanza multipla in !'J!Onocoriale m0 •
mette di analizzare ad alta risoluzione (trasduttori di fre- noamniotica, monocoriale biamniotica e bicoriale biamnio.
quenza elevata! mancata interposizione intestinale!) la ti ca. Nella gravidanza monocoriale monoamniotica è indi-
morfologia embrionaria a partire dai primi stadi di sviluppo. spensabile un accurato monitoraggio ecografico data l'ele-
vata frequenza di malformazioni fetali (ad esempio, gemel-
Un accurato monitoraggio ecografico della gravi- li siamesi) e disturbi c\ell'accrescimcnto tra i due gemelli (sin-
danza richiede almeno tre controlli successivi pro- drome da trasfusione feto-fetale).
grammati in base alla data de li 'ultima mestruazione:
tra !'8" e la 12" settimana: diagnosi di gravidanza;
datazione dell'età gestazionale; diagnosi di gravi-
danza multipla; diagnosi di incontinenza cervicoi-
stmica;
tra la 20" e la 22" settimana: diagnosi della mag-
gior parte delle malformazioni fetali e conseguen- ·
te programmazione di ulteriori accertamenti dia-
gnostici (cariotipo fetale) e terapeutici;
tra la 32" e la 34" settimana: valutazione dell'ac-
Crescin1ento, della posizione e dello stato di benes-
sere fetale.

l. Gravidanza normale
Per via ecografica è possibile determinare:
lo stato di gravidanza;
l'età gestazionale del feto;
la sede di inserzione della placenta;
Fig. XXIX.4. Controllo evolutivo ecografico della gravidanza.
la vitalità e il corretto accrescimento del feto; Scansioni ecotomografiche transvaginali. A: gravidan7.a alla 4a setti-
la posizione del feto a termine. mana. Nel contesto dell'utero aumentato di dimensioni e con cndome·
trio ispcssito e iperecogcno è ben riconoscibile la tipica immagine del
1.1. Diagnosi di gravidanza sacco gestazionale con centro anccogeno e al suo interno il piccolo
anello del sacco vitellino (freccia). B: gravidanza alla 7a
Ecograficamente è possibile porre diagnosi di gra- Nel contesto del sacco gestazionale localizzato nel fondo uterino C
possibile osservare la presenza di echi fetali multipli (punta di freccia):
vidanza a partire dalla 4'-5' settimana di amenorrea ciò consente di datare con buotm accuratezza l'età gestazionalc e di
attraverso l'individuazione del sacco gestazionale, il monitorarc «in tempo reale)) l'evoluzione della gravidanza. Asterisco
quale assume l'aspetto di una piccola area ecopriva =corpo lutco gravidico. Archivio ATL
normale e patologica 629
x

g. re è misurato lungo il suo asse maggiore determinan-


le do la distanza tra grande trocantere e superficie arti-
colare distale (fig. XXIX.6B). Misurazioni più com-
" plesse, quali la circonferenza cranica, la circonjàenza
addominale e il loro rapporto, consentono una
e,
la zione più completa. /
è
la 1.3. Valutazione della placenta
la Mentre il trofoblasto è dimostrabile già dalla 7"
ni settimana di gravidanza come ispessimento focale ipe-
fig. XXIX.S. Gravidanza trigemina alla 43-5 3 settimana. Nel contesto
recogeno della decidua, le principali componenti
e- dell'utero aumentato di volume sono apprezzabili tre sacchi gcstazio- costitutive della placenta (piatto coriale, parenchima,
a. nali. Data la fase iniziale della gravidanza non sono ancora apprezza- strato basale) sono studiabili compiutamente solo a

bili echi fetali. Archivio ATL. partire dalla 12·' settimana. La placenta appare come
J.
1.2. Età gestazionale un'area semilunare a ecostruttura solida iperecogena
J· omogenea, nettamente delimitata all'esterno dalla
;. Durante il periodo embrionale (fino alla 9' settiM parete uterina meno ecogena e all'interno dal liquido
e- mana), l'età gestazionale può essere definita mediante amniotico (fig. XXIX. 7). Dalla 18" settimana inizia la
]. la misurazione del diametro del sacco ovulare e della graduale trasformazione della sua struttura interna,
n- distanza <<vertice-sacra>) dell'embrione (detta con formazione di aree lacunari e disomogeneità del-
nemcnte CRL, dall'anglosassone l'ecostruttura che si rendono più evidenti nel III tri-
Lengtlm). mestre.
Dopo l' 11' settimana la determinazione della CRL La determinazione della posizione e della mOlfo-
non è più attendibile in quanto il feto tende a flettersi logia della placenta ha importanza fondamentale nel
sul suo asse maggiore. Viene considerato attendibile controllo evolutivo della gravidanza e in alcune proce-
indice di accrescimento cefalico il diametro biparie- dure invasivc diagnosticoterapeutiche (prelievo .dei
tale, bene identificabile a causa dell'iperecogenicità villi cariali, amniocentesi, cordocentesi, fetoscopia).
della teca cranica e valutato su una sezione trasversa
della testa fetale nella quale sono evidenziati contem- 1.4. Accrescimento e stato di benessere fetale
poraneamente il setto pellucido, i talami e la lamina
quadrigemina (fig. XXIX.6A). Attendibile indice di Un 'accurata valutazione dell'accrescimento fetale
accrescimento corporeo è la lunghezza del femore (e è possibile fino circa alla 32·' settimana di gestazione
secondo tal uni Aa. la lunghezza del!' omero): il femo- mediante misurazione seriata del diametro biparietale e
della lunghezza del femore; successivamente, a cagio-

'
li·
,.
d Fig. XXIX.6. Determinazione dell'età gestazionalc. Nella scansionc
lo ecotomografica trasversale della testa fetale (A) sono riconoscibili gli Fig. XXIX. 7. Localizzazione della placenta. Scansione ccotomogra-
o echi mediani della falce cerebrale (punte di freccia): in tale condizio- fica longitudinale mediana. La placenta (P), a morfologia semilunare

'
1):
ne la misurazione del diametro biparietalc consente di valutare con
notevole esattezza l'età del feto. In B è ben riconoscibile per l'inten-
ed ecoslruttura ipcrccogena, omogenea (ma con piccole lacune nel
suo contesto!), è impiantata sulla parete anteriore del!'utem relativa-
di sa ecogenicità il femore (freccia curva), la cui lunghezza è agevol- mente ipoecogcna (punte di freccia). Sul versante interno uterino è
mente misurabilc dal grande (in alto in figura) all'estremo apprezzabile una falda di liquido amniotico nella quale si prospettano
'" distale (in basso). alcune parti fetali
. 630 Capitolo XXIX

ne dell'incremento notevolmente rallentato dei due sud- compare infatti alla 32'-34' settimana; .quello pnissimale
detti parametri biometrici, è necessario ricorrere alla mi- della tibia alla 38' settimana.
surazione della circonferenza cranica e soprattutto ad-
dominale, la quale aumenta prevalentemente dalla 32'
i
settimana fino al termine parallelamente 2. Gravidanza patologica l
to del peso corporeo fetale. È possibile, inoltre, esami-
nare con precisione molti aspetti anatomici del feto in Per via ecografica è possibile individuare gran
accrescimento (fig. XXIXS). parte delle evoluzioni patologiche della gravidanza:
L: ecotomografia consente di effettuare una stima gravidanza extrauterino, sacco anembrionato, aborto
attendibile dello stato di benessere fetale attraverso la ritardo di crescita fetale, malformazioni jetali, mort;
valutazione dei movimenti ritmici respiratori, dei fetale, placenta previa, distacco della placenta, malat-
movimenti corporei, del tono muscolare, della quan- tia trofoblastica.
tità di liquido amniotico, del grado di maturazione pla-
centare (cosiddetto «profilo bio-fJsico»). Le alterazio- 2.1. Gravidanza extrauterina
ni di questi parametri possono costituire indicazione
Cimpianto ectopica dell'embrione si verifica nello
all'intervento ostetrico d'urgenza.
0,5-1% dei casi, quasi sempre in sede tubarica. Ceco-
tomografia evidenzia l'utero poco aumentato di volu-
1.5. Posizione del feto a termine me e l'assenza di strutture ovulari al suo interno; l'en-
Nel periodo immediatamente antecedente il parto, dometrio (decidua!) è ispessito e iperecogeno. Moder-
l'ecotomografia consente di valutare con precisione la namente, l'uso di sonde transvaginali rende possibile
presentazione e la situazione del feto attraverso il rico- il riconoscimento precoce del sacco gestazionale ecto-
noscimento della testa, del tronco e degli arti. pica in sede parauterina o paraovarica sotto forma di
massa a ecostruttura complessa (fig. XXIX.9). Nei
I.:esame diretto dell'addome, eseguito di norma in casi complicati da emoperitoneo la raccolta ematica
passato a tale scopo, è utilizzato attualmente solo a finì sarà apprezzabile nello scavo di Douglas o nei recessi
medicolegalì per l'accertamento dell'età presunta del feto: uterovescicali. In tale eventualità la diagnosi di
il nucleo epifisario inferiore del femore (nucleo di Bèclard) za è possibile solo mediante laparoscopia.

2.2. Sacco anembrionato


Questa dizione («blighted ovum» secondo la termi-
nologia anglosassone) indica la presenza di un sacco ·ge-
stazionale sferico) di diametro superiore a 2,5 cm, pri-
vo di echi embrionari all'interno (fig. XXIX. lO),
nato al progressivo riassorbimento.

Fig. XXIX.8. Parti fetali. Scansioni ccotomografiche transaddomina-


li. In A sono evidenziabili con elevato dettaglio anatomico le strutture
cranioencefaliche della fossa posteriore. In B, lungo l'asse maggiore
del rachide, sono chiaramente apprezzabili le immagini iperccogene
dci corpi vertebrali e il canale neurale. In C è rappresentata una vera e Fig. XXIX.9. Gravidanza extrauterina. L'esame ecografico, eseguito
propria ((Vista a quattro camere}) del cuore. In D, in una fase più avan- con sonda transvaginale, dimostra la presenza di un sacco gcstazio-
zata della gravidanza, sono ben delineate la mano e parte dell'avam- nale (frecce), ben riconoscibile per la sua tipica morfologia, loculiz·
bmccio del feto. Archivio ATL. zato al di fuori dell'utero (U) in sede annessiale sinistra.
Gravidanza normale e patologica 631

zJ,Aborto
In presenza di perdite ematiche, la dimostrazione
i ecografica di una decidua con aspetto regolare, di un
l sacco ovulare di .dimensioni corrispondenti a quelle
codificate e la presenza di attività cardiaca embriona-
le permettono di affe1mare la normale evoluzione
della gravidanza fino alla fine della 6' settimana di
gestazione. Dopo la 7' settimana è necessario valutare
anche l'aumento di volume dell'utero, l 'attività moto-
da embriofetale e il sacco vitellino.
Nei casi di metrorragia è possibile individuare la
zona di distacco amniocoriale (fig. XXIX. l l): si porrà
attenzione, prima della 12' settimana, a non ritenere
tale il fisiologico incompleto accollamento delle
membrane (triangolo di Kobayashi). Fig. XXIX.ll. Distacco amniocoriale. La membrana amniotica,
distaccata dall'inserzione sul corion (frecce curve), protrude all'inter-
In caso di aborto interno, l'utero appare di dimen- no della cavità amniotica per il costituirsi di una raccolta ematica
sioni inferiori a quanto atteso in base alla durata della ipoecogena con sepimentazioni interne. F = feto; P =placenta.
gestazione, non è evidenziabile alcuna attività cardiaca
embriofetale, la camera ovulare può assumere contorni
irregolari con zone di distacco amniocoriale. Se l'abor- zione globale dei parametri di accrescimento fetale) o
to non è recente, la camera ovulare appare estrema- asimmetrico, precoce (a insorgenza prima della
mente irregolare con trofoblasto disomogeneo. 32". settimana) o tardivo.

2.4. Ritardo di crescita fetale 2.5. Malformazioni fetali


Il ritardo di crescita fetale viene dimostrato attra- La diagnosi di malformazione fetale è uno degli
verso la misurazione parametri biometrici prece- obiettivi principali deli' ecografia ostetrica. Già nel I
dentemente descritti. E frequente il riscontro di un semestre di gravidanza, soprattutto con l'uso di tra-
aumento del rapporto tra circonferenza cranica e addo- sduttori transvaginali, è possibile riconoscere l' anen-
minale per la diminuzione di quest'ultima e la ridu- cefalia e le grosse malformazioni degli arti, e indivi-
zione della quantità di liquido amniotico. duare segni sospetti di cardiopatia o malattie cromo-
Il ritardo di crescita può essere simmetrico somiche. Nel II trimestre, nel quale sono apprezzabili
la maggior parte degli organi interni, è possibile effet-
tuare una valutazione adeguata del SNC, del cuore e
degli organi addominali, e individuare la maggior
parte delle malformazioni clinicamente rilevanti (fig.
XXIX.l2). Nel III trimestre, infine, si possono mette-
re in evidenza anche malformazioni di lieve entità che
compromettono solo limitatamente la -qualità di vita
del nascituro.

2.6. Morte fetale


I più importanti segni ecografici di morte fetale
sono:
- l'assenza di pulsatilità cardiaca fetale (segno
Fig. XXIX.! O. Sacco anembrionato. Scansione ecotomografica tra- roe affidabile!);
sversale transaddominale passante a livello del fondo uterino (frecce).
- l'aumento di spessore dei tessuti molli della tec a
La di ''blighted ovunl>l è resa possibile per l'assenza degli
ech1 fetali e per l'irregolarità delle pareti posteriore e sinistra del cranica jètale per impregnazione da parte del
sacco. liquido amniotico;
632 Cap,la/a XXIX "l
- decalCJfiCazwne scheletnca, apprezzabile soprattutto a
livello della volta cranica;
l
Fig. XXIX.l2. Diagno-
si in utero di rene multi- - la presenza di una stria di trasparenza pericranica, 0
cistico. La scansione segno dell'aureola di Deuel, dovuta al distanziamento
ecotomografica obliqua del sottocutaneo dalla faccia esterna della teca cranica
transaddominale mette per imbibizione acquosa dei tessuti molli;
in evidenza, nel contesto immobilità fetale in radiogrammi multipli, o segno di
dell'addome fetale, il re-
ne sinistro ingrandito e
Dogliotti e Vallebona.
contenente numerose
immagini anecogene ci- 2.7. Placenta previa
stiche (frecce). V= ve-
scica fetale. Si considera «previa» una placenta il cui margine
l'alterazione del normale profilo della testa fetale inferiore dista meno di 3 cm dall'orifizio uterino inter-
con accavallamento dei segmenti ossei (segno di no. Tale reperto è indicativo solo nel III trimestre, poi-
Spalding) e reperti da compressione. ché nei primi due trimestri la placenta tende a migrare
verso l'alto e a destra (conseguentemente è più corret-
Segni classici di morte fetale all 'eame diretto radiografi- to utilizzare il termine «inserzione bassa»).
co, di interesse soprattutto medicolegale, sono (fig. XXIX.13):
il già descritto segno di Spalding, o embricatura dei 2.8. Distacco della placenta
parietali, purché rilevato a testa non impegnata e al di
fuori del travaglio; Può essere riconosciUto allorquando la placenta
atteggiamento «a palla» del feto, o segno di Hartley, per appare clivata dalla parete uterina per interposizione
l'aspetto fortemente incurvato della colonna vertebrale di una stria ecopriva dovuta alla raccolta ematica che
e l'affastellamento degli arti; consegue al distacco. r ecotomografia consente di sta-
bilire l'entità del distacco placentare e quindi di. prO-
grammare una condotta terapeutica appropriata. I
distacchi marginali, peraltro, possono sfuggire all'os-
servazione ecografica.

2.9. Malattia trofoblastica


Nella mola vescica/are l'ecotomografia eviden-
zia l'utero di dimensioni superiori rispetto a quanto
atteso in base alla durata del periodo di amenorrea e
l'<mccupazionell della cavità uterina da parte di
numerose formazioni cistiche (fig. XXIX.l4). Nella
mola invasiva e nel corionepitelioma la cavità uteri-
na è più marcatamente «distesa»; gli echi interni
sono più disomogenei. Cecografia assume un ruolo
importante nel follow-up.
Fig. XXIX.14. Mola vcscico-
larc. Scansione ecotomogra·
fica trasversale transvaginale.
L:utero (il cui contorno ante-
riore è indicato dalle frecce
curve) è marcatamente au-
mentato di dimensioni; la sua
cavità è occupata da una le-
sione iperecogena rotondeg-
Fig. XXIX.I3. Segni radiografici di morte fetale. L: embricatura dci giante (punte di freccia), la
parictali (freccia dritta), l'aspetto fortemente incurvato della colonna mola, nel cui contesto sono ap-
vcrtebralc (freccia curva) e l'affastellamento degli arti (asterisco) prezzabili molteplici forma-
sono segni certi di morte fetale. zioni cistiche, le vescica/e.
t."
·.J.:
. CAPITOLO XXX

l APPARATO GENITALE FEMMINILE


GIORGIO CITTADINI E CARLO E. NEUMAIER
o
o
a

li

e Nella pratica ginecologica il ricorso alla diagnosti- L'esame diretto può consentire l'individuazione di
·- ca per immagini è frequente. Metodica fondamentale è calcificazioni, alcune delle quali hanno morfologia
l- l'ecografia con le sue diverse tecniche, la quale per- caratteristica: moriforme quelle fibromiomatose (fig.
e mette un accurato studio degli organi pelvici femmini- XXX.2); serpiginosa quelle tubariche postflogistiche;
t- li e nel contempo consente di soddisfare la necessità di rotondeggiante quelle ovariche; «a gusciO>J quelle rare
evitare ogni rischio di danno radioindotto nelle gona- delle cisti da echinococco.
di di donne in età fertile. Ruolo molto importante Il riconoscimento delle cisti dermoidi è possibile
assumono l' isterosalpingografia nello studio della ste- non solo per il reperto frequente di inclusi dentari o
rilità femminile, la TC, la RM e alcune metodiche ossei, ma anche per la maggiore radiotrasparenza
a
radiologiche, quali l'urografia e il clisma a DC, nello rispetto ai tessuti circostanti (fig. XXXJ).
e
studio delle masse pelviche e nella stadiazione dei Sono sempre ben apprezzabili all'esame diretto,
.e
tumori uteroovarici. Ruolo molto limitato ha !'angio- per la loro opacità di tipo metallico, i dispositivi con-


grafia. traccettivi intrauterini, talvolta dislocati in sede peri-
I toneale in seguito a perforazione uterina. Non ecce-
l· zionale è il reperto di corpi estranei radiopachi intro-
l. Esame diretto dotti a scopo abortivo.

eutero e gli annessi non sono visibili all'esame 2. Ecografia


diretto se non del tutto occasionalmente, poiché il loro
1- tono d'ombra si confonde con quello degli organi cir- Cecotomografia è la tecnica di studio di prima
.o costanti (fig. XXXI) . istanza nella maggior parte.delle situazioni cliniche.
e Può essere eseguita per via transaddominale con gli
li usuali trasduttori o per via transvaginale con trasdut-
la tori endocavitari «dedicati», con scansioni condotte
i- secondo il piano corrispondente all'asse longitudinale
lÌ dell'utero, trasversali e oblique. Le tecniche Doppler
:o possono essere utili per la caratterizzazione di natura
di alcune lesioni solide.
o- La tecnica transaddominale è eseguita con approccio
,. sovrapubico a vescica piena sì da dislocare craniahnente le
le.
anse intestinali e disporre di una finestra acustica sugli
• organi pelvici. È sufficiente, in proposito, che la paziente
" non urini da almeno sei ore; altrimenti la si inviterà estem-
·-"' poraneamente a bere un adeguato volume di acqua, o si
O· provvederà all'immissione diretta in vescica, tramite catete-
g· Fig. XXX.l. Visibilità diretta dell'utero e degli annessi. L'ombra ute- re, di soluzione fisiologica. La posizione profonda degli
l• rina (U), di opacità tenue, è ben delimitabile (frecce) per il contrasto
,,. favorevole apportato dall'aria endorettale posteriormente e dal piano
organi genitali limita di fatto il potere di risoluzione spazia-
,,. Jt clivaggio vescico-uterino anteriormente. Anche l'ovaio (O) è ben le della via di approccio sovrapubico (trasduttori da 3,5-5
MHz!) e spesso, soprattutto nelle donne con abbondante
le. visibile. Qua e là sono presenti fleboliti calcifici.
634 Capitolo X\::(

Fig. XXX.2. Fibromioma uterino calcifico. La massa fibromatosa, con


classico aspetto moriforme, è situata alquanto distalmente rispetto a!la
normale posizione uterina per la .coesistente situazione di rilassamen-
to senile del pavimento pelvico. Fig. XXX.4. Utero normale. Nella scansione ecotomografica transad-
dominale longitudinale mediana (A), dietro l'immagine ecopriva della
vescica (che: funge da ideale finestra acustica!) sono riconoscibili il
corpo uterino (c), il collo (p) e la vagina (v). Le ovaie (frecce) sono ben
visibili nella scansione trasversale sovrapubica (B) ai lati del corpo
uterino e presentano nel loro contesto alcune immagini cistiche, i fol-
licoli, una delle quali raggiunge dimensioni di circa l cm (asterisco).

le valutazione deli' eco struttura ovarica e il monitorag-


gio delle dimensioni dei singoli follicoli.

Lutero presenta nelle sezioni longitudinali (fig.


XXX.4A) una tipica morfologia piriforme, nella quale
sÒno distinguibili il corpo e il collo in diretta conti-
nuità con la vagina; nelle sezioni trasversali (fig.
:XXX.4B) assume aspetto più o meno rotondeggiante.
recostruttura parenchimale, riferibile nella quasi tota-
lità al miometrio, è ipoecogena omogenea. Al centro
Fig. XXX.3. Cisti dermoide ovarica. In presunta sede ovarica destra l 'utero è solcato longitudinalmente da un 'ìnterlinea
sono apprezzabili tre tipiche immagini dentarie indovate nel contesto iperecogena, più o meno evidente e spessa a seconda
di un'arca rotondeggiante di radiotrasparenza adiposa (frecce dritte). della fase del ciclo, dovuta alle superfici endometriali
Nel centro dello scavo pelvico è ben visibile l'ombra uterina (U).
e alla presenza di muco nella cavità e nel canale cervi-
pannicolo adiposo sottocutaneo, rende problematica la valu- cale (fig. XXX.5).
tazione deli' ecostruttura uteroovarica.
La tecnica trausvaginale si avvale di trasduttori di fre- In fase proliferativa, oltre alla precedente, sono bene ap-
quenza più elevata (5-7,5 MHz), che vengono portati prati- prezzabib, sui suoi versanti anteriore e posteriore, due linee
camente «a contatto» con le strutture da esaminare. Offre di minore iperecogenicità dovute allo strato basale,- e spesso
qualì vantaggi: un alone ipoecogeno dovuto alla parte più interna del mio-
la non necessità di replezione vescicale; metrio.ln fase secretiva l'endometrio ha maggiore spesso-
- la possibilità di eseguire l 'indagine con accuratezza in re, le tre linee sono meno diftèrenziabili, lo strato basale me-
donne obese o con cicatrici addominali; no definito. In sede cervicale possono essere dimostrate ci-
la migliore risoluzione spaziale, la quale consente l'in- sti da ritenzione di muco parafisiologiche (cisti di Naboth).
dividuazione di lesioni focali di piccole dimensioni, l'a- In fase postmenopausale, l'utero appare di ridotte dimensioni
nalisi dell'endometrio e dei vasi parametriali, la ottima- per ipotrofia senile, ha ecogenicità lievemente disomogenea,
- Apparato genitalejèmminile 635

Fig. XXX.6. IUD. Scansionc ccotomografica transaddominale trasver-


sale. Nel contesto della cavità uterina è evidenziabile la netta ipereco-
genicità lineare del dispositivo anticoncezionale intrauterino, le cui
estremità sono correttamente posizionate in corrispondenza dei corni
Fig. XXX.S. Utero normale. L'elevata risoluzione anatomica, resa pos- uterini (c). m"' miometrio; f"' fondo uterino.

d-
sibile dalla scansione ecotomografica transvaginale, mette in chiara evi-
denza la linea iperecogena endometriale (A). In B sono apprezzabili in L'ecografia è in grado di rilevare tutte le
Ilo
il forma meglio individualizzata l'accollamento delle superfici endomc- ni morfostrutturali macroscopiche dell'utero e degli
,," triali (punta di freccia), le linee di minor ecogenicità dello strato basa-
le (asterischi) e l'alone ipoecogeno della parte più interna del mio mc-
trio (frecce).
annessi: ciò giustifica il larghissimo ricorso che a essa
si fa nella pratica ginecologica. Nella valutazione delle
ol- cause di sterilità trova indicazione nel monitoraggio
')
della crescita follicolare e dell'ovulazione in cicli
.g- l'interlinea iperecogena centrale è più o meno marcatamen- spontanei e indotti, nello studio della policistosi avari-
te assottigliata; le ovaie non sono per lo più dimostrabili (ma ca e nella valutazione dell'incontinenza cervicoistmi-
talora sono aumentate di volume sì da richiedere, per il ri- ca. In taluni casi può essere utile distendere la cavità
ig. schio di tumore, controlli seriati semestrali). La possibilità uterina con soluzione fisiologica introdottavi con pic-
rle di dimostrare la cavità uterilla rende l'ecografia indagine di colO isteroiniettore (isterosonografia), sì da agevolare
ti- scelta per accertare il corretto posizionamento di dispositivi l'individuazione di aumenti di spessore focali dell'en-
contraccettivi intrauterini (fig. XXX.6). dometrio o di polipi endometriali. L'introduzione
ig.
te. endocavitaria di MdC ecografico può dimostrare la
Le tube sono talvolta apprezzabili all'esame tran- pervietà delle tube e eventuali irregolarità del loro
la- svaginiile. Le ovaie, con caratteristico aspetto «a man-
tro lume. Le tecniche translabiali, di uso recente, consen-
dorla», hanno ecostruttura solida, omogeneamente tono di valutare l'angolo cistouretrale, lo sfintere ure-
'"da
t
ipoecogena. Sono tipicamente individuabili" anterome- trale, neoformazioni vaginali) uretrali o della base
dialmente ai vasi iliaci interni (fossetta ovarica!), ma vescicale.
ali talora sono situate posteriormente o superiormente al
vi- Sotto guida ecografica possono essere effettuate
corpo uterino. Sono quasi sempre osservabili al loro procedure interventistiche quali l'aspirazione di cisti o
interno formazioni cistiche di 1-3 mm di diametro di raccolte fluide, il drenaggio di ascessi, l' agobiopsia
riferibili a follicoli oofori. di masse solide, il prelievo ovocitario.
ap-
nee A metà del ciclo è usuale il riscontro, in almeno una
sso delle ovaie, di un follicolo di dimensioni maggiori (fino a 2-
lÌ O-
2,5 cm) responsabile dell'ovulazione: la sua scomparsa 3. TC
;sO- attorno all4° giorno del ciclo indica l'avvenuta ovulazione
me- (fig. XXX.4B). :È in seguito possibile apprezzare, soprattut- Trova in alternativa alla RM, nella
:ci· to all'esame transvaginale, il corpo luteo (area ipo-anecoge- stadiazione dei tumori maligni uterini e nella valuta-
,th). na a contorni sfumati, circondata da un alone di media eco- zione di rilievi patologici non bene dimostrati dall'e-
ioni genicità di 2-4 mm di spessore, con una tipica «corona» cografia.
11ea, vascolare evidenziabile con il power-Doppler). Le scansioni diretta e contrastografica dimostrano
636 Capitolo XX)(

validamente l'anatomia uteroannessiale (fig. XXX.?). gici. Assume ruolo preferenziale rispetto alla TC nella
Il corpo e il collo dell'utero assumono l'aspetto di stadiazione dei tumori maligni uterini.
mazioni ovalari a maggior asse trasversale, di densità La RM consente la dimostrazione diretta dell'en-
parenchimatosa, situate in stretto rapporto con il con- dometrio nelle sequenze T2-pesate sotto forma di
torno posteriore della vescica; nel loro contesto sono immagine lineare centrale ad alta intensità di segnale
spesso apprezzabili rispettivamente la caVità endome- (fig. XXX.8). All'esterno della «linea endometriale>> è
triale e il canale cervicale sotto forma di aree centrali apprezzabile il miometrio, caratterizzato da intensità
a basso valore di attenuazione. Dopo somministrazio- di segnale più bassa di tipo muscolare: il suo strato più
ne e. v. di MdC il c.e. è intenso, ma non è comunque interno, ove le fibrocellule sono più numerose, è spic-
possibile differenziare il miometrio dall'endometrio. catamente ipointenso e configura una vera e propria
Le ovaie, rotondeggianti, apprezzabili lateralmente e «zona giunzionale,, la cui individuazione assume
posteriormente, hanno densità simile a quella dell'ute- rilievo nella stadi azione dei tumori uterini.
ro; alloro interno possono rendersi evidenti follicoli di
aspetto cistico. I legamenti larghi sono apprezzabili La linea endometriale va incontro a importanti variazio-
fino alla parete pelvica laterale. Meno frequentemente ni nelle diverse fasi del ciclo mestruale: appare atrofica
sono apprezzabili i legamenti uterosacrali. La dimo- nella fase prcmestruale e nelle donne che fanno uso di con-
strazione della vagina è agevolata dall'introduzione traccettivi orali; è sottile nell'immediato periodo postme-
struale; raggiunge il massimo spessore a metà del ciclo.
nel suo contesto di un tampone. Reperti analoghi si osservano anche a livello del collo ute-
rino.

4.RM La vagina è distintamente apprezzabile: in corri-


spondenza del lume presenta segnale elevato nelle se-
È indagine vantaggiosa nello studio della pelvi
femminile per l'assenza di radiazioni ionizzanti (che
ne consente la ripetibilità anche in pazienti in età fer-
tile). Offre una valida rappresentazione anatomica
degli organi contenuti nello scavo pelvico e consente
di accertare la natura del contenuto delle formazioni
annessiali, distinguendo tra liquidi sierosi ed emorra- ·

Fig. XXX.S. RM in sequenza SE T2-pesata. In alto sezione sagittale


Fig. XXX.7. Anatomia uteroannessiale (v. testo). TC con scansione mediana; in basso sezione obliqua coronale. In queste sequenze la
contrastografica. È ben apprezzabile il fondo uterino (u), ovalare, cavità uterina e il canale cervicale assumono segnale iperintcnso con·
situato a ridosso della parete posteriore della vescica (v) e prolungan- figurando chiaramente la linea endometriale. Si osservi il comporta·
tesi bilateralmente (ma in maniera più evidente a sinistra!) nella tuba mento peculiare del miometrio pericavitario, che emette segnale di
(punte di freccia nere), la cui porzione ampollare (punta di freccia media intensità a differenza del miometrio pericervicale che emette
bianca) abbraccia dal davanti l'ovaio (o) situato, a sinistra, a contatto segnale di b.assa intensità (seguendo, in questo, il comportamento dci
del muscolo psoas. muscoli retti addominali e pclvici- frecce curve).
Apparato genitale femminile 637

a quenze per la vascolarizzazione della tonaca


mucosa e la presenza di secrezioni; in corrispondenza
della parete presenta invece segnale di ridotta intensità.
li Jlparametrio, costituito prevalentemente da tessuto
e poso, è convenientemente valutato mediante sequenze
Tl-pesate, che consentono tra l'altro una buona
à renziazione dei vasi sanguigni che vi deconono. Le ovaie,
ù non costantemente valutabili, presentano segnale
:- basso nelle sequenze Tl e molto elevato in
a (iperintensità dei follicoli!).
e
Fig. XXX.9. lsterosalpingografia. La sequenza radiografica mirata
,_
5. Isterosalpingografia consente la documentazione a diversi gradi di riempimento del canale
cervicale, dell'istmo, della cavità uterina e delle tube.
:a Questa metodica contrastografica evidenzia la

,_ struttura cavitaria uterotubarica. È indagine di grande ne delle ostruzioni tu bariche prossimali ed è quindi effica-
importanza nello studio della donna sterile, in quanto ce nel trattamento di alcuni casi di sterilità da compromes-
).
,_ permette di valutare le caratteristiche morfologiche sa pervietà tubarica.
della cavità uterina, dell'istmo e del canale cervicale, la
pervietà tubarica, il risultato funzionale di CISG fornisce il «calcm} della cavità uterina e
che, salpingoplastiche e lisi di sinechie intrauterine. delle tube (fig. XXX.! 0). li canale cervicale ha aspet-
i-
,_ Sotto «guida» dell'isterosalpingografia (ISG) è to fusiforme od ovalare, margini talora zigrinati,
bile effettuare manovre interventistiche, in particolare ghezza di circa 3 cm. Cistmo ha calibro uniforme,
la disostruzione delle tube (v. paragrafo XXXJX.2.5). alquanto ristretto, cilindriforme, lunghezza di poco
I.; indagine è per lo più eseguita nella prima fase del più di l cm. La cavità uterina, flessa anteriormente
ciclo, tra il termine dei flussi mestruali e il periodo ovuN
latorio, sì da premunirsi contro un misconosciuto stato
gravidico della paziente. Se associata alla biopsia
l'endometrio è convenientemente effettuata in piena faN
se luteinica intorno al20° giorno dall'inizio dei flussi.
A paziente in posizione ginecologica, previa
ne dei genitali esterni, si introduce in vagina uno speculum
radiotrasparente, si mette in luce la portio e la si disinfetta.
Viene quindi introdotta una cannula isterosalpingografica
(per lo più a doppio lume e dotata di palloncino
so) nel canale cervicale o in cavità uterina. Si inietta quindi,
sotto guida radioscopica, il MdC iodato fino a ottenere
un'opacizzazione completa del canale cervicale, dell'istmo,
della cavità uterina e delle tube, assumendo opportuni serio-
grammi (fig. XXX.9). I.:introduzione del MdC è sospesa
quando questo, fuoriuscendo dagli osti tubarici, raggiunge
la cavità peritoneale; sono necessari, in genere, 10-20 mi di
MdC. La durata dell'indagine è di 10-20 minuti; la dose
gonadica totale è circa l cGy. Le complicanze, per lo più
flogosi pelviche, sono rare. Costituiscono controindicazioni
all'indagine la gravidanza in atto, metrorragie, stati flogisti-
ci acuti e subacuti uterotubarici. Fig. XXX. lO. Cisterosalpingogramma normale (v. testo). CC= cana-
Recentemente è stata sviluppata una tecnica di salpin- le cervicale; freccia curva = istmo; CU = cavità uterina; PE = mezzo
gografia selettiva che consente di incannulare la singola di contrasto in cavità peritoneale. Frecce dritte= sfinteri di Reinberg e
tuba con un opportuno catetere angiografico sotto guida Arnstamm; lNT = segmento interstizialc della tuba; IST = segmento
radioscopica. Tale tecnica rende possibile la ricanalizzazio- istmico; AMP = segmento ampollarc.
638 Capitolo XXX

rispetto al canale cervicale (anteflessione fisiologica), mediante TC, per la stadiazione dei tumori dell'utero
è conformata a triangolo isoscele con apice in basso, permettendo di escludere l'interessan,1ento
ha lunghezza di circa 5 cm, margini laterali e superio- per contiguità degli ureteri e del retto. La linfografia
re lievemente concavi. Nei radiogrammi in proiezione bipodale può evidenziare linfoadenopatie secondarie
laterale, utili per la determinazione degli angoli di non rilevate dalla TC (linfonodi non ingranditi ma con
flessione e di versione, la cavità uterina assume aspet- architettonica alterata!).
to pirifonne. La flebografia pelvica ha quale indicazione usua-
Gli angoli tubarici sono marcatamente acuti, con le la diagnosi e la terapia (scleroembolizzazione!) del
ostia ristretto e spesso separato dal resto della cavità varicocele pelvico. È realizzata mediante cateterismo
per lo spasmo dello sfintere uterotubarico di Reinberg selettivo transfemorale delle vene gonadiche.
e Arnstamm, di dipendenza miometriale. Le tube sono L'arteriografia pelvica è metodica di impiego
suddivise convenzionalmente in quattro segmenti: abbastanza raro. Trova indicazione nello studio delle
interstiztale (sottile, visualizzabile nella sua totalità malformazioni arterovenose pelviçhe, e per le sue pos-
solo quando delineato esteriormente da uno spasmo sibilità terapeutiche nell 'embolizzazione e nella che-
dello sfintere di Rossi e Dallera che lo separa dal seg- mioterapia locoregionale dei tumori ginecologici. È
mento successivo); istmico (filiforme e tortuoso, talora effettuata, come alternativa all'isterectomia,
lungo circa 5-6 cm, con calibro che aumenta progres- l' embolizzazione delle arterie uterine nei fibromiomi
sivamente verso l'ampolla); ampo!lare (largo e sinuo- sintomatici.
so, lungo circa 5-6 cm, solcato da caratteristiche pii-
che longitudinali); infundibolare (detto anche «padi- L'arteriografia pelvica si effettua mediante catete1ismo
glione», non facilmente apprezzabile se non quando il selettivo bilaterale (in seduta unica ma non simultaneo)
transfemorale delle arterie ipogastriche. Evidenzia l'arteria
MdC ne disegna le frange). Difficilmente localizzabi-
uterina con il tipico aspetto a U e l'arteria uteroovarica, le
le è l'astio addominale delle tube attraverso il quale il quali si anastomizzano ampiamente mediante branche
MdC passa in cavità peritoneale ove si diffonde rapi- annessiali.
damente per i movimenti delle anse intestinali. Il pas-
saggio può essere immediato e abbondante (pervietà
«incondizionata») o più tardivo e scarso, e ottenibile 7. Patologia uterina
solo a pressione di iniezione più elevata (pervietà.
«Condizionata»). La verifica della pervietà dell'ostia 7.1. Malformazioni
può richiedere talora 24 ore e più di osservazione della
paziente dal momento di iniezione del MdC o, più Gli organi genitali interni e i due terzi prossimali della
convenientemente, il ricorso alla salpingografia selet- vagina originano, come noto, dai dotti di Miiller, i quali si
tiva. formano nella quarta settimana di vita intrauterina e discen-
dono poi lungo il margine libero della cresta urogenitale
fino a fondersi sulla linea mediana costituendo in tal modo
Talora pazienti che effettuano per la definizione di una l'utero. Lo sviluppo delle ovaie e delle tube è indipendente
situazione di sterilità un'ISO (rivelatasi normale) rimango- da quello dell'utero: ciò spiega perché il reperto di una nor-
no gravide entro 6 mesi dall'indagine. È probabile che que- malità tubarica e ovarica è praticamente la regola nelle apla-
sto vero e proprio «effetto terapeutico dell 'ISG» abbia alla sie miilleriane. Anche il terzo inferiore della vagina origina -
base un miglioramento della situazione di transitabilità in maniera indipendente dalla cloaca: la vagina può essere
delle tube. presente nelle aplasie mi.illeriane. Quando alla aplasia mUl-
leriana si associa quella vaginale, si parla di sindrome di
Rokitansky-Kuster-Hauser. Le strette relazioni esistenti tra
6. Metodiche radiologiche complemen- abbozzi renali e genitali in seno alla cresta urogenitale ren·
tari dono conto della frequente associazione di malformazioni
urinarie e genitali: una malformazione genitale non può
considerarsi studiata a fondo fin tanto che non è stata ana·
Trovano indicazione nello studio di specifiche pro- lizzata la morfologia dell'apparato urinario.
blematiche I'urografia, il clisma a DC, la linfograjia, Nei difetti di fusione degli abbozzi miilleriani, che
la flebografia e l'arteriografia pelvica. caratterizzano l'ipoplasia, l'utero bicorne e !'utero setto, si
I..:urografia e il clisma a DC forniscono informa- associa un difetto delle strutture muscolari, nervose e vasco-
zioni importanti, complementari a quelle acquisite lari che ostacola la normale reazione deciduale e l'annida-
Apparato genitale jèmminile 639

mento: queste malformazioni· uterine possono causare,


quindi, anomalie morfologiche della cavità uterina e
Jità.

La valutazione globale delle aplasie miilleriane


rich.iede un'accurata esplorazione ginecologica (pre-
senza o meno della vagina e dell'utero) e spesso la
celioscopia. Cecografia e la Rl'-1 possono fornire, in
questi casi, un parziale orientamento diagnostico. Nei
difetti di fusione assumono grande importanza anche
J'ISG e I'isteroscopia, che consentono di definire con
precisione la morfologia endocavitaria dell'utero. La
frequente coesistenza di malformazioni a carico del- Fig. XXX.! L Utero infantile. ISG. La lunghezza del canale cervicale
l'apparato urinario rende opportuna l 'associazione e dell'istmo supera quella della cavità uterina; quest'ultima ha forma
dell'urografia. a T. Le tube sono ostruite all'inizio del segmento ampollare.
Neli' aplasia miilleriana l' ecotomografia ·darà da un setto spesso visualizzabile ecograficamente; nei
dimostrazione dell'assenza dell'utero e della norma- casi dubbi la diagnosi differenziale con l'utero bicor-
lità delle ovaie. Non sono di norma apprezzabili il ne è posta con l'ISG, l'isteroscopia ed eventualmente·
doncino fibroso mediano e gli abbozzi miilleriani la celioscopia. L'ISG consente di distinguere tre tipi
ropelvici. Nelle forme unilaterali l'ISG evidenzia tma differenti di utero setto, a seconda che il setto sia cor-
emicavità uterina che si dirige lateralmente porale, subtotale o totale. Nella forma corporale si
dosi con una tuba unica; l'ecografia e la RM possono rileva uno sperone triangolare in corrispondenza del
evidenziare, quando presente, il corno uterino fondo uterino (la presenza di un angolo inferiore a 90°
mentale e la agenesia renale omolaterale
mente associata.
Nell'ipoplasia il corpo uterino presenta ridotte
dimensioni, con inversione del rapporto volumetrico
tra corpo e collo (utero di tipo infantile). Riferendosi a
dati isterografici e isterometrici, R. Palmer differenzia
quattro tipi di ipoplasia corporale uterina: semplice
la {cavità conformata a triangolo equilatero e fondo di
si almeno 4 cm di diametro); semplice spiccata (cavità
l-
conformata a triangolo equilatero e fondo di diametro
le inferiore a 4 cm); allungata (cavità conformata a
lo
te golo isoscele e fondo di almeno 4 cm di diametro);
r- malformativa (fondo arcuato, conformato «a sellm> o a
a- <<T» maiuscola- fig. XXX.ll ).
ra Nell'utero bicorne la cavità uterina presenta fanna
re a «Y» con endometrio presente in entrambe le
ri- vità. L'ISG ha grande importanza nello studio
di logico della malformazione, consentendo di
ra
ziare la forma bicolle (presenza di due «emiuteri»
n-
ni
interamente separati e divergenti) dalla forma unicol-
le (collo singolo sormontato da un istmo da cui
a- gono due corni uterini simmetrici o asimmetrici- fig. Fig. XXX.l2. Utero unico!le bicorne. La malformazione, di per sé evi-
XXX.l2A). Cecografia può consentire un valido dente alla preliminare indagine ecotomografica (A), è compiutamente
he orientamento diagnostico (fig. XXX.l2B), soprattutto definita dall'ISO (B), la quale evidenzia le cavitit sottese dai due corni
si se eseguita durante la fase secretiva del ciclo, nella uterini, discretamente simmetriche, emergenti da un istmo breve appe-
o- na riconoscibile subito al di là del canale cervicale. Nel caso in consi-
quale è meglio apprezzabile l'endometrio. derazione si associava un 'ampia schisi sacrale con aplasia del coccige
la- Nell'utero setto, la cavità uterina è w1ica, separata e mielomeningocele.
640 Capitolo .tty

tra i due corni la differenzia rispetto all'utero bicorne); zazione sottosierosa). I:esame diretto radiografico
nella forma subtotale, per la maggiore estensione lon- (v. fig. XXX.2) e la TC evidenziano, occasionalmen.
gitudinale del setto, il quadro è assai vicino a quello te, quadri impressivi di calcificazioni moriformi
dell'utero bicorne-unicolle; nella forma totale sono «giganti:->. L aspetto usuale del fibroma alla Rl\II è di
apprezzabili due compartimenti distinti all'interno lesione a basso segnale sia nelle sequenze Il-pesate
della cavità uterina, che talvolta si aprono separata- che in quelle T2-pesate; le lesioni a elevata cellularità
mente con due orifizi vicini in un unico collo·. o con involuzione colliquativa possono avere segnale
elevato nelle sequenze T2-pesate. Da un punto di vista
7.2. Beanza cervicale topografico si distinguono fibromiomi sottosierosi,
intramurali e sottomucosi. LISG e l'isteroscopia pos-
Può essere causa di aborto o di parto pretermine. sono rendersi necessarie per definire l'entità di svilup-
L: ecografia transvaginale dimostra lo slargamento po endocavitario dei fibromi sottomucosi e il loro rap-
dell'orifizio uterino interno. Il rilievo di una beanza porto con l'astio tubarico. In linea generale, nessuna
cervicale non ha significato patologico al di fuori del metodica diagnostica per immagini consente di diffe-
contesto ostetrico. renziare un fibroma di aspetto atipico da un leiomio-
sarcoma.
7.3. Sinechie
Le sinechie, aderenze intrauterine corporali, cervi- 7.5. lperplasia endometriale
coistmiche o totali, inducono all'ISO restringimento Il riscontro, in corso di ecografia, di un ispessi-
della cavità uterina e del canale cervicale associato mento deli' endometrio deve indurre al sospetto di
alla presenza di caratteristici difetti di riempimento di questa affezione, la quale può presentarsi in forma di
aspetto polimorfo. Le forme parziali si presentano iperplasia semplice o pseudopolipoide. La diagnosi
come lacune a margini netti, di aspetto ovalare o «a differenziale va posta con il polipo (isterosonografia!)
carta geografica>> (fig. XXX.lJ); le forme totali. osta- e con il carcinoma (isteroscopia!).
colando la progressione del MdC all'interno della
cavità uterina, consentono solo la visualizzazione dei
segmenti sottostanti all'obliterazione.
7.6.Adenomiosi o endometriosi interna
Consiste nella presenza di aree di endometrio nel
7.4. Fibromi contesto del miometrio; interessa soprattutto le pluri-
pare nella fascia di età tra 40 e 50 anni. Ali' ecografia
Sono la più frequente affezione twnorale benigna l'utero adenomiosico presenta ispessimento del mio-
dell'utero, con massima incidenza nel periodo preme- metrio, nel cui contesto possono essere riscontrate
nopausale. aree ipo-anecogene a contorni sfumati. La d.d. con il
Ali' ecografia, i fibromi assumono l'aspetto di
noduli solidi, di forma più o meno rotondeggiante e
margini regolari, a ecostruttura ipoecogena (fig.
XXX. 14), talvolta disomogenea, raramente iperecoge-
na (d.d. con i lipomi!). Sono talora delimitati da un
alone ipoecogeno periferico (pseudocapsula) che ne
agevola l'individuazione. Spesso deformano il contor-
no dell'utero, dislocano il canale centrale e talora
improntano la vescica (fibromi in sede sottosierosa
anteriore). Spesso multipli, possono interessare diffu-
samente l'organo in tutta la sua estensione causando-
ne un aumento di volume talora marcato e conferen-
dogli un aspetto tozzo e globoso. Allorquando rag-
giungono diametro superiore a 3 cm possono andare
incontro a fenomeni involutivi di tipo colliquativo Fig. XXX. B. Sincchie uterine. ISG. Le aderenze intrauterine, presso·
ché totali, inducono un vistoso difetto di riempimento «a carta geo·
(aspetto cistico) o a calcificazione (più frequente nei grafica» (asterisco) nel canale, nell'istmo e in gran parte della cavità
miomi a insorgenza postmenopausale e nella localiz- uteri na.
APE.arato genitale femminile 641

ico

·mi
di
ate
rità
aie
sta
lSi,
os-
ap-
ap- fi\!, XXX.14. Fibromioma uterino. ,Scansionc ecotomografica tran- Fig. XXX .l S. Carcinoma del corpo utcrino. Scansione ecotomografl-
ma s1;ginale longitudinalc mediana. E apprezzabile una formazione ca transvaginale. Nel contesto della cavità uterina, lievemente distesa
'fe- rotondcggiante intrauterina (punte di freccia), a ecostruttura solida da liquido (c), si osserva una neoformazione disomogeneamente ipe-
ti o- ipo·isoecogena, lievemente disomogenea, delimitata da un alone ipoe- rceogena. che presenta una componente polipoide di origine endome-
cogeno periferico che disloca la linea iperecogena dell'endometrio. triale (freccia) aggettante nella cavità c una componente infiltrativa
che peraltro non invade lo strato miometriale (punte di freccia).

fibroma è talora possibile con power-Doppler (alone intermedio tra quello dell'endometrio e del miometrio
periferico ipervascolare) o con RM (ispessimento nelle sequenze T2-pesate; c.e. inferiore a quello del
;si- della zona giunzionale, aree iperintense miometriali miometrio), dell'invasione del miometrio e della
di nelle sequenze T2-pesate). estensione alle strutture circostanti. Ali 'ISG il carci-
l di noma endometriale può presentarsi con difetti di riem-
.osi pimento della cavità uterina a margini sfumati e irre-
7.7. Tumori
ta!) golari (forme vegetanti), con stenosi segmentarie
I carcinomi del corpo e del collo dell'utero costi- de (forme infiltranti) o con immagini di plus (forme
tuiscono tradizionalmente tematica di grande impor- ulcerative).
tanza in radiologia soprattutto per le valide possibilità
di cura offerte nei loro riguardi dalla radioterapia (v. 7. 7.2. Carcinoma del collo uterino
nel paragrafo XLVI.9).
lfi- Questa lesione tumorale è passibile di efficaci
lfia 7.7.1. Carcinoma del corpo uterino cedure di screening, nel contesto delle quali, come
tio- noto, assume importanza lo striscio colpocitologico
·ate Per questa lesione tumorale le possibilità di scree- La diagnosi precoce, essenziale per la vali-
n il ning e di diagnosi precoce sono piuttosto limitate,
I.: ecografia transaddominale consente solo il sospetto
di carcinoma endometriale: elementi indicativi, in pro-
posito, sono l'aumento di volume dell'utero, l'ispessi-
mento dell'endometrio e le disomogeneità ecostruttu-
rali. Capproccio transvaginale offre la possibilità di
una valutazione del grado di invasione miometriale
(fig. XXX.l5); il color-Doppler può dimostrare flussi
intralcsionali di tipo neoplastico e resistenze diminui-
tenelle arterie uterine. La TC consente di evidenziare,
quando di dimensioni, la massa neoplastica,
la quale va incontro a c.e. significativamente inferiore
rispetto al miometrio, ma non è in grado di valutare
con buona accuratezza il grado di invasione miome- Fig. XXX.J6. Carcinoma del corpo uterino. TC con scansione contra-
triale (fig. XXX.16); rende spesso la stadiazione più stografica. Subito al di dietro della vescica, nella quale l'urina iodata
·sso· è parzialmente sedimentata, è apprezzabile il corpo utcrino aumentato
geo·
severa rispetto a quanto prospettato dall'esplorazione di dimensioni, nel cui contesto è bene individtmbile la lesione tumora-
\Vità ginecologica (mctastasi linfonodali!). La RM consen- te (punte di freccia) grazie al c.e. alquanto inferiore a quello del mio-
te una valida individuazione della lesione (segnale metrio. Si osservi la parziale «<ccupazionell di entrambi i parametri.
642 Capirolo X\)(

dità dei risultati terapeutici, è posta mediante colpo- 8. Patologia tubarica


scopia e biopsia mirata. Nella valutazione «per imma-
gini» l'ecografia transvaginale consente di evidenzia- Per la possibilità di ottenere la completa opacizza.
re lesioni di dimensioni superiori a l cm (ipoecogene, zione del lume tubarico emetterne quindi in evidenza
disomogenee, a margini irregolari), di definirne il con accuratezza alterazioni morfologiche e di canaliz-
volume (importante fattore prognostico!), l'infiltra- zazione, l'ISG può considerarsi indagine di prima
zione della vescica e della vagina, ma solo occasionai- istanza nello studio delle tube; a essa potranno even-
mente quella del setto rettovaginale e dei parametri. tualmente far seguito, in seconda istanza, la salpingo-
Grande importanza assume la TC, la quale consente di scopia e la celioscopia, più accurate ma più invasive e
individuare la lesione primitiva (ipodensa rispetto al gravate da una certa incidenza di complicanze.
tessuto normale) e definire la stadiazione locoregiona-
le, in particolare l'eventuale invasione del parametrio Talvolta, come più sopra ricordato, l'ISO può svolgere
(massa parametriale! scomparsa del piano adiposo funzione tcrapeutica consentendo, con l'introduzione a
periureterale! ), 1' estensione alle pareti pelviche, l pressione del MdC, l'espulsione di tappi di muco, di coagu-
ressamento della vescica e del retto. Sono facilmente li sanguigni o la rottura di aderenze, con il ripristino della
dimostrati l'idrometra secondaria ad occlusione del normale pervietà tubarica.
canale cervicale e l'idronefrosi da compressione ureM
terale. Per quanto concerne l'individuazione delle L'ecografia transaddominale consente solo la
metastasi linfonodali regionali (linfonodi iliaci interni, dimostrazione di lesioni occupanti spazio in sede tuba-
esterni e comuni; linfonodi lomboaortici), il numero di rica quali gravidanze extrauterine (formazioni ipere-
falsi negativi è elevato (20%). La RM (fig. XXX. l?) cogene dovute a tessuto trofoblastico, nell'ambito
in linea di massima è più efficiente della TC nella delle quali si individua il più delle volte la camera ovu-
definizione dell'invasione del miometrio, dei parameM lare) o grosse idrosalpingi (formazioni similcistiche
tri e della vagina, equivalente alla re nell'individua- localizzate in sede paraovarica). La via transvaginale,
zione delle metastasi !infonodali e peritoneali. sfruttando come interfaccia naturale il fluido perito-
neale presente fisiologicamente e quello liberato dallo
scoppio del follicolo ovulatorio, o liquidi patologici
(ascite, essudati, sangue), rende spesso possibile valu-
tare parete e lume delle tube. Le patologie meglio indi-
viduabili sono la piosalpinge e gli ascessi tuboovarici
(raccolte saccate a ecostruttura liquida notevolmente
corpuscolata). Nel bilancio di estensione degli ascessi
e delle raccolte pelviche assume rilievo la TC.

8.1. Ostruzioni tubariche


In base alla sede si considerano ostruzioni tubari-
che prossimali, istmiche e distali. Nelle ostruzioni
prossimali il mancato transito del MdC è dovuto spes-
so a spasmo dello sfintere uterotubarico: il corno ute-
rino assume forma arrotondata, significativa soprattut·
to quando lo spasmo è unilaterale (fig. XXX.18). Se
l'ostruzione ha origine organica (materiale amorfo,
detriti cellulari, salpingiti), il corno uterino appare sot-
Fig. XXX.I7. Carcinoma del collo uterino. RM. La ncoplasia si mani- tile e si prolunga in un corto segmento tubarico bru-
festa con aumento di dimensioni del collo uterino c lieve iperintensità scamente interrotto. Le ostruzioni istmiche hanno
di segnale nella sequenza turbo-SE T2-pesata (A) e in forma di area a costantemente origine organica e sono dovute per lo
margini irregolari cbe va incontro a scarso c.e. (asterisco) nella più a legatura chirurgica delle tube, endometriosi, sal-
sequenza GETI-pesata dopo iniezione c.v. di MdC paramagnetico
(B). Nelle scansi oni trasversali turbo-SE T2-pesate (C e D) sono valu- pingiti o tubercolosi tubarica. Nella salpingite
tabili i rapporti della neoplasia con i parametri (non infiltrati nel caso nodosa, generalmente secondaria a una malattia
in considerazione). R"' retto; v"' vescica; i"' anse intestinali. infiammatoria pelvica, l'ISO evidenzia le caratteristi-
Appami o genitale femminile 643

che multiple estroflessioni diverticolari della tuba. Le


ostruzioni distali sono le più frequenti e si localizzano
l-
in genere in corrispondenza dell'ostia addominale (v.
a fig. XXX.l8): il segmento ampollare è spesso reso
riaido da aderenze peritubariche e le pliche mucose
talvolta non sono più apprezzabili; il lume tubarico è
"

ristretto. Se l'ostruzione è incompleta si ha un lento e
tardivo deflusso del MdC in cavità peritoneale.
l-
Nelle idrosalpingi, causate spesso da occlusione
tubercolare, la tuba è iperdistesa da contenuto liquido,
il segmento ampollare e il padiglione sono dilatati,
,., allungati e fissati da aderenze, con riduzione o
parsa delle pliche mucose (fig. XXX.l9). Se l'idrosal-
U- pinge è volmninosa, la tuba assume caratteristicamen-
la te forma «a cornamusa».

la 8.2. Sterilità di origine tubarica


a- L'ostruzione tubarica, nel cui accertamento sono
e- spesso segnalate discordanze tra rilievi isterosalpingo-
to grafici c celioscopici, è causa frequente di sterilità
u- femminile. In assenza di reperti positivi all'ISO, la
he celioscopia può rilevare focolai di endometriosi, ade-
le, renze peritubariche e periovariche, modeste idrosal-
"'Ilo pingi, tutte alterazioni singolarmente in grado di costi- Fig. XXX.I9. Sactosalpinge bilaterale. ISG. L'utero (u) è antidestro-
tuire causa di sterilità. In caso di fimosi della fimbria, versoflesso (immagine in alto). Le tube (t) sono alquanto dilatate nei
ici una certa diffusione di MdC in cavità peritoneale può loro segmenti prossimali e si aprono, a livello ampollarc, in una sacca
tu- condurre a una diagnosi erronea di pervietà tubarica: (s) dalla quale non si ha passaggio del MdC in cavità peritoncalcnem-
meno dopo attesa prolungata (immagine in basso). V= vagina.
di- l'osservazione della dinamica di distensione della tuba
"ici e di superamento dell'orifizio in caso di iniezione di· mentari nello shtdio della sterilità femminile. Si può sug-
1te coloranti in corso di celioscopia può condurre alla for- gerire l'uso-in prima istanza dell'ISO e il successivo ri-
ssi mulazione della diagnosi corretta. corso alla celioscopia: in caso di reperto dubbio; in ca-
L'ISG e la celioscopia sono metodiche compie- so di negatività di tutte le indagini usuali, quando dopo
osservazione per almeno 6 mesi la sterilità non si risol-
ve; in previsione di un intervento di plastica tubarica.
Cisteroscopia e lasalpingoscopia sono utilizzate in ca-
iri-
oni si selezionati (soprattutto in previsione di interventi di
plastica tu barica). Alle possibilità di procedure inter-
·es-
lte-
ventistiche di disostruzione tubarica mediante cateteri-
tut-
smo selettivo delle salpingi «guidato» radioscopicamente
Se (ISGI.) è fatto riferimento nel paragrafo XXXIX.2.5.
rfo,
;ot-
lrU-
9. Patologia ovarica
ano
r lo 9,1. Disgenesie gonadiche
sal- Sono caratterizzate da uno sviluppo insufficiente o addi-
Jica Fig. XXX. I S. Ostruzione tubarica. ISG. La tuba sinistra non è visua- rittura nullo di tessuto gon;1.dico in soggetti che, su base so-
li2zata per ostruzione totale a livello del segmento intcrstiziale (frec-
1ttia •ia). La tuba destra è ostruita a livello del tratto iniziale del segmento
matica, sono classjficati com'e donne. L'agenesia totale è ra-
isti- atnpo!larc. ra; nei casi più coinuni v'è un' agenesia parziale nella quale
644 Capitolo X\'x

to bilaterale delle ovaie più o meno marcato. Può essere con.


siderata una condizione di alterata fun7,ione ovarica dovuta
a difettosa produzione di ormone luteinizzante con abnor.
me maturazione dei follicoli che non giungono all'ovula.
zio ne e divengono atres ici. Nella sindrome di
venthal, alle irregolarità mestruali, le quali giungono fino
all'amenorrea, si associano sterilità, irsutismo, sviluppo
mammario ritardato, obesità. l criteri di differenziazione del.
la policistosi ovarica dalla sindrome di Stein-Leventhal so-
no clinici, biochimici, farmacologici, terapeutici. È stato qf-
fermato in maniera molto espressiva che in simili casi un '«oc-
chiata» alle ovaie vale più di cento dosaggi ormonali.

V ecografia transvaginale è preziosa per il rilìevo


delle più comuni manifestazioni macroscopiche del-
l'affezione (fig. XXX.20): aumento di volume, per lo
Fig. XXX.20. Policistosi ovarica. Nella scansione ecotomografica tra- più simmetrico, delle ovaie; ispessimento dell 'albugi-
sversale transaddominalc (A) le ovaie (o) appaiono aumeti.tatc di volu- nea; assenza di un follicolo «dominante>ì (cicli anovu-
me e presentano nel loro contesto numerose piccole immagini cistiche latori!); apprezzabilità dì numerosi piccoli follicoli a
corticali. La scansione transvaginale dell'ovaio destro (B) consente un'a-
nalisi più fine della struttura ovarica individuando le singole cisti intra- disposizione subcorticale in diversi stadi di sviluppo;
parcnchimali (punte di freccia) e sottocorticali (asterischi). U"' utero. mòrfologia e dimensioni dell'utero normali. L'ecoto-
mografia transvaginale, non sostituibile dalla tecnica
l'ovaio è sostituito da una bandelletta fibrosa che simUla strut- transaddominale per la frequente associazione di obe-
turahnente lo stroma ovarico. La disgenesia gonadica può es- sità, assume importanza anche per il controllo dei risul-
sere pura, come nella si11tlrome tli Swyer, nella quale la pa- tati del trattamento farmacologico. La celioscripia può
ziente ha normale statura e non presenta altre malformazio-
ni; o associata con bassa statura (sindrome di ROssle); o con
essere risolutiva nei casi dubbi, rendendo possibile il
altre malformazioni (sindrome di Bonnevie-Ullrich). Nella prelievo bioptico.
forma classica, detta sindrome di Turner, l'infantilismo ge-
nitale è associato a bassa statura, collo corto, imPianto basso Le cistiftmzionali (follicolari e lutciniche), condi-
dei capelli, petto a scudo con aumentata distanza intcrmam- zione parafisiologica frequente in età fertile, assumo-
maria, gomito valgo, cariotipo XO, sesso nucleare cromati- no all'ecografia aspetto tipico (fig. XXX.21): conte-
nonegativo. nuto liquido limpido; margini definiti; rinforzo di
parete posteriore; dimensioni in genere di 3-5 cm di
Vecografia dimostrerà l'ipoplasia più o meno diametro. Data la loro persistenza transitoria, la dia·
marcata dell'utero o la sua apparente assenza quando gnosi differenziale con cisti di altra natura può essere
rappresentato da un semplice cordoncino fibroso teso posta attraverso controlli seri ati nel tempo. Le cistifol-
trasversalmente da un lato ali' altro della pelvi. La non
apprezzabilità delle ovaie (morfologicamente «a seme
di zucca))) consentirà la differenziazione dalle aplasie
miilleriane. L'esame sistematico dello scheletro con-
sentirà importanti rilievi: osteoporosi; ritardata ossifi-
cazione della cartilagine d'accrescimento; gomito
valgo e altre displasie.

9.2. Patologia funzionale e cistica


Rientra in questo duplice contesto la. policistosi
ovarica, della quale manifestazione paradigmatica è la Fig. XXX.21. Cisti follicolare. Scansione ecotomografica trasversale
sindrome di Stein-Leventhal. transaddominale. In t·affronto ali 'ovaio sinistm normale (punte di frec-
cia), l'ovaio destro è interamente occupato da una formazione a
La ovarica è un 'affezione caratterizzata da tenuto liquido (c), a margini netti, priva di scpimenti e di vcgetazwlll
irregolarità mestruali di vario tipo associate a ingrandimen- pari eta\ i. U "' utero: asterisco "'vescica.
Apparato genitale femminile 645

:on- tezza minimizzando il ricorso all'agoaspirazione sotto


vuta guida ecografica.
nor. Le cisti dermoidi sono caratterizzate da ecostrut-
ula- tura notevolmente disomogenea, iperecogena con echi
·Le. grossolani e cono d'ombra posteriore per l'attenuazio-
fino ne del fascio causata dalla presenza di abbozzi denta-
.ppo ri, frammenti ossei, capelli (fig. XXX.24). Meno
de\. munemente assumono aspetto totalmente ecoprivo con
l so-
pareti irregolari. La dimostrazione della presenza di
qf-
«oc- tessuto adiposo (TC! RM!), e delle eventuali strutture
calci fiche (esame diretto! TC!) ne consente la diagnG-
si di certezza.
evo
t Fig. XXX.22. Cisti endomctriosica. Scansione ecotomografica tran-
del- svaginalc. L'annesso destro è aumentato di dimensioni per la presenza
lo di una formazione in gran pnrte corpuscolata (asterisco), con
presenza al suo interno di coagulo ematico (freccia). u"" utero; d'"'
1UgÌ-
spazio dJ Douglas.
OVU·
oli a {icolari, dovute allo sviluppo anormale di un follicolo
ppo; andato incontro a deiscenza, non si distinguono eco-
:oto- graficamente dai follicoli normali se non per le
:nica dimensioni maggiori. Le cisti luteiniche, originanti da
obe- disfunzioni del corpo luteo, hanno parete
·isul- te ispessita e contorni meno netti delle cisti follicolari.
! può Le cisti endometriosiche, talora bilaterali, presen-
ile il tano ecostruttura variabile dall'aspetto liquido limpido
Fig. XXX.24. Cisti dermoide dell'ovaio sinistro. Scansione ecotomo-
a quello liquido corpuscolato (detriti costituiti da tes- gmf1ca trasversale transaddominalc. Cannesso sinistro è occupato da
suti desquamati e coaguli ematici) o addirittura fran- una lesione (frecce), a struttura disomogenea, con aree
)lldi- camente solido (fig. XXX.22). Modificano dimensio- ipoecogenc altcmate ad aree ipcrccogcnc. L'aspetto riflette l'eteroge-
lllTIO· ni ed ccostruttura nel corso del ciclo, risultando più nea composizione anatomopatologica della cisti dermoide. u"' utero;
o "' ovaio destro; asterisco "' vescica urinaria.
onte- I'Oluminose e ipoecogene durante il periodo mestma-
di 1e. La RM (tipica iperintensità nelle sequenze Tl-
:m di pesate! -fig. XXX.23) ne consente la diagnosi di cer-
l dia·
:sserc
tifo!·

Fig. XXX,23. Cisti endometriosiche. RM della pelvi. Scansioni assia-


li con sequenze GE T l-pesata con soppressione del segnale del tes su·
lo adiposo (A) e turbo-SE T2-pesata (B). In sede al di dietro
della vescica (v) e dell'utero (u), e in sede annessiale destra si
Zlno-duc formazioni rotondcgginnti le cui caratteristiche di segnale Fig. XXX,25. Cistoadcnoma sicroso dell'ovaio. Ecografia tmnsvagi-
;versale (marca iperintensità in Tl c ipo-isointcnsità in T2) sono riconducibi- nale c color-Doppler. La lesione, di aspetto francamente cistico, di
di free· halla presenza nel loro contesto d1 prodotti d1 degradazione dell'emo- grosse dimensioni, appare biloculata da un setto spesso c alquanto
a con· globina. Si osservi il comportamento inverso della' tisÌi 'follÌC"o)are. vascolarizzato (freccia), aspetto, questo, che aveva fatto propendere la
etazio11i interposta tra le precedenti (asterisco). tipicamente iperintensa nella "diagnosi di natura verso la malignità. Alcuni artefatti da riverberazio-
>cgncnza T2-pcsnta. ne simulano la presenza di materiale coagulato.
646 Capitolo x:t\'

9.3. Tumori
La loro diagnosi mediante ecografia è facile (ma
non precoce!), la stadiazione difficile data la tendenza
a evolvere con diffusione peritoneale precoce e meta-
statizzazione linfatica lomboaortica e mediastinica.
[;indagine, quando di per sé non risolutiva, potrà
comunque indirizzare l'iter diagnostico verso il fol-
low-up (cisti semplici), l'agoaspirato (cisti comples-
se), la RM (sospetta endometriosi), la TC (stadiazione)
o l'intervento chirurgico.
Il cistoadenoma sieroso (fig. XXX.25) ha eco-
struttura mista, con aree ecoprive separate da fini se-
pimenti. La diagnosi differenziale dalla corrisponden-
te lesione maligna si basa sulla presenza di spesse se-
pimentazioni, vegetazioni solide endoluminali, volu-
minosi assi stromali. Il cistoadenoma mucinoso assu-
me per lo più l'aspetto di massa voluminosa concame-
rata con componenti liquide prevalenti talora corpu-
scolate. I cistoadenocarcinomi sieroso e mucinoso han-
no accrescimento rapido e presentano al momento del- Fig. XXX.26. Cistoadenocarcinoma mucinoso dell'ovaio. Ecotomo-
la diagnosi dimensioni notevoli; nel loro contesto le grafia transvaginale. Casi diversi. In A la lesione cistica, di grosse di-
strutture solide prevalgono nettamente su quelle liqui- mensioni, ha nel suo contesto una componente solida a contorni irre-
de e sono presenti setti irregolari e vegetazioni papil- golari (asterisco). lnB la lesione cistica ha dimensioni giganti (frecce),
è alquanto corpuscolata (tondino) e so lenta qua e là da ponti che la se-
lari (fig. XXX.26). L'adenocarcinoma ovarico ha eco- pimentano (punte di freccia); la componente solida, vistosa, risulta dal-
struttura solida disomogenea con frequenti aree invo- la coalescenza di grossolane subunitù (asterisco).
lutive emorragiche o necroticolliquative di aspetto ir-
regolare (fig. XXX.27). golari e rnaldefiniti; pareti e setti spessi, con vegeta-
Nel complesso, segni orientativi verso la natura ma- zioni; prevalenza della componente solida; disomoge-
ligna di una neo formazione ovarica, evidenziabili con neità; presenza di ascite, linfoadenopatie, e ovviamen--
ecografia transvaginale, TC e RM, sono: contorni irre- te metastasi peritoneali e omentali (v. figg. XXV7 e IO).
x CAPJTOLO XXXI

GHIANDOLE ENDOCRINE
GIORGIO CITTADINI E GIOVANNI SERAFINI

La djagnostica per immagilli assume lm tuolo raramente TSH (ipertiroidismo) e FSH-LH (ipogonadismo).
del tutto fondamentale nelle) studio della patologia. Alcuni adenomi secernono più di un ormone ipofisario
delle ghiandole endocrine ../poflsi ed epifisi, oggettO (adenomi misti), frequentemente GH e prolattina.V'è car-
di interesse specifico-della neuroradiologia, sono vali- relazione positiva tra dimensioni del prolattinoma e livelli
damente studiate cOn TC e .RM. Nello studio della : prolattinemici:· iperprolattinemia può manifestarsi
, tiroide assumono grande importanza 1,ecografia èon anche in altre affezioni ipofisarie ed extraipofisarie o in
relazione a terapie fafmacologiche. Oltre un terzo dei casi di
agoaspirato ecoguidato e la diagnoStica amenorrea-galilttorrea sono dovuti a prolattinomi. Gli ade-
cii, in seconda istanza la TC e la Rlvf. Nello studio nomi seçernenti giungono più frequentemente a diagnosi in
delle paratiroidi sono .impegnate di volta in volta tutte fase dimensionale di microadenomi.
;o. le tecniche di di. ma in modt:> Gli adeilomi iwn si manifestano più tardiva-
di· particolare l'ecografia e la diagnostica radioisotopica. . mente, p(;":r lo più già in fase dimensionale di macroadenomi
;o.
·e),
Nello studio dei surreni assumono grande importanza · · determinanti effettò compressivo snlle strutture adiacenti, ivi
;o. la diagnostica radioisotopica e la re, un certo filievo . 'compreso il parenchima ipofisario circostante (ipopituitari-
lal- la RM, ruolo secondario l'ecografia (c6n la · smo!), e spesso giungono all'osservazione diagnostica in fa-
vole eccezione dei soggetti in età pediatrica). -se di estensione extrasellare. I microadenomi n;n secernen-
Dal contesto della trattazione unitaria prospettata ti, rari, sono per lo più asintomatici e aggettò di risContro ca-
:a- suale.
nel presente capitolo verranno enUcleati i tùm"ori en-·
;e-
docrini del pancreas, già discussi nel paragrafo Capproccio diagnostico «per immagini!> ha luogo
:n-·
XXIIL 14, e le sindromi disarmOniche dell'ovaio, .con' tecniche in grado di arrecare un'informazione·
0).
siderate nel paragrafo XXX.92. adilitiva: esame diretto radiografico del cranio e tomo-
grafia della sella turcica; TC; RM; scintigrafia con
analoghi marcati della somatostatina.
l. Ipofisi e regione sellare
La normale morfologia sellare nel radiogramma in
L'ipofisi e più in generale la regione sellare sono proiCzione laterale del cranio è illustrata nello schema
sede di molteplici tipi di patologia, fra i quali i più fre- riportato in fig. XXXI.l. Si osservano, dall'avanti all'indie-
quenti sono gli adenomi ipofisari (i quali costituisco- tro: il giogo sfenoidale; il limbo; il solco chiasmatico, che
no circa i115% delle neoplasie endOcraniche). pnò presentarsi più o m"eno avvallato; le apofisi clinoidee
anteriori, perfettamente sovrapposte .se l'esecuzione del
1.1. Adenomi radiogramma è corretta (craniostato!); il tubercolo della
sella, sul quale si inserisce il diaframma sellare; il pavimen-
Gli adenomi ipofisari si distinguono con criterio fnnzio- to sellare, visibile come listerella di osso corticale sottile e
nale in secernenti (circa il75%) e non secernenti; con crite- regolare; "la lamina dura, nella cui parte anteriore può
rio dimensionale in macro- e microadenomi (limite arbitra- ra apprezzarsi, poco al di sotto del tubercolo, una salienza
rio di separazione è costituito dai l Omm di diametro). tuberositariiJ., l'apofisi "clinoidea media; il dorso sellare,
Gli adenomi secernenti determinano disfunzioni endo- concavo verso l'avanti, costituito da una triplice linea
crine in relazione all'iperincrezione di prolattina (amenor- riore, corrispondente ai margini laterali della lamina qua-
rea-galattorrea o sindrome di Forbes-Albright), GH (gigari- drilatera; media, costituita dal pavimento sellare; posteriore,
tismo ipofisario durante l'accrescimento, acromegalia negli costituita dal margine posteriore della lamina quadrilatera);
adulti), ACTH (malattia di Cushing, sindrome di Nelson); le apofisi clinoidee posteriori.
648

te normale non esclude, dunque, la presenza di un mi.


croadenoma! Asimmetrie del pavim,ento sellare, inol.
tre, possono essere riscontrate in soggetti non affetti da
patologia ipofisaria,
TC e RM dimostrano direttamente l'ipofisi e forni-
scono informazioni (non altrimenti ottenibili!) in-
fluenzanti le scelte terapeutiche,
Fig. XXXI.l. Rappresentazione schematicn della morfologb sellare
nel radiogramma LL A= giogo sfenoidale; B =limbo; C= solco chìa- Dimensioni e increzione ormonale dell'adenoma condi-
smatico; D = apofisi clinoidcc anteriori; E = tubcrcolo sella; F = zionano le scelte terapeutiche, di tipo per lo più medico nei
pavimento; G =dorso; H= apofisi clinoidee posteriori.
prolattinomi, più spesso chirurgico o radioterapico negli ade.
La tomografia è eseguita per piani sagittali. A paziente nomi secernenti GR Per i microadenomi insensibili alla te-
in perfetto decubito laterale si assumono, con fascio oppor- rapia farmacologica è possibile l'enucleazione sefettiva trans-
tunamente delimitato, 9-12 seriogrammi su un'unica pelli- sfenoidale con risparmio dell'ipofisi sana. Per i macroade-
cola radiografica. La documentazione inizia dal piano sup- nomi con estensione extrasellare si rende talora necessaria
posto dell'apofisi clinoidea anteriore di un lato e prosegue la via chirurgica craniotomica classica, L'approccio chirur-
di 3 mm in 3 mm (tomografia millimetrata!) fino all'apofi- gico precise informazioni sulla topografia della le-
si clinoidea contro laterale. sione, sull'eventuale presenza di sella turcica «vuota» (ri-
schio di lesione chirurgica delle meningi erniate!), sul gra-
Macro- e microadenomi inducono segni radiologici do di pneumatizzazione dei seni sfenoidali e sulla posizione
«indiretti». I macroadenomi slargano la sella turcica e del setto (per la via di accesso trans-sfenoidale).
ne alterano il pavimento (assottigliamento, doppio
torno, slivellamcnto, etc,); quelli di maggiori La TC è effettuata con tecnica «dedicata» per piani
ni distruggono il pavimento e la lamina quadrilatera, coronali perpendicolari al pavimento sellare, con paziente
mineralizzano le strutture sellari, invadono il seno supino o prono a capo iperesteso e con opportuna inclina"
zione del sistema tubo-detettorL Si acquisisce un'immagine
noidale, Le calcificazioni nel loro contesto sono
diretta di un singolo strato centrosellare, sul quale si reaJiz.
tive di degenerazione necroticoemorragica, I microade-
za successivamente la scansione dinamica dopo iniezione
nomipossono determinare segni analoghi (fig, XXXI2), e, v, «a bolo» di MdC iodato. Verrà quindi assunta una serie
ma nella pratica allorquando il loro diametro è di Ilm1 di strati coronali sottili mm di spessore), .contigui,
alterano le pareti e il pavimento sellare solo se ubicati lungo tutta la cavità sellare. La scansione coronale consen-
superficialmente nel contesto ghiandolare a diretto te la valutazione della simmetria di lato della ghiandola e
tatto con le strutture ossee, Una sella degli spazi sopra-, infra- e parasellari, sedi di importanti

Fig. XXXL2. lndividuazione


«indiretta)) di un adenoma
ipofisario mediante tomogra·
fia convenzionale millime-
trata. I tre tomogramml per
piani frontali, anteriore (A),
medio (M) c posteriore (P),
evidenziano il progressivo av-
vallmnento del pavimento nel·
la metà destra e postcrior·
mente (freccia curva). l tre tl)-
mogrammi per piani sagitta-
li, paramediano destro (D),
mediano (M) e paramcdiano
sinistro (S), mostrano ala
chiara asimmetria sellare con
p1·evalenza della metà destra:
il pavimento è usurato nella
metà posteriore (freccia dnt·
ta). Era presente un aden o
prolattinico.
---------------------------------=64"'9

11i-
l formazioni anatomiche. Concluderà l'indagine l'eventuale Il peduncolo ipofisario ha sede mediana e decorso ret-
oJ. scansione pet: piani trasversali. tilineo dal recesso anteriore infundibolare del III ven-
da tricolo alla superficie superiore dell'ipofisi; il suo spes-
Nelle sezioni coronali dopo iniezione di MdC, I'i- sore non supera in condizioni normali 4-4,5 mm. La di-
ni- poftsi, la quale va incontro a valido c.e. (fig. XXXI.J), mostrazione dei seni cavernosi e delle strutture vasco-
in- è direttamente visibile al di sotto delle cisterne chia- lonervose in essi presenti è valida. Rapporto anatomi-
smatiche sotto fanna di masserella ovoidale a maggior co critico per le lesioni sellari a tendenza espansiva è
asse trasversale con margine superiore normalmente quello con il chiasma ottico, la cui compressione può
di- rettilineo o lievemente convesso, al di sopra della quale determinare alterazioni del campo visivo: questa strut-
nei è apprezzabile il peduncolo. Sono ben dimostrati il tura è sempre direttamente apprezzabile.
de- pavimento sellare e il seno sfonoidale sottostante, late- Nello studio degli adenomi ipofisari la RM è pre-
le- ralmente la carotide interna e la sua biforcazione nelle feribile alla TC per la migliore dimostrazione anato-
as- arterie cerebrali anteriore e media, il seno caverno- mica deli' ipofisi e delle strutture adiacenti, e per la più
le- so nel quale sono apprezzabili pressoché costantemen- precisa valutazione dell'eventuale estensione nel seno
ria te il nervo oculomotore e il nervo abducente. cavernoso. La TC è più efficiente nella valutazione
ur- delle strutture ossee e di calcificazioni intratumorali o
le- La RM è effettuata convenientemente (ma non obbliga- vascolari. Il riscontro di calcificazioni, per lo più di
:ri- toriamente!) a elevata intensità di campo (1-1 ,5 T), con stra- fini dimensioni e più frequenti nei prolattinomi, è
ra- ti di 2-3 mm di spessore, per piani sagittali e coronali con
mc sequenze SE TI-pesate (e, se necessario, 12-pesate). La
peraltro poco co.mune (2%).
somministrazione e. v. di MdC paramagnetico è indispensa-
bile anche a fini diagnostici differenziali. Alla TC i macroadenomi possono essere omogenei
ani o presentare aree focali ipodense (necrosi e cisti intra-
nte Nelle immagini SE Tl-pesate l'adenoipojìsi pre- tumorali) o iperdense (emorragie e calcificazioni); do-
la· senta segnale iso intenso rispetto al parenchima cere- po iniezione e. v. di MdC vanno incontro a valido c.e.,
ine brale, la neuroipofisi segnale iperintenso (fig. XXXI.4). talora «anulare» periferico. Alla RM sono per lo più
iz- isointensi nelle immagini SE T l-pesate, iperintensi in
me quelle T2-pesate (fig. XXXI. SA e B); le aree di necro-
ric
si, rispettivamente ipo- e iperintense, non vanno incon-
.ui,
m-
tro a c.e. (v. fig. XXX.SC eD). Necrosi e emoiTagiaen-
Je
dotumorali insorte acutamente determinano aumento
nti delle dimensioni ghiandolari (apoplessia pituitarica)

'"'mn
:ra·
"''poc
A),
,..P),
Jcl·
,,
OC·

tta-
D),
mn Fig. XXXI.4. Ipofisi normale. RM. Sca"nsione sagittalc del tronco
ala Fig. XXXI.3. lpofisi normale. TC. Scansionc dinamica dopo sommi- encefalico passante per il pcduncolo ipofisario. Sequenza SE Tl"pesa-
:on n\strazione c.v. ((a bolo)) di MdC iodato. Strato coronale passante per ta. r.:adenoipofisi (freccia) appare come ((Sospesm> dal peduncolo ipo-
il peduncolo ipofisario. Si ha progressiva opacizzazionc del letto fisario al di sopra del seno sfcnoidale ben pncumatizzato (asterisco); è
:\la vascolarc secondario situato immediatamente al di sotto dell'estremità isointcnsa rispetto al tessuto nervoso. La neuroipofisi (punta di frec-
rit- inferiore del peduncolo con comparsa del caratteristico segno ((del cia), pili piccola e situata )XlSteriormente, appare nettamente iperinten-
ciuffo)). Sono ben visibili i tratti distali delle carotidi interne c i tratti sa. Più in alto il peduncolo si continua con l'eminenza mediana e il
Prossima! i delle arterie cerebrali anteriore e media. tuber cincrcum.
650

con compressione dei nervi cranici e del chiasma, irri-


Capilo/o XXX! ·,
,-,-
..••....•

tazione meningea, ipopituitarismo acuto.


I microadenomi sono per lo più localizzati lateral-
mente. Alla TC sono in genere isodensi e quindi visi-
bili solo dopo iniezione e.v. di MdC: in fase precoce
appaiono ipodensi rispetto al parenchima circostante,
in fase tardiva iso- o iperdensi. La compressione e
dislocazione del letto capillare secondario, riconosci-
bile in fase precoce, rappresenta un affidabile segno
indiretto di microadenoma (segno del «ciuffo,). Alla
RM hanno comportamento simile ai macroadenomi: Fig. XXX1.6. Microadcnoma ipofisario ACTH-secernenlc. RM con
scansione coronale in sequenza SE TI-pesata prima (A) e dopD (B)
dopo iniezione e. v. di MdC, in fase precoce appaiono
iniezione e. v. d1 MdC paramagnetico. L'1pofis1 (punte di freccia) ha
ipointensi rispetto al parenchima circostante (fig. normali dunensiom e mtensità di segnale. Nel suo contesto, in fase
XXXI.6) dopo circa 30' isointensi, dopo 50-60' ipe- contrastografica precoce, diviene apprezzabile una piccola lesione
rintensi (comportamento «ad altalena>>). Non sono rotondeggiante periferica (freccia) non deformante il contomo ghian-
osservabili importanti correlazioni tra comportamenw dolare e dotala di c.e. significativamente inferiore al paret1chima cir-
costante. Asterisco "' seno sfenoidale.
to del segnale di RM e tipo di microadenoma.

In corso di trattamento farmacologico i prolattinomi, e il riferimento costante a un'indagine <<di base» (RM!) ese-
meno frequentemente gli adenomi GH-secernenti, possono guita dopo alcune settimane dall'intervento. e enucleazione
presentare riduzioni di volume e modificazioni della strut- trans-sfenoidale produce un difetto nel pavimento sellare e
tura ben dimostrabili con la RM. Dopo trattamento chirur- può trasportare nel seno sfenoidale liquidi, tessuto musco-
gico si pone il problema del monitoraggio onde cogliere lare e adiposo.
precocemente eventuali recidive: importante, in proposito,
La scintigrafia (SPECT!) con 111In-pentetreotide,
un analogo marcato della somatostatina (v. paragrafo
XXXL5.5.), trova utile indicazione anche nella valuta-
zione morfofunzionale degli adenomi ipofisari, spe-
cialmente di quelli secernenti GH e TSH (risultati delu-
denti si hanno, invece, negli adenomi secernenti prolat-
tina). 11. radiofarmaco consente di definire, con alta
sensibilità (intorno al 90% per adenomi di diametro
superiore a lO mJl!.) e specificità vicina aliOO%, !apre-
senza di recettori per la somatostatina alla superficie
delle cellule tumorali e di evidenziarne quindi la com-
ponente biologicamente attiva (fig. XXXI.7). Ciò for-
nisce anche un indice prognostico decisivo ai fini di
una eventuale terapia farmacologica con analoghi non
marcati della somatostatina a lunga emivita biologica
(come l' octreotide e illanreotide).
La diagnostica differenziale «per immagini>> degli
adenomi ipofisari è problema delicato di specifica
competenza neuroradiologica data l'ampia serie di
patologie alternative (tab. XXXI. l).
Fig. XXXI.S. Macroadenoma ipofisario non secernente. RM con
scansione coronale in sequenza turbo-SE T2-pesata (A) e SE T l-pesa-
ta prima (B) e dopo (C) iniezione c.v. di MdC paramagnetico. I..:ipofisi
Questo tumore a comportamento biolo·
è notevolmente aumentata di volume per la presenza di una lesione
gico benigno (grado l), per la cui descrizione si rimanda al para·
espansiva nel cui contesto sono apprezzabili multiple arce colliquativc grafo XXXII.8.1, raggiunge talora grandi dimensioni provocan·
(iperintense nella sequenza turbo-SE T2-pesata, ipoìntense nella do disfunzioni ipotalamoipofisarie e deficit visivi. Molto fre·
sequenza TI-pesata). La lesione va incontro a significativo c.e. Si quenti, soprattutto in giovane età, grossolane calcificazioni
osservi, nella scansione sagittalc (D) l'avvallamcrnto del pavimento amorfe (e-same radiografico!). TC e RM ne consentono una
sellare (frecce). diagnosi compiuta (fig. XXXI.8).
________________________________________________________________

fABELLA XXXI. l. LESJOJ\'1 SELLAR! l\ON ADENOMATOSE.

Lesioni non tumorali a densità di tipo liquorale


Sella vuota primitiva o secondaria; cisti aracnoidea intra- o
soprasellare non ·?i cisti
colloidi della «pars mtermedta)>; c!stlcercosJ e cJstJJdatidea; III
ventdcolo dilatato con protrusione intrasellare del recesso ante-
riore.
rumori a prevalente sede soprasellare
Craniofaringioma; meningioma iuxtasellare; glioma del chia- Fig. XXXI.8. Craniofaringioma. RiVI dell'encefalo con scan>ioni
sma ottico; glioma ipotalamico; !infama ipotalamico; metastasi sagittali mediane TI· (a sinistra) e T2-pesnta (a destra). La volumino-
:on
ipotalamiche; amartoma del tuber cinereum; tumori infundibo- sa ncoformazione rotondeggiantc, riconoscibile subito al di sopra del-
(B) lari; genninoma; teratoma; cisti epidermoide; cisti dermoide; l'ipofisi normale, si sviluppa in alto nel contesto del III vcntricolo,
ho pinealoma ectopica. anteriormente «cancella» il chiasma ottico, posteriormente disloca il
mesenccfalo.
Tumori intrasellari
"".,_'"' Adenocarcinoma ipofisario; sarcoma ipofisario; tumori della
fieuroipofisi. La sel/u vuota primitiva, quasi sempre asintomatica,
:ir-
Tumori retro- e parasellari costituisce una variante anatomica normale determinata da
Granulomi (sarcoidosi, tubercolosi); adenoipofisite linfoide; un 'ampia apertura peduncolare del diaframma sellare, o una
ascesso ipofisario; mucocele del seno sfenoidale. condizione parqjìsio!ogica legata a riduzione di volume del-
se- l'ipofisi dopo gravidanza o per fenomeni involutivi connes-
•ne Varie si all'età. È osservabile in circa il 20-40% dci soggetti nor-
Aneurisma della carotide interna o del poligono di Willis; infar-
mali, soprattutto in donne di media età. Può essere occasio-
":o- to ipofisario; istiocitosi X; calcoli sel!ari; emocromatosi; fibro-
si postradioterapica. nalmente associata a lesioni patologiche come, ad esempio,
i microadenomi. La sella vuota secondaria può essere
determinata da aumento della pressione liquorale, diminu-
le, zione di volume spontanea o post-terapeutica di un adeno-
tfo 1.2. Sella vuota e cisti intrasellari ma ipofisario, pregressa ischemia ipofisaria acuta, rottura di
ta- La cosiddetta <<sella vuota» è caratterizzata da una una cisti intraseliare. Può essere sintomatica, Soprattutto in
le· estensione intrase!lare, primitiva o secondaria, degli caso di ernia da trazione del chiasma (deficit visivi!) o di
!u- ipopituitarismo indotto. Lassociazione tra selltl vuota e
spazi subaracnoidei con conseguente appiattimento ver- iperjJrolattinemit1 può essere determinata da una depressio-
at- so il basso dell'ipofisi (profilo superiore concavo!), ri- ne dell'inibizione ipotalamica dovuta allo stiramento del
lta model!amento e ingrandimento della sella turcica. La peduncolo ipofisario.
tro ghiandola si riduce a 2-3 mm di diametro o meno, fino
re- arendersi talvolta appena visibile sul fondo sellare.
cie L esame diretto radiografico del cranio e la
m- grafia possono non rivelare alterazioni significative o
or- mostrare una cavità sellare globosa, slargata in maniera
di simmetrica, con lamina dura integra e dorso sellare ri-
curvo (quadro, questo, non sempre distinguibile da quel-
'on lo di un macroadenoma). TC e RM sono risolutive di-
ica
mostrando direttamente, accanto all'eventuale ingrandi-
gli mento sellare: l'occupazione più o meno ampia della ca-
ica vità sellare da parte di una formazione con valore di at-
di tenuazione simil-liquorale e con segnale costantemente
isointenso con illiquor (sella «vuota» o «parzialmente
il possibile allungamento del recesso infundi-
Jio· bolare; lo stiramento e la dislocazione posteriore del pe-
lfa• duncolo; l'appiattimento dell'ipoflsi compressa sul fon-
an· do sellare (fig. XXXI.9).
fre· Fig.XXX1.7. Adenoma ipofìsario. Scintigrafia (A) e SPECT (B-D) con
oni 111 All'atto della diagnosi differenziale andranno conside-
ln-pentetreotide. L'area di ipercaptazione in sede ipofisaria, appe-
una na visibile scintigraficamente, è chiaramente evidenziata dalle imma- rati: !'adenoma ipojìsario cistico, la cisti aracnoidea inlra-
gini SPECT secondo i tre piani fondamentali. sellare non comunicante, l'estensione in basso del recesso
652 Capitolo XXxr

anteriore del III ventricolo dilatato, le cisti colloidi. Alla Il riscontro di un 'ipofisi di piccole dimensioni non
RM nelle sequenze SE T2-pesate (liquor iperintenso: effet- configura di per sé un quadro di «se (la vuotw>, a meno
to cisternografico!), le cisti aracnoidee intrasellari non che non sia dimostrabile l 'erniazione sellare degli
comunicanti e gli adenomi cistici hanno in genere intensità spazi subaracnoidei.
di segnale ancora più elevata del liquor. La dimostrazione
dell'assenza di comunicazione tra cisti aracnoidee e spazi Nel n.anismo ipofisario, causato per lo più da lesione
Jiquorali impone il ricorso alla TC con MdC iodato intro- perinatale traumatica o ischemica peduncoloipofisaria, la
dotto in sede intradurale mediante puntura lombare (cister- RM può dimostrare, oltre alla diminuzione delle dimensio:
no-TC). ni ipofisarie, l'assenza della porzione distale del pedunco\o
con ispessimento della porzione craniale; alla cui estremità
1.3. !per· e ipopituitarismi è osservabile un nodulo iperintenso nelle sequenze SE TI-
pesate (ncuroipofisi ectopica funzionante!).
Nelle relative situazioni cliniche si pone il duplice
problema della verifica della situazione ipofisosellare Nelle sindromi da panipopituitarismo anteriore
e della ricerca di ripercussioni su altri organi e appa- insorto in età prepubere (craniofaringioma? adenoma
rati. L'apparato più frequentemente coinvolto (spesso non secernente? istiocitosi X?), l'esame radiografico
in maniera caratteristica) è lo scheletro. · sistematico dello scheletro consentirà di dimostrare il
quadro caratteristico del nanismo armonico con con-
I.;iperplasia ipofisaria, intesa come aumento delle servazione della morfologia generale del singolo osso
dimensioni ipofisarie in assenza di lesioni focali, può esse"
re primitiva (gravidanza!) o secondaria a deficit funzionale (a differenza di quanto avviene in altre forme di nani-
di una ghiandola endocrina periferica (più comunemente la il ritardo dell'epoca di comparsa dei nuclei epi-
tiroide). In quest'ultima situazione può svilupparsi anche un fisari, la scomparsa tardiva delle cartilagini di accre-
adenoma. I.;ipoplasia ipofisaria, nella quale le dimensioni scimento (evento questo indicativo dell'instaurarsi di
ipofisarie sono ridotte, può presentarsi isolatamente o in un ipogonadismo secondario). Il panipopituitarismo
associazione a ipoplasia della sella turcica, a encefalocele anteriore da apoplessia ghiandolare postpartum confi-
sfenoidale, ad altri disrafismi della linea mediana. gura la sindrome di Sheean, dovuta a infarto seconda-
rio a ischemia acuta. TC e RIVI consentono una age-
La RM consente accurate misurazioni delle vole dimostrazione dell'alterazione strutturale dell'i-
dimensioni ipofisarie: un diametro craniocaudale pofisi e della situazione anatomica.
e 7 mm nei maschi, tra 7 e 9 mm nelle femmine, può L'iperincrezione di ormone somatotropo (adenoma
ritenersi «limite»; un diametro superiore a questi secernente GH) induce, quando insorta in età adulta) ì1
ri può ritenersi positivo per -ingrandimento ipofisario. quadro clinico dell'acromegalia. Alterazioni ipofiso-
sellari, più sopra descritte, sono dimostrabili nella
quasi totalità dei casi. L'esame radiografico sistema-
tico dello scheletro consentirà di evidenziare presso-
ché ubiquitariamente le conseguenze del! 'iperaccre-
scimento osseo e cartilagineo. Nel cranio si potrà
osservare: megalia dei seni paranasali, in particolare
quelli frontali; prominenza delle bozze frontali; ispes-
simento del tavolato interno; sporgenza dell 'inion;
prognatismo mandibolare (fig. XXXI.lO). Nella
colonna vertebra/e: aumento del diametro AP dei cor-
pi vertebrali e slargamento degli spazi intervertebrali.
Nel bacino la sinfisi pubi ca assume una caratteristica
prominenza «a beccm> prossima] e, le rime articolari
coxofemorali sono slargate; aree cistoidi sono presenti
Fig. XXXL9. Sella <<vuotm). RM dell'encefalo con scansione sagitta- nei colli femorali. Nelle grandi articolazioni è presen·
lc mediana in SE TI-pesata. La sella tutcica è alquanto slar- te il caratteristico quadro di osteoartrite con conserva·
gata per l'erniazione nel suo contesto della cisterna otticochiasmatiea.
Cipofisi, <<schiacciata)) sul pavimento, assume l'aspetto di una sottile
zione (o slargamento!) della rima articolare per l'i-
semiluna a concavità superiore; il pedunco\o è dislocato posterior- spessimento delle cartilagini articolari. Nella mano e
mente . nel piede, globalmente ingranditi, i polpastrelli sono
Ghiandofe endocrine 653
c----

dosi, tubercolosi, più raramente neoplasie del pedun-


"'
10 colo o della neuroipofisi. Nelle forme conclamate è
possibile il riscontro di una calicopieloureteroidrone-
frosi bilaterale di adattamento all'elevato volume uri-
nario (urografia!).
ne
la
io:
:lo
2, Epifisi
ità
'1- L'epifisi è visibile radiograficamente in più della
metà dei soggetti adulti in quanto calcificata. Nel
radiogramma sagittale del cranio la calcificazione ha
'"na sede mediana (il suo spostamento da un lato è indice di
patologia cerebrale espansiva controlaterale!); in
co lo laterale è situata circa 5 cm al di sopra del foro acu-
:il stico esterno e l"cm dietro .il piano verticale biaurico-
m- lare (fig. XXXI.ll). La calcificazione dell'epifisi
:so Fig. XXXI. l O. Il cranio acromegalico. Sono particolarmente evidenti:
osservata in età giovanile, soprattutto se di diametro
rri- ["aumento globale delle dimensioni craniofacciali; la prominenza delle
bozze frontali (la mcgalia dei seni è poco evidente nella proiezione superiore al centimetro, deve indurre al sospetto di
pi- LL); l'ispessimento della tcca cranica; la sporgenza dell'inion; il pro- tumore. Poiché la pineale produce un ormone che ritar-
re- gnntismo mandibolare. La sella turcica è alquanto slargata e ha pavi- da la maturazione puberale e sessuale, la sua
di mento sdoppiato.
ne tumorale si accompagna a pubertà precoce e
no nitalismo. Lo studio della regione pineale è condotto
ispcssiti, la falange distale iperostosica con speroni
fi-
ossei apicali e basali, le rime articolari metacarpofa- con TC e RM (fig. XXXL 12).
la-
s;e- langee e metatarsofalangee slargate (v. fig. XJII.9);
alterazioni cistiche sono presenti nelle ossa cm·pali. Il I tumori della regione pineale, più frequenti nei maschi,
l'i- rappresentano circa il 2% delle neoplasie intracraniche e il
radiogramma toracico mostrerà l'ingrandimento del-
l'ombra cardiaca (cardiomegalia ipertensiva che spes- 5-8% di quelle pediatriche. Genericamente definiti
ma mi, possono essere tumori a origine disembriogenetica
l,ìl so evolve verso lo scompenso ). Tutti questi reperti
(germinoma; "carcinoma embriona"rio; tumori del sacco
SO·
sono presenti in forma più o meno sfumata nel gigan-
vitellino; coriocarcinoma), teratomi, tumori a origine dal
•Ila tismo ipofisario, nel quale la disfunzione ipofisaria
parenchima pineale (pineocitoma e pineoblastoma). Tutte
1ft-
compare prima della saldatura delle epifisi. queste lesioni possono comprimere e deformare la porzione
SO· Ne! diabete insipido, spesso idiopatico, vanno posteriore del III ventricolo, svilupparsi nella cisterna della
re- escluse cause organiche diencefaloipofisarie. Nei lamina quadrigemina comprimendo il tetto mesencefalico
'trà bambini sono più frequenti: istiocitosi X, craniofarin- (paralisi dello sguardo verso l'alto: sindrome di Parinaud!)
are giomi, gliomi ipotalarnici, germinami; negli adulti: e ostruendo l'acquedotto di Silvio (idrocefalo non comuni-
es- metastasi, adenoma ipofisario non secernente, sarcoi- cante!). Sono possibili localizzazioni ectopiche sopraseliari.
on;
:Ila
·or-
ali.
ica
lari Fig. XXXI. Il. Calcificazione
mti della pineale. Ha sede media-
na nel radiogramma _PA (frec-
en· cia); nel radiogramma LL
va· (freccia curva) è situata 5 cm
l'i· al di sopra del foro acustico
'O e esterno e l cm a! di
dietro del piano verticale
)00
biauricolare.
654 Capitolo XXXt

le di molte lesioni tiroidee. Si ricorre allo studio <<per


immagini>> per:
la ricerca di noduli non palpabili e la documenta-
zione della multinodularità;
la valutazione morfostrutturale e funzionale della

la caratterizzazione di natura di lesioni riconosciu-


te all'esame obiettivo;
la definizione dell'estensione locoregionale dei
tumori maligni;
la definizione dei rapporti topografici di tiroidi
ectopiche e l'individuazione di tiroidi accessorie;
la dimostrazione degli effetti «a distanza» della
patologia tiroidea;
il controllo postoperatorio.
Nella risposta a questi quesiti assumono grande
importanza l'ecografia, tecnica di studio per lo più di
prima istanza, eventualmente corredata da agoaspira-
Fig. XXXI.l2. Pineocitoma cistico. RM del tronco encefalico con to ecoguidato, la diagnostica radioisotopica (scinti-
scansione sagittale mediana. La lesione, appena apprezzabile nella grafia tiroidea, scheletrica e pancorporea), la TC e la
sequenza SE TI-pesata (A) in forma di masserella isointensa (freccia),
diviene bene evidente nella sequenza T2-pesata per il segnate elevato RM, !'esame radiografico del torace e dello scheletro.
e alquanto disomogeneo (B). L'attenuazione del segmle delliquor (C) Il ricorso alla termografla e all'angiografia è moder-
induce un lieve e omogeneo incremento di segnale. Dopo iniezione c.v. namente molto limitato.
di MdC paramagnetico (D) il c.e. è di media entità e mette in progres-
siva evidenza la struttura cistica della lesione delimitata da una parete
spessa (punta di freccia). Si osservi la vena di Galeno e le vene cere- 3.1. Esame diretto
brali interne posteriori.
La tiroide normale non è visibile all'esame diretto
Frequente è il riscontro di cisti pineali, del tutto benigne e radiografico perché la sua tenue opacità si confonde
prive di sostanziale significato clinico. con quella delle parti molli circostanti. Può divenirlo
Per la descrizione del germinoma («teratoma atipico» a in caso di ectopia linguale (tumefazione aggettante dal
cellule indifferenziate) e del pineocitoma si rimanda al para- dorso linguale in orofaringe) o di marcato ingrandi-
grafo XXXII.S.l. Ilpineoblastoma ha caratteristiche simili
al pineocitoma, ma va incontro a calcificazione frequente e mento ghiandolare (strumi, tiroiditi, cisti, tumori),
massiva. I!teratoma pineale (teratocarcinoma nella varian- anche perché indirettamente delineata dalle strutture
te maligna) costituisce il 42% di tutti i teratomi intracrani- contenenti aria che le sono vicine (laringe e trachea)
ci. Può contenere grasso, capelli, denti. Alla TC e alla RM dislocate e compresse (fig. XXXI.13). L esame diretto
ha aspetto disomogeneo e va incontro a minimo c.e. Può può evidenziare calcificazioni tiroidee: «a gusdo
penetrare nella cavità ventricolare con formazione di un d'uovo» negli adenomi, «a chiazze multiple sparse»
livello liquido/grasso. nei gozzi parenchimatosi, «nodulari localizzate» nei
gozzi multinodulari, «pulverulente» nel carcinoma
papillare, <<dense e amorfe» nel carcinoma midollare.
3. Tiroide
3.2. Ecografia
La tiroide, per la sua sede superficiale, è bene
esplorabile palpatoriamente: ingrandimenti diffusi, Ecotomografia e tecniche Doppler rendono quasi
tumefazioni asimmetriche e noduli di dimensioni sempre possibile un approccio diagnostico semplice,
superiori a l cm possono essere rilevati con una certa rapido e spesso risolutivo, grazie anche alla possibilità
sicurezza. È tuttavia esperienza quotidiana che la mag- di realizzare estemporaneamente un agoaspirato eco-
gior parte dei noduli palpatoriamente singoli sono in guidato (nodulo solido potenzialmente maligno!).
realtà multipli; la palpazione, inoltre, non fornisce cografia assume ruolo importante anche nei controlh
validi elementi per la caratterizzazione morfostruttura- postoperatori (valutazione del parenchima residuo!).
Ghiandole endocrine 655

ghiandolare è delimitato da una sottile capsula ecoge-


na e può essere solcato (soprattutto in prossimità dei
poli) da strutture venose ipoecogene. La presenza di
aree fluide di dimensioni non superiori a mm è da
ritenersi normale ed espressiva di accumuli di mate-
riale colloide. Negli anziani è possibile riscontrare pic-
cole calcificazioni parenchimali, prive di significato
patologico.

Uno studio tiroideo completo comprenderà:


la ricerca di eventuali noduli, dei quali si analizzeH
ranno l'eco struttura, con particolare riguardo alla
presenza di microcalcificazioni: l'ecotomografia è
ill grado di individuare noduli cistici di l mm di
diametro e noduli solidi di 3 mm, con una sensibi-
lità, quindi, sovrapponibile a quella della palpazio-
ne intraoperatoria;
la ricerca di adenopatie laterocervicali (quelle
infiammatorie per lo più ovali e con buona eviden-
Fig. XXXI.13. Esame diretto della regione tiroidea. Una grossa for- 2;a delle strutture ilari; quelle neoplastiche lo più
mazione adenomatosa tiroidea, con classica calcificazione «a guscio)), rotonde e con assenza della normale immagine
disloca controlateralmente la trachea (t), ben apprezzabile per il con- dell'ilo);
tenuto aereo naturale. Si osservino, in alto, il vestibolo (v) con i ven- la valutazione della mobilità della ghiandola duran-
tricoli di Morgagni (i quali, nel complesso, descrivono un'immagine
11a fiore eli carta da gioco>>), in basso la carena (c) e i bronchi princi- te la deglutizione, la sua capsula, l'eventuale pre-
pali destro (bd) e sinistro (bs). senza di infiltrazioni dei tessuti peritiroidei, del ner-
vo laringeo, la trombosi dei vasi venosi del collo.
Lo studio ecotomografico è eseguito con trasduttori da
7,5-l OMHz in grado di consentire una dettagliata analisi
morfostrutturale e di visualizzare i linfonodi laterocervica-
li. li paziente è supino, con capo iperesteso. Le scansioni
trilsversali e longitudinali rendono possibile valutare anali-
), ticamente l'intero volume ghiandolare, la cui determinazio-
e ne può essere utile in presenza di gozzo per definire l'indi-
l)
cazione chirurgica, per calcolare la dose di !31 I nel tratta-
mento delle tireotossicosi e per valutare la risposta al tratta-
o mento soppressivo.
o In condizioni normali i diametri e il volume della ghian-
))
dola variano considerevolmente: in genere, il lobo destro ha
dimensioni maggiori; il diametro antera-posteriore, che
costituisce l'indice più attendibile delle dimensioni tiroidee,
non supera i 20 mm; il volume tiroideo medio, ottenuto
mediante la formula dell'elissoide (diametro cranio-cauda-
le x diametro antera-posteriore x diametro latera-laterale x
0.5), è di circa 11 cm3. Un decremento di volume può esse-
re considerato fisiologico nell'anziano .
.,
là La tiroide normale consta di due lobi laterali lieve- Fig. XXXI.14. Anatomia ecotomografica della tiroide normale (v.
)- mente asimmetrici uniti da un istmo, caratterizzati da testo)./n alto sezione trasversale; in basso sezione obliqua longitudi-
,_ ecostruttura in genere omogenea con tessitura degli nale. Tr"' trachea; C"' a. carotide comune; G"' vena giugulare inter-
na; asterischi "' muscoli sottoioidci; stella"' muscolo sternocleidoma-
li echi fine e regolare, iperecogena rispetto alle strutture stoideo. La freccia indica una piccola cisti polare inferiore con inten-
) muscolari adiacenti (fig. XXX1.14). Il parenchima so rinforzo di parete posteriore.
656 Capitolo XXxt

la valutazione del parenchima residuo dopo zionqnti, può superare i 150 cm/sin quelle iperfunzionanti
dectomia parziale. In corso di terapia medica della di Basedow j
riscontri velocimetrici prospettano una tendenza al decre-
Il color- e power-Doppler forniscono elementi dia- mento della velocità proporzionale al decremento del tasso
gnostici additivi permettendo di valutare, in particola- ematico di ormoni tiroidei.
re, la vascolarizzazione dei noduli tiroidei.
33. Diagnostica radioisotopica
Alcuni quadri assumono particolare significato: Assume rilievo:
le nodularità prive di segnali di flusso o con vascolariz-
zazionc esclusivamente periferica sono quasi tutte di nella caratterizzazione funzionale dei noduli tirai-
natura benigna, generalmente iperplasica o colloidoci- dei (noduli «caldi», «freddi», più raramente «iso-
stica; captanti»);
quelle che presentano evidenti componenti di vascola- nella ricerca di tiroidi ectopiche e accessorie fun.
rizzazione anche in sede centrale (fig. XXXI.l5) posso- zionanti;
no essere di natura iperplastica, ma si presentano con
nella ricerca di metastasi da carcinomi tiroidei dif-
questo aspetto anche lesioni adenomatose o carcinomi
(questo parametro può indicare la necessità di indirizza-
ferenziati originanti dall'epitelio follicolare;
re sul nodulo ipervascolare il prelievo bioptico!); deve in fase preliminare alla terapia con 1311 degli iperti-
essere inoltre tenuto presente che le nodularità scintigra- roidismi (adenoma di Plummer! malattia di
ficamente calde sono sempre caratterizzate da ipcrva- Basedowl.) e delle metastasi da carcinoma tiroideo
scolarizzazione: non esistono comunque correlazioni tra differenziato;
quadro ìpervascolare al color-Doppler e dati scintigrafi- nella valutazione postoperatoria, in particolare
ci e laboratoristici; della radicalità della tiroidectomia totale.
l'ipervascolarizzazione diffusa di tutta la tiroide (spesso
disordinata fino a generare un quadro di <<inferno tiroi-
deo>>, con diffusione «a tappeto» dei segnali color- La scintigrafia tiroidca è in genere effettuata con 99mtc-
Doppler su tutto l'ambito parenchimale) è elemento pertecnetato (2-4 mCi e. v.), ma il tracciante ideale è rappre-
otientativo in favore di una malattia di Basedow, di un sentato dallo radioiodio, specialmente lo mr. L'impiego
gozzo ipcrfunzionante o di una tiroidite cronica in fase dello l23J (0,5 mCi per os o e. v.) comporta, tuttavia, parti-
iniziale con elevati valori di TSH. colari problemi logistici e organizzativi a causa della sua
emivita fisica relativamente breve (13 ore) e del suo costo
Vintegrazione dello studio Doppler con i para- più elevato. Lo 13!J è preferibile per la ricerca di metastasi
metri velocimetrici (eco-Doppler) può fornire un ulte- (scintigrafia corporea totale dopo tiroidectomia e radiotera-
riore supporto nella caratterizzazione di natura della pia metabolica dell'eventuale residuo tiroideo!), per la
patologia tiroidea. quale il 99mTc-pertecnetato è del tutto inadeguato. L'uso di
«indicatori di cellularità» (75Se-mctionina, 131Cs, 2DlTJ)
La velocità di flusso nell'arteria tiroidea inferiore non nella caratterizzazione dei noduli tiroidei «freddi» ha perso
supera i 60 cmJs nelle tireopatie diffuse o nodulari non fun- modernamente importanza per la diffusione dell'esame
citologico su agoaspirato percutaneo.
Gli ioni 99mTc-pertecnetato (99mTco 4-) sono attivamen-
te captati dai tircociti mediante lo stesso meccanismo ope-
rante per lo I (<<pompa» metabolicamente attiva che lavora
Fig. XXXI.15. Nodulo tiroi- contro gradienti di concentrazione di 50-500:1); tuttavia, a
dco. Color-Doppler. La lesio- differenza di quanto avviene per lo I, gli ioni 99mTco4- non
ne intraghiandolare, solida c sono assoggettati a organicazione nel tessuto tiroideo (tappa
ipoecogena, presenta segnali
di flusso disposti prevalcnlc- essenziale nella sintesi degli ormoni til:oidei). Pertanto, in
mente in sede periferica alcune condizioni fisiopatologiche (ad esempio, nella fase
lungo il suo contomo ante- di recupero delle tiroiditi croniche) si può osservare una
riore; sono peraltro apprez- certa discrepanza fra i quadri scintigrafici ottenuti rispetti-
zabili alcune componenti vamente con radioiodio e con 99mTc-pertccnetato.
vascolari che si irradiano In caso di uso del 99mTc-pertecnctato, quadri scintigra-
verso il centro. Nel caso in
considerazione trattavasi di fici adeguati alle necessità diagnostiche sono ottenuti 15-30
nodulo ipcrplastico. minuti dopo la somministrazionc e. v. Si consideri che la
Ghiandole endocrine 657

nti, captazione del radiofarmaco (analogamente a quanto avvie- nella valutazione degli strumi con estensione retro-
ne per il radioiodio) è rido Ha in corso di terapia con fanna- sternale (struma «plongeantìì e cervicotoracico),
' i
re. ci tireostatici o tireosoppressivi, se l'indagine è effettuata a soprattutto quando sussistano sintomi di compres-
sso breve distanza di tempo da indagini radiologiche contrasto- sione delle vie aeree (rapporti con la trachea e con
grafiche (MdC iodati!) o dopo assunzione (anche percuta- il mediastino anteriore!- v. fig. XVII. l l);
nea!) di medicamenti contenenti iodio: in queste condizio- nella valutazione del volume tiroideo per la pro-
ni, la visualizzazione scintigrafica del parenchima tiroideo grammazione della terapia metabolica con radio
può essere agevolmente ottenuta con 201Tl o con il 99mTc-
dio (errore medio intorno allO%);
sestamibi.
nella valutazione dell'esoftalmo (spessore dei
ai-
I due lobi tiroidei principali assumono nello scinti- muscoli oculari!) nella malattia di Basedow.
lO-
gramma l'aspetto di ellissoidi lievemente angolati a
(N>> o a «U>ì e connessi da un sottile istmo (v. figg. A paziente supino con capo iperesteso si assumono stra-
m- ti contigui di 4-5 rum di spessore paralleli al piano delle
VIII.3 e 4). La radioattività è uniformemente distribui- corde vocali, dall'osso ioide al mediastino supetiore. La
lif- ta nel loro contesto, ma appare accentuata al terzo me- tiroide normale, contenente circa 0,65 mgiJg, ha valore di
dio (particolarmente lungo il profilo media! e) per ef- attenuazione di 60-80 UH ed è quindi ben differenziabile
ii- fetto di sommazione (maggiore spessore centrale del- dalle strutture circostanti. Per una più fine valutazione strut-
di l'ellissoide!). Talora è apprezzabile i! lobo piramidale, turale e per la precisazione dei rapporti di rilievi patologici
leo per lo più in rapporto di contiguità con il tratto prassi- con le strutture vascolari si rende necessario completare
male del lobo sinistro; può anche essere visibile (spe- l'indagine con l'iniezione a bolo di MdC iodato.
I quantitativi non trascurabili di I libero nel MdC pos-
1re cialmente in condizioni di iperfunzione diffusa) un trat-
sono alterare per settimane il profilo ormonale dd la timide
to residuo del dotto tireoglosso. Presenza di 99mTc-per- e l'esito di eventuali indagini scintigrafiche, e indurre in
tecnetato (come pure di radio iodio) è di solito pazienti ipertiroidci crisi tireotossiche. Qualora la TC non
le- trata anche nelle ghiandole salivari maggiori, nella mu- rappresenti l'ultimo nodo di un albero diagnostico decisio-
re- cosa buccale (ghiandole salivari minori!), nell'esofago nale in pazienti eutiroidei, è consigliabile un trattamento «di
:go e nel sangue circolante. copcrtura>ì con perclorato di potassio, prima dell'esecuzio-
rti- Nella valutazione dello scintigramma tiroideo si ne dell'indagine, per ostacolare la captazione di iodio da
ma considereranno con attenzione l'entità della captazione parte della tiroide.
sto
(in rapporto al «fonda>ì circostante), la sede, la morfo-
asi 3.5.RM
logia generale e le dimensioni dei singoli lobi, la distri-
ra-
la buzione omogenea o disomogenea, la presenza di aree Ha indicazioni sovrapponibili a quelle della TC,
di focali «caldeìì (associata o no a inibita captazione nel rispetto alla quale offre il duplice vantaggio della mul-
TI) restante parenchima tiroideo) o tiplanarietà (utile soprattutto nella valutazione dell'eM
rso stensione dei gozzi cervicotoracici e della diffusione
me 3.4.TC del carcinoma tiroideo negli spazi cervicali) e del non
È tecnica di seconda istanza nello studio della uso di MdC iodato. Il contributo alla diagnosi diffe-
tiroide. Il suo contributo alla diagnosi differenziale tra renziale tra lesioni benigne e maligne è occasionai-
Je· mente positivo (valutazione della capsula e del c.e.
Jta
lesioni benigne e maligne è limitato alla valutazione di
elementi indiretti (linfoadenopatie! invasione dei tes- dinamico\). Dopo tiroidectomia e trattamenti radiote-
., a rapici la RM può consentire la differenziazione tra tes-
<OD
suti peritiroidei!). Trova indicazione:
nella stadiazione dei tumori maligni, soprattutto di suto cicatriziale e recidiva.
rpa
in quelli a comportamento invasivo (carcinoma ana-
L indagine è eseguita con bobine di superficie «dedica-
!SC plastico!);
te», con piani di scansione trasversali e coronali a strato sot-
ma nella stadiazione dellinforna tiroideo (2,5% delle tile, utilizzando sequenze SE TI- e T2-pesate. Le prime
tti- localizzazioni extralinfonodali del linfoma non ottimizzano il contrasto tra parenchima tiroideo (segnale
Hodgkin) per identificare linfoadenopatie toraci- ipointenso) e tessuto adiposo cervicale (segnale iperintçn-
ra· che e addominopelviche; so); le seconde quello tra parenchima tiroideo (segnale ipe-
30 nella ricerca di recidive postoperatorie locali e rintenso) e muscoli (segnale ipointenso). La scansione con
la mediastiniche; sequenze TI-pesate dopo somministrazionc e.v. di MdC
658 01pito!o XXX!

paramagnetico assume importanza per la migliore delinea- genere ipertrofico.


zione delle lesioni nodulari. Nell' ectopia (difetto nella migrazione dell 'abboz.
zo tiroideo lungo il collo con localizzazione in sede
Nello studio delle linfoadenopatie metastatiche la linguale, paralaringea sopra- o sottoioidea, intratoraci-
RM presenta una accuratezza diagnostica analoga alla ca) !'ecografia può rilevare l'assenza di parenchima
TC (intorno all'SO%). Il criterio dimensionale è quel- ghiandolare nella loggia tiroidea (ectopia totale) 0
lo usualmente utilizzato. Le lesioni hanno segnale di un'emiagenesia per lo più destra (ectopia parziale), e
media intensità nelle sequenze Il-pesate, iperintenso la presenza di una tumefazione nodulare con ecostrut-
in quelle T2-pesate. In linea generale, una marcata tura similtiroidea nella sede interessata, della quale ]a
ipointensità del segnale nelle sequenze TI-pesate TC evidenzia l' iperdensità e il valido c.e. La scintigra-
riflette la presenza di quantitativi elevati di tireoglobu- fia è risolutiva nella ricerca di tessuto tiroideo ectopi-
lina linfonodale. ca e nella differenziazione con masse di alh·a natura
(captazione del 99 ntTco 4- e, ancor più, del radioiodioi). ·
3.6. Termografia I rilievi semeiologici sono identici in presenza di tiroiM
di accessorie (nelle quali è sempre presente la tiroide
La posizione superficiale e la ricca vascolarizza-
in sede normale!).
zione rendono la tiroide particolarmente adatta allo La cisti del dotto tireoglosso, localizzata in sede
studio teletermografico (v. fig. X.4). Nella valutazione mediana lungo il decorso del dotto tireoglosso, assume
dei noduli tiroidei palpabili, tuttavia, il numero troppo l'aspetto di una formazione cistica anecogena o varia-
elevato di falsi positivi (10% di noduli benigni iperter- mente corpuscolata (processi flogistici endoluminali!
mici) e di falsi negativi (40% di noduli maligni nor- emorragia!).
motermici) ne invalida l'uso autonomo. La teletermo-
grafia assume un certo ruolo nel controllo evolutivo 3.9. lper- e ipotiroidismo
delle tiroiditi (ipertermia diffusa nelle fasi acute! ipo-
termia diffusa nelle fasi di regressione!). In queste situazioni cliniche l'approccio «per
immagini» (ecografico e scintigrafico) può recare
3.7.Angiografia importanti in-formazioni.
L: ipertiroidismo è per lo più determinato dalla ma-
Il ricorso all'arteriografia selettiva e superselettiva lattia di Basedow, dal gozzo multinodulare tossico, dal-
nello ·studio della patologia tiroidea è assai poco fre- l' adenoma tossico di Plummer; più raramente è presen-
quente, non solo per la sua complessità, ma anche per te nelle fasi precoci delle tiroiditi acute e subacute. Nel·
il fatto che la tecnica chirurgica, in presenza di tumo- la malattia di Basedow, o gozzo tossico diffuso, la'scin-
ri, non contempla sostanziali variazioni in ragione dei tigrafia con 99mTcMpertecnetato evidenzia un aumento
reperti angiografici. diffuso dell'attività tiroidea con quadro simulante per
qualità una scintigrafia con 123 1. L'ecografia dimostra
3.8. Patologia malformativa l'ingrandimento diffuso e simmetrico della tiroide con
Comprende le anomalie di formazione (aplasia, margini lobulati ed ecostruttura moderatamente ipoe-
ipoplasia, emiagenesia), di migrazione (ectopia), di cogena e disomogenea; tipico è l'aspetto diffusamente
persistenza della pervietà del dotto tireoglosso (cisti ipervascolare della ghiandola al color-Doppler con ve-
del dotto tireoglosso). locità di flusso elevata per la presenza di shunt artero-
L aplasia (mancato sviluppo della tiroide durante venosi («inferno tiroidem>); talora è dimostrabile la di-
la vita fetale) e I'ipoplasia (incompleto sviluppo), si latazione dei vasi parenchimali. La radioterapia meta-
accompagnano a ipotiroidismo più o meno grave. bolica con n q induce la progressiva comparsa di diso·
All'ecografia il parenchima tiroideo risulta assente mogeneità parenchimali (tralci fibrosi!) e una ecogeni-
(aplasia) o marcatamente ridotto di volume (ipopla- cità simi1e a quella della tiroide normale. Alla RM è ta·
sia), con tronchi sopraaortici medializzati. La scinti- lora osservabile un aumento diffuso del segnale nelle
grafia è necessaria per individuare la presenza di mini- sequenze T l- e T2-pesate. Nel gozzo multinodulare tos-
me quantità residue di parenchima funzionante. sico (fig. XXXI.l6) la scintigrafia con 99mTc-pertec-
Nell'emiagenesia tiroidea il lobo controlaterale è in netato evidenzia la commistione di aree ad aumentata
Ghiandole endocrine 659

attività (tessuto autonomo iperfunzionante) e aree a di- determina insufficiente produzione di ormoni tiroidei,
minuita attività (tessuto inibito). Cecografia evidenzia aumento dell'increzione di TSH e conseguente
l'ingrandimento della tiroide per la presenza di noduli aumento del volume ghiandolare).
multipli prevalentemente iso- e ipoecogeni; la scinti- r; iperplasia tiroidea diffusa non mostra caratteri
a grafia consentirà di individuare, tra questi, i noduli tos- semeiologici ecografici di rilievo: la trama parenchi-
o sici ipercaptanti. L'adenoma tossico di Plummer, qua- male tiroidea è tuttavia grossolana con ecogenicità
e si Sempre ipercaptante alla scintigrafia (v. fig. VIIL4B), simile a quella della tiroide normale o lieve ipoecoge-
t- assume l'aspetto ecografico di una formazione nodu- nicità.
Jare di varia ecogenicità, ipervascolarizzata, spesso con Nel gozzo cervicale l'esame diretto in proiezione
l· aree lacunari interne e con alone perinodulare; il lobo AP dimostra, se l'incremento del volume tiroideo è
i- controlaterale della tiroide, non visibile alla scintigra- asimmetrico (come pressoché costantemente avvie-
·a ne!), la deviazione della trachea e dell'esofago (preli-
.fia per l 'inibizione della captazione, ha ecostruttura
). minare bolo baritato! XXXI. l?). Cimpronta ha
normale. generalmente margini curvilinei netti, come «tracciati
j. Nell'ipotiroidismo primitivo, congenito (aplasia con il compasso». In proiezione LL è possibile
le della tiroide, aplasia o ipoplasia lobare, ectopia, difet- apprezzare un'opacità parenchimatosa situata al
le
to enzimatico, carenza di I) o acquisito (radioterapia
·metabolica, tiroidectomia, tiroidite pregressa), e
davanti della trachea dislocata posteriormente e
le
alquanto compressa, nel contesto della quale spesso
secondario (da causa ipofisaria), l'ecografia ha il sono presenti calcificazioni. Il sospetto di struma tro-
a- compito di determinare il volume ghiandolare, la scin-
i! va conferma all'osservazione radioscopica: degluti-
tigrafia quello di valutare lo stato funzionale e l'even- zione e colpi di tosse ne inducono un brusco sposta-
tuale sede ectopica della tiroide. mento «a scattm> verso l'alto. Caratteri simili hanno il

3.10. Jperplasia e struma


er Con il termine di «iperplasia tiroidea» si indica la
re presenza di micro- e macronodularità disseminate nel
,,. tessuto tiroideo non necessariamente implicanti
aumento di volume della ghiandola, cioè «struma>>, o
11- gozzo. Il gozzo, peraltro, è la malattia tiroidea più dif-
:n- fusa nel mondo, endemica iri aree geografiche povere
,,_
di iodio (la carenza di iodio nella dieta, come è noto,
m-
rto
le[
tra
on
Je-
Jte
lO-
ro-
di-
:ta-
so-
:ni-
ta-
Fig. XXXI.l7. Struma tiroidco dislocante l'esofago. La tumefazione
'"'
'os-
XXXI.16. Gozzo multinodu\are tossico. Scintigrafia tiro idea con
9m1c-pertecnetato. Nel contesto della ghiandola ingrandita sono
tiroidea (ST), i cui contorni superiore, esterno e inferiore (frecce drit-
te) non sono facilmente apprezzabili per la radiopacità assai tenue,
ec- bene apprezzabili molteplici «aree calde>> di dimensioni variabili e disloca verso sinistra con impronta regolare (frecce curve) la faringe
aspetto nodulare. Il parenchima restante è alquanto ipocaptante per ini- (F) e l'esofago (E) riempiti di bario. Nel suo contesto sono presenti
·.ata bizione secondaria. alcune piccole calcificazioni (punta di freccia). A= arco aortico.
660 Capitala XXXJ,
<i
gozzo lingua/e, il gozzo plongeant (il cui poi? infe- 3.11. Tiroiditi
i
riore raggiunge la faccia posteriore del manubno ster-
Hanno eziologia disparata e possOno essere acute,
nale) e il gozzo cervicotoracico (il cui polo inferiore
subacute e croniche. L'ecografia assume un certo rilie.
occupa parte del medi astina anterosuperiore- v. fig.
XVII. Il).
vo nel loro studio. Le tiroiditi acute hanno eziologia vi. l
rale o batterica, quest'ultima con tende:n.za all'evolu-
I:incremento volumetrico della tiroide è ben valu-
zione suppurativa. La presentazione clinica tipica com-
tabile e quantificabile con ecografia. In età
porta febbre e tumefazione dolorosa del collo. reco-
ha carattere diffuso, non nodulare; nell'adulto e
casi inveterati possono manifestarsi micronodulantà
grafia evidenzia l'ingrandimento diffuso o focale della
ghiandola, che ha margini mal definiti e presenta aree
l
riproducenti la struttura del follicolo tiroideo, che
ipoecogene sfumate nel suo contesto, e un aspetto ipo-
sono evolvere sino alla formazione di macronoduh e
vascolare al (edema interstiziale!). Nel-
andare incontro a colliquazione o trasformazione col-
la tiroidite subacuta granulomatosa di De Quervain,
loidocistica: si realizzano in tal modo i quadri dell'i-
spesso preceduta da un'infezione delle vie aeree supe-
perplasia e dello struma nodulari a carattere riori, sono apprezzabili, in forma assai spesso diffusa,
cistico o emorragico. La scintigrafia può essere
aree ipoecogene multiple a contorni sfumati, con tipico
mente in caso di dubbio sulla natura della massa, carattere migrante e frequentemente recidivanti. La ti-
dimostrando che questa è costitulta da tessuto
roidite cronica di Hashimoto (nella quale assumono ri-
funzionante frammisto ad aree nodulari «fredde" (fig. lievo fattori autoimmunitari) colpisce soprattutto don-
XXXL18). Come in precedenza ricordato, pregress.e ne giovani o di mezza età e decorre con ingrandimento
indagini radiologiche con MdC iodato e la diffuso della ghiandola spesso associato a ipotiroidismo.
tante terapia con ormoni tiroidei possono interfenre
Il quadro ecografico è tipico: volume ghiandolare au-
sulla efficace visualizzazione scintigrafica. La TC e la
mentato nelle fasi iniziali della malattia, gravemente ri-
RM consentono di definire l'estensione del gozzo, la
dotto in quelle tardive; contorni della ghiandola lobula-
continuità o meno con la tiroide cervicale, i rapporti ti; ecostruttura disomogenea di aspetto microareolare
con le strutture adiacenti (in particolare i vasi per la presenza di micronoduli ipoecogeni di 1-6 mm di
gni). Queste informazioni hanno importanti diametro (che conferiscono alla diagnosi un VPP supe-
sioni sulle scelte chirurgiche (accesso cervicale? riore al 95 %); spesso sono presenti setti iperecogeni
cotomia?). Il gozzo presenta margini ben delineati, che conferiscono al parenchima aspetto polilobulato; il
valore di attenuazione in rapporto al contenuto di iodio Doppler evidenzia, negli stadi iniziali dell'ipoti-
ma in genere superiore a quello dei muscoli, roidismo conseguente alla tiroidi te cronica, una Iper·.
zioni focali, aree ipodense di degenerazione cistica; vascolarizzazione parenchimale con velocità di flusso
dopo iniezione e.v. a bolo di MdC iodato ha c.e. inferiore a 40-50 cm/s. Nella tiroidite cronica fibrosa
cato e talora disomogeneo (gozzi multinodulari).

Noduli iperplastici sono riscontrabili in più del30% dci


soggetti in corso di indagini ecografiche del collo.
sede ubiquitaria bilobare; struttura solida con ecogemctta
simile a quella del parenchima tiroideo adiacente,
comunemente iperecogena, raramente ipoecogena; margmt
netti e regolari contornati da un alone so.ttile
regolare (vasi perinodulari!). In caso dt coll.tquaz!One t
noduli presentano aspetto microareolare o appmono franca-
mente cistici se a contenuto colloideo, corpuscolati se è pre-
sente. contenuto emorragico. Questi reperti relativi ai mar-
gini e alla componente fluida non possono essere
sicuri indici di benignità poiché si riscontrano soltanto m
parte dei noduli iperplastici e possono essere presenti anche Fiu. XXXL18. GoZzo multinodularc. Scintigmfia tiroidea con 99 mTc-
in noduli di natura maligna. Talora nel loro contesto sono pe;tecnetato. Nel contesto della ghiandola ingrandita normocaptante
presenti calcificazioni (fortemente espressive di benignità sono apprezzabili alcune «arce fredde)) che rendono nel complesso
se con aspetto «a guscio d'uovO>l). caratteristicamente «vacuolarc>> il quadro scintigra.fico.
J ;1 Ghiandole endocrine 661
·';·i
i' di ft_iedel, che colpisce principalmente individui di ses-alone perinodulare sottile di spessore costante; i mar
l so femminile e conduce invariabilmente all'atrofia gioi ben definiti e regolari; la presenza di calcificazio-
e, ghiandolare, l'ecostruttura tiroidea è fortemente ipoe- ni periferiche a «guscio d'uovo» o intranodulari di
cogena; talora sono coinvolti i muscoli adiacenti e me- aspetto grossolano. La coesistenza in uno stesso nodu-
i- l no comunemente le strutture vasco lari. Talora è diffi- lo di più di uno dei segni sopradescritti ne aumenta la
cile la differenziazione dal carcinoma anaplastico. In probabilità di benignità e consente di evitare l'accerta-
mento bioptico.
,, 11,
qualche caso può associarsi fibrosi mediastinica e re-
troperitoneale, o colangite sclerosante. La scintigrafia Tra i segni di malignità, i più significativi sono: l'i-
la tirdidea (modernamente sono pressoché obsoleti i test poecogenicità del nodulo; la presenza di margini irre-
golari, l'esistenza di un alone ipoecogeno spesso e
" di captazione tiroidea dello 1311) mostra un accumulo
diffusamente povero o assente del radiofarmaco con- irregolare; il rilievo di microcalcificazioni (dovute a
sentendo una differenziazione delle forme con tireo- corpi psammomatosi nel carcinoma papillifero e a
tossicosi (tiroidite cronica con tireotossicosi transitoM depositi di sostanza amiloide nel carcinoma midolla-
"·e- ria, spesso insorgente nel contesto del postpartum) da! M re); l'invasione da parte della neoplasia di strutture
a, Ja malattia di Basedow; nella tiroidite di Hashimoto si anatomiche adiacenti, di natura muscolare, vascolare e
:0 ha distribuzione non omogenea del radiofarmaco, taM nervosa.
fi. !ora con presenza di aree «fredde» o «calde» o di enM Un qualche interesse nella differenziazione tra adenoma
ri- trambi i tipi. e carcinoma tiroideo assume talora la RM attraverso la valu-
n- tazione:
lo 3.12. Lesioni focali
O, della pseudocapsula tumorale (poco apprezzabile o
Uniche o multiple, sono costituite da cisti, adeno- sente nell'iperplasia adenomatosa dei gozzi multinodu-
u- lari; sottile e continua negli adenomi; interrotta nei car-
ri- mi, tumori maligni. Il loro studio ha luogo elettivamente
con ecografia e agoaspirato ecoguidato; talora assume cinomi per estensione nel suo contesto di tessuto tumo-
a- rale). Una pseudocapsula continua e non uniformemen-
re importanza la scintigrafia per la caratterizzazione fun-
te spessa può tuttavia essere presente sia negli adenomi
di zionale. Il problema diagnostico di maggiore impegno, che nei carcinomi, rendendonc impossibile in questo ca-
,,_ data anche l'elevata frequenza, è rappresentato dalla so (il più frequente!) la differenziazione.
:ni
definizione di benignità o malignità del «nodulo soli- del c.e. dinamico dopo somministrazionc c.v. a bolo di
lario pa!pabile tiroideo>> (v. Appendice JL6). MdC paramagnetico (valori di picco dell'intensità circa
;il
due volte maggiori nelle lesioni maligne).
ti-
In linea di principio, la scintigrafm è meno sensibile del-
:r· l'ecografia nell'individuazione di noduli tiroidei (apprezza- Le cisti hanno per lo più origine emorragica o col-
so bili solo quando il loro diametro è di almeno 7-8 mm- v. fig. loidocistica e assumono l'aspetto di aree ecoprive con
sa VIII.4). La caratterizzazione funzionale del nodulo, ritenuta pareti sottili spesso non identificabili, nel contesto
in passato importante elemento di valutazione, non sembra delle quali possono essere presenti sepimentazioni
apportare significativo <<guadagno diagnosticm> nel giudizio interne, livelli fluidi, detriti di natura emorragica.
di natura. Se è vero che i noduli «caldi» sono benigni nel Gli adenomi, in genere solitari, occasionalmente
99% dei casi, i noduli «freddi» (i più frequenti) sono maligni
solo ncl!0-20% dei casi: il valore predittivo di malignità del dotati di attività funzionale e accompagnati da iperti-
reperto scintigrafico di nodulo (ifreddo» è quindi intollera- roidismo (adenoma di Plummer), costituiscono circa il
bilmente basso per potere irifluenzare direttamente le scelte 10% dei noduli tiroidei. All'ecografia hanno
terapeutiche! I noduli <dsocaptanti» sono per lo più adenomi tura variabile (nel 50% dei casi isoecogena, nel restan-
autonomi ben compensati. te 50% ipoecogena). In genere gli adenomi tiroidei
presentano un alone ipoecogeno periferico spesso e
Nella patologia nodulare non esistono criteri eco- regolare indotto dalla formazione di una capsula fibro-
tomografici assoluti per la distinzione tra nodulo beni- sa e da vasi perinodulari. Gli adenomi follicolari pos-
gno e maligno. sono diventare autonomamente funzionanti: la scintiM
Tra i segni di beti.ignità devono essere considerati: grafia dimostra ipercaptazione con inibizione parziale
T<- l'iperecogenicità del nodulo; la prevalenza di compo- o totale del parenchima residuo; il color-Doppler ne
mte nenti cistiche intranodulari, soprattutto in noduli iso- definisce la ricca vascolarizzazione.
iperecogeni; la presenza di livelli fluidi; il rilievo di un I tumori maligni (carcinoma papillare, follicolare,
'1[
662 Capitolo XXxt l
midollare e anaplastico) hanno una incidenza di gnosi grave. Assume l'aspetto di una massa infiltrante l
casi ogni centomila individui e sono più frequenti nel ampiamente le strutture del collo e con grossolane
sesso femminile (3:1). aree necrotiche interne. TC e RM sono indispensabili l
Il carcinoma papillare (75-90% dei carcinomi per la corretta stadìazione delle lesioni di più grosse l
tiroidei) ha caratteri peculiari: tendenza alla dimensioni.
calità (con interessamento del lobo controlaterale nel 11/infOma tiroideo primitivo (4% dei tumori tirai-
13% dei casi); precoce interessamento secondario dei dei) si sviluppa in genere su una preesistente tiroidite
linfonodi giugulati e ricorrenziali; scarsa tendenza di Hashimoto. Assume l'aspetto di una massa ipoeco-
all'accrescimento volumetrico e alla metastatizzazio- gena di discrete dimensioni, multilobulata, spesso con
ne (anche in presenza di interessamento linfonodale). aspetto decisamente multinodale. L accertamento isto-
Si presenta in forma di nodulo ipoecogeno (85% dei e
logico indispensabile per la diagnosi.
casi), più raramente isoecogeno o misto, a contorni
scarsamente definiti (fig. XXX1.19). Nel 50% dei casi La scintigrajìa con radiai odio riveste un ruolo fonda-
sono presenti microcalcificazioni psammomatose mentale nel follow-up dei pazienti operati per carcinoma ti-
intranodulari (punteggiatura iperecogena!). Cinvasione roideo differenziato. Questi tumori risultano di solito «fred-
dei muscoli pretiroidei e del nervo laringeo è poco di)) al!a scintigrafia con 123{ e con 99mTc04", in quanto la ca-
quente. Il evidenzia l'ipervascolarizza- pacità di concentrare lo iodio, proprietà residua dell'epitelio
zione cenh·ale. follicolare da cui la neoplasia è originata, è del2-3% rispet-
Il carcinoma follicolare (5%-15% dei carcinomi to al tessuto tiroideo normale, e ciò induce un \(contrasto scin-
tiroidei), talora risultante dalla degenerazione di un tigrafico>> fra tumore e parenchima normale. Dopo tiroidec-
adenoma follicolare, ha carattere variabile da una tomia totale e dopo radioterapia metabolica con 131 I vien me-
minima invasività a un'importante tendenza all'inva- no questa «competizione» fra parenchima normale e tessu-
sione vascolare e dei tessuti molli del collo (assenza di to h1morale: quest'ultimo può quindi essere visualizzato scìn-
capsula!) e alla metastatizzazione a distanza. Caspetto tigraficamente con una dose più elevata di 131 L
ecografico è simile a quello del carcinoma papillare La scintigrafia corporea con 131J deve essere effettuata
(l'invasione della capsula può essere dimostrata eco- dopo sospensione del trattamento sostitutivo con ormoni ti-
graficamente dalla presenza di un alone ipoecogeno roìdei, sì da stimolare, a causa del conseguente innalzamen-
to dei livelli ematici di TSH, le funzioni metaboliche del tes-
perìnodulare ampio e irregolare). Sono in genere.
suto tumorale eventualmente presente in sede locoregionale
assenti microcalcificazioni e adenopatie. Alla lesione (soprattutto a livello linfonodale nel caso del carcinoma pa-
si associa frequentemente patologia iperplastica beni- pillare) o a distanza (soprattutto a livello polmonaÌ"e esche-
gna: circa 2/3 dei carcinomi follicolari insorgono su letrico nel caso del carcinoma follicolare). In presenza di le-
un gozzo multinodulare. L accertamento istologico è sioni neoplastiche captanti iodio può essere effettuata, in si-
indispensabile per la diagnosi (il solo esame citologi- tuazione di stimolazione analoga a quella sopra descritta, la
co su agoaspirato non consente la d.d. con l'adenoma radioterapia metabolica con 131J (100-150 mCi).
follicolare!).
Il carcinoma midollare (5% dei carcinomi tiroidei), 3.13. Studio radiografico del torace e dello sche-
isolato o nel contesto di una sindrome poli endocrina letro nelle tireopatie
(MEN Ila, associato a feocromocitoma e adenoma pa-
ratiroideo), origina dalle cellule parafollicolari della Le affezioni tiroidee possono creare effetti a
roide deputate a secernere calcitonina (che rappresenta distanza nel rilievo dei quali la radiologia assume un
un vero e proprio indicatore della neoplasia!). Ali 'eco- ruolo importante.
grafia si manifesta in forma di lesione unica o multipla Nell'ipotiroidismo l'esame sistematico dello sche-
prevalentemente ipoecogena, intensamente vascolariz- letro mostra rilievi diversi in funzione dell'età. Nel
zata, _con margini regolari e alone pe1iferico ampio e bambino: ritardo nella comparsa e nell'accrescimento
regolare contenente microcalcificazioni amiloidee. Alla dei centri di ossificazione con evoluzione in nanismo
scintigrafia non capta radio iodio ma è in grado di con- disarmonico; epifisi frammentate; suture e fontanelle
centrare elettivamente la meta-iodo-benzilguanidina. slargate; dentizione ritardata; ispessimento delle ossa
Il carcinoma anaplastico risulta dalla trasforma- della volta cranica con un aumento della distanza inte·
zione anarchica di forme neoplastiche originariamen- rorbitaria; seni paranasali e mastoidi ipopneumatizza-
te ben differenziate. È estremamente invasivo e a pro- ti. Nell'adulto: ispessimento della volta cranica; defor·
l
l Ghiandole endocrine 663

l tiroidei (60%), meno comunemente in sede ectopica media-


stinica anterosuperiore (26%) nel contesto del legamento
l tireotimico o del residuo timico (2%). Nello 0,2% dei casi
l la localizzazione intratiroidea rende difficile (se non impos-
sibile!) distinguerle da noduli tiroidei.
Trattasi di organi piccoli, con diametri principali di
6x3,5 mm e spessore di 0,2-2 mm, irrorati da rami dell'ar-
teria tiroidea inferiore e da branche anastomotiche con le
arterie tiroidee superiori. Le paratiroidi ectopiche mediasti-
niche sono vascolarizzate da rami delle arterie tiroidee infe-
riori, dall'arteria mammaria interna e dalle arterie timiche.
Fig. XXXI.l9. Carcinoma papillare. Ecotomografia. Il nodulo tiro ideo
solido ipoecogcno ha margini relativamente regolari ma non presenta Il ruolo del paratormone sull'asse intestino-osso-rene è
alone periferico ipoccogeno. In questi casi lo studio dell'architettura stato discusso nel capitolo XII (v. fig. XII.l ). Di norma l'i-
vascolare può apportare rilievi preziosi a fini diagnostici. Nel caso in perparatiroidismo primario è riconosciuto non tanto per la
considerazione la diagnosi è stata resa possibile dall'agoaspirato diretta dimostrazione dello slargamento paratiroideo (iper-
guidato plasia? adenoma? carcinoma?), quanto per gli effetti perife-
rici dell'iperfunzione ghiandolare (particolarmente: urinari,
mazione a cuneo delle vertebre; coxa vara con appiat- scheletrici e gastrointestinali). Gli ipe1paratiroidismi secon-
timento della testa femorale. resame standard del dario e terziario sono stati considerati nei paragrafi XII.9.1.1.3
torace poh·à mostrare l'ingrandimento dell'ombra car- e XXVIL14.2.
diaca con configurazione da versamento pericardico.
Nell'ipertiroidismo !'esame standard del torace La visualizzazione delle paratiroidi con le diverse
pOtrà mostrare il classico quadro da aumento della git- tecriiche di studio per immagini è in genere possibile
tata cardiaca (ingrandimento dell'ombra cardiaca con solo in presenza di un loro aumento di volume.
prominenza dell'arco medio sinistro); !'esame siste- Caspetto simile ai linfonodi e la frequenza delle loca-
matico dello scheletro metterà in evidenza una condi- lizzazioni ectopiche rendono conto della scarsa sensi-
i- zione di osteoporomalacia. bilità e specificità di queste tecniche.
l· Nei carcinomi tiroidei l'esame radiografico dello L'ecotomografia è la tecnica di studio di prima
i· scheletro potrà mostrare le tipiche metastasi osteoliti- istanza. Ha sensibilità del 70-80% nell'identificazione
.e che con tendenza allo sconfinamento nelle parti molli, degli aumenti di volume, del90% nell'identificazione
1-
,_ localizzate più frequentemente nel cranio, nel bacino e degli adenonli. La specificità è alta e aumenta ulte-
negli arti superiori (v. fig. XII.109); l'esame'standéd riormente con l'uso integrato dell'agoaspirato.
'i-" del torace potrà evidenziare le tipiche metastasi pol-
monari «a tempesta di neve>> o a carattere «peribron-
:C indagine è opportunmnente estesa a tutto il collo,
la dall'osso ioide allo sterno e, quando possibile, al me-
chiticm> del carcinoma papillare. diasti no anterosuperiore. Le paratiroidi ingrandite as-
sumono l'aspetto di masserelle ovalari localizzate an-
,_ teriormente al muscolo lungo del collo, posteriormen-
4, Paratiroidi te ai lobi tiro idei e da questi separate da una sottile li-
nea connettivale ecogena (fig. XXXI.20). La struttura
Lo studio «per immagini» delle paratiroidi è
è per lo più ipoecogena rispetto alla tiroide (ma può di-
m richiesto per lo più in soggetti con ipercalcemia e
venire iperecogena in caso di involuzione adiposa). È
segni clinici di iperparatiroidismo. La localizzazione
possibile il riscontro di aree calcifiche
e- prechirurgica delle ghiandole sede di patologia è una
dismo secondario!) e di aree cistiche (2% dei casi). La
el delle finalità principali.
differenziazione dell'iperplasia dall'adenoma parati-
to roideo non è possibile su base morfologica ed eco-
Le paratiroidi sono usualmente 4 (2 superiori e 2
10 strutturale. Il carcinoma paratiroideo, molto raro, è in
le riori), ma il loro numero può variare da 2 a 12. Le parati-
roidi superiori sono addossate alla superficie posteriore dei
genere più voluminoso dell'adenoma, ha contorno lo-
sa bulato ed ecostruttura disomogenea. La diagnosi preo-
lobi tiroidei al terzo medio (80%), meno comunemente
e- peratoria è possibile solo nel caso di invasione degli or-
hanno sede latera- o retroesofagea, intertracheoesofagea,
:a- ectopica mediastinica posteriore. Le paratiroidi infàiori gani adiacenti.
tr- sono localizzate in prossimità del polo inferiore dei lobi Il color-Doppler consente in un'alta percentuale
664 Capitolo Xtxi

di casi l'identificazione di strutture vascolari all'inter- nelle sequenze Tl-pesate, iperintensì nelle sequenze
no della ghiandola e talvolta del peduncolo vascolare. T2-pesate e in quelle con soppressione del grasso
Assume rilievo per la valutazione delle loro modifica- L'alta cellularità e la presenza di fen'omeni emorragici
zioni dopo alcoolizzazione terapeutica. o di fibrosi possono rendere alcune lesioni neoplasti.
La biopsia ecoguidata con ago sottile consente che iperintense nelle sequenze TI-pesate, iso- o ipoin-
tma valida differenziazione tra neo formazioni 'parati- tense in quelle T2-pesate, con ciò rendendo impossibi-
roidee e lesioni con aspetti ecostrutturali simili tirai- le la distinzione_,dai noduli tiroidei.
dee o linfonodali. La scintigrafia delle paratiroidi può essere effet-
Nulla può dare l'esame diretto radiografico. Le tuata o con tecnica a doppio tracciante (20 1Tl e 99mTc)
occasionali impronte a piccolo raggio individuate con e doppia acquisizione in tempi successivi, o mediante
l'esofagografia non hanno alcunché di indicativo. valutazione dei di ritenzione del 9?mTc-sestamt-
La TC assume rilievo specificamente nella ricer- bi
ca di paratiroidi ectopiche mediastiniche. È eseguita
con scansioni a strato sottile (3-5 mm) prima e dopo Il tallio, analogo del potassio, è captato sia dal tessuto
somministrazione e.v. a bolo di MdC, con acquisizio- paratiroideo che da quello tiroideo; il tecnezio dal solo tes-
ne in tempi arteriosi precoci. Gli adenomi e le iper- suto tiroideo. Sottraendo dalla prima immagine scintigrafi-
plasie sono di norma ipodensi rispetto al parenchima ca la seconda, si ottiene la visualizzazione isolata del tessu-
tiroideo; gli adenomi presentano talora un buon c.e. to paratiroideo. La sensibilità della tecnica varia dal 50%
che li rende isodensi. La differenziazione dei noduli (lesioni di peso inferiore a 0,5 g) allOO% (lesioni di peso
superiore a l g).
paratiroidei da quelli tiroidei può risultare difficile,
La concentrazione del 99mTc-sestamibi, radiofarmaco
come pure la differenziazione dai linfonodi laterocer- cationico lipofilico, nel tessuto tiroideo e paratiroideo ha
vicali. luogo pressoché immediatamente dopo iniezione e.v. del
La RM ha fondamentalmente le stesse indicazioni radiofarmaco, ma questo è rilasciato dal parenchima tiroi-
della TC, alla quale è preferibile nella ricerca di para- deo più rapidamente del parenchima paratiroideo: il con-
tiroidi cervicali. È eseguita con scansioni trasversali e fronto fra l'immagine registrata a 20 minuti e quella regi-
coronali a strato sottile (4-5 mm) con sequenze SE T l- strata 2 ore dopo la somministrazione consente di «isolare))
pesate (ottimali per lo studio del mediastino) e con il tessuto patatiroideo patologico (fig. XXXL21). La meto-
tecniche di soppressione del segnale del grasso (atti- dica, molto sensibile e specifica (90-100%), permette di
mali per dissociare le paratiroidi ectopiche dal tessuto · identificare tessuto paratiroideo patologico di volume molto
adiposo mediastinico che le circonda), prima e dopo piccolo (0,5 g), di escludere la natura linfonodale di reperti
dubbi, e fornisce indicazioni topografiche di notevole
somministrazione di MdC paramagnetico. lperplasie e
importanza per il chirurgo.
adenomi sono isointensi con la tiroide e i muscoli
L'arteriografia (cateterismo superselettivo delle
arterie tiroidee superiori e inferiori; cateterismo delle
arterie toraciche interne nella ricerca di tiroidi ectopi-
che) può consentire l'individuazione di adenomi para·
tiroidei sfuggiti alle precedenti indagini (fig.
XXXI.22). Metodo molto sensibile (ma nella pratica
poco usato per la sua indaginosità!) per l'individua-
zione e la localizzazione dei tumori paratiroidei è il
dosaggio radioimmunologico del paratormone in carn·
piani seriati di sangue ottenuti con cateterismo veno-
so selettivo e superselettivo delle vene giugulari, ano·
nime, tiroidee inferiori e superiori.

Fig. XXXI.20. Adenoma paratiroideo. Il nodulo solido ipoecogeno, a l:alcoolizzazionc (3-5 inoculazioni intralesionali di
ubicazione prcvertebralc, 1: delimitato dal parcnchima tiroideo da alcool assoluto distanziate di l settimana l'una dall'altra) è
un 'interlinea eco gena (frecce) verosimilmente dovuta all'interposizio- metodo alternativo all'exeresi chirurgica nei pazienti con
nc di tessuto adiposo. Questo rilievo consente, di norma, la differen- iperparatiroidismo conseguente a iperplasia. L'embolizza·
ziazione del nodulo paratiroideo da quello tiroideo. zione angiografica, effettuata previo cateterismo su perse-
Ghiandole endocrine 665

),

Fig. XXXI.22. Ade-


noma paratiroidco.
Cateterismo selctti-
vo dell'a. carotide
comune destra (C).
Fig. XXXI.2L Adenoma paratiroideo. Scintigrafia con 99mTc-scsta- !l MdC visualizza
mibL A sinistra, nell'immagine acquisita 20' dopo l'iniez10ne e.v. del 1' arteria tiro idea su-
radiofarmuco, il marcato accumulo di attività radioa1tiva nel parenchi- periore (T) la quale
ma tiro ideo (<maschera» parzialmente i contorni della lesione parati- irrora una formazio-
roidca (asterisco). A destra, nell'immagine acquisita a 120', la mag- ne a circolo regolare
oiorc rnpidità di eliminazione del radiofarmaco da parte del parenchi- (A) di natura adcno-
tiroiJco consente una rappresentazione in forma (dsola!m) della matosa.
lesione

lettivo. trova indicazione nel trattamento degli adenomi studiare, si pongono problemi «locali>> e «non locali»:
paratiroidei in sede ectopica mediastinica. distinguere le forme dovute a iperplasia semplice
da quelle dovute ad adenoma o carcinoma;
Ladenoma singolo o multiplo è responsabile di
individuare il lato interessato;
circa 1'85% dei quadri di iperparatiroidismo plimario,
l'iperplasia diffusa del 13%, i carcinomi del restante verificare la recuperabilità funzionale del surrenc
2%. L'iper-paratiroidismo piimario insorge in genere sano, spesso «inibito» da lungo tempo;
dopo i 50 anni con prevalenza nel sesso femminile; individuare complicanze, per lo più (ma non sola-
circa un terzo dei pazienti presentano caratteri di ere- mente!) scheletriche, più o meno passibili di
dità familiare, con possibile associazione con tumoJ·e regressione dopo terapia.
ipofisario e insulinoma pancreatico (MENI) o con fe!)- La via d'approccio «per immagini» è del tutto
cromocitoma e tumore midollare della tiroide (MEN fondamentale in proposito. Ruolo di grande impor-
Ila). La comparsa delle singole lesioni può essete tanza assumono la diagnostica radioisotopica, la re
metacrona (controllo seriato nel tempo!). ' e la RM, spesso in grado di dimostrare o escludere
Nei pazienti con iperparatiroidismo secondario, rilievi specifJCi quali la presenza di inclusi lipidici o
che insorge in genere come risposta a una condizione di fluido emorragico; secondario l'ecografia, con la
di ipocalcemia cronica, è più comune l'iperplasia di rilevante eccezione dei soggetti in età pediatrica nei
ghiandole soprannumerarie in sedi varie, conseguenza quali l'esiguità del tessuto adiposo e la relativa mag-
della stimolazione cronica derivante dali 'iperincrezio- giore dimensione del surrene ne rendono più agevole
ne del PTH. lo studio. Il ricorso all'angiografia, utilizzante meto-
diche arteria- e flebografiche invasive e complesse, è
modernamente poco frequente e molto mirato. Una
5. Sr1rrene sintesi di iter diagnostici suggeribili è riportata in tab.
XXXL2.
Può dare origine a Importanti sindromi endocrino- Oltre alle precedenti, costituiscono nella pratica
metaboliche coinvolgenti specificamente ciascuna indicazione allo studio «per immagini»:
delle sue zone funzionali. L'etichettamento nosografi- la ricerca di metastasi surrenaliche;
co della sindrome è di norma compiuto su base clini- la valutazione e caratterizzazione di natura di uha
colaboratoristica, ma sussiste il problema di indivi- massa surrenalica identificata «accidentalmente»,
duare la lesione organica che ne è alla base. Nelle sin- per lo più in pazienti sottoposti a ecografia addo-
dromi con iperincrezione surrenalica, le meno facili da minale con quesiti di altra natura.
7T
Capitolo XXxi
666
l
TABELLA XXX1.2. ITER D! STUDIO PER IMMAGINI DELLE SINDRO-
MI DISFUNZIONALI SURRENALICHE.
quali fornisce immagini molto espressive grazie al
contrasto naturale indotto dal tessuto adiposo
l
ritoneale che li circonda (fig. XXXI.24). Può dimo.
- Sindromi da insufficienza surrenalica primitiva (ACTH
strare diminuzioni o incrementi volumetrici del 8lU'fe.
elevato!):
TC ne anche di piccole dimensioni. È guida ottimale per
- Sindrome di Cushing: l'agobiopsia.
Scintigrafia con 131 I-metil-19-norcolesterolo
TC o RM (patologia organica di: ipofisi? surrene? altra I surreni sono localizzati in sede retroperitoneale, nello
sede?) spazio perirenale, circondati dalla fascia di Gerota. Il surre-
Flebografia surrenalica bilaterale (in caso di dubbio) ne destro (del quale si apprezza soprattutto il prolungamen-
- Sindrome di Conn: to laterale) è reperibile subito dietro la vena cava inferiore
Scintigrafia con 131 I-metil-19-norcolestcrolo (previa sop- tra il pilastro destro del diaframma (al quale decorre
pressione dell'ACTH ipofisario con dc::sametazone) lelo) e i contorni posteriore del fegato e anteriore del rene.
TCoRM È lungo sino a 4 cm, ha spessore massimo di l cm e pu6
Cateterismo venosa surrenalico assumere morfologia «a virgola», a «Y» rovesciata o <dinea-
- Sindrome adrenogenitale: re». Il surrene sinistro è situato lateralmente all'aorta,
Scintigrafia con 131J-metil-19-norcolesterolo (addome e davanti e medialmente al polo superiore del rene, dietro e
pelvi!) medialmente alla coda del pancreas. Ha forma triangolare 0
TC e cateterismo venosa surrcnalico a «V>J rovesciata, con corpo anteriore della lunghezza di
Ecografia c cateterismo venosa gonadico (iperandrogeni- circa l cm e prolungamenti mediale e laterale posteriori
smo ovarico?) della lunghezza di 0,5-1 cm. In condizioni di normalità i
- Sindromi da ipercatecolaminemitt: margini dei surreni sono concavi: la perdita di questa carat-
Scintigrafia con l31I-benzilguanidina (su tutto il corpo!) teristica può essere considerata espressiva della presenza di
TC o RM (ecografia se v'è patologia extrasurrenalica); patologia focale o diffusa.
arteriografia e cateterismo venosa cavale inferiore (se il
risultato è negativo). Si acquisiscono, preferibilmente con scansione spirai-
Tumori non funzionanti: dea in unica apnea, immagini trasversali a strato sottile (3
TC, RM ed ecografia mm), con scansione diretta (valori densitometrici di base!)
Arteriografia (modalità di irrorazione; organo di origine) e successivamente dopo somministrazione e. v. a bolo di
- Metastasi: MdC lodato (dinamica del c.e.!). La preliminare sonunini-
TC, RM ed ecografia. strazione orale di MdC iodato o baritato consente di opa-
cizzare le anse dell'intestino tenue sì da di_fferenziarle da
5.1. Esame diretto masse sufrenaliche.
Ha interesse limitato alla possibilità di dimostrare
la presenza di calcificazioni surrenaliche e meno
comunemente renali (nefmcalcinosi e calcoli nella
malattia di Cushing). Calcificazioni puntiformi multi-
ple rappresentano per lo più un esito di una pregressa
emorragia surrenalica in età infantile, sono frequenti
nella malattia di Addison, ma possono trovarsi anche
in soggetti asintomatici e senza precedenti anamnesti-
ci di surrenopatia (fig. XXXI.23). Calcificazioni «a
chiazza» possono osservarsi nei carcinomi e, con fre-
quenza significativa, nei neuroblastomi. n feocromo-
citoma può presentare una tipica calcificazione «a
guscio d'uovo», così come le cisti (soprattutto se di
natura emorragica).
Fig. XXXI.23. Calcificazioni surrenaliche. In A il surrenc destr:' è
5.2.TC slargato da una formazione cistica con tenue calcificazione «a gus710'1
parietale (punte di freccia). In B calcificazioni nodulari surrenahchc
È pressoché costantemente indagine di prima (punta di freccia) di radiopacità calcarea, verosimilmente postinfianJ·
istanza nello studio «per immagini» dei surreni, dei matorie.
7T
: :- 1 Ghiandole endocrine 667

l so indispensabili per differenziare adenomi (contenenti


materiali lipidici c acqua) da metastasi, carcinomi e feocro-
mocitomi (non contenenti materiali lipidici).

5.4. Ecografia
Le piccole dimensioni dei surreni e la sede retrow
peritoneale ne rendono difficoltoso lo studio sopratw
tutto a sinistra ove non esiste una valida finestra
stica. Nel complesso, l'indagine ecografica fornisce
risultati diagnostici inferiori alla TC e alla RM sia per
a b quanto riguarda l'identificazione di lesioni surrenali-
fig. XXX1.24. Aspetto più comune dei surreni normali alla TC (v. che che per la loro tipizzazione.
testo). C= vena cava inferiore; r"' rene destro; punte di freccia= vena
splenica. Sia le lesioni benigne che quelle maligne primitive
V analisi dei valori densitometrici è specificaw e secondarie si caratterizzano per una prevalente ipoew
mente importante in presenza di noduli surrenaliw cogenicità o per una eterogeneità strutturale in relazio-
ci. Inclusi lipidici e tessuto adiposo sono dimow ne alla presenza di aree necrotiche; fanno eccezione i
strabili rispettivamente nel contesto di adenomi e neuroblastomi dell'età pediatrica, caratterizzati da mas-
se ecograficamente eterogenee ma con possibile prew
mielolipomi, eccezionali in lesioni di altra natura
senza di zone ipoecogene e con calcificazioni nel 50%
(metastasi!). In termini pratici, valori inferiori o
dei casi. L'ecografia è in grado di identificare il coinw
uguali a l OUH sono ragionevolmente indicativi volgimento delle strutture VJScolari (aorta e vena cava
di lesione benigna, valori superiori a 20 UH indu- inferiore) e l'eventuale presenza di metastasi epatiche.
cono al sospetto di lesione maligna, valori comw
presi tra i precedenti impongono un immediato 5.5. Diagnostica radioisotopica
approfondimento diagnostico (RM' scintigrafia!
biopsia!). Analogamente, la dinamica del c.e., per Lo studio scintigrafico del surrene tiene conto
la quale si rimanda ai paragrafi successivi, è spesw della intrinseca diversità delle sue due componenti
so espressiva di tipi definiti di patologia. strutturali, la e la midollare. Molti tumori
surrenalici, inoltre, esprimono recettori per la somatow
statina che possono essere oggetto di dimostrazione
5.3.RM «mirata>>.
Interviene per lo più in seconda istanza per la diaw Il radiofarmaco utilizzato nello studio dell'iperplaw
gnosi differenziale «adenoma/non adenoma» e per la sia surrenalica e degli adenomi originanti dalla corticaw
valutazione dei rapporti con gli organi circostanti di le è il6/3wiodometilwl9wnorcolesterolo marcato con 131I.
lesioni di notevoli dimensioni (multiplanarietà!).
Trattasi di un analogo del colesterolo che si lega a lipo-
Si acquisiscono scansioni a strato sottile secondo piani proteine plasmati che e mediante trasporto attivo mediato
trasversali e coronali in sequenza GE Tl-pesata in apnea e dal cAMP penetra nelle cellule corticosurrenaliche dove è
in sequenza SE o turbo SE T2wpesata. L: esame è talora con- esterificato ma llon convertito in progesterone. Poiché la
venientemente completato da sequenze TI-pesate con molecola esterificata è metabolicamente inerte e non assog-
acquisizione dinamica dopo somministrazione «a bolo» di gettata a riconversione in colesterolo e acidi grassi liberi, se
MdC paramagnctico. ne ha <dntrappolamento» all'interno delle cellule cortico-
Le tecniche di soppressione del segnale del grasso (jat- surrenaliche proporzionale alla stimolazione indotta dal-
saturation) assumono rilievo per l'identificazione della pre- l'ACTH (la quale è perduta dopo trasformazione neoplasti-
senza di tessuto adiposo all'interno di masse surrenaliche ca!). L: uso del 131I-613-iodornetil-19-norcolesterolo richiede
(mielolipoma! ). Le sequenze utilizzanti la tecnica del che- la presomministrazione ai pazienti di soluzione di Lugol
mica! shift imaging consentono, attraverso la variazione onde prevenire la captazione da parte della tiroide del
selettiva del tempo di eco, di ottenere immagini «in fase» e radioiodio che si libera dal tracciante nel corso del suo cata-
((in opposizione di fase» acqua/lipidi, fornendo rilievi spes- bolismo in vivo. Cintervallo fra sornministrazione e.v. del
668 Capitolo XXXI

radio farmaco e acquisizioni scintigrafiche è lungo (3, 5 e 7 surrenalica con l31I-6B,-iodometil-19-norcolestero\o riella
giorni): si rende quindi necessario l'uso dello 13 1I (emivita caratterizzazione della sindrome di Cushing è vicina al
fisica di 8 giorni) in vece dello 123J (la cui emivita fisica di 100%.
13 ore è troppo breve per quest'uso specifico). Il quadro scintigrafico è sostanzialmente diverso nell'i·
peraltlosteronismo. Poiché l'aldosterone non sopprime la
La scintigrafia surrenalica con 13 11-613-iodometil- secrezione di ACTH, gli aldosteronomi inducono captazio-
19-norcolesterolo trova indicazione nella sindrome di ne surrenalica asimmetrica, sì che l'indagine deve essere in
genere ripetuta dopo soppressione della secrezione di
Cushing, nell'iperaldosteronismo primitivo e nell'ipe- ACTH indotta mediante somministrazione di desamctazone
randrogenismo (fig. XXXL25). La valutazione scinti- (la captazione del tracciante risulta ridotta nel tessuto nor-
grafica, inoltre, facilita la caratterizzazione fisiopato- male, ma non nell'aldosteronoma). L: accuratezza diagnosti-
logica e l'inquadramento nosografico dei tumori sur- ca della scintigrafia con 13lf-6B-iodometil-19-norcolestero-
renalici che non si accompagnano a sintomatologia lo nella caratterizzazione degli aldosteronomi è superiore al
clinica, i cosiddetti «incidentalomÌìì, scoperti in gene- 75%. Aspetti scintigrafici e livelli di accuratezza diagnosti-
re del tutto occasionalmente nel corso di uri esame ca analoghi sono osservati anche nell'iperandrogenismo
ecografico o TC dell'addome. sostenuto da adenoma surrenalico.

Nella simlrome di Cushing propriamente detta (dovuta Lo studio scintigrafico della midollare è basato in
a ipersccrezione di cortisolo secondaria a iperstimolazione forma consolidata sull'uso di un analogo della guane-
da parte dell'ACTH), la scintigrafia con 131I-6f3-iodometil- tidina concentrato nei tessuti ricchi di terminazioni
19-norcolesterolo mostra aumentata captazione di entrambi adrenergiche, la meta-iodo-benzilguanidina (MIBG)
i surrcni, simmetrica o lievemente asimmetrica (asimmetrie, marcata con 1231 o DII (fig. XXXI.26).
del resto, sono riscontrabìli anche a carico di surreni perfet-
tamente normali!). In alcuni casi l'ipcrstimolazione prolun- Il radiofarmaco è attivamente captato con meccanismo
gata da parte dell'ACUI può favorire l'insorgenza di iper- Na-dipendentc ed energia-dipendente, penetra nel citopla-
plasia nodulare (fino al vero e proprio adenoma surrenali- sma dove si concentra nelle vescicole deputate al deposito
co) e quindi di nette asimmetrie fra i due lati. Se l'ipercor- delle catecolamine (midollare surrenale, miocardio, milza,
tisolismo è sostenuto da un adenoma (o anche da un carci- ghiandole salivari). La scintigrafia è effettuata 1-2 giorni
noma funzionante), la scintigrafia con 13lJ-6B-iodomctil- dopo la somministrazione del radiofarmaco.
19-norcolesterolo visualizza la massa funzionante, ma non
il surrene contro laterale completamente «inibitmt. · L'applicazione principale è nella ricerca difeocro-
Captazione del tracciante in sede extrasurrenalica può aver-
mocitomi surrenalici o extrasurrenalici, nei riguardi
si in presenza di metastasi funzionanti da carcinoma corti-
cosurrenale. !:accuratezza diagnostica della scintigrafia della quale la sensibilità (85-90% per le localizzazioni
surrenaliche, leggermente inferiore per quelle extra-
surrenaliche) è analoga a quella della TC e della RM,
ma la caratterizzazione di natura è del tutto peculiare.
La sdntigrafia con MIBG riveste inoltre ruolo fon-
darm:ntale nella individuazione dei neuroblastomi,
localizzati in circa il 70% dei casi nella midollare sur-
renale, nel nelle strutture simpatiche paraver-
tebrali toraciche. Oltre che a fini di stad.iazione, l'in-
dagine assume rilievo ai fini prognostici in quanto
consente di selezionare preliminarmente i pazienti che
possono essere convenientemente sottoposti a radiote-
rapia metabolica con 131I-MIBG.

Di recente ha assunto rilievo un analogo marcato_ çlella


Fig. XXXI.25. Adenoma surrenalico secerncntc aldosterone. somatostatina, lo Ili In-pentetrcotide, sia nella caratterizza-
Scintigrafia con 13 IJ-norcolesterolo. Caccumulo del tracciante nel tes- zione dci tumori insorgenti dalla mi do ilare surrenale (prin-
suto corticale funzionante consente di evidenziare un' «area ealdall
nodularc (freccia curva) nel contesto del surrenc destro. Cattività della cipalmente il feocromocitoma e il neuroblastoma), sia in
corticale normale i:: bilatcmlmcntc diminuita per inibizione secondaria quella degli apudomi addominali ed extra-addominali (v.
(frecce vuote). paragrafo XXIII.l4 ), dci paragangliomi, dci carcinoidi e del
() GhiaJI{Iole endocrine 669

la nali e nel contempo induce una parenchimografia glo-


al bale del surrene (fig. XXXI.27A). Seguono gli even-
tuali selettivi delle arterie diaframmatica
'j. inferiore, surrenale media e renale (fig. XXXI.27B). Il
la rischio principale è costituito dalla possibile induzio-
O- ne, dopo iniezione di MdC, di gravi crisi ipertensive in
in pazienti affetti da feocromocitoma.
di Lo studio flebografico è di norma effettuato con
ne
cateterismo sclettivo transfemorale della vena sur-
>r-
ti- renale di ciascun lato, per il quale si richiedono cate-
O- teri di opportuna conformazione. Il MdC è iniettato
al Fi , XXXI.26. Fcocromocitoma surrcnalico destro. Scintigrafia con controcorrente (molto lentamente e in quantità di 1-2
ti- J-JvllBG. Il tracciante, specificamente captato dai tessuti produtto- mi) sì da visualizzare i rami venosi intraparenchimali
'IO ri di catccolaminc, evidenzia una voluminosa «area calda>) (freccia cur- e i loro confluenti (fig. XXXL28). Il rischio principa-
va) nella sede presunta del surrene destro. In questa indagine, ovvia- le è costituito dalla formazione di stravasi ematici nel
mente, non si ha visualizzazione dei surreni normali (frecce vuote).
contesto del surrene o attorno a esso, fino a vere e pro-
in prie lesioni infartuali. Questi effetti indesiderati pos-
e- carcinoma midollare della tiroide. Celevata espressione sono, talora, essere sfruttati a scopo terapeutico per
ni sulla superficie cellulare di recettori per la somatostatina indurre una sorta di «exeresi radiologi ca» del surrene.
3) rende conto dell'importanza della scintigrafia con 11 lin- Rilievi semeiologici arteriografici di grande
pentetreotide non solo a fini diagnostici e di stadiazione, ma importanza sono: l'aumento di calibro delle arterie
anche a fini prognostici per selezionare i pazienti candidati
alla terapia farmacologica con analoghi non marcati della
che irrorano la massa, la presenza dì vasi neoformati,
no l'entità dell'opacizzazione in fase parenchimografica.
la- somatostatina.
Quest'ultima è caratteristicamente intensa e disomo-
ito
genea nel feocromocitoma, nel quale compare spesso
5.6. Angiografia un orletto iperdenso espressivo dell'ipervascolarizza-
Si avvale di metodiche arteriografiche e flebogra- zione della sua periferia rispetto alla parte centrale. Il
fiche. Queste ultime consentono prelievi ematici diret- feocromocitoma benigno non sempre può essere diffe-
·a- ti dalle vene surrenaliche sui quali sono realizzati renziato, su pura base angiografica, dalfeocromocito-
·di dosaggi ormonali selettivi (fatto, questo, costituente ma maligno.
IOÌ atto di per sé più importante della flebografia stessa).
·a- Il ricorso alle metodiche angiografiche è reso moder-
namente meno frequente e più «mirato)) dalle grandi
:c. possibilità diagnostiche offerte dalle tecniche non
m- invasive di formazione di immagini. L'indicazione più
ni, comune è attualmente l'individuazione dell'origine
Jf- (surrenalica? renale? epatica?) di grosse masse parare-
nali.
in-
rto Il surrene è irrorato, anche se con varianti molto fre-
he quenti, da 3 arterie terminali: l'a. surrenale superiore, che
te- origina dall'a. diaframmatica inferiore; l 'a. surrenale media,
che origina dall'aorta; l'a. surrenale inferiore, che origina Fig. XXXL27. Adenoma surrena[c destro. Angiografia digitale. L'aor-
dall'a. renale. Il deflusso venosa ha luogo attraverso una tografia (A) evidenzia la presenza di una massa tcnucmente vascola-
sola vena surrenale per lato, la quale a destra sbocca nella rizzata nella loggia surrenalica destra (punte di freccia) e rende possi-
:Ila vena cava inferiore circa 4 cm sopra la vena renale, a sini- bile la ricostruzione della mappa arteriosa surrcnalica (anomala nel ca-
za- stra nella vena renale. so in considerazione) e l'individuazione del ramo amtico che sembra
·in· irrorare il surrene (freccia). Si osservi la complessità del pcduncolo va-
scolare arterioso renale destro con duplice arteria emergente dall'aor-
in Lo studio arteriografico, realizzato con tecnica ta. arteriografia selettiva «miratm> (B) dimostra che l'adenoma è rifor·
(v. digitale, inizia di norma con l'aortografia addomina- nito dalle aa. surrcnaliche superiore e media originanti dali 'aorta uni·
dd le, la quale_fornisce una «mappa» delle arterie surre- tamcnte a un'arteria diaframmatica c a un ramo capsulare renale.
670 Capitolo .YXXt

La TC, indagine elettiva di studio, evidenzia, nei


casi paradigmatici, un nodulo di dimensioni inferiori a
3 cm negli
adenomi non funzwnantJ; gh aldosteronmm, vicever-
sa, sono tipicamente molto piccoli sì da non essere
sempre identificati con la sola TC), rotondeggiante, a
margini ben definiti, con valore densitometrico infe-
riore a lO UH (materiali lipidici!), c.e. moderato e
fugace. Il surrene controlaterale può avere dimensioni
normali o apparire atrofico (soppressione funziona-
le!). Alla RM il segnale è tipicamente isointenso con il
parenchima epatico nelle sequenze SE Tl- e T2-pesa-
te, ma si riduce apprezzabilmente, per la presenza di
grasso all'interno della lesione, in opportune sequen-
Fig. XXXI.28. Flebografia selettiva surrenalica sinistra per via tran- ze «fuori f.ase» utilizzanti il fenomeno del «chemical
sfcmorale. La vena surrenalica (punte di freccia) è aumentata di cali- shift» (fig. XXXI.29).
bro; i suoi rami ghiandolari sono divaricati «n copp<i)) (frecce curve) La diagnosi differenziale con l'iperplasia surrenali-
da una voluminosa massa adenomatosa (A) per la cui tipizzazione ca- nella quale si ha bilateralmente aumento di dimen-
assume rilievo il dosaggio ormona!e su campioni di sangue prelevati
selettivamente. sioni del surrene con morfologia conservata, ma talora
si manifestano aspetti francamente macronodulari -
Il segno flebografico caratteristico dell'adenoma è non è sempre agevole (fig. XXXIJO).
la dislocazione dei rami venosi intorno alla massa
(cosiddetto «segno della vena circonferenziale»). 5.8.2. Mielolipoma
Nell'iperplasia diffitsa i rami venosi hanno calibro
È una neoplasia benigna non funzionante del sur-
maggiore della norma ma mantengono una distribu-
rene riscontrabile in meno de !l'l% delle autopsie,
zione regolare. Le forme di iperplasia nodulare non
istologicamente costituita da una commistione di tes-
sono differenziabili dall'adenoma.
suto ematopoietico e adiposo. La maggior parte delle
lesioni è asintomatica e priva di significato clinico; la
5.7. Biopsia comparsa, con l'aumentare delle dimensioni, di feno-
È usata per lo più sotto gÙida TC le masse più nieni emorragici induce dolo're addominale.
grandi anche ecografica) al fine di ottenere conferma All'ecografia la lesione è costituita da aree marca-
di una diagnosi di natura ragionevolmente fonnulata tamente iperecogene (tessuto adiposo!) talvolta alter-
sulla base dello studio «per immagini». nate ad aree ipoecogene (tessuto ematopoietico!).
Tipico è il segno dell'interruzione del profilo diafram-
In caso dì massa surrenalica sinistra è preferibile l'ap- matico di natura artefattuale, dovuto alla minore velo·
proccio posteriore (quello anteriore transpancreatico può es- cità di propagazione degli US attraverso il grasso, che
sere causa di pancreatite iatrogena!); in caso di massa surre- determina, posteriormente alla lesione, la rappresenta-
nalica destra è indifferente l'approccio anterolaterale tran- zione della linea diaframmatica su un piano più profon-
sepatico o posteriore. Le complicanze, costituite per lo più do. La TC (fig. XXXI.Jl) e la RM, quando eseguite,
da ematomi del surrene, pneumotorace ed emotorace, inci- corroborano la diagnosi, ma la scarsa rappresentazione
dono in percentuali variabili tra l'l e il lO%. di tessuto adiposo o la presenza di emorragie intrale·
sionali (mielolipomi atipici!), alterando i valori densi-
5.8. Lesioni surrenaliche benigne tometrici e le caratteristiche del segnale di RM, posso·
no, seppur raramente, porre problemi di diagnosi diffe-
5.8.1. Adenoma renziale.

Di non raro riscontro (3% dei rilievi autoptici), può 5.8.3. Cisti surrenaliche
essere funzionante o non funzionante. È responsabile del
20% dei casi di sindrome di Cushing e dell'SO% dei casi di Trattasi di lesioni rare, per lo più linfoangiomato·
sindrome di Conn. se o esiti di pregressa emorragia surrenalica (pseudo-
Ghiandole endocrine . 671

5.8.4. Emorragia surrenalica


Cause principali di emorragia surrenalica sono il
trauma da parto, l'ipossia e la sepsi in età neonatale,
la terapia con anticoagulanti e i traumi nell'adulto.
L: ecOgrafia, indagine di prima istanza nel neonato,
evidenzia un'area iperecogena più o meno
nea nelle fasi acuta e subacuta, che progressivamente
diviene ipoecogena e si riduce di dimensioni (v. paraw
grafo XXXVIII.7.3.3). La diagnosi differenziale eon
il neuroblastoma è agevole con il colorwDoppler per
l'assenza di segnali di flusso. La TC, indagine di
prima istanza nell'adulto, evidenzia, nelle fasi acuta e
subacuta, un'area iperdensa che tende a progressiva e
rapida scomparsa. L area è iperintensa alla RM nelle
sequenze (metaemoglobina!), ma questo
rilievo può essere assente nelle fasi precoci dell'ew
morragia (ossiemoglobina!) e in quelle tardive (emow
'Fig. XXXI.29. Adenoma surrenalico. RM con scansione trasversale. siderina!).
La lesione, rotondeggiante, situata nel contesto del surrene sinistro,
appare lievemente ipointensa rispetto al parenchima epatico nella 5.8.5. Feocromocitoma
sequenza GE TI-pesata (A). Nella stessa sequenza con acquisizione
fuori fase si da accentuare il fenomeno del chemical shift (B), il segna- È lesione rara di origine neuroectodermica, secer-
le si attenua in maniera evidente rivelando la presenza di materiali lipi- nente catecolamine e inducente tipiche crisi ipertensi-
dici nel contesto della lesione
ve parossistiche, cefalea pulsante, palpitazione e tachi-
cisti), assai meno comunemente parassitarie (echino- cardia.
coccosi). Hanno dimensioni variabili da pochi milliw
Nel l 0% dei casi la lesione è maligna e può recidivare
metri fino a decimetri, forma rotondeggiante, margini
e metastatizzare (feocromoblastoma). Con pari frequenza è
definiti. Molto frequentemente presentano calcificaw bilaterale o localizzata in sede extrasurrenalica (paragan-
zioni «a gusciO)), meno comunemente calcificazioni glioma), soprattutto in sede interaortocavale nell'organo di
centrali. Possono andare incontro a fenomeni Zuckerkandl. Il feocromocitoma può manifestarsi quale
gici. La semeiotica per immagini è quella usuale delle componente di sindromi neoplastiche multiple: feocromoci-
cisti, ma la presenza di emorragia può indurre valori toma e carcinoma midollare della tiroide associati a iperpa-
densitometrici più elevati alla re e iperintensità nelle ratirqidismo o a ganglioneuromatosi.
sequenze TI-pesate alla RM (metaemoglobina').

L-
L-

,_
i-
l-
)-

Fig. XXXI.31. Mielolipoma surrenalico. Casi diversi. In A la massa


surrenalica (punte di freccia) ha valore di attenuazione relativamente
uniforme e simile a quello del tessuto adiposo adiacente. In B la massa
Fig. XXXI.30. Sindrome di Cushing. Entrambi i surreni sono aumen- surrenalica (punte di freccia) presenta nel suo contesto calcificazioni
o- tati di dimensioni, globosi c disomogeneamente ipodensi, con quadro granulari diffuse che ne incrementano, per effetto di volume parziale,
o- espressivo di un'iperplasia macronodulare. il di attenuazione.
672 Capitolo XXx!

La TC, indagine di prima istanza nella ricerca di fegato c il pancreas, escluderne l'origine renale, indi-
feocromocitomi surrenalici (ma l'indagine sarà oppor- in fase più iniziale l'infiltrazione venosa
tunamente estesa a tutto l'addome, alla pelvi ed even- (angw-RM!).
tualmente al torace per escludere la presenza di lesio-
ni eXtrasurrenaliche!), evidenzia una massa di dimen- 5.9.2. Metastasi
sioni variabili, con densità relativamente disomogenea Sono frequenti e originanti da tumori del polmone
(lacune necrotiche!), la quale va incontro a marcato della mammella, della tiroide, melanomi. Si consider/
c.e. per l'ipervascolarizzazione che la caratterizza
peraltro, che in pazienti con tumore primitivo del
(fig. XXXI.32). La RM non aggiunge rilievi significa- mone solo il 50% delle masse surrenaliche è costituito
tivi, ma può essere utile nella valutazione del feocro- da metastasi. La differenziazione dagli adenomi poggia
mocitoma localizzato in sede interaortocavale (diffe- sulla valutazione densitometrica (almeno 20 UH!), sul"
renziazione da una massa linfonodale1). Cecografia l'iperintensità nelle sequenze T2"pesate, sulle disomo"
può evidenziare lesioni di adeguate dimensioni, ma i geneità strutturali, sulla mancanza di contenuto adipo"
rilievi forniti sono del tutto aspecifici. so, sulla dinamica del c.e. (rapido e prolungato). La
morfologia, la sede (meno- o bilateralità) e le dimen-
5.9. Lesioni surrenaliche maligne sioni sono elementi meno importanti (lesioni di diame-
tro superiore a 5 cm, tuttavia, orientano verso la·mall-
5.9.1. Carcinoma primitivo surrenalico gnità della lesione). Nella diagnosi differenziale
È lesione rara, funzionante nel 50% dei casi (con andranno, ovviamente, considerati anche il feocromoci"
induzione, per lo più, di una sindrome di Cushing). La torna e il carcinoma primitivo surrenalico. La validità
TC, indagine d'elezione, evidenzia una massa di gran- dell'approccio TC e RM limita significativamente la
di dimensioni, con disomogeneità strutturali (calcifi- necessità di ricorso all'agobiopsia (fig. XXXI.33).
cazioni; emorragia; necrosi), spesso segni di invasività
locale (infiltrazione della vena cava inferiore e della
vena renale omolaterale), locoregionale (linfoadeno-
patie retroperitoneali), a distanza (metastasi epatiche e
polmonari), la quale va incontro a c.e. disomogeneo.
L assenza nel suo contesto di tessuto adiposo è valido'
elemento diagnostico differenziale dagli adenomi di
grosse dimensioni. La RM non aggiunge rilievi morfo-
logici significativi, ma può consentire (multiplana-
rietà!) una migliore definizione dei rapporti con il

Fig. XXXI.32. Feocromocitoma con sindrome clinica da ipercatecola- Fig. XXXL33. Mctastasi surrenalica destra da tumore del polmone
minemia. La scansione contrastografica mediante TC evidenzia lo TC con scansionc diretta (A) e contrastografica (B). La lesione, dotala
slargamento del surrene sinistro a opera di una massa rotondeggiante, di valore di altenuazionc discretamente elevato (+31 UH), slarga c
di 4 cm di diametro, a margini netti, che va incontro a c.e. irregolare deforma il surrene deslro. Il c.c. è precoce, intenso (+95 U!-:l), prolun-
per la presenza di vaste arce necrotiche nel suo contesto. gato c alquanto disomogeneo.
Y! CAPITOLO XXXII

li- NEURORADIOLOGIA
sa MARCO L. ROSA

le,
ri)
li-
ilO

li- Il grande numero delle affezioni del Sistema pre essere conosciuti perché possono essere occasio-
O-
,,_ Nervoso Centrale (SNC) nelle quali si prospetta van- nalmente presenti in indagini effettuate per altro moti-
taggioso o indispensabile lo stUdio «per immagini», il vo!). C ecografia assume rilievo soprattutto nel perio-
La
contesto interdisciplinare neurologico-neurochirurgi- do neonatale.
n-
te-
co nel quale è attuato l'iter diagnostico, la difficoltà
nella realizzazione e nell'interpretazione delle indagi- La RlVI per l'elevata risoluzione intrinseca di contrasto
li- tra sostanza grigia e sostanza bianca, nonché per la possibi-
ile ni relative, la problematica decisionale peculiare, con-
feriscono, di fatto, alla Neuroradiologia, disciplina lità di importanti studi funzionali, rende possibile una sod-
:i- disfacente localizzazione in vivo di alcune strutture dei
ità che di questo studio si occupa, carattere «superspecia-
!isticO». Al momento attuale, nel còntesto della Scuola sistemi anatomici e delle aree cerebrali sede di neurofun-
la zioni definite, consentendo talora di correlare sintomi neu-
di specializzazione in Radiodiagnostica è, in effetti, rologici e neuroimmagini (f1g. XXXILl). Le conoscenze
inserito uno speciftco «indirizzm> di Neuroradiologia sono avanzate sia per lafimzione motoria, sia per il sistema
diagnostica e terapeutica.
Costituiscono tematiche di interesse specifico: le
malformazioni craniocerebrali e vertebromidollari; le
affezioni cerebrovascolari; la patologia infiammato-
rioinfettiva; la sclerosi multipla; le alterazioni dell'en-
cefalo dell'anziano; le lesioni occupanti spazio (in par-
ticolare: i tumori endocranici ed endorachidei); lari-
cerca di eventuali cause organiche in sindromi neuro-
logiche a eziologia variabile (demenze, epilessia, ce-
falee); alcuni tipi di patologia neuroendocrina (già trat-
tati nei paragrafi XXXI. l e 2); le lesioni delle diverse
componenti del rachide in grado di indurre sintomato-
logia neurologica (in particolare: le ernie discali); lo
studio del traumatizzato cranico e vertebrale (v. para-
gmfo XII.I2.1 ), Fig. XXXIIJ. I.: elevata risoluzione di contrasto delle immagini tomo-
In tutte queste situazioni, la TC e la RM costitui- grafiche aRMe la presenza di validi principi biofisici hanno reso pro-
gressivamente possibile, nell'encefalo, una precisa localizZazione
scono indagini di prima istanza, alternative o comple- delle aree cerebrali sedi di neurofunzioni. In figura è illustrato quanto
mentari tra loro, quasi sempre in grado di consentire avviene in un soggetto il quale esegue, con opportuna cronologia, un
una diagnosi precisa. Il ricorso all'angiografia (con- movimento di opposizione sequenziale delle dita al pollice della mano
ferma diagnostica! bilancio preoperatorio! procedure sinistra, allivimdo quindi la funzione relativa nell'area prcrolandica c
nclrarea supplementare motoria paramediana. Lutilizzazione di
interventistiche!) e alla diagnostica radioisotopica un'opportuna sequenza EPI pesata in T2* ha consentito di «vlsualiz·
(demenze! epilessia! affezioni cerebrovascolari!) ha zare)) le arce nelle quali, secondo il principio BOLO (v. paragrafo
conseguentemente luogo in seconda istanza con quesi- XI.9), l'aumentato apporto di sangue e di 02 induce una diminuzione
ti ((mirati». I: esame diretto radioJogico del cranio e relativa della desossiemog\obina (sostanza dotata di forti proprietà
paramagnetichc). r.:eiTetto contrastografico intrinseco che a ciò conse-
della colonna vertebrale mantiene importanza per la gue è ((inscritto)) topograficamente con nna scala di falsi colori su
sua semplicità e può fornire rilievi «indiretti» di pato- un'immagine trasversale sopmventricolare di base ottenuta con
logia encefalica e .midollare (i quali devono pur sem- sequenza SE Tl·pcsata.
674 Capitolo XXxii

sensoriale. Per la relativa problematica, la quale assume lo studio dei seni frontali e mascellari.
decisamente interesse superspecialistico, si rimanda agli Nella proiezione sagittale occipito-nasale il pazient
appositi trattati. poggia sul tavolo radiologico la fronte e il dorso
naso; il piano di Francoforte è verticale; il raggio cen-
trale, perpendicolare alla cassetta radiografica, entra
l. Encefalo dall'inion e fuoriesce dal nasion.
Nella proiezione laterale destra e sinistra il paziente
poggia rispettivamente il lato destro o sinistro; il piano
Le metodiche e le tecniche fondamentali di studio
sagittale mediano è orizzontale; il raggio centrale, per-
per immagini deli' encefalo sono riportate in tab.
pendicolare, entra circa 4 cm al di sopra del foro acusti-
XXXII.!. co esterno ed esce dal punto simmetrico controlaterale.
Nel paziente traumatizzato è buona regola effettuare
TABELLA XXXU.l. ME'JDDJCHE E TECNICHE DI STUDIO PER entrambe le proiezioni laterali.
lMMAGlN! DELL'ENCEFALO.
Nella proiezione assiale submentovertice il paziente
poggia il vertice mantenendo il capo il più possibile ipe-
Esame diretto radiografico
resteso; il piano di Francoforte è orizzontale; il raggio
(esame standard del cranio eventualmente completato da
centrale, perpendicolare, entra dal punto più alto della
proiezioni complementari e speciali per determinati seg"
menti ossei, forami e fessure). cartilagine tiroidea ed esce dal vertice. Modernamente
TC lo studio della base cranica è effettuato conia TC: con-
(scansione diretta e contrastografica; TC con rico- seguentemente, il radiogramma assiale submentovertìce
struzione 3D). è sempre meno utilizzato.
RM Nella proiezione semiassialeAP il paziente poggia l'oc-
(scansione diretta e contrastografica; angio-IThl; spettro- cipite; il piano di Francoforte è verticale; il raggio cen-
scopia localizzata; studi funzionali). trale, inclinato in senso cranio-caudale di 35' rispetto
Metodiche miranti a visualizzare i vasi cerebrali: angio- alla cassetta radiografica, fuoriesce dall'inion.
grafia carotidea e ''ertebrale; meno comunemente fie bo- Nella proiezione sagittale occipito-buccale il paziente
grafia orbitaria e dei seni cavernosi. poggia l'apice del naso e la bocca; il piano di Francoforte
Metodiche radioisotopiche: SPECT con traccianti della è obliquo; il raggio centrale, perpendicolare alla casset·
perfusione e dei sistemi mediatore/recettore; PET con t a radiografica, entra dalla parte alta del! 'occipite e fuo-
traccianti della perfusione, dei sistemi n).ediatore/recettore, riesce dagli incisivi superiori.
del consumo di glucosio e della sintesi di nuyleoproteine:
Ecog1·afia: ecotomografia (età neonatale e prima infan-
zia!) e tecniche Doppler. Alcune importanti proiezioni speciali sono rivolte a
mettere in particolare evidenza, con simmetria tra ì due lati
e comunque con perfetta riproducibilità in indagini succes-
1.1. Esame diretto sive: il canale ottico e l'apice orbitario; la sella tmcica (lo
studio radiografico fine è condotto con TC - v. paragrafo
Non fornisce alcuna immagine «diretta>} delle XXXI.J.l ); la rocca petrosa (già ben delineata nei radio-
strutture encefaliche, ma può rivelare in maniera grammi sagittale occipito-nasale, assiale submentovertice e
«indirettm} l'esistenza di patologia encefalica, in atto o semiassiale AP, può essere meglio studiata con proiezioni
pregressa, attraverso l 'individuazione di alterazioni «dedicate» (lo studio radiografico fine, con particolare rife-
della forma e della struttura delle ossa della volta e rimento alle strutture dell'orecchio medio e interno, è con-
della base cranica (le quali, peraltro, possono essere dotto con TC -v. paragrafo XXXlV4); il foro lacero poste-
primitive e dare luogo secondariamente alla comparsa riore.
di sintomatologia neurologica) o di calcificazioni La realizzazione delle proiezioni di base, complemen-
endocraniche. tari e speciali è notevolmente facilitata dall'uso di speciali
apparecchiature, i craniostati, i quali consentono un
rata regolazione del centraggio intracranico e degli angoh
l punti di repere e i piani principali di riferimento in
di inclinazione rispetto ai piani di riferimento fondamenta-
craniologia sono riportati in fig. XXXI1.2.
li del soggetto (che rimane immobile nelle diverse proic_-
L esame staudard del cranio è di norma effettuato in 3 zioni, in quanto l'apparecchio può girargli intorno), e 1l
proiezioni di base: sagittale occipito-nasale, laterale destra ricorso istantaneo alla tomografia.
o sinistra, assiale submentovertice. Proiezioni complemen-
tari pressoché indispensabili sono: la semiassiale AP per lo I 3 radiogrammi standard del cranio forniscono
studio dell'osso occipitale, la sagittale occipito-buccale per una valida rappresentazione d'insieme delle ossa della
I'/elltOI'itdiologia 675

r-
i-
e.
A B

te
fig. XXXII.2. Punti di repere (A), linee (B) e piani (C) di uso comune in craniologia. A: sulla linea mediana, nasion (l), glabella (2), bregma (3),
io wrtice (4), !ambda (5), imon (6); sulla superficie laterale, punto infraorbitano (7), punto orbitario esterno (8), foro acustico esterno (9). B: linea
la di Francoforte (l), la quale congiunge il punto infraorbitario al margine superiore del foro acustico esterno; linea auricolare (2), perpendicolare
te alla precedente e passante per il foro acustico esterno; linea orbito-meatale (3),.la quale Congiunge il punto orbitario esterno al centro del foro
n- acustico esterno. C: piano sagittale mediano (l), il quale passa per i punti di repere mediani e divide pertanto il cranio in due metà simmetriche;
piano orizzontale di Francoforte (2), il quale passa per le due linee infraorbitoacustiche di Francoforte; piano frontale biauricolare (3), il quale
ce
passa per i due fori acustici esterni perpendicolarmente al piano di Francoforte.
,,_ volta e della base con sufficienti dettagli sulla loro granulazioni di Pacchioni, a forma di piccole immagini «a
n- forma e struttura, sullo stato delle suture che le lenticchimt, paramediane, relativamente radiotrasparenti.
:to rano, sulle fessure e sui fori presenti nel loro contesto, Nel radiogramma laterale la base cranica è.«vista}t di
sui solchi arteriosi e venosi diploici, sulle impronte profilo perfetto, con sovrapposizione proiettiva, quindi,
1te delle sue componenti mediane e laterali. Il pavimento della
rtc
digitate, sulle granulazioni parasagittali. Questi rilievi
fossa cranica anteriore è costituito nella parte mediana (che
et- sono passibili di modificazioni più o meno drastiche
è più bassa delle parti laterali) dalla lamina cribrosa dell'et·
IO- in situazioni patologiche. moide e dal planum sfenoidale; nelle parti laterali dai tetti
delle orbite. Queste strutture si presentano sotto forma di
Nell'analisi d'insieme è sempre suggeribile procedere
due linee convergenti rispettivamente verso il tubercolo
con un certo ordine. Si esamineranno innanzi tutto la forma
della. sella e le apofisi clinoidee anteriori. Il pavimento delta
'"lati e la struttura ossea della volta, seguendone nel radiogram-
ma laterale (fig. XXXIIJA): il tavolato interno, poi il tavo-
fossa media è costituito nella parte mediana dalla cavità sel-
es- lare, al di sotto della quale è ben riconoscibile il seno sfe-
(lo
lato esterno, poi la diploe, principiando dal punto apparen-
noidale più o meno pneumatizzato; nelle parti laterali dalla
afo te d'incontro con il pavimento della fossa cranica anteriore
progressivamente verso l'alto e l'indietro seguendo la «cor- caratteristica immagine a doppio semicerchio generata dalla
li o- visione di profilo delle grandi ali dello sfenoide. Il pavi-
ce nice curvilinea» colta tangenzialmente dal fascio di radia-
zione. Successivamente si esaminerà tutto il resto della mento della fossa posteriore è costituito in avanti dalla linea
oni obliqua verso il basso e posteriormente corrispondente al
ife- teca, colto più o meno ortogonalmente dal fascio di radia-
zione. In esso sono apprezzabili: la sutura- coronarica e la clivus, la quale delimita distalrnente la parte più anteriore
an- della: apparente soluzione di continuo apportata nel contor-
ste- sutura lambdoidea, le quali hanno normalmente un aspetto
di linee intensamente frastagliate e a passo alquanto serra- no della base dalla sporgenza del foro occipitale. Al di die-
to, relativamente radiotrasparenti rispetto all'osso circo- tro di questo si apprezza la regolare concavità rivolta verso
leO-
stante; i drenaggi venosi diploici con il tipico aspetto tubu- l'altO dell'osso occipitale. Il foro occipitale si prosegue
:iali distalmente nelle linee anteriori e posteriori corrispondenti
:eu- lare con scarse diramazioni: caratteristica, anche se non
sempre bene apprezzabile, la vena sfenoparietale, che rical- ai margini del canale midollare.
goli Il radiograrnma sagittale prospetta una visione della
nta· ca parzialmente il decorso della sutura coronarica; le rami-
ficazioni spesso vistose dell'arteria meningea media; le volta inversa rispetto al radiogramma laterale. In esso sono
oic- ben delineati (fig. XXXIJJB): il piano etmoidale con l'a-
e il ((impronte digitate» a forma di chiazze relativamente radio-
trasparenti (in quanto l'osso in loro corrispondenza è più pofisi crista galli, le fessure sfenoidali, i fori grandi rotondi,
sottile), prodotte nel corso dello sviluppo correlato del!' en- le rocche petrose e le apofisi mastoidee dell'osso tempora-
cefalo e della scatola cranica per l'azione pressoria delle le_
ono circonvoluzioni cerebrali (le loro linee di demarcazione, le Il radiogramma assiale submentovertice consente una
Iella ((eminenze iugalitt, corrispondono ai solchi cerebrali); le visione quasi completa della base cranica vista ortogonal-
676 Capitolo XXxii

Fig. XXXII.3. Rappresentazione schematica dei 3 radiogrammi standard del cranio. In A (proiezione LL): 1 "'"tavolato interno; 2 =tavolato ester-
no; 3 "'diploe; 4 =sutura coronaria; 5"' sutura lambdoidea; 6"' solco della vena sfenoparietale; 7 "'solco dell'arteria meningca media; 8"'
impronte digitate; 9 "'granulazioni di Pacchioni; IO= lamina cribrosa dell'etmoide; Il= planum sfenoidale; 12"' apofisi zigomatica del fronta-
le; 13 = tubercolo della sella; 14 =apofisi clinoidee anteriori; 15 "'cavità sellare; 16 =pavimento del seno sfenoidale; 17 =grandi ali dello sfc-
noide; 18 = clivus di Blumenbach; 19 = foro occipitale; 20 =tavolato interno dell'osso occipitale. In B (proiezione PA occipito-nasalc): l "'piano
etmoidale c apofisi crista galli; 2 = fessura sfcnoidalc, 3 = foro grande rotondo, 4 = margine superiore della rocca petrosa; 5 = apofisi mastoi-
dca; 6 =setto nasale; 7 =seno frontale; 8 = labirinto etmoidale; 9 =sutura lambdoidea. In C (proiezione assiale submentoverticc): l =masse late-
rali delretmoidc; 2 = seno sfenoidalc; 3 = rinofaringe; 4 e 5 =sutura sagillale; 6 =condili occipitali; 7 = foro ovale; 8 = foro piccolo rotondo; 9
=foro lacero anteriore; IO= apice della rocca; li= canale acustico interno; \2 =cellule mastoidee; \3 =seno trasverso.

mente attraverso la volta. In esso sono facilmente riconosci- l'alto e l'esterno, la piccola ala dello sfenoide e la
bili (fig. XXXII.3C): lungo la linea mediana gli spazi aerei rocca petrosa (iperpneumatizzata) sono innalzate, il
corrispondenti alle masse laterali dell'etmoide, al seno tavolato cranico è ispessito e più liscio della norma.
noidale e al rinofaringe, il clivus, il foro occipitale con ai Vipertrofia di un emisfero cerebrale dà segni inversi ai
suoi lati i condili; lateralmente si ricercheranno il foro precedenti. Nelle forme di asimmetria cranica da
ovale, il foro piccolo rotondo o spinoso, il foro lacero
causa extracerebrale possono essere interessati seg-
riore, l'apice della rocca, il canale carotideo, il meato acu-
stico interno, le cellule mastoidee. L'osso occipitale è solca-
menti circoscritti della scatola cranica: le cisti arac-
to da ambedue i lati dal seno trasverso. noidee coinvolgono prevalentemente la fossa media
che è sproporzionatamente ingrandita.
1.1.1. Alterazioni della forma cranica secondarie a Le suture coronarica, sagittale, lambdoidea c
patologia encefalica si chiudono tra i 20 e i 30 anni; la
sutura metopica (che divide l'osso frontale in una metà
Dati gli stretti rapporti di interdipendenza tra svi- destra e in una sinistra) si chiude nel secondo anno di
luppo de1l'encefalo (che è particolarmente intenso nel vita; le suture della base cranica nei primi mesi. La
periodo fetale e nei primi due anni di vita extrauterina) chiusura precoce (craniostenosi) può interessare tutte
e della scatola cranica, la microencefalia e la le suture o solo alcune, da un lato solo o da ambedue,
cefalia danno luogo, di norma, rispettivamente a e induce tipiche deformazioni della volta e della base.
sviluppo della volta e della base cranica (microence- Il cranio, impossibilitato a svilupparsi nella direzione
falia) e ipersvìluppo (macroencefalia). Poiché il governata dalla sutura coinvolta, assume progressiva-
siccio facciale ha sviluppo indipendente, la spropor- mente morfologie caratteristiche. Nella dolicocefalia
ziòrie tra cranio e faccia, in un senso o ne1l'altro, si accresce prevalentemente in senso anteroposteriore
rabile con opportuni metodi di ricostruzione e poco in larghezza per la precoce chiusura della sutu-
trica, assume importanza obiettiva per l'individuazio- ra sagittale; nella brachicefalia si accresce prevalente-
ne dell'anomalia. mente in larghezza e poCo in senso anteroposteriore
Vipotrofia di un emisfero cerebrale induce una per la precoce chiusura delle suture coronarica e Iamb·
asimmetria cranica: dal lato interessato, il seno doidea. Nelle forme di sinostosi totali il cranio assume
tale è iperespanso, il piano etmoidale inclinato verso spesso un aspetto «a torre» (turricefalia) o «a punta»
Neuroradiologia 677
c---

(oxicejltlia). Le rime suturali non sono più apprezza- 1.1.2. Alterazioni della densità e della struttura ossea
bili; la base cranica è per lo più accorciata; talora l'as- cranica secondarie a patologia encefalica
sottigliamento del tavolato cranico e l'accentuazione
delle impronte digitate simulano una sindrome da Queste manifestazioni possono essere di tipo rare-
ipertensione endocranica. facente (osteolisi) o di tipo addensante (osteosclerosi),
Le malformazioni del tratto di passaggio occipito- circoscritte o diffuse.
cervicalc possono di per sé indurre sindromi neurolo- I tumori meningei possono erodere distrettual-
[liche. Il loro studio è difficile e richiede di nonna la mente le ossa della base e della volta cranica; i tumo-
dei rapporti tra contenente e contenuto ri ipofisari slargano ed erodono la sella turcica; i
(TC! RM!). Su una base puramente radiologica si tumori del nervo ottico slargano ed erodono il canale
rende utile la misurazione di appositi indici craniogra- ottico; i neurinomi dell'VIII nei'Vò cranico slargano
fici: in fig. XXXII.4A è schematicamente iflustrato il il meato acustico interno.
metodo di Wackenheim. La malformazione di maggio- !;ipertensione endocranz'ca, indipendentemente
re interesse (in grado di simulare sindromi neurologi- dalla causa che ne è responsabile, induce simultanea-
che tumorali e spesso associata a cavità siringomieli- mente alterazioni diffuse e circoscritte di tipo rarefa-
>tcr- cente (dorso sellare!) e alterazioni della forma della
8" che) è l'impressione basilare, la quale consiste nel-
nta- l'affossamento delle parti ossee che circondano il foro scatola cranica.
sfc- occipitale, dell'arco anteriore dell'atlante e del dente Alcuni tumori meningei, in particolare i menin-
iano giomi, possono determinare una stimolazione osteo-
;toi- dell'epistrofeo, verso la base encefalica. Una valuta-
.atc- zione quantitativa dell'entità della craniocifosi basila- blastica più o meno circoscritta del tavolato interno a
o; 9 re che ne consegue è possibile radiograficamente (ma livello della sede di localizzazione; la risposta è talora
anche in questo caso si impongono la TC e la RM!) puramente osteosclerotica, talaltra più o meno eviden-
mediante misurazione dell'angolo di Landzert (fig. temente iperostosica (fig. XXXII.5); in casi meno fre-
la XXXJI.4B), formato da una linea che passa per il quenti coinvolge anche la diploe e il tavolato esterno
'il piano etmoidosfenoidale e una linea tangente al clivus. con comparsa di manifestazioni spiculari «a denti di
na. Nella platibasia, che a differenza della precedente pettine». lspessimento del tavolato interno, con aspet-
i ai malformazione risparmia la fossa posteriore e coin- ti morfologici variabili, tipicamente localizzato all'os-
da volge quella media, l'angolo di Landzert è aumentato so frontale, si ha nella iperostosi frontale interna,
eg- (craniolordosi basilare). malattia disendocrinometabolica poco definita su base
nc- eziopatogenetica (fig. XXXIL6).
dia Tutte le affezioni in grado di indurre uno stato irri-
tativo cronico della dura madre possono causare la com-
l c parsa di osteoclerosi più o meno diffusa, il più delle vol-
; la te coinvolgente isolatamente il tavolato interno.
1età
) di
La
1tte
lue,
Jse.
one A
IV3-
J!ia Fig. XXXJ1.4. Indici craniografici utilizzati per la valutazione delle
ore malformazioni del tratto di passaggio occipito-ccrvicale. A) Metodo di
ltU- Wackenheim: in condizioni normali la perpendicolare tracciata dal
punto di mezzo della linea orizzontale che congiunge i labirinti dei due
1te- lati coincide con l'asse longitudinale del dente dell'epistrofeo; su di
ore essa, inoltre, si incontrano le rette tangenti ai piatti delle apofisi arti-
Fig. XXXII.S. Meningioma. resamc diretto radiografico dimostra
nb· colari superiori dell'atlante. B) L'angolo di Landzcrt: il suo valore, di
simultaneamente la massa tumoralc tcnucmente calcificata (punte di
rme circa 112° in condizioni normali, aumenta nella platibasia proporzio- freccia) e l'arca osteosclerotica reattiva <<di accompagnamento>> coin-
!la» nalmente all'entità di'alterazione dei rapporti reciproci tra fossa crani-
volgente il pavimento della fossa cranica anteriore e parte delle gran-
ca anteriore e media, diminuisce nell'impressione basilare. di ali dello sfenoide (asterisco).
678 Capitolo XXXII

Fig. XXXII.6. lperostosi frontale interna. lspessimento «a placca)> Fig. XXXII.7. Ipertensione endocranica da craniofaringioma. Accen-
localizzato originante dal tavolato interno dell'osso frontale (frecce). tuazione delle impronte digitate (che appaiono come grosse ((ChiazzcJJ
La sella turcica ha aspetto «chiusm> per la presenza di ponte intercli- di intensa radiotrasparenza) e delle eminenze iuguli tra di esse interpo.
noideo. ste: diastasi -delle suture coronarica e !ambdoidea (punte di freccia). Si
osservi la calcificazione soprase!lare endotumorale (freccia).
1.1.3. Esame diretto e sindrome da ipertensione en-
docranica 1.1.4. Calcificazioni endocraniche
In questa sindrome possono realizzarsi condizioni Bene individuabili con l'esame standard del cra-
favorevoli a una alterazione generalizzata della forma nio, hannù sede e morfologia spesso indicative di natu-
e della struttura ossea della scatola cranica. Queste ra. Vengono opportunamente suddivise: in parafisiolo-
alterazioni sono più marcate in età pediatrica che non giche (precipitazione di fosfato e carbonato di calcio
nell'adulto e allorquando alla base della sindrome in seno a strutture fisiologiche endocraniche seconda-
ipertensiva è un tumore della fossa cranica posteriore. riamente a turbe metaboliche) e patologiche (manife-
stantisi nel contesto di strutture di per sé patologiche).
l segni radiologici usuali (non tutti obbligatoriamente In tab. :XXXII.2 sono elencate, con gli opportuni com-
presenti) sono (fig. XXXII.?):
menti, le più frequenti e indicative.
la diastasi delle suture coronarica e lambdoidea (pre-
sente solo nei soggetti più giovani);
TAB. XXXJI.2. LE.CALC!FlCAZJONl ENDOCRANICHE.
l'aumento di volume della scatola cranica (nel bambi-
no, ma non nell'adulto!); A. Parafisiologiche:
l'accentuazione delle impronte digitate e delle eminen- - Calcificazione della pinea/e: risiforme, mediana (even-
ze iugali; tuali lateralizzazioni sono indicative di processi espansi-
l'accentuazione delle impronte vas ali apportate dai vasi vi c-ontrolaterali!), situata l cm dietro il piano biaurico-
nervosi diploici; lare e 5 cm al di sopra del foro acustico estemo (v. fig.
le modificazioni della sella turcica: l'aditus è slargato, XXXLll).
la lamina quadrilatera retroreclinata, le apofisi clinoi- Calcificazione dei plessi corioidei: agglomerato di cald_-
dee anteriori decalcificate, la cavità sellare globalmente ficazioni punti formi, per lo più simmetrico dai due latl,
proiettivamente localizzabile in sede parietotemporalc
svasata;
(fig. XXXIL8A e B).
le erosioni distrettuali di strutture ossee (meati acusti- Calcificazione delle granulazioni di Pacchioni: piccole
ci interni, margine superiore della rocca petrosa, fori opacità nodulari parasagittali (di raro riscontro).
della base, piccola ala dello sfenoìde, canale ottico). - Calcificazione della grande falce: ben visibile nella
proiezione sagittale, ha aspetto filiforme o fusiforn:e e
·l: esperienza pratica dimostra che il quadro radio- sede mediana frontale (fig. XXXII.8C); in proieztone
logico non è spesso correlato, nella sua espressione LL assume aspetto disomogeneo e contorni policiclici.
al quadro clinico: sede del processo pri- - Calcificazione del tentorio cerebellare: per lo più io-
completa, assume l'aspetto di una V rovesciata a sede me-
mitivo, rapidità evolutiva, entità della compromissione diana posteriore (fig. XXXII.8C). ,
delle vie di scarico liquorali, edema cerebrale, sono i - Calcificazione dei legamenti clinopetrosi e clinotent?rt.a·
fattori che maggiormente si ripercuotono su queste li: «a strial>, originanti dalle apofisi clinoidee postenon e
correlazioni. dirette verso il basso e posteriormente (fig. XXXII.8D).
tVeuroradiologia 679

B Patologiche: La testa è immobilizzata con il semplice ricorso a un


· _ Calcifìcazioni infiammatorie: multiple e per lo più bila- supporto concavo e a una fascia di contenzione. Può essere
terali; irregolarmente rotondeggianti nelle encefaliti, «ad utile la presomministrazione di blandi sedativi. Nei piccoli
anello» o «a semiluna» nella tubercolosi, <m piccole sca- bambini è spesso indispensabile l'anestesia generale. Si
glie» nella toxoplasmosi (fig. XXXl.I.9): . . -procede innanzitutto alla scansione diretta acquisendo stra-
Calcificazioni parassitarie: nodulan, dJ 1-2 cm d1 dm- ti contigui di 5-10 mm di spessore, sì da mettere progressi-
metro, diffuse bilateralmente nella cisticercosi; rare e vamente in evidenza, dalla base verso la volta, le diverse
con l'usuale morfologia «a cerchio incompleto» nell'e- strutture encefaliche. Il piano di Francoforte è inclinato cau-
chinococcosi. dalmente di circa 10' rispetto al piano di scansione, il quale
_ Calcificazioni vascolari: la più frequente è quella del risulta così parallelo alla linea orbitomeatale. Lo studio spe-
sifone carotideo, «a binario» o «ad anello» (se aneuri-
cifico della fossa posteriore e della regione temporale
smatica può assumere aspetto «a placche multiple»),
richiede un'inclinazione rispettivamente di +25" e
tipicamente in rapporto proiettivo con il seno sfenoidale.
rispetto al piano di Francoforte. L'indagine è completata in
_ Calcificazioni intraemorragiche: in genere post-trauma-
tiche, negli ematomi subdurali sono per lo più sferoida- circa· il 70% dei casi con la scansione contrastografica
,_ li, di grandezza variabile da pochi cm fino a occupare (iniezione M bolO>l di 100 ml di MdC iodato). Il MdC evi-
gran parte di un emicrania, comunque sempre in rappor- denzia i vasi sanguigni e aumenta il valore di attenuazione
"',,_ to con il tavolato cranico interno; negli ematomi intrace- nei distretti in cui, per motivi patologici, la permeabilizza-
s; rebrali sono per lo più rotondeggianti, omogenee, con zione della barriera ematoencefalica (BEE) ne rende possi-
sottile orletto iperdenso, meno comunemente disomoge- bile la diffusione interstiziale. I: elevata frequenza con la
nee. quale si fa uso di MdC trova ragione nei seguenti fatti: lesio-
- Calcificazioni facomatosìche: neli' angiomatosi encefa- ni clinicamente significative possono essere isodense alla
lotrigeminale (m. di Sturge-Weber) sono serpiginose, scansione diretta; il comportamento del c.e. è spesso molto
a- importante per la caratterizzazione di natura dei reperti
per lo più occipitali (la deposizione di sali di calcio ha
u- luogo nei vasi meningei medi e nelle circonvoluzioni patologici. I: acquisizione spiroidea volumetrica a strato

cerebrali - fig. XXXII. lO); nella sindrome di Fahr sono sottile (1-2 mm) durante iniezione e.v. di MdC iodato -
:io punti formi o lineari, multiple, simmetriche, paramedia- angiO- TC - assume rilevanza nello studio del distretto
la- ne (la calcificazione interessa i nuclei grigi e i nuclei vascolare extracranica (stenosi carotidea) e intracranico
1:- dentati del cervelletto); nella sclerosi tube rosa sono (aneurismi).
e), nodu!ari, multiple, corticali, sottocorticali e subependi- Qualche indicazione trova la scansione dopo inalazione
n- mali (la deposizione di sali di calcio ha luogo nel conte- di xenon (del quale si studia la diffusione nel tessuto cere-
sto dei piccoli tumori astrocitari). brale e il deflusso).
- Calcificazioni tumorali: nei meningiomi psammomatosi Notevole importanza, sopratutto per il chirurgo maxil-
la fine impregnazione di sali di calcio può talora «dise- lofacciale, assumono le ricostruzioni tridimensionali cra-
gnare» il tumOre in tutta la sua esterisione; nei craniofa- niofacciali.
ringiomi si ham10 spesso calcificazioni «a fiocchi», tipi-
camente localizzate in sede soprasellarc; ne!l'oligpden-
00·
droglioma le calcificazioni sono frequenti e assumono La TC, per la buona risoluzione di contrasto, è in
!SÌ-
aspetti morfologici assai variabili (spesso si dispongono grado di differenziare la sostanza grigia, la sostanza
CO·
fig. lungo le pareti dei vasi). bianca e gli spazi liquorali, fornendo una
zione «diretta» dell'encefalo soddisfacente in senso ana-
tomico nei suoi diversi piani (fig. XXXII. 11 ): dalla ba-
ki- 1.2. re
ati, se verso la volta, le strutture della fossa posteriore, sei-
11lc È tecnica fondamentale nello studio della lari, soprasellari, il III ventricolo, i ventricoli laterali, le
gia cranioencefalica. La sua diffusione ha reso obsole- strutture sopraventricolari, la convessità emisferica).
:o!e ta la pneumoencefalografia, metodica in passato fon- Molti rilievi patologici macroscopici sono individuabi-
ella damentale nello studio per immagini dell'encefalo, e li alla scansione diretta, o per le caratteristiche densito-
molto mirato il ricorso all'angiografia. In linea gene- metriche favorevoli alla differenziazione dalle struttu-
'"
one rale, la TC si rende preferibile alla RM nelle situazio- re normali, o perché alterano la normale morfologia e
ci. ni di urgenza (pazienti non collaboranti! trauma crani- topografia del sistema ventri colare e delle cisterne.
io- co! ictus!), nell'analisi delle strutture ossee, nella
me- In generale: l'aumento del contenuto acquoso
ricerca di piccole calcificazioni. Nello studio del trau- interstiziale (edema) o cellulare (necrosi) e la presen-
matizzato cranico la reè l'indagine «obbligatoria», za di componenti lipidiche inducono la comparsa di
da effettuare anChe senza preliminare ricorso al! 'esa- aree ipodense; l'ipercellularità e l'aumento dell'irro-
me standard del cranio. razione si esprimono sotto forma di aree iso- o iper-
680

Fig. XXXII.B. Calcificazioni parafisiologi-


che. In A (radiogramma PA) e B (radiogrrun-
ma LL): calcificazione dci plessi corioidci
con aspetto di piccole opacitll calcaree granu-
lari conglomerate. In C calcificazione della
grande falce cerebrale (freccia) e del tentorio
cerebellare (triangoli). In D calcificazione dci
legamenti clinopetrosi (freccia curva), caratte-
risticamente originante dalle apot1si clinoidcc
posteriori e parallela alla lamina quadrilatcm.
dense; la presenza di sangue stravasato e di coaguli sto, l'assenza di artefatti ossei (fossa cranica posterio-
freschi e la precipitazione di sali di calcio inducono la re!), la capacità di fornire iÌnmagini «dirette» ad alta
comparsa di aree iperdense. Spesso questi aspetti coe- risoluzione secondo piani comunque orientati, l'eleva-
sistono nel contesto della stessa lesione. Il come ta sensibilità, la rendono preferibile alla TC, con le
vedremo nella descrizione sistematica dei diversi tip.i eccezioni sopra ricordate, nella maggior parte delle
di patologia, può assumere entità e caratteristiche situazioni cliniche.
rnorfologiche e cronologiche rilevanti ai fini diagno-
stici. Le intensità di campo elevate (1,5 T) si dimostrano pre-
feribili nello studio dell'encefalo per la migliore risoluzione
anatomica. L'indagine è effettuata con apposita bobina, ac-
1.3. RM quisendo inizialmente 18-20 strati trasversali di 5 mm con
È tecnica del tutto fondamentale nello studio della sequenze turbo-FLAIR e turbo-SE T2 pesate, ed eventual-
patologia encefalica. L'elevata risoluzione di contra- mente strati coronali e sagittali. L' «assialità» della scansione
è riferita al piano bicommessurale (centraggio sulla guida di
uno strato sagittale mediano di prova!). L'indagine è per lo
più completata con la scansione SE Tl-pesata prima e dopo
somministrazione e. v di Gd"DTPA (0,1-0,2 mmol/Kg). Se-
quenze GE TI "pesate o T2*-pesate possono rendersi utili per
la documentazione di effetti di flusso e di suscettibilità ma-
gnetica (calcificazioni, emorragie). Acquisizioni sincroniz-
zate al tracciato ECG riducono gli artefatti derivanti dalle pul-
sazioni vascolari e dal "flusso vascolare e liquorale.
Notevole importanza assumono, per il neurochirurgo, le
ricostruzioni tridimensionali encefaliche.

Fig. XXXII.9. Calcificazioni toxoplasmosiche. A"' radìogramma PA; La RM fornisce immagini dell'encefalo sorpren-
B "' radiogramma LL. Assumono aspetto «a piccole scaglie multiple dentemente vicine a quelle dell'anatomia classica (fig;
diffuse>> di radiopacità media. XXXII.l2). La dimostrazione delle diverse strutture e
J}!_uron1diologia 681

la sua distribuzione negli stati biologici di «acqua libera» e


«acqua legata>!. La sostanza grigia, contenendo un quanti-
tativo di acqua libera di circa il l O% superiore alla sostan-
za bianca, ha TI e T2 più lunghi di questa. Rispetto alla
sostanza cerebrale, il liquor, per l'elevato contenuto di
acqua libera, ha TI e T2 molto lunghi; il grasso, costituito
prevalentemente da fosfolipidi idrofobi, TI più corto e T2
pressoché uguale; il sangue TI più corto e T2 ·più lungo
(ma emetterà sempre, nelle classiche sequenze SE, un
segnale molto basso allorquando in moto laminare!).
fjo, XXXII.lO. Malattia di Sturge-Weber. Tipica calcificazione che Segnale di intensità molto bassa è emesso dagli involucri
sc;ue il decorso della circonvoluzione parietale posteriore sinistra. meningei.
decisamente superiore a quella possibile con la TC, sia
Le moderne apparecchiature tomografiche a RM
per quanto concerne il parenchima cerebrale propria-
rendono possibile l'acquisizione di valide immagini an-
mente detto, sia per quanto concerne il sistema ventri-
giografiche <<dirette>> (v. fig. XL18B). Vuso di un MdC
colare, gli spazi subaracnoidei e gli involucri meningei.
ogi-
paramagnetico a lunga persistenza intravasale
>n- La rappresentazione del parenchima cerebrale e delle Gd-BOPTA! ossidi di ferro!) migliora il
1idci sue alterazioni patologiche elementari (edema, emorragia, livello di risoluzione consentendo la dimostrazione dei
lli"-
lella
accumulo di lipidi e sostanze paramagnetiche, calcificazio- vasi di più piccolo calibro. D angiografia a RM trova a
ne, fibrosi, necrosi) rispecchia fondamentalmente le diffe- livello intracranico importanti applicazioni nello studio
""
:dci renze tra le varie entità nel contenuto totale di acqua e nel- del circolo di Willis 1 dei seni venosi durali, degli aneu-
atte-
idee
cm.
rio-

·va-
' le
elle

one
ae-
con
llal-
one
adi
:rio
opo
Se-
per
ma-
niz·
pul-

J, le
Fig. XXXII.li. Piani di riferimento in TC dell'encefalo. In A sezione soprabasalc: sono visibili, in senso antera-posteriore, le cavità orbitaric, le
fosse cerebrali medie, il ponte, il IV vcntricolo (punta di freccia), gli emisferi cerebellari. In B sezione passante a livello del mesenccfalo: sono vi-
·en- sibili sulla linea mediana il III ventricolo (freccia) orientato longitudinalmente, ilmcsencefalo (asterisco), la cisterna ambiens che lo circonda po-
fig. stcrionncnte (punte di freccia), il verme cerebellare. In C e D sezioni transventricolari: sono visibili il III ventricolo, i corni frontali e i trigoni dei
l'entri coli laterali, l'epifisi e i plessi corioidei calcificati, i nuclei della base. In E e F sezioni sopmvcntricolari: sono visibili rispettivamente il cen-
re è tro scmiovalc c alcune circonvoluzioni cerebrali delimitate dagli spazi subaracnoidei corticali,
682 Capitolo XXxn

bilancio preoperatorio in gran parte dei tumori cere-


brali e nelle malformazioni vascolari aneurismatiche e
angiomatose; ha minori ind,icazioni nella patologia
cerebrovascolare ischemica. E indispensabile «guida»
a procedure interventistiche vasco/ari.

Angiografia carotidea. È realizzata con tecnica digita-


le arteriosa. X: accesso ha luogo in genere per via retrograda
transfemorale, sì da rendere possibile lo studio dei 4 assi
vascolari a destino encefalico (arterie carotidi interne e ver-
tebrali) e delle arterie carotidi esterne, nonché la realizza-
zione di procedure terapeutiche endovascolari.
X: angiografia della carotide interna è condotta prima in
proiezione AP con raggio centrale inclinato di circa 30" in
senso cranio-caudale, poi in proiezione LL ed eventualmen-
te in proiezione obliqua (malformazioni vascolari!). Per
quanto concerne l'angiografia della carotide esterna, le
proiezioni più utili sono la LL e l' AP con raggio centrale
ortogonale o inclinato di circa 30' in senso caudo-craniale.

Angiografia vertebrale. Effettuata previo cateterismo


selettivo dell'arteria vertebrale con modalità simili a quelle
Fig. XXXII.12, Risoluzione anatomica delle immagini a RM dell'en-
cefalo. A: sezione sagittale mediana in sequenza SE TI-pesata; B: se-
descritte per l'angiografia carotidea, detennina l'opacizza-
zione coronale in sequenza SE TI-pesata; C: sezione trasversale in se- zione del sistema vascolare vertebrobasilare.
quenza turbo-IR con accentuazione del segnale delliquor; D: sezione
trasversale in sequenza SE pesata in DP. Nelle diverse sequenze il fa- I quattro vasi afferenti alla circolazione cerebrale so-
vorevole contrasto tra liquore tessuto nervoso e tra sostanza bianca e no tra di loro connessi nel circolo di Willis, o «poligo-
sostanza grigia consente di delineare accuratamente gran parte delle no vascolare», costituito in avanti dai tratti orizzontali
strutture anatomiche encefaliche. In A sono ben visibili il corpo callo-
so, l'ipotalamo, il mesencefalo, il ponte, il bulbo, il tratto prossima] e del delle arterie cerebrali anteriori unite dalla arteria co-
midollo cervicale, attorno ai quali sono apprezzabili le diverse struttU- municante anteriore (le quali mettono in comunicazio-
re cisternali a basso segnale; anteriormente è ben dimostrata la regione ne le carotidi con le arterie cerebrali posteriori) e po-
diencefaloipofisaria; posteriormente il tentorio cerebellare, il cervel- steriormente dalla giunzione tra arterie cerebrali poste-
lello, il IV vcntricolo a sezione triangolare continuantesi superiormen-
te nella sottile linea a basso segnale dell'acquedotto di Silvio. lnB, nel- riori e arteria basilare. A cagione di questa disposizio-
la sezione passante per il tronco encefalico, si ha valida dimostrazione ne, per il fatto che alcuni rami originano dal sistema ca-
della capsula interna e del tratto mesencefalico dei fasci corticospinali. rotideo, altri da quello vertebrobasilare, e data la fre-
In C, nella sezione transventricolare, sono ben dimostrati parte dei ven- quenza di anomalie del poligono, non sempre è possi-
tricoli laterali e numerosi solchi cerebrali (nei quali il Segnale emesso
dalliquor è stato incrementato attraverso una scelta opportuna del tem-
bile visualizzare un determinato vaso per semplice inie-
po di interpulso della sequenza). In D la favorevole risoluzione di con- zione del MdC nella carotide o nella arteria vertebrale
trasto consente di evidenziare la testa dei nuclei caudati, la capsula in- corrispondente: può essere necessaria l'iniezione di am-
terna, i principali fasci tc!encefalici di sostanza bianca (a segnale più bedue le arterie. La scelta delle arterie da iniettare di-
basso della sostanza grigia nelle immagini in densità protonica).
pende dal lato e dalla sede della lesione. Le lesioni so-
rismi e delle malformazioni arterovenose: l'angiografia pratentoriali sono di norma studiate con l'angiografia
digitale è, però, a tutt'oggi necessaria per lo studio di della carotide interna (ma in quelle occipitali è neces-
dettaglio. saria anche l'angiografia vertebra/e); le lesioni sotto-
La RM rende possibili importanti studi funzionaR tentorhtli con l'angiografia vertebra le; le lesioni del
li aVenti la finalità di correlare funzioni motorie e sen- talamo e dei nuclei della base con l 'iniezione di en-
soriali a specifiche aree encefaliche (v. fig. lB e para- trambi i sistemi arteriosi. Molte lesioni vasali (angio-
grafo XI.9). mi intra-, extracranici e facciali; angiofibromi giova-
nili; tumori glomici; meningiomi; circoli di compenso
per occlusione della carotide interna) e le lesioni,coin-
1.4. Angiografia vogenti gli involucri meningei richiedono l' angiogra-
Assume rilievo in seconda istanza per un corretto fia della carotide esterna.
/) tleJtroradio!ogia 683
:-----

. Angiogramma carotideo (fig. XXXII.l3). Originando radiografico, non risulta apprezzabile, mentre il tratto
e-
livello cervicale dalla biforcazione della carotide comune, ascendente si presenta come una successione di tre piccoli
fa carotide interna presenta, in un archi ad ampio raggio di cui l'inferiore e il superiore sono
.ìa cervicale ascendente, un segmento mtrapetroso d1retto m convessi in avanti. Al termine dell'ultimo arco l'arteria
l))
senso latero-mediale, un segmento intracavernoso, contenu- assume un decorso anteroposteriore circoscrivendo il dorso
to nel canale del seno cavernoso e in continuità con la sella del corpo calloso.
turcica. Essa emette quindi due rami collaterali, l'arteria L'arteria cerebrale media si diparte in direzione oppo-
ta- oftalmica e l'arteria corimdea anteriore, e successivamente sta all'arteria cerebrale anteriore, decorre orizzontalmente e
da descrive una brusca inflessione su se stessa (sifone caroti- lateralmente nel tratto alare della cisterna silviana sotto il
ssi deo) e si ramifica (segmento sopraclinoideo) nei rami ter- lobo frontale e medialmente al polo temporale al quale for-
:r- minali, l'arteria cerebrale anteriore e l'arteria cerebrale nisce rami. Al termine della porzione orizzontale si inflette
media. Il complesso carotide-cerebrale anteriore-cerebrale in alto e indietro nel tratto insulare della cisterna silviana
media assume un aspetto «a forchetta» (forchetta carotidea). nel quale si ramifica superiormente, inferiormente e indie-
in ! rapporti intracranici importanti dell'arteria carotide inter- tro. I rami decorrono sulla superficie dell'insula fino alla
in na sono quelli con il seno cavernoso, la sella turcica e il giunzione con gli opercoli ove si riflettono su se stessi per
:n- chiasma ottico. emergere sulla superficie corticale. Nella usuale proiezione
'er L'arteria cerebrale anteriore decorre, dalla biforcazio- angiografica frontale semiassiale il tratto orizzontale ha
le ne carotidea, in senso media! e e orizzontale (segmento oriz- decorso medio-laterale parallelo alla base del cranio (fig.
aie zontale) fino alla confluenza con l'arteria comunicante XXXII.14 ). I rami insulari appaiono, in questa proiezione,
le. anteriore, sotto il lobo frontale e sopra la regione sellare. come una serie di archi di cerchio concavi verso la linea
Sulla linea mediana si riflette bruscamente verso l'alto mediana, localizzati alla giunzione tra i due terzi mediali e
mo (segmento ascendente) descrivendo un arco ad ampio rag- il terzo laterale dell'emisfero. Tali archi descrivono le varie
:Ile gio aperto all'interno, parallelo alla superficie esterna del sezioni dell'insula: i più bassi corrispondono alle sezioni
za- corpo calloso, in un piano coincidente con quello sagittale anteriori; i più alti alle sezioni posteriori. Ciascun ramo ter-
mediano. In proiezione AP (fig. XXXII.l4) l'arteria cere- mina in alto con una riflessione ad anello (passaggio al di
brale anteriore assume l'aspetto di un breve segmento oriz- sotto deli' opercolo). In proiezione laterale questi stessi rami
so- zontale parallelo alla base cranica, cui fa seguito un seg- insulari presentano un aspetto assai complesso che può
mento verticale più o meno ondulato che occupa per un essere semplificato tracciando il cosidetto triangolo silvia-
•ali largo tratto la linea mediana. In proiezione LL il tratto oriz- no, costituito dalla linea che segue il percorso del ramo
zontale, decorrente in un piano perpendicolare al piano principale e da una linea tracciata verticalmente lungo l'as-
:io- se dei primi rami frontali. Il triangolo silviano disegna la
10- proiezione laterale dell'insula ed è
:te- importante perchè ogni sua variazione
:io- di forma e posizione indica l'esistenza
ca- di masse emisferiche occupanti spazio.
Altre arterie di importanza angio-
re- grafica provenienti dal sistema caroti-
ssi-
deo sono: le arterie lenticolostriate, in
lie- numero di 4-6, originanti dai tratti oriz-
·ale zontali delle cerebrali anteriori e media,
lill- le quali irrorano i gangli della base,
di- hanno decorso arcuato con concavità
so- verso la !inca mediana; l'arteriti
Jjia mica, che irrora le strutture orbitarie;
;es- !'arteria corioidea anteriore che, origi-
tio- nando dalla carotide, percorre la cister-
del na ottico-chiasmatica, la fessura cariai-
en- dea e il corno temporale del ventricolo

Fig.XXXII.13. Rappresentazione schematica dell'arteriogramma della carotide interna in proiezione AP (A) c LL (B). [n A: l "'a. carotide inter-
lV a- M; 2 "'a. corioidca anteriore; 3 =a. cerebrale anteriore; 4 = aa. lentico-striate; 5 "'aa. insulari; 6 =a a. opercolari; 7 = aa. corticali; 8 = a. calloso-
nso marginale; 9 =a. pcricallosa; freccia= biforcazione dell'a. cerebrale media. In B: l =a. carotide interna; 2 =a. oftalmica; 3 =a. comunicante po-
Ji/1- steriore; 4 =a. cerebrale media; 5 =a. pcricallosa; 6 "=a. callosomarginale; 6a =a. frontoorbitaria; 6b =a. frontopolarc; 6c =a. frontale interna an-
;ra- teriore; 6d = a. frontale interna posteriore; 6e = a. dellobulo paracentrale; 7 =a. corioidca anteriore; 8ab = aa. temporali polare e anteriOre; 8c =
a. prefron!ale; 8d =a. precentrale; 8e =a. centrale; 8foo a. parietale superiore; 8g =a. parietale inferiore; 8h =a. angolare; Si= a. temporooccipi-
lale; 81 =a. temporale posteriore; 8111 =a. temporale media; freccia"' biforcazione della carotide interna. Freccia curva= seno sfenoidale.
684 Capitolo XXXII

Fig. XXXII, 14. Angiografia della carotide inter-


na. A sinistra proiezione AP, a destra proiezione
LL; in alto fase arteriosa, in basso fase venosa.
Per gli opportuni riferimc11ti anatomici v. figg
XXX1L13 e 17.

laterale assumendo importanti rapporti con la faccia media- re e l'arteria cerebrale posteriore circondano il tronco ence-
le del lobo temporale. falico dall'avanti all'indietro per decorrere le prime sugli
La carotide esterna (fig. XXXII.l5) origina dalla emisferi cerebellari, l'ultima sulla superficie inferomediale
tide comune e decorre anteromedialmente alla carotide
interna. Le sue branche più importanti sono l'arteria tiroi-
de.:! superiore, l'arteria linguale, l'arteria facciale, l'arteria
faringea e l'arteria occipitalc. Suoi rami terminali sono l'ar-
teria temporale superficiale e l'arteria mascellare interna (la
quale ha come ti rami secondari l'arteria meningca
media, l'arteria infraorbitaria e l'arteria sfenopalatina).

Angiogramma vertcbrale (fig. XXXII.16). Le arterie


vertebrali originano in genere dal tratto iniziale dell'arteria
succlavia, percorrono la regione cervicale attraversando i
forami intertrasvcrsali delle vertebre e, giunte al livello
della doccia del clivus, si uniscono nell'arteria· basilare.
r.: arteria basilare si ramifica nelle due arterie cerebrali
posteriori (congiunte alle carotidi dalle due comunicanti
posteriori), le quali irrorano la faccia mediale del lobo occi-
pitale e una piccola- parte dello stesso lobo sulla superficie
laterale dell'encefalo. I rami più importanti del sistema ver-
tebrobasilare sono: l'aJ'teria cerebellare posteroinjel'iore,
origi11ante dalla vertebralc; le arterie cerebellari anteroin-
Fig. XXXII.IS. Rappresentazione schematica dell'arteriogramma
feriore e anterosuperiore, originanti dall'arteria basilare. I della carotide esterna in proiezione LL. l "'a. carotide esterna; 2 "'a.
rapporti delle arterie del sistema vertebrobasilare di mag- tiroidca superiore; 3 =a. lingualc; 4 =a. facciale; 5 =a. occipitale; 6
giore interesse angiografico sono così descrivibili: l'arteria =a. auricolare posteriore; 7 = a. temporale superficiale; 8 =a. mascel·
basilare è situata al davanti del tronco encefalico e dietro al \are; 9 = a. sfenopa!atina, l O "' a. infraorbitaria; 11 = a. meningca
clivus; le arterie cerebellari anteroinfcriorc e anterosuperio- media
}leuromdiologia 685

occipitali che drenano nel seno sagittale superiore (v. fig.


XXXII.14). La vena prerolandica è un repere assai preciso
del solco cerebrale omonimo. Altre vene drenano nei seni
cavernoso e traverso e formano tre gruppi: silviano, tempo-
rale e occipitale. Sulla supelficie cerebrale interna si rico"
nascono le vene frontali, paracentralc e parietali che drena"
no nel seno sagittale superiore e le vene occipitali che dre-
nano nel seno retto. Ampie anastomosi collegano i vari
gruppi di vene. Le vene profonde drenano parte della
sostanza bianca profonda e i gangli basali; sono costituite
principalmente dalla vena cerebrale interna e dalla vena
A 8 basilare che drenano nella vena di Galeno. La vena cerebra-
le interna, che decorre sul tetto del III vcntricolo, riceve le
fig.XXXII.l6. Rappresentazione schcmatica dell'arteriogramma vcr- vene del setto pellucido, del nucleo caudato, dei corpi stria-
tcbrale in proiezione AP (A) e LL (B). In A: l "'a. vcrtebralc, 2 =a. ti, del talamo, dei plessi corioidei e quelle subependimali
cerebellare posteroinfcriore; 3 = a. basilare; 4 = a. cerebellare ante-
roinferiorc; 5 "' a. cerebellare antcrosuperiore con i suoi rami emisfe- corrispondenti al corno frontale, al corpo ventricolare e
rici (Sa) c vermiani (Sb); 6 =a. cerebrale posteriore; 7a =a. tempora- all'atrio. La confluenza delle vene settalc, talamostriata e
le anteriore; 7b =a. temporale posteriore; 7c =a. calcarina; 7d =a. corioidea nella vena cerebrale interna avviene sul profilo
parictooccipitalc. In B: l = a. vertebrale; 2 = a. basilare; 3 = a. ecrc- posteriore del foro di Monro e forma l'angolo venosa di
OO!lare postcroinfcriore; 4 =a. cerebellare antcroinfcriore; 5 = a. cere- Fischer (importante punto di repere!). La vena basilare ori*
OOllarc a11tcrosuperiorc con i suoi rami vermiani (Sa) c emisferici (5b); gina a livello della sostanza perforata anteriore, della
6=a. cerebrale posteriore con i suoi rami parietooccipitalc (6a), cal- fluenza delle vene insulari e striate inferiori e raccoglie
carino (6b) e temporale posteriore (6c); 7 = aa. corioidcc posterome- lungo il suo decorso, prima di immettersi nella vena di
dia!e (?a) e posterolaterale (7b).
Galeno, le vene temporali interne, atriali, talamiche e
gg del lobo occipitale. I.:arteria cerebrale posteriore nel suo mesencefaliche laterali: ha importante valore topografico
decorso passa dallo spazio sottotentoriale a quello sopraten- perché circonda il mesencefalo e decorre lungo il giro
toriale: la sua dislocazione può essere indice di erniazione paraippocampico.
;e. transtentoriale. I.:arteria cerebellare posteroinferiorc è in Nel sistema 1•enoso sottotentoriale sono presenti: vene
gli stretto rapporto con la tonsilla cerebellare e con il foro occi- a drenaggio superiore verso la vena di Galeno, che raccol-
aie pitale: una sua dislocazione verso il basso può indicare gono tributarie dal tronco encefalico (vene pontomesence-
erniazione attraverso quest'ultimo. Le arterie corioidee faliche) e dal cervelletto (sistema vcrmiano superiore, vene
posterolaterale e posteromediale, originando dalla cere cerebellari); vene a drenaggio anteriore verso i seni petrosi,
le posteriore possono essere evidenziate mediante iniezione che raccolgono tributarie dalla faccia· velltrale del tronco
del sistema carotideo (se viene visualizzata la cerebrale (vena pontomesencefalica anteriore, vena pontina trasversa)
posteriore!) e di quello vertebrale: esse descrivono un arco e da quella anteroinferiore del cervelletto (vena del recesso
a convessità posteriore rispettivamente intorno alla parte laterale del IV ventricolo, vena petrosa); vene a drenaggio
posteriore del talamo e dell'atrio ventricolare e hanno posteriore .verso i seni trasverso e retto, che drenano soprat-
importanza nello studio delle lesioni talamiche ed endoven- tutto il verme inferiore (vena vermi an a inferiore) e gli emi-
tricolari. sferi cerebellari (vene cerebellari superiori e inferiori).
I seni venosi della volta e della base sono collettori
Vene cerebrali. Vengono distinti generalmente tre gran- intracranici contenuti nella dura madre, che drenano sangue
di gruppi: il sistema sopratentoriale, costituito dalle vene proveniente dall'encefalo, dalle meningi e dal cranio (fig.
corticali e profonde, il sistema sottotentoriale, o della fossa XXXII. l?). Il seno sagittale superiore decorre sul margine
posteriore, e il sistema dei seni venosi della volta e della della falce cerebrale alla sua inserzione sulla teca cranica e
base. {;angiografia carotidea e vcrtebrale consentono lo si estende dal forarne cieco, anteriormente, al torculare di
studio rispettivamente delle vene sopra- e sottotent01ia\i; Erofilo, posteriormente. Il seno sagittale iriferiore decorre
entrambe permettono la visualizzazione dei seni venosi. lungo il margine libero della falce e confluisce, insieme alla
Tuttavia solo la flebografia orbitaria e/o la flebografia giu- vena di Galeno, nel seno retto. Il seno retto decorre nella
gulare retrograda forniscono una completa dimostrazione giunzione tra falce e tentorio, si porta in basso e indietro e
del seno cavernoso e delle sue vene tributarie. confluisce usualmente nel torculare di Erofilo. I seni tra-
mna
==a.
Nel sistema venoso soprate11toriale (fig. XXXII.l7), le sversi originano in corrispondenza della protuberanza occi-
le; 6 corticali drenano la corteccia e parte della sostanza pitale interna e si portano lateralmente e anteriormente
scel· bianca (vene midollari). Nella fase flebografica dell'angio- decorrendo a livello dell'inserzione del margine del tentorio
ngca grafia carotidea si riconoscono sulla superficie cerebrale lungo il solco omonimo dell'osso occipitale; abbandonato il
esterna i grandi gruppi frontali, rolandici, parietooccipitali e tentorio si portano in basso e medialmente continuandosi
686 Capilo/o XXXI! ,

nei seni sigmoidei che confluiscono nelle vene giugulari. Il 1.5. Diagnostica radioisotopica
torculare di Erofilo rappresenta, quindi, il punto di incontro
dei tre seni tributari (seno sagittale superiore, seno retto e Trova importanti applicazioni nello studio del
seno occipitale) con i seni traversi. Il sistema di drenaggio SNC grazie alla capacità di evidenziare precocemente
sinusale, che raccoglie il sangl!e dalla base cranica, è rap- alterazioni funzionali tessutali prima che si instaurino
presentato principalmente dai seni sfenoparietale e caver- alterazioni strutturali. Nelle forme di demenza, ad
noso (fosse anteriore e media) e dai seni petrosi superiore e esempio, sono dimostrabili alterazioni del flusso ema-
infàiore (fossa posteriore), ed è tributario in gran parte (ma tico regionale e del metabolismo del glucosio ben
non esclusivamente!) delle vene giugulari. prima che si manifesti l'atrofia della sostanza grigia
corticale o dei nuclei profondi; nelle sindromi parkin-
Dislocazione, alterazioni morfologiche (circoli
soniane, difetti dei sistemi mediatore/recettore; in
patologici, infiltrazioni, amputazioni) e alterazioni
alcuni focolai epilettogeni fatmacoresistenti non iden-
funzionali (variazioni distrettuali del tempo di circolo)
tificabili mediante TC e RM, alterazioni del flusso
dei vasi cerebrali hanno costituito, in era pre-TC e pre- ematico e del metabolismo distrettuale.
RM, importanti segni loca!izzatori di patologia.
La strumentazione mediconucleare disponibile
Attualmente la loro definizione assume rilievo: nello
assume grande rilievo: mentre, infatti, la PET rende
studio di alcuni tumori, in particolare l'astrocitoma
possibile esplorare, con risoluzione spaziale di 3-4
anaplastico, il glioblastoma, l'emangioblastoma, il
mm e precisa valutazione quantitativa, il flusso emati-
meningioma e i chemodectomi; in alcune affezioni
co, lo stato recettoriale, il consumo di glucosio e la
cerebrovascolari, in particolare l'attacco ischemico
sintesi di nucleoproteine, la SPECT consente solo l'e-
transitorio, la trombosi venosa, l'emorragia intrapa-
splorazione dei primi due parametri, con risoluzione
renchimale, gli aneurismi, le malformazioni arterove-
di 6-7 rnm e valutazione semiquantitativa.
nose.
La valutazione del flusso ematico regionale mediante
SPECT ha luogo comunemente mediante iniezione e.v. di
radiofarmaco che

A
Fig. XXXII.I7. Rappresentazione schematica del drenaggio venosa cerebrale superficiale e profondo. In A, nella visione frontale: l "'s. sagitta-
le superiore; 2 = s. trasvcrso; 3 =vene frontoparietali ascendenti, 4 =v. talamostriata; 5 =v. cerebrale interna e v. di Galeno; 6 = s. sfcnoparieta·
le; 7 =v. basilare; 8 =v. atriale laterale; 9 =v. del setto pellucido; IO= vv. striate inferiori; Il= v. di Silvio. In B, nella visione laterale: l='·
sagittalc superiore; 2 =s. retto; 3 = torcularc di Erofilo; 4 =s. laterale; 5 =s. sigmoideo; 6 =s. petroso superiore; 7 =s. pctroso inferiore; 8 =s.
cavernoso; 9 =v. giugulare interna; l O= v. di Galeno; Ila= v. cerebrale interna; \lb = v. basale; 12 =v. atriale laterale; 13 =v. uncale; 14 "'vene
striate inferiori; 15"" v. corioidea superiore; 16 =v. settale; 17 = vv. ependimali; 18 = vv. midollari profonde; 19 = vv. midollari superficiali; 20
"'vv. transcerebrali; 21 = vv. meningce; 22 =v. corticale frontale; 23 =v. centrale; 24 =vene parietali; 25 = vv. temporali; 26 =v. silviana super-
ficiale; 27 = vv. diploiche; 28 = vv. della galea capitis.
Neuromdiologiu 687

supera rapidamente la la membran_a cellula: ne. delle immagini PET con quelle TC
e in virtù della sua hpof!lta e Sl accumula net neurom e RM è importante per il neurochirurgo al fine di pia-
:eguendo un gradiente di La nificare con accuratezza l'intervento limitando l'e-
dall'ambiente cellulare, che prmctpta con la dtmmuzwne stensione della demolizione. Risultati analoghi offre la
della concentrazione ne Il 'ambiente extracellulare, è impedi-
ta dal fatto che all'interno dei neuroni il radiofarmaco è
SPECT dopo somministrazione di radiofarmaci di per-
enzimaticamente ridotto a una forma chimica non lipofili- fusione come lo llJXe o il 99"'Tc-HMPAO, o di traccian-
ca. Si realizza quindi un vero e proprio (dntrappolamentO>> ti recettoriali come la mi-anfetamina o
all'interno delle cellule in misura proporzionale alle loro
condizioni combinate di perfusione ematica e attività meta- Nella malattia di Alzheimer si osservano difetti
bolica. perfusoriometabolici che progressivamente si estendo-
Analogo accoppiamento perfusorio-metabolico è ope- no dalla sostanza grigia della corteccia parietale ai
rante nella PET per il 18F-fluoro-desossi-glucosio. Nei neu- nuclei dell'ippocampo, alla corteccia occipitale, ai
roni normali l'accumulo di 1iF-FDG riflette principalmente lobi temporali, e. infine ai lobi frontali, restando in
!'attività sinaptica eccitatoria e inibitoria, mentre nei focolai
genere risparmiati i nuclei profondi della base, la
e epilettogeni iperattivi e nei tessuti neoplastici riflette soprat-
tutto l'aumentata attività metabolica del soma cellulare vero teccia visiva, la corteccia motoriosensitiva e il cervel-
e letto. Nelle fasi avanzate della malattia i difetti perfu-
eproprio. Sono facilmente intuibili i meccanismi che regola-
4 no la caplazione dei vari traccianti recettoriali in determina- soriometabolici sono distribuiti in maniera abbastanza
i- ti nuclei e distretti cerebrali, in condizioni normali e patolo- simmetrica.
la giche, il cui studio è reso agevole dalla PET e dalla SPECT.
,_
Nella malattia di Pick i difetti perfusoriometaboli-
Nelle epilessie, come è noto, problema rilevante è ci sono localizzati caratteristicamente nei lobi frontali;
costituito dalle forme refrattarie alla terapia farmaco- nella demenza in corso di AIDS interessano pressoché
logica, per le quali trova efficace indicazione l'exeresi diffusamente la corteccia; nelle demenze multi-infar-
te
di
chirurgica del focolaio epilettogeno ove adeguatamen- tuali sono distribuiti con una certa irregolarità ai due
Je
te identificato. La PET con evidenzia in fase emisferi.
intercritìca una ridotta captazione del tracciante Nei tumori cerebrali la PET con assume
to alla corteccia cerebrale normale (fig. XXXII.l8); in importanza, a diagnosi effettuata, per il
questi casi, per lo più, durante o comunque in stretta vi- metabolico della neoplasia e, in maniera del tutto
cinanza alla crisi epilettica si ha spiccata ipercaptazio- determinante, in corso di follow-up per la
zione tra recidiva tumorale ed esiti del trattamento chi-
rurgico o radioterapico. In linea generale, l'intensità di
captazione del 18F-FDG in riferimento alla sostanza
bianca è direttamente proporzionale al grado di mali-
gnità. Informazioni prognostiche e diagnostiche diffe-
renziali simili possono talora essere fornite dalla
SPECT dopo somministrazione e.v. di 201 Tl, analogo
del potassio che si accumula nei tessuti in funzione
della loro densità cellulare e della attivazione metabo-
lica.

1.6. Ecografia
Nel periodo neonatale e nella prima infanzia, stan-
Fig. XXXII.18. Epilessia parziale farmacoresistente in bambino di 6
tta- anni. All'EEG era presente attività parossistica nelle regioni frontali di
te la sottigliezza della teca cranica e la presenza delle
ern· destra; la RM evidenziava rilievi riferibili a displasia corticale fronta- fontanelle, l'ecografia consente di ottenere imrnmagini
"''· le media le destra. La PET encefalica con 18F-FDG in fase intercritica dell'encefalo di valida risoluzione anatomica (fig.
"'s. evidenzia un'area focale a consumo di glucosio marcatamente ridottD XXXII. 19) e segnali Doppler dai vasi cerebrali. È per lo
'enc (frecce), ovoidale, a margini netti, di circa 7 mm di spessore, situata 35
; 20 nun al di sopra della linea orbito-mcatalc inferiore. La localizzazione
più utilizzata come finestra acustica la fontanella ante-
per- accurata dell'area «incriminata)) è indispensabile in previsione di una riore, con scansioni coronali, sagittali e oblique, con

l eventuale exeresi chirmgica. de settoriali da 5-7,5 MHz. Cecotomografia permette

J
688 Capitolo XXX!!

di individuare lesioni intracerebrali occupanti spazio, . significativi nello studio della patologia ateroscleroti-
ectasie del sistema ventricolare in fase presintomatica, ca e nella valutazione del vasospasmo conseguente a
emorragie cerebrali (assai frequenti nei prematuri), emorragia subaracnoidea.
ematomi periencefalici; nei bambini con idrocefalia
rende possibile «guidare» intraoperatoriamente il po- 1.7. Termografia
sizionamento di shunt ventri colari, evidenziarne pre-
cocemente eventuali malfunzionamenti, seguire evo- Può essere di tma certa utilità, in campo encefali.
lutivamente i risultati dell'intervento. L: accuratezza è co, per la facilità con la quale consente di dimostrare
tale da indurre spesso, in molti centri pediatrici, a uti- variazioni di temperatura nel triangolo sopraorbitario
lizzare la TC solo in seconda istanza per una migliore di Wood (nel quale, come è noto, l 'irrorazione provie-
definizione eziologica dell'affezione. Le tecniche Dop- ne dall'arteria oftalmica e non dell'arteria carotidea
pler permettono di valutare i vasi cerebrali e il flusso esterna). Ipotermie e ipertermie di questo triangolo
ematico alloro interno. Queste tecniche assumono im- sono, di norma, soprattutto quando unilaterali, indica-
portanza nell'ipertensione endocranica (programma- tive di stenosi o occlusioni del sistema carotideo inter-
zione dei tempi dell'intervento di derivazione liquora- no rispettivamente a monte o a valle del punto di ori-
le nell'idrocefalia!), nella patologia ischemicoemorra- gine dell'arteria oftalmica.
gica del neonato (l'aumento della velocità e della com-
ponente diastolica di flusso in relazione a fenomeni di
vasodilatazione è segno prognostico negativo!), nei pre- 2. Malformazioni craniocerebrali
maturi in ventilazione meccanica (fluttuazioni nel se-
gnale Doppler cerebrale sono prodotte da atti respira- Costituiscono un insieme disparato di anomalie
tori spontanei asincronici: la curarizzazione consente dell'organogenesi e dell'istogenesi le quali insorgono
di proteggere il piccolo paziente dal rischio di emorra- nel periodo embrionale in rapporto a fattori genetici o
gie cerebrali!). intrauterini (ipossia, infezioni) e inducono alterazioni
Nell'adulto, dato lo spessore della teca cranica, gli più o meno significative dell'anatomia encefalica. Il
ultrasuoni non offrono possibilità di studio ecotomo- riconoscimento di queste alterazioni equivale di per sé
grafico dell'encefalo. Le tecniche Doppler transcrani- a una diagnosi compiuta: la valutazione morfologica e
che, utilizzanti trasduttori da 2 MHz, consentono di spaziale analitica rende necessario il ricorso alla RM.
ottenere segnali dalla carotide interna, dalle
cerebrali anteriore, media e posteriore, dall'arteria 2.1. Anomalie dell'organogenesi
basilare e dalle arterie comunicanti, e offrono risultati
Si distinguono: anomalie di fusione, di divertico-
lazione, di girazione e migrazione, di forma e gran-
dezza, a carattere destruente.

Le anomalie di fusione assumono aspetti quanto mai


variabili. l":anencefalia (parziale o completa assenza della
volta cranica e delle strutture endocraniche conseguente ad
arresto di sviluppo della porzione cefalica del tubo neura-
le) è incompatibile con la vita. Il meningoence.faloce/e
(erniazione di tessuto gliale e delle meningi attraverso un
difetto della volta cranica) e il meningocele (erniazione
delle sole mcningi e di liquido cefalorachidiano) interessa-
no per lo più la regione occipitale. La TC consente di defi-
nire la localizzazione dell'anomalia e del difetto osseo, e il
Fig. XXXII.l9. Scansione ecografica sagittale paramcdiana dell'ence- volume del sacco erniario; la RM l'identificazione delle
falo neonatale eseguita con approccio transfontanellarc anteriore. Si ha strutture nervose in esso contenute. l":agenesia del corp_o
valida dimostrazione delle circonvoluzioni cerebrali del lobo tempora- calloso, se parziale, interessa in genere lo splenio: i ventn-
le e dell'insula, con buona differenziazione tra sostanza grigia (ipoe- coli laterali sono ampiamente separati; i forami di Monro
cogena), sostanza bianca (lievemente ipcrccogena) c spazi Jiquorali
subaracnoidci (intensamente ipcrccogcni). Cenccfalo è delimitato in allargati; il terzo ventricolo, non più limitato posteriormen-
profondità dall'interlinea irregolare fortemente riflettente dovuta al te, mantiene la forma primitiva embrionaria con estensione
piano osseo della base cranica. dorsale dd tetto. TC e soprattutto Rl\1 sono ricche di rilie-
li Neuroradiologia 689

ti- vi (fig. XXXII.20): separazione dei corni frontali, risaliti e


verticalizzati; corpi ventricolari paralleli o concavi per la
presenza dei fasci vicarianti di Probst; corni occipitali e
atrii dilatati per la mancanza dello splenio e per l'atrofia
del forceps major; terzo ventricolo dilatat-o e risalito tra i
ventricoli laterali; scissura interemisferica approfondita e a
contatto con il terzo ventricolo. Nella disgenesia del corpo
li- calloso è presente nella metà dei casi un lipoma «vicarian-
re te» usualmente localizzato nella porzione posteriore del
io corpo calloso talora con calcificazioni curvilinee periferi-
e- che.
ea La mancata fusione delle pareti del setto pellucido dà
lo luogo alla formazione di uno spazio cisternale detto «cavo
a- del setto pellucido», la cui estensione posteriore dà origine
al (<cavo di Verga». Il <<cavo del velo interposito» costitui- Fig. XXXII.2l. Malformazione di Chiari tipo Il. RM. La scansione
ri- sce la dilatazione della normale cisterna del velo interposi- sagittale mediana dell'encefalo in sequenza SE TI-pesata evidenzia
te che comunica con la cisterna della lamina quadrigemina. molti segni caratteristici della malformazione, in particolare l'ipopla-
Trattasi di spazi cisternali anomali comunicanti e privi di sia del tentorio alquanto vcrticalizzato, la vistosa ernia delle tonsille
interesse clinico·. se, però, questa comunicazione viene cerebellari attraverso il forame magno (freccia), lo spostamento verso
meno, originano cisti mediane sottoca/lose, la più impor- il basso de! IV ventricolo ridotto di dimensioni, la spiccata dilatazione
tante delle quali è la cisti del cavo del setto pellucido che dellll ventricolo.
può determinare ostruzione intermittente dei forami di
lie Monro. midollo nella giunzione craniocervicale; spiccata dilatazio-
00 La malformazione di Chiari (della quale sono descrit- ne dei ventricoli laterali; III ventrìcolo dilatato.
o te quattro forme) consiste ne Il 'associazione di anomalie me- Nella malformazione di Dandy-Walker si ha agenesia
•ni senchimali della giunzione cranio-cervicale alla mancata subtotale del verme e dilatazione cistica del IV ventricolo
chiusura del neuroporo posteriore. Particolare importanza con atresia dei forami di Magendie e di Luschka; si asso-
Il
assume la malformazione di Chiari II del bambino (fig. ciano abitualmente sollevamento del tentorio e del cervel-
sé XXXII.21), nella quale si ha: cranio «iacunare>>; deforma-
te letto, stenosi dell'acquedotto e idrocefalo.
zione da rimodellamento delle rocche petrose e del clivus; Le cisti aracnoidee pericerebelfari si sviluppano nel
A. ampliamento del forarne magnum; ipoplasia e fenestrazio- contesto della aracnoide e contengono liquor. Possono
ne della falce; ipoplasia del tentorio cerebrale; emisferi ce- comprimere le strutture cerebellovermianc e il IV ventrico-
rebellari i quali «abbracciano» il tronco encefalico e occu- Jo· determinando l'insorgenza di un idrocefalo triventrico-
pano le cisterne deIl' angolo pontocerebellare; verme e ton- lare. Alia TC e alla RM presentano, talora, densità e inten-
O· sille erniate attraverso il forarne magnum fino a livello del- sità del segnale lievemente superiore alliquor (elevata con-
'n· l'arco dell'atlante; spostamento verso il basso del IV vcn- centrazione proteica!).
tricolo; bulbo allungato e inginocchiato posteriormente al Fra le anomalie di diverticolazione assumono impor-
tanza: la displasia setto·ottica (assenza del setto pe\lucido
1ai e atrofia dci nervi ottici; nella metà dei casi schizencefa-
Ila lia), la cui diagnosi è posta sulla base del rilievo oftalmo-
ad logico di ipoplasia della papilla ottica e delia dimostrazio-
ra- ne mediante TC e RM dell'assenza del setto pellucido
e/e (corni frontali in forma di ventricolo unico!) e dell'ipopla-
un sia dei nervi ottici; la olojJI'osencefalia (assenza del setto
'ne pellucido e del bulbo olfattorio), alla quale possono asso-
sa- ciarsi anomalie facciali mediane.
:fi- Fra le anomalie di girazione e migrazione assumono
il
importanza la lissencejalia (assenza di circonvolu7ioni
Ile cerebrali associata a microencefalia e micrognatia), la poli·
po microgiria (circonvoluzioni piccole, numerose e disorien-
tri- tate, diffusamente o in forma limitata a singoli segmenti
'ro Fig. XXXII.20. Agenesia totale del corpo calloso. La RM evidenzia cerebrali), la schizencefalia (difetto del mantello cerebrale
m· l'assenza del corpo calloso, la cui sede (frecce vuote) è occupata dal attraverso il quale gli spazi subaracnoidei corticali e il
me
Ifr ventricolo a morfologia alterata. Eben apprezzabile un'area pun- sistema vcntricolare entrano talora in comunicazione- fig.
ie· IJfonnc ipcrintensa mediana anteriore di natura lipomatosa (freccia). XXXII.22), le eterotopie della sostanza grigia (bande a
690 Capitolo XXXII

livello del centro semiovale, più spesso noduli a livello fettive da cytomegalovirus, toxoplasmosi e rosolia congeni-
delle pareti ventricolari o delle aree poroencefaliche). ta (nelle prime due la TC evidenzia caratteristiche piccole
Fra le anomalie di forma e grandezza assumono impor- calcificazioni periventricolari- fig. XXXII.23), l'encefalo-
tanza la microcefalia (circonferenza cranica significativa- patia multicistica (aree multiple similcistiche di distruzio-
mente.più piccola della norma e associata microencefalia), ne corticosottocorticale non comunicanti con i ventricoli
la nwcrocej{dia (conseguente per lo più a idrocefalo, mega- associate a diffusa atrofia cerebrale, la cui comparsa è cau:
lencefalia familiare o metabolica, processi espansivi), le cra- sata da turbe circolatorie anossiche e/o infettive nell'ultimo
niosinostosi. Queste ultime sono dismorfismi cranioence- trimestre di gestazione).
falici e cnmiofacciali conseguenti alla precoce saldatura di
una o più suture della volta o della base cranica con arresto 2.2. Anomalie dell'istogenesi
della cresCita ossea in senso perpendicolare alla sutura inte-
ressata e sviluppo compensatorio a livello delle suture nor- Assumono una certa importanza le sindromi neu-
mali; si associano ritardo mentale e atrofia ottica (iperten- rocutanee ereditarie, dette «facomatosb>, nelle quali si
sione endocranica cronica!). Le più comuni craniosinostosi associano variamente lesioni tumorali multiple del
uniche sono: la scafocefalia (saldatura precoce della sutura SNC, della cute e degli occhi.
sagittale con accrescimento sproporzionato del cranio in sen-
so antera-posteriore); la plagiocefalia (saldatura precoce di Nella neurofibromatosi sono presenti fibromi, nevi
una sutura coronarica con ipoplasia della bozza frontale e cutanei, neurinomi periferici, neurinomi dei nervi cranici
dell'orbita omolaterali); la trigonocefalia anteriore e poste- (spesso multipli!), meningiomi e gliomi del nervo ottico e
riore (saldatura precoce rispettivamente della sutura meta- del chiasma, amartomi e gliosi; si associano frequentemen-
piea e della sutura lambdoidea). La più comune sinostosi te displasia della ala dello sfenoide, idrocefalo e
multipla è la brachicefalia (saldatura precoce delle suture macrocefalia. Nella sclerosi tuberosa di Bourneville sono
coronariche con riduzione del diametro antera-posteriore del presenti adenomi sebacei del volto, nevi depigmentati,
cranio). TC e RM sono indispensabili per lo studio delle amartomi subependimali; si associa epilessia. Alla TC si
strutture ossee ed encefaliche coinvolte: molto importante, osservano focolai multipli iso- o ipodcnsi corticali e peri-
per la programmazione chirurgica, è la rìcostruzione spa- ventricolari, spesso calcificati, senza apprezzabile c.e.; sono
ziale del loro sviluppo (programmi 3D!). frequenti gli astrocitomi subependimali a cellule giganti
Fra le lesioni distruttive assumono importanza la po- (isodensi e con intenso c.e.!), i quali possono determinare
roencefalia (area a contenuto liquorale, comunicante con i idrocefalo. Nella malattia di Sturge-Weber sono presenti
ventricoli, nel contesto del parenchima cerebrale, seconda- nevi facciali distribuiti lungo la branca oftalmica del trige-
ria a pregressa lesione ischemica o ad anomalia di sviluppo mino, angiomatosi leptomeningea omolaterale, calcifica-
del tessuto cerebrale), la idroanencefalia (nella quale gli zioni intracorticali (caratteristico aspetto «giriformell alla
emisferi cerebrali, separati dalla falce, sono sostituiti da va- TC! -fig. XXXII.24; v. anche XXXII. lO), atrofia degli
ste aree a contenuto liquorale,·i gangli della base sonori- emisferi cerebrali; si associano ritardo mentale, convulsio-
sparmiati, la fossa posteriore è normale), le embriopatie in- ni, glaucoma e talora emiparesi.

Fig. XXXII.22. Schizencefalia. RM. Scansione coronale dell'encefalo


in sequenza SE TI-pesata. La schisi emisferica (freccia curva), appa- Fig. XXXII.23. Esiti di meningoencefalite da cytomegalovirus. La
rentemente unilaterale, assume profondamente aspetto similcistico (aste- evidenzia !a presenza di calcificazioni diffuse prevalentemente pen·
risco) comunicante con la cavità ventricolare laterale orriolaterale. ventricolari. I ventricoli sono dilatati.
Neurorttdiologia 691

convessità cerebrale, permettendo una più netta deli-


mitazione del territorio vascolare coinvolto. In tale
periodo anche i segni di effetto massa divengono più
evidenti.
La RM è più sensibile dalla TC nella dimostrazio-
ne della lesione in fase precoce. Le prime aree di alte-
rato segnale (aumentato nelle sequenze e
soprattutto in densità protonica!), che riflettono un
aumentato contenuto idrico intracellulare, si osservano
di solito già a distanza di 8 ore dall'instaurarsi dell'ic-
tus. Rilievi ancora più precoci sono possibili con le
niche «funzionali» di perfusione e di diffusione (queste
ultime in grado di evidenziare l'area infartuale già a
distanza di 2 ore per il precoce instaurarsi dell'edema
Fig. X:XXII.24, Malattia di Sturge-Weber. La TC evidenzia, in forma citotossico). Rilievi utili può fornire la spettroscopia
prevalente a sinistra, massive calcif1cazioni ((giriformi» e vistoso slar- localizzata (aumento del picco del lattato! riduzione
gamento degli spazi subaracnoidei corticali conseguente ad atrof1a
cerebrale diffusa.
del.picco e talora della creatina
e della fosfocreatina!).
3. Patologia cerebrovascolare Fase subacuta. Alla TC l'ipodensità è in genere
aumentata (edema! aumento del contenuto di grassi
neutri a seguito della degenerazione della mielina e
3.1. lschemia cerebrale della conseguente proliferazione macrofagica! colli-
l- È la più frequente affezione cerebrovascolare. quazione parenchimale! - fig. XXXII.25B). La pre-
o Alterazioni della parete vasale e modificazioni dell'emodi- senza di chiazze emorragiche e i depositi di calcio e
ti naffiica ne sono fattore patogenetico. I: attacco ischemico ferro possono rendere isodensa la zona ischemica
·e transitorio ha durata da pochi minuti a 24 ore ed esita in mascherandola («effetto nebbia») tra il 13' e il 25'
ti rccupero funzionale completo; il deficit neurologico rever- giorno dall'ictus (fig. XXXIL25C e D).
,_ sibile ha durata massima di 24-48 ore ed esita in remissione
della sintomatologia entro tre settimane; !'ictus cerebrale Alla RM, le aree di aumentato segnale diventano
l-
progressivo dà luogo a deficit neurologico ingravescente più evidenti e più estese (interessamento della
la
:li nelle prime 24-48 ore e danno funzionale residuo persisten- za bianca!); talora compaiono aree di aumentato.
)- te; l'ictus completo dà luogo a deficit neurologico comple- segnale anche nelle sequenze espressione
to e possibilità di recnpero scarse. di componenti emorragiche nell'ambito della lesione
ischemica.
Fuse acuta. IndagirÌe di prima istanza nello studio Fase cronica. La comparsa di una cavità cistica «da
dell'ictus ischemico è in genere la TC. Nelle prime rammollimento» contenente materiale necrotico, lipi-
ore il quadro è decisamente negativo e tale può rima- dico e gliosi (encefalomalacia), induce alla TC una ul-
nere per 12 ore o più. La presenza di soffusioni emor- teriore diminuzione dei valori densitometrici fino a va-
ragiche di modesta entità può mascherare la lesione. Il lori simili a quelli delliquor (fig. XXXIL25E). Se la
rilievo di una iperdensità lungo il decorso del vaso cavità è comunicante con il sistema ventricolare, è det-
occluso (coagulo endoluminale!). può costituire il ta «poroencefalica». Se prevalgono i fenomeni
primo segno della lesione ischemica e assume signifi- ti vi, la glia astrocitaria ftbrosa può colmare totalmente
cato prognostico sfavorevole (sviluppo futuro di un la perdita di sostanza sì che il focolaio diviene diso-
esteso infarto nel territorio relativo!). La lesione si mogeneamente isodenso. Coesistono segni di atrofia
manifesta inizialmente come un'area di tenue ipoden- cerebrale (dilatazione dei ventricoli e degli spazi suba-
sità, a limiti sfumati, interessante la sostanza bianca e racnoidei adiacenti).
la sostanza grigia (edema citotossico intracellulare!), Alla RM l'encefalomalacia, nelle diverse
con territorio di vascolarizzazione coinvolto mal ze, ha segnale corrispondente a quello delliquor. Ra-
TC labile (fig. XXXJJ.25A); poi, a 24-72 ore dall'ictus, ramente, negli infarti molto piccoli, la lesione
eri· diviene più evidente, assume configurazione grossola- chimale può divenire non dimostrabile e possono no-
namente triangolare e a cuneo con base rivolta verso la tarsi solamente gli esiti atrofici.
692 Capitolo XXXII

Fig. XXXII.25. Evoluzione delle aree ischemiche in un caso d'


ictus cerebrale progressivo embolico. TC del cranio con
ne diretta (A, B, C, 11 c contrastografica (D) a tempi diversi dal-
l'episodio ischcmico. Nella fase acuta iniziale (A) si osserva un
lieve ipodensità diffusa interessante sia la sostanza bianca che 1:
sostanza grigia nel territorio dell'a. cerebrale media e dell'a. cere-
brale postenore destra; i limiti della lesione sono sfumati e iter.
ritori interessati mal delimitabili. Nella fase subacuta (B) si ha
incremento dcll'ipodcnsità con conseguente mighore definizione
dei territori interessati (asterischi). Successivamente (C), le
infartmtte tendono all'isodensità (frecce curve) configurando il
cosiddetto {(effetto nebbia)); permane l'alterazione della BEE con
c.e. positivo (D). Nella fase cronica (E) rcsidnano estese aree
necroticocolliquativc di densità simil-liquorale (asterischi) con
dilatazione atrofica del vcntricolo omolaterale.

Nelle lesioni ischemiche l'uso di MdC iodato, più scolare? arterite?) o candidati a intervento chimrgico
o meno iperosmolare, e paramagnetico può aumentare. per patologia stenosante della biforcazione carotidea.
il danno cellulare c vascolare. La penetrazione ·di MdC L'angio-RM trova indicazione per la valutazione
nell'area ischemica consegue prevalentemente all'al- della stenosi dei vasi extracranici. Mediante sequenze
terazione della BEE per aumento della permeabilità di trasferimento di magnetizzazione rende possibile an-
capillare. che l'analisi dei principali vasi del poligono di Willis
A seconda della localizzazione topografica, la (v. fig. Xl.l8A).
lesione infartuale può assumere aspetti morfologici L' angio-TC consente un'analisi fine delle placche
peculiari e interessare territori di irrorazione definitivi ateromasiche (entità della stenosi indotta, calcificazio-
(fig. XXX!I.26). Le aree di alterata intensità (TC) o di ne, ulcerazioni), ma è generalmente limitata allo stu-
alterato segnale (RM) assumono completamente o dio della biforcazione carotidea.
parzialmente l'aspetto morfologico di questi territori a
seconda che l'occlusione riguardi il tronco arterioso 3.2. Trombosi venosa
principale o i suoi rami.
In funzione della causa (trombotica, embolica, Interessa prevalentemente i seni venosi maggiori e/o
emodinamica, anemicoipossica, emorragica, .lacuna- singole vene corticali. Ne sono causa la tromboflebite gra-
vidica e infettiva, e soprattutto l'assunzione di contraccetti-
re), può interessare, più o meno elettivamen-
vi. Gli infarti venosi tendono a provocare crisi epilettiche e
te, vasi diversi, generando la comparsa, alla TC e alla possono essere associati a emorragie pai·enchimali. Hanno
RM, di aspetti entro certi limiti caratteristici. topografia vmiabile in rapporto alla sede dell'occlusione
Nello studio della patologia ischemica l'angiogra- venosa e si estendono al territorio di drenaggio della vena o
fia è opportunamente limitata a pazienti selezionati del seno interessati.
nei quali sussistono dubbi di inquadramento diagno-
stico (arteriosclerosi? dissezione? displasia fibromu- Alla TC, i segni sono numerosi e diversamente
Neuroradiologia 693

'di ché il tromba viene lisato e si ristabilisce il normale


:io. flusso.
Ial-
Ina
la 3.3. Emorragia intraparenchimale
'<·
Riconosce quale causa importante l'ipertensione arte-
"'ho riosa, ma anche i traumi, l'infarto cerebrale, le malforma-
zioni vasco lari, i tumori, le emopatie, le malattie del colla-
'"'
'"
lÌ[
geno e l'amiloidosi.
:on
La TC è l'indagine d'elezione nelle fasi acute: è
'":on estremamente sensibile nel rilevare la lesione e dotata
di valore predittivo positivo più alto rispetto alla RM.
L'emorragia si presenta come un'area iperdensa
(55-90 UH) inizialmente circondata da un alone ipo-
denso (separazione del siero dal coagulo l. edema!
XXXII.28). La densità e il volume della raccolta ema-
Fig. XXXII.26. I: area ischcmica ipodcnsa (punte di freccia) conse- tica si riducono poi progressivamente e a distanza di
guente all'occlusione completa dell'a. cerebrale media di sinistra assu-
me alla TC il caratteristico aspetto <<a cuneo» con base rivolta verso la un mese dall'ictus quest'ultima è quasi sempre in gran
convessità. Coesistono compressione e dislocazione controlaterale parte riassorbita senza importanti residui. Gli ematomi
delle cavità ventrieolari. più vasti, però, evolvono in una cavità necrotica («cisti
apoplettica») a densità simil-liquorale analogamente a
associati: può comparire precocemente una spontanea quanto avviene nell'infarto.
iperdensità, espressione della presenza di un coagulo Alla RM il segnale proveniente dalla raccolta ema-
recente, nella sede della vena o del seno trombizzati; tica varia in funzione della fase di degradazione del-
successivamente si manifestano, prevalentemente a l'emoglobina poiché le proprietà magnetiche, deter-
carico della sostanza bianca, i segni dell'edema minate dalla configurazione elettronica del ferro,
genico, rappresentati da aree di ipodensità con «effet- variano con la forma biochimica, con la distribuzione
co to massa» sulle strutture contigue; possono poi com-
a. spaziale e con lo stato ossi dativo (tab. XXXII .l). Nel-
parire, in queste, infarcimenti emorragici corticosotto- lafase iperacuta (0-6 ore), di non comune rilievo, i
ne corticali a localizzazione m o biemisferica, o vere globuli rossi sono per la maggior parte intatti e
ze e proprie emorragie intracerebralL
n-
tengono ossi emoglobina: la lesione appare lievemente
Nelle tromboflebiti delle vene corticali, i rammol- ipointensa nelle sequenze Tl- e iperintensa in quelle
lis limenti sono localizzati e possono simulare un'ische- T2-pesate. Nella fase acuta (l 0 • 7° giorno), la presenza
mia o un ematoma intraparenchimale primitivo. Nella di deossiemoglobina intracellulare induce una netta
he trombosi dei seni, il tromba può essere direttamente
0-
diminuzione dell'intensità del segnale nelle sequenze
dimostrato dopo iniezione e.v. di MdC come difetto di T2-pesate, ma è presente edema perilesionaie iperin-
u- riempimento relativamente ipodenso («segno del tenso. Nella fase subacuta (la quale dura fino a qual-
delta" - fig. XXXII.27). In taluni casi è possibile il
riscontro dei segni di ingorgo venosa (iperdensità,
dopo iniezione di MdC, delle vene midollari, della
:lo falce e del tentorio).
ra- Alla RM, nella fase acuta, nelle immagini Il-pe-
1i- sate si osserva la presenza di un'area a segnale medio
nel contesto del vaso o del seno sede della trombosi.
"no La trasformazione, dopo 4-6 giorni, della
ne globina in metaemoglobina induce l'assunzione da par-
10 te del tromba di un segnale iperintenso sia nelle im- Fig. XXXII.27, Tron1bosi venosa del s. sagittalc superiore. TC con
seansione contrastografica. Dettaglio del tratto posteriore del seno.
._.1_ magini TI- che in quelle T2-pesate. Nella fase croni- r opaeizzazione sinusale, a causa della presenza di un !rombo endolu-
ca, a differenza di quanto avviene nelle emorragie in- minalc (freccia), è periferica e configura conseguentemente un carat-
traparenchimali, non si ha deposito di emosiderina poi- teristico aspetto «a delta».

l
c.·. · .}•...· ·.··

694 Capitolo XXXII l


l
che mese), la comparsa di metaemoglobina induce un
l
aumento di segnale nelle sequenze Tl-pesate. L'ipe-
rintensità si osserva dapprima alla periferia dell'emor-
ragia e successivamente si sposta verso il centro; con
li
i

la lisi dei globuli rossi e il prevalere dell'accumulo di


metaemoglobina in sede extracellulare, si ha segnale
elevato nelle sequenze TI- e T2-pesate in tutta la lesio-
ne. Nellajèlse cronica (la quale dura fino a qualche
anno), contemporaneamente alle alterazioni del segna-
le determinate dalla metaemoglobina compare nel
parenchima circostante l'emorragia un sottile bordo a
basso segnale, il quale aumenta di spessore man mano
che l'emorragia risolve. Il basso segnale è dovuto alla Fig. XXXII.28. Emorragia intracerebrale temporale destra coinvol-
presenza di ferritina ed emosiderina nei macrofagi e gente gli spazi subaracnoidci. La TC mette in chiara evidenza l'area
nelle cellule gliali ove permane per un tempo indefini- emorragica ipcrdensa (asterisco) e l'alone ipodenso che la circonda; si
to. Al processo di degradazione della metaemoglobina associano i rilievi dell'effetto massa (dislocazione a sinistra delle strut-
lllre mediane l).
fa seguito la progressiva riduzione dell'intensità del
segnale. pazienti anziani, spesso causata dalla roth1ra di microaneu-
I.:impiego di MdC trova indicazione quando la rismi delle arterie penetranti o da fragilità vasale su base
sede atipica dell'ematoma, la molteplicità delle lesio- aterosclerotica, interessa prevalentemente la regione dei
ni, l'entità e la persistenza deli' effetto massa, induco- nuclei della base, il tronco encefalico e il cervelletto. L'e-
no a prendere in considerazione l'ipotesi di una emor- 1J1orragia da angiopatia amiloide interessa soprattutto le
ragia secondaria a malformazione vascolare o a neo- arterie corticali della regione parietale e pertanto la raccolta
plasia. emorragica ha sede corticale, margini irregolari ed è asso-
Nell'emorragia di natura non ipertensiva, l'angio- ciata a edema. e emorragia del neonato, la quale si verifica
generalmente nei primi quattro giorni di vita in neonati di
grafia mantiene piena validità per la diagnosi eziolo- peso inferiore ai 1500 g, ha sede in corrispondenza della
gica (aneurisma? MAV?) e assume maggiore impor- matrice germinativa a livello della testa del nucleo caudato
tanza quando la raccolta emoiragica è situata in sede e penetra frequentemente nel sistema ventricolare; può esi-
«atipica». tare in cavità poroencefalica e/o idrocefalo.

TABELLA XXXII.3. EFfETTO DEl PRODOTTI D! DEGRADAZIONE


DELL'EMOGLOBINA SUL SEGNALE D! RILASSAMENTO (in riferimento
3.4. Emorragia subaracnoidea
alla sostanza grigia). Si manifesta con cefalea, rigidità nucale, nausea e
vomito, difetti neurologici focali e perdita della coscienza,
Intervallo Segnale con intensità correlata all'entità del sanguinamento suba-
dall'insorgenza racnoideo._ e episodio acuto è, talora, preceduto da segni di
dell'emorragia sequenze TI sequenze T2
allarme (cefalea e/o dolori trigeminali, cui deve essere data
Ossiemoglobina prime 12 ore isointenso iperintenso la massima importanza prognostica!). È causata in circa il
75% dei casi dalla rottura di un aneurisma e nel5% da san-
Deossiemoglobina 1'/T giorno isointenso ipointenso guinamento di malformazioni vascolari.
Metaemoglobina dal 5' giorno iperintenso ipointcnso Indagine di prima istanza è la TC, da eseguire con
intracellulare a mesi/anni
urgenza. L'aumento della concentrazione proteica e del
Metaemoglobina dal 5° giorno iperintenso iperintenso ferro emoglobinico nelliquor indotto dallo spandimento
extracellulare a mesi/anni emorragico determina una più o meno evidente (e pa-
tognomonica!) iperdensità cisternale (fig. XXXII.29),
Emosiderina settimane/anni isointenso ipointenso
di norma maggiore in prossimità della sede di origine
del sanguinamento. L'iperdensità decresce a partire dal-
L'emorragia può assumere aspetti morfologici definiti la 2• settimana per la progressiva degradazione delle
in funzione della causa che è alla sua origine. Ad esempio, proteine del sangue. Se l'emorragia è imponente pos-
l'emorragia ipertensiva, che si osserva frequentemente nei sono osservarsi raccolte subaracnoidee con caratteristi-
,_._---_rr.·-_--·.
____-

1 Neuroradiologia 695
l
l
ca media e/o elastica interna dell'arteria portante, o a cause
acquisite quali lo «stress emodinamico>> (possibile respon-
li
sabile della degenerazione locale) e la turbolenza del flusso
(in grado di indurre allargamento e rottura dell'aneurisma).
i
Loro sede preferenziale è il poligono di Willis, ove nel 90%
dei casi interessano il circolo anteriore. In ordine decre-
scente di frequenza sono coinvolte l'a. comunicante ante-
riore, l'a. carotide, l'a. comunicante posteriore, l'a. cerebra-
le media, il sifone carotideo, la biforcazione della carotide
interna, l'apice dell'a. basilare, l'a. vertebrale, l'a. cercbel-
posteroinferiore. Sono convenzionalmente distinti in
piccoli (diametro minore di l cm), grandi cm} e
giganti (diametro maggiore di 2,5 cm). Questi ultimi si rive-
lano più che per il sanguinamento per i sintomi di effetto
1- massa. Gli aneurismi fusiformi, generalmente originanti su
base arteriosclerotica, hanno sede preferenziale nell'a. basi-
lare, nell'a. vertebrale e nella carotide interna.
Fig. XXXII.29. Emorragia subaracnoidca da rottura di aneurisma del-
l'a. cerebrale media. La TC evidenzia direttamente l'area emorragica
Alla TC sono riconoscibili aneurismi di 3 mm o più
arciformc iperdensa interessante la cisterna silviana (freccia curva) ed
1-
estendentesi negli spazi subaracnoidei frontotemporali (punte di frec- di diametro. L'aspetto densitometrico è condizionato
":i cia). la presenza o meno di trombosi endoluminale, dalla
cificazione delle pareti, dalla presenza o meno di
ca topografia cisternale (interemisferica, silviana, etc.) si J)erianeurismatica. In genere l'aneurisma assume
le
ta o intraparenchimali in comunicazione con gli spazi su- spetto di una massa rotondeggiante od ovalare, tenue-
)- baracnoidei attraverso una breccia corticale. Può asso- mente iperdensa, la quale va incontro a c.e. precoce, in-
:a ciarsi spandimento ematico intraventricolare con ostm- tenso, omogeneo, fugace. Gli aneurismi giganti talora
li zione meccanica della circolazione liquorale e conse- assumono aspetto «a bersaglimt con c.e.
la guente idrocefalo a rapido sviluppo (idrope ventricola- mente intenso nella parte centrale non trombizzata;
IO re, peraltro, può svilupparsi anche tardivarnente in desto nella parte circostante trombizzata, intenso (e in
.i- guito al verificarsi di fenomeni aracnoiditici postemor parte irregolare!) nell'anello periferico che circonda la
ragici). Nel caso di sanguinamenti non massivi la re parete dell'aneurisma. Se la formazione è in gran parte
può suggerire la sede della malformazione vascolare re- trombizzata, va incontro a c.e. modesto (ma
sponsabile e indirizzare in forma mirata il successivo zazione fibrosa perianeurismatica può determinare un
studio angiografico. enhancement paradosso!). I contorni della lesione sono
.a, La RM non fornisce elementi diagnostici utili in serhpre netti e ben definiti; possono essere presenti cal-
a- fase acuta. Dopo alcuni giorni può evidenziare cificazioni parietali «a guscio». Non si osserva edema
di mento di intensità del segnale cisternale nelle sequen- perifocale (importante elemento di differenziazione dal-
la zeTl-pesate, la cui persistenza per un periodo le masse tumorali!). Le pulsazioni della massa aneuri-
il smatica possono determinare usura delle strutture
stanza lungo può rappresentare un dato di notevole
n- see adiacenti (ad esempio, delle apofisi clinoidee
interesse in occasione di pregresse emorragie misco-
nosciute o di incerta valutazione alla TC. Analoga- dori e del corpo dello sfenoide neli' aneurisma del
mente alla re, la RM evidenzia agevolmente l'idrope ne carotideo). La dimostrazione dell'aneurisma è par-
'el" ventri colare e, più precocemente rispe-tto alla TC, le ticolarmente difficile nel caso in cui si complichi con
sanguinamento che, inglobandolo, ne maschera la
IO lesioni ischemiche cerebrali conseguenti al
smo che può insorgere per l'effetto tossico sui vasi senza.
a-
cerebrali dei prodotti di degradazione del sangue. La RM consente la dimostrazione di aneurismi
l),
anche di piccole dimensioni (fig. XXXIIJO), ma assu-
ne me rilievo soprattutto nello studio degli aneurismi
!l- 3.5, Aneurismi
giganti parzialmente trombizzati, caratterizzati dalla
le
Sono dilatazioni localizzate, sacculari o fusiformi, della presenza di un'area eccentrica priva di segnale (il
IS-
parete di un vaso. La patogenesi degli aneurismi sacculari è lume residuo), e di aree adiacenti, spesso stratificate,
ti- Per lo più attribuita a difetti strutturali congeniti della tuni- con intensità di segnale variabile (successivi stadi di
696

trombosi). Gli aneurismi giganti totalmente il seno cavernoso; nel tìpo C shunt durali tra rami della
zati hanno elevato segnale sia nelle sequenze Tl- che carotide esterna e il seno cavernoso; nel tipo D shunt tra
in quelle T2-pesate .spesso rami durali sia della carotide interna che della carotide
circondati da un anello ipomtenso (emosJdenna!_) : esterna. La sintomatologia clinica, legata alla ostruzione del
non vengono dimostrati nel loro ambito. fenomem d,1 ritorno venosa, si manifesta con proptosi, chemosi congiun-
tivale, diplopia e riduzione dell'acuità visiva.
flusso. In presenza di aneurismi multip.h, la R1vf pu_o
fornire informazioni utili sul responsabile del sangm-
TC e RM mettono in evidenza un esoftalmo assi-
namento evidenziando, in fase subacuta, l'emorragia
le con marcata dilatazione della vena oftalmica supe-
ad esso adiacente. L'angio-lli"\i consente la dimostra-
riore e un aumento delle dimensioni del seno caverno-
zione di aneurismi con diametro superiore a 3 mm, ma
so. L'angiografia digitale evidenzia la visualizzazio-
presenta significative limitazioni nella ne precoce del seno cavernoso e, a seconda della pre-
della morfologia della lesione e nella sua Identifica-
valenza del drenaggio, della vena oftalmica superiore
zione in presenza di flusso turbolento ..
o del seno petroso superiore, consentendo una com-
L'angiografia digitale, indagine spesso
piuta definizione morfofunzionale della .lesione.
bile evidenzia direttamente aneurismi anche molto
L'instaurarsi di un'ipertensione cortrcale per
coli, ed è indispensabile al fine di individuare.il
reflusso in una vena silviana superficiale, evento
to e i rapporti con il vaso di origine, elementi
peraltro raro, può provocare emorragia intracranica.
stici fondamentali per il corretto trattamento endova-
scolare o per l'intervento chirurgico (v. fig. XXXII.83).
Le fistole arterovenose durali (FAVD) sono costi-
Data la eventualità di aneurismi multipli, dovranno es-
tuite da shunt anomali tra arterie meningee e seni o
sere sempre valutati tutti e quattro gli assi lari a
vene durali, e si riscontrano in genere a livello del seno
destino encefalico. L'irregolarità delle pareti della sac-
trasverso o di quello sigmoideo. Sono alimentate prin-
ca, l'aspetto plurilobato, la scarsa opac!zzazione.alla
cipalmente da rami meningei della carotide ed
periferia della lesione sono rilievi molto tmportantt per
esterna o del circolo vertebrale. Rappresentano Ill0-
individuare la lesione responsabile dell'eventuale san-
15% delle malformazioni vascolari intracraniche.
guinamento. Se, in presenza di emorragia subaracn?i- Trattasi, comunque, di lesioni acquisite, generalmente
dea, l'indagine risulta negativa tron:biz- secondarie a trombosi dei seni durali, che determina-
zazione temporanea!), la si ripeterà a distanza dt due no la dilatazione dei normali shunt arteroNvenosi pre-
settimane per escludere la presenza eventuale di aneu-
senti nella dura madre con formazione conseguente di
rismi.
vere e proprie fistole.

3.6. Fistole arterovenose Djindjian e Merland ne hanno proposto una


zione che tiene conto principalmente del drcnaggw venoso,
Le fistole arterovenose dirette costituite il quale influenza sia la sintomatologia che la prognosi. Il li-
comunicazione anomala tra un'artena e una vena, Il pm
delle volte la carotide interna e/o esterna e il seno ca-
vernoso (fistole carotido-cavernose, FCC). Possono
conseguire o ad un trauma pregresso del-
la parete arteriosa!) o ad alterazioni congemte o atero-
sclerotiche delle pareti vasali. In questo secondo caso
la comunicazione anomala solitamente coinvolge rami
intracavernosi della carotide interna e/o rami durali del-
la carotide esterna.

Si distinguono secondo Barrow quattro tipi di FCC: nel Fig. XXXIIJO. Aneurisma dell'a. cerebrale media sinistra. A: Rl\1 con
tipo A, in genere post-traumatico o conseguente a scansionc coronale in sequenza GE T2-pesata; B: angio-RM con
spontanea di un aneurisma intracavernoso ad alto flusso, v e nica «del tempo di volo)) e ricostruzione 3D con algoritmo :tvn:.
il lume pervio dell'aneurisma, situato nell'arca della cisterna S!]Vlnl:a
comunicazione diretta tra carotide interna e seno cavernoso; (freccia) assume l'aspetto di un'area priva di segnale (flusso emati-
nel tipo B, come i successivi apparentemente e co!); la ;ua parte trombizzata, a chiazza, dà segnale elevato
riscontrabile in donne in post menopausa avanzata, VI sono moglobina!). Si osservi, in B, la valida dimostrazione della inl"
shunt durali tra rami intracavernosi della carotide interna e pianto dell'aneurisma nel tratto Ol'izzontale dell'a. cerebrale mcdw.
697

0
1drena in un seno venosa con direzione ortograda del flus- Nella malattia di Rcndu-Osler-Weber concomitano localiz-
P0. il tipo Jla drena in un seno venosa con reflusso retrogra- zazioni cutanee e mucose. Sede d'elezione è il ponte, ma
in altri seni; il tipo Ifb dà luogo a reflusso in un seno ve- talora può interessare i gangli basali la corteccia encefalica
oso con secondario coinvolgimento di vene subaracnoidee; e la sostanza bianca. Possono associarsi altre malformazio-
dà lu?go a reflusso in ven?so con se- ni vascolari.
condario comvolgimento retrogrado d1 altn scm e vene su-
baracnoidee. Il tipo Jil drena direttamente in una vena suba- La diffusione e i progressi tecnologici della TC e
;j.
racnoidea; il tipo IV drena direttamente in vene subaracnoi- della RM hanno reso possibile un sempre più agevole
dee spiccatamente ectasiche. Ne è stato inoltre descritto un riscontro di questa malformazione vascolare, presente
•C· tipo Vnel quale il drenaggio avviene in vene perimidollari.
O· in forma asintomatica con frequenza ben superiore a
quanto in passato ritenuto e, anche se raramente, pos-
O· La sintomatologia clinica è strettamente legata al-
<· sibile responsabile di emorragia.
la sede della fistola (esoftalmo e chemosi congiunti-
·re La TC può consentire l'identificazione di fini cal-
vale, soffio vascolare nell'orecchio omolaterale alla fi-
11· cificazioni nel contesto della malformazione. La RM,
stola, mielopatia). La prognosi delle fistole non coin-
te. soprattutto nelle sequenze Il-pesate dopo iniezione
volgenti vene subaracnoidee è solitamente buona con
er e. v. di MdC paramagnetico, evidenzia un c.e. fine e
risoluzione spontanea o mediante trattamento conser-
to disomogeneo in relazione a un rallentamento di flusso
vativo. Le fistole coinvolgenti vene subaracnoidee so-
nei capillari dilatati. L'angiografia digitale dimostra
no caratterizzate da un'alta incidenza di complicanze
talora una fine <mubecola» nelle fasi arteriose tardive
legate spesso a emorragie subaracnoidee o intrapa-
ti- e capillari.
rcnchimali.
o TC e RM consentono di avanzare il sospetto di fi-
10 3.7.2.Angioma cavernoso
stola durale (strutture vasco lari dilatate!) e di dimostrare
n- eventuali alterazioni del parenchima cerebrale limitrofo Trattasi di una vera e propria angiodisplasia repeiibilc
ed (emorragie pregresse o in fase subacuta, gli osi, atro- ovunque nel SNC, sintomatica solo nel 5% circa dei casi
o. fia). L angiografia digitale è indagine d'elezione per (crisi comiziali, emorragia). La lesione, solitaria o multipla,
te.
il corretto inquadramento diagnostico e riveste un circoscritta e capsulata, è costituita da spazi vascolari vena-
tle si sinusoidali comunicanti fra loro, con circolo molto lento,
lo fondamentale per la programmazione dd trattamen-
a- separati da sottili setti fibrosi, senza interposizione di tessu-
toendovascolare e/o chirurgico. La complessità di que- to nervoso. Possono essere presenti fleboliti. Generalmente
e-
ste lesioni impone necessariamente lo studio selettivo un'arca di gliosi circonda la lesione. Vangioma è talora
di
osuperselettivo degli assi carotidei interni ed esterni e responsabile di sanguinamenti in sedi atipiche, di piccola
del circolo vertebra basilare. entità e contenuti dalla capsula o di dimensioni maggiori
:a- con coinvolgimento del parenchima cerebrale circostante.
3.7. Malformazioni vasco lari In questo caso nelle fasi acute è difficile la diagnosi diffe-
renziale con altre patologie (tumori'.).
Rientrano in questo gruppo la te!eangectasia capil-
lare, l'angioma cavernoso, la malformazione arterove- La TC evidenzia la lesione, per lo più in sede sot-
nosa (MAV), !'anomalia venosa di sviluppo (o angio- tocorticale emisferica, come area iperdensa, spesso
ma venosa). Queste affezioni ri:velano la loro presenza contenente calcificazioni, con c.e. dipendente dall'en-
per la comparsa di un'emorragia intraparenchimale a tità della trombosi endovasale. Sono caratteristica-
sede atipica (MAV, angioma cavernoso), associata o mente assenti l'edema perifocale e i segni. di effetto
meno a emorragia subaracnoidea (MAV); meno fre- massa. La RM (fig. XXXIIJI), nelle sequenze
quentemente per la presenza di cefalea, crisi comizia- evidenzia un'area a segnale molto basso
li) deficit di nervi cranici, attacco ischemico transito- alla periferia (calcificazioni'· emosiderina'.), talora di
rio. In alcuni casi il loro riscontro è del tutto occasio- morfologia anulare, con piccole chiazze nel suo conte-
nale (angioma venoso, teleangectasia capillare). sto iperintense anche nelle sequenze TI-pesate (san-
guinamenti recenti! spazi venosi dilatati!). I; assenza
3.7,], Teleangectasie capillari costante di edema è importante elemento di differen-
Questa malfonmzione, consistente nella presenza di ziazione dagli oligodendrogliomi e da altre neoplasie
capillari dilatati in un contesto di tessuto nervoso nonnale, neuroepite!iali in parte calcifiche. Negli angiomi
èper lo più asintomatica e raramente dà luogo a emorragia. cavernosi l'angiografia è spesso negativa a cau'sa del
698 Capitolo XXX!l

so segnale proveniente da calcificazioni e depositi di


emosiderina, dal segnale alto nelle sequenze T2-pesa-
te indotto dalla gli osi reattiva e dalla trombosi endolu.
minale. La presenza di emorragie pregresse complica
ulteriormente il quadro. Ben dimostrate sono le altera-
zioni atrofiche del parenchima nervoso circostante. La
RM assume rilievo per la precisa definizione della se-
de anatomica della lesione, importante per la program-
mazione chirurgica, e nel follow-up dei casi trattati con
embolizzazione. I:angio-RM (fig. XXXII.32B e C)
consente l'individuazione della MAV ma spesso non
ne chiarisce in maniera esaustiva la complessa struttu-
Fig. XXXII.3l. Angioma cavernoso temporale mediale sinistro. RM ra anatomica. Conseguentemente, l'angiografia è
encefalica con sequenza turbo-SE T2-pesata in sezione coronale. La indispensabile per la dimostrazione delle afferenze ar-
lesione, avente segnale «di base» intrinsecamente basso (sanguina- teriose, del nido e delle vene di drenaggio, delle di-
mento! emosiderina!), presenta nel suo contesto multiple chiazze ipe- mensioni e della sede, elementi indispensabili per le
rintense (sangue a rallentato flusso!). Si osservi la netta delimitazione
e l'assenza di edema di accompagnamento. procedure interventisti che e per il trattamento chirur-
gico.
piccolo calibro delle arterie afferenti, del basso flusso Nelle MAV trova indicazione l'embolizzazione
ematico e delle frequenti trombosi. preoperatoria o permanente.

3. 7.3. Malformazione arterovenosa 3. 7.4. Angioma venoso


Consegue ad anomalo sviluppo dei vasi cerebrali con Questa anomalia di sviluppo del sistema venoso di dre-
comunicazione tra arterie e vene attraverso un fine reticolo naggio della sostanza bianca, per lo più asintomatica, è
di arteriole patologiche senza interposizione del letto capil- costituita da un complesso di vene dilatate convergenti con
lare. Sue componenti essenziali sono: il nido, abitualmente caratteristica disposizione radiale verso una vena centrale
compatto, unico nelle lesioni di diametro inferiore a 3 cm, di drenaggio parenchimale, transcerebrale, che con decor-
adagiato all'interno dei solchi o delle scissure cerebrali e so rettilineo raggiunge una vena corticale superficiale ·
indovato nella sostanza grigia e/o nella sostanza bianca; ie
afferenze arteriose; .gli scarichi Componenti inte-
granti sono le fistole, costituite da comunicazioni artero-
venose dirette.
La MAV, individuata il più delle volte tra i 20 e i 40 anni
di età, è localizzata in sede sopratentoriale nell'85% dei
casi, nella fossa cranica posteriore nel restante 15%. Clini-
camente induce difetti neurologici focali in relazione a san-
guinamcnto, talora crisi epilettiche.

La TC dimostra la presenza di un'area di alterata


densità, talora tenuemente iperdensa (gli osi, emoside- Fig. XXXII.32. Malformazione artcrovenosa frontale destra. La RM,
rosi, trombosi endoluminale, aumento del pool emati- eseguita con sequenza turbo-SE T2-pesata (A), evidenzia la presenza
co, calcificazioni). Aree ipodense possono trarre ori- di una vasta area «a spugnm> nella quale si stagliano componenti vasa-
gine da pregresse emorragie (esiti malacici con depo- li serpiginosc a diversa intensità di segnale in rapporto al flusso ema·
siti di emosiderina). Il c.e. intenso, con caratteristiche tico variabile nel loro contesto. Si osservi l'assenza di edema di
accompagnamento. Vangio-RM, eseguita con tecnica «del tempo cli
serpiginose, consente di individuare alcune tra le arte- volo)) (B), evidenzia, nel caso in considerazione, alcune afferenze arte-
rie afferenti e le vene di drenaggio. La presenza di riose provenienti dali 'a. cerebrale media, il nido e l'intenso drenaggio
edema perifocale non è comune. Talora sono presenti venosa attraverso voluminosi collettori posteriori e anteriori. Si consi·
i segni di atrofia del parenchima cerebrale circostante. deri, tuttavia, che in linea di principio l'angio-RM non consente di evi·
tare il ricorso all'angiografia selcttiva dell'a. carotide interna, e ch.e
Alla RM (fig. XXXII.32A) si apprezzano aree pri- per di più, in queste lesioni, la possibile presenza di afferenze caro11·
ve di segnale (flusso rapido!) frammiste ad aree iperin- dee esterne rende spesso necessario uno studio angiografico cstensii'O
tense (flusso lento!). Il quadro è reso complesso dal bas- (comprendente anche l'angiografia vertebrale).
t// Neuromdiologia 699

di (angioma venosa di tipo superficiale) o meno frequente- 4. Patologia post-traumatica


sa- mente una vena profonda subependimale (angioma venosa
lu- di tipo profondo). I vasi che costituiscono la malformazio-
La TC costituisce la tecnica d'elezione nello studio
ne banno pareti sottili e calibro variabile. Il parenchima
'"ra. nervoso è in genere normale. del traumatizzato cranioencefalico sia per la larga dif-
fusione dei tomografi computerizzati (modernamente
La La TC (fig. XXXII.JJA e B) può talora dimostra- presenti in tutti i dipartimenti d'emergenza!), sia per la
se- re la lesione già alla scansione diretta (aumento dei rapidità di esecuzione dell'indagine (elemento preci-
m- valori di attenuazione!); la scansione contrastografica puo in questo tipo di patologia!), sia per la possibilità
:on di evidenziare lesioni dell'encefalo, degli involucri
evidenzia un c.e. intenso, precoce e omogeneo: nel
C) complesso la lesione assume l'aspetto di un'area meil.ingei, del neuro- e dello splancnocranio.
IOO
rotondeggiante o lineare nella quale convergono strie Le fratture del cranio e del massiccio facciale so-
tu- no state considerate nel paragrafo XII.12. l, al quale si
iperdense più sottili (aspetto «a caput medusaell o «a
'è palma»). La lesione è compiutamente definita dall'an- rimanda.
ar- Il rigonfiamento cerebrale, più frequente nei gio-
giografia (fig. XXXIJ.JJC). La RM (MdC parama-
di- vani, è espressivo di edema cerebrale diffuso in grado
gnetico!) è più accurata della TC nell'identificazione
·Je di indurre «effetto massa» sul sistema ventricolare e
della sede della lesione, nella dimostrazione di even-
ur- sugli spazi subaracnoidei (che divengono, conseguen-
tuali pregressi sanguinamenti, nella valutazione dello
stato del parenchima circostante. temente, scarsamente rappresentati nelle relative
me immagini).
La contusione cerebrale, singola o multipla, loca-
lizzata più frequentemente in conispondenza dei poli
frontali e temporali (lesioni da colpo e contraccolpo!),
!re- è caratterizzata dalla presenza di aree focali edemato-
l, è se (contusione semplice!) e spesso edematosoemorra-
giche (lacerocontusione!). La TC ne consente agevol-
·aie mente il riconoscimento (fig. XXXIL34); la RM è
:or- particolarmente efficiente nel riconoscimento di lesio-
iale ·
ni di piccole dimensioni corticali subtecali. In caso di
traumi molto gravi è possibile evidenziare lesioni
emorragiche dei gangli della base, del talamo, del
terzo ventricolo e della porzione superiore del tronco
encefalico. Questa sorta di contusione-emorragia è
generalmente associata a prognosi sfavorevole.
Le lesioni da danno assonale diffuso costituisco-
no .una parte considerevole delle lesioni prima:rie
parenchimali e sono generalmente conseguenza di
traumi di notevole entità che determinano stiramento e
torsione degli assoni. Sono elettivamente localizzate
RM. nella sostanza bianca dei centri semiovali, nel corpo
:nza calloso e nel tronco encefalico. Nonostante il quadro
clinico «Critico)) in fase acuta, la TC è solo raramente
:ma-
a di
positiva: nelle lesioni con associato sanguinamento,
10 cli peraltro, evidenzia piccole iperdensità nelle sedi elet-
arlc- tive. Nelle lesioni prive di componenti ematiche la
ggi_o RM evidenzia per lo più aree con segnale iperintenso
JflSl·
evi·
Fig. XXXII.33. Angioma vcnoso cerebellare. La lesione, appena nelle sequenze T2-pesate o in densità protonica, e talo-
apprezzabile alla TC nella scansione diretta per la lieve iperdensità ra aree sfumate con segnale ipointenso nelle sequenze
che
(A), è ben dimostrata dopo iniezione e. v. di MdC (B) per l'intenso c.e.
ro1i-
cui va incontro (punta di freccia). rangiografia (C) evidenzia la carat- TI-pesate.
1Sii'O
lcristica disposizione radiale «a caput medusac>> delle vene midollari L ematoma epidurale è caratterizzato da una rac-
dilatate alterno alla vena centrale di drenaggio (freccia). colta ematica situata nello spazio virtuale compreso
700 Capitolo XXXII

to, questo, impOrtante ai fini della programmazione chi.


rurgica!). Alla RM gli ematomi sottodurali presentano
il caratteristico comportamento del segnale variabile in
rapporto al grado di trasformazione dell'emoglobina
nei suoi prodotti di degradazione; l'indagine assume ri-
lievo soprattutto nello studio degli ematomi in fase sub.
acuta (iperintensità nelle sequenze TI-pesate! . fig.
XXXII.36B).
Vigroma sottodurale è costituito da una raccolta
liquorale conseguente verosimilmente alla lacerazione
dell'aracnoide. Sì localizza usualmente nelle regioni
frontali e tende a risolvere spontaneamente in qualche
settimana. La raccolta, semilunare, è ipodensa alla TC·
alla RM ha comportamento simil-liquorale. '
Fig. XXXII.34. Focolaio lacerocontusivo. La TC evidenzia in sede L evento traumatico può indurre altri tipi di lesioni
frontale sinistra la duplice componente della lesione: iperdcnsa cen-
trale emorragica (asterisco) e ipodensa periferica edematosa (punte di
encefaliche. Emorragia subaracnoidea consegue spes-
freccia). so a traumi cranici chiusi inducenti rottura delle arterie
corticopiali; è spesso associata a lacerocontusioni emor-
tra il tavolato interno e la dura madre (rottura dell'ar- ragiche corticali. L'emorragia intraventricolare è per
teria meningea media o di suoi rami! di strutture sinu- lo più conseguenza della penetrazione nel sistema ven·
sali! delle granulazioni del Pacchioni!). Si associa tricolare di un'emorragia intraparenchimale; quando
nella maggior parte dei casi a frattura delle ossa crani- isolata può conseguire alla torsione delle pareti ventri-
che ed è spesso localizzato in sede parietotemporale colari. Occlusione dei vasi cerebrali (carotide interna!),
(zona scollabile di Marchand!). Costituisce emergenza fistole carotidocavernose (traumi coinvolgenti la log-
chirurgica per la compressione indotta sul tronco gia cavernosa!) e aneurismi arteriosi (carotide inter-
encefalico e per la possibile formazione di ernie cere- na!), possono conseguire a eventi traumatici cranioen-
brali interne. Alla TC assume un caratteristico aspetto cefalici di una certa importanza.
di area iperdensa «a lente biconvessa» comprimente la . Alle lesioni posi-traumatiche sopra descritte (so-
corteccia cerebrale (fig. XXXII.35); raramente può prattutto se emorragiche!) possono residuare aree fo-
presentarsi isodenso o a densità mista. La RM ha scar- cali di atrofia cerebrale, cavità cistiche o poroencefa·
sa indicazione nello studio dell'ematoma epidu.Tale. fiche di vario volume (fig. XXXII.37). Dilatazione ven-
L ematoma sottodurale consegue usualmente a trau- Mcolare residua talora a traumi comportanti danno si-
mi cranici chiusi ed è costituito da una raccolta emor- gnificativo della sostanza bianca o alterazioni del cir-
ragica situata nello spazio compreso tra dura madre e colo liquorale (emorragie intraventricolari e subarac-
aracnoide (lacerazione dei seni durali! delle vene «a noidee!).
ponte»! di piccole arterie corticali!). Frequentemente
diffonde nella scissura interemisferica e al di sopra del
tentorio. Alla TC, infase acuta (l' settimana!), la di-
sgregazione dei globuli rossi e il progressivo riassorbi-
mento dell'emoglobina inducono una graduale ridu-
zione del valore di attenuazione (fig. XXXII.36A);
quando la raccolta diviene.isodensa, la sua identifica-
zione poggia soprattutto sul rilievo di segni indiretti
(solchi mal distinguibili! effetto massa!) e sull'opaciz-
zazione indotta (MdC e. v.!) dei piccoli vasi corticopia-
li che ne consente la delimitazione dal parenchima ce- Fig. XXXII.35. Ematoma epidurale. TC. La lesione (punte di freccia),
rebrale. In fase cronica (3'-6" settimana!), l'ematoma localizzata in sede parietale destra, marcatamente iperdensa, assume
assume aspetto disomogeneamente ipodenso; talora, caratteristico aspetto ((R lente di biconvessm> e determina compressio·
ne del parenchima nervoso sottostante. Si osservi la rima di frattura del
nella scansione contrastografica, è apprezzabile sulla tavolato cranico (freccia) e la presenza di componenti gassose sottotc-
sua superficie esterna una capsula iperdensa (elemen- cali (freccia curva).
]V'euroradiologia 701

5. Patologia infiammatorioinfettiva
Le infezioni SNC hanno avuto negli ultimi anni
ufì grande incremento, in buona parte riferibile all'an·
mento quasi esponenziale del numero di pazienti affet·
ti da AIDS. La caduta delle difese immunitarie favori-
sce, infatti, sia !'instaurarsi di processi infettivi sis'te-
mici i quali diffondono per via ematogena al SNC, sia
jJ riacutizzarsi di forme encefaliche latenti. L'agente
patogeno può raggiungere il SNC anche per estensio-
.ne diretta di flogosi di strutture limitrofe (sinusiti, oti ti,
mastoiditi, infezioni orbitarie e dei tessuti molli super-
ficiali) o attraverso ferite penetranti. Tecniche elettive
di studio per immagini sono la TC e la RM. Fig. XXXII.37. Esiti di trauma cranico. TC. È ben apprezzabile la
cavità malacica residua parietale destra a densità simil-liquoralc. Si
associa dilatazione atrofica consensuale del ventricolo laterale omola-
S.!. infezioni batteriche tera!e.
Empiema subdurale. La raccolta purulenta è sequenze T l-pesate, iperintensa rispetto a entrambe le
secondaria molto spesso a infezioni otorinologiche; strutture nelle sequenze T2-pesate (nelle quali può
talora a una meningite batterica, a una pregressa cra- essere scarsamente distinguibile dal sottostante ence-
niotomia, a traumi. falo se è presente significativo edema).
La TC dimostra una raccolta ipodensa extracere-
brale, usualmente situata al di sopra della convessità o Meningite. Con questo termine si fa usualmente
della scissura interemisferica, la quale può determina- riferimento alle leptomeningiti) le quali coinvolgono
re compressione dei solchi cerebrali limitrofi e dislo- l'aracnoide e la pia madre.
cazione controlaterale delle strutture mediane. Il c.e.
periferico della lesione è espressivo della formazione Pneumococchi e meningococchi ne sono la causa più
di una membrana di granulazione che la delimita. Alla frequente nell'adulto e 'nell'adolescente, Haemophilus
RM la raccolta è ipointensa rispetto alla sostanza gri· influentiae ed Escherichia coli nel bambino {ne! quale la.
gia e ·lievemente iperiùtensa rispetto al liquor nelle meningite è per lo più suppurativa!). L'aracnoide e la pia
madre sono congeste e iperemiche, gli spazi subaracnoidei
distesi da essudato, i vasi possono essere interessati da un
processo vasculitico con conseguente obliterazione e trom-
bosi: il risultato globale sarà un infarto dei tessuti sottopia-
li con edema cerebrale ed effetto massa.

La diagnosi di meningite è posta su base clinica e


laboratoristica (esame delliquor!). TC e RM sono uti-
lizzate soprattutto per escludere la presenza di focolai
ascessuali, ventricoliti, ependimiti ed empiemi.
La TC evidenzia l'aumento dei valori 'di attenua-
zione nelle cisterne basali e nei plessi corioidei (ipere-
Fig. XXXII.36. Ematoma sottodurale (casi diversi). Nel primo caso mia! essudato fibrinosoemorragico!). Il sistema ven-
(A), esaminato in fase subacuta, la TC evidenzia una voluminosa rac-
tricolare sopratentoriale può apparire piccolo (edema
colta fluida estesa circonfcrcnzialmentc lungo tutta la superficie
pcriencefalica (punte di freccia) a duplice componente: la componen- diffuso!) o di volume spiccatamente aumentato (idro-
te pmclive, sierosa, ha densità simil-Iiqnorale (asterischi); la compo- cefalo comunicante da mancato riassorbimento!).
nente declive, corpuscolata, Ctenuementc iperdensa {stelle). Il paren- Talora è apprezzabile un certo c.e. a livello della con-
",. chima cerebrale è diffusamente compresso. Nel secondo caso (B), esa-
vessità, nelle cisterne silviane e in quelle della base
el minato in fase subacuta, la RM evidenzia, nella sequeilza Tl-pesata, la
,. marcata iperintensità della raccolta sottoduralc «a semiluna» parie- (tessuto di granulazione riccamente vascolarizzato!).
tooccipitale sinistra (punte di freccia). La RM dimostra agevolmente eventuali alterazioni
702 Capitolo XXxii ·· .. • . ·•.•·...·...•····.·
· ..

associate (stenosi dell'acquedotto; trasudazione suali: una zona centrale ipodensa (materiale necrotico
ependimale di liquor; natura emorragica dell'essudaM
to).
e pus); un anello isodenso di spessore uniforme che va
incontro a marcato c.e. (capsula fibrosa); una zona ipo- l
Cerebrite. Costituisce lo stadio iniziale della for-
mazione di un ascesso.
densa periferica (edema reattivo ). Frequente è il rico.
noscimento di bolle gassose nel contesto della cavità.
Sono presenti tutti i segni dell'effetto massa.
l
Alla RM gli ascessi da piogeni hanno aspetto
I: infezione batterica o fungina ha luogo per estensione caratteristico (fig. XXXII.39). Se l'ascesso è «matu-
di processi infiammatori meningei o per disseminazione ro», nelle immagini TI-pesate la zona centrale è iso-
ematogena di infezioni extracraniche. È costituita da un'a- ipo-intensa rispetto alla sostanza bianca; nelle imma-
rea di rammollimento a contorni mal definiti, con necrosi,
edema, congestione vascolare, petecchie emorragiche e
gini T2-pesate si ha per lo più un aumento del segnale
infiltrati infiammatori perivascolari. direttamente proporzionale al contenuto proteico e alla
fluidità del materiale necrotico. La capsula, iso-iperin-
La TC evidenzia un'area ipodensa a margini mal tensa nelle immagini TI-pesate, è ipointensa nelle
definiti, alla periferia della quale, nella scansione con- immagini T2-pesate (collagene! componenti emati-
trastografìca, l'iperemia e il danno di barriera possono che! radicali liberi fagocitati dai macrofagi!); il c.e.,
indurre la comparsa di un enhancement periferico <md intenso, caratteristicamente può persistere per mesi.
anellm> (fig. XXXIIJS). Alla RM l'area interessata,
ad alto segnale nelle sequenze T2-pesate, è indistin- Ependimite o ventricolite. Consegue a un'infezio-
guibile dall'edema circostante; sono ben dimostrati i ne retrograda che dalle cisterne della base raggiunge i!
segni di effetto massa. IV ventricolo o alla rottura intraventricolare di un
ascesso.
Ascesso. La sua formazione è il risultato dell'evo- La TC può evidenziare l'ispessimento delle pareti
luzione di una cerebrite. ventri co lari e la presenza di un'immagine di livello sul
fondo dei ventricoli (detriti cellulari!). La scansione
La cerebrite progredisce verso la formazione di un contrastografica evidenzia il marcato c.e. ependimale
ascesso quando la zona centrale di necrosi va incontro a e talvolta sepimenti intraventricolari (organizzazione
liquefazione e alla periferia si osservano fenomeni reattivi. dell'essudato!). Talora si osserva idrope ventricolare
con formazione di una capsula di delimitazione. Gli ascessi non comunicante per blocco dei forami da parte di
sono generalmente localizzati nei territori di distribuzione essudato purulento. La RM consente di meglio valuta-
delle arterie cerebrali anteriore e media, alla giunzione cor- re la presenza di livelli endoventricolari, l'eventuale
tico-midollare. Non è infrequente il rilievo di piccoli asces- componente ematica dell'essudato e la trasudazione
si satelliti.
transependimale di liquor conseguente all'idrocefalo.
Alla TC il quadro è quello usuale delle lesioni asces-
5.2. Infezioni granulomatose
Tubercolosi. La localizzazione encefalica, nel
60% dei casi multipla, ubiquitaria ma per lo più situa-
ta nella giunzione cortico-midollare, origina dalla dis-
seminazione ematogena di un focolaio primitivo pol-
monare.

Il granuloma tubercolare differisce dall'ascesso da pio·


geni per il tipo di infiltrato infiammatorio (costituito da una
zona centrale di materiale caseoso circondato da cellule epi-
teliali reattive) e per la natura della capsula (più spessa che
Fig. XXXII.38. Cerebrite. TC. L: area focale ipodensa a margini mal nei comuni ascessi e talora calcifica).
definiti (pl\nte di freccia), osscrvabile nella scansione diretta (A), va
incontro, dopo iniezione e.v. di MdC (B), a· tenue enhancement <md
ane!lm> (ipcremial danno della BEE!). Questo rilievo, di nonna, è più
Alla TC i noduli sono usualmente calcificati, ma
evidente nella fase cronica per la progressione del focolaio cerebritico talora assumono l'aspetto di aree isodense con mode-
verso l'ascessualizzazione. sto edema perifocale e c.e. omogeneo. Alla RM (fig.
·· ..,.u.·
••,.•.• .•·.•·. .····.·
. ...
f'.,leuroradiologia 703
c----

l
l

fio. XXXII.39. Ascesso da piogeni. La RM consente di differenziare le tre componenti della lesione a contorni netti situata in sede occipitale
la parte centrale colliquata, ovalnrc, a segnale di intensità medio-bassa nella sequenza TI-pesata (a sinistm), diviene marcatamente ipe-
rintensa nel! 'immagine T2-pesata (in centro); la parete, a segnale lievemente superiore nella sequenza TI-pesata, decisamente inferiore in quella
T2-pesata, va incontro a marcato c.e. (a destra); l'edema perifocale ha comportamento simile a quello della parte colliquata ed è ben dimostrato
nella sequenza T2-pesata.
XXXIL40), nelle sequenze TI-pesate i noduli, ipo- o estesa necrosi cerebrale, talora eventi .emorragici,
isointensi rispetto alla corteccia cerebrale, vanno coma. L'interessamento cerebrale è asimmetrico con
il incontro a marcato enhancement dopo iniezione di predilezione per i lobi temporali, l 'insula e la regione
n Gd-DTPA; è ben dimostrato il precoce interessamento frontoorbitaria.
meningeo. In fase acuta nelle sedi interessate si osservano
aree ipodense assoggettate a c.e. «girifonne>> alla TC,
5.3. Infezioni virali le quali danno alto segnale alla RM nelle sequenze
T2-pesate (colliquazione! edema!). In fase cronica
Le lesioni indotte interessano vaste aree di paren- compaiono estese aree di atrofia cerebrale con forma-
chima cerebrale e spesso non rispettano la giunzione zioni cistiche ben apprezzabili in entrambe le indagi-
·e tra sostanza grigia e bianca. Talora, peraltro, con l'ec- ni. Nel bambino sono spesso presenti estese calcifica-
li cezione dell'encefalopatia erpetica, non inducono zioni corticali o ependimali.
,_
alterazioni visibili del parenchima interessato .
.e PanencejMite subacuta sclerosante. Questa affe-
" lle1pes. Sia la forma orale, sia la forma genitale
possono causare un'encefalite a evoluzione rapida con
zione, a decorso lento, colpisce solitamente bambini o
adolescenti ad alcuni anni di distanza dall'insorgenza

el
l-
s-
1-

o-

"li-
le

Ja Fig. XXX11.40. Tubercolosi. RM. La lesione focale pari etale sinistra (punta di freccia), situata in corrispondenza della giunzione eortico-midol-
e- lare, è appena apprezzabile nella sequenza TI-pesata (a sinistra) nel contesto della vasta area di edema perifocale, ma è da questo ben differen-
ziabile nella sequenza T2-pesata (in centro) nella quale la parte centrale ha segnale e la capsula segnale medio-alto. Si osservi l'enhance-
g. mentprcvalentemcnte periferico dopo iniezione e. v. di Gd-DTPA (a destra).
704

del morbillo. Si manifesta con disturbi del linguaggio


Cap<tolo XXXI!

TC ev1denzm, nella sostanza gngta o alla gmnz10ne


l
e alterazioni del comportamento, e può progredire una piccola area cistica con valore
fino al coma. di attenuazione simil-liquorale e senza significativo
La TC non offre per lo più rilievi significativi. La edema perifocale. Quest'area appare alla RM isoin-
RJ\11, viceversa, nelle sequenze T2-pesate consente di tensa rispetto al liquor in tutte le sequenze e nel suo
individuare aree a segnale aumentato nella sostanza interno può essere dimostrato lo sco !ice, alquanto ipe-
bianca e· nei nuclei della base (demielinizzazione! rintenso rispetto alla sostanza grigia nelle sequenze
gliosi.l). Nei casi a decorso più lento si manifesta atro- T2-pesate. Edema perilesionale infiammatorio com-
fia cerebrale. pare solo quando la larva muore. Le calcificazioni,
tipiche degli stadi tardivi, sono meglio evidenziabili
Malattia di In questa affezione con la TC; in loro corrispondenza la RM può eviden-
a periodo di incubazione molto lungo sono coinvolte ziare diffusione del MdC paramagnetico dimostrando
la corteccia e la sostanza sottocorticale con deplezio- così la loro natura di granulomi attivi solo parzial-
ne neuronale e gliosi riparativa; la sostanza bianca è mente calcifici.
interessata solo secondariamente da degenerazione
walleriana. S.S. Manifestazioni encefaliche dell'AIDS
TC e RM (fig. XXXJL41) evidenziano la progres-
siva atrofia cerebrale e una certa dilatazione del Le complicanze neurologiche sono molto frequen-
ma ventricolare. Più raramente la RM: (sequenze ti nella sindrome da immunodeficienza acquisita. Ri-
pesate!) può evidenziare aree a segnale aumentato nel lievo molto comune, in presenza di deficit neurologici,
nucleo caudato e nel putamen. è l'assenza di lesioni focali dimostrabili con TC eRM.
In questi casi, però, si osse1va spesso atrofia cerebrale
SA. Infezioni da parassiti con slargamento dei solchi corticali, del sistema ven-
tricolare e cisternale (cosiddetto «encefalo AIDS»); la
Toxoplasmosi. Per questa importante affezione SPECT e la PET dimostrano, con una certa precocità,
cerebrale, di riscontro comune nei pazienti affetti da alterazioni della.perfusione e del metabolismo cere-
AIDS, si rimanda al successivo paragrafo. brale.
L osservazione di piccole lesioni focali «dirette» da
Cisticercosi. Luomo è ospite intermedio delle · HIV è evento non comune. Grande espressività alla TC
larve della Tenia solium, le quali possono andare e alla RM, viceversa, hanno le infezioni opportunisti-
incontro a localizzazioni encefaliche parenchimali (le che sovrapposte provocate da numerosi agenti patogeni
più frequenti!), subaracnoidee, intraventricolari. (tab. XXXII.4). La simultanea presenza di più tipi di in-
Nelle localizzazioni parenchimali in fase acuta, la fezione opportunistica e/o di una neoplasia, non age-
volmente differenziabili (il prelievo bioptico è con-
troindicato in ogni lesione isolata!), rende necessario un
trattamento medico polivalente: il controllo seriato nel
tempo mediante TC o RM è, quindi, indispensabile per
un giudizio sulla validità della scelta terapeutica.

Toxoplasmosi. Il Toxoplasma gondii, protozoo


intracellulare, può sopravvivere a lungo nel SNC in
forma cistica. La toxoplasmosi si manifesta general-
mente con lesioni focali multiple localizzate preferen-
zialmente nei nuclei della base e negli emisferi cere-
brali alla giunzione cortico-midollare, le quali assu-
mono alla TC l'aspetto di aree ipodense circondate da
un vasto edema perifocale con segni di effetto massa e
Fig. XXXII.41. Malattia di Crcutzfeld-Jacob. La RM evidenzia, sia
ne!la sequenza i11 densità protonica (a sinistra), sia in quella T2-pesa-
vanno incontro a c.e. prevalentemente periferico. Le
ta (a destra), il caratteristico aumento di segnale a carico dei nuclei lesioni a margini poco definiti e prive di enhancement
caudati e lenticolari; si associano gliosi cd edema pcrivcntricolare. (scarsa reazione infiammatoria!) hanno per lo più pro-
l NeuJ·oradiologicr

gnosi infausta.
La RM è più sensibile della TC nel rilevare sia le
lesioni recenti che quelle non recenti. Entrambe hanno
comportamento del segnale di tipo similcistico e sono
TABELLA XXXII.4. PATOLOGIA ENCEFAUCA DI PIÙ FREQUENTE
RISCONTRO ).IELL' AIDS.

Infezioni non virali: Toxop!asma gondii


705

Criptococcus neoformans
poco distinguibili dal circostante edema, ma talora pre- Candida a!bicans
sentano nella parte centrale, nelle sequenze T2-pesate, Aspcrgi!!us
un segnale iso- o ipointenso rispetto alla sostanza gri- Micobactcrium tubcrcolosis
gia che le rende meglio differenziabili dali' edema (fig. Treponema pallidum
.XXXIJ.42); dopo iniezione di MdC paramagnetico han- Escherichia coli
no comportamento simile a quello sopra descritto per Infezioni vira!i: Cytomegalovirus
laTC. Papovavirus
TC e RM assumono grande importanza nella valu- Herpes simplex
tazione della risposta al trattamento medico (diminu- Herpes zoster
zione del numero e delle dimensioni delle lesioni fino
a ripristino della situazione di normalità; talora aree Forme neoplastiche: Lil1foma primitivo del SNC
Sarcoma di Kaposi
residue di encefalomalacia con calcificazioni anche
estese).

Leucoeni:efalopatia multifocale progressiva.


I.:infezione da Papovavirus determina alterazioni dì 6. Malattie della sostanza bianca
tipo cerebritico (ma senza effetto massa!) della sostan-
za bianca soprattutto negli emisferi cerebrali, nelle 6.1. Sclerosi multipla
quali il c.e. pressoché nullo costituisce un utile ele-
In questa affezione, di grande interesse sociale per
mento di differenziazione dalla toxoplasmosi e dal
la sua frequenza, la mielina normalmente formata del-
linfoma (fig. XXXI1.43).
l'encefalo e del midollo spinale viene danneggiata da
agenti endogeni, esogeni o da una loro combinazione
Infezione da Candida albicans. Dà luogo a lesio-
(mielinoclasia). Caffezione ha probabilmente
ni focali multiple simili a quelle della toxoplasmosi.
gia virale, predisposizione genetica o familiare su base
autoinununitaria, e colpisce .Prevalentemente il sesso
femminile e la razza bianca. Ha incidenza elevata
nell'Europa centrale e settentrionale.

o
n
l-
l-
,_
l-
Fig. XXXII.42. Toxoplasmosi. RM. La lesione focale, situata in sede
la frontale sinistra in corrispondenza della giun7.ionc corticomidollare,
e isointcnsa (e quindi non direttamente apprezzabile!) nella scquen7.a
.e T!-pe>ata (a sinistra), diviene ipcrintcnsa nella sequenza T2-pesata (in Fig. XXXII.43. Leucoencefalopatia mullitòcale progressiva. La RM
cemro) e va incontro a c.e. dopo iniezione e. v. di Gd-DPTA (a destra). con sequenza SE T2-pesata mette in chiara evidenza, in sede emisferi-
nt t edema pcrilesionalc è modesto c apprezzabile solo nell'immagine ca, l'aumento diffuso di intensità del segnale nel contesto della sostan-
J- T2-pcsata. za bianca, senza segni di effetto massa.
l .l
706 Capitolo XXXII ·1

Alla base della sclerosi multipla è la comparsa nel re, le placche attive inducenti effetto massa andranno
parenchima nervoso di «placche» infiammatorie perivenose sempre differenziate da lesioni tumorali primitive 0
che inducono distruzione della mielina con preservazione secondarie.
dell'assone. Nellafitse acuta, attiva, predomina l'infiltra-
zione di neutrofili polimorfonucleati e si associa edema
interstiziale; compaiono poi proliferazione microgliale e 6.2. Encefalomielite acuta disseminata
fagocitosi lipidica. Nella fase cronica, inattiva, la parte cen- È un processo infiammatorio del SNC determinato da
trale della lesione contiene gli assoni circondati da un'este- una risposta autoimmune alla sostanza bianca indotta da
sa area di gliosi. Le placche, per lo più multiple, possono una precedente vaccinazione o infezione virale. La lesione
localizzarsi in qualsiasi distretto della sost:tnza bianca ence- prototipale consiste in una demielinizzazione perivascolare
falica, in particolare in sede periventricolare, nella capsula di grado variabile che interessa gli emisferi cerebrali, il
interna, nel corpo calloso, nel tronco encefalico e nei tronco deli' encefalo e il midollo spinale, e può essere rever.
peduncoli cerebellari medi; nel midollo si localizzano in sibile (soprattutto allorquando la terapia steroidea è instau.
sede posterolaterale cervicale e meno comunemente a livel- rata precocemente).
lo dorsale. Ne\65% dei casi l'interessamento è simultanea-
mente encefalico e midollare, nel 35% esclusivamente
La RM evidenzia aree multiple con segnale ipe-
midollare.
rintenso nelle sequenze e in DP nelle sedi
Alla TC le placche di sclerosi multipla sono rico- indicate, talora con coinvolgimento anche del talamo e
noscibili solo raramente e prevalentemente nella fase dei gangli della base. Le lesioni, in particolare quelle
acuta come aree focali ipodense. La RM è la tecnica periventricolari, presentano c.e. positivo.
di studio d'elezione delle lesioni encefaliche ed è l'u-
nica tecnica in grado di dimostrare le lesioni midolla- 6.3. Lencoencefalopatia posteriore reversibile
ri. La placca assume aspetto di area con segnale alto
È una sindrome caratterizzata da disturbi neurologici
nelle sequenze T2-pesate e in densità protonica, segna- (cefalea, crisi epilettiche, alterazioni dello stato di coscien-
le basso nelle sequenze T l-pesate (nelle quali, per lo za e dell'acuità visiva) e associata ipertensione maligna,
più, solo le lesioni più estese possono essere indivi- manifestantesi in corso di eclampsia, di malattie autoimmu-
duate!); l'attività della placca può essere riconosciuta ni e di tossiemia conseguente a trattamenti immunosoppres-
nella scansione contrastografica per la presenza di un sivi. La leslone prototipale è costituita da aree di edema che
c.e. periferico, più di rado omogeneo, indicativo di, coinvolgono la sostanza bianca dei lobi occipitali e parieta-
alterazione della BEE (fig. XXXII.44A-C). Nella fase li, talora estendentisi ai nuclei della base, al tronco dell'en-
acuta la placca può comportarsi come una lesione cefalo e ag!i emisferi cerebellari.
occupante spazio simulando· una lesione neoplastica
(effetto massa sulle strutture mediane, sul sistema ven- La TC evidenzia aree ipodense multiple a contor-
tricolare, sugli spazi subaracnoidei a livello cerebrale! ni sfumati, la RM aree con segnale iperintenso nelle
rigonfiamento fusiforme del midollo!). sequenze T2-pesate e in DP, ipointenso nelle sequenze
Nei pazienti con sclerosi multipla di vecchia data TI-pesate, a carico della sostanza bianca sia sottocor-
la riduzione di volume della sostanza bianca in ticale che profonda nelle regioni encefaliche posterio-
guenza della sclerosi e della demielinizzazione deter- ri e nel tronco dell'encefalo. Talora sono interessati
mina la comparsa di atrofia del parenchima cerebrale anche il lobo frontale e gli emisferi cerebellari. Le
o midollare con secondaria dilatazione dei ventricoli lesioni determinano effetto massa sul sistema ventri-
laterali, dei solchi corticali, delle cisterne basali e colare e sugli spazi subaracnoidei. Il riconoscimento
degli spazi perimidollari (fig. XXX!l.44D). Nei easi di della sindrome ha estrema importanza in quanto il cor-
sclerosi multipla più severi la RM rende possibile retto e tempestivo trattamento conduce a risoluzione
vare l'aumento del deposito di ferro nei nuclei basali, della sintomatologia clinica e delle alterazioni paren-
in particolar modo nel talamo e nel putamen, con con- chimali cerebrali.
seguente ridotta intensità di segnale nelle sequenze
T2-pesate.
Le alterazioni descritte non presentano 7. L'encefalo dell'anziano
che di specificità e la diagnosi di sclerosi multipla
deve sempre esser posta sulla base dei dati Nei soggetti anziani lo studio dell'encefalo
coclinici, elettrofisiologici e bioumorali. In particola- mediante R1v1 (sequenze T2-pesate!) evidenzia spesso
l .l
·1 Nearumdiologia 707

Fig. XXXII.44. Sclerosi multipla. RM. Nel primo caso, osservato in fase acuta, le due placche di 1.kmiclinizzazione paraventricolare, male idcn-
tificabi!J nell'immagine TI-pesata (A), divengono marcatamcntc iperintense nell'immagine T2-pesata (B) e vanno incontro a c.e. positivo ma diso-
mogeneo espressivo di allemzione della BEE (C). Nel secondo caso, osservato in fase cronica (D), 1: ben apprezzabile l'atrofia cerebrale centra-
le conseguente ai processi di sclerosi e demielinizzazione (marcata dilatazione dei solchi corticali e dci vcntricoli laterali!).

aree a segnale aumentato localizzate nella sostanza Sanità e aggiornata nel 1993 (tab. XXXII.5). Essa è basata
bianca, le quali possono corrispondere ad aree di atro- su c1'iteri istogenetici e contempla nove categorie tumorali
fia con demielinizzazione e gliosi perivascolare, a suddivise in tipi e sottotipi, fornendo elementi prognostici
infarti lacunari (soprattutto nei soggetti con fattori di in relazione al comportamento biologico e al grado di mali-
gnità clinicobiologica del singolo tumore.
rischio cardiovascolare), a dilatazione degli spazi
subaracnoidei perivascolari di Virchow-Robin. Si Comportamento biologico e grado di malignità.
ritiene che queste aree a segnale aumentato divengano Vengono definiti in 4 gradi in base alle caratteristiche
responsabili di sintomatologia obiettiva (decadimento morfologiche del tessuto tumorale, ai suoi rapporti con le
delle funzioni intellettuali e cognitive!) solo allor- strutture circostanti e alla sopravvivenza postoperatoria.
quando piuttosto estese. Nei tumori di grado /l'accrescimento è espansivo, il com-
portamento biologico è benigno e la neoplasia recidiva solo
in caso di asportazione incompleta. Nei tumori di grado II
8. Tumori endocranici l'accrescimento è espansivo e/o infiltrante, il comporta-
l- mento biologico è semibenigno, la sopravvivenza postope-
ratoria per i tumori intraassiali varia da 3 a 5 anni. Nei
Nel loro studio è grande l'accuratezza diagnostica
tumori di grado Ili l'accrescimento è espansivo, infiltrante
della TC e della RM, non solo per la sensibilità vicina e talora destruente, il comportamento biologico è relativa-
r-
allOO% nell'individuare la presenza del tumore, ma mente maligno, la sopravvivenza postoperatoria è di 2-3
:e anche e soprattutto per la capacità di localizzare la
:e anni. Nei tumori di grado IV l'accrescimento è rapido,
lesione in rapporto alle strutture anatomiche circo- infiltrante e destruente, il comportamento biologico è alta-
r-
stanti, di evidenziare segni di «effetto massa» e di for- mente maligno, la sopravvivcn:.-:a postoperatoria è di 6-15
l-
nire elementi utili a fini di caratterizzazione dell'on- mesi .
.ti
cotipo. C angiografia, di importanza fondamentale in
.e Localizzazione. Si distinguono tumori intraassiali, ori-
passato, interviene modernamente in seconda istanza
·i- ginanti dal parenchima cerebrale, e tumori extraassiali, ori-
con la fmalità di contribuire alla diagnosi di natura
lo ginanti dagli involucri meningei, dalle guaine dei nervi e
della neoplasia, valutarne i rapporti con le strutture
r- dalle strutture osteomembranose (base cranica!); tumori
vascolari circostanti, agevolare la pianificazione della
sopra- e sottotentoriali (fossa posteriore!), situati rispettiva-
"n- via di accesso chirurgico (neoplasie della convessità mente al di sopra e al di sotto del tentorio cerebellare.
situate in aree funzionali! neoplasie profonde della I tumori intraassiali benigni (astrocitoma pilocitico,
linea mediana!). Importanti procedure interventistiche plessopapilloma) hanno accrescimento prevalentemente
sono possibili nei tumori endocranici primitivi e espansivo; quelli semibenigni (astrocitoma, oligodendro-
secondari (v. paragrafs XXXII.I7.1 e 7). glioma) inf1ltrante; quelli maligni (glioblastoma) possono
assumere accrescimento destruente. Nell'adulto questi
Classificazione. La classificazione dei tumori cerebrali tumori (di origine gliale nel 40-50% dei casi) sono per lo
,Io più diffusa è quella proposta nel 1979 dalla più sopratentoriali; in età pediatrica, con l'esclusione del-
so commissione istituita dall'Organizzazione Mondiale della l'età neonatale e dell'adolescenza, sottotentoriali.
708 Capitolo XXX[]

TABELLA XXXll.S. CATEGORIE E TIPI DI TUMORI CEREBRALI. VIII. Estensioni locali di tumori regionali
CLASSIFICAZIONE DELL'OMS (1993) SEMPLIFICATA. A. Craniofaringioma
B. Paraganglioma o chemodectoma
C. Cordoma
I. Tumori neurocpiteliali
D. Condroma
A. Astrocitari
E. Condrosareoma
B. 0\igodendrogliali
F. Carcinoma adenoidcocistico o cilindroma
C. Ependimali G. Altri
D. Gliomi misli
E. Tumori del plesso corioideo IX. Tumori metastatici
F. Discmbrioplastici
G. A origine incerta
H. Neuronali e neuronali-gliali I tumori extraassiali (meningioma, neurinoma) hanno
I. Pincali generalmente evoluzione lenta e accrescimento espansivo. 1
L Embrionali tumori della base cranica possono svilupparsi sia verso lo
splancnocranio, sia verso il neurocranio. Sono cxtraassiali
II. Tumori dei nervi cranici e spinali anche la maggior parte delle cisti e delle lesioni similtumo-
A. Schwannoma o ncurinoma o neuri\emmoma l'ali, che hanno comportamento biologico benigno e sono
B. Neurofibroma spesso associate a malformazioni di tipo disrafico.
C. Tumori maligni delle guaine dei nervi periferici Per gli importanti riflessi sulle modalità dell'approccio
chirurgico assumono particolare importanza i rapporti topo-
III. Tumori delle meningi grafici con le strutture nervose: le ricostruzioni tridimen-
A. Tumori delle cellule meningoendoteliali sionali multiplanari e di superficie, rese possibili in manie-
B. Tumori mescnchimali ra impressiva dalla RM, consentono la precisa localizzazio-
C. Lesioni mclanocitiche primitive ne. del processo neoplastico anche quando le struthm:: adia-
D. A origine incerta centi sono deformate dal tumore o alterate da processi pato-
logici intrinseci.
IV. Neoplasie ematopoietiche
A. Linfoma maligno Segni di effetto massa. Sono rappresentati, in prima
B. Piasmocitoma istanza, dalla variazione di sede, di forma e di volume del
C. Sarcoma granulociti co sistema ventricolare e degli spazi subaracnoidei (TC! RM!),
ma anche da deformazioni e dislocazioni delle diverse strut-
v. Tumori a cellule germinali ture encefaliche. La valutazione multiplanare tridimensio-
A. Germinoma naie rende molto agevole la loro individuazione.
B. Carcinoma embrionale l tumori sopratentoriali, in particolare quelli localizzati
C. Tumore dc! sacco vitellino negli emisferi cerebrali, inducono uno spostamento contro-
D. Coriocarcinoma laterale del III ventricolo, del corpo calloso e dei ventricoli
E. Teratoma laterali, sì che il setto pcllucido non coincide più con !alinea
F. Tumore misto a cellule germinali mediana (fig. XXXII.45). La forma dei ventricoli è alterata
pef la spinta esercitata dalla lesione sulle loro pareti, fino al-
VI. Cisti c lesioni similtumorali l'esclusione completa. Gli spazi subaracnoidei circostanti la
A. Cisti della tasca di Rathke lesione possono essere obliterati, settorialmente o più estesa·
B. Epidermoide mente, per effetto dell'edema («cancellazicineì> del diseino
C. Dermoide delle circonvoluzioni cerebrali!). Le lesioni che si sviluppa-
D. Cisti colloide del III ventricolo no all'interno del ventricolo possono determinare la dilata-
E. Cisti cntcrogena zione di una parte di questo o ostruire i forami di Monro pro-
F. Cisti neurogliale vocando idrope di uno o ambedue i ventricoli laterali.
G. Altre cisti I tumori sottotentoriali (cervcl1etto, ponte, angolo pon-
H. Lipoma tocerebellare, bulbo) spostano e deformano il lV ventricolo
J. Tumore a cellule granulari o coristoma c il sistema cisternale della fossa posteriore. Il IV vcntrico-
L. Amartoma neuronale ipotalamico lo è spinto all'indietro dai tumori del tronco encefalico, in
M. Eterotopia gliale nasale avanti dai tumori del verme cerebellare, lateralmente dai
tumori degli emisferi cerebellari e dell'angolo pontocerc-
VII. Tumori dell'ipofisi anteriore bellare. Questi ultimi possono dilatare la cisterna dell'ango-
A. Adenoma lo pontocerebellare omolaterale (questo «al1argamento
B. Carcinoma paradosso» consegue allo spostamento mediale del ponte e
Neuroradiologia 709

fossa posteriore!).
L'ernia cerebellare superiore è dovuta allo spostamento
verso l'alto attraverso l'incisura tentoriale del culmen ver-
che occupa la cisterna omonima, deforma la cister-
na quadrigemina e spinge in avanti il tronco. Si manifesta in
presenza di voluminosi processi espansivi della fossa poste-
riore che inducono squilibrio della pressione endocranica
tra le logge sopra- e sottotentoriali (con prevalenza dell'au-
mento pressorio in quest'ultima).

Basi putologicltè delle immagini. Modernamente si


pone l'esigenza di una correlazione tra quadri neuroradiolo-
gici, aspetti neuropatologici e comportamento biologico dei
tumori cerebrali. Le prospettive di caratterizzazione del tes-
suto tumorale, in particolare, rendono necessario prendere
in considerazione le principali alterazioni patologiche
Fig. XXXII.45. La linea sello pellucido- Ili venlricolo e le sue dislo- dimostrate dalla TC (variazioni densitometriche!) e dalla
cazioni nel piano coronale. Questa linea in condizioni normali è rigo- RM (variazioni dell'intensità del segnale rispetto alla
rosamente mediana (A). Le masse emisferiche la dislocano controlate- sostanza grigia!). Nella genesi di tali variazioni assumono
mlmcntc con caratteristiche diverse a seconda della localizzazione nel importanza la cellularità del tumore, l'aumento del conte-
piano sagittale e trasversale: le masse della convessità situate al di
nuto idrico interstiziale, la vascolarizzazione, la presenza di
sopra del piano dei tetti ventrìcolari la rendono obliqua con massima
deviazione prossimale (B); le masse situate nel piano del corpo ventri-
tessuto fibrocol!agene, di tessuto adiposo, i fenomeni invo-
colare dislocano controlateralmente il setto pellucido c iliJT ventrico- lutivi (calcificazioni, emorragie, necrosi, cisti degenerati-
lo senza alterarne il parallelismo con la linea mediana (C); le masse ve), le cisti contigue al tumore.
più distali temporali dislocano le due strutture ad angolo ottuso aper- La povertà cellulare e l'aumento del contenuto idrico
to verso la massa (D). interstiziale (astrocitoma fibrillare) inducono ipodcnsità
alla TC e allungamento dei tempi di rilassamento alla RM
del cervelletto sotto la spinta della massa tumorale). Se la (con ipointensità e iperintensità rispettivamente nelle
lesione occlude totalmente o parzialmente le vie di deflusso sequenze TI- e T2-pesate!).
liquorale (acquedotto di Silvio, IV ventricolo), si detennina La cellularità aumentata (medulloblastoma! linfoma!
a monte un'idrope triventricolare (ventricoli laterali e terzo metastasi!) si esprime con isodensità alla TC, ipo-isointen-
ventricolo ). sità nelle sequenze TI-pesate e frequentemente scarso
aumento del segnale in quelle T2-pesate (diminuzione del-
Emie cerebrali interne. Sono dovute allo spostamento l'acqua libera intracellularc!).
del tessuto cerebrale da parte del tumore e dell'edema asso- La vasco!arizzazione ricca contribuisce ad aumentare i
dato negli spazi di riserva endocranici costituiti dal sistema valori densitometrici di base (meningioma angioblastico!);
cistcrnale (fig. XXXII.46). Sono tutte ben dimostrabili con
la TC e ancor meglio con la RM.
L'ernia subfalcica è dovuta all'impegno del giro cingo-
lato sotto il bordo libero della falce e al suo spostamento
verso il lato opposto insieme al corpo calloso (tumori fron-
tali e temporali!).
L'ernia temporale transtentoriale è dovuta allo sposta-
mento dell'uncus e dell'ippocampo nel forame ovale (tumo-
ri temporali c parietali!). L'ernia de Il 'uncus induce esclusio-
ne della cisterna crurale e di parte di quella soprascllare;
l'ernia dell'ippocampo e della corteccia occipitale mediale
determina l'amputazione della cisterna crurale nella sua A B
parte posteriore e della cisterna ambiens. I: ernia temporale
transtcntoriale totale induce l'esclusione delle cisterne Fig. XXXII.46. Ernie cerebrali interne. Le sopratcntoriali (A)
soprase!lari, interpeduncolare e ambiens, con spostamento e determinano l'erniazione del giro cingolato nell'emisfero controlate"
rale al di sotto della falce c l'impegno dell'uncus c dell'ippocampo
rotazione del tronco encefalico.
attraverso l'incisura tcntorialc. Le masse sottotentoriali (B) determina-
L'ernia tonsi!lare è dovuta alla discesa delle tonsille no l'erniazione del culmen vcrmiano verso l'alto attraverso l'incisura
cerebellari attraverso il forarne occipitale nella porzione tentoriale e delle tonsille cerebellari verso il basso attraverso il forame
midollare della grande cisterna (tumori parietali e della occìpitale nella porzione midollare della grande cisterna.
710 Capitolo ){X){]J

se a lento flusso (meningioma endoteliomatoso!) induce scolare. Poiché questo spazio è maggiore nella sostanza
aumento del segnale nelle sequenze T2-pesate, se a flusso bianca, l'edema vasogenico si mnnifesta con ipodensità alla
rapido induce assenza di segnale (glioblastoma!). TC e ipo-iperintensità alla RM «digitiformi>> dirette preva-
Il tessuto fibrocollagene contribuisce, unitamente all'i- lentemente lungo le fibre di quest'ultima (fig. XXXII.47).l
percellularità, al mancato incremento del segnale nelle fenomeni reattivi sono costituiti essenzialmente da gliosi
sequenze T2-pesate (meningioma fibroblastico! gliosarco- alla periferia della massa tumorale, difficilmente identifica-
ma!). bile alla TC e alla RM (anche con MdC!).
La presenza di tessuto adiposo (lipoma! teratoma!) La somministrazione per via e. v. di MdC paramagneti-
induce marcata ipodensità alla TC e alto segnale alla RM co può rendere più evidente un tumore già apprezzabile
nelle sequenze TI-pesate a causa del TI corto del grasso. nella scansione di base o individuare lesioni non diretta-
I fenomeni involutivi hanno particolare interesse per la mente apprezzabili, grazie alla presenza dci seguenti ele-
caratterizzazione del tumore. Le calcificazioni, più frequen- menti: vasi neoformati; alterazione della BEE; aumento
ti nei tumori benigni e a bassa malignità, si depositano nella dello spazio extravascolare. Rende, inoltre, più precisa la
matrice tumorale o nelle pçreti dei vasi: sono spiccatamen- delimitazione del tumore in rapporto all'edema perifocale e
te iperdense alla TC, non danno segnale alla IUvi per il basso al tessuto nervoso circostante (fig. XXXII.48). Alla TC, la
contenuto di protoni mobili (le sequenze GE, peraltro, le presenza di MdC iodato nel letto vascolare del tumore e il
rendono più agevolmente identificabili). 'C emorragia, nella passaggio di questo nello spazio extravascolare determina
fase acuta, è iperdensa alla TC, isointensa alla RM nelle un aumento del valore di attenuazione della lesione. Alla
sequenze TI-pesate. Nella fase subacuta, la riduzione di RM la rottura della BEE è fattore costantemente necessario
densità della componente emorragica ne rende difficile, alla per l'afflusso delle molecole paramagnetiche negli spazi
TC, la differenziazione dalle altre componenti tumorali; la extravascolari della lesione e il conseguente aumento del-
RM, viceversa, la dimostra agevolmente per l'alto segnale l'intensità del segnale da questa proveniente. L'aumento del
indotto dai prodotti di degradazione dell'emoglobina. segnale è condizionato anche dalla velocità del flusso intra-
'C emorragia neoplastica, a differenza di quella ipertensiva, vascolare.
ha segnale eterogeneo {sanguinamenti ripetuti e conseguen- La maggiore efficienza della RM: nell'indurre c.e. in
te presenza di prodotti di degradazione dell'emoglobina in presenza di modeste alterazioni della BEE induce ad asse-
diversi stadi evolutivi!). Le aree necrotiche, a contorni irre- gnarle preferenza rispetto alla TC nello studio di queste
golari, sono ipodense alla TC; alla RM hanno basso segna- neoplasie. È indispensabile, tuttavia, far sempre precedere
le nelle sequenze TI-pesate, alto segnale in quelle T2-pesa- alla scansione contrastografica la scansione diretta (calcifi-
te. Talora costituiscono una delle principali espressioni di cazioni! emorragia!).
malignità e assumono aspetto predominante nei confronti· In linea generale, nei tumori extraassiali, privi di BEE,
della parte attiva del h1more disposta alla periferia con si osserva uno spiccato c.e. alla TC e alla RM. Nei tumori
aspetto di <'corona tumorale» (gliob\astoma!). Le cisti neO- intraassìali benigni (astrocitoma pilocitico giovanile, epen-
plastiche degenerative, spesso a contenuto mucoidogelati- dimoma, plessopapilloma) si osserva costantemente c.e. per
noso, sono ipodense alla TC e hanno contorni regolari; alla la presenza di vasi fenestrati che consentono la diffusione
RM l'elevato contenuto proteico della cisti è ben definito del MdC nello spazio extravascolare; nei tumori maligni
dal comportamento del segnale, aumentato rispetto alliquor (astrocitoma anaplastico, glioblastoma) è determinante la
nelle sequenze TI- e T2-pesate. presenza di danno della BEE ai fini del c.e. Questo, quindi,
Cisti a diverso contenuto possono riscontrarsi in conti-
guità con la massa tumorale (cisti aracnoidee! cisti da tra-
sudazione plasmatica!): sono ipodense alla TC; alla RM
l'aumento del contenuto proteico induce accorciamento del
TI e del T2.
Le aree necrotiche e le cisti sono sempre difficilmente
differenziabili sulla base dei valori densitometrici e dell'in-
tensità del segnale: elementi talora sufficientemente diri-
menti possono essere ottenuti dalla sede dell'alterazione in
rapporto alla lesione e dalla morfologia della lesione stessa.

Importanti modificazioni sono indotte dalla massa


tumorale sulle strutture circostanti. r.: edema vasogenico
rappresenta la più tipica risposta all'accrescimento neop\a- Fig. XXXIJ.47. Edema vasogenico. RM. Nelle scansioni con sequcn·
stico e consegue alla rottura della BEE con fuoriuscita di za SE TI- (a sinistm) c T2-pcsata (a destra), le aree edematose, rispet·
liquido e ioni dai capillari e messa in atto di un gradiente tivamentc ipo- c iperintense, seguono con orientamento {(digitiforme11
asmatico che attrae molecole di acqua nello spazio extrava- il decorso dei fasci di sostanza bianca.
Neu_roradiologia 711

Fig. XXXII.48. Glioblastoma


Rispetto alle scansioni dirette in
sequenza SE T1- (a sinistra) e T2-
pesata (in centro), la scansione
contrastografiea dopo iniezione
e.v. di Gd"DTPA (a destra) per-
mette una migliore definizione
dell'estensione della lesione
tumorale occipitale destra rispetto
al parcnchima cerebrale circo-
stante e all'edema perifocale.

non è di per sé indicativo di malignità. Per la valutazione del Astrocitoma anaplustico. Caratterizzato da maggiore
grado di malignità è indispensabile prendere in considera- cellularità, ati pie cellulari, ricca vascolarizzazione e altera-
zione altri elementi associati, quali l'emorragia e soprattut- zione della BEE, ha sede generalmente negli emisferi cere-
to la necrosi. brali. Ha accrescimento infiltrante e destruente con com-
portamento biologico relativamente maligno (grado III).
8.1. Tumori primitivi Alla TC può presentarsi disomogeneamente ipodenso, lie-
vemente iperdenso o con densità alterata di tipo misto (cisti!
Sono qui di seguito descritti i rilievi diagnostici necfosil). Alla Rl'\1 appare ipo- o isointenso nelle sequenze
«per immagini» dei più importanti oncotipi apparte- Tl-pesate e iso-iperintenso in quelle T2-pesate. Alla TC e
nenti alle nove categorie della classificazione riporta- alla RM il c.e. è anulare, nodulare o misto. Langiografia
la in !ab. XXXII.5. talora dimostra la precoce e persistente opacizzazione di
vasi neofonnati con ritorno venosa precoce.
I- Tumori neuroepiteliali
Astrocitoma pilodtico giovanile. Frequente nel bambino,
ha tipicamente sede cerebellare c chiasmaticoipotalamica. Ha
Tumori astrodtari
l· accrescimento lento e comportamento biologico benigno (gra-
Astrodtoma. Ben differenziato, ha sede generalmente ne- do I). Alla TC presenta componenti iso- o ipodcnse, talora di-
gli emisferi cerebrali e nel tronco encefalico. Ha accresci- somogenee. Alla RM (fig. XXXII. 50) appare iso- o ipointen-
ri mento lento a carattere infiltrante e comportamento biologi- so nelle sequenzeTJ-pesate e iperintenso in quelleT2-pesate.
l· co semibenigno (grado Il). Alla TC appare alquanto ipoden- Il c.e. è presente nelle aree isodense o isointense (tessuto tu-
so e a contOrni mal definiti; alla RIVI (fig. XXXII.49), l'ele- morale!), assente in quelle ipodense o ipointense (cisti!).
"
1e vato contenuto acquoso lo rende ipointenso nelle sequenze
ni Tl-pesate e iperintenso in quelle T2-pesate (differenziazione Gliohlastoma. Costituito da cellule polimorfe altamen-
la impossibile dall'edema perilesionale!). Vastrocitoma gene-
li, ralmente non va incontro a c.e.

Fig. XXXII.49. Astrocitoma frontoinsulare sinistro. RM. La lesione Fig. XXXII.SO. Astrocitoma pilocitico cerebellare. RM. Nel contesto
tumorale (freccia), ipointensa nella scansione in sequenza SE T l-pesa- della lesione tumorale, omogeneamente iperintensa nella seqltenza T2-
ta (A), diviene marcatamente iperintensa nella scansione in sequenza pesata (a sinistra), si differenzia nella scansione eontrastografica dopo
turbo,SE T2-pesata (B). L'aspetto sfumato e irregolare dei margini è iniezione c.v. di Gd-DTPA (a destra) una duplice componente struttu-
espressivo dell'accrescimento infiltrativo. Si osservi la dislocazione rale, cistica (freccia vuota) e solida (asterisco), quest'ultima dotata di
controlaterale distrettuale delle strutture mediane (punte di freccia). spiccato c.e.
712 Capitolo XXX!J

te anaplastiche, presenta ricca neovascolarizzazione con re e frequenti calcificazioni (talora massive!). Ha per lo più
fistole artcro-venose, vaste aree di necrosi, cisti e. arce sede negli emisferi cerebrali e, in età infantile, nel talamo
emorragiche. Ha per lo più sede negli emisferi cerebrali e Ha accrescimento lento infiltrante e comportamento biolo:
ne! corpo calloso. Ha accrescimento rapido, infiltrante e gico semibenigno (grado Il). Alla TC presenta, in un conte-
dcstruente, e comportamento biologico altamente maligno sto iso· o ìpodenso, focolai iperdensi calcifici di varia
(grado IV). Alla TC e alla RM (fig. XXXII.51) ha aspetto dimensione, talora con aspetto coralli forme. L'edema peri.
alquanto disomogeneo (emorragie! nccrosi!) e va sPesso lesionale è scarso. Alla RM presenta aspetto poliformo
incontro a c.e. «ad anello» irregolare (necrosi centrotumo- nelle sequenze T l-pesate, per la presenza di componenti
rale!). I.; angiografia evidenzia un esteso circolo neofonna- ipo-isointense (matrice tumorale.t calcificazioni.l) e iperin-
to con fistole artero-wnose e ritorno venosa precoce. tense (emorragie!). Nelle sequenze T2-pesate acquisisce
iperintensità variabile, con aree focali a basso segnale (cal-
Xantoastrocitoma pleommfo. Osservabile prevalente- cificazioni!). Il c.e. è assente.
mente nei bambini e nei giovani adulti, si localizza a livello
corticale e può infiltrare la Jcptomeninge. Ha comporta- Tumol'i ependimali
mento biologico benigno. Alla TC appare ben delimitato,
frequentemente ipodenso e con componenti cistiche; alla Ependimoma. Origina dall'ependima, ha sede preva-
RM è isointenso nelle sequenze TI-pesate, iperintenso in lente nei ventricoli cerebrali, meno comunemente negli
quelle T2-pesate. La parte solida del tumore va incontro a emisferi cerebrali. Presenta spesso calcificazioni. Ha accre-
spiccato c.e. scimento espansivo: dal lV ventri colo, attraverso i forami di
Luschka, può raggiungere l'angolo pontocerebellare (svi-
Astrocitoma .mbependimale a cellule giganti. Osserva- luppo desmoplastico!). Ha comportamento biologico beni-
bile prevalentemente nei bambini (nella forma classica gno o semibenigno (grado l-Il). Alla TC appare isodenso,
associato a sclerosi tuberosa originando da amartomi sube- con aree ipodense più o meno estese nel suo contesto (for.
pendimali!), si localizza nei forami di Monro e nei ventrico- mazioni cistiche a elevato contenuto proteico!). Alla RM
li laterali. Ha comportamento biologico benigno. Alla TC appare ipo- o isointenso nelle sequenze TI-pesate e ipcrin.
appare costituito da masserelle multiple iso- o iperdensc tcnso in quelle 12-pesate. Va incontro a c.e. disomogeneo.
endoventricolari causanti talora idrocefalo. Alla RM appare
disomogeneamente isointenso nelle sequenze Tl-pcsate, Tumol"i dei vlessi corioidei
iperintenso in quelle T2-pesate. Il c.c. è spiccato e omoge-
Pupillo ma del p/esso corioùleo. Origina dall'epitelio
neo.
del plesso corioideo, ha struttura papillare e una ricca
vascolarizzazionc. Calcifica occasionalmente. Si localizza
Tumori oligodendrogliali
nel IV ventricolo nell'adulto e nei ventricoli laterali nei
Oligodendroglioma. Origina dalla oligodcndroglia, pre- bambini. Ha accrescimento ben delimitato e comportamen·
senta vario grado di cellularità, scarsa componente vasco la- to biologico benigno-semibenigno (grado I-II). Alla TC
appare isodcnso, con piccole chiazze di minore o maggiore
densità (emorragie! calcificazioni!). Alla RM appare ipo- o
isointenso nelle sequenze Ti-pesate, isointenso in quelle in
densità protonica, lievemente iperintenso in quelle T2-pesa·
te. Il c.e. è precoce, intenso e omogeneo.

Tumori neuropiteliali disembrioolastici


Trattasi di lesioni benigne (grado l), solitamente cisti-
che, riscontrate in soggetti giovani con epilessia fannacore·
sistente. Sono per lo più localizzati nei lobi frontali e tem-
porali in sede cortico-sottocorticale, e inducono talora
osteolisi meccanica. Alla RM hanno segnale iso- o ipoin-
tenso nelle sequenze TI-pesate, iperintenso in quelle T2-
Fig. XXXI1.5l. Glioblastoma temporale. RM. In forma sovrapponibi- pesate. La componente cistica può avere segnale superiore a
le a quanto visto in fig. XXXI1.48, la lesione qui presentata appare quello delliquor. Il c.e. è sfumato e disomogeneo.
marcatamcntc ipcrintcnsa c mal delimitabile dal cospicuo edema
pcrifocale nella sequenza T2·pesata (a sinistra). Nella scansionc con-
tmstografica dopo iniezione e. v. di Gd-DTPA (a destra), la Parte soli- Tumori neuroeoiteliali a origine incerta
da attiva va incontro a spiccato c.e. «amdm-c» ed è apparcntell1cnlc ben
delimitabile all'interno dalla parte centrale nccrotica c all'esterno dal- cerebri. Caratterizzata da una proliferazio·
l'edema peri focale. ne ncoplas.tica di elementi gliali a vario grado di malignità,
Net1ro1·adìologia 713

è considerata da tal uni Aa. lo stadio più avanzato dell'astro- tenso nelle sequenze TI-pesate, con piccole aree interne a
citoma infiltrante diffuso. Interessa frequentemente entram- basso segnale; iperintenso nelle sequenze T2-pesate. Va
bi gli emisferi, soprattutto la sostanza bianca, il corpo cal- incontro a c.e. disomogeneo.
]oso c l nuclei della base. I: estensione della Iesione è dimo-
strata dalla TC e ancor meglio dalla RM (segnale iso-ipe- Pineoblastoma. Costituito da piccole cellule rotonde
rintenso nelle sequenze T2-pesate!). Il c.e. può assumere indifferenziate, si riscontra prevalentemente nei bambini.
talora aspetto nodulare, ma è per lo più assente. Può raggiungere volume cospicuo, ha accrescimento infil-
trante e comportamento biologico maligno (grado IV).
[JJJJJJl.ri neuronali Metastatizza per via liquorale. Alla TC presenta caratteri-
stiche simili al pineocitoma. Alla RM, nelle sequenze
Gangliocitoma. Origina da cellule ganglionali mature e pesate, ha segnale moderatamente ipcrintenso (ipercellula-
può presentarsi in forma nodulare o cistica. È ben vasco la- rità!). Il c.e. è spiccato.
rizzato e talora contiene calcificazioni. Ha per lo più sede
negli emisferi cerebrali, specie nelle parte mediale e basale
Tumori embrionali
del lobo temporale (forma cistica). Ha accrescimento lento
e comportamento biologico benigno (grado I). Alla TC Tumori neuroectodermici primitivi. La forma di più
appare isodenso, talora con aree ipodense ben delimitate frequente riscontro è il medulloblastoma, che origina dal
(cisti!) e calcificazioni lamellari periferiche. Il c.e. è inten- verme cerebellare e invade il IV ventricolo; più rara è
so. Alla RM, nella forma nodulare, è ipo- o isodenso nelle servazione di tumori neuroectodermici primitivi sopratento-
sequenze Il-pesate, iso-iperintenso in quelle T2-pesate, e riali. Alcune forme sono costituite da soli elementi indiffe-
presenta c.e. spiccato. renziati; altre contengono anche elementi appartenenti alla
linea di differenziazione neuroepiteliale (astrociti, oligoden-
Neurocitoma centrale. Rara neoplasia ventricolare drociti e altri). Talora si osserva ipercellularità con aumen-
benigna (grado I) che colpisce soggetti giovani adulti. tato rapporto nucleo/citoplasma (cellule «nude»!). I tumori
Circoscritta, appare disomogeneamente isointensa rispetto sopratentoriali presentano più frequentemente del medullo-
alla sostanza grigia. Il c.e. è in genere intenso. blastoma componenti cisticonecrotiche e calcificazioni.
Entrambi i tipi di tumore hanno accrescimento rapido, infil-
Neuroblastoma olfattorio. Questo tumore, al quale è trante e destruente, con comportamento biologico altamen-
fatto riferimento anche nel paragrafo XXXIV.2, origina dai te maligno (grado IV) c tendenza a metastatizzare per via
recettori neurosensoriali della mucosa olfattoria, ha consi- liquorale (intracranica e spinale!) ed ematica (polmoni!
stenza variabile, sanguina spesso abbondantemente nel fegato! scheletro!). Alla TC il mcdul!oblastoma appare
corso dei prelievi bioptici. Nello stadio A è confinato alla omogeneamente iperdenso; alla RM (fig. XXXII. 52), nel-
cavità nasale; nello stadio B si estende ai seni paranasali; le sequenze T2-pesatc assume spesso aspetto isodenso. Il
nello stadio C oltrepassa i seni stessi invadendo l'orbita, la c.e. è variabile e disomogeneo, talora @d anello» alla peri-
base e la cavità cranica (distruzione della lamina cribrosa feria delle componenti cisticonecrotiche (tumori
dell'etmoide!). toriali!).
Alla TC assume l'aspetto di una massa omogenea con
densità simile a quella dei tessuti molli; è per lo più dimo- II- Tumori dei nervi cranici e spinali
strabile l'osteolisi della lamina papiracea e della lamina cri-
brosa dell'etmoide. Alla RM la massa tumorale è ipodensa Neurinoma. Origina dalle cellule di Schwann, presenta
rispetto alla corteccia cerebrale nelle sequenze TI-pesate, ricca vascolari72azionc, aree emorragiche e necrotiche. Ha
spiccatamente iperintensa in quelle T2-pesate. comportamento biologico benigno, con accrescimento len-
j. La RM consente la precisa delimitazione della to di tipo espansivo (grado I). Le forme più comuni
sia in rapporto ai giri retti del lobo frontale. Il c.e. è no dall'VIII paio di nervi cranici nella regione dell'angolo
]• to. pontocerebellare, dal V paio alla base della fossa cerebrale
media, e più raramente dal IX, X, XI e XII paio. I neurino-
ra
Tumori pineali mi del! 'VIII paio (3-8% dei tumori endocranici) si riscon-

trano.con maggiore frequenza nelle quinta decade e in sog-
2· Pineocitoma. Questo tumore di origine pineale, al getti di sesso femminile: rappresentano 1'80%-90% dei tu-
a quale è fatto riferimento anche nel paragrafo XXXI.2, è ben mori dell'angolo pontocerebellare e possono essere bilate-
vascolarizzato. Calcifica con una certa frequenza e presen- rali (malattia di Recklinghausen). Hanno origine dal nervo
ta talora nel suo contesto piccole cisti. Ha accrescimento vestibolare nel canale acustico interno (v. fig. XXXIV19).
ben delimitato e comportamento biologico benigno-semibe- Alla TC hanno aspetto isodenso (talora lievemente iperden-
nigno (grado l-II), più raramente maligno (grado III). Alla so) e quindi sono difficilmente dimostrabili nelle scansioni

Te appare isodenso, talora con aree iperdense (calcifica- dirette. Segni indiretti di utilità diagnostica sono: l'allarga-
tà, zioni!) o ipodcnse (cisti!) nel suo contesto. Alla RM è isoin- mento del meato acustico interno, dovuto alla componente
714 Capilo/o XXXII

tumorale endocanalare; lo spostamento del lV ventricolo, Ill-_Tumori delle meningi


presente nel 60% dei casi; la dilatazione o l'obliterazione
della cisterna dell'angolo pontocerebellare omolaterale.ll Tumori meningoendoteliali
c.e. è rapido, intenso e disomogeneo (presenza di processi
degenerativi!). Meno frequentemente il neurinoma appare Meningioma. Costituisce ill3%-18% dei tumori endo-
ipodenso con cercine iperdenso periferico sottile e irregola- cranici; ha incidenza più elevata tra la terza e la quinta deca-
re (neurinoma «cisticm>); tale aspetto è espressione di feno- de, nel sesso femminile. Origina dall'aracnoide, sulla faccia
meni degenerativi estesi che favoriscono la formazione di interna della duta madre soprattutto in vicinanza dei seni
grosse cavità cistiche nell'ambito del tumore (cisti intramu- durali, _ov.c le ?racnoidee souo p.iù
rali). Più raramente si osservano cisti aracnoidee acquisite ma puo nscontrars1 anche 111 sede endoventncolare svilup-
(cisti extramurali) addossate al tumore (secrezione tumora- pandosi dalla tela o dai plessi corioidei. Nel corso dello svi-
le! gradiente osmotico1). luppo può esercitare azione compressiva sulle strutture ner-
AllaRMi neurinomi appaiono nelle se- vose, infiltrare la falce, il tentorio, gli involucri meningei e
quenze T l-pesate, con aspetto disomogeneo (aree a diversa le strutture ossee (reazioni iperostosanti!). Da un punto di
cellularità); sono tuttavia meglio delimitabili dalliquor cir- vista istologico, i meningiomi, nelle forme classiche, sono
costante nelle sequenze in densità protonica. La RM con- suddivisi in: endoteliomatosi, fibroblastici, transizionali e
sente, sulla base delle differenze di segnale, una buona ca- psammomatosi. Hanno. un accrescimento lento a carattere
ratterizzazione dei fenomeni involutivi della ncoplasia. Con- espansivo e un comportamento biologico benigno (grado I).
trariamente a quanto si osserva nel meningioma, dopo Gd- Alla TC, i meningiomi sono lievemente iperdensi
DTPA, l'enhancement è disomogeneo. Inoltre, l'estensione o isodensi (lO%) rispetto alla corteccia cere-
del tumore lungo la dura madre, frequente nel meningioma, brale, delimitati da margini netti. Nel 10-20% dei casi
è assente nel neurinoma; per converso, l'estensione intra- (meningiomi psammomatosi!) presentano estese calcifica-
canalare, tipica del neurinoma dell'VIII paio, manca in ge- zioni. Dopo MdC, il c.e., costante e omogeneo, permette di
nere nei meningiomi. I neurinomi del Vpaio (originanti dal definire con maggiore accuratezza l'estensione della lesio-
ganglio di Gasser, con sviluppo craniale, al di sopra della ne, che appare per lo più di forma ovalare, globosa o appiat-
rocca petrosa), del VII paio (originanti lungo tutto il decor- tita (meningioma a placcal). L'enhancement tessutale,
so del nervo: canale acustico interno, regione del ganglio rispecchiando il grado di vascolarizzazione della lesione,
genicolato, promontorio dell'orecchio medio, canale della risulta talora meno spiccato nei meningiomi jibroblastici
porzione discendente), del IX, X e XI paio (causanti lo slar- rispetto a quelli endoteliomatosi. Nei meningiomi psammo-
gamento del forame giugulare), presentano caratteristiche matosi, estesamente calcificati, la scansione contraslografi-
densitometriche e di segnale analoghe a que1ic sopra de-· ca ha la finalità di dimostrare l'entità della componente
scritte. parenchimale. Anche la RM consente di rilevare elementi
differenziali utili per la caratterizzazione dei meningiomi: il
tipo endoteliomatoso è iso-ipointenso rispetto alla corteccia
nelle sequenze Ti-pesate (formazioni microcistiche e ricca
microvascolarizzazione a lento flusso!); il tipofibroplastico
(fig. XXXII. 53) è isointenso per lo più in entrambe le
sequenze (tessuto fibroso.l); i tipi transizionale e psammo-
matoso sono talora ipointensi in entrambe le sequenze
(corpi psammomatosi! calcificazioni!).IJ c.e. è analogo a
quello sopra descritto per la TC.
Accanto alle forme classiche sopra descritte, esistono
alcuni tipi di meningioma di più raro riscontro, quali quello
angiomatoso, atipico e anaplastico.
I meningiomi di tipo angioma/oso presentano una ricca
rete vascolare capillarovenosa e assumono alla TC (fig.
XXXII.54) aspetto iperdenso, spesso disomogeneo (vasi!
calcificazioni! aree emorragiche!), con c.e. intenso. Alla
RM presentano segnale variabile nelle sequenze Tl-pesate
Fig. XXXH.52. Medulloblastoma venniano. RM. La lesione (asteri- e costante iperintensità nelle sequenze T2-pesate (flussi
sco), ipointensa rispetto al parenchima cerebellare circostante e non vascolari lenti\).
ditTerenziabile dalla componente edematosa perifocale nella sequenza
Tl-pcsata (a sinistra), ha segnale scarsamente aumentato nella I meningiomi atipici sono caratterizzati dalla presenza
sequenza T2-pesata (a destra), nella quale la componente edematosa di marcati fenomeni degenerativi.
assume aspetto 1md a11ellm) (frecce). Si osservi la dislocazione ante- Il meningioma onaplastico, caratteri:aato da
riore del lV ventricolo (freccia curva). fismo cellulare con atipie, elevata cellularità e fcnomem
NeuroJ'adiologia 715

bili con la TC, quali: la presenza di vasi intralesionali; una


sottile raccolta liquorale tra tumore e corteccia cerebrale;
l'infiltrazione della dura madre adiacente al tumore; l'alte-
razione del drenaggio venosa durale (importante rilievo ai
fini prechirurgici!). I.:angiografia, soprattutto nella forma
angioblastica, dimostra un ricco circolo tumorale originan-
te dal sistema della carotide esterna (talora con caratteristi-
che maligne: forme anaplastiche!) e talora vasi piali neofor-
mati originanti dal sistema della carotide interna.

Tumori a origine incerta


Emangioblttstoma. È un tumore vascolare. Può essere
singolo o multiplo (nel20% dei pazienti affetti da sindromi
complesse). Se associato a cisti renali·e pancreatiche costi-
f[a, XXXII.53. Meningioma fibroblastico. RM. Nel caso qui presen- tuisce la sindrome di Lindau; se localizzato in sede cerebel-
la lesione (freccia curva), localizzata in sede frontale sinistra, lare e associato ad angiomatosi retinica configura la cosi-
cardtteristicamente isointensa nella sequenza TI-pesata (A), diviene detta angiomatosi del SNC o malattia di Lindau. È caratte-
decisamente ipointensa nella sequenza T2-pesata (B) e va incontro a rizzato dalla presenza di elementi angioblastici che forma-
c.e. marcato e omogeneo (C). Non è apprezzabile eclema pcrifocale. no, nella componente solida, una fitta rete di capillari e di
ampi vasi cavernosi; si associa frequentemente alla policite-
necrotici, ha comportamento biologico maligno e accresci- mia e ha accrescimento lento e comportamento biologico
mento espansivo e infiltrante. Può metastatizzare al SNC e benigno (grado l). Il tumore è costituito prevalentemente da
in sede extracranica. Alla TC dimostra un comportamento un piccolo nodulo aderente alla superficie piale frequente-
maggiormente aggressivo, con fenomeni cisticonecrotici mente associato a una componente cistica. La forma intera-
intraiumorali, assenza di calcificazioni, c.e. disomogeneo, mente solida è meno frequente (30%). Ha sede generalmen-
margini tumorali scarsamente delimitabili ed edema perifo- te nella fossa posteriore, adiacente al IV ventri colo (area
cale marcato. La RM consente una migliore differenziazio- postrema), nel venne e negli emisferi cerebrali; talora nel
ne tra matrice tumorale, componenti cistiche, necrotiche ed midollo spinale, raramente negli emisferi cerebrali. Alla TC
edematose in base alle differenze del segnale emesso dacia- la componente cistica del tumore è ipodensa, la componente
scuna di esse. solida può presentare una densità analoga o lievemente
c La reazione edematosa, sempre presente nei meningio-
lÌ superiore al tessuto cerebellare circostante. Data la ricca
mi, varia nei diversi sottotipi: nella forma fibroblastica e componente vascolare, il c.e. è particolarmente rapido,
il
mista è moderata; aumenta progressivamente nella forma intenso nella parte solida del tumore e fugace (ampio dre-
ia angiomatosa, endoteliomatosa e, particolarmente, in quella naggio venosa!). La RlVI (fig. XXXII.55A e B) consente di
" anaplastica. definire la natura della componente cistica della lesione
"le In linea generale, nello studio dei meningiomi, la RM
puO dimostrare alcune caratteristiche non sempre evidenzia-
(proteica! emorragica!). La componente solida è isointensa
0-
nelle sequenze Il-pesate e lievemente iperintensa rispetto
ze alla sostanza grigia in quelle T2-pesate. Il Gd-DTPA con-
a sente di differenziare la componente solida da quella cistica.
I vasi tumorali assumono l'aspetto di immagini lineari o ser-
00
piginose (sequenze GEl.). L'angiografia (fig. XXXII.55C)
Ilo dimostra costantemente la componente solida tumorale ed
evidenzia un ritorno venosa precoce.
:ca
'ig. IV-- Neoplasie ematopoietiche
si! Linfonw. Di difficile inquadramento data l'assenza di
.Ila tessUto linfoide nel SNC, è assai raro e si associa prevalen-
ate temente all'AIDS. Può essere uni- o multifocale, localizza-
iSSÌ
to più frequentemente a livello dei gangli basali, degli emi-
sferi cerebrali, del corpo calloso, delle regioni periventrico-
oza lari, degli involucri meningei. Spesso interessa ambedue gli
Fig. XXXII.54. Meningioma angiomatoso. TC. La lesione, a contorni
policìclici, localizzata in sede parietoccipitale destra, è alquanto iper- emisferi cerebrali sviluppandosi oltre la linea mediana. Ha
teni
j densa nella scansione diretta (A) e va incontro a c.e. marcato e omo-
IOOeo (B).
accrescimento infiltrativo lungo l'ependima ventricolare, in
rapporto agli spazi di Virchow-Robin o a quelli subaracnoi-
716 Capitolo XXXII

Teratoma. Nella forma matura origina usualmente da


elementi inclusi provenienti dai tre foglietti germinativi.
Interessa prevalentemente i bambini e gli adolescenti, con
localizzazione più comune nella regione pinea\e, nel lil
ventricolo e in sede frontocallosa. Ha comportamento bio-
logico benigno (grado I). Alla TC presenta valori densito-
metrici variabili nei diversi punti dall'ipo· all'iperdensità
per la presenza rispettivamente di cisti a contenuto lipidico
e di strutture annessiali (abbozzi dentari!) associate a calci-
ficazioni. Alia RM il segnale è disomogeneo in tutte le
sequenze. Il c.e. è assente nella forma matura, presente in
quella immatura.

VI - Cisti e lesioni similtumorali


Cisti epiclermoide. Origina dall'inclusione di elementi
embrionali ectodermici. È costituita da una cisti contenente ,
cellule epiteliali desquamate, cheratina e cristalli di coleste-
rina, delimitata da una capsula formata da epidermide, loca-
Fig. XXXII.SS. Emangioblastoma cerebellare. Nel contesto della
lizzata per lo più in sede mediana al davanti del ponte (ma
lesione tumoralc (punte di freccia), dislocante il lV ventricolo (freccia estendentesi nell'angolo pontocerebellare c nella fossa
curva), la duplice componente cistica (!feccia vuota) e solida (asteri- media), raramente in sede intraventricolare. Ha accresci-
sco), appena apprezzabile nella sequenza T2-pcsata (A), è ben diffe- mento molto lento, esclusivamente espansivo verso gli spazi
renziabile nella scansione contrastografica (B), in forma non dissimi- subaracnoidei e ventricolari. La rottura della cisti induce
le da quanto visto per l'astrocitoma pi!ocitico giovanile {v. fig. reazione infiammatoria meningea. La diagnosi clinica e
XXXll.50). I..:angiografia vcrtebrale (C) dimostra l'ipervascolarizza- «per immagini>> ha luogo in genere tardivamente quando la
zione della componente solida (freccia) e il ritorno venosa precoce.
lesione ha già raggiunto grandi dimensioni.
Alla TC (fig. XXXII.56A) assume l'aspetto di un'area
cistica ipodensa con valore densitometrico per lo più simile
dei, e comportamento maligno (grado III-IV). Alla TC a quello delliquor, la quale non va incontro a c.e. Alla RM
appare isodenso o tcnuemente iperdenso. Dopo MdC, si ·
osserva un enhancement marcato e omogeneo, e la lesione
assume margini mal definiti (accrescimento infiltrante pcri-
vascolare delle cellule tumorali!)-. La componente edemige-
na è variabile e talora spiccata. Alla RM è per lo più isoin-
tenso rispetto alla sostanza grigia in tutte le sequenze utiliz-
zate. Talora può essere iperintenso nelle sequenze T2-pesa-
te. Il c.e. è analogo a quello sopra descritto per la TC.

V- Tumori a cellule germbutli


Germinoma. Questo tumore, al quale è fatto riferhnen-
to anche nel paragrafo XXXI.2, ha origine pinealc (Viù rara-
mente soprasellare) e netta prevalenza nei maschi. E spesso
bifocale, sviluppandosi nella parte posteriore e anteriore del
III ventricolo, presenta accrescimento per continuità e meta-
statizza per via liquorale. Determina compressione precoce
dell'acquedotto di Silvio e dei forami di Monro con conse-
guente idrocefalo ostruttivo. Alla TC il tumore appare iso-
denso o lievemente iperdenso, talora con piccole calcifica-
zioni interne. Il c.e. è marcato, omogeneo e nodulare. I mar- Fig. XXXU.S6. Cisti cpidermoide temporale. Alla TC (A), la lesione
(punte di freccia) appare lievemente ipodensa c mal delimitabile dal
gini della neoplasia sono netti ma spesso irregolari (infiltra-
parenchima cerebrale circostante; nel suo contesto è apprezzabile una
zione neoplastica!). Alla RM il germinoma è isointenso calcificazioilC rotondeggiante (freccia vuota). La scansione coronale
nelle diverse sequenze (a eccezione delle componenti emor- mediante RM con sequenza SE T l- (B) cT2-pesata (C), evidenzia una
ragiche!). La diagnosi differenziale tra germinoma e altri certa disomogeneità del segnale per la presenza di componenti lipidl·
tumori della regione pineale presenta notevoli difficoltà che e calcifichc nel suo contesto.
Neuroradiologia 717

(fig. XXXll.568 e C), ne!le sequenze TI-pesate ha segnale


intermedio tra quello del Jiquor c del parcnchima cerebrale;
nelle sequenze T2-pesate segnale più intenso di quello del
Jiquor (talora con aree centrali a basso segnale nel suo con-
testo). La lesione assume aspetto lobulato quando si svilup-
pa in ampi spazi cisternali o ventricolari.

Cisti. dermoide. Origina dall'inclusione di elementi


embrionali ecto- e mesodermici. È delimitata da una capsu-
la costituita da epitelio squamoso e da derma con strutture
annessiali (follicoli pilìferi, ghiandole scbacee); può essere
connessa alla pelle mediante un pcduncolo (seno dermico).
La degenerazione cellulare dà luogo a deposizione di gra-
nuli di cheratoialina, cristalli di colesterina, trigliceridi e
acidi grassi insaturi, calcificazioni. Si localizza frequente-
mente in sede mediana frontobasale e nella fossa posterio- Fig. XXXII.57. Cisti colloide del Il! ventricolo. Alla TC. (A), la lesio-
re. La rottura della cisti induce reazione inf1mnmatoria ne, rotondcggiante, situata nella porzione anteriore del ÌII ventricolo,
meningea. Ha accrescimento molto lento, esclusivamente appare alquanto iperdensa rispetto al parenchima cerebrale; è ben
espansivo. apprezzabile la marcata dilatazione delle cavità vcntricolari. Alla RM
Alla TC il valore di attenuazione è negativo per !"eleva- risulta isointensa nella scansione in sequenza Il-pesata (B), spiccata-
to contenuto lipidico e nel complesso l'aspetto è disomoge- mente ipcrintensa, ma con nncleo centrale a bassa intensìtà di segnale
(cmosidcrina!), nella sequenza T2·pcsata (C).
neo (materiale saponificato! strutture annessiali!). Le calci-
ficazioni, quando presenti, sono Jamcllari e prevalentemen-
te periferiche. La lesione non va incontro a c.e. fibrosi possono penetrare nel tessuto nervoso adiacente o
Alla RM la cisti ha segnale elevato nelle sequenze TI- seguire il decorso dei nervi, rendendo difficile l'escissione
pesate (trigliceridi e acidi grassi insaturi!). del tumore. Lo sviluppo negli spazi subaracnoidei o ventri-
co lari può causare blocco delle vie liquorali.
Cisti colloide. Origina dalla tela del plesso corioideo a Alla TC il valore di attenuazione è marcatamente nega-
livello del tetto del III ventricolo tra i forami di Monro. Di tivo (-l 00 UH), ma nel complesso l 'aspetto è omogeneo. Le
volume variabile fino a un mandarino, è dotata di parete a calcificazioni, quando presenti, sono lamellari e periferiche.
doppio strato e contiene materiale mucoide denso, aree La lesione non va incontro a c.e. Alla RM il segnale, carat-
emorragiche, emosiderina, cristalli di colesterina, liquido teristicamente elevato nelle sequenze Tl-pes<i.te, si attenua
cefalorachidiano e vari ioni (alcuni dei quali paramagneti- in quelle T2-pcsate fino a rendere la lesione ipointensa e
ci). Può produrre occlusione di uno o ambedue i forami di spesso eterogenea.
Monro con conseguente idrope dei ventricoli laterali. Ha
lento espansivo c comportamento biologico V/1 - nmwri de/l 'ipofisi anteriore
benigno (grado 1). Vedi paragrafo XXXI. l.
Alla TC (fig. XXXII.57A) la cisti colloide ha quas.i
sempre valori di attenuazione piuttosto alti (circa 60 UH) cd VIII- Estensioni locali di tumori regionali
è quindi alquanto iperdensa. Il c.c. è in genere assente. Alla
RiVI (fig. XXXII.57B c C) il comportamento del segnale è Crmz;ofaringioma. Origina da residui del dotto cranio-
molto variabile in ragione del contenuto peculiare: spesso è faringeo (tasca di Rathke) e dopo l'adenoma ipofisario è la
apprezzabile una caratteristica diminuzione dei segnale, più frequente neoplasia epiteliale della regione sellm·e (v.
nelle sequenze T2-pesate, nella parte centrale della cisti paragrafo XXXI.!.!). Costituisce il3% circa di tutti i tumo-
(emosiderina!). Dopo iniezione e. v. di Gd-DTPA talora sì ha ri intracranici. Ha sede intra- e soprasellare (compressione
enhancement della parete della cisti. del chi asma e del III ventricolo!). I.: accrescimento è molto
lento c prevalentemente espansivo; il comportamento biolo-
Lipoma. Origina dall'inclusione di elementi embriona- gico è benigno (grado 1). La forma adamantinomatosa si
li mcsodermici provenienti dalle meningi primitive. Talora riscontra nelle prime due decadi di vita e presenta compo-
11\e
multiplo, è costituito da tessuto adiposo maturo, tralci fibro- nenti solide, cistiche e calcifiche. Le cisti sono capsulate e
dol e calcificazioni periferiche. Si localizza per lo più in sede contengono un liquido denso ricco di cristalli di colesterina
''"olo mediana nel corpo calloso (si associa nella metà dci casi la
parziale agenesia di quest'ultimo!), occasionahnente nel-
e cheratina; possono costituire, soprattutto nel bambino, l 'u-
nica componente identificabile della neoplasia. Le calcifi-
'"'idi· l'angolo pontocercbellarc e nella cisterna quadrigemina. Ha cazioni possono assumere aspetto granulare, lamellare o
accrescimento lento, prevalentemente espansivo. Tralci conglomerato. La forma papi!!are si riscontra negli adulti
718 Capitolo XXXI!

ed è prevalentemente solida con scarse componenti cistiche sacrococcigea. Ha accrescimento lento con periodi di lunga
e calcifiche. latenza e comportamento sostanzialmente benigno nono-
Alla TC sono riscontra bili, variamente combinate, aree stante l'invasività locale. Calcificazioni sono presenti nei
isodense (componenti solide), ipodense (componenti cisti- due terzi dei casi.
che, rotondeggianti od ovalari, a contorni netti, con valore Alla TC la massa ha densità aumentata e contiene cal-
di attenuazione per lo più superiore a quello delliquor) e cificazioni multiple; il c.e. è intenso. È per lo più dimostra-
spiccatamente iperdense (calcificazioni). Assente o scarso è bile un 'estesa distruzione della base cranica. Alla RM, nella
l'edema perifocale mentre frequente è l'idrope per com- variante tipica presenta aspetto disomogeneo nelle sequen.
pressione del III ventricolo e dei forami di Momo. 11 c.e. zeTl-pesate (travate cellulari solide iso- o ipointense rispet-
interessa spesso le aree isodense (presenza di vasi nel con- to al tronco encefalico; matrice tumorale iperintensa per la
nettivo stromale.l) e la periferia delle componenti cistiche presenza di metaemoglobina proveniente da pregresse
(capsula vascolarizzata! eventi reattivi pericapsulari! ). emorragie), spiccata iperintensìtà nelle sequenze T2-pesate
Alla RM (v. fig. XXXI.6) le componenti solide della (fig. XXXII. 58). La variante condroide ha aspetto più ome.
massa multilobulare hanno segnale iso- o ipointenso nelle geneo nelle sequenze Tl-pesate. La RM consente una sod-
sequenze T l-pesate e iso- o iperintenso in quelle T2-pesate; disfacente caratterizzazione di questo tumore e può aiutare
le componenti cistiche presentano per lo più elevata inten- nella valutazione della prognosi (rapporti con le carotidi!);
sità di segnale in tutte le sequenze (colesterolo liquido! la TC consente una più agevole valutazione delle alterazio-
metaemoglobina! contenuto proteico!), ma talora possono ni ossee.
presentare segnale ipointenso (predominanza di cheratina,
calcio e ferro!). Dopo somministrazione e.v. di Gd-DTPA si 8.2. Tumori secondari
ha enhancement evidente sia della componente solida, sia
della parete delle cisti. Queste ultime aderiscono stretta-
mente alle strutture adiacenti (gliosi indotta) processi infil- IX- Tumori metastatici
trativi!) e ciò assume importanza per la corretta program- Metastasi intraassiali (le più comuni, solitarie in
mazione chirurgica. circa il35% dei casi) ed extraassiali (ossee e menin-
gee) si osservano nel25% delle autopsie di soggetti
Tumore del glomo giugulare o timpanico. Questo
deceduti per tumore primitivo extracerebrale (carci-
tumore, detto anche chemodectoma, raro e con una certa
familiarità, origina dal giorno giugulare o dal giorno timpa- noma polmonare in primis, ma anche carcinoma mam-
nico. Si presenta spesso sotto forma di polipo sanguinante mario, renale, melanomal) e costituiscono i120% del-
dell'orecchio medio (v. paragrafo XXXIV.4). Ha accresci- le lesioni tumorali del SNC. La propagazione ha luo-
mento lento e localmente invasivo: distrugge la rocca petto- go per lo più direttamente per via ematogena, talora
sa e può invadere il processo mastoideo; può estendersi in con preliminare interessamento osseo e meningeo,
sede intracranica, nella fossa posteriore, vicino al forarne meno comunemente per contiguità. Sedi più frequen.
giugulare e quindi infiltrare i nervi cranici ivi contenuti, la ti di localizzazione sono i lobi frontali, parietali e la
dura mach'e circostante e i seni venosi. Nel complesso ha fossa cranica posteriore. I tumori primitivi cerebrali,
comportamento biologico di grado II-III.
Alla TC (v. fig. XXXIV20) la massa tumorale ha den-
sità aumentata per la spiccata cel!ularità e la ricca vascola-
rizzazione; il c.e. è intenso e omogeneo. Il forarne giugula-
re può essere slargato, la rocca petrosa erosa con seconda-
rio interessamento della base cranica limitrofa. Alla RM la
lesione presenta segnale isointenso nelle sequenze T l-pesa-
te, relativamente iperintenso in quelle T2-pesate. Dopo inie-
zione e. v. di Gd-DTPA l'enhancement particolarmente spie"
cato e omogeneo consente di rilevare tumori di dimensioni
inferiori ai 5 mm. L: angiografia evidenzia un ricco circolo
neoformato (nel quale, caratteristicamente, ciascun settore è
alimentato da un singolo vaso afferente!) con frequenti
fistole artero-venose con il seno laterale. In questo tumore Fig. XXXII.SS. Cordoma. RM". La scansione sagittale mediana del·

l
trova indicazione elettiva quale trattamento preoperatorio l'encefalo in sequenza SE Tl-pesata (a sinistra) evidenzia la grossa
massa neoplastica (asterisco), la quale erode la sella turcica e il clivus,
l'embolizzazione. disloca posteriormente il JII ventricolo e il tronco encefalico, impron·
ta la faccia anteriore del ponte. La scansione contrastografica corona- •
Cm·doma. Origina dai resid\li della notocorda nella base le (a destra) dimostra valido c.e. della lesione, la quale ingloba nel suo
del cranio (corpo dello sfenoide e clivus!) e nella regione
oonto"n '"'mmbo k "' "wtidi intomo. . ·.
Neworadiologia 719

come abbiamo visto, possono diffondere nel SNC lun- meningee. Il coinvolgimento me/astatico della volta e della
go l'ependima (linfoma!), i fasci della sostanza bian- base del cranio (tumore primitivo della mammella, presta-
ca (glioma del nervo ottico!), per via liquorale (medul- ta, polmone e rene!) si osserva in circa il 5% delle lesioni
Ioblastoma1). secondarie. Può assumere carattere osteolitico, osteosclero-
tico o misto e può giungere a interessare gli spazi epi- e, sot-
Le metastusi intraassiali (circa 1'85% delle lesioni todurali. Tecniche elettive di studio sono la TC e la RM; la
secondarie encefaliche) sono in genere rotondeggianti, ben scintigrafia ossea assume importanza come tecnica di
delimitate, talora con aree necrotiche, colliquative, emorra- screening. Il coinvolgimento metastatico delle meningi
giche nel loro contesto. Tendono a infiltrare le strutture cir- (tumore primitivo della mammella, melanoma, medullobla-
costanti e spesso sono circondate da gliosi reattiva e asso- stoma, propagazione per contiguità di lesioni della volta e
ciate a edema vasogenico. TC e RM sono le tecniche eletti- della base cranica!) si osserva in poco meno dellO% delle
ve di studio. lesioni secondarie. Le metastasi, epidurali e sottodurali,
Alla TC l'aspetto è proteiforme: la lesione può essere assumono l'aspetto di masse focali biconvesse, ben delìmi-
ipo-, iso- o iperdensa rispetto al parenchima cerebrale, in tate, che invadono la dura madre o le ossa craniche esten-
funzione della diversa cellularità, vascolarizzazione, necro- dendosi alla superficie dell'encefalo che è caratteristica-
si e dell'eventuale sanguinamento (metastasi da melanoma mente allontanata dal tavolato interno; occasionalmente
e coriocardnoma!). Le calcificazioni intrametastatiche possono essere diffuse. Importante è la distinzione delle
sono rare. L: edema coinvolge prevalentemente la sostanza lesioni extraassiali da piccole lesioni superficiali intraassia-
bianca estendendosi lungo le sue fibre con aspetto digitato; li.
di solito rispetta la corteccia, a differenza di quanto avviene I..:infiltrazione metastatica degli spazi subaracnoidei e
nei tumori primitivi. Le piccole metastasi della corteccia, delle strutture della base cranica (carcinomatosi leptome-
nelle quali è assente l'edema perifocale, possono rimanere ningea) è abbastanza rara e si manifesta con una sindrome
mìsconosciute alla scansione diretta. meningea accompagnata da paralisi dei nervi cranici. Può
Alla RM Jè caratteristiche del segnale non sono speci- essere sospettata nei casi in cui, in presenza di un tumore
fiche. Talora i tempi di'rilassamento sono prolungati; fre- primitivo noto, si manifesta un idrocefalo. TC e RM evi-
quentemente, n,elle sequenze il mancato incre· denziano, dopo somministrazione e. v. di MdC, lo spiccato
mento del segnale rende la lesione isointensa rispetto alla enhancement delle leptomeningi e della superficie ependi-
corteccia·. La RM individua facilmente il sangUinamento male. Sussistono, peraltro, notevoli difficoltà di differenzia-
intramètastatico. zione dalla meningite mcningococcica. La localizzazione
La scansione contrastografica aUmenta la sensibilità nel plesso corioideo assume aspetto nodulare.
della TC e della RM nell'individuazione delle lesioni meta-·
statiche, e ne consente una migliore delimitazione dall'ede-
ma e dal parenchìma cerebrale circostante (fig. XXXII.59). 9. Epilessia
!:entità del c.e. è funzione della vascolarizzazlone e del
danno indotto sulla BEE. Le sue caratteristiche (uniforme! Fra le epilessie 'tm tempo definite idiopatiche per
anulare!) non sono specifiche. In linea gener.ale la RM è più le quali è modernamente riconoscibile una causa orga-
accurata della TC ne Il' evidenziazione e nella localizzazione nica, particolare attenzione merita quella a migine dal
delle lesioni secondarie. lobo temporale, sia perché è la forma di gran lunga più
'

l
Le metastasi extraassiali possono essere ossee o cori:nme di «epilessia cronicm}, sia perché spesso è

'
:{

'"

,.'"' Fig. XXXII. 59. Metastasi encefaliche,. RM. Le due lesioni metastatiche parietotemporali, male apprezzabili nell'immagine TI-pesata (a sinistra)

l
per l'isointcnsità rispetto al parenchima cerebrale .circostante, mascherate nell'immagine T2-pesata (in centro) dall'intenso edema perifocale
"" estendentesi a gran parte dei lobi temporali, sono delimitate con accuratezza solo nella scansione contrastografica dopo iniezione di e.v. di Gd-
DTPA (a destra).
720 Capitolo XYXII

resistente alla terapia, sia infine (e soprattutto!) perché 10. Midollo spinale
il suo corretto inquadramento nosologico pone l'indi-
cazione chirurgica (la quale è risolutiva nell'80-90% Alcuni sintetici richiami anatomici, renderanno
dei casi). Le lesioni organiche che ne sono alla base più agevole la comprensione della problematica dì stu-
sono la sclerosi temporomesiale, cicatrici corticali dio per immagini del midollo spinale.
(traumi! lesioni vascolari!), neoplasie a basso grado
di malignità (gangliogliomi e gangliocitomi! tumori Il midollo spinale è contenuto nel canale vertebrale
neuroepiteliali disembrioplastici! neurocitoma centra- struttura osteolegamentosa costituita dalle vertebre, dai
le!), anomalie di sviluppo corticale e malformazioni legamenti che le uniscono (in particolare: legamento longi-
vasco!ari (angiomi cavernosi! MAV!). Nei soggetti tudinale posteriore; legamenti gialli) e dai dischi interverte-
adulti con recente insorgenza di crisi epilettiche le brali. La sezione trasversale del canale vertebrale, nella sua
lesioni più comunemente associate sono neoplasie e componente ossea, è costituita in avanti dal corpo vertebra-
flogosi. le, lateralmente dai posteriormente dalle lamine.
La struttura ossea del canale non è continua in senso longi-
tudinalc, essendo interposti tra le singole vertebre anterior-
9.1. Sclerosi temporomesiale mente i dischi intervertebi:ali, posteriormente i legamenti. Il
In questa affezione, caratterizzata da riduzione numeri- canale vcrtebrale è rivestito, dalla periferia verso il centro
ca dei neuroni nella circonvoluzione dell'ippocampo con da uno spazio connettivoadiposo di vario spessore
conseguente proliferazione astrocitaria, la RM è tecnica epidurale) nel quale è contenuto l'omonimo plesso venosa
fondamentale di studio. Rilievi pressoché costanti sono l'a- poi dalla dura madre, dall'aracnoide e dalla pia mad1·e
trofia dell'ippocampo (prevalente nella sua porzione ante- quale è posta a stretto contatto con il parenchima midolla-
riore), l'aumento di volume del como sfenoidale, la presen- re). Tra queste due ultime membrane è situato lo spazio
za di un'area a segnale iperintenso nelle sequenze SE T2- subaracnofdeo spinale (in continuità con quello cranico
pesate e FLAIR (soppressione del segnale del liquor!) in attraverso il foro occipitale). Due vertebre contigue delimi-
corrispondenza della testa e del corpo dell'ippocampo. tano, da ciascun lato, il forarne intervertebrale, o forame di
Fondamentale, da un punto di vista tecnico, è il corretto coniugazione, dal quale fuoriescono i nervi spinali. A cia-
orientamento dei piani di scansione trasversali e coronali scuna vertebra corrisponde un mielomero, ma i rapporti
(rispettivamente paralleli e perpendicolari al maggior asse spaziali reciproci non sono costanti e variano nel corso dello
dello bo temporale!). sviluppo: l'originaria corrispondenza tra mielomero e ver-
. tebra omologa, rigorosamente operante nell'embrione,
viene via via modificata nel corso dello sviluppo essendo la
9.2. Anomalie di sviluppo corticale crescita longitudina\e dell'involucro osseo maggiore di
Con tale termine si fa riferimento a un insieme di ano- quella del midollo. Neli 'adulto, i mielomeri cervicali sono
malie generalizzate o focali della corteccia cerebrale carat- più o meno in corrispondenza della vertebra omologa; i
terizzate da turbc della proliferazione neuronale e gliale, mielomeri dorsali hanno una collocazione più alta di 1-2
della migrazione neuronale, dell'organizzazione stessa vertebre rispetto a quella numericamente corrispondente; il
della corteccia. Le alterazioni focali sono spesso associate a cono midollare è in rapporto con le prime due vertebre lom-
epilessia parziale farmacoresistente (v. fig. XXXII.l8). Le bari. La parte rimanente del canale vertebrale è occupata
più importanti sono: la displasia corticale focale, nella dalle radici lombosacrali, che con decorso quasi verticale
quale v'è modesto ispessimento del mantello corticale con raggiungono il corrispondente forarne di coniugazione
alterazioni citologiche e architettoniche dei neuroni; la agi- (cauda equina).
ria-pachigiria focale, nella quale si associano scarso svi-
luppo dei giri e dei solchi corticali, ispessimento della cor- Le metodiche e le tecniche fondamentali di studio
teccia con alterazioni citologiche e architettoniche; !'etero- del midollo spinale sono riportate in tabella XXXI1.6.
topia della sostanza grigia, la quale si insinua in forma
nodulare nel contesto della sostanza bianca; la microdisge-
nesi, nella quale le alterazioni della corticale sono lievi, le 10.1. Esame diretto del rachide
cellule gliali normali, gli elementi neuronali presentano Date le strette dimensioni del canale vertebrale, al-
anomalie architettoniche e di sede; la polimicrogiria, carat- terazioni primitive dell'involucro osseo possono deter-
terizzata dalla fusione di numerosi piccoli giri in giri appa-
minare sofferenza secondaria delle strutture nervose in
rentemente normali o lievemente ingranditi.
La RM (sistematicamente negativa risultando la TC!) è esso comprese e per converso alterazioni primitive del-
l'indagine elettiva di studio in grado di individuare i rilievi le strutture nervose possono determinare modìficazio-
spesso fini caratterizzanti le suddette anomalie. ni dell'involucro osseo: conseguentemente, lo studio
Netti'Oradiologia 721

TABELLA XXXU.6. METODICHE E TECNICHE Dr STUDIO PER cessiva scansione contrastografica (MdC iodato e. v.!) per lo
!MMiiGINJ DEL MIDOLLO SPINALE. studio del c.e. di eventuali lesioni.
Se l'infonnazione acquisita non è sufficiente a fini dia-
Esame diretto radiografico gnostici, si procederà alla mielo-TC (puntura lombare! MdC
(esame standard del rachide eventualmente completato da iodato idrosolubile non ionico isoosmolare'.). Il midollo spi-
studio statico e dinamico). nale, circondato dal MdC, diverrà visibile sotto forma di
TC area di densità parenchimatosa, ovalare a maggiore asse tra-
(i·cansione diretta e contrasto grafica; MdC in sede suba- sversale o rotondeggiante; tasche radicolari e radici saranno
racnoidea: mielo-TC). spesso bene apprezzabili; le radici della cauda equina assu-
meranno il caratteristico aspetto di areole puntiformi iso-
(scansione diretta e contrastografica; talora: angio-RJ\!1). dense circondate dal MdC nel contesto del sacco durale.
Nletodiche radiologiche miranti a visualizzare gli spazi Talora si renderanno necessarie ricostruzioni sagittali per
subaracnoidei: mielografia opaca e saccoradicolografia; visualizzare il midollo e i suoi involucri secondo l'asse lon-
i vasi mìdollari e rachidei: angiografia spinale; il disco gitudinale.
intcrvertebrale: discografia.
Ecografia: ecotomografia e tecniche Doppler (età neona- La TC, attualmente, in associazione alla RM,
tale c prima infanzia l). me rilievo soprattutto nella definizione di lesioni coin-
volgenti la colonna vertebrale.
radiologico di una presunta patologia midollare ora-
dica/are non può mai prescindere da un preliminare ac- 10.3. RM
curato studio della colonna vertebra/e. La possibilità
che noxae morbose interessino in maniera concomi- È l'indagine d'elezione nello studio del midollo
tante i due sistemi nello sviluppo embrionale, spiega, spinale, del quale consente, in modo del tutto non
inoltre, la frequente associazione di malfonnazioni del invasivo, la dimostrazione «direttaì> multi planare.
rachide e del midollo spinale.
Nella scansione diretta con le usuali sequenze SE
Lesame diretto radiografico del rachide va effettuato, in TI-pesate, nelle sezioni sagittali e coronali, il midollo assu-
presenza di sintomatologia neurologica, nelle proiezioni AP, me l'aspetto di un cordone a segnale di media intensità, a
LL, oblique destra e sinistra; in assenza di carico (decubito margini lineari, compreso tra due cordoni più sottili a
supino) e sotto carico (stazione eretta); spesso con comple- segnale basso corrispondenti agli spazi Jiquorali (fig.
menti dinamici (ipcrflessione e iperestensione). XXXII.61A). La differenziazione tra sostanza grigia e bian-
Particolare attenzione sarà posta al segmento rachideo ca è possibile solo nel caso in cui vengano utilizzati campi
corrispondente alla sintomatologia clinica, cercando di evi- magnetici ad alta intensità (l ,5-2 T).
denziare e discriminare eventuali lesioni originate dallo Il rapporto di contrasto midollo/liquor può essere modi-
scheletro, dal disco intervertebrale, dalle strutture nervose. ficato mediante opportuna scelta dei parametri della
Lo studio dei tratti di passaggio occipitoatlantoideo e lom-
bosacrale richiede per lo più il ricorso alla TC.

10.2. TC
Il' suo avvento ha apportato un notevole progresso
nello sh1dio della patologia del canale vertebrale
sentendo di individuare alterazioni morfologiche pri-
mitive del canale stesso o secondarie a patologia
midollare. Tuttavia, la mancata dimostrazione diretta
del midollo e dell'involucro meningeo, anche con l'u-
so di tecniche ad alta risoluzione, rende il più delle
vohe necessaria l'introduzione di MdC iodato nello Fig. XXXII.60. Mielo-TC normale. Casi diversi. In A, nel piano di
sezione passante per il corpo di LI, il MdC iodato introdotto nello spa-
spazio subaracnoideo (mielo-TC -fig. XXXII.60). zio subaracnoideo delimita il cono midollarc sotto forma di immagine
centrale ipodcnsa ovalarc; in B, in un piano passante per il fi\um ter-
La scansione diretta viene praticata assumendo tomo- minale {freccia), è evidenziata la cauda equina i cui filamenti nervosi
grammi trasversi multipli estesi a tutto il distretto rachideo assumono l'aspetto di difetti di riempimento puntiformi nel contesto
clinicamente sospetto. Spesso si rende necessaria una sue- del sacco durale.
722 Capitolo XXXlJ

10.4. Mielografia opaca


Il ricorso a questa metodica contrastografica, di
grande rilievo in passato ma attualmente di uso piutto-
sto raro (aracnoiditi! valutazione delle vie di riforni-
mento di cisti aracnoidee!), si pone talora per la defi-
nizione delle malformazioni vertebromidollari
soprattutto se è presente marcata cifoscoliosi, e in
di discordanza tra rilievi clinici e tomografici a RM.

In genere mediante puntura lombare (interspazio


L4-L5), meno comunemente mediante puntura sottooccipi-
tale o laterocervicale, si introducono l Oml di MdC iodato
idrosolubile isoosmolare negli spazi subaracnoidei.
Essendo questo più pesante del liquor sarà necessariO
basculare il paziente in senso caudo-craniale (o viceversa
cranio-caudale in caso di introduzione sottooccipitale del
A B MdC), sì da portare la colonna radiopaca via via a contatto
di tutti i segmenti midollari e in particolare di quelli corri-
Fig. XXXII.61. RM del midollo spinale (v. testo). A: immagine TI- spondenti alla sintomatologia clinica. Variando il decubito
pesata; B: immagine T2-pesata. del paziente e assumendo sistematicamente radiogrammi
nelle proiezioni ortogonali, si documenteranno progressiva-
sequenza. Nelle sequenze SE T2-pesate, il liquor, per il mente tutte le facce e le porzioni del canale vertebrale man
lungo T2, produce segnale elevato sì da configurare i con- mano che vengono a contatto con la colonna l}ldiopaca. La
torni dello spazio subaracnoideo: questo accorgimento tec- mielografia può essere estemporaneamente completata con
nico crea un quadro <<similmielograficm> e consente una sezioni trasversali tomografiche computerizzate (mielo-
migliore dimostrazione diretta dei profili midollari (fig. TC!) nei tratti coinvolti e sospetti.
XXXII.61B).llllportante anche l'uso di sequenze veloci GE
(valutazione della patologia discale\). La qualità delle L'aspetto radiografico normale varia con il decubi-
immagini migliora in caso di acquisizione del segnale in . to del paziente e la proiezione radiografiCa (fig.
fase sincrona con il ciclo elettrocardiografico (pulsazioni XXXII.62). In linea generale, tuttavia, è quello di un'a
liquorali!). striscia di calibro uniforme (con una certa tendenza a
In presenza di patologia si rende spesso necessaria la
slargarsi in corrispondenza del ringonfiamento cervi-
scansione contrastografica dopo iniezione e.v. di MdC
paramagnetico (sequenze SE TI-pesate!). cale, del cono midollare e dei singoli fori di coniuga-
zione a cagione dell'emergenza delle radici). In proie-
La R1v! consente, nel complesso, l 'acquisizione di zione LL è evidente il rapporto di contiguità con la fac-
elementi diagnostici di maggiore rilievo nello studio cia posteriore dei corpi vertebrali; in corrispondenza
della patologia del midollo spinale e dei suoi involucri degli spazi intervertebrali sono apprezzabili lievi e
rispetto alla TC (limitata nella risoluzione di contrasto regolari flessuosità a concavità anteriore. In stazione
e nella rappresentazione tridimensionale delle lesioni). eretta il MdC si raccoglie nel sacco durale proiettando-
La contemporanea dimostrazione diretta di queste e si all'altezza di L5-Sl: ne risulta un aspetto «a radici
dei segni indiretti indotti dalla loro presenza, permette d'albero)) per il penetrare del MdC negli spazi
una diagnosi di sede extradurale, intradurale extrami- racnoìdei che avvolgono le radici nervose.
dollare o intramidollare; nel contempo, il comporta- Attenzione particolare verrà posta alla progressio-
mento del segnale nelle diverse sequenze e le caratte- ne della colonna radiopaca e ai suoi contorni nelle
ristiche del c.e. contribuiscono alla diagnosi di natura. proiezioni ortogonali e nei diversi decubiti. ·
Risultati di grande interesse, come vedremo nei relati-
vi paragrafi, sono ottenibili, in particolare, nelle La progressione avviene più o meno velocemente a
seconda dell'inclinazione e dell'entità delle curvature fisio-
malformazioni vertebromidol!ari, nelle compressioni logiche della colonna: un arresto transitorio verrà costante-
midollari o radicolari da ernie discali, nei processi mente osservato nel tratto di passaggio cervico-dorsale
espansivi intra- ed extradurali, nella siringomielia e il fisiologico restringimento, in questa sede, dello spaziO
nelle malformazioni vasco/ari. subaracnoideo. La progressione può essere interrotta total-
NeJimradio/ogia 723

grafo XXXII.l7.8). Un piccolo quantitativo di MdC


iodato (1-2 mi) è iniettato direttamente nel Iaculo
discale contenente il nucleo polposo, il quale ne risul-
terà impregnato: sarà possibile, pertanto, individuare
la sua normale morfologia, la frammentazione dege-
nerativa, le ramificazioni posteriori preerniarie, le
erniazioni conclamate (fig. XXXII.63).
L'arteriografia midollare è indagine molto deli-
cata e richiede competenze decisamente superspeciali-
stiche.

Contribuiscono alla vascolarizzazione del midollo spi-


nale le arterie radicolo-midollari, l'arteria spinale anteriore,
le arterie spinali posteriori. Il loro studio richiede il catete-
rismo selettivo, previa aortografia toracoaddominale, di
tutti i vasi tributari del distretto midollare interessato (per il
tratto cervicale: arterie vertebrali, succlavie e cervicali; per
Fig. XXXII.62. Mielografia opaca normale. In A, nel dettaglio miele- il tratto dorsale, il cono midollare e le radici della cauda,
grafico del cono midollarc, il midollo corrisponde alla parte centrale, rispettivamente·. arterie intercostali, lombari e sacra! i).
me110 radiopaca, della colonna iodata introdotta nello spazio subarac-
noidco; si osservi come la striscia radiopaca di calibro uniforme è slar-
gata dalle tasche radicolari (punte di freccia) in corrispondenza dei fori
di corliugazione pe1· l'emergere delle radici. In B, nel dettaglio di
tomografia convenzionale per piani sagittali in corso di mielografia, è
bene evidente le stretto rapporto di contiguità della colonna iodata con
la faccia posteriore dei corpi vertebrali.

mente (blocco totale) o parzialmente (blocco parziale) a


livello di una lesione vertebromidollare. L'esame dei margi-
ni della colonna radiopaca rivolti verso l'eventuale blocco
(il cosidetto «fronte>>), consente rilievi entro certi limiti
caratteristici dei vari tipi di blocco. Fig. XXXII.63. Discografia L5-Sl. L:introduzione percutanca con
apposito ago spinale di un piccolo quantitativo di MdC nelloctllo con-
10.5. Saccoradicolografia tenente il nucleo polposo, consente di doctunentare l'erniazione poste"
riore del disco nel canale vertebrale.
È una variante della mielografia opaca che mira a
esplorare la parte caudale degli spazi subaracnoidei,
nella quale sono contenute le radici spinali della cauda l L Malformazioni vertebromidollari
equina. Il MdC occupa gli spazi tra radice e radice,
mettendo in evidenza queste ultime sotto forma di Queste anomalie, dette anche disrafismi spinali,
immagine «negativa» sì da consentire di valutare il risultano da una fusione mediana incompleta delle
numero, il calibro delle radici e l'aspetto delle strutture ossee, mesenchimali e neurali. Sono in gene-
radicolari. La presenza di un'ernia discale può essere re riconosciute alla nascita o nella prima infanzia,
dimostrata per. l'interruzione segmentaria della meno comunemente in età adulta (talora come reperti
na opaca e per l'amputazione di una tasca radicolare. occasionali: disrafismi spinali «occulti»). La valuta-
zione dei loro aspetti anatomici consente di comprel)w
dere momento e fase di interruzione della normale
10.6, Altre metodiche radiologiche
embriogenesi. Si distinguono disrafismi spinali asso-
Assumono una certa importanza per quesiti ciati a masse dorsali (non ricoperte o ricoperte da
tivi posti da affezioni definite. Le più importanti sono cute) e disrafismi spinali senza masse dorsali.
la discografia e l'arteriografia midollare. Lesame diretto radiografico e l'ecografia (se
La discografia è indagine importante per la pro- l'ossificazione del rachide è incompleta, come di
grammazione di procedure interventistiche quali la norma avviene nel primo anno di vita!) possono forni-
chemonucleolisi e la nucleotomia percutanea (v. para- re rilievi utili, ma la caratterizzazione compiuta dei
724 Capitolo XXXI!

disrafismi spinali (anomalie ossee, dei tessuti molli e


delle strutture nervose) richiede di norma il ricorso
alla TC e sopratutto alla RM.

11.1. Disrafismi associati a masse dorsali non


ricoperte da cute
Sono rappresentati dal mielocele e dal mielome-
ningocele, indicati con il termine generico di «spina
bifida aperta».

Mielocele e mielomeningocele. Sono evidenti alla na- llig. XXXII.64. Mie\omeningocelc lombare. RM del rachide con
scita (placodc neurale in sede dorsale mediana, situato a li- sequenza SE TI-pesate. Nella sezione sagittale (a s1!1istra) è apprez.
vello della superficie cutanea nel mielocele, sollevato per zabile la dilatazione saeeifonne del sacco durale (asterisco) c la pre.
l'espansione dello spazio subaracnoideo nel mielomenin- senza del placode neura!c (freccia) che determina fissazione posterio-
gocele!), più frequenti nel sesso femminile e localizzati in re del midollo (punte di freccia). Nella sezione trasversale (a destra) è
ordine decrescente di frequenza nella regione lombosacra- bene apprezzabile l'ampia schisi posteriore vertebralc con assenza dei
pcduncoli, de!!e lamine e delle apofisi spinose.
le, lombare, toracolombare e toracica.
Canomalia interviene durante lo stadio dell'organoge- diana e le meningi aderiscono ai margini laterali della fissu-
nesi midollare (neurolazione) impedendo la chiusura del razione. Il tessuto adiposo costi!Uisce l'elemento peculiare
solco neura\e; è associata alla malfonnazione di Chiari tipo della malformazione e si inserisce sulla superficie dorsale
Il, all'idrobulbia, all'idromielia. È presente un'ampia schisi della fissurazione midollare estendendosi fino in sede sot-
e il midollo spinale è fissurato posteriormente e aperto. Il tocutanea senza piano di clivaggio. Frequentemente si asso-
placode neuralc, costituito dalla parte interna del midollo ciano teleangectasie e ipertricosi.
spinale che avrebbe circondato il canale centrale ependima- La RM (sequenze TI-pesate!) evidenzia la presenza di
le se non fosse intervenuta la fissurazione, è ancorato alla tessuto adiposo estendentesi dalla massa dorsale al midollo
cute circostante da tessuto aracnoideo e fibroso. Il midollo e la posizione bassa di questo con assenza del cono midol-
spinale è situato in posizione bassa ed è ancorato alla faccia lare. La TC offre rilievi analoghi c consente una valida defi-
posteriore del canale spinale dal mie lo- o dal mielomenin- .nizione delle alterazioni ossee.
gocele. Sono presenti alterazioni dei corpi vertebralì (assen-
za delle apofisi spinose e delle lamine, rotazione dei pedun- Mielocistocele. La massa dorsale, più frequentemente
coli, ·emispondili, barre e frammenti ossei v. figg: XII.41 e localizzata a livello lombosacrale, è costituita dalla dilata-
43) e cifoscoliosi secondaria. zione cistica della parte caudale del canale centrale cpendi·
La RM è indagine d'elezione nel loro studio (fig. male, da liquore dalle mcningi, e protrude all'esterno attra-
XXXIL64). In caso di marcata cifoscoliosi può rendersi ne- verso una schisi degli archi posteriori vcrtebrali. L'anomalia
cessario il ricorso alla TC con MdC introdotto in sede intra- interviene durante lo stadio della neurolazione impedendo
tecale (differenziazione delle possibili componenti idro- la chiusura del neuroporo posteriore. Il midollo è fissurato
mielichc dalle cisti aracnoidee e dall'atrofia midollare con c localizzato in posizione bassa. Il tessuto adiposo sottocu·
dilatazione degli spazi subaracnoidei!). taneo circonda la parte posteriore del mielocistocele, dal
quale è peraltro separato da un piano di clivaggio. Spesso si
11.2. Disrafismi associati a masse dorsali associano idromielia, agenesia sacrale parziale o totale,
perle da cute estrot1essionc cloacale.
La RM consente una precisa identificazione delle com-
Sono rappresentati dal lipomtelomeningocele, dal ponenti del mielocistocele (la dilatazione cistica midol\are,
mielocistocele e dal meningocele semplice posteriore. per l'elevato contenuto proteico, ha TI e T2 accorciati con
segnale diverso da quello delliquor!); la mielo-TC può ren-
Lipomielomeningocele. Ècostituito da una dorsa- dersi, tuttavia, necessaria per la loro migliore diffCrenzia·
le ricoperta da cute contenente tessuto adiposo, tessuto neu- zione.
rale, liquore meningi. È più comune nei neonati di sesso fem-
minile e riscontrabile nella metà distale del rachide. L'ailoma- Meningocele semplice posteriore. Questa affezione,
lia interviene durante lo stadio della ncurolazione impedendo più frequente a livello lombosacrale, non contiene, per defi-
la chiusura del neuroporo posteriore. V'è ampia schisi degli nizione, tessuto nervoso c'd è costituita da un diverticolo
archi posteriori con assenza delle apofisi spinose c di parte dell'aracnoide c della dura madre che si estroflette nel tes-
delle lamine; il midollo è fissurato dorsalmente sulla linea mc- suto sottocutanco dorsale attraverso una schisi degli archi
Neumradiofogia 725

posleriori vertebrali. È sempre ricoperta da cute intatta. Diasfematomielia. Questo termine indica una fissura-
Alterazioni ossee e sacco erniario sono dimostrati dalla zione totale o parziale del midollo in senso sagittale. La for-
re e dalla RM. Quest'ultima tecnica consente l'identifica- ma totale è caratterizzata dalla formazione di due emimi-
zione del midollo e del cono (in posizione normale'.). dolli (non necessariamente simmetrici!) che nel90% dei
casi si uniscono distahnente; spesso è presente un setto di
Jl.3. Disrafismi senza masse dorsali divisione midollare fibroso, cartilagineo o osseo. Nella for-
ma parziale vi è invece fissurazione della metà vcntrale o
Jn queste anomalie «<cculte>ì il midollo può esse- dorsale del midollo con presenza di un ponte di tessuto ner-
re fissurato e/o ancorato in posizione bassa, la cute voso normale; possono associarsi alterazioni cutanee
non mostra deiscenze ma presenta spesso fossette, (emangioma, aree di ipcrtricosi) e anomalie dei corpi verte-
strie, nevi angiomatosi e aree di ipertricosi. Spesso si bra! i (schisi posteriore, emispondili, vertebre «a farfalla)),
fusione delle lamine). In entrambe le forme ciascun emimi-
riscontrano difetti di segmentazione a carico delle ver-
dollo può presentare un proprio sacco durale; il midollo può
tebre e le lamine possono essere bifide. essere f1ssato in posizioni anomale. La diastcmatomielia è
più frequente nel sesso femminile e spesso si associa a idro-
Lipoma. Questa lesione, a carattere tumorale benigno mielia e a lipoma del filum terminale o intradurale.
(v. paragrafo XXXII.l4.2), può essere intra- o extradurale e I: esame radiografico e la TC consentono un adeguato
si riscontra spesso come reperto occasionale. Nella localiz- inquadramento delle malformazioni ossee. La mielo-TC c la
zazioM intradurale ha caratteristica conformazione «a RM permettono di individuare i due emimidolli (fig.
fuso» con margini ben definiti ed è costituita da cellule adi- XXXII.66).
pose intramidollari che parzialmente si estroflettono al di
fuori del midollo spinale formando masse sotto la pia Seno dermico. È costituito da un tramite fistoloso rive-
madre; nella localizzazione extradurale i margini sono mal stito da epitelio che si estende dalla superficie del dorso
definiti per l'estensione della lesione nel grasso adiacente. verso l'alto e in profondità; l'orifizio mediano è spesso cir-
Le sedi più frequenti Sono quelle cervicale, dorsale e a livel- condato da un nevo angiomatoso o da radi e sottili peli; il tra-
lo del filum terminale (talora con fissazione del midollo in mite può terminare a fondo cieco o comunicare con gli spazi
sede bassa). La lesione è dimostrata direttamente dalla TC subaracnoidci o, più comunemente, con una cisti dermoepi-
(spiccata ipodensità di tipo adiposo) e dalla Rt"-1 (segnale dermoide. Si localizza in ordine decrescente di frequenza a
elevato nelle sequenze TI-pesate- fig. XXXII.65). La prima livello sacrococcigeo, lombosacrale, occìpitale, toracico e
tecnica evidenzia agevolmente eventuali alterazioni associa- cervicale.
te del canale vertebra! e; la seconda consente di individuare TC e RM dimostrano l'orifizio e il decorso del seno
la posizione del cono midollare e la sua eventuale fissazio- fino al sacco durale (fig. XXXII.67); la mielo-TC permette
ne in basso. di documentare il tratto intratecale (difetto di riempimen-
to!).

Sindrome del filum terminale teso. Questo termine


indica un insieme di alterazioni neurologiche e ortopediche
legate alla fissazione del midollo in posizione abnorme-

Fig. XXXII.66. Diastematomiclia totale. TC (A); RM con scansionc


Fig. XXXII.65. Lipoma del filum terminale. RJvl. La lesione, facil- sligittalc in sequenza SE TI-pesata (B).ll canale vertebrale è suddivi-
mente individuabilc nelle sequenze Tl-pesate per il segnale elevato di so da un ponte osseo sagittalc (freccia dritta) in due cmicompartimcn-
tipo adiposo, assume aspetto fusiforme (freccia) nella sezione sagitta- ti (frecce curve). l due emimidolli si ricongiungono al sotto del ponte
lc (a sinistra). rotondeggiantc in quella trasversale (a destra) osseo per costih1ire il cono midollarc.
726 Capitolo XXXII

Fig. XXXII.68. Sindrome del filum


terminale teso. RM con scansione
sagittale mediana in sequenza SE TI-
pesata. Il midollo spinale assume in
tutta la sua estensione stretto rapporto
di contiguità con la linea spinolamina-
re ed è fissato in basso al polo supe-
riore di un voluminoso lipoma (asteri-
sco). Si associa marcata dilatazione
del canale vertebrale.

spinali. Il midol!o spinale solitamente termina al di sopra


deli 'ultima vertebra avente normale conformazione. La
Fig. XXXI1.67, Seno dermico. forma più grave è costituita dalla sirenomielia, nella quale
Un tramite fistoloso (frecce) gli arti inferiori sono fusi in un singolo arto, il coccige è
pone in comunicazione, attra- assente, ìl sacro lo è interamente o parzialmente. La RM
verso un difetto di saldatura consente di individuare la sede del cono midollare e forni-
delle lamine vertebrali, la super-
sce importanti rilievi sulle alterazioni associate; la TC offre
ficie cutnnea con una fonnazio-
ne lipomatosa intravertcbrale informazioni dettagliate sulle anomalie ossee.
extradurale (asterisco).
Sindrome t/ella notocortlafissurata. Con questo termi-
mente bassa a opera di un filum terminale ispessito oltre i 2 ne si fa riferimento a un gruppo di malformazioni causate
mm. Può essere presente schisi degli archi posteriori. da anomala divisione della notocorda e persistente comuni-
La RM (immagini TI-pesate!) dimostra nelle sezioni cazione tra intestino e cute dorsale. Le forme più comtmi
sagittali la posizione del cono midollare e l'ispessimento del sono rappresentate dalle cisti e diverticoli enterici dorsali
±ìlum terminale (fig. XXXII.68), nelle sezioni trasverse le mediastinici, localizzati all'interno del canale spinale ed
dimensioni del filum terminale. Per la valutazione analitica eventualmente connessi ai corpi vertebrali e/o al midollo
di questa sindrome si rende tuttavia necessaria la mielo-TC. (rispetto al quale sono situati usualmente in posizione ante-
I)ore o anterolaterale). Si associa la presenza di emivertebre
Jdromielia. Con questo termine si indica la dilatazione e la fissurazione in senso sagittale dei corpi vertebrali e
del canale centrale del midollo spinale (focale, multipla o degli elementi dell'arco posteriore (coste fuse o assenti!).
estesa), complicanza comune dei disrafismi spinali asSocia- La mielo-TC è l'indagine d'elezione nello studio di 'queste
ti a masse dorsali e occulti. Se la cavità idromielica è ampia, malformazioni; la RM dimostra facilmente la cisti e lo spo-
il midollo può essere aumentato di volume e determinare stamento del midollo.
conseguentemente una riduzione di ampiezza degli spazi
subaracnoidei.
Alla TC la cavità idromielica si presenta come un'area 12. Alterazioni dei metameri vertebrali
di densità simil-liquorale situata all'interno del sacco dura-
le, la quale, dopo introduzione intratecale di MdC, si opa-
cizza tardivamente (dopo 4-6 h!); alla RM la cavità ha Possono riguardare: il numero, la fOrma, le dimen-
segnale con caratteristiche simil-liquorali. sioni delle vertebre; la struttura ossea; la distanza
intervertebrale; l'allineamento delle vertebre nella
Meningocele anteriore sacrale. È costituito da un statica e nella dinamica.
diverticolo deli' aracnoide e della dura madre che si estro-
flette attraverso un difetto osseo nella pelvi. Può presentar- Le vere variazioni tlel numero totale delle vertebre
si in forma isolata o associato alla neurofibromatosi o alla sono assai rare: sono, invece, frequenti le variazioni del
sindrome di Marfan. Si presenta alla TC e alla RM in forma numero di vertebre di un segmento a spese di quello del seg-
simile al meningocele semplice posteriore. mento contiguo, espressione di difetti di differenziazione
regionale (occipitalizzazione dell'atlante; dorsalizzazione
Simlrome da regressione ctmdale. Con questo termine di C7 con presenza di coste soprannumerarie; dm·salizza-
si fa riferimento a una serie di anomalie variamente combi- zione di L1 con presenza di abbozzo costale; sacralizzazio-
nate tra loro (agenesia lombosacrale, atresia anale, malfor- ne di L5). Un difetto numerico apparente può conseguire

j
mazioni dei genitali esterni, aplasia o displasia renale, ipo- alla fusione di due o più corpi vertebrali (sindrome di
plasia polmonare), eventualmente associate a disrafismi Klippel-Feil). Tutti questi aspetti sono stati considerati nel
727

paragrafo XII.l0.2 e ne è pertanto qui sufficiente il sempli- tiche (a livello dorsale e sacrale). Il loro accentuarsi e anco"
ce ncordo. ra la comparsa di curvature scoliotiche può essere conse-
guenza sia di alterazioni primitive vertebrali, sia di altera-
Le anomalie diforma.derivano da arresto del processo zioni primitive dell'apparato neuromuscolare (scoliosi
di ossificazione interessante uno o più nuclei. I nuclei di riflesse; abolizione antalgica della lordosi cervicale e lom-
ossificazione della vertebra sono di norma sei: due anterio- bare). Di maggiore significato neurologico sono le altera-
ri per il corpo; due laterali per i peduncoli vertebrali e le zioni dell'allineamento dei margini posteriori dei corpi di
apofisi trasverse; due posteriori per le lamine e l'apofisi due vertebre contigue con aspetto «a scalino» (antera- e
spinosa. Le anomalie più tipiche, come abbiamo visto nel retrolistesi): esse sono generalmente in rapporto ad altera-
paragrafo XIL10.2, sono: la spina bifida, la somatoschisi, la zioni locali deU' apparato legamentoso, ma talora, come
spondilolisi. Esse sono associate frequentemente a malfor- abbiamo visto nel paragrafo Xll.l0.2, conseguono alla lisi
mazioni multiple del nevrasse (malformazioni vertebromi- dell'istmo vertebrale (anterolistesi!). Lo studio dinamico,
dollari, malformazioni di Chiari) e talora condizionano alte- con· esecuzione di più radiogrammi nelle posizioni estreme
razioni stati che e dinamiche della colonna vertebrale. di movimento rachideo, permette di valutare l'entità delle
alterazioni di allineamento ed eventualmente di mettere in
Le dimensioni dei corpi vertebra/i variano da segmen- evidenza difetti di grado minore non direttamente apprezza-
to a segmento e da vertebra a vertebra: ciascun diametro va bili con lo studio statico del rachide.
opportunamente valutato in rapporto a quello della vertebra
sopra- e sottostante. Piccole diminuzioni del diametro lon-
gitudinale del corpo vertebrale possono essere dovute a 13. Malattie degenerative del rachide
semplice effetto da carico; variazioni più cospicue, specie se
asimmetriche (vertebra «a cuneo»), riflettono, in genere,
uno schiacciamento vertebrale secondario a traumi o ad Trattasi di affezioni in progressivo incremento di
alterazioni della struttura ossea. L'aumento del diametro incidenza (aumento dell'età media della popolazione!),
)ongitudinale, trasversale e anteroposteriore è sempre le quali assumono interesse neuroradiologico per le pos-
espressione di processi patologici coinvolgenti primitiva- sibili ripercussioni compressive sulle strutture nervose
mente l'osso (ad esempio: malattia di Paget, angiomi). endorachidee. Alcune di queste affezioni, peraltro,
no talora origine osteodisplasica o traumatica. TC e RM
Le alterazioni della struttura ossea possono interessa- ne consentono uno studio accurato.
re singole vertebre o più vertebre, nella loro totalità o limi"
tatamente al corpo o all'arco posteriore. Esse non si sot-
traggono alle caratteristiche generali e specifiche delle sin- 13.1. Degenerazione discale
gole affezioni, tumorali e non, descritte nel capitolo XII. Il Questa affezione presenile del disco intervertebrale
quadro comune finale di tutte le alterazioni strutturali ver- (all'età di 50 anni 1'80-85% dei soggetti presenta fenomeni
tebra] i evolutive è lo schiaccìamento della vertebra con involutivi discali), a eziologia ignota (modificazioni biochi-
eventuale compressione midollare secondaria. miche del nucleo polposo? fattori biomeccanici? genetici?
autoimmuni?), interessa inizialmente il nucleo polposo
La valutazione della t/istanza tra tlue empi vertebra/i (diminuzione dell'idratazione, frammentazione delle mole-
contigui offre indicazioni dirette sulle condizioni del disco cole dei proteoglicani, aumento del collagene di tipo li, per-
intervertebrale. Questo, per fenomeni di senescenza o allor- dita delle proprietà idrostatiche ed elastiche), poi l'anulus
quando sede di processi degenerativi patologici, tende ad fibroso (jìssurazioni radiali e concentriche laterali e poste-
assottigliarsi: lo spazio intersomatico è conseguentemente rolaterali). Evolutivamente, se la pressione intradiscale è
ridotto di altezza. Il restringimento dello spazio intersoma- elevata, il materiale nucleare attraversa l'anulus determi"
tico, talora asimmetrico frontalmente, è spesso accompa- nando la formazione di un'ernia discale; se è normale, si
gnato da sclerosi delle limitanti ossee dei corpi vertebrali e trasforma in tessuto fibroso con successiva formazione di
da osteofitosi. Non necessariamente un assottigliamento fibrocartilagine amorfa.
del disco è associato a erniazione del nucleo polposo; e
analogamente non tutte le ernie discali si accompagnano a I rilievi semeiologici dell' osteocondrosi conse-
restringimento dello spazio intersomatico. Lo studio anali- guente all'evoluzione della malattia degenerativa
tico delle degenerazioni e delle ernie discali richiede il
ricorso alla TC e alla RM (v. paragrafo XXXII.l3). discale sono stati descritti nel paragrafo XIII. l l. La
RM offre la possibilità di individuare, attraverso le
L' alliueamento vertebra/e in condizioni normali è tale variazioni del segnale emesso dal disco (fig.
che la colonna descrive lungo il piano sagittale curve rego- XXXII.69) e dal corpo vertebrale (v. fig. XXXIL79),

j lari e dolci lordotiche (a livello cervicale e lombare) e cifo- alcune fasi evolutive dell'affezione (diminuzione del-
728 Capitolo XXX![

oltre i contorni dei corpi vertebrali; il profilo posterio-


re del disco può essere centralmente concavo o con-
vesso ma è sempre regolare e simmetrico (sezioni tra-
sverse!).
Ne11aprotrusione discale centrale (fig. XXXII. 7GB),
TC e RM evidenziano l'estrinsecazione del disco ad
Fig. XXXII.69. Degenerazione ampio raggio o settoriale con convessità del suo profi-
discale. RM del rachidc lombare con lo posteriore regolare e simmetrica; nella protrusione
scansionc sagittale mediana in
sequenza SE T2·pesata. Il disco inter- discale laterale (fig. XXXIL70C), il disco si estrinse-
posto tra lA e LS (freccia), alquanto ca eccentricamente. Talora, nelle immagini 12-pesate,
ridotto d'altezza, ha nucleo polposo è possibile osservare il materiale nucleare (segnale ele-
con segnale disomogeneo c di inten- vato!) migrato all'interno dell'anulus fissurato.
sità diminuita rispetto ai dischi sopm-
e sottostanti.
Nell'ernia discale contenuta (figg. XXXII.70D e
XXXII.71A), la TC evidenzia l'irregolarità focale a
l'idratazione discale 1 comparsa di tessuto fibroso margine regolare del profilo posteriore del disco, che
all'interno della spugnosa ossea! sostituzione di «esclude>> il grasso epidurale: se l'ernia è mediana si
midollo ematopoietico con tessuto adiposo! potrà osservare la compressione e la deformazione dei
rosi con conseguente riduzione del contenuto di sacco durale; se è posterolaterale o laterale, l'impron-
midollo osseo!). ta sul sacco e la compressione della radice corrispon-
dente. La RM (sezioni sagittali!) consente di eviden-
13.2. Ernie discali ziare la rottura dell'anulus fibroso, la fuoriuscita di
materiale discale, l'integrità del legamento longitudi-
In base alla tipologia è opportuno distinguere: nale posteriore, l'eventuale compressione delle radici
nervose (sezioni trasverse!), l'estrinsecazione postero-
- il rigol!fiamento discale, nel quale il disco si estende
laterale e foraminale (sezioni sagittali passanti per i
oltre il margine posteriore dei corpi vertebrali sopra- e
sottostantc::, ma l'anulus fibroso è intatto; forami neurali!). Nell'ernia espulsa (figg. XXXIL70E
- la protrusione discale, nella quale il nucleo polposo e XXXII.71B), la TC evidenzia l'irregolarità del pro-
penetra nelle fissurazioni de \l 'anulus fibroso, ma non ne filo posteriore discale, !'«<ccupazione)) del canale
supera le fibre esterne; vertebrale, la compressione del sacco durale e
- !'ernia discale, nella quale il nucleo polposo supera le ]'«esclusione}) della radice corrispondente. La RM
fibre esterne dell'anulus fibrosO deformando il profilo (sezioni sagittali!) dà sicura dimostrazione del supera-
discale (l'ernia può essere contenuta dal legamento lon- mento del legamento longitudinale posteriore e
gitudinale posteriore, espulsa se lo supera); ventuale migrazione caudale o craniale dell'ernia.
- il frammento erniario libero, costituito da materiale Jn presenza di frammento erniario libero, la TC
discale isolato in contiguità con il disco stesso o migra- consente in genere di dimostrare la presenza di un
to inferiormente e più di rado superiormente al disco.
«frusto1m:> distaccato di tessuto discale situato in
In base alla topografia l'ernia può essere mediana, tiguità con il disco o estrinsecantesi inferiormente con
posterolaterale (quando si sviluppa nella regione prefora- obliterazione del recesso laterale. Indagine d'elezione
minale), laterale (quando occupa il forarne di coniugazione) nello studio dei frammenti discali liberi è, peraltro, la
ed extraforaminale (quando si estrinseca al di fuori di que- RM, soprattutto per quanto concerne i frammenti
sto). «dislocati>) al di dietro del legamento longitudinale
posteriore (sottile linea ipointensa nelle sequenze
Importanza particolare per la sua frequenza assu- T l-pesate tra il frammento e il disco adiacente!).
me !'ernia discale lombare, la quale insorge soprat-
tutto in soggetti di età media e interessa prevalente- Ernia lombare operata. La chirurgia occupa un ruolo
mente i dischi compresi tra L4 eLSe tra LS e Sl. La importante nella terapia delle ernie discali, ma fornisce con
una certa frequenza risultati insoddisfacenti. Le cause di
degenerazione discale e i traumi ripetuti ne costitui-
insuccesso possono essere primitive (errore diagnostico di
scono fattori causali. sede; presenza non riconosciuta di patologia discale di altra
Nel rigonfiamento discale (fig. XXXII.70A), TC e natura; frammenti discali residui; lesioni iatrogene; recidi-
RM consentono di dimostrare l'estensione del disco va) o secondarie (fibrosi e aracnoidite; instabilità; discite;
Neuroradiologia 729

Fig. XXXII.70.l diversi tipi di ernia discale (v. testo). A: rigonfiamento discale; B: protrusione discale centrale; C: protrnsionc discale laterale;
D: ernia E: ernia espulsa.

pscndomcningocelc; fistola liquorale).


11 quesito diagnostico più importante (spesso di diffici-
le soluzione!) è costituito dalla differenziazione tra fibrosi
epidurale e recidiva erniaria. Nella .fibrosi (fig. XXXII.72),
il sacco durale appare retratto e circondato da tessuto a den-
sità omogenea (40-70 UH) dal lato ove è stata effettuata la
lamineetomia; nella recidiva, il sacco durale (di aspetto ova-
lare o triangolare) c le radici appaiono dislocati eontrolate-
rabnentc a opera di un tessuto a densità più alta (90-120
UH) in continuità o contiguità con il disco. Assume in ogni
caso importanza, alla TC c alla RM, la valutazione del c.e.:
il tessuto fibroso va incontro a enhancement relativamente
omogeneo per la formazione di tessuto di granulazione ben
vascolarizzato.

C ernia discale cervicale ha incidenza minore dei-


Fig. XXXI1.71. Ernia discale (frecce) contenuta (A) cd espulsa (B).
l'ernia lombare. Insorge per lo più in soggetti giovani RM (v. testo).
fra i 20 e i 50 anni. In circa un terzo dei casi si ha il
riscontro anamnestico di traumi antecedenti. Nel 75% sistente dubbio diagnostico.
dei casi interessa il disco tra C6 e C7, nel 20% quello V ernia discale dorsale è molto rara (2% dei casi)
tra C5 e C6. La RM (fig. XXXII.73) è indagine d'ele- e per lo più situata nel tratto distale; spesso va
zione nella valutazione delle ernie cervicali tra a calcificazione. Poiché il midollo dorsale, per la
larmente importanti, in proposito, le acquisizioni 3D e cifosi fisiologica dorsale, è situato anteriormente nel
la successiva ricostruzione di immagini a strato sottile sacco durale a ridosso dei corpi vertebrali, ernie
Opportunamente orientate!). I rilievi sono identici a li anche di piccole dimensioni possono determinare
quanto sopra descritto per l'ernia lombare. Il ricorso significativa sofferenza midoliare. La RM è indagine
alla miei o-TC può rendersi necessario in caso di per- d'elezione nella valutazione delle ernie dorsali
730 Capitolo X}('{JJ

La degenerativa consegue ad alterazioni


artrosiche delle faccette articolari con conseguente mienta-
mento sagittale della «rima)) e determina stenosi segmcnta.
ria del canale vertebrale e dei recessi laterali.

L esame radiografico c la re consentono liDO stu-


dio accurato della spondilolistesi (v. fig. Xll.44). La
RM consente dì dimostrare la normale posizione del
disco intervertebrale rispetto al profilo posteriore dei
corpo vertebrale sottostante nei casi nei qltali la TC
Fig. XXXII. n. Fibmsi peridurale postdiscectomia. TC con scansione offie in proposito rilievi dubbi (falsa ernia discale).
contrastografica. Il sacco durale (asterisco) è circondato dal lato della
pregressa lamincctomia da una spessa banda di tessuto di granulazio-
ne (frecce) che va incontro a c.e. omogeneo. 13.4. Malattia delle faccette articolari
Le alterazioni degenerative delle faccette
ri lombari sono una delle più comuni cause di lombo-
sciatalgia e importante causa di stenosi del canale ver-
tebrale. Il loro misconoscimento può indurre a erronee
interpretazioni e a terapia infruttuosa di queste
zio ni.
La formazione di ostefiti (TC!) può determinare
Fig. XXXII.73. Ernia discale cervica-
inglobamento delle radici nervose e stenosi del reces-
le. La RM con scansione sagittale so laterale; l'erniazione della membrana sinoviale
mediana in sequenza SE TI-pesata evi- attraverso la capsula articolare può indurre lo sviluppo
denzia l 'erniazione posteriore del disco di una cisti sinoviale (RM!) caratteristicamente in
intervertebrale tra C6 c C7 (freccia)
che impronta il sacco durale e il profi-
continuità con l'articolazione e talora di dimensioni
lo mido\lare anteriore. considerevoli.
bilità di esaminare l'intero tratto dorsale! dimostrazio-
ne più precisa e accurata dell'ernia discale!). I rilievi 13.5. Stenosi spinale
sono identici a quanto sopra descritto per l'ernia lom- Con tale termine si fa 1iferimento a una condizio-
bare. Il ricorso alla mielo-TC si rende necessario solo ne anatomica, congenita o acquisita, caratterizzata da
raramente in caso di persistente dubbio diagnostico. riduzione delle dimensioni del canale vertebrale pro-
priamente detto (stenosi centrale) o dei suoi recessi
13.3. Spondilolistesi laterali e/o dei forami di coniugazione (s·tenosi latera-
le). Clinicamente possono manifestarsi segni di mielo-
Con questo termine, come visto nel paragrafo Xlii.
patia o di compressione delle radici nervose. La steno-
10.2, si indica lo scivolamento anteriore di un corpo
si interessa per lo più i distretti cervicale e lombare
vertebrale 1ispetto a quello sottostante. La spondiloli-
isolatamente (ma talora anche congiuntamente!),
stesi può essere istmica (congenita o traumatica) o
meno frequentemente il distretto toracico o l'intera
degenerativa.
colonna vertebrale.
La spondilolistesi istmica è dovuta all'interruzione su
base osteodisplasica, uni- o bilaterale, della porzione inte- La stenosi congenita può essere isolata o associata ad
rarticolare dell'arco neurale posta tra apofisi articolari altre anomalie coinvolgenti lo scheletro (acondroplasia; sin·
superiori e inferiori (spondi/olisi): ne consegue lo scivola- drome di Down). La forma isolata si localizza preferenzial-
mento in avanti del corpo vertebrale, dei peduncoli, delle mente a livello cervicale (C3-C6) e a livello lombare
apofisi trasverse e delle apofisi articolari superiori rispetto (L2-L4, meno comunemente LS-Sl): i peduncoli vertebrali
alle apofisi articolari inferiori, alle lamine e ali'apofisi spi- sono corti, tozzi e ravvicinati; la superficie posteriore del
nosa (che restano solidali con il metamero sottostante); il corpo vertebrale presenta talora un'accentuata collcavità sì
canale vertebrale si slarga e i forami di coniugazione si che le limitanti somatiche e i dischi intervertebrali sembra-
deformano. no sporgere nel canale.
f'/elli'Ontdiulogia 731

La stenosi acquisita, di più frequente riscontro, ricono-


sce cause molteplici: osteoartrosi osteofitaria, protrusioni
ed ernie discali, ipertrofia dei legamenti gialli, del lega-
mento longitudinale posteriore, delle faccette articolari,
spondilolistesi degenerativa, lipomatosi epidurale, altera-
Fig. XXXII.75. Stenosi spinale acqui-
zioni posi-traumatiche o postchirurgiche, malattia di Paget, sita cervicale. La RM con scansionc
acromegalia. sagittalc mediana in sequenza GE evi-
denzia il restringimenlo segmcntario
L'entità della stenosi spinale centrale può essere quanti- del canale vcrtcbralc nel tratto tra C3 e
ficata attraverso la misurazione dei diametri AP e trasversa- C4. La presenza di un voluminoso
le del canale vertebrale (esame radiografico! TC!). Si misu- becco osteofitosico sulla limitante infe-
ra rispettivamente: la distanza tra il margine posteriore del riore di C3 (freccia) induce importanti
singolo corpo vertebrale e il punto di giunzione posteriore segni di compressione midollare. Si
osservi la riduzione disomogenea del-
tra due lamine; la distanza tra i punti più mediali dei pedun-
l'intensità del segnale emesso dal
coli vertebrali (distanza interpeduncolare}. La stenosi è con- midollo osseo intrasomatico.
siderata relativa se il diametroAP è 10-13 mm, assoluta se
è inferiore a l Omm. nerativa!); deformazioni secondarie del canale spinale.
La stenosi dei recessi laterali può essere quantificata In entrambe le forme la RM consente una migliore
attraverso la misurazione della distanza tra il contorno ante- valutazione dell'eventuale compressione delle struttu-
riore dell'apofisi articolare superiore e il contorno postero-
re nervose.
laterale del corpo vertebrale: è considerato altamente indi-
cativo di stenosi un valore inferiore a 3 mm. Le stenosi dei recessi laterali sono in genere cau-
La stenosi dei fammi di coniugazione cervicali e lom- sate da uncoosteofitosi, da discopatia degenerativa con
bari può essere quantificata radiograficamente (proiezioni o senza ernia discale, da spondilolistesi degenerativa,
obliqLte!), con TC (ricostruzioni sagittali-oblique!) e con da ipertrofia delle faccette articolari. TC (fig.
RM (acquisizioni 3D e ricostruzioni sagittali- oblique). XXXII.76) e RM consentono la valutazione della si-
tuazione anatomica (diminuzione del diametro AP del
Nelle stenosi centrali congenite (fig. XXXII.74), recesso! alterazioni ossee! alterazioni discolegamen-
la TC e la RM dimostrano con precisione le alterazio- tose!) e l 'individuazione di rilievi potenzialmente cau·
ni dello sviluppo osseo, la stenosi del canale, la sa della sindrome clinica (diminuzione del grasso pe-
nuzione del tessuto adiposo epidurale. Nelle forme riradicolare! deformazione delle radici nervose!).
acquisite (fig. XXXII.75; v. anche fig. XIII.29), TC e Le stenosi dei forami di coniugazione sono causa
RM consentono di norma l'individuazione della causa frequente di compressione radi colare. 'Interessano so-
della stenosi: becchi osteofitosici a estrinsecazione prattutto il tratto lombare distale. Può trattarsi di una
canalare; ernie discali; calcificazione e/o ossificazio- stenosi longitudinale (causata dal cosiddetto «Osteofi-
ne del legamento -longitudinale posteriore; calcifica- ta uncinato» aggettante nel forarne in senso
zione dei legamenti gialli; sublussazione asimmetrica niale ), di una stenosi antera-posteriore (causata so-
delle apofisi articolari inferiori (spondilolistesi prattutto dall'ipertrofia della faccetta articolare

Fig. XXXII.76. Stenosi dci


rec1mi laterali di L5. TC.
Fig. XXXII.74. Stenosi spinale conge- I.:altcrazionc dci recessi, asim-
nita lombare. La RM con scansione metrica nel caso in considera-
sagittale mediana in sequenza SE T2- zione (frecce), consegue alla
pesata evidenzia impronte multiple sui lussazionc anteriore delle fac-
profili anteriore c posteriore del sacco cette articolari inferiori di L4
durale conseguenti a stenosi pluriseg- per spondilo!istesi degenerativa
mentaria del canale vertebrale. di 14/LS.
732 Capitolo XXXII

14.1. Tumori intramidollari


Originano nel contesto del tessuto midollare
hanno basso grado di malignità e comportamento
logico variabile, sviluppo espansivo e infiltrante, indu-
cono slargamento del canale vertebra le.

Astrocitoma. Costituisce il40% circa dci tumori intra-


midollari. È più frequente nella 3'-4' decade e si riscontra
soprattutto nel tratto cervicale o toracico del midollo spina-
le (che talora interessa estensivamente!). J:astrocitoma
fibrillare ha cellularità variabile e presenta componenti
cistiche intrinseche degenerative ed estrinseche non tumo-
rali localizzate in sede polare. Può assumere comportamen-
Fig. XXXII.77. Stcnosi dci forami di coniugazione. TC (in basso) e to infiltrante. Le componenti cistiche sono più frequenti
ricostruzione sagittalc sul piano articolare intcrapofisario (in allo). La
stcnosi del foramc è indotta dalla sublussazionc anterosupcriore della
ncll' astrocitoma pilocitico, lesione ben circoscritta.
faccetta articolare della vertebra sotlostantc (asterischi). La RM dimostra lo slargamento del midollo, spesso
esteso a più mielomcri, segnale ipointenso nelle sequenze
Ti-pesate e iperintenso in quelle T2-pcsate. Le componenti
riore) o di una stenosi combinata (associazione delle cistiche intrinseche e polari si differenziano dalliquor per i
precedenti!). TC (fig. XXXII.77) e RM consentono la tempi di rilassamento più brevi (elevato contenuto proteicot
valutazione della situazione anatomica e forniscono ri- prodotti di degradazione del\ 'emoglobina.!). Il c.e. (Gd-
lievi importanti sulle strutture presenti nel forarne (gan- DTPA!) consente spesso di differenziare la componente
glio spinale, vene epidurali, disco intervertebrale). solida tumorale dall'edema perilesionale e di distinguere le
cisti intrinseche (enhancement periferico l) da quelle polari
(enhancement assente!).
14. Tumori eudorachidei Epeudimoma. Questo tumore, originante da elementi
ependimali del canale centrale o da residui ependimali pre-
Costituiscono ill5% circa dei tumori primitivi del senti nel filum terminale o a livello sacrale, costituisce il
SNC e sono istologicamente simili a quelli endocfani- · 60% circa dei tumori intramidollari. È per lo più circoscrit-
ci. La grande estensione della superficie meningea in to (ma non sempre ben capsulato!) e ha di norma compor-
riferimento a quella del parenchima nervoso rende tamento biologico benigno. Si riscontra tra la 3' e la 6' deca-
significativamente più frequenti i tumori a partenza de, talora associato alla neurofibromatosi.
dagli involucri rispetto a quelli originanti dal tessuto L'esame diretto radiografico evidenzia lo slargamento
nervoso. Su base topografica si distinguono tumori del canale vcrtebrale e l'erosione dci peduncoli c della
superficie posteriore dei corpi vertebra\i. La RM (fig.
intramidollari, tumori extramidollari intradurali e
XXXI1.78) dimostra lo slargamento del midollo, spesso
tumori extradurali. Il loro esordio clinico è limitato a pochi mielomeri, con segnale iso- o ipointcnso
mente aspecifico, con dolore locale o irradiato, diffi- nelle sequenze Tl-pesate e iperintenso in quelle T2-pesate.
coltà alla deambulazione, alterazioni della sensibilità e Le componenti emorragiche intratumorali sono agevolmen-
della minzione. te individuate per il caratteristico comportamento del segna-
Indagine del tutto fondamentale nello studio dei le. Se il tumore è localizzato nel cono midollare o nel filum
tumori endorachidei è la RM, la quale offre la possibi- terminale può essere difficile la sua differenziazione dal
lità di un approccio multiplanare (scansioni sagittali e !iquor circostante. Una più precisa delimitazione della
coronali!) e fornisce in modo non invasivo, intrinseca- lesione dal midollo normale, dal\ 'edema e dalle cisti asso-
mente, un elevato contrasto tra le varie strutture endo- ciate è resa possibile dall'enhancement tumorale dopo inie-
zione e. v. di Gd-DTPA.
rachidec. Il ricorso alla TC e alla mie!o-TC è limitato
ai casi nei quali sussista discrepanza tra rilievi clinici Emangioblastoma. Nella poco frequente localizzazione
e tomografici, e talora per la differenziazione tra loca- midollare (a fronte di quella tipica nella fossa posteriore\),
lizzazione intra- ed extraassiale. rangiografia trova questo tumore, singolo o multiplo, per la cui descrizione si
indicazione nei tumori vascolarizzati (emangioblasto- rinvia al paragrafo XXXII.S.l, assume di norma comporta-
mi) per il rilievo della «mappa vascolare>> a fini preo- mento Piologico benigno. Si riscontra soprattutto tra ht 3' c
peratori o di embolizzazione. la 5' decade, talora come componente della sindrome di
N!'IIIT!ntdiologia
733

Alla RM (fig. XXXII.79) i meningiomi assumono l'a-


spetto di massa solida iso- o ipointcnsa nelle sequenze TI-
pesate, con incremento di segnale scarso o nullo nelle se-
quenze T2-pesatc. La vascolarizzazione spiccata della mas-
sa determina un c.e. intenso e omogeneo consentendo l'in-
dividuazione dei margini della lesione e la definizione dei
rapporti con il midollo (dislocamento! compressione!). L'e-
same diretto radiografico e la TC consentono di dimostra-
re eventuali erosioni di un peduncolo e slargamenti del ca-
nale vertebrale.

Neurinoma e ltem·ofibroma. I primi originano dalle


cellule di Schwann in corrispondenza della radice sensitiva
dorsale (che non viene di solito inglobata!), sono general-
mente singoli, più frequenti nella 4' decade e presentano le
stesse caratteristiche di quelli rilevati in sede endocranica. I
secondi, di origine identica ai precedenti, frequentemente
Fig. XXXII.78. Ependimoma. RM. Il mido1lo cervicale, slargato <m multipli, hanno una ricca componente di fibroblasti nella
fusOli IHngo tutta la sua estensione, è disomogeneamente iso-ipointcn- quale sono disperse fibre nervose, tendono a inglobare la
so nella sequenza TI-pesata (A), marcatamente iperintenso in quella radice sensitiva dorsale, insorgono frequentemente in età
T2-pcsata (B). La scansionc contrastografica (Gd-DTPA! - C) con- pediatrica e sono spesso associati a neurofibromatOsi.
sente di differenziare la componente solida della lesione tumorale Entrambe queste neoformazioni possono essere extradurali
(asterischi), a c.e. positivo, dall'edema e dalle cisti associate. o assumere un aspetto 1<a clessidrm> in rapporto alla simul-
tanea situazione intra- ed extradurale. Formazioni cistiche si
Lindau. La componente cistica, a contenuto proteico ed riscontrano più frequentemente nel contesto dd tumore
emosiderinìco, predomina su quella solida nodulare. Non è (cisti intramurali) ma talora anche alla sua superficie (cisti
raro il riscontro dì forme puramente solide. extramurali); rari i fenomeni emorragici.
La R.J.'\1 dimostra l'aumento di volume del midollo con Alla RM le forme solide presentano segnale lievemen-
presenza, nel suo contesto, di aree cistiche (ipointense nelle te superiore a quello dei muscoli adiacenti nelle sequenze
sequenze TI-pesate e iperintcnse in quelle T2-pesate) nel T l-pesate, marcatamente superiore nelle sequenze T2-pesa-
cui ambito è possibile talora apprezzare immagini vasali te (contenuto idrico!). Talora nel loro contesto sono riscon-
serpiginose (sequenze GE!). La scansione contrastografica trabili aree con segnale più basso riferibili a componenti
(Gd-DTPA) rende possibile individuare la componente soli- fibrose. Le componenti cistiche si differenziano significati-
da riccamente vascolarizzata (c.e. intenso ma disomoge- vamente dalliquor (Ti e T2 brevi!). Il c.e. è costantemente
neo!) e differenziare il tumore dall'edema perilesionale. Il
ricorso all'angiografia spinale è necessario per la differen-
ziazione dalle malformazioni arterovenose e per il tratta-
mento terapeutico.

14.2. Tumori extramidollari intradurali


Sono rappresentati dai tumori originati dagli invo-
lucri meningei (meningioma) c dalle guaine dei nervi
(neurinoma e neurofibroma). Rientra in questo sotto-
gruppo anche illipoma. Hanno comportamento biolo-
gico benigno, ma inducono compressione radicolare e
midollare con conseguente sintomatologia centrale
sensitiva e/o motoria.

Meningioma. Origina dall'aracnoide e può assumere Fig. XXXII.79. Mcningioma. RM. La ncoformazione ovalare cndora-
aspetto endotcliomatoso, fibroblastico, psammomatoso e chidca, indntenlc compre>sionc midollare, ha segnale disomogenea-
angioblastico. È più frequente nella donna tra la 5' e la 6' mente iso-ipointenso nella sequenza SE TI-pesata (A) c va incontro a
marcato c.c. (Gd-DTPA.I- B). Si notino, quale reperto collaterale, le
decade. Si localizza più comunemente in sede toracica alterazioni del segnale proveniente dal midollo osseo nel contesto dci
posterolaterale. corpi vertebrali espressive di spondilosi.
734 Capitolo XXXII

intenso e relativamente omogeneo. Facilmente dimostrabili 14.4. Metastasi


sono i rapporti con il midollo, l'usura della superficie poste-
riore dei corpi vertebrali e lo slargamento del forame di Accanto a quelle extradurali si riscontrano, sia
coniugazione (reperti, questi, evidenziabili anche con il pure con minore frequenza, metastasi extramidoltarì
semplice esame diretto radiografico e con la TC). intradurali, conseguenti generalmente a tumori primi-
tivi cerebrali dell'infanzia (tumori neuroectodermici
Lipoma. Questo tumore, il quale costituisce l'l% circa primitivi! disseminazione per via liquorale!) e meno
di tutti i tumori midollari, è già stato considerato tra i disra- comunemente a tumori dell'adulto (rnelanoma! carci-
fismi senza masse dorsali nel paragrafo XXXII.11.3 (al noma del polmone! carcinoma della mammella!).
quale si rimanda per la relativa descrizione).
Indagine d'elezione nella loro ricerca è la RM (spic-
cato c.e.!).
14.3. Tumori extradurali
Sono per lo più tumori ossei vertebrali primitivi e
(soprattutto!) secondari estrinsecantisi verso il midol- 15. Lesioni similtumorali
lo spinale; talora metastasi originanti dalla diffusione
negli spazi epidurali di tumori localizzati primitiva- Sotto tale dizione si accomunano lesioni di natura
mente in sede paravertebrale (neuroblastoma, sarcomi, disparata a carattere espansivo e conseguentemente da
linfomi), di tumori ossei (plasmocitoma, osteoblasto- differenziare costantemente da lesioni tumorali. Può
ma, cordoma), o da disseminazione ematogena (p lessi trattarsi di lesioni intramidollari (siringornielia, scle-
venosi paravertebrali!). La RM consente rilievi pre- rosi multipla, ematomielia) che determinano aumento
ziosi sulla presenza, sull'estensione delle lesioni e sui delle dimensioni del midollo spinale, extramidollari
rapporti con il midollo. intradurali (cisti aracnoidea, cisti neuroenterica,
mcningocele), extradurali (processi infiammatorioin-
Fra i tumori ossei vertebrali primitivi assumono aspetti fettivi, ernie discali, ematomi epidurali).
caratteristici l'osteoma osteoide localizzato nelle lamine (la In tutte queste lesioni (con l'eccezione delle ernie
cui diagnosi differenziale con la cisti aneurismatica e l'o- discali e degli ematomi epidurali in fase acuta, per i
steoblastoma può peraltro essere difficile!) e gli emangiomi quali assume ruolo importante la TC), è fondamenta-
nei quali il corpo vertebrale assume aspetto trabecolato «a . le il ricorso alla RM.
palizzatm>. Questi ultimi possono assumere comportamento
non evolutivo (lesione contenuta nel corpo vertebrale; con- Nella siringomielia (fig. XXXILSO) la RM consente:
servazione dei margini corticali) o evolutivo (aree litiche una buona dimostrazione morfologica della lesione, bene
occupate da tessuto molle che va incontro a spiccato c.e. e apprezzabile nelle sequenze SE e IR per il basso segnale
si estende alle regioni paravertebrali e nel canale rachideo prodotto dal suo contenuto a cagione del lungo Tl; la defi-
determinando progressiva compressione del midollo). Il nizione della sua estensione prossimale e distale; l'eventua-
giudizio di evolutività o meno è importante a fini progno- le comunicazione con il IV ventricolo e l'ernia delle tonsil-
stici. le cerebellarl (malformazione di Chiari); il riconoscimento
delia natura non tumorale; la differenziazione delle forme
comunicanti non pulsatili (isointensità rispetto alliquor!) da
quelle cistiche pulsatili (marcata ipointensità rispetto al
liquor nelle sequenze T2-pesate!).
Nella sclerosi multipla, per la quale si rimanda al para·
grafo XXXIL6.1, la RM rende possibile, con elevata sensi-
bilità, la dimostrazione diretta delle placche di demieliniz-
zazione; in fase acuta, peraltro, la diagnosi differenziale con
le lesioni tmnorali può presentare notevoli difficoltà.

Fig. XXXII.80. Siringomielia. RM. La


cavità siringomielica, apprezzabile lungo 16. Malformazioni vascolari
tutta l'estensione del midollo cervicodor-
sale, assume l'aspetto di una sottile stria Sono rappresentate dalla fistola artero-venosa du-
nastriforme ipointensa orientata longitudi-
nalmcnte, che sembra come «bipartire>> il rale, dalla malformazione arterovenosa del midollo spi-
midollo. nale e dall'angioma cavernoso.
/Vetti"Oradiologia 735

Fistola art venosa durale. Analogamente a quella


intracranica è affezione acquisita, verosimilmente seconda-
ria a trombosi venosa. È più frequente nei maschi in età
anziana, a livello dorsolombare. La fistola, localizzata nella
dura madre che avvolge una radice nervosa in corrispon-
denza di un forame neurale, è alimentata da arterie radicola-
ri, drena ne!le vene radicolomidollari e perimidollarì in sen-
so retrogrado con conseguente stasi venosa intramidollare
e danno ipossicoischemico del midollo (mielopatia progres-
siva senza emorragia subaracnoidea!). La R..J\11, indagine di
prima istanza, evidenzia segnale rispettivamente di e
alta intensità nelle sequenze T1- e T2-pesate (edema midol-
lare!). Determinante per la diagnosi è la dimostrazione del-
le vene midollari dilatate (immagini serpiginose localizzate
sulla faccia posterolaterale del midollo!). L'angiografia
spinale è essenziale per documentare lo shunt arterovenoso
alimentato dal ramo radicolomeningeo dell'arteria segmen-
taria omolaterale e ai fini dell'approccio terapeutico endo- Fig. XXXII.81. Angioma arterovenoso intramidollare. A: RM; B: mie-
vascolare o chirurgico. lografia opaca; C: angiografia midollare in fase venosa. La lesione
angiomatosa induce immagini serpiginosc di «vuoto da flusso)) net
Malformazione arterovenosa del midollo spinale. contesto degli spazi subaracnoidei ben delineati per l'effetto similmie-
lografico ottenuto con la sequenza SE T2-pesata. La voluminosa com-
Alimentata dalle arterie spinali anteriore e!o laterali, drena- ponente vascolare è chiaramente dimostrata dalla mielografia, ma la
ta in senso centrifugo nelle vene perimidollari e nelle vene diagnosi compiuta si ottiene solo per via angiografica con la dimo-
epidurali, si localizza preferenzialmente nel midollo cervi- strazione diretta della malformazione, del peduncolo vasalc afferente
cale e toracico, esordisce nella metà dei casi entro la secon- e delle modalità di scarico venoso.
da decade spesso con emorragia subaracnoidea. Se ne
distinguono: una forma giovanile (tipo 1), con nido intrami- sostitutiva di interventi chirurgici che, per la delica-
dollare caratterizzato da apporti arteriosi e drenaggi multi- tezza dell'organo in considerazione, costituiscono
pli; una forma dell'adulto (tipo Il), glomica, con nido pic-
colo alimentato da un'unica afferenza,arteriosa; unaforma sempre fonte di notevoli difficoltà e rischi. Il suo svi-
conji'stola artero-venosa senza nido angiomatoso interpo- luppo è stato reso possibile dalla disponibilità di
sto, localizzata sulla superficie del midollo. La RM angiografi digitali a elevata risoluzione e dall'evolu-
(seqt1enze SE Tl- e T2-pesate! sequenze GE! angio-R.t\1.!) zione dei materiali per cateterismo. Il cateterismo
evidenzia direttamente le caratteristiche immagini serpigi- selettivo e superselettivo con impiego di microcateteri
nose vasali (fig. XXXII.81A); può, inoltre, dimostrare la a sua volta ha contribuito sostanzialmente al progres-
presenza di emorragie pregresse (emosiderina!) e di com- so delle conoscenze sull'anatomia vascolare dell'en-
ponenti malaciche o edematose. La TC dà in genere dimo- cefalo e del midollo spinale e ha permesso una miglio-
strazione solo parziale della malformazione; più utili, in re definizione di patologie complesse quali gli angio-
proposito, sono la mielografia (fig. XXXII.81B) e la
mi arterovenosi e le fistole artero-venose.
mielo-TC. L'angiografia spinale (fig. XXXII.81C) è indi-
spensabile per definire il tipo di malformazione ed eviden-
I microcateteri sono dei cateteri di calibro estremamen-
ziare i peduncoli vascolari (embolizzazione preoperatoria o
te sottile (2-3 F) che, introdotti all'interno di cateteri por-
permanente!).
tanti da 6 F, consentono (con l'ausilio di una microguida o
Angioma Cttvernoso. Piuttosto raro a livello midollare, veicolati dal flusso ematico), di raggiungere vasi piccoli,
ha decorso clinico generalmente silente, ma talora può quali quelli intracranici, in modo relativamente atJ"aumati-
manifestarsi con emorragia subaracnoidea e/o ematomielia. co. Tra i materiali per embolizzazione (v. tab. XXXIX. l)
Alla TC e alla RM assume aspetto simile a quanto descrit- un cenno particolare meritano le spirali metalliche (a
to per le forme cerebrali (v. paragrafo XXXII.3.7.2). distacco meccanico o elettrolitico} e i liquidi non
bibili (ISCA): questi ultimi, costituiti da materiali fluidi
che solidificano a contatto con gli elettroliti del sangue nel
giro di pochi secondi determinando occlusione a stampo
17. Neuroradiologia terapeutica del vaso, vanno miscelati con lipiodol ultrafluido che rende
radi opaca la miscela e ne condiziona il tempo di solidifica-
Questa disciplina ha assunto fin dagli esordi un zione in maniera direttamente proporzionale alla quantità
ruolo del tutto fondamentale proponendosi spesso aggiunta.
736 Capitolo XYXIJ

La neuroradiologia terapeutica trova principali 17.2. Fistole artero-venose dirette e fistole arte-
applicazioni nelle seguenti patologie: tumori e angioM ro-venose durali
mi della testa e del collo; fistole arteroMvenose dirette
e fistole durali; angiomi arterovenosi cerebrali; aneuM Il trattamento delle fistole ·carotido-cavernose
rismi cerebrali; malformazioni vascolari spinali; ste- (FCC) dipende dalle caratteristiche della fistola. 11
nosi vasali; vasospasmo; ernia discale. tipo A (FCC diretta) viene trattato per via
lare: un palloncino staccabi\e di opportune dimensio-
ni, montato su un microcatetere, viene posizionato
17.1. Tumori e angiomi della testa e del collo gonfiato e, quindi, staccato nel punto di fistola con
:Cembolizzazione (in genere preoperatoria) dei finalità di escludere la fistola senza occludere la caro-
tumori ipervascolarizzati e degli angiomi della testa e tide interna.
del collo ha come obiettivo la devascolarizzazìone Le fistole durali di tipo B, C e D hanno solitamen-
della lesione attraverso l 'iniezione di particelle Che ne te un decorso clinico benigno e vanno incontro talora
raggiungono e occludono il letto capillare, conserVan- a risoluzione spontanea che può avvenire, a volte,
do la pervietà dei vasi normali. Ciò consente una ridu- anche dopo l'esecuzione di uno studio angiografico.
zione del sanguinamento intraoperatorio, del tempo L'indicazione al trattamento si pone essenzialmente in
chirurgico ed eventualmente una riduzione della presenza di riduzione dell'acuità visiva, aumento pro-
massa patologica. Una perfetta conoscenza dell'anato- gressivo della pressione endooculare, diplopia e prop-
mia vascolare della regione è indispensabile per la pre- tosi maligna.
senza di anastomosi tra circolo carotideo esterno ed
interno (anastomosi pericolose!). Tra le possibili com- Nei pazienti scarsamente sintomatici si può effettuare,
plicanze vanno ricordate l 'amaurosi, l 'ictus, la parali- in prima istanza, un trattamento conservativo mediante
si (spesso transitoria) dei nervi cranici e l'emorragia autocompressione manuale della carotide interna per 20
intratumorale. secondi 3-4 volte per ogni ora di veglia, secondo lo schema
di Abbadie, con la finalità di indurre una trombosi della
Emangioma intradiploico: determina un'usura del fistola. La presenza di placche ulcerate o di stenosi signifi.
tavolato interno della teca cranica e presenta spiccata vasco- cative della carotide costituisce peraltro una controindica-
Jat·izzazione dipendente dal circolo carotideo esterno (arte- zione. Il trattamento delle fistole di tipo C è solitamente
ria meningea media). L'embolizzazione permette una deva- · effettuato mediante embolizzazione con microparticelle di
scolarizzazione e favorisce l'appoccio chirurgico. alcool polivinilico dei rami arteriosi durali della carotide
Meningiomi: il trattamento dei mcningiomi sintomatici esterna afferenti alla malformazione. Anche le fistole di
è chirurgico. L'embolizzazione prcoperatorìa dei rami tipo D possono beneficiare di tale trattamento, nssociato
meningei mediante microparticelle consente una devascola- alla autocomprcssione della carotide interna. In caso di
rizzazione e una riduzione di massa particolarmente utile reflusso nelle vene subaracnoidee il trattamento endovasco-
nei meningiomi riccamente vascolarizzati (sotto tipo angio- lare viene effettuato attraverso la via venosa (vena giugula-
matoso). Particolare attenzione deve essere posta nella re interna, seno petroso inferiore) con posizionamento di
ricerca di eventuali anastomosi pericolose (meningo-oftal- spirali nel seno cavernoso; se il seno pctroso non è ricono-
miche nei mcningiomi della fossa temporale e della loggia scibile o è sostituito da una rete venosa, l'approccio endo-
cavernosa!). vascolare può essere costituito dalla vena oftalmica supe-
Granuloma riparativo a cellule giganti: è una lesione riore, previa esposizione chirurgica della stessa, o attraver-
cistica a localizzazione prevalente mascellare (ove determi- so la vena facciale o la vena temporale superficiale.
na alterazioni osteolitiche) caratterizzata da c.e. disomoge-
neo, con intensa vascolarizzazione alimentata dall'arteria Le fistole artero-venose durali intracranichc
alveolo-antrale (ramo della masccllare interna); la totale (FAVD) di tipo l presentano un decorso benigno e,
esclusione del circolo patologico che si ottiene me'diante talora, possono regredire spontaneamente o con la
embolizzazione consente una asportazione radicale della compressione manuale della carotide e della giugulare
neoformazionc in un campo operatorio praticamente esan- al collo; pertanto in questi casi è opportuno un tratta-
gue.
mento conservativo. Nelle FAVD di tipo 2a l'indica-
Angiofibroma nasofaringeo giovanile: la ricca vasco-
larizzazione di questa lesione (v. par. XXXIV3) attraverso zione al trattamento è posta in caso di peggioramento
rami della arteria masccllare interna (a. sfeno-palatina, aa. della vista che può portare alla cecità. L'obiettivo del-
palatine, a. faringea ascendente) pone indicazione presso- l'embolizzazione è quello di ridurre il flusso nella
ché assoluta al trattamento di cmbolizzazione preoperatoria. fistola in maniera tale da permettere la normalizzazio-
!'!!!!!'mndiologia 737

ne del drenaggio venosa cerebrale e della pressione peduncolo arterioso: sono pertanto indicate nelle emboliz-
endocranica. A tal fine può essere sufficiente la deaf- zazioni con scopi palliativi o prechirurgici. Gli embolizzan-
ferentazione dei peduncoli della carotide esterna. Le ti liquidi (comunemente detti «colle>>) consentono una chiu-
FAVD di tipo 2b, 3 e 4 drenano nelle vene Corticali con sura permanente del vaso afferente ma sono più difficili da
gestire; il loro impiego è indicato nelle fistole a drenaggio
rischio di emorragia e di deficit neurologici importan-
nelle vene corticali, in alternativa alla chirurgia.
ti che aumentano progressivamente in rapporto al Anche in questo tipo di fistola, specie nel caso di affe-
grado (fig. XXXIL82). In questi casi l'obiettivo è renzc multiple, è talora prcferibilc l'approccio venosa: le
quello della guarigione anatomica completa: un'occlu- spirali vengono staccate nel versante venosa della fistola al
sione subtotale, infatti, può condurre a risanguina- fine di chiudere il seno o la vena di drenaggio.
mento.
In linea generale il trattamento endovascolarc può 17.3. Angiomi arterovenosi cerebrali
avere i seguenti obiettivi: guarigione anatomica della
fistola; attenuazione della sintomatologia clinica; Gli angiomi arterovenosi cerebrali rappresentano,
riduzione prechirurgica. per la loro complessità, una patologia di difficile
approccio terapeutico, tuttora non ben codificato.
La scelta dell'agente embolizzante dipende dalle possi- Poiché la guarigione può essere ottenuta soltanto con
bilità di cateterismo più o meno iperselettivo, dal tipo di la totale esclusione del nido le possibilità terapeutiche
fistola e dall'obiettivo che si vuole raggiungere. Le micro- sono:
particelle di alcool polivinilico sono più agevoli da usare - asportazione chirurgica;
ma raramente permettono una chiusura permanente del - embolizzazione;

fig. XXXU.82. Fistola artero-venosa durale di tipo 3 tra arteria parietooeeipitalc (apo) c vena eakarina (ve). ab"' a. basilare; acp"' a. cerebrale
r.osteriorc. La sequenza di immagini descrive la cronistoria della .fase diagnostica (angiografia vertcbralc sinistra in proiezione LL in fase arte-
nosa iniziale, A, c tardiva, B), dellafiiSe terapelilica (cateterismo supersclcttivo dell'a. parietooccipitale fino alla fistola, C, preliminare alla sua
csclusioue con iniezione di IBCA; calco del cosiddetto «piede di vena)) nel radiogramma del cranio, D), e infine del contro!!o dopo Ira/lamento
(angiografia vertebralc in fase arteriosa iniziale, r;, e tardiva, F). Si osservi, per confronto tra le immagini in B c in f, l'esclusione completa della
ftstola.
738 Capitolo XXXII

radiochirurgia stereotassica (acceleratore lineare, colo posteriore!), modernamente estese anche agli aneu-
«gamma unit»); rismi del circolo anteriore -si propongono spesso
combinazione delle tre procedure. me sostitutive del trattamento chirurgico (fig.
XXXIL83). 11 metodo generalmente utilizzato, in pro-
Il trattamento di embolizzazione prevede il catete- posito, è l'embolizzazione dell'aneurisma con micro-
rismo superselettivo dei vasi afferenti (possibilmente spirali di platino a distacco elettrolitico.
fino al nido della MAV). Microparticel!e di alcool
polivinilico e fili di polilene consentono una emboliz- Fattori critici per il successo della terapia endovascola-
zazione preoperatoria. Per una occlusione definitiva è re sono il rapporto tra-sacco e colletto dell'aneurisma (etti-
male il valore di 3:1) e il suo volume: gli aneurismi giganti
necessario l'impiego delle «colle liquide)) (IBCA -v. (diametro > 2,5 cm) presentano infatti elevata probabilità di
tab. XXXIX. l), che comporta, peraltro, maggiori ricanalizzazione e di accrescimento. Negli aneurismi con
rischi. colletto largo, onde evitare che le spirali protrudano 0 si
dislochino nel vaso parente, si utilizza a protezione un
La sede della lesione, la posizione del microcatetere !oncino gonfiabile posizionato a livello del colletto aneuri-
rispetto al nido della MAV, la presenza di rami perforanti smatico.
che irrorano tessuto cerebrale sano, sono aspetti in grado di Controindicazioni al trattamento endovascolare sono le
condizionare la scelta del materiale e le indicazioni al trat- scadenti condizioni cliniche, i disordini della coagulazione,
tamento. In particolare l'embolizzazione di MAV localizza- l'impossibilità di cateterismo superselettivo (vasi tortuosi!
te in aree cerebrali eloquenti è molto problematica: sono arteriosclerosi!), gli aneurismi fusiformi, la mancata visua-
necessari test funzionali che contribuiscano a stabilire se la lizzazione del colletto aneurismatico, l'inglobamento dei
MAV loca\ìzzata in un'area anatomica critica coinvolge la vasi adiacenti, il vasospasmo severo indotto dall'emorragia
relativa funzione (iniezione di amo barbi tal in rami che irro- subaracnoidea o dal cateterismo stesso.
rano la MAV con soppressione della funzione; risonanza Le cause delle complicanze sono multifattoriali: l'espe-
magnetica funzionale). rienza e l'abilità del neuroradiologo, il tipo di materiali
Le complicanze possono essere emorragiche (rottura usati, la durata della procedura. Gli eventi tromboembolici
dei vasi afferenti, rapida modificazione e ridistribuzione del sono la complicanza più comune e la causa di gran lunga
flusso ematico cerebrale) o ischemiche (occlusione di vasi più importante di morbidità permanente, soprattutto nei
che irrorano tessuto cerebrale sano circostante). Una grave pazienti con aneurismi del circolo anteriore. I deficit neuro-
complicazione, a etiologia non completamente chiarita, è . logici permanenti incidono in ragione de14%.
l'emorragia parenchimale tardiva (da 24 a 48 ore dopo il Grave (ma fortunatamente rara!) complicanza è la
trattamento endovascolare), Si ritiene che nei vasi adiacenti perforazione del!' aneurisma (errata scelta della spirale\
alla MAV, in seguito alla sottrazione di sangue verso l'an- instabilità del microcatetere! eccessiva coritropressione in
gioma, vi sia una ipoperfusione cronica; in queste arterie, caso di uso di palloncino di protezione!). Conseguenze pos"
dotate di inadeguati meccanismi di autoregolazione, un'im- sibili sono la morte istantanea o comunque l'aggravamento
provviso aumento di pressione secondario alla chiusura del vasospasmo e dell'ischemia. Altre complicanze sono lo
della MAV può determinare una iperperfusione con edema, stiramento, la rottura o la migrazione delle spirali.
iperemia ed emorragia cerebrale. Un' altra possibile causa
di emorragia è rappresentata dalla trombosi delle vene di
drenaggio della MAV (facilitata da pregresse stenosi o
trombosi) in rapporto, verosimilmente, a improvvisa ridu-
zione del flusso ematico cerebrale. Nel complesso le com-
plicanze neurologiche hanno una frequenza che varia
da11'1,5% al20%, con mortalità compresa tra 0,5% e 4%.

17 .4. Aneurismi cerebrali


La rottura di un aneurisma endocranico comporta Fig. XXXII.83. Aneurisma sacciforme. L'angiografia carotidea inter·
rischio assai elevato di disabilità o morte. Si impone na destra in proiezione obliqua in posizione idonea all'eventuale trai·
conseguentemente un trattamento chirurgico precoce lamento terapeutico endovascolare (A) dimostra l'aspetto
combinato a un approccio farmacologico aggressivo della formazione aneurismatica (punta di freccia) la quale ha base di
impianto nell'angolo tra a. cerebrale anteriore e arteria
avente la finalità di prevenire il vasospasmo. Le pro- destra (freccia). Si osservi, dopo embolizzazione con microspirali di
cedure endovascolari- inizialmente limitate agli aneu- Guglielmi (B), l'esclusione completa dell'aneurisma e la perfetta per·
rismi inoperabili o di difficile approccio chirurgico (cir- vietà dei normali vasi arteriosi.
Neuroradiologia 739

Dopo trattamento endovascolare il paziente verrà ed eventualmente alla terapia dello spasmo arterioso.
assoggettato a periodici controlli clinici e angiografici L'impiego di sistemi di «protezione" del circolo
(angiografia digitale in prima istanza, in seguito cerebrale (filtri o palloncini inontati su microguide) a
angio·RM). monte e a valle della stenosi ha reso possibile mini-
mizzare l' embolizzazione dei vasi cerebrali per distac-
17.5. Malformazioni vascolari spinali e midol- co e migrazione di p'iccoli frammenti di placca: conse-
guentemente ne è stato sperimentato l'impiego anche
lari
nelle stenosi ateromasiche primitive.
Nelle fistole artcrovenose durali il trattamento
endovascolare mira a occludere la fistola nel punto di 17.7. Chemioterapia endoarteriosa dei gliomi
passaggio tra reticolo capillare durale e «piede» della
vena di drenaggio spinale. L'occlusione dei soli rami
maligni
afferenti arteriosi, infatti, è spesso seguita dalla rica- Il trattamento elettivo dei gliomi maligni cerebrali
nalizzazione della fistola. L'embolizzazione è realiz- è controverso e contempla numerose modalità tera-
zata con l'uso di agenti fluidi collanti. Il recupero del peutiche (chirurgia, radioterapia, chemioterapia, im-
deficit neurologico è legato soprattutto alla precocità munoterapia, brachiterapia). Il trattamento più conso-
del trattamento. lidato è la chirurgia radicale seguita da un complemento
Nelle MAV spinali il trattamento endovascolare radio- e chemioterapico. La chemioterapia intraarte-
mira a eliminare il rischio di emorragia e arrestare la riosa rende possibile somministrare farmaci antineo-
progressione del deficit neurologico. Le MAV localiz- plastici a dose localmente elevata, minimizzando gli
zate sulla superficie posteriore del midollo possono effetti collaterali spesso intensi in caso di sommini-
essere trattate chirurgicamente con buona prospettiva strazione sistemica. I farmaci più comunemente usati
di guarigione. Nelle MAV intramidollari, irrorate dal- sono il BCNU, l' ACNU (nitrosouree) e il carboplati-
l'asse arterioso spinale anteriore, l'intervento chirurgi- no. :C infusione avviene nel! 'arco di circa 15-30 minu-
co radicale è gravato da importanti complicanze, sì ti mediante un catetere introdotto nella carotide inter-
che il trattamento endovascolare rappresenta la proce- na o nel tratto pr6ssimale dell'arteria vertebrale domi-
dura terapeutica fondamentale. nante, a seconda che la neoplasia sia irrorata dal cir-
colo anteriore o dal circolo posteriore. Il trattamento
Finalità, tecnica e materiali sono analoghi a quelli de- prevede l'esecuzione di 4/5 sedute distanziate l 'una dal-
scritti per le MAV cerebrali. Gli agenti fluidi collanti con- l'altra da tre o quattro settimane. L'efficacia della te-
sentono di ottenere una chiusura stabile del nido angioma- rapia è monitorata mediante controlli con TC o R1v1 pri-
toso. Nelle MAV irrorate dall'arteria spinale anteriore i cri- ma di ogni seduta. La chemioterapia intraarteriosa può
o teri angiografici di utilizzo dell'agente fluido collante (ar-
o terieradicolomidollari anteriori normali! cateterismo super- fornire una buona risposta clinica in pazienti con glio-
selettivo diretto del nido angiomatoso!) sono molto rigidi per mi maligni di grosse dimensioni, specie in caso di re-
le complicanze para- o tetraplegiche che può comportare cidiva non operabile, e può essere associata alla radio-
l'occlusione dell'asse spinale anteriore. terapia.

17.6. Angioplastica transluminale percutanea 17.8. Nucleo lisi e nucleoaspirazione


Applicazioni usuali di questa procedura sono Le ernie discali cervicali e lombari resistenti alla te-
costituite dalle stenosi dell'arteria succlavia (con o rapia medica possono essere trattate con successo per
senza «furtO>>) e dalle stenosi dell'arteria carotide. via percutanea, senza intervento chirurgico, purché la
L'elevato rischio di ernbolizzazione ne ha inizialmente preliminare selezione clinica sia rigorosa tra i pazienti
confinato le applicazioni carotidee al solo trattamento con radiculopatie senza gravi deficit neurologici (TC!
delle restenosi dopo tromboendoaterectomia. La pro- RM!). Ernie contenute di piccole o medie dimensioni
cedura (cateterismo selettivo, posizionamento di una sono passibili di nucleotomia, ernie discali anche gran-
guida attraverso la stenosi) e i materiali impiegati di, contenute o estruse, ma in continuità con il nucleo
(cateteri a palloncino, stent metallici) sono quelli polposo, sono passibili di nucleo lisi enzimatica. La di-
usuali. L'impiego di microcateteri a palloncino ha scografia, con introduzione di mezzo di contrasto ioda-
esteso le applicazioni alla dilatazione di vasi cerebrali to nel nucleo polposo, precede il trattamento non solo
740 Capitolo XXXII

al fine di confermare la patologia discale, ma frammenta e rimuove parte del nucleo polposo. La
tutto per guidare una precisa posizione dell'ago duran- nucleolisi enzimatica si ottiene con la dissoluzione
te la procedura (v. fig. XXXIL63). chimica del nucleo polposo mediante un enzima litico
Nel trattamento intradiscale percutaneo principale (la chimopapaina) introdotto per via percutanea nel
obiettivoè ridurre l'aumento di pressione che si svi- contesto del disco. La remissione dei sintomi in segui-
luppa in tuttO il disco e conseguentemente nella por- to al trattamento percutaneo è raggiunta in una buona
zione erniata che comprime la radice nervosa e il lega- percentuale di casi; tuttavia, anche se quantitativamen-
mento longitudinale posteriore. Nella nucleoaspira- te limitate, possono manifestarsi complicanze legate a
zione la decompressione del disco avviene tramite un reazioni allergiche alla chimopapaina o a disciti post-
dispositivo specifico che per via percutanea aspira, trattamento.
CAPITOLO XXXIII

RADIOLOGIA OCULISTICA
SERGIO SACCÀ E GIOVANNI SERAFINI

Lo studio per immagini del bulbo oculare ha luogo, nervo ottico c l'arteria oftalmica); la fessura sfenoidale
in linea di principio, mediante ecografia, Io studio del- (attraverso la quale passano il 3° e il 4o nervo cranico, la
l'orbita mediante TC per ciò che concerne il «conteni- branca oftalmica del 5°, il 6° nervo cranico, la venà oftal-
tore>> osseo, mediante RM per ciò che concerne il «con- mica superiore). Queste nozioni anatomiche hanno grande
tenuto» extrabulbare. L'esame diretto radiografico ha importanza per una corretta descrizione del decorso delle
rime di frattura orbitaric.
modernamente ruolo alquanto limitato. La dacriocisto- La strutturazione definitiva della cavità orbitaria, rag-
grafia, l'arteriografia e la flebografia sono riservate a giunta intorno al 12° anno di età, è la risultante di un equi-
casi specificamente selezionati. librato sviluppo del contenuto orbitario, dell'involucro
Nel complesso, l'ecografia ad alta risoluzione (bio- osseo, delle suture craniche, della pneumatizzazione dei
microscopia a US!), il color-Doppler (studio dei flussi seni paranasali. Ove ciò non avvenga, possono manifestarsi
nei vasi orbitari!), la TC spiroidea e l'angio-RM hanno malformazioni più o meno complesse di interesse oculisti-
modificato significativamente gli approcci diignosti- · co c neurochirurgico.
ci, fornendo informazioni difficilmente ottenibili in pas-
sato e, in una elevata percentuale di casi, risposte pre- L'esame diretto trova indicazione nel riconosci-
cise ai quesiti determinanti per una corretta imposta- mento di lesioni traumatiche dell'orbita, di calcifica-
zione terapeutica. zioni intraoculari, di corpi estranei radi opachi intra- ed
extrabulbari.

l. Esame diretto Le calcificazioni intraoculari osservabili in età


diatrica prima dei 3 anni di età (granulari, multiple, bi-
E indagine semplice, rapida ed economica per lo laterali nel30% ·dei casi) sono assai suggestive del re-
studio dell'orbita. Consiste nell'esecuzione di radio- tinoblastoma; dopo i 3 anni di età sì riscontrano so-
grammi in proiezione sagittale e laterale del cranio, prattutto nell'astrocitoma retinico e nella retinopatia
integrati, quando utile, da opportune proiezioni per lo del prematuro. In età adulta le calcificazioni più co-
stuclio del canale ottico e della fessura sfenoidale. muni sono quelle presenti nel contesto dell'angioma or-
Consente la visualizzazione delle strutture ossee, ma bitario (con l'usuale aspetto dei flebo liti); in età senile
non fornisce rilievi utili sui tessuti molli. quelle del cristallino nelle cataratte avanzate (cen-
troorbitarie, rotondeggianti, di densità tenue e unifor-
La cavità orbitaria ha forma di piramide quadrangolare me, delle dimensioni di 4-5 mm- fig. XXXIII. l). Cal-
tronca con base rivolta in avanti, in basso e verso l'esterno, cificazioni, inoltre, possono trovarsi nel contesto di glio-
e apice indietro e medialmente. La parete superiore è for- mi del nervo ottico, meningiomi, cisti dermoidi. Meno
mata dall'osso frontale e dalla piccola ala delJo sfenoide; la
parete inferiore dal mascellare superiore, dalle apofisi orbi-
comuni sono le calcificazioni del corpo ciliare, del cor-
tarie del malare e del palatino: in corrispondenza dell'unio- po vitreo e della coroide. La calcificazione globale del-
ne tra questo e la parete laterale vi è la fessura orbitaria infe- l'occhio può essere conseguenza della ftisi del bulbo
riore; la parete laterale è formata dalla faccia laterale del dovuta a malattie oculari croniche.
corpo dello sfenoide, dalla lamina papiracea dell'etmoide,
dal! 'unguis e dalla branca montante del mascellare superio- Eccezionalmente, all'esame diretto un'orbita può appa-
re. In corrispondenza deli' apice della cavità orbitaria si rire globalmente più radiotrasparente rispetto alla controla-
aprono: il foro ottico (attraverso cui penetrano nell'orbita il terale, «disabitata» (cosiddetta orbita vuota). Alla base di
742 Capitolo XXX]!J

risoluzione di circa 0,5mm (biomicroscopia a US), ottimiz-


zando la visualizzazione delle camere anteriore e posterio-
re, dei corpi ciliari, delle strutture angolari e della cornea.
La scansione è lineare; l'immagine è visualizzata Sll moni-
tor ad alta risoluzione.

I.: ecotomografia consente una buona dimostrazio-


ne delle strutture oculari (fig. XXXIII.2). Il bulbo ha
forma sferica; la sclera, la coroide e la retina, che ne
costituiscono la parete, di norma non sono identifica-
bili individualmente ma lo divengono in caso di
distacco. Schematicamente è possibile distinguere: la
Fig. XXXIU.l. Esame diretto delle cavità orbitaric. I cristallini sono camera anteriore, delimitata in avanti dalla cornea, in
calcificati in forma completa a sinistra, in forma del tutto iniziale a dietro dall'iride e dal cristallino che chiude il forarne
destra (frecce curve). Punte di freccia"' rime palpebrali.
pupillare; la camera posteriore, pressoché virtuale e
questo rilievo semeiologico possono essere cause disparate
non visibile con apparecchiature convenzionali, deli-
e di diverso significato clinico: un ematoma subdurale cro- mitata in avanti dali 'iride, lateralmente dal corpo cilia-
nico della fossa cranica media che divarica la piccola dalla re, in dietro dalle fibre zonulari e dal cristallino; la
grande ala dello sfenoide; l'ipoplasia congenita della picco- camera vitrea/e, localizzata dietro il cristallino e occu-
la ala; la distruzione delle ali dello sfenoide a opera di aneu- pante gran parte del bulbo. Lo retrobulbare è
rismi carotidei o di tumori. Analogamente l'orbita può diviso dai muscoli oculomotori in una parte intraconi-
apparìre globalmente più radiopaca Iispetto alla contro late- ca al cui interno è identificabile il nervo ottico e una
rale (cosiddetta m·biU1 piena) o per presenza di tumori parte extraconica che confina lateralmente con le
endoorbitari che inducono sommazione d'ombra, o di strutture ossee dell'orbita.
\umori iperostosantì e osteosclerosanti (osteomi, meningio- r.: ecotomografia consente di individuare e localiz-
mi), o di alterazioni diffuse a carattere distrofico dell'orbita
(malattia di Paget, malattia di Jaffé-Liechtenstein). zare i corpi estranei radiopachi e radiotrasparenti a
sede intrabulbare e quelli a sede retro bulbare purché
di discrete dimensioni e generanti cono d'ombra; di
individuare e differenziare il distacco di retina e di
2. Ecografia coroide; di individuate emorragie endoorbitarie e
lesioni espansive di adeguate dimensioni. Per queste
È prezioso complemento dell'esame oftalmologi-
co. Assume importanza fondamentale per l'analisi del
segmento posteriore dell'occhio quando l'esame bio-
microscopico è reso inefficace dall'opacizzazione dei
mezzi diottrici. Consente misurazioni accurate di
_,parametri oculari indispensabili per definire preopera-
toriamente il potere diottrico del cristallino da impian-
tare in corso di intervento per cataratta (ecobiometria!)
e lo spessore dei muscoli oculomotori (oftalmopatia
tiroidea!).

Lecotomogrufia e il color-Doppler sono eseguiti per


via transpalpebrale posizionando la sonda a contatto della
palpebra chiusa, previa interposizione di abbondante gel
sterile. Si utilizzano trasduitori da 10-13 MHz per lo studio I'ig. XXXII1.2. Ecotomografia del globo oculare. I: indagine, condot-
del bulbo, da 7,5 MHz per lo studio deli' orbita. La tecnica ta per via transpalpebrale con trasduttore da 10 MHz, consente una
A-mode, eseguita mediante diretto posìzionamento del tra- valida dimostrazione delle strutture fondamentali dell'occhio. CA"
camem anteriore; CR"' cristallino (al di dietro del quale è visibile l'ar-
sduttore sulla superficie corneale preanestetizzata, assume tefatto iperecogcno generato dal rinforzo posteriore di parcle); CV"
rilievo per l'ecobiometria. corpo vitreo; R"" retina (spesso differenziabile, per la maggiore eco·
L: uso di sonde a frequenza molto elevata (50-100 MHz) gcnicità, dalla sottostante membrana coroidea). Nell'immagine non è
rende possibile lo studio del segmento anteriore oculare con rappresentato il nervo ottico.
Radiologia oculisticu 743

ultime, la valutazione del! 'eventuale coinvolgimento 3.TC


delle pareti ossee orbitarie e della diffusione nel con-
nettivo, rende indispensabile il ricorso alla TC e alla Offre una buona dimostrazione (fig. XXXIII.4):
RM. La possibilità di misurare lo spessore dei musco- del globo oculare (nel contesto del quale in condizio-
li retti e del grande obliquo rende la tecnica utile nel ni normali si delineano una parte centrale a più basso
controllo evolutivo delle miopatie endocrine e non. valore di attenuazione corrispondente al corpo vitreo,
Il color-Doppler consente di valutare l'apporto ema- un anello periferico a più elevato valore di attenuazio-
tico alle varie componenti dell'orbita (fig. XXXIII .l). ne corrispondente al complesso sclera-coroide-retina,
Assume rilievo soprattutto nella diagnosi differenziale il cristallino tipicamente iperdenso), del nervo ottico
dei distacchi delle membrane oculari e nello studio del- in tutta la sua estensione, del tessuto adiposo retro bul-
la vascolarizzazione delle neoplasie. bare, della muscolatura estrinseca, delle strutture
ossee dell'orbita (in particolare de Il' apice orbitario), e
L'arteria oftalmica è sempre ben valutabile nelle scan-
sioni trasversali adiacenti a quella passante per il nervo otti- talvolta delle formazioni vasali più importanti.
co. L analisi spettrale prospetta caratteri simili a quelli della
carotide interna; la velocità di picco sistolico del flusso è di L'indagine è effettuata in prima istanza secondo piani di
circa 35 cm/s. Le arterie ciliari lunghe e brevi sono visibili scansione trasversali paralleli a quello neurooculare (quindi
su entrambi i lati del nervo ottico e risultano ben apprezza- con piano di Francoforte verticale) per tutta l'estensione
bili sotto forma di cerchio arterioso della coroide. L'arteria della cavità orbitaria con strati molto sottili; successivamen-
centrale della retina è visibile nel contesto del nervo ottico te si procede a scansione diretta (o a ricostruzione) per piani
per un 'estensione di circa l cm. La vena oftalmica superio- coronali. La somministrazione e. v. di MdC iodato è neces-
re è sempre identificabile; quella inferiore in meno del70% saria nello studio dei tumori e della patologia vascolare.
dei casi.
Ha indicazione per la ricerca dei corpi estranei più
La valutazione delle velocità di flusso con eco- piccoli o comunque radiotrasparenti (vetro; grafite).
Doppler trova importante applicazione nello studio del Può considerarsi indispensabile per la caratterizzazio-
glaucoma iperteso superiore (severa riduzione della ne compiuta delle malformazioni orbitarie, nelle quali
velocità di flusso nell'arteria centrale della retina! la simultanea rappresentazione delle parti molli
aumento degli indici di resistenza nelle arterie ciliari!) endoorbitarie ed endocraniche e dell'involucro osseo
e della retinopatia diabetica (nella quale, così come consente l 'individuazione sia della malformazione
avviene nella degenerazione ma:culare e nella ossea (schisi, aplasia, asimmetrie di sviluppo), sia
si della vena centrale della retina, l'alterazione della delle alterazioni secondarie associate (encefalocele,
parete vascolare determina una diffusa riduzione della distopie oculari). È utile nello studio dei processi flo-
velocità di flusso sia nell'arteria centrale che nelle gistici dell'orbita (ascessualizzazione!) e della esten-
arterie ciliari!). sione delle neoplasie oculoorbitarie (fig. XXX!II.S).

,,_
;a

J- Fig. XXXIII.3. Flussimetria Doppler. La tecnica color-Doppler (a


sinistra) consente agevolmente l'individuazione dell'arteria centrale
O· della retina (qui riprodotta in bianco e nèro per motivi tipografici) ren-
.i dendo possibile lo studio analitico vclocimctrico del flusso nel suo Fig. XXXlll.4. Immagine tomografica computerizzata delle cavità
contesto (a destra) orbitaric passante per il piano neurooculare (vedi testo).
744 Capitolo XXX![[

4.RM
Fornisce immagini del globo oculare, del nervo
ottico (ivi compresa la sua porzione intracanalicolare!)
e delle strutture endoorbitarie di elevata qualità grazie
anche all'uso di apposite sequenze (fig. XXXIII.6).

I: indagine è condotta con sequenze SE TI- e T2-pesate


e se necessario con seql1enze di soppressione del segnale del
grasso secondo piani prescclti sulla base dcll'ubicazione
della lesione: sagittali e coronali per le lesioni delle parti
superiore e inferiore delle orbite, trasversali e coronali per
le lesioni mediali e laterali. Le ser.ioni sagittali consentono
la precisa definizione dei rapporti di una massa con il nervo
ottico, i muscoli retti e il globo oculare, nonché dell'esten-
sione delle masse apicali.

La RM dà dimostrazione diretta di molti tipi dì


patologia consentendo spesso, rispetto alla TC, una
Fig. XXXIII.S. TC delle cavità orbitarie. Scansionc contrastografica. migliore definizione di natura (melanomi melanotici!
In alto, sezione trasversale lungo il piano neurooculare: è ben apprez-
zabile la ncoformazionc (asterisco) che disloca all'interno il nervo - fig. XXXIII.7) e di estensione. Offre il vantaggio
ottico e in avanti il globo oculare. In basso, ricostruzione d'immagine dell'assenza di radiazioni ionizzanti (nei riguardi delle
secondo il piano coronale. Angioma cavernoso intmconico. quali, com'è noto, è elevata la sensibilità del cristalli-
no), della mu!tiplanarietà, dell'elevata risoluzione di
La diffusione della TC spiroidea ha ridimensiona- contrasto. Interessanti prospettive offre l'angio-RM
to il ricorso all'angiografia, potendosi spesso ottenere nella rappresentazione dei vasi intraorbitari.
informazioni diagnostiche equivalenti con opportuni Possibili controindicazioni della RM sono la ricer-
algoritmi di ricostmzione d'immagine dopo iniezione ca di corpi estranei di natura ignota e la presenza di
di MdC. protesi del cristallino.

Fig. XXXIII.6. RM delle cavità orbitarie secondo il piano ncuroocularc eseguita con sofisticata sequenza 3D a TR c TE molto lunghi. In A l'in-
dagine mette in chiara evidenza le camere oculari anteriore c posteriore, il cristallino, i corpi ciliari; sì osservi la buona dimostrazione del nervo
ottico con il suo duplice strato di rivestimento (meningeo, a basso segnale, e liquoralc, ad alto segnale- frccce).ln B sono evidenziati in
ra completa il tratto intracanalicolarc dci nervi ottici (freccia), il chiasma (c) e i tratti ottici (astcrioco). Si osservi la buona dimostrazione del
muscoli retto esterno (r) e retto interno (r') che appaiono di normali dimensioni (nella oftalmopatia tiroidea, cmi1e è noto, si ha talora ispcssi-
mento anche cospicuo dei muscoli oculomotori- v. fig. XXXIII.J4).
Radiologia oculistica 745

6. Arteriografia
Il suo utilizzo è sempre più limitato allo studio
della patologia vascolare orbitaria in previsione di
procedure interventistiche endovascolari (embolizza"
zione di fistole AVe aneurismi).

Uno studio arteriografico completo richiede in sequen-


za l'approccio selettivo attraverso la carotide interna (arte-
ria oftalmica) e il cateterismo superselettivo attraverso la
carotide esterna dell'arteria mascellare interna (dalla quale
si dipartono numerosi rami a destino orbitario).
Fig. XXXIII.?. Melanoma melanotico coroideo. RM con sequenza SE
Tl-pesuta"(A) e T2"pesata (B). La lesione (frecce), estesa trasversal-
mente a tutto il tratto posteriore del globo oculare, ha segnale elevato
in;/ per la presenza nel suo contesto di sostanze paramagnetichc (T!
7. Flebografia
corto l) e segnale di media intensità in B, dove appare comunque ben
contr8s!ata dal corpo vitreo ipcrintenso anteriormente e dai vasi corioi- Trova indicazione nello studio della patologia
deiprorondi, privi di segnale, posterionnente. venosa primitiva (varici, aneurismi venosi, malforma-
zioni, trombosi) e delle dislocazioni venose da parte di
neoplasie endoorbitarie. È utile nello studio delle
5. Dacriocistografia lesioni della fessura orbitaria superiore e del seno
cavernoso.
È utilizzata con assai minor frequenza rispetto al
passato per lo studio delle vie lacrimai i e per la valu- È eseguita generalmente per puntura diretta della vena
tazione delle neoplasie del sacco e del canale nasola- frontale sì da indurre l' opacizzazione simultanea bilaterale
crimale (fig. XXX!II.8). dei sistemi venosi orbitari (vene oftalmiche superiore,
media e inferiore; vena absidale; seno coronario; seno
È realizzata mediante introduzione di MdC iodato in cavernoso).
uno o entrambi i condotti lacrimali, nel sacco e nel canale
nasoh1crimale attraverso un sottile catetere posizionato sugli
osti corrispondenti ai due punti lacrimali al canto interno 8. Patologia traumatica
oculate. Subito dopo l'iniezione vengono assunti radio-
grammi seriati in sequenza rapida. In caso di stenosi del Le fratture orbitarie pongono gravi problemi di
canale nasolacrimalc è possibile, mediante tecniche di
ordine prognostico e terapeutico. Lo studio per imma-
radiologia interventistica, effettuare una dilatazione con
microcatetere a palloncino o posizionare uno stent (dacrio- gini ha la scopo di individuare con precisione la rima
cistoplastica). di frattura e le eventuali complicanze (erniazione dei
tessuti molli nel seno mascellare! presenza di fram"
menti ossei in sede intraorbitaria!).

Fig. XXXIli.S. Tumore del Un tipico esempio di frattura con erniazione dei tessuti
seno masce!lare destro che molli è rappresentato dalla frattura «da scoppio», nella
invade !a fossa nasale. Da- quale l'aumento 9ella pressione endoorbitaria induce la rot-
criocistografla con Liplodol. tura della lamina papiracea (enfisema orbitario!) e del cana-
A sinistra, il sacco lacrima- le infraorbitario (anestesia della regione zigomatica corri-
le (asterisco) c il canale la-
spondente!) con opacizzazione erniaria ed emorragica del
crimalc (tondino), separati
dal fisiologico restringi- seno masccllare corrispondente.
mento, appaiono normali. A
destra, la lesione ncoplasti- La sensibilità dell'esame diretto nella dimostrazio-
:-
ca inv<idc e stcniJtizza il sac- ne delle lesioni traumatiche è modesta (15% per le
co (frecce) il cui tratto ini-
ziale (s) appare alquanto di- lesioni del canale ottico!). Pertanto, il semplice dubbio
latato. di lesione traumatica dell'orbita o la constatazione di
746 Capitolo XXXIii

fratture complesse devono indurre all'esecuzione della di individuare raccolte emorragiche del canale ottico e dello
TC, tecnica di studio d'elezione, in grado di valutare spazio extradurale (con qualche difficoltà nella fase acuta
simultaneamente la componente ossea e i tessuti molli nella quale è presente deossiemoglobina, la quale ha segna-
endoorbitari. le non diverso da quello dei liquidi non emorragici).

Tecnicamente, alla scansione iniziale trasversale si farà La patologia traumatica del bulbo oculare è studia*
seguire la scansione coronale diretta, utile per evidenziare ta elettivamente con ecografia. TC e RM possono ren-
l'eventuale prolasso dei tessuti molli nella rima di frattura. dersi necessarie in seconda istanza. Allorquando l'e-
Le ricostruzioni tridimensionali assumono rilievo nei trau- morragia indotta nella camera oculare anteriore «col-
mi complessi e nella pianificazione di interventi ricostrutti- lassa» riducendo quest'ultima a una cavità pressochè
vi plastici. virtuale (ipoema), l'indagine evidenzierà il contatto
diretto della cornea con il piano irideo.
La RM evidenzia in modo molto favorevole i tes- Le più comuni patologie posHraumatiche del cri-
suti molli e le raccolte ematiche organizzate (sequen- stallino sono la cataratta, conseguente a ferite pene-
ze con soppressione del segnale del grasso!), ma non tranti (iperecogenicità del cristallino!) e la lussazione
consente una valida identificazione delle fratture cor- posteriore (assenza del cristallino nella sua sede fisio-
ticali (assenza di segnale osseo per la mancanza di logica e relativo reperimento all'interno della camera
protoni mobili.!). vitreale.l). L'ecotomografia identifica con facilità la
presenza di emorragia vitreale (fig. XXXIIL9) e con-
Fratti/re del pavimento OJ'bitario. Dette anche fratture
sente, anche in caso di opacizzazione dei mezzi diot-
«blow*oub>, o da espulsione, sono caratterizzate dal prolas-
so delle struthire orbitarie nel seno mascellare, conseguente trici, una buona valutazione dell'eventuale associato
all'aumento della pressione intraorbitaria che supera la resi- distacco totale o parziale della retina e/o della coroide.
stenza intrinsecamente bassa del pavimento deli' orbita. I
tessuti erniati, in particolare i muscoli, vanno incontro a
rapida fibrosi irreversibile. Cintervento chirurgico precoce 9. Corpi estranei
ha grande importanza. La TC consente di norma di identifi-
care la frattura del pavimento e il prolasso del contenuto I corpi estranei intra* ed extrabulbari sono visibili
orbitario. · ali 'esame diretto se costituiti da materiale radi opaco e
Fratture del tetto orbitario. Dette anche fratture <<blow-
di dimensioni superiori a l mm (in caso contrario, per-
im>, o da penetrazione, sono di più raro riscontro e in gene*
re caratterizzate dalla presenza di frammenti ossei dislocati sistendone il sospetto, sarà necessario il ricorso all'e-
in sede intraorbitaria. La TC consente di identificare i fram- cografia e alla TC).
menti intraorbitari e di definire l'interessamento dei musco-
li estrinseci. La RM è complemento indispensabile nelle Cesecuzione della radiografia su piccole pellicole
lesioni accompagnate da erniazione endoorbitaria delle infossate il più possibile lungo la parete mediale o la parete
strutture cerebrali (encefalocele intraorbitario) o da rinoli* inferiore dell'orbita, rispettivamente in proiezione laterale o
quorrea e/o pneumoencefalo.
Fratture tlella parete mediale. Non sono i11 genere
dimostrabili all'esame diretto. La TC assume rilievo anche
per la dimostrazione di complicanze quali lesioni della via
lacrimale o trasmissione di flogosi sinusali al connettivo
orbitario attraverso la rima di frattura.
Fratture !Iella parete laterale. Interessano in particola-
re il processo articolare zigomatico-temporale. La TC con*
sente di definire la complessità della frattura (coinvolgi-
mento del seno mascel!are!) e dì fornire al chirurgo maxil-
lofacciale le informazioni utili per il trattamento precoce.
Fratture dell'apice orbitario. Sono molto gravi per il
rischio dt compromissione del nervo ottico. Cesame diretto Fig. XXXllL9. Emovilreo post-traumatico localizzato. I.:ccotomogra-
fia, effettuata con procedura d'urgenza, evidenzia la raccolta ematica
può consentire, sia pure con difficoltà e con opportune sotto f01ma di ecbi intensi punti formi nel contesto di una vasta strut:
proiezioni (raggio incidente inclinato di 25° rispetto alla tura liquida organizzata del corpo vitreo. Subito al davanti di questa c
linea canto-meatale!), l'identificazione della lesione, ma il
ricorso alla TC è sempre indispensabile. La RM è in grado
sottesa un'immagine lineare trasversale riferibile a organizzazione J'
membca""" del oocpo ''""(P""'" di fceccio). .
Radiologia oculistica 747

assiale, consente di eliminare ogni sovrapposizione di for- cui il corpo estraneo è localizzato in sede retro bulbare,
mazioni ossee («radiografia senza scheletro» di Vogt) e age- mascherato all'ecografia dall'intensa ecogenicità del
vola J'individuazione di corpi estranei. I..:ubicazioneeX:tra- comiettivo. Le dimensioni minime dei corpi estranei
bulbare ·o viceversa intrabulbare anteriore o posteriore di un identificabili dipendono dal materiale che li costitui-
corpo estraneo può essere determinata mediante doppia sce: frazioni di mm per i metalli, mm per il
esposizione («Sguardo in alto» e <<Sguardo- in basso») su
unico radiogramma in proiezione sagittale: i corpi estranei vetro, 2 mm per il legno. La RM ha sensibilità superio-
extrabulbari non seguono il movimento del! 'occhio; ·quelli re alla TC nell'identificazione dei corpi estranei di
intrabulbari si spostano caratteristicamente in rapporto alla cole· dimensioni costituiti da legno o plastica: è
posizione anteriore o posteriore (fig. XXXIII. IO). que d'obbligo che l'indagine sia preceduta dall'esame
diretto e dalla TC sì da poter escludere la natura metal-
Lecografia individua agevolmente i corpi estranei lica del corpo estraneo (la possibile mobilizzazione dei
(immagini iperecogene localizzate nei vari segmenti corpi estranei ferromagnetici prospetta il rischio di
oculari, all'interno del cristallino, libere nel vitreo, in danno oculare secondario, ad esempio il distacco di
prossimità o nel contesto delle pareti bulbari! - fig. retina conseguente all'infissione nel suo contesto!).
XXXIH.ll). Aspetto particolare presentano i corpi
estranei rotondi, come i pallini da caccia, posterior-
mente ai quali si manifesta un aspetto anulare (effetto 10. Distacco delle membrane oculari
cometa). Il ricorso alla re è indispensabile nei casi in
Il distacco di retina consiste nella separazione
retina neurosensoriale dall'epitelio pigmentato.
Può essere idiopatico o secondario (traumi! tumori!),
totale o parziale. Il distacco totale è in genere agevol-
mente dimostrato dall'ecotomografia: la retina, mobi-
le e fluttuante, rimane fissata al nervo ottico posterior-
mente e all'ora serrata anteriormente generando nel
complesso un tipico aspetto a V (fig. XXX1!1.12A).
Nel distacco parziale può essere non agevole la diffe-
renziazione dalle membrane vitreali risultanti
ganizzazione fibrinosa di emorragie, che presentano
Fig. XXXIII.! O. Esame diretto della cavità orbitaria destra con occhio
ri1·olto rispettivamente verso l'alto e verso il basso (frecce). Il caratte- iperecogenicità e mobilità simili: il color-Doppler può
ristico spostamento del corpo estraneo metallico ne consente la loca-
li7.Zazionc in sede intrabulbare posteriore.

Fig. XXXIII.l2. Distacco delle membrane oculari. In A la linea


wclforme iperecogcna (frecce), rappresentante il tratto di retina distac-
cato, si dirige verso il settore temporale posteriore del corpo vitreo ma
Fig. XXXIII.l L Corpo estraneo prerctinico non apprezzabile all'esa- rimane congiunta al disco ottico nel polo posteriore del globo oculare
mc diretto radiografico. L: indagine ecolomografica evidenzia una pic- (al di' dietro del quale è parzialmente visibile il nervo ottico- asteri-

,
cola immagine (m chicco di riso» intensamente iperecogena situata sco): è questo, con !e ovvie varianti topografiche, l'aspetto tipico del
subito a! davanti della retina nel segmento nasale posteriore (frecce). distacco parziale di retina. In B 1: evidenziata una doppia immagine
In di corpi estranei magnetizzabili situati a ridosso delle iperecogena a emicerchio che si apre c chiude nei settori laterali del

j
membrane posteriori l'estrazione mediante magnete può creare rischio globo oculare non raggiungendo il polo oculare posteriore: è questo
. ''di""'" 'otlolco. t" l"to tompomle; o" loto """lo. l'aspetto tipico del distacco totale della coroide.
748 Capitolo XXXfiJ

fornire, in proposito, un importante contributo (la reti-


na è in genere vascolarizzata, le membrane vitreali
sono avascolari!).
Il distacco eli coroide consegue in genere a ipotonia
oculare posHraumatica (traumi perforanti!) o post-chi-
rurgica ed è accompagnato da raccolta emorragica tra
sci era e coroide. È ben distinguibile con ecografia dal
distacco di retina sia per la sede (tra corpo ciliare ed emer-
genza delle vene vorticose a livello deli' equatore del bul-
bo, senza mai raggiungere la papilla!), sia per la forma
convessa e l'assenza di mobilità (fig. XXXIII.l2B).

Alla TC e alla RM il distacco di retina è bene evidente


solo se v'è differenza significativa di densità o intensità di
segnale tra il liquido sottoretinico e il corpo vitreo (presen-
za di sangue! elevata concentrazione proteica!). Il distacco
di coroide è invece sempre ben evidente per la presenza di
una componente ematica in varie fasi di trasformazione
(alla TC, lesione iperdensa irregolare di fotma convessa;
alla RM: in fase acuta, lesione isointensa rispetto al vitreo
nelle sequenze Tl-pesate e ipointensa in quelle T2-pesate,
in fase subacuta, con la comparsa di metaemoglobina, ipe-
rintensa in entrambe, in fase tardiva, a seguito della trasfor- Fig. XXXIII. B. Diversi tipi di processi espansivi bulbari c retrobul-
mazione emosiderinica, ipointensa nelle sequenze T l-pesa- bari. In A la lesione espansiva osscrvabile ne! settore nasale posteriore
deL globo oculare (punte di freccia), a ccostruttura solida disomoge-
te e iperintensa in que!le T2-pesate).
neamente iperecogena, trae origine dalla coroide e so!leva la retina:
trattasi di un emangioma della coroide. In B la lesione espansiva osser·
vabile nel settore nasale posteriore del globo oculare, a ccostruttura
Il. Tumori del bulbo oculare ipoecogena, trae origine dalla coroide e solleva la retina (ben ricono-
SCibile come Linea ipt.."t'ecogena :.uperficiale): tra.ttasi di unme!anoma
della coroide di 3,7 x 9,3 mm. In C, in 5Cde retrobulbarc è apprezZJ-
I tumori maligni più comuni sono il melanorna, il bile lo slargamento del nervo ottico che ha diametro di 9,4 mm, ma
retinoblastoma e illinfoma; non rare k localizzazioni non si ha dim(lstrazionc diretta del glioma che ne è causa. In D, subi-
metastatiche (tumori della mammella, urogenitali e del to a lato del nervo ottico (che è improntato poco dopo l'origine) è rilc-
vabilc la presenza di una lesione solida (freccia) ipoecogena rispetto al
polmone!), interessanti più frequentemente il polo tessuto adiposo circostnnte, del diametro di 7,4 mm: tratlnsi di una
posteriore oculare. I tumori benigni più comuni sono metastasi da carcinoma della mammella.
l'osteoma, l'emangioma e illeiomioma. Tutte queste
indurre ipoccogenicità distrettuali; la presenza di escavazio-
lesioni sono agevolmente individuabili mediante eco-
ne coroidea è·costante; talora si associano distacco di retina
tomografia a partire da un diametro minimo di 3 mm e emorragia intravitrea!e (echi puntiformi!). Il color-
(fig. XXXIII.l3A e B); il color-Doppler ne caratteriz· Dopp!el' evidenzia una diffusa ipervascolarizzazione che
za la vascolarizzazione; la TC e la RM ne definiscono risparmia le sole componenti necrotiche (lesioni espansive
la diffusione intra-, extraoculare e talora intracranica. benigne delle membrane oculari, quali il nevo, l' osteoma e
la degenerazione maculare, sono costantemente avascolari!)
Melmwma della coroide. È il tumore oculare più fre- e può essere utile nella valutazione del trattamento radiate-
quente nell'adulto (6-8 casi per milione per anno). È ben rapi co (applicatori di 11(Ru; fasci esterni di protonf), nella
identificabile con ecotomografia sotto forma di lesione quale il semplice criterio morfovolumetrico può non essere
espansiva di varia morfologia per lo più localizzata nel polo sufficiente poichè la neoplasia, pur andando incontro a
posteriore oculare o nei corpi ciliari. Le di piccole fibronecrosi, può conservare un discreto volume (mclano-
dimensioni presentano in genere aspetto «a lente biconves- ma mummificato!).
sa>> o «a cupola)}; quelle di maggiori dimensioni «a fungo» Alla TC il melanoma risulta generalmente iperdensO re-
o «a bottone di camicia» (il superamento della membrana di lativamente al vitreo (circa 55 UH); la somministrazione e.v:
Bruck induce un rcstringimcnto, a mo' di colletto, della di MdC induce un valido c.e. (65-100 UH). Gli angiomi e glt
massa tumoralc). I.:ecostruttura è in genere omogenea, ma emangiomi, viceversa, risultano isodensi in condizioni basa·
la necrosi o la presenza di tessuto amelanotico possono li, ma vanno incontro a c.e. molto marcato (fino a 200 UH).
Radiologia oculistica 749

Alla RM (v. fig. XXXf11.7) il melanoma può essere for- sedow è causa di circa i120% degli esoftalmi. È carat-
temente lperintenso rispetto al vitreo nelle sequenze TI- terizzata da infiltrazione linfoplasmacellulare e da de-
pesate (elevato contenuto di melanina! ), modicamente ipe- posizione di mucopolisaccaridi (edema osmotico!) nel
rintenso (modesto contenuto di melanina!), pressoché iso- connettivo orbitario e nei muscoli oculomotori, cui con-
tenso o ipointcnso (tumori amelanotici!). Nelle sequenze seguono esoftalmo, oftalmoplegia e disturbi vasco lari.
T2-pcsate ha ipolntensità direttamente correlata al contenu-
Sono per lo più interessati il retto inferiore (80%
to in mclanina. La somministrazione e.v. di MdC parama-
gnetico induce un rapido incremento dell'intensità del dei casi) e il retto mediale (75% dei casi), ma possono
segnale (utile soprattutto nel caso dci tumori amclanotici) e essere simultaneamente coinvolti tutti i muscoli (30%
consente di identificare le componenti ((Carnose)) della dei casi), soprattutto a livello del ventre (il tendine è
lesione differenziandole dalle lesioni liquide emorragiche. costantemente rispettato!).
La diffusione extraoeulare del melanorna non è comune
(3-5% dei casi): suo primo rilievo semeiologico è rappre- La re rende possibile una accurata valutazione dell'or-
sentato dall'infiltrazione della sclera che si riscontra nel bita e consente di rilevare l'aumento di volume del grasso
20% dci casi esaminati anatomopatologicamente. La RM è rctrobulbare. La RM (fig. XXXIII.l4) permette la valutazio-
Ja metodica ottimalc per lo studio della diffusione ai tessuti ne dei muscoli secondo il loro asse maggiore (scansioni
connettivali orbitari. sagittali!) consentendo di identificare le trasformazioni cui
Retinoblastoma. È il tumore oculare più frequente nel- vanno incontro nel tempo, dalla fase acuta infiltrativa a quel-
]'infanzia.lnsorge in genere tra l e 2 anni d'età, talora addi- la cronica atrofica; rende, inoltre, possibile la diagnosi diffe-
rittura in età fetale. L'eredità familiare geneticamente con- renziale dal rabdomiosarcoma.
dizionata e la bilateralità sono frequenti (30%). Sintomi ini- L' ecogra_fìa consente talora una buona valutazione del-
ziali sono la leucocoria e lo strabismo. l'aumento di spessorb dei muscoli oculomotori.
Indagine di prima istanza è !'ecografia che evidenzia la
presenza di una o più masse a sviluppo endo- o extra bulba- Fistole ct1rotido-cavernose. Spontanee, iatrogene
re, mono- o bilaterali, con ecostruttura solida disomogenea, o post-traumatiche, hanno flusso ampiamente variabi-
contenenti nel 75% dei casi calcificazioni grossolane, a le. La conferma del sospetto clinico (esoftalmo pul-
chiazze, più raramente pulverulente, e possibili arce di sante! soffio vascolare periorbitario! chemosi con-
degenerazione cistica. L' cmovitreo e il distacco delle mem- giuntivale!) richiede di nonna il ricorso alla diagnosti-
brane oculari sono costanti c ben identificabili. La TC è tec- ca per immagini.
nica di massima sensibilità nell'identificazione delle calci-
ficazioni tumorali, e assume quindi rilievo nella diagnosi L' ecotomogrC!fìa e il color-Doppler consentono il
differenziale con l'astrocitoma retinico e la retinopatia.dcl riscontro nella vena oftalmica superiore (più raramente in
prematuro che più raramente vanno incontro a calcificazio- quella inferiore) di flusso arterializzato, pulsante, a basse
ne. La RM ha ruolo fondamentale nell'identificazione del- resistenze (soprattutto nelle fistole recenti), invertito, del
l'invasione neoplastica della sclera, delle stmtture extraocu- quale l'eco-Doppler consente la quantificazionc prima e
lari, del nervo ottico (segnale iperintenso nelle sequenze TI- dopo embolizzazione terapeutica. La re consente di dimo-
pesate dopo iniezione e.v. di MdC!), delle strutture intracra- strare le alterazioni concomitanti a livello del seno caverno-
niche (possibile invasione del chiasma! associazione con so c di ottenere impressive ricostruzioni tridimensionali del-
tumori intracranici della linea mediana!). l'anatomia vascolare. Vangio-RM consente di ottenere
Metastasi della coroide. Costituiscono il più comune
tumore maligno intraoculare. Sono più frequenti a livello
e del polo posteriore, rare a livello dei corpi ciliari. In 3 casi
e su 4 Ot"iginano da un tumore mammario.
'l,_ L'ecografia evidenzia la presenza di una o più lesioni
piatte «a gocce di cera)) o modicamente rilevate,
la
solide iperecogene o disomogenee, talvolta associate a
-c
distacco di retina. La RM consente talora la differenziazio-
ne dal mclanoma (costante iperintensitit delle mctastasi
J-
nelle sequenze TJ- e T2-pesate1).
e-
.V.
12. Patologia dello spazio retro bulbare Fig. XXXIII.14. Oftalmopatia tiroidca. RM. La scansione SE TI-
pesata mette in chiara evidenza l'ispessimcnto dd muscoli oculomo-
a- tori visualizzati nello strato in considel'azione: retto superiore (asteri-
l). l: o.ftalmopatia tiroidea in corso di malattia di Ba- sco), retto inferiore (pallino). obliquo inferiore (freccia).
750 Capitolo XXXI!I

immagini dirette della patologia vascolare orbitaria senza fusata o eccentrico, del nervo. Alla TC e alla Rtvi, dopo
uso di MdC. L'angiografia digitale è tuttavia indispensabile somministrazlone di MdC il c.e. della lesione consente di
per differenziare le fistole dirette da quelle durali e per rea- dissociarla dal nervo indenne. La TC consente di individua-
lizzare l'embolizzazione terapeutica del seno cavernoso o re aspetti calcifici tipici, talvolta con configurazione anula-
delle sue branche. re.

Varici orbitarie. Sono ben identificabili con il


color-Doppler anche quando localizzate in sede retro- 13. Patologia dell'apparato lacrimale
bulbare (gavoccioli con flusso unidirezionale o con
transitoria inversione durante manovra di Valsalva a Costituisce circa iliO% dell'intera patologia orbi-
livello della vena oftalmica superiore, sia in sede intra- taria.
che extraconica).
e apparato lacrimale è costituito bilateralmente dalla
Tutte le strutture retrobulbari possono essere sede ghiandola e dai suoi dotti escretori, i quali convogliano il
di tumori primitivi o secondari (invasione per contiguità fluido lacrimalc alla superficie dell'occhio, dai canalicoli,
dell'orbita da parte di carcinomi dei seni paranasali!), dal sacco lacrima/e e dal dotto nasolacrimale, che costitui-
scono la via di deflusso nel meato inferiore della cavità
nel cui studio la TC e la RM sono le tecniche di prima
nasale e hanno complessivamente lunghezza di circa 40
istanza (ma l'ecografia può fornire spesso risultati più mm. La ghiandola lacrimale è situata nel quadrante supe-
che indicativi- v. fig. XXXIll.l3C e D). Gli aspetti del- roesterno dell'orbita nel contesto della fossa lacrima\e, a
le lesioni dipendono criticamente dalle caratteristiche stretto contatto con il globo oculare e con il muscolo eleva-
istologiche e dalla composizione chimica. tore della palpebra superiore.

Nelle lesioni a contenuto adiposo (dermoide, teratoma) r esame diretto radiografico non fornisce rilievi
la TC evidenzia una massa ipodensa, talvolta con livelli flui- sulle singole componenti dell'apparato lacrimale, ma
di lipidici; la RM ne documenta l'ipcrintensità nelle sequen-
può consentire l'individuazione di osteosclerosi e
ze TI-pesate e la scomparsa del segnale nelle sequenze con
osteolisi secondarie indotte da alcune lesioni espansi-
soppressione del grasso. eangioma è isodenso in riferi-
mento ai muscoli oculari ma va incontro a marcato c.e. in ve. Indagine di prima istanza nello studio 'della ghian-
fase tardiva per la lentezza del flusso intralesionale; alla RM dola lacrimai e è l'ecografia, la quale può individuarne
ha segnale di intensità media nelle sequenze Il-pesate, ele- slargamenti patologici e caratterizzarne gli aspetti
vata in quelle T2-pesatc. strutturali. La TC a strato sottile (2 mm), è talora
Il rabdomiosttrcoma interessa prevalentemente l'età importante complemento. La RM apporta preziosa
pediatrica e il sesso maschile ma può comparire, nella sua informazione diretta sulla ghiandola lacrimale e sul-
varietà pleomorfa, anche in età adulta. La TC evidenzia una l'estrinsecazione della sua patologia espansiva. Le
lesione espansiva con c.e. intenso. Nelle lesioni destruenti è sequenze T l-pesate offrono criteri diagnostici essen-
possibile l'invasione dei seni paranasali, dell'etmoide, del
ziahnente morfologici; le sequenze T2-pesate rendono
rinofaringc e l'estensione in sede intracranica. Alla RM il
tumore ha segnale basso nelle sequenze TI-pesate, elevato possibile una certa valutazione strutturale utile per dif-
in quelle T2-pesate. ferenziare le lesioni omogenee (sarcomi e linfomi) da
I linfomi si manifestano per lo più in età avanzata. qt1elle disomogenee (tumori epiteliali).
Hanno tendenza a infiltrare le strutture extra- e intraconiche
e il nervo ottico (TC! RM!).l caraùeri strutturali sono aspe- Le d"crioadeniti possono determinare l'insorgenza di
cifici. lmo «pseudotumore infiammatorio)) conseguente all 'infil-
I tumori primitivi del tratto intraorbitario del nervo otti- trazione flogistica (che talvolta può interessare anche lo
co sono costituiti principalmente dai gliomi benigni (astro- spazio retrobulbare). eecografia (tumefazione ipoecogena
citoma pilocitico) e maligni (glioblastoma). La RM è tecni- della ghiandola! raccolte fluide ascessuali!) e la TC
ca d'elezione nello studio del nervo ottico. Nelle sequenze (ingrandimento e ipodensità della ghiandola!) consentono
TI-pesate il glioma ha aspetto di lesione fusiforme o eccen- di nonna il riconoscimento dell'affezione. Coìnvolgimento
trica rispetto al nervo, pressoché isointensa rispetto alla flogistico della ghiandola lacrimale può essere osservato in
sostanza grigia; nelle sequenze T2-pcsate presenta una tipi- affezioni sistemiche quali la sindrome di Mikulicz e
ca iperintensità. Sji:igren, la granulomatosi di Wegener e la sarcoidosi.
Il meningioma del nervo ottico è un tumore raro che I tumoti primitivi della ghiandola lacrimale hanno
induce ispessimento diffuso tubularc, meno frequentemente generalmente origine epiteliale e aspetti istologici simili a
J1 111!iologia oculistica 751

quelli dei tumori delle ghiandole salivari. l più frequenti contenuto lipidico e sebaceo, sono in genere ben caratteriz-
sono l'adenoma pleomorfo, o tumore misto benigno, che zabili con la re (lesioni ipodense) e la RM (iperintensità
pemltro presenta una certa tendenza alla recidiva locale e nelle sequenze TI-pesate! soppressione del segnale con
alla trasformazione maligna, e il carcinoma adenoideo cisti- opportune sequenze!).
co, o cilindroma. Meno comuni l'iperplasia linfoide beni- Le Jacriocistiti, primitive o secondarie a diffusione di
gna c illinfoma non-Hodgkin. flogosi dei seni paranasalì, inducono dilatazione del sacco
In linea generale, il giudizio di malignità poggia più lacrima! e e talvolta del canale nasolacrimale, meno comu-
sulla dimostrazione di irregolarità dei contorni e dell'inva- nemente restringimcnti del lume, nella cui dimostrazione
sione delle strutture ossee adiacenti, che su valutazioni assume rilievo la dacriocistogrujla. La Te dimostra l'even-
struHurali. Rilievi significativi in proposito sono forniti dai- tuale osteosclerosi a livello del canto interno; la RM può
J'ecografta, dalla re e dalla Rlvl. La TC, in particolare, evidenziare la presenza di rnccolte fluide a segnale elevato
appare essenziale per la valutazione del -coinvolgimento (sequenze T2-pesate!).
·osseo, mentre la RM consente di identificare l'eventuale Nei tumori (ielle vie lacrima/i la dacriocistografia evi-
iniziale estensione intracranica e l'infiltrazione durale. denzia la sede di ostruzione; TC e RM intervengono in fase
Le cisti epidermoidi e dermoidi, disembriogenetiche, di stadiazione attraverso la valutazione del coinvolgimento
più frequenti nei soggetti di giovane età, caratterizzate dal dei tes;mti molli e delle strutture ossee adiacenti.

o
n

o
CAPITOLO XXXIV

RADIOLOGIA OTORINOLARINGOIATRICA
ANTONIO CHIESA E GIORGIO C!1TAIHNI

Le significative dimensioni assunte da questo bilità a respirare attraverso il naso. La diagnosi è clinica cd
capitolo che considera specific3mente le possibilità e è confermata con semplicità dal mancato passaggio in rino-
i limiti della diagnostica per immagini in faringe di un sondino introdotto attraverso le fosse nasali.
goiatria trovano ragione nei numerosi e complessi La dimostrazione radiologica dell'atresia è importante, in
quanto consente di valutare lo spessore della lamina atresi-
blemi clinici caratterizzanti quest'area specialistica
ca (setto sottile? ponte osseo spesso?). [;introduzione, attra-
della medicina. Tutte le strutture anatomiche di sua verso la narice, di poche gocce di MdC uroangiografico e
pertinenza- le cavità nasali, i seni paranasali, il rino- l'esecuzione di un radiogramma in proiezione LL con
faringe e gli spazi parafaringei, !'osso temporale paziente supino e testa iperestesa, consentono di conferma-
(inteso come sede dell'organo dell'udito e dell'equili- re l'atresia, non osservandosi il passaggio del MdC nel rino-
brio), la laringe, la trachea, le ghiandole salivari, la faringe; in caso di unilateralità, un radiogramma assiale del
cavità buccale e l'orofaringe, il collo- si giovano, in cranio dimostrerà quale delle due coane è impervia. Anche
effetti, di uno studio «per immagini» coinvolgente, la re (scansioni trasversali!) consente un'ottima valutazio-
ben più in là dell'esame diretto radiografico e dei ne dèll'atrcsia.
suoi complementi tecnici (del tutto fondamentali in
passato!), tutte le moderne tecniche tomografiche: la Deviazioni del setto nasale e ipertrofia dei turbi-
TC e la RM, capaci di fornire immagini a elevata nati sono il più delle volte associati (fig. XXXIV: l).
luzione anatomica delle suddette strutture, e l 'ecogra- Possono essere causa di flogosi secondarie dei seni
fia, 1ecnica di prima istanza nello studio delle ghian- paranasali (ristagno da ostruzione degli osti sinusali
dole salivari, dei vasi e dei linfonodi del collo. nel meato superiore e inferiore!). La deviazione del
Langiografia ha ruolo limitato, ma importante in
determinati tipi di patologia.

l. Cavità nasali
l problemi di più comune interesse radiologico
sono costituiti dall'atresia delle coane, dalla deviazio-
ne del setto nasale, dall'ipertrofla dei turbinati, dai
rinoliti e dalle fratture. I tumori (osteomi, fibromi,
carcinomi) sono estremamente rari e privi di caratteri-
stiche specificamente legate alla sede. Quasi sempre
non è facile la distinzione tra tumori che hanno origi-
ne nelle cavità nasali o che invece
estensione di tumori originanti nel labirinto etmoidale,
nel seno frontale o addirittura nel rinofaringe. Fig. XXXIV. L Deviazione del setto nasale e ipcrtrofia dci turbinati.
Questi due reperti, di comune riscontro radiografico, sono per lo più
associati. Nel in considerazione. il setto, deviato verso sinistra
Atresia delle coane. È una malformazione congenita (punte di freccia), è alquanto ispcssilo nella sua parte prossimale; ì tur-
uni- o bilaterale che produce difficoltà respiratoria impor- binati medio e inferiore di destra (asterischi), ipertrofici, occupano
tamc: il neonato non riesce a suggere il seno per l'impossi- grnn parte della fossa nasale rcndcndola radiograficamentc opaca.
754 Capitolo XXA1V

setto nasale è dì facile riscontro neli' esame standard bito prono o seduto, appoggia l'apice del naso e del mento
del cranio: può essere unica, a grande o a piccolo sul piano del craniostato; il raggio centrale, perpendicolare
gio, o multipla; il setto è più o meno vistosamente incide sul punto lambdoideo ed emerge dalla cavità
ispessito. Lipertrofia è più frequente nei turbinati le. Nel radiogramma vertice-submento il paziente, in decu-
bito prono, appoggia il profilo inferiore della mandibola sul
medi e inferiori: è ossea e mucosa nel contempo e dà
piano del craniostato; il raggio centrale, perpendicolare
luogo a una tumefazione che rende opaca una o ambe- incide sulla regione frontale ed emerge dal centro del
due le narici, spesso intensamente, talora disomoge- mento buccale.
neamente.
I rinoliti sono concrezioni calcaree endonasali for- I seni frontali hanno, nel complesso, morfologia «a
matesi attorno a nuclei di diversa composizione triangolo troncot> con base in alto, a contorni policiclici e
(muco, crosticine, coaguli, corpi estranei): sono per lo festonati, e apice smusso in basso. Un setto mediano com-
più ubicati nel meato inferiore e facilmente osservati- pleto separa il seno destro dal sinistro; piccoli setti incom-
li radiologicamente per l'intensa radiopacità e per le pleti sepimentano ciascuno dei seni. l seni frontali sono
dimensioni cospicue talora raggiunte. situati nella parte inferiore, mediana e paramediana, del-
l'osso frontale, separati dalla cavità cranica dal tavolato
Lefrutture delle ossa nasali sono descritte nel pa- interno; talora presentano estensioni sopraorbitarie. Hanno
ragrafo XII. 12.1: è importante qui ricordare l'esigenza trasparenza omogeneamente aerea e pareti sottili e regolari.
di radiogrammi <<molli» in proiezione LL e assiale (ra- I seni mascellari hanno forma più o meno regolannen-
diogranmla buccale). Solo quest'ultima proiezione con- te triangolare con apice in basso. Sono delimitati superior-
sente la valutazione degli spostamenti in senso latera- mente dal pavimento delle orbite, lateralmente dalle ossa
laterale nelle fratture di maggiore importanza. Le frat- zigomatiche, mcdialmente dalla parete laterale delle fosse
ture delle ossa nasali sono riconoscibili anche dopo mol- nasali. Hanno trasparenza omogeneamente aerea e pareti
ti mesi dali' evento traumatico non essendovi una com- sottili e regolari.
ponente periostale che dia origine a un callo osseo pre- Il labirinto etmoidll/e, costituito dalle cellule etmoidali
anteriori e posteriori, è situato nello spessore delle masse
coce.
laterali dell'etmoide. Radiologicamente, in proiezione PA, è
limitato superiormente dalla lamina trasversale (dal cui
punto mediano trae origine l'apofisi «crista galli>>); distai-
2. Seni paranasali mente giunge all'altezza dei turbinati medi; lateralmente è
'delimitato dal tratto inferiore del contorno mediale orbita-
l seni paranasali sono cavità aereate situate nel contesto rio; medialmente le strutture dei due lati sono separate dalla
dell'osso frontale, dei· mascellmi, dell'etmoide e dello sfe- lamina perpendicolare (che prosegue, senza soluzione di
noide. Comunicano con le cavità nasali attraverso osti situa- continuità, nel setto nasale). In proiezione LL le strutture
ti nel meato medio (seni frontali, mascellari e cellule etmoi- sinusali dei due lati, sovrapposte, sono apprezzabili subito
dali anteriori) e nel meato superiore (cellule etmoidali
posteriori, seno sfenoidale). Lo sviluppo dei seni frontali e
sfenoidali è apprezzabile solamente a partire dal2°-3° anno
di età. La pneumatizzazione dei seni aumenta progressiva-
mente fino al termine dell'accrescimento dello splancno-
cranio: è molto variabile quantitativamente (aplasia di uno
o più seni; ipop/asia; iperplasia) e qualitativamente (asim-
metrie più o meno marcate tra i due lati).

Lo studio radio logico dei seni paranasali, in passa-


to condotto in prima istanza mediante esame stan-
dard del cranio corredato da proiezioni specifiche
Fig. XXXIV.2. TC dei seni paranasali. A scansione trasversa-
(LL, vertice-submento), è oggi fon- le passante per il terzo inferiore della cavità nasale; a destra: scansia-
damentalmente basato sulla TC, la quale consente, ne coronale ((diretta>l dci suni mascellari. L'indagine rende possibile
attraverso la simultanea visualizzazione delle strutture uno studio anal ili co delle cavità nasali, dei seni mascellari c delle cel-
ossee e dei tessuti molli, uno studio analitico dell'inte- lule etmoidali (frecce) grazie al contenuto aereo e alla netta delimita·
zione da parte delle strutture ossee del massiccio facciale, dimostran-
ro complesso sinusale (fig. XXXIV2). do la spiccata ipcrtrofia della mucosa rinosinusale (asterischi) che
appare ostruire parzialmente l'emicavità nasale sinistra e determina la
Nel radiogramma occipito-buccale il paziente, in dccu- comparsa di fOJmazioni ((Similcistichc» nei seni mascellari.
Radi()[ogia otorinolaringoialrica 755

al di sotto della lamina cribosa, al contorno sariamente velato all'esame radiografico (alto conte-
orbiwrio, anteriormente al seno sfenoidale, al di sopra dei nu.to lipidico della raccolta endosinusale!), ma
seni mascellari. Il loro aspetto è di tenue trasparenza areo- ta perdita di definizione della linea mucoperiostea e
lare. In proiezione assiale sono facilmente individuabili dislocazione delle pareti. Ciò è evidente soprattutto
subito al davanti del seno sfenoidale.
]seni sjenoidali, costituiti in genere da due concamera- pef i mucoceli del seno frontale che giungono a inte-
zioni asimmetriche, hanno sviluppo quanto mai variabile. ressare l'orbita. La valutazione corretta dell'estensio-
Nella forma usuale occupano la parte dello sfenoide situata ne del mucocele si ottiene mediante TC. In questa
al di sotto e al davanti della cavità sellare; in caso di iper- indagine il mucocele non va incontro a c.e., salvo in
trofia tutto lo sfenoide è pneumatizzato, dalle apofisi cli- caso di sovrapposta flogosi (mucopiocelc). Il mucoce-
noidee anteriori al dorso sellare. La valutazione orientativa le può presentarsi quale complicazione tardiva, anche
dei seni sfenoidali è possibile già nei radiogrammi laterale a distanza di molti anni, di fratture maxillofacciali che
e assiale del cranio; uno stadio di dettaglio è possibile abbiano alterato lo scarico sinusale.
mediante TC.
A livello sinusale, soprattutto mascellare, possono
Sinusiti, poliposi, mucocele, cisti e tumori benigni osservarsi cisti dentarie (radicolari o follicolari), cisti
e maligni costituiscono la patologia sinusale di più da ritenzione vere (secondarie all'occlusione di un
comune osservazione. dotto ghiandolare), cisti da accumulo false (seconda-
Le sinusiti acute e croniche, spesso conseguenza di rie alla presenza di essudato infiammatorio negli
una difficoltosa ventilazione sinusale, possono in ti profondi parietali). Tutte queste forme danno origi-
ressare un singolo seno, più seni, oppure tutte le strut- ne a formazioni rotondeggianti (fig. XXXIV4), delle
ture sinusali (pansinusite). Nelle forme acute il quali in talune sezioni tomografiche è apprezzabile
nuto aereo sinusale è sostituito pressoché solo parte del contorno generando un tipico aspetto «a
mente da essudati: ne risulta una velatura diffusa e la sole calante>!.
comparsa di un li ve Ho idroaereo nel radiogramma in Lesioni di una certa frequenza sono le fistole buc-
stazione eretta (fig. XXXIV3). Le pareti sinusali co-sinusali, conseguenti a estrazioni dentarie compli-
no contorni normali; le strutture ossee sono inalterate. cate da formazione di comunicazione patologica tra
Nellejòrme croniche l'ipertrofia della mucosa e più ge- alveolo del dente estratto e pavimento del seno
nericamente l'ispessimento parietale inducono un mascellare. Questa evenienza è più frequente nei
camcnto e un restringimento «a diaframma:>! del seno pazienti con ipertrofia dei seni mascellari, i cui recessi
interessato. I contorni parietali sono irregolari; le caudali possono insinuarsi tra le radici dentarie. L'esa-
ture ossee possono essere alterate (rarefatte o me radiografico mostra un semplice quadro sinusitico
te a seconda del grado evolutivo del processo). con opacamenio del seno, ma il radiologo potrà
L'occlusione dello sbocco sinusale nei meati strare la perdita di continuità ossea nel pavimento
li, frequente soprattutto per i seni frontali ed sinusale con l'ortopantomografia e la TC. In queste
li, può indurre un ristagno progressivamente ingrave- situazioni l'utilità della re può peraltro risultare
scente di muco (mucocele). Il seno non risulta neces- insufficiente data la presenza nella quasi totalità dei

Fig. XXXIV.3. Sinusite acuta. In A il seno frontale destro ha normale l•'ig. XXXIV.4. Cisti da ritenzione. Scansione TC trasversale dci seni
traspatenza, ma le pareti e il setto che lo sepimenta (punta di freccia) mascellari. Una formazione rotondeggiantc similcistica (C), di densità
sono alquanto ispessitc; il seno frontale sinistro è diffusamente velato alquanto inferiore a quella delle strutture muscolari, ben delineabile in
(asterisco). Jn.B (altro caso) sono presenti evidenti livelli idroaerci nel tutto il suo contorno, è apprezzabile nel seno mascellare sinistro ave
Seno fì·ontale destro (freccia dritta) c nei seni mascellari (frecce curve). largo impianto sulla parete posterolaterale.
756 Capitolo X.XX.JV

di capsule dentarie metalliche che condizio- di definire, in maniera rapida e veloce, la situazione si-
nano con artefatti la qualità delle immagini. nusale e dei tessuti molli circostanti (fig. XXXIV6), e
I tumori benigni più comuni dei seni paranasali assume pertanto valore essenziale per la diagnosi e la
sono gli osteomi e i polipi. Gli osteomi si riscontrano stadiazione.
per lo più nei seni frontali e nel labirinto etmoidale:
hanno l'usuale aspetto di aree intensamente osteoscle- Forma rara di tumore di questa regione è il neumbla-
rotiche, raramente estendentisi «a colata» verso la stoma olfattorio, il quale origina dal piatto cribroso etmoi-
cavità nasale, la cavità orbitaria e i seni adiacenti (v. dale c si espande caratteristicamente verso le fosse nasali e
verso l'endocranio (v. paragrafo XXXI\.8.1).
fig. Xll.87). I polipi hanno aspetto difficilmente diffe-
renziabile da quello delle cisti, a meno che non sia
Le.fi·atture dei seni paranasali sono frequenti dopo
dimostrabile la presenza di un peduncolo. Talora assu-
traumi sul massiccio facciale. Costituiscono oggetto di
mono caratteri di poliposi multipla fino a opacare
interesse specialistico (v. paragrafo X11.12.1 ).
nella loro totalità quasi tutti i seni. La poliposi multi-
pltr sinusale, ·affezione relativamente frequente, inte-
ressa caratteristicamente pazienti giovani affetti da
forme respiratorie asmatiche. La valutazione globale
dell'interessamento poliposico è possibile con la TC,
la quale definisce l'estensione della neoproduzione
polipoide nelle cavità aeree e la reazione dei setti ossei
delimitanti (ispessiti nelle grandi cavità sinusali fron-
tali e mascellari, assottigliati o distrutti nelle cellule
etmoidali). Nelle forme a maggiore estensione l'inte-
ressamento è anche nasale (poliposi globale rinoSinu-
sale - fig. XXXIV5).
Fig. XXXIV.6. Adenocarcinoma del seno mascellare. TC. Nella scan-
I tumori maligni primitivi dei seni paranasali (la lo- sionc trasversale (A), il seno mascellare destro appat-e occupato total-
calizzazione più comune è nel seno mascel!are) sono mente da una massa solida disomogenea (asterisco), che determina
per lo più carcinomi. Hanno insorgenza subdola epos- distruzione delle pareti ossee c si estende ampiamente oltre i confini
sono raggiungere dimensioni considerevoli prima di da- ·sinusali (punte di freccia) ncll'cmicavità nasale (freccia curva) e negli
spazi parafaringci omolatcrali. La scansione coronale diretta (B) dimo-
re sintomatologia. Al primo riscontro molto spesso il stra il contemporaneo interessamento della porzione profonda della
seno interessato è già completamente opacato e pre- cavità orbitada (freccia curva).
senta usura delle pareti con diffusione della massa tu-
morale verso le strutture circostanti. La TC è in grado
3. Rinofaringe
Il rinofaringe, o epifaringe) è uno spazio aereo
interposto tra la cavità nasale e l'orofaringe, delimita-
to distalmente da un piano convenzionale orizzontale
passante per l'apice del velo palatino (il quale, innal-
zandosi durante la deglutizione, lo separa completa-
mente dall'orofaringe). Le sue pareti, il lume e le
strutture ossee che lo delimitano sono studiabili già
sulla base del semplice radiogramma LL del cranio
assunto in espirazione a naso e bocca chiusi (fig.
XXXIV?), indagine questa ricorrente sopratl1ltlO in
età pediatrica. Una perfetta analisi del rinofaringe e
degli spazi parafaringei contigui è però possibile solo
Fig. XXXI\:s. Poliposi globale rinosinusalc. Scansione TC coronale. coo la TC (fig. XXXIV8) e la RM, le quali sono indi-
L: «<ccupazione)) delle cavità aeree da parte di tessuto polipoide è pres-
soché totale c risparmia solo la parte irrferiore delle cavità nasali. Si
spensabili per la valutazione dell'estensione dei tumo-
osservi la distorsione e decalcificazione delle strutture ossee dell'et- ri maligni e dei risultati postradioterapici e postchirur-
moide c delle cavità nasali. gici.
Radiologia otorino!m-ingoiatrica 757

fig. XXXIV.?. Il radiogramma LL del rinofaringe, qui eseguito con


tecnica xeroradiografica, rende ben apprezzabile la caratteristica
immagine <m clava)) disegnata dal contenuto aereo (v. testo).

Nel radlogramma laterale la cavità rinofaringea assume


una forma «a clava>> radiotrasparente (contenuto aereo!) ed
è delimitata: anteriormente dalle coane (apofisi pterigoi-
dee); posteriormente dalle parti molli che bardano il con-
torno anteriore dei primi due corpi vcrtebrali cervicali (que-
ste hanno spessore di circa 4 mm nell'adulto, un po' più nel
bambino, e sono costituite da parti muscoloaponeurotiche,
da abbondante tessuto linfatico e dal rivestimento mucose);
superiormente dal contorno inferiore dello sfenoide, del-
l'occipitale e della rocca petrosa; inferiormente dal velo
palati no. Nella parte centrale dell'immagine «a clava» sono
apprezzabili, sovrapposti, gli orifizi delle tube di Eustachio
dei due lati, sotto forma di piccola ipertrasparenza ovoidale Fig. XXXIV.8. TC del rinofaringe. In A, nella scansione trasversale è
a maggior asse longitudinale. bene apprezzabile l'immagine (m reggiscnml generata subito al davan-
ti delle strutture ossee mediane posteriori dai muscoli lunghi del collo,
Costituiscono oggetto di studio «per immagini» al davanti dci quali la cavità aerea rinofaringca si apre lateralmente nel-
le fossette di Rosenmiiller dal caratteristico aspetto <m corna di torm>.
soprattutto: le variazioni volumetriche del tessuto ade- !n B, la cavità aerea rinofnringca assume la tipica forma poligonalc; su-
noideo; la cisti di Thornwaldt; iljibroangioma; i tumo- bito al davanti dci muscoli lunghi del collo si staglia da ciascun lnlo la
ri maligni. salienz11 del torus tubarius (asterisco), al davanti della quale è ben ap-
prezzabile lo sbocco della tuba uditiva nel rinofaringc (freccia). In C,
La tonsilla rinofaringea, o adenoide, raggiunge il suo la scansione coronale mette in evidenza parte degli spazi adiposi para-
massimo sviluppo alla nascita; la sua regressione inizia faringei e i muscoli intrinseci faringei (v. anche la fig. XXXIV. 13).
dopo la pubertà ed è completa intorno ai 20 anni. In condi-
zioni normali, in età pediatri ca, dà luogo a un certo aumen- molli del rinofaringc, il cui lume è caratteristicamente
to di spessore delle parti molli che delineano «a striscia» la ampliato e ipertrasparentc.
volta e la parete posteriore del rinofaringe. In caso di iper- La cisti tli Thornwa/dt si sviluppa da residui della noto-
trojia adenoidetl questo aumento di spessore può assumere corda in sede ectopica. È facilmente riconoscibile con la TC
i caratteri di una vera e propria tumefazione, a contorni netti nella caratteristica sede mediana in stretto rapporto con il
ma mammcllonati, che restringe più o meno marcatamente muscolo lungo del collo; alla RM assume segnale elevato
il lume del rinofaringc, senza tuttavia alterare le strutture sia nelle sequenze TI-pesate che in quelle T2-pesate (alto
ossee che lo delimitano (fig. XXXIV9). Nella agammaglo- contenuto protcico\).
bulbemia congenita (sindrome di Bruton) l'assenza di tes- rinofaringeo giovanile è un tumore a
suto linfatico induce una riduzione di spessore .delle parti comportamento benigno (anche se nel suo contesto possono
758 Capitolo XX)(J v

I tumori maligni rinofaringei (per lo più cm-cino-


mi squamocellulari e linfomi) possono assumere
aspetto vegetante (masse aggettanti nella cavità rino-
faringea, a contorni netti ma più o meno irregolari, che
riducono il lume fino a obliterarlo) o aspetto
te (ispessimento diffuso e deformazione delle parti
mollì rinofaringee con rimpiccolimento
mente armonico del lume). L'elevato potere invasivo
conduce frequentemente all'interessamento secorida-
rio osteolitico (meno comunemente osteosclerotico)
delle strutture ossee circostanti.

La massa tumorale si propaga progressivamente alla


base cranica per via anteriore, meno comunemente per via
posteriore. Nel primo caso invade la fossa nasale, l'etmoide,
il seno mascellare, l'orbita (la quale, peraltro, può essere
raggiunta anche attraverso la fossa pterigopalatina c la fes-
sura orbitaria inferiore) e raggiunge infine la fossa cranica
Fig. XXXI\'.9, lpertrofia adenoidea. I.: immagine «a claval> rinofarin-
media attraverso la fessura orbitaria superiore. Nel secondo
gca è ristrcUa e deformata per l'nggcttare in essa di una tumefazione a
margini netti e regolari originante dalle parti molli della volta caso invade il labirinto etmoidale e i seni sfenoidali (vin
cia). etmoido4enoidale), distrugge il pavimento sellare, induce
pru·alisi del III, del lV, della branca oftalmica del V, del VI
essere individuate istologicamente aree a carattere sarcoma- nervo cranico (sindrome della parete esterna del seno
toso). Ha il più delle volte base d'impianto in corrispon- cavernoso) e infine penetra nella fossa cranica anteriore o
denza dell'apofisi pterìgoidea mediate. All'esame diretto media; in alternativa più frequente, può raggiungere la fossa
radiografico assume l'aspetto di una tumefazione rotondeg- cranica media attraverso la parte anterointerna della rocca
giante, a contorni netti e regolari, di densità omogenea, in petrosa, il foro lacero anteriore, la sutura petro-squamosa
grado di indurre (quando di maggiori dimensioni) osteolisi (via petrosfenoidale). La fossa cranica posteriore è invasa
da compressione della lamina basilare e della parte poste- più raramente: in tali casi la distruzione del foro lacero
riore del setto nasale. In questo caso la diagnosi differen- "posteriore induce paralisi del IX, X e XI nervo cranico (sin-
ziale dai tumori maligni diviene difficile. A differenza dei drome di Vernet).
tumori maligni, l'angiofibroma rinofaringeo possiede una
ricca vascolarizzazione (fig. XXXIV IO) ben documentabi- Lo studio per immagini assume grande rilie\'O non
le con la TC (c.e. marcato!) e con la RM (Gd-DTPA). La solo per l 'individuazione della lesione primitiva, ma
dimostrazione diretta della vascolarizzazione anomala del anche e soprattutto per la dimostrazione dell'invasione
fibroangioma rinofaringeo è possibile con !'arteriografia
ossea e della propagazione alla base cranica. Indagine
selcttiva de!la carotide esterna e superselettiva delle arterie
faringea ascendente, palatine e sfenopalatina, alle quali si fa d'elezione è la TC con scansioni assiali e soprattutto
ricorso per l' embolizzazione terapeutica preoperatoria. coronali, in grado di dimostrare il precoce interessa-
mento dei piani ossei con estrinsecazione del tumore
nelle fosse craniche anteriore e media (fig. XXXIVJ 1).
La RM consente agevolmente l'individuazione di mas-
se tumorali anche di piccole dimensioni e la dimostra-
zione dell'invasione dei piani profondi muscolofascia-
li e delle strutture ossee della base cranica; assume par-
ticolare rilievo nella valutazione della diffusione lungo
le vie nervose e vasco lari, ed è utile nel follow-up po·
stradioterapico (fig. XXXIV 12).
Le strutture che contornano il rinofaringe costitui-
Fig. XXXIV.! O. Angiofibroma rinofaringeo giovanile. TC. Nella scan- scono il cosiddetto parafaringe, possibile sede di lesio-
sione coronale diretta il rinofaringe appare occupato nella sua totalità ni espansive. La TC e la RM ne consentono uno studio
da una voluminosa neoformazione solida omogenea (asterisco) che
invade secondariamente il seno sfenoidale (iì·eccia) e determina ero· accurato (fig. XXXIV13) dimostrando i fasci dei mu-
sione della base dell'apofisi pterigoidea sinistra. scoli pterigoidei interno ed esterno, il tessuto adiposo
Ra1fiolvgia utorinolaringoiatrica 759

Fig. XXXIV. l l. Pseudotumore del rinofaringe (aspergilloma). TC con


scansione contrastografica. restesa neofonnazione espansiva (asteri-
sco), n c.e. intenso e omogeneo, assume caratteristiche di estrinseca-
ziotle del tutto simili a quelle del carcinoma: invnde estesamente il Fig. XXXIV.13. Il parafaringe. RM in scansione coronale con sequen-
seno mascellare e la fossa nasale Uestra anteriormente, il seno sfenoi- za SE TI-pesata dopo somministrazionc e.v. di MdC paramagnctico.
dale, la sella turcica e la cranica media posterosuperiormente, Nella sezione presentata sono ben dimostrati: la cavità aerea rinofa·
<<cancellando)) lutti i profili ossei delle stmtture interessate. ringea, estesa tra il clivus di Blumenbach (freccia grossa) in alto c la
prominenza del! 'ugola nel lume tàringeo (asterisco) in basso: l' orofa-
in esso contenuto, il processo stiloioideo, i vasi (arte- ringe sottostante, compreso tra J'ugola e il margine libero dell'epi-
ria carotide e vena giugulare), il recesso parotideo (si- glottide; gli spazi parafaringei, compresi tra la branca ascendente della
mandibola (freccia piccola) e la parete muscolare tàringca (3), nel con-
tuato caudalmente e lateralmente). I tumori del parafa-
testo dei quali si evidenziano i muscoli pterigoideo estcrno (l) e intcr"
ringe sono per lo più carcinomi, meno comunemente no (2), tra loro separati da interstizi adiposi.
neurinomi, tumori delle ghiandole salivari minori e del-
la parte profonda della parotide. Un certo interesse as- graficamente dalla posizione del tutto peculiare della
sumono anche gli aneurismi del tratto parafaringeo del- rocca petrosa nel contesto della scatola cranica c dalla
la carotide. difficoltà di reperire adatte «finestre» d'ingresso e di
uscita del fascio di radiazione (sì da consentire una
rappresentazione delle piccole e complesse strutture
4. Orecchio auricolari secondo assi convenienti alla loro migliore
dimostrazione e in modo il più possibile esente da
sovrapposizioni proiettive).
Esiste una molteplice problematica clinica coin-
volgtnte l'orecchio che trova soluzione pressoché
Nell'esame standard del cranio la rappresentazione
esclusivamente in uno studio radiologico analitico: della rocca petrosa è del tutto insoddisfacente: sono pertan-
maljòrmazioni; otiti e mastoiditi; otosclerosi; neuri- to ri.ecessarie proiezioni particolari riproducenti simmetri-
nomi del nervo acustico; tumori glomici; lesioni trau- camente ambedue le rocche (fig. XXXIV14) o una sola di
matiche. Questo studio, peraltro, è reso difficile radio- esse (fig. XXXIV.l5). L'esecuzione delle proiezioni unilate-
rali. è agevolata dalla disponibilità di «Craniostati» autocen-
tranti che consentono, a paziente in posizione fissa, di ruo-
tare attorno all'attico timpanico (usato come punto fisso di
centraggio intracranico) secondo l'angolo richiesto. La TC,
condotta con sezioni di l mm di spessore, contigue, secon-
do piani trasversali e coronali con programmi di alta risolu-
zione semplifica lo studio della rocca petrosa ed è la tcnica
fondamentale per il suo studio analitico (fig. XXXIVI6).l

Fig.XXXJV.I2. ControJJo mediante RM di tumore dnofaringeo sotto·


posto a trattamento rudioterapico. Scansione sagitlale paramcdiana
destm (A) e coronale (B) in seqtJenza SE Tl-pesata. La parete laterale
destra del rìnofaringe è rilevata per la presenza di una lesione nodula-
rc residua di piccole dimensioni, a segnale di media intcmità (frecce). Fig. XXXIV.l4. La proiezione AP transorbitaria evidenzia simmetri·
l tessuti molli prevertebrali sono lievemente ìspessiti. Gli spazi para· cami:nte le rocche petrose lungo il loro maggior asse consentendo il
faringei adiacenti, dimostrati con accuratezza dall'indagine RM, non confronto tra i due condotti uditivi interni (punte di freccia). Le frecce
presentuno segni di infiltrazione. curve indicano le casse timpaniche,
i

160 Capitolo XXXIV

gicamente; la faccia antei'OÙ{(eriore e !a faccia posleroinfe-


rim·e della rocca sono esocraniche.
Nell'orecchio esterno sono evidenziabili radiologica-
me'nte: il condotto uditivo estemo, le cui pareti sono ben
visibili sia perché costihtite da osso compatto, sia per la pre-
senza di aria nel lume del condotto; la membrana del tim-
pano, direttamente visibile perché interposta tra stmtture
contenenti aria come il condotto uditivo esterno da un lato
e la cassa del timpano dall'altro; la sutura timpanosquamo-
sa o scissura di Glaser, che può simulare una rima di frattu-
ra.
Nell'orecchio medio andranno ricercati:
nella parete laterale il muro della !aggetta con lo spero-
ne inferiore sul quale si inserisce la membrana del tim-
pano e lo sperone superiore che lo racco;:da al tegmen
timpani;
- nella parete mediale il blocco labirintico, nel quale sono
apprezzabili le salienze del canale semicircolare latera-
le e del promontorio cocleare fra le quali si aprono la
finestra ovale e la finestra rotonda (nella quale si ricer-
cheranno i canali del muscolo del martello e del musco-
lo della staffa e l'eminenza piramidale);
- nella parete superiore il tegmen timpani, più o meno
pneumatìzzato, che separa l'orecchio medio dalla fossa
Fig. XXXIV.15. Proiezione tcmporo-timpanica di Schiilter. In. alto: cranica media;
quadro normale; in bm·so: otitc cronica semplice non suppurativa.
Questa proiezione mette in particolare evidenza la pncumatizzazionc
nella parete inferiore il go!fO della vena giugulare che
mastoidea (frecce) e consente pertanto una facile individuazionc delle protrude verso il pavimento della cassa timpanica;
sclerosi postflogistiche. Le punte di freccia indicano i fori aCustici le pareti anteriore e posteriore non presentano elementi
esterno c interno proiettivamente sovrapposti; !a freccia curva l'artico- di interesse radiootologico.
lazione tcmporo-mandibolare.
I diversi elementi della catena ossiculare attraversano la
processi occupanti spazio dell'angolo pontocerebellare si cassa del timpano nel suo terzo medio: l'analisi dei singoli
studiano in maniera semplice mediante RM con Gd-DTPA. ossicini è possibile radiologicamente (TC!) e ha grande
L'angiografia (arteriografia vertebrale e carotidca interna, importanza per la definizione di molti processi patologici.
cateterismo superselettivo di rami originanti dall'arteria Si ricercheranno, infine, l'antro mastoideo (vera e propria
carotide esterna) ha impiego limitato allo studio dei tumori espansione posteriore della cassa del timpano) c la mastoi-
glomici (chemodectomi) e al loro eventuale trattamento de, a pneumatizzazione molto variabile, talora estesa fino
terapeutico con embolizzazione. all'apice della piramide (possibile apparente restringimcnto
La porzione petrosa de Il' osso temporale è compresa tra del condotto uditivo interno!).
lo sfenoide in avanti e l'osso occipitale in dietro. Ha forma Nell'orecchio interuo le strutture labirintiche risaltano
di piramide quadrangolare con base rivolta all'esterno (par- caratteristicamente sotto forma di «trasparenze» nel conte-
zialmente connessa all'apofisi mastoide) e apice trOnco sto dell'intensa radiopacità della capsula etica (la trasparen-
rivolto all'interno in diretto rapporto con lo sfenoide. I.; asse za è dovuta alla perilinfa e al labirinto membranoso con
principale della rocca pctrosa forma con l'asse sagittale del l'endolinfa). Andranno ricercati attentamente i tre canali
cranio un angolo di circa 45° aperto posteriormente. Alla semicircolari e il vestibolo (rotondeggiantc e con parete
base della rocca petrosa corrisponde il foro acustico ester- interrotta dalla finestra ovale). La chiocciola, con il suo giro
no. Nell'apice è presente il foro del canale carotideo (il basale, è difficilmente valutabile nella singola immagine
quale si apre, dall'altro lato, nella faccia posteriore della per la peculiare struttura «a giri di spira» assottigliantisi e
rocca): nel suo contesto passano l'arteria carotide interna e disposti su piani e assi diversi.
un plesso venosa. Ncllaji7ccia anterosuperiore è presente la Grande importanza hanno i fori, condotti e canali pre-
salienza dovuta al canale scmicircolare superiore (eminenza senti nella rocca petrosa. Il condotto uditivo esterno pone in
arcuata); nella jàccia posterosuperiore è presente il. foro comunicazione l'ambiente esterno con la membrana del
acustico interno, nel quale penetrano i nervi facciale, inter- timpano; il condotto uditivo intel'no pone in comunicazione
mediario di Wrisberg e acustico: questo foro conduce nel il labirinto con la fossa cranica posteriore c si apre con il suo
condotto uditivo interno, sempre bene apprezzabile radio lo- orifizio interno nella faccia posterosuperiore della rocca.ll
i
Radiologia o/orinolaringoialrica 761

modificazioni di sede della stessa secondarie ad anomalie di


orientam-ento delia cassa timpanica); !'orecchio interno
(anomalie di forma del vestibolo, dci canali semicircolari e
della chiocciola; anomalie di grandezza e di posizione delle
finestre labirintiche; stenosi uni- o bilaterale dci condotti
uditivi interni).
Un bilancio prcoperatorio delle malformazioni aurico-
lari è molto importante allo scopo di definire le possibilità
di un intervento chirurgico funzionalmente soddisfacente.
Mentre le malformazioni dell'orecchio esterno e del! 'orec-
chio medio possono trovare, nella stmgrande maggioranza
dei casi, un 'opportuna correzione chirurgica, quelle dell'o-
recchio interno costituiscono usualmente una curiosità ana-
tomica, non essendovi, al momento attuale, una terapia chi-
rurgica in grado di ripristinare la fimzione neurosensoriale
compromessa dalla malformazione. È da ricordare, per
l'ampia eco che ne è seguita, che un farmaco ad ampia dif-
fusione tra le gestanti, la talidomide, ha provocato, nel
decennio 1960-70, una grande quantità di malformazioni
auricolari, soprattutto nei paesi dove tale farmaco è stato
Fig. XXXIV.l6. TC ad alta risoluzione dcll'oreccllio normale. Nelle impiegato comunemente, come in Scandinavia.
scansioni trasversali della rocca pctrosa, subito al dawmti delle cellule
mastoidec, sono apprez711bili le principali strutture dell'orecchio ester- Otiti. Costituiscono la patologia dell'orecchio di
no, nwdio e interno. In A, il condotto uditivo esterno (punte di frec-
cia) è dimostrato in tutto il suo decorso. In B. nel contesto osseo della più comune riscontro radiologico. Sono particolar-
cavii·ù timpanica, ben delineata al di là della mc mbrana del timpa- mente frequenti nell'orecchio medio e spesso sono più
no (punte di freccia) c prolungantesi nel tratto osseo della tuba di propriamente delle otomastoiditi. Nelle forme acute i
Enst·•chio (freccia lunga). sono osservabili alcune struttnrc ossiculari; rilievi radiologici variano progressivamente dalla sem-
mediallllcntc sono parzialmente apprezzabili il giro medio e inferiore
dcl1;1 dliocciola (ft·cccia corta). In C, media! mente alla cavità timpa-
plice velatura della cassa timpanica e delle cellule
nica, nella quale è ben delineato il mnrtello con la caratteristica estre- periatticoantrali senza interessamento della struttura
mità arrotottdata, sono visibili il vestibolo del (punta di frec- trabecolare delle stesse (otite acuta catarrale), all'o-
cia) c il canale uditivo interno (freccia). Tn D, il canale semicircola- pacamento più o meno completo della mastoide con
re ]a ferale. dimostrato in tutta la sua estensione, assume caratteristico
aspetto circolare (freccia)
distruzione dei setti intercellulari e conseguente rima-
ncggiamento osseo (otite acuta suppuratiJ!a). È possi-
canal!' de! nervo facciale c il canale carotideo contengono
bile, in questi casi, la propagazione del processo alla
rispcitivamente il nervo facciale e l'arteria carotide interna.
lljòm lacero posteriore, delimitato anteriormente dal bordo
anteriore dell'osso occipitale, pone in comunicazione la
cranica posteriore con gli spazi profondi del collo: è
attmversato da! IX, X e Xl nervo cranico, dal seno petroso
inferiore, dall'arteria meningea posteriore e dal bulbo della
giugulare.

lialforma(.ioni. La loro caratterizzazione, possibi-


le soprattutto con TC, riveste notevole importanza per
la Wllutazione delle possibilità di correzione chirurgica.

Possono essere interessate isolatamente o in maniera r:ig. XXXIV.l7. Atresia auris. La TC della rocca petmsa evidew:ia
l'assenza del condotto uditivo esterno (il cui decorso in condizioni
combinata tutte le strutture auricolari: l'orecchio esterno
normali è indicato dalle lì-ecce larghe), la continuità della parete 05Sea
(1H1omalie di calibro e di decorso della parete ossea del con- lungo ilmarglne esterno della cassa timpanica (punte di fi·cccia) con
dallo uditivo esterno fino a!la completa agcnesia: atresia presenza di orifizio timpanico rudimentale (freccia curva), la normale
fig. XXXTV.l?); l'orecchio medio (alterazioni di aercazionc dell'orecchio medio (asteri:;co) nel quale è un
forma e di volume della cassa timpanica; interruzione della ossicino malformato (freccia dritta) posto in sede più laterale che di
catena ossiculare o agenesia dì uno dei suoi componenti; norma.
762 Capitolo XXXIV

cassa timpani ca con erosione del muro della !aggetta e rio cocleare (cosiddetto «angolo otosclerotico») e interessa
della catena ossiculare. Nelle forme croniche predomi- progressivamente l'anulus e la platina della staffa bloccan-
nano i segni di interessamento osseo. Ncll'otite croni- do la trasmissione funzionale a livello del passaggio tra staf-
ca semplice non suppuratil•a si osserva una modesta fa e finestra ovale (otosclerosi fenestrale). Meno comune è
l'interessamento isolato o secondario di altre strutture del-
vela tura delle cellule mastoidce e della cassa timpani- l'orecchio interno come i canali semicircolari o la cllioccio-
ca, cui fa seguito, con il progredire dell'affezione, un la (otosclerosi labirintica).
opacamente completo della mastoide che appare o
priva di cellule (forme insorte nell'infanzia) o con setti La TC è l'indagine di elezione nello studio delle
ossei ispessiti e sclerotici (forme insorte a mastoide otosclerosi e consente una stadiazione ben correlata a
già sviluppata- v. fig. XXXIV 15). In questi casi è fre- quella anatomochirurgica.
quente l'evoluzione osteitica del processo con com-
parsa di aree di rarefazione ossea. Nell'otite cronica Nell'otosclerosifenestrale il quadro è inizialmente poco
semplice suppurativa si evidenziano lesioni di tipo ad- espressivo (modesto ispessimento della platina; addensa-
densante e rarefacente interessanti sia la mastoide mento del bordo fenestrale); nelle forme conclamate l'i-
(opacamento disomogeneo) che la cassa timpanica spessimento della platina è marcato, le finestre ovale e
(erosione del muro della !aggetta) e la catena ossicula- rotonda sono deformate e ristrette (fino all'obliterazione
re (lisi dell'apofisi lunga dell'incudine). Nell'otite completa). Nell'otosclerosi Iabirintica il quadro è caratte-
cronica colesteatomatosa, secondaria alla propaga- rizzato dalla progressiva sfumatura per assottigliamento
osteolitico della capsula otica con maldefinizione delle
zione di elementi epiteliali verso la regione atticoan- strutture cocleari, talora ristrette per ispessimento osteo-
trale attraverso una perforazione timpanica, con for- sclerotico. Sono frequenti le forme miste.
mazione di un pseudotumore (il colesteatoma), il qua-
dro radiologico è dominato dalla presenza di intensi Tumori. In linea generale i tumori benigni e mali-
fenomeni di distruzione ossea interessanti progressi- gni dell'orecchio sono molto rari. Assumono un certo
vamente la cassa del timpano, la catena ossiculare, interesse il neurinoma del nervo acustico (il più comu-
l'antro e l'aditus, la mastoide e talora il labirinto (fig. ne) e i chemodectomi o tumori glomici timpanogiugu-
XXXIV18). In quest'ultimo caso si ha formazione di lari.
una fistola Jabirintica con possibile passaggio di peri- Il neurinoma del nervo acustico (v. paragrafo
linfa ed endolinfa nella cavità delrorecchio medio: la · XXXII.8.1 ), istologicamente benigno ma a comporta-
lesione è prevalentemente situata nel tratto più esterno mento poco favorevole sia per la sede di estrinsecazio-
della parete del canale semicircolare laterale e il qua- ne sia per le dimensioni notevoli spesso raggiunte,
dro è dominato dalle vertigini. origina dalle cellule di Scbwann del neurilemma, per
Otosclerosi. È un'affezione ereditaria e idiopatica lo più all'interno del condotto uditivo interno che slar-
inducente una progressiva ipoacusia di trasmissione, ga e occupa progressivamente fino ad affiorare attra-
caratterizzata da alterazioni focali (osteosclerotiche o verso il foro acustico interno nell'angolo pontocere-
osteoliticbe) della capsula otica. bellare dove si sviluppa negli spazi liquorali spostan-
do e comprimendo le strutture nervose circostanti,
Origina in genere dall'angolo situato tra la parte ante- sino alla comparsa di ipertensione endocranica.
riore della platina, il processo coclcariforme e il promonto- Lesame radiografico e la TC forniscono risultati
positivi solo nei casi più avanzati. La RM deve consi-
derarsi l 'indagine di prima istanza.

La scansione TC diretta risulta positiva, in assenza di


dislocazione e compressione delle cisterne circostanti e
lV ventricolo (talora con idrocefalo!), solo allorquando Jl
neurinoma induce alterazioni delle componenti ossee circo-
stanti: slargamento e assottigliamento della parete del con-
dotto uditivo interno; accorciamento della sua parete poste-
riore; dislocazione verso il basso della cresta falciforme,
Fig. XXXIV.! S. Otite cronica colesteatomatosa. La TC evidenzia !a che apparirà accorciata o assente. Nel complesso la .sua
presenza nella cavità timpanica della massa solida pseudotumora!e accuratezza diagnostica è insoddisfacente poiché il neunno-
rotondeggiante (asterisco}, la quale induce ostcolisi secondaria. ma si sviluppa spesso in forma completamente extracanala·
otorino!aringoitllrica 763

re. La scansione TC contrastograjìca offre risultati più favo-


revoli poiché il neurinoma va incontro a c.e. intenso (e spes-
so di'ìomogeneo per la presenza di aree cistiche e necrotiche
nel contesto della massa tumorale). Con una certa frequen-
za, tuttavia, la posizione intracanalare impedisce il rilievo
dei piccoli neurinomi anche dopo c.e. A riguardo, come
sopm detto, la Rlvl può considerarsi indagine elettiva: il neu-
rinoma dell'acustico, dopo iniezione c.v. di Gd-DTPA, è
identificabile con assoluta precisione anche nelle fasi più
precoci quando ha dimensioni di soli 2-3 mm e situazione
intracanalare (fig. XXXIV 19).

J rumori glomici timpanogiugulari, o chemodecto-


mi, sono formazioni paragangliomatose derivanti dai
paragangli giugulotirnpanici situati lungo la branca Fig. XXXJV.20. Paraganglioma giugulare sinistro. RM in scansione
coronale con sequenza SE TI-pesata dopo somministrazione e. v. di
timpcmica del nervo glossofaringeo e la branca mastoi- MdC parmnagnetico. La lesione primitiva (p), a contorni decisamente
dea del nervo vago. Clinicamente inducono senso di irregolari, di cospicue dimensioni, va incontro a marcato c.e.
«orecchio chiuso», ipoacusia, paralisi del IX, X e XI I; indagine ne mette in chiara evidenza l'estensione dallo spazio para-
nervo cranico; all 'otoscopia la membrana del timpano faringeo, attraverso il forarne lacero posteriore, nella fossa cranica
posteriore.
appHre tipicamente bluastra in conseguenza dell'inten-
sa vascolarizzazione della massa tumorale. Indagine far sospettare l'origine glomica. La RM consente di dimo-
d'elezione per il loro studio è la RM, la quale offre un strare, dopo iniezione e.v. di MdC paramagnetico, l'intenso
quadro abbastanza tipico. c.e. cui tipicamente vanno incontro le formazioni glomichc.
I.: arteriografia selcttiva delle arterie faringea ascendente,
},'elle localizzazioni giugulari, il tumore, originando nel auricolare posteriore e sti!omastoidea, rami subsegmentari
foro lacero posteriore, lo allarga nella sua parte venosa ero- dell'arteria carotide esterna, è risolutiva consentendo la
dendone i contorni (fig. XXXIV20); quindi risale, attraver- dimostrazione della ricca vascolarizzazione della lesione
so l'ipotimpano, nella cassa timpani ca che viene progressi- twnorale. Molto utile per ridurre i rischi dell'intervento chi-
vamente occupata; nei casi a maggiore estensione, si spinge rurgico e aumentare le probabilità di guarigione è 1'embo-
a interessare le strutture mastoidee e più raramente l'orec- lizzazione in corso di arteriografia, la quale consente di
chio interno. Il chemodectoma va incontro a discreto c.e., ridurre grandemente il contenuto ematico e quindi le
sopmlLutto nel suo punto di origine a livello del bulbo della dimensioni del tumore.
vena giugulare. Più difficile è la definizione della natura
glomica nelle localizzazioni timpaniche, nelle quali la mas- Le fratture della rocca petrosa sono in genere irra-
serella che protrude nell'orecchio medio può non avere diazioni alla base cranica di fratture della teca. Si
caratteri distintivi. Peraltro, la mancanza di una componente distinguono in longitudinali e trasversali, a seconda
infiammatoria e la sede sul promontorio cocleare possono
che decorrano rispettivamente lungo l'asse maggiore o
minore della rocca. Grande importanza clinìca assume
l'eventuale interessamento delle strutture auricolari:
le fratture limitate all'orecchio esterno e medio produ-
cono sordità trasmissiva passibile di trattamento chi-
rurgico riparativo; le fratture che interessano il labirin-
to producono anacusia non correggibile chirurgica-
mente. In taluni casi il trauma non provoca alcuna frat-
tura) ma altera i rapporti articolari tra gli ossicini pro-
vocando lussazioni incudo-malleare e/o incudo-stape:-
Fig. XXXIV.19. Neurinoma intracranico del nervo acustico. RM cra- diale, alle quali consegue ipoacusia tmsmissiva (fig.
nioencefalica con scansione contrastografica (Gd-DPTA) trasversale XXXIV2l ). Lo studio con TC assume notevole
(a sinistra) e coronale (a destra) in sequenza SE TI-pesata. La lesione importanza medicolegale per la valutazione del danno
tumorale (frecce), camtterizzata dal marcato c.e., è intcrameme conte-
nuta nel condotto uditivo interno moderatamente slargato. Nel prosie-
e dC:lla sua possibile riparazione: la scansione è con-
guo dell'evoluzione è comune l'estrinsecazione nell'angolo pontoce- dotta senza MdC secondo i canoni usuali ad alta riso-
tebellarc. luzione per lo studio dell'orecchio.
764 Capitolo XXXIV

capo esteso fino a rendere l'asse della laringe parallelo al


piano del tavolo, consente di analizzare validamente tutte le
strutture laringee (fig. XXXIV22). Ha indicazione. soprat-
tutto per la valutazione dell'estensione extralaringea di pro-
cessi espansivi e flogistici. La RM assume ruolo alternativo
alla TC nella totalità delle indicazioni che questa tecnica
trova nello studio della patologia laringea. Sono utilizzate
apposite bobine di superficie e le classiche sequenze SE Tl-
e 12-pesate, le quali consentono di adattare in maniera atti-
Fig. XXXIV.21. Lussazione incudo-malleolare. La TC delle rocche male la risoluzione di contrasto alle esigenze peculiari di
petrosc evidenzia, a fronte dei normali rapporti articolari sussistenti questa regione corporea (individuazione di masse patologi-
nell'orecchio destro (A). la diastasi posHraumatica nell'orecchio sini- che e valutazione dei loro rapporti con i vasi sanguigni e i
stro (B) tra Intesta del martello (punta di freccia) c il corpo dell'incu- tessuti molli circostanti). La microlaringoscopia in sospen-
dine (freccia). sione ha tolto valore alla laringografia opaca, metodica
contrastografica di largo uso in passato,
La paralisi delnen'O jflcciale è un'evenienza pato-
logica che può trovare origine in lesioni dell'orecChio. Il ricorso allo studio radiologico nelle faringiti è
Possono esserne causa tutte le lesioni che interessano limitato a quelle situazioni nelle quali la laringoscopia
più o meno estesamente il canale del nervo facciale, è di difficile esecuzione per il restringimento diffuso
con una certa frequenza le fratture della rocca e le (edema) o circoscritto (laringite iper1rofica «soffocan-
lesioni flogistiche (soprattutto i colesteatomi), più te»), o nelle quali si voglia documentare l'interessa-
raramente le malfOrmazioni e i neurinomì. mento perilaringeo (i flemmoni laringei e perilaringei
invadono spesso i seni piriformi e con una certa fre-
Il nervo facciale ha un decorso lungo e tortuoso all'in- quenza le strutture adiacenti del collo). Tecnica eli stu-
terno della rocca petrosa, inizialmente in stretta unione con dio elettiva è la re con scansione diretta e contrasto-
l'VIII nervo cranico e poi, a partire dal ganglio genicolato, grafica.
nel contesto di un canale osseo indipendente costituito da I papillomi laringei inducono di norma quadri di
tre porzioni. La prima porzione, molto breve, passa al di
sopra della chiocciola; si piega quindi rapidamente verso il ispessimento irregolare delle corde vocali con pro-
basso e all'indietro nella seconda porzione, a decorso oriz- gressiva scomparsa dei ventricoli di Morgagni, diffi-
zontale, la quale passa davanti al vestibolo e al di sotto del cilmente differenziabili (sia nelle forme unilaterali, sia
pavimento del canale semicircolare laterale. Questa si piega in quelle bilaterali) dai tumori maligni e dalle forme
successivamente nella terza porzione, la più lunga, che per- vegetanti del!a tubercolosi. Quest'ultima può assume-
corre in senso craniocaudale la parte più mediale e anterio- re anche aspetto ipertrofico diffuso interessante in
re della regione mastoidca fino a uscire dall'astuccio osseo maniera non uniforme le strutture laringee dei due lati
a livello del forame stilomastoideo. (dall'epiglottide alla regione sottoglottiea).
Utilità limitata ha la radiologia nello studio dei
polipi e dei tumori benigni (fibromi, lipomi, condro-
5. Laringe mi, angiomi, tumori misti), bene individuabili laringo-
scopicamente e per i quali la diagnosi di natura è sem-
L'indicazione allo studio radiologico della laringe pre basata su rilievi istologici.
ricorre con frequenza con la finalità di definire i rilie- Il carcinoma lm·ingeo, inizialmente circoscritto
vi dell'esame laringoscopico (flogosi acute e croniche, alla sede dL insorgenza (soprattutto la corda vocale
papillomatosi, polipi, carcinomi, paralisi laringee) o vera), diffonde rapidamente verso le strutture adiacen-
di consentire una diagnosi allorquando questo non è ti. Può assumere aspetto vegetante, infiltrante o ulce-
dimostrativo (laringocele). rativo. La TC consente di norma di individuare la
lesione primitiva e di valutarne l'estensione ai musco-
Nonostante la presenza di un ricco contrasto naturale
dovuto al contenuto aereo della laringe1 questo studio non è li, alle strutture cartilaginee e agli spazi connettivali
semplice per via radiografica. La sovrapposizione della laringei ed extralaringei (e nelle forme alte allo spazio
colonna cervicale obbliga a effettuare )'esame diretto in preepiglottico); è importante, in molti casi, per la scel-
proiezione LL, nella quale, però, le strutture ta dell'intervento chirurgico (laringectomia parziale
dei due lati risultano sovrapposte. La TC, effettuata con il sopraglottica? laringectomia totale?- fig. XXXfV23).
Radiologia otorino!aringoiafrica 765

Fig. XXXIV.22. TC della laringe (immagini in sequenza craniocaudale). In A, nella parte centrale del! 'orofaringc è visibile la por-
zione libera dell'epiglottide (freccia curva) con la salienza centrale determinata dalla plica glossocpiglottica mediana (freccia vuota). In B, nella
sezione passante per l'osso ioide (oi), l'epiglottide, connessa alla parete faringea anteriore dalle pliehe glossocpiglottiche mediana (lì·eccia vuota)
e laterali (frecce), sottendc in avanti le due vallecole: (asterischi) e dà origine posteriormente alle pliche ariepiglottiche (punte di freccia). In C, le
plichc ariepiglottichc (punte di freccia) delimitano l' aditus ad laringem (A) dai seni piriformi (P); tra lume laringco e cartilagine tiro idea (punte
di freccia) si interpone il tessuto adiposo prclaringeo (asterisco). In D, nella sezione acquisita su un piano soprag!ottico, nel contesto delle pliche
ariepiglottichc divenute più spesse, si evidenzinno le cartilagini aritenoidi, pari e simmetriche (frecce), situate tra seni pirifonni c lume laringeo
sezionato a livello vestibolare (V). In E, nella sezione acquisita a livello della rima glottica in corso di fonazione, il lume laringeo assume aspet-
to <m fessura» (freccia lunga) per l'adduzione delle corde vocali (asterischi) determinata dall'avvicinamento dei processi vocali (frecce corte) delle
cartilagini aritenoidi (triangoli). In F, nella sezione acquisita su un piano sottog!ottico, il lume tracheale (T) ha profilo elliuico e appare abbrac-
ciato posteriormente dalla cartilagine cricoide (punte di freccia).

La TC consente anche di evidenziare eventuali loca- gocelica con il suo contenuto aereo, ne dimostra le
lizzazioni linfonodali secondarie non reperite variazioni dimensionali con il respiro (marcata espan-
mente per oggettiva difficoltà (pazienti con collo sione nell'espirazione forzata,_ riduzione
molto grosso; stazioni profonde). La .RM non sembra zione) ed evidenzia le complicazioni flogistiche (livel-
offrire, nel caso specifico, più favorevoli possibilità di lo idroaereo!). Importante è l'esclusione di lesioni
valutazione dell'estensione tumoralc. patologiche laringee (stenosi, tumori) che possono
Nelle paralisi faringee unilaterali la .RM per piani costituire elemento favorente l'aumento della pressio-
frontali eseguita in atteggiamento fonatorio consente ne endolarlngea.
di evidenziare l'assottigliamento e la risalita della
corda vocale interessata con allargamento del
colo di Morgagni; le corde sane durante la fonazione 6.Trachea
sporgono oltre la linea mediana. Nelle paralisi farin-
gee bilaterali il giudizio radiologico è più difficile La trachea è raramente sede di processi patologici
(assenza di asimmetria!), ma le caratteristiche primitivi; è frequente, viceversa, il suo interessamento
logiche delle corde vocali c dei ventricoli sono ugual- secondario, dislocativo o infiltrativo, soprattutto da
mente indicative. parte di processi patologici tirai dei (v. figg. XVJI.ll e
Con il termine di laringocele si fa riferimento a XXXI.l3). Sono con successo oggetto di studio radio-
erniazioni della mucosa laringea verso i piani logico: la tracheomalacia, la tracheobroncomegalia, le
stanti, per lo più a livello del ventricolo di Morgagni, sequele da in tubazione e tracheostomia, i tutnori
con costituzione di «appendici» aereate a fondo cieco. gni.
Queste possono rimanere nel contesto della laringe Nel radiogramma toracico sagittale effettuato
{laringocele interno) o estendersi progressivamente al con tecnica ad alto chilovoltaggio e in quello.later.ale,
di fnori di essa (laringocele esterno) fino a costituire la trachea è direttamente visibile, grazie al suo
veri c propri «pseudotumori gassosi del collo». nuto aereo, sotto forma di striscia radiotrasparente
La TC mette facilmente in evidenza la sacca (l'assunzione dei radiogrammi in inspirazione massi-
\

766 Capitolo XXXIV

I tumori della trachea (carcinoma epidermoidale; cilin-


Fig. XXXIV.23. Carcinoma droma) sono molto rari. Hanno per lo più aspetto di escre-
laringeo. Scansione TC del- scenze a larga base di impianto e margini regolari, agget-
la laringe eseguita in inspi- tanti nel lume tracheale fino a indurne, nelle forme più pro-
razione forzata. La lesione gredite, l'ostruzione.
tumorale induce ispessi·
mento della corda vocale
vera destra (punte di frec-
cia) con secondaria defor- 7. Ghiandole salivari
mazione della rima glotli-
dea (L) e coinvolge la com- La patologia delle ghiandole salivari oggetto di
missura anteriore. studio per immagini comprende: la litiasi &!ttale; le
ma ne agevola l'evidenziazione). Un'analisi accurata scialoadeniti acute e croniche; i tumori. Esame diretto
della parete e del lume tracheale è possibile mediante ed ecografia, e in seconda istanza scialografia, TC e
tomografia convenzionale o con TC. Nella pratica RM, consentono pressoché costantemente di esplorare
l'indicazione alla tracheografia opaca (che può con- con successo le parotidi e le ghiandole sottomandibo-
siderarsi una variante prossimale della broncografia) lari (meno bene le sottolinguali).
ricorre raramente.
Esame diretto. Può evidenziare calcoli duttali radiopa-
La tl'acheomalacia è una condizione malformativa chi e calcificazioni postflogistiche o tumorali. A causa dei
caratterizzata da deficienza di carlilagine nella trachea (e più rapporti delle ghiandole e dei loro dotti escretori con le
estensivamente in tutto l'albero tracheobronchiale), spesso strutture ossee sottostanti, che tendono a mascherarli nei
associata ad altre anomalie. La facile collassabilità della relativi radiogrammi, sono necessarie particolari proiezioni
parete e l'inefficienza dei meccanismi tussigeni induce riten- (per lo più molto oblique rispetto alla guancia e talora tran-
zione di muco, causa di polmoniti ricorrenti e bronchiecta- sorali).
sie. Radiologicamente la trachea appare dilatata durante l'in- Ecografia. Consente uno studio accurato della parotide
spirazione, collassata durante l'espirazione e i colpi di tosse. (a eccezione del suo prolungamento mediale) e della ghian-
La dimostrazione fluoroscopica o mediante TC di una dimi- dola sottomandibolare, entrambe caratterizzate da echi fini,
nuzione del diametro tracheale superiore al 50% durante l'e- fitti, di intensità medio-alta (e comunque superiore a quella
spirazione consente una diagnosi accurata, altrimenti possi- delle strutture circostanti). È indicata nello studio degli
bile solo mediante tracheobroncoscopia. La tracheobronco-
megalia, o sindrome di Mounier-Kuhn, è una non rara con-
dizione malformativa familiare a incidenza prevalente nel
sesso maschile e nel3°-4° decennio, caratterizzata da dilata-
zione pseudocistica, spesso diffusa, dell'albero tracheobron-
chiale. Radiologicamente (fig. XXXIV24), la trachea è
aumentata di calibro oltre i 3 cm e ha contorni ondulati per
la protrusione di tessuto muscolomembranoso attraverso lo
spazio compreso tra gli anelli cartilaginei («diverticolosi tra-
cheale>>). Il comportamento durante le escursioni respirato-
rie e le possibili complicanze sono identici a quanto sopra
visto per la tracheomalacia.
L'intubazione e la tracheostomia possono dar luogo a
sequele più o meno gravi: stenosi da formazione di mem-
brane e da tessuto di granulazione; tracheomalacia; perfO-
razione. Le stenosi da tracheostomia hanno in genere sede
a livello della stomia o in corrispondenza del punto nel
quale il palloncino di cui è dotata la cannula esercita pres-
sione indebita allorquando eccessivamente gonfiato; più
raramente, nel punto ove l'apice della cannula viene a con-
tatto con la mucosa tracheale. Radiologicamente si potrà
apprezzare la salìenza endoluminale ad angolo retto della Fig. XXXIV.24. Trucheobroncomegalia. Tomogramma convenzionale
membrana o il restringimento concentrico del lume trachea- per piani obliqui. La trachea è abnormemente dilatata (pnntc d1 frec-
le. NellapeJforazione l'interruzione della parete tracheale è cia) e ha contorni caratteristicamente ondulati. Coesistono mmnfesta·
dimostrabile con certezza solo con la tracheografia opaca. zioni broncopolmoniticbe basali bilaterali.
Radwfogia otorino/aringoiatrica 767

aumenti di volume, ma soprattutto d,ei sospetti calcoli intra- La litiasi è una patologia d'organo, non legata cioè
O'hiandolari e delle neoformazioni. E in grado di individua- ad alterazioni umorali generali, più frequente nelle
noduli anche di piccole dimensioni e di differenziare ghiandole sottomandibolari. I calcoli salivari sono per
strutture cistiche, solide omogenee, solide disomogenee e lo più radiopachi e quindi rilevabili agevolmente all'e-
miste.
Scialografia. Si incannula con un sottile catetere atrau- same diretto (fig. XXXIV26A). Possono essere
matico il dotto di Stenone o di Wharton (il cui orifizio è re- reperti occasionali in radiogrammi del rachide cervi-
so meglio evidente stimolando la secrezione salivare con suc- cale, ma più frequentemente vengono ricercati in
co di limone). Si iniettano quindi 2-3 ml di MdC iodato li- seguito alla sintomatologia determinata dall'ostacolo
posolubile ultrafluido e si assumono radiogrammi in proie- al flusso salivare: colica, blocco momentaneo del flus-
zioni oblique a pieno riempimento alla fine dell'iniezione e so con rigonfiamento ghiandolare e più tardivamente
J0-30' dopo la rimozione del catetere per documentare l'e- infiammazione acuta o cronica con tendenza all'a-
vacuazione (anche più tardivamente se è presente una stasi scessualizzazione. L'ecografia visualizza agevolmente
importante).
i calcoli intraparenchimali (fig. XXXIV.26B) e
La scialografia (fig. :XXXIV.25) consente una buona
visualizzazione dei dotti principali e secondari fino allume sente l'individuazione di eventuali complicanze.
delle ghiandole tubuloacinose. Il dotto escretore appare Assume specifico rilievo allorquando l'esame diretto è
come una opacità tubolare a margini perfettamente paralle- negativo per la natura radiotrasparente del calcolo.
li, di 1-2 mm di larghezza nel dotto di Stenone, 3-4 mm in Limite dell'indagine è costituito dalla precaria apprez-
quello di Wharton. Nel segmento intraghiandolare sbocca- zabilità dei calcoli localizzati nel tratto
no, ad angolo retto, i canali di II ordine; le comunicazioni !are dei dotti principali per l'assenza di un'adeguata
fra questi e i piccoli dotti di III ordine e fra questi e quelli finestra acustica. Alla scialografia si fa ricorso in
di IV ordine formano invece angoli acuti. Il parenchima
seconda istanza quando l'ecografia ha fornito risultati
ghiandolare è tenuemente e diffusamente radiopaco e ha
limiti ben visibili ma sfumati. dubbi o negativi in presenza di un quadro clinico sug-
TC. Nella scansione diretta le ghiandole salivari gestivo. l calcoli radiotrasparenti risaltano come difet-
appaiono ipodense rispetto ai piani muscolari circostanti ti di riempimento a margini regolari intercalati a tratti
(specie le parotidi). L identificazione delle lesioni nodulari canalicolari dilatati. Nei radiogrammi tardivi si può
è più facile nella scansio11e contrastografica, poiché queste apprezzare la stasi del MdC. Se il calcolo è totalmen-
nella quasi totalità dei casi presentano c.e. elevato, omoge- te occludente non si avrà alcuna opacizzazione canali-
neo o disomogeneo a seconda della costituzione tessutale. colare a monte.
I:associazione tra scialografia e TC offre il
Nelle scialoadeniti acute v'è controindicazione
vantaggio della simultanea visualizzazione della ghiandola
e dei suoi dotti. alla scialografia: !'ecografia evidenzia l'aumento di
RM. È tecnica altamente affidabile, soprattutto nello volume della ghiandola la quale appare ipoecogena.
studio delle lesioni espansive parotidee, delle quali consen- Nelle scialoadeniti croniche della parotide l'ecografia
te in alcuni casi anche la caratterizzazione di natura. evidenzia l'aumento di volume e la disomogeneità

Fig. XXXIV.26. Utiasi della ghiandola sottomandibolarc. I.:esume


direttO radiografico, eseguito con tecnica tmnsorale (A), evidenzia la
presenza di una concrezione radiopaca nella sede presunta della ghian-
dola salivare. I.: ecografia (B) dà conferma del preciso rapporto tra la
formazione litiasica iperecogcna con cono d'ombra posteriore c la
Fig. XXXI\Z25. Scia!ografia normale della ghiandola sottomandibo- parte profonda del parenchima ghiandolare (tipicamente costituto da
lare (1'. testo). echi fini e densamente stipati).
768 Capitolo XXXIV

strutturale della ghiandola; la scialografia dimostra


chiazze rotondeggianti di dimensioni variabili nelle
quali si raccoglie il MdC, distribuite più o meno
larmentc nel contesto della ghiandola, le quali
spandono a stadi diversi di regressione canalicolare
degli acini.l reperti ecografici e scialografici si accen-
tuano se la malattia assume evoluzione ascessUale.
Nella ghiandola sottomandibolare l 'unico reperto
osservabile è spesso l'aspetto dilatato e monilifonne
del dotto di Wharton.
La sindrome di SjOgren, primitiva o manifestante-
si in corso di artrite reumatoide e LES, è caratterizza-
ta dalla presenza di infiltrati linfocitari benigni con Fig. XXXI\:28. Adenoma pleomorfo della parotide. Si osservi la
tendenza alla distruzione progressiva della ghiandola caratteristica ecostruttura solida ipoecogcna omogenea della lesione
ovalare e la netta delimitazione dei contorni.
salivare colpita. Clinicamente sì manifesta con ingran-
dimento parotideo, xerostomia e cheratocongiuntivite
La TC e la RM consentono una buona valutazione dei
secca. La diagnosi è effettuata generalmente con la
rapporti con le strutture circostanti (fig. XXXIV.29).
biopsia labiale ma lo studio per immagini offre spesso
L'adenolinfoma, o tumore di Warthin (lO% dei
un quadro fortemente orientativo. L'ecografia eviden-
tumori della parotide), non raramente è multiplo e
zia disomogeneità strutturali diffuse correlate all'en-
bilaterale. Benigno, origina verosimilmente da isole
tità del danno istologico (fig. XXXIV.27 A); la scialo-
ectopiche di tessuto ghiandolare salivare localizzate
grafia dimostra caratteristiche raccolte puntiformi o
all'interno di linfonodi intra- o periparotidci. All'eco-
globulari periferiche del MdC (fig. XXXIV.27B), e
grajìa appare anecogeno, talvolta sepimentato (d.d.
più tardivamente dilatazioni dei dotti centrali e altera-
con le cisti lìnfoepiteliali benigne HIV-correlate!), più
zioni distruttive cavitarie.
raramente ipoecogeno (d.d. con l'adenoma pleo-
I tumori misti (50% dei tumori delle ghiandole sa-
morfo!). La componente cistica è ben dimostrata dalla
livari), primitivamente benigni, possono assumere com-
TC e dalla RM. La scialografia può evidenziare la
portamento maligno con l'aumentare delle dimensio-
·tumefazione caratteristicamente «incorniciata» da
ni. All'ecografia si presentano generalmente come no-
duli ben delimitati, a ecostruttura solida ipoecogena
omogenea (fig. XXXIV28); la scialografia ne permet-
te l'individuazione indiretta sotto forma di lacuna ro-
tondeggiante nel contesto di un parenchima normale.

Fig. XXXIV.27. Sindrome di Sjiigren. I;ecografia (A) evidenzia la J1ig. XXXI\:29. Adenoma pleomorfo della parotide sinistra. R.t'vl. La
marcata disomogeneità strutturale del parenchima parotideo, nel con- lesione tumoralc (aMerisco), localizzata interamente nel contesto della
testo del quale si manifesta un aspetto similpolicistico diffuso. La scia- ghiandola (punte di freccia) c ben clivata dal parenchima circostante,
lografia (B) dimostra earatteristicbe raccolte globulari del MdC in è omogeneamente ipointcn>a nella sequenza SE Tl-pesata (t!). marca-
seno ad aree di distruzione parenchimale e l'aspetto (la corona di rosa- tamente iperintcma nella sequenza SE T2-pesata (B) e presenta valido
rio)) del dotto principale alquanto diminuito di calibro. c.e., soprattutto alla periferia, dopo iniezione e.v. di Gd-DTPA (C).
Radiologia otorino!aringoiatrica 769

numet·osi canalicoli situati alla periferia (segno della


«paJia ncJia mano>>- fig. XXXIVJO).
J carcinomi (mucoepidermoide, adenoidocistico, a
cellule aciniche) assumono all'ecogrqfia l'aspetto di
neoformazioni a ccostruttura solida, più o meno mar-
catamcnte ipoecogena, disomogenea, con scarsa deli-
mitazione dei contorni (fig. XXXlVJ l). La scialogra-
jìa li individ.ua.in di irrego-
lari, mal delimitate, mducentt amputazwm segmenta-
rie dei dotti e conseguente dilatazione a monte. La TC
e la RM dimostrano la struttura disomogenea della
massa, i contorni mal definiti, e la frequente invasione
degli spazi connettivoadiposi e dei muscoli circostan-
ti. Quando piccoli e ben differenziati i carcinomi non Fig. XXXIV.31. Carcinoma mucoepidermoide della parotide.
sono differenziabili radiologicamente dai tumori beni- Vccografl<t evidenzia l'aspetto marcatamente ipoecogcno della lesio-
ne, il polimorfismo dimensionale degli echi presenti, la scarsa delimi-
gni. tazione e l'irregolarità dci contorni (IÌ'ccce).
J wmori extraghiandolari (emangiomi, linfangio-
mi, scbwannomi e lipomi), originanti da strutture con-
tigue alle ghiandole salivari, determinano su queste 8. Cavità buccale e orofaringe
compressioni estrinseche ben evidenziabili con la
scialografia per l'aspetto «stirato» che assumono i Uno studio completo di queste entità anatomiche è
canalicoli. La TC e la RM assumono importanza fon- reso possibile dalla RM, la quale è in grado di valuta-
damentale per dimostrarne l'origine extraghiandolare re adeguatamente i diversi piani muscolari, adiposi e
(piano di clivaggio tra ghiandola e lesione!). In linea fibrosi che compongono il pavimento buccale, la lin-
gene mie, però, la causa più frequente di compressione gua e le pareti del cavo orofaringeo. Questo studio
estrinseca delle ghiandole salivari sono le linfoadeno- assume Iilievo soprattutto in presenza di lesioni
megalie, spesso mal differenziabili da noduli a rali.
po periferico sia con l'ecografia che con la TC.
l tumori benigni più comuni sono lo schwannoma, il
lipoma e soprattutto l'emangioma. Quest'ultimo, caratteri-
sticamente multicompartimentalc, impone di norma una
accurata definizione dell'estensione in profondità.
I tumori maligni (nel 90% dei casi carcinomi squamo-
cellulari) hanno spiccata tendenza alla diffusione locale con
coinvolgimento dei muscoli del pavimento, delle strutture
vascolari e nervose, più raramente dci piani osteoperiostei
(fig. XXXI\132).

9. Collo
Si può pensare a questa entità anatomica come a
un grande asse di scorrimento per i vasi, i nervi, le vie
aeree e digestive, conducente dal cranio al tronco (o
viceversa), ancorato a un robusto supporto muscolo-
scheletrico, il rachide cervicale. Trattasi di struttura
complessa, costituita essenzialmente da tessuti molli,
F'tg. XXX(\:30. Adcnolinfoma, o tumore di Whartin. Scialogr3fia. La agevolmente esplorabile mediante ecogrqfia, TC e
ghiandola sottomandibolare è alquanto Rumentata di volume per la
prescnn, nel suo contesto, di una tumefazione rotondeggiante caratte-
soprattutto RM. Quest'ultima tecnica, in particolare, è
risticamente «abbracciatm) dai canalicoli dislocati (punte di freccia) in grado di produrre sezioni ad alta risoluzione
come <<Una palla nella manO>J. mica secondo i tre piani fondamentali, consentendo di
770 Capitolo XXXIV

rappresentare al meglio sede volume ed estensione


delle singole lesioni.

L'anatomin TC e RM dei tessuti molli profondi del collo


(quelli supe1ficiali sono facilmente esplorabili clinicamen-
te!) si basa su un modello organizzativo in spazi creati dal
complesso sdoppiarsi della fascia cervicale profonda che
convergendo verso l'osso ioide, divide l'area in una
sopraioidea e una regione sottoioidea. Le lesioni del collo
saranno dunque innanzi tutto identificate e collocate in uno
di tali spazi; successivamente, ne saranno analizzate le
caratteristiche di densità, intensità di segnale e c.e. (fig.
XXXIV33).

In presenza di linfoadenopatie, evento significati-


Fig. XXXIV.32. Ncoplasia della base della lingua. RM in scansionc
vamente frequente, la semeiotica ecografica, TC e
sugittalc con sequenza SE TI-pesata dopo somministruzione e.v. di
MdC paramagnctico. La massa neoplastica primitiva (t), deformante il RM, come avviene per gli altri distretti corporei, si
cotltorno arcuato del dorso Jingnale, infiltra i muscoli della base lin- basa su criteri puramente morfologicodimensionali
gnale e il pavimento orale {freccia), invade le val!ccolc (asterisco) e (fig. XXXIII.34): non sono quindi infrequenti gli erro-
disloca posteriormente il tratto sopraioideo dell'epiglottide. ri diagnostici (i falsi negativi e i falsi positivi oscilla-
no tra il lO% e il 20%). L: agoaspirato eco- o TC-gui-
dato consente comunque di raggiungere una accura-
tezza diagnostica vicina al 95%.

Fig. XXXIV.33. Cisti complicata del secondo arco branchiale. RM in


scansione trasversale con sequenza SE TI-pesata dopo somministra-
zione c.v. di MdC paramagnetico. La lesione ovalarc (C), a contenuto Fig. XXXIV.34, Linfoadenopatia metaslatica latcrocervicalc. Ecoto-
liquido corpuscolato, ha pareti alquanto ispessitc (asterisco). l tessuti mogmfia. La voluminosa tumefazione linfonodale (N), a ccostrullura
adiacenti sono disomogenei. Il muscolo sternoclcidomastoideo ecom- solida ipoecogena marcatamcntc disomogenea, infiltra la vena giugu·
presso e dislocato. lare interna protmdendo nel suo contesto (freccia).
CAPITOLO XXXV

RADIOLOGIA ODONTOSTOMATOLOGICA
E MAXILLOFACCIALE
CARLO E PIERLUIGI GATTI

Per la natura dei problemi che affronta, strettamen- L'esistenza di intensi contrasti naturali legati alla
te connessi ad atti terapeutici di pertinenza dell'odon- relativa radiotrasparenza delle gengive, dei legamenti
tostomatologo o del chirurgo maxillofacciale, questa alveolo-dentari e della polpa dentaria, e alla radiopa-
branca della radiologia ha interesse eminentemente cità (differenziata in rapporto al diverso contenuto di
specialistico. Assume grande importanza (e dimensio- calcio e minerali) dell'osso compatto alveolare (40%),
ni di trattazione proporzionalmente maggiori) nel con- del cemento (68%), della dentina (72%) c dello smal-
testo del Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi to (95%), rende nella quasi totalità dei casi sufficiente
Dentaria. l'esame diretto radiografico. Si ricorre a metodiche
Le tematiche di base contemplate sono: contrastografiche in situazioni limitate: in endodonzia
e in parodontologia, per l'esplorazione del lume dei
la patologia dentaria del bambino;
canali radicolari o della profondità delle tasche osteo-
la patologia dentaria dell'adulto; mucose parodontali mediante sonde metalliche o coni
la patologia malformativa e traumatologica maxil- di guttaperca radiopachi; in presenza di tragitti fisto-
lofacciale; losi (fistolografia).
la patologia deli 'articolazione temporo-mandibolare.

Dal punto di vista medico-legale va sottolineato che


secondo gli attuali dispositivi di legge l'odontoiatra e il
medico specialista in odontoiatria possono svolgere in
prima persona attività radiodiagnostiche complementari
all'esercizio clinico, cioè, secondo quanto detto in
Appendice III.S, attività che costituiscono fonte di ausilio
nello svolgimento di specifici interventi di carattere stru-
mentale propri della disciplina. Essi possono quindi effet-
tuare, limitatamente ai propri pazienti e non per conto di @)3.8
terzi!, indagini radiologichc comportanti l'uso di radiazioni
ionizzanti, se e in quanto che queste si prospettano conte" (®3,7
stuali, integrate e indilazionabili. Questa deroga concessa
dalla legge non esime, peraltro, dalle responsabilità profes-
®)3,6
sionali che l'uso delle radiazioni ionizzanti comporta. Clhs
( 3,4

l. Radiologia Dentaria
•"ig. XXXV. I. La numerazione dei denti permanenti. Si fa riferimento
Convenzionalmente, secondo prassi largamente conso" al singolo dente permanente, secondo una convenzione molto diffusa,
lidata, i denti permanenti sono indicati con una coppia di con una coppia di numeri che indicano rispettivamente: l'emiarcata di
appartenenza (l= superiore destra; 2 =superiore sinistra; 3 = inferio-
numeri, separati da una virgola, che indicano rispettivamen- re sinistra; 4"' inferiore destra) e il numero del!'elemenlo (da l, inci-
te l'emiarcata di appartenenza e il mm1ero dell'elemento. In sivo medialc, a 8, terzo molare). In maniera analoga, i denti decidui
maniera analoga sono indicati i denti decidui del bambino. sono contraddistinti da valori da 5 a 8 per l'emiarcata di appartenenza,
Vedasi in proposito quanto illustrato in f1g. XXXVI. da l a 5 per l'elemento.
172 Capitolo XXXV

Tecnica di studio delle arcate dellfarie. L esame radio-


grafico si basa essenzialmente sulla tecnica endorale', sulla
tecnica extraorale e sulla cosiddetta radiografia panoramica,
o ortopantomografia, la cui scelta dipende fondamental-
mente dall'ampiezza della regione da esplorare e dal quesi-
to proposto. Come regola generale, la tecnica endorale è più
efficace per la ricerca c lo studio di lesioni circoscritte
(carie, granulomi, traumi dentali), consentendo di apprezza-
re finì dettagli sulla struttura del dente e sulle componenti
alveolari circostanti. Ncilc parodontopatie, che in genere
coinvolgono diffusamente tutte le arcate, nelle anomalie
dentarie e nell'accertamento di lesioni focali del masccllare
(cisti) appare invece più idonea la radiografia panoramica,
riservando alla tecnica cndorale un ruolo complementare
per precisare alcuni aspetti di dettaglio (studio delle tasche
ossee paramarginali nelle parodontop<ltic; risoluzione dei
problemi proiettivi in ortopantomografia).
La tecnica endorale, necessaria allorquando è richiesto
lo studio mirato di un dente o di un gruppo ristretto di denti,
viene attuata previa introduzione nel cavo orale di piccole pel-
licole prive di schermi di rinforzo (c quindi ampiamente fles- Fig. XXXV.2. tecniche radiograftche di studio delle arcate dentarie (v.
sibili); dopo opportuno posizionamcnto in riferimento al den- testo). li: radiografia endoralc parallela o adcsialc; B: radiografia
te o ai denti da studiare, si procede all'esposizione mediante endorale occlusalc; C: ortopantomografia. A differenza delle prime
apposite apparecchiature radiogenc, mobili, poco ingombranti, due tecniche, quest'ultima consente di analizzare, in una visione
simultanea d'insieme, numero, posizione e forma degli clementi den-
con cono !imitatore a diaframmatura stretta, il cui tubo è po-
tari; rende inoltre possibile una soddisfacente analisi degli aspetti
sto all'esterno rispetto al cavo orale, con DF di circa 25 cm. stmtturnli dci singoli elementi decidui e pcnnatlcnti
La pellicola, di varia dimensione a seconda del tipo d'esame
(57x76mm; 27x54mm; 3 l x4lmm; 22x35mm), può essere
orientata il più possibile parallelamente all'asse del singolo ioide; ha il vRntaggio della bassa dose di radiazione in gioco
dente avvalendosi di opportuni centra tori (radiografia paral- essendo effettuata su comuni cassette radiografiche dotate di
lela o adesiale- fig. XXXV2A), oppure può essere disposta · schermi di rinforzo.
parallelamente al piano occlusale (radiografia occlusale- fig. La radiografia panoramica o ortopantomografia è in
XXXV2B): nell'uno e nell'altro caso, onde evitare deforma- grado di fornire una visione d'insieme delle arcate dentarie,
zioni proiettive di lunghezza dci denti, è necessario rispetta- dei mascellari c delle articolazioni temporomandibol ari di
re precise regole di centraggio e di angolazione del raggio grande interesse in ortognatodonzia per l'immediatezza del-
centrale rispetto alla pellicola c al piano dentale. La tecnica le immagini fornite (fig. XXXV2C). I.;ortopantomognifo, og-
parallela trova le maggiori indicazioni nello studio di lesioni gi basato su tecnologia digitale, è costituito da un tubo radio-
dentali circoscritte, la tecnica occlusa le soprattutto nell'esa- gena c una cassetta curva portafilm che si muovono solidal-
me comparativo di parti contrapposte del mascellare e nello mente, con tmiettoria ellittica; fra di essi è interposta una scher-
studio delle schisi del palato. Ln studio completo delle due ma tura a fessura verticale, che, ruotando in senso invet·so,pcr-
arcale dentarie con la tecnica endomle richiede almeno die- mette una esposizione progressiva del fllm (formato l Ox24 o
ci radiogrammi (regione dentale anteriore, dei canini, dei pre- 13xl8). Le arcate dentarie, che si trovano nel fulcro del si-
molari, dei molari, del seno e della tuberosità mascef!are per stema, verranno riprodotte nitide sul film; le altre strutture,
ciascuna areala): la dose di radiazione in gioco non-è tra- per il principio della tomografia, risulteranno più o meno com-
scurabile, anche per la bassa sensibilità del sistema data l'as- pletamente cancellate o proiettate all'esterno della regione
senza di schermi di rinforzo. Per lo studio delle corone dci d'interesse. L'ortopantomografia darà comunque rappresen-
denti corrispondenti delle due arcate in posizione di comba- tazione della porzione inferiore dei seni mascellari, della re-
ciamento, sono disponibili apposite pellicole «bite-wing)t gione mentonicra e del corpo mandibolare con il relativo ca-
(mordi-ala) per uso endorale iuxtagcngivale dotate di una nale, dello spazio retromascellare, della tuberosità mascella-
guetta che viene trattenuta tra i denti. re, del processo corono ideo della mandibola c dell'articola-
La tecnica extraorale consiste in una vera e propria ra- zione temporo-mandibolare, dell'osso ioidc e del processo
diografia di ciascuna emi mandibola: dà pertanto informazioni stiloidco. La radiografia panoramica è possibile anche con
limitate ali 'arcata inferi01·e, c più specificamente ai premola- tu ho endomie (cosiddetto «status X))): si impiega un partico-
ri e molari; richiede proiezioni speciali onde evitare la so- lare tubo da raggi X che emette radiazione verso l'esterno e
vrapposizione dell'emimandibola controlaterale e dell'osso viene introdotto nel cavo orale, e una pellicola di adatto for-
Radiologia odontoslomato!ogica e maxillofaccia!e 773

ma tu posta sulla faccia esterna dc:i mascellarì e ivi mantenu- allungano progressivamente) calcificano e spostano la
ta dal paziente. Sarà necessario, naturalmente, eseguire un m- corona verso il piano occlusale. Simultaneamente si
diagramma per ogni emiarcata: ciò è reso possibile con la ro- riassorbono le radici dei denti decidui e la loro corona
tazione del tubo rispettivamente verso l'alto e verso il basso, viene spinta verso il cavo orale fino alla espulsione.
Utilinando questa tecnica si riducono gli artefatti proiettivi
L'apice radicolare del dente appena erotto è circonda-
e la sovrapposizione dello zigomo sui denti molari.
Determinati problemi ortognatodontici, ma anche più to da una piccola e regolare area radiotrasparente
genericamente di patologia dentaria, richiedono il ricorso remica (da non confondere con un granuloma).
;l]'cJ:lme standard del cranio o all'esame mirato dei
mas1:dlari, talora corredati da complemento tomografico. In ambito odontostomatologico il ricorso alla TC
(scansioni trasversale e coronale diretta!) ha assunto
Un buon radiogramma dentario consentirà un'ac- un ruolo via via crescente soprattutto in ùnp!antolo-
curata analisi della corona e delle radici, sia relativa- gia, sia per il corretto bilancio preoperatorio, che per
mente alla morfologia, sia relativamente alla struttura la valutazione postoperatoria. La TC rappresenta da
(fig. XXXV3). A quest'ultimo proposito si osserverà tempo tecnica di largo impiego in ambito
come la cavità pulpare epiù difficilmente apprezza ciale per gli eccellenti risultati forniti nello studio
le nella corona (per il notevole spessore di smalto e della patologia neoplastica e traumatologica.
dentina che la ricoprono), ma è per lo più bene apprez-
zabik nel contesto delle radici. Queste sono La TC rende molto facile l'individuazionc di varianti
te da una sottile linea radiotrasparente corrispondente morfologiche del mascellare e della mandibola, di rccessi
allegamento di spessore uniforme·in del seno mascellare, la valutazione della posizione del cana-
k nwndibolare, l'analisi delle strutture ossee, il riconosci-
condizioni normali. All'esterno di questa è apprezza-
mento del riassorbimento osseo, la determinazione dello
bile la linea intensamente radiopaca corrispondente spessore vestibolo-lingualc e degli spazi residui. La dispo-
alla !wnina dura alveolare; il resto dell'osso ha nibilità di apparecchiature ad acquisizione volumetrica e di
tere spugnoso. Nel contesto della corona è per lo più specifici programmi di ricostruzione consen-
differenziabile la calotta maggiormente radiopaca cor- tono più facilmente e rapidamente l'acquisizione della
rispondente allo smalto. necessaria informazione, la quale condiziona criticamente il
11 dente permanente non erotto è completamente giudizio sulla realizzabilità o meno dell'impianto e la scel-
circondato dalla capsula radiotrasparente; la corona è ta della sua posizione, nonc!Jé sull'eventuale necessità di
sempre ben visibile, mentre le radici sono corte e preappllcazione di un innesto osseo (fig. XXX\1.5).
apparentemente assenti anche perché nm1 calcificate Nella programmazione degli impianti protcsici, il
Denta-scan consente di ottenere immagini coronali e sagit-
(fig. XXXV.4). Con l'inizio dell'eruzione le radici .si
tali oblique dci processi alveolari della mandibola e dell'os-
so mascc!lare partendo da un pacchetto di 35-40 scansioni
estremamente collimate e parzialmente embricate tra loro.
Le singole immagini sono corredate di una scala millime-
trata che consente una corretta misurazione dei rapporti
spaziali tra cresta alveolare, cavità sinusali e nasali e canale

Fig. XXXVJ. Anatomia radiografica del dente. A sinistra: radiogram-


·ma endornlc dei denti 4,7 c 4,8. A destra: rappresentazione schemati- Fig. XXXV.4. Il dente permanente non erotto. La capsula radiotmspa-
ca radiograficml del dente. s., smalto; d"' dentina; p rentc del dente 4,8 affiora appena alla superficie dell'angolo mandi-
"'C<ll!lcra pulpare: o"' lamina dura alveolal"c; g"' gengiva. Il legamen- bolare circondata dJWorlctto osseo di delimitazione. Si osservi la
to ah·colo-dentario è rappresentato sottile bardatura radiotmspa- buona della corona, mentre le radici sono appena abbozzate.
rcnte interposta tr2 laminn dura c .llrato di cemento che riveste In den- Rilievi analoghi sono apprenabili per i denti non erotti situa-
tina. ti al di >otto dci corrispondenti denti decidui.
774 Capitolo XXYV

ne (anomalie di numero e di forma) e disgnazie (alte-


razioni del combaciamento); nell'adulto processi
degenerativi (carie; parodontopatie), injìammatori
(pulpiti, parodontiti; granulomi apicali), cistici (cisti
radicolari e follicolari), tumorali (adamantinomi·
odontomi; cementami). '

Alterazioni della dentizione. Consistono in ano-


malie di numero (elementi o germi dentari in eccesso
o in difetto), anomalie di posizione (disodontiasi, ecto-
pie, eterotopie), anomalie di fOrma (fusioni dentarie·
variazioni radicolari), anomalie di struttura
rie: amelogenesi e dentinogenesi imperfetta, alterazio-
ni strutturali dentarie in molte osteopatie ereditarie;
acquisite: sifilide, rachitismo, diabete, ipotiroidismo e
iperparatiroidismo inducono alterazioni strutturali
dentarie estrinsecantisi in ritardi di eruzione e patolo-
gia parodontale). La disodontiasi più comune interes-
sa 1'8° dente inferiore: per lo più esso è orientato in
senso mesiale con la corona a contatto delle radici del
7° dente (fig. XXXV.6); meno comunemente lo ·si
trova incluso nella branca montante della mandibola.
Fig. XXX\ZS. TC della mandibola. La scansione primitiva trasversale Segue, in ordine di frequenza, la trasversoposizione
(A) costituisce il punto di partenza per la definizione, mediante l'uso del 3° dente permanente superiore che rimane incluso
di apposito programma (Denta-scan), del piano ogivale (B: linea scura nell'arcata alveolare o nel palato duro. Leterotopia
che segue la curvatura della mandibola) secondo il quale ottenere una
ricootmzione coronale della mandibola (C). Nel contempo è possibile dentaria più comune è nel seno mascellare e nelle
definire l'orientamento dei piani di sezione (numerati, in B, da l a 60) fosse nasali, ma abbozzi dentari possono trovarsi
secondo i quali ottenere una rìcostruzione rigorosamente ortogonale ovunque (perfino nel labirinto etmoidale e nel seno
della (D) utile soprattutto per la valutazione della sfenoidale!). Lo studio radiologico, espletato di volta
dità del canale mamlibolare (freccia).
in volta con la tecnica più idonea al quesito proposto,
consente nella pratica una definizione costante della
mandibolare. Inoltre, può essere valutato lo spessore osseo anomalia presente.
vestibolo-lingua le, la densità ossea e l'eventuale presenza di
lesioni focali. Nel periodo dell'accrescimento esistono correlazioni
La TC reca, inoltre, importanti contributi in chinogia cronologiche tra eruzione progressiva dei denti e grado di
ortodontica (localizzazione precisa dei germi ritenuti e
delle radici incluse, rapporti anatomici con le strutture adia-
centi, individuazione di possibili ostacoli, valutazione delle
complicazioni), nella valutazione di fattibilità degli autotra-
pianti, in chinngia endodontica (lesioni periapicali!) e
parodontale; nell'esatta localizzazione dei corpi estranei;
nello studio del decorso del!efistole oro-sinusali; nella chi-
rurgia del dente del giudizio; nello studio delle lesioni
espansive twnorali e non del massiccio facciale.

2. Patologia Dentaria
È frequente e proteiforme. Nel bambino contem- Fig. XXXV.6. Disodontiasi dell'ottavo dente. Secondo la situazione
pla soprattutto processi degenerativi (carie), infiam- pil1 frequente, esso è orientato in senso mcsiale con la corona a con-
matori (granulomi apicali), alterazioni della dentizio- tatto delle radici del settimo dente.
uduntuswnwtologico i! nunil!ufàcciale 775

maturità scheletrica: la radiografia della mano si presta


partlcolannente, con riferimento a precise tabelle e per con-
fronto con l'ortopantomografia, a evidenziare un rapporto
equilibrato tra accrescimento scheletrico, eruzione dentale
ed etil cronologica del soggetto.

Disgnazie. Con tale termine si intende ogni forma


di alterato combaciamento delle arcate dentarie in
grado di ripercuotersi sulla funzione masticatoria, di
indurre patologia secondaria dentale, parodontale e
temporo-mandibolare, e di alterare l'aspetto estetico.
Lortodonzia e la chirurgia maxillofacciale, branche
decisamente superspecialistiche dell' odontoiatria, Fig. XXXV.7. Il tracciato cefalometrico. La sua definizione richiede
una immagine di base in proiezione LL del cranio acquisita con tecni-
mirano a riconoscere e correggere eventuali anomalie ca rigorosamente codificata (v. testo). La precisa delineazione del pro-
morfologiche dei mascellari e delle articolazioni tem- filo del naso e delle labbra è agevolata dall'accorgimento adottato di
poro-mandibolari, determinate secondariamente da apporre sulla cute una sottile striscia di solfato di bario. Il tracciato
alterazioni delle arcate dentarie, sì da ripristinare la cefalomctrico consente a livello dentale la definizione dci rapporti tra
l o molare superiore e inferiore e tra canino superiore e inferiore; a
normalità funzionale e l'aspetto estetico. I.:indagine livello scheletrico la definizione dei rapporti tra mascellare e mandi-
radiologica ha compito importante prima e durante il bola. Allo scopo vengono tracciate, a pmtire da quattro punti di repe-
trattamento ortodontico (monitorando l'accrescimento re (centro della sella turcica, s; punto più anteriore della sutura tronto-
dello splancnocranio e la dentizione) e ancora nel nasale, n; punto più declive, sulla linea mediana. della concavità della
regione anteriore del masccllarc, a; punto mediano più declive della
documentare i risultati a terapia ultimata. concavità della regione anteriore della mandibola, b), tre linee prossi-
Primo passo da compiere è la valutazione della mali che individuano alcuni angoli oggetto di misurazione c di raf-
posizione degli elementi dentari esistenti, siano essi fronto con tabelle di riferimento. La linea tangente al bordo inferiore
decidui o permanenti, per la quale si rende preziosa della mandibola (linea mandibolare), prolungata posteriormente fin
oltre l'occipite, è utile per definire la crescita facciale in senso verti-
l' orropantomograjìa. cale; gli angoli goniali superiore (s) c inferiore (i), tracciati nel modo
indicato in figura, sono utili per definire la direzione in cui cresce e si
Le agenesie, i denti soprannumerari e i denti inclusi crea- sviluppa la mandibola. Nel caso in considerazione, il tipo scheletrico
no problemi all'ortodontista: gran parte del suo lavoro si ba- è brachi-facciale (la linea mandibolarc prolungata posteriormente si
sa su «spazi» mancanti o in eccesso, la cui definizione è ne- allontana dall'occipite), la direzione di crescita della mandibola oriz-
cessaria per attuare la terapia più idonea. L ortopantomogra- zontale (con protrusionc, quindi, rispetto al mascellarc).
fia fornisce informazioni preziose sui rapporti anatomici tra
le di l'erse ossa de! cranio e della faccia, sulle ma/occlusioni esprimono i rapporti spaziali tra osso mascellare e mandi-
di dNivazione scheletrica, sui rapporti tra la componenre bola, e tra questi e la base cranica. l valori cefalometrici,
scheletrica e dentaria, sulle modalità di crescita dello sche- confrontati con tabelle di riferimento, possono offrire una
letro craniojùcciale. stima sulla posizione dei mascellari, sulla crescita facciale
in senso verticale e sulla direzione di crescita della mandi-
Secondo passo è la definizione del tracciato cefalo- bola, necessarie per la valutazione prognostica della malfor-
metrico mediante teleradiografia del cranio (fig. mazione.
XXXV.7).
Carie. È affezione frequente, sì da costituire talora
La teleradiografia del cranio è eseguita con distanza un vero problema sociale; espone il soggetto che ne è
focale di 1,52 m per ridurre al minimo l'ingrandimento portatore alla perdita di vitalità del dente interessato e
proiettivo, in proiezione LL, facendo uso di un craniostato. all'insorgenza di complicanze infiammatorie quali rea-
Sua finalità è dimostrare simultaneamente i punti cranici e zioni periapicali c osteomieliti localiz-Late. Lo studio ra-
le parti cutanee soprastanti (in particolare il profilo del naso dio logico mira a individuare le carie iniziali localizzate
e delle labbra). Accorgimento utile per evidenziare la cute è
in sedi non facilmente accessibili all'esame ispettivo,
sovmpporle una sottile striscia di solfato di bario, ma è
importante che questa non mascheri punti interessanti per quali le nicchie interprossimali. Radiograficamente la
l'ortodontista come il nasion, a live!lo del quale la cute è carie si configura come una perdita di sostanza corona-
estremamente sottile. Tracciando alcune linee attraverso le di forma triangolare a base esterna, conseguente a un
punti di repere cranici si ottengono una serie di angoli che processo di decalcificazione. Se e quando la lesione pe-
1
l
776 Capitolo XYXv

Fig. XXXV.R. Carie dentaria. A, carie l'arca rmliotrasparcntc (frecce), interamente situata nel contesto dello smalto, ba caratteri-
stico aspetto triangolare a base esterna: !J, carìc del collclto: la perdita di soswnza coinvolge smalto c dentina generando un aspetto jm unghiata))
(frecce); C, carie radicolarc: la perdita di emisferica (frecce), coinvolge smalto c dentirm aprendosi nella cavità

nctra oltre lo smalto tende ad assumere l'aspetto di un'a- radiologici difficilmente differenziabili dalle parodon-
rea di radiotrasparcnza diffusa e irregolare (fig. XXXV.S). tosi (alle quali, del resto, spesso conseguono). La
Il processo cari oso viene usualmente classificato su ba- parodontite apicale granulomatosa, comunemente
se rad.iologica in quattro gradi di severità crescente: ca- detta l<granuloma apicale>t, è il processo infiammato-
rie localizzata nello smalto c penetrata per meno della rio cronico più frequente. !l tessuto di granulrtzione
metà del suo spessore (grado I); carie localizzata nello contiene anche residui epiteliali di Malassez, impor-
smalto e penetrata per più della metà del suo spessore tanti ai fini della possibile evoluzione cistica del gra-
(grado II); carie penetrata oltre lo smalto (grado III); ca- nuloma. Radiologicamente il granuloma è appreaabi-
rie profonda estesa in prossimità o all'inlerno della ca- Je come una piccola area osteolitica a margini alquan-
mera pulpare (grado IV). La tecnica endorale con ra- to c talora sclerotici in rapporto con l'apice di
diografia adesi al e o «bite-wing» ha alta sensibilìtà nel- una radice (frg. XXXIV.9).
l'identificazione dei processi anche in fase iniziale (lie-
vi riduzioni di radiopacitù dello smalto!). Cisti dentarie. Possono conseguire ad alterato svi-
luppo -di natura odontogenica (follicolari, laterale
Malattia parodontale. Trattasi di un processo pcriodontalc, primordiale, cheratocisti, cisti multiple,
degenerativotlogistico del parodonto (gengiva, osso eruttive, caJcificanti cidontogeniche) o non odontoge-
alveolare, legamento alveolo-dentale, cemento) che nica (da inclusione, cisti ossee semplici, cisti a.neuri-
induce retrazione dell'attacco gengivale al dente, smatiche) - o derivare da un processo infiammatorio
interruzione del «sigillcm gengivale, formazione di (cisli radicolari). Tipico esempio di cisti odontogenica
una 11tasca» al cui approfondimento consegue riassor- è la cheratocislf, che si forma nella posizione del den-
bimento dell'osso gengivale. Le parodontosi sono te del giudizio o a livello intraalveolare come un ger-
affezioni degenerative idiopatiche o secondarie ad
alterazioni metaboliche o ad alterato carico dentario.
Radiologicamente è presente la triade «allargamento
dello spazio parodontale, assottigliamento della lami-
na dura alveolare, riassorbimcnto dci setti ossei inte-
ralveolari>> (talora spinta fino all'atrofia dell'osso
alveolare che si retrac al di sotto della giurizione
amelo-cementizia), spesso associata ad alterazioni \1
carattere produttivo (ipercementosi, osteosclerosi peri-
radicolare). Le parodonlifi acute producono un quadro
di osteite rarefacente e liti ca periapicale che coinvolge
prima la lamina dura c poi la spongiosa circostante; Fig. XXX\-:9. Paradontitc apicale gram1lomatosa. Attorno all'apice
possono fistolizzarsi in superficie o complicarsi con radicolarc del dente LJ si sviluppa una piccola arca ostcolitica amar-
osteomicliti mascellari. Le parodontiti croniche, pos- gini sfumati (frecce): non è nel in consid<:razionc.
sibile serbatoio di foci batterici, producono quadri alcun orlctlo ostcosclcrotico.
1
l
Radiologia odontostomatologica e maxillqfacciale 777

me dentale soprannumerario. Ha un aspetto


fico tipico, «a bolla di sapone». Le cisti follicolari ori-
ainano, viceversa, dal follicolo dentario. Radiologica-
è caratteristica la presenza, nel contesto dell'a-
rea osteolitica «a stampo», di uno o più denti a dispo-
sizione invertita (fig. XXXIV. IO). Le cisti radica/ari
si formano a seguito della necrosi colliquativa di un
granulori:Ja apicale e della contemporanea prolifera-
zione dei residui epiteliali di Malassez che dà vita alla
parete cistica. e aspetto radiologico è quello tipico del-
le cisti: area osteolitica «a stampo» nel cui contesto
sporgono una o più radici dentarie (fig. XXXV 11). Le
dimensioni raggiunte sono spesso cospicue fino allo Fig. XXXV.! l. Cisti dentaria radicolare. Nel contesto della grossa
sconfinamento al di fuori dei mascellari (-con possibile arca osteolitica «a stampm1 emimandibolarc sinistra «pcscanm> gli
apertura nel seno mascellare). apici delle radici ritenute di 3,4 e 3,5.

In endodonzia, l'esame radiografico può accompa- difficilmente ne consente una diagnosi di natura. Ha
gnare le varie fasi del trattamento, fornendo informa- ruolo importante in fase di permuta dentaria, in pre-
zioni diagnostiche sia in fase preoperatoria (presenza senza di denti mancanti o rigonfiamenti indolori, e nel
di lesioni apicali, conformazione della camera pulpare follow-up postintervento data la frequente tendenza
e dei canali radi co lari, presenza di fratture radi co lari) alla recidiva di questi tumori. Per una migliore com-
che in sede intraoperatoria, dimostrando la posizione prensione della loro istogenesi è necessario qualche
degli strumenti rispetto al canale radicolare e consen- riferimento elementare alle complesse modalità del-
tendo di verificare la posizione del materiale da ottu- l' odontogencsi.
razione canalare. Dopo un trattamento endodontico,
l'esame radiografico può consentire di verificare i Nel corso dello sviluppo embrionario, l'ectoderma bue-
risultati del trattamento terapeutico (scomparsa della cale dà origine alle lamine dentarie (fine della 7a settima-
lesione litica, ricostruzione della lamina dura). Per il na). Da queste si dipartono (fine della 12a settimana) tante
radiologo è utile riconoscere l'aspetto dei principali gemme (destinate a dar vita all'organo dello smalto) quanti
tipi di trattamento canalare, sempre ben distinguibili sono i futuri denti decidui. Ogni gemma si conforma «a
nel radiogramma per la loro elevata radiopacità: in campana>> disponendosi intorno alla papilla, di origine
particolare, le otturazioni in composito e metalliche mesenchimale, dalla quale trarranno origine la polpa denta-
(intarsi), le capsule e gli strumenti endodontici. ria, la dentina e il cemento. Il primitivo organo dello smal-
to è costituito da tre strati cellulari, dal più interno dei quali
originano gli amcloblasti produttori di smalto. In una suc-
Tumori odontogeni. Lo studio «per immagini»
cessiva replicaziom: del fenomeno di gemmazione (fine
della 17a settimana) trarranno origine le gemme per i denti
permanenti. lsolotti ectodcrmici (i cosiddetti residui epite-
liali di Malassez) possono residuarc in corrispondenza del-
l'apice dentario e nei tessuti periodontali: la loro prolifera-
zionc dà vita a diversi tipi di tumori odontogeni, tra i quali
l'adamantinoma e gli odontomi.

Numerosi istotipi di tumori benigni a carattere


osteolitico o osteoblastico possono riscontrarsi nel-
l'osso mascellare e nella mandibola (ameloblastoma,
fibroma amcloblatico, tumore a cellule giganti, eman-
gioma, mixoma, neurofibroma, fibroma, tumore neu-
Fig. XXXV. lO. Cisti follicolare. L'area osteolitica (m stampm1 (asteri-
lCO), che interessa una grossa parte della branca orizzontale dell'emi-
rocctodermico melanotico, adenoma pleomorfo, con-
mandibola sinistra (frecce), ingloba la corona del dente 3,8 non erotto. droma, tumore odontogeno epiteliale calcificante di
Si os.1crvi con1e le radici siano situate all'esterno del!' area cistica. Pindborg, osteomi nelle diverse varietà). Il più
778 Capitolo XXXV

Fig. XXXV.l2. Amelob!astoma. Gran parte delle branca orizzontale della mandibola è stmtturalmente sovvertita per la presenza di una vistosa
area osteolitica pseudocistica pluriconcamerata.

quente è l' ameloblastoma, o adamantinoma, il quale soprattutto dall'osso mandibolare e tende a espandersi
,interessa individui giovani adulti. In circa 1'80% dei nei tessuti molli, con sviluppo rapido e tendenza alla
casi si localizza nella mandibola, per lo più all'unione recidiva locale. Radiologicamente si presenta come
tra corpo e branca ascendente. Ha sviluppo lento e un'area di radiotrasparenza, ben delimitata ma irrego-
progressivo; rigonfia l'osso colpito senza indurre in lare, con s-ottili sepimentazioni che determinano un
esso fenomeni delimitativi periferici; non supera il tipico aspetto «a rete da pesca stracciata». La diagno-
periostio. Può recidivare localmente. si ditlerenziale da altre forme tumorali può essere dif-
te (fig. XXXIV12) si presenta come un'area osteoliti- ficoltosa.
ca più o meno ampia, di tipo pseudocistico, a limiti Il cementoblastoma è una lesione fibra-ossea con
definiti, con concamerazioni -a piccole bolle («a favo») larga componente di cemento nel suo contesto, loca-
o a grosse bolle. L'aspetto risultante, «a vetro soffia- lizzata preferenzialmente nella regione del l o molare e
to», ricorda quello del tumore a mieloplassi. Gli ele- del2° premolare della mandibola. Ha comportamento
menti dentari inglobati e contigui sono dislocati e pre- del tutto benigno con arresto spontaneo deli' accresci-
sentano lisi radicolare fino alla escissione dell'alveo- mento; le dimensioni raggiunte sono in genere quelle
lo. Alla TC, l'ameloblastoma presenta aspetto multi! o- di un pisello. Radiograficamente (fig. XXXIV.14) si
culato, con componenti cistiche solcate da setti curvi- presenta come una formazione rotondeggiante in stret-
linei e porzioni solide che presentano c.e. Durante il to rapporto con la radice dentaria, più radiopaca del-
suo accrescimento, la lesione determina rigonfiamen- l'osso circostante (dal quale è separata da una netta
to irregolare della corticale. linea radiotrasparente costituita da tessuto fibroso),
Il termine odontoma raggruppa una serie eteroge- talora con tipico aspetto di struttura radiata originante
nea di lesioni malformative a carattere amartomatoso, dall'apice radicolare.
costituite da smalto, dentina e cemento in rapporti I tumori maligni del mascellare e della mandibola
quantitativi variabili, con origine mista ectodermica e (carcinomi, sarcomi, mieloma, linfomi; metastasi da
mesenchimale (odontoma complesso, dentinoma,
odontoma composito, odontoma espanso, odontoma
evaginato o premolare orientale, invaginazione dello
smalto o dens in dente). L'accrescimento è lento e ha
luogo nella fase attiva di crescita della seconda denti-
zione. Radiologicamente, nella forma composita, la
più comune, l' odontoma ha aspetto di area intensa-
mente e irregolarmente radiopaca, a limiti netti, nel-
l'ambito della quale si evidenziano varie formazioni
dentali rudimentali contornate da una linea radiotra-
sparente espressiva della rarefazione flogistica peritu- Fig. XXXV.I3. Odontoma composito. La lesione tumorale (frecce),
sviluppantesi nel contesto dell'area incisiva dell'arcata superiore
morale (fig. XXXV.ll), o isolata nel contesto del destra, assume un caralleristico aspetto di <WOnglomeratm\ radiopaco
mascellare interessato {per lo più la mandibola). di piccoli multipli elementi dentari rudimentali, circondato da un alone
Il mixoma odontogeno origina nella li-III decade di osteorarefazionc che lo separa dal! 'orlctto di delimitazione ossea.
[!!!!}_iolagiu odontostonwtologica e maxil!ofacciale 779

Fig. XXXV.14. Cementobla-


stoma. La piccola fonnazio-
ne tumorale, più radiopaca
dell'osso circostante, in rap-
porto di continuità spaziale
con l'apice radiwlare del den-
te 3,5, è cirwndata da un sot-
tile e tenue alone rudiotraspa-
rente.

tumori del polmone, della mammella, de11a tiroide, del


retto, della prostata) assumono per lo più carattere
osteolitico, distruggono la lamina dura, il pavimento
nasale e il canale dentale inferiore, hanno usualmente
margini sfumati e irregolari, usurano la superficie
ossea.

3. Hadiologia maxillofacciale
Il massiccio facciale è costituito fondamentalmen-
te da uno scheletro osteocartilagineo complesso deli-
mitante numerose cavità (fosse nasali, seni parasana-
li), da muscoli in gran parte a funzione masticatoria,
da importanti strutture vascolari e nervose. La sua
patologia è pertanto varia e non si differenzia dalla Fig. XXXV. I S. TC spiroidea con scansione volumetrica trasversale ri-
patologia corrispondente degli altri distretti corporei cosh"l!ita in 3D per la superficie facciale (in alto) e per l'osso (in bas-
se non per la sede peculiare che crea rischio consi- so). Voluminosa massa neoplastica osteosarcomatosa (frecce) origi-
stente di compromissione diftmzioni importanti quali nante dal mascellarc destro ed estrinsecantesi in basso fino a raggiun-
gere e infiltrare l'emiarcata dentaria omolaterale. La massa si estende
la la masticazione e la deglutizione, in profondità fino a occupare nella sua totalità il seno mascellare, ne
delle strutture sinusali, dello stesso aspetto estetico. supera la parete superiore affiorando nell'orbita, quella posteriore emer-
In questa sede verranno considerate alcune delle gendo nella fossa temporale, quella media!e coinvolgendo la cavità na-
problcmatiche diagnostiche e terapeutiche di stretta sale omolateralc. La ricostruzione 3D è molto importante per il chirur-
go per l'aiuto che offre nella corretta programmazione dell'intervento
competenza specialistica del chirurgo maxillofacciale, operatorio demolitivo e della successiva ricostruzione protesica.
con specifico riferimento alla patologia malformativa
e, soprattutto, alla patologia traumatica, In entrambi i risultante turricefalia e ipoplasia mascellare) e la sindrome
casi, l'esame radiografico e la re con tecniche di di Alpcrt (acrocefalosindattilia). Le defOrmità acquisite
acquisizione volumetrica e algoritmi di ricostruzione conseguono a traumi, interventi chirurgici e alla malattia di
30 sono in grado di offrire una rappresentazione preci- Paget.
sa del processo patologico secondo i diversi piani dello
spazio, consentendo al chirurgo una migliore pianifi- In traumatologia maxillofacciale (vedi paragrafo
cazione dell'intervento correttivo {fig. XXXV15). XII.12.1 ), l'esame radiografico trova indicazioni
tate allo studio di lesioni isolate conseguenti a piccoli
L<l patologia malformativa maxillofacciale è polimorfa traumi, ma non è in genere in grado di delineare con
e può essere schematizzata in tre categorie principali: accuratezza lesioni ossee complesse in un contesto
dismorfosi dei mascellari; malformazioni congenite; defor- d'urgenza data l'eccessiva sovrapposizione delle strut-
mità acquisite. Le dismO/fosi dei mascellari comprendono ture ossee dello splancnocranio. Nei traumi della man-
deformità in eccesso, in difetto o con asimmetria dello sche- dibola (fratture del condilo e subcondiloidee), 1'orto-
letro dello splancnocranio insorte durante l'accrescimento,
spesso associate a disgnazie e anomalie dentali. Tra le paniomografia consente di documentare validamente
nw[fOrmazioni congenite, deve essere ricordata la schisi fratture difficilmente riconoscibili nei radiogrammi
labio-maxillo-palatina oltre ad alcune anomalie craniofac- standard. La TC ha importanza fondamentale sia in
ciali complesse, quali la disostosi cranio-facciale o malattia situazioni d'urgenza, consentendo la contestuale
di Crouzon (sinostosi precoce delle suture craniche con !azione delle strutture craniche e del rachide cervicale,
780 Capitolo XYXV

sia in fase preoperatoria, consentendo di rappresenta- tivi in tutte le affezioni in cui sono alterate la struttura
re con tecnica di ricostruzione di superficie 3D le frat- o la forma dei capi ossei articolari, o nelle quali lo stu-
ture presenti, quasi sempre multiple e coinvolgenti dio dinamico a bocca aperta e a bocca chiusa permet-
diverse ossa del massiccio facciale, i frammenti ossei te di evidenziare alterazioni delle escursioni condiloi-
dislocati e il coinvolgimento dei tessuti molli (orbita!). dee.

Le frà.tture del massiccio facciale possono interessare L'esame radiografico dell'articolazione temporo-marl-·
un singolo osso (fratture «isolateìì), o coinvolgere più ossa dibolare è realizzato in proiezione transcranica laterale obli-
con aspetti pluriframmentari (fratture «complesse»). qua (proiezione di Schiiller) sì da eliminare la sovrapposi-
Le fratture isolate interessano principalmente le ossa zione delle rocche petrose. Sono assunte coppie di radio-
nasali, l'orbita, l'osso mascellare e la mandibola. Nelle frat- grammi a bocca chiusa e a bocca aperta per .ciascuna arti-
ture orbitarie «da scoppimì, il contenuto dell'orbita (globo colazione, sì da documentare comparativamente le escur-
oculare e tessuto adiposo retro bulbare) è compresso poste- sioni dei condili mandibolari (in condizioni normali, a
riormente, con aumento della pressione endoorbitaria e bocca aperta il condilo si disloca in avanti disponendosi al
frattura della lamina papiracea e del pavimento orbitario, di sotto del punto più prominente del tubercolo articolare .
che costituiscono le strutture ossee più sottili. Nel mascel- fig. XXXV.16A). Lo studio radiografico può essere integra-
lare sono caratteristiche le fratture «trimalariì>, con distac- to dalla radioscopia, con la quale la valutazione degli even-
co del complesso orbito-mascellare a seguito di frattura del- ti dinamici dell'articolazione è più completa, con possibilità
l'arcata zigomatica associata a frath1ra della parete laterale di oggettivare le fasi intermedie dell'escursione articolare.
c inferiore dell'orbita e della parete laterale del seno L.:uso della tomografia convenzionale consente wm miglio-
mascellare. Le fratture della mandibola sono di difficile re rappresentazione delle strutture ossee deli 'articolazione e
diagnosi radiografica: in genere avvengono a livello del delle loro lesioni in corso di processi degenerativi (artrosi)
condilo o sottocondiloideo, e determinano deviazioni sul e flogistici (artrite reumatoide!).
piano frontale della mandibola con impossibilità di apertu-
ra della bocca. Nell'artrosi la rima articolare è ristretta e irregola-
Le fratture complesse sono classificate in tre tipi prin- re, la testa del condilo e la cavità glenoidea presenta-
cipali secondo Le Fort: la frattura tipo I interessa il margine no aree di addensamento e di rarefazione, l'escursione
alveolare superiore, il pavimento del seno mascellare fino del condilo con i movimenti di apertura e chiusura
alle apofisi pterigoidee determinando separazione del pro- della bocca è ridotta (fig. XXXV.l6B). Nelle artriti
cesso alveolare dal palato duro; la frattura tipo II decorre
· (reumatoide, tubercolare, settica otogenica) predomi-
attraverso la piramide nasale, le pareti orbitarie e la parete
laterale del seno mascellare fino alle apofisi pterigoidee, nano le alterazioni ossee erosive: da isolati focolai di
causando la fissurazione longitud\nale del masSiccio faccia- osteolisi subcondrale a un grado di rimaneggiamento
le; la frattura tipo III interessa la piramide nasale, 1e pareti più drastico fino all'anchilosi articolare.
orbitarie ed entrambe le pareti del seno mascellare fino alle
apofisi pterigoidee, portando a una disgiunzione cranio-fac- Lo studio radiotomografico non permette, in ge-
ciale ventrale. nere, una valutazione conclusiva dei pazienti con di-
sturbi funzionali o dolore all'articolazione temporo-
mandibolare. Per lo studio analitico dei capi ossei, del
4. Le articolazioni temporo-mandibolari menisco e delle strutture capsulari, è necessario il .
corso a indagini di seconda istanza, quali l'artrogra-
Sono articolazioni sinoviali fonnate dal condilo fia, la TC e la RM.
della mandibola, dalla porzione anteriore della cavità
glenoidea e dalla porzione posteriore (eminenza arti- Il menisco dell'articolazione temporo-mandibolare è un
colare) del condilo temporale. Svolgono ruOlo del disco fibroso conformato a S, situato all'apice del condilo e
tutto fondamentale nel meccanismo della masticazio- disposto a suddividere lo spazio articolare in una
superiore e una inferiore, tra loro non comunicanti. E
ne, sulla quale si ripercuote drasticamente ogni pro-
addossato alla «zona bilaminare», area di tessuto connetti-
cesso patologico che le coinvolge (il più comune è
vale lasso, intensamente vascolarizzata e innervata. In con-
l'artrosi). E viceversa, alterazioni primitive dentarie dizioni normali, il menisco mantiene un costante rapporto
comportanti turbe della .'masticazione si ripercuotono di contiguità tra condilo e tubercolo articolare anche duran-
prima o poi sulle articolazioni temporo-mandibolari. te la traslazione anteriore del condilo. La rottura e la lussa·
Lo- studio radiologico (esame radiografico; zione anteriore del menisco possono essere causa di impor·
tomografia·convenzionale) fornisce quadri significa- tanti disturbi funzionali de \l'occlusione.
, Radiologia odontostomatologica e maxillofacciale 781

do di rilçvare lesioni parcellari dei condili


ri nei traumi e di chiarire la posizione e quantificare
l'entità di lesioni di tipo degenerativo, quali osteofiti,
reazioni osteosclerotiche ed erosioni ossee nelle artri-
ti. La valutazione del menisco e della capsula articola-
re è invece quasi sempre subottimale per inadeguata
risoluzione di contrasto.

l: esame è eseguito con tecnica spiroidea a strati sottili


per piani trasversali con successive ricostruzioni nei diversi
piani dello spazio, o con scansione volumetrica e
va ricostruzione 3D. Quest'ultima è particolarmente utile
nella pianificazione preoperatoria e nella preparazione degli
impianti protesici.

La RM ha acquisito progressivamente grande


importanza nello studio dell'articolazione
mandibolare, soprattutto nella patologia da incoordi-
na7lone condilo-meniscale, in virtù della sua capacità
di visualizzare le strutture intraarticolari e il menisco,
Fig. XXXV.I6. L'articolazione temporo-mandibolare. Tomogrammi
convenzionali a bocca chiusa (A e B) e aperta (Al e Bi). In A caso nor-
la zona bilaminare e le inserzioni dei muscoli mastica-
male: si noti l'entità dell'escursione anteriore del condilo mandibola- tori, in particolare del muscolo pterigoideo esterno
re rispetto alla cavità glenoide. In B artrosi temporo-mandibolare: la (fig. xxxv 17).
testa del condilo è appiattita; entrambi i capi ossei articolari sono
addensati; la rima articolare è ristretta; l'escursione del condilo è lie-
I; esame è eseguito preferibilmente con apposita bobina
vemente ridotta.
dedicata di piccole dimensioni (campo di vista <5 cm) che
consente lo studio simultaneo di entrambe le articolazioni.
L' artrografia (opaca o a DC) consente uno studio La scansione è effettuata per piani sagittali con sequenze SE
accurato statico e dinamico della cavità articolare con
le sue strutture connettivali capsulari e il menisco. È
tecnica invasiva richiedente anestesia locale e
duzione per puntura diretta di 2 ml di MdC iodato
idrosolubile nella cavità articolare. La
ne è radioscopica, radiografica ed eventualmente
tomografica convenzionale.

Nella rottura del menisco, l'iniezione del MdC, effet-


tuata nella camera inferiore, determina opacizzazione di
entrambe le camere articolari. Nella lussazione (quasi
pre bilaterale!), il menisco è dislocato anteri-ormente al
dilo su un piano sagittale e con l'apertura della bocca può
ritornare in sede causando un caratteristico <<schiocco»
Fig. XXXV. l?. RM dell'articolazione temporo-mandibolare. I.: elevato
l'articolazione (sindrome di Costen). In questa affezione segnale proveniente dal midollo osseo delinea in maniera precisa la
algicodisfunzionale che provoca saltuaria impossibilità di cavità glenoidea (punta di freccia) c il condilo mandibolare (asterisco),
apertura completa della bocca e dolore combinato entrambi «bardati>) dalla corticale priva di segnale e dalla cartilagine
scolare, si osservano di norma appiattimento della superfi- di rivestimento a segnale di media intensità. Tra cavità glenoidea e
cie anterosuperiore del condilo mandibolare, assottiglia- condilo è interposto il meniseo. A bocca chiusa (A) ne sono ben rico-
mento del condilo, erosione, sclerosi e osteofitosi delle noscibili il segmento anteriore (freccia), situato al di sotto del tuber-
superfici ossee articolari. colo glenoideo, e il segmento intermedio, di minore spessore; il seg-
mento posteriore, situato al di sopra del condilo, è visibile in maniera
meno estcnsiva.A bocca aperta (B), il condilo si porta subito al di sotto
La TC consente di ottenere informazioni di del tubercolo glenoideo dal quale è separato per l'intcrposizione della
glia sulle strutture ossee dell'articolazione, porzione anteriore del mcnisco.
782 Capitolo XU'V

TI-peSate, per piani coronali nella valutazione delle dislo- zione posteriore. Viperintensità, riferibile al normale.
cazioni del menisco. Le sequenze turbo-SE T2-pesate trova- stato di idratazione della cartilagine, scompare in
no impiego specifico nell'identificazione del versamento genere nelle lesioni di tipo degenerativO cronico. Nella
articolare. Le moderne sequenze 3D offrono vantaggi nello iussazione anteriore, il grado di severità della lesione
studio dei menischi. La tecnica di esecuzione dell'esame è
e la relativa indicazione chirurgica possono essere
complessa. e richiede la duplice scansione a bocca chiusa e
a bocca aperta. Le sequenze veloci, acquisite con posizione determinate in base alla conservat.a (grado I) o·
differenziale di apertura della bocca e visualizzate in suc- ta (grado Il} morfologia del menisco. L'esame presen.
cessione rapida similcinematografica (cine-RM), consento- ta limiti nella dimostrazione delle perforazioni mènj.
no l'analisi del movimento dei condili e della traslazionc scali, le quali sono meglio dimostrabili con artrogra.
meniscale che l'accompagna. fia. Nei pazienti operati di meniscoplastica, la RM
consente di valutare l'integrità degli impianti
Ali' esame RM, il menisco appare ipointenso nella ci, che appaiono come aree prive di segnale nelle
porzione anteriore e lievemente iperintenso nella sequenze T l
CAPITOLO XXXVI

PARTI MOLLI
CARLO MARTINOLI E GIORGIO CITTADINI

Con tale termine faremo riferimento, in senso lo più multiple, delle dimensioni di una nocciola, maggior-
restrittivo, all'insieme delle formazioni cutanee e sot- mente radiopache alla periferia, costituite da tessuto connet-
tocutanee, più o meno superficiali, non a struttura tivo prodotto reattivamente dopo iniezioni intramuscolari ri-
ghiandolare, non ossee, dotate di bassa radiopacità petute di farmaci oleosi (conseguentemente la sede usuale di
riscontro è nelle regioni glutee - fig. XXXVI. l).
(e quindi poco idonee allo studio radiografico con-
La dimostrazione di flebo liti (calcificazioni di piccole
venzionale). Sono esclusi da tale contesto i muscoli e dimensioni e forma rotondeggiante) può suggerire la pre-
i tendini, già ogg'etto di considerazione a sé nel capi- senza di una lesione angiomatosa nel contesto dei tessuti
tolo XIV. Nella valutazione della patologia delle parti molli.
molli la diagnostica per immagini ha assunto un ruolo Radiopacità più o meno vistose sono osservabili nei
di rilievo allorquando all'esame diretto radiografico tessuti molli periarticolari della mani e dei piedi nella
si sono affiancate l 'ecograjìa, la TC e la RM. artropatia gottosa (poiché l'acido uri co è radiotrasparente,
l'opacità è in rapporto solo con lo spessore del tofo e con
la calcificazione eventualmente sopravvenuta) e nella sin-
drome alcali-latte (nella quale alla nefrocalcinosi si asso-
1. Esame diretto ciano tumefazioni sottocutanee dolenti a intenso contenuto
calcareo). Quadri diffusi di deposizione calcica, granulare
Eseguito con tecnica digitale, modernamente o nodulare, si osservano nella calcinosi interstiziale gene-
sostitutiva della xeroradiografia, rende possibile la ralizzata (ftg. XXXV1.2).
differenziazione della cute, la quale, colta tangenzial- In base alla sede e alla morfologia, alcune calcificazio-
mente,· assume l'aspetto di una striscia sottile tenue- ni possòno talora suggerire una patologia del distretto arti-
mente e omogeneamente radiopaca, e del sottocuta- colare bu.rsali scapolo-omerali, calcifica-
neo, più radiotrasparente, con struttura trabecolata per zioni paraepitrocleari del gomito e p(lracondiloidee del
la presenza dei «retinacula cutis» (v. fig. 11.13). Altre ginocchio) e muscolare (miosite ossijicante). La localizza-
zione nelle parti molli (per lo più a livello muscolare) dei
strutture, come borse sierose, legamenti e vasi sono
cisticerchi (con aspetto di piccole radiopacità non omoge-
evidenziabili per lo più solo in condizioni patologi-
che.
Trova indicazione per l'individuazione di calcifi-
cazioni, delle quali si intenda documentare presenza,
sede e forma, e di aree di aumentata trasparenza
secondarie alla formazione o alla penetrazione di con-
tenuto gassoso. È per lo più indagine complementare
all'ecografia e alla RM, soprattutto allorquando si
intenda valutare la componente ossea sottostante (il
- coinvolgimento dei tessuti molli, in effetti, risulta
talora secondario a processi infiammatori piogenici o
granulomatosi, o a tumori a partenza ossea, ad esem-
pio, il sarcoma di Ewing). Fig.XXXVI.1. Oleoscleromi. Le formazioni nodulari ovoidali calcifi-
che, occupanti vasta parte delle masse muscolari glutee, traggono ori-
Reperto radiografico di comune osservazione è costi- gine da accumuli di tessuto connettivo reattivi all'iniezione intraglutea
. dagli oleoscleromi (o elaiomi), formazioni ovoidali, per ripetuta di farmaci oleosi,
Fig. XXXVI.2. Calcinosi generalizzata delle parti molli in paziente in Fig. XXXVJ.3. Enfisema interstiziale. Aria proveniente dal polmone
dialisi. La calcificazione periartieolarc, amorfa, si estrinseca verso la seguito della lacerazione posHraumatica della pleura si infiltra
superficie cutanea anteriore del gomito raggiungendo dimerisioni tali contesto delle masse muscolari parietotoracichc generando un
da indurre limitazione funzionale. Reperti di questo tipo, riscontrabili ristico aspetto «a raggi di solcl>.
in qualunque sede, sono presenti in circa il 5% dei pazienti sottoposti
a dialisi a lungo termine. Eeffettuata con trasduttori a scansione lineare elettro-'
·nica con banda di frequenza compresa tra 7,5 e 15 MHz,.-..
che consentono di ottenere un'elevata risoluzione spazialé --·-·
nee, multiple, fusiformi delle dimensioni di un chicco di dei tessuti superficiali. Lo studio analitico della cute è
riso, orientate secondo la direzione della fibre muscolari) e
effettuato con trasduttori anulari «dedicati» a1 J
delle filarie (radiopacità cordoniformi simulanti collettori . particolarmente elevata (20 MHz), con cristalli i:
Enfatici ripieni di mezzo di contrasto) è molto rara. in un bagno d'acqua sì da minimizzare gli
Il riscontro nei radiogrammi di aree di aumentata tra" berazione e ottenere un più ampio campo di vista
sparenza nel contesto delle parti molli può essere indicati" ficie. Quest'ultimo tipo di trasduttori non
vo di enfisema interstiziale (poSt"traumatico; postoperato"
l'uso delle tecniche color" e
rio; da drenaggio mal posizionato). In tali casi, l'aria, nel matologico è consuetudine utilizzare per
caso più comune proveniente da una lacerazione pleuro" mode una scala di colori a 64 livelli codificata
polmonare associata a fratture costali, diffonde nel sottocu" all'ampiezza degli echi in ricezione, sì da agevolare
taneo (ove genera un'ipcrtrasparenza «a nido d'ape») e cezione ottica dei reperti.
soprattutto tra i fasci muscolari (ove genera un caratteristi"
co aspetto «a raggi di sole>>- fig. XXXVIJ). L'evoluzione
L'ecografia consente di differenziare (fig.
è rapida verso il riassorbimento, a meno che non sussista"
no motivi di rifornimento persistente. VI.4): la cute (strato sottile comprendente un
Nella gangrena gassosa si producono, nel contesto di tenso superficiale «di entrata» del fascio, !'epiderrrth}{
tutte le parti molli, spesso anche per notevoli estensioni, de e il derma, talora distinguibili in base a
zone di ipertrasparenza areolare o fascicolata, renze di ecogenicità); il tessuto sottocutaneo
camente tendenti alla progressione. ipoecogeno relativamente disomogeneo di '"''·"'"eva-.
riabile); !a fascia superficiale
mente ecogena compresa tra sottocutaneo
2. Ecografia Rende inoltre possibile misurare con
spessore dei vari piani tessutali, dato di una c-erti! m.<:.
È l'indagine di prima istanza nello studio delle portanza nella valutazione di aree di lipoatrofia
parti molli e permetté molto spesso di concludere l'i" senza! entità! distribuzione!) e dci linfedemi.
ter diagnostico senza necessità di ricorso a indagini La disponibilità di trasduttori a elevata ,;",Ju:do"
complementari. ne consente lo studio analitico dei vasi e dei
ptirli molli 785

nervo a .livello della zona di compressione e la sua


zione ipoecogena nel tratto a monte (ed"emal congestione
venosa!). Per quanto concerne le lesioni neoplastiche
(schwannomi! neurofibromi!), l'ecografia consente di
identificare con sicurezza la natura neurogena della massa,
documentandone la connessione con il nervo di origine alle
sue estremità (fig. XXXVI.6).

Cecografia è per lo più risolutiva nello studio delle


lesioni focali, consentendo di differenziare quelle a
Fig. XXXVI.4. Scansione ecotomogmfica ad alta risoluzione degli
contenuto liquido da quelle solide, e tra queste quelle
strati superficiali della mano. Dalla superficie in profondità si diffe- omogenee, a contorni netti, scarsamente ecogene
renziano: la cute (l), il sottocutaneo (2), la fascia superficiale (3), i (linfoadenopatie, ematomi), o molto ecogene (lipomi),
piani muscolari (4). I vari strati sono bene identificabili in base alle da quelle disomogenee o del tutto prive di echi, ben
differenze di ecogenicità (v. testo). delimitate dalle strutture contigue (masse neoplastiche
periferici a sede superficiale. nel cui contesto sono presenti zone necroticocolliqua-
tive) o mal delimitate (neoplasie infiltranti). Lo studio
I nervi periferici presentano una tipica ecostruttura a ecotomografico è convenientemente integrato dall'a-
disposizione ordinata, costituita da fascicoli nervosi ipoe- nalisi della vascolarizzazione mediante color- e
cogeni, distinguibili singolarmente, rivestiti da epinevrio
iperecogeno (fig. XXXVII.5), e sono pertanto ben diffe-
renziabili da altre strutture adiacenti, quali tendini e lega-
menti. !:ecografia ne consente la valutazione lungo tutto il 3. Teletermografia
loro decorso attraverso gli arti, precisando il livello della
lesione, spesso di difficile identificazione elettromiografi-
ca. È convenientemente utilizzata, a complemento dell'esa- Il suo uso è oggi molto limitato in quanto l'infor-
me elettromiografico, nello studio delle sindromi «da mazione fisiopatologica sulla termogenicità di una
inlrappolamento>> per escludere cause estrinseche della lesione circoscritta o estesa (v. fig. X.6) è convenien-
compressione nervosa (le quali si verificano con maggiore temente sostituita dalla valutazione diretta dell'ipere-
frequenza quando i nervi attraversano i tunnel osteofibrosi
in prossimità delle articolazioni). Nell'arto superiore, le
sindromi compressive più comuni si riscontrano a carico
del nervo sovrascapolare nella doccia sovraglenoidea, del
nervo mediano nel tunnel carpale, del nervo ulnare nel tun-
nel cubitale e nel canale di Guyon. Nell'arto inferiore, il
nervo tibiale posteriore può essere compresso nel tunnel
tarsale, i nervi interdigitali del piede a live!lo
to intermetatarsale (neuroma di Morton). In questi casi, l'e-
cografia è in grado di identificare l'appiattimento del

Fig. XXXVI.6. Schwannoma del nervo tibialc. Le scansioni ecotomo-


grafica (A) e a RM con sequenza turbo-SE T2-pesata e saturazione del
segnale del grasso (B) evidenziano una neoformazione rotondcggiante
Fig. XXXVI.S. Scansione ecotomogmfica Iongitudinale ad alta riso- (asterischi) in diretta continuità con il nervo tibiale (punte di freccia).
luzione del polso. È dimostrato un lungo tratto del nervo mediano La lesione, uniformemente ipoecogena, rivela alla RM una struttura
(Jlunte di freccia) nel quale è bene apprezzabile la tipica ecostruth1ra interna disomogenea con aree a elevato segnale (edema! componente
fascicolare (v. testo). vascolare!).
786 Capitolo XXXVI

mia nelle lesioni infiammatorie e traumatiche, e del rotiche (segnale basso nelle inunagini Tl- e T2-pesate).
circolo neoformato nei tumori, rilievi questi agevol-
mente ottenibili (e con precisa correlazione anatomi- consente di ottenere risultati eccel-
ca!) con le color- e power-Doppler. lenti nella valutazione delle malformazioni arterove-
nose, nelle quali l'angiografia può trovare ostacolo
nella difficoltà del cateterismo superselettivo. La sua·
4.TC capacità di documentare, attraverso controlli seriati
la riduzione di ampiezza del circolo neoplastico
Consente di delineare (sia pure con minore effica- rende utile nella valutazione della risposta dei tumori
cia rispetto alla RM) l'estensione di lesioni spazio- alla chemioterapia.
occupanti e di definirne i rapporti con le strutture
compartimentali e il fascio neurovascolare. Trova pre-
cisa indicazione nei casi in cui sia necessario definire 6. Angiografia
il rapporto della lesione con le strutture ossee sotto-
stanti. Spesso di difficile esecuzione per l'impossibilità
di cateterizzare in maniera sufficientemente selettiva
il distretto vascolare sede della lesione, trova indica-
S.RM zione in se.conda istanza allorquando la valutazione
analitica della componente vasale della lesione può
È il complemento essenziale di un esame ecogra- essere determinante (shunt artero-venosi, angiomi,
fico non risolutivo. La favorevole risoluzione di con- tumori). Consente inoltre di realizzare procedure
trasto delle diverse componenti dei tessuti molli le interventistiche importanti in presenza di angiodi-
conferisce un ruolo importante nel riconoscimento splasie o neoplasie ipervascolarizzate (embolizzazio-
della presenza di lesione, nella valutazione della sua m;: palliativa o preoperatoria del circolo patologico!
struttura e nella definizione dell'estensione (multipla- infusione superselettiva di chemioterapici!).
narità!).

L'esame (fig. XXXVI.7), eseguito con bobine di super- ·7. Linfografia


ficie, consente un'ottimale differenziazione della cute
(segnale basso nelle immagini TI- e T2-pesate), del tessu- Trova indicazione in presenza di linfedemi e
to sottocutaneo (segnale elevato nelle immagini TI-pesate, tumefazioni cistiche di possibile origine linfatica
intermedio in quelle T2-pesate, sopprimibile con l'uso di (linfoceli).
opportune sequenze di impulsi), del tessuto muscolare
(segnale intermedio nelle immagini TI-pesate, basso in
quelle T2-pesate) e delle strutture legamentose e aponeu-
8. Affezioni non tumorali
Gran parte della patologia non tumorale delle
parti molli è compiutamente definibile. mediante ispe-
zione e palpazione. La diagnostica per immagini
assume conseguentemente rilievo solo in alcune affe-
zioni dalla peculiarità dei rilievi
semeiologici.

Gli edemi alterano il volume e la morfologia delle parti


molli in maniera diffusa. All'esame diretto radiografico il
Fig. XXXV17. Scansione a RM degli strati superficiali della mano
segmento corporeo interessato è aumentato di volume, talo·
ottenuta con bobina di superficie e sequenza SE pesata in DP. Dalla ra-anche vistosamente, soprattutto a carico del sottocutaneo
superficie in profondità si differenziano: la cute(!), il sottocutaneo (nel c011testo del quale, nelle forme di lunga durata, posso-
(2), la fascia superficiale (3), i piani muscolari (4). I vari strati sono no essere bene apprezzabili striature lievemente radiopache
bene identificabili in base alle differenze di intensità del segnale (v. dovute all'iperplasia connettivale secondaria che interrom-
testo). pe la tenue e omogenea radiopacità diffusa). Ali' ecografia i
l
J
Parti molli 787

lobuli adiposi sottocutanei iperecogeni appaiono caratteri-


sticamente separati l'uno dali 'altro da un reticolo ipoecoge-
no generato dall'interposizione di liquido. La TC evidenzia
l'aumento distrettuale (ma aspecifico!) della densità del gras-
so. La RM, con opportune sequenze, consente una diagriosi
precisa e un efficace bilancio dell'estensione del processo
in sede sopra- e sottofasciale.
I rilievi semeiologici relativi all'iperplasia connettivale
secondaria, sopra descritti per gli edemi, sono particolar-
mente evidenti nelle elefantiasi.
Nella lipodistrofia, affezione a eziologia multifattoria-
le {spesso traumatica), compaiono zone di avvallamento Fig. XXXVI.8. Elastofibroma del dorso, Scansione ecotomografica (a
focale della superficie cutanea, per lo più negli arti, che sinistra) eTC (a destra). La neoformazione (frecce), situata in sede
sottoscapolare, ha forma semilunare, tipico aspetto striato dovuto alla
simulano all'ispezione e alla palpazione l'esito di un trau- presenza di piani adiposi che attraversano la matrice di tessuto fibroe-
ma muscolare. Radiografia digitale ed ecografia consento- lastico. I piani adiposi (punte di freccia) sono individuabili in forma di
no di norma di dimostrare la circoscritta diminuzione di ipoecogene all'ecografia c ipodense alla TC.
spessore del tessuto adiposo sottocutaneo e l'indennità dei
muscoli sottostanti. quale si può identificare un debole c.e. periferico nelle scan-
Nella cellulite, la flogosi del tessuto adiposo determina sioni tardive. Rilievo patognomonico (ma non sempre pre-
in genere un aumento diffuso e marcato dell'ecogenicità sente!) è la dimOstrazione di bolle gassose frammiste alla
dei lobuli adiposi con una parallela riduzione dell'intensità componente fluida. La RM, nelle sequenze T2-pesate, con-
del segnale alla RM nelle sequenze TI-pesate. sente di ottenere una precisa definizione dei rapporti tra la
La fascite nodulare, lesione reattiva del tessuto fibro- raceolta (e il tessuto di granulazione circostante) e le strut-
so localizzata preferenzialmente agli arti superiori (super- ture anatomiche locoregionali.
ficie volare dell'avambraccio), ha carattere espansivo a
rapido accrescimento, contiene collagene e sostanza muci-
nosa mista a mio- e fibroblasti, e può determinare periosti-
te reattiva e compressione estrinseca delle strutture nervofi
se e vascolari. All'ecografia assume aspetto di una massa
ipoecogena dalle caratteristiche aspecifiche; alla RM pre-
senta segnale intermediofibasso nelle sequenze T2-pesate.
I:elastofibroma del dorso è una lesione psudotumora-
le a lenta crescita, spesso bilaterale, semilunare, a margini
irregolari e sfumati, composta da una commistione di tes-
suto fibroelastico e adiposo, che si localizza tipicamente
(99% dei casi) lungo la superficie posterolaterale della
parete toracica, tra il piano dei muscoli estrinseci del dorso
e la scapola. !:alternarsi di piani di tessuto fibroso e adi-
poso gli conferiscono un tipico aspetto striato all' ecogra-
fia, alla TC e alla RM (fig. XXXVJ.S).
La presenza di raccolte ascessuali nel contesto delle par-
ti molli è di solito sospettabile sulla base del quadro clinico
e bioumorale. Lo studio per immagini ha il compito di vi-
sualizzare la raccolta e identificare la possibile fonte del-
l'infezione, spesso sostenuta dall'impianto di materiale profi
tesico o dà flogosi di pertinenza muscolare o ossea (ascessi
ossifluenti, osteomieliti). !:ecografia individua di norma la
raccolta fluida, a margini irregolari, mal definibili, ed eco-
struttura spesso corpuscolata con echi in sospensione mobi-
lizzabili alla pressione con il trasduttore (fig. XXXVI.9A). Fig. XXXVI.9. Raccolta ascessuale fistolizzata con la cute in pazien-
Il e ilpower-Doppler (fig. XXXVI.9B) possono con- te con impianto di retina per ernia inguinale. A: la scansione ecotomo-
grafica evidenzia la raccolta sottocutanea ipoecogena (punte di frec-
sentire di differenziare la natura trasudatizia della raccolta cia), a margini irregolari e mal definiti, a ecostruttu'ra corpuscolata,
(ipovascolarità1) da quella flogistica o infettiva (pareti iperfi estendentesi dalla retina (frecce) verso la cute. B: il color-Doppler con-
vascolari!). Alla TC l'aspetto è di una lesione a densità li- sente di dimostrare l'ipervuscolarizzazione delle pareti in rapporto
quida corpuscolata, a volte con livelli fluido-fluido, nella al! 'iperemia associata al processo settico.
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788 capuozo xxxv1 .(:f.r ·
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l
La ricerca-di corpi estranei penetrati nel contesto 9. Tumori delle parti molli '
delle parti molli a seguito di trauma, spesso per.moti-
vi professionali, e la loro localizzazione precisa-a fini I tumori benigni sono comuni e hanno frequenza
preoperatori è possibile con una certa facilità con l'e- circa cento volte maggiore di quelli maligni. Lo stu-
same diretto radiografico quando questi sono radio- dio per immagini si prefigge di definire:
pachi (sChegge di proiettili e pallini da caccia, per i
quali, peraltro, elemento di disturbo è il numero fre- - volume, sede, rapporto della lesione con i
quentemente elevato; frammenti di aghi). Per l'indivi- timenti adiacenti (la chirurgia di queste affezioni
duazione dei corpi estranei radiotrasparenti (fram- interviene per lo più sull'intero compartimento!);
menti di vetro a basso contenuto di piombo, schegge - l'eventuale invasione dell'osso e del fascio neuro-
di legno, punte di grafite) si rende indispensabile il vascolare;
ricorso ali' ecografia. - la natura benigna o maligna;
- la presenza di metastatizzazione;
L: ecografia (fig. XXXVI.lO) identifica i corpi estranei - la comparsa di recidiva.
come formazioni iperecogene con cono d'ombra L'iter diagnostico principia di norma con l'eco-
re (frammenti di legno e di plastica) o riverberazioni grafia; il ricorso alla TC e, ancor più, alla RM è tutta-
menti metallici e di vetro), talora con circostante alone
ipoecogeno sfumato di natura flogisticogranulomatosa. via indispensabile per meglio precisare l'estensione
Uno studio compiuto consente di precisarne il rappoito con locale della lesione e identificare eventuali segni di
le strutture adiacenti (vasi, nervi), di identificare eventuali malignità (aspetto disomogeneo! margini sfumati e
complicanze (tenosinovite settica da penetrazione del irregolari! edema perilesionale! coinvolgimento del-
corpo estraneo nelle guaine dei tendini flessori delle· dita!), l'osso e del fascio neurovascolare, parametri impor-
e di definire la via di accesso chirurgica più diretta e age- ·tanti nel giudizio di resecabilità!). La differenziazione
vole per la loro rimozione. della natura benigna o maligna è comunque difficile
per le lesioni di piccole dimensioni: in proposito, la
Per i corpi estranei profondi e per quelli indovati biopsia percutanea o può essere diri-
nel contesto viscerale, i tradizionali metodi radiosco- mente. L'angiografia e l possono rendersi
pici e radiografici di localizzazione sono necessarie per la definizione analitica del coinvolgi-
mente sostituiti dalla TC. mento vasale.
Nel dopo trattamento chirurgico o
radioterapico, la RM rende talora possibile la distin-
zione tra recidiva (segnale elevato nelle sequenze T2-
pesate!) e tessuto fibroso maturo (basso segnale!). Più
incerto è, invece, specialmente dopo radioterapia, il
riconoscimento del tessuto fibroso immaturo (segna-
le elevato nelle sequenze analogamente alla
neoplasia!).
In termini istopatologici, lo studio per immagini è
in grado di offrire una diagnosi «tessuto-specifica}) in
circa dei casi, poiché alcuni tipi di neopla-
sie della linea adiposa, fibrosa e vascolare presentano
caratteristiche peculiari. Il perfezionamento dei tra-
sduttori ad alta risoluzione e delle bobine di superfi-
cie apre comunque nuove e interessanti prospettive
Fig. XXXVI.IO. Corpo cstmneo. Ecotomografia della mano (in alto). nello studio dei tumori cutanei con ecografia e RM.
!.;esame radiografico eseguito in precedenza era risultato negativo, ma
la scansionc ccotomografica ha evidenziato con precisione una forma-
zione ipcrccogcna di aspetto lineare (punte di freccia), di 13 mm di TUMORI DEL TESSUTO ADIPOSO
lunghezza, situata nel contesto del tessuto sottocutanco. L'esatta loca-
lizzazione del corpo estraneo è risultata essenziale per poterlo rimuo-
I lipomi, superficiali (sottocutanei) e profondi (in
vere con il minimo danno tessutalc. Tmttavasi di una scheggia di legno genere e intramuscolari), sono tumori mesenchimali
(in basso). benigni costituiti da tessuto adiposo maturo con possibile
....L.

parti molli 789

commistione di tessuto fibroso. Benchè l'analisi dell'eco-


struttura possa consentire una diagnosi presuntiva, le pos-
sibilità di caratterizzazione tessutale dell'ecografia sono
inferiori a quelle della TC e della RM (fig. XXXVI.ll ),
che identificano selettivamente il grasso in base al Valore
densitometrico (tra e -120 UH) o all'intensità del
segnale (iperintensità nelle sequenze Il-pesate; picco di
segnale _del grasso sopprimibile con particolari algoritmi).
Nella lipomatosi diffusa congenita e nella malattia di
Madelung (associazione con alcoolismo o epatopatia) si ha
talora accrescimento anormale del tessuto adiposo maturo
che infiltra gli spazi connettivali degli arti e del tronco in
modo simmetrico (fig. XXXVI.12). Istotipo particolare è
costituito dall'ibernoma, originante da residui di grasso Fig.XXXVI.l2. Lipomato5i di Madelung. Scansi one trasversale aRM
bruno commisti ad adipociti maturi, che si localizza prefe- della base del collo con sequenza TI-pesata. Da entrambi i lati, con
decisa simmetria, è individuabile l'abnorme sviluppo di tessuto adipo-
renzialmente nel collo e lungo la parete addominale poste-
so (segnale elevato!) sia negli spazi superficiali che in quelli profondi.
riore. L'entità delle due componenti ne influenza l'aspetto:
se la quantità di grasso bruno è alta, alla RM l'intensità del
segnale è bassa nelle sequenze T1 -pesate e alta in quelle segnale di intensità intermedia o bassa nelle sequenze TI-
T2-pesate; alla TC, il valore densitometrico è maggiore di pesate, bassa in quelle T2-pcsate. Del tutto aspecifico è l'a-
quello del tessuto sottocutaneo. spetto deifibrosarcomi, che si presentano in forma di mas-
Le lesioni maligne, il liposarcoma e il lipoblastoma sa fortemente disomogenea (aree di necrosil).
(età pediatrica!), possono essere difficilmente distinguibili, Lefibromatosi superficiali e profonde costituiscono
nelle forme ben differenziate, dalle lesioni benigne. Rilievi un ampio gruppo di lesioni della linea fibroblastica, talora
importanti sono la presenza di setti prominenti o di nodu- con caratteri localmente infiltranti ma comunque prive di
lazioni tumorali che solcano la matrice adiposa del tumore. potenziale metastatico. Tra le prime assumono rilievo la
Diversamente dalle precedenti, i liposarcomi mixoide e fibromatosi dell'aponeurosi palmare della mano (malattia
pleiomorfico non contengono grosse quantità di tessuto di Dupuytren) e piantare del piede (malattia di Ledderho-
adiposo; quando presente, questo è in genere localizzato se), nello studio delle quali l'ecografia ad alta risoluzione e
focalmente o configurato in strie lineari, occupando meno la RM offrono valide prospettive. Le seconde interessano
del25% del volume tumorale. Illiposarcoma mixoide può le strutture fasciali e muscoloaponeurotiche, con localizza-
assumere aspetto fortemente disomogeneo, tale da simula- zione prevalente negli arti inferiori, nella spalla e nella
re una lesione cistica alla RM (fig. XXXVI. B). parete addominale (tumore desmoide). Le caratteristiche di
queste lesioni sono modulate dal rapporto tra componente
TUMORI DEL TESSUTO FIBROSO
I fibromi, lesioni rare costituite da proliferazione di
fibroblasti in una matrice di collagene, presentano alla RM

Fig. XXXVI.13. Liposarcoma mixoide della coscia. La scansione a


RM con sequenza TI-pesata prima (A) e dopo iniezione e. v. di MdC
paramagnctico (B), e con sequenza T2-pesata (C), evidenzia una volu-
minosa neofonnazione solida che disloca i muscoli retto e vasto inter-
medio da un lato c il vasto media! e dall'altro. La neoformazione, che
nella scansionc TI-pesata ha segnale alquanto disomogeneo ma di
intensità pressoché analoga a quella dei muscoli adiacenti (si osservi
Fig. XXXVI.! l. Lipoma intramuscolare sottofasciale. La scansionc nel suo contesto l'assenza di aree di segnale riferibili a tessuto adipo-
ecotomografica (a sinistra) evidenzia nel muscolo retto femorale una so), diviene marcatamente iperintcnsa nella scansione T2-pcsata, la
neoformazione ovoidale (frecce) a ecostruttura solida ipoecogena, nel quale pone in particolare evidenza i margini policiclici e la presenza di
cui contesto è bene apprezzabile una serie di echi lineari disposti oriz- sottili setti stromali ipointensi. Il c.e. è precoce c intenso. Nel com-
n
zontalmente di aspetto simile a quelli del tessuto adiposo. La TC (a plesso la RM consente una accurata definizione dei rapporti della
li destra), documentandone i valori dcnsitometrici negativi, consente di ncoformazione con !c strutture contigue, in particolare con i vasi
caratterizzarne la natura lipomatosa. femorali e con la corticale diafisaria del femore.
790 Capitolo XXXVI

cellulare e collagene: nelle forme a prevalenza cellulare, la so lento, Io studio per immagini è essenziale in quanto la
RM evidenzia segnale disomogeneo, di intensità intenne- scelta terapeutica è condizionata dalla valutazione dell'e.
dia sia nelle sequenze TI- che in quelle T2-pesate, con c.e. modinamica e dell'estensione della malformazione. I: eco.
scarso. grafia evidenzia una lesione disomogeneamente ecogena
che pu'ò infiltrare cute e muscoli, talora con tleboliti (fig:
ANGIOMI E MALFORMAZIONI ARTEROVENOSE
XXXVI. l SA e B), nel contesto della quale il color-Doppler
dimostra vasi dilatati con flusso venosa a bassa velocità. La
Gli angiomi sono tumori benigni dell'infanzia caratte- lesione, a causa di fenomeni emorragici e trombotici, appa-
rizzati da fasi proliferative dell'endotelio con successiva in- re rispettivamente ipodensa alla TC e con segnale di inten-
voluzione lenta e spontanea. Possono esseresuperjìciali, li- sità variabile alla RM (fig. XXXVI.l5C). I.: angiografia tro-
mitati alla cute, o profondi, estendentisi nel sottocutaneo e va indicazione in previsione di intervento chirurgico. La fle.
nel muscolo sino a raggiungere dimensioni cospicue. Se ne bografia diretta è l'approccio migliore per la definizione ana-
distinguono forme tuberose, cavernomatose o miste. Ali' e- tomica della lesione prima dell'iniezione di sostanze scie-
cografia si manifestano in forma di lesioni di tipo misto, ipe- rasanti. Nelle malformazioni arterovenose a flusso rapido,
recogene con lacune ipoecogene (fig. XXXVI.l4), ma con nelle quali si ha anomala comunicazione tra arteria e vena
l'aumentare delle dimensioni tendono ad assumere aspetto senza interposizione di un letto capillare, l'ecografia e le tec-
ipoecogeno, pluriconcamerato, con sepimentazioni interne. niche Doppler evidenziano in genere una lesione espansiva
Il color-Doppler dimostra la presenza di vasi dilatati a de- disomogenea per la presenza di un groviglio di vasi all'in-
corso tortuoso con tracciato velocimetrico a bassa velocità, terno dei quali si rileva flusso a elevata velocità (fig. XXX-
di tipo arterioso (a bassa resistenza) o venosa. TC e RM de- VI.16). Alla RM, a causa delle velocità elevate e della tur-
limitano validamente la lesione, che spesso assume aspetto bolenza del sangue, l'intensità del segnale è bassa sia nelle
infiltrativo. Nella fase proliferativa, la TC evidenzia una sequenze Tl- che in quelle T2-pesate, ma non in quelle an-
massa omogenea con c.e. intenso e persistente, spesso con gio-RM. I.: angiografia selettiva e superselettiva, spesso ne-
struttura lobulare; nella fase involuti va, una massa disomo- cessaria per dimostrare la reale estensione della malforma-
genea con c.e. moderato. Alla RM, la massa ha segnale di zione, dimostra la dilatazione e l'allungamento delle arterie
intensità intermedia nelle sequenze TI-pesate, alta in quel- afferenti, con opacizzazione precoce delle vene di drenag-
le T2-pesate. In presenza di componenti emorragiche o di gio dilatate (fig. XXXVI.l6B e C).
depositi adip·osi il segnale può essere più alto nelle sequen-
ze TI-pesate. L: angiografia trova indicazione nei casi di in- TUMORI DELLA CUTE
sufficienza cardiaca secondaria ad angiomatosi multipla o
in fase preliminare all'embolizzazione. Un cenno a sé merita il melanoma, del quale l'ecogra-
Le malfOrmazioni arterovenose, costituite da vasi di- fia di superficie, eseguita con trasduttori di frequenza com-
splastici senza proliferazione endotèliale, possono presen- presa tra 15 .e 20 MHz (mai comunque inferiore IO
tare flusso lento o rapido. Nelle malformazioni venose ajlus-

Fig. XXXVI.l5. Malformazione arterovenosa dell'avambraccio a


flusso lento. L'ecografia evidenzia nel contesto dei muscoli dell'avam-
braccio (A) un'estesa neoformazione (punte di freccia) a margini hre·
Fig. XXXVI.14. Angioma dei tessuti molli in un neonato. La lesione, go lari. La lesione, mal delimitabile, ha eco struttura iperecogena e con·
situata nel collo, assume allo studio ccotomografico l'aspetto di una tiene vasi a decorso tortuoso e irregolare e piccole calcificazioni rife-
voluminosa neoformazionc solida (frecce), di consistenza molle e ribili a fleboliti (B- frecce). La scansione coronale a RM con sequcn·

j
aspetto infiltrante, con ecostruttura di tipo misto ma tendenzialmente za T2-pesata (C) dimostra la presenza di ectasie vascolari multiple a
iperecogena e con aree ipoecogene interne tendenti alla confluenza. segnale elevato (flusso lento di tipo venoso!).
Parti molli 791

Fig. XXXVI.I 7. Melanoma. La scansi one ecotomografica ad alta riso-


luzione della coscia (trasduttore da 20 MHz!) consente una precisa
valutazione dell'estcmsione in profondità della lesione nodularc neo-
plastica ipoecogena a margini irregolari (freccia). Si confrontino le
dimensioni della lesione con la scala di riferimento.

Fig.XXXVI.I6. Malformazione arterovenosa della coscia a flusso assume importanza prognostica in quanto la sopravvivenza
rapido. L'ecografia con tecnica color-Doppler (A) evidenzia nel conte- a 5 anni è inversamente proporzionale alla profondità di
sto dei tessuti molli della coscia un gomitolo di vasi tortuosi (asteri- sviluppo della lesione: 99% se questa è inferiore a l mm,
schi) con segnali di flusso caratterizzati da velocità molto elevate e tur-
bolenze; nel piano di scansione sono apprezzabili l'arteria afferente 50% se è superiore a 3 mm. V'è inoltre correlazione tra
(punte di freccia) e le vene di drenaggio (frecce). L'angiografia selet- spessore del melanoma e grado di vascolarizzazione al
tiva dell'arteria femorale (B, C) consente una compiuta color-Doppler: la prima fase di sviluppo radiale della lesio-
zionc morfologica della lesione documentando l'origine dell'arteria ne è infatti avascolare, mentre la fase di crescita in profon-
afferente (punta di freccia), che appare alquanto dilatata, e lo scarico dità si associa a un'attiva neoangiogenesi ben rilevabile per
venoso in numerosi collettori a precoce opacizzazione (frecce). lesioni di spessore superiore a 0,9 mm. Il rilievo di segnali
di flusso può assumere significato prognostico in quanto la
MHz!), consente di valutare l'estensione con accuratezza crescita in profondità della lesione comporta una metasta-
molto elevata (fig. XXXVI.l7). L'aspetto usuale è quello di tizzazione precoce e una frequenza maggiore di recidive.
una lesione ipoecogena omogenea, ben contrastata e deli- Nel sarcoma di Kaposi, affezione a interessamento
mitata in profondità dal derma iperecogeno. Benchè la rea- cutaneo-mucosa e viscerale riscontrabile in soggetti immu-
zione flogistica spesso presente in sede peritumoràle possa nedepressi (trapianto d'organo!. terapia immunosoppressi-
causare una lieve sovrastima delle dimensioni della lesione, va! infezione da HIV!), l'ecotomografia di superficie e il
v'è ottima correlazione tra reperti ecografici e istologici color-Doppler assumono ruolo importante nella valutazio-
nella misurazione dell'estensione in profondità della lesio- ne della risposta alla terapia con farmaci antivirali (ridu-
ne tumorale (con accuratezza del 96%). Tale rilevazione zione della vascolarizzazione! diminuzione dello spessore
delle lesioni!).

J
CAPITOLO XXXVII

MAMMELLA
FRANCESCO SARDANELLI

V'è consenso pressoché unanime sulla triade ca ottimale e valutata da due differenti radiologi dedicati
«mammografia, ecografia, agobiopsia» (quest'ultima (doppia lettura!)- consente l'individuazione del carcinoma
eseguita sotto guida mammografica o ecografica) in fase infraclinica nel 95% dci casi. Nell'ultimo decennio
quale protocollo di riferimento nello studio della pato- sono emerse evidenze a favore della possibilità di ottenere
un utile anticipo diagnostico anche nelle donne di età com-
logia mammaria. In situazioni specifiche trovano pre- presa tra 40 e 50 anni mediante mammografia annuale.
cisa indicazione la galattografia (mammella secernen- Su tali basi, laddove non sono in atto programmi di scree-
te!) e la RM (sospetta recidiva! multifocalità tumorale! ning, va aumentando la richiesta «individuale>l di indagini
protesi mammarie!). Poco comune è il ricorso alla TC. mammograflche da parte di donne asintomatiche (screening
La diagnostica radioisotopica apporta informazioni spontaneo). Non vi sono sufficienti evidenze in favore del-
preziose per la stadiazione linfonodale dei tumori l'utilizzo sistematico dell'ecografia nella donna asintomati-
mammari (linfonodo sentinella!). Nessun ruolo è ca, neppure in età giovanile. L'autopalpazione mensile del
modernamente attribuito alla termografìa (soprattutto seno e la visita senologica annuale sono senz'altro racco-
per l'elevato numero di falsi negativi e positivi). mandabi!i ma, dopo i 40 anni di età, non possono sostituire
il controllo mammografico periodico.
La moderna senologia ha quale campo fondamentale
d'azione il carcinoma mammario, neoplasia di grande rile-
vanza epidemiologica, che colpisce nei paesi europei una l. Mammografia
donna su 10-14 (con incidenza, dopo i 45 anni, di l-1,5
nuovi casi ogni l 000 donne per anno) e si manifesta clini- È la tecnica cardine della diagnostica
camente solo 6-8 anni dopo l'insorgenza. Non essendo gica. È opportuno osservare, in proposito, che nessu-
attuabile alcuna prevenzione primaria, l'unica strategia per- na altra indagine ha reali possibilità di identificare
seguibile è la prevenzione secondaria, cioè la diagnosi pre- reperti quali le microcalcificazioni e le distorsioni del-
coce: arma fondamentale, in proposito, è la mammografìa. l 'architettonica mammaria che possono rappresentare
Due differenti situazioni si prospettano: la donna sinto- l'unica «spia>) di un tumore asintomatico. Dopo i 35
matica (nodulo palpabilcl) e la donna asintomatica. anni di età, come sopra detto, la mammografia è l'in-
Nella donna sintomatica:
dagine di prima istanza, sia nella donna sintomatica
l'approccio diagnostico di prima istanza ha luogo di (mammografia clinica), sia in quella asintomatica
norma mediante mammografia dopo i 35 anni di età,
(mammografia di screening, programmato o sponta-
mediante ecografia in età antecedente;
neo).
la negatività della prima indagine impone l'esecuzione
dell'indagine complementare (ecografia dopo i 35 anni, Negli ultimi decenni l'evoluzione tecnologica dell'ap-
mammografta in età antecedente); parecchiatura «dedicata» con la quale è obbligatoriamente
in caso di ulteriore negatività verrà considerata l'ago- realizzata l'indagine, il mammografo, ha progressivamente
biopsia del reperto palpabile. ridotto la dose di raggi X somministrata al tessuto ghiando-
Nella donna asintomatica l'effettuazione di controlli lare e migliorato h qualità dell'immagine, consentendo di
mammografici periodici (screening programmato) consentq valutare con attendibilità molti dei quadri in passato eti-
diagnosi e terapia precoci con probabilità di guarigioni chettati puramente come <<seno denso a scarso contrasto
significativamente più elevata. L'utilità dello screening è radiologico». Ciò ha praticamente annullato le indicazioni
dimostrata per le donne di età compresa tra 50 e 70 anni, della xeromammografia, con l'uso della quale, a fronte di
nelle quali la mammografia biennale- eseguita con tecni- una dose di raggi X significativamente superiore, non si ha
794 Capitolo XXXVII

più effettivo vantaggio diagnostico. Anche la valutazione craniale, sì da renderlo perpendicolare al maggior asse dei
dei rapporti tra neoplasia e parete toracica, un tempo campo corpo ghiandolare e minimizzare le sovrapposizioni. Il
di specifica applicazione della xeromammografia, è moder- «campo di vista» è esteso alla regione ascellare, ad ampia
namente realizzata mediante RM (o TC). parte del muscolo pettorale (il cui contorno anteriore
dovrebbe «Uscire» dal mammogramma a livello di una linea
orizzontale passante per il capezzolo) e al solco sottomam.
1.1. Tecnica mammografica
mario (fig. XXXVII. lA): ciò consente una valutazione etti-
L'esecuzione della mammografia richiede partico- male dei quadranti esterni e del prolungamento ascellare.
lare attenzione non solo tecnica ma anche psicologica, La proiezione cranio-caudale (CC) è realizzata «stirandol>
sì che possa stabilirsi una relazione di fiducia tra l'e- in avanti la mammella in modo da visualizzare, se possibi-
le, il contorno del muscolo pettorale (fig. XXXVII.lB) e
secutore e la paziente. Importante, in proposito, la pre-
l'intera porzione prepettorale dei quadranti interni.
liminare informazione della necessità di comprimere Nella donna sintomatica, o in caso di dubbio diagnosti-
la mammella <<per vedere meglio e con meno raggi». co, la mammografia biproiettiva bilaterale potrà essere
In età fertile l'osservanza della regola dei dieci giorni, completata con ulteriori proiezioni c tecniche complemen-
oltre ai vantaggi protezionistici (v. paragrafo 1.5.4), tari. La proiezione (LM) è spesso utile in
consentirà di evitare la congestione ghiandolare pre- presenza di piccoli reperti ai quadranti interni (che la mag-
mestruale che rende la compressione più dolorosa e giore vicinanza alla cassetta renderà più definiti). Può, inol-
meno efficace. tre, rivelarsi utile per il chirurgo o il radioterapista in fase di
programmazione del trattamento. Grande importanza assu-
Il mammografo è una apparecchiatura finalizzata a
ottimizzare il rapporto tra vantaggio diagnostico e costo
biologico nello studio radiografico della mammella. Spe-
ciali dispositivi permettono di distendere al massimo la
regione radiografata e comprimerla riducendone lo spesso-
re. 11 fascio radiante è opportunamente collimato. Le mac-
chie focali hanno piccole dimensioni: 0,3x0,3 mm quella
principale; O,lxO,l mm quella accessoria, un vero <<micro-
fuoco)} che permette di realizzare ingrandimenti diretti di
immagine 1,5-2x molto utili, ad esempio, nella valutazione
delle microcalcificazioni. Le caratteristiche spettrali del
fascio radiante (25-35 kVp) sono ottimizzate con opportune
combinaZioni tra anodo (in molibdeno, tungsteno o rodi o) e
filtro (in molibdeno, tungsteno, radio o palladio). Dispositi-
vi automatici selezionano i valori ottimali di kVp, mA e
tempo di esposizione (e in taluni casi anche la combinazio-
ne anodo/filtro più opportuna) in base allivello di compres-
sione della mammella e ai dati rilevati da una camera di
ionizzazione. Il sistema di registrazione è costituito da una
pellicola fotografica emulsionata su una sola faccia e uno
schermo di rinforzo singolo. La griglia antidiffusione, di
tipo mobile, riduce la radiazione diffusa.

Radiograficamente, nell'indicazione della sede di Fig. XXXVII.I. Mammografia biproiettiva: proiezione medio-laterale
obliqua (A) e cranio-caudale (B). La proiezione latero-mediale,
un reperto è utilizzato il classico schema «a quattro secondo i moderni canoni mammografici, è utilizzata come comple-
quadranti>> con riferimento alla regione retroareolare: mento in soggetto sintomatico o in caso di dubbio diagnostico. Il qua·
superoesterno (QSE), inferoesterno (QIE), inferointer- dro mammografico è di tipo misto parzialmente involuto (v. paragrafo
no (QII), superointerno (QSI). Dal QSE sì diparte il XXXV11.1.2). Si osservino in A: l'ampia porzione della regione ascel-
prolungamento ascellare della ghiandola mammaria. lare visualizzata al di sotto del muscolo pettorale (asterischi), corretta-
mente rappresentato (freccia lunga) fino a una linea orizzontale passante
per la regione areolare; la visuali nazione del solco sottomammado (free·
Nella tionna asintomatica l'indagine è eseguita con eia corta); la presenza, in sede ascellare profonda, di alcuni linfonodi
tecnica standardizzata (mammografia biproiettiva bilatera- privi di significato patologico (punta di freccia). In B è ben evidente il
le). La proiezione mediowlaterale obliqua (MLO) è realiz- contorno del muscolo pettorale (asterisco), che attesta la massima rap-
zata inclinando il fascio di raggi X di 45° in senso caudo- presentazione della porzione prepettorale dei quadranti interni.
Mammella 795

1.2. Anatomia mammografica


La mammografia sarà sempre valutata sulla base
dell'esame clinico, utilmente realizzato- dopo la fase
ispettiva (asimmetrie! retrazione cutanea! pelle a buc-
cia d'arancia!) - «con le mani sulle mammelle e gli
occhi sulla mammografJaì>. In ciascun mammogram-
ma saranno valutati: il capezzolo, la linea cutanea
(con il normale ispessimento areolare); lo spazio
radiotrasparente sottocutaneo; il corpo ghiandolare
(o i suoi residui); lo spazio radiotrasparente retro-
ghiimdolare (possibile sede di lesioni tumorali!); i
piani muscolari.
La morfologia ghiandolare e il rapporto quantitati-
vo con il tessuto adiposo determinano un'ampia varia-
bilità individuale - e, nello stesso soggetto, con l'età -
del quadro mammografico normale. Sono individua-
bili tre aspetti principali: radiotrasparente, misto e
denso (fig. XXXVIIJ). La progressiva fisiologica
involuzione adiposa della mammella rende ragione del
più frequente riscontro in età post-menopausale di
Fig. XXXVII,2, Utilità della compressione mirata con ingrandimento quadri radiotrasparenti.
diretto. Nel mammogramma cranio-caudale (A) è visibile una piccola
formazione radi opaca a margini stella ti proiettantesi in sede rctroareo- La correlazione tra età e quadro mammografico non è
larc (punta di freccia), le cui caratteristiche di distorsione dell'archi- assoluta ed è complicata dal diffuso ricorso alla terapia
tettonica ghiandolare ne rendono sospetta la natura tumorale. Il com-
plemento con compressione mirata e ingrandimento diretto 1,6x (B),
ormonale sostitutiva postmenopausale che rallenta e
diminuendo focalmente lo spessore della mammella e dislocando alla ta inverte il processo involutivo. In linea di principio, pos-
periferia i tralci fibrosi e ghiandolari, «risolve)) il reperto dimostran- sono essere considerati normali sia quadri radiotrasparenti
done l'aspetto di tenue opacità di tipo ghiandolare a margini regolari in donne con meno di 40 anni di età, sia quadri densi in
(punta di freccia). donne con oltre 60-70 anni di età.

Nel mammogramma vanno attentamente ricercati


mono talora la compressione mirata e l'ingrandimento
(fig. XXXV!l.4)·. il capezzolo; la linea cutanea (piut-
diretto (ftg. XXXVII.2). La compressione mirata, in parti-
colare, diminuendo focalmente lo spessore della mammel- tosto densa, di spessore regolare ma leggermente mag-
la, disloca alla periferia masserelle ghiandolari o tralci giore a livello areolare); lo spazio sottocutaneo (radio-
fibrosi che mascherano (o <<creano»!) il presunto reperto. logicamente meno denso rispetto alla linea cutanea); il
I: esperienza pratica dimostra che molte ecografte mamma- tessuto ghiandolare (descrive, nel complesso, un
rie sono effettuate nel tentativo, spesso non conclusivo, di gola a base posteriore, con opacità disomogenee per
chiarire dubbi che il complemento mammografico imme- l'alternanza nel suo contesto di aree adipose e fibro-
diato avrebbe risolto. se); i piani muscolari.
Nelle donne con protesi mammarie radiopache (silico-
ne!), la proiezione di Ek.Jund (protesi «spinta>> verso la La variabilità del quadro mammografico ha indotto -
parete toracica, fuori dal campo di vista) consente la valuta- per molti anni - a descrizioni fantasiose di quadri del tutto
zione del parenchima ghiandolare eventualmente situato al nonnali. Esistono almeno 40 sinonimi per la cosiddetta
davanti della protesi. «mastopatia fibrocistica» (Roebuck, 1990), termine tra i più
abusati, oggi interpretabile (con l'eccezione dei quadri
Oltre i limiti della presente trattazione è il tema dei con- associati a macrocisti dolenti) come semplice variante del
trolli di qualità, divenuti obbligo di legge- non solo per la normale. Sono quadri del tutto normali anche quelli con
mammografta!- in virtù del recente DL 230/95. Un pro- pressoché totale involuzione adiposa, o con componente
gramma efficace dovrebbe comprendere, in particolare, ghiandolare micro-, macra- o polinodulare, o con compo-
controlli quotidiani del ciclo di sviluppo, della riproducibi- nente ghiandolare compatta (v. fig. XXXVIIJ).
lità del controllo automatico dell'esposizione e degli scarti
radiografici. La «lettura>> della mammografia richiede accorgi-
796 Capitolo XXXVfl

Fig. XXXVII.3. I tre aspetti principali dd quadro mammografico: A- radiotrasparenle, con minimi tralci fibrosi apprezzabili nel contesto adi-
poso largamente prevalente; B- misto, con commistione di arce radiotrasparenti adipose e di aree opache ghiandolari (con aspetlo prevalente-
mente micronodulare nel caso considerato); C- denso, con confluenza delle arce ghiandolari in quasi tutto l'ambito mammario. Nella pratica
mammografica si osservano frequentemente quadri intermedi di tipo (<prevalentemente radiotrasparente» o <<prevalentemente denso», come pure
varianti micro- o macronodulari. L: eclatante molteplicità dei quadri mammografici esprime la variabilità biologica dell'architetlura della ghian-
dola c nel contempo della sua velocità di involuzione.

menti particolari: diafanoscopi dedicati, lente possibilità di comparare la mammografia in osserva-


grandimento, spot a luminosità regolabile, analisi zione con indagini eseguite in precedenza.
gressiva e comparata delle due mammelle alla ricerca In ogni caso, anche dal punto di vista della tecnica
di asimmetrie strutturali. Del tutto fondamentale è la di esecuzione, vale l'affermazione di Charles Gros, il
padre della mammografia, che «la mammografia nm1
tollera la mediocrità, altrimenti diviene pericolosa>>.
È in atto una progressiva evoluzione della mammografia
verso la tecnologia digitale (v. paragrafo VIA). La digitaliz-
zazione dell'immagine ma·mmografica apporta, di per sé,
vantaggi modesti c limitati alla valutazione delle microcalci-
ficazioni, 111a la mammografia digitale indiretta consiste-
ma di deteZione a fosfòri fotostimolabili consente di ottene-
re mammogrammi di ottima qualità, passibili di importanti
elaborazioni (contrasto e ingrandimento!), con dose di raggi
X ridotta. Prospettive più significative offre la mammogra-
fia digitale diretta con sistema di delezione costituito da una
matrice di transistori in grado di convertire direttamente i rag·
gi X in segnali elettrici: abolizione della cassetta radiografi·
ca con conseguente riduzione dei tempi di esecuzione del-
l'indagine; dose di raggi X ancor più limitata; elaborazione
computerizzata dell'immagine; arrìpio risparmio economico
nei programmi di scrcening, potendo essere evitata nel95%
delle indagini la stampa delle immagini.
Fig. XXXVII.4. Mammografia in proiezione cranio-caudale (a sini- Programmi di diagnosi assistita dal computer connessi
stra) e latcro-mcdialc (a destra). Sono ben apprezzabili: la cute (C) sot- alle tecniche digitali sembrano in grado di incrementare la
to forma di linea tenucmcntc radiopaca sottile c regolare; l'ispcssimcnto sensibilità nella lettura dell'indagine. La decisione finale
cutaneo areolare (A); il tessuto sottocutanco (S) relativamente radio-
trasparente; alcuni rami vasai i (frecce); numerosi tralci fibrosi (punte
spetta sempre all'uomo e non alla macchina, ma la «secon-
di freccia) tra i quali è distribuito il parcnchima ghiandolare· {tenue- da opinione» espressa dal computer potrà probabilmente
mente radiopaco) e il tessuto adiposo (radiotrasparcnte). L'asterisco è sostituire ncllo screcning la «seconda lettura» effettuata da
posto in corrispondenza del capezzolo (non visibile nella riproduzione un secondo radiologo! Lettura e refcrtazione mammografi-
tipografica). La freccia curva indica i piani muscolari parietali, ca sono effettuate in stazioni di lavoro con video ad alta
Mammella 797

risoluzione, accesso in tempo reale agli archivi elettronici, mammella, possono essere centrijì1ghe e centripete. Le
utilizzo di programmi dedicati ·(reti neurali artificiali!). prime sono di norma associate alla presenza di lesioni
espansive benigne (lipomi, cisti, fibroadenomi); le
1.3. Semeiotica mammografica seconde, che assumono aspetto di formazioni stellate
senza nucleo centrale radi opaco, possono correlarsi sia
Sul mammogramma verranno ricercati tre tipi fon-
a lesioni benigne (scleroadenosi e «radiai scam), sia a
damentali di anomalie isolate o variamente associate
lesioni maligne (carcinoma scirroso in fase iniziale).
tra loro, spesso riconoscibili come asimmetrie rispetto
Linterruzione delle strie al centro della distorsione
alla mammella contro laterale: lesioni nodulari, distor-
sioni architettoniche, calcificazioni.
Le lesioni nodulari radiotrasparellti e miste sono
di norma espressive di lesioni benigne: le prime per lo
più di lipoma (fig. XXXVII.5C), cisti lipoidea e galat-
tocele; le seconde di fibroadenolipoma, linfonodi
intramammari (più frequenti nel QSE!) ed ematoma.
Le lesioni nodulari radiopache possono essere
correlate sia a lesioni benigne che maligne. È oppor-
tuno sottolineare che, in una frazione significativa di
casi, la mammografia - da sola - non è in grado di
consentire la diagnosi di natura del reperto, obbligan-
do alla prosecuzione dell'iter, talvolta fino alla biopsia
escissionale.

Le lesioni nodulari circoscritte hanno margini regolari,


spesso bardati da un alone radiotrasparente (il cosiddetto
m·Ietto di sicurezza), ma ciò non può di per sé indurre a con-
siderarle sempre benigne (l'orletto di sicurezza, ad esem-
pio, intorno a lesioni circoscritte immerse nel tessuto adipo*
so può essere la pura e semplice risultante di un effetto otti-
co opacità/trasparenza). Anche la regola che correla il gra-
do di opacità alla possibile malignità della lesione ha fre-
quenti eccezioni. Cisti (rotondeggianti o ovalarì, a margini
netti e regolari, ma talora agglomerate «a grappolo» simu-
lante un'unica formazione polilobata!) e fibroadenomi
(spesso con margini polilobati!) sono tenuemente o mode-
ratamente radiopachi, ma tali possono essere anche il carci-
noma mucinoso e papillare, il carcinoma midollare. Il sar- Fig. XXXVII .S. Lesioni ncxlulari c distorsioni architettoniche. A -cisti
coma e le metastasi da tumore extramammario, lesioni a mammaria; la lesione (frecce curve) assume aspetto di nodulo amar-
margini per lo più netti e regolari, sono intensamente radio- gini netti e regolari, a radiopacità media, circondato da un alone radio-
pachi, ma tali possono essere anche l'ematoma e il tumore trasparente (il cosiddetto Mrletto di sicurezza»), visibile spesso solo in
filloide, variante del fibroadenoma con sporadica tendenza parte del contorno. B -.fibroadenoma: la lesione (frecce) assume aspet-
alla recidiva locale. Alcuni esempi sono riportati in fig. to di nodulo a margini netti c regolari, a radiopacità media (ma ugUal-
mente ben differenziabile dal parenchima in involuzionc adiposa!),
XXXVII. SA-C. Le lesioni nodulari stel!ate hanno margini senza visibile orletto di sicurezza; nel suo contesto sono apprezzabili
irregolari (fig. XXXVIL5D) e caratteristico aspetto M rag- alcune calcificazioni. C -!ipoma intraghiando/are: la lesione (L) assu-
giera» fortemente sospetto (carcinoma scirroso!). È spesso me l 'aspetto di nodulo relativamente radiotrasparcntc circondato da
presente un nucleo centrale radiopaco. Talora sono costitui- una Enea radiopaca a mo' di capsula (punte di freccia). D- carcinoma
te da «spicule» corte e a larga base d'impianto sul nodulo dutta/e: ilnodulo, a contorni mal definiti, si prolunga perifericamente
(penetrazione di gettoni tumorali nel tessuto circostante!), verso il parcncbima mammario adiacente con caratteristico aspetto <<a
talaltra da «tentacoli» lunghi e sottili (reazione desmopla- raggierall. E, F- dislorsione archilettonica henigna: nella proiezione
medio-laterale obliqua (E) è ben visibile la deformazione della nor-
stica circostante!). male trabccolatura mammaria (freccia); nella proie-
zione cranio-caudale (F) si rileva la mancata interruzione di alcune
Le distorsioni architettoniche, cioè la deformazio- delle lince radiopache che attraversano l'arca di distorsione (criterio di
ne della normale trabccolatura fibroghiandolare della benignità!) c la componente radiotraspnrcntc centrale (freccia),
798 Capitolo XXXVii

orienta verso la malignità, la loro continuità depone a trascurabile di donne senza lesione maligna. In altri termi-
favore dell'ipotesi di benignità (fig. XXXVII.SE-F). ni, solo 2 su 3 casi sospetti o dubbi sono realmente positivi.
La diagnosi differenziale è compito impegnativo,
richiede l'effettuazione di mammogrammi comple- Impegnativa, in presenza di addensamento mam-
mentari con compressione mirata e spesso necessita mario diffuso associato a segni clinici di flogosi, è la
comunque di conferma con biopsia escissionale. diagnosi differenziale tra mastite acuta e mastite car-
Il riscontro mammografico di calcificazioni è even- cinomatosa. L'intenso ed esteso edema cutaneo, l'a-
to frequentissimo (fig. XXXVII.6). La maggior parte spetto di grossolana reticolazione del sottocutaneo
di esse (galattofori che, distrofiche, vascolari) sono be- (fig. XXXVI1.7), il possibile riscontro di microcalci-
nigne, connesse a mutamenti fisiologici del pH tessu- ficazioni o di linfoadenopatie ascellari indirizzano
tale. La presenza di microcalcificazioni nel contesto di verso la malignità.
un'opacità altrimenti considerata di tipo benigno, deve
TABELLA XXXVII. l. CRITERI ORIENTATIVI PER LA DIAGNOSI DI
indurre a sospetto. Come già detto, la valutazione ana- NATURA DELLE CALCIFICAZIONI MAMMARIE.
litica delle microcalcificazioni è possibile su mamma- BENIGNIT.4.
grammi ottenuti con compressione mirata e
mento diretto. In tabella XXXVII. l sono elencati alcu- Disposizione sparse; non disposte lungo un dotto; bilate-
rali; orientate verso il capezzolo (lineari)
ni criteri semeiologici orientativi per la diagnosi dina-
tura. Numero <5 per cm1
Dimensioni 0 > l mm; uniformi
Sussistono limiti oggettivi nella diagnosi di natura delle
calcificazioni. Lanyi e Neufgang (1984) hanno ottenuto, in Densità bassa (rispetto alle dimensioni)
una serie di 297 casi (42 carcinomi e 255 lesioni benigne),
una sensibilità nell'individuazione del carcinoma de198% e Forma regolare, ovalare, anulare
a binario (vascolan!)
un VPN del 99%, al prezzo di una specificità del 73% e di
MALIG:-!ITÀ
un VPP del 63%. Sulla base della sola mammografia, trat-
tare chirurgicamente tutte le donne con calcificazioni Disposizione raccolte in gruppo; disposte lungo un dotto;
sospette o dubbie comporta il trattamento di un numero non monolaterali; non orientate verso il capez-
zolo
·Numero >5 per cm'
Dimensioni 0 < l mm; variabili
Densità alta (rispetto alle dimensioni)
Forma irregolare, a piccole linee,con ramificazio-
ni o angolate, a forma di V, W, X, Y, Z, qua-
drate, triangolari, trapezoidali

Come comportarsi in pratica di fronte a un reper-


to mammografico dubbio? Data l'elevata incidenza
del carcinoma mammario, si può ritenere che sia sem-
pre meglio rischiare il falso positivo (procedendo nel-
l'iter fino all'eventuale escissione chirmgica!) che
non il falso negativo. Tale regola è senz'altro mag-
giormente valida nella donna sintomatica.

Nella mammografia di screening, programmato o spon-


taneo, dati i numeri molto più ampi in gioco, l'esigenza di
Fig. XXXVII.6. Calcificazioni mammarie. A: intragalalloforiche specificità (evitare i falsi positivi!) diviene altrettanto pres-
(punte di freccia), con caralleristico aspetto rotondeggiante e centro sante di quella di sensibilità (evitare i falsi negativi!).
radiotrasparente. B: distrofiche (punte di freccia). C: vasco/ari (frec-
cia), con caratteristico aspetto <m binariO>>. D: lumora!i maligne (frec- Dinanzi a un 'incidenza attesa di tumori maligni pari a poco
cia), pulverulentc, con vistoso polimorfismo dimensionale, associate a meno dell'l% nella fascia d'età 50-70 anni, l'entità dei
formazione nodulare (ma talora del lutto isolate!). richiami per approfondimento diagnostico non dovrebbe
Mammella 799

grafico possono essere riassunti nello schema: mam-


mografia annuale dai 40 ai 50 anni di età, almeno
biennale dai 50 ai 70 anni di età.

Due problemi sono «aperti>l:


cosa proporre alla donna asintomatica nori ancora qua-
rantenne che richiede un'indagine per prevenire il
tumore mammario?
cosa proporre alla donna asintomatica ultrasettantenne?
Nel primo caso, l'esecuzione della mammografia è
fig. XXXVII.?. Mastite carcinomatosa. La dimostrazione di un incre- accettabile se la donna ha almeno 35 anni di età; se è più
mento diffuso de!la radiopacità mammaria, dal quale trae origine una giovane - in assenza di importanti fattori di rischio - sarà
grossolana reticolazione coinvolgente i! tessuto sottocutaneo, è ele- incoraggiata ad attendere. Nel secondo caso, dato il conti-
mento fondamentale per la diagnosi differenziale dalle masliti acute. nuo allungarsi della vita media, appare ragionevole esten-
Si associa ispessimento cutaneo più o meno marcato. dere il controllo mammografico periodico almeno fino a 75
anni di età.
superare il 5%. Ne conseguiranno: 1000 donne asintomati-
che studiate, 50 richiamate per approfondimento, l donna Problema di notevole interesse è quello del rischio
con tumore maligno infraclinico diagnosticato. Un entità di
di q1dioinduzione di un carcinoma mammario a segui-
richiami dellO% porterebbe a rivalutare 99 donne sane per
ogni tumore diagnosticato. to delle ripetute indagini mammografiche rese neces-
sarie dai protocolli di screening. Due osservazioni
La considerazione dell'anamnesi e della storia cli- sono possibili:
nica assume particolare importanza. Dati epidemiolo- l'evoluzione tecnologica dei mammografi ha
gici positivamente correlati all'insorgenza del carcino- ridotto di almeno 15-20 volte rispetto al passato la
ma mammario sono l'età, la familiarità della malattia, dose di raggi X che è necessario erogare al tessuto
l'obesità, la pregressa asportazione di papillomi mul- ghiandolare per ottenere una mammografia di alta
tipli. Nella donna già operata per tumore mammario la qualità;
probabilità di insorgenza di una nuova lesione orno- o le stime del rischio di tumore mammario radioin-
controlaterale è circa lO volte superiore a quella del- dotto da controlli mammografici periodici, con-
l'incidenza del tumore nella popolazione normale. fi·ontate con quelle del rischio epidemiologico di
Particolari caratteristiche geniche identificano gruppi tumore mammario, rendono lo screening manuno-
di donne a rischio molto elevato. In ogni caso, la valu- grafico virtualmente innocuo alla luce del vantag-
tazione di indagini mammografiche precedenti fornirà gio ottenuto in termini di diagnosi precoce.
informazioni, spesso risolutive (l), sull'evoluzione del
reperto dubbio.

Opacità ascellari di dimensioni variabili da pochi mm a


qualche cm proiettantisi sul muscolo pettorale o in prossi-
mità di esso nel mammogramma MLO, sono per lo più dari-
ferire a linjonodi ascellari. Quando presentano morfologia
ovalare, densità tenue o media con ipodensità centrale o ec-
centrica (involuzione adiposa!), sono da considerarsi evento
parafisiologico in relazione a pregressa «attivazione>; reatti-
va a processi infiammatori locali (fig. XXXVII. SA). L'ipo-
tesi metastatica (fig. XXXVJI.8B) o (meÌ1o frequentemen-
te!) linfomatosa andrà considerata quando l'aspetto è roton-
deggiante e la densità elevata e omogenea. l1ig. XXXVII.&. Linfoadenopatie ascellari. Dettagli ascellari in proie-
zione medio-laterale obliqua. In A sono apprezzabili alcuni linfonodi
ovalari, tcnuemente radìopachi, con centro radiotrasparentc (involu-
1.4. Controlli mammografici periodici e radio- zione sclerolipomatosa!): tale reperto, di comune riscontro, è espressi-
protezione vo di pregressa rcattività infiammatoria. In B è apprezzabile nn linfa-
nodo voluìninoso, rotondeggiante, a densità elevata e uniforme (carat-
Gli orientamenti attuali per lo screening mamma- teristiche, queste, fortemente indicative della natura metastatica!).
800 Capitolo XXXVII

Il rischio oncogcno insito nella mammografm può esse-


re stimato in termini di induzione, dopo un periodo di laten-
za di almeno IO anni, di 1-2 tumori mammari in una popo-
lazione di un milione di donne con più di 50 anni di età sot-
toposte a screening biennale, cioè 1:667000. Considerando
l'incidenza naturale annuale della malattia che è stimata in
1:1250 a40 anni, 1:550 a 50 anni e 1:400 a 60 anni (Forrest,
1986; Roebuck, 1990), i due rischi sono quindi in u'n rap-
porto relativo di circa l :1000. Il rischio di radioinduzione di
un tumore insito in una mammografia è paragonabile a
quello cui ci si espone fumando mezza sigaretta, viaggian- Fig. XXXVII.9. Falso reperto nodulare. Ecotomografìa mammaria.
do 30 minuti in automobile, in IO minuti di vita ordinaria a L'indagine evidenzia, in A, una formazione ovalare (asterisco), ipoe-
60 anni di età (Porchin, 1978). cogena, solida, apparentemente espressiva di un fibroadenoma, ma la
valutazione con diverso angolo di scansione (B) consente di indivi-
duare la continuità del reperto con il tessuto adiposo sottocutaneo·
(freccia), dimostrando trattarsi di un lobulo adiposo parzialmente
2. Ecografia intraghiandolare.

valutare la vascolarizzazione dei noduli solidi


Deve essere considerata, con poche eccezioni mediante e power-Doppler (poli vascolari
(donna sintomatica di età inferiore ai 35 anni! gravi- multipli ed elevata vascolarizzazione interna
danza in atto!), tecnica di seconda istanza. orientano verso la malignità, ma l'accuratezza di
tali tecniche, anche con l'ausilio di MdC ecografi-
È eseguita in decubito supino con braccio posto dietro
il capo e lieve rotazione contro laterale del tronco, con tra-
co per via e.v., appare limitata).
sduttori da 7,5-15 MHz lineari o settoriali meccanici «small
parts». La scansione ha luogo per piani trasversali, sagittali In linea generale, il segno ecografico di malignità
e/o radiali (questi ultimi particolarmente utili nella ricerca più affidabile è l'irregolarità dei margini (fig. XXX-
di lesioni endoduttali!), dal bordo inferiore della clavicola VII. l OA e B). Meno affidabile è la disomogeneità eco-
fino al solco sottomammario, dal margine sternale alla linea strutturale. La presenza di cono d'ombra posteriore
ascellare media, ponendo attenzione a non tralasciare la re-
gione retroareolare e il prolungamento ascellare. Soprattut-
to in presenza di tumore mammario noto o sospetto l'inda-
gine sarà estesa ali' ascella e sarà valutata con attenzione la
regione parasternale alla ricerca di linfoadenopatic secon-
darie. La visualizzazione di un reperto nodulare solido ob-
bliga alla sua valutazione secondo molteplici angoli di scan-
sione pervalutarne l'effettiva individualità (fig. XXXVIL9).
La misurazione ecografica dei diametri della lesione ne con-
sente il ca] colo del volume con sufficiente accuratezza.
Per l'indicazione della sede di un reperto è spesso uti-
lizzato uno schema «a coordinate polari>>: ad esempio, una
lesione in sede «periareolare alla confluenza dei quadranti
superiori>> può essere più precisamente localizzata «a ore
12, a 1,5 cm dal capezzolo».

L'ecografia mammaria consente di:


differenziare formazioni cistiche da noduli solidi Fig. XXXVIJ.lO. Aspetto ecotomografico dci nodu!i mammari. A:
(le cisti corpuscolate, tuttavia, non sono sempre formazione ovalare a margini netti c regolari con ceostruttura solida
omogeneamente ìpoecogcna (fibroadenoma); B: formazione poliloba-
distinguibili dai fibroadenomi); ta a margini mal definiti con ccostruttura solida ipoccogcna (carcino-
analizzare la parete interna delle cisti (vegetazio- ma mammario); C: formazione irregolarmente ovalarc e a contorni
ni interne!); sfumati (asterisco), nel cui contesto la presenza di abbondante stroma
classificare i noduli solidi sulla base della loro fibroso genera un intenso cono d'ombra posteriore (carcinoma sdrro-
so): D: formazione rotondeggiantc a margini netti e regolari (freccia),
morfologia, ecostruttura, compressibilità e mobi- priva di echi interni con evidente rinforzo di parete posteriore (cisti
lità; semplice).
Mammella 801

(fig. XXXVII.IOC), dovuto a marcata attenuazione


del fascio ultrasonoro da parte della lesione, è spesso
rilevabile nei tumori maligni con abbondante stroma
fibroso (tumori scirrosi!). La presenza di ombre acu-
stiche laterali non è correlata alla natura della lesione.
Il rinforzo di parete posteriore (fig. XXXVII. IOD) è
indice di una ridotta attenuazione del fascio ultrasono-
ro da parte della lesione (cisti; formazioni solide ad
alto contenuto d'acqua, come numerosi fibroadenomi
e il tumore filloide). Si consideri, comunque, che alcu-
ni tumori maligni, soprattutto se di piccole dimensio-
e
Fig. XXXVII. II. Linfoadenopatic benignC maligne. Ecotomografia:.
In A, la piccola formazione nodularc ovalafc assume .aspe !to <m bersa-
ni, possono presentare caratteristiche ecografiche glio)), con anello periferico ipoecogcno c nucleo cenlrale ipcrecogeno
simili a quelle di un fibroadenoma o dl una cisti cor- (linfonodo intraghiando!are in invo!uzione sclero!ipomatosa!). In B, la
puscolata; e viceversa, una cicatrice post-chirurgica linfoadenomcga!ia ascellare ha aspetto rotondcggiante ed ecostruttura
intensamente ipoccogcna (metastasi da carcinoma mammario).
(fibrosi!) può essere assoCiata a un cono d'ombra
posteriore. La componente fibrosa e l'ancoraggio ecografico ma con incerta correlazione topografica, si
infiltrativo ai tessuti circostanti inducono minore com- procederà ad agobiopsia sotto guida mammografica.
pressibilità e mobilità delle lesioni mahgne alla pres-
sione esercitata manualmente. Il prelievo con ago sottile sotto guida ecografica pUò
essere effettuato a mano libera o con dispositivi connessi
Linfonodi ascellari in -involuzione adiposa, anche di alla sonda. La valutazione con tecnica color-Doppler potrà
discrete dimensioni e ben visibili alla mammografia, posso- evitare l'attraversamento di poli vascolari. Il materiale pre-
no essere indistinguibili dal tessuto adiposo circostante o levato è in genere sufficiente per l'esame citologico.
presentarsi come immagini «a bersaglio» ipoecogene alla Il prelievo con ago sottile sotto guida mammografica
periferia e iperecogene al centro (fig. XXXVII.IlA). richiede la disponibilità di un'apposita apparecchiatura
Linfoadenopatie secondarie, ipoecogene, rotondeggianti, costituita da un accessorio montato sul mammografo (che
omogenee e poco compressibili (fig. XXXVII.IIB), vanno esercita una compressione mirata della mammella e guida il
ricercate sia in sede ascellare, sia in sede parasternale lungo posizionamento dell'ago) c un'nnità centrale che determi-
la catena mammaria interna. La sensibilità e la specificit'à na con procedimento stereotassico le coordinate spaziali
dell'ecografia nei loro riguardi è tuttavia notevolmente della lesione (f1g. XXXVIL12). Il percorso obbligato del-
limitata dalla possibile presenza di micrometastasi in linfa- l'agO rende necessari almeno tre successivi prelievi in diffe-
nodi macroscopicamente normali. renti punti della lesione. I tempi di esecuzione della proce-
dura sono conseguentemente lnnghi.
Alternativa all'agoaspirato effettuato con ago sottile è
3. Biopsia e centraggio sotto guida eco- rappresentata dalla biopsia con ago tranciante, procedura
relativamente più invasiva effettuata con aghi di 14*18G sia
grafica o mammografica sotto guida ecografica che sotto guida stereotassica. Il
dispositivo meccanico dell'ago consente di prelevare un
Dinanzi a un reperto mammario dubbio è spesso frustolo di tessuto di dimensioni adeguate per l'esame isto-
necessario il ricorso a procedure che consentano il logico, ntile soprattutto nei casi nei quali la valutazione cito-
prelievo «mirato» di materiale dal reperto stesso. La logica sia risultata inadeguata.
RM, come vedremo, può evitarlo in una sia pur picco-
la frazione di casi. Il controllo mammografico e/o eco- Allorquando la valutazione clinica del risultato
grafico a intervallo di 4-8 mesi è consigliabile solo in dell'esame bioptico è devoluta al radiologo, questi
casi selezionati, e comunque a basso sospetto. In tutti invierà al chirurgo non solo i casi con reperto positivo
gli altri casi è suggeribile un'iter ben definito. o dubbio per carcinoma ma anche quelli con reperto
Se il reperto è solo ecografico oppure mammogra- negativo in presenza di mammografia e/o ecografia ad
fico ed ecografico con sicura correlazione topografi- alto sospetto, consentendo conseguentemente di mini-
ca, si procederà ad agobiopsia sotto guida ecografica, mi7.zare il rischio che un falso negativo al prelievo con
più rapida, meno costosa e meglio tollerata di quella ago sfugga al trattamento chirurgico.
sotto guida mammografica. Se il reperto è solo mam- Con modalità tecniche analoghe a quelle utilizzate
mografico (rnicrocalcificazioni!) o mammografico ed per la biopsia è possibile effettuare il centraggio pre-
..
,

802 Capitolo XXXVII

S. Duttogalattografia
La presenza di secrezione dal capezzolo (ematica
colorata, sierosa, lattiginosa) può essere espressiva dÌ
molteplici tipi di patologia. La secrezione pluriorifi-
ziale o bilaterale è generalmente dovuta a cause extra-
mammarie (prolattinoma!); la secrezione monoorifi.
ziale è spesso sostenuta da lesioni endoduttali benigne
(galattoforite! papillomi!), ma può· essere l'unico
segno di un carcinoma (in particolare se ematica!).
Metodica elettiva di studio è la duttogalattografia.

Con ago ultrasottile (27G) a punta smussa, connesso a


una siringa contente MdC iodato, si cateterizza (eventual-
mente con l'aiuto di microdilatatori) l'estremità distale del
dotto secernente. Si inietta quindi l ml di MdC e, lasciando
in loco il catetere, si acquisiscono le due proiezioni mam-
mografiche ortogonali (CC e LM). In caso di dubbio, l'ac-
quisizione può essere ripetuta dopo ulteriore iniezione di
Fig. XXXVII.l2. Agoaspirato per via stereotassica di nodulo mamma- MdC e dopo rimozione del catetere.
rio non apprezzabile palpatoriamente. In alto, reperto mammografico
L'albero galattoforico in condizioni normali pre-
di lesione circoscritta con caratteristiche sospette di radiopacità e con-
torni (freccia). L'assunzione di due mammogrammi in proiezione cra-
senta ramificazioni regolari a partire dal dotto princi-
nio-caudale e obliquazione rispettivamente di !5° da un lato e dall'al-
pale in numerosi dotti secondari di calibro progressi-
tro, consente di localizzare spazialmcnte la lesione e di ((guidare)) ver-
vamente decrescente (fig. XXXVII. B). In condizioni
so di essa un ago da biopsia. Il controllo della posizione del\ 'ago al-
patologiche possono osservarsi importanti modifica-
l'interno della lesione (in basso), essenziale per la certezza di ottenere
un agoaspirato espressivo, si effettua con le stesse pl·oiezioni oblique.
zioni, anche distrettuali, di calibro, decorso, struttura e
riempimento dei dotti.
chirurgico di lesioni non palpabili, posizionando un · Causa di secrezioni benigne possono essere:
filo metallico con estremità ricurva «al di là» della l' ectasia galattoforica, su base infiammatoria
lesione (ancoraggio) o iniettando una soSpensione di (galattoforite), con quadro duttogalattogi·aficò di
particelle di carbone che «traccia'' il percorso dalla diffusa dilatazione, talvolta coralliforme, dell'al-
cute alla lesione. bero galattoforico (fig. XXXVII.l4A);
il papilloma singolo (fig. XXXVII.l4B), di
Ci si può chiedere perché un reperto mammografico e/o
ecografico ad alto sospetto (che quindi verrebbe sottoposto dimensioni da pochi millimetri ad alcuni cm, con
comunque a biopsia chirurgica) debba essere prevalutato quadro duttogalattografico di difetto di riempi-
con agobiopsìa guidata. È utile, in proposito, considerare mento singolo, talvolta polilobato, o di completo
che, soprattutto quando la lesione è infraclinica e quindi arresto della progressione del MdC, a sede retroa-
richiede un centraggio preoperatorio, l'effettuazione conte- reolare (dotto principale) o periferica (dotti di
stuale dell'agoaspirato può fornire al chirurgo un dato in più vario ordine);
utile alla programmazione del trattamento. la papi/lomatosi multJjJ!a (fig. XXXVII.l4C), con
quadro duttogalattografico di difetti di riempi-
mento multipli nel contesto di dotti galattofori
4. Radiografia del pezzo operatorio dilatati.
Causa di secrezioni maligne possono essere:
Nelle lesioni non palpabili è da considerarsi d'obbligo,
soprattutto in presenza di microcalcificazioni, il controllo carcinomi a prevalente sviluppo endo'canalicola-
radiografico intraoperatorio del pezzo asportato con la fina- re, in situ o invasivi (relativamente frequente l.a
lità di documentare l'effettiva presenza, nel suo contesto, variante papillifera, con quadro duttogalattografl-
della lesione e di almeno l cm di tessuto pe1ilesionale co non sempre distinguibile da quello del papillo-
indenne («margine di sicurezza»). ma);
..
,

Mammella 803

carcinomi invasivi a prevalente sviluppo extraca-


nalicolare con interessamento secondario del
sistema duttale, con quadro duttogalattografico di
difetto di riempimentò o stenosi a margini irrego-
lari (fig. XXXVII.l4D).

Fig. XXXVII.14. Rilievi semeiologici duttogalattografici. In A l'albe-


Fig. XXXVII.13. Duttogalattografia normale. L:iniezionc di MdC ro galattoforico è diffusamente dilatato c assume qua c là aspetto
iodato attraverso un sottile ago a punta smussa (punte di freccia) inse- coralliforme: il quadro risultante è decisamente indicativo di un'cela-
rito nello sbocco del dotto escretore principale nel capezzolo, eviden- sia galattoforica secernentc. In B è apprezzabile, nel contesto del dotto
zia l'albero galattoforico, costituito da ramificazioni regolari a calibro principale ectasico, un difetto di riempimento a margini netti e regola-
progressivamente decrescente. Nel caso in considerazione, l'iniezione ri (freccia): con tale aspetto si manifesta generalmente il papilloma
protratta del MdC ha indotto opacizzazione di alcuni acini mammari. singolo. In C, nel contesto di una dilatazione pseudocistlca distreUua-
le dell'albero duttale, si estrinsecano alcuni grossolani difetti di riem-
pimento (frecce) espressivi di una papillomatosi multipla cndoduttale.
6.RM eTC In D è apprezzabile un'opacità rotondeggiante a margini sfumati (aste-
risco), la quale si estende in forma infiltrativa all'interno del dotto
soprastante nel quale induce un brusco arresto della progressione del
La RM riveste un ruolo significativo· in ambito MdC (freccia).
senologico ed è in grado, in alcune specifiche situa-
zioni, di fornire prestazioni non uguagliabili dalla
Alcune considerazioni a sé merita la scansione contra-
mammografia e dall'ecografia: stografica dinamica. Previa apposizione di un'agocannula
la valutazione della integrità delle protesi mamma- in una vena del gomito, la paziente è posta in decubito
rie (fig. XXXVII.l5); prono con entrambe le mammelle «pendenti» in apposita
la caratterizzazione di reperto palpatorio in pre- bobina «dedicata)>. Sono utilizzate sequenze GE 3D
senza di protesi mammaria (fig. X:XXVIL16); secondo piani coronali o trasversali con acquisizione rapi-
il sospetto di recidiva tumorale in mammella ope- da alla massima risoluzione spaziale del massimo numero
li
possibile di strati contigui sottili (3 mm o meno). Dopo la
rata (fig. XXXVII.l7);
scansione diretta vengono acquisite almeno 5 scansioni
n il sospetto di multifocalità (più foci nello stesso successive, a opportuni intervalli di tempo, dopo iniezione
i- quadrante) o multicentricità (più foci in quadranti a bolo di MdC paramagnetico. A ciascuna immagine post-
ri diversi) lumorale (fig. XXXVI1.18); contrasto è sottratta la corrispondente immagine diretta.
la definizione dei rapporli tra tumore e parete Sulle immagini sottratti ve vengono identificate le aree con
toracica (piani di scansione assiali!); c.e. meritevole di analisi dinamica, delle quali vengono
elaborate curve intensità/tempo e curve di enhancement
l· la volumetria del tumore prima e dopo chemiote-
percentuale/tempo (fig. XXXVII.19). i: integrazione volu-
la rapia neoadiuvante; metrica delle immagini sottratte, ottenuta con opportuni
i- la ricerca di tumore mammario primitivo in sog- algoritmi, consente una rappresentazione similmammogra-
)· getto con metastasi linfonodali ascellari e mam- fica utile all'immediata localizzazione visiva delle lesioni
mografia ed ecografia negative. (v. f1g. XXXV11.18).
804 Capitolo X 'XVII

Fig. XXXVII .l?. Sospetta recidiva tumora!e mammaria post-chirurgi-


ca. RM con scansione trasversale in sequenza GE 3D Il-pesata ela-
borata mediante sottrazione dell'immagine diretta a quella postcontra-
sto e ricostruita mediante algoritmo MJP. Subito al di sotto dell'area
triangolare superficiale fibrocicatrizialc, è apprezzabile una lesione
rotondcggiantc, a margini irregolari, la quale va incontro a c.e. inten-
so e disomogeneo. In presenza di reperti di tal fatta può rendersi pre-
ziosa la valutazione della curva intensità/tempo del c.e. in una piccola
regione di interesse posizionata all'interno dell'arca sospetta (v. fig.
XXXVII.\9).

aumento (perdurante wash-ìn). Spesso, comunque, si


Fig. XXXVII.IS. Rottura intracapsularc bilaterali; di protesi mamma-
ria. RM con bobina dedicata. Il materiale protcsico sottoghiandolare
rendono necessari la verifica del rilievo dinamico
(frecce), ipointenso in riferimento al tessuto adiposo sottocutanco médiante biopsia o il centraggio, eseguibili entrambi
nelle scansioni trasversali in sequenza SE Tl·pesata (in alto), isoin- sotto guida R1vf (bobina specializzata di costo molto
tenso in quella 'f2-pcsata (in basso), appare solcato da numerose .elevato! aghi e reperi metallici amagnetici!) o in alter-
immagini lineari convolute ((a spaghetto)), a basso segnale ((dinguini nativa sotto guida TC.
sigm> secondo la dizione anglosassone). Tali immagini risultano dal
fluttuare libero del foglietto interno della capsula protesica nel conte- La TC, analogamente a quanto avviene per altri
sto del materiale polimcrico. distretti corporei, ha ruolo importante nella ricerca di
metastasi extraregionali da carcinoma mammario
Nei primi minuti dopo l'iniezione del MdC, (encefalo! polmone! fegato!). Offre buoni risultati, in
l'enhancement è giudicato positivo per carcinoma se alternativa alla RM, nella valutazione dell'invasione
superiore al 90%, dubbio tra il 50 e 90%, negativo- se della parete toracica da parte dì neoplasie localmente
inferiore al 50%. Nelle acquisizioni tardive, molte avanzate (fig. XXXVII.20).
lesioni maligne mostrano una diminuzione del c.e.
(wash-out), molte lesioni benigne un progressivo

Fig. XXXVII.t6. Carcinoma in paziente con protesi mammaria. RM


con bobina dedicata. La scansione trasversale TI-pesata ad alta risolu- Fig. XXXVII.I8. Multicentricità tumorale. RM con scansione trasver·
zione (A) evidenzia nel Q lE della mammella destra una formazione sale in sequenza GE 3D TI-pesata subito dopo iniezione e.v. di MdC
rotonùcggiantc (asterisco), a basso segnale, a margini irregolari, con paramagnetico (A) c immagine di sottrazione come in fig. XXXVJ1.17
spiculaturc che raggiungono il piano cutaneo. La scansione coronale (B). Entrambe le immagini, ma particolarmente quella di
-TI-pesata con soppressione del segnale del grasso, eseguita dopo inie- mettono in chiara evidenza la molteplicità delle formazioni nodulan
zione e. v. di MdC paramagnctico (B), consente di definire il disomo- tumorali (in alcune delle quali è presente un focolaio di·nccrosi ccn:
geneo c.e. della lesione c lo stretto contatto con il foglietto esterno trale), che coinvolgono sia i quadranti wperiori esterni che quelli
della capsula protesica (freccia). interni della mammella sinistra.
Mammella 805

sente al chirurgo di seguire un atteggiamento conservativo.


,IIlinfonodo sentinella, identificato e localizzato mediante
Iinfoscintigrafia eseguita con piccola sonda intraoperatoria
dopo estemporanea iniezione peritumorale di 99"'Tc-solfuro
colloidale (fig. XXXVII.21), può essere escisso in forma mi-
rata subito dopo l'asportazione della neoplasia e sottoposto
a immediato esame istologico: se risulta metastatizzato, si
procederà a dissezione asce1larc; se risulta indenne, l'inter-
vento può considerarsi concluso. Il valore predittivo negati-
vo dell'esame istologico dellinfonodo sentinella relativa-
Fig. XXXVII.I9. Scansione a RM contrastografica dinamica (v. mente al! 'interessamento delle stazioni linfatiche più profon-
testo). Curve intensità/tempo ottenute nella regione di interesse nel de supera i/97%.
contesto di un nodulo maligno (a sinistra) c di un nodulo benigno (a
destra). In ascissa è riportato il temJX) (in secondi) dall'iniezione e. v.
del MdC paramagnetico, in ordinata l'intensità del segnale di risonan-
za. Nel nodulo maligno l'enhancement a 60" raggiunge il valore di 8. Mammella maschile
203 unità (ed è quindi ben superiore alla soglia discriminante del
JOO%, cioè di 120 unità); segue immediatamente la fase <<di lavaggio», L'indicazione più comune allo studio della mammella
che è lenta e prolungata. Nel nodulo benigno l'enhancemcnt a 60" rag- maschile è la ginecomastia, spesso effetto collaterale di
giunge il valore di Il Ounità (ed è quindi inferiore alla soglia discri-
minante); J'enhancement prosegue poi più lentamente raggiungendo i
trattamenti farmacologici (antiipertensivi!). La valutazione
suoi valori massimi tardivamcnte. è mammografica ed ecograftca. Il tessuto ghiandolare appa-
re mono- o bilateralmente sovrarappresentato e ha contorni
regolari (ginecomastia nodulare) o irregolari (ginecomastia
7. La scintigrafia e il Iinfonodo sentinel- dendritica). In linea di principio, i criteri semeiologici
la descritti in precedenza per la diagriosi di tumore mnligno
nella donna possono essere utilizzati anche nella ricerca dei
rari carcinomi mammari maschili.
Il concetto di linfonodo sentinella, già introdotto nel
paragrafo XIX.6, trova applicazione clinica anche nella sta-
diazione del carcinoma mammario. È noto, infatti, che la
li dissezione ascellare fino al III livello in presenza di tumore 9.11 radiologo a indirizzo senologico
o non palpabilc con ascella clinicamente negativa porta al
riscontro di linfonodi metastatici solo nel5-10% dei casi. In Quanto sopra esposto è sufficiente a .rendere conto
pratica, il rimanente 90-95% delle donne subisce un inter- dei motivi che conferiscono alla Radiològia un molo
vento spesso gravato da sequelc importanti (linfcdema del tutto essenziale in campo senologico. Nella
secondario e/o parziale impotenza funzionale dell'arto
superiore!) senza ricavarne vantaggio. Il rilievo intraopera-
torio di normalità istologica del linfonodo sentinella con-

,.
c
7 Fig. XXXVJI.20. Recidiva di neoplasia mammaria. Scansione TC
dopo somministrazione c.v. di MdC iodato. I: ampia recidiva tmnora-
,.d,., le, con estensione ascellare (asterischi), coinvolge ed erode il margine
anterolaterale della scapola sinistra (freccia) e la parete toracica. In
Fig. XXXVII.2l. Linfoscintigrafia dopo iniezione intramammaria pc-
ritumorale di 99mTc solfuro colloidale. Il radio farmaco diffonde dalla
toracica anteriore destra sottocutanca è presente un dispositivo sede di iniezione (asterisco) lungo la via linfatica cd evidenzia il linfa-
per terapia farmacologica endovenosa (punta di freccia). nodo sentinella coinvolto in sede ascellare.
806 Capitolo XXV]]

nità medica vi è crescente tendenza ad assegnare al te riceverà relativamente al sospetto o alla diagnosi di
radiologo a indirizzo senologico il ruolo di punto di carcinoma mammario!).
riferimento per la «gestione» della donna (sintomatica I programmi di screening evidenziano che buoni
o asintomatica) lungo tutto l'iter diagnostico. A diaM livelli di sensibilità e specificità sono possibili solo
gnosi compiuta, il radiologo indirizzerà la paziente al dopo un'esperienza diretta di almeno 10.000 mamma-
chirurgo) al radioterapista o all' oncologo per la pro- grafie. L'esperienza quotidiana dimostra, a sua volta
grammazione del trattamento più opportuno. che le informazioni fornite dalle diverse indagini
Ciò implica per il radiologo che sceglie questa radiosenologiche devono essere tra di loro integrate e
«specialità nella specialità» una totale assunzione di necessitano di una sintesi unitaria che non può essere
responsabilità clinica non solo per quanto concerne le demandata ad altro specialista privo di specifiche
problematiche relative alla diagnosi e all'indirizzo competenze in diagnostica per immagini. II vantaggio
terapeutico, ma anche quelle di natura psicologica per la paziente sarà massimo solo quando lo stesso
(l'ansia correlata anche alla esecuzione della mamma- operatore o più operatori sinergicamente integrati
grafia in condizioni di asintomaticità! gli aspetti psi· saranno in grado di percorrere a fondo le varie tappe
cooncologici connessi ali' informazione che la pazien- dell'iter diagnostico.
CAPrroLo xxxvm

RADIOLOGIA PEDIATRICA
PAOLOTOMÀ

Nella precedente versione di questo capitolo molto l'ambiente di lavoro;


opportunamente G. de Filippi sottolineava la necessità l'estrema diversificazione delle dimensioni dei pazienti
di una specifica formazione culturale e di una adeguata (da meno di uno a più di settanta chilogrammi!);
metodologia per affrontardo studio di questa subspe- le varianti del normale e le malattie che differiscono a
cialità radiologi ca, il cui punto di riferimento è di ordi- ogni stadio dello sviluppo;
le tecniche d'esame e la strumentazione;
ne cronologico (l'età, l'organismo in via di sviluppo)
la ben più grande frazione del volume corporeo totale
anziché anatomico (un organo o un apparato). Sugge- esposta ai raggi X in qualsivoglia indagine radiologica
stive, in proposito, sono alcune considerazioni genera- (mai come in età pediatrica è raccomandabile il ricorso
li: in prima istanza all'ecografia allorquando possibile con
nel bambino «il normale» è una condizione dina- ragionevoli probabilità di successo diagnostico!);
mica relativa all'età e caratterizzata da molteplici i costi e i carichi di lavoro.
varianti i cui parametri di valutazione sono mute-
voli di giorno in giorno nello stesso soggetto; L: ambiente è costituito dalle persone fra le quali ciascu-
alcune malattie sono del tutto esclusive; no si trova a vivere. Le reazioni alla malattia e, di conse-
è sostanzialmente diversa dall'adulto la distribu- guenza alle indagini che per la sua caratterizzazione si
zione di frequenza della patologia dei vari organi e dono necessarie, variano con lo sviluppo cognitivo ed emo-
zionale, quindi con la capacità di capire e sapere che cosa
apparati; sta succedendo e come fronteggiare la realtà. Quando ci
sussiste una maggiore radiosensibilità con rischio • riferiamo al bambino, in realtà parliamo di un «bersaglio»
conseguente di danno superiore di 2-3 volte rispet- in movimento, oscillante tra il pretermine nell'unità di tera-
to a quello dell'adulto tra trenta e quaranta anni, 5- pia intensiva neonatale e il giovane adulto, forse più maturo
7 volte rispetto a quello dell'adulto dopo i cin- dal punto di vista fisico che psichico; fra questi, soggetti in
quanta anni: ciò obbliga a un assoluto rispetto del età scolare e prescolare con tutta una gamma di insicurezze
principio di ottimizzazione (v. Appendice III). e fantasie. Durante questo intervallo temporale, lo stesso
Molti tipi di patologia (ad esempio, le malforma- individuo può avere un mutevole, e solo parzialmente pre-
zioni scheletriche, le cardiopatie congenite, le atresie e vedibile, modello di reazione alle stesse procedure d'inda-
stenosi digestive, le malrotazioni intestinali, la malat- gine.
tia di Hirschsprung, le anomalie congenite del pan-
creas, le displasie dell'apparato urinario, le malforma-
zioni genitali femminili, le malformazioni craniocere- l. Problemi metodologici e tecnici
brali) sono stati già considerati estesamente, in virtù
L: attesa per l'indagine è spesso lunga: la presenza di
del criterio di trattazione per organo e apparato segui-
giocattoli, poster, fumetti, libri da leggere e guardare può
to nel!' adulto, nei precedenti capitoli. Ad essi, laddove renderla gradevole. La presenza dei genitori prima, durante
necessario, è fatto riferimento in questo capitolo che si e dopo l'indagine migliora nella grande maggioranza dei
ripropone di considerare alcune specifiche casi l'approccio con il bambino. I.:esperienza insegna che
tiche diagnostiche che impegnano quotidianamente il una buona organizzazione in proposito può evitare traumi e
radiologo pediatra. ripetizione di radiograrruni e consentire al piccolo bambino
di estrinsecare straordinarie capacità di collaborazione.
Nella realtà concreta quotidiana elementi caratterizzan- Per ottenere una buona qualità delle immagini radiolo-
ti la Radiologia pediatrica sono: giche con il minimo «impegnm> di raggi X è opportuno atte-
808 Capitolo

nersi a un insieme di semplici accorgimenti tecnici: mac-


chia focale piccola, distanza focale il più possibile elevata,
tempo d'esposizione il più possibile breve, alto chilovoltag-
gio, accurata collimazione del fascio incidente (più il bam-
bino è piccolo, maggiore è il volume corporeo protetto!),
uso di protezioni piombate ai margini del campo, impiego
della griglia antidiffusione solo in casi selezionati (mai nei
primi 6 mesi di vita!), uso di sistemi radiografici di rapidità
e latitudine d'esposizione mediÒ/alte.
Radioscopia e radiografia digitali trovano impiego
elettivo in radiologia pediatrica soprattutto perché consen- Fig. XXXVIII.l. Pseudofrattum del calcagno.!! rilievo scrnciologico
tono uno standard di qualità costante che evita la ripetizio- di soluzione di continuità dell'osso (frecce) è generato dalla cartilagj.
ne di esposizioni. ne sussistente per l 'ancora incompleta saldatura dell'apofisi ca lcanea-
La sedazione o l'anestesia sono necessarie quando i re al resto dell'osso.
tempi di acquisizione sono lunghi (TC, RM) o l'indagine è plastica, cioè l'incurvamento post-traumatico dell'os-
particolarmente invasiva (angiografia). Farmaci elettivi per so; la.fi-attura a legno verde; la frattura compenetrata
la sedazione sono alcune benzodiazepine somministrate per
della diafisi in prossimità della metafisi con rigonfia"
via e. v., le quali offrono il vantaggio di una rapida induzio"
ne e di una breve durata d'azione; in alternativa, l'idrato di mento della corticale; le fratture epifisometafisarie di
cloralio per os. Il ricorso all'anestesia (inalatoria in ventila" Salter-Harris. Il distanziamento dall'osso delle limi"
zione spontanea) è per lo più limitato alle angiografie e a tanti adipose o muscolari rappresenta un importante
pazienti selezionati (ad esempio, con patologie del SNC). segno indiretto di frattura («bombatura» del cuscinet-
to adiposo posteriore del gomito!).

2. Scheletro 2.2.1. Sindrome del bambino battuto


Questa sindrome, causata da traumi «non acciden"
2.1. Varianti del normale e aspetti morfologici tali>!, coinvolge almeno un milione e mezzo di bambi"
particolari ni per anno negli Stati Uniti. Le lesioni scheletriche rap"
presentano il più comune rilievo. Si considera altamente
Nello scheletro è possibile riscontrare la massima indicativa la presenza di fratture multiple in diverso sta-
espressione della variabilità di sviluppo e di morfolo- dio di evoluzione coinvolgenti metafisi, coste (nel lo-
gia tipica dell'età pediatrica. È sufficiente. in proposi" ro tratto posteriore!), scapole; processi spinosi, sterno,
to considerare: le apposizioni periostali diafisarie e le omeri, cranio, diafisi delle ossa lunghe.
bande di radiotrasparenza metafisaria nel lattante; il
frequente riscontro di strie di osso addensato paralle"
le alla cartilagine di accrescimento; la variabilità di
accrescimento e calcificazione dei nuclei epifisari,
che possono presentarsi irregolari, frammentati,
addensati, soprannumerari (fig. XXXVIII .l); la possi-
bileframmentazione delle ossa corte durante l'accre-
scimento (alla nascita sono visibili il calcagno, l'astra-
galo e il cuboide del tarso ); i difetti della corticale,
legati all'accrescimento, destinati a scomparire spon-
taneamente, che possono erroneamente indirizzare
verso la diagnosi di tumore benigno (fig. XXXVIII.2).
Fig. XXXVII1.2. Parabola evolutiva di un difetto benigno della corti·
cale. La lesione, a sede nella diafisi distale del femore, è stata seguita
2.2. Fratture nel tempo con contmlli ripetuti tra i 9 e i 15 anni di età del soggetto
(comportamento, questo, oggi non più raccomondabile per motivi
Le fratture nel bambino assumono spesso aspetti radioprotezionistici!). Si osservi come la riduzione di volume dell'a·
peculiari per la presenza della cartilagine di accresci- rea similcistica allungata longitudinalmente e con marcato orletto
osteosclcrotico si associ caratteristicamente a un progressivo
mento e per la plasticità delle strutture osteocartilagi- mentm) con osso compatto. La lesione sembra nel contempo <<spostar·
nee (fig. XXXVIIIJ). Rilievi tipiCi sono: la frattura si verso l'alto» per l'accrescimento in lunghezza dell'osso interessato.
Radiologia pediatrica 809

zione. V esame radiografico, normale nei primi 7-14


= giorni, può poi evidenziare rilievi semeiologici rigoro-
l( \
samente correlati alla fase anatomopatologica (v. tab.
' '
XII .Il e fig. XII.65): osteopenia metafisaria, osteoli-
si trabecolare e corticale, periostosi, osteonecrosì la-
A B c = D mellare, fino al quadro classico del sequestro e al suc-
cessivo, progressivo ma incompleto, ripristino della
forma e della struttura ossea. Rilievi più precoci (24-
72 ore) sono resi possibili dalla scintigrafia ossea (ipe-
rafflusso e iperaccrunulo del radiofarmaco !) e dalla RM
(aree medullitiche edematose a basso e rispettivamen-
,.i- te alto segnale nelle sequenze TI e T2-pesateM

XXXV!ll.4).

La reazione periostale andrà differenziata dalla ipero-


stosi corticale infantile (malattia di Caffey), a eziologia sco-
nosciuta, che colpisce, di solito, soggetti al di sotto dei 6
mesi di età. L:iperostosi, spesso asimmetrica, può persistere
a lungo anche dopo la remissione clinica.

C artrite settica interessa per lo più l'anca e il


ginocchio di bambini di età inferiore a 3 anni. Cecoto-
mografia, tecnica di studio d'elezione, consente di
individuare la presenza di versamento endoarticolare
più o meno corpuscolato. Color- e power-Doppler evi-
Fig. X.'XXVIU.3. I 4 tipi di fratture più comuni in età pediatrica. A "' denziano l'iperemia intra- e periarticolare.
frattura da compressione; B =frattura <<a legno verde>>; C"' frattura La discite intervertebra!e è affezione dolorosa tipi-
plastica; D"' distacco epifisario. ca del bambino (nel quale i dischi intervertebrali sono
vascolarizzati!). A differenza dell'adulto, la spondilite
Nel dubbio sulle sedi interessate, l'indagine compren-
derà: radiogrammi in proiezione AP del torace, addome e
pelvi, omeri, avambracci; nelle due proiezioni ortogonali,
delle mani, femori, tibie, piedi, cranio; in proiezione LL, del
racbide.

In casi mirati, lo studio dell'encefalo con TC e/o


RM potrà dimostrare emorragie extraassiali o paren-
chimali in diversa fase evolutiva, da tramni diretti o da
scuotimento, edema, lesioni ipossiche diffuse o focali
(da strangolamento!).

2.3. Patologia infettiva


L'osteomielite, l'artrite e la discite intervertebrale
settica, per lo più di origine ematogena, possono pro-
vocare danni permanenti per le sequele che si instau- Fig. XXXVIU.4. Osteomiclite della gamba. Bambino di 8 anni. RM
rano nello scheletro in accrescimento. con scansioni coronali SE TI-pesata (a sinistra) c STIR (a destra).
I;osteomielite acuta si estrinseca spesso, nei primi :Vintera metafisi distale del perone destro e una piccola area della
18 mesi di vita, con localizzazioni multiple. La sede è mctafisi distale della tibia.(frecce) presentano marcata ipointensità del
segnale nella sequenza TI-pesata, cui corrisponde specularmcnte una
metafisaria (femore, tibia, omero) con possibile esten- marcata iperintensità nella sequenza ST!R. Si osservi la diffusione del
sione all'epifisi venose!) e all'articola- processo flogistico nelle parti molli malleolari esterne.
810 Capitala XXXvm ",l-
l
ne è possibile consegtJenza e non la causa. La RM mo-
stra nelle sequenze TI-pesate una ipointensità del se-
gnale nel disco e nel midollo osseo vertebrale adiacen-
te, nelle sequenze T2-pesate una moderata iperintensità
in quest'ultimo.

Dolore rachideo non conseguente a trauma si manifesta,


oltre alla discite, nei linfomi, nelle leucemie, nelle istiocito-
si X, nella spondilolisi, nell'osteoma osteoide, nell'osteo-
blastoma, nelle metastasl (neuroblastoma!).

2A.Affezioni dell'anca e del ginocchio


Fig. XXXVIII.S. M.di Perthes-Legg-Calvé. Bambino di 6 anni. Scin-
Questi distretti ossei sono colpiti con frequenza tigrafia ossea. Quest'indagine è risultata positiva con grande precocità
non trascurabile in età pediatrica in forma correlata a radiogramma negativo, evidenziando la presenza della lesione
all'età: l'anca da displasia e osteoartrite nel neonato e mica in forma di «area fredda)) (freccia) nel! 'epifisi femorale sinistra.
nel lattante, sinovite acuta transitoria e malattia di
fra i 3 e gli 8 anni, epifisiolisi fra ispessimento della cartilagine articolare!), la compar-
gli 8 e i.l5 anni; il ginocchio dalla malattia di sa di una frattura subcondrale curvilinea (segno della
Schlatter nell'adolescenza. falce), la riduzione d'altezza della testa femorale e il
suo addensamento osteosclerotico (deposizione di
2.4.1. Sinovite acuta transitoria dell'anca osso immaturo nelle trabecole residue stipate!). In fase
Si manifesta con dolore improvviso e a volte intenso riparativorigenerativa il nucleo cefalico si appiattisce e
che regredisce spontaneamente entro 15 giorni dall'esordio. frammenta (fig. XXXVIII.6), si manifesta una certa
La regressione rapida dei sintomi e il quadro · demineralizzazione pseudocistica iuxtaconiugale, la
toristico ne consentono la diagnosi differenziale con l'artri- metafisi va incontro a slargamento a causa di vettori di
te settica e la malattia di Pe1ihes-Legg-Ca!vé. L'eziologia forza impropri. Lo stadio di riossificazione e rimodel-
non è definita, ma concorrono certamente fattori traumati-. lamento inizia dopo circa l anno e si completa in 3-4
ci, allergici e infettivi. anni: nei casi favorevoli si ha ricostruzione completa
della testa, ma più spesso persiste un suo pi* o.meno
L'esame radiografico è per lo più negativo. L'eco- marcato appiattimento (coxa plana) e/o slargamento
tomografia, tecnica di studio· elettiva, mette in (coxa magna).
za una raccolta fluida articolare spesso finemente
gena e talora l'ispessimento capsulosinoviale. Le tec-
niche Doppler non evidenziano iperemia.

2.4.2. Malattia di Perthes-Legg-Calvé


Si indica con questo eponimo la necrosi asettica
patica della testa femorale, lesione ischemica che si mani-
festa con zoppia dolorosa, bilaterale nel 10% dei casi, più
frequente nei maschi (80% dei casi).

Cuso combinato de!l'ecotomografia (versamento


articolare!), dellascintigrafia ossea (area fredda più o
meno estesa nella testa femorale! -fig. XXXVIII.S) e
della RM (segnale ipointenso della testa femorale nelle Fig. XXXVIII.6. M. di Perthes-Legg-Calvé. Bambina di 5 anni. l det·
sequenze T1-pesate con alone iperintenso nelle tagli del radiogramma del bacino evidenziano l'interessamento bila te·
rale, asimmetrico evolutivamente, della testa del femore: a destri, nel
sequenze STIR!) consente di norma il riconoscimento contesto dell'evidente «Slipamento)) trabecolarc (che induce marcata
precoce dell'affezione. L'esame radiografico, positivo osteosclerosi) è ben apprezzabile una piccola lacuna J
più tardivamente, può eviQenziare una modesta ,;,;,tm, ], l"fa<>c è O'O]ot, fioo ,]], fmmmootoofooo doll'cp>f>"j··."
cazione laterale della testa femorale (versamento! fomomk "" oomp'"' do] """"fotfoo "''"" plmfgm,]Mc, .
lil
Radiologia pediatrica 811

l Forme secondarie di necrosi asettica della testa femora-


le possono riscontrarsi nella drepanocitosi, dopo traumi, in
loro grado di conducibilità è praticamente uguale a quello
delle vie aeree principali, mentre nell'adulto è circa 5 volte
corso di terapia con corticosteroidi, nella malattia di maggiore. Questa situazione di precarietà funzionale è resa
Gaucher, nella malattia di Niemann-Pick, nell'ipotiroidi- più delicata dalla particolare cedevolezza e dalla maggiore
smo. vulnerabilità delle vie aeree. È, inoltre, sensibilmente ridot-
ta o assente la possibilità di una efficace ventilazione colla-
2.4.3. Epifisiolisi terale, dato l'incompleto sviluppo dei pori di Kohn e dei
Consiste nello scivolamento postero-media\e dell'epifi-
canali di Lambert. Il numero elevato di ghiandole mucose e
si femorale prossimale, spesso progressivo, più frequente la particolare composizione del muco predispongono i
nei maschi. Si associa a obesità, ipotiroidismo, necrosi aset- bronchi e i bronchioli all'occlusione parziale o totale in
tica, rachitismo e ostcodistrofia renale. caso di edema parietale o di occupazione del lume da parte
di muco o frustoli infiammatori.
Nelle forme conclamate l'esame radiografico del-
l'anca dimostra direttamente la dislocazione. Talora, In linea di principio, in età pediatrica i rilievi se-
'· però, sono presenti solo segni indiretti: riduzione d'al- meiologici elementari delle malattie del polmone e del-
tezza del nucleo epifisario, slargamento della fisi, la la pleura e i criteri diagnostici differenziali dei processi
linea tracciata lungo il contorno esterno del collo infiammatori acuti sono sostanzialmente identici a
femorale (linea di Klein) non interseca l'epifisi. Gli quanto avviene nell'adulto (v. paragrafo XVA). Gran-
a scivolamenti di minore entità possono essere identifi- de importanza assumono, in proposito, il radiogram-
il cati con una opportuna proiezione «a rana» (scalino ma toracico e la TC.
li tra epifisi e metafisi!). Lecotomografia ha buona sen-
sibilità nella dimostrazione dello scalino e del versa- 3.1. Varianti del normale e aspetti morfologici
mento articolare associato. La RM è la tecnica d'ele- particolari ·
a zione per l'individuazione delle preepifisiolisi (iperin-
a tensità del segnale proveniente dalla fisi nelle sequen- Alcuni rilievi particolari sono legati' alla proiezio-
li ze GE T2-pesate!). ne AP in decubito supino necessaria nei soggetti più
1- piccoli: il mediastino appare ingrandito, le clavicole si
4 2.4.4. Malattia di Osgood-Schlatter proiettano al di sopra delle prime coste, la sovrapposi-
la zione deli' opacità di pliche cutanee può simulare un
Consiste nella avulsione della tuberosità tibiale anterio-
pneumotorace nel neonato (fig. XXXVII17), Farco
":o re con lesione dell'inserzione del tendine rotulco conse-
guente a microtrawni ripetuti. Si manifesta tra i IO e i 12 cardiaco medio sinistro è più prominente nel bambino.
anni, più frequentemente nei maschi. La diagnosi si basa sul Il timo è fisiologicamente molto voluminoso nei pri-
rilievo clinico di dolore elettivo. mi anni di vita anche in rapporto alle piccole dimen-
sioni del torace (di fatto raggiunge il suo massimo vo-
L'esame radiografico (proiezione LL! raggi X lume nell'adolescenza). Nel radiogramma toracico, fi-
«molli»!) mostra la frammentazione del nucleo di a
no circa 3 anni d'età, l'opacità timica deborda dal me-
ossificazione della tuberosità tibia! e anteriore. Poiché diastino anterosuperiore mascherando spesso i profili
questa può costituire una semplice variante del norma- cardiaci (fig. XXXVIII.8). Alla TC e alla RM è sempre
le, è necessario ricercare l'associazione di rilievi col- visibile nelle prime due decadi di vita: ha margini con-
laterali quali la tumefazione dei tessuti limitrofi, la vessi prima della pubertà, rettilinei o concavi dopo.· La
parziale obliterazione dello spazio adiposo retrotendi- RM mostra precocemente i segni dell'involuzione adi-
neo, l'ispessimento del tendine rotuleo. pO$a (segnale elevato nelle sequenze TI-pesate).
fia è di norma sufficiente allo scopo.
La presenza di anelli vasco/ari può causare disfagia o
stridore per compressione rispettivamente esofagea o tra-
,,.et· 3. Apparato respiratorio cheale. I più comuni sono: il doppio arco aortico, l'ansa pol-
monare (a. polmonare di sinistra che origina dalla destra e
ad
ata Nel bambino le dimensioni assolute e relative delle passa fra trachea ed esofago), l'arco aortico destro con a.
; a J diverse porzioni dell'albero respiratorio sono diverse da succlavia sinistra aberrante. I:esofagografia dimostra
impronte estrinseche in sedi tipiche; la TC e la RM possono
j
risi .. quelle dell'adulto. In particolare, le vie aeree periferiche
J'·.'.

hanno calibro proporzionatamente poco sviluppato, si che il consentire di evitare il ricorso all'angiografia.
812 Capitala XKXf/liJ "1
l
l

Fig. XXXVIII.7. Pliche cutanee. L'apparente linea


di collasso visibile nell'emitorace destro (frecce),
prolungatesi ben al di là degli ambiti polmonari, è in
realtà costituita da un ripiegamento della cute del
dorso (si ricordi che il radlogramma toracico nel
piccolo bambino è di norma eseguito in decubito
supino).

3.2. Patologia neonatale ressato. Il pneumomediastino solleva il timo. La displasia


broncopolmonare è una forma di cronicizzazione della RDS
Le patologie più note, la tachipnea transitoria e la che si manlfesta dopo il primo mese di vita con iperinsuf-
malattia delle membrane ialine (sindrome da distress flazione polmonare, opacità fibrotiche interstiziali e aree di
respiratorio, RDS; malattia da difetto di surfattante, disventilazione; la forma classica, con bolle e grossi tralci
SDD), sono considerate specificamente nei paragrafi fibrotici, è attualmente rara.
XVJO e 31, ai quali si rimanda. Tra le
della RDS vanno segnalate quelle consegueli.ti alla Opacità polmonari estese in superficie si riscontra-
terapia ventilatoria a pressione positiva: rottura di no nel neonato in caso di atelettasia (più frequente-
alveoli o bronchioli con enfisema interstiziale; pneu- mente da RDS, tappi di muco, malposizionamento del
motorace, pneumomediastino, displasia broncopolmo- tubo tracheale), edema, emorragia, versamento pleuri-
nare. co, polmoniti, aspirazione di meconio, presenza di
massa (sequestrazione, malformazione adenomatoi-
r.: enfisema interstiziale si manifesta classicamente in docistica, ernie viscerali).
forma di piccole bolle o strie lineari ilifughe a disposizione
radiata. Il pneumotorace è spesso.anteriore e può essere sve-
lato solo da una tenue ipertrasparenza dell'emitorace 3.3. Processi infiammatori
Le infezioni virali sono la causa più frequente di
broncopneumopatia dell'infanzia (95% prima dei 6 an-
ni d'età). Il virus sinciziale e l'adenovirus ne sono gli
agenti più comuni e determinano, a livello bronchiale,
edema delle pareti, necrosi cellulare e incremento del-
la produzione di muco. Le conseguenze più gravi del-
l'occlusione che ne deriva si hanno nei primi 2 anni di
vita quando si instaura il quadro acuto della bronchio-
lite" Nel radiogramma toracico (fìg" XXXVIII9) i poi·
mani appaiono iperespansi (intrappolamento di aria!),
sono presenti opacità periilari lineari (ispessimento del
grosso interstizio e delle pareti bronchiali!), talora opa-
cità focali multiple (atelettasie! più raramente pneu-
mopatie alveolari virali!).
Le polmoniti batteriche sono per lo più dovute allo
Fig. XXXVIIJ.S. Il grosso timo. 8aumento dimensionale di ambedue streptococco nel lattante, all'haemophilus fino a 5
i lobi timici slarga vistosamente c simmetricamente, «a colonna)>, il
mediastino superiore, maschera gli archi cardiaci e le parti più interne anni d'età, allo pneumococco dopo i 5 anni. Nel radio-
dei campi polmonari. gramma toraci co sono presenti opacità alveolari per lo
1 i
Radiologia pediatdm 813

Sussidio mnemonico utile per la diagnosi differenziale


l è l'acronimo delle <<4T»: timo, teratoma, <<terribile» linfo-
ma-leucemia, tiroide. Processi espansivi meno comuni sono
illinfangioma cistico, l'emangioma, l'istiocitosi maligna e
l la cisti plcuropericardica.

Radiogramma standard e TC consentono di norma


l'individuazione e la definizione di sede della lesione,
talora quella di natura (si rinvia, in proposito, al para-
grafo XVII.6). Le grosse masse a estrinsecazione
"), prossimale, come illinfangioma (solitamente
mediastinico), sono per lo più dimostrabili mediante
'cl" ecografia, ma il bilancio multiplanare richiede, tutta-
,,el via, il ricorso alla RM.

I linjomi del bambino presentano alcune caratteristiche


a peculiari. La m. di Hodgkin colpisce prevalentemente
Fig. XXXVIII.9. Bronchiolite viralc. Sui due ambiti polmonari si
s alternano aree ipcr· e ipotrasparentl, entrambe espressione e conse-
getti oltre i IO anni di età ed è)caratterizzata dal coinvolgi-
f- guenza di un alterato transito dell'aria nelle diramazioni bronchiali mento linfonodale mediastinico e ilare, per lo più in forma
Ii periferiche. di massa polilobulata. Il lirifoma non Hodg!dn è più fre-
quente tra i 7 e gli 11 anni, è prevalentemente extralinfono-
dale (timo!) e si manifesta in forma dì voluminosa massa a
rapido accrescimento che può estendersi dal compartimen-
,_ più rotondeggianti (polmonite rotonda!), che possono to mediastinico anteriore ai compartimenti medio c poste-
,_ simulare una massa. Vincompleto sviluppo, prima riore (linfoadenomegalie!). La TC è tecnica d'elezione per
degli 8 anni d'età, dei pori di Kohn e dei canali di il bilancio di estensione all'esordio e dopo terapia.
il
Lambert impedisce la diffusione del processo infiam-
matorio e lo limita a un segmento (di solito nel lobo Nel compartimento medio (nel quale si localizza
li
medio di destra e nel lobo inferiore di sinistra in sede un ulteriore 30% delle masse mediastiniche) si
1-
retrocardiaca). Vassenza di un'efficace ventilazione riscontrano di norma: adenopatie (infiammatorie,
collaterale rende, inoltre, ragione della frequenza delle metastatiche, da cisti (broJ?.coge7
atelettasie. ne, da duplicazione esofagea, neuroenteriche), seque-
Nella seconda infanzia e nell'adolescente sono stri e masse cardiovascolari, esofagee e trachCali. La
li quenti le polmoniti da mycoplasma pneumoniae, il cui TC è indagine d'elezione nel loro studio; laRM è utile
,_ quadro radio logico è polimorfo e aspecifico: infiltrati nella definizione della patologia tracheale·e cardiòva-
li interstiziali periilari localizzati, opacità alveolari scolare.
,, tiple localizzate soprattutto alle basi, piccoli Nel compartimento posteriore (nel quale si"
1- menti pleurici (20%). lizza il restante 40% delle masse mediastiniche) si
1- riscontrano con frequenza· relativa elevata (88%)
li Possono essere causa di broncopneumopatia cronica
ricorrente del bambino: le fistole trachea-esofagee (v. para-
tumori neurogeni originanti o dalle cellule gangliari
,_
grafo XX.2.2), affezioni neurologiche, il reflusso gastro- (neuroblastoma, ganglioneuroma, ganglioneuroblasto-
1- ma), o dalle radici delle cellule (neurinoma,
l'
esofageo (v. paragrafo XX.2.5), i corpi estranei endobron-
), chiaii (intrappolamento di aria dal lato affetto!), la fibrosi schwannoma). Meno comuni sono le cisti neuroenteri-
il cistica (v. paragrafo XXIII.lO), difetti immunologici. chc, il meningocele, ·1 'ascesso paraspinale ·e le masse
,_
1- l circoscritte di tessuto emopoietico extramidollare. La
RM è indagine d'elezione nel loro studio sia per la

l
4. Mediastino migliore definizione del bilancio di estensione multi-
o planare (trattasi spesso di formazioni voluminose a
5 In età pediatrica problema di grande interesse è estrinsecazione cervicomediastinica o mediastinoad-
,_ i costituito dalle masse mediastiniche. 1130% di queste dominale), sia per la valutazione dell'eventuale com-
o
l
'l
si localizza nel compartimento anteriore. ponente endorachidea.

'(l
814 Capitolo X:Q:,V]lJ

5. Tubo digerente L ecografia consente di norma di visualizzare il


segmento invaginato in forma di immagine «a sandwi-
5.1. Atresia esofagea ch'> o <m pseudorene)) nelle scansioni longitudinali, «a
coccarda>> in quelle trasversali (fig. XXXVIII.ll), e
Trattasi di non frequente ma di notevole può essere utilizzata come guida per la riduzione idro-
interesse ·pediatrico. E associata o meno alla presenza statica. Quest'ultima si effettua solitamente o median-
di una fistola tracheo-esofagea (fig. XXXVIII. lO). Per te clisma opaco con MdC iodato a bassa osmolarìtà 0
la sua trattazione si rinvia al paragrafo XX.2.2. baritato diluito (con il quale in sede dell'invaginazio-
ne si ha arresto della progressione della colonna radio-
5.2. Stenosi ipertrofica del piloro paca con presenza di una caratteristica irìùnagine «a
tenaglia>>- fig. XXXV!ll.l2), o con insufflazioné d'a-
Trattasi di affezione congenita o acquisita per lo più
manifestantesi nella 3'-4' settimana di. vita con vomito
ria a pressione costante (non oltre i 120 mmHg!). La
«esplosivo», verosimilmente conseguente a uno spasmo riduzione è dimostrata dalla presenza di MdC opaco o
prolungato che determina ipertrofia delle fibre muscolari aria nel cieco e nell'ansa terminale ileale.
circolari dell'antro.
5.4. Occlusioni intestinali alte
L ecografia consente di per sé la diagnosi dimo-
Possono essere complete (atresia duodenale; volvolo) o
strando l'ispessimento muscolare (oltre i 4 mm) e l'al-
incomplete (anomalie di rotazione e/o di fissazione della
lungamento del canale pilorico (oltre i 15 mm). Utile primitiva ansa intestinale, diaframmi duodenali, duplicazio-
complemento nei casi dubbi è l'esame tradizionale ni di segmenti intestinali, vena porta preduodenale, pan-
con pasto baritato (v. fig. XX.32). creas anulare). Sintomo fondamentale è il vomito, precoce
nelle forme complete, più tardivo in quelle incomplete,
5.3. lnvaginazione intestinale acuta biliare nelle localizzazioni sottovateriane.
Più frequentemente ileo-ceco-colica, si manifesta Si rinvia ai paragrafi XX.4.2 e XX.6.1 per la
nell'SO% dei casi tra i 2 mesi e i 2 anni d'età. Può essere
descrizione dei rilievi semeiologici dell'esame diretto
idiopatica (90%) o secondaria a linfoma, diverticolo di
Meckel, duplicazione intestinale, adenoma o polipo, porpo-
dell'addome e dell'esame baritato. Lecografia può
ra di Sch6nlein-Henoch, fibrosi cistica. La sintomatologia è · evidenziare rilievi utili per la diagnosi di natura: l'in-
caratterizzata da dolori addominali parossistici, vomito e versione dei rapporti tra i vasi mesenterici nelle mal-
rettorragia «a gelatina di lampone)). rotazioni, l'aspetto «spiraliforme>l della vena mesente-
rica superiore nel volvolo, masse cistiche nelle dupli-
cazioni non comunicanti, la sede preduodenale della
vena porta.

il

il
Fig. XXXVIII. n. Invaginazione ileo-ceco·colica. Scansione 1
Fig. XXXVIII.lO, Fistola trachea-esofagea. Bambina di 7 giorni. Il
MdC baritato deglutito dalla piccola paziente riempie in toto l'esofa-
fica trasversale del fianco destro con tecnica color-Doppler. E ben
apprezzabile il tipico aspetto \m coccarda\) del complesso formato
esternamente dall'ansa invaginante (punte di freccia) e all'interno dal-
l
l
go (immagine a sinistra) e attraverso la fistola (freccia) si porta nel!a l'ansa invaginata (frecce) attorno alla quale si staglia l'iperecogenicità
trachea generando successivamente un vero e proprio quadro bronco- del tessuto adiposo mesenteriale (nel _cui contesto sono presenti un pic-
grafico (immagine a destra). colo linfonodo, L, c vas) congesti). :1
!
.J"
Radiologia pediatrica 815

Il clisma opaco (MdC iodato ipertonico!) evidenzia un vero


e proprio microcolon; il meconio appare «bloccato» nel
cieco e nelle ultime anse ileali. In caso di complicazioni
(peritonite da meconio, pseudocisti, volvolo, atresia, steno-
si), all'esame diretto radiografico i livelli idroaerei so.no
aécentuati ed è apprezzabile un'immagine pseudotumorale
con o senza calcificazioni.
Le cisti da duplicazione possono interessare qualunque
tratto dell'intestino, ma sono più frequenti nel tenue. Di
regola non sono comunicanti. L'ecografia è per lo più suffi-
ciente a fini diagnostici. La si presenta come
una formazione rotondeggiante, a contenuto liquido, cir-
condata da una sottile banderella iperecogena corrisponden-
te alla sottomucosa e, più all'esterno, da una altrettanto sot-
tile linea ipoecogena corrispondente allo strato muscolare.
Per quanto concerne ·le ostruzioni congenite del colon
da atresia, stenosi, duplicazione e ano imperforato, vedasi
quanto detto nel paragrafo XX.8.11.
Nella malattia di llirschsprung, considerata specifica-
mente nel paragrafo XX.8.12, tenue e colon appaiono dila-
tati, più frequentemente con livelli idroaerei; il clisma
opaco consente pressochè costantemente di evidenziare la
Fig. XXXVIII.12. lnvaginazione ileo-ceco-colica. Clisma opaco con
MdC baritato. Nel radiogramma AP a paziente supino la progressione zona di transizione tra segmento agangliare e segmento nor-
del MdC si arresta bruscamente in corrispondenza dell'ipocondrio male a monte.
destro; l'ansa invaginata è apprezzabile come difetto di riempimento Nella immaturità transitoria le anse intestinali sono
che occlude il lume intestinale; i contorni dell'ansa invaginante assu- moderatamente dilatate, non sono apprezzabili livelli, la
mono un caratteristico aspetto «a spirale>> o M tenaglia» (frecce). riduzione del calibro in senso distale è progressiva, l'am-
polla rettale espansibile.
5.5. Occlusioni intestinali basse
Possono essere causate da atresia sottoduodenale, ileo 5.6. Enterocolite necrotizzante
da meconio, m. di Hirschsprung, immaturità transitoria Trattasi di una ulcerazione focale o diffusa con necrosi
(sindrome del tappo di meconio, piccolo colon sinistro, ileo della parete intestinale (il duodeno non è mai coinvolto!)
del pretermine), duplicazioni, diaframmi, volvolo del colon, tipica del pretermine, dovuta all'associazione di più cause:
sindrome megavescica-microcolon-ipoperistaltismo. Sinto-
mi principali sono le anomalie di emissione del meconio e
la distensione addominale.

La diagnosi è posta attraverso l'uso combinato del-


l'esame diretto radiografico dell'addome e del clisma
opaco con MdC iodato a bassa osrnolarità.

La sede dell'atresia del tenue è per lo più ileale. Non di


rado le aree atresiche sono multiple. All'esame diretto
j radiografico si osservano livelli idroaerei multipli e anse
l
intestinali dilatate (fig. XXXVIII.l3A). Il clisma opaco
il documenta l'esistenza di un colon piccolo spastico e «non
usato» (fig. XXXVIII.l3B).
1 Un cenno a sé richiede l'ileo da meconio, che costitui-
sce in genere la manifestazione più precoce di una fibrosi
l
l
cistica. L'esame diretto radiografico mostra un quadro simi-
le a quello dell'atresia del tenue distale: i livelli idroaerei
sono però generalmente meno numerosi a causa della con-
Fig. "XXXVIII.l3. Atresia del tenue. Bambino di l giorno. La sede
ileale alta dell'ostruzione induce marcata dilatazione dello stomaco
(frecce), del duodeno e dei segmenti digiunoileali a monte con com-
parsa di vistosi livelli idroaerei (A). I: intestino crasso, non raggiunto
sistenza e viscosità del meconio, la commistione di gas e dalla progressione oro-aborale di gas e secreti, assume al clisma opaco
:1 meconio produce un aspetto «marmorizzatm> del contenuto. (B) il classico aspetto del ((microcolon ex non uswl.
!
.J"
816 Capitolo X\[)(VJJJ

ischemia-ipoperfusione (shock, asfissia, ipovolemia), infe- può osservarsi anche in fase di remissione). Si consideri
zione, alimentazione erronea (cibi iperosmolari, intolleran- comunque, che anse intestinali con pareti
za al latte). I sintomi (vomito, distensione addominale, diar- ispessite possono riscontrarsi anche in vasculiti (porpora di
rea ematica, shock) compaiono solitamente nel3°-4° gior- Sch5nlein-Henoch!) c in patologie ischemiche (invagina-
no di vita. zione! vo\volo! sindrome emoliticouremica!).

L'esame diretto radiografico dell'addome eviden- 5.8. Polipi e poliposi


zia in un primo tempo un quadro di ileo paralitico con
anse «tubulari» distanziate tra di loro per l'ispessi- Anche se meno frequentemente che nell'adulto
mento delia parete (edema! emorragia mucosa e sotto- polipi adenomatosi possono riscontrarsi in età
mucosa!); più tardivamente, pneumatosi parietale, pre- trica, di norma nel colon-retto (v. paragrafo XX.8.22).
senza di gas nella vena porta, pneumoperitoneo, ver- Le poliposi adenomatose familiari (v. paragrafo
samento intraperitoneale. XX.8.23) sono talora scoperte in prima istanza in età
prepubere. Polipi amartomatosi si riscontrano in alcu-
ni disordini poliposici, con localizzazione prevalente
5.7. Malattie infiammatorie
nel colon, come nella poliposi giovanile, tipica dél-
5. 7.1. Forme acute batteriche l'età prepubere, o nel tenue, come nella sindrome di
Peutz-.Teghers. Il loro rilievo impegna tecniche non
1/eiti, tijliti e coliti acute del bambino sono in genere
comuni in età pediatrica come il clisma a DC del colon
causate da Yersinia enterocolitica, Campylobacter jejuni,
Salmonella enteritidis. Segno clinico principale è il dolore e l'esame baritato del tubo digerente prossimale.
al quadrante inferiore destro; la diarrea può essere assente.

r.: ecotomografia evidenzia di norma anse ileali e 6. Fegato e vie biliari


coliche ispessite (oltre i 2,5 mm nell'ileo, i 2 mm nel
colon) e linfoadenomegalie mesenteriche. L'ispessi- 6.1. Lesioni focali
mento parietale riguarda, nella maggior parte dei casi, 6.1.1. Tumori maligni
principalmente la sottomucosa; la stratificaZione
parietale è sempre conservata. Color- e power-Dop- I tumori epatici sono poco frequenti in età pediatrica. Il
pler evidenziano un'iperemia più o meno intensa. 60% è costituito da lesioni maligne, le più comuni delle
quali sono l' epatoblastoma e l' epatocarcinoma, entrambi
5. 7.2. Forme\roniche producenti a-feto-proteina (80-90% dei casi). Il primo col-
pisce soggetti al di sotto dei 5 anni; il secondo ha un picco
La malattia di Crolm e la colite ulcerosa idiopati- di incidenza a 4 anni e uno nell'adolescenza, e insorge' di
ca si manifestano non infrequentemente in età pedia- norma su un fegato patologico (cirrosi, malattie metaboli-
trica. Vecotomografia è la tecnica d'elezione per il che). Ecografia eTC, indagini d'elezione nel loro studio,
bilancio iniziale e per il follow-up poiché permette di evidenziano aspetti fondamentalmente simili a quelli
valutare, meglio che neU'adulto, l'ispessimento parie- descritti per l'epatocarcinoma dell'adulto (v. paragrafo
XXL8.l). Neoplasie maligne di maggiore rarità sono il rab-
tale edematoso, infiammatorio e fibrotico. Nella domiosarcoma delle vie biliari, il sarcoma epatico indiffe-
malattia di Crohn, con frequenza maggiore rispetto alla renziato, illeiomiosarcoma epatobiliare.
colite ulcerosa idiopatica, non è più apprezzabile la
stratificazione parietale e le anse interessate assumono 6.].2. Metastasi
un aspetto «a pseudorene» simile a quello dellinfoma
non Hodgkin. In fase attiva di malattia il color- e il Traggono il più delle volte origine dal tumore di
power-Doppler dimostrano costantemente iperemia Wilms, dal neuroblastoma, dal rabdomiosarcoma.
parietale «a chiazze», più o meno intensa. Le possibili Modalità di studio e rilievi semeiologici non differi-
complicanze (ascessi, pseudomasse infiammatorie, scono da quelli dell'adul!o (v. paragrafo XXI.8.2). Nel
fistole) possono essere meglio valutate con la TC. neuroblastoma del lattante, tuttavia, la metastatizza-
zione epatica è spesso diffusa sì che l'epatomegalia
La valutazione del grado di iperemia assume rilievo in oscura la massa primitiva. La prognosi è peraltro buo-
quanto direttamente correlata con lo stato di malattia (l'i- na (79% di sopravvivenza) e principalmente legata alle
spessimento della parete, viceversa, regredisce lentamente e complicanze respiratorie causate dalla epatomegalia.
Radiologia pediatrica 817

6.1.3. Tumori benigni più delle volte aspetto fusiforme ed è talora accompagnata
da ectasia delle vie biliari intraepatiche. Alla base della
Il più frequente nel bambino, così come nell'adulto, è malformazione è la presenza di un canale biliopancreatico
l'emangioma, manifestantesi spesso in forma di eman- comune; l'inserzione prossimale del coledoco con anomalo
gioendotelioma d(f!uso. Compare in età neonatale (con bre- sistema sfmteriale comporta in successione il reflusso di
ve intervallo libero dopo la nascita), si accresce rapidamen- succo pancreatico, l'aggressione enzimatica della parete
te (6-8 mesi), va incontro spontaneamente a lenta involuzio- biliare e la conseguente dilatazione globale del coledoco o
ne fibro\ipomatosa (18 mesi-lO anni). la stenosi del suo tratto terminale con dilatazione di quello
prossimale. L'ecotomografta consente agevolmente l'indivi-
Lecografia evidenzia l'aumento di volume del duazione del tratto dilatato in sede ilare epatica. Utili com-
fegato nel cui contesto sono dimostrabili formazioni plementi (anche al fine di evidenziare la presenza del cana-
nodulari multiple per lo più ipoecogene e aumento di le biliopancreatico comune!) sono la colecistografia percu-
calibro dei vasi epatici. Color- e power-Doppler indi- tanea, la colangio-RM ed eventualmente la colangiografia
viduano talora una vascolarizzazione centripeta intra- intraoperatoria.
nodulare. Nei casi dubbi è di norma risolutiva la re Dilatazione segmentaria dei dotti biliari intraepatici
(malattia di Caro/i). Consiste nella dilatazione sacculare
(v. paragrafo XXI.8.3). La RM (le lesioni hanno segna-
non ostruttiva delle vie biliari intraepatiche. È affezione a
le altamente iperintenso nelle sequenze T2-pesate!) è
carattere familiare, associantesi solitamente a fibrosi epati-
utile per memitorare la regressione delle masse dopo ca congenita e policistosi renale recessiva. Consegue vero-
l'eventuale terapia corticosteroidea, indicazione la similmente alla persistenza di segmenti dilatati della via
quale sorge in presenza di insufficienza cardiaca. La biliare primitiva posti attorno a una vena centrale. L'ectasia
persistenza di questa costituisce indicazione ali' embo- cistica con rami portali intraluminali rappresenta, di fatto, il
lizzazione in corso di angiografia. segno patognomonico ali' ecotomografta.

Tumori benigni osservati meno frequentemente sono 6.3. Colelitiasi


l'amartoma mesenchimatoso (voluminoso, spesso a struttu-
ramista, manifestantcsi tra 4 mesi e 2 anni di età), l'adeno- Può essere presente già in epoca prenatale, ma per lo
ma (associato alle glicogenosi) e l' iperplasia nodulare foca- più è osservata nel neonato-18ttantc (e soprattutto nel pre-
le (v. paragrafo XXL8.4), illinfangioma. termine). I calcoli sono in genere di bilirubinato di calcio.
Cause riconosciute alla base dell'affezione sono: il deficit
6.2. Malformazioni delle vie biliari transitorio di glucuroconiugazione, la nutrizione parentera-
le totale, la somministrazione di diuretici, la sepsi, le ano-
Sono considerate estesamente nel paragrafo malie intestinali, l'emolisi, la malattia di Wilson, la fibrosi
XXJI.12, al quale si rimanda. Commenti specifici cistica, le anomalie congenite delle vie biliari.
richiedono l'atresia delle vie biliari extraepatiche, la
dilatazione cistica congenita del coledoco e la dilata- C ecotomografia consente di norma la diagnosi
zione segmentaria dei dotti biliari intraepatici. compiuta (v. paragrafo XXII. 13). Nella maggior parte
dei casi si ha dissoluzione spontanea dei calcoli. In
Atresia delle vie biliari extraepatiche. Incide in ragione caso di ostruzione della via biliare principale latera-
di l caso ogni 14000 nati vivi. Costituisce, insieme all'epa- pia con acidi biliari è quasi sempre risolutiva (v. para-
tite neonatale, la causa più frequente di ittero ostruttivo neo- grafo XXII.l4). La colecistostomia percutanea con
natale. l;ecotomografia consente un primo bilancio anato- successivo lavaggio della via biliare e frantumazione
mico. Segni principali sono: la mancata visualizzazione del- del calcolo ancora friabile è valido trattamento alter-
la colecisti a digiuno (ma la visualizzazione non esclude di nativo.
per sé l'atresia delle vie biliari!); la presenza (22% dei casi)
di anomalie anatomiche associate (polisplenia, vena porta
preduodenale, fegato mediano, vena cava superiore conti-
nuantesi nella vena azygos, vena cava inferiore a sinistra, 7. Apparato urinario
arteria epatica aberrante, situs inversus, malrotazione). La
diagnosi è confermata dalla scintigrafia con 99 mTc-IDA 7.1. Varianti del normale e aspetti morfologici
(mancato transito del tracciante nell'intestino!). Il bilancio particolari
anatomico verrà poi completato dalla co/angiografia intrao-
peratoria. Alcuni aspetti specifici deli' età pediatrica andranno
Dilatazione cistica congenita del coledoco. Assume il considerati con attenzione;
818 Capitolo XJ<XV!JJ

il rene ha un aspetto più globoso rispetto all'adulto;


nel neonato-lattante sono di norma ancora apprezzabili
le lobulazionifetali (fig. XXXVIII.l4);
la dijjàenziazione cortico-midollare è accentuata per
l'ipoecogenicità delle piramidi (che è massima nei pri-
mi mesi di vita);
l 'i.perecogenìcità della corticale è fisiologica nei preter-
mme;
!'iperecogenicità del seno renale è assente nei primi 6
mesi;
una lieve ectasia del bacinetto renale è fisiologica nel
neonato;
la presenza di pseudovalvole ureterali non ostruenti
(fig. XXXVIII.l5) è espressione del persistere di una
situazione fetale non patologica.

7.2. Malformazioni
Le displasie dell'apparato urinario sono considera-
te estesamente nel paragrafo XXVII. l O, al quale si Fig. XXXVIII.IS. PseudovalvolC ureterali. Urografia. Lungo il decor-
rimanda. so dell'uretere di destra sono apprezzabili numerosi difetti lineari tra-
sversali (frecce) dovuti alla presenza di pseudovalvole non ostruenti.
Normali i calici e la pelvi (P).
7.3. Masse renali e pararenali
7.3.1. Tumore di Wilms
Vecotomografia consente di identificare la massa
Costituisce di per sé il6% delle neoplasie infantili. Inte- e di definirne, nella maggior parte dei casi, aspetti
ressa soggetti al di sotto dei 6 anni, nell2% dei casi in for- importanti: l'origine renale, i limiti netti, la struttura
ma bilaterale. Ha tendenza a rimanere intrarenale e difficil-
spesso complessa (solida iperecogena, resa
mente supera la linea mediana. In linea generale è una lesio-
ne ben definita e «pulita)), contenente calcificazioni in non nea dalla presenza di aree pseudocistiche emorragiche
più del l 0% dei casi. o necrotiche- fig. XXXVJJI.l6A), la dislocazione
(ma non l'inglobamento!) dei grossi vasi, la presenza
eventuale di trombi neoplastici nelle vene renali e
la vena cava inferiore (tecniche Doppler!). La TC (fig.
è l'indagine d'elezione per la sua valu-
tazione compiuta (calcificazioni? tumore sincrono nel
rene controlaterale? isole macroscopiche potenzial-
mente maligne di tessuto embrionario? metastasi pol- \
monari ed epatiche?). La RM è indagine elettiva nel
controllo evolutivo e postoperatorio.

Neoplasie primitive renali più rare del bambino sono: il


ll
l
nefroma mesoblastico benignO e il tr1more rabdoide
{entrambi manifestantisi nei primi 6 mesi di vita), il sarco-
ma a cellule chiare, il nefroma cistico multiloculare, 1'an-
giomiolìpoma (sclerosi tuberosa!), illinfoma-leucemia, l'a-
denocarcinoma (manifestantesi dopo i 5 anni). l
Fig. XXXVJII.14. Rene normale di neonato a termine. Scansione eco-
tomografica longitudinale. Il rene, compreso tra il muscolo psoas (p) 7.3.2. Neuroblastoma l
posteriormente e il fegato (f) anteriormente, ha corticale lievemente
iperecogena. La differenziazione cortico-midollal'C è accentuata.
Lungo il contorno renale si evidenziano multiple incisure iperecogcne
(frecce) delimitanti le lobulazioni fetali, esito della fusione dei primi-
È il tumore pararenale più comune (8% delle neoplasie
infantili). Origina per lo più dalla midollare surrenale {40%
dei casi), meno frequentemente dai gangli simpatici parara-
l
J
tivi abbozzi renali. chidei dalla regione cervicale alla pelvi e dai plessi periva-
Radiologia pediatriC(l 819

Fig. XXXVIII.l7. Neuroblastoma .. Bambina di 15 giorni. Ecotomo- ·


grafia. La scansione trasversale dell'addome superiore dimostra la
presenza di una lesione a strullura solida (t) lievemente iperecogena e
a contorni sfumati, situata al davanti e medialmente rispetto al rene
sinistro (r). I grossi vasi addominali sono dislocati e compressi (ptmta
di freccia).
Fig. XXXVIII.I6. Tumore di Wilms. Bambino di 4 anni e mezzo.
Ecotomografia con scansione coronale (A); TC con scansione contra- rilievo per la valutazione dell'eventuale infiltrazione
stografica (B). La voluminosa neoformazione solida disomogenea del midollo osseo (50% dei casi) e per l'individuazio-.
occupante l'ipocondrio e il fianco sinistro (t) infiltra la vena renale (r) ne di metastasi a distanza, residui neoplastici attivi
raggiungendo la vena cava inferiore (c). La lesione, a c.e. disomoge- dopo terapia, eventuali recidive.
neo, infiltra e disloca la flessura splenica del colon (punte di freccia)
e la coda del pancreas (tendina); il voluminoso !rombo occupa pres-
soché completamente la vena cava inferiore, nella quale residua un 7.3.3. Ematoma del surrene del neonato
minimo lume pervio opacizzato dal MdC (asterisco).
Di rado è così voluminoso da manifestarsi in for-

scolari. Si manifesta quasi sempre al di sotto dei 5 anni


d'età. Secerne catecolamine, sì che il dosaggio dei cataboli-
ti urinari rappresenta un elemento diagnostico determinan-
te. A differenza dal tumore di Wilms ha spiccata tendenza a
diffondere oltre la sua sede d'origine, localmente e a distan-
za. Non di rado sono le metastasi (scheletriche, nel midollo
osseo, epatiche, linfonodali e cutanee) più che il tumore pri-
mitivo a richiamare l'attenzione. Calcifica con notevole fre-
\ quenza (85% dei casi).

ll l: ecotomografia consente pressoché costantemen-


te l'individuazione della massa addominale, la quale
ha contorni irregolari e ingloba i vasi adiacenti (fig.
l XXXVJII.l7). Le tecniche Doppler evidenziano la
presenza di flussi intralesionali. La TC è tecnica d'ele-
l zione per la valutazione dell'estensione,
lità (resa impossibile dal coinvolgimento dell'aorta e
l della vena cava inferiore), della risposta alla terapia.
La definizione delle reali dimensioni della massa e lo
Fig. XXXVIII.18. Neuroblastoma. RM con sezioni coronali a diversa
profondità in sequenza SE TI-pesata. Nell'immagine a sinistra, la le-
sione tumorale surrenalica (n), rotondeggiante, appare ben delimitata

l studio dei rapporti con i vasi sanguigni non sono, tut-


tavia, facili. Il ricorso alla RM è d'obbligo in caso di
sospetta estensione intraspinale (fig. XXXVIII.I8). La
dal polo superiore del rene sinistro, che impronta e disloca alquanto in
basso; si associano tumefazioni gangliari paravcrtcbrali bilaterali (aste-
rischi). Nell'immagine a destra è messa in chiara evidenza l'invasione
di alcuni archi posteriori vertebrali dorsali e il coinvolgimento per lun-

J scintigrafia con meta- 1111-benzilguanidina assume go tratto del midollo spinale e degli involucri meningei circostanti.
820 Capitolo XXXVI!J

ma di massa palpabile, sì che il suo riscontro è il più - disgenesia o agenesia gonadica (XO/XY; 46, XY): gonadi
delle volte occasiona! e in corso di ecotomografia. È palpabili o non, cervice uterina presente o non;
per lo più associato a ittero e spesso anemia. Nelle fasi -ermafroditismo vero (46, XX; 46, XY; mosaici): tessuto
iniziali assume l'aspetto di una massa solida ipereco- ovarico e testicolare simultaneamente presenti, gonadi paJ.
gena simulante un neuroblastoma, ma le tecniche pabili o non, cervice uterina presente.
Doppler dimostrano l'assenza di flussi nel suo conte-
sto. Assume poi gradualmente aspetto cistico colliqua- 8.2. Masse pelviche
tivo e nel contempo si riduce di volume. Questi rilievi, 8.2.1. Cisti ovariche neonata/i
insieme alla normalità dei cataboliti urinari delle cate-
colamine, sono elementi diagnostici differenziali Trattasi di norma di cisti follicolari da stimo lazio-
determinanti. Nelle fasi tardive l'esame diretto radio- ne (ormoni materni!), di solito rilevate coni' ecografia
grafico può mostrare calcificazioni «a zolla>> o «a prenatale. Il loro aspetto usuale di lesione cistica sem-
guscio». plice, a pareti sottili, molto mobile, può trasformarsi
in quello di una massa a struttura complessa in caso di
7.3.4. Trombosi delle vene renali del neonato torsione. Si porrà mente fil fatto che, a differenza di
quanto avviene nell'adulto, voluminosi follicoli (2-3
Si presenta in forma di massa palpabile accompagnata
da ematuria. È conseguenza di un flusso rallentato, di alte- cm di diametro) sono fisiologicamente presenti nelle
razioni della coagulazione del sangue (disidratazione, ovaie della neonata.
shock, diarrea, sepsi, madre diabetica) o di un trauma. Col-
pisce inizialmente le vene arciformi e interlobar:i, estenden- 8.2.2. Idro-emato-metrocolpo
dosi talora fino alla vena cava inferiore. Consegue all'accumulo nella vagina e nell'utero
di secrezioni (stimolate da ormoni materni!) o di san-
Cecotomografia evidenzia il cospicuo aumento di gue per la sussistenza di una ostruzione vaginale
volume del rene interessato, l'aspetto «marezzatO» del
(atresia, setto trasverso, imene imperforato, persisten-
parenchima, la scomparsa della differenziazione corti-
za della cloaca, seno urogenitale). L'esame diretto
co-midollare, strie iperecogene interlobari (vasi trom-
radiografico mostra una voluminosa opacità addomi-
bizzati!), l'estensione eventuale del trombo nella vena
popelvica che disloca in alto «a corona» le anse inte-
cava inferiore. Il color-Doppler dimostra l'assenza di
stinali; l'ecografia evidenzia una massa mediana
flussi venosi nella fase iperacuta, con progressiva
situata tra vescica e retto, con echi sospesi all'inter-
ricomparsa dopo istituzione di circoli collaterali ilari e
no. La vagina è dilatata e con pareti sottili. Le masse
capsulari.
di maggiori dimensoni determinano idroureteronefro-
si da compressione.
8. Apparato genitale femminile 8.2.3. Tumori pelvici
8.1. Malformazioni Sono rari in età pediatrica e per lo più costituiti da
rabdomiosarcomi, teratomi, neuroblastomi, /infami,
Le malformazioni uterovaginali e le disgenesie tumori ossei (sarcoma di Ewing! cisti aneurismatica!).
gonadiche sono considerate rispettivamente nei para- Tecniche d'elezione nel loro studio sono la TC e la
grafi XXX.7.1 e XXX.9.1, ai quali si rimanda. Per RM.
quanto concerne queste ultime, anche se l'individua-
zione della presenza o dell'assenza delle gonadi è pos-
sibile mediante ecografia, un bilancio accurato richie- 9. Neuroradiologia pediati'ica
de il ricorso alla RM.
Le molteplici affezioni oggetto di studio di questa
È utile ricordare che le forme di intersessualità sono
usualmente distinte in: disciplina (che per la sua importanza ha da tempo
- pseudoermafroditismofemminile (46, XX): gonadi non superspecialisti specificamente dedicati!) sono trattate
palpabili, cervice uterina presente; estesamente nel capitolo XXXII, al quale conseguen-
-pseudoermajroditismo maschile (46, XY) gonadi palpabili temente si rimanda. Verranno qui considerati alcuni
o non, cervice uterina assente; aspetti complementari.
Radiologia pediatrica 821

9.1. Varianti del normale e aspetti morfologici dei ventricoli (grado 2), provocare idrocefalia (grado 3),
particolari complicarsi con un infarto venosa emorragico periventrico-
iare (grado 4). Nella maggior parte dei casi l'affezione è ini-
Nel bambino la distanza tra arco anteriore dell'atlante e zialmente silente; è suggcribile quindi sottoporre tutti i pre-
dente dell'epistrofeo non infrequentemente raggiunge i 5 termine, nella prima e nella seconda settimana di vita, a
mm nel radiogramma LL del cranio e nella TC; se ne terrà ecografia (il sangue è iperecogeno nelle fasi acute!). L'eco-
debito conto onde evitare una erronea diagnosi di sublussa- grafia è inoltre di grande utilità nel monitoraggio dei casi
zione atlo-assiale. Analogamente, l'ipermobilità del tratto positivi perché, cogliendo l'instaurarsi di un'idrocefalia,
cervicale superiore, non infrequente nei primi 7-8 anni di permette di stabilire precocemente l'opportunità del tratta-
vita, può indurre alla erronea diagnosi di pseudolussazione mento. L'infarto venosa, inizialmente individuabile in for-
C2-C3. ma di iperecogenicità parenchimale, va incontro successiva-
mente a cavitazione con formazione di una cisti porocnce-
9.2. Ecografia cerebrale nel neonato e nel lat- falica comunicante con il ventricolo laterale.
tante 9.2.2. Lesioni ipossicoischemiche del pretermine
L'indagine è solitamente effettuata con approccio tran-
sfontanellare anteriore mediante trasduttori settoriali e Gli insulti ipossicoischemici determinano nel neonato
lineari ad alta risoluzione. L'impiego di frequenze ultraso- pretermine, come nell'adulto, nella fase cronica, necrosi
nore più basse è utile nella valutazione della fossa poste- coagulativa della sostanza bianca {leucomalacia periventri-
riore nei soggetti di alcuni mesi di vita e quando si renda colare). V ecografia ne consente l'individuazione solo nel
necessario un approccio transosseo. Principale indicazione 20-25% dei casi (un aspetto pluricistico sostituisce dopo 2-
è lo studio della patologia emorragica e ischemica del neo- 3 settimane l'iperecogenicità osservata in fase acuta). L'in-
nato. dagine ha scarsa sensibilità anche nella identificazione del-
le lesioni ischemiche e i11jartuali del neonato a termine
(iperecogenicità in fase acuta e subacuta). Le tecniche Dop-
9.2.1. Emorragia cerebrale del pretermine
pler possono evidenziare sia un aumento che una riduzione
Come detto nel paragrafo XXXII.3.3, si verifica gene- dei flussi, in relazione alle dimensioni, alla sede, alla fase e
ralmente nei primi quattro giorni di vita in neonati di peso alle reazioni vascolari perilesionali. La RM (sequenze SE
inferiore a 1500 g. Ne è causa principale la fluttuazione TI-pesate!) è la tecnica più sensibile nell'identificazione di
pressoria associata a immaturità dei meccanismi di autore- questo tipo di lesione e, quando eseguibile (in relazione alle
golazione del circolo cerebrale. L'emorragia origina nella condizioni del piccolo paziente!), mostra già in fase estre-
regione subependimale dei ventricoli laterali al davanti del mamente precoce un segnale elevato proveniente dalle aree
solco talamo-caudato (grado 1), può estendersi all'interno coinvolte.
CAPITOLO XXXIX

RADIOLOGIA INTERVENTISTICA
GIORGIO MALLARINI E GIUSEPPE CITTADINI

Alcune procedure diagnostiche, in particolare (ma poter far seguire un intervento chirurgico d'elezione e
non solo!) quelle angiografiche, rendono possibile non più d'urgenza), talvolta, infine, {ntegrative. Sia
realizzare estemporaneamente in forma programmata per la scelta della procedura più idonea che per la
atti terapeutici spesso sostitutivi di interventi più valutazione dei risultati è -necessaria una stretta col-
cruenti. Ad esempio, attraverso il catetere utilizzato laborazione interdisciplilrare con clinici e chirurghi
per l'angiografia epatica o renale è possibile iniettare (spesso restii ad affidare al radiologo i propri pazienti
farmaci vasoattivi, antiblastici o materiali embolizzan- per un «intervento»).
ti; sotto guida della colangiografia transepatica è pos-
sibile introdurre nei dotti biliari drenaggi ed endopro- l. Interventistica vascolare
tesi o realizzare una bilioplastica dilatativa; e ancora,
sotto guida radioscopica, deli' ecografia o della re, è Comprende procedure volte a ridurre o aumentare
possibile realizzare biopsie transcutanee in sedi anche il flusso arterioso distrettuale, alla rimozione di corpi
di difficile accesso chirurgico. Di queste procedure estranei endovasali, al campionamento selettivo, in
diagnosticoterapeutiche si interessa la Radiologia punti «mirati», di sangue venosa.
interventistica, disciplina richiedente grande manua-
lità e spirito similchirurgico, vera «Specialità nella 1.1. Riduzione del flusso arterioso distrettuale
specialità,, della quale il desiderio di innovazione e
l'immaginazione dei radiologi interventisti estendono Il flusso arterioso a un organo o a una lesione può
di giorno in giorno indicazioni e campi di applicaìio- essere ridotto con l'infusione nel vaso afferente di far-
ne. maci vasocostrittori o con l'occlusione meccanica
È opportuno qui sottolineare alcuni aspetti. Le pro- permanente o transitoria mediante emb'a!izzazione.
cedure interventistiche non possono essere disgiunte Come vasocostrittore nella pratica viene usata la vaso-
dall'atto diagnostico che le precede: la valutazione del- pressina; l'ocdusione meccanica può essere realizzata
le immagini, infatti, condiziona in maniera determi- con ampia scelta di materiali embolizzanti a seconda
nante la scelta della procedura più idonea. La molte- del risultato desiderato (tab. XXXIX.!).
plicità e la complessità delle procedure interventisti- L'infusione endoarteriosa di vasopressina trova
che rende necessaria l'istituzione di unità radiologi- indicazione ottimale nel controllo delle emorragie
che a esse specificamente dedicate che dispongano di digestive in quanto determina, simultaneamente alla
apparecchiature angiografiche, ecografiche e tomo- vasocostrizione, la contrazione della parete intestinale.
grafiche computerizzate di elevato livello, di sale ste- Viene instaurata preferibilmente in pazienti con nor-
rili, nonché di uno strumentario adatto a qualsiasi tipo mali valori di coagulazione, non nefropatici, senza
di impiego; in questo contesto è utile disporre di un gravi problemi coronaropatici e vasculopatici cerebra-
piccolo reparto di degenza nel quale il radiologo ab- li. La vasopressina è molto efficace nel controllo dei
bia il ruolo attivo che gli compete anche nel monito- sanguinamenti di origine distale sostenuti da piccole
raggio del paziente. arterie (fig. XXXIX.!); lo è assai meno in quelli da
Le procedure interventistiche sono spesso alter- ulcera piloroduodenale. Le complicanze dell'infusio-
llative a quelle chirurgiche (con risultati duraturi o ne sono abbastanza rare e correlate all'azione vasoco-
temporanei, ma con possibilità di replicare la procedu- strittrice generale, in particolare a livello cerebrale,
ra!), talora a esse preparatorie (con il vantaggio di cardiaco e viscerale: la sua sospensione è in genere
824 Capitolo XXX!

sufficiente per ottenere la regressione. In caso di


insuccesso del trattamento si potrà procedere in un
secondo tempo all'embolizzazione.
V occlusione meccanica ha la finalità di arrestare
il flusso arterioso nel distretto interessato senza
durre iséhemia circostante ed è quindi sempre realiz-
zata previo cateterismo vasale superselettivo. La scel-
ta del materiale embolizzante dipende dalla natura
della lesione e dal letto vascolare della stessa. Le indi-
cazioni più comuni sono: il controllo delle emorragie
bronchiali, digestive e traumatiche (figg. XXXIX.2 e
3); le malformazioni arterovenose, le angiodis.plasie,
le fistole arterovenose acquisite. Più raro è il suo Fig.XXXIX.l. Emorragia gastrica. Earteriografia selettiva del tripode
celiaco (a sinistra) evidenzia uno spandimento di MdC originante da un
impiego per la soppressione della funzione di organi ramo distale dell'arteria gastrica sinistra (freccia). L'infusione endoar-
quali la milza, i reni, i surreni, le paratiroidi. Le com- teriosa di vasoprcssina, inducendo intensa vasocostrizione locale c spa-
plicanze dell'embolizzazione (soprattutto: infarto e smo della parete gastrica, ha consentito un controllo efficace del san-
infezione de!l'organo embolizzato; embolizz'azione guinamento (a destra).
per reflusso di territori non desiderati) sono piuttosto
rare in mani esperte, ma comunque temibili.
TABELLA XXXIX. l. MATERIALI PER EMBOLIZZAZIONE.

PARTICOLATI
Autologhi
coaguli addizionati di acido E-aminocaproico
frammenti di tessuto (grasso, muscolo, dura madre, fascia
lata)
Eterologhi riassorbibili
spugna di gelatina (Gelfoam, Spongostan)
cellulosa (Oxycel)
collagene (Avitane)
Fig. XXXIX.2. Emorragia bronchiale. L'arteriografia selettiva bron-
Eterologhi non riassorbibili
chiale sinistra (A) evidenzia un cospicuo spandimcnto di MdC nel con-
alcool polivinilico (Ivalon, Contour) testo del parenchima apicale. L'embolizzazione con alcool polivinilico
sfere di silicone (B), occludendo i rami arteriosi distali (aspetto «ad albero potato))), ha
sfere plastiche e metalliche consentito un completo controllo del sanguinamento.
LIQUIDI
isobutil-2-cianoacrilato {IBCA)
silicone
agenti sclerosanti:
alcool assoluto
MdC iodato bollente
soluzioni glucosate ipertoniche
atossisclerolo
trombovar
MECCANICI
spirali metalliche
spirali metalliche a distacco contro!lato meccanico o elettro-
meccanico
CATETERI A PALLONCINO
palloncino staccabile Fig. XXXIX.3. Proctorragia in rettocolite ulcerosa. Earteriografia
palloncino non staccabile superselettiva dell'arteria emorroidaria superiore (A) dimostra lo span-
dimento endorcttale di MdC originante da alcuni vasi parietali.
I..:embolizzazionc con alcool polivinilico (B) ha consentito un buon
meccanica può essere utilizzata anche nel controllo del sanguinamcnto senza peraltro determinare occlusione
distretto venosa. In passato era frequente l'embolizzazione totale dc! letto arterioso emorroidario.
Radiologia interventistica 825

'
0
{a sclerosi delle varici esofagee sanguinanti previo cate-
terismo retrogrado percutaneo transepatico: l'assai più age-
vole approccio e l'introduzione nella pratica
clinica della TIPS (v. paiagrafo XXXIX.2.2) ne hanno
modernamente limitato l'impiego.
I:embolizzazione della vena spermatica interna e delle
511 e collaterali mediante agenti sclerosanti (atossisclerolo al
3%, trombovar), spirali metalliche o palloncini staccabili,
costituisce da tempo un valido trattamento del varicoce!e
maschile. l',embolizzazione della vena ovarica è impiegata
nel trattamento del varicocele femminile, frequente causa di
dolore pelvico cronico. Il cateterismo superselettivo ha
luogo con approccio percutaneo transfemorale, attraverso le Fig. XXXIX.4. Angioplastica transluminale in osttuzione cronica
vene iliache, la vena cava inferiore e la vena renale. scgmentaria dell'arteria femorale superficiale. A: l'arteria femorale
Efficace prevenzione dell'embolia polmonare è possibi- superficiale, bruscamente interrotta al III medio della coscia (freccia
le mediante l'apposizione pcrcutanea di filtri cavali. Questi curva), è «riabitatml distahncntc (freccia) tramite un ricco circolo col-
laterale di compenso. B: l'ostruzione femorale, di breve estensione, è
sono introdotti chiusi, con l'aiuto di un catetere, attraverso superata da una guida sulla quale viene inserito un catetere a )Xlllon-
la vena femorale o la vena giugulare interna destra, e sono cino che viene poi gonfiato fino a ottenere adeguata dilatazione del
portati sotto lo sbocco delle vene renali (controllo radiosco- lume. C: il controllo successivo del risultato della procedura dimostra
pico!); vengono quindi aperti e ancorati alle pareti cavali un buon ripristino di calibro del lume arterioso con conseguente ridu-

l
costituendo una maglia che impedisce il passaggio degli zione de !l 'entità del circolo di compenso.
emboli provenienti dagli arti inferiori (che sono la causa più
frequente di embolia polmonare!). Vengono impiegati filtri
permanenti, più raramente temporanei. La tecnica dell'angioplastica è simile nelle fasi iniziali
! a quella del cateterismo arterioso secondo Scldinger. Dopo
l puntura percutanea vasale si valica la stenosi con l'aiuto di
l 1.2. Aumento del flusso arterioso distrettuale guide di piccolo calibro a elevata scorrevolezza; viene quin-
di introdotto il catetere il cui palloncino (diametro e lun-
l Il flusso arterioso a un organo o a un distretto cor-
poreo può essere aumentato con la dilatazione o la
ghezza sono prescelti in modo appropriato al calibro del
l, disostruzione meccanica percutanea del segmento
vaso e all'estensione della lesione) è posizionato in corri-
spondenza della lesione. Il palloncino è gonfiato più volte a
j arterioso afferente stenotico od ostruito, con la trom- brevi intervalli con MdC iodato diluito mediante siringa_.
bolisi locale o con l'aspirazione di !rombi. provvista di manometro fino a quando il vaso non riprende
La dilatazione percutanea di un'arteria (angiopla- il calibro primitivo. Il rimodel!amcnto del vaso ha alla sua
stica transluminale) è effettuata modernamente con base meccanismi molteplici c in parte oggetto di discussio-
cateteri a doppio lume all'estremità dei quali è presen- ne. Ematomi in sede di puntura e dissezioni sono le compli-
te un palloncino gonfiabile (cateteri di Griintzig). Una cazioni più comuni; rare l'embolizzazione distale dovuta a
buona dilatazione è in genere duratura e paragonabile frammenti di placca (2%) e la trombosi (che pùò essere
subito assoggettat1 a trombolisi locale); la rottura del vaso
nei risultati a distanza con le percentuali di successo
per sovradilatazione è evento eccezionale. La mobilizzazio-
dell'intervento chirurgico. Costituiscono indicazione a nc precoce (nelle angioplastiche periferiche) e la sommini-
questa procedura le stenosi arteriose uniche o multiple strazione di farmaci antiaggreganti piastrinici migliorano i
e le ostruzioni brevi, cioè estese a tratti inferiori a 5 Cm risultati a distanza.
(fig. XXXIX.4; v. anche fig. XXVII.60). Nella pratica, All'angioplastica transluminale si sono modernamente
nonostante l'esistenza di problemi clinici specifici dei affiancate procedure più sofisticate: l' aterotomia; l' angio-
diversi distretti che andranno attentamente prevalut3.ti, plastica laser-assistita; 1' apposizione di protesi metalliche,
tutte le arterie sono dilatabili, comprese quelle degli "Or- dette stent. Vaterotomia consiste nell'asportazione percu-
gani trapiantati, le fistole dei dializzati e le stenosi po- tanea totale o parziale della placca ostruente realizzata me-
diante strumenti a punta rotante o «a ghigliottina», gli ate-
stchirurgiche. L'angioplastica translurninale offre im-
rotomi, che la frammentano in piccoli corpuscoli i quali pos-
portanti vantaggi: basso costo, non necessità di aneste-
sono essere recupcrati mediante un sistema di aspirazione o
sia generale, degenza limitata a un massimo di 24 ore, stipati in un serbatoio che è parte integrante dello strumen-
ripetibilità. In caso di insuccesso è sempre possibile ri- to. 8angioplastica laser-assistita sfrutta la capacità del fa-
correre al posizionamento di uno stento a un scio laser, portato a contatto della lesione mediante apposi-
vo intervento chirurgico di disostruzione o di bypass. to catetere angiografico, di vaporizzare la placca senza re-
826 Capitolo XXXIX

care danno da calore alla parete arteriosa.


Sempre più diffuso è il posizionamento di stent, vere e
proprie protesi endovascolari arteriose o venose costituite
da maglie metalliche (di acciaio, nitinol, tantalio) introdotte
mediante apposito catetere, sotto controllo fluoroscopico, in
corrispondenza della lesione. I modelli autoespansibili, una
volta liberati dal catetere vettore, comprimono progressiva-
mente la placca rimodellandola; quelli non autoespansibili
vengono portati alle dimensioni volute gonfiando il pallon-
cino da angioplastica sul quale sono montati (fig.
XXXIX.5). Lunghezza e calibro dello stent sono opportu-
namente scelti in base alic dimensioni del vaso e alla lun-
ghezza della lesione. Indicazioni principali al posiziona-
mento di uno stent arterioso sono le dissezioni e le stenosi
residue dopo angioplastica; di uno stent venosa le stenosi Fig. XXXIX.6. Trombolisi locale. l! ostruzione trombotica acuta del-
delle vene anonime e delle vene cave superiore e inferiore, l'arteria poplitea (A) è risolta pressoché completamente dopo infusio-
neoplastiche e non (cateteri venosi centrali, fistole da emo- ne di urochinasi attraverso il catetere angiografico posizionato all'in"
terno dc:! trombo (B).
dialisi). Principali problemi legati all'utilizzo degli stent
sono l'elevato costo e la maggiore invasività (il calibro del
catetere vettore è decisamente maggiore di quello del comu- cava, di urochinasi (100.000 U «a bolm1 seguite da
ne catetere da angioplastica). I moderni stent metallici rive- 50.000 U/h per 24-72 h) o dell'attivatore tessutale del
stiti di materiale sintetico minimizzano il rischio di iperpla- plasminogeno rt-PA (0,05 mg/kg «a bolm> seguiti da
sia intimale, frequente causa di stenosi o ostmzione a medio 0,20 mg/kg/h per 4 h). Può essere impiegata nelle
termine degli stent ordinari, ed escludono il flusso da fisto- trombosi arteriose e venose periferiche acute (fig.
le e aneurismi. Particolare interesse riveste la loro applica- XXXIX.6), nelle ostruzioni dei bypass chirurgici e
zione nel trattamento di aneurismi aortici toracici e addo- con minore successo nelle forme cmnicizzate, nelle
minali sottorenali. Dato il grosso calibro del catetere vetto- trombosi delle arterie splancniche, renali, coronarie e
re e i rischi della procedura è necessario ricorrere all'ane- polmonari. In associazione con l'angioplastica è uti-
stesia generale o peridurale e inserire lo stent previa arte-
lizzata nel trattamento delle ostruzioni arterioscleroti-
riotomia femorale. Tutte queste procedure endovascolari
richiedono una stretta collaborazione tra chirurgo vascolare che con sovrapposta componente trombotica. La trom-
e radiologo nella selezione dei pazienti, nella esecuzione ba lisi ha successo in circa 2/3 dei casi. Sono sue pos-
delle indagini e nella gestione di vere e proprie sale angio- sibili complicanze: la trombosi nella sede di puntura,
grafico-operatorie. attorno al catetere (data la sua lunga permanenza nel
vaso), l'embolizzazione periferica e l'emorragia (rara,
La trombolisi locale consiste nell'iniezione diret- ma talora fatale).
ta ali' interno del tromba, mediante catetere o guida Caspirazione dei trombi è tecnica realizzata con
opportuni cateteri portati in loro corrispondenza sotto
guida radioscopica. Consente di rimuovere anche
trombi resistenti alla trombolisi e frammenti di plac-
che ateromatose. È utilizzata con successo nell'ische-
mia acuta trombotica degli arti inferiori, nell'ostru-
zione dei bypass chirurgici e delle fistole da emodiali-
si, nel distretto venosa e nelle arterie polmonari. Nelle
ostruzioni trombotiche sono utilizzati particolari stru-
menti meccanici in grado di polverizzare il tromba
riducendolo in microparticelle non embolizzanti.

Cintervcntistica vascolare assume grande importanza in


Fig. XXXIX.S. Apposizione di uno stent metallico endovascolare. La
cardiologia. Le relative procedure (angioplastica coronari-
stenosi dell'arteria iliaca esterna sinistra (punta di freccia) residuata ca, apposizione di stent, valvuloplastica), stante la com-
dopo angioplastica transluminalc (A), è stata trattata (B) con apposi- plessa problematica clinica e di monitoraggio del paziente,
zione di stent mctallìco (frecce): ne è risultato, al successivo controllo costituiscono campo d'azione pressoché esclusivo di unità
angiografico (C), un calibro pressoché normale del lume vasale. superspecialistiche e non verranno conseguentemente trat-
Radiologia interventistica 827

tate in questa sede. Interesse superspecialistico rivestono necessaria non esistendo, soprattutto nel periodo postopera-
anche le procedure di interventistica neuroradiologica (v. torio, segni specifici di natura ascessuale della lesione: è
paragrafo XXXII. l?). eseguita inserendo lungo la via di accesso prestabilita un'a-
go da almeno 20 G (quelli di diametro inferiore rendono
J.3. Altre procedure vascolari difficoltoso aspirare il pus denso); vengono quindi aspirati
circa 5 ml di fluido sui quali si effettuano le necessarie inda-
Assumono una certa importanza la rimozione di gini di laboratorio. L'inserimento del catetere può avere
corpi estranei e il campionamento selettivo di sangue luogo con tecniche diverse, ciascuna delle quali presenta
venosa. vantaggi e svantaggi: la tecnica di Seldinger, con la quale
Per la rimozione di corpi estranei (frammenti di una guida metallica è inserita nell'ago usato per l'aspirazio-
guide, cateteri, endoprotesi, elettrodi di pacemaker) da ne che viene rimosso e infine sostituito con un catetere
curVo a fori multipli di 8 F di diametro; la tecnica trocar,
vasi sanguigni o da strutture canalicolari, si utilizzano
con la quale, dopo rimozione dell'agocannula, si introduce
per lo più lunghe guide angiografiche di piccolo un nuovo catetere di 8-16 F di ago e mandrino.
bro infilate «a cappio» in un catetere, cestelli Dopo l'apposizione del catetere di drenaggio la raccolta
li, cateteri con estremità a pinza manovrabi!e o a viene svuotata il più possibile (fig. XXXIX.?); si fissa quin-
!oncino. di il catetere alla cute per evitarne la rimozione accidentale
Le vene di drenaggio delle ghiandole endocrine e lo si connette a un sacchetto di raccolta. Il catetere è
sono essere cateterizzate con la tecnica di Seldinger se rimosso una volta normalizzato il quadro clinico.
.confluiscono nella circolazione sistemica o con
TABELLA XXXIX.2. l CAMPIONAMENTI VENOSJ PIÙ COMUNI.
dura analoga previa puntura percutanea transepatica
della vena porta se affluiscono al sistema portale. Il
Vene renali: determinazione selettiva della renincmia.
campionamento selettivo di sangue ve n oso può aver
Vene surrenali: individuazione di piccoli tumori corticali e
luogo in numerosi distretti (tab. XXXIX.2) e consente
midollari; dimostrazione della natura funzionante di un
di valutare direttamente l'increzione ormonale e, in tumore individuato con tecniche «per immagini,.
so di significativi gradienti, di dimostrare la presenza Seno petroso inferiore e seno cavernoso: individuazione di
e la sede di tumori ftmzionanti. La grande frequenza di microadcnomi secernenti de\l'ipofisi.
varianti anatomiche dello sbocco venoso e le influen- Vene tiroidee: individuazione e localizzazione di paratiroidi
ze sulla secrezione ormonale della premedicazione del ectopiche.
paziente, dell'iniezione di MdC iodato e dello stress in- Sistema portale: individuazione e localizzazione di tumori
dotto dalla procedura, costituiscono i principali limiti endocrini del pancreas (insulinomi, VIPomi, glucagonomi,
della metodica. gastrinomi).

Analogamente alle raccolte ascessuali sono drena-


2. Interventistica non vascolare te le cisti renali ed epatiche e le pseudocisti pancreati-
che (fig. XXXIX.8). Le cisti renali ed epatiche vengo-
2.1. Drenaggio di raccolte fluide no in genere aspirate sotto guida ecografica: l'iniezio-

Il suo uso si è esteso negli ultimi anni per il


corso di alcuni fattori: la maggiore efficacia della
«copertura» antibiotica; le migliori possibilità di scel-
ta (ecografia eTC!) di una corretta via di accesso; la
messa a punto di tecniche meno traumatizzanti di
introduzione dei cateteri.

È opportuno definire i 4 tempi successivi della proce-


dura. La localizza:.done della lesione ha luogo indifferente-
mente con ecografia o TC, ma quest'ultima offre qualche
vantaggio nelle raccolte retroperitoneali e pelviche. La scel-
Fig. XXXIX.7. Drenaggio percutaneo di un ascesso epatico. Sulla
ta della via di accesso è fondata sul criterio generale che guida dei riferimenti anatomici offerti dalla TC è scelta la via più sicu-
questa debba essere la più breve tra cute e raccolta nel ra di introduzione del catetere di drenaggio (punte di freccia) nel con-
rispetto delle stmth1re vitali; la TC è di grande aiuto nella testo della cavità ascessuale a clessidra situata nel lobo destro del fega-
sua definizione. I: aspirazione diagnostica si rende sempre to, rendcndone possibile lo svuolamento di entrambe le fiale.
828 Capitolo XXXIX

ne nel loro contesto, dopo l'aspirazione, di una piccola ne di uno shunt porto-sistemico intraepatico transgiu-
quantità di alcool assoluto (che viene rimossa dopo al- gulare nei pazienti con ipertensione portale grave.
cuni minuti) induce la sclerosi della parete e riduce l'in- Capposizione di un drenaggio biliare esterno (fig.
cidenza delle recidive. Nel drenaggio delle pseudocisti XXXIX.9) è indicata negli ostruttivi, soprattutto
del pancreas i migliori risultati si ottengono con la pseu- se di origine neoplastica maligna: il drenaggio riduce
docistogastrostomia percutanea eseguita con accesso l'entità dell'ittero e migliora le condizioni generali del
anteriore transgastrico. paziente. È utile anche nelle fistole biliari, delle quali
agevola la guarigione. Costituisce, inoltre, il punto di
Attraverso un' agocannula posizionata nella pseudocisti partenza per le successive procedure interventistiche.
viene introdotta una guida metallica sulla quale viene fatta
poi scorrere una protesi munita di fori laterali in entrambe
le estremità ricurve che, dopo rimozione della guida, pesca-
no rispettivamente nella pseudocisti e nel corpo gastrico. La
protesi viene rimossa dopo circa due mesi per via endosco-
pica.

2.2. Interventistica epatobiliare


Caccesso diretto all'albero biliare per via percuta-
nea sotto guida della colangiografia transepatica
(paragrafo XXII.8) rende possibile l'apposizione di
drenaggi ed endoprotesi biliari, la dilatazione di dotti
stenotici (bilioplastica), il trattamento di calcoli
intraepatici. Con tecnica affine possono essere intro-
dotti nell'albero biliare fili di 192lr per l'irradiazione di
tumori maligni biliari o della testa del pancreas. La
Fig. XXXIX.9. Drenaggio biliare esterno. 11 catetere di drenaggio
colecisti può essere assoggettata a colecistostomia (punta di freccia), introdotto ((guida» della CPT, è posizionato
percutanea. Per quanto concerne il fegato, assumono nel contesto della via biliare principale ostruita distalmcntc da un'c-
rilievo l'ablazione percutanea dell' epatocarcinoma e stesa neoplasia cefalopancrcatica (freccia curva). La creazione di una
delle metastasi (v. paragrafo XXXIX.4.2) e la creazio- via (<artificialell di deflusso esterno della bile ha la finalità di ridurre i
valori bilirubinemici c di prevenire l'insorgenza di colangiti.

Attraverso l'ago di Chiba utilizzato per la preliminare


colangiografia si introduce all'interno delle vie biliari una
microguida metallica, sulla quale si fa scorrere un partico-
lare sistema dilatatore-introduttore mediante il quale_ si
posiziona una guida di calibro maggiore in prossimità del-
l'ostruzione. Si introduce quindi un catetere di drenaggio a
fori multipli da 7-8 F connesso a un sacchetto di raccolta per
drenare la bile ali' esterno.

Il drenaggio biliare esterno può essere trasformato


in drenaggio esterno-interno con il conseguente van-
taggio di consentire il deflusso fisiologico della bile.
Questo, poi, può essere sostituito con un'endoprotesi
biliare fissa, cioè con un catetere di grosso calibro i
cui fori prossimali e distali pescano rispettivamente a
monte dell'ostruzione e in duodeno. Alternativamente
si può posizionare uno stent metallico di calibro mag-
Fig. XXXIX.S. Drenaggio pcrcutaneo di una pseudocisti pancreatica.
Sono illustrate le diverse fasi della procedura: valutazione mediante
giore (fig. XXXIX.! 0).
TC dell'estensione e dei rapporti anatomici della pseudocisti c
del tragitto (in alto), evacuazione della pseudocisti (in basso). Attraverso il drenaggio esterno (che è poi rimosso) si
x Radiologia interventistica 829

inserisce una guida metallica che viene forzata a superare


l'ostacolo al deflusso e fatta pervenire in duodeno. Lungo la
guida viene quindi apposto un catetere a punta ricurva con
g.
fori laterali multipli prossimali e distali. L'estremità distale
to del drenaggio pesca in duodeno; quella prossimale è fissata
:e alla cute e lasciata chiusa, ma periodicamente viene aperta
el per consentire lavaggi che garantiscono la pervietà del
Ili naggw ..L'inserimento dell'endoprotesi ha luogo con tecnica
ài simile facendola progredire lungo una guida metallica
e. da introdotta attraverso il drenaggio esterno-interno.
rendoprotesi, di 12-14F, non ha alcuna comunicazione con
l'esterno e conseguentemente, in caso di ostruzione, va
rimossa per via endoscopica e poi sostituita ripetendo la Fig. XXXIX. il. Bilioplastica. La stenosi serrata dell'epatico comune
(lì'eccc curve), dimostrata mediante CPT (a sinistra), è raggiunta c
procedura sopra descritta.
superata da una guida sulla quale viene inserito un catetere a pallonci-
no, successivamente gonfiato (in cemro) sì da indurre progressiva
La bilioplastica (fig. XXXIX. li) trova indicazio- dilatazione della via biliare. Al termine della procedura il calibro di
ne nelle stenosi delle vie biliari di natura benigna questa (punte di freccia) è suiTicien!c a consentire un buon dellusso
della bile.
(colangitiche, da calcoli, pancreatogene, iatrogene).
La dilatazione ha luogo mediante un catetere a pallon- extracorporea e sono quindi estratti dopo frantumazione
cino per angioplastica introdotto per via transepatica e mediante appositi cestelli. Se colestcrinici possono essere
gonfiato ad alta pressione. Effettuata la dilatazione, assoggettati a litolisi chimica con metil-ter-butil-ctere
può essere utile l'apposizione di un drenaggio tempo- (MTBE).
raneo.
La colecistostomia percutanea ha indicazione nel-
Il trattamento dci calcoli intraepatici merita qualche le colecistiti acute, nell'empiema della colecisti e nelle
cenno a sé. L'espulsione dei calcoli può essere agevolata da colangiti ogni qual volta il rischio operatorio è elevato.
io lavaggi ripetuti compiuti attraverso un drenaggio biliare. Il
lo catetere da bilioplastica può essere utilizzato, Punta la colecisti sotto guida ecografica (l'attraversa-
o- te, per sospingere in duodeno calcoli intraepatici. I calcoli mento di una parte di parenchima epatico riduce il rischio di
possono essere sottoposti a litotripsia perendoscopica o coleperitonco), si introduce una guida metallica e quindi un
"
:i
catetere da drenaggio. Diviene così possibile drenare la bile
infetta all'esterno ed effettuare lavaggi con antibiotici con-
sentendo il controllo della flogosi.
·e
La creazione di uno shunt porto-sistemico in-
>- tracpatico per via transgiugulare (detto TIPS con
;i
acronimo anglosassone) è una possibile alternativa al-
1-
lo shunt chirurgico in pazienti con ipertensione porta-
le e frequente sanguinamento. La procedura pone in
municazione una vena sovraepatica con una branca in-
traepatica della vena porta e mira a decomprimere il si-
stema portale e a ridurre conseguentemente i circoli
ricosi (fig. XXXIX.l2).

·,i Un catetere, introdotto attraverso la vena giugulare


Fig. XXXIX.! O. Endoprotesi biliare metallica. In A la co!angiografia, interna destra, è fatto progredire verso l'atrio destro, la vena
i escgulta atlraverso il catetere di drenaggio esterno (asterisco), cava inferiore e la vena sovraepatica destra. Si fa quindi
stra la dilatazione e il dislocamento del coledoco (c) che è bruscamen- avanzare al suo interno un apposito ago con il quale si
te interrotto in sede distale (freccia) per infiltrazione neoplnstica da punge il parenchima epatico fino a penetrare in un vaso por-
parte di un tumore della testa del pancreas. In B il controllo colangio-
tale. Introdotta un'opportuna guida e rimosso il catetere, si
gmfico dopo aver valicato l'ostmzione con apposita guida e posizio-
nato nel suo contesto uno stcnt metallico autocspansibile (punte di fa progredire un catetere a palloncino con il quale si dilata
freccia), mostra il ripristino di un regolare deflusso del MdC nd lume il tramite intracpatico. Si posiziona, infine, uno stent metal-
duodenale lico permanente.
830 Capitolo XX.XIX

quindi, lungo questa, un catetere da drenaggio che verrà-fis-


sato alla cute per evitarne la rimozione accidentale: si rea-
lizza in tal modo il drenaggio urinario esterno. Valicando
con opportuna guida la sede dell'ostruzione, il catetere può
essere portato in vescica sì da drenare l'urina per via natu-
rale e simultanc;:amente mantenere una via di comunicazio-
ne con l'esterno utile per l'instillazione di antibiotici e il
lavaggio (drenaggio urinario esterno-interno). Alternati-
vamente è possibile introdurre una protesi curva alle estre-
mità, una delle quali è posizionata in vescica e l'altra nella
pelvi: si realizza in tal modo un drenaggio urinario inter-
no permanente (fig. XXXIX.l3).

Il drenaggio urinario risulta spesso risolutivo nel


trattamento delle fistole ureterali escludendo il
Fig. XXXIX.l2. Shunl portosistemico intraepatico (TIPS). Per via
transgiugularc è stato creato, mediante apposito ago, un tramite intrae-
te fistoloso e consentendone così l'obliterazione. Le
patico tm vena sovraepatica destra (frecce) e vena porta (p), nel quale stenosi ureterali benigne possono essere assoggettate
è stato posizionato uno stent metallico permanente (punte di freccia). a dilatazione con catetere da angioplastica; nelle ste-
Il controllo contrastografico finale attraverso catetere angiografico nosi ureterali maligne si introdurrà un'endoprotesi.
mostra un regolare deflusso del MdC dalla vena splenica (s) alla vena La rimozione di calcoli dalla pelvi o dai calici per
cava inferiore (c)
via nefrostomica ha luogo mediante appositi cestelli e
avvalendosi o meno della litotripsia per contatto endo-
Ulteriori indicazioni alla TIPS sono le varici cavitaria con endoscopia.
gastriche, l'ascite refrattaria e la sindrome di Budd- Le stenosi uretrali sono assoggettate a dilatazione
Chiari. Costituiscono controindicazione le gravi turbe con catetere da angioplastica introdotto attraverso il
della coagulazione e la trombosi portale completa. Le nieato uretrale esterno; nelle fistole uretrali è lasciato
complicanze immediate sono meno gravi e frequenti di «a dimora» un catetere di protezione.
quelle degli interventi chirurgici di derivazione porto-
sistemi ca e sono costituite soprattutto dall'encefalopa- ·2.4. Interventistica del tubo digerente
tia e dal peggioramento della funzionalità epatica,
raramente dall'ematoma epatico e dall'emoperitoneo; Questa branca, a tutt'oggi in sviluppo, contempla la
le complicanze tardive, frequenti, sono costituite dalle dilatazione delle stenosi, la gastrostomia e la decosta-
stenosi e dalle ostruzioni dello shunt (controllo perio- mia percutanea, il trattamento delle fistole digestive.
dico con eco-color-Doppler!), passibili di trattamento
mediante angioplastica.

2.3. Interventistica urinaria


In alternativa alla procedura per via ascendente, di
competenza urologica, la nefrostomia percutanea tro-
va indicazione nel drenaggio della pelvi e dell'uretere
nell'uropatia ostruttiva con idronefrosi (v. fig. XX-
VII.6), nelle fistole ureterali, per la rimozione di cal-
Fig. XXXIX.ll Drenaggio
coli. Costituisce, inoltre, la fase preliminare di un in- urinario interno permane n·
sieme di procedure uroradiologiche realizzate attraver- te. H catetere di drenaggio,
so la pelvi renale, ad esempio la dilatazione di stenosi posizionato per via nefro-
ureterali. stomica, ha estremità pros-
simale e distale situate ri"
spettivamente nel seno pie-
La pelvi renale è punta per via translombare sotto con- lico (SP) e nel lume vesci-
trollo radioscopico in corso di urografia, sotto guida eco- cale (V). Si osservi la litia-
grafica se dilatata o se il rene è funzionalmente ({fiUto». si del gruppo calicino infe-
Attraverso l'ago viene introdotta una guida metallica e riore.
Radiologia interventistica 831

In alternativa alle procedure endoscopiche, la dila- fago o per cause neurologiche. In maniera analoga è
tazione delle stenosi esofagee (peptiche, da caustici, realizzata la ciecostomia percutanea, la quale ha la
acalasiche, neoplastiche, postchirurgiche) è possibile fmalità di detendere il viscere in caso di ostruzione o
mediante esofago plastica transluminale eseguita con pseudoostruzione acuta.
cateteri a palloncino e tecnica derivata dall'angiopla- Le fistole enterocutanee (infiammatorie, neopla-
stica (fig. XXXIX.l4). stiche, traumatiche, postoperatorie) possono essere
cateterizzate dall'orifizio esterno e drenate. L'incan-
Si introduce attraverso il cavo orale una guida angio- nulamento ha luogo, previa fistolografia, sotto guida
grafica che viene fatta avanzare sotto controllo radioscopi- radioscopica, con un catetere angiografico. Il
co oltre la stenosi. Llmgo di essa è quindi fatto progredire giova mantenuto fino a completa bonifica del tramite
un catetere a palloncino di diametro e lunghezza variabili a (il trattamento chirurgico diviene indispensabile qua-
seconda delle caratteristiche della stenosi, nel quale la pre-
senza di opportuni reperi radiopachi consente di valutare il lora non si abbia risoluzione del quadro entro 1-2
corretto posizionamento in corrispondenza della stenosi. Il mesi).
palloncino viene quindi gonfiato 3-5 volte con MdC iodato
per non più di 3-4 minuti onde evitare l'ischemia da com- 2.5. Trattamento della sterilità femminile di
pressione della parete esofagea. La dilatazione è ripetuta origine meccanica
ogni 3-4 giorni, fino a riduzione della disfagia, usando cate-
teri di diametro crescente. Il fattore tubarico (ostruzione mono- o bilaterale) è
una delle cause principali di sterilità femminile (30-
Con tecnica simile all'esofagoplastica translumi- 50%). Una buona parte delle occlusioni interessa il
nale è possibile dilatare le stenosi delle gastroenteroa- tratto istmico della tuba ed è causata da anomalie con-
·nastomosi, per via rettale le stenosi delle anastomosi genite, salpingiti, endometriosi, ma anche, spesso,
colo-sigmoidee. Nelle stenosi neoplastiche può essere dalla presenza di detriti amorfi. Mediante cateterismo
vantaggioso, onde eliminare la necessità di ripetere la selettivo delle salpingi è spesso possibile disostruire
dilatazione, il posizionamento di stent metallici autoe- occlusioni tubariche prossimali.
spansibili di grosso calibro che garantiscono una cana-
lizzazione duratura (fig. XXXIX.15). La procedura è effettuata convenientemente fra 1'8° e il
L'introduzione nello stomaco di un catetere da 12° giorno del ciclo. Si introduce nel canale cervicale un
naggio, realizzata mediante puntura diretta addomina- isteroiniettore, con il quale viene realizzata l'ISG (v. para-
le con la tecnica di Seldinger (gastrostomia percuta- grafo XXIX.5), documentando la morfologia dell'utero e la
sede della eventuale ostruzione. Attraverso l'isteroiniettore
nea), trova indicazione nei caSi in cui è impossibile viene poi introdotto nella cavità uterina un catetere precur-
l'alimentazione orale per ostruzione organica deli' es o- vato di piccolo calibro (5 F), il cui apice è posizionato in
corrispondenza dell'orifizio tubarico. All'interno del cate-
tere viene inserita una guida angiografica morbida che
viene fatta avanzare nella tuba ostruita fino a ripristinare la

Fig. XXIX.14. Esofagoplastica transluminale e apposizione di stent Fig. XXXIX.IS. Endoprotesi metallica rettale. La serrata stenosi neo-
La vistosa stcnosi neoplastica esofagea (frecce) è stata assoggettata a plastica (frecce) -dimostrata dal clisma con MdC iodato idrosolubile
dilatazione mediante catetere a palloncino (asterisco) di opportuna (A) è stata trattata mediante dilatazione transluminale con catetere a
lunghezza (punte di freccia) introdotto attraver>o il cavo orale. La suc- palloncino e posizionamcnto di stent metallico autoespansibile di
cessiva apposizione di uno stent «di protezione)) ha reso possibile una grosso calibro (B) onde garantire una canalizzazione prolungata nel
va!lda ricanali;,:zazione. tempo.
832 Capitolo XXXIX

pcrvietà (controllo salpingograf!Co! -fig. XXXIX.I6). Se nervo femorocutaneo; nella nevralgia del trigemino
entro 6 mesi non si è instaurata una gravidanza spontanea, l' alcoolizzazione del ganglio di Gasser.
la paziente è destinata ad altri programmi di terapia della
sterilità. Si procede di norma sotto guida della TC. Il plesso
celiaco e il plesso ipogastrico sono raggiunti con ago sotti-
2.6. Lisi percutanea dei dischi intervertebrali le per via addominale anteriore. Controllata la posizione
della punta dell'ago (agisce da reperc il tripode celiaco), si
Alcune forme di ernia discale (in particolare le pic- iniettano 30-40 ml di alcool assoluto, il quale, diffondendo
cole ernie semplici, ma anche quelle di dimensioni me- in tutta la regione del plesso, ne determina la lisi (fio.
die e grandi purché non complicate) sono passibili di XXXIX.l7). Le catene simpatiche toraciche
trattamento liti co percutaneo (chemonucleolisi; nu- giunte per via posteriore a livello di D3. Verificata median-
cleotomia pcrcutanea- v. paragrafo XXXII.17.8). Im- te iniezione di MdC iodato uroangiografico la non diffusio-
portante, in proposito, una attenta valutazione prelimi- ne nel mediastino e nel canale vertebrale, si iniettano fino a
nare eseguita mediante esame radiografico, TC, RM, 15 mi di una soluzione di fenolo all'85%. Le catene sim-
patiche lombari sono raggiunte per via posteriore a livello
discografia (quest'ultima indagine è ritenuta da taluni
di L3-L4. Dopo aver evidenziato gli ureieri (MdC iodato
Aa. importante per l'individuazione di controindica- uroangiografico c.v.!) sì da evitarne la puntura accidentale
zioni quali l 'incontinenza discale, la «fuga>ì vasale, le si inietta la soluzione di fenolo in sedute successive per
ernie intradurali o con possibile comunicazione suba- catena destra e sinistra.
racnoidale).

Nella chemonucleolisi il disco intervertebrale è punto 3. Biopsie percutanee


con apposito ago sotto controllo radioscopico o tomOgrafi-
co computerizzato per via posterolaterale. Si inietta quindi
nel suo contesto chimopapaina, enzima che induce la depo- Queste biopsie «a cielo copertOìl assumono grande
limerizzazione dei mucopolisaccaridi impedendo la riten- importanza evitando al paziente il peso clinico della
zione di acqua: la pressione interna del disco, conseguente- biopsia chirurgica «a cielo aperto». Apparecchiature-
mente, diminuisce e la protrusione erniaria si riduce. Nella guida e sistemi di puntamento variano a seconda della
nucleotomia percutanea si fa uso di un'apposita appan::c- sede della 1esione in esame: superficiale, profonda,
chiatura munita di pompa pneumatica, la quale consente, .sopra-, sottodiaframmatica, ossea; i materiali d'uso a
attraverso un'agocannula opportunamente posizionata, l'a- seconda del tipo di campione che si vuole acquisire:
spirazione del nucleo polposo. citologico o istologico.
2.7. Lisi percutanea di strutture nervose Gli aghi per citologia aspirativa hanno in genere dia-
metro esterno maggiore di 20 G, quindi inferiore a 0,91
La lisi del p/esso celiaco e ipogastrico e delle cate- mm. La punta ha conformazione variabile (comune è la
ne simpatiche toraciche e lombari trova indicazione forma «a becco di flauto>>-). Normalmente sono centimetra-
nella terapia del dolore persistente addominale visce- ti e dotati di un dispositivo di arresto c vengono collegati a
rale e di alcune affezioni vascolari degli arti. Nella una siringa in grado di mantenere l'aspirazione forzata. Gli
pubalgia ribelle trova indicazione l' alcoolizzazione del aghi per isto1ogia hanno punta tranciante, sì da fornire fru-

Fig. XXXIX.16. Disostruzione tubarica. La mancata visualizzazione istcrosalpingografica, su base ostruttiva, di entrambe le tube (JJ), ha indot-
to a procedere alla loro ricanalizzazione. Si è posizionato in corrispondenza dell'astio tubarico destro un catetere, ath·averso il quale si i; fatta pro·
gredire nella tuba (B) una guida morbida (frecce). Al termine della procedura, estesa in forma analoga alla tuba sinistra, si è o!!cnuto bllateral-
mentc un pieno ripristino della pcrvietà tubarica.
Radiologia interventistica 833

riconosciuta; è controindicata nelle lesioni vascolari


(peraltro ben studiabili con angio-TC e RM) e nelle
cisti da echinococco. La guida mediante TC consente
di scegliere la via di accesso più idonea evitando strut-
ture critiche e offre rispetto a quella radioscopica il
vantaggio di poter verificare la posizione della punta
dell'ago nel contesto della lesione e conseguentemen-
te di poter effettuare più prelievi in differenti punti
della stessa.
La biopsia sottodiaframmatica (fegato, pancreas,
reni, surreni, prostata) è eseguita mediante guida del-
l'ecografia o della TC, con problematiche specifiche
delle diverse sedi. Sono utilizzati aghi sottili o grossi a
seconda della sede della lesione e della sua raggiungi-
bilità senza attraversamento di strutture a rischio (anse
intestinali; aree ipervascolarizzate). Nella biopsia epa-
tica è sempre buona regola scegliere una via di acces-
so che lasci tra cute e lesione una buona porzione di
parenchima sano in grado di tamponare efficacemente
Fig. XXXIX.l7. Lisi percutanea del plesso ipogastrico. Sotto guida
TC è stato preliminarmente individuato il piano anatomico corrispon-
dente alla sede del plesso ipogastrico subito al disotto della biforca-
zione aortica (A). È stato quindi introdotto per via addominale ante-
riore un ago sottile fmo in prossimità delle arterie iliache comuni,
individuabili per la presenza di calcificazioni atcromasiche (B).
r:iniezione di un piccolo quantitativo di MdC iodato uroangiograflco
(C e D) è importante accorgimento per valutare la diffusione distret-
tuale (asterisco) preliminarmente alla introduzione di 30-40 mi di
alcool assoluto (D).

stoli di tessuto con conservati rapporti tra epitelio e stroma.


Possono avere calibro simile ai precedenti (aghi <lffiicro-
tmncianti»), o significativamente maggiore (16-I8G) e
sono disponibili anche in versione automatica.

La biopsia di lesioni superficiali, palpabili, non


richiede particolari artifizi tecnici. La guida ecografi-
ca, comunque, consente di seguire l'ago nell'intero
percorso garantendo accuratezza nel puntamento della
lesione e corretto posizionamento nel suo contesto.
La biopsia po1monare (in genere di lesioni perife-
riche non raggiungi bili per via endoscopica o a parten-
za pleurica) ha grande importanza diagnostica e sta-
diativa. ruso di aghi sottili (20-22 G) riduce il rischio
di emorragia e di pneumotorace. La guida TC consen-
te di raggiungere lesioni di piccole dimensioni (5 mm),
anche profonde, centrali e ilari (fig. XXXIX.I8). La
guida fluoroscopica può essere sUfficiente per le lesio- Fig. XXXIX.18. Biopsia TC-guidata di lesione subpleurica (in alto),
ni di grosse dimensioni; quella ecografica per le lesio- mediastinica (in centro) e intrapolmonare (in basso). La precisa rap-
presentazione anatomica delle strutture toracichc e !a possibilità di
ni ad ampio contatto pleurico. sovrapporrc scale centimetratc all'immagine di base consentono di
La biopsia mcdiastinica trova indicazione nelle definire punto di introduzione dell'ago, angolo di inclinazione c
masse a eziologia sconosciuta e in quelle a malignità profondità di inserimento al fine di <<centrare» la lesione.
834 Capitolo XXXIX

eventuali complicanze emorragiche. In caso di elevato onde rendere ancora più lungo il tempo di contatto. La.pro-
rischio di emorragia, la diagnosi differenziale delle cedura è ripetuta con cadenza trimestrale.
epatopatie croniche può essere perseguita mediante 8infusione, eventualmente effettuata come
biopsia epatica eseguita per via transgiugulare. preoperatoria (resezione epatica! trapianto!) o ìn combina-
La biopsia ossea percutanea, da tempo utilizzata a zione con procedure ablative, può aver luogo nel vaso arte-
rioso afferente alla neoplasia (chemioembolizzazione seg-
fini di prelievo midollare, trova modernamente indica-
mentaria o subsegmentaria) o nelle arterie epatiche propria,
zione nei tumori, nelle osteomieliti, nelle malattie destra o sinistra (chemioembolizzazione diffusa o lobare).
dismetaboliche. Presenta rispetto alla biopsia chirurgi- La prima tecnica è più indaginosa e costosa (microcateteri!
ca minori rischi di disseminazione neoplastica e di microguidet), ma permette di ottenere risultati migliori e di
fratture patologiche indotte. La biopsia della compo- minimizzare il daru10 tossico epatico; la seconda, necessaria
nente non calcificata può essere effettuata con i comu- in caso di localizzazioni plurisegmentarie, presenta compli-
ni aghi; l'attraversamento delle componenti calcifica- canze più frequent e importanti (dolore, nausea, vomito
te o ossee richiede, viceversa, aghi di grosso calibro o peggioramento della funzionalità epatica, colecistite,
introduttori a vite di una certa traumaticità. È in gene- creati te e gastrite). I risultati sono ottimi nelle lesioni di pic-
cole dimensioni (90-1 00%), meno buoni nelle lesioni volu-
re sufficiente la guida radioscopica, ma la re si rende
minose, multiple o diffuse. Controindicazioni sono costitui-
necessaria in alcuni distretti (ossa piatte, colonna ver-
te dall'insufficienza epatica grave, dalla trombosi portale e
tebrale) e per la biopsia della componente extraossea. dall'estesa sostituzione neoplastica epatica. Un giudizio
attendibile sui risultati è reso possibile dalla TC (valutazio-
ne della distribuzione e della concentrazione dellipiodol nei
4. Interventistica oncologica noduli tumorali a 15 giorni di distanza dalla procedura) e
dalla RM (valutazione del c.e. dopò iniezione e. v. di MdC
Comprende procedure angiografiche (ad esem- paramagnetico).
pio, l'infusione selettiva nel territorio bersaglio di far- Procedure di chemioembolizzazione sono state applica-
te con successo anche in altri distretti (rene, osso, tessuti
maci antiblastici), procedure percutanee ablative (ad
molli), a scopo palliativo (dolore, emorragia) o prechirurgi-
esempio, l'alcoolizzazione di epatocarcinomi) e, in co (riduzione dimensionale, devascolarizzazione).
distretti particolari, procedure brachiterapiche (ad La perfusione arteriosa mira a realizzare una chemio-
esempio, l'inserimento di fili di materiale radioattivo terapia locoregionale mediante posizionamento intraarterio-
nel contesto di tumori delle vie biliari). so di cateteri permanenti connessi a un piccolo serbatoio
sottocutaneo o di cateteri temporanei lasciati in sede da
4.1. Procedure angiografiche pochi minuti a qualche giorno. E cateterizzata selettivamen-
te l'arteria principale afferente alla neoplasia e, dopo embo-
Le principali sono: la chemioembolizzazione, la lizzazione di eventuali circoli minori, si procede all'infusio-
perfusione arteriosa, la perfusiqne ipossica e la perfil- ne. Le applicazioni più comuni sono il trattamento delle
sione distrettuale con blocco del flusso arterioso e metastasi epatiche (il più frequente!) e delle recidive di
venosa («stop-flow»). Trattasi di varianti tecniche di tumori mammari e pelvici. La metodica fornisce buoni
chemioterapia locoregionale che presentano il vantag- risultati nel controllo della malattia locale.
Procedure tuttora sperimentali sono la perfusione ipos-
gio, rispetto alla infusione sistemi ca, di realizzare una
sica e la perfusione distrettuale con blocco del flusso.
elevata concentrazione di farmaco antiblastico in sede Entrambe prevedono una prima fase in cui si induce ipossia
tumorale riducendo al minimo gli effetti di tossicità nel territorio bersaglio mediante occlusione arteriosa tem-
sistemica. poranea, c tma seconda fase in cui si infondono dosi eleva-
te di un antiblastico la cui attività citotossica è potenziata
La chcmioembolizzazione, principalmente impiegata dall'ipossia (ad esempio, la mitomicina C). La perfusione
per la terapia palliativa dell'epatocarcinoma e delle meta- ipossica epatica si effettua mediante posizionamento super-
stasi epatiche ipervascolari (tumori neuroendocrini!), consi- selettivo nell'arteria epatica di un catetere angiografico
ste nell'iniezione di una sospensione di antiblastico (adria- dotato di un palloncino da occlusione: gonfiando il pallon-
micina, mitoxantrone o cisplatino) in lipiodol ultrafluido cino si crea un blocco del flusso e la conseguente ipossia. La
(MdC iodato oleoso che induce una embolizzazione perife- perfusione distrettuale con blocco del flusso arterioso .e
rica del microcircolo tumorale prolungando conseguente- venosa è procedura più invasiva applicabile a livello toraci-
mente il tempo di contatto tra antiblastico e lesione). Alter- co, addominale e pelvico. In anestesia generale si posizio-
mine dell'infusione viene generalmente iniettato un embo- nano per via percutanea attraverso i vasi femorali arteriosi e
lizzante riassorbibile (frammenti di spugna di gelatina) venosi rispettivamente nell'aorta e nella vena cava due cate-

l
Radiologia interventistica 835

teri dotati di palloncino da occlusione. Dopo aver gonfiato sia generale in corso di laparotomia (ad esempio, in corso di
entrambi i palloncini, attraverso un circuito extracorporeo interventi di resezione epatica). I vantaggi, rispetto alla
collegato all'introduttore o al catetere stesso si introduce il alcoolizzazione, consistono nella precisa demarcazione del-
farmaco antiblastico. La perfusione è protratta per circa 20 l'area di necrosi e nei risultati più favorevoli ottenuti nel
minuti. Le principali applicazioni nelle quali la metodica trattamento delle metastasi. Controindicazioni relative sono
fornisce risultati incoraggianti (riduzione della ITiassa tumo- costituite dalle lesioni contigue a grossi vasi (dispersione di
rale e del dolore) sono il carcinoma del pancreas e le reci- calore!) e all'ilo epatico (danno duttale biliare!). Le compli-
dive pelviche di tumori colorettali o genitali. canze sono di modesta entità (dolore e febbre) o rare (emo-
peritoneo).
4.2. Procedure percutanee ablative La fotocoagulazione laser è realizzata sotto guida eco-
grafica introducendo sottili f1bre ottiche sterili collegate a
Fanno uso o dì liquidi necrotizzanti (alcool etilico, un generatore Nd:YAG all'interno di l o più aghi da 19 G
acido acetico, soluzione fisiologica bollente), o di agen- infissi nella lesione. I: energia luminosa, convertita in calo-
ti fisici ìpertermici (radiofrequenze, fasci laser, mi- re, è responsabile della necrosi coagulativa. I risultati sono
croonde, ultrasuoni), o di agenti fisici ipotermici (crio- buoni per lesioni di diametro inferiore a 3 cm, con compli-
canze simili a quelle dell'elettrocauterizzazione.
terapia).
I: ablazione con microonde (2450 MHz) è realizzata
mediante l'infissione diretta di un opportuno elettrodo nella
L'alcoolizzazione con etanolo al99%, utilizzata inizial-
lesione tumorale. Il cambiamento di polarizzazione delle
mente per la terapia degli epatocarcinomi di dimensioni in-
molecole di acqua induce la produzione di calore che è
feriori a 3 cm, si è progressivamente diffusa al trattamento di
responsabile della necrosi coagulativa. Il trattamento, le cui
lesioni di maggiori dimensioni e di lesioni secondarie. Il mec-
complicanze sono sovrapponibili a quelle dei precedenti, si
canismo d'azione è duplice: danno diretto dovuto alla dena-
è dimostrato eff1cace su lesioni epatiche di diametro infe-
turazione proteica e alla disidratazione cellulare con conse-
riore a 2 cm.
guente necrosi coagulativa; danno indiretto dovuto alla trom-
I: ablazione con US è realizzata mediante la loro foca-
bosi dei piccoli vasi intratumorali. Sotto guida ecografica è
lizzazione per via transcutanea sulla lesione. Responsabile
introdotto all'interno della lesione un apposito ago dotato di
della necrosi coagulati va è la produzione di calore conse-
fori laterali attraverso il quale si iniettano 3-10 mi di etanolo
guente all'assorbimento dell'energia ultrasonora (minore
per seduta. Il quantitativo totale di alcool necessario per in-
importanza hanno i fenomeni di cavitazione).
durre necrosi completa del nodulo dipende dal suo volume.
L'uso di agenti ipotermici (crioterapia) trova utile indi-
Lesioni voluminose o multiple possono essere trattate in
cazione nel! 'ablazione delle neoplasie prostatiche. La sonda
duta singola con grossi volumi di alcool (fino a 200 ml) in
è introdotta nella lesione mediante guida ecografica endo-
anestesia generale._ li trattamento di nodu!i di piccole dimen-
rettalC. Nel trattamento delle lesioni epatiche la necessità di
sioni non richiede, viceversa, né sedazione né ospedalizza-
sonde di grosse dimensioni ne rende necessaria l'introdu-
zione del paziente. Le percentuali di sopravvivenza a 3 e 5 an-
zione per via laparotomica o laparoscopica.
ni sono paragonabili a quelle ottenute con resezione chirur-
gica negli epatocarcinomi. Controindicazioni sono costituite
dalle forme infiltranti diffuse e dalla trombosi portale. Le 4.3. Procedure brachiterapiche
complicanze sono generalmente rappresentate da dolore in
sede di iniezione e, talvolta, febbre; più raramente da trom- In: linea generale, la guida ecografica o fluorosco-
bosi portale segmentaria, reazioni vasovagali, emoperitoneo, pica -rende maggiormente precisa la distribuzione
sanguinamento (talora fatale!) di varici esofagee. Un giudi- endotumorale dei materiali radioattivi sigillati. Si rin-
zio attendibile sui risultati è reso possibile dalla TC, dalla RM via ai relativi paragrafi per le indicazioni e i commen-
edal power-Doppler (assenza di c.e. dopo iniezione e. v. di ti tecnici su queste procedure di crescente interesse
MdC!). Nel trattamento delle metastasi la necrosi completa è radioterapico.
mggiunta in meno del 50% dei casi (la loro consistenza
cola la diffusione dell'etanolo!). I risultati ottenibili con aci- Le procedure interventistiche oncologiche hanno
do acetico e soluzione fisiologica bollente sono simili a quel- subito una decisa valorizzazione negli ultimi anni. In
li de!l 'alcoolizzazione.
alcuni centri la loro crescita è esponenziale e ha con-
L' elettrocauterizzazione a RF permette di ottenere una
necrosi coagulativa (conseguenza dell'ipertermia tessutale) dotto a superare quantitativamente le procedure da
in un diametro di 3-5 cm attorno alla punta dell'ago-elettro- tempo in uso per i vari tipi di patologia non neoplasti-
do (15-18 G) collegato al generatore. Il trattamento, della ca dei diversi organi e apparati. La formazione di
durata di 10-20 minuti, è eseguito per via percutanea sotto superspecialisti oncoradiologi è diventata una concre-
guida ecografica o TC con sedazione profonda o in aneste- ta realtà.
FONDAMENTI DI RADIOTERAPIA
DANIELE SCARPATI E VITO VITALE
CAPITOLO XL

PROGRAMMATICA DELLA RADIOTERAPIA

La radioterapia è quella branca specialistica della radiobiologia, branca della radiologia in gran parte
medicina che s'interessa dell'uso delle radiazioni io- legata alla radioterapia e sempre più capace di spie-
nizzanti nel trattamento delle malattie neoplastiche e game, prevederne, programmarne i risultati, compren-
di alcune affezioni non neoplastiche che traggono da derne gli insuccessi e i danni eventuali. Noi ci occu-
essa vantaggi superiori o uguali a quelli ottenibili con peremo di quella parte della radiobiologia che più
altri mezzi. strettamente si collega alla radioterapia, la radiobiolo-
gia clinica.
Un tempo il concetto di radioterapia era più ampio e si La radioterapia è una specialità medica un po' par-
identificava genericamente con l'uso di mezzi terapeutici ticolare: essa usa un agente fisico per produrre effetti
«fisici»: radiazioni ultraviolette, luminose e infrarosse, chimici e biologici all'interno dell'organismo. È strut-
microonde, onde corte, onde lunghe, forme di energia
turalmente diversa dalla chirurgia, che agisce in modo
ca non radiante come ultrasuoni, correnti elettriche e campi
magnetici. Questi mezzi, ai quali modernamente si sono meccanico sull'organismo, e dalla terapia medica, che
aggiunti i fasci laser, hanno indicazioni terapeutiche molto vi agisce per via chimica: però, come la chirurgia,
diverse comprendenti malattie oggetto di interesse specifico richiede un bagaglio di nozioni tecniche che compren-
di discipline specialistiche (dermatologia, reumatologia, de capacità di localizzazione, scelta di vie di acg:sso,
fisiatria). È pertanto naturale che il bagaglio teorico e lo definizione di aree, volumi, rapporti anatomici; come
strumentario terapeutico relativo siano divenuti propri di la terapia medica, introduce nell'organismo un agente
queste specialità, a eccezione delle radiazioni ionizzanti il capace di effetti biologici, che quindi va dosato "nella
cui uso, per i rischi connessi, è consentito per legge solo allo quantità e nel tempo. Dedicheremo un capitOlo alle
specialista in Radioterapia. metodiche e iecniche radioterapiche: è forse il più
importante, perché quello più caratteristico di questa
Bersaglio fondamentale della radioterapia è la ma- disciplina.
lattia neoplastica: ciò obbliga in prima istanza a richia- Parleremo poi della radioterapia delle varie forme
mare alctmi concetti di base della moderna oncologia, tum'orali suddivise per organi e dei risultati ché in ge-
in parte riferentisi alla problematica biologica della cel- nere vi si ottengono. A questo proposito è opportuno
lula neoplastica, in parte a quella clinica del suo pro- fin da ora stabilire alcune regole generali.
dotto, il cancro. a ogni atto terapeutico, in oncologia, è la più comple-
Strumento della radioterapia sono le radiazioni ta documentazione della natura e dell'estensione del-
ionizzanti elettromagnetiche e corpuscolari: uno stru- la malattia. Questa deve essere diagnosticata (confer-
mentario, da tm punto di vista fisico, complesso quan- ma i'stologica!) e studiata: se ne deve, cioè, definire al
to quello della radiodiagnostica e richiedente alcune meglio la diffusione locale (volume e struttufe interes-
nozioni supplementari di fisica delle radiazioni. sate dal tumore primitivo), regionale (nietastatizzazio-
ne alle stazioni linfatiche) e a distanza (metastatizza-
È opportuno aggiungere che lo strumentario del radiote- zione a organi lontani: più comunemente scheletro, pol-
rapista comprende anche quegli agenti fisici e chimici che mone, fegato, encefalo).
possono modificare in modo utile l'effetto delle radiazioni
ionizzanti: per esempio, l'ipertermia e i radiosensibilizzanti. Su queste basi, e tenuto conto delle conoscenze di
storia naturale del tumore da trattare (tendenza alla dif-
Esistono dei presupposti teorici per l'impiego tera- fusione; organi e sedi coinvolti; responsività ai diversi
peutico delle radiazioni ionizzanti: di essi si occupa la agenti terapeutici), si programma razionalmente un in-
840 Capitolo XL

tervento terapeutico, il quale può essere orientato: essa è però mutilante e la radicalità (rimozione di
alla cura del paziente, cioè a liberarlo completa- tutto il volume corporeo a rischio di diffusione
mente dalla malattia, attenendone la guarigione; neoplastica microscopica) ha un prezzo biologico
alla palliazione, cioè a ridurre o eliminare sintomi spesso troppo elevato o non è tecnicamente realiz-
disturbanti o invalidanti, come pure a prevenirli zabile.
(fratture!), e quindi in sintesi a prolungare la vita B. La radioterapia ha grande efficacia sulle aree di
residua e a migliorarne la quantità. invasione microscopica (propaggini neoplastiche
periferiche della massa principale; micromctasta-
I caratteri più peculiari -e in particolare le possi- si a stazioni linfatiche o a organi vicini), ma la sua
bilità e i limiti- delle diverse metodiche terapeutiche, radicalità sulla massa principale è più incerta e
ne dettano l 'uso e l'eventuale associazione (fig. XL. l spesso richiede dosi di radiazione troppo elevate
e tab. XL. l). e per questo non tollerabili dalle strutture
Vigone, in prima istanza, le seguenti considerazio- contigue.
ni generali: C. La chemioterapia ha caratteri di sistematicità e
A. La terapia chirurgica è la più efficace per elimi- interessa quindi tutte le localizzazioni della neo-
nare una massa macroscopica «perché la asporta»: plasia; la sua insufficiente selettivìtà d'azione fa
sì che spesso le dosi di farmaci antiblastici som-
ministrabili senza danni eccessivi siano insuffi-
cienti a eradicare masse neoplastiche importanti.

....
· METASTASI

"
TABELLA

Chirurgia
XL, l, RUOLO DELLE DIVERSE MODALITÀ TERAPEUTICHE.
Tumore Diffusione mie roseo- Micrometastasi
primitivo piea locorcgionale

+++ +--
sistemiche

Ràdioterapia ++- +++


Chemio-ormonotcrapia +-- +-- +++

Quanto sopra detto permette alcune formulazioni


di massima:
l. La terapia chirurgica da sola trova indicazione
in presenza di tumori localizzati e con tendenza
limitata a metastatizzare: le caratteristiche istolo-
giche del reperto operatorio consentiranno un giu-
dizio sulla sufficienza o meno del trattamento iso-
lato.
2. La radioterapia da sola trova indicazione in pre-
senza di tumori poco metastatizzanti, radiosensi-
bili, situati in sedi non comportanti la forzata
Fig. XL. l. Chirurgia, mdioterapia e chemioterapia. La chirurgia con- somministrazione di dosi elevate di radiazione a
sente l'exeresi della massa tumorale primitiva, ma spesso l'estensio- tessuti sani sensibili.
ne locale del tumore, subclinica (e come tale non visibile), va ben al
di là dei margini di escissione; nessun effetto può aversi suUe disse- 3. La chemioterapia da sola trova indicazione in
minazioni regionali (a meno di un drastico «allargamento» deWinter- presenza di tumori e malattie neoplastiche a diffu- ·
vento) e sulle metastasi a distanza. La radiolerapia, sia per motivi bio- sione sistemica molto sensibili ai farmaci antibla-
logici (presenza di aree ipossiche), sia per motivi probabilistici (v.
paragrafo XLIIJJ), è tanto meno efficace localmente quanto più stici, come ad esempio le leucemie.
grande è la massa tumorale; per un involontario (<difetto geografico)) 4. Le associazioni radiochirurgiche mirano a som-
(vero e proprio errore tecnico!) può non comprendere tutto il volume mare gli effetti locali della chirurgia a quelli loco-
tumorale clinico e subclinico; inoltre, come la chirurgia, non hll effet- regionali della radioterapia. La radioterapia può es-
to sulle disseminazioni regionali (che è però spesso facile compren-
dere nel volume irradiato) e sulle metastasi a distanza, nei riguardi sere preoperatorìa, postoperatoria, o pre- e post-
delle quali è viceversa efficace la chemioterapia. operatoria «a sandwich». La radioterapia preope-
programmatica della Radioterapia 841

ratoria ha lo scopo di ridurre la massa tumorale strategie di associazioni radiochemiochirurgi-


(eventualmente rendendo possibile o più contenu- che che tendono a «comprimere» il ruolo della
to l'intervento chinugico), il rischio di recidive chirurgia con la finalità di risparmiare quanto più
gionali, la metastatizzazione a distanza. Ha lo svan- possibile l'organo e la funzione. In questo conte-
taggio di essere praticata su pazienti sottoposti pu- sto la radioterapia, e in minor misura la chemiote-
ramente a «stadiazione clinica>>: può capitare, quin- rapia, vengono utilizzate in modo da consentire
di, che il paziente non ne abbia reale bisogno, o per- resezioni chirurgiche limitate senza sacrificare la
ché in uno stadio effettivo curabile con sola chirur- possibilità di eradicazione locale e locoregionale
gia, o perché portatore di metastasi a distanza della neoplasia. Esempi specifici sono riportati
sconosciute (c quindi con malattia troppo avanzata nel capitolo XLVI.
per giovarsi di un approccio curativo). La radiote-
rapia postoperatoria ha lo scopo di ridurre le reci- La radioterapia non è sempre e comunque il com-
dive locoregionali. Ha il vantaggio di seguire alla plemento di una chirurgia insufficiente o il sostituto
«stadiazione patologica» (cioè eseguita con sup- di una chirurgia impossibile: associazioni e sostitu-
porto dell'esame istologico del pezzo operatorio) e zioni devono essere razionalmente e congiuntamente
con il complemento della valutazione del chirurgo programmate dai relativi specialisti.
«a cielo aperto»: viene quindi praticata solo ai pa- La radioterapia, come del resto le altre metodiche
zienti per i quali ha effettiva indicazione (rischio terapeutiche, non può essere indicata «per fare qual-
consistente di recidive locoregionali! assenza di me- cosa» o per dare a paziente efamiliari l'impressione di
tastasi!). non abbandonarli: è una cura impegnativa e non priva
5. Le associazioni chemioradioterapiche mirano a di disturbi, e ha un ruolo «oncologico» e non «psicolo-
una «cooperazione spaziale» (la radioterapia è gicm>.
indirizzata alla malattia macroscopica, la chemio- Qualsiasi programma di trattamento oncologico sin-
terapia alla microdiffusione sistemi ca); a somma- golo o multimodale deve essere (salvo imprevisti!) at-
re i loro effetti quando le due modalità hanno effi- tuabile, deve cioè tener conto di «queh> paziente e di
cacia sulla malattia, ma non tale da sradicarla cia- «quel» tumore. Al caso non compete alcuno spazio, per-
scuna da sola, e (condizione favorevole ma non ché una terapia incompleta fallisce inevitabilmente ed
sempre presente!) tossicità su tessuti sani diversi; è costata tempo ed energie al paziente e a chi lo cura.
o ancora a un potenziamento d'azione (ad esem- Infine, qualsiasi progranuna terapeutico deve tener
pio, alcuni farmaci, se presenti nel tumore a dosi conto seriamente del rapporto costo/beneficio: l'obiet-
anche non terapeutiche in rapporto temporale tivo <<guarigione o palliazione» non deve valere meno
opportuno con il trattamento radioterapico, agi- del tempo che impegna e dei fastidi (quando non dei
scono da radiosensibilizzanti). Un esempio di danni!) che provoca.
cooperazione spaziale è il tumore polmonare a Alla trattazione della radioterapia oncologica
piccole cellule, malattia precocemente sistemica e seguirà, nel capitolo XLVIII, una discussione della pro-
molto chemiosensibile, trattato in prima istanza blematica della radioterapia delle malattie llonneopla-
con chemioterapia, ma con associata irradiazione stiche, tematica di interesse più limitato, ma recente-
«profilattica» dell'encefalo, sede frequente di mente oggetto di importanti rivalutazioni.
ricadute perché non raggiunto da dosi utili di che- Verranno, infine, esaminati i danni da radioterapia,
mioterapici per la presenza della barriera non rari e spesso gravi, ma talvolta prezzo inevitabile
toencefalica. per la cura di malattie che hanno per alternativa la morte
6. Modernamente vanno sempre più affermandosi del paziente.
CAPITOLO XLI

IL CANCRO E LA SUA PROBLEMATICA


BIOLOGICOCLINICA

Il cancro è oggi la seconda causa di morte nel Sebbene il numero totale dei tumori sia in aumento,
mondo occidentale: i dati statistici mostrano che ogni almeno in parte per l'allungarsi della vita media, le inci-
cento persone nate, 42 si ammaleranno di cancro nel denze relative delle diverse forme di neoplasia sono in con-
tinua variazione; ad esempio, di fronte a un aumento del
corso della loro vita: di queste, 19 moriranno per que-
cancro del polmone, particolarmente evidente fra le donne,
sta causa. Malgrado la sua importanza come causa di vi è una diminuzione del cancro del cavo orale, dello sto-
morte, il cancro è una malattia relativamente poco maco e dell'utero. Nella fig. XLI.l sono rappresentate inci-
frequente: se ne osservano ogni anno 3 nuovi casi denze e mortalità delle più comuni forme di malattia tumo-
ogni l 000 abitanti; in un ospedale generale meno del rale. I carcinomi ne costituiscono il 70% circa.
5% dei ricoveri è per un cancro. Un medico che assi-
sta 2000 pazienti farà circa 25 certificati di morte
ogni anno, 5 dei quali per cancro. l. Patologia e storia naturale
INCIDENZA MORTALITA' La riproduzione è proprietà fondamentale della
matefia vivente: la sua modalità di base è la mitosi,
cute .......... .
che avviene fisiologicamente in tutti i tessuti, con
(m,lonomo)
tassi diversi nei diversi organi e nelle diverse situa-
testa-coHo .
zioni funzionali. Qualora i delicati meccanismi che
controllano la mitosi subiscano delle alterazioni, può
polmone .... originare una neoplasia, che viene definita maligna
quando acquista caratteristiche invasive, assenti nei
mammella.
tumori benigni. La velocità di crescita di un tumore
maligno può essere più o meno rapida, ma è spesso
e•ofago-stomaco---
pancreas . inferiore a quella dei tessuti normali: la crescita però
colon-retto ..
urinario. prosegue incontrollata fino alla morte del soggetto.
La cellula neoplastica in realtà è una cellula deficita-

····cr o Cf Q
......
prostata .. ria rispetto al suo corrispondente normale: fra le
capacità che ha perduto, vi è quella di essere recettiva
ai meccanismi di regolazione che governano i norma-
li equilibri fra tessuti.
leucemie
linfomi ... ..? Le conoscenze sulla ca11cerogenesi hanno avuto note-
vole irppulso dallo sviluppo della Biologia rnolecolare. As-
altri ..... ...... l§ ...... .. . .2..1. .. sume, nel contesto, grande importanza il concetto che la can"
cerogenesi è un processo complesso e progressivo che attra-
versa di norma una fase di iniziazione e una di promozione,
con !'attivazione di ((Oncogeni» (cioè geni che codificano
proteine regolatrici della proliferazione cellulare, come l'on-
Fig. XLI.l. Incidenza c mortalità relative per i principali tipi di can-

.Ji
cro. Valori «stimati>l riferiti alla situazione italiana (1994). Da: Zane t ti cogene ras, in grado di indurre perdita dell'inibizione da con-
R., Buiatti E.: Federico M. e Micheli A., Httti e cifre dei tumori in tatto, e l' oncogene rnyc, in grado di conferire immortalità al"
liolio, il P'""" Soi"'tifiw Edilcm, Remo 1998. la cellula) o !'inattivazione di ((geni soppressori». Ha poi
ì 1

luogo il superamento delle difese immunitarie dell'organi- Per quanto esistano comportamenti preferenziali

l
smo osPite, sì che il tumore può svilupparsi nonostante l'an- nella via di metastatizzazione, non vi sono comunque
tigenicità della è'ellula neoplastica. Meccanismi di difesa in regole assolute: in generale i carcinomi seguono la via
cel'ta misura efficaci sono invece invocati per giustificare il
linfatica e successivamente quella ematica (con ampie
fatto che l'incidenza di metastasi è in realtà enormemente
eccezioni), mentre i tumori di origine mesenchimale
inferiore alla frequenza con cui si possono rilevare cellule
neoplastiche nel torrente circolatorio di soggetti con tumo-
re localizzato. Un altro fenomeno ben noto è la presenza di
infiltrati linfoplasmocitari peritumorali riscontrabili in al-
metastatizzano più precocemente per via ematica. Le
particolari caratteristiche dei tumori degli- organi emo-
linfopoietici comportano una storia naturale peculiare
l
cune forme neoplastiche, la cui prognosi è migliore di quel- sulla quale torneremo. '
la di casi corrispondenti in cui manca questo aspetto istopa- Caratteristica particolare della crescita tumorale
tologico. sia nel tumore primitivo che nelle metastasi, è
gu3tezza dell'apporto ematico da parte della rete
Il cancro non è una malattia ereditaria, ma nella vascolare neofonnata, che rende ragione dei fenomeni
sua comparsa influiscono certamente fattori genetici, anOssici e necrobiotici in essi presenti.
come è dimostrato dalla sua particolare frequenza in L'aumento di volume del singolo focolaio neopla-
certi gruppi familiari, per esempio nel caso del cancro stico costituisce la risultante di due fenomeni: la mol-
mammario. Esistono almeno due sicuri esempi di tiplicazione celiare (che genera nuove cellule) e la mor-
tumori legati strettamente a fattori genetici: il retina- te di cellule invecchiate. Solo una parte più o meno pic-
blastoma e l'adenocarcinoma del colon insorgente su cola dell'intera popolazione cellulare, il compartimento
poliposi diffusa. pr91iferativo, è in fase moltiplicativa in un dato istan-
In linea generale è necessario parlare non di «cau- te . La dimensione di questo compartimento varia in
sa», ma di «cause» del cancro, determinanti le prime fuiizione della presenza o meno di elementi perturbanti.
modificazioni funzionali e morfologiche della cellula
Il tempo di raddoppiamento potenziale, in assenza di
normale. Per alcuni carcinomi (cervice uterina, prime
morti cellulari, del compartimento proliferativo è di 2-
vie aeree e digestive) è possibile individuare lo stadio
20 giorni, ma il tumore intero come «massa cellulare}>
in cui le cellule dell'epitelio mucosa sono morfologi-
raddoppia le sue dimensioni in tempo molto più lun-
camente anormali, ma non hanno ancora acquistato ca-
ghi. I carcinomi mammari, ad esempio, hanno un tem-
ratteri di invasività. Questo stadio, definito di carcinO-
. podi raddoppiamento volumetrico compreso tra 60 e
ma in situ, è spesso seguito, eventualmente a grande
400 giorni. Ciò significa che un tumore diagnosticato
distanza di tempo, dal carcinoma invasivo.
quando ha l cm di diametro, pesa un grammo e con-
Esistono numerose situazioni preneoplastiche,
tiene circa un miliardo di cellule, per giungere a que-
cioè situazioni seguite con grande probabilità dallo
sta dimensione è passato attraverso 30 raddoppiamen-
sviluppo di un tumore maligno: ad esempio l'iperche-
ratosi cutanea, la leucoplachia, la papillomatosi ti in un periodo di tempo fra 5 e lO anni (fig. XLI.2).
vescicale, la poliposi del colon, la malattia di Paget In tutto questo tempo ha potuto dare metastasi, capaci
dell'osso. a loro volta di manifestarsi clinicamente dopo un in-
Sebbene la cancerizzazione possa interessare una tervallo altrettanto lungo.
unica cellula, essa è per lo più un fenomeno multifo-
cale nell'ambito di un distretto anatomico o di un
organo. In un secondo tempo la crescita della neopla- 2. Classificazione e stadiazione
sia avviene con modalità diverse:
I tumori possono essere classificati in base al tes-
- crescita locale, espansiva o infiltr.ante, con pro-
suto di origine in:
gressiva distruzione delle strutture anatomiche
interessate; - carcinomi squamosi, insorgenti su superfici rico-
- diffusione a distanza secondo modalità differenti: perte da epiteli stratificati;
metastatizzazione per via linfatica e per via emati- - adenocarcinomi, originanti da mucose secernenti;
ca, sia nella direzione del flusso normale che con- - sarcomi, di origine mesenchimale;
trocorrente per quanto riguarda il circolo venosa e - tumori emolinfoproliferativi, comprendenti neo-
linfatico; metastatizzazione all'interno di cavità plasie del tessuto linfatico, emopoietico e retico-
sierose (pleura e peritoneo) o negli spazi meningei. lare;
·•jf
Il cancro e la sua problematico biologicoclinica 845

zione numerica progressiva per indicare i rispettivi sviluppi


: FASE
pRECLINICA
FASE
CLINICA
dei singoli elementi. A titolo di esempio, un tumore della
mammella di 3 cm di diametro, senza rapporti con i tegu-
menti, con linfonodi ascellari omolaterali ingrossati ma
bili, senza evidenti metastasi a distanza, viene definito
TEMPO DI RADDOPPIO T2NIMO. I limiti di questa classificazione (sostanziali al-
TU MORALE: 100 d lorquando basata sui soli rilievi dell'esame obiettivo!) sono
\ in parte superati dall'aggiunta delle valutazioni ottcnibili con
DIAMETRO INIZIALE: la diagnostica strumentale radiologica ed endoscopica, con
10ym l'esplorazione chirurgica, con rilievi cito- e istologici: essa
costituisce allora un fondamentale parametro per quantifi"
care lo sviluppo del cancro ai fini clinici e per raffrontare le
O 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 AA diverse casistiche a scopo di valutazione uniforme dei risul-
fig. XLI.2. Crescita preclinica c clinica di un tumore. È stato ipoti'Z- tati.
zato un diametro iniziale di 10 IJln (che è poi il diametro di una cel- Esistono numerosi altri metodi di stadiazione adatti a
lula) e un tempo di raddoppio di l 00 giorni (quindi intermedio rispet- gruppi di tumori o a singole entità, spesso di impiego quasi
to ai valori usuali oscillanti, per i diversi tumori, da 60 a 400 giorni). universale (classificazione Ann Arbor per la malattia dì
Se la prima diagnosi è effettuata allorquando è raggiunto un diametro Hodgkin, classificazione FIGO per i tumori ginecologici,
di l cm, si può stimare siano passati almeno IO anni dal momento di etc.). Il punto importante comunque è la nozione della indi-
prima comparsa del tumore. Da Walter, Miller e Bomford (1979), ridi-
segnata. spensabilità di una precisa definizione di stadio.

TABELLA XLI. l. IL SISTEMA TNM.


- tumori neuroepiteliali, comprendentj i gliomi e
forme specifiche come medulloblastomi, retine- T tumore primitivo
blastomi e altri. TX non definito
TO non apprezzabile
Tutte le classificazioni sono arbitrarie e imprecisç, Tis carcinoma in situ
e anche questa, estremamente semplificata, fornisce TI, T2, T3, T4 dimensioni progressivamente crescenti
solo uno schema orientativo assai generale. Si (ad esempio: <2 cm, 2-5 cm, >5 cm)
deri, ad esempio, la mancata inclusione nella prece- e/o comportamento locale (ad esem-
pio: infiltrazione modesta, profonda,
dente classificazione dei carcinomi indifferenziati per oltre i limiti dell'organo, invasione di
la non identificabilità del citotipo di origine. organi vicini)
N linfonodi regionali
Importante, dal punto di vista clinico, è il NX non dcfmiti
to di stadio del tumore, cioè il livello di sviluppo e NO non ingranditi
Nl, N2, NJ dimensioni progressivamente crescenti
diffusione da esso raggiunto al momento di osserva- (ad esempio: <3 cm, 3-6 cm, >6 cm),
zione. Questo concetto ha assunto fondamentale mobili o fissi, in una sola o più stazio-
importanza clinica perché solo sulla base della cono- ni
scenza dell'estensione del tumore è possibile impo- M metastasi a distanza
stare un programma terapeutico adatto ali' MX non definite
MO assenti
lo del massimo vantaggio con il minimo danno. Per la MI presenti
definizione dello stadio è spesso necessario ricorrere
a procedure diagnostiche complesse, il cui costo Non è sufficiente, come sappiamo, una diagnosi
logico ed economico è giustificato dal vantaggio di «diabete» senza altre precisazioni per impostare
nico ottenuto: queste procedure sono generalmente una terapia e formulare una prognosi per un determi-
note con il termine di «stadiazione». nato paziente: è necessario eseguire una serie di
gini e strumentali per valuta-
Il più noto dci sistemi di stadi azione è il TNM (tab. re la situazione generale del paziente, le alterazioni
XU.l), proposto c diffuso dalla UICC (Union Internationa- connesse o meno alla malattia principale, l'entità
le Contre le Canee!'), la cui ultima edizione è del1997. Es-
so è stato studiato per i carcinomi e inizialmente basato sui l'alterazione metabolica. Nello stesso modo non è
soli rilievi dell'esame clinico: la sigla T si riferisce al tumo- sufficiente una diagnosi di «cancro della mammella»:
re primitivo, N alle metastasi linfonodali, M alle metastasi è necessario conoscere esattamente la sede e le
a distanza. Nell'ambito delle singole sigle vi è una dimensioni del tumore, i rapporti con la cute e la
846 Capitolo XLI

te toraci ca, lo stato dei linfonodi regionali, la finora applicati con successo solo nello studio della cervi-
za o meno di rnetastasi, la varietà istologica, lo stato ce uterina, de!la vescica, del polmone, dello stomaco e dei-
recettoriale ormonale, e altri (sempre più numerosi!) la prostata. Gli esami radiologici più fruttuosi sono la
parametri morfologici (componente intraduttale, mammografia, il clisma a DC del colon e del retto, l'esofa-
microcalcificazioni, invasione perilinfatica e perineu- gografia (specificatamente in Cina, ove, in alcune provin-
ce, il carcinoma esofageo può considerarsi endemico!), l'e-
t:ale, etc.) c funzionali (frazione di cellule in fase di same a DC dello stomaco (significativa in proposito, l'e-
sintesi del DNA, rnarcatori, etc.). Solo sulla base di sperienza giapponese!). I programmi di screening di questo
questi elementi e di quelli propri della paziente (età, tipo sono comunque soggetti a precisi limiti tecnici e bio-
stato mestruale, eventuali affezioni concomitanti) logici: scoprire un tumore di l cm di diametro significa
sarà possibile formulare una prognosi e programmare scoprire un tumore che ha avuto alcuni anni di tempo per
la sequenza di misure terapeutiche più adatte alla cir- disseminarsi, frustrando spesso il risultato finale della tera-
costanza. Nei capitoli relativi ai diversi organi e neo- pia; è comunque provato che la prognosi è migliore quando
plasie faremo cenno ai singoli criteri di stadiazione: si interviene su tumori piccoli. Nel caso del cancro della
per una analisi più approfondita rimandiamo alla cervice uterina, nei paesi dove da maggiore tempo e più
estensivamente sono state condotte campagne di screening,
pubblicazione deli 'UJCC «Atlante TNM>>, IV si è ridotta l'incidenza del cancro in fase sintomatica. Sono
Edizione, Minerva Medica, 1998. oggetto di attenta considerazione le possibilità offerte dalla
Ulteriore importante parametro per la definizione determinazione dell'antigene prostatico specifico (PSA) e
prognostica di una neoplasia è il «grading>>, cioè la di altri marcatori, nonché degli screening genetici.
definizione del grado di differenziazione della cellula
neoplastica rispetto al suo archetipo normale (indica- Le campagne di screening non possono comunque
to con valori crescenti da Gl, ben differenziato, a G4, aver successo di fronte a gravi carenze di educazione
indifferenziato), che dovrebbe rispecchiare una mag- sanitaria proprie della popolazione o anche del per-
giore o minore aggressività biologica. La difficoltà sonale medico e paramedico. Il concetto di cancro
principale consiste nella individuaZione di criteri come evento inevitabilmente fatale, diffuso a tutti i
classificativi obiettivi, sicuri e riproducibili. livelli culturali e professionali, non è l'ultima delle
cause che attraverso ritardi nel consultare il medico e
sottovalutazioni diagnostiche conduce agli attuali alti
3. Prevenzione e diagnosi precoce ·tassi di mortalità.

I dati epidemiologici di cui disponiamo indicano


con sufficiente certezza alcune correlazioni (fumo di 4. Guarigione e controllo
sigarette e cancro della vescica; fattori igienicoses-
suali e cancro della cervice uterina e del pene) e con- Nel termine «trattamentO>! del cancro bisogna
sentono di impostare tentativi di prevenzione su larga comprendere non solo la terapia propriamente detta
scala, dai quali è lecito aspettarsi una diminuzione di ma anche la prevenzione, la diagnosi precoce e l' edu-
mortalità. cazione sanitaria, alle quali abbiamo appena fatto
Accanto alle misure preventive hanno assunto una riferimento. La terapia sarà sempre impostata con cri-
certa importanza le campagne di screening per otte- terio, pur sapendo che più del 50% dei pazienti non
nere diagnosi in fase presintomatica. I metodi dispo- verrà guarito. Da questo punto di vista è più corretto
nibili sono: visite mediche periodiche; esami citologi- parlare di trattamento distinguendo:
ci; esami radiologici; tecniche diagnostiche quali l'e- - un trattamento radicale, che mira a eliminare
cografia, la diagnostica radioisotopica, l'endoscopia. completamente la malattia (o comunque a ridurla
Queste ultime non hanno attualmente valore come talmente da permettere ai meccanismi di control-
indagini di massa, o per il costo eccessivo o per l'in- lo immunitari di riprendere il sopravvento);
sufficiente selettività. - un trattamento palliativo, che si programma nel
caso che la malattia sia tanto avanzata da non
Le visite mediche periodiche, accompagnate o meno poter più sperare di eradicarla, con lo scopo
da indagini strumentali, non hanno finora fornito risultati (importantissimo) di alleviare i sintomi, di miglio-
che ne giustifichino l'elevato costo. I metodi citologici, rare la qualità di vita del paziente, eventualmente
basati sulla osservazione delle cellule esfoliate, sono stati di prolungare la sopravvivenza.
''l
!' Il cancro e la sua problematica biologicoclinica 847

V'è una precisazione da fare sul concetto di <<gua- possibile solo dopo il raggiungimento di almeno 10-
rigione». A rigore di termini, questa parola signiftea 15 anni dal momento della prima diagnosi. Per con-
«restitutio ad integrum», cioè ristabilimento delle con- tro, vi sono forme neoplastiche in cui l'assenza di
dizioni precedenti la malattia. Questo vale per un raf- malattia per periodi più brevi, anche di l o 2 anni, può
freddore (che peraltro non viene guarito dalla terapia, costituire una indicazione più valida nella valutazione
ma guarisce solo in virtù dei sistemi di difesa dell'or- dei risultati.
ganismo), per una polmonite, per una frattura (di cui
comunqUe resta a lungo traccia sotto forma di callo os- Nell'ambito del concetto di sopravvivenza si usa distin-
seo, il che rende la guarigione funzionale e soggettiva guere: la sopravvivenza semplice, che indica solamente quan-
ma non anatomica). Ma per il diabete, o per l 'anemia ti dei pazienti trattati sono vivi dopo il numero di anni indi-
perniciosa, si può parlare di guarigione? Ecco che il cato; la sopravvivenza corretta, che tiene conto anche delle
cause di morte diverse che possono intervenire (non tenere
concetto si allarga a giustificare la «cura» di un pa- conto di questo elemento falserebbe le valutazioni sulla ef-
ziente, che non verrà guarito, ma potrà essere mante- ficacia del trattamento); la sopravvivenza libera da malattia,
nuto in vita, libero da disturbi fastidiosi, finché non che avvicina ulteriormente all'idea di guarigione perché spes-
muoia per cause naturali o diverse dalla malattia trat- so, per la lentezza della malattia o per i trattamenti praticati,
tata. Questo vale spesso anche per il cancro: invece che alcuni pazienti non muoiono entro il periodo scelto per la va-
di «guarigione)) in qUesti casi è più appropriato parla- lutazione, ma neppure sono guariti; la sopravvivenza attua-
re di della malattia. Nei paesi più progre- rial<Y, che è un metodo statistico di manipolazione della ca-
diti dal punto di vista sanitario circa i145% dei pazienti sistica per consentire, sulla base di certe ragionevoli ipotesi
affetti da cancro viene guarito. Secondo una indagine (per esempio che i pazienti trattati da meno di 5 anni avran-
condotta in Europa, su l 00 pazienti 22 sono guariti gra- no un decorso analogo a quello dei pazienti trattati da più di
5 anni), di fare valutazioni in un certo senso previsionali, cioè
zie alla terapia chirurgica, 18 grazie alla radioterapia o di «probabilità di controllol> a 5 anni.
ad una associazione radiochirurgica, 5 grazie alla che-
mioterapia (per lo più associata a terapia chirurgica e/o Per giudicare la bontà di un trattamento palliativo
radioterapia). si usano, volta per volta, altri parametri di giudizio,
come la mediana di sopravvivenza (numero di mesi
dopo i quali la metà dei pazienti è deceduta), o la
i S. Indici prognostici e valutazione dei ri- normalizzazione di certi test bioumorali, o il miglio-
l. sultati ramento delle condizioni generali di vita dei pazienti
(valutabili con indici standardizzati o a volte con cri-
l Il modo più usuale di esprimere i risultati dei trat- teri soggettivi, come per esempio l'attenuazione o la
!amenti in oncologia è di indicare la percentuale di scomparsa di sintomi, in primo luogo il dolore).
1.· pazienti sopravviventi per un certo numero di anni, in Quanto sopra esposto in forma volutamente sinte-
genere 5. Bisogna notare che sopravvivenza a 5 anni tica ed elementare potrà essere oggetto di approfondi-
non vuole sempre dire guarigione, perché vi sono mento attraverso la consultazione dei relativi capitoli
tumori a evoluzione anche molto lenta, come il can- di epidemiologia, patologia e storia naturale dei
j ero della mammella, in cui il giudizio di guarigione è tumori nei Trattati di Oncologia.

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CAPITOLO XLII

LE RADIAZIONI IONIZZANTI
E LE LORO PROPRIETÀ
DI INTERESSE RADIOTERAPICO

l. Tipi di radiazioni ionizzanti nanze del campo elettrico nucleare, in due particelle,
un elettrone negativo e uno positivo, alle quali viene
impressa una certa energia cinetica.
In radioterapia si fa uso di radiazioni ionizzanti
elettromagnetiche e corpuscolari: le prime sono rap- A seguito dei 3 eventi intcrattivi descritti vengono co-
presentate dai raggi X e dalla radiazione y; le seconde munque messi in moto elettroni secondari, i quali sono a lo-
da fasci di particelle cariche (elettroni; protoni; parti- ro volta in grado di dissipare energia nella produzione di io-
celle ex; mesoni n-; ioni leggeri, cioè nuclei di C, Ne, Si nizzazioni: poiché il numero di ionizzazioni prodotte diret-
eAr) e da fasci di neutroni (tab. XLII. l). tamente dai singoli fotoni è del tutto trascurabile rispetto a
Tutti questi tipi di radiazioni hanno in comune la quello prodotto dagli elettroni secondari, raggi X c
proprietà di «interagire» nel contesto dei materiali at- no essere considerati radiazioni «indirettamente» ionizzan-
traversati cedendo energia agli elettroni o ai nuclei ato- ti nel senso sopra precisato.
mici e inducendo di conseguenza, direttamente o indi-
rettamente, eccitazioni e ionizzazioni. Questo evento
fisico primario dà l'avvio a modificazioni molecolari
prima e cellulari poi fino alla produzione di effetti bio-
logici macroscopici. I vari tipi di radiazioni si diffe-
renZiano, tuttavia, tra di loro per due aspetti principa-
li: la necessità che si pone per alcuni di essi di com- A
mutare la loro energia in energia di particelle cariche

@)
capaci di eccitare e ionizzare (cosiddette «radiaziorii
M
indirettamente ionizzanti11); il modo secondo il quaJe
queste eccitazioni e ionizzazioni vengono distribuite
nello spazio a livello microscopico, condizionato dai
particolari meccanismi di interazione e di grande im-
portanza ai fini dell'entità degli effetti biologici indot- B ""•
'• ti a parità di energia totale ceduta.
''li
;'

ll 2. Interazione tra radiazioni e materia c


j·!
I raggi X e la radiazione y cedono energia alla ma-
teria attraverso 3 meccanismi: l'effetto fotoelettrico,
...
l'effetto Compton e l'effetto coppia (fig. XLII. l). Ai Fig. XLII.l. Effetto fotoelettrico (A), Compton (B) e coppia (C).
Costituiscono i tre principali meccanismi di interazionc fotonica nei
primi due si è già fatto cenno nel paragrafo L4, al
' le pertanto si rimanda. L'effetto coppia, possibile solo tessuti biologici. Si osservi come nel primo e nel terzo caso v'è totale
commutazione dell'energia fotonica in energia di particelle cariche;
nel secondo caso questa commutazione è parziale con presenza di un
;J per i fotoni di energia superiore a 1,02 Me V (che equi-
fotone «diffuso)) che indurrà a sua volta un'altra ionizzazione, c così
:1 val e all'energia insita nella massa di due elettroni), con- via fino a quando un 'intcrazionc per effe!lo fotoelettrico non porterà

l.i'*
siste nella «materializzazionell del fotone, nelle vici- alla sua scomparsa
850 Capitolo XLii

'\
TABELLA XLII.l. LE RADIAZIONI IONIZZANTJ O! MAGGIORE INTE- di alta energia si può progressivamente «spostare»
RESSE RADIOTERAPICO. verso la profondità il massimo di dose, rendendo per-
tanto possibile erogare dosi profonde elevate con un
Raggi X (v. pamgrafi l.2 e l.3). Originano dal frenamento di elet-
troni accelerati da una differenza di potenziale nel contesto certo risparmio degli strati superficiali (fig. XLII.2).
dell'atmosfera elettronica di opportuni elementi pesanti che Per quanto concerne i meccanismi fisici alla base di
fungono da bersaglio. Sono prodotti con il tubo da raggi X questo fenomeno, detto «build up)) o «costruzione
(«raggi X convenzionali») o con macchine acceleratrici di della dose in profondità», si rinvia agli specifici trat-
elettroni, come J'acce\cratorc lineare («raggi X di alta ener-
gi:m). tati.
Radiazione y. È emessa dal nucleo di elementi spontaneamente
radioattivi (come ad esempio il radium) o resi artificialmen- I meccanismi di interazione degli elettroni presen-
te tali (isotopi radioattivi): questa emissione rappresenta una tano un interesse del tutto peculiare non solo perché gli
delle modalità attraverso le quali il nucleo «eccitato» si libe-
elettroni sono strettamente legati, come sopra visto, al
ra de!l 'energia in eccesso. Le sorgenti di radiazione "{ utiliz-
zate nella pratica radioterapica sono: il "'Ra, il cui uso, per fotoni nella produzione di eventi fisici primari nei ma-
motivi protezionistici, è diventato molto raro; il "Co e il "'Cs, teriali da questi attraversati, ma anche in quanto sono
utilizzati sia in radioterapia esterna (v. paragrafo XLIV l), sia la radiazione corpuscolare di più comune utilizzazione
in brachiradioterapia (v. paragrafo XLIV2); l'"'lr, lo"'! e il in radioterapia.
10
JPd, utilizzati in brachiradioterapia per infissione; numerosi
isotopi radioattivi utilizzati in radioisotopoterapia metaboli-
ca, immunologica e recettoriale, per i quali, peraltro, a fini Il meccanismo fondamentale di interazione è costituito
terapeutici si sfrutta la coesistente emissione p- (v. paragrafo dal cosiddetto @rto anelastica>>, da concepire come una in-
XLIV3). terazione a distanza tra il campo elettrico che accompagna
Fasci di elettroni. Sono prodotti con l'acceleratore lineare (il l'elettrone primario e il campo elettrico atomico, a seguito
quale è dunque una macchina «ambivalente» capace di forni- della quale sono indotte ionizzazioni. La perdita di energia
re sia fasci di elettroni come tali, sia fasci di raggi X - v. para- in ciascun urto è piccola: l'elettrone primario ne risulta de-
grafo XLIV l). viato e rallentato, sì che aumenterà progressivamente, con il
Fasci di protoni e di particelle a. Sono prodotti con il ciclotro- penetrare nel contesto del materiale irradiato, la probabilita
ne e macchine affini; le particelle a sono emesse nel decadi-
mento radioattivo di alcuili nuclei. di'ulteriori interazioni ionizzative; gli elettroni secondari,
Fasci di mcsoni TC-. Sono prodotti con macchine acceleratrici di espulsi dagli atomi, hanno in genere bassa energia cinetica
protoni a elevate energie a seguito dell'urto di questi su un ma sono sempre in grado di produrre mediante ulteriori io-
bersaglio di berillio. nizzazioni elettroni terziari. Il rapporto tra ionizzazioni pro·
Fasci di ioni leggeri. Sono prodotti con il ciclotrone e macchine dotte «direttamente>> dagli elettroni primari e ionizzazioni
affini. Sono stati utilizzati con successo ioni C, Ne, Si e Ar. prodotte dagli elettroni secondari e terziari è di circa l a 2.
Fasci di neutroni. Possono essere prodotti con il reattore nuclea- La densità media di ionizzazione è di 7-9 coppie di ioni per
re sfruttando la fissione dell'uranio; con il ciclotrone, o con micron.
il generatore deuteroni-tritio, accelerando deuteroni a diverse
energie e dirigendoli successivamente su bersagli di tritio o di
berillio. La caratteristica più saliente dei fasci di elettroni
è il mantenimento di un livello di dose uniforme al di
La densità media di ionizzazione nei tessuti biologici è sotto della superficie cutanea fino a profondità cre-
di circa 60 coppie di ioni per 11m di percorso per i raggi X scenti con il crescere dell'energia delle particelle e
convenzionali; scende a circa 6 coppie di ioni per 11m per i comunque dell'ordine di alcuni centimetri; la dose
raggi X di 25 MV prodotti con macchine acceleratrici; per diminuisce poi rapidamente (fig. XLII.2D). Ciò con-
la radiazione 'Y del @Co è di 7,5 coppie di ioni per 11m. sente di realizzare nella pratica radioterapica vantag-
Man ìnano che il fascio fotonico penetra nel materiale giose distribuzioni di dose al volume bersaglio con un
irradiato, un certo numero di fotoni scompare a seguito dei
risparmio scarso degli strati superficiali ma sensibile
fenomeni di interazione: l'assorbimento ha carattere
nenziale, il che significa che ogni strato di spessore unita- delle strutture situate al di sotto del volume bersaglio.
rio rimuove sempre la stessa percentuale di fotoni che su di
esso incide. Le modalità di interazione dei protoni (in maniera
simile si comportano le particelle a) sono praticamen·
Con i raggi X convenzionali il massimo di dose è te sovrapponibili a quelle sopra descritte per gli elet-
sempre posto alla superficie della «porta» di ingresso troni. I: energia ceduta nel singolo urto anelastico è
del fascio; con il MCo questo massimo si raggiunge a però più piccola e, data la grande massa del protone
5 mm di profondità: il sottocutaneo sarà quindi sem- rispetto a quella dell'elettrone, la de'flessione è minore
pre sovradosato rispetto alla cute; utilizzando raggi X e conseguentemente il cammino pressoché rettilineo.
Le radiazioni ionizzanti e le loro proprietà di interesse radioterapico 851

,_ _ _ __J._ _ _ _ _ _ __,__ _ _ _ _ __.___ _ _ _ _ ,_ _ _ _ J,

Fig. XLII.2, Curve di isodose per raggi X convenzionall (A), radiazione y de! 60Co (B), raggi X di 20 MV (C) ed elettroni veloci di 20 Me V (Dj.
Si definiscono tali delle linee che uniscono i punti nei quali si ha uguale valore della dose nella profondità della struttura irradiata. Si osservi
come il massimo di dose, che per i raggi X convenzionali è in corrispondenza della superficie d'ingresso del fascio di radiazione, si sposti pro-
gressivamente in profondità (a 5 mm per la radiazione y del 60Co e a 45 mm per i raggi X di alta energia) in virtù di un fenomeno di «costruzio-
ne di dose profonda>>. Per i fasci di elettroni veloci si ha una zona più o meno ampia al di sotto della cute nella quale la distribuzione della dose è
relativamente omogenea e una caduta brusca della dose alla profondità corrispondente al cammino medio nei tessuti biologici degli elettroni del-
l'energia utilizzata.

Per la progressiva riduzione della velocità, la densità di picco d!


ionizzazione aumenta progressivamente, molto lentamente Elragg

prima, in maniera estremamente più brusca poi in


spondenza del tratto finale del percorso libero (fig. XLIIJ). w
z
La densità media di ionizzazione dei fasci di protoni di 100 o
Me V è di circa 20 coppie di ioni per ).lm.
pmtooi
Le prospettive di concentrazione spaziale del
simo di dose sono più favorevoli rispetto ai fasci di i5
elettroni, sia per la minore dispersione di particelle in

l
larghezza e in profondità, sia per il più brusco
to della densità di ionizzazione nel tratto terminale
del percorso. I fasci di protoni presentano pertanto

ll
prospettive assai favorevoli di uso in radioterapia per
il risparmio dei tessuti non solo al di sotto ma anche cm
al di sopra del volume bersaglio.
Fig. XLII.3. Densità di ionizzazione di un fascio di pro toni in funzio-
I neutroni, privi di carica elettrica, spendono tutta ne della profondità nel mezzo irradiato. Con l'aumentare della profon-
la loro energia in urti con i nuclei atomici. dità la velocità del protone, a seguito delle inlerazioni, si ridllce pro-
gressivamente c diviene sempre più probabile, per motivi temporali,
Nel range di energia tra 100 KeV e 20 Me V, l'evento l'interazione con gli elettroni atomici. Di conseguenza aumenta la den-
sità di ionizzazione, prima lentamente, poi bruscamente (picco di Bragg)
più probabile è la «collisione» con un nucleo di idrogeno: alla profondità corrispondente al cammino medio dei protoni nei tes-
il neutrone ne risulta deviato; il protone che costituisce il suti biologici (si noti come questo picco sia ben più spazialmente «con-
nucleo suddetto è messo in movimento e produce numero- centratO>) di quanto non si abbia per i fasci di elettroni).
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _c __ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ ,,

se ionizzazioni concentrate nel suo breve percorso. Alle più me sopra detto, a seguito dell'urto di protoni di
alte energie assume una certa probabilità di evento l'emis- 800 Me V, su un bersaglio di berillio. I piani possono
sione indotta da parte dd nucleO del carbonio e dell'ossi- essere estratti e focalizzati in un fascio adatto all'uso
gena di particelle a densamente ionizzanti. In ultima ana- radioterapico mediante campi magnetici.
lisi, il passaggio dei neutroni, radiazione «indirettamente>>
ionizzante, attraverso il materiale irradiato genera una serie
Lungo il loro percorso nei tessuti producono ionizza-
di particelle cariche le quali danno luogo a ionizzazioni
zioni come ogni particella carica; verso la fmc del percor-
densamente concentrate nello spazio determinando intensi
so libero, però, i piani vengono catturati dagli atomi circo.
fenomeni biologici locali. La densità media di ionizzazio-
stanti, attraversano i livelli energetici delle loro orbite indu-
ne dei neutroni veloci di 1-1 OMe V è di circa 600 coppie di
cendo l'emissione di raggi X, e infine raggiungono il
ioni per Jlm.
nucleo producendone la disintegrazione con secondaria
emissione di frammenti densamenti ionizzanti (fig.
Il pregio principale dei fasci di neutroni, le cui cur- XLIL4). Questo fenomeno determina una zona di elevata
ve di dose profonda sono peraltro simili a quelle dei densità di ionizzazione al termine del percorso del piane.
raggi X convenzionali, è l 'elevata densità di ionizza-
zione, alla quale corrispondono effetti biologici parti- I fasci di piani offrono caratteristiche forse ancor
colarmente intensi sulle cellule tumorali ipo- o anos- più favorevoli all'uso in radioterapia profonda rispet.
siche (v. paragrafi XLII.3 e XLII.4) poco sensibili al- to ai fasci di protoni: la necessità di macchine accele·
le radiazioni a bassa densità di ionizzazione e possibi- ratrici di grandi dimensioni e le incertezze dosimetri-
le causa di recidiva locale dopo trattamenti a carattere che ne hanno limitato tuttavia l'uso a pochi Centri
di apparente radicalità. radioterapici.
La produzione di mesoni n·, o piani, avviene, co-
L'utilizzo di ioni leggeri in radioterapia è oggetto
di sviluppo in due Centri pilota, uno in Giappone e
uno in Germania. Il primo di questi ha già in atto la
sperimentazione clinica di ioni C.

3. Azione diretta e azione indiretta


L'eccitazione e la ionizzazione di un atomo indu-
cono nella molecola della quale questo fa parte riper·
cussioni più o meno significative, la più grave delle
quali è evidentemente la rottura. È caratteristica delle
radiazioni ionizzanti quella di dar luogo a prodotti di
scissione di per sé in uno stato reattivo. Questi «even·
ti chimici» seguono !'«evento fisico» eccitoionizzan-
t,, te in tempi deli' ordine di l o-l3 s.
llll.,, Poiché l'atto interattivo è un evento causale, la
probabilità che esso coinvolga una determinata mole·
cola è tanto maggiore quanto più questa è rappresenta-
ta nel materiale irradiato. Nei tessuti biologici il nume-
ro di molecole di acqua è estremamente elevato in rife-
rimento a quello delle biomolecole di maggiore
importanza: a titolo d'esempio, per ogni molecola di
Fig. XLII.4. lnterazione dei pioni negativi con il nucleo del 12c. I DNA sono presenti 44 molecole di RNA, 700 moleco-
pioni (in alto) penetrano progressivamente attraverso l'atmosfera elet- le di proteine, 7000 molecole di lipidi, 4000 molecole
tronica inducendo l'emissione di raggi X ((pimesonici)>; raggiunto il organiche di altra natura, 68000 molecole inorganiche
nucleo ne inducono la disintegrazione (in basso) con emissione <m e ben 12 milioni di molecole di acqua. L'acqua, dun-
stella» di particelle pesant\ (2 particelle a, l protone, 3 neutroni). Da
Hall (1978). que, per motivi di rappresentazione quantitativa, costi-
",
\
-::'r:!.<-;
•....··.·.'·.·.·····.·.'
Le radiazioni ionizzanti e le loro proprietà di interesse radioterapico 853

tuisce la molecola con la quale ha luogo, pressoché molecole ossidandole e di costituire con esse perossidi
costantemente, l' interazione della particella organici di elevata tossicità:
te. -) o,-
La molecola di acqua ionizzata va incontro a una se- -) R+H20
quenza di eventi, qui riportata in forma semplificata, defi- -) R0 1
nita «radiolisi ionizzativa»:
Ciò spiega come nella quasi totalità dci substrati biolo-
hv+ H20 -) H2Q+ +e- gici l'effetto indotto, a parità di dose di radiazione, è circa
H20 -) H,o- 2-3 volte maggiore in presenza di 0 2 (cosiddetto «effetto
H,o· -) W+OH ossigeno))). Lentità di questo effetto radiosensibilizzante
I-120- -) H+OH- dell'02 è comunque variabile in funzione della densità di
ionizzazione della radiazione utilizzata: è maggiore per
I radicali H e OH, possedendo elettroni «spaiati» (fig. quelle a bassa densità di ionizzazione, e viceversa.
XLIL5), sono altamente reattivi: il primo tenderà a cedere
]'elettrone in eccesso inducendo una riduzione; il secondo La relativa rarità di biomolecole fa sì che il nume-
tenderà a sottrarre un elettrone inducendo una ossidazione. ro di esse che viene danneggiato per «azione dircttaì>
La sottrazione di elettroni, comprensibilmente, è evento della radiazione ionizzante, cioè per induzione diretta
più lesivo per la molecola coinvolta di quanto non lo sia di ionizzazioni, è scarso; evento assai più probabile è
l'addizione. che la biomolecola sia danneggiata per «azione indi-
In assenza di 0 2 e di biomolecole, ad esempio in caso di retta» dai radicali formatisi a seguito della radiolisi
irradiazione di acqua pura, i radicali interagiranno tra di lo- dell'acqua (fig. XLIL6).
ro secondo tutte le possibili combinazioni producendo «pro- Nel progressivo accrescimento di un focolaio
dotti molecolari)): H20, H2 e H20 2. Il perossido di idrogeno, tumorale la produzione di una rete vasai e neo formata
HP 2, è un agente fortemente ossidante ed è ritenuto uno dei è sempre più o meno insufficiente rispetto all'entità di
principali mediatori chimici degli effetti biologici indotti dal-
le radiazioni a più elevata densità di ionizzazione (protoni,
nentroni e mesoni) per le quali la sua formazione è agevola-
ll
ta dalla vicinanza spaziale dei radicali OH.
Se nel mezzo madiato è presente, in sufficiente con-
centrazione, 0 2, questo, per l'elevata elettronoaffinità, cat-
l
turerà radicali H dando luogo alla formazione di una specie l
l
radicale dotata di elevato potere ossidante, I'H02: l
l
ll
0 2 +H -) H02
H0 2+e- -) H0 2-
H02-+ J-I• -) H202 l
azione
H202 + 2H -) 2H20 diretta!

1'021 di per sé, è in grado di sottrarre elettroni alle bio- l


..··""'··.. l
i ® il
\ ... /1

(§p
l
l
l

Fig. XLII.6. Azione diretta c azione indiretta. L'interazionc, simbo-


H OH leggiata in figura con il DNA cromosomico, ha luogo nel primo caso
per ionizzazione direttamente prodotta da una parlicclla ionìzzantc
Fig. XLII.S. I radicali H e OH. Il primo, che altro non è che un atomo (un elettrone, ìn figura, prodotto per effetto fotoelettrico da un foto-
di '1drogeno, ha un elettrone spaialo nell'orbita K; il secondo ha un ne); nel secondo caso è supposta mediata con meccanismo ossidativo
elettrone spaiato nell'orbita L del! 'atomo di ossigeno. da un radicale OH liberato dalla radiolisi dell'acqua.
854 Capitolo XLII

neoproduzione di cellule tumorali. La distanza alla morte cellulare e il loro ruolo nella regolazione del-la
quale molte di queste cellule vengono a trovarsi dalla proliferazione nei tessuti normali e neoplastici sono
parete capillare fa sì che sia loro insufficiente oggetto di crescente interesse, anche al fine di valu.
porto di 0 2 per diffusione. Queste cellule ipossiche o tarne possibili utilizzazioni nella pratica oncologica.
anossiche, per lo più situate nel contesto di aree
necrotiche, variabili percentualmente dall'l% al 50% Nella individuazione della apoptosi valgono soprattut-
a seconda del tipo di tumore e del suo grado di to criteri morfologici: sono considerate morte con questo
luppo, sono poco radiosensibili e costituiscono una meccanismo le cellule in cui si osserva una condensazione
delle cause più importanti di insuccesso di radicalità della cromatina spesso accompagnata da frammentazione
di un trattamento radioterapico. L'assoggettamento del nucleo e da altri processi ultrastrutturali fino alla di-
sgregazione della cellula in «corpi apoptosici>l. Lesioni ci-
del paziente a una atmosfera di 0 2 puro a pressione di toplasmatiche e della membrana cellulare si manifestano so-
circa 3 atmosfere (<dperbarismo di 0 2))) consente di lo in un secondo tempo («necrosi secondaria») e sono per lo
forzare la diffusione dell'0 2 a distanze maggiori dalla più osservate solo in vitro, essendo in vivo le cellule apop-
parete capillare e diminuisce pertanto la percentuale tosiche rapidamente fagocitate prima che abbia luogo lane-
di cellule anossiche fino a valori di circa l'l%o. Sono erosi secondaria. La cellula partecipa all'apoptosi attraver-
disponibili farmaci in grado di indurre una so la sintesi di endonucleasi (che inducono frammentazione
zazione selettiva delle cellule anossiche. del DNA) e transglutaminasi (che legano le proteine cito-
È acquisizione ormai classica della radiobiologia plasmatiche in una matrice insolubile).
che l'inattivazione funzionale di una cellula, intesa Il ruolo dell'apoptosi nella regolazione del volume
nel sen,so di «perdita della capacità proliferativa}}, ha sutale è emerso in esperimenti di induzione di iperplasia
luogo quale conseguenza della deposizione di con promotori tumorali: quando l'iperplasia è massima si
gia, per azione diretta o indiretta, nel contesto di un osserva la comparsa di cellule apoptosiche. Fattori di ere·
volume critico, o bersaglio, costituito dal DNA scita possono prevenire l'apoptosi, alcuni oncogeni posso-
mosomico. Per alcune cellule, come ad esempio no stimolarla. La sua regolazione è comunque un fenome-
le batteriche, questa deposizione di energia può no .complesso in cui fattori multipli intervengono in forma
re limitata a tm solo «colpo»; per altre cellule, come «embricata>> al fine di mantenere un adeguato equilibrio
quelle dei mammiferi, viceversa, è necessaria la del volume tessutale.
La possibilità di una regolazione multifattoriale di que-
sizione di più colpi. Si definiscono «curve sta «morte attiva» ha stimolato a indagare sulla possibilità
to», o «curve di sopravvivenza cellulare», quelle di approcci terapeutici che ne comportino l'attivazione (rag-
curve sperimentali nelle quali in ascissa è posta la gi X, ultravioletti, shock termico; cisplatino, etoposide, te-
dose di radiazione in scala naturale, in ordinata la noposidi, agenti alchilanti). La cellula neoplastica, come è
zione di cellule sopravviventi in· scala logaritmica (v. stato osservato, può attivare meccanismi di resistenza che
paragrafo XLIII.!). La morte cellulare, in base a contrastano l'attivazione della apoptosi da parte di fattori
sto modello, è una vera e propria «morte mitotica» e esogeni, ad esempio può esprimere specifici fattori oncoge-
cOnsegue o direttamente all'impossibilità meccanica ni cui consegue l'insorgenza di chemio- e radioresistenza.
di completamento della divisione cellulare (ad In prospettiva futura potranno assumere rilievo terapie che
pio per la formazione di ponti cromosomici), o interferiscono con i meccanismi di inibizione dell'attiva-
rettamente alla anomala distribuzione fra le due zione di apoptosi anche a livello genico.
lule figlie del corredo genetico (delezioni,
zioni). Alla sua base sono in ogni caso le aberrazioni
cromosomiche radioindotte. 4. V efficacia biologica relativa
Accanto alla «morte mitotica>} le radiazioni
zanti sono in grado di indurre «morte apoptosica». A parità di dose fisica somministrata in un
Con tale termine si indica una morte cellulare me corporeo macroscopico, l'effetto biologico indot-
va», alla quale cioè le cellule partecipano producendo to può essere diverso per i vari tipi di radiazioni. Alla
molecole direttamente o indirettamente coinvolte nel base di questo evento è la diversa modalità di distri-
processo e fornendo l'energia necessaria alla sua rea- buzione a livello microscopico delle ionizzazioni (e di
lizzazione. I: apoptosi ha la finalità di conseguenza anche dei radicali liberi prodotti nella
re, in un certo numero di sistemi, l'iperplasia radiolisi dell'acqua).
le. Nei tessuti irradiati è responsabile di circa il lO% Le radiazioni a bassa densità di ionizzazione
delle morti cellulari. I meccanismi che regolano la gi X e y, distribuiscono le ionizzazioni in forma
Le radiazioni ionizzanti e le loro proprietà di interesse radioterapico 855

sparsa, spesso non riuscendo a totalizzarne il numero TABELLA XLJI.2. EFFICACIA B!OLOGICA RELATIVA DI ALCUNI TIPI D!
voluto nel contesto del bersaglio; sono però molto sen- RADIAZIONE USATI IN RADIOTERAPIA.

sibili al potenziamento indotto dalla presenza di 0 2• Le Tipo di radiazione EBR


radiazioni ad alta densità di ionizzazione (p+, n, n-)
concentrano ionizzazioni nello spazio, spesso tuttavia Raggi X di 250 KV
in eccesso rispetto a quanto sufficiente per l'inattiva- Raggi X di 400 KV 0,95
zione del bersaglio (inducendo con ciò un certo «spre- 'Y del mcs 0,95
co» di dose); agevolano la produzione di H20 2; sono Radiazione 'Y del MCo 0,85
poco sensibili al potenziamento indotto dalla presenza Raggi X di 4 MV 0,85
di o,. Raggi X di 20 MV 0,80
L'efficacia biologica è convenientemente espressa Elettroni di 25 Me V 0,80
in forma relativa a una radiazione di confronto, in Protoni -2
genere i raggi X convenzionali o la radiazione "{del Neutroni veloci -3
6°Co. Si definisce efficacia biologica relativa (EBR) il
rapporto tra la dose della radiazione di riferimento e È opportuno qui ricordare che in passato si utilizzava
la dose della radiazione in studio necessarie per pro- quale unità di misura della dose di radiazione ìl rad, acro-
durre un determinato effetto in un certo tempo. In nimo di «radiation absmbed dose» (dose di radiazione
tabella XLIL2 è riportato, a titolo indicativo, un insie- assorbita): l rad equivale all'assorbimento di 100 erg per
me di valori di EBR. Si consideri che essi variano grainmo di tessuto. Modernamente, unità di misura della
significativamente a seconda dell'organo sul quale si dose è il Gray (Gy): l Gy equivale all'assorbimento di 1 J
effettua la misura e a seconda del tipo di effetto con- per chilogrammo di tessuto. E facile verificare che: l Gy =
siderato. 100 rad; l rad =l cGy
CAPITOLO XLIII

RADIOBIOLOGIA ONCOLOGICA

1. Le curve di sopravvivenza cellulare t o'

Scopo di un trattamento radioterapico radicale è


!'«uccisione» di tutte le cellule tumorali presenti nel
volume irradiato. Morte cellulare, in questo contesto,
significa morte riproduttiva, cioè «perdita della capa- IO '
cità di proliferare indefinitamente», che è caratteristi-
ca peculiare delle cellule tumorali maligne. Il fatto
che queste cellule che hanno perduto la potenzialità
riproduttiva rimangano fisicamente presenti, più o
meno a lungo, nel volume irradiato, ha spesso poca
importanza, perché la malattia è pur sempre local- 1/e \ tratto
mente «curata», o <<Sterilizzata>). t •-- rettilineo
I progressi della moderna radiobiologia cellulare e D,
le migliori conoscenze sulla biologia delle popolazio-
-2
ni cellulari consentono oggi di affrontare su basi soli w !O
de molti problemi della radioterapia antitumorale, di
individuare alcune cause degli insuccessi _di fadicalità,
e di indicare nel contempo alcune vie promettenti di
intervento discriminante tra cellule normali e tumoraw
li.
Le curve di sopravvivenza delle cellule di mam- o 2 4 6 8 !O !2
D(Gy)
mifero sono in buon accordo, salvo eccezioni defini-
Fig. XLIII,!. La curva di sopravvivenza per le cellule di mammifero.
te, con il modello matematico «a bersagli multipli e In ascissa la dose in scala natm·ale; in ordinata la frazione di cellule
colpo unico)) (fig. XLIII.l), il che significa in termi- sopravviventi CNaiN0 ) in scala logaritmica. La curva ha un primo trat-
ni biologici presenza nel contesto della cellula di più to curvilineo, la <<spalla)), e un secondo trotto rettilineo. Per la sua com-
bersagli in ciascuno dei quali dovrà essere deposita- pleta definizione matematica è sufficiente la conoscenza di 2 parame-
to, per produrre la morte riproduttiva della cellula, tri: D0 , la dose media efficace, che 1: la dose di radiazione che riduce
a 1/e (cioè al37%) la frazione sopravvivente nel tratto rettilineo; n, il
almeno un ((Colpo>>. numero di estrapolazione, che è il Vltlore dell'ordinata corrispondente
al prolungamento del tratto rettilineo verso l'ascissa O. Nel modello
I:analisi delle curve di sopravvivenza induce alle teorico <<a bersagli multipli e colpo singolm>, n equivale a! nnmero di
seguenti considerazioni: all'aumentare della dose di radia- bersagli presenti nel contesto della singola cellula. La spalla è quanti-
ficabile mediante il parametro Dq, la dose ((quasi soglia>>, dipendente
zione aumenta il numero di <<colpi» lesivi depositati nella da D0 c da n secondo l'espressione riportata in figura.
singola cellula e la curva diviene sempre più ripida; quan-
do questa diviene rettilinea il danno subletale può conside- pertanto considerarsi la dimostrazione grafica dell'esisten-
rarsi massimale; in ogni caso, le cellule sopravviventi a una za di un range di dose entro il quale ha luogo l'accumulo di
certa dose sono cellule danneggiate. Il tratto iniziale non danno subletale predisponente progressivamente la cellula
rettilineo della curva di sopravvivenza, la <-<spalla», può all'effetto letale. indotto da un ulteriore colpo. La spalla è
858 Capitolo )(LJIJ

quindi caratterizzabile quantitativamente in termini di -dose


di radiazione dal parametro Dw la «dose quasi soglia»
legato al numero di estrapolazione n e a D 0 da una
ne di diretta proporzionalità.

In radioterapia le curve di sopravvivenza dopo dose


singola hanno grande importanza anche se i trattamen-
ti, per motivi che vedremo, sono sempre frazionati
(tipicamente: 5 frazioni di dose alla settimana per 5-7
5 Gy
settimane).
DOSE SINGOLA
Poiché la dose somministrata nella singola frazione
cade spesso nella regione della «spalla», negli intervalli tra
le diverse frazioni il danno subletale arrecato alle cellule
non uccise può essere più o meno completamente riparato,
2 4 6 8 10 12 sì che a ogni nuova frazione di dose si ripete la spalla. Il
D(Gy) trattamento nel suo insieme può essere rappresentato da
una curva senza spalla, di pendenza tanto minore quanto
Fig. XLIII.2. La curva di sopravvivenza in trattamenti frazionati. più piccole sono le singole frazioni di dose (fig. XLIII.2).
Poiché la dose singola somministrata in ciascuna frazione ricade nel-
l'ambito della spalla e nell'intervallo fra le singole frazioni ha luogo
un recupero pressoché totale del danno subletale, la curva risultante Similmente, nei trattamenti a bassa intensità di
ripete la spalla stessa a ogni nuova frazione di dose ed è tanto più ripi- irradiazione (cioè con bassa dose erogata ne !l 'unità di
da quanto più questa è elevata (in figura rispettivamente 2, 3 e 5 Gy).
tempo), tipicamente operanti nella brachiradioterapia
D(Gy) endocavitaria e interstiziale, la riparazione del danno
2 6 10 14 subletale ha luogo durante la stessa irradiazione, in
modo tanto più efficiente quanto minore è l'intensità
...,
)l di irradiazione (fig. XLIII.3).

2. Le quattro «lli> del frazionamento del-


la dose in radioterapia
··;·
·•·.
2 Come sopra detto, il trattamento radiante è di nor-

do&e
masslva
/ ma frazionato e diluito in tempi abbastanza lunghi. Ciò
mette in gioco alcuni fenomeni biologici importanti che
Withers, con felice espressione, ha denominato de quat-·
tro R della moderna radiobiologia>>: la riparazione del
danno subletale; la riossigenazione delle cellule ipos-
siche; la ridistribuzione delle cellule ciclanti; la ripo-
polazione tessutale.
Riparazi.one del danno subletale. Come si è visto, in-
Fig. XLIIJ.3. La curva di sopravvivenza cellulare nell'irradiazione fluenza la pendenza della curva di sopravvivenza diminuendo
continuata a bassa intensità. In caso di irradiazione continuata a bas-
sa intensità, come avviene tipicamente nei trattamenti brachiradiote-
l'efficienza nella mortalità cellulare radioindotta. Ciò com-
rapici (v. paragrafo XLIV.2), produzione e riparazione del danno han- porta che la dose totale di radiazione necessaria per ottene-
no luogo simultaneamente. La curva ha una pendenza tanto minore, ri- re uno stesso effetto (la dose <IÌsoefficace») deve essere tan·
spetto a quella a dose massi va, quanto minore è l'intensità dì irradia- to maggiore quanto maggiore è il numero delle frazioni.
zione (tratto 2). La linearizzazione è raggiunta a una intensità di irra- Il danno da radiazioni, in tennini molecolari, consiste
diazione tale che tutto il danno subletale è riparato e la morte cellula- fondamentalmente nella produzione di rotture singole o
re ha luogo solo «per bersaglio singolo e colpo singolo>>. Riducendo
ancora l'intensità di irradiazione (tratto 1), le curve divengono anco- doppie della spirale del DNA, dalle cui interazioni origina·
ra meno pendenti a cagione della proliferazione delle cellule soprav- no aberrazioni cromosomiche. «Riparazione» del
viventi. Da Hall (1978). subletale significa quindi, semplicemente, la riparazione d1
,Radiobiologia oncologica 859

,queste rotture attraverso meccanismi enzimatici di lule ipossiche, minore discrepanza tra apporto e fabbisogno:
ne dei segmenti lesionati. Questi meccanismi possono espli- in definitiva, il frazionamento migliora, da questo punto di
carsi se l'intervallo tra due successive frazioni di dose è di vista, il rapporto terapeutico (fig. XLIIL4).
qualche ora, e portano al «recupero», in ultima analisi a
minor danno per una certa dose, o a maggior dose necessa- Ridistribuzio11e delle cellule cicla11ti. Le cellule in atti-
ria per indurre lo stesso danno. va proliferazione, quali sono le cellule tumorali, passano,
tra una mitosi e l'altra, attraverso il cosiddetto «ciclo cellu-
Riossigenazione delle cellule ipossiche. È acquisizione lare>> (fig. XLIII.5). Le relative fasi hanno diversa radio-
ormai classica della radiobiologia che le cellule ipossiche so- sensibilità: le fasi 0 2 ed M sono le più sensibili insieme alla
no meno sensibili al danno da radiazioni rispetto alle cellu- parte iniziale di 0 1; la fase S, nella quale ha luogo la sinte-
le ossigenate e che in tumori anche di pochi millimetri di dia- si del DNA, è la più radioresistente, specie verso la fine. La
metro vi sono aree ipossiche per l'insufficienza della rete va- differenza di radiosensibilità raggiunge valori di 2,5:1 (fig.
sale neoformata e per fenomeni di compressione focale. Da- XLIJI.6). Le cellule a riposo, cioè in fase G0, hanno radio-
to che i tessuti sani sono praticamente tutti ben ossigenati, si sensibilità comparabile a quella della parte finale di 0 1 .
determina un rapporto terapeutico sfavorevole, perché una
Quanto sopra comporta una uccisione preferenziale delle
certa dose singola può produrre più danno sui tessuti sani
cellule in fase sensibile e una conseguente semisincroniz-
che non su quelli tumorali. Ma nell'intervallo tra le singole
frazioni di dose si ha una certa riossigenazione delle aree zazione della popolazione residua nelle fasi più radioresi-
ipossiche a seguito della morte ed eliminazione delle cellu- stenti. Ma negli intervalli tra le singole frazioni di dose le
le tumorali ben ossigenate con conseguente decompressio- cellule sopravvissute si desincronizzano, sicché le succes-
ne di piccoli vasi, riduzione della distanza tra capillari e ce!- sive frazioni hanno minore probabilità di trovarsi di fronte
a una popolazione resistente. In questo senso, il fraziona-
wo% mento comporta una complessiva radiosensibilizzazione.
Ripopolazio11e tessuta/e. In risposta allo spopolamento
detenninato dalla irradiazione, sia i tessuti sani che quelli
tumorali aumentano l'attività proliferativa, richiamando
w D nel ciclo divisionale cellule in riposo e abbreviando la
J: w% durata di quest'ultimo. Questo fenomeno si traduce nella
tl
iii F necessità di un aumento della dose totale di radiazione per
"'oz c J
ottenere uno stesso effetto, tanto maggiore quanto più
lungo è il trattamento.
"w
-' r% "•
:l
'H/ G
-'
-'
w
B
'..,' 3. La probabilità di controllo tumorale
tl
Non esiste in radioterapia alcuna dose di energia
A
radiante che dia certezza di effetto cancericida «totali-
"LIFE STORY" TUMORALE
tario)). La stessa natura semi esponenziale delle curve
Fig. XLIII.4. Variazione della percentuale di cellule vitali anossiche
durante lo sviluppo di un tumore e dopo irradiazione. Quando il
tumore è piccolo, la frazione anossica può essere nulla (A); essa com- MIMitooil
pare progressivamente con la crescita del tumore man mano che que-
sto supera le possibilità di normale rifornimento di 0 2 (B) e successi-
vamente si stabilizza a un valore di base caratteristico del singolo
tumore (C). Una dose di radiazione R1, inattivando in maniera predo-
minante le cellule ossigenate, fa sì che la popolazione sopravvivente
sia costituita per quasi illOO% da cellule anossiche (D). Dopo una
breve pennanenza in questa situazione (E), la proporzione di cellule
anossiche diminuisce rapidamente (F) essendo 1'02 disponibile in
maggiore quantità data la progressiva rimozione delle cellule inattiva-
te. Simultaneamente, però, riprendono i processi proliferativi delle
cellule sopravvissute (G). La proporzione di cellule anossiche rag-
giunge pertanto un minimo (H) a una distanza di tempo dalla R1 che
dipende dalle caratteristiche cinetiche della popolazione tumorale s 1<1•10!1 d<l DU)

considerata: questo istante sembra quello ottimale per una seconda Fig. XLIII.S. Il ciclo cellulm·e. M = milosi; G1 = fase di riposo
frazione di dose R2, perché successivamente viene ripristinato il livel- non sintetico postmitotico; S =fase di sintesi del DNA; Gz =
lo basale di cellule anossiche. Da Thomlison (1967), ridisegnata. fase di riposo non sintetico premitotico.
860 Capitolo XLIII

10" 100
UJ
N. 0:

No to"
1 li
75
-2 UJ
10 S tardiva
S precoce "o
3 :l 50
t0

() 25
o 4 6 12 i5
D(Gy)

Fig. XLIII.6. Curve di sopravvivenza cellulare di cellule sincronizza-


"
Il-

te nelle diverse fasi del ciclo. La fase S tardiva è la più radioresisten-


tc; le fasi G2 ed M sono le più radiosensibili; in posizione intermedia
sono la fase S precoce e G1• La variazione della radiosensibilità intrin-
seca tra gli estremi è del! o stesso ordine di grandezza dell'effetto ossi- Fig. XLIII.?. La cw·va di probabilità di controllo tumorale (PCT). In
geno, circa 2,5: l. ascissa la dose di radiazione; in ordinata la probabilità che nessuna
cellula tumoral-c sopravviva. Per la natura stessa delle curve di soprav-
vivenza cellulare, nessuna dose di radiazione offrirà valori di PCT
di sopravvivenza cellulare ne dà dimostrazione: poiché uguali al!OO%. DCT 10, DCT,o c DCT 90 sono le dosi che forniscono
la frazione sopravvivente è espressa in scala logaiitmi- rispettivamente una PCT dellO%, 50% e 90%. Si noti come in un pic-
ca, essa potrà tendere a O, ma mai divenirlo. Se un tu- colo intervallo di dose (pari a 3 volte la dose media efficace) si passi
da valori di PCT del l 0% a valori del 90%. Il superamcnto di que-
more contiene inizialmente 10 8 cellule e la dose som- st'ultimo valore richiede, viceversa, aumenti assai elevati di radiazio-
ministratagli è tale da determinare una frazione so- ne. Da Fletcher (1980).
pravvivente_ di l Q-9, vi sarà al termine del trattamento l
probabilità su lO che residui una cellula viva (o, il che
100
è l'equivalente, 90 probabilità su 100 che nessuna cel-
lula tumorale sia sopravvissuta). UJ :0
0:
o "
Si definiscono «curve di probabilità di controllo tumo- " oz" 75
:::>
1-
0:

rale» quelle curve nelle quali in ascissa è posta la dose di ra- UJ F


:::>
diazione e in ordinata la probabilit.à che nessuna cellula tu-
morale sia sopravvissuta. Queste curve (fig. XLIII.?) hanno "g "'
un aspetto sigmoideo, con un tratto inizial.e poco pendente o0: :;:
(nel quale all'aumentare della dose si hanno modesti aumenti
della probabilità di controllo tumorale ), un tratto lineare ri-
!zo oz
() 25
pido (nel quale l'aumento della probabilità di controllo tu-
i5 c
morale è più sensibile), e infine un nuovo tratto a bassa pen- i5
denza. In pratica, v'è un intervallo di dose relativamente ri-
stretto nell'ambito del quale la probabilità di controllo tu-
"o
Il-

o
A B C
morale sale rapidamente dal l 0% al 90%; al di là di esso ul- D(Gy)
teriori aumenti di questa probabilità richiedono aumenti im-
portanti di dose. Poiché la probabilità di complicazioni le- Fig. XLIII.S. Rapporto tra probabilità di controllo tumorale e indu-
gate al trattamento segue un andamento analogo, con una zione di danno ai tessuti normali. La situazione rappresentata in figu-
curva non di molto spostata verso destra nell'asse delle do- ra è la più favorevole: la dose A fornisce una PCT assai bassa ma non
induce alcun danno; la dose B fornisce una PCT del 50% e induce un
si, è sempre necessario valutare con attenzione se un mode- danno assai basso; la dose C fornisce il massimo di PCT ma compor-
sto aumento della probabilità di controllo tumorale non sia ta una probabilità di danno molto elevata. I.:ulteriore aumento di dose
«pagato» con un aumento troppo importante della probabi- comporterebbe solo un aumento del danno. Da Flctcher (1980).
lità di complicazioni (fig. XLUI.8).
certo valore di probabilità di controllo tumorale è pro-
Una conseguenza importante che discende dalla porzionale non al numero di cellule tumorali presen-
conformazione delle curve di sopravvivenza cellulare ti, ma al suo logaritmo. Così eventuali focolai tumo-
è che la dose di radiazione richiesta per ottenere un rali subclinici (il «letto tumorale» dopo un intervento
Radiobiologia oncologica 861

di exeresi chirurgica; una porzione più o meno lunga zione è -complessivamente vantaggioso al fine di
di intestino apparentemente normale a monte e a valle indurre un effetto differenziale tra tessuti sani e turno·
di una neoplasia; la mammella residua dopo tumorec· rali e quindi un «guadagno terapeuticOì>. Il fraziona·
tomia più o meno allargata; le stazioni linfatiche di mento aumenta la tolleranza da parte dei tessuti nor·
drenaggio apparentemente normali) sono controllati mali (per i fenomeni di riparazione e ripopolamento)
da una dose minore di quella richiesta da una massa e nello stesso tempo consente di eliminare gli effetti
palpabile. Questa, a sua volta, richiede dosi tanto più radioprotettivi dell'ipossia sul tumore (per il fenome·
alte quanto più è voluminosa. Numerosi dati clinici no della riossigenazione).
confermano questo assllllto teorico. Su basi fondamentalmente empiriche si è addive·
Su questa base è fondato il principio della tecnica nuti a uno schema di frazionamento standard com·
«a campi progressivamente ridotti» (fig. XLIII.9), prendente 5 frazioni alla settimana di 2 Gy ciascuna
che consiste nell'irradiare l'area di possibile (o nota) intervallate di 24 ore. Trattasi di un buon compro·
invasione circostante il focolaio primitivo con una messo tra problemi organizzativi (la settimana
dose ben tollerata ma efficace solo su microfocolai tiva di 5 giorni!) e problemi clinici di tolleranza da
tumorali (45·50 Gy in circa 5 settimane), e poi con parte del paziente.
progressiva riduzione del campo l'area tumorale pri·
mitiva (che in genere è anche la più resistente e la più È certo, tuttavia, che in sedi particolarmente sensibili
lenta a regredire). Si mira in tal modo a realizzare una (prime vie aeree e digestive, addome) e per campi di grosse
uniformità non di dose fisica, ma di probabilità di dimensioni, sono ben più tollerate dosi anche di poco più
controllo tumorale in tutto il volume trattato. basse (l ,5-1 ,8 Gy per frazione). Alcuni tumori, d'altra par·
te, richiedono frazionamenti particolari: ad esempio, il me·
Significato analogo hanno i trattamenti combinati
lanoma risponde meglio se irradiato con frazioni singole ele·
radioterapia esterna/brachiradioterapia per i tumori vate (dell'ordine di 4 Gy) e in tempi totali brevi (3·4 setti-
del cavo orale (v. paragrafo XLVI.1.2) e della cervice mane), verosimilmente perché la curva di sopravvivenza cel·
uterina (v. paragrafo XLVI.9.1). lulare ha per questo tumore una spalla molto ampia e le pic-
cole dosi singole ottengono quindi un effetto modesto. Al·
l'inverso, alcuni !infami non sembrano risentire molto del
frazionamento impiegato, sì che nel loro trattamento è pos-
sibile tenere in maggior conto i problemi di tolleranza (im·
portanti dato il grande volume corporeo irradiato!), senza
preoccuparsi troppo di una eventuale perdita di efficacia per
il prolungamento del frazionamento.

Costituiscono protocolli alternativi di frazionan1ento


oggetto di consolidate (ma non sempre soddisfacenti!)
esperienze:
a) trattamento <w ciclo spezzato»: due emicicli di cir-
Fig. XLIII.9. La tecnica a campo progressivamente ristretto. I:irra· ca 3 settimane ciascuno separati da un intervallo di
diazione inizia con campo molto ampio si da includere il focolaio di· 2 settimane; dosi singole e frazioni settimanali co·
nicamcntc apprezzabile e le sue estensioni subcliniche; prosegue, non me nel frazionamento standard. Questo schema
appena totalizzata una dose sufficiente a eradicare i focolai subclinici
(più sensibili perché meglio ossigenati), con campo ristretto; viene con- ra ad aumentare la tolleranza acuta permettendo·
clusa, infine, con una <<sovraimpressione» del focolaio clinicamente le mucose sensibili di riparare per ripopolamento
apprezzabile che è il meno radiosensibilc c l'ultimo in genere a regre- cellulare le aree disepitelizzate.
dire.
b) ipofrazionamento: 2-3 frazioni alla settimana di
2,5-3 Gy; tempo totale di trattamento ridotto o
4. Il fattore tempo in radioterapia come nel frazionamento standard; dose totale
ridotta.
Il problema biologico del frazionamento della c) frazionamento multiplo quotidiano: frazioni al
dose in radioterapia è complesso e oggetto di cono· giorno intervallate di 4·6 ore l'una dali' altra, per
scenze incomplete. L'esperienza clinica dimostra, 5 giorni alla settimana; dosi singole e totali diver·
però, che il frazionamento della dose totale di radia· sificate a seconda dello scopo perseguito:
862 Capitolo XLJJJ

iperfrazionamento: frazioni singole di 1,15-.


1,2 Gy; dose totale più alta di quella del fra-
zionamento standard; tempo 'totale non diver-
so. Con questo schema si mira a somministra-
re una dose fisica maggiore al tumore aumen-
tando conseguentemente l'inattivazione cellu-
lare, senza aumentare il danno tardivo poiché i
tessuti responsabili di questo sono sensibili TEMPO (giorni)
soprattutto all'entità della singola dose;
- frazionamento accelerato: frazioni singole di Fig. XLIII.lO. Curve di isoeffetto per diversi tipi di risposta cutanea
1,5-1,6 Gy; dose totale non diversa da quella del secondo Strandqvist (1944). In ascissa !a durata del trattamento fra-
zionato in giorni (eccettuato i! primo); in ordinata la dose totale
frazionamento standard; tempo totale signifi- necessaria per produrre !'effetto (questa dose, evidentemente, aumen-
cativamente più breve. Mira a ridurre il nume- ta dall'eritema verso !a necrosi). Secondo questa fonnulazionc !'in-
ro di raddoppi cellulari tumorali durante il trat- clinazione dc!lc singole curve, ivi compresa que!!a per la «curm> de!
tamento, in pratica ad avere meno cellule da inat- carcinoma cutaneo, è identica: ciò significa che il frazionamento non
influenza in maniera se!ettiva il comportamento del carcinoma cuta-
tivare, sì che a pari dose totale sarà più proba- neo rispetto a quel!o dc!lc cellule normali.
bile ottenere la cura della lesione. Poiché i tes-
suti responsabili del danno tardivo non hanno
significativi fenomeni proliferativi cellulari in
60
tempi brevi, e la tolleranza dipende quindi non
dal tempo ma dalla dose singola e totale, non si 50
avrà aumento del danno tardivo. & 40
o 30

Alcune considerazioni specifiche sono formulate 20


eritema
nel paragrafo XLVll. L
10

5. Curve e formule di isoeffetto 3 4 56 78910 20 30 4050 100


TEMPO (giorni}
I fenomeni radiobiologici in precedenza discussi
Fig. XLII1.Ù. Curve di isoeffetio per diversi tipi ·di risposta cutanea
inducono alla conclusione molto importante che l'in- secondo dati raccolti da Cohen (1960). Le curve per l'eritema c la tol-
dicazione della dose fisica totale somministrata nel leranza cutanea sono parallele, e ciò è logico in quanto espressive di
corso di un trattamento radioterapico non può essere due diversi livel!i di danno a!la medesima popolazione ce!lu!are; la
curva per la «cura>> del carcinoma squamoso è meno ripida, e ciò dà
disgiunta da quella delle modalità della sua distribu- dimostrazione visiva di come a!!'aumentare de! frazionamento 1: rela-
zione nel tempo. Da lungo tempo i radioterapisti han- tivamente minore il recupero de!la popolazione tumora!e rispetto a
no cercato di fondere i due parametri (dose e tempo) que!!o delle ce!!ule normali cutanee.
in una formulazione unica, grafica o matematica. La
prima di queste è dovuta a Strandqvist (1944), il qua- Un approccio significativo e coerente al problema
le costruì, sulla base di una diretta esperienza clinica, di incorporare nel concetto di dose pa"rametri che ten-
delle curve di isoeffetto per diversi tipi di risposte gono conto della sua distribuzione nel tempo e del
cutanee (fig. XLIII. 10): queste curve dose/tempo, in modo di «sentirla'' che hanno i diversi tessuti è possi-
doppia scala logaritmica, sono rettilinee, parallele e bile attraverso l'elaborazione matematica del cosid-
crescenti con coefficiente di 0,33. Dati successivi detto mode l! o lineare quadratico proposto da Kellerer
hanno in realtà mostrato che il coefficiente della cur- e Rossi (1972).
va «cura degli epiteliomi cutanei» è alquanto inferio-
re, tra 0,22 e 0,25: ciò è verosimilmente in rapporto Questo modello rappresenta la sopravvivenza cellulare,
alla minore capacità di recupero delle cellule tumora- S, in funzione del numero n e della dose per frazione d pon-
li rispetto a quelle normali e dà una dimostrazione derata dai fattori a e pcaratteristici di ogni tessuto. Questi
grafica, «Visiva», del vantaggio del frazionamento fattori, a loro volta, esprimono rispettivamente la frazione
nella pratica radioterapica (fig. XLJJl.ll ). di inattivazione cellulare derivante da eventi singoli o rla
Radiobiologia oncologica 863

accumulo di danno subletale: di frazionamento:

BED 10 60 [1+2110] 72 Gy

BED 3 60 [1+213] 100 Gy


Da manipolazioni (peraltro semplici!) di questa formu-
la deriva quella proposta da Barendsen (1982) che introdu-
ce un nuovo parametro, la dose biologica efficace, BEO Per avere la stessa efficacia o la stessa tolleranza con
secondo l'acronimo anglosassone, espressa in Gy: uno schema di ipofrazionamento (15 frazioni erogate in 32
giorni, cioè 3 frazioni alla settimana), potremo calcolare:

BED 10 72 Gy lSd (l +d/IO)


Conoscendo il rapporto di un tessuto tumorale si risolvendo la quale si ha: d= 3,5 Gy
può calcolare la BED relativa alla «efficacia» di un certo
schema di trattamento e di possibili alternative; si può fare BED3 100 Gy (l+d/3)
lo stesso per gli organi suscettibili di danno tardivo e cal-
colare così la BEO relativa alla «tolleranza>>. Il valore risolvendo la quale si ha: d= 3,2 Gy.
è in genere di circa l Oper i tumori e per i tessuti sani pro-
liferanti come le mucose responsabili delle reazioni acute, Quindi, per avere la stessa efficacia si somministreran-
di circa 3 per i tessuti responsabili del dannù tardivo. no 52,5 Gy inl5 frazioni di 3,5 Gy; per avere la stessa tol-
Nel caso del frazionamento standard (60 Gy in 30 fra- leranza si somministreranno 48 Gy in 15 frazioni di 3,2 Gy.
zioni erogate in 39 giorni), l'applicazione della formula di Nel primo caso il trattamento sarà «un po' più pesante)), nel
Barendsen fornisce i valori della BED relativa all'efficacia secondo caso <mn po' meno efficacet>. E ciò è ragionevole
(BED 10) e della BED relativa alla tolleranza (BED3), utiliz- sul piano teorico e sostanzialmente conforme ali' esperien-
zabili come riferimento nella valutazione di schemi diversi za clinica.

l
1
l
l
l
CAPITOLO XLIV

METODICHE E TECNICHE RADIOTERAPICHE

Una volta definiti, attraverso accertamenti mirati, dian te selettiva nelle cellule neoplastiche (radioi-
il volume corporeo sede del tumore primitivo e delle sotopoterapia immunologica), o da molecole mar-
sue eventuali estensioni locali o iocoregionali, gli cate con 90 Y o altri radioisotopi, capaci di legarsi
organi circostanti normali da risparmiare il più speficicamente arecettori presenti nelle cellule neo-
bile, la dose totale da somministrare e le modalità del plastiche (radioisotopoterapia recettoriale);_ in al-
frazionamento, sorge il problema della messa a punto tre situazioni, ancora, il radiofarmaco, più sempli-
del piano di trattamento. cemente, è direttamente immesso nel contesto di ca-
Esistono tre metodiche radioterapiche che è giusti M vità corporee in forma «non sigillata» (radioisoto-
ficato definire fondamentali: poterapia diretta).
- la radioterapia esterna o transcutanea, nella qua-
le il fascio di radiazione, «esterno» rispetto al pa- Ciascuna di queste metodiche fondamentali ha
ziente, viene indirizzato sul volume tumorale attra- strumentari propri e conseguentemente tecniche spe-
verso una o più porte di ingresso stati che, o me- cifiche di realizzazione, alle quali verrà qui fatto un
diante un movimento continuo di pendolazione o di breve cenno.
rotazione: è la metodica di uso più frequentej adat- La realizzazione pratica di un piano di trattamen-
tabile nella pratica a tutti i distretti corporei; to pone spesso complessi problemi fisici soprattutto
- la brachiradioterapia o curieterapia, nella qua- in riferimento alla migliore geometria di irradiazione:
le una o più sorgenti radioattive «sigillate» (cioè numero, dimensione, orientamento dei singoli campi;
contenute in involucri che ne garantiscono la com- qualità della radiazione; distribuzione spaziale delle
pleta recuperabilità) vengono poste a contatto sorgenti di brachiradioterapia. Un grande aiuto nel
diretto con il tessuto tumorale o per applicazione superamento di-questi problemi è fornito dalla dispo-
superficiale su di esso (brachiradioterapia di nibilità del simulatore (v. paragrafo XLIV!) e della
supeificie), o per infissione nel suo contesto (bra- TC corredata di programmi per l'analisi dei piani di
chiradioterapia per infissione), o per introduzione trattamento radioterapici: l'associazione di queste
in strutture cavitarie (brachiradioterapia endoca- apparecchiature consente di ridurre il margine di
vitaria): questo tipo di radioterapia è applicabile errore nel procedimento a valori del l 0%. Il calcola-
solo in casi selezionati, ad esempio i tumori cuta- tore eÌettronico consente di valutare rapidamente la
nei, del labbro e dell'utero; distribuzione tridimensionale della dose e di verifica-
- la radioisotopoterapia, campo di interesse della re le variazioni apportate dalle diverse combinazioni
Medicina Nucleare, nella quale opportuni radiofar- geometriehe (v. fig. XLV!).
maci sono convogliati da un favorevole destino me-
tabolico nel contesto di determinati organi o tessu-
ti, dei quali consentono pertanto una irradiazione l. Radioterapia esterna
«selettiva» (l'esempio più tipico è la radioterapia
metabolica con LllJ del carcinoma tiroideo differen- Modernamente sono utilizzati:
ziato); in altre situazioni il radio farmaco è costitui- i raggi X convenzionali (rOntgenterapia), prodot-
to da un anticorpo monoclonale marcato con 131 1 o ti con tubi di Coolidge sollecitati da differenze di
altri radioisotopi, capace di legarsi ad antigeni tu- potenziale di 40-60 KV per la rOntgenterapia der-
morali consentendo una deposizione di energia ra- matologica, 120"160 KV per la r6ntgenterapia
866 Capitolo XLIV

semiprofonda; 200-400 KV per la r6ntgenterapia


profonda:
i raggi X di alta energia (radioterapia con alte
energie), prodotti con l'acceleratore lineare; le
energie massime oscillano tra 4 e 6 Me V per gli
a·cceleratori di minore potenza, tra lO e 21 Me V
per quelli di maggiore potenza;
- la radiazione y del 6°Co, costituita da fotoni di
1,17 e 1,33 Me V (te1ecobaltoterapia);
i fasci di elèttroni (elettronoterapia) prodotti
con l'acceleratore lineare, di energia variabile
da circa 6 a 21 Me V;
i fasci di protoni (protonoterapia), prodotti con Fig. XLIV. I. I: acceleratore lineare. Gli elettroni, prodotti per effetto
piccoli ciclotroni, di uso più raro; termoionico, sono iniettati a impulsi nella camera lineare di accelera-
i fasci di neutroni (neutronoterapia), prodotti con zione al passo con quella parte dell'onda a RF proveniente dal magne-
tron nella quale saranno assoggettati ad accelerazione da parte del
il ciclotrone o con il generatore deuteroni-tritio. campo elettrico. La spaziatura dei diaframmi a iride è regolata in
modo opportuno per consentire il trasporto lungo l'onda e l'accelera-
I tubi da raggi X per radioterapia hanno caratteristiche zione degli ele!:troni. Un magnete flettente provvederà quindi a invia-
diverse da quelli per r6ntgendiagnostica. La necessità di re il fascio elettronico verso la finestra d'uscita, ove potrà eventual-
mente avvenire la commutazione in raggi X.
esposizioni dell'ordine di minuti (e non di frazioni di
secondo!) rende d'obbligo il ricorso a macchie focali gros- zioni transcutanee in tempi dell'ordine di pochi minuti. La
se e opportuni sistemi di raffreddamento. Per·problemi di sorgente (fig. XLIV2) è contenuta in un grosso involucro
dimensione del generatore e di isolamento elettrico dei di materiale pesante, la testata, che ha la funzione di scher-
cavi, la massima differenza di potenziale raggiungibile è marne totalmente la radiazione emessa. Allorquando inizia
attualmente di circa 400 KV. Il fascio radiante è filtrato in la fase d'uso, la sOrgente è portata con meccanismi mecca-
uscita da lamine di Cu di spessore di 0,5-2 mm, sì da eli- nici o idropneumatici in corrispondenza della finestra d'u-
minare le componenti più molli, meno penetranti in scita; il fascio è quindi modellato da un opportuno colli-
profondità: ne consegue una_ certa perdita di intensità ma matore. Modernamente l'unica sorgente di telecurieterapia
un sensibile guadagno in omogeneità e penetrazione. La · utilizzata è il wco, il quale emette nel decadimento un elet-
distanza focale ottimale è di circa 50 cm (alla quale si rag- trone di bassa energia e due fotoni y «a cascata)) rispettiva-
giunge il migliore compromesso tra penetrazione profonda mente di 1,17 e 1,33 Me V (fig. XLIV3): il fascio può quin-
e intensità di irradiazione). I tubi. da raggi X per uso der-
matologico sono utilizzati, per motivi inversi, a voltaggi
bassi (non superiori a 60 KV); il fascio radiante è blanda-
mente filtrato da lamine di Al di qualche mm di spessore;
la distanza focale è più bassa.
Nell'acceleratore lineare (fig. XLIV!) gli elettroni
vengono iniettati in un canale costituito da nn insieme di
diaframmi a iride progressivamente più spaziati, nel quale
subiscono accelerazioni in linea retta da parte di campi
magnetici attivati in sincronia con il loro passaggio nei sin-
goli compartimenti. La sincronizzazione degli impulsi elet-
tromagnetici (e perciò del verso delle linee di forza nell'i-
stante del passaggio degli elettroni) è operata da un dispo-
sitivo a RE Altri dispositivi magnetici consentono di foca-
lizzare il fascio di elettroni, che può essere impiegato come
tale o inviato su un bersaglio di tungsteno sì da produrre
raggi X di alta energia. Fig. XLIV.2, Rappresentazione schematica di un'unità per telecobal-
Si definiscono apparecchi per telecurieterapia tutti toterapia. 1 =sorgente; l'= otturatore; 2 "'testata, nella quale v'è una
componente più esterna, 2', in acciaio e una componente più interna,
quei dispositivi per radioterapia esterna che impiegano 2", in piombo; 3 =finestra d'uscita della radiazione (verso la quale la
come sorgente opportuni radioelementi (ll"Ra) o radioiso- sorgente è condotta al momento d'uso attraverso la rotazione dell'ot-
topi ('DCo e Cs) capaci di emettere radiazione y di alta
131
turatore); 4 = collimatore; 5"' sorgente luminosa con relativo spec-
energia e con intensità sufficiente per consentire irradia- chio per la verifica delle dimensioni del campo.
Metodiche e tecniche radioterapiche 867

di considerarsi praticamente monocromatico e di energia


particolarmente adatta alle esigenze della radioterapia
profonda. Poiché la vita media del 'ijCo è di 5,27 anni, l'e-
missione è sufficientemente stabile nel tempo.
Dato il carattere elementare di questa trattazione, non
verrà fatto alcun cenno al ciclotrone, al generatore deute-
roni-tritio e al reattore nucleare, il cui uso, del resto, è
limitato a pochi Centri altamente qualificati.

Numerosi accessori sono comunemente impiegati


in radioterapia esterna per consentire una perfetta rea-
lizzazione tecnica del trattamento richiesto. È suffi-
ciente qui ricordare i coni !imitatori (fig. XLN.4), costi-
tuiti da materiali pesanti, necessari per conferire al fascio
di radiazione la dimensione voluta e per stabilizzare la
Fig. XLIV.4.ll cono limiMore. Ha triplice funzione: delimita il fascio
distanza focale, utilizzati in r6ntgenterapia e con i fasci di di radiazione; stabilizza la distanza focale; comprime, laddove possi-
elettroni dell'acceleratore lineare. Gli apparecchi di ener- bile, i piani superficiali, sì da diminuire la profondità del focolaio.
gia più elevata hanno diaframmi di tungsteno o di ura-
nio stabile che consentono di regolare con continuità di l mm. I lettini di trattamento motorizzati consento-
la grandezza e la forma del campo. In certe situazioni, no con facilità di far coincidere il centro del focolaio
nelle quali la forma del volume da irradiare è molto da irradiare con l'isocentro dell'apparecchio: ciò age-
irregolare, il campo verrà «personalizzato» con l'aiu- vola grandemente l'esecuzione della centratura e la
to di sistemi di collimazione (collimatori multilamella- stessa realizzazione del piano di trattamento.
ri guidati dal computer, in grado di produrre aperture Molto utile è il ricorso al simulatore. Trattasi nella
di diaframma di forma irregolare). Dalla grandezza preatica di un apparecchio per r6entgendiagnostica
della sorgente, dalla distanza focale e dal sistema di costruito con le stesse csratteristiche geometriche di
diaframmazione e collimazione dipendono le caratte- una unità di radioterapia isocentrica, il quale consen-
ristiche geometriche del fascio (fig. XLIV5). te di visualizzare radioscopicamente e radiografica-
Gli apparecchi di alta energia sono isocentrici mente la centratura, cioè l'allineamento fra la sorgen-
(fig. XLIV6); lo stativo, cioè, consente alla sorgente te di radiazione e il bersaglio, con il paziente su un
di ruotare intorno a un punto prestabilito posto all'in-
terno dell'organismo, con margine di errore massimo s

MeV
uCo6o 5.27 anni

0.31 (99.99/.) "' c


2,50

l, 1.17
[f
lO,OI/.1 (99,99Ì.)

r. I.J3
' Fig. XLIV.S. Caratteristiche geometriche del fascio di radiazione. È
(IOOÌ.)
qui fatto riferimento esclusivo al fenomeno della penombra (che non
si differenzia, in ultima analisi, da quanto illustrato nella fig. II.S per
l'uso diagnostico). Questo fenomeno è particolarmente pressante per
o le sorgenti di telecobaltoterapia nelle quali le dimensioni sono del-
l'ordine del cm. S =sorgente; C= collimatore; Pe =regione periferi-
ca del campo nella quale la do"sè Sfuma-prògressivamente «a mo' di
penombral>. La penombra si riduce cOn l'aumentare della distanza
Fig. XLIVJ. Schema di decadimento del 60Co. focale.
868 Capitolo XLIV

lettino uguale a quello nel quale verrà effettuato il


trattamento. Il simulatore, grazie alla affidabilità
metrica, è utilizzato anche per localizzare con
sione le sorgenti di brachiradioterapia.
È molto importante il concetto di <<porta» d'in-
gresSo del fascio di radiazione. Con questo termine si
fa riferimento alla superficie cutanea attraverso la l 2
quale il fascio di radiazione è diretto verso il focolaio
tumorale: il fascio, di opportuna seziOne, vi inciderà
ortogonalrnente o più o meno tangenzialmente (fig.
XLIV.?). Se il focolaio è superficiale può essere suf-

..

5 6
t.;·····/
Fig. XLIV.7. Rappresentazione schcmatica di diverse geometrie di
combinazione dei campi in radioterapia statiea. l "' campo singolo; 2
Fig. XLIV.6. Rappresentazione schematica di un 'apparecchiatura iso- "'due campi contrapposti; 3 = lre campi convergenti a 120"; 4 =campi
centrica. In qualunque posizione si trovi la testata dell'apparecchiatu- multipli convergenti; 5 = campi tangenziali; 6 "' campi contrapposti
ra (in figura è riprodotto un acceleratore lineare), il raggio centrale del con isolamento e compressione «a sandwich» della struttura da irra-
fascio è sempre diretto su un asse fisso con il quale si fa coincidere, diare.
all'atto del posizionamento del paziente c del centraggio, il volume-
bersaglio (in ciò agevolati dai movimenti tclccomandati in altezza e
lateralità del lettino sul quale giace il paziente).

fidente, per l'erogazione della dose richiesta, l'uso di


un solo «campo» (trattamento a campo singolo); se il
focolaio è profondo si renderà necessario l'uso di 2 o
più campi incidenti su superfici cutanee diverse e
diretti in modo tale da intersecarsi nel centro del foco-
laio tumorale, sì da concentrare in esso la dose di
radiazione e render la il più possibile superiore a quel-
la erogata alla cute e alle strutture profonde che si
intende risparmiare (trattamento a campi multipli
convergenti). In casi particolari può essere indicato il
ricorso a tecniche di movimento, con le quali la sor-
gente «pendola» per un arco di cerchio o «ruota» per
un intero cerchio attorno a un fulcro coincidente per
lo più con il centro del focolaio tumorale, nel qUale di
conseguenza la dose si concentra (fig. XLIV.8).
Candamento delle curve di distribuzione profon-
da della dose può essere modificato per adeguarsi a
Fig. XLIV.S. Le più comuni tecniche di radioterapia di movimento. In
situazioni particolari (fig. XLIV9) con opportuni arti- alto: tecnica pendolare decentrata tangenziale; in basso: tecnica rota-
fici (filtri compensatori,filtri a cuneo). loria.
Metodiche e tecniche radioterapiche 869

Quando non è possibile il ricorso al collimatore radiazione a e plasciando emergere solo la radiazione y, In
multilamellare è opportuno interporre tra il fascio di sua vece si utilizzano alcuni radioisotopi, opportunamente
radiazione e la superficie cutanea schermi sagomati definiti sostituti del radium:
di materiali pesanti per proteggere organi critici il m es (utilizzato, come abbiamo visto, anche in radio-
terapia esterna} viene impiegato nella radioterapia
(occhio, tiroide, reni, gonadi).
endocavitaria ginecologica al posto del radium, senza
sostanziali differenze nella distribuzione di dose ai
diversi tessuti, ma con grandi vantaggi dal punto di
2. Brachiradioterapia vista protezionistico e delle stesse schermaturc neces-
sarie;
Come più sopra detto, è utilizzabile solo in casi il MCo (il cui impiego principale è comunque quello in
selezionati di tumori direttamente accessibili. La sua radioterapia esterna) è utilizzato da taluni operatori
caratteristica principale, motivata dalla distanza foca- nella radiotcrapia endocavitaria ginecologica in sostitu-
Ie tendente al limite a O, è la rapida diminuzione della zione del Cs (rispetto al quale offre il vantaggio di
dose con l'allontanarsi dalla sorgente: è possibile abbreviare la durata della singola seduta e dell'intero
trattamento, effettuabile anche ambulatoriamente, con
quindi somministrare dosi assai elevate al volume
un conseguente risparmio sui costi di degenza e di
tumorale risparmiando nel contempo strutture a esso gestione; sussistono, tuttavia, incertezze sul risultato
anche molto vicine. Problemi protezionistici (esposi- biologico ottenuto);
zione del personale medico e paramedico; necessità 1' 192/r viene modellato in fili adatti all'infissi<me in
per talune sostanze radioattive di schermature impor- superfici e volumi complessi, con un sensibile vantag-
tanti e costose) avevano reso, in un tempo non lonta- gio rispetto agli aghi rigidi;
no, alquanto desueta questa metodica radioterapica; lo 125/ è impiegato sotto forma di semi per impianti a
in questi ultimi anni, però, la disponibilità di radioi- permanenza; emette radiazione di bassa energia c con
sotopi di adeguate caratteristiche e la possibilità di bassa intensità, sì da prestarsi in maniera quasi ottima-
introdurre la sostanza radioattiva all'interno dell'or- le al trattamento di tumori in alcune sedi difficilmente
aggredibili con altre tecniche (pancreas, prostata);
ganismo in un secondo tempo, una volta posizionati
il 103 Pd, recentemente proposto quale alternativa allo
, in esso la sonda o l'apposito contenitore, ha riportato m/;
in auge la metodica, la quale del resto in molte situa- il mcf, emettitore di neutroni.
zioni cliniche presenta vantaggi evidenti.
L'apposizione endocavitaria dei preparati radioat-
Il radium, che tanta importanza ha avuto nella brachi- tivi trova la sua più importante indicazione nei tumo-
radioterapia del passato (non per nulla definita
ri del collo dell'utero (v. paragrafo XLVI.9.1), nei
r"apia» o <<Curieterapia» dal nome degli scopritori del
radium, i coniugi Curie), è oggi sempre meno utilizzato: è quali, con opportuni «applicatori» (sonda uterina e
disponibile in forma di aghi o di tubi (fig. XLIV. lO) nei ovoidi vaginali di Manchester; applicatore metallico
quali il solfato di radium è contenuto ermeticamente in un
involucro di platino che ha anche la funzione di filtrarne la

Fig. XLIV.9. Il filtro a cuneo. Obliqua secondo un angolo prefissato


le curve di isodosc in conseguenza del suo spessore regolarmente :Fig. XLIV. lO. Rappresentazione schcmatica di un ago e di un tubo di
decrescente. La combinazione di filtri a cuneo, in genere due a 90" radium. Il solfato di radium, in nero in figura, è contenuto all'interno
l'uno rispetto all'altro, consente valide geometrie di irradiazione di di un duplice involucro di platino. In basso, modalità di infissione
tumori semiprofondi ubicati al di sotto di superfici cutanee fortemen- interstiziale di un ago mediante appositC pinze scanalate a presa pos-
te oblique (ad esempio, tumori della laringe). sibile secondo diverse angolazioni
870 Capitolo XLIV

di Fletcher; applicatore in plastica di Delouche; appli- infissi direttamente nei tessuti secondo lo schema-geo-
catori personalizzati), precaricati (come nelle tradi- metrico preordinato; non appena erogata la dose tota-
zionali applicazioni di radium) o postcaricati (come le richiesta, i preparati, il cui filo di mantenimento è
nelle attuali tecniche di «after-loading» e di «remote- ben visibile ali' esterno, verranno rimossi.
loading»), si porta il preparato radioattivo a contatto Come più sopra ricordato, un sensibile progresso
della mucosa uterina e dei fornici vaginali, sì da rea- (realizzazione più precisa! maggiore sicurezza prote-,
lizzare una elevata irradiazione non solo del tumore zionistica!) dei trattamenti brachiradioterapici è otte-
primitivo, ma anche dei tessuti parametrali, con ade- nuto con l'uso della tecnica di «postcaricamento» e di
guato risparmio delle strutture critiche costituite dalla «telecaricamento>> (cosiddetti e «re-
vescica e dal retto. Con la prima (fig. XLIV.13) è possi-
La radioterapia endocavitaria ha importanza anche bile introdurre nella sede prevista e posizionare con
nei tumori del corpo dell'utero (v. paragrafo XLVI.9.2). calm'a e precisione gli applicatori o le guide scarichi·
La tecnica apposita comporta lo «stipamentm> della dopo controlli radiografici e gli eventuali interventi
cavità uterina con i preparati radioattivi, con un certo correttivi, si provvede all'introduzione delle sorgenti
divaricamento delle pareti che sono' conseguentemente radioattive con grande rapidità e conseguentemente con
irradiate in maniera più efficace. notevole risparmio di esposizione dell'operatore. Con
Gli impianti interstiziali «a permanenza» di semi la seconda, più vantaggiosamente, la sorgente radioat-
radioattivi vengono realizzati con l'aiuto di aghi tiva è veicolata dentro la guida o l'applicatore, preli-
guida precedentemente infissi secondo rigide regole minarmente posizionati nel modo richiesto, mediante
geometriche, ai quali viene collegato l'applicatore «a un congegno meccanico o elettronico, dopo che l'ope-
pistola» o <<a siringa» (fig. XLIV.ll) mediante il ratore si è portato in altro ambiente (fig. XLIV.l4): l'e-
quale viene propulso il singolo seme; l'ago verrà poi sposizione è in tal caso del tutto nulla.
estratto. Gli impianti interstiziali «temporanei» sono
effettuati mediante aghi rigidi contenenti radium o più
modernamente mediante fili di 19llr (fig. XLIV.12) 3. Radioisotopoterapia
Per la complessa problematica fisiopatologica e
· farmacometabolica spesso proposta, questa forma di
radioterapia è oggetto di specifico interesse del medi-
co nucleare. Vi si farà riferimento nel contesto della

Fig. XLIV.ll.Ago guida per l'infissionc di semi di J98Au o di 125J e


pistola di proiezione.

l
!

l
Fig. XLIV.13. La tecnica after-loading. In l e 2 è introdotto e
te posizionato il filo guida scarico (ciò consente, senza fretta alcuna, accll·
Fig. XLIV.12. Rappresentazione schematica della disposizione di fili rate verifiche, anche radiografiche, della corretta disposizione).ln 3, dopo }
di 192]r nel contesto di un tumore linguale. Si osservi l'omogenea caricamento, effettuato con la massima rapidita possibile, si procede a!l c- i
disposizione degli stessi resa possibile dalla flessibilità e la conse- liminazionc delle parti in eccesso e alla separazione del filo guida dalla cas·:
l:

guente reallzzabllità di valide geometrie preflssate. saforte di protezione. :,

:J
l
Metodiche e tecniche radioterapiche 871

·parte sistematica nei paragrafi relativi ai singoli modalità di accesso del personale assistenziale, sia
ni. I radiofarmaci di maggiore interesse in infine pèr lo smaltimento dei rifiuti biologici radioat-
poterapia sono riportati in tab. XLIV. l. tivi.
I quantitativi elevati di radioattività somministrati
(circa IOO volte superiori a quelli diagnostici) pongo- TABELLA XLJV.l. I RADIOFARMAC! DI MAGGIORE INTERESSE !N
no la necessità di isolare il paziente per tutta la dura- RAD!OISOTOPOTERAI'!A.

ta del trattamento in locali opportunamente 111


1 ioduro di sodio carcinomi differenziati della
ti sia per quanto concerne le schermature, sia per le tiroide
meta-iodo-benzifguanidina neurob!astoma,
feocromocitoma
pentetreotide tumori neuroendocrini
(eventualmente marcato con 90 Y)
anticorpi anti-CEA carcinomi del colon-retto
anticorpi an/i-cellule stamina/i ' leucemie, linfomi
(eventualmente marcati con
llp fosfato di sodio policitemia vera
fosfato cromico versamenti maligni
mAu sospensione colloidale versamenti maligni
"Y sospensione colloidale versamenti maligni
l!Br bromuro di ammonio carcinoma della vescica
s9sr cloruro di stronzio metastasi ossee da tumore
della prostata
msm chelato di samaria metastasi ossee osteoblastiche
181
Re chelato di renio metastasi ossee da tumori del
Fig. XLIV.14. La tecniCa remote-loading. È rappresentata schematica-
mcnte la sala di trattamento per apparecchiature rapide con sorgente di polmone, della mammella e
60co. del colon

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CAPITOLO XLV

PROBLEMI DIAGNOSTICI PER IMMAGINI


IN ONCOLOGIA E RADIOTERAPIA

Le tecniche di formazione di immagini corporee dificazioni regressive della lesione tumorale prima an-
sumono grande importanza per l'oncologo impegnato cora che si traducano in riduzioni volumetriche.
nella diagnOsi e nella stadiazione della lesione Le considerazioni relative ai problemi di screening
rale, per il radioterapista impegnato nella formulazio- e di iter diagnosticostadiativi sono oggetto di studio
ne del piano di trattamento (fig. XLV.lj, per entrambi specifico nei capitoli di.semeiotica e diagnostica per
nel controllo dei risultati del trattamento e nelfollow- immagini dei diversi organi e apparati, ma ne sàrà qui
up. Progressi sostanziali, in proposito, sono resi possi- riproposta una formulazione sintetica con riferimento
bili soprattutto dalla re, dalla RM, dalla SPECr, dal- alle neoplasie di maggiore interesse radioterapico. È
la PET e dalla spettroscopia localizzata a RM. Vuso in- opportuno, tuttavia, osservare che nella realtà clinica
tegrato di queste tecniche consente di superare l'aspet- ogni istituzione attua in proposito sequenze diverse a
to puramente morfologico e di individuare, attraverso seconda delle competenze relative sulle diverse tecni-
lo studio di attività metaboliche e stati recettoriali, mo- che, dell'esperienza e della disponibilità di apparec-
chiature.

Mammella. È l'unicoorgano perilqualeiprogram-


mi di screening (visita senologica e mammografia!) si
sono dimostrati vantaggiosi in termini di rapporto
ficio/costo e virtualmente innocui dal punto di vista del
rischio oncogeno (v. paragrafo XXXVII.l.4). La diagnosi
precoce consente un significativo aumento della so-
pravvivenza a distanza. Per la singola donna in età ari-
schio è suggeribile la regola: mammografia annuale dai
40 ai 50 anni d'età, mammografia almeno biennale dai
50 ai 70 anni d'età.
La stadiazione della lesione richiede.Ia valutazio-
ne del T e dell'N (la quale è essenzialmente clinica e
influenza drasticamente la programmazione terapeu-
tica) e la ricerca di metastasi polmonari (radiografia
toracica eTC), scheletriche (scintigrafia e radiografia
mirata) ed epatiche (US, ed eventualmente re o Rl\1).
l1 Fig. XLV.l. Tumore del corpo dell'utero. Sulla guida dell'immagine
In fase chirurgica, la ricerca del coinvolgimento o
meno del «linfonodo sentinella!>, importante per la
1 TC dello scavo pelvico (in alto) s·ono stati ricostruiti i contorni cuta- programmazione della dissezione ascellare, impone il
.'.nei, della vescica, del volume bersaglio (utero e regioni parametriali),
ricorso alla linfoscintigrafia preoperatoria e alla iden-
del retto e delle strutture ossee fcmoroacetabolari. Un apposito pro-
gramma di calcolo ha poi definito la distribwione profonda della tificazione radiokwidata intraoperatoria (v. paragrafo
1.ldose (in basso) in caso di uso di una tecnica di trattamento con tele-
cobaltoterapia a quattro campi ortogonali (anteriore, posteriore, late-
. XXXVI1.7).
·j l'aie destro e sinistro), la cosiddetta tecnica del «box», che consente Ilfollow-ujJ verrà specificamente programmato in
:ì una distribuzione uniforme massimale della dose di radiazione nel caso di trattamento chirurgico conservativo (quadran-
volume bersaglio e una dose più contenuta agli organi critici. tectomia o tumorectomia allargata con associata
874 Capitolo XLV

terapia): la diagnosi precoce di recidiva locale o di ungnosi preclinica sembra sortire un aumento dei -casi
nuovo tumore primitivo (mammella controlaterale!) operabili ma non della sopravvivenza a distanza, sono
rende, infatti, possibile, attraverso un'ampia resezioneritornati in auge dopo l'avvento della TC spiroidea
o una mastectomia di salvataggio, influenzare posi (molto più sensibile del radiogramma toracico nel
vamente la Sopravvivenza globale. Si procederà a esa- riconoscimento di piccoli noduli non calcifici). A ciò
me clinico ogni 3-4 mesi per i primi tre anni, ogni 6 me-
non è estraneo il fatto che le tecniche di chirurgia
si fino al quinto anno, annualmente dopo il sesto anno; mini-invasiva, possibili nella maggior parte dei cancri
a mammografia dopo il sesto mese dalla fine del tratta- del polmone individuabili in fase preclinica, sono ben
mento (edema postchirurgico e radioindotto!); a mam- più vantaggiose - comunque le si consideri - delle
mografia bilaterale ogni 6-12 mesi per i primi 2-3 anni tecniche toracotomiche.
e annualmente in seguito. È utile, in proposito, ricorda- Spesso la diagnosi è effettuata sulla base del sem-
re che le distorsioni architettoniche subite dalla mam- plice radiogramma standard del torace, ma per la sta-
mella a causa dell'atto chirurgico e della radioterapia diazione è indispensabile la TC, la quale è per di più
(fig. XLV.2) comportano per il radiologo tma diagnosi preziosa guida all'agobiopsia e a procedure interven-
differenziale non sempre agevole con una possibile re- tistiche quali l'ancoraggio della lesione alla parete
cidiva locale: il ricorso allaRMo a una biopsia stereo- (fig. XLV3). La TC consente di definire il T, di valu-
tassi ca è essenziale in questi casi. tare i linfonodi mediastinici orno- e controlaterali
Nelle pazienti sottoposte a mastectomia radicale, (l'invasione di questi ultimi è importante criterio di
l'effettuazione di una radiografia del torace ogni anno inoperabilità), l'eventuale interessamento della parete
e degli esami laboratoristici usuali è di per sé suffi- toracica, della pleura mediastinica, degli organi
ciente: l'ecografia epatica, la scintigrafia scheletricamediastinici, delle vertebre, del diaframma, degli
e la TC effettuate di routine non offrono un favorevo- organi sottodiaframmatici (fegato e surreni!). Le rico-
le rapporto beneficio/costo e non si ripercuotono struzioni 3D sono preziose per la stesura del piano di
significativamente sulla sopravvivenza globale. trattamento radioterapico. La RM assume rilievo in
Caso di sospetto di metastasi cerebrali. La scintigrafia
Polmone. I programmi di screening (citologia su ossea, non indispensabile negli stadi iniziali e nei
espettorato e radiografia toracica ogni 4 mesi), risul- pazienti asintomatici, lo diventa negli stadi avanzati,
tati insoddisfacenti in passato anche perché la dia- · soprattutto per il carcinoma a piccole cellule. La scin-
tigrafia polmonare è considerata indagine importante
nella valutazione della operabilità del paziente.
Il follow-up è condotto convenientemente a caden-

Fig. XLV.2. Mammografia di controllo dopo intervento chirurgico di


quadrantectomia per carcinoma duttalc infiltrante e successivo tratta-
mento radioterapico. Nel contesto della profonda distorsì"one del dise-
gno ghiandolare mammario è bene evidente una zona a maggiore Fig. XLV.3. Ancoraggio TC-guidato di un nodulo polmonare (frecce)
radioopacità (asterischi) sospetta per recidiva. In presenza di rilievi con filo a uncino. Una volta posizionata l'estremità dell'ago guida
semeiologici di questo tipo è pressoché indispensabile il ricorso alla all'interno della lesione, si fa fuoriuscire il filo e si ancora l'uncino
biopsia stereotassica. Diagnosi finale: recidiva di carcino- nel contesto della lesione, si da render la facilmente reperibile in corso
ma dultale infiltrante. di toracoscopia con finalità bioptica o di ex.eresi.
Problemi diagnostici per immagini in oncologia e radioterapia 875

ze serrate: radiogramma del torace eTC ogni 3 mesi naie midollare). Per la definizione del coinvolgimento
per i primi due anni, ogni 6 mesi nel terzo anno, deil'apparato digerente, urogenitale e del SNC si ren-
annualmente dal quarto anno in poi. dono preziose le specifiche metodiche radiologiche con-
trastografiche, l'ecografia, la TC e la RM.
Tumori ossei. La loro diagnosi ha luogo per lo più
La strategia terapeutica dipende da una corretta sta-
mediante radiografia convenzionale. La TC, e ancor
diazione (sola radioterapial. radioterapia e chemiotera-
più la RM, sono necessarie per definire l'estensione
pia!). Problema importante è individuare quei pazienti
verso i piani muscolari e il canale midollare (v. fig.
che, con ragionevole probabilità, andranno incontro a
XII.99). La scintigrafia è utile per evidenziare lesioni
recidiva dopo trattamento radioterapico e poli chemio-
multifocali o metastasi adiacenti. Metastasi polmona-
terapico o che non sono ritenuti responsivi alla terapia,
ri saranno ricercate con radiogramma toracico eTC.
per i quali potrebbe essere indicato il trapianto di mi-
Linfomi. Nella malattia di Hodgkin (nella quale dollo autologo.
l'interessamento delle stazioni linfonodali superficiali Il più semplice protocollo di stadiazione nella ma-
contigue, che costituisce la modalità fondamentale di lattia di Hodgkin prevede il radiogramma del torace e
esordio, è di norma spazialmente «continuo») si ha coin- la TC, estesa all'addome e alla pelvi. La RM risulta van-
volgimento dei linfonodi toracici nell'85% dei casi; la taggiosa nello studio del mediastino e della parete to-
localizzazione nel parenchima polmonare quasi mai è racica, nonché nel follow-up per la diagnosi differen-
disgillllta da quella linfonodale. Nei !infami non-Hodgldn ziale tra persistenza di malattia e tessuto fibroscleroti-
(nei quali l'interessamento d'esordio dei linfonodi epi- co o necrotico. In alc1mi centri è utilizzata la scintigra-
trocleari, femorali, poplitei, degli organi addominali e fia con 67Ga nella valutazione della risposta alla terapia
del SNC è più frequente che non nella malattia di e nello studio delle recidive. Il particolare comporta-
Hodgkin) si ha coinvolgimento dei linfonodi toracici mento dei !infami non-Hodgkin (diffusione anche per
nel 50% dei casi e sono possibili localizzazioni paren- via ematogena!) suggerisce in prima istanza una sta-
chimali isolate. In entrambi il versamento pleurico non diazione clinica e radiologica mirante a escludere che
è frequente e può essere dovuto a interessamento linfo- ci si trovi di fronte a tma malattia localizzata. Il radio-
matoso della pleura o a compressione delle vie di dre- gramma del torace, la TC, la scintigrafia con 67Ga e la
naggio linfatiche e venose. Il versamento pericardico è RM (localizzazioni linfomatose nel midollo osseo!) so-
in genere dovuto a invasione del pericardio a opera di no le indagini di volta in volta indicate in proposito.
masse mediastiniche contigue. L'invasione delle coste Il follow-up nei primi 3 anni dopo il trattamento
e delle parti molli è poco frequente ma influenza in ma- deve essere accurato e condotto a cadenze serrate: il
niera importante la condotta terapeutica. La TC è l'in- ricorso nel suo contesto a indagini con un favorevole
dagine d'obbligo; la RM è molto accurata nello studio rapporto beneficio/costo (radiogramma del torace,
del mediastino e della parete toraci ca. ecografia addominale e pelvica, TC del torace e del-
Nella ricerca di linfoadenopatie addominali e pel- l' addome) è quindi particolarmente auspicabile.
viche la linfografia simultanea bipodale, per lungo tem-
po suggerita come indagine d'elezione (sensibilità e LinjOadenopatie secondarie retroperitoneali. La
specificità sono del90%), è nella realtà clinica sempre loro ricerca è problema comune a tutte le neoplasie
più sostituita dalla TC. Nei linfomi non-Hodgkin sono pelviche ed è condotta vantaggiosamente con ecogra-
frequentemente interessate le stazioni linfonodali del- fia, TC, RM, linfografia (v. paragrafo XXV1.5).
l'ilo splenico, della porta hepatis e dell'asse celiaco, Modernamente la TC e la RM sono le indagini d'ele-
ma ciò non influenza sensibilmente la condotta tera- zione per la programmazione terapeutica e la valuta-
peutica. La milza è interessata nel30-40% dei linfomi zione della risposta alla terapia.
J all'atto della diagnosi: le localizzazioni sono per lo più
piccole, non si accompagnano a splenomegalia e non Esofago. La diagnosi si basa essenzialmente sul-
sempre sono individuabili con la TC e la RM. La sen- l'esofagografia a DC, la quale consente la definizio-

I sibilità della TC e della RM è bassa nei riguardi delle


- localizzazioni parenchimali epatiche.
1 Alterazioni ossee occasionali sono evidenziabili con
l scintigrafia, radiografia mirata, TC e RM (quest'ulti-
ne dell'estensione superiore e inferiore della neopla-
sia, dell'eventuale presenza di fistole tracheoesofagee
o broncoesofagee (che costituiscono controindicazio-
ne ana radioterapia!), ed è inoltre essenziale per la
1 ma può dimostrare localizzazioni linfomatose nel ca- definizione del piano di trattamento mediante aiuto
876 Capitolo XLV

del simulatore. Questa indagine, in mani esperte, for- di). La RM ha maggiore accuratezza nella
nisce validi risultati anche nell'individuazione del dell'invasione miometriale e locoregionale. TC e RM
carcinoma esofageo iniziale (v. paragrafo XX.2.11 ). contribuiscono in maniera determinante alla ottimiz-
La stadiazione richiede il ricorso alla TC e alla RM, zazione del trattamento radioterapico con fasci esterni
che consentono di valutare l'interessamento degli e della brachiradioterapia.
organi mediastinici, dei linfonodi (linfonodi celiaci!)
e l'eventuale presenza di metastasi polmonari ed epa- Corpo dell'utero. TC e RM consentono una sta-
tiche. L'ecografia perendoscopica è utile nella defini- diazione accurata (85-90%). Forniscono, inoltre
zione della profondità di invasione della parete. informazioni sul tipo di crescita (localizzata o
sa), sulla sede (fondo o parte distale), sulla profondità
Colon e retto. La diagnosi dei tumpri del colon- di invasione del miometrio e delle strutture vicine
retto è di nonna ottenuta con clisma a DC e/o colo- sulla presenza di linfoadenopatie. L'ecografia
scopia. Programmi di screening, nei riguardi dei quali rettale ed endovaginale è accurata nella differenzia-
vi è particolare attenzione negli USA, sono conve- zione delle forme limitate all'utero (stadio I e II) da
nientemente condotti con associazione dell'esplora- quelle con estensione extrauterina (stadio III e IV).
zione digitale rettale e della ricerca del sangue Occul-
to nelle feci (eseguite annualmente a partire dai 50 Ovaio. I tumori dell'ovaio Sclllo rari ma hanno pro-
anni di età) con la coloscopia o il clisma a DC (alter- gnosi sostanzialmente grave. All'atto della diagnosi il
nati con cadenza di 3-5 anni). In fase di stadiazione 75% delle pazienti ha già malattia diffusa al di là del-
l'ecografia (con sonda endorettale per le. neoplasie l'ovaio, i160% al di fuori della piccola pelvi. Rara è la
rettali!) e la re (prezioso MdC è l'acqua!) consento- metastatizzazione per via ematogena, molto più fre-
no una valutazione della componente intra- ed esopa- quente quella per via linfatica e transcelomatica. No-
rietale. La ricerca preoperatoria di linfonodi metasta- nostante ecografia, TC e RM offrano validi criteri dia-
tici mediante TC ha bassa accuratezza diagnostica (la gnostici differenziali fra tumori benigni e maligni, buo-
RM con bobina endorettale potrebbe aumentarla nella ne possibilità di individuare linfoadenopatie, versamenti
valutazione delle neoplasie rettali!). Metastasi epati- ascitici e noduli peritoneali di almeno 2 cm di diame-
che· sono ricercate validamente con ecografia e. TC; tro, la laparotomia esplorativa non è il più delle volte
metastasi polmonari con il radiogramma del torace. · sostituibile (anche per il ruolo terapeutico che riveste!).
Nelfollow-up dei pazienti operati, la TC, la RM e la
diagnostica radioisotopica (anticorpi anti-CEA marca- Prostata. Il dosaggio nel siero dell'antigene spe-
ti!) assumono importanza per-l'individuazione delle cifico prostatico (PSA) conse11.te di porre il sospetto
recidive locali. La RM (e ancor più la PET!) possono di carcinoma in fase preclinica e comunque di dia-
consentire di differenziare il tessuto fibrosclerotico da gnosticare la neoplasia in fasi precoci. Nei soggetti
quello neoplastico. sintomatici la diagnosi è in linea di massima ottenuta
con l'esplorazione digitale rettale (più difficilmente
Fegato. Problema frequente è la ricerca di meta- per le neoplasie originate dalla zona di transizione!).
stasi (importante la loro differenziazione dagli angio- L'ecografia transrettale è peraltro indispensabile per
mi riscontrabili in circa il 20% dei soggetti normali). la valutazione delle dimensioni tumorali, spesso utile
L'ecografia ha una percentuale non trascurabile di per la dimostrazione dello sconfinamento extracapsu-
falsi negativi e conseguentemente è utile solo in caso lare e dell'invasione delle vescicole seminali (questi
di positività, La TC (MdC!) ha sensibilità alquanto ultimi due rilievi, determinanti al fine della condotta
superiore (60-85%) e ancor più la RM (90%), terapeutica, come pure la situazione dell'apice prosta-
tico, sono peraltro meglio valutabili mediante RM
Collo dell"utero. La stadiazione clinica e strumen- con bobina endorettale); è inoltre fondamentale perla
tale condotta secondo le norme FIGO (esame clinico, guida alla biopsia transperineale e al radioterapista
colposcopia, raschiamento cervicale, isteroscopia, uro- oncologo per l'esecuzione della brachiradioterapia
grafia, radiografia toracica, clisma a D.C. nelle pazienti interstiziale. La TC trova indicazione nella ricerca di
sintomatiche Q comunque negli stadi avanzati) ha mar- metastasi linfonodali pelviche. Metastasi ossee, epati-
gini di errore ampi. La re ha accuratezza complessi- che e polmonari verranno ricercate rispettivamente
va del60-90% (70-80% nella valutazione dei linfono- con scintigrafia scheletrica, ecografia o TC e radio-
Problemi diagnostici per immagini in oncologia e radioterapia 877

gramma del torace.

Encefalo. TC e RM costituiscono l'imprescindibi-


le binomio per lo studio dei tumori encefalici, dei
quali. rendono possibile una precisa valutazione del-
l'estensione e della compromissione anatomica delle
strutture adiacenti. Preziose per il neurochirurgo e per
. il radioterapista (radiochirurgia stereotassica!) sono le
impressive ricostruzioni tridimensionali fornite dalla
TC e dalla RM (fig. XLV4).

Tumori spinali. La RM è la tecnica fondamentale


per lo studio dei tumori dei corpi vertebrali protru-
denti nello spazio epidurale, di quelli dello spazio
intradurale extramidollare e soprattutto dei tumori Fig. XLV.4. Ricostruzione ttidimensionalc di neoplasia encefalica a
partire da una scansione TC. Sono ben visibili le arce nccrotichc inter-
intramidollari (il 50% dei quali in passato sfuggiva ne c il vasto edema perilesionalc. In figura è ben delineato il casco di
alla dimostrazione mediante mielografia). immobilizzazione per la radiochirurgia stcrcotassica.
CAPITOLO XLVI

RADIOTERAPIA SISTEMATICA

Il criterio di ordine con il quale i diversi tumori ma- sottovalutazioni dei suoi meriti reali nella cura della sin-
ligni sono considerati in questo capitolo è tendenzial- gola fonna tumorale (tab. XLVI. l). Giova, comunque,
mente topografico, ma nel contempo si è ritenuta op-
portuna un'integrazione per apparati e talora per tipo TAHELLA XLVI. l. RADIOTERAPIA O CHIRURGIA?
di malattie tumorali sì da rendere operante una mag-
giore efficacia didattica. Il criterio topo grafico è sem- Sedi tumorali nelle quali la radioterapia è trattamento d'elezio-
ne:
brato prefùibile soprattutto perché raggruppa tumori Cute (a eccezione del melanoma)
per i quali, proprio per l'origine in quella determinata Cavo orale
regione corporea, spesso la diffusione per continuità, Cavità nasali e seni paranasali
per contiguità e per via linfatica si sviluppa in manie- Laringe (soprattutto: corde vocali)
Rino-, oro- e ipofaringe
ra identica; per i quali gli schemi di trattamento radio- Orecchio medio
tempi co sono spesso simili per l'esigenza posta di ri- Collo del! 'utero
spetto di organi critici ben definiti; la preparazione del Testicolo (linfoadenopatie da seminoma)
paziente e l 'assistenza durante il trattamento stesso Prostata (?)
no il più delle volte aspetti comuni. Il termine Medulloblastoma
Linfomi
terapia sistematica}> va dunque inteso propriamente
me «problematica della radioterapia sistematicamente Sedi tumorali ne!Ic quali la chirurgia è trattamento d'elezione:
considerata organo per organo». Stomaco, tenue, colon e retto
Ciascun paragrafo reca alcuni richiami Pancreas
vi sulle caratteristiche dì frequenza, di aspetto Rene
Prostala (?)
gico, di storia naturale, di diffusione, e laddove Osso (quasi tutti i tumori primitivi)
sario sulla stadiazione del singolo tumore. Fanno se- Fibrosarcomi
guito alcuni cenni generali sul tipo di terapia più ade- Melanoma
guata anche in funzione dello stadio evolutivo. Quin- Testicolo (tumore primitivo)
di, i criteri specifici del trattamento radioterapico, sia
nelle quali la chirurgia è trattamento di prima scel-
esso radicale o palliativo, isolato, pre- o postoperato- taSedi(latumorali
radioterapia subentra in caso di inoperabilità ed è spesso
rio, esterno o meno. Infine, dei dati orientativi sulle so- utile sia in fase pre- che postoperatoria):
pravvivenze che è lecito attendersi. Esofago
È sempre difficile un giudizio obiettivo sull'annoso Polmone
problema: radioterapia? chirurgia? Problema, fra l'al- Mammella
Corpo del/ 'utero
tro, che risente troppo ampiamente di orientamenti più Ovaio
o meno interventistici delle diverse scuole chirurgiche Testicolo (linfoadenopatie da teratoma)
e di «momenti storici>} contingenti (vedasi, ad esempio, a
l'attuale revisione proradioterapica del trattamento dei Encefalo
tumori della prestata), per potere essere conveniente- Ghiandole salivari
Tiroide (carcinomi non ipercaptanti)
mente codificato. Si può dire che ogni sforzo è stato fat- Metastasi laterocervicali da carcinoma
to, sia pure nella elementarietà della trattazione, per «da-
re a Cesare quel che è di Cesare!>, senza ipervalutazio- sottolineare che le indicazioni in favore di un metodo
ni del ruolo della radioterapia, ma nel contempo senza o di un altro sono sistematicamente oggetto di
880 Capitolo XLVI

ne da gruppi di lavoro interdisciplinari, e comunque in rendono vantaggiosi trattamenti combinati radiotera-


continua e rapida evoluzione, con tendenza crescente pia/chirurgia nei quali alla radio terapia viene assegna-
verso trattamenti integrati (paradigmatico, in proposi- to il compito di sterilizzare la zona peritumorale dopo
to, il cancro della mammella- v. paragrafo XLVI.4). asportazione limitata del tumore primitivo. In tal mo-
do è possibile ottenere la stessa radicalità antineopla-
stica dei due mezzi isolati, senza le mutilazioni di una
l. Capo e collo chimrgia aggressiva e le sequele invalidanti di una ra-
dioterapia a dosi troppo elevate.
Questo distretto ha grande importanza in campo
oncologico per la varietà di tumori che lo interessano, Un trattamento radioterapico curativo (irradiazione di
molto diversi per incidenza, storia naturale e progno- metastasi clinicamente presenti) richiede dosi di 60-70 Gy
in 6-7 settimane; un trattamento precauzionale (irradiazio-
si. I più frequenti sono quelli della laringe, del cavo
ne delle stazioni linfonodali apparentemente indenni) 0
orale e della filringe; i tumori dell'encefalo e del complementare al pregresso intervento chirurgico, richiede
midollo e quelli della cavità orbitaria e dell'ocChio,
per la peculiare problematica clinica, verranno consi-
derati a sé (v. paragrafi XLVI.2 e XLVI.3). I tumori
del capo e del collo hanno maggiore incidenza nel
sesso maschile e nelle età più avanzate; nella 'loro
insorgenza sono fattori predisponenti il fumo e l'al-
cool.
La radioterapia ha un ruolo predominante nel trat-
tamento di molti di questi tumori e spesso ottiene ri-
sultati eccellentL Gli effetti secondari a essa connessi
sono, tuttavia, alquanto delicati e meritano attenta con-
siderazione preliminare.

I danni acuti arrecati alle mucose del cavo orale e ,Fig. XLVI. l. Le stazioni linfonodali del collo. 1 "'preauricolari; 2"'
della faringe (causa di disgeusia, iposcialia e disfagia infraparotidea; 3 = sottomentoniera; 4 "'sottomandibolare; 5 =sotto-
ingravescenti) inducono l'insorgenza di problemi di ali- digastrica; 6 "' giugulocarotidea superiore; 7 = giugulocarotidea
mentazione. Per la prevenzione e il contenimento grande media; 8 "' giugulocarotidca inferiore; 9 "' sopraClaveare. Le frecce
importanza hanno la proibizione del fumo, di alimenti trop- indicano dall'alto in basso le stazioni spinali superiore, media e infe-
po caldi o freddi o irritanti, l'accurata igiene del cavo orale riore.
e una adeguata terapia di supporto nutritizio. Dosi elevate
di radiazione producono carie destruenti e parodontopatie
che possono complicarsi con osteomielite e radionecrosi
dei mascellari. Una scrupolosa preliminare bonifica denta-
ria, l'uso di soluzioni fluorurate e un piano di trattamento
radioterapico che eviti sovradosaggi locali; limitano l'inci-
denza di questi effetti indebiti.

Il trattamento integrato chemioterapia/radiotera-


pia rende spesso possibili risultati radicali con con-
servazione dell'organo coinvolto. Il particolare impe-
gno cui il paziente è sottoposto impone una collabo-
razione multidisciplinare e una terapia di supporto
sofisticata (nutrizione parenterale!).
Spesso il tumore primitivo è accompagnato da ade-
nopatia metastatica laterocervicale (fig. XLVI. l), per Fig. XLVI.2. Schema generale di trattamento con radioterapia esterna
cui il trattamento radioterapico è necessariamente este- di un tumore cervicocefalico. Il tumore primitivo c le stazioni linfati-
chc prossimali sono irradiati mediante due campi laterali contrappo-
so ad aree molto ampie (fig. XLVL2). La terapia chi- sti; le stazioni Enfatiche distali mediante un campo anteriore (la larin-
rurgica radicale è di per sé spesso invalidante, sì che si ge è protetta mediante una striscia di piombo).
.•. l

Radioterapia sistematica 881

dosi di 50 Gy in 5 settimane, e mira alla sterilizzazione di


focolai subclinici (si ricordi, in proposito, che dopo svuo-
tamento chirurgico «radicale>> per metastasi accertate le
recidive hanno frequenza tra il 50% e il 70%). Un tratta-
mento radioterapico ben fatto su adenopatie primitivamen-
te inoperabili può renderne possibile l'asportazione.

In numerose situazioni l'adenopatia metastatica la-


terocervicale precede l'individuazione del tumore pri-
mitivo: la sede particolare ne indirizza la ricerca nel ri-
nofaringe, nella tonsilla, nel seno mascellare; spesso,
però, la ricerca resta infruttuosa. La radioterapia a do-
si radicali può risultare ugualmente curativa, forse per-
ché, inconsapevolmente, il piccolo tumore primitivo è
stato compreso nel volume irradiato.

1.1. Cute
I tumori cutanei sono molto frequenti. Colpiscono Fig. XLVI.3. Carcinoma a cellule squamose della guancia destra,
in genere soggetti anziani sulle parti scoperte, tipica- prima (in alto) e a venti mesi dal trattamento rontgentcmpico (in
basso). Le dimensioni della lesione (4x4xl ,5 cm) rendevano impossi-
mente il volto. La loro storia naturale è del tutto parti- bile l'exeresi chirurgica. L'irradiazione è slata condotta con raggi X di
colare. Hanno chiara relazione causale con l'esposi- 300 kV, distan7.a focale di 15 cm, 60 Gy in49 giorni. Sl osservlla gua-
zione alla luce e con gli stati distroficodegenerativi che rigione completa con residua piccola chiazza discromica c soffice di
l cm di diametro (in basso). Osservazione Prof. F Bistolfi.
essa comporta. I più comuni sono i carcinomi baso-
cellulari, a evoluzione per lo più puramente locale; poi more di elevata malignità e precocemente metastatiz-
i carcinomi spinocellulari, con maggiore tendenza a zante per via ematica, costituente circa il?% dei tumori
dare metastasi linfonodali. cutanei e l'l% di tutti i tumori corporei. Origina nella
rasportazione chirurgica e la radioterapia forni- maggioranza dci casi da un neva preesistente, soprat-
scono risultati molto soddisfacenti e sostanzialmente tutto se rilevato e intensamente pigmentato (neve di
uguali. La scelta relativa dipende da condizioni logi- transizione e composto). V'è larga incertezza sulla via
stiche e di opportunità (il trattamento radioterapico è terapeutica elettiva: negli ultimi anni, tuttavia, è anda-
più lungo e impegnativo per il paziente; il trattamento ta prevalendo l'opinione che, a causa della relativa ra-
chirurgico, non richiedendo apparecchiature particola- dioresistenza, questo tumore debba essere preferibil-
ri, è possibile ovunque) e da condizioni esteticofunzio- mente trattato chirurgicamente.
nali (sedi come il padiglione auricolare, l'ala del naso,
la palpebra, sono considerate più adatte alla radiotera-
1.2. Labbro, cavo orale c orofaringe
pia; così pure tumori molto estesi e recidive postchi-
rurgiche, nei quali un intervento chirurgico potrebbe Sono interessati per lo più da carcinomi platispi-
risultare troppo mutilante- fig. XLV1.3). nocellulari; i linfomi, più rari, verranno considerati
nello specifico paragrafo .. Compaiono tipicamente in
Si utilizzano, di norma, raggi X di 50-60 KV e distan- età avanzata; spesso sono associati a scarsa igiene del
ze focali di pochi cm, sì da ottenere una rapida caduta della cavo orale e a cattive condizioni di nutrizione.
dose profonda. Essendo piccoli i volumi di tessuto interes- Il tipo di trattamento terapeutico varia a seconda
sati e grande la capacità di riparazione della cute, il tratta- della sede, dell'estensione, dell'accessibilità e della va-
mento può essere molto concentrato nel tempo: usualmen- rietà clinica del tumore. La rOntgenterapia e i fasci di
te si somministrano frazioni singole di 5 Gy fino a un tota-
le di 50 Gy in 2 settimane. Meno frequente è l'uso di fasci elettroni (6-8 Me V) trovano indicazione nelle lesioni
di elettroni. La curi eterapia interstiz;iale con aghi di radium più piccole e facilmente accessibili; è sempre
o fili di m1r trova indicazione in situazioni particolari. È rio l'uso di coni !imitatori adatti all'introduzione eu-
attesa una guarigione completa in almeno il 90% dei casi. dorale. La curieterapia (infissione di aghi di radium· o
di fili di 192lr) trova indicazione nelle grosse lesioni ino-
Alcune considerazioni a sé merita il melanoma, tu- perabili: questo tipo di trattamento consente una mi-
882 Capitolo XLVI

OROFARINGE dei casi si tratta di carcinomi spinoceUulari, con vie


albero decisionale diffusione che variano a seconda della sede di insor-
anamnesi
es. clinico
-i genza glottica, sopraglottica o sottoglottica (fig.
XLVI.4). Sintomo d'esordio è di norma la disfonia.

..
biopsia La diagnosi è laringoscopica (per questa via viene
effettuata la biopsia) e tomografica computerizzata.

..
stadiazione

sede

palato molle
l
tonsilla b,,r,
l
RT
+l-

Tl-T3
l
+
T4
l RT l
svuotamento
laterocervic. Fig. XLVI.4. Le vie Enfatiche

[2]
di diffusione dei tumori della la-
+l-
RTI ringe. Si osservi l'ampia diffu-
svuotamento T
laterocervic.
sione dei tumori sopraglottici
lungo tutta la catena giuguloca-

+
recidiva
+
reddiva
rotidea. I tumori sottoglottici
diffondono soprattutto distai-
mente lungo le catene cervica-

+ l + l
li profonde paratracheali. I tu-
mori glottici diffondono tardi-
l chiruì-gia
l chemioterapia vamente ai linfonodi prelarin-
gei e ai linfonodi distali super-
ficiali e profondi del collo.
gliore distribuzione della dose e segue solitamente un
precedente trattamento transcutaneo (telecobaltotera-
pia o raggi X di 4-6 MV). Con queste modalità combi- LARINGE
nate è possibile somministrare al nucleo centrale del albero decisionale
tumore dosi superiori a 70-80 Gy con tolleranza·Joca- laringoscopia
le accettabile. indiretta

Le ìnterconnessioni con la chirurgia sono molto


strette ed è sempre opporttma una prediscussione del- laringoscopia diretta
con biopsia
le possibili scelte terapeutiche.
Il trattamento dei linfonodi, curativo o precauzio-
nale, segue le linee generali già indicate. Quando si uti-


stadiaziom:
lizza la radioterapia esterna, i linfonodi più prossima-
li sono compresi nel volume di irradiazione con il tu-
more primitivo; quelli più distali andranno trattati se- Tl-T2
paratamente.
La sopravvivenza attesa a 5 anni è piuttosto eleva-
...
ta (70%). Q1::J

1.3. Laringe
Il cancro della laringe è abbastanza frequente; col-
l
reddiva recidiva

pisce di preferenza il sesso maschile, soprattutto nel


... ...
7° decennio di vita. Nel suo determinismo hanno una
certa importanza il fumo, l'alcool e forse abitudini
dietetiche e carenze alimentari. Nella quasi totalità
Radioterapia sistematica 883

I tumori glottici sono i meno invasivi; I tumori moderatamente avanzati della laringe co-
zano tardivamente ai linfonodi laterocervicali. Vengo- stituiscono uno degli esempi di più fruttuosa applica-
no trattati chirurgicamente con successo elevato, a prez- zione del trattamento integrato chemioterapia/radiote-
zo, però, di danni funzionali molto gravi; il trattamen- rapia finalizzato alla conservazione d'organo.
to radioterapico dà risultati lievemente inferiori (80%
di sopravvivenza a 5 anni) ma il danno funzionale 1.4.Ipofaringe
recato è pressoché nullo (in particolare la voce è con-
servata) .. I tumori dell'ipofaringe (sono considerati tali
quelli originanti dalle pliche ariepiglottiche, dai seni
L'irradiazione è effettuata con campi laterali piriformi, dalla regione retrocricoidea e dalla parete
sti di dimensioni proporzionate ali' estensione della lesione posteriore faringea) sono poco frequenti. Nella quasi
(fig. XLVL5A) per lo più con filtri «a cuneo)) per evitare un totalità dei casi si tratta di carcinomi spinocellulari, a
eccesso di dose lungo il piano sagittale mediano, utilizzan- sviluppo vegetante se insorgono sulle superfici muco-
do la radiazione y del ' 6Co o raggi X di MV prodotti con se che rivestono le strutture cartilaginee, a sviluppo
acceleratore lineare; per lesioni monolaterali si possono im- infiltrante se insorgono sulla parete posteriore. La
piegare elettroni veloci con campo unico diretto sul focolaio.
La dose è di circa 60 Gy in 6 settimane per i tumori meno
IPOFARINGE
estesi; per quelli più avanzati sono necessarie dosi albero decisionale
ri, che implicano peraltro rischi precoci (edema laringeo) e
tardivi (necrosi cartilaginea) anche molto gravi.

I tumori sopraglottici sono i più invasivi e danno


es. clinico

-i
laringosçopia e biopsia
precocemente metastasi linfonodali. Richiedono
tanto un trattamento radioterapico su campi estesi


stadiazione
globanti anche i linfonodi laterocervicali inferiori (fig.
XLVI.SB). I tumori più avanzati sono meglio passibili
di trattamento combinato radiochirurgico. La soprav- ,---------,+e------,.
vivenza a 5 anni varia dal 70% per i tumori più limita- seno piriforme reg. rctrocricoidea parete post.
ti al 20% per quelli più avanzati.
I tumori sottoglottici sono i più insidiosi; la
l
t t
T!-T3 [Ri']
gnosi ha luogo quindi molto tardivamente
do il tumore è esteso e sono clinicamente apprezzabi-
t +
["i<i:J recidiva recidiva
li metastasi linfonodali in almeno la metà dei casi.
L'intervento chirurgico, quando possibile, è t t t
recidiva ["i<i:J l chirurgia l
mente invalidante; la radioterapia deve spesso essere
estesa a parte della trachea e ai linfonOdi t
li (fig. XLVI.SC). La prognosì è più grave che non
nelle altre localizzazioni laringee.

Fig. XLVI.S. Estensione usua-


le dei campi nel trattamento
con radioterapia esterna dei
tumori della laringe. Si utiliz-
zano in genere due campi con-
trapposti. A: tumore glottico
(è frequente l'uso di filtri a cu-
neo); 13'. tumore sopraglottico;
C: tumore sottoglottico (il
campo è ristretto posterior-
mente, a trattamento avanza-
to, per limitare l'irradiazione
del midollo spinale).
884 Capitolo XLVI \ 'l:
metastatizzazione linfonodale è precoce e
mente apprezzabile all'atto della prima diagnosi in
circa il 60% dei casi.
I casi a estensione limitata, passibili di intervento
chirurgico radicale (comunque assai demolitivo), sono
rari. La radio terapia, eseguita con modalità simili a
quelle descritte per la laringe, è di norma estesa e tec-
nicamente complessa. La sopravvivenza a 5 anni è di
circa il l 0%. Risultati migliori possono in
mani esperte, associando la radio terapia pre- o posto-
peratoria a interventi chirurgici aggressivi o alla che-
mioterapia.

1.5. Rinofaringe
I tumori del rinofaringe sono quasi sempre carci-
nomi indifferenziati o spinocellulari, più raramente
(10%) linfomi (v. paragrafo XLVI.ll.2). Danno pre·
cocemente metastasi ai linfonodi retrofaringei e late-
rocervicali superoposteriori; la frequenza di
si a distanza è maggiore che nelle altre neoplasie della
testa e del collo. Hanno spiccata tendenza all'esten-
sione endocranica (per le relative modalità si rimanda
al paragrafo XXXIV.3). La diagnosi è per lo più tar-
diva e spesso consegue alla comparsa di paralisi dei
nervi cranici o di una tumefazione linfonodale sotto-
mastoidea. La terapia è esclusivamente radiante (l'in-
tervento chirurgico è limitato ali' asportazione di
metastasi linfonodali non regredite dopo radiotera-
pia). Fig. XLVI.6. Schema usuale di trattamento con radioterapia esterna di
un tumore del rinofaringe. Il tumore primitivo c la base cranica sono
irradiati mediante due campi laterali contrapposti e un campo ante-
Si utilizza la radiazione ydcl"°Co o raggi X di alta ener- riore (nei quali sono schermati gli occhi c parte dei padiglioni aurico-
gia, con campi multipli per evitare sovradosaggi delle strut- lari). Le stazioni Enfatiche di drenaggio sono irradiate con un grande
ture critiche (midollo spinale, orecchio medio, occhio), spes- campo anteriore (nel quale sono schermate la laringe e la tiroide; la
so di forma «personalizzata», con dose totale di almeno 60 bocca è mantenuta aperta da un tappo di sughero).
Gy in 6 settimane. È sempre necessario comprendere nel vo-
lume irradiato la base cranica e le stazioni linfonodali del
collo (fig. XLVI.6). 1.7. Fosse nasali e seni paranasali
Nei carcinomi la sopravvivenza a 5· anni varia dal Si tratta per lo più di carcinomi spinocellulari,
55% per le forme limitate con scarsa compromissione adenocarcinomi, più raramente linfomi. L'estensione
linfonodale, al20% per le forme più estese con inva- locale. può dar luogo ad ampie distruzioni ossee,
sione della base cranica. soprattutto nei tumori dei seni mascellari; la metasta-
tizzazione linfonodale non è frequente.
1.6. Orecchio La radioterapia, .spesso preferita al trattamento
chirurgico gravemente lesivo sul piano estetico e fun-
I tumori maligni dell'orecchio sono rari. Trattasi zionale, è praticata con fotoni di alta energia (teleco-
per lo più di carcinomi spinocellulari dell'orecchio baltoterapia o raggi X di 4-6 MV), con campi spesso
medio bene rispondenti ai trattamenti radioterapici irregolari- e frequente uso di filtri a cuneo (fig.
radicali. XLVI.?). La sopravvivenza a 5 anni varia dal 10 al
40% a seconda dell'estensione del tumore.
885

2. Encefalo e midollo spinale


I tumori dell'encefalo e del midollo spinale sono
frequenti non solo in età pediatri ca (nel bambino oc-
cupano il secondo posto per incidenza dopo le leuce-
mie), ma anche nell;adulto. Quelli istologicamente be-
nigni hanno importanza, in questa sede, quanto i mali-
gni, comportandosi come masse occupanti spazio in
Fig. XLVI.7. Adenocarcinoma differenziato etmoidonasale recidivato strutture spesso di importanza vitale. Traggono origi-
dopo etmoidectomia transmascellare. A sinistra, TC al termine del ne in circa il 50% dei casi dalle cellule di sostegno
trattamento radiotcrapico (raggi X di 4 MV; 60 Gy in 67 giorni): è
presente, pressoché invariata dimensionalmente, una masserella neo- (astrocitomi, glioblastomi, oligodendrogliomi), nel15%
plastica di densità parenchimatosa, di l cm di diametro (freccia); la dalle meningi (meningiomi). La storia naturale è mol-
parete laterale della fossa nasale è ispcssita da tessuto neoplastico par- to variabile: per alcuni l'accrescimento, sempre a ca-
zialmente estrinsecatesi verso il seno mascellare. La lesione è rcgre-
dita nei mesi successivi con ripristino pressoché assoluto della nor-
rattere locale, è lentissimo (meningiomi), per altri tu-
malità anatomica un anno e mezzo dopo il trattamento, persistente a multuoso (glioblastoma multiforme). Le metastasi a di-
tre anni e mezzo di distanza (a destra). Osservazione Prof. F. Bistolfi. stanza sono del tutto sconosciute; alcuni tumori diffon-
dono per via liquorale (medulloblastomi ed ependi-
1.8. Ghiandole salivari moblastomi). Circa il20% dei tumori apparentemente
I tumori delle ghiandole salivari maggiori sono primitivi sono in realtà tumori metastatici (nella gran
piuttosto rari. Trattasi di cilindromi (più propriamen- parte dei casi il tumore primitivo è nel polmone o nel-
te detti carcinomi adenoideocistici) e adenocarcinomi la mammella).
che, per la scarsa radioresponsività, vengono preferi- La terapia d'elezione è l'asportazione chirurgica,
bilmente sottoposti ad asportazione chirurgica. ma la sede e le caratteristiche infiltranti la rendono
Allorquando questa non può essere radicale, come molto spesso impossibile. La radioterapia offre·vali-
avviene spesso per i tumori insorti nella parotide, de prospettive, anche se i limiti di tolleranza del tes-
trova indicazione la radioterapia. I carcinomi inopera- suto nervoso, e soprattutto della glia e dei vasi non
bili della parotide costituiscono una delle specifiche sono diversi da quelli del tessuto tumorale.
indicazioni della radio terapia con neutroni. Per quan-
Le dosi necessarie, somministrate possibilmente con
to concerne i tumori misti, istologicamente benigni, il
fasci di raggi X di alta energia, sono dell'ordine di 60 Gy
ruolo della radioterapia è a tutt'oggi oggetto dì in 6 settimane; la possibile insorgenza di manifestazioni
discussione. edematose (peraltro non frequente) rende opportuna la
somministrazione di corticosteroidi durante il trattamento.
1.9. Tiroide
Nel trattamento di tumori endocranici di piccole
Trattasi quasi sempre di adenocarcinomi ben dif- dimensioni si è progressivamente affermata la radioR
feremiati derivanti dall'epitelio follicolare e ad atti- terapia stcreotassica. Il tumore è localizzato con le
vità endocrina pressoché normale. La captazione e tecniche stereotassiche proprie della neurochirurgia
metabolizzazione selettiva dello iodio rende partico-
mediante TC, RM, angiografia (v. fig. XLV.4); la testa
larmente efficace la radioterapia metabolica con 131!.
del paziente è immobilizzata rigidamente; il focolaio
Vengono somministrati per via orale 3,7-7,4 GBq di è irradiato mediante acceleratore lineare con fasci di
Nal, dose eventualmente ripetibile a distanza di 6-12 mesi raggi X di piccola sezione e con archi multipli di pen-
fmo a un massimo di 37 GBq. dolazione, sì da realizzare una geometria conforma-
zionale di precisione molto elevata (margine di tolle-
I tumori midollari e quelli indifferenziati, non cap- ranza inferiore a l mm!). Il trattamento può essere
tanti lo iodio, più rari, sono trattati inizialmente me- frazionato, ma per lo più ha luogo in unica seduta con
diante chirurgia, radioterapia e/o chemioterapia. La ra- dose erogata al focolaio di circa 30 Gy («radiochirur-
dioterapia transcutanea trova indicazione su residui tu- gia stereotassicm>). Risultati molto efficaci sono stati
morali di exeresi incomplete e su metastasi linfonoda- ottenuti nelle malformazioni arterovenose.
li laterocervicali, mediastiniche o a distanza. I validi risultati della metodica hanno incoraggiaM
886 Capito/oXU7

' \
t o alla realizzazione
di un 'apparecchiatura «dedicata» scia» fino a dose totale di almeno 35 Gy. La sopravviven-
consistente in 201 sorgenti di 6°Co distribuite su una za a 5 anni è di circa il 30%. Le metastasi cerebrali ven-
calotta emisferica, i cui fasci convergenti di radiazio- gono irradiate con criterio palliativo con due campi con-
ne y sono focalizzati in un punto preciso (fig. trapposti diretti su tutto l'encefalo fino a dose totale di 40
XLVI.8). Gy in 4 settimane (o con schemi più rapidi, utilizzando dosi
singole più elevate e dosi totali più basse). Il trattamento, in
genere ben tollerato, induce una scomparsa rapida ma effi-
Problemi particolari sono posti da alcuni specifici
mera della sintomatologia compressiva. Nelle sindromi da
tumori. Il glioblastoma, forse il più maligno dei tumori
compressione midollare (metastasi, linfomi paravertebra-
umani per le spiccate caratteristiche infiltrative, è molto
li), rapidamente inducenti paraplegia, la radioterapia ad
radioresistente: dosi superiori a 70 Gy possono non rag-
alto dosaggio (laminectomia decompressiva preliniinare!)
giungere livelli di radicalità. La sopravvivenza mediana è
può condurre a validi risultati palliativi.
di 8 mesi; quella a 5 anni del tutto nulla. Risultati promet-
tenti sono stati segnalati con la radioisotopoterapia immu-
nologica (anticorpi monoclonali anti-cellule tumorali). Gli
adenomi ipofisari assumono spesso il duplice comporta- 3. Orbita e occhio
mento di massa occupante spazio (con compressione delle
strutture adiacenti, soprattutto il chiasma ottico) e secer- La cavità orbitaria contiene strutture eterogenee e
nente (con le conseguenti manifestazioni disendocrine ). Il può essere sede di tumori di natura disparata. Partico-
trattamento radioterapico è difficile e mira alla irradiazio- lare importanza, per l'indicazione radioterapica spes-.
ne il più possibile selettiva della loggia ipofisaria con dosi so prioritaria, hanno il retinoblastoma e il rabdomio-
elevate; si rende per ciò necessario l'uso di raggi X di alta sarcoma orbitario (per il quale v. paragrafo XLVI.l0.2),
energia con tecniche di movimento o meglio ancora di fasci
propri dell'età pediatri ca, il me/anoma uveale e i lin-
di protoni. Il medulloblastoma ha per lo più sede cerebel-
lare; diffonde precocemente per via liquorale limitando fomi, insorgenti per lo più in età adulta.
l'efficacia dell'asportazione chirurgica del tumore primiti-
vo. La radioterapia con raggi X di alta energia deve essere Il retinoblastoma è un tumore maligno primitivo della
effettuata su tutto il nevrasse: l'encefalo è irradiato nella retina, bilaterale nel20-30% dei casi, di probabile deriva-
sua totalità mediante due campi contrapposti fino a dose zione neuroblastica, caratteristico dell'età infantile (l'età
totale di 40 Gy; la fossa posteriore, sede del tumore primi- media dei bambini affetti è di 18 mesi; eccezionalmente si
tivo, riceve un complemento di 10-20 Gy; il midollo spina- 111:anifesta oltre gli 8 anni). In alcuni casi è ben dimostrata
le è irradiato con un unico grande campo posteriore M stri- una trasmissione ereditaria con gene autosomico dominan-
te a penetranza variabile. La forma monolaterale ha gene-
ralmente occorrenza sporadica e viene ritenuta secondaria
a mutazione somatica. Il progressivo accrescimento del
tumore induce l'occupazione di tutto il corpo vitreo con
conseguente glaucoma e l'infiltrazione del nervo ottico con
estensione diretta alle meningi, agli spazi liquorali e all'en-
cefalo; talora la neoplasia supera il globo oculare e invade
i tessuti orbitari.
Il retinoblastoma è estremamente radiosensibile. Tutta-
via, trattamento di elezione delle forme monolaterali di pic-
cole dimensioni è la fotocoagulazione mediante laser; nei
casi più avanzati l'enucleazione dell'occhio colpito e di par-
te del nervo ottico, seguita da radioterapia transcutànea.
Nelle forme bilaterali si enuclea l'occhio !llaggiormente col-
pito e si irradia l 'altro in maniera conservativa (il trattamento
radioterapico è fatto con opportuni coni !imitatori che con-
sentono di escludere il cristallino dal fascio radiante). In al-
ternativa può essere utilizzata la brachiradioterapia di su-
Fig. XLVI.8. Apparecchiatura «dedicata>> per la radioterapia stereo- perficie con placche di .wco, 191lr, mr o 10'Ru. I residui tumo-
tassica con sorgénti mutiple (20 l!) di '°Co. Si osservi la convergenza rali e le recidive dopo trattamento vengono trattati con crio-
dei fasci di radiazione (5 dei quali sono rappresentati nella figura
schcmatica) sul punto di interesse costituito dall'ipofisi. La testa del chirurgia o fotocoagulazione. La sopravvivenza a 3 anni va-
paziente è .immobilizzata da un casco di alluminio opportunamente ria dal30% all' 80% nelle forme intrabulbari, è di circa il
forato. Cassenza di parti mobili rende possibile la focalizzazione con 20% nelle forme extrabulbari.
precisione pressoché assoluta. Nel melanoma uveale trova indicazione elettiva la ra-
R""ado'' o"c'"oPo'o""'c"c"c"c'"o1o''o"____________________________________ · ···- ._

dioterapia con protoni di alta energia. Controllo della ma- mi. I.: insorgenza nell'ambito della mammella colpita è tal-
lattia lo si ottiene in più dell'800/o dei casi, conservazione del volta pluiifocale, anche se macroscopicamente si apprezza
visus in percentuale un po' inferiore. Nelle localizzazioni un solo nodulo; la presenza di cancro in una mammella as-
più anteriori trova indicazione in alternativa la brachiradio- soggetta a maggiore rischio di comparsa di cancro primiti-
terapia con placche di 106Ru. vo la mammella controlaterale. La metastatizzazione è as-
sai precoce (a eccezione delle forme scirrose delle donne an-
ziane) e ha luogo per via linfatica (sono invasi prima i linfa-
4.Mammella nodi ascellari e le catene mammarie interne, successivamente
i linfonodi sopraclaveari) e per via ematica.
Nonostante la buona affidabilità dei criteri clinici, mam-
Il cancro della mammella è il tumore più frequen- mografici ed ecografici, soprattutto quando concordanti,
te nella donna, Incide in tutte le età, ma in realtà è del l'accertamento istologico su prelievi bioptici o agoaspirati
tutto eccezionale al di sotto dei 25 anni. V'è una certa è indispensabile, sia per la corretta tipizzazione e per la va-
predisposizione familiare alla sua insorgenza correla- lutazione del grado di differenziazione, sia per l'accerta-
ta alla presenza di due geni recentemente individuati. mento della presenza di recettori ormonali nelle cellule neo-
In una elevata percentuale di casi v'è correlazione con plastiche. La verifica istologica è spesso estesa anche ai linfa-
stimoli ormonali attraverso specifici recettori. Circa nodi ascellari, sia per una conferma diagnostica inequivo-
cabile (v'è almeno un 35% di errori nei due sensi), sia per
l'l% dei casi si verifica nel sesso maschile. La
valutare quantitativamente l'entità della metastatizzazione
pravvivenza media in assenza di terapia è valutabile per ima più precisa programmazione terapeutica.
torno ai 3 anni: sono segnalate, tuttavia, occasionai- La frequenza e la precocità della metastatizzazione a
mente, lunghe sopravvivenze senza terapia. distanza fanno sì che nella maggior parte dei casi il cancro
della mammella richieda fin dall'inizio un trattamento
Nella quasi totalità dei casi trattasi di carcinomi; assai «generale» chemioterapico e ormonoterapico a fianco di
raramente di sarcomi o di localizzazioni mammarie di linfa- quello «iocoregionale» chirurgico e radioterapico.

+
MAMMELLA
albero decisionale

stadiazionc
memmogmfi'

(torace, scheletro, addome)

Stadio l e l! clinico Stadio lllA Stadio lllll


(resecabile) (non resccabile)
... ...
chirurgia conservativa chirurgia

RT radicale
<1-
ormonoterapiu

t
Stadio l c Il patologico
chemioterapia
"-
RT

l </-
ormonoterapia risposta
completa
risposta
parziale
t
N'! N·e
t t
t
si•temica adiul'ante l
{chcmiotempia e/o
ormonoter,.pia)
t
resccobile
"'"
RT sulle stazioni linfonodali
t

chemioterapia
•1-
0I'ffiOllNCrapia
888

La terapia del carcinoma mammario ha subito


negli ultimi anni una drastica evoluzione. La mastec-
tomia radicale è oggi utilizzata soltanto nei tumori
Capitolo XLVI

l
'

maggiori di 3-4 cm. Il diffondersi della mammografia


e il miglioramento del livello culturale in materia
della popolazione hanno fatto peraltro sì che la gran-
de maggioranza dei tumori della mammella venga
diagnosticata più precocemente. In questi casi il trat-
tamento di scelta è un intervento chirurgico conserva-
tivo, limitato alla semplice nodulectomia o alla qua-
drantectomia con dìssezione del cavo ascellare al fine
di precisare lo stadio linfonodale. A questo intervento
si fa seguire entro 4 settimane l'irradiazione dell'in-
tera mammella.

Il trattamento ha luogo con fotoniX di 4"6 MV o con Fig. XLVI.9. Possibili schemi di trattamento con radiotcrapia esterna di
telecobaltoterapia utilizzando fasci con incidenza tangen" un tumore mammario. In A radio terapia esclusiva dopo biopsia per tumo-
ziale fino alla dose di 50 Gy. Il volume mammario sede del re T2NOMO: vengono irradiate la mammella mediante campi contrappo-
tumore escisso riceve un sovradosaggio <<miratO>> di l O" 15 sti «a sandwich» (vedi fig. XLIV7-6) e le stazioni mammruie interne,
ascellari e sopraclaveari mediante uno o due campi anteriori diretti. In B
Gy con tecniche variabili: rOntgenterapia, fasci di dettroni, radioterapia complementare dopo mastectomia per tumore T2N!MO:
curieterapia interstiziale. Tuttora discussa è l 'opportunità sono irradiate le stazioni sotto- e sopraclaveare, ma non la cicatrice ope- Ìi
di irradiare le stazioni linfonodali sopraclaveari e mam" ratoria. In C radioterapia complementare dopo mastectomia radiC<Jle per
marie interne (l'ascella non è comunque irradiata, perché tumore T4NIMO: è irradiata anche la cicatrice operatoria. In D radiotera- s
viene operata). pia limitata alla sola stazione sopraclavearc, sede di metastasi non aspor- l
tate, in tumore T3N3MO. d
La radioterapia ha un ruolo importante dopo la ma- c
stectomia radicale per carcinoma localmente avanza- In doi:me in premenopausa, in fase metastatica e con l
to: in questi casi esiste un rischio consistente di tumore ormonoresponsivo, trova precisa indicazione la n
va sulla parete toracica, conseguenza dell'invasione radiocastrazione, ottenuta con dosi di 15-20 Gy in l (i
neoplastica degli spazi linfatici del derma. settimane mediante campi contrapposti anteriori e po- !t
steriori diretti sulle regioni ovariche. La sua efficacia o
Utilizzando tecniche di irradiazione tangenziale, si som" non è inferiore a quella della ovariectomia, ma la p
ministrano 50 Gy alla parete toracica del lato interessato. La tezza con la quale induce la soppressione della funzio-
stessa tecnica, con dosi fino a 60 Gy e con eventuali sovra" ne ovarica fa spesso preferire quest'ultima. L
dosaggi con elettroni su aree limitate, viene adottata nel ca- 3
so di recidive postchirurgiche in pazienti che non hanno ri" La sopravvivenza a lO anni si è poco modificata in 12
cevuto il trattamento precauzionale. questi ultimi anni nonostante il perfezionamento degli
approcci terapeutici semplici e combinati: essa è di cir-
Esistono numerose alternative di strategia ca il 70% se i linfonodi ascellari sono indenni, di circa C(

tica e di tecnica nel trattamento radiante del carcinoma il30% se metastatizzati. Un certo miglioramento nr
mammario (fig. XLV19), conseguenza della grande va- gnostico è apportato, in questi ultimi casi, dalla che- pr
riabilità di evoluzione, del mutare delle conoscenze eli" mioterapia precauzionale, specialmente nelle pazienti cl
niche e delle possibilità terapeutiche, e in particolare in premenopausa. la
dell'affermazione dell'ormonoterapia e della in
st
terapia. Le scelte operative devono per questo essere
sempre basate su un accordo interdisciplinare tra ra- 5. Polmone e pleura pr
dioterapista, chirurgo e oncologo. m
In presenza di metastasi a distanza, soprattutto os- Il cancro del polmone è il tumore più frequente nel- fil
see, troVa indicazione la radioterapia con finalità l'uomo nella maggior parte dei paesi occidentali; da
liative, la quale spesso consente risultati immediati e la donna è al secondo posto come causa di morte dopo pr
lunghe sopravvivenze. il cancro della mammella. Incide soprattutto nel 5° e to
1
'
Radioterapia sistematica

6° decennio. Trattasi,. come è noto, di un carcinoma


broncogeno «a piccole cellule» nel25% dei casi, «non
a piccole cellule» (carcinoma a grandi ce1lule o
889

plastico, carcinoma epidermoidale, adenocarcinoma)


nel75%. Questa suddivisione trova ragione nella di-
versa storia naturale.

Il carcinoma a piccole cellule ha grande aggressività bio-


logica ma nel contempo è molto rcsponsivo alla chemiote-
rapia e alla radiotcrapia; diffonde rapidamente e precoce-
mente per via Enfatica (verso i linfonodi ilari prima, media-
stinici e sopraclaveari poi), ematica (con interessamento se-
condario frequente dell'encefalo) ed endobronchiale. L'in-
vasione della parete toraci ca dà luogo a sindromi dolorose Fig. XLVI.IO. La tecnica <m campo progressivamente ristretto» nel
molto intense. Al momento della prima diagnosi almeno trattamento di un tumore polmonarc. Inizialmente sono irradiati la
l' 85% dei tumori ha già superato la fase locoregionale. I car- lesione primitiva e i Iinfonodi mcdiastinici mediante un grosso campo
cinomi non a piccole cellule hanno di norma comportamen- anteriore e uno posteriore contrapposti fino a dose totale di 45 Gy in
4-5 settimane; successivamente si ((Sovraimpressiona» il tumore pri-
to meno aggressivo ma nel contempo sono meno responsivi mitivo c il tratto adiacente di mediastino con un piccolo campo con
alla chemioterapia e alla radioterapia. tecnica tale da evitare l'ulteriore irradiazione del midollo spinale, fino
a dose totale di circa 60 Gy.
Su tali basi il carcinoma a piccole cellule è tratta-
to con chemioterapia associata a radioterapia sulle Se la radioterapia è effettuata con criterio palliativo,
sedi di manifestazione clinica ed eventualmente sul- l'esigenza di non produrre effetti collaterali iatrogeni è
ancora più sentita: i dosaggi saranno pertanto opportuna-
l'encefalo come profilassi della frequente comparsa
mente ridotti.
di metastasi; solo raramente è assoggettato a terapia In alcune situazioni un tumore non più passibile di trat-
chirurgica. La sopravvivenza a 5 anni non supera il tamento radioterapico radicale è scarsamente sintomatico:
I0%. I carcinomi non a piccole cellule sono trattati di può essere allora consigliabile attendere la comparsa di sin-
norma con terapia chirurgica se giudicati operabili tomi significativi prima di sottoporre il paziente a tratta-
(sono considerati tali i casi con malattia limitata al mento. Questo atteggiamento, in contrasto con la regola
tumore primitivo e ad eventuali metastasi linfonodali generale di interventi il più possibile precoci, è giustifica-
orno laterali fino al mediastino), con eventuale com- to non solo dalla inutilità di produrre sintomi legati alla
plemento radioterapico e/o chemioterapico; se inope- terapia prima che divengano rilevanti quelli propri della
rabili, sono trattati con radioterapia e chemioterapia; malattia tumorale, ma anche dalla constatazione statistica
di assenza di variazioni della sopravvivenza.
La sopravvivenza a 5 anni dei casi operati supera il
30%, ma dato lo scarso numero dei pazienti operabili
1 Sono stati approntati numerosi protocolli radio-
la sopravvivenza globale è del 12%.
chirurgici, nei quali la radioterapia preoperatoria o
postoperatoria mira a ridurre la frequenza delle reci-
Nei pazienti assoggettati a trattamento radioterapico
con criterio di radicalità, è consigliabile la somministrazio-
dive locoregionali. La radioterapia preoperatoria può
ne di 45-50 Gy su un grosso campo inglobante il tumore essere effettuata con bassi dosaggi (5-20 Gy in 5-12
primitivo e le stazioni linfoghiandolari ilari e mediastini- giorni) e seguita dall'intervento operatorio precoce-·
che, e una successiva «sovraimpressione» limitata al foco- mente (entro una settimana dalla fine dell'irradiazio-
:1 laio tumorale fino a circa 60 Gy (fig. XLVI. IO). Si cercherà ne), o con alti dosaggi (50 Gy in 5 settimane) ed è
in ogni caso di limitare l'irr;l.diazione delle strutture circo- allora seguita dall'intervento operatorio più tardiva-
l stanti più sensibili (midollo spinale, miocardio, esofago).
La suddivisione del trattamento nelle due fasi sopra
mente (dopo 6 settimane).
proposte mira anche a limitare l'incidenza delle gravi pol- Un cenno a sé meritano alcune situazioni cliniche parti-
moniti postirradiatorie (v. paragrafo XV.22) esitanti in
'i fibrosi e inducenti sequele sintomatologiche spesso invali-
colari spesso in rapporto a un cancro del polmone. Nella sin-
drome di Pancoast la radioterapia palliativa può essere con-
:J danti non meno della malattia primitiva. È importante, in dotta per via transcutanea con dosi più elevate (60 Gy in 6
l proposito, limitare l'irradiazione del polmone sano che non
tollera dosaggi radicali su grandi volumi.
settimane) dato lo scarso quantitativo di polmone sano espo-
sto, o mediante in fissione di semi di 1151 eventualmente nel
890 Capitolo XLVJ

POLMONE
(ca. a piccole cellule)

"'·

sradiaziorw
(torace, scheletro, addome, encefalo}

• •
malattia limitata malattia estesa

ch.emioterapia chemioterapia
<1-
RT

..
risposta non risposta
non risposta risposta
(\i0-70%)
l

TT
(-SO'M
l
recidiva mantenllta
> 3 anni
mantenuta recidiva (-!"lo)
> 3 anni (85-90%)

chemioterapia ((di salvataS>;io»

corso di un intervento operatorio «riduttivO>ì (limitato, cioè, zione clinica può essere così grave da indurre a intervenire
all'asportazione solo di una parte del tumore). Il fallimento con criterio d'urgenza: l'impossibilità di approfondimenti
di questi trattamenti rende spesso indicati interventi neuro- diagnostici non consente spesso di discriminare preliminar-
chirugici sulle vie del dolore. Nelle sindromi metliastiniche, mente possibili cause che non siano il cancro del polmone
nelle quali l'elemento dominante è l'ostruzione della vena (!infami, tumori del timo, più raramente altre neoplasie).
cava superiore (meno importanti sono il coinvolgimento de- Verrà irradiato il mediastino, con grossi campi, preferibil-
gli altri vasi mediastinici, dell'esofago e della trachea), la ra- mente con dosi singole di 3-4 Gy; la dose totale verrà stabi7
dioterapia associata all'impiego di corticosteroidi costitui- lita sulla base del decorso clinico, ma per'lo più oscillerà tra
sce il mezzo di più costante efficacia terapeutica. La situa- 20 e 40 Gy.

POLMONE
(ca. non a piccole cellule)
albero decisionale
es. clinico
RX
----1,j.
stadiazione

Stadio l Stadio li Stadio lllA Stadio IIIB Stadio lV

l
l l
t t chirurgia t t
• • • •
operabile non operabile sintomatico non sintomatko

chirurgia

RT
+/- 0
e/o chemioterapia
Radioterapia sistematica 891

Nel complesso, i risultati terapeutici ottenuti in cato «inguaribile», ma in realtà il 70-80% ha già metastasi
questa neoplasia a prognosi decisamente infausta subcliniché: un trattamento locoregionale anche radicale
sono scoraggianti. La sopravvivenza mediana è infe- non può dunque avere succes.so in più del20-30% dci casi,
riore a 12 mesi; la grande maggioranza dei pazienti è risultato peraltro a tutt'oggi difficilmente conseguibile. È
deceduta entro la fine del zo anno. dunque particolarmente sentita l'esigenza di nuovi chemio-
terapici o di nuovi schemi di utilizzazione per il controllo
delle metastasi a distanza.
Il mesotelioma pleurico ha accrescimento locore- Nella maggioranza dei casi trattasi di carcinoma spino-
gionale infiltrante ed è di norma accompagnato da cellulare il quale cresce in senso longitudinale e trasversale,
importante componente essudatizia endopleurica. Le in forma vegetante o stenosante, invade il tessuto cellulare
possibilità terapeutiche sono generalmente assai scar- mediastinico con facilità (anche per l'assenza di un rivesti-
se. La radio terapia palliativa è effettuata con fotoni X mento sieroso nel!' esofago), dà precocemente metastasi ai
di alta energia, a dosi sempre elevate, con campi tan- linfonodi mediastinici, sottodiaframmatici e sopraclaveari.
genziali per limitare l'irradiazione del polmone sotto-
stante. Utile complemento è la radioisotopoterapia Si ritiene sussistere precisa indicazione al tratta-
diretta intrapleurica con sospensioni colloidali. mento radioterapico per i tumori dell'esofago cervi-
cale, al trattamento chirurgico per quelli dell'esofago
toracico distale e addominale; per i tumori dei due
6. Tubo digerente terzi prossimali dell'esofago toracico, i più frequenti,
la scelta è funzione di diversi elementi, ma a essa non
è estranea la propensione all'interventismo delle varie
6.1. Esofago Scuole chirurgiche. In realtà la radioterapia, allor-
Il cancro dell'esofago è poco frequente in riferi- quando correttamente eseguita, dà risultati in termini
mento al cancro dello stomaco, del colon e del retto; la di sopravvivenza non inferiori alla chirurgia, per tutti
sua incidenza assoluta e relativa risente fortemente di gli stadi e tutte le sedi (a eccezione dei tumori dell'e-
fattori geografici, razziali e dietetici. Fattori locali pre- sofago distale); ha spesso buon effetto palliativo
disponenti alla sua insorgenza sono la sindrome di (ricanalizzazione rapida sì che il paziente può riali-
Plummer-Vinson, l'acalasia con megaesofago, l'ernia mentarsi per via fisiologica); non è accompagnata da
iatale con esofagite, le ustioni da caustici, i diverticoli. grossi fattori di rischio.

All'atto della prima diagnosi, effettuata il più delle Le dosi utilizzate sono di 55-60 Gy in 4-6 settimane;
volte in fase disfagica stabilizzata, il40% dei casi è giudi- per i tumori estesi longitudinalmente per più di 5 cm può

ESOFAGO
albero decisionale
es. clinico
RX ,j,

••
endoscopia e biopsia

istologia.: cn. spinocellulme l adenocarcinoma

sradiazio1w

Stadio l c Il


Stadio JII

chemioterapia + RT chemioterapia + RT
o
chirurgia+ l - chemioterapia
olo
RT pre-o posroperaroria
892 Capitolo XLVI

essere vantaggioso un trattamento più blando (30 Gy in l O della grande varietà di organi e strutture
frazioni), eventualmente seguito da fino a irradiati, ha ruolo puramente palliativo e fornisce ri-
dosi radicali in caso di risposta favorevole. sultati modesti. Complessivamente non più dellO% dei
casi diagnostici è passibile di risultati radicali e dura-
La sopravvivenza a 5 anni è di circa il lO%. Come turi. Prospettive migliori potrebbero derivare dalla ra-
per i carcinomi del capo e del collo, anche per il car- dio terapia intraoperatoria con elettroni veloci (acèe-
cinoma dell'esofago sono in via di sviluppo tratta- leratore lineare'.) sul letto tumorale esposto chirurgi.
menti integati chemioterapia/radioterapia che rendo- camente. Questa metodica è in corso di valutazione an-
no possibili consistenti progressi nell'efficacia della che per il cancro del retto, del colon, del pancreas e del-
terapia non chirurgica. le vie biliari.

6.2. Stomaco 6.3. Retto


Il cancro dello stomaco è abbastanza frequente. Si Il cancro del retto ha grande importanza non solo
osserva soprattutto nel sesso maschile e dopo il 5° per la frequenza non trascurabile (il retto è la sede più
decennio; nella sua insorgenza incidono abitudini ali- comune di localizzazione del cancro del crasso), ma
mentari (carenze vitaminiche) e l'uso di conservanti anche per la usuale origine da polipi e per i delicati
nei cibi (nitrosamine). problemi terapeutici proposti. Colpisce di preferenza
il sesso maschile, soprattutto a partire dal so decen-
Trattasi in genere di un adenocarcinoma a partenza nio.
dalle cellule mucosecernenti; neli' 1-5% dei casi, di linfomi
(talora a localizzazione gastrica isolata). Diffonde per via Nella quasi totalità dei casi si tratta di adenocarcinomi
transparietale invadendo organi e strutture contigue, per via i quali invadono progressivamente la parete e diffondono
linfatica (le vie di drenaggio sono particolarmente ricche e agli organi contigui, danno metastasi ai linfonodi pararetta-
numerose) ed ematica (soprattutto al fegato). li e pelvici, metastatizzano a distanza (specie al fegato) per
via venosa. In senso longitudinale la diffusione ha luogo
La terapia di elezione è chirurgica, ma la tardività prevalentemente verso l'alto; allorquando il polo inferiore
della diagnosi fa sì che non più di l paziente su 4 sia tumorale è situato a meno di 2 cm dall'orifizio anale si
operabile con prospèttive di successo radicale. La ra- ritiene impossibile, in caso' di intervento chirurgico, la con-
dioterapia, a causa della scarsa tolleranza della muco- servazione della funzione sfinteriale. La stadiazione secon-
sa gastrica (45-50 Gy producono ulcerazioni gravi) e do Dukes considera: uno stadio A, nel quale il tumore è

RETTO

" " '" ' ''X"


es. clinico
dl;m• "DC
rcttocoloscopin con biopsia

(TC, CEA)
\,'
'i'

l Dukes A c ll1 Duke.\ B2 e C localmente avan7ato


non rcsecabilc
mctastatico

1.:
lj t
chirurgia chirurgia + RT

Il
ll. _l t
rcsecabile •
non resecabilc

J!·
RT prc- o
pose operatoria
t t
Il chemioterapia
Radioterapìa sistematica 893

limitato alla mucosa; gli stadi B1 e B2, nei quali è rispetti- grati chemioterapia/radioterapia (in casi favorevoli,
vamente intraparietale e esoparietale lJla senza interessa- la sola radiotcrapia!), con risultati migliori per quanto
mento linfonodalc; gli stadi Ct e C2, come i precedenti ma concerne la sopravvivenza e con conservaziOne di or-
con interessamento linfonodale. gano e funzione in oltre il 70% dei casi.
Trattamento terapeutico d'elezione è !'intervento
chirurgico (resezione addomino-perineale secondo Mi- 6.5. Fegato
les, che comporta la perdita della funzione sfinteriale Il tumore primitivo più frequente è l'epatocarci-
e J'instaurazione di un ano preternaturale permanente; noma, che insorge in territorio cirrotico e costituisce
resezione anteriore con conservazione della funzione spesso l'evoluzione finale di una epatite di tipo C. La
sfinterica nei casi situati a distanza di sicurezza dal- terapia è chirurgica quando possibile, con decisa indi-
l'orifizio anale). cazione al trapianto di fegato.
La radioterapia da sola trova indicazione nei pa-
zienti inoperabili per cause locali o generali; offre scar- Nelle leSioni più piccole trovano indicazione procedure
se prospettive di radicalità ma buoni risultati palliativi interventistiche quali l 'alcoolizzazione percutanea e l'abla-
(scomparsa del dolore, del sanguinamento, di eventuali zione mediante RF o laser (v. paragrafo XXXIX.4.2). Più
fistole). La radioterapia preoperatoria può offrire ri- frequenti sono le mctastasi (i tumori gastrointestinali danno
sultati sensibili. La radio terapia postoperatoria, ese- metastasi epatiche nel30-60% dei casi, quelli della mam-
mella nel40%). Per le metastasi solitarie (ma questa è in
guita con le usuali modalità e dosi, riduce drasticamente realtà una situazione rara!) si può prospettare l' asportazio-
la frequenza delle recidive locali negli stadi B e C di ne chirurgica; per le metastasi multiple o diffuse il tratta-
Dukes da140% allO% e può migliorare la sopravvi- mento usuale è la chemioterapia per via generale o per in-
venza (la quale spesso è compromessa dalla sola reci- fusione diretta neli 'arteria epatica.
diva locale). Risultati di un certo interesse vengono for-
niti anche dal trattamento «a sandwich»: radioterapia La radioterapia può ottenere validi risultati pallia-
preoperatoria, intervento chirurgico, complemento tivi (scomparsa del dolore, normalizzazione dei test
dioterapico postoperatorio fino a dosi più radicali ematici, riduzione della massa primitiva, scomparsa
50 Gy). Utile complemento è la radioisotopoterapia dell'ittero colostatico, miglioramento dello stato
immunologica. con anticorpi anti-CEA .l n forme pre- generale), ma non può consentire risultati radicali
coci e beri selezionate buoni risultati locali e alte per- essendo la dose totale somministrabile molto limitata
centuali di sopravvivenza possono essere ottenute con dalla bassa tolleranza del parenchima epatico (il supe·
la curieterapia endocavitaria. ramento di una dose di 30 Gy in 15-20 frazioni su
La sopravvivenza a 5 anni dopo solo intervento chi- tutto il fegato comporta la comparsa di una radioepa-
rurgico è rispettivamente del 90%, 50% e 25% negli tite spesso mortale). Qualche vantaggio può attenersi
stadi A, Be C di Dukes; con radioterapia postoperato- con opportune associazioni terapeutiche: la sopravvi-
ria la sopravvivenza nello stadio C sale' a circa il40%. venza mediana, di 4-6 mesi con la sola radioterapia,
aumenta a circa IO mesi con il trattamento combina-
6.4.Ano ecanale anale to radiochemioterapico.
Trattasi per lo più di carcinomi spinocellulari
no comunemente di tumori originati da residui della 6.6. Pancreas
cloaca primitiva), rari (2% circa dei cancri del crasso), Il carcinoma del pancreas è uno dei tumori meno
a evoluzione e prognosi diversa a seconda deli' origine facilmente curabili: l'intervento chirurgico presenta
dalla cute'perianale o dal canale anale. I tumori grosse difficoltà tecniche ed elevata mortalità
rianali danno metastasi ai linfonodi inguinali e sono in peratoria; la radioterapia presenta forti limitazioni per
genere passibili di trattamento locale conservativo la presenza di numerosi organi circostanti che condi-
rurgico o radioterapico. I tumori del canale invadono zionano la dose totale somministrabile (reni, fegato,
il pavimento pelvi co e metastatizzano per via linfatica stomaco, intestino tenue, midollo spinale). V interven-
come il carcinoma del retto. La resezione chirurgica to chirurgico è ritenuto trattamento d'elezione, ma è
secondo Miles, intervento d'elezione in passato, è mo- realizzabile, per la tardività della diagnosi, in modo
dernamente abbandonata in favore di trattamenti in te- radicale in non più del lO% dei casi. Interessante

7 "':-·-
894 Capitolo XLVI l
l
alternativa è la brachiradioterapia interstiziale con È per lo più un carcinoma a cellule di transizione, colr
semi di 1151. I risultati migliori sembrano tuttavia atte- forme anaplastiche e miste (verosimilmente per metaplasia
nersi con trattamento combinato radiochemiochirur- squamosa); i carcinomi spinocellulari, gli adenocarcinomì

l
gico e con la radioterapia intraoperatoria. Attual- e i sarcomi sono più rari. Spesso le localizzazioni sono
mente la sopravvivenza mediana è di 18 mesi, la multiple, suggerendo con ciò una vera e propria patologia
di organo. Grande importanza a fini prognostici ha il llgra-
sopravvivenza a 5 anni è inferiore allO%. ding».
Secondo la classificazione di Jewett si distinguono:
uno stadio A, nel quale l'infiltrazione non supera la sotto-
7. Apparato urinario mucosa; gli stadi Bl e B2, nei quali sono interessate rispet-
tivamente la metà superficiale o tutta la tonaca muscolare·
7.1. Rene uno stadio C, nel quale è interessato anche il tessuto peri:
vescicale; gli stadi DI e D2, nei quali sono invasi rispetti-
I tumori del rene sono rari (2% dei tumori dell'a- vamente organi e linfonodi pelvici o extrapelvici.
dulto) e poco radioresponsivi, a eccezione del tumore
di Wilms dell'infanzia. La cistectomia totale con ricostruzione ortotopica
è il trattamento usuale del carcinoma vescicale; la
I tumori parenchimali dell'adUlto sono in genere ade- radioterapia postoperatoria non fornisce grandi van-
nocarcinomi; quelli originati dal sistema collettore carcino- taggi, ma è ugualmente un logico complemento di una
mi a cellule di transizione o più raramente carcinomi spi- chirurgia insufficiente; più vantaggiosa sembra la
nocellulari. Il tumore di Wilms origina da cellule primor- radioterapia preoperatoria (40-50 Gy). La radiotera-
diali in grado di differenziarsi in senso epiteliale e mesen-
chimale; ha una certa familiarità ed è spesso associato ad pia esterna da sola (60 Gy in 6 settimane) può forni-
anomalie congenite. Tutti questi tumori diffondono centri- re, in mani esperte, risultati non inferiori al tratta-
fugamente fino a superare la capsula, metastatizzano ai mento chirurgico. Efficace, in casi selezionati, è la
linfonodi lomboaortici alti, invadono la vena renale e la brachiradioterapia interstiziale, effettuata da sola o in
vena cava inferiore (evento questo sfavorevole dal punto di associazione alla radioterapia esterna e all'exeresi
vista prognostico). chirurgica limitata. Buone prospettive offre il tratta-
mento integrato chemioterapia/radioterapia con con-
Il tumore di Wilms, quando intracapsulare e aspor- servazione dell'organo. In una valutazione globale i
tabile radicalmente (stadio I), è trattato con exeresi chi- risultati non sono molto buoni: la sopravvivenza a 5
rurgica e chemioterapia. La radioterapia postoperato- anni è di circa il 50% allo stadio B, il25% allo stadio
ria, raccomandata se il tumore è asportabile radical- C, praticamente nulla allo stadio D.
mente ma ha già superato la capsula {stadio II), è d'ob-
bligo quando il tumore non è asportabile radicalmente
(stadio III) o dopo nefrectomie parziali nelle forme bi- 8. Apparato genitale maschile
laterali (stadio IV). Viene effettuata con dosi totali di
18-24 Gy nei pazienti di età inferiore a 18 mesi, fino a
8.1. Testicolo
35 Gy in queHi di età maggiore. È utilizzata con suc-
cesso anche nel trattamento delle metastasi (stadio IV). I tumori del testicolo interessano soprattutto il3° e
La sopravvivenza a 5 anni è buona nel primo anno d'età 4o decennio; nel bambino può trattarsi di un rabdo-
(85%), alquanto inferiore dopo (50%). miosarcoma paratesticolare non di origine germinale
Per gli adenocar'cinomi la radioterapia pre- o po- (vedi paragrafo XLVI.10.2). NellO% dei casi insor-
stoperatoria trova scarsa indicazione ed è in genere li- gono in testicoli ritenuti. È opportuno distinguere, an-
mitata al trattamento palliativo di metastasi sintomati- che per la diversa prognosi, il seminoma dai tumori em-
che. La sopravvivenza a 5 anni è dell'ordine del35-50%. brionari (carcinoma embrionario; teratocarcinoma, te-
ratoma; coriocarcinoma); spesso, però, trattasi di for-
7.2. Vescica me miste.
Il cancro della vescica è abbastanza frequente, Il corretto inquadramento diagnostico richiede l'or-
soprattutto nell'uomo. Spesso è preceduto da una sto- chiectomia e un attento esame istologico su tutta la massa
ria di papillomi recidivanti (veri e propri ·carcinomi di tumorale. Per la stadiazione, oltre ai dati clinici e radiogra·
grado 1). fici, è impattante la ricerca di markers tumorali che costi-
l Radioterapia sistematica 895

l
orchicctomia inguinale radicale

stadiazione
(T C)

non seminoma

+
Stadio I Stadio ll Stadio l Stad'to Il Stadio li[

_1:: t
• .j. .j.
l
_j_ linfa. chemioterapia
linfa- adenectmnia
adcnectontia
rctrope-
retrope-
ritoneale
t i •

ritoneale
non ricaduta ricaduta residuo di

n
N-
"'.j.
_.j. .j.

_j_

tuiscono indici prognostici di notevole interesse. Lo stadio XLVI.ll ). La dose totale è di 25 Gy; 30 Gy sulle sedi
I contempla le forme limitate al testicolo; lo stadio II quel- dimostratamente interessate.
le estese ai linfonodi sottodiaframmatici; lo stadio III quel- I tumori embrionari hanno radioresponsività mol-
le estese anche ai Jinfonodi sopradiaframmatici; lo stadio IV to minore e richiedono dosi totali di almeno 50 Gy, dif-
quelle con metastasi ematogene. Il programma terapeutico ficilmente somministrabili su campi così estesi. Per
è diverso in funzione dello stadio e soprattutto del tipo isto- questo motivo la chirurgia e la chemioterapia assu-
logico. mono per essi un rnolo più importante di quel che non
abbiano nel seminoma. La prognosi è decisamente peg-
Il seminoma diffonde di norma ai linfonodi situa- giore.
ti in prossimità dell'origine delle arterie spermatiche;
da questi invade per via retrograda i linfonodi iliaci e
per via anterograda i linfonodi sopraclavear:i, con o sen- 8.2. Pene
za interessamento di quelli mediastinici; quindi si dis- Trattasi di norma di carcinomi spinocellulari con
semina per via ematogena. Ciononostante la prognosi elevata tendenza alla metastatizzazione nei linfonodi
è molto favorevole (circa il90% di sopravvivenza a 5 inguinali. La terapia d'elezione è costituita dalla irra-
anni) soprattutto per la elevata radioresponsività. II trat- diazione del pene a dosi elevate e dalla linfoadenecto-
tamento prevede l'orchiectomia e l'asportazione del mia inguinale (con eventuale complemento radiotera-
funicolo spermatico, seguite dall'irradiazione confa- pico postoperatorio). Nelle forme più avanzate trova-
toni X di alta energia delle catene lomboaortiche (fig. no indicazione associazioni radioch'irurgiche.

- J
896 Capitolo XLVI
'l······
\

Trattasi di adenocarcinomi a diverso grado di differeil"'


zia.zione originati dai lobi laterali, a crescita lenta ma pro-
gressiva. Superata la capsula fibrosa invadono le strutture
contigue (vescica, vescicole seminali) e i linfonodi illaci
esterni, ipogastrici, otturatori e presacrali; nelle fasi più
avanzate coinvolgono i linfonodi lomboaortici e danno
l

metastasi ematogene (soprattutto ossee).
La scoperta dell'antigene specifico prostatico (PSA), il
cui dosaggio nel siero consente di porre il sospetto di car-
cinoma in fase preclinica, ha rivoluzionato la storia natura-
le della neoplasia, che oggi viene diagnosticata per lo più
in fasi precoci. Livello serico del PSA, «grading>> tumora-
le (espresso con la valutazione di Gleason) e stadio clinico
consentono formulazioni prognostiche molto precise e una
Fig. XLVI.ll. Trattamento del seminoma con radioterapia esterna. In razionale programmazione terapeutica.
passato, in assenza di mctastasi linfonoda!i accertate, venivano irra- I.: inquadramento diagnostico e la stadiazione ricevono
diate solo le stazioni inguinoiliachc e lomboaortiche; in presenza di
metastasi, anche il mcdiastino e la stazione sopraclaveare sinistra; in
un contributo determinante dallo studio per immagini: eco-
presenza di mctastasi importanti, o comunque sopradiaframmatiche, grafia transrettale (biopsia ecoguidata!), radiogramma del
tutto l'addome (con opportuna schermatura dei reni). Modernamente, torace (metastasi polmonari?), scintigrafia ossea (metasta-
il trattamento è per lo più limitato alle sole catene lomboaortiche. si ossee?), TC (linfoadenopatie pelviche e lomboaortiche?
metastasi epatiche?), R.M: (sconfinamento extracapsulare?),
urografia (interessamento degli ureteri?).
8.3. Prostata
Il carcinoma della prostata ha incidenza stretta- Nei tumori limitati alla prostata senza superamen-
mente correlata all'età: 20 casi per 100.000 abitanti to della capsula fibrosa, i risultati della prostatectomia
per anno al di sotto dei 55 anni; 800 casi al di sopra e della radioterapia esterna a dosi superiori a 70 Gy si
degli 80 anni. In casistiche autoptiche la frequenza di equiValgono. Costituiscono vantaggio della chirurgia
riscontro arriva al40% al di sopra dei 70 anni, per lo il più facile controllo clinico successivo e l'assenza di
più come reperto occasionale non sintomatico e non sequele a carico del retto (le quali si manifestano con
diagnosticato in vita. una certa frequenza dopo radioterapia), vantaggio del-

PROSTATA

'"''""' """'"'"\'
PSA serico

stadiazione
(RX torace, TC,RM, \lrografia, scintigrafia ossea)

'l'
Stadio Al Stadi A2 cB Stadio C StaJio D
_t_ t t t
l
prostatcctomia
radicale trattamento locale

ormonotcrapi" o RT t
]1adiolerapia sistematica 897
'l·······
\

]a radioterapia la minore incidenza di incontinenza e necrosi centrale puramente limitato al collo uterino (sta-
urinaria e la più frequente conservazione della potenza dio I) è in effetti meno curabile di un tumore più
sessuale (60% dei casi). piccolo che abbia dato parziale invasione parametriale (sta-
In caso di lesioni di piccole dimensioni (Tl-T2) dio II).
l

con grading secondo Gleason <6 e livello serico di
In linea generale possono fissarsi le seguenti linee
PSA <l O, trattamento efficace e rapido è la brachira-
direttrici terapeutiche: le forme displasiche, i carcino-
dioterapia per infissione transperineale permanente mi in situ e i carcinomi microinvasivi vengono eletti-
di semi di o tQJPd, eseguita sotto guida ecografica vamente trattati con interventi chirurgici molto con-
e con pianificazione computerizzata. servativi (ad esempio, la conizzazione). Le forme cli-
Allorquando è superata la capsula, la radio terapia nicamente invasivc, se limitate alla cervice o estese
fornisce risultati complessivamente migliori della te- poco oltre (stadi I e IlA) possono essere trattate con
rapia chirurgica, che, se effettuata, verrà conveniente- risultati analoghi con intervento chirurgico o radiote-
mente seguita da radioterapia postoperatoria. L'asso- rapia, fra le quali la scelta dipende spesso dalle infra-
ciazione di un trattamento ormonale (blocco androge- strutture e dalle competenze professionali disponibili;
ni co diretto o indiretto ipotalamoipofisario!) è ritenu- se più estese (stadio IIB e successivi), saranno tratta-
ta importante, con l'eccezione dei casi in fase iniziale. te preferenzialmene con radioterapia.
In presenza di metastasi ossee si ricorrerà alla Gli schemi radioterapici di base prevedono un ruo-
ormonoterapia, alla radioterapia esterna s.ui si ti critici lo esclusivo (o comunque predominante) della brachi-
per la stati ca o gravemente algici, e alla radioisotopo- radioterapia endocavitaria nello stadio I, e un com-
terapia con 89 Sr o plemento di radio terapia esterna progressivamente
maggiore con l'avanzare di stadio dell'affezione: ciò
perché la progressiva invasione parametriale rende sem-
9. Apparato genitale femminile pre più probabile la diffusione ai linfonodi regionali.
Molte Scuole radioterapiche, del resto, ritengono con-
9.1. Collo uterino sigliabile invertire l'ordine dei due trattamenti, irra-
diando dapprima tutta la pelvi con radioterapia ester-
Il cancro del collo uterino è il più frequente tumo- na (sì da ridurre la massa tumorale primitiva e mobi-
re maligno dell'apparato genitale femminile. La sua lizzare le strutture eventualmente invase) e facendo se-
prognosi è discretamente favorevole soprattutto per- guire poi la brachiradioterapia endocavitaria (resa in
ché il diffondersi di efficaci metodi di screening (Pap tal modo più efficace non solo per la più facile realiz-
test) permette di diagnosticarlo in fase preclinica zabilità tecnica, ma anche per il minore volume di tes-
consentendo ai trattamenti terapeutici di esplicare la suto neoplastico presente).
massima potenzialità di effetti.
La radioterapia esterna è effettuata mediante raggi X di
Nella quasi totalità dei casi trattasi di carcinomi spino- alta energia o telecobaltotcrapia con campi di estensione
cellulari insorgenti in corrispondenza della giunzione squa- ampia (fig. XLVI.12) fino a dose totale di circa 45-50 Gy
mocolonnare; meno comunemente di adenocarcinomì ori- in 5 settimane.
ginati dalla mucosa del canale cervicale. La diffusione ha La brachiradioterapia endocavitaria, modernamente ef-
luogo per continuità verso i parametri e la vagina (assai me- fettuata con sostituti del radium (mcs, '°Co, e con tec-
no comunemente verso il corpo uterino ); per via linfatica ai niche di postcaricamento o di caricamento a distanza, è og-
Iinfonodi iliaci esterni, otturatori e iliaci interni, quindi alle getto di modalità di esecuzione variabili nei diversi Centri
catene lomboaorticl1e; raramente per via ematica. La sta- radioterapici e spesso forzatamente personalizzate alle esi-
diazione FIGO, a tutt'oggi la più usata, distingue forme li- genze della singola paziente. Si distinguono apparecchiatu-
mitate al collo uterino (stadio I), diffuse ai due terzi prassi- re a bassa o ad alta intensità di dose. Queste ultime, di in-
mali della vagina e mediali dei parametri (stadio II), a tutta troduzione più recente, utilizzano sorgenti sigillate di o
la vagina e i parametri con conseguente raggiungimento del- 192 Ir, rendono possibili sedute di irradiazione brevi (di pochi

Ia parete pelvica (stadio III), alla vescica e al retto o con me- minuti\), senza necessità di ricovero, le quali sono ripetute
tastasi a distanza (stadio IV). Il criterio «volume di tessuto alcune volte a intervalli variabili tra l e 7 giorni. I risultati
neoplastico» e «tipo macroscopico di accrescimento» è co- sono analoghi a quelli ottenibili con la tradizionale curiete-
munque sempre dominante da un punto di vista radiotera- rapia endocavitaria e con le attuali apparecchiature a
peutico: un grosso tumore con accrescimento «a barilotto» bassa intensità di dose (n 7Cs).
898 Capitolo XLV]

Fig. XLVI.12. Schemi usuali di trattamento con


B radioterapia esterna dei tumori del collo dell'u-
tero. In A il campo standard, il quale verrà este-
so verso il basso in caso di interessamento dci-
la vagina; se il trattamento segue a pregressa cu-
rieterapia cndocavitaria, verrà apposta una Scher-
matura mediana. In B il campo è esteso verso
l'alto fino alla biforcazione aortica. In C sono
irradiate anche le stazioni lomboaortiche.

Il trattamento brachiradioterapico, comunque venza corretta a 5 anni, con solo trattamento radiotera-
fettuato, richiede l'uso di appositi applicatori endovaM pico, è dell'85% per lo stadio I, 75% per lo stadio II,
ginali e endouterini. Problema molto importante, in proM 35% per lo stadio III, molto bassa per lo stadio IV.
e
posito, la preliminare valutazione dosimetrica nella
singola paziente, essendo in ogni caso la dose distri- 9.2. Corpo uterino
buita con grande eterogeneità su piccoli volumi (fig.
XLVI.lJ). Il cancro del corpo uterino è meno frequente di
quello del collo ma la sua incidenza è in costante
Utili punti di riferimento, secondo il classico metodo di aumento. Incide prevalentemente dopo la menopausa,
Manchester, sono (fig. XLVJ.14): il punto A, situato 2 cm al spesso in donne obese, diabetiche e ipertese (il che è
di sopra e 2 cm a lato dell'orifizio uterino esterno (questo fattore fortemente limitante sia dal punto di vista chi-
punto corrisponde, in condizioni standard, all'incrocio tra rurgico che radioterapico).
uretere e arteria uterina, e può essere considerato un indica-
tore di dose minima al tumore); il punto B, situato 3 cm a la- Trattasi frequentemente di adenocarcinomi (63%) o di
to del precedente, il quale corrisponde ai Jinfonodi otturato- fanne miste con componente squamosa benigna (20%) o
ri e può essere considerato un indicatore di dose ai linfono- maligna (15%), più raramente di sarcomi (2-5%). I carcino-
di regionali. In particolare considerazione viene tenuta la do- mi endometriali rimangono a lungo limitati al corpo uteri-
se alla vescica e al retto, che costituiscono le strutture con- no; più tardivamente diffondono per via transmurale e verso
tigue maggiormente passibili di danno da radiazione. il collo fino ad assumere comportamento simile a quello dei
tumori della cervice. La stadiazione FIGO distingue forme
Come sopra detto, la prognosi del carcinoma del limitate al corpo (stadio I), diffuse al collo (stadio II), alla
collo Uterino è relativamente favorevole: la sopravvi- pelvi (stadio Ili), oltre la pelvi (stadio IV).

Fig. XLVI.IJ. delle curve di isodose in brachiradiotera-


pia endocavitaria. Si osservi la rapida caduta della dose (in figura Fig. XLVI.l4. Punto A e punto B secondo la classica fonnulazione

l
espressa in cG)'/giorno) già a brevi distanze dall'asse uterino. del metodo di Manchester.

1..

"T" ....... •························································


Radioterapia sistematica 899

COLLO UTERJNO
albero decisionale
.j.
PAP test

.j.
colposcopia
c biopsia

ca. invasivo
displasia
ca. in situ .j.

Stadio I altri stadi


.j. .j.
v3lur3zione N
lornboaortic"•
l

normali so spelli
.j.

negativo

RT

c/o chirurgia

Negli stadi I e II la terapia d'elezione è l'inter- postoperato1ia, eventualmente associata a brachira-


vento chirurgico (isterectomia subtotale o totale con dioterapia della cupola vaginale. Quando la malattia
annessiectomia), anche se una radioterapia ben con- ha raggiunto lo stadio IV, la radioterapia diviene trat-
dotta (brachiradioterapia endocavitaria e radioterapia tamento d'elezione e ad essa saranno opportunamen-
esterna) può dare risultati comparabili a quelli del te associate la chemioterapia o l' ormonoterapia pro-
trattamento chirurgico. Poiché nella grande maggio- gestinica. La sopravvivenza a 5 anni diminuisce pro-
ranza dei casi (75%) la malattia è diagnosticata in gressivamente dal 90%, al 60%, al 25%, al 5% dallo
questi stadi, è importante individuare i fattori progno- stadio I allo stadio IV
stici sfavorevoli all'interno di essi al fine di graduare
l'intervento terapeutico alle reali esigenze della sin- 9.3. Ovaio
gola p"aziente («sovratrattare» è forse il minor male,
ma comporta sempre costi sociali e perso-nali non del Il cancro dell'ovaio costituisce circa il 15% dei
tutto trascurabili): fattori di tal fatta possono essere tumori dell'apparato genitale femminile. Ha grande
considerati le dimensioni della cavità uterina, la importanza per l'elevata mortalità che lo accompagna,
profondità di invasione della parete, il «grading», la conseguenza soprattutto della difficoltà di individuar-
presenza comunque documentata di metastasi linfo- lo in fase precoce e della scarsa efficacia dei provve-
nodali. In presenza di fattori prognostici sfavorevoli o dimenti terapeutici.
se lo stadio della malattia è più avanzato (stadio III),

l si fa·ricorso a trattamenti più complessi: radioterapia Trattasi per lo più di tumori originanti dall'epitelio di

l.
900 Capitolo XLV!

CORPO UTERINO
Quando la neoplasia non è strettamente limitata al-
albero decisionale l' ovaio le recidive endoaddominali e le metastasi sono
t molto frequenti. La radioterapia estesa all'intera ca-
vità addominale dal! e cupole diaframmatiche al pavi-


(mCirùl111gia pOSllllCnOpJUSale)

mento pelvi co, comune in passato, è attualmente qua-


esame di cavitio si del tutto abbandonata per la difficoltà di sommini-
strare dosi efficaci senza produrre danni gravi ai visceri
compresi nel volume irradiato (intestino, reni, fegato).
Maggiore efficacia è, del resto, ottenibile con oppor-


Sta<ho 1 o più
tune associazioni polichemioterapiche. La sopravvi-
venza a 5 anni è 80-90% per lo stadio I, 30-60% per Io
stadio II, 25% per lo stadio III (il più frequente), pres-
soché nulla per lo stadio IV: Prognosi alquanto più fa-
RT preopcrmoria l vorevole ha il disgerminoma ovarico, assai simile co-
l '"
brachiradiotcrapia me storia naturale al seminoma maschile: in esso, do-
po ovariectomia, si procede di norma a radio terapia
esterna diretta sulle catene linfonodali iliache, lom-
laparoisterectomia con annessicctomia l boaortiche e spesso mediastiniche e sopraclaveari.
l e linfoadcnceeomia

9.4. Vagina
Stadio maggiore Il cancro primitivo della vagina è tra i tumori più
t rari dell'apparato genitale femminile (la vagina è in-
vece i)lvasa con una certa frequenza secondariamente
basso rischio
(Gl,
superficiale)
alto rischio
(G3, infiltrazione
profonda)
l Progcstcrone \
e/o chemioterapia l da tumori del collo utcrino e della vulva).

_l_ t Nella quasi totalità dei casi trattasi di carcinomi spino-


cellulari tendenti a diffondere per contiguità verso le pareti
e i visceri pelvici, e per via linfatica ai linfonodi ipogastrici
e iliaci esterni (le localizzazioni più distali metastatizzano,
rivestimento (impropriamente detto «germinativo»), spesso però, ai linfonodi inguinali).
cistici, distinguibili in forme sierosc,·mucinose, endome-
triali e mesonefroidi, a grado di malignità ampiamente Terapia elettiva è la brachiradioterapia endocavi-
variabile; piò. rari (10-15%) sono i tumori di origine con- taria con tecnica simile a quella dei tumori del collo
nettivale o germinale. La diffusione ha luogo fondamental- uterino per le localizzazioni più prossimali, la brachi-
mente per via peritoneale con insemenzamento precoce del- radioterapia interstiziale con 192 lr per le localizzazioni
l'omento, della sierosa, dci visceri addominali, della cupo" più distali. Nei casi a maggiore diffusione pelvica può
la diaframmatica; frequente è anche la metastatizzazione
per via linfatica ai linfonodi lomboaortici prima e mediasti" essere utile un complemento con radioterapìa esterna.
nici poi. La stadiazione FIGO distingue forme limitate alle Cifca un terzo delle pazienti va incontro a guarigione
ovaie (stadio I), diffuse alla pelvi (stadio II), con invasione a lungo termine.
peritoneale (stadio III), con metastasi a distanza (stadio
IV); suddivisioni nel contesto dei singoli stadi tengono 9.5.Vulva
conto della presenza o meno di ascite, della eventuale rot"
tura capsulare, degli organi invasi (utero, tube, altri). Il cancro della vulva insorge tipicamente nella
donna anziana in genere su terreno distrofico. Nella
La terapia d'elezione è !'intervento chirurgico, so- quasi totalità dei casi trattasi di carcinomi spinocellu-
prattutto nello stadio I (in considerazione della raPida lari facilmente diffondenti ai linfonodi inguinali (40%
progressione del carcinoma ovarico, questo è però spes- dei casi).
so limitato all'asportazione parziale della massa tu- Terapia elettiva è !'intervento chirurgico (vulvec-
morale e ad un vero e proprio completamento dell'e- tomia allargata con svuotamcnto inguinale bilaterale).
splorazione diagnostica). La radioterapia preoperatoria può rendere più facil-
Radio/empia sistematica 901

mente operabili i tumori localmente più avanzati. La favorevolmente accessibili alla exeresi chirurgica, per
radioterapia postoperatoria riduce la frequenza delle la sua bumia radioresponsività. Si somministrano dosi
recidive perimetrali e inguinali (ma aumenta il rischio di 45"50 Gy con frazionamenti piuttosto prolungati.
di linfedema secondario degli arti inferiori). La La radioterapia trova indicazione anche nel granulo-
terapia sola trova scarse indicazioni per la bassa ma eosinofilo e nelle forme localizzate della malattia
ranza locale. La sopravvivenza a 5 anni è di circa il di Hand-Schiiller-Christian, nelle quali è possibile
50%. raggiungere successi radicali con dosi molto basse
(circa IO Gy).

10. Osso e parti molli parostali I..: osso è spesso inevitabilmente compreso nel volume ir-
radiato in trattamenti radioterapici di tumori profondi: se es"
so riceve dosi abnormi possono prodursi conseguenze non
10.1. Tumori ossei trascurabili. Nell'osso in accrescimento dosi superiori a 15"
20 Gy inducono danni alla cartilagine di accrescimento, con
Il tumore osseo di maggiore interesse conseguente ritardo o arresto distrettuale della crescita. Nel"
co è il sarcoma di Ewing) il quale incide soprattutto l'osso adulto dosi più elevate ledono gli osteoblasti e gli
nell'adolescenza, metastatizza precocemente nello osteoclasti inducendo alterazioni del rimaneggiamento os"
letro e nel polmone, con minore frequenza nei sco) accentuate dal risentimento del periostìo e dei vasi: la
nodi regionali. È assai responsivo alla terapia, che nel conseguenza ultima può essere la necrosi ossea. Questa com"
passato è stata impiegata in alternativa alla plicazione, assai temuta in passato, è oggi meno probabile
ne chirurgica a dosi di Gy: la frequenza di data la disponibilità di radiazioni di alta energia con le
dive locali è molto bassa, ma la sopravvivenza a 5 li vien meno l'assorbimento selettivo di energia radiante da
parte dei tessuti a elevato -Z. I: osso irradiato e il midollo
ni non supera ill5% a causa della presenza di
ematopoietico in esso contenuto possono essere punto di par"
stasi subcliniche. Il protocollo attualmente più tenza di tumori radioindotti (osteosarcomi, leucemie).
zato prevede l'uso combinato dell'exeresi chirurgica
(allorquando non comporta mutilazioni o deficit
zionali significativi, come ad esempio nel perone), del-
10.2. Sarcomi dei tessuti molli
la radioterapia (ampiamente estesa al di là della lesio- Sono tumori piuttosto rari e scarsamente
ne visibile fino a dose totale di 40 Gy e con sovraim- sponsivi. Nei jìbrosarcomi e nei sarcomi sinoviali, i
pressione di questa per altri l OGy) e della poliche- quali hanno elevata invasività locale e metastatizzano
mioterapia aggressiva precoce per il controllo delle in circa il20% dei casi, la terapia d'elezione è
tastasi subcliniche. Con questo schema di terapia (che gica; la radioterapia postoperatoria (40"50 Gy) mira a
costituisce uno dei più importanti progressi ridurre l'incidenza delle recidive, che è comunque
nati dall'approccio terapeutico integrato), la variabile tra il 45% e il 75% dei casi. Illiposarcoma
venza a 5 anni supera il40%. è ancora meno responsivo dei precedenti. Problemi
L' osteosarcoma, il più frequente e maligno dei del tutto peculiari presenta il rabdomios,arcoma.
mori ossei, interessa tipicamente le ossa lunghe degli
arti, metastatizza precocemente per via ematica. La ra" Ne sono note tre varianti istologiche: embrioliaria (che
dioterapia è di per sé poco efficace, per la scarsa interessa l'età infantile con localizzazioni soprattutto nel-
l'orbita e nella regione genitourinaria); alveolare (che
dioresponsività, sia in senso radicale che palliativo. I ressa l'adolescente con localizzazioni soprattutto negli
migliori risultati si ottengono con l'associazione ti);pleomorfa (che interessa l'adulto con localizzazione
l'intervento chirurgico (spesso molto mutilante) alla valente negli arti). La metastatizzazione è precoce e
chemioterapia precauzionale con methotrexate a dosi taria, con predilezione per le ossa e i tessuti epischeletrici.
elevate. Un'alternativa, ma di efficacia sicuramente
nore, è l'irradiazione con fotoni X di alta energia a L'approccio terapeutico (efficace soprattutto nelle
si superiori a 60 Gy. La sopravvivenza a 5 anni è di forme embrionarie) è del tutto simile a quello del sar-
ca ill5%. Il fibrosarcoma e il condrosarcoma, coma di Ewing: le conseguenze tardive, talora anche
ti in maniera analoga, hanno prognosi lievemente più gravi, sono ben tollerabili di fronte al concreto traguardo
favorevole. della guarigione, che è più probabile nelle
Il tumore a cellule giganti nella variante aggres" zioni cervicocefaliche (e in particolare orbitarie) a
siva può essere irradiato con successo, nelle sedi non sa del minore volume tessuta\ e da irradiare.
902 Capitolo XLVI

11. Malattie emolinfoproliferative mento alcuno. La radioterapia va in linea generale con-


siderata come un utile trattamento palliativo per ridur-
Comprendono le leucemie e la vasta categoria dei re le dimensioni della milza o di masse linfonodali ne-
!infami maligni, malattie a diffusione sistemi ca, molto gli stadi più avanzati della malattia; in alcuni Centri ra-
diverse tra di loro da un punto di vista clinico e pro- dioterapici, tuttavia, è impiegata con finalità più ambi-
gnostico, aventi in comune l'origine da linee cellulari ziose l'irradiazione corporea totale nel trattamento del-
proprie del midollo emopoietico o del tessuto linfati- la leucemia linfatica cronica.
co, frequentemente dotate di elevata radioresponsività. Nei diversi tipi di leucemia la radioterapia assume
La radioterapia ha ruolo importante anche se moder- ruoli importanti in associazione al trapianto di midollo
namente alquanto ridimensionato in alcune di esse dal- emopoietico: il paziente è sottoposto a un intenso trat-
l'affermarsi di validi schemi di chemioterapia. tamento chemioterapico e radioterapico con irradiazio-
ne corporea totale a dose di 8-1 OGy in seduta unica (0
suddivisa in 3 o più frazioni con ritmo quotidiano) o
11.1. Leucemie
che con dose totale maggiore somministrata in forma
Sono caratterizzate dalla proliferazione neoplasti- più frazionata; lo spopolamento midollare indotto è com-
ca di linee cellulari del tessuto emopoietico, talora pensato dall'infusione di sospensioni di cellule midol-
bene identificabili, talaltra del tutto indifferenziate. La lari istocompatibili prelevate da un donatore.
loro frequenza, raddoppiatasi negli ultimi 25 anni, è
ancora in aumento. L'esposizione alle radiazioni ioniz- Policitemie. In queste affezioni a carattere iperpla-
zanti, come già detto, è uno dei fattori causali sicura- stico coinvolgenti tutte le componenti cellulari midolla-
mente individuati. Si distinguono leucemie acute e ri buoni risultati sono possibili con il PJl.
croniche, entrambe comprendenti varianti linfatiche e
mieloidi. 11.2. Linfomi maligni
Malattia di Hodgkin. Colpisce circa 30 individui
Leucemie acute. La leucemia linfatica acuta è la per milione per anno, con incidenza massima ncl3° de-
forma neoplastica più frequente in età pediatri ca (con cennio. Un radicale cambiamento prognostico è stato
mortalità di circa 40 casi per milione di individui per an- determinato negli ultimi decenni dall'evolvere delle
no).ll trattamento elettivo è la poli chemioterapia, ma, possibilità terapeutiche.
una volta ottenuta la scomparsa delle cellule leucemi-
che dal sangue periferico e dal midollo, trova indica- È caratterizzata da insorgenza unicentrica e progressio-
zione la radioterapia su tutto il nevrasse (raggi X di al- ne relativamente ordinata lungo le vie linfatiche principali:
ta energia; dosi totali di 18-24 Gy in 2-3 settimane) al- ciò consente per lo più di prevedere le successive tappe evo-
lo scopo di impedire la comparsa di manifestazioni leu- lutive e pertanto di programmare opportunamente la terapia.
cosiche meningee che sono la principale causa di rica- Diviene sistemica, a seguito dell'invasione dei visceri, solo
tardivamente.
duta. Con questo approccio terapeutico la pro gnosi è Si descrivono 4 varianti istopatologiche, tutte contenen-
molto migliorata rispetto al passato: la sopravvivenza a ti l'elemento fondamentale costituito dalla cellula di Stern-
5 anni è superiore al60%. Il trattamento, peraltro, al- berg, probabilmente espressione di diversi rapporti tra ma-
lm·quando realizzato nel bambino, tende a indurre se- lattia e ospite, associate ad andamenti clinici progressiva-
quele tardive (deficit di accrescimento e intellettivi); può mente più aggressivi: predominanza linfocitaria; sclerosi
invece essere realizzato con relativa tranquillità nel gio- nodulare: cel!ularità mista; deplezione linfocitaria. L'accu-
vane adulto. Nelle leucemie mieloidi acute e nelle leu- rato etichettamento istopatologìco su di un linfonodo super-
cemie indifferenziate acute il trattamento è pressoché ficiale o su una lesione profonda assume di conseguenza
esclusivamente chemioterapico (è venuto meno l'uso, grande importanza.
La stadiazione, per la quale si utilizza la classificazione
molto diffuso in passato, della radioisotopoterapia con di Ann Arbor (per i cui dettagli si rimanda alla pubblicazio-
31
P somministrato per oso per via endovenosa, mari- ne della UICC), richiede un complesso iter clinico, radiolo-
sultati promettenti sono offerti dalla radioisotopotera- gico, laboratoristico e chirurgico. Tappe obbligate possono
pia immunologica con anticorpi anti-cellule staminali). considerarsi: la radiografia toracica (con eventuale comple-
mento tomografico), la TC, la biopsia midollare, la valuta-
Leucemie croniche. Hanno decorso lento, control- zione della reattività immunologica. La presenza di febbre,
labile a lungo con blanda chemioterapia o senza tratta- sudorazioni notturne profuse, calo ponderale, è considerata
Radioterapia sistemarica 903

segno indiretto di aggressività della malattia e di probabile con basse dosi a scopo precauzionale.
estensione oltre il sistema linfatico.
La sopravvivenza globàle a 5 anni è attualmente di
In passato, metodica terapeutica fondamentale oltre il 60%. Negli stadi più precoci, trattati con sola
le forme d'esordio era la radio terapia estesa ad ampi radio terapia, supera il 90%; nel3° stadio (nel quale la
volumi corporei con lo scopo di comprendere in malattia ha localizzazioni sia al di sopra sia al di sotto
sti, precauzionalmente, eventuali estensioni del diaframma ma è limitata al sistema linfatico)
che della malattia. Nei casi meno avanzati si so raggiunge il 70%. Una malattia che colpisce
no, in tal modo, percentuali di guarigione di oltre il getti giovani e consente percentuali così elevate di
70%. il trattamento precauzionale è cessi terapeutici deve essere trattata solo in quei Cen-
seguito mediante chemioterapia; la radioterapia a tri presso i quali sia possibile ogni scelta terapeutica.
si moderate (30-40 Gy; fotoni X di 4-10 MV) è limita- Ciò non solo per ottenere i risultati migliori, ma anche
ta alle sedi clinicamente interessate dalla malattia. Il per minimizzare il rischio di sequele tardive. Fra que-
trattamento radioterapico delle forme più avanzate ste ultime è importante considerare la sterilità
tempia, invece, come in passato, l'irradiazione di guente all'irradiazione di sedi assai vicine alle gonadi:
pi volumi corporei con campi di forma irregolare e con opportuni artifici, quali ad esempio lo spostamen-
sonalizzata (fig. XLVI.l5). to chirurgico delle ovaie e schermature mirate, è talo-
ra possibile prevenire questa sequela. Importante è l'au-
Ne Il' area supradiaframmatica i campi hanno forma «a mentato rischio per il paziente curato di andare
mantello)) e comprendono le stazioni linfonodali latero-
cervicali, sopra- e sottoclaveari, ascellari e mediastiniche; tro ali' insorgenza di un secondo tumore. C
in particolari circostanze si irradia separatamente l'anello ne che questo evento è più frequente in caso di
di Waldeyer, o si estende il campo fino a comprendervi cìazione tra radioterapia e farmaci alchilanti ha
parte del parenchima polmonare. Nell'area sottodiafram- to non solo all'utilizzazione di chemioterapici di altra
matica i campi hanno forma <<a Y rovesciata)) e compren- natura, ma anche, laddove possibile, alla limitazione
dono le stazioni linfonodali paraaortiche, iliache, inguina- delle associazioni radiochemioterapiche.
li, oltre a quelle celiache e alla milza quando presente.
L'insieme «campo a mantello e a Y rovesciata)) consente di Linfomi <mon-Hodgkin». Con questa «non
realizzare una vera e propria «irradiazione linfonodale zione» si raggruppano tutte quelle forme neoplastiche
totale». Esistono, infine, alcune varianti tecniche «a strato del sistema linfatìco (con caratteristiche
sottile» che consentono di irradiare il polmone e il fegato
che.e prognostiche molto diversificate) che non
sentano la storia evolutiva tipica della malattia di
Hodgkin, in particolare non hanno l'importante
teristica di una diffusione ordinata e quindi
le. In esse, nelle situazioni cliniche non strettamente
calizzate la radioterapia non consente quasi mai di
tenere risultati paragonabili a quelli della m. di Hodgkin,
neppure con l'accorgimento di estendere il volume ir-
radiato a tutto il sistema linfatico (quindi: irradiazione
totale linfonodale «a mantello» e «a Y rovesciata>! as-
sociata a irradiazione dell'addome e dei linfonodi me-
senterici): la radioterapia non ha quindi un ruolo do-
minante, ma piuttosto di supporto locale alla chemio-
terapia. Nelle situazioni cliniche strettamente
zate a una o al massimo a due stazioni linfonodali
ig. XLVLlS. Rappresentazione schematica della tecnica di «irradia, tigue, viceversa, la radioterapia locoregionale può
zio ne linfonodale totale)). In A tecnica a due campi: uno prossimale@ sentire un controllo definitivo: queste forme sono
mantellm) e uno distale "a Y rovesciata)) (la milza si presume aspor- quenti soprattutto nel distretto cervicocefalico ove
tata e conseguentemente è irradiato solo l'ilo splenico). In B tecnica a
tre campi: uno prossimale «a mantello)), uno a <m) inglobante le cate-
sono avere comportamento simile a quello dei
ne paraaortiche e la milza, e uno distale <m V rovesciata)) per le sta- nomi, a differenza dei quali, però, rispondono a dosi
zioni pelviche. nettamente più basse Gy). Considerazioni
904 Capitolo XLVi

leghe valgono anche per i !in forni originati dal tessuto come quelli ossei, sono con ogni evidenza radioindotti. Il
linfatico proprio del tubo digerente c per il plasmoci- timore di queste complicanze non deve però indurre a
toma solitario. Risultati promettenti sono offerti dalla dimenticare che solo un soggetto guarito da un tumore può
radioisotopoterapia immunologica con anticorpi anti- ad esse andare incontro, e che nella cura del cancro la peg-
giore di tutte le complicazioni possibili è evidentemente ]a
cellule linfomatose. Le scelte terapeutiche sono co-
morte di cancro per una cura insufficiente.
munque molto articolate e complesse, ed è opportuno
siano effettuate in forma multi disciplinare. La maggior parte delle neoplasie infantili mostra
una buona responsività alla radioterapia e alla che-
Nei !infami in fase generalizzata, la chemioterapia ha
quale alternativa terapcutica l'irradiazione corporea totale mioterapia. Questo fatto è molto importante perché
con raggi X di alta energia a dosi singole di 0,10-0,15 Gy trattasi di forme neoplastiche a elevato potenziale
ripetute 2-3 volte alla settimana fino a dosi totali di 1,50 metastatizzante. In effetti l 'opportuna combinazione
Gy (ed eventuale ripetizione del ciclo dopo intervallo di della radioterapia, della terapia chirurgica e della che-
tempo sufficiente a consentire il recupero della tromboci- mioterapia ha migliorato in maniera significativa la
topenia radioindotta). I risultati dell'irradiazione corporea prognosi delle neoplasie infantili, anche in
totale sono sovrapponibili a quelli della chemioterapia, ma to alla diminuzione delle sequele tardive.
gli effetti tossici secondari sono decisamente inferiori. Non Qualche cenno a sé merita ilneurohlastoma per la
è a tutt'oggi chiaro il motivo per il quale un !infama che storia naturale peculiare.
richiede dosi di 30 Gy per essere validamente «curato>>
quando irradiato localmente, offra una risposta equivalente Esso origina dalle cellule midollari surrenalichc o gan-
a dosi 20 volte più basse somministrate su tutto il corpo. La gliari simpatiche c può manifestarsi in una qualunque delle
spiegazione più probabile è la promozione dell'apoptosi sedi corrispondenti. La forma differenziata, il ganglioneu-
dimostrata con particolare evidenza nei linfomi a bassa roma, colpisce i soggetti più grandi, ha accrescimento
malignità (v. paragrafo XLIIJ). sivo che ne rende possibile l'asportazione chirurgica, non dà
metastasi, è poco radioresponsiva. La forma indiffcrenzia-
ta, il neuroblastoma propriamente detto, è viceversa alta-
12. La radioterapia in oncologia pedia- mente maligna, ha accrescimento infiltrante che ne rende
trica quasi sempre impossibile l'asportazione chirurgica, invade
precocemente il midollo emopoietico, è metastatizzante. Le
complicanze neurologiche sono spesso la conseguenza del-
Le forme neoplastiche più frequenti in età pedia- l'invasione, attraverso i forami di coniugazione, dello spa-
trica, dopo la leucemia linfatica acuta, sono: i tuniori zio endorachideo. È molto discussa la possibilità che un neu-
dell'encefalo (21 %), il neuroblastoma (15%), il tumo- roblastoma si differenzi in un ganglioneuroma con il conse-
re di Wilms (15%), i linfomi (12%), i tumori delle guente miglioramento della prognosi.
parti molli parostali (5%). La velocità di accreSci-
mento in genere elevata e il preconcetto erroneo che i La terapia del neuroblastoma è di norma combi-
tumori siano assolutamente eccezionali nel bambino, nata radiochemiochirurgica. In essa la radioterapia
sono causa di ritardo abituale diagnostico, con la con- trova indicazioni a scopo palliativo, a dosi di 15-30
seguenza di scarse possibilità di trattamenti radiotera- Gy, per ridurre le dimensioni di un tumore primitivo
pici radicali su piccoli volumi. voluminoso o per eliminare metastasi inducenti sinto-
matologia. Il tropismo della guanidina per i tumori
Alcuni problemi radioterapici specifici dell'età pedia- producenti catecolamine, come il neuroblastoma e il
trica meritano di essere qui ricordati. Innanzitutto il fatto feocromocitoma, suggerisce, per essi, il ricorso alla
che la particolare radiosensibilità dei tessuti in accresci- radioterapia metabolica: risultati di un certo interesse
mento limita fOrtemente le dosi totali somminislrabili e i offre, in effetti, la radioisotopoterapia con meta.1 31 l-
volumi irradiabili: in assenza di opportuni accorgimenti se benzilguanidina. La sopravvivenza a 5 anni è comun-
ne avranno conseguenze a lungo termine quali l'arresto o il que assai bassa.
ritardo dell'accrescimento per il danno indotto sulle carti-
lagini metafisoepifisarie, gravi deformità muscoloschele-
triche' per fibrosi connettivale, e altre. La lunga attesa di
vita di un bambino curato con successo con radioterapia 13. La radioterapia palliativa
consente di osservare, con frequenza ben maggiore rispet-
to all'adulto, la comparsa di nuovi tumori, alcuni dei qual!, Nei precedenti paragrafi è stato fatto riferimento,
Radioterapia sistematica 905

di quando in quando, a specifiche indicazioni della ra- Tipici schemi di trattamento radioterapico transcutaneo
dio terapia palliativa o sintomatica. Verranno qui ri- sono: l sola frazione di dose di IO Gy; 2-3 frazioni di dose
considerati i criteri generali metodo logici e tecnici di di 5-8 Gy ciascuna; l Ofrazioni di dose di 3 Gy ciascuna; fra-
questo tipo di trattamento e alcune utilizzazioni pecu- zionamenti convenzionali fmo a dose totale di 40-50 Gy. In
genere si tende a frazionare maggiormente e ad erogare do-
liari. si totali maggiori quando l'attesa di vita residua è più lunga
Il trattamento radioterapico palliativo non ha lo sco- o quando l'unicità della localizzazione metastatica rende ipo-
po di eradicare il tumore, bensì quello più limitato, ma tizzabile la radicalità del trattamento.
spesso di grande importanza per il paziente, di elimi-
nare o ridurre sintomi non tollerabili indotti dal tumo- I risultati più significativi si ottengono nei tumori
re o dalle sue metastasi. Entra dunque in gioco allor- della mammella e nei linfomi. In caso di interessamento
quando la malattia è in fase di dichiarata inguaribilità. osseo più diffuso sorge indicazione alla radioisotote-
In questo caso non ha più importanza l' ottimizzazione
e
rapia 9Sr per le lesioni di origine prostatica, 1s3Sm C
18
?Re per le lesioni di origine polmonare, mammaria,
del piano terapeutico, sia perché le dosi da erogare non
colorettale).
sono mai elevate, sia perché sequele gravi non hanno
in genere il tempo di manifestarsi data la breve attesa
Le metastasi polmonari non sono trattate frequen-
di vita residua del paziente. Importa, invece, ottenere
temente con radioterapia. Esistono, tuttavia,
rapidamente l'effetto perseguito, sì da occupare con il
ze interessanti di brachiradioterapia interstiziale in ca-
trattamento il minor tempo possibile della vita residua si di localizzazioni uniche o limitate non resecabili in
del paziente. I criteri metodologicotecnici generali di forma radicale. Inoltre, la radioterapia esterna su tutto
questo tipo di trattamento possono, quindi, così defi- il torace con 2 grandi campi contrapposti, frazioni sin-
nirsi: tecnica di irradiazione semplice con uno o pochi gole di 1,5 Gy, dose totale di 20-25 Gy in 3-4 settima-
campi alquanto sovradimensionati; poche frazioni di ne, è abbastanza tollerata, non comporta complicazio-
dose in breve tempo; dose totale il più possibile limi- ni significative e fornisce risultati importanti in alcu-
tata. ne forme particolarmente radioresponsive (sarcoma di
Ewing, tumore di Wilms, tumori testico lari).
Le metastasi ossee costituiscono molto spesso in-
dicazione alla radioterapia palliativa, alla quale si chie- Delle metastasi epatiche e cerebrali si è già par-
de l'eliminazione del dolore, la prevenzione di frattu- lato nei paragrafi XLVI.2 e XLVI.6.5.
re patologiche, il ripristino funzionale (posturanon
bligata, tolleranza del carico, deambulazione), even- Un possibile approccio tecnico alla irradiazione
tualmente anche il ripristino anatomico (alla riduzione contemporanea di metastasi multiple è costituito dalla
della massa tumorale si accompagna talvolta, in tempi «irradiazione emicorporea>>, con la quale si espone a
di qualche settimana o mese, la ricostruzione di osso unica dose di 6-1 OGy la metà corporea sopra o sotto-
pressoché normale- fig. XLVI.16). diaframmatica, o entrambe.

Fig. XLVI.16. Mctastasi osteolitica della scapola destra da adenocarcinoma mammario in paziente di 52 anni. Prima dell'irradiazione (a sini-
stra), la TC evidenzia la pressoché completa distruzione delle strutture ossee primarie: il valore densitomctrico nell'area indicata dal cerchio è
+36 UH, equivalente quindi a quello dei tessuti paren-chimatosi. AI termine del trattamento (tclccobaltoterapia palliativa; 30 Gy in 2 settimane),
l'indagine di contmllo (in centro) mostra una iniziale ricostruzione delle stru!!ure ossee con valore di +130 UH. A 60 giorni di
distanza (a destra), la ricostruzione è pressoché completa con valore di attenuazione di +373 UH, equivalente a quello del! 'osso normale.

i
CAPITOLO XLVII

E'
POSSIBILE MIGLIORARE
L'EFFICACIA DELLA RADIOTERAPIA?

Questo quesito merita fin dall'inizio una risposta frazionamento standard e delle sue alternative di mag-
affermativa, a prova della quale è l'appassionato lavo- giore interesse radiobiologico è stata affrontata sinteti-
ro di ricerca in atto nelle istituzioni radiobiologiche e camente nel paragrafo XLIII.4, al quale si rimanda.
radioterapiche più qualificate. Il termine «efficacia»
L'esperienza clinica permette di affermare che:
è da intendere rigorosamente in senso topico in riferi-
i trattamenti «a ciclo spezzato» peggiorano i risul-
mento al volume oggetto di trattamento, ed è questo il
tati, perché ripopolamento delle mucose sensibili
limite fondamentale della radioterapia di fronte a una
e del tessuto tumorale vanno di pari passo, crean-
malattia che spesso e volentieri assume caratteri siste-
do le premesse per la recidiva;
mici. i trattamenti ipofrazionati peggiorano i risultati,
Faremo qui riferimento: ai frazionamenti alterna- perché comportano dosi totali più basse e quindi ri-
tivi; ai fasci di particelle pesanti; ai radiosensibiliz- duzione della probabilità di controllo della malat-
zanti delle cellule ipossiche; ai radioprotettori dei tes-
tia (sono invece utili e rapidamente efficaci a fini
suti sani; all'ipertermia; alle sostanze fotodinamiche;
palliativi);
agli anticorpi marcati e alle molecole capaci di legar-
iperfrazionamento efrazionamento accelerato pro-
si a recettori tumorali.
ducono, invece, risultati spesso migliorativi rispet-
to al frazionamento standard: il primo è più indi-
cato per tumori con bassa radiosensibilità cellula-
l. Frazionamenti alternativi re, il secondo per tumori con proliferazione cellu-
lare rapida e abbondante.
La ricerca di più efficienti schemi di frazionamen-
to della dose di radiazione poggia sulla constatazione Nessuna «formula magica» può sostituire la veri-
dell'esistenza di differenze sistematiche di comporta- fica clinica di ogni innovazione radioterapeutica: ciò
mento tra i tessuti a rapido rinnovamento cellulare (tu- giustifica l'entusiasmo e il fervore persistenti nella
mori e epiteli mucosi responsabili della tolleranza acu- ricerca clinica in materia di frazionamento.
ta) e i tessuti responsabili del danno tardivo. I primi so-
no poco sensibili all'entità della singola frazione di do-
se e viceversa più sensibili al tempo totale di trattamento 2. Fasci di particelle pesanti
(che determina il numero di cicli cellulari compiuti e
quindi il ripopolamento tessutale); i secondi sono po- Secondo quanto visto nel paragrafo XLII.2, pre-
co sensibili al tempo totale di trattamento e viceversa sentano interesse radiobiologico particolare i fasci di
molto sensibili all'entità della singola frazione di do- neutroni, protoni e ioni leggeri.
se. Queste differenze di comportamento sono bene di- npotenziamento degli effetti dei neutroni in pre-
mostrate dalle curve di sopravvivenza cellulare: in un senza di 0 2 ( «Oxygen Enhancement Ratio») è di circa
trattamento frazionato la curva dei tessuti responsabi- il 60% a fronte del300% dei raggi X e della radiazio-
li del danno tardivo tende a appiattirsi di più man ma- ne "'{: conseguentemente i neutroni sono relativamente
no che si riduce l'entità della singola frazione di dose. più efficaci sulle cellule tumorali ipo- o anossiche. Il
Da ciò discende che entità della dose per frazione loro effetto, inoltre, è poco variabile nelle diyerse fasi
e durata totale del trattamento sono elementi critici nel del ciclo cellulare e minore è la riparazione del danno
determinare risultati e complicazioni. La tematica del subletale. L'EBR dei neutroni nei tessuti tumorali è tan-
908 Capitolo XLVII

to maggiore quanto più lungo è il tempo di raddoppio 4. Radioprotettori dei tessuti sani
volumetrico: essi sono quindi particolarmente adatti al
trattamento di tumori a lenta crescita quali quelli del- Sono per lo più costituiti da sostanze sulfidriliche
le ghiandole salivari e della prostata. Con i fasci di pro- le:quali agiscono catturando radicali liberi ossidanti.
toni è possibile somministrare dosi di radiazione ele-
vate a focolai profondi con rapida caduta (e conseguente Nella sperimentazione animale (ma non ancora ne il
riSparmio tessutale!) al di sopra e al di sotto di questi. so clinico) ha suscitato un certo interesse il il qua-
Da questo punto di vista il loro uso è particolarmente le,· iniettato subito prima dell'irradiazione, arricchisce di
vantaggioso nel trattamento del melanoma della co- gruppi sulfid1ilLci i tessuti normali in maniera significativa-
roide. I fasci di ioni leggeri assommano in parte i van- mente superiore a quelli neoplastici.
taggi dei neutroni (scarsa sensibilità all'effetto ossige-
no) e dei protoni (distribuzione della dose profonda).
Sono stati utilizzati sperimentalmente con successo 5. Ipertermia
ni carbonio, neon, silicio e argon.
Vuso delle particelle pesanti è ostacolato, nella Ha interessanti riscontri empirici nella storia della
pratica clinica, dalle dimensioni e dai costi delle medicina, ma solo del tutto recentemente si è
apparecchiature. pata in campo oncologico sulla base di un razionale
biologico solido e di importanti risultati clinici. La sua
associazione con la radioterapia è suggestiva, perchC il
3. Radiosensibilizzanti delle cellule ipos- calore è capace di uccidere cellule ipossiche, in
sicbe za nutrizionale, con basso pH, nella fase S del ciclo
liferativo, ovviando così ad alcuni limiti delle
Presentano un certo interesse: zioni ionizzanti.
- il misonidazolo, il quale, somministrato prima di Le curve di sopravvivenza al calore hanno forma
ciascuna frazione di dose, produce un aumento di le a quelle ottenute con i raggi X (fig. XLVII. l). L'energia
efficacia del trattamento radioterapico di 1,8 volte; necessaria per l'inattivazione cellulare è, però, diversa al di
una certa neurotossicità ne limita, però, la dose sopra c al di sotto del valore critico di 42,5°C. Al di sopra,
sima utilizzabile; il tempo di esposizione necessario per produrre un certo
- l'etanidazolo, tollerato a dosi circa 3 volte maggiori effetto si dimezza con l'aumento unitario della tempera
del precedente, ha più favorevole tfopismo ra; al di sotto, diminuisce più lentamente. Ciò sembra
rale e produce globalmente un aumento di care l'esistenza di meccanismi diversi di inattivazione
eia del trattamento radioterapico di 5 volte; lulare o di bersagli diversi o l'induzione differenziale di
termotolleranza (cioè di resistenza indotta a una seconda
- i perjluoroderivati, sostituti artificiali del plasma, esposizione al calore da parte di una prima esposizione non
i quali aumentano la radiosensibilità di tumori letale, verosimilmente in rapporto alla sintesi di proteine da
rimentali del topo e del ratto allorquando shock termico).
le è forzato a respirare una miscela di 0 2 (95%) e I meccanismi in gioco neli' <<Uccisione» cellulare
di co, (5%); dotta dal calore coinvolgono probabilmente la membrana ci-
- alcuni farmaci che agiscono sulla curva di toplasmatica e l'inattivazione di proteine; la morte ha luogo
ciazione de !l 'emoglobina, i quali sono in grado di in interfase e quindi la risposta clinica è rapida. Il calore
indurre un sensibile aumento di ossigenazione (e teragisce in forma più che additiva con le radiazioni ioniz-
zanti inibendo la riparazione del danno subletale e poten-
quindi di radiosensibilità!) tumorale;
zialmente letale. Interagisce, inoltre, con alcuni farmaci
- alcuni farmaci citotossici bioriduttivi, come il tiblastici, ai quali tra l'altro l'ipertermia conferisce una cer-
troimidazolo e la benzotriazina, i quali sono ta selettività di concentrazione spaziale. Di per sé le cellule
tivamente tossici per le cellule ipossiche: il loro uso tumorali non sono più termosensibili di quelle sane; vanno
in associazione alla radioterapia è vantaggioso se però incontro a un riscaldamento maggiore in quanto i
si ha l'accorgimento di indurre preliminarmente mori hanno circolo ematico povero e conseguentemente
diversione del circolo verso i tessuti sani sperdono meno facilmente il calore.
te presomministrazione di farmaci vasodilatatori e
antiipertensivi inefficaci sui vasi tumorali. Nella pratica clinica l'ipertermia può essere indot·
È posSibile migliorare l 'efficacia della radioterapia? 909

6, Sostanze fotodinamiche
Alcune sostanze fotodinamiche, come
firina e l'etere di diematoporfirina, hanno una certa ca-
pacità di concentrarsi nei tessuti tumorali. C
zione a luce rossa o a fasci laser (eventualmente con
.!:!! uso di sonde a fibre ottiche per penetrare in organi ac-
No cessibili) induce nei tessuti ove la sostanza si è accu-
JQ-3 ',
435°C mulata un marcato effetto di fluorescenza (di interes-
se diagnostico) e citocida (di interesse terapeutico).
Risultati di qualche interesse sono stati ottenuti su
tumori cutanei, dell'esofago, dei bronchi, della vesci-
ca. Una migliore comprensione dei meccanismi biolo-
gici in gioco e l'individuazione di sostanze fotosensi-
T(mln) bilizzantì più efficienti e a maggiore tropismo tumora-
le potranno, forse, in futuro, indurre sostanziali pro-
Fig. XLVII. l. Curve di sopravvivenza al calore di cellule di mammi-
fero in cultura. In ascissa, tempo di esposizione in minuti; in ordina- gressi.
ta, frazione sopravvivente. Si osservi come la temperatura di 42,5°C
costituisca una sorta di tcmpemtura soglia, al di sotto della quale le
curve si appiattiscono rendendo quindi necessari tempi di esposizio-
ne intollerabilmente lunghi; alle temperature più alte, viceversa, la fra- 7. Ligandi marcati
zione sopravvivente diminuisce rapidamente con l'aumentare dell'e-
sposizione. Da Dewey, Hopwood, Sapareto e Gerwcck (1977), modi- Cuso di opportuni anticorpi monoclonali rende pos-
ficata.
sibile veicolare isotopi radioattivi nelle cellule tumo-
ta in forma pancorporea, ed è allora realizzata in rali. Molto efficaci si sono rivelati, in proposito, gli an-
ambiente isolato con radiazione infrarossa, o in forma ticorpi antiferritina marcati con JllJ o 90 Y. La ferritina è
distrettuale, ed è allora realizzata con onde a RF, una proteina di deposito del fen:o, nei tessuti
microonde e ultrasuoni. La distribuzione del calore normali ma più abbondante nelle cellule di alcuni tu-
nelle strutture profonde difficilmente raggiunge ele- mori (epatocarcinoma, neuroblastoma, linfoma di
vata omogeneità. Hodgkin). Gli anticorpi, prodotti in animali da
V ipertermia da sola ha scarsa efficacia <<curativm>: torio e quindi legati al radioisotopo (più vantaggiosa-
le risposte complete tumorali non superano il lO% e mente all' 90 Y che emette radiazioni beta di maggiore
sono di breve durata; maggiore è, invece, l'efficacia energia), sono somministrati al in dosi di 7,4
«palliativa>>, in particolare nella riduzione del dolore. GBq e consentono di erogare al tumore dosi di
Le potenzialità maggiori de li 'ipertermia, come sopra Gy (0,16 Gy/h),
detto, si hanno in associazione alla radioterapia, atte- Oggetto di particolare interesse è la ricerca di
nendosi un raddoppio della percentuale di risposte com- molecole capaci di legarsi a recettori specifici presen-
plete. Ceffetto dell'associazione è massimo in caso di ti nelle cellule tumorali, in particolare nei tumori
contemporaneità, ma il massimo effetto differenziale roendocrini, e di molecole a spiccato tropismo
tra tumori e tessuti sani lo si ha allorquando l'iperter- rale. La marcatura della molecola, per lo più con 90 Y,
mia è indotta qualche ora dopo la seduta radioterapica. rende possibile una irradiazione selettiva, configuran-
Uno schema efficace e collaudato prevede due sedute do una promettente branca della radioisotopoterapia
radioterapiche alla settimana di 4 Gy ciascuna fino a aperta a grandi sviluppi e assommante in sé i principi
totale di 32 Gy, seguite da ipertermia di 1 ora a 42,5°C della radioisotopoterapia metabolica, immunologica e
(o anche di mezz'ora a 45°C). recettoriale (v. capitolo XLIV).
CAPITOLO XLVIII

LA RADIOTERAPIA «NON ONCOLOGICA»

La quasi totalità dei trattamenti radioterapici «non - in 14.554 pazienti inglesi trattati .con radioterapia per
oncologici>> è effettuata per processi infiammatori spondilite anchilosante con dosi totali comprese tra
strettuali (con l'ovvia finalità di accelerare la rcgres- 3,75 e 27 Gy, si è riscontrato un aumento di leucemie
sione della flogosi) e per processi artrosici (con la fi- dai 5,4 casi attesi a 60 casi (quindi dellOll%);
nalità di eliminare il dolore e la conseguente limita- - in 606 donne della provincia di New York sottoposte a
radioterapia antiinfiammatoria per mastite puerperale
zione funzionale nelle fasi di riacutizzazione della ma-
con dosi di circa 2 Gy, si è riscontrato un aumento di
lattia, meno freqUentemente per processi proliferativi cancri della mammella dai 5,9 casi attesi a 13 casi
benigni (tab. XLVIII.!). (quindi dell20%);
- in 10.902 bambini trattati con dose epilatoria sul cuoio
TABELLA XLVJII.l. INDICAZIONI DELLA RADIOTERAPJA «NON ONCO-
LOGICA>l,
capelluto per linea capitis (la dose di radiazione che
raggiunge la tiroide oscilla da 6 a 30 Gy), si è riscon-
l. Perionichia (?) trato un aumento di cancri della tiroide dai 2 casi atte-
2. Psoriasi (?) si a 12 casi (quindi del500%).
3. Herpes zoster (?)
4. Angiomi cavernosi In linea generale, può ritenersi valido il principio
5. Ipertrofia linfatica tubarica (?) che il ricorso a un trattamento radioterapico va preso
6. Cheratite ulcérosa e parenchimatosa, iriti, iridocicliti, uveiti, in considerazione, nonostante lo specifico valore che
epitelizzazione della camera anteriore, degenerazione macu- esso ha in molte affezioni, solo allorquando gli usua-
lare della retina
7. Peri artrite scapolo-omerale li tipi di terapia non hanno avuto successo o hanno
8. Artrosi palesi e importanti controindicazioni. Grande atten-
9. Spondilite anchilopoletica zione verrà posta nella protezione degli organi mag-
10. Artrite reumatoide (?) giormente esposti al rischio di danno da radiazione
l t. Cheloidi (mammella, tiroide, midollo osseo, gonadi, occhio).
12. Induratio penis plastica Particolare attenzione verrà posta alla limitazione del
13. Siringomielia (?) volume corporeo irradiato (campi il più possibile pic-
coli e radiazioni il meno penetranti possibile).
Le indicazioni della radioterapia di malattie benigne
sono modernamente molto ridotte rispetto a quanto avveni-
va in passato. Alla base di tutto ciò è da un lato la disponi- Trattamento antiinfiammatorio. Nonostante sia-
bilità di nuovi ed efficienti farmaci (antiinfiammatori non no spesso necessarie variazioni tecniche in funzione
steroidei, cortisonici e antibiotici), dall'altro la più concre- della sede, dell'organo interessato, delle caratteristiche
ta conoscenza dei rischi insiti neli 'uso delle radiazioni pecuJiari di alcune affezioni, un tipico trattamento an-
ionizzanti. Si può dire in proposito che «la malattia curata tiinfiammatorio risponde a regole generali precise:
non comporta rischio di morte, la cura SÌ)) (anche se di raggi X di energia commisurata alla profondità del
fatto questo rischio è molto basso e comunque dello stesso focolaio, il più possibile poco penetranti;
ordine di grandezza di quello prodotto da fattori quali il
dose singola tanto più bassa (0,30-0,50 Gy) quan-
consumo di alcool- che raddoppia l'incidenza del cancro
della mammella - e il fumo di due pacchetti di sigarette al to più acuta è l'affezione, tanto più alta (1-1,5 Gy)
giorno- che aumenta di 20 volte l'incidenza del cancro del quanto più essa è cronica;
polmone). È utile richiamare, in proposito, alcuni risultati intervallo tra le singole sedute di circa 3 giorni;
di ricerche retrospettive: una seconda seduta (a dose identica alla prima) è
912 Capitolo XLVIII

praticamente sempre d'obbligo, ma la possibilità pressiva, con volumi e campi analoghi a quelli utiliz-
di ulteriori sedute verrà viceversa sempre vagliata zati peri linfomi (v. fig. XLVI.l5) e dosi frazionate fi-
attentamente sulla base dell'evoluzione clinica e no a totale di circa 20 Gy, nell'artrite reumatoide, nel-
dei risultati conseguiti; la nefropatia lupica, nella sclerosi multipla e nella mia-
sarà in ogni caso opportuno preavvertire il pazien- stenia grave. Una dose unica di 6 Gy viene corrente-
te della possibilità che nelle prime ore dopo la sin- mente utiliZzata per consentire il trapianto allogenico
gola seduta possa manifestarsi una accentuazione di midollo nell'anemia aplastica grave.
transitoria della sintomatologia.
Problemi a sé pongono alcune affezioni.
Il meccanismo del! 'azione antiinfiammatoria delle ra- Nella psoriasi e nell'Herpes zoster, all'irradiazione
diazioni ionizzanti poggia riconosciutamente sulla citolisi diretta della lesione con criterio antiinfiammatorio è talora
indotta di cellule endoteliali e di cellule della flogosi (neu- preferita la cosiddetta <<radioterapia indiretta>> consistente
trofili, linfociti, mastcellule) con conseguente liberazione di nell'irradiazione paravertebrale delle radici posteriori dei
istamina e sostanze vasoattive: I'iperemia e l'essudazione nervi spinali corrispondenti.
che ne risultano consentono un più agevole allontanamento Nell'irradiazione della cornea e dell'iride si farà estre-
di cataboliti, una normalizzazione del p H e un'accentua- ma attenzione a limitare la dose erogata al cristallino per il
zione dell'inattivazione batterica. rischio sensibile di indurre la comparsa di una cataratta. In
linea di massima, però, anche per le basse dosi necessarie,
Trattamento antiartrosico. Comporta di norma l'ir- la radioterapia antiinfiammatoria oculare può essere pra-
radiazione del tratto interessato con raggi X di media ticata senza eccessive remare.
penetrazione, a dosi singole di 1-1,5 Gy, ritmo a gior- Nella spondilite anchilopoietica la colonna vertcbrale
ni alterni, fino a dose totale di 6-9 Gy.ll miglioramen- verrà suddivisa in 3 o 4 campi e si provvederà a irradiame
uno al giorno. I risultati sono tanto più favorevoli quanto
to sintomatologico, quando operante, principierà in ge- più precocemente è effettuato il trattamento in fase prean-
nere subito dopo la fine del trattamento. Un secondo chilosante. La dose totale è di l O Gy su ciascun campo e
ciclo potrà essere preso in considerazione dopo inter- verrà raggiunta in circa 2 mesi.
vallo di almeno 3 mesi; ulteriori cicli verranno effet- Nella siringomielia, nella quale nel contesto di una
tuati solo in caso di conclamata necessità e con estre- proliferazione gliale si formano piccole e multiple cavità
ma cautela. Particolare attenzione verrà posta nell'ir- endomi dollari, il trattamento sui tratti interessati (in gene-
radiazione della colonna lombare (la cui richiesta è mol- re il midollo cervicale c dorsale prossimale) è effettuato
to frequente, forse troppo, nella pratica medica!), so- con criterio antiproliferativo fino a dose totale di 50-60 Gy
prattutto nelle donne in età fertile, per la difficoltà di suddivisa in 3-4 cicli distanziati l'uno dall'altro di circa 2
realizzare una adeguata protezione delle gonadi. mesi. !.:elevata frequenza di complicazioni, spesso più
gravi della malattia principale, ha portato a un abbandono
. Le radiazioni ionizzanti agiscono soprattutto sulla com- pressoché completo della radioterapia in questa affezione .
pOnente injìammatoria, sulle alterazioni vascolari e con- Per quanto concerne la problematica radioterapeutica
nettivali non stabilizzate provocando favorevoli modifica- dell'ipertiroidismo, nella variante diffusa (malattia di
ziOni circolatorie locali, nonché sulle terminazioni nervose. Basedow) e nodulare (adenoma tossico), vedasi quando
Pressoché nulla è l'azione sulle alterazioni connettivali fi- detto nel paragrafo XXXI.3.9. In linea generale, le dosi
br'ose, sulle calcificazioni paraarticolari e sulla neoprodu- somministrate equivalgono a circa 1/10 di quelle utilizzate
zione ossea. nella radioisotopoterapia del carcinoma tiroideo differen-
ziato.
Trattamento immunosoppressivo. L'osservazione L'irradiazione locale immediata dopo chirurgia
pedica trova utile indicazione con la finalità di impedire
di variazioni nella composizione delle sottopopolazio- processi di ossificazione patologica extraossea.
ni linfocitarie nei pazienti sottoposti a irradiazione linfo- Modernamente vanno diffondendosi procedure di bra-
nodale per m. di Hodgkin ha creato le premesse per una chiradiotel'apia emlovasale con la finalità di prevenire la
serie di studi che sono sfociati nell'adozione della «ir- recidiva della stenosi arteriosa (ivi compresa quella coro-
radiazioÌle linfatica totale)) con finalità immunosop- narica!) dopo disostruzione chirurgica o interventistica.
CAPITOLO XLIX

RADIOPATOLOGIA CLINICA

1. II problema psicologicoemozionale di sentimenti di frustrazione e di rifiuto nei riguardi del


paziente, tanto più forti quanto più questi avanza verso
È il primo e più acuto problema che un trattamento la fase terminale della malattia ed è quindi più solo e
radioterapico pone. Nessuna cura è infatti così male ac- bisognoso di sostegno.
cetta al paziente come la radioterapia, non solo per la
cattiva fama che la circonda («brucia», «fa cadere i ca-
pelli>!, «vuol dire che non c'è più niente da fare,), ma 2. I danni somatici
anche per le fantasie e le angosce che le particolari mo-
dalità di attuazione mettono in moto. La macchina con Sono spesso inevitabile complicazione di un trat-
la quale si trova chiuso, solo, in una stanza nella quale tamento radiotcrapico a carattere radicale e possono
gli altri non possono entrare, la radiazione che agisce in manifestarsi già nel contesto del trattamento o vice-
modo invisibile e insensibile, del tutto incontrol!abile versa a distanza di tempo più o meno grande da que-
da parte sua, mettono in moto nel paziente fantasie di sto. Hanno carattere distrofico funzionale. Le reazioni
nahJra persecutoria («di essere danneggiato dalla tera- acute si verificano in genere quando sono compresi
piml, «di essere reso impOtente>>), che si aggiungono ai nel volume irradiato tessuti a rapido rinnovamento
sentimenti depressivi propri della malattia grave da cui con cellule staminali molto radiosensibili (midollo
è affetto (la morte, la sofferenza, il senso di solitudine, emopoietico) mucose digestive) e sono in larga misu-
spesso il senso di colpa nei confronti dei familiari). ra reversibili. I danni tardivi, i quali possono manife-
Spesso i familiari, i parenti e gli amici del paziente starsi indipendentemente dal pregresso verificarsi di
pensano che il trattamento sia inutile, o che lo renda con- situazioni acute, sono prevalentemente dovuti ad alte-
tagioso e radioattivo: la scarsa accettazione sociale che razioni dello strema vascoloconnettivale e assumono
ne consegue contribuisce ad accentuare l'isolamento e rilievo clinico spesso solo a distanza di anni dalla fine
la depressione del paziente. Certi quadri clinici (tachi- del trattamento radiante. La probabilità di comparsa e
cardia, ipertensione, nausea, vomito, diarrea), spesso la gravità di questi eventi sono in relazione con il
configurati nella dizione «male da raggb>, in parte so- volume corporeo irradiato, con l'entità della dose
no il risultato di una somatizzazione. totale somministrata e con le modalità della sua
Una soluzione a questi problemi risiede ovviamen- distribuzione nel tempo.
te nella chiarezza dei rapporti tra medico e paziente e
tra medico e familiari: il fatto che nella cultura e nel co- I rapporti tra tipo di cellula c radiosensibilità sono com-
pendiati nella fondamentale legge di Bergoniè e Tribondeau
stwne attuali la diagnosi di cancro sia oggetto di miste- (1906), la quale rappresenta a tutt'oggi il cardine sul quale
ri e sotterfugi non contribuisce, tuttavia, a questa chia- poggia da un lato ogni tentativo di radioterapia dei tumori e
rezza. dall'altro l'attesa probabilistica di eventi radiopatologici a
V'è inoltre tutta una problematica psicologica pro- carico dei tessuti sani; «la radiosensibilità di una cel!ula è
pria del medico, il quale è di norma oggetto di aggres- tanto maggiore quanto maggiore è il suo divenire cariocine-
sività da parte del paziente e dei familiari, e inoltre si tico, quanto più intensa è la sua attività mitotica, quanto mi-
trova a fare i conti, davanti a ogni nuovo paziente, con nore è la sua differenziazione!). V'è dunque da attendersi una
le proprie paure, prima delle quali il possibile fallimento radiosensibilità progressivamente decrescente tra cellule in-
termitotiche vegetative (q staminali), intermitotiche in dif-
dei suoi sforzi terapeutici, che è vissuto come fallimento ferenziazione, postmitotiche reversibili; postmitotiche fisse.
professionale e personale. Così egli è a sua volta preda Analogamente, l'intensità di risposta dei tessuti al danno da
914 Capitolo XLIX

radiazioni è progressivamente crescente tra tessuti perenni, ni di continuo saranno trattate con pomate eutrofiche
stabili e !abili. In tab. XLIX.! è riportata, a titolo di riferi- e con vitamine A e D.
mento, la scala di radiosensibilità cellulare proposta da El-
linger ( 1957). Sistema emolinfopoietico. È tra i più sensibili alle
radiazioni ionizzanti, le quali danneggiano in maniera
TABELLA XLIX. SCALA DI RADIOSENS!BIUTÀ CELLULARE DI ELLIN-
GER.
selettiva le cellule staminali (ma sensibilità spiccatis-
sima hanno anche i linfociti, nei riguardi dei quali so-
l. linfociti no forse operanti fenomeni di citolisi diretta). Ne con-
2. eritroblasti e granulociti segue, a distanza variabile di tempo (ma sempre del-
3. mieloblasti
4. cellule basali testicolari, delle cripte intestinali, ovariche, l'ordine di giorni), la riduzione del numero di cellule
cutanee, delle ghiandole secretoric, alveolari polmonari e dei mature circolanti, più precoce e intensa per i leucociti
dotti biliari e le piastrine, più tardiva e meno significativa per gli
5. cellule endoteliali eritrociti. Leucopenia, pìastrinopenia ed eritrocitope-
6. cellule connettivali nia, nei riguardi delle quali v'è un'ampia variabilità di
7. cellule tubulari renali
8. cellule ossee risposta in funzione dell'età e individuale, sono feno-
9. cellule nervose meni transitori e regrediscono per lo più completamente
l O. cellule muscolari entro qualche settimana dalla fine del trattamento ra-
diante. Effetti più intensi si hanno ovviam·ente quando
il volume corporeo irradiato è grande e comprende il
3. Radiopatologia sistematica bacino e la colonna dorsolombare che nell'adulto con-
tengono rispettivamente il40% e il25% del midollo
Cute. Il danno arrecato alla cute costituisce pro- osseo proliferante. Un trattamento di supporto con po-
blema di grande importanza in r6ntgenterapia conven- livitaminici, antianemici ed estratti di timo, da instau-
zionale; l'uso di radiazioni di alta energia lo limita for- rare già ali' inizio del trattamento radiante, è in genere
temente. Alcune aree cutanee sono maggiormente sen- in grado di limitare notevolmente gli effetti descritti sul
sibili perché umide e calde o esposte a frizioni e mi- sangue perifericò.
crotraurni: il perineo, il solco intergluteo, il solco sot-
tomammario. Una gradazione crescente di danno con- Apparato genitale. Pene, vagina e utero sono mol-
templa l'eritema, la desquamazione secca, la desqua- to radioresistenti. In questi due ultimi organi, tuttavia,
mazione umida (analoga a una ustione di 3° grado con le elevate dosi erogate alla mucosa nei trattamenti bra-
distruzione di epidermide e derma),.la necrosi chiradioterapici endocavitari possono comportare fi-
st'ultima compare dopo somministrazione di dosi di brosi e formazione di aderenze, assai meno frequente-
radiazione molto elevate, precocemente o a distanza di mente indurre necrosi (soprattutto a carico della cupo-
tempo, come conseguenza di gravi lesioni endoarteri- la vaginale).
tiche; le escare haru10 lenta eliminazione e la perdita di Gli epiteli germinali del testicolo e dell'ovaio, vi-
sostanza è difficilmente riparabile; le complicazioni ceversa, sono molto radiosensibili: il rischio di indur-
infettive sono frequenti; v'è tendenza a recidivare eri- re una sterilità permanente è di almeno il 50% allor-
schio di cancerizzazione secondaria; la rimozione chi- quando entrambi i testicoli ricevono dosi superiori a 20
rurgica con successivo intervento plastico ricostrutti- Gy e le ovaie ancor meno; una sterilità temporanea (con
vo è il più delle volte d'obbligo. L'eritema non richie- azoospermia o amenorrea) può manifestarsi dopo do-
de di norma alcun trattamento; ha tendenza a regres- si di 1-3 Gy. La radiazione danneggia soprattutto gli
sione spontanea e lascia talora, per le dosi maggiori, . spermatogoni nel testicolo e i follicoli più superficiali
un residuo di pigmentazione brunastra. Le epidermiti nell'ovaio; le cellule interstiziali sono poco radiosen-
e le epidermodermiti saranno trattate come vere e pro- sibili e non si ha abitualmente alcuna concomitante di-
prie ustioni: la cute sarà tenuta ben asciutta e aereata; minuzione della libido o impotenza. In ogni caso, la
si farà uso di antiflogistici topici steroidei e non; il pru- schermatura protettiva delle gonadi è d'obbligo sia per
rito verrà trattato con talco mento lato o con farina di minimizzare il rischio di danni genetici, sia per la pre-
grano. Le infezioni saranno prevenute con !.'uso di blan- servazione della fertilità, in tutti i soggetti giovani nei
di antisettici (violetto di genziana, acqua ossigenata) o quali si ritiene possibile, a seguito del trattamento ra-
curate con antibiotici e antimicotici topici. Le soluzio- diante, un';:ìttesa di vita residua lunga.
Radiopatologia clinica 915

Osso. Nell'adulto i segmenti scheletrici più Il rischio di radiolesione del midollo spinale è
sti al rischio di radiolesione sono la mandibola, le tanto più elevato quanto più esteso il segmento
vicole, le coste, il bacino e le estremità superiori dei diate: 50 Gy in 5 settimane costituiscono il limite di
femori. Le lesioni, consistenti in fenomeni di osteo- tolleranza su segmenti brevi, 40-45 Gy il limite su
porosi da inibizione osteoblastica su base trofovasco- segmenti lunghi. Segno precoce di demielinizzazione
lare eventualmente evolventi in osteonecrosi, hanno transitoria del midollo spinale è la sindrome di
una precisa corrispondenza topografica con il volume Lhermitte.
irradiato e si manifestano tardivamente a distanza di
1-2 anni dalla fine del trattamento. Occhio. La struttura più sensibile del globo
In età pediatrica, e in maniera più sensibile al di re è il cristallino; la retina, viceversa, ha radio sensibi-
sotto dei 6 anni, il danno da radiazione si esplica lità simile a quella del tessuto nervoso. La radiazione
cificamente sui processi di condrogenesi, di ossifica- danneggia l'epitelio germinativo del cristallino indu-
zione encondrale e periostale. Le alterazioni sono più cendo progressivamente la comparsa di cataratta. Se
evidenti se la cartilagine di accrescimento è il cristallino è irradiato in toto, la cataratta può
sa nel volume irradiato e consistono in alterato festarsi già dopo una dose singola di 2 Gy, o dopo 4 Gy
scimento dei relativi segmenti corporei con distribuiti in tempi da 3 settimane a 3 mesi, 5,5 Gy se
guente ipotrofia o distrofia delle parti molli in tempi superiori. Il cristallino andrà quindi sempre
stanti, asimmetrie, vizi di posizione. La loro opportunamente protetto. In realtà, la variabilità di
sa è tardiva e in genere segue di alcuni anni la fine del sposta è molto ampia, e spesso dosi più elevate di quel-
trattamento: le riportate non risultano catarattogene (fig. XLIX.2).
Si discute se la cataratta radioindotta abbia aspetti
Sistema nervoso centrale. Il tessuto nervoso è morfologici diversi da quella spontanea. Il
co radiosensibile: le alterazioni postirradiatorie to è quello usuale chirurgico e dà risultati
stono prevalentemente in fenomeni di te favorevoli.
zione e necrosi, più evidenti nella sostanza bianca che
non nella grigia. Una rappresentazione grafica del Polmone. Le caratteristiche usuali, cliniche e
porto dose/tempo è riportata in fig. XLIX. l. Dosi radiologiche, della pneumopatia postirradiatoria
gole di 18 Gy, dosi frazionate in 17 giorni di 35 Gy su sono descritte nel paragrafo XV:22, al quale si riman-
· grandi campi, di 45 Gy su campi piccoli, costituisco- da. la forma acuta compare dopo circa 3 settimane
no il limite di tolleranza dell'encefalo, a carico del dal termine di trattamenti con frazionamento standard
le la manifestazione più frequente in fase precoce è nei quali il polmone abbia ricevuto dosi superiori a 40
dema transitorio (che può aggravare una preesistente Gy, e raggiunge la massima espressione in 1-3
sindrome ipertensiva). Si può spesso impedirne la mane. L'esito in fibrosi più o meno circoscritta (ma
parsa instaurando preliminarmente un adeguato
mento cortisonico e iniziando l'irradiazione con dosi 10o
singole ridotte (0,5-1 Gy).
5o
PROBABIL JTA' "'1
100

....---····-· Q o h
NECROSI ENCEFALICA •-•••"-• .-• CON ESNZA CATARA T Al
-
50 ·-···· •. • ....... 5
'>:. 40 .............- _..........- o P<1
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o 20 ..-• ..-••.----··-·
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TOLLERANZA ENCEFALICA
--------·.
._.....--·-----

1
L PROBABI ITA' "o
0.1 0.5 l 5 IO 50 100
TEMPO (giorni)

Fig. XLIX.2. Curva di isoeffetto per la produzione di cataratta. Al di


llig. XLIX.I. Curva di isoeffetto per la tolleranza del tessuto nervoso. sopra della fascia centrale la probabilità di induzione di cataratta è
Al di sopra della linea superiore la probabilità di necrosi è elevata; al molto elevata; al di sotto è quasi nulla. Nel contesto della fascia la
di sotto di quella inferiore è pressoché nulla. Da Lindgren (1958), probabilità è ampiamente variabile in funzione delle diverse risposte
modificata. individuali. Da Merriam, Szechter c Focht (1972).
916 Capitolo XLIX

sempre topograficamente limitata al volume polmo- ni meccaniche di stenosi postradioterapiche andranno


nare irradiato) è l'evento più comune; le lesioni molto sempre considerate con cautela.
estese possono, però, avere esito rapidamente letale. Lo stomaco risponde a dosi di circa 16 Gy in l O
I: impiego di cortisonici nella fase acuta è consiglia- giorni con riduzione della secrezione ghiandolare e
bile, anche se la sua reale efficacia non è mai stata conseguente quadro dispeptico; dosi superiori a 40
dimostrata in maniera chiara. Gy possono provocare ulcere peptiche con tendenza
alla perforazione. Buon effetto sintomatico hanno i
Cuore. Il miocardio è poco radiosensibile: sono no- farmaci antiacidi, antiulcerosi e gli anestetici locali.
ti, tuttavia, tipici quadri elettrocardiografici di ische- Lirradiazione del tratto prossimale dell'addome
mia della parete anteriore dopo trattamenti radiotera- induce frequentemente, per il danno arrecato all'inte-
pici con campi tangenziali di tumori della mammella. stinuo tenue, nausea, vomito e dolori crampiformi;
Il peri cardi o risponde spesso a dosi di 45 Gy in 4-5 set- l'irradiazione del tratto distale diarrea e tenesmo ret-
timane con versamento ed eventuale pericardite co- ta/e. Una dieta povera di scorie e l'uso estemporaneo
strittiva secondaria. di farmaci antiemetici e antidiarroici sono in genere
sufficienti per il controllo sintomatico. La salazopiri-
Tubo digerente. L'irradiazione a dosi elevate del na, controllando le infezioni batteriche e inibendo la
cavo orale induce disepitelizzazione della mucosa per sintesi delle prostaglandine, può essere utile comple-
il danno arrecato alle cellule staminali con formazio- mento nel trattamento dei danni intestinali acuti e cro-
ne di pseudomembrane e spesso infezioni secondarie nici. Particolarmente temibili, soprattutto perché non
soprattutto da candida albicans; ipo- o ascialia per il facilmente autolimitantisi, sono i danni tardivi: nel
danno distruttivo, talora permanente, alle ghiandole sa- tenue, la stenosi ostruttiva da fibrosi retraente e le
livari maggiori e minori; !risma per il danno ai musco- ulcerazioni con tendenza alla perforazione; nel retto,
li masticatori; disgeusia temporanea; carie destruenti la proctosigmoidite ostruente, le ulcerazioni e le fisto-
e parodontopatie talora seguite da osteomielite era- le. Nei casi più gravi può rendersi necessario il bypass
dionecrosi dei mascellari. Tutti questi eventi possono chirurgico, la colostomia diversionale, la resezione
essere prevenuti o comunque ridotti con opportuni prov- segmentaria con anastomosi su tratti non irradiati.
vedimenti: eliminazione degli alcoolici, del fumo, dei
cibi troppo caldi o troppo freddi, delle spezie; di trau- Fegato. L irradiazione in toto del viscere con dose
mi meccanici (bonifica dentmia!); igiene del cavo o'ra- di oltre 30 Gy in IO frazioni singole induce freqlfen-
le (molto efficaci sono gli sciacqui con acqua e bicar- temente una epatite ad andamento acuto, subacuto o
bonato di sodio dopo ogni pasto); uso di anestetici to- cronico. Le alterazioni anatomiche che ne sono alla
pici prima dei pasti (xilocaina viscosa) e di antimico- base consistono in atrofia e necrosi cellulare, conge-
tici; ginnastica masticatoria; stimolanti della saliva- stione dei sinusoidi, occlusione fibrinosa della vena
zione (succo di limone!) e uso di saliva sintetica; cura centrale. Queste alterazioni possono regredire o evol-
immediata dei danni dentari. vere per proliferazione connettivale verso una fibrosi
L esofago è piuttosto radiosensibile e può presen- progressiva cirrotica.
tare disepitelizzazione (accompagnata da grave disfa-
gia) già dopo dosi di 30 Gy; la riparazione, però, è in Apparato urinario. Il rene è notevolmente esposto
genere completa anche dopo dosi di 60 Gy su tutto al rischio di danno da radiazioni allorquando la dose
l'organo. Fistole postmediastiniche e stenosi postci- assorbita supera i 15-20 Gy: di fondamentale impor-
catriziali non possono considerarsi danni da radiazio- tanza è l'uso di adeguate schcrmature che lo escluda-
ne in senso stretto, ma piuttosto una consegueriza no il più possibile dal volume irradiato. Le alterazio-
della regmssione di lesioni tumorali infiltranti ampia- ni flogistiche, degenerative e necrotiche dei glomeru-
mente la parete esofagea. Il trattamento verrà prefe- li, dei tubuli, del connettivo e dei vasi (nefrite acuta
renzialmente effettuato, in questi casi, con dosi singo- postirradiatoria) possono regredire del tutto o evol-
le lievemente più basse di quelle usuali (1,6-1,8 Gy). vere in senso fibrotico fino al quadro dei rene grinza
Gli antiflogistici topici e generali e gli anestetici di postirradiatorio. Verrà sempre fatta particolare atten-
superficie, usati nel corso del trattamento e dopo il zione all'eventuale comparsa di ipertensione (la quale
termine dello stesso, hanno buona azione preventiva in genere si manifesta a distanza di mesi), proteinuria
nei riguardi delle complicanze esofagee. Le dilatazio- e grave anemia.
Radiopatologia clinica 917

La vescica costituisce organo critico nei trattamen- della mucosa, teleangectasie, fibrosi della tonaca mu-
ti combinati brachi- e radioterapici esterni dei tumori scolare, fistolizzazione. Vuso di antispastici e di disin-
uterini. Dosi di 30 Gy in 3-4 settimane producono ipe- fettanti urinari è spesso sufficiente per il controllo del-
remia ed edema della mucosa; dosi di 60 Gy in 5-7 set- le forme più blande; nelle forme più evolute si rende
timane producono cistite grave ma passibile di regres- necessario il ricorso ad antiemorragici e antibiotici; nei
sione in 2-3 settimane; spesso si sovrappone infezione casi più gravi può rendersi indispensabile la diversio-
batterica. Tardivamente possono manifestarsi atrofia ne urinaria e il trattamento chirurgico delle fistole.

l
PARTE/V

PRINCIPI DI RADIOPROTEZIONE
APPENDICE III

LA RADIOPROTEZIONE IN AMBITO SANITARIO


GIORGIO CITTADINI E ALBERTO PILOT

Lo sviluppo degli obiettivi e dei principi della radioprotezione richiede non sola-
mente conoscenze biologiche e tecniche, ma anche il riferimento a una tavola di
valori nei quali la società si riconosca: in altre parole, la prevenzione dei rischi
presup-pone scelte di carattere sociale e politico, e queste, di contro, sono riconosci-
bili nei fondamenti della prevenzione, ai suoi vari stadi di sviluppo.
CARLO POLVANI (1980)

Il 12 febbraio 1896, appena venti giorni dopo la addette a dipingere i quadranti di orologi luminescenti èon
comunicazione della scoperta di Wilhelm Conrad vernici contenenti sali di radium: le vernici erano inavver-
ROntgen di «un nuovo tipo di raggi» (v. paragrafo 1.1), titamente ingerite allorquando il pennello veniva portato
fu ricoverato nel Cook County Hospital di Chicago un alle labbra per affilarne la punta.
paziente che presentava alopecia e lesioni cutanee Nel1927 H.J. Miiller dimostrò sperimentalmente che i
raggi X e y producono nella Drosophila melanogaster, il
attribuibili con certezza ai raggi X emessi in forma
moscerino dell'aceto, mutazioni genetiche e aberrazioni
misconosciuta dai tubi a raggi catodici con i quali da cromosomiche trasmesse ai discendenti secondo le leggi
tempo lavorava. Questo caso- del quale è fatta men- dell'eredità biologica. Nell955, in una conferenza inter-
zione da P. Brown in American Martyrs to Science nazionale sugli usi pacifici dell'energia atomica tenutasi a
Through the Roentgen Rays, Thomas, Springfield, 1936 Ginevra, fu data notizia che nei 90000 sopravvissuti ai bom-
- rappresenta il primo esempio riconosciuto di danno bardamenti di Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945) si
prodotto dalle radiazioni ionizzanti. era manifestato un numero di leucemie significativamente
Alla precedente seguirono ben presto numerose più alto di quanto atteso sulla base dell'incidenza naturale
segnalazioni di dermatiti subacute conseguenti all'e- della malattia. Nell957 W.M. Court Brown e R. Doli di-
mostrarono un aumento di frequenza delle leucemie quale
sposizione ai raggi X. In meno di un decennio dalle
causa di morte in 14554 pazienti inglesi trattati con raggi
scoperte dei raggi X e della radioattività naturale l'e-
X per spondilite anchilosante (v. capitolo XLVIII). I suc-
videnza dei fatti indusse a riconoscere e descrivere cessivi eventi legati all'aumento del fallout radioattivo con-
nei loro aspetti essenziali gli effetti dannosi indotti da seguente alle esplosioni sperimentali nell'atmosfera di bom-
dosi più o meno elevate di radiazioni ionizzanti. La be nucleari (particolarmente frequenti tra il1957 e il 1958)
sequenza dei dati storici mostra come dalla casualità e agli incidenti verificatisi in centrali elettronucleari (fra i
si sia progressivamente passati alla produzione consa- quali di vaste proporzioni quello di Chernobyl del26 apri-
pevole e controllata di tali effetti, acquisendo impor- le 1986), hanno dato ampia conferma delle acquisizioni pre-
tanti dati sui rapporti tra dose, tempo e entità dell'ef- cedenti.
fetto.
L'esistenza di un rischio concreto nell'uso delle ra-
Nel 190 l H. Becquerel osservò la presenza di un erite- diazioni ionizzanti è dunque da tempo sufjragata da os-
ma della cute nell'area sottostante la tasca del vestito nella servazioni estemporanee, retrospettive e sperimentali.
quale aveva tenuto per qualche tempo una fiala di vetro Nessun rischio è accettabile di per sé, ma può di-
contenente sali di radium. Poco dopo, P. Curie provocò venirlo nella prospettiva del beneficio che si ricava dal-
intenzionalmente su di sé un eritema da radium sulla cute l 'uso di tecnologie che ad esso espongono. Rientra in
del braccio. Nell902 fu osservata la comparsa di un carci- tale contesto l'uso delle radiazioni ionizzanti in cam-
noma cutaneo nella sede di una pregressa dermatite da po sanitario e industriale, nel quale- al fine di mante-
raggi X. Nell903 fu dimostrato che l'esposizione ai raggi nere favorevole il rapporto beneficio/rischio- è ne-
X poteva indurre sterilità negli animali da laboratorio. Nel
cessario mettere in atto drastiche iniziative volte a mi-
1904 furono segnalati casi di anemie e leucopcnie da raggi
X. Nel 1905 fu dimostrato che uova di rospo fertilizzate nimizzare il danno radiogeno. A tali situazioni di uso
con sperma irradiato con raggi X davano vita a embrioni volontariamente perseguito si contrappone l'emissione
presentanti anormalità. All'inizio degli anni '20 furono indesiderata di radiazioni ionizzanti da parte di appa-
osservati alcuni casi di necrosi e tumori dell'osso mascel- recchiature utilizzate nella vita di tutti i giorni (televi-
lare in operaie che durante la prima guerra mondiale erano sione!), l'emissione massiva di radioisotopi in eventi
922 Appendice liJ

accidentali (centrali elettronucleari!) e nelle esplosio- verso gli stadi più aggressivi. Le radiazioni ionizzanti han-
ni sperimentali di ordigni atomici e nucleari. no sia capacità iniziatrice che promotrice.
Del controllo del rischio di danno radiogeno si oc- Attraverso quale meccanismo ciò avviene? Senza dub-
cupa, appunto, la Radioprotezione, disciplina a forte bio, le mutazioni genetiche indotte in una cellula somatica,
e in particolare più mutazioni sincrone o metacrone interes-
contenuto biologico, fisico, tecnico e naturalistico, va-
santi geni regolatori soppressori e protooncogeni. A fronte
sta e complessa, della quale recenti decreti legislativi di queste l'organismo pone in azione i sistemi di riparazio-
impongono l'inserimento negli studi prelaurea per gli ne del danno e di eliminazione su base immunologica delle
studenti della Facoltà di Medicina e Chirurgia, oltre- cellule trasformate. In conseguenza di ciò la comparsa di un
ché (ovviamente!) negli studi di specìalizzazione in Ra- tumore è un processo «contrastato», che può manifestarsi
diodiagnostica, Medicina Nucleare e Radioterapia, non- non solo perché le modificazioni del DNA sono molteplici,
ché in quelle discipline mediche e chirurgiche nelle ma anche perché vengono gradatamente a mancare i mec-
quali si fa uso di radiazioni ionizzanti nelle cosiddette canismi naturali di difesa.
«attività complementari>> (v. paragrafo AIII.5). In linea di principio, nonostante la frequenza temporale
molto elevata delle mutazioni che avvengono nel DNA an-
che per cause naturali, l'evento oncogeno è sempre e co-
munque un evento a probabilità relativamente bassa.
l. Effetti deterministici ed effetti stoca-
stici Le «leggi probabilistiche» (del tutto peculiari!)
che sono alla base dell'induzione di tumori e leuce-
Agli effetti dannosi indotti da dosi più o meno mie da parte delle radiazioni ionizzanti sono conside-
vate di radiazioni ionizzanti, manifestantisi con cer- rate in tab. AIII.l. Non è inopportuno sottolineare,
tezza nei soggetti esposti allorquando è superata una ancora una volta, che, per tutti gli effetti stocastici-
definita dose-soglia, si fa riferimento con il termine di tumori letali, tumori non letali, effetti ereditari gravi-
effetti deterministici. Rientrano in tale contesto, ad solo la «probabilità di accadimento» della lesione (e
esempio, le radiodermiti, l'infertilità, la cataratta, la non la «gravità»!) è funzione crescente della dose.
sindrome acuta da panirradiazione. La loro gravità è
proporzionale alla dose ricevuta (si pensi, per le prime,
TABELLA Alli. l. TUMORI LETALI RADlOINDOTfl E LORO PROPRIETÀ
al crescendo «eritema, epidermite secca, epidermite es-
STOCASTICHE.
sudativa, ulcerazione, necrosi»), è criticamente in-
fluenzata dalle modalità della sua distribuzione nel tem- perché si manifestino non è richiesto il superamento di una
po e risente in maniera sostanziale della variabilità in- dose-soglia (ciò costituisce, in effetti, ipotesi cautelativa di
dividuale. base accettata per gli scopi preventivi della radioprotezìonc);
Agli effetti dannosi indotti da dosi anche modeste sono ben dimostrati sia dalla ricerca radiobiologica, sia dall'e-
di radiazioni ionizzanti, manifestantisi con una certa videnza epidemiologica: mancano, comunque, dati specifici al
disotto della dose di 0,2 Sv, la cosiddetta zona muta, essendo
probabilità in una frazione dei soggetti esposti, con in- in questa verosimilmente mascherati nel contesto delle fluttua-
cidenza casuale, «del tutto o del nulla» (cioè manife- zioni statistiche della loro incidenza naturale;
stanti si con piena espressione clinica o non manife- sono distribuiti casualmente nella popolazione esposta;
stantisi affatto), non distinguibili da quelli insorgenti hanno carattere probabilistico, cioè espongono il soggetto a una
in maniera apparentemente spontanea, si dà il nome di probabilità di sviluppare l'evento quantitativamente definibile;
effetti stocastici, o probabilisticamente ipotizzabili (fat- la probabilità di accadimcnto aumenta con l'aumentare della
to, questo, su cui richiama l 'attenzione la radice greca dose;
stochàzomai, «far congetture»). Trattasi di effetti--,- in- si manifestano dopo anni o decenni dall'irradiazione;
duzione di mutazioni genetiche, aberrazioni cromoso- sono «del tutto o del nulla», in altri termini non sussiste alcu-
miche, leucemie e tumori solidi- per i quali è lecito na correlazione tra dose ricevuta e gravità del danno;
(e prudenzialmente opportuno!) supporre l'assenza di sono indistinguibili dai tumori insorti in maniera apparente-
una dose-soglia o, comunque, una dose-soglia molto mente spontanea o indotti da altri agenti cancerogeni.
piccola.
La probabilità di comparsa degli effetti stocastici
In linea di principio, l'insorgenza di un tumore è il ri- dipende oltre che dalla dose assorbila, dal tipo di radiazio-
sultato di un processo a più stadi nel quale si distinguono una ne in gioco e dalla diversa tendenza dei tessuti coinvoltij a'
iniziazione, una promozione e una successiva progressione «sviluppare» il danna subito. AI fine di attribuire un «peso ·
Radioprotezione 923

biologico>> alla dose assoÌ"bita, D, è quindi necessario l 'uso «coefficiente nominale di probabilità di morte», il
di opportuni coefficienti di ponderazione: uno per la radia- quale indica la probabilità di contrarre tm tumore leta-
zione in gioco, uno per i tessuti coinvolti. le in tutta la durata della vita per una dose efficace
Il primo coefficiente, WR, esprime l'efficacia biologica unitaria ricevuta. Tale coefficiente è del 5% per Sv
relativa di quella radiazione nell'indurre effetti stocasticì nella popolazione generale, del4% per Sv nei lavora-
(la quale EBR- v. paragrafo XLII.4- è criticamente dipen- tori di età compresa tra 18 e 65 anni.
dente dal trasferimento lineare di energia, il LET). WR è
uguale a l per i raggi X, la radiazione y e gli elettroni, varia TABELLA All1.2. ORGANI DI RIFERIMENTO E LORO COEFFICIENTE DI
tra 5 e 20 per i neutroni. PESO NELL'INDUZIONE DI TUMORI LETALI (ICRP 60).
Il secondo coeffiCiente, Wr, richiede alcune considera-
zioni preliminari. Ogni organo o tessuto, come sopra detto, Tessuto o organo Wr
ha diversa suscettibilità a sviluppare effetti stocastici once-
geni che provocano un detrimento sanitario nel soggetto Colon 0,12
Cute 0,01
irradiato e nella popolazione nel suo insieme. Questo detri-
Esofago 0,05
mento, termine non eufonico ma impostasi neli 'uso tecno" Fegato 0,05
cratico1, esprime la «sofferenza globale dell'individuo e Gonadi (effetti genetici) 0,20
della collettività connessa con il danno dovuto all'esposizio- Mammella 0,05
ne alle radiazioni ionizzanti», cioè tumori letali, tumori non Midollo osseo 0,12
letali, accorciamento dell'attesa di vita, effetti genetici este- Polmone 0,12
si alle generazioni successive. Wr indica, in concreto, i con- Stomaco 0,12
tributi frazionari dei vari organi al danno stocastico com- Osso 0,01
plessivo equiparato a l (tab. AIII.2). Tiroide 0,05
Vescica 0,05
La ponderazione apportala dai suddetti coefficienti conduce Restanti organi e tessuti 0,05
alle due importanti fonnulazioni di dose equivalente e dose effi-
cace.
Con il termine di dose equivalente, HT, espressa in Sv, In altri termini, un soggetto che abbia ricevuto una
si fa riferimento alla dose media assorbita in un organo o tes- dose efficace di l Sv su tutto il corpo corre un rischio del
suto, T, moltiplicata per il coefficiente di peso della radia- 5% di contrarre un tumore letale nel corso della sua vita. O,
zione in gioco: il che è un modo equivalente di considerare il problema, su
l 00 persone che abbiano ricevuto una dose efficace di l Sv,
5 si ammaleranno di un tumore letale nel corso della loro
vita. Il riSchio oncogeno, in concreto, varia significativa-
In radiodiagnostica- essendo, come sopra detto, il WR mente con l'età del soggetto e con il sesso: tra la nascita e
dei raggi X, della radiazione y e degli elettroni uguale a l - i IO anni è del 16% per Sv nella femmina, dell2,5% per
la dose assorbita in Gy e la dose equivalente in Sv sono Sv nel maschio; tra i lO e i 20 anni, è de19,5% per Sv nella
numericamente uguali. femmina, del 7,5% per Sv nel maschio. Scende poi al di
Con il termine di dose efficace, E, espressa in Sv, si fa sotto del 5% per Sv dopo \30 anni.
riferimento alla sommatoria delle dosi equivalenti assorbi- La distribuzione dei tumori letali tra i vari organi è
te da alcuni organi e tessuti di riferimento, moltiplicate per definita dal coefficiente Wr. A titolo di esempio, se in l
milione di soggetti irradiati su tutto il corpo con l Sv ven-
i corrispondenti coefficienti di peso Wr:
gono indotti 50000 tumori letali, il 12% di questi, cioè
6000, origineranno dal colon, l'l%, cioè 500, dalla cute, il
5%, cioè 2500, dall'esofago, e cosi via.

Il periodo di latenza (nel quale la malattia è clinica-


Con un gioco di parole si può dire che l'efficacia della mente silente) è seguito da un periodo a rischio (in cui è
dose efficace consiste nel correlarsi con il totale degli atteso il riconoscimento diagnostico). Per le leucemie e i
effetti stocastici causa del detrimento. Ciò è particolarmen- tumori ossei, il periodo di latenza è di circa 2 anni, l'inci-
te importante allorquando l'irradiazione è limitata a singo- denza raggiunge il valore massimo a 5-8 anni e decresce
le regioni corporee. poi lentamente fino a perdersi nell'ambito delle fluttuazio-
ni dei valori naturali dopo circa 30 anni. Per gli altri tumo-
Dalla valutazione comparata dei dati disponibili ri, il periodo di latenza è di 5 anni, ed è seguito da un gra-

l
per la stima del rischio stocastico si può calcolare un duale e lento incremento dell'incidenza per circa lO anni,
'l

924 Appendice lJI

infine da un incremento costante nel periodo successivo 2. Obiettivi della radioprotezione


(cautelativamente, il periodo a rischio deve essere esteso a
tutto l'arco vitale del soggetto). La suscettibilità individua-
Secondo la ormai classica definizione di Carlo Poi-
le all'induzione oncogena è molto variabile ed è influenza-
ta significativamente da fattori ereditari. vani (Enciclopedia del Novecento, vol. V, pp. 951-969,
Istituto del! 'Enciclopedia Italiana, Roma, 1980), la
In una valutazione globale del rischio di effetti sto- Radioprotezione ha l'obiettivo di preservare lo stato di
castici, oltre alla probabilità di morte per insorgenza di salute e di benessere dei lavoratori, degli individui com-
tumori letali andrà considerata la probabilità di insor- ponenti la popolazione, della popolazione nel suo in-
genza di tumori non letali e di malattie ereditarie gra- sieme, riducendo i rischi sanitari da radiazioni ioniz-
vi. L'aggregazione delle tre componenti dà origine al zanti nella realizzazione di attività umane che siano
cosiddetto «detrimento aggregato da effetti stocastici». giustificate dai benefici che ne derivano alla società e
In termini quantitativi, il «coefficiente nominale di ai suoi membri. In funzione del suo obiettivo essa prov-
probabilità del detrimento aggregato» è uguale a 7,25% vede inoltre alla tutela dell'ambiente. Lo sviluppo de-
per Sv: 5% per i tumori letali, 0,92% per quelli non le- gli obiettivi e dei principi della radioprotezione richie-
tali, 1,33% per gli effetti ereditari gravi. de non solamente conoscenze biologiche e tecniche,
ma anche il riferimento a una tavola di valori nei qua-
L: azione mutagena delle radiazioni ionizzanti è caratte- li la società si riconosca: in altre parole, la prevenzio-
rizzata da un aumento lineare delle mutazioni trasmesse ai ne dei rischi presuppone scelte di carattere sociale e
discendenti con l'aumento della dose assorbita dai genitori. politico, e queste, di contro, sono riconoscibili nei fon-
Sono ininfluenti l'intensità di irradiazione e il frazionamen- damenti della prevenzione, ai suoi vari stadi di svilup-
to della dose. Il danno genetico presente nella discendenza po (fig. AIII.l).
non può essere riparato. La radioprotezione si rivolge specificamente alla
È importante osservare che a tutt'oggi non è risulta- limitazione della probabilità di accadimento degli ef-
to possibile rilevare con metodi epidemiologici un eccesso fetti stocastici, essendo di per sé ovvio che gli effetti de-
di malattie ereditarie nella progenie umana di soggetti espo-
terministici possono essere del tutto prevenuti attra-
sti a radiazioni ionizzanti rispetto alla progenie di soggetti
non esposti. Nella prima generazione dci soggetti soprav- verso l'attenzione posta al non superamento della do-
vissuti alle esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki, se-soglia caratteristica di ciascuno di essi.
ad esempio, nessuna differenza significativa è stata osser- I.: accettazione dell'ipotesi di assenza di una dose-
vata nello sviluppo psicofisico, nelle malformazioni di ori- soglia per gli effetti stocastici conduce di per sG ad
gine genetica e negli indicatori di natura citogenetica e bio- alcune rilevanti considerazioni:
chimica, tra 30.000 bambini di cui almeno uno dei genito-
ri era stato irradiato e 40.000 bambini i cui genitori non lo una prevenzione assoluta pOtrà essere realizzata so-
erano stati. lo eliminando tutte le attività comportanti l'uso di
Stimando per estrapolazione a partire dalle sperimenta- radiazioni ionizzanti;
zioni animali il rischio genetico nell'uomo, si può ritenere,
come sopra detto, che nell'insieme delle generazioni futu-
re vi sia una probabilità di comparsa di 133 effetti genetici Radiazioni ionizzanti
ogni 10.000 nati vivi (quindi, dell'1,33%) per ogni Sv rice- m"cchino mdiogenc c materiali rodioalli,•i

vuto da uno dei genitori, con sussistenza di una correlazio-


ne lineare e senza soglia tra dose ricevuta dai genitori e
incidenza di tali effetti. Prestazioni sanitarie
Per quanto concerne i rischi legati all'irradiazione in j
utero di embrione e feto, la cui radiosensibilità varia in fun- jo__,. Rischi biologici per:

.r+
zione dello stadio di sviluppo (prima dell'impianto, nel
popoluzionc
periodo deli' organogenesi, nella fase fetale), si rimanda al
paragrafo 1.5.4. Il danno principale è costituito dal ritardo RADIOPROTEZIONE fo.. ndamentali
mentale; la soglia per la comparsa di malformazioni è sti- . . . d . . l .
L tmttazJOne e1 nsc Il
• Gmsttlìcaztone
• Ouimizzazionc
mata intorno a O, l Sv. Per quanto concerne l'incidenza di "-- • delle dosi
neoplasie in epoca postnatale, prudenzialmente si ritiene
che la probabilità di comparsa di leucemie in bambini nati Fig. AIU.l. La Radioprotezione: un fondamentale strumento di limi-
da madri esposte in gravidanza sia del 15% per ogni Sv tazione dci rischi per gli operatori, i pazienti e la popolazione nell'u"
ricevuto sull'addome. so sanitario delle radiazioni ionizzanti.

l
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Radioprolezione 925

nella realtà concreta si potrà solo perseguire un esclusivo riferimento nel prosieguo, contempla le norma-
do di prevenzione parziale, il più elevato compati- tive, i regolamenti e gli accorgimenti miranti a
bilmente con il raggiungimento degli scopi per i qua- re il più possibile dal danno indotto da indagini radiodia-
li sono impiegati i raggi X e le sostanze radioattive; gnostiche e trattamenti radioterapeutici non solo il singo"
è necessario preliminarmente definire i livelli cui lo paziente e l'operatore sanitario (che ne sono i prota-
deve spingersi una prevenzione accettabile da par- gonisti di prima istanza), ma anche e soprattutto l'intera
te della società e dei singoli individui. popolazione (che è in ultima istanza la depositaria del
danno radiogeno). Si occupa quindi di tutto l'insieme di
La Commissione Internazionale per la Radioprote- conoscenze, atti e controlli, miranti rispettivamente:
zione (ICRP), facendo luogo a considerazioni econo-
a rendere edotti gli operatori sanitari dei «rischi bio-
miche e sociali, tra ill955 e i11965 ha indicato la via
logici'l insiti nell'uso di radiazioni ionizzanti, per
pragmatica raccomandando che:
le quali, come si può efficacemente dire, «non
qualsiasi esposizione non necessaria sia evitata; stono livelli fisiologici di dose»;
tutte le dosi siano tenute tanto basse quanto è con- a minimizzarne gli effetti dannosi;
cretamente ottenibile (l 'acronimo dell'espressione a verificare l'attuazione dei provvedimenti sugge-
inglese «as low as reasonably achievable» rende
riti o imposti allo scopo.
gione della dizione usuale in radioprotezione di
cipioALARA). I relativi adempimenti coinvolgono non solo lo spe-
cialista radiologo o medico nucleare e i! tecnico sani-
Ma quale metodo adoperare per stabilire il livello ra- tario di radiologia medica che realizzano le indagini e
gionevole di rischio collettivo? Ciò solleva problemi com- i trattamenti, ma anche il medico che li propone.
plessi: ad esempio, quanto, in moneta corrente, la società è chiesta della prestazione presuppone, per il medico pro-
disposta a pagare per risparmiare una dose collettiva uni- ponente, non solo una aggiornata informazione sulle
taria? indicazioni, possibilità e limiti delle singole metodiche
La metodologia applicativa attualmente privilegiata pog- e tecniche, ma anche adeguate conoscenze radioprote-
gia sul procedimento di analisi dei costi e dei benefici: sta- zionistiche, finalizzate alla riduzione della dose al pa-
bilire quando l'attività comportante l'uso di radiazioni io-
nizzanti è realizzata a un livello di esposizione (e quindi di ziente, onde contenere al più basso livello ottenibile la
rischio!) sufficientemente basso da far sì che un 'ulteriore ri- dose geneticamente significativa alla popolazione. Si
duzione dell'esposizione non giustifichi il costo aggiuntivo chiede, in ultima analisi, al medico curante di colla-
necessario per realizzarla. Si può in proposito dimostrare che borare a stabilire garanzie metodologiche affinché ogni
la somma del costo sanitario (la dose collettiva, appunto, al- esposizione a radiazioni ionizzanti sia giustificata in
la quale possono conseguire sofferenze, malattie, morti) e rapporto al beneficio di efficacia diagnostica o tera-
del costo di uomini e mezzi per la radioprotezione (progres- peutica non altrimenti conseguibile. Nel complesso,
sivamente crescente a mano a mano che si cerca di ridurre nell'intera procedura operativa sono necessari un ap·
la dose collettiva), presenta, al variare dell'uno o dell'altro, porto congiunto e una collaborazione stretta tra medi-
un tratto intermedio in cui raggiunge valore minimo. In cor-
co curante e specialista, che esuli da atteggiamenti di
rispondenza di questo tratto si realizzano le condizioni di
minimo costo complessivo per la società. preminenza non tollerabili e nocivi alla realizzazione
Questa metodologia consente una sistemazione soddi- della prevenzione.
sfacente dei due principi storici della radioprotezione:
individuazione e rispetto dei limiti di dose per i lavora- In Italia una chiara e completa definizione della «filo-
tori e per gli individui della popolazione; sofia della radioprotezione» è obiettivo perseguito dalla So-
ricerca e rispetto della dose collettiva cui corrisponde cietà Italiana di Radiologia e Medicina Nucleare fin dal lon-
il minimo costo totale sanitario e di protezione. tano 1934, epoca di pubblicazione dl una sua «carta delle
protezionh>. Ncl1966 è apparsa la fondamentale monogra-
fia di L Oliva e C. Polvani La protezione dei pazienti sotto-
3. La radioprotezione in ambito sanita- posti a indagini e terapie radio logiche (Edizioni Minerva
Medica, Torino, 1966). Negli ultimi anni si sono susseguiti
rio importanti contributi formativi di F. Bistolfi, recentemente
compendiati nella monografia Pagine di Radioprotezione
Questo settore della radioprotezione, al quale si farà 1998-2000 (Omicron Editrice, Genova, 2000).
l
J
926 Appendice Ili

La maggior parte dei paesi industrializzati ha da tempo medica e biomedica; attività di screelling; tecniche che
sviluppato specifici dispositivi di legge riguardanti la implicano l'impiego di alte dosi.
radioprotezione. La Comunità Europea ha emanato nel (v) Gestione del paziente e sua radioprotezione: giustifica-
tempo direttive per gli Stati membri con lo scopo di far sor- zione ed esposizione individuale; consenso informato; uti-
lizzo appropriato di precedenti informazioni cliniche e tec-
gere legislazioni uniformi. Loro elemento cardine è il siste- niche; procedure alternative; definizione e utilizzo dei livel-
ma di doppio controllo sulla radioprotezione: a livello li diagnostici di riferimento.
aziendale (sorveglianza) e a livello di autorità competenti (vi) Radiodiagnostica: elementi di tecnica radiologica; natura e
(vigilanza). produzione dei raggi X; scelte e uso di apparecchiature per
radiodiagnostica; fattori che influenzano la dose di radiazioni;
Tutto quanto concerne la radioprotezione sanitaria dosimetria; assicurazione e controllo di qualità; fluoroscopia;
fluoroscopia digitale; TC; procedure interventistiche; angio-
è rigidamente regolamentato, nel nostro paese, dal de- grafia; qualità dell'immagine in rapporto alla dose; utilizzo
creto legislativo del26 maggio 2000, n. 187. Questo dei MdC.
decreto attua la direttiva n. 43 emessa nel1997 dal- (vii) Radiotcrapia: produzione di radiazioni ionizzanti; radiobio-
l'EURATOM «in materia di protezione sanitaria delle logia; indicazioni della radiotcrapia; procedure e apparecchia-
persone contro i pericoli delle radiazioni ionizzanti ture di radioterapia; dosimchia; radiosensibilizzazione; volumi
bersaglio; radioprotezione e nonnative specifiche per la radio-
nessi ad esposizioni mediche». Nel suo contesto una terapia; effetti collaterali precoci e tardivi.
parte delle formulazioni hanno interesse generale e (viii) Medicina Nucleare: struttura atomica e radioattività; decadi-
vono essere ben conosciute dal medico di base. In mento radioattivo; indicazioni delle indagini mediconucleari;
posito, l'articolo 7 sancisce che negli ordinamenti procedure, strumentazioni e apparecchiature; assicurazione di
qualità e controlli di qualità; radiofarmaci; preparazione di dosi
dattici dei corsi di laurea ìn medicina e chirurgia e in individuali; calibrazione delle dosi; radioprotezione e nonnati-
odontoiatria- come pure, ovviamente, in quelli dei va specifica in Medicina Nucleare; protezione di organi a
plomi di specializzazione in radiodiagnostica, in rischio; gravidanza e allattamento; disposizioni particolari
dioterapia, in medicina nucleare, in fisica sanitaria, in per i pazienti portatori di radioattività; procedure per i rifiu-
altre discipline che possono comportare attività ti radioattivi.
diodiagnostiche complementari al!'esercizio clinico, e
ancora nei corsi di diploma universitario delle facoltà
di medicina e chirurgia- sia inserita una speclfica a 4. Giustificazione e ottimizzazione
tività didattica in materia di radioprotezione (tab.
Alll.3). La vigente normativa radioprotezionistica fa
Ciò conferisce alla presente Appendice un signifi- stinzione concettuale tra radioprotezione del paziente
cato che trascende il «complemento culturale'> per at- e radioprotezione della popolazione e dei lavoratori.
testarsi su un vero e proprio «obbligo di leggm>. Tutti i Mentre i pazienti esposti a fini diagnostici o terapeuti-
contenuti della tab. AIII.3 sono considerati negli spe- ci traggono, infatti, un beneficio medico dall'esposi-
cifici capitoli di questo libro e danno di per sé dimo- zione, i membri della popolazione e i lavoratori non
strazione della stretta integrazione tra cultura radiolo- traggono da questa alcun beneficio ma soltanto un pos-
gicoclinica e cultura radioprotezionistica. sibile danno. Nella pratica, quindi, per il paziente non
si consideraiw limiti di esposizione, ma si richiede la
«giustificazione» dell'atto e la sua «<ttimizzazione»
TAHF.LLA AIIIJ, CONTENUTI DelLA fORMAZIONE IN RADlOPROTE-
ZIONE.
esecutiva; per la popolazione e i lavoratori, viceversa,
è definito un «limite di dose individuale>> che non de-
(i) Fondamenti fisici della radiazione: proprietà delle radia- ve mai essere superato in un certo arco di tempo. Ciò
zioni ionizzanti; interazione delle radiazioni direttamente e sia al fine di prevenire effetti deterministici, sia alfi-
indirettamente ionizzanti. ne di minimizzare gli effetti stocastici.
(ii) Rischi da radiazione e dosimetria: effetti biologici delle
radiazioni; analisi rischi/benefici; ottimizzazione della dose; La giustificazione ha alla sua base il principio che
dose assorbita, dose equivalente, dose efficace e loro unità di «nessuna attività umana deve essere accolta a meno che
misura. la sua introduzione produca un beneficio netto e di-
(iii) Radioprotezione: normativa; dispositivi di protezione indi- mostrabile>}. Il beneficio nettO, nell'esposizione ara-
viduale; esposizioni potenziali; incidenti che implicano
sovraesposizioni alle radiazioni ionizzanti.
diazioni ionizzanti, è la risultante della differenza tra
{iv) Pratiche radiologichc che richiedono speciale attenzione: benefici attesi e danno temuto: questa differenza è ge-
gravidanza potenziale o in atto; neonati e infanzia; ricerca neralmente positiva allorquando la prestazione richie-
Radioprolezione 927

sta è motivata da un problema clinico concreto e si- co nucleare, i quali potranno per di più proporre alter-
gnificativo. Nel contempo, tuttavia, è importante valu- native altrettanto efficaci non utilizzanti radiazioni io-
tare se i risultati sperati non siano conseguibili con pre- nizzanti.
stazioni alternative non comportanti l'uso di radiazio- In caso di conclusione affermativa, l'esame verrà
ni ionizzanti: con questa valutazione, il medico propo- condotto nel rispetto del principio di ottimizzazione,
nente e lo specialista contribuiscono a soddisfare la ne- cioè con tutti gli accorgimenti metodo logici e tecnici
cessità, trascendente rispetto al problema.dello speci- utili per ottenere l'informazione desiderata con la mi-
fico paziente in osservazione, di contenere ai livelli più nor dose possibile al paziente. Sono stati definiti, in
bassi possibili la dose geneticamente significativa al- proposito, «livelli diagnostici di riferimento» per le in-
la popolazione. dagini standard e per gruppi di pazienti standard, indi-
cativi dei valori di dose suggeriti per conseguirne un
Quando la prestazione richiesta non ha luogo in riferi- valido i:isultato iconografico.
mento diretto o mediato a una possibile condizione morbo-
sa in atto, ma ha finalità di controllo dello stato di salute Recentemente F. Bistolfi ha prop.osto quale aiuto mne-
del singolo individuo o di un insieme di individui (esami di monico per la radioprotezione del paziente una formulazio-
massa!), la sua giustificazione dipende dal «grado di pro- ne ad uso dei medici non specialisti in discipline radiologi-
babilità di ottenere informazioni utili e dall'importanza di che dei principi di giustificazione e ottimizzazione, le tre C
queste informazioni per la salute dell'individuo» o, nel per la radioprotezione del paziente:
caso specifico di gruppi di popolazione, «dal beneficio per
la comunità». (i) Conoscenze radiobiologiche, logica premessa di qual-
Se la prestazione è richiesta per scopi medicolegali, siasi discorso radioprotezionistico;
assicurativi o di valutazione del! 'idoneità lavorativa, la sua (ii) Consapevolezza del rischio di effetti stocastici tardivi sia
giustificazione spetta, in caso di obbligatorietà, all'autorità nel soggetto stesso (tumori letali e non letali) che nella
istituzionale competente; in caso di libera scelta, al sogget- sua discendenza (effetti ereditari gravi);
to stesso che se ne assume il rischio in cambio del possibi- (iii) Comportamento professionale adeguato;. cioè tale da
le vantaggio. In ogni caso sarà opportuno adoperarsi a che minimizzare la probabilità di comparsa dei suddetti
sia preliminarmente nota una stima del rischio. effetti.

I.:ottimizzuzione ha alla sua base il principio che Mentre le tecniche della radioprotezione sono spe-
«ogni esposizione alle radiazioni deve essere tenuta tan- cifiche, i principi di giustificazione e di ottimizzazio-
to bassa quanto ragionevolmente ottenibile». Si tratta, ne hanno validità molto generale e possono essere
in proposito, di mettere in atto tutti i possibili accorgi- considerati tra le costruzioni concettuali di rilievo, in
menti per la riduzione della dose al paziente. L'artico- questo secolo, della medicina del lavoro, dell'igiene
lo 7 del decreto legislativo n. 187/00 prevede l'obbli- pubblica e della prevenzione generale. Devono quindi
gatorietà del diploma di specializzazione in radi odia- essere oggetto di attenzione, di riflessione e di studio.
gnostica, o in medicina nucleare, o in radioterapia, per
l'esercizio professionale delle relative attività. La com-
petenza e responsabilità nella conduzione ottimale di 5. Radioprotezione del paziente
un'indagine radiologica, sotto il profilo della radio-
protezione, è pertanto dello specialista, e ciò anche in Anche se, di fatto, ha sempre costituito obiettivo
quei casi nei quali, per l'esistenza di uno stretto rap- perseguito da specialisti e tecnici di radiologia, è di-
porto fiduciario tra paziente e medico curante, que- ventato recentemente un obbligo di legge (decreti legi-
st'ultimo può essere portato alla presenza diretta in se- slativi 230/95 e 187/2000) che individua un insieme di
de di indagine. situazioni concrete pragmatiche e decisionali per le qua-
Nella pratica clinica, quindi, ove il medico curan- li definisce le precise esigenze di comportamento per
te, edotto delle considerazioni di rischio e delle neces- lo specialista e per il medico proponente indagini o te-
sità di radioprotezione, progetti la richiesta di rapie con radiazioni ionizzantì. Alcune di queste, di
gine mdiodiagnostica, è suo obbligo porsi la domanda grande rilevanza e interesse generale, sono di seguito
se ciò sia giustificato sulla base del beneficio netto che riportate.
ne potrà Della giustificazione risponde-
ranno, tuttavia, anche lo specialista radiologo o medi- L'esposizione medica può coinvolgere: pazienti nel-
928 Appendice lJ[

l'ambito della rispettiva diagnosi o trattamento medico; per- valori massimi di dose di radiazione in gioco nella singola
sone nell'ambito della sorveglianza sanitaria professionale; indagine, che non dovrebbero essere superati per procedi-
persone nell'ambito di programmi di screening sanitario; Per- menti standard. Alcuni utili accorgimenti per la riduzione
sone sane o pazienti che partecipano volontariamente a pro- della dose al paziente sono riportati in tab: AIII.4.
grammi di ricerca medica o biomedica in campo diagnosti-
co o tcrapeutico; persone nell'ambito di procedure medico- TABELLA AIIJ.4. ACCORGIMENTI UTI!l PER LA RIDUZIONE DELLA

legali; persone che coscientemente e volontariamente, al di DOSE AL PAZIENTE.

fuori della loro occupazione, assistono c confortano sogget-


diaframmatura del fascio di radiazione alla regione corporea
ti sottoposti a esposizioni mediche. di interesse specifico;
Sussiste per ogni specialista una precisa responsabilità
adeguata filtrazione del fascio dei raggi X, sì da eliminare la
clinica riguardo a esposizioni mediche individuali. In par- radiazione di bassa energia che non concorre alla formazione
ticolare: dc Il 'immagine ma i: pur sempre assorbita dal pa?iente;
la giustificazione; uso di raggi X di energia più elevata possibile compatibilmente
con l'esigenza di ottenere immagini adeguatamente contrasta-
J'ottimizzazione;
te;
la valutazione clinica del risultato; utilizzazione di sistemi schermi di rinforzo/pellicola di massi-
la cooperazione con altri specialisti e con il personale ma sensibilità possibile compatibilmente con l'esigenza di ot-
eventualmente ·delegato per aspetti pratici; tenere immagini di adeguato potere risolutivo;
il reperimento di informazioni, se del caso, su esami utilizzazione cii tecniche radiografiche digitali, che di norma
precedenti; consentono una riduzione della dose erogata al paziente;
la trasmissione, su richiesta, di informazioni radiologi- protezione delle gonadi interponendo tra esse e il fascio di
radiazione opportuni materiali a elevato assorbimento fotoni-
che esistenti o di docwnenti ad altri medici specialisti o co;
prescriventi;
minimo uso possibile della radioscopia (da effettuare, in ogni
l'informazione dei pazienti e delle altre persone interes- caso, mediante intensificatore di luminosità).
sate se del caso, circa i rischi delle radiazioni ionizzanti.
Tutte le esposizioni mediche individuali devono essere
giustificate preliminarmente. In ciò si terrà conto degli obiet- Le attività radiodiagnostiche complementari all'eser-
tivi specifici deli' esposizione e delle caratteristiche della cizio clinico - cioè le attività che costituiscono fonte di
persona interessata (in effetti, una pratica comportante espo- ausilio per il medico-chirurgo specialista o l'odontoiatra
sizione medica non giustificata in generale, può essere giu- nello svolgimento di specifici interventi di carattere stru-
stificata per il singolo individuo in particolari circostanze). mentale propri della disciplina - possono essere diretta-
Per evitare esposizioni non necessar(e, il prescrivente e mente realizzate, purché contestuali, integrate e indila'zio-
lo specialista si avvarratmo delle informazioni acquisite o si nabili, dal medico-chirurgo in possesso della specializza-
assicureranno di non essere in grado di procurarsi preceden- zione nella disciplina in cui rientra l'intervento stesso e
ti informazioni diagnostiche o documentazione medica per- dall'odontoiatra nell'ambito della propria attività profes-
tinenti alla prevista esposizione. sionale specifica.
Le esposizioni mediche sono effettuate dallo specialista Le procedure da seguire nel caso di esami medico-lega-
su richiesta motivata del prescrivente. li sono quelle previste nell'ambito della disciplina vigente
La scelta delle metodologie e tecniche idonee ad ottene- in materia.
re il massimo beneficio clinico con il minimo detrimento Le esposizioni di persone a scopo di ricerca scientifica
individuale e la valutazione della possibilità di utilizzare clinica possono essere effettuate soltanto con il consenso
tecniche sostitutive non basate su radiazioni ionizzanti com- scritto delle persone medesime, previa informazione sui
pete allo specialista. rischi connessi. Prima di avviare un programma di ricerca
I.: esecuzione della procedura o di parte di essa, nelle sue medica o biomedica comportante l'uso di radiazioni ioniz-
componenti pratiche, possono essere delegati dallo specia- zanti deve, comunque, essere acquisito il parere vincolan-
lista al tecnico sanitario di radiologia medica o all'infermiere te del Comitato Etico di riferimento.
o all'infermiere pediatrico, ciascuno nell'ambito delle ri- È obbligo del prescrivente e dello specialista accertar-
spettive competenze professionali. si preliminarmente, su base anamnestica, se la donna è in
La valutazione preventiva, l'ottimizzazione e la verifi- stato di gravidanza, e, per le indagini mediconucleari, se al-
ca delle dosi impartite al singolo paziente, come pure i con- latta al seno. Ove la gravidanza non possa essere esclusa e
trolli di qualità degli impianti radio logici, sono competen- la dose che deriverà ali 'utero è superiore a l mSv, si porrà
ze specifiche dell'esperto in fisica medica. Si definiscono, particolare attenzione alla giustificazione, alla necessità o
in proposito, dci livelli diagnostici di riferimento, cioè dei all'urgenza, considerando la possibilità di procrastinare l'in-
Radioprotezione
929

dagine o il trattamento. Nell'impossibilità di procrastinare


l'atto si informerà la donna o chi per essa dei rischi
7. Radioprotezione degli operatori sani-
vanti all'eventuale nasci turo al fine di attenerne il tari e della popolazione.
so. Nel caso in cui si debba procedere comunque al!
sizione lo specialista porrà particolare attenzione al È disciplinata dai decreti legislativi 230/95 e
cesso di ottimizzazione riguardante sia la madre che il 24112000 e si basa su tre strumenti operativi: la sorve-
sci turo.
glianza fisica, la sorveglianza medica, la vigilanza.
La sorveglianza fisica è affidata all'esperto quali-
6. Il consenso informato ficato, laureato in fisica, o in ingegneria, o in chimica,
e dotato di apposita idoneità. Compete all'esperto qua-
La dottrina del consenso informato in radi lificato .Ja classificazione delle zone lavorative in zone
gnostica e in radioterapia, oggetto di attenta interdette (cioè inaccessibili in condizioni ordinarie,
razione in un articolo di F. Bistolfi e D. Fierro al zone controllate e zone sorvegliate), e zone ad accesso
le faremo diretto riferimento in questa sede (Il Radio- libero. È altresì suo compito misurare le dosi e le
logo 2:77-79, 1998), sancisce- ove fosse ancora ne- taminazioni negli ambienti di lavoro, nonché valutare le
cessario -la supremazia dell'autodeterminazione del- dosi assorbite dai lavoratori a seguito di esposizione
la persona e costituisce il caidinedeontologico che con- diretta o di contaminazione interpa.
diziona la liceità di ogni intervento medico,
In radiodiagnostica il consenso è implicito nel rap- terminologia radioprotezionistica si definisce
porto tra paziente e medico specialista quando la pre- zona controllata ogni luogo ove esista una sorgente di
stazione non preveda un rischio o complicanze e danni radiazioni ionizzanti e nella quale persone professional-
mente esposte possano ricevere sul corpo intero dosi di
connessi che superino la soglia dei rischi normalmente
radiazioni superiori a 6 mSv/anno. Possono considerarsi
presenti nella vita di tutti i giorni. Nelle indagini ordi- tali nell'ambito sanitario: le sale di rOntgendiagnostica e di
narie, le dosi ai vari organi e tessuti sono comprese tra radioterapia con acceleratore lineare nei momenti nei quali
l e l 00 mSv: conseguentemente, il rischio di danni l'emissione di radiazioni è operante; le sale di telecobalto-
deterministici è nullo, mentre il rischio oncogeno può terapia; le sale di applicazione di sorgenti sigil-
stimarsi tra 0,005% e 0,5% (o ancor meno trattandosi late; le sale di degenza nelle quali sono presenti
quasi sempre di esposizioni corporee parziali). Le con- sottoposti a radioisotopoterapia; la camera «calda>> ove
dizioni per il consenso informato si pongono, viceversa, vengono manipolati radioisotopi.
quando è in previsione l'effettuazione di procedure In riferimento ai loro rapporti spaziali e temporali con
interventistiche o l'uso di MdC. Problema determinan- le zone controllate, e di conseguenza all'entità dell'irra-
te, in tali casi, è la qualità dell'informazione fornita al diazione alla quale sono potenzialmente assoggettati, i
lavoratori sono suddivisi in 3 categorie:
paziente, che dovrà essere specificamente personalizza-
ta. esposti pel' motivi professionali di categoria A (speciali-
In radioterapia il problema è sostanzialmente di- sti radiologi e medici nUcleari; tecnici di radiologia; me-
verso. V attività curativa che ne consegue è sempre cor- dici che utilizzano abitualmente nella loro attività sor-
relata a reazioni perifocali più o meno intense ma re- genti di radiazioni ionizzanti): la dose efficace poten-
versibili e talvolta seguita da complicanze tardive an- ziale è superiore a 6 mSv/anno;
che gravi, delle quali dovrà essere data adeguata infor- esposti per motivi professionali di categoria B (perso-
mazione. Nel provvedere a informare il paziente in for- nale sanitario il quale si trovi occasionalmente in zona
ma adattata al caso clinico, il radioterapista terrà con- controllata; specialisti esposti nel contesto di attività com-
to della sua struttura psicoemotiva e culturale e delle plementari): la dose efficace potenziale è compresa tra
6 e l mSv/anno;
sue reazioni. In particolare, cercherà di concentrare l'at-
tenzione del paziente sulle probabilità di successo te- popolazione residua, per la quale si accetta una dose ef-
ficace potenziale inferiore a l mSv/anno.
rapeutico, sia esso radicale o sintomatico, e sulle pro-
babilità di non avere complicanze, In tal modo «il con-
senso informato verrà a trasformarsi da semplice stru- Per gli individui esposti professionalmente, la dose
cace massima ammissibile per irradiazione sull'intero cor-
mento di autodifesa deli 'operato medico, in documen-
po è di 20 mSv/anno; la dose equivalente massima ammissi-
to di alleanza tra medico e paziente, tesa al bile è di !50 mSv/anno per il cristallino, 500 mSv/anno per
mento della guarigione». la cute e le estremità. Per la popolazione, la dose efficace
930 Appendice 111

massima ammissibile per irradiazione sull'intero corpo è di 8. Norme di radioprotezione


l mSv/anno; la dose equivalente massima ammissibile è di
15 mSv/anno per il cristallino, 50 mSv/anno per la cute e le
Le Aziende Sanitarie e Ospedaliere hanno l'obbligo
estremità. Tutte queste dosi sono dosi di radiazioni ionizzanti
che, allo stato attuale delle conoscenze, non sono suscetti- di emettere, in forma più o meno estensiva, norme inter-
bili di causare alterazioni notevoli né all'individuo nel cor- ne di protezione e sicurezza relative alle radiazioni ioniz-
so della sua vita, né alla popolazione. Esse non tengono ov- zanti che recepiscano i contenuti dei decreti legislativi e
viamente conto delle dosi additive eventualmente ricevute dei loro allegati. Tali norme sono in tOrma distinta rivol-
in occasione di prestazioni mediche subite e di quanto ap- te ai dirigenti, agli operatori, al controllo degli impianti
portato dalla radiazione naturale di fondo. di radiodiagnostica, delle apparecchiature radiologiche
mobili, degli apparecchi radiologici endorali, delle
La sorveglianza medica ha lo scopo di vaiutare lo apparecchiature radioterapiche, delle apparecchiature
stato generale di salute confrontandolo con le condi- per densitometria ossea, e all'uso di sorgenti
zioni di lavoro che possono incidere, sotto il profilo sa- ve. Trattasi in gran parte di norme a contenuto decisa-
nitario, suli' idoneità al lavoro specifico. È affidata, per mente specialistico che qui verranno considerate solo in
i lavoratori esposti di categoria A, al medico autoriz- alcuni aspetti di interesse più generale.
zato, di norma un medico del lavoro che ha acquisito
una specifica idoneità nazionale; per i lavoratori espo- Le indagini diagnostiche e le attività terapeutiche com-
portanti l'uso di radiazioni ionizzanti devono essere eseguite
sti di categoria B, al medico autorizzato o al medico da personale preventivamente autorizzato (visita medica di
competente, anch'esso medico del lavoro. La sorve- idoneità) e classificato ai fini radioprotezionistici, per il quale
glianza medica è basata su visite mediche preventive e sussiste l'obbligo di sorveglianza fisica (dosimetria persona-
periodiche, accertamenti laboratoristici e strumentali, le) e di sorveglianza medica (periodiche analisi ematologiche
visite specialistiche, giudizi di idoneità. e accertamenti specialistici).
Ogni attività propria dei lavoratori esposti è proibita ai
L'obiettivo comune della sorveglianza fisica (sulle sor- minori 'di anni 18.
genti di radiazione; sull'ambiente; sulle persone esposte) e Le lavoratrici esposte sono obbligate a notificare il pro-
prio eventuale stato di gravidanza, sì da poter essere esentate
della sorveglianza medica è in ultima analisi quello di con-
da attività che le espongano al rischio di superare i limiti di
siderare preventivamente le singole situazioni di esposizione
dose stabiliti per i lavoratori non esposti. Le d01me che allat-
verificandone poi, nel tempo, la corrispondenza alle previsio-
tano al seno verranno esentate da attività comportanti un
nì. L'intero sistema, allorquando applicato con il dovuto rigore,
rischio di contaminazioni radioattive.
si è dimostrato molto efficiente e assolutamente corrisponden-
Ragioni di convenienza (non ultima quella economica!)
te alle esigenze di una razionale radioprotezione.
Mentre la sorveglianza fisica è un vero e proprio stru- inducono a limitare il numero dei lavoratori esposti a rischio
di radiazioni ionizzanti a coloro per i quali, per le esigenze di
mento di prevenzione primaria (che riduce fin dove possi-
servizio e di assistenza ai malati, ciò si renda effettivamente
bile il rischio alla fonte) ed è indirizzata in modo collettivo
indispensabile.
a tutti i lavoratori professionalmente esposti e alla popola-
E proibita l 'esposizione diretta del personale al fascio ra-
zione, la sorveglianza medica è un vero e proprio strumen- diogeno primario, ma è ammessa, in caso di necessità, l'e-
to di PJJ!Venzione secondaria del rischio oncologico ed è in- sposizione delle estremità degli arti superiori.
dirìZ:lata in modo individuale e specifico al singolo lavora- L'accesso alle zone controllate durante l'esecuzione di
tore. esami diagnostici è consentito a parenti e accompagnatori
solo in caso di assoluta necessità per assistenza al pazien-
La vigilanza è l'insieme delle aziorii, valutazioni, te.
interventi, controlli, attraverso i quali lo Stato garanti- Chiunque operi nelle zone controllate è tenuto a utiliz-
sce al lavoratore professionalmente esposto e alla po- zare, durante il periodo di irraggiamento, i mezzi di prote-
polazione il rispetto, nella forma e nella· sostanza, dei zione ambientali e individuali di volta in volta necessari
loro interessi sanitari. Ha funzioni (grembiule e guanti piombiferi, collare protettivo per la
rizzative, informativo-promozionali, tiroide, occhiali anti-X).
Le porte d'accesso alle zone controllate devono restare
pressive. Organismi pubblici devoluti alle 'attività.di vi-
chiuse e ali' esterno deve essere in funzione un segnalatore di
gilanza sono l'Agenzia Nazionale per la Proiezione del- pericolo ben visibile (cartello! luce rossa lampeggiante!- fig.
l'Ambiente, l'Ispettorato del Lavoro, le Aziende Sani- AIII.2).
tarie Locali. · In caso di uso di apparecchiature radio logiche mobili,
Radioprotezione 931

l'eventuale sostegno del paziente verrà espletato da persona Il dosimetro verrà consegnato mensilmente (in
munita di grembiule e di guanti piombiferi (in tal modo pro- so eccezìonale ogni due mesi) al Servizio di Fisica Sa-
tetta dalla radiazione diffusa!). Nelle corsie, i pazienti deam- nitaria per la valutazione dosimetrica del periodo espo-
bulanti verranno preventivamente allontanati e i letti di de-
sitivo. Durante assenze prolungate per ferie, malattie o
genza che potrebbero essere interessati dal fascio primario
opportunamente spostati. Nelle sale operatorie, il personale altro, verrà conservato in luogo ove non sussista la pos-
non strettamente necessario dovrà essere momentaneamen- sibilità di esposizione accidentale. È di per sé ovvio che
te allontanato durante l'impiego dell'apparecchiatura radio- il dosimetro non può essere utilizzato a] di fuori del po-
gena. sto istituzionale di lavoro e non può essere ceduto o
stato ad altre persone.
La valutazione della dose assorbita nell'intero
arco dell'attività lavorativa mensile è determinata con Il medico curante, che spesso e volentieri presen-
l'uso di opportuni strumenti di rilevazione (dosimetri zia e collabora alla realizzazione di indagini sui suoi
personali). pazienti, metterà in atto tutti gli accorgimenti (che lo
specialista radiologo ben conosce!) miranti a proteg-
Il più comune è costituito da cristalli termoluminescen- gersi dall'assorbimento di una dose inutile di radia-
ti posti all'interno di un contenitore di materiale plastico (i zione:
cristalli intrappolano l'energia della radiazione ionizzante e durante l'esecuzione delle indagini radiografiche
la rilasciano sotto forma di luce quando vengono sottoposti
rimarrà al di dietro della barriera anti-X posta in
a un impulso termico). Opportuni filtri disposti alla super-
ficie di accesso della radiazione consentono una certa selet- prossimità del tavolo di comando; allorquando si
tività energetica della misura. La dose assorbita è valutata renderà necessaria la sua presenza vicino al paziente
comparando la risposta dei singoli dosimetri con curve di per collaborare alle manovre su di esso, indosserà
riferimento. il grembiule e i guanti anti-X;
eviterà di impegnarsi durante l'esecuzione deli 'in-
Il dosimetro per il corpo intero verrà posizionato al- dagine nel sostegno del paziente non autonomo (at-
l' altezza della parte superiore deli' emitorace sinistro to questo convenientemente devoluto a un parente
(in pratica, sul taschino del camice); il dosimetro ad dello stesso, preferibilmente di età avanzata e con-
anello o a bracciale verrà portato sull'arto più esposto. venientemente protetto da grembiule anti-X).
Durante l'uso dei grembiuli piombiferi il dosimetro per-
sonale verrà posto al di sotto dell'indumento protetti- Specifiche norme contemplano l'attività nel con-
vo. testo dei Centri di Medicina Nucleare. Apposite rac-
comandazioni radioprotezionistiche, opportunamente
differenziate in funzione del radioisotopo considerato,
riguardano la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti ra-
dioattivi.

Il Centro è in proposito dotato di «fosse di raccolta>l dei


rifiuti liquidi radioattivi (escreti dei pazienti cui sono stati
somministrati radiofarmaci), le quali possono essere svuo-
tate parzialmente o totalmente in giorni definiti con frequenza
idonea in funzione della quantità e della qualità dei radioi-
sotopi smaltiti. Ogni contenitore per rifiuti, contenente ma-
teriale radioattivo, dovrà "essere controllato con misure di
esposizione a contatto prima della consegna per lo smalti-
mento. Norme specifiche contemplano l'impiego di sorgenti
radioattive non sigillate in forma gassosa (come lo 133Xe).

Nei pazienti ricoverati o ambulatoriali cui sono sta-


ti somministrati radiofarmaci si adotteranno opportu-
Fig. AIII.2. I principali segnali di pericolo presenti all'esterno delle ne precauzioni nelle prime 24 ore dopo la sommini-
sale ove si fa uso di radiazioni ionizzanti. strazione del radiofarmaco: uso di guanti monouso nel-
932 Appendice 1lJ

le operazioni di assistenza al paziente; si eviteranno con Il problema è più complesso allorquando si consi-
questi contatti prolungati inutili; si porrà attenzione ai derano le indagini a RiVI, nelle quali il paziente è pre-
rifiuti biologici; si raccoglieranno le urine e il materia- liminarmente esposto a un campo magnetico statico di
le biologico potenzialmente contaminato (siringhe, ca- intensità più o meno alta e successivamente ali 'azione
teteri, pannolini) in specifici contenitori che, prima del- di campi magnetici a gradiente variabili nel tempo e di
lo smaltimento, saranno controllati dal Servizio di Fi- onde a RF. Come osserva F. Bistolfi, l'affermazione che
sica Sanitaria (i contenitori saranno conservati in luo- le tecniche diagnostiche a RM sono prive di rischi in
ghi poco frequentati, come ripostigli, bagni o altri). quanto basate su energie non ionizzanti è del tutto sem-
Ogni qual volta venga rilevata una contaminazione plicistica e fuorviante, perché le energie in gioco
radioattiva su persone o su indumenti, il Servizio di Fi- vonv pur sempre interagire con la materia vivente per
sica Sanitaria e l'esperto qualificato.controlleranno l'e- evocarne i segnali di risposta. Su tale base sono attesi
secuzione delle opportune operazioni di decontamina- effetti biologici, sia pure subclinici e transitori, e si
zione e decideranno l'eventuale ricorso al medico au" dono necessarie ricerche approfondite sui possibili
torizzato o competente. fetti avversi precoci e tardivi. Riferimenti specifici al
rischio biologico insito nell'uso di tali entità fisiche so-
Si provvederà comunque in sede, con la massima sol- no riportati nel paragrafo Xl. l O, al quale si rimanda.
lecitudine, a una prima decontaminazione. Verrà rimosso il
vestito contaminato. Si procederà al lavaggio esterno con La normativa vigente (D.M. 2/8/91, allegati 1-7; D.M.
acqua tiepida a getto abbondante, sapone o detersivi neutri 3/8/93, allegati A e B; D.P.R. 542/94), oltre a defmire le
privi di abrasivi, spazzola morbida. La doccia sarà effet- condizioni controindicanti o potenzialmente limitanti l'e-
tuata solo dopo il controllo fisico-sanitario. secuzione d'indagini a RM (v. tabella XI.2), prescrive
importanti misure di sicurezza per l'installazione degli
impianti, per gli operatori e per i pazienti, il cui controllo è
9. Radiazioni non ionizzanti ed energie devoluto a esperti designati dal datore di lavoro.
non radiative
La protezione degli operatori si esercita sia in fase
Considerazioni a sé, esulanti dal corpo di dottrina progettuale de !l 'impianto valutando i possibili rischi
della radioprotezione propriamente detta (ma derivan" connessi con le caratteristiche dell'apparecchiatura,
ti anch'esse dalla convinzione del diritto dell'uomo sia esercitando un accurato programma di prevenzio-
alla salvaguardia della salute), sono necessarie per ne che verifichi il perdurare delle condizioni di sicu-
quanto concerne le energie non radiative (US!) e le rezza.
radiazioni non ionizzanti utilizzate in diagnostica per
In fase progettuale particolare attenzione è posta alla
immagini (RM:!).
limitazione del campo magnetico disperso e del campo
Riferimenti specifici al rischio biologico insito nel- elettromagnetico a RF, allo studio di idonee linee di eva-
l'uso di fasci pulsati di US sono riportati nel paragrafo cuazione· dei gas criogeni e alla climatizzazione degli
IX.ll, al quale si rimanda. Al momento attuale, e con ambienti.
le tecniche anche più impegnative dal punto di vista Gli attuali magneti sono dotati di sistemi autoscher-
del! 'energia in gioco, gli esami ecografici possono tran- manti (attivi o passivi) che limitano il campo magnetico
quillamente ritenersi innocui, e ciò anche nel control- disperso, ma per specifiche esigenze si possono apportare
lo evolutivo della gravidanza. Va data loro preferenza schermature aggiuntive in ferro alla sala magnete, sia al
ogni qual volta sia razionale l'ipotesi di potere acqui- fine di minimizzare l'impatto ambientale del campo magne-
sire, con il loro uso, informazione pari a quella fornita tico che potrebbe interferire in modo dannoso con altre
da indagini utilizzanti radiazioni ionizzanti. attrezzature sanitarie, sia al fine di ridurre l'esposizione dei
rienza clinica, peraltro, è ricca di esempi nei quali lavoratori e della popolazione a livelli ritenuti accettabili. Il
campo elettromagnetico a RF viene limitato «inscatolan-
l 'informazione arrecata dali' ecotomografìa o dalle
do» la sala magnete in una gabbia di rame (gabbia di
niche Doppler è del tutto esclusiva o comunque Faraday).
riore a quella acquisibile con indagini utilizzanti X: impianto di evacuazione dei. gas criogeni, necessario
diazioni ionizzanti. Non sussistono, al momento at- in tutti i magneti superconduttivi, consente sia il recupero
tuale, dispositivi di legge o nonnative precauzionali ri- de !l 'elio gassoso tramite sistemi di liquefazione, sia la pos-
guardanti l'uso degli ultrasuoni. sibilità, per motivi di sicurezza o malfunzionamento, di
Radiopmtezione 933

A
«spegnere» il magnete tramite una repentina evaporazione
dell'elio liquido contenuto al suo interno (quench). A tale
proposito si rammenta che a 20°C un litro di clio produce
700 litri di elio gassoso, per cui è necessario installare
all'interno della sala magnete dei n;isuratori di concentra-
zione di ossigeno che in caso di necessità attivino un velo- ATTENZIONE ATTENZIONE
ce ricambio d'aria. CAMPO MAGNHICO MR DI AlTA FflEQUEHlA

In tab. AJII.S sono elencate le procedure di sicu-


rezza da porre in atto prima che il paziente acceda alla
sala magnete. Ovviamente gran· parte delle sopracitate
misure di sicurezza dovranno essere osservate scrupo-
losamente da tutte le persone che accedono alla sala
magnete (personale addetto alle pulizie, alla manuten-
®
zione delle apparecchiature, accompagnatori).

TABELLAAIII.S. PROCEDURE D'ACCESSO ALLA SALA MAGNETE.

verificare il questionario per l'accertamento dell'idoneità all'esa-


me
Fig.AITI.3. I principali segnali di pericolo presenti nei locali di acces-
far depositare tutti gli oggetti personali so agli impianti a RM (v. testo).
fare spogliare il paziente
fare indossare !'apposito camice Negli impianti di 1-2 T la linea dei 200mT solitamente
eseguire un controllo con il meta! detector prima del! 'accesso alla è prossima all'ingresso del magnete per cui si raccomanda
sala magnete di stazionare in tale posizione lo stretto tempo necessario al-
fomire al paziente gli appositi tappi auricolari fonoassorbenti. le operazioni di posizionamento del paziente.
Inoltre, per quanto riguarda i pericoli associati al campo
magnetico statico, si rammenta che a causa dell'elevata in-
tensità tutti gli oggetti magnetizzabili sono attratti violente-
L'accesso al sito a RM è rigorosamente precluso a mente verso il suo interno (effetto proiettile), generando un
soggetti portatori di pacemaker, di protesi dotate di cir- potenziale rischio di danno alle persone e alle cose. Per evi-
cuiti elettronici, di corpi estranei o dispositivi metallici tare incidenti, è proibito introdurre all'interno della sala ma-
intracranici o comunque posizionati in prossimità di gnete materiali magnctizzabili: bombole di gas, estintori, car-
strutture m1atomiche vitali (fig. All1.3). relli elevatori, barelle ferromagnetiche, equipaggiamenti di
misura, nonché piccoli oggetti quali monete, pinze, forbici,
In ogni impianto sono individuate e delimitate tre zone: spille, forcine.
la zona controllata, oltre i 0,5 mT (5 Gauss);
È obbligo del medico proponente, nella formula-
la zona di rispetto (o sorvegliata), compresa tra 0,1 mT zione del quesito diagnostico e nella valutazione del-
(l Gauss) e 0,5 mT;
la zona di accesso libero, al di sotto di 0,1 mT (l Gauss).
La zona controllata, per impianti a campo medio-alto,
coincide in gran parte con il locale magnete, la zona di ri-
spetto con gran parte del sito dedicato ali 'installazione (fig.
AIII.4).
Cinterazione con il campo magnetico, nell'intervallo di
valori di intensità utilizzati in diagnostica per immagini, non
provoca nell'uomo effe.tti magnetomeccani-ci e d'induzione
magnetica significativi: comunque, a scopo cautelativo, si
raccomanda che l'esposizione giornaliera dei lavoratori non
sia continua ma intervallata. I limiti temporali di esposizio-
ne sono; per il corpo l ora/giorno a 0,2 T, 15 mio/giorno a 2 Fig.AIII.4. Zona ad controllato c di rispetto negli impianti a
T; per gli arti l ora/giorno a 2 T. RM (v. testo).
934 Appendice IJJ

le indicazioni all'indagine, tener conto della necessità Le richieste di indagine verranno quindi vagliate
che il radiologo che la eseguirà (con piena responsa- personalmente dal radiologo che, sulle basi delle
bilità!) abbia gli essenziali riferimenti sulle condizio- mazioni ricevute, potrà razionalmente decidere
ni del paziente, su eventuali precedenti indagini re e/o l'opportunità di accoglimento della richiesta e sulle
RM, e sul fatto che questi sia stato edotto, sia pure in modalità di esecuzione dell'esame stesso. Potranno, ad
termini generali, dell'indicazione clinica. Nella indi- esempio, essere privilegiate, in presenza di
viduazione delle controindicazioni (che assommano a nate situazioni, sequenze di impulsi che riducano gli
più di frenta!) gli saranno di particolare aiuto specifi- effetti da suscettività magnetica o che limitino il tasso
ci questionari messi a disposizione dal centro di RM. di assorbimento energetico specifico, il SAR. Prima di
Non sussistono controindicazioni all'effettuazione di essere sottoposto ali 'indagine il paziente sarà,
indagini in donne gravide, almeno a partire dal terzo munque, adeguatamente informato sugli ipotetici
mese. schi e sui possibili effetti di claustrofobia.
INDICE ANALITICO
a cÙra di FRANCESCO SARDANELLI

A Anca: 241
Ablazione con microonde/ RF/ ultrasuoni: 835 lussazione congenita: 185-7
Aborto: 631 sinovite acuta transitoria: 810
Abt-Lettercr-Siwe, m. di: 175 tab, 206 Anchilosi, fibrosa/ ossea: 227
Acalasia: 418 Anemia aplastica grave, RT, trapianto allogenico di midollo: 912
Acantosi glicogenica, esofago: 424 • Anencefalia: 688
Acceleratore lineare: 866 Aneurismi
Accuratezza diagnostica: 147 aorta: 396-9
Acino polmonare: 256 tab, 257, 257 fig intracranici: 695-6
Acondroplasia: 179-80 pseudoaneurismi, aneurismi "falsi": 396
Acroasfissia sinunetrica degli arti: v. Raynaud Angiocardiogmfia: 366-7
AcrocC"fàlosindattilia: 177 tab Angiocardioscintigrafia
Acrocianosi: 395 all'equilibrio: 368
Acromegalia: 652-3 di primo transito: 369
artropatia: 226 fig Angiofibroma nasofaringeo giovanile, interventistica: 736
Acrosteosclerosi: 171 tab Angiografia: 87-93
Adamantinoma: 219,778 aRM: 132
Addison, m. di: 666 convenzionale: 87-9
Adenoide: 757 digitale: 89-93
ipertrofia: 757 arteriosa/ venosa: 91-3, 91 tab
Adenolinfoma: 768 rotazionale: 91
Adenoma bronchiale, cosiddetto: 325-6 encefalo: 682-6
Adenomatoide-cistica, malformazione polmonare: 289 1
midollo, arteriografia: 723
Adrenogenitale, sindrome: 666 tab ·Angioma
After-loading, RT: 870 arterovenoso cerebrale, interventistica: 737-8
Agammaglobulinemia congenita: 757 osseo: 213
Agiria, epilessia: 720 parti molli: 790
AIDS, sindrome da immunodeficienza acquisita varie localizzazioni: v. organi interessati
encefalo: 704-5 Angiomatosi del SNC, m. di Lindau: 715
polmone: 291-2 Angiomiolipoma renale: 612-3
Akerlund Angioplastica transluminale: 825
classificazione ernie iatali: 420-1 Angiosarcoma osseo: 218
s. di, ulcera duodenale: 446-7, 447 fig Angio-RM: 132
Albers-SchOnberg, m. di, osteopetrosi: 178, 179 fig arterie: 394
Albright, m. di: 175 tab Angio-TC: 73,76 fig, 77 fig
Alcali-latte, sindrome: 783 arterie: 394
Alcaptonuria: 232 Angiopneumogmfìa: 269
Alcoolizzazione: 835 Ano
Alfa, particelle: 850 tab imperforato: 477-8
Algodistrofia simpatica riflessa posi-traumatica di Sudeck: 191, RH93
192 fig Antracosilicosi: 310
Alport, s. di: 602 Armessi uterini: v. tube uteri ne
Alveolari, opacità polmonari: 276-7 Aorta
Alveoliti a!! ergi che estrinseche: 311 aneurismi: 396-8; 350 fig
Alveolopolmonare: 258 aterosclerosi: 396
Alzheimer, m. di: 687 coartazione: 382
Amartocondroma polmonare: 326-7 dissezioni: 398-9
Ameloblastoma o adamantinoma: 219,778 pscudoaneurismi, aneurismi "falsi": 396
Ampullomi: 449 Aortica, valvola
Analisi decisionale: 145-52 stenosi/ insufficienza: 375-6
Anatomia mdio1ogica: 21, 23 stenosi congenita: 381-2
936 Indice analitico

Aortografia; v. anche Aorta, Arteriografia cronico di Brodic: 199


tomcica: 269 Ascite: 556
sopmvalvolare: 367 Asma bronchiale: 302
translombare: 393 Aspirazione dei !rombi: 826
Aorto-polmonare, trasposizione completai corretta: 387,382-3 Assmann-Redeker, infiltrato precoce tisiogeno di: 294
Aortosclcrosi: 396 Astragalo, fratture: 195
Apice polmonarc radiologico: 261 fig Astrocitoma: 711
Apoptosi: 854 anaplastico: 711
Apparato midollare: 732
digerente: 411-95, v. anche Digerente, tubo pilocitico: 711,750
genitale: v. Genitale, apparato, maschile/ femminile subependimale a cellule giganti: 712
lacrimale: 750-1 Atelettasia
respiratorio: v. Polmone adesiva: 276
urinario: v. Urinario, apparato compressiva, collasso polmonare: 275-6
Appendice: 466-8 dariassorbimcnto: 273-5
Appendicite polmonare, lobarc, segmentaria: 273-4
acuta: 467 polmonare totale: 275
cronica: 467-8 fibrotica: 275-6
Aracnodattilia: 185 lamellarc: 276
Aran-Duchcnne, m. di: 251-2 Atresia
Arcate dentarie: 772-4 coane: 753
denta-scan: 773-4 esofago: 419, 814
tecnica radiografica endorale/ extraorale: 772 tenue: 815
ortopantomografia, radiografia panoramica: 772-3 tricuspide: 385-6
ARDS, s. da difficoltà respiratoria dell'adulto: 329 fig, 330 Azygos, pseud?scissura: 265-6
Area della diagnostica per immagini e radioterapia: 21
Artefatti (TC): 77 B
Arterie: 391-9; v. anche Arteriopatie Baastrup, m. di: 236
tumori: 399 Bacino, fratture: 194-5
Arteriografia: 392-4 Back-projection: 69, 70 fig
Arteriopatie: 395-9 Baker, cisti di: 244
aneurismi e dissezioni aortiche: 396-9 Balli, sfinterc di: 472 fig
ateroselerosi: 396 Bambino battuto: 808-9
congenite: 395 Bankart, lesione di: 239
degenerative: 396 Barrctt, esofago di.: 423
funzionali: 395 Barrow, classificazione fistole carotido-cavcrnose: 696
infiammatorie: 395-6 Barlolozzi C: 561
Arterite di Basedow, m. di: 658-9, 661
Horton: 396 Baycs, teorema di: 152
Takayasu: 396 Beanza cervicale: 640
Articolazioni: 223-45 Bèclard, nucleo di, epifisario inferiore del femore: 630
tumori c lesioni similtumorali: 237-8 Bccquerel H: 921
Artriti: 226-32 BEO: v. Dose biologica efficace
da agenti infettivi: 231-2, 809 Bellini, tubuli di: 590
reumatoidc: 228-230 Beltrame: 143, !52
polmone: 302 Bence-Jones, proteinuria di, plasmocitoma: 218
psoriasica: 231 Benne!, frattura-lussazione di: 194
spondiloartritri e artriti sicronegative: 230-1 Bergoniè e Tribondeau, legge di, radiopatologia: 913
Artrografia: 224 Berilliosi: 311
Artropatie Bcrtolotti,m.di: 172tab
metaboliche: 232-3 Biliari, vie: v. Colecisti c vie biliari
ncurogene: 237 Bilioplastica: 829
Artrosi, osteomtrosi: 233-7 Billroth I-II, resezioni gastriche: 450
posi-traumatica: 191 Bioimmagini: 139
Artro-RM: 225 Biopsie pcrcutanee: 832-3
Artro-TC-. 224 Bismuto, osteopatia da: 203
Asbestosi: 31 O Bleneke-Haglund, m. di: 172 tab
Ascella, !infonodi Blighted ovum, sacco ancmbrionato: 630
ecografia: 801 Block F: 123
mammografia: 799 Blount, m. di: 172 tab
Ascesso Blumenbaeh, clivus di: 676 fig
'""'·1- ,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,

Indice analitico 937

Bocca: 769 Candidasi, encefalo, AIDS: 705


RT: 881-2 Cannon, sfintere di: 472 fig
Bochdalek, forarne di, ernie diaframmatiche: 339, 341 Caplan, s. di: 31 O
BOLO, B!ood Oxygen Levcl Dependent (RM funzionale): 138, Capo e collo, RT: 880-5
. 673-4 Carcinoma,?: v.?, carcinoma
Bonnevie-UIIrich, s. di: 644 Cardioangiografia: 366-7
Bortolotto MP: 331 Cardiomiopatie: 377-8
Botallo, dotto di, pervietà: 367, 384 aritmogena del ventricolo destro: 377-8
Bouchard,.noduli di, artrosi della mano: 234 dilatativa: 377
Bournevillc, m. di: v. Sclerosi tubcrosa ipertrofica: 377
Brachicefalia: 676, 690 restrittiva: 377
Brachidattilia: 185 Cardiopatia ischemica: 378-80
Brachiradioterapia: 869-71 Cardio-RM: 363-5
procedure: 835 Cardioscintigrafia all'equilibrio: 368
Bregma: 675 fig Cardio-TC: 365
Brodie, ascesso cronico di: 199 Cardio-toracico, rapporto: 361,361 fig
Bronchi: 256-7 Carie dentaria: 775-6
Bronchiale Caroli, m. di: 522,817
asma: 302 Carotide, stenosi, angioplastica: 739
carcinoide: 326 Carotido-cavernosa, fistola: 700
cosiddetto adenoma: 325-6 Carpo, fratture: 194
Bronchiali, cisti congenite: 289 Carpocifosi, displasia di Madelung: 184, 185 fig
Bronchiectasie: 305-7 Cassetta radiografica: 42,42 fig
congenite: 289 Cavemosografia: 626
post-stenotiche: 324-5 Caviglia: 244-5
Bronchiolite: 8!2 Cavità nasali: 753-4
Bronchiolo-alveolare, carcinoma: 325 RT: 884
Bronchite cronica: 302-3 Cavo orale, bocca: 769
Broncogene, cisti: 350 fig RT: 881-2
Broncogeno, carcinoma: 322-5 Di Verga, agenesia del corpo calloso: 689
Broncografia: 272 Cavografia, superiore/ inferiore: 401
Broncopolmoniti: 289-91 Cefalometria: 775
pediatrichc: 812-3 Celiaca, m.: 458-9
Brown P: 921 Ce!lulite: 787
Brunner, ghiandole di, iperplasia: 446 Cementoblastoma: 778
Bruton, s. di, agammaglobulinemiacongenita: 757 Cerebritc: 702
Budd-Chiari, s. di: 511 Chandler, m. di: 172, 173 fig
Bulbo oculare: v. Orbita Chcmical shift
Biirger, m. di, tromboangioite obliterante: 396 spcttroscopia Rl\1: 135-6
Busi, sfintere di: 472 fig surreni, RM: 667
Butlcr-Aibrlght, s. di: 169 tab Chemioembolizzazione: 834
Chemodectomi: 399,718,763
c Chcmonucleolisi: 832
Caffey,m.di: 809 Chcratosulfaturia, mucopolisaccaridosi tipo IV: 180-1
Calcagno, fratture: 195-6 Chernobyl, 1986:921
Calcificazioni endocraniche: 678, 678-9 tab Chiari J/ Il, malformazione di: 689
Calcinosi interstiziale generalizzata: 783 Chiba, ago di: 519,576
Calcolosi Chiesa A: 753
biliare: 523-7 Chigot, metodo di, lussazione congenita dell'anca: 186
urinaria: 598-600 Chilaiditi, m. di, intcrpositio colica destra: 56 fig, 498 tab
Callo Chimografia: 51 tab
fibroso: 190 tab Chiray e Pave!, m. di: 531
osseo: 190 tab, 191 Churg-Strauss, granulomatosi allergica di: 301
Calvé, vertebra plana di, istiocitosi X, 206 Ciecostomia percutanea: 831
Campi polmonari: 261 fig Cine-RM: 364
Campo di vista: 67 Cirrosi epatica: 510
Campo magnetico, Rl\1: 124 Cisti
Camurati-Engelmann, m. di, 171 tab colloide
Canale atrio-ventricolare comune: 384-5 encefalo: 717
Cancerogenesi: 943-4 tiroide: 661
Cancro: v. Tumori epatiche·. 507-8
938 Indice analitico

mediastiniche: 350-1 Colon: 468-95


ossee, semplice! aneurismatica/ epidcrmoide: 207-8 carcinoma: 490-2
varie localizzazioni: v. organi interessati catartico: 479
Cisticercosi: 679 tab, 704, 783-4 coliti: v. Coliti?
Cistinosi: 169 tab Crohn, m. di: 484-5
Cistografia: 577 diverticolare, malattia: 480-1
Cittadini G.jr: 69, 345, 391,497, 513, 555, 823 Hirschsprung, m. di: 479
Clavicola, fratture: 193 interpositio colica destra, m. di Chilaiditi: 56 fig, 498 tab
Clearance renale, diagnostica radioisotopica: 582-3 irritabile: 479-80
Clinoscopio: 53 linee innominate: 472 fig
Clisma linfomi: 492
a doppio contrasto metastasi: 492-3
colon: 470-2 operato: 494-5, 876
tenue: 455 ostruzioni
opaco acquisite: 479-80
colon: 472-3 congenite: 477-8
tenue: 455-6 polipi retto-colici: 487-9
istantaneo: 473 poliposi: 489-90
Clivus di Blumenbach: 676 fig tumori
Coane, atresia: 753 benigni: 490
Coartazione aortica: 382 maligni: 490-2
Cobb, metodo di, scoliosi: 188-9, 188 fig oncologia, RT e diagnostica per immagini: 876
Codman, triangoli di, osteosarcoma: 217 volvolo del sigma: 478 fig
Coefficiente lineare di attenuazione (TC): 70 Colonna vertebralc: v. Rachide
Cohen, curve di isoeffelto di: 862 Color-Doppler: 113-4
Co\angio-RM: 517-8 arterioso: 392
Colangiografia Compressione mirata, mammografia: 794-5
intraoperaoria: 520-l Compressione/ decompressione, immagini digitali: 79
percutanea transepatica: 519-20 Compton, effetto: 32, 949
postoperatoria trans-Kehr: 521 Comunicazione
Colangiopancreatografia retrograda endoscopica: 518-9, 536 interatriale: 383-4
Colangiti e colecistiti e: 527-8 interventricolare: 383
Colecistectomia, patologia residua: 531-2 Condroblastoma: 212
Colecisti e vie biliari: 513- 32 Condrocalcinosi o pseudogotta: 232
calcolosi: 523-7, 817 Condroma, encondroma/ eccondroma: 211-12
colecistosi iperplastiche: 528-9 Condromatosi sinoviale: 237
colecistiti e colangiti: 527-8 Condrosarcoma: 215, 90 l (RT)
discinesie e distonie: 530 Conduzione, tcrmografia: 119, 120 fig
empiema: 527 Coni !imitatori, RT: 867
malformazioni: 521-2,817 Conn, s. di: 666 tab, 669
tumori: 529-30 Connell, legge di, colon: 469
Colecistiti e colangiti: 527-8 Cono d'ombra, ecotomografia: 109tab, IlO fig
Colecistografia orale: 515-6 Consenso informato: 929
Colecistosi iperplastiche: 528-9 Contrast enhancement, TC: 76, 77 fig
Colecistostomia percutanea: 829 Contrasto in ri:intgendiagnostica: 55-63
Colescintigrafia: 518 Controindicazioni, RM: 137-8
Colesteatoma: 762 assolute/ relative/ condizioni potenzialmente limitanti: 139 tab
Colica renale: 596 Convezione, tennografia: 119, 120 fig
Colite Cooley, m. di: 171, 204 ·
ischemica: 485-6 Coolidge, tubo: 30-1
pediatrica: 816 Coppia, effetto: 949
post-radioterapica: 486 Corda tesa, sindrome del filum terminale teso: 725-6
ulcerosa idiopatica: 482-4, 816 Cordoma: 718
artrite: 231 Corionepitelioma: 632
Coliti non comuni: 486-7 mctastasi pohnonari: 328
Colles, frattura di: 194 Coroide
Collo: 769-70 distacco: 748
RT: 880-5 melanoma: 748-9
Colloide, cisti metastasi: 749
encefalo: 717 Cordoma: 2 l 8
tiroide: 661 Corioideo, papilloma del plesso: 712
Indice analitico 939

Cormack AM: 69 Creutzfeld-Jacob, m. di: 704


Coronarografia selettiva: 367-8 Crìptorchidismo: 623
Corpi Crohn,m.di
erettili: v. Pene artrite: 231
estranei età pedìatrìca: 816
esofago: 424 gastrite: 437
faringe: 412,413 tenue: 460-2
orbita: 746-7 Cronkhite-Canada, s. di: 490
Corpo calloso, agenesia/ disgenesia: 688-9 Cuore: 359*389
Costasoprannumeraria: 183-4 calcificazioni, protesi valvolari e pace-maker: 372-3
Coste, fratture: 193 cardiomiopatie: 377-8; v. anche Cardiomiopatie
Costen, s. di: 781 cardiopatia ischemica: 378-80
Comi Brown WM: 921 ingrandimento camere cardiache: 373-4
Coxa malformazioni congenite: 380-8
plana/ magna: 81 O anomalia di Ebstein: 386
vara: 187 atresia della tricuspidc: 385-6
Coxite tubercolare: 201 canale atrio-ventricolare comune: 384-5
Coxo-femorale, articolazione: v. Anca coartazione aortica: 382
CPRE: v. Colangiopancreatografìa retrograda endoscopica comunicazione
Cranio; v. anche Neuroradiologia, Encefalo intcratriale: 383-4
asimmetria: 676 ìnterventricolare: 383
calcificazioni endocraniche: 688-9, 680-1 fig destrocardia: 388
esame radiografico diretto: 674-9 dotto arterioso pervio: 384
fratture, 192-3 s. di Eisenmenger: 387
teleradiografia, cefalometria: 775 stenosi
Cranio-encefalo; v. anche Neuroradiologia, Encefalo aortica: 381-2
malformazioni: 689-90 polmonare: 381
metastasi: 718-9 tetralogia di Fallot: 385
tumori trasposizione
classificazione OMS: 708 tab completa dei grossi vasi: 387
primitivi: 711-8 corretta dei grossi vasi: 382-3
n 885-6 trilogia di Fallo!: 385
Craniofaringioma: 650, 717-8 tronco arterioso: 387
Craniosinostosi: 690 pcricarditi: 380
brachicefalia: 690 vahmlopatie acquisite; 374-7
plagiocefalia: 690 studio per immagini:
scafocefalia: 690 cateterismo cardiaco: 365-6
trigonocefa!ia: 690 angiocardiografia e cardioangiografia: 366-7
Craniostati: 674 aortografia toracica sopravalvolare: 367
Craniostenosi: 676 coronarografia selettiva: 367-8
Crasso, intestino: 468-95; v. anche Colon ventricolografia sinistra: 367
carcinoma: 490-2, 876 diagnostica radioisotopica: 368
coliti: v. Coliti? indicatore positivo: 371-2
colon PET e SPECT: 370-1
catartico: 479 traccianti
irritabile: 479-80 di deposito: 369-70
operato: 494-5, 876 diffusibili: 369
Crohn, m. di: 484-5 ecocardiografia: 362-3
diverticolare, malattia: 480-1 esame radiografico: 359-62
Hirschsprung, m. di: 479 RM: 363-4
interposi ti o colica destra, m. di Chllaiditi: 56 fig, 498 tab TC: 364
linfomi: 492 tumori: 388-9
ostruzioni Curie P: 921
acquisite: 479-80 Curieterapia o brachiradioterapia: 869-71
congenite: 477-8 Curve
polipi retto-colici: 487-9 di capacità diagnostica: 149-50
poliposi: 489-90 di isoeffetto, RT: 862
tumori di sopravvivenza cellulare: 857-8
benigni: 490 intensità/ tempo, RM mammaria: 803, 805 fig
maligni: 490-2 Cushing, m. di: 164 (osteoporosi), 666 tab, 668, 672
volvolo del sigma: 478 fig Cute
940 Indice analitico

capo e collo, RT, 881 Diastematomielia: 725


iperchcratosi preneoplastica: 844 Didimo: v. Testicolo
radiopatologia clinica: 914 Difetto fibroso metaftsario, fibroma non ossificante: 212
tumori, melanoma: 790-1 Difficoltà respiratoria dell'adulto: v. ARDS
Diffusione coerente, effetto: 32-3
D Diffusione, RM: 136
Dacrioadeniti: 750 Digerente, tubo: 411-95
Dacriocistiti: 751 colon c retto: 468-95
Dacriocistografia: 745 duodeno: 441-9
Damadian: 123 .esofago: 414-27
Dandy-Walker, malformazione di: 689 prossimalc
Danno nelle pancreatopatie: 537-8
genetico: 34 tab, 36-37 operato, studio radiologico: 449-53
somatico: 34-36 stomaco: 427-453
Dattilite tubercolare: 202 tenue, intestino: 453-66
DBE, dose biologica efficace: 923 Digitale, Radiologia: v. Radiologia digitale
De Broglie: 31 Digitalizzazione del radiogramma convenzionale: 81
De Cala T: 411 Dipartimento di Diagnostica per lnunagini: 79
De Quervain, m. di: 240, 660 Disco intervcrtebrale
De Toni-Debré-Fanconi, s. di: 169 tab degenerazione: 236,727-8
Decadimento radioattivo: 94 discite: 809-10
Defecografia: 476-7 ernie: 728-30
Defcrentoepididimografia: 621-2 Discoartrosi: 236
Deferentovescicolografia: 621-2 Discografia: 721 tab, 723
Delacroix E: 7 Disèondroplasia, encondromatosi: 180
Delouche, applicatore in plastica di, RT: 870 Disfagie esofagee: 418-9
Demenze Disgerminomi mediastinici: 352
Alzheimer, m. di: 687 Disgnazie: 775
in AIDS: 687 Dìsodontiasi: 774
multi-infarluali: 687 Disostosi:'163 tab, 177 tab
Dcnonvillier, fascia di: 617 c\cido-cranica: 184
Densità Displasia setto-ottica: 689
elettronica, TC: 71 Disrafismi spinali: 723-6
protonica, RM: 125 Dissezioni aortiche: 396-9
Densitometria ossea: v. Mincralometria ossea Distacco epifisario: 163 tab, 809 fig
Dentaria Distrofie:
patologia: 774-9 algodistrofia simpatica riflessa posi-traumatica di Sudeck: 191,
radiologia: 771-4 192 fig
Dentarie muscolari: 248, 251-2
arcate, tecniche radiografiche: 772-4 Diversione bi!io-pancreatica: 453
cisti: 776-7 Div'erticoli congeniti della vescica: 594
Denta-scan: 773-4 Diverticolo di Meckel: 457-8
Dentizione: 774-5 e malattia diverticolare: 480-1
DcrchiLE: 103,547 Djindijian c Merland, classificazione fistole arterovenose durali:
Dermoide: 789 696-7
encefalo: 717 Dogliotti e Vallebona, segno di morte fetale di: 632
orbita: 750 Dot'icocefalia: 676
Dcstrocardia: 388 Doli R: 921
DeToni-Debré- Panconi, s. di: 169 tab Doppia energia, scnnsione TC: 75
Deue1, segno di morte fetale di·. 632 Doppler JC: 111
DeutschHinder, m. di: 196 Doppler: 112-4
Diabete continuo, arterie: 392
mel\ito, 602 effetto: 111-4
insipido: 653 Dose
Diaframma: 339-43 assorbita, equivalente, biologica: 34-5
poroso, sindromi: 343 biologica efficace, BED: 863
Diagnostica per immagini: 22-3 equivalente! efficace: 923
cronologia: 142 tab Dotto
dipartimento: 79 arterioso (di Botallo) pervio: 384
Diagnostica radioisotopica: 22, 93-101 di Warthon: 767
Dialisi, studio mdiologico del paziente dializzato: 609 toracico, linfografia: 406
Indice analitico 941

Douglas, re cesso di: 555 parti molli: 784-5


Down, s. di, trisomia-21, pancreas anulare: 538 tracciati A-mode: 105
Drenaggi: 827-9, 830 tracciati TM-mode: 105-7
Duchenne, m. di: 25 I-2 transfontanellare: 687-8
Dukes, stadiazione carcinoma eolo-rettale: 492 transrettale/ transvaginale: 109
Dumping sindrome: 450-1 Ecocardiografia: li!, 362-3
Duodeno: 441-9 Ecoendoscopia: l 09
alterazioni Ecop1anari, sequenze RM: 131
del verniciamento mucose: 445-6 Ecotomografia: 106-9; v. anche Ecografia
di forma, grandezza e sede: 443-4 Ectrodattilia: 185
diverticoli: 445 Edema
ostruzioni congenite: 444-5 parti molli: 786-7
papilla del Valer: 443 polmonarc: 317-8
reflusso gastro-esofageo: 421-2 vasogenico, encefalo: 71 O
tumori: 448-9 Effetti di volume parziale, TC: 77
ulcera·. 446 Effetto
Zo!linger-Ellison, s. di: 448 Compton: 32, 949
Duplay, m. di, pcriartrite scapolo-omerale: 238 fig coppia: 949
Dupuytren, frattura di: 195 diffusione coerente: 32-3
Dupuytren, m. di: 789 Doppler: 111-4
Duttogalattografia: 802-3 fotoelettrico: 32, 949
penombra: 43,44 fig
E piezoelettrico: l 05 fig
sincronizzazione volume parziale: 77
RM: 363 Efficacia biologica relativa, EBR: 855
TC: 365 Ehlers-Danlos, s. di: l 64 tab
EBR, efficacia biologica relativa: 855 Einstein A: 31
Ebstein, anomalia di: 386 Eiscnmcnger, s. di: 387
Eccondroma: 211-12 Eklund, proiezione mammografica di: 795
Eckman-Lòbstein, m. di: 164 tab, 178 Elaiomi: 783
Echinococcosi Elastofibroma del dorso: 787
epatica: 507-8 Elefantiasi: 787
ossea: 204 Elettrocoagulazione a RF: 835
polmonare: 299-300 Elettroni, fasci di: 850, 850 tab, 866
Eco-Doppler: 112-4 Elettronvolt (cV): 30, 30 fig
arterioso: 392 Ellingcr, scala di radiosensibilità cellulare: 914
Ecografia: 23,103-17 Emangioendotelioma epatico diffuso: 817
basi fisiche: 104-5 Emangioma
ecocardiografia: Il l, 362-3 intradiploico, intcrvcntistica: 736
ecografo: 106-8 vertebralc: 734
risoluzione Emangioblastoma
spazi a\ e assiale/ laterale: l 08 encefalo 715, 716 fig
di contrasto: 108 midollo spinale: 732-3
temporale: l 08 Ematoma epidurale/ sottoduralc: 699-700
trasduttori: 106-7 Ematopoiesi cxtrmnidollare: 350 fig
ecotomografia (B-mode): 106-9 Embolia polmonare·. 315-7
effetto Doppler: 111-4 Embolizzazione: 824 tab
eco-Doppler: 112-4 Embrione: 628
color-Doppler: 113-4 Emisacralizzazione (vertebralc): 183
power-Doppler: 113-4 Emispondilia: 182
continuo: 112 Emivita fisica, decadimento radioattivo: 94
pulsato: 112 Emocromatosi
effetti biologici: 116-7 artropatia: 233
endoscopica: l 09 epatica: 51 O
intcrven!istica: l 11 Emofilia, artropatia: 232-3
inh·aoperatoria: Il O Emorragia
intravascolare: IlO encefalica intraparcnchimale: 693-4
laparoscopica: III polmone: 300
mammaria: 800-1 subaracnoidea: 694-5
mezzi di contrasto: 114-6 surrene: 671
orbitaria: 742-3 varie localizzazioni: v. organi interessati
942 Indice analitico

Emorroidi: 493 Encondromatosi, encondromi multipli dì Ollier: 211


Empicma Endocrine, ghiandole: 647-72
colecistico: 527 epifisi: 653-4
subdurale: 701 ipofisi e regione sellare: 647-53
Encefaliti: v. Encefalo, patologia infiammatorioinfettiva paratiroidi: 663-5
Encefalo; v. anche Neuroradiologia e Cranio surrene: 665-72
calcificazioni endocraniche: 688-9,680-1 fig tiroide: 654-63
dell'anziano: 706-7 Endodonzia: 777
ematoma epidurale/ sottoduralc: 699-700 Endometriosi
epilessia: 719-20 cisti ovariche: 645
ernie interne: 709 retto: 493
malattie delh1 sostanza bianca: 705-6 utero: 639-40
encefalomielite acuta disseminata: 706 Endoscopia virtuale, TC: 75, 77 fig
leucoencefalopatia posteriore reversibile: 706 Endostosi
sclerosi multipla: 705-6 osteomielite acuta: 197 tab
malformazioni: 689-90 osteosclerosi: 170-1
patologia cerebrovascolare: 691-9 Enfisema
aneurismi: 695-6 interstiziale: 784
interventistica: 738-9 mediastinico: 356
emorragia polmonare: 303-5
intraparenchimale: 693-4 lobare congenito: 289
subaracnoidca: 694-5, 700 post-ostruttivo, carcinoma broncogeno: 322
fistole artero-venose: 696-7 sottocutaneo: 314
carotido-cavernose: 696 Enterite da radiazioni: 462-3
durali: 696-7 Enterocolite necrotizzante: 815-6
ischemia: 691-2 Enteropatia ipoproteinizzante di Gordon: 459
malformazioni vasco!ari: 697-9 Epatocarcinoma: 504-5
angioma Epatomegalia, esame diretto: 438
venosa: 698-9 Epatopatie
cavernoso: 697 acute:.S09
malformazione arterovenosa: 698 croniche, cirrosi: 519
teleangectasie capillari: 697 Ependimite: 702
trombosi venosa: 692-3 Ependimoma
patologia infiammatorioinfettiva: 701-5 encefalico: 712
AIDS: 704-5 midollare: 732
batterica: 701-2 EPI, sequenze RM: 131
ascesso: 702 Epicondilite: 240
cerebrite: 702 Epidermoide,
empiema subdurale: 70 l encefalo: 716-7
ependimite o ventrlcolite: 702 OSSO'. 207-8
meningite: 701-2 Epididimiti: 621-2
parassitaria: 704 Epifaringe: v. Rinofaringe
cisticercosi: 704 Epifisi
toxoplasmosi: 704-5 ghia11dola: 653-4
virale: 703-4 osso, distacco: 163 tab, 809 fig
Herpes: 703 Epifisiolisi: 811
panenccefalite subacuta sclcrosantc: 703-4 Epilessia: 687, 719-20
tubercolosi: 702-3 Epiploon, retrocavìtà degli: 556
patologia posi-traumatica: 699-700 Epitubercolosi, ciclo primario: 293
ematoma epidurale/ sottodumle: 699-700 ERCP: v. Colangiopancreatografia retrograda endoscopica
emorragia subaracnoidea: 700 Eritremie, scheletro: 204
igroma sottodurale: 700 Ermafroditismo: 820
tumori endocranici: 707- l 9; v. anche Tumori endocranici Ernie
classificazione OMS: 708 tab di Schmorl: 236
oncologia, RT c diagnostica per immagini: 877 diaframmatiche: 339, 341
primitivi: 711-8 discali: 728-30
RT: 885-6 encefaliche interne: 709
secondari: 718-9 iatali: 420-l, 422
Encefalomalacia, ischemia cerebrale cronica: 691,692 fig parasternali di: 355
Encefalomiclite acuta disseminata: 706 polmonari transmediastiniche: 356-7
Encondroma: 211-12 Ero filo, torculare di: 685
Indice analitico 943

Esame diretto: 55-6 cisti ed echinococcosi: 507-8


Esofagectomia: 459 epatocarcinoma: 504-5
Esofago: 414-27 metastasi: 505-6, 816 (età pediatrica)
atresia: 419, 814 traumi: 508
carcinoma: 425-7 tumori in età pediatrica: 816-7
cisti da duplicazione: 350 fig onco\ogia, RT e diagnostica per immagini: 876
corpi estranei: 424-5 patologia vascolarc: 511
di Barrett: 423 Budd-Chiari, s. di: 511
discinesie/ distonie: 417-9 trombosi portale: 511
acalasia: 418 RT: 893
diverticoli: 419-20 trapiantato: 512
ernie iatali: 420-1,422 Fels Research Institute: 163 fig
esofagite da reflusso: 422-33 Fe!ty, s. di: 230
esofagiti infettive: 423-4 Femore
reflusso gastro-esofageo: 421-2 fratture: 195
terapia chirurgica: 452 testa
semeiotica radiologica generale: 413-3 epifisiolisi: 811
stenosi da necrosi asettica
caustici: 424 adulto, m. di Chandler: 172-3
esofagite: 423 idiopatica giovanile: 172
tumori m. di Perthes-Legg-Calvé: 810-11
benigni: 425 Feocromoblastoma: 671
maligni: 425-7,875-6,891-2 (RT) Feocromocitoma: 668-9,671-2
oncologia, RT e diagnostica per immagini: 875-6 Feto: 629-32
varici: 424 Fibroadenoma, mammella: 797 fig, 800 fig
sanguinanti, trattamento: 825 Fibroma
Esofagoplastica transluminale: 831 condromixoide: 212
Esostosi non ossificaute: 212
multiple: 180 parti molli: 789
osteocondroma: 211 Fibromatosi: 789
Età Fibrosarcoma: 215-6,789,901 (RT)
gestazionale: 629 Fibrosi
scheletrica: 162, 163 fig cistica, malattia bronchiectasica: 305
Eterotopia della sostanza g1igia, epilessia: 720 interstiziale idiopatica: 297
Evaporazione (termografia): 120 retroperitoneale: 565-7
Ewing, sarcoma di: 216-7, 901 (RT) Filariasi: 784
Filtri cavali: 825
F Filum terminale teso: 725-6
Faccette articolari, m. delle: 730 Fineberg: 147
Facomatosi, calcificazioni: 679 tab Finestra, TC: 73-4
Falangi, mano/ piede, fratture: 194, 196 doppia: 75 fig
Falu·, s. di: 679 tab Fischer, angolovenoso: 685
Fallo t FischerAW:4ll
tetralogia di: 385 Fistole artero-venose
trilogia di: 385 arti: 395
Faringe: 412-4; v. anche Orofaringe e Rinofaringe dirette e durali, intcrventistica: 736-7, 739
ipofaringe, RT: 883-4 endocraniche: 696-7
Fasci te nodulare: 787 carotide-cavernose: 696
Fclty, s. di: 230 orbita: 749-50
Fegato: 497-512 durali: 696-7
anatomia segmentaria: 494-5 endorachidee: 735
ipertensione portale: 511-2 polmone: 288
lesioni diffuse: 508-10 FLAIR, sequenza RM: 131
cirrosi: 510 Flebografia: 399-403
emocromatosi: 510 arto superiore: 400-1
epatopatie acute: 509 ascendente/ discendente: 400
steatosi: 509-10 di ritorno postarteriografico: 401-2
lesioni focali: 504-8 selettiva per cateterismo: 401
adenoma: 507 transossea: 40 l
angioma: 506-7 transparietoviscerale: 401
ascessi: 508 radioisotopica: 402-3
944 Indice analitico

Fleboliti: 783 Gctminoma, encefalo: 716


Flebomedullografia: 402 Ghon, focolaio di, complesso primario tubercolare: 284, 293 fig
Flebopatic, congenite/ infiammatorie/ degenerative: 403"04 Gigantismo ipofisario: 653
Flebotrombosi: 404 Ginecomaslia: 805
Fleishner, linee di: 275 f1g, 276 Ginocchio
Fletcher, applicatore metallico di, RT: 869-70 gonilite tubercolare 201-2
Fluoro, osteopatia da: 203 mcnischi e legamenti: 242-4
Forcstier, ipcrostosi scheletrica diffusa idiopatica di: 235 valgo: 187-8
Fosforo, ostcopatia da: 203 Giordano GT: !39
Fosse nasali: v. Cavità nasali Giustificazione e ottimizzazione: 927-8
Fotocoagulazione laser: 835 Glabella: 675 fig
Fotodinariliche, sistanzc, RT: 909 Gliob!astoma: 711-12, 750
Fotoelettrico, effetto: 32, 949 Gliomatosis cerebri: 712-3
Fotofluorografia: 52 Glomemlonefritiacute/ croniche: 601-2
Fourier, trasformata(RM): 128 Giorni, chemioterapia cndoarteriosa: 739
Francoforte, linea e piano di: 675 fig, 679 Giorno giugulare otimpanico, dJemodectoma·. 718; v. anche
Fratture ossee: 189-96 Chemodectomi
da durata: 196 Gomez, intervento di: 452-3
patologiche: 196 Gomito: 238-9
traumatiche: 189-96 Gonilite tubercolare: 201-2
Frazionamento della dose, RT: 858-9 Goodpasture, s. di: 300, 602
Frostberg, segno di: 537 Gordon, enteropatia ipoproteinizzante di: 459
Fundoplicatio: 452,453 fig Gotta: 232, 783
Funicolo spermatico, torsioni: 623 Goyrand, frattura di: 194
Furto della succlavia: 396, 397 fig Gozzo
multinodulare tossico: 658
G cervicale/ lingua!e/ plongeantJ cervi co-toracico: 658-9
Gadolinio, MdC in RM: 133 Gradient-echo, sequenza RM: 129
Galattografia: 802-3 Gradienti
Galeno, vena di: 685 pressori, legge dei, colon: 469
Gallio (MN): 95 tab R>t 127, 129
Gamma, radiazione, RT: 849-50,866 Graf, metodo di, Iussazionc congenita dell'anca: 186
Gammacamera: 96-9 Graham, schema di, età scheletrica: 162
Gangliocitoma: 713 Granuloma
Ganglioneuroma, mediastino: 352-3 apicale, parodontite: 776
Gangrena gassosa: 784 eosinofilo: 175 tab, 206, 90 l {RT)
Gardncr, s. di: 209, 489 riparativo a cellule giganti, interventistica: 736
Gadaschi G: 571 Granulomatosi
Garrè, ostcomielite sclerosante di: 199 allergica di Churg-Strauss: 301
Gastrectasia: 432 di Wegener: 297
Gastriti: 435-7 Gravidanza
Gastro?: v. Stomaco,? extrauterina: 630
Gastroplastica: 452-3 normale e patologica: 627-32
Gastrotomia pcrcutanca: 831 Grawitz, tumore di: 611
Gatti PL: 771 Gray (Gy), 34,855
Gaucher, m. di, scheletro: 205 Griglia antidiffusione: 46
Genitale, apparato Guadagno diagnostico: 151
femminile: 633-46 Guyon, canale anteropalmare fibroosseo di: 241
ecografia transaddominale/ transvagina1e: 633-4 Gy (Gray): 34, 855
isterosalpingografia: 637-8
ovaio: 643-6 H
RM: 636-7 Hmnman-Rich, s. di: 297
TC: 635-6 Hampton, gobba di, embolia po\monare: 315, 316 fig
tube: 642-3 Hand-Schuller-Christian, m. di: 175 tab, 206,901 (RT)
utero: 638-42 Hansen, m. di, osteitc leprosa: 202
maschile: 617-26 Harrington, viti di, scoliosi: 189
pene: 624-6 Hartley, segno di morte fetale di: 632
prestata: 617-21 Hashimoto, tiroidite cronica di: 660, 662
sacco scrota1e: 622-4 Heberden, noduli di, artrosi della mano: 234
vie seminali: 621-2 Hendce: 142
Geodi, artrosi: 233-4 Herpes zostcr, RT: 912
Indice analitico 945

Herpes, encefalite: 703 ncuroradiologica: 735-40


Hill-Sachs, lesione di: 239 radiologia: 21, 23,
Hiroshima, 1945:921 Intersessualità: 820
Hirsch, sfinterc di: 472 fig Intestino
Hirshsprung, m. di: 478, 815 crasso: v, Crasso
His, angolo di: 416 invaginazione acuta, età pediatrica: 814
HIV: v. AIDS occlusioni, età pediatrica: 814-15
Hodgkin, m. di: v. Linfomi tenue: v. Tenue
Horncr, s. di: 324 transito intestinale: 476
Horton, arterite di 396 Intrappolamento, s. da: 785
Hounsfield GN: 71 Inv3ginazione intestinale acuta: 814
Unità Hounsfield, UH: 70, 71 fig lnversion-recovery, sequenza RM: 130-1
Houston, plichc di, retto: 472 Iodio
in n'intgcndiagnostica: v. Mezzi di contrasto
in MN: 95 tab
lbcrnoma: 789 Ioni leggeri, fasci di: 850 tab
ldrancnccfalia: 690 Iperaffiusso/ ipoaffiusso (vascolarc polmonare): 279-80
Idrocele: 623 Ipcrcalccmia idiopatica: 171 tab
ldro-emato-metrocolpo: 820 lpercalciuria idiopatica: 169 tab
ldromiclia: 726 lpercheratosi cutanea preneoplastica: 844
Idrosalpinge: 643 lperfosfatasia cronica idiopatica: 171 tab
Igroma sottodurale: 700 Iperostosi: !63 tab
Ileite: 816; v. anche Crohn, m. di corticale infantile: 171 tab
Ileo frontale interna: 171 !ab, 677
dameconio: 815 scheletrica diffusa idiopatica di Forcsticr: 235
meccanico e paralitico: 463-4 Jperparatiroidismo, primario/ secondario/ terziario: 169-70
tenue: v. Tenue Ipertensione
Immagine spettroscopica, RM: I36 endocranica: 677,678
Immagine-guida, TC: 73 polmonarc, pre- e postcapi!lare: 280-1
Immagini portale: 511
analogiche e digitali: 65-68 TIPS: 829-30
digitali: 79 renovascolarc: 606-7
di grandezza (MN): 140 Ipertermia in RT: 908-9
biochimiche (PET/RM): 140 Ipcrtiroidismo: 658-9, 912 (RT)
morfofunzionali: 140 Jpervitaminosi A/ D: 203-4
morfologiche: 139-41 Ipofaringe, RT: 883-4
statiche/ cinematiche/ dinamiche: 140 lpofisi e regione sellare: 647-53
radiologiche: 39-53 adenomi, seccrnenti/ non-seccrncnti, macro- e micro-: 647-50
Immunitario, sistema: 297-8 craniofaringioma: 650
Impotenza vascolare maschile: 625-6 iper- e ipopituitarismi: 652-3
Impressione basilare: 677 sella vuota e cisti ili[rascllari: 651-2
Indio (MN): 95 tab Ipofosfatasia: 169 tab
Induratio penis plastica: 625 lpoostosi: 163 tab
Infarto,?·. v.?, infarto Ipotiroidismo: 658-9
Ingrandimento diretto di immagine: 51 Ischcmia
mammografia: 795 colica: 485-6
Inion: 675 fig encefalica/ cerebrale: 69 I-2
Insufficienza miocardica: 378-80
renale cronica: 608-1 O !schio, fratture: 194-5
funzione/ morfologia renale: 608 lsodose, curve di, RT: 851 ftg
osteodistrofìa: 608 lsoeffetto, curve c formule, RT: 862-3
paziente dializzato: 609 Isotopi radioattivi: v. Radioisotopi
radiogrammn toracico: 608-9 lsterosalpingografia: 637-8, 831
trapianto renalc: 609- IO Istiocitoma fibroso maligno: 216
val volare lstiocitosi X
aortica: 376 polmone: 3!9
mitralica: 375 scheletro: 205-6
tricuspidale: 376-7 !ttero colostatico: 532
Intelligenza artificiale: 143 IUD: 635
Intcrpositio colica destra, m. di Chilaidìti: 56 fig, 498 tab
fntervcntistica
946 Indice analitico

J Linea-e di?: v. '!,linea-e di


Jaffé-Lic,htenstein, m. di: 175, 175 tab, 176 tab, 742 Linfedema: 407-8
Jolms HE: 30 fig Linfoadenopatie e linfomi mediastinici: 353-4
Jonsson, mar:Jovradi: 412 !infografia: 408-9
Jiingling, cistoidi di, sarcoidosi ossea: 206-7 Linfografia: 404-9
mezzi di contrasto: 62
K Linfonodo
Kager, triangolo di: 47 fig azygos e del dotto arterioso: 259
Kaposi, sa reo ma di sentinella: 805
cute: 791 Linfonodi ascellari: v. Ascella, linfonodi
esofago: 427 Linfomi: 409,350 fig, 875
Kartagener, s. di: 307 Hodgkin, m. di
Kehr, tubo di: 521 linfografia: 408-9
Kellerer e Rossi, modello lineare quadratico di: 862-3 mediastino: 353-4
Kerlcy, linee di: 278,279 fig RT: 902-3
KienbOck, m. di: 172 tab scheletro: 203 fig, 204
Kil!ian, bocca di: 412,413,415 encefalo: 715-6
Klatskin, tumore di: 529-30 età pediatrica: 813
Klein, linea di, epifisiolisi: 811 milza: 553
Klippel c Feil, m. di: 181-2,726 non-Hodgkin
Klippel-Trenaunay, s. di: 395 esofago: 427
Kobayashi, triangolo di: 63\ RT: 903-4
KOhler, m. di (I e Il), 172 tab stomaco: 441
Kohlrausch, piica intermedia di, retto: 472 metastasi polmonari: 328
Kohn, pori di: 258 oncologia, RT e diagnostica per inunagini: 875
Ki:inig, m. di: 173, 174 fig; v. anche Osteocondrite dissecante orbita: 750
Kiimmel-Vcrneuil, s. di: 193 rene: 612
Linfoscintigrafia
L indiretta: 407
LaPeyronie, m. di: 625 mammaria: 805
Labbro, RT: 881-2 Lipodistrofia
Lacrimale, apparato: 750-1 intestinale: 459
Laimer-Bertelli, membrana di: 415 parti molli: 787
Lambda, cranio: 675 fig Lipoidosi, scheletro: 205
Lambert, canali di: 258 Lipomatosi diffusa congenita: 789
Landzert, angolo di: 677 Lipomi
Laringe: 764-5 encefalo: 717
RT: 882-3 endorachideo: 734
Laringocele: 765 intra-/ extradurale: 725
Larmor, frequenza di: 124 mediastinico: 350 fig
Laser osseo: 213
fotocoagulazione: 835 parti molli: 788-91
stampante: 80 fig Lipoblastoma: 789
LauterburPC: 123 Lipomatosi mediastinica: 350
Le Fort, fratture complesse del massiccio facciale: 780 Lipomielomeningocele: 724
Lebbra, osteite: 202 Liposarcoma
Ledderhose, m. di: 789 osseo: 218
Léri, m. di, osteocondromi multipli: 180,211 parti molli: 789,901 (RT)
LES: v. Lupus eritematoso sistcmico Lissencefalia: 689
Letterer-Siwc, m. di: 206 Litiasi: v. Calcolosi
Leucemie Litotripsia extracorporea: 526-7, 599-600
metastasi polmonari: 328-9 Localizzazione (RM funzionale): 136
RT: 902 LOffier, s. di: 300-1
scheletro: 204 Looser, linee di, rachitismo: 167
Lcucoencefalopatia Lowe, s. di: 169 tab
multifocale progressiva: 705 Lue: v. Sifilide
posteriore reversibile: 706 Lupus eritematoso sistemico
Leucoplachia precancerosa: 844 polmone: 301-2
Ligandi marcati, RT: 909 rene: 602
Lindau, s. e m. di: 715, 732-3 Lussazione: 163 tab
Lindgren: 915 fig congenita dell'anca: 185-7 '

l
Indice analitico 947

LUtkens, sfintere di: 516 Manetti: !51


Lynch, s. di, carcinoma ereditario del crasso: 490 Mano
Lysholm, griglia antidiffusione di: 44 dattilite tubercolare: 202
fratture: 194
M Manovra di Valsalva: 400
Macchia focale: 43, 44 fig Marfan, s. di: 164tab, 395 (arteriopatie)
Macrocefalia: 690 Mariani G: 93
Macrodattilia: 185 Marie-Strumpeli-Bechterew, spondiloartrite anchilosante: 230
Macroencefalia: 676 Marion, regola di: 570
Madelung, displasia di: 184, 185 ftg, 789 Martinoli C: 771,783
MaiTessanti M: 255 Mascagni, linfonodo cistico di: 513
Maffucci, s. di: 180, 395 Mason, intervento di: 452-3
Maglintc, sondino di: 455 Massiccio facciale, fratture: 192-3
Magnetizzazione, trasferimento (RM): 132 Mastìte puerperale, RT: 911
Maisonncuve, frattura di: 195 Mastocitosi sistemica, osteoporosi: 164 tab
Malacoplachia, rene: 603 Mastopatiu fibrocistica: 795
Malassez, residui epiteliali di: 776, 777 Matrice d'immagine: 67
Malassorbimento MAV; v. Malformazioni artcro-venose
osteoporosi: 164tab Maxillo-facciale, radiologia: 779-80
s. da, tenue: 458 McArdle, m. di: 252
Malattia di?: v.?, m. di McMaster, m. di: 172 tab
Malformazione adenomatoide-cistica: 289 McNeal, zone prostatiche: 617
MalfOrmazioni MdC: v. Mezzi di contrasto
arterovenosc Meckel, diverticolo di: 457-8
encefalo: 698 Mediastino: 345-57
parti molli: 790 enfisema: 356
midollo spinale: 735 ernie ]iolmonari tranSmediastiniche: 356-7
cardiache: v. Cuore, malformazioni linee mediastiniche: 347-8
scheletriche: v. Scheletm, malformazioni masse: 349-55, 350 fig
Malgaigne, doppia frattura verticale di: 194 cisti: 350-1
Malassez, residui epiteliali di: 776, 777 disgerminomi: 352
Mallarini G: 823 iperplasia e tumori del timo; 351-2
Mammella: 793-806; v. anche Mammografia !infoadenopatie e linfomi: 353-4
biopsia e centraggio: 801-2 lipomatosi: 350
carcinoma, metastasi polmonari: 328 localizzazione: 350 fig
duttogalattografia: 802-3 tiroidi aberranti e struma: 351
ecografia: 800-0 l tumori neurogeni: 352-3
fibroadenoma: 797 fig, 800 fig mediastiniti: 355-6
mammella maschile: 805 Medicina nucleare, MN: 21-2, 93
mammella posi-trattamento: 873-4 radioisotopodiagnostica: 22,93-101
mammografia: 793-800 radioisotopoterapia: 870-1
oncologia, RT e diagnostica per immagini: 873-4 Mcdulloblastoma: 713
radiografia del pezzo operatorio: 802 Megacalicosi da ipoplnsia piramidale renalc: 591
radiologo a indirizzo senologico: 805-6 Megacolon tossico: 478-9,483-4
RM eTC: 803-4 Megaesofago acalasico: 418
RT: 887-8 Melanoma
scintigrafia e linfonodo sentinella: 805 coroidcale: 748-9
Mammografia: 793-800 cutaneo: 790-1
anatomia: 795-7 Melorcostosi: 171 tab, 178-9
clinica: 793 Membrane ialine, m. delle: 319-20, 812
controlli di qualità: 795 Menard, linea cervico-otturatoria di: 187 fig
controlli periodici: 799 Mendelson, s. di: 330
diagnosi assistita dal.computer: 796-7 Menetricr,m. di: 436
digitale: 796 Meningioma: 714-5
radioprotezione: 799-800 endorachideo: 733
screening: 793,806,873-4 esame radiogmfico diretto: 677
semeiotica: 797-9 intcrventistica: 736
calcificazioni: 798 orbita: 750
tecnica: 794-5 Mcningite: 701-2
Mammografo: 794 Meningoccle: 688
' Manchester, sonda uterina e ovoidi vagina! i di, RT: 869 anteriore sacralc: 726

l
948 Indice analitico

intratoraclco: 350 fig ascesso: 552


semplice posteriore: 724-5 infarto: 552
Meningocnccfalocele: 688 lesioni focali: 552-3
Menischi e legamenti, ginocchio: 242-4 rottura: 553-4
Menkes,sdi: 164tab splenomcgalie: 551
Mcrccdcs-Benz, segno della: 513 tab Mincralometria ossea: 161-2
Merriam, Sncchtcr c Focht: 915 fig interferomctria a RM: 162
Mcscntcre: 558-9 mineralometria fotonica gamma a doppia energia: 161
Mesoni, fasci di: 850 tab mineralometria fotonica X a doppia energia: 161
Mcsotclioma p\eurico: 337-8 tomodensitometria quantitativa: 161-2
Metacarpo, fratture: 194 periferica: 162
Mctastasi ultrasonografia a larga banda di frequenza: 162
RT palliativa: 905 Miocardio: v. Cuore
diagnostica per immagini: v. lesione primitiva o organi sede di Miocardiopatic: v. Cardiomiopatie
metastasi Miopatie
Mctatarso, fratture·. 196 ereditarie distrofiche e metaboliche: 251-2
Metodiche contrastografiche: 56 infiammatorie: 252-3
Meyerding, metodo di calcolo della spondilolistesi tangenziale: 183 Miosite ossificante: 783
Mcycrs MA: 555 Mirizzi, ipertonia dello sfintere di: 531
Mezzi di contrasto Mitralica
ecografia: 114-6 insufficienza: 375
RM: 133-4 stenosi: 374
paramagnetici/ superparamagnetici: 133-4 Mixoma
extracellulari/ epatotropi/ reticolocndoteliali/ intravasco- cardiaco: 388
lari/Iinfoadenografici/ gastrointestinali: 133-4 odontogeno: 773
rOngendiagnostica: 56 MN: v. Medicina Nucleare
effetti collaterali e secondari: 61-3 Mola vescicolare: 632
trattamento degli incidenti: 62 tab Molinari G: 359
iodati colecistografici orali: 60 MOller-Barlow, m. di, scOrbuto: !64-6
iodati idrosolubili Monaldi, anomalie di sviluppo polmonare: 285-6
colangiografici: 60 MOnckeberg, sclerosi di: 396,397 fig
uroangiografici: 58-60 Montcggia, frattura di: 194
iodati oleosi: 60 Morbo di?: v.?, m. di
TC76 Morgagni
radiotrasparcnti: 56 seni c colonne di, retto: 472
radiopachi per l'apparato digerente: 57-9 forarne di, ernie diaframmatiche: 339, 341
additivi: 57 Morgagni-Larrey, ernie parasternali di: 355
Miasteniagravc, timoma: 352 Morison, tasca di: 555-6, 555 fig, 556 fig
Microca!cificazioni, mammella: 798 Morquio, m. di, mucopolisaccaridosi tipo IV: 180-1
Microccfalia: 690 Morrison: 139
Microcitoma, polmone: 322 Morton, neuroma di: 785
Microencefalia: 676 Mounier- Kuhn, s. di, tracheobroncomegalia: 766
Microlitiasi alveolare: 284 Mouticr e Rossi, sfintcre di: 472 fig
Midollo spinale: 720-3 Moutier, sfintcre di: 472 fig
lesioni similtumorali: 734 Mucocele, seni paranasali: 755
malformazioni: 723-6 Jylucoepidermoidale, carcinoma (adenoma bronchiale): 326
vascolari: 734-5, 739 Mucopolisaccaridosi: 180-1
studio per immagini: 720-3 Mucoviscidosi: v. Fibrosi cistica
tumori: 732-3 Miil!er HJ: 921
RT: 885-6 Multi-echo, sequenza RM: 129-30
Mielocclc: 724 Multi-fermat: 80 fig
Mielocistocele: 724 Multi-imagcr: 80 fig
Miclofibrosi, scheletro: 204 Muscoli e tendini: 247-54
Mielografia opaca·. 721 tab, 722-3 tumori: 253-4
Midolipoma, surrcne: 670 Miil!cr, m. di, oslconccrosi asettica giovanile della stil6ide ulnare:
Mieloma: v. Plasmocitoma 172 tab
Mielomeningocele: 724
Mielo-TC: 721 N
Milkman, s. di, ostcomalacia: 168 Naidich, Zerhouni c Sicgelman: 127 fig
Milwaukee, corsetto di, scoliosi: 189 Nagasaki, !945: 921
Milza: 547-54 Nanismo: 177tab
Indice analitico 949

armonico, panipopituitarismo: 652 o


Nasale, setto: 753-4 Obesità, terapia chirurgica: 452-3
Nasali, cavità: 753-70 Occhio: v. Orbita
RU84 Occlusione?, v. ?, occlusione
Nasion: 675 fig Ocronosi, alcaptonuria: 232
Nasofaringe, angiofibroma giovanile, interventistica: 736 Oculistica, Radiologia: 741-51
Necrosi asettica idiopatica della testa femorale: v. Femore, testa, Oddi, sfintere di: 513 tab, 521, 531
necrosi asettica Odontogcni, tumori: 777-9
Nefrocalc.inosi: 603 Odontoma: 778
Nefropatie mediche: 601-7; v. Rene, nefropatie mediche Odontostomatologica c maxillo-facciale, Radiologia: 771-82
Ncfrosica, sindrome: 602 Ofta\mopatia tiroidea: 749
Nefrostomia pereutanca: 830 Oleoscleromi: 783
Ncfrovascolare, ipertensione: 606-7 Oligodcndroglioma: 679 tab, 712
Neoplasie: v. Tumori Oliva L: 25
varie localizzazioni: v. organi interessati Ollicr, m. di, encondromatosi: 180,212
Neonato pretennine: 821 Ollonqvist, m. di: 196
Neumaier CE: 533,617,627, 633 Oloprosencefalia: 689
Neurilcmmoma: v. Neurinoma Ombre parassite, tomo grafia convenzionale: 49
Neurinoma: 713-4,733-4,762-3 Ombredannc, metodo di, Jussazione congenita dell'anca: 186, 187
\Jsseo: 213 fig
Ncurob1astoma: 668-9, 818-9,904 (RT) Omero, fratture: f93-4
olfattorio: 713 Omocistinuria: m. di: 164 tab
Neurocitoma ce;1tral"· OMS, classificazione tumori endocranici: 708 tab
Neurofibroma: 7J3-4 Oncocitoma renale: 612
Neurofibromatosi: 690 Oneologia
Neurogeni, tumori: 350 fig e RT, diagnostica per immagini: 873-9
Neurolisi percutanea: 832 radiologia interventistica·. 834-5
Neuroradiologia: 23-4, 673-740; v. anche Encefalo Onfalocelc: 457
encefalo dell'anziano: 706-7 Orbita
epilessia: 719-20 apparato lacrimalc: 750-1
malattie della sostanza bianca: 705-6 corpi estranei: 746-7
malfonnazioni cranioencefaliche: 689-90 distacco membrane oculari: 747-8
patologia cerebrovascolare: 691-9 piena: 742
patologia infiammatorioinfettiva: 701-5 RT: 886-7
patologia posi-traumatica: 699-700 studio per immagini: 741-5
terapeutica: 735-40 traumi: 745-6
tecniche: 674-88 tumori in tra- ed extraoculari: 748-51
angiografia: 682-6 varici: 750
diagnostica radioisotopica: 686-7 Orbito-meatale, linea: 675 fig
ecografia: 687-8 Orchiepididimiti: 621-2
esame radiografico diretto: 674-9 Orecchio: 759-64
RM: 680-2 esterno/ medio/ interno: 760-1
TC: 679-10 malformazioni: 761
tcrmografia: 688 otiti: 761-2
tumori endocranici: 707-19; v. anche Tumori endocranici RT: 884
classificazione OMS: 708 tab Orofaringe: 769
primitivi: 711-8 RT: 881-2
secondari: 718-9 Ot·mond, m. di, fibrosi rctroperitoncale: 565-7
Neurotoxoplasmosi: 704-5 Ortopantomografia: 772-3
Nervi cranici Osbornc, lesione di, gomito: 240
Paralisi, sindrome di Vernet: 758 Osgood-Schlatter, m. di: 172 tab, 811
Ncutroni, fasci di: 850 tab, 851-2, 866 Ossa di marmo, m. delle: v. Osteopetrosi
Niemmm-Pick, m. di, scheletro: 205 Ossificazione: 158
Nissen-Rossetti, fundoplicatio di: 452,453 fig Ossigeno, effetto, RT: 853
Non-Hodgkin: v. Linfomi Osso: 155-6; v. anche Scheletro
Non-unione fibrosa o pseudoartrosi: 191 fratture: 189-96; v. Scheletro, fratture
Norbiato: 151 mineralometria: v. Mineralomctria ossea
Nordenstr6m, "corona radiata", opacità polmonarc: 282 tumori: 208-21
Notocorda fissurata: 726 primitivi: 208-18
Nucleolisi c nucleoaspirazione: 739-40 benigni: 209-213
Nucleotomia percutanca: 832 maligni: 213-18
950 Indice analitico

onco!ogia, RT e diagnostica per immagini: 875 Pachipleurite calcifica: 284-5


RT:901 PACS, Picture Archiving and Communication System: 83-4
secondari: 218-221 Paget, m. di:
Osteite, leprosa/ !uctica/ micotica 202-3 ossea: 163tab, 171 tab(atipica), 175-7,742,844
Osteoartrite tubercolare: 200-2 mammaria (capezzolo):
Osteoartropatia ipcrtrofica: v. Pierre-Marie, m. di Palliativa, RT: 904-5
Osteoartrosi: 233-7 Panangioite nodosa microscopica: 602
Osteoblastoma: 21 O-l Panarterite nodosa: 395-6
Ostcoclastoma, tumore a cellule giganti: 212-3, 90 l (RT) Pancoast, tumore di: 324, 325 fig, 889-90 (RT)
Osteocondrite dissecante di K6nig, 173, 174 fig Pancreas: 533-45
gomito: 239 anomalie congenite: 538
Osteocondroma: 211 endocrino, tumori: 544-5
Osteocondrosi, artrosi vertebralc: 236 sindrome di Verner-Morrison
Osteodisplasia: 177 tab esocrino, tumori: 542-4
Osteodisplastia: 17 l tab metastasi polmonari: 328
Ostcodistrofia: l77 tab, 174-7 RT: 893-4
Osteofibrosi: 175 Pancrcatite
Osteofiti, artrosi: 233 acuta: 538-41
Osteogcnesi imperfetta congenita: 178 cronica: 541-2
m. di Vr6!ick, m. di LObstein: 178 Panenecefalite subacuta sclerosante: 703-4
Osteolisi: 174, 175 tab Panipopituitarismo anteriore: 652-3
Osteoma: 209,756 Pannhorst, segno di: 537
osteoide: 210,734 Papilla di Valer: v. Vater, anche Duodeno
Osteomalacia: 166-8 Papilloma
osteomalacic rcnali: 169 tab del plesso corioideo: 712
Osteomedullografia: 402 manunario: 802
Osteomielite vescica: 613-15
acuta: 197-8, 809 Papil!o-oddite postcolecistectomia: 532
cronica: 199 Pap-test: 641-2
sc!erosante di Garrè: 199 Parafaringe: 758
Ostcomileosclerosi: 171 tab Parafaringe: 758-9
Osteonecrosi: 172-3 Paraganglioma, mediastino: 352
posi-traumatica: 191, 192 fig Paramagnetici, MdC, RM: 133-4
Osteopatie chimiche e metaboliche: 203-4 Paranasali, seni: 754-6
Osteopecilia: 171 tab, 178 Parasindesmofiti, artrosi: 235
Osteopenia: 163 Parassitosi, tenue: 460
Ostcopetrosi: 171 tab, 178, 179 fig Paratiroidi: 663-5
Osteoporosi: 164-6 Parete toracica: 338-9
Osteosarcoma: 213-5, 901 (RT) Parinaud, sindrome di: 653
metastasi polmonari: 328 Parodontale, malattia: 776
Osteosarcomatosi: 215 Parodontite: 776
Osteosclerosi: 170-1 Parodontosi: 776
nefropatica: 171 tab Parotide, ghiandole salivari: 766-9
Otiti: 761-2 RT: 884
Otorinolaringoiatrica, Radiologia: 753 Parrot, m. di, acondmplasia: 179-80
Otosclerosi: 762 Parti molli: 783-91
Ottimizzazione (c giustificazione): 926-7 ascessi: 787
Ovaio: 643-6 corpi estranei: 788
cisti neonatali: 820 edemi: 786-7
disgencsie: 643-4 tumori: 788-91
patologia funzionale/ cistica: 644-5 Particelle
tumori: 646, 876, 899-900 (RT) alfa: 93-4
oncologia, RT e diagnostica per immagini: 876 beta negative (elettroni): 93-4
Oxicefalia: 676-7 beta positive (positroni): 93-4
Oxygen Enhancemcnt Ratio, RT: 907 Passariello R: 549
Patereccio, osteomielite acuta: l 98
p Payr, sfintere di: 472 fig
Pacchioni, granulazioni di, calcificazioni: 678 tab PCRE: v. Co\angiopancreatografia retrograda endoscopica
Pace-maker: 372-3 PCT, probabilità di controllo tumorale, curve di: 860
Pachidermoperiostosi: 171tab Pediatrica, radiologia:
Pachigiria, epilessia: 720 Pelvi rcnale, tumori: 613

_l
Indice analitico 951

Pene: 624-6, 895 (RT) Polmonare, valvola, stenosi congenita: 381


Perfusione (RM): 138 Polmone-i: 255-330
Periartrite scapolo-omerale, m. di Duplay: 238 fig agenesial aplasia: 286
Pericardi o alterazioni diffuse del circolo: 279-81
assenza congenita: 288-9 alveoliti allergiche estrinseche: 311
cisti: 350 fig anatomia: 255-9
pericarditi: 380 ascesso: 298-9
Periostosi: 170-l asma/ bronchite cronica/ enfisema: 302-5
Pcritoneo c mesentere: 555-9 atelettasia: 273-5
peritonite acuta/ tubercolare: 557 bronchicctasie: 305-7
Perone, fratture: 195 calcificazioni: 284
Perthes-Legg-Calvé, m. di: 172, 172 tab, 810-l col!agenosi: 30 l-2
PET, Positron Emission Tomography: l 02-3 collasso: 275-6
Peutz-Jcghers, s. di: 489 edema: 317-8
Pezzo operatorio, radiografia: 802 embolia e infarto: 315-7
Piani di trattamento RT (TC): 77-8 emorragie: 300
Piano di?: v.?, piano di ernie transmediastiniche: 356-7
Pick, m. di: 687 ipogenetico, s. del: 287
Picnodisostosi: 171 tab ipoplasia totale/1obarc/ segmentaria: 286
Piede istiocitosi X: 319
metatarsi e falangi, fratture: 196 linfangite carcinomatosa: 328
piatto: 188 malattiadellemembrane ialine: 319-20
torto congenito: 188 malattie con eosinofilia: 300-1
Pielografia: 577-8 malattie del sistema immunitario: 297-8
Pieloncfritc acuta! cronica: 602-3 malformazioni: 285-9
Pierre Marie, m. di, osteoartropatia ipertrofica· 171, 171 tab micosi: 298-9
Piloro, ipcrtrofia: 434,814 opacità
PilotA: 921 alveolari: 276,277 tab
Plneale, ghiandola: v. Epifisi intcrstiziali: 277-9
Pinealomi: 653-4 rotondeggianti solitarie periferiche: 281-4
Pineoblastoma: 713 parassitosi: 299-300
Pineocitoma: 713 pneumoconiosi: 309-11
Piombo, osteopatia da: 203 pneumopatia postirradiatoria: 312
Piani: v. Mesoni pneumopatie cistiche: 307-8
Pistolcsi GF: 121 fig policistico: 308, 309 fig
Pitch, passo dell'elica (TC spiroidea): 73 polmoniti: v. Polmoniti
Pituitaria, ghiandola: v. lpofisi post-operatorio: 313-4
Pixel: 67 post-tmuma: 312-3
profondità: 68 processi infiammatori acuti: 289-91
Placenta: 629,632 protcino&i alveolare: 319
Plagiocefalia: 690 ritorno venosa anomalo: 287-8
Planck: 31 sarcoidosi: 318-9
Plasmocitoma: 218 sequestro: 286-7
Platibasia: 677 sindrome da difficoltà respiratoria dell'adulto: 329 fig, 330
P!esioradiografia: 51 tab sindromi da immunodeficienza: 291-2
Plesso corioideo, papilloma: 712 studio per immagini: v. Torace
Pleura: 331-8 tachipnea transitoria del neonato: 320
ispessimenti non neoplastici: 336-7 tubercolosi: 292-7
tumori: 337-8,891 (RT) ciclo primario: 293-4
versamento: 332-4 posi-primaria: 294-7
Plummer, adenoma tossico di: 658-9 tumori
Plununer-Vinson, s. di: 418-9,425 primitivi:
Pneumatosi intestinale: 464 amartocondroma: 326-7
Pneumoconiosi: 309-11 carcinoide bronchiale: 326
Pneumotorace: 335-6 carcinoma
Policitemie, RT: 902 adenoideo-cistico: 326
Polidattilia: 185 bronchiolo-alveolare: 325
Po1imicrogiria: 689,720 broncogeno: 322-5
Poliposi mucoepidermoidale: 326
colon e retto: 489-90 screening: 874-5
multipla sinusale: 756 RT: 888-91

_l
952 Indice analitico

rari: 327 degenerazione discale: 727-8


secondari: 327-8 malformazioni
!infami c leucemie: 329 intradurali vascolari· 734-5
Polmoniti/ broncopolmoniti: 289-91 vertcbromi.dollari:
chimiche da gas 311-2 stenosi: 730-2
interstiziali idiopatiche: 297-8 tumori endorachidei: 732-4
Polso: 240-1 extramidollari:
Polvani C: 921 extradurali: 734
Polya, resezione gastrica: 451 fig. intradurali: 733-4
Poroencefa!ia: 690 intramidollari: 732-3
Porta d'ingresso, RT: 868 metastasi: 734
Porta, vena oncologia, RT e diagnostica per immagini: 877
ipertensione: 511-2 Rachitismo-osteomalacia: 166-9
trombosi: 511 rachitismo familiare vitaminoresistente: 169 tab
Portogmfia transepatica: 402 Rad, radiation absorbcd dose: 855
Positron Emission Tomography: v. PET Radiazioni: 31; v. anche Particelle
Post-flcbitiche, sindromi: 403-4 gamma: 94, 850
Pott, m. di, spondilite tubercolare: 200-1 ionizzanti: 850
Pottcr-Bucky, griglia antidiffusione: 44 Radio, fratture: 194
Power-Doppler: 113-4 Rad)obiologia: 22, 24,33-8, 857-63
arterioso: 392 Radlocefalometria: 51
Precessione, Rivi: 124 Radiofarmaci: 94-6
Prevalenza di malattia: 149 Radio frequenze
Priolo F: 155, 223 elettrocoagulazione: 835
Probabilità di controllo tumorale, curve di: 860 RM: 124,125
Probst, fasci vicarianti di, agcnesia del corpo calloso: 689 Radiografia: 41-3
Proctite postradioterapica: 493 a scansione lineare: 51 tab
Pro stata: 617-2 I, 876-7, 896-7 (RT) digitale: 82-3
oncologia, RT e diagnostica per immagini: 876-7 sistemi a cassette mobili: 82-3
Proteinosi alveolare: 319 sistemi a griglia fissa: 83
Protesi mammarie, proiezione mammografica: 795 mirata: 51
Pro toni, fasci di: 850 tab, 850-1, 866 Radioisotopi: 93-4
Pseudoaneurismi, aneurismi "falsi": 396 gamma-emittenti: 94
Pseudoartrosi, non unione fibrosa: 191 Radioisotopodiagnostica: 22, 93-101
Pseudoennafroditismo: 820 Radioisotopoterapia: 870-1
Pseudogotta: 232 Radiologia: 21
Pseudolinfoma polmonare: 298 dentaria: 771-4
Pseudomixoma peritoncale: 558 digitale: 79-85
Pseudopolipi: 46 I digitalizzazione del radiogramma convenzionale: 81
Pscudopolmonite, carcinoma bronchiolo-alveolare: 325 radiografia digitale: 82-3
Pseudoscissura azygos: 265-6 sistemi a cassette mobili: 82-3
Pseudosfinteri, colon: 472 sistemi a griglia fissa: 83
Pseudospondilolistcsi: 183 radioscopia digitale: 81-2
Pseudotumori flogistici polmonari: 327 sistemi «diretti»: 81
Psoriasi, artrite: 231, 912 (RT) a rivelatori elettrostatici: 81
Purcell EM: 125 a rivelatori fotoemittenti: 81
Pulti, triade di: 186 attivi ad flmpia superficie: 81
Puygvert, displasie renali tubulomidollari: 590 passivi ad ampia superficie: 81
Pyle, m. di: 171 tab interventistica: 21, 23, 823-35
oculistica: 741-51
Q odontostomatologica e maxillo-facciale: 771-82
Qualità dell'immagine radiologica: 43-44 otorinolaringoiatrica: 753-70
pediatrica: 793-806
R Radiopato\ogia clinica: 913-7
Rabdomiolisi: 253 Radioprotettori, RT: 908
Rabdomiosarcoma, RT: 90 l Radioprotezione: 33-8,921-34
Raehide; v. anche Scheletro dallllo genetico: 34 tab, 36-8
alterazioni dei metameri vertebrali: 726-7 danno somatico: 34-6
lesioni intradurali similtumorali: 734 Radioscopia: 40-1
fratture: !93 con intensificatore di luminosità: 46-7
malattie degenerative: 727-32 digitale: 81-2
Indice analitico 953

Radioscnsibilizzanti, RT: 908 Retto: 469; 493-5,892-3 (RT}; v. anche Colon


Radiotcmpia: v. RT Rettocolite: v. Colite
Radium: 869 Retzius, spazio di: 617
Raggi: 151 Reumatismi articolari: 226-31
Raggi X: acuto: 231
di alta energia, RT: 866 idrossiapatitico: 232
Rapporto cardio-toracico: 361,361 fig Reumatoide, artrite: v. Artrite reumatoide
Rathkc, tasca di, cisti: 651 tab Richieste: 154
Raynaud Riedel, tiroidite cronica fibrosa di: 660-1
fenomeno di: 395 Riegel, segno di: 537
s. di: 395 Rieglcr, immagine lineare periferica, opacità polmonare: 282-3
Recklinghausen, m. di: 175, 175 tab, 176 tab; v. anche lpcr- Rilassamento, RM: 126-7
paratiroidismo primario Rinofaringe: 756-9
Referti: 154 RT: 884
Re flusso Rinoliti: 754
duodeno-gastrico: 448-9 RIS (Sistema Informativo Radlologico): 84-5
gastro-esofageo: 421-2 Risoluzione
terapia chimrgica: 452 ecografica, spazialc/ di contrasto: l 08
Regola dci l Ogiorni: 37 immagini analogiche/ digitali: 65-8
Regressione caudale: 726 PET: 101
Rcid, classificazione bolle polmonari: 307-8 radiografia digitale: 82
Reinbcrg cArnstamm, sfintere utero-tubarico di: 638 RM: 127-8
Reiter, s. di: 231 SPECT: 100
Relaxatio diaframmatica: 339 fig, 341 TC: 69-72
Remote-Ioading, RT: 870, 871 fig Risonanza magnetica: v. RM
Rendu-Osler-Wcber, m. di: 395,697 Risser, test di, scoliosi: 189, 189 fig
Rene; v. anche Urinario, apparato RM, risonanza magnetica: 23, 123-138
ascesso: 605 angiografia a RM: 132; v. anche Angio-RM
clcarance, diagnostica radioisotopica: 582-3 altri nuclei (non H-l): 134-5
insufficienza rena1e: v. Insufficienza renale controindicazioni: 137-8
ipertensione rcnovascolare: 606-7 assolute/ relative/ condizioni potenzialmente limitanti:
malformazioni: 584-96 137 tab
dismorf1e: 584-6 effetti biologici: 136-8
displasie renali controindicazioni: 137-8
cistiche: 586-90 fenomeno RMN: 123-7
tubulomidollari: 590-2 formazione di immagini: 127-8
parenchimali: 586 funzionale: 136, 673-4
nefropatie mediche: pcrfusione/ diffusione/ localizzazione: 136
cistiche: 607 mezzi di contrasto: 133-4
glomerulari: 601-2 rilassamento, tempi di 126-7
interstiziali: 602-5 sequenze di impulsi: 129-33
vascolari: 605-7 soppressione spcttrale del grasso: 132
tubercolosi: 603-4 spin-ccho (SE), gradicnt-echo (GE), inversion-recovcry
trapianto: 609-1 O IR: 129-3!
traumi:610-11 STIR, FLAIR, turbo, EPI: 131
tumori: 611-13, 894 (RT) trasferimento di magneti?.Zazione· 132
metastasi polmonari: 328 spettroscopia localizzata: 133-4
Respiratorio, apparato: v. Polmone tomografo: 128-9
Reticolosarcoma primitivo osseo: 217-8 Rocca pctrosa, fratture: 763-4
Retina Roebuck, 795
angiomatosi, m. di Lindau: 715 Rokitansky-Aschoff, seni di: 528
distacco: 748 Rollandi, sondino di: 455
Retinoblastoma: 749 Romanus, vertebra quadrata di, spondiloartrite anchilosante: 230
Retrobulbare, spazio orbitar1o: 749-50 ROntgen WC: 29, 921
Rctrocavità degli epiploon: 556 R6ntgcncinematografia: 52
Retroperitoneo: 561-70 Riintgcndiagnostica: 22
fibrosi retroperitonealc: 565-7 Riintgenterapia: 22, 865-6
linfoadenopatie: 567-8 Rosa ML: 673
secondarie: 875 Roscnquist: 147
tumori: 568-70 Rossi e Dallcra, sfinterc lubarico di: 638
Retroproiezione: 71,72 fig ROssle, s. di: 644
954 Indice analitico

Rotula, fratture: 195 cisti, semplice/ aneurismatica/ epidermoide: 207-8


Roux, rcsezione gastrica con ansa: 450 età scheletrica: 162,163 fig
RT, Radioterapia: 21, 23-4, 839-917 fratture: 189-96; v. anche Fratture ossee
brachiraùioterapia: 869-71 m. di Hodgkin: 204
esterna: 865-9 malformazioni: 177-88
fi·azionamento della dose: 858-9, 907 complesse: 178-81
miglioramento dell'efficacia: 907-9 isolate: 181-8
non oncologica: 911-12 mineralometria: v. Mineralometria ossea
palliativa: 904-5 scoliosi: 188-9
piani di trattamento (TC): 75-7 tecniche di studio:
programmatica: 839-41 diagnostica radioisotopica: !60
sistematica: 879-905 scintigrafia statica/ dinamica: 160
ecografia: 159
s esame diretto: 156-8
Saccà S: 741 metodiche radiologiche contrastografiche: 159
Sacco RM' 159
anembrionato: 630 TC: 158
scrotale: 622-4 tumori: 208-21; v_ Osso, tumori
Saccoradicolografia: 721 tab, 723 primitivi: 208-18
Sacralizzazione (vertebrale): 183 secondari: 218-221
Sacro: v. Bacino Schennografia: 52
Sactosalpingc: 643 fig Scheuermann, m. di: 172 tab
Salivari, ghiandole: 766-9 Schisi vertebrale: 181
RT: 885 Schizencefalia: 689
Salpingi: v. Tube uterine Schlesinger, strato mucosa di: 431
Santorini, dotto di: 533 Schmor!, ernie di: 236
Sarcoidosi Schwannoma: v. Neurinoma
ossea: 206-7 Scialoadeniti: 767-8
po\monare: 318-9 Scialografia: 767
Sru:coma Scintigrafia: v. anche Diagnostica radioisotopica
di Ewing: 216-7 cardiaca: v. Cuore, diagnostica radioisotopica
di Kaposi: v. Kaposi, sarcoma di ossea: statical dinamica: 160
osteogcnico, osteosarcoma: 213-5 Scintigrafo lineare: 97
Sarcomi, metastasi polmonad: 328 Scissure e lobi polmonari: 255-6
Sardanelli F: 123, 139,145,793 Sclerodermia
Saville, indice di: 165 fig polmone: 302
Scafocefalia: 690 tenue: 462
Scanogramma: 73 Sclerosi
Scansione in doppia energia, TC: 75 multipla: 705-6, 734 (midollo)
Scapola temporomesiale, epilessia: 720
alta congenita: 184 tuberosa: 690
fratture: 193 calcificazioni: 679 tab
Scarpati D: 837 Scoliosi: 188-9
Schatzki, anello di: 416 Scopinaro, diversione biliopancreatica: 453
Schatzki e Gary, s. di: 419 Scorbuto: 164-6
Scheletro: 155-221 Scout-view: 73
alterazioni fondamentali: 162-77, 163 tab Screening: 846
di densità: 163-71 mammella: 793,806, 873
osteopenia: 163 polmone: 874
iperparatiroidismo: 169-70 Scrotale, sacco: 622-4
osteoporosi: 164-6 Seconda armonica, ecografia: 115, 116
rachitismo-osteomalacia: 166-9 Seldinger, cateterismo arterioso: 91, 825
ostcosclerosi: 170-1 Sella turcica e ipofisi: 647-53; v. anche lpofisi e regione sellare
spongioselerosi/ endostosi/ periostosi: 170-1 sella vuota: 651-2
di forma: 163 tab; 177 Seminati, vie: 621-2
di struttura: 171-7 Seminoma: 623
osteodistrofia: 174-7 metastasi polmonari: 328
m. di Paget: 175-7 Seni paranasali: 754-6
osteofibrosi: 175 RU84
osteolisi: 174, 175 tab Seno dermico: 725
osteonecrosi: 172-3 Senologia, indirizzo radiologico: 805-6
Indice analitico 955

Sensibilità: 146 posteriore propriamente delta: 182-3


Sequenze di impulsi RM: 129-33 stenosi! 730-2
Sequestro polmonare: 286-7 Splenomega!ie: 551
Serafini G: 647,741 Sp\enoportografia transparietale: 402
Seriografia radioscopica/ programmata: 52 Spondi!ite
Sharpey, fibre di, artrosi vertebrale: 235 anchilopoietica,RT: 912
Sheean, s. di: 652 osteomielite acuta: 198
Shepherd, frattura dell'astragalo di: 195 tubercolare, m. di Pott: 200-1
Sheuermann, m. di: 172 tab Spondiloartrite anchilosante: 230
Siderosi: 311 Spondilodiscite: 231-2
Sievcrt, Sv: 34 Spondilolisi: 183
Sifilide o lue, osteite: 202 Spondilolistesi: 183, 730
Sigma: v. Colon degenerativa: 730
Silhouette, segno di: 353 fig istrnica: 730
Silicosi: 309-10 Spondilosi, artrosi: 235
Silverman F: 177 tab Spongiosclerosi: 170-1
Silvestri E: 223,247 Spot-camera: 53
Simonetti G: 549 Sprengel m. di, scapola alta congenita: 184
Simulatore, RT: 865 Stadiazione, tumori: 845-6
Sindattilia: 185 Stampante laser: 80 fig
Sindesmofiti, artrosi: 235 Stazioni di lavoro: 141-2
Sinding-Larsen, m. di: 172 tab Steatosi epatica: 509-10
Sindrome di?: v.?, s. di Stein-Leventhal, s. di: 644
Sinechie uterine: 640 Stenone, dotto di: 767
Singh, metodo di: 166 Stenosi
Singlc Photon Emission Tomography: v. SPECT aortica (valvolare)
Sinovia, condromatosi: 237 congenita: 381-2
Sinovialsarcoma: 237,901 (RT) acquisita: 375-6
Sinovite polmonare (valvolare) congenita: 381
pigmentosa villonodulare: 237-8 rachidea: 730-2
transitoria dell'anca: 810 Stent, posizionamento: 826
Sinusiti: 755 Stcreoradiografia: 51 tab
Sirenomielia: 726 Sterilità
Siringomielia: 734, 912 (RT) di coppia: 622
Sistema informativo di origine tubarica: 643
ospedaliero: 84-5 Sterno, fratture: 193
radiologico: 84-5 Still, m. di: 230
Sistema nervoso centrale: v. Encefalo, Midollo spinale STIR, sequenza RM: 131
Immunitario:_v. Immunitario, sistema Stocastico, eventi radiobiologici di tipo: 34
Sistemi esperti: 144 Stomaco: 427-453
Situs viscerum inversus: 388 anomalie congenite: 433
Sj6gren, s. di: 768 carcinoma: 440-41
Skip lesion, lesioni a salto: 461 corpi estranei: 435
SNC, Sistema nervoso centrale: v. Encefalo, Midollo spinale diverticoli: 433
Soave, intervento di: 479 gastriti: 435-7
Soglia discriminante: 149-50 occlusione acuta: 434
Somatoschisi: 727 piloro, ipertrofia: 434
Sopravvivenza cellulare, curve di, RT: 857-8. 860 resezioni e altri interventi chirurgici: 450-3
Sottrazione d'immagine (angiografia digitale): 89-90 tumori
Spalding, segno di morte fetale di: 632 benigni: 439-40
Spalla dolorosa: 238-9 maligni: 440-1,892 (RT)
Spazio-k (RM): 128 metastasi polmonari: 328
Specificità: 146 ulcera: 437-9
SPECT, Single-Photon-Emission Computed Tomography: 99-100 varici: 435
Spettroscopia RM: 135-6 Strandqvist, curve di isoeffetto di: 862
Spin, RM: 124 Strauss, plica semilunare di, retto: 472
Spin-echo, sequenza Rlv!: 129 Strati grafia: 47 v. anche Tomografia convenzionale
Spina; v. anche Rachide Struma tiroideo: 351 (mediastinico), 659-60
bifida: 182-3,727 v. Tiroide: struma
anteriore: 182 Stuart C: 31 fig, 33
posteriore occulta: 182 Sturge-Weber, m. di: 690,691 fig
956 Indice analitico

arteriopatia: 395 Tclecurieterapia: 866


calcificazioni endocraniche: 679 lab, 681 fig Telediagnosi: 79
Succlavia Telcradiografia: 51
furto della: 396,397 fig cranio: 775
stenosi, angioplastica: 739 Telespinografia: 51
Sudcck, algodistrofia simpatica riflessa posi-traumatica di: 191, Teletermografia: 120-1,785-6
192 fig Tempi di rilassamento: v. RM rilassamento, tempi di
Surrcne: 665-72 Temporo-mandibolari, articolazioni: 780-2
sindromi disfunzionali: 666 tab Tendini (e muscoli): 247-54
lesioni Tcndinopatic: 250-1
benigne: 670-2 Tenue, intestino: 453-66
adenoma: 670 atresia: 815
cisti: 670- l Crohn, m. di: 460-2
emorragia: 671, 819-20 diverticoli: 457-8
fcocromocitoma: 671-2 di Meckel: 457-8
mielolipoma: 670 enterite da radiazioni: 462-3
maligne: 672 follicoli linfatici, ipcrplasia: 460
carcinoma: 672 ileo meccanico e paralitico: 463-4
metastasi: 672 infezioni e affini: 459-60
Sv, Sicvcrt : 34 malassorbimento: 458-9
Swycr, s. di: 644 malrotazione: 457
Swyer-Jamcs, s. di: 288 parassitosi: 460
pncumatosi intestinale: 464
T sc\erodermia: 462
TI, tempo di rilassamento 126-7, tumori: 464-6
T2, tempo di rilassamento 126-7 Teratodermoide mediastinico: 350 fig
Tachipnea transitoria del neonato·. 320, 812 Teratoma
Tagging, marcatura miocardica RM: 364 encefalo: 716
Tagliasco V: !52 orbita: 750
Takayasu, arterite di: 396 Termodiagnostica: 23
Talcosi: 311 Tennografia: 23, 119-22
Tallio (MN): 95 tab tclctcrmografia: 120- i
Tanto n, quadrupla frattura verticale di: 195 Tesaurismosi, scheletro: 205
Tarso, fratture: 195-6 Tcsla, T: 128-9
Tauri, m. di: 252 Testa femorale, v. Femore
TBC: v. Tubercolosi Testicolo: 622-4,894-5 (RT)
Te"''", Tecnczio: 94, 95 tab Tetralogia di Fallot: 385
TC, tomografia computerizzata: 69-78 Thieman, m. di: 172 tab
artefatti: 77 Thomlison: 859 fig
denta-scan: 773-4 Thomwaldt, cisti di: 757
effetti di volume parziale: 77 Tibia, fratture: 195
endoscopia virtuale: 75, 77 fig Tiflite: 816
finestra: 73A Timo, ipcrplasia: 351
doppia: 75 fig Timolipoma: 350fig
generazioni di apparecchiature: 71-2 Timoma: 350 fig, 352
mezzi contrasto: 76 T!PS: 829-30
piani di trattamento RT: 75-6 TircÒglosso, dotto, cisti: 658
ricostruzioni tridimensionali: 76 fig Tiroide
scansione in doppia energia: 75 ipcr- e ipotiroidismo: 658-9,662-3
tomografl iperplasia c struma: 659-60
a rotazione continua (spiroidei): 72 lesioni focali: 661-2
pitch (passo dell'elica): 73 adenoma: 661
compatti: 72 carcinoma papi!!are/ follicolare/ midollare: 661-3
multistrato: 72 ' metastasi polmonari: 328
ultraveloci (a fascio di elettroni): 72 linfoma: 662
UH, Unità Hounsfield: 70,71 fig malformazioni: 658
Tccnegas: seintigrafia polmonare ventilatoria: 268 tiroidi accessorie: 351, 658
Tcenezio: 94, 95 tab nodulo benigno/ maligno: 151
Telecardiografia: 51 oftalmopatia: 749
Tclccobaltoterapia: 866 retrostcrna!e: 350 fig
Telcconsulto: 79 RT:885
Indice· analitico 957

studio per immagini: 654-8 Trigonoccfalia: 690


tiroidi aberranti e struma mediastinico: 351 Trilogia di Fallot: 385
tiroiditi: 660-1 Trisomia-21, s. di Down, pancreas anulare: 538
cronica TRM:v.RM
di Hashimoto: 660, 662 Trocoscopio: 53
fibrosa di Riedcl: 660-1 Trofoblastica, malattia: 632
subacuta granulomatosa di De Quervaiu: 240, 660 Trombi, aspirazione: 826
TNM, stadiazione oncologica: 845: Tromboangioite obliterante: 396
Tomà P: 807 Tromboembolia po\monare: 315-7
Tomografia , Tromboflebiti croniche: 401
a risonanza magnetica: v. RM Trombolisi locale: 825
computerizzata: v. TC Trombosi portale: 511
convenzionale: 47-50 Tronco arterioso, malformazione congenita: 387
assiale trasvcrsa: 50, 51 fig Tube uterine
Tomografo pluridirezionale: 53 ostruzioni: 642-3
Tomoscintigrafia (SPECT): 99-100 sterilità tubarica: 643
Tonsilla rinofaringea: 757 idrosalpingi/ sactosalpingi: 643
Toogood: 152 Tubercolosi
Topogrmnma: 73 encefalica: 702-3
Torace, v. anche Polmone Ghon, focolaio di, complesso primario polmonare: 284, 293 fig
parete: 338-9 ostcoartrite: 200-:t
posi-operatorio: 313-4 coxite: 201
post-trauma: 312-3 duttilite: 202
studio per immagini gonilite: 201-2
angiopneumografia: 269 spondilite: 200-1
aortografia toracica e arteriografia bronchiale: 269 rcnalc: 603-4
broncografia: 272 tubercoloma: 297-8
ecotomografia: 269 Tubo da raggi X: 29-31, 30 fig, 866
esame radiografico: 260-6 Tubo di Coo\idge: 30-1
ingrandimento diretto: 271 Tubo digerente: 411-95, v. anche Digerente, tubo
radioscopia: 268 Tumore a cellule giganti, osteoc\astoma: 212-3
RM' 269-10 Tumori
schermografia: 271-2 endocranici: 707-19
scintigrafia polmonare: 268-9 classificazione OMS: 708 tab
TC266-8 primitivi: 711-8
tomografia convenzionale: 270 secondari: 718-9
xerotomografia: 270-1 generalità: 943-7
Torculare di Ero filo: 685 grading: 846
Toxoplasmosi, encefalo: 704-5 stadiazione: 845-6
Traccianti: v. Radiofarmaci varie localizzazioni: v. organi interessati
Trachea: 765-6 Tunnel
fistola trachee-esofagea: 419 carpale, s. di: 240-\
occlusione, della 312 ulnarc, s. di: 241
perforazione: 766 Turbinati, ipertrofia: 753-4
stenosi, della 766 Turco!, s. di: 489
tracheobroncomalacia: 766 Turncr, s. di: 644
tracheobroncomegalia: 766 Turricefalia: 676
tumori: 766
Tracheobroncopatia ostecondroblastica: 285 u
Transito intestinale: 476 Ulcera
Trapianto aftoidc: 461
fegato: 512 duodenale: 446
renale: 609-1 O gastrica: 437-9
Trasferimento di magnetizzazionc (RM): 132 U\na, fi·atture: 194
Trasformata di Fourier, RM: 128 Ultrasuoni: 104; v. anche Ecografia
Trasposizione effetti biologici: 116-7
completa dci grossi vasi: 387 UH, Unità Hounsficld: 70, 71 fig
corretta dei grossi vasi: 382-3 Ultrasonodiagnostica: v. Ecografia
Treitz, angolo di, legamento: 443 Uncoartrosi, osteoartrosi: 236
Triangolo di Kager: 47 fig Unità Hounsfield: 70,71 fig
Tricuspide, atresia va\volare congenita: 385-6 Uraco: residui: 595
958 Indice analitico

Ureterc: v. Urinario, apparato Ventricolografia sinistra: 367


tumori: 613 papillomatosi precancerosa: 844
Uretra; v. anche Urinario, apparato tumori: 613-5, 894 (RT)
maschile: 624-5 Verga, cavo di, agenesia del corpo calloso: 689
Urinario, apparato: Verner-Morrison, sindrome di, tumori del pancras endocrino: 544
calcolosi: 598-600 Vernet, sindrome di: 758
tecniche lito!itiche: 598-600 Versamento pleurico: 332-4
malformazioni: 584-96 Vertebre, fratture: 193; v. anche Rachide
dismorfic: 584-6 Vertice, cranio: 675 fig
displasie rcna!i: 586-92 Vescica; v. anche Urinario, apparato
diverticoli: 594 Vetro smerigliato, opacità pohnonari interstiziali: 277, 278 fig
parenchimali: 586 Videoregistrazione: 52
vie escretrici·. 592-5 Vie biliari e colecisti: 513; v. Colecisti e vie biliari
nefropatie mediche: 601-7; v. Rene, nefropatie mediche Vie seminali: 621
rene: v. Rene VIPoma: 544
studio per immagini Virchow-Robin, spazi subaracnoidei perivascolari: 707
angiografia: 583-4 Vitale V: 837
cistografia: 577 Voillemier, doppia frattura verticale di: 194
diagnosticaradioisotopica: 581-2 Volvolo: 478
ecografia: 577-9 Vomito pediatrico: 814
esame diretto: 571-2 Von Hippei-Lindau, displasia neuroectodermica di: 395 (arteri-
piclografia·. 577-8 opatie); v. anche Lindau, s. e m. di
RM: 580-1 Voxc!: 66
TC: 579-80 Vri:ilick, m. di: 164 tab, 178
urografia: 572-6 Vulva, RT: 900-1
uropatia ostruttiva: 600- l
tumori: 611-5 w
Urografia: 572-6 Wackenhcim, metodo di, malfonnazioni occipito-cervicali: 677 ·
Uropatia ostruttiva: 600-1 Warthin, tumore di, adenolinfoma: 768
Uro-RM: 580-1 \Varthon, dotto di: 767
Utero: 638-42 Wegener, granulomatosi di: 297
beanza cervicale: 640 Weinstein: 145
endometriosi: 640-1 Westermark, segno di, embolia polmonare: 315
fibromi: 640 Westphal, antro di: 467
iperplasie endometrialc: 640 Whartin, tumore di, adenolinfoma: 768-9
malformazioni: 638-9 Whipple, m. di, artrite: 231,459
sinechie: 640 Weibel ER: 256tab
tumori: 640-1, 876, 897-9 (RT) Willis, poligono di: 695
oncologia, RT e diagnostica per immagini: 876 Wilms, tumore di: 818, 894 (RT)
Winslow, forarne di: 556
v Wirsung, dotto di: 533
Vacuum, fenomeno del: 236 Work-station: 141-2
Vagina, RT: 900 Worms-Bretton, proiezione di fratture craniche: 192
Vallebona A: 48, 50, 411
Valore di attenuazione (TC): 70 x
Valore predittivo Xantoastrocitoma pleomorfo: 712
negativo: 147 Xantogranuloma renale, calcificazioni: 572 tab
positivo: 146-7 Xenon (MN): 95 tab
Valsalva, manovra di: 400 Xeromammografia: 79"3-4
Valvulopatie: v. Cuore, valvulopatie Xeroradiografia: 47
Van Neck e Odelberg, m. di: 172 tab
Varici; v. anche Flebopatie y
esofagee; v. anche Esofago Yersinia, ileite da: 460
sanguinanti, trattamento: 825
stomaco dello, v. Stomaco z
Varicocele: 622 Zenker, diverticolo di: 419-20
Varicografia: 400 Zenone, paradosso: 65
Vascu!iti: v. Arteropalie infiammatorie Zerhouni: 127
Malattie del Sistema Immunitario: 297-8 Zollinger-Ellison, s. di: 448
Vasopressina, infusione endoarteriosa: 823-4 Zonografia: 49
Vater, papilla del: 443 Zoppi a dolorosa del bambino, necrosi asettica idiopatica: 810-11
Vene: 399-404 Zuckerkandl, organo di: 67 I

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