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TULLIO BARNI
LEZIONE 5– 28/03/2022
ARGOMENTI TRATTATI: OSSO PALATINO, OSSO TEMPORALE, SFENOIDE, MEATI NASALI, FOSSA INFRATEMPORALE E
PTERIGOMASCELLLARE.
Questa immagine
rappresenta una
visione infero-
posteriore. Con il
numero (1) vediamo
indicate le coane
1 nasali, mentre la
parte in rosso
(indicata con il
2
4 numero 18) è il tetto
del naso. Inoltre non
si vede la lamina
3 perpendicolare
perché occultata dal
vomere (2). Il numero
(3) Indica la lamina
orizzontale del
palatino e al palatino
appartiene anche il processo piramidale del palatino (4). Quest’ultimo si articola tra queste due
lamine (indicate con le due frecce rosse) che appartengono ai processi pterigoidei. Le lamine dei
processi pterigoidei sono 2, una mediale e una laterale, fra le quali è presente un’incisura (indicata
con il puntino rosso). In questa incisura si articola il processo piramidale del palatino (zona azzurra
indicata dal 4).
A Il palatino è composto da tre
parti: lamina verticale(A), lamina
orizzontale(B) e processo
piramidale(C), così che questo
osso possiede complessivamente
una forma ad “L”. Il processo
orizzontale è mediale mentre
B
quello piramidale è laterale. Il
C processo piramidale si articolerà
nell’incisura pterigoidea fra le
due lamine del processo
pterigoideo. A livello dell’apice, che rappresenta la zona alta di tale osso, tra il processo sfenoidale
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(indicato dalla freccia arancione) e il processo etmoidale (indicato con la freccia rossa) c’è
un’incisura. Questa incisura diventa un foro quando si articola con lo sfenoide e con l’etmoide,
dando vita ad un foro che farà comunicare le due fosse esocraniche dello splancnocranio (la fossa
pterigomascellare e la fossa intra-temporale).
N.B. il professore consiglia di vedere i video che ha caricato lo scorso anno per analizzare meglio i
rapporti di cui stiamo parlando e per apprezzare meglio la conformazione (4 e 5 lezione).
Dunque questo foro fa comunicare la fossa pterigomascellare esocranica dello splancnocranio con
la cavità nasale. Alcuni nervi collaterali del mascellare attraverseranno tale foro per giungere in
cavità nasale. Alla sommità della lamina verticale del palatino ci sono due processi: il processo
sfenoidale e il processo orbitale. Bisogna ricordare che al livello del pavimento della cavità orbitaria,
nella parte posteriore c’è un pezzettino del processo orbitario (dell’osso palatino), e a sua volta il
processo orbitario fa parte del processo etmoidale del palatino.
Nella figura a sinistra vi sono cerchiati i due processi nell’estremità
craniale del palatino, il processo etmoidale (quello sulla destra) e il
processo sfenoidale (sulla sinistra). Questo processo etmoidale si
articola con l’etmoide, con lo sfenoide e con il mascellare andando
a costituire, per una piccola porzione, il pavimento della cavità
orbitaria.
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Questa immagine a sinistra ci offre un’altra visione della nostra “L”,
questa indicata con il puntatore rosso è la faccia mediale, lo capiamo
perché vediamo la lamina trasversale e il processo piramidale (indicato
con la freccia). Dove vi è la lamina trasversale siamo nel naso, mentre
dall’altra parte sulla faccia laterale siamo nella fossa pterigomascellare.
Qui possiamo apprezzare meglio la cresta etmoidale e la cresta concale.
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Nell’immagine a sinistra sono evidenziate le fosse
craniche e i loro confini. Il limite posteriore della fossa
cranica anteriore (che è anche il limite anteriore della
fossa cranica media) va dai processi clinoidei anteriori e
dalle piccole ali dello sfenoide sino all’articolazione tra
le ali dello sfenoide e il parietale. I processi clinoidei
anteriori sono le protuberanze delle piccole ali e si
posizionano nei punti più colpiti dagli aneurismi della
carotide interna). Il limite posteriore della fossa cranica
media (che è anche limite anteriore della fossa cranica
posteriore) comprende il dorso della sella e i margini
superiori delle rocche petrose destra e sinistra. Dunque
questa linea rappresenterà il margine anteriore della
fossa cranica posteriore. Bisogna ricordare che nella fossa endocranica posteriore vi sono quattro
fosse divise da una “croce” formata dai solchi ossei che accolgono i seni della dura madre (dove ci
sono le vene che drenano il sangue del cervello). Per cui al di sotto del seno trasverso vi è la fossa
cranica posteriore, in cui si trovano due fosse più piccole ospitanti i lobi occipitali del cervelletto,
mentre al di sopra del seno si trovano altre due fosse ospitanti i lobi occipitali del cervello. Dunque
questi sono i limiti delle tre fosse e specifichiamo che andando dalla fossa anteriore alla posteriore
si riscontrerà anche una differenza di altezza perché quella anteriore è più alta, per poi scendere via
via.
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puntatore rosso si trova l’orecchio medio e quello interno con la chiocciola e i canali semicircolari
per l’equilibrio, oltre che la carotide interna.
La parte petrosa della carotide interna che arriva dal collo entra nel
cranio tramite dei fori (cerchiati nella figura, che altro non è che la
visione dal basso dell’immagine precedente). Con la freccia nera è
indicata la rocca petrosa dalla parte ventrale esocranica. La carotide
interna non passa dal foro lacero anteriore perché è chiuso, ma ci
passa sopra perché deve andare ai lati della sella turcica. Lo sfenoide
va immaginato come un cubetto con quattro ali e due processi,
questo cubetto vuoto sopra presenta una specie di sella/concavità
dove alloggia l’ipofisi. Ai lati e superiormente alla sella turcica non ci
sono ossa. Dunque la carotide interna entra dal foro menzionato
prima, il foro carotico esocranico della rocca petrosa del temporale,
percorre un po' di osso della rocca petrosa e rientra nel cranio dal
foro presente all’apice della rocca, che è all’interno dell’osso. Il foro
dell’occipitale è scavato unicamente nell’occipitale e non ha bisogno
di altre ossa per essere definito, mentre il foro lacero posteriore ha bisogno di 2 ossa per essere
definito (la rocca petrosa e la parte basilare dell’occipitale). Il foro lacero anteriore nasce invece
dall’articolazione tra lo sfenoide e l’apice della rocca petrosa (tale apice presenta a sua volta un
forame scavato al suo interno per permettere il passaggio della carotide). Dunque il foro lacero
anteriore deriva dall’articolazione accennata prima ma è un “foro non foro”, sopra cui passa la
carotide interna che andrà ai lati della sella turcica. Qui la carotide attraverserà il seno venoso
cavernoso, dentro al quale verrà bagnata dal sangue venoso insieme al sesto nervo cranico,
l’abducente.
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inoltre un processo detto mastoide, formato da parti della squama e della rocca del temporale. La
mastoide si può apprezzare clinicamente nella zona posta subito dietro il padiglione auricolare.
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costituire il foro lacero posteriore è necessario che questa specie di scavo (che è la fossa giugulare
del temporale) si articoli con la parte basilare dell’occipitale.
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fatto di tegole, dove una di queste tegole scivola lateralmente e si frappone tra la squama e la parte
timpanica, assumendo il nome di cresta tegmentale.
Nella figura sulla sinistra, è
indicata con il puntatore la
chioccola per l’udito e i
canicoli semicircolari per
l’equilibrio nella rocca.
Nella figura a destra la linea
rossa indica la delimitazione
della parte endocranica del
temporale. Nel cerchio rosso
abbiamo la chioccola per
l’udito che sta davanti e i
canali semicircolari per
l’equilibrio dietro.
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Il puntatore rosso indica questa porzione del
“tegmen timpani” (o tetto del timpano) che
scivola fra la squama e la parte timpanica del
temporale, assumendo il nome di cresta
tegmentale. A livello di tale cresta si vengono
a creare due fenditure: la fessura
petrosquamosa e la fessura petrotimpanica.
Quest’ultima è chiamata anche scissura del
Glaser. Tale scissura viene attraversata da
un nervo collaterale del VII detto “corda del
timpano”. I limiti della fessura
petrotimpanica sono perciò la parte
timpanica del temporale e la cresta
tegmentale.
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Questa è una visione esocranica dell’occipitale. Il
puntatore rosso indica uno dei processi condiloidei
dell’occipitale, mentre la freccia bianca indica il nervo
ipoglosso che fuoriesce dal foro condiloideo.
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Qui abbiamo una visione esocranica della base
cranica (guardiamo quindi da sotto, ventralmente). La
freccia rossa indica il foro carotico, quella gialla il foro
lacero anteriore. Lateralmente vediamo un processo
“ad uncino” che altro non è che il processo zigomatico
dell’osso temporale. Il cursore rosso indica invece una
cavità che è la cavita glenoidea, in cui si articola il
condilo della mandibola per formare l’articolazione
temporo-mandibolare.
N.B. Non si deve confondere il nervo ottico (o nervo cranico II), che controlla il senso della vista, con
la branca oftalmica del trigemino, che invece controlla le sensazioni tattili e dolorifiche a livello
dell’occhio.
Riferendoci sempre alla figura 1: il numero 3 indica la fessura orbitaria superiore, posta tra piccola
e grande ala dello sfenoide (mentre la fessura orbitaria inferiore non è qui chiaramente visibile). Il
forame subito al di sotto del cursore rosso è invece il foro rotondo (o mascellare). Nella fessura
orbitale superiore passano i nervi III (oculomotore comune), IV (trocleare), VI (abducente) e la
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branca oftalmica del trigemino (indicata solitamente come V1). La fessura orbitaria superiore
permette a questi nervi di entrare in cavità orbitaria. È comunque bene specificare che, prima di
entrare in cavità orbitaria, la branca oftalmica del trigemino a sua volta si suddivide nelle tre branche
frontale, lacrimale e naso-ciliare, che quindi attraverseranno a loro volta la fessura orbitaria
superiore in quanto derivazioni della branca oftalmica del trigemino. Nel foro rotondo passa invece
il nervo mascellare, seconda branca del trigemino e perciò indicata come V2. Il numero 11 indica la
parte orbitaria della grande ala dello sfenoide, che insieme al processo orbitario dello zigomatico va
a costituire la parete laterale della cavità orbitaria.
In figura 2 invece vediamo indicate con i numeri 7 ed 8 le due lamine dei processi pterigoidei, con
una lamina laterale e una mediale. I processi pterigoidei contribuiranno a formare la parete laterale
delle cavità nasali e la parete posteriore della fossa pterigomascellare (sinonimo di pterigopalatina).
N.B. Il mascellare è lo stesso nervo che ci fa sentire dolore ai denti dell’arcata superiore, in quanto
da lui derivano i nervi alveolari superiori; i nervi alveolari inferiori, innervanti i denti dell’arcata
inferiore, derivano invece dal mandibolare.
Nella figura 3 abbiamo una visione dall’alto dello sfenoide. Vediamo la parte endocranica della
grande ala, perciò topologicamente ci troviamo a livello della fossa endocranica media. La freccia
rossa indica la grande ala temporale esocranica dello sfenoide, che risulta esplorabile clinicamente
al contrario della parte endocranica. Inoltre, la grande ala temporale esocranica contribuisce a
delimitare il cosiddetto pterion, un importante punto craniometrico al di sotto del quale passa
l’arteria meningea media. La grande ala dello sfenoide ha un’andatura “ad L”, con una parte
orizzontale ed una verticale, che in una rappresentazione bidimensionale come quella nella slide di
fianco risultano difficilmente
distinguibili (ragion per cui il
prof consiglia la visione di alcuni
video caricati nel corso di
anatomia dello scorso anno, in
cui si può osservare una
rappresentazione 3D dello
sfenoide).
Riferendoci ai numeri indicati in
Figura 3: -il numero 28 indica la 3
sella turcica. Vediamo
facilmente come dal corpo dello
sfenoide si dipartono
lateralmente le grandi ali, che dapprima hanno un decorso orizzontale, per poi iniziare a
verticalizzarsi all’incirca a livello della linea tratteggiata (in un certo senso questa “andatura ad L”
ricorda la struttura dell’osso palatino, formato appunto da una lamina verticale e una trasversale).
-Il numero 2’ indica i processi clinoidei anteriori; -il 21 sottolineato in rosso indica la lamina
quadrigemina (o dorso della sella); -il 20 indica il clivus.
La parte orizzontale della grande ala, che possiamo indicare come grande ala infratemporale, è ricca
di fori: -il numero 15 corrisponde al foro rotondo, in cui passa il nervo mascellare; -il numero 18
indica il foro ovale in cui passa il mandibolare; -il numero 17 indica il foro spinoso in cui passano il
nervo spinoso e l’arteria meningea media. -Il numero 16, collocato alla base dei processi pterigoidei
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(che in questa figura non sono rappresentati), indica il foro del canale pterigoideo in cui passa il
nervo vidiano.
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In figura 6 vediamo nuovamente la cavità orbitaria. In
verdino vediamo la parte orbitaria della grande ala dello
sfenoide. La parete mediale del naso (complessivamente
rappresentata dalla zona attraversata dalla linea gialla
tratteggiata) è formata, da davanti a dietro, da: processo
frontale del mascellare, osso lacrimale e parete laterale
della massa laterale dell’etmoide. La freccia rossa indica
il foro ottico; la freccia blu il forame orbitale superiore; il
puntatore rosso è invece collocato sulla fessura orbitaria
inferiore, posta fra il margine inferiore della parte
orbitaria della grande ala e il margine posteriore del
processo orbitario del mascellare. Tale fessura sarà attraversata dal nervo mascellare.
In figura 7 vediamo la cavità orbitaria dall’alto, dopo aver
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rimosso il tetto e parte della parete laterale. Vediamo
quindi il pavimento, mentre quella cerchiata in giallo è una
delle masse laterali dell’etmoide (che costituiscono la
parete laterale delle cavità nasali e la parete mediale della
cavità orbitaria). -Il numero 2 indica la fessura orbitaria
inferiore; -Il numero 8 indica la grande ala dello sfenoide
parte orbitaria; -La freccia blu indica il processo orbitario
del mascellare; -Il numero 6 indica il dotto naso-lacrimale,
che permette il deflusso delle lacrime nel meato inferiore
della cavità nasali.
Il nervo mascellare passa nel pavimento dell’orbita
attraverso il solco indicato dal puntatore rosso, divenendo
nervo infraorbitario, per poi fuoriuscire da un foro posto al
di sotto del margine inferiore esterno dell’orbita.
Infine, a livello delle masse laterali le due frecce rosse indicano due forami: si tratta del foro
etmoidale anteriore e del foro etmoidale posteriore. Quello anteriore viene attraversato dal nervo
etmoidale anteriore, un nervo collaterale del naso ciliare (a sua volta branca dell’oftalmico).
Attraverso questo forame il nervo etmoidale anteriore giunge in cavità nasale.
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Nella figura sulla DX vediamo il sacco lacrimale e il
dotto naso-lacrimale, attraverso cui le lacrime che
si raccolgono nel sacco possono fluire nel meato
nasale inferiore.
Nella figura 8 vediamo la parete laterale del naso,
formata da davanti a dietro da: processo frontale
del mascellare, dall’osso lacrimale, dai 3 cornetti (di
cui superiore e medio fanno parte dell’etmoide),
dalla lamina verticale del palatino e dal processo
pterigoideo dello sfenoide (nella slide sono presenti
frecce indicanti le varie ossa appena elencate).
Questo forame (indicato dalla freccia rossa)
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prende il nome di foro sfenopalatino e si viene a
creare a livello dell’incisura sfenopalatina dell’osso
palatino, nel momento in cui quest’ultimo si
articola con etmoide e sfenoide. Attraverso il foro
sfenopalatino passano alcuni nervi collaterali del
mascellare, provenienti dalla fossa
pterigomascellare. Difatti il mascellare attraversa
il foro rotondo giungendo così nella fossa
pterigomascellare e da qui alcuni collaterali del
mascellare attraverseranno il foro sfenopalatino
per giungere in cavità nasale, che si trova quindi
medialmente rispetto alla fossa pterigopalatina.
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In questa immagine vediamo una
rappresentazione schematica
della struttura interna del naso:
nel mezzo abbiamo il setto
nasale e procedendo
lateralmente vediamo i 3
cornetti. La lamina gialla in basso
rappresenta invece il palato, che
funge da pavimento della cavità
nasale e tetto della cavità orale. I
3 cornetti si pongono come a
chiudere il seno del mascellare, cosicché si vengono a creare degli spazi fra ciascun cornetto e il seno
del mascellare (posto sulla parete mediale dell’osso). Questi spazi sono chiamati meati e si
distinguono in superiore, medio e inferiore. Essi comunicano con i seni paranasali, che così facendo
si trovano in diretta comunicazione con le cavità nasali. Questo spiega anche perché quando
abbiamo il raffreddore il nostro tono della voce cambia: l’ostruzione della cavità nasali comporta
anche una parziale ostruzione dei seni paranasali, che non riescono quindi ad agire correttamente
da casse di risonanza per la voce. Oltre ai 3 meati c’è un quarto spazio posto detto recesso sfeno-
etmoidale. Il recesso si colloca fra la lamina cribrosa dell’etmoide, il corpo dello sfenoide e il
cornetto superiore (posizionandosi quindi al di sopra del meato superiore).
Vediamo ora i rapporti fra meati (considerando fra essi anche il recesso) e seni paranasali:
• Nel recesso sfeno-etmoidale si apre seno sfenoidale;
• Nel meato superiore si aprono i seni etmoidali (vale a dire le cellette che si trovano nelle
masse laterali dell’etmoide);
• Nel meato medio si aprono altre cellette etmoidali, i seni frontali e i seni mascellari;
• Nel meato inferiore invece si apre il dotto naso lacrimale.
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Qui vediamo una norma laterale. In giallo è indicata la
grande ala temporale esocranica dello sfenoide. Qui
vediamo la fossa temporale, ospitante il muscolo
temporale. Scendendo troviamo invece la fossa
infratemporale (indicata dalla freccia blu più a destra).
Osservando l’immagine risulta semplice comprendere
che la fossa infratemporale si trova medialmente
rispetto al ramo della mandibola. Prima di proseguire
con la descrizione delle fosse pterigopalatina e
mascellare, specifichiamo che i limiti delle fosse
possono essere definiti “pareti” solo se formate da
osso; in caso contrario la parete si dice assente. La
fossa infratemporale, ad esempio, ha solo 3 pareti.
FOSSA INFRATEMPORALE:
immaginiamo di porci sulla faccia
laterale del ramo della mandibola
e di procedere medialmente: così
facendo entriamo in fossa
infratemporale. Analizziamo a
questo punto i limiti e le pareti di
tale fossa, facendo anche
riferimento alla diapositiva
presente qui sulla sinistra: -La
parete laterale della fossa
infratemporale è rappresentata dalla faccia mediale del ramo della mandibola; -La parete mediale
della fossa infratemporale è rappresentata dalla fossa pterigomascellare (tenendo conto anche
delle pareti ossee di quest’ultima). -Non avrò invece né la parete inferiore né quella posteriore dal
momento che in queste zone non ci saranno ossa. Posteriormente si colloca infatti la ghiandola
parotide, mentre inferiormente la fossa risulta aperta; -La parete anteriore è rappresentata dalla
faccia posteriore della mascella; -Per quanto riguarda la parete superiore, si tratta invece di un caso
particolare: difatti nella porzione laterale della fossa non ci sarà alcun tetto osseo, che sarà invece
presente nella porzione mediale della fossa. Questo tetto altri non è che la grande ala dello sfenoide
parte infratemporale, zona in cui si collocano il foro rotondo, il foro ovale e il foro spinoso.
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Lateralmente non possiamo avere un tetto
poiché altrimenti il muscolo temporale non
potrebbe passare in fossa infratemporale per
inserirsi sul processo coronoideo, posto
appunto a livello della fossa infratemporale (il
percorso del muscolo corrisponde a quello
indicato dalla freccia). Se io mettessi un tetto
anche nella parte laterale della fossa
infratemporale, il muscolo temporale non
avrebbe modo di “scendere”. Ricapitolando, la
fossa infratemporale presenta un tetto solo
medialmente (rappresentato dalla grande ala
dello sfenoide infratemporale), mentre lateralmente il tetto è assente. Inoltre il foro ovale presente
nella grande ala dello sfenoide permette al nervo mandibolare di passare in fossa infratemporale.
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Osserviamo infine l’immagine sottostante. Si tratta di sezioni orizzontali della fossa pterigopalatina,
con A che ne rappresenta la porzione superiore, B quella mediale e C quella inferiore:
• In C la tuberosità del mascellare (1) e i processi pterigoidei (2) risultano uniti,
• In B vediamo che salendo queste due zone si distanziano, formando la fossa vera e propria
che lateralmente risulta in comunicazione con la fossa infratemporale. La fossa
pterigopalatina risulta quindi mediale rispetto alla infratemporale. Il numero 3 indica invece
la parete mediale della fossa, rappresentata dalla lamina verticale del palatino.
• In A giungiamo nella parte superiore della fossa, dove vediamo che nella lamina verticale
dell’osso palatino (3) si apre il foro sfenopalatino (4) mettendo in comunicazione la fossa con
la cavità nasale. Il 5 indica invece il canale pterigoideo, attraversato dal nervo vidiano.
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