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Anatomia umana 1

Tullio Barni
LEZIONE 1 – 14/03/2022

SBOBINATORI: Francesco Nicoletta(1A ORA); Maria Chiara Zucco(2A ORA)

ARGOMENTI TRATTATI: STASIE- DISTASIE- DISBASIE- ABASIE- ABC ANATOMICO,


introduzione agli argomenti complessi del corso

L’anatomia può essere classificata in:


- ANATOMIA SISTEMATICA: studia tutte le parti del corpo.
- ANATOMIA TOPOGRAFICA o LOCOREGIONALE: si concentra su una determinata zona.
E’ quella da prediligere nella nostra pratica in quanto se, ad esempio, un paziente riferisce
di avere un dolore all’addome, non ha senso concentrarsi anche sul piede.
- ANATOMIA CLINICA: consiste nell’applicare praticamente le conoscenze dell’anatomia per
rilevare la problematica clinica.

STAZIONE ERETTA: STASIE E DISTASIE


La stasia è la condizione fisiologica dell’acquisizione della stazione eretta.
La distasia è la condizione patologica dell’acquisizione della stazione eretta.
Un esempio è rappresentato dall’atteggiamento posturale del soggetto con Morbo di Parkinson:
anche se fermi, i pazienti Parkinsoniani, presentano una flessione del tronco, una flessione
dell’avambraccio sul braccio e hanno problematiche nella deambulazione. La rigidità
parkinsoniana riguarda i muscoli agonisti e antagonisti.
Un altro esempio è rappresentato dall’emiplegico che presenta una metà paralizzata e in flessione,
i muscoli antigravitari spastici e controlaterali alla lesione. Ciò significa che se il paziente ha
un’emorragia nell’emisfero sinistro, in una zona detta capsula interna, in cui le fibre dei primi
neuroni di moto si coagulano, la metà controlaterale del corpo sarà danneggiata. L’effetto che si
avrà sarà una spasticità, ovvero, una contrazione tonica e consistente di determinati muscoli per
cui non si possono mantenere gli arti superiori lungo il corpo, ma l’arto superiore controlaterale
sarà flesso e quello inferiore sarà iperteso. Il muscolo antigravitario dell’arto superiore è il bicipite,
che è appunto un flessore, mentre il muscolo antigravitario dell’arto inferiore è il quadricipite che
è un estensore.

DEAMBULAZIONE: DISBASIE E ABASIE


Le disbasie comprendono le patologie che riguardano la deambulazione.
L’abasia invece è una condizione caratterizzata da impossibilità a deambulare.
Gli esempi precedenti valgono anche per questi termini, infatti, il paziente parkinsoniano presenta
disbasia, l’emiplegico presenta una disbasia caratteristica chiamata andatura falciante.
L’andatura di un paziente può essere considerato un segnale che il medico deve saper ricondurre a
una determinata patologia clinica.

MOTRICITA’ E RIFLESSI
Quando si parla di muscoli, bisogna considerare:
- Il trofismo muscolare: il volume dei muscoli;

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- Il tono muscolare: è la risposta dell’arto al movimento passivo che il medico imprime ai
segmenti corporei, quindi, riguarda la resistenza che si avverte quando si fa muovere l’arto
a un paziente.
I riflessi si studiano partendo dai nervi periferici. L’analisi dei riflessi è fondamentale per avere
un’idea sul funzionamento del SNC senza fare una Risonanza Magnetica o una TAC. I riflessi
superficiali e profondi sono dei veri e propri strumenti. Grazie a strumenti poco tecnologici, come
un martelletto, si percuote il tendine del quadricipite e si può notare l’estensione della gamba
sulla coscia: è un semplice riflesso che però è utile per ottenere informazioni sullo stato del
midollo spinale a quel livello, cioè a livello dei nervi sensitivi e motori che innervano il quadricipite.
Questo riflesso profondo si chiama riflesso di stiramento del quadricipite.
(le parti descritte finora sono state prese dalla sbobina 1 dell’anno scorso)

ABC ANATOMICO

I piani anatomici dividono il corpo in segmenti corporei e ci


aiutano ad individuare gli organi. Vi sono 3 piani anatomici
ortogonali tra di loro: il piano sagittale, trasversale e
frontale.

Il piano sagittale (in rosso) divide il nostro corpo in due


metà, una destra e una sinistra, uguali e simmetriche (o
antimeri) tra di loro. Ciò che ci serve identificare (ossia una
struttura o un organo) può essere situato in una posizione
laterale (più lontano) o mediale (più vicino).
Il piano trasversale (in verde) attraversa il nostro corpo
orizzontalmente dividendolo in un sopra (posizione
craniale/superiore) e in un sotto (posizione
caudale/inferiore).
Il piano frontale (in blu) permette di individuare un organo
in posizione ventrale (davanti) o in posizione dorsale
(dietro).

Sui piani di riferimento si possono fare i movimenti di:


- ABDUZIONE: allontanamento di un segmento corporeo dal piano sagittale mediano;
- ADDUZIONE: avvicinamento
- FLESSIONE: avvicinamento di due segmenti tra di loro;
- ESTENSIONE: allontanamento di due segmenti tra di loro;
- SUPINAZIONE e PRONAZIONE: descrivono movimenti di lateralità;
- CIRCONDUZIONE: sintesi di tutti i movimenti, rappresenta il massimo grado di libertà di
movimento ed è di pertinenza della spalla e dell’articolazione coxo-femorale

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Nell’immagine a fianco possiamo focalizzarci
sul concetto di “prossimale/distale”. Se
prendiamo in considerazione l’arto superiore,
la mano è lontana dal tronco mentre la spalla
è vicina, perciò possiamo affermare che la
spalla è prossimale e la mano è distale.
Sempre rispetto al tronco l’anca è prossimale
ed il piede è distale.

Queste in figura sono linee scheletrometriche


sono utili per individuare le sezioni del corpo (che
si chiamano loco-regionali).
Esse sono delle linee (virtuali) che dividono il
corpo in quelle parti che hanno uno specifico
nome e possiedono una rilevanza topografica. Ad
esempio abbiamo le linee ascellari, le linee
transpiloriche ecc

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INTRODUZIONE AGLI ARGOMENTI COMPLESSI:

SCHELETRO ASSILE E APPENDICOLARE

Lo scheletro si può dividere in assile e appendicolare.


Lo scheletro assile (che possiamo considerare come un asse) è costituito dalla testa, dalla colonna
vertebrale e dallo sterno.
Lo scheletro appendicolare (che possiamo considerare come delle appendici) è composto dalle
ossa degli arti che comprendono anche i cingoli scapolo-omerale e pelvico.

IL TRONCO:

Il tronco comprende l’addome, il torace e il collo.

Nel tronco troviamo il diaframma respiratorio che divide la cavità


toracica (nella quale ci sono il cuore e i polmoni) da quella addominale
(in cui sono presenti lo stomaco, il fegato, la milza, l’intestino ecc).

Nell’immagine, in sezione frontale/coronale si può vedere


un’enartrosi tra la testa del femore e la cavità glenoidea dell’osso
dell’anca

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In questa immagine (sezione sagittale/longitudinale) notiamo il
diaframma urogenitale (nell’immagine in rosso in basso). La pelvi si
divide in piccola e grande pelvi. Ci sono degli organi, quali utero
vescica, vagina e retto ano che stanno nella piccola pelvi. La vagina
prima sta nella piccola pelvi poiché abbraccia l’utero, poi attraversa il
diaframma urogenitale e si riversa all’esterno. Anche l’uretra (nel
maschio), che all’inizio si trova nella piccola pelvi in quanto è la
continuazione della vescica. Anche il retto ano si riversa al di fuori
della piccola pelvi. Ovviamente il diaframma urogenitale non può
essere costituito da osso poiché la vagina, l’uretra e il retto ano sono
organi che cambiano la loro morfologia e hanno bisogno di essere
circondati non da un tessuto rigido come l’osso ma da un tessuto
elastico, ossia il muscolo, che deve anche consentire il passaggio
dell’urina, delle feci e del feto.

Questa è sempre una sezione frontale del tronco, è rappresentato un


maschio in quanto si vedono le vescichette seminali e la prostata
(indicati dalla freccia rossa). È rappresentata la faccia posteriore della
parete anteriore dell’addome, in particolare si noti l’ombelico indicato
dalla freccia nera.
I genitali esterni e l’ano stanno in uno spazio topografico che si chiama
perineo, che è quindi uno spazio esterno al di fuori della cavità pelvica.

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Nell’immagine si vede il diaframma costituito
da una parte bianca, detta centro frenico
(chiamato così perché è innervato dal nervo
frenico che causa la contrazione del
muscolo). Anche qui è rappresentato un
maschio in quanto non vi è l’utero. È visibile
la faccia anteriore della colonna vertebrale,
perché non vi sono i processi spinosi
(esplorabili clinicamente) delle vertebre che
sono localizzati posteriormente. I corpi delle
vertebre non sono esplorabili clinicamente.
La freccia in nero indica un muscolo detto
iliaco mentre la freccia rossa indica
l’ileopsoas. L’ileopsoas è mediale rispetto al
muscolo iliaco.

Nella figura è rappresentato il peritoneo e si nota l’epigastrio (freccia


nera, sopra lo stomaco), l’ipocondrio destro (freccia rossa, sotto
l’arcata costale), l’ipocondrio sinistro (freccia gialla, sotto l’arcata
costale), il mesogastrio (freccia blu, ombelico) e ipogastrio (freccia
verde). Sono punti importanti per la diagnosi differenziale.

Se noi alziamo il peritoneo si vede l’intestino mesenteriale che sta al


centro dell’intestino crasso.

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IL COLLO:

Il collo è una zona topografica complessa


perché sono presenti diverse strutture
vitali. Si può infatti notare la vena
giugulare interna (cerchiata in blu) e
l’arteria carotide (cerchiata in rosso);
manca però il nervo vago. Carotide,
giugulare interna e nervo vago
costituiscono il fascio vascolo nervoso del
collo. Un’ altra zona critica è la radice della
coscia, dove è presente l’arteria femorale.
Distinguiamo 3 fasce cervicali: la fascia
cervicale superficiale (freccia nera), media
(freccia rossa) e profonda (freccia blu).
Le frecce verdi indicano il muscolo
sternocleidomastoideo (sezionato) il cui
nome ci indica le inserzioni muscolari. Infatti esso ha inserzioni sullo sterno (sterno), sulla clavicola
(cleido) e sulla mastoide, una protuberanza ossea facente parte dell’osso temporale (mastoideo).
Se noi giriamo la testa a sinistra si contrae lo sternocleidomastoideo di destra e viceversa. Questo
muscolo è innervato dal nervo accessorio spinale del vago (XI nervo cranico).
La fascia cervicale superficiale riveste lo sternocleidomastoideo e il trapezio.
La parte centrale del collo può essere chiamata anche viscerale poiché, qui, vi sono dei visceri: la
laringe con le corde vocali innervate dal X nervo cranico (il nervo vago), l’esofago che si trova dietro
la trachea.
La fascia cervicale superficiale va dalla protuberanza occipitale esterna, raggiunge la parte interna
della mandibola e termina a livello della clavicola e dello sterno.
La fascia cervicale media va dal collo alla cavità toracica, a livello del cuore. Queste fasce svolgono
un’importante funzione di protezione di vasi e muscoli e li fanno scivolare all’interno di questo
rivestimento fasciale. Hanno, inoltre, un ruolo importante nella diffusione di alcune patologie: ad
esempio, se presente una flogosi a livello toracico, questa può diffondere nel collo o viceversa.

LE OSSA:
Le varie tipologie di ossa presenti nel nostro corpo sono:
- ossa compatte e spugnose;
- ossa lunghe, brevi e piatte.
Le parti terminali di un osso lungo sono chiamate epifisi. La parte centrale si chiama diafisi.
Tra epifisi e diafisi sono presenti le metafisi ove sono presenti le cartilagini di accrescimento. Fino a
poco dopo la pubertà, le metafisi sono costituite da cartilagine. Quando non è più presente
cartilagine, non si può più crescere perché l’allungamento osseo è dovuta alla presenza della
cartilagine che allunga l’osso e si ossifica.

Perché è importante che le ossa siano sia compatte che spugnose? La porzione spugnosa serve per
alleggerire il loro peso. Ad esempio, il cranio è provvisto di ossa vuote, ovvero, pneumatiche, al cui
interno è presente aria. Grazie a questa struttura particolare il peso del cranio è alleggerito. Anche

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le cavità paranasali sono vuote. Queste permettono sia alleggerimento del capo, sia fungono da
cassa di risonanza per la fonazione. Ad esempio, se presente raffreddore, quindi aumento della
flogosi a livello delle cavità nasali, queste cavità, che comunicano con il naso, non svolgono bene la
loro funzione di cassa di risonanza.
La porzione spugnosa serve anche, tramite il midollo osseo, a produrre globuli bianchi. La posizione
delle trabecole non è casuale: esse sono allineate in modo tale da conferire resistenza.

OSTEOPOROSI:
In questa patologia è consigliato il cammino in quanto, questo, presenta una funzione osteogenetica
poiché il muscolo, che si inserisce sull’osso, quando si contrae, sviluppa una forza che induce
formazione ossea. Le trabecole si costruiscono soprattutto con la nascita perché c’è la forza di
gravità, poiché questa preme sulle ossa e sulla contrazione muscolare per cui si costruiscono quelle
‘’linee’’ (trabecole) sulla base delle forze che incidono sull’osso.

Le cellule dell’osso sono: osteociti, osteoblasti ed osteoclasti.


I sistemi biologici son sempre biunivoci. L’osteoblasto
produce:
- il ligando di RANK;
- l’osteoprotegerina.

Il ligando di RANK attiva l’osteoclasto e, quindi, il


riassorbimento osseo. L’osso, però, non deve essere
riassorbito completamente, pertanto, l’osteoprotegerina
funge da blocco poiché lega il ligando di RANK che quindi è
bloccato.

Grazie a questo meccanismo si è arrivati a creare un farmaco per l’osteoporosi: Denosumab


(anticorpo monoclonale) che ha la stessa funzione dell’osteoprogeterina.

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Un ruolo importante è svolto anche dalla sclerostina, prodotta dall’osteoblasto, che induce l’azione
dell’osteoclasto. Il farmaco Romosozumab inibisce l’attività della sclerostina ed è indicato per il
trattamento dell’osteoporosi nelle donne in postmenopausa.

NB: questi farmaci finiscono tutti in ‘’umab’’ poiché ‘’UM’’ sta per human; ‘’MAB’’ per ‘’monoclonal
antibody’’ e indicano tutti dei farmaci biologici, precisamente si tratta di anticorpi monoclonali
umani.

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I MUSCOLI:
Ci sono diversi modi per classificare un muscolo:
- Liscio, striato, cardiaco;
- Volontario, involontario;
- Unipennato, bipennato, multipennato;
- Digastrico ( un tendine e due ventri), poligastrico ( più di un tendine);
- Nastriforme, triangolare, fusiforme.
I muscoli possono essere assimilati a delle leve di primo, secondo e terzo ordine.

Punto fisso e punto mobile: per spiegare questo concetto è utile l’esempio del muscolo ileopsoas.
Esso è un muscolo che si trova ai lati della colonna vertebrale: si inserisce sui processi trasversi delle
vertebre lombari e arriva sul piccolo trocantere del femore.
Se si tiene fermo il femore e si fa flettere il tronco, il punto fisso è rappresentato dal femore e la
colonna si muove. Se si effettua il movimento opposto ovvero si flette il femore sul bacino, il punto
fisso è rappresentato dalla colonna e il femore si muove. Quindi lo stesso muscolo svolge azioni
diverse.
- Lavoro a forza di gravità o contro gravità: il bicipite è un muscolo anti-gravitario, il tricipite
lavora invece a favore della gravità. Se estendiamo il bicipite, la forza di gravità è a nostro
favore, ‘’ci aiuta’’. Se flettiamo il bicipite la forza di gravità sarà contro e si aggiungerà anche
il peso della forza di gravità. L’estensione dell’avambraccio sul braccio è a favore della forza
di gravità.

ESEMPIO 1) MUSCOLO RETTO DELL’ADDOME.


Perché l’addome assume la caratteristica forma a tartaruga? Grazie alla particolare struttura del
muscolo retto dell’addome. Esso è fusiforme e poligastrico, infatti lungo il suo percorso presenta
delle iscrizioni tendinee (blocchetti di muscolo divisi da tendine). Il muscolo è uno solo intervallato
da tendini.

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ESEMPIO 2) POLPACCIO → TRICIPITE DELLA SURA.
Come indica il nome, è formato da tre ventri muscolari: il soleo e il gastrocnemio formato a sua volta
da due ventri chiamati gemelli. Questi muscoli convergono nel tendine di Achille che si inserisce nel
calcagno.
Nel maratoneta è molto più sviluppato il soleo rispetto ai gemelli perché deve avere molta resistenza
e poca potenza in AEROBIOSI (bisogna respirare nel corso di una maratona).
Nell’atleta che fa brevissime distanze, come ad esempio nei 100m saranno più sviluppati i gemelli
rispetto al soleo perché deve avere molta potenza e meno resistenza quasi in assenza di ossigeno
(con poco ossigeno, infatti l’atleta farà al massimo 3-4 respiri).

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