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(1)
(2)
La soluzione positiva di tale equazione (unica ammissibile essendo una quantità positiva per definizione)
porta alla determinazione del valore della sezione aurea dato da:
(3)
La sezione aurea è quindi un numero irrazionale (ovvero non rappresentabile mediante rapporto di numeri interi
data la presenza di nel numeratore della (3)) e algebrico (ovvero soluzione di un'equazione polinomiale a
coefficienti interi come evidenziato dalla (2)). Può essere approssimata, con crescente precisione, effettuando il
rapporto fra termini consecutivi della successione di Fibonacci a cui è strettamente connessa.
I due segmenti e possono essere ottenuti graficamente come illustrato nella figura a fianco. La base del
rettangolo è pari a e la sua altezza è pari ad : il loro rapporto in base alla (3) dà proprio la
sezione aurea.
Se nella (1) si sostituisce iterativamente alla a
denominatore tutto il secondo membro anch'esso pari a
otteniamo la frazione continua:
Cenni storici
A livello storico vi sono diverse questioni aperte riguardo a se e a quali popoli, prima dei greci, conoscessero la
sezione aurea e la utilizzassero consapevolmente nelle loro opere. I casi più importanti sono quelli legati ai
babilonesi e agli egizi.
Babilonia
Alcune tavolette, riportanti calcoli computazionali, testimoniano nei Babilonesi conoscenze sia matematiche sia
geometriche tali da poter ottenere buone approssimazioni dell'area del pentagono e perfino di pi greco. Anche
se mancano prove schiaccianti circa la loro effettiva conoscenza della sezione aurea, eminenti studiosi, fra cui
Michael Scheneider[2] e Helen Hedian[3], affermano la sua presenza su steli e bassorilievi: alcuni esempi
sarebbero una stele babilonese e una raffigurazione di una divinità alata del IX secolo a.C. (Metropolitan
Museum of Art), la "leonessa morente"[4] di Ninive (600 a.C.).
L'antico Egitto
Le ricerche su una possibile conoscenza ed utilizzo del rapporto aureo in epoca pre-ellenica hanno riguardato
anche gli antichi Egizi, ai quali soprattutto la letteratura ottocentesca attribuiva conoscenze matematiche ben
più avanzate, le cui tracce sarebbero tutt'oggi visibili nei resti di numerosi monumenti. Per quanto attiene al
rapporto aureo, il dibattito verte su casi meno conosciuti come quelli dell'Osireion e la Tomba di Petosiri alla
ben più famosa piramide di Cheope.
Nel primo caso si tratterebbe del monumento funerario del re Seti I (XIX dinastia),
riportato alla luce nel 1901 da Flinders Petrie, al riguardo Robert Lawlor asserisce che
l'architettura della stanza più interna sarebbe basata su una mistica geometria
pentagonale contenente il rapporto aureo, ravvisabile in una serie di intrecci geometrici
che si possono estrapolare. Precisamente all'interno della stanza sarebbe possibile
disegnare secondo Lawlor due pentagoni contrapposti fino all'esaurimento della
lunghezza, mentre la larghezza conterrebbe le circonferenze ad essi circoscrivibili; su
tale disegno sarebbero poi ricavabili con altri intrecci da cui giustificare la presenza degli
altri elementi architettonici.[5] Si tratta comunque di una interpretazione senza seguito in
ambito accademico.
La tomba di Petosiri, sommo sacerdote di Thot, è stata rinvenuta da Gustave Lefebvre Pianta del Osireion
nei primi anni venti, e risale al III secolo a.C., quando era già attestata la conoscenza con la geometria
della sezione aurea da parte dei Greci. In questo caso il rapporto aureo sarebbe pentagonale di
riscontrato, sempre dallo stesso Lawlor[5], in un bassorilievo raffigurante Lawlor
l'imbalsamazione del sacerdote, anche qui in un intricato intreccio di segni geometrici
che richiedono un elevato grado di astrazione rispetto alla figura per essere
plausibilmente nelle reali intenzioni dell'autore.[6]
La Grande piramide
Il caso largamente più dibattuto riguardante l'Egitto è però la presenza della sezione aurea, e di altre proporzioni
particolari,[7] nella Piramide di Cheope nella piana di Giza e unica delle sette meraviglie ad essere giunta fino a
noi intatta. Il mito esoterico-numerologico che circonda la Grande piramide nasce probabilmente in seguito
all'opera di John Taylor, The great pyramid: why was it built and who built it? (La grande piramide: perché fu
costruita e chi la costruì), pubblicata nel 1859, e suffragata in seguito dallo studioso, astronomo e piramidologo
Charles Piazzi Smyth[8].
Si tratta anche questa volta di valore molto vicino a quello teorico; un tale risultato potrebbe effettivamente
costituire una prova di una reale conoscenza da parte degli egizi della sezione aurea, ma potrebbe anche essere
un'inconsapevole conseguenza del modo in cui è stata costruita, dato che non vi sono riferimenti espliciti negli
scritti di Erodoto.[10]
« Per la costruzione della Piramide occorsero siccome questa è l'equazione della sezione aurea ne
vent'anni. Essa è quadrata. Presenta da tutti i lati discende che essa è connaturata in una piramide che
una faccia di otto plettri, un'altezza uguale. È di venisse fatta secondo le caratteristiche indicate da
pietre levigate e perfettamente connesse, di cui Erodoto.
nessuna misura meno di trenta piedi. »
(Erodoto, Storie, II, 124:5 [11])
Non risulta di fatto alcun riferimento al "quadrato dell'altezza", ma soltanto misurazioni come risultante che da
studi condotti da Richard Gillings[12], Roger Fischler e George Markowsky[13], ciononostante la sostanziale
equivalenza come rilevata nell'erronea interpretazione del passaggio erodoteo esiste nelle dimensioni della
piramide, come sopra evidenziato, ma probabilmente pure in questo caso è da ascrivere a cause non legate alla
volontà del progettista e forse perfino ignote a quest'ultimo.
Spiegazioni tecniche sono state trovate legate alle modalità di costruzione: una proposta da Gillings[12], sulla
Spiegazioni tecniche sono state trovate legate alle modalità di costruzione: una proposta da Gillings[12], sulla
base dei problemi 56 e 60 contenuti nel famoso Papiro di Rhind incentrati sui seked - una unità di misura
egiziana dell'inclinazione delle superfici laterali - sostiene che il rapporto aureo deriverebbe dalla necessità
tecnica di tenere una certa inclinazione costante della parete durante tutta la costruzione della piramide; l'altra,
considerata anche la più attendibile[14], fornita invece da Kurt Mendelssohn[15] secondo cui gli egizi
utilizzavano due diverse unità di misura: una per grandezze verticali, il cubito, e una per quelle orizzontali, un
rullo dal diametro di cubito la cui circonferenza è uguale a pi greco cubiti, dalla combinazione dei due
emergerebbe naturalmente il numero aureo.[16]
Sia, quindi, che la presenza della sezione aurea derivi dal tentativo di costruire una piramide con le peculiarità
attribuitele da alcuni dagli scritti di Erodoto, sia che derivi da mere contingenze costruttive, appare improbabile
che derivi da una precisa e voluta scelta dei progettisti; in sostanza nemmeno la più importante della presunte
testimonianze della sua conoscenza da parte degli indizi, trova spiegazioni alternative in grado di spiegarne la
sua presenza in via del tutto fortuita e inconscia.
Il periodo greco
La definizione di rapporto aureo viene ricondotta allo studio del Il pentagono e le sue diagonali.
pentagono regolare; il pentagono è un poligono a 5 lati nel cui numero i
pitagorici scorsero l'unione del principio maschile e femminile
(rispettivamente nella somma del 2 col 3), tanto da considerarlo il numero dell'amore e del matrimonio.[19]
L'aura magica che i pitagorici associavano al numero 5, e a tutto ciò che vi fosse legato, risultava legata anche a
considerazioni di tipo astrologico, in particolare al pianeta Venere, archetipo dell'amore e della vita, che nel suo
percorso tra la Terra e il Sole disegna in effetti una stella a cinque punte.[20]
La sezione aurea risulta peraltro strettamente connessa con la geometria del pentagono: in particolare il
rapporto aureo è pari al rapporto fra la diagonale ed il lato , ma anche fra e (questo perché in
un pentagono regolare il segmento maggiore delimitato dal vertice del pentagono e dall'intersezione con
un'altra diagonale è congruente al lato) e fra e , e a sua volta e , e in un'infinità di relazioni
simili, se immaginiamo che nel pentagono centrale possiamo iscrivere una nuova stella a cinque punte (o
pentagramma), la quale produrrà a sua volta un nuovo pentagono centrale, in cui ripetere l'iscrizione del
pentagramma e così via, seguendo uno schema ricorsivo.
Euclide, intorno al 300 a.C., lasciò la più antica testimonianza scritta sull'argomento. Nel XIII libro dei suoi
Elementi,[21] a proposito della costruzione del pentagono, egli fornisce la definizione di divisione di un
segmento in "ultima e media ragione"[22] (gr. ἄκρος καὶ μέσος λόγος):
Per il primo criterio di similitudine sui triangoli, e sono triangoli simili; è quindi:
d'altra parte, anche il triangolo è isoscele, perché il suo angolo in D è di 36º come l'angolo in A, risulta
quindi:
ottenendo così:
Da Fibonacci al Rinascimento
Dal declino del periodo ellenistico passarono circa mille anni prima che la sezione aurea tornasse nuovamente a
stimolare le menti dei matematici, che in essa rilevarono anche proprietà di natura algebrica, oltre che
geometrica.
Nel 1202 Leonardo Fibonacci pubblica il suo Liber abaci, il libro col quale si diffonderanno in Europa le cifre
indo-arabe, semplificando le modalità di calcolo nelle operazioni quotidiane.
Nel medesimo libro, Fibonacci introdusse pure per la prima volta, involontariamente,[24] il concetto di
successione ricorsiva, con la successione:
Anche la successione che porta il suo nome resterà indissolubilmente legata alla sezione aurea; la relazione tra
queste due tematiche verrà scoperto solo qualche secolo più tardi da un altro matematico durante il
Rinascimento.
Il rinnovato interesse per il numero aureo in epoca rinascimentale può essere ascritto ad un altro libro, il De
divina proportione di Luca Pacioli (pubblicato a Venezia nel 1509 e corredato di disegni di solidi platonici di
Leonardo da Vinci), nel quale si divulgava a una vasta platea di intellettuali l'esistenza del numero e di alcune
delle sue numerose proprietà, fino ad allora appannaggio soltanto di una più ristretta cerchia di specialisti. Il
medesimo libro sostituiva inoltre la definizione euclidea, unica dicitura col quale il numero veniva chiamato,
reinventandone una completamente nuova, cioè proporzione divina, dove l'aggettivo «divina» è dovuto ad un
accostamento tra la proprietà di irrazionalità del numero (che lo rende compiutamente inesprimibile per mezzo
di una ratio o frazione) e l'inconoscibilità del divino per mezzo della ragione umana:
« Commo Idio propriamente non se po diffinire ne per parolle a noi intendere, così questa nostra proportione
non se po mai per numero intendibile asegnare, né per quantità alcuna rationale exprimere, ma sempre fia
occulta e secreta e da li mathematici chiamata irrationale.[25] »
La relazione tra il numero aureo e la serie di Fibonacci, rimasta ignota anche a Luca Pacioli, fu scoperta nel
1611 da Keplero, come rilevano i seguenti passi di una sua lettera:
« ... questa proporzione [...] che gli odierni [...] chiamano divina [...] è congegnata in modo tale che i due
termini minori di una serie nascente presi insieme formino il terzo, e gli ultimi due addizionati, il termine [a
loro] successivo, e così via indefinitamente, dato che la stessa proporzione si conserva inalterata [...] più si va
avanti a partire dal numero 1, più l'esempio diventa perfetto. Siano 1 e 1 i termini più piccoli [...]
sommandoli, il risultato è 2; aggiungiamo a questo il precedente 1, e otteniamo 3; aggiungiamogli 2, e
otteniamo 5; aggiungiamogli 3, e abbiamo 8; 5 e 8 danno 13; 8 e 13 danno 21. Come 5 sta a 8, così,
approssimativamente, 8 sta a 13, e come 8 sta a 13 così, approssimativamente, 13 sta a 21.[26] »
Keplero aveva praticamente scoperto che il rapporto fra due numeri consecutivi della successione di Fibonacci
approssimava via via, sempre più precisamente, il numero aureo; difatti:
ma Keplero, quale astronomo, non era forse tanto interessato a dimostrare la fondatezza della sua scoperta, anzi
piuttosto a ricercarla nell'architettura dell'universo, che lui invece osserva, nelle sue proprietà "divine"; non a
caso concettualizzò un modello eliocentrico in cui le orbite dei pianeti erano inscritte e circoscritte in solidi
platonici e di conseguenza legate alla divina proporzione. La dimostrazione fu fornita un secolo più tardi dal
matematico Robert Simson e ulteriormente sancita dalla scoperta della formula generatrice della serie di
Fibonacci (detta appunto formula di Binet) ad opera di Jacques Binet (anche se probabilmente già nota a
Eulero):
Questa formula mostra una successione di indice di espressioni di numeri irrazionali che per ogni valore
dell'indice fornisce un numero intero.
Se per molto tempo la sezione aurea venne conosciuta con la definizione euclidea di proporzione media ed
estrema, per poi assumere l'aggettivo divina dopo l'uscita dell'opera di Pacioli, non è altrettanto certa l'origine
della sua definizione come "aurea".
Nonostante la diffusa ed errata opinione che tale denominazione fosse in auge fin dall'antica Grecia, studiosi di
storia della matematica la collocano più verosimilmente attorno al XV - XVI secolo.[27]. La prima
testimonianza scritta rintracciabile sembra risalire solo al 1835 nel libro Die Reine Elementar-Mathematik, in
cui il matematico tedesco Martin Ohm scrive «è chiamata "sezione aurea"», specificando così di non esserne
l'ideatore ma di usare un'espressione già discretamente diffusa. La nuova denominazione si diffuse largamente
nei primi anni dell'Ottocento, trovando sempre maggiori riferimenti nelle opere scritte, prima in tedesco e poi in
lingua inglese, facilitando così l'internazionalizzazione della formula ed entrando a pieno titolo nell'ambito
culturale accademico, anche inizialmente solo come termine legato ancora alla sfera estetica, prima di essere
acquisito a pieno titolo nell'ambito matematico ufficiale, come testimonia un articolo di E. Ackermann
intitolato The Golden Section (La Sezione Aurea).
La sezione aurea si diffonde nell'Ottocento anche nel campo dell'arte, comparendo nelle opere di molti artisti in
cui contrariamente al passato, se ne può affermare la presenza per ammissione dello stesso artista; particolare
contributo alla sua diffusione fu dato dalla convinzione che la proporzione aurea, in particolare il rettangolo
aureo, costituisse un canone estetico "naturale", per la sua ricorrenza in natura, che studi recenti avevano
certificato, e che quindi le sue proporzioni conferissero uno straordinario senso di armonia in tutto ciò che la
possedeva.
Non mancarono in tal senso neppure esperimenti psicologici volti proprio ad avvalorare tale tesi, anche se
recentemente riprodotti con esiti marcatamente più ambigui e incerti. L'ossessione per la sezione aurea
produsse anche serie di ricerche di contenuti originali, come quelle volte a rintracciarne connessione nei
mercati azionari, con quella che divenne nota come la teoria delle onde di Ralph Nelson Elliott, o a ritrovare
utilizzi pratici surreali come il Modulor.
Sul versante prettamente matematico, nel XX secolo l'avvento del computer e il potenziamento delle capacità di
calcolo hanno permesso di ottenere stime sempre più precise del numero irrazionale che rappresenta il rapporto
aureo, altrimenti incalcolabile con i soli strumenti della mente umana; il primo tentativo venne effettuato nel
1966 da M. Berg con un IBM 1401, calcolandolo fino alla 4599ª cifra, e successivamente, sempre nello stesso
anno, fino alla decimilionesima.
1,618033 9887498 9484820 4586834 3656381 1772030 9179805 7628621 3544862 2705260 4628189
0244970 7207204 1893911 3748475 4088075 3868917 5212663 3862223 5369317 9318006 0766726
3544333 8908659 5939582 9056383 2266131 9928290 2678806 7520876 6892501 7116962 0703222
1043216 2695486 2629631 3614438 1497587 0122034 0805887 9544547 4924618 5695364 8644492
4104432 0771344 9470495 6584678 8509874 3394422 1254487 7066478 0915884 6074998 8712400
7652170 5751797 8834166 2562494 0758906 9704000 2812104 2762177 1117778 0531531 7141011
7046665 9914669 7987317 6135600 6708748 0710131 7952368 9427521 9484353 0567830 0228785
6997829 7783478 4587822 8911097 6250030 2696156 1700250 4643382 4377648 6102838 3126833
0372429 2675263 1165339 2473167 1112115 8818638 5133162 0384005 2221657 9128667 5294654
9068113 1715993 4323597 3494985 0904094 7621322 2981017 2610705 9611645 6299098 1629055
5208524 7903524 0602017 2799747 1753427 7759277 8625619 4320827 5051312 1815628 5512224
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0389532 1968198 6151437 8031499 7411069 2608867 4296226 7575605 2317277 7520353 6139362...
Matematica
Coniugato della sezione aur ea
Matematicamente, il numero aureo corrisponde a una Un'equazione scoperta nel 1994 e le prime 3000 cifre
delle due possibili soluzioni dell'equazione di secondo significative di -φ.
grado , le cui radici[29] sono:
Tra le due soluzioni possibili, quella che ha senso a livello geometrico è la radice positiva, ovvero il numero
irrazionale 1,618....
In matematica, fino al XX secolo, questo valore veniva indicato con la lettera greca (tau)[30]: fu il matematico
Mark Barr a introdurre l'uso oggi consolidato della (phi)[31] dall'iniziale dello scultore greco Fidia (in greco
Φειδίας) che avrebbe usato il rapporto aureo per creare le sculture del Partenone.
La radice negativa dell'equazione, presa in valore assoluto è uguale a ; questo valore è indicato con il
[32][33]
termine coniugato della sezione aurea e identificato con la lettera greca (Phi) maiuscola.
Particolarità matematiche
Tornando alla sezione aurea e tenendo conto che l'unità può anche essere scritta come , vale la seguente
equazione
che moltiplicata per consente di generalizzarla per qualsiasi potenza del numero aureo:
Quest'ultima equazione dimostra che la sezione aurea è una delle possibili radici di ogni equazione del tipo
.
Considerando con n grande, si ottengono numeri "quasi interi" molto prossimi ad un numero naturale: con
potenze pari l'approssimazione è per difetto e con potenze dispari per eccesso. Ad esempio:
Essendo quest'ultima una caratteristica fondamentale dei Numeri di Pisot, la sezione aurea ne rappresenta un
caso particolare.
Rappresentazioni notevoli
Il numero aureo è legato a due rappresentazioni, per così dire "notevoli", aventi diverse caratteristiche in
comune:
può essere ottenuto mediante una successione può essere il risultato di una frazione continua
infinita di radici quadrate sommando ogni volta al illimitata, avente tutti i termini uguali a come
risultato, e poi estraendo nuovamente la radice denominatore
poniamo poniamo:
si nota subito che essendo un processo infinito, la Trattandosi di una frazione infinita, si nota che il
denominatore è uguale a , per cui:
parte sotto radice è ancora uguale a , per cui:
Altre rappresentazioni
Un numero irrazionale può essere rappresentato con una frazione continua infinita: troncando la frazione
continua a vari livelli e svolgendo i calcoli si ottengono delle frazioni con numeratore e denominatore interi,
ossia dei numeri razionali che sono approssimazioni del numero irrazionale di partenza.
Trattandosi appunto di un numero irrazionale, la sua frazione continua è illimitata ed è rappresentata da:
Confrontando i numeri decimali ottenuti con il valore effettivo di e analizzando le cifre in grassetto si nota
come i convergenti relativi ai troncamenti effettuati in corrispondenza di termini maggiori dell'unità (15,
292, 2 e 3) presentano un deciso miglioramento nell'approssimazione di rispetto al miglioramento ottenuto
effettuando il troncamento in corrispondenza dei valori unitari.
Considerando anche qui i suoi convergenti ed effettuandone il calcolo decimale otteniamo i seguenti numeri
razionali che approssimano :
Come si può vedere, i miglioramenti nel passaggio da un convergente all'altro non sono così marcati come nel
caso di : ciò è dovuto al fatto che non si riesce mai a troncare la frazione continua in corrispondenza di un
valore maggiore dell'unità essendo tutti i termini pari a 1.
A differenza di , tutti gli altri numeri irrazionali presentano, nella frazione continua che li rappresenta, uno o
più termini diversi dall'unità in corrispondenza dei quali si riscontrano più decisi miglioramenti
nell'approssimazione: proprio questa sua caratteristica è valsa alla sezione aurea l'appellativo di numero più
irrazionale tra gli irrazionali.
Una trattazione più rigorosa dell'argomento[36] fa ricorso al teorema di Hurwitz il quale afferma che dato un
numero irrazionale esistono infiniti numeri naturali ed primi fra loro il cui rapporto approssima il
numero irrazionale con uno scarto inferiore a . Quindi, tra i convergenti di sopra elencati ce ne
sono alcuni (ad esempio 104348/33215) che lo approssimano con uno scarto inferiore a dove n è il
denominatore del rapporto. Altrettanto vale per (si prenda ad esempio 233/144). Ma come si era già potuto
constatare con il ragionamento precedente, i denominatori di crescono in maniera più marcata rispetto a
quelli di : da ciò discende che le approssimazioni razionali di convergono più rapidamente rispetto a quelle
di , in perfetto accordo con quanto esposto in precedenza.
È stato già detto che facendo il rapporto di due numeri consecutivi di Fibonacci, questo approssima sempre
meglio il numero aureo, man mano che si procede nella successione; provare questo equivale a provare che il
limite della successione del rapporto fra numeri di Fibonacci consecutivi è , ovvero:
La relazione può essere dimostrata per induzione: supponiamo che le precedenti frazioni convergano ad un
valore definito . La serie di Fibonacci è una serie ricorsiva i cui termini sono uguali a:
cioè uguale a più il reciproco della frazione, che ripassando per il passaggio a
limite, di cui omettiamo i segni, possiamo riscrivere come segue. che risolvendo darà .
Essendo minore di in valore assoluto, per che diventa sempre più grande essa diventa una
quantità così prossima a zero da risultare ininfluente nella somma algebrica, tanto che per grande i numeri
della successione di Fibonacci possono essere approssimati con:
analogamente a quanto visto precedentemente, soltanto che in questo caso i numeri quasi interi sono ottenuti
dopo la divisione di un altro numero irrazionale .
Inoltre abbiamo:
Relazione con
Srinivasa Ramanujan e Hardy scoprirono una relazione che lega attraverso una frazione continua e un numero
infinito, due numeri fondamentali come la irrazionale sezione aurea e , il trascendente pi greco:
dove
Potenze di
Ecco qui alcuni rapporti notevoli interni a stesso con delle sue potenze
Elementi di regolarità nelle potenze di si hanno anche con la serie di Fibonacci; per esempio, se invece del
rapporto tra due elementi successivi si prende un passo maggiore, il limite di questo convergerà sicuramente
verso un , e precisamente:
si ha inoltre:
Per alti valori dell'esponente, le potenze di phi possono essere considerate con buona approssimazione numeri
naturali.
La sezione aurea presenta proprietà particolari se utilizzata come base di un sistema di numerazione.
Il primo metodo più conosciuto è senz'altro quello di sfruttare il legame con i numeri
di Fibonacci, attraverso quest'altra ormai nota formula il cui grado di
approssimazione sempre migliore misurabile con la differenza dal limite effettivo
calcolabile con questa formula . Rimane ovviamente sempre l'inconveniente Approssimando φ, è
di dover preliminarmente calcolare valori sempre maggiori della successione. possibile calcolarne un
numero arbitrario di
cifre decimali.
Assai meno calcoli preliminari, richiede invece il calcolo mediante il metodo più classico della frazione
continua, come precedentemente visto, il cui grado di approssimazione può essere solo stimato, risalendo alla
frazione corrispondente , inferiore a ; se non fosse come già spiegato che si tratta della frazione continua
più lenta in assoluto.
Geometria
Nel rettangolo il rapporto è rintracciabile fra il lato corto e quello lungo, mentre nel triangolo fra la base e i lati
uguali; inoltre in entrambe le figure si può notare che sono ricavabili una successione di figure simili sempre
più piccole con fattore di rimpicciolimento rispetto a quella più esterna; nel rettangolo aureo inoltre è
possibile verificare che la sequenza "converge" verso un punto di fuga che non si raggiungerà mai[37],
denominato dal matematico Clifford A. Pickover l'occhio di Dio, probabilmente rifacendosi alla definizione di
"divina" data alla proporzione da Pacioli.
Nel primo caso una possibile divisione del segmento è indicata da Euclide alla Prop. 30, libro VI dei suoi
Elementi[41], tuttavia esiste un modo molto più semplice:
Dimostrazione
Primo metodo
Per il teorema delle tangenti e delle secanti si ha che è medio proporzionale rispetto a e :
Secondo metodo
misura del segmento . Abbiamo perciò che . Per provare che questi tre segmenti soddisfano la
proporzione aurea basta vedere che , cioè che , il che prova l'asserto, ovvero
Per il secondo caso invece si procede diversamente, utilizzando di fondo lo stesso metodo attraverso cui si
ottiene un rettangolo aureo.
Estetica
In psicologia
Nell'Ottocento iniziarono i primi studi psicologici volti ad attestare la superiorità estetica della sezione aurea, in
particolar modo le ricerche si concentrarono sulla preferenza estetica per il rettangolo aureo, che fra tutti i
derivati geometrici della divina proporzione sembra essere quello maggiormente presente nelle opere d'arte.
Fu in particolare Gustav Fechner, fondatore della psicologia sperimentale, che nel suo Manuale di estetica
(Vorschule der Aesthetik), edito nel 1879, pubblicò i risultati dei suoi esperimenti condotti sia sulle persone,
testando le loro preferenze estetiche, che sul campo, misurando migliaia di oggetti d'uso quotidiano per far
emergere la testimonianza di una tendenza inconscia verso la proporzione aurea; Fechner non esitò dall'asserire
che vi era una dimostrata preferenza per il rettangolo aureo, e quindi per
la sezione aurea.[42] Nel corso del XX secolo gli studi fechneriani sono
stati oggetto di verifiche e revisioni, ed in alcuni casi completati e
migliorati specie laddove presentavano delle lacune.[43]
Nell'arte
Molto spesso capita che nelle opere di diversi artisti venga riscontrata la
presenza della sezione aurea, in particolar modo sotto forma di
rettangolo aureo, ad esempio nell'architettura greca, nella costruzione
delle chiese medioevali, nei dipinti rinascimentali.[46] Già Vitruvio,
architetto romano del I secolo a.C., aveva studiato quali dovessero Un esempio di rettangolo aureo
essere le proporzioni ideali di un canone estetico, rilevando ad esempio
che l'altezza di una figura umana doveva risultare uguale all'apertura
delle sue braccia, e che la stessa figura potesse essere iscritta in un
cerchio. Diversi artisti si cimenteranno nella riproduzione dell'uomo
ideale delineato da Vitruvio, fino a Leonardo.[47]
Pittura
In epoca più recente, il pittore francese Georges Seurat nutriva una naturale
propensione per un pittura spaziale dove il rilievo geometrico, si carica, nelle
prospettive dell'artista, di una valenza emozionale che egli intende trasmettere
facendo un particolare uso di tratti verticali, orizzontali e angoli retti; pur
mancando un'ammissione dell'artista di avere fatto esplicito uso della
proporzione aurea, a sostegno vengono spesso citati diversi studi sulle
proporzioni di dipinti come il La parade de cirque. In quest'ultimo caso un
La parata del circo (1888) di massiccio aiuto alla diffusione del "mito" sarebbero stati alcuni scritti di Matila
Georges Seurat Ghyka[51]. Stesse cose avrebbe affermato il matematico inglese David
Bergamini nel suo libro Mathematics[52], curato nel 1963 dai redattori di Life
Magazine.
Altri diversi artisti fecero esplicito uso della sezione aurea nelle loro opere: uno dei primi fu senz'altro Paul
Sérusier (1864 - 1927) per sua stessa ammissione. È probabile che Sérusier abbia appreso della sezione aurea
da un altro pittore amico suo, l'olandese Jan Werkade, durante una visita avvenuta nel 1896, quando andò a
trovarlo presso un monastero di Benedettini a Beuron, nella Germania meridionale; nell'occasione un gruppo di
monaci stava ricavando una serie di opere a sfondo religioso basandosi su una Padre Didier Lenzdi riguardanti
particolari «misure sacre»[53] tra cui vi era ovviamente la sezione aurea.[54]
Dopo Sérusier la conoscenza della sezione aurea si diffuse a molti artisti, e non poté mancare di trovare degna
posizione anche all'interno del cubismo, come dimostra il nome di una mostra: la "Section d'Or", tenuta a Parigi
nel 1912 da alcuni dei primi esponenti del movimento pittorico, benché nessuna delle opere presentate al suo
interno contenesse alcun legame con . Tuttavia non mancarono pittori cubisti che ne fecero realmente uso,
come lo spagnolo Juan Gris e lo scultore lituano Jacques Lipchitz; i due fra l'altro lavorarono assieme alla
creazione della scultura Arlequin basata su un particolare triangolo aureo ideato da Keplero. Spostandoci in
Italia troviamo invece Gino Severini che lo utilizzo nei primi anni venti e più tardi Mario Merz, che ha
realizzato un largo numero di opere nelle quali la progressione numerica di Fibonacci dialoga con la linea a
spirale (es. "Un segno nel Foro di Cesare", 2003)[55].
Oltre oceano, negli Stati Uniti troviamo Jay Hambidge che, all'inizio del Novecento teorizzò due tipi di arte
moderna: una a "simmetria statica", basata su forme geometriche, e una invece "dinamica" basata sulla sezione
aurea e la spirale logaritmica. Oltre Manica invece abbiamo, sempre agli inizi del secolo, Anthony Hill (1930)
che si ispirò al numero aureo in una serie di opere denominate sotto relief construction; un altro artista,
l'israeliano Yigal Tumarkin, addirittura inserì in una sua opera direttamente la formula .
La sezione aurea sembra essere stata utilizzata anche dall'olandese Piet Mondrian, che fece prettamente uso di
forme rettangolari e linee verticali e orizzontali per comporre le sue opere. Si è discusso se questi dipinti
celassero più o meno velati riferimenti o proporzioni auree; ciononostante non si hanno riscontri diretti da parte
dell'artista, né dei suoi principali esperti, ad esempio il critico Yve-Alain Bois ha escluso tale ipotesi.[56]
Architettura (Modulor)
Nell'architettura del XX secolo, una delle più interessanti applicazioni della sezione aurea fu senz'altro segnata
dalla nascita del Modulor, letteralmente "modulo d'oro" derivato dal nome francese.
L'ideatore fu l'architetto svizzero Le Corbusier che si prefisse di utilizzare la sezione aurea e la successione di
Fibonacci quale sistema su cui basare le proporzioni di tutti gli spazi dedicati alla vita dell'uomo con l'intento di
creare uno standard che fosse allo stesso tempo armonico e funzionale alle esigenze del vivere quotidiano;
l'idea sottostante era che poiché era possibile riscontrare la sezione aurea nelle proporzioni del corpo umano,
nonché in altri svariati esempi naturali, questa potesse essere la base ottimale su cui strutturare tutto l'ambiente
circostante, in modo che risultasse armonico e armonizzato ad esso secondo una presupposta regola naturale,
identificata appunto nella proporzione aurea. L'idea di armonia implicita cela ancora un volta la concezione di
un'estetica superiore legata alla sezione aurea.
Lo stesso Le Corbusier utilizzò gli schemi del Modulor in diversi suoi progetti, come nella costruzione di
alcune strutture governative nella città di Chandigarh in India. Nel suo complesso, però, il Modulor non trovò
grande seguito presso altri architetti, anzi fu molto spesso oggetto di critiche che ne decretarono man mano
l'insuccesso.
In Italia Giuseppe Terragni l'ha usata nella progettazione di alcuni edifici razionalisti
Musica
La musica ha numerosi legami con la matematica, e molti ritengono che in essa sia centrale il ruolo della
sezione aurea. A sostegno di tale tesi vengono spesso richiamate alcune particolarità strutturali di determinati
strumenti come il violino e il pianoforte.
Nel caso del violino alcuni ritengono che la piacevolezza del suono derivi dalle sapienti capacità dei liutai di
costruire la sua cassa armonica secondo particolari geometrie; per esempio l'arco che ne costituisce la base
avrebbe, in molti casi, il suo centro di curvatura proprio in posizione aurea rispetto alla lunghezza complessiva
dello strumento,[57] inoltre anche lo stesso Stradivari si sa per certo che cercasse di posizionare gli occhielli del
violino sempre in tale posizione; non vi sono però conferme sul fatto che tali accorgimenti conferiscano
effettivamente un suono "migliore" allo strumento, che non possano essere invece attribuiti alla lavorazione dei
materiali o alla scelta degli stessi.
Nel pianoforte, invece, particolare rilievo viene dato alla struttura della
tastiera, in special modo con parallelismi fra i numeri di questa e quelli
di Fibonacci. I tredici tasti delle ottave, distinti in otto bianchi e cinque
neri, a loro volta divisi in gruppi da due e tre tasti ciascuno; 2, 3, 5, 8,
13 appartengono infatti tutti alla successione di Fibonacci, ma anche in
questo caso, ancor più che nel precedente, si tratta di una mera
coincidenza che non può neppure essere attribuita a una specifica
volontà del costruttore, trattandosi di una soluzione motivata
unicamente dall'evoluzione strutturale dello strumento.
Già Pitagora aveva osservato che gli accordi musicali ottenuti da corde le cui lunghezze siano in rapporto come
numeri interi piccoli risultino particolarmente gradite all'orecchio.[58] Tuttavia, i motivi per cui tali rapporti
sono particolarmente consonanti, sono spiegati (almeno in parte) dall'acustica, non hanno praticamente alcuna
connessione con la serie di Fibonacci.
Sul piano compositivo la sezione aurea attraverso la serie di Fibonacci può, ovviamente, essere rapportata a
qualsiasi unità di misura concernente la musica, cioè durata temporale di un brano, numero di note o di battute.
Per esempio Paul Larson nel 1978 sostenne di aver riscontrato nei Kyrie contenuti nel Liber Usualis, il rapporto
aureo a livello delle proporzioni melodiche; medesime considerazioni sono sempre state fatte per le opere di
Mozart, anche se recentemente John Putz, matematico all'Alma College, persuaso di tale teoria specialmente
per quanto riguarda le sonate per pianoforte, riscontrò un risultato decente soltanto per la Sonata n. 1 in Do
maggiore.
Questo è quello che hanno fatto, per esempio, Béla Bartók (1881-1945) in alcune delle sue maggiori
composizioni (come la Musica per Archi, Percussioni e Celesta) e Claude Debussy (1862-1918), il quale era
particolarmente attratto dalla sezione aurea, citata da lui come le divin nombre nella raccolta Estampes (1903) e
usata, tra gli altri, nella composizione dei brani La Mer (1905) e Cathédrale Engloutie.
Quest'ultimo, in particolare, è un preludio per pianoforte di 89 battute, di cui le prime 68 hanno un tempo
doppio delle restanti 21: in altre parole, alla battuta 68 il brano rallenta e la durata delle note si dimezza.
L'effetto prodotto all'ascolto, quindi, riduce le battute di questa prima sezione a 34, e il brano ha una lunghezza
percepita da chi lo ascolta di 55 battute, vale a dire la sezione aurea di 89. Questo è uno dei tanti esempi che si
possono citare per descrivere l'applicazione del concetto di sezione aurea all'interno delle composizioni
musicali di Debussy. Il pianista Roy Howat ha analizzato altri brani di Debussy come Reflets dans l'eau, L'isle
joyeuse (oltre al già citato La Mer) riscontrando in ognuno varie applicazioni delle tecniche succitate.
Bartók e Debussy sono solo due tra i compositori che hanno usato in musica il concetto di sezione aurea, ma se
ne potrebbero menzionare molti altri, tutti operanti tra la fine del XIX secolo e il XX secolo. In epoche più
recenti, musicisti quali Stockhausen, Pierre Barbaud, Iannis Xenakis, facendo evolvere i precedenti utilizzi
della matematica in musica, hanno introdotto un utilizzo più strutturato della matematica (soprattutto il calcolo
delle probabilità e del computer per la composizione musicale). Xenakis in particolare ha fondato a tale fine, a
Parigi nel 1972, un gruppo di ricerca universitario chiamato CEMAMU, che ha appunto come obiettivo
l'applicazione delle conoscenze scientifiche moderne e del computer alla composizione musicale e alla
creazione di nuovi suoni tramite sintetizzatori.
Sofija Gubajdulina ha utilizzato frequentemente la serie di Fibonacci nelle sue opere - ad esempio nella
Sinfonia "Stimmen... Verstummen...", in Perception, nel pezzo per percussioni All'inizio era il ritmo, nel coro
Omaggio a Marina Cvetaeva, nel trio Quasi hoquetus, nella sonata Et exspecto e altre. Va sottolineato che la
compositrice ha fatto ricorso alla serie di Fibonacci quale regola per organizzare il ritmo, generale o particolare,
delle sue opere: "La Sezione Aurea è stata impiegata [...] in due sensi: nella struttura intervallare e in quella
ritmica. Delle due a me interessa particolarmente la seconda. Se si interpreta la struttura intervallare con le cifre
occorre prendere il semitono come unità di misura. [...] Certamente i numeri 3-5-8, e quindi anche gli intervalli
che essi rappresentano, sono disposti in una sequenza che è quella della serie di Fibonacci. Ma su questo tipo di
applicazione io ho alcuni dubbi, perché gli intervalli in questione sono considerati all'interno del sistema
temperato, [...] un sistema artificiale. La serie di Fibonacci si applica invece al sistema del mondo, in una parola
a quella natura che viene violata dall'artificio del sistema temperato. L'uso della serie di Fibonacci nel sistema
ritmico mi sembra invece giusto e naturale perché il ritmo è legato alla naturalità del nostro respiro."[59]
Anche la musica rock, specialmente nel cosiddetto rock progressivo, si è confrontata con gli aspetti "mistici"
della sezione aurea, e più precisamente dalla serie di Fibonacci. L'esempio più emblematico è la musica dei
Genesis, che hanno usato assiduamente la serie fibonacciana nella costruzione armonico-temporale dei loro
brani: Firth of Fifth è tutto basato su numeri aurei: ad esempio ci sono assoli di 55, 34, 13 battute, di questi
alcuni sono formati da 144 note, ecc. Oltre ai Genesis, altre rock band hanno usato, seppure più
sporadicamente, i numeri aurei nelle loro composizioni. Fra questi i Deep Purple nel brano Child in Time e i
Dream Theater nell'album Octavarium, interamente concepito secondo il rapporto tra i numeri 8 e 5 e termini
consecutivi della sequenza di Fibonacci. Risale invece al 2001 Lateralus, album della band statunitense Tool
che contiene il singolo omonimo Lateralus costruito fedelmente sulla serie di Fibonacci, e sulla proprietà
rigenerativa del rettangolo aureo che si sviluppa in una forma a spirale, quale fondo ritmico dell'essere e della
vita.
Letteratura
Persino nella letteratura è stato rintracciato il rapporto aureo, più specificatamente in poesia. Ci sarebbero due
modi per poterlo rintracciare: come idea ispiratrice dell'opera, oppure come principio organizzatore della
struttura ritmica che dona al componimento le sue decantate doti di armonia. Unica opera, tra l'altro a sfondo
umoristico, realmente appartenente al primo caso è una poesia del matematico Paul Bruckman intitolata Media
costante, pubblicata nel 1977 sulla rivista matematica Fibonacci quarterly, dove in versi vengono decantate le
principali proprietà algebriche del numero, il cui nome viene tradotto per l'occasione in "media aurea".
Riguardo alla seconda possibilità circa la presenza della sezione aurea in poesia, sono state fatte alcune
elucubrazioni sulla Eneide di Virgilio; un docente dell'università di Princeton, George Duckworth, affermò in
un suo saggio[60], edito nel 1962, che il poeta latino avrebbe strutturato il testo sezionandolo in parti "minori" e
"maggiori" che avrebbero rispettato il rapporto aureo. Ora, Duckworth individua queste parti in modo
apparentemente oggettivo, ovvero in base al carattere prevalente del loro contenuto sia questo di dialogo o di
narrazione o descrizione; concludendo poi che il numero dei versi è tale da approssimare il rapporto aureo. Nel
1981 tali dati vennero rianalizzati da Leonard Curchin e dal matematico Roger Fishler, i quali dimostrarono che
l'analisi era innanzitutto viziata da un fatto: che prendendo due numeri disuguali (Maggiore) e (minore),
il rapporto è più vicino a di quanto non lo sia ; e Duckworth avrebbe preso a sostegno della propria
ipotesi soltanto la prima frazione, escludendo la seconda.
Cinema e TV
Il cartone animato di Walt Disney del 1959 Paperino nel mondo della Matemagica illustra dove è
possibile trovare la sezione aurea in natura e nell'architettura.
L'episodio Capolavoro della follia della serie Criminal Minds, trasmesso da Raidue il 7 ottobre 2012, è
dedicato alla sezione aurea.
Se ne parla nel film Pi greco - Il teorema del delirio del 1998 di Darren Aronofsky
Il telefilm Touch basa gran parte della sua trama sulla sezione aurea e la successione di Fibonacci
Botanica
In natura uno degli esempi più significativi di utilizzo della sezione aurea è
rappresentato dagli studi sulla disposizione geometrica delle foglie e delle
infiorescenze di alcune piante (Fillotassi).
Medicina
Recentemente la Sezione aurea è stata trovata essere anche alla base di importanti proporzioni tra parametri
medici e parametri relativi al movimento umano. Nel 2013 è stato scoperto che durante il passo il rapporto tra
la fase di appoggio (chiamata in inglese stance) e la fase di oscillazione dell'arto inferiore (quando il piede
avanza e non è in contatto con il terreno, chiamata in inglese swing) è pari al rapporto aureo. Questo comporta
una serie di proporzionalità delle fasi del passo che probabilmente ne semplifica il controllo da parte del
sistema nervoso centrale.[62] Soggetti con patologie neurologiche hanno alterato questo rapporto. Analogamente
anche il rapporto tra le fasi cardiache diastolica e sistolica è stato scoperto essere prossimo al rapporto aureo.[63]
Note
«Dicono che il primo che divulgò la natura della commensurabilità e dell'incommensurabilità a chi non era
degno di conoscere tale teoria si attirò un taledisprezzo che non solo lo si bandi dalla vita in comune e dalle
associazioni [pitagoriche], ma fu costruita la sua tomba...»
Bibliografia
Mario Livio, La sezione aurea, Milano, Rizzoli, 2003, ISBN 88-17-87201-6.
Rocco Panzarino, Dio Sezione Aurea Bellezza, Collana di Filosofia Sapientia 10, Fasano, Schena editore
2005
Hrant Arakelyan. Mathematics and History of the Golden Section. – Logos 2014, 404 p. — ISBN 978-5-
98704-663-0, (rus.).
Cornelis Jacobus Snijders, La sezione aurea: arte, natura, matematica, architettura e musica, 2ª ed.
Padova, Muzzio 1985. ISBN 88-7021-668-3
Claudio Lanzi, Ritmi e riti: orientamenti e percorsi di derivazione pitagorica, Simmetria, 2003. ISBN
88-87615-26-8
Ugo Adriano Graziotti, Hermetica Geometria Roma, Simmetria 2005
Osvaldo Rea, Nautilus, l'enigma dell'impero, Pompei, Palestra Grande. ISBN 88-901473-9-3
Aldo Scimone, La Sezione Aurea. Storia culturale di un leitmotiv della Matematica, Palermo, Sigma
Edizioni, 1997.
Voci correlate
Successione di Fibonacci
Rettangolo aureo
Angolo aureo
Retorica musicale
Dodecaedro rombico aureo
Numeri metallici
Sezione argentea
Altri progetti
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Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su sezione aurea
Collegamenti esterni
La divina proportione in matematicamente.it
George Markowsky, Misconceptions about the Golden, in The College Mathematicals Journal, 1992, 23-
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