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Per un riassunto fino a slide 40 ascolta lezione del 14/04 all’inizio.

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Si usa la teoria delle piastre perché talvolta la teoria della trave non è sufficiente ad osservare
le deformazioni che incorrono.

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Discutiamo di questi componenti perché ci sono diverse famiglie di telai che presentano
componenti di tipo piastra e che quindi non possono essere trattati come elementi di tipo
traviforme.

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Lastre o piastre o gusci hanno una delle 3 dimensioni molto minore delle altre 2. Per una piastra
o guscio si può definire un sistema di riferimento che ne colga la geometria.

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Per lo studio dei componenti strutturali si definiscono entità geometriche e che rappresentano
piani di riferimento. In seguito, il piano coinciderà con quello medio, ma in generale piano di
riferimento e piano geometrico di simmetria non devono per forza coincidere. Ci concentriamo
quindi su un sistema di piastre piane in esempio.

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Ci concentriamo su un problema di piastre piane e calcoliamo il campo di spostamenti che si


genera

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Definiamo un punto q che appartiene al piano di riferimento della piastra (che in questo caso
coincide con il piano medio ) e tracciamo un segmento normale allo spessore della piastra stessa
e che interseca le superfici superiore e inferiore in due punti P e P’. Mi voglio calcolare il campo
degli spostamenti che si genera su un qualsiasi punto del segmento PP’ e la relazione che
intercorre tra un punto del segmento e il punto Q.

Definiamo un campo degli spostamenti rispetto ai 3 assi S

Ipotesi 1:

- Il segmento PP’ rimane sempre rettilineo anche dopo l’inflessione della piastra, quindi la
sezione può deformarsi ma non ingobbarsi fuori dal piano nativo, puro momento
flettente.

- PP’ rimane perpendicolare alla tangente del piano medio

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Ipotesi 2:

- Orientazione del segmento PP’, due filosofie:

- 1 teoria di kirkhoff, analoga alla teoria della trave di timoshenko

- 2 teoria i mindlin (considera la possibilità della piastra di deformarsi andando a non


garantire la perpendicolarità tra PP’ e il piano di riferimento), in questo caso la
trattazione è più generale e considera anche il contributo del taglio. Questa piastra è
analoga a eulero bernoulli per la trave.

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terza ipotesi:

- La deformazione assiale lungo l’asse locale z è supposta nulla. Sembrerebbe in contrasto


con la quarta ipotesi secondo cui consideriamo i sistemi lavoranti anche in tensione
piana. Tuttavia, questa non implica che le deformazioni lungo z non siano nulle.

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Posso quindi definire il campo degli spostamenti di PP’. In realtà P è un qualsiasi punto tra PeP’.

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La formulazione può essere vista come essere a parametri incrementali. Il campo degli
spostamenti di P è Sx(P).

Thetaj è un generico angolo.

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Valutando lo spostamento di un generico punto P rispetto a z dalla posizione iniziale P0 al nuovo


punto P. Ricordiamo che P non era partito da z=0 ma da una quota generica z che corrispondeva
ad h/2. Il secondo contributo vale 1 perché il cos di theta per theta che tende a zero è uguale a
1. Minuto 47.

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Non è importante la natura del carico che induce la deformazione ma che sia indotta da una
forza al di fuori del piano di piastra.

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Anche qui posso determinare la variazione del campo degli spostamenti, in questo caso rispetto
a y. La rotazione theta x è coerente rispetto al sistema di terna destrorsa e quindi assunta
positiva.

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Vediamo ora quanto è stato aggiunto da mindlin, ovvero il contributo di taglio.

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Per introdurre il taglio si considera il principio di sovrapposizione degli effetti (posso perché mi
trovo nel campo delle piccole deformazioni). Gamma è funzione di z perché non è costante.
Tipicamente tuttavia, ci si riferisce ad una deformazione locale punto per punto, ma ad una
deformazione media che si origina sullo spessore di piastra. Gamma è lo scorrimento angolare e
tao sono le tensioni associate, G è il modulo di elasticità a scorrimento a taglio.

Posso epurare del contributo di campo di spostamenti rotazionali dovuti al taglio gli spostamenti
del punto generico P.

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Così come per la teoria della trave, definisco P e la sua deformazione come una valutazione
differenziale del campo di spostamento rispetto a un sistema di riferimento di interesse. Epsilon
x e y sono le deformazioni lungo le direzioni. Gamma è lo scorrimento angolare (somma dei
contributi delle derivate miste).

Non ci sono contributi in z per le ipotesi di deformazione e tensione piana.

E’ più comoda la visualizzazione in forma matriciale, a sinistra si hanno i contributi deformativi.


Il terzo contributo, quello a destra, è funzione solo delle rotazioni della piastra

Il campo di deformazioni complessivo è dato dalla deformazione al piano medio + z*(vettore k).

Possiamo quindi dire che la deformazione di qualsiasi punto P è data dal campo di spostamenti
riferito al piano medio, a cui si vanno a sommare i contributi rotazionali moltiplicati linearmente
per la supposizione di quel dato punto lungo il piano di piastra.

Epsilon è il campo deformativo complessivo del punto, dato dalla deformazione al piano medio
(o deformazione membranale, cioè quella di Q) +z*vettore delle curvature.

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Dal punto di vista dimensionale possiamo dire che il campo delle deformazioni riferite al piano
medio associate a Q è costante sullo spessore non dipendendo da z, al contrario il termine a
destra relativo alle curvatura dipende linearmente da z del punto P considerato.

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Il vettore delle deformazioni riferito a Q è detto vettore delle deformazioni membranali. È


solitamente riferito al piano di riferimento della piastra, ma non è detto debba sempre essere
così.

Il vettore k è la dipendenza del campo degli spostamenti del punto al di fuori del piano di
riferimento.

Problema membranale: non comporta rotazioni, ma solo spostamenti. Quindi sollecitazioni


membranali sono soggette a sforzo normale, taglio e momento flettente agenti entro il piano di
riferimento e che quindi non provocano alcuna rotazione.

Se le def. Membranali sono nulle, rimane solo z*k, in questo caso si genera una deformazione
puramente torsionale e quindi i punti si muovono solo in direzione z causano rotazioni di PP’.

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In conclusione la curvatura kx dipende dalle rotazioni attorno a y, ky dipende dalle rotazioni


attorno a x. Sono queste curvature principali. La curvatura mista è detta torsionale.

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Kx è assunta positiva se theta y aumenta all’aumentare della coordinata x.

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X uscente rispetto al piano della lavagna e rotazione positiva se anti oraria. La curvatura attorno
a y è <0 se la curvatura aumenta all’aumentare di y. La curvatura lungo a y non è una rotazione
attorno a y, la rotazione avviene attorno a x di un concio di trave di lunghezza dy.

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La curvatura mista dipende dalla rotazione attorno a y – la rotazione attorno a x. Questa


curvatura è positiva quando coesistono due condizioni in basso.

Fisicamente significa che se considero la struttura piastra, andando a prendere piccole sezioni di
piastra lungo e normali allo spessore. Una rotazione y è positiva se andando a prendere
simultaneamente la rotazione attorno alle sezioni 1 e 4 è minore attorno ai segmenti 2 e 3. Una
rotazione attorno a x rispetto a x è invece negativa quando le rotazioni 1 e 2 sono minori di
quelle 3 e 4.

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I due contributi rotazionali a destra possono essere sommati trovandoci in campo lineare.

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Una deformazione di tipo misto è quindi una deformazione romboidale.

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Si ha quindi una curvatura duplice mista che può essere vista come due contributi torsionali.

C’è una curvatura principale e una torsionale. Non è importante la natura del carico ma quello
che accade al piano medio rispetto a quanto accade lungo tutte le quote z.

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Anziché riferirci al piano xyz ci si riferisce a un sistema di assi principali. Ora su una porzione di
piastra considereremo agenti solo sforzi normali sigma e non più tao. Essa traziona e contrae le
facce diametralmente opposte.

Adesso la doppia curvatura può essere vista come una curvatura di natura flessionale in cui i
contributi agiscono lungo le direzioni 2 e 1. ecco perché Kxy è anche detta curvatura flesso
torsionale, è quindi funzione del sistema di riferimento considerato.

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Rispetto a un sistema di assi principali può essere visto come un doppio momento flettente.

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Una curvatura di tipo misto induce una deformata di tipo sella.

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Il legame tra sigma e epsilon è fatto con una matrice di materiale che è funzione della costante
elastica del materiale.

Con un passaggio matematico, se il materiale è non omogeneo e isotropo si può sostituire alla
matrice D una matrice più complessa.

Un materiale è ortotropo quando sottoposto ad un carico, la sua risposta è diversa a seconda


della direzione in cui il carico è applicato.

G12 rappresenta il coefficiente di elasticità a taglio.

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La formulazione di kirkhoff procede nella valutazione di forze e momenti che si vengono a


generare

Kirkhoff:

Quindi riassumendo si parte dalla teoria della trave ma la ampliamo perché ora trattiamo 2
dimensioni e implicitamente 3, dove 3 è lo spessore. Per poter semplificare il problema,
passando da una situazione più generale a una particolare, si fa riferimento a un piano di
riferimento(non per forza deve coincidere con quello medio, in questo caso si fa riferimento a
un piano di offset) e a quello si costruisce il legame tra un qualsiasi punto P della sezione e il
dato piano. In termini prima degli spostamenti, poi deformazioni e infine tensioni. Il passaggio
difficile è capire come un componente piastra deformi e lo si realizza attraverso la
comprensione delle rotazioni e delle curvature della piastra stessa. Le curvature sono tre:

- Una curvatura x associata a una rotazione attorno ad y della piastra dx

- Analogamente per y

- La curvatura mista è una curvatura che in x,y,z può essere vista come associata a due
momenti torcenti, ma se mi riferisco ad assi principali di inerzia posso vederla come una
curvatura flessionale in cui un momento flettente agisce lungo 1 e un altro lungo 2

Mindlin:

Aggiunge i contributi di svergolamento fuori dal piano, dove questo è considerato come uno
scorrimento angolare associato alle tensioni tangenziali e modulo di elasticità relativo.

Riassunto: abbiamo introdotto il concetto di piastra, ossia una struttura in cui una delle 3
dimensioni è molto più piccola delle altre due. I piani di riferimento non devono per forza
coincidere con quello medio, quando non accade si introduce il piano di offset ossia la
distanza tra il piano geometrico e il piano di riferimento entro cui si definirà il campo di
spostamenti. Si parla di campo di spostamenti perché per definire la risposta tensionale si
passa dalla definizione cinematica delle relazioni che si instaurano a seguito
dell’applicazione di una deformata che porta in flessione fuori dal piano il componente
stesso. Affinché la teoria delle piastre sia valida, si devono definire le condizioni di mutua
interazione tra i punti di una data sezione della piastra: isolato un segmento PP’ questo
interseca il piano di riferimento in Q , dalla definizione si impone che la condizione
indeformata e deformata di tale sezione non vari in lunghezza lungo z e che i PP’ rimanga
sempre ortogonale al piano medio (se si considerano i contributi dovuti alla rotazione si
passa alla rotazione di Mindlin). Tutta la formulazione è fatta in campo di piccole
deformazioni e spostamenti per un materiale isotropo lavorante in campo elastico lineare.
Abbiamo poi introdotto due ulteriori condizioni cinematiche, supponendo che la
deformazione nello spessore sia nullo così come lo stato tensionale insorgente lungo z, per
l’ipotesi in cui si lavora in piccoli spostamenti e deformazioni.

Questa trattazione vale per qualsiasi punto collocato tra P e P’.

L’equazione del campo deformativo ci descrive il campo di deformazione come somma di


due contributi, il primo legato alla deformazione membranale ossia riferita al piano di
riferimento + quota parte rispetto alla posizione lungo z dovuta a un vettore rotazionale o
delle curvature.

Abbiamo poi discusso la dipendenza dello spessore per le grandezze di nostro interesse
avendo detto che la deformazione di P è linearmente dipendente dallo spessore della
piastra, questo perché K è moltiplicato per z lungo lo spessore di piastra, al contrario il
contributo membranale è indipendente dallo spessore di piastra.

Ora che è noto il campo delle deformazioni non resta che imporre il legame elastico
costitutivo per il calcolo delle tensioni. Prima però si è discusso il significato fisico del
vettore delle curvature, nota la dipendenza dalla rotazione rispetto alla quota verticale
diretta secondo z di ciascuna delle componenti del vettore delle curvature. Ci sono due
curvature principali, ossia lungo x e y, ma attenzione perché la curvatura x comporta una
rotazione attorno a y e viceversa. queste due curvature principali sono sempre funzione
dello spostamento del punto al piano medio in direzione dello spessore della piastra definito
come la quota w che viene poi derivata rispetto gli assi di interesse. Kxy è la somma delle
deriviate miste di w. Essendo questo più difficile da descrivere se ne è discusso il significato
fisico da slide 28.

La curvatura principale lungo x è associata ad una rotazione y come descritto in slide 28, il
suo raggio di curvatura è il reciproco rispetto alla curvatura stessa.

La curvatura principale lungo y è analoga ma con segno diverso.

La curvatura mista che è la somma di due contributi è quella descritta in slide 30. Si è
considerata una porzione di piastra e si è analizzato, a fronte di rotazioni in punti e sezioni
estremali di questo concio, la variazione angolare. Ad esempio, nel primo caso, la rotazione
in y è positiva se la rotazione relativa dei segmenti 1 e 4 è inferiore rispetto a quella dei
segmenti 2 e 3, in questo caso 1 e 4 è opposta a 2 e 3. Si ha una deformazione di natura
romboidale in verso opposto tra top e bottom. Nel piano medio di piastra i contributi si auto
equilibrano e la struttura non è deformata.

Si è trattato il senso in termini di sollecitazioni interne che possono indurre questo stato
deformativo, questa condizione è rappresentabile come l’applicazione di due momenti
torcenti sugli assi x e y, ecco perché questa curvatura mista è detta torsionale, l’aggettivo
flessionale è nasce quando si passa da un sistema generico a uno di assi principali, in cui il
contributo in termini tangenziali è visto in termini di puro sforzo normale. La curvatura può
in questo caso essere vista come una curvatura flessionale (slide 34).

Complessivamente si può dire che flessione e torsione siano presenti ma indipendenti tra
loro. La doppia curvatura può essere vista come una curvatura a doppio sella.

Passando da deformazioni a tensioni occorre definire la matrice di materiale D, essa è


funzione della condizione di tensione piana, delle proprietà elastiche del materiale e che
può essere estesa anche ad un materiale non omogeneo (ad esempio un composito).

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Ricordiamo che a fronte dell’applicazione di una tensione, con la risultante Txy se ne genera una
Tyx. Definiamo l’integrale sulla sezione in termini di contributi. Assunta costante dy che quindi si
porta fuori. Qxy è il flusso delle tensioni * lunghezza piastra considerata.

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A fronte delle tensioni che si generano si devono anche valutare i contributi di momento
flettente e momento torcente. Mfx è data da sigmax * braccio z * l’area su cui agisce. Il
momento torcente agente su una faccia è auto equilibrato da quello che agisce sulla faccia
adiacente.

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Raccogliamo le grandezze m dentro a un vettore. Il primo è detto flusso delle tensioni. A questo
possono essere associati i contributi delle deformazioni.

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Per farlo si raccoglie il problema in forma vettoriale, essendo il vettore q come l’integrale
espresso entro lo spessore di piastra delle tensioni. Qx è riferito a sigma x, qy a sigma y, ecc..
tutto moltiplicato per la quota di spessore. Da questa si sostituisce a ciascuna sigma il contributo
di deformazione visto prima. Facciamo uscire dall’integrale sia il vettore delle deformazioni
membranali che quello delle curvature. Quindi gli integrali sono raccolti in una matrice A e B.

Si ottiene A* deformazione della piastra al pano medio (membranale) + B* vettore delle


curvature.

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Posso determinare anche l’analogia con il vettore dei momenti. Si ragiona come prima.
Ottieniamo un nuovo sistema matriciale in cui la def membranale e il vett delle curvature
escono dall’integrale e il primo è sempre moltiplicato per la stessa matrice B vista prima,
mentre il secondo per una nuova matrice in cui la dipendenza dello spessore è un contributo
quadratico.

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Si ottiene un sistema matriciale 6*6. La matrice a blocchi B moltiplica sia i vettori epsilon che k,
per questo è detta matrice di accoppiamento delle deformazioni. Preso un punto P posto sullo
spessore della piastra e ne ho un altro posto simmetricamente rispetto al piano medio, i due
contributi si sommano e si sottraggono, quindi per un materiale omogeneo e isotropo la matrice
B è =0. La matrice A è linearmente dipendente dallo spessore della piastra. La matrice C, poiché
lo spessore z è entro l’integrale, ci fornisce h^(3)/12

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Si ottiene la formulazione di kirchhoff.

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Abbiamo calcolato la cinematica, la condizione deformativa e la condizione tensionale


insorgente nel sistema. Un materiale non omogeneo o isotropo potrebbe dare una serie di
lamelle con proprietà diverse rispetto al piano medio. La risposta in termini di rigidezza di ogni
lamella è calibrata rispetto alla posizione della lamella in relazione al suo spessore e alla sua
posizione sullo spessore totale.

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