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Il giardino di Archimede Misurazioni a distanza nella Pratica della geometria


 Un museo per la matematica di Cristofano di Gherardo di Dino

Misurazioni a distanza nel rifacimento di Cristofano di Gherardo di Dino


della Pratica geometriae di Leonardo Pisano
Osservazioni e suggerimenti per un utilizzo nelle classi

| Il testo   | L'autore   | Osservazioni   | Le misurazioni a distanza   | Caso 1   | Caso 2   | Caso 3   | Un fuori programma   | Caso 4   | Caso 5   | Caso 6   | Caso 7
  | Caso 8   | Bibliografia   | Appendice testi   | Appendice attività  |

È noto che il termine "geometria" viene dal greco e significa "misurazione della terra". Secondo lo storico greco Erodoto la geometria sarebbe nata in Egitto,
dove le periodiche inondazioni del Nilo rendevano necessario poter ristabilire di volta in volta confini dei campi e relativi tributi da versare. Se da una parte
proprio i Greci hanno lasciato un'impronta indelebile sui metodi e sulla sistematizzazione astratta di questa scienza, parallelamente si è nei secoli conservato
e sviluppato l'aspetto più legato alle origini di scienza nata per rispondere a esigenze pratiche, la "geometria pratica", appunto.

Nell'Europa medioevale e rinascimentale sono esigenze commerciali e belliche che danno impulso alla tradizione della geometria "sul campo". Così ad
esempio rudimenti di geometria entrano a far parte dell'insegnamento delle scuole d'abaco, dove essenzialmente si impara il "far di conto", cioè primi
elementi di calcolo con il sistema indo-arabico e applicazioni a operazioni commerciali. Con notevoli semplificazioni e qualche integrazione il punto di
riferimento fondamentale è il noto testo di Leonardo Pisano 1, il Liber abaci. Per la geometria, che costituisce una parte minore dei programmi, è ancora
un'opera di Leonardo a fare da modello, la meno nota Pratica geometriae (1223).

La lettura diretta di questi testi presenta non poche difficoltà: dalla lingua - il latino - alla vastità e complessità degli argomenti. E tali difficoltà erano
avvertite anche dai lettori dell'epoca. Si assiste dunque a un fiorire di volgarizzazioni e riduzioni compiute spesso dai maestri d'abaco stessi per i propri
allievi.

Una delle volgarizzazioni della Pratica geometriae è quella compiuta da Cristofano di Gherardo di Dino più di due secoli dopo l'opera originale e che ci
apprestiamo a considerare.

Il testo
Il testo della Pratica della geometria di Cristofano viene pubblicato da Gino Arrighi nel 1966 nella collana Testimonianze di Storia della Scienza a cura della
della Domus Galilaeana di Pisa. L'edizione dell'Arrighi è basata sul manoscritto n. 2186 della Biblioteca Riccardiana di Firenze, un codice di 132 carte
recante il titolo Aritmetica e geometria sul costolo della rilegatura.

Il codice raccoglie scritti diversi (tra cui un Libbro d'anbaco alle cc. 9-78). La Pratica della geometria inizia a c. 92 con le seguenti parole:

Qui incomincia la pratica della geometria di M.o Lunardo Pisano


Qualunque persona volesse studiare l'arte della geometria ...

Si conclude a c. 125 con la nota

Explicit Pratiche geometrie

Riferimenti precedenti e seguenti fanno attribuire il manoscritto a Cristofano e datarlo attorno al 1443.

L'autore
Cristofano di Gherardo di Dino era cittadino pisano. Notizie biografiche su di lui si desumono da alcune annotazioni contenute nel manoscritto e da altre
conservate nel catasto di Pisa 2. Qui si trovano anche varie notizie sulla composizione e sulla situazione economica della famiglia di Cristofano. Da una nota
di suo pugno - riportata dall'Arrighi - si ricava che negli anni 1428-29, all'età di ventinove anni, "sansa sapere fare nessuno mestieri", con moglie e figlio di
pochi mesi, si trovava a bottega presso un parente per il quale curava le riscossioni. A tredici anni più tardi risale la stesura del manoscritto matematico ed in
questo intervallo di tempo, secondo una supposizione che l'Arrighi avanza senza però il supporto di alcun documento, Cristofano potrebbe aver conseguito il
grado di maestro d'abaco.

Aprendo La pratica della geometria: qualche osservazione introduttiva


La pratica della geometria s'inizia con una parte introduttiva a sua volta divisa in due sezioni; a queste seguono sette parti di cui l'ultima è dedicata alle
misurazioni a distanza di altezze e lunghezze.

La geometria viene indicata da Cristofano come "l'arte di misurare terreni o altre cose simile"; l'inizio dell'opera è infatti il seguente:

Qualunqua persona volesse studiare l'arte della geometria, cioè di misurare terreni o altre cose simile, gli è di necessità sapere che l'arte tracta
sopra 5 cose. 3

Questi sono: punto, linea, angolo, superficie e corpo, cioè più o meno i nostri enti fondamentali. La loro descrizione insieme alla descrizione di alcune figure
geometriche costituisce la prima sezione della parte introduttiva.

Dalla lettura di queste prime pagine emergono due caratteri contrapposti: una tendenza a una sistemazione astratta nel solco della tradizione della geometria
classica e un continuo richiamo a oggetti e problemi concreti secondo la geometria proprio come misurazione di "terreni o altre cose simile". Segnaliamo ad
esempio che a conclusione della descrizione degli enti fondamentali troviamo quella del "corpo": alla spiegazione dell'oggetto tridimensionale come "cosa
che si è lungha e anpia e alta", si aggiunge "come sono le case, e' possi e lle colonne e simile cose". Il cerchio, poco più avanti, è indicato come "canpo
ritondo"; il quadrato, oltre a essere definito come quadrilatero con i lati uguali e gli angoli retti, viene associato a "lo scacchierj da giocare a scacchi" e
similmente per i rettangoli si rimanda a "li taulieri da giocare a taule" e per i rombi alla "forma di bricchaldello".

Anche da qui si possono trarre vari spunti didattici. Dare un'occhiata all'inizio dell'opera di cui si approfondirà una parte può prima di tutto aiutare a
collocarla storicamente, a contestualizzare le parti successive, ad avere una presentazione diretta - anche solo a livello di impressione data dal primo impatto
- di cosa sia la "geometria pratica" e di come si trattasse, si esprimesse e si insegnasse l'argomento ai tempi di Cristofano.

Volendo poi soffermarsi e approfondire, oltre a osservazioni interdisciplinari (storiche, linguistiche, tecniche ...) le pagine di Cristofano nel loro alternare tra
teoria e pratica possono servire per impostare un lavoro analogo di collegamento e confronto con la "geometria teorica" studiata dai ragazzi e la realtà di
quasi sei secoli dopo. Una lettura guidata può suggerire di trovare differenze e identità nella terminologia usata, di trovare oggetti rappresentativi dei vari
enti, di confrontare i referenti attuali con quelli antichi, di "riscrivere" il passo di Cristofano come rivolto a un lettore moderno. 4

Dopo la descrizione dei concetti fondamentali la parte introduttiva continua con una sezione intitolata Tractato d'accogliere la misura delle terre. Qui si
spiega come misurare in pertiche - l'unità di misura usata a Pisa - e i suoi sottomultipli, eseguendo le varie conversioni nel caso di misure lineari e
superficiali. 5 Si fanno esempi con campi rettangolari di varie misure e alla fine anche qualche esempio con campi a forma di rombo.

A seguire queste due sezioni introduttive - sulle figure geometriche e sulle misurazioni di superfici - s'inizia il corpo del trattato che si preannuncia diviso in
sette parti numerate e così descritte:

misurare le terre che sono fatte come trianghuli


delle terre che ànno 4 faccie e non sono fatte come scacchierj, né come taulieri, né come briccaldellj
misurare terre che ànno più che 4 latora
misurare le terre che sono ritonde e parte di ritonde
misurare le terre che sono nelli monti e nelle valle, che le loro superficie non sono piane
di partire le terre e le case trallj consorti
di misurare le torre cioè l'altessa e lle lunghesse de' pianj con strumentj e soctigliesse d'altre cose

Gli argomenti trattati da Cristofano si ritrovano tutti nelle otto distinctiones della Pratica geometriae di Leonardo Pisano, anche se la suddivisione degli
argomenti non sempre coincide: ad esempio le prime cinque parti sulla misurazione delle terre sono, nella Pratica geometriae, tutte raccolte nella terza
distinctio dal titolo In mensuratione omnium camporum. Non vale l'inverso, cioè vi sono argomenti trattati da Leonardo Pisano che non compaiono qui.
Cristofano elimina ad esempio tutto un capitolo piuttosto tecnico sui radicali quadratici che nella Pratica geometriae è premesso a quello sul calcolo delle
misure delle superfici piane, così come elimina naturalmente quello sui radicali cubici premesso al capitolo sui solidi, argomento che Cristofano non affronta
affatto.

Le misurazioni a distanza, di cui ci occuperemo, vengono trattate da Cristofano nel settimo e ultimo capitolo e compaiono nella Pratica geometriae nella
settima delle otto distinzioni. 6

Misurare le torre cioè l'altessa e lle lunghesse...


Da poy che abbiamo tractato del misurare et del dividere le terre sì ne' monti come ne' piani suffitientemente, si conviene che diciamo lo modo
di misurare l'altessa delle torre e de' monti e le lunghesse e larghesse de' piani con istrumentj et con soctigliesse d'altre cose

Questo è l'incipit del capitolo che Cristofano dedica alle misurazioni a distanza. Nella Pratica geometriae di Leonardo Pisano ad argomento simile è
dedicata, come già detto, la settima distinzione, De inventione altitudinum rerum elevatarum et profunditatum atque longitudinum planitierum. In ciascuno
dei due testi l'argomento viene affrontato proponendo e risolvendo alcuni problemi che però non coincidono. Anche le esposizioni presentano caratteri
diversi: in Cristofano abbiamo un'impostazione meno teorica, le dettagliate dimostrazioni geometriche dei procedimenti date da Leonardo per ciascun caso
considerato vengono abbandonate e le spiegazioni abbreviate.

Le situazioni proposte da Cristofano sono otto:

1. sapere l'altezza di una torre servendosi di un'asta *


2. come il caso precedente con un fiume o un altro impedimento frapposto tra la torre e l'osservatore *
3. come il caso precedente senza spostare l'asta *
4. sapere l'altezza di un monte usando uno specchio o una conca piena d'acqua *
5. sapere la lunghezza d'un piano servendosi di un quadrato di legno o rame *
6. sapere la larghezza di un fiume con due legni *
7. altro modo per il caso precedente *
8. sapere la profondità di pozzi o cisterne o fosse *

In ciascun caso si descrive un procedimento di misurazione da eseguire con l'impiego di vari strumenti e si fornisce la spiegazione matematica relativa.

Dal punto di vista matematico i metodi proposti risiedono tutti sulla individuazione di triangoli rettangoli simili e dunque, in sostanza, sulla costruzione di
proporzioni relative alle loro misure (sempre di lunghezza) in cui alcune quantità sono note o misurabili e altre sono quelle cercate. Nei casi più semplici
(vedi i problemi 1*, 5*, 6*, 7*, 8*) i triangoli utilizzati sono una sola coppia e una sola proporzione è sufficiente a calcolare la misura cercata. Negli altri casi
proposti (casi 2, 3, 4) una coppia di triangoli non basta; si fa allora ricorso a trucchi che Cristofano definisce soctigliesse, cioè varianti di procedimento che
consentono l'individuazione di due coppie di triangoli simili e la misura cercata si ottiene servendosi di due proporzioni .

Per la individuazione dei triangoli si fa ricorso all'utilizzo di vari semplici strumenti: troviamo un'asta, uno specchio, un quadrato, due aste perpendicolari,
due aste parallele, due aste poste a squadra. In generale in ogni procedimento entrano in gioco quantità legate allo strumento che si usa e quantità che variano
a seconda dell'oggetto da misurare.
I procedimenti matematici sono tutti molto semplici: le soluzioni richiedono da un minimo di due operazioni (per la soluzione della proporzione: una
moltiplicazione e una divisione) a un massimo di cinque. In ordine di complessità abbiamo:

numero casi
operazioni
(zero 1ter*),
(uno 2bis*),
due 1bis*, 4bis*, 5*,
6*, 7*
tre 1*, 4*, 8*
quattro 2*
cinque 3*

Ci occuperemo dei vari casi riportando le parole stesse di Cristofano, dando una descrizione con linguaggio più moderno e fornendo qualche osservazione
sul procedimento risolutivo che può servire da traccia per un lavoro da impostare nelle classi. Un modo per avvicinarsi al testo potrebbe essere quello di
cercare come prima cosa di comprendere la situazione descritta da Cristofano attraverso le sue stesse parole o, se questo presentasse eccessive difficoltà,
illustrare preventivamente la situazione e farla poi riconoscere nelle parole di Cristofano (raccomandiamo in ogni caso di tentare in qualche modo una lettura
anche parziale del testo originale). Per poter poi affrontare le strategie risolutive si può richiedere ai ragazzi una riformulazione in termini più moderni e
guidare una schematizzazione del problema aiutandosi magari con disegni a vari livelli di astrazione. Una volta ben compreso il problema si può stimolare la
ricerca di una soluzione ("Come avreste fatto per ...?") commentandone efficacia, limiti, vantaggi, svantaggi. Infine confrontare la soluzione elaborata con
quella proposta da Cristofano (eventualmente facendola riconoscere anche nella lettura diretta del testo antico, cosa spesso non immediata non solo per la
difficoltà della lingua usata ma anche per il diverso modo di esprimere concetti e procedimenti matematici).

I passi proposti si prestano inoltre a varie attività interdisciplinari: collegamenti storici, osservazioni linguistiche, storia e sviluppo delle tecniche degli
strumenti, attività pratiche: realizzazione degli strumenti utilizzati nei vari casi e esecuzione di misurazioni in casi analoghi. A questo proposito forniamo
qualche spunto di riflessione (vedi Lo strumento) da sviluppare caso per caso: si possono far individuare le caratteristiche essenziali dello strumento o
introdurre possibili varianti di realizzazione per migliorarne o estenderne l'uso, o suggerire come una scelta a priori di alcune misure può rendere più
immediato il calcolo.7

Si propone anche qualche modello di scheda di lavoro già pronta per attività guidata (vedi Appendice attività).

Caso 1
La prima situazione descritta da Cristofano consiste nel misurare l'altezza di un oggetto (una torre) con l'impiego di un'asta piantata verticalmente in un
punto nel caso in cui si possa raggiungere la base dell'oggetto per misurarne la distanza dall'osservatore.

Se vuoi sapere l'altessa d'alcuna torre, pone una asta ricta in del piano dinanti a te di ver la torre, et sia più lungha che tu si' come vedi in questa
prezente fighura; et sia l'asta et tu sia . Et or righuarda movendoti, là e qua in dietro e innansi, sicchè tu veggi per lo la sommità della
torre, cioè lo punto .

[prosegue con la soluzione]

Le istruzioni da seguire sono dunque le seguenti:

Se vuoi sapere l'altezza di una torre poni un'asta più alta di te verticale fra te e la torre. Spostati avanti o indietro fino a vedere la sommità della
torre coincidere con l'estremità dell'asta.

Una volta posizionati l'asta e l'osservatore secondo le istruzioni si individuano due triangoli rettangoli: uno ( ) formato dall'occhio dell'osservatore ( ),
il punto dell'asta che si trova all'altezza dell'occhio dell'osservatore ( ) e la sommità dell'asta ( ); l'altro ( ) formato dall'occhio dell'osservatore ( ), il
punto della torre che si trova all'altezza dell'occhio dell'osservatore ( ) e la sommità della torre ( ). Questi due triangoli sono simili e dunque

Di queste misure è la distanza asta-osservatore, che si può misurare, è quanto l'asta sopravanza l'altezza degli occhi dell'osservatore, è la distanza
osservatore-torre, che si può misurare. Dunque con due operazioni si può ricavare ( ) e aggiungendo a questo l'altezza
dell'osservatore (più precisamente l'altezza dei suoi occhi), si trova l'altezza della torre.

Questa la soluzione di Cristofano:

Et or considera la proportione del al che, come è lo al così è 'l al , ché se 'l è doppio del così lo è doppio del
, ché quanto 'l è allo cotanto, sansa alcuno dubbio, è 'l al' ; et quant'è l' al tanto, sansa fallo, è lo al ; e llo è
la torre et quant'è lo al cotanto è lo allo .

Si suppone dunque che il lettore conosca e sappia risolvere le proporzioni. Che questo sia lo strumento matematico da utilizzare in questo caso viene
affermato in base all'osservazione che se di due delle lunghezze considerate una è doppia dell'altra anche tra le altre due sarà così; e così sansa alcuno
dubbio accadrà con un altro rapporto. Tra il problema pratico e il procedimento risolutivo non vi è il passaggio attraverso la schematizzazione geometrica
che lo giustifichi. Questo caratterizza le soluzioni anche dei casi successivi considerati da Cristofano.

Ben altra è la completezza e il rigore matematico che troviamo in Leonardo Pisano. Andando a confrontare il primo dei casi che compaiono nella Pratica
geometriae in cui, analogamente a quello di Cristofano, si tratta di come misurare l'altezza di un oggetto servendosi di un'asta, troviamo che, dopo aver
descritto la procedura da eseguire sul campo (vedi Appendice testi e Caso 1bis), si analizza attentamente la struttura geometrica del problema: si spiega
come costruire i due triangoli, si afferma che sono simili perché equiangoli (si dimostra che sono equiangoli perché entrambi retti e con un angolo in
comune), si afferma che dunque hanno i lati adiacenti ad angoli uguali in proporzione, si arriva da qui alla proporzione da utilizzare per il calcolo. Anche
sulla proporzione ci si dilunga abbastanza: si distinguono i casi in cui (vedi figura del caso 1bis) sia uguale a (e dunque sia uguale a ), sia
maggiore di (e dunque sia maggiore di ), sia minore di (e dunque sia minore di ) portando e risolvendo per ciascun caso un esempio
numerico.

Un'altra differenza tra i due autori è costituita dal fatto che nel procedimento di Cristofano bisogna considerare l'altezza dell'osservatore, cosa che l'autore
sembra trascurare nella soluzione introducendo un "errore" pari appunto a tale altezza. In Leonardo il problema è superato poiché nella procedura di
misurazione si richiede che l'osservatore si ponga con l'occhio a terra. Non solo in questo modo non vi è l'"errore", ma la geometria del problema risulta
semplificata riducendosi alla coppia di triangoli tra cui stabilire le opportune relazioni, senza il "disturbo" della fascia costituita dall'altezza.

Accogliendo questa variante il procedimento di Cristofano potrebbe essere così modificato:

Caso 1bis
Se vuoi sapere l'altezza di una torre poni un'asta verticale fra te e la torre. Allontanati dall'asta e poni l'occhio a terra. Spostati avanti o indietro
fino a vedere la sommità della torre coincidere con l'estremità dell'asta.

La semplificazione estrema consiste nel porsi nella situazione geometrica in cui l'altezza dell'asta e la distanza dell'osservatore dall'asta sono uguali (e
dunque anche altezza della torre e distanza dell'osservatore dalla torre sono uguali). Oltre ad essere il primo dei tre casi numerici considerati da Leonardo, ci
si trova in questa situazione se si utilizza una procedura un po' diversa, sempre con l'impiego dell'asta, che Leonardo descrive e che noi potremmo riadattare
alla situazione di Cristofano in questo modo:8

Caso 1ter
Se vuoi sapere l'altezza di una torre prendi un'asta di altezza pari all'altezza dei tuoi occhi da terra. Distenditi a terra con i piedi verso la torre
tenendo l'asta verticale tra i talloni. Spostati poi avvicinandoti o allontanandoti dalla torre fino a vedere la sommità della torre coincidere con
l'estremità dell'asta.

Essendo uguale a , per trovare l'altezza della torre basterà in questo caso misurare la distanza dell'osservatore (degli occhi dell'osservatore, come ben
specificato da Leonardo) dalla torre: una misurazione e nessuna operazione aritmetica.

Alla semplificazione geometrica non corrisponde però una maggiore efficienza del metodo: se già piegarsi ogni volta a terra poteva essere scomodo, ancor di
più lo è il dover addirittura strisciare per trovare la giusta posizione. Dovendo eseguire un certo numero di misurazioni, il "vero geometra sul campo", anche
se non amante della matematica, non tarderà a preferire una o due operazioni aritmetiche in più, piuttosto che questa ginnastica forzata. Rispetto a
Cristofano, che descritta la procedura riduce al minimo le indicazioni per la soluzione aritmetica quasi volendo fornire una sorta di regola da ricordare,
Leonardo si rivela dunque un "vero geometra teorico", più interessato alla eleganza e completezza dei ragionamenti che a conoscere l'effettiva altezza di torri
o alberi, tanto che sembra quasi che a partire dalla geometria egli costruisca i suoi metodi e non viceversa.

Se le articolate argomentazioni di Leonardo presentano una difficoltà improponibile a chi non ha familiarità con un ragionamento formale, presentare anche
le varianti che troviamo nel suo trattato e che abbiamo riadattato sopra, può avere però una notevole utilità didattica. La successione dei casi 1, 1bis, 1ter
rappresenta infatti in un certo senso una visualizzazione di tappe del percorso induttivo che dalla situazione reale conduce all'essenza geometrica del
problema, quasi materializzando dei processi mentali che analizzano, scompongono e ricompongono il problema. In particolare ad esempio ridursi dal caso 1
al caso 1bis, cioè dall'osservazione in piedi porre l'occhio a terra, equivale niente altro che alla consapevolezza che il vero nucleo del problema sta nei due
triangoli; nell'indagare la relazione che intercorre tra questi, arrivare al caso 1ter equivale al figurarsi la più semplice delle situazioni (il rapporto 1:1) in cui
la risposta al problema sta scritta direttamente sulla geometria e all'intuizione resta solo di afferrarla. Con percorso inverso, chiudendo un anello, si può poi
tornare al caso 1. Così per chi non ha dimestichezza con similitudini e proporzioni questa può essere un'occasione per avvicinarvisi anche senza ricorrere al
formalismo classico.

Lo strumento:
Si tratta di una semplice asta che possa conficcarsi in terra ed essere posta verticale. Un segno può indicare l'altezza degli occhi dell'osservatore. Devono
essere noti: la distanza tra il segno all'altezza degli occhi dell'osservatore e la sommità dell'asta, la distanza tra il segno all'altezza degli occhi dell'osservatore
e il punto in cui l'asta emerge dal terreno (pari all'altezza degli occhi da terra).
Come realizzarlo? Consigli: per controllare la verticalità ci si può servire di un filo a piombo. Per realizzare uno strumento che possa essere calibrato
sull'altezza occhi di più persone si potrebbero realizzare dei segni scorrevoli o praticare una serie di tacche di riferimento.

Caso 2
Cosa succede se non ci si può avvicinare alla torre (o all'oggetto scelto) per misurare la distanza?

Diamo la parola a Cristofano che ci dice a quale trucco (soctigliessa) possiamo ricorrere:

Et se avessj fiumo, overo alcuno altro impedimento in tral e l' sicché non potessi andare alla radice della torre, unde per soctigliessa te la
convengha trovare.
Perciò piglia lo cioè l'asta overo un'altra simile et torna in dirieto con essa 30 govitj overo quanto ti piace, et polla ricta come di prima; et
ora righuarda sicché in diricto tu vegghj per lo lo in fine allo che è la somità della torre.

[...]

In altre parole

Prendi nuovamente l'asta o una seconda asta uguale alla prima e arretrala di una distanza a tuo piacere e ancora una volta spostati indietro fino a
che non vedi la sommità dell'asta coincidere con la sommità della torre.

Queste le procedure da eseguire "sul campo". La spiegazione data poi da Cristofano per calcolare la misura voluta può risultare in questo caso di non
immediata comprensione. 9Riscritto con una terminologia e simbologia più vicini alla nostra, il procedimento potrebbe essere spiegato come segue.

Poiché questa volta non si può misurare né dalle similitudini e non si può trovare direttamente . Si può
però sapere dalla prima misurazione quante volte è rispetto a (ad esempio se è il doppio, il triplo ...), infatti e analogamente dalla
seconda misurazione si può sapere quante volte è rispetto a , infatti . Il trucco è allora il seguente: si misura di quanto l'osservatore si è
spostato tra la prima e la seconda misurazione, cioè si misura la distanza ; siccome è si può sapere qual è la sua misura rispetto a :

; ma poiché si conosce la sua misura si può facilmente ricavare quella di facendo . A questo punto si deve solo aggiungere

a l'altezza dell'osservatore per conoscere l'altezza della torre.

In modo più sintetico avremmo detto che, essendo , da e si trova , cioè , da cui .

La situazione qui descritta da Cristofano, come tutte quelle che seguono, non trova più un corrispondente in Leonardo Pisano dove, dopo il procedimento
con l'asta di cui abbiamo detto sopra e un procedimento che descriveremo più avanti (vedi Un fuori programma: il teorema di Pitagora*), si illustra l'uso
del quadrante, che non tratteremo.

Se non si vuole rinunciare a presentare questo caso che forse ancor più spesso si può incontrare nella realtà si può però ugualmente provare a costruirne
varianti che rendano più comprensibile la soluzione, sulla falsa riga di quanto fatto per il caso precedente. Per chi è in grado di padroneggiare un certo
formalismo la soluzione che abbiamo esposto sopra si riduce infatti in definitiva a quattro operazioni, non molte più di prima ma con la notevole difficoltà
aggiuntiva di dover maneggiare quantità incognite in proporzioni ed equazioni e dunque rischia di diventare un incomprensibile "si fa così". Come tradurre
allora sul campo le varie tappe della risoluzione?

Un modo molto più semplice... ma che non sempre funziona (Caso 2 bis)
Proviamo ad esempio a seguire le seguenti istruzioni in cui, oltre a porre per comodità la lunghezza uguale a 1 metro (in modo da "nascondere" una
operazione: si moltiplica o divide per 1), abbiamo fissato a priori alcune quantità e abbiamo adottato il metodo di posizionamento che Leonardo Pisano usa
in quello da noi chiamato caso 1 ter.

Prendi un'asta di un metro più alta di te. Posizionala in modo che arretrando di un metro tu riesca a vedere la sommità della torre coincidere con
quella dell'asta (se la sommità della torre è troppo alta dovrai spostare l'asta indietro, altrimenti in avanti) 10 e segna la tua posizione. Posiziona
poi l'asta in modo che arretrando ora di due metri tu riesca a vedere la sommità della torre coincidere con quella dell'asta e segna questa tua
seconda posizione.

Questa volta abbiamo che è uguale a e è il doppio di , dunque , che è , è anch'esso uguale a . Pertanto l'altezza della torre si
può trovare semplicemente misurando e aggiungendo a questa misura l'altezza degli occhi dell'osservatore ( : una sola operazione).

Se poi adottiamo la variante con l'occhio a terra (supponiamo ad esempio che sia ora il livello del terreno) la soluzione è ancora più semplicemente data
dalla misura diretta di .

È chiaro però che in questo modo riusciremo a risolvere il caso proposto da Cristofano solo con molta fortuna, ma in generale, fissando sia di quanto l'asta
deve sopravanzare gli occhi dell'osservatore sia di quanto l'osservatore deve indietreggiare per vedere la sommità della torre coincidere con quella dell'asta,
si rischia di trovarsi proprio nel bel mezzo del fiume che impedisce di raggiungere la torre. Dunque qui non si tratta solo di scomodità maggiore: questo
metodo proprio non può essere accettato per il nostro problema in cui esistono limitazioni sul primo posizionamento dell'asta.11

Può essere istruttivo che i ragazzi intuiscano questo limite o che lo scoprano imbattendosi in una situazione sfavorevole (basta che l'oggetto da misurare sia
più basso di quanto sia possibile avvicinarsi alla sua base).

In questo modo infatti può iniziare a farsi strada l'idea che se sono stato sfortunato con il primo posizionamento (quello in con il rapporto 1:1, cioè 1 metro di
altezza dell'asta sopra gli occhi e 1 metro di distanza dall'asta), ma sarei riuscito nel secondo (quello con il rapporto 1:2), potrei allora intanto compiere
quest'ultimo posizionamento e provare a usare come secondo posizionamento quello con il rapporto 1:3 (1 metro sopra gli occhi e 3 metri di distanza
dall'asta): il metodo funziona ancora. Potrei successivamente provare con rapporto 1:2 e 1:4 e accorgermi che va allora diviso per 2; ugualmente con
rapporti 1:3 e 1:5, 1:4 e 1:6 etc., cioè ogni volta che la differenza fra il primo e il secondo posizionamento è pari a 2 metri; se poi è pari a 3 metri
dovrò dividere per 3; e così funzionerà per ogni differenza.

A questo punto posso sospettare che quello che conta sia proprio questa differenza, indipendentemente dal fatto che riesca a posizionare l'asta in modo da
vedere la sommità della torre allontanandomi dall'asta di multipli interi del metro. Sono dunque libero di compiere i due posizionamenti dove mi è più
comodo: ecco che ho riscoperto il metodo di Cristofano.

Ovviamente questo è solo un possibile percorso. In modo del tutto analogo si potrebbe ad esempio prima provare a compiere il primo posizionamento libero,
mantenendo uguale a 1, e solo in un secondo momento esplorare cosa succede se assume valori diversi.

Si potranno ovviamente trovare altri percorsi che corrispondono a fissare di volta in volta variabili diverse, mettendo nella pratica un momento specifico del
ragionamento risolutivo; e così si potrà fare per i casi che seguono.

Caso 3: senza spostare l'asta


Nella terza situazione considerata da Cristofano ci si occupa del caso in cui non si può (o non si vuole) arretrare con l'asta; si spiega cioè come calcolare
l'altezza della torre senza misurarne la distanza base-osservatore, come nel caso precedente, e inoltre ricorrendo a un solo posizionamento dell'asta.

Se voui sansa mutatione d'asta sapere l'altessa d'una torre overo di uno monte, ragharda alla prezente fighura et così farai. È lla torre, overo
monte , piglia un'asta che sia 2 ghuviti più lungha di te et polla dinanti a cte diricta in del piano et or considera questa asta la quale è lo .
Et mecte lo spicito tuo visuale diricto dal per lo in fine al che dividrai l'asta al punto del . Et mira quanto è lo allo ché cotanto è
lo al . Et or torna in dirieto infine a tanto che ctu vegghj lo per lo in fine all' , che è la sommità della torre overo del monte. E tanto
quanto è lo allo , cotanto lo al .

Trovasti forse innanti lo essere 4 cotanto che 'l et poi trovasti che 'l era 10 tanto che 'l ; unde cava del' , cioè 4 di 10,
rimarrà 6; et così è lo 6 cotanto che 'l o, vuoi dire, lo è sexto del .

In altre parole il procedimento da seguire può essere ora questo:

Prendi un'asta alta 2 metri più di te (puoi usare un'unità di misura qualsiasi, compatibilmente con le procedure successive) e segna la metà della
parte che ti sopravanza (indichiamo questo punto con la lettera ). Spostati ora indietro fino al punto (che indichiamo con ) in cui vedi
coincidere la sommità della torre con il punto . Spostati poi ancora indietro fino al punto (che indichiamo con ) in cui vedi coincidere la
sommità della torre con la sommità dell'asta (punto ).

Come nella nostra variante del caso precedente abbiamo anche qui fissato in anticipo la parte dell'asta che sopravanza l'osservatore, cosa che per altro ora fa
anche Cristofano.
Ci sarà bisogno allora della misura di , di e di , di cui due, ad esempio le prime, si possono misurare "sul campo" e la terza si ricava dalle prime.
Si hanno le proporzioni e , ovvero, usando un'asta con le dimensioni come sopra, e .
In altre parole trovo e in termini di : e . Inoltre e poiché le distanze ,
e sono note si può calcolare .
Per sapere l'altezza di tutta la torre rimane infine da aggiungere l'altezza dell'osservatore (a meno di non usare la variante con occhio a terra).

Un fuori programma: il teorema di Pitagora


Prima di descrivere i rimanenti casi trattati da Cristofano, riportiamo qui un metodo descritto nella Pratica geometriae di Leonardo Pisano per la
determinazione dell'altezza di un albero. Il metodo impiega come strumento "pratico" due frecce con una cordicella legata alla coda e come strumento
matematico il teorema di Pitagora. Come si sarà forse intuito si può procedere nel seguente modo:

Poniti a una certa distanza dall'albero; lancia una freccia verso la cima dell'albero e una freccia alla sua base. Tendi poi le due corde e falle
incrociare a terra in modo da formare un triangolo rettangolo di cui albero e corda che parte dalla base sono i due cateti.

Oltre che essere buoni arcieri, il metodo richiede solo di saper applicare il teorema di Pitagora: dopo aver misurato i tratti di corda e che andavano
rispettivamente da terra alla cima e alla base dell'albero l'altezza dell'albero si troverà estraendo la radice quadrata di .

Caso 4: con uno specchio


Un altro semplice strumento che può essere utilizzato per le misurazioni a distanza è uno specchio (o qualcosa che rifletta le immagini, come una conca
d'acqua). Cristofano ne porta un esempio nel quarto caso descritto in cui si immagina di dover misurare l'altezza di un monte. Ovviamente in questo caso per
la situazione stessa non è possibile misurare la distanza tra il piede dell'altezza del monte (che cade all'interno del monte stesso!) e l'osservatore o lo
strumento; dunque anche qui siamo nel caso in cui bisogna ricorrere a una soctigliessa.

Ma prima di descrivere il procedimento dato da Cristofano immaginiamo una situazione più semplice in cui non c'è bisogno di soctigliessa e che illustri un
uso elementare dello specchio.

Per prendere confidenza con lo specchio: un caso preliminare (Caso 4 bis)

Servendosi dello specchio supponiamo di voler conoscere l'altezza di un oggetto (ad esempio la solita torre del primo problema) la cui base sia invece
accessibile. Il procedimento in questo caso sarebbe allora molto semplice: per individuare una coppia di triangoli simili le istruzioni che Cristofano avrebbe
dato sarebbero state di questo tipo:

Prendi uno specchio e ponilo orizzontale per terra ad una certa distanza dal piede della torre, poi spostati indietro fino a che tu veda, stando in
piedi, nel centro dello specchio la sommità della torre

I due triangoli da considerare sono in questo caso: il triangolo rettangolo formato da occhi dell'osservatore, piedi dell'osservatore, centro dello specchio
e il triangolo rettangolo formato da centro dello specchio, piede della torre, sommità della torre. I due triangoli sono simili perché per le proprietà di
riflessione della luce hanno uguale l'angolo in .
Dalla proporzione , conoscendo la distanza dello specchio dalla torre, la distanza dell'osservatore dallo specchio, l'altezza (degli occhi)
dell'osservatore si ricava immediatamente l'altezza della torre.

Il caso di Cristofano (Caso 4)


Poiché nel caso considerato da Maestro Cristofano non è possibile conoscere la distanza della base dell'oggetto dallo specchio o dall'osservatore si procede
nel seguente modo:

Se per uno specchio overo per una conca piena d'acqua l'altessa di uno monte sapere desideri, piglia uno specchio e pollo presso al monte a
piano e tu te medesmo e lo specchio posto in terra muove, muove, muove qua e là, infine a tanto che ctu veghi lo in del , cioè la somità del
monte in mezzo dello specchio. Et mira quant'è et com'è la proportione avicendevilmente del al , così com'è 'l al così è la al'
. La qual cosa puoi provare così: cioè che ctu andrai con quello specchio in dirieto quanto ti parrà et porrailo in terra et farai che ctu veggi,
movendo te e llo specchio, lo in dello . Et or cava dello lo et farai come facesti di sopra, che troverai la proportione del allo .

In altre parole questa è la procedura da eseguire "sul campo":

Se vuoi conoscere l'altezza di un monte usando uno specchio o una conca piena d'acqua prendi uno specchio e, in pianura, ponilo per terra e
allontanati fino a vedere, stando in piedi, la cima del monte nel centro dello specchio: ti trovi nella prima posizione. Sposta poi indietro lo
specchio e, postolo per terra, di nuovo allontanati fino a vedere, stando in piedi, la cima del monte nel centro dello specchio: questa è la seconda
posizione.

Oltre all'altezza dell'osservatore si dovrà conoscere la distanza dell'osservatore dallo specchio nella prima posizione ( ), la distanza dell'osservatore dallo
specchio nella seconda posizione ( ), la distanza tra la prima e la seconda posizione dello specchio ( ).
Il procedimento è ancora basato sulla similitudine di due coppie di triangoli che questa volta si ha grazie alla proprietà di riflessione della luce: l'angolo di
incidenza è uguale all'angolo di riflessione e dunque il triangolo rettangolo è simile a ; analogamente è simile a . Dunque
e , ed essendo (pari all'altezza dell'osservatore) si ha . In questa equazione è noto, infatti
, la distanza tra la prima e la seconda posizione dello specchio che abbiamo misurato; l'unica incognita rimane , cioè l'altezza del monte, che possiamo
quindi calcolare.

Lo strumento:
Si tratta di una superficie riflettente che possa essere collocata orizzontalmente al livello del suolo; su tale superficie deve essere possibile individuare un
punto di riferimento (il centro o un altro punto).
Cristofano parla di uno specchio o di una conca d'acqua. La conca d'acqua ha lo svantaggio che l'immagine riflessa è di qualità peggiore e può essere meno
immediato segnare il punto di riferimento, ma ha la garanzia dell'automatica orizzontalità della superficie dell'acqua. Usando lo specchio si ha qualche
vantaggio, ma bisogna ricordarsi di assicurarsi in qualche modo l'orizzontalità.
Consigli: ci si può aiutare con le livelle oppure, fissata allo specchio un'asticella perpendicolare, con un filo a piombo.

Caso 5: con un quadrato


Il quinto caso non si occupa più di altezze, ma di distanze di punti posti sullo stesso piano dell'osservatore. Lo strumento utilizzato è un quadrato munito di
traguardi:

Se la larghessa overo lunghessa d'alcuno piano vuoj sapere, ordina uno quadrato di legnio overo di rame sì come tu vedi la da ogni canto
quadro et da ogni lato eghuale. Et tanto quanto è maggiore tanto è meglio; et or porraj in ciascuno anghulo una staggia d'una medesma
lunghessa et stiano eghualmente ricte. Et questo quadrato sia in tra l' e 'l cavato reghularmente, in della qual cavagione sia un corsore sul
quale porravi un legnio simigliante agli autri lo qual si possa muovere e sia quel fusto lo . et ciò facto dei contenplare sì che ctu veggi per lo
per fine al termine della lunghessa, overo della larghessa d'alcuno canpo, o d'altra cosa di cui tu vuoi sapere la misura, lo cui termine sia lo
. Et poi eghualmente questo quadrato divide dal lato del' in quante parte vuoi, o vuoi in 30 o vuoi in 40, o in più o in meno sighondo che ctu
vuoi. Et in quella divisione divide lo et poi muove tanto lo , qua e là, infine che ctu vedi lo per lo non mutando lo lato del che si
ghuarda in dricta linea col' . Et ora considera in che parte sia lo in tra l' e 'l ; et poi mira che parte è l' al' inperoché tanto quanto
est lo allo cotanto sarà lo al ; et quant'è la proportione del' allo cotanto è quella del' al . Et per questo modo puoi
sapere ogni larghessa et ogni lunghessa che ctu vuoi misurare.

In altre parole:

Prendi un quadrato (di legno o rame) . Poni quattro aste uguali in verticale in corrispondenza dei quattro vertici. Sul lato del quadrato
deve poter essere fissata in qualsiasi posizione una quinta asta. Posiziona orizzontalmente il quadrato in modo da vedere il punto , di cui vuoi
conoscere la distanza, allineato con le aste poste in e ; senza spostare il quadrato traguardando da posiziona l'asta mobile nel punto in
modo da vedere , ed allineati.

Il procedimento matematico che sta alla base è ancora una volta la soluzione di una proporzione che esprime la similitudine di due triangoli. I triangoli simili
individuati per mezzo dello strumento e considerati da Cristofano sono e . Per questi vale , da cui, conoscendo la misura dei lati
del quadrato e misurando la distanza dell'asta mobile da , si trova subito .

Osserviamo che la proporzione precedente si può riscrivere come , dove è il lato del quadrato. Siamo davanti a un bell'esempio di
proporzionalità inversa che, da un punto di vista didattico, si presta a una presentazione meno formale della soluzione.
Come suggerisce Cristofano stesso possiamo dotare di una scala graduata il lato del quadrato: così facendo possiamo leggere direttamente il risultato
dallo strumento. Se, per semplificare, prendiamo come unità di misura il lato del quadrato (o costruiamo un quadrato di lato 1 metro) la misura di risulta
allora l'inverso della distanza di da : se l'asta mobile è stata posizionata a metà del percorso allora dista da due volte l'unità di misura, se l'asta si
trova a 1/4 la distanza di sarà 4 volte l'unità di misura, se 1/10 10 volte e così via.

Lo strumento:
Si tratta essenzialmente di un quadrato; deve essere possibile traguardare attraverso i due vertici consecutivi e e attraverso il vertice e un punto mobile
sul lato . A questo scopo si possono fissare tre asticelle magari con fessure nei tre vertici e fissare la quarta su una base che scorra sul lato . In una
variante diffusa il punto mobile viene individuato attraverso un'alidada, cioè un'asta girevole, incernierata in .
Suggerimento: si possono realizzare sul lato varie scale graduate per facilitare le misurazioni; ad esempio una scala con le distanze da oppure una scala
graduata che indichi la frazione di determinata dal punto mobile . In aggiunta o in alternativa si può realizzare una scala con gli inversi la cui lettura ci
dice quante volte dista oppure, moltiplicando per la lunghezza (ad esempio in metri) di , una scala che fornisce direttamente la distanza del punto
in metri.

Caso 6: la larghezza di un fiume


Uno strumento che consente in modo piuttosto semplice di misurare distanze, quali la larghezza della sponda di un fiume, di oggetti posti più in basso
rispetto agli occhi dell'osservatore è descritto da Cristofano nel sesto caso. Si tratta di due aste perpendicolari, una verticale da piantare nel terreno e l'altra
orizzontale:

Se vuoi sapere la latitudine d'alcuno fiume, o d'altra cosa, piglia uno legnio che ti giungha in fine agli occhi et abbine un altro che sia minore uno
ghovito12. Et pone lo primo legnio, cioè lo maggiore, alla riva dell'acqua e tu sta' presso a llui et sia lo legnio . Et or pone l'altro legnio diricto
dal lato , sì come tu vedi questo , et or considera di vedere per infine al'altra ripa del fiume segniata . Inperciò ch'io ti pognio che lo
sia la larghessa del fiume et lo è lo verso indirecto. Et però considera quant'è lo al , ché così come è lo al così è lo al ;
pensa: se 'l è doppio dell' che 'l è doppio del et s'è tre tanto l'uno, tre tanto l'altro et se tanto, tanto. Et questo è sansa dubbio.

In altre parole

Se ti trovi sulla sponda di un fiume e ne vuoi misurare la larghezza, poni sulla riva un'asta verticale alta quanto i tuoi occhi; più in basso, a
una distanza dalla sommità dell'asta che ti sia nota, sistema una seconda asta perpendicolarmente alla prima e in modo che sia diretta verso la
sponda opposta del fiume. Mantenendo la seconda asta in questa direzione spostala avanti o indietro fino a che, guardando dal punto , tu veda
il suo estremo coincidere con la sponda opposta del fiume.

I triangoli simili da considerare sono ora e per i quali Quindi, conoscendo le misure di e e misurando , si calcola
immediatamente .

Lo strumento:
Si tratta di due aste perpendicolari di cui una va posizionata verticalmente e deve essere munita di traguardo all'altezza degli occhi dell'osservatore; l'asta
orizzontale, più bassa rispetto al traguardo, deve poter scorrere mantenendo la direzione fissata.
Suggerimento: se lo strumento ha l'altezza del traguardo fissa e la distanza dell'asta orizzontale dal traguardo fissa, si può realizzare una scala graduata
sull'asta orizzontale su cui leggere direttamente la misura cercata una volta posizionato lo strumento. Se lo strumento deve servire per osservatori di
altezze diverse e per misurare larghezze molto diverse tra loro può essere conveniente realizzare un traguardo mobile e poter variare l'altezza dell'asta
orizzontale rispetto al traguardo.

Caso 7: altro modo per la larghezza di un fiume


Per misurare la larghezza di un fiume ci si può servire ancor più semplicemente di due aste verticali:

Ancora volendo sapere per altro modo la latitudine del fiume, pone questa asta minore in sulla ripa del fiume, la quale sia quasi come a
pecto. Et piglia l'altra maggiore che cti giungie in fine agli occhi, la quale sia lo . Et torna in dirieto quanto ti pare et pone l'asta ricta 'a tuoi
piei movendo qua e là tanto che ctu vegghi l'altra riva del fiume segniato per lo , a diricto lo .

[segue la soluzione]

Prendi un'asta di lunghezza pari all'altezza dei tuoi occhi e una di lunghezza minore (che ti arrivi circa al petto). Posiziona la minore
verticale sulla riva del fiume; arretra perpendicolarmente alla riva tenendo l'altra asta verticale e fermati quando traguardando dall'estremità
superiore di quest'asta vedi coincidere la sponda opposta del fiume con l'estremità superiore dell'asta minore.

I triangoli simili considerati sono ora e per i quali . Conoscendo la differenza di altezza fra le due aste , l'altezza dell'asta
minore e misurando la distanza tra le posizioni delle due aste, si calcola subito , cioè la larghezza del fiume.

Lo strumento:
Si tratta di due aste da posizionare verticalmente ad una distanza (variabile da caso a caso) l'una dall'altra. La prima asta deve essere munita di traguardo
all'altezza degli occhi dell'osservatore; la seconda asta deve essere più bassa (o avere un segno di riferimento più basso).
Serve conoscere: l'altezza dell'asta più bassa (o del segno di riferimento), la differenza di altezza tra le due aste.
Suggerimenti: come nel caso precedente se le misurazioni devono essere compiute da osservatori di altezze diverse e per larghezze molto diverse può essere
conveniente realizzare un traguardo mobile sulla prima e un riferimento regolabile sulla seconda.

Caso 8: la profondità di pozzi o fossi


Nell'ultimo caso illustrato da Cristofano si spiega come si può calcolare una profondità, senza eseguire la misurazione diretta, ad esempio nel caso di un
pozzo o cisterna o fosso. Per far ciò ci si serve, come nel sesto caso, di due aste disposte perpendicolarmente.

Se la profondità di possi, cisterne o fosse, cercassi di sapere sansa misura, farai così. Piglia uno legnio diricto e pollo in su la boccha del posso et
questo legnio sia allato alla boccha del posso quanto più si può. Et un altro legnio simile a questo esca sotto lo piede di questo sì che faccino
anghulo ricto. La profondità del posso siea e ll'asta diricta sia lo et l'altra asta che gli esce da piè sie lo , la qual giace in sulla boccha
del posso e taglia lo ad anghulo ricto al punto dell' . Or guarda e mira per l'onbra del posso sicchè tu veggi lo in del' .
[segue la soluzione]

Prendi due aste fissate a squadra e poni la squadra sul bordo del pozzo in modo che un braccio della squadra ( ) sia verticale e l'altro ( ) sia
appoggiato trasversalmente sulla bocca del pozzo. Traguardando dal punto il fondo del pozzo segna sul braccio orizzontale il punto che si
sovrappone al punto del fondo che si trova sulla verticale dell'estremo del braccio orizzontale.

I triangoli simili considerati sono e per i quali . Conoscendo e misurando sull'asta orizzontale e si calcola subito
. Togliendo da la lunghezza nota di si trova la profondità del pozzo.

Lo strumento:
Si tratta di due aste fissate a squadra. La squadra deve poter essere posizionata in modo che un braccio sia verticale e sulla sommità sarà munito di un
traguardo. Sul braccio orizzontale devono essere individuati due punti e . Il punto deve essere scelto in modo che sul fondo di cui si deve misurare la
profondità in corrispondenza della verticale di sia ben individuabile un punto che poi possa essere traguardato da ; nel caso di un pozzo con la bocca
non troppo larga e le pareti verticali risulterà semplice scegliere tale punto proprio sul bordo, come nell'esempio. Il punto è individuato traguardando il
punto da .
Serve conoscere: la lunghezza del braccio verticale , la lunghezza del braccio . Serve ogni volta misurare la distanza .
Suggerimento: per garantire il posizionamento della squadra sul piano verticale servirsi di livelle o fili a piombo; per individuare il punto realizzare un
cursore. Si può realizzare una scala graduata sul braccio orizzontale.
Per avere uno strumento adattabile a situazioni diverse può essere conveniente realizzare la squadra in modo che anche i punti e siano regolabili.

Misurazioni a distanza nella Pratica della geometria di Cristofano di Gherardo di Dino: Il Giardino di Archimede per la Storia della matematica a Pagina principale de Il Giardino di
indice scuola Archimede

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