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Teorema di Pitagora

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Pitagora osserva le piastrelle


Una leggenda istruttiva sulla dimostrazione del Teorema
La leggenda
Pitagora di Samo (circa 575 - 495 a.C.) stato un matematico, filosofo e mago greco. Pitagora era seduto nella sala dattesa del tiranno Policrate da cui doveva essere ricevuto e osservava le piastrelle quadrate del pavimento, quando fu colto da unilluminazione. In un attimo, racconta una leggenda, gli venne in mente lidea da cui nacque la formula che lavrebbe reso famoso nei secoli: In ogni triangolo rettangolo, la somma delle aree dei quadrati costruiti sui cateti uguale allarea del quadrato costruito sullipotenusa. In realt questo teorema era gi noto ai Babilonesi 1000 anni prima di Pitagora!

Esercizi sulle piastrelle

Dimostra graficamente il Teorema di Pitagora nei due casi seguenti, utilizzando il reticolo quadrato. Bisogna di-mostrare o semplicemente mostrare che la somma delle aree dei due quadrati piccoli (costruiti sui cateti) uguale allarea del quadrato grande (costruito sullipotenusa). Per mostrarlo si possono tracciare le diagonali dei quadrati piccoli e indicare opportunamente con numeri o colori i pezzi uguali.

Come ricordare questa dimostrazione? Basta collegarla a qualcosa di familiare. Per esempio, lo schema iniziale praticamente uguale a quello del gioco del tris o filetto.

Dal particolare al generale


Pitagora dovette aspettare alcune ore prima di essere ricevuto e cos ebbe tempo di scoprire che il suo teorema era vero non soltanto nel caso particolare del triangolo rettangolo isoscele, ma anche in molti altri casi, come quello qui sotto. In pratica valido per qualunque triangolo rettangolo si prenda gli incroci di un piano a quadretti.

Il teorema di Pitagora nellantichit


Si racconta, ma leggenda, che Pitagora abbia scoperto il suo teorema mentre stava aspettando di essere ricevuto da Policrate. Seduto in un grande salone del palazzo del tiranno di Samo, Pitagora si mise ad osservare le piastrelle quadrate del pavimento. Se avesse tagliato in due una piastrella lungo una diagonale, avrebbe ottenuto due triangoli rettangoli uguali. Inoltre larea del quadrato costruito sulla diagonale di uno dei due triangoli rettangoli risultava il doppio dellarea di una piastrella. Questo quadrato risultava infatti composto da quattro mezze piastrelle, cio da due piastrelle. Ma i quadrati costruiti sugli altri lati del triangolo corrispondevano ognuno allarea di una piastrella.

Fig. 12 Dalle piastrelle del pavimento al teorema di Pitagora. In altre parole il quadrato costruito sullipotenusa equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui due

cateti. Questo risultava evidente nel caso della piastrella quadrata, cio di un triangolo rettangolo isoscele: Ma poteva essere vero, si chiese Pitagora, anche nel caso generale, con cateti di lunghezza diversa?

Fig. 13 Dai triangoli rettangoli isosceli al caso generale. Studiando meglio la figura ottenuta dallosservazione delle piastrelle, Pitagora si accorse che il quadrato formato da quattro piastrelle si poteva scomporre in quattro triangoli rettangoli equivalenti e in un quadrato il cui lato era uguale alla lunghezza dellipotenusa di uno dei triangoli. Non fu quindi difficile passare al caso generale di quattro triangoli rettangoli qualsiasi, non pi isosceli per i quali, come vedremo, vale ancora il teorema.

Fig. 14 Il teorema di Pitagora. In realt la storia del teorema molto pi complessa e le sue origini, come abbiamo gi detto, risalgono almeno ad un migliaio di anni prima che Pitagora si dedicasse allo studio dei triangoli rettangoli. Per avviare la nostra indagine sul teorema partiamo dalla formulazione che ne diede Euclide: In ogni triangolo rettangolo il quadrato del lato opposto allangolo retto uguale ai quadrati dei lati che contengono langolo retto. Se lo riscriviamo in termini pi moderni abbiamo lenunciato riportato generalmente nei testi scolastici: In ogni triangolo rettangolo il quadrato dellipotenusa (oppure: larea del quadrato costruito sullipotenusa) equivalente alla somma dei quadrati dei due cateti (oppure: alla somma delle aree dei

quadrati costruiti sui due cateti). Se c indica la lunghezza dellipotenusa e a e b quelle dei due cateti possiamo scrivere il teorema in forma algebrica: Il teorema di Pitagora era noto un tempo come il ponte degli asini, il ponte che riusciva a superare soltanto chi dimostrava di possedere sufficienti attitudini per il pensiero astratto e per un metodo deduttivo da applicare a procedimenti matematici quali erano quelli proposti dai pitagorici.

Fig. 15 Una delle pi semplici dimostrazioni di Pitagora, fondata sulle equivalenze fra aree. Ecco come Einstein ricorda il suo primo incontro con il teorema: Avevo 12 anni quando un mio vecchio zio mi enunci il teorema di Pitagora e dopo molti sforzi riuscii a dimostrarlo. E stata unesperienza meravigliosa scoprire come luomo sia in grado di raggiungere un tale livello di certezza e di chiarezza nel puro pensiero. E sono stati i Greci per primi ad indicarcene la possibilit, con la geometria. Vediamo una delle dimostrazioni pi semplici, quella che generalmente si trova sui testi scolastici e che riprende il ragionamento che Pitagora potrebbe aver fatto osservando le piastrelle quadrate nel palazzo di Policrate. Dato il triangolo rettangolo ABC (Fig. 16), di cateti a, b e ipotenusa c, costruiamo due quadrati equivalenti, che abbiano come lato la somma dei due cateti, a + b (Fig. 15).

Fig. 16 Scomponiamo il primo di questi quadrati nei due quadrati costruiti sui cateti e nei quattro triangoli di figura, equivalenti al triangolo dato. Scomponiamo poi il secondo quadrato nel quadrato costruito sullipotenusa e negli stessi quattro triangoli. Se ai due quadrati grandi togliamo i quattro triangoli uguali, otteniamo due parti equivalenti, con la stessa area: i quadrati costruiti sui cateti e il quadrato costruito sullipotenusa.

Fig. 17 Il teorema kou ku o di Pitagora in unillustrazione originale del Chou Pei Attenzione per: la dimostrazione non ancora completa. E necessario dimostrare ancora che le parti pi scure sono realmente i quadrati dei cateti e dellipotenusa del triangolo dato. Per il primo quadrato a sinistra (Fig. 15) questo evidente, dal modo in cui abbiamo eseguito la scomposizione, cio, come si dice, per costruzione. Per il secondo quadrato a destra, sempre per costruzione, possiamo dire che i suoi lati sono uguali allipotenusa del triangolo. Resta da dimostrare che i suoi angoli sono retti. Consideriamo langolo a, che sommato agli altri due angoli aventi lo stesso vertice forma un angolo piatto. Ma anche la somma degli angoli interni di un triangolo uguale a un angolo piatto, e quindi langolo a corrisponde al terzo angolo del triangolo, che retto. Allo stesso modo si dimostra che anche gli altri angoli sono retti e quindi che la figura un quadrato. Molte dimostrazioni si basano semplicemente sulla scomposizione di aree in parti uguali. Una di queste potrebbe provare che anche in Cina il teorema di Pitagora era gi noto almeno mille anni prima della nascita di Pitagora. E collegata a una figura, che si trova nel Chou Pei Suan Ching (Fig. 17) uno dei pi antichi testi cinesi di matematica, Il libro classico dello gnomone e delle orbite circolari del cielo, scritto al tempo della dinastia Shang, 1500 - 1000 a. C.. Questa figura potrebbe essere una dimostrazione del teorema di Pitagora, chiamato dai cinesi kou ku. Nel disegno di figura 17 si vede infatti un triangolo rettangolo di lati 3, 4 e 5 e un quadrato grande di lato 7 = 3 + 4. Lo schema della figura 18 potrebbe aiutarci a ricostruire la dimostrazione originale che purtroppo andata perduta. Come possibile percorso della dimostrazione possiamo partire dai quattro triangoli rettangoli, di cateti 3 e 4, collocati attorno al quadrato centrale di lato 1.

Fig. 18 Schema del disegno del Chou Pei (in alto a sinistra) e dimostrazioni del teorema di Pitagora di Liu Hui, nella ricostruzione di D. B. Wagner, studioso danese dellAntica Cina (in alto a sinistra) e in quella di Jran Friberg, un matematico svedese (in basso). Se raddoppiamo i quattro triangoli, otteniamo il quadrato grande di lato 7. Larea di questo quadrato grande di 49 unit al quadrato. Per avere larea del quadrato piccolo e scuro, dobbiamo togliere larea di quattro triangoli, ognuno dei quali ha area 6 x 4, cio 49 - 24 = 25. Il lato di questo quadrato misura quindi 5 unit ed lipotenusa del triangolo rettangolo di cateti 3 e 4. Sempre in Cina Liu Hui, un grande matematico del terzo secolo d. C., diede una dimostrazione del teorema di Pitagora che stata ricostruita da alcuni matematici moderni seguendo le indicazioni che stato possibile ricuperare. Dice Liu Hui: Siano il quadrato su kou [il cateto a] rosso e il quadrato su ku [il cateto b] blu. Usate il principio della mutua sottrazione e addizione di specie simili per inserire i resti, in modo che non ci sia alcun cambiamento nellarea con laspetto di un quadrato sullipotenusa. Le dimostrazioni riportate in Fig. 18 sono graficamente molto belle e non hanno bisogno di spiegazioni. Risultano infatti evidenti le parti equivalenti in cui sono state scomposte le figure. Anche dallIndia arriva un enunciato del teorema di Pitagora che ci autorizza a pensare come il teorema fosse gi noto agli indiani in epoche precedenti alla nascita di Pitagora. Si legge infatti nei Sulbasutra, i testi che contenevano le istruzioni per la costruzione degli altari, riportati in forma scritta fra l800 e il 600 a. C.: La fune tesa per la lunghezza della diagonale di un rettangolo forma unarea pari alla somma di quella formata dal lato verticale e da quello orizzontale.

Fig. 20 Il teorema di Pitagora secondo Sulbasutra. Si parla ancora di funi e di problemi pratici. Ma la strada aperta verso la matematica astratta. DallArabia (Fig. 21) arriva invece la dimostrazione di Thabit ibn Qurra Marwan alHarrani (826 - 901): i triangoli ABC, CEH, CEM, BGD, EGL, AFL sono tutti equivalenti. Inoltre osserviamo che il poligono ABDEF pu essere scomposto in due modi diversi: e

Dalluguaglianza delle due relazioni e dallequivalenza dei triangoli indicati, ricaviamo:

Fig. 21 La dimostrazione araba di Thabit ibn Qurra Pappo di Alessandria, nel quinto secolo d. C. propose una costruzione che una generalizzazione del teorema di Pitagora, valida anche nel caso in cui il triangolo non sia rettangolo.

Fig. 22 La dimostrazione di Pappo. Dato un triangolo qualsiasi ABC, costruiamo sui suoi cateti i parallelogrammi BDEC e ACFG. Inoltre prendiamo il segmento IL uguale a HC e costruiamo il parallelogramma ABNM con i lati AM e BN paralleli e uguali a IL. Poich due parallelogrammi con la stessa base e la stessa altezza sono equivalenti, abbiamo che BDEC equivalente a BPHC e che questultimo equivalente a BILN. Quindi BDEC equivalente a BILN. In modo analogo si dimostra che ACFG equivalente a AMLI. La somma di BDEC e ACFG dunque equivalente a AMNB. A questo punto possiamo rivedere, con laiuto di uno schema (Fig. 23), il collegamento tra il teorema di Pitagora e la famosa tavoletta babilonese di cui parlavamo allinizio del capitolo.

Fig. 23 Lo schema della tavoletta babilonese, nella ricostruzione di O. Neugebauer, con il calcolo della diagonale di un quadrato di lato 30. A destra nel sistema sessagesimale e a sinistra nel decimale. Il primo numero sulla diagonale 1;24,51,10, dove il punto e virgola separa la parte intera dalla parte decimale ed in notazione sessagesimale. Lo stesso numero nel sistema decimale :che un valore approssimato della radice di 2. Se il lato del quadrato 1, la diagonale la radice quadrata di 1^2 pi 1^2, cio di 2. Se il lato 30, sar naturalmente il prodotto di 30 per la radice quadrata di 2. Ma la dimostrazione per eccellenza per i matematici sicuramente quella di Euclide, riportata nel primo libro degli Elementi, proposizione 47: Nei triangoli retti il quadrato del lato che sottende langolo retto uguale alla somma dei quadrati dei

lati che contengono langolo retto. Questa dimostrazione fa riferimento a una figura (Fig. 24) che stata battezzata, per la sua forma particolare, mulino a vento, coda di pavone o sedia della sposa. Vediamola nei termini usuali per uno studente, come la ritrova sul suo libro di geometria, nel capitolo dedicato ai teoremi di Euclide.

Fig. 24 La sedia della sposa di Euclide. Dato il triangolo rettangolo ABC, costruiamo i quadrati sui suoi lati e tracciamo CL parallelo ad AD. I triangoli FAB e CAD sono uguali per il primo criterio di uguaglianza. Hanno infatti AB = AD perch lati dello stesso quadrato ABDE, inoltre AF = AC, perch lati dello stesso quadrato ACGF e gli angoli FAB e CAD sono uguali perch somma di un angolo retto e di un angolo in comune, langolo CAB. Abbiamo perci: e Inoltre i triangoli CAD e AMD hanno la stessa base AD e la stessa altezza AM, e sono quindi equivalenti: Daltra parte i triangoli FAB e FAC hanno anchessi la stessa base AF e la stessa altezza AC, quindi sono equivalenti: Il rettangolo ADLM perci equivalente al quadrato ACGF. Allo stesso modo dimostriamo che il quadrato BKHC equivalente al doppio del triangolo ABK e questultimo a sua volta equivalente al doppio del triangolo BCE, cio al rettangolo BMLE:

Se sommiamo le due equivalenze abbiamo:

Abbiamo cos dimostrato che La dimostrazione di Euclide, oltre a far disperare ancora oggi tanti studenti, fece arrabbiare anche il celebre filosofo Arthur Schopenahuer, il quale accus il grande matematico greco di aver costruito una figura che porta a una interminabile catena di passaggi e che sembra chiudersi su di noi come una trappola per topi. Schopenahuer present anche una sua dimostrazione, magnificandone, con la presunzione che lo contraddistingueva, la chiarezza e la semplicit. In realt si tratta di una dimostrazione senza alcun valore, riguardante soltanto il caso particolare del triangolo rettangolo isoscele. Proprio quello che era stato il punto di partenza per Pitagora, lo studio delle piastrelle del palazzo di Policrate, ma soltanto un punto di partenza, per arrivare alla dimostrazione generale del teorema.

Teorema di Pitagora serve a calcolare la lunghezza di un lato di un triangolo rettangolo conoscendo il valore degli altri due lati, il lato pi lungo viene denominato ipotenusa.

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