Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
“La natura ama le spirali logaritmiche: dai girasoli alle conchiglie, dai vortici agli uragani
alle immense spirali galattiche, sembra che la natura abbia scelto questa armoniosa figura
come proprio ornamento favorito”
Mario Livio
La spirale logaritmica (a sinistra) può essere distinta dalla spirale di Archimede (a destra)
perchè nella prima le distanze fra i bracci aumentano in progressione geometrica, mentre
in quella archimedea tali distanze sono costanti.
La spirale logaritmica fu scoperta da Cartesio nel 1638; egli dimostròche è una “spirale
equiangola”, cioè caratterizzata dal fatto che tracciando una linea dritta dal polo a un punto
qualunque della spirale, questa intercetta la
curva formando sempre lo stesso angolo
(cioè in tutti i suoi punti l’angolo formato dal
raggio e dalla retta tangente è costante). In
seguito venne analizzata da Torricelli nella
sua opera De infinitis spiralibus che risale
al 1645.
Circa cinquant’anni dopo Jacob Bernoulli
(1654-1705) ne studiò le proprietà e ne
rimase talmente affascinato da definirla
Spira mirabilis (spirale meravigliosa) e da
chiedere che sulla sua tomba ne fosse
scolpita una (ma in realtà scolpirono una
spirale archimedea).
ll legame tra spirale logaritmica e rapporto aureo è
assai stretto. Se all’interno di un rettangolo aureo si
disegna un quadrato con lato uguale al lato minore
del rettangolo, il rettangolo differenza sarà anch’esso
un rettangolo aureo (è necessario ripetere
l’operazione per almeno cinque volte per avere un
effetto visivo adeguato). Se puntiamo la punta del
compasso sul vertice del quadrato, che giace sul lato
lungo del rettangolo, e si traccia l’arco che unisce gli
estremi dei due lati che formano l'angolo scelto, e si
ripete l’operazione per ogni quadrato disegnato, si
ottiene proprio la spirale aurea, che si sviluppa
asintoticamente proprio attorno al cosiddetto “occhio
di Dio”.
La spirale logaritmica è ricavabile anche da un
triangolo aureo, continuando infinitamente a bisecare
gli angoli alla base e formando quindi un “vortice” di
triangoli sempre più piccoli, e collegando con una
curva i vertici di tali figure ottenute.
Successivamente, nel 1837 venne scoperto dai fratelli Bravais che in alcuni vegetali, le
foglie più giovani avanzano lungo una circonferenza formando un angolo pressappoco
costante, prossimo a 137,5°. Esso venne denominato “angolo aureo” perché corrisponde
all’angolo minore in cui l’angolo giro viene diviso secondo il rapporto aureo.
Analogie di questo tipo sono rintracciabili nella
disposizione dei petali nella rosa e in quella dei semi
nel girasole, nonchè nei germogli di alcune piante
che utilizzano lo spazio nel modo più efficiente
proprio se separati da angoli aurei.
Osservando per esempio l’inflorescenza del
girasole, è possibile notare la presenza di due famiglie
di spirali nella disposizione dei semi, che si avvitano in
senso orario e antiorario. I numeri di spirali delle due
famiglie tendono a essere numeri consecutivi di
Fibonacci, perciò il loro rapporto si avvicina a quello
aureo.Non bisogna comunque dimenticare che le
regole della fillotassi non valgono in ogni circostanza,
in quanto possono venire sconvolte da anomalie
ambientali e interventi esterni. Si tratta piuttosto, per
usare le parole del matematico canadese Harold
Coexeter, di “affascinanti e prevalenti tendenze”.
La natura ama le spirali logaritmiche: dai girasoli alle conchiglie, dai vortici agli uragani alle
immense spirali galattiche, sembra che essa abbia scelto quest’armoniosa figura come
proprio ornamento preferito.
Per esempio, proprio in relazione alla definizione di Cartesio, è
possibile spiegare la ragione che spinge il falco pellegrino a
raggiungere la sua preda con una velocità di 300 km/h, seguendo
una traiettoria che coincide con la spirale logaritmica. Il suo
apparato visivo, con i due occhi posti lateralmente, ha la possibilità
di non perdere di vista la preda e nel contempo di tenere la testa
diritta massimizzando la velocità, proprio grazie alle proprietà
equiangolari di tale spirale.
Ancor più stupefacente è il fatto che questa figura si trovi in quei “sistemi di stelle riunite
insieme su un piano comune, come quelle della Via Lattea”, attorno ai quali il filosofo
Immanuel Kant (1724-1804) ragionò a lungo. Tali formazioni sono gigantesche galassie
formate da centinaia di miliardi di stelle simili al nostro Sole. Esse presentano braccia
arcuate che iniziano vicino al centro galattico e si protendono all’esterno attraversando
gran parte del disco, seguendo un andamento corrispondente proprio alla spirale aurea.