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Baldacchino di San Pietro

Interviene anche Borromini alla realizzazione. Fu voluto da un Papa


urbano ottavo che per procurarsi il bronzo con cui era realizzato,
smantellò la copertura pronaus del Pantheon facendola fondere , da qui
il famoso proverbio: ”quello che non fecero i Barbari fecero i Barberini“.
Aldilà dei quattro plinti di marmo, tutto il baldacchino è fuso in bronzo. I
baldacchini chiamati cibori, vengono da una tradizione antichissima
paleocristiana e coprivano gli altari così come durante le processioni
queste coperture di stoffa coprivano le immagini sacre. Le quattro
colonne sono a spirale e ci ricordano che nella prima San Pietro quella
costantiniana, il baldacchino era fatto di quattro colonne di marmo tortili
provenienti dal tempio di Gerusalemme dal re Salomone. Queste
colonne alla sommità sono coronate da imponenti capitelli compositi. La
copertura è frutto della sua collaborazione con Borromini. Al posto dei
due arconi diagonali sormontati da una grande statua del redentore,
abbiamo quattro enormi volute sagomate a dorso di delfino. Esse si
elevano dai quattro angoli della struttura e convergono verso il centro.
La straordinaria unicità del baldacchino berniniano, sta nel modo in cui
riesce ad integrarsi all’interno della basilica Michelangiolesca . Le
colonne tortili danno uno slancio verticale. Il colore scuro del bronzo
contro la chiara policromia del marmo crea un’illusione ottica che
contribuisce a snellire la struttura.
Il baldacchino di San Pietro costituisce uno degli esempi più significativi
di come l’arte barocca riesce a far integrare armonicamente fra di loro i
diversi linguaggi della scultura.

Fontana dei 4 fiumi a Roma (Piazza Navona)

La fontana dei fiumi, insieme alla fontana di Trevi è la più importante di


Roma. La fontana dei fiumi si trova Piazza Navona che è ricavata dal
circolo di Domiziano. Si trova anche di fronte ad un’importante opera
del suo rivale Santa Agnese. Insomma è al centro della Roma barocca.
La fontana è una celebrazione del dominio della Chiesa nel mondo
essendo presente nei quattro continenti conosciuti allora. Bernini
inventa un enorme struttura composta da travertino forato con al centro
una caverna, sul quale poggia un obelisco egiziano di epoca romana.
Essendo vuoto il masso, da certi punti di vista, l’obelisco pare sospeso
nel vuoto, tutto intorno sui quattro spigoli del masso compaiono una
serie di figure simboliche che ci parlano dei quattro grandi fiumi della
terra: il Nilo per l’Africa, il Gange per l’Asia, il Danubio per l’Europa, il Rio
della Plata per le Americhe. Oltre a quattro grandi giganti che
rappresentano i fiumi la fontana è arricchita da una serie di figure di
animali e piante che rappresentano i diversi continenti: il coccodrillo per
il Nilo o il cavallo, che esce dalla caverna a galoppo, rappresenta
l’Europa. Questo capolavoro non è solo un miracolo strutturale ma per
la prima volta investe tutti i sensi: ovviamente vista e tatto, ma viene
messo in campo anche l’udito perché lo scroscio dell’acqua all’interno
della caverna, grazie ad una sorta di cassa armonica produce un suono
strabiliante che concorre alla meraviglia per ogni osservatore, perché
Bernini, come tutti i grandi artisti barocchi, punta a meravigliare, colpire,
strabiliare l’osservatore coinvolgendolo in un mondo fantastico.

L’angelo appare ad Agar e Ismaele

Abramo un uomo anziano che non ha figli è molto ricco e il suo cruccio
è che l'eredità sarà divisa senza che vi siano suoi figli. Sua moglie Sara,
anziana anche lei, visto il marito così infelice gli consiglia di avere un
figlio da una schiava: la giovane egiziana Agar. Abramo è titubante poi
viste le insistenze della moglie ha un figlio da agar e lo chiama Ismaele:
questo bambino erediterà tutto e nonostante la gelosia di Sara, Abramo
vuole molto bene a questo figlio fino a quando due angeli inviati da Dio
dicono a Sara che avrà un figlio, Sara è ovviamente sorpresa vista l'età
e quindi anche Sara avrà un figlio che chiameranno Isacco. Sara, a
questo punto, temendo che Ismaele possa essere beneficiato di una
parte dell'eredità come primogenito di Abramo , costringe Abramo ad
allontanare agar e ismaele in mezzo al deserto quasi del tutto privi di
acqua e di cibo. A questo punto interviene il Signore mandando sulla
terra un suo Angelo il quale si avvicina ad Agar indicandogli il luogo
dove c'è una fonte di acqua che per loro due è la salvezza, Agar si era
allontanta da ismaele perché non avendo più acqua e cibo non voleva
vedere il figlio morire. Naturalmente l'intervento di Dio salva sia Agar
che ismaele e da ismaele nasceranno gli ismaeliti. Guercino riprende la
scena nel momento in cui appare l'angelo e la bellissima Agar seduta in
una posa monumentale si volta per ascoltare l'angelo. Guercino gioca
sui colori creando una diagonale in piena luce in cui ci sono l'angelo e
Agar e mette in ombra la parte in cui c'è Ismaele il figlio morente.
Sempre per il fatto del colorismo Guercino, gioca molto sui colori vivi ad
esempio il rosso della veste di Agar sul quale non esita a inserire degli
inserti di colori complementari che tendono a ravvivare ancora di più il
centro della composizione, è ovvio che Guercino anche in questo caso
rappresenta bene la doppia anima della pittura barocca: da una parte il
realismo, il volto dell'angelo, il volto di Agar con uno studio delle
espressioni molto coerente con i personaggi, dall'altra parte la tendenza
neoclassica a costruire la scena con una geometria rigorosa.

Il ritorno del Figliol Prodigo

È un’opera che viene dal Vangelo (Luca 15:11-32) ed è una parabola.


Eseguito nel 1619. La storia narra di un vecchio genitore che cinge le
spalle del figlio più giovane che si è ravveduto facendo ritorno a casa.
Allo stesso tempo sceglie per lui una camicia pulita prendendola dalle
braccia dell’altro figlio. Il figliol prodigo si spoglia della camicia lacera. Il
dipinto, con i protagonisti in primo piano, è compatto e solido. Le figure
sono tutte a poco più che mezzo busto e l’ambientazione è ridotta
all’essenziale. L’opera si fa forte negli assi direzionali definiti dalle
braccia distese o leggermente piegate dal vecchio e dei due giovani,
che suggeriscono movimento e piani che penetrano in profondità. La
forza del dipinto risiede nei diversi ritmi delle sue due metà. A sinistra,
ha una cadenza lenta, data dal busto spinto indietro e dalle braccia
distese del giovane pentito che si spoglia senza fretta, e a destra a ritmi
definiti dall’affollarsi dei corpi data dall’ incrociarsi delle braccia e delle
mani più eloquenti dei volti dei protagonisti.

La morte di Ippolito (Rubens)

Rubens predilige le grandi composizioni sempre animate da un


convulso agitarsi di personaggi e caratterizzate da colori intensi e
pastosi che plasmano le figure con drammatica teatralità. Nella morte di
Ippolito, che è invece un olio di piccole dimensioni, Rubens riesce a
concentrare in uno spazio piccolo una grande narrazione epica. La
scena rappresenta la morte tragica di Ippolito, Che viene accusato
ingiustamente per aver usato violenza alla seconda moglie del padre, e
di conseguenza viene assalito da alcuni mostri marini che il padre aveva
fatto mandare per mezzo di Posidone Dio del mare. Rubens organizza
la composizione del dipinto lungo le due diagonali. Mentre quella che
dal vertice destro in alto giungi a quello sinistro in basso dove segui la
linea del bagnasciuga, l’altro è percorsa da una visione di straordinario
dinamismo. I mostri marini che emergono con furia dalle acque sono
contornati da schizzi di schiuma, fanno imbizzarrire i cavalli qui criniere
fremono al vento, facendo cadere l’eroe a terra. La possente
muscolatura del personaggio ci dimostra il legame che vi era tra Rubens
e le opere di Michelangelo che aveva apprezzato a Roma. L’uso violento
del colore sottolinea la drammaticità dell’evento. In riva al mare la natura
torna ad essere mite serena e Rubens né da conto con la dolcezza della
descrizione fiamminga rappresentando granchi e conchiglie variopinte.
Lezione di Anatomia del dottor Tulp (Rembrandt)

La grandezza pittorica di Rembrandt è molto evidente nella tela del


1632 della
Lezione di anatomia del dottor Tulp. La scena avventata nel chiuso di
una stanza assolutamente sfoglia, rappresenta il dottor Tulp mentre sta
mostrando a un gruppo di sette allievi la disposizione dei fasci
muscolari dell’avambraccio sinistro di un cadavere. La composizione è
costruita lungo la diagonale che dall’angolo di sinistra in alto allinea le
teste dei due allievi, passa traverso le mani del chirurgo e termina in
corrispondenza del trattato di anatomia aperto verso gli studenti. La
mediana orizzontale allinea le teste di altri quattro allievi in modo da
formare una sorta di freccia simbolica indirizzate verso le capaci mani
del chirurgo. Quest’ultimo è colto nel momento in cui sta spiegando le
parti anatomiche che mette in evidenza con il divaricatore. Gli studenti
sono variamente atteggiati, a seconda dei propri interessi e delle
rispettive personalità. C’è chi si protende verso il professore, che fissa
lo sguardo sul trattato, chi si distrae volgendo l’attenzione
all’osservatore. L’atmosfera appare cupa e sospesa. L’unica fonte di
illuminazione sembra provenire proprio dal cadavere disteso sul tavolo.

Ragazza con Turbante

È nota anche come ragazza con orecchino di perla. La fanciulla ritratta


è colta in un momento spontaneo e improvviso che le fa volgere
docilmente il capo di tre quarti verso l’osservatore, quasi fosse stata
richiamata proprio in quel momento. La luce accende il turbante di
tocchi di giallo e di celeste, mentre la perla calza perfettamente con lo
scintillio naturale degli occhi. La bocca dalle labbra sottili ma
delicatamente carnose, si dischiude in uno stupefatto sorriso. È uno dei
ritratti più intensi e intimi di tutta la pittura olandese del seicento.

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