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LETTERATURA INGLESE:

 THE TEMPEST, W. Shakespeare


Brevi accenni autore: Tutto ciò che sappiamo con certezza di Shakespeare è che
nacque a Stratford sull’Avon il 23 aprile del 1564. Frequentò il grammar school di
Stratford dove imparò, come scrisse un suo contemporaneo, “poco latino e meno
greco”. Sappiamo che si sposò da giovanissimo e ebbe tre figli. Come tutti i giovani
ambiziosi lasciò la sua cittadina natale per cercare fortuna a Londra, trovandola quasi
subito. Nei primi anni della sua carriera lavorò come attore e dal 1594 cominciò a
lavorare per la compagnia dei Lord Chamberlain’s Men che cambiò il nome in The
King’s Men dal 1603. Per queste compagnie scrisse due drammi all’anno per poi
costruire un nuovo teatro nel 1599, il Globe. Morì infine il 23 aprile 1616.
Opere: Per quanto riguarda i suoi drammi non si curò affatto di pubblicarli; furono
raccolti per la prima volta nel 1623 da due attori della sua compagnia, in uno dei più
celebri in-folio della storia della letteratura. Nella sua produzione possiamo
considerare: 38 drammi, un canzoniere, due poemetti. Le opere drammatiche
seguivano la moda senechiana tra cui il primo dramma fu Titus Andronicus del 1592,
ambientata nella Roma del VI secolo. Bisogna includere anche i drammi storici, i
cosiddetti history plays, come le tre parti di Enrico IV e Riccardo III, poi ancora
Riccardo II, le due parti di Enrico IV e l’Enrico V del 1599. Negli stessi anni
Novanta in cui scrive i drammi storici, S. pubblicherà anche le sue commedie più
brillanti: Sogno di una notte di mezza estate, As you like it, Molto rumore per nulla,
Il mercante di Venezia. Ma la fama di Shakespeare si deve soprattutto a un gruppo di
tragedie scritte tra il 1599 e il 1608. È nelle tragedie che S. crea i suoi personaggi più
memorabili. Il primo è sicuramente Amleto, scritto e interpretato nel 1601, seguono
poi Otello, King Lear, Macbeth e l’ultima tragedia Antonio e Cleopatra del 1607.
Shakespeare fu anche un poeta grandissimo scrivendo due poemetti giovanili,
Venere e Adone e Lo stupro di Lucrezia, nei quali è presente la firma dell’autore. È
poi, nei sonetti, che la poesia di S. raggiunge il suo picco più elevato e più maturo, i
quali non portano né la firma né la dedica dell’autore. Si tratta di un canzoniere
composto di 154 sonetti, dei quali 126 sono dedicati a un fair youth (bel giovane), e i
rimanenti ad una dark lady e gli ultimi due che hanno come argomento Cupido.
Sicuramente si distinguono perché la maggior parte di loro non sono dedicati ad una
donna ma ad un uomo, poi perché quando si rivolgono ad una donna, ella si
contrappone a quella tipicamente petrarchesca e angelica ma è decisamente black.
THE TEMPEST:
Rappresentata per la prima volta a Corte nell’estate del 1611 e poi nell’inverno del
1612-13, The tempest è l’ultima opera interamente dovuta a Shakespeare, dopo la
quale egli si ritirò a Stratford per morirvi qualche anno dopo, nel 1616. Proprio per
questo essa è stata spesso considerata in chiava autobiografica: l’opera di un’artista, e
di un uomo, ormai stanco, esausto -dopo la strenua ricerca drammatica ed esistenziale
delle grandi tragedie- a ripiegare ad una visione rasserenata e insieme rassegnata
della vita e che dunque, attraverso Prospero, lascia il suo messaggio di rinuncia al
teatro. La favola apparentemente semplice e lineare del Duca spodestato di Milano,
Prospero, il quale dopo aver vissuto 12 anni in un’isola deserta con la figlia Miranda,
il selvaggio Caliban e lo spirito Ariel, usa i suoi poteri magici per scatenare una
tempesta, far espiare ad Alonso, Re di Napoli e al fratello Antonio le loro colpe,
riacquistare il Ducato perduto e, dopo aver provocato il matrimonio della figlia con
Ferdinando, figlio del Re di Napoli, tornare a Milano. Siamo sicuramente di fronte ad
un’opera ricca di significati, considerata uno dei testi più ardui del corpus
shakespeariano. Più ardui, perché usa una drammaticità per dar forma teatrale al
movimento della vita, di qui il suo carattere spesso “narrativo”. Vi è la presenza del
ritorno di alcuni temi come la rigenerazione, la riconciliazione, la dimensione
simbolica che hanno per esempio la tempesta e l’isola, il mare, l’acqua e anche la
funzione che assume la musica. Di qui il richiamo frequente alla mitologia (l’Odissea
e soprattutto l’Eneide, nonché l’Ovidio delle Metamorfosi) sia alla tradizione
religiosa (il giardino dell’Eden, Adamo ed Eva), col tentativo di inserire il discorso
drammatico in una sfera più universale. La tempesta, come la stessa occasione della
rappresentazione a Corte, non è un avvenimento mondano ma politico, così la
vicenda di Prospero consente a Shakespeare di affrontare alcuni dei nodi cruciali
della situazione contemporanea: Prospero è sì l’uomo di fronte alla vita e alla morte,
ed è anche il padre di fronte al rapporto con la figlia; ma Prospero è duca, e ciò fa sì
che attraverso di lui Shakespeare ancora una volta rifletta sul problema del governo e
del governante, e insomma del Principe, tema costante della sue opere. Prospero è
anche mago e scienziato, ed ecco allora che tale qualità fa della sua azione scenica
l’immagine di un momento di storia della scienze e delle idee; Prospero è
colonizzatore, e nel suo rapporto con Caliban, trova forma il rapporto dell’Inghilterra
cinquecentesca e seicentesca con le nuove terre e soprattutto l’America nonché quello
dell’uomo bianco con l’uomo selvatico.
Un aspetto significativo che emerge nella tempesta è sicuramente la musica. Qui essa
appare come accompagnamento ma anche, in quella prodotta da Ariel, come
strumento dell’azione, e, ancora di più, come nei songs dello stesso Ariel, in quanto
linguaggio capace di suggerire ciò che la parola drammatica non è in grado di
esprimere compiutamente. E c’è anche la musica come il suono del mare, anzitutto,
sempre presente, dal ruggito iniziale alla finale quiete, vista come realtà fisica che
definisca l’isola, faccia scoprire nuove terre, trasporti navi, unisca continenti, e del
mare sia come mito letterario, sia come simbolo di nascita e morte. E poi i suoni
dell’isola: che è come una grande conchiglia sonora in cui echeggiano i suoni, in cui
c’è la voce della natura e quella dell’uomo, degli animali e delle piante. Come dirà
Caliban “l’isola è piena di rumori, suoni e dolci arie, che danno piacere e non fanno
male”. Poi c’è la musica del linguaggio, un linguaggio che nella tempesta non ha la
ricchezza metaforica di altre opere, perché la funzione di connessione della realtà
nelle immagini in S. è assolta dalla musica. Si potrebbe dire, quindi, che l’uso dei
suoni e della musica, non è mai fine a se stessa ma è sempre in funzione del discorso
drammatico.
Ma insieme e ancora più che nella musica, Shakespeare si avvale anche di un altro
strumento, nonché il teatro. Perché la tempesta, la rappresentazione teatrale alla
quale noi spettatori assistiamo, spesso ci porta ad identificarci anche con un’altra
rappresentazione, che è quella della messa in scena di Prospero. Se quest’ultimo è
padre, scienziato, duca e colonizzatore, è anche artista, e in particolare drammaturgo:
è lui a inventare la tempesta, è lui a scrivere il copione secondo il quale si muovono i
personaggi, o dovrebbero muoversi. L’isola, allora, è anche il palcoscenico, è il
teatro, quel teatro di corte in cui la tempesta veniva rappresentata. Sul palcoscenico
della tempesta, appaiono tutti i generi, come la commedia, la tragedia, la commedia
romantica e quella pastorale, c’è il dramma storico e il romance, e c’è persino la
commedia dell’arte attraverso i personaggi di Stefano e Trinculo.
Per quando riguarda il rapporto tra Prospero e l’autore, c’è e si identificano ma hanno
anche delle differenze: la rinuncia di Prospero non è quella di Shakespeare perché il
teatro di Prospero (il teatro della magia, dell’artificio, delle macchine dell’illusione)
non è quello di S., contrapponendovi un teatro legato all’esperienza, alla realtà, forse
più vicino al Globe. Tuttavia la vera importanza dell’epilogo sta nel fatto che
attraverso di esso si stabilisce che il vero protagonista è lo spettatore, il pubblico.
La tempesta non è dunque l’addio di Shakespeare al teatro, ma al contrario, il terreno
di una nuova e grande proposta teatrale. La proposta di un teatro che non sia
spettacolo ma esperienza, non imitazione o riflesso ma nel senso che lo spettatore,
riceva, attraverso l’azione teatrale, gli strumenti del conoscere.
PERSONAGGI:
I personaggi di La tempesta sono ciascuno a modo suo sotto il controllo di Prospero, ma
ogni personaggio ha la propria pretesa di potere.
Prospero:

Caliban: Il figlio bastardo della strega Sycorax e del diavolo, è un abitante originario
dell'isola. In un primo momento, sembra essere una persona cattiva e un povero giudice del
carattere. Prospero lo ha conquistato, quindi per vendetta Caliban complotta per assassinare
Prospero. Accetta Stefano come un dio e affida ai suoi due collaboratori ubriachi e intriganti
il suo complotto omicida. In un certo senso, però, Caliban è anche innocente e infantile,
quasi come qualcuno che non conosce niente di meglio. Poiché è l'unico abitante originario
dell'isola, non sa nemmeno come parlare fino all'arrivo di Prospero e Miranda. È guidato
esclusivamente dai suoi bisogni emotivi e fisici e non capisce le persone intorno a lui o gli
eventi che si verificano. Calibano non pensa completamente alle conseguenze delle sue
azioni, forse perché gli manca l'abilità. Altri personaggi spesso si riferiscono a Caliban
come un "mostro". Come pubblico, però, la nostra risposta a lui non è così definitiva. Da un
lato, il suo aspetto grottesco e il suo processo decisionale fuorviante possono indurci a
schierarci con gli altri personaggi. Caliban prende una serie di decisioni spiacevoli,
dopotutto. Ad esempio, si fida di Stefano e si rende ridicolo con l'alcol. È anche piuttosto
feroce nell'elaborare il suo complotto per uccidere Prospero (sebbene non sia più feroce di
Prospero nell'impostare i cani su di lui). D'altra parte, però, le nostre simpatie sono esaltate
dalla passione di Caliban per l'isola e dal desiderio di essere amato. La sua conoscenza della
terra dimostra il suo status nativo. In quanto tale, è giusto dire che è stato ingiustamente
ridotto in schiavitù da Prospero, e questo ci fa vedere con più compassione. Bisogna
rispettare l'orgoglioso rifiuto di Calibano di servire anche Prospero, forse un segno dei
vari giochi di potere ne "La tempesta". In definitiva, Caliban non è così semplice come la
maggior parte dei personaggi vorrebbe far credere. È un essere complesso e sensibile la cui
ingenuità lo porta spesso alla follia.

In molti modi, il personaggio di Caliban funge sia da specchio che da contrasto con gli altri
personaggi dell'opera. Nella sua pura brutalità, riflette il lato più oscuro di Prospero, e il suo
desiderio di governare l'isola rispecchia l'ambizione di Antonio (che ha portato al suo
rovesciamento di Prospero). Il piano di Calibano per uccidere Prospero rispecchia anche il
piano di Antonio e Sebastian per uccidere Alonso. Come Ferdinando, Calibano trova
Miranda bella e desiderabile. Ma qui è dove diventa un punto di contrasto. L'approccio
tradizionale di Ferdinando al corteggiamento è molto diverso dal tentativo di Calibano di
violentare Miranda per "popolare l'isola con i Calibani". Contrapponendo il calibano basso e
umile con i nobili, Shakespeare costringe il pubblico a pensare in modo critico a come
ognuno usa la manipolazione e la violenza per raggiungere i propri obiettivi.

RAPPORTO TRA CALIBAN E PROSPERO:

Ogni volta che i personaggi parlano di Caliban, commentano come si relaziona con
l'isola su cui è nato. Non è un caso che il primo a descrivere Caliban, e quindi a
definirlo, sia Prospero, che è il maestro di scena di tutta questa commedia.
Nella seconda scena della commedia, mentre parla con Ariel, Prospero gli ricorda la
"strega dagli occhi azzurri", la strega Sycorax, che anni prima era stata abbandonata
sull'isola. Le nacque un figlio che è descritto da Prospero come "un cucciolo
lentigginoso, nato da strega, non onorato con / Una forma umana".Quindi, Prospero
dice a Miranda che visiteranno Caliban. Miranda non è molto contenta della visita e
dice a suo padre che non le piace incontrarlo. Qui, le viene ricordato da Prospero che
non possono vivere senza Calibano mentre si prende cura delle loro faccende.

Quindi, Prospero ordina a Calibano di farsi avanti rivolgendosi a lui come "schiavo
velenoso". Maledicendoli entrambi, Calibano si fa avanti a malincuore. Prospero dà
questa assicurazione al suo schiavo che durante la notte soffrirebbe di "crampi",
"punti laterali" e "puntura". Questo scambio ci dice molto sui personaggi e sul luogo.

Il rapporto tra Calibano e Prospero è piuttosto particolare. C'è animosità reciproca -


nessuno dei due sembra essere gentile verso l'altro - ma c'è anche dipendenza
reciproca. Prospero dipende dal lavoro di Caliban e Caliban dipende dalla saggezza e
dal potere di Prospero.

È una versione della dialettica padrone/schiavo, in cui il padrone dipende dallo


schiavo tanto quanto lo schiavo dal padrone. È anche una versione di tanti rapporti
umani—marito/moglie, padre/figlio, fratello/figlio—in cui amore e odio si scontrano.

L'isola, a quanto pare, non è solo un luogo magico; è anche una specie di laboratorio
o provetta in cui le relazioni umane vengono sollecitate, sperimentate e spinte ai loro
estremi per vedere cosa sta alla base del modo in cui ci relazioniamo gli uni con gli
altri. Abbiamo quindi la descrizione di Caliban di se stesso, del suo passato e della
sua relazione con Prospero e Miranda, e la sua versione è in qualche modo in
contrasto con quella di Prospero. Secondo Caliban, Prospero lo trattava gentilmente
quando aveva più bisogno di lui, quando dipendeva da Caliban per insegnargli come
sopravvivere sull'isola.

Ma poi Prospero ha preso l'isola da Calibano, ha reso Calibano suo schiavo, e ora lo
tiene intrappolato nelle parti peggiori della terra. Molti studiosi hanno interpretato
questa commedia come una versione di ciò che accadde quando i colonizzatori
europei arrivarono nel Nuovo Mondo e imposero il loro dominio sugli abitanti nativi. 

Studi recenti hanno iniziato a esaminare il rapporto tra Calibano e Prospero attraverso
la lente del postcolonialismo, portando a un discorso che esplora questo rapporto
come analogo a quello dei colonizzati e dei colonizzatori. Questo argomento allinea
l'opera di Shakespeare nel contesto della storia, applicandola direttamente agli eventi
reali. Questa lettura allegorica esplora le sfumature dell'abuso di Calibano da parte di
Prospero dopo averlo introdotto nell'isola e il modo in cui gli aspetti dell'abuso fisico
e dell'uso del linguaggio agiscono in modo da opprimere Calibano, parallelamente a
quello delle potenze europee che colonizzano l'Africa e il "Nuovo Mondo".
HAG-SEED, Margaret Atwood
Brevi accenni autore: Poetessa, critica, saggista e scrittrice di romanzi versatile e
prolifica, Margaret Atwood è senza dubbio la più importante scrittrice del Canada.
Nata a Ottawa nel 1939. Lo stile poetico e narrativo di Atwood sono caratterizzati
dall’ingegno, l’ironia e il controllo della forma uniti a un interesse per la mitologia
classica e popolare, soprattutto quella riguardante le donne. A Margaret Atwood piace
riscrivere e reinterpretare la storia e la società attraverso nuovi punti di vista. Le sue opere
testimoniano una continua e profonda preoccupazione per la civiltà occidentale e per
la politica, da lei considerate a un crescente stadio di degrado. Da La donna da
mangiare a Tornare a galla fino a Il racconto dell'ancella, Vera spazzatura e altri
racconti, L'ultimo degli uomini e il più recente L'anno del Diluvio, la narrativa di Margaret
Atwood si presenta in una veste tormentata e visionaria, non priva però di spiragli
ottimistici.
HAG-SEED: 2016
Ci sono molte diverse rivisitazioni delle opere di Shakespeare. Hag-Seed sembra essere uno
dei pochi che ha avuto un successo schiacciante. La trama generale è una classica
interpretazione di The Tempest. Felix, senza dubbio, è il protagonista su cui ruota e si
sviluppa l’intera vicenda. L’autrice disegna il profilo psicologico del regista coinvolgendo
il lettore che, pagina dopo pagina, assiste al cambiamento catartico dello stesso: il
sentimento della vendetta che, pian piano, lascia spazio alla voglia di riconciliarsi con il
mondo. Interessante il continuo parallelismo tra i protagonisti dell’opera shakespeariana la
“Tempesta” e i protagonisti della storia raccontata dalla scrittrice canadese. Il mago
Prospero e l’inventore di magie teatrali Felix, il malvagio Antonio ed il cinico e spietato
Tony. Il regista Felix, nei panni dell’insegnante di teatro Duke, chiede ai suoi allievi-
detenuti di soffermarsi sui singoli personaggi dell’opera teatrale e di prevedere il destino del
singolo personaggio oltre l’epilogo dell’opera stessa. Al riguardo, il personaggio mostruoso
di Caliban viene definito come un alter ego del protagonista Prospero: l’uomo dalle
sembianze mostruose è, secondo quanto ricostruito dagli allievi-detenuti, il figlio di
Prospero e ciò porta alla costruzione di un finale che sembra aprire ad una rinascita del
personaggio.
Hag-seed racconta la Tempesta di Shakespeare per un pubblico di lettori del ventunesimo
secolo sotto forma di finzione, trasferendo le azioni dall'isola magica del racconto originale
alla Canada contemporanea. Quindi è importante considerare il contesto della scrittrice: la
società moderna è laica, ciò significa che non sono guidati dalla religione, e le persone non
credono più nel bene e nel male. Questo significa anche che le persone non credono più
nella magia e, dunque, Margaret Atwood, invece di affidarsi ad essa, spiega questi fenomeni
attraverso la tecnologia, effetti speciali ed immaginazione. A differenza dei tempi di
Shakespeare, le donne della moderna società occidentale hanno più diritti, visti come esseri
individuali più che prodotti maschili. In quanto tali, le donne di Atwood erano più potenti,
competenti e forti. Lo vediamo, per esempio, con Miranda. Quella di S. è innocente e
sessualizzata dagli uomini, mentre la Miranda di Atwood, è molto più determinata e potente.
Personaggio di Felix: Il protagonista del romanzo, un regista che accetta di insegnare
Shakespeare in una prigione locale dopo essere stato estromesso dalla sua posizione di capo
di un importante festival teatrale. Felix è allo stesso tempo un genio teatrale e un uomo solo
e invecchiato; lotta per conciliare questi due personaggi, creando anche un nuovo nome per
se stesso: Mr. Duke, dopo aver perso il lavoro e aver nascosto la sua vera identità a tutti
nella prigione. Per gran parte del romanzo Felix è motivato principalmente da sentimenti di
dolore e risentimento, che esprime attraverso una produzione di The Tempest che monta
alla prigione. Usa la produzione per attirare i politici che una volta lo hanno licenziato, Tony
Price e Sal O'Nally, alla prigione ed esigere la sua vendetta. Allo stesso tempo,
concentrandosi sul rapporto padre-figlia tra i due personaggi principali della commedia,
Prospero e Miranda, spera di far rivivere sua figlia Miranda , morta dodici anni fa ma di cui
allucina spesso la presenza spettrale visitandolo. La sua ossessiva ricerca di questi obiettivi
spesso rende Felix egocentrico, ma fa anche molto bene agli altri lungo la strada. In prigione
è un insegnante dedicato e il programma che escogita si rivela educativo e terapeutico per i
detenuti. Prende anche un'attrice solitaria e in difficoltà, Anne-Marie Greenland , sotto la
sua ala protettrice, facendole da mentore e alla fine gettandola insieme a Frederick
O'Nally, che diventa il suo fidanzato. Alla fine del romanzo Felix ha sconfitto i suoi nemici
ed è tornato al potere come direttore del festival teatrale, ma non è più così interessato al suo
guadagno personale, e trionfa principalmente nei benefici che la sua vendetta ha portato a
coloro che lo circondano. Sebbene non superi mai il suo dolore per Miranda, riesce ad
accettare la sua morte, un passo che gli permette di intraprendere una nuova (potenziale)
relazione con la sua collega, Estelle . Felix corrisponde a Prospero, duca di Milano e
protagonista de La tempesta.
CONFRONTO HAG-SEED E THE TEMPEST:

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