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THE TURN OF THE SCREW- Henry James

 Autore: Henry James

Italo Calvino definisce Henry James come “l’autore che appartiene al secolo XIX per la cronologia
ma al nostro secolo come gusto letterario”, intendendosi ovviamente con “nostro secolo” il ‘900.
L’affermazione di Calvino è importante in quanto coglie come Henry James sia stato uno dei grandi
iniziatori della letteratura del ‘900, appartenendovi a pieno titolo, pur “nascendo” anagraficamente e
letterariamente nell’ ‘800, e ciò non solo per quanto riguarda la letteratura del “fantastico” di cui è
stato un maestro universalmente riconosciuto ma, ancor più, con riferimento al “romanzo moderno”
in sé di cui è stato uno degli assoluti precursori se non il vero e proprio fondatore.
E questo essere a cavallo fra “mondi” ha contrassegnato tutto in James, sia la sua vita che la sua
opera. Perché sebbene americano di nascita egli fu, di fatto, europeo avendo lungamente viaggiato,
vissuto e lavorato in Francia, in Italia e, soprattutto, in Inghilterra dove vi si trasferì stabilmente e
che divenne la sua patria d’adozione, tanto da acquisirne, nel 1915, un anno prima di morire, la
cittadinanza. Ma europeo James fu anche nel “gusto letterario” che lo portò ad appropriarsi dei
canoni e dei generi della tradizione letteraria europea e, al tempo stesso, a rinnovarli e a
reinterpretarli in virtù di quella sua sensibilità novecentesca che egli seppe anticipare dove diventa
preponderante l’elemento psicologico e interiore, emotivo e cerebrale che nasce dall’interno stesso
dello scrittore, si trasferisce ai suoi personaggi e, da questi, al lettore. E uno dei generi classici di
quella tradizione letteraria europea, in particolare anglosassone, a cui James si applicò, riversandovi
quella sua sensibilità, furono le cosiddette “storie di fantasmi” che avevano avuto la loro
consacrazione nell’ambito della letteratura gotica inglese ma che, a differenza di questa, in James si
inscrivono in quel genere cosiddetto “fantastico”, in cui gioca una parte importante un evento di
tipo irrazionale come appunto l’apparizione di fantasmi che si manifestano come delle presenze
inquietanti, indefinibili, diventando un’ossessione. “I fantasmi delle “ghost stories” di Henry
James” – afferma sempre Calvino – “sono quanto mai elusivi. Possono essere incarnazioni del male
senza volto e senza forma come i diabolici servitori del “Giro di vite””. E infatti il “Giro di vite”
appartiene senz’altro a quel genere “fantastico” essendo basato su una storia che rimane in sé
razionalmente inspiegabile.
 Introduzione del romanzo
Pubblicato nel 1898 il “Giro di vite” è in realtà un racconto che fa della presenza dei fantasmi il
mezzo per mettere a nudo inquietudini, paure, angosce tutte interne a chi ne sarà vittima, dove
quello che conta non è l’immagine visiva del fantasma ma l’insieme delle relazioni umane che
sottostanno all’ apparizione dei fantasmi e che questi contribuiscono a determinare, evocando ciò
quell’affermazione di Virginia Woolf che ella fa nel suo saggio “I racconti di fantasmi di Henry
James” quando dice: “I fantasmi di Henry James hanno le loro origini dentro di noi. Sono
presenti… ogni qual volta nell’ordinario emerge l’alone dello straordinario” e, in questo senso,
proprio il “Giro di vite” è un testo precursore di quel grande tema dell’individuo solo di fronte alle
sue inquietudini e alle sue paure tipico del ‘900 e comune anche al nostro contemporaneo.
Il movente iniziale da cui prende le mosse il “Giro di vite” è quello protettivo incarnato da quel
personaggio della giovane istitutrice, nonché io narrante, che James mette al centro del racconto e
attraverso la quale realizza il capolavoro di trasformare quella iniziale funzione protettiva nel suo
opposto, facendo dell’istitutrice da colei che dovrebbe e vorrebbe difendere dal Male, Miles e Flora,
i due bambini a lei affidati, e quindi proteggerli sopra ogni cosa, a colei che sarà travolta da quel
Male, finendo per diventarne ella stessa causa per Miles e Flora.
È proprio l’ambiguità il segno distintivo di tutto il racconto, il quale ha dato luogo ad una messe
innumerevole di interpretazioni, ma nessuna di esse definitiva perché esso, nel suo impianto e nel
suo svolgimento, è deliberatamente irresolubile. Così come peraltro voleva che fosse lo stesso
James, i cui principi su come creare il mistero erano che: “Fino a che gli eventi sono nascosti,
l’immaginazione correrà senza freni e dipingerà ogni sorta di orrori, ma, appena si solleva il velo,
ogni mistero sparisce e con esso la sensazione di terrore.” In questo modo James sposta dall’autore
al lettore la caratterizzazione dei personaggi, la comprensione della loro natura, la loro attendibilità,
non esistendo nei personaggi incertezze sulla loro attendibilità le quali, invece, persistono in pieno
nel lettore. La questione cruciale su cui ruota infatti il “Giro di vite” e che lo lascia aperto a
differenti interpretazioni è proprio quella dell’attendibilità dell’istitutrice rispetto alle “visioni” che
ella avrà e alla loro natura e cioè se esse sono allucinazioni create dalla sua mente o se essa “vede”
realmente, così come ella dice, ciò che vede.
Analisi nell’introduzione del libro di Giovanna Mochi: Non c’è dubbio che la sensazione di chi
si accinge a parlare di questo racconto è quella di sentirsi in trappola, e di non avere via d’uscita;
anche se non sono tanto i fantasmi che ci fanno sentire così bensì i fantasmi della critica, o meglio
ancora della metacritica, e della meta-meta-critica, afferma Giovanna Mochi, in un percorso
davvero infinito, un “giro di vite” inglobante e inarrestabile in cui ad avvitarsi sono le nostre parole
che si ripetono, si rispondono e si infrangono. Fantasmi sempre più intelligenti, agguerriti, ma anche
sempre meno inquietanti ora che, quel “husted little circle” radunato intorno al fuoco ad ascoltare la
storia è diventato una schiera sterminata di voci che si interrogano e rispondono, si sconfessano e si
contraddicono, costruendo teorie e interpretazioni con linguaggi sempre nuovi: psicoanalisi e
femminismo, studi postcoloniali e queer studier e poi di ri-scritture, sequels e prequels, insomma da
quando questo racconto è stato pubblicato non ha mai smesso di suscitare domande. È pur vero però
che questo incatenarsi incessante di voci che si parlano e si richiamano l’un l’altra crea un effetto di
lontananza e di perdita: dove sono finiti i fantasmi di James?
Tra gennaio e aprile del 1898 esce in 12 puntate Il giro di vite, la storia spaventosa e appassionante
di due bambini meravigliosi e dannati-Miles e Flora, fratello e sorella, orfani- e del loro graduale
soccombere delle forze del Male, che piomba improvviso nel mondo di Bly sotto le sembianze
spettrali di due defunti servitori, il maggiordomo Peter Quint e l’istitutrice Miss Jessel, che fin da
quando erano in vita avevano cominciato a esercitare sui bambini i loro influssi maligni, e che
ritornano adesso, a completare quell’opera di corruzione, e a riprendersi le loro piccole vittime. A
raccontare questa storia è la nuova istitutrice a cui i piccolo sono affidati, che lotta strenuamente per
salvare le due creature innocenti; e che perde, impotente, l’orrenda partita. Dunque il racconto si
viene presentato apparentemente così, come una ghost-story terrificante che propone lo scandalo
paradossale dell’infanzia corrotta e il dubbio circa la natura perversa del bambino. Ma come
vedremo anche nell’analisi critica di Giovanna Mochi su “Il giro di vite” vi sono innumerevoli
interpretazioni e diversi spunti di lettura da cui si possono trarre leggendo questo racconto.
Nascono, infatti, dei sospetti secondo Giovanna Mochi, secondo i quali, l’istitutrice e narratrice
giochi un ruolo più complesso di quello di oppositrice delle forze del Male, e che le apparizioni dei
fantasmi possano esser in qualche modo collegate alla sua percezione disturbata. Questo sospetto
viene per esempio presentato in un saggio di Edna Kenton del 1924. Secondo quest’ultima non ci
sono fantasmi nel racconto, né bambini perversi e dannati, ma la squisita drammatizzazione del
piccolo mistero personale dell’istitutrice, figure che materializzano il flusso della sua mente turbata,
e che agiscono la sua storia. Henry James avrebbe dunque, celato un segreto, incaricando al lettore
di scorgere la chiave nascosta della narrazione. Un’altra interpretazione che viene data al racconto è
quella delle lettura freudiana secondo Edmund Wilson che nel 1934 scrive “The Ambiguity of
Henry James”, che costituisce la pietra miliare nel percorso del Giro di vite. Wilson formula di
nuovo l’interpretazione di Edna K. Ma i termini assai più precisi che fanno del suo saggio un
esempio militante di critica freudiana. Il caso di Giro di vite, o piuttosto quello dell’istitutrice,
diventa con Wilson un vero e proprio caso clinico, con i suoi sintomi, i suoi linguaggi in codice e la
sua diagnosi. Secondo il critico quello dell’istitutrice è un caso di nevrosi da repressione sessuale e
che i fantasmi non sono veri fantasmi ma sue allucinazioni. Produzione di fantasmi di mostri,
fantasmi allucinatori della propria sessualità repressa contro i quali ella si sente chiamata a
combattere per salvare l’innocenza dei bambini, che altro non sono che figure di copertura della
propria “innocenza perduta”. La lettura di Wilson si basa sul fatto che è la ragazza e solo lei a
raccontare la storia, e che è soltanto lei a vedere i fantasmi: ella crede che i bambini li vedano, ma
obiettivamente non se ne hanno prove. Ma il testo offre anche dei punti di resistenza alla lettura
freudiana. Il più tenace è quello della cosiddetta “scena del riconoscimento”, durante la
conversazione tra l’istitutrice e Mrs Grose, dopo la seconda apparizione di Peter Quint (capitolo 5).
Mrs Grose riconosce i tratti della figura del defunto Peter Quint e pronuncia per la prima volta il
nome. Per cui si allontana dalla lettura freudiana nella coincidenza tra il fantasma allucinatorio e la
figura di un soggetto anagrafico realmente esistito. Esistono diverse spiegazioni: forse l’istitutrice
ha sentito parlare di Peter Quint in paese, forse ne ha visto un ritratto, o forse l’immagine e il suo
nome costituiscono il prodotto finale di un processo in cui i timori e i desideri repressi della
istitutrice coincidono con le paure e i ricordi di Mrs Grose; Peter Quint nasce dunque in quel
momento, quando l’anziana donna, pronunciandone il nome, dà corpo e identità a un puro
significante, che da allora si costruirà per entrambe, in modi diversi, come presenza: lo spettro di
un’anima dannata per una e per l’altra la proiezione allucinata dei propri fantasmi.
Insomma, si sviluppa intorno al racconto jamesiano una delle più ingarbugliate e appassionate
vicende critiche che mai abbia accompagnato un testo critico. nasce infatti una bipartizione di
gruppi: quello dei cosiddetti “allucinazionisti” come Wilson, che si contrappone a quello degli
“apparizionisti”, ossia di colori che difendono lo statuto della ghost-storye vedono nella lettura in
chiave psicologica una indebita ingerenza del linguaggio della ragione e della scienza nello spazio
del soprannaturale. Per esempio i termini quali nervous o exited , riferiti alla ragazza, vengono
recepiti in senso clinico e quindi vicino agli allucinazionisti; così come la menzione della natura
eccentric del padre e di disturbing letters from home sarebbe un chiaro suggerimento di disturbi
ereditari o l’indizio di Harley Street che al tempo era sede di rinomati studi medici. E sull’altro
versante, per cui su quello degli apparizionisti, il Giro di vite contiene una terminologia di stampo
spirituale: i numerosissimi riferimenti alla bellezza angelica o celestiale dei bambini, la loro blessed
innocence, il loro divide smile e di contro le figure infernali dei due spiriti.
Infatti da questi ultimi, secondo Giovanna Mochi, nascono analisi del racconto contro la lettura
freudiana e quindi contra la linea psicoanalitica. Secondo gli apparizionisti Giro di vite sarebbe una
sorta di una semplice allegoria che drammatizza il conflitto tra il Bene e il Male. Le apparizioni
sono quindi la personificazione del Male (si pensi per esempio alla maschera del Demonio che
viene data a Peter Quint: capelli e baffetti rossi, sguardo da serpente..), l’istitutrice invece
rappresenterebbe l’angelo custode inviato a proteggere i fanciulli innocenti e dunque Bly è il
giardino dell’Eden. Tuttavia, può vedere come questa giostra di prove e controprove pro e contro
l’istitutrice, o nei confronti dei fantasmi veri, si risolve alla fine con una parità e che secondo
Giovanna Mochi sono ugualmente corretti. Mette infatti a confronto le prove, per esempio: che i
fantasmi ci sono e l’istitutrice è perfettamente sana di mente e dall’altra parte i fantasmi sono
allucinazioni e l’istitutrice è nevrotica o pazza. Oppure la prova secondo la quale i bambini sono
corrotti e si incontrano regolarmente con i fantasmi e mentono oppure i che i bambini non vedono
mai i fantasmi e che certe incongruenze del loro comportamento sono quelle di normali bambini
spaventati. O ancora la morte di Miles, è spiegabile solo in termini soprannaturali, e non il suo
cuore non regge al fatto di essere impossessato o d’altra parte Miles muore di paura per un attacco
di cuore o è la stessa istitutrice a soffocarlo involontariamente nel suo abbraccio o ucciderlo per
sottrarlo dal demonio.
Ancora ulteriori interpretazioni: quelle di Eric Solomon per esempio, che nel 1963 scrive il saggio
“The return of the screw”, che secondo lui offre l’unica spiegazione degli strani fatti avvenuti a Bly.
La sua chiave di lettura è che l’istitutrice, e pima di lei Miss Jessel e Peter Quint, poi Miles e Flora,
sono tutti stati vittime della più abile e la più disperata delle malvage eroine vittoriane, ovvero la
perfida Mrs Grose. O ancora un’altra versione del racconto è quella di nascondere un’ulteriore
segreto: quello della malattia mentale della sorella di Henry James, Alice, che fa però del Giro di
vite un’altra storia: quella di Alice e dei suoi fantasmi. Alice muore di cancro dopo anni di cure per
la malattia e registra la sua tristissima vicenda in un Diario che rivelerebbe una relazione tra lei e
l’istitutrice. Quella che James racconta, dunque, è la storia di una pressione, di un torsione del
linguaggio nei confronti di un mistero e di un spazio di alterità che non vuole e deve essere
rivelato, detto, raccontato. Il giro di vite quindi si fa metafora della non decifrabilità del testo e
della totale alienazione del soggetto nelle spire diaboliche del linguaggio. Un testo cancellato, un
puro significante intessuto di non detto.
Naturalmente, in questo racconto è inevitabile che esca fuori la prospettiva femminista: è
naturalmente l’istitutrice, con la sua parola e la sua soggettività al femminile, il centro
dell’attenzione. Una soggettività che la critica precedente, di marca fortemente maschile, avrebbe
collocato a forza in un discorso patriarcale che non la contiene. L’istitutrice, persona autonoma,
economicamente indipendente, che esce dal circolo familiare rinunciando ai propri desideri e alla
propria sessualità, costituisce un modello nei confronti degli stereotipi codificati della “madre
buona-angelo del focolare” (Mrs Grose) e della donna perduta (Miss Jessel) e finisce per essere
posizionata nell’unica casella rimasta libera nel tempio vittoriano della costruzione del femminile,
quella della pazza, la madwoman in the attic di tanti romanzi coevi (contemporanei). C’è dunque
nel racconto tutto uno spazio del femminile da esplorare, spazio non solo psicologico ma anche
culturale e sociale: ecco che le letture femministe e di gender si intrecciando con quelle di stampo
marxista. Vengono per esempio messi in primo piano i rapporti di classe e di potere che regolano lo
spazio a Bly, in cui appartengono tutta una serie di categorie maschile/femminile, padrone/servo,
acculturato/analfabeta, adulto/bambino. Viene inserito perfino il contesto storico-politico
dell’imperialismo inglese che traggono spunto dal fatto che Miles e Flora sono rimasti solo con lo
zio dopo la morte del suo fratello più giovane, militare in India. Dunque si tratta di due indian
orphans con nessuna menzione alla madre o ancora l’istitutrice che chiama la comunità di Bly come
“our small colony”, in cui vengono letti ancora una volta rapporti di potere e di seduzione.
In un accidentato tour de force di letture di genere, tutti i personaggi del racconto-non solo i
bambini e fantasmi, ma l’istitutrice stessa, il Master, Douglas, il Primo narratore del Prologo, ecc
vengono passati al vaglio della loro incerta o doppia identità sessuale, fino all’affermazione
paradossale che questa sarebbe la vera ambiguità e il vero segreto della storia.
 Analisi capitoli
Prologo
Il prologo del racconto è una sorta di paratesto e il senso è quello di raccontarci l’antefatto. Nel
prologo c’è un io narrante che ci descrive la scena: si concentra sulla figura di Douglas che davanti
al caminetto dice che quello che racconterà, ovvero una storia di fantasmi che esiste soltanto in
forma scritta per cui dovrà recuperare il manoscritto (scritto in prima persona dalla governante)
mandando il suo servitore a casa sua a Londra. Già a partire dal prologo capiamo come Il giro di
vite affronta una crisi interpretativa. È semplicemente una storia di fantasmi, come lascia intendere
Douglas, o la governante, da cui ascolteremo il resto del racconto, è una pazza e una narratrice
inaffidabile? La maggior parte del romanzo pretende di essere il manoscritto scritto dalla
governante ed è quindi scritto in prima persona dal suo limitato punto di vista. Parlando del
manoscritto piuttosto che iniziare semplicemente con la narrazione della governante, James
sottolinea che rappresenta la prospettiva di una singola persona. Questa sezione di inquadratura
iniziale si distingue notevolmente dalla storia. Raccontato da una prospettiva autoriale oggettiva, in
cui lo stesso narratore anonimo parla della propria trascrizione del manoscritto nel libro che il
lettore tiene tra le mani, sembra a prima vista fornire al lettore informazioni di base affidabili
necessarie per la storia. Tuttavia, è importante notare che tutte le informazioni fornite sulla
governante non provengono dal narratore ma esclusivamente da Douglas, un uomo che i personaggi
stessi notano era chiaramente innamorato della governante. Abbiamo sentito da Douglas infatti che
la governante era una giovane innocente il cui datore di lavoro ha approfittato della sua
inesperienza, per cui non sorprende che le sue parole condannino un uomo amato da questa donna,
plasmando le supposizioni del lettore mentre inizia la narrazione della governante e che mettono in
dubbio l'affidabilità dei narratori della storia. Dunque, a causa del legame emotivo di Douglas con
la governante, non possiamo essere del tutto certi della sua innocenza né della connivenza del
gentiluomo.
Questa sezione di apertura rivela anche l'origine del titolo del libro. Raccontando una storia di
fantasmi in cui un bambino è visitato da un'apparizione spettrale, Griffin dà alla storia già
spaventosa un "giro di vite". Raccontando la storia di due bambini che incontrano fantasmi,
Douglas dice che cerca di dare due giri di vite. A questo livello oggettivo, quindi, sembra che James
intenda il suo libro come una storia di fantasmi. Quando finiamo il prologo e iniziamo la narrazione
della governante, sappiamo che la storia a venire è una storia di fantasmi e che coinvolge una
governante innamorata del suo datore di lavoro. Normalmente, data questa premessa di base della
storia, ci aspetteremmo che la storia sia un romanzo gotico e che abbia una trama irrealistica,
principalmente nel senso che conterrebbe elementi soprannaturali ma anche nell'idea che una
governante potrebbe aspirare a elevarsi al di sopra del suo rango e conquistare l'amore di un ricco
gentiluomo, qualcosa che accade nei romanzi gotici come Jane Eyre ma non nella vita reale. In altre
parole, per leggere una storia come questa, saremmo normalmente disposti a mettere da parte il
nostro cinismo sul fatto che questi eventi possano realmente accadere e semplicemente goderci la
storia. La funzione principale del prologo, tuttavia, è quella di dirci di non farlo.
Inoltre, il prologo descrive un pubblico per la storia della governante che è adulto, mondano e
cinico piuttosto che ingenuo o sentimentale. Il narratore chiarisce che alcuni degli ospiti sono più
sofisticati di altri e che coloro che rimangono per ascoltare la storia di Douglas sono un gruppo
selezionato. I membri del gruppo sono piuttosto aggressivi riguardo a ciò che Douglas dice per
trarre deduzioni sessuali. L'ospite che scherza sull'ex governante che muore per "tanta rispettabilità"
sta insinuando che l'ex governante è poco rispettabile, forse moralmente e sessualmente libera.
Questo ospite tratta la storia di Douglas in modo scettico, persino cinico, rifiutando di prendere le
cose per oro colato e pronto a fare deduzioni di natura sessuale. Quando apprendiamo di più su
questa ex governante, la signorina Jessel, vediamo che questa ospite ha assolutamente ragione e
forse concludiamo che siamo destinati a leggereIl giro di vite allo stesso modo: vedere i personaggi
in modo realistico piuttosto che romantico, trattare la storia con scetticismo e leggere tra le righe
alla ricerca di sfumature sessuali.
Prima parte: L’istitutrice inizia a narrare dal suo punto di vista
Ci sono tre narratori: il narratore esterno all’inizio del prologo, Douglas, colui che legge la storia
al pubblico e l’istitutrice che narra in prima persona a partire dal I capitolo. Dalla prima frase del
suo racconto, nel capitolo I, la governante richiama l'attenzione sui propri bruschi sbalzi di umore e
atteggiamento, un focus che la fa sembrare sensibile, emotiva, nervosa e introspettiva ma non
necessariamente affidabile. Le sue percezioni delle cose a Bly sono chiaramente modellate dalle sue
emozioni e dalla sua immaginazione, e spesso i suoi giudizi sembrano eccessivamente frettolosi o
intensi. La sua reazione a Flora, in particolare, sembra eccessiva, poiché la descrive in termini così
idealizzati ("radiosa", "beata"). È interessante notare che le osservazioni e le ipotesi della
governante su Flora sono tutte basate sull'aspetto fisico. Di volta in volta la chiama bella, descrive i
suoi riccioli biondi e gli occhi azzurri e la paragona a un angelo, "in effetti uno dei santi bambini di
Raffaello". In parte, questa enfasi sull'apparente natura angelica di Flora rende la sua successiva
corruzione ancora più inquietante, ma allo stesso tempo dimostra la fallibilità del giudizio della
governante, che è tutto basato sull'apparenza. La governante prova affetto per la signora Grose, ma i
suoi sentimenti spesso si trasformano rapidamente, anche se brevemente, in sospetto. Ha la
sensazione che lo sia anche la signora Grose felice di vederla, entrambi forniscono una
prefigurazione e creano la sensazione che stia succedendo qualcosa che dobbiamo ancora
conoscere. Tuttavia, la sensibilità e la volatilità della governante creano anche una sensazione di
incertezza sul fatto che possiamo fidarci del suo punto di vista. Questa domanda è uno dei problemi
centrali de Il giro di vite, che si sviluppa e approfondisce piuttosto che risolversi.
L’istitutrice nel romanzo d’apertura è particolarmente soddisfatta della capacità che questa
posizione le dà di trascendere il suo rango, come dimostrato dalla sua felicità nel vedere le due
cameriere sbirciare fuori dalla casa al suo arrivo e dal suo brivido per l'inchino della signora Grose.
Questo capitolo inverte la dinamica del passato in cui la governante aveva abitato una classe
inferiore - e quindi deteneva meno potere - rispetto al gentiluomo. Assumere la posizione di
governante di Flora le permette di assumere il ruolo di madre. Sta facendo molto di più che dare
lezioni a Flora; funge da tutore, anche facendo dormire il bambino nella sua stanza. Sebbene non
possa contattare il gentiluomo, recitando il ruolo di amante di Bly e madre di Flora, la governante
assume il ruolo di sua moglie per procura. Anche in questo capitolo si intravede già il filo di
presupposti e di velate comunicazioni che caratterizzano il romanzo. Rapporto iniziale con la
signora Grose: La signora Grose non dice mai di essere contenta di avere la governante lì, e infatti
la governante nota esplicitamente che non mostra alcuna felicità. Tuttavia, senza alcuna
dichiarazione o prova a sostegno della sua convinzione, la governante decide che la signora Grose
deve essere felice. Allo stesso modo, prende l'assenso della signora Grose al suo suggerimento di
incontrare Miles alla carrozza come un tacito "impegno" che dovrebbero sempre essere d'accordo -
dimenticando o ignorando che questa donna, una domestica che le ha fatto la riverenza al suo
arrivo, potrebbe non aver la libertà di non essere d'accordo con lei.
Primi presagi: Nonostante l'atteggiamento positivo della governante per gran parte del capitolo,
rimangono elementi che prefigurano gli eventi imminenti. Le sue apprensioni ei suoi dubbi durante
il viaggio in carrozza si rivelano fondati. I corvi che volteggiano sopra Bly al suo arrivo non sono di
buon auspicio per la visita. I corvi sono mangiatori di carogne, mangiatori di carne morta e in
decomposizione e sono un simbolo di morte. Allo stesso modo, il pianto e il passo del bambino che
la governante crede di aver sentito ispirano una paura che in seguito si realizza pienamente.
Potrebbero essere i segni di fantasmi o questi suoni potrebbero essere l'inizio della paranoia della
governante. Conclusione simbolica del primo capitolo: La governante conclude il capitolo
annunciando "Ero stranamente al timone!" Nel creare questa metafora di se stessa come capitano e
Bly come nave, che si ripresenterà in seguito, si dichiara responsabile non solo della cura dei
bambini, ma suggerisce di essere la forza dietro gli eventi che si verificheranno a Bly. È anche al
timone del libro, ricordando al lettore che non sta vedendo una realtà trasparente, ma piuttosto la
sua interpretazione e rivisitazione degli eventi.
Seconda parte La ragione incerta sull’espulsione di Miles da scuola:
Due temi che vengono presentati nel capitolo II e che fanno presagire un male ancora maggiore a
venire - sia che provenga dalla mente dell'istitutrice o da fantasmi nascosti da questi segreti. Il
capitolo II introduce l'allettante mistero di ciò che Miles ha fatto per farsi espellere dalla scuola.
Anche se Miles sembra un angelo ed era uno dei ragazzi più giovani lì, a quanto pare ha fatto
qualcosa di così brutto che la scuola non ha pensato che disciplinarlo sarebbe stato sufficiente, forse
perché rappresenta una sorta di pericolo per gli altri studenti. Stranamente, il preside si rifiuta
persino di menzionare nella lettera cosa ha fatto Miles. Dal momento che James non ci fa mai
sapere cosa è successo, potremmo concludere che indovinare la risposta è impossibile, che James
non ha mai avuto in mente qualcosa di specifico e invece lascia il crimine di Miles alla nostra
immaginazione per creare un'impressione sinistra. Se, d'altra parte, decidiamo che esiste una
risposta a questo indovinello e che dovremmo leggere tra le righe per capirlo, allora il crimine
dovrebbe essere sia qualcosa che era condannato dalla società vittoriana sia qualcosa di cui era
vietato parlare. Per molti di noi, questi fatti suggeriscono fortemente che l'infrazione di Miles fosse
di natura sessuale. Come vedremo nei capitoli successivi, potrebbe essere stato esposto al sesso da
ex servi senza scrupoli, e quindi potrebbe impartire conoscenze sul sesso ai suoi coetanei a scuola o
forse impegnarsi in comportamenti sessuali. Nel capitolo XXIV, ammette infine di aver "detto
cose" a persone che gli "piacevano" e che quelle persone hanno ripetuto le cose che ha detto a
coloro che gli erano piaciuti, parole che si caricano di un senso oscuro, proibito e indicibile: sono
forse le chiacchere ammiccanti e maliziose che ogni bambino/a scambia con i suoi amichetti alla
scoperta del mondo adulto? Ma la risposta tuttavia, James non ce la concede fino in fondo. La
reazione della governante alla lettera del preside è sia strana che rivelatrice. Una governante più
pratica potrebbe seguire la scuola, fare domande insistenti, ottenere fatti concreti e cercare di
risolvere la situazione. Invece, questa governante lascia correre la sua immaginazione, evocando le
possibilità più oscure, accennando alla natura sessuale del suo misfatto quando si riferisce alla
possibilità che corrompa gli altri studenti. Nonostante la sua curiosità e capacità di immaginare
scenari orribili, evita di perseguire i fatti. Sembra volere che la situazione sia complicata e difficile
piuttosto che semplice, apparentemente perché vuole una sfida eroica che le dia l'opportunità di
conquistare la gratitudine del datore di lavoro assente di cui è innamorata.
Terza parte: I primi due eventi soprannaturali presentati nel capitolo 3 e 4:
Il capitolo III presenta il primo evento soprannaturale, il primo avvistamento del fantasma di
Peter Quint da parte della governante, anche se né noi né la governante ci rendiamo conto che è un
fantasma fino alla fine del capitolo V. Chi è l'uomo nella torre? In questo momento, la governante
non lo sa nemmeno e quella mancanza di conoscenza è la ragione della sua paura. Per mettere
questa scena in prospettiva, è importante sapere che uno delle questioni più dibattute de Il giro di
vite è se i fantasmi sono reali o se la governante abbia delle allucinazioni e perché lo fa. Le ragioni
per sospettare che la governante abbia allucinazioni vengono più avanti nella storia. A questo punto
della storia, non abbiamo molti motivi per mettere in discussione ciò che vede la governante. In
effetti, è probabile che continuiamo a pensare che i fantasmi siano reali e resistiamo all'idea che la
governante sia pazza proprio perché sembra impossibile che ella possa aver immaginato il fantasma,
dal momento che vede Peter Quint prima ancora di averne sentito parlare. Tuttavia, l'aspetto di
Peter Quint non è così casuale come sembra. Nel capitolo II, la signora Grose allude
inavvertitamente a Peter Quint senza menzionare il suo nome, dicendo che gli piacevano le sue
ragazze giovani e carine, e la governante riprende questo lapsus, chiedendo a chi intende la signora
Grose, dal momento che ovviamente non è il padrone. Questo scambio potrebbe essere visto come
un semplice presagio, ma forse anche come l'impianto dell'idea nella mente della governante che un
uomo strano e sessualmente predatore sia in qualche modo associato a Bly. Un altro fatto degno di
nota su Quint è che prima che la governante lo veda, fantastica di incontrare qualcuno, forse il suo
datore di lavoro, durante la sua passeggiata. Se decidiamo di cercare prove che Quint sia
un'allucinazione piuttosto che un fantasma, il fatto che l'aspetto di Quint sia così strettamente legato
al desiderio della governante per il padrone potrebbe servire come base per un'interpretazione
psicologica. La mente della governante potrebbe aver prodotto Quint sia come oggetto sostitutivo
del desiderio sessuale sia come ulteriore pretesto per l'eroismo che farà piacere al suo datore di
lavoro. Inoltre, è importante prendere nota della descrizione della figura da parte della governante
come lo vede in questo caso, rispetto a come lo descriverà in seguito alla signora Grose. Qui, dà
poco in termini di particolari fisici - menziona solo che aveva un'aria di familiarità dimostrata dalla
sua mancanza di cappello e dal suo fissarla. Successivamente, fornirà una descrizione molto più
dettagliata, portando alcuni lettori a credere che stia prevaricando (abusando della propria autorità)
e altri a insistere sulla certezza dell'identità della figura. Alla fine, nel capitolo 4 decide che l'uomo
doveva essere un viaggiatore che ha violato coraggiosamente e in modo inappropriato la torre per la
vista che offriva. Tuttavia, in questo steso capitolo avviene un secondo avvistamento: Il secondo
avvistamento dello strano uomo da parte della governante è altrettanto problematico del primo, ma
differisce da quest’ultimo in quanto è leggermente più soggettivo e lo diventeranno sempre di più
man mano che si va avanti. Chiaramente, la sua seconda apparizione smentisce il suo sospetto che
sia solo un viaggiatore di passaggio nella zona. In entrambi i casi, la governante reagisce in
modo simile: girovagando, perdendo completamente la cognizione del tempo. Questa può,
ovviamente, essere una reazione a un intenso shock, come quello che si potrebbe avere vedendo un
fantasma. Ma in particolare, la governante non pensa ancora che quest'uomo sia un fantasma. Anche
dopo il primo incontro, quando intuisce che l'uomo potrebbe essere un viaggiatore, descrive la sua
reazione come "lo shock che ho subito". Questa descrizione di vagabondaggi agitati, tempo perso e
intenso shock offre tutte la prova dell'affermazione che la governante ha sperimentato un attacco
isterico e un'allucinazione.
Rapporto con Jane Eyre: sempre nel quarto capitolo, All'inizio del capitolo, la governante vuole
confrontare la sua situazione alludendo a famosi romanzi della tradizione gotica, I misteri di
Udolpho di Ann Radcliffe del 1794 e Jane Eyre di Charlotte Brontë del 1847 (quest'ultima su una
governante che sposa il suo datore di lavoro, che sappiamo essere la fantasia di questa governante).
In parte, questo illustra la tradizione letteraria che influenza la scrittura di James. Inoltre, dimostra il
desiderio della governante - mostrato in precedenza nei suoi numerosi riferimenti alle fiabe - di
vedersi come un'eroina letteraria, come Jane Eyre. Ciò è particolarmente significativo in quanto la
governante sta infatti scrivendo la propria storia ed è quindi in grado di ritrarre se stessa come
eroina, protettrice e difensore dei suoi cari. Si riferisce anche alla sua immaginazione attiva,
responsabile prima di aver immaginato che il suo datore di lavoro le apparisse e ora delle sue
riflessioni su chi potesse essere l'uomo che aveva visto. Se i fantasmi non sono reali - o anche se
sono semplicemente benevoli - il desiderio della governante di vedersi come un'eroina la spinge a
vedere gli spiriti come vere minacce per Miles e Flora che può poi sconfiggere. Tuttavia, l'effetto di
questi riferimenti non è quello di far sembrare la storia della governante più simile a quei romanzi,
ma esattamente l'opposto. Il fatto che sia incline a vedere se stessa in termini di questi romanzi
gotici ci ricorda che questo non è un romanzo; che quelle sono fantasie piuttosto che realtà; e che
anche se sappiamo che ciò che stiamo leggendo è un'opera di finzione, è un'opera di finzione
realistica.
Quarta parte: Descrizione del primo “visitator” e il suo riconoscimento da parte di Mrs. Grose:
siamo nel capitolo 5, ed è il più problematico per coloro che vogliono sostenere che la governante è
pazza. L'immediato riconoscimento di Peter Quint da parte della signora Grose dalla descrizione
della governante sembra offrire una prova affermativa che la governante abbia visto un fantasma.
Anche se siamo sicuri che Quint sia un vero fantasma e non un prodotto della mente della
governante, possiamo comunque avere la sensazione che le percezioni della governante su Quint
non siano puramente perspicaci e che, in una certa misura, la governante proietti i propri desideri e
paure su di lui. I critici che preferiscono leggere la governante come pazza e il fantasma come
invenzioni della sua immaginazione offrono vari suggerimenti per aggirare questo ostacolo testuale.
Il suggerimento è che la governante avesse sentito una descrizione o una storia su Quint mentre era
in città qualche volta e l'avesse offerta sapendo che la signora Grose l'avrebbe confermata. Altri
sostengono che la signora Grose, risentita per l'intrusione della governante in Bly e tentando
deliberatamente di farla impazzire, avrebbe identificato qualsiasi uomo da lei descritto come il
cameriere morto. I dettagli dell'aspetto dell'uomo, tuttavia, hanno anche un'altra possibile origine:
"È come nessuno" con i capelli rossi ricci, un viso lungo e pallido, baffi rossi, sopracciglia arcuate,
occhi piccoli e acuti, una bocca grande con labbra sottili - come un attore e non un gentiluomo. È
bello ma vestito con i vestiti di qualcun altro, senza cappello. In altre parole, l'uomo descritto dalla
governante corrisponde allo stereotipo dell'uomo sessualmente spaventoso reso popolare dalla
pseudo-scienza e dalla letteratura del suo tempo. Immagine che sembra accordarsi con l'aspetto di
Quint. I capelli rossi, in particolare i capelli rossi ricci, sono esistiti come segno del male fin dalla
Bibbia, fino alle raffigurazioni di un Satana dai capelli rossi in forma umana e alla convinzione che
Giuda fosse rosso. I capelli rossi erano anche associati nel diciannovesimo secolo alla lussuria. Gli
occhi acuti e piccoli illustrano la sessualità e la malvagità dell'uomo, e le sue sopracciglia arcuate
lo mostrano orgoglioso. La forma della sua bocca mostra che è crudele.
Riferimenti del personaggio di Peter Quint: Lo stesso James era a conoscenza delle teorie della
fisiognomica e, sebbene la governante stessa molto probabilmente non avesse letto trattati
scientifici sull'argomento, ha già dimostrato di conoscere la letteratura del suo tempo. Uno di questi
personaggi è Fagin, in Oliver Twist di Dicken, che era apparso a puntate nei mesi prima che la
governante accettasse la sua posizione a Bly. Allo stesso modo, questa sorta di cliché fisiognomico
di un cattivo prolifera nella narrativa gotica con cui aveva familiarità. Così, James attinge
contemporaneamente a una ricca tradizione di cattivi definiti dal loro aspetto - una tradizione che
include The Canterbury Tales Wife of Bath e Gulliver's Travels - ma utilizza l'esistenza di quella
tradizione all'interno della storia. La governante, incapace di riconoscere il suo desiderio sessuale
per il suo datore di lavoro, proietta l'immagine di uno stereotipato maschio minaccioso sessuale - un
uomo che indossa abiti simili al datore di lavoro. La descrizione iniziale della governante, "È come
nessuno", dimostra la sua aria di irrealtà e suggerisce che potrebbe essere un'allucinazione o un
fantasma. Un altro riferimento si può trovare più avanti, precisamente nel capitolo 9, quando
l’istitutrice comincia a raccontare una storia ai bambini “Amelia” di Fielding, in un momento di
assoluta pace: contiene un personaggio dai capelli rossi, barba rossa e viso lungo e pallido: un uomo
con segreti, vizi e un passato criminale. Amelia contiene anche storie di giovani donne rovinate da
uomini attraenti - tra cui la signora Bennet, figlia di un ecclesiastico, la cui storia, se la governante
avesse iniziato il libro prima del suo primo incontro con Quint, potrebbe averle ricordato la sua
stessa infatuazione per il signore in Harley Street e ha provocato un'allucinazione isterica.
Quinta parte: nel sesto capitolo abbiamo 4 passi importanti: la prima confabulazione notturna
(What was settled between us accordingly that night” (134); le informazioni che comincia a
comunicare MRs. Grose, dopo aver sentito che il “Visitant” cercava qualcuno, in salotto (“That’s
whom he was looking for” 136-140: “The poor woman burst into tears”); una riflessione ambigua
(A rigid control” 140) che conduce la narratrice a spiegare cosa intenda per “Proofs” (144) E
poi, la famosa scena del “Mare di Azov”, uno dei passi più indimenticabili, e cruciali al fine della
nostra risposta, individuale, alla domanda: la narratrice è attendibile? O meglio, quanti segnali,
contrapposti ci sta trasmettendo l’autore?
Le dinamiche di classe in gioco nella relazione tra queste due donne forniscono informazioni sul
comportamento della signora Grose. La governante parla della "deferenza" della signora Grose,
nonostante i discorsi che potrebbero indurre altri a dubitare della sua sanità mentale. In quanto serva
che parla alla persona che è stata incaricata della casa, la signora Grose non è in grado di
confrontarsi educatamente o contraddire la governante. In effetti, non è riuscita nemmeno ad agire
contro Quint, che è di classe inferiore rispetto alla governante. Anche la classe di Quint gioca un
ruolo nel disprezzo della governante nei suoi confronti. Quint era un cameriere, un servitore. La sua
usurpazione del potere del padrone, sebbene fatta con il permesso, offende la sua sensibilità
vittoriana cosciente di classe. Il fatto che il cameriere Quint abbia trascorso del tempo con Miles
sembra sconvolgerla ancora di più della consapevolezza che Quint ora è un fantasma. Il contrasto
tra le inclinazioni della signora Grose e della governante diventa subito evidente in questo capitolo.
La signora Grose protesta che non poteva agire contro l'influenza di Quint perché i bambini erano
stati affidati a lui, piuttosto che a lei, e che preferiva non lamentarsi con il padrone perché era
"terribilmente a corto di cose del genere". In altre parole, è inefficace a causa dei disagi che l'azione
le avrebbe causato. La governante, al contrario, cerca un ruolo più attivo di quello che le è
tradizionalmente disponibile come donna. Il suo desiderio di proteggere i bambini da sola nasce da
un impulso di autocompiacimento e dalla convinzione che nascondendo le preoccupazioni al suo
datore di lavoro, guadagnerà il suo amore.
I lettori che credono che i fantasmi siano il prodotto dell'immaginazione travagliata della
governante sottolineano che qui sembra che lei stia saltando alle conclusioni. Presume
immediatamente che la figura che ha visto sia malvagia e che stia cercando i bambini. La sua
intuizione è corretta o è più un'indicazione della sua immaginazione iperattiva e malsana? Quando
giura che, se necessario, proteggerà i bambini diventando lei stessa una vittima, sta mostrando vero
coraggio? O sta cercando di trasformarsi in un'eroina, sperando inconsciamente di poter far
innamorare di lei il suo datore di lavoro assente? Che strano, pensa la governante, che i bambini non
abbiano menzionato Quint! Flora potrebbe essere troppo giovane per ricordarlo, ma Miles sì. La
signora Grose supplica la governante di non menzionare Quint a Miles. I due hanno trascorso molto
tempo insieme su insistenza di Quint, e "Quint era troppo libero con tutti!" Cosa significa
questo? James non lo spiega mai, lasciandoti immaginare il peggio. Ma una sorta di cattiva condotta
sessuale sembra accennata. La signora Grose non ha mai informato il loro datore di lavoro che
Quint era "decisamente e dichiaratamente cattivo". Dopotutto, aveva ordinato ai suoi dipendenti di
non disturbarlo. E aveva paura di quello che avrebbe potuto fare Quint. I bambini erano affidati a
lui, non a lei. Inoltre, il soggiorno di Quint a Bly finì abbastanza presto. Fu trovato morto una
mattina sulla strada del villaggio. Sembra che avesse preso la strada sbagliata tornando a casa
dalla taverna, ed era scivolato su una collina ghiacciata e aveva battuto la testa.
E poi l’ultima scena che chiude il capitolo: Un pomeriggio, mentre Miles sta leggendo, la
governante accompagna Flora nel parco. Flora, felice di divertirsi, gioca in riva allo stagno mentre
la sua governante cuce. Lo stagno rappresenta il Mare di Azof (Azov), un braccio del Mar Nero di
cui sta imparando la geografia. All'improvviso, la governante sente che qualcuno li sta osservando e
con la coda dell'occhio riesce a distinguere una figura dall'altra parte dello stagno. Potrebbe essere
uno dei custodi o il postino, ma la governante sente di conoscere l'identità dello spettatore senza mai
alzare lo sguardo per vedere chi sia. La governante rivolge gli occhi a Flora, e il suo cuore si ferma
mentre si chiede se anche lei vedrà la figura. Il bambino non mostra alcun segno di paura o
interesse. In effetti, sembra quasi voltare di proposito le spalle alla figura mentre fa con attenzione
una barca e un albero con due pezzi di legno. NOTA: La lettura freudiana di questa storia enfatizza
le immagini sessuali in questa sezione. Peter Quint, il fantasma maschio, apparve per primo su una
torre, un simbolo fallico. La signorina Jessel ora appare sopra un simbolo femminile: uno specchio
d'acqua. E cosa potrebbe esserci di più sessuale dei giocattoli di Flora: un pezzo di legno piatto con
un buco e un altro che lei infila nel buco? Coloro che credono in un'interpretazione freudiana della
storia ritengono che James usi immagini sessuali per mostrare che gli spettri che la governante vede
non sono reali ma provengono invece dalla sua sessualità repressa. Ora, la più grande paura della
governante non è vedere il fantasma ma piuttosto "di non vederla" perché ciò significherebbe che
Flora sta interagendo con il fantasma a sua insaputa.
È interessante notare che non otteniamo una descrizione diretta dell'apparizione della signorina
Jessel al lago, ma ne sentiamo parlare solo - in modo poco chiaro - nel racconto parlato della
governante alla signora Grose. Altrettanto importante, non ci viene fornita una descrizione diretta di
Flora che vede il fantasma. Quando l'ultimo capitolo si concluse, Flora aveva voltato le spalle al
lago e la governante non aveva ancora alzato gli occhi per vedere la figura che "sapeva" fosse
dall'altra parte del lago. Per questo motivo, la certezza della governante che Flora sappia è sospetta
e, non sorprende, questo è motivo di molta confusione per la signora Grose. Questo incidente
rappresenta un punto di svolta significativo nella percezione dei bambini da parte della
governante. Fino ad ora sono stati descritti come "angeli", ma alla fine di questo capitolo è certa che
siano dannati. Questo cambiamento dimostra l'instabilità della percezione in Il giro di vite . I
bambini, infatti, non si sono comportati affatto diversamente nel capitolo precedente rispetto a
prima nel libro. Miles era in casa e nemmeno presente durante l'apparizione di Miss Jessel, e Flora
non ha reagito definitivamente alla sua presenza. La certezza della governante che i due bambini
sappiano dei fantasmi è, stranamente, basata sulla loro inerzia, sulla loro mancanza di reazione. Non
vede alcuna possibilità di ottenere prove affermative: Flora negherebbe di aver visto il fantasma
solo se richiesto. Qui, la malvagità di Miss Jessel ha un inconfondibile elemento sessuale. Le
dichiarazioni della signora Grose implicano che se n'è andata perché era incinta. La causa della sua
morte è incerta ma considerata meritevole: "ha pagato per questo". Potrebbe essere morta di parto
o durante un aborto fallito. La sua apparizione in riva al lago potrebbe anche suggerire che si sia
annegata. È molto probabile che la signora Grose si riferisca a queste possibilità quando parla delle
terribili possibilità che immagina. Anche se i fantasmi sono reali, la conclusione della governante
alla fine del capitolo, che i fantasmi sono malvagi e le anime dei bambini sono perdute, è
ingiustificata. Lo stesso James ha definito i fantasmi "fate dell'ordine leggendario" e alcuni critici
suggeriscono - come fa qui la signora Grose - che i fantasmi siano in realtà entità benevole. Al di là
delle sue ipotesi basate sulle loro attività sessuali terrene, la governante non ha motivo di credere
che i fantasmi siano malvagi.
Ritornando al rapporto tra la signora Grose e l’istitutrice, viene fuori anche nel capitolo 8: Le
conversazioni tra la governante e la signora Grose in questo capitolo possono supportare l'idea di
una relazione antagonista tra loro due. La stessa punteggiatura di James - come i trattini alla fine
della frase, quando la governante interrompe la e finisce le sue frasi - impedisce qualsiasi
interpretazione definitiva del significato inteso da un oratore. Ancora una volta, è proprio la
mancanza di prove - il fatto che Miles non abbia mai menzionato la relazione di Quint con Miss
Jessel - che porta la governante a credere che lui ne fosse a conoscenza. Ancora una volta trova
affermazione della malvagità dei bambini nelle loro smentite. Il promemoria che la signora Grose è
una "umile servile" ricorda anche al lettore il divario di classe che la separa dalla governante. La
governante, che si astiene dal parlare della loro differenza di classe durante la conversazione, non
riconosce esplicitamente che anche la signora Grose non può parlare completamente liberamente a
una donna di un altro rango. Qui, in particolare, dove la signora Grose sembra non credere alle
precedenti affermazioni della governante, la sua mancanza di forti obiezioni - e la sua menzione
della difficoltà che aveva nel contraddire la signorina Jessel - illustra la sua reticenza a parlare
contro il suo superiore. Sebbene la governante non si opponga qui, va notato che l'affermazione
della governante di aver fornito descrizioni così dettagliate di Quint e Miss Jessel da ricevere
un'identificazione affermativa non è completamente vera. Sebbene la signora Grose ha identificato
Quint dalla descrizione, l’istitutrice stessa identifica il secondo fantasma di Miss Jessel, anche di
fronte all’iniziale scetticismo della signora Grose.
Sesta parte: L’istitutrice perde il controllo per difendere Miles e Flora a tutti i costi: E’ IN
TRAPPOLA Questi capitoli (dal 9 al 13) descrivono in dettaglio la lotta della governante per
proteggere e salvare i bambini, insieme alla sua crescente impressione che i bambini la stiano
ingannando e che le cose vadano peggio di quanto pensasse. Si manifesta soprattutto a partire dal 10
capitolo: L’istitutrice anche se ricorda a se stessa che i bambini "potrebbero essere innocenti", i
suoi sospetti si sono avvicinati pericolosamente al controllo del suo comportamento e l'hanno
lanciata in richieste che, se i suoi timori sono infondati, potrebbero danneggiare irreparabilmente i
bambini. In questo capitolo, è "tentata" di forzare le confessioni sia di Flora che di Miles. La
necessità di interrogare Flora sulla "verità" del suo viaggio alla finestra arriva dopo che Flora ha
appena spiegato le sue ragioni e ha detto esplicitamente che fuori non c'è nessuno. Il suo desiderio
di scioccare Miles in una confessione non arriva quando ha qualche prova della sua attività, ma
quando sente il silenzio nella sua stanza. Da lì tutto comincia a cambiare, a peggiorare, perché è
l’istitutrice contro i bambini. Lo scrittore affida la narrazione alla donna ma la cosa interessante è
che costruisce l’immagine dei bambini da difendere a tutti i costi. Emerge quella che è l’innocenza
infantile. Nel capitolo 12, La governante ora è sicura che Miss Jessel, Flora, Peter Quint e Miles si
incontrino regolarmente. È un complotto. I bambini fingono di leggere quando, in realtà, parlano di
Quint e Miss Jessel. È tutta una frode: la loro "bellezza soprannaturale, la loro bontà assolutamente
innaturale". I bambini non sono "buoni", sono semplicemente "assenti". Sono posseduti da Quint e
Miss Jessel. I morti ritornano, dice la governante, per amore del male che hanno messo nei bambini.
Non ha più paura di confrontarsi con i fantasmi, ma teme invece di aver perso il potere di vederli e
che i fantasmi appaiano ai bambini proprio in sua presenza. A questo punto scrivere lo zio è la cosa
migliore da fare ma lei si rifiuta: se la signora Grose si rivolge al loro datore di lavoro a suo nome,
lascerà Bly immediatamente. Consapevole o no, la decisione della governante di non contattare il
suo datore di lavoro avrà conseguenze negative, soprattutto quando si accorgerà di non essere in
grado di proteggere i bambini come vorrebbe. La governante descrive il proprio comportamento
come estremamente vigile, vigile ed estremamente affettuoso: si inchina continuamente e abbraccia
i bambini. Eppure le sue espressioni di affetto e la sua costante sorveglianza hanno sfumature
oppressive e soffocanti, e ci sono indizi che i bambini lo tollerano piuttosto che accoglierlo.
Nel capitolo 13, passa un mese e la narratrice si accorge sempre di più di essere manipolata, per
esempio nel momento in cui gli chiedono del suo passato, della sua famiglia per impedirle di fare
delle domande, dandole il senso di essere osservata di nascosto. Si parla di contro narrazione dei
bambini, pur non dandogli grande importanza. Il suo passato è l'unico argomento con cui la
governante si sente a suo agio, ma parlarne rende il silenzio dei bambini più pronunciato al
confronto (prevale dunque qui il tema del non detto che ritroviamo in tutti e quattro i romanzi).
Indipendentemente dal fatto che i fantasmi siano reali o meno, il comportamento della governante è
chiaramente diventato ossessivo e malsano. Piuttosto che prendere il passare del tempo dall'ultima
volta che ha visto la signorina Jessel come un'indicazione che i fantasmi se ne sono andati, dedica
più energia a trarre conclusioni sul comportamento dei bambini.
Differenza tra gli incontri con Peter Quint e quello di Miss Jessel:
La differenza negli incontri della governante con i due fantasmi sulle scale è significativa. Sebbene
la signorina Jessel, come Quint, appaia sotto la governante sulle scale - suggerendo così la sua
convinzione che l'altra donna sia "inferiore" a lei in classe o moralità - la governante reagisce in
modo molto diverso al fantasma femminile che al maschio. Quando si confronta con Quint, lo
fissa con aria di sfida finché non si volta e se ne va. È minacciata dal suo potere, rappresentato dal
suo sguardo su di lei, e lo combatte assumendo per sé il potere maschile dello sguardo.
La signorina Jessel, tuttavia, non è nemmeno a conoscenza della presenza della governante. Qui,
la governante detiene tutto il potere perché vede Miss Jessel e Miss Jessel non la vede. Si tratta di
un capovolgimento della scena al lago durante la quale la governante aveva paura di alzare gli occhi
per vedere la figura che sentiva la stesse guardando. In quanto tale, l'aspetto della signorina Jessel
non spaventa la governante come quello di Quint. Anche dopo aver visto la signorina Jessel sulle
scale, la governante continua a contare le notti dall'ultima apparizione di Quint, non dall'ultimo
avvistamento di fantasmi. Tale importanza attribuita al fantasma maschio può dare credito
all'argomento secondo cui la governante è una paura particolarmente sessuale - che vede un
bell'uomo come più minaccioso di una donna. L'immagine di Miss Jessel che vede la governante è
tutt'altro che minacciosa e - al lettore - potrebbe quasi apparire comprensiva. Questa apparizione è
più simile a un'eco di uno spirito passato, che ripete incidenti della vita, che a un fantasma cosciente
e attivo. Seduta sulle scale a piangere, la signorina Jessel sembra rivivere un incidente della sua vita
travagliata a Bly. La sua scomparsa, mentre la governante resta lì a guardarla, la rende più effimera,
più simile a un ricordo oa una visione, di Quint. Le sue azioni, sedersi e piangere sulle scale non
suscitano il disgusto dell'istitutrice, così come la storia delle sue imprese sessuali raccontata dalla
signora Grose, e in effetti sono abbastanza parallele alle frequenti lacrime dell'istitutrice. Altrettanto
interessante è la capacità della governante di separare l'autorità dei due fantasmi. Non deve
preoccuparsi per Miles, crede, perché la signorina Jessel perseguita solo Flora. Concentrandosi sulle
relazioni di genere tra i bambini ei fantasmi, la governante rivela le sue preoccupazioni sessuali e
non riesce a prevedere cosa scoprirà sul prato. Inoltre, si possono incontrare die parallelismi tra
l’istitutrice e Miss Jessel, soprattutto nel capitolo 15, suggeriscono che la signorina Jessel è, forse,
una proiezione delle paure della governante su se stessa. Potrebbe riconoscersi - in particolare i
propri desideri sessuali - in Miss Jessel e temere di raggiungere le stesse rovinose conseguenze.
Questi parallelismi sono enfatizzati quando la governante siede sulla scala nella stessa posa di
sconfitta emotiva che aveva in precedenza Miss Jessel. Il suo riconoscimento di questa somiglianza
la sconvolge e la spaventa, portandoci a realizzare la sua paura consapevole di diventare come il suo
predecessore. Questo riconoscimento della loro comunanza, più di qualsiasi osservanza della
malvagità di Miss Jessel, può essere ciò che spinge l’istitutrice a gridare: "Terribile miserabile
donna!" Condannando la signorina Jessel, sta anche condannando la parte di lei che riconosce
essere come il suo predecessore e sta quindi tentando di negare la loro connessione.
Settima parte: Dialoghi tra l’istitutrice e il piccolo Miles
A partire dal capitolo 14, si ha un primo avvicinamento tra l’istitutrice e Miles, e in particolare un
primo dialogo sulla questione della scuola di Miles dopo un lungo silenzio. La mancanza di azione
della governante su questo argomento, separata dalla questione dei fantasmi, deve far dubitare il
lettore della sua responsabilità nello svolgimento del suo lavoro. In verità, ha seguito solo una parte
delle disposizioni del suo datore di lavoro. Non lo ha infastidito ma non ha nemmeno affrontato il
problema da sola, scegliendo invece di ignorare l’espulsione di Miles dalla scuola. La domanda di
Miles sul ritorno a scuola suggerisce che potrebbe non essere consapevole del fatto che la sua
espulsione è permanente e potrebbe quindi fornire la prova del motivo per cui non ne ha parlato fino
a questo punto. Questo capitolo fornisce la prova del desiderio della governante, piuttosto che dei
fantasmi, di possedere i bambini. Se ci sono fantasmi a Bly, Miles sarebbe più al sicuro lontano da
loro a scuola. La governante ha avuto mesi per trovargli una nuova scuola. Eppure, lei gli chiede
perché vuole tornare. L’istitutrice è sconvolta quando Miles implica che sarebbe felice a scuola
tanto quanto lo è con lei a Bly ed è confusa quando dice di voler vedere di più della vita ma
soprattutto di stare con quelli come lui. Per la governante, Miles è un angioletto speciale,
eguagliato solo dalla sorella altrettanto angelica. Miles sembra riferirsi semplicemente al voler stare
con altri ragazzini, ma il desiderio della governante di credere che i suoi allievi siano speciali - cosa
che quindi la rende speciale - non le permette di vedere l'ovvio. L'annuncio di Miles, alla fine del
capitolo, che farà qualcosa per far venire suo zio è la decisione significativa che farà avanzare la
catastrofe. La governante, sebbene desideri l'approvazione dello zio e lo avesse precedentemente
immaginato in visita a Bly, sembra paradossalmente terrorizzata dal fatto che venga effettivamente,
prima su suggerimento della signora Grose e ora su quello di Miles. Dunque, ancora una volta, la
conversazione può essere interpretata in due modi completamente diversi: Se si crede ai fantasmi
della storia, probabilmente siamo d'accordo con la governante sul fatto che "l'intera faccenda" dei
fantasmi è "virtualmente fuori" tra loro e che Miles sembra metterla alla prova. Se invece si crede
che i fantasmi esistano solo nella mente della governante, è lei che sembra leggere qualcosa di
sinistro anche nelle osservazioni più innocenti. Quando Miles grida: "Voglio stare con quelli come
me!" sta semplicemente esprimendo il desiderio naturale di un ragazzo di stare con ragazzi della sua
età? O sta esprimendo il desiderio di stare con altri bambini - come sua sorella Flora, suggerisce la
governante - che cospirano con i fantasmi?
Di nuovo nel capitolo 17, diventa evidente il desiderio innaturale della governante di possedere e
controllare lei stessa i bambini. Nonostante le suppliche di Miles di essere "lasciato in pace", la
governante non riesce a controllare il suo bisogno di abbracciarlo e baciarlo. In questo caso, il
desiderio di Miles di essere "lasciato in pace" e di lasciare Bly, anche se gli piace, ha una
spiegazione logica, terrena. Ha paura della governante e del suo comportamento imprevedibile.
Certamente appare sincero nel suo desiderio di portare suo zio a Bly, come sottolinea esortando la
governante a finire la sua lettera, e qualsiasi azione che la governante considera "malvagia" da parte
sua potrebbe semplicemente essere l'unico modo in cui un ragazzino sa come per attirare
l'attenzione di un tutore negligente. Alcuni critici suggeriscono che James abbia scritto questo
romanzo per criticare i modi vittoriani di genitorialità, in cui i genitori ricchi spesso lasciavano
l'intera educazione dei loro figli ai servi.
Ottava parte: La scomparsa di Flora e la sua uscita definitiva da Bly:
L’istitutrice e la signora Grose si accorgono che Flora sia scomparsa nel capitolo 18, la cui colpa,
secondo l’istitutrice, si deve a Miles, poiché il suo modo di suonare il piano era una distrazione in
modo che "loro" potessero lavorare al loro piano, cioè quello di incontrare Quint e Miss Jessel.
L'ambivalenza della governante nei confronti di Miles è in pieno vigore in questo capitolo. Passa
istantaneamente dal vederlo buono a vederlo come cattivo. La sua eccellenza a scuola e il suo
talento al pianoforte la portano a immaginare una riconciliazione, mentre la scoperta che lui l'ha
ingannata le fa concludere non che sia semplicemente cattivo o dispettoso, ma che sia malvagio. In
effetti, le mutevoli intenzioni della governante nei confronti di Miles - nell'ultimo capitolo di
possederlo e salvarlo, e in questo capitolo, di abbandonarlo a Quint quando crede che l'abbia tradita
- suggeriscono che sia davvero una nevrotica. A questo punto del racconto, l’istitutrice e la signora
Grose si dirigono al lago per cercare Flora, dove è apparsa per la prima volta la signorina Jessel per
poi individuarla nel mentre che raccoglie una felce appassita. Ci sono prove crescenti della follia
della governante in questo capitolo. Ancora una volta inventa comunicazioni mai pronunciate: è un
momento culminante, perché porta allo scoperto il conflitto tra Flora e l'istitutrice, con
l'accusa esplicita dell'istitutrice. Allo stesso modo, l'ossessione della governante entra finalmente in
contatto pericoloso con i bambini quando non riesce più a controllarsi e chiede alla bambina di
Miss Jessel. In precedenza, ha sempre considerato la possibilità che i bambini non fossero
perseguitati e si è astenuta dal menzionare i fantasmi. La sua menzione della signorina Jessel mostra
la sua certezza, ma la sua descrizione della sua mente prima di fare l'affermazione suona come se
stesse descrivendo un crollo mentale. Sorprendentemente, nonostante questo confronto, non
sappiamo ancora se Flora e Miles siano in combutta con i fantasmi. La reazione di Flora potrebbe
essere vista come una vivida e terrificante manifestazione del controllo di Miss Jessel su di lei, ma
potrebbe anche plausibilmente essere letto come il rifiuto definitivo di Flora nei confronti di una
folle governante che l'ha tiranneggiata e terrorizzata con vaghi accenni e domande. Se la credibilità
della governante era al culmine dopo aver descritto Quint nel capitolo V, questo episodio è il punto
più alto per dubitare della governante, poiché né la signora Grose né Flora confermano la visione
della governante della signorina Jessel. Ancora una volta, i lettori che credono che la governante sia
pazza trovano utile immaginare questa scena dal punto di vista di un bambino normale. Una
bambina se n'è andata allegramente a giocare da sola. All'improvviso si trova di fronte la sua
governante, molto turbata, che le chiede se ha visto una donna che tutti sanno essere morta. Si ha
inoltre, una trasformazione del viso angelico della bambina che improvvisamente si invecchia,
diventa ai supi occhi “una old, old woman”, la sua "incomparabile bellezza infantile era
improvvisamente venuta meno, era orribilmente dura; era diventata comune e quasi brutta.
La governante non ha memoria di quello che è successo dopo, ma quindici minuti dopo si ritrova
stesa a terra, dove deve essersi gettata piangendo. Si alza e va a casa, dove quella notte non vede né
Flora né la signora Grose. Le cose di Flora sono state tutte portate nella stanza della signora
Grose, poiché nel capitolo 21, Flora a causa dell’influenza e la voglia di non rivolgere più la parola
all’istitutrice, verrà portata a casa dello zio su suggerimento dell’istitutrice. La signora Grose
riferisce che Flora ha mosso accuse contro la governante che sono davvero scioccanti e orribili,
tanto che si chiede dove Flora possa aver sentito parlare di cose del genere o aver raccolto un
linguaggio così scioccante, anche se poi cambia idea. Mente e ammette di aver già sentito cose
simili, presumibilmente riguardanti Quint e Jessel. Come per il mistero dell'espulsione di Miles,
ancora una volta ci viene presentato un mistero, qualcosa di orribile solo accennato.
Dobbiamo notare che se prima la governante aveva parlato della sua intenzione di salvare i bambini
- anche a rischio della propria vita - qui le sue preoccupazioni hanno la priorità. È preoccupata
per Flora non perché la bambina sia malata o perché controllata da uno spirito maligno ma perché
crede che Flora, resa furba da vecchia dalla signorina Jessel, riuscirà a convincere lo zio a
licenziarla. Allo stesso modo, la sua ragione per voler rimanere a Bly con Miles deriva dal suo
desiderio egoistico di ottenere la sua fiducia e il suo sostegno prima dell'arrivo dello zio, in modo
che lui e la signora Grose possano discutere a suo favore. A questo punto, la governante ha così
intrecciato i destini delle anime dei bambini con il proprio destino professionale che non riesce
a distinguere tra le azioni a loro vantaggio e quelle a beneficio di se stessa. Dice che vuole salvare
Miles - salvare la sua anima - ma farlo è diventato solo un mezzo per salvare il suo lavoro.
Nona parte: Analisi del finale:
Negli ultimi tre capitoli del romanzo, rimangono dunque da soli l’istitutrice e il piccolo Miles, che
sono in questo momento alla pari, perde per cui l’iniziale ruolo di istitutrice: Lei non finge più di
avere qualcosa da insegnargli, e lui è libero di fare quello che vuole.
Proseguendo con i capitoli si concentrano dunque sui due personaggi, soli nella casa o forse, in cui
l’istitutrice ne approfitta per tirare fuori l’argomento e scoprire la verità dal piccolo Miles.
Nonostante la sua precedente certezza nel mandare via la signora Grose e nel pianificare di
"salvare" Miles, trova difficile iniziare - e infatti spreca un'intera giornata, permettendo a Miles di
girovagare per i terreni, prima di cercarlo. La difficoltà che trova nell'affrontare Miles potrebbe
derivare dalla grande sfida che riconosce di dover affrontare per strappare il ragazzo all'influenza di
Quint o potrebbe derivare dalla sua stessa incertezza che sta facendo la cosa giusta. La governante
pensa che il loro silenzio sia come quello di una giovane coppia in una locanda la prima notte di
nozze, che si vergogna alla presenza di un cameriere. L'immagine dei timidi sposi nella loro prima
notte di nozze può essere vista come prova di un'attrazione malsana da parte della governante per il
suo giovane protetto, che lei spesso chiama "my boy".
Una cosa interessante da notare in questo capitolo (22) è l'atteggiamento della governante nei
confronti dei servi, che rifiuta di riconoscere come persone. Questo "alto stato" che lei "coltiva" è
molto simile alle sue precedenti fantasie del suo datore di lavoro che si innamora di lei e
presumibilmente la rende padrona di casa - le stesse fantasie che hanno preceduto la sua prima
visione di Quint. Al contrario, per Miles, i servitori, come Luke, sono persone, e lo dimostra il fatto
che alla fine del capitolo 23 tenta di andare dal servitore Luke per sfuggire alle domande della
governante. Qui, il senno di poi della governante ci permette di vedere l'imminente climax della
storia. Arriva quasi ad ammettere la sua colpevolezza per ciò che sta per accadere, definendo il suo
interrogatorio "un atto di violenza" e parlando di "un orrore perverso di ciò che stavo facendo".
Ci avviciniamo alla conclusione del romanzo: noi lettori riusciamo finalmente a capire o forse il
motivo dell’espulsione di Miles da scuola nel dialogo e nell’insistenza dell’istitutrice. Miles
risponde con difficoltà che non ha rubato, ma ha "detto cose". L'uso di parolacce può difficilmente
sembrare motivo di espulsione, ma Miles le assicura che è stato sufficiente. Sia Flora che Miles
hanno imparato un linguaggio che la signora Grose e gli insegnanti trovano scioccante. È questo che
hanno imparato da Quint e dalla signorina Jessel? Quando lei chiede senza mezzi termini cosa ha
detto, Miles inizia ad allontanarsi, ma la governante gli si lancia addosso. Miles impazzisce per la
paura. Con voce ansante chiede se "lei" è lì. La sua governante risponde che l'orrore non è Miss
Jessel. Certa che si riferisca a Peter Quint, la governante è determinata ad avere le sue prove. "Chi
intendi per 'lui'?" lei chiede. In preda alle convulsioni, Miles urla: "Peter Quint, diavolo! Dove?"
Alla finestra Miles emette un grido come "il grido di una creatura scagliata su un abisso", e la sua
governante lo afferra e lo trattiene. Il fantasma di Peter Quint è sparito. E il cuore di Miles si è
fermato.
La morte di Miles alla fine del romanzo è stata accolta con molte interpretazioni. Molti credono
che la governante lo abbia semplicemente spaventato a morte. Altri suggerimenti vanno dallo shock
per il riconoscimento forzato del male di Quint, il soffocamento nella presa della governante e
l'esorcismo dello spirito che lo possiede, al panico omosessuale, l'invasione da parte della
governante di un altro cuore umano e la perdita della libertà erotica. Un critico ha persino suggerito
che Douglas, che introduce il manoscritto della governante nel prologo, sia in realtà Miles e che
Miles quindi non sia morto nella scena finale del libro. Tutte le prefigurazioni nel romanzo
culminano in questa scena in cui otteniamo una ragione per l’espulsione di Miles dalla scuola.
Miles "ha detto cose" - presumibilmente ha usato un linguaggio volgare - e ha passato quelle
parolacce ai suoi amici che le hanno dette anche loro. Miles, quindi, era "cattivo", nel senso della
parola della signora Grose, ma non faceva nulla che gli altri ragazzini non fossero in grado di fare.
Non ha mentito, imbrogliato o rubato e non è stato violento, offensivo o provocatorio dell'autorità.
Il suo crimine non ha coinvolto direttamente né le autorità né i nemici, quindi non sembra essere
qualcosa di doloso. La "confessione" di Miles suggerisce che Flora potrebbe aver imparato il
"linguaggio spaventoso" che ha usato nel capitolo precedente da lui, non dal fantasma di Miss
Jessel. Alla governante è appena stata fornita una spiegazione adeguata per l'espulsione di Miles,
eppure non riesce a trattenersi nel procedere con la "confessione" che cerca, anche quando sembra
che non ci siano più domande da porre. Lo stato fisico di Miles durante questa scena suggerisce al
lettore che il comportamento della governante sta avendo un effetto pericoloso sul ragazzo. La
sudorazione, il respiro affannoso e la debolezza che descrive iniziano ancor prima che lei dica al
ragazzo che Quint è presente. Gran parte dell'interpretazione di questa scena dipende dal significato
delle parole di Miles quando dice "diavolo". Si riferisce a Peter Quint o alla governante? Il
desiderio della governante di conoscere e controllare "tutto", tuttavia, ha portato alla morte di Miles
- e alla sua conoscenza e possesso, quindi, di nulla. Lo sfogo di Miles dimostra solo che sa che la
governante pensa e vede Quint e pensa che anche Miles lo veda. Le sue parole non provano davvero
che abbia mai visto Quint in persona. I lettori che considerano la governante pazza tendono a
ipotizzare che forse la governante lo abbia ucciso abbracciandolo troppo forte e soffocandolo.
Questa teoria risuona con ciò che ci ha detto la governante sulla sua tendenza ad abbracciare troppo
i bambini e con la nostra impressione che il suo affetto sia "soffocante", ma a parte questo, l'idea
che lei lo soffochi letteralmente è una forzatura. La morte di Miles è l'ultimo enigma irrisolvibile
della storia.

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