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Tuttavia alla fine la casa risulta ancora abitabile: dopo che la cenere si è
posata, Merricat e Constance tornano ai resti della casa e la ripuliscono,
salvando ciò che possono dalla dispensa (fortunatamente ben rifornita di
cibo conservato nel corso degli anni dalle donne Blackwood). Ricavano degli
abiti — genderless- dai vestiti di zio Julian e dalle vecchie tovaglie, e si
rifugiano, ancora più arroccate all’interno della casa in rovina (il simbolo
del decadimento è il vecchio scalone, completamente divelto, un tempo
fiore all’occhiello della dimora Blackwood ed elemento architettonico di
rinomato pregio). Con il trascorrere del tempo, l’edera coprirà,
nascondendole, le parti bruciate della casa e le persone andranno a visitare
— come si fa con i luoghi abbandonati — la proprietà, in una sorta di
pellegrinaggio religioso. Tant’è vero che di notte, le persone del villaggio
lasciano anche dei cesti di cibo — come delle offerte a delle divinità — sulla
veranda, accompagnandoli con delle note di scuse, delle richieste di
perdono. Tutti infatti mormorano che le sorelle Blackwood vivono ancora lì
:
dentro, come degli spiriti. Probabilmente nel tentativo di non inimicarsi
due fantasmi, gli abitanti del paese cercano di compiacerle, considerando
la loro solo presenza una minaccia e il fatto che siano sopravvissute, un
prodigio, come se avessero riconosciuto la superiorità o quanto meno la
pericolosità di queste donne, che hanno il coraggio di restare fieramente
separate, anche a costo della vita.