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Sibilla Aleramo, “una donna”

Commenta il brano proposto alla luce delle tue conoscenze della storia della letteratura italiana e della storia del
femminismo. “Quasi tutti i poeti nostri hanno finora cantato una donna ideale, che Beatrice è un simbolo e Laura un
geroglifico, e che se qualche donna ottenne il canto dei poeti nostri è quella ch'essi non potettero avere: quella
ch'ebbero e che diede loro dei figli non fu neanche da essi nominata. Perché continuare ora a contemplar in versi una
donna metafisica e praticare in prosa con una fantesca anche se avuta in matrimonio legittimo? Perché questa
innaturale scissione dell'amore? Non dovrebbero i poeti per primi voler vivere una nobile vita, intera e coerente alla
luce del sole? Un'altra contraddizione, tutta italiana, era il sentimento quasi mistico che gli uomini hanno verso la
propria madre, mentre così poco stimano tutte le altre donne.”

La donna, nel corso dei secoli, è stata oggetto di varie analisi e interpretazioni. Sin dai tempi più antichi la
donna era considerata un oggetto di possesso dell’uomo, il quale poteva decidere della sua vita. La donna
era considerata debole, un oggetto, non utile per la società se non per il suo compito fondamentale:
procreare. Gli storici che tentano di ricostruire la preistoria, riportano come nelle antiche tribù la donna sia
stata un oggetto sessuale contro ogni suo volontà. Essa era utilizzata da diversi membri della tribù con lo
scopo di procreare, era perciò impegnata per la grande maggioranza della sua vita in gravidanze e cura
della prove. La condizione della donna resa come oggetto sessuale nelle antiche tribù si evince anche
nell’arte dove le prime statuette riportavano una donna dai seni e fianchi larghi indici di fertilità, l’unica
proprietà utile per la stirpe. Successivamente le donne continuarono ad essere possesso dell’uomo ma con
una grande differenza: le donne nobili potevano godere di una vita migliore ma erano recluse soprattutto in
casa. Mentre le donne più povere erano costrette a lavorare nei campi o come schiave sessuali,
quest’ultima condizione si diffondeva soprattutto a seguito delle guerre. Il grande Omero riporta nell’Iliade
il terrore di vedere uccisi mariti, fratelli e padri nell’assoluta consapevolezza di diventare un bottino di
guerra dunque oggetto di sfogo dei guerrieri. Questa realtà così crudele e terribile per le donne venne
riportata da un autore latino, Seneca, il quale scrisse una tragedia cothurnatae: TROIANE. In questa
tragedia incentra la sua attenzione e riflessione sulla condizione di infelicità delle donne troiane, che
divennero bottini di guerra dei Greci. Seneca si concentra soprattutto sulla loro sofferenza nel momento
della distruzione della città, dell’uccisione dei bambini maschi, dei mariti, padri e fratelli e nella
conseguente sottomissione. L’autore latino riporta i celebri esempi della sofferenza di Ecuba che assistette
al sacrificio di Polissena e del dolore di una madre, Andromaca, che tenta inutilmente di salvare il figlio
Astianatte. Sulla base di questa orribile situazione possiamo riflettere su come la condizione della donna sia
rimarcata da un senso di debolezza, di inutilità per la società e di possesso dell’uomo. Altri due autori latini,
Giovenale e Petronio, fecero una riflessione attraverso le loro produzioni sulla concezione di donna.
Giovenale attraverso le sue satire, Petronio con il Satyricon, rappresentano il volto di una donna
ingannatrice, malvagia, padrona: un ritratto che è difficile oggi come allora considerare "realistico”. Nel
Medioevo, il periodo dominato da idee etiche positive e dai più grandi poeti italiani la donna aveva assunto
un significato positivo. Pensiamo alla donna stilnovista, la donna angelo rappresentata dalla Beatrice di
Dante: essa incarna una duplice raffigurazione in quanto donna. Beatrice è la donna che rappresenta gli
ideali di bellezza degli stilnovisti, fa tremare il cuore del poeta, la donna angelo, invece nella Divina
Commedia è il rappresentante della teologia cristiana. Se riflettiamo sulla figura di Beatrice all’interno della
Divina Commedia, Dante ne presenta un ritratto di forza, intelligenza e guida spirituale. Beatrice diviene
dunque una donna consapevole della sua bellezza, ma possiede anche una forte saggezza, gentilezza e
anima nobile. Questa concezione di donna non sembra riflettere la sua realtà sentimentale, a 20 anni sposa
Gemma di Manetto Donati, appartenente a un ramo secondario di una grande famiglia nobile. Dalla quale
avrà quattro figli, Jacopo, Pietro, Giovanni e Antonia, di questa donna non abbiamo descrizioni né in ambito
familiare né in quanto donna. A partire da questa considerazione possiamo sottolineare una grande
contraddizione nella raffigurazione di una donna da stimare e nella mancanza di stima o considerazione per
la donna da lui sposata. La letteratura di corte si basa sulla sublimazione delle donne, ed è promossa come
la donna più bella e nobile, con un carattere intrinseco e principi morali. Questi poeti hanno presentato una
scissione dell’amore in cui il matrimonio presenta un fine legato alla discendenza, mentre l’amore
passionale o la stima viene incentrata su un’altra donna metafisica o fantesca. Un altro grande autore
qualche secolo dopo presenterà una nuova concezione di donne, le donne di Boccaccio sono diverse non
sono più presentate come sacre e idealizzate, ma naturali e umane. Il romanticismo ha innalzato l'immagine
delle donne e nel ventesimo secolo i poeti hanno assistito alla lotta per la parità dei diritti delle donne fino
alla liberazione della legge. In questa lotta parteciparono la maggioranza delle donne, ognuna con incarichi
diversi, tra le grandi scrittrici si distinse Sibilla Aleramo. Questa grande scrittrice racconta attraverso un
romanzo autobiografico la sua difficile vita segnata da una lotta femminista legata alla sua dignità come
donna. La vita di Sibilla Aleramo rappresenta una denuncia alla condizione delle donne che da sposate
divengono gli oggetti di possesso dei mariti, a partire dalla sua infanzia in cui vede la madre come una
debole sottomessa al padre. La sua vita sentimentale sarà segnata anch’essa dalla sottomissione: diviene
vittima di una violenza sessuale da un giovane impiegato nella fabbrica, con il quale sarà costretta a
sposarsi vivendo un clima di violenza, possessione e sottomissione obbligata. La nascita del figlio non
migliorerà l’infelice matrimonio, che con il procedere del tempo diverrà sempre più aggressivo tanto da
portare la scrittrice ad abbandonare il marito e il figlio. Il libro è dedicato al figlio nella speranza che possa
comprendere la difficile strada che l’autrice ha sentito di dover percorrere. Una strada che sappiamo
ancora ad oggi accomuna moltissime donne, Sibilla Aleramo offre però un importante esempio di riscatto
personale legato alla sua dignità di donna che coincide con il suo distacco totale. Il nostro mondo
nonostante i grandi progressi tecnologici, economici, politici e sociali rimane sempre caratterizzato dal
maschilismo. Le donne secondo la legge, devono essere uguali in termini di diritti, benefici, assunzioni,
promozioni, posizioni di prestigio e stipendio. Nei paesi più industrializzati il maschilismo si manifesta in
forme minori ad esempio nell’attività lavorativa, mentre la situazione risulta ancora gravante per i paesi del
Terzo mondo in cui la donna è ancora un oggetto, debole e inutile. Il grande problema della nostra società,
come quello del passato, sono i schemi mentali dentro cui le persone sono ancorate. Finchè le persone non
assumeranno un atteggiamento di distacco dal passato, e di apertura verso il presente, gli schemi mentali
non saranno mai superati. Nella nostra società, uomini e donne non hanno pari diritti, non hanno pari
opportunità e non hanno parità di trattamento. Dunque il cambiamento deve partire dalla percezione, non
mi riferisco soltanto a ciò che gli uomini pensano delle donne, ma anche a ciò che le donne pensano di se
stesse. Se una donna è la prima a credere di valere i soldi, che deve pulire e cucinare e che deve fare ciò che
viene chiamato "femminile", il mondo non cambierà mai.

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