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PROLOGO
Chi è il narratore
Il prologo viene narrato da Lazaro, infatti inizia con il pronome “Yo” da identificare con il Lazzaro-
autore, il quale nel rivolgersi a un destinatario colletivo formato da un ampio pubblico di lettori,
ricorre con intento parodico, a una prolungata serie di motivi tipici dell’esordio: la novità della
materia.
Come si capisce che è un’epistola
Il prologo è un’epistola perché è una lettera rivolta/mandata a Vuestra Merced, ed è ancora più
comprensibile proprio in un passo del prologo: “Y pues Vuestra Merced escribe se le escriba y
relate el caso muy por extenso, pareciome no tomarle per el medio, sino del principio, porque se
tenga entera noticia de mi persona.”
Perché autore e narratore non coincidono
Nel prologo l’autore (colui che scrive) e l’autore (colui che racconta) non coincidono perché
vediamo all’inizio del testo delle citazioni classiche che non hanno nulla a che fare con il ceto
basso di Lazarillo, e quindi del narratore. Citazioni come quella di Plinio il Giovane “que no
hay libro, por malo que sea, que no tenga alguna cosa buena” o quelle tratte da Orazio
“Mayormente que los gustos noson todos unos, mas lo que uno no come, otre se pierde por
ello. Y asi vemos cosas tenidas en poco de algunos que de otros no lo son.” (Non tutti amano
e apprezzano le stesse cose) e da Cicerone (Tullio) come “La honra cria las artes”: va letta in
relazione sia alla precedente affermazione sul destinatario “assai pochi scriverebbero per uno
solo” e sia alla confessione sul “desiderio di lode” che immediatamente segue. È per soddisfare
questo desiderio di lode, che Lazzaro rende pubblica una lettera originariamente concepita per
essere privata.
Chi è il destinatario
Il prologo è rivolto a Vuestra Merced e anche al lettore, quindi abbiamo la presenza di un
destinatario interno (Vossignoria) e un destinatario esterno (il lettore), il quale vede la realtà
attraverso Lazzaro
Obiettivi della narrazione
Spiccano nella narrazione diversi obiettivi come quello dell’intrattenimento come afferma lo
stesso Lazzaro all’inizio del prologo “pues podria ser que alguno que las lea halle algo que le
agrade, y a los que no ahondaren tanto los deleite” (potrebbe accadere che qualcuno, leggendole, vi
trovi qualcosa che gli aggradi e che diverta coloro che non vanno tanto in fondo) o ancora quando
dice “sino que a todos se comunicase, mayormente siendo sin perjuicio y pudiendo sacar de ella
algun fruto.” (a tutti comunicata, specie se non fa danno e se ne può cavare qualche frutto) e ancora
nella citazione di Cicerone, secondo la quale “L’onore alimenta le arti”. Un altro obiettivo è
spiegare il caso (in diretto contatto con il racconto della sua vita): con questo termine, oggetto
della formula epistolare “scrive che le si scriva”, e di uso comune per definire il tema della lettera,
Lazzaro-autore allude, da un lato, al menage a trois, a cui Lazzaro-narratore farà riferimento alla
fine della narrazione, dall’altro lato, alla motivazione che giustifica la richiesta di Vossignoria e, di
conseguenza, il suo stesso racconto autobiografico (che è un altro obiettivo della narrazione, che
serve, attraverso le sue vicende, da insegnamento) Spiegare il caso significa anche difendersi
insieme ad un’altra finalità che è quella del “buen puerto”, cioè : anche coloro che non sono stati
ben voluti dalla Fortuna possono raggiungere la prosperità e felicità, quindi si allaccia all’ascesa
sociale di Lazzaro.
Che stile usa l’autore
Per quanto riguarda lo stile viene espresso in un frammento del prologo nel quale Lazzaro-autore
dice: “Così vanno le cose, per cui, confessando di non essere più santo dei miei simili, di
quest’inezia che in quest’umile stile (estilo grosero) scrivo, non mi dispiacerà che partecipino e se
ne dilettino tutti quelli che dovessero trovare in essa qualche motivo di piacere…”. Delle lettere
dove si narrano i casi o le vicende private, Cicerone stabiliva che esse si dovessero scrivere con
parole correnti e quotidianequitidiane. Qui fa riferimento alla teoria degli stili classici, secondo la
quale a una determinata materia deve corrispondere uno stile adeguato (alle cose di poco conto).
I TRATADO
Prima dell’incontro con il cieco...
Che cosa si narra all’inizio del trattato?
Si nota sicuramente il forte legame logico e semantico tra la fine del Prologo e l’inizio del capitolo
col racconto della nascita. Il Pues iniziale connette il “caso” (che viene solo accennato nel Prologo),
sul quale Vossignoria chiede notizie, con il principio del racconto autobiografico, di cui la nascita è
l’episodio iniziale.
All’inizio del trattato, quindi, Lazzaro presenta se stesso a Vossignoria, dice da dove viene, di chi
è figlio e da dove proviene il suo nome. Lazzaro del Tormes, figlio di un mugnaio ladro e di una
lavandaia nacque nel fiume Tormes da cui prese il nome, il quale si riallaccia all’uso aristocratico,
adottato ai personaggi di finzione e che quindi si differenzia rispetto ai nomi comuni dei genitori.
Che significa l’espressione proverbiale “arrimarse a los buenos”? nel sistema di valori
in cui si fa portavoce Lazzaro?
A proposito della madre di Lazzaro riecheggia un noto proverbio “arrimate a los buenos, seras uno
de ellos”, per dire che il miglior modo per agire virtuosamente è seguire l’esempio delle persone
virtuose. Espressione che fa riferimento alla necessità della madre di Lazzaro di avvicinarsi ai buoni
per sfamare la sua famiglia, quindi i buoni possono essere chiunque, che possa in qualche modo
aiutare la famiglia di Lazzaro a sopravvivere.
D’altronde lo stesso termine verrà ripreso dallo stesso Lazzaro, nell’ultimo capitolo, il quale circa le
dicerie che circolano sulla presunta relazione tra la moglie e l’arciprete di San Salvatore, dirà:
“decisi di accompagnarmi a buoni”. Ma in entrambi i contesti, il proverbio risulta distorto,
insinuando un dubbio sull’identità dei buoni e di conseguenza sulla stessa natura della virtù
dell’essere virtuosi. Nell’uso del proverbio riferito alla madre, sembra che, accanto a quello
letterale, operi un doppio senso, per cui buenos debba considerarsi un’antifrasi e la preposizione
por abbia un valore casuale e non finale.
Quale espressione rivela una connessione con quanto esplicitato nel prologo?
p. 118 “Huelgo de contar a Vuestra Merced estas ninerias para mostrar cuanta virtud sea saber los
hombres...”. Se nel prologo si parlava di Fortuna, adesso nel primo trattato si parla di virtù
materiale, ovvero ciò che gli permette di sopravvivere
Come cambia nel tempo il rapporto di Lazzaro nei confronti del cieco?
Lo si capisce specialmente nelle burle diaboliche, raccontate una dopo l’altra da Lazzaro, in cui
capiamo sicuramente l’astuzia e la scaltrezza che prenderanno possesso del personaggio del piccolo
Lazzaro. Notiamo che nell’ultimo episodio, quello che chiude la cornice dei setti episodi, Lazzaro
mette in atto il consiglio ricevuto all’inizio dal cieco, ovvero quello di non fidarsi di nessuno,
facendolo sbattere con la testa contro un pilastro in modo da fuggire a abbandonare per sempre il
cieco, naturalmente questo ultimo episodio rimanda al primo (ecco perché parliamo di struttura
chiusa), non solo per le espressioni linguistiche ma anche appunto all’insegnamento che il vecchio
cieco da al piccolo Lazzaro.
Nei sei mesi circa passati al servizio del prete, rispetto a quello con cui Lazzaro ha raccontato
l’esperienza con il cieco, la tecnica narrativa si dimostra totalmente diversa: nel 1 trattato abbiamo
una macrostruttura, suddiviso in due episodi in particolare; quello della presentazione di Lazzaro,
della sua provenienza, dei suoi genitori ecc.. e quello dell’incontro e rapporto con il cieco. Mentre il
secondo è strutturato esclusivamente su un unico episodio: quello dell’arca dei pani, grazie al quale
Lazzaro può sopravvivere.
3. Novelas ejemplares
4. Storia della letteratura spagnola (epoca del 500 e 600)