Sei sulla pagina 1di 18

La signora Dalloway by Virginia Woolf

 Brevi accenni alla vita e poetica di Virginia W.


Nasce a Londra nel 1882 e proviene da una grande famiglia, terza di quattro figli. Nel 1895 è il
primo episodio di depressione di Virginia Woolf con la morte della madre, seguito da quella della
sorellastra e del padre. Tenterà infatti il suicidio. A 23 anni comincia la sua carriera di giornalista
letteraria prima di diventare scrittrice, con il nome di Stephen con il ruolo di recensire i suoi
contemporanei. A 30 anni nel 1912 sposa Leonard Woolf, che aveva scelto la carriera di
amministratore, il quale assistette la moglie alle sue crisi (dettagli che ritroviamo nel romanzo della
signora Dalloway). Pubblica i suoi primi romanzi di satira intorno al 1915, come “The Voyage Out”
in cui incontriamo la coppia Dalloway, Richard e Clarissa. Pubblica poi romanzi sperimentali,
saggistica come l’opera completa di Freud. Finisce la guerra e Virginia e suo marito vanno a vivere
in campagna, nel 1919: pubblica uno dei saggi più famosi della letteratura inglese. Nel 1922
pubblica “Vita Sackville-West”, considerato il primo romanzo sperimentale. E nel 1925 pubblica
“Mrs. Dalloway” e due anni dopo “To the Lighthouse”: qui la sua sperimentazione non è più ritrarre
le cose della vita ma centrato sulla scrittura femminile, vuole inventare un nuovo tipo di scrittura.
Questo romanzo come la signora Dalloway è diviso in 3 giornate. Il tema centrale è la guerra e
segna il passaggio dal mondo dei padri al mondo dei finti, dal vittoriano al mondo moderno. Nel
1928 pubblica “Orlando”, personaggio che cambia sesso. Nel 1931 pubblica “The Waves”, un
romanzo-commedia, incentrato su 6 personaggi. Cosa succede durante la seconda guerra mondiale?
Il marito è ebreo, per cui vanno a rinchiudersi in campagna. Nel 1941 Virginia Woolf si suicida,
gettandosi nel fiume. Esce postumo il suo ultimo romanzo “Between the Acts”.
Virginia Woolf fece proprio uno stile diverso dai canoni dell’epoca, uno stile più moderno che
stava già prendendo piede in altre parti del mondo e che già annoverava tra i suoi scrittori James
Joyce, Italo Svevo e Marcel Proust. Nei testi perde importanza la narrazione degli eventi della vita
quotidiana in senso stretto. Il focus diventa la soggettività del personaggio, la sua interiorità e la sua
psicologia. Ecco che in questo senso gli avvenimenti del quotidiano non sono più riportati in
relazione allo scorrere del tempo o alla loro successione cronologica, ma analizzati più
profondamente dalla psiche del personaggio. Viene quindi stravolta la forma tradizionale della
trama e i discorsi diretti lasciano il loro spazio ad un lungo e riflessivo monologo interiore del
personaggio. I pensieri, le emozioni, i ricordi acquistano un ruolo predominante nel testo e vengono
espressi con un linguaggio colto, raffinato e ricercato con lo scopo di rendere il flusso della
coscienza che caratterizza ogni essere umano. Si ritrovano numerose similitudini, allitterazioni,
assonanze e metafore. Appare chiaro che in questo senso il fattore tempo non possa seguire lo
scorrere tradizionale e gli episodi stessi sono visti come una serie di momenti distaccati,
successivamente riuniti ad opera dell’associazione di idee o dell’immaginazione del soggetto.
Dunque la tradizione letteraria viene abbandonata per dar spazio ad una nuova tecnica espositiva, lo
stream of consciousness, quel flusso della coscienza che nel monologo del personaggio con il suo
essere più recondito vede svilupparsi una narrazione altalenante tra continui dislocamenti posteriori
e anteriori, accompagnati nello stesso tempo da introspezioni e memorie sorte dall’ambiente che lo
circonda.
 Introduzione romanzo “Mrs. Dalloway” (dal libro)
Quanto sia innovativa la ricerca di V. Woolf emerge ad apertura di libro, notando ciò che manca:
non compare infatti nessuna indicazione ad introdurre il romanzo, né un eventuale capitolo I, né un
titolo, né un numero e neanche qualche forma altrimenti introduttiva. La signora Dalloway si apre
su uno spazio bianco che senza mediazione proietta il lettore dentro il testo: a diretto contatto con la
protagonista, grazie all’esplicita coincidenza del titolo del romanzo: “La signora Dalloway disse
che i fiori li avrebbe comprati lei”. In realtà quello che chiede Virginia Woolf al lettore è di
rinunciare a un’unità di misura convenzionale in nome di un altro ordine e di diverso equilibrio.
Uno degli elementi simbolici la salda unità di tempo che delimita la storia; la centralità dell’evento
intorno a cui tutto ruota (la festa, la recita, la presenza di palesi inclinazioni omosessuali maschili e
femminili). Se le spaziature definiscono il procedere del racconto dall’esterno, mettendo in
sequenza gli eventi, altri motivi creano forti connessioni interne e misurano il tempo che passa. È,
innanzitutto, il Big Ben che accompagna i personaggi attraverso il giorno fino a tarda notte, quando
gli invitati lasciano la festa di Clarissa Dalloway, e le stanze, svuotandosi, accolgono l’intensità
epifanica del finale. Non a caso la prima versione del romanzo si intitolava Le ore. Il tempo,
dunque, controlla e contiene, chiudendo il romanzo alle tre di notte e imponendosi fin dall’inizio
con i rintocchi che accompagnano la protagonista all’uscita di casa. Il tempo, impersonato
autorevolmente dal Big Ben e da molti altri orologi, continua a farsi sentire nel corso della giornata.
E dove gli episodi non siano esplicitamente collegati a un riferimento temporale, non risulta
comunque problematico collocarli in sequenza. Ai suoni del Big Ben fanno eco segnali selettivi,
anch’essi legati al tempo, che riguardano solo alcuni; come quando i rintocchi e l’affievolirsi del
suono producono per quattro volte la stessa osservazione, “I cerchi di piombo si dissolsero
nell’aria”: due in relazione a Clarissa, una a Peter, e una a Septimus e Rezia. Tuttavia, pur essendo
identiche le parole, Clarissa ha una posizione dominante perché la sua qualità è diretta. I due
momenti di riferimento sono all’inizio, quando Clarissa esce in strada e il pensiero si abbandona al
suono, per trasformarsi subito dopo in un inno d’amore a Londra; e alla fine, quando a notte fonda
ritorna in salotto dagli amici rimasti, dopo esserci appartata a riflettere in solitudine sull’atto suicida
di Septimus.
Oltre al tempo, anche lo spazio è importante ed altrettanto simbolico, e Londra si affianca al Big
Ben nell’esercitare il controllo, pur se in forma discontinua e frammentaria. L’indicazione di strade,
parchi, palazzi, fornisce l’orientamento e regolamenta una sorta di moto, in cui il traffico dei veicoli
con l’andirivieni dei tragitti dei personaggi che si ritroveranno la sera alla festa, la folla di passanti
anonimi, ecc… e tutti loro, in modi diversi, concorrono a disegnare una segmentata topografia
metropolitana. Alla particolare forma di unità ottenuta attraverso l’uso sapiente del tempo e dello
spazio, si aggiunge infine quella affidata alla storia stessa, il ricevimento che Clarissa Dalloway
Dalloway progetta per la sera di giugno del 1923: è esso, in un romanzo dove conta di più dei fatti
il fluttuare dei ricordi, rimpianti, pensieri. La festa di Clarissa è il nucleo intorno a cui ruotano le
cose e su cui convergono le storie. La festa tiene nei confronti di una realtà resa discontinua dalla
mobilità del punto di vista, affidato a protagonisti e comprimari, e anche a occhi, voci, coscienze di
personaggi minori, che compaiono per poi uscirne definitivamente di scena.
“Voglio scrivere di vita e di morte, di sanità e di insanità”, è il proposito della lettera del giugno del
1923 la cui realizzazione Virginia Woolf affida ai personaggi di Clarissa e Septimus, progettati
come indipendenti l’uno dall’altro, anche se inizialmente Septimus non esisteva e Clarissa era
destinata a morire alla fine della festa. Ma farlo diventare il “doppio” di Clarissa e mescolare le loro
storie è un compito arduo, non essendo i due destinati a conoscersi nel corso del romanzo. La
difficoltà è aggravata dal fatto che è l’autobiografia a porsi come fonte di ispirazione per la figura
del pazzo. Infatti è difficile non collegare il tempo della follia di scrittrice e personaggio, non
riconoscere le emozioni comuni, le esperienze condivise: gli uccelli che cantano in greco, le voci,
l’esaltazione, i propositi suicidi. Le visioni, le voci dei morti si dilatano nel corso del romanzo,
prendendo corpo nelle frequenti visioni di Septimus, nella sua costante comunicazione col
compagno morto in guerra. Ma la somiglianza tra personaggio e scrittrice si vede anche con
l’immagine del corpo disteso, il gioco della liquida luce sul muro, che discende su Septimus a poche
ore dal suicidio, così come affermava di vedere la Woolf, annotando i suoi ricordi. Ma ritornando a
Clarissa e Septimus, notiamo come la Woolf riesca a intrecciare le loro esistenze senza mai farli
incontrare: l’occasione sarebbe stata a portata di mano data la vicinanza tra i due nel primo
segmento, lui in strada lei dietro la vetrina. Tuttavia si perde, mentre i due fissano intenti la
macchina ferma davanti al fioraio senza alzare lo sguardo. Eppure, grazie al narratore, un incontro
c’è stato, nell’appartamento di entrambi al mondo degli uccelli: l’immagine di lei, ghiandaia verde-
azzurra posata sul marciapiede e quella di lui, col profilo dal naso a becco d’uccello che per Rezia
assumeranno le fattezze di un falco. Ma non è solo il riferimento al volo e all’aria a rendere forte il
legame, ma lo sono anche gli elementi descrittivi: i capelli bianchi di Clarissa, occhi nocciola e
volto pallido di Septimus, l’età, oltre i 50 anni di lei e sulla 30 lui. La somiglianza si rafforza a vari
livelli, e ad evidenziarla è per esempio la comune, incerta identità di genere, l’omosessualità celata
e tuttavia riconoscibile: Clarissa pensando alla giovinezza, ricorda il trasporto per Sally; quanto a
Septimus, del rapporto col suo superiore morto al fronte, non svela trasporto o intimità ma è il
narratore che allude a un’esperienza spensierata. Ma ancora si rafforza il legame tra questi due
personaggi attraverso lo stile: pur contrapposti tra sanità e insanità, vita e morte, normalità e visione
allucinata, i loro percorsi di parole ricorrono a strumenti simili: metafore, similitudini, immagini che
attingono al mondo della natura, senza prescindere dalla vita metropolitana. Ma l’incontro forse più
suggestivo che il linguaggio facilita, questa volta si serve di Shakespeare: l’autore che Clarissa
conosce e cita, e che ha alimentato la passione giovanile di Septimus. I versi, pur essendo di origine
shakespeariana, se ne allontanano, perdendo la loro natura di citazione, per appartenere alla donna e
all’uomo. I versi sono: “Più non temere la calura del sole/ Né dell’inverno furioso la rabbia”, i quali
vengono letti inizialmente da Clarissa in un volume esposto nella vetrina del libraio. Ritroveremo
più avanti un altro riferimento nel linguaggio che accresce il legame tra Clarissa e Septimus.
Esattamente quando Clarissa (pag. 125) calma, serena e padrona di sé, cuce e a distanza di poche
pagine, simile è il senso di pace e pienezza, che Septimus esprime in sintonia col creato, e con
Clarissa. Viene inserito lo stesso tessuto metaforico e immaginativo, sul tema dell’aria e dell’acqua,
le sonorità, le creature viventi e i loro corpi, l’uno abbandonato sulla spiaggia (Clarissa) l’altro
immerso nel mare (Septimus). Ma sono anche sorprendenti le coincidenze dei suoni: entrambi
sentono il latrare dei cani, rafforzato dalla ripetizione del verbo “abbaia/abbaiare” e che proviene da
una stessa distanza, cioè in lontananza. Comune è anche la parola “il cuore nel corpo” di entrambi.
Dunque, con la mancanza di specificità shakespeariana si assiste a un rovesciamento intenzionale: il
verso spezzato non solo tale la calura del sole, ma anzi la smentisce: in relazione con Clarissa, per la
pacatezza della giornata estiva, in relazione a Septimus, per la leggerezza del gioco di luce sul
muro. Per concludere, l’incontro tra Clarissa e Septimus avviene dopo che la morte e la guerra
penetrano in casa, gettando un’ombra sulla luminosità della festa. Saputo dell’atto suicida, Clarissa
lascia gli invitati e si ritira in una piccola stanza: qui, in solitudine, in piena consapevolezza, va
incontro all’ospite inatteso, interrogandosi sulla sua fine, dolorosamente rivivendola nel corpo e nel
cuore. Dopo il dolore, Clarissa chiude la partita con il suo alter ego, sublimandone la morte e
sentendone la bellezza. Solo a quel punto Clarissa può unirsi agli altri. Ma prima, mentre l’orologio
rintocca, le parole tornano infine alla loro origine e si ricompongono nell’antico verso
shakespeariano: forse perché grazie a Septimus Clarissa ha appreso ad accettare e a più non temere
(parole che esortano a superare la paura di vivere, e anche di morire).
Un altro personaggio principale e importante da analizzare tanto quanto Clarissa e Septimus, è
Peter Walsh, il quale entra di diritto nella loro relazione come una sorta di mediatore, di tramite
neutro e inconsapevole tra mondi lontani: quello di Clarissa, con cui è ancora emotivamente
coinvolto e quello di Septimus, con cui viene a trovarsi in una contiguità ambigua e perturbante.
Peter Walsh piace a tutti: agli amici di sempre, ma anche a figure di minor peso, come Lady Bruton
e zia Helena, e perfino alla famiglia incontrata per caso in albergo. Allo psichiatra, brutale
messaggero di morte, si oppone la mediazione inconsapevole di Peter, l’unico in grado di
apprezzare appieno il dispiegarsi e di sorprendersi, poiché la vicinanza di Septimus, sembra
produrre in lui delle forme di affinità. Septimus e Peter si “assomigliano” in partenza per la loro
condizione di outsider: l’uno isolato a tutti i livello, inerte e malato, respinto ai margini della realtà
in cui ha vissuto e operato prima della guerra; l’altro, anomalo nel contesto alto borghese dei
Dalloway per il disordine della sua vita (la carriera mancata, le difficoltà economiche, i rapporti con
le donne). La rilevanza del tema è confermata da Elizabeth, la figlia di Clarissa, a suo modo
un’outsider anche lei: estranea ai gusti e alle abitudini della sua classe, anomala pure degli
attraversamenti della città che tutti compiono, poiché è praticamente l’unica a dirigersi a est, mentre
la direzione prevalente degli altri corre lungo l’asse nord-sud. Ed è proprio l’istinto errabondo,
estraneo ai Dalloway, che suggerisce un inaspettato legame tra lei e Peter. Il contatto tra Peter e
Septimus, inoltre è facilitato dalla vicinanza topografica, dato che risiedono nello stesso quartiere di
Bloomsbury. Infatti, si incontreranno al parco dopo che Peter Walsh, addormentandosi su una
panchina, si risveglia da uno strano sogno. Ma la situazione più stimolante riguarda Septimus,
assorto in una visione di metamorfosi, dentro cui attrae Peter attribuendogli l’identità del morto (del
suo amico morto in guerra). Al che Peter coglie, con simpatia il senso dell’infelicità di Septimus e
Rezia, che guarda preoccupata suo marito, vergognandosi della sua appariscente anormalità: “in
quale guaio si erano cacciati per sembrare così disperatamente infelici tutt’e due in una bella
mattina d’estate?”. Dunque nel primo oscuro incontro tra i due sembrerebbe che dall’uno all’altro si
fosse aperto un canale visionario e si fosse stabilito un contatto, come se Peter, sognando,
apprendesse la lingua di Septimus. È ancora Bloomsbury a farli incontrare per l’ultima volta,
quando Peter Walsh, tornando in albergo, sente il suono dell’ambulanza che ha raccolto Septimus
morente: di nuovo scatta l’empatia e lui immagina il corpo sconosciuto disteso all’interno, e a una
sua possibile identificazione. Dunque l’ultimo, sorprendente ed enigmatico contatto si stabilisce
dopo la morte di Septmus, quando Peter decide di andare alla festa di Clarissa e si avvia a piedi
verso la casa.
 Analisi romanzo
In Jacob's Room, il romanzo che precede Mrs. Dalloway, Virginia Woolf lavora con molti degli
stessi temi su cui in seguito si espanderà in Mrs. Dalloway. Alla signora Dalloway, ha aggiunto il
tema della follia. Come ha affermato Woolf, "abbozzo qui uno studio sulla follia e sul suicidio; il
mondo visto fianco a fianco dai sani di mente e dai pazzi". Tuttavia, anche il tema che avrebbe
portato Woolf a creare un sosia per Clarissa Dalloway può essere visto come una progressione di
altre idee simili coltivate in Jacob's Room. Il romanzo successivo di Woolf, quindi, è stato uno
sviluppo naturale da Jacob's Room, nonché un'espansione dei racconti che ha scritto prima di
decidere di trasformare la signora Dalloway in un romanzo completo. I Dalloway erano stati
introdotti nel romanzo The Voyage Out, ma Woolf ha presentato la coppia in una luce più dura di
quanto abbia fatto negli anni successivi. Richard è prepotente e pomposo. Clarissa è dipendente e
superficiale. Alcune di queste qualità rimangono nei personaggi della signora Dalloway, ma le due
appaiono generalmente molto più ragionevoli e simpatiche. Ha scoperto una maggiore profondità
nel personaggio di Clarissa Dalloway in una serie di racconti, il primo dei quali era intitolato "La
signora Dalloway in Bond Street", pubblicato nel 1923. La storia sarebbe servita come primo
capitolo sperimentale per La signora Dalloway. Seguirono un gran numero di racconti simili e
presto il romanzo divenne inevitabile. Poiché il romanzo si concentrava principalmente sul
personaggio di Clarissa Dalloway, Woolf ha cambiato il nome del romanzo in Mrs. Dalloway dal
suo titolo provvisorio più astratto, The Hours , prima di pubblicarlo. Woolf ha lottato per combinare
molti elementi che hanno intaccato la sua sensibilità mentre scriveva il romanzo. Il titolo, signora
Dalloway, si adattava meglio ai suoi tentativi di unirli insieme. Come ha commentato Woolf, "In
questo libro ho quasi troppe idee. Voglio dare vita e morte, sanità mentale e follia; voglio criticare il
sistema sociale e mostrarlo al lavoro, nella sua forma più intensa". Inoltre, sperava di rispondere
allo stato stagnante del romanzo, con un romanzo consapevolmente "moderno".
All’inizio del romanzo, nell’aprire la finestra in un’assolata mattina di giugno del 1923, Clarissa
Dalloway apre in senso astratto alla vita: “La signora Dalloway disse che i fiori li avrebbe
comperati lei… E poi, pensò Clarissa Dalloway, che mattina – fresca come se fosse stata appena
creata per dei bambini su una spiaggia.” (p.1). La signora Dalloway si sveglia una mattina e pensa
di organizzare una festa, raccogliendo intorno ad essa una galleria di personaggi che hanno
accompagnato la sua vita. Da lì in poi il desiderio di una festa muove tutto il romanzo e a poco a
poco la festa si rivela un’occasione di passaggio a una dimensione trascendente. Clarissa Dalloway
è una signora cinquantenne, benestante e amante degli agi e della vita, che a partire da quella
mattina di giugno, comincia a ricordare tutte le mattine che si sono succedute nella sua vita. Mentre
Clarissa si inoltra nelle strade di Londra per acquistare i fiori, presa dalle sue impressioni, dalle sue
reminiscenze e dai suoi pensieri, i rintocchi del Big Ben sembrano scandire l’inesorabile scorrere
del tempo. C’è subito una confluenza tra il presente e il passato, che porta con sé oltre che rimpianto
e nostalgia, un terribile senso di distruzione per la guerra appena finita. In Clarissa si fa strada la
consapevolezza che si dipende in larga parte da ciò che si è stati, per cui sorge in lei la domanda se
la sua vita avrebbe potuto essere diversa se in passato non avesse respinto Peter Walsh. La morte
ricorre spesso nei suoi pensieri, ma le appare anche come consolatoria, perché si sopravvive nelle
persone conosciute e nelle cose che ci sono appartenute. Clarissa prova spesso sentimenti di
nostalgia, e si ritira nella clausura della sua memoria, intenta a celebrare il passato.
Le due esclamazioni che iniziano il terzo paragrafo sono simboliche dell'atteggiamento di Clarissa
nei confronti della vita e della struttura momento per momento del libro. Danno al linguaggio una
sensazione esplosiva che si legherà al tema generale del mare nel romanzo. Per esempio la seconda
frase esclamativa termina con la parola "tuffo" oppure altre immagini all'inizio di questa sezione
aggiungono la sensazione di saltare in una pozza d'acqua. Clarissa dunque pensa di aprire le
portefinestre e di irrompere nell'aria fresca del mattino. Si sta tuffando nella vita, nella memoria e
nell'autovalutazione. Sta aprendo le finestre della vita e si tuffa in essa. La lingua ha una sensazione
leggera e ariosa supportata dal nome della stessa Clarissa, che deriva dalla parola “clarity”,
chiarezza. L'immagine del mare si ripresenta quando Clarissa si avvicina al Big Ben. Le campane
che suonano il Big Ben rompono il silenzio che Clarissa sente prima che le campane suonino.
L'effetto delle campane è descritto come: "I cerchi di piombo si dissolvono nell'aria". Questa
immagine ricorda l'acqua dopo che un corpo vi si è immerso. Una volta che l'acqua è disturbata, un
anello di increspature circolari emana verso l'esterno dal punto centrale. Questa idea fornisce una
panoramica della scrittura stessa di Woolf. Il personaggio della signora Dalloway, così come il
personaggio di Septimus e alcuni eventi esterni, invia increspature nel tempo e nella vita,
influenzando l'essere di coloro che la circondano. La scrittura riflette le immagini del mare e delle
onde increspate trasmesse attraverso le intuizioni del personaggio. Woolf ha rifiutato di seguire il
formato convenzionale per scrivere un romanzo poichè non sentiva il bisogno di prescriversi
all'organizzazione tradizionale, consentendo così una forma molto più libera in termini di sintassi,
trama e voce narrativa. Woolf offusca costantemente la distinzione tra sogno e realtà, sia all'interno
della trama che nel testo stesso. Clarissa entra nel negozio di fiori sopraffatta dall'imbarazzo,
cercando di mettere a tacere la sua rabbia, ma viene presto sopraffatta e distratta dal colore. Apre gli
occhi, allusione alla prima metafora con la finestra aperta, e guarda i fiori. Viene trasportata indietro
nel tempo e ci viene in mente quanto sia trasparente il presente all'interno di Woolf. L'episodio
prefigura anche il tema del raddoppio, poiché Clarissa si precipita rapidamente tra l'odio e l'amore,
che emergerà con l'introduzione di Septimus.
Clarissa e Septimus: La storia di Clarissa Dalloway si intreccia con quella di Septimus Warren
Smith, l’altro personaggio principale del romanzo, che costituisce il suo doppio. Clarissa e Septimus
si ritrovano, in questa strana giornata di giugno, ad essere sottilmente collegati, passando per gli
stessi posti di Londra, incontrando le stesse persone, quasi sfiorandosi, inseguendosi e cercandosi
inconsapevolmente. Septimus (il cui cognome, anagrammato, non a caso conduce a war smitten,
ovvero lo sconfitto, il terrorizzato) è un veterano della prima guerra mondiale che soffre di “shell
shock”, un forte disagio psicologico che afflisse molti soldati sopravvissuti al conflitto. Durante la
guerra egli ha assistito alla morte di Evans, l’ufficiale che era anche il suo più grande amico. Ora
Septimus è gravemente depresso, soffre di allucinazioni e per sé non vede che un futuro da uomo
recluso in un manicomio, per cui decide di suicidarsi poco prima della fine del romanzo. Sarà solo
qualche ora più tardi, al ricevimento di Clarissa, che si verrà a sapere del suicidio di Septimus.
Allora Clarissa, rimanendo sconvolta e turbata da quella che sarebbe potuta essere la sua stessa fine,
maturerà una propria riflessione in proposito. Ne “La signora Dalloway l’infelice Septimus è una
sorta di protagonista complementare, che permette a Virginia Woolf di scavare nei meandri
dell’inconscio con il suo tunneling process. Se Clarissa (nome che riassume in sé l’essenza
superlativa della chiarità) sembra essere luce e apertura, Septimus è tutto oscurità, chiuso nelle sue
visioni di orrore, perduto nella sua disperazione, legata alla follia della guerra. Entrambi, seppur in
modo diverso, si trovano ad essere imprigionati: Clarissa nella vita di apparenza che si è costruita,
Septimus nel dolore e nella perdita di libertà. Ma la differenza cruciale tra i due si può cogliere
nell’atteggiamento verso il tempo, che richiama a una temporalità interiore, direttamente collegata
alle “caverne” che si aprono al loro interno. Mentre Clarissa ama ricordare il passato, Septimus lo
rifiuta, e ciò lo porta a detestare il presente e a non potersi proiettare nel futuro. Clarissa si rivela
pertanto una figura della vita, per la quale “l’essere è tempo”, e include in sé l’intera parabola
dell’esistenza, col suo passato, presente e futuro integrati. In lei la luce non è l’opposto dell’ombra,
così come l’oblio non è l’opposto della memoria. Clarissa sembra essere l’incarnazione del senso
della memoria, con le sue variazioni sempre più minime verso stati di visibilità confinanti con
l’invisibilità. Nel modo con cui raccoglie insieme le pieghe dell’abito della festa, per ripararlo, è
come se Clarissa cucisse il presente con il passato, avvalendosi del filo della memoria. Mentre in
Septimus la memoria contribuisce alla disgregazione, in Clarissa favorisce un senso di continuità e
sostiene il senso di sé. Clarissa non si oppone al lutto e apprezzando l’inevitabile caducità della vita,
sa che il tempo presente diventerà tempo passato. Ella concepisce il presente e la realtà come un
dono, compresa la realtà della morte. Nel sentire che il giovane Septimus ha buttato via la sua vita,
pensa angosciata: “Oh.. nel bel mezzo della mia festa, ecco la morte!” (p.167) Poi si apparta dagli
invitati per immaginare la morte di Septimus, sentendola nel suo proprio corpo, ricreandola nella
propria mente. Come ha scritto Nadia Fusini (1993), Clarissa scopre che solo attraverso una piena
consapevolezza della nostra finitezza, è possibile liberarsi dalla tirannia del nulla. “Non era mai
stata tanto felice. Non c’era niente che fosse abbastanza lento, niente che durasse abbastanza a
lungo. Non c’è piacere, pensò…”. Ora Clarissa può tornare dagli altri, priva di illusioni e lontana
dalla finzione. Così il suo ricevimento assume il significato di un atto creativo, in cui c’è posto per
la vita e per la morte.
Un altro aspetto in cui possiamo usare la nostra conoscenza di Septimus per capire la signora
Dalloway è esaminare i loro ruoli sociali. Anche se a prima vista i due possono sembrare molto
diversi, condividono molti tratti ed esperienze simili. Nel romanzo, l’esperienza di Septimus in
guerra e la sua lotta con le terrificanti conseguenze della guerra di trincea sono giustapposte alla
signora Dalloway e alla sua lotta con i ruoli di genere e con l’essere una casalinga o hostess
stereotipata. Sebbene le due lotte siano apparentemente molto diverse, in fondo sono le stesse:
entrambe combattono contro le convenzioni e le aspettative della società. Nel caso di Septimus
Smith, le sue esperienze nelle trincee della prima guerra mondiale e la morte del suo amico Evans,
gli fanno perdere la testa. Ma, l’ordine sociale della Gran Bretagna negli anni ’20 non era attrezzato
per affrontare la follia: era disapprovato e ampiamente ignorati dalla società. Dunque, Septimus
nonostante subisca le terribili ripercussioni della guerra, dovrebbe ancora essere un membro
contribuente della società. Questa riluttanza a riconoscere e affrontare la questione della follia e
dello shock da granata riflette nelle opinioni di persone come il dottor Holmes, il quale insisterà col
dire che non c’era niente qualunque fosse il problema e suggerirà alla moglie, Rezia, che la
soluzione al “malumore” era andare al Music Hall e prendersi un giorno libero per giocare golf
insieme. Insieme a lui anche Sir William Bradshaw. La lotta di Septimus contro la follia e le
conseguenze della guerra di trincea è giustapposta alla lotta di Clarissa contro gli stereotipi di
genere. Ai tempi di Virginia Woolf, l’identità di una donna era costituita gran parte dai suoi rapporti
con gli altri: come figlia, moglie o madre. In effetti, il romanzo inizia e si intitola Mrs Dalloway, un
riconoscimento del ruolo determinante di Clarissa come moglie del signor Dalloway, un politico di
spicco. Clarissa sente una sorta di intrappolamento nei ruoli che la società le ha dato. Sente
fortemente il bisogno di uno sviluppo privato e rifiuta di essere scelta semplicemente come moglie
di qualcuno o hostess di una festa. La lotta di Clarissa per l’individualità può essere vista come un
riflesso della lotta per la sanità mentale di Septimus: entrambi violano le strutture tradizionali della
società. Tuttavia, mentre la lotta per la sanità mentale è ovvia nella storia di Septimus, non lo è
altrettanto in quella di Clarissa. Pertanto Septimus e la sua follia sono necessari per mostrare che
entrambi i personaggi hanno un sé privato che si discosta dalle aspettative del pubblico nei loro
confronti. Forse la vittoria finale la ottiene la signora Dalloway che, quando scende le scale alla fine
del romanzo, viene finalmente riconosciuta da Peter Walsh e da altri come un individuo in se stessa.
Da pag. 14 a 29, arrivo del personaggio di Septimus e Rezia e il tema della macchina e
dell’aeroplano: si inizia a sentire un forte rumore che proveniva da un'automobile dall'aspetto
importante e i passanti hanno affermato di aver visto un volto distinto alla finestra. Questo
avvenimento ci permette due approfondimenti specifici sul testo. Uno, evidenzia ancora una volta
l'enfasi della cultura britannica su teste di figure e simboli. Nessuno è sicuro di quale grande figura
risieda all'interno dell'auto dall'aspetto importante, ma ogni spettatore si sente toccato "per magia",
come osserva Clarissa. Il traffico rallenta e gli spettatori si fermano e poi si precipitano a
Buckingham Palace. L'auto, come molti degli oggetti di cui Clarissa si circonda, è un simbolo
vuoto. Quello che c'è dentro non ha importanza. La scocca dell'auto, in senso postmoderno,
rappresenta il significato vuoto che spesso viene attribuito allo status sociale nel mondo della
Londra della signora Dalloway. È in questo momento che incontriamo anche Septimus Smith. Nello
stesso momento in cui Clarissa è congelata dalla gioia, immaginando la regina e il principe e le
feste, Septimus è congelato dall'apprensione e dalla paura. Questi due personaggi consentono al
lettore di discernere come due personaggi apparentemente opposti corrispondano e si relazionino.
Clarissa e Septimus non si incontrano mai eppure le loro vite si intrecciano dal momento in strada
alla notizia della morte di Septimus alla festa di Clarissa. In questa sezione del libro incontriamo
anche Rezia, la moglie di Septimus, mentre lotta contro l'imbarazzo di avere un marito pazzo. Il
modo in cui a Septimus viene detto che non c'è niente che non va in lui allude alle circostanze della
vita di Woolf. Con il suo fragile stato mentale, ha incontrato molti psicologi, la maggior parte dei
quali non sapeva come curare i malati di mente. Spesso facevano più male che bene. Septimus è la
vittima di questa istituzione psicosociale nell'Inghilterra del dopoguerra. In qualità di rappresentante
della "generazione perduta", un argomento toccato da molti dei più noti TS Eliot contemporanei di
Woolf in The Wasteland, Septimus soffre di delusioni e allucinazioni. Di conseguenza, marito e
moglie non possono più comunicare come una volta.
Un altro simbolo confuso di comunicazione esiste nella forma dell'aeroplano che diffonde parole
incomprensibili nel cielo, guadagnando gran parte dell'attenzione di Londra dopo l'eccitazione del
passaggio dell'auto importante. Le lettere sono sparse ma nessun personaggio concorda sul
messaggio delineato. Ironia della sorte, tuttavia, molte persone sono collegate dall'incapacità di
comunicare simboleggiata dalla scritta nel cielo dell'aereo. Nella sua malattia, Septimus crede che
l'aereo gli stia parlando. Tuttavia, gli altri personaggi che vedono l'aereo credono più o meno nella
stessa idea.
Da pag. 29 a 48, la solitudine di Clarissa e il ricordo di Sally: Vediamo molti echi di Woolf nel
personaggio di Clarissa durante questo capitolo. Il tema della vergine, che simboleggia la solitudine,
l'indipendenza e l'aridità sessuale, prende il sopravvento mentre ci spostiamo da Clarissa, eccitata
dalla vita, a Clarissa, isolata, riflessiva e solitaria. Il suo sollievo al ritorno a casa è paragonato
esplicitamente da Woolf a una suora che torna alla sua abitudine e tuttavia, ironia della sorte, si
avventura nella sua verginale e angusta mansarda solo quando si sente snobbata dalla società. A
causa di questo affronto, apprendiamo ulteriormente quanto Clarissa si preoccupi delle questioni
sociali mentre medita sul suo valore come risultato. Al contrario, apprendiamo che le piace stare da
sola nella misura in cui ha dormito da sola in soffitta dopo la sua malattia. Subito dopo che Woolf
descrive le lenzuola bianche e inamidate di Clarissa tirate strettamente sopra il suo stretto letto in
mansarda, una palese metafora della sessualità verginale, include che Clarissa si chiedeva se avesse
deluso Richard. Afferma inoltre che Clarissa aveva amato Sally come un uomo ama una donna,
sottintendendo che Clarissa non aveva mai amato veramente Richard in questo modo, e forse non
aveva mai amato nessun uomo in questo modo. I difetti di comunicazione e intimità tra Richard e
Clarissa sono prefigurati. Agli occhi di alcuni critici, Woolf insinua che Clarissa fosse soffocata nel
suo amore omosessuale per Sally dagli standard della società e dal suo stesso conservatorismo. I
difetti di comunicazione e intimità tra Richard e Clarissa sono prefigurati. Agli occhi di alcuni
critici, Woolf insinua che Clarissa fosse soffocata nel suo amore omosessuale per Sally dagli
standard della società e dal suo stesso conservatorismo. I difetti di comunicazione e intimità tra
Richard e Clarissa sono prefigurati. Agli occhi di alcuni critici, Woolf insinua che Clarissa fosse
soffocata nel suo amore omosessuale per Sally dagli standard della società e dal suo stesso
conservatorismo. Sally è stata l'ispirazione di Clarissa per pensare oltre le mura di Bourton, leggere,
filosofare, fantasticare. Woolf descrive il bacio tra Sally e Clarissa come una sorta di epifania:
“Sally si fermò; raccolto un fiore; la baciò sulle labbra. Il mondo intero potrebbe essersi
capovolto!  Gli altri sono scomparsi; lì era sola con Sally.  E sentiva che le era stato fatto un
regalo, impacchettato, e le era stato detto solo di tenerlo, di non guardarlo - un diamante, qualcosa
di infinitamente prezioso, impacchettato, che, mentre camminavano (su e giù, su e giù ), ha
scoperto, o lo splendore bruciato attraverso, la rivelazione, il sentimento religioso! (35-36)”.
Poiché la relativa solitudine e mancanza di intimità di Clarissa nel matrimonio è simboleggiata
attraverso la metafora di una suora verginale, il momento sessuale più intenso nella vita di Clarissa
è simboleggiato attraverso un intenso sentimento religioso. Pertanto, il bacio rappresenta e
minimizza l'attrazione sessuale e la rivelazione che Sally ha portato a Clarissa. Il regalo fatto a
Clarissa, il diamante, il fiore colto, lo "splendore bruciato", tutto simboleggia questa esperienza
sessuale. Non sorprende, quindi, che Clarissa si senta così violata quando gli uomini si intromettono
nel suo momento. L'intrusione di Peter e del vecchio Joseph simboleggia il dominio degli uomini
nella società e il conservatorismo dei rapporti sessuali che non consentirebbero i veri desideri di
Clarissa. Se Woolf avesse o meno sentimenti sessuali verso le donne, i biografi descrivono la sua
relazione con il marito come un'amicizia forte e premurosa senza molta intimità sessuale.
Il continuo desiderio di Clarissa per Peter dimostra anche che la sua relazione con Richard è
carente. Ad un certo punto della sua conversazione con Peter, desidera che lui la porti via. Il
momento si placa, ma l'intensità tra i due rimane per tutto il romanzo. La tendenza di Peter a
giocare con il suo temperino è una metafora fallica, che simboleggia gli impulsi sessuali repressi di
Peter verso Clarissa. Non solo invade la pace di Clarissa, ma anche il suo verginale senso di sé.
Rappresentante dell'uomo comune, Clarissa è incline a chiedersi cosa succederebbe se. Queste
emozioni vanno e vengono come onde, sineddoche per il tema del mare. Le onde del tempo sono
introdotte dalle campane del Big Ben.
Da 48 a 56 (libro da pag. 143), il tema del tempo, Peter Walsh e il suo sogno: Il tema
dell'intersezione del tempo e dell'atemporalità emerge mentre osserviamo Peter camminare per
Londra e vagare per Regent's Park come aveva fatto Clarissa solo poche ore prima. Dunque qui
vedremo Londra da un altro punto di vista, quello di Peter. A differenza di Clarissa, però, non si
accorge della bellezza del giorno né sente l'effetto delle campane a livello cosmico, spirituale. Non
apprezza il momento come fa spesso Clarissa. Invece, tutto per Peter si riferisce al suo passato,
presente o fantasia. I suoi pensieri sono sempre interiorizzati. In questo modo, il tempo si confonde
con l'atemporalità mentre i ricordi di Peter si confondono con le immagini, i desideri e le fantasie
del presente. Non appena Peter lascia la casa di Clarissa, viene sopraffatto da pensieri combattivi.
Crede che Clarissa abbia detto la cosa sbagliata a Elizabeth, per esempio. Odia le feste di Clarissa.
Clarissa domina i suoi pensieri al punto che gli stimoli esterni funzionano semplicemente per
ricordargliela in modi diversi. Le campane di Santa Margherita gli ricordano Clarissa come la
padrona di casa. Questo riferimento allude ai pensieri di Clarissa all'inizio della giornata di Peter e
al suo commento che sarebbe stata la padrona di casa perfetta. Pertanto, le campane simboleggiano
una linea di conflitto tra Peter e Clarissa.
Di conseguenza, a Peter vengono subito in mente le condizioni del cuore di Clarissa e la immagina
morire. La morte immaginaria di Clarissa prefigura la morte del suo doppio, Septimus, più avanti
nel romanzo. Peter si scrolla di dosso la cattiva immagine perché non vuole pensare di essere
abbastanza grande da morire. Usa quindi le immagini successive che incontra, i ragazzi in marcia e
la bellissima giovane donna, come simboli della sua giovinezza e del suo coraggio.
Peter sta cercando di razionalizzare la dissociazione che sente dall'umanità che lo circonda. Le onde
di emozione che prova toccano il tema del mare. Le parole che lo descrivono al seguito della
giovane alludono ai moti del mare. Le frasi sono brevi e mosse, ma ritmate. Il testo afferma: "Lei si
è mossa; ha attraversato; lui l'ha seguita ... Ma altre persone si sono messe in mezzo a loro per
strada, ostacolandolo, cancellandola. Lui l'ha inseguita; lei è cambiata". Il suo umore cambia di
nuovo quando si ferma a guardare il mondo che gli passa accanto. È impressionato dalla civiltà di
Londra rispetto alla cultura indiana in cui aveva vissuto. Londra è una metonimia di Clarissa e del
tipo di società che rappresenta.
Ritornando al concetto del tempo che pervade il romanzo quello che fa Virginia Woolf è concedere
l’accesso a un nuovo concetto di tempo in “Mrs Dalloway”, attraverso cui la temporalità-attimo
viene indagata in due modi contraddittori: l’uno è continuo, mortale, dissolvente mentre l’altro è
placido, immortale, infinito; quindi la loro combinazione ha creato un nuovo tipo di temporalità: il
tempo androgino. Il momento mortale e dissolvente, appartenente al tempo fisico, è pienamente
rappresentato attraverso l’orologio del Big Ben, il quale con la sua apparizione in tutto il romanzo,
ricorda alle persona l’ora del mondo reale, il passato che non tornerà mai più “Il Big Ben ha battuto
la mezz’ora” oppure che i “momenti sono come cerchi di piombo dissolti nell’aria”. Siccome ogni
momento appare dal nulla poi semplicemente scompare nel nulla, senza lasciare tracce, come una
goccia di pioggia che coincide con il suolo, non sembra così significativo. Tuttavia,
quell’insignificanza è significativa per tutti, inclusa Clarissa, poiché ogni momento è attribuito alla
loro morte. In contrasto con il tempo dell’orologio c’è il tempo della mente, con la sua temporalità
placida, immortale, infinita come si vede nella festa che organizza Clarissa. La festa è mostrata
come una patina, che nasconde il tempo dell’orologio dietro la postura del tempo della mente, e gli
ospiti stanno gradualmente morendo; tuttavia, per Clarissa la festa è una rivolta all’autorità del
tempo fisico, in quanto denota un momento estendendolo all’infinito, dunque Clarissa non è sotto
l’uniformità del tempo dell’orologio nella festa ma ha un’autorità assoluta. Tuttavia, questo
momento non può durare per sempre, perché il tempo dell’orologio non smetterà di scorrere. Quel
momento crolla quando Clarissa viene a sapere della morte di Septimus, poiché la morte è la
rappresentazione della crudeltà del tempo dell’orologio. Sebbene la morte abbia innegabilmente
derubato la sua libertà momentanea, è anche il catalizzatore che consente a Clarissa di combinare
due temporalità contraddittorie in una, raggiungendo un nuovo spazio-tempo, una nuova vita in cui
ogni momento è speciale: il tempo androgino. Perché la vita esiste solo perché esiste la morte, e
solo attraverso quest’ultima si può tornare a vivere.
Da 56 a 64: il sogno di Peter Walsh che portano a comprendere meglio la sua relazione passata
con Clarissa Dalloway: Gran parte di questa sezione si svolge nella memoria di Peter,
permettendoci di rivivere la relazione passata tra Clarissa e lui. Tuttavia, l'inizio riguarda
l'interessante aspetto del viaggiatore solitario. Sebbene la prosa di Woolf rasenti spesso il poetico,
questa è una delle poche parti del romanzo in cui la sua scrittura diventa estremamente astratta.
Come mai? Cosa aggiunge il viaggiatore solitario a questa sezione o al romanzo nel suo insieme? I
critici suggeriscono che il viaggiatore sia Peter Walsh, poiché entrambi sono maschi,
principalmente soli (almeno durante il giorno in cui si svolge il romanzo), e hanno più di
cinquant'anni. Attraversa il bosco fino a raggiungere la figura gigante, che ironicamente è una delle
figure meno imponenti possibili, una vecchia matrona o infermiera. Viene così evocato l'archetipo
dell'eterno femminino. Questa figura riapparirà mentre proseguiamo nel romanzo. La sezione
durante il sogno di Peter introduce l'idea al lettore in modo astratto a causa del simbolismo più
ampio che la figura femminile manterrà. Usando il ricordo di Peter come veicolo, Woolf fornisce
informazioni sui personaggi di Clarissa e Peter. Clarissa viene spesso definita fredda in tutto il
romanzo, come se le mancasse qualcosa che riscaldasse gli altri umani. Il ricordo che Peter ha
descrive Clarissa come una puritana perché è completamente disgustata dal pensiero di una donna
che rimane incinta prima del matrimonio. Questo evento non è stato supportato dalla sua cerchia
sociale, ma ovviamente i suoi coetanei non reagiscono allo stesso modo di lei. Ironia della sorte,
tuttavia, Sally Seton, una figura che amava ribellarsi da giovane, attrasse profondamente Clarissa.
Forse Clarissa cerca quel calore che le altre persone offrono a causa della sua stessa mancanza di
calore. Questa assenza in Clarissa è suggerita anche dai suoi modi nei confronti di Richard. È
desiderosa di conferire un istinto materno a Richard, come farebbe con il suo cane da pastore, per
compensare quel difetto. È anche possibile che il calore che le manca possa abitare il senso di
sessualità risvegliata che Sally provoca evidentemente ma che gli uomini non provocano. Così,
Clarissa può fare da madre a un uomo o a un cane, ma non esserne appassionata. Clarissa respinge
rapidamente la passione del sentimento che Peter si risveglia in lei per emozioni più tranquille e
controllabili. Il ricordo illustra anche la sovrabbondanza di emozioni di Peter mentre si lascia
governare dai suoi sentimenti. È in grado di discernere gli eventi futuri attraverso i suoi istinti, come
la sensazione che Clarissa e Richard si sposeranno. Il ricordo presenta anche la separazione di
Clarissa e Peter come coppia, un momento che ossessiona entrambi i personaggi durante il
romanzo.
Mentre le riflessioni sul passato di Peter sono utilizzate in tutto il romanzo, c’è una costante
disconnessione tra realtà e immaginazione, screditando il racconto di Peter del suo passato. Perché
tornare così al passato? Si chiede. Perché farglielo ripensare? È ovvio che Peter ha ancora il cuore
spezzato per la sua rottura con Clarissa, nonostante abbia affermato numerose volte durante il
presente di non amarla più. Tuttavia, non riesce a togliersela dalla mente: Peter usa la fantasia per
descrivere la donna, per scoprire cosa gli piace e cosa non. L’immaginazione è il modo in cui Peter
coglie il suo vantaggio dall’incontro con un ex amante per la prima volta da anni. Peter Walsh è un
rappresentante di coloro che si chiedono cosa sarebbe potuto essere in passato. Questa malsana
abitudine peggiora a causa della tendenza di Peter a confondere ciò che è la realtà e quale realtà ha
creato nella sua mente. All’interno della narrazione di Woolf nel suo insieme, la strana fissazione di
Peter per la donna rivela come il passato venga alterato per dare un senso al presente, specialmente
di fronte alla confusione e al rimorso.
Da 64 a 94: il risveglio di Peter Walsh e il suo avvicinamento al personaggio di Septimus (i due
outsider): L'archetipo del femminile materno è rappresentato dalla donna vista dal viaggiatore
solitario e ora, la vagabonda che canta nella metropolitana. Canta dell'amore eterno. La figura funge
da veicolo per far passare il lettore da Peter a Rezia Smith, due personaggi privi di compagnia. Il
tema dell'amore eterno viene esaminato all'interno delle teorie sostenute dagli interessi amorosi di
Peter e Rezia: Clarissa e Septimus, rispettivamente. Clarissa ha sposato una teoria nei capitoli
precedenti quando ha riflettuto sull'idea che un pezzo di lei è rimasto in ogni luogo in cui è stata. La
teoria di Clarissa secondo un critico riguarda le affinità tra le persone e come si debbano cercare
coloro che le completano: la 'parte invisibile di noi' potrebbe sopravvivere, essere recuperata in
qualche modo attaccata a questo persona o quello.” La teoria di Septimus sulla bellezza nel mondo
non differisce molto, ed è attraverso i loro approcci simili al mondo che li circonda che si iniziano a
vedere le vere somiglianze tra Septimus e Clarissa. Anche lui nota la bellezza sempre presente del
momento. In effetti, si può dire che Septimus riempia il vuoto di sentimenti che mancano a Clarissa.
Septimus prima si applaude per non aver provato tristezza quando il suo amico, Evans, viene ucciso
e poi si punisce per non averlo provato in seguito. Tuttavia, come afferma la critica Isabel Gamble,
"La vera verità è, ovviamente, che Septimus si è sentito troppo profondamente, è stato scosso e
intorpidito dallo shock da granata e dalla guerra, in particolare dalla morte del suo amico, Evans; i
suoi sentimenti sono fluiti attraverso canali più profondi di quelli finora suonati da Clarissa.
Septimus crede che la sua iniziale reazione priva di emozioni alla morte di Evans sia reale e basa
progressivamente la sua costruzione della realtà su questo errore di calcolo. Invece di affrontare il
suo dolore, lo reprime finché il resto della sua realtà non viene distrutto. Immagina i cani che si
trasformano in uomini (un'inversione dell'immagine che ha creato per rappresentare se stesso ed
Evans, come cani, che giocano davanti a un fuoco) perché la verità è diventata folle nella sua mente
fino all'illusione. Bisogna applaudire l'accoppiamento di sano e folle di Woolf come commento
sociale avanzato. Illustra l'umanità che manca a una persona sana di mente e la profondità dei
sentimenti posseduti da un personaggio folle, ribaltando gli stereotipi che li affliggevano entrambi.
Septimus rappresenta una "generazione perduta" di uomini dopo la fine della prima guerra
mondiale. Mentre il fasto e le circostanze della società dell'alta borghesia britannica continuano, un
gruppo di uomini torna dalla guerra indicibilmente cambiato ma senza una risorsa per alleviare la
loro frustrazione. La politica di una Gran Bretagna che ancora cerca di dominare la politica
mondiale non può assorbire pacificamente un insieme di uomini così alterati dalla civiltà britannica
che li aveva mandati in guerra. Il riflesso della guerra, i suoi effetti sulla società del dopoguerra e
l'infatuazione britannica per il suo ricordo sono inseparabili dalla trama principale del romanzo,
sebbene molti lettori cerchino di sminuire le circostanze del dopoguerra all'interno del libro.
Tuttavia, come menziona il critico Lee R. Edwards, nulla richiedeva l'inclusione da parte di Woolf
dei commenti dei personaggi sulla guerra, personaggi coinvolti con l'esercito comeLady Bruton e
Miss Parry, i pensieri di Peter sull'Impero e i ragazzi in marcia, o l'angoscia mentale di Septimus. Il
romanzo è ambientato cinque anni dopo la guerra ma esiste all'interno della sua ombra. Septimus,
apprendiamo, ha spostato la sua fedeltà da Shakespeare e Isabel Pole alla causa britannica. Tuttavia,
il suo obiettivo nell'arruolarsi nell'esercito era proteggere proprio quelle cose. Viene convinto ad
arruolarsi nell'esercito dal suo capo perché gli mancava la virilità che solo l'atletica o la guerra
potevano fornire. Tuttavia, trasformarsi in un uomo permette a Septimus di non tenere né
Shakespeare né Isabel Pole. Perde la capacità di apprezzare entrambi. È spogliato delle sue passioni.
La sua mentalità è sostituita da una visione indurita che insegna a non amare ea non preoccuparsi.
Si sforza così tanto di non sentire che il senso di colpa che prova lo rende incapace.
Da 94 a 117 (sul libro da pag. 219) ritorno sul personaggio di Septimus e incontro con lo
psichiatria Sir William Bradshaw e il tema della proporzione contro la conversione: Septimus
ad un certo punto si arrende, lasciandosi andare: comincia questa battaglia tra lui e la natura umana
che diventa il nemico del personaggio, che viene impersonato nei medici. Il primo dottore, il signor
Holmes comincia a fare la corte alla moglie di Septimus, Lucrezia. In seguito si rivolgerà ad un
altro medico, sir William B., che non esamina il paziente, non lo cura e non lo ascolta neanche
mentre la moglie comincia a piangere. Compare uno slogan medico, cioè quello della “proporzione”
che Septimus ha perso. La soluzione del medico è quello di portarlo in una casa di riposo in
campagna, ma quest’ultimo si rifiuta di rispondere a domande, sentendosi abbandonato dalla moglie
per averlo portato da questo essere. Ormai la natura umana lo ha preso in possesso e Lucrezia ne è
consapevole. Escono dallo studio e si ritrovano sulla via dei medici, e l’orologio rintocca
nuovamente (con il Big Ben che segna il passaggio del tempo).
Più il lettore ha imparato su Septimus, più può vedere che Septimus sta perdendo la sanità mentale.
Si sente così profondamente in colpa, confuso e impotente che ha perso il potere di controllare le
sue emozioni. Woolf mette in primo piano l'inettitudine dell'aiuto psichiatrico del giorno con le
caratterizzazioni di Holmes e Bradshaw. Queste caratterizzazioni le permettono di esprimere le sue
lamentele, in una certa misura, contro i mali dei medici che ha visitato durante i suoi episodi di
instabilità mentale. Bradshaw è in grado di notare gli errori commessi da Holmes nel non rendersi
conto della gravità dei problemi di Septimus, ma anche lui adotta un approccio energico e
dominante nei confronti di Septimus. Sebbene Bradshaw abbia accettato di aiutare e dica a
Rezia che farà tutti i piani necessari, Rezia si sente abbandonata e tradita. Come mai? Woolf
risponde a questa domanda nella sua discussione sulla proporzione contro la conversione. Nel
tentativo di Bradshaw di far aderire i suoi pazienti al suo senso delle giuste proporzioni, li converte
in una nuova forma non originale che rispecchia il medico stesso. In effetti, toglie loro la vita, il
libero arbitrio dal loro essere. Woolf sentiva che molti dei dottori con cui era entrata in contatto
cercavano più di convertirla che di curarla. Come osserva Johnson, "Nella sua compulsione a
mettere via le persone, Woolf considera Sir William un agente di morte. Perché la follia, come lei la
descrive, è l'isolamento dalle persone, dalle cose, Septimus equipara Bradshaw a Holmes.
Simbolicamente, entrambi sono figure del male che soffocano la vita di un essere umano malato. La
casa di campagna di Bradshaw rappresenta l'isolamento e la conversione, così come l'insensibilità
psichiatrica, imposti ai malati di mente dell'epoca di Woolf.
Il dottor Holmes, visto come il simbolo del male della natura umana da Septimus, scaccia la vita
dall'uomo. Lui e Bradshaw rappresentano le figure di conversione e proporzione descritte da Woolf.
Nei loro tentativi di appianare i veri problemi di Septimus e, infine, di separarlo dal legame vitale
che ancora detiene, i medici costringono Septimus alla sua morte. La follia, agli occhi di Woolf, era
molto vicina alla morte. Johnson spiega: "Nella sua compulsione a mettere via le persone, Woolf
sceglie Sir William come un agente di morte". Mentre Septimus si sveglia dal suo pisolino, i suoi
pensieri scorrono direttamente alle parole di separazione di Bradshaw. Rezia cerca di alleviare le
paure di Septimus, ma l'arrivo di un energico dottor Holmes rende le paure molto reali per
Septimus. Sente di dover sfuggire alla presa di Holmes e Bradshaw. Ancora, Septimus non vuole
morire. Prima di saltare, afferma: "Ma avrebbe aspettato fino all'ultimo momento. Non voleva
morire. La vita era bella. Il sole era caldo". Mentre salta, urla che "lo darà a [Holmes]". Septimus si
sente spinto in una posizione in cui deve salvarsi dalla morsa soffocante della conversione e della
proporzione. Woolf scrive: "[Rezia] ha visto il grande contorno del suo corpo in piedi scuro contro
la finestra. Quindi quello era il dottor Holmes". Holmes è una figura, un simbolo, di oscurità e
distruzione, mentre Septimus, ultimo vivo sotto il sole cocente, riflette l'innocenza e la bontà
rovinate. Il suo momento al sole prefigura la successiva reazione di Clarissa alla morte di Septimus
e la connessione che si consoliderà tra loro.
Allo stesso modo, il carattere sterile e stolido (ottuso) di Lady Bruton viene sviluppato durante
questa sezione del romanzo. Anche lei ha poco interesse per le personalità dietro le persone con
cui entra in contatto. Non è vista come maliziosa dall'autore o dagli altri personaggi. Tuttavia,
Clarissa sente che a Bruton non piace, un sentimento che si concretizza nella mente di Lady Bruton
durante il pranzo che tiene con Richard e Hugh. Esclude Clarissa dal pasto, non perché sia cattiva,
ma perché la presenza di Clarissa non sarebbe servita allo scopo desiderato da Lady Bruton. La
Signora chiedeva consigli, suggerimenti e aiuto. Voleva le opinioni di Richard e la capacità di
scrivere lettere di Hugh. Così, parallelamente ai dottori, Lady Bruton usa i suoi ospiti come
strumenti per manipolare una conversione. Sente che le mogli, come Clarissa, distolgano gli uomini
dai propri doveri nel governo e negli affari pubblici. Come Holmes, anche il suo nome è simbolico
perché si riferisce alla forza bruta del titolo, dell'acquisizione e dello status quo. In breve, Lady
Bruton rappresenta l'Inghilterra come impero, la società come mezzo e gli uomini come
dominatori. Peter, sensibile alla passione e all'emozione, percepisce i cambiamenti a Londra molto
più acutamente di Lady Bruton. Richard, sebbene influenzato dalla storia della famiglia di Lady
Bruton, vede oltre il mondo oggettivo nella felicità del suo matrimonio. Ironia della sorte, tuttavia,
non è motivato a comprare fiori per sua moglie fino a quando non si trova di fronte alla gelosia,
causata dal ritorno di Peter Walsh.
Da 117 a 133 (sul libro da 293) Si dà la conoscenza di Richard Dalloway e Ritorna il tema della
conversione nei confronti di Elizabeth, la figlia di Clarissa da parte della signorina Kilman: Il
tema del mare come simbolo della vita viene invocato quando Richard torna dal pranzo con dei fiori
per Clarissa. La suspense è adeguatamente costruita per il momento in cui Richard dirà a Clarissa
che la ama. Clarissa ha ricevuto la visita di Peter quella mattina, ei suoi pensieri vanno
continuamente a lui. Richard è stato provocato a questo momento di passione dalla sola menzione di
Peter e alla fine si stacca da Hugh per poter tornare da Clarissa, la felicità della sua vita. Quando
entra nella loro casa, la campana indica l'interruzione del tempo e la progressione. Woolf prefigura
l'incapacità di Richard di dire "Ti amo" e di comunicare correttamente con sua moglie descrivendo
il movimento fallito di un'onda, che deve ritirarsi dopo essersi schiantata, solo per raccogliere e
schiantarsi ancora una volta. Allo stesso modo, il lettore ha la sensazione che Richard abbia sperato
di esprimere il suo amore a Clarissa anche altre volte, ma ha anche fallito. Esiste un abisso tra
marito e moglie che consente a poche connessioni verbali di prendere piede. Il tema della follia
unita alla sanità mentale appare in questo contesto come illumina Maureen Howard, autrice
dell'introduzione al romanzo. Scrive: "... Virginia Woolf sapeva dalla sua stessa malattia quanto la
follia e il caos fossero vicini alla resistenza e alla civiltà... È così difficile dare un significato alle
nostre parole. ... La chiarezza, come frasi semplici "ti amo" è difficile da trovare... Dalloway, ha
iniziato ad assemblare i pezzi, a trovare gli angoli, la voce originale che ci avrebbe fatto sentire" e
quindi comunicare di nuovo con successo. In questo senso, Richard non è più legato alle riunioni a
cui partecipa. Infatti non sa se si riunisce per parlare degli armeni o degli albanesi. L'importanza dei
suoi doveri sociali è minata dalla sua nonchalance, commentando la visione di Woolf delle classi
superiori inglesi e lo stato dell'importantissimo dovere inglese. Il lettore conosce le molte buone
qualità di Richard, tuttavia la sua lealtà allo status quo e all'establishment si rispecchia nel fatto che
ha lasciato la moglie per un incontro di cui ovviamente non gli importa e nel timore reverenziale
che prova per la storia della famiglia di Lady Bruton. Ironia della sorte, le feste di Clarissa sono
sviluppate da Woolf, in contrasto con il lavoro di Richard, come entità di valore e significato. Sia
Peter che Richard giudicano duramente le feste di Clarissa. Tuttavia, in questa sezione del romanzo,
Clarissa si rende conto del motivo per cui le sue feste sono così importanti per lei e il lettore
apprende che le feste significano il dono di Clarissa al mondo che la circonda. Woolf una volta
descrisse la follia come una forma di morte perché la sua intensa solitudine creava un vuoto umano
per il malato. Nelle feste di Clarissa combatte questo vuoto, poiché unisce le persone e quindi crea
un dialogo umano. Crea la vita e, quindi, la sanità mentale. Ciò che a prima vista sembra abbastanza
superficiale e vano diventa abbastanza sostanziale e significativo dopo la riflessione.
Ritorna qui il tema della conversione da parte della signorina Kilman nei confronti di Elizabeth, la
figlia di Clarissa. La donna è così amareggiata dalle sue esperienze, convinzioni e posizione nella
vita, che rifiuta di aprirsi a tutto ciò che viene offerto, specialmente da una persona vista come una
persona mondana, come Clarissa. La sua presa su Elizabeth, tuttavia, è piuttosto forte e viene
persino accennato a una relazione sessuale tra le due donne. Tuttavia, la loro connessione si
interrompe durante il viaggio verso il negozio e il bar. La signorina Kilman è estremamente
egocentrica e dipendente, come dimostrano i suoi tentativi di tenere Elizabeth con sé. L'immagine
della signorina Kilman che divora la sua torta è una metafora della sua personalità. Sebbene Doris
Kilman abbia fame di compagnia e accettazione, non è in grado di vedere oltre la torta che ha di
fronte. Per quanto riguarda il personaggio di Elizabeth, viene spesso paragonata a un fiore che
sboccia, la metonimia della primavera e della crescita, poiché è una giovane ragazza che diventa
donna. Contro la sua volontà, Elizabeth viene trascinata nella vita adulta. Woolf scrive: "La gente
cominciava a paragonarla ai pioppi, all'alba, ai giacinti, ai cerbiatti, all'acqua corrente e ai gigli del
giardino, e questo le rendeva la vita un peso, perché preferiva di gran lunga essere lasciata sola..."
Questo elenco di immagini crea nel lettore un senso di rinnovamento e vitalità che è essenziale per
il personaggio di Elizabeth. La signorina Kilman utilizza le metonimie di Woolf per Elizabeth
quando sostituisce: "Elizabeth se n'era andata. La bellezza se n'era andata, la giovinezza se n'era
andata". Mentre Elizabeth si separa da Miss Kilman, Elizabeth rinnova e rivitalizza il suo senso di
sé. Le piace la sensazione di essere sola e all'aperto e si diverte nel rumore della folla e nella vita
che le scorre intorno. Mentre attraversa Londra in autobus, è ispirata a pensare alle future
professioni e aspirazioni. Il critico, Manly Johnson, riferisce: "C'è una gioia dickensiana nei
movimenti e nei suoni nella descrizione del ritorno di Elizabeth alla vita da sola..." Il viaggio
attraverso Londra simboleggia un rito di passaggio per Elizabeth che inizia a esplorare il percorso
dall'adolescenza alla vitale età adulta.
Woolf paragona spesso anche Rezia Smith a un albero o fiore della vita. Un critico afferma che
Septimus, cerca Lucrezia per sposarla, con l'istintiva consapevolezza che la sua salute è ciò di cui
ha bisogno la sua malattia. Lei gli appare come l'albero della vita..." Mentre Woolf sviluppa il tema
del sana di mente accanto ai pazzi, descrive nuovamente Rezia, attraverso Septimus, come un fiore
che cerca di proteggere il marito maltrattato con i suoi petali materni. La Woolf illustra: "...ha fatto
le carte... come se tutti i suoi petali fossero su di lei. Era un albero in fiore..." Anche Rezia
rappresenta la vitalità e la vita, e come tale è incapace di proteggere o capire suo marito. La sua
attenzione ai dettagli e l'amore che dà alla sua produzione di cappelli descrivono la cura che presta
al mondo che la circonda. La devastazione causata dalla guerra e la sua consapevolezza di non poter
più sentire illustra la mancanza di connessione emotiva. Il periodo che Rezia e Septimus trascorrono
insieme prima che si addormenti mostra una salute e una felicità raramente avvertite nel romanzo. Il
cappello che marito e moglie creano insieme rappresenta una metafora della vita e della sanità
mentale. Il cappello permette ai due di comunicare, giocosamente e calorosamente. Discutono di
persone che conoscono e collaborano alla progettazione e alla costruzione del cappello. Il modello
che Septimus mette insieme per il cappello simboleggia il romanzo stesso. Anche il romanzo, in
quanto romanzo veramente moderno dell'era post-prima guerra mondiale, è costituito da frammenti
messi insieme. Come si fa a conoscere il carattere di Clarissa, per esempio? Impariamo da Clarissa
stessa, ma anche da commenti e pensieri fatti da altri, da ricordi scoperti e da riferimenti simbolici.
Il romanzo postmoderno è un pastiche di riflessioni, che alterna narrazione, allusione poetica, prosa
diretta, metafora, dialogo e sviluppo del personaggio. Come il cappello, diversi strati di emozione,
sentimento, logica, carattere e motivo creano il design. Il momento della creazione è quindi il
culmine della vita e del significato nel romanzo.
Da pag. 151 a 165, dopo la morte di Septimus si torna al punto di vista di Peter Walsh:
qualcosa comincia a cambiare, poiché arrivato dall’India era colpito dalla civiltà, lo spirito sociale
di Londra. Peter ha apprezzato l'ambulanza che gli è sfrecciata accanto come segno di civiltà e di
comune empatia. Fu lieto di osservare le auto altruiste che si spostavano per far passare
l'ambulanza. Aveva paura di pensare troppo a lungo a quell'argomento morboso, ma gli piaceva che
fosse suo diritto intrattenere simili pensieri quando era solo. Gli piaceva soprattutto la compagnia
delle donne. Ripensò a un'epoca in cui lui e Clarissa erano saliti su un autobus e lei aveva escogitato
una teoria trascendentale su come conosceva le persone semplicemente vivendo in una società. I
ricordi di Clarissa sarebbero saltati fuori ovunque. Woolf scrive: "Era come se fosse stato
risucchiato su un tetto molto alto da quell'ondata di emozioni e il resto di lui, come una spiaggia
bianca cosparsa di conchiglie, lasciato nudo. Era stata la sua rovina nella società anglo-indiana
questa suscettibilità." Espandendo il tema della vita come il mare di Woolf, anche Peter Walsh
sperimenta le ondate di emozione che salgono e scendono nella vita di Clarissa. Nota che la sua
incapacità di piangere o ridere al momento giusto lo ha lasciato vuoto e solo come una spiaggia
ripulita dopo che il mare si è ritirato. In questo caso, la metafora tematica funziona per illustrare
l'isolamento sociale di Peter quando viene spogliato del mare metaforico che lo collega alla vita.
Immediatamente dopo i pensieri di Peter nel testo, Woolf descrive il ricordo di Peter della teoria
della vita di tipo trascendentalista di Clarissa. La teoria segue: "... poiché le nostre apparizioni, la
parte di noi che appare, sono così momentanee rispetto all'altra, la parte invisibile di noi, che si
diffonde ampiamente, l'invisibile potrebbe sopravvivere, essere recuperato in qualche modo
attaccato a questa persona o quello, o addirittura infestare certi luoghi dopo la morte..." Clarissa ha
servito questo scopo a Peter poiché gli vengono in mente spesso, o raramente, pensieri su di lei,
facendogli rivivere i loro momenti insieme nei momenti più inaspettati. In questo senso, Clarissa
funge da mare metaforico nella vita di Peter. La sua assenza lo lascia vuoto e meravigliato; mentre
la sua presenza fornisce connessioni a una vita che desidera per anni dopo che la sua presenza è
cessata. Peter ha problemi ad affrontare questi ricordi di Clarissa, questi resti della sua
sopravvivenza invisibile, e quindi si amareggia quando riceve il biglietto da lei nel suo hotel. Peter
si sente bombardato dai ricordi che soffre di Clarissa, e il suo fantasma fa un'apparizione ancora più
grande sotto forma di biglietto. La busta blu (simbolo del mare), riconoscibilmente indirizzata nella
mano di Clarissa, è un simbolo del continuo attaccamento di Peter a Clarissa e della sua proclamata
suscettibilità. Guardò una foto che aveva portato con sé di Daisy e provò un sentimento
completamente diverso.
Poiché il tempo rappresenta il più grande indicatore della vita e del vivere di Woolf, non sorprende
che segnali i cambiamenti avvenuti dall'ultima apparizione di Peter in Inghilterra con un riferimento
al tempo. La serata prolungata consente a Peter di osservare gran parte di Londra mentre scivola
dentro e fuori dai suoi ricordi. In questa espansione artificiale del giorno, Peter viene trasportato in
uno spazio e in un tempo in cui l'età e l'essere sembrano meno stabiliti e immobili. Osserva che è
"più giovane che mai". Passato e presente si intersecano nella scrittura di Woolf, che manca di
transizioni ed evita volutamente di specificare i pronomi per enfatizzare la sfumata distinzione tra i
due. L'immediatezza del momento si fonde magnificamente e generosamente con i ricordi senza
tempo del passato.
CONCLUSIONE del romanzo, si arriva finalmente alla festa di Clarissa: La gente inizia ad
arrivare e Clarissa viene messa in gioco. Per il resto del romanzo, raramente ha il tempo di stare con
un ospite e parlare con lui prima di dover correre a salutarne un altro. È una serva delle convenzioni
sociali e la sua offerta alla società la costringe a sacrificarsi per la sua performance. Lo si può
vedere meglio quando la grande vecchia amica di Clarissa, Sally Seton (ora Lady Rosseter), viene
sorprendentemente presentata. Anche se Sally ha perso parte del suo antico splendore, Clarissa è
felicissima di vederla. Eppure, un attimo dopo, è chiamata a occuparsi di un altro ospite. Mentre il
Primo Ministro fa il giro della festa, Woolf descrive gli ospiti che cercano di non ridere o di non
notare l'aspetto comune dell'uomo. Scrive: "Ha cercato di guardare qualcuno. È stato divertente da
guardare. Nessuno lo ha guardato". Il modo in cui si viene percepiti viene esaminato in questa
sezione, poiché i partecipanti alla festa notano chiaramente che l'uomo sta cercando di sembrare
importante e tuttavia sono comunque impressionati. In modo simile, gli spettatori dell'evento si
sentono importanti semplicemente per essere stati presenti. La descrizione della Woolf sulla
reazione al Primo Ministro è parallela alla visione precedente. Descrive la folla, "... sapevano tutti,
sentivano nel midollo delle loro ossa, questa maestà che passava; questo simbolo di ciò che tutti
rappresentavano, la società inglese". La figura del Primo Ministro simboleggia la gerarchia della
società inglese e il senso profondamente codificato di civiltà e status che governava ancora la
società anche dopo la devastazione della prima guerra mondiale. La società continua a disprezzare i
giovani come Septimus che hanno sofferto durante la guerra continuando anche a glorificare uomini
come Hugh Whitbread che non fanno altro che scrivere articoli concisi e partecipare alle riunioni.
Questo filo conduttore, simboleggiato dalla figura del Primo Ministro, accompagna il lettore
attraverso il romanzo, dall'auto che agita tutti i cittadini di Londra al posto di Richard in
Parlamento, ai raduni di Hugh Whitbread a Buckingham Palace, al pranzo di Lady Bruton, alla festa
dove il Primo Ministro appare in carne e ossa. Il primo ministro è una metonimia della stessa
società inglese. Anche Peter Walsh riconosce che l'Inghilterra non è cambiata molto in questo senso
durante la sua assenza. Peter aveva prefigurato il ruolo che Clarissa avrebbe avuto nella promozione
dello snobismo inglese ribattendole che un giorno sarebbe stata la moglie del Primo Ministro. In
piedi in cima alle scale, salutando gli ospiti della sua festa, conducendo intorno al Primo Ministro,
lei quasi adempie questa profezia.
La rottura dell'umore della festa avviene con l'arrivo dei Bradshaw. Dopo aver saputo della
morte di Septimus, Clarissa non è più preoccupata di assicurarsi che tutti siano felici o di guidare i
prestigiosi membri della folla. Si ritira in una piccola stanza per affrontare la sensazione di morte
che ha invaso la sua festa e il suo essere. Lei, ovviamente, non conosce lo sconosciuto che si è
suicidato, ma i doppelganger dell'immaginazione di Woolf si collegano in questo momento.
Diventano fisicamente connessi mentre Clarissa riflette i sentimenti di dolore e morte vissuti da
Septimus attraverso il suo corpo. Si identifica con la caduta che ha vissuto e con le punte arrugginite
che gli trafiggono il corpo. Lei, quindi, si rende conto che la sua morte è un sacrificio per lei e per
gli altri alla sua festa e ovunque, per permettere loro di continuare a vivere. Il ruolo di Septimus
come figura di Cristo diventa evidente. Woolf originariamente aveva pianificato che Clarissa si
suicidasse, o semplicemente morisse, alla fine del romanzo. Invece, ha deciso che una parte di
Clarissa, costruita nella forma di un uomo distrutto dalla guerra e dalla società, si sarebbe tolta la
vita affinché il resto dell'essere di Clarissa potesse apprezzare la vita che aveva. Clarissa crede:
"C'era una cosa che contava ... Questo aveva preservato. La morte era una sfida. La morte era un
tentativo di comunicare". La vita potrebbe ovviamente essere inserita al suo posto, ma l'essenza
della vita, "la cosa che contava", è impossibile da definire. Ancora, l'essenza è possibile preservarla
e la decisione di Septimus di buttare via tutto lo ha fatto. Le parole di Shakespeare arrivano a
Clarissa, collegandola innegabilmente al giovane Septimus. Le parole le dicono: "Non temere più il
calore del sole". Septimus, che era andato in guerra per proteggere Shakespeare, si trova al caldo
del sole immediatamente prima di saltare verso la morte. Woolf sta prendendo in prestito dalla
commedia di Shakespeare Cymbeline, come aveva fatto in precedenza nel romanzo quando
Clarissa nota le stesse parole in un libro aperto mentre cammina per Bond Street. La ripetizione
dell'affermazione sottolinea il suo significato per la progressione tematica del romanzo. Il critico
Avrom Fleishman osserva che, sebbene la citazione sia stata generalmente intesa come
un'illustrazione della forza di Clarissa di fronte alla morte e alla disillusione, "l'affinità di Clarissa
per il ritornello può essere considerata un segno della sua forte propensione alla morte... " Clarissa
osserva, prima di tornare alla sua festa, "Si sentiva in qualche modo molto simile a lui il giovane
che si era ucciso. Era contenta che l'avesse fatto; Il suo sacrificio, la sua affermazione
dell'incostanza e dell'immediatezza della vita, permette a Clarissa di affrontare le proprie paure e
desideri. La sua morte le permette di "sentire la bellezza" e "sentire il divertimento". Come
conclude la critica Isabel Gamble, "Nel comprendere la morte di Septimus si è "immerso tenendo il
suo tesoro", Clarissa stessa scopre la propria identità e diventa completa".
Il breve tempo che Clarissa trascorre nella stanzetta è saturo di immagini e allusioni significative.
Questa volta è il culmine del romanzo. La vecchia signora appare anche nella casa vicina in questo
momento. A causa della morte di Septimus e della vecchia signora, Clarissa esce dalla cerchia
sociale della sua festa e si connette al più ampio senso di vita e morte che si verifica intorno a lei.
Proprio come la donna ha collegato Clarissa ai movimenti della vita dopo che la signorina Kilman
ed Elizabeth sono partite per i negozi, crea ancora una volta in Clarissa una meraviglia per la vita e
l'essere. Clarissa torna alla festa carica di senso della vita e di bisogno di "assembrarsi" con le
persone per lei importanti. Ha vinto il senso di isolamento ed è tornata alla connessione sociale. Il
romanzo si conclude con una scena che può essere considerata un microcosmo del romanzo. Peter è
improvvisamente pieno di un senso di estasi. Stava cercando Clarissa da molto tempo e
all'improvviso lei era lì. Woolf scrive in una struttura semplice, che ricorda le brevi frasi che
iniziano il romanzo e ne permeano il corpo: "È Clarissa, ha detto. Perché era lì". Il lettore è pieno di
una "straordinaria eccitazione" mentre viene sempre più coinvolta nella scoperta dell'essere di
Clarissa nel corso del romanzo. Come analizza il critico Lucio P. Ruotolo, "Durante le sue feste non
era quello che faceva o diceva che si ricordava ma piuttosto lo straordinario senso del suo essere lì,
Eccola. '" La conclusione del romanzo è tanto una fine quanto un inizio”.
Altri approfondimenti:
- Il tema dei fiori in Mrs Dalloway: nel romanzo i fiori raccontano al lettore molte cose su
Clarissa. Usa i fiori come pedine nel suo gioco artificiale della vita, conferisce loro
caratteristiche umane e sviluppa attaccamenti umani nei loro confronti perché ha difficoltà a
capire le persone. In altre parole, la sua vita ideale si crea quando sostituisce le persone della
sua vita con le sembianze dei fiori. Quando trova che l’interazione umana sia troppo
impegnativa, fa affidamento ai suoi fiori per fornirle felicità e aiuto nell’esprimere i suoi
sentimenti. Virginia Woolf naturalmente usa Clarissa per esprimere emozioni che lei stessa
non può esprimere. Fin dall’inizio del romanzo comprendiamo quanto siano importanti i
fiori, la prima cosa che farà Clarissa è infatti comprare dei fiori. Dopo questo momento, i
fiori continuano ad apparire per tutto il romanzo, usandoli per realizzare il suo “scopo” nella
vita.
- Analisi del personaggio di Sally Seton: Sally viene presentata nel romanzo in un flashback
di Clarissa che racconta il suo periodo estivo a Bourton con Sally, Peter e Richard intorno al
1903. Per quanto riguarda il rapporto con Clarissa, vengono trovate subito le basi
dell’attrazione omosessuale tra le due donne. Le parole di Clarissa a Sally nel romanzo
come “lei (Clarissa) non riusciva a staccare gli occhi da Sally…Sally le faceva sentire, per la
prima volta, quanto fosse protetta la sua vita a Bourton…” fanno risuonare la sua attrazione
e il suo amore per lei nel suo passato, che è giustapposto alla sua mancanza di tale desiderio
nei confronti di suo marito Richard. Si può dunque notare che Sally Seton diventa il segno
identificativo dell’omosessualità di Clarissa. Inoltre, la relazione tra le due viene spesso
raccontata come “rappresentante di un periodo di innocenza della fanciullezza che è in netto
contrasto con il sé adulto che ricorda questo amore”. La relazione tra Clarissa e Sally è
spesso considerata solo un esempio di amicizia infantile che è pura e innocente in termini di
amore o viene presentata come fase indisciplinata dell’adolescenza. È importante poi
sottolineare il tema dell’età e della maturazione dell’adolescenza all’età adulta che si riflette
nella relazione caratteriale di Sally e Clarissa. Entrambe le donne avevano ideali e ambizioni
molto diverse nella loro adolescenza: Sally era una ribelle e molto progressista nel suo
pensiero e ha ulteriormente ispirato Clarissa ad essere la stessa, e loro hanno sempre parlato
di matrimonio come di una catastrofe. Tuttavia, entrambe le donne si sposano e assumono
posizioni socialmente accettabili nell’età adulta: Sally diventa Lady Rosseter, moglie di un
ricco uomo con 5 figli e Clarissa diventa la signora Dalloway. Un’altra lettura data al
rapporto tra Sally e Clarissa è l’aspetto dell’Inghilterra del dopoguerra che funziona nelle
narrazioni di Virginia Woolf. L’omo socialità di Sally e Clarissa è vista come un risultato
del tempo in cui la guerra mondiale che è durata cinque anni ha avvicinato gli uomini ad
altri uomini con cui hanno combattuto la guerra e anche le donne più vicine ad altre donne
che sono state lasciate indietro per prendersi cura delle questioni domestiche. È significativo
anche rendersi conto che Sally proveniva da un ambiente relativamente più povero, poiché
Clarissa dice che “non aveva un solo centesimo quando è venuta da loro”. Tuttavia, il
passato di Sally ha mostrato quanto fosse progressista la sua mentalità rispetto alle persone
dall’alta borghesia e anche nel suo presente, alla festa di Clarissa, Sally è vista criticare il
destino, la sorte che era presente in giro. Inoltre, il fatto che Sally sposi un uomo ricco e si
presenti come la più felice alla festa potrebbe anche indicare che è stata vittima del
capitalismo che stava conquistando la Gran Bretagna e il mondo in questo periodo.

Potrebbero piacerti anche