Brevi accenni alla vita e poetica di Virginia W.
Nasce a Londra nel 1882 e proviene da una grande famiglia, terza di quattro figli. Nel 1895 è il primo episodio di depressione di Virginia Woolf con la morte della madre, seguito da quella della sorellastra e del padre. Tenterà infatti il suicidio. A 23 anni comincia la sua carriera di giornalista letteraria prima di diventare scrittrice, con il nome di Stephen con il ruolo di recensire i suoi contemporanei. A 30 anni nel 1912 sposa Leonard Woolf, che aveva scelto la carriera di amministratore, il quale assistette la moglie alle sue crisi (dettagli che ritroviamo nel romanzo della signora Dalloway). Pubblica i suoi primi romanzi di satira intorno al 1915, come “The Voyage Out” in cui incontriamo la coppia Dalloway, Richard e Clarissa. Pubblica poi romanzi sperimentali, saggistica come l’opera completa di Freud. Finisce la guerra e Virginia e suo marito vanno a vivere in campagna, nel 1919: pubblica uno dei saggi più famosi della letteratura inglese. Nel 1922 pubblica “Vita Sackville-West”, considerato il primo romanzo sperimentale. E nel 1925 pubblica “Mrs. Dalloway” e due anni dopo “To the Lighthouse”: qui la sua sperimentazione non è più ritrarre le cose della vita ma centrato sulla scrittura femminile, vuole inventare un nuovo tipo di scrittura. Questo romanzo come la signora Dalloway è diviso in 3 giornate. Il tema centrale è la guerra e segna il passaggio dal mondo dei padri al mondo dei finti, dal vittoriano al mondo moderno. Nel 1928 pubblica “Orlando”, personaggio che cambia sesso. Nel 1931 pubblica “The Waves”, un romanzo-commedia, incentrato su 6 personaggi. Cosa succede durante la seconda guerra mondiale? Il marito è ebreo, per cui vanno a rinchiudersi in campagna. Nel 1941 Virginia Woolf si suicida, gettandosi nel fiume. Esce postumo il suo ultimo romanzo “Between the Acts”. Virginia Woolf fece proprio uno stile diverso dai canoni dell’epoca, uno stile più moderno che stava già prendendo piede in altre parti del mondo e che già annoverava tra i suoi scrittori James Joyce, Italo Svevo e Marcel Proust. Nei testi perde importanza la narrazione degli eventi della vita quotidiana in senso stretto. Il focus diventa la soggettività del personaggio, la sua interiorità e la sua psicologia. Ecco che in questo senso gli avvenimenti del quotidiano non sono più riportati in relazione allo scorrere del tempo o alla loro successione cronologica, ma analizzati più profondamente dalla psiche del personaggio. Viene quindi stravolta la forma tradizionale della trama e i discorsi diretti lasciano il loro spazio ad un lungo e riflessivo monologo interiore del personaggio. I pensieri, le emozioni, i ricordi acquistano un ruolo predominante nel testo e vengono espressi con un linguaggio colto, raffinato e ricercato con lo scopo di rendere il flusso della coscienza che caratterizza ogni essere umano. Si ritrovano numerose similitudini, allitterazioni, assonanze e metafore. Appare chiaro che in questo senso il fattore tempo non possa seguire lo scorrere tradizionale e gli episodi stessi sono visti come una serie di momenti distaccati, successivamente riuniti ad opera dell’associazione di idee o dell’immaginazione del soggetto. Dunque la tradizione letteraria viene abbandonata per dar spazio ad una nuova tecnica espositiva, lo stream of consciousness, quel flusso della coscienza che nel monologo del personaggio con il suo essere più recondito vede svilupparsi una narrazione altalenante tra continui dislocamenti posteriori e anteriori, accompagnati nello stesso tempo da introspezioni e memorie sorte dall’ambiente che lo circonda. Introduzione romanzo “Mrs. Dalloway” (dal libro) Quanto sia innovativa la ricerca di V. Woolf emerge ad apertura di libro, notando ciò che manca: non compare infatti nessuna indicazione ad introdurre il romanzo, né un eventuale capitolo I, né un titolo, né un numero e neanche qualche forma altrimenti introduttiva. La signora Dalloway si apre su uno spazio bianco che senza mediazione proietta il lettore dentro il testo: a diretto contatto con la protagonista, grazie all’esplicita coincidenza del titolo del romanzo: “La signora Dalloway disse che i fiori li avrebbe comprati lei”. In realtà quello che chiede Virginia Woolf al lettore è di rinunciare a un’unità di misura convenzionale in nome di un altro ordine e di diverso equilibrio. Uno degli elementi simbolici la salda unità di tempo che delimita la storia; la centralità dell’evento intorno a cui tutto ruota (la festa, la recita, la presenza di palesi inclinazioni omosessuali maschili e femminili). Se le spaziature definiscono il procedere del racconto dall’esterno, mettendo in sequenza gli eventi, altri motivi creano forti connessioni interne e misurano il tempo che passa. È, innanzitutto, il Big Ben che accompagna i personaggi attraverso il giorno fino a tarda notte, quando gli invitati lasciano la festa di Clarissa Dalloway, e le stanze, svuotandosi, accolgono l’intensità epifanica del finale. Non a caso la prima versione del romanzo si intitolava Le ore. Il tempo, dunque, controlla e contiene, chiudendo il romanzo alle tre di notte e imponendosi fin dall’inizio con i rintocchi che accompagnano la protagonista all’uscita di casa. Il tempo, impersonato autorevolmente dal Big Ben e da molti altri orologi, continua a farsi sentire nel corso della giornata. E dove gli episodi non siano esplicitamente collegati a un riferimento temporale, non risulta comunque problematico collocarli in sequenza. Ai suoni del Big Ben fanno eco segnali selettivi, anch’essi legati al tempo, che riguardano solo alcuni; come quando i rintocchi e l’affievolirsi del suono producono per quattro volte la stessa osservazione, “I cerchi di piombo si dissolsero nell’aria”: due in relazione a Clarissa, una a Peter, e una a Septimus e Rezia. Tuttavia, pur essendo identiche le parole, Clarissa ha una posizione dominante perché la sua qualità è diretta. I due momenti di riferimento sono all’inizio, quando Clarissa esce in strada e il pensiero si abbandona al suono, per trasformarsi subito dopo in un inno d’amore a Londra; e alla fine, quando a notte fonda ritorna in salotto dagli amici rimasti, dopo esserci appartata a riflettere in solitudine sull’atto suicida di Septimus. Oltre al tempo, anche lo spazio è importante ed altrettanto simbolico, e Londra si affianca al Big Ben nell’esercitare il controllo, pur se in forma discontinua e frammentaria. L’indicazione di strade, parchi, palazzi, fornisce l’orientamento e regolamenta una sorta di moto, in cui il traffico dei veicoli con l’andirivieni dei tragitti dei personaggi che si ritroveranno la sera alla festa, la folla di passanti anonimi, ecc… e tutti loro, in modi diversi, concorrono a disegnare una segmentata topografia metropolitana. Alla particolare forma di unità ottenuta attraverso l’uso sapiente del tempo e dello spazio, si aggiunge infine quella affidata alla storia stessa, il ricevimento che Clarissa Dalloway Dalloway progetta per la sera di giugno del 1923: è esso, in un romanzo dove conta di più dei fatti il fluttuare dei ricordi, rimpianti, pensieri. La festa di Clarissa è il nucleo intorno a cui ruotano le cose e su cui convergono le storie. La festa tiene nei confronti di una realtà resa discontinua dalla mobilità del punto di vista, affidato a protagonisti e comprimari, e anche a occhi, voci, coscienze di personaggi minori, che compaiono per poi uscirne definitivamente di scena. “Voglio scrivere di vita e di morte, di sanità e di insanità”, è il proposito della lettera del giugno del 1923 la cui realizzazione Virginia Woolf affida ai personaggi di Clarissa e Septimus, progettati come indipendenti l’uno dall’altro, anche se inizialmente Septimus non esisteva e Clarissa era destinata a morire alla fine della festa. Ma farlo diventare il “doppio” di Clarissa e mescolare le loro storie è un compito arduo, non essendo i due destinati a conoscersi nel corso del romanzo. La difficoltà è aggravata dal fatto che è l’autobiografia a porsi come fonte di ispirazione per la figura del pazzo. Infatti è difficile non collegare il tempo della follia di scrittrice e personaggio, non riconoscere le emozioni comuni, le esperienze condivise: gli uccelli che cantano in greco, le voci, l’esaltazione, i propositi suicidi. Le visioni, le voci dei morti si dilatano nel corso del romanzo, prendendo corpo nelle frequenti visioni di Septimus, nella sua costante comunicazione col compagno morto in guerra. Ma la somiglianza tra personaggio e scrittrice si vede anche con l’immagine del corpo disteso, il gioco della liquida luce sul muro, che discende su Septimus a poche ore dal suicidio, così come affermava di vedere la Woolf, annotando i suoi ricordi. Ma ritornando a Clarissa e Septimus, notiamo come la Woolf riesca a intrecciare le loro esistenze senza mai farli incontrare: l’occasione sarebbe stata a portata di mano data la vicinanza tra i due nel primo segmento, lui in strada lei dietro la vetrina. Tuttavia si perde, mentre i due fissano intenti la macchina ferma davanti al fioraio senza alzare lo sguardo. Eppure, grazie al narratore, un incontro c’è stato, nell’appartamento di entrambi al mondo degli uccelli: l’immagine di lei, ghiandaia verde- azzurra posata sul marciapiede e quella di lui, col profilo dal naso a becco d’uccello che per Rezia assumeranno le fattezze di un falco. Ma non è solo il riferimento al volo e all’aria a rendere forte il legame, ma lo sono anche gli elementi descrittivi: i capelli bianchi di Clarissa, occhi nocciola e volto pallido di Septimus, l’età, oltre i 50 anni di lei e sulla 30 lui. La somiglianza si rafforza a vari livelli, e ad evidenziarla è per esempio la comune, incerta identità di genere, l’omosessualità celata e tuttavia riconoscibile: Clarissa pensando alla giovinezza, ricorda il trasporto per Sally; quanto a Septimus, del rapporto col suo superiore morto al fronte, non svela trasporto o intimità ma è il narratore che allude a un’esperienza spensierata. Ma ancora si rafforza il legame tra questi due personaggi attraverso lo stile: pur contrapposti tra sanità e insanità, vita e morte, normalità e visione allucinata, i loro percorsi di parole ricorrono a strumenti simili: metafore, similitudini, immagini che attingono al mondo della natura, senza prescindere dalla vita metropolitana. Ma l’incontro forse più suggestivo che il linguaggio facilita, questa volta si serve di Shakespeare: l’autore che Clarissa conosce e cita, e che ha alimentato la passione giovanile di Septimus. I versi, pur essendo di origine shakespeariana, se ne allontanano, perdendo la loro natura di citazione, per appartenere alla donna e all’uomo. I versi sono: “Più non temere la calura del sole/ Né dell’inverno furioso la rabbia”, i quali vengono letti inizialmente da Clarissa in un volume esposto nella vetrina del libraio. Ritroveremo più avanti un altro riferimento nel linguaggio che accresce il legame tra Clarissa e Septimus. Esattamente quando Clarissa (pag. 125) calma, serena e padrona di sé, cuce e a distanza di poche pagine, simile è il senso di pace e pienezza, che Septimus esprime in sintonia col creato, e con Clarissa. Viene inserito lo stesso tessuto metaforico e immaginativo, sul tema dell’aria e dell’acqua, le sonorità, le creature viventi e i loro corpi, l’uno abbandonato sulla spiaggia (Clarissa) l’altro immerso nel mare (Septimus). Ma sono anche sorprendenti le coincidenze dei suoni: entrambi sentono il latrare dei cani, rafforzato dalla ripetizione del verbo “abbaia/abbaiare” e che proviene da una stessa distanza, cioè in lontananza. Comune è anche la parola “il cuore nel corpo” di entrambi. Dunque, con la mancanza di specificità shakespeariana si assiste a un rovesciamento intenzionale: il verso spezzato non solo tale la calura del sole, ma anzi la smentisce: in relazione con Clarissa, per la pacatezza della giornata estiva, in relazione a Septimus, per la leggerezza del gioco di luce sul muro. Per concludere, l’incontro tra Clarissa e Septimus avviene dopo che la morte e la guerra penetrano in casa, gettando un’ombra sulla luminosità della festa. Saputo dell’atto suicida, Clarissa lascia gli invitati e si ritira in una piccola stanza: qui, in solitudine, in piena consapevolezza, va incontro all’ospite inatteso, interrogandosi sulla sua fine, dolorosamente rivivendola nel corpo e nel cuore. Dopo il dolore, Clarissa chiude la partita con il suo alter ego, sublimandone la morte e sentendone la bellezza. Solo a quel punto Clarissa può unirsi agli altri. Ma prima, mentre l’orologio rintocca, le parole tornano infine alla loro origine e si ricompongono nell’antico verso shakespeariano: forse perché grazie a Septimus Clarissa ha appreso ad accettare e a più non temere (parole che esortano a superare la paura di vivere, e anche di morire). Un altro personaggio principale e importante da analizzare tanto quanto Clarissa e Septimus, è Peter Walsh, il quale entra di diritto nella loro relazione come una sorta di mediatore, di tramite neutro e inconsapevole tra mondi lontani: quello di Clarissa, con cui è ancora emotivamente coinvolto e quello di Septimus, con cui viene a trovarsi in una contiguità ambigua e perturbante. Peter Walsh piace a tutti: agli amici di sempre, ma anche a figure di minor peso, come Lady Bruton e zia Helena, e perfino alla famiglia incontrata per caso in albergo. Allo psichiatra, brutale messaggero di morte, si oppone la mediazione inconsapevole di Peter, l’unico in grado di apprezzare appieno il dispiegarsi e di sorprendersi, poiché la vicinanza di Septimus, sembra produrre in lui delle forme di affinità. Septimus e Peter si “assomigliano” in partenza per la loro condizione di outsider: l’uno isolato a tutti i livello, inerte e malato, respinto ai margini della realtà in cui ha vissuto e operato prima della guerra; l’altro, anomalo nel contesto alto borghese dei Dalloway per il disordine della sua vita (la carriera mancata, le difficoltà economiche, i rapporti con le donne). La rilevanza del tema è confermata da Elizabeth, la figlia di Clarissa, a suo modo un’outsider anche lei: estranea ai gusti e alle abitudini della sua classe, anomala pure degli attraversamenti della città che tutti compiono, poiché è praticamente l’unica a dirigersi a est, mentre la direzione prevalente degli altri corre lungo l’asse nord-sud. Ed è proprio l’istinto errabondo, estraneo ai Dalloway, che suggerisce un inaspettato legame tra lei e Peter. Il contatto tra Peter e Septimus, inoltre è facilitato dalla vicinanza topografica, dato che risiedono nello stesso quartiere di Bloomsbury. Infatti, si incontreranno al parco dopo che Peter Walsh, addormentandosi su una panchina, si risveglia da uno strano sogno. Ma la situazione più stimolante riguarda Septimus, assorto in una visione di metamorfosi, dentro cui attrae Peter attribuendogli l’identità del morto (del suo amico morto in guerra). Al che Peter coglie, con simpatia il senso dell’infelicità di Septimus e Rezia, che guarda preoccupata suo marito, vergognandosi della sua appariscente anormalità: “in quale guaio si erano cacciati per sembrare così disperatamente infelici tutt’e due in una bella mattina d’estate?”. Dunque nel primo oscuro incontro tra i due sembrerebbe che dall’uno all’altro si fosse aperto un canale visionario e si fosse stabilito un contatto, come se Peter, sognando, apprendesse la lingua di Septimus. È ancora Bloomsbury a farli incontrare per l’ultima volta, quando Peter Walsh, tornando in albergo, sente il suono dell’ambulanza che ha raccolto Septimus morente: di nuovo scatta l’empatia e lui immagina il corpo sconosciuto disteso all’interno, e a una sua possibile identificazione. Dunque l’ultimo, sorprendente ed enigmatico contatto si stabilisce dopo la morte di Septmus, quando Peter decide di andare alla festa di Clarissa e si avvia a piedi verso la casa. Analisi romanzo In Jacob's Room, il romanzo che precede Mrs. Dalloway, Virginia Woolf lavora con molti degli stessi temi su cui in seguito si espanderà in Mrs. Dalloway. Alla signora Dalloway, ha aggiunto il tema della follia. Come ha affermato Woolf, "abbozzo qui uno studio sulla follia e sul suicidio; il mondo visto fianco a fianco dai sani di mente e dai pazzi". Tuttavia, anche il tema che avrebbe portato Woolf a creare un sosia per Clarissa Dalloway può essere visto come una progressione di altre idee simili coltivate in Jacob's Room. Il romanzo successivo di Woolf, quindi, è stato uno sviluppo naturale da Jacob's Room, nonché un'espansione dei racconti che ha scritto prima di decidere di trasformare la signora Dalloway in un romanzo completo. I Dalloway erano stati introdotti nel romanzo The Voyage Out, ma Woolf ha presentato la coppia in una luce più dura di quanto abbia fatto negli anni successivi. Richard è prepotente e pomposo. Clarissa è dipendente e superficiale. Alcune di queste qualità rimangono nei personaggi della signora Dalloway, ma le due appaiono generalmente molto più ragionevoli e simpatiche. Ha scoperto una maggiore profondità nel personaggio di Clarissa Dalloway in una serie di racconti, il primo dei quali era intitolato "La signora Dalloway in Bond Street", pubblicato nel 1923. La storia sarebbe servita come primo capitolo sperimentale per La signora Dalloway. Seguirono un gran numero di racconti simili e presto il romanzo divenne inevitabile. Poiché il romanzo si concentrava principalmente sul personaggio di Clarissa Dalloway, Woolf ha cambiato il nome del romanzo in Mrs. Dalloway dal suo titolo provvisorio più astratto, The Hours , prima di pubblicarlo. Woolf ha lottato per combinare molti elementi che hanno intaccato la sua sensibilità mentre scriveva il romanzo. Il titolo, signora Dalloway, si adattava meglio ai suoi tentativi di unirli insieme. Come ha commentato Woolf, "In questo libro ho quasi troppe idee. Voglio dare vita e morte, sanità mentale e follia; voglio criticare il sistema sociale e mostrarlo al lavoro, nella sua forma più intensa". Inoltre, sperava di rispondere allo stato stagnante del romanzo, con un romanzo consapevolmente "moderno". All’inizio del romanzo, nell’aprire la finestra in un’assolata mattina di giugno del 1923, Clarissa Dalloway apre in senso astratto alla vita: “La signora Dalloway disse che i fiori li avrebbe comperati lei… E poi, pensò Clarissa Dalloway, che mattina – fresca come se fosse stata appena creata per dei bambini su una spiaggia.” (p.1). La signora Dalloway si sveglia una mattina e pensa di organizzare una festa, raccogliendo intorno ad essa una galleria di personaggi che hanno accompagnato la sua vita. Da lì in poi il desiderio di una festa muove tutto il romanzo e a poco a poco la festa si rivela un’occasione di passaggio a una dimensione trascendente. Clarissa Dalloway è una signora cinquantenne, benestante e amante degli agi e della vita, che a partire da quella mattina di giugno, comincia a ricordare tutte le mattine che si sono succedute nella sua vita. Mentre Clarissa si inoltra nelle strade di Londra per acquistare i fiori, presa dalle sue impressioni, dalle sue reminiscenze e dai suoi pensieri, i rintocchi del Big Ben sembrano scandire l’inesorabile scorrere del tempo. C’è subito una confluenza tra il presente e il passato, che porta con sé oltre che rimpianto e nostalgia, un terribile senso di distruzione per la guerra appena finita. In Clarissa si fa strada la consapevolezza che si dipende in larga parte da ciò che si è stati, per cui sorge in lei la domanda se la sua vita avrebbe potuto essere diversa se in passato non avesse respinto Peter Walsh. La morte ricorre spesso nei suoi pensieri, ma le appare anche come consolatoria, perché si sopravvive nelle persone conosciute e nelle cose che ci sono appartenute. Clarissa prova spesso sentimenti di nostalgia, e si ritira nella clausura della sua memoria, intenta a celebrare il passato. Le due esclamazioni che iniziano il terzo paragrafo sono simboliche dell'atteggiamento di Clarissa nei confronti della vita e della struttura momento per momento del libro. Danno al linguaggio una sensazione esplosiva che si legherà al tema generale del mare nel romanzo. Per esempio la seconda frase esclamativa termina con la parola "tuffo" oppure altre immagini all'inizio di questa sezione aggiungono la sensazione di saltare in una pozza d'acqua. Clarissa dunque pensa di aprire le portefinestre e di irrompere nell'aria fresca del mattino. Si sta tuffando nella vita, nella memoria e nell'autovalutazione. Sta aprendo le finestre della vita e si tuffa in essa. La lingua ha una sensazione leggera e ariosa supportata dal nome della stessa Clarissa, che deriva dalla parola “clarity”, chiarezza. L'immagine del mare si ripresenta quando Clarissa si avvicina al Big Ben. Le campane che suonano il Big Ben rompono il silenzio che Clarissa sente prima che le campane suonino. L'effetto delle campane è descritto come: "I cerchi di piombo si dissolvono nell'aria". Questa immagine ricorda l'acqua dopo che un corpo vi si è immerso. Una volta che l'acqua è disturbata, un anello di increspature circolari emana verso l'esterno dal punto centrale. Questa idea fornisce una panoramica della scrittura stessa di Woolf. Il personaggio della signora Dalloway, così come il personaggio di Septimus e alcuni eventi esterni, invia increspature nel tempo e nella vita, influenzando l'essere di coloro che la circondano. La scrittura riflette le immagini del mare e delle onde increspate trasmesse attraverso le intuizioni del personaggio. Woolf ha rifiutato di seguire il formato convenzionale per scrivere un romanzo poichè non sentiva il bisogno di prescriversi all'organizzazione tradizionale, consentendo così una forma molto più libera in termini di sintassi, trama e voce narrativa. Woolf offusca costantemente la distinzione tra sogno e realtà, sia all'interno della trama che nel testo stesso. Clarissa entra nel negozio di fiori sopraffatta dall'imbarazzo, cercando di mettere a tacere la sua rabbia, ma viene presto sopraffatta e distratta dal colore. Apre gli occhi, allusione alla prima metafora con la finestra aperta, e guarda i fiori. Viene trasportata indietro nel tempo e ci viene in mente quanto sia trasparente il presente all'interno di Woolf. L'episodio prefigura anche il tema del raddoppio, poiché Clarissa si precipita rapidamente tra l'odio e l'amore, che emergerà con l'introduzione di Septimus. Clarissa e Septimus: La storia di Clarissa Dalloway si intreccia con quella di Septimus Warren Smith, l’altro personaggio principale del romanzo, che costituisce il suo doppio. Clarissa e Septimus si ritrovano, in questa strana giornata di giugno, ad essere sottilmente collegati, passando per gli stessi posti di Londra, incontrando le stesse persone, quasi sfiorandosi, inseguendosi e cercandosi inconsapevolmente. Septimus (il cui cognome, anagrammato, non a caso conduce a war smitten, ovvero lo sconfitto, il terrorizzato) è un veterano della prima guerra mondiale che soffre di “shell shock”, un forte disagio psicologico che afflisse molti soldati sopravvissuti al conflitto. Durante la guerra egli ha assistito alla morte di Evans, l’ufficiale che era anche il suo più grande amico. Ora Septimus è gravemente depresso, soffre di allucinazioni e per sé non vede che un futuro da uomo recluso in un manicomio, per cui decide di suicidarsi poco prima della fine del romanzo. Sarà solo qualche ora più tardi, al ricevimento di Clarissa, che si verrà a sapere del suicidio di Septimus. Allora Clarissa, rimanendo sconvolta e turbata da quella che sarebbe potuta essere la sua stessa fine, maturerà una propria riflessione in proposito. Ne “La signora Dalloway l’infelice Septimus è una sorta di protagonista complementare, che permette a Virginia Woolf di scavare nei meandri dell’inconscio con il suo tunneling process. Se Clarissa (nome che riassume in sé l’essenza superlativa della chiarità) sembra essere luce e apertura, Septimus è tutto oscurità, chiuso nelle sue visioni di orrore, perduto nella sua disperazione, legata alla follia della guerra. Entrambi, seppur in modo diverso, si trovano ad essere imprigionati: Clarissa nella vita di apparenza che si è costruita, Septimus nel dolore e nella perdita di libertà. Ma la differenza cruciale tra i due si può cogliere nell’atteggiamento verso il tempo, che richiama a una temporalità interiore, direttamente collegata alle “caverne” che si aprono al loro interno. Mentre Clarissa ama ricordare il passato, Septimus lo rifiuta, e ciò lo porta a detestare il presente e a non potersi proiettare nel futuro. Clarissa si rivela pertanto una figura della vita, per la quale “l’essere è tempo”, e include in sé l’intera parabola dell’esistenza, col suo passato, presente e futuro integrati. In lei la luce non è l’opposto dell’ombra, così come l’oblio non è l’opposto della memoria. Clarissa sembra essere l’incarnazione del senso della memoria, con le sue variazioni sempre più minime verso stati di visibilità confinanti con l’invisibilità. Nel modo con cui raccoglie insieme le pieghe dell’abito della festa, per ripararlo, è come se Clarissa cucisse il presente con il passato, avvalendosi del filo della memoria. Mentre in Septimus la memoria contribuisce alla disgregazione, in Clarissa favorisce un senso di continuità e sostiene il senso di sé. Clarissa non si oppone al lutto e apprezzando l’inevitabile caducità della vita, sa che il tempo presente diventerà tempo passato. Ella concepisce il presente e la realtà come un dono, compresa la realtà della morte. Nel sentire che il giovane Septimus ha buttato via la sua vita, pensa angosciata: “Oh.. nel bel mezzo della mia festa, ecco la morte!” (p.167) Poi si apparta dagli invitati per immaginare la morte di Septimus, sentendola nel suo proprio corpo, ricreandola nella propria mente. Come ha scritto Nadia Fusini (1993), Clarissa scopre che solo attraverso una piena consapevolezza della nostra finitezza, è possibile liberarsi dalla tirannia del nulla. “Non era mai stata tanto felice. Non c’era niente che fosse abbastanza lento, niente che durasse abbastanza a lungo. Non c’è piacere, pensò…”. Ora Clarissa può tornare dagli altri, priva di illusioni e lontana dalla finzione. Così il suo ricevimento assume il significato di un atto creativo, in cui c’è posto per la vita e per la morte. Un altro aspetto in cui possiamo usare la nostra conoscenza di Septimus per capire la signora Dalloway è esaminare i loro ruoli sociali. Anche se a prima vista i due possono sembrare molto diversi, condividono molti tratti ed esperienze simili. Nel romanzo, l’esperienza di Septimus in guerra e la sua lotta con le terrificanti conseguenze della guerra di trincea sono giustapposte alla signora Dalloway e alla sua lotta con i ruoli di genere e con l’essere una casalinga o hostess stereotipata. Sebbene le due lotte siano apparentemente molto diverse, in fondo sono le stesse: entrambe combattono contro le convenzioni e le aspettative della società. Nel caso di Septimus Smith, le sue esperienze nelle trincee della prima guerra mondiale e la morte del suo amico Evans, gli fanno perdere la testa. Ma, l’ordine sociale della Gran Bretagna negli anni ’20 non era attrezzato per affrontare la follia: era disapprovato e ampiamente ignorati dalla società. Dunque, Septimus nonostante subisca le terribili ripercussioni della guerra, dovrebbe ancora essere un membro contribuente della società. Questa riluttanza a riconoscere e affrontare la questione della follia e dello shock da granata riflette nelle opinioni di persone come il dottor Holmes, il quale insisterà col dire che non c’era niente qualunque fosse il problema e suggerirà alla moglie, Rezia, che la soluzione al “malumore” era andare al Music Hall e prendersi un giorno libero per giocare golf insieme. Insieme a lui anche Sir William Bradshaw. La lotta di Septimus contro la follia e le conseguenze della guerra di trincea è giustapposta alla lotta di Clarissa contro gli stereotipi di genere. Ai tempi di Virginia Woolf, l’identità di una donna era costituita gran parte dai suoi rapporti con gli altri: come figlia, moglie o madre. In effetti, il romanzo inizia e si intitola Mrs Dalloway, un riconoscimento del ruolo determinante di Clarissa come moglie del signor Dalloway, un politico di spicco. Clarissa sente una sorta di intrappolamento nei ruoli che la società le ha dato. Sente fortemente il bisogno di uno sviluppo privato e rifiuta di essere scelta semplicemente come moglie di qualcuno o hostess di una festa. La lotta di Clarissa per l’individualità può essere vista come un riflesso della lotta per la sanità mentale di Septimus: entrambi violano le strutture tradizionali della società. Tuttavia, mentre la lotta per la sanità mentale è ovvia nella storia di Septimus, non lo è altrettanto in quella di Clarissa. Pertanto Septimus e la sua follia sono necessari per mostrare che entrambi i personaggi hanno un sé privato che si discosta dalle aspettative del pubblico nei loro confronti. Forse la vittoria finale la ottiene la signora Dalloway che, quando scende le scale alla fine del romanzo, viene finalmente riconosciuta da Peter Walsh e da altri come un individuo in se stessa. Da pag. 14 a 29, arrivo del personaggio di Septimus e Rezia e il tema della macchina e dell’aeroplano: si inizia a sentire un forte rumore che proveniva da un'automobile dall'aspetto importante e i passanti hanno affermato di aver visto un volto distinto alla finestra. Questo avvenimento ci permette due approfondimenti specifici sul testo. Uno, evidenzia ancora una volta l'enfasi della cultura britannica su teste di figure e simboli. Nessuno è sicuro di quale grande figura risieda all'interno dell'auto dall'aspetto importante, ma ogni spettatore si sente toccato "per magia", come osserva Clarissa. Il traffico rallenta e gli spettatori si fermano e poi si precipitano a Buckingham Palace. L'auto, come molti degli oggetti di cui Clarissa si circonda, è un simbolo vuoto. Quello che c'è dentro non ha importanza. La scocca dell'auto, in senso postmoderno, rappresenta il significato vuoto che spesso viene attribuito allo status sociale nel mondo della Londra della signora Dalloway. È in questo momento che incontriamo anche Septimus Smith. Nello stesso momento in cui Clarissa è congelata dalla gioia, immaginando la regina e il principe e le feste, Septimus è congelato dall'apprensione e dalla paura. Questi due personaggi consentono al lettore di discernere come due personaggi apparentemente opposti corrispondano e si relazionino. Clarissa e Septimus non si incontrano mai eppure le loro vite si intrecciano dal momento in strada alla notizia della morte di Septimus alla festa di Clarissa. In questa sezione del libro incontriamo anche Rezia, la moglie di Septimus, mentre lotta contro l'imbarazzo di avere un marito pazzo. Il modo in cui a Septimus viene detto che non c'è niente che non va in lui allude alle circostanze della vita di Woolf. Con il suo fragile stato mentale, ha incontrato molti psicologi, la maggior parte dei quali non sapeva come curare i malati di mente. Spesso facevano più male che bene. Septimus è la vittima di questa istituzione psicosociale nell'Inghilterra del dopoguerra. In qualità di rappresentante della "generazione perduta", un argomento toccato da molti dei più noti TS Eliot contemporanei di Woolf in The Wasteland, Septimus soffre di delusioni e allucinazioni. Di conseguenza, marito e moglie non possono più comunicare come una volta. Un altro simbolo confuso di comunicazione esiste nella forma dell'aeroplano che diffonde parole incomprensibili nel cielo, guadagnando gran parte dell'attenzione di Londra dopo l'eccitazione del passaggio dell'auto importante. Le lettere sono sparse ma nessun personaggio concorda sul messaggio delineato. Ironia della sorte, tuttavia, molte persone sono collegate dall'incapacità di comunicare simboleggiata dalla scritta nel cielo dell'aereo. Nella sua malattia, Septimus crede che l'aereo gli stia parlando. Tuttavia, gli altri personaggi che vedono l'aereo credono più o meno nella stessa idea. Da pag. 29 a 48, la solitudine di Clarissa e il ricordo di Sally: Vediamo molti echi di Woolf nel personaggio di Clarissa durante questo capitolo. Il tema della vergine, che simboleggia la solitudine, l'indipendenza e l'aridità sessuale, prende il sopravvento mentre ci spostiamo da Clarissa, eccitata dalla vita, a Clarissa, isolata, riflessiva e solitaria. Il suo sollievo al ritorno a casa è paragonato esplicitamente da Woolf a una suora che torna alla sua abitudine e tuttavia, ironia della sorte, si avventura nella sua verginale e angusta mansarda solo quando si sente snobbata dalla società. A causa di questo affronto, apprendiamo ulteriormente quanto Clarissa si preoccupi delle questioni sociali mentre medita sul suo valore come risultato. Al contrario, apprendiamo che le piace stare da sola nella misura in cui ha dormito da sola in soffitta dopo la sua malattia. Subito dopo che Woolf descrive le lenzuola bianche e inamidate di Clarissa tirate strettamente sopra il suo stretto letto in mansarda, una palese metafora della sessualità verginale, include che Clarissa si chiedeva se avesse deluso Richard. Afferma inoltre che Clarissa aveva amato Sally come un uomo ama una donna, sottintendendo che Clarissa non aveva mai amato veramente Richard in questo modo, e forse non aveva mai amato nessun uomo in questo modo. I difetti di comunicazione e intimità tra Richard e Clarissa sono prefigurati. Agli occhi di alcuni critici, Woolf insinua che Clarissa fosse soffocata nel suo amore omosessuale per Sally dagli standard della società e dal suo stesso conservatorismo. I difetti di comunicazione e intimità tra Richard e Clarissa sono prefigurati. Agli occhi di alcuni critici, Woolf insinua che Clarissa fosse soffocata nel suo amore omosessuale per Sally dagli standard della società e dal suo stesso conservatorismo. I difetti di comunicazione e intimità tra Richard e Clarissa sono prefigurati. Agli occhi di alcuni critici, Woolf insinua che Clarissa fosse soffocata nel suo amore omosessuale per Sally dagli standard della società e dal suo stesso conservatorismo. Sally è stata l'ispirazione di Clarissa per pensare oltre le mura di Bourton, leggere, filosofare, fantasticare. Woolf descrive il bacio tra Sally e Clarissa come una sorta di epifania: “Sally si fermò; raccolto un fiore; la baciò sulle labbra. Il mondo intero potrebbe essersi capovolto! Gli altri sono scomparsi; lì era sola con Sally. E sentiva che le era stato fatto un regalo, impacchettato, e le era stato detto solo di tenerlo, di non guardarlo - un diamante, qualcosa di infinitamente prezioso, impacchettato, che, mentre camminavano (su e giù, su e giù ), ha scoperto, o lo splendore bruciato attraverso, la rivelazione, il sentimento religioso! (35-36)”. Poiché la relativa solitudine e mancanza di intimità di Clarissa nel matrimonio è simboleggiata attraverso la metafora di una suora verginale, il momento sessuale più intenso nella vita di Clarissa è simboleggiato attraverso un intenso sentimento religioso. Pertanto, il bacio rappresenta e minimizza l'attrazione sessuale e la rivelazione che Sally ha portato a Clarissa. Il regalo fatto a Clarissa, il diamante, il fiore colto, lo "splendore bruciato", tutto simboleggia questa esperienza sessuale. Non sorprende, quindi, che Clarissa si senta così violata quando gli uomini si intromettono nel suo momento. L'intrusione di Peter e del vecchio Joseph simboleggia il dominio degli uomini nella società e il conservatorismo dei rapporti sessuali che non consentirebbero i veri desideri di Clarissa. Se Woolf avesse o meno sentimenti sessuali verso le donne, i biografi descrivono la sua relazione con il marito come un'amicizia forte e premurosa senza molta intimità sessuale. Il continuo desiderio di Clarissa per Peter dimostra anche che la sua relazione con Richard è carente. Ad un certo punto della sua conversazione con Peter, desidera che lui la porti via. Il momento si placa, ma l'intensità tra i due rimane per tutto il romanzo. La tendenza di Peter a giocare con il suo temperino è una metafora fallica, che simboleggia gli impulsi sessuali repressi di Peter verso Clarissa. Non solo invade la pace di Clarissa, ma anche il suo verginale senso di sé. Rappresentante dell'uomo comune, Clarissa è incline a chiedersi cosa succederebbe se. Queste emozioni vanno e vengono come onde, sineddoche per il tema del mare. Le onde del tempo sono introdotte dalle campane del Big Ben. Da 48 a 56 (libro da pag. 143), il tema del tempo, Peter Walsh e il suo sogno: Il tema dell'intersezione del tempo e dell'atemporalità emerge mentre osserviamo Peter camminare per Londra e vagare per Regent's Park come aveva fatto Clarissa solo poche ore prima. Dunque qui vedremo Londra da un altro punto di vista, quello di Peter. A differenza di Clarissa, però, non si accorge della bellezza del giorno né sente l'effetto delle campane a livello cosmico, spirituale. Non apprezza il momento come fa spesso Clarissa. Invece, tutto per Peter si riferisce al suo passato, presente o fantasia. I suoi pensieri sono sempre interiorizzati. In questo modo, il tempo si confonde con l'atemporalità mentre i ricordi di Peter si confondono con le immagini, i desideri e le fantasie del presente. Non appena Peter lascia la casa di Clarissa, viene sopraffatto da pensieri combattivi. Crede che Clarissa abbia detto la cosa sbagliata a Elizabeth, per esempio. Odia le feste di Clarissa. Clarissa domina i suoi pensieri al punto che gli stimoli esterni funzionano semplicemente per ricordargliela in modi diversi. Le campane di Santa Margherita gli ricordano Clarissa come la padrona di casa. Questo riferimento allude ai pensieri di Clarissa all'inizio della giornata di Peter e al suo commento che sarebbe stata la padrona di casa perfetta. Pertanto, le campane simboleggiano una linea di conflitto tra Peter e Clarissa. Di conseguenza, a Peter vengono subito in mente le condizioni del cuore di Clarissa e la immagina morire. La morte immaginaria di Clarissa prefigura la morte del suo doppio, Septimus, più avanti nel romanzo. Peter si scrolla di dosso la cattiva immagine perché non vuole pensare di essere abbastanza grande da morire. Usa quindi le immagini successive che incontra, i ragazzi in marcia e la bellissima giovane donna, come simboli della sua giovinezza e del suo coraggio. Peter sta cercando di razionalizzare la dissociazione che sente dall'umanità che lo circonda. Le onde di emozione che prova toccano il tema del mare. Le parole che lo descrivono al seguito della giovane alludono ai moti del mare. Le frasi sono brevi e mosse, ma ritmate. Il testo afferma: "Lei si è mossa; ha attraversato; lui l'ha seguita ... Ma altre persone si sono messe in mezzo a loro per strada, ostacolandolo, cancellandola. Lui l'ha inseguita; lei è cambiata". Il suo umore cambia di nuovo quando si ferma a guardare il mondo che gli passa accanto. È impressionato dalla civiltà di Londra rispetto alla cultura indiana in cui aveva vissuto. Londra è una metonimia di Clarissa e del tipo di società che rappresenta. Ritornando al concetto del tempo che pervade il romanzo quello che fa Virginia Woolf è concedere l’accesso a un nuovo concetto di tempo in “Mrs Dalloway”, attraverso cui la temporalità-attimo viene indagata in due modi contraddittori: l’uno è continuo, mortale, dissolvente mentre l’altro è placido, immortale, infinito; quindi la loro combinazione ha creato un nuovo tipo di temporalità: il tempo androgino. Il momento mortale e dissolvente, appartenente al tempo fisico, è pienamente rappresentato attraverso l’orologio del Big Ben, il quale con la sua apparizione in tutto il romanzo, ricorda alle persona l’ora del mondo reale, il passato che non tornerà mai più “Il Big Ben ha battuto la mezz’ora” oppure che i “momenti sono come cerchi di piombo dissolti nell’aria”. Siccome ogni momento appare dal nulla poi semplicemente scompare nel nulla, senza lasciare tracce, come una goccia di pioggia che coincide con il suolo, non sembra così significativo. Tuttavia, quell’insignificanza è significativa per tutti, inclusa Clarissa, poiché ogni momento è attribuito alla loro morte. In contrasto con il tempo dell’orologio c’è il tempo della mente, con la sua temporalità placida, immortale, infinita come si vede nella festa che organizza Clarissa. La festa è mostrata come una patina, che nasconde il tempo dell’orologio dietro la postura del tempo della mente, e gli ospiti stanno gradualmente morendo; tuttavia, per Clarissa la festa è una rivolta all’autorità del tempo fisico, in quanto denota un momento estendendolo all’infinito, dunque Clarissa non è sotto l’uniformità del tempo dell’orologio nella festa ma ha un’autorità assoluta. Tuttavia, questo momento non può durare per sempre, perché il tempo dell’orologio non smetterà di scorrere. Quel momento crolla quando Clarissa viene a sapere della morte di Septimus, poiché la morte è la rappresentazione della crudeltà del tempo dell’orologio. Sebbene la morte abbia innegabilmente derubato la sua libertà momentanea, è anche il catalizzatore che consente a Clarissa di combinare due temporalità contraddittorie in una, raggiungendo un nuovo spazio-tempo, una nuova vita in cui ogni momento è speciale: il tempo androgino. Perché la vita esiste solo perché esiste la morte, e solo attraverso quest’ultima si può tornare a vivere. Da 56 a 64: il sogno di Peter Walsh che portano a comprendere meglio la sua relazione passata con Clarissa Dalloway: Gran parte di questa sezione si svolge nella memoria di Peter, permettendoci di rivivere la relazione passata tra Clarissa e lui. Tuttavia, l'inizio riguarda l'interessante aspetto del viaggiatore solitario. Sebbene la prosa di Woolf rasenti spesso il poetico, questa è una delle poche parti del romanzo in cui la sua scrittura diventa estremamente astratta. Come mai? Cosa aggiunge il viaggiatore solitario a questa sezione o al romanzo nel suo insieme? I critici suggeriscono che il viaggiatore sia Peter Walsh, poiché entrambi sono maschi, principalmente soli (almeno durante il giorno in cui si svolge il romanzo), e hanno più di cinquant'anni. Attraversa il bosco fino a raggiungere la figura gigante, che ironicamente è una delle figure meno imponenti possibili, una vecchia matrona o infermiera. Viene così evocato l'archetipo dell'eterno femminino. Questa figura riapparirà mentre proseguiamo nel romanzo. La sezione durante il sogno di Peter introduce l'idea al lettore in modo astratto a causa del simbolismo più ampio che la figura femminile manterrà. Usando il ricordo di Peter come veicolo, Woolf fornisce informazioni sui personaggi di Clarissa e Peter. Clarissa viene spesso definita fredda in tutto il romanzo, come se le mancasse qualcosa che riscaldasse gli altri umani. Il ricordo che Peter ha descrive Clarissa come una puritana perché è completamente disgustata dal pensiero di una donna che rimane incinta prima del matrimonio. Questo evento non è stato supportato dalla sua cerchia sociale, ma ovviamente i suoi coetanei non reagiscono allo stesso modo di lei. Ironia della sorte, tuttavia, Sally Seton, una figura che amava ribellarsi da giovane, attrasse profondamente Clarissa. Forse Clarissa cerca quel calore che le altre persone offrono a causa della sua stessa mancanza di calore. Questa assenza in Clarissa è suggerita anche dai suoi modi nei confronti di Richard. È desiderosa di conferire un istinto materno a Richard, come farebbe con il suo cane da pastore, per compensare quel difetto. È anche possibile che il calore che le manca possa abitare il senso di sessualità risvegliata che Sally provoca evidentemente ma che gli uomini non provocano. Così, Clarissa può fare da madre a un uomo o a un cane, ma non esserne appassionata. Clarissa respinge rapidamente la passione del sentimento che Peter si risveglia in lei per emozioni più tranquille e controllabili. Il ricordo illustra anche la sovrabbondanza di emozioni di Peter mentre si lascia governare dai suoi sentimenti. È in grado di discernere gli eventi futuri attraverso i suoi istinti, come la sensazione che Clarissa e Richard si sposeranno. Il ricordo presenta anche la separazione di Clarissa e Peter come coppia, un momento che ossessiona entrambi i personaggi durante il romanzo. Mentre le riflessioni sul passato di Peter sono utilizzate in tutto il romanzo, c’è una costante disconnessione tra realtà e immaginazione, screditando il racconto di Peter del suo passato. Perché tornare così al passato? Si chiede. Perché farglielo ripensare? È ovvio che Peter ha ancora il cuore spezzato per la sua rottura con Clarissa, nonostante abbia affermato numerose volte durante il presente di non amarla più. Tuttavia, non riesce a togliersela dalla mente: Peter usa la fantasia per descrivere la donna, per scoprire cosa gli piace e cosa non. L’immaginazione è il modo in cui Peter coglie il suo vantaggio dall’incontro con un ex amante per la prima volta da anni. Peter Walsh è un rappresentante di coloro che si chiedono cosa sarebbe potuto essere in passato. Questa malsana abitudine peggiora a causa della tendenza di Peter a confondere ciò che è la realtà e quale realtà ha creato nella sua mente. All’interno della narrazione di Woolf nel suo insieme, la strana fissazione di Peter per la donna rivela come il passato venga alterato per dare un senso al presente, specialmente di fronte alla confusione e al rimorso. Da 64 a 94: il risveglio di Peter Walsh e il suo avvicinamento al personaggio di Septimus (i due outsider): L'archetipo del femminile materno è rappresentato dalla donna vista dal viaggiatore solitario e ora, la vagabonda che canta nella metropolitana. Canta dell'amore eterno. La figura funge da veicolo per far passare il lettore da Peter a Rezia Smith, due personaggi privi di compagnia. Il tema dell'amore eterno viene esaminato all'interno delle teorie sostenute dagli interessi amorosi di Peter e Rezia: Clarissa e Septimus, rispettivamente. Clarissa ha sposato una teoria nei capitoli precedenti quando ha riflettuto sull'idea che un pezzo di lei è rimasto in ogni luogo in cui è stata. La teoria di Clarissa secondo un critico riguarda le affinità tra le persone e come si debbano cercare coloro che le completano: la 'parte invisibile di noi' potrebbe sopravvivere, essere recuperata in qualche modo attaccata a questo persona o quello.” La teoria di Septimus sulla bellezza nel mondo non differisce molto, ed è attraverso i loro approcci simili al mondo che li circonda che si iniziano a vedere le vere somiglianze tra Septimus e Clarissa. Anche lui nota la bellezza sempre presente del momento. In effetti, si può dire che Septimus riempia il vuoto di sentimenti che mancano a Clarissa. Septimus prima si applaude per non aver provato tristezza quando il suo amico, Evans, viene ucciso e poi si punisce per non averlo provato in seguito. Tuttavia, come afferma la critica Isabel Gamble, "La vera verità è, ovviamente, che Septimus si è sentito troppo profondamente, è stato scosso e intorpidito dallo shock da granata e dalla guerra, in particolare dalla morte del suo amico, Evans; i suoi sentimenti sono fluiti attraverso canali più profondi di quelli finora suonati da Clarissa. Septimus crede che la sua iniziale reazione priva di emozioni alla morte di Evans sia reale e basa progressivamente la sua costruzione della realtà su questo errore di calcolo. Invece di affrontare il suo dolore, lo reprime finché il resto della sua realtà non viene distrutto. Immagina i cani che si trasformano in uomini (un'inversione dell'immagine che ha creato per rappresentare se stesso ed Evans, come cani, che giocano davanti a un fuoco) perché la verità è diventata folle nella sua mente fino all'illusione. Bisogna applaudire l'accoppiamento di sano e folle di Woolf come commento sociale avanzato. Illustra l'umanità che manca a una persona sana di mente e la profondità dei sentimenti posseduti da un personaggio folle, ribaltando gli stereotipi che li affliggevano entrambi. Septimus rappresenta una "generazione perduta" di uomini dopo la fine della prima guerra mondiale. Mentre il fasto e le circostanze della società dell'alta borghesia britannica continuano, un gruppo di uomini torna dalla guerra indicibilmente cambiato ma senza una risorsa per alleviare la loro frustrazione. La politica di una Gran Bretagna che ancora cerca di dominare la politica mondiale non può assorbire pacificamente un insieme di uomini così alterati dalla civiltà britannica che li aveva mandati in guerra. Il riflesso della guerra, i suoi effetti sulla società del dopoguerra e l'infatuazione britannica per il suo ricordo sono inseparabili dalla trama principale del romanzo, sebbene molti lettori cerchino di sminuire le circostanze del dopoguerra all'interno del libro. Tuttavia, come menziona il critico Lee R. Edwards, nulla richiedeva l'inclusione da parte di Woolf dei commenti dei personaggi sulla guerra, personaggi coinvolti con l'esercito comeLady Bruton e Miss Parry, i pensieri di Peter sull'Impero e i ragazzi in marcia, o l'angoscia mentale di Septimus. Il romanzo è ambientato cinque anni dopo la guerra ma esiste all'interno della sua ombra. Septimus, apprendiamo, ha spostato la sua fedeltà da Shakespeare e Isabel Pole alla causa britannica. Tuttavia, il suo obiettivo nell'arruolarsi nell'esercito era proteggere proprio quelle cose. Viene convinto ad arruolarsi nell'esercito dal suo capo perché gli mancava la virilità che solo l'atletica o la guerra potevano fornire. Tuttavia, trasformarsi in un uomo permette a Septimus di non tenere né Shakespeare né Isabel Pole. Perde la capacità di apprezzare entrambi. È spogliato delle sue passioni. La sua mentalità è sostituita da una visione indurita che insegna a non amare ea non preoccuparsi. Si sforza così tanto di non sentire che il senso di colpa che prova lo rende incapace. Da 94 a 117 (sul libro da pag. 219) ritorno sul personaggio di Septimus e incontro con lo psichiatria Sir William Bradshaw e il tema della proporzione contro la conversione: Septimus ad un certo punto si arrende, lasciandosi andare: comincia questa battaglia tra lui e la natura umana che diventa il nemico del personaggio, che viene impersonato nei medici. Il primo dottore, il signor Holmes comincia a fare la corte alla moglie di Septimus, Lucrezia. In seguito si rivolgerà ad un altro medico, sir William B., che non esamina il paziente, non lo cura e non lo ascolta neanche mentre la moglie comincia a piangere. Compare uno slogan medico, cioè quello della “proporzione” che Septimus ha perso. La soluzione del medico è quello di portarlo in una casa di riposo in campagna, ma quest’ultimo si rifiuta di rispondere a domande, sentendosi abbandonato dalla moglie per averlo portato da questo essere. Ormai la natura umana lo ha preso in possesso e Lucrezia ne è consapevole. Escono dallo studio e si ritrovano sulla via dei medici, e l’orologio rintocca nuovamente (con il Big Ben che segna il passaggio del tempo). Più il lettore ha imparato su Septimus, più può vedere che Septimus sta perdendo la sanità mentale. Si sente così profondamente in colpa, confuso e impotente che ha perso il potere di controllare le sue emozioni. Woolf mette in primo piano l'inettitudine dell'aiuto psichiatrico del giorno con le caratterizzazioni di Holmes e Bradshaw. Queste caratterizzazioni le permettono di esprimere le sue lamentele, in una certa misura, contro i mali dei medici che ha visitato durante i suoi episodi di instabilità mentale. Bradshaw è in grado di notare gli errori commessi da Holmes nel non rendersi conto della gravità dei problemi di Septimus, ma anche lui adotta un approccio energico e dominante nei confronti di Septimus. Sebbene Bradshaw abbia accettato di aiutare e dica a Rezia che farà tutti i piani necessari, Rezia si sente abbandonata e tradita. Come mai? Woolf risponde a questa domanda nella sua discussione sulla proporzione contro la conversione. Nel tentativo di Bradshaw di far aderire i suoi pazienti al suo senso delle giuste proporzioni, li converte in una nuova forma non originale che rispecchia il medico stesso. In effetti, toglie loro la vita, il libero arbitrio dal loro essere. Woolf sentiva che molti dei dottori con cui era entrata in contatto cercavano più di convertirla che di curarla. Come osserva Johnson, "Nella sua compulsione a mettere via le persone, Woolf considera Sir William un agente di morte. Perché la follia, come lei la descrive, è l'isolamento dalle persone, dalle cose, Septimus equipara Bradshaw a Holmes. Simbolicamente, entrambi sono figure del male che soffocano la vita di un essere umano malato. La casa di campagna di Bradshaw rappresenta l'isolamento e la conversione, così come l'insensibilità psichiatrica, imposti ai malati di mente dell'epoca di Woolf. Il dottor Holmes, visto come il simbolo del male della natura umana da Septimus, scaccia la vita dall'uomo. Lui e Bradshaw rappresentano le figure di conversione e proporzione descritte da Woolf. Nei loro tentativi di appianare i veri problemi di Septimus e, infine, di separarlo dal legame vitale che ancora detiene, i medici costringono Septimus alla sua morte. La follia, agli occhi di Woolf, era molto vicina alla morte. Johnson spiega: "Nella sua compulsione a mettere via le persone, Woolf sceglie Sir William come un agente di morte". Mentre Septimus si sveglia dal suo pisolino, i suoi pensieri scorrono direttamente alle parole di separazione di Bradshaw. Rezia cerca di alleviare le paure di Septimus, ma l'arrivo di un energico dottor Holmes rende le paure molto reali per Septimus. Sente di dover sfuggire alla presa di Holmes e Bradshaw. Ancora, Septimus non vuole morire. Prima di saltare, afferma: "Ma avrebbe aspettato fino all'ultimo momento. Non voleva morire. La vita era bella. Il sole era caldo". Mentre salta, urla che "lo darà a [Holmes]". Septimus si sente spinto in una posizione in cui deve salvarsi dalla morsa soffocante della conversione e della proporzione. Woolf scrive: "[Rezia] ha visto il grande contorno del suo corpo in piedi scuro contro la finestra. Quindi quello era il dottor Holmes". Holmes è una figura, un simbolo, di oscurità e distruzione, mentre Septimus, ultimo vivo sotto il sole cocente, riflette l'innocenza e la bontà rovinate. Il suo momento al sole prefigura la successiva reazione di Clarissa alla morte di Septimus e la connessione che si consoliderà tra loro. Allo stesso modo, il carattere sterile e stolido (ottuso) di Lady Bruton viene sviluppato durante questa sezione del romanzo. Anche lei ha poco interesse per le personalità dietro le persone con cui entra in contatto. Non è vista come maliziosa dall'autore o dagli altri personaggi. Tuttavia, Clarissa sente che a Bruton non piace, un sentimento che si concretizza nella mente di Lady Bruton durante il pranzo che tiene con Richard e Hugh. Esclude Clarissa dal pasto, non perché sia cattiva, ma perché la presenza di Clarissa non sarebbe servita allo scopo desiderato da Lady Bruton. La Signora chiedeva consigli, suggerimenti e aiuto. Voleva le opinioni di Richard e la capacità di scrivere lettere di Hugh. Così, parallelamente ai dottori, Lady Bruton usa i suoi ospiti come strumenti per manipolare una conversione. Sente che le mogli, come Clarissa, distolgano gli uomini dai propri doveri nel governo e negli affari pubblici. Come Holmes, anche il suo nome è simbolico perché si riferisce alla forza bruta del titolo, dell'acquisizione e dello status quo. In breve, Lady Bruton rappresenta l'Inghilterra come impero, la società come mezzo e gli uomini come dominatori. Peter, sensibile alla passione e all'emozione, percepisce i cambiamenti a Londra molto più acutamente di Lady Bruton. Richard, sebbene influenzato dalla storia della famiglia di Lady Bruton, vede oltre il mondo oggettivo nella felicità del suo matrimonio. Ironia della sorte, tuttavia, non è motivato a comprare fiori per sua moglie fino a quando non si trova di fronte alla gelosia, causata dal ritorno di Peter Walsh. Da 117 a 133 (sul libro da 293) Si dà la conoscenza di Richard Dalloway e Ritorna il tema della conversione nei confronti di Elizabeth, la figlia di Clarissa da parte della signorina Kilman: Il tema del mare come simbolo della vita viene invocato quando Richard torna dal pranzo con dei fiori per Clarissa. La suspense è adeguatamente costruita per il momento in cui Richard dirà a Clarissa che la ama. Clarissa ha ricevuto la visita di Peter quella mattina, ei suoi pensieri vanno continuamente a lui. Richard è stato provocato a questo momento di passione dalla sola menzione di Peter e alla fine si stacca da Hugh per poter tornare da Clarissa, la felicità della sua vita. Quando entra nella loro casa, la campana indica l'interruzione del tempo e la progressione. Woolf prefigura l'incapacità di Richard di dire "Ti amo" e di comunicare correttamente con sua moglie descrivendo il movimento fallito di un'onda, che deve ritirarsi dopo essersi schiantata, solo per raccogliere e schiantarsi ancora una volta. Allo stesso modo, il lettore ha la sensazione che Richard abbia sperato di esprimere il suo amore a Clarissa anche altre volte, ma ha anche fallito. Esiste un abisso tra marito e moglie che consente a poche connessioni verbali di prendere piede. Il tema della follia unita alla sanità mentale appare in questo contesto come illumina Maureen Howard, autrice dell'introduzione al romanzo. Scrive: "... Virginia Woolf sapeva dalla sua stessa malattia quanto la follia e il caos fossero vicini alla resistenza e alla civiltà... È così difficile dare un significato alle nostre parole. ... La chiarezza, come frasi semplici "ti amo" è difficile da trovare... Dalloway, ha iniziato ad assemblare i pezzi, a trovare gli angoli, la voce originale che ci avrebbe fatto sentire" e quindi comunicare di nuovo con successo. In questo senso, Richard non è più legato alle riunioni a cui partecipa. Infatti non sa se si riunisce per parlare degli armeni o degli albanesi. L'importanza dei suoi doveri sociali è minata dalla sua nonchalance, commentando la visione di Woolf delle classi superiori inglesi e lo stato dell'importantissimo dovere inglese. Il lettore conosce le molte buone qualità di Richard, tuttavia la sua lealtà allo status quo e all'establishment si rispecchia nel fatto che ha lasciato la moglie per un incontro di cui ovviamente non gli importa e nel timore reverenziale che prova per la storia della famiglia di Lady Bruton. Ironia della sorte, le feste di Clarissa sono sviluppate da Woolf, in contrasto con il lavoro di Richard, come entità di valore e significato. Sia Peter che Richard giudicano duramente le feste di Clarissa. Tuttavia, in questa sezione del romanzo, Clarissa si rende conto del motivo per cui le sue feste sono così importanti per lei e il lettore apprende che le feste significano il dono di Clarissa al mondo che la circonda. Woolf una volta descrisse la follia come una forma di morte perché la sua intensa solitudine creava un vuoto umano per il malato. Nelle feste di Clarissa combatte questo vuoto, poiché unisce le persone e quindi crea un dialogo umano. Crea la vita e, quindi, la sanità mentale. Ciò che a prima vista sembra abbastanza superficiale e vano diventa abbastanza sostanziale e significativo dopo la riflessione. Ritorna qui il tema della conversione da parte della signorina Kilman nei confronti di Elizabeth, la figlia di Clarissa. La donna è così amareggiata dalle sue esperienze, convinzioni e posizione nella vita, che rifiuta di aprirsi a tutto ciò che viene offerto, specialmente da una persona vista come una persona mondana, come Clarissa. La sua presa su Elizabeth, tuttavia, è piuttosto forte e viene persino accennato a una relazione sessuale tra le due donne. Tuttavia, la loro connessione si interrompe durante il viaggio verso il negozio e il bar. La signorina Kilman è estremamente egocentrica e dipendente, come dimostrano i suoi tentativi di tenere Elizabeth con sé. L'immagine della signorina Kilman che divora la sua torta è una metafora della sua personalità. Sebbene Doris Kilman abbia fame di compagnia e accettazione, non è in grado di vedere oltre la torta che ha di fronte. Per quanto riguarda il personaggio di Elizabeth, viene spesso paragonata a un fiore che sboccia, la metonimia della primavera e della crescita, poiché è una giovane ragazza che diventa donna. Contro la sua volontà, Elizabeth viene trascinata nella vita adulta. Woolf scrive: "La gente cominciava a paragonarla ai pioppi, all'alba, ai giacinti, ai cerbiatti, all'acqua corrente e ai gigli del giardino, e questo le rendeva la vita un peso, perché preferiva di gran lunga essere lasciata sola..." Questo elenco di immagini crea nel lettore un senso di rinnovamento e vitalità che è essenziale per il personaggio di Elizabeth. La signorina Kilman utilizza le metonimie di Woolf per Elizabeth quando sostituisce: "Elizabeth se n'era andata. La bellezza se n'era andata, la giovinezza se n'era andata". Mentre Elizabeth si separa da Miss Kilman, Elizabeth rinnova e rivitalizza il suo senso di sé. Le piace la sensazione di essere sola e all'aperto e si diverte nel rumore della folla e nella vita che le scorre intorno. Mentre attraversa Londra in autobus, è ispirata a pensare alle future professioni e aspirazioni. Il critico, Manly Johnson, riferisce: "C'è una gioia dickensiana nei movimenti e nei suoni nella descrizione del ritorno di Elizabeth alla vita da sola..." Il viaggio attraverso Londra simboleggia un rito di passaggio per Elizabeth che inizia a esplorare il percorso dall'adolescenza alla vitale età adulta. Woolf paragona spesso anche Rezia Smith a un albero o fiore della vita. Un critico afferma che Septimus, cerca Lucrezia per sposarla, con l'istintiva consapevolezza che la sua salute è ciò di cui ha bisogno la sua malattia. Lei gli appare come l'albero della vita..." Mentre Woolf sviluppa il tema del sana di mente accanto ai pazzi, descrive nuovamente Rezia, attraverso Septimus, come un fiore che cerca di proteggere il marito maltrattato con i suoi petali materni. La Woolf illustra: "...ha fatto le carte... come se tutti i suoi petali fossero su di lei. Era un albero in fiore..." Anche Rezia rappresenta la vitalità e la vita, e come tale è incapace di proteggere o capire suo marito. La sua attenzione ai dettagli e l'amore che dà alla sua produzione di cappelli descrivono la cura che presta al mondo che la circonda. La devastazione causata dalla guerra e la sua consapevolezza di non poter più sentire illustra la mancanza di connessione emotiva. Il periodo che Rezia e Septimus trascorrono insieme prima che si addormenti mostra una salute e una felicità raramente avvertite nel romanzo. Il cappello che marito e moglie creano insieme rappresenta una metafora della vita e della sanità mentale. Il cappello permette ai due di comunicare, giocosamente e calorosamente. Discutono di persone che conoscono e collaborano alla progettazione e alla costruzione del cappello. Il modello che Septimus mette insieme per il cappello simboleggia il romanzo stesso. Anche il romanzo, in quanto romanzo veramente moderno dell'era post-prima guerra mondiale, è costituito da frammenti messi insieme. Come si fa a conoscere il carattere di Clarissa, per esempio? Impariamo da Clarissa stessa, ma anche da commenti e pensieri fatti da altri, da ricordi scoperti e da riferimenti simbolici. Il romanzo postmoderno è un pastiche di riflessioni, che alterna narrazione, allusione poetica, prosa diretta, metafora, dialogo e sviluppo del personaggio. Come il cappello, diversi strati di emozione, sentimento, logica, carattere e motivo creano il design. Il momento della creazione è quindi il culmine della vita e del significato nel romanzo. Da pag. 151 a 165, dopo la morte di Septimus si torna al punto di vista di Peter Walsh: qualcosa comincia a cambiare, poiché arrivato dall’India era colpito dalla civiltà, lo spirito sociale di Londra. Peter ha apprezzato l'ambulanza che gli è sfrecciata accanto come segno di civiltà e di comune empatia. Fu lieto di osservare le auto altruiste che si spostavano per far passare l'ambulanza. Aveva paura di pensare troppo a lungo a quell'argomento morboso, ma gli piaceva che fosse suo diritto intrattenere simili pensieri quando era solo. Gli piaceva soprattutto la compagnia delle donne. Ripensò a un'epoca in cui lui e Clarissa erano saliti su un autobus e lei aveva escogitato una teoria trascendentale su come conosceva le persone semplicemente vivendo in una società. I ricordi di Clarissa sarebbero saltati fuori ovunque. Woolf scrive: "Era come se fosse stato risucchiato su un tetto molto alto da quell'ondata di emozioni e il resto di lui, come una spiaggia bianca cosparsa di conchiglie, lasciato nudo. Era stata la sua rovina nella società anglo-indiana questa suscettibilità." Espandendo il tema della vita come il mare di Woolf, anche Peter Walsh sperimenta le ondate di emozione che salgono e scendono nella vita di Clarissa. Nota che la sua incapacità di piangere o ridere al momento giusto lo ha lasciato vuoto e solo come una spiaggia ripulita dopo che il mare si è ritirato. In questo caso, la metafora tematica funziona per illustrare l'isolamento sociale di Peter quando viene spogliato del mare metaforico che lo collega alla vita. Immediatamente dopo i pensieri di Peter nel testo, Woolf descrive il ricordo di Peter della teoria della vita di tipo trascendentalista di Clarissa. La teoria segue: "... poiché le nostre apparizioni, la parte di noi che appare, sono così momentanee rispetto all'altra, la parte invisibile di noi, che si diffonde ampiamente, l'invisibile potrebbe sopravvivere, essere recuperato in qualche modo attaccato a questa persona o quello, o addirittura infestare certi luoghi dopo la morte..." Clarissa ha servito questo scopo a Peter poiché gli vengono in mente spesso, o raramente, pensieri su di lei, facendogli rivivere i loro momenti insieme nei momenti più inaspettati. In questo senso, Clarissa funge da mare metaforico nella vita di Peter. La sua assenza lo lascia vuoto e meravigliato; mentre la sua presenza fornisce connessioni a una vita che desidera per anni dopo che la sua presenza è cessata. Peter ha problemi ad affrontare questi ricordi di Clarissa, questi resti della sua sopravvivenza invisibile, e quindi si amareggia quando riceve il biglietto da lei nel suo hotel. Peter si sente bombardato dai ricordi che soffre di Clarissa, e il suo fantasma fa un'apparizione ancora più grande sotto forma di biglietto. La busta blu (simbolo del mare), riconoscibilmente indirizzata nella mano di Clarissa, è un simbolo del continuo attaccamento di Peter a Clarissa e della sua proclamata suscettibilità. Guardò una foto che aveva portato con sé di Daisy e provò un sentimento completamente diverso. Poiché il tempo rappresenta il più grande indicatore della vita e del vivere di Woolf, non sorprende che segnali i cambiamenti avvenuti dall'ultima apparizione di Peter in Inghilterra con un riferimento al tempo. La serata prolungata consente a Peter di osservare gran parte di Londra mentre scivola dentro e fuori dai suoi ricordi. In questa espansione artificiale del giorno, Peter viene trasportato in uno spazio e in un tempo in cui l'età e l'essere sembrano meno stabiliti e immobili. Osserva che è "più giovane che mai". Passato e presente si intersecano nella scrittura di Woolf, che manca di transizioni ed evita volutamente di specificare i pronomi per enfatizzare la sfumata distinzione tra i due. L'immediatezza del momento si fonde magnificamente e generosamente con i ricordi senza tempo del passato. CONCLUSIONE del romanzo, si arriva finalmente alla festa di Clarissa: La gente inizia ad arrivare e Clarissa viene messa in gioco. Per il resto del romanzo, raramente ha il tempo di stare con un ospite e parlare con lui prima di dover correre a salutarne un altro. È una serva delle convenzioni sociali e la sua offerta alla società la costringe a sacrificarsi per la sua performance. Lo si può vedere meglio quando la grande vecchia amica di Clarissa, Sally Seton (ora Lady Rosseter), viene sorprendentemente presentata. Anche se Sally ha perso parte del suo antico splendore, Clarissa è felicissima di vederla. Eppure, un attimo dopo, è chiamata a occuparsi di un altro ospite. Mentre il Primo Ministro fa il giro della festa, Woolf descrive gli ospiti che cercano di non ridere o di non notare l'aspetto comune dell'uomo. Scrive: "Ha cercato di guardare qualcuno. È stato divertente da guardare. Nessuno lo ha guardato". Il modo in cui si viene percepiti viene esaminato in questa sezione, poiché i partecipanti alla festa notano chiaramente che l'uomo sta cercando di sembrare importante e tuttavia sono comunque impressionati. In modo simile, gli spettatori dell'evento si sentono importanti semplicemente per essere stati presenti. La descrizione della Woolf sulla reazione al Primo Ministro è parallela alla visione precedente. Descrive la folla, "... sapevano tutti, sentivano nel midollo delle loro ossa, questa maestà che passava; questo simbolo di ciò che tutti rappresentavano, la società inglese". La figura del Primo Ministro simboleggia la gerarchia della società inglese e il senso profondamente codificato di civiltà e status che governava ancora la società anche dopo la devastazione della prima guerra mondiale. La società continua a disprezzare i giovani come Septimus che hanno sofferto durante la guerra continuando anche a glorificare uomini come Hugh Whitbread che non fanno altro che scrivere articoli concisi e partecipare alle riunioni. Questo filo conduttore, simboleggiato dalla figura del Primo Ministro, accompagna il lettore attraverso il romanzo, dall'auto che agita tutti i cittadini di Londra al posto di Richard in Parlamento, ai raduni di Hugh Whitbread a Buckingham Palace, al pranzo di Lady Bruton, alla festa dove il Primo Ministro appare in carne e ossa. Il primo ministro è una metonimia della stessa società inglese. Anche Peter Walsh riconosce che l'Inghilterra non è cambiata molto in questo senso durante la sua assenza. Peter aveva prefigurato il ruolo che Clarissa avrebbe avuto nella promozione dello snobismo inglese ribattendole che un giorno sarebbe stata la moglie del Primo Ministro. In piedi in cima alle scale, salutando gli ospiti della sua festa, conducendo intorno al Primo Ministro, lei quasi adempie questa profezia. La rottura dell'umore della festa avviene con l'arrivo dei Bradshaw. Dopo aver saputo della morte di Septimus, Clarissa non è più preoccupata di assicurarsi che tutti siano felici o di guidare i prestigiosi membri della folla. Si ritira in una piccola stanza per affrontare la sensazione di morte che ha invaso la sua festa e il suo essere. Lei, ovviamente, non conosce lo sconosciuto che si è suicidato, ma i doppelganger dell'immaginazione di Woolf si collegano in questo momento. Diventano fisicamente connessi mentre Clarissa riflette i sentimenti di dolore e morte vissuti da Septimus attraverso il suo corpo. Si identifica con la caduta che ha vissuto e con le punte arrugginite che gli trafiggono il corpo. Lei, quindi, si rende conto che la sua morte è un sacrificio per lei e per gli altri alla sua festa e ovunque, per permettere loro di continuare a vivere. Il ruolo di Septimus come figura di Cristo diventa evidente. Woolf originariamente aveva pianificato che Clarissa si suicidasse, o semplicemente morisse, alla fine del romanzo. Invece, ha deciso che una parte di Clarissa, costruita nella forma di un uomo distrutto dalla guerra e dalla società, si sarebbe tolta la vita affinché il resto dell'essere di Clarissa potesse apprezzare la vita che aveva. Clarissa crede: "C'era una cosa che contava ... Questo aveva preservato. La morte era una sfida. La morte era un tentativo di comunicare". La vita potrebbe ovviamente essere inserita al suo posto, ma l'essenza della vita, "la cosa che contava", è impossibile da definire. Ancora, l'essenza è possibile preservarla e la decisione di Septimus di buttare via tutto lo ha fatto. Le parole di Shakespeare arrivano a Clarissa, collegandola innegabilmente al giovane Septimus. Le parole le dicono: "Non temere più il calore del sole". Septimus, che era andato in guerra per proteggere Shakespeare, si trova al caldo del sole immediatamente prima di saltare verso la morte. Woolf sta prendendo in prestito dalla commedia di Shakespeare Cymbeline, come aveva fatto in precedenza nel romanzo quando Clarissa nota le stesse parole in un libro aperto mentre cammina per Bond Street. La ripetizione dell'affermazione sottolinea il suo significato per la progressione tematica del romanzo. Il critico Avrom Fleishman osserva che, sebbene la citazione sia stata generalmente intesa come un'illustrazione della forza di Clarissa di fronte alla morte e alla disillusione, "l'affinità di Clarissa per il ritornello può essere considerata un segno della sua forte propensione alla morte... " Clarissa osserva, prima di tornare alla sua festa, "Si sentiva in qualche modo molto simile a lui il giovane che si era ucciso. Era contenta che l'avesse fatto; Il suo sacrificio, la sua affermazione dell'incostanza e dell'immediatezza della vita, permette a Clarissa di affrontare le proprie paure e desideri. La sua morte le permette di "sentire la bellezza" e "sentire il divertimento". Come conclude la critica Isabel Gamble, "Nel comprendere la morte di Septimus si è "immerso tenendo il suo tesoro", Clarissa stessa scopre la propria identità e diventa completa". Il breve tempo che Clarissa trascorre nella stanzetta è saturo di immagini e allusioni significative. Questa volta è il culmine del romanzo. La vecchia signora appare anche nella casa vicina in questo momento. A causa della morte di Septimus e della vecchia signora, Clarissa esce dalla cerchia sociale della sua festa e si connette al più ampio senso di vita e morte che si verifica intorno a lei. Proprio come la donna ha collegato Clarissa ai movimenti della vita dopo che la signorina Kilman ed Elizabeth sono partite per i negozi, crea ancora una volta in Clarissa una meraviglia per la vita e l'essere. Clarissa torna alla festa carica di senso della vita e di bisogno di "assembrarsi" con le persone per lei importanti. Ha vinto il senso di isolamento ed è tornata alla connessione sociale. Il romanzo si conclude con una scena che può essere considerata un microcosmo del romanzo. Peter è improvvisamente pieno di un senso di estasi. Stava cercando Clarissa da molto tempo e all'improvviso lei era lì. Woolf scrive in una struttura semplice, che ricorda le brevi frasi che iniziano il romanzo e ne permeano il corpo: "È Clarissa, ha detto. Perché era lì". Il lettore è pieno di una "straordinaria eccitazione" mentre viene sempre più coinvolta nella scoperta dell'essere di Clarissa nel corso del romanzo. Come analizza il critico Lucio P. Ruotolo, "Durante le sue feste non era quello che faceva o diceva che si ricordava ma piuttosto lo straordinario senso del suo essere lì, Eccola. '" La conclusione del romanzo è tanto una fine quanto un inizio”. Altri approfondimenti: - Il tema dei fiori in Mrs Dalloway: nel romanzo i fiori raccontano al lettore molte cose su Clarissa. Usa i fiori come pedine nel suo gioco artificiale della vita, conferisce loro caratteristiche umane e sviluppa attaccamenti umani nei loro confronti perché ha difficoltà a capire le persone. In altre parole, la sua vita ideale si crea quando sostituisce le persone della sua vita con le sembianze dei fiori. Quando trova che l’interazione umana sia troppo impegnativa, fa affidamento ai suoi fiori per fornirle felicità e aiuto nell’esprimere i suoi sentimenti. Virginia Woolf naturalmente usa Clarissa per esprimere emozioni che lei stessa non può esprimere. Fin dall’inizio del romanzo comprendiamo quanto siano importanti i fiori, la prima cosa che farà Clarissa è infatti comprare dei fiori. Dopo questo momento, i fiori continuano ad apparire per tutto il romanzo, usandoli per realizzare il suo “scopo” nella vita. - Analisi del personaggio di Sally Seton: Sally viene presentata nel romanzo in un flashback di Clarissa che racconta il suo periodo estivo a Bourton con Sally, Peter e Richard intorno al 1903. Per quanto riguarda il rapporto con Clarissa, vengono trovate subito le basi dell’attrazione omosessuale tra le due donne. Le parole di Clarissa a Sally nel romanzo come “lei (Clarissa) non riusciva a staccare gli occhi da Sally…Sally le faceva sentire, per la prima volta, quanto fosse protetta la sua vita a Bourton…” fanno risuonare la sua attrazione e il suo amore per lei nel suo passato, che è giustapposto alla sua mancanza di tale desiderio nei confronti di suo marito Richard. Si può dunque notare che Sally Seton diventa il segno identificativo dell’omosessualità di Clarissa. Inoltre, la relazione tra le due viene spesso raccontata come “rappresentante di un periodo di innocenza della fanciullezza che è in netto contrasto con il sé adulto che ricorda questo amore”. La relazione tra Clarissa e Sally è spesso considerata solo un esempio di amicizia infantile che è pura e innocente in termini di amore o viene presentata come fase indisciplinata dell’adolescenza. È importante poi sottolineare il tema dell’età e della maturazione dell’adolescenza all’età adulta che si riflette nella relazione caratteriale di Sally e Clarissa. Entrambe le donne avevano ideali e ambizioni molto diverse nella loro adolescenza: Sally era una ribelle e molto progressista nel suo pensiero e ha ulteriormente ispirato Clarissa ad essere la stessa, e loro hanno sempre parlato di matrimonio come di una catastrofe. Tuttavia, entrambe le donne si sposano e assumono posizioni socialmente accettabili nell’età adulta: Sally diventa Lady Rosseter, moglie di un ricco uomo con 5 figli e Clarissa diventa la signora Dalloway. Un’altra lettura data al rapporto tra Sally e Clarissa è l’aspetto dell’Inghilterra del dopoguerra che funziona nelle narrazioni di Virginia Woolf. L’omo socialità di Sally e Clarissa è vista come un risultato del tempo in cui la guerra mondiale che è durata cinque anni ha avvicinato gli uomini ad altri uomini con cui hanno combattuto la guerra e anche le donne più vicine ad altre donne che sono state lasciate indietro per prendersi cura delle questioni domestiche. È significativo anche rendersi conto che Sally proveniva da un ambiente relativamente più povero, poiché Clarissa dice che “non aveva un solo centesimo quando è venuta da loro”. Tuttavia, il passato di Sally ha mostrato quanto fosse progressista la sua mentalità rispetto alle persone dall’alta borghesia e anche nel suo presente, alla festa di Clarissa, Sally è vista criticare il destino, la sorte che era presente in giro. Inoltre, il fatto che Sally sposi un uomo ricco e si presenti come la più felice alla festa potrebbe anche indicare che è stata vittima del capitalismo che stava conquistando la Gran Bretagna e il mondo in questo periodo.