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Maria Grazia Profeti, L'Ottocento.

IL TEATRO: Nella Spagna di Fernando, la crisi postbellica, l'esilio di numerosi letterati e la


diffusa censura impedirono lo sviluppo di una vita culturale indipendente, in grado di
rinnovare il panorama teatrale. L'amnistia che consentì il ritorno degli esiliati, e la
progressiva liberalizzazione dell'attività politica all'inizio del regno di Maria Cristina,
favorirono la rapida espansione delle nuove idee e del movimento romantico. I primi
vent'anni del secolo, segnati da eventi bellici, furono di grande povertà, per lo scarso numero
di opere originali e per il basso livello di cultura teatrale (lo stato dei teatri, la formazione
degli attori e le rappresentazioni delle opere). L'intervento del francese Grimaldi, a partire
dagli anni '30, fu cruciale: egli, grazie alle sue doti manageriali, riuscì a provvedere alla
preparazione di una maggiore offerta di opere e a migliorare la professionalità degli attori e
le caratteristiche tecniche dello spettacolo. Alcuni passi importanti per migliorare la
formazione degli attori vennero fatti con la fondazione, nel 1830, del Real Conservatorio di
Maria Cristina. L'impostazione verso una maggiore naturalezza di interpretazione era stata
data dal celebre Isidoro Máiquez, uno dei migliori attori del secolo. La lingua spagnola, i
gesti, gli affetti e le passioni diventarono oggetto di vero studio.
Nel 1847 si costituì una società spagnola di autori drammatici. Altri aspetti della produzione
teatrale subirono netti miglioramenti, tanto che alla fine della stagione romantica a Madrid il
numero di teatri era passato a sette. Era ormai possibile una migliore intesa fra i componenti
del mondo teatrale: autori, attori, registi e tecnici collaboravano nel portare in scena con
maggior fedeltà il testo e ne sfruttavano al meglio le potenzialità rappresentative.

LA TRAGEDIA: La tragedia classica, fedele ai canoni aristotelici, è un genere che in


Spagna ha avuto poco successo durante la seconda metà del XVIII secolo, ma che tuttavia
era ancora presente alla vigilia del romanticismo e negli anni centrali dell'Ottocento. Durante
il periodo fernandino venivano ancora scelti i temi nazionali, che ponevano al centro
dell'attenzione drammatica un personaggio storico e leggendario, portatore spesso di
ideologie liberali. Tra i maggiori rappresentanti di questo genere va ricordato il liberale
Manuel José Quintana: egli pone l'azione in un clima di imminente invasione e rende politica
la tragedia facendo dell'eroe della Reconquista un patriota che lotta contro il minaccioso
dispotismo francese. I nessi fra tragedia e dramma risultano ancora più stretti in quegli autori
che evolvono dal classicismo al romanticismo durante le loro carriere teatrali. Caratteristica
in comune è l'arricchimento psicologico dei personaggi tragici, che si esprimono ancora con
un linguaggio enfatico, tuttavia più attento ai moti dell'animo. Il genere tragico però, con le
eccezioni di pochi lavori originali e le traduzioni dei testi di Alfieri e Voltaire, è stato coltivato
solo saltuariamente durante il romanticismo. Vanno comunque segnalati alcuni tentativi negli
anni Quaranta di Zorilla e Avellaneda.
Superata la metà del secolo si scrivono delle vere tragedie, come Virginia di Manuel Tamayo
y Baus e La muerte de César di Ventura de la Vega.

IL DRAMMA: Finito il periodo assolutista fernandino la vita culturale spagnola si fece più
vivace. Le prime rappresentazioni di drammi romantici diedero un grande impulso all'attività
teatrale e una notevole schiera di autori portarono in scena le loro numerose opere. Una
volta superato da un lato il precettismo classico e dall'altro gli eccessi d'impronta francese, si
pervenne alla realizzazione di alcune delle opere più importanti della drammaturgia

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spagnola. Nel 1850 venne inaugurato il Teatro Español. Le attività teatrali della vigilia del
romanticismo toccavano numerosi generi ed erano di diversa tendenza: accanto alla
tragedia neoclassica c'era la tragedia moderna, quindi il dramma storico e quello romantico,
infine la commedia e altri nuovi sottogeneri che attiravano molto il pubblico, come il
melodramma. Risaltava però una forte presenza di opere tradotte nei confronti di quelle
originali. Fra le traduzioni (anche se più spesso si trattava di adattamenti) si distingueva il
melodramma: si trattava spesso di opere truculente e patetiche, piene di morte e di suicidi,
di incesti, con personaggi riconoscibili nel rappresentare il vizio, oppure la virtù e la sua
ricompensa. Un ruolo notevole nell'ambito del nuovo dramma romantico ebbero le
reposiciones (nuove messe in scena) di opere antiche, come quelle di Lope de Vega, Tirso
de Molina, Calderón, e la refundición, dove un autore rifaceva il lavoro di un altro. Campione
di quest'ultimo genere fu Dionisio Solís, e nel periodo romantico sarà seguito da Bretón. Il
nuovo testo così ottenuto approfondiva la caratterizzazione del protagonista, ne snelliva il
linguaggio rifiutando gli eccessi, le sottigliezze e le ingegnosità barocche, potenziando di
conseguenza la funzionalità drammatica. Le opere erano così adeguate alle esigenze
estetiche e politiche del momento e purificate dall'immoralità, quindi con un maggior
contenuto pedagogico.
Vi è inoltre da segnalare che si intensificò notevolmente l'abitudine di frequentare i concerti e
l'opera.
In questo panorama, dunque, si inserisce il dramma romantico, che rappresenta la nuova
sensibilità ed è il centro dell'attenzione degli autori e della più vivace contesa culturale.
Generato dalla commedia antica rimaneggiata dalla tragedia, dal dramma sentimentale e dal
melodramma, assunse dal teatro francese una forte carica ideologica rinnovata dallo spirito
liberale. Il dramma romantico metteva in scena eroi ed eroine idealizzati, generalmente di
origine sconosciuta, semistorica o leggendaria, appartenenti a ceti diversi, il cui amore è
ostacolato da diverse circostanze storiche e sociali; personaggi in conflitto con il mondo e
con il fato, che si ribellano in nome della coscienza e delle libertà individuali. Spesso il
pessimismo invade i loro animi e il sentimento della felicità appena intravista mette in
maggior risalto la fugacità del tempo, l'angoscia esistenziale e il finale tragico. Il ricorso alla
storia nazionale fu un pretesto per mettere in scena i conflitti politici e sociali più attuali
scaturiti dallo spirito liberale. Con il passare degli anni la storia nazionale diventerà
soprattutto motivo di orgoglio o di semplice ambientazione, e le risorse romantiche
perderanno la loro funzionalità. Finì così per prevalere la via del "giusto mezzo", che doveva
quindi essere rappresentativa della idealizzazione dei valori culturali nazionali, e lontana
tanto dai sussulti passionali quanto dalle freddezze classiche.

I GRANDI DRAMMATURGHI

Francisco Martínez de la Rosa

Politico, scrittore e romanziere, fu uno degli artefici della transizione dall'assolutismo


monarchico al liberalismo moderato. Autore di formazione neoclassica, mise in scena La
conjuración de Venecia. Drama histórico en cinco actos en prosa, la cui data della prima a
Madrid (22 aprile 1834) viene frequentemente indicata come l'inizio del movimento
romantico in Spagna. In quest'opera il libero impiego delle unità di tempo e di luogo, la
prosa, il carattere misterioso del protagonista, come certi aspetti relativi allo scenario
veneziano e carnevalesco, ne fanno un dramma di transizione, nell'avanzata insicura del
movimento. E' un dramma politico con trama amorosa e spunti melodrammatici, dove non

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mancano lunghi discorsi tragici che consentono all'autore di esporre le sue opinioni sulla
rivoluzione. Martínez de la Rosa coltivò il genere della tragedia con La viuda de padilla
(1812) e con Morayama (1818), questa ancora di taglio classico, ma meno rigida
nell'impostazione dei personaggi e con il movimento e i colori che risulteranno tipici del
dramma romantico. Il suo Edipo (1832) riflette una marcata tendenza verso l'utilizzo di
elementi romantici, come la presentazione di un individuo angosciato dalle domande
trascendentali sull'esistenza.

Ángel de Saavedra, duque de Rivas

Noto per la sua produzione tragica, riuscì a portare in scena un dramma che soddisfa la
maggior parte dei requisiti del nuovo gusto, e che possiamo considerare come uno dei
capolavori della letteratura spagnola: Don Álvaro o la fuerza del sino (1835). Liberale, fu
condannato a morte e quindi dovette partire per un esilio lungo più di dieci anni. Tornato in
patria fece rappresentare Don Álvaro, che può essere considerato il primo e forse il migliore
dramma romantico spagnolo (Verdi si ispirerà a quest'opera per "La forza del destino"). Don
Álvaro è un dramma originale, in prosa e in versi, non seguendo i criteri tradizionali sui valori
lirici e prosastici. Si svolge in un ampio lasso di tempo e le numerose azioni, che vedono
coinvolti ben 56 personaggi, sono ambientate in vari luoghi. Il destino (il sino) avverso di Don
Álvaro - nobile delle indie - gli faranno uccidere per una sfortunata circostanza il padre della
sua amata Leonor, che si opponeva al loro matrimonio. Credendo che anche la sua amata
sia morta si rifugia in Italia, ma questa si è rifugiata in un convento. Il destino porterà anche il
protagonista nello stesso convento, e Don Alfonso, fratello di Leonor, trovandoli insiem
333g69d e cerca la sua vendetta. Don Álvaro è costretto ad ucciderlo, ma Don Alfonso in
punto di morte riesce comunque a pugnalare la sorella, che muore. Perduta la sua amata,
stavolta davvero, anche il protagonista decide di togliersi la vita, gettandosi da una rupe nel
vuoto. L'opera ebbe un buon successo di pubblico e la critica dell'epoca sottolineò sia il
valore di novità che la presenza di un doppio modello teatrale, quello barocco e quello
francese. Anche dal punto di vista ideologico, l'opera è stata interpretata come denuncia
dell'emarginazione o monito per chi si colloca al margine delle leggi e delle norme sociali
stabilite. Il duque de Rivas compose anche tragedie, ricordiamo ad esempio Ataúlfo (1814),
Aliatar (1816), El duque de Aquitania (1817), Lanuza (1822). L'autore coltivò anche la
poesia, dedicandosi soprattutto alla forma epico-lirica del romance.

Antonio García Gutiérrez

Autore di un buon numero di drammi storici, si mise in luce con El trovador (1813). Grazie
all'amicizia con Espronceda riuscì ad introdursi nel mondo del teatro. El trovador è un'opera
originale che raccoglie già una certa tradizione drammatica. Con versi eccellenti il dramma,
in prosa e in versi, è diviso in cinque atti e dodici quadri che danno una notevole complessità
scenica a un intreccio, argomento più da romanzo che da dramma. La soluzione si ha su un
doppio piano: quello dell'amore e quello della vendetta. E' appunto un dramma di intrighi e di
passioni scatenate dall'amore e dalla vendetta, che presenta nella figura di Leonor una vera
eroina romantica: questa ignorando la differenza di classe, spinta dalla sua profonda e
colpevole passione, farà di tutto per unirsi allo sconosciuto trovatore. Sarà sempre lei a
sentire il contrasto con la religione, e da vera eroina romantica, la sua tragica fine

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rappresenta la rivalsa del soggetto con le sue passioni su un ordine sociale ingiusto e
prevaricatore. Tra le altre opere di Gutiérrez ricordiamo El paje (1837), El rey monje (1837),
El encubierto de Valencia (1840), Simón Bocanegra (1843), Venganza catalana (1864).

Juan Eugenio Hartzenbusch

Poeta, drammaturgo e commediografo, fu filologo e presidente della Real academia


española. La sua opera più importante è Los amantes de Teruel (1837), storia popolare di
origine tradizionale, rielaborazione della novella del Boccaccio "Girolamo e Salvestra".
Hartzenbusch ne fece un dramma in cinque atti, in prosa e versi, arricchito da numerosi
episodi nuovi e da elementi esotici. Come altri drammi romantici, anche questo propone il
tema dell'amore, inesorabilmente unito a quello della morte, come unica dimensione
esistenziale possibile. L'autore, con grande abilità scenica, rimanda l'incontro degli amanti e
trasforma il tempo in protagonista del dramma, riuscendo a fare accettare dallo spettatore la
finzione e il finale, in fondo tradizionale, con la morte per amore. Accanto a questo
Hartzenbusch produsse un considerevole numero di opere teatrali di diverso genere, tra cui
spiccano i drammi storici: Doña Menica o La boda en la Inquisición (1838), Alfonso el Casto
(1841), La jura en Santa Gadea (1845), e altri.

L'originalità e la forza di rottura del teatro romantico andò, in seguito, quasi naturalmente
scemando: l'accusa di essere immorale e truculento, rivolta al dramma romantico, spinse
diversi autori a tentare di recuperare il patrimonio teatrale nazionale, inserendo nelle opere
nuovi valori più consoni al tradizionale spirito spagnolo. A quelli come Durán, che già alla
vigilia del romanticismo aveva indicato questo cammino per la letteratura spagnola, si
uniranno tra gli altri anche Eugenio de Ochoa, Juan Eugenio Hartzenbusch, Martínez de la
Rosa, García Gutiérrez, il duque de Rivas e José Zorrilla. L'influsso di quest'ultimo risulterà
decisivo fin dalle sue prime produzioni, per culminare nelle celebri pièces Don Juan Tenorio
(1844) e Traidor, inconfeso y mártir (1849), opera, quest'ultima, che chiuderà la produzione
del ciclo drammatico iniziato vent'anni prima.

José Zorrilla

Assai stimato in Spagna per la sua produzione, passò qualche tempo all'estero. Al suo
ritorno in Spagna proseguirà con una produzione teatrale piuttosto mediocre, in mezzo a
mille difficoltà materiali. Verrà incoronato poeta nazionale a Granada nel 1889. Zorrilla, già
noto come poeta, svolse un'intensa attività teatrale tra il 1836 e il 1849, anni in cui scrisse
buona parte del suo repertorio drammatico che comprende una trentina di opere. Egli
propone un tipo di dramma storico consono al conservatorismo ideologico che si stava
instaurando nella società spagnola. Nei suoi drammi l'interesse dello spettatore viene
suscitato dagli intrecci di sapore storico-leggendario, spesso risolti in maniera ottimistica e
gratificante. La nuova formula teatrale sfugge problematiche di attualità ed è caratterizzata
da un'ottica patriottica e cristiana. Tra i drammi storici che hanno avuto più successo
ricordiamo El zapatero y el rey (1842), El eco del torrente (1842), El caballo del rey don
Sancho (1843). In una produzione in cui troviamo più tragedie, abbondano pure i drammi
ambientati nei secoli XVI e XVII, epoca di splendore per la Spagna. Il rapporto con i fatti
storici risulta marginale in Don Juan Tenorio, il dramma più popolare tra quelli mai apparsi

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sulla scena spagnola e ispano-americana: qui il linguaggio arcaizzante usato da Zorrilla
ricorda la commedia del Siglo de Oro. Nel Don Juan l'autore utilizza molti espedienti
drammatici, come il travestimento carnevalesco, il rapimento, il festino macabro e
soprattutto, in riferimento al Don Álvaro, si può valutare il tentativo di Zorrilla di capovolgere
lo scetticismo e il fatalismo romantici: il suo Don Juan, infatti, si salverà grazie alla
misericordiosa redenzione dell'amore, che è anche il tema fondamentale dell'opera. Questa
è divisa in due parti simmetriche, ma distinte. La prima in quattro atti sviluppa la storia del
libertino, seguita dal rapimento di Inés dal convento e la fuga a Siviglia. La seconda parte si
divide in tre atti, Don Juan cammina fra i sepolcri in cui è sepolta anche la sua Inés, morta di
dolore. Fra vita e morte, fantasia e realtà, i sepolcri si aprono, Don Juan assiste al suo
funerale e quando interviene Inés può optare per la contrizione salvatrice - senza dover
affrontare la forza del fatale destino come Don Álvaro. L'opera, fin dalla prima
rappresentazione, ebbe un immediato successo di pubblico e ancora oggi la sua ricorrente
rappresentazione nel giorno dei defunti costituisce quasi un rituale per il pubblico spagnolo.
Nel rispetto del tema tradizionale, Zorrilla riesce a fare di Don Juan un personaggio
romantico che nell'esaltazione dell'amore raggiunge la salvezza. La fortuna del dramma è
legata alla viva presenza del mito nella cultura ispanica, oltre che all'abilità con la quale è
costruita la semplice azione drammatica e alla facilità della rima. Nell'ultima opera
drammatica, Traidor, inconfeso y mártir, l'autore crea un grande mistero intorno al
personaggio, riuscendo ad insinuare nello spettatore il dubbio sulla sua identità. Zorilla,
rispondendo al mutato clima culturale, costituisce un nuovo tipo di personaggio che non si
ribella al destino, ma reagisce con grande dignità umana.

LA COMMEDIA: Il genere comico, in linea col gusto dei decenni precedenti, era assai
apprezzato dagli spettatori del XIX secolo. Leandro Fernández de Moratín, che produsse
durante i primi anni dell'Ottocento gran parte delle sue commedie (ma che per formazione
appartiene alla corrente neoclassica del secolo precedente) servì da guida alla generazione
comica di buona parte della prima metà del XIX secolo. Il suo esempio, rinnovato da Bretón
de los Herreros, fu preso come punto di riferimento dagli autori comici del periodo romantico.
In anni politicamente bui, fra i vari temi suggeriti dal commediografo, quelli del matrimonio e
della famiglia furono i più utilizzati; in particolare erano presi di mira gli eccessi sentimentali
e le passioni amorose di stampo romantico, che in realtà potevano socialmente disgreganti.
La scuola moratiniana, che si forma durante gli anni '20, si contraddistingue per il
pessimismo col quale vengono dipinte le vicende amorose.

Malgrado la loro importanza sociale, risultano oggi abbastanza marginali per lo studio della
commedia i sottogeneri della satira storico-politica e anticlericale, frequentati da versanti
opposti di assolutisti e liberali, che si appuntarono su temi come la costituzione o
l'Inquisizione.

Manuel Bretón de los Herreros

Raccolse l'eredità moratiniana, è l'autore che meglio rappresenta l'epoca in cui il gusto
teatrale subì un mutamento, in sintonia con i nuovi costumi sociali e politici di una Spagna
che dall'assolutismo si avvia verso la democrazia liberale. Poeta, giornalista e critico
teatrale, fu autore di 103 opere drammatiche originali e di oltre settanta traduzioni e

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adattamenti. Al servizio di Grimaldi tradusse Scribe, Delavigne, de la Touche, Racine e
Voltaire, e fu rifacitore di Lope, Calderón e Alarcón. Contribuì inoltre alla rinascita della
zarzuela. La commedia di costume con Bretón raggiunse l'apice della fama: questa deriva
fondamentalmente dall'opera di Moratín. Fine osservatore della società spagnola, Bretón la
racconta attraverso la messa in scena di rappresentanti della media borghesia. I suoi
personaggi, presentati solitamente nella quotidianità (meno approfonditi nella loro psicologia
di quelli moratiniani), sono più comunicativi e si esprimono con un linguaggio ricco e naturale
in versi sorprendentemente fluidi. Difensore del giusto mezzo, nella vita come nell'arte, egli
attaccò in numerose occasioni il romanticismo esasperato di origine francese. Tra le sue
opere ricordiamo A la vejez viruelas (1824), Marcela o, ¿A cuál de los tres?(1831), Todo es
farsa en este mundo (1835), Me voy de Madrid (1836), El pelo de la dehesa (1840)

TEATRO POST ROMANTICO:Dopo il successo del dramma romantico il teatro spagnolo


attraversò una fase di transizione chiamata: del teatro post- romantico.
Fu un periodo determinato dallo sviluppo di forme drammatiche precedenti e dalla
produzione di atre nuove. Il processo verso il realismo qui sarà più lento.
Gli autori teatrali di questo periodo imitavano i drammi romantici e la tradizione del teatro
classico spagnolo non smise mai di farsi sentire attraverso le refundiciones.
Si continuò a rappresentare opere di autori romantici da una parte e dall'altra, si manteneva
ancora viva l'eredità neoclassica grazie alla satira di costume messa in scena da autori
come Bretòn.
Da questo calderone emerse l'alta commedia chiamata anche commedia di società, nata
come espressione della borghesia che stava prendendo in mano le redini del potere politico.
L'alta commedia nacque dal desiderio di analizzare e di far sapere sui costumi di una società
caratterizzata dall'immortalità pubblica.
L'attenzione si concentra su passioni oscure, curando in modo pignolo l'ambientazione
scenica. Proprio allora ebbe origine l'idea che le opere teatrali potessero servire da
documento veritiero per la conoscenza di un'epoca.

Il termine diventa popolare a partire da "Un hombre de mundo" di Ventura De La Vega, che
dette inizio a un genere di commedia urbana.

Enrique Tamayo y Baus

Uno dei più celebri continuatori dell'alta comedia, conosciuta come la commedia de salón.
Benché fosse assai dotato che per il teatro, forse per la sua appartenenza a una famiglia di
attori, la sua produzione venne introdotta intorno al 1870 dopo la prima di "Los hombres
bien".
La sua produzione senza essere molto estesa, abbracciò vari generi, tra le sue opere spicca
"Un drama nuevo", che ha contribuito alla fama del suo autore per la maestria con cui fonde
il tema del teatro nel teatro con quello dell'adulterio.
Ambientata nell'Inghilterra del '600, l'azione si sviluppa attorno alle prove che la compagnia
teatrale di Shakespeare prepara per portare in scena l'opera di un nuovo autore. L'attore
Yorick, specializzato in personaggi comici si sente sottovalutato e pretende un ruolo diverso
(marito tradito) per dimostrare il suo talento drammatico. Alicia la moglie ed Edmundo che
considera come un figlio si sono innamorati.

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Tamayo sdoppia la prospettiva della realtà, offrendo allo spettatore la visione di alcuni attori
in scena che rappresentano un dramma e allo stesso tempo ne vivono uno personale.
L'intreccio carico di ambiguità sviluppato a partire dall'interdipendenza tra realtà e finzione
tradotta nell'alternanza dell'uso della prosa e del verso è senza dubbio uno degli aspetti più
interessanti del dramma.

José Echegaray

Constatiamo nella seconda metà dell'800 una crescita della domanda di spettacoli da parte
del pubblico grazie a :
•Teatri indipendenti grazie alla liberalizzazione del sistema di produzione

•Crezione di figure nuove→direttore di scena e

•Elettricità che dà vita a montaggi scenici nuovi

Le rappresentazioni perciò aumentarono, dando luogo a una grande confusione di generi,


tra questi:

•Melodramma
Che si caratterizzò per un processo di complicazione dell'intreccio, si tentava di fare un
teatro a tesi, che non sarebbe riuscito però emergere fuori Spagna.
Questo Teatro si identifica con Echegaray, che fu qualificato, influenzato dal naturalismo: "O
locura o santidad"; dal simbolismo "La duda"; dal teatro delle idee "El gran galeoto".

GÉNERO CHICO:Il género chico (in italiano piccolo genere) è, insieme al género grande,
uno dei due sub-generi della zarzuela -(La Zarzuela è un genere lirico-drammatico spagnolo,
in cui si alternano scene parlate, altre cantate e balli concertati. Si suppone che il nome
derivi dal padiglione di caccia omonimo, vicino a Madrid, dove nel XVII secolo si mettevano
in scena questo tipo de rappresentazioni per la corte spagnola.

In Spagna il teatro musicale inizia con Juan del Encina. Questo nuovo genere chiamato
zarzuela apportò l'innovazione di dotare i numerosi brani musicali di una funzione
drammatica, cioè integrata nell'argomento dell'opera. Ulteriori novità furono la presenza di
una grande orchestra e la incorporazione dei cori, delle canzoni e dei balli)- spagnola detta
romantica (1850 - 1950). Il género chico si contraddistingue del género grande perché
presenta solo un atto.

Echegaray introduce cambi formali e tematici che lo allontanano dal teatro precedente,
come il ricorso alla prosa o a temi come: lotta tra tradizionalismo e modernità nella religione
e nella scienza, la critica dei costumi sociali, l'eredità, critica della politica, attenzione alla
psicologia femminile.

Joaquin Dicenta
Dette impulso a un teatro di tendenza sociale, la sua opera più conosciuta "Juan José"in
realtà è ritenuta da molti più un dramma di passioni individuali che uno sociale nonostante
l'ambientazione in contesto proletario.

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L'innovazione sta nel fatto di aver trattato conflitti sempre presenti sulla scena spagnola
come l'amore, la gelosia, l'onore portandoli però tra personaggi di ceti bassi, la gente de
blusa.
Le soluzioni a questi conflitti sono sempre sentimentali.
Per rendere più realista la scena, Dicenta abbandonò l'uso del verso, si servì quindi di un
linguaggio colloquiale, caratterizzato dalla presenza di espressioni comiche.
Impiegò proverbi, trovate lessicali che stanno a significare la nuova classe sociale
protagonista.

Innovazione linguistica ≠ alta comedia riscosse successo.

Carica ideologica dei suoi drammi, per esempio "Juan Josè" veniva rappresentato ogni
1^maggio: la festa dei lavoratori.

Il dramma “Juan Josè” si sviluppa intorno a due motivi intrecciati, storia di amore da una
parte tra il protagonista e Rosa la donna con cui vive e Paco il rivale; dall'altra parte il
conflitto di classe, scatenato dalla condizione di operaio di Juan Josè che lavora sotto Paco.
Lo sviluppo degli eventi porta Juan a esser licenziato e finire in prigione come conseguenza
della rivalità amorosa. Ha un significato sociale perché porta sulla scena lo denuncia
dell'ingiustizia e dello sfruttamento della classe lavoratrice.

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