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COMMEDIA ANTICA

E’ uso dividere lo studio della commedia in 3 periodi : COMMEDIA DI MEZZO


COMMEDIA NUOVA

1 Commedia ANTICA o ARCHAIA ἀρχαία dagli inizi fino al 385 a.C. (V sec).
Il maggior rappresentante fu ARISTOFANE . Le sue prime commedie sono caratterizzate
dall’ATTACCO POLITICO, poi in una seconda fase, le sue commedie sono caratterizzate
dall’UTOPIA (es negli UCCELLI) ed infine nell’ultima fase Aristofane mostra di avere un
sentimento nuovo, disincantato , capisce che non può fare nulla per cambiare la situazione, difatti
nel 388 a.C. con la sua ultima commedia PLUTO anticipa i temi di quella che viene definita
COMMEDIA DI MEZZO

2 Commedia di MEZZO o MESE μέση rappresenta una fase intermedia che gli storici
collocano tra il Pluto di Aristofane 388 a C e il 320 a.C con Menandro , quindi tra il Ive il III a.C.,
cioè tra la Commedia Antica e la Commedia Nuova.
Rappresenta una fase di passaggio, dove i testi conservano ancora le caratteristiche di quella antica,
ma vanno perdendo la specificità e si aprono alla commedia nuova. Infatti per questa fase non
possediamo autori e testi di rilievo. Possediamo tantissimi frammenti che ci sono pervenuti per
tradizione indiretta.

3 Commedia NUOVA o NEA νέα dal 320 a.C in poi. Rappresentante del genere è
MENANDRO.
Dalle commedie menandree si intuiscono grandi mutamenti rispetto alla commedia antica, sul piano
strutturale e tematico, nelle forme e nella funzione della comicità,
nella tipologia di personaggi.
In primis assistiamo ad un MUTATO CONTESTO STORICO.
Rispetto ad Aristofane, la situazione politica è notevolmente mutata:
assistiamo alla crisi delle polis greche. Alla tradizionale politica democratica con la
partecipazione diretta, si sostituisce dapprima l’impero di Alessandro Magno, poi , dopo la morte di
Alessandro Magno nel 323 a.C, i suoi generali ossia i DIADOCHI , spaccano l’impero di
Alessandro magno e nascono i regni ellenistici: Regno d’Egitto, il Regno di Siria,
Regno di Macedonia, il Regno di Pergamo. I regni ellenistici, dal punto di vista
politico, furono monarchie assolute.
La democrazia è entrata in crisi, emblematica la morte di Socrate , considerato il cittadino più giusto
di Atene che però è stato condannato a morte.
La perdita di centralità della politica nella vita dei Greci, fa sì che la commedia perde il suo
legame privilegiato ed esclusivo con Atene, l’individuo è solo difronte al contesto sociale in cui si
trova.

CARATTERI DELLA COMMEDIA NUOVA

TEMI Nella commedia nuova i temi politici vengono meno e si parla di temi esistenziali, che
riguardano l’essere umano, si parla di cosmopolitismo, per cui le tematiche riguardano le
problematiche di tutti gli uomini. I temi non riguardano più la polis ma attengono alla sfera privata
della famiglia, dell’amicizia .Temi universali, di tutti gli uomini, non più riferiti all’esclusivo
mondo della polis greca.
Sono rari i riferimenti a fatti storici e gli attacchi diretti ad personam
La commedia nuova rinuncia ai temi mitologici, vengono trattati solo con intenti PARODICI
(Euripide anticipa la parodia con la figura di Eracle – Ercole- veniva ridicolizzata, presentato come
un personaggio che girava per le varie corti per bere e mangiare). IN MENANDRO NON C’E’
PARODIA. In Menandro non troviamo traccia dell’eroe comico; il
protagonista è una persona come molte, privo di qualità straordinarie,
che esplica la sua azione attraverso una fitta trama di relazioni
L’ambientazione è spesso esterna ad Atene.
I personaggi della commedia nuova, sono per lo più gente comune
Le classi sociali che vengono rappresentate nella commedia nuova, sono le classi medio-basse.
Infatti la commedia nuova viene definita , ante litteram “COMMEDIA BORGHESE”
(ante litteram perché sappiamo che la borghesia nascerà dopo la rivoluzione francese) si ispira ai
contenuti della vita quotidiana :la famiglia, l'amore, il denaro ecc. ed esclude i riferimenti alla
vita politica.
Compaiono i TIPI FISSI cioè personaggi fissi , quasi delle “maschere” , dei personaggi
stereotipati che si vanno sempre più CRISTALLIZZANDO in maniera riconoscibile ed
individuabile come : il servo furbo, il giovane innamorato, il soldato ecc (quello che poi sarà a
Roma il teatro di PLAUTO che ha appunto come modello Menandro).
Il linguaggio abbandona la licenziosità e i tratti scurrili, tipici della Commedia Antica.
Il CORO perde sempre più di importanza. Con Aristofane il coro interagiva con il pubblico, invece
nella commedia nuova il coro assume un ruolo marginale. Diventa un intermezzo, una pausa tra un
episodio e l’altro ( in Menandro il coro scompare completamente).

MENANDRO
Il maggiore rappresentante della commedia nuova è Menandro,
Nacque ad Atene da una famiglia benestante tra il 342 e il 340 a.C. La sua vita si colloca negli anni
successivi alla morte di Alessandro Magno. Trascorse tutta la sua esistenza ad Atene nonostante
ripetuti inviti presso le corti di potenti sovrani come quelli di Macedonia e d’Egitto. Fu amico di
Demetrio Falereo (il politico che resse Atene, per conto della Macedonia, era un peripatetico =
scuola di Aristotele) . Quando Falereo fu cacciato, rischiò anch’egli l’esilio.
A fondamento della sua formazione culturale ci furono:
le filosofie ellenistiche, basti pensare che Epicureo fu un suo contemporaneo e la dottrina
peripatetica (relativo alla scuola aristotelica, i cui membri s'intrattenevano a discutere nel Peripato).
L’educazione teatrale la attinse dal commediografo ALESSI.
La tradizione ci dice che morì per annegamento in mare, nel Pireo tra il 293/290 a.C.

LE OPERE
Scrisse oltre 100 commedie , conseguendo però solo 8 vittorie agli AGONI ateniesi. La gloria gli
arriverà in seguito dopo la sua morte, difatti Menandro rappresenterà un modello per il teatro latino.
Le opere principali.
- IL MISANTROPO (DYSCOLOS) unica opera pervenuta per intero
Delle altre opere abbiamo consistenti frammenti:
- L’ARBITRATO
- LA DONNA DI SAMO (SAMIA)
- LO SCUDO
- LA RAGAZZA TOSATA
- I SICIONI
- L’ODIATO

Grazie alla TRADIZIONE INDIRETTA, cioè grazie alle citazioni che ne fecero gli autori
successivi, conosciamo altri versi e alcuni titoli di altre commedie ( come : Il contadino, l’eroe, il
cartaginese, l’adulatore, il fantasma ecc)

Menandro ebbe un successo limitato in vita, ma fu più fortunato dopo la morte.


Le commedie di Menandro NON furono trascritte nei MANOSCRITTI MEDIOEVALI , quindi fu
conosciuto solo attraverso le citazioni indirettee le Gnomai monostikoi, sentenze di un solo
verso (trimetro giambico) cioè una raccolta di sentenze, di aforismi di Menandro.
Il 1800 è il secolo della RINASCITA DI MENANRO perché venne scoperto (1844) un ANTICO
CODICE, un palinsesto, le cui pagine ripulite della prima scrittura vennero utilizzate di nuovo per
scrivere un altro testo. Il testo più antico fu fatto emergere e risultò essere un testo di Menandro
(l’ARBITRATO). Seguirono il ritrovamento di molti PAPIRI riportanti testi di Menandro.
Curiosità : un alt papiro di Menandro fu ritrovato all’interno di un’anfora appartenente ad un notaio
in Egitto , il quale si dilettava nella lettura di autori antichi e avvolse dei suoi documenti importanti
servendosi di alcune pagine del manoscritto di Menandro e nascose il tutto in un’anfora.
Altro ritrovamento papiri pressati appartenenti a Menandro vennero utilizzati per avvolgere il corpo
di una mummia , furono così ritrovati circa 400 versi dei SICIONI.

Trama delle commedie da studiare:

IL MISANTROPO o Δύσκολος (Dýskolos )


Il Misantropo racconta le peripezie e i mutamenti interiori di un vecchio acido e scorbutico: per lui
uno sfortunato imprevisto si trasforma in impulso per avviarsi sulla strada del cambiamento.
Cnemone, vecchio burbero e asociale , insofferente del genere umano, ha abbandonato la moglie e
il figliastro Gorgia e vive lontano da tutti, in campagna. Le uniche a fargli compagnia sono una
serva e una giovane figlia che ha fatto innamorare di lei un ricco giovane di nome Sostrato. La
scontrosità di Cnemone rende difficile qualsiasi approccio del giovane, che viene però aiutato da
un inaspettato incidente accaduto al vecchio: precipitata dentro un pozzo. Solo grazie all’aiuto di
Sostrato e Gorgia non morirà. Cnemone si rende conto che nessuno può vivere senza gli altri , così
concede la mano della figlia a Sostrato e quest’ultimo fa sì che Gorgia sposi la sorella . Alle doppie
nozze, pur riluttante, viene trascinato anche il misantropo Cnemone. Le DOPPIE NOZZE
INCROCIATE sono una caratteristica tipica della commedia di Menandro.
Da questa commedia emerge un fondamentale ottimismo sulla natura umana e sulla possibilità per
l’uomo di comprendere i suoi limiti, esalta il valore della solidarietà umana. L’uomo non può
vivere da solo.

TESTI
PROLOGO DEL MISANTROPO T1 pag 156
Il prologo del Misantropo , è un PROLOGO ESPOSITIVO, perchè viene affidata ad una
divinità , per la precisione al dio PAN , divinità agreste, poiché il vecchio burbero si ritira in
solitudine in campagna, il compito di illustrare la vicenda fino alla conclusione, in modo tale che il
pubblico conosce le vicende.
A DARE IL NOME ALLACOMMEDIA è l’aggettivo Δύσκολος = Misantropo, (verso
7),

altra parola chiave è il sostantivo τρόπος


“modo di volgersi” riferito al carattere, al
“tipo” ben preciso poiché è fondamentale da parte del commediografo
(Menandro), delineare dei caratteri ben precisi ( che poi verranno ripresi
anche da Plauto e Terenzio es : il servo furbo, l’innamorato, il vecchio
burbero ecc).
L’ARBITRATO
Carisio ha spostato Panfile, ma tornato da un lungo viaggio di lavoro ha appreso dal suo servo,
Onesimo, che in sua assenza, la moglie ha partorito un bambino che non poteva essere suo figlio
perchè si erano spostati 5 mesi prima. Sbigottito abbandona la moglie e instaura una relazione
platonica con l’ etèra di nome Abrotono (etéra=donna di facili costumi). Nel frattempo il bambino
messo al mondo da Panfile è stato esposto, abbandonato.
Il bambino viene ritrovato da due unomini. L’etéra prende con se il bambino, in attesa di trovare la
madre, mentre i due uomini litigano per il possesso degli oggetti del neonato: per il carbonaio sono
proprietà del bambino mentre per il pastore gli oggetti sono un compenso per il ritrovamento.
Decidono allora di prendere un passante per giudicare la situazione. Il passante è il vecchio
Smicrine che dà ragione al carbonaio. Sminicrine però non sa che il bambino è suo nipote visto che
è il padre di Panfila. Tra gli oggetti c’è un anello che porta alla conclusione della vicenda.
Praticamente il bambino è proprio figlio di Carisio, proprietario dell’anello, che durante una festa
aveva usato violenza contro una giovane, quella che poi sarebbe diventata sua moglie. Il ruolo della
ETEREA Abrotono è fondamentale perché conosce la vicenda, avendo incontrato l’anno prima la
donna violentata e invece di tacere racconta tutta la verità.
Nessuno poteva immaginare che proprio l’etera , una figura ai
margini della società, possedesse sentimenti elevati: sensibile, generosa, dall’animo nobile che
rinuncia al suo interesse personale per garantire la felicità ad altre persone.
Menandro porta in scena personaggi umani, con una grande umanità quale verrà poi verrà
trasformata da Terenzio in humanitas, ossia quei valori che che fanno sì che gli uomini si aiutino
tra loro la FILANTROPIA.
Alla fine ci sarà anche il pentimento dell’uomo, di Carisio, dopo un travaglio interiore, questo a
dimostrazione del fatto che i personaggi di Menandro sono DINAMICI, subiscono un’evoluzione
nel corso delle vicende (invece in Aristofane i personaggi sono statici).
Tipico è anche il lieto fine.
Di fronte alle commedie di Menandro si SORRIDE,
mentre la COMMEDIA ANTICA , , suscitava il riso, c’erano attacchi, la comicità scaturiva dall’
ὀνομαστὶ κωμῳδεῖν= fare comicità chiamando per nome, invece con la COMMEDIA NUOVA
in particolare la commedia di Menandro, non avremo più il riso che scaturisce da vicende
licenziose, ma si mettono in scena vicende che suscitano il SORRISO. Il difetto di un individuo,
che suscita il sorriso potrebbe essere anche un mio difetto. E’ un modo per riflettere su di me sulla
mia vita, infatti nella commedia di Menandro si parlerà di FILANTROPIA, di humanitas.
TESTI DELL’ARBITRATO
T8 (pag178) IL PIANO DI ABROTONO (l’etèra)
Si evidenza la figura di ABROTONO l’etèra che porta alla soluzione della vicenda. Nonostante
fosse una etèra dimostra una grande profondità di animo: è solidale verso la moglie di Carisio. In
lei si evidenziano una vasta gamma di sentimenti. Non fa prevalere il suo interesse personale per
continuare ad essere la compagna dell’uomo, ma racconta la verità e porta alla conclusione della
vicenda con un lieto fine. E’ solidarle con la donna, prova tenerezza verso il bambino abbandonato
e lo prende in custodia e dimostra di avere grande sensibilità.

T 9 pag 183 IL PENTIMENTO DI CARISIO


Verso il finale, dopo che anche Carisio ha appreso che il bambino ritrovato è suo figlio e di Panfile
la donna alla quale aveva usato violenza, segue un momento patetico espresso attraverso il
monologo di Carisio il quale attraversa un profondo travaglio interiore sia perché ha scoperto
improvvisamente di essere il padre del bambino, sia perché ha ricevuto una grande prova di fedeltà
e di amore da parte della moglie , la quale nonostante l’abbandono del marito non ha mai sciolto il
suo matrimonio.
L’uomo, pentito, supera anche il pregiudizio in base al quale , mentre un uomo aveva piena libertà
di relazioni, la donna era colpevole di un rapporto extraconiugale anche se imposto con la violenza.
Tutta la vicenda si conclude infatti con il lieto fine (i due sposi ritornano insieme, si intuisce anche
se nella commedia non viene esplicitamente espresso).
Carisio interpreta tutta la vicenda, tutte le cause della sua sofferenza , come una punizione degli
dei per il suo comportamento, quindi abbiamo una lettura PROVVIDENZIALE degli eventi.

STRUTTURA PERSONAGGI E STILE


Le commedie di Menandro sono divise in 5 atti:
nei primi tre abbiamo la rappresentazione delle situazioni complesse ed intrecciate,
negli ultimi due , le difficoltà si sciolgono ed abbiamo il LIETO FINE.

-A differenza della commedia antica ( Aristofane) non è presente la PARABASI (l’intermezzo) , e


le parti corali sono sostituite da un intermezzo musicali.
(Il coro scompare, mentre nella commedia antica il coro si rivolgeva agli spettatori)
-Il PROLOGO non è collocato necessariamente all’inizio e non ha funzione introduttiva della
vicenda e può essere affidato ad un personaggio che può essere una divinità o la personificazione di
un’entità come la Τὺχη il caso, la sorte imprevedibile che non possiamo né prevedere né
dominare. Guidano le vicende umane e ne determinano l’evoluzione. In Menandro però non c’è la
divinità, ma le divinità sono dei veri e propri personaggi che recitano, guidano le vicende umane e
ne determinano l’evoluzione. Questo personaggio illustra le vicende della storia e quindi il pubblico
conosce le vicende, ma l’attore che si trova sulla scena non conosce ciò che accadrà, questo suscita
imbarazzo nell’attore e genera comicità, un’ironia, che non è l’ironia tragica, perché suscita il riso.
Il prologo del Misantropo , è un PROLOGO ESPOSITIVO, perchè viene affidata ad una
divinità , per la precisione al dio PAN , divinità agreste, poiché il vecchio burbero si ritira in
solitudine in campagna, il compito di illustrare la vicenda fino alla conclusione, in modo tale che il
pubblico conosce le vicende.
A DARE IL NOME ALLACOMMEDIA è l’aggettivo Δύσκολος = Misantropo, (verso 7),
altra parola chiave è il sostantivo τρόπος “modo di volgersi” riferito al carattere, al “tipo” ben
preciso poiché è fondamentale da parte del commediografo (Menandro), delineare dei caratteri ben
precisi ( che poi verranno ripresi anche da Plauto e Terenzio es : il servo furbo, l’innamorato, il
vecchio burbero ecc).

-I TEMI .
Il contenuto delle storie rappresentate non ha nulla a che fare con il mito, le vicende hanno
un’ambientazione quotidiana, sono personaggi comuni per questo si è spesso parlato di realismo
menandreo, proprio perché Menandro ha portato in scena la vita reale. Liti tra genitori e figli, tra
moglie e marito ecc. Mette in evidenza anche aspetti problematici della vita sociale come ad
esempio l’”esposizioni” dei neonati (l’abbandono dei neonati).Abbiamo la tematica della
solidarietà degli uomini che si esprime attraverso l’amicizia , ma soprattutto è presente la centralità
della famiglia , famiglia che tende ad allargarsi attraverso i matrimoni (doppi e incrociati) che
rappresentano il lieto fine delle commedie.
Si parte da una trama tipica, segue un episodio che determina la rottura dell’equilibrio, si hanno
peripezie, intrecci, paradossi, rovesci che determinano una COMICITA’ ROCAMBOLESCA,
segue il momento di massima tensione (suspance), abbiamo il colpo di scena, fino ad arrivare alla
conclusione della vicenda caratterizzata dal lieto fine, al quale si giunge attraverso la maturazione
dei personaggi. Generalmente il tutto si risolve con un MATRIMONIO DOPPIO INCROCIATO.
Durante tutta la vicenda c’è un’evoluzione che tende sempre a migliorare fino ad arrivare al lieto
fine. E’ un messaggio ottimista..

-I PERSONAGGI sono personaggi comuni, dei veri e propri tipi umani che rispecchiano la realtà
sociale del tempo (realismo menandreo), quindi abbiamo . giovani innamorati, padri, madri,
servitori, etère , soldati di ritorno da combattimenti . Tutti personaggi appartenenti alla CLASSE
MEDIA, non vi sono re o figli di re.
Personaggi DINAMICI che nel corso della vicenda seguono un’evoluzione essenzialmente
migliorativa come nel caso del Misantropo , del vecchio burbero che alla fine comprende di non
poter vivere isolato senza gli altri ; oppure come nel caso dell’etèrea (donna di facili costumi)
nell’Arbitrato che si mostra alla fine una donna nobile d’animo.
Sotto questo punto di vista i personaggi di Menandro non sono dei meri burattini, ma hanno
un’evoluzione psicologica.
Menandro non è un autore convenzionale, il suo anticonvenzionalismo si rivela nella scelta di
personaggi speciali che sono personaggi astratti ma che Menandro personifica. Abbiamo la
personificazione delle forze che guidano le vicende umane come il CASO = Τὺχη, che assurge
al grado di una vera e propria divinità. In questo Menandro è erede della lezione di Euripide,
dell’ultimo EURIPIDE (nei prologhi espositivi).

-Per quanto riguarda la LINGUA , con Menandro ci avviamo all’Atticismo, si va affermando una
lingua letteraria a base attica una lingua NORMALIZZATA che diventa elegante, sobria. I
protagonisti delle commedie appartengono alla CLASSE MEDIA, ed anche il pubblico a cui si
rivolge Menandro si rivolge alla CLASSE MEDIA, quindi viene utilizzato non un linguaggio
triviale, licenzioso, me un linguaggio sobrio. Il poeta cerca di adattare il linguaggio ai personaggi
che introduce sulla scena. Sul piano della morfologia e della sintassi, ci sono degli elementi
innovativi , rispetto alla lingua del IV secolo. Viene anticipata la cosiddetta κοινὴ
διάλεκτος (tendenza a non servirsi dell’ottativo o del duale, o l’uso del perfetto con valore
analogo all’aoristo), in più c’è una tendenza alla costruzione di parole composte, specialmente con
doppio proverbio.

-Il metro più usato è il TRIMETRO GIAMBICO.

LA COMICITA’DI MENANDRO

Mentre la COMMEDIA ANTICA , , suscitava il riso, c’erano attacchi, la comicità scaturiva dall’
ὀνομαστὶ κωμῳδεῖν= fare comicità chiamando per nome, invece con la COMMEDIA NUOVA
in particolare la commedia di Menandro, non avremo più il riso che scaturisce da vicende
licenziose, ma si mettono in scena vicende che suscitano il SORRISO. Il difetto di un individuo,
che suscita il sorriso potrebbe essere anche un mio difetto. E’ un modo per riflettere su di me sulla
mia vita, infatti nella commedia di Menandro si parlerà di FILANTROPIA, di humanitas.
Quella di Menandro non è dunque una commedia DISIMPEGNATA, ma in una Atene ornai
sgretolata, come conseguenza della caduta delle polis, gli uomini devono ritrovare se stessi.
Quindi la commedia di Menandro non è teatro di evasione ma una forma d’arte con la quale
l’autore cerca di far sorridere benevolmente dei difetti dell’uomo, cercando nei difetti degli
altri il proprio difetto quindi instaura una solidarietà con gli altri uomini. Infatti si parla di
COSMOPOLITISMO, di umanesimo di Menandro perché Menandro si rivolge non solo agli
Ateniesima POTENZIALMENTE A TUTTI GLI UOMINI, di ogni tempo e di ogni dove.

MENANDRO e la FILOSOFIA
Menandro è un commediografo, non un filosofo, ma Menandro attinge il suo pensiero filosofico
dalle filosofie ELLENISTICHE , stoicismo ed epicureismo , che sono filosofie che non parlano
della città, ma si rivolgono all’essere umano, all’individuo, caratterizzate da una riflessione sulla
vita, insegnano all’uomo come conseguire da solo la felicità. Con queste filosofie Menandro ha in
comune : l’importanza della virtù, il valore dell’amicizia e della solidarietà, la misura e l’equilibrio.
Tutti principi che a loro volta partono dall’insegnamento di ARISTOTELE e alle DOTTRINE
PERIPATETICHE ( dottrine del PERIPATEO ossia della scuola di Aristotele).
ANCHE ARISTOTELE CONSIDERAVA LA FAMIGLIA COME BASE DELLA SOCIETA’.

La FORTUNA postuma di Menandro è testimoniata dal reimpiego delle sue opere da parte dei
comici latini. Il primo è Plauto: riprende l’amore per l’intreccio e i colpi di scena; fa del servo il
protagonista incontrastato delle sue trame, l’alter ego di se stesso. Successivamente, anche
Terenzio prende Menandro come esempio sia per l’uso di un linguaggio semplice e prosastico, che
per l’approfondimento psicologico e la sensibilità umana dei personaggi. 

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