Sei sulla pagina 1di 6

ETÀ ARCAICA: VIII/VI SECOLO A.C. composizione poemi omerici e lirica monodica.

ETÀ CLASSICA(ETÀ ATTICA):Atene capoluogo dell'Attica acquista particolare rilievo culturale e diventa con
Pericle scuola dell'Ellade. I secoli sono 6/5 a.c fino al 4 a.c La produzione è prospiqua ed eterogenea.
Tragedia(Eschilo, Sofocle e Euripide) commedia arcaica( Aristofane), storiografia(Erodoto e Tucidide),
oratoria(Demostene, Lidia ed Eschine)

ETÀ ELLENISTICA:13 giugno 323 a.C morte di Alessandro Magno fino al 31 a C( battaglia di azio, l'Egitto
diventa provincia romana)

ETÀ GRECO-ROMANA : I a c al VI d c quando Giustiniano fece distruggere ad Atene l'accademia di Platone,


ultimo baluardo della cultura greco-antica.

Età classica

quest'età vede un'affermazione macroscopica di Atene che viene definita scuola dell'Ellade perché si assiste
in questo periodo ad un exploit della cultura greca a 360 gradi( pittura, scultura, poesia ecc), che ebbe la
sua culla ad Atene grazie ad una politica illuminata da parte di determinati uomini di stato come il tiranno
Pisistrato(VI a c) che volle la prima relazione scritta dei poemi omerici e quindi segnò il passaggio da una
trasmissione orale/urale ad una tradizione scritta; i suoi due figli Ippia e Ipparco si mossero più o meno nel
solco del padre anche se con minore incisività anche perché furono uccisi dai due tirannicidi difensori della
democrazia ( Armodio e Aristoginote). Nel 5 secolo a.c ci fu la vera espansione culturale di Atene grazie alla
figura di Pericle che portò Atene a diventare la scuola dell'Ellade.

Nel periodo classi o ci furono delle innovazioni di diverso tipo:

1. militare: grande espansionismo di Atene in Grecia e non solo( guerra del Peloponneso).

2 .politica: ci furono le prime costituzioni scritte a cura di legislatori che fondarono il vero concetto di
democrazia ( Clistene e Solone). In questo periodo nascono infatti dei principi politici che ebbero delle
ripercussioni culturali:

isonomia(uguaglianza di fronte alla legge), isegoria( pari diritto di parola in assemblea), parresia(libertà di
parola).

Dal punto di vista socio-politico il demo di Atene attraversò un percorso di fioritura caratterizzato da pace,
tranquillità e cura dei cittadini( non solo aristocrazia) e soprattutto un mecenatismo culturale (sovrani
illuminati).

3.cultura: grazie ai principi dell'uguaglianza democratica e al mecenatismo culturale ad Atene si ebbe una
fioritura in campo filosofico, oratorio, teatrale, storiografico ecc.

Atene non fece la differenza, soltanto in seno alla Grecia, ma portò la sua cultura anche ai popoli
conquistati come la macedonia e la Persia (sconfitta nelle due grandi campagne militari di maratona 490
avanti Cristo e di Salamina nel 480 avanti Cristo)
LA DRAMMATURGIA

Nel V secolo avanti Cristo ci fu un grande fermento teatrale che porto alla scrittura di numerevoli copioni
(tragedie, commedie e drammi satireschi ).

Il termine da ricordare è δράμα che vuol dire azione scenica dal verbo δραομαι che vuol dire mettere in
scena.

Con Pisistrato si ebbe la formazione dei cosiddetti "Agoni" , dal greco αγών che vuol dire gara; in pratica
durante le feste panelleniche alcuni autori gareggiavano tra di loro proponendo delle trilogie, cioè una
tripletta di rappresentazioni sceniche formate da :

tragedia, dramma satiresco e commedia (questo a partire dal 476 avanti Cristo )

Anche gli Agoni avevano carattere parellenico proprio come le olimpiadi e le grandi feste religiose, durante
queste feste gli autori mettevano in scena la loro trilogia (questo andò avanti anche per una fase dell'età
ellenistica). Pisistrato che fondò gli Agoni volle che le gare poetiche fossero di due tipi :

1. Agoni rapsodici, si trattava di gare fondate su testi lirici secondo gli schemi della Lirica corale e monodica
del VI secolo avanti Cristo. Gli Agoni rapsodici erano basati sulla tradizione alla quale affiancò la redazione
scritta dei poemi omerici che quindi non ebbero più un carattere dinamico.

2. Agoni drammatici, fu questa la vera innovazione. Questi Agoni si basavano sulla messa in scena delle
famose trilogie.

Già nell'ambito della Lirica Corale con un autore considerato minore, Tespi, sì parlo del primo motteggio
tra personaggi delle sue poesie .

Questa forma dialogata funge da modello rispetto alle opere drammaturgiche che si fondavano proprio sul
dialogo tra i personaggi in quanto il dialogo era ed è considerata la forma più potente di confronto , di
relazione e quindi di libertà espressiva tipica della democrazia .

Proprio in virtù della parresia in alcune opere rappresentate ,soprattutto commedie , si portava in scena la
realtà politica e sociale del tempo con aperti i riferimenti a politici del tempo (cosa che non accadrà più in
età ellenistica )

L'intento di Pisistrato era quello di affiancare valori della tradizione (eroi,miti, divinità,ecc...) trasportandoli
nella nuova realtà culturale e politica fondendo quindi tradizione (Agoni rapsodici) e innovazione (Agoni
drammatici).

Le forme più autorevoli all'interno della drammaturgia furono tragedie e commedie ,non tanto il dramma
satiresco che fu sempre considerato una produzione di serie B.

Il teatro doveva rappresentare infatti i valori etici e civili della πολισ, la tragedia per questo riprendeva i miti
e l'εποσ dell'età arcaica, riportandoli nell'attualità perché nel bene e nel male dovevano valere come
paradigmi cioè come modelli da seguire o da rifiutare.
Per questo motivo la tragedia si dice essere un valore di perfezionamento morale tanto da svolgere una
funzione catartica .

Commedia : aveva un ruolo di forte attualità, infatti nella produzione aristofanesca troviamo riferimenti a
cronaca a lui contemporanea e anche alla guida politica di cui arrivava a fare scherno e parodia senza
correre rischi di punizione.

Teatro e Mito

Secondo Platone il primo iniziatore del genere tragico fu Omero perchè la tragedia esattamente come
l'epos è ricca di riferimenti mitologici e di questioni legate all'eroismo o all'antieroismo di alcuni personaggi
così come al ruolo delle divinità (soprattutto con Eschilo). Tuttavia se da un punto di vista contenutistico
tragedia ed epos hanno dei tratti comuni, dal punto di vista formale questi due generi letterari presentano
delle differenze :

⦁ l'epos infatti nasce come genere declamato mentre la tragedia presenta un misto tra parti dialogate
e parti narrate oppure monologhi.

⦁ nella tragedia il mito dunque viene portato in scena direttamente attraverso i personaggi, e non è
più narrato in terza persona dall'aedo.

Altra differenza fra epos e tragedia si fonda sulla connotazione dei personaggi:

⦁ L'Agamennone epico (quello omerico) è un condottiero baldanzoso che bada soltanto alla δοχά
(buon opinione pubblica) e alla τιμῇ (onore); egli appare come un capo dotato di tutti i poteri (come si
evince nell'episodio di Brisede) e non mostra mai segni di cedimento , di dolore , di esitazione e di
riflessività;

⦁ L'Agamennone tragico (in Eschilo) è invece un personaggio vulnerabile , un eroe 'umanizzato'.


Infatti quando rientra vincitore contro Troia nella sua Micene ha un dolore fortissimo perchè per il buon
esito della spedizione achea contro Troia ha dovuto sacrificare sua figlia Ifigenia e così la moglie
Clitennestra e l'amante Egisto si vendicheranno uccidendolo.

Nella tragedia i personaggi apprendono attraverso il dolore e quindi si parla soprattutto in Eschilo di patei
matos cioè l'apprendimento attraverso il dolore ( πατει attraverso il dolore, ματοσ apprendimento). Nella
tragedia quindi aumenta il portato etico e morale dei personaggi, questo accade per tre motivi:

1. per attirare di più il pubblico che come spettatore si sente coinvolto nella vicenda umana dei
personaggi;

2. la tragedia ha una forte funzione civica, paudetica e catartica per cui sulla scena ci devono essere
exempla virtutis così come antimodelli da non seguire;

3. la tragedia così come la drammaturgia d'età classica mira a rappresentare la realtà e quindi anche
gli eroi più potenti come Agamennone secondo un principio di realismo (vero somiglianza) hanno i loro
momenti di debolezza, di riflessione e di crescita .
La tragedia conserva una dinamica di ancora tipo orale/aurale perché gli spettatori la guardavano e
l'ascoltavano ma rispetto all'epos declamato si aggiungevano nuovi particolari:

⦁ la forma dialogica

⦁ i monologhi

⦁ parti narrate

⦁ il coro

⦁ una molteplicità di personaggi

⦁ i prosopa

⦁ gli abiti

⦁ la scenografia

⦁ i coroi (le danze)

⦁ l'orchestra che accompagnava il coro

In pratica rispetto all'epos c'è un passaggio da ἀκουσταί (uditori) a τεαται (spettatore).

Sticomiuchia

La sticomiuchia è un dialogo molto serrato in cui i personaggi pronunciano un verso ciascuno facendo botta
e risposta , la resis invece è il monologo cioè un lungo dialogo con se stessi di personaggi che hanno un
ruolo di spicco; il monologo più celebre è quello di Medea (prima di uccidere i propri figli) nella Medea di
Euripide e poi abbiamo l'avtilabe cioè quando un verso è diviso tra due personaggi (il ritmo è talmente
incalzante che un personaggio dice metà verso e l'altro personaggio dice l'altra metà del verso).

Il metro tipico della tragedia è il trimetrogiambico.

Il pensiero di Aristotele sulla tragedia

Aristotele nella poetica dà la definizione di tragedia e dice che essa è un componimento di lunghezza
variabile tra i mille e i milleottocento versi costituito da parti narrate,parti del coro, parti dialogate e
monologhi.

Essa ha delle parti fisse di cui si compone come si evince dalle tragedie superstiti che in tutto sono 32 (7 di
Eschilo, 7 di Sofocle, 17 di Euripida ed 1 di dubbia attribuzione). Le parti individuate da Aristotele sono le
seguenti :

1. Prologo, che sarebbe la parte iniziale della tragedia da προ + λέγω cioè dire prima. Inizialmente il
prologo era una sorta di primo episodio e quindi l'episodio iniziale. Già con Euripide la sua funzione cambia
e diventa una introduzione ai fatti, e infatti si parlerà di prologo espositivo affidato ad un solo personaggio
che ha la funzione di dare informazioni preleminari sulla vicenda che poi si svolgerà sulla scena;
2. Pàrodo, da παρα + οδοσ che vuol dire ingresso : la pàrodo indica il canto d'ingresso del coro, che
viene accompagnato dall'orchestra e nell'entrare in scena si muove danzando;

3. Episodi, sono le parti recitate o dialogate sulla scena dai personaggi. Gli episodi si intervallano con
la pàrodo , nel senso che esiste un uscita di scena dei personaggi che recitano (attori detto upocritai) che si
alterna con un nuovo ingresso del coro e quindi con una nuova pàrodo. Questa alternanza ebbe nel tempo
due significati diversi :

a. VI/V secolo a.C., il coro entrava in scena e cantava delle parti funzionali allo svolgimento
della vicenda e quindi il coro era parte integrante della trama.

b. IV secolo in poi, il coro ebbe un ruolo marginale perchè assunse la funzione di cesura cioè di
pausa rispetto all'azione scenica e quindi il coro cantava e danzava senza più collegamenti con la trama

Negli episodi troviamo la presenza di : sticomichia, antilabai, resei e a volte troviamo anche i comoi (da
κόπτω che vuol dire lamentarsi), canti di lamento

4. Stasimo dal greco ἵστημι , lo stasimo è il canto a pie fermo del coro. Il coro durante gli episodi
rimane in attesa di rientrare con una nuova pàrodo sulla scena e dall'orchestra da fermo il coro interviene
durante gli episodi (con delle brevi parti);

5. Esodo da εἴσ + οδος , significa uscita dalla scena; l'esodo è in pratica la parte finale della tragedia, la
conclusione, l'epilogo e la vicenda si conclude mentre il coro e attori escono anche fisicamente di scena.

Aristotele dice che potremmo continuare a studiare la tragedia grazie ai mano scritti papiracei che ci sono
pervenuti, ma abbiamo perso gli aspetti che rendevano unica una rappresentazione: la musica, i costumi, le
maschere, la gestualià, l'intonazione della voce.

Per cui non potremmo mai analizzare una tragedia greca classica in tutte le sue complesse dinamiche.

LA RAPPRESENTAZIONE TEATRALE E LA πολισ

Il passaggio dal mito declamato alla tragedia rappresentata è funzionale all'interesse della πολισ; in età
classica (e a differenza da quella ellenistica ) la πολισ ebbe un ruolo fortemente accentratore cioè tutto
accadeva con finalità di crescita nei confronti della πολισ dal punto di vista politico e culturale.

La funzione educativa, paiudetica , catartica della tragedia faceva si che essa fosse rappresentata durante
delle feste religiose a cui tutti i cittadini dovevano partecipare, si tratta delle feste Dionisie o Dionisiache.
Per avere questa funzione paradigmatica come abbiamo già detto veniva utilizzato il mito che aveva un
forte significato evocativo (rappresentativo) veniva portato in scena però attualizzato in modo tale da dargli
energia , vitalità e calarlo nella politica a cui conferiva un valore etico (valore moralizzante) soprattutto con
Euripide il mito non è più distaccato e astratto (come negli eroi omerici ) ma diviene parte del personaggio
che entra in scena; quindi il mito viene umanizzato e non più eroicizzato.
Questo aspetto umano del mito ha sempre un risvolto civico cioè conferisce degli insegnamenti che hanno
una finalità civica cioè legata all'interesse della πολισ. Tuttavia pur in questa veste umanizzata il mito non
investe mai fatti di cronaca contemporanea all'autore , perché lo spettatore doveva essere tranquillo
durante le rappresentazioni per poter beneficiare maggiormente dell'aspetto catartico e paideutico e per
questo motivo non veniva messa in scena vicende contemporanea,ma vicende lontane nel tempo che però
servivano a dare dei messaggi alla πολισ ( ad esempio i Persiani di Eschilo dove si parla della guerra tra i
greci contro i Persiano , i Greci vinsero a Salamina e Maradona , il messaggio che doveva filtrare attraverso
la vicenda della guerra persiana era che le singole πόλεις dovevano nutrire uno spirito di alleanza una con
l'altra perché il nemico si sconfigge facendo fronte comune, altro esempio è I 7 a Tebe di Eschilo dove si
parla di una sorella Antigone che vuole dare degna sepoltura al fratello Polinice che aveva ucciso l'altro
fratello Eteocle , secondo le leggi della città Polinice non poteva essere sepolto perché aveva ucciso il
fratello ma la sorelle prende il corpo del fratello, lo cosparge di unguento e ne fa gli onori allora Antigone
viene uccisa , il messaggio filtrato è che c'erano delle leggi scritte della πολισ che sono superiori alle legge
morali e che il popolo deve stare attento a rispettare tale leggi).

Il passato e il mito diventano funzionale all'etica delle πολισ del VI/V secolo.

Dioniso

Nonostante le tragedie siano iscenate durante le Dionisie notiamo che tra le varie divinità presente nel mito
tragico non compare mai in scena Dioniso. In realtà noi sappiamo che Dioniso è il Dio degli eccessi,
dell'invasamento,della follia al contrario di Apollo che invece è il Dio dell'equilibrio, della solarità ,
dell'happy end (Nietzsche dice a proposito dell'origine della tragedia c'è la due cordis che confluiscono nella
tragedia ovvero l'Apollineo e il Dionisiaco), in realtà è costantemente presente sulla scena ma non come
figura. Egli è solo apparentemente assente ma lo ritroviamo in tutti quei personaggi che si lasciano andare a
degli eccessi come Medea che uccide i figli , come Aiace che impazzisce e si getta su una lancia , come
Clidernesta che uccide il marito, come Edipo che si acceca dopo aver saputo di aver sposato la madre, in
Oreste che non desidera altro che uccidere la madre per vendicare il padre Agamennone,ecc...

Dioniso quindi non è il grande assente dalla scena, ma è il Dio onnipresente nelle azioni furenti di alcuni
personaggi emblematici della tragedia.

Potrebbero piacerti anche