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Le Maschere della Commedia dell'Arte

"Tutto ci che profondo ama la maschera" Friedrich NIETZSCHE


Questa pagina, e quelle collegate, hanno "lo scopo di raccogliere
in maniera organica la storia di ogni Maschera che ha popolato
l'universo della Commedia dell'Arte, fino a trovare le linee di
congiunzione e continuazione con il futuro. Se vero che
esistono oltre quaranta Maschere, anche vero che poche di esse
hanno perpetuato la loro fama. Molte sono scomparse dal panorama.
Questo non significa che non siano state di grande valore
creativo e di grande significato per quella che viene definita
l'Epoca della Commedia dell'Arte. Ricostruire la storia di ogni
singolo personaggio, o meglio di ogni Maschera, anche un modo
per riconsegnare alla nostra memoria uno spaccato di grande
valore artistico. "

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Commedia dell'arte
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
https://it.wikipedia.org/wiki/Commedia_dell%27arte
La commedia dell'arte nata in Italia nel XVI secolo e rimasta
popolare fino alla met del XVIII secolo, anni della riforma
goldoniana della commedia. Non si trattava di un genere di
rappresentazione teatrale, bens di una diversa modalit di
produzione degli spettacoli. Le rappresentazioni non erano basate
su testi scritti ma dei canovacci, detti anche scenari;
inizialmente erano tenute all'aperto con una scenografia fatta di
pochi oggetti. Le compagnie erano composte da dieci persone: otto
uomini e due donne. All'estero era conosciuta come "Commedia
italiana". Nella loro formula spettacolare, i comici della
Commedia dell'Arte introdussero un elemento nuovo di portata
dirompente e rivoluzionaria: la presenza delle donne sul
palcoscenico. In un contratto stipulato con un notaio di Roma, il
10 ottobre 1564, fa la sua prima apparizione una donna: la
"signora Lucrezia Di Siena"[1] ingaggiata da una compagnia che si
proponeva di far commedie nel periodo di carnevale, probabilmente
un personaggio di elevata cultura in grado di comporre versi e di
suonare strumenti. Solamente alla fine del secolo le donne
avrebbero preso posto a pieno titolo nelle compagnie teatrali.
La denominazione veniva sostituita con altre: commedia
all'improvviso (o improvvisa), commedia a braccio o commedia

degli Zanni. Il nome "arte" nel Medioevo significava "mestiere",


"professione": quello del teatrante, infatti, era un vero e
proprio mestiere. Bisogna, per, specificare che era considerato
come tale, non per le compagnie amatoriali, ma solo per quelle
compagnie associate che venivano riconosciute dai ducati e
avevano un vero e proprio statuto di leggi e regole. Grazie a
queste ultime, le compagnie associate sottomettevano le altre che
venivano definite "ruba piazze".
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Maschera (commedia dell'arte)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Rappresentazione medievale del demonio, Calvario di Plougonven,
Finistre
Maschera, nella commedia dell'arte, sta a indicare i personaggi
stilizzati che indossano, appunto, maschere, insieme a costumi
caratteristici e che si esprimono con gesti codificati.
Le maschere della Commedia dell'Arte provengono da una
stilizzazione della maschera del volto del demonio, questo per
quanto riguarda le maschere degli Zanni, in altri casi, come ad
esempio per Pantalone o Pulcinella soltanto una grottesca
caricatura del tipo teatrale rappresentato. Il rapporto tra la
maschera del demonio (nel caso delle sacre rappresentazioni) o il
volto animalesco del demonio nell'iconografia del '400-'500,
palese anche se la maschera dello Zanni perde le caratteristiche
corna del diavolo anche se un resto di un cornetto sempre
presente nelle maschere zannesche come in quella di Arlecchino.
Alcuni personaggi femminili, come Colombina, rientrano nella
categoria delle 'maschere' pur non indossandone una: in questo
caso l'elemento caratterizzante sono le stilizzazioni di
movimento e di recitazione, che rendono il personaggio molto
diverso dai personaggi ordinari (per esempio, le coppie classiche
di 'amorosi').
Nei teatri veneziani del '700, gli inservienti teatrali portavano
anch'essi una maschera ed un tricorno. Da questo, si indica
comunemente col termine 'maschera' anche l'inserviente teatrale
che si occupa dell'accompagnamento e sistemazione del pubblico in
sala.
pi noti personaggi della commedia dell'arte italiana[modifica |
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Le 'maschere' pi celebri della commedia dell'arte italiana sono:
Arlecchino

Brighella
Colombina
Balanzone
Pulcinella
Pantalone
Giangurgolo
Il Capitano il militare spaccone e buffonesco, simile al "Miles
gloriosus" plautino fra i Capitani pi celebri ci sono Capitan
Spaventa, Capitan Matamoros, Capitan Rodomonte e Capitan Cardone.
Zanni la pi antica maschera del servo, da cui si sono
originati nel tempo molti altri personaggi. Nel Seicento il suo
ruolo si sdoppi nel "primo Zanni", furbo e maneggione, e il
"secondo Zanni", spesso pi sciocco e pasticcione, caratterizzato
dai lazzi e dalle acrobazie, uno degli Zanni pi celebri fu
Alberto Naselli detto Zan Ganassa capocomico della prima
compagnia del Duca di Mantova.
Arlecchino, notissima maschera bergamasca, il servo
imbroglione, perennemente affamato, per lui Carlo Goldoni scrisse
Il servitore di due padroni.
Abbattazzu
Balanzone, maschera bolognese,conosciuto anche come il Dottore,
un personaggio serioso e presuntuoso.
Beltrame, una maschera di origine milanese nata nel
Cinquecento.
Brighella, anch'egli bergamasco, spesso nei panni di "primo
Zanni", il servo furbo, in contrapposizione con il "secondo
Zanni", Arlecchino.
Cagnera, maschera di Pesaro.
Cassandro una maschera di "vecchio", come Pantalone, e ha
caratteristiche simili a quest'ultimo.
Colombina la servetta veneziana. Fa spesso coppia con
Arlecchino, e le sue doti sono la malizia e una certa furbizia e
senso pratico.
Coviello, Cetrullo Cetrulli, Ciavala, Gazzo o Gardocchia, ha
avuto ruoli diversi, dal servo sciocco al padre di famiglia.
Dosseno
Farinella
Francatrippa, secondo Zanni simile ad Arlecchino.
Frittellino, primo Zanni di origine ferrarese.
Galbusera, maschera monzese di fine Ottocento.
Gioppino, raffigurato con tre gozzi, maschera di Bergamo.
Gianduja, maschera popolare torinese di origini astigiane.
Giangurgolo, maschera calabrese ha una maschera con un naso
enorme, cosa che in parte lo accomuna agli Zanni.
Girni, maschera di Cuneo, padre di Gianduja.
Macco
Meneghino la maschera 'simbolo' della citt di Milano, la sua

fama dovuta in gran parte alle commedie di Carlo Maria Maggi.


Mezzettino, Zanni furbo e imbroglione.
Nane Caregheta, maschera di Treviso nota per la sua capacit di
mediatore e gran bevitore, porta con s una sedia impagliata per
trovare posto ad ogni tavolo.
Nannu
Nappa
Pantalone, o il Magnifico, una famosissima maschera veneziana.
Anziano mercante, entra spesso in competizione con i giovani nel
tentativo di conquistare qualche giovane donna.
Peppe Nappa, maschera tipica Siciliana. Mangione e scaltro riesce
sempre a tirarsi fuori da ogni impiccio.
Pierrot, o Pedrolino, nasce come Zanni modificandosi poi nel
famoso personaggio romantico grazie al mimo Jean-Gaspard
Debureau.
Pulcinella, in versione francese Polichinelle e in quella inglese
Punch, la notissima maschera napoletana. Una delle pi famose,
forse la pi famosa per riconoscibilit e per caratteristiche
caratteriali e comportamentali. Servo spesso malinconico, mescola
le caratteristiche del servo sciocco con una buona dose di
saggezza popolare.
Rosaura, figlia adorata di Pantalone, abita a Venezia in un
palazzo bellissimo. La ragazza molto chiacchierona, abbastanza
irascibile, gelosa, vanitosa ed innamorata di Florindo. Il suo
amore, per, contrastato dal padre che vede in Florindo solo un
nobile cavaliere senza denari. Spesso Rosaura, con la complicit
di Colombina, invia di nascosto, all'amato, le sue lettere
d'amore.
Scaramuccia (Scaramouche) una maschera italiana, ma che
riscosse un grande successo in Francia, ed entra nel novero dei
Capitani.
Scapino, maschera resa popolare da Molire, compare quasi sempre
con uno strumento musicale.
Stenterello, maschera fiorentina che ebbe molta fortuna in
Toscana tra la fine del Settecento e tutto il secolo successivo.
Tartaglia, mezzo cieco e balbuziente, entra tra il numero dei
"vecchi" spesso nel ruolo del notaio.
Truffaldino, secondo Zanni settecentesco.

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