Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Premessa
E’ possibile studiare lo spettacolo da diversi punti di vista: storico (la storia delle
forme artistiche, la storia delle forme organizzative, la storia economica, la storia della
critica, etc.); organizzativo (le tipologie delle strutture, degli organismi e degli enti, i
modelli di gestione, le tecniche di organizzazione degli eventi, etc.); economico (le
forme di finanziamento, la gestione economica delle strutture, la costruzione del
budget, l’impatto delle attività sull’economia, etc.); artistico (le tecniche d’attore, le
tecniche di danza, la scenografia, la scrittura, la messincena, etc.), per citarne alcuni.
Tutti questi punti di vista tentano di “accerchiare” un oggetto difficile da afferrare,
che tende a sfuggire per la sua stessa natura complessa. Come espressione della
creatività umana e del bisogno di condividere, comunicare, intrattenere, le diverse
forme di spettacolo che coesistono e interagiscono- oggi come del resto nel corso
della storia dello spettacolo occidentale – sono molteplici e mutevoli con una velocità
e con modalità proprie della velocità con cui si muove la realtà contemporanea. Non
così veloci risultano però essere i tempi di cambiamento che riguardano atteggiamenti
e comportamenti culturali e istituzionali che, risultato di sedimentazione storica
paragonabile al comportamento e ai processi emozionali del singolo individuo, si
muovono nel profondo con tempi autonomi e a scatti, generando talvolta salti in
avanti come tal’altra anacronismi, come anche fenomeni di improvviso successo
apparentemente inspiegabili dai dati oggettivi. Credo sia utile, nel momento in cui ci
si trovi ad operare nel settore dello spettacolo avendo responsabilità di creazione,
gestione, organizzazione, promozione delle attività, tenere sempre presente l’esistenza
di tutti i diversi punti di vista e della complessità insita nella necessità di spettacolo:
può costituire un’utile chiave di lettura per una maggiore comprensione dei fenomeni,
anche nelle loro manifestazioni più prosaiche.
Il punto di vista dal quale guarderemo allo spettacolo con l’aiuto dei materiali che
seguono è quello che testimonia il ruolo assegnato allo spettacolo dalle istituzioni del
nostro paese attraverso i provvedimenti di carattere normativo, con un veloce
excursus storico a partire dal XIX secolo con un approfondimento dal 1995 e una
maggiore attenzione alle tematiche attualmente sul tappeto e i possibili sviluppi. La
legislazione dello spettacolo è costituita dall’insieme delle norme giuridiche derivate
da diverse tipologie di provvedimenti riguardanti il complesso sistema dello
spettacolo, caratterizzato dalla presenza di molti soggetti: dagli artisti ai tecnici alle
figure gestionali, alle imprese di produzione, di distribuzione, di ospitalità; dal
pubblico, da enti di intermediazione (come la Siae e l’Imaie) a enti di previdenza e
assistenza. Le norme che si sono stratificate nel corso del tempo costituiscono dunque
una materia stratificata e complessa che va a coprire da un lato la definizione delle
competenze legislative ed organizzative tra i diversi livelli di governo, i canali di
finanziamento e di sostegno alle attività, ma anchele norme per la tutela della
creatività artistica, come le norme sulla gestione delle imprese dello spettacolo,
nonché le norme sulla sicurezza nei luoghi di spettacolo e norme fiscali.
Questa posizione da parte dello Stato si capovolge a partire dagli anni Venti del
Novecento e durante il ventennio di dittatura fascista. In questo periodo lo stato ritiene
lo spettacolo come settore strategico per la diffusione dell’ideologia fascista ed
esercita quindi un controllo totale determinando completamente la realtà nelle forme e
nei contenuti, anche attraverso la normativa. Anche per ciò che riguarda la
comunicazione il regime fu molto attento alla funzione di controllo. Nel 1924 viene
costituita l’Unione Radiofonica Italiana, poi divenuta EIAR, strumento di propaganda
del regime.
Già nel 1921, anche a seguito di manifestazioni da parte degli operatori di spettacolo
che chiedevano il miglioramento e il riconoscimento del lavoro che si svolsero nel
1919, troviamo una somma di stanziamento nel bilancio del Ministero per la pubblica
istruzione per sovvenzioni ad imprese artistiche e compagnie drammatiche, alle
imprese e società di concerti, agli istituti di musica e di arte drammatica e, ai teatri
lirici e musicali. Tra il 1921 e il 1935 tutta la materia riguardante la regolamentazione
Silvia Ortolani. Materiali didattici. Legislazione dello spettacolo. Modulo 2 2007- 3
2008. Sapienza-Università di Roma. Arti e Scienze dello Spettacolo.
dell’attività teatrale fu attribuita alla competenza dei ministeri dell’interno della
pubblica istruzione; nel 1935, con RDL 1 aprile 1935 venne creato per la prima volta
un organo coordinatore delle attività di spettacolo, l’Ispettorato del Teatro alle
dipendenze del Sottosegretariato di Stato per la stampa e la propaganda (che divenne
poi Ministero per la stampa e la propaganda e, nel 1937 Ministero per la Cultura
Popolare). Il Sottosegretariato venne soppresso, con assorbimento delle comptenze da
parte della Presidenza del Consiglio , presso la quale nel 1948 viene istituita la
Direzione Generale dello spettacolo. Tale situazione si protarrà fino al 1959, anno di
ististuzione del Ministeor per il Turismo e lo Spettacolo, a sua volta abrogato nel
1993, a seguito di un referendum. Dal 1994 le comptenze dello spettacolo sono
devolute al Dipartimento dello Spettacolo operante presso la Presidenza del consiglio
fino alla nascita, nel 1998 del Ministero per i Beni e le Attività culturali.
Nel 1930 la Federazione nazionale fascista dello spettacolo e quella dei lavoratori
dello spettacolo si consociano nella Corporazione nazionale di assistenza per i
lavoratori dello spettacolo.
A parte i poteri della autorità di P.S. di cui al T.U. di Pubblica Sicurezza e le funzioni
di censura demandate al Ministero della Cultura Popolare per motivi di ordine
pubblico, di morale e di buon costume, occorreva, inoltre, l’autorizzazione del
Ministero della Cultura Popolare affinchè si potesse provvedere al collocamento in
repertorio delle opere drammatiche. Per quanto riguarda l’esercizio teatrale furono
emanate leggi per favorire il credito, per la disciplina dei palchi privati nei teatri e, nel
1942 con la L. 365 del 1942, fu costituito un ente pubblico, l’Ente Teatrale Italiano
per la cultura popolare (ETI), con lo scopo di promuovere “l’incremento delle attività
teatrali e di pubblico spettacolo nel quadro delle direttive fissate dal Ministero della
Cultura popolare”. Per il raggiungimento di queste finalità l’Eti può acquistare,
costruire e resturare teatri; gestire teatri e, occorrendo, imprese teatrali e
cinematografiche. Nel 1941 viene approvata la legge 22 aprile n. 633 “Nuove norme
di tutela del diritto d’autore”; tale legge, con successive modifiche, è tuttora in vigore.
Nel 1919 inzia il processo che porterà alla nascita del primo ente autonomo lirico
italiano: il Teatro alla Scala. Il Comune di Milano fa un appello alla cittadinanza per
rcuperare quattro milioni di lire per ristrutturare il teatro. Il 9 novembre 1920 con una
convenzione tra palchettisti, Comune e “oblatori” nasce l’ente autonomo gestore e
proprietario del teatro che verrà eretto dallo stato ad ente autonomo con il R. D.
2143/21. Nel frattempo con il R.D.L. n. 567 del 1920 viene istituita la tassa sul
biglietto erariale. Nel 1929 nasce il ente autonomo lirico di Roma e nel 1932 quello di
Firenze con caratteristiche simili all’ente milanese. Con il R.D.L. n. 438 del 1936 lo
stato vuole disciplinare gli enti lirici e le stagioni liriche. L’articolo 1 del decreto
recita:
I Comuni e gli altri Enti autonomi, che provvedono alla gestione diretta delle stagioni
liriche, con durata normale non inferiore ad un mese, debbono per tale scopo
costituire uno speciale Ente, denominato “Ente autonomo del teatro…” regolato
dalle norme del presente decreto.
Gli Enti predetti hanno personalità giuridica propria e gestione autonoma. La
costituzione di tali Enti è promossa dal Ministero per la stampa e la propaganda.
Nascono quindi gli enti autonomi lirici di Napoli, Palermo, Venezia, Trieste, Bologna,
Genova, Arena di Verona, Accademia Santa Cecilia di Roma, Pierluigi da Palestrina
di Cagliari. Tra il 1920 e il 1940 nascono tra l’altro: l’Ente Autonomo del Teatro alla
Scala (su progetto di costituzione da parte del Comune di Milano del 1919) che fu
eretto a a Ente Autonomo dello Stato dal R.D. 2143 del 1921; il Teatro dell’Opera di
Roma (1929) l’Ente Lirico di Firenze nel 1932; la Cassa Nazionale di Assistenza per i
lavoratori dello Spettacolo nel 1934 (che diverrà l’ENPALS con il D. L. 708 del
1947); a seguito del R.D.L. 438 del 1936 che obbliga i Comuni che organizzano una
stagione lirica di durata non inferiore a un mese, a costituire un ente autonomo di
gestione con personalità giuridica propria nascono tutti gli altri enti autonomi lirici per
un numero totale di 13.
Silvia Ortolani. Materiali didattici. Legislazione dello spettacolo. Modulo 2 2007- 5
2008. Sapienza-Università di Roma. Arti e Scienze dello Spettacolo.
Particolare attenzione viene dedicata nel ventennio fascista alla censura.
L’art. 6 del R.D.L. n. 327 del 1° Aprile 1935 suonava così: “Non possono darsi o
recitarsi in pubblico: opere, drammi e ogni altra produzione teatrale che non siano
state visionate dal Sottosegretario di Stato per la stampa e la propaganda, a cui devono
essere comunicati per l’approvazione, ritenuti contrari all’ordine pubblico, alla morale
e ai buoni costumi”.
Nel 1936 viene erogato un regolamento che riguarda le caratteristiche dei testi
drammatici. Il dialetto fu quasi completamente bandito dalle scene. Ciò nonostante, il
regime tenne conto delle compagnie che si distinguevano per popolarità, originalità e
validità professionale, come la compagnia di De Filippo e la Compagnia Baseggio-
Micheluzzi. Addirittura queste ultime furono considerate compagnie non dialettali,
probabilmente per orgoglio di non contraddizione legislativa.
In epoca democratica i poteri censori continuarono. Sopravvissero i poteri dei prefetti
previsti dall’art. 74 del T.U. fascista delle leggi di Pubblica Sicurezza. Furono ribadite
le facoltà di vietare qualunque rappresentazione teatrale anche se corredata da
regolare autorizzazione. Con l’art. 126 del Regolamento di P.S. la situazione si
aggravava: oltre ad una serie di divieti, la direzione generale dello spettacolo invitava
a richiedere volta per volta le autorizzazioni per le rappresentazioni teatrali (-le
domande in carta da bollo da L. 200 intese ad attenere il nulla osta per la
rappresentazione di opere teatrali debbono essere presentate alla direzione generale
dello spettacolo, ufficio censura centrale- Via Veneto, 56- Roma, soltanto dal titolare
del nulla osta di agibilità rilasciato al complesso che intende rappresentare l’opera
stessa nonché del luogo e dell’epoca della rappresentazione-).
I punti essenziali nell’ambito dell’azione normativa dello Stato, durante il periodo
post-fascista, furono:
• Controllo preventivo dei testi
• Vigilanza sulle rappresentazioni teatrali, affinchè non oltraggiassero il comune
senso del pudore, di matrice prevalentemente ecclesiastica
• Assegnazione di contributi ad imprese teatrali
• Agevolazioni fiscali
• Il collocamento dei lavoratori dello spettacolo
• La disciplina e la gestione delle sale e delle compagnie teatrali
Il bisogno di pervenire ad una soluzione di tipo abrogativo nei confronti del sistema
censorio, cominciò a prendere piede. Nel 1950 l’onorevole Mazzali presentò una
proposta di legge; nell’agosto del ’54 fu presentato un nuovo disegno di legge, da un
gruppo di deputati socialisti e comunisti (Carli, Mazzali, Pieraccini e Viviani). Nella
proposta si richiamavano i principi di cui agli articoli 21 e 231 della Costituzione della
1
Art. 21 da “La Costituzione della Repubblica Italiana”
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola scritto e ogni altro
mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per
i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la
legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità
giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria,
che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se
questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni
effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento
della stampa periodica.
Silvia Ortolani. Materiali didattici. Legislazione dello spettacolo. Modulo 2 2007- 6
2008. Sapienza-Università di Roma. Arti e Scienze dello Spettacolo.
Repubblica Italiana e si richiedeva di disciplinare la censura, con l’abrogazione delle
disposizioni fasciste. Soltanto col primo governo Moro, in data 12 Aprile 1962, si
giunse finalmente all’approvazione di una legge organica che regolamentava la
censura teatrale e cinematografica.
Anche per ciò che concerne il settore cinematografico si accentuò durante il periodo
fascista il controllo preventivo da parte dello Stato. Il regolamento di esecuzione del
testo unico di pubblica sicurezza del 1926 prevedeva che anche le rappresentazioni
cinematografiche fossero sottoposte ad una serie di approvazioni preventive da parte
del Ministero dell’interno. Gli interventi tesi a favorire la produzione e la promozione
del cinema da un lato si sostanziavano in misure protezionistiche e dall’altro in misure
tese al controllo. Negli anni ’30 furono introdotti per la prima volta premi o contributi
alla produzione. All’entrata in vigore della Costituzione repubblicana fu istituito
l’Ufficio per la cinematografia quale organismo che racchiudeva le competenze statali
per il settore. Nel 1958 fu isituito con Dpr n. 575 l’Ente autonomo di gestione per il
cinema con il compito di promuovere la diffusione della produzione audiovisiva
nazionale.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon
costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.
-Art. 23.
Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge.
Silvia Ortolani. Materiali didattici. Legislazione dello spettacolo. Modulo 2 2007- 7
2008. Sapienza-Università di Roma. Arti e Scienze dello Spettacolo.
• da due rappresentanti dei lavoratori dello spettacolo e da due rappresentanti
degli industriali dello spettacolo da un rappresentante della SIAE.
Le circolari, sono provvedimenti amministrativi che fino al 1999 hanno disciplinato
l’attività di prosa in assenza di una normativa organica del settore.
La prima circolare, emanata il 23.8.1949 dalla Presidenza del Consiglio, presso la
quale operava la Direzione Generale dello Spettacolo fu frutto di un apposito
Comitato di studio per i problemi del teatro di prosa.
La prima legge organica sulla cinematografia è la 1213 del 1965 dal titolo “Nuovo
ordinamento dei provvedimenti a favore della cinematografia”. La legge disciplina il
finanziamento pubblico previsto per i diversi anelli della filiera cinematografica:
produzione, distribuzione, esercizio, industrie tecniche. Le forme di finanziamento
previste sono di tipo diretto, attraverso premi e di natura indiretta con agevolazioni
fiscali e concessioni di credito agevolato sugli interessi passivi. Tale legge
sopravviverà, con una serie quasi infinita di stratificazioni, modifiche e abrogazioni
sino all’entrata in vigore della riforma con il Decreto legislativo 28 del 2004.
Il settore dello spettacolo diventa oggetto di una normativa unitaria con l’istituzione
del Fondo Unico dello Spettacolo, legge 30 aprile 1985, n. 1632 con il duplice scopo
di riordinare gli interventi finanziari a favore dell’intero settore dello spettacolo e di
conferire disciplina unitaria a tali interventi. L’arrivo della legge 163 del 30 aprile
1985 “Nuova disciplina degli interventi dello stato a favore dello spettacolo”, fisserà
lo stanziamento di un contributo fisso per il sostegno dei diversi settori dello
spettacolo.
Le legge 163, pertanto, istituisce il FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) quale
strumento finalizzato al sostegno finanziario ad enti, istituzioni, associazioni,
organismi ed imprese operanti nei settori delle attività cinematografiche, musicali, di
danza, teatrali, circensi e dello spettacolo viaggiante.
2
“Nuova disciplina degli interventi a favore dello spettacolo”