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Commedia dell'arte
La commedia dell'arte è nata in Italia nel XVI secolo e rimasta popolare sino
al XVIII secolo. Non si trattava di un genere di rappresentazione teatrale,
bensì di una diversa modalità di produzione degli spettacoli. Le
rappresentazioni non erano basate su testi scritti ma dei canovacci detti anche
scenari, i primi tempi erano tenute all'aperto con una scenografia fatta di
pochi oggetti. Le compagnie erano composte da dieci persone: otto uomini e
due donne. All'estero era conosciuta come "Commedia italiana".
Origine
La prima volta che s'incontra la definizione di commedia dell'arte è nel 1750 nella commedia Il teatro comico di
Carlo Goldoni. L'autore veneziano parla di quegli attori che recitano "le commedie dell'arte" usando delle maschere e
improvvisano le loro parti, riferendosi al coinvolgimento di attori professionisti (per la prima volta nel Teatro
Occidentale abbiamo compagnie di attori professionisti, non più dunque dilettanti), ed usa la parola "arte"
nell'accezione di professione, mestiere, ovvero l'insieme di quanti esercitano tale professione. Commedia dell'arte
dunque come "commedia della professione" o "dei professionisti". In effetti in italiano il termine "arte" aveva due
significati: quello di opera dell'ingegno ma anche quello di mestiere, lavoro, professione (le Corporazioni delle arti e
mestieri).
Il trapasso dalla commedia rinascimentale, umanistica ed erudita recitata da attori dilettanti a quella dell'arte avviene
tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo grazie ad una serie di contingenze fortunate che si susseguono intorno a
quegli anni, non ultime le condizioni politiche e sociali che sconsigliavano una produzione teatrale incentrata sui
contenuti, sull'impegno politico e sulla polemica sociale.[1]
Sulla scia dei teatri di San Cassiano anche altre nobili famiglie veneziane si cimentarono nella costituzione di questa
nuova industria, cosa che d'altra parte non stupisce visto la predisposizione mercantile ed imprenditoriale della città
lagunare.
Anche i Vendramin e soprattutto la famiglia Grimani (che all'inizio del Settecento aveva monopolizzato l'intera, o
quasi, industria degli spazi teatrali veneziani) fecero costruire altri teatri per le rappresentazioni dei comici dell'arte
come il Teatro dei SS. Giovanni e Paolo nel sestiere periferico di Cannaregio, ma anche del San Moisè, del teatro
San Luca e del Teatro Sant'Angelo costruiti sul Canal Grande, sintomo dell'importanza che i teatri a pagamento
avevano acquistato all'inizio del Seicento non soltanto a Venezia.
La nascita dei teatri dette nuovo impulso all'arte dell'attore che da giocoliere di strada, saltatore di corda o buffone di
corte che fosse cominciò a esibirsi in trame più complesse; per questo alcuni attori di strada cominciarono a
strutturarsi in compagnie girovaghe: le "Fraternal Compagnie" dell'inizio si trasformarono in vere e proprie
compagnie che partecipavano ai proventi di questa nuova industria.
Le fonti iconografiche
Forse il mito dell'improvvisazione proviene invece
dalla scarsità di materiale e testi giunti fino a noi e
dalla grande proliferazione di testimonianze
iconografiche, che alle volte non sono che la
testimonianza della diffusione di un'idea del
comico dell'arte, piuttosto che una testimonianza
dei testi recitati.
Una delle prime testimonianze iconografiche riferibili sicuramente alla commedia dell'arte è la raccolta delle
incisioni Fossard. Divisa in due parti separate, una raffigura i lazzi dei contrasti comici tra Magnifico e Zanni, l'altra
è composta invece da incisioni riferite ad una rappresentazione teatrale con la comparsa di attori come Pantalone,
Arlecchino, Zanni, il Capitano, Franceschina e gli Innamorati.
Probabilmente si trattava di foglietti pubblicitari di una compagnia comica per attirare spettatori, le didascalie sono
in francese e questo fa pensare ad una compagnia che alla fine del Cinquecento ha lavorato in Francia, forse quella di
Zan Ganassa chiamata a Parigi nel 1571 dal re Carlo IX o la compagnia dei Gelosi, che nello stesso anno erano in
Francia per il battesimo di Charles-Henry de Clermont.
Ancora all'estero, nel castello di Landshut, in Bassa Baviera, un intero scalone è stato affrescato dal pittore italiano
Alessandro Scalzi con scene della commedia dell'arte: sempre intorno agli anni settanta del Cinquecento, abbiamo
infatti carteggi molto remoti di richiesta di compagnie comiche indirizzate dall'Imperatore Massimiliano II al Duca
di Mantova, Guglielmo Gonzaga.
Più di recente, sempre in area germanica, il pittore-scenografo Ludovico Antonio Burnacini ha riprodotto in
acquerelli le disgrazie di Pulcinella e i travestimenti di Arlecchino per i teatri di Vienna; lo stesso soggetto dei
travestimenti di Arlecchino è stato dipinto su tela, nel numero di diverse decine di soggetti, dal pittore fiorentino
Giovanni Domenico Ferretti.
Ci sono poi numerose incisioni nei testi che riportano canovacci di commedie, come quelle arlecchinesche del Teatro
di Evaristo Gherardi, ritratti di comici ed altro ancora oltre una vasta messe di raffigurazioni non ancora catalogate.
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Le commedie di Sforza Oddi (L'Erofilimachia ovvero il duello d'amore, et d'amicitia, Li morti vivi, e La prigione
d'amore) risentono in maniera palese dei personaggi dell'arte e questa è forse la linea di confine tra l'erudito e il
professionista che comunque non smise di esistere con l'avvento della commedia dell'arte; molti furono gli autori che
continuarono nella tradizione della commedia cortigiana come Jacopo Cicognini e Giacinto Andrea Cicognini nel
Seicento e Giovan Battista Fagiuoli tra la fine del secolo e l'inizio del Settecento.
Ancora nobili dilettanti furono gli autori e gli attori della Commedia ridicolosa, la versione cortigiana della
commedia dell'arte che sostituì, in parte, quest'ultima dopo la partenza dei maggiori attori italiani verso nuovi lidi
come Parigi, Vienna, la penisola iberica e la Moscovia mettendo in scena le maschere della commedia improvvisa.
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Le prime compagnie
La prima notizia che abbiamo di una
compagnia comica italiana organizzata
che ha avuto rapporti con la Francia è
del 1571, quando i Gelosi furono
chiamati in Francia per i
festeggiamenti del battesimo di
Charles-Henry de Clermont.
Contemporaneamente, nell'ottobre
dello stesso anno la Compagnia di Zan
Ganassa si trovava alla corte di Carlo
IX.
Nel 1603 i comici italiani prendono residenza al teatro dell'Hôtel de Bourgogne, gestito fino a quel momento dalla
Confraternita della Passione a cui i comici pagavano l'affitto. Sempre nel 1603 Isabella Andreini era invece presso
la corte a Fontainebleau. Ma fino al 1614, quando la compagnia di Giovan Battista Andreini e Tristano Martinelli
prende in affitto per due mesi la sala dell'Hôtel de Bougogne, sempre più spesso adibito a teatro della Commedia
Italiana al posto del piccolo teatro del Palais-Royal non si può ancora parlare di una vera e propria commedia
dell'arte francese.
Il periodo d'oro
Nel corso del XVII e XVIII secolo l'emigrazione dei comici in Francia divenne un fatto endemico. Dal teatro degli
Italiani nacquero anche dei grandi attori che illumineranno l'arte del recitare in Francia alla fine del XVIII secolo. Fra
gli esempi più importanti vi sono Madame de Clairon e Le Kain, e da questo deduciamo l'importanza che la
commedia dell'arte ha avuto sul teatro francese. Che la commedia italiana fosse stata una specie di scuola teatrale è
testimoniata dalla carriera di Molière, che apprese l'arte del recitare dallo Scaramouche Tiberio Fiorilli: fra le
commedie del francese alcune conservano la struttura e i personaggi (gli zanni del Don Giovanni e del Borghese
gentiluomo). Nacquero a Parigi ed esclusivamente per il pubblico francese Pierrot, Scaramouche e Polichinelle. Ma
fra tutti Arlecchino fin dagli inizi fu il personaggio preferito dai francesi; alcuni arlecchini come Biancolelli,
Gherardi, Bertinazzi e Visentini lavorarono esclusivamente in Francia e inventarono nuove trame e canovacci per la
Comedie Italienne, completamente sconosciuti in Italia.[4]
Nacque così un repertorio adattato alla lingua francese e molti comici italiani si francesizzarono: nacquero delle
famiglie di comici dell'arte francesizzate come i Riccoboni, i Biancolelli , gli Sticotti e i Veronese. Nel 1697, durante
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la messinscena della commedia La fausse prude, ispirata alla figura di Madame de Maintenon amante di Luigi XIV,
il Mezzettino Angelo Costantini fece pesanti allusioni e le buffonerie dello Zanni non furono gradite dal sovrano che
chiuse il Théâtre de la comédie italienne e cacciò i comici italiani. Questi furono costretti ad emigrare in provincia e
nei teatri della Foire che si tenevano ai confini della capitale. Finalmente, nel 1716, poiché il popolo, al contrario
della corte, amava e continuò a seguire le commedie degli Italiani, il Teatro Italiano fu ripristinato anche a Parigi.
Neanche la Rivoluzione Francese scalfì il successo della Commedia dell'Arte infatti anche dopo il 1789 non subì
cambiamenti particolari, i comici continuarono a recitare le loro commedie che influirono ancora sul teatro francese
per anni. Ma nel periodo del Terrore i giacobini proibirono i mascheramenti carnevaleschi per paura di attentati e
spionaggio controrivoluzionario ed anche le maschere della commedia dell'arte sparirono, anche se lo spirito rimase
nei quadri di Watteau e nell'opera di Marivaux e Beaumarchais.
Il canovaccio
I testi che ci sono giunti in forma di canovacci sono numerosi e coprono l'arco di due secoli, da quelli di Flaminio
Scala del Teatro delle favole rappresentative, pubblicato nel 1611 ma di qualche decennio precedente visto che la
messinscena de La Pazzia d'Isabella (presente anche in Flaminio Scala) della Compagnia dei comici Gelosi è
testimoniata dalle cronache dei festeggiamenti del matrimonio tra Ferdinando II de' Medici e Cristina di Lorena del
1589.
L'ultima opera teatrale scritta e pubblicata sotto forma di canovaccio fu L'Amore delle tre melarance di Carlo Gozzi
del 1761. Il Gozzi fu acerrimo nemico della riforma di Goldoni e sostenitore della Commedia dell'Arte secentesca
(scrisse, fra le altre la commedia Turandot che tanta fortuna avrà nel melodramma del secolo successivo), ma lasciò
L'Amore delle tre melarance stampato sotto forma di canovaccio, un evidente omaggio agli attori-drammaturghi
dell'Età dell'oro della Commedia dell'Arte che lo avevano preceduto.
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Moderna commedia
La commedia dell'arte è un fenomeno a sé stante nella storia
del teatro, un evento irripetibile e chi tenta di trovare delle
linee di continuità fra l'arte dell'attore del
Cinquecento-Settecento e quello moderno non ha una giusta
prospettiva storica.
Anche se sono stati fatti, nel corso dei secoli, esempi di
recitazione improvvisata o a braccio che potrebbero ricordare
i lazzi dello Zanni seicentesco, nessuno degli esempi che
sono stati fatti ha a che vedere con la reale recitazione
dell'attore professionista del sei-settecento. Eppure sono stati
fatti esempi illustri come: Petrolini, Charlie Chaplin, Totò ed
Eduardo De Filippo. Altra questione è la ri-messa in scena
delle commedie: non avendo un vero e proprio repertorio di
riferimento, coloro che tentano di mettere oggi in scena
commedie dell'arte devono affidarsi a delle ricostruzioni
filologicamente insufficienti dei canovacci che ci sono
rimasti, oppure come certi registi del Novecento mettere in
scena commedie di Carlo Goldoni o Molière, ma ambedue i
Pantalone e Tartaglia della Turandot di Carlo Gozzi, regia di commediografi poco avevano a che spartire con i veri testi
Vachtangov (1922) della commedia dell'arte.
La fortuna della commedia dell'arte riprende nell'ambito delle avanguardie teatrali del Novecento come mito di
riferimento di una "Età dell'Oro" dell'attore.
A partire dai registi russi Mejerhold e Vachtangov passando attraverso il francese Jacques Copeau e l'austriaco Max
Reinhardt si arriva alla grande intuizione di Giorgio Strehler che nel 1947 ne fece una bandiera della rinascita della
cultura italiana dopo la guerra con il celebre allestimento di Arlecchino Servitore di due Padroni.
Altro grande riscopritore della commedia dell'arte fu Giovanni Poli, regista fondatore della compagnia e scuola di
teatro a l'Avogaria di Venezia, recuperò e riscrisse patiture teatrali del Cinquecento, mettendo in scena tra i tanti
spettacoli, soprattutto la celebre "Commedia degli Zanni" rappresentata poi in tutto il mondo dalla stessa compagnia
e per la quale Poli ottenne il prestigioso Premio per la migliore regia al Festival del Thèatre des Nations a Parigi nel
1960.
Negli anni sessanta Dario Fo, grazie al sodalizio con Franca Rame, figlia di una famiglia di commedianti itineranti
che possedevano ancora vecchi canovacci, ebbe la fortuna di poter studiare tali documenti, testimonianze di un'antica
cultura ormai estinta, di verificare la loro efficienza e di adattarli alle nuove esigenze, creando una serie di commedie
e di monologhi tra cui Mistero buffo.
Negli anni ottanta, a seguito del grande successo della reinvenzione del carnevale di Venezia da parte di Maurizio
Scaparro la commedia dell'arte italiana ritrovò successo in tutto il mondo con la Famiglia Carrara (dieci generazioni
di teatro) e il Tag di Venezia diretto da Carlo Boso. Grazie alla parallela attività di formatore, diverse compagnie di
commedia dell'arte si formano in base agli insegnamenti di Carlo Boso. Tra queste vale forse la pena di ricordare, in
Italia, l'Associazione Luoghi dell'Arte di Roma, le Compagnie Teatroimmagine [6] e Pantakin da Venezia e il
TeatroVivo di Cotignola.[7]
La commedia dell'arte ha in qualche modo dato vita alla moderna commedia cinematografica Slapstick (vedi anche
Battacio).
La commedia dell’arte viene rappresentata in lingua tedesca in Germania dal " Teatro d'Arte Scarello" di Gian
Andrea Scarello ed Anita Steiner[8]
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Ma è in strada che il mestiere di "Dar Commedia", ritrova la sua originaria forza "prototeatrale", assumendo caratteri
assolutamente innovativi, attraverso quel processo di unificazione di circo clownesco e teatro, che va sotto il nome di
"Arte di Strada".
Le maschere
L'artigianato della maschera da commedia riprende vita nel Novecento a ridosso dell'esperienza strehleriana. Amleto
Sartori, scultore, re-inventa la tecnica di costruzione della maschera in cuoio su stampo di legno. La maschera, che
insieme al costume caratterizza fortemente lo stile di recitazione, viene spesso ad essere sinonimo stesso di
personaggio. Le 'maschere' più celebri della commedia dell'arte sono:
• Il Capitano è il militare spaccone e buffonesco, simile al "Miles Gloriosus" plautino
fra i Capitani più celebri ci sono Capitan Spaventa, Capitan Matamoros, Capitan
Rodomonte e Capitan Cardone.
• Zanni è la più antica maschera del servo, da cui si sono originati nel tempo molti altri
personaggi. Nel Seicento il suo ruolo si sdoppiò nel "primo Zanni", furbo e
maneggione, e il "secondo Zanni", spesso più sciocco e pasticcione, caratterizzato dai
lazzi e dalle acrobazie, uno degli Zanni più celebri fu Alberto Naselli detto Zan
Ganassa capocomico della prima compagnia del Duca di Mantova.
• Arlecchino, notissima maschera bergamasca, è il servo imbroglione, perennemente
affamato, per lui Carlo Goldoni scrisse Il servitore di due padroni.
• Balanzone, conosciuto anche come il Dottore, è un personaggio serioso e
Arlecchino presuntuoso.
• Beltrame, è una maschera di origine milanese nata nel Cinquecento.
• Brighella, spesso nei panni di "primo Zanni", è il servo furbo, in contrapposizione con
il "secondo Zanni", Arlecchino.
• Cassandro è una maschera di "vecchio", come Pantalone, e ha caratteristiche simili a
quest'ultimo.
• Colombina è la servetta. Fa spesso coppia con Arlecchino, e le sue doti sono la
malizia e una certa furbizia e senso pratico.
• Coviello, Cetrullo Cetrulli, Ciavala, Gazzo o Gardocchia, ha avuto ruoli diversi, dal
servo sciocco al padre di famiglia.
• Francatrippa, secondo Zanni simile ad Arlecchino.
• Frittellino, primo Zanni di origine ferrarese.
• Galbusera, maschera monzese di fine Ottocento.
Brighella
• Gioppino, raffigurato con tre gozzi, maschera di Bergamo.
• Gianduja, maschera popolare torinese di origini astigiane.
• Giangurgolo, maschera calabrese ha una maschera con un naso enorme, cosa che in parte lo accomuna agli Zanni.
• Meneghino è la maschera 'simbolo' della città di Milano, la sua fama è dovuta in gran parte alle commedie di
Carlo Maria Maggi.
• Mezzettino, Zanni furbo e imbroglione.
• Pantalone, o il Magnifico, è una famosissima maschera veneziana. Anziano mercante, entra spesso in
competizione con i giovani nel tentativo di conquistare qualche giovane donna.
• Peppe Nappa, maschera tipica Siciliana. Mangione e scaltro riesce sempre a tirarsi fuori da ogni impiccio.
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• Pierrot, o Pedrolino, nasce come Zanni modificandosi poi nel famoso personaggio
romantico grazie al mimo Jean-Gaspard Debureau.
• Pulcinella, in versione francese Polichinelle e in quella inglese Punch, è la notissima
maschera napoletana. Una delle più famose, forse la più famosa per riconoscibilità e
per caratteristiche caratteriali e comportamentali. Servo spesso malinconico, mescola
le caratteristiche del servo sciocco con una buona dose di saggezza popolare.
• Rosaura, figlia adorata di Pantalone, abita a Venezia in un palazzo bellissimo. La
ragazza è molto chiacchierona, abbastanza irascibile, gelosa, vanitosa ed innamorata
di Florindo. Il suo amore, però, é contrastato dal padre che vede in Florindo solo un
nobile cavaliere senza denari. Spesso Rosaura, con la complicità di Colombina, invia
di nascosto, all'amato, le sue lettere d'amore.
Colombina • Scaramuccia (Scaramouche) è una maschera italiana, ma che riscosse un grande
successo in Francia, ed entra nel novero dei Capitani.
• Scapino, maschera resa popolare da Molière, compare quasi sempre con uno
strumento musicale.
• Stenterello, maschera fiorentina che ebbe molta fortuna in Toscana tra la fine del
Settecento e tutto il secolo successivo.
• Tartaglia, mezzo cieco e balbuziente, entra tra il numero dei "vecchi" spesso nel ruolo
del notaio.
• Truffaldino, secondo Zanni settecentesco.
Pantalone
Giangurgolo
Nei Gelosi si distinsero il capocomico Francesco Andreini in arte Capitan Spaventa dalla Valle Inferna, sua moglie
Isabella, Ludovico de' Bianchi come il Dottore, l'innamorata Vittoria Piissimi e il Pantalone Giulio Pasquati.
Gli scenari
• I 50 canovacci del Teatro delle Favole rappresentative di Flaminio Scala.
• Gli scenari di Basilio Locatelli, "Scenari della scena de soggetti comici et tragici".
• Gli scenari corsiniani, "Scenarii. Raccolta di scenari più scelti d'istrioni in due volumi".
• La raccolta di 176 scenari del conte di Casamarciano.
• Le Opere Regie di Ciro Monarca della Biblioteca Casanatense di Napoli (già di proprietà di Benedetto Croce).
• Gli scenari della Biblioteca Magliabechiana di Firenze.
Repertori e Zibaldoni
• Carlo Cantù, Cicalamento in canzonette ridicolose, o vero
Trattato di matrimonio tra Buffetto, e Colombina comici.
In Fiorenza: nella Stamperia d'Amador Massi, 1646.
• Tristano Martinelli, Composition de Réthorique, Lione,
1601.
• Nicolò Barbieri, La supplica: discorso famigliare di
Nicolò Barbieri detto Beltrame diretta à quelli che
scriuédo, ò parlando trattano de Comici trascurando i
meriti delle azioni uirtuose. Lettura per què galanthuomini
che non sono in tutto critici, ne affatto balordi. - in
Venezia, per Marco Ginammi, l'anno 1634.
• Pier Maria Cecchini, Frutti delle moderne comedie, et
avisi a chi le recita, Padova, Guareschi, 1628
• Pier Maria Cecchini, Lettere facete e morali di Pier Maria
Cecchini nobile ferrarese, tra comici detto Frittellino; et
alcuni breui discorsi intorno le comedie, comedianti, e
spettatori dell'istesso; Con doi tauole, l'vna delle materie,
l'altra de motti, argutie, e concetti gratiosi tra queste
Stefano della Bella, Ritratto di Carlo Cantù in arte Buffetto sparsi. - Di nouo reuiste, corrette, ampliate e ristampate. -
In Venetia, appresso Antonio Pinelli, 1622
• Andrea Perrucci, Dell'arte rappresentativa premeditata, ed all'improvviso parti due : giovevole non solo à chi si
diletta di rappresentare; ma a' predicatori, oratori, accademici e curiosi. - In Napoli, nella nuova stampa di
Michele Luigi Mutio, 1699
• Aniello Soldano, Fantastiche, et ridicolose etimologie recitate in Comedia da Aniello Soldano detto Spacca
Strummolo napolitano, &c. - In Bologna, per Vittorio Benacci, 1610
• Atanasio Zannoni, Raccolta di vari motti arguti, allegorici e satirici ad uso del teatro / di Atanasio Zannoni
comico. - In Padova, presso Gio: Antonio Conzatti, 1789
• Gian Domenico Ottonelli, Della christiana moderatione del theatro. Libro quarto detto L'ammonitioni a'
recitanti, per avvisare ogni christiano a moderarsi da gli eccessi nel recitare, Firenze, Bonardi, 1652
• Isabella Andreini, Lettere / d'Isabella Andreini padouana, comica Gelosa et Academica Intenta nominata
l'Accesa. - In Venetia, appresso Marc'Antonio Zaltieri; ad instantia di Gieronimo Bordon, 1607
• Francesco Andreini, Le brauure del Capitano Spauento di Francesco Andreini da Pistoia Comico Geloso diuise
in molti ragionamenti in forma di dialogo. - In Venetia, appresso Giacomo Antonio Somasco, 1607
• Giovan Battista Andreini, La ferza: ragionamento secondo contra l'accuse date alla commedia. - [Parigi], per
Nicolao Callemont, 1625
• Francesco Andreini, Ragionamenti fantastici posti in forma di dialoghi rappresentativi. Venezia, Somasco, 1612
• Luigi Riccoboni, Histoire du théatre italien Forni, stampa 1969 - Rist. anastatica dell'edizione Parigi, 1728
Commedia dell'arte 16
Biografie di comici
• Francesco Saverio Bartoli, Notizie Istoriche de' comici italiani che fiorirono intorno all'anno MDC fino ai giorni
presenti, Padova Conzatti, 1782, 2 voll.
• Luigi Rasi, I comici italiani. Biografia, bibliografia, iconografia, Firenze, Bocca, 1897 - 2 voll.
Note
[1] Universo, De Agostini, Novara, 1964, Vol.IV, pag.11-15
[2] Francesco Sansovino, Venetia, città nobilissima et singolare, Venezia 1581
[3] Mario Apollonio, Il duetto di Magnifico e Zanni alle origini dell'Arte in Studi sul teatro veneto fra Rinascimento ed età barocca a c. di M.T.
Muraro, Firenze, Olschki,1971
[4] Recueil de plusieurs fragments des premières comédies italiennes qui ont esté représentées en France sous le règne de Henry III : recueil dit
de Fossard conservé au Musée National de Stockholm, présenté par Agne Beijer. Suivi de, Compositions de Rhétorique de Arlequin,
présentées par P. L. Duchartre. - Paris, 1928
[5] Siro Ferrone, Attori mercanti corsari. La commedia dell'arte in Europa tra cinque e seicento, Einaudi, Torino 1993, immagine 2
[6] http:/ / www. teatroimmagine. com
[7] http:/ / www. teatrovivo. eu
[8] Vedi kulturland.rlp.de (http:/ / www. kulturland. rlp. de/ OrganizerDetails/ 1633), Teatro dell'arte Scarello (http:/ / www.
kulturnetzwerk-augsburg. org/ lange-kunstnacht-zu-ehren-der-fugger-und-ihrer-zeit/ ) in augsburg.org, e in wiesbadener-kurier.de (http:/ /
www. wiesbadener-kurier. de/ region/ kultur/ theater/ 9727250. htm); Scarello realizza anche quadri in stile barocco ispirati alla commedia
dell’arte (vd. martinaartgallery.com (https:/ / www. martinaartgallery. com/ _it_/ opere_copie_elenco. asp?periodo=3) ).
[9] Ester Cocco, Una compagnia comica della prima metà del secolo XVI, in Giornale Storico della Letteratura Italiana, 1915, LXV: 55 e
seguenti.
Bibliografia
• Alberto Asor Rosa voce Amorevoli Battista in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, 1961, vol. III pp 12-3
• Mario Apollonio
• Storia della Commedia dell'arte Roma, Augustea, 1930.
• Prelezioni sulla commedia dell'Arte in Contributi dell'Istituto di Filologia Moderna-Serie Storia del Teatro,
Milano, 1968, vol.1, pp.144-190.
• Il duetto di Magnifico e Zanni alle origini dell'Arte in Studi sul teatro veneto fra Rinascimento ed età barocca
a c. di M.T. Muraro, Firenze, Olschki,1971
• Alessandro Ademollo
• Una famiglia di comici italiani nel secolo decimottavo. Firenze, Ademollo, 1885
• I Teatri di Roma nel secolo decimosettimo Roma, Pasqualucci, 1888
• Ambrogio Artoni
• Il teatro degli Zanni. Rapsodie dell'Arte e dintorni. Genova, Costa&Nolan, 2000
• Gustave Attinger, L'esprit de la Commedia dell'arte dans le théatre français. Paris, Librairie Théatrale, 1950.
• Armand Baschet, Les Comédiens Italiens à la Cour de France sous Charles IX, Henri III, Henri IV et Louis XIII.
D'après les lettres royales, la corrispondance originale des comédiens, les registres de la trésorerie de l'épargne
et autres documents. Paris, E. Plon, 1882.
• Enrica Benini, Un bullo barocco: Capitan Spavento in Quaderni di Teatro, a. I n. 4, maggio 1979, pp.128-141.
• Anton Giulio Bragaglia, Le Maschere Romane, con 20 tavole fuori testo di E. Prampolini. (Roma), Colombo,
1947
• Silvia Caradini - Luciano Mariti, Giovan Battista Andreini. Tre scene da "Il Convitato di Pietra", in Teatro e
Storia, 5,1988, pp.345-364.
• Giovanna Checchi, Silvio Fiorillo in arte Capitan Matamoros, Capua, Capuanuova, 1987.
• Ester Cocco, Una compagnia comica della prima metà del secolo XVI, in Giornale Storico della Letteratura
Italiana, 1915, LXV: 55 e seguenti.
Commedia dell'arte 17
• Charles Cotolendi, Arliquiniana ou les bon mots, les histoires plaisantes et agréables. Recueillies des
conversations d'Arlequin. A Paris, chez Florentin & Pierre Delaulne. Et chez Michel Brunet, 1694
• Benedetto Croce, I Teatri di Napoli dal Rinascimento alla fine del secolo decimottavo. Nuova ed. Bari: Laterza,
1916
• Xavier de Courville, Luigi Riccoboni dit Lélio. Un apôtre de l'art du Théatre au XVIII siècle. Tome I
(1676-1715), l'expérience Italienne. Tome II (1716-1731), l'expérience Française. Paris, Librairie E. Droz, 1943,
2 vol.
• Pierre-Louis Duchartre, La Comédie Italienne: l'improvisation - les canevas - vies - caractères - portraits -
masques des illustres personnages de la Commedia dell'Arte. Paris, Librairie de France, 1924.
• Siro Ferrone
• L'invenzione viaggiante. I comici dell'arte e i loro itinerari tra Cinque e Seicento, in Viaggi teatrali dall'Italia
a Parigi fra Cinque e Seicento, Atti del Convegno Internazionale, Torino, 6/8 aprile 1987", Genova, Costa &
Nolan ed, 1989,
• Attori mercanti corsari: la commedia dell'arte in Europa tra Cinque e Seicento, Torino, Einaudi, 1993.
• (a cura di), Commedie dell'Arte, Milano, Mursia, 1986
• Delia Gambelli
• "Quasi un recamo di concertate pezzette": le composizioni sul comico dell'Arlecchino Biancolelli, in
Biblioteca Teatrale., 1, 1971, pp. 47-95.
• Arlecchino a Parigi: dall'inferno alla corte del Re Sole - Roma, Bulzoni, 1993
• Renzo Guardenti, Gli italiani a Parigi: la Comédie Italienne (1660-1697) : storia, pratica scenica, iconografia,
Roma, Bulzoni, 1990. - 2 v.
• Recueil de plusieurs fragments des premières comédies italiennes qui ont esté représentées en France sous le
règne de Henry III: recueil dit de Fossard conservé au Musée National de Stockholm , présenté par Agne Beijer.
Suivi de, Compositions de Rhétorique de Arlequin, présentées par P. L. Duchartre. - Paris, 1928
• Thomas-Simon Guellette, Notes et souvenirs sur le Théatre-Italien au XVIII siècle Paris, Librairie E. Droz, 1938.
• Margaret A. Katritzky
• Lodewyk Toeput some pictures related to the commedia dell'arte, in Renaissance studies, I, 1, marzo 1987, pp.
71-96, ill. 1-29 f.t., pp. 97-125.
• Italian comedians in renaissance prints, in Print quarterly, IV, 3 sett. 1987, pp. 236-54, ill. 160-77.
• Achille Mango, Cultura e storia nella formazione della Commedia dell'Arte, Bari, Adriatica ed., 1972
• Luciano Mariti
• Le collocazioni del teatro nella società barocca: dilettanti e professionistI, in Alle origini del teatro moderno.
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Voci correlate
• Guitto
• Maschera teatrale
Altri progetti
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Collegamenti esterni
• La commedia dell'arte (http://www.commediadellarte.eu)
• La commedia dell'arte spiegata da TeatroVivo (http://www.teatrovivo.eu/it/commedia1.php)
Fonti e autori delle voci 20
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