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ARTU’

LA RIVISTA DELL’ASSOCIAZIONE
“LE OMBRE - DESTO O SON SOGNO?”

No. 10, Maggio 2022 Tema del mese: “La fiaba”

RUBRICA: TEATRO finalizzato a tradurre il mito su un piano


di Enrico Regattin concreto, a “metterlo in scena” e ad
appropriarsi del suo significato profondo
attraverso gesti, azioni e travestimenti.
HISTOIRE DU SOLDAT DI IGOR’
Questo è anche uno dei fenomeni all’origine
STRAVINSKIJ.
del teatro, e non è un caso che i soggetti
UNA CAVALCATA INFERNALE TRA delle maggiori tragedie dell’antichità
FIABA, MUSICA E TEATRO classica, greca e romana, fossero tratti
dalla mitologia. A differenza del mito, che
ha sempre avuto un rapporto privilegiato
Oggetto, negli ultimi due secoli, di col teatro, la fiaba, legata alle tradizioni
numerosi studi di carattere letterario, orali del popolo, ha ispirato perlopiù forme
antropologico e psicologico, la fiaba è un teatrali “minori”, tipiche appunto della
genere narrativo che riveste un’importanza cultura popolare (si pensi ai racconti dei
fondamentale, e non solo nell’ambito del cantastorie e dei narratori di piazza, o al
folclore: i motivi, i simboli e gli archetipi in teatro delle marionette). Del carattere
essa contenuti sono universali e riguardano “plebeo” e giocoso di questo genere
gli aspetti più profondi della psiche umana. narrativo hanno tenuto conto anche i pochi
Secondo la teoria di Vladimir Propp, la drammaturghi importanti (Carlo Gozzi,
fiaba condivide col mito le stesse origini Ludwig Tieck) che hanno scritto opere
religiose e rituali. Si differenzia da esso teatrali esplicitamente ispirate alle fiabe.
solo per il suo carattere di creazione In generale, la fiaba sembra avere un
artistica, ormai distaccata dal rito e dalla legame più fecondo col teatro musicale che
sua funzione sacra. Nelle culture primitive, con quello di prosa. In effetti sono molte le
il mito serve a cristallizzare e sublimare il opere e i balletti ispirati alle fiabe, e fra
rito in un racconto paradigmatico che, questi vi sono dei capolavori, come
avendo per protagonisti dèi ed eroi, metta Cenerentola (1817) di Gioacchino Rossini e
in connessione il mondo umano con quello Hänsel e Gretel (1893) di Engelbert
divino e il singolo con la comunità, la sua Humperdinck. L’opera di Carlo Gozzi è oggi
cultura e le sue leggi; a sua volta il rito è ricordata soprattutto per le versioni
musicali delle sue fiabe teatrali: si pensi raccolta. La storia ha per protagonisti un
anche solo alle due Turandot, quella (1917) giovane soldato in licenza e il diavolo
di Ferruccio Busoni e quella (1924), assai (personaggio frequente nelle fiabe russe),
meno fedele all’originale ma di maggior che si presenta di volta in volta sotto vari
popolarità, di Giacomo Puccini, e travestimenti. Con il patto fra i due (il
soprattutto L’amore delle tre melarance diavolo chiede al soldato di donargli il suo
(1921), capolavoro di Sergej Prokof’ev. Gran violino in cambio di un libro magico che
parte del repertorio operistico russo del XIX rende ricco chi lo possiede) ha inizio per il
secolo, inoltre, è tratto da fiabe popolari o giovane un ambiguo calvario fatto di
dalla narrativa fantastica nazionale, specie effimere speranze e amare disillusioni. Pur
quella di Puškin e Gogol’ (Il galletto d’oro e riuscendo a salvare dalla morte e a sposare
La fiaba dello Zar Saltan, di Nikolaj una principessa, il soldato non ottiene la
Rimskij-Korsakov, sono ispirate a due fiabe felicità agognata e il suo destino si risolve
di Puškin). Per non parlare dei notissimi in una serie di vani tentativi di fuga dalle
balletti di Čajkovskij I lago dei cigni e La grinfie del maligno, che alla fine ha la
bella addormentata nel bosco, oppure meglio su di lui e lo porta con sé all’inferno
Sheherazade di Rimskij-Korsakov, eccetera. sulle note di un’agghiacciante marcia
trionfale.
Fra le opere del teatro musicale ispirate
alle fiabe popolari un posto particolare La fiaba musicale di Stravinskij, “da
merita Histoire du soldat (1918) di Igor’ leggere, suonare e danzare”, comprende,
Stravinskij. Attraverso la fusione oltre a un organico di sette strumenti
sperimentale di teatro, musica, narrazione, ispirato a quello delle jazz band (proprio in
danza e pantomima, Stravinskij e il quegli anni il compositore russo cominciava
librettista svizzero Charles-Ferdinand a interessarsi al nuovo genere musicale
Ramuz riuscirono a inventare una forma nato negli Stati Uniti), un narratore, “che
artistica ibrida perfettamente consona alla fosse un illusionista-interprete in mezzo
natura di questo genere narrativo, in grado agli stessi personaggi, e nello stesso tempo
di rispettarne allo stesso tempo lo stile un commentatore tra il palcoscenico e il
scarno e asciutto, l’atmosfera magica e i pubblico”, e tre mimi/danzatori/attori che
contenuti metaforici. interpretano il soldato, il diavolo e la
principessa. Il testo, elaborato da Ramuz a
Allo scoppio della rivoluzione russa del
partire dal soggetto abbozzato dal
1917 Stravinskij, che in quel periodo viveva
compositore, accompagna la musica e
in Svizzera con la sua famiglia, si ritrovò
talvolta ne segue il ritmo come una
improvvisamente esule e in serie difficoltà
cantilena. In Histoire du soldat, dunque,
economiche. La sua fruttuosa
convivono vari linguaggi e codici
collaborazione con i Balletti Russi di Sergej
spettacolari, dal balletto alla pantomima al
Djagilev, trasferitisi in America, si era
teatro popolare dei cantastorie di piazza: il
interrotta. Il compositore pensò allora di
tutto, però, è proiettato in una
realizzare una piccola opera per un
straordinaria dimensione avanguardistica,
organico strumentale molto ridotto, adatta
al punto che si è voluto vedere in
a essere allestita e rappresentata in
quest’opera il culmine del periodo “cubista”
economia e portata agevolmente in tournée.
di Stravinskij. La dimensione libera e
La trama dello spettacolo doveva essere
sperimentale dello spettacolo è dovuta
lineare e facilmente comprensibile:
anche al fatto che il compositore e il
Stravinskij decise così di adattare una delle
librettista scelsero di non circoscrivere la
Fiabe popolari russe di Aleksandr
vicenda a un’epoca storica e a un ambiente
Afanas’ev, Il soldato disertore e il diavolo,
geografico precisi, ma di conferirle un
contaminandola con elementi tratti da altri
carattere atemporale e, insieme,
racconti sullo stesso tema presenti nella
contemporaneo: “La mia idea in origine”, si trovava alla fine degli anni ‘10, la fiaba
ricorda Stravinskij, “era quella di trasporre musicale costituisce un’amara riflessione
il periodo e lo stile del nostro spettacolo in sul destino umano. Il soldato, che sacrifica
una epoca senza tempo e pur sempre nel la sua anima (il violino, simbolo anche della
1918, calare i personaggi in molte creatività artistica) al diavolo in cambio
nazionalità e in nessuna, senza distruggere della ricchezza e la recupera solo giocando
lo «status» religioso-culturale del Diavolo. d’astuzia contro di lui, perde infine la
Perciò il soldato dell’allestimento originale partita per il desiderio di conquistare una
era vestito con l’uniforme di soldato felicità più grande di quella che possiede.
semplice svizzero del 1918 […] Io L’aspetto fantastico e soprannaturale della
incoraggio tuttora chi allestisce questo fiaba, condensato nella figura del diavolo e
spettacolo a localizzarlo e, volendo, ad in pochi elementi simbolici, è ricondotto a
abbigliare il soldato con un’uniforme anche una dimensione prosaica e quotidiana, il
più remota nel tempo, purché simpatica al che allo stesso tempo evita ogni dispersività
pubblico” (Igor’ Stravinskij e Robert Craft, spettacolare e sottolinea i valori simbolici e
Colloqui con Stravinsky, Einaudi, Torino, anche morali di una vicenda in cui il
1977). protagonista vede crollare di volta in volta
tutte le lusinghe del mondo materiale e,
Le scene vennero elaborate dal pittore
infine, anche quelle della realizzazione
svizzero René Auberjonois, che assieme a
spirituale e dell’amore. Ed è forse proprio
Stravinskij ideò anche i costumi.
grazie alla scarna “prosaicità” del racconto
Dell’allestimento si occuparono i giovani
che, come negli antichi rituali all’origine
attori e registi Georges e Ljudmila Pitoëff,
del mito e della fiaba, esso può essere
immigrati russi che negli anni ’20
agevolmente ricondotto al suo nucleo
avrebbero ottenuto grande successo sulle
spirituale più autentico, dove troviamo solo
scene francesi. Essi si esibirono nei ruoli
l’anima dell’uomo alle prese con gli eterni
danzati del diavolo e della principessa,
spiriti del bene e del male.
mentre le parti in prosa del narratore, del
diavolo e del soldato furono interpretate da
alcuni studenti universitari di Losanna.
- Enrico Regattin
Grazie all’aiuto indispensabile del
mecenate Werner Reinhardt, Histoire du
soldat fu rappresentata per la prima volta
il 29 settembre 1918, con la direzione
musicale di Ernest Ansermet, in un piccolo
teatro di Losanna, ma ogni ulteriore replica
venne resa impossibile dall’epidemia di
febbre spagnola che proprio il giorno dopo
colpì la città. L’idea dello spettacolo
itinerante, che avrebbe potuto costituire un
interessante esperimento a metà fra
avanguardia e teatro popolare, andò
purtroppo a vuoto, ma Histoire du soldat
rimane una pietra miliare nella storia del
teatro musicale del ‘900. Molti sono stati gli
allestimenti, che hanno di volta in volta
messo in primo piano l’aspetto coreografico,
teatrale o musicale. Oltre a essere un
riflesso dei disastri della Grande Guerra e
dello smarrimento in cui l’esule Stravinskij
RUBRICA: ARS LONGA, VITA BREVIS nasce oltreoceano, bensì nel Vecchio
di Räd Continente durante il rinascimento e
l'illuminismo: basti pensare che proprio
questo termine di "età di mezzo" (fra un
LA FIABA DEL MEDIOEVO prima ed un adesso splendidamente
classici, quasi come un unicum interrotto
da dieci secoli di barbarie) viene coniato in
A cosa pensiamo quando parliamo di tali contesi; oppure ancora grandi
medioevo? Quali immagini appaiono personaggi del calibro di Giorgio Vasari (il
istantaneamente, a causa di legami quale comincia però le sue Vite proprio da
semantici e culturali che ci influenzano due campioni di quella che oggi viene
senza nemmeno rendercene conto, in considerata come "arte medievale", cioè
riferimento a quel tempo? Probabilmente Cimabue e Giotto), Raffaello Sanzio (con la
queste: castelli, cavalieri templari, dame, sua visione negativa del cosiddetto "gotico")
oscure foreste incantate, stregoni, elfi, o lo stesso Francesco Petrarca. Le
draghi, ma anche montagne paurose, colori generazioni che hanno vissuto in quel
tenebrosi, barbari e vichinghi che razziano frangente non si sentivano assolutamente
villaggi, papi e monaci di campagna, Robin in opposizione al mondo classico –
Hood e Parsifal oppure, forse, Dante e chiamavano sé stessi "i moderni"
Carlomagno. Ecco: il nostro immaginario - ovviamente – e nemmeno una "pausa"
il nostro repertorio visivo - si basa su quella alternativa rispetto a quel passato: basti
serie di preconcetti ed influenze mediatiche pensare alla nascita del Sacro Romano
e culturali che, nel loro insieme, ci Impero Germanico, al cui vertice stava
restituiscono una visione unitaria, seppur proprio un imperatore incoronato a Roma;
falsata, del medioevo quale "dark ages" oppure ancora al perdurare dell'Impero
(come tutt'ora viene chiamato nei paesi Romano d'Oriente (da noi definito "Impero
anglofoni). Non voglio però dilungarmi su Bizantino", ma forse a sproposito per
questo discorso (penso che leggere ed sottolinearne l'alterità rispetto alle proprie
ascoltare il prof. Alessandro Barbero origini), il vero erede medievale della
sarebbe assai più proficuo), la quale eppure classicità. Fu poi la volta dei philosophes, i
mi sta particolarmente a cuore, quanto quali opponevano idealmente la (loro)
piuttosto vorrei soffermarmi a riflettere ragione contro la religiosità medievale,
sull'origine di questo spostamento di semplificando dialetticamente la visione di
significato – certamente ingiusto verso quei due epoche molto diverse, eppure ancora
mille anni ed i loro abitanti, i nostri profondamente legate. Così i clichés sul
antenati a cui dobbiamo la forma dell'Italia medioevo si sono diffusi e hanno preso
odierna, contando oltretutto che sono piede, fino ad entrare nei manuali scolastici
vissute molte più generazioni durante le ed universitari, diffondendo un certo
"dark ages" che non dalla loro fine ad oggi. disprezzo verso le nostre stesse origini.
Questa nostra visione "disneyana" – la Ma non è sempre stato così: ci sono
quale tra l'altro considera solo una parte, infatti dei momenti, nella storia culturale e
seppur interessantissima e "romantica" del artistica occidentale, in cui si è voluto
medioevo, cioè i suoi ultimi secoli, rivalutare quel periodo, anche se
denominati oggi "basso" e "tardo" medioevo (purtroppo) idealizzandolo e
– non è nuova all'interno della compagine circoscrivendolo a certi elementi
culturale occidentale, e specificatamente caratteristici ma limitativi: eccoci dunque
americana. al punto di partenza; questa tradizione è
Eppure, la visione di un'epoca dunque quella su cui si appoggiano i film
oscurantista e irrazionale dominata da Disney, le saghe fantasy, i best sellers
ignoranza, superstizione, religione non storici. Tutto è cominciato con la
"riscoperta" del proprio passato nazionale i monumenti, nonostante la corrente di
medievale nell'età romantica (in pensiero che considera questo momento
opposizione ideale al neoclassicismo) a storico come barbaro e rozzo sia comunque
partire dal secondo Settecento in stati predominante. Alla radice di questa prima
europei già consolidati come il Regno Unito ripresa non si trova tuttavia un puro senso
o la Francia, ed in altri alla ricerca di un estetico, ma anche una certa presa di
filo conduttore condiviso che potesse unire posizione ideologica: in quei dieci secoli si
una nazione sotto il segno di una storia formarono le nazioni attuali, quindi è lì che
comune, come la Germania e l'Italia. Si si vuole cercare il proprio carattere,
sviluppò così durante l'Ottocento una sorta partendo da una visione pittoresca dei resti
di medievalismo, con diverse sfacettature sopravvissuti fino ad allora di quel periodo
in campo artistico: da un lato una ripresa ed inserendo gradualmente dei dettagli
dello stile architettonico gotico (se così si goticheggianti all'interno delle dominanti
può chiamare quell'insieme eterogeneo architetture neoclassiche (sempre però con
caratterizzato anche da caratteristiche e lo scopo di sottolinearne il carattere
tradizioni artistiche locali), detto appunto pittoresco, appunto).
"neogotico"; dall'altro lato troviamo dei Il medioevo di cui si sogna è quello del
pittori che scelgono temi, tecniche, gotico: non è quindi soprprendente scoprire
argomenti, stili di vita e di pensiero in linea che proprio in Francia si abbiano degli
con questo revival medievale, quali i esempi importanti di questa tendenza,
preraffaeliti, i nazareni, oppure artisti nonostante essa sia una delle roccaforti
come Francesco Hayez. Quello che principali del neoclassico sotto l'influenza
veicolano è certo un medioevo romantico, dello stile Empire. Volendo sottolineare solo
fantastico, sublimato: eppure è proprio alcuni aspetti della storia artistica, bisogna
questa l'origine della nostra visione odierna ricordare che il gotico nasce proprio nel
– la quale rende solo parzialmente giustizia cuore della Francia medievale, l'Ile-de-
alle nostre radici nazionali, culturali e France, grazie ai primi esperimenti
storiche. avanguardistici nella basilica di Saint-
Uno degli aspetti con cui questo revival Denis e nella cattedrale di Saint-Étienne a
si manifesta, è appunto la progettazione di Sens: sarà da questi centri che in seguito si
architetture in "stile neogotico". Il gotico di diffonderà a macchia d'olio il cosiddetto
per sé non sparisce da un momento all'altro "opus francigenum" in tutta Europa. Le
durante il rinascimento, ma continua – figure principali, nel XIX secolo, del revival
seppur in forme meno grandiose e neogotico saranno innanzitutto Arcisse de
conosciute rispetto al suo acme Caumont (fondatore della “Société des
tardomedievale – in Francia (basti pensare antiquaires de Normandie”), Victor Hugo
alle cattedrali ti Tours e Orléans, (con la sua celebre Notre-Dame de Paris nel
completate attorno al XVII sec.), 1831), Prosper Mérimée (l’"inspecteur
Inghilterra, Spagna, Germania e Italia (il général des monuments historiques",
carattere originario della basilica di San istituito dal 1833), l'architetto Jean-
Petronio a Bologna viene mantenuto nel Baptiste Antoine Lassus (che lavorerà
momento in cui l'architetto Carlo Rinaldi assieme al collega citato più avanti alla
ne progetta le volte nel 1646). Arrivati al Sainte-Chapelle), e, soprattutto, il
periodo compreso fra il Settecento ed il celebrerrio Eugène Viollet-le-Duc (1814 –
secolo successivo, comincia appunto a 1879). Quest'ultimo architetto è il campione
diffondersi un certo gusto per la produzione del movimento, nonché della diffusione
artistica medievale, specialmente all'epoca della "fiaba del medioevo" di cui si
l'architettura religiosa, le arti applicate è parlato più sopra: sovrintende il restauro
(come le vetrate, le miniature, le (spesso abbastanza fantasioso e
tappezzerie, la gioielleria e la metallurgia), romanticheggiante) di monumenti gotici
quali l'abbaziale di Vézelay, la cittadella di RUBRICA: BIT GENERATION
Carcassonne, l'abbazia di Mont-Saint-
Michel, la cattedrale di Notre-Dame de LOLITA
Paris, il castello di Roquetaillade, di
Pierrefonds e quello di Pupetières, per Una vita da kodak anni ’90,
citarne solo alcuni. I suoi lavori si una vita policrome:
caratterizzano per delle integrazioni che negativo di due occhi
spesso oltrepassano e completano troppo profondi,
l'architettura originale snaturando l'opera un sorriso troppo complicato
per renderla più conforme alla propria per amarti in tecnicolor, Lolita.
visione a posteriori. Per la mia nostalgia vaporwave lofi
Allo stesso tempo, un certo numero di ti ho lasciata bruciare
nuove costruzioni riprenderanno questo la mia anima
revival in Francia, fra cui: le basiliche di che si infiamma con te
Sainte-Clotilde (1846 – 1857), Notre-Dame più veloce di una pellicola, Lolita.
di Bonsecours (1840 – 1844), Notre-Dame- A me importa di te
de-la-Délivrande (1854 – 1878), anche se a nessun’altro importa
l'Immaculée-Conception de Lourdes (1866 – della mia Lolita,
1871), Saint-Epvre de Nancy (1864 – 1874). l’altra metà dei miei sogni chillwave;
Anche in Italia si possono vedere i e vorrei portarti a fotografare l’oceano
riflessi di questa tendenza, ad esempio mentre bevo il tuo amore
nella facciata del duomo di Santa Maria del in un tiki, Lolita,
Fiore a Firenze, demolita nel 1587 – 1588, e con una cantante lirica hawaiana
ricostruita (dopo un famoso concorso nel in una radio d’estate,
1864, i cui risultati sono esposti nello stesso e amarti sul bagnasciuga
Museo dell'Opera del Duomo): si sceglie il stanotte o col tramonto fuji:
progetto di Emilio de Fabris, fedele alla non sarebbe abbastanza
struttura di Arnolfo di Cambio e al dirti che ti amo contro l’aurora
campanile di Giotto; a dimostrazione che la prima che sia troppo tardi
linea della modernità e della per tornare a vivere normale.
contemporaneità può passare anche Lolita, l’anima maledetta
attraverso la riscoperta, la valorizzazione e di chi non riesce ad amarti
la ripresa della propria tradizione o dirtelo e basta
nazionale, specialmente in paesi come la o dirselo e amarti ancora,
Francia e l'Italia, con una ricchissima Lolita.
storia artistica medievale – la quale
coincide con le radici di ciò che siamo oggi.
- Räd

- Räd
COLLINE
Trieste, 24 aprile 2020

Sulle colline che vedevo dalla casa dei miei


nonni era arroccato un paese, una ventina
di case o poco più costruite in vecchia pietra
di tufo. Anche lì era stata appena installata
la linea dell'elettricità, e capitava che nelle
notti di luna dalla mia finestra amavo
osservare, disturbato solo da qualche falena La mia curiosità era grande. Avrei voluto
innamorata, le luci delle vie e delle case di chiedergli quali pensieri scandivano le sue
quel minuscolo borgo. ore così calme e serene. E mi ripromisi che
A dire il vero era abbastanza grande da far in un giorno di sole, un giorno in cui si
immaginare una comunità all'interno della sentiva il caldo profumo del mare portato
quale ognuno aveva il proprio ruolo. da una leggera brezza, sarei andato a
Nessuno era superiore ad un altro, trovarlo, speranzoso di sentirmi raccontare
convivevano in un equilibrio perfetto, probabilmente una vecchia fiaba contadina,
complementari gli uni agli altri, grati del di quelle che affascinano per i paesaggi
loro senso di unità, ognuno consapevole che naturali e la bontà delle genti umili.
la propria importanza era d'aiuto ad ogni
compaesano, indistintamente.
Così, dopo che una notte sognai
Quelle luci davano un senso di sicurezza.
un'avventura di corsari e sirene, verso le 2
Erano l'ancora che tratteneva saldo il mio
di pomeriggio m'incamminai verso la casa
bastimento dei sogni, che gli impediva di
sulla collina. Non ebbi difficoltà a trovarla e
perdersi per mari scuri e agitati, che gli
con essa il suo mite abitante.
permetteva un sonnecchiare tranquillo e
soddisfatto sullo specchio d'acqua sereno
riflettente la luna piena. Erano le luci che Quando mi vide arrivare si tolse la pipa di
erano sempre esistite da quando, nella bocca e, smettendo di dondolare, mi salutò
notte dei tempi, una stella illuminò una alzando una mano. Gli dissi che abitando in
grotta che aveva appena visto nascere la fondo alla valle lo vedevo ogni giorno un po'
Luce dell'Amore. Quella luce, in quel borgo, discosto dalla vita laboriosa dei suoi
di notte si era suddivisa in tanti puntini compaesani, e siccome ammiravo
risplendenti, che rivestivano come un incondizionatamente la vita che si svolgeva
reticolo buono le forme brune delle colline. nel suo paesino, mi sarebbe piaciuto
ascoltare la sua esperienza in quella che
consideravo la migliore delle esistenze,
Imparando ad osservare le luci notturne
dove si produce soprattutto benessere.
immaginavo anche le luci del giorno che
splendevano su quelle case calde illuminate
dal sole. Vedevo mani laboriose di contadini Mi raccontò che anche lui da piccolo
intenti al lavoro dei campi, altrettante abitava in fondo alla valle, e che anche lui
mani amorevoli che nelle cucine nelle notti rischiarate dalla luna osservava
preparavano pranzi e cene, e gridolini le case di quello che sarebbe diventato in
festosi di bimbi impegnati ai giochi. La vita età matura il suo paese. Era innamorato di
scorreva serena e le ore del giorno si una ragazza che abitava proprio nella casa
susseguivano a declamare la potenza di un in cui ci trovavamo ora. Mi spiegò che col
mondo gentile e solidale. tempo si conobbero e la sposò, mi disse che
Mi accorsi, quando conobbi meglio la la sua dolce sposa stava preparando la cena
disposizione delle case, che una di queste se e che se avessi voluto sarei potuto rimanere
ne stava un po' in disparte, e aveva un a desinare con loro due. Rifiutai con
cortiletto dinnanzi dove si ergeva maestosa gentilezza, e dopo promisi che quando
una grande quercia. Nel cortile c'era una avessi potuto mi sarei fermato volentieri,
sedia a dondolo, e ogni giorno verso il primo volli allora chiedergli cosa lo spinse ad
pomeriggio per un'oretta circa un signore innamorarsi di sua moglie. Mi rispose che
amava cullarsi sotto l'ombra del grande fu sicuramente la gioia. La gioia che fa
albero. Era un uomo sulla cinquantina, commuovere fino alle lacrime quando si
portava un cappello in feltro e una percepisce il futuro.
salopette verde come quelle di moda in
Tirolo, aveva barba e baffi bianchi e Tornai a casa e quella notte sognai la
fumava la pipa. grande quercia con le sue foglie ondeggianti
al vento. Sognai la forza di quelle foglie,
ostinatamente attaccate ai rami, di un
verde brillante che attraversava il cielo in Stette un po’ a guardare le cinque lettere,
mulinelli, e che espandevano l'aroma di pensando a cosa avrebbe potuto mettere nel
un'estate ancora giovane. Era l'amore che bosco. Ancora senza accorgersene, scrisse la
sognai, generoso e glorioso, e due piccole parola “volpe”.
lacrime il giorno dopo mi rigarono il cuore.
«Bene, bene» disse il cantastorie «una volpe
nel bosco. Non è nulla di speciale, ma posso
fare in modo che lo diventi. Vediamo, cosa
- Elena Giraldi
potrei aggiungere? Dunque… “cacciatore”.
Anche questo è un po’ banale, ma almeno
adesso ho creato un piccolo universo. Devo
solo inventare una storia. Dunque…»
IL CANTASTORIE
E scrisse, a due dita dalla parola
“cacciatore”, che aveva allineato sotto le
C’era una volta un cantastorie che per anni altre due: “C’era una volta una volpe che
aveva girato il mondo raccontando a folle viveva in un grande bosco. Si era in
entusiaste le antiche fiabe già narrate, inverno, la neve copriva tutta la foresta;
prima di lui, da suo padre e da suo nonno. era tempo di letargo, ma la volpe soffriva
Ma un giorno egli si rese conto di avere d’insonnia e dunque, per vincere la noia,
completamente esaurito il suo repertorio: la era uscita dalla tana per bere un sorso
gente, dopo aver ascoltato da lui molte d’acqua…”
storie tutte simili tra loro, cominciava ad
«Eh no, - disse la volpe. – Io sono in
annoiarsi. Il cantastorie decise così di
perfetta salute, ho sempre dormito tutto
mettersi in viaggio per apprendere nuovi
l’inverno senza interruzioni».
racconti. Viaggia e viaggia, giunse in capo
al mondo: qui abitava un uomo che tutti Al cantastorie cadde la penna di mano. Una
dicevano fosse il più vecchio della terra, goccia d’inchiostro macchiò la parola
forse addirittura più vecchio della terra “volpe”. «Guarda che cosa hai fatto! – si
stessa. Chi poteva conoscere più racconti di arrabbiò la volpe – mi hai imbrattata
lui? Il cantastorie, raggiunta l’umile dimora completamente di nero! Ora non sembro
del vecchio, lo implorò di raccontargli più neanche una volpe. Vedi? Assomiglio a
almeno una delle tante storie che un lupo, animale che io detesto».
sicuramente conosceva. Il vecchio sorrise, «Una volpe d’inchiostro che parla? –
ma non parlò: gli porse invece una semplice esclamò il cantastorie – non ci credo!».
penna e un rotolo di pergamena, e così
facendo lo congedò. Pur deluso dall’esito La volpe non gli diede ascolto. «Povera me!
della sua visita, il cantastorie si rimise in Io, protagonista di una storia, adesso sono
cammino. tutta sporca, mentre la mia inutile collega,
là sopra – e alludeva alla prima parola
“A quanto pare il messaggio è chiaro,” “volpe”, quella scritta in cima al foglio – sì,
pensò lungo la strada. “Devo per forza proprio lei, che non ha nulla da fare, è
inventarle e scriverle da me, le storie”. Si perfettamente linda e immacolata! Tra
fermò in un bosco nebbioso: il posto, pensò, l’altro hai usato una pessima calligrafia. La
gli avrebbe fornito la giusta ispirazione. mia “v” è tutta storta e sgangherata…È
Stese la pergamena su un masso, si come se fossi nata deforme. Hai visto come
inginocchiò come a una scrivania, ma ben zoppico? Ho una zampa più corta delle
presto si accorse di non avere la più pallida altre».
idea di cosa scrivere. Riandare con la mente
ai mille personaggi e alle mille avventure «Mi dispiace, - disse il cantastorie, – se vuoi
delle sue vecchie fiabe si rivelò ti posso riscrivere».
completamente inutile. Mentre si «Non ci pensare nemmeno! – protestò
scervellava per tirar fuori un’idea qualsiasi, l’animale – non sarei più io! Devi solo
quasi senza accorgersene lasciò scivolare la cancellare questa stupida macchia e
penna sul foglio e scrisse la parola “Bosco”. correggere la lettera “v”».
Il cantastorie ci pensò un momento. «No, opaco ai suoi occhi. Appena una di queste
non ho intenzione di farlo. Una volpe nera e righe terminava e seguitava a capo, gli
claudicante è assai più interessante di una sembrava di essere su uno scivolo. Ogni
normale. Ci starà bene». tanto cercava di gettare lo sguardo in alto,
tra le cime degli alberi, per paura di vedere
«Ma… io non voglio…»
il volto, austero e minaccioso, dell’Autore.
«Alt. L’autore sono io. Di te faccio quello
Dopo avere riflettuto a lungo, disse ai suoi
che voglio. Dunque: tu sei una volpe nera,
personaggi: «Vi prego di perdonarmi...Non
zoppa e malata d’insonnia».
so ancora se credere o no a quel che mi
La volpe tentò di protestare, ma scorgendo, avete detto, ma ho come un presagio,
una riga sotto, la parola “insonnia” che la un’inquietudine addosso…io…io ho come
guardava minacciosa, si arrese e si mise a l’impressione che sia vero. Sì, forse anzi l’ho
sedere, imbronciata, sul suo piede zoppo. sempre saputo e me ne rendo conto sul
“Mentre la volpe – continuò egli a scrivere – serio solo adesso. Cacciatore, potresti
stava per bere a grandi sorsi da una aspettare un attimo col fucile tra i cespugli,
pozzanghera semighiacciata, un cacciatore in attesa di sparare alla volpe, in modo che
si aggirava nei dintorni. Vedendo quello mi possa spostare lontano da questo bosco?
strano animale lì vicino, si disse che un Adesso che so di vivere in una storia, in
bottino così non poteva sfuggirgli a nessun cuor mio ho un gran timore che tutto possa
costo. Puntò il fucile e…” finire da un momento all’altro…ho bisogno
di camminare, di andarmene via di
«Nessun fucile, - disse il cacciatore. – Io qui…non voglio che tutto finisca di
preferisco l’arco e le frecce. E comunque colpo…».
non ho intenzione di uccidere quella povera
volpe: mi sta simpatica».
«Ci risiamo! – disse il cantastorie. – Io, che sono l’autore, devo ammettere che
Possibile che io e i miei personaggi non questa sua decisione non mi piace…perché
possiamo proprio andare d’accordo?». mai il cantastorie dovrebbe abbandonare
quel bosco così suggestivo e fiabesco?
«Perché? Non ne sei felice?» domandò il
cacciatore. «La dialettica, lo scambio Ma in fondo la cosa non ha molta
fecondo e vivace di diversi punti di vista, è importanza. E sia: lasciamolo fare.
all’origine di ogni forma di convivenza».
«Felice un corno! Ma che dialettica e Mentre sul foglio il cacciatore,
dialettica! Io pretendo di essere obbedito imbracciando il fucile che non gli piaceva,
dalle creazioni della mia fantasia…Dannati continuava a puntare senza sparare, il
scarabocchi, lasciatemi continuare come cantastorie arrotolò la pergamena,
voglio!». abbandonò il bosco e proseguì lungo una
«Poveretto, – disse con calma il cacciatore – strada sconosciuta. Era troppo inquieto per
chi sei tu per insultarci? Credi di essere continuare a scrivere. Non sapeva dove
diverso da noi scarabocchi? Anche tu sei andare; voleva soltanto liberarsi
una creatura d’inchiostro, anche tu sei solo dall’angoscia che di colpo l’aveva
il protagonista di un racconto di fantasia! attanagliato. Solo dopo un giorno intero di
Già, perché tutti quanti viviamo dentro una cammino, quando iniziò a essere stanco,
storia. Noi nella tua, tu in quella di un decise di fermarsi. Aveva attraversato una
altro. Non sei un vero cantastorie: sei solo vasta campagna e ora si trovava in
la parola “cantastorie”». un’enorme città. Sistematosi in una
locanda, vi trascorse la notte; il mattino
All’uomo iniziò a girare la testa. Era dopo aprì di nuovo la pergamena e si rimise
assurdo, come poteva crederci? Era forse un al lavoro.
inganno, un sortilegio del vecchio sapiente?
Stava sognando? Si girò intorno. Il bosco «Dunque, cancello “fucile” e scrivo
era più nebbioso che mai; tutto appariva “arco”…va bene, cacciatore?».
Il cacciatore, sebbene non proprio felice,
sembrava tuttavia più soddisfatto di prima.
Be’, se l’è meritato. Ad ogni modo desso
Non altrettanto si poteva dire della volpe,
punisco anche il re: anche lui uscirà dalla
che nel frattempo cercava senza successo di
storia prima che essa finisca.
sbranare la parola “insonnia” e continuava
a ripetere che l’autore non aveva alcuna
pietà per gli animali. Il cacciatore aveva Nel frattempo la volpe e il cacciatore erano
dunque l’arco in mano e stava tendendo la ancora lì sul foglio: l’uno stava puntando col
corda, quando il cantastorie venne distratto suo arco; l’altra, un po’ intimorita per il
da un forte brusio che proveniva dalla pericolo imminente, stava bevendo dalla
strada. Un po’ seccato, egli pregò le sue pozzanghera.
creature di attenderlo ancora un po’ e uscì
dalla locanda. Le strade della città erano «Sai cosa?» disse il cacciatore. «Comincio a
tutte affollate; sembrava che si attendesse essere veramente stufo».
un evento importantissimo. «Anch’io» disse la volpe. «Già mi tocca
«Cosa sta succedendo?» domandò il sopportare la disgrazia di avere una zampa
cantastorie a un passante. più corta dell’altra e una macchia nera sul
manto…»
«Tra poco nella pubblica via passerà il re di
questo paese con tutto il suo corteo, e il «Non sei poi tanto brutta, anche se ridotta
popolo gli renderà omaggio». Il cantastorie, così» disse il cacciatore.
incuriosito, decise di assistere al corteo. «Davvero?»
Di lì a poco arrivò il re, un omone grasso e «Già. E poi, come ho già detto, non ho
grosso con il mantello di ermellino e la affatto voglia di ucciderti». E il cacciatore
corona d’oro tempestata di pietre preziose. spezzò l’arco.
Era seguito da una lunghissima
processione di dignitari, anch’essi vestiti di «Se tu spezzi l’arco…allora io posso bere
tutto punto. Il popolo esultava e senza paura,» disse la volpe, e finalmente
applaudiva, non si sa bene se per rassicurata bevve a grandi sorsate.
ammirazione o per timore. Ma il «E adesso che si fa?» domandò il cacciatore.
cantastorie sogghignava…
«Andiamo,» rispose la volpe.
«A completare la storia?»
Ha in mente qualcosa di brutto, lo so. Le
cose si stanno mettendo molto «Perché no?»
male…Cercherò di convincerlo a non…ma Si incamminarono attraverso il bosco, e il
no, sta protestando! E va bene, te la sei sole chiaro che pian piano si faceva strada
voluta, cantastorie. Ti lascio fare. tra la nebbia salutava una nuova storia.

Il cantastorie, dunque, gridò a


squarciagola: «Mi fai ridere! Tu non sei un - Artur Arturovič Kljaksa
re. Sei dentro una storia. Sei solo la parola
“re”!».
Il re, pur non avendo colto il senso di quella
frase, capì che colui che l’aveva pronunciata
era un sovversivo e uno screanzato e si
arrabbiò così tanto che la corona gli cadde
dalla testa e rotolò per terra, andando a
finire chissà dove. Il cantastorie fu
arrestato e portato in prigione, maledicendo
l’Autore che l’aveva fatto uscire dalla storia
prima che questa finisse.

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