Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
L’Histoire du soldat
L’Histoire du soldat è un’opera da camera in due parti; un intreccio teatrale che include, oltre
alla parte musicale, un testo recitato e alcuni balletti. Fu composta da Igor Fëdorovič
Stravinskij nel 1918 su libretto in francese di Charles Ferdinand Ramuz.
L’Histoire du soldat non è un’opera vera e propria poiché manca il canto. C’è una voce narrante
e un dialogo parlato fra il diavolo e il soldato. Le voci degli attori molto spesso si
sovrappongono alla musica, altre volte sono presenti tra un pezzo musicale e l’altro e l’azione
sulla scena è suggerita mimicamente. La musica non solo è interludio fra i vari momenti, ma
accompagna i mimi e i ballerini ponendo l’accento sugli episodi salienti, inoltre è innovativa e
particolare poiché accosta forme e stili diversi: una marcia, un valzer e un corale bachiano,
collegati a un tango argentino, un ragtime e jazz americano. Fu composta nel periodo
stravinskiano che si colloca a cavallo tra la fase dei balletti russi, o fauve, e l’accostamento al
neoclassicismo.
Dall’opera il compositore russo trasse nel 1919 due suite: una da concerto, con lo stesso
organico strumentale (ma senza le parti recitate), e un’altra per violino, clarinetto e pianoforte.
Stravinskij e Ramuz pensarono allora di far fronte alla situazione economica creando e
allestendo un’opera teatrale “atipica” per il periodo. Il progetto prevedeva una tournée con un
piccolo teatro ambulante con l’intento di recarsi da una località all’altra per presentare l’opera
nei villaggi di tutta la Svizzera. In realtà la tournée non fu mai realizzata a causa dell’epidemia
spagnola che colpì, tra gli altri, anche i musicisti e gli attori impiegati per l’Histoire. La “folle
iniziativa”, come scrisse il grande Stravinskij nelle Cronache della mia vita, edito da Feltrinelli
Editore Milano e tradotto dal francese da Alberto Mantelli, fu sostenuta finanziariamente da
un clarinettista dilettante di Winterthur, Werner Reinhart.
Alla prima rappresentazione, avvenuta il 29 settembre 1918 presso il Casino-Théȃtre di
Losanna, assistette anche lo stesso Stravinskij che, nel summenzionato libro Cronache della mia
vita, scrisse quanto segue: “Purtroppo, dopo di allora non mi fu più dato di assistere a una
rappresentazione del Soldat che mi abbia ugualmente soddisfatto”, l’orchestra con sette
musicisti in tutto più il direttore si trovavano ben visibili a un lato del pubblico. Dall’altro lato,
un baldacchino per il narratore e in mezzo la scena, nella quale recitavano due attori e due
ballerini.
Scansione drammaturgica
La scansione drammaturgica dell’Histoire du soldat deriva dall’incastro nel testo narrativo di
“numeri” musicali chiusi e da un calcolato uso delle luci e del sipario (aperto o chiuso). La
prima parte si sviluppa in un’introduzione (Marche du soldat) e tre scene, con tre pezzi musicali
(Petits airs au bord du ruisseau, Pastorale, Petits airs) variamente ripresi, e in un tempo narrativo
statico e circolare, evidenziato dall’andamento sospeso del brano centrale Pastorale (la perdita
del tempo e della musica è, infatti, una delle conseguenze del patto col diavolo). La seconda
parte ricomincia da capo (stessa introduzione: Marche du soldat) e si evolve in un ritmo
drammaturgico più teso e lineare, con otto brani musicali (Marche royale, Petit concert, tre
danze: Tango, Valse, Ragtime, Danse du diable, Petit choral, Couplets du diable, Grand choral, Marche
triomphale du diable) che si susseguono sino alla fine senza ripresa[3].
Trama dettagliata
La trama racconta la storia di Joseph, un soldato in licenza che sta tornando a casa.
Costui, si ferma presso la riva di un ruscello per riposarsi e inizia a rovistare l’interno del suo
zaino estraendone un medaglione portafortuna raffigurante il suo santo protettore, uno
specchio, la foto della sua fidanzata e un violino di poco valore, al quale però è attaccatissimo.
Mentre si diletta a suonare, gli si avvicina un anziano signore con un retino per farfalle (in
realtà, il diavolo sotto mentite spoglie). Si accosta e gli chiede di vendergli il violino. Joseph
rifiuta, ma il diavolo gli propone di barattarlo con un misterioso libro magico. Sfogliandolo,
Joseph si accorge che vi sono riportati avvenimenti non ancora accaduti e così intuisce la sua
importanza: con questo in suo possesso, può diventare ricco e potente.
Il diavolo propone al soldato un patto: trascorreranno tre giorni insieme durante i quali
Joseph gli insegnerà a suonare il violino e lui, per ricambiare, gli svelerà come utilizzare il libro
magico. Il soldato accetta. Allo scadere dei tre giorni, però, tornando finalmente a casa, Joseph
si rende conto che non sono trascorsi tre giorni bensì tre anni: la sua fidanzata si è sposata
con un altro, la madre e l’intero paese lo credono morto.
Così Joseph, capito l’inganno, parte alla ricerca del diavolo. Lo trova a un incrocio in veste di
mercante di bestiame e inizia a litigarci. Il diavolo lo consola, ricordandogli il libro. Joseph,
calmatosi, inizia a sfruttare la magia del libro accumulando in breve tempo enormi ricchezze,
ma dopo un po’ capisce che in realtà gli interessa maggiormente riottenere gli affetti, il suo
violino e la vita che aveva prima.
Dopo un po’ di tempo, giunge in un luogo sconosciuto ed entra in una locanda per mangiare.
Si avvicina un uomo (il diavolo) dicendo di essere un soldato e per questo motivo, vedendolo
solo e triste, gli offre il suo aiuto. Contemporaneamente passa un banditore annunciando la
sciagura capitata al re: la figlia è gravemente malata e chiunque riesca a guarirla l’avrà in
sposa. Lo sconosciuto esorta il soldato a farsi avanti e Joseph accetta. Uscito dalla locanda
però, si ritrova come d’incanto presso la porta del giardino del palazzo reale e chiede ai
servitori del re di essere annunciato.
La figlia del re è sotto un sortilegio del diavolo, il quale, nelle vesti questa volta di un violinista
virtuoso, accoglie come un cameriere di corte il soldato in una camera del palazzo. Il diavolo
rimprovera e provoca Joseph, che è consapevole di chi egli sia ma è anche conscio della sua
inferiorità rispetto al rivale. A questo punto della trama, interviene il narratore che incita il
soldato a ribellarsi e a vendicarsi. Joseph decide di sfidare il diavolo a carte, lo fa ubriacare e
vince la partita. Si rimpossessa del violino e inizia a suonarlo sul corpo del diavolo ormai
ubriaco e privo di sensi.
In un’altra camera la principessa, apparentemente morta, giace nel suo letto. Il soldato entra
nella stanza e suona tre danze: subito dopo le prime battute del tango, la principessa si
sveglia e inizia a danzare. La principessa e il soldato si abbracciano, ma all’improvviso arriva il
diavolo, questa volta nella sua vera sembianza. I due tentano di ricominciare a danzare, ma il
diavolo si avventa contro Joseph per riprendersi il violino. Per fortuna, egli capisce come
sottomettere il diavolo: inizia a suonare costringendolo a danzare fino allo sfinimento. Joseph
e la principessa credono di aver vinto, ma il loro entusiasmo cessa nell’istante in cui il diavolo,
maledicendoli, scompare.
Nel 1963 William Kraft, percussionista, dopo aver ricevuto delucidazioni e spiegazioni dallo
stesso compositore Stravinskij, decise di pubblicare la sua “revisione” della notazione,
strumentazione e formazione di set up da lui stessa ideata e “concepita” da percussionista.
Aggiunse, sotto approvazione dello stesso Stravinskij l’hi-hat come “colore caratteristico”
nella Marcia reale e nella Marcia trionfale del diavolo[4].
Nel 1987 James Blades altro percussionista, pubblica la sua versione di set up, notazione e
strumentazione della storia del soldato[5].
Osservando il set up di Kraft e il set up di Blades si nota una disposizione spaziale diversa
(Kraft lineare, Blades a semicerchio), disposizione del tamburo militare diversa (Kraft esterna,
Blades interna), presenza di hi-hat (Kraft include, Blades esclude), posizione del piatto sospeso
diversa (Kraft vicino al tamburo militare, Blades tra la grancassa e il tamburo militare).
Entrambi adoperano due tamburi rullanti di diversa dimensione, entrambi collocano quasi
nella stessa posizione, all’interno del set up, triangolo e tamburello basco, per entrambi la
grancassa dovrebbe essere bandistica e non sinfonica.
L’Histoire du soldat non è l’unico brano, tra la ricca letteratura edita sugli strumenti a
percussione, in cui è impiegato un solo percussionista che suona più strumenti
contemporaneamente. Per esempio, in Experimentum Mundi di Giorgio Battistelli, un solo
percussionista suona addirittura quarantasei strumenti a percussione. Con
quest’osservazione, non vogliamo fare intendere che il percussionista sia un musicista
migliore rispetto agli altri, ma nemmeno dar credito a coloro i quali sostengono che gli
strumenti a percussione siano più semplici da suonare.
I suoni previsti sulla grancassa sono due, per questo motivo sarà suonata al bordo e al centro,
inoltre sarà adoperato il battente con la testa di cuoio nelle due marce e il battente con testa
morbida negli altri brani. Nelle due marce, il piatto sospeso sarà suonato con il corpo della
bacchetta sul bordo, per emulare insieme all’hi-hat il suono caratteristico dei piatti a due
suonati marciando in una banda musicale. Nel tango, invece, il suono previsto deve essere
ampio, e quindi il piatto sarà suonato alla metà. I due tamburi rullanti di diversa dimensione
saranno suonati senza cordiera inserita, mentre il tamburo militare suonerà con la cordiera
inserita in Marche royale battuta quattordici, in Couplet du Diable. In tutti gli altri brani, e dove
previsto, il tamburo militare dovrà essere suonato senza cordiera.
Conclusioni
Il compositore Igor Fëdorovič Stravinskij, ovviamente, non ha dedicato la sua “maestria” solo
ed esclusivamente alla famiglia degli strumenti a percussione, ma possiamo tranquillamente
sostenere che sia stato uno tra i primi a gratificare questi strumenti, sia a suono determinato,
sia a suono indeterminato.
Note:
[1] L’Universale, La Grande Enciclopedia Tematica, vol. 14, Milano, 2005, pag. 1163-1164.
[2] L’Universale, La Grande Enciclopedia Tematica, vol. 14, Milano, 2005, pag. 1163.
[3] L’Universale, La Grande Enciclopedia Tematica, Vol. 14, Milano, 2005, pag. 1164.
[4] Set up di William Kraft.
[5] Set up di James Blades.