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PROGETTAZIONE

ILLUMINOTECNICA AVANZATA

Palazzoli Academy
PROGETTAZIONE
ILLUMINOTECNICA AVANZATA

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INDICE

PREMESSA 4 La Sfera Integratrice o di Ulbricht 31

LA LUCE 6 SPETTROMETRIA 32

Descrizione del fenomeno 6 Misure spettrali 32

Onde elettromagnetiche 7 Il corpo nero 34

Propagazione della luce 7 Temperatura di colore correlata delle sorgenti 34

VISIONE 8 COLORE 37

Fisiologia dell’occhio 8 Sintesi Additiva e Sottrattiva 38

Adattamento 10 La percezione dei colori 39

Accomodamento 10 Misura del colore 41

Convergenza 11 Tinta 41

Processo percettivo 12 Luminosità 42

GRANDEZZE FONDAMENTALI 14 Saturazione 42

Flusso 14 Indici di resa cromatica 43

Intensità 17 Indici CRI e TM30 44

Illuminamento 18 SORGENTI LUMINOSE 48

Luminanza 18 Tecnologie e tipi di sorgente 48

LEGGI FONDAMENTALI
DEL CALCOLO ILLUMINOTECNICO
19 Incandescenza 48

Legge dell’inverso del quadrato 19 Alogene 48

Legge fondamentale dell’illuminotecnica per


apparecchi ad altezza costante
19 Fluorescenti 49

Tabella comparativa delle grandezze radiometriche


e fotometriche
20 Lampade a scarica 49

Fenomeni di riflessione 22 Lampade a scarica agli ioduri metallici 50

FOTOMETRIA 23 Lampade a scarica a vapori di sodio 50

Luxmetro 23 LED 51

Goniofotometro 24 Efficacia luminosa 55

Sistemi di coordinate 28 APPARECCHI DI ILLUMINAZIONE 56

Tecniche di misura 30 Apparecchi tradizionali 56

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Apparecchi LED 57 Prova di Durata 90

Binning 60 Prova di Umidità 90

File di interscambio 61 Prova di Riscaldamento 91

Prove Dielettriche, di Resistenza di Isolamento


Vita media di un apparecchio LED 62 e della Corrente di Contatto
91

Metodo di classificazione della vita media degli


apparecchi LED
66 Misure sul Goniofotometro 92

ILLUMINAZIONE LED
E RISPARMIO ENERGETICO
68 Controllo in ingresso delle Sorgenti 93

Illuminazione degli ambienti industriali 68 Prova di Cromaticità degli Apparecchi 93

Metodo del flusso totale 69 SISTEMI DI REGOLAZIONE 94

Relamping e retrofit 72 Controllo analogico 1/10V 94

Risparmio energetico 73 Controllo digitale DALI 94

Payback time 74 Controllo digitale DMX 94

Vantaggi dell’illuminazione LED 75 Progetto Esecutivo 94

PROGETTAZIONE ILLUMINOTECNICA 76 Messa in Opera 95

Introduzione alla progettazione illuminotecnica 78 Manutenzione degli impianti 95

Analisi dell’ambiente 80 ILLUMINAZIONE DEI LUOGHI DI LAVORO 95

Analisi dei Compiti Visivi 80 Posti di lavoro in interno 95

VERIFICA DEI VINCOLI NORMATIVI 81 Posti di lavoro in esterno 95

Cipriani Profilati: esempio di illuminazione di


Industria Alimentare 81 Interno ed Esterno
109

Presenza di atmosfera esplosiva 84 ILLUMINAZIONE STRADALE 110

Convenzioni per il calcolo


Presenza di pericolo di incendio 86 illuminotecnico stradale
111

Protezione dai colpi di pallone 87 ILLUMINAZIONE SPORTIVA 116

Convenzioni per il calcolo illuminotecnico degli


Esposizione ad alte temperature 87 impianti sportivi
117

Progetto Preliminare 87 Esempi di illuminazione di impianti sportivi 118

Selezione degli Apparecchi 88 Piscina Airon Club 118

Prove di Laboratorio 88 Bocciodromo Santa Maria 119

Prova Nebbia Salina 88 Campo da Tennis 120

Prova del Grado di Protezione IK 89 ILLUMINAZIONE D’EMERGENZA 121

Prova del Grado di Protezione IP 89

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PREMESSA

LA LUCE È VITA

Quando nasce un bambino si dice che è venu- di luce, le ore attive, le ore in cui fare delle cose,
to alla luce, indicando con questa espressione eseguire dei compiti: insomma si è sempre in-
che una nuova vita è iniziata; nella Bibbia Dio, gegnato per riuscire a proseguire le sue normali
dopo aver creato il cielo e la terra, disse “sia la attività anche quando la luce naturale, la luce
luce” e così tutto cominciò. del sole, non ci riscalda più, oppure quando è
oscurata dai fenomeni naturali.
I bambini, e spesso anche gli adulti, hanno paura
del buio e sono subito rassicurati dall’accensio- La luce artificiale ha una storia antichissima, è
ne di una lucina: solo con la luce si scacciano le connaturata con le attività umane, perché l’uo-
paure, perché prendiamo consapevolezza di noi mo ha sempre tentato di rimanere attivo, di con-
stessi e dell’ambiente intorno a noi e possiamo tinuare a fare cose, vedere gente anche quando
intervenire per modificare ciò che ci circonda. il sole è ormai tramontato ma gli rimane la vo-
glia di proseguire quello che sta facendo, op-
Se non vediamo dobbiamo muoverci a tastoni, pure perché vuole operare dove la luce del sole
non riusciamo a prevenire i pericoli, perché non non arriva.
li avvertiamo in anticipo e, in sostanza, abbia-
mo un sacco di difficoltà a proseguire le nostre Nel sito di Abri Castanet, in Francia, ci sono
normali attività. immagini incise su un blocco calcareo che risal-
Il buio ci induce al riposo e al sonno, mentre gono a circa 37000 anni fa in una grotta in cui
la luce ci sveglia e ci rende attivi. L’uomo ha difficilmente filtra la luce del giorno: il nostro
sempre seguito il ritmo della luce e del buio, del progenitore artista doveva, per forza, disporre
giorno e della notte, dell’attività e del riposo, di luce artificiale, che gli permettesse di incide-
ma ha anche sempre tentato di prolungare le ore re e dipingere le pareti e la volta della caverna.

Grotta di Magura

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Cuevas de las Manos

Lo stesso devono aver fatto gli artisti della grot- A Milano per tutto il ‘700 l’illuminazione pub-
ta di Magura, in Bulgaria, circa 8000 anni fa blica era quasi solamente quella dei ceri accesi
oppure gli artisti sudamericani della Cuevas de davanti ai tabernacoli e alle immagini sacre agli
las Manos, in Patagonia. E tanti altri nostri anti- angoli delle strade.
chi progenitori. Tutto questo testimonia una vo- Nel 1788 però in tutta la città c’erano già 1200
lontà di svolgere le attività umane anche dove lampioni di vari tipi: lumi ad olio e in un secon-
non arrivava la luce del sole o dopo che il sole do tempo a petrolio. All’imbrunire arrivavano i
era tramontato: testimonia la necessità di luce Lampedée (coloro che si occupano delle lam-
artificiale, che naturalmente, a quei tempi, non pade) con la scala, la perteghetta (la pertica) e
era sicuramente luce elettrica. la scatola contenente il bricco dell’olio e accen-
Da poco più di cento anni noi tendiamo ad iden- devano i lampioni.
tificare la luce artificiale con la luce elettrica, Poi al mattino facevano di nuovo il giro per
ma se pensiamo alle grandi città Europee della spegnerli. Nel 1820 i ceri furono sostituiti dalle
metà del diciannovesimo secolo ci vengono su- lampade Argant. Dal 1843 vennero introdotte le
bito in mente bellissimi pali in ghisa finemente lampade a gas gestite da una società belga che
decorati che servivano per l’illuminazione pub- aveva il suo gasometro vicino all’attuale Uni-
blica a gas. versità Bocconi.

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LA LUCE

DESCRIZIONE DEL FENOMENO

Per muoverci sicuri di notte, per svolgere le no- to del nostro lavoro è l’uomo, a cui dobbiamo
stre attività quotidiane, per continuare a produr- permettere di continuare a vedere anche dove il
re nelle fabbriche abbiamo sempre cercato di sole non arriva o quando sta illuminando la vita
illuminare la nostra vita anche dopo il tramonto di altri uomini: i robot non hanno bisogno di
del sole o dove la luce del sole non poteva arri- vedere per lavorare o fare le altre cose per cui
vare, con il risultato aggiuntivo di scacciare la sono programmati.
paura del buio.
Al centro del nostro lavoro c’è l’uomo, fin dalla
Ora noi identifichiamo la luce artificiale con la definizione stessa di luce.
luce elettrica, ma basta citare il nome della “no-
stra” unità di misura fondamentale per renderci Chiamiamo luce la porzione dello spettro elet-
conto che non sempre è stato così: la candela. tromagnetico compresa tra 380 nm e 780 nm,
Il nostro lavoro consiste nel permettere agli al- cioè la zona compresa tra le frequenze che sono
tri uomini di proseguire le loro attività anche in grado di stimolare il sistema visivo umano:
in assenza di sufficiente luce naturale: l’ogget- lo spettro visibile.

Spettro visibile a lunghezza d’onda crescente e frequenza decrescente.

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ONDE ELETTROMAGNETICHE PROPAGAZIONE DELLA LUCE

Le frequenze comprese nell’intervallo citato È noto sperimentalmente fino dall’antichità che


stimolano, con efficacia diversa in funzione la luce si propaga secondo traiettorie rettilinee
della frequenza, i recettori presenti all’interno per portarsi da un punto A ad un punto B im-
dell’occhio umano, i coni ed i bastoncelli, e mersi nello stesso mezzo otticamente omogeneo.
permettono la visione.
La relazione tra la velocità della luce nel vuoto L’analisi della propagazione della luce si com-
c, che è una costante universale, la lunghezza plica considerando la natura quantistica della
d’onda λ e la frequenza f risulta: luce che le attribuisce contemporaneamente
proprietà ondulatorie e corpuscolari: se il rag-

c=λ•f gio che si propaga interagisce con elementi che


hanno dimensioni paragonabili alla lunghezza
d’onda del raggio in esame la descrizione si
Lunghezza d’onda e frequenza sono inversa- complica notevolmente.
mente proporzionali.
Se poi si utilizzasse un approccio relativistico le
Se teniamo conto anche del mezzo in cui si pro- complicazioni aumenterebbero notevolmente.
paga la luce, indichiamo con n l’indice di ri- Ma per i nostri scopi illuminotecnici possiamo
frazione del mezzo e con v la velocità effettiva considerare che la luce si propaghi su traiettorie
di propagazione della luce, la relazione sopra rettilinee e valgano in ogni caso le leggi dell’ot-
esposta diventa: tica geometrica.

v=λ•f•n Si tratta evidentemente di una semplificazione


che è pienamente giustificata dalla natura dei
fenomeni che stiamo studiando, che sono limi-
Lunghezze d’onda più elevate corrispondono a tati nello spazio e nel tempo, e non invalida i
frequenze più basse (meno energia). risultati che otterremo.

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VISIONE

Va sottolineato che noi non vediamo con gli oc- Esistono tre tipi di coni, sensibili a tre specifi-
chi, ma con il lavoro congiunto di occhi e cer- che lunghezze d’onda. Tale sensibilità è dovuta
vello: gli occhi sono i sensori, ma è il cervello alla presenza all’interno di ogni cono di parti-
che ricostruisce le immagini e le interpreta, in colari proteine, in grado di percepire singole
funzione degli stimoli trasmessi dagli occhi tra- lunghezze d’onda.
mite il nervo ottico, delle precedenti esperienze
e delle conoscenze acquisite. Bastoncelli: sono fotoricettori responsabili
della visione in bassa luminosità. Sono molto
Tutti hanno familiarità con le illusioni ottiche, sensibili alla luce, ma non hanno sensibilità al
casi in cui la ricostruzione operata dal cervello colore. Si trovano in tutta la retina, più diradati
può trarci in inganno. Dobbiamo pertanto par- nella fovea.
tire dall’analisi dell’occhio umano per capire
meglio come funziona il processo di visione. I coni, come detto, sono responsabili della vi-
sione a colori ma sono sensibili solo a luci piut-
FISIOLOGIA DELL’OCCHIO tosto intense; i bastoncelli sono particolarmen-
te sensibili a basse intensità di luce, ma non ai
Tutti sanno fin da bambini che nell’occhio sono colori.
presenti due tipi di recettori: i coni ed i baston-
celli. Se il livello di illuminamento è sufficiente pre-
vale l’informazione generata dai coni, che è più
Coni: sono i fotoricettori responsabili della vi- ricca, comprendendo anche l’informazione sul
sione dei colori. Si trovano quasi esclusivamen- colore, mentre a bassi livelli di luce continuia-
te nella fovea, che rappresenta un avvallamento mo a vedere grazie alle informazioni prodotte
di forma circolare nella parte centrale della re- dai bastoncelli, e quindi non distinguiamo più
tina. i colori.

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Eritopsina: Sensibile a 560 nm Rosso
coni-L con un picco di assorbimento intorno
ai 560 nm sensibilità per colore rosso.

Cloropsina: Sensibile a 530 nm Verde


coni-M con un picco di assorbimento intorno
ai 530 nm sensibilità per il colore verde.

Cianopsina: Sensibile a 430 nm Blu


coni-S con un picco di assorbimento intorno
ai 430 nm sensibilità per il colore blu-violetto.

Rodopsina: Sensibile a 500 nm


Presente nei bastoncelli è responsabile
della visione monocromatica notturna.

Di giorno vediamo a colori, utilizziamo la vi- La rètina è la membrana più interna del bulbo
sione fotopica, in cui prevalgono gli stimoli oculare ed è una componente fondamentale per
inviati dai coni; di notte vediamo in bianco e la visione umana essendo formata dalle cellule
nero, visione scotopica, visione regolata dai ba- recettoriali, i coni e i bastoncelli, responsabili
stoncelli. In generale, per quanto possibile, en- di trasformare l’energia luminosa in potenzia-
trambi i recettori lavorano insieme ma prevale le elettrico, informazione che poi viene inviata
di volta in volta l’informazione più opportuna. – tramite il nervo ottico – al cervello e più in
particolare alla corteccia visiva primaria e se-
Naturalmente, nel passaggio da livelli elevati condaria, responsabili della visione e della in-
di luminanza a livelli via via più bassi (o vice- terpretazione della visione.
versa) si passerà da un tipo di visione all’altro,
perdendo (o acquistando) progressivamente la La retina presenta uno spessore variabile da 0,4
capacità di distinguere i colori: siamo in visione mm dietro a 0,1 mm avanti.
mesopica, quando i due meccanismi di funzio- Nel complesso forma tutto il rivestimento in-
namento operano insieme, senza che nessuno terno del bulbo oculare, dal punto di entrata del
dei due prevalga. nervo ottico al margine pupillare dell’iride.

Occhio Umano
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Nella retina sono distinguibili tre regioni: Nel complesso i bastoncelli sono circa 110 mi-
lioni, mentre i coni 7 milioni circa.
l’ora serrata: è il limite fra la parte ottica e
ciliare della retina localizzata 6–7 mm dietro I bastoncelli sono disposti a piccoli gruppi se-
la cornea; parati da un cono nella maggior parte della re-
tina. Nelle vicinanze dell’ora serrata si assiste
la papilla ottica: è il punto di convergenza ad una diminuzione del numero di bastoncelli,
delle fibre nervose per la formazione del nervo mentre nella fovea si ha una disposizione parti-
ottico ed anche il punto di emergenza dei vasi colare: fino a 0,25 mm dal suo centro sono pre-
retinici; senti solo coni; più ci si allontana, più i baston-
celli si fanno via via più numerosi (fino anche
la macula lutea: è una regione leggermente ad essere 20 volte i coni) a 3–4 mm dal centro.
ellittica nel polo posteriore dell’occhio per il
cui centro passa l’asse visivo dell’occhio stesso Gli occhi sono governati da un complesso siste-
(cioè la direzione dei raggi luminosi); tale cen- ma neuromuscolare che permette la sincroniz-
tro è noto come fovea, o fovea centralis, ed è la zazione dei movimenti durante la visione e una
regione della visione distinta e della percezione serie di funzioni visive per ottimizzare l’intera-
dei dettagli. zione con il mondo circostante.

Si tratta della regione con più elevata densità Adattamento: attraverso la variazione dimen-
di fotorecettori (in questo caso principalmente sionale della pupilla, regola la quantità di luce
i coni). che arriva al cristallino. L’adattamento continuo
a diverse condizioni di luce comporta affatica-
Lo strato dei fotorecettori è costituito da una mento. Richiede un tempo minore passando da
parte delle cellule recettoriali presenti nell’oc- una condizione di buio ad una di luce rispetto al
chio e sensibili alle radiazioni luminose: i coni e passaggio contrario.
i bastoncelli. La principale differenza che si ri-
percuote su una diversa capacità funzionale è la Accomodamento: grazie all’azione dei musco-
presenza di rodopsina nei bastoncelli e di pig- li ciliari viene modificata la forma del cristalli-
menti sensibili a tre diverse frequenze di onde no per permettere la messa a fuoco a distanze
elettromagnetiche (rosso, blu e verde) nei coni. diverse in un tempo medio di circa 0,7s.

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I bambini riescono a mettere a fuoco ogget- saranno quasi parallele, mentre se l’oggetto è
ti distanti anche meno di 10 cm. A 45 anni la vicino gli occhi ruotano verso l’interno e le due
capacità di adattamento si riduce ed è spesso direzioni si intersecano sull’oggetto stesso.
necessario l’uso di occhiali per vedere a brevi Il cervello, sintetizzando le due immagini in
distanze, per esempio durante la lettura. un’unica visione tridimensionale (visione stere-
oscopica), è in grado di valutare la distanza tra
Convergenza: noi utilizziamo entrambi gli oc- osservatore ed oggetto ed in genere di percepire
chi per vedere lo stesso oggetto; se si trova a la profondità della scena osservata.
grande distanza le due direzioni di osservazione

Bastoncelli Coni

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PROCESSO PERCETTIVO

Naturalmente ciascuno di noi ha una diversa Quella presentata è la curva di visibilità fotopi-
sensibilità e capacità visiva, quindi occorre ri- ca, diurna, stabilita da Gibson e Tyndall a Parigi
ferirsi ad un modello condiviso per poter gene- negli anni venti del secolo scorso e adottata nel
ralizzare i risultati e dare prescrizioni di validità 1924 dalla CIE (Commission Internationale de
generale. l’Eclairage) che è l’organismo scientifico interna-
zionale che regola le questioni concernenti la luce.
Nel 1924 a Parigi, furono condotti una serie di
esperimenti per valutare la sensibilità dell’oc- Normalmente la curva fotopica viene rappre-
chio umano alle varie frequenze e fu determi- sentata come indicato nella figura seguente,
nato l’occhio umano medio. normalizzata a 1:
Il campione era composto da persone giovani,
tra i 23 ed i 24 anni, cioè nell’età corrisponden-
te alla massima acuità visiva, perché si voleva
valutare la rispondenza di un occhio sano ed in
perfetta efficienza, senza inquinare i dati con
le risposte di persone invecchiate o affette da
patologie; inoltre nel campione c’era una leg-
gera prevalenza femminile. Trattandosi di espe-
rimenti condotti in Europa, ed in particolare in
Francia, il campione era costituito sostanzial-
mente da Europei. Quindi, quello che noi chia-
miamo occhio umano medio è in realtà l’occhio
medio di una giovane Europea.
Non sappiamo se altre popolazioni vedano allo Curva fotopica
stesso modo, ma alcuni esperimenti condotti
soprattutto in Asia confermano i dati ottenuti Successivamente è stata determinata anche la
quasi un secolo fa su un campione limitato. curva di visibilità notturna (scotopica), adottata
dalla CIE nel 1955.

I risultati indicano che la massima sensibilità


spettrale si ha in corrispondenza di una lun-
ghezza d’onda di 555 nm, corrispondente al
giallo verde, decrescendo fino a raggiungere la
completa insensibilità sia diminuendo sia au-
mentando la lunghezza d’onda.
La curva è stata normalizzata in modo che il
coefficiente di visibilità sia 1 a 555 nm e poi de-
cresca fino a zero al di fuori del convenzionale
intervallo che va da 380 nm a 780 nm.

L’esperimento è stato condotto con livelli di


luce che permettevano la visione diurna, o foto-
pica, cioè con livelli di illuminamento (meglio
di luminanza) ai quali prevale la funzionalità Curva scotopica (verde) a confronto con la curva
dei coni e possiamo vedere a colori. fotopica (arancione)

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Bisogna tener presente che tutti i nostri stru- Con elevati livelli di luminanza prevale l’infor-
menti sono tarati sulla curva fotopica (diurna) e mazione proveniente dai coni e siamo in presen-
tutte le misure che facciamo hanno come riferi- za della visione fotopica, a colori, tipica del gior-
mento quella curva. no, mentre a bassi livelli di luminanza abbiamo
una visione scotopica, in bianco e nero, notturna.
Riassumendo, la presenza contemporanea dei
due tipi di recettore all’interno dell’occhio ci Nel passaggio tra una modalità e l’altra operia-
consente sostanzialmente due tipi di visione, mo una visione intermedia (mesopica) che mi-
in funzione dei livelli di luce, o meglio, della scela le due modalità fondamentali a causa della
luminanza presente nella scena che stiamo gua- progressiva insensibilità ai vari colori (effetto
dando. Purkinje, detto anche effetto campo di girasoli).

Visione superiore a 30 lx
Diurna
Fotopica o a 2 cd/m²

Visione tra 0,005 e 30 lx


Transizione
Mesopica o tra a 0,001 e 2 cd/m²

Visione inferiore a 0,005 lx


Notturna
Scotopica o a 0,001 cd/m²

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GRANDEZZE FONDAMENTALI

Dopo aver indagato la fisiologia dell’occhio Tramite il coefficiente di visibilità trasformia-


possiamo comprendere meglio le grandezze mo una grandezza fisica come la potenza spet-
fondamentali dell’illuminotecnica. trale, la potenza trasportata da una radiazione
elettromagnetica di determinata frequenza, in
una grandezza che dipende dal recettore, dipen-
FLUSSO de dalla capacità dell’uomo di ricevere uno sti-
molo da quella potenza.
Chiamiamo flusso luminoso la somma dei pro-
dotti della potenza trasportata dalla radiazione Stiamo mediando una grandezza fisica con la
elettromagnetica per ciascuna lunghezza d’on- capacità umana di recepirla tramite il senso del-
da per il corrispondente valore di visibilità re- la vista.
lativa.
Se ci colpisce una radiazione ultravioletta o un
In termini matematici: raggio X, possiamo ammalarci di cancro, ma
non vediamo niente.

Se ci colpisce una radiazione infrarossa di ade-


guata lunghezza d’onda avvertiamo un senso di
caldo, viene stimolato un altro senso, ma co-
munque non vediamo niente.

Noi siamo interessati solo alla parte di spettro


Dove: elettromagnetico in grado di stimolare la nostra
vista e teniamo conto della reazione umana alla
Φ = flusso luminoso stimolazione nella definizione del flusso lumi-
K =coefficiente di proporzionalità. noso.
Nel SI vale 683 lm/W Al centro del nostro lavoro c’è l’uomo, che per-
P(λ) = potenza spettrale in W cepisce la radiazione, la trasforma in segnali
V(λ) = coefficiente di visibilità elettrici e ricostruisce immagini che lo guidano
λ = lunghezza d’onda in nm nelle sue comuni, quotidiane attività.

Il flusso luminoso si misura in lumen [simbolo lm].


In sostanza moltiplichiamo la potenza spettrale
per la funzione di sensibilità spettrale dell’oc- Il valore di K (coefficiente di proporzionalità)
chio umano medio e sommiamo i contributi di presente nella formula esposta è 683 lm/W.
tutte le frequenze a cui siamo sensibili. Il valore 683 è stato scelto in modo che le de-
finizioni oggi in uso rimangano coerenti con
Quello che stiamo facendo è di valutare la ca- le definizioni date in passato quando le cono-
pacità della radiazione elettromagnetica con cui scenze scientifiche erano più primitive delle
interagiamo di stimolare il nostro sistema visi- nostre; tuttavia sono secoli che l’uomo studia
vo. Il flusso luminoso rappresenta una misura la luce e occorreva non contraddire le vecchie
di quanto la radiazione elettromagnetica che ci definizioni.
colpisce sia in grado di essere vista. Come detto ancora oggi la grandezza fonda-

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Distanza r

Relazione tra le grandezze fotometriche

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mentale inserita nel Sistema Internazionale è due grandezze omologhe ma non identiche, in
la candela [cd], che già nel nome richiama me- questo caso la potenza luminosa (cioè la po-
todi e costumi di altri secoli. tenza modulata dal coefficiente di visibilità)
rapportata alla potenza fornita al sistema, men-
683 rappresenta un importante limite teorico tre con efficienza si intende il rapporto tra due
per l’illuminotecnica: immaginiamo di avere grandezze identiche, che risulterà quindi un nu-
una radiazione monofrequenza a 555 nm che mero adimensionale; caso classico di efficienza
trasporti un W di potenza. è il rendimento, che è il rapporto tra potenza
utilizzata e potenza fornita al sistema.
Poiché il coefficiente di visibilità a 555 nm è
pari a 1, ed immaginando di riuscire a trasfor- È facile vedere che 683 è la massima efficacia
mare tutta la potenza in flusso luminoso, otte- teorica possibile: qualunque altra onda mono-
niamo 683 lm. cromatica (composta da una sola frequenza)
avrà efficacia minore, mentre se utilizziamo
La nostra lampadina, cioè l’oggetto in grado di onde con spettro esteso, che contengano quindi
trasformare una potenza, per esempio una po- più frequenze, la somma dei vari contributi sarà
tenza elettrica, in luce avrà una efficacia di 683 sempre minore di 683 lm/W.
lm/W; per efficacia, in illuminotecnica, si inten-
de la capacità di trasformare potenza in potenza Per esempio la luce del sole varia tra i 175
luminosa e si misura il lm/W. lm/W e i 207 lm/W, in funzione delle diverse
ore del giorno, mentre uno spettro in cui tutte le
In genere con efficacia si intende il rapporto tra frequenze veicolano la stessa potenza ha circa
182 lm/W.

630 lm/W
Efficacia teoricamente raggiungilbile nel
caso di emissione luminosa monocromatica
nel visibile(di potenza radiante pari ad 1 W)
concentrata sulla lunghezza d’onda corri-
spondente alla massima sensibilità dell’oc-
chio umano (luce monocromatica a 555 nm)

182 lm/w
Efficacia teoricamente raggiungilbile per
una sorgente con distribuzione spettrale
costante nell’intero spettro del visibile a
pari potenza radiante complessiva (1W)

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INTENSITÀ

Chiamiamo candela l’unità di misura dell’in- Data una sorgente stiamo identificando e se-
tensità luminosa, cioè, scelta una direzione guendo un singolo raggio che esce dalla sor-
nello spazio, deriviamo il flusso luminoso Φ gente stessa.
rispetto all’angolo solido W centrato su quella Abbiamo definito la candela partendo dal flusso
direzione. luminoso; in realtà, come abbiamo detto, nel Si-
stema Internazionale la candela è la grandezza
In sostanza, data una sorgente ed una semiret- fondamentale per l’illuminotecnica ed è defini-
ta che parte dalla sorgente, misuriamo il flusso ta nel seguente modo:
contenuto in un cono centrato su quella semiret-
ta e facciamo il rapporto tra il flusso e l’ango- candéla (derivato del latino candela, da cande-
lo solido stesso. Stringendo sempre più il cono re “essere bianco, splendere”): unità di misura
identifichiamo l’intensità luminosa nella dire- fotometrica dell’intensità luminosa, pari all’in-
zione dell’asse del cono. tensità luminosa, in una data direzione, di una
sorgente che emette una radiazione monocro-
matica di frequenza 5.40*1014 Hz, la cui inten-
sità radiante nella stessa direzione è

I = lim ΔΦ = dΦ
1/683 W/sr
simbolo cd

Ω > 0 ΔΩ dΩ è fra le unità fondamentali SI e il suo campio-


ne italiano è conservato presso INRIM (Istituto
Nazionale di Ricerca Metrologica) di Torino.

Questa definizione, introdotta nel 1979 dalla


XVI Conferenza Generale dei Pesi e Misure, ha
sostituito quella precedente SI del 1948, secon-
do la quale la candela era l’intensità luminosa
di 1/60 di cm2 del corpo nero alla temperatura
di solidificazione del platino (2042 K), misu-
rata perpendicolarmente alla superficie radiante
in aria a pressione normale.

La scelta di utilizzare la candela e non il flusso


come unità illuminotecnica fondamentale è sta-
ta fatta per ragioni pratiche, di riproducibilità in
laboratorio: in ogni caso resta valida la relazio-
ne tra intensità e flusso che abbiamo descritto
precedentemente.

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ILLUMINAMENTO LUMINANZA

Definiamo ora l’illuminamento prodotto da una La luminanza rappresenta la sensazione visiva


sorgente puntiforme su un punto di una super- percepita dall’occhio umano se colpito dalla
ficie. Consideriamo puntiforme una sorgente di luce direttamente prodotta da una sorgente lu-
dimensioni trascurabili rispetto alla distanza tra minosa o riflessa da una superficie; mette in re-
la sorgente stessa e la superficie da illuminare: lazione l’intensità luminosa con la superficie da
una lampadina appesa al soffitto ha dimensioni cui proviene.
trascurabili rispetto al pavimento, considerando
la distanza tra pavimento e soffitto.
dI
L=
dAcosα
Definiamo illuminamento su di una superficie
prodotto da una sorgente il rapporto tra il flusso
proveniente dalla sorgente e incidente su quella
superficie e la superficie stessa.

Se la sorgente è puntiforme il flusso è contenu- Definizione: la luminanza è data dal rapporto


to in un angolo solido centrato sulla sorgente; tra l’intensità luminosa I emessa, riflessa o tra-
restringendo sempre più la superficie fino a far- smessa dalla superficie A secondo la direzione
la collassare in un punto otteniamo l’illumina- di osservazione e l’area apparente della super-
mento prodotto da una sorgente puntiforme su ficie stessa.
un punto di una superficie.
In formule: L’area apparente è la proiezione della superficie

E = dΦ/dA
A sul piano normale alla direzione dell’intensità.

La luminanza dipende dalla posizione dell’os-


servatore.
Se l’osservatore si sposta verrà raggiunto da una
intensità diversa da quella che lo raggiungeva
nella posizione precedente e vedrà la superficie
emittente sotto un angolo diverso: quindi com-
plessivamente la luminanza percepita dall’os-
servatore cambierà. La luminanza si misura in
L’unità di misura dell’illuminamento è il lux [lx]. candele al metro quadro [cd/m2].

18
LEGGI FONDAMENTALI DEL CALCOLO ILLUMINOTECNICO

LEGGE LEGGE FONDAMENTALE


DELL’INVERSO DEL QUADRATO DELL’ ILLUMINOTECNICA PER APPA-
RECCHI AD ALTEZZA COSTANTE

Per sorgenti puntiformi che illuminano punti Se il punto non è perpendicolare alla sorgente
perpendicolari alla sorgente stessa possiamo ma il raggio incide sulla superficie da illumina-
scrivere che: re con un angolo α, allora la formula diventa:

E = I / r2 * cos(α)

Se la o le sorgenti sono tutte alla stessa distanza


(h) dalla superficie da illuminare allora la di-
Cioè per una sorgente puntiforme che illumina stanza tra punto e sorgente è pari a
un punto perpendicolare alla sorgente l’illumi-
namento è pari alla intensità emessa dalla sor- r = h / cos( α )
gente in direzione del punto divisa per l’inverso E = I / r * cos( α ) = I / (h / cos( α ))2 * cos( α )
2

E = I / h2 * cos3(α)
del quadrato della distanza tra punto e sorgente.

E = I / r2 Si veda lo schema seguente, che illustra i calco-


li sopra esposti:

19
TABELLA COMPARATIVA DELLE Le prime descrivono fenomeni fisici, le seconde
GRANDEZZE RADIOMETRICHE descrivono gli stessi fenomeni per come sono
E FOTOMETRICHE percepiti dall’uomo.

È possibile comparare le grandezze radiome- Posso essere investito da una grande quantità
triche, che esprimono quantità fisiche, con le di radiazioni, ma se non sono delle frequenze
grandezze fotometriche, che rappresentano le adeguate non vedrò nulla.
stesse grandezze mediate dal sistema sensoriale
umano.

GRANDEZZA RADIOMETRICA FOTOMETRICA

Potenza W lumen [lm]

Potenza su Superficie W/ m2 lm/m2 = lux [lx]

Potenza su Angolo Solido W/sr lm/sr = candela [cd]

Potenza su lm/(m2*sr) =
W/(m2*sr) [cd/m2]
Superficie per Angolo Solido lm/sr*1/m2 = cd/m2

Direzione di
Campo propagazione
elettrico

Campo
magnetico
Lunghezza d’onda

Onda elettromagnetica

20
È possibile instaurare una analogia tra le gran- Legge dell’inverso del quadrato
dezze fotometriche e le grandezze idriche:
Nel caso di una sorgente puntiforme la dimi-
Flusso luminoso nuzione del livello di illuminamento su una
L’equivalente idrico del flusso luminoso è dato superficie varia in relazione al quadrato della
dalla quantità totale di acqua emessa da una distanza dalla fonte: raddoppiando la distanza
doccia in tutte le direzioni nell’unità di tempo dalla fonte la superficie investita quadruplica
ed è misurata in litri al secondo. ed il livello di illuminamento diviene quindi un
quarto.

Intensità luminosa Il livello d’illuminamento su di una superficie


L’analogia idrica è data dalla quantità di acqua è massimo quando i raggi luminosi giungono
emessa da un singolo ugello della doccia, in un perpendicolari ad essa e diminuisce proporzio-
cono angolare di dimensione infinitesima. nalmente al loro angolo d’incidenza.
Si ha cioè una diminuzione della capacità di
raccolta della radiazione al variare dell’inclina-
zione della superficie.

Illuminamento
L’equivalente idrico è dato dalla quantità di ac-
qua che cade sulla superficie in esame nell’uni-
tà di tempo ed è misurata in litri al secondo al
metro quadro. Al cinema riusciamo a vedere il film perché lo
schermo è perpendicolare ai raggi che arrivano
dal proiettore. Se lo schermo fosse parallelo ai
raggi la luce scorrerebbe sullo schermo senza
esserne intercettata e illuminerebbe la parete di
fondo. Allo stesso modo se innaffiassi il giardi-
no tenendo il getto parallelo al terreno, l’acqua
scorrerebbe sul suolo senza bagnarlo e senza
penetrare in profondità con la conseguenza che
le piante morirebbero.

21
FENOMENI DI RIFLESSIONE Superfici semidiffuse.

Quando una superficie è illuminata da un fa- La luce incidente viene riflessa in tutte le di-
scio di luce, rifletterà parzialmente la luce che rezioni in modo quasi uniforme perché esiste
la investe secondo regole che dipendono dal un angolo prioritario di riflessione in funzione
materiale che la costituisce e dalla sua finitu- dell’angolo di incidenza del raggio in arrivo.
ra. Possiamo classificare le superfici in quattro Tipico comportamento degli asfalti.
grandi categorie in relazione alle caratteristiche
di riflessione:

Superfici con riflessione speculare.

L’angolo di incidenza è uguale all’angolo di ri-


flessione.
Tipico comportamento degli specchi. Se la superficie è diffusiva, vuol dire che segue
la legge di Lambert (superfici Lambertiane).
Nel modello Lambertiano la luce riflessa varia
in funzione del coseno dell’angolo di emissio-
ne rispetto alla normale al piano, indipendente-
mente dal piano di riemissione.

Supponendo che la massima riemissione sia I,


in direzione perpendicolare alla superficie ri-
Superfici con riflessione diffusa. flettente, allora in tutte le altre direzioni

La luce incidente viene riflessa in tutte le di- Iθ = I * cos(θ)


rezioni in modo uniforme indipendentemente
dall’angolo di incidenza del raggio in arrivo. ed il solido di riemissione è una sfera.
Tipico comportamento delle superfici amorfe.
Si dimostra che se vale la legge di Lambert la
luminanza della superficie non dipende dalla
posizione dell’osservatore che percepisce una
luminanza costante.

In sostanza se guardo uno specchio, ciò che


vedo dipende in maniera essenziale dalla mia
posizione, ma se guardo un muro imbiancato a
Superfici semispeculari. calce, quello che vedo non dipende dalla mia
posizione, ed anche se mi sposto vedo sempre
La luce incidente viene riflessa principalmente la stessa cosa.
in modo speculare ma il raggio riflesso non è
ben definito e si manifesta una certa diffusione Se la superficie non è perfettamente Lamber-
intorno alla direzione di riflessione principale. tiana la luminanza cambia cambiando punto di
Tipico comportamento delle superfici metalli- osservazione.
che lucidate.

22
FOTOMETRIA

Con fotometria indichiamo l’insieme delle tec- Il luxmetro deve avere una risposta all’energia
niche di misurazione delle grandezze (gran- luminosa quanto più vicina alla curva fotopica
dezze fotometriche) che caratterizzano la luce: di sensibilità relativa V(λ), cioè deve simulare il
flusso, intensità nelle varie direzioni dello spa- più possibile l’occhio umano normalizzato dal
zio, luminanza, etc. punto di vista fotometrico.

LUXMETRO Questo si realizza impiegando dei filtri in modo


tale da ottenere una risposta spettrale il più pos-
Il luxmetro è lo strumento di misura dell’illu- sibile vicina alla curva V(λ).
minamento.
È composto di solito da una parte fissa (corpo L’esposimetro utilizzato in fotografia è un di-
strumento) e una mobile che contiene il sen- spositivo analogo al luxmetro e misura l’illumi-
sore vero e proprio costituito generalmente da namento della superficie o oggetto che si inten-
un trasduttore che sotto l’effetto dell’energia lu- de fotografare rispetto alle caratteristiche della
minosa reagisce provocando una corrente elet- pellicola o del sensore della macchina fotogra-
trica che viene rilevata da un galvanometro la fica e non rispetto alla curva di visibilità umana.
cui scala è tarata in lux.

Il parametro più importante per valutare la pre-


cisione dello strumento è la rispondenza alla
curva di visibilità e di conseguenza la sensibili-
tà del sensore.

23
GONIOFOTOMETRI

Il goniofotometro è lo strumento usato per la la normale posizione di funzionamento dell’ap-


misurazione delle intensità luminose emesse da parecchio durante la misura.
un apparecchio o da una sorgente luminosa nel- Per cercare di mantenere nella posizione di nor-
le diverse direzioni dello spazio. male funzionamento l’apparecchio durante la
misura sono state sviluppate macchine e tecni-
Esistono vari tipi di goniofotometro, ciascuno che di misura specifiche.
impiegato in diverse configurazioni per rispon-
dere ad esigenze specifiche. Il modo più semplice è di posizionare l’appa-
recchio di illuminazione e far ruotare la foto-
I goniofotometri che ruotano l’apparecchio cellula intorno ad esso; si realizza così il go-
intorno a due assi perpendicolari tra loro modificano niofotometro a testina rotante, che però richiede

24
spazi enormi per funzionare correttamente se l’ap- proprio asse, ma resta comunque nella norma-
parecchio ha dimensioni elevate. le posizione di funzionamento durante tutta la
misura, anche se ad altezze diverse; in partico-
Negli anni settanta del secolo scorso è stata lare resta costante la sua posizione rispetto alla
sviluppata la tecnica di misurare l’immagine gravità, garantendo la corretta dissipazione ter-
dell’apparecchio riflessa in uno specchio: que- mica.
sto permette di mantenere l’apparecchio nella
normale posizione di funzionamento durante Un’altra possibilità è di tenere l’apparecchio al
la misura sfruttando il movimento relativo tra centro e far ruotare lo specchio intorno all’ap-
apparecchio e specchio. L’apparecchio trasla parecchio che rimane sostanzialmente fermo,
in direzione verticale e può ruotare intorno al semplicemente ruota intorno al proprio asse.

25
Questo tipo di goniofotometro è indicato espli- testina mobile che abbiamo descritto sopra.
citamente nella norma LM-79 della IES (Illu- Questa prescrizione ha naturalmente dato gran-
minating Engineering Society), che è l’ente de popolarità a questo tipo di strumento, anche
normatore Americano, come uno dei due soli se è stato poi chiarito che anche i goniofotome-
tipi di goniofotometro utilizzabile per le misure tri a specchio centrale soddisfano le specifiche
su apparecchi LED, insieme ai goniofotometri a LM-79.

26
Setto rotante del Goniofotometro Palazzoli

L’immagine seguente illustra il principio di fun- Da notare il setto rotante con foro eccentrico
zionamento di questo tipo di goniofotometro. sincrono con i movimenti dello specchio che
scherma la luce proveniente dall’apparecchio
Il sensore vede l’immagine dell’apparecchio e la luce parassita che può essere presente
nello specchio e non deve invece ricevere luce nell’ambiente a causa delle residue riflessioni
direttamente dall’apparecchio stesso. di soffitto, pareti e pavimento.

27
SISTEMI DI COORDINATE

Nella fotometria esistono due sistemi di coor- dividua un asse polo Nord-polo Sud che cor-
dinate sferiche normalmente usati nella pratica, risponde all’asse perpendicolare alla superficie
che coprono campi applicativi complementari. emittente dell’apparecchio e si genera un siste-
ma di meridiani, che sono le intersezioni tra i
Il primo sistema, indicato come C-γ (C-gam- piani passanti per l’asse Nord-Sud e la superfi-
ma), viene usato per gli apparecchi per interni cie della sfera, e di paralleli che indicano diver-
e per gli apparecchi stradali e corrisponde al si- si gradi di elevazione rispetto all’asse centrale.
stema di meridiani e paralleli che troviamo su
un normale mappamondo. Per ogni intersezione tra meridiani e paralleli
si effettua una misura. La scelta dei meridiani
L’apparecchio da misurare viene posto al centro e dei paralleli determina la maggiore o minore
di una sfera ideale di raggio molto più grande densità dei punti di misura.
delle dimensioni dell’apparecchio stesso, si in-

28
Naturalmente occorre scegliere un meridiano di dell’apparecchio stesso, ma si individua un asse
riferimento, indicato come C0. Est-Ovest che determina un sistema di meridia-
Il secondo sistema, indicato come V-H, oppure ni e paralleli ruotati di novanta gradi rispetto
come B-β (B-beta), viene usato per gli appa- al mappamondo. Per ogni intersezione tra meri-
recchi da proiezione e corrisponde ad un siste- diani e paralleli si effettua una misura. La scelta
ma di coordinate sferiche con asse orizzontale dei meridiani e dei paralleli determina la mag-
(Est-Ovest). giore o minore densità dei punti di misura.

L’apparecchio è posto al centro di una sfera ide- Il meridiano di riferimento è generalmente per-
ale di raggio molto più grande delle dimensioni pendicolare alla superficie emittente.

29
TECNICHE DI MISURA

Quando si misura l’emissione di un apparecchio calcolare il rendimento dell’apparecchio stesso


o di una sorgente i dati possono essere esposti come rapporto tra i due flussi.
in maniera assoluta o relativa. Fino a pochi anni
fa la normale tecnica di laboratorio prevedeva

η = φA / φL
di fornire i dati normalizzati a 1000 lm, cioè si Dove:
fornivano i risultati di misura in candele per ogni
1000 lm di emissione della lampada contenuta
nell’apparecchio; si fornivano i dati, cioè, come
se la lampada fornisse sempre 1000 lm di flusso.
η = rendimento luminoso
La fotometria relativa ha il vantaggio che è φA = flusso uscente dall’apparecchio
possibile cambiare lampada semplicemente in- φL = flusso uscente dalla lampada
dicando il flusso della nuova lampada, perché
si dà per scontato che meccanicamente ed ot- Il rendimento è un numero adimensionale.
ticamente le lampade che possono essere mon-
tate nell’apparecchio si comportano allo stesso In sostanza il rendimento indica quanta parte
modo. del flusso fornito dalla lampada riesce ad
uscire dall’apparecchio, misura l’efficienza
Il parametro che può cambiare è il flusso, ma dell’apparecchio.
la fotometria è normalizzata a 1000 lm, per cui
basta moltiplicare le candele normalizzate per Con l’avvento dei LED (Light Emitting
i kilolumen emessi dalla lampada inserita per Diode) diventa problematico cambiare le
ottenere la fotometria assoluta, cioè le candele sorgenti all’interno dell’apparecchio, perché
realmente emesse dall’apparecchio in quella se anche fosse possibile sostituire i singoli
configurazione. LED o le matrici di LED che costituiscono il
motore luminoso dell’apparato, la sostituzione
Per effettuare una fotometria relativa si misura influirebbe sui meccanismi di dissipazione
il flusso emesso dalla sorgente, si misura la del calore, quindi sull’equilibrio termico
fotometria dell’apparecchio e si normalizzano dell’apparecchio, variandone l’emissione.
i dati rendendo la misura indipendente dalla
lampada specifica utilizzata. Per questa ragione le norme di settore che rego-
lano le misure sugli apparecchi LED richiedono
La tecnica complementare prevede di misurare fotometrie assolute, in cui non ha più senso par-
semplicemente le candele uscenti dall’apparec- lare di rendimento luminoso, perché l’apparec-
chio che contiene quella specifica sorgente. Si chio influisce in modo sostanziale sull’emissio-
dice che è stata effettuata una fotometria asso- ne della sorgente, cambiandone le condizioni
luta; in questo caso non è possibile cambiare la termiche.
lampada, a meno di non conoscere esattamente
il flusso della lampada stessa e con tale valore Diventa quindi importante misurare l’efficacia
normalizzare la fotometria rendendola relativa. dell’apparecchio cioè il rapporto tra il flusso
emesso dall’apparecchio e la potenza (elettri-
Nel caso di fotometria relativa, conoscendo ca, trattandosi di luce elettrica) fornita. Le nor-
esattamente il flusso uscente dalla lampada me specificano che occorre valutare la potenza
e quello uscente dall’apparecchio è possibile complessiva fornita all’apparato di illuminazio-

30
ne, tenendo in considerazione anche le perdite di una cellula fotovoltaica posta dietro una
all’interno dell’alimentatore o qualunque altra piccola fessura praticata sulla superficie della
dispersione all’interno dell’apparecchio. sfera.

L’efficacia mette in relazione il flusso emesso Per evitare che la cellula riceva direttamente i
dall’apparecchio con la potenza complessiva raggi luminosi emessi dalla sorgente, la fotocel-
fornita dalla rete elettrica. lula è schermata in modo che non veda diretta-
mente la sorgente.
L’illuminamento E sul sensore è direttamente
proporzionale al flusso totale emesso dalla
lampada.

ξ = φA / W
Dove K è una costante che dipende dalle
caratteristiche del sistema e che si determina
per taratura, misurando una sorgente campione

Dove:
ξ = efficacia luminosa
φ=kE
φA = flusso uscente dall’apparecchio
W = potenza fornita complessivamente che abbia caratteristiche simili alla sorgente in
all’apparecchio esame e flusso luminoso noto.

L’efficacia si misura in lm/W.

LA SFERA
INTEGRATRICE O DI ULBRICHT

Il flusso luminoso di una sorgente può essere


calcolato (per integrazione) dalle intensità
luminose misurate secondo le diverse direzioni,
oppure misurato direttamente attraverso la sfera
integratrice o di Ulbricht.

Si tratta di una sfera la cui superficie interna è


verniciata con vernice bianca opaca diffondente
e non selettiva, che significa che riflette allo
stesso modo tutte le frequenze che compongono
lo spettro da misurare.
La sorgente viene sospesa al centro della sfe-
ra. A causa delle continue riflessioni l’illumi-
namento di ogni punto della superficie interna
della sfera è costante e proporzionale al flusso
totale emesso dalla lampada.
La misurazione viene effettuata per mezzo

31
SPETTROMETRIA

Con il termine spettrometria indichiamo una


serie di tecniche per misurare lo spettro della
luce emesse da una sorgente o riflessa da una
superficie.

Lo strumento usato è lo spettroradiometro, che


può essere usato direttamente oppure come ele-
mento sensibile di una sfera integratrice o di un
goniofotometro.

MISURE SPETTRALI

Lo spettro di emissione di una sorgente è la


distribuzione di energia in funzione della fre-
quenza (o della lunghezza d’onda) e rappresen-
ta l’emissione di una sorgente; lo spettro può li-
mitarsi al campo del visibile o estendersi anche
alle altre frequenze.

Valutare lo spettro di emissione di una lampada


all’interno di un progetto permette di verificare
in modo adeguato la qualità della luce prodotta.

Gli spettri possono essere continui, composti da


una sequenza ininterrotta di frequenze, oppure a
righe, se vengono emesse solo alcune frequenze
o solo alcuni campi di frequenza.

I LED normalmente usati per l’illuminazione


hanno uno spettro continuo caratterizzato da un
picco nel blu, un avvallamento tra blu e verde e
da basse emissioni nel rosso.

Il tipo di spettro rappresentato per i LED è quel-


lo più comunemente usato, le differenze si gio-
cano normalmente sull’altezza del picco blu, in
funzione del quale varia la temperatura di colo-
re del LED stesso.

Naturalmente si trovano sul mercato anche


molte altre soluzioni, corrispondenti a diverse
tecnologie per produrre luce.

32
33
IL CORPO NERO

In fisica un corpo nero è un oggetto ideale che detta radiazione del corpo nero.
assorbe tutta la radiazione elettromagnetica in- Lo spettro di un corpo nero è uno spettro dal-
cidente senza rifletterla, ed è perciò detto “nero” la caratteristica forma a campana, dipendente
secondo l’interpretazione classica del colo- unicamente dalla sua temperatura T e non dalla
re dei corpi. materia che lo compone.
Assorbendo tutta l’energia incidente, per la leg-
ge di conservazione dell’energia il corpo nero Negli esperimenti in laboratorio un corpo nero
re-irradia tutta l’energia assorbita. Si tratta di una è costituito da un oggetto cavo mantenuto
idealizzazione fisica, dal momento che in natura a temperatura costante le cui pareti emettono e
non esistono corpi che soddisfano perfettamente assorbono continuamente radiazioni su tutte le
tale caratteristica. possibili lunghezze d’onda dello spettro elettro-
La radiazione emessa da un corpo nero viene magnetico.

TEMPERATURA DI COLORE
CORRELATA DELLE SORGENTI

Dato lo spettro di emissione di una sorgente, o Se una sorgente emette uno spettro con coordi-
di un corpo che emetta luce o di una superficie nate cromatiche che giacciono sul Locus Plan-
riflettente, è possibile elaborare i dati spettrali ckiano possiamo specificare la sua cromaticità
per rappresentare il colore della luce tramite le mediante la temperatura del corpo nero che
coordinate cromatiche x,y nel diagramma CIE emette uno spettro con le stesse coordinate cro-
1931. matiche, indicandola come Temperatura di colore.

Il bordo a ferro di cavallo del diagramma rap- Se invece le coordinate della sorgente sono in
presenta i colori puri, spettrali, associati ad una prossimità della Planckiana, ma non esattamen-
singola frequenza; la linea di chiusura inferiore te sovrapposte, specifichiamo una Temperatura
è la cosiddetta linea delle porpore, colori non di Colore Correlata (in Inglese Correlated Co-
spettrali, perché non associati a nessuna fre- lor Temperature – CCT) cioè la temperatura del
quenza monocromatica, malgrado siano sul punto più vicino del Locus.
bordo, mentre l’interno del diagramma rappre-
senta i colori dati dalla miscelazione dei contri- Nella figura seguente sono indicati i segmenti
buti dei colori primari; le porpore sono ottenuti che individuano le Temperature di Colore Cor-
dalla miscelazione del rosso e del violetto spet- relate o, in Italiano, isoprossimali.
trale.
Nel caso si usi una temperatura correlata è buo-
Siamo in presenza di una sintesi additiva: per na pratica indicare anche la distanza dal locus,
creare nuovi colori si mescolano, si sommano, per dare una indicazione di quanto ci scostiamo
altri colori, preferibilmente i colori scelti come dall’emissione del corpo nero.
primari.
Sul diagramma è anche indicato il Locus Plan- In realtà la temperatura di colore correlata si
ckiano (Black Body Curve), la linea su cui giac- misura in uno spazio che costituisce una trasfor-
ciono le coordinate cromatiche degli spettri di mazione dello spazio colore CIE del 1931, adot-
emissione del corpo nero a varie temperature. tato dalla CIE nel 1960 e ormai abbandonato.

34
Diagramma di cromaticità CIE 1931

Diagramma di cromaticità CIE 1931 con indicazione delle isoterme (isoprossimali)

35
Per questa ragione la distanza dello spettro in relata (CCT) solo in una fascia ristretta intorno
esame dalla Planckiana viene indicata con duv. al Locus Planckiano, dove l’emissione è parago-
nabile a quella del corpo nero alle varie tempe-
La Temperatura di Colore o la Temperatura di rature, o, vedendo la questione da un altro punto
Colore Correlata (CCT), espressa in Kelvin di vista, se siamo in presenza di una luce che sia
[K], è una caratteristica dell’emissione di una simile ad una emissione nel visibile che conten-
sorgente, che viene classificata come fredda o ga tutte le frequenze, variamente miscelate: ad
calda in funzione della sua CCT: più la CCT una temperatura di colore di 2000 K corrispon-
aumenta più la sorgente è considerata fredda, de una prevalenza dell’arancione, a valori di
perché la classificazione come fredda o calda di temperatura inferiori corrispondono il rosso e,
una sorgente si riferisce alla sensazione prodot- ancora più in basso, l’infrarosso, non più visi-
ta nell’osservatore e non alla temperatura del bile; mentre a temperature superiori ai 2000 K
corpo nero. la luce è dapprima gialla, poi bianca, azzurra,
Più aumenta la temperatura del corpo nero più au- violetta e ultravioletta.
menta la componente blu nello spettro, generando In pratica usiamo la Temperatura di Colore
una sensazione di freddezza nell’osservatore. (eventualmente Correlata) per distinguere le
Ha senso parlare di Temperatura di Colore Cor- varie tonalità della luce “bianca”.

36
COLORE

Il colore è un mezzo che consente di eserci-


tare un influsso diretto sull’anima. Il colore
è il tasto, l’occhio il martelletto, l’anima è
il pianoforte dalle molte corde.

da Dello spirituale nell’arte,


Vassilij Kandinskj

Noi, normalmente, vediamo il mondo a colo- Ricondurre ciò che sperimentiamo con i nostri
ri ed associamo questa sensazione multiforme sensi a qualcosa di oggettivo, misurabile e sul
ai nostri sentimenti: vedere il mondo in bianco quale tutti concordano?
e nero significa non apprezzare le sfumature,
dividere ciò che ci circonda in categorie nette, Sappiamo rispondere alla domanda di ogni
non distinguere le gradazioni. bambino: “il mio amico vede il rosso come lo
Il colore è gioia, pienezza di vita, completezza vedo io?”.
di informazione. Non abbiamo tutte le risposte a queste doman-
È possibile dare una misura oggettiva del colore? de, vediamo quello che sappiamo finora.

37
SINTESI ADDITIVA E SOTTRATTIVA

Nell’ambito della sintesi dei colori si deve evi- allo schermo di una TV a colori sino a distin-
denziare la distinzione tra il caso in cui si som- guere gli elementi emittenti dello schermo; si
mano luci e quello in cui si mescolano pigmenti potrà notare così come attraverso diverse com-
colorati. binazioni di blu, verde e rosso si ottengano, alla
dovuta distanza, gli altri colori visualizzabili.
Nel primo caso il numero delle componenti cro- Viene riportato uno schema di base per la sinte-
matiche che raggiungono l’occhio aumenta, e si si additiva; si noti come la somma dei tre colori
parla di sintesi additiva; nel secondo caso, essen- fondamentali generi il bianco.
do i pigmenti sostanze assorbenti, il numero del-
le componenti cromatiche che raggiungono l’oc- Definendo colore complementare quello che
chio diminuisce, e si parla di sintesi sottrattiva. si ottiene sottraendo dal bianco il colore dato,
si può constatare che i rispettivi colori com-
Nella sintesi additiva l’assenza di luce determina plementari di rosso, verde e blu, e cioè ciano,
il nero (assenza di colore), mentre nella sintesi magenta e giallo, costituiscono una base per la
sottrattiva l’assenza di pigmento lascia il foglio sintesi sottrattiva dei colori.
bianco.
È riportato uno schema di base per la sintesi
Il modo più semplice per sperimentare la sin- sottrattiva; si noti come la somma dei tre colori
tesi additiva consiste nell’avvicinare l’occhio di base generi il nero.

38
LA PERCEZIONE DEI COLORI

Il meccanismo tramite il quale percepiamo i co- Dal punto di vista fisico possiamo schematiz-
lori è schematizzato di seguito: zare il processo in questo modo: sono gli stessi
passi evidenziati sopra, ma in questo secondo
un oggetto è illuminato da una luce con un schema sono più evidenti le caratteristiche fi-
proprio spettro, ne riflette una parte che viene siche, oggettive, che entrano in gioco e che ci
percepita dal nostro sistema visivo, in partico- permettono di riprendere una scena con una fo-
lare eccita i recettori presenti nell’occhio che tocamera e trasmetterle in televisione.
inviano l’informazione al cervello il quale ri-
costruisce l’immagine, determinando forma, Nel 1942 David MacAdam eseguì un famoso
posizione, stato di movimento ed anche colore esperimento, indagando quali fossero i limiti
dell’oggetto che stiamo osservando. entro i quali due colori simili venivano distin-
ti da un osservatore. Individuato un punto sul
Come abbiamo già affermato noi non vediamo diagramma CIE 1931, e quindi un colore, l’os-
con gli occhi, ma tramite il lavoro congiunto di servatore vedeva un cerchio diviso a metà: una
occhi e cervello. metà aveva il colore scelto, nell’altra si poteva
variare il colore fino a che l’osservatore vedeva
un intero cerchio dello stesso colore.

39
L’esperimento era ripetuto cambiando il punto sul confine dell’ellissi distano in realtà 2 step
di partenza del colore variabile, in modo da rag- di MacAdam e sono dunque distinguibili: non
giungere il colore obiettivo partendo da colori vediamo la differenza di tutti i punti dell’ellisse
diversi. dal suo centro, ma vediamo la differenza tra due
punti periferici opposti.
Egli raccolse una mole enorme di dati e pub-
blicò i suoi risultati riferiti a 25 punti sul dia- Nella figura, come nell’articolo originale, le el-
gramma CIE 1931 intorno ai quali individuò lissi sono ingrandite di 10 volte.
delle ellissi all’interno delle quali il colore era
indistinguibile. Quello che si nota subito è che le ellissi diffe-
riscono per dimensione ed orientamento nelle
Più precisamente egli riuscì a dare una elegan- varie regioni del diagramma: lo spazio colore
te formulazione matematica ai suoi risultati: CIE 1931 non è uniforme, le differenze percet-
le ellissi rappresentavano l’intervallo corri- tive dipendono dalla posizione in cui siamo, ed
spondente ad una deviazione standard dei dati anche l’orientazione delle ellissi non è costan-
sperimentali raccolti e la loro interpretazione te. Se lo spazio fosse uniforme otterremmo dei
afferma semplicemente che il 68% della popo- cerchi, non delle ellissi, e tutti della stessa di-
lazione normovedente non distingue il punto mensione.
centrale dell’ellissi da tutti gli altri punti. Proprio per tentare di rendere uniforme lo spa-
Se tracciassimo l’ellissi corrispondente a 2 zio colore sono state proposte varie trasforma-
deviazioni standard (a due step di MacAdam, zioni del diagramma CIE 1931, ma finora il
come si dice normalmente) attorno allo stesso problema dell’uniformità non è stato risolto.
punto, allora solo il 5% della popolazione non
distinguerebbe il punto centrale da tutti gli altri Invece studi successivi al primo articolo di Ma-
punti e così via. cAdam hanno generalizzato i suoi risultati, ed
Il punto da sottolineare è che non si distingue oggi noi possiamo calcolare orientazione e dia-
il punto centrale da tutti gli altri punti dell’el- metri delle ellissi per ogni punto dello spazio
lisse (nel caso di 1 step), ma due punti opposti colore.

Example of target on CIE chromaticity chart (x,y)

MacAdam 1-step elipse


MacAdam 2-step elipse
MacAdam 3-setp elipse (OSI)
MacAdam 4-step elipse (ANSI)
Examples of lamp chromaticities trying to match target

NOTE: A and B are each 1 sd


from the target, but 2
sd from each other

C and D are each 2 sd


from the target,
but 4 sd from
each other.

40
MISURA DEL COLORE

I tre attributi che normalmente diamo al colore


degli oggetti sono la tinta (Hue), la luminosità
(Lightness) e la saturazione (Chroma); tra pa-
rentesi sono riportati i termini inglesi perché la
traduzione può variare tra un autore e l’altro,
generando confusione.

Questo sistema è stato messo a punto dal profes-


sor Munsell all’inizio del XX secolo e adottato
negli anni trenta dal Dipartimento dell’Agricol-
tura degli Stati Uniti d’America come sistema
di colori ufficiale per le ricerche sul suolo.

Comunemente ci riferiamo ad esso come sistema


Munsell, implementato nell’atlante Munsell.

TINTA

Munsell divise ogni cerchio orizzontale in Hue: The perception of relative redness, blueness,
cinque colori principali: rosso, giallo, ver- greenness, or yellowness of a stimulus.
de, blu e violetto, indicati con le loro iniziali
in inglese: R (red), Y (yellow), G (green), B
(blue) e P (purple), e in altri cinque colori inter-
medi adiacenti ad essi.
Ognuna di queste dieci suddivisioni è ulterior-
mente suddivisa in 10 sotto divisioni in modo
da contare cento tinte diverse.

Due colori, di uguale luminosità e saturazione,


che si trovano agli estremi opposti di un dia-
metro della circonferenza delle tinte sono det-
ti colori complementari e la loro mescolanza
additiva genera il grigio della stessa luminosità.

41
LUMINOSITÀ

La luminosità varia verticalmente lungo l’as- Lightness: The attribute by which a perceived
se verticale delle coordinate cilindriche da un color is judged to be closer to white than black.
valore minimo di 0 (corrispondente al nero)
fino al valore massimo di 10 (corrispondente al
bianco). Tra questi due estremi si trovano tutte
le tonalità di grigio.

SATURAZIONE

La saturazione è misurata radialmente dal Saturation or Chroma: degree of departure from


centro di ogni settore circolare del sistema di a gray of equal lightness (or natural gray).
coordinate cilindriche e rappresenta il grado
di “purezza” del colore, dove valori più bassi
corrispondono a colori più tenui e tendenti al
grigio. Si noti che non esiste nel sistema Munsell
un limite intrinseco al valore di saturazione, aree
differenti dello spazio dei colori hanno diverse
coordinate di saturazione massima.Ad esempio
i colori gialli chiari hanno valori potenziali di
saturazione più alti ad esempio dei violetti chiari,
questo a causa della natura dell’occhio umano e
della fisica degli stimoli ottici.

Nel tempo sono stati messi a punto molti siste-


mi per descrivere e misurare le caratteristiche
cromatiche di una sorgente o di un oggetto, cioè
esistono diversi spazi colore che tentano di ren-
dere oggettivo, indipendente dall’osservatore
specifico, il dato colorimetrico, in sostanza che
tentano di misurare il colore.

Tutti questi sistemi si basano sui meccanismi


descritti sopra e la loro evoluzione corrisponde
all’approfondimento delle nostre conoscenze.

42
INDICI DI RESA CROMATICA

Finora abbiamo discusso del colore della luce, Intuitivamente la risposta è positiva: tutti abbia-
della sua Temperatura di Colore Correlata, del mo scelto un maglione all’interno del negozio
colore degli oggetti e dei meccanismi percettivi per scoprire un colore diverso quando l’abbia-
del colore: ora dobbiamo mettere in relazione mo indossato all’aperto, alla luce del sole.
tra loro tutti questi aspetti del problema. L’immagine illustra la situazione:
quello che vediamo come a destra alla luce di
Sappiamo che con poca luce non distinguiamo un illuminante campione (per esempio la luce
i colori, mentre se aumentiamo la luminosità i del sole o un illuminante codificato) appare
grigi tendono al bianco come, in realtà, fanno come a sinistra sotto un’altra luce.
anche gli altri colori. La variazione avviene per il singolo colore,
nell’immagine il singolo quadratino, ma noi
Ma come varia la nostra percezione dei colori abbiamo bisogno anche di indici generali che
cambiando la luce che illumina la scena da in- possano rendere ragione complessivamente del
dagare? L’illuminante influenza la nostra per- fenomeno.
cezione?

43
INDICI CRI E TM30

Il primo indice sviluppato a questo scopo, per giapponese; va sottolineato che Ra indica sem-
rendere ragione di come una luce (un illumi- pre la media dei primi otto campioni.
nante) fa percepire i colori ad un osservatore
medio, è il CRI (Color Rendering Index). Questo indice dà solo una idea sulla capacità
di riconoscere i colori e non risponde a tante
Nella sua prima versione l’indice si basava su altre domande che possiamo farci: per esempio
otto colori non saturi per ciascuno dei quali ve- se il colore, pur riconosciuto, ci appare natu-
niva determinato un indice di resa cromatica: la rale, cioè lo vediamo come lo vedremmo alla
media aritmetica degli otto indici base è Ra, o luce del sole, oppure se ci appare più carico o
indice medio (in Inglese average). meno saturo di come lo vedremmo sotto altri il-
Questo metodo è stato sviluppato per essere luminanti. Inoltre l’indice, per come è costruito,
usato con le lampade fluorescenti, ed è stato soffre di alcune anomalie, la più evidente delle
calibrato in modo che una particolare lampada quali è che può diventare negativo e nessuno
avesse indice 50. sa interpretare un valore negativo di tale indice.

Indice 100 significa che il colore è riconosciuto Per questa ragione sono stati sviluppati molti
perfettamente, indici più bassi indicano diffi- altri indici di resa colore, ciascuno dei quali ri-
coltà crescenti nel riconoscere quel particolare sponde ad una specifica domanda.
colore; questo indice dà indicazione solo della Per esempio esiste anche un indice che si basa
capacità di riconoscere il colore, in particolare sul ricordo che noi abbiamo dei colori di 10 og-
l’indice riferito ad un singolo campione (R1, getti di uso familiare, che quindi non ha biso-
R9 etc.) indica la capacità dell’illuminante di gno di un illuminante campione (il campione è
rendere quel colore, mentre Ra dà una indica- la nostra memoria) e sostanzialmente risponde
zione media sull’intera gamma di colori. alla domanda se gli oggetti appaiono con colori
naturali.
Nel tempo i colori sono diventati 14, ed i Giap- Risulta evidente che un solo indice non è suffi-
ponesi utilizzano anche un quindicesimo cam- ciente per caratterizzare completamente la resa
pione che è il colore della pelle media

44
Colori ricordati
Sorgente in esame

del colore di una sorgente: in funzione della do- L’assunto base è che un solo indice è insuffi-
manda a cui risponde lo specifico indice otte- ciente, quindi si richiedono almeno due indici
niamo risultati più o meno buoni, ma per tener diversi, il Fidelity Index Rf e il Gamut Index
conto di tutti gli aspetti della percezione occor- Rg. In più è richiesto di accompagnare i due in-
re farsi più domande, avere più indici. dici base con almeno una forma di rappresenta-
In conclusione appare evidente che la defini- zione grafica.
zione di un solo indice di resa cromatica sia
una soluzione troppo semplicistica per un Il Fidelity Index indica la fedeltà della resa del
problema assai complicato; ogni applicazio- colore, la capacità di riconoscere il colore, men-
ne per cui il progettista individua un attributo tre il Gamut Index valuta come viene variata
predominante nell’ambito della “resa croma- l’area coperta dai colori campione illuminando-
tica” esige una metrica appropriata per essere li con la lampada in esame rispetto all’illumi-
valutato e considerato al meglio nell’ambito nante di riferimento.
del progetto.
La pubblicazione IES TM-30 ha introdotto un TM-30 si basa su 99 campioni e propone anche
metodo per la valutazione della resa cromatica una grande varietà di indici che possono rispon-
in cui si raggruppano sistemi di valutazione già dere a domande specifiche.
noti, ma organizzati in modo sistematico.

45
Fidelity e Gamut Index vengono rappresentati Le rappresentazioni grafiche aiutano a
sullo stesso grafico e restano, normalmente, capire come è stata modificata la percezione
all’interno del triangolo indicato in figura. dall’illuminante.

46
Eccone un esempio, in cui è indicato anche il
corrispondente valore CRI.

47
SORGENTI LUMINOSE

Esistono molte tecnologie per produrre luce tra- Alogene


mite conversione di potenza elettrica.
Esaminiamo le più diffuse. Le lampade ad alogeni sono lampade ad incan-
descenza caratterizzate dalla presenza nel bul-
bo, oltre che del gas inerte, di un alogeno (iodio
TECNOLOGIE E TIPI DI SORGENTE o bromo) per dar luogo al ciclo rigenerativo del
tungsteno.
Incandescenza Le particelle di tungsteno, provenienti dal fila-
mento interno, si combinano con gli elementi
Un filamento metallico, avvolto di solito a spi- alogeni presenti nel bulbo dando origine agli
rale, è posto all’interno di un’ampolla di vetro alogenuri di tungsteno, gas trasparenti che non
nella quale è praticato il vuoto oppure è immes- aderiscono alle pareti interne della sorgente,
so un gas, che mescolandosi con il tungsteno grazie a dei moti convettivi che tendono a far
evita l’annerimento del bulbo. tornare questi gas nella regione prossima al fi-
lamento.
Per abbassare la sublimazione inoltre vengono
aggiunti altri gas (azoto o argon) che hanno la Poiché gli alogenuri di tungsteno sono composti
funzione di diminuire il distacco delle particelle stabili entro un dato intervallo di temperature,
di tungsteno aumentando la durata. spegnendo la lampada avviene la dissociazione.

Applicando agli estremi del filamento una dif- Il tungsteno ritorna libero depositandosi nuo-
ferenza di potenziale, si genera un campo elet- vamente sul filamento e lasciando liberi gli
trico e si ha un passaggio di corrente attraverso elementi alogeni pronti a riprendere il ciclo ad
il filamento, che dà luogo ad un incremento di ogni accensione.
temperatura del filamento stesso; esso si com-
porta come un corpo nero ad alta temperatura Il primo alogeno ad essere utilizzato è stato lo
ed emette energia raggiante secondo uno spet- iodio; attualmente si usa spesso un composto
tro di emissione continuo, una porzione del del bromo.
quale nel campo del visibile.
La temperatura di colore varia da 2800 a 3100K,
La temperatura di colore è di circa 2900K, il il valore dell’indice di resa cromatica è 100.
valore dell’indice di resa cromatica è 100. L’ef- L’efficacia luminosa oscilla tra 20 e 25 lm/W.
ficacia luminosa oscilla tra 9 e 20 lm/W. La durata varia da 2000 a 5000 ore.
La durata è di circa 1000 ore.

48
Fluorescenti Lampade a scarica

Sono costituite da un tubo riempito con mercu- Una lampada a scarica in gas è costituita da un
rio e con polveri fluorescenti in grado di con- tubo ermeticamente chiuso. In corrispondenza
vertire l’emissione del mercurio (253 nm) nel delle estremità sono posizionati due elettro-
campo del visibile. di, l’anodo (positivo) e il catodo (negativo). Il
tubo contiene un gas che vaporizza quando fra
Il materiale fluorescente è caratterizzato da un gli elettrodi si innesca il passaggio di corren-
forte assorbimento degli ultravioletti (dipen- te. Il processo che porta all’emissione dipende
dente dalle dimensioni delle particelle) e da dall’energia che colpisce gli elettroni del gas.
un’elevata efficienza di trasformazione (dipen- Una volta eccitati, gli elettroni cambiano orbita,
dente dalla purezza). ma tendono a tornare alla posizione originaria
emettendo onde nel visibile (spettro a righe).
La temperatura di colore subisce variazioni che
vanno da 2700 a 6500K, il valore dell’indice di Nel tornare allo stato originario l’elettrone può
resa cromatica varia tra 60 a 90. fermarsi a stati metastabili, dove produce il
maggior numero di onde luminose. L’elettrone
L’efficacia luminosa oscilla tra i 50 ed i 90 espulso dall’atomo contribuisce al manteni-
lm/W. La durata dipende dalla tipologia e varia mento della scarica urtando altri elettroni nei
da 6000 a 20000 ore. vari passaggi.

49
Lampade a scarica agli ioduri metallici Lampade a scarica a vapori di sodio

Il tubo di scarica contiene al proprio interno, ol- Sono costituite da un tubo di scarica in materia-
tre al mercurio, ioduri di sodio, di tallio e di in- le ceramico trasparente, resistente alle alte tem-
dio. Nelle lampade di recente produzione ven- perature e alla aggressività del sodio racchiuso
gono inserite anche terre rare come il disprosio, al proprio interno.
l’olmio, il tulio e il cesio, che permettono una
migliore distribuzione spettrale ed efficacie lu- La scarica avviene in vapori ad alta temperatura
minose più elevate. e pressione con una conseguente emissione di
Le lampade ad alogenuri hanno dei tempi di ac- luce bianco dorata.
censione e riaccensione piuttosto lunghi. Un’e-
voluzione importante riguarda l’introduzione Una volta accesa raggiunge il regime normale
nelle lampade del bruciatore ceramico, che ha di funzionamento dopo circa 5 minuti. Grazie
notevolmente migliorato le rese cromatiche. all’elevata efficacia luminosa viene abbondan-
temente utilizzata per illuminare esterni e locali
La temperatura di colore subisce variazioni che industriali.
vanno da 2700 a 6000K, il valore dell’indice di La temperatura di colore subisce variazioni che
resa cromatica varia tra 65 a 95. vanno da 2000 a 2500K, il valore dell’indice di
resa cromatica varia tra 20 e 80. I valori dell’ef-
L’efficacia luminosa oscilla tra gli 80 e gli oltre ficacia luminosa possono superare i 120 lm/W
95 lm/W al variare della potenza e della tipologia e crescono con la potenza della lampada. La du-
della lampada. La durata è di circa 12000 ore. rata può raggiungere le 20000 ore.

50
LED

Il LED è un componente elettronico allo stato zione P-N, composta da due zone accostate
solido, come un normale transistor o come un (una con eccesso di lacune, l’altra con eccesso
circuito integrato. Lo scopo di questo compo- di elettroni).
nente elettronico è emettere luce. Essendo un Il termine giunzione fa riferimento alla sottile
componente allo stato solido, per funzionare area di confine tra le due zone.
deve far parte di un circuito elettronico. Ai due lati di essa vi è una differenza di po-
L’acronimo LED significa Light Emitting Dio- tenziale; se non è applicata nessuna tensione le
de, in Italiano diodo che emette Luce. cariche positive e quelle negative tenderanno a
mischiarsi nella zona confinante per raggiunge-
re l’equilibrio, creando una sottile barriera, im-
pedendo così la circolazione di cariche tra una
regione e l’altra.

Il diodo è un componente elettronico unidire-


zionale, all’interno del quale la corrente elettri-
ca può muoversi solamente dall’anodo verso il
catodo, mentre viene bloccato il flusso di cor-
rente inversa dal catodo all’anodo; è un semi-
conduttore.

I LED sono stati sviluppati da Nick Holonyak


nel 1962, sono costituiti da materiali semicon-
duttori, con specifiche proprietà tali da permet-
tere la conversione dell’energia elettrica in luce
(fotoni), e drogati per modificare il bilancia-
mento tra le cariche positive e quelle negative. Esempio di applicazione di un diodo LED
Alla base del loro funzionamento c’è una giun- su substrato metallico.

51
La tabella seguente illustra le componenti di Le lampade a ioduri metallici sono più efficaci
emissione tra vari tipi di sorgente luminosa. La nella conversione, ma al prezzo di produrre
tabella è stata pubblicata dal DOE, Department pericolose componenti ultraviolette.
Of Energy del governo degli Stati Uniti, e
illustra pienamente l’efficacia luminosa delle Nei LED non abbiamo normalmente né
varie tecnologie. infrarosso né ultravioletto e l’efficacia è ormai
attestata sul 25%.
Le lampade incandescenti sono sostanzialmente
delle stufette, perché convertono il 92% della Resta un 75% di calore dissipato, ma la tecnologia
potenza fornita in calore, sia direttamente che è ancora in grande sviluppo e si verificano
sotto forma di radiazione infrarossa. miglioramenti continui, che permettono di
prevedere prestazioni sempre migliori nel breve
Va meglio con le fluorescenti, che comunque e nel lungo periodo. Riportiamo la previsione
presentano ancora un elevato calore residuo. del DOE per i prossimi anni.

INCANDESCENT FLUORESCENT METAL


LED
60W typical linear CW HALIDE

visible light 8% 21% 27% 15-25%

IR 73% 37% 17% 0%

UV 0% 0% 0% 0%

TOTAL RADIANT ENERGY 81% 58% 63% 15-25%

heat (conduction + convection) 19% 42% 37% 75-85%

TOTAL 100% 100% 100% 100%

52
Come si vede i LED hanno ormai raggiunto e Nei LED l’emissione di luce avviene normal-
presto supereranno l’efficacia delle lampade al mente nel semispazio frontale e quindi ci sono
sodio, che hanno efficacia altissima perché so- meno perdite all’interno dell’apparecchio la cui
stanzialmente emettono luce monocromatica, efficacia cresce rispetto ai modelli che montano
centrata sulle frequenze con i più alti fattori di lampade tradizionali.
visibilità.
Ciò che conta realmente per il risparmio ener-
I LED invece presentano spettri continui diffusi getico è la luce utile che arriva sul piano da il-
in quasi tutte le regioni dello spettro visibile, luminare, sia il tavolo da lavoro negli ambien-
permettendo quindi una resa dei colori molto ti interni, il manto stradale nell’illuminazione
elevata, mentre le lampade al sodio sotto que- pubblica o il campo da gioco in quella sportiva,
sto aspetto hanno prestazioni largamente insuf- per cui il valore da prendere in considerazione
ficienti. non è semplicemente l’efficacia della sorgente,
della lampadina, ma l’efficacia dell’apparec-
Inoltre le sodio emettono in tutte le direzioni, chio, che con sorgenti LED aumenta.
per cui l’efficacia complessiva dell’apparecchio
scende, dovendo scontare anche le perdite do- Di seguito un’altra tabella previsionale del
vute ai sistemi ottici (riflettori) che indirizzano DOE, che risale a qualche tempo fa, in cui sono
verso l’esterno dell’apparecchio la luce emessa indicate le efficacie misurate e gli obiettivi di
dalla lampadina verso l’interno. efficacia futura dei vari tipi di LED; finora è
stata sostanzialmente rispettata.

53
Metric 2011 2013 2015 2020 Goal
Cool White
135 164 190 235 266
(Color-mixed)
Cool White
135 157 173 192 199
(Phosphor)
Warm White
97 129 162 224 266
(Color-mixed)
Warm White
98 126 150 185 199
(Phosphor)
Notes:
1. Projections for cool white packages assume CCT=4746-7040K, while projections for warm white packages
assume CCT=2580-3710K and CRI=80-90. All efficacy projections assume that packages are measured at 25°C
with a drive current density of 35 A/cm2
2. Asymptote for color mixed is 266 lm/W, and for phosphor-converted is 199 lm/W

Va notato che gli obiettivi dichiarati per il In situazioni particolari abbiamo addirittura
2020 e quelli finali sono largamente al di sopra usato lampade quasi monofrequenza, come le
dell’efficacia della luce solare o dell’emissione sodio per l’illuminazione pubblica, ma l’atten-
del corpo nero. zione era rivolta alla sicurezza della circolazio-
ne e nessuno si preoccupava di distinguere il
Per ottenere questo risultato occorre concentra- colore dell’auto che ci precedeva.
re l’emissione nella parte centrale dello spettro
visibile, quindi non partire da 380 nm e non ar- I LED ci hanno dato grossi vantaggi e grosse
rivare a 780 nm, perché le frequenze più basse possibilità nella resa dei colori, con la possibili-
e quelle più alte hanno coefficienti di visibilità tà aggiuntiva di poter controllare il colore della
molto bassi che penalizzano l’efficacia. L’unica luce emessa: occorre considerare bene in quali
soluzione è quindi quella di tagliare le ali, cioè applicazioni possiamo rinunciare ad una parte
non emettere nel blu profondo e nel rosso pro- del comfort visivo per aumentare l’efficacia
fondo. energetica.

La maggior parte dei LED che usiamo in illu- Purtroppo non abbiamo ancora una definizio-
minazione hanno una forte componente blu, ne condivisa e consolidata di naturalezza della
mentre normalmente faticano ad avere la com- luce, anche se sono all’opera alcuni comitati
ponente spettrale rossa. Tagliando le ali potre- scientifici coordinati dalla CIE, ma sicuramente
mo avere efficacie maggiori, ma non sappiamo è un parametro di cui tener conto nelle nostre
bene con quali effetti sulla naturalezza della future valutazioni.
luce: la luce naturale, a cui siamo adattati da La luce artificiale deve avvicinarsi il più pos-
millenni, ha uno spettro in cui sono presenti tut- sibile alla luce solare, che è il nostro ambiente
te le frequenze. Abbiamo usato per decenni le luminoso naturale.
lampade fluorescenti che hanno tipici spettri a
righe, quindi non spettri continui, ma sappiamo In alcune situazioni le considerazioni di rispar-
quanto queste lampade possano penalizzare la mio energetico possono prevalere sulla natu-
resa dei colori. ralezza dell’illuminazione, ma occorre che sia
una scelta consapevole del progettista e non una
costrizione tecnologica o politica.una costrizio-
ne tecnologica o politica.

54
EFFICACIA LUMINOSA

Tabella riassuntiva delle efficacie luminose di varie sorgenti:

E della loro vita media:

Categoria Vita media in ore


Incandescente 1000
Alogene Bassa Tensione 2000/5000
Alogene 2000/3000
LED 50000
Fluorescenti Lineari 20000
Fluorescenti Compatte 6000/10000
Alogenuri Metallici 10000/12000
Sodio Alta Pressione 20000
Sodio Bassa Pressione 12000

55
APPARECCHI DI ILLUMINAZIONE

Gli apparecchi di illuminazione sono lo stru- parecchio invecchi in modo irreparabile, quindi
mento con cui illuminiamo gli ambiti in cui è quasi sempre prevista, salvo giustificate e rare
dobbiamo svolgere le nostre attività e rappre- eccezioni, la possibilità di cambiarla.Inoltre la
sentano il prodotto tecnologico nel quale met- sorgente, per sua natura, emette in tutte le dire-
tiamo in pratica le conoscenze che abbiamo zioni, non solo verso la parte frontale dell’ap-
sulla visione e sulle nostre funzioni percettive. parecchio, dove normalmente esce la luce;
quindi gli apparecchi sono costruiti in modo
Scopo di un apparecchio di illuminazione è da recuperare la luce indirizzata verso l’interno
fornire la luce sufficiente per il compito visivo, dell’apparecchio stesso per rimandarla (riflet-
in modo che tale luce sia fruibile e garantisca terla) dove serve.
il miglior comfort possibile durante lo svolgi- Quindi non tutta la luce uscente dalla lampadi-
mento dell’attività a cui l’ambiente è preposto. na riuscirà ad uscire dall’apparecchio, una parte
Se fornisco molta luce ma la indirizzo in modo di essa rimarrà intrappolata e si disperderà sotto
errato rischio di abbagliare l’utente, sparan- forma di calore, dopo essere stata assorbita dalle
dogli raggi luminosi negli occhi e facendolo varie superfici che compongono l’apparecchio.
colpire da fastidiosi riflessi, con il risultato di Anche le dicroiche, che sono lampade direzio-
impedirgli o rendergli difficoltoso il lavoro; se nali, cioè emettono luce in un solo semispazio,
non posso distinguere correttamente i colori o in realtà raggiungono questo scopo incorpo-
li vedo alterati, patirò una sensazione di disa- rando nella lampadina un riflettore, cioè una
gio che diminuisce il mio livello di benessere parte di apparecchio.
o, addirittura, mi obbliga a sforzi altrimenti non Negli apparecchi tradizionali un parametro im-
necessari per svolgere il compito visivo. portante è quindi l’efficienza, talora indicata
A parità di prestazione è preferibile l’apparec- anche come rendimento luminoso oppure ottico
chio che consuma meno, cioè che è più efficace dell’apparecchio, che indica quale percentua-
nella conversione della potenza a flusso lumi- le del flusso fornito dalla lampadina riesce ad
noso: il risparmio energetico non salvaguarda uscire dall’apparecchio.
solo il portafoglio ma anche il pianeta su cui È chiaro che questo parametro influenza anche
viviamo, preservando risorse per le generazioni l’efficacia dell’apparecchio, perché determina
future. il flusso uscente dal sistema.
Il flusso uscente dalla lampadina è quindi un
APPARECCHI TRADIZIONALI buon parametro di prestazione, ma non è suffi-
ciente per caratterizzare l’apparecchio che con-
Gli apparecchi tradizionali sono costituiti da tiene quella lampadina, perché va pesato con il
una carcassa strutturale che alloggia le varie rendimento.
parti, tra cui gli apparati elettrici necessari al Se una lampadina emette 1000 lm e l’apparec-
loro funzionamento, da un’ottica per indirizzare chio che la contiene ha un rendimento del 65%,
la luce e da una sorgente luminosa (lampadina) facendo una semplice moltiplicazione calcolia-
che fornisce il flusso di luce ed è sostituibile, mo che dall’apparecchio escono solo 650 lm.
perché la sua durata è limitata nel tempo. Quindi il flusso utile per il calcolo dell’efficacia
La lampadina si esaurisce molto prima che l’ap- è 650 lm, non i 1000 lm della lampadina.

56
APPARECCHI LED

Negli apparecchi LED risulta spesso difficile e molto lunghe, ma soprattutto perché il cambio
sovente impossibile sostituire le sorgenti. di sorgente richiede la compatibilità elettrica,
meccanica e termica con la sorgente (modulo)
Anche fossero accessibili, non sempre è pos- da sostituire, e tale compatibilità non è assolu-
sibile in pratica la sostituzione, perché occorre tamente garantita, anche a causa della velocis-
che il modulo LED sostitutivo abbia un compor- sima evoluzione dei LED, che migliorano ra-
tamento termico compatibile con il modulo da pidamente le prestazioni ma richiedono anche
sostituire, in modo che funzioni correttamente dissipatori sempre più efficienti ed alimentatori
all’interno dell’apparecchio, che è stato proget- sempre più performanti.
tato per dissipare una certa quantità di calore.
L’emissione dei LED è solo nel semispazio
Naturalmente diamo per scontata la compatibi- frontale: non viene emessa luce verso l’interno
lità elettrica. dell’apparecchio, per cui tutta la luce emessa
può raggiungere le superfici da illuminare, le
Le vite medie dei moduli LED, che ormai co- zone dove svolgere il compito visivo.
munemente superano le 60000 ore, suggerisco- Eventualmente la luce emessa va indirizzata
no l’inutilità della sostituzione. tramite sistemi ottici come lenti o parabole,
che non devono però recuperare la luce emessa
Ammesso che un apparecchio funzioni media- nell’emisfero opposto e dunque ne assorbono
mente sull’anno 12 ore al giorno, il che vuol molto meno.
dire che in estate resterà acceso un po’ meno e
d’inverno un po’ di più, per 300 giorni all’anno, La parte di luce assorbita dalle ottiche negli ap-
domeniche e ferie escluse, otteniamo 300*12 parecchi LED è molto minore che negli appa-
= 3600 ore/anno di funzionamento: il modulo recchi tradizionali.
andrà sostituito dopo 60000/3600 = 16,6 anni. Piuttosto è molto importante una corretta dis-
sipazione dei moduli all’interno dell’apparec-
A quel punto vale la pena di cambiare l’intero chio: se i LED non lavorano alla corretta tem-
apparecchio, perché anche le altre parti si sa- peratura la loro efficacia si riduce drasticamente
ranno usurate. ed anche la loro vita media si accorcia.

Per completezza di informazione va sottolinea- Questa, come detto, è la maggiore difficoltà alla
to che probabilmente ben prima che il modulo possibilità di sostituzione dei moduli LED negli
abbia problemi, o si spenga proprio, dovremo apparecchi: il nuovo modulo è probabilmente
cambiare l’alimentatore, perché difficilmente molto più efficace del vecchio, data la rapidis-
gli alimentatori raggiungono durate paragona- sima evoluzione tecnologica, ma richiede una
bili ai LED. dissipazione più efficiente, che il vecchio appa-
recchio non può garantire.
Per gli apparecchi casalinghi, che hanno tempi
di accensione intorno alle 4 ore giornaliere, si D’altra parte i vecchi LED, sui quali era stato
calcolano vite medie di 40 anni, che giustifica- progettato l’apparecchio, non sono più sul mer-
no il cambio di apparecchio allo spegnimento cato e quindi l’unica possibilità per recuperare
dei LED.Riassumendo negli apparecchi LED il vecchio apparecchio è di cambiare modulo,
attualmente non è pratica comune il cambio dissipatore ed alimentatore: sto assemblando un
delle sorgenti, perché le sorgenti hanno vite apparecchio nuovo!

57
Tecnologicamente non vale la pena di cambiare per valutare quanta energia viene consumata
solo alcune parti dell’apparecchio; è la stessa per illuminare.
cosa che succedeva fino a pochissimi anni fa L’efficacia dei LED non è molto alta se para-
con i computer e succede sempre con le tecno- gonata agli altri tipi di sorgente, ma sale molto
logie non ancora mature: l’aggiornamento di considerando la direzionalità dell’emissione e
una parte del sistema non è tecnicamente soste- le limitate perdite all’interno dell’apparecchio;
nibile e spesso non è sostenibile neanche da un gli apparecchi LED hanno un’efficacia molto
punto di vista economico; è più conveniente la superiore agli apparecchi tradizionali, anche
sostituzione. se paragonati con gli apparecchi con lampade
al sodio, che però sono molto penalizzati dalla
Quando la tecnologia LED per l’illuminazione bassa resa cromatica.
sarà matura, ma nessuno sa quando questo av-
verrà, avrà senso anche pensare alla “lampadi- Ormai gli apparecchi LED raggiungono una
na” LED, che possa essere sostituita all’interno efficacia che può raggiungere e superare i 130
dell’apparecchio, insieme all’alimentatore e al lm/W; anche supponendo che la lampada sodio
dissipatore: per arrivare a questo risultato oc- arrivi a 160 lm/W, considerando il rendimento
corre definire standard meccanici, elettrici e per e le perdite nell’alimentatore l’efficacia dell’ap-
i dissipatori termici che garantiscano la piena parecchio risulta essere: 160*0.7/1.10 = 102
compatibilità tra il pezzo da sostituire ed il so- lm/W considerando un rendimento del 70% e
stituto. un 10% di perdite nell’alimentatore. Quindi ri-
sultano circa 102 lm/W a fronte di 130 lm/W
Se si arriverà a questo risultato avrà, forse, sen- per gli apparecchi LED.
so riconsiderare il rendimento dell’apparecchio
LED, inteso come rapporto tra il flusso emesso Negli apparecchi LED posso scegliere sia la
dall’apparecchio ed il flusso emesso dal modulo temperatura di colore, anche se per raggiungere
LED a cui sono garantite le condizioni di fun- temperature di colore basse si penalizza legger-
zionamento all’interno dell’apparato, soprattut- mente l’efficacia, e soprattutto posso ottenere
to le condizioni termiche. indici di resa cromatica altissimi: questo è il se-
condo grande vantaggio della tecnologia LED
Allo stato attuale parliamo solo di efficacia de- rispetto alle altre.
gli apparecchi LED, intesa come rapporto tra
il flusso emesso dall’apparecchio e la potenza Una volta scelta la tipologia di lampada e co-
complessiva assorbita per il suo funzionamen- struitole intorno l’apparecchio, con le tecno-
to; naturalmente la valutazione energetica degli logie tradizionali si aveva a disposizione una
apparecchi, ormai imposta non solo dalle leg- scelta limitata di possibilità per variare la CCT
gi ma anche dalla attenzione crescente ai temi o gli indici di resa cromatica; con alcune tec-
del risparmio dell’energia e della preservazione nologie, per esempio le lampade al sodio, non
delle risorse, ci obbliga a calcolare l’efficacia c’era possibilità di scelta, gli indici di resa cro-
anche per gli apparecchi tradizionali. matica erano penalizzanti.

È chiaro che anche in futuro non sarà possibile Con i LED possiamo realizzare qualunque
prescindere da questo tipo di valutazione: an- combinazione di flusso, CCT e resa cromatica,
che fossimo in condizione di calcolare il rendi- ottenendo spesso soluzioni ottime per l’appli-
mento degli apparecchi LED, dovremo sempre cazione di interesse, senza penalizzare nessun
calcolare l’efficacia di qualunque tipo di appa- aspetto della visione.
recchio, perché questo è il parametro corretto
per valutare l’utilizzo delle risorse energetiche,

58
Ultimo ma non meno importante vantaggio dei Non tutti gli altri tipi di apparecchio possono
LED rispetto alle altre tecnologie è la facilità essere regolati, e la regolazione può influire sul-
di regolazione dell’emissione in modo conti- la durata della lampada e non sempre garantisce
nuo ed efficace. È possibile regolare il flusso un corrispondente risparmio di energia; quindi
in uscita dagli apparecchi LED praticamente spesso si ricorreva a complicati schemi di ac-
da zero al massimo disponibile realizzando al censioni separate per garantire i vari livelli di il-
contempo un reale risparmio energetico, perché luminamento richiesti, penalizzando talvolta le
dimmerando gli apparecchi il consumo diminu- uniformità: ora è possibile regolare l’emissione
isce. dell’intero impianto, garantendo uniformità e
risparmio energetico.

TIGUA LED

MITO LED

59
BINNING

I led vengono prodotti in grandi quantità e ci


sono inevitabili piccole differenze nella croma-
ticità dell’emissione dei singoli LED, seppure
appartenenti allo stesso lotto di produzione.

Quindi vengono selezionati in base alla loro


CCT e divisi in gruppi, come vengono divisi i
frutti posti in cestini (bin) diversi.

All’interno di ogni cestino i LED avranno ca-


ratteristiche simili, in modo che utilizzandoli
sullo stesso modulo, all’interno dello stesso ap-
parecchio, non siano evidenti le differenze di
colore tra i singoli LED.

I criteri usati per la selezione delle sorgenti


sono codificati nella norma ANSI C78.377, che
ha subito l’ultima revisione nel 2017.

Il meccanismo è semplice: si sceglie una tem-


peratura di colore, ci si posiziona sul punto del-
la Planckiana corrispondente e si sceglie quanti
step di MacAdam sono tollerabili per la nostra
applicazione; più step si utilizzano, quindi più
grandi sono le ellissi corrispondenti, più i LED
saranno distinguibili.

Tracciata l’ellissi, nel punto scelto, si tracciano


le linee isoprossimali tangenti all’ellissi stessa
e si completa il quadrangolo con le linee a di-
stanza costante dalla Planckiana sopra e sotto
il locus.

Tutti i led che ricadono nel quadrangolo appar-


tengono alla stessa selezione.

La norma citata dà indicazioni su come sceglie-


re le temperature di colore e la distanza (duv)
dal locus Planckiano, ma ogni produttore di
LED affina poi il meccanismo con suddivisioni
più raffinate e puntuali.

Naturalmente più la selezione è stringente,


più aumenta il costo del prodotto, esattamente
come avviene per la frutta o le uova.

60
FILE DI INTERSCAMBIO Nel formato IESNA è possibile gestire sia le
fotometrie relative sia le fotometrie assolute e
Per l’interscambio dei dati fotometrici, i dati sono ammessi sia i sistemi di misura C-γ che
che descrivono come un apparecchio di illumi- V-H.
nazione distribuisce la luce nello spazio, sono
utilizzati correntemente solo due formati, en- In entrambi i formati – Eulumdat e IESNA - c’è
trambi sviluppati alla fine degli anni 80 del se- una sommaria descrizione della “figura lumino-
colo scorso: il formato Eulumdat ed il formato sa” cioè del volume che emette luce all’interno
IESNA LM63. dell’apparecchio di illuminazione o della lam-
pada di cui si comunicano i dati.
Il formato Eulumdat (estensione dei files .ldt), Nell’Eulumdat è possibile schematizzare l’area
che è il più utilizzato in Europa, è stato svilup- luminosa come un rettangolo o come un cer-
pato dal professor Axel Stockmar per alimenta- chio, mentre se si tratta di un volume e non di
re i suoi programmi di calcolo illuminotecnico un’area si schematizza con un parallelepipedo e
e fu proposto pubblicamente nel 1990. con un cilindro; inoltre sono presenti le proie-
zioni del volume luminoso nelle direzioni prin-
Si tratta di un formato ASCII, scritto secondo le cipali (in direzione dell’asse X positiva, dell’as-
regole del sistema operativo DOS. se X negativa e così via).

Non ha mai avuto evoluzioni dalla sua nascita Nelle varie evoluzioni del formato IESNA la fi-
ed è ancora usato nella sua forma originale, an- gura luminosa è stata descritta via via sempre
che se è stato proposto un formato Eulumdat/2, meglio, fino a raggiungere un buon grado di so-
che non ha avuto alcuna fortuna, ed è stato fatto, fisticazione.
nel 2009, un tentativo per renderlo compatibi- Nel formato Americano non ci sono le dimen-
le con la fotometria assoluta; le due evoluzioni sioni fisiche dell’apparecchio, invece presenti,
proposte non modificavano ané la struttura del seppure schematicamente, nell’Eulumdat: solo
file né la quantità di informazioni contenute, e che nell’Eulumdat non sono riportate le posi-
non hanno riscosso alcun seguito. zioni relative del volume che emette luce rispet-
Il formato Eulumdat permette di descrivere to al baricentro dell’apparecchio, e l’area lumi-
solo fotometrie misurate secondo il sistema C-γ nosa è normalmente considerata baricentrica
e non è possibile utilizzare il sistema V-H; è rispetto all’apparecchio stesso.
stato proposto e gestito direttamente dal profes-
sor Stockmar, senza l’intervento di nessun Ente Nel caso dei bollard, per esempio, l’area lumi-
normatore o di qualunque altra organizzazione. nosa dista da terra la metà dell’altezza del palet-
to, e questo è chiaramente sbagliato.
Il formato Iesna LM63 (estensione dei files .ies)
è stato sviluppato dal sottocomitato Fotometria Nel formato Eulumdat le informazioni si susse-
e dal comitato Computer della Illuminating En- guono in modo rigido ed ogni riga ha un preciso
gineering Society of North America (IESNA) significato e deve contenere specifiche informa-
nel 1986, ed è stato revisionato nel 1991, nel zioni.
1995 e nel 2002.
Non è possibile saltare alcuna riga, e quindi la
Anche in questo caso si tratta di un formato quantità di informazioni presenti è rigidamente
ASCII e non ci sono regole chiare per gestire indicata ed immodificabile; non ci sono etichet-
le informazioni in lingue con alfabeti diversi te che identifichino i campi e solo la posizione
dall’alfabeto latino. all’interno del file permette l’interpretazione
del dato.

61
Nei file IESNA di ultima versione, esistono Come abbiamo visto per gli apparecchi LED
etichette <Label> che identificano alcuni cam- occorre utilizzare fotometrie assolute, come
pi ed è quindi possibile invertire alcune righe prescrivono anche le norme di settore, ma il for-
o aggiungere o togliere qualche informazione, mato Eulumdat non prevede questa possibilità:
ma il grosso del file è interpretato tramite la po- se si vuole utilizzare il formato Eulumdat per
sizione del dato all’interno del file, come per gli apparecchi LED occorre fare in modo che il
l’Eulumdat. rendimento dell’apparecchio sia 100% e si uti-
lizza come flusso di lampada il flusso uscente
In sostanza, in entrambi i casi, c’è un set mini- dall’apparecchio stesso.
mo ed un set massimo di informazioni (nell’Eu-
lumdat massimo e minimo coincidono) e non Se invece si utilizza il formato IESNA non ci
è possibile in nessun modo modificare questa sono particolari problemi, perché la fotometria
struttura. assoluta è prevista fin dalla prima versione del
formato e il flusso si calcola per integrazione
della matrice.
Nel tempo sono stati codificati anche altri file
format, come quello sviluppato dalla CIE o dal Sono allo studio altri formati di interscambio
CEN, ma il meccanismo di costruzione è sem- dati che possano superare i limiti dei formati de-
pre simile al formato IESNA, con l’aggiunta di scritti e, soprattutto, che siano formati globali,
informazioni più dettagliate o di maggior preci- accettati e usati in tutti i paesi, ma, al momento,
sione nella descrizione di alcune caratteristiche non è stato pubblicato alcun nuovo protocollo.
dell’apparecchio. In ogni caso nessuno di questi
formati è stato usato estesamente dall’industria.

Tutti questi formati contengono solo i dati di VITA MEDIA DI UN APPARECCHIO LED
intensità luminosa dell’emissione dell’apparec-
chio o della lampada, con piccole differenze, Tutte le lampade subiscono una diminuzione
che abbiamo descritto, sul formato della misura del flusso nel corso della loro vita.
o sul formato dei dati, scarne informazioni sul
volume emittente e alcune semplici informa- Spesso la riduzione è significativa, ed anche se
zioni sul consumo energetico e sulle eventuali la lampada si accende ancora non è detto che
lampade presenti nell’apparecchio. svolga appieno la sua funzione, perché il flusso
emesso è minore del flusso che emetteva all’i-
La gestione delle lampade all’interno dell’ap- nizio della sua vita, dopo un breve periodo di
parecchio presenta molti problemi sia nell’Eu- adattamento.
lumdat, che non prevede lampade di tipo diver-
so all’interno dello stesso apparecchio, sia nello Per molti tipi di lampada è ragionevole misu-
IESNA, che non permette di indicare i flussi rare il flusso iniziale dopo un periodo variabile
esatti in caso di lampade diverse. tra le cento e le duecento ore di funzionamento,
intervallate da cicli di accensione e spegnimen-
In entrambi i casi nessuna informazione detta- to per stabilizzare l’emissione.
gliata sui consumi, sull’impegno energetico, né Succede che dopo un considerevole periodo di
alcuna informazione sullo spettro di emissione, funzionamento le lampade emettano una per-
sulla colorimetria, sulle caratteristiche mecca- centuale piuttosto basse del loro flusso iniziale,
niche o funzionali dell’apparecchio. senza tuttavia esaurirsi.

62
Quando si scende sotto una percentuale prefis- singoli: nella valutazione del modulo occorre
sata si ritiene conclusa la vita funzionale della distinguere se il flusso è diminuito perché è di-
lampada, anche se emette ancora luce. minuita l’emissione complessiva oppure perché
si sono spenti dei singoli diodi.
Nel tempo questa percentuale, che inizialmente
era fissata al 50% è stata innalzata fino al 70%. Inoltre sappiamo che per i LED il parametro più
importante è la temperatura di funzionamento:
Il che vuol dire che riteniamo esaurita una lam- quindi la vita va valutata alla reale temperatura
pada che emette meno del 70% del suo flusso di funzionamento all’interno dell’apparecchio.
iniziale, misurato dopo un periodo di adatta-
mento. Se poi l’apparecchio costringe i moduli a fun-
zionare a temperature più alte, la vita si accor-
Questo meccanismo non vale per tutte le tipolo- cerà.
gie: le lampade incandescenti, per esempio, au-
mentano l’emissione nel tempo, fino a bruciarsi. La IESNA ha definito nel 2008 uno standard per
Anche i LED, intesi come sorgente, hanno un misurare il decadimento del flusso delle sorgen-
comportamento analogo: dopo un brevissimo ti luminose LED (IESNA LM-80) e nel 2011
periodo di adattamento (normalmente si accen- un memorandum con un modello matematico
dono per un’ora, salvo diversa prescrizione del previsionale per estrapolare dai test i dati di de-
fabbricante, per verificarne il funzionamento e cadimento (IESNA TM-21).
lasciar morire quelli difettosi, che sono general-
mente in percentuale irrisoria) viene misurato Lo standard LM-80 richiede almeno 6000 ore
il flusso iniziale, per poi tenerlo sotto controllo di test e vale per i chip e moduli LED ma esclu-
nel tempo. de gli apparecchi.

Succede però che qualche LED muoia prema- Secondo LM-80 si misura il flusso luminoso,
turamente e quindi occorre formalizzare un me- tensione e corrente ogni 1000 ore almeno, e si
todo che tenga conto della riduzione di flusso e effettuano almeno tre diversi set di misure a tre
della mortalità dei singoli LED. temperature diverse, 55°C, 85°C ed una terza a
scelta del produttore; è importante che la terza
Nell’analisi occorre considerare che normal- temperatura sia significativa per il funziona-
mente il motore luminoso degli apparecchi è mento dei LED.
costituito da moduli LED composti da più LED

63
I dati raccolti mediante lo standard LM-80 ven- • Per il calcolo su misure fino a 10000 ore: si
gono poi inseriti nel modello matematico defi- usano i dati delle ultime 5000 ore per l’e-
nito dal memorandum TM-21 che è stato scritto strapolazione.
da 6 produttori mondiali di LED (Philips Lumi-
leds, Osram, Nichia, Illumitex, GE, and Cree) • Per il calcolo su misure superiori a 10000
e 2 laboratori governativi americani (PNNL, ore: si usa l’ultimo 50% dei dati raccolti.
NIST).
• Per la definizione della vita del LED non
Spieghiamo in breve come funziona l’algorit- si può dichiarare oltre sei volte la durata
mo TM-21: dei test, ovvero 36000 ore di vita media
per 6000 ore di test e 60000 ore per test di
• Il dato medio di flusso a zero ore viene nor- 10000 ore, perché l’algoritmo perde di va-
malizzato a 1. lidità.

• Per il calcolo su misure fino a 6000 ore: dai


dati raccolti da 1000 a 6000 ore si estrapola
una curva esponenziale col metodo dei mi-
nimi quadrati.

64
65
METODO DI CLASSIFICAZIONE DELLA
VITA MEDIA DEGLI APPARECCHI LED

Con questi dati è possibile fare previsioni sulla La norma IEC 62717 specifica i requisiti pre-
vita media dei LED, indicando il momento in stazionali per i moduli e LED e chiarisce come
cui il flusso scenderà sotto una certa percentua- misurare ed interpretare i dati sulla vita dei mo-
le: duli stessi.
La vita di un singolo modulo LED è il periodo
L70 indica una vita (Life) media calcolato con di tempo durante il quale un modulo LED for-
il limite del 70% di flusso residuo, mentre L90 nisce almeno una percentuale prefissata x del
indicherebbe che il flusso residuo al momento flusso luminoso iniziale, in condizioni di prova
considerato fine vita sia ancora il 90% del flus- standard.
so iniziale. La fine della vita di un singolo modulo LED
Va sottolineato che tutte le previsioni non pos- può essere raggiunta sia in conseguenza di gua-
sono superare un tempo pari a sei volte il tempo sti graduali che improvvisi.
di prova: se le prove sono state effettuate per Un brusco spegnimento di un modulo LED è
6000 ora al massimo possiamo fare previsio- un guasto dell’intero modulo e non necessaria-
ni per 36000 ore, se il tempo di prova arriva a mente un guasto di singoli pacchetti LED. Un
10000 ora possiamo spingerci a 60000 ore con guasto di un singolo pacchetto LED in un mo-
la previsione. dulo LED con più pacchetti di solito contribui-
sce alla degradazione generale graduale dell’e-
Purtroppo nell’ultimo periodo è invalsa l’abitudi- missione luminosa di quel modulo.
ne di estendere oltre questi limiti le previsioni e si Il momento in cui l’emissione luminosa del
danno vite medie oltre le 100000 ore. modulo LED diventa inferiore alla percentua-
le prefissata x è considerato il momento di fine
vita graduale del modulo LED.
La figura illustra le modalità di guasto gradua-
le e brusco in un apparecchio di illuminazione
composto da un singolo modulo LED.

66
L’intervallo di tempo dopo il quale la porzio- 10% (B10) di una popolazione di moduli LED
ne percentuale y di una popolazione di moduli dello stesso tipo è sceso (gradualmente) sotto il
LED raggiunge la graduale riduzione della resa 70% del loro flusso luminoso iniziale.
luminosa fino ad una percentuale x è detta vita
utile (o vita “By”) ed è espresso come LxBy. Sono normati metodi anche per i guasti improv-
visi, ma è richiesto di fornire questi dati a parte,
L’emissione luminosa inferiore al fattore di con una metrica separata – la vita “Cz”.
mantenimento del flusso luminoso x è definita
spegnimento graduale (parametric failure) per- Normalmente le prove vengono effettuate su
ché il prodotto produce meno luce ma funziona una popolazione di almeno venti singoli LED;
ancora. si ammette che i risultati vengano trasferiti al
modulo e poi anche all’apparecchio, se l’appa-
La vita “B10” è il tempo dopo il quale il 10% recchio garantisce che i LED, o meglio i mo-
dei prodotti è sceso gradualmente sotto la soglia duli LED, funzioneranno alla temperatura a cui
prefissata. Il tempo dopo cui il 50% dei moduli sono state effettuate le prove.
LED è sotto soglia, la “vita B50”, è chiamata
vita utile mediana. La popolazione include solo In sostanza vengono provati i LED ed i risultati
i moduli LED funzionanti; i moduli non fun- delle prove vengono ereditati dai moduli e dagli
zionanti sono esclusi. Esempio: L70B10 è inte- apparecchi, purché le temperature di funziona-
so come il periodo di tempo durante il quale il mento siano quelle delle prove iniziali.

67
ILLUMINAZIONE LED E RISPARMIO ENERGETICO

Gli apparecchi LED sono più efficaci degli i livelli medi di illuminamento, le uniformità,
apparecchi tradizionali nella conversione di gli indici di abbagliamento, l’indice di resa del
potenza in flusso luminoso; utilizzandoli pos- colore, ed altre prescrizioni particolari, se ne-
siamo controllare sia la CCT che le rese croma- cessarie.
tiche ed inoltre possiamo regolare l’emissione
con relativa facilità, adattando l’impianto alle In queste situazioni l’impianto è dimensionato
reali esigenze di illuminazione, integrando la per fornire una certa potenza e sono normal-
luce naturale con accensioni regolate ai livelli mente previste accensioni differenziate per mo-
minimi necessari per garantire il comfort visi- dulare l’impegno di energia in funzione delle
vo, senza spreco di energia. ore del giorno e delle stagioni.

Ci sono tutte le premesse affinché i LED garan- L’illuminazione generale, o di fondo, è solita-
tiscano una migliore illuminazione associata ad mente impiegata per molte ore al giorno ed il
un reale risparmio energetico rispetto alle pre- cambio lampada è una operazione onerosa, che
cedenti soluzioni. richiede l’intervento di scale, trabattelli o altro,
Facciamo qualche calcolo. perché normalmente gli apparecchi sono mon-
tati molto in alto per non intralciare il lavoro
ILLUMINAZIONE DEGLI AMBIENTI sottostante.
INDUSTRIALI
La manutenzione, anche il semplice cambio
Gli ambienti industriali sono un caso semplice lampada, richiede un impegno economico si-
di calcolo illuminotecnico; occorre garantire gnificativo, tenendo conto del tempo necessario
una illuminazione sufficientemente uniforme per l’intervento e per la sua preparazione: sono
con livelli adatti al compito visivo da svolgere, consigliati cicli di manutenzione programmata,
controllando l’abbagliamento, ma normalmen- in modo da minimizzare tempi e costi, anche
te gli ambienti sono regolari, senza particolari considerando che dopo un certo tempo di ac-
complicazioni costruttive e sono spesso assimi- censione le lampade non garantiscono più i li-
labili a parallelepipedi, eventualmente affiancati. velli di emissione sufficienti all’illuminazione,
anche se non sono esaurite.
Spesso è presente una illuminazione di fondo
diffusa garantita dagli high bay sodio o ioduri, È importante conoscere i coefficienti di rifles-
con apparecchi aggiuntivi direttamente monta- sione delle pareti, del soffitto e del pavimento
ti sulle macchine o in prossimità dei centri di per calcolare anche il contributo di luce riflessa
lavoro, per garantire livelli di illuminazione che incrementa significativamente i livelli di il-
e rese dei colori più alte in corrispondenza di luminamento sia sui piani dove si svolge l’atti-
compiti visivi specifici. vità principale, sia sulle superfici circostanti che
La serie di norme EN 12464 specifica i requisiti compongono il campo visivo in cui si opera.
per queste installazioni, distinguendo tra am-
bienti di lavoro al chiuso o all’aperto. Per una buona visione è indispensabile avere un
adeguato livello di illuminamento, il controllo
Per le varie tipologie di ambiente sono indicati degli abbagliamenti e una buona percezione dei

68
colori, ma sono importanti anche l’equilibrio tezza dal pavimento e con fasci non particolar-
delle luminanze all’interno del campo visivo e mente stretti, come avviene regolarmente negli
il controllo delle ombre. stabilimenti industriali.

Se nel campo visivo sono presenti forti diffe- In una situazione del genere possiamo pensa-
renze di luminanza l’occhio, cambiando linea re che l’illuminazione su un piano di lavoro sia
di vista, anche semplicemente muovendo la te- determinata da una parte di luce proveniente
sta, deve adattarsi continuamente a luminanze direttamente dalla lampada e da una parte ri-
diverse, rendendo faticoso il compito visivo: flessa dalle pareti e dal soffitto, anche dopo più
è importante prevedere passaggi graduali tra di un rimbalzo; se dopo la prima riflessione la
aree più illuminate, perché sono le aree in cui luce non raggiunge il piano di lavoro potrebbe
si svolge il compito, ed aree meno illuminate, raggiungerlo dopo una seconda o terza o suc-
perché di passaggio tra un ambiente e l’altro o cessiva riflessione.
perché adibite a lavori meno gravosi.

Chi sta su un palco non riesce a vedere in pla-


tea, a causa della differenza di illuminamento
tra le due zone; ma l’attore svolge il suo compi-
to visivo guardando sempre sul palco: sarebbe
veramente faticoso se dovesse guardare alter-
nativamente sul palco ed in platea, come sareb-
be faticoso per lo spettatore guardare il palco e
l’ingresso del teatro, a meno di non illuminare
uniformemente sia il palco che la platea.

METODO DEL FLUSSO TOTALE Dobbiamo calcolare il flusso circolante all’in-


terno del locale una volta raggiunto l’equilibrio
Ipotizziamo di dover illuminare un locale di tra il flusso immesso dall’apparecchio e quello
forma regolare, assimilabile ad un parallele- assorbito dalle varie superfici: dobbiamo calco-
pipedo, le cui superfici, che sono le pareti, il lare il flusso totale all’interno dell’ambiente.
soffitto ed il pavimento, siano diffusive, cioè
seguano la legge di Lambert: la luce viene as- Il rapporto tra la componente diretta e la com-
sorbita e riemessa in modo regolare. ponente riflessa che raggiunge il piano di lavo-
Questo è il comportamento tipico delle mu- ro dipende dalla percentuale di luce riflessa dal-
rature finite a calce o gesso, se non lucidate a le varie superfici (coefficienti di riflessione di
specchio, ed è il comportamento normale dei pareti, soffitto, pavimento), dalla forma dell’e-
materiali da costruzione: non c’è forzatura nel missione, perché un fascio stretto manderà una
considerare lambertiane le superfici di un inse- elevata percentuale di luce direttamente sul pia-
diamento industriale. no di interesse, mentre un fascio largo illumi-
Consideriamo una disposizione regolare degli nerà maggiormente le pareti, e dalla forma del
apparecchi di illuminazione, tutti alla stessa al- locale.

69
Se immaginiamo un supermercato, un grande Illuminamento diretto
spazio relativamente basso, illuminato da una
disposizione regolare di apparecchi, possiamo a* b
ritenere che la maggior parte della luce uscente k=
dalle lampade arrivi direttamente sul piano di
lavoro, perché la maggioranza degli apparecchi
h*(a+b)
è lontana dalle pareti e le sole riflessioni utili
Illuminamento indiretto
sono quelle che si innescano tra pavimento e
soffitto, mentre se illuminiamo una torre, cioè
un locale alto e stretto, la maggior parte della 3* (a*b)
luce arriverà prima sulle pareti che sul piano. k=
2*H*(a+b)

Quindi dobbiamo introdurre un indice di locale, Dove:


che renda in qualche modo ragione del rapporto
tra volume e superficie utile del locale; a secon- a = lunghezza del locale da illuminare;
da che si intenda realizzare un tipo di illumi- b = larghezza del locale da illuminare;
namento diretto o indiretto, l’indice del locale h = altezza del punto luce rispetto al piano di
k si calcola con una delle equazioni di seguito lavoro;
riportate: H = altezza del soffitto rispetto al piano di
lavoro.

70
Tenendo conto della forma dell’emissione Se valgono le ipotesi iniziali, questo metodo
dell’apparecchio, quindi della sua fotometria, e permette di calcolare l’illuminamento medio
in dipendenza dall’indice del locale e dei coef- sul piano di lavoro esaminando semplicemente
ficienti di riflessione delle varie superfici, pos- la fotometria dell’apparecchio e tenendo conto
siamo calcolare quale percentuale di luce rag- dell’indice di locale e dei coefficienti di rifles-
giungerà il piano di lavoro una volta stabilito sione delle pareti.
l’equilibrio tra flusso emesso dagli apparecchi e Utilizzando le formule inverse possiamo calco-
flusso assorbito. lare quanti apparecchi servono per raggiungere
un illuminamento prefissato, oppure quale deve
Chiamiamo coefficiente di utilizzazione dell’ap- essere il flusso di un apparecchio affinché con
parecchio il numero così ottenuto. un determinato numero di apparecchi si rag-
giunga un dato livello di illuminamento.
L’illuminamento previsto sul piano di lavoro
sarà quindi pari a:
n= E* a* b
φ*cu*cm
E = n* φ* cu* cm
Dove:
a*b φ= E* a* b
n*cu*cm
a = lunghezza del locale da illuminare; Il metodo risulta abbastanza preciso se utilizza-
b = larghezza del locale da illuminare; to correttamente, mentre i risultati si discostano
n = numero di apparecchi; dal reale se l’ambiente è fortemente irregolare,
φ = flusso dell’apparecchio; se gli apparecchi hanno emissioni nettamente
cu = coefficiente di utilizzazione; asimmetriche o se producono fasci molto con-
cm = coefficiente di manutenzione. centrati; in tutti gli altri casi i risultati sono af-
fidabili e possono essere usati per un dimensio-
Si è introdotto anche un coefficiente di manuten- namento di massima degli impianti.
zione per tener conto del deprezzamento dell’e-
missione e della sporcizia che si deposita sulle Di seguito un esempio di tabelle di coefficienti
parti trasparenti e riflettenti dell’apparecchio di- di utilizzazione, calcolati secondo il protocollo
minuendo il flusso utile. CIBSE TM05.

71
RELAMPING E RETROFIT

In molte situazioni esiste già un impianto di il- permette anche di utilizzare apparecchi con fa-
luminazione realizzato con vecchie tecnologie, sci più adatti all’applicazione o il miglioramen-
ma ancora funzionante. to della resa dei colori o, come abbiamo visto,
È ragionevole domandarsi se sia possibile sosti- può consentire anche l’adeguamento normativo
tuire gli apparecchi, o almeno le lampade, con dell’impianto, rinunciando ad una parte del ri-
apparati di nuova tecnologia per realizzare un sparmio in favore di una maggior sicurezza.
risparmio e contestualmente migliorare la pre- Spesso i produttori forniscono soluzioni che
stazione dell’impianto. facilitano il cambio degli apparecchi, come
Volendo utilizzare i LED si presentano due pos- speciali staffe di aggancio che rendono i nuovi
sibilità: apparecchi anche meccanicamente compatibi-
li con i vecchi, oppure sistemi semplificati per
• cambiare le lampadine con nuove lampadi- elettrificare i nuovi apparecchi.
ne LED meccanicamente ed elettricamente Normalmente gli apparecchi LED sono più
compatibili con le vecchie compatti dei vecchi apparecchi, permettendo di
• cambiare gli apparecchi con nuovi apparec- aumentare lo spazio utile per le aree di lavoro.
chi LED Sia con il relamping che con il retrofit occorre
considerare anche il risparmio economico deri-
Nel primo caso si parla di relamping, sostitu- vante dall’allungamento o dalla scomparsa de-
zione della vecchia lampadina con una LED gli interventi di manutenzione: non sarà più ne-
che ha una efficacia più alta, quindi consuma cessario cambiare le lampadine (retrofit), o gli
meno ed ha una durata nel tempo maggiore. intervalli tra un cambio e l’altro saranno molto
Qualche volta occorre intervenire marginal- più lunghi (relamping), con risparmi evidenti.
mente sull’apparecchio, per effettuare semplici Nel caso di retrofit la vita dei nuovi apparecchi
modifiche al cablaggio, necessarie per poter uti- è normalmente superiore alle 60000 ore, quindi
lizzare i LED. dopo tale tempo val la pena di sostituire l’ap-
Con questa soluzione si ottiene un limitato ri- parecchio, anche perché, come abbiamo visto,
sparmio, dovuto all’aumento di flusso e di vita la sostituzione del modulo LED risulta proble-
media delle nuove lampadine, ma l’impianto matica.
resta sostanzialmente lo stesso.
Il relamping è sempre possibile perché la lam- Nella pratica quotidiana è consigliabile preve-
padina LED sostitutiva consuma meno dell’ori- dere interventi di manutenzione programmata,
ginale, quindi l’impianto è sicuramente dimen- almeno per verificare lo stato degli apparecchi e
sionato per una potenza maggiore di quella a per realizzare la pulizia dei medesimi, in modo
cui sarà fatto funzionare dopo la sostituzione. da mantenere in buona efficienza l’impianto.
Le stesse considerazioni valgono nel secon- Naturalmente questo diminuisce leggermente
do caso (pratica detta retrofit), se si decide il il risparmio immediato, ma garantisce il buon
cambio degli apparecchi, perché gli apparecchi funzionamento dell’installazione e la sua sicu-
sostitutivi sono più efficienti dei vecchi, quindi rezza di esercizio.
l’impegno complessivo di potenza sarà inferio-
re a parità di prestazione. Se poi si decidesse I calcoli per effettuare il retrofit vengono spesso
di aumentare i livelli di illuminamento forniti effettuati con il metodo del flusso totale, perché
dall’impianto, per esempio per ottemperare si tratta di installazioni regolari, con disposi-
nuove disposizioni normative che garantiscono zione regolare degli apparecchi, tutti alla stessa
maggior sicurezza ai lavoratori, basterà accer- altezza, e di cui conosciamo già il numero: dob-
tarsi che la potenza dei nuovi apparecchi non biamo solo determinare quale sia il flusso dei
superi quella dei vecchi. nuovi apparecchi per garantire la prestazione
Effettuare un retrofit, cioè sostituire gli appa- che si vuole ottenere. Si veda il paragrafo pre-
recchi vecchi senza modificare l’impianto, por- cedente. In base a questo dato si sceglie l’appa-
ta senz’altro ad un risparmio energetico, ma recchio più adatto e si procede alla sostituzione.

72
RISPARMIO ENERGETICO

Come abbiamo visto gli apparecchi LED con- Lo stesso vale se l’energia è prodotta da cellule
sumano meno degli apparecchi tradizionali a fotovoltaiche o con qualunque altro metodo che
parità di prestazione, hanno bisogno di minor non bruci combustibili fossili, nucleare com-
manutenzione, e non richiedono cambi lampada. preso.
Possiamo facilmente calcolare il risparmio Sostituire gli apparecchi di vecchia tecnologia
energetico che si realizza con un intervento di con i nuovi LED comporta dei costi, quantifi-
retrofit: basta moltiplicare la differenza di po- cabili con il prezzo dei nuovi apparecchi, con il
tenza installata per il numero di ore di funziona- costo dell’intervento di sostituzione e lo smalti-
mento annuali dell’impianto per determinare il mento dei vecchi apparecchi.
risparmio in kiloWattora per ciascun anno.
Se si conoscono le tecnologie usate per la pro- Nel periodo di vita dell’impianto diminuiranno,
duzione di energia nel Paese di installazione e in qualche caso si annulleranno, i costi di ma-
dell’impianto, possiamo calcolare il risparmio nutenzione, prima presenti, e senz’altro dimi-
in tonnellate di CO2 equivalente. nuiranno i costi per l’energia.
Per esempio in Islanda, dove l’energia elettrica
è prodotta quasi interamente da centrali geoter- È lecito domandarsi dopo quanto tempo i ri-
miche, che non bruciano combustibili fossili sparmi ottenuti ripaghino la spesa sostenuta per
ma utilizzano l’energia dei geyser, un risparmio la sostituzione degli apparecchi.
energetico non porta ad una minore emissione
di CO2 nell’atmosfera, perché la produzione Questo è il metodo più semplice per calcolare il
non comporta emissioni. Payback time.

73
PAYBACK TIME

Se visualizziamo su un grafico le spese per il pendenza maggiore, per i maggiori costi dell’e-
nuovo impianto otterremo una linea che parte nergia e della manutenzione.
con il costo iniziale di installazione e poi sale Nel punto in cui le due linee si incontrano ab-
con una pendenza che rappresenta le spese per biamo il cosiddetto payback time, cioè il mo-
l’energia e la manutenzione del nuovo impianto. mento in cui il risparmio dovuto al nuovo im-
pianto rispetto alle spese del vecchio pareggia
Se sullo stesso grafico disegniamo le spese che le spese sostenute per il cambio apparecchi.
avrebbe comportato il mantenimento del vec- Da quel momento in avanti si otterrà un rispar-
chio impianto avremo una linea che parte da mio netto, rimarranno in cassa dei soldi che al-
zero, perchè il vecchio impianto era funzionan- trimenti avremmo speso. Ecco un esempio di
te e non avrebbe richiesto spese, ma con una calcolo del payback time.

Illuminazione tradizionale Illuminazione MITO Led


Numero corpi illuminanti 100 pz 100 pz

Potenza corpo illuminante 400 W* 171 W

Potenza complessiva impianto 43 kW 17,1 kW

Costo energia elettrica 0,13 €/kWh 0,13€/kWh

Ore di lavoro 2 turni 4.000 ore 4.000 ore

Consumo complessivo 2 turni 172.000 kWh/annui 68.400 kWh/annui

*a cui aggiungere le perdite generate dagli ausiliari (circa +30 W)

Costo d’esercizio progressivo impianto d’illuminazione 2 turni Confronto costo d’esercizio annuo 2 turni
€ 400.000

€ 350.000 Saving a 15 anni


€ 300.000
197.020 € Risparmio complessivo
Saving a 10 anni € 50.000
119.680 € € 45.000
60,2%
€ 250.000
€ 40.000 pari a € 15.468
€ 200.000 € 35.000

€ 150.000 Payback € 30.000


€ 25.000
€ 100.000
€ 20.000

€ 50.000 € 15.000
€ 10.000
€0
€ 5.000
OGGI 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 €0
Illuminazione tradizionale Illuminazione Led Palazzoli

Costo manutenzione annuo € 2.000,00 € 0,00


Costo energia annuo € 22.360,00 € 8.892,00
Costo esercizio impianto tradizionale Costo esercizio impianto Led

Anche l’approccio semplificato qui presentato rende ragione


del risparmio che si può realizzare con il retrofit LED, in
termini economici ed ambientali.

74
VANTAGGI
DELL’ILLUMINAZIONE LED

In conclusione sintetizziamo i vantaggi dell’uso dei LED per illuminazione:

• Maggior efficacia
a parità di potenza impiegata si ottiene un maggior flusso

• Maggior durata
vita media dei moduli 4-5 volte superiore alle precedenti migliori lampadine, che si traduce
anche in una minor produzione di rifiuti, non dovendo smaltire le lampadine

• Possibilità di regolazione
è possibile con grande facilità regolare gli impianti, ottenendo un reale risparmio energetico

• Diminuzione della manutenzione


gli apparecchi LED non richiedono cambio lampada e necessitano di interventi di
manutenzione limitati

• Assenza di UV e IR
nella maggior parte dei casi gli apparecchi LED non emettono UV, dannosi per la salute, e non
emettono nell’infrarosso, diminuendo il calore irradiato

• Possibilità di scegliere la CCT


è possibile scegliere la CCT degli apparecchi con facilità e senza troppo penalizzare l’efficacia

• Alti indici di resa cromatica


è facile ottenere negli apparecchi alti indici di resa cromatica, benché risulti ancora penalizzato
il colore rosso

• Minor impatto ambientale


a causa della maggior efficacia

• Assenza di mercurio e ioduri


che comporta di nuovo un minor impatto ambientale ed uno smaltimento più sicuro

• Riciclabilità molto elevata dei componenti


che sono trattati come rifiuti elettronici

75
PROGETTAZIONE ILLUMINOTECNICA

Dopo la breve descrizione, svolta nel capito- delle strade del centro destinate allo shopping e
lo precedente, del metodo del flusso totale per vietate al traffico veicolare.
introdurre i concetti di retrofit e relamping, ri- Un altro caso importante di progettazione illu-
prendiamo in dettaglio l’argomento della pro- minotecnica riguarda l’illuminazione degli stadi
gettazione illuminotecnica. e dei palazzetti dove si svolgono manifestazioni
sportive: in questi casi l’attenzione è rivolta in-
Per progettazione illuminotecnica si intende nanzi tutto al benessere degli atleti, che devono
l’insieme di metodi e tecniche volti ad ottene- essere in grado di svolgere le loro attività sen-
re la migliore illuminazione artificiale per am- za essere disturbati o abbagliati dall’impianto
bienti destinati alle attività umane, siano luoghi di illuminazione, poi occorre che gli spettatori
di lavoro, costruzioni per lo svago, spazi com- presenti siano in grado di apprezzare al meglio
merciali o ambienti casalinghi dove passiamo i gesti atletici, che sono l’essenza dello sport, ed
ore importanti della giornata. infine va rivolta molta attenzione alle eventuali
riprese televisive che permettono a milioni di
In un ambiente domestico conta maggiormente telespettatori di partecipare all’evento.
l’estetica degli apparecchi mentre in un ambien-
te industriale le esigenze primarie sono lo svol- Si intrecciano esigenze diverse, che devono
gimento del compito visivo assegnato, la sicu- essere tutte soddisfatte, rendendo stimolante e
rezza dei lavoratori, il loro benessere; la stessa gratificante il lavoro del progettista illumino-
esigenza si manifesta negli ambienti aperti al tecnico.
pubblico, dove occorre garantire la sicurezza di
chi lavora nella struttura, per esempio un ospe- Negli ultimi anni è aumentata sempre più l’at-
dale o un teatro, il comfort visivo degli operato- tenzione al risparmio energetico ed ai temi am-
ri e degli ospiti o spettatori e, naturalmente, lo bientali, coinvolgendo anche il settore illumi-
svolgimento delle attività per cui l’infrastruttu- notecnico nella ricerca della migliore efficienza
ra è stata concepita e costruita: in un ospedale possibile degli impianti di illuminazione: l’av-
vanno guariti i degenti, in un teatro devono aver vento dell’illuminazione LED ha permesso di
luogo spettacoli, sempre nelle migliori condi- aumentare l’efficacia degli apparecchi di il-
zioni di visibilità e di comfort visivo. luminazione mentre la facilità di regolazione
dei LED permette di realizzare impianti che
Queste considerazioni valgono anche per gli si adattano alle diverse condizioni di utilizzo
impianti destinati all’illuminazione delle strade in maniera relativamente semplice, riducendo,
e degli spazi pubblici delle nostre città: l’esi- quando possibile, la potenza impiegata senza
genza primaria è la sicurezza della circolazione, diminuire la sicurezza degli utilizzatori.
con particolare attenzione alla sicurezza perso-
nale dei cittadini nelle zone interdette al traffico Le norme di settore coprono tutti i casi che ab-
veicolare, dove l’illuminazione può essere un biamo elencato con prescrizioni ed indicazioni
efficace deterrente alle azioni criminose. operative che costituiscono la regola dell’arte:
in tutta la Comunità Europea le norme sono
I metodi di progettazione sono molto diversi in unificate ed armonizzate, in modo che valgano
funzione del tipo di strada e della sua destina- su tutto il territorio della Comunità, garantendo
zione d’uso: i problemi da affrontare per illumi- la stessa sicurezza a tutti i cittadini e le medesi-
nare una strada di scorrimento veloce che viene me prestazioni.
percorsa per allontanarsi dal centro città utiliz-
zando un veicolo motorizzato non sono gli stes- Spesso le norme sono richiamate in leggi statali
si che fronteggia chi progetta l’illuminazione o in direttive Europee, per cui assumono forza

76
di legge, che deve essere rispettata obbligato- un corposo capitolo per l’illuminazione.
riamente; le norme di settore descrivono le re- Quindi nell’illuminare gli impianti sportivi non
gole dell’arte, ma sono ad adesione volontaria, è sufficiente seguire le norme di settore ma oc-
non c’è obbligo di rispettarle a meno che non corre anche tenere presenti i regolamenti delle
siano richiamate in una legge, che le rafforza varie federazioni, spesso differenziati in funzio-
rendendole vincolanti. ne del livello della competizione: non sempre,
per rimanere al calcio, i regolamenti delle fede-
Essendo state sviluppate dagli esperti del setto- razioni nazionali coincidono con il regolamento
re, è opportuno seguirle per realizzare impian- Uefa (continentale Europeo), che a sua volta è
ti che siano all’avanguardia e che permettano differenziato dal regolamento FIFA (mondiale).
le migliori prestazioni, considerando che nel
gruppo di esperti che le elaborano sono normal- Passeremo in rassegna le norme Europee che si
mente rappresentati tutti gli attori in gioco: i riferiscono ai vari ambiti applicativi, esponendo
produttori di apparecchi, i gestori degli impian- i concetti generali che guidano la progettazione
ti, i rappresentanti degli utenti, i rappresentanti e tenendo in considerazione il fatto che esistono
delle istituzioni e le associazioni di categoria, situazioni particolari che hanno una trattazio-
come l’ordine degli ingegneri o degli architetti. ne specifica, più stringente della prescrizione
generale, per soddisfare particolari esigenze,
Nella elaborazione delle norme vengono tenute come, per esempio, le aule scolastiche, o le
in considerazione tutte le esigenze delle parti in zone a rischio esplosione oppure i reparti dove
causa, senza penalizzare alcuna componente e vengono trattati gli alimenti.
tenendo sempre in primo piano la sicurezza dei
fruitori dell’impianto. In ambito sportivo, come detto, vanno sempre
tenute presenti le prescrizioni generali contenu-
Spesso le associazioni di categoria, in ambito te nelle norme, integrandole con le prescrizio-
sportivo le federazioni, pur tenendo conto delle ni delle singole federazioni, mentre per l’illu-
norme di settore, alla cui stesura hanno gene- minazione pubblica disponiamo di un quadro
ralmente partecipato, integrano le indicazioni normativo uniforme su tutto il territorio della
normative con prescrizioni specifiche per par- Comunità Europea, malgrado alcuni aspetti
ticolari esigenze; per esempio vengono date in- specifici, come la classificazione delle strade,
dicazioni per le riprese televisive a colori e per siano coperti dalle leggi nazionali; complessi-
le riprese televisive che permettono uno slow vamente l’illuminazione pubblica rappresenta
motion (che in Italia chiamiamo moviola) ad un esempio di integrazione ben riuscita in am-
altissima risoluzione, oltre il dettato normativo. bito Europeo.

Si capisce facilmente la ragione di queste pre- Discorso differente per l’illuminazione di emer-
scrizioni aggiuntive: ci sono esigenze particola- genza, perché il settore è coperto da leggi nazio-
ri per ogni sport, che normalmente non rientra- nali trattandosi di argomenti che riguardano la
no nelle prescrizioni generali, e ci sono esigenze sicurezza personale dei cittadini: ciascun Paese
legate allo sfruttamento dei diritti di immagi- ha le sue leggi, ed il lavoro di armonizzazione
ne che hanno un peso economico importante; a livello Europeo risulta molto difficile, perché
quindi le varie federazioni danno prescrizioni occorre modificare abitudini consolidate e, so-
aggiuntive, talvolta legate allo specifico evento: prattutto, leggi vigenti da molti anni; tuttavia,
capita sempre che in occasione dei mondiali di seppure lentamente, si sta riuscendo a creare un
calcio la FIFA pubblichi una guida specifica per corpo normativo uniforme, che lentamente vie-
la costruzione degli stadi che comprende anche ne recepito nelle legislazioni dei vari Paesi.

77
INTRODUZIONE ALLA
PROGETTAZIONE ILLUMINOTECNICA

La realizzazione di un impianto di illumina- Una buona illuminazione è in grado di dare


zione non può prescindere dalle esigenze degli movimento e profondità al costruito, una scelta
utilizzatori dello spazio illuminato, che lo fre- illuminotecnica sbagliata rende piatta la visione
quentano per degli scopi precisi: si illumina un e non aiuta ad apprezzare i particolari ed a frui-
ufficio affinché gli impiegati possano svolgere re al meglio degli spazi illuminati.
il loro lavoro, come si illumina un capannone
industriale affinché i lavoratori possano portare Un buon progetto illuminotecnico deve dun-
a termine il loro compito senza rischiare di su- que tener conto di una serie di parametri che
bire infortuni. definiscono le caratteristiche dell’impianto da
realizzare:
In primo luogo occorre conoscere approfon-
ditamente le necessità di chi deve operare nel • i livelli di illuminamento e luminanza
luogo da illuminare e formulare una proposta di • le relative uniformità
illuminazione che permetta di eseguire i com- • l’equilibrio delle luminanze
piti specifici previsti in quell’area, nel miglior • la limitazione dell’abbagliamento
modo possibile, in piena sicurezza e senza affa- • la valutazione dei contrasti
ticare inutilmente gli operatori. • il colore della luce
• la limitazione dell’inquinamento luminoso
L’impianto deve garantire in primo luogo la • l’efficienza energetica dell’illuminazione
sicurezza dei convenuti, deve permettere di • l’integrazione dell’impianto con lo spazio
svolgere al meglio i compiti visivi assegnati e, nel quale è inserito
nello stesso tempo, assicurare un alto livello di • l’economia dell’impianto.
comfort visivo.
Spesso i compiti visivi dei vari attori in cau- Come già illustrato in precedenza i valori ca-
sa sono contrastanti tra loro ed è compito del ratteristici di questi parametri si trovano nelle
progettista il bilanciamento delle esigenze tra norme illuminotecniche e possono essere ri-
le varie parti o, meglio, il soddisfacimento di chiamati in leggi nazionali od Europee, oppure
necessità apparentemente contrastanti. In uno sono contenuti in raccomandazioni specifiche,
stadio occorre che gli atleti non siano disturba- come nel caso dei regolamenti delle varie fe-
ti dall’impianto di illuminazione in tutte le fasi derazioni sportive; nulla, però, impedisce al
del gioco; allo stesso tempo è essenziale che gli progettista, una volta ottemperati gli obblighi
spettatori presenti allo stadio possano seguire di legge e soddisfatte le prescrizioni normative,
le azioni che si svolgono sul campo e spesso è di migliorare ulteriormente l’impianto per au-
indispensabile garantire anche perfette riprese mentare funzionalità e comfort e per garantire
televisive: non deve succedere che l’attaccan- un consistente risparmio energetico.
te di una squadra di calcio resti abbagliato se
salta guardando in alto per preparare un colpo Va chiarito che per risparmio energetico si in-
di testa, ma non deve neanche succedere che la tende l’ottenimento della stessa prestazione
telecamera resti “cieca” se c’è un improvviso impegnando meno energia: se ristrutturando un
lancio lungo sulle fasce laterali. impianto esistente il nuovo installato consuma
È buona regola che il progettista illuminotecni- meno energia ma non raggiunge la prestazio-
co si confronti con gli altri tecnici che parteci- ne del precedente si è ottenuto un risparmio,
pano alla realizzazione dell’ambiente da illumi- ma non si è fatto risparmio energetico; un’auto
nare, perché l’illuminazione deve integrarsi nel utilitaria consuma meno di una sportiva, ma se
progetto complessivo senza interferire ma, al riduco le prestazione della spider per farla con-
contrario, armonizzandosi con gli altri impianti sumare come l’utilitaria spendo meno in ben-
ed interagendo con la parte architettonica per zina, ma non realizzo un risparmio a parità di
valorizzarne alcuni aspetti. prestazione.

78
Il risparmio energetico si ottiene mantenendo i campi, anzi è dannoso, perché si disturbano
le prestazioni della sportiva ma con i consumi inutilmente gli animali selvatici e si crea la tipi-
della utilitaria; se spegnessimo tutti gli apparec- ca “bolla” di luce intorno alle città.
chi installati lungo le strade delle nostre città Un altro efficace metodo per ottenere un reale
risparmieremmo molti soldi per la bolletta elet- risparmio energetico è il controllo dell’impian-
trica, non disperderemmo CO2 nell’atmosfera to che deve essere regolato in funzione delle
ma i nostri quartieri sarebbero bui, gli incidenti diverse esigenze degli utilizzatori e addirittura
aumenterebbero e, probabilmente, i ladri fe- spento se non utilizzato.
steggerebbero. Negli uffici, per esempio, sono molto utili i
sensori di presenza, che in assenza di personale
Dobbiamo riuscire ad ottenere lo stesso livel- spengono l’impianto, o i regolatori che pilotano
lo di illuminazione consumando meno energia: l’illuminazione artificiale in funzione degli illu-
questo costituisce vero risparmio energetico e minamenti o delle luminanze presenti nell’am-
si ottiene mandando la luce solo dove serve, biente per il contributo della luce naturale.
evitando di illuminare dove non è utile o addi- Gli apparecchi LED permettono regolazioni
rittura è dannoso (l’impianto di illuminazione puntuali molto efficienti e con variazioni mol-
pubblica non deve illuminare la stanza della si- to rapide che si adeguano immediatamente alla
gnora Maria, che si lamenta perché non riesce nuova situazione permettendo un reale risparmio
a dormire), non disperdendo la luce verso l’alto senza diminuire la prestazione illuminotecnica.
od oltre le zone dove svolgere il compito visi- Nello schema che segue è sintetizzato l’iter per
vo. Per rimanere all’esempio dell’illuminazio- la realizzazione del progetto di illuminazione.
ne pubblica è inutile illuminare il cielo, oppure A seguire il dettaglio delle singole fasi.

ANALISI COMPITI VERIFICA VINCOLI


ANALISI AMBIENTALI
VISIVI NORMATIVI

PROGETTO PRELIMINARE

SELEZIONE APPARECCHI

VERIFICA PROGETTO PRELIMINARE

PROGETTO ESECUTIVO

MESSA IN OPERA

MANUTENZIONE

Iter schematico del progetto illuminotecnico


79
ANALISI DELL’AMBIENTE ANALISI DEI COMPITI VISIVI

Il primo passo per la redazione di un progetto In fase di progetto dell’illuminazione il compi-


illuminotecnico è la conoscenza del luogo che to visivo da svolgere viene determinato in base
si deve illuminare: è consigliabile effettuare un alla destinazione d’uso dell’ambiente in cui si
sopralluogo sul posto per comprendere l’am- opera.
biente e raccogliere le necessarie informazioni. Il compito visivo è la richiesta al sistema visivo
Se non è possibile effettuare la visita in loco di avere una visione adeguata degli oggetti su
occorre comunque procurarsi i dati nel modo cui si opera e della scena immediatamente cir-
più dettagliato possibile, anche con l’ausilio di costante compresa nel campo visivo.
mezzi audiovisivi. La CIE (Pubblicazione n.19/2.1, 1981) defini-
sce la prestazione visiva come “la velocità e la
Gli elementi da conoscere sono: precisione con cui viene eseguito un dato com-
pito visivo” e fornisce metodi per quantificare
• le caratteristiche volumetriche – larghez- tale parametro in funzione di alcune variabili.
za, lunghezza e altezza dell’ambiente Si tratta dell’attitudine che una persona mani-
• i colori e le riflettanze delle superfici festa nel reagire quando i dettagli dell’oggetto
• la presenza di elementi strutturali che in- della visione (compito visivo) entrano nello
fluiscono sulla scelta o il posizionamento spazio di osservazione.
degli apparecchi Ciò dipende essenzialmente dalle capacità visi-
- Colonne, travi, setti murari negli interni ve del soggetto, (intese come acuità visiva, ac-
- Tribune, piante nelle aree esterne comodazione, regolazione della luce incidente,
- Edifici e alberi nelle strade convergenza dell’asse visivo, motilità oculare,
senso cromatico, presenza di difetti visivi, adat-
• La presenza di arredi o macchinari di cui tamento), dalle caratteristiche del compito visi-
è necessario conoscere: vo e dalle caratteristiche dell’ambiente.
- Il numero e la dislocazione nello spazio Per poter svolgere un compito visivo con la
- La forma e le dimensioni corretta efficienza funzionale è necessario ri-
- I colori e le finiture delle superfici per spettare delle condizioni che garantiscano il do-
valutare l’insorgenza di effetti indesidera- vuto comfort. Affinché ogni oggetto coinvolto
ti sulla visione, come riflessi anomali che nell’osservazione sia percepito con sufficiente
possono causare abbagliamento dettaglio dall’osservatore, occorre un livello
- La presenza di parti in movimento che adeguato di illuminamento, una sufficiente uni-
devono essere illuminate con particolare formità di illuminamento, una buona distribu-
attenzione per evitare effetti stroboscopici zione delle luminanze, l’assenza di abbaglia-
o visioni fantasma. mento, una corretta direzionalità della luce ed
- La frequenza delle modifiche alla dispo- una buona resa cromatica delle sorgenti e degli
sizione degli arredi per tenerne conto nel- ambienti.
la disposizione degli apparecchi
La prestazione visiva, in altre parole, rappresen-
• la presenza di vie di fuga o uscite di sicu- ta la qualità della prestazione del sistema visivo
rezza per l’eventuale studio dell’illumi- di un osservatore quando i dettagli dell’oggetto
nazione di emergenza della visione (compito visivo) entrano o si spo-
• la dislocazione dei punti luce installati nel stano nel suo spazio di osservazione; natural-
caso si stia progettando il retrofit dell’im- mente ci riferiamo ad un soggetto normoveden-
pianto esistente. te, dando per scontato che eventualmente sia
fornito di dispositivi correttivi, insomma, che
in caso di necessità, porti gli occhiali. Nessun
impianto di illuminazione è in grado di correg-
gere i difetti della vista.
Per poter svolgere un compito visivo con la cor-

80
retta efficienza funzionale è necessario consi- È necessario suddividere l’ambiente da illumi-
derare una serie di parametri per garantire una nare in zone con compiti visivi diversi, che cor-
illuminazione adeguata ed il dovuto comfort: rispondono alle diverse destinazioni d’uso, in
modo che ciascun soggetto abbia l’adeguato il-
• luminanza del compito visivo luminamento e non si sprechi energia dove non
• contrasti di luminanza e di colore tra il serve o addirittura è dannosa, perché in molti
dettaglio e lo sfondo casi un’alta concentrazione di luce può essere
• dimensioni angolari e forma del dettaglio fastidiosa.
• posizione del dettaglio nel campo visivo
• efficienza dell’apparato visivo dell’osser- osservare la scena ed i dettagli della stessa per-
vatore ché scene in rapido movimento o in cui occorra
• tempo di osservazione individuare oggetti in movimento richiedono
una particolare attenzione da parte del proget-
Come abbiamo detto diamo per scontato che tista.È necessario suddividere l’ambiente da il-
l’osservatore abbia una vista nella media, even- luminare in zone con compiti visivi diversi, che
tualmente utilizzando occhiali; osserviamo che è corrispondono alle diverse destinazioni d’uso,
molto importante il tempo che è concesso per os- in modo che ciascun soggetto abbia l’adegua-
servare la scena ed i dettagli della stessa, perché to illuminamento e non si sprechi energia dove
scene in rapido movimento o in cui occorra in- non serve o addirittura è dannosa, perchè in
dividuare oggetti in movimento richiedono una molti casi un’alta concentrazione di luce può
particolare attenzione da parte del progettista. essere fastidiosa.

VERIFICA DEI VINCOLI NORMATIVI

Abbiamo visto come leggi, norme, raccomanda- In questi casi occorre riferirsi alle norme
zioni, prescrizioni coprano quasi tutti gli aspetti ed ai protocolli specifici; riportiamo alcuni
della progettazione illuminotecnica; nella trat- esempi.
tazione dei vari casi applicativi espliciteremo i
corrispondenti riferimenti. INDUSTRIA ALIMENTARE

Va tenuto presente che in molte situazioni van- L’industria alimentare è disciplinata da di-
no considerate prescrizioni aggiuntive, legate rettive, standard e codici di comportamento
ai particolari ambienti in cui si opera, che sono che fissano i requisiti minimi che gli appa-
coperti da norme e leggi specifiche che si som- recchi devono possedere per garantire la si-
mano alle prescrizioni generali: per esempio curezza e l’igiene dei prodotti:
nel caso dell’industria alimentare, in cui è indi-
spensabile una attenzione particolare all’igiene • Protezione da caduta di schegge
ed alla protezione dei prodotti - in nessun caso Gli apparecchi devono essere infrangibili
il panettone deve essere contaminato a causa per evitare che schegge o pezzi di apparec-
dei problemi degli apparecchi di illuminazione chio cadano negli alimenti.
- oppure in presenza di sostanze potenzialmente
esplosive, che richiedono particolare attenzione Non sono utilizzabili il vetro o la plastica
per le caratteristiche e le temperature superfi- non infrangibile. Le lampade devono essere
ciali degli apparecchi, oppure ancora in caso di avvolte da una opportuna protezione.
presenza invadente di polveri.

81
• Superfici facili da pulire • Ispezione visiva
Gli apparecchi devono essere facilmente puli- Spesso gli alimenti sono sottoposti ad una ispe-
bili e disinfettabili, per rispondere alle direttive zione visiva prima del confezionamento. Gli
igieniche. Sono fondamentali superfici lisce e apparecchi devono garantire alte rese cromati-
chiuse, un elevato grado di protezione IP e l’uti- che per permettere ai lavoratori di eseguire al
lizzo di materiali resistenti ai frequenti e intensi meglio il loro compito.
processi di pulizia e disinfezione.

• Adattabilità a temperature estreme


Nei reparti produttivi si raggiungono tempera-
ture molto elevate, mentre nei reparti di conser-
vazione le temperature scendono sotto zero. Gli
apparecchi devono adattarsi all’intera gamma
di temperature del ciclo di lavorazione.

MITO LED illumina la Fonte Tavina di Salò (BS)

82
Standard e direttive dell’industria alimentare

Gli standard IFS (Internationa Foold Standard)


e BRC (British Retail Consortium) contengono
rigorose direttive igieniche che mirano a ga-
rantire il massimo livello di qualità e sicurezza
nella produzione o nella lavorazione dei generi
alimentari.

Requisiti dell’illuminazione previsti dalla


versione 6 IFS Food

• 4.9.7.1 Tutte le aree di lavoro devono avere


un’illuminazione adeguata.

• 4.9.7.2 Tutti i dispositivi di illuminazione


devono essere protetti da rivestimenti in-
frangibili ed installati per minimizzare il
rischio di rotture.

Requisiti dell’illuminazione previsti dalla


versione 7 BRC

• 4.4.10 Deve essere garantita un’illumina-


zione adeguata e sufficiente per la corretta
gestione dei processi, le ispezioni dei pro-
dotti e le operazioni di pulizia.

• 4.4.11 Laddove rappresentino un rischio


per i prodotti, le lampadine a bulbo e a tubo,
comprese quelle integrate in apparati elet-
trici insetticidi, devono essere adeguata-
mente protette. Laddove non fosse possibile
garantie una protezione totale, dovranno
essere adottate soluzioni alternative, come
schermi di metallo a griglia fine o procedure
di monitoraggio.

Direttive

Il regolamento CE 852/2004 prevede che tutte


le aziende del comparto alimentare applichino
il codice HACCP (Hazard Analysis and Critical
Control Points). Occorre redigere una proce-
dura chiaramente definita per individuare, va-
lutare ed eliminare gli aspetti della produzione
alimentare che costituiscano un pericolo per la
salute.

83
Presenza di atmosfera esplosiva

In molti processi industriali possono essere Polveri infiammabili


rilasciati nell’atmosfera gas o polveri che de-
terminano un pericolo di esplosione. Il sistema • Zona 20
normativo IEC con la serie di norme IEC 60079 area in cui è presente in permanenza o per lun-
, recepite nella normazione Europea e naziona- ghi periodi o spesso un’atmosfera potenzial-
le, stabilisce le regole di base per gli impianti mente esplosiva sotto forma di nube di polvere
elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione combustibile nell’aria.
sia per la presenza di gas che di polveri com-
bustibili e detta le regole per la classificazione • Zona 21
delle zone e per il livello di sicurezza degli ap- area in cui durante le normali attività è proba-
parecchi di illuminazione. bile la formazione di un’atmosfera potenzial-
mente esplosiva sotto forma di nube di polvere
Classificazione delle zone combustibile nell’aria.

Gas, vapori e nebbie infiammabili • Zona 22


area in cui durante le normali attività non è pro-
• Zona 0 babile la formazione di un’atmosfera potenzial-
area in cui è presente in permanenza o per lun- mente esplosiva sotto forma di nube di polvere
ghi periodi o spesso un’atmosfera potenzial- combustibile nell’aria e, qualora si verifichi, sia
mente esplosiva. di breve durata.

• Zona 1
area in cui durante le normali attività è probabi-
le la formazione di un’atmosfera potenzialmen-
te esplosiva.

• Zona 2
area in cui durante le normali attività non è pro-
babile la formazione di un’atmosfera potenzial-
mente esplosiva e, qualora si verifichi, sia di
breve durata.

84
MITO LED nella versione ATEX illumina i silos del Terminal Rinfuse di Marghera (VE)

85
Classificazione degli apparecchi

La classificazione degli apparecchi è contenuta La figura sottostante spiega come leggere l’e-
nella direttiva ATEX, in particolare nella diret- tichetta per i prodotti conformi alla direttiva
tiva 2014/34/UE e mette in relazione il livello ATEX, secondo le norme della serie IEC 60069.
di protezione delle apparecchiature con le zone
in cui operano classificate come risulta dallo
schema precedente.

In Italia, la direttiva ha avuto forza di legge con


il decreto del Presidente della Repubblica del
23/03/1998 n. 126. (Regolamento recante nor-
me per l’attuazione della direttiva 94/9/CE in
materia di apparecchi e sistemi di protezione
destinati ad essere utilizzati in atmosfera poten-
zialmente esplosiva.)

Direttiva ATEX
ATEX è il nome convenzionale che raggruppa Spiegazione dell’etichetta
due direttive dell’Unione europea: di prodotto conforme ATEX

la 2014/34/UE che regolamenta le apparecchia-


ture destinate all’impiego in zone a rischio di
esplosione; la direttiva si rivolge ai costruttori
di attrezzature destinate all’impiego in aree con PRESENZA DI PERICOLO DI INCENDIO
atmosfere potenzialmente esplosive e prevede
l’obbligo di certificazione di questi prodotti; la Le zone a rischio di incendio sono stanze o luo-
precedente direttiva 94/9/CE risulta da questa ghi nei locali soggetti a rischio di incendio cau-
abrogata con effetto decorrente dal 20 aprile sato da
2016;
• il tipo di materiali lavorati o stoccati
la 99/92/CE che regolamenta la sicurezza e la • la lavorazione o lo stoccaggio di materiali
salute dei lavoratori in atmosfere esplosive; si infiammabili
applica negli ambienti a rischio di esplosione, • l’accumulo di polvere o simili
dove sono messi in esercizio impianti ed attrez-
zature certificate ed è quindi rivolta agli utiliz- Il rischio di incendio esiste in presenza di una
zatori. quantità pericolosa di materiali altamente in-
fiammabili che possono incendiarsi per un au-
Il nome deriva mento delle temperature di funzionamento delle
dalle parole ATmosphères ed EXplosibles. apparecchiature causato da un guasto.

I sistemi di illuminazione sono costruiti in


modo tale da evitare che la polvere o le fibre
infiammabili si depositino su di essi in quanti-
tà pericolose e causino un accumulo di energia
termica; non devono raggiungere le tempera-
ture alle quali la polvere o le fibre potrebbero
incendiarsi e sono progettati in modo che parti
o componenti non possono staccarsi e cadere.
Gli apparecchi di illuminazione devono essere
Esempio di etichetta di prodotto conforme ATEX protetti da qualsiasi carico meccanico.

86
ESPOSIZIONE
AD ALTE TEMPERATURE

Nei reparti industriali in cui è presente un ri- Nei reparti produttivi di molte aziende si rag-
schio di incendio le superfici esterne su cui si giungono spesso temperature molto elevate. I
possono depositare sostanze infiammabili come componenti attivi dell’apparecchio devono es-
polveri e fibre non devono superare le tempe- sere protetti dal surriscaldamento ed in genera-
rature specificate dalle normative EN 60598- le l’intero apparecchio deve resistere alle tem-
2-24. Durante il normale funzionamento è pre- perature cui può essere esposto. Sono eseguite
vista una temperatura massima di 90°C sulle prove specifiche per garantire il corretto funzio-
superfici orizzontali o al massimo di 115°C in namento e la sopravvivenza a lungo termine de-
caso di guasto. gli apparecchi esposti a temperature ambiente
molto elevate.
Sulle superfici verticali non devono essere supe-
rati i 150°C. In questo modo, si garantisce che PROGETTO PRELIMINARE
le eventuali polveri o fibre depositate sull’appa- Individuati i parametri illuminotecnici da sod-
recchio non possano prendere fuoco. Inoltre, gli disfare nell’ambiente da illuminare secondo
apparecchi devono possedere un grado di prote- le leggi e le norme in vigore e sulla base delle
zione minimo di IP5X per gli ambienti polvero- analisi degli spazi e dei compiti visivi occorre
si oppure di IP4X per gli ambienti con materiali scegliere il tipo di illuminazione da realizzare,
infiammabili fissi. formulando ed analizzando varie ipotesi pro-
gettuali: questa fase costituisce la progettazione
preliminare. Sono disponibili diverse tipologie
di impianto in funzione della conformazione
dell’ambiente da illuminare; la scelta non è uni-
voca ed è possibile miscelare varie modalità di
installazione in funzione delle necessità:
Simbolo da apporre in etichetta

• Per le aree interne industriali o per il terziario


PROTEZIONE DAI COLPI DI PALLONE
- sospesa di tipo diretto o indiretto
- laterale a parete di tipo diretto o indiretto
Le norme della serie DIN VDE 0710-13 preve-
dono che gli apparecchi di illuminazione desti-
• Per le aree sportive
nati alle strutture sportive debbano essere pro-
- su torri faro o pali
tetti dai colpi di pallone. La palla che colpisce un
- sulla sommità delle tribune
apparecchio non può danneggiarlo fino al punto
- sospesa o laterale
che ne cadano dei pezzi. Nel collaudo eseguito
a norma, l’apparecchio di illuminazione deve
• Per le strade
sopportare 36 colpi di palla lanciata da tre di-
- su pali
rezioni a una velocità massima di 60 chilometri
- su tesate
- su edifici esistenti
orari. La palla utilizzata è quella da pallamano.
Nella scelta dell’apparecchio di illuminazione,
la griglia che lo protegge deve avere un reticolo
La scelta del tipo di installazione condiziona
adatto agli sport giocati, in modo che qualunque
anche la realizzazione delle strutture di soste-
palla usata sia respinta e non possa rimanere in-
gno per gli apparecchi, determinando i costi
castrata nella griglia.
complessivi di installazione dell’impianto di
illuminazione; se già esistono strutture di so-
stegno occorre valutare se sa più economico
sfruttarle, vincolando così la scelta del tipo di
installazione o abbatterle e rifarle per migliora-
Simbolo da apporre in etichetta re il risultato finale.

87
SELEZIONE DEGLI APPARECCHI PROVE DI LABORATORIO

Le caratteristiche che condizionano la scelta de- Occorre garantire che i parametri indicati che
gli apparecchi di illuminazione sono: si riferiscono all’apparecchio siano stati effet-
tivamente misurati in laboratori ben attrezzati,
• la potenza da installare e la classe di isola- sotto sorveglianza di un ente di certificazione o
mento degli apparecchi accreditati.
• il grado di protezione IP
• il flusso luminoso emesso dagli apparecchi Le prove riguardano anche aspetti non diret-
• la distribuzione fotometrica tamente connessi con l’emissione luminosa,
• la limitazione dell’abbagliamento come la resistenza agli urti o la resistenza alla
• l’efficacia luminosa corrosione, e forniscono parametri che qualifi-
• la resa cromatica e temperatura di colore cano gli apparecchi di illuminazione e ne ga-
• la vita media e decadimento del flusso degli rantiscono la durata e la costanza di prestazione
apparecchi nel tempo.
• particolari vincoli di installazione
• la necessità di accessori supplementari che Vediamo le principali prove a cui devono essere
possono far lievitare i costi dell’impianto sottoposti gli apparecchi di illuminazione.
• la facilità di manutenzione.

La scelta degli apparecchi di illuminazione per- Prova Nebbia Salina


mette di completare la progettazione prelimina- Vernici ed altre tipologie di trattamenti superfi-
re di un impianto portando ad una valutazione ciali di protezione vengono sottoposti a prova
dell’impegno economico necessario per la mes- per determinarne la resistenza alla corrosione
sa in opera e il mantenimento, considerando in mediante invecchiamento in nebbia salina neu-
particolare: tra secondo le norme ISO 9227 ed EN 60068-
2-11.
• i costi di installazione: acquisto degli appa-
recchi, delle apparecchiature accessorie e
realizzazione dell’impianto
• i costi di gestione
• gli oneri di manutenzione

I costi di gestione sono costituiti solamente dal


consumo di energia elettrica, non essendo più
possibile, o conveniente, la sostituzione delle
sorgenti negli apparecchi LED.

Potrebbe essere necessario intervenire sugli


alimentatori, che hanno normalmente una vita
media inferiore a quella dei LED, ma questi
possiamo considerarli oneri di manutenzione,
al pari della pulizia periodica degli apparecchi
stessi.

Macchina per la prova della Nebbia Salina dei


Laboratori Palazzoli

88
Prova del Grado di Protezione IK Prova del Grado di Protezione IP

Si tratta di prove prestazionali che hanno lo Sono prove di sicurezza che hanno lo scopo di
scopo di determinare il grado di resistenza de- verificare il grado di resistenza degli involucri
gli apparecchi agli impatti meccanici esterni. degli apparecchi all’ingresso di acqua e polve-
Queste prove sono eseguite in conformità alle re. Queste prove sono eseguite in conformità al
norme EN 62262 ed IEC/TR 62696. cap. 9 della norma EN 60598-1 utilizzando le
apparecchiature di prova descritte dalla norma
EN 60529.

Macchina per la prova del Grado di Protezione IK Macchina per la prova del Grado di Protezione IP
dei Laboratori Palazzoli dei Laboratori Palazzoli

89
Prova di Durata Prova di Umidità

Si tratta di una prova di sicurezza che ha lo sco- È una prova di sicurezza che ha lo scopo di
po di verificare la resistenza degli apparecchi di verificare che tutti gli apparecchi siano protet-
illuminazione ai riscaldamenti e raffreddamenti ti contro le condizioni di umidità che possono
ciclici tipici delle condizioni d’uso nel tempo. verificarsi nell’uso normale.
La prova avviene in un ambiente con climatiz-
zazione costante e controllata ad una tempera- Immediatamente al termine di questa prova, l’ap-
tura di 10 °C più alta della massima temperatu- parecchio deve superare le prove dielettriche.
ra di funzionamento dell’apparecchio.

Camera termica per la prova di Durata Camera termica per la prova di Umidità
dei Laboratori Palazzoli dei Laboratori Palazzoli

90
Prova di Riscaldamento Prove Dielettriche, di Resistenza di Isola-
mento e della Corrente di Contatto
È una prova di sicurezza che ha lo scopo di
verificare se gli apparecchi ed i loro compo- Queste sono prove che hanno lo scopo di verifi-
nenti, raggiungono delle temperature critiche care la bontà del progetto degli isolamenti elet-
nelle peggiori condizioni di lavoro previste sia trici degli apparecchi di illuminazione, al fine
in condizioni di funzionamento normale che di impedire che un apparecchio possa diventare
anormale. Gli apparecchi di illuminazione sono pericoloso per le persone. La prova di rigidità
sottoposti a questa prova per verificarne la sicu- dielettrica si esegue sottoponendo le sezioni iso-
rezza termica, meccanica ed elettrica secondo late di un apparecchio a tensioni di prova fino a
quanto specificato nelle norme di prodotto ar- 3000V e verificando che non avvengano scariche
monizzate. Vengono eseguite anche le prove di o perdite di isolamento. La prova di resistenza
sicurezza sui moduli LED, secondo la norma di di isolamento sottopone le sezioni isolate di un
prodotto EN 62031. apparecchio ad una tensione di 500V verificando
che la resistenza delle parti in prova sia sufficien-
I moduli LED vengono generalmente testati temente alta. Infine si esegue la misura della cor-
come componenti integrati nell’apparecchio di rente di contatto con un particolare circuito che
illuminazione. Questo tipo di prove avvengono simula il contatto dell’apparecchio con il corpo
in ambienti climatizzati a temperatura costante. umano e misura la corrente elettrica che potreb-
be attraversarlo.

Camera termica per la prova di Riscaldamento Strumentazione per le prove di sicurezza


dei Laboratori Palazzoli dei Laboratori Palazzoli

91
Misure sul Goniofotometro

Si tratta di una prova prestazionale sugli appa-


recchi di illuminazione e sulle sorgenti.

Le prestazioni, flusso luminoso emesso (Φ [lm]),


efficienza (η [lm/W]) e distribuzione dell’inten-
sità luminosa, vengono misurate mediante un go-
niofotometro a specchio in conformità alle nor-
me EN 13032-1, UNI 13032-4, IESNA LM79.

La camera in cui si effettuano queste misure è


climatizzata alla temperatura di +25± 1°C e con
velocità dell’aria < 0,1 m/s; la strumentazione di
misura è corredata di un datalogger con 12 ter-
mocoppie che consente di monitorare le tempe-
rature interne dell’apparecchio di illuminazione
durante le misure fotometriche.

Goniofotometro dei Laboratori Palazzoli

92
Controllo in ingresso delle Sorgenti Prova di Cromaticità degli Apparecchi

Si tratta di una prova prestazionale effettuata Si tratta di una prova prestazionale eseguita sugli
direttamente sui LED. Flusso e caratteristiche apparecchi di illuminazione.
cromatiche (temperatura di colore CCT e indice
di resa cromatica CRI) sono misurate con uno Le caratteristiche cromatiche (temperatura di co-
strumento portatile; vengono eseguite principal- lore CCT e indice di resa cromatica CRI) ven-
mente in fase di selezione di nuovi LED oppure gono misurate mediante uno strumento installa-
per tenere sotto controllo la rispondenza delle to sul goniofotometro, per effettuare la prova a
forniture alle specifiche di prodotto. temperatura controllata e sfruttando il sistema di
posizionamento angolare della macchina.

Viene valutato anche il Color Shift degli Appa-


recchi.

Verifica delle forniture in ingresso Utilizzo dello Spettroradiometro


nei Laboratori Palazzoli nei Laboratori Palazzoli

93
SISTEMI DI REGOLAZIONE Controllo digitale DMX
DMX (Digital MultipleX signal) è una tecnolo-
Come detto negli apparecchi LED il flusso uscen- gia digitale standard che permette di gestire fino
te può essere facilmente variato in funzione delle a 512 indirizzi distinti su uno stesso bus.
necessità specifiche ed è quindi preferibile sce-
gliere apparecchi che possano essere regolati. Per ogni indirizzo DMX viene impostato un va-
lore compreso tra 0 (sorgente spenta) e 255 (sor-
La regolazione degli apparecchi avviene normal- gente a livello massimo). La gestione del colore
mente tramite un segnale analogico 1/10V oppu- avviene quindi modulando le intensità delle va-
re tramite il protocollo digitale DALI. Quando si rie componenti di colore.
devono controllare apparecchi per l’illuminazio-
ne scenografica, tipicamente sviluppati con sor- L’elevato numero di indirizzi disponibili, la mol-
genti LED RGB, si preferisce utilizzare il proto- teplicità di utilizzo degli stessi e la velocità di
collo digitale DMX molto più veloce e con una trasmissione dei dati rendono DMX il protocollo
maggiore capacità di controllo perché in grado di adatto al controllo degli apparecchi d’illumina-
gestire molti più indirizzi. zione in applicazioni architettoniche e sceno-
grafiche, tipicamente realizzate con apparecchi
LED multi sorgente (RGB, RGBW, AWB).
Controllo analogico 1/10V
Questa tecnologia permette la regolazione degli L’architettura di sistema DMX è modulare e sca-
apparecchi d’illuminazione tramite un segnale labile grazie alla presenza sul mercato di nume-
analogico di tensione compreso tra 1V, corri- rosi accessori compatibili come amplificatori e
spondente al livello di luminosità minimo, e 10V diramatori di segnale.
corrispondente al livello di luminosità massimo.
L’accensione e lo spegnimento degli apparecchi
avvengono agendo sull’alimentazione. PROGETTO ESECUTIVO

Controllo digitale DALI Prima dell’elaborazione del progetto definitivo


DALI (Digital Addressable Lighting Interface) è necessaria la verifica delle ipotesi progettuali.
è una tecnologia standard basata su un segnale
digitale in grado di indirizzare in modo univoco Occorre verificare, tramite calcoli o simulazio-
fino a 64 apparecchi collegati su uno stesso bus. ni, che le ipotesi progettuali, per esempio quelle
Tutti i moduli possono dialogare tra loro in modo sulla distribuzione della luce, sul bilanciamento
bidirezionale in quanto ognuno possiede un in- delle luminanze e sul controllo dell’abbaglia-
dirizzo univoco, chiamato short address. Per in- mento, siano realizzate.
viare un comando contemporaneo a più moduli
si utilizza l’indirizzo del gruppo, chiamato group Una volta eseguite tali verifiche, si procede con
address. la stesura del progetto esecutivo.

I comandi inviati su un bus DALI possono essere Gli elementi che costituiscono un progetto ese-
quindi indirizzati ad un singolo modulo, ad un cutivo completo sono:
gruppo oppure a tutti i moduli connessi (broa-
dcast). • breve relazione sulle scelte progettuali
• planimetrie che riportino la posizione degli
Il protocollo DALI è comunemente utilizzato per apparecchi di illuminazione e la loro altezza
il controllo della luce funzionale, dove non è ri- di installazione
chiesta una particolare velocità di aggiornamen- • schede tecniche degli apparecchi
to di stato delle sorgenti luminose. Tipica appli- • definizione della potenza e della temperatura
cazione è il controllo manuale della luminosità di colore delle sorgenti
oppure la regolazione automatica in funzione del • definizione dei cicli di manutenzione degli
contributo di luce naturale. apparecchi

94
ILLUMINAZIONE
DEI LUOGHI DI LAVORO
• indicazioni relative ai puntamenti
• verifiche dei valori di illuminamento La serie di norme EN 12464, come detto, specifi-
• verifiche del controllo dell’abbagliamento ca i requisiti per l’illuminazione dei luoghi di la-
• verifiche del controllo dell’inquinamento lu- voro, distinguendo tra posti di lavoro all’interno
minoso negli esterni degli edifici e posti all’aperto.

• valutazioni economiche relative ai:


- costi di acquisto POSTI DI LAVORO IN INTERNO
- costi di installazione
- costi di gestione La norma EN 12464-1 tratta dell’illuminazione
- costi di manutenzione dei posti di lavoro in interni, specificando i requi-
siti minimi in termini di quantità e qualità dell’il-
luminazione per la maggior parte dei luoghi di
MESSA IN OPERA lavoro al chiuso, dando anche raccomandazioni
pratiche per ottenere un risultato ottimale.
La realizzazione di un impianto di illuminazione
deve seguire fedelmente il progetto esecutivo: Come per tutte le norme che qui citeremo, non
ogni variazione in fase di messa in opera va ri- vengono date soluzioni specifiche, né, in alcun
verificata dal progettista al fine di assicurare che modo, la norma intende limitare la libertà dei
le prestazioni dell’impianto definitivo rispettino progettisti illuminotecnici e la possibilità di spe-
i vincoli legali e normativi. rimentare soluzioni innovative, ma, semplice-
mente, pone l’accento su alcuni parametri che
devono essere soddisfatti per realizzare l’im-
MANUTENZIONE DEGLI IMPIANTI pianto in modo conforme allo stato degli studi
teorici sui meccanismi percettivi e sulle risposte
La manutenzione è un elemento fondamentale fisiologiche di chi deve lavorare in quegli am-
per il buon funzionamento di un impianto di il- bienti.
luminazione e garantisce un appropriato sfrutta-
mento delle risorse energetiche. Le norme sono redatte partendo dagli studi scien-
tifici sui meccanismi della visione e sulle rispo-
È compito del progettista stilare un piano di ma- ste sensoriali agli stimoli per dare indicazioni sui
nutenzione che permetta di minimizzare le ma- parametri da tenere in considerazione e sui limiti
nutenzioni straordinarie che vanno eseguite in entro cui devono essere contenuti tali parametri
caso di malfunzionamento. per garantire lo svolgimento del compito visivo
assegnato ed il comfort di chi lavora o accede
Inoltre una manutenzione programmata permet- agli ambienti illuminati.
te di mantenere costante il livello di prestazione
dell’impianto: se i vetri di protezione degli appa- La norma specifica che l’illuminazione può es-
recchi sono insudiciati il livello di illuminamen- sere ottenuta utilizzando la luce naturale oppu-
to sui compiti visivi diminuisce drasticamente, re, in assenza di questa, la luce artificiale o una
mentre una pulizia regolare permette il manteni- combinazione di entrambe. Dove è possibile uti-
mento dei valori previsti in fase di progetto e la lizzare la luce solare, rispettando le regole sug-
contestuale verifica dello stato di efficienza degli gerite dalla norma stessa, non è possibile trovare
apparecchi. una soluzione migliore, perché la luce artificiale
semplicemente è un sostituto della luce naturale,
non sempre alla sua altezza.

95
Noi ci siamo evoluti esposti alla luce solare ed i si porta a termine il compito visivo anche in
nostri meccanismi percettivi si sono affinati im- circostanze difficili o per lunghi periodi.
mersi in quel contesto, niente può essere meglio
per noi della luce del sole. • Sicurezza dei lavoratori, che possono opera-
re nel miglior modo possibile.
Ma se la luce del sole non c’è o non arriva
nell’ambiente in cui dobbiamo lavorare, allora la I principali parametri da ottimizzare per ottenere
sostituiamo con luce artificiale, cercando di otte- le migliori condizioni di visibilità sono:
nere le migliori condizioni di visibilità e comfort,
per garantire il benessere del lavoratore. • la distribuzione delle luminanze
La norma EN 12464-1 non si applica agli am- • l’illuminamento
bienti esterni, alle miniere sottoterra e non copre • la direzionalità della luce all’interno dell’am-
l’illuminazione di emergenza, tutti argomenti biente
demandati a norme specifiche. • l’indice di resa cromatica e la temperatura di
colore correlata degli apparecchi
Fornisce raccomandazioni per la buona pratica • il controllo dell’abbagliamento
dell’illuminazione e si applica ai seguenti con- • il controllo del flicker
testi:
Inoltre bisogna tener conto delle caratteristiche
• Zone di passaggio all’interno degli edifici intrinseche degli arredi e dei particolari architet-
tonici che possono interagire con gli apparecchi
• Attività industriali e commerciali di illuminazione determinando situazioni indesi-
derate o spiacevoli come la presenza di riflessi
• Uffici abbaglianti o zone sotto o sovra illuminate.

• Locali di vendita Naturalmente la presenza negli ambienti da illu-


minare di persone con difetti visivi o particolari
• Luoghi pubblici di riunione disabilità richiede una analisi specifica delle loro
esigenze, per adattare l’impianto alle loro capacità.
- Ristoranti e Hotel
- Teatri e Cinema Una corretta distribuzione delle luminanze per-
- Librerie e Musei mette di aumentare l’acuità visiva (la capacità di
- Parcheggi al chiuso distinguere i particolari) favorisce la sensibilità
- Scuole ai contrasti (la capacità di discriminare piccole
- Ospedali e case di cura differenze di luminanza) e aumenta l’efficienza
- Aree per mezzi di trasporto delle funzioni oculari (accomodamento, conver-
- Aeroporti genza, etc.); in questo modo si diminuisce l’affa-
- Stazioni ferroviarie ticamento visivo ed il lavoratore svolge meglio i
- Stazioni marittime propri compiti senza subire disturbi riconducibili
all’impianto di illuminazione. Un buon bilancia-
Viene specificato che per una buona illuminazio- mento delle luminanze permette di evitare feno-
ne non è sufficiente un adeguato livello di illumi- meni di abbagliamento, mentre contrasti troppo
namento ma occorre considerare anche: elevati affaticano l’occhio e contrasti troppo bas-
si non permettono di svolgere al meglio il com-
• Comfort Visivo affinché i lavoratori abbia- pito visivo e normalmente si traducono in un am-
mo una sensazione di benessere; questo pa- biente piatto e poco stimolante.
rametro contribuisce anche a migliorare la
produttività. Una piccola nota sull’abbagliamento: negli am-
bienti interni parliamo di abbagliamento mole-
• Prestazione Visiva cioè la velocità con cui sto, o psicologico, (in inglese discomfort glare)

96
cioè di una sensazione di disagio dovuta alla pre- Dunque il valore di UGR tiene conto:
senza dell’impianto di illuminamento. • della posizione dell’osservatore rispetto
Diamo per scontato che non ci siano fenomeni all’impianto
di luce diretta nell’angolo di visione foveale, • della luminanza del singolo apparecchio
che impedirebbero o limiterebbero gravemente • della dimensione dell’installazione e
il compito visivo, ma semplicemente valutiamo dell’ambiente
un disagio connesso direttamente con l’impianto • dello sfondo in cui sono collocati i corpi
di illuminazione. luminosi

Nel tempo sono stati proposti molti metodi per Normalmente, dato un certo apparecchio viene
valutare questa sensazione di disagio, l’abbaglia- calcolata una tabella dei valori dell’UGR per
mento molesto, e negli ultimi anni ci si è accor- vari indici di riflessione del soffitto, delle pareti
dati sul parametro UGR (Unified Glare Rating) e del pavimento, per varie dimensioni del locale
che valuta l’abbagliamento con una scala da 10 e con gli apparecchi disposti in griglie regolari e
a 30, con minor fastidio per indici bassi e con orientati longitudinalmente o trasversalmente ri-
una scala che procede di 3 in 3: l’occhio umano spetto alla direzione di visione dell’osservatore.
non è capace di discriminare incrementi di UGR
inferiori a 3 unità. Gli apparecchi disposti in griglia sono tutti ugua-
li all’apparecchio in esame, cioè si considera una
Il valore di UGR dipende dalla disposizione de- installazione in cui sia presente il solo apparec-
gli apparecchi illuminanti, delle caratteristiche chio in esame, con tutti gli esemplari alla stessa
dell’ambiente (dimensioni, indici di riflessio- altezza, simulando stanze che hanno dimensioni
ne) e del punto di osservazione degli operatori multiple dell’altezza degli apparecchi sopra la
e oscilla, come detto, tra valori da 10 (nessun posizione degli occhi dell’osservatore e, infine,
abbagliamento) a 30 (abbagliamento considere- osservatori che guardano dritto davanti a sé lun-
vole) secondo una scala di 3 unità (10, 13, 16, go l’asse delle X o delle Y.
19, 22, 25 e 28): più basso è il valore, minore è
l’abbagliamento. Queste tabelle dipendono solo dalle caratteri-
stiche di emissione degli apparecchi, e danno
UGR tiene conto della luminanza di sfondo risultati convenzionali, perché riferiti a situazio-
(soffitto, pareti, pavimento) e della somma ni ideali con tutti gli apparecchi uguali ed alla
dell’apporto di ciascun apparecchio collocato stessa altezza, in stanze regolari di dimensione
nel locale rispetto ad una posizione standard predefinita con osservatori fissi.
dell’osservatore.
Questi risultati andrebbero verificati effettuando
Si calcola con la seguente formula: il calcolo della reale installazione che viene pro-
gettata e con gli osservatori nelle reali posizioni
di lavoro e con direzioni di visione reali.

La norma EN 12464, però, quando cita i valori di


UGR si riferisce ai valori tabellari e non ai valori
Dove risultanti dal calcolo dell’impianto.

Lb è la luminanza di sfondo;
L è la luminanza di ogni apparecchio nella dire-
zione dell’occhio dell’osservatore;
ω è l’angolo solido delle parti luminose di ogni
singolo apparecchio nella direzione dell’occhio
dell’osservatore; p è l’indice di posizione di
Guth di ogni singolo apparecchio;

97
Esempio di tabella UGR

98
Per garantire un corretto bilanciamento delle lu- circonda l’area dove svolgere il compito con
minanze la norma suggerisce i valori più oppor- un bordo di almeno mezzo metro di spessore
tuni per i coefficienti di riflessione del soffitto, è indicata in blu e lo sfondo, che a sua volta
delle pareti e del pavimento; prescrive i valori circonda l’area intermedia per almeno 3 metri,
minimi di illuminamento che devono essere rag- in verde.
giunti sulle principali superfici dell’ambiente, ed
i valori minimi degli indici di uniformità.

Fattori di riflessione delle superfici

• Soffitto 0,7 – 0,9


• Pareti 0,5 – 0,8
• Pavimento 0,2 – 0,4
• Oggetti 0,2 – 0,7

Illuminamento delle superfici principali È chiaro che la presenza di più postazioni di


lavoro ravvicinate fa prevalere le aree del com-
• Em > 50 lx con Uo ≥ 0,10 sulle pareti pito rispetto alle altre e se non è definita la posi-
• Em > 30 lx con Uo ≥ 0,10 sul soffitto zione delle postazioni di lavoro si può conside-
rare l’intera area come sede del compito visivo.

dove Em indica l’illuminamento medio e U0 in- Sono prescritti valori di illuminamento per le
dica l’uniformità generale, che è calcolata come aree contigue al compito visivo e per lo sfon-
il rapporto tra il valor minimo ed il valor medio do; la tabella sottostante indica le relazioni tra
di illuminamento. l’illuminamento dell’are del compito visivo e
delle aree circostanti, che non possono essere
Vengono anche indicati i valori di riferimento meno illuminate di quanto indicato; lo sfondo
per gli illuminamenti raccomandando di utiliz- deve avere un valore di illuminamento pari ad
zare solo i valori normati per non generare una un terzo del valore delle aree circostanti.
pletora di situazioni che porterebbero ad una
confusione ingovernabile.
In un luogo di lavoro si p Area Aree
uò scegliere tra una prescrizione a 300 lx oppu- del compito visivo circostanti
re a 500 lx o a 750 lx; è sconsigliato introdurre
classi intermedie, per esempio la classe corri- ≥ 750 lx 500 lx
spondente a 400 lx o quella a 600 lx.
500 lx 300 lx
Vengono identificate le aree dove svolgere il 300 lx 200 lx
compito visivo, le aree immediatamente circo-
stanti e le aree di sfondo, con precise prescri- 200 lx 150 lx
zioni per ciascuna di esse: in questo modo vie-
ne garantita la corretta distribuzione della luce 150 lx 150 lx
nell’ambiente illuminato.
100 lx 100 lx
Nella figura sottostante l’area del compito vi-
≤ 50 lx ≤ 50 lx
sivo è colorata in rosso; l’area circostante, che

99
La norma specifica anche il numero e la po- oggetto o di un volto sfruttando i contrasti ed i
sizione dei punti di calcolo per determinare il giochi di luci ed ombre.
valor medio e le uniformità dell’illuminazione,
garantendo in questo modo la comparazione dei Contrasti troppo elevati sono fastidiosi e impe-
risultati ottenuti con programmi di calcolo di- discono la corretta percezione dei particolari,
versi. mentre contrasti troppo blandi appiattiscono la
scena, facendoci perdere dettagli.
Le griglie di calcolo sui piani di verifica devono
approssimare griglie quadrate, con un rapporto Come indicatore della modellazione si usa il
tra la lunghezza e la larghezza delle celle che rapporto tra illuminamento cilindrico e illumi-
deve essere compreso tra 0.5 e 2.0, cioè una di- namento orizzontale nello stesso punto e questo
mensione può essere al massimo doppia dell’al- valore deve essere compreso nell’intervallo 0.3
tra. – 0.6.

La massima distanza tra due punti di calcolo


deve essere

p = 0,2 × 5log10(d)
dove
Illuminamento Illuminamento
p è la massima distanza tra due punti del orizzontale cilindrico
la griglia di calcolo e non può essere
maggiore di 10 m.
d è la dimensione maggiore dell’area di
calcolo a meno che il rapporto tra
lunghezza ed altezza non sia maggiore
o uguale a 2, nel qual caso d è la
dimensione minore.

È importante che le distanze tra i punti di cal-


colo non coincidano con le interdistanze tra gli
apparecchi, in modo che gli apparecchi non si-
ano tutti nella stessa posizione relativa rispetto
ai punti di calcolo, per garantire la correttezza
del calcolo.

Viene utilizzato l’illuminamento cilindrico per


descrivere l’illuminamento degli oggetti e dei
Indice di modellazione
volti presenti nella scena. L’illuminamento ci-
lindrico è approssimabile come la media sui
piani verticali che circondano il volto di una Sono date prescrizioni per limitare il fenomeno
persona e va calcolato all’altezza convenziona- del flicker, lo sfarfallio, che può causare effet-
le a cui si trovano i volti delle persone: 1.2 m in ti indesiderati sui lavoratori, come mal di testa
caso di lavoratori seduti o 1.6 m per operatori o affaticamento e gli effetti stroboscopici, che
in piedi. La norma introduce il concetto di “mo- sono molto pericolosi perché modificano la
dellazione”, cioè un indice in grado di descrive- percezione delle parti in movimento, facendole
re la capacità di riconoscere i particolari di un apparire più lente del reale fino ad arrivare a

100
vederle ferme, malgrado non lo siano, mettendo
in pericolo l’incolumità dei lavoratori.

Sono previste anche prescrizioni per limitare


l’abbagliamento diretto ed indiretto e indica-
zioni su come ottimizzare l’illuminazione in
ambienti dove si lavora con video terminali. In
effetti queste ultime prescrizioni sono sempre
meno importanti, perché i videoterminali di riflesso dell’apparecchio
nuova generazione attenuano di molto gli effet-
ti delle riflessioni sia degli apparecchi sia della
luce proveniente dalle finestre.

Le immagini sotto illustrano i concetti di ab-


bagliamento diretto ed indiretto e suggeriscono
come evitarli.

riflesso della finestra

nessun riflesso

Con i nuovi videoterminali il problema difficil-


mente si ripresenta.
La norma dà anche indicazioni riguardanti il
coefficiente di manutenzione da utilizzare in
fase di progetto.
Il coefficiente di manutenzione rende ragione
del deprezzamento della prestazione dell’im-
pianto dovuto all’usura o all’invecchiamento
delle parti che contribuiscono all’illuminazione
dell’ambiente. Ad impianto nuovo la prestazio-
ne sarà migliore che alla fine del periodo tra
una manutenzione e l’altra: è necessario che i
parametri caratteristici dell’impianto, valori
medi ed uniformità, non scendano sotto il limite
previsto in fase di progetto in nessun momento
della vita dell’impianto. Per questo è molto im-
portante che il progettista completi il suo lavoro
con un accurato piano di manutenzione al fine
di mantenere entro i limiti le prestazioni del si-
stema di illuminazione.

101
Inoltre una buona manutenzione mantiene ef- Survival Factor); negli apparecchi LED gli spe-
ficienti gli apparati riducendo i consumi ener- gnimenti catastrofici (parametro C) sono molto
getici. rari, per cui si raccomanda di usare 1.0 per que-
Il coefficiente di manutenzione dovrà tener sto parametro
conto almeno dei seguenti parametri:
La norma dà anche indicazioni sull’impatto
MF = RSMF x LMF x LLMF x LSF energetico dell’impianto facendo riferimento
al LENI (Lighting Energy Numeric Indicator)
Dove descritto nella EN 15193.
MF è il coefficiente di manutenzione totale
(Maintenance Factor) Il LENI sostanzialmente indica l’energia utiliz-
zata per l’illuminazione per anno e per metro
RSMF rende conto del deprezzamento delle quadrato (in kiloWattora) considerando il reale
caratteristiche di riflessione delle superfici de consumo degli apparecchi.
locale (Room Surface Maintenance Factor)
L’ultima parte della norma è occupata dalle ta-
LMF rende ragione della sporcizia che si depo- belle con le prescrizioni per le varie tipologie
sita sugli apparecchi facendo diminuire il flusso di installazione e per le varie destinazioni d’u-
emesso (Luminaire Maintenance Factor) so, con l’indicazione dell’illuminamento medio
mantenuto (Em), del massimo valore di UGR
LLMF rende ragione del deprezzamento del ammesso (UGRL), dell’uniformità di illumina-
flusso emesso dalle sorgenti all’interno dell’ap- mento (Uo) ed infine del valore minimo di Ra
parecchio (Lamp Lumen Maintenance Factor) consentito. Possono esserci indicazioni aggiun-
tive per situazioni specifiche.
LSF rende ragione dello spegnimento delle
sorgenti all’interno dell’apparecchio (Lamp Riportiamo un estratto dalle tabelle normative.

UGRL UO

102
MITO LED illumina la Icierre Pack di Cazzago San Martino (BS)

POSTI DI LAVORO IN ESTERNO L’aggiunta è costituita dal parametro Ud – di-


versità - che indica il rapporto tra i valori mini-
La norma EN 12464-2 tratta dell’illuminazio- mo e massimo di illuminamento (o di luminan-
ne dei posti di lavoro in esterno, specificando za) su una superficie.
i requisiti minimi in termini di quantità e qua- Il parametro Ud è un importante criterio di qua-
lità dell’illuminazione per la maggior parte dei lità per le installazioni ferroviarie e in genere
luoghi di lavoro all’aperto, dando anche racco- dove non è possibile dare criteri di uniformi-
mandazioni pratiche per ottenere un risultato tà troppo stringenti: in questi casi si prescrive
ottimale. che il parametro Ud non superi limiti predefini-
Come per la parte di interni, anche per gli ester- ti, per esempio 1:8 o simili. In questo modo si
ni valgono le considerazioni svolte sui livelli garantisce un criterio di uniformità anche dove
minimi di illuminamento, sull’equilibrio delle non è conveniente dare le consuete indicazioni
luminanze, sul controllo dell’abbagliamento e basate sul rapporto medio su massimo, perché
sulla resa dei colori.Si utilizzeranno gli stessi sappiamo anticipatamente che si presenteranno
parametri usati negli interni, con una aggiunta forti variazioni di illuminamento (o luminan-
ed un cambiamento importante che riguarda la za): tramite il parametro Ud si dà un limite al
valutazione dell’abbagliamento. rapporto minimo su massimo.

103
Per l’abbagliamenti invece dobbiamo introdur-
re due nuovi concetti, che sono l’abbagliamento
debilitante e l’incremento di soglia.

Per abbagliamento debilitante si intende una


diminuzione dell’acuità visiva (la capacità di
distinguere gli oggetti) dovuta alla presenza dei
corpi illuminanti.
Diamo una definizione matematica del con-
trasto, un concetto che abbiamo già incontrato
senza definirlo esplicitamente.
Definiamo il contrasto C come

Dove

Lo è la luminanza dell’oggetto

Ls è la luminanza dello sfondo contro cui


vediamo l’oggetto
Se dobbiamo solo riconoscere la presenza di un
ostacolo, di un oggetto, anche in presenza di un
Come si capisce il contrasto può essere positivo contrasto negativo siamo in grado di portare a
o negativo in funzione del fatto che l’oggetto termine il compito visivo, se invece è necessa-
sia più luminoso (abbia luminanza maggiore) rio riconoscere i particolari dell’oggetto dob-
dello sfondo o viceversa. biamo avere un contrasto positivo.

L’importante è che ci sia una differenza di lumi- In ogni caso, sia con contrasto negativo che
nanza tra oggetto e sfondo, altrimenti l’oggetto positivo, ci sarà un valore di contrasto che co-
non si distingue dal fondo. stituisce la soglia oltre la quale riconosciamo
la presenza dell’oggetto; se il contrasto non è
Per riconoscere un oggetto dallo sfondo va con- sufficiente può succedere che l’oggetto non si
siderato il valore assoluto, il modulo, del con- “stacchi” sufficientemente dal fondo e non riu-
trasto, che indica quanto l’oggetto si “stacca” sciamo a riconoscerlo.
dal fondo, indipendentemente dal fatto di ve-
derlo con tutti i particolari, se l’oggetto ha lu- Oltre la soglia abbiamo consapevolezza della
minanza maggiore dello sfondo, oppure di ve- presenza dell’oggetto, per esempio un ostacolo
derlo in controluce, in silhouette, se l’oggetto è sulla carreggiata mentre guidiamo.
più scuro del fondo.

104
In presenza di apparecchi di illuminazione, ge- Chiamiamo questo fenomeno abbagliamento
nericamente in presenza di sorgenti di luce, può debilitante (disability glare).
succedere che le sorgenti indirizzino della luce
verso i nostri occhi in visione periferica, oltre il Ricordando che avevamo definito l’abbaglia-
cono della visione foveale. mento molesto (discomfort glare) come una
sensazione di disagio connessa alla presenza
Se ci arrivasse luce dalle sorgenti direttamente degli apparecchi di illuminazione, notiamo che
nel cono di 2 gradi intorno alla linea di vista, l’abbagliamento debilitante riduce la nostra
in visione foveale, sicuramente il nostro occhio acuità visiva ma non necessariamente produce
tenderebbe ad adattarsi alla luce della sorgente una sensazione di fastidio.
e rimarremmo abbagliati; entrando nell’occhio
con un angolo più elevato non percepiamo un La luminanza velante, Lv, dipende dall’età
impedimento alla visione ma la luce continua a dell’osservatore, perché le superfici trasparenti
rimbalzare nell’occhio creando un velo di luce dell’occhio, ed in genere l’interno della cavi-
che si sovrappone a tutte le immagini che l’oc- tà oculare, invecchiano, diffondendo maggior-
chio vede. mente la luce, facendo così aumentare l’effetto
di velo; spesso però si usa una formula sempli-
Questo velo di luce è descritto, modellato, come ficata che non tiene conto dell’età, ma si ipotiz-
una luminanza velante che si sovrappone a tut- za che l’osservatore abbia 23 anni, cioè sia nel
to quello che entra nell’occhio: quindi nel cal- momento della massima efficienza visiva.
colare il contrasto che realmente percepiamo,
dobbiamo tener conto anche di tale luminanza Un buon indice per l’abbagliamento debilitante
velante. è il parametro Ti, incremento di soglia (in Ingle-
se Threshold increment) che misura di quanto
Indichiamo con Cr il contrasto ridotto dalla pre- si deve aumentare, in percentuale, il contrasto
senza del velo di luce e possiamo scrivere: di soglia per permettere di distinguere gli og-
getti dal fondo in presenza dell’abbagliamento
debilitante prodotto dagli apparecchi dell’im-
pianto di illuminazione. In sostanza Ti misura
di quanto percentualmente dobbiamo aumen-
tare il contrasto per compensare l’effetto per-
turbante dovuto alla presenza degli apparecchi
che mandano luce negli occhi dell’osservatore.
Dove Lv è la luminanza velante, che è stata ag- Nelle ultime edizioni delle norme internaziona-
giunta a tutti i termini. li e nazionali il parametro Ti viene indicato più
correttamente come fTi.
Semplificando otteniamo:

Dove
Lv è la luminanza velante dovuta all’
Il contrasto quindi si riduce, a causa della pre- impianto
senza del velo di luce prodotto dagli apparecchi Li è la luminanza media della superficie
di illuminazione che illuminano la scena. Gli stradale
apparecchi sono indispensabili per illuminare,
ma la loro presenza può anche disturbare leg- tutti i parametri sono calcolati ad impianto nuo-
germente la visione, diminuendo la nostra ca- vo, senza tener conto del coefficiente di manu-
pacità di discriminare gli oggetti dallo sfondo, tenzione.
diminuendo la nostra acuità visiva, a causa del
fatto che il contrasto si riduce.
105
Nel 1994 la CIE introdusse un nuovo indice per L’illuminazione delle aree esterne comprende
misurare l’abbagliamento negli spazi esterni e i parcheggi, le aree di smistamento e stoccag-
per le installazioni sportive indicandolo come gio industriale, i grandi piazzali e svincoli, le
GR (Glare Rating), senza più fare distinzione aree di servizio, le zone portuali e tutti i luoghi
tra abbagliamento molesto ed abbagliamento dove è necessario un adeguato livello di illumi-
debilitante, perché negli spazi aperti risulta più namento per la sicurezza delle persone e delle
difficile distinguere i due fenomeni ed il nuo- attività svolte. L’illuminamento orizzontale e
vo indice era in grado di tener conto in qualche verticale sulle varie superfici e i relativi para-
modo di entrambi. metri di uniformità devono essere commisurati
L’indice GR si applica a tutte le situazioni in al compito visivo da svolgere nell’area.
esterno e per gli impianti sportivi, senza distin-
guere tra abbagliamento debilitante e molesto,
ma parlando genericamente di abbagliamento. In generale la progettazione deve soddisfare al-
cuni parametri fondamentali quali:

• La presenza degli apparecchi e dei sostegni


non deve intralciare le attività svolte all’in-
terno dell’area.

Dove • La luce deve essere indirizzata solo dove


Lvi è la luminanza velante dovuta necessario senza creare abbagliamenti.
all’impianto
• Un ostacolo all’interno dell’area deve esse-
Lve è la luminanza velante equivalente re visibile da tutte le direzioni.
dell’ambiente. Se si assume che
l’ambiente sia lambertiano può essere • Gli apparecchi utilizzati devono garantire la
calcolata utilizzando l’illuminamento maggiore efficienza di impianto in rappor-
medio orizzontale to ai livelli di illuminamento per garantire
il risparmio energetico: a tal fine può esse-
L’osservatore convenzionalmente guarda due re conveniente l’installazione di sistemi di
gradi sotto l’orizzonte. controllo e regolazione dell’impianto.

GR varia tra 10 e 90 e l’abbagliamento diminui- • La resa del colore deve essere adeguata al
sce al diminuire dell’indice: 90 indica un abba- compito visivo.
gliamento veramente fastidioso.
Occorre fare grande attenzione a non indirizza-
Il parametro GR si usa in tutti gli spazi all’a- re luce dove non serve o addirittura è dannosa,
perto e per gli impianti sportivi, ma per l’illu- per due buone ragioni: prima di tutto per ragioni
minazione stradale, o illuminazione pubblica, di risparmio energetico, perché è inutile illumi-
è molto importante l’incremento di soglia al nare dove non serve e costituisce uno spreco di
fine di garantire la sicurezza della circolazione. energia, poi perché invadere con la luce prove-
Quindi per l’illuminazione delle strade viene niente dall’impianto le proprietà altrui può cau-
usato il parametro fTi, mentre negli spazi aperti sare fastidio e generare rimostranze da parte di
si usa GR; se un parcheggio è prospicente la chi è esposto ad un illuminamento non voluto.
strada occorre valutare l’influenza degli appa- Se la signora Maria si trova la stanza da letto
recchi che illuminano il parcheggio sul fTi del illuminata a giorno è probabile che protesti.
guidatore che percorre la strada a bordo della
sua automobile, e, viceversa, occorre valutare Per questo la norma EN 12464-2 definisce la
l’incremento di GR nel parcheggio per l’influs- luce diffusa e la luce molesta e dà indicazioni
so degli apparecchi di illuminazione installati per tenerle sotto controllo.
sulla strada. Luce diffusa (dispersione luminosa): luce emessa

106
da un impianto di illuminazione che cade all’e- permanente dell’ambiente, in quanto per risol-
sterno dei limiti della proprietà per la quale vere la situazione basta spegnere l’impianto.
l’impianto di illuminazione è stato progettato. Non tutti sono d’accordo su questo punto, per-
In Inglese spill light (stray light). ché osservano che la presenza di luce verso
l’alto modifica le abitudine della fauna come,
Luce molesta: luce diffusa, che a causa di spe- per esempio, le rotte delle migrazioni, che non
ciali attributi quantitativi, direzionali o spettrali vengono più ripristinate dopo lo spegnimento
in un determinato contesto, produce fastidio, dell’impianto. In ogni caso per porre termine
disagio, distrazione o una riduzione della capa- all’inquinamento luminoso e ai suoi effetti ba-
cità di vedere informazioni essenziali. sta spegnere l’impianto, anche se alcune abitu-
In Inglese obstrusive light. dini della fauna sono cambiate per sempre.

Inoltre è molto importante non indirizzare luce Nel mondo e in Europa la materia è regolata da
verso l’alto, in direzione del cielo, per evitare leggi, in Italia in particolare da leggi regionali,
il cosiddetto inquinamento luminoso: gli Ame- e quindi le disposizioni in materia di inquina-
ricani lo chiamano in realtà sky glow, perché mento luminoso non sono derogabili, le viola-
sottolineano che non si tratta di una modifica zioni configurandosi come reati.

107
Ed ecco l’effetto dello sky glow visto dal satellite

Riportiamo un esempio di tabella preso dalla norma con l’indicazione delle prescrizioni in termini di
Illuminamento medio (Em), uniformità (Uo), indice di abbagliamento massimo GRL e Ra.

108
Cipriani Profilati: esempio di illuminazione
di interno ed esterno

Cipriani Profilati è un’impresa leader nella pro-


duzione di orditure metalliche per cartongesso re in vetro infrangibile, l’affidabilità dei LED
e controsoffitti ora illuminata dalle serie MITO e degli alimentatori garantiscono una manuten-
LED all’interno e TIGUA LED in esterno. zione molto ridotta.
È stato eseguito il retrofit dell’impianto, au-
mentando i livelli di illuminazione fino a rispet- MITO LED ha uno spessore, compresa la staf-
tare i dettami della serie di norme EN 12464 e fa, di solo 22 cm. Questo consente l’installazio-
dimezzando la potenza impiegata. ne sopra al carro ponte.
La scocca in alluminio pressofuso, il diffuso-

MITO LED illumina il reparto di produzione delle orditure metalliche

TIGUA LED illumina l’esterno dei capannoni industriali

109
ILLUMINAZIONE STRADALE

Scopo principale dell’illuminazione strada- dovrebbe garantire l’efficienza degli stessi. Per
le è garantire la sicurezza della circolazione. gli altri parametri sono pubblicate dai ministeri
competenti tabelle e grafici tramite i quali de-
Molti studi hanno dimostrato che l’illumina- terminare la distanza di arresto.
zione pubblica non è sufficiente a garantire
la sicurezza della circolazione motorizzata Poiché non esiste ancora un corpo normativo
senza l’apporto dei fari installati sui veicoli, condiviso sul Fattore di Visibilità di Oggetti
ma è stato anche dimostrato che i fari da soli (FVO in Inglese STV – small target visibility)
non sono sufficienti; quindi la sicurezza si e non c’è accordo neppure sui metodi di calcolo
raggiunge solo con l’utilizzo contempora- da utilizzare per valutare il riconoscimento di
neo dei due sistemi di illuminazione. oggetti posti sulla carreggiata, le norme della
serie EN 13201 danno prescrizioni in termini di
In caso di traffico motorizzato la cosa più luminanza della carreggiata, di uniformità della
importante che i sistemi di illuminazione luminanza e di controllo dell’abbagliamento: si
devono garantire è il riconoscimento della postula, con buoni riscontri sperimentali, che,
presenza sulla carreggiata di un ostacolo pe- se sono sodisfatte le condizioni normative, l’o-
ricoloso per la circolazione. stacolo viene riconosciuto da una distanza suf-
L’ostacolo di riferimento è definito come un ficiente. Come detto molte prove sperimentali
cubo di 20 centimetri di lato, con superfici supportano questo assunto. Dobbiamo valutare
lambertiane e coefficiente di riflessione pari la luminanza della carreggiata e delle singole
a 0.2 (20%): in Italia deroghiamo dalla re- corsie, per ottenere livelli medi adeguati ed una
gola generale e si considera un coefficiente adeguata uniformità.
di riflessione di 0.1 (10%). Questo cubo è
considerato l’ostacolo più piccolo pericolo- Nelle installazioni stradali oltre alla classica
so per gli utenti della strada che devono es- Uo (Overal Uniformity) calcolata come il rap-
sere in grado di riconoscerlo da una distan- porto tra il valore minimo ed il valore medio,
za pari ad almeno la loro distanza di arresto si utilizza anche il parametro Ul (uniformità
alla velocità massima raggiungibile sulla longitudinale – longitudinal uniformity) che
strada in esame. rappresenta il rapporto tra minimo e massimo
valore di luminanza lungo la linea di vista del
La distanza di arresto comprende lo spazio guidatore.
percorso nel tempo di reazione, cioè il tem-
po che l’autista impiega a capire la situazio- Naturalmente viene tenuto sotto controllo an-
ne e a reagire, e lo spazio percorso durante che l’abbagliamento, in questo caso, come det-
la frenata fino a fermarsi. È evidente che lo to, tramite il parametro fTi.
spazio di arresto dipende dalle condizioni
della strada, dal fatto che il manto strada- La serie di norme EN 13201 è composta da cin-
le sia asciutto o bagnato, dalla presenza di que parti che trattano i diversi aspetti del pro-
salite o discese, dalla presenza di ghiaccio, blema:
dalle condizioni del veicolo ed infine dalle
condizioni e dall’età del guidatore. EN 13201-1 contiene le linee guida sulla sele-
zione delle classi di illuminamento; poiché la
Un guidatore ventenne reagisce molto pri- selezione va fatta sulla base della classificazio-
ma di un sessantenne a parità di tutte le altre ne delle strade secondo la legislazione nazio-
condizioni: convenzionalmente il tempo di nale, che può essere diversa da Paese a Paese,
reazione è stimato in un secondo, tempo ti- questa parte si configura come un rapporto tec-
pico di un trentenne. Le condizioni dell’au- nico, che ciascun Paese può adottare o meno.
tomobile sono considerate medie, perché
l’obbligo di revisione periodica dei veicoli L’Italia ha scelto di utilizzare un proprio meto-

110
do per la selezione delle categorie illuminotec- vincia autonoma di Bolzano, e solo la regione
niche, derivato dalla norma Europea e contenu- Sicilia e la regione Calabria non hanno una leg-
to nella norma UNI 11248. ge in materia.
In Italia quindi vale la UNI 11248 che imple- Le principali finalità delle leggi regionali con-
menta le indicazioni della EN 13201-1. tro la dispersione di luce artificiale verso l’alto
sono:
EN 13201-2, come la parti successive, è una
norma Europea e indica le prestazioni minime • riduzione dell’inquinamento luminoso e dei
che ogni tipo di impianto deve raggiungere per consumi.
garantire la sicurezza. • riduzione dei fenomeni d’abbagliamento.
• tutela dall’inquinamento luminoso dei siti
EN 13201-3 specifica gli algoritmi di calcolo e degli osservatori astronomici professionali
le convenzioni che devono essere usati nel cal- e non professionali di rilevanza regionale o
colo illuminotecnico di questo tipo di impianti, provinciale e delle zone circostanti.
specificando anche i limiti di validità dei vari • miglioramento della qualità della vita e del-
parametri considerati. le condizioni di fruizione dei centri urbani e
dei beni ambientali.
EN 13201-4 specifica i metodi che devono
essere utilizzati per misurare la prestazione In assenza di legge si applicala norma UNI
dell’impianto una volta realizzato. In sostanza 10819.
tratta del collaudo degli impianti e specifica i
metodi e le tolleranze accettabili.
CONVENZIONI PER IL CALCOLO
EN 13201-5 tratta degli indicatori energetici ILLUMINOTECNICO STRADALE
degli impianti. È il primo tentativo normativo
di valutare l’impegno energetico degli impianti Per eseguire correttamente un progetto di illu-
di illuminazione pubblica, per cercare di tenere minazione pubblica occorre analizzare le zone
sotto controllo i consumi e, possibilmente, ri- da illuminare, dividerle in parti omogenee e
durli. studiare le relazioni tra le varie parti, per ana-
lizzare se ci sono esigenze conflittuali in zone
Oltre le prescrizioni normative vanno conside- contigue o nella zona stessa.
rate anche le leggi, regionali in assenza di una
legge nazionale, che sono state promulgate allo In presenza di conflitti occorre adeguare i livel-
scopo di limitare i consumi e per evitare l’in- li di illuminazione, in modo da soddisfare nel
quinamento luminoso. miglior modo possibile le esigenze di tutti gli
attori in gioco: l’esempio classico è l’attraver-
Spesso queste leggi danno indicazioni relative samento pedonale su una strada adibita al traf-
alla interdistanza tra i pali dell’illuminazione fico motorizzato.
pubblica, ponendo un limite minimo per il rap-
porto tra interdistanza e altezza del palo (nella L’automobilista deve vedere per tempo e chia-
maggior parte dei casi 3.7), prescrizioni per il ramente il pedone che vuole attraversare, men-
contenimento della luce dispersa verso l’alto tre il pedone deve avere una chiara percezio-
(nella maggior parte dei casi indicano un limite ne dei veicoli che sopraggiungono e della loro
di 0.49 cd/klm dalla linea dell’orizzonte in su) velocità, senza per questo che né il pedone, né
ed infine prescrizioni sulla temperatura di colo- l’automobilista siano abbagliati.
re massima utilizzabile per gli apparecchi.
L’analisi dei rischi, prevista espressamente sia
Attualmente in Italia vigono 19 leggi regionali, nella EN 13201-1 che nella UNI 11248 all’in-
considerando separatamente la legge della pro- terno della procedura di selezione della catego-
vincia autonoma di Trento e quelle della pro- ria illuminotecnica, serve proprio per trovare

111
soluzioni adeguate alle situazioni conflittuali. Classificata la strada dal punto di vista illumi-
Una volta individuate le aree omogenee su cui notecnico e scelto il campo di calcolo, occorre
effettuare le verifiche illuminotecniche in cia- effettuare, se possibile, i calcoli di luminanza,
scuna area vanno individuati i campi di calcolo, per poi valutare tutti gli altri parametri. Il punto
cioè le zone dove effettuare i calcoli illumino- è che gli asfalti non sono lambertiani, per cui
tecnici. occorre avere a disposizione le tabelle di rifles-
sione per gli asfalti, sostanzialmente le BRDF
Normalmente su una strada l’impianto ha una (Bidirectional reflectance distribution function)
disposizione regolare di apparecchi e dunque è dell’asfalto posato sulla strada di interesse.
possibile dividere l’intero tratto stradale in parti
in cui si ripete lo stesso schema di illuminazio- Le BRDF dipendono tipicamente da quattro pa-
ne: tipicamente il campo di calcolo è il tratto di rametri:
strada tra due pali consecutivi sullo stesso lato
della strada. Nel caso di disposizione a quin- • l’angolo di illuminazione g
conce (alternata) in mezzo ai due pali sullo stes- • l’angolo di osservazione a
so lato ce ne sarà uno sul lato opposto. • l’angolo tra il piano di vista ed il piano di
illuminazione b
• l’orientazione del materiale

Il materiale può essere considerato isotropo, ne, per cui Beta varierà tra 0° e 180° gradi, sim-
ossia le sue proprietà non dipendono dall’o- metricamente a destra e sinistra; l’eliminazione
rientazione, mentre l’angolo di osservazione è dell’orientazione del materiale e dell’angolo di
considerato fisso a 1 grado sotto l’orizzonte: in osservazione permette di descrivere le caratte-
questo modo, poiché le tabelle mantengono la ristiche di riflessione degli asfalti con due soli
loro validità da 0.5 a 1.5 gradi sotto l’orizzonte, parametri, l’angolo di incidenza della luce e
e considerando che gli occhi del guidatore sono l’angolo beta.
a 1,5 metri dal suolo, il guidatore guarda davan-
ti a sé da 60 a 160 m.
Tramite una semplice elaborazione matematica
L’altezza di 1.5 per gli occhi del guidatore co- i coefficienti di riflessione (ridotti) sono dati in
stituisce una media pesata tra le posizione di tabelle bidimensionali di interi: le cosiddette
guida degli automobilisti, dei camionisti etc.; il R-Table, che descrivono caratteristiche di ri-
fatto di considerare isotropo l’asfalto permette flessione degli asfalti nelle varie situazioni.
di avere simmetria nella definizione dell’angolo
tra il piano di visione ed il piano di illuminazio- Normalmente in Italia si usa la tabella C2.

112
La rappresentazione di una tabella di riflessione dell’asfalto dà un risultato
che si può vedere nella figura seguente:

Si nota una direzione preferenziale di riflessione, davanti all’apparecchio, ed una componente


diffusiva piuttosto pronunciata. Ma sicuramente gli asfalti non sono lambertiani. Nella figura
sottostante sono riportati due esempi di applicazioni di calcolo.

Fatto il calcolo occorre verificare la rispondenza dell’impianto non solo alle prescrizioni nor-
mative ma anche ai vincoli di legge; si riporta un esempio tratto dalle norme dei valori limite
per varie classi illuminotecniche.

113
TABLE 1 — M LIGHTING CLASSES

114
Vengono date prescrizioni per la luminanza me- della strada, per migliorare la visione periferi-
dia, per l’uniformità, per l’uniformità in caso di ca, che aiuta a riconoscere gli ostacoli o i vei-
strada umida, per l’uniformità longitudinale, coli che ci vengono incontro, e per individuare
per limitare l’abbagliamento debilitante tramite possibili invasori della carreggiata (massi o ani-
l’incremento di soglia ed infine anche per quan- mali) prima che la raggiungano.
to riguarda l’illuminazione delle zone limitrofe
alla strada (REI). Tutti ricordano la prova dell’alce, che attraver-
sa la carreggiata all’improvviso: se i bordi sono
Quest’ultimo parametro, di cui non abbiamo illuminati individuiamo l’alce prima che arrivi
ancora parlato, indica il rapporto di illumina- in posizione pericolosa.
mento tra due strisce contigue di uguale lar-
ghezza, una immediatamente all’esterno della In alcuni casi non è possibile calcolare la lumi-
strada, l’altra sulla carreggiata, lunghe quanto nanza della scena, oppure in alcune situazioni
il campo di calcolo. è preferibile dare indicazioni in illuminamento,
invece che in luminanza, come nel caso di aree
La larghezza delle strisce è pari alla larghezza di conflitto o aree pedonali; in questi casi ven-
della corsia, oppure alla dimensione dello spa- gono date prescrizioni in illuminamento even-
zio libero calpestabile ai lati della strada, se è tualmente arricchite con prescrizioni particolari
minore della larghezza della corsia. sugli apparecchi per tentare di dare comunque
Si ripete l’operazione per il lato destro ed il lato un criterio per limitare l’abbagliamento.
sinistro della strada e si espone il valore peggio- Infatti se non viene calcolata la luminanza non
re, minimo. può essere usato il classico parametro dell’in-
cremento di soglia per la limitazione dell’abba-
Lo scopo di questo parametro è di garantire gliamento.
l’illuminazione anche alle immediate vicinanze

TIGUA LED illumina la strada di accesso all’archivio comunale di Brescia

115
ILLUMINAZIONE SPORTIVA

Anche per l’illuminazione sportiva il principa- Un’altra variabile importante per le riprese te-
le parametro da considerare è la destinazione levisive, che implica cambiamenti nella realiz-
d’uso: gli impianti sportivi spaziano dalla pale- zazione degli impianti di illuminazione, è la
stra della scuola di periferia fino ai grandi stadi dimensione della palla usata nel gioco; è espe-
dove si svolgono competizioni internazionali, rienza comune non riuscire a seguire la palla
ed è naturale considerare soluzioni diverse in guardando una partita di tennis in televisione:
funzione delle esigenze che i fruitori della strut- occorrono livelli di illuminazione e uniformità
tura manifestano. altissime per permettere riprese ad alta defini-
zione.
In un campo di periferia vanno garantiti i livel-
li minimi di illuminazione sia orizzontali che Un altro parametro importante, come già ac-
verticali, ma non è necessario avere uniformità cennato, è il flicker: in questo caso si tratta
molto alte e anche il controllo dell’abbaglia- della variazione velocissima del livello di il-
mento sarà più lasco; in uno stadio per com- luminamento su un piano a causa del modo di
petizioni internazionali bisogna garantire livelli funzionamento delle sorgenti e non dello sfar-
di illuminamento sia orizzontali che verticali fallio percepito dall’osservatore umano che ne
molto alti per permettere le riprese televisive può avere disturbo. Se queste variazioni sono
a colori in alta definizione, con uno stringente in fase con le riprese televisive i singoli frame
controllo della resa dei colori, per non falsare della ripresa sono catturati con illuminazioni
i colori delle maglie ed in genere i colori del- molto diverse, pregiudicando lo slow motion, e
le riprese, nonchè uniformità altissime per non degradando la qualità delle trasmissioni.
“impallare“ le telecamere, ed un controllo strin-
gente dell’abbagliamento per non pregiudicare In generale, se sono previste riprese televisive,
la visione dei giocatori, degli spettatori e delle vanno considerati gli illuminamenti verticali al-
telecamere. Inoltre vanno considerati parame- meno in direzione opposta alle telecamere e, se
tri aggiuntivi, legati alle particolarità dei vari sono previste anche riprese dal lato opposto del
sport, alle riprese televisive ed alle esigenze campo (reverse angle), gli illuminamenti verti-
degli operatori televisivi: per esempio nel cal- cali devono essere elevati in tutte le direzioni;
cio occorre tenere sotto controllo il gradiente, inoltre è richiesta l’analisi degli illuminamenti
la variazione, dell’illuminamento nei vari punti in direzione delle telecamere, sia fisse che mobili.
del campo, in modo che le telecamere riescano
a seguire i movimenti dei giocatori con grande Come si capisce, essendo la trasmissione tele-
dettaglio, per esempio nel caso di riprese diret- visiva delle gare una forte fonte di introiti per
te sulle gambe dei giocatori e sulla palla: se la le federazioni e per le squadre, occorre presta-
variazione di illuminamento fosse repentina la re grande attenzione alle esigenze delle riprese
telecamera non riuscirebbe a seguire l’azione. nell’illuminare gli impianti sportivi.

L’organizzazione Europea degli operatori tele- Anche per gli impianti sportivi all’esterno oc-
visivi (EBU) ha anche indicato un parametro corre fare grande attenzione alle prescrizioni
per il controllo della resa dei colori per le te- delle leggi sul risparmio energetico e sulla limi-
lecamere, formulato ricalcando il calcolo del tazione della dispersione della luce verso l’alto;
CRI (Indice di Resa Cromatica) ma con la tele- tutte le leggi sull’inquinamento luminoso trat-
camera media al posto dell’osservatore umano tano specificamente le installazioni sportive, e
medio; rispettando i limiti del TLCI (Television danno prescrizioni per limitare l’illuminazione
Lighting Consistency Index) si garantisce una subito dopo la fine delle gare per garantire sia la
buona resa dei colori per le immagini trasmesse limitazione dell’inquinamento sia il risparmio
e la costanza dei colori al cambio di telecamera. energetico.

116
CONVENZIONI PER IL CALCOLO
ILLUMINOTECNICO DEGLI IMPIANTI
SPORTIVI

La norma di riferimento Europea per l’illumi- e le ipotesi progettuali. Fornisce prescrizioni


nazione degli impianti sportivi e la EN 12193, sulle griglie di calcolo e di verifica e sulle re-
la cui ultima edizione risale al 2007. Al momen- lazioni tra le aree principali e le aree circostan-
to della pubblicazione di questo libro la norma ti, che devono essere considerate nel progetto,
è in avanzata fase di revisione, per cui si terrà per i motivi che abbiamo già esposto: occorre
conto delle nuove disposizioni normative anche garantire il bilanciamento delle luminanze, il
se non ancora pubblicate. comfort visivo e l’uniformità di illuminamenti
Probabilmente nei primi mesi del 2019 la nuova e luminanze.
versione della norma diverrà operativa. Sono date prescrizioni per evitare la disper-
Comunque le indicazioni che qui vengono date sione della luce verso l’alto e la luce molesta
hanno validità generale, indipendentemente (obstrusive light), per evitare cioè di illuminare
dalla pubblicazione della norma: per i livel- anche dove non è necessario o dove c’è il ri-
li prescritti si faccia riferimento alla norma in schio di disturbare terze persone. Naturalmente
corso di validità. vengono date prescrizioni sull’abbagliamento,
La norma specifica i dati che devono essere normalmente utilizzando il parametro GR, e li-
forniti dal progettista per identificare e carat- mitazione per il flicker.
terizzare gli apparecchi, le sorgenti e l’area da Gli impianti sono divisi in tre categorie, che
illuminare al fine di poter verificare durante il dipendono dal livello delle competizioni che si
collaudo, per il quale sono date precise prescri- svolgono al loro interno, riportate nella tabella
zioni, la rispondenza tra l’impianto realizzato sottostante:

Lighting class
Level of competition
I II III
International and National X
Regional X X
Local X X X
Training X X
Recreational/School sports (Physical education) X

Sono poi date indicazioni specifiche per i vari completare il progetto illuminotecnico di un
sport. La nuova edizione in preparazione pro- impianto sportivo, perché la norma EN 12193
babilmente conterrà indicazioni sul parametro necessariamente fornisce indicazioni generiche,
TLCI per le riprese televisive. mentre i regolamenti completano le prescrizio-
Come abbiamo già detto occorre sempre rife- ni con indicazioni specifiche che tengono conto
rirsi ai regolamenti delle varie federazioni per delle peculiarità di ciascuno sport.

117
ESEMPI DI ILLUMINAZIONE
DI IMPIANTI SPORTIVI

PISCINA AIRON CLUB

La Piscina Airon Club di Conversano in pro- so a basso contenuto di rame con trattamento
vincia di Bari è illuminata con apparecchi della galvanico di passivazione e fluorozirconatura
serie TIGUA LED. (corrosion proof).
A causa dell’ambiente umido e ricco di cloro,
gli apparecchi di illuminazione per le piscine Le staffe di ritenuta del vetro al corpo sono in
indoor devono avere degli elevati standard di acciaio INOX. TIGUA LED è dotato di valvo-
affidabilità elettrica e di protezione alla corro- la anticondensa. Queste caratteristiche lo ren-
sione, al fine di assicurare un servizio duraturo. dono idoneo all’utilizzo nelle piscine e luoghi
TGUA LED è realizzato in alluminio pressofu- dall’alto indice corrosivo.

TIGUA LED illumina la piscina Airon Club di Conversano (BA)

118
BOCCIODROMO SANTA MARIA

Il bocciodromo Santa Maria presenta 199.0 W. La temperatura di colore degli appa-


recchi è 4000 K.
• Area totale di 30.8 m x 17.5 m
• Area di calcolo di 28.1 m x 12.81 m che Norme di riferimento: UNI EN 12193:2007
corrisponde alla zona di gioco. Tabella: Table A.9 Class III
Sono stati utilizzati gli apparecchi MITO LED Valori richiesti di illuminamento orizzontale:
codice 810080 di Palazzoli che emettono un Em > 300lx
flusso 21655 lm, impegnando una potenza di Emin/Em > 0.5

MITO LED illumina il bocciodromo Santa Maria di Torino

Vediamo anche i rendering sui risultati del calcolo

119
CAMPO DA TENNIS Tabella A.4
Illuminamento orizzonale
Tennis
Si riporta di seguito un esempio applicativo re-
Classe Eh med Eh min/med
lativo ad un campo da tennis regolamentare al
coperto. I 750 0,7
Prima di tutto è necessario stabilire la classe II 500 0,7
dell’area in base alla norma EN 12193: III 300 0,5

È richiesta una illuminazione che soddisfi i requisiti della Classe III.

MITO LED illumina il campo da tennis del Club di Orzinuovi (BS)

120
ILLUMINAZIONE
D’EMERGENZA
Con l’espressione Illuminazione di emergenza
si intende un sistema che garantisce l’illumina-
zione anche quando l’alimentazione dalla rete
elettrica non è disponibile, a causa di un guasto
o per eventi catastrofici, come incendi, eventi
atmosferici o altro.

Scopo principale dell’illuminazione di emer-


genza è garantire l’evacuazione degli ambienti
o delle aree interessate dalla mancanza di ali-
mentazione in modo ordinato, senza generare
panico e guidando le persone fino ad aree in cui
sia garantita la loro sicurezza.

Se non si presentano situazioni di pericolo l’il-


luminazione di emergenza può anche servire
per continuare le normali attività in caso di in-
terruzione dell’alimentazione, seppure, solita-
mente, con livelli di illuminazione ridotti.

La norma di riferimento per questo tipo di il-


luminazione è la EN 1838 che dà prescrizioni
sull’illuminazione delle vie di fuga e delle aree
antipanico, dove si raccolgono le persone che
stanno abbandonando le aree buie. In queste
aree è molto importante attuare tutti gli accor- Mito LED con Kit Emergenza
gimenti per evitare l‘insorgenza di panico, an-
che mediante una adeguata illuminazione e una
segnaletica chiara e leggibile.
Sono poi indicate le caratteristiche che devono
avere i segnali di emergenza e le prescrizioni
per le aree ad alto rischio, ossia le zone dove
si svolgono attività o processi potenzialmente
pericolosi.

La norma fornisce prescrizioni generali, uni-


formi sul territorio dell’Unione Europea, ma la
sicurezza delle persone è tema di legge, per cui
esistono molte deviazioni nazionali che dipen-
dono dalle legislazione dei singoli Paesi; inol-
tre, in quasi tutti i Paesi vigono leggi che rego-
lamentano la materia per ambiti particolari, per
esempio luoghi pubblici come cinema e teatri,
per cui il progettista deve riferirsi non solo alla
norma ma anche al corpo legislativo vigente nel
Paese dove è ubicato l’impianto. Tigua LED con Kit Emergenza

121
Supporto per la progettazione
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