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CITOSCHELETRO

Il citoplasma contiene una rete tridimensionale e dinamica di polimeri proteici, che costituiscono il
citoscheletro. Il citoscheletro trasmette le forze applicate e/o generate dalle cellule e resiste alle
deformazioni, connettendo il citoplasma ed il nucleoplasma, attraverso la membrana, alla matrice
extracellulare (ECM). È responsabile del mantenimento e del cambiamento della forma cellulare e della
disposizione degli organelli. Le componenti principali del citoscheletro sono i microfilamenti, i
microtubuli ed i filamenti intermedi, la cui dinamica è regolata da numerose proteine citoplasmatiche.

MICROFILAMENTI
Microfilamenti di actina hanno una struttura ad elica costituita da due catene destrorse, orientate
dall'estremità (+) alla estremità (-). Una rete di microfilamenti, nella cortex citoplasmatica, lega il
plasmalemma e lo rinforza, restringe la motilità delle proteine di membrana e regola il flusso di
vescicole. Fasci di microfilamenti stabili sostengono i microvilli e le stereociglia. La polimerizzazione
dei microfilamenti determina la formazione di pseudopodi ed è associata al movimento cellulare e alla
fagocitosi. L'interazione con le miosine determina lo sviluppo di forze contrattili responsabili del
movimento di organelli, dei cambiamenti di forma cellulare, del movimento cellulare e della citodieresi.
L'actina è espressa da 6 geni diversi. Quattro isoforme di a-actina sono presenti nei tessuti muscolari; le
isoforme B- e y- sono espresse nelle cellule non-muscolari. La sequenza è molto conservata. L'actina è
presente come monomero (G-actina) o come polimero (F-actina). La G-actina lega il Mg2+ e l'ATP.
Dopo l'inserimento nel microfilamento, l'ATP viene idrolizzato. Perciò nei microfilamenti è presente
ADP-actina, eccetto che alla estremità (+) o plus end che contiene ATP-actina. La velocità di aggiunta
dei monomeri è maggiore a questa estremità (che per tale motivo viene identificata con il segno (+)
rispetto a quella opposta). L'estremità (-) o minus end, formata da monomeri di ADP-actina, è instabile
e tende a dissociarsi. Di conseguenza tra le due estremità si verifica uno spostamento di subunità
assimilabile al flusso prodotto da un meccanismo a vite senza fine (treadmilling). Ad esempio, il
treadmilling è responsabile dell'avanzamento del lamellipodio nelle cellule in movimento. I
microfilamenti possono essere studiati osservando gli effetti, in cellule viventi, di molecole come la
citocalasina-D e la latrunculina che ne provocano la scomparsa. La falloidina, invece, ne impedisce la
depolimerizzazione. lamellipodio = estensioni temporanee della membrana cellulare coinvolte nel
movimento delle cellule prodotte dall'azione di microfilamenti di actina del citoscheletro.

Superfamiglia delle miosine: le proteine della "superfamiglia" della miosina sono motori proteici che
adoperano come binario i microfilamenti. Nell'uomo sono espressi circa 40 geni per miosine di 12 classi
che comprendono più isoforme. Le miosine di classe I, II e V sono presenti in tutti gli eucarioti. La
miosina II è responsabile della contrazione e della citodieresi. Le miosine I e V sono responsabili del
traffico citoplasmatico di vescicole. Le miosine VI, VII e XV sono localizzate nelle stereociglia delle
cellule capellute dell'orecchio interno. Tutte le miosine, eccetto la miosina VI, si muovono verso
l'estremità (+) dei microfilamenti.
Le miosine sono costituite da una o due catene pesanti associate a diverse catene leggere. Tutte le
miosine condividono la presenza di una testa che lega l'actina, idrolizza l'ATP e genera forza meccanica.
La testa fa parte della catena pesante, che presenta anche una coda.
Le molecole della miosina I hanno una sola testa. Le code possono legare i fosfolipidi delle membrane
oppure un secondo microfilamento.Le funzioni delle miosine I sono associate al traffico di vescicole,
come nel corso della fagocitosi e della macropinocitosi. Una isoforma della miosina I connette i
microfilamenti alla membrana dei microvilli.
La miosina V è un dimero. La coda lega la proteina Rab27a delle membrane. La miosina V è
responsabile dello spostamento di vescicole e di organelli, come i melanosomi nei melanociti.
La miosina VI sembra associata al traffico delle vescicole golgiane e alla endocitosi. È la sola miosina
che si sposta verso il minus end.
Le molecole di miosina II si legano con disposizione antiparallela attraverso le code e formano dei
filamenti bipolari. Le teste interagiscono con microfilamenti di opposta polarità e sviluppano forze
contrattili. Nelle cellule epiteliali, filamenti di miosina II e di actina formano una cintura contrattile nella
regione della zonula adherens*. Nelle cellule in vitro, filamenti di miosina II interagiscono con i
microfilamenti per formare le stress fibers**. Nelle cellule in citodieresi, un anello contrattile di actina e
miosina II è responsabile della divisione del citoplasma. Le isoforme muscolari della miosina II
costituiscono i miofilamenti spessi dei sarcomeri.

*zonula adherens (giunzioni aderenti o zonula aderente) complessi proteici che si verificano nelle giunzioni cellula-cellula,
giunzioni cellula-matrice nei tessuti epiteliali ed endoteliali
**stress fibers: fasci contrattili di actina e miosina II non muscolare che si trovano nelle cellule non muscolari.

I MICROTUBULI: cilindri cavi e rigidi costituiti da subunità globulari di ɑ- e β-tubulina (proteina


globulare l'unità fondamentale delle strutture del citoscheletro dette microtubuli).
Anche i microtubuli hanno una polarità. Nella maggior parte delle cellule in interfase si formano a
partire da un centro di organizzazione microtubulare (MTOC) associato al centrosoma, da dove si
allungano radialmente con il plus end verso la periferia. Questo orientamento e questa origine non sono
costanti. Nelle cellule ciliate sono i corpuscoli basali ad operare come organizzatori dei microtubuli
dell'assonema. Negli epiteli cilindrici i microtubuli hanno origine in prossimità del plasmalemma
apicale e si allungano verso la base della cellula. I microtubuli possono essere stabili come
nell’assonema delle ciglia e dei flagelli, nelle bande marginali delle piastrine e nell'assone dei neuroni,
oppure instabili, ed avere una emivita di qualche minuto, come la maggior parte dei microtubuli del
citoplasma e del fuso mitotico. Associati a motori proteici, sono implicati nella mitosi e nel movimento
citoplasmatico di organelli come il reticolo endoplasmatico, il Golgi, gli endosomi, i mitocondri.
Essendo i dimeri di tubulina disposti secondo uno schema testa-coda/testa-coda, ad un’estremità del microtubulo sporgerà un
monomero di tubulina ɑ, e all'estremità opposta sporgerà un monomero di tubulina β, determinando una polarità del
microtubulo (per convenzione positiva e negativa).
Una volta che gli eterodimeri si organizzano a formare il microtubulo, la molecola di GTP viene idrolizzata a GDP perdendo
un gruppo fosfato e provocando un cambiamento strutturale dell'eterodimero che rende più instabili i legami che tengono
insieme il microtubulo.
Si avrà che l'estremità positiva, dove il microtubulo si sta allungando con l'aggiunta di nuove tubuline, risulta stabile perché la
molecola di GTP non è ancora stata idrolizzata, mentre verso l'estremità negativa vi saranno maggiori dimeri che legano GDP
già idrolizzata e il microtubulo trovandosi in condizioni di instabilità può andare incontro a rapide depolimerizzazioni. Questo
fenomeno di allungamento e accorciamento alle due estremità è noto come "treadmilling".
TUBULINE ɑ e β sono presenti in tutti gli eucarioti e la loro sequenza è molto conservata.
La y-tubulina è coinvolta nella nucleazione dei microtubuli. Le tubuline δ ed ɛ sono presenti nei
centrioli. Ogni tubulina è espressa da un gene diverso. Nei mammiferi vi sono 6 isoforme di ɑ- e
altrettante di β-tubulina. La subunità costitutiva 'dei microtubuli è l'eterodimero delle tubuline ɑ- e β-,
legate al GTP. Tutti i dimeri si legano con lo stesso orientamento cosicché ogni microtubulo è
polarizzato ed ha una estremità (+) o plus end ed una (-) o minus end. L'idrolisi del GTP, dopo la
polimerizzazione, modula la dinamica dei microtubuli. Come nel caso dei microfilamenti, anche nei
microtubuli, quando le estremità sono libere, si verifica il treadmilling: i dimeri polimerizzano
all'estremità (+) e si dissociano a quella (-). Il plus end è interessato dal fenomeno della instabilità
dinamica che determina l'alternarsi di lente fasi di allungamento e rapide fasi di disgregazione, scandite
dalla successione di catastrofi e di salvataggi. Spesso, quindi, i microtubuli delle cellule interfasiche
hanno un'emivita di circa 10 minuti. La loro polimerizzazione è favorita dalla presenza di frammenti di
microtubuli preesistenti e di MTOC. La dissociazione dei dimeri dal minus end è bloccata quando
questo è connesso al MTOC, quindi il treadmilling è possibile solo se il microtubulo perde la
connessione tra il minus end e il MTOC.

Nelle cellule, oltre ai microtubuli singoli, sono presenti strutture stabili formate da coppie di microtubuli
(nell'assonema) e triplette di microtubuli (nei centrioli e nei corpuscoli basali). Ogni coppia o tripletta presenta un
microtubulo completo costituito da 13 protofilamenti (microtubulo A), e uno o due microtubuli a parete
incompleta (microtubuli B e C) costituiti da 10 protofilamenti.
La stabilità di questi microtubuli e la loro associazione richiede la presenza di altre proteine, le
microtubule-associated proteins (MAPs). Lo studio sperimentale dei microtubuli si avvale di molecole
come la colchicina che impedisce la polimerizzazione e ad alte concentrazioni i microtubuli
scompaiono, mentre a basse concentrazioni, i microtubuli permangono e le cellule in divisione vengono
bloccate in metafase. E il taxolo che stabilizza i microtubuli e ne inibisce la depolimerizzazione.

Microtubule-Associated Proteins (MAPs) regolano la dinamica dei microtubuli e la loro interazione


con altre strutture. Ogni cellula possiede un proprio profilo di espressione di queste proteine. Le MAPs
stabilizzanti rendono meno frequenti le catastrofi. Alcune possiedono un dominio che lega il
microtubulo ed un dominio che si proietta lateralmente. La lunghezza del braccio laterale regola la
distanza tra i microtubuli, quando si assemblano in fasci. Nei neuroni, la MAP2 si trova nei dendriti e
diverse isoforme della tau sono presenti negli assoni. Queste hanno un dominio laterale più corto delle
MAP2 e consentono la formazione di fasci di microtubuli più compatti di quelli presenti nei dendriti.

Centri organizzatori dei microtubuli (MTOC) contengono complessi proteici che favoriscono la
nucleazione e l'allungamento durante la polimerizzazione dei microtubuli.
Il principale MTOC delle cellule animali è la regione del centrosoma, al centro geometrico della cellula,
da dove i microtubuli si allungano verso la periferia. Il centrosoma contiene spesso una coppia di
centrioli, il diplosoma, circondati da una matrice pericentriolare. Il materiale pericentriolare contiene i
complessi y-TuRC, responsabili della polimerizzazione dei microtubuli. La regione di citoplasma, priva
di organelli ed inclusi occupata dal centrosoma è la centrosfera. Le proteine della centrosfera
interagiscono con il Golgi. Di solito le cellule interfasiche hanno un centrosoma con una coppia di
centrioli. Alcune cellule plurinucleate, come gli osteoclasti, o poliploidi, come i megacariociti,
possiedono più di una coppia di centrioli. Al contrario, alcune cellule epiteliali, le cellule muscolari e
l'ovocito fecondato non presentano centrioli. Ogni centriolo è costituito da 9 triplette di microtubuli
stabili che delimitano una struttura cilindrica. I due centrioli sono a contatto attraverso l'estremità
prossimale e sono orientati ad angolo retto l'uno rispetto all'altro. In molte cellule epiteliali sono
presenti, in prossimità del plasmalemma apicale, diverse centinaia di MTOC indipendenti dal
centrosoma. Da questi hanno origine microtubuli che si allineano secondo l'asse della cellula e ne
determinano la polarità. I microtubuli dell'assonema di ciglia e flagelli si formano a partire dai
corpuscoli basali.

KINESINE E DINEINE mediano il trasporto di proteine, vescicole e organelli lungo i microtubuli


fungendo da “motori
microtubulari”. Il
movimento delle ciglia e dei
flagelli dipende dalle dineine
dell'assonema. Sono state
identificate almeno 14
famiglie di kinesine; la
kinesina-I è un dimero di due
catene pesanti ognuna delle quali lega una catena leggera. Le catene pesanti formano due teste globulari
che legano le tubuline e l'ATP. Le code legano la membrana delle vescicole da trasportare. La kinesina-I
si muove verso l'estremità (+) dei microtubuli. Le kinesine N e M si muovono solo verso l'estremità (+)
dei microtubuli. Quelle di tipo C si muovono invece verso l'estremità (-). Sulla base delle attività, le
kinesine possono essere classificate in citoplasmatiche e mitotiche.
La DINEINA è responsabile del trasporto microtubulare in direzione del minus end. Le dineine
citoplasmatiche sono grandi proteine multimeriche composte da 2 catene pesanti e diverse catene
intermedie e leggere. Le teste sono responsabili del movimento. La dineina può collegarsi alle vescicole
solo attraverso la dinactina, un complesso proteico che lega le catene leggere della dineina alle
membrane (ed ai cromosomi).

FILAMENTI INTERMEDI sono le componenti più stabili del citoscheletro e sono implicati in
compiti di sostegno e trasduzione di forze meccaniche. Tendono a formare dei fasci tra l'involucro
nucleare ed il plasmalemma (membrana plasmatica), dove terminano sulle giunzioni aderenti. Hanno un
diametro intermedio tra quello dei microfilamenti e dei microtubuli. La loro composizione è eterogenea
e tessuto-specifica e la loro dinamica dipende da cicli di fosforilazione reversibile. Dato che, al loro
interno, la disposizione delle proteine è simmetrica, non hanno una polarità. Si associano a diverse
proteine (Intermediate Filament-Associated Proteins o IFAPs), ma nessuna di esse è una proteina motrice. Le
proteine dei filamenti intermedi costituiscono una super-famiglia divisa in diverse classi sulla base della
sequenza. Nell'uomo sono espresse da circa 70 geni diversi. Sono tutte proteine fibrose che condividono
un dominio centrale ad α-elica affiancato da domini globulari N- e C-terminali. La loro sequenza è
ampiamente divergente.

Tipologie: l'espressione delle proteine dei filamenti intermedi è tessuto-specifica ed è correlata allo
stadio differenziativo. La loro identificazione con metodi
immunoistochimici consente di tracciare l'origine di cellule
tumorali e di orientare il trattamento. I filamenti intermedi
possono essere omopolimeri o eteropolimeri di proteine dello
stesso tipo o di tipo diverso.
Le lamine (F.I. tipo V), localizzate nella lamina fibrosa
dell'involucro nucleare e nel nucleoplasma, sono ubiquitarie.
Le lamine A e C formano una rete bidimensionale legata alla
membrana nucleare interna attraverso le lamine B. Queste
legano diverse proteine della membrana nucleare che si
connettono, direttamente o attraverso altre proteine, ai
microfilamenti, ai microtubuli ed ai filamenti intermedi
citoplasmatici. La lamina fribrosa mantiene l'integrità dell'involucro nucleare ed interagisce con i pori
nucleari e con la cromatina.

Le cheratine acide (F.I. tipo 1) e neutre-basiche (F.I. tipo II) sono espresse dalle cellule epiteliali. I
filamenti cheratinici (tonofilamenti) sono eteropolimeri di cheratine acide e basiche e possono collegarsi
in fasci (tonofibrille). Circa 10 isoforme di cheratine sono espresse nelle unghie, nei capelli e nei peli e almeno 20 isoforme, le
citocheratine, sono espresse negli epiteli di rivestimento .
Gli schemi di espressione dipendono dal tipo di epitelio e dallo stadio maturativo.

Le proteine di tipo III, vimentina, desmina, GFAP (glial fibrillary acidic protein), periferina, formano sia
omopolimeri che eteropolimeri. La vimentina è presente nelle cellule di origine mesenchimale,
nell'endotelio, nei leucociti. La desmina è espressa nei tessuti muscolari. I filamenti desminici
mantengono le miofibrille collegate tra loro ed al sarcolemma durante la contrazione. Il collegamento al
sarcolemma richiede diverse proteine, come la anchirina e la paranemina. La GEAP è espressa dagli
astrociti e in alcune cellule di Schwann. Gli oligodendrociti sono privi di filamenti intermedi. La
periferina è coespressa con le proteine dei neurofilamenti, nei neuroni del Sistema Nervoso Periferico.
I neurofilamenti (FI. tipo IV) sono presenti solo nei neuroni e sono costituiti dalla proteina NF-L che
polimerizza con la NF-M o con la NF-H. Le proteine NF-M e NF-H possiedono lunghi domini C-
terminali che legano i neurofilamenti in fasci (neurofibrille). Negli assoni, il dominio laterale della NF-
H lega i neurofilamenti ai microtubuli. Il livello di espressione dei neurofilamenti è correlato al diametro
dell'assone ed alla velocità di conduzione.
La polimerizzazione e la depolimerizzazione dei filamenti intermedi è collegata al ciclo cellulare
attraverso processi di fosforilazione e defosforilazione. Nel corso della profase mitotica, le lamine
nucleari vengono fosforilate. Questo determina la disaggregazione della lamina fibrosa. L'attivazione in
telofase di una fosfatasi specifica determina la formazione delle nuove lamine nucleari fibrose. I
filamenti intermedi possono associarsi in fasci (tonofibrille, neurofibrille) o in reti tridimensionali,
possono collegarsi ai microtubuli ed ai microfilamenti e si connettono all'involucro nucleare ed al
plasmalemma, specie in corrispondenza delle giunzioni. Questi rapporti sono mediati da proteine
associate ai filamenti intermedi come le plachine e la plectina.

Funzioni: i filamenti intermedi possono svolgere funzioni meccaniche, citoarchitetturali, intervenire


nella migrazione cellulare e nella modulazione di segnali extracellulari.
● Supporto meccanico: es. i filamenti di cheratine abbondanti nei cheratinociti epidermici e mostrano
una diversa espressione e composizione nelle cellule basali rispetto alle cellule più differenziate. La
trama di cheratine che si estende attraverso l'intero citoplasma è integrata tra le varie cellule attraverso i
desmosomi e mediante emidesmosomi tra cellule dello strato basale e lamina basale.
● Citoarchitettura: (disposizione delle cellule in un tessuto o alla costruzione molecolare di una singola cellula) es. nei
neuroni motori, la crescita dei processi assonali richiede la presenza di filamenti intermedi con i
microfilamenti e i microtubuli. La loro interazione con questi elementi del citoscheletro è mediata da
proteine quali la plectina e il BAGP1.
● Migrazione cellulare: es. i linfociti circolanti sono in grado di resistere a stress emodinamici e
meccanici grazie alla presenza di una trama di vimentina che assume la conformazione di una gabbia
alla periferia del citoplasma. In seguito ai fenomeni chemiotattici la vimentine vengono fosforilate e
rapidamente spostate nella zona perinucleare posteriore rispetto al sito di passaggio (extravasazione) in
modo da modificare le proprietà viscoelastiche del citoplasma.
● Modulazione del segnale: i filamenti intermedi possono legarsi a proteine recettoriali di membrana
che intervengono nei meccanismi di trasduzione del segnale e modularne la funzione e l'attività
influenzando il processo che trasduce i segnali extracellulari verso gli effettori terminali localizzati
all'interno della cellula. Questo meccanismo, mediato dall'associazione con altre proteine, può ad
esempio regolare la risposta delle cellule epiteliali ai segnali pro-apoptotici.

Attività cellulari che coinvolgono il citoscheletro


CITOSCHELETRO E MEMBRANA PLASMATICA
Il plasmalemma resiste alle forze meccaniche applicate grazie all'interazione con una rete
bidimensionale di proteine specializzate; es telaio realizzato dalla spectrina, in associazione con
oligomeri actinici ed altre proteine, nella membrana del globulo rosso. Molte altre cellule presentano
proteine spettrino-simili come la distrofina nel tessuto muscolare.
II citoscheletro del cortex citoplasmatico restringe la diffusione delle proteine di membrana, sia
legandole direttamente, sia creando dei compartimenti (corrals) permanenti o transitori, al cui interno è
limitata la diffusione. Il corraling concentra, in aree definite, le molecole coinvolte nella segnalazione
cellulare. Le componenti citoscheletriche (filamenti di actina e filamenti intermedi) interagiscono sia
con i sistemi di giunzione intercellulare sia con i sistemi di giunzione cellula-ECM. In quest'ultimo caso,
le zone di adesione cellula-ECM possono essere piccole e transitorie, come nei podosomi o più ampie e
stabili, come nelle giunzioni miotendinee o nelle adesioni focali.
Citoscheletro e locomozione
Il primo stadio della locomozione è l'avanzamento del
plasmalemma generato dalla polimerizzazione dell'actina. La
membrana sul fronte di avanzamento può formare filopodi,
lamellipodi o pseudopodi, (estroflessioni citoplasmatiche membranose) al
cui interno i microfilamenti formano aggregati mono, bi-, o
tridimensionali. I filopodi sono caratteristici dei coni di crescita
degli assoni dei neuroni e dei fibroblasti. I lamellipodi vengono
formati sia dalle cellule epiteliali sia dai fibroblasti. Gli
pseudopodi sono tipici delle amebe e dei leucociti. La forza per
l'avanzamento del lamellipodio è fornita dall'aggiunta di nuove
subunità di actina alle estremità dei microfilamenti, in prossimità
del plasmalemma. I microfilamenti terminano a contatto di
adesioni focali, attraverso cui avviene l'adesione al substrato. Lo spostamento in avanti del citoplasma è
provocato dall'interazione dei
microfilamenti con filamenti di miosina II, che si dispongono nella regione posta tra la base del
lamellipodio ed il citoplasma del corpo cellulare.
Quando questi si contraggono, le adesioni focali nella regione dell'uropodio (“coda” della cellula) si staccano
dal substrato (de-adesione) e la porzione caudale della cellula si sposta in avanti. Le forze di contrazione
sviluppate dalle stress fibers modificano la struttura del substrato e possono es. allineare le fibre di
collagene della matrice. L'organizzazione del substrato influenza la direzione del movimento.

Citoscheletro e specializzazioni dei domini della


superficie cellulare
La polarità apico-basale delle cellule epiteliali è
regolata, secondo modalità solo parzialmente note, dall'interazione tra proteine associate alla membrana
e citoscheletro.
La polarità planare, che egualmente coinvolge il citoscheletro, è responsabile dell'orientamento delle
cellule in un foglietto epiteliale e, ad esempio, dell'orientamento del battito ciliare delle cellule
dell'epitelio nella stessa direzione, o della omogeneità dell'orientamento delle stereociglia delle cellule
capellute dell'orecchio interno.
Dominio apicale: è generalmente il compartimento esposto al contenuto degli organi cavi che riveste.
Presenta diversi tipi di specializzazioni che sono strettamente associate alle funzioni delle cellule. Le
specializzazioni di membrana possono essere presenti anche a livello di domini di cellule non di tipo
epiteliale (es. osteoclasti).
Si possono identificare:
• microvilli
• ciglia
• stereociglia.
◾ Microvilli: estroflessioni della membrana plasmatica, immobili, associati alla capacità di
assorbimento e, infatti, il loro numero e la loro estensione variano in relazione al potere assorbente della
cellula. La membrana cellulare dei microvilli, data la funzione di assorbimento, è ricca di proteine di
trasporto ATP-dipendenti. L'ultrastruttura di ciascun microvillo è caratterizzata da un asse centrale
costituito da circa 30-40 microfilamenti di actina collegati tra di loro mediante ponti trasversali formati
da proteine leganti l'actina in maniera Ca 2+ dipendente (es fimbrina e villina), le quali stabilizzano la struttura
del microvillo. Inoltre i microfilamenti sono uniti, mediante ponti formati da altre proteine (come la miosina
I associata alla calmodulina), alla porzione citoplasmatica della membrana cellulare alla membrana del
microvillo. Alla base di ciascun microvillo i microfilamenti si intersecano con i microfilamenti della
trama terminale stabilizzati da molecole di spectrina che ancorano anche la trama terminale alla
membrana plasmatica tra la base degli stessi microvilli. In corrispondenza della intersezione si trovano
molecole di miosina, che presumibilmente permettono lo scorrimento reciproco dei due gruppi di
microfilamenti, cioè di quelli dei microvilli su quelli della trama terminale.
Negli epiteli con una capacità assorbente molto elevata costituiscono una struttura intensamente colorabile ed evidenziabile anche al
microscopio ottico detta orletto striato o orletto a spazzola.

◾ Ciglia: estroflessioni mobili della membrana plasmatica presenti es sulla superficie apicale di cellule
epiteliali coinvolte nel movimento di materiale sulla superficie dell'epitelio stesso. Le ciglia sono inoltre
evidenziabili a livello delle tube di Falloppio e dell'utero, dove con il loro movimento consentono il
trasporto della cellula uovo e dell'embrione.

Le ciglia sono estroflessioni digitiformi più lunghe rispetto ai microvilli, evidenziabili anche al
microscopio ottico e caratterizzati da una ultrastruttura analoga a quella presente nella porzione assile
del flagello degli spermatozoi. Ogni ciglio presenta una porzione libera ed una porzione infissa nella
cellula, che comprende il corpuscolo basale; quest'ultimo ha la stessa struttura di un centriolo e da esso
prende origine il filamento assile del ciglio. Sezionando trasversalmente l'asse centrale della porzione
libera delle ciglia, si evidenzia una struttura ordinata costituita da microtubuli che viene indicata come
assonema e la cui struttura è simboleggiata con la dizione 9+2. Al microscopio elettronico sono infatti
riconoscibili 9 coppie di microtubuli periferici e due microtubuli centrali tra loro separati. Ciascuna
coppia di microtubuli periferici è costituita da un microtubulo indicato con la lettera A e un microtubulo
indicato con la lettera B, quest'ultimo posto verso l'esterno dell'assonema rispetto al microtubulo A. Il
microtubulo A è costituito da 13 filamenti di tubulina. Il microtubulo B di ogni coppia periferica invece
è incompleto essendo formato da soli 10 o 11 protofilamenti e condividendo i protofilamenti restanti
con il microtubulo A della medesima coppia. Ciascuna coppia di microtubuli periferici quindi risulta
formata da due microtubuli fusi fra di loro. I microtubuli centrali invece sono indipendenti fra loro,
completi e paralleli e avvolti da una guaina interna costituita da materiale amorfo. Dai microtubuli A di
ciascuna coppia periferica si proiettano, a intervalli regolari, raggi di connessione che legano ciascuna
coppia periferica con la guaina interna. Il microtubulo A di ciascuna coppia periferica è inoltre legato al
microtubulo B della coppia adiacente da ponti di nexina (distribuiti anch'essi ad intervalli regolari) che
stabilizzano ulteriormente la struttura dell'assonema. Da ciascun microtubulo A, infine, si proiettano due
braccia di dineina (proteina con attività ATPasica) che permettono il legame
transitorio con il microtubulo B della coppia adiacente e il movimento tra i due
microtubuli. Tale legame è alla base della capacità di movimento delle ciglia.
Cicli successivi di attacco, flessione e stacco delle braccia di dineina rispetto al
microtubulo B adiacente permettono infatti lo scorrimento laterale dei
microtubuli determinando la flessione delle ciglia. Quindi il movimento ciliare
non è associato alla modifica di alcuna struttura all'interno delle ciglia ma solo
ad uno scorrimento dei microtubuli A rispetto ai microtubuli B. Il movimento
risultante avviene su di un piano perpendicolare a quello passante per i due microtubuli centrali ed è
simile ad un colpo di frusta. Il movimento di ritorno delle ciglia è invece dovuto alla presenza dei ponti
di nexina.
La medesima struttura è riscontrabile anche nel flagello presente negli spermatozoi. Ciò che contraddistingue il flagello
dalle ciglia è il tipo di movimento che nel caso del flagello è di tipo ondulatorio.
— La struttura 9+2 dell'assonema si estende per tutta la porzione libera delle ciglia, mentre cambia
bruscamente a livello di una lamina di materiale proteico, situata presso il punto di ingresso
dell'assonema nel citoplasma apicale e denominata piastra basale. Qui la coppia centrale di microtubuli
si interrompe e le 9 coppie periferiche si continuano nel corpo basale che ha la stessa struttura di un
centriolo. A questo livello a ciascuna coppia periferica di microtubuli si aggiunge un altro microtubulo
C, situato verso l'esterno rispetto ai due precedenti. Sezionando quindi le ciglia a livello del corpo basale
si evidenziano 9 triplette di microtubuli periferici tenuti insieme dai ponti di nexina. In alcuni epiteli
ciliati, soprattutto a livello dell'epitelio respiratorio, l'insieme regolare dei corpi basali è riscontrabile al
microscopio ottico come una linea basofila alla base delle ciglia. Dalla parte opposta della porzione
libera il corpo basale termina in una struttura formata da filamenti proteici che costituiscono la
cosiddetta radichetta ciliare. Il loro ruolo sembra essere quello di coordinare il movimento delle ciglia
in maniera tale da generare un movimento metacronale cioè in grado di creare un'onda sulla superficie
dell'epitelio ciliato.

Il malfunzionamento della fine struttura delle ciglia della porzione apicale delle
cellule epiteliali è associato a diversi tipi di malattie indicate come ciliopatie. Oltre
alla struttura sopra descritta su numerosi tipi cellulari è presente un singolo ciglio
(monociglio), con assonema a struttura 9+0, cioè caratterizzato dall'assenza della
coppia di microtubuli centrale. Il monociglio è immobile, tranne che nelle cellule del
nodo di Hensen, la porzione craniale della linea primitiva, coinvolte nella
lateralizzazione corretta di fattori induttori che portano alla rottura della simmetria per diversi organi
(abbozzo cardiaco, abbozzo intestinale, abbozzi polmonari) durante lo sviluppo embrionale. Il
monociglio immobile funziona quale meccanosensore nelle cellule del tessuto osseo (osteociti).

◾ Stereociglia: estroflessioni fisse della membrana plasmatica, strutturalmente identiche ai microvilli,


ma molto più lunghi. Presentano un asse centrale costituito da microfilamenti di actina stabilizzati tra di
loro da molecole di fimbrina e associati alla membrana plasmatica che li ricopre da una proteina
differente rispetto a quella presente nei microvilli. Le stereociglia si trovano sul dominio apicale delle
cellule dell'epididimo e del dotto deferente nell'apparato riproduttore maschile, nonché sulla superficie
apicale delle cellule epiteliali sensoriali dell'orecchio interno.

Dominio laterale: rappresenta il compartimento attraverso il quale le cellule possono entrare in contatto
tra di loro. Le giunzioni che consentono il contatto cellule-cellula sono:
• giunzioni occludenti o tight junction o zonule occludentes
• giunzioni ancoranti (zonulae adhaerentes o desmosomi)
• giunzioni comunicanti o gap junctions o nexus.

– Giunzioni occludenti: sigillano completamente lo spazio intercellulare esistente tra le cellule


epiteliali. A questo livello viene persa la tipica struttura trilaminare della membrana plasmatica delle
due cellule contigue in quanto i due foglietti extracellulari di ciascuna membrana si legano tra di loro,
formando un'area di saldatura tra le membrane dei domini laterali che limita la permeabilità
intercellulare e trasforma l'insieme delle cellule così unite in uno strato impermeabile. La distribuzione
delle giunzioni occludenti è tipicamente a cintura attorno alla cellula e fa in modo da dividere il dominio
apicale dal dominio laterale anche dal punto di vista di composizione molecolare della membrana
plasmatica. Infatti la saldatura tra le due membrane adiacenti inibisce la naturale diffusione dei lipidi e
delle proteine nel doppio strato fosfolipidico. Giunzioni occludenti si trovano nelle cellule degli epiteli
degli organi cavi (es intestino), dove impediscono alle molecole presenti nel lume di passare in maniera
aspecifica nella matrice extracellulare del tessuto connettivo e da qui nel circolo sanguigno e, in
direzione opposta, impediscono alle molecole del liquido extracellulare di entrare nel lume dell'organo;
sono inoltre presenti tra le cellule endoteliali della barriera emato-encefalica e tra le cellule del Sertoli
della barriera emato-testicolare. Infine si formano anche tra i blastomeri più esterni della morula e tra
le cellule del trofoblasto durante il fenomeno della compattazione che avviene nella prima settimana di
sviluppo embrionale, e che è fondamentale per la formazione del blastocele all'interno della blastocisti,
per il successivo sviluppo dei tre foglietti embrionali.

Osservando al microscopio elettronico a trasmissione (TEM) un preparato ottenuto mediante la tecnica


di “freeze-fracturing” le giunzioni occludenti appaiono come delle linee organizzate in una rete.

Da un punto di vista molecolare sono formate da numerose proteine tra le quali vi sono proteine
integrali (es. occludine, claudine, tricellulina, proteine di adesione dette junctional adhesion molecules, in sigla JAM) e
proteine estrinseche (es proteine della zonula occludens, Z01, Z02, ZO3) che costituiscono uno strato sul
versante citoplasmatico della membrana che unisce le giunzioni occludenti ai microfilamenti di actina.
La famiglia delle claudine comprende 27 proteine espresse nelle diverse cellule dei mammiferi. Le
claudine sono delle proteine integrali con 4 domini transmembrana, due anse extracellulari e le
estremità C- ed N-terminale citoplasmatiche. Le due anse extracellulari sono responsabili della
formazione della adesione nelle giunzioni occludenti. Le claudine si dividono in:
a) claudine “pore-forming” che costituiscono dei pori paracellulari per il passaggio di cationi, anioni ed
acqua;
b) claudine “pore-sealing”la cui presenza aumenta l'impermeabilità della giunzione.
È stato dimostrato che in diversi tipi di tumore l'espressione delle claudine è alterata (aumentata o
diminuita) ma nei geni codificanti per queste proteine non è stato trovato alcun tipo di mutazione.
Inoltre un ruolo centrale delle claudine nell'organizzazione e nella regolazione della permeabilità
dell'epitelio intestinale è stato dimostrato in topi knockout (inattivazione completa) per claudina-15 che
presentano una lunghezza e un diametro dell'intestino tenue superiore al normale e una maggiore
permeabilità paracellulare.
Le occludine sono delle proteine con 4 domini transmembrana che sono state scoperte per prime quali
componenti delle giunzioni occludenti. II dominio citoplasmatico C-terminale, si lega alla proteina ZO-
1 della placca citoplasmatica che a sua volta si lega all'actina. La porzione citoplasmatica dell'occludina
è ricca di siti di fosforilazione (serina, tirosina e treonina) mediante i quali l'occludina può venire regolata. È
giusto sottolineare che nonostante diversi studi abbiano dimostrato il coinvolgimento delle occludine
nella traduzione di segnali attraverso la membrana cellulare, in maniera inaspettata topi occludina -/-
presentano alcune cellule epiteliali con tight junction (giunzioni strette) morfologicamente normali e con
una funzione di barriera corretta.
La tricellulina (di cui esistono diverse isoforme) è una anch'essa una proteina con 4 domini
transmembrana che è presente nelle giunzioni a cui partecipano 3 cellule; la sua presenza è stata anche
dimostrata in alcune giunzioni occludenti tra due sole cellule.
Le molecole di adesione JAM (esistenti in 3 isoforme: A, B, C) contengono un segmento
transmembrana, un dominio N-terminale extracellulare ed un dominio C-terminale citoplasmatico.
Mediante quest'ultimo le molecole JAM sono in grado di interagire con le proteine sulla faccia
citoplasmatica della membrana mentre mediante il dominio extracellulare possono essere coinvolte in
interazioni omotipiche o eterotipiche con integrine. La loro espressione è stata dimostrata sia in cellule
endoteliali sia in cellule del sangue (tra cui leucociti e piastrine); permettono quindi la formazione di
giunzioni anche tra cellule differenti ed entrano a far parte del processo di adesione tra le cellule del
sangue e l'endotelio.
- Tra le proteine estrinseche citoplasmatiche associate alle giunzioni occludenti si annoverano delle proteine che contengono il
dominio PDZ (ZO-1, ZO-2, ZO-3; multi-PDZ domain protein, MUPP-1; membrane-associated guanylate kinase, MAGI-1)
mediante il quale tali proteine legano le proteine transmembrana ai componenti del citoscheletro. Associate a queste proteine
si trovano anche proteine legate a diverse vie di segnalazione, come Rho, Rac e cdc42, ed altre proteine linker come miosine
non muscolari e la cingulina.

Giunzioni ancoranti: permettono la distribuzione omogenea delle forze che agiscono su un determinato
tessuto; quindi sui citoscheletri collegati c’è una distribuzione su un’area maggiore delle forze
(pressione, sfregamento, tensione). E grazie a queste giunzioni, ad esempio, che le cellule epiteliali sono
in grado di costituire lamine che resistono sollecitazioni meccaniche proteggendo i tessuti sottostanti.
Nella loro costituzione hanno un ruolo fondamentale proteine transmembrana appartenenti alla famiglia
delle molecole di adesione (cell adhesion molecules, CAM) e componenti del citoscheletro che differiscono a
seconda del tipo di giunzione. Si distinguono:
- zonulae adhaerentes, giunzioni ancoranti, distribuite "a cintura" attorno alle cellule e in cui sono
coinvolti i microfilamenti di actina
- desmosomi (maculae adhaerentes), giunzioni ancoranti "a forma di bottone" in cui sono coinvolti i
filamenti intermedi tipici di ciascun tessuto.

Zonula adhaerens: sono giunzioni che permettono di legare meccanicamente le cellule tra di loro e
sono distribuite in maniera continua lungo tutto il perimetro cellulare. Componenti essenziali delle
zonulae adhaerentes (come dei desmosomi) sono le caderine, glicoproteine transmembrana
(appartenenti alle CAM) presenti nelle membrane citoplasmatiche delle cellule contigue. In particolare,
negli epiteli la molecola di adesione presente nelle zonulae adhaerentes è la E-caderina che si lega con la
porzione extracellulare alle molecole analoghe della cellula adiacente, mentre con la porzione
citoplasmatica si lega ai microfilamenti di actina del citoscheletro mediante delle proteine linker
(catenine di tipo α, β, у). Il legame tra le porzioni extracellulari delle molecole di E-caderina è regolato
dalla concentrazione di ioni calcio.
Le zonulae adhaerentes sono importanti anche per il riconoscimento cellulare e per il controllo della
proliferazione e migrazione cellulare. L'inibizione dell'espressione della E-caderina è un punto cruciale
della transizione epitelio mesenchimale durante la terza settimana di sviluppo embrionale, durante la
quale dalle cellule dell'epiblasto si differenziano le cellule di mesenchima.
È inoltre coinvolta anche nell'invasione e nella metastatizzazione dei tumori di origine epiteliale. Oltre
che negli epiteli la zonula adhaerens si riscontra anche a livello del tessuto muscolare striato cardiaco
dove, insieme ai desmosomi, unisce i cardiomiociti. In tale sede la giunzione non si sviluppa attorno al
perimetro delle cellule ma forma una placca tra miocardiociti consecutivi lungo la stessa fibra.
Osservata al microscopio elettronico la porzione citoplasmatica della zonula adhaerens è caratterizzata da materiale
elettrodenso (placca densa) dovuto agli accumuli della proteina linker catenina e delle actin binding protein vinculina e α-
actinina, molecole mediante le quali le caderine interagiscono con i microfilamenti di actina.

Desmosomi o maculae adhaerentes: giunzioni ancoranti che coinvolgono aree limitate della membrana
plasmatica delle cellule contigue. Queste giunzioni, scoperte nello strato spinoso dell'epidermide, sono
tipicamente presenti anche in molti altri tessuti, epiteliali e di altro tipo come tra i cardiomiociti.
L'ultrastruttura dei desmosomi è determinata dalla presenza di proteine transmembrana appartenenti alla
classe delle caderine (desmocolline e desmogleine) che interagiscono con il loro dominio extracellulare
con molecole simili della cellula contigua. L'importanza dell'espressione di una determinata caderina è
dimostrata ad esempio dal fatto che nei diversi strati dell'epidermide vengono espresse caderine
differenti che probabilmente sono correlate con la citomorfosi cornea. Il legame delle caderine è calcio
dipendente. La porzione intracitoplasmatica delle caderine coinvolte nei desmosomi converge in una
struttura (placca di adesione) più spessa ed elettrondensa di quella presente nella zonulaa adhaerens. Qui
le caderine interagiscono con proteine citoplasmatiche (desmoplachine e placoglobina) che ne permettono
il legame ai filamenti intermedi. Nei desmosomi presenti a livello degli epiteli i filamenti intermedi sono
di cheratina (tonofilamenti), mentre nel caso dei desmosomi del tessuto muscolare striato cardiaco i
filamenti intermedi sono costituiti dalla desmina.
Altre caratteristiche ultrastrutturali che differenziano i desmosomi dalle zonulae adhaerentes consistono
nella maggiore distanza tra le membrane delle cellule contigue e nella presenza di una marcata linea
intermedia elettrondensa nello spazio extracellulare della giunzione.

Giunzioni Comunicanti o gap junction o nexus: mettono in comunicazione due cellule adiacenti
attraverso numerosi canali intercellulari idrofilici. Ciascun canale è costituito a sua volta da due
emicanali proteici transmembrana (connessoni) presenti su ciascuna cellula e allineati fra loro e
permettono il passaggio di ioni o di molecole di piccole dimensioni; sono formati da 6 proteine
transmembrana (connessine) che sporgono sia sul lato citoplasmatico sia su quello extracellulare della
membrana e che permettono di far interagire connessoni di cellule adiacenti. A livello delle gap junction
le membrane cellulari delle cellule sono separate da uno spazio (gap) ridotto. Mediante le gap junction
le cellule (non solo epiteliali) sono in grado di interagire e trasmettere dei segnali attraverso dei punti a
bassa resistenza. Giunzioni comunicanti, abbondanti soprattutto in cellule epiteliali, cellule muscolari
lisce e striate cardiache, cellule nervose, osteociti e tra cellula uovo e cellule del cumulo ooforo,
permettono a queste cellule di accoppiarsi elettricamente e/o metabolicamente. Le sinapsi elettriche
presenti in alcune aree del sistema nervoso sono un esempio di gap junction. L'apertura o la chiusura dei
connessoni sono controllate mediante modificazioni post traduzionali (principalmente fosforilazione)
delle connessine che li costituiscono e che ne mutano la conformazione spaziale. Tali modificazioni
possono venire indotte da variazioni del voltaggio (canali voltaggio dipendenti), del pH o della
concentrazione del calcio. Queste giunzioni sono importanti anche durante la follicologenesi e il
differenziamento embrionale mettendo in comunicazione rispettivamente cellule follicolari ed ovocita e
cellule del trofoblasto e dell'embrioblasto.

Dominio basale: è il compartimento mediante il quale le cellule interagiscono con la lamina basale dei
tessuti connettivali attraverso due tipi di specializzazione gli emidesmosomi e le adesioni focali.

Emidesmosomi: giunzioni ancoranti caratterizzate da una struttura asimmetrica; sono denominati


emidesmosomi in quanto morfologicamente corrispondono a metà di un desmosoma pur essendo diversi
a livello molecolare con esso. Le proteine transmembrana di queste giunzioni, costituite da proteine
della famiglia delle integrine e non delle caderine come nei desmosomi, sono ancorate dal lato
citoplasmatico a filamenti di cheratina mentre dal lato extracellulare interagiscono con molecole della
lamina basale (prevalentemente laminina -5). Al microscopio elettronico gli emidesmosomi presentano
sul versante citoplasmatico della membrana una regione elettrondensa costituita da proteine che
mediano il legame tra le integrine e il citoscheletro. Gli emidesmosomi sono presenti nelle cellule
epiteliali ma anche nelle cellule del tessuto muscolare e dei nervi periferici. In questi tessuti tramite gli
emidesmosomi possono essere trasmessi dei segnali dalla matrice extracellulare al citoscheletro delle
cellule. La composizione molecolare degli emidesmosomi è tessuto specifica.

Adesioni focali (chiamate anche contatti focali o placche di adesione) sono giunzioni ancoranti presenti
sia nelle cellule epiteliali sia nei fibroblasti e nelle cellule dei tessuti muscolari. I contatti focali sono
costituiti da proteine transmembrana appartenenti alla famiglia delle integrine e da proteine (tra cui
vinculina, tensina e talina) che si dispongono in una placca di adesione e costituiscono un ponte tra le
integrine e i filamenti di actina del citoscheletro. Le adesioni focali sono molto importanti sia per il
movimento delle cellule su un substrato sia per il loro ancoraggio. Queste giunzioni infatti permettono
di legare molecole appartenenti alla matrice extracellulare (principalmente fibronectina, laminina e
collagene) ai filamenti di actina che costituiscono le cosiddette fibre da stress (stress fibers). Sono
riconducibili a contatti focali anche i podosomi che si formano tra gli osteoclasti e la matrice ossea.

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