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Appunti di G.G.

DOMANDE MICROBIOLOGIA gli * indicano il numero di volte in cui è stato chiesto l’argomento

Premessa: ho raccolto le domande dall’anno 2013 al 2016 (sessione di settembre), ma non ho


unificato alcune domande, che sono rimaste sparse (seppure trattavano lo stesso argomento).
Alcune domande sono fuori posto come sezione. Tendenzialmente sono abbastanza preciso, ma
errare è umano. Questi appunti dovrebbero essere giusti, ma ti invito sempre a verificare prima di
fissare un argomento. Su Sunhope trovate gli appunti di Paco su batteriologia e virologia specifici,
ma quegli appunti mancano di parassitologia, protozoi e miceti, quindi potete integrarli da qui
(oltre a questo, alcuni argomenti di batteriologia generale sono trattati più nel dettaglio nei miei
appunti, quindi ibridateli un po ;) )

Batteriologia generale

Parete cellulare – Gram +, Gram - ********* : la parete cellulare è uno strato


composto da peptidoglicano e altre molecole che si trova al di fuori della membrana
plasmatica delle cellule batteriche. E’ costituito da un polimero di N-
acetilglucosamina legata mediante un legame beta 1-6 ad una molecola di Acido N-
acetilmuramico, che a sua volta è legata tramite un legame beta 1-4 ad una N-
acetilglucosamina, per riprendere il ciclo fino alla terminazione della molecola.
Questo polimero lineare è connesso agli altri polimeri lineari adiacenti tramite una
catena tetrapeptidica (originata dalla molecola di Acido N-acetilmuramico) che
sottende una pentaglicina che connette una catena tetrapeptidica all’altra,
consentendo la formazione di legami trasversali. Lo strato può essere più o meno
spesso a seconda del fatto che il batterio sia Gram + o Gram – (con relative
differenze strutturali). I Gram + posseggono una parete cellulare molto spessa e
usano gli acidi teicoici per connettere uno strato all’altro (mentre le catene si
connettono con le modalità comuni ad entrambe); questi acidi percorrono tutti gli
strati, dalla membrana plasmatica allo strato più basso e da questo al più alto,
fungendo da supporto, connessione e filtro che consente sia il passaggio a molecole
idrofile, ioni e anche molecole di grosse dimensioni selezionate sia l’esportazione di
proteine sintetizzate dal batterio (esoenzimi, tossine). I Gram - invece posseggono
una parete cellulare molto sottile ma anche una membrana esterna che sovrasta lo
strato di peptidoglicano; questa membrana esterna si divide in 2 parti: una parte più
interna formata da fosfolipidi e una più esterna formada da LPS, una molecola con
funzione patogena e peculiare dei Gram - (definita endotossina). In ultimi abbiamo i
micobatteri che posseggono uno strato di peptidoglicano connesso ad arabino-
galattani a loro volta connessi con acidi micolici e glicolipidi fenolici

Sintesi peptidoglicano * : il ciclo di sintesi inizia da una n-acetilglucosamina (NAG)


che viene fosforilata trasformandosi in NAG-P. Il NAG-P viene associato all’ UDP
proveniente da una molecola di UTP, con dispendio di 2 molecole di P, formando
UDP-NAG. UDP-NAG viene associato ad una molecola di fosfoenolpiruvato,
formando UDP-NAG-piruvato con dispendio di un P (reazione inibita dalla
FOSFOMICINA). Il piruvato dell’UDP-NAG-piruvato viene ridotto in acido lattico con
la formazione (tramite l’utilizzazione della glucosamina) di una molecola di acido
muramico che resta ancora associata all’UDP. Quindi, l’UDP-NAM viene legato ad un
pentapeptide (reazione inibita dalla CICLOSERINA). UDP-NAM-pentapeptide viene
trasferito su un vettore lipidico, rappresentato dall’Undecaprenil-P, con liberazione
di UMP. All’Undecaprenil-P-P-NAM-pentapeptide viene aggiunta della NAG tramite
trasferimento da un UDP-NAG, con liberazione di UDP. Si è formata un’unità basale
completa di peptidoglicano (NAG-NAM). A questo punto, all’Undecaprenil-P-P-NAG-
NAM-pentapeptide vengono aggiunte diverse unità basali di peptidoglicano tramite
l’azione delle PBP 1A e 1B (PBP = proteine leganti la penicillina – infatti la reazione
viene inibita dalla PENNICILLINA) che formano sia i legami beta 1-4 (azione
transglicosilante) sia legami tra i peptidi di catene adiacenti (azione
transpeptidante). I polimeri vengono distaccati dal vettore lipidico (azione inibita
dalla VANCOMICINA) tramite l’uso di una molecola di D-alanina come fonte di
energia. Il vettore lipidico Undecaprenil-P-P viene riciclato tramite liberazione di P
(azione inibita dalla BACITRACINA) per accettare il successivo UDP-NAM-
pentapeptide. L’inserimento del NAG-NAM-tetrapeptide nella parete cellulare è
mediato dalle PBP 2 e 3 (azione inibita dalla PENICILLINA)

Spore – batteri sporigeni ********** : le spore sono strutture formate dai batteri
Gram + atte a garantirne la sopravvivenza anche in condizioni di assoluto svantaggio
ambientale (temperature da meno di 0° a 100°, nessuna riserva energetica,
esposizione alla luce solare che dura da anni, essiccamento). Genericamente i bacilli
sono i batteri che formano spore, ma esistono anche i cocchi del genere
Sporosarcina e Rickettsia che producono formazioni simili alle spore (endospore). Le
spore sono raggruppabili in 3 diverse morfologie: battridio (spora centrale che non
deforma il corpo batterico), clostidio (spora con diametro maggiore più grande della
cellula madre e ne deforma il profilo) e plettridio (spora terminale che fa somigliare
la cellula ad una “bacchetta di tamburo”). Per descrivere una spora è necessario
parlare della struttura, della sporulazione e della germinazione

- Struttura della spora: formata da un core, una cortex e due rivestimenti


esterni

Core: contiene il cromosoma, una parte di citoplasma, alcuni enzimi, proteine


acido solubili (che consentono alla spora di sopravvivere ai raggi UV) e 3-
fosfoglicerato come riserva energetica. E’ avvolto da una membrana plasmatica
sormontata da uno strato di peptidoglicano (spore wall)

Cortex: esterna allo spore wall, è costituita da uno spesso strato di


peptidoglicano e zuccheri modificati (acido muramico delta lattamico – sito
d’attacco degli enzimi germinativi). Associato al peptidoglicano vi è un acido, il
DPA che viene complessato con ioni Ca++ e crea legami crociati nel
peptidoglicano stesso che ne causano la contrazione ed eliminano l’acqua (per
aumentare la resistenza della spora al calore)

Rivestimenti: chiamati anche coats, ne sono due e sono composti di proteine


simili alle cheratine che consentono alla cellula di resistere a sostanze
antibatteriche e coloranti. Questi due rivestimenti possono essere a loro volta
sormontati da una sottile membrana lipoproteica (chiamata esosporio), formata
da acidi teicoici e glucosammina

- Sporulazione: l’inizio è dato da 2 eventi distinti: la diminuzione intracellulare


di GTP e l’aumento extracellulare di densità delle cellule con secrezione di
EDF1. Questi 2 segnali fanno sì che la RNA polimerasi batterica, composta da
subunità alfa beta beta sigma, venga clivata ed inattivi una subunità che
riconosceva i geni della cellula vegetativa. In contemporanea si attiva sigma11
che trascrive alcuni geni utili alla sporulazione. Allo stesso tempo inoltre la
proteina regolatrice SPOA viene fosforilata, e se raggiunge concentrazioni
elevate, induce la trascrizione di altre subunità sigma (F,G,E,K) che trascrivono
geni atti alla sporulazione [sigma K trascrive geni che consentono la
formazione della cortex e dei coats, mentre sigma G consente la sintesi della
parete sporale]
- Germinazione: si intende come il ritorno alla cellula vegetativa e si svolge in
tre fasi distinte: attivazione, germinazione, esocrescita.

Attivazione: in seguito a stimoli di natura traumatica quali modificazioni del pH o


esposizione ad alte temperature (60°) i ponti trasversali di zolfo si rompono,
aumentando la permeabilità cellulare

Germinazione: se sono presenti gli “induttori del processo di germinazione”


(ossia sostanze come zuccheri, amminoacidi e precursori di acidi nucleici) la
germinazione prosiegue entrando nella fase germinativa vera e propria. Enzimi
litici si attivano mentre l’acqua penetra nella spora. Si degradano i componenti
dei rivestimenti sporali (come il DPA) e si cominciano a sintetizzare i materiali
utili per la nascente cellula vegetativa. Vengono sintetizzate proteine e acidi
nucleici che favoriscono l’ingrasso nella terza fase

Esocrescita: se vi è una buona disponibilità di azoto e carbonio, viene formata


una nuova cellula vegetativa che fuoriesce dai rivestimenti degradati della spora
e inizia la vita vegetativa

Curva di crescita *********** : sistema di assi cartesiani semilogaritmico in cui


vengono riportati sull’asse delle ascisse i tempi di osservazione e sull’asse delle
ordinate il numero dei batteri. Dallo schema si può descrivere un modo di crescita
“standard”, diviso in 4 fasi: fase di latenza, fase di accelerazione positiva, fase di
crescita esponenziale, fase di accelerazione negativa, fase stazionaria e fase di
declino. Ovviamente la crescita non avverrà in modo uguale per tutte le cellule, ma
esistono dei modi per selezionare le cellule e far si che si riesca ad avere una crescita
quanto più omogenea possibile (o si usa la filtrazione per taglia, o si abbassano le
temperature per rallentare la crescita o si usano citostatici per lo stesso motivo).
Shift Up e Shift Down indicano rispettivamente un incremento ed un decremento
della crescita dato da un aumento o una diminuzione delle risorse ambientali

- Fase di latenza: caratterizzata dall’aumento di volume delle cellule in assenza


di divisione cellulare. In questa fase si ha aumento del metabolismo della
cellula batterica, che sintetizza soprattutto acidi nucleici e proteine. La durata
della fase dipende da fattori dipendenti dal terreno (se il batterio proviene da
un terreno diverso la fase si allunga), da fattori ambientali (temperatura, pH e
ossigenazione) e da fattori dipendenti dall’inoculo (inversamente
proporzionale alla quantità di cellule inoculate e direttamente proporzionale
alla loro età)
- Fase di accelerazione positiva: inizia con un’accelerazione del ritmo di crescita
delle cellule che aumentano sempre più di numero
- Fase di crescita esponenziale: fase in cui la velocità di crescita è massima e
costante (1/d = mu -> velocità di crescita)
- Fase di accelerazione negativa: decelerazione progressiva del ritmo di crescita
delle cellule
- Fase stazionaria: avviene quando si raggiunge il numero di 1-5 miliardi di
cellule per millilitro. In questa fase vi è un forte decremento di sostanze
nutritive, l’accumulo di metaboliti tossici e fenomeni di inibizione da contatto
- Fase di declino: condizione data dall’esaurimento di sostanze nutrienti e da un
accumulo elevato di sostanze tossiche, che portano la cellula batterica alla
morte. I batteri sporigeni non raggiungono questa fase, ma già in quella
stazionaria provvedono alla loro protezione e conservazione

Biofilm ******** : materiale capsulare derivante da un’intera colonia batterica che


possiede proprietà difensive, adesive e nutritive. Generalmente lo troviamo adeso ai
denti, ma può aderire anche ai cateteri venosi, alle valvole cardiache trapiantate e a
diverse tipologie di protesi. Il termine biofilm è usato per descrivere comunità
strutturate di cellule batteriche (microcolonie) racchiuse in matrici polimeriche
(polisaccaridica sia etero che omo polimerica, detta “slime”) extracellulari
autoprodotte ed aderenti ad una superficie inerte o vivente, all‘interfaccia con una
fase liquida. Genericamente le funzioni che possiamo attribuire al biofilm sono:
tampone contro le variazioni di pH ambientale, cattura per i nutrienti dell’ambiente
esterno, riserva energetica, resistenza alle pressioni gassose selettive, resistenza alla
fagocitosi, resistenza agli antibiotici, alle tossine e come fattore adesivo. Consta di 5
fasi evolutive temporali diverse:

- adesione alla superficie [organica o inorganica che sia, viene attuata tramite le
proteine della famiglia MSCRAMM; queste proteine possono legare il fibrinogeno,
l’albumina e il fattore di Von willerbrand]
- formazione di microcolonie [l’ancoraggio dei batteri alla superficie di
colonizzazione determina l’attivazione di geni, altrimenti repressi, responsabili del
fenotipo “biofilm”. L’interazione tra i vari individui determina un meccanismo
(denominato di quorum sensing) che consente a tutte le cellule di una popolazione
microbica di regolare, in modo coordinato, l’espressione di una serie di geni in
funzione della densità della popolazione stessa. Si attua mediante la produzione,
secrezione e percezione di molecole segnale specifiche, dette auto induttori

- adesione intercellulare stabile [viene utilizzata come adesina


prevalentemente il PIA, ossia il polisaccaride intercellulare adesina, formato da un
omoglicano lineare di 130 residui di N-acetilglucosammina con legami beta 1-6]

- maturazione [Accrescimento e formazione della struttura pluristratificata di


aspetto vegetativo o sessile. Coinvolge tutti i componenti del biofilm ovvero tanto gli
elementi cellulari quanto la sostanza esopolisaccaridica]

- rilascio batterico [in forma planctonica o di aggregati batterici nell’ambiente]

La funzione difensiva del biofilm si esplica sia impedendo la diffusione dei farmaci
all’interno dello strato polisaccaridico, sia impedendo la fagocitosi della cellula
batterica da parte di macrofagi e neutrofili. La forma sessile dell’aggregato batterico
produce antigeni che stimolano la sintesi di anticorpi ma questi sono incapaci di
raggiungere e uccidere i batteri intrappolati nel biofilm a causa dell’ingombro sterico
i polimorfonucleati non riescono a raggiungere il sito dell’infezione e svolgere la loro
azione, ma anche se penetrano la barriera fisica del biofilm non riescono a
fagocitare i batteri. Il biofilm quindi è un fattore importante nella persistenza del
processo infettivo

Capsula batterica :

Colorazione Gram +, Gram - **** : fa parte delle colorazioni differenziali: si fissa il


materiale batterico sul vetrino o con il calore o con fissativi chimici, poi si colora con
cristal violetto per un minuto circa e si mordenza con soluzione iodurata di Lugol per
un altro minuto. Si lava il vetrino con acqua e si decolora per 30 secondi con
l’impiego di una soluzione di etanolo-acetone 1:1. Si lava il vetrino con acqua e si
colora nuovamente con safranina per 30 secondi circa. Si lava nuovamente il vetrino
e si osserva il preparato: alcuni batteri appaiono colorati di violetto e altri di rosso. I
Gram + sono quelli colorati di violetto, dato che la loro parete si è opposta alla
decolorazione dell’etanolo-acetone grazie allo spessore del peptidoglicano. I Gram -
sono quelli che non possedendo una parete spessa sono stati decolorati e
successivamente ricolorati di rosso (safranina)

Colorazioni :

- Semplici: prevedono l’uso di un unico colorante. I preparati vengono fissati e i


coloranti vengono lasciati agire per 3 minuti circa e poi si procede al lavaggio.
I coloranti semplici più utilizzati sono il cristal violetto, il bleu di metilene
(colorazione monocromatica di Janet – usata per la Neisseria Gonorrhoeae), la
fucsina basica

colorazione della capsula [non intendibile come colorazione in senso stretto,


utilizza l’inchiostro di china non diluito per evidenziare in “negativo” la
capsula batterica che all’osservazione microscopica corrisponde ad una
regione di alone bianco attorno al batterio, mentre l’ambiente extracellulare
risulterà nero]

- Differenziali: prevedono l’uso di più coloranti, utilizzati in momenti differenti


sullo stesso preparato. Tra queste troviamo:

colorazione di Gram [già descritta]

colorazione di Ziehl-Neelsen o carbol fucsina a caldo [utile per riconoscere i


micobatteri, il preparato viene fissato col calore al vetrino e viene poi colorato
con fucsina addizionata ad acido fenico. Si riscalda la soluzione fino a formare dei
vapori e poi si lava con acqua. Si procede alla decolorazione utilizzando una
soluzione di alcol-acido (genericamente etanolo + cloridrico al 3% o solforico al
20%) per 30-60 secondi. Il preparato viene lavato con acqua e decolorato in
maniera identica ripetutamente, finchè non cede più colorante. A questo punto
si usa il blu di metilene di Loeffler per 2-3 minuti per colorare gli altri batteri e si
lava con acqua. I micobatteri saranno colorati in rosa, mentre gli altri batteri in
blu]
colorazione di Kinyoun o carbol fucsina a freddo [4 grammi di fucsina vanno
sciolti in 100 ml di etanolo e poi vanno addizionati a 100 ml di acqua e 8 grammi
di fenolo. Si attende che la soluzione si raffreddi a temperatura ambiente e si
colora il vetrino per 5 minuti. Si lava con acqua e si colora successivamente con
blu di metilene le restanti cellule. Si lava nuovamente con acqua e si osserva il
preparato]

colorazione auramina rodamina [0,1 grammi di auramina e 0,75 grammi di


rodamina con agginuta di glicerolo in 10 ml di etanolo al 95% vengono mescolati
con 3 grammi di fenolo in cristalli sciolto in 100ml d’ acqua. Si depone la
soluzione sul vetrino, si attendono 15 minuti e si lava con acqua. Si decolora con
una soluzione di acido cloridrico e 100 ml di etanolo al 70% per 2 minuti circa. Si
lava con acqua e si usa permanganato di potassio in 100 ml di acqua per l’ultima
colorazione di contrasto; si lava dopo 2 minuti e si esamina (i micobatteri
appaiono giallo oro)]

colorazione per granuli metacromatici [si colora il vetrino con colorante di Albert
per 3-5 minuti, poi si lava con acqua. Successivamente si colora con soluzione
iodata di Lugol per 1 minuto. Si lava con acqua e si procede all’osservazione
microscopica]

colorazione delle spore [simile alla colorazione di Ziehl-Neelsen, si lascia agire per
più tempo (5 minuti) la carbol fucsina a caldo]

colorazione del flagello [una soluzione di tannato di ferro si applica per alcuni
minuti e poi si lava con acqua. Una soluzione di nitrato di argento ammoniacale
viene poi riscaldata quasi ad ebollizione e versata sul vetrino. Si lascia agire per 3-
5 minuti e poi si osserva al microscopio]

Farmaci :

- Inibitori della sintesi di DNA come conseguenza del blocco della sintesi degli
acidi folici -> Sulfamidici
- Inibitori della sintesi di DNA come conseguenza del blocco della topoisomerasi
2 e 4 -> Chinolonici
- Danneggiamento irreversibile del DNA batterico -> Nitrofurani
- Inibitori della sintesi di RNA -> Rifamicine
- Inibitori della sintesi proteica -> Tetracicline
- Danneggiamento della parete batterica per interferenza con la sintesi di
peptidoglicano -> Beta-lattamici, Vancomicina, Bacitracina, Fosfomicina,
Cicloserina
- Danneggiamento della parete dei micobatteri per interferenza con la sintesi di
composti tipici -> Isoniazide
- Danneggiamento delle membrane batteriche -> Polimixine (solo per Gram -)

Tossine **** :

Sterilizzazione * : pratica utilizzata per eliminare ogni forma di vita da una data
superficie. Genericamente un oggetto viene definito sterile quando la probabilità di
trovare vita su di esso è paragonabile a 1 su un milione. Esistono diversi mezzi per la
sterilizzazione, raggruppabili in 2 categorie: mezzi chimici e mezzi fisici. I mezzi
chimici corrispondono all’esposizione alla formaldeide o all’ossido di etilene, ma più
spesso sono usati quelli fisici, come calore o radiazioni ionizzanti. Le radiazioni
ionizzanti corrispondono ai raggi UV e ai raggi gamma. Le fonti di calore per
sterilizzare più usate sono le stufe a secco (l’oggetto è messo per 2 ore a 180° o 3
ore a 140°) o gli autoclavi (l’oggetto è esposto a vapori d’acqua sotto pressione a
120° per 30 minuti circa)

Lipoproteina di Brown : presenta una terminazione idrofobica tramite la quale si


lega alla membrana esterna. In questo modo la lipoproteina funge da legante fra la
membrana esterna e lo strato di peptidoglicano

Vaccini - antirabbico di pasteur, salk e sabin ******** : Il vaccino è un preparato


contenente materiale costituito da sostanze estranee, provenienti da microrganismi
o parti di essi, opportunamente trattate per non perdere le proprietà antigeniche e
quindi risultare immunogeniche ma in modo da non essere patogene per
l’organismo trattato. Il vaccino è essenzialmente finalizzato al conferimento di
immunità attiva al soggetto cui viene somministrato.
- Antirabbico di Pasteur: preparato da Louis Pasteur nel 1885. Lo studioso isolò
il virus da un animale infetto (virus da strada) e lo attenuò mediante
essiccamento con una serie di ripetuti passaggi su encefalo di coniglio (virus
fisso)
-

LPS endotossina ****** : costituisce la parte più superficiale del doppio foglietto
lipidico della membrana esterna, composta inferiormente da fosfolipidi e
superiormente dall’LPS, composto a sua volta da 3 strutture diverse: lipide A, il core
e l’antigene O

- La regione del lipide A: costituita da un disaccaride (glucosamina) fosforilato


esterificato con acidi grassi saturi da 12 a 16 atomi di carbonio
- Il nucleo polisaccaridico (core): costituito da una corta catena di zuccheri, tra
cui se ne trovano due peculiari il KDO ed un eptoso
- La catena polisaccaridica laterale (antigene O): costituito da una lunga catena
polisaccaridica (fino a 40 zuccheri) che si associa a quella adiacente grazie a
ioni Mg2+, che fanno da ponte tra le catene

Quorum sensing : Il quorum sensing è un sistema di regolazione trascrizionale


dipendente dalla densità cellulare. Il sistema è composto da due elementi: la
molecola segnale (solitamente un omoserina lattone acilato per i batteri gram-
negativi, un oligopeptide per i gram-positivi) e l'attivatore trascrizionale. La molecola
segnale è un induttore che diffonde all'esterno della cellula originaria, e può così
entrare nel citoplasma di altre cellule adiacenti. Se la concentrazione di molecola
segnale all'interno di cellule della popolazione batterica è alta, questa molecola si
legherà all'attivatore trascrizionale, che a sua volta attiverà o reprimerà una serie di
geni, determinando l'attivazione o lo spegnimento di vie metaboliche o processi
cellulari specifici.

Genetica batterica ***** : i batteri posseggono un unico grande cromosoma


circolare in singola copia, confinato in una regione di spazio definita nucleoide.
Questo DNA non è avvolto da istoni, è organizzato in unità trascrizionali
multicistroniche, definite operon o operoni e non ci sono sequenze ridondanti. Ci
sono anche unità geniche accessorie definite plasmidi; di forma circolare e a doppia
catena, possono codificare o meno e quando codificanti possono conferire alla
cellula particolari resistenze, come quella agli antibiotici, tossine o possono fungere
da “plasmidi coniugativi”. I processi genetici che i batteri possono svolgere o subire
sono: la duplicazione, la trascrizione e traduzione, il trasferimento di sequenza, la
trasformazione, la trasduzione e la coniugazione.

- La duplicazione: meccanismo semiconservativo. Sono possibili 2 modelli


replicativi: il modello a forcella replicativa e il meccanismo a “rolling circle”

Replicazione a forcella: prevede che il DNA venga inizialmente separato dalla


Topoisomerasi 4 e che una Primasi si inserisca nel punto appena aperto; la
Primasi sintetizza un primer a RNA che viene legato dalla DNA polimerasi 3, che
sintetizza il filamento di DNA in direzione 5’->3’. Il filamento che si svolge in
direzione opposta non può progredire in maniera continua ma, man mano che la
forcella replicativa diventa più grande, si inseriscono delle Primasi che
sintetizzano nuovi primer ogni nuova apertura, consentendo una replicazione a
“scatti”; queste interruzioni vengono chiamate frammenti di Okazaki. I primer a
RNA vengono rimossi dalla DNA polimerasi 1, che elimina e sostituisce l’RNA con
DNA. Una Ligasi salda insieme i vari frammenti. Topoisomerasi 1 despiralizza
progressivamente la doppia elica per diminuire lo stress tensionale, mentre
Topoisomerasi 2 aumenta le spiralizzazioni per garantire un corretto
“inpacchettamento” del DNA neoformato

Replicazione a “rolling circle”: prevede che il DNA venga tagliato da un apposito


enzima e che la DNA polimerasi 3 si leghi al gruppo OH libero del nucleotide
adiacente al taglio; a questo punto la polimerasi dovrebbe sintetizzare i
nucleotidi complementari al filamento che legge mentre il filamento sovrastante
si stacca progressivamente. Una volta sintetizzato completamente il filamento
circolare, si sarà ottenuto un filamento lineare libero che può essere legato da
una DNA polimerasi 3 per la sintesi del filamento complementare. Il frammento
lineare verrà successivamente spiralizzato e circolarizzato.

- Trascrizione e traduzione: la RNA polimerasi batterica sintetizza l’RNA


messaggero a partire da un frammento di DNA (opportunamente
despiralizzato e reso accessibile); l’RNA messaggero è policistronico (ossia può
essere tradotto direttamente in diverse proteine) e non subisce i processi di
splicing. Mentre avviene la sintesi si lega immediatamente ai ribosomi e viene
tradotto in proteine (le subunità del ribosoma sono 30S e 50S). Il processo di
traduzione è identico a quello procariotico
- Trasferimento di sequenza: elementi presenti sia nel cromosoma circolare che
nei plasmidi possono traslocare (previa duplicazione) da una zona all’altra del
DNA, con effetto mutageno. Gli elementi trasponibili sono: le sequenze di
inserzione, i trasposoni e gli elementi invertibili

Sequenze di inserzione: piccoli tratti di DNA codificanti per lo più in enzimi,


capaci di traslocare da una zona all’altra del DNA

Trasposoni: elementi di maggiori dimensioni rispetto alle sequenze d’inserzione.


Codificano per enzimi capaci di inattivare i farmaci, conferendo antibiotico-
resistenza (geni contenuti nel core del trasposone)

Elementi invertibili: simili ai trasposoni, ma oltre ai geni che codificano per la


trasposizione codificano anche per dei geni che consentono loro di sintetizzare
un’enzima che inverte l’intero verso dell’elemento (ruotando a 180°)

- Trasformazione: processo scoperto da Griffith e Avery, consente ai batteri di


acquisire materiale genetico dall’esterno della cellula. Se la densità di
popolazione batterica è alta, le cellule competenti liberano una proteina
chiamata “fattore di competenza” che porta alla produzione di altre proteine
come l’autolisina, che digerisce parte della parete cellulare, e le proteine DNA
binding che si trovano sulla membrana plasmatica e sono capaci di legare DNA
bicatenario presente nell’ambiente e di portarlo all’interno del citosol. Lì il
DNA verrà parzialmente digerito e integrato nella cellula, che ne potrà
acquisire le caratteristiche
- Trasduzione: si ipotizza sia la conseguenza di errori occasionali della
replicazione dei batteriofagi [un batteriofago è un virus che infetta i batteri,
iniettandovi il proprio DNA. Il virus può sfruttare le strutture replicative per
creare nuovo DNA e proteine per assemblare nuovi fagi che lisano la cellula
(ciclo litico) o può integrare il proprio DNA con quello della cellula ospite e
quando le condizioni sono propizie, il DNA si riattiva portando alla formazione
di nuovi fagi che lisano la cellula (ciclo lisogeno)]. Può capitare che nucleasi
specifiche taglino oltre al DNA virale anche DNA batterico, associandolo a
quello virale. I nuovi fagi assemblati e fuoriusciti dalla cellula “madre” vanno
ad infettare un altro batterio e trasferiscono materiale genetico da una cellula
all’altra (particelle trasducenti). Genericamente, i batteriofagi che posseggono
materiale genetico batterico perdono la capacità di riavviare un ciclo litico
nelle successive cellule infettate e o il loro DNA rimane silente sotto controllo
repressivo, o codifica per prodotti proteici che interagiscono col fenotipo
cellulare batterico (conversione lisogenica)
- Coniugazione: passaggio diretto di materiale genetico tra cellula e cellula
batterica. I plasmidi coniugativi codificano per la produzione di un pilo
(chiamato pilo F), che consente di associare le due membrane e i due
citoplasmi e trasferire il cromosoma circolare da una cellula batterica all’altra,
tramite meccanismo a rolling circle

Terreni di coltura * : metodo utilizzato per crescere i batteri in ambiente controllato.


Ce ne sono essenzialmente di due tipologie: liquidi e solidi. Quelli liquidi permettono
di far crescere i batteri anche quando sono presenti in numero limitato nel
campione, mentre quelli solidi sono usati per l’isolamento di varie colonie
batteriche. Oltre a questa divisione, possono essere ulteriormente suddivisi in
terreni minimi, semplici e complessi. I terreni minimi possiedono solo gli elementi
essenziali e i sali inorganici necessari alla crescita dei batteri chemiolitotrofi. I terreni
semplici posseggono gli elementi organici ed inorganici necessari alla crescita
batterica in generale. I terreni complessi posseggono invece tutti gli elementi di base
+ aggiunte di vari liquidi organici (sangue, liquido ascitico, siero, estratti di carne)
necessari per la crescita anche dei batteri più esigenti. Esistono 3 diversi tipi di
contenitori per le colture batteriche: provette (cilindri di vetro chiusi ad
un’estremità, sono facilmente trasportabili ma hanno minore superficie a
disposizione per la semina), capsule di petri (piatti cilindrici con chiusura, in vetro.
Massima superficie utilizzabile, ma poco trasportabili) e matracci (contenitori quasi
sferici con fondo appiattito e collo stretto e alto. Utilizzati per i terreni liquidi)

Terreni solidi (costituzione) : costituiti da una soluzione di un polisaccaride


(agarosio) ricavato da un’alga che non interferisce con la crescita batterica dato che
le maglie del gel consentono la diffusione dei nutrienti, ma impediscono il
movimento batterico. Aggiunto al 1,5% ad acqua, forma un gel se portato a 100
gradi e solidifica ad una temperatura inferiore a 45 gradi. Genericamente vi si
aggiunge NaCl isotonico, microelementi, 0,5% di proteine digerite della carne (o
peptoni) e il pH viene tamponato a 7,0 grazie all’uso di tamponi fosfati

Metodiche di semina : se il terreno è liquido, viene aggiunto il campione batterico


nel matraccio e viene agitato per disperdere i batteri. Se il terreno è solido ma si
vuole disperdere ugualmente i batteri, si aggiunge il campione batterico all’agar
quando questo è ancora liquido (45° circa) e si mescola; appena la temperatura si
abbasserà a 40° circa l’agar si solidificherà, imprigionando i batteri finemente
dispersi al suo interno. Se il terreno è solido e si vuole purificare le singole colonie, si
aspetta che l’agar solidifichi, si inserisce in un termostato e, raggiunte le condizioni
desiderate, si depone il campione in un angolo della capsula di petri; si prende
un’ansa sterilizzata di platino e si passa l’ansa a zig-zag dalla parte dove si trova il
campione alla parte opposta, senza mai tornare indietro; questo consente la
visualizzazione e la crescita di colonie distinte anche da campioni misti (le colonie
possono avere diversi aspetti, a seconda dei batteri che le costituiscono, ma le più
importanti sono le “S” o lisce che sono anche le più virulente e le “R” o rugose, che
sono le meno patogene)

Colture isolanti * : terreno di cultura utilizzato per isolare un dato batterio. E’


possibile fare ciò tramite l’uso di: terreni indicatori [utilizzano indicatori cromatici
per identificare una specifica colonia batterica], terreni selettivi [utilizzano sostanze
tossiche per alcuni batteri per favorire la crescita di una data classe batterica
rispetto all’altra; esempi sono i terreni con antibiotici come la vancomicina per
l’isolamento di Neisseria gonorrhoeae, non sensibile a questo dato antibiotico],
terreni di arricchimento [contengono specifici nutrienti, che favoriscono la crescita
di un classe batterica rispetto ad un’altra]

Batteriologia speciale

Helicobacter e test del respiro *******

Bordetella *

Bacilli, lattobacilli *
Lysteria Monocitogenes *

Micobatteri e test Igra *******

Micobacterium tubercolosis - Tubercolina **

Salmonella *****

Emofili **

Brucelle

Streptococchi - Streptococcus piogenes ******

Spirochete

SPIROCHETE

Batteri il cui soma è strutturato a spirale. Possiedono una parete simile ai G-N, ma
più flessibile. Mobili tramite fibrille (flagelli modificati) e si moltiplicano per scissione
semplice. Le spirochete patogene per l’uomo sono: Treponema, Borrelia, Brachispira
e Leptospiraceae.

Treponema Pallidum

Agente eziologico della sifilide, malattia venerea a decorso cronico, è l’unico vero
treponema di forte interesse medico. Anche se non risulta che produca esotossine,
sembra che la sua patogenicità sia da correlare alla capacità di invadere i tessuti
passando tra le giunzioni serrate ed alla sua “scarsa antigenicità” che lo protegge da
risposte immunitarie forti. Presenta 3 stadi di sviluppo:

- nel primo stadio vi è la penetrazione all’interno dei tessuti, dove forma prima
una papula che si trasforma successivamente in un’ulcera a fondo duro e indolente
nell’arco di 15 giorni circa (è possibile reperire molti treponemi nell’essudato). La
lesione viene definita sifiloma primario che va in cicatrizzazione spontanea

- nel secondo stadio, dopo 3 mesi circa, si ha la comparsa di esantema e di


lesioni mucose sparse (i treponemi si ritrovano in vari organi in questa fase). I
treponemi si localizzano prevalentemente nel SNC (dove provocano tabe dorsale) e
nel sistema cardiovascolare (dove provocano aneurisma aortico)

- nel terzo stadio si formano lesioni definite gomme, ossia nodosità che si
evolvono verso l’ulcerazione e poi guariscono per lasciare una cicatrice deformante.
La struttura istologica della nodosità mima il granuloma tubercolare

La diagnosi si pone o esaminando gli essudati al microscopio, o colorandoli tramite


impregnazione argentica, o tramite inoculazione in coniglio. Un antigene non
treponemico ma di provenienza cellulare sembra associarsi frequentemente al soma
batterio (antigene di Wasserman o cardiolipina). Trattamento con pennicillina

Borrelie

Agenti eziologici della febbre ricorrente e della Borrelliosi di Lyme. Vengono


trasmesse da pidocchi e zecche. Sono le uniche spirochete abbastanza grandi da
poter essere viste dal microscopio ottico. Sono microaerofile, quindi non sopportano
alti tenori d’ossigeno.

- La febbre ricorrente è caratterizzata da circa 7 giorni di incubazione post


puntura e successivamente la comparsa di una febbre improvvisa che persiste per 5
giorni circa. Segue remissione e successiva riesacerbazione, in un ciclo che può
ripetersi anche una decina di volte. La particolarità del patogeno è quella di variare
antigeni ogni volta che questi vengono riconosciuti, causando prima remissione della
febbre e successive riesacerbazioni in ogni momento di nuova virulenza

- La Borrelliosi di Lyme è caratterizzata da tre stadi: coinvolgimento della cute


con eritema cronico migrante, interessamento articolare e cardiaco con artrite e
BAV, e coinvolgimento nervoso con polineuropatie

La diagnosi si basa su PCR, immunofluorescenza, immunoenzimatica (ELISA) e


immunoblot. Trattamento con Beta-lattamici

Leptospire
G-N e aerobi obbligati, sono gli agenti eziologici delle leptospirosi. Si differenziano
principalmente grazie agli antigeni di membrana, dato che azione patogena,
morfologia e caratteri colturali sono identici in tutte le specie. La più conosciuta è
Leptospira Interrogans. Non ne si nota la produzione di tossine proteiche.
L’infezione proviene genericamente da acque contaminate con feci di animali infetti
e può presentarsi in forma grave con compromissione di fegato, reni e meningi o in
forma intermedia con un’affezione catarrale o addirittura esaurirsi a livello
subclinico. La diagnosi si fa o isolando le leptospire dal sangue nella prima settimana
di infezione o dalle urine nel resto del tempo; si possono anche ricercare gli antigeni
delle leptospire più conosciute. La terapia è con pennicillina. Vaccini allestiti con
sospensioni di L. Interrogans sono in commercio

E.coli ***

Pneumococchi *

Enterobatteri ***

Enterococchi

Bacillus antracis **

Vibrio colerae *

Neisserie ***

Campilobacter **

Corinebatteri

Stafilococchi ********

Difterite **

Streptolisina O

Titolo antistreptolisinico TAS

Tossina colerica *
Meningococco *

Tetano

Clostridi **

Botulino

Yersinie *

Rickettsie *

Pseudomonas aeruginosa *

Clamidia **

CHLAMYDIE

G-N, rotondeggianti (cocchi), immobili e patogeni intracellulari obbligati, in quanto


non ingrado di produrre ATP. Non sono dotati di parete cellulare formata da
peptidoglicano, ma costituita da una parete proteica ricca in cisteina, collegata con
la membrana esterna tipica di un G-N, sormontata da proteine dette MOMP con
probabile funzione da porine. Questa particolare struttura impedisce la fusione del
lisosoma con il fagosoma in cui la clamidia, penetrando nella cellula ospite, è
inglobata; inoltre le caratteristiche della parete cellulare fanno si che le clamidie
presentino una scarsa o nulla sensibilità agli antibiotici β-lattamici. Questo batterio
ha un peculiare ciclo vitale caratterizzato dall'alternanza di due unità morfo-
funzionali ben distinte (ciclo dimorfico): corpo elementare (ce) e corpo reticolare
(cr). Il primo è piccolo (200-300 nm), rotondo, con citoplasma denso e compatto e
rappresenta la forma infettante; probabilmente tramite le MOMP si lega alla
mucosa interagendo con i glucani di superficie. Introdotto tramite endocitosi, il
corpo elementare subisce una progressiva idratazione divenendo corpo reticolare;
questo è più grande (600-1000 nm), il citosol meno denso, è metabolicamente
attivo, si moltiplica per scissione binaria e rappresenta la forma non infettante. Una
volta lisata la cellula il corpo reticolare si “comprime” trasformandosi in corpo
elementare che riesce a sopravvivere nell'ambiente grazie alla presenza di molteplici
legami disolfuro tra le proteine della membrana.
Chlamydia Trachomatis

Chlamydia prettamente umana. Caratterizzata da almeno 15 diversi serovar con


diverso grado di patogenicità

- Serovar A, B, Ba e C : responsabili del tracoma endemico, dato da scarse


condizioni igieniche e causante cecità (2° causa mondiale dopo la cataratta)

- Serovar D, E, F, G, H, I, J, K : responsabili di infezioni genitali. Nell’uomo si


caratterizza da un’uretrite scarsamente purulenta, mentre nella donna con una
cervicite che può evolvere in endometrite con l’avanzare della colonizzazione e
determinare infertilità

- Serovar L1, L2, L3 : agenti del linfogranuloma venereo, malattia a trasmissione


sessuale caratterizzata da una papula o ulcera a cui segue rapidamente la comparsa
di granulomi infiammatori

Chlamydia Pneumoniae

Caratterizzata da una polmonite di modesta gravità. Tendenzialmente di andamento


benigno, nei pazienti defedati o anziani può assumere caratteri gravi. La guarigione
segue immunità dimostrabile tramite titolo anticorpale

Chlamydia Psittaci

Detta anche ornitosi, insorge prevalentemente in soggetti che vivono a contatto con
gli uccelli (pappagalli ad esempio). Si manifesta con una polmonite grave complicata
da compromissione sistemica

Micologia generale
Dimorfismo dei miceti : caratteristica peculiare dei miceti patogeni che consiste
nell’avere due morfologie distinte a seconda di in quale situazione si trovino. In una
struttura tissutale in condizione parassitaria si sviluppano con morfologia
lievitiforme (blastospore) a 37°, mentre in una struttura culturale in condizione
saprofitica si sviluppano con morfologia miceliale (filamentosa) a 25°

Parete fungina : costituita da un fitto intreccio di fibrille di chitina, polimero di N-


acetilglucosamina con legami beta 1-4 di associazione a D-glucosio, D-mannosio,
lipidi e proteine (tra queste ultime si formano legami ponte disolfuro)

Terreno di sabourod : terreno solido a base di agarosio con la seguente


composizione: peptone 1 gr, glucosio 4 gr, agar 2 gr, acqua distillata 100 ml.
Genericamente ha pH tamponato a 6,8 - 7 ed è tenuto a 25° o 37° per l’incubazione

Lattofenolo bleu cotton : soluzione utilizzata per chiarificare (mettere in risalto


alcune particolarità, altrimenti poco visibili a causa della forza di coesione di alcune
colonie fungine – esempio: ife, microstrutture delle spore). E’ composto da: fenolo
in cristalli 20 gr, acido lattico 20 gr, glicerina 40 gr, bleu cotton 0,05 gr, acqua
distillata 20 ml

Micologia speciale

Candida ***** : micete lievitiforme ubiquitario che normalmente si può reperire


sulla pelle o sulle mucose dell’uomo (ed anche di altri animali) come commensale.
Nel caso di depressione del sistema immunitario, il lievito può dar vita ad
un’infezione opportunista. Le infezioni sono genericamente a carico delle mucose
(mughetto, vulvovaginiti), delle pieghe (intertrigini). La candidosi può anche
avvenire a carico di organi profondi, con quadri clinici più o meno gravi. Frequente
nei malati di AIDS. La Candida Albicans è la più frequentemente riscontrata;
generalmente forma colonie di colore bianco e consistenza cremosa, che a 25° e in
terreni relativamente poveri forma abbondante pseudomicelio (pseudoife). Candida
Albicans inoltre presenta caratteristiche distintive proprie: sviluppa grandi clamido-
conidi sferici, isolati o a grappoli, specie in agar alla farina di Tween; produce tubuli
germinativi e ife vere a 37° in agar-sangue (o siero di sangue) a pH 7

Aspergillo : micete filamentoso (muffiforme) ubiquitario particolarmente presente in


ambienti ricchi di materiale vegetale in decomposizione. La patogenicità è su base
puramente opportunistica. E’ causa di aspergilloma polmonare (agglomerato
fungino all’interno di una cavità polmonare), aspergillosi polmonare o sistemica
invasive (stato patologico infettivo grave associato all’inalazione di spore
dell’aspergillo, e aspergillosi broncopolmonare allergica (stato infettivo-allergico). Si
riproduce tramite conidi e i fialoconidi si presentano incolonnati in lunghe filiadi che
presentano un’estremità terminale espansa (di conidiofori). Le filiadi possono essere
sorrette da strutture dette metulae. Ne si differenziano circa 100 specie raccolte in
15 gruppi. L’analisi si basa su caratteri microscopici (morfologia delle teste conidiali)
e macroscopici (morfologia, colore velocità di sviluppo delle colonie). Il principale
rappresentante è Aspergillus Fumigatus

Criptococcus neoformans : micete lievitiforme diffuso, saprofita. Cresce in


particolare in zone dove vi è alta concentrazione di uccelli (piccioni specialmente).
L’infezione avviene per via aerogena (molto raramente digestiva). Il micete dai
polmoni subito penetra nel sangue e giunge nel sistema nervoso centrale dove
prolifera, dando luogo a meningoencefaliti). Raramente da luogo a complicanze
polmonari. In coltura forma colonie a contorno netto, lucide, pigmentate in giallo,
arancione, rosso o bianche, che sono costituite da blastocellule gemmanti sferiche o
ovoidali, senza produzione di micelio. La lucidità della colonia può apparire in un
secondo momento per formazione di una capsula mucopolisaccaridica (visibile solo
dopo contrasto con inchiostro di china). Criptococcus non è capace di utilizzare
zuccheri a scopo fermentativo, ma può metabolizzare inositolo e prodotti a struttura
azotata (come la creatinina); su terreno di Shields e Ajello assume colorazione scura
(causa produzione di melanina). Viene distinto in 5 sierotipi: A, B, C, D e AD (in
relazione alla lunghezza della catena di xilosio sul maggiore antigene capsulare).
Negli animali, se iniettato intraencefalicamente forma una bozza caratteristica; in
vivo tende a formare granulomi con scarsa reazione flogistica tissutale e le
blastocellule sono locate solitamente all’esterno delle cellule. Può accennare alla
filamentazione

Protozoi generale

Protozoi : microorganismi unicellulari eucarioti, capaci di reazioni ossidative e


fermentative. La gran parte di loro sono aerobi-anaerobi facoltativi, eterotrofi. Si
muovono grazie a pseudopodi, ciglia e flagelli. Possono essere sia parassiti
extracellulari che endocellulari (capaci di resistere all’azione fagocitaria del sistema
monocito macrofagico, creando un vacuolo parassitoforo dove svolgeranno il loro
ciclo vitale). Possono indurre danno secondo diverse azioni patogene: inapparente
(l’infezione non provoca malattia), meccanica (ad esempio Giardia tappezza la
parete intestinale e non consente più un corretto assorbimento), tossica (il protozoo
induce la liberazione massiccia di citochine pirogene), necrosi litica (il protozoo
libera enzimi digestivi che distruggono le cellule dell’ospite a scopo alimentare),
reazione tissutale (esempio granuloma amebico). Posseggono diversi sistemi per
eludere le difese immunitarie dell’ospite, di cui si evidenzia: variazione antigenica
(es tripanosoma brucei – alcuni cloni del protozoo producono antigeni diversi che gli
consentono di eludere le difese immunitarie), modulazione antigenica ( capacità di
un dato protozoo di eliminare i propri antigeni superficiali per sottrarsi all’azione di
anticorpi e complemento), persistenza intramacrofagica (es toxoplasma gondii –
capacità di inibire la fusione delle vescicole lisosomiali con quella parassitaria) e
soppressione immunitaria (liberazione massiva di antigeni in circolo con saturazione
del sistema immunitario, che non riesce più ad interagire col protozoo). I vaccini
antiprotozoari presentano difficoltà legate al fatto che i protozoi hanno cicli vitali a
più stadi con antigeni specifici per stadio, tuttavia esistono il vaccino anti- merozoite
e quello anti-gametociti. La diagnosi può essere microscopica a freddo o con
colorante, mediante prova biologica, prove colturali, sonde molecolari o antigeni
specifici. I farmaci antiprotozoari sono mal compatibili con l’organismo, dato che sia
gli uomini sia i protozoi sono eucarioti, ma ne abbiamo comunque a disposizione
l’emetina, il chinino, l’artemisina, l’allopurinolo e i composti antimoniali

Protozoi speciale
Plasmodi malaria ****** : appartenente alla classe degli Sporozoi (protozoi di
piccole dimensioni che parassitano le cellule, caratterizzati sia da fenomeni
asessuati/schizogonia, che da fenomeni sessuati/sporogonia). Di oltre 120 specie
solo 4 sono patogene per l’uomo: Plasmodium falciparum, vivax, malariae ed ovale,
responsabili di diverse tipologie di malaria. Le zone di prevalenza sono il continente
africano (P.falciparum), asiatico (P.vivax) e sub-americano, contando globalmente
250 milioni di nuovi casi all’anno. La trasmissione è interumana mediata da insetti
ematofagi del genere Anopheles dove gli sporozoiti vivono nelle ghiandole salivari.
Una volta iniettati dall’insetto nel sangue umano, gli sporozoiti raggiungono gli
epatociti, li colonizzano e o restano quiescenti sotto forma di ipnoziti (P.vivax,
P.ovale) o si trasformano in trofozoita, che va incontro a divisioni ripetute
diventando multinucleato (schizonte). Dallo schizonte vengono generati dei
merozoiti che penetrano all’interno dei globuli rossi, diventando trofozoiti e dopo
diverse riproduzioni asessuate riescono a differenziarsi nelle forme sessuate:
microgametocita (forma maschile) e macrogametocita (forma femminile). Queste 2
forme sessuate vengono ingerite dall’insetto vettore e la forma femminile viene
fecondata, generando l’oocinete, che si trasforma in oocisti contenente fino a 10
mila sporozoiti. Questi perforano la parete intestinale dell’insetto e raggiungono le
ghiandole salivari, ricominciando il ciclo. Forme degne di nota: merozoite – provvisto
di membrana esterna ed interna e di complesso apicale per la penetrazione nei
globuli rossi; trofozoite – si nutre mediante una struttura specializzata (citostoma);
schizonte – quando è metabolicamente attivo diventa multinucleato. Forme
patogene : malaria terzana maligna (incubazione di 7-14 giorni, febbre elevata,
cefalea, artralgia e successivamente defervescenza e sudorazione profusa; senza
trattamento, assume periodicità di a giorni alterni), malaria terzana benigna
(incubazione di 14-20 giorni, con febbre e cefalea e successivamente defervescenza;
si possono presentare recidive post-guarigione anche dopo 5-10 anni a causa degli
ipnoziti), malaria quartana (incubazione di 21-28 giorni ma anche 6-8 mesi, accessi
febbrili ogni 72 ore). Diagnosi tramite esame diretto del sangue (preferibilmente
durante l’accesso febbrile), colorazione di May-Grunwald-Giemsa in acqua distillata
(per lisare i globuli rossi), esame della goccia spessa con defibrinazione manuale,
anticorpi monoclonali. La terapia è a base di clorochina oppure chinino,
artemisinina, meflochina e alofantrina
Toxoplasma *** : appartenente alla classe degli Sporozoi (protozoi di piccole
dimensioni che parassitano le cellule, caratterizzati sia da fenomeni
asessuati/schizogonia, che da fenomeni sessuati/sporogonia). Delle 7 specie, solo
Toxoplasma Gondii è patogeno per l'uomo. Estremamente diffuso, si stima che circa
tra 40% e 80% della popolazione mondiale sia portatore sano di questo protozoo.
Genericamente il contagio avviene tramite ingestione di cibi o acqua contaminate da
feci di gatto (ospite definitivo di Toxoplasma gondii). Il ciclo vitale del Toxoplasma
gondii ha due fasi. La prima avviene nell'ospite definitivo, un felino e comprende la
riproduzione sessuata: il gatto, si infetta ingerendo carne contenente cisti del
parassita oppure oocisti sporulate. Gli sporozoiti, grazie all'azione dei succhi
digestivi, fuoriescono dall'oocisti e possono infettare le cellule epiteliali
dell'intestino tenue dove si riproducono microgametocita (forma maschile) e
macrogametocita (forma femminile) e formano oocisti, che vengono espulse con le
feci. Le cisti, contengono ognuna 4 sporozoiti, gli elementi infettanti. Nella seconda
fase, il parassita si riproduce solo in maniera asessuata in ogni animale a sangue
caldo (tranne i felidi). Gli ospiti intermedi si possono infettare o da oocisti presenti
negli alimenti o acque parassitate; il parassita passa la barriera intestinale, invade
per via ematica cellule di svariati tessuti (viene chiamato merozoite) e vi forma i
vacuoli parassitofori. All'interno di questo vacuolo Toxoplasma gondii si propaga in
una serie di divisioni finché la cellula infetta si lisa. Questa forma di replicazione
veloce e asessuata di Toxoplasma gondii è chiamata tachizoite. Di norma dopo
questa prima fase l'ospite acquisisce una certa immunità e questo determina la
comparsa di una forma riproduttiva lenta, detta bradizoite perché gli anticorpi
prodotti limitano l'invasività. I vacuoli del bradizoite possono formare cisti nel
tessuto degli ospiti infetti (soprattutto nei muscoli e nel cervello) e possono
impiegare anni a svilupparsi definitivamente. Se vengono infettati gli enterociti, gli
sporozoiti vengono liberati nel lume, si trasformano in cisti e vengono eliminati per
ricominciare il ciclo. Lo sporozoite, il tachizoite ed il bradizoite presentano struttura
simile con un complesso apicale (conferisce la capacità di penetrazione cellulare del
parassita, con funzione simil lisosomiale – costituito da rhoptries e micronemi)
situato sul polo della cellula. Patologicamente l’infezione può essere asintomatica (il
più delle volte) o in soggetti immunodeficienti (es HIV positivi) si può manifestare
con focolai necrotici multipli o meningoencefalite da Toxoplasma; l’infezione può
anche presentarsi in forma di linfoadenite febbrile benigna similmononucleosica. La
diagnosi può essere effettuata tramite ricerca diretta viene effettuata sul materiale
fecale “a fresco” o tramite colorazione, tramite ricerca sierologica, Dye Test (o test
di Sabin, usa Toxoplasmi virulenti legati a fattori del complemento e anticorpi del
paziente; se gli anticorpi si legano, i Toxoplasmi non assumono colorazione blu –
risultato positivo) immunofluorescenza o emoagglutinazione. La terapia è a base di
pirimetamina

Emoflagellati : protozoi flagellati che si localizzano nel sangue e nei tessuti profondi.
Presentano diversi aspetti morfologici a seconda dello stadio di sviluppo:
amastigote, promastigote, epimastigote, trypomastigote. L’amastigote è la forma
più semplice: intracellulare, piccolo diametro, nucleo polare posteriore e flagello
polare anteriore rudimentale non fuoriuscente dalla tasca flagellare. Promastigote:
cellula allungata di dimensioni maggiori con lungo flagello che fuoriesce dalla tasca;
il nucleo è più centrale ed il cineplasto (blefaroplasto) è anteriore al nucleo.
Epimastigote: forma allungata, il flagello fuoriesce dal terzo anteriore del corpo del
protozoo e vi rimane in contatto tramite membrana ondulante, rendendosi libero al
polo anteriore. Trypomastigote: grandi dimensioni, nucleo centrale, cineplasto al
polo posteriore e davanti a questo l’emergenza della tasca flagellare con flagello che
rimane adeso al protozoo mediante una lunga membrana ondulante e si rende
libero sul polo anteriore

Tripanosomi : emoflagellati facenti parte dell’ordine kinetoplastida, il genere


trypanosoma si divide in 2 subgeneri, trypanozoon e schizotrypanum di cui fanno
rispettivamente parte trypanosoma brucei (tripanosomiasi africana) e trypanosoma
cruzi (tripanosomiasi americana)

- Trypanosoma brucei: agente eziologico della tripanosomiasi africana, viene


portato dall’insetto vettore (glossine) e immesso nell’ospite tramite pasto
ematico. Esiste in 2 diverse forme: brucei gambiense e brucei rhodesiense.
Gambiense viene trasmesso da glossine igrofile (vivono presso i corsi d’acqua)
e presenta andamento acuto mentre Rhodesiense da glossine xerofile (vivono
in zone aride) e presenta andamento cronico. Serbatoio di entrambe le forme
sono le antilopi. Il ciclo vitale è lo stesso in entrambe le forme: durante il
pasto ematico il protozoo viene inoculato nel sottocute, si moltiplica e
penetra sotto forma di trypomastigote nel circolo ematico, da dove poi può
colonizzare il sistema linfatico e il sistema nervoso centrale o essere
riassimilato dall’insetto vettore. Patogenicità: prevede un periodo di
incubazione da 20 giorni ad un anno; segue una fase emolinfatica che
corrisponde al periodo di invasione ematica del protozoo, in cui i protozoi
raggiungono i linfonodi dando linfoadenopatia, febbre, linfoadenomegalia ed
epatosplenomegalia; in ultimo, la fase di localizzazione cerebrale dà
leptomeningiti, emorragie, rammollimenti cerebrali e coma (malattia del
sonno?). Diagnosi: diretta tramite esame di sangue e liquor cefalorachidiano o
“a fresco” o con colorazione di Giemsa, oppure tramite tecniche di
concentrazione (goccia spessa – effettuata senza fare lo striscio – o
centrifugazione), prove colturali (terreno NNN), analisi sierologiche o prova
biologica. Terapia: per la fase acuta si usano suramina o pentamidina, mentre
per la fase cerebrale il melarsoprolo (che attraversa la barriera emato-
encefalica)

- Trypanosoma cruzi: agente eziologico della tripanosomiasi americana, viene


portato dall’insetto vettore ed emesso con le feci di questo. Può penetrare
durante il pasto ematico attivamente nella cute o essere ingerito con cibo e
acqua contaminati. Una volta penetrato in forma di trypomastigote, colonizza
il sistema macrofagico e si trasforma in amastigote, dando il via a scissioni
binarie ripetute. Penetra nuovamente nel sangue in forma di trypomastigote,
infetta cellule muscolari lisce e striate e viene riassimilato dall’insetto vettore
tramite pasto ematico. Patogenicità: l’incubazione dura 20 giorni circa,
risultando genericamente asintomatico e non inducendo produzione di
anticorpi grazie alla sua localizzazione intracellulare; successivamente
aggredisce il cuore, l’esofago e il colon, portando a infiammazione e fibrosi;
causa inoltre megalie e ipertrofie diffuse. La diagnosi si effettua tramite
ricerca diretta nel sangue dell’ospite, o a fresco o tramite colorazione di
Giemsa, oppure tramite tecniche di concentrazione, prove colturali (terreno
NNN) o prova biologica. La terapia è con nifurtimox o beznidazolo

Leishmania ****** : emoflagellati facenti parte dell’ordine kinetoplastida e della


famiglia tripanosomatidae, il genere Leishmania comprende più specie patogene per
l’uomo, raggruppate in complessi in base all’effetto patologico: complesso
Leishmania donovani (interessa India, Mediterraneo, America meridionale; specie
responsabili di leishmaniosi viscerali o kala-azar), complesso Leishmania tropica
(interessa India, Medio oriente, Africa occidentale; specie responsabili delle
leishmaniosi cutanee del vecchio mondo), complesso Leishmania mexicana e
brazilensis (interessa l’America latina; specie responsabili delle leishmaniosi cutanee
del nuovo mondo). Il ciclo vitale prevede solamente 2 stadi: quello di promastigote e
amastigote. L’insetto vettore assimila l’amastigote durante il pasto ematico; questo
si trasforma in promastigote e penetra l’intestino dell’insetto vettore, raggiungendo
le ghiandole salivari dell’insetto. L’insetto trasmette la leishmania sotto forma di
promastigote che infetta il sistema reticolo-endoteliale di diverse strutture corporee
a seconda del tipo di leishmaniosi, diventando successivamente amastigote
intracellulare e ricominciando il ciclo non appena giunge l’insetto vettore. Se si parla
di complesso donovani, i parassiti invadono prevalentemente il sistema reticolo-
endoteliale di milza, fegato, linfonodi e midollo; nel complesso tropica e brazilensis
invece i protozoi vengono fagocitati localmente nel punto dell’infezione e quando la
cellula si lisa, l’infezione si propaga per contiguità (nel complesso brazilensis è
possibile anche la diffusione metastatica, ematica o linfatica che sia)

- Leishmaniosi viscerale: in questo caso, il sistema reticolo endoteliale è pieno


di macrofagi infarciti di protozoi; questi macrofagi non sono attivati da una
buona interazione con i TH1 e restano incapaci di rispondere all’infezione.
Dopo 2-4 mesi di incubazione si ha interessamento generalizzato con febbre,
epatosplenomegalia, linfoadenomegalia, iperplasia macrofagica.
Successivamente la febbre diviene ondulante e in assenza di terapia si giunge
a cachessia terminale (in condizioni acute, si può giungere a stadio terminale
in 3-4 settimane). Diagnosi: identificazione microscopica del parassita nei
tessuti colpiti, o a fresco mediante biopsia o con colorazione di Giemsa,
coltura in terreno NNN, immunofluorescenza, ricerca di reazione anticorpale
(intradermoreazione o prove sierologiche). Terapia con preparati antimoniali
(antimoniato di meglumina, stibogluconato di sodio) e amfotericina B

- Leishmaniosi cutanea del vecchio mondo: dopo un’incubazione di 4-8


settimane appare una lesione papulo-nodulare nella sede di inoculo. Può
successivamente ulcerare e infettarsi per sovrainfezione batterica. Diagnosi:
ricerca diretta nelle essudazioni delle lesioni ulcerative o a fresco mediante
biopsia o con colorazione di Giemsa, coltura in terreno o ricerca di reazione
anticorpale (intradermoreazione o prove sierologiche). Terapia con preparati
antimoniali
- Leishmaniosi cutanea del nuovo mondo: dopo un’incubazione di 4-8
settimane appare una lesione papulo-nodulare nella sede di inoculo. Può
successivamente ulcerare e infettarsi per sovrainfezione batterica. Causa una
molteplicità di forme patologiche: L’ulcera de los chicleros, il pian bois, l’uta,
l’espundia e la leishmaniosi cutanea anergica disseminata. Diagnosi: ricerca
diretta nelle essudazioni delle lesioni ulcerative o a fresco mediante biopsia o
con colorazione di Giemsa, coltura in terreno o ricerca di reazione anticorpale
(intradermoreazione o prove sierologiche). Terapia con preparati antimoniali

Giardia : protozoo flagellato. 3 specie sono appartenenti alla Giardia e questa è


reperibile in 2 distinte forme: il trofozoite e la cisti. Il trofozoite è la parte “mobile”
ed infettivamente attiva: ha aspetto piriforme, presenta un disco ventrale dietro a
cui si evidenziano 2 nuclei asimmetrici, 4 blefaroplasti (chiamato anche corpo basale
ed originato dalla divisione del centrosoma, costituisce il motore del flagello) e 8
flagelli. La cisti invece è la parte adibita alla sopravvivenza ed alla trasmissione: ha
struttura fibrillare (spessore 0,5 micrometri), quattro nuclei (2 nelle forme giovani),
disco striato, corpo mediano, 8 blefaroplasti, presenta una parete cistica ed
all’interno di questa ma separato dalla stessa, si trova il materiale citoplasmatico in
forma granulare. A trasmissione oro fecale, il ciclo biologico prevede l’ingerimento
di una cisti da cibi o acqua contaminati. All’interno dello stomaco avviene
l’escistamento e la liberazione di 2 trofozoiti che aderiscono alla parete intestinale
duodeno-digiunale tramite un disco ventrale e formano i flagelli; si moltiplicano per
scissione binaria. Una volta che il trofozoite si trova al livello colico, i flagelli vengono
ritratti e il corpo protozoario viene condensato: si forma la cisti. Giardia lamblia
induce alterazioni nell’orletto a spazzola dell’epitelio intestinale e in risposta di ha la
produzione di IgM, IgG ma sopra tutto IgA (per limitare l’adesione di lamblia
all’intestino). Giardia intestinalis decorre la gran parte di volte asintomatica, ma se si
diffonde a tutta la parete intestinale, può dar luogo a sindromi da malassorbimento.
La diagnosi si effettua o tramite ricerca diretta nelle feci (trofozoite nelle feci
diarroiche, cisti in quelle normali), tramite biopsia, tramite tecniche
immunoenzimatiche e immunoelettroforetiche. La terapia prevede il metronidazolo
Trichomonas : protozoo flagellato. 3 specie di interesse medico, tra cui solo
Trichomonas vaginalis risulta realmente patogena. Trichomonas vaginalis non forma
cisti e non resiste molto al di fuori dell’uomo; la sua struttura comprende 4 flagelli
sul polo anteriore connessi ad un area blefaroplastica accolta in una semiluna di
microtubuli (pelta) e una membrana ondulante che si estende dal polo anteriore
fino alla metà del protozoo; il protozoo è attraversato da polo a polo da 50-60
microtubuli che formano l’assostilo. Presenti il golgi e ribosomi, ma i mitocondri
sono sostituiti da idrogenosomi (granuli periassostilari a metabolismo fermentativo).
Il ciclo vitale prevede il passaggio dall’uretra maschile al canale vaginale e viceversa.
Si moltiplica per scissione binaria. Le manifestazioni sono genericamente assenti
nell’uomo (tranne nella forma sintomatica di uretrite purulenta), mentre nella
donna si manifesta con microerosioni ulcerative vaginali con infiltrato leucocitario,
talora edema e leucorrea. Diagnosi diretta (a fresco o tramite colorazione di
Papanicolau) o mediante coltura. Terapia con metronidazolo

Entamoeba histolitica * : facente parte dell’ordine Amoebida e del genere


Entamoeba. Si stima che circa il 10% della popolazione mondiale sia portatore. Il
ciclo vitale di questo protozoo prevede 2 forme: trofozoite e cisti. Il trofozoite è
mobile e possiede un citoplasma differenziato in 2 porzioni: una più chiara
(ectoplasma) ed una più granulosa (endoplasma) in cui si localizzano i vacuoli
digestivi del sistema vescicolo-lisosomiale (con residui di globuli rossi interi o lisati)
ed il nucleo; non ci sono né i mitocondri, né il golgi, né il RER. La cisti invece è
quadrinucleata (solo nelle forme giovani è uninucleata) e presenta una parete cistica
formata da 2 strati: esocisti ed endocisti; è ricca di granulazioni di glicogeno. A
trasmissione oro-fecale le cisti si ritrovano su cibo e acqua contaminati; quando
questi vengono ingeriti, i processi digestivi (specie al livello del piccolo intestino)
liberano da una singola cisti 4 trofozoiti che arrivati nel cieco aderiscono alla mucosa
penetrando nelle cripte, dove maturano a trofozoiti mobili e grandi. Da qui il
trofozoite può restare sulla mucosa o diffondere a distanza in altri tessuti. Se il
protozoo si viene a trovare nel tratto terminale del grosso intestino può riformare
una cisti uninucleata, condensando il citoplasma, accumulando glicogeno e
formando la parete cistica. La cisti può sopravvivere fino a 2 settimane all’esterno
del corpo. Essenzialmente le strutture che mediano i meccanismi patogenetici sono
2: adesione alla mucosa intestinale tramite un’adesina specifica per il galattosio e
danno cellulare tramite enzimi proteolitici che vengono attivati da un aumento del
gradiente di Ca++. Le possibilità di patogenesi sono in relazione alla struttura
parassitata: nell’intestino può essere asintomatico o portare a ulcerazioni “a fiasco”
(possono risultare dolorose e portare a sclerotizzazione), nel fegato può generare
ascesso epatico (con febbre, dolore gravitativo ed epatomegalia), nel polmone può
generare ascesso polmonare che tende a svuotarsi nei vasi sanguigni o nei bronchi.
La diagnosi può essere effettuata tramite ricerca diretta viene effettuata sul
materiale fecale o su reperti bioptici “a fresco” o tramite colorazione, tramite
immunofluorescenza o emoagglutinazione. La terapia per le forme endoluminali è
con iodochinolo o paromomicina, per le forme sistemiche è con metronidazolo

Virologia generale

Classificazione di Baltimore + replicazione di ogni classe virale

LA CLASSIFICAZIONE DI BALTIMORE

Classificazione dei virus basata sulla natura del loro genoma (sia esso DNA, RNA, a
singolo a doppio filamento) e sul loro tipo di replicazione.

Deossiribovirus:

- Classe 1 (Herpesvirus): virus a DNA bicatenario che si circolarizza all’interno


della cellula (grazie alla presenza di sequenze ripetute ed invertite agli estremi). Il
nucleocapside viene trasportato lungo il citoscheletro fino in prossimità di un poro
nucleare e quando vi penetra, il DNA viene liberato nell’ambiente e intercettato
dall’apparato trascrittivo della cellula (che opera una trascrizione simmetrica, ossia
su entrambe le catene), producendo messaggeri che codificano per proteine precoci
e tardive. Le proteine precoci sono essenzialmente enzimi atti alla replicazione del
genoma (DNA-polimerasi-virus-specifica); le proteine tardive sono proteine
strutturali della progenie virale. La replicazione del genoma avviene post
circolarizzazione del genoma stesso ad opera della DNA-polimerasi-virus-specifica
tramite un meccanismo a rolling circle

- Classe 2 (Poxvirus): virus a DNA bicatenario le cui estremità sono


covalentemente legate tra di loro, il che ne consente la denaturazione in forma
circolare monocatenaria. Il processo di trascrizione si svolge totalmente nel
citoplasma grazie ad una RNA-polimerasi-DNA-dipendente che il virione possiede
con se. La trascrizione comincia nel core e vengono prodotte proteine precoci che
consentono l’esposizione dell’acido nucleico nel citoplasma che viene
successivamente duplicato ad opera di enzimi virali e ulteriormente trascritto,
formando messaggeri tardivi che codificano per enzimi e proteine strutturali che
consentono la formazione del virione

- Classe 3 (Parvovirus): virus a DNA monocatenario lineare con le estremità


ripiegate a forcina. Divisi in virus autonomi e Dependovirus (necessitano di
coinfezione di Herpesvirus). In quelli autonomi, la replicazione è possibile solo nella
fase S del ciclo cellulare (quando si sta replicando il DNA). Il materiale genetico, una
volta raggiunto il nucleo cellulare, viene intercettato dalle polimerasi cellulari e
usando le estremità ripiegate come innesco, viene duplicato. Si produce così una
struttura bicatenaria (che è congiunta all’estremità 3’) che funge da stampo per la
trascrizione di messaggeri per proteine strutturali e non. La struttura bicatenaria
viene successivamente tagliata da un enzima virus specifico, producendo sia una
catena neoformata (che possiede l’estremità a forcina “sottratta” alla vecchia
catena) sia una catena vecchia, mancante di un tratto; quest’ultimo viene ri-
sintetizzato sull’estremità 3’ grazie alla linearizzazione dell’estremità a forcina della
nuova catena. Le due molecole vengono successivamente separate grazie ad enzimi
ad azione elicasica e successivamente ri-strutturate (formazione di forcine) per poi
essere incapsidiate separatamente in virioni distinti

- Classe 4 (Hepadnavirus): virus a DNA parzialmente bicatenario e circolare.


Penetra nella cellula tramite endocitosi mediata da recettore (p170);
successivamente il DNA incompleto viene trasferito nel nucleo dove si completa la
struttura bi-catenaria (sintesi di riparo) ad opera di enzimi cellulari, si trascrive il
genoma con la formazione di 2 classi di RNA: messaggeri e pre-genomici. I
messaggeri codificano per le proteine virus specifiche del peplos (S) e la proteina
derivata dal gene X, mentre i pre-genomici prima formano le proteine capsidiche (C)
e successivamente vengono incapsidiati da queste, all’interno di un “provirione”
dove grazie ad una DNA polimerasi RNA-dipendente o trascrittasi inversa viene ri-
formato il genoma originale (previo passaggio in un intermedio RNA-DNA). Il virione
a questo punto acquisisce l’involucro pericapsidico dal RE/Golgi con i relativi
antigeni fissati al di sopra HBsAg e viene espulso tramite esocitosi dalla cellula
(caratteristico l’eccesso di produzione di peplos/antigeni HBsAg, che possono essere
reperiti nel sangue in strutture sferoidali vuote). Il processo avviene senza
integrazione del DNA nel nucleo cellulare (anche se questo è comunque possibile).

Ribovirus:

- Classe 1 (Calicivirus, Picornavirus, Flavivirus, Togavirus): virus a RNA +


monocatenario. L’RNA è poliadenilato all’estremità 3’ mentre all’estremità 5’ è
associato ad una piccola proteina. Il tutto serve a mimare la struttura di un RNA
messaggero cellulare. Appena associatosi ai ribosomi, codifica per un’unica
poliproteina che viene poi tagliata in proteine strutturali e non strutturali. La RNA-
polimerasi-RNA-dipendente, derivata da queste ultime proteine, trascrive l’RNA
virale in una molecola di RNA - complementare, che a sua volta viene ri-trascritto
dalla stessa polimerasi in diverse molecole di RNA +, identiche al genoma originale

- Classe 2 (Orthomyxovirus, Rhabdovirus): virus a RNA - monocatenario, intero


o segmentato. Se il genoma è intero, una volta scapsidiato l’RNA - viene intercettato
da una RNA-polimerasi-RNA-dipendente e viene trascritto in un RNA + messaggero;
successivamente viene tradotto dai ribosomi cellulari nelle varie proteine virus
specifiche, sia strutturali che non strutturali (enzimatiche); una RNA-polimerasi-
RNA-dipendente neoformata ritrascrive l’RNA - iniziale (genomico) in molte copie di
RNA + pre-genomico e quest’ultimo viene ritrascritto dallo stesso enzima in RNA -
che viene incapsidiato e fuoriesce dalla cellula. Se il genoma è segmentato, ai vari
frammenti di RNA -, scapsidiati e penetrati nel nucleo, viene aggiunto un primer
dalla polimerasi II cellulare. A questo punto la RNA-polimerasi-RNA-dipendente
virale (presente sempre all’interno del capside virale ed inoculata nella cellula
insieme all’RNA) trascrive gli RNA - in RNA messaggeri a polarità positiva, alcuni dei
quali vengono sottoposti a splicing, per poi essere trasferiti nel citoplasma e tradotti
nelle varie proteine virali. Tra queste vi sono la RNA-polimerasi-RNA-dipendente e
due proteine non strutturali (NS1 e NS2), che rientrano nel nucleo e trascrivono gli
RNA - genomici in molte copie di RNA + che vengono ritrascritti in RNA - (protetti dai
meccanismi di spicing da NS1 e NS2), trasportati nel citoplasma ed incorporati nella
nuova progenie virale.

- Classe 3 (Retrovirus): virus a RNA monocatenario ma diploide, con le 2


molecole parzialmente collegate all’estremo 5’ per via dei legami idrogeno. Subito
dopo la penetrazione del virus nella cellula, avviene la sintesi di un DNA bicatenario
ad opera di una trascrittasi inversa (DNA-polimerasi-RNA-dipendente), direttamente
all’interno del virione. Il DNA neosintetizzato viene quindi rilasciato e veicolato nel
nucleo dove si integra nel genoma della cellula ospite dove può rimanere a lungo in
forma latente. Quando le condizioni sono favorevoli, avviene la sintesi degli RNA
messaggeri, di cui alcuni vengono tradotti in poliproteine successivamente scisse in
varie proteine funzionali e strutturali mentre altri vengono trascritti dall’intero
provirus, formando RNA + genomici. Questi ultimi, grazie all’azione di determinate
proteine vengono protetti dai processi di splicing ed esportati nel citoplasma per
essere incapsidiati

- Classe 4 (Reoviridae): virus a RNA bicatenario. Possiedono un doppio capside.


In una prima fase, all’interno del capside interno (dopo l’eliminazione del capside
esterno) avviene il processo di trascrizione del genoma, ad opera di una RNA-
polimerasi-RNA-dipendente virale, che interessa solo il frammento RNA -,
generando diversi RNA + messaggeri che vengono proiettati all’esterno del capside.
Queste sono prima tradotte in proteine strutturali e non strutturali e
successivamente incapsidiate nei nuovi virioni, dove avviene la sintesi dei filamenti
RNA - necessari a completare la struttura bicatenaria. Segue l’apposizione del
secondo strato di proteine capsidiche

Farmaci antivirali – aciclovir, hiv

Prioni **

Oncogenesi virale

Virologia speciale

Rabdovirus **

Hortomixovirus

Portomixovirus (antigenic shift)

Erpesviridiae (varicella zoster, simplex e gladiatorum) **************

Hiv *******

HIV
Virus a RNA monocatenario ma diploide, con le 2 molecole parzialmente collegate
all’estremo 5’ per via dei legami idrogeno.

Penetrazione

La penetrazione del virus nei linfociti T-helper o Macrofagi avviene ad opera di


gp120 e gp41 che interagiscono con CD4. Gp120 è una glicoproteina di superficie
inserita nel peplos virale ed è ancorata tramite una porzione COOH all’estremo NH2
terminale di Gp41, che è invece inserita a pieno spessore nel peplos come proteina
transmembrana. Oltre a CD4 c’è bisogno anche dell’interazione con un corecettore,
ossia CXCR4 per i linfociti T e CCR5 per i macrofagi affinchè avvenga la penetrazione.
Il peplos si fonde con la membrana cellulare (ad opera di Gp41) e libera all’interno il
capside.

Replicazione

Successivamente il capside libera l’RNA + genomico che ha una costituzione


particolare: è costituito da una struttura codificante che presenta agli estremi una
sequenza di basi ripetute (sequenza R), poliadenilate nell’estremo 3’ e con un cap
all’estremo 5’. Tra le estremità R e la sequenza codificante si trova una sequenza, U5
all’estremo 5’ e una sequenza U3 all’estremo 3’, che serve alla replicazione. La
trascrittasi inversa virale, che ha bisogno di un innesco costituito da un tRNA
cellulare in 5’, trascrive il DNA corrispondente riformandone la sequenza, ossia
“salta” da un estremo all’altro inserendo U3 al lato più esterno dell’estremità 5’ e U5
al lato più esterno dell’estremità 3’ (il resto resta invariato). U3-R-U5 costituiscono i
LTR o long terminal repeat. Il DNA neosintetizzato diviene bicatenario e viene quindi
veicolato nel nucleo dove si integra nel genoma della cellula ospite grazie a delle
integrasi/endonucleasi, dove può rimanere a lungo in forma latente. Quando le
condizioni sono favorevoli, avviene la sintesi degli RNA messaggeri, di cui alcuni
vengono tradotti in poliproteine successivamente scisse in varie proteine funzionali
e strutturali mentre altri RNA vengono trascritti dall’intero provirus, formando RNA
+ genomici. Questi ultimi, grazie all’azione di determinate proteine vengono protetti
dai processi di splicing ed esportati nel citoplasma per essere incapsidiati
Genoma di HIV

Possiede essenzialmente 3 geni principali e almeno 6 geni per proteine regolatrici.


Parlando dei geni principali, abbiamo gag, pol ed env. Gag e Pol vengono trascritti e
tradotti insieme, formando una poliproteina p180 che viene scissa in p55 e in enzimi
virus specifici (proteasi, trascrittasi inversa ed endonucleasi); p55 a sua volta viene
scissa in p17 (forma la matrice virale), p24 (forma l’involucro del core e l’antigene
CA) e p9 (si lega alle molecole di RNA come proteina nucleo-capsidica). Il gene env
viene tradotto in una proteina p88 che viene glicosilata, trasformandosi in Gp160;
quest’ultima viene scissa in Gp120 e Gp41, entrambe inserite nel peplos
(penetrazione)

Proteine regolatrici

Sono sei proteine che regolano il ciclo replicativo di HIV

- Tat: una volta sintetizzata, rientra nel nucleo e funziona da transattivatore


della replicazione virale, inducendola. Recluta anche delle proteine adattatrici che
fungono da adattatori trascrizionali

- Rev: una volta sintetizzata, rientra nel nucleo e regola la produzione di RNA
virus-specifici. Protegge l’RNA messaggero dai processi di splicing

- Vpu: si lega ai CD4 intracellulari nel reticolo endoplasmatico, impedendo


l’associazione tra le Gp120/Gp41 e il CD4 stesso

- Nef: blocca l’espressione di CD4 e MHC1 nelle cellule infettate in modo da


inibire la risposta immunitaria nei loro confronti (specie la risposta citotossica)

- Vif: degrada la citosina deaminasi cellulare, impedendole di fungere da “difesa


antivirale intracellulare”

- Vpr: favorisce il trasporto intranucleare del complesso nucleoproteico

Hepaxvirus – epatite c, b *************

Poliovirus *****

Virus della rabbia

Rosolia *
Papilloma *

Rotavirus *

ROTAVIRUS

Estremamente diffusi, si stima che oltre il 90% degli umani entro i 5 anni di vita ne
siano stati infettati. Trasmessi con circuito oro-fecale, causano enteriti con febbre
elevata, manifestazione diarroica grave e vomito; agiscono soprattutto nei mesi
invernali. Può generare una diarrea così grave da causare deplezione idrosalina
ingente e necessità di ricovero ospedaliero; nei paesi non industrializzati è una delle
prime cause di morte in età infantile.

Replicazione

virus a RNA bicatenario. Possiedono un doppio capside. In una prima fase,


all’interno del capside interno (dopo l’eliminazione del capside esterno) avviene il
processo di trascrizione del genoma, ad opera di una RNA-polimerasi-RNA-
dipendente virale, che interessa solo il frammento RNA -, generando diversi RNA +
messaggeri che vengono proiettati all’esterno del capside. Queste sono prima
tradotte in proteine strutturali e non strutturali e successivamente incapsidiate nei
nuovi virioni, dove avviene la sintesi dei filamenti RNA - necessari a completare la
struttura bicatenaria. Segue l’apposizione del secondo strato di proteine capsidiche

Struttura

Ha simmetria icosaedrica ed è formato da un virione con tre strati di subunità


proteiche (capsomeri), di cui quello più interno contiene un genoma formato da 11
segmenti di RNA bicatenario. Il genoma codifica per proteine strutturali (VP 1-4 e VP
6,7) e non (NSP 1-6). Strutturali: VP1 e VP3 sono associate all’ RNA e formano la
RNA-polimerasi-RNA-dipendente; VP2 formalo strato più interno del capside; VP6 lo
strato intermedio; VP7 lo strato più esterno; VP4 funge da antirecettore virale
perché viene tagliato dalla tripsina pancreatica in VP5 e VP8, di cui VP5
permeabilizza la membrana delle cellule intestinali mentre VP8 costituisce il vero e
proprio antirecettore virale che si lega all’acido sialico cellulare. Non strutturali:
NSP4 danneggia gli enterociti agendo da “tossina virale”, mentre gli altri NSP
intervengono nell’assemblaggio, nella trascrizione e nella replicazione del genoma
virale.

P.S: in base a VP6 si distinguono 7 diversi gruppi (A-G), ma la patologia umana è


genericamente di gruppo A

Diagnosi

Legata esclusivamente alla dimostrazione dei rotavirus in feci diarroiche (vengono


coltivati in colture VERO di rene di scimmia). Saggi immunoenzimatici rilevano anche
VP6

Terapia

Solamente sintomatica con reintegrazione del bilancio elettrolitico

Vaccino

Formato da virus attenuati ottenuto dal riassortimento di 5 diversi stipiti di rotavirus


umani e bovini (vaccino pentavalente)

Morbo celiaco

In soggetti geneticamente predisposti, è possibile che i rotavirus tramite la VP7


mimino la transglutaminasi tissutale (mimetismo antigenico), inducendo le difese
immunitarie a formare auto-anticorpi contro quest’enzima digestivo umano, con la
conseguenza che non appena il soggetto mangia del glutine e viene secreto l’enzima
si ha autoaggressione tissutale con reazione simil-allergica

Hepadnavirus

Calciviridiae

Poxvirus

Astroviridiae
Deltavirus

Reoviridiae

Flavivirus

Citomegalovirus

Virus influenza ; influenza A ; antigenic shift ***********

Ebola *

Marburg

Arbovirus **

Epstein barr *

Filovirus *

Enterovirus

Parassitologia generale

Ciclo vitale * : i parassiti metazoi (indicati comunemente come elminti)


comprendono anche parassiti di interesse medico come i Nematodi, i Cestodi e i
Trematodi data la loro capacità di parassitare sia le mucose esterne che i tessuti
profondi. Molti elminti possiedono uno schema di ciclo vitale comune , svolto in
ospiti differenti. L’ospite in cui so svolge la fase riproduttiva prende il nome di ospite
definitivo, mentre l’ospite che viene utilizzato per compiere determinati stadi
maturativi del ciclo vitale e poi abbandonato prende il nome di ospite intermedio.
Sono possibili anche “ospiti di trasporto”, in cui non avviene nessuna fase o
maturazione, ma viene accidentalmente infettato e successivamente abbandonato
dal parassita. L’azione patogena è molto variabile da parassita a parassita, ma in
comune vi è l’infiammazione in risposta agli antigeni parassitari e la formazione di
granulomi nelle aree parassitate. Per la diagnosi genericamente si ricercano le uova
o le IgE specifiche

Parassitologia speciale
Trematodi : vermi piatti di forma allungata e normalmente ermafroditi, tranne gli
Schistosomi. Genericamente hanno più ospiti e nell’ospite definitivo mostrano una
replicazione sessuata, mentre in quelli intermedi una asessuata. Sono
genericamente dotati di una ventosa buccale e una ventrale. Le loro uova
contengono il miracidio (embrione) che si sviluppa in ambiente acquatico e migrati
nell’ospite intermedio danno vita prima alla sporocisti e poi alle cercarie, che
migrano e infettano l’ospite definitivo tramite due vie: transcutanea o alimentare

Schistosoma * : genere di platelminti della classe dei trematodi. Sono 5 le specie


patogene per l’uomo. Il suo ciclo biologico prevede l’esistenza di un ospite
definitivo, vertebrato ed uno intermedio, mollusco. Tramite invasione transcutanea,
le cercarie entrano nei tessuti e si trasforma in schistosomulo che penetra i vasi
linfatici e raggiunge fegato e polmoni dell’ospite dove matura definitivamente. Gli
adulti discendono controcorrente nella vena mesenterica e nel plesso vescicale e si
accoppiano (diversa morfologia rispetto agli altri trematodi che gli consente di
accoppiarsi nel flusso ematico; il maschio presenta una doccia dove la femmina più
“cilindrica” che “piatta” si alloggia per l’accoppiamento), deponendo uova “spinose”
nei capillari della sottomucosa. Le spine determinano lesioni che causano la lisi del
tessuto e l’emissione delle uova tramite vie urinarie o fecali. Le uova si trasformano
in miracidio che infetta un mollusco acquatico e maturano in 4-6 settimane per
ricominciare il ciclo. Se le cercarie non trovano l’ospite definitivo in 48 ore muoiono.
Può determinare diverse reazioni patologiche: sindrome di Katayama – si formano
anticorpi verso gli stati larvali del parassita che danno origine a immunocomplessi
che determinano uno shock tossico; danni granulomatosi possono avvenire a
seguito di perforazione vasale e reazione infiammatoria scatenata dalle uova, sia
nell’intestino dove danno adito a formazione di polipi, sia nel fegato (uova
intrappolate nel torrente ematico che tornano al fegato) dove formano granulomi
ad evoluzione fibrosa (cirrosi epatica). La diagnosi si basa sul ritrovamento di uova e
la terapia è con praziquantel

Fasciola : classe dei trematodi. Due specie sono importanti per la parassitologia
medica umana: fasciola hepatica e fasciolopsis buski. In realtà, Fasciola hepatica è
un parassita di pecore e bovini, ma l’uomo può infettarsi a seguito dell’ingestione di
cercarie. Sono vermi piatti di 2-3 cm di lunghezza e 1 cm di larghezza, che vivono nei
dotti biliari e depositano le uova nel succo stesso che le trasporta all’esterno.
L’embrione ciliato (o miracidio) si libera dall’uovo e raggiunge attivamente l’ospite
intermedio, una chiocciola d’acqua dolce dove matura per 2 mesi circa diventando
cercaria. Queste ultime fuoriescono dalle chiocciole e si annidano sulla vegetazione,
da dove poi raggiungono l’ospite definitivo. Dall’intestino di quest’ultimo arrivano al
fegato, penetrando i tessuti attivamente; giunti nel fegato, discendono nelle vie
biliari e maturano come adulti. Fasciolopsis buski ha ciclo vitale simile a fasciola
hepatica, ma matura nel duodeno. La patogenesi epatica prevede febbre, ittero
ostruttivo vomito ed epatialgia (con spiccata eosinofilia); la patogenesi intestinale
prevede dolore di tipo ulceroso e sindromi da malassorbimento causate
dall’incistamento nella parete intestinale. La diagnosi è data da epatomegalia ed
eosinofilia sul fegato, mentre per l’intestino si ricorre alla ricerca di uova nelle feci.
Trattamento epatico con bitinolo; intestinale con praziquantel

Filariasi oculo-cutanee - Loa loa : facente parte della famiglia Filarioidea (nematodi
filiformi, adattati alla sopravvivenza in tessuti quali il sistema linfatico, il
connettivale; la forma adulta prevalentemente ha localizzazione linfatica e cutanea,
mentre quella embrionale ha prevalente localizzazione ematica; si dividono in
filariasi linfatiche, cutanee ed oculo-cutanee). Verme cilindrico presente solo in
Africa. L’insetto vettore è un moscerino ematofago in cui dopo 10 giorni di
maturazione, il nematode si sposta dalla muscolatura alla proboscide e viene
inoculato nell’ospite definitivo, l’uomo. Deposto nel sottocutaneo, il Loa loa migra
verso i tessuti cutanei di tutto il corpo. Gli adulti si accoppiano e liberano le
microfilarie già schiuse (riproduzione ovovivipara) nel sottocutaneo. Queste migrano
rapidamente verso i vasi linfatici e da li nel torrente ematico (dove vengono ri-
assimilate da un nuovo insetto vettore). La patologia include prurito, dolore locale o
parestesie, legate alle migrazioni degli adulti. La diagnosi si effettua sul quadro
clinico (segni della migrazione del verme sulla congiuntiva, camera anteriore
dell’occhio, frenulo linguale e sulle dita) e sul reperimento di microfilarie ematiche
(colorante Giemsa). Terapia con ivermectina
Filariasi cutanee – Mansonella ozzardi, Dracunculus medinensis : facente parte della
famiglia Filarioidea, sia Mansonella che Dracunculus sono nematodi che infettano
selettivamente la cute. Mansonella è trasmessa dal moscerino ematofago Simulium;
le microfilarie vengono assunte tramite pasto ematico dall’insetto e maturano nella
sua muscolatura per circa 8 giorni per poi trasferirsi nuovamente nella proboscide,
essere nuovamente iniettati nel sangue e migrare nel sottocutaneo, dove diventano
adulte, si accoppiano e depongono uova che si schiudono in microfilarie per
ricominciare il ciclo. Dracunculus invece non ha insetti vettori, ma entra nel corpo
umano tramite ingestione di crostacei non cotti; il verme adulto femmina depone le
uova emergendo direttamente dal sottocute in zone dove è presente acqua, le uova
si schiudono e gli embrioni vengono ingeriti dai crostacei Cyclops; gli embrioni poi
maturano nei tessuti gonadici del crostaceo che a sua volta può esere ingerito da un
umano; una volta nello stomaco, la larva penetra il tessuto e si porta fino al
sottocute, dove diventa adulto (la femmina misura circa 60 cm di lunghezza e 1,5
mm di diametro; il maschio 3 cm di lunghezza e 0,4 mm di diametro). Le patogenesi
associate sono - per Monsonella: orticaria, dolore articolare e cefalea; per
Dracunculus: lesione tissutale accompagnata da una reazione simil anafilattica
(nausea, diarrea, vomito, orticaria e reazione asmatiforme) dovuta a sostanze
tossiche secrete dalla femmina (il maschio è asintomatico). Diagnosi – per
Monsonella: reperimento di microfilarie ematiche; Dracunculus: clinica data
dall’osservazione del verme che emerge per partorire. Terapia – Monsonella:
ivermectina; Dracunculus: metronidazolo

Tenia solium *** : facente parte della classe dei cestodi, la tenia solium è un verme
piatto segmentato, parassita del tratto intestinale. Può raggiungere i 2-3 metri di
lunghezza o anche più e si annida nell’intestino tenue dell’uomo. Gli adulti sono
costituiti da una testa di 1 mm e circa 800-1000 proglottidi (12 mm larghezza e 6
mm lunghezza) che contengono 30.000-50.000 uova ciascuna. Normalmente il ciclo
vitale del parassita prevede come ospite intermedio il maiale, nel quale le uova si
sviluppano diventando prima oncosfere e poi tramite diffusione ematica diventano
cisticerchi in 2 mesi circa. Il cisticerco predilige il tessuto muscolare e quello
nervoso. L’uomo ingerisce carne cruda contenente i cisticerchi. Nello stomaco
umano, il cisticerco viene dissolto dagli enzimi e la larva viene liberata;
successivamente la larva, tramite il segmento craniale o scolice (contenente uncini
utilizzati per l’ancoraggio alla parete intestinale) aderisce alla parete intestinale e
comincia a produrre proglottidi, raggiungendo dimensioni da adulto completo in 6-
12 mesi e sopravvivendo nell’ospite per anche 25 anni. Genericamente l’infestazione
è totalmente asintomatica, ma se l’uomo diventa occasionalmente l’ospite
intermedio, la parassitosi (definita cisticercosi) si manifesta con granulomi
infiammatori, infiltrati di neutrofili, eosinofili, linfociti e macrofagi; se l’infestazione è
a carico del tessuto nervoso (specie cerebrale) la patologia può manifestarsi con crisi
convulsive e disturbi focali. La diagnosi si basa sul rinvenimento di uova nelle feci. Il
trattamento e con praziquantel 10 mg/kg in dose singola

Tenia saginata : uguale alla tenia solium, ma può raggiungere i 4-10 metri, produce
circa 2000 proglottidi dotate di mobilità propria e ciascuna contenente circa 100.000
uova. L’ospite intermedio è il bovino. Patologicamente asintomatica e non
determina mai cisticercosi nell’uomo. La diagnosi è fatta o tramite reperimento di
uova o tramite rinvenimento di proglottidi negli indumenti intimi (a causa della
capacità delle proglottidi di muoversi autonomamente e fuoriuscire dell’orifizio
anale). Terapia con praziquantel

Altro

Via alternativa del complemento

Dimerizzazione TLR

Microorganismi che causano meningiti (batterici, virali, micotici)

Differenza tra bacilli e clostridi *

Differenza tra enterobatteri e pseudomonas aeruginosa (ossidasi)

Differenza della titolazione della streptolisina

Sciamatura degli enterobatteri

Test su terreno di ames

Perché il prelievo va fatto prima del picco febbrile

Epec
Wright widal

Oncogenesi

LOS

Glicoproteine di superficie di Herpesvirus

HERPESVIRUS

Herpes simplex glicoproteine di superficie

Sull’envelope sono contenute 12 glicoproteine. Tra queste, g(D) è il vero e proprio


responsabile della fusione del peplos virale con la membrana cellulare. Si lega a
HVEM, nectina 1 e 2. Una volta ancorato, inizia la cooperazione delle altre
glicoproteine g(B), g(H) e g(L) che coadiuvano la fusione; il processo termina quando
il capside viene rilasciato nel citoplasma. Altre glicoproteine di superficie hanno
azioni difensive; g(c) lega il fattore C3 del complemento e lo degrada, diminuendo la
lisi dei virioni; g(E) legano la porzione Fc degli anticorpi, ricoprendo il virus e
nascondendone la presenza al sistema immunitario

Epstein-Barr glicoproteine di superficie

Il virus si lega a CR2 cellulare (sulla superficie dei linfociti B) tramite due
glicoproteine, Gp350 e Gp220, e penetra nel linfocita. La penetrazione è anche
coadiuvata da altri fattori, Gp25,38,42 e 85, che complessandosi con MHC2
funzionano da co-recettore per l’ingresso nei linfociti B

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