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SIMONE CHINAGLIA
Istologia Generale
Programma del Cdl Scienze e Tecnologie Biologiche
Curriculum Biomedico
I tessuti biologici
1. Tessuto epiteliale: le sue specializzazioni apicali (ciglia e flagelli) e le sue
specializzazioni basolaterali (giunzioni occludenti, aderenti, comunicanti)
2. Tessuto epiteliale ghiandolare: ghiandole esocrine, ectodermiche e endodermiche
e accenno alle mesodermiche. Cenni sulle ghiandole endocrine.
3. Tessuti connettivi propriamente detti e specializzati (cartilagine, osso, sangue e
midollo emopoietico).
4. Milza e linfonodi con cenni di immunologia.
5. Tessuto muscolare liscio, cardiaco e scheletrico, contrazione muscolare.
6. Tessuto nervoso: organizzazione funzionale, i neuroni e il trasporto assonico; le
sinapsi; le cellule della glia, la mielinizzazione
7. Microscopia ottica ed elettronica e preparazione dei campioni biologici.
Istologia Generale
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Istologia Generale
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Istologia Generale
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Istologia Generale
EPITELI E GHIANDOLE
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LEPITELIO
Cellule aderenti fra loro formano il rivestimento esterno ed
interno del copro conosciuto come epitelio.
I foglietti di cellule contigue che costituiscono
lepitelio dono uniti strettamente da particolari
complessi di giunzioni. Gli epiteli mostrano scarso
spazio intercellulare e poca matrice extracellulare.
Essi sono separati dal sottostante tessuto connettivo
per messi di una membrana basale prodotta dalle
stesse cellule epiteliali. Dato che gli epiteli nono sono
vascolarizzati, il nutrimento e lapporto di ossigeno
si realizzano per diffusione dai capillari del tessuto
connettivo sottostante attraverso la membrana
basale.
MEMBRANA BASALE
La membrana basale, composta da una lamina basale e
della lamina reticolare.
Linterfaccia tra epitelio e tessuto connettivo
occupata da una piccola zona acellulare, detta
membrana basale che si colora con la reazione
PAS e con i coloranti tipici per i GAG, una struttura
molto simile alla membrana basale, la lamina
esterna, circonda le cellule muscolari lisce e
scheletriche, gli adipociti e le cellule di Schwann.
La membrana basale, che visibile al microscopio
ottico, viene meglio definita allosservazione
elettronica e appare composta da due parti: la
lamina basale, elaborata dalle cellule epiteliali e la
lamina reticolare, elaborata dalle cellule presenti
nel tessuto connettivo.
Lepitelio legato al connettivo sottostante da questa
fascia acellulare, la lamina basale e la lamina
reticolare.
Istologia Generale
LA LAMINA BASALE
La lamina basale, prodotta dallepitelio, composta dalla
lamina lucida e dalla lamina densa.
Allosservazione con il microscopio elettronico, la
lamina basale si rivela costituita da due parti, la mina
lucina, una regine elettron-trasparente di 50nm di
spessore sotto lepitelio e la lamina densa, una
regione elettron-densa di 50 nm di spessore.
La lamina lucida costituita essenzialmente
dalle glicoproteine extracellulari laminina d
entactina, cos come da intregrine e da
distroglicani, recettori transmembrana che si
proiettano dalla superficie delle cellule epiteliali nella
lamina basale.
Nelle sezioni congelate rapidamente, la lamina lucida
assente, suggerendo che possa essere un artefatto
della fissazione del tessuto e che forse la lamina densa
possa essere pi vicina alle intregrine e ai
distroglicani della membrana plasmatica della base
dellepitelio di quanto si pensi.
La lamina densa comprende una rete di
collagene di tipo IV che rivestita, sia sul lato della
lamina lucida che della lamina reticolare, dal
proteoglicano perlecano. Le catene laterali di
eparan solfato che si proiettano dal lasse proteico
del perlecano formato un polianione. La faccia della
lamina densa, della pare ricolta verso la lamina
reticolare, possiede fibronectina.
La laminina ha dei domini che legano il collagene di
tipo IV, leparan solfato e le integrine ed i
distroglicani delle cellule epiteliali, delimitando cos
lancoraggio delle cellule epiteliali alla membrana
basale. La lamina basale a sua volta, ben ancorata
alla lamina reticolare tramite varie sostanze
comprese la fibronectina, le fibrille di ancoraggio
(collagene di tipo VII) e le microfibrille (fibrillina)
tutte elaborate dai fibroblasti del connettivo.
La lamina basale funziona sia come filtro molecolare
che come saldo e flessibile supporto per il sovrastante
epitelio.
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La capacit filtrante non dovuta soltanto alla
presenza della fine trama retiforme del collagene IV,
ma anche dalla presenza delle cariche negative del
leparan solfato, che limita notevolmente il passaggio
di molecole con cariche negative.
Altre funzioni della lamina basale sono: facilitare
lattivit mitotica e il differenziamento cellulare,
modulare il metabolismo, assistere nella formazione
della polarit cellulare, svolgere un ruolo nella
modificazione delle proteine integrali nella porzione
basale della membrana plasmatica e agire da guida
nella migrazione delle cellule epiteliali presenti sulla
sua superficie, come nel caso dei processi di
riepitelizzazione delle ferite cutanee oppure durante
il ripristino delle giunzioni neuromuscolari, durante
la rigenerazione dei nervi motori.
LA LAMINA RETICOLARE
La lamina reticolare, prodotta dai componenti del tessuto
connettivo, responsabile dellattacco della lamina densa
al sottostante tessuto connettivo.
La lamina reticolare, regione di spessore
variabile, elaborata dia fibroblasti ed composta da
collagene di tipo I e III.
situata allinterfaccia tra la lamina basale ed il
sottostante tessuto connettivo, con uno spessore che
varia a seconda delle forze di frizione cui sottoposto
il sovrastante epitelio. spessa nella pelle e molto
sottile negli epiteli che delimitano gli alveoli
polmonari.
I collageni di tipo I e III del tessuto connettivo si
agganciano alla lamina reticolare, dove interagiscono
e si legano alle microfibrille ed alle fibrille di
ancoraggio della lamina reticolare. In aggiunta ai
gruppi basici delle fibre di collagene formano legano
con i gruppi acidi dei GAG della lamina densa.
I siti della fibronectina che si legano al collagene ed ai
GAG rafforzano ulteriormente lancoraggio della
lamina basale alla lamina reticolare.
Istologia Generale
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Classificazione dellepitelio
Semplice
Tipo
Localizzazione
Squamoso
Piatta o
pavimentosa
Cubico
Cubica o
isoprismatica
Cilindrica o
batiprismatica
Pseu
dost
ratifi
cato
Cilindrico
Stratificato
Squamoso
(Non cheratinizzato)
Squamoso
(cheratinizzato)
Cubico
Piatta nucleata
Funzioni
Rivestimento delle
membrane di trasporto di
fluii, scambio gassoso,
lubrificazione, riduzione
dellattrito (favorisce perci
il movimento dei visceri)
Secrezione, assorbimento,
protezione
Trasporto, assorbimento,
secrezione, protezione
Secrezione, assorbimento,
lubrificazione, protezione,
trasporto
Protezione, secrezione
Piatta anucleo
Protezione
Cubica
Assorbimento, secrezione
Cilindrico
Cilindrica
Transizionale
A forma di cupola
(organo rilassato),
piatta (organo
disteso)
Secrezione, assorbimento,
protezione
Protezione, estensibile
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EPITELIO SQUAMOSO SEMPLICE
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EPITELIO COLONNARE SEMPLICE
Istologia Generale
Dato che lo strato superficiale formato da cellule
nucleate, questo epitelio viene detto non
cheratinizzato. Questo tipo di epitelio ricopre
superfici umide quali cavit orali, faringe, esofago,
corde vocali, vagina.
Cheratinizzato
Lepitelio squamoso stratificato cheratinizzato
caratterizzato dalla presenza negli strati pi
superficiali di cellule morte, dove i nuclei e il
citoplasma son completamente sostituiti da
cheratina.
Questo epitelio costituisce lepidermide della
pelle, uno strato molto resistente ed impermeabile
allacqua.
EPITELIO CUBICO STRATIFICATO
Lepitelio cubico stratificato, che possiede solo un
paio di strati cellulari, riveste i dotti delle ghiandole
sudoripare.
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poliedriche, le cellule pi superficiali della vescica
vuota hanno una forma rotondeggiante, talvolta con
due nuclei e sporgono da lune con una protrusione
cupoliforme.
Quando la vescica si distende invece, queste cellule
cupoliformi si distendono ed assumono una forma
piatta.
Lepitelio di transizione lo si trova esclusivamente
nellapparato urinario, dove riveste il tratto urinario
compreso tra i calici renali e luretra.
EPITELIO CILINDRICO
PSEUDOSTRATIFICATO
Lepitelio cilindrico pseudostratificato sembra essere
stratificato; tute le cellule sono in contatto con la
membrana basale.
Istologia Generale
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MICROVILLI
CIGLIA
Istologia Generale
GIUNZIONI OCCLUDENTI
Le giunzioni occludenti impediscono il movimento delle
proteine di membrana e il passaggio di molecole
idrosolubili attraverso gli spazi intercellulari.
Note anche come giunzioni strette le giunzioni
occludenti sono localizzate fra le membrane
plasmatiche di cellule adiacenti e sono le funzioni
apicali pi frequenti fra le cellule epiteliali. Formano
un specie di cintura che avvolge circolarmente
lintera cellula.
Nei punti di fusione, proteine intrinseche delle
due membrane, le claudine e le occludine, si
uniscono fa loro formando cos una saldature che
chiude quasi lo spazio intercellulare.
Sebbene le occludine e le claudine partecipino
entrambe alla formazione delle giunzioni strette
sembra che le claudine abbiamo un ruolo pi attivo
poche sembra che queste proteine siano responsabili
della chiusura deli spazi intercellulari. Esse sono
calcio-indipendenti e non formano adesioni cellulari
forti, per cui il loro contatto deve essere rinformato
dalle caderine e dalle proteine delle zone
occludenti citoplasmatiche.
Le giunzioni strette svolgo due funzioni:
(1) prevenire il movimento di proteine di
membrana dalla zona apicale verso la zone
basolaterale;
(2) unire le membrane plasmatiche di cellule
adiacenti impedendo processi di diffusione di
molecole solubili attraverso gli spazi intercellulari.
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intercellulare di 15-20 nm presente fra i due foglietti
interni delle membrane adiacenti, contiene delle
proteine delle calderine.
Queste proteine integrali di membrana calciodipendenti, sono delle proteine di legame
transmembrana.
La loro porzione intracitoplasmatica si lega ad una
regione specializzata della reta cellulare,
rappresentata da una fascio di filamenti d actina che
scorre parallelo lungo in versante citoplasmatico
della membrana.
I filamenti di acina sono saldati fra loro e con la
membrana cellulare dalla catenina, vinculina e dall
a-actina
Queste giunzioni non solo uniscono membrana
cellulari fra loro, ma tramite proteine di legame
transmembrana, connettono il citoscheletro delle
due cellule.
La faccia Adherentes simile alla giunzione
aderente, tranne per il fatto che non continua
attorno a tutta la circonferenza cellullare. Invece di
una cintura come un nastri.
Le cellule muscolari cardiache rappresentano un
esempio di cellule attaccate luna allaltra mediante
le fasce di adesione.
(v.di lessenziale di biologia molecolare)
DESMOSOMI (Maculae Adherentes)
I desmosomi sono giunzioni simili a saldature lungo la
porzione laterale delle membrane cellulari capaci di
resistere a forze di tensioni.
Istologia Generale
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GIUNZIONI COMUNICANTI
EMIDESMOSOMI
Gli emidesmosomi legano la porzione basale della
membrana plasmatica alla sottostante membrana basale.
Gli emidesmosomi servono per ladesione della
parte basale della cellula alla membrana basale.
Sul versante citoplasmatico della porzione basale
del plasmalemma si notano delle placche di
adesione composte da desmoplachine, plectine ed
altre proteine associate.
In queste placche si inseriscono tonofilamenti di
cheratina in maniera diversa da quanto osservato
nei desmosomi. In queste strutture si attaccano anche
le proteine di legame transmembrana tramite
la loro porzione citoplasmatica, mentre con la parte
extracellulare queste proteine contraggono rapporto
con la laminina e il collagene di tipo IV della
membrana basale. Mentre le proteine di legame
transmembrana degli emidesmosomi sono delle
intregrine, famiglia di recettori per la matrice
extracellulare quelle dei desmosomi, invece sono
della famiglia delle caderine, adatte per i contatti
cellula-cellula.
Istologia Generale
GHIANDOLE
Le ghiandole si originano da cellule epiteliali che
lasciano la superficie dove si sono sviluppate e
penetrano nel sottostante connettivo, formando una
membrana basale a attorno a loro. Le unit
secretorie, insieme ai dotti, costituiscono il
parenchima della ghiandola; il tessuto connettivo
che penetra nel parenchima e ne costituisce il
supporto rappresenta lo stroma della ghiandola.
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Le ghiandole che secernono il loro prodotto
tramite la via costitutiva secretoria lo fanno di
continuo rilasciando i loro prodotti senza una fase di
accumulo e senza bisogno di ricevere alcun segnale.
Le ghiandole che funzionano con un meccanismo di
secrezione regolata concentrano ed accumulano
il loro prodotti fino a che non ricevono un segnale di
secrezione.
LE GHIANDOLE ESOCRINE
Istologia Generale
Le ghiandole apocrine (es: la ghiandola
mammaria in allattamento) riversano una parte del
loro citoplasma apicale insieme a prodotto di
secrezione. Nelle ghiandole olocrine (es: ghiandole
sebacee), la cellula secretoria matura e muore,
diventando anchessa prodotto di secrezione.
GHIANDOLE ESOCRINE UNICELLULARI
Le ghiandole esocrine unicellulari rappresentano lesempio
pi semplice di ghiandola esocrina.
Questo tipo di ghiandole, rappresentate da
cellule isolate poste nel contesto di un epitelio, sono
la forma pi semplice di ghiandole esocrine.
Uno degli esempi pi classici sono le cellule
caliciformi che si trovano nel contesto degli epiteli
che delimitano il tratto digestivo ed alcune porzioni
del tratto respiratorio. Il loro prodotto di secrezione
ha una funzione protettiva della superficie epiteliale.
Le cellule caliciformi prendono questo nome
dal fatto che assomigliano a dei calici. La loro sottile
regione basale a contatto con la membrana basale
stretta, mentre la porzione apicale che si espande, la
teca, raggiunge il lume dellintestine o del tratto
respiratorio.
La teca ripiena di goccioline di secrezione
delimitate da membrana che spingono il citoplasma
alla periferia ed il nucleo verso la parte basale. Il
rilascio del muco influenzato da sostanze chimiche
irritanti o da innervazioni parasimpatiche che porta
ad esocitosi dellintero contenuto della cellula con
funzione protettiva e lubrificante della superficie
epiteliale.
GHIANDOLE ESOCRINE MULTICELLULARI
Le ghiandole esocrine multicellulari sono formate da
raggruppamenti organizzati di unit secernenti.
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Queste cellule non funzionano in modo
indipendente fra loro, ma si comportano come un
organo secretorio le ghiandole esocrine
multicellulari posso formare ghiandole a struttura
semplice, come nel caso delle ghiandole dellutero o
della mucosa gastrica, oppure a struttura complessa
composte da vari tipi di unit secernenti ed
organizzate in strutture ramificate.
Data la loro organizzazione strutturale, le
ghiandole multicellulari, vengono classificate in base
alla disposizione delle loro unita di secrezione e dei
dotti cos come in base alla forma della unit
secretorie.
Le ghiandole multicellulari si classificano in
semplici, quando il dotto non si ramifica e in
composte quando i dotti si ramificano. In base alla
forma delle unit di secrezione, le ghiandole vengono
classificate in tubolari, acinose (chiamate anche
alveolari, simili ad un grappolo) e tubolaveolari.
Le ghiandole multicellulari pi grosse sono avvolte
da una capsula connettivale, dalla quali si dipartono
dei setti connettivali che vanno a suddividere la
ghiandola in lobi e lobuli.
LE GHIANDOLE ENDOCRINE
Le ghiandole endocrine son prive di dotti ed il loro
prodotto di secrezione quindi rilasciato direttamente nel
circolo sanguigno.
Le ghiandole endocrine riversano il loro secreto, gli
ormoni, nei vasi linfatici e sanguigni, per raggiungere
gli organi bersaglio, le principali ghiandole endocrine
del corpo mano sono la surrenale, lipofisi, la
paratiroide, lepifisi, cos come lovaio, la placenta
ed i testicoli.
Le isole di Langherans e le cellule interstiziali
del Leydig sono particolari, in quanto sono dei
raggruppamenti di cellule inserite in uno stroma
connettivale di altri organi (rispettivamente del
pancreas e del testicolo).
Istologia Generale
IL TESSUTO CONNETTIVO
Il tessuto connettivo forma un tessuto in stretta
connessione con il tessuto epiteliale, muscolare,
nervoso e con gli altri componenti dello stesso
connettivo, per assicurare una integrazione funzionale
dellorganismo. La maggior parte del tessuto
connettivo si origina dal foglietto mediamo
embrionale, il mesoderma. Da questo foglietto si
sviluppano le cellule pluripotenti del mesenchima,
sebbene, per alcune aree della testa e del collo, il
mesenchima si sviluppa dalle cellule delle creste
neurali.
Il tessuto connettivo maturo viene classificato in
tessuto connettivo propriamente detto e
tessuto connettivo specializzato (cartilagine,
osso e sangue).
Funzioni del tessuto connettivo
Al tessuto connettivo vengono attribuite molte
funzioni, le cui pi importanti sono:
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contro gli antigeni; (3) attraverso alcune cellule che
producono sostanze farmacologiche che aiutano a
controllare il processo infiammatorio. Il tessuto
connettivo inoltre, contribuisce alla protezione
dellorganismo, fungendo da barriera fisica contro la
penetrazione e diffusione di microrganismi.
La matrice extracellulare
LA SOSTANZA FONDAMENTALE
La sostanza fondamentale pu essere definita
come una matrice idratata e amorfa, composta da
glicosaminoglicani (GAG), lunghi polimeri lineari
formati
da
unit
saccaridiche
ripiegate;
proteoglicani, formati da un asse proteico al quale si
legano covalentemente i glicosaminoglicani;
glicoproteine adesive, grosse molecole che sono
responsabili dellunione dei vari componenti della
matrice extracellulare fra loro e con le integrine e i
distroglicani della superficie cellulare.
Le glicoproteine adesive sono di vario tipo.
Alcune di esse sono localizzate preferenzialmente nella
membrana basale, come la laminina, oppure nella
cartilagine e nellosso, come la condronectina e
losteonectina, rispettivamente. Altre, come la
fibronectina, sono diffusamente sparse nella matrice
extracellulare.
LE FIBRE
La componente fibrosa della matrice
extracellulare del connettivo rappresentata dalle
fibre di collagene che nonostante non siano elastiche
sono molto resistenti alla trazione. Ciascuna fibra
composta da subunit di tropocollagene, composta
da tre catene alfa avvolte a tripla elica. Gli
amminoacidi pi frequenti che troviamo nel collagene
sono Gly, Pro, Hyp e Hyl. Fino ad ora sono stati
scoperti oltre 20 tipi di collagene, ma i sei pi
rappresentativi sono:
Tipo I: nel connettivo propriamente
detto, nellosso, dentina e cemento;
Tipo II: nella cartilagine ialina ed elastica;
Tipo III: fibre reticolari;
Tipo IV: lamina densa della membrana
basale;
Istologia Generale
Fibroblasti;
Cellule adipose;
Mastocisti;
Periciti;
Macrofagi.
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Plasmacellule;
Linfociti;
Neutrofili;
Eosinofili;
Basofili;
Monociti;
Macrofagi.
Istologia Generale
MIOFIBROBLASTI
Sono dei fibroblasti che mostrano caratteristiche comuni sia
ai fibroblasti che alle cellule muscolari lisce.
Al microscopio elettronico, i miofibroblasti
mostrano fasci di filamenti di actina e corpi densi simili
a quelli delle cellule muscolari lisce. La differenza
sostanziale lassenza della lamina basale esterna
(membrana basale). I miofibroblasti sono abbondanti
nel processo di guarigione delle ferite dove hanno un
ruolo nei meccanismi di contrazione del tessuto; sono
presenti anche nel legamento periodontale dove
partecipano alleruzione dentale.
CELLULE ADIPOSE
Le cellule adipose sono cellule completamente differenziate
che agiscono nella sintesi, nellaccumulo nel rilascio di
grassi.
Le cellule adipose o adipociti derivano anchesse
de cellule mesenchimali indifferenziate fibroblastosimili, in determinate condizioni anche i fibroblasti
posso trasformarsi in adipociti. Le cellule adipose
completamente differenziate sono pi capaci di
dividersi. La loro funzione quella di sintetizzare ed
accumulare trigliceridi. Ci sono due tipi di cellule che
compongono due tipi diversi di tessuto adiposo. (1)
cellule con un'unica grade goccia lipidica, dette
cellule adipose uniloculari, che formano il tessuto
adiposo bianco e (2) cellule con piccole e numerose
goccioline lipidiche, dette cellule adipose
multiloculari, che costituiscono il tessuto adiposo
bruno. Il tessuto adiposo bianco pi diffuso di quello
bruno.
Gli adipociti del Bianco sono cellule voluminose
con un diametro che pu raggiungere i 120 micron e
che diventano di forma poliedrica quando si
ammassano insieme per costituire il tessuto adiposo.
Le cellule adipose uniloculari accumulano il grasso in
un'unica gocciola, che man mano che aumenti di
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volume, spinge il citoplasma ed il nucleo verso la
periferia contro la membrana citoplasmatica.
Le cellule adipose multiloculari differiscono da
quelle uniloculari sotto vari aspetti. Per primo le
cellule brune sono pi piccole e poligonali di quelle
bianche. Inoltre, dato che la cellula bruna accumula
il grasso sotto forma di minute gocciole, il nucleo
non viene spinto in periferia. Le cellule adipose
multiloculari possiedono mitocondri pi numerose
meno ribosomi liberi.
Accumulo e rilascio del grasso negli
adipociti
Nellintestino tenue, durante la digestione, i
grassi vengono scissi dalla lipasi pancreatica in
acidi grassi e glicerolo. Le cellule dellepitelio
intestinale assorbono queste sostanze e le
riesterificano nel REL in trigliceridi che, complessati
con proteine, formano i chilomicroni, questi
vengono rilasciati nello spazio extracellulare
attraversando la membrana basolaterale della cellula
e passano nel vaso chilifero del villo per poi passare
dalla linfa al torrente circolatorio. Sono presenti nel
circolo ematico lipoproteine a bassa densit (VLDL),
sintetizzate nel fegato, acidi grassi legati ad albumine.
Una volta nei capillari dei distretti adiposi, le
VLDL, gli acidi grassi ed i chilomicroni vengono
attaccati dalla lipoproteina lipasi (prodotta dalle
cellule adipose) e scissi in acidi grassi e glicerolo. Gli
acidi grassi si diffondono nel connettivo e vengono
internalizzati dalla cellula adiposa attraversando la
membrana plasmatica. Queste cellule quindi legano
il proprio glicerolo fosfato agli acidi grassi importati
per formare i trigliceridi, che vengono aggiunti alle
goccioline lipidiche che sono in via di formazione, in
base alle necessit. Va detto che le cellule adipose,
opportunamente stimolate dallinsulina, possono
convertire gli zuccheri ed amminoacidi in acidi
grassi.
La norepinefrina rilasciata dalle
terminazioni nervose dei neuroni simpatici
postgangliali nelle vicinanze delle cellule adipose. La
parte midollare della ghiandola surrenale, in
particolare durante sforzi fisici, produce
Istologia Generale
la norepinefrina e lepinefrina. Questi due ormoni
si legano ai ricettori del plasmalemma delladipocita,
attivando ladenilato ciclasi con conseguente
produzione di cAMP, secondo messaggero
intercellulare che, a sua volta, attiva la lipasi, questo
enzima scinde i trigliceridi in acidi grassi e glicerolo
che passano nel torrente circolatorio.
Le cellule adipose si trovano sparse nel
connettivo lassi di tutto il corpo ed in particolare in
sede perivasale. Possono formare intere masse
cellulari alle quali si d il nome di tessuto adiposo.
MASTOCITI (MAST CELL)
Le MAST CELL derivano da cellule staminali del midollo
osseo ed agiscono nella mediazione dei processi
infiammatori e nelle reazioni di ipersensibilit mediata.
Macrofagi sono cellule di forma irregolare con un
diametro di 20-30 micron. La superficie esterna non
liscia ma presenta talvolta corti prolungamenti che
in certi casi diventano dei filopodi lunghi e
digitiformi.
La caratteristica dei mastocisti che permette di
indentificarli data dalla presenza di numerosi
granuli circondati dal loro citoplasma. Questi granuli
circondati da citoplasma hanno un diametro che varia
0.3 a 0.8 micron e, data la presenza nel loro interno
di eparina (o condroitin solfato), un
glicosaminoglicano
solfati
si,
colorano
metacromaticamente con blu di toluidina (i granuli
appaiono porpora).
Al microscopio elettronico i granuli appaiono
molto variabili nella loro dimensione e forma e
presentano diversit ultrastrutturali anche allinterno
della stessa cellula. Per il resto del citoplasma non
presenta altre particolarit; sono presenti molti
mitocondri, rare cisterne del RER e un complesso di
Golgi non molto sviluppato.
Oltre alleparina, i granuli dei mastocisti
contengono istamina, proteasi neutre, aril solfatasi,
fattore chemiotattico eosinofilo e neutrofilo. Questi
agenti farmacologici presenti nei granuli vengono
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indicati come mediatori primari (noti anche come
mediatori preformati).
Oltre alle sostanze presenti nei granuli, i
mastocisti sintetizzano un certo numero di mediatori
a partire dal precursore di membrana lacido
arachidonico. Questi mediatori sintetizzati di nuovo
comprendono i leucotrieni, i tromboxiani e le
prostaglandine. Vengono anche rilasciate citochine
che per non derivano dallacido arachidonico. Tutti
questi mediatori vengono sintetizzati al momento del
loro rilascio e sono denominati mediatori
secondati (o di nuova sintesi).
Attivazione e degranulazione dei mastocisti
I mastocisti possiedono sulla loro superficie dei
ricettori ad alta affinit per il frammento Tc(FcRI)
della immunoglobuline E(IgE). La loro funzione ha
un ruolo importante nellambito della risposta
immunitaria
nellinnescare
una
risposta
infiammatoria nota come reazione di ipersensibilit
mediata (forma sistemica, nota come reazione
anafilattica). Questa risposta di solita indotta da
sostanze estranee (antigeni) quali il veleno di insetti,
polline, ed alcuni farmaci, nel modo
seguente:
1. La prima esposizione allantigene provoca la
formazione di anticorpi IgE, che si legano ai
recettori FceRi presenti sul plasmalemma del
mastocita,
inducendo
cos
una
sensibilizzazione di queste cellule;
2. Una esposizione successiva alle stesse sostanze
induce gli antigeni a legarsi alle IgE presenti sulla
superficie cellulari si formano cos dei legami
trasversali tra le IgE che si concentrano in gruppi
(clasterizzazione);
3. La clasterizzazione dei ricettori e la formazione
dei legami trasversali attivano un fattore di
accoppiamento recettoriale che, a sua
volta, fa iniziare almeno due distinti processo, il
rilascio di mediatori primari dai granuli e la
sintesi ed il rilascio dei mediatori secondari a
partire dallacido arachidonico o da altre fonti
lipidiche di membrana citoplasmatiche;
Istologia Generale
4. Il rilascio di mediatori primari accompagnato
dallattivazione della adenilato ciclasi, enzima
responsabile della conversione dellATP in
cAMP;
5. Laumento della cAMP induce il rilascio di calcio
dai siti particolari di accumulo e ne facilita
lentrata dallo stesso scomparto extracellulare.
Laumento di calcio citosolico provoca la
formazione delle membrane dei granuli fra loro
e con la membrana cellulare. Questi eventi
portano alla degranulazione con conseguente
rilascio dei granuli stessi, cio istamina, eparina,
proteasi neutre, aril solfatasi ed altri enzimi
chemiotattico eosinofilo e neutrofilo.
6. La formazione di legami trasversi delle IgE,
legate alla membrana attivo anche la fosfolipasiA2, che agendo sui fosfolipidi di membrana porta
alla formazione dellacido arachidonico;
7. Lacido arachidonico bene convertito nei
messaggeri
secondari,
leucotrieni,
prostaglandina e tromboxiano. Inoltre i
mastocisti liberano altri agenti farmacologici i
nuova sintesi e citochine. Va sottolineato che
questi mediatori secondari NON si accumulano
nel mastocita, ma vengono sintetizzati al
momento del rilascio.
Sequenza di eventi della risposta
infiammatoria
1. Listamina provoca la vasodilatazione e aumento
della permeabilit dei vasi circostanti.
Broncospasmo e produzione di ispettorato;
2. I componenti del complemento fuoriusciti dal
torrente circolatorio vengono attaccati dalle
proteasi neutre per formare nuove sostanze
infiammatorie;
3. Il fattore chemiotattico eosinofilo (ECF) richiama
gli eosinofili al sito di infiammazione. Queste
cellule fagocitano il complesso antigeneanticorpo, eliminando eventuali parassiti presenti
e limitano lintensit della risposta infiammatoria;
4. Il fattore chemiotattico neutrofilo (NCF)
richiama i neutrofili sul sito di infiammazione; essi
sono in grado di fagocitare ed eliminare eventuali
microrganismi presenti;
Pagina 20
5. I leucotrieni inducono un aumento della
permeabilit vasale e causano broncospasmo. La
loro attivit vasodilatatrice migliaia di volte pi
potente di quella dellistamina;
6. La prostaglandina causa broncospasmo e fa
aumentare la secrezione di muco bronchiale;
7. L fattore attivante delle piastrine (PAF) causa un
notevole aumento vascolare;
8. Il tromboxiano un potente attivatore
dellaggregato
piastrinico
ed
induce
vasocostrizione;
9. La bradichinina un potente dilatatore
vascolare che induce permeabilit vascolare ed
responsabile della sensazione di dolore.
PERICITI
I Periciti circondano le cellule epiteliali dei capillari e
delle piccole venule e sono localizzati nella parte esterna
del compartimento connettivale poich posseggono una
propria lamina basale.
I periciti, che derivano da cellule mesenchimali
indifferenziate, circondano in parte le cellule
endoteliali dei capillari e delle venule. In senso
stretto queste cellule perivascolari vanno considerate
fuori dal comparto connettivo dato che sono
circondate da una loro propria membrana basale che
pu fondersi con quella delle cellule endoteliali.
I periciti possiedono caratteristiche in comune
con le cellule muscolari lisce e con le cellule
endoteliali in quanto esse contengono actina, miosina
e tropomiosina, suggerendo che esse possano attuare
delle contrazioni. In alcune condizioni, si ritiene che
possano trasformarsi in altri cellule.
(Vedi pi avanti)
Istologia Generale
MACROFAGI
I macrofagi appartengono al sistema dei fagociti
mononucleati e sono suddivisi in due gruppi cellulari, i
fagociti e le cellule che presentano lantigene.
I macrofagi si possono comportare come cellule
fisse o migranti. La funzione dei macrofagi ,
comunque, quella di fagocitare, rimuovendo i detriti
cellulari e proteggendo lorganismo dallinvasione di
materiale e microrganismi estranei.
Macrofagi sono cellule di forma irregolare con un
diametro di 10-30 micron. La superficie esterna non
liscia ma presenta talvolta corti prolungamenti che
in certi casi diventano dei filopodi lunghi e
digitiformi. I macrofagi in attivit presentano delle
ripiegature della loro membrana plasmatica,
espressine del movimento dellattivit fagocitaria. Il
citoplasma basofilo e contiene piccoli vacuoli e
granuli densi. L nucleo di solito eccentrico,
ovoidale, pi piccolo e meno intensamente
colorato rispetto a quello dei fibroblasti, non
presenta nucleoli e spessa ha in insenatura su di un
lato che gli conferisce un aspetto reniforme. Al
microscopio elettronico si osserva un Golgi molto
sviluppato e molti lisosomi che al microscopio ottico
appaiono sotto forma di piccole e dense granulazioni.
Man mano che i macrofagi maturano, aumentano
di volume con un concomitante aumento del RER,
del complesso id Golgi, dei microtubuli, dei
lisosomi, dei microfilamenti e della sintesi proteica.
Pagina 21
hanno recettori Fc-etaRI e recettori per il
complemento.
I monociti si originano dal midollo osseo e
circolano nel sangue, in seguito a specifici segnali,
queste cellule migrano attraverso lendotelio dei
capillari e delle venule. Una volta nel tessuto
connettivo, divento macrofagi maturi con una vita di
circa 2 mesi. I macrofagi derivano da monociti,
attivati dal colony-stimulating factor (M-CSF).
I macrofagi localizzati in alcune regioni particolari
del corpo hanno acquisito una denominazione
particolare prima che venisse stabilita la loro origine.
Cos si parla di Cellule del Kupffer nel caso del
fegato, cellule spazzine nei polmoni, Cellule di
Langerhans nella pelle, monociti nel sangue e
macrofagi nel tessuto connettivo, milza, timo e
midollo osseo. Queste sono cellule appartenenti al
sistema dei fagociti multinucleati ed hanno
caratteristiche simili. Anche gli osteoclasti del
tessuto osseo e le microglia del tessuto nervoso, pur
morfologicamente diversi, appartengono al sistema
dei fagociti multinucleati.
In condizioni infiammatorie croniche i macrofagi
si addensano, aumento di volume e diventano
caratteristiche cellule epitelioidi di forma
poligonale. In presenza di materiale voluminoso e
particolare da fagocitare, i macrofagi possono
fondersi fra loro e diventare una cellula gigante
da corpo estraneo, un macrofago gigante
multinucleato.
I macrofagi residenti nel tessuto connettivo sono
chiamati macrofagi fissi (residenti), mentre quelli
che migrano perch richiamati da stimoli esogeni,
sono chiamati macrofagi liberi (reclutanti)
Istologia Generale
CELLULE MIGRANTI
DEL TESSUTO CONNETTIVO
PLASMACELLULE
Le plasmacellule derivano dai Linfociti B e sintetizzano
anticorpi.
Sebbene le plasmacellule siano diffuse nei
tessuti connettivi, le ritroviamo numerose nei siti
infiammatori e dove sono penetrati microrganismi e
sostante estranee. Queste cellule differenziate, che
derivano dai linfociti B e che hanno interagito con gli
antigeni, producono e secernono anticorpi e sono
responsabili dellimmunit umorale (vedi pi
aventi).
Le plasmacellule sono cellule abbastanza
voluminose di circa 20 micron di diametro, ovoidali,
con un nucleo in posizione eccentrica e con una vita
media di 2-3 settimane. Il loro citoplasma
intensamente basofilo per la presenza di abbondante
RER e cisterne molto addensate. Fra le cisterne del
RER troviamo pochi mitocondri sparsi. Al
microscopio ottico queste strutture sono localizzate
nelle regioni debolmente colorate adiacenti al
nucleo. Il nucleo sferico presente la cromatina
disposta caratteristicamente a ruota, o ad orologio,
in quanto i raggi di eterocromatica si dipartono dalla
periferia verso un granulo centrale.
Pagina 22
I monociti sono stati discussi tra i Macrofagi.
I neutrofili fagocitano e sono in grado di
eliminare i batteri nei luoghi dove linfiammazione
acuta e, spesso, laccumulo di detriti cellulari
insieme ai neutrofili degenerati d luogo a
formazione di un materiale necrotico detto pus.
Gli eosinofili, in modo simili ai neutrofili,
vengono richiamati da vari fattori chemiotattici ei siti
di infiammazioni. Distruggono i parassiti mediante
rilascio di citotossine. Gli eosinofili intervengono
anche nelle reazioni allergiche con la funzione di
moderare la risposta e di fagocitare il complesso
antigene-anticorpo.
I basofili (simili ai mastociti) liberano agenti
farmacologici preformati e di nuova sintesi, che
hanno il compito di indurre, mantenere e
controllare il processo infiammatorio.
I linfociti sono presenti in piccolo numero nel
connettivo, tranne nei siti cove c una cronica
risposta infiammatoria dove si presentano numerosi.
(Vedi pi avanti)
LEUCOCITI
I leucociti fuoriescono dal torrente circolatorio durante i
processi infiammatori, in seguito alla presenza di elementi
estranee e nelle risposte immunitarie al fine di compiere le
loro diverse funzioni.
I leucociti sono cellule che circolano nel sangue.
Tuttavia essi attraversano spesso la parete dei
capillari per portarsi nel connettivo dove svolgono
loro pi svariate funzioni, specialmente in seguito
alle risposte infiammatorie.
Istologia Generale
CLASSIFICAZIONE
DEL TESSUTO CONNETTIVO
Il tessuto connettivo si divide in tessuto connettivo
propriamente detto e tessuto specializzato che
comprende cartilagine, osso, e sangue, un terzo tipo
di connettivo il tessuto connettivo
embrionale.
Classificazione del tessuto connettivo
Pagina 23
numerose mitosi. Le cellule mesenchimali una volta
migrate attraverso lintero embrione, perdono le
loro caratteristiche e non restano pi come tali
nelladulto, ad eccezione della polpa dentaria.
Nelladulto sono presenti i periciti come cellule
pluripotenti, disposte attorno ai capillari, che
possono differenziarsi in altre cellule del connettivo.
Il tessuto mucoso un tipo di connettivo lasso
ed amorfo con una matrice gelatinoso composta da
acido ialuronico e scarse fibre di collagene I e II e
fibroblasti. Questo tessuto conto come gelatina di
Wharton, si trova esclusivamente nel corsone
ombelicale e nel connettivo sottodermico
dellembrione.
TESSUTO CONNETTIVO
PROPRIAMENTE DETTO
I quattro tipi di tessuto appartenenti a questo gruppo
(connettivo, lasso, denso, reticolare e tessuto
adiposo) differiscono per caratteristiche istologiche,
funzionali e di localizzazione.
TESSUTO CONNETTIVO LASSO (AREOLARE)
Il tessuto connettivo lasso composto da fibre, disposte in
modo lasso, e da cellule disperse in una sostanza
fondamentale simile a gel.
Il tessuto connettivo areolare riempie gli spazi
dellorganismo in profondit sotto la pelle, si trova
sotto il rivestimento mesoteliale delle cavit interne
del corpo ed associato allavventizia dei vasi
sanguigni e circonda il parenchima delle muscose
(come nel canale alimentare) viene detto lamina
propria.
Il connettivo lasso caratterizzato da
abbondante sostanza amorfa e liquido tissutale
(liquido extracellulare) dove sono localizzate le
cellule fisse del tessuto connettivo: fibroblasti,
adipociti, macrofagi e mastociti, nonch
cellule indifferenziate. Sparse nella sostanza
amorfa troviamo fibre lassamene intrecciate tipo
collagene, reticolare ed elastiche. Attraverso
Istologia Generale
questo tessuto decorrono piccole fibre nervose e vasi
sanguigni che assicurano gli scambi metabolici,
apportando sostanze nutritive ed ossigeno.
Dato che questo tessuto si trova immediatamente
al di sotto di sottili rivestimenti epiteliali, come nel
tubo digerente e nellapparato respiratorio, in esso
devono avvenire i primi attacchi contro antigeni,
batteri e sostanze estranee. In questo tessuto per
tanto, si trovano le cellule migranti responsabili
delle reazioni infiammatorie, allergiche d
immunitarie.
TESSUTO CONNETTIVO DENSO
Il tessuto connettivo denso contiene una maggior quantit
di fibre ed un minor numero di cellule rispetto al tessuto
connettivo lasso
Il tessuto connettivo denso contiene le stesse
componenti di quello lasso, ma contiene molto pi
fibre e meno cellule. Lorganizzazione e
lorientamento di queste fibre di collagene rendono
questo tessuto molto resistente alla trazione. Le
fibre del tessuto connettivo denso possono seguire
pi o meno un ordine e in questo senso si parla di
connettivo denso ordinato o disordinato, il primo
pu essere distinto in collagenico ed elastico.
Il tessuto connettivo denso irregolare
contiene la maggior parte delle fibre di collagene
intrecciate in forma di rete che offre resistenza nei
vari piani dello spazio. Le fibre sono molto
addensare con limitati spazi per le cellule e la
sostanza amorfa. Spesso sono presenti anche delle
fibre elastiche sparse vicino alle fibre di collagene. I
fibroblasti e le cellule pi abbondanti di questo
tessuto sono localizzati negli interstizi delle fibre
collageniche. Il connettivo denso si trova nel derma
della pelle, nelle guaine dei nervi e nelle capsule
spleniche, dei testicoli, dellovaio, dei reni e dei
linfonodi.
Il tessuto connettivo denso regolare
fibroso (collagenico) composto da grossi fasci
di collagene densamente impacchettati disposti
parallelamente a costituire dei cilindri o delle lamine
Pagina 24
molto resistenti alla trazione. Poich i fasci di
collagene sono molto fitti, lasciano piccoli spazi per
cellule e sostanza amorfa. Sottili fibroblasti sono
localizzati tra i fasci col loro asse longitudinale
disposto parallelamente alle fibre. Esempi di questo
tipo di connettivo si trovano nei tendini, legamenti
e aponeurosi.
Il tessuto connettivo denso regolare
elastico costituito da grossi fasi di fibre elastiche
a scarse fibre di collagene. I fibroblasti si trovano
sparsi negli interstizi. Le fibre elastiche sono
parallele tra lo e possono formare o delle sottili
guaine o delle lamine fenestrate. Questultime si
ritrovano nei grossi vasi arteriosi, nel legamento
nucale della colonna vertebrale e ne legamento
sospensorio del pene.
TESSUTO RETICOLARE
Il collagene di tipo III il maggior costituente del
tessuto reticolare. Le fibre collageniche formano una
struttura retiforme contenente fibroblasti e
macrofagi. I fibroblasti sono responsabili della sintesi
del collagene di tipo III, il tessuto connettivo
reticolare forma limpalcatura dei sinusoidi del
fegato, del tessuto adiposo, del midollo osseo, dei
linfonodi, della milza, del muscolo liscio e delle isole
di Langerhans.
TESSUTO ADIPOSO
Il tessuto adiposo comprende due tipi, a seconda se
costituito da adipociti uniloculari o multiloculari.
Tessuto adiposo bianco (uniloculare)
Le cellule adipose uniloculari costituiscono questo
tessuto adiposo al quale conferiscono una
colorazione biancastra. (Se nella dieta presente un
alto contenuto di alimenti con alti livelli di
carotenoidi il tessuto adiposo ha un colorito
giallognolo). Il tessuto adiposo bianco fornito di
una ricca vascolarizzazione e i vasi formano una rete
costituita da capillari che attraversano il tessuto.
Istologia Generale
I vasi si distribuiscono nel tessuto attraverso vari setti
connettivali che suddividono il tessuto in lobuli. La
membrana plasmatica delle cellule adipose
uniloculari, possiede numerosi recettori per varie
sostanze, quali linsulina, lormone della
crescita, la norepinefrine ed i glicocorticoidi,
che intervengono nellassunzione e nel rilascio di
acidi grassi e glicerolo.
Il grasso uniloculare si trova negli strati
sottocutanei di tutto il corpo. Si deposita in zone
particolari a seconda del sesso e dellet
Tessuto adiposo bruno (multiloculare)
Il tessuto adiposo bruno composto da cellule
adipose multiloculari nelle quali si accumulato del
grasso sotto forma di piccole goccioline. Il tessuto ha
un colore rosso-brunastro per la presenza dia di
molti vasi sanguigni che di citocromi contenuti nei
numerosi mitocondri.
Il tessuto adiposo bruno ha un organizzazione
strutturale in lobuli ed una vascolarizzazione simile
alle ghiandole, il tessuto adiposo bruno molto
vascolarizzato poich i vaso sanguigno si localizzano
vicino ad ogni singola cellule. Si possono osservare
delle fibre nervose amieliniche le cui terminazioni
sono a contatto sia con i baso che con le cellule,
diversamente da quando si verifica con il tessuto
adiposo bianco, dove e fibre nervoso terminano solo
sui vasi.
Nel neonato, il tessuto adiposo bruno presente
nel collo e nella regione interscapolare, con la
maturit le goccioline d grasso si fondono in un'unica
goccia e le cellule diventano simili quelle del tessuto
bianco.
Il tessuto adiposo bruno va associato alla
produzione di calore, data la ricchezza di mitocondri
presenti nelle cellule adipose multiloculari che lo
compongono, queste cellule sono in grado di
ossidare gli acidi grassi in quantit notevolmente
maggiore, circa 20 volte di pi, rispetto alle cellule
adipose bianche. Questa capacit porta ad un
aumento di circa tre volte della produzione di calore
corporeo in ambienti freddi. Recettori sensoriali
della cute mandano ai centri termoregolatori del
cervello che, a loro volta, inviano negli impulsi
nervosi direttamente alle cellule adipose brune.
Pagina 25
Il neurotrasmettitore norepinefrina liberato
attiva degli enzimi cellulari che scindono i trigliceridi
in acidi grassi e glicerolo, dando inizio alla
produzione di calore mediante processi ossidativi
mitocondriali. La termogenina, una proteina
transmembrana localizzata sulla membrana interna
dei mitocondri, disaccoppia i processi ossidatici da
quelli fosforilatici, permettendo al flusso di protoni
di generare calore invece che ATP.
Istogenesi del tessuto adiposo
Si ritiene che le cellule adipose derivino da cellule
staminali embrionali indifferenziate che si
sviluppano in preadipociti, cellule che sotto
linfluenza di una serie di fattori attivanti si
differenziano in adipociti.
Linterpretazione corrente che il tessuto
adiposo derivi da due processi distinti, la formazione
di grasso primario che avviene nei primi stadi
della vita fetale, dove gruppo di cellule
precursori
epitelioidi,
probabilmente
preadipociti, sono distribuiti in varie sedi del corpo
fetale in via di sviluppo; in questi tessuti si inizier ad
accumulare il tessuto adiposo bruno sotto forma di
goccioline lipidiche. Verso la fine della vita fetale,
altre cellule precursori fusiformi si
differenziano in alcune aree di tessuto connettivo ed
incominciano ad accumulare lipidi in molto
uniloculare.
Questo processo chiamato formazione di
grasso secondario. Si potrebbe quindi dedurre
che il tessuto adiposo bruno presente
nellembrione, ma quello bianco appare solo dopo la
nascita.
Istologia Generale
Pagina 26
CARTILAGINE
La cartilagine e losso sono due tessuti connettivi
specializzati. Il tessuto cartilagineo costituito da
una matrice dotata di una certa elasticit e resistenza
alle sollecitazioni meccaniche, la matrice del tessuto
osseo una delle strutture pi dure dellorganismo
capace di sostenere carichi. Ambedue hanno la
funzione di supporto per lintero organismo e sono
in intima connessione nel costituire il sistema
scheletrico.
La maggior parte delle ossa proceduta, durante
la vita embrionale, da un abbozzo cartilagineo che
viene successivamente sostituito da tessuto osseo;
questo processo viene chiamato ossificazione
endocondrale. La maggior parte delle ossa piatta,
invece si forma nel contesto di strutture
membranose preesistenti; questo processo si chiama
ossificazione intramembranosa.
LA CARTILAGINE
Le cellule della cartilagine sono i condrociti,
che sono situati in piccole cavit, dette lacune,
presenti allinterno della matrice extracellulare.
Il tessuto cartilagineo non vascolarizzato e non
contiene n fibre nervose n vasi linfatici: tuttavia le
cellule della cartilagine ricevono sostanze nutritive
dai vasi e dai tessuti circostanti per diffusione
attraverso la matrice extracellulare. Questultima
composta da GAG e da proteoglicani,
intimamente associati alle fibre di collagene ed
elastiche.
La plasticit e lelasticit della cartilagine
conferiscono a questo tessuto la capacit di assorbire
i traumi da compressione, mentre la sua levigatezza
la rende adatta per lo scorrimento delle superfici
articolari dove ricopre le articolazioni.
Si possono distinguere tre diversi tipi di
cartilagine a seconda del tipo di fibre presenti nella
matrice:
Cartilagine ialina: contiene fibre di
collagene II, il tipo di cartilagine pi
Istologia Generale
Pagina 27
Ialina
Elastica
Fibrocartilagine
Identificazione delle
caratteristiche
Pericondrio
Localizzazione
Il pericondrio
presente in
molte sedi (ad
eccezione
della
cartilagine
articolare e
dellepifisi)
Terminazioni articolari
delle ossa lunghe, naso,
laringe, trachea, bronchi,
terminazioni ventrali
delle costole
Il pericondrio
presente
Padiglione auricolare,
parte del canale uditivo,
tuba uditiva, epiglottide,
cartilagine cuneiforme
della laringe.
Il pericondrio
assente
Dischi intervertebrali,
dischi articolari, sinfisi
pubica, inserzioni di
alcuni tendini
Istogenesi ed accrescimento
della cartilagine ialina
Le cellule responsabili della formazione della cartilagine
ialina si differenziano dalle cellule mesenchimali
Nelle sedi destinate a diventare cartilagine, le cellule
mesenchimali ritraggono i loro prolungamenti,
diventando rotondeggianti e si raggruppano in masse
densi, formando dei centri condrocitari. Queste
cellule si differenziano dai condroblasti e
cominciano a secernere intorno ad esse la tipica
matrice della cartilagine.
Man mano che il processo prosegue, i
condroblasti rimangono racchiusi nelle lacune. I
condroblasti circondati da matrice vengono detti
condrociti.
Queste cellule ancora capaci di dividersi formano dei
piccoli gruppo di due, quattro o pi cellule racchiuse
nella luca, queste strutture sono dette gruppi
isogeni.
Istologia Generale
Nel caso della cartilagine articolare, dove manca
il pericondrio, laccrescimento solo interstiziale.
Con questo meccanismo si accresce anche la
cartilagine delle piastre epifisarie delle ossa
lunghe, dove le lacune sono disposte
longitudinalmente e parallele rispetto allasse lungo
delle ossa e assicurano lallungamento dellosso. In
altre parti del corpo la cartilagine si accresce per
apposizione.
Le cellule de tessuto cartilagineo
Le cellule associate alla cartilagine sono di tre tipi:
1. Le cellule condrogeniche sono di forma
fusata e derivano da cellule mesenchimali. Mostrano
u nucleo ovoidale con uno o due nucleoli. Al
microscopio elettronico, nel citoplasma di queste
due cellule possibile osservare un piccolo apparato
di Golgi, scarsi mitocondri, alcuni tubuli del RER e
numerosi ribosomi liberi. Queste cellule si possono
differenziale in condroblasti, cos come in cellule
osteoprogenitrici.
2. I condroblasti posso avere origine o dalle
cellule mesenchimali presenti nei centri di
formazione della cartilagineo, o dalle cellule
condrogeniche dello strato interno del
pericondrio, i condroblasti sono cellule voluminose
e presentano basofilia nel loro citoplasma dovuta agli
organuli necessari per la sintesi proteica. Al
microscopio elettronico si evidenzia un abbondante
RER, un ben sviluppato Golgi, numerosi mitocondri
e numerose vescicole di secrezione.
3. I condrociti sono gli stessi condroblasti
circondati da matrice. Quelli pi periferici hanno
forma ovoidale, mentre quelli pi presenti nella
parte interna della cartilagine sono pi
rotondeggianti con un diametro di 10-30 micron.
Queste cellule presentano un nucleo voluminoso con
un ben evidente nucleolo e gli organuli cellulari tipici
delle cellule che scernono proteine. I condrociti pi
giovani presentano numerosi mitocondri, un RER
elaborato, un ben sviluppato Golgi e glicogeno.
Pagina 28
La matrice della cartilagine ialina
La matrice della cartilagine ialina composta da
collagene di tipo II, proteoglicani, glicoproteine e liquido
extracellulare.
La matrice translucida della cartilagine pu
contenere collagene fino al 40% del suo peso secco,
ma anche proteoglicani, glicoproteine e fluido
extracellulare.
Dato che lindice di rifrazione delle fibre di collagene
e quello della sostanza fondamentale simile, la
matrice cartilaginea, osservata al microscopio ottico,
appare omogenea.
Il collagene di tipo II il costituente
principale, altri tipi presente in piccole quantit sono
i collageni di tipo IX, X, XI e minori. Lorientamento
delle fibre in rapporto alle forze che agiscono sulla
superficie cartilaginea.
La matrice pu essere suddivisa in due regioni:
matrice territoriale, attorno d ogni lacuna e matrice
interterritoriale. La matrice territoriale, dallo
spessore di 50 micron, povera di collagene, mentre
ha pi condroitinsolfato e, per questo, si colora
intensamente con i coloranti basici e con il reagente
acidi periodico di Shiff (reazione PAS). La maggior
parte della matrice per di tipo interterritoriale,
ricca di collagene di tipo II e con meno proteoglicani
rispetto alla territoriale.
Una sottile zona circonda la lacuna, spessa da 1 a
3 mm, conosciuta come capsula pericellulare.
La funzione di questa capsula sembra essere quella di
protezione meccanica del condrocita.
La matrice cartilagine, inoltre, contiene
condronectina, una proteina adesiva simile alla
fibronectina dei siti di legame per il collagene II. La
condronectina assicura il mantenimento dei contatti
fra cellule e la componente amorfa della matrice
extracellulare.
Istologia Generale
La cartilagine elastica
La cartilagine elastica assomiglia molto alla cartilagine
ialina tranne per il fatto che la sua matrice e del
pericondrio contengono fibre elastiche
La cartilagine elastica si trova nel padiglione
auricolare, nel condotto uditivo eterno ed interno,
nellepiglottide e nella laringe (cartilagine
cuneiforme). Data la presenza di fibre elastiche,
questa cartilagine appare giallognola ed pi opaca
della cartilagine ialina.
Per molti aspetti la cartilagine elastica simile alla
ialina. Lo strato pi esterno del pericondrio ricco
di fibre elastiche.
La matrice della cartilagine elastica ricca di fasci
di fibre elastiche interposti fra i fasci di fibre di
collagene di tipo II, che la rendono pi elastica della
matrice della cartilagine ialina. I condrociti della
cartilagine elastica sono pi numerosi di quelli della
ialina. Le fibre elastiche della zona territoriale sono
pi spese di quelli della zona interterritoriale.
Pagina 29
i condrociti della fibrocartilagine si pensa derivino dai
fibroblasti che incominciano a produrre
proteoglicani. Ma mano che la matrice extracellulare
circonda i fibroblasti, questi rimangono intrappolati
ed acquisiscono laspetto di condrociti.
Nel disco intervertebrale si ritrova un tipi
esempio di organizzazione della fibrocartilagine.
Questo tessuto si interpone fa due strati di cartilagine
ialina che ricoprono le facce articolari di vertebre
contigue.
Ogni disco contiene un nucleo centrale gelatinoso
detto, nucleo polposo, composto da cellule
derivanti dalla notocorda ed immerse in una matrice
ricca di acidi ialuronico.
Queste cellule scompaiono vero il 20 anno di vita.
La maggior parte del nucleo polposo circondato da
un anello fibroso, costituito da vari strati di
fibrocartilagine, le cui fibre di collagene di tipo I
decorrono verticalmente fra le cartilagini ialine delle
due vertebre.
Le fibre di lamelle addicenti di dispongono
obliquamente fra loro, assicurando cos un supporto
al nucleo polposo. Lanello fibroso assicura resistenza
alla trazione mentre, il nucleo polposo assicura
resistenza alla compressione.
Fibrocartilagine
La fibrocartilagine non possiede pericondrio e la sua
matrice contiene collagene di tipo I
La fibrocartilagine si trova nei dischi
intervertebrali, nella sinfisi pubica, nei dischi
articolari e attacca alle ossa. spesso associata alla
cartilagine ialina ed al tessuto connettivo denso quale
somiglia.
Diversamente per, la fibrocartilagine non possiede
pericondrio, presenta una scarsa matrice e molte
fibre di collagene di tipo I che conferiscono al tessuto
una colorazione acidofila. I condrociti sono spesso
disposti in file parallele decorrenti a fianco degli
spessi fasci di fibre di collagene ce, a loro volta, sono
orientati parallelamente rispetto alla direzione delle
forze di trazione.
Istologia Generale
OSSO
Losso un tessuto connettivo specializzato la cui matrice
extracellulare calcificata imprigiona le stesse cellule che
lhanno prodotta.
Sebbene losso sia uno dei costituenti pi duri
dellorganismo, esso possiede notevoli capacit
dinamiche ed in grado di rinnovarsi e di modificarsi
la forma in relazione alle forze e pressione che
agiscono su di esso.
Le ossa hanno una cavit centrale, detta cavit
midollare, dentro la quali si trova il midollo
osseo, importante tessuto emopoietico.
Nella sua parte esterna ad eccezione delle
articolazioni sinoviali, losso ricoperto dal
periostio, costituito da uno strato pi esterno di
connettivo fibroso ed uno strato pi interno fatto di
cellule osteoprogenitrici (cellule osteogeniche).
La cavit centrale invece, definita endostio, un
connettivo specializzato composto da uno strato di
cellule osteoprogenitrici ed osteoblasti.
Losso composto da cellule rimaste allinterno
di una matrice extracellulare che dentata
calcificata. Questa matrice costituita da una parte
fibrosa e da una parte di sostanza amorfa le fibre sono
essenzialmente di collagene di tipo I. la sostanza
amorfa fatta da proteoglicano. Sono inoltre presenti
alcune
glicoproteine
quali
osteonectina,
osteopontina e sialoproteine.
Fra le cellule dellosso troviamo le cellule
osteoprogenitrici, che si differenziano in
osteoblasti, responsabili della produzione della
matrice ossea. Quando queste cellule vengono
circondate dalla matrice entrano in un a fase
quiescente e accolte in lacune, vengono dette
osteociti. Gli osteoclasti giganti sono cellule giganti
plurinucleate che derivano dalla fusione di precursori
presenti nel midollo osseo e sono responsabili del
riassorbimento del rimodellamento dellosso.
Per osservare il tessuto osseo si possono usare due
metodi differenti. Il primo riguarda la
Pagina 30
decalcificazione delle sezioni immergendo il
componente in soluzione acida e successivamente
colorarlo, il secondo invece, consiste nel preparare
delle sezioni sottili levigate con vari passaggi di
abrasione meccanica.
Entrambi i metodi presentano degli svantaggi:
nelle sezioni decalcificate la morfologia degli
osteociti alterata, dato il trattamento con gli acidi;
nelle sezioni per abrasione le cellule vengono
distrutte e le lacune ed i canalicoli si riempiono di
detriti ossei.
LA MATRICE OSSEA
La matrice del tessuto osseo possiede una
componente organica ed una inorganica.
Componente inorganica
I costituenti inorganici dellosso sono cristalli di
idrossiapatite, composti principalmente da calcio e fosforo
La parte inorganica dellosso, che rappresenta il 65%
del suo peso secco, costituita prevalentemente dl
calcio e dal fosforo, insieme ad altri elementi in
minore quantit quali, bicarbonato citrato,
magnesio, sodio e potassio. Il calcio ed il fosforo
sono presenti sotto forma di cristalli di
idrossiapatite, sebbene possono anche essere
presenti sotto forma di fosfato di calcio amorfo. I
cristalli di idrossiapatite sono disposti in maniera
ordinata lungo l fibrille di collagene I; in particolare,
si dispongono nelle zone di intervallo del collagene
(gap regions), ma possono essere presenti anche
rivestendo il collagene (overlap regions). La
superficie del cristallo circondata da sostanza
amorfa. Gli ioni della superficie del cristallo legano
lacqua e formano un guscio di idratazione
necessario per gli scambi di ioni con il fluido
extracellulare.
Losso uno dei tessuti pi duri dellorganismo e
ci dovuto alla presenza dei cristalli di idrossiapatite
associati alle fibre di collagene.
Istologia Generale
Pagina 31
Componente organica
Istologia Generale
Pagina 32
Osteoclasti
Istologia Generale
Pagina 33
Istologia Generale
Losso secondario o maturo costituito da
lamelle parallele o concentriche, spesse da 3 a 7
micron. Gli osteociti, ad intervalli abbastanza
regolari, sono sparsi fra le lamelle. I canalicoli,
contente i processi citoplasmatici degli osteociti,
formano una rete intercomunicante che collega le
varie lacune fra loro e facilitano la diffusione di
sostanze nutritive.
Losso secondario pi resistente del primario,
data la pi alta concentrazione di componente
minerale, inoltre, le fibre di collagene dellosso
maturo sono disposte in ordine parallelo allinterno
di una singola lamella.
Sistemi lamellari dellosso compatto
Ci sono quattro sistemi lamellari nellosso compatto:
lamelle circonferenziali esterno, lamelle circonferenziali
interne, osteoni e lamelle interstiziali.
Losso compatto costituito da sottili strati
sovrapposti, lamelle, che si dispongono in sistemi
lamellari che sono soprattutto evidenti nelle diafisi
delle ossa lunghe. Questi sistemi sono: le lamelle
circonferenziali esterne ed interne, i sistemi
Haversiani (osteone) e le lamelle interstiziali.
LAMELLE CIRCONFERENZIALI
ESTERNE ED INTERNE
Le lamelle circonferenziali esterne si
trovano subito sotto il periostio e formano la parte
periferica della diafisi e, con le loro fibre di Sharpey,
incorano il periostio allosso.
Le lamelle circonferenziali interne
delimitano completamente la cavit midollare
dellosso.
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SISTEMI HAVERSIANI (OSTEONI)
La maggior parte dellosso compatto risulta costituita
da un diffuso sistema di lamelle concentriche
haversiane (osteoni); ogni osteone p costituito da un
cilindro gatto di lamelle concentriche attorno ad una
cavit vascolare, detta canale di Havers. Spesso
losteone pu biforcare lungo il suo decorso. Ogni
osteone delimitato da una sottile line
cementante, costituita da sostanza amorfa
calcificata con scarse fibre di collagene.
Le fibre di collagene sono parallele nella singola
lamella, mentre si dispongono perpendicolarmente
rispetto alle fibre della lamella adiacente. Questa
disposizione possibile perch le fibre di collagene
seguono una disposizione elicoidale intorno al canale
haversiano in ogni lamella, ma sono disposte
differentemente in lamelle adiacenti.
Ogni canale haversiano, delimitato da uno strato
di osteoblasti e cellule osteoprogenitrici, contiene
dei fasci neurovascolari associati al tessuto
connettivo.
I canali haversiani di osteoni adiacenti sono collegati
fra loro tramite canali trasversali o obliqui detti
canali di Volkman. Questi canali con vasi
sanguigni sono orientati in modo obliquo o
perpendicolare ai canali haversiani.
Il canale di Havers ha un diametro variabile
compreso fra 20 e 100 micron. Durante il processo
di formazione degli osteoni, la prima lamella che si
forma quella vicina alla linea cementante e, man
mano che altre lamelle vengono depositate, aumenta
lo spessore dellosteone. Un singolo oste0ne, per
essere un sistema efficiente, pu avere da 4 a non pi
di 20 lamelle.
Quando un osso va incontro a rimodellamento,
gli osteoclasti riassorbono gli osteoni, mentre gli
osteoclasti ne formano di nuovi. Residui di osteoni
formano un sistema detto lamelle interstiziali
circondati dagli osteoni di nuova formazione. Come
gli osteoni, anche le lamelle interstiziali sono
circondate da linee cementanti.
Istologia Generale
Pagina 35
ISTOGENESI DELLOSSO
La formazione del tessuto osseo
durante lo sviluppo embrionale
secondo
due
modalit;
intramembranosa
e
endocondrale.
(ossificazione)
pu avvenire
ossificazione
ossificazione
Ossificazione intramembranosa
Lossificazione intramembranosa avviene nel tessuto
mesenchimale
La maggior parte delle ossa piatte si forma mediante
il processo di ossificazione intramembranosa. Questo
avviene nel tessuto connettivo mesenchimale
riccamente vascolarizzato, dove le cellule si
connettono
fra
loro
mediante
processi
citoplasmatici.
Le cellule mesenchimali si differenziano in
osteoblasti che incominciano a produrre matrice
osseo, formando una rete di spicole e trabecole
ossee. La zone dove inizia lossificazione vengono
dette centri primari di ossificazione.
Successivamente inizia la formazione dellosteoide e
gli osteoblasti, circondati dalla matrice, diventano
osteociti.
Istologia Generale
3. Gli osteoblasti neoformati secernono matrice
ossea e ormano un manicotto di tessuto
subperiostale sulla superficie dellabbozzo
cartilagineo. Date che questo tessuto osseo si
forma in un tessuto connettivo, qual il
pericondrio/periostio, si deve parlare in questo
caso di ossificazione intramembranosa.
4. Il manicotto osseo attorno alla cartilagine
impedisce la diffusione delle sostanze nutritive
verso i condrociti ipertrofici, provocando la
morte. Di conseguenza, nella parte centrale della
cartilagine delle lacune vuote daranno origine alla
cavit midollare.
5. Gemmazione del periostio, costituite da
cellule osteoprogenitrici, cellule emopoietiche e
vasi sanguigni, entrano nelle lacune presenti
allinterno dellabbozzo cartilagineo.
6. Le cellule osteoprogenitrici danno origine ad
osteoblasti che incominciano a secernere matrice
ossea che si deposita a ridosso della cartilagine
calcificata. Anche la matrice ossea viene calcificata
e si costituisce un complesso cartilagine
calcificata/osso
calcificato.
Questo
complesso pu essere messo in evidenza con le
comuni colorazioni istologiche che evidenziano
come regioni acidofile le zone di osso calcificato e
come basofile le zone di cartilagine calcificata.
7. Man mano che il manicotto di osso subperiostale
si ingrossa e si sposta verso le estremit epifisarie,
a partire dalla parte centrala diafisaria, gli
osteoclasti incominciano a riassorbire i complessi
calcificati di osso e cartilagine, determinando un
allargamento della cavit midollare. Mentre
questo processo va avanti, si verifica
lossificazione delle epifisi, ad eccezione delle
piastre epifisarie che rimangono tali fino al 1820 anno di vita, per permettere lallungamento
dellosso.
Pagina 36
EVENTI CHE SI VERIFICANO NEL CENTRO DI
OSSIFICAZIONE SECONDARIO
Istologia Generale
Pagina 37
CALCIFICAZIONE DELLOSSO
La calcificazione inizia quanto avviene la deposizione di
fosfato di calcio sulle fibre di collagene
Non ancora ben noto come avvenga il processo di
calcificazione, sebbene si chiaro che esso
stimolato da alcuni proteoglicani e glicoproteine che
legano gli ioni calcio, quali losteonectina e la
sialoproteina ossea.
La teoria della nucleazione eterogenea
prevede che le fibre di collagene agiscano da siti di
nucleazione per il calcio ed il fosfato che si trovano
in condizione di solubilit metastabile e che
precipitano a livello delle ragione gap del collagene.
Appena formati questi siti di nucleazione, si innesca
il processo di calcificazione.
La teoria pi accettata basata sulla presenza di
vescicole di matrice osteoide.
I cristalli di idrossiapatite liberati dalle vescicole
della matrice agiscono da nidi di cristallizzazione. La
mineralizzazione avviene attorno a questi numerosi
nidi che, man mano che si ingrandiscono, si fondo
fra loro determinando la progressiva disidratazione e
calcificazione di ampie zone di matrice.
RIMODELLAMENTO OSSEO
Nelladulto lo sviluppo osseo bilanciato dal suo
riassorbimento durante le fasi di rimodellamento nelle
zone sottoposte a stress.
Negli individui giovani i processi di formazione ossea
sono pi efficienti rispetto ai fenomeni di
riassorbimento, in quanto si formano pi sistemi
haversiano di quanti ne vengano riassorbiti.
In seguito, quando terminato laccrescimento a
livello delle piastre epifisarie, la deposizione di
nuovo tessuto osseo controbilanciata dal
riassorbimento.
Istologia Generale
Le ossa in accrescimento conservano in larga
misura larchitettura e la forma tipica dallinizio
dello sviluppo embrionale fino alla fine
dellaccrescimento osseo delladulto. Allo sviluppo
si accompagna in un processo di rimodellamento
superficiale che consiste nella deposizione di nuovo
osso in alcune regione del periostio e in un
riassorbimento in altre zone.
Le cellule dellosso compatto rispondono a fattori
sistemici come la calcitonina e lormone
paratiroideo.
La struttura interna dellosso adulto
continuamente rimodellata, man mano che nuovo
osseo viene depositato quello vecchio viene rimosso.
Questo va messo in rapporto al fatto che:
I
sistemi
haversiani
vengono
continuamente rinnovati;
Losso viene rimosso da una sede e
depositato su unaltra per adattarsi
meglio alle nuove sollecitazioni
meccaniche che si scaricano su di esso
(peso, postura, frattura).
Pagina 38
RIPARAZIONE OSSEA
La riparazione ossea coinvolge sia lossificazione
intramembranosa che quella endocondrale
Una frattura ossea provoca danno e distruzione della
matrice ossea, morte delle cellule, lacerazione del
periostio e dellendostio e possibile spostamento
delle superficie della frattura (frammenti).
Le aree dove si verificata la frattura e la
deposizione di coagulo sanguigno vengono invase da
nuovi vasi e da nuovi fibroblasti e si forma il tessuto
di granulazione. Un simile evento avviene nella
cavit midollare dove il coagulo viene invaso da
cellule osteoprogenitrici dellendostio e cellule
multipotenti del midollo osseo che costituiscono un
callo interno di trabecole ossee.
A 48 ore dalla frattura si originano cellule
osteoprogenitrici in seguito ad un aumentata attivit
mitotica dello strato osteogenico del periostio,
dellendostio e delle cellule indifferenziate del
midollo osseo. Le cellule dello strato pi profondo
le periostio (quello pi vicino alla superficie ossea) si
differenziano in osteoblasti ed elaborano nuovo
tessuto osseo che forma un collare attorno all'area di
osso necrotico.
Alla proliferazione delle cellule osteoprogenitrici
non fa seguito un adeguato sviluppo dei capillari e,
per tanto, nella parte centrale della massa
proliferante, le cellule osteoprogenitrici, a causa
della bassa pressione, si differenziano in
condroblasti. In questo modo viene a formarsi un
strato di cartilagine nella parte pi esterna del
collare, mentre al di sopra il periostio continua a
formare numerose cellule osteoprogenitrici. A
questo punto il collare presenta tre zone: (1) uno
strato osseo neo formato attaccato allosso
fratturato, (2) uno strato intermedio di cartilagine e
(3) uno strato pi superficiale di cellule
osteoprogenitrici proliferanti.
Nel frattempo i collari formatisi attorno ad ognuno
dei due monconi della frattura si fondono in un
Istologia Generale
collare unico e costituiscono il cosiddetto callo
esterno che assicura la saldatura della frattura.
La continua crescita del callo esterno deriva
soprattutto dalla proliferazione delle cellule
osteoprogenitrici e, in una certa misura,
dellinterstiziale crescita di cartilagine nella zona
intermedia.
La matrice cartilaginea adiacente allosso
neoformato viene calcificata e sostituita da osso
spugnoso. Tutta la cartilagine rimpiazzata da osso
primario mediante ossificazione endocondrale.
LE ARTICOLAZIONI
Le ossa si articolano fra loro mediante le
articolazioni che posso essere classificate a seconda
del grado di movimento che si pu verificare fra i
due capi articolari.
Per sinartrosi si intendo un articolazione nella
quale il movimento fra i due capi articolari
minimo; le diartrosi sono articolazioni dove i capi
ossei hanno unampia capacit di movimento.7
Pagina 39
lo strato sinoviale, che ricopre le superfici non
cartilaginee delle articolazioni. Questultimo strato
viene detto anche membrana sinoviale.
Nella membrana sinoviale troviamo due tipi di
cellule:
1. Le cellule di tipo A, sono dei
monociti/macrofagi con un apparato di Golgi
ben sviluppato e molti lisosomi, ma uno scarsi
RER. Queste cellule sono responsabili della
rimozione dei detriti presenti nelle cavit
articolari;
2. Le cellule di tipo B: sono dei fibroblasti che
mostrano un RER molto ben sviluppato; si
pensa che queste cellule siano responsabili della
produzione del liquido sinoviale.
Il liquido sinoviale contiene unelevata quantit di
acido ialuronico e lubricina, una glicoproteine.
Oltre a fornire nutrienti ed ossigeno ai condrociti
della cartilagine articolare, i suddetti costituenti di
questo fluido svolgono una funzione lubrificante a
livello articolare.
Istologia Generale
TESSUTO MUSCOLARE
Le cellule muscolari sono allungate e possono essere
striate o lisce, a seconda della presenza o meno
rispettivamente, di una disposizione ordinata e
ripetuta delle proteine contrattili filamentosi, i
microfilamenti presenti nel loro citoplasma.
Le cellule muscolari striate presentano una
alternanza di bande chiare e scure che invece, manca
nella cellule della muscolatura liscia. La muscolata
striata di due tipo: (1) scheletrica, che comprende
la maggior parte della muscolatura volontaria e (2)
cardiaca, involontaria.
Le cellule della muscolatura liscia sono
localizzate nelle pareti dei vasi sanguigni e degli
organi interni, cosi come nel derma della pelle.
La membrana della cellula muscolare viene detta
sarcolemma; il citoplasma sarcoplasma; il
reticolo endoplasmatico liscio detto reticolo
sarcoplasmatico; talvolta i mitocondri vengono
chiamati sacrosomi. Dato che le cellule muscolari
sono allungate, spesso vengono chiamate fibre
muscolari, ma contrariamente alle fibre della
matrice extracellulare, le fibre muscolare sono delle
entit viventi.
I tre tipi di cellule muscolari derivano dal
mesoderma. Le cellule muscolari cardiache si
originano dal mesoderma splancnopleurico,
mentre la maggior parte delle cellule muscolari lisce
deriva dal mesoderma splancnico e somatico, le
cellule muscolari striate derivano dal mesoderma
somatico.
LA MUSCOLATURA SCHELETRICA
Il muscolo scheletrico composto da lunghe cellule
cilindriche multinucleate che si contraggono rispondendo a
vari stimoli volontari per permettere il movimento
dellinterno organismo o parti di esso
Durante lo sviluppo embrionale centinaia di
mioblasti, i precursori delle fibre muscolari, si
Pagina 40
allineano e fondendosi tra di loro danno origine a
lunghe cellule multinucleate note come miotubi.
Essi sintetizzano nel loro citoplasma gli elementi
contrattili che danno origine alle miofibrille. Le
miofibrille sono costituite da miofilamenti,
proteine contrattili responsabili della capacit
contrattile della cellula che si dispongono in maniera
ordinata.
Le fibre muscolari si dispongono parallelamente
fra loro, mentre negli spazi intercellulari trovano
posto dei capillari. Ciascuna cellula muscolare
allungata, cilindrica, multinucleata e striata. Il
diametro varia da 10 a 100 micron, sebbene
nellipertrofia queste dimensioni possono essere
superate.
Data la presenza di una ricca rete vascolare di
mioglobina, la proteina che trasporta lossigeno
simile allemoglobina, anche se pi piccola, il
muscolo scheletrico ha un colorito che va dal rosa al
rosso. A seconda del diametro delle fibre, del
contenuto di mioglobina, del numero di
mitocondri,
dellestensivit
del
reticolo
sarcoplasmatico (REL), della concentrazioni dei vari
enzimi e della velocit di contrazione, le fibre
muscolari possono essere classificate in rosse,
bianche e intermedie.
Un grosso muscolo (es. il bicipite), di solito,
possiede tutti e tre i tipi di fibre in un rapporto
costante, caratteristico di quel dato muscolo.
I rivestimenti
I rivestimento del muscolo scheletrico sono lepimisio, il
perimisio e lendomisio
Il muscolo scheletrico rivestito dallepimisio, un
tessuto connettivo denso, irregolare e ricco di
collagene. Il perimisio, un connettivo denso che
deriva dallendomisio, circonda i fasci di fibre
muscolari (fascicoli), mentre lendomisio, costituito
da fibre reticolari e da una lamina esterna (lamina
basale) circonda ogni singola cellula muscolare.
Istologia Generale
Pagina 41
Tipi di fibre muscolari scheletriche
Caratteristiche
Vascolarizzazione
Innervazione
Diametro delle fibre
Contrazione
Reticolo
sarcoplasmatico
Mitocondri
Mioglobina
Enzimi
Non estensivo
Estensivo
Numerosi
Ricche
Pochi
Povere
Povere di enzimi ossidativi; ricche di
fosforilasi ed ATPasi
Istologia Generale
miofibrilla e termina con una dilatazione trasversale
detta cisterna terminale, in corrispondenza del
confine tra banda A e banda I.
Due di queste cisterne sono sempre in stretta
vicinanza con il tubulo T a formare la cosiddetta
triade. Questa disposizione permette allonda di
depolarizzazione di diffondersi dalla superficie del
sarcolemma fino ai canali per gli ioni calcio delle
membrana.
Il reticolo sarcoplasmatico regola la contrazione
muscolare mediate un sequestro controllato degli
ioni calcio ed un loro rilascio controllato allinterno
del sarcoplasma. La molla che fa scattare il rilascio di
calcio rappresentata dallonda di depolarizzazione
trasmessa in profondit dai tubuli T, che provoca
lapertura di canali calcio presenti sulla membrana
delle cisterne terminali con conseguente diffusione.
Le miofibrille sono tenute insieme in registro
luna con laltra mediate filamenti intermedi di
desmina e vimentina, che saldano le parti
periferiche dei dischi Z di miofibrille adiacenti. I
fasci di miofibrille si attaccano sul lato citoplasmatico
del sarcolemma tramite vari proteine, incluse la
distrofina, proteina che si lega allactina.
Al disotto del sarcolemma e fra le miofibrille si
trovano numerosi mitocondri che sono allungati e
presentano creste molto pronunciate.
Organizzazione strutturale delle miofibrille
Le miofibrille sono composti da filamenti spessi e sottili
interdigitati fra loro.
Al microscopio elettronico evidente la tipica
striatura che si osserva quello ottico, ma in pi si nota
la presenza di miofilamenti spessi e
miofilamenti sottili interdigitati e paralleli i
filamenti spessi sono composti da miosina di tipo
II, mentre i filamenti sottili sono composti
soprattutto da actina.
Da entrambi i lati del disco Z, con direzione
opposta e dirigendosi verso il centro dei due
Pagina 42
sarcomeri adiacenti, si dipartono i filamenti sottili.
Un singolo sarcomero ha due gruppi distinti di
filamenti sottili, ognuno dei quali si origina dalle due
linee Z opposte e si dirige verso il centro del
sarcomero.
In un a fibra muscolare a riposo, i filamenti spessi
non occupano lintero sarcomero e filamenti sottili,
che si dipartono dal disco Z, non si congiungono a
livello della linea centrale del sarcomero. Perci su
ognuno dei lati del disco Z di ogni sarcomero
troviamo due zone dove sono presenti solamente
filamenti di actina.
La banda I, osservabile al microscopio ottico,
corrisponde alla regione occupata dai filamenti sottili
che si dipartono da ambedue i lati del disco Z. La
parte del sarcomero occupata dai filamenti spessi su
ambedue i lati del disco Z corrisponde alla banda A.
la zona centrale della banda A nelle sono presenti i
filamenti sottili, rappresentata dalla banda H.
Questultima, tagliata in due dalla line M, costituita
da miomesina e proteina C e da non altre proteina
non ancora identificate che assicurano il
mantenimento dei filamenti nella loro giusta
posizione.
Durante la contrazione non c accorciamento dei
filamenti; bens soltanto le linee Z si avvicinano alla
banda A, mentre i filamenti sottili scivolano lungo i
filamenti spesi (teoria di Huxeley dello
scivolamento dei filamenti). In questo modo i
filamenti sottili si sovrappongono a quelli spessi fin
nella zona centrale e determinano un effettivo
accorciamento della banda I e la scomparsa della
banda H, senza determinare alcun cambiamento nella
A.
La disposizione dei filamenti sottili e spessi
molto ordinata e si mantiene tale grazie a cinque
proteine principali:
1. Titina;
2. Alfa-actina;
3. Cap Z;
4. Nebulina;
5. Tropomodulina.
La posizione dei filamenti assicurata dalla titina,
una grossa molecola proteina dotata di elasticit.
Istologia Generale
Due molecole di titina si estendono da ciascuna met
di un filamento spesso fino al disco Z adiacente;
quindi quattro molecole di titina si ancorano ad un
filamento spesso fra due linee Z del sarcomero.
I filamenti sottili sono tenuti in registro dallalfaactina, una proteina a bastoncino presente nel disco
Z. lestremit del filamento sottile (plus end)
mantenuta al suo posto grazie ad una proteina
conosciuta come Cap Z, che impedisce laggiunta o
la rimozione di molecole di G-actina al filamento
sottile in modo tale che non venda depolimerizzata.
Sul filamento sottile si attorcigliano due molecole di
nebulina, molecole molto lunghe non elastiche
assicurano unulteriore ancoraggio di questi filamenti
al disco Z.
Inoltre, la nebulina agisce come controllore,
assicurando una determinata lunghezza del filamento
sottile, questa funzione viene sostenuta dalla
tropomodulina, una specie di cappuccio
dellestremit meno (minus end) con funzine simile
a Cap Z.
I FILAMENTI SPESSI
I filamenti spessi sono composti da molecole di miosina
legate coda-coda
Ogni singolo filamento composto da 200-300
molecole di miosina II. Ciascuna molecola di
miosina II (150 nm di lunghezza per 2-3- nm di
diametro) composta da due catene pesanti
identiche e da due paia di catene leggere. Le due
catene pesanti hanno forma da mazza da golf in cui le
due catene polipeptidiche filamentose si avvolgono
fra loro ad alfa-elica. Le catene pesanti vengono scisse
dalla tripsina in due frammenti:
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La Meromiosina leggera agisce nellassemblaggio
appropriato delle molecole del filamento spesso
bipolare.
La Meromiosina pesante pi essere scissa dallenzima
papaina in due unit subunit globulari (S1) ed una
catena filamentosa (S2). La subunit S1 si lega allATP
e funge da ponte tra i due miofilamenti sottili e spessi.
Le catene leggere sono di due tipi ed ognuno di esse
associato una subunit S1 frammento della miosina II.
In conclusione, per ogni catena pesante ci sono due
catene leggere. Quindi, una molecola di miosina
costituita da due catene pensati e quattro leggere.
I FILAMENTI SOTTILI
I filamenti sottili sono composti da due filamenti di F-actina
attorcigliati uno allaltro, in associazione con tropomiosina
e troponina.
Il componente principale dei filamenti sottili
rappresentato dalla F-actina, un polimero di subunit
globulari di G-actina.
Le molecole di G-actina polimerizzano tutte con
lo stesso orientamento spaziale e conferiscono una
particolare polarit al filamento. Lestremit pi di
ogni singolo filamento si lega alla linea Z tramite lalfaactinina; lestremit meno di estende verso il centro
del sarcomero. Ogni molecola di G-actina possiede un
sito attivo dove si lega la testa della miosina
(frammento S1). Due catene di F-actina si avvolgono
come un filo di perle con periodicit di 36 nm.
Fra le due catene di f-actina di formano due lievi
scanalature. Delle molecole di tropomiosina di circa
40 nm di lunghezza polimerizzano a formare dei
filamenti testa-coda che occupano le insenature della
doppia elica di actina. La tropomiosina copre i siti
attivi delle molecole di actina sovrapponendosi ad esse.
A circa 25-30 nm dallinizio di ogni molecola di
troponina c una molecola di troponina, costituita
da te polipeptidi globulare, TnT, TnC e TnI. La prima
subunit TnT, lega lintera molecola di troponina alla
tropomiosina; TnC ha elevata affinit per il calcio; TnI
Istologia Generale
si lega allactina impedendone linterazione tra actina
e miosina. Il legamento del calcio sulla subunit TnC
induce il cambio conformazionale della tropomiosina
rendendo attivi i siti precedentemente bloccati sul
filamento di actina, in modo tale che le molecola di
miosina possano flettersi, formando un punto
trasverso, e che S1, la testa mobile della miosina, possa
legarsi al sito attivo dellactina.
Contrazioni e rilassamento muscolare
La contrazione muscolare obbedisce alla legge del tutto o
nulla ed seguita da rilassamento muscolare.
La contrazione muscolare porta ad un accorciamento
della fibra muscolare uguale alla somma degli
accorciamenti che si verificano nei singoli sarcomeri. Il
processo di contrazione innescato da un impulso
nervoso che si estrinseca secondo la regola del tutto o
nulla, in quanto una fibra muscolare o si contrae o
rimane rilassate. La trasmissione dellimpulso nervoso
assicurata dalle giunzioni neuromuscolari. Durante la
contrazione i filamenti sottili scivolano su quelli
spesso, come proposto dalla teoria dello
scivolamenti dei filamenti di Huxeley.
Questa la sequenza che porta alla contrazione
muscolare:
1. Limpulso che si propaga sulla membrana
plasmatica viene trasmesso in profondit dal
tubulo T che affiancato da due cisterne
terminali del reticolo sarcoplasmatico;
2. Gli ioni calcio fuoriescono dalla cisterne
terminali attraverso i canali a controllo di
voltaggio si diffondono nel citosol e legano la
subunit TnC della troponina cambiandone la
conformazione;
3. Il cambiamento conformazionale della
troponina sposta la tropomiosina e, come
conseguenza, si ha lesposizione del sito
attivo sulla molecola di actina;
Pagina 44
4. LATP presente sul frammento S1 della
miosina viene idrolizzato ma sia lADP che il
Pi rimangono attaccati ad esso; questo
complesso si lega al sito attivo dellactina;
5. Quando il Pi viene rilasciato si ha un
rafforzamento del legame actina-miosina ed
un cambiamento di conformazione del
frammento S1;
6. Viene rilasciato anche lADP ed i filamenti
sottili vengono tirarti verso il centro del
sarcomero;
7. Nuovo ATP si lega al frammento S1 e si
dissocia cos come il legame fra actina e
miosina.
FONTI ENERGETICHE
DELLA CONTRAZIONE MUSCOLARE
Le fonti energetiche per la contrazione muscolare sono il
sistema energico fosfogenico, la glicolisi ed il sistema
energetico anaerobico
Il processo della contrazione muscolare richiede molta
energia, il muscolo scheletrico possiede unelevata
contrazione di composti ad alta energia, quali ATP e
creatinina fosfato. Poich sia ATP che la creatinina
fosfato contengono legami fosforici ad alta energia, essi
costituiscono il sistema energetico fosfogenico e
forniscono un apporto energico per circa 9 secondi.
Unulteriore energia pu derivare dal
metabolismo anaerobico del glicogeno, ossia la
glicolisi, che porta alla formazione e allaccumulo di
acido lattico. Questa via conosciuta come sistema
glicogeno-acido lattico e apporta energia muscolare da
90 a 100 secondi.
Il terzo sistema, conosciuto come sistema
anaerobico, utilizza la normale dieta per ricavare
ATP.
Durante i periodi di prolungata attivit
muscolare, lADP viene rifosforilato mediante due
processi: (1) glicolisi, che porta allaccumulo di acido
lattico e (2) trasferimento di fosfatato per lintervento
dellenzima fosfocreatin-chinasi.
Istologia Generale
TRASMISSIONE
DELLIMPULSO NERVOSO A LIVELLO
DELLA GIUNZIONE NERUMUSCOLARE
La trasmissione dellimpulso dal neurone motorio alle fibre
muscolari scheletriche avviene a livello della giunzione
neuromuscolare
Le fibre nervose motorie sono assoni amielinizzati
di motoneuroni alfa che entrano nel muscolo
attraverso setti connettivali. Lassone si divide in vari
piccoli rami e perde la guina mielinica ma non le cellule
di Schwann. La parte terminale della ramificazione ha
una forma globosa e poggia sulla placca motrice
terminale di una singola fibra muscolare. Questi
collegamenti tra nervo e muscolo prendono nome di
giunzioni neuromuscolari e son costituiti dal
terminale assonico, da una doccia o fessura sinaptica e
dalla membrana della cellula muscolare.
La membrana della cellula muscolare post
sinaptica subisce delle modificazioni dando luogo ad
una invaginazione detta doccia sinaptica primaria,
nella quale trova posto il terminale assonico. Per
ulteriore modificazione del sarcolemma, dalla doccia
sinaptica primaria si formano delle fessure
sinaptiche secondarie (pieghe giunzionali).
Tutti e due i tipi di fessure sono delimitate da una
lamina esterna che ha strutta simile alla lamina
basale. Il sarcoplasma vicino alle fessure sinaptiche
secondarie ricco di glicogeno, ribosomi, nuclei e
mitocondri.
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della terminazione assonica ed al rilascio della
acetilcolina insieme ad ATP e proteoglicani
nella doccia sinaptica primaria. La fusione a
livello di specifiche regioni della membrana
presinaptica, note come siti attivi, adiacenti
alle barre dense;
3. Il ligando neurotrasmettitore acetilcolina
viene rilasciato dalla terminazione nervosa in
grandi quantit, detta quanta (da 10.000 e
20.000 molecole);
4. Lacetilcolina si diffonde nelle fessure
sinaptiche e si lega a dei recettori per
lacetilcolina presenti sulla membrana
postsinaptica delle cellule muscolari. Questi
recettori, che si trovano in prossimit dei siti
attici presinaptici, sono canali ionici a
controllo di ligando che aprono quando
legano lacetilcolina lafflusso di ioni porta
alla depolarizzazione del sarcolemma e
alla generazione del potenziale dazione;
5. Limpulso si diffonde immediatamente
attraverso la fibra muscolare per mezzo dei
tubuli T e si innesca il processo di
contrazione.
Per far terminare la lo stimolo e quindi lazione
dellacetilcolina,
interviene
lenzima
acetilcolinesterasi, localizzato sula lamina esterna
delimitante le fessure sinaptiche primaria e secondarie,
che idrolizza acetilcolina in acetato e colina e permette
il ripristino del potenziale di riposo.
Istologia Generale
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IL MUSCOLO CARDIACO
Il muscolo cardiaco un muscolo striato involontario
esclusivo del cuore e della porzione prossimale della vene
polmonari
Il muscolo cardiaco, laltra forma di muscolo
striato, si trova esclusivamente nel cuore e nelle vene
polmonari limitatamente dove queste di congiungono
con il cuore. Il muscolo cardiaco deriva da una ben
definita zona di mesenchima splancnico, il mantello
mioepicardico, le cui cellule danno origine
allepicardio ed al miocardio.
Il mio cardio delladulto consiste in un a rete
anastomizzata di cellule muscolari cardiache che si
biforcano e si dispongono in strati (lamine), le lamine
sono separate tra loro da sottili setti connettivali nei
quali corrono vasi, nervi ed il sistema di conduzione
del cuore. I capillari si diramano seguendo i tralci
connettivali inter cellulari, formando una ricca rete di
capillari attorno ad ogni cellule muscolare cardiaca.
Una fondamentali differenza tra i muscoli
scheletrico, liscio e cardiaco sta nel fatto che
questultimo possiede una ritmicit intrinseca ed una
capacit di contrarsi spontaneamente. Un sistema
specializzato di cellule muscolari cardiache provvede a
svolgere funzioni di coordinamento dellattivit
contrattile.
Circa met del volume della cellula muscolare
cardiaca occupata da mitocondri, data lelevata
richiesta energetica. Il glicogeno e soprattutto i
trigliceridi rappresentano le sostanze energetiche per
la muscolatura cardiaca. Anche il contenuto di
mioglobina abbondante data lelevata richiesta di
ossigeno.
Le dimensioni di una cellula muscolare cardiaca a
riposo possono variare, ma mediatamente ha una
lunghezza di 80 micron e il dimetro di 15 micron.
Ogni cellula possiede una singolo nucleo voluminoso e
che occupa una posizione centrale.
Occasionalmente
plurinucleate.
si
possono
osservare
cellule
Istologia Generale
Queste strutture danno origine alle diadi che sono
localizzate in corrispondenza della line Z. I tubuli T del
muscolo cardiaco hanno una diametro maggiore
rispetto al muscolo scheletrico e sono delimitati da una
lamina esterna.
Poich il reticolo sarcoplasmatico relativamente
poco diffuso, esso non pu contenere una quantit di
calcio sufficiente per sostenere la contrazione; sono
quindi necessarie fonti addizionali. Poich i tubuli T si
aprono nello spazio extracellulare ed hanno un foro
abbastanza largo, il calcio extracellulare fluisce
attraverso di essi ed entra nelle cellule del muscolo
cardiaco nel momento della depolarizzazione. Inoltre,
la carica negativa del rivestimento esterno dei tubuli T
impedisce il rilascio istantaneo del calcio.
Il potenziale dazione delle cellule muscolari
scheletriche attivato da una abbondante presenza di
canali per il sodio rapidi, che si aprono e si
chiudono in pochi decimillesimi di secondo,
provocando la genesi di un rapido potenziale dazione.
Oltre a questi canali, il muscolo cardiaco possiede dei
canali calcio-sodio (canali per il sodio lenti).
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MUSCOLO LISCIO
Le cellule del terzo tipo di muscolatura non presentano
striature e pertanto vengono dette cellule
muscolari lisce. In aggiunta, queste cellule non
presentano un sistema di tubuli T. la muscolatura liscia
presente nella parte dei visceri cavi, nella parete dei
vasi m nei grossi dotti ghiandolari, nellapparato
respiratorio e nel derma della pelle.