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CONIGLI & CONIGLI

Manuale ad uso famigliare per


l'allevamento del
Coniglio Domestico
con tecniche naturali

Al mio primo Maestro nella natura


fiorista Faustino Ronchi- Brescia

«Troverai più nei boschi che nei libri.


Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose
che nessun maestro ti dirà»
Bernardo di Chiaravalle
Copyright by Claudio Della Valle © 2009

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Conigli & Conigli

Prefazione

Rilevando il grandissimo interesse manifestato e le richiesta da parte del Pubblico di


informazioni inerenti l'allevamento naturale del coniglio domestico ho maturata la
decisione di approfondirne i concetti con un testo semplice ed esaustivo che potesse
rispondere adeguatamente alle esigenze di tutti coloro che amano le cose giuste e
vogliono dedicarsi ad allevare il coniglio nel modo più semplice e simile a quanto
madre natura farebbe. Le nozioni qui esposte sono commisurate ed indirizzate
soprattutto ad una economia casalinga, famigliare, più che per allevamenti di grandi
dimensioni, ma non dovrebbe essere cosa difficile adeguarle alla progettazione di
questi conservandone i canoni, qualora se ne presentasse la necessità.
Questo libro raccoglie il sunto di oltre 10 anni di esperienze personali e di osservazioni
condotte su un piccolo allevamento naturale che ho costituito con molta fatica a
seguito dei disastri occorsi a carico di un'altro grande allevamento cunicolo intensivo
precedente nel quale ho convissuto per altri 25 anni. I conigli che allevo, ora in numero
ridotto, sono i discendenti-superstiti di quel grande allevamento. I dati qui riportati si
basano per lo più su esperienze dirette da me eseguite nell'arco di 30 anni e permettono
di fare un confronto e soprattutto una scelta consapevole tra due modi di allevare, tra
due modi di intendere il progresso, tra due mondi possibili e sviluppabili di cui uno è,
ad avviso delle esperienze di chi scrive, da ripudiare integralmente, l'altro da amare
profondamente perché si basa su di un equilibrio giusto tra uomo ed animale e non
sopra uno sfruttamento assoluto ed impietoso, come avviene generalmente negli
allevamenti intensivi. Questo piccolo esperimento ha saputo realizzare i miei puri
intenti iniziali, coi quali decisi un giorno di iniziare l'allevamento dei conigli. Ho
cercato di evitare, salvo per quando indispensabile a comprendere certi meccanismi, di
usare un linguaggio specialistico e rigorosamente scientifico poiché ritengo che in un
allevamento biologico la sapienza, l'osservazione e l'esperienza dell'allevatore valgano
e contino assai più del bilancino del farmacista o del mangimista, che non dovrebbero
nemmeno lontanamente entrarci.
Da che mondo è mondo, gli animali concedono e sacrificano la loro vita per il
sostentamento dell'uomo e questo è un duro ma oggettivo dato di fatto. Al di là delle
mode e delle inutili sdolcinatezze che oggi vanno per la maggiore, questo non è un
fattore pregiudicante la bontà e la giustizia del rapporto che può intercorrere tra esseri
umani e bestie. Quello che invece conta davvero è, da parte dell'uomo, il saper rendere
qualcosa di vero a ciò che si sacrifica perché l'uomo viva. Questa è una giustizia fra le
più inalienabili, elementari e naturali che l'uomo d'oggi più non pare conoscere.
Proprio in virtù di questa ignoranza provocata ad arte, ora esasperata anche con l'uso
spregiudicato di vani sentimentalismi, si è potuto concepire ed imporre l'obbrobrio
degli allevamenti industriali o peggio, dei falsi allevamenti biologici, senza volersi

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Claudio Della Valle

avvedere che anche gli uomini finivano infine per patire quello che subivano gli
animali. L'uomo che ha fatto ingiustizia verso la natura l'ha fatta infine a se stesso! E
non solo gli animali patiscono per questo, si guardi la terra, si guardi il bosco, si
guardino le acque, i pesci, gli orti, l'aria, le piante. Nulla è più al suo posto, nulla può
più riposare, nulla o quasi può dirsi indipendente, vivente di per se stesso senza subire
una qualche dipendenza o violenza imposte dalla moderna cultura ed economia. Questi
sono i risultati malefici dei quali la parte peggiore, forse, non si è ancor vista: l'uomo
ha perso o sta perdendo una parte importante della sua autonomia per il proprio
sostentamento, ne sta perdendo la sapienza, ne sta perdendo il mezzo che è nella
sapiente, leale collaborazione con la natura e l'ambiente, ne sta perdendo la proprietà!
Tutto quello che aveva di vero è stato o sarà gradualmente sostituito con dei falsi,
surrogati, sostituti vani di ciò che gli viene sottratto affinché non possa accorgersi di
essere rapinato e continui tranquillo nella sua omessa vigilanza, distratto da
prospettive di maggiori guadagni, da promesse di vita migliore. Ciò è gravissimo
perché vuol dire che si è instaurata una dipendenza nascosta ed è una dipendenza da
qualcosa (multinazionali ad es.), da un sistema che, a differenza di quello naturale
preesistente, non ha affatto in amore la vita in quanto tale, ma solo la vita in
quanto strumento di profitto. A tale fine e per questo motivo non esiterà ad
annichilire, a schiavizzare in ogni modo la vita stessa, non importa se di uomini,
animali, piante, microbi e cellule, secondo come gli conviene. Il mio consiglio ai
Lettori è: - Siate voi stessi i guardiani coscienti di quello che allevate e per quello che
potete, non fidatevi di chi pare fare miracoli, dice di allevare solo a fieno e orzo i suoi
conigli, ma poi tace omettendo quello che aggiunge nell'acqua di bevanda … magari la
bustina di sulfamidico o di nonsisabenchecosa. - Io ne ho conosciuti pochi di allevatori
(di conigli) puri in questo senso, davvero pochi.
Trentacinque anni fa volendo allevare per la prima volta 2 conigli cibandoli con
vegetali in un recinto a terra, come avviene in natura e non riuscendoci, malgrado ogni
attenzione, sospettai che c'era qualche cosa da scoprire (molto in verità), e non avrei
mai immaginato di poter vedere realizzato questo mio progetto solo venticinque anni
più tardi e dopo aver scoperto quello che si vuole sottacere per convenienza comune o
economica. Sono cose che nemmeno la scuola di Agraria da me frequentata mi ha mai
voluto insegnare facendo di me, con la sua cultura parziale e obsoleta, un ignorante ed
una preda perfetta per il sistema bastardo che sta celato dietro queste cose.

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Conigli & Conigli

Motivazioni del testo

Possiedo un diploma di Perito Agrario, ho trascorso la parte più attiva della mia vita
intento a condurre direttamente un allevamento intensivo di conigli di 10.000 capi,
durante la quale, riscontrate, indagate e subite anche personalmente tutte le peggiori
brutture che tali allevamenti necessariamente comportano, complici spietate leggi di
mercato e poteri senza coscienza, ho maturato la decisione di restituire in qualche
modo ai conigli la dignità della loro breve esistenza, ed alle Persone, la possibilità di
conoscere come produrre in autonomia un alimento genuino e realmente auto
controllato. Ora le Leggi sanitarie in vigore, in nome di uno pseudo-garantismo della
salute pubblica non permetterebbero più a nessuno, almeno in teoria, di allevare ed
ancor più macellare in proprio gli animali allevati senza sottoporre l'attività ad un
controllo burocratico e sanitario dell'Autorità competente, ma con questo piccolo
contributo si vuole portare a conoscenza dell’opinione pubblica il fenomeno per cui
talvolta anche leggi pur giustamente promulgate, in seguito ad apparente o provocata
necessità, possono servire a far dimenticare i veri principi su cui dovrebbe fondarsi una
retta cultura delle produzioni agro-zootecniche ed a sostituirli con dei surrogati
squallidi e nocivi, con delle falsificazioni astute che hanno la sola prerogativa di
rendere l’uomo ancor più dipendente dal sistema, assolutamente dipendente perché
reso forzatamente IGNORANTE di quello che sta davvero alla base dei processi
produttivi, che si fondano sulla mite, umile collaborazione umana con la natura e le sue
leggi e non su di un imperio brutale, impositivo ed aggressivo della stessa come invece
si sta facendo un po' dovunque e sempre più estesamente. Guardare al futuro è bene,
ma senza dimenticare il passato e soprattutto senza credere di poter
impunemente irridere all'infinito la giustizia millenaria che sta all’inizio di tutte le
cose. Le nozioni riportate in questo libro possono essere utili anche a chi volesse
allevare conigli da affezione per goderne tutto lo splendore che solo da una corretta
pratica di allevamento può provenire, ed in generale vorrebbero essere di principio, di
esempio, per indicare all’uomo la possibilità reale e fattibile di un nuovo, diverso, ben
più sentito e corrisposto approccio con la natura ed i suoi esseri viventi perché
l’esistenza di tutti: uomini, animali e piante, possa essere migliore.
Le leggi odierne ci dovrebbero così salvaguardare, ad es., dall'ingestione di alimenti
scaduti, inquinati o adulterati ma, nel contempo, ratificano come normale la presenza
di certi residui nei cibi, sebbene in minime dosi. E questi residui hanno a volte dei
nomi di ineluttabili, terribili inquinanti ambientali come la diossina o i metalli pesanti,
ma altre - più scandaloso ancora - sono anche additivi medicinali aggiunti
deliberatamente agli alimenti degli animali, oppure ormoni, fungistatici,
antiparassitari, conservanti, antiossidanti, enzimi, aromi, acidificanti e via dicendo;
tutte cose assolutamente aliene al processo naturale a cui ora la filiera agro-zootecnica

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Claudio Della Valle

non può più rinunciare, affinché gli animali, alimentati con le più incredibili materie1,
possano perfino digerirle e magari anche smaltirle con profitto per il mangimista e
forse per l'allevatore! Ecco dove sta la schiavitù, ecco dove ingrassano le
multinazionali farmaceutiche, i moltissimi, insospettabili riciclatori di porcherie
alimentari, di rifiuti e di sottoprodotti, certi che tutto è sicuramente dipendente, in un
modo o nell'altro, dalle loro politiche. Per quanto riguarda i farmaci o comunque le
innumerevoli molecole di sintesi aggiunte ai mangimi quali additivi curativi o
preventivi, ecc., legalmente o no, debbo dire che proprio qui stava e sta ancora oggi, a
giudicare dalla qualità organoletticamente scadente delle carni che ci ritroviamo
quotidianamente nel piatto, il problema centrale e grave degli allevamenti odierni che
cercherò di esporre precisamente sviluppando il testo. Non si intende qui perseguire
l'obiettivo di una trattazione accademica o analitica dell'argomento perché la mia
esperienza non è di tipo astrattivo-scientifico, ma oggettivo ed inoltre non possiedo
lauree in farmacologia, biologia o in medicina che mi permettano di parlare
autorevolmente e particolareggiatamente in tal senso, al contrario, sarà ridotto al
minimo indispensabile l'appoggio ad argomentazioni scientifiche privilegiando invece
l'aspetto pratico, informativo, funzionale, riferendo e coordinando particolari derivanti
dall'osservazione diretta e dall'esperienza che chiunque, dotato di buon senso ed
intelletto normale, non oscurato dalle logiche del profitto a tutti i costi, potrà quindi
ripetere e confermare, smentire o adattare alle sue esigenze personali. Quanto riportato
in questo libro, sebbene riguardi specificamente l'allevamento del coniglio domestico
può trovare riscontro più generale, ma egualmente valido in linea di principio, anche
per altre specie animali e vegetali parimenti destinate e sottoposte, ciascuna per il suo
verso particolare, alla schiavitù dello sfruttamento programmato.
Uscirne si può in teoria anche se è un percorso a volte difficile. Facciamolo fino a
quando siamo ancora in tempo, scriviamo queste cose preziose in maniera indelebile
nel nostro patrimonio culturale e non svendiamole al primo venuto accecati dal
miraggio di facile guadagno.

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Per fare solo un piccolo esempio: la farina di penne di volatile utilizzata come fonte proteica da
aggiungere a certi mangimi. L'elenco di questi prodotti è più lungo di quanto non si possa immaginare.

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Conigli & Conigli

Breve storia di un allevamento (o di tanti allevamenti) di conigli

Sono di questi mesi (marzo 2002), a circa quattro anni dalla chiusura drammatica del
mio allevamento intensivo di conigli e mentre mi accingo ad abbozzare per iscritto la
mia esperienza, piccola ma importante, (non pensavo ancora di farne un libro in quel
momento), le notizie tragiche sulla DSE (mucca pazza) nei bovini e su altre di queste
mostruosità che purtroppo già da molto tempo scuotono il settore agro-alimentare,
interessando sia gli animali, sia i vegetali, per coinvolgere infine i consumatori.
Faccende come queste erano ampiamente prevedibili, ed altre probabilmente
seguiranno, ancor più gravi e al contempo più nascoste, poiché tutta l’impostazione del
sistema di produzione agro-alimentare ed industriale sta volgendo sempre più
spietatamente nella direzione della quantità, del concentramento, della frode etica,
ancor prima che sostanziale, guidata da logiche aberranti impostate al profitto in
assoluto, a qualsiasi costo, con l’unica preoccupazione di nascondere accuratamente le
manipolazioni innaturali perpetrate a danno degli organismi viventi dietro ottenimento
di forme ingannevolmente belle, convenienti ed appariscenti del prodotto ed a fronte
un indice di rimunerazione dei produttori aumentato a spese della salute e del palato
dei consumatori, della qualità intrinseca dei prodotti, nonché dell’integrità del
patrimonio biologico del pianeta. Ma quello che è più grave è che questo sistema di
agire, cancella dietro di sé, subdolamente, la possibilità del ripensamento, del ritorno e
la memoria di tutto quello che era prima e, che pure nella modestia o anche nella
franca povertà dei suoi risultati, era tuttavia l’artefice ineguagliabile di sapori squisiti, e
in generale, di una vita più vera per tutti, uomini, piante, animali, ambiente, seppur non
totalmente esente da gravi lacune.
Ora la scienza ci ha rivelato molte cose anche utili a scoprire e correggere errori
pesanti del passato, ma perché distruggere totalmente la possibilità di un ritorno a
valori antichi, perché invece non riconoscere il meglio dell’uno e dell’altro e fondare la
pratica agricola su parametri di giustizia?
La giustizia applicata all’agricoltura forse ingrasserà meno il portafoglio perché il suo
vero guadagno per massima parte sarebbe fruito dai consumatori, dall’ambiente, dagli
animali e dalle piante; ma anche l’allevatore o il coltivatore dovrebbero certamente
vedere in qualche modo riconosciuto il loro sforzo.
I dati qui presentati eviteranno per quanto possibile le dotte dissertazioni scientifiche
sul sex pilus del microbo tizio o caio poiché, del resto, le librerie sono piene di trattati
e atlanti scientifico-veterinari sulle malattie, la fisiologia e la sistematica del coniglio,
ed io sinceramente, devo dire che questi dati, a volte utili, molto più spesso mi sono
stati di intralcio nella intuizione di certe cose, perché esposti sotto l’assoluta, infallibile
veste scientifica, che invece assoluta e infallibile proprio non è. Intendo dire che le
leggi che governano l’attività di un microrganismo patogeno in un allevamento

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Claudio Della Valle

intensivo, oppure in vitro, non sono necessariamente le stesse che valgono per lo stesso
microbo quando ad es. il coniglio sia allevato in semilibertà, in condizioni per lui
ottimali. In tale contesto noi vedremo il coniglio essere molto forte, direi forte come un
leone (si guardino, ad es., i conigli d'Australia), di fronte ad agenti per cui invece in
allevamento è obbligatorio usare dosi massicce di presidi terapeutici con risultati il più
delle volte parziali o dubbi e certamente mai definitivi. Questo perché, posto nelle
giuste condizioni, l’animale è in grado di sviluppare dei meccanismi di difesa o delle
azioni di tipo strategico che non hanno uguali se non nella sapienza che è riposta da
sempre nella natura e dalla quale troppo spesso abbiamo stupidamente rinunciato ad
imparare.

Il coniglio, quando frequentavo la scuola di agraria, negli anni '70, era dai libri di
zootecnia in uso considerato un animale di corte di importanza marginale, tanto è vero
che nei testi scolastici in dotazione ad esso erano dedicate solo poche pagine con una
descrizione delle principali razze, delle principali malattie ed alcuni dati
sull’alimentazione cosiddetta razionale (??!) e sui ricoveri; nozioni il cui ultimo
aggiornamento doveva essere di poco posteriore all’epoca fascista, periodo in cui il
coniglio trovò attenzione in quanto la razza d’Angora, razza a pelo lungo, venne
allevata estesamente con lo scopo di fornire un surrogato della lana durante il periodo
autarchico.
Nel momento in cui decisi di dedicarmi all’allevamento di quell'animale ero
praticamente un perfetto ignorante in materia, malgrado il diploma conseguito nel
ramo agrario. La mia cultura iniziale è stata successivamente formata sulla pratica e
sulle nozioni apprese da libri specifici e da informazioni provenienti da coloro che,
promotori delle ditte mangimistiche, veterinarie e delle attrezzature, ci ragguagliavano
man mano sulle scelte più opportune da adottare. A dire il vero, già dagli inizi, molto
ingenuamente cercai di allevare i conigli in modo naturale, come nell’infanzia avevo
visto fare in una bella cascina "all'antica", ma mi trovai subito di fronte un muro
impenetrabile fatto di assoluta improduttività, di malattia, di malessere dei pochi
animali inizialmente acquistati sul mercato. Durante quegli anni qualcosa era
profondamente mutato nei conigli senza che nessuno se ne fosse accorto.
Tutti questi problemi cessarono pressoché all’istante nel momento in cui, su
suggerimento di un altro allevatore, cominciai a somministrare ai conigli dosi sempre
crescenti di mangime pellettato (cubettato), concentrato, industriale. Il motivo - ci
venne spiegato dal melenso veterinario della ditta produttrice - stava nel fatto che tale
mangime conteneva una energia specifica più alta, maggiori proteine ed era inoltre
munito di piccole dosi di presidi terapeutici contro il "mostro sacro" delle malattie del
coniglio: la Coccidiosi, che causava, secondo loro dire, tutti i nostri problemi. Venne
da sé che se volevamo allevare i conigli, diventava perciò OBBLIGATORIO (e lo è
ancor oggi più che mai per quasi tutti), alimentarli col mangime pellettato, mangime

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Conigli & Conigli

industriale composto e costoso, i cui risultati parevano molto promettenti e


ampiamente ripaganti il maggior esborso; del resto, non possedendo che poco terreno
agrario non avremmo mai potuto nutrire in modo adeguato i numeri di capi che ci
proponevamo di allevare, numeri indispensabili per raggiungere una dimensione
economica dell’allevamento tale da permetterci di vivere del nostro lavoro, numeri che
si sarebbero poi dovuti aumentare ancora a causa della svalutazione dei prezzi dei
conigli sul mercato e dei rincari continui dei mangimi. Si vedevano infatti gli animali
recuperare in pochi giorni peso, lucentezza del pelo, appetito, la riproduzione andava a
gonfie vele e le malattie mortali sparire quasi completamente o ridursi a pochi sintomi
insignificanti. Il mangime allora ci veniva credibilmente presentato quale ritrovato
scientifico innovativo di altissima qualità, come un alimento completo, integrato alla
perfezione, composto solo di sostanze vegetali selezionate, vergini, bilanciate ed
integrate ad arte per sostenere le notevoli produzioni ed appariva anche tale né vi era,
d’altro canto, diversa alternativa o motivo apparente per dubitarne. Pertanto, dopo
alcuni anni di questo andazzo produttivo positivo e presentandosene l’occasione, venne
la decisione, resasi necessaria a causa del mercato, di ampliare l’allevamento e
portarne la consistenza prevista a circa mille riproduttori contro i 100 iniziali, con la
disponibilità di diecimila posti ingrasso, col fine di produrre esclusivamente conigli per
uso alimentare della miglior qualità. Fino a quel momento nessuno aveva motivo di
dubitare che le cose non fossero davvero così in quanto anche tutta la mia preparazione
scolastica, mi aveva bene infarcito di notizie scientifiche riguardo all’importanza della
genetica, alle razioni di produzione, ai bilanciamenti delle stesse ecc. ecc. Su questa
mia cultura scolastica e teorica, quindi, i discorsi degli esperti del settore commerciale,
che stava iniziando in quel periodo un’espansione senza pari si ingranavano benissimo,
e qualora succedeva che i conigli faticassero un po’ a crescere, si attribuiva il fatto alla
genetica, che era da migliorare, all’ambiente, che non era perfetto, al meteo, che faceva
le bizze ecc. ecc. Naturalmente, come allevatore, facevo di tutto per cercare di
rimediare queste pecche con la sola certezza di continui esborsi, vuoi per attrezzature
di climatizzazione, vuoi per acquistare maschi miglioratori della razza o femmine
riproduttrici, vuoi per ulteriori cure ed integrazioni, vuoi per potenziare l'isolamento
dei locali. Ci volle ancora qualche anno e qualche grave insuccesso con perdita
economica per iniziare a sospettare che quel bel sistema, che pareva possedere tutti i
crismi della legalità, della scientificità e delle migliori intenzioni, era una bella trappola
dove si celavano troppo spesso intenti spudoratamente truffaldini, falsa informazione
scientifica, opportunismo commerciale, adulterazione alimentare, latitanza quasi
completa delle istituzioni di vigilanza e di profilassi e chi più ne ha più ne metta. A
forza di esperienze negative mi dovetti alla fine render conto che il mio
bell’allevamento non era più nelle mie mani da un bel pezzo, ma in mani altrui; mi
divenne progressivamente evidente che i cosiddetti conigli avevano ormai di
quell’animale soltanto la forma, la resa della carcassa al macello, ma quasi più niente
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Claudio Della Valle

altro di proprio. Io stesso, infine mi resi conto che non sapevo più cosa era il coniglio
né, probabilmente avevo mai saputo cosa doveva essere in origine perché quelli
acquistati inizialmente già erano sottoposti a quel condizionamento da generazioni a
nostra totale insaputa e tutto questo restando ferma comunque la mia intenzione di
operare al fine di ottenere un prodotto finale il più genuino, buono e sincero possibile,
per quanto era in mio potere. C’erano purtroppo molte cose che allora non si potevano
conoscere in nessun modo2, neppure da parte di coloro che, per loro pubblica funzione,
avrebbero dovuto supervigilare su quanto accadeva all’interno di mangimifici, delle
multinazionali farmaceutiche, dei macelli e degli allevamenti, anche perché le
numerose carenze, ambiguità e ritardi legislativi di quegli anni, in misura ancor
maggiore di oggi, lasciavano campo perfettamente libero a tutti i ciurmatori para-
scientifici ed ai profittatori di ogni genere che sul campo delle malattie degli
allevamenti, dei traffici illeciti di materie prime scadenti, proibite o tossiche avevano
già, a nostra totale insaputa progettato e realizzato un impero con i suoi schiavi
previsti: umani ed animali. Ora quell’allevamento intensivo non c’è più (grazie a
Dio!); dopo 20 anni di esercizio continuato, pure in mezzo a mille problemi, una
gravissima, inarrestabile, epidemia di Mixomatosi, temibile malattia virale del
coniglio, me lo ha distrutto quasi totalmente in quattro mesi, provocando oltre
diecimila morti e malgrado da vent’anni sia stata praticata puntualmente ai riproduttori
la vaccinazione semestrale contro tale morbo, malgrado da oltre due anni non fossero
stati introdotti in allevamento soggetti nuovi dall’esterno. Ho dovuto chiudere per
sempre quell’allevamento intensivo perché ho il fondato sospetto che l’epidemia sia
stata causata dal vaccino (a virus vivo attenuato, stipite Borghi) su animali
immunologicamente debilitati a nostra insaputa. Ora, siccome so per certo di non avere
mai somministrato sostanze nocive ai miei conigli, devo necessariamente arguire che
tali sostanze siano arrivate per altra via; unica possibile: la via alimentare. A riprova di
ciò i pochi animali che tenevo con una alimentazione diversa dal mangime, pur nello
stesso ambiente, sopravvissero e non si ammalarono quasi del tutto pure essendo
descritto tale virus come altamente contagioso e trasmissibile in ogni modalità
possibile (liquidi organici, insetti, aghi ecc, ecc,). - Guarda caso -, mesi dopo scoppiò
un pubblico scandalo diossina a carico dei mangimi … ma io ero ormai messo fuori
dal giro. Nel capitolo che segue ho riportato a solo scopo illustrativo cosa risultò essere
presente nel mio allevamento a seguito di analisi cliniche condotte personalmente
qualche anno prima della chiusura. Si tratta di cose quasi totalmente taciute da parte
degli Istituti Zooprofilattici consultati a quel tempo.

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Si veda ad es. documento CEE REGOLAMENTO (CE) N. 2788/98 in appendice, promulgato in
corrispondenza dei guai che portarono alla chiusura del mio e di molti altri allevamenti del quale venni a
conoscenza solo nell'anno 2002.

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Conigli & Conigli

Attualmente non possiedo personalmente terreni, ma credo di aver capito qualcosa già
negli ultimi anni di allevamento intensivo. Avendo constatato e verificato di persona,
in quel tempo, la presenza di poi provate e gravissime truffe nei mangimi industriali,
avendo sofferto più volte il mio stato di impotenza a rimediare questa situazione subita
in cui, senza poterlo prevedere, mi sono trovato coinvolto, pur con tutte le mie buone
intenzioni, ho deciso di provare ad allevare quegli stessi conigli che tenevo in gabbia
secondo altri e diversi principi, principi che non originavano più da dottrina veterinaria
prezzolata, pur avendo acquisito negli anni precedenti una buona conoscenza analitica
delle malattie e delle problematiche dei conigli di allevamento. Mi sono detto un
giorno: - Se, per ipotesi, dovesse improvvisamente venire meno il sistema che
mantiene in atto gli allevamenti intensivi (intendo: mangimifici, farmaceutiche,
vaccinazioni, veterinari ecc.), se venisse meno tutto l’insieme dei supporti, pur leciti,
che noi allevatori siamo costretti ad utilizzare per annaspare e cercare di rimanere
economicamente a galla nel settore che fornisce il nostro sostentamento, cosa
accadrebbe di questi poveri animali?-
Decisi pertanto di creare, accanto a quello grande, un piccolissimo allevamento
sperimentale di pochi capi sul quale riscoprire, rintracciare e verificare i principi che
andrò esponendo in questo manuale e che, mi auguro, consentiranno a chiunque lo
voglia e lo possa di allevare conigli veramente genuini in modo dopotutto semplice.
Liberai semplicemente a più riprese un limitato numero di conigli nella piccola
proprietà che circondava nostro allevamento industriale ed intorno alla mia dimora
sacrificando il giardino e cominciai ad osservarne il comportamento. I conigli
dell'esperimento erano in parte liberi, in parte chiusi in un recinto ed alcuni erano
allevati a terra all'interno dei capannoni che contenevano le gabbie con la possibilità di
uscire all'aperto quando volevano. I discendenti e superstiti di quei pochi conigli che si
salvarono in tal modo dall'epidemia di mixomatosi, oggi, vivono ancora nel mio
piccolissimo allevamento all’aperto fornendomi grandissime soddisfazioni e
preziosissimi dati prosieguo di quelli che mi accingo ad esporre perché non venga
cancellata la memoria di queste cose.

Analisi delle malattie presenti in allevamento industriale intensivo

Premetto che, a causa del tempo trascorso dai fatti narrati, qualche particolare riferito
potrebbe non essere assolutamente preciso, rimane tuttavia esatto il senso generale del
discorso e la congruità dei risultati delle ricerche da me intraprese. Questo capitolo
vuole essere una testimonianza oltre che un insegnamento.

Quello che ho fatto, trasgredendo tutte le buone norme dei dottori che mi trattarono
con disprezzo allorquando presentavo loro i risultati delle mie osservazioni, perché non
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Claudio Della Valle

ero laureato, mi è servito a farmi un quadro completo ed esaustivo della situazione


presente in un allevamento intensivo di conigli: il mio.

Tutto cominciò un giorno dell’anno 1985 in un periodo di fine estate nel quale
avevamo, malgrado le cure prestate premurosamente, una mortalità piuttosto alta di 20-
30 soggetti al giorno e decidemmo di portare i conigli ad un istituto zooprofilattico per
diagnosi e per la preparazione di un vaccino spento stabulogeno contro i microbi
specifici che fossero stati isolati, vaccino che dava di solito dei buoni risultati nella
contenzione della mortalità perché stimolava efficacemente il sistema immunitario dei
conigli. Passarono venti giorni e nessuno si fece vivo. Telefonai e mi venne la risposta
che il nostri prelievi erano stati smarriti!!!. Nemmeno ci avvertivano del fatto se non
telefonavo personalmente.

Mi sono adirato in modo assoluto di fronte a tanta inettitudine e decisi che comunque
bisognava fare qualcosa.

Per vie traverse, visto che la mortalità in allevamento non veniva meno, anzi
aumentava in modo esponenziale, venni a conoscere, tramite un veterinario di una
clinica privata per piccoli animali, un tecnico di laboratorio che conduceva analisi
batteriologiche nel campo dell’Humana. Fu molto gentile e parlando della latitanza
degli istituti, non si stupì e si disse disposto ad aiutarci. Esposto il problema
dell’allevamento mi fornì subito materiale e istruzioni per fare prelievi che poi
avrebbe analizzato in laboratorio per nostro conto. Nel frattempo, avevo cominciato in
proprio ad eseguire osservazioni al microscopio su strisci di sangue di conigli e, pur
non disponendo ancora di alcuna colorazione, avevo il sospetto che quel sangue non
fosse pulito. Il microscopio che ebbi in prestito dalla cantina di un amico era un
provvidenziale Koristka del 1912, apparecchio certamente obsoleto con illuminazione
a specchio, ma dotato anche di obbiettivo ad immersione di 1500X che in seguito, con
le colorazioni effettuate ai vetrini e una bella ripulita, mi avrebbe permesso interessanti
osservazioni.

Le prime analisi svolte dal tecnico sui prelievi che gli avevo portato (tamponi nasali
ed oculari), permisero di diagnosticare che la forma di corriza maligna dei conigli non
era dovuta a Pasteurella Multocida, come ci avevano dato a bere per anni, ma piuttosto
ad un germe naturalmente antibiotico resistente lo Peudomonas spp. del quale furono
isolati due ceppi. Il tecnico disse subito che era un germe tipico delle
micidiali infezioni ospedaliere e fece subito l’antibiogramma. Vennero poi isolati degli
stafilococchi da alcune lesioni purulente delle zampe ed altra robetta che non sto qui a
dire. Nel pelo trovammo riscontro per infezioni micotiche da Mucor spp. e
Cunnighamella, il primo è un micete saprofita che può causare infezione solo in

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Conigli & Conigli

soggetti fortemente immunodepressi. Il tecnico, poi mi insegnò come lavorare a casa


mia e mi diede tutti i terreni di coltura, selettivi e non, le istruzioni dettagliate, gli
strumenti necessari per proseguire lo studio personalmente e giungere
eventualmente alla fabbricazione del tanto agognato quanto indispensabile vaccino
stabulogeno che gli enti pubblici in quel periodo ci negavano in ogni modo. Ma non
avevo nemmeno una pallida idea di cosa avrei trovato nei conigli, cosa che sto ancora
finendo di metabolizzare in questi anni.

Con i materiali e le tecniche che mi vennero trasmesse, ecco che la cucina di casa mia
alla sera diventava un vero laboratorio di microbiologia e microscopia e ciò durò
all’incirca un anno. Le colture e gli isolamenti venivano tenuti in una incubatrice ad
irraggiamento per uova di gallina tarata a 37°C. , la vetreria e gli attrezzi lavati e
poi sterilizzati in pentola a pressione, i trapianti dei germi per l'isolamento
erano eseguiti con ansa sterile in mezzo a 4 fornelli accesi che garantivano la sterilità
dell’aria durante l’operazione al pari di una cappa a flusso. Mi dotai di colorante di
Giemsa, olio di cedro ed imparai a fissare gli strisci al calore ed anche con l’alcool che
garantiva la miglior riuscita degli stessi. Per quello che non sapevo telefonavo a questo
signor A … che mi ragguagliava semplicemente, senza fare il sacerdote della
scienza, e qui lo voglio ringraziare pubblicamente.

Dicevo che il sangue dei conigli era la prima cosa che istintivamente fui portato ad
osservare ed a controllare perché nei soggetti albini, che erano la maggioranza in
quell'allevamento, si notava che il colore dell'occhio dovuto al sangue della retina, di
solito rosso rubino, scuriva prima che si ammalassero. Dalle osservazioni
microscopiche fissate ad alcool e colorate con May Grunwald-Giemsa (Eosina-Blu di
metilene), vennero i primi riscontri ai miei sospetti.

Si potevano notare, usando il massimo ingrandimento e l'obiettivo ad immersione, che


vi erano delle cellule bianche del sangue, leucociti, che presentavano adesi elementi
riconducibili a forme batteriche, anche se le loro dimensioni erano al limite della
visibilità, inferiori a 0,25 micron; con quel vecchio arnese potei appena distinguere che
sui globuli bianchi dei conigli c’erano dei corti diplobacilli dei cocchi e dei
diplococchi. Probabilmente vi era anche qualche forma libera dotata di capsula, ma
non potei esserne certo data l’estrema piccolezza dei germi. Ebbi poi tal conferma di
forme libere presenti osservando personalmente uno striscio di sangue degli stessi
conigli con un moderno e potente microscopio presso un Istituto. Riferita la cosa al
Sig. A… mi disse di procedere immediatamente ad una emocultura e mi diede tre
flaconi appositi contenti un terreno di coltura liquido ed uno solido ed una atmosfera
rarefatta. Vennero eseguite tre emoculture con prelievi di sangue cardiaco da tre
soggetti in diverso stato di salute e inoculati sterilmente nei flaconi vennero incubati a
13
Claudio Della Valle

37° C. per molte ore. Dopodichè i flaconi vennero osservati e tutti e tre presentavano
poche, piccole colonie biancastre o semitrasparenti sulla fase solida del terreno che
stava sul fondo del flacone e che crescevano con molta difficoltà. In due flaconi,
all’agitazione, si notava anche qualche bolla di gas svilupparsi per un attimo nella fase
liquida. Ognuna delle colonie venne diluita alquanto in brodo sterile, trapiantata con
ansa sterile su agar sangue in scatola petri e ne venne isolata un’abbondanza di
Staphylococcus con fortissime proprietà emolitiche in grado di emolizzare
completamente un scatola agar sangue nel giro di 12 ore! I nostri conigli soffrivano di
una bella setticemia strisciante da parte di uno dei peggiori germi che le infezioni
ospedaliere ben conoscono. E siamo a due: Pseudomonas spp. nel naso e negli occhi e
Stafilococco Aureo alfa-emolitico nel sangue! Altro che Pasteurelle e Bordetelle.
Queste erano tutte balle probabilmente a copertura di analisi che non venivano
nemmeno eseguite! Qualcuno si curava di filtrare il moscerino ma poi ignorava il
cammello!

Vennero eseguiti diversi isolamenti su terreno selettivo agar + sale + mannitolo, su


terreni con 12 antibiotici diversi presenti contemporaneamente (anche lì, da non
credere, crebbe qualcosa sebbene stentatamente, un cocco gram positivo di forma
ovalare) ed infine con un test rapido specifico di agglutinazione ed antibiogrammi vari
che confermarono che trattavasi di uno stafilococco aggressivo in grado di sviluppare
antibiotico resistenza e sebbene in vitro appariva nettamente inibito inizialmente da
diversi antibiotici, poi, in tempi successivi, ricresceva allegramente, malgrado fosse
tenuto in frigorifero, anche nella zona di precedente inibizione dimostrando di sapersi
adattare benissimo a quasi tutti in breve tempo!

Ma le sorprese non erano finite, quando feci presente ad A… che vi era stato
anche uno sviluppo, seppur lieve, di gas nel flacone e che lo stafilococco non produce
gas, (mi ero documentato nel frattempo), non diede peso alla cosa. Io però, in privato,
decisi di osservare anche la fase liquida del terreno di emocultura, pensando alla
presenza di qualche battere tossigeno anaerobico del genere Clostridium. Nella fase
liquida infatti rinvenni all'osservazione microscopica la presenza sporadica di alcuni
diplobacilli a volte capsulati che trapiantai su agar sangue e che mi diedero delle
colonie di aspetto vetroso o ceroso e crescita rapida, fortemente emolitiche.
All’osservazione microscopica le colonie di questi bacilli trapiantati dal terreno liquido
si presentavano come lunghe catene parallele di bastoncelli (tipo filza di
salamelle) colorantesi in blu-viola scuro con Giemsa quindi probabilmente gram
positivi. Con l’invecchiare della colonia i bacilli si allungavano sempre più
individualmente fino a lunghezze di diversi micron (5-8) e tendevano ad assumere
caratteri tintoriali sempre più eosinofili colorandosi in rosa e presentando molte zone
incolori tanto più erano vecchi. Portati ad A…, disse con un semplice esame

14
Conigli & Conigli

microscopico che potevano essere quasi certamente delle Esclerichia Coli,


enterobatteri gram negativi. A … non diede grande peso alla cosa dicendo che era lo
saffilococco il germe da combattere prima di tutti, ma la cosa non mi convinse del tutto
perché anche E. coli non produce gas, a detta dei libri. Li tenni perciò in osservazione
alcuni mesi, trapiantandoli ed isolandone altri ceppi, nel frattempo si produssero
diverse brodoculture in terreno liquido soia + triptosio (TSB) dei ceppi patogeni isolati
dal sangue e giunte a maturità, furono inattivate con formalina F.U. fino ad una
concentrazione finale del 0,4% secondo come era indicato in un vecchio manuale di
coniglicoltura. Il nostro primo vaccino stabulogeno spento era pronto! Conteneva una
parte di brodocultura integrale di Pseudomonas spp., due di Stafliococco Aureo (due
ceppi assai emolitici) e una parte di quello strano bastoncello classificato
provvisoriamente come E. Coli il tutto inattivato con formaldeide. Venne iniettato,
dopo attento controllo di sterilità, nella dose di 0,5 cc sottocute esclusivamente ai
conigli riproduttori per due volte a distanza di 15 gg. e diede dei risultati discreti sia
sulla mortalità degli stessi che, a distanza di 25 giorni, anche sulla fertilità e sulla
sanità e la dimensione dei piccoli nascituri. Il vaccino inoltre era molto ben tollerato
dagli animali e sortì migliori risultati di tutte le cure antibiotiche prestate anzitempo. Il
risultato era incoraggiante ma non ancora eccellente e decisi di proseguire le analisi.
Eravamo comunque usciti da una situazione di mortalità che le cure coi medicamenti
ulteriori, suggerite dal veterinario, non riuscivano a migliorare in nessun modo. Fu
proprio lui, vista la situazione, a consigliarci il vaccino stabulogeno.

Casualmente mi capitò un giorno per curiosità di osservare al microscopio uno striscio


ottenuto da una fialetta di Enterogermina, il noto fermento lattico per os che contiene
un miliardo di spore di Bacillus Subtilis. La colorazione con Giemsa riusciva solo a
delineare in rosa debole i contorni delle spore (che richiedono un colorante specifico
per essere tinte), permettendo tuttavia di evidenziarne la forma caratteristica. Ora
sapevo come erano fatte le spore dei Bacillus!

Fu dopo qualche tempo, mentre mi accingevo ad osservare ancora una colonia vecchia
di quello che chiamavo oramai il Bacillone misterioso, date le notevoli dimensioni che
poteva assumere ed alcune parziali affinità morfologiche e colturali al Bacillus
Antracis (il Carbonchio) e che era stato classificato come E. coli da A…, che ebbi la
visione illuminante. I bacilli, con il passare del tempo, dopo essersi allungati
oltremisura parevano concentrare tutta la loro sostanza interna agli estremi del
bastoncello, dove si coloravano intensamente in viola blu in una zona rotondeggiante
all’interno della membrana mentre al centro rimanevano sbiaditi o anche incolori o
parevano formare molti vacuoli assumendo a volte un aspetto come butterato “a
gruviera”. Un colonia vecchia di 15 giorni mi diede l’illuminazione finale!
All’osservazione successiva quei bacilli non c’erano quasi più ma al loro posto
15
Claudio Della Valle

stavano numerosissime spore ovoidali simili, anche se di maggior dimensione, a


quelle di Bacillus Subtilis, l’Entrogermina che avevo precedentemente osservato. Il
concentramento della sostanza colorabile del bacillo nei suoi poli era dunque il
preludio alla morte del corpo batterico ed alla formazione delle spore! Infine, la
parte cellulare del bastoncello si disintegrava e rimanevano solo due spore
tondeggianti formatesi ai suoi estremi. Confrontando l’aspetto morfologico delle
colonie e delle spore, i sintomi riscontrati nei conigli (cancrene o asciti gassose in
mammelle con mastite purulente e necrosi del derma), la antibiotico-resistenza
netta alla penicillina che presentava, venne immediata la diagnosi (non potei eseguire
tests specifici): Non si trattava di Esclerichia Coli, un enterobattere gram negativo
asporigeno, ma di un Bacillus e precisamente di Bacillus Cereus, gram positivo,
tossigeno, penicillino-resistente, emolitico, assai volubile ed adattabile a diverse
condizioni. Tutto finalmente quadrava. Nel flacone di emocultura cresceva molto
stentatamente, tanto da far quasi dubitare che fosse presente, mentre in piastra e in
ambiente aerobico, dopo un piccolo periodo di inceertezza iniziale, prendeva a crescere
rapidamente ed abbondantemente assumendo la forma classica del battere
bastoncellare a catena. Noi sapevamo bene che tale batterio, parente povero del
carbonchio, è responsabile di produrre fenomeni tossici enterici (tossinfezioni
alimentari), ma mai ci saremmo aspettati di vederlo circolare nel sangue dei conigli,
seppure in forma criptica e così sacrificata da renderlo quasi irriconoscibile. Non
avremmo mai pensato che potesse poi essere presente nei tessuti malati insieme allo
stafilococco (visibili facendo semplici strisci diretti coi tessuti cancrenosi e successiva
colorazione). Venni poi a sapere, solo dopo alcuni anni, che anche questo batterio può
creare grossi guai negli ospedali causa la sua antibiotico resistenza naturale e la
formazione di spore che ne rende difficile la sterilizzazione. In ambienti particolari,
sotto pressione antibiotica e con organismi immunodepressi, Bacillus Cereus parrebbe
assumere una particolare forma di virulenza e di strategia d’attacco che ne rende quasi
impossibile l’eradicazione permanendo quelle condizioni. E siamo a tre! La sua
presenza venne in seguito riscontrata in abbondanza anche nel mangime e nelle farine
di erba medica disidratata, perché in effetti tale germe è largamente presente in natura
e nel terreno; quello che non era assolutamente normale era la sua presenza nel sangue
dei conigli! Esami ripetuti a iosa con ogni cura hanno escluso che potesse trattarsi di
una contaminazione esterna durante il prelievo e in più c’erano le osservazioni
microscopiche dirette sul sangue. Compresi che quei due batteri presenti nel
sangue, insieme, creavano una forza d’attacco invincibile in un allevamento come il
nostro, ma non ero ancora completamente edotto riguardo ai drogaggi antibiotici
multipli presenti nel mangime quasi costantemente che generavano quella situazione
perniciosa e, allo stesso tempo, ne garantivano l’equilibrio seppure con qualche
pesante, periodica defiance.

16
Conigli & Conigli

Alla fine, dopo molte meditazioni e senza mai aver ottenuto un consiglio valido, un
insegnamento, un’ammissione qualsiasi dai Professori del ramo e nemmeno dai libri,
che parevano ignorare totalmente l’esistenza di un siffatto gravissimo problema o lo
presentavano malissimo, sotto una luce impropria e fuorviante, ho compreso a mie
spese che il mangime, quando entra in un allevamento prende il suo controllo totale e
che esisteva tutto un muro di omertà o negligenza interessata nella “scienza” che
gravita attorno ad allevamenti come il nostro, probabilmente a garanzia di molti affari
puliti o meno puliti. In anni di osservazioni ho poi potuto verificare che molte parti del
processo metabolico di nutrizione, accrescimento, riproduzione e immunoresistenza
alle malattie, nei conigli, erano stati deliberatamente cancellati a nostra insaputa e
sostituiti da altri “percorsi” artificiosi, da un altro percorso metabolico-nutritivo, da un
altro sistema di difesa biologica portati dal maledetto mangime per avere una
produttività certo elevata, ma un generale scadimento della qualità delle carni e del
valore intrinseco dell’animale. Vedemmo chiaramente, in più occasioni, che le fattrici
trasmettevano già dalla placenta (anch'essa malata), ai loro piccoli sangue con germi
occulti presenti e la relativa immunotolleranza che generava poi setticemie, polmoniti,
fulminanti, necrosi di tessuti invasi dai batteri del sangue senza che i conigli potessero
a volte opporre alcun tipo di reazione infiammatoria, e se questa si verificava allora
erano ascessi che si formavano invece delle cancrene. Si era instaurato una sorta di
rapporto pernicioso fra germe ed animale condizionato dal mangime con relativo
potenziamento del primo ed annichilimento del secondo, fra spinta nutritiva del
mangime, qualità delle materie prime ed antibiotici presenti nel quale anche l’animale
malato cioè portatore dei germi nel sangue, poteva magari non giungere a sviluppare la
malattia, ma l’avrebbe certamente trasmessa ai figli come un ineluttabile maledizione
che prima o poi avrebbe sortito il suo effetto mortale o debilitante. La dimensione di
estrema piccolezza dei germi rinvenuti sui leucociti e nel sangue, a differenza delle
loro normali dimensioni descritte in letteratura, lasciava intuire che erano confinati ad
una vita minima, criptica da una pressione antibiotica ed anticorpale, ma che, seppur
lentissimamente ed impercettibilmente, contribuivano ad intossicare ed indebolire
inesorabilmente l’animale poco a poco, dall’interno, per poterlo poi aggredire meglio
sfinendolo fino alla morte non appena si fosse verificato un qualche tipo di squilibrio o
stress (parto, svezzamento, cambiamento climatico repentino ecc.) Ovviamente non
tutti gli animali erano suscettibili a ciò nella stessa misura, alcuni resistevano di più,
altri di meno, altri niente, ma è normale in queste situazioni; i campi di
concentramento dell'ultima guerra ce l’hanno insegnato bene. L’ altro aspetto
negativo era che con questo cavallo di Troia in allevamento era molto facile per le
ditte mangimistiche (le sole che ben sapevano come si svolgeva tutta la
faccenda) determinare l’entità della nostra produzione e relativo guadagno. Prima ti
facevano nascere moltissimi animali che poi tu mantenevi consumando grandi quantità
di mangime, poi, magari perché c’era crisi di mercato del “vivo”, te ne facevano
17
Claudio Della Valle

morire la metà, variando semplicemente un piccolo particolare sul computer della


fabbrica che regolava selettivamente le miscelazioni del mangime e degli
adittivi, partita per partita (ordinavamo il mangime circa ogni 10 giorni). A noi così
restavano sovente pochi introiti o i debiti, i conigli morti da smaltire a nostre spese e
molti conti da pagare per il mangime consumato.Troppo spesso, e ciò è un male, il
malato produce più del sano, specie in Italia! Noi lavoravamo per pagare il
mangimifici, le tasse, le medicine, le attrezzature, i veterinari, i macellatori, i
commercialisti ecc. ecc.! Poi quello che avanzava, forse, poteva essere il nostro
misero tornaconto! Alcune ditte mangimistiche, dopo avere così mal ridotto gli
animali e parecchi allevatori, proponevano la “convenzione”, ultimo atto per rendere
completamente schiavi animali ed uomini ai loro interessi. In quel periodo difficile un
coniglicultore si suicidò insieme a suo figlio vicino a Brescia forse per i debiti contratti
che non poteva pagare! Questo, mi ricordo, dissero le cronache. Coloro che ebbero la
sventura di accettare le convenzioni, se ne trovarono due volte pentiti e chiusero
l’attività prima di noi con tanti debiti in sospeso, altri vendettero le aziende per una
miseria proprio alle ditte che li avevano rovinati.

Anche questa è un’analisi che considerata a posteriori mi convince sempre più di


essere assai fondata. Ho visto per anni la vita animale avvilita senza che quasi ce ne
accorgessimo ed anche noi abbiamo subito in stessa misura, dato che l’allevatore, se è
tale veramente, vive e soffre insieme ai suoi animali.

Questa è solo una piccola ma genuina testimonianza che mi auguro possa servire per
comprendere come va il mondo prima di caderne vittime.

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Nozioni generali sui conigli

Il coniglio esiste in natura nelle specie Europea (Orictolagus Cuniculus) ed Americana


(Silvilagus, coniglio dalla coda cotonosa di origine americana), in numerosissime razze
dalle diverse attitudini produttive (carne, pelliccia, pelo,) adattate a vivere in una
incredibile varietà di ambienti e climi anche assai severi.
Il coniglio di cui tratto è il coniglio europeo Oryctolagus Cuniculus. Si tratta di un
mammifero appartenente all'ordine dei Lagomorfi ed alla famiglia dei Leporidi. Esiste
nelle taglie: gigante, normale e nana con mantelli dagli svariatissimi colori e tipologie.
In questo manuale faremo riferimento alla taglia media o normale che si dimostra
essere le più adatta ed utile da allevare ai fini alimentari ed è quella maggiormente
allevata. E' il coniglio domestico. Accanto alle razze pure, alle popolazioni autoctone
caratteristiche di ogni zona e che verosimilmente si sono selezionate nel tempo a causa
di circoscritti scambi di sangue, esistono in commercio molti cosiddetti ibridi o poli-
incroci che provengono dall'incrocio di linee pure di razze diverse selezionate in
consanguineità spinta e poi incrociate al fine di ottenere dall'incrocio l'esaltazione di
alcune caratteristiche peculiarità produttive di più ceppi di origine.
Non ho mai voluto fare una questione di razza allevata perché ho notato che questi
cosiddetti "ibridi" o poli-incroci avevano prestazioni elevate solo se il mangime era
spinto oltremisura e con ogni assurdo artificio, per quelle produzioni e quando trasferiti
Claudio Della Valle

in un allevamento normale, con una alimentazione normale facevano anche peggio


delle razze autoctone che vi si allevavano. Mi sembrò, ma è un'opinione tutta
personale, che tutto il sistema in atto fosse una specie di imposizione di tangente
occulta sulle nostre produzioni secondo il meccanismo: - Ti vendo, senza che tu lo
sappia, normalissimi conigli da macello come fossero invece riproduttori selezionati,
ad un prezzo decuplicato rispetto al loro valore di mercato. Li denominiamo con un
nome che attesta una elevata selezione genetica (falsi pedigree che tanto nessuno è in
grado di contestare e controllare), ed in cambio, ma senza dichiararlo apertamente, ti
fornisco anche il mangime che li fa andare molto, molto bene per un po' di tempo.-
Dall'esperienza soltanto ed anche da qualche testimonianza raccolta personalmente,
derivò la personale convinzione che questa fosse ordinariamente tutta una tattica per
vendere dei normalissimi conigli da carne, pur selezionati fra quelli di migliore
apparenza, a prezzi decuplicati o più e molto raramente acquistai questi riproduttori "di
pregio", se non quando era strettamente indispensabile. I miei soggetti, da sempre,
sono meticci di molte razze e provenienze3 che ho selezionato poi esclusivamente in
base alla conformazione, all'attitudine produttiva ed alla salute individuale con un alto
indice di consanguineità proprio perché non si sa mai quello che si va ad acquistare.
Non ho introdotto sangue nuovo nel mio allevamento attuale da oltre 10 anni, anche
per motivi di studio, e non vedo che i conigli ne subiscano alcun danno. Da ciò ritengo
che l'argomento ibridi o poli-incroci può essere spesso pretestuoso o abusato e che le
performance eccezionali che questi ceppi mostrano e promettono parrebbero dovute
per lo più alle caratteristiche dei mangimi somministrati, ultra integrati, ultra medicati
ed ultra spinti, che non alla genetica, pur non volendo negare che abbia anch'essa una
sua importanza non trascurabile. Comunque, se ravviserete la necessità di "cambiare il
sangue" nel vostro allevamento, fatelo semplicemente cambiando il maschio
riproduttore con uno ben selezionato, non consanguineo e non prima di avergli fatto
osservare una rigida e severa quarantena. Il maschio, è meno suscettibile di
"importare" e trasmettere malattie occulte della femmina e più facilmente
ricondizionabile.
L'accoppiamento avviene di solito in un tempo brevissimo e l'atto può essere reiterato
diverse volte; il maschio monta la femmina che deve essere ben disposta e l'ovulazione
viene indotta con la penetrazione ed il coito. Se la femmina, per qualsiasi ragione, non
è ricettiva, la si vedrà resistere alle avances del maschio cercando di allontanarsi,
rifugiandosi in un angolo tenendo la groppa bassa, la coda incollata al terreno, ed
emettendo spesso un caratteristico, sommesso, ripetuto gemito di disappunto.
Il coniglio è un mammifero pluriparo, monogastrico che pratica abitualmente la
coprofagia (ingestione notturna di un particolare tipo di feci prodotte dallo stesso

3
Tutte quelle che abbiamo introdotto a più riprese cercando di migliorare il genotipo medio allevato,
cosa che è servita molto poco in verità perché i veri problemi stavano da tutt'altra parte.

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Conigli & Conigli

individuo), con funzione di pseudo-ruminazione a ciclo esterno al corpo. Questa


funzione è importantissima in quanto consente all'animale di assimilare vitamine,
nutrienti, acqua e sopravvivere anche quando la dieta diviene in natura assai magra ed
indigeribile, ad esempio in caso di siccità prolungate. La dentatura è forte a causa di
lungi incisivi che crescono in continuazione per opporsi al notevole consumo che si
produce durante la triturazione dei vegetali. Alle volte può accadere che gli incisivi
non siano perfettamente allineati con gli opposti e possano crescere in maniera
disordinata alterando la masticazione e non consumandosi a causa di questo difetto,
possono incurvarsi all'interno o all'esterno allungandosi oltremisura e somigliando a
zanne di cinghiale. La causa, a quanto ho osservato, non è nell'alimento tenero, come si
ritiene comunemente, ma nella presenza di fenomeni ascessuali o infiammatori
nascosti a livello paradontale ed è una delle tante pessime eredità del mangime
industriale. A quanto ho osservato, è raro che questa deformità sia imputabile a fattori
genetici. Si cura provvisoriamente accorciando semplicemente i denti a misura ed
eliminandone la parte ricurva eccedente con un tronchesino per ferro (il coniglio non
soffre assolutamente di tale operazione a patto di non accorciarli eccessivamente). Si
proceda poi a riformare il soggetto portatore appena possibile e a non destinarlo
assolutamente alla riproduzione.
Il coniglio possiede inoltre un sistema immunitario con scarsissimo livello di anticorpi
circolanti da cui la sua maggior suscettibilità alle infezioni del sangue (setticemie). La
carne che produce è rosa chiaro (bianca), assai ricca di aminoacidi essenziali e povera
di colesterolo. Se il coniglio non è alimentato con cereali, ma soltanto con erba e fieno
e frutta, è anche quasi totalmente priva di depositi adiposi. La sua carne ha la proprietà
di assimilare e rendere poi al palato tutti i sapori presenti nell'alimento che l'animale
consuma. Allevato in garenna (recinto all’aperto), si organizza in colonie di 10-12
individui adulti ed eventualmente relativa prole, controllate da un maschio dominante.
Soprattutto la femmina gravida, ma non solo, scava tane sotterranee, talvolta anche
"condominiali" cioè con più di un nido presente o previsto, dove alleva i piccoli fino
all’età della fuoriuscita che avviene all’incirca tra i 25 e i 30 gg. di vita. La femmina ha
una gestazione media di 30-32 gg. e partorisce solitamente da 6 a 12 piccoli che
sopravvivranno allo svezzamento dal latte materno in numero proporzionale alla
qualità e distribuzione dell’alimento disponibile, alla salute della madre e alla
lunghezza del periodo di allattamento. Negli allevamenti intensivi, dove si eseguono
interventi di fecondazione artificiale, la femmina può partorire anche più di 7 volte in
un anno, in allevamento naturale 3-4 mediamente, sincronizzandosi spontaneamente
col clima del luogo e quindi col periodo della maggior disponibilità di foraggio. La
diagnosi di gravidanza può essere eseguita mediante palpazione dell'addome della
femmina (diagnosi precoce a 13-15 o 18 giorni di gravidanza), ma un occhio esperto
ed abituato può cogliere nel corpo della femmina i segni della gravidanza (oltre i 20
giorni) anche senza palpare l'animale o solo vedendo, poi, i consumi di cibo che si
21
Claudio Della Valle

impennano verso la fine della gestazione. La palpazione addominale, si esegue con


molta delicatezza. Si cattura l'animale, lo si tranquillizza accarezzandolo brevemente
sulla schiena prima di iniziare l'operazione. Tenendolo per le orecchie e la collottola su
di un piano d'appoggio con la mano sinistra, si faranno scorrere le dita dalle mano
destra (il pollice da un parte le altre dita dall'altra), lungo l'addome, esercitando una
pressione moderata che consenta lo scorrimento ed il rilevamento delle consistenze
interne dell'addome senza produrre schiacciamenti pericolosi dei contenuti. La
gravidanza viene accertata quando a qualche centimetro sotto la colonna vertebrale, nel
tratto ventrale, siano rilevabili alla palpazione delle masserelle consistenti
rotondeggianti di 1, 1,5 cm di diametro concatenate. Sono gli embrioni annidati entro
le corna uterine. Occorre un po' di esperienza per eseguire con certezza questa
diagnosi. I piccoli partoriti vengono deposti in un nido che la femmina costruisce
solitamente negli ultimi giorni od ore di attesa ammassando con grande impegno in
forma di conchetta fieno, erba secca e verde, foglie in un luogo scelto precedentemente
o ricavato fra i più sicuri, nascosti ed accoglienti a sua disposizione, secondo quanto le
detta il suo istinto; in generale si tratta di rifiniture ad una tana scavata nel terreno
giorni o anche mesi prima. Poco prima del parto e subito dopo, questo nido di vegetali
secchi verrà rivestito abbondantemente di pelo che la femmina si strappa coi denti dal
ventre, mettendo così a nudo anche i capezzoli per il futuro allattamento o, in qualche
caso, rapita dall'istinto materno, "ruba" furtivamente dal posteriore di qualche altro
coniglio distratto intento a cibarsi. I piccoli sono generalmente nudi alla nascita. La
femmina li lecca, li pulisce accuratamente e divora normalmente i sacchi placentari e le
placente. In caso di covata sana, staranno ben riuniti all'interno del nido, coperti e
circondati dal caldo e soffice pelo della madre. La prima fuoriuscita dei coniglietti
dalla tana avviene generalmente dopo il 25° giorno con precocità inversamente
proporzionale alla quantità di latte fornito dalla coniglia e dipendente dal numero dei
piccoli poppanti. Pochi coniglietti saranno più pasciuti e pacifici ed usciranno in
ritardo rispetto a covate più numerose e fameliche. Lo svezzamento completo con
cessazione della poppata quotidiana avviene poi a circa 45-50 giorni di età nel caso
dell'allevamento di cui sto parlando. La femmina nel frattempo sarà prossima al parto
successivo ed allontanerà risolutamente i piccoli troppo insistenti anche con qualche
morso sulle orecchie se occorre. E' questo il momento più delicato dal punto di vista
della sopravvivenza dei coniglietti e vedremo poi in dettaglio come si può superarlo
nel miglior modo anche senza usare medicinali. L'accrescimento successivo, infatti, dal
momento in cui il latte non fornisce più ai coniglietti la sua potente protezione
anticorpale passa attraverso la crisi dello svezzamento, durante la quale il coniglietto
può ammalarsi, rallentare la crescita o morire facilmente soprattutto a causa di un
parassita: la Coccidiosi epatica e/o intestinale, onnipresente nei conigli. Si tratta di
protozoi normalmente presenti in forma sporadica nell'intestino dei conigli che
possono attaccare gravemente la mucosa dello stesso ed anche il fegato dell'animale. Io

22
Conigli & Conigli

considero che si tratti di regolatori naturali della specie, presenti con la funzione di
evitare l'eccessiva proliferazione del coniglio ed infatti si scatenano puntualmente in
condizioni di svezzamento precoce, di sovra concentrazione, di sovra-nascite o di
ambiente non idoneo, facendo morire o "immunizzando"4 i conigli, selezionando cioè i
più forti, facendo loro spazio con la morte dei deboli e dei più giovani e garantendo coi
morti cibo facile ai predatori a tutto vantaggio dei fratelli sopravviventi. Negli
allevamenti intensivi la Coccidiosi è costantemente controllata mediante presidi
terapeutici e coccidiostatici, di cui nell'elenco in appendice al libro, somministrati
nell'alimento quotidiano o attraverso l'acqua di bevanda, ma trattandosi di molecole
non naturali, di farmaci, mi sono sempre chiesto come si potesse farne a meno e
vedremo poi cosa l'osservazione della natura mi ha insegnato. I piccoli, appena fuori
dalla tana cominciano subito a mangiare erba, fieno, rametti insieme agli adulti e nel
giro di 6-8 mesi dalla nascita dovrebbero raggiungere il peso idoneo per la
macellazione. La pubertà viene raggiunta in generale ed in regime di alimentazione
naturale non concentrata, oltre questo periodo ed a tale fine bisognerà tenere osservato
l'allevamento per isolare preventivamente i maschi puberi precoci, pena l'insorgenza di
liti furibonde col dominante che si vanno aggravando nel tempo e possono essere
anche mortali per il più debole o compromettere la qualità della carcassa. In natura i
maschi in eccesso se ne vanno dal branco, cacciati a forza, oppure si sottomettono al
dominante per un certo periodo iniziale, ma in un recinto, non potendo farlo, rischiano
seriamente la vita o l'integrità fisica. Anche per questo motivo sarà bene non eccedere
nei numeri di soggetti presenti in un singolo recinto in modo da poterli controllare
agevolmente. Dopo il parto il maschio ritorna subito a corteggiare la femmina, e
siccome c'è il rischio altamente probabile che la ingravidi nuovamente il giorno stesso
o il giorno dopo, con riduzione conseguente del periodo di allattamento a beneficio
della precedente covata, sarebbe bene, constatate le gravidanze delle femmine che di
solito avvengono tutte entro lo stesso periodo, allontanare il maschio dal suo "harem"
per un tempo di 15-20 giorni dall'ultimo parto in modo da avere uno svezzamento delle
proli precedenti vicino al periodo di 50 giorni.
Come dicevo, i climi cui il coniglio in natura sa adattarsi sono moltissimi; quando fa
caldo si scava tane fresche sotto la superficie e così anche quando fa freddo, non teme
la pioggia, la neve ed il gelo a patto che possa trovare cibo sufficiente ed un riparo
all'asciutto dove potersi ritirare e poter deporre i nuovi nati. In natura questo animale
ha moltissimi accaniti nemici per i quali bisognerà avere un occhio di riguardo ed
istituire adeguate e mirate protezioni nel nostro allevamento. Il maschio dominante, ha

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Il termine è improprio perché non si può ottenere immunità o sterilità del coniglio contro questo agente
onnipresente, ma piuttosto uno stato di equilibrio stabile nei soggetti adulti che riescono a superare la
infestazione durante lo svezzamento. In caso di alimentazione errata o di ambiente molto compromesso,
esso può tuttavia ritornare a colpire anche l'adulto sebbene in forma generalmente meno grave.
23
Claudio Della Valle

la normale abitudine di marcare il proprio territorio e le femmine di sua appartenenza


in due modi: con spruzzi di urina o soffregando gli oggetti (rametti sporgenti, pietre,
assi ecc.) con il mento il quale rilascia una sostanza odorosa da un ghiandola che vi si
trova. Questo comportamento diviene più evidente e marcato con l'avanzare dell'età,
così come il controllo minuzioso del territorio e degli intrusi. E' necessario osservare
una certa cautela quando si introduca in una colonia un femmina nuova, perché
potrebbero esserci dei conflitti momentanei a causa del diverso odore e della
perturbazione alla gerarchia preesistente. Anche alla reintroduzione, dopo qualche
tempo, del maschio dominante allontanato durante l'interparto potrebbero verificarsi
bisticci in genere non gravi qualora una femmina ne avesse nel frattempo assunto il
ruolo gerarchico.

Utilità dell'allevare biologico

Ci si potrebbe anche chiedere quale utilità o senso abbia, al giorno d'oggi, mettersi ad
allevare conigli con rigidi principi naturali come si faceva 50 o più anni fa, di fronte al
fatto che attualmente, negli allevamenti moderni, i conigli producono 100 volte tanto,
con meno fatica.
La risposta sta, oltre che nella volontà motivata di fare questo, anche nell'amore e nel
rispetto che l'uomo dovrebbe avere per la bellezza e la preziosità della vita che lo
circonda. La ricompensa a questo tipo di allevamento, apparentemente anacronistico ed
antieconomico, è nel pregio dell'animale che si riesce ad ottenere, nella elevata qualità
della sua vita e di conseguenza nella qualità assoluta del cibo e dei sottoprodotti che è
possibile ottenere in questo modo. Ma anche il "lavoro" di allevare è altamente
gratificato dal rapporto che si può instaurare nel tempo con gli animali, rapporto molto
particolare, empatico, che essi ricambiano a loro modo ed in maniera generosa, a volte
sorprendente, regalandoci profondi momenti di dolcezza, poesia e nostalgia.
Parrebbe un controsenso ed un tradimento doverli infine uccidere per mangiarli ed in
effetti è una cosa che dispiace ancora moltissimo anche a me, ma purtroppo non vi
sono deroghe alle leggi naturali e la terra, che lo si creda o no, non è ancora il paradiso
terrestre. Non è possibile prevedere di tenere in vita tutti gli animali che nascono in
allevamento, come del resto non è possibile renderli immortali. In natura il coniglio è
preda da sempre.
Ora, che sia l'uomo a divorarlo, un cane selvatico, o un mustelide affamato, penso che
al coniglio importi ben poco. Penso che invece la cosa positiva e l'unica che si può fare
concretamente sia di dare un futuro migliore alla specie piuttosto che ad un singolo
soggetto ed ecco che, per quanto mi è concesso, mi dedico in questo senso ad allevare
meglio quello che ho ed a rendere migliore la loro pur breve esistenza anche
insegnando queste cose ad altri.

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Conigli & Conigli

La nascita e la morte sono per tutti gli esseri di questo pianeta e gli animali, a
differenza di certi uomini, fanno sempre, di buon grado, la loro parte pur obbedendo
all'istinto di sopravvivenza come è naturale per tutti. Personalmente non ho mai
creduto al sentimentalismo, strumentale, sterile e piagnucoloso, ritenendolo solo una
esigenza di uomini immaturi che non vogliono guardare i problemi nella loro globalità
ed in modo responsabile, ma solo dal loro esclusivo punto di vista, a mio avviso,
assolutamente egoistico.
Sono fermamente e personalmente convinto che, anche se mangiata saltuariamente, la
carne veramente genuina nella sua origine, perché prodotta con un processo giusto,
come qualsiasi altro cibo analogo, possa avere una valenza nutrizionale e salutistica
assai superiore e protratta per l'organismo. Non è, intendiamoci bene, che questo modo
di allevare porti ad ottenere animali puri da inquinanti al 100% poiché tutto l'ambiente
terrestre è comunque, anche di pochissimo, inquinato dalle attività antropiche
dissennate, ma quello che conta davvero è il fatto che si tratta di una carne che è pura
perché è puro o tende intenzionalmente ad esserlo il processo di "costruzione" che l'ha
generata. Cosa voglio dire con ciò?
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Claudio Della Valle

E' molto semplice: quel cibo così formatosi non nasconde nel suo interno alterazioni,
lacune o truffe annidate nella sua architettura molecolare, nel "messaggio nutrizionale"
e negli equilibri relativi fra i suoi componenti. Accade un po', coi cibi moderni, come
ad uno che acquista un'automobile bella e molto più veloce del normale ad un prezzo
assai interessante per poi scoprire drammaticamente, in qualche curva pericolosa e
durante un'emergenza, che i freni non sono stati adeguatamente dimensionati
all'incremento di potenza del mezzo. Così, i cibi d'oggi paiono abbondanti, sempre più
belli grossi per tutti ed a prezzi bassi, igienicamente ineccepibili, ma di una qualità
intrinseca troppo spesso terribilmente scadente o inesistente che, proprio per
l'ignoranza provocata o la dimenticanza di "quello che era prima" non viene ormai più
colta dai consumatori. Si vorrebbe ingigantire tutto, ma alla fine trionfano l'obesità e la
mala nutrizione, le gastralgie, le intolleranze alimentari, i tumori. Se noi sommassimo,
potendo collegarle alle loro vere cause, tutte le idiosincrasie alimentari inspiegabili, le
allergie assurde, le malattie organiche e metaboliche, causate da questi cibi
"convenienti", dalla loro quantità eccessiva legata proporzionalmente a qualità
scadente, prodotti dell'era moderna, credo veramente che le nostre valutazioni anche
riguardo al poco conveniente metodo naturale d'allevamento o di coltivazione
cambierebbero profondamente e radicalmente fino a imporre modifiche a tutto quanto
il nostro sistema di vita corrente che soffre gli stessi mali. Il fatto che anche in passato
si potessero a volte commettere errori gravi nel processo di produzione e trattamento
degli alimenti, non deve, secondo la mia opinione, servire da incentivo perché si
rinneghi in toto quel patrimonio prezioso a favore di un altro dell'ultima ora che, a
differenza del precedente si serve maggiormente della scienza, ma che ha come radice
ed obiettivo solo un mero interesse di tornaconto immediato, senza curarsi in nessun
modo delle conseguenze a lunga scadenza che tali comportamenti avranno sulla terra,
gli esseri viventi e tutto l'habitat dell'uomo.
Credo saranno in fine i fatti, anche assai dolorosi, più che la previdenza a costringere
l'uomo a modificare certi suoi comportamenti.

Domande e valutazioni preventive

E' necessario chiedersi, prima di cominciare ogni lavoro, quali forze e disponibilità di
mezzi si abbiano da poter dedicare allo stesso e quale utilità esso possa avere, ancor
più ciò è necessario per un allevamento, sia pure di dimensioni famigliari, che
richiederà un impegno giornaliero o quasi, seppur ridotto e la necessità di una certa
sorveglianza, anche se vedremo come sia possibile automatizzare col tempo certe
incombenze. Bisogna ben considerare che iniziare un allevamento, grande o piccolo
che sia, non è impegno che si possa rendere soggetto al capriccio di un momento, ma è
o dovrebbe essere, quasi uno "sposalizio" nel bene e nel male tra l'allevatore ed i suoi

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Conigli & Conigli

animali. Chi viene dalla cultura della campagna conosce bene questo, mentre chi non
vi appartiene o inizia ad introdurvisi dovrebbe considerare queste cose e cercare di
farsene un'idea prima di tutto.
La prima domanda da porsi è perciò è quella della motivazione o dello scopo di questo
allevamento. Dovremo avere ben chiaro se vogliamo produrre animali da carne, da
riproduzione, da affezione, da mostra. Se vorremo trarne un reddito, molto
probabilmente dovremo avere pazienza fino al momento in cui ogni cosa possa
funzionare bene, a pieno regime, ma nel frattempo acquisiremo una profonda, verace e
non meno remunerativa esperienza diretta su moltissime "cose di natura". Allevare
naturale è difficile ed impegnativo soprattutto all'inizio, non lo nascondo, ma è anche
un modo per avere una profonda compartecipazione con gli animali allevati che ci fa
intendere e vedere molte altre cose utili alla vita, ci arricchisce in molti sensi. Con le
nozioni riportare in questo manuale, comunque, molti errori potranno essere compresi
ed evitati e l'attività potrà svilupparsi in modo sicuramente più rapido di quanto non si
farebbe senza di esse.
Dovremo, ad es., valutare, nel caso del coniglio da carne, se abbiamo le possibilità per
poterli macellare in privato o presso un macello pubblico, se non sono per uso
famigliare, valuteremo le possibilità di commercializzarli vivi. Dovremo insomma
prevedere quale sbocco avrà la nostra produzione, prevedendone quantità, tipologia e
qualità.
In ogni caso dovremo pensare a quali saranno i nostri iniziali riproduttori e qui
abbiamo già un primo problema da affrontare, cioè il loro reperimento e le condizioni
non idonee in cui quasi sicuramente li troveremo. Tutto è più facile per chi ha già dei
conigli di sua proprietà perché ne conosce la storia ed i precedenti. Premesso quanto
già esposto sulle moderne tecniche di allevamento ed sui problemi che generano,
dovremo presupporre che gli animali acquistati non siano tal quali come servono a noi
per allevare biologico ma necessitino di un periodo di adattamento, selezione ed
AFFRANCAMENTO dalle dipendenze instaurate dai mangimi, dai farmaci, dagli
integratori coi quali quasi certamente sono stati alimentati in precedenza.
(Vedasi per i dettagli il Capitolo: Affrancamento)
Poi, dovremo stimare le disponibilità ed attitudini di spazi idonei dedicabili alla
stabulazione ed alla produzione o reperimento degli alimenti ed in base ad essi
calcoleremo il numero di capi teoricamente allevabili, la dimensione dei recinti delle
scorte alimentari per il periodo invernale e via dicendo.
Infine dovremo prevedere l'eventuale smaltimento dei sottoprodotti come il letame che
è, in condizioni di allevamento biologico, una risorsa assai preziosa, non inquinante e
sempre in difetto di quantità per la terra, non un problema.
Il mio consiglio è comunque quello di cominciare con numeri ridotti, come
nell'esempio pratico che seguiremo, o meno ancora, perché è più facile acquisire
padronanza e famigliarità con l'allevamento e controllare precisamente quello che
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Claudio Della Valle

avviene all'interno. In secondo tempo, ampliare l'allevamento coi medesimi criteri o


adattandoli nello specifico, sarà relativamente semplice.

Criteri per la scelta dei capostipiti

Va da se che un allevamento fondato coi parametri che andrò esponendo, deve essere
costituito come unità a se stante, non deve esserci alcuno scambio con altri allevamenti
vicini e deve essere per quanto possibile isolato con l'unica eccezione dell'introduzione
iniziale di pochi soggetti capostipite scelti.
Dove reperire i primi riproduttori per il nostro nuovo allevamento?
Questo problema non è da poco e la risposta dipende anche dal tipo conigli che si
desidera allevare, dalla razza desiderata, dalla taglia. Possiamo considerare che negli
allevamenti industriali da carne troveremo facilmente soggetti con una buona base
genetica per taglia, resa al macello, prolificità, fertilità, mentre volendo allevare razze
pure bisognerà rivolgersi ad allevamenti più piccoli, magari a qualche amatore, che
siano in grado di fornire anche una certificazione (pedigree) sulla purezza della razza.
Ognuno in questo ha i suoi criteri e le sue convinzioni. Io non mi sono mai fatto grossi
problemi per la genetica, che pure ha la sua indubbia importanza, ma mi sono limitato
a selezionare personalmente i soggetti migliori in base soprattutto alla loro sanità e
costituzione partendo da una base larga e variegata. Quale sia il tipo di coniglio che
deciderete di allevare, valgono alcune indicazioni generali nella scelta dei soggetti al
momento dell'acquisto.
Per il nostro fine ed in vista del fatto che una energica selezione dovrà essere fatta
quasi sicuramente, sia da noi che dalla natura stessa, io sconsiglio a priori di acquistare
soggetti di gran pregio e di conseguente esborso a meno di non volere particolari razze
pure. E' meglio, a quello che ho visto, eseguire una scelta su base morfologica fra un
certo numero di giovani soggetti del peso di 2 - 2,5 kg di p.v.., di età omogenea.
Diciamo una quindicina di cui due terzi femmine, per selezionarne infine quatto o
cinque da introdurre nell'allevamento vero e proprio. Verranno valutati, col primo
esame dell'animale all'atto dell'acquisto, il peso specifico che deve essere elevato, la
consistenza della fascia dei muscoli lombari che deve essere buona, ma non scarsa o
eccessiva e la eventuale presenza di una pancia voluminosa o assai rientrante che è
indice di scorretta alimentazione o di uno stato patologico dell'apparato digerente.
Dovremo prediligere, all'interno di un gruppo omogeneo per età, quegli animali dal
peso più elevato fino a quelli che hanno un peso nella media e scartare quelli più
leggeri. E' naturalmente difficile descrivere a parole come si presenta un animale in
buono stato apparente di nutrizione e salute, ma è proprio questo animale che
sceglieremo per cominciare. Valuteremo ancora come fatto positivo o indispensabile,

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Conigli & Conigli

l'assenza di alopecie (macchie senza pelo), o difformità nella crescita del mantello non
dovuta a muta, l'assenza di noduli, di ascessi e cicatrici sottocutanee, l'elasticità e la
mobilità della pelle, la lucentezza del pelo oltre al suo grado di resistenza allo strappo
che non deve essere troppo basso. Osserveremo infine che l'occhio sia limpido, (rosso
rubino nelle razze albine), e privo di cispi e secrezioni mucose o sierose, così il naso ed
il pelo delle zampe anteriori sul margine interno che deve essere ben sciolto e non
conglutinato da muco o siero altrimenti indice certo di corriza cronica (raffreddore)
dell'animale. Osserveremo molto bene le superfici plantari degli arti tutti, è imperativo
che non ci siano piaghe podali nemmeno in tracce, ascessi o depilazioni sospette. Le
unghie dovrebbero essere dure e diritte e non fragili o fortemente incurvate e le dita
devono essere ricoperte di pelo e non devono assolutamente presentare croste o
desquamazioni di nessun tipo all'attaccatura delle unghie e all'inizio delle dita. Le
orecchie, non dovrebbero essere troppo lunghe (particolare importante solo per la resa
al macello), ma soprattutto devono essere decongestionate, non dolenti alla palpazione,
assolutamente pulite internamente da troppo cerume e croste; guardare attentamente
con l'ausilio di una illuminazione idonea all'interno del condotto uditivo che deve
apparire pulito, salvo la presenza possibile di tracce leggere di cerume. Una
palpazione accurata dell'addome deve infine escludere la presenza di noduli,
indurimenti o ingrossamenti anomali all'interno dello stesso. Esso deve risultare
disteso, giusto, non mai timpanico, gonfio o di volume abnormemente ridotto e
rientrante. I denti incisivi devono essere giusti ed allineati, non devono assolutamente
presentare disallineamenti fra loro. Gli organi genitali maschili e femminili, infine
debbono essere integri privi di infiammazioni, incrostazioni, ulcere, segni di morsi,
malformazioni, secrezioni purulente. L'animale deve essere vivace, vispo, ma non
nervoso in maniera eccessiva o ipoattivo, il suo aspetto preferibilmente longilineo vista
la giovane l'età, la postura corretta. Cercate sempre di farvi dare una qualche forma di
garanzia dal venditore. Se riuscite a scegliere i soggetti in un reparto di ingrasso di
qualche allevamento, risparmiate soldi ed acquistatene un maggior numero; avrete più
possibilità di selezione, cioè di individuare qualche soggetto bene adattabile al nuovo
allevamento.
Eseguite attentamente queste valutazioni, potrete decidere di classificare quegli animali
come idonei per cominciare il vostro allevamento seguendo il percorso dei capitoli di
questo libro. Ora è necessario sapere tutto dell'Affrancamento.

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Claudio Della Valle

Covata sana e bella partorita eccezionalmente in un ricovero di superficie con coniglietti di qualche
giorno di vita.

Affrancamento

Affrancamento (liberazione), è il modo di rendere nuovamente al coniglio la piena


facoltà di mangiare il suo cibo originale: l'erba fresca, e di riprodursi, vivere felice e
sano con esso soltanto, senza troppi problemi. Tale capacità risulta non sempre e non
completamente scontata negli animali reperibili sul mercato, animali che in tutto o in
parte siano stati alimentati da molte generazioni coi mangimi industriali addittivati e
medicati. Tuttavia non è impossibile che si possano acquistare, con molta fortuna,

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Conigli & Conigli

animali che non siano stati così pesantemente condizionati e quindi più facili da
affrancare5.
A tal fine e malgrado la selezione su base generale operata sui primi riproduttori
all'acquisto, dovremo realisticamente presupporre che:
L’animale sano, nelle condizioni ordinarie degli allevamenti intensivi, non esiste;
è quasi sempre una pura astrazione.
Esistono invece conigli in diversi stati d’equilibrio fra fattori patogeni naturali ed
acquisiti, presidi terapeutici impiegati nell'allevamento di produzione, fattori
alimentari, età, grado di sfruttamento, ambiente che, per lo più, sono portatori sani
o immunotolleranti di potenziali biotici distruttivi per la loro salute non appena
l’equilibrio suddetto subisca un’incrinatura per qualsiasi motivo. Ed il fatto di passare
ad una alimentazione naturale è uno dei maggiori fra questi motivi! Infatti, si sente dire
comunemente dai veterinari che gli animali d’allevamento intensivo sono
costantemente immunodepressi; è solo un eufemismo utilizzato per giustificare quello
che ho esposto più sopra senza dover dare troppe spiegazioni; a riprova, durante il
periodo del mio allevamento intensivo, anch’io dovevo essere immunodepresso, in
quanto ogni tanto mi accadeva di contrarre qualche fastidiosa infezione fungina
(dermatofitosi) sulle mani o sulla faccia. La verità era invece che tutto il microbismo
dei conigli ed anche quello dall'ambiente di allevamento erano diventati qualcosa di
distorto e sommamente aggressivo, anche nei confronti dell'allevatore ed i conigli male
alimentati erano vittime e ad un tempo, eccellenti trampolini di espansione di questi
microrganismi patogeni devianti dalla norma.
Acquistati i primi soggetti per la riproduzione sul mercato6 e volendo alimentarli con
cibo naturale (erba ecc.), constateremo quasi sicuramente che molti ammaleranno più o
meno gravemente, più o meno estesamente di varie forme morbose che certamente
erano dentro i conigli già prima, anche solo in potenza, ma non si vedevano per grazia
delle medicazioni ed integrazioni subite in allevamento. Potrebbero essere pochi o
anche nessuno (raramente), i soggetti che sopravvivranno al cambio radicale di modo
d'allevare e di alimentare, in misura inversamente proporzionale a quanto erano stati
precedentemente condizionati, denaturati e spinti; questo non deve impressionarci
perché è necessario, imperativamente, operare subito questo tipo di selezione.
Generalmente in ogni gruppo è sempre presente qualche soggetto con buone capacità
di adattamento e reazione in grado di sopravvivere e dare origine ad una nuova stirpe.

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Un appunto bisognerebbe poi farlo per i conigli di taglia nana; si tratta di un coniglietto poco adatto ad
usi alimentari, ma in compenso perfetto come animale da compagnia. Esso appare essere molto più
rustico e più facilmente affrancabile ed adattabile che non il coniglio di taglia media.
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A meno di non conoscere esattamente chi è il venditore e come alleva, o a meno che non si voglia
allevare una specifica razza di coniglio è consigliabile non spendere grandi cifre nell'acquisto di
riproduttori selezionati; meglio è acquistarne un numero maggiore ad un prezzo meno elevato e poi
operare personalmente tutte le selezioni che saranno utili e necessarie.
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Claudio Della Valle

Procederemo coi nostri primi conigli mettendo gradualmente gli animali acquistati
nelle condizioni in cui andremo ad allevarli in modo naturale ed otterremo nel giro di
uno, due mesi, una prima selezione di animali idonei al tipo di allevamento che
vogliamo intraprendere. Ultimare e fissare questo procedimento di affrancatura può
essere un procedimento più lungo poiché occorre tenere presente che le modificazioni
indotte dalla dieta a base di mangimi hanno condizionato profondamente l’intestino di
quegli animali e la microflora residente ne ha subito modificazioni importanti e non
immediatamente reversibili a causa della quasi costante presenza di presidi
(coccidiostatici o peggio) ed a causa della diversa formulazione e più alta energia dei
mangimi composti industriali rispetto alla semplice erba.
Dovete sapere che l'organismo stesso del coniglio ha probabilmente dovuto modificare
ed adattare molti "comportamenti" metabolici (ad es. sopprimendo o riducendo la
ciecotrofia), per poter sottostare ai moderni "protocolli alimentari" ed è perciò simile
ad un popolo che per generazioni sia stato privato della sua cultura natia ed abbia
subito un vero e proprio lavaggio del cervello. Non si può riportare allo stato originario
in qualche giorno semplicemente insegnando nuovamente i passati valori, ma ci
vorranno probabilmente alcuni avvicendamenti generazionali perché tutto si possa
ripristinare efficacemente. Così con i conigli, fatta la prima dura selezione, occorrerà
ancora vigilare attentamente e selezionare per diverse generazioni prima di avere un
risultato pieno, stabile e soddisfacente, ma questo non ci impedirà di allevare e
produrre meglio già da subito, migliorando costantemente ed acquisendo preziose
esperienze. Infatti, dobbiamo calcolare che anche nelle generazioni future i sintomi
delle malattie d'allevamento intensivo potranno talvolta comparire: qualche fenomeno
di enterite, poi qualche fenomeno di corriza. La corriza (starnuti e secrezioni nasali in
genere non gravi) è la meno grave ma anche la più lunga ad estinguersi
completamente dall'allevamento.
Un metodo assai semplice per affrancare i conigli, anche se non esente da rischi di
varia natura, sarebbe quello di provare ad allevarli inizialmente in libertà, a terra, liberi
di scorrazzare nei campi intorno a casa vostra (preventivate pure di dare l'addio
all'eventuale giardino), ma al giorno d’oggi si corre il rischio di vederseli predare da
cani randagi o da vandali. Comunque, per chi volesse e potesse farlo, gli animali
generalmente non si allontanano a meno di non essere disturbati da qualcosa e
rimangono attorno al nucleo dal quale sono stati liberati spostandosi solo quel poco che
basta per trovare, di volta in volta, nuovo pascolo. Questo tipo di allevamento
presuppone, oltre alla disponibilità di spazi e rifugi per i conigli, anche un ambiente
senza presenza di predatori. Si tenga conto che se c'è ad esempio un solo cane
randagio, nel raggio di dieci Km., potete stare certi che, magari dopo parecchi mesi,
non mancherà di attentare alla vita dei vostri conigli con agguati studiati
meticolosamente fino ad ottenerne la distruzione.

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Conigli & Conigli

IL PASCOLO DIRETTO SU PRATO LIBERO O RECINTATO E' COMUNQUE LA


PRIMA ARMA, IL PRIMO PASSAGGIO INDISPENSABILE PER OTTENERE
CONIGLI FRANCHI.

L'allevamento brado si può certo tentare, anche solo per un breve periodo iniziale e
sarebbe il migliore, ma è, come ho detto, all’insegna dell’incontrollabilità e pertanto io
consiglio di cominciare con pochi soggetti (2 maschi ogni 5-6 femmine) di circa 2-2,5
Kg. di peso vivo (p.v.) scelti coma da capitolo precedente, in un buon recinto ampio ed
abbondantemente inerbito, in maniera spontanea o da coltivazioni opportune, magari
all'inizio dell'estate o comunque di una stagione tendenzialmente asciutta. Si
somministri pure poco mangime all'inizio (acqua pulita sempre a disposizione), per
ridurlo gradualmente fino alla sospensione assoluta entro 15- 20 gg. dall'inizio
dell'allevamento.
Dobbiamo a questo proposito considerare che il mantello di un coniglio d'allevamento
intensivo ha caratteristiche assai diverse da quello di un coniglio affrancato. In caso di
forte piovosità, il primo si bagna e si inzuppa molto di più del secondo a causa di un
diversa qualità e costituzione del pelo e pertanto è consigliabile una stagione asciutta
per iniziare l'allevamento all'aperto.
Una validissima ed economica alternativa al pascolo brado o recintato è rappresentata,
per conigli da 1,5 kg di p.v.. in su, dai gabbioni mobili. Questo metodo è attuabile
laddove vi siano adeguate condizioni di sorveglianza o in una proprietà recintata che
possano garantire l'assenza di grossi predatori come i cani randagi. Avendo all'inizio
pochi soggetti da selezionare ed affrancare, si potranno mettere all'interno di box
leggeri e privi di fondo, ottenuti con rete zincata di maglia 1,5-2 cm. adeguatamente
strutturata e rinforzata, di 1 - 2 - 4 mq di superficie utile o più i quali devono
semplicemente essere spostati per trascinamento lento sul terreno. I conigli,
camminando, ne seguiranno lo spostamento su una nuova area erbosa adiacente a
quella sfruttata. Ogni volta che il manto erboso risulti esaurito in prossimità del
colletto delle piante ed assai prima che i conigli incomincino a mangiare anche le
radici della cotica erbosa e a scavare buche rovinandola, il gabbione dovrà essere
spostato. Inutile dire che questo si può fare solo su terreni ben livellati e rullati dove i
bordi del box possono aderire completamente alla superficie del prato e questo metodo
permette di sfruttare efficacemente aree come quelle che si trovano in mezzo a
piantagioni di olivi, viti ecc sempre che non siano trattati con pesticidi. Lo spostamento
del gabbione si potrebbe anche automatizzare, per grandi lunghezze, con un cavo di
trazione continua e lenta collegato ad un motorino elettrico con demoltiplicatore,
argano e variatore di velocità, apponendo due slitte metalliche sui lati del gabbione,
orientate nel senso dello scorrimento. Lo spostamento lento del gabbione di una
distanza pari alla sua lunghezza o larghezza, in continuo oppure con frequenza
giornaliera o maggiore, non darà tempo ai conigli di elaborare tentativi di evasione. I
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Claudio Della Valle

box dovranno avere un'altezza di 40-50 cm e sulla rete che ne forma il soffitto dovrà
essere fissata una porzione sufficiente di superficie ombreggiante (rete o carta
catramata) in grado di proteggere i conigli dal sole e dalla pioggia. In caso di vento
persistente occorrerà studiare anche un opportuno riparo laterale apponibile secondo
necessità. In parete dovrà essere sistemato un piccolo abbeveratoio a serbatoio per le
stagioni calde e i terreni siccitosi. Questo sistema, facendoci vedere precisamente
quanta superficie verde di quel tipo un coniglio consuma giornalmente, permetterà
anche di fare un calcolo più preciso e personalizzato delle superfici analoghe di cui
dovremo disporre nei recinti. I gabbioni si possono realizzare semplicemente con rete
metallica, cesoie e l'uso di una apposita pinza in grado di "cucire" le reti con
l'apposizione di fermagli metallici a stringere. Ce ne sono di varie dimensioni in
vendita a poco prezzo presso ogni buon ferramenta; essa risulterà anche utilissima
nell'unire i tratti in rete delle recinzioni o delle attrezzature.
La prima cosa essenziale da ottenere assolutamente, dicevo, è il ricondizionamento
dell’intestino e di tutto il coniglio fino al pelo stesso, alla nuova alimentazione erbacea,
tenendo presente che questa affrancatura si attuerà compiutamente e diverrà stabile
solo dopo alcune generazioni e selezioni conseguenti e che tutti i soggetti che non
riuscissero a sopportare la privazione completa delle medicazioni, del mangime
composto industriale e manifestassero diarree profuse e/o gravi fenomeni di
timpanismo (gonfiore addominale) vanno riformati o soppressi e non devono, in linea
di principio, essere curati e mantenuti insieme agli altri perché, se anche non morissero
per la malattia, rimarrebbero diffusori e propagatori dei mali che si vogliono estirpare.
Il primo vaglio dunque è la sopravvivenza di qualche mese senza riproduzione ad una
alimentazione erbacea al 100% senza intervento medicale. Nel frattempo, bisognerà
comunque tenere d’occhio tutte le malattie batteriche, protozoarie o parassitarie
(rogne) che avessero a rivelarsi anche solo in forma debilitante, incoraggiate
dall’alimentazione assolutamente naturale che daremo a questi animali. Il coniglio che
manifestasse in particolare Coccidiosi epatica, può guarire completamente da essa
alimentandosi con la sola erba, in alcuni mesi, ed essere mantenuto per la riproduzione
perché sicuramente divenuto resistente; con quella intestinale invece ci sono meno
probabilità di guarigione. Può sembrare una legge dura e spietata, quella selettiva della
natura, rispetto alla filosofia molle imperante di questi tempi nei confronti degli
animali, ma i risultati della mia esperienza confermano invece che, nel regno naturale,
il discorso sentimentale del “poverino è malato, bisogna curarlo” può avere un risvolto
assolutamente negativo per la specie stessa e trasformare la natura sana e vitale in un
ospedale, in un malato cronico; vi spiego perché:
occorre sapere che il coniglio è naturalmente portatore sano di alcune specie
microbiche patogene, ad es., protozoi del genere Eimeria spp. responsabili delle
Coccidiosi intestinale ed epatica), che, ritengo, siano i guardiani della specie,
impedendo col loro meccanismo particolare ed epidemico il sovraffollamento delle

34
Conigli & Conigli

colonie, selezionando i soggetti più forti; con la dieta reiterata a base di mangime e
coccidiostatico si è fatta venir meno per generazioni questa selezione che,
nell'allevamento biologico, noi dovremo invece ripristinare ed accettare rigorosamente.
L'uso esteso di antibiotici, in funzione auxinica (per promuovere l'accrescimento), e
non propriamente curativi, ha poi fatto in modo che i conigli divenissero anche
portatori sani di altre malattie che saranno pronte ad esplodere non appena li vorrete
nuovamente alimentare col mangime pulito di madre natura. Curare coi farmaci delle
malattie come la Coccidiosi, che hanno una radice residente nel coniglio da sempre,
vuole dire soppiantare i normali meccanismi naturali di difesa e regolazione
dell’animale con altri assolutamente artificiali, vuole dire creare nell’animale
una dipendenza dal sistema farmacologico! La cosa dà nell’immediato un grandissimo
profitto e pare un’ottima soluzione perché, eliminando una grave fonte di mortalità,
permette di spingere la produzione vendibile a livelli diversamente impensabili. Ma ….
Vi è sempre un ma:
Tutti quei soggetti che prima, cioè senza presidio farmacologico nel mangime,
avrebbero trovato morte sicura ed invece sopravvivono, malgrado gli errori di
allevamento, malgrado il mangime sia una vera bomba calorica in grado, senza
l’ausilio degli antibiotici a dosi subcurative o auxiniche, di fare scoppiare come un
bottiglia di spumante agitata l’intestino di qualsiasi coniglio in natura, dicevo, tutti
questi animali che diversamente sarebbero morti, invece sopravvivono e magari
entrano nel ciclo riproduttivo, veicolando in se comunque le conseguenze degli errori
subiti impunemente, anche se non immediatamente letali o invalidanti e trasmettendole
alla prole insieme a germi assai agguerriti, quando non anche antibiotico-resistenti o
antibiotico-conviventi. Si seleziona così, nelle generazioni, un ceppo di animali sempre
più debole immunologicamente parlando e sempre più portatore di germi occulti o
dormienti e pericolosi che richiederà in continuazione l’uso di nuovi e più vari
antibiotici per poter sopravvivere. Poi, siccome gli antibiotici creano avitaminosi ed
alterazioni metaboliche varie, necessiterà di dosi sempre maggiori di integrazioni
vitaminiche, oligo-elementari e via dicendo. Quando infine sopraggiunge una qualsiasi
piccola perturbazione anche lieve a carico di quell’equilibrio fittizio e sempre più
fragile, ecco i disastri a carattere epidemico che toccano prima o poi tutti gli
allevamenti intensivi. Improvvisamente vengono così attualizzate tutte le mortalità
precedentemente evitate con quegli artifizi. Questa pratica d'allevamento è
condannabile perché indebolisce il coniglio evitandone la selezione e invece rinforza i
germi patogeni che dai farmaci subiscono, al contrario, una spietata selezione, che li
rende sempre più pericolosi, resistenti ed insidiosi fino al punto di minacciare anche la
salute dell'uomo come ben sanno i medici. Gli animali di allevamento intensivo sono
ad esempio generalmente metereopatici e rispondono ad un prossimo peggioramento
delle condizioni atmosferiche con un aumento della mortalità percentuale giornaliera.

35
Claudio Della Valle

Gli animali degli allevamenti intensivi sono generalmente immunodepressi proprio a


causa di queste pratiche che costituiscono la norma negli allevamenti.
Il meccanismo è tragicamente simile a quello della assuefazione agli stupefacenti e
presenta aspetti non meno inquietanti, sebbene assai più diversificato. In generale, la
presenza frequente o costante di uno o più antibiotici in sottodosaggio e/o di un
coccidiostatico nella razione, come avviene nella pratica degli allevamenti intensivi
spesso fino a poco tempo prima della macellazione, inizialmente controlla ed anche
elimina tutta una serie di batteri o protozoi ad esso sensibili e non esclusivamente
quelli patogeni. In secondo luogo, promuove l’insediamento di ceppi e specie fra
quelle naturalmente indifferenti, resistenti o divenute tali. Anche per il fatto che la
razione alimentare contiene sostanze molto più facili da assimilare l’attività prima utile
di certi batteri antagonisti viene resa inutile eliminandone il substrato. Il problema poi
si rivela nel fatto che a questo punto viene meno la selezione naturale sugli animali che
invece in natura è presente e spietatamente vigile. Inoltre, essendo il mangime
industriale assai più ricco di energia rispetto all'erba, fa sì che anche il contenuto
intestinale e le deiezioni siano maggiormente energetiche e condizionate dagli
antibiotici; questo fatto gioca comunque a favore dei microrganismi patogeni fornendo
loro il substrato ideale per sopravvivere ed incattivirsi. Così, poco alla volta, germi
fortemente agguerriti si annidano in forma latente in distretti dell’organismo meno
raggiungibili dal sangue e quindi dagli anticorpi o dai farmaci e da lì sono pronti a
scatenare tutte le malattie più devastanti non appena trovino la porta aperta. Così
avviene che un animale apparentemente sanissimo, veicolante ad es. una batteriemia
occulta da Staphylococcus Aureus., infezione devastante e letale che, nel caso, non può
svilupparsi pienamente a causa della pressione antibiotica ordinaria del mangime,
giunga a maturità senza conseguenze apparenti, invece che essere riformato e sia poi
impiegato nella riproduzione della specie dall'allevatore ignaro. Esso veicolerà quasi
sicuramente alla prole la presenza occulta del germe ed anche l’assuefazione,
l’immunotolleranza del proprio sistema immunitario verso questo ed altri patogeni col
risultato che negli allevamenti si instaura una comune, “pacifica convivenza” di
elementi opposti; pacifica, finché qualcosa non giunga a turbare quell’equilibrio
precario. Da una parte un coniglio sempre più debole e tollerante dal punto di vista
immunologico, dato che il suo sistema anticorpale risulta sostituito nelle funzioni in
tutto od in parte dagli antibiotici ed è perciò sempre più "dormiente"; dall’altra uno o
più ceppi di germi che apparentemente ”dormono”, che non si vedono e paiono non
esistere, che non possono provocare i sintomi caratteristici della malattia e la morte,
che si nascondono al sistema immunitario con vari artifizi, ma che acquisiscono
sempre più antibiotico-resistenza ed imperio sulla stirpe animale colonizzata anche
grazie alla pratica deprecabilissima degli svezzamenti precoci che priva ancor più gli
animali, i conigli, della protezione del latte materno in una età delicatissima. In queste
condizioni, passare dall’alimentazione medicata e concentrata a quella naturale, vuole

36
Conigli & Conigli

dire scatenare deliberatamente tutte le malattie occulte quante ce ne sono e


sicuramente, molte morti avverranno fra quei conigli, anche in assenza di errori di
allevamento che è possibile commettere e che aggraverebbero ancor più i risultati
negativi dell’operazione. Ho impiegato sei anni e parecchi ricambi generazionali per
condurre l’affrancatura a buon punto e per ripulire i miei conigli dalla presenza ed
attività di certi germi indesiderati; certamente ora, sarebbe possibile ottenere gli stessi
risultati in tempi assai minori, specialmente evitando di commettere quegli errori che
meglio esporrò nel capitolo dell’alimentazione e che ho dovuto anch’io comprendere
ponendo fatica ed attenzione ai problemi che di volta in volta emergevano. In ogni
caso l'allevamento può già essere iniziato dopo la prima selezione operata col cambio
dell'alimentazione.
Ribadisco ancora che il mezzo indispensabile, soprattutto agli inizi, per ottenere
l'affrancamento del coniglio è il pascolo a terra degli animali. Non importa se in libertà
o in un recinto, l'importante è che possano avere sempre a disposizione uno spazio
pulito ed erboso proporzionato al loro numero che possa fornire costantemente erbe
verdi edibili (sono assai poche le erbe che il coniglio non appetisce) in quantità
sufficiente al loro sostentamento. Viene consigliata indicativamente una superficie
erbosa di almeno 30-40 metri quadri per soggetto, magari fruibile in lotti successivi a
rotazione. Tale dato deve essere adattato a seconda di fattori quali l'inerbimento del
terreno, la qualità del prato, la velocità di ricrescita dell'erba, la stagione, le
temperature ecc. In caso di superficie insufficiente si potranno aggiungere
giornalmente le erbe fresche di cui i conigli necessitano a completamento della
razione, ma il pascolo diretto e la possibilità che l'animale possa scegliere il suo cibo
dalla pianta viva sono inizialmente essenziali per una migliore riuscita. Ritengo anche,
pur non avendone mai fatto oggetto di sperimentazione, che l'introduzione di un
soggetto, ad es. un femmina già perfettamente biologica, in un gruppo di soggetti in
corso di affrancamento, possa favorire il processo abbreviandone i tempi. Io
consiglierei anche di importare in questo nuovo allevamento qualche forcata di lettiera
da quello di provenienza della femmina. Questo perché la femmina franca "insegnerà"
certamente qualcosa ai conigli e la lettiera metterà a loro disposizione una scelta
precisa di batteri assai diversi da quelli residenti in quegli animali. Una specie di
innesto biologico nell'allevamento.
Resta ancora da dire che nel primo periodo (2-3 anni), quando l'affrancamento è ancora
in corso di perfezionamento, è consigliabile, in linea di principio, favorire al massimo
possibile il ricambio generazionale, riformando i genitori alla fine dell'anno e
rimpiazzandoli con una selezione dei migliori fra loro figli. Il criterio è adottabile fino
al momento della scomparsa definitiva di ogni eventuale forma di corriza o secrezione
oculare. I riproduttori dovrebbero in seguito avere una vita produttiva al massimo di 2-
3 anni per la femmina e di 2 anni per il maschio. Questo è il mio consiglio, ma nessuno

37
Claudio Della Valle

vieta di tenerli in carriera per un periodo maggiore se ne vale la pena. Credo che la
femmina possa tranquillamente giungere fino a 5 anni di carriera riproduttiva utile.
Un capitolo a parte, che però bisogna premettere alla trattazione specifica, merita la
cura e l'eradicazione dell’eventuale presenza o insorgenza di rogne7 delle orecchie o
del corpo. Va detto che in caso di insorgenza di rogna del corpo (Rogna Sarcoptica)
che interessa inizialmente con croste sanguigne e desquamazione gli arti anteriori
iniziando dalla inserzione delle unghie, l'animale va scartato ed allontanato
immediatamente dal gruppo, mentre gli altri, apparentemente sani, devono essere
considerati come infetti e trattati con idoneo prodotto acaricida su tutto il corpo ogni
10 gg. per 5, 6 volte ed osservati poi molto attentamente per un periodo di almeno 2
mesi. Per fortuna questa rogna molto "rognosa" da curare è oggi abbastanza rara.
Per quanto invece riguarda quella delle orecchie (otoacariasi o Rogna Psoroptica) che è
più comune, fin dall’inizio è bene eliminare anche questa forma di acariasi che
potrebbe facilmente presentarsi in amimali “da mercato” a distanza di qualche giorno o
settimana dall’acquisto.
Nel caso, sarà bene eseguire comunque, su tutti i soggetti acquistati 3-5 trattamenti
ravvicinati, a distanza di 12-15 gg. uno dall’altro, fino all’eradicazione assoluta della
malattia trasmissibile che, se non in caso di rinnovato contagio dall’esterno, non
dovrebbe mai più ricomparire nel nostro allevamento. A tal fine ed anche per altri
motivi, ogni nuovo soggetto venisse introdotto nell'allevamento in tempi successivi
deve obbligatoriamente essere sottoposto a rigida quarantena con isolamento ed attenta
osservazione. Meglio controllare bene all’inizio che gli animali capostipiti siano sterili
da Rogne perché poi, sui numeri maggiori di presenza, diviene sempre più
problematica la loro estirpazione.
Un veterinario o un farmacista per animali vi consiglierà certamente quali siano, fra le
molte composizioni adatte, i prodotti migliori sul mercato e più alla moda per curare la
rogna delle orecchie, ma delle lozioni antiparassitarie a base di piretroidi ed alcani
possono andare bene o qualunque forte antiparassitario per animali unito a prodotti
emollienti e cheratolitici come ad esempio una miscela di olio di vaselina, acido
salicilico e zolfo in polvere da instillare nelle orecchie a gocce seguita da un delicato
massaggio.
I trattamenti vanno ripetuti come ho detto ed infine ne deve essere controllata
l'efficacia anche mesi dopo l'attuazione.

7
Per maggior informazione si veda il capitolo successivo relativo alle malattie del coniglio.

38
Conigli & Conigli

Due giovani soggetti di diversa età di cui il maggiore ha già superato felicemente la crisi da svezzamento.

Un po' di numeri

In questo capitolo esporrò i dati per poter dimensionare preventivamente l'allevamento


in base alle nostre disponibilità ed esigenze.
Non è facile stabilire esattamente quanto possa mangiare un coniglio. Sicuramente
mangerà molto di più di quello che potreste supporre se non ne avete mai allevati in
questo modo. Se per un animale adulto la razione giornaliera di mangime industriale
composto può essere calcolata esattamente, circa 110-130 grammi per un soggetto in
gabbia all'ingrasso e fino a 700 gr. e più per un riproduttore femmina in allattamento e
gestazione contemporanei, quando si parla di erba non è possibile fornire dati così
esatti a causa delle forti variazioni stagionali e qualitative della sua composizione oltre
che per il fatto che i fabbisogni degli animali variano moltissimo col variare delle
temperature esterne. Possiamo tener buono un dato per eccesso e cioè che dovrebbero
39
Claudio Della Valle

bastare meno di 20-30 Kg di erba fresca di buona qualità al giorno (0,8- 1Kg. pro
capite), per nutrire con buone possibilità di scelta da parte del coniglio, ad es., un
gruppo di 30 soggetti composto da 1 maschio, due fattrici e 27 giovani animali in vari
stadi di accrescimento, durante la stagione primaverile - estiva. Io credo che entro
questo parametro possiamo stare relativamente certi che i nostri calcoli siano adeguati
al fabbisogno degli animali. Naturalmente, nella stagione fredda il consumo potrebbe
quasi raddoppiare, ma allora si interverrà, sia riducendo gli animali presenti anche ai
soli riproduttori se occorre, sia integrando opportunamente la razione con alimenti più
energetici e concentrati: pane secco, ghiande di quercia, orzo ed altri cereali in grani o
fioccati (schiacciati), secondo come indicherò meglio più oltre. Questi sono tutti
alimenti ad alta energia che vanno comunque usati con parsimonia e vigilanza per non
determinare eccessivo ingrassamento dell'animale o disfunzioni metaboliche. Non
devono mai avanzare per più di qualche ora per non attirare topi ed uccelli nel recinto.
Per quanto riguarda la superficie disponibile o dedicabile, invece, dobbiamo fare
alcune valutazioni: bisogna decidere preventivamente se ci conviene allevare i conigli
in una grande superficie recintata che possa da sola sopperire totalmente o quasi al loro
mantenimento, oppure se ridurre questa superficie fino al minimo indispensabile e
veicolare giornalmente all'interno delle recinzioni l'alimento necessario8. Nel primo
caso è evidente che dovremo prevedere maggiori spese e cure per la recinzione
essendo essa più estesa, però l'allevamento sarà maggiormente autosufficiente e i
conigli svezzeranno meglio potendo usufruire di ampie e varie possibilità pascolo
pulito. Questo allevamento estensivo può essere consigliato per terreni collinari o non
coltivabili, come risorsa per poterli sfruttare. La superficie puramente indicativa che si
potrebbe assumere per calcolare il rapporto capi/superficie è pari ad 1 capo ogni 35-40
mq. pascolabili (ancor meglio se maggiore), dipendendo dalla produttività intrinseca
del terreno e dalla distribuzione della stessa lungo le stagioni, dalla superficie
effettivamente pascolabile. In questo tipo di allevamento più estensivo sarebbero
ridotti l'impiego di mano d'opera, ma bisogna sempre prevedere di intervenire
manualmente con apporti di fieno e vegetali verdi, oppure riducendo per tempo il
carico animale se le risorse autoctone dovessero per qualsiasi motivo (sovraccarico
animale, siccità o freddo) venire a mancare. Inoltre diverrà sicuramente più laborioso
catturare gli animali9 data la più vasta area ed anche il recinto dovrà essere veramente
ben costruito per evitare le possibilità di fuga o di intrusione dall'esterno che su un
perimetro lungo sono senz'altro maggiori.
Col secondo tipo di allevamento potremo invece ridurre la superficie disponibile ai
conigli fino al 10% di quella precedentemente consigliata cioè 2-4 mq./capo allevato.
8
E' naturalmente possibile adottare anche tutta la gamma di soluzioni intermedie secondo le possibilità e
le esigenze dell'allevatore e predisponendo l'adeguata integrazione alimentare necessaria.
9
A tal fine si userà, come illustrato più oltre, un accorgimento, cioè la creazione con varie modalità di
una "zona di cattura".

40
Conigli & Conigli

Questo allevamento richiede però interventi giornalieri o al più a giorni alterni per
somministrare l'alimentazione e cure annuali o semestrali per la rimozione delle lettiere
che si formano coi residui del cibo e delle deiezioni animali. Qui, causa la superiore
concentrazione di animali, le Coccidiosi, intestinale ed epatica, costituiscono un
pericolo più alto con rischio di perdite o ritardi nella crescita per in piccoli in fase di
svezzamento. Sarebbe bene prevedere, soprattutto in questo caso, che ogni covata, da
quando esce dal nido e fino al raggiungimento del peso vivo di almeno 2 kg, possa
sgattaiolare liberamente da un piccolo varco, calibrato alla dimensione dei piccoli,
verso un altro recinto vergine10 ed inerbito di pascolo esclusivo per potervi meglio
affrontare questa fase della vita oggettivamente delicata. I piccoli poi, sanno ritornare
spontaneamente insieme alla madre per il tempo della poppata giornaliera, fino a
quando essa è in grado di concederla. Facendo così si abbreviano i tempi della crisi da
svezzamento con meno perdite e maggiore accrescimento dei coniglietti. Al
raggiungimento di un p.v.. individuale di circa 2 kg, essi potranno anche ritornare in
modo fisso insieme ai genitori nel recinto principale fino al raggiunto peso di
macellazione o di vendita. E' meglio comunque, in linea di massima, creare dei recinti
sovra dimensionati che, in caso di utilizzo insufficiente11, possono venire sfruttati
semplicemente aumentando il numero dei conigli presenti o tenendoli a pascolare per
un tempo superiore.

Iniziamo!

In questo capitolo vedremo, a titolo puramente indicativo, come e con quali


accorgimenti realizzare una unità tipo. Prima di cominciare ad allevare biologico
occorre avere ben presente che i comuni parametri di allevamento cui la nostra
“civiltà” ci ha ormai abituato, sono assai diversi da quelli che serviranno nel momento
in cui decideremo di meglio assecondare la natura ed anche che esso richiede un
impegno che piccolo o grande che sia è comunque costante poiché le trascuratezze si
pagano con l’insuccesso totale o parziale. Vediamo ora cosa serve per iniziare ad
allevare.
Calcolo indicativo per una unità tipo.
Presupponendo di aver inizialmente acquistato tre maschi e nove femmine di 2-2,2 kg
p.v., prelevati da un allevamento in buone condizioni sanitarie e scelti coi criteri

10
Per recinto vergine intendo uno spazio nel quale non abbiano pascolato altri conigli da almeno 30-40
gg.
11
L'utilizzo insufficiente del recinto si verifica quando non tutta l'erba viene divorata dai conigli nei
tempi stabiliti. Sarà comunque bene mantenere il programma di rotazione previsto per i recinti e magari
sfalciare l'erba vecchia avanzata in modo da favorirne il ricaccio uniforme su tutta la superficie.
41
Claudio Della Valle

precedentemente esposti dal reparto ingrasso, dovremo giungere a selezionarne, prima


che entrino in pubertà, 5 di cui un maschio e 3 - 4 femmine.
I dodici conigli acquistati sono stati inizialmente introdotti in un recinto di 300 mq. ben
inerbito e ombreggiato in un angolo da alberi e cespugli. Si potrà iniziare col fornire
loro un po' di mangime concentrato per conigli (fatevene eventualmente cedere
qualche kg. dall'allevatore che vi ha venduto i conigli) pari a circa il 50% della razione
che consumavano in allevamento, riducendolo poi gradualmente a zero nel volgere di 2
settimane. Acqua pulita sempre a disposizione. In questo periodo eseguiremo
trattamenti e controlli di prassi contro la rogna. Si vedrà subito che i conigli
inizieranno a divorare l'erba preferendola nettamente al mangime. Dovremo, nel
volgere di 2-3 mesi giungere a selezionarne cinque: un maschio e quattro femmine che
dopo tal periodo appaiano in miglior stato di nutrizione e salute fra tutti. Se dovessero
essere di meno per l'alta incidenza di malattia non importa, l'importante è che almeno
un maschio ed una femmina inizino a riprodurre in buone condizioni.
Calcolo teorico orientativo dei recinti e loro disposizione. Supponendo il carico
massimo teorico di animali generabili da questi riproduttori capostipite in una stagione
eseguiremo il calcolo dei recinti per una unità formata da un maschio, 4 femmine e
relative covate fino al momento della macellazione o della separazione obbligatoria dai
genitori. Supponendo che in una stagione 4 femmine possano generare fino a 3-4 volte
per un numero di coniglietti sopravvissuti pari a 5-6 soggetti per covata otterremo, per
un certo periodo, approssimativamente da marzo ad ottobre, una presenza media di 80
- 85 soggetti di varie età nel nostro allevamento con una punta di 100. Il grafico sotto
illustrato fornisce un'indicazione schematica approssimativa del grado di presenze (in
ordinata), che potrebbero verificarsi in allevamento durante l'anno, suddivisa per
settimane (in ascissa), secondo l'ipotesi di allevamento sopra avanzata. Evidentemente
il massimo carico numerico e di peso vivo corrisponde alla massima produzione di
erbaggi ed al minimo consumo relativo individuale causa le temperature più alte. Non
ho mai voluto prendere nemmeno in considerazione la pratica della fecondazione
artificiale nel mio precedente allevamento intensivo a causa delle obbligatorie iniezioni
di ormoni di cui necessita. A maggior ragione non lo farò in questo protocollo che
deve essere naturale al 100%, anche perché, in quest'ultimo caso non esiste alcun
problema all'ingravidamento delle coniglie nei tempi loro fisiologici; esse sanno
perfettamente quando è il momento di accettare il maschio e di partorire i piccoli,
sapendosi coordinare molto bene con l'andamento stagionale e con il livello
dell'alimentazione disponibile.

42
Conigli & Conigli

120

100

80

60 Serie1

40

20

0
13

17

21

25

29

33

37

41

45

49
1

La superficie calcolata con largo margine per una tale popolazione dovrebbe essere, in
caso di allevamento estensivo, di almeno 35 mq./soggetto intesi come area pascolabile
produttrice di erba, ad es., prato stabile. Dovremo perciò prevedere di recintare una
superficie totale di mq.(35x80=2800), nel caso volessimo un allevamento capace di
provvedere intrinsecamente al sostentamento dei conigli ospitati e di mq. (2-
4x80=220-280) nel caso di allevamento su superficie ridotta ai minimi termini con
alimentazione totalmente apportata dall'esterno. E' inutile dire che questi dati, che
dipendono in primo luogo dalla produttività oggettiva e specifica del terreno utilizzato
nonché dagli andamenti stagionali nel luogo di insediamento, si possono ottimizzare ed
adattare con grande elasticità applicando semplicemente un fattore di correzione
percentuale positivo o negativo, sia modificando a ragione veduta il numero dei conigli
mantenuto in riproduzione l'anno successivo per adattarlo al recinto sfruttandolo
meglio, sia variando ad esempio i tipi di coltura presenti, migliorando la quantità e la
qualità delle masse verdi a disposizione degli animali ed eventualmente affienando le
eccedenze.

Divisione del recinto.


Prendendo spunto dall'osservazione diretta, vedendo cioè come i piccoli coniglietti che
pascolano in libertà hanno molte più probabilità di sopravvivenza e di ottima crescita,
la superficie totale della garenna, nel caso estensivo, si potrebbe comodamente
dividere in vari sottorecinti: uno più ampio che ospiterà stabilmente i riproduttori e la
prole, collegato attraverso uscite calibrabili a tutti gli altri nei quali, a rotazione
lasceremo entrare soltanto i piccoli per pascolare ed in altro tempo anche gli adulti
43
Claudio Della Valle

quando siano trascorse tutte le crisi da svezzamento. Ogni recinto dovrebbe essere in
collegamento, tramite questi passaggi chiudibili e calibrabili, con tutti gli adiacenti
come nello schema illustrato più avanti. Preciso che qualora si decida di optare per
questa soluzione, al recinto dei riproduttori dovrà essere attribuita una superficie
calcolata prioritariamente in 100 mq. per capo riproduttore presente, mentre a quelli di
pascolo dei conigli in accrescimento la rimanente superficie suddivisa per il numero
reparti che si vuol creare. Io ne suggerirei almeno 7. Quindi, prendendo a spunto il
nostro recinto ipotetico di 2800 mq., la zona riproduttori potrebbe avere una superficie
di mq. 500, mentre per il pascolo dei giovani si otterrebbero 7 recinti da mq. 300 circa
cad.
[500+(328x7)=2796]. Ovviamente i recinti vanno sempre progettati in modo che
all'occorrenza sia possibile espandere la superficie a disposizione di un reparto
mettendolo in comunicazione con l'altro mediante l'apertura parziale o totale di un
varco.
Nessuno impedisce, in caso di disponibilità eccessiva di recinti vergini di concederne
lo sfruttamento temporaneo anche ai riproduttori aprendo completamente il varco di
comunicazione col recinto principale; non può fargli che bene!
In alternativa si può lasciare tutto l'allevamento in un recinto unico, con la sola
accortezza di prevedere un recinto più piccolo all'interno di esso con una chiusura
dell'entrata comandabile a distanza, ad esempio con un filo da tirare che ne chiuda
l'accesso. Questo recinto o zona di cattura è realizzabile con semplice rete alta 80-100
cm., ed è indispensabile se si vogliono afferrare facilmente i conigli per esaminarli o
prelevarli. Iniziando qualche giorno prima, li si abitua ad entrarci mediante la
distribuzione in loco di cibo ghiotto (ad es. pane secco, frutta o orzo fioccato) e poi,
quando sono tutti ben intenti a mangiare, si chiude la porta dall'esterno. Si possono poi
afferrare a mano, scavalcando la bassa recinzione o anche con l'ausilio di un retino
robusto o laccio dotato di manico di lunghezza adeguata.
Per favorire l'operazione di cattura, assumere un comportamento tranquillo, e magari
diminuire l'apporto di cibo nel giorno precedente in modo da affamarli un po' e far sì
che vadano tutti insieme all'interno del recinto allorché si distribuirà il cibo in quel
posto. Quando gli animali si vedono rinchiusi si agitano un poco, ma basterà attendere
e diradare il prelievo dei soggetti perché si calmino un poco. Questa zona di cattura
degli animali vivi deve essere necessariamente realizzata all'interno di ogni recinzione
dove sia difficile, per le dimensioni o per la presenza di nascondigli inaccessibili
(tane), afferrare gli animali. Sarà molto meno sospetta se verrà realizzato da subito e
molto tempo prima dell'utilizzo, così da non destar sospetto negli animali.

44
Conigli & Conigli

La lucentezza del pelo si ottiene naturalmente nei conigli biologici ben affrancati

Costruzione del recinto

E’ possibile allevare conigli per il proprio consumo anche avendo a disposizione una
modesta superficie recintabile; bastano anche 40 o 50 mq. di terreno per albergare una
colonia fino a 30-40 soggetti di varie età ( ad es., un maschio, 3 femmine e relativa
prole). Questo è un valore medio che può subire alcune variazioni. Una densità
superiore espone comunque al rischio di malattie e litigi dovuti al sovraffollamento.
Naturalmente poi occorrerà disporre di molto altro terreno dove reperire il quantitativo
di foraggio fresco che abbisogna giornalmente e vedremo come si risolve questo
problema, che non sussiste o quasi qualora la garenna possa essere progettata come
sopra indicato di più ampie dimensioni. Il terreno su cui sorgerà il recinto, quali che
siano le sue dimensioni, può essere piano o collinare, sabbioso o argilloso, purché non
vada mai soggetto ad allagamenti durante le piogge torrenziali ed in genere non soffra
di troppi ristagni d’acqua se non per periodi e zone limitati. Il coniglio, infatti, scava
45
Claudio Della Valle

tane sotterranee per partorire i suoi piccoli e l’acqua non deve poterci entrare per ovvi
motivi. I conigli, dal canto loro, collaborano efficacemente sistemando spesso il
terreno in prossimità degli imbocchi delle tane aggiustando le pendenze
opportunamente e scavando canaletti di sgrondo e deviazione all’acqua meteorica, ma
ben poco possono fare in caso di allagamento completo del terreno. Sul terreno devono
esserci preferibilmente alberi, siepi o cespugli e che perdano le foglie durante l’inverno
favorendo il soleggiamento nella stagione fredda oppure zone ombreggiate con
apposita rete artificiale che consentano un riparo degli animali contro le calure estive12.
I tronchi delle piante e dei cespugli, se commestibili al coniglio e di piccolo diametro,
andranno protetti con collari di rete metallica alti 120 centimetri e magari interrati 10-
20 cm. per evitare il pericolo di scortecciamento da parte dei conigli, con morte
conseguente delle piante. I conigli, infatti, sono dei veri e propri distruttori di
vegetazione, specialmente se l’albero o la pianta in questione è fra i numerosi che sono
loro graditi. Essenze che potrebbe essere validamente utilizzate per creare macchie nei
recinti sono, ad es. l'Acer Negundo o l'Acer Campestris, il Sambuco Nero, l'Ailanto
(ma ve ne sono molte altre), che crescono in fretta, fanno buona ombra e non sono
molto appetiti dai conigli. Non è generalmente così grave, invece, il fatto che essi
scavino tane fra le radici degli alberi o dei cespugli non commestibili, molto spesso la
pianta ne trae anche un beneficio a patto che non siano eccessive per numero tanto da
scalzarla. Sono possibilmente da evitare le esposizioni dei recinti esclusivamente a
mezzanotte o a mezzogiorno in terreni collinari, meglio che gli animali possano
spostarsi in zone ad esposizione diversa se possibile.
Il perimetro esterno del recinto (Recinzione Perimetrale), è quello che deve essere
costruito con massima cura in quanto i conigli sono abilissimi evasori ed hanno inoltre
parecchi nemici naturali assai accaniti (gatti, faine, donnole, ratti, corvi, rapaci, cani
randagi, volpi ecc. specialmente per quanto riguarda i piccoli appena usciti dalle tane).
Se poi l'allevamento è in zona aperta, poco sorvegliata, potete stare certi che tale
recinto verrà messo a dura prova dai predatori e se presenta anche un solo punto debole
essi lo troveranno prima o poi e lo sfrutteranno per danneggiare i vostri conigli;
bisognerà anche tenere presente l'uomo quale eventuale predatore, nel momento in cui
il recinto sarà pieno di conigli pronti. I pali dovrebbero essere previsti ogni 2 mt. in
metallo, bene infissi nel terreno o con un piccolo eventuale plinto di fondazione e
rinforzi diagonali per quelli d'angolo. La rete metallica zincata o plastificata a filo
grosso con maglia approssimativamente di 5 x 9 cm. deve essere interrata per 25 cm.,
uscire dal piano di terra per almeno 180 cm. ed essere munita di ala anti intrusione
inclinata di 45 gradi e rivolta all'esterno, sporgente al di fuori per 50-60 cm., per inibire
l’ingresso ai predatori per scavalcamento; una seconda rete metallica a filo più sottile,
con la maglia piccola, fori di 2-3 cm. ed alta 60 cm. dovrebbe essere stesa sopra di essa

12
Il coniglio predilige il clima freddo o temperato al caldo, anche se può adattarsi benissimo.

46
Conigli & Conigli

dal lato interno al recinto a partire dal terreno o leggermente interrata, per evitare la
fuoriuscita dei piccoli all’età di un mese e l'entrata di topi, donnole etc. Infine, al
termine della rete fine, sarà buona cosa prevedere per ogni palo e verso il lato esterno
del recinto l'installazione di uno o meglio due isolatori per recinzioni elettrificate a
distanza di 7 cm uno dall'altro nei quali faremo scorrere un filo metallico teso staccato
di 5 cm. dalla rete fine (massa), collegato ad un generatore di alta tensione ad implulsi
del tipo usato per le pecore, vacche o i cavalli al pascolo e di potenza adeguata alla
lunghezza del perimetro da elettrificare. Appositi cartelli volti all'esterno dovranno
indicare, lungo tutto il perimetro la presenza del recinto elettrificato e bisognerà
controllare periodicamente che non possa finire a massa a causa dell'erba alta o di altre
cause perdendo la propria efficacia deterrente. A tal fine, in aggiunta, o anche in
alternativa al filo elettrificato ritengo valido il consiglio di introdurre nella garenna (se
formata da un solo recinto senza divisioni) alcune oche adulte, in piccolo numero, ma
in proporzione alla superficie che, pure erbivore, ben convivono con i conigli e
scoraggiano efficacemente con la loro presenza e veglia notturna eventuali intrusioni di
piccoli predatori (non possono però far nulla contro topi, cani randagi o volpi). Si
adattino comunque le misure difensive, con largo margine, al tipo di pericoli
prevedibili nella zona. Il lati interno ed esterno del recinto perimetrale devono essere
assolutamente sgombri da cespugli ed ostacoli, possibilmente percorribili ed
interamente ispezionabili al fine di evitare che i conigli scavino cunicoli in prossimità
di essi e fuoriescano non visti all’esterno malgrado l'interramento della rete. Se si
dovessero osservare assaggi o tentativi di scavo all'interno, si proceda a riempirli
subito di pietre e terra e i conigli dopo un po’ capiranno e desisteranno, limitandosi a
scavare nelle zone centrali e più nascoste del recinto. Se invece si dovessero vedere
assaggi di scavo all'esterno, il rischio è che ci siano cani randagi o volpi e la soluzione
"incruenta" sarebbe quella di stendere sul terreno, all'esterno ed orizzontalmente ai
pedi della recinzione perimetrale una striscia di rete metallica larga 1 metro di filo
grosso e di maglia larga o larghissima che ha la funzione di impedire lo scavo.in
prossimità del recinto. La rete perimetrale esterna può, in migliore alternativa, esser
ben fissata ad un muretto, anche basso, con adeguata fondazione. Accertarsi che nella
zona non vi siano cinghiali o altri grossi animali in libertà, altrimenti qualsiasi
recinzione potrebbe risultare inutile.
Inoltre, se si prevedono interventi meccanizzati all’interno della garenna quando sia di
grandi dimensioni, quali falciature, semine, fresature, sovesci o altre operazioni
agricole, occorrerà valutare anche le dimensioni e la posizione dei cancelletti tra
recinto e recinto nonché la forma dei recinti stessi che deve essere il più razionale
possibile e permettere l'accesso alle macchine (frese, falciatrici, erpici ecc. ecc.).
Eseguito il calcolo della superficie totale necessaria e disponibile in base ai dati esposti
preliminarmente, si avrà cura di suddividerla negli eventuali e previsti reparti interni
per il pascolo dei piccoli e degli svezzandi utilizzando a tal fine una rete alta 0,80 –
47
Claudio Della Valle

100 cm. e con maglie di 3-4 cm anche di poco o nulla interrata. Il numero dei
sottorecinti o recinti di pascolamento dovrà essere calcolato in base alla velocità di
ricrescita dell'erba ed al grado di sfruttamento cui vengono sottoposti. I conigli
dapprima mangiano gli apici vegetativi scegliendo fra le erbe migliori e poi, non
trovando di meglio, cominciano a divorare progressivamente quello che resta, cioè le
parti più dure, arrivando fino al colletto ed alle radici delle piante. È meglio avere un
numero maggiore di recinti poco sfruttati e quindi con un ricambio frequente (periodi
di pascolamento di 10-15gg. ad es.), che non pochi troppo sfruttati, ma senza fare una
polverizzazione eccessiva all'interno della garenna.

Schema di recinto
riproduttori con 8 recinti
intercomunicanti secondari
per pascolo dei piccoli

Zona
cattura

Recinzione perimetrale Modello di divisione degli spazi


Rete altezza 1 metro all'interno del recinto perimetrale
Passaggi regolabili

Si potrebbe ad es. costituire il recinto principale dei riproduttori al centro della


recinzione perimetrale della garenna e poi disporre su ogni suo lato i sette recinti
secondari nel caso dell'allevamento su ampia superficie, recinto principale per i
riproduttori tendendo semplicemente la rete di un metro di altezza tra questo e la
recinzione perimetrale, prevedendo fra i recinti appositi passanti in tubo Ø 25cm.

48
Conigli & Conigli

lunghi 20 cm. con porta regolabile e/o cancelletti, resi accessibili o meno a giudizio
dell'allevatore affinché i piccoli possano "evadere" verso superfici verdi intatte e
ritornare liberamente insieme agli adulti per prendere la poppata fino all'ultimo giorno
disponibile da parte della madre. Questa possibilità di pascolo, come ho già detto, è di
capitale importanza per minimizzare i decessi o i ritardi di crescita fra i coniglietti
dovuti alla Coccidiosi in fase di svezzamento in quanto limita fortemente il contagio
per via oro-fecale dei piccoli da parte degli adulti e li rinforza molto accelerandone
l'accrescimento. Questa pratica impedisce l'instaurarsi del circolo vizioso ed auto
incrementante di re-infezione che avviene sempre in presenza di giovani soggetti
concentrati in spazi ristretti; esso è massimo, appunto, nelle gabbie tanto da rendere
solitamente obbligatorio l'uso dei presidi coccidiostatici per quel tipo di allevamento.

Ricoveri e tane

Il coniglio ben adattato in garenna sa arrangiarsi benissimo a scavare tane comode ed


accoglienti, purché il terreno lo consenta e sia sufficientemente drenante. La durezza
apparente del terreno, anche dovuta a siccità, non impedisce ai conigli di scavare tutte
le tane che vogliono, certo che in terreni sciolti e sabbiosi il lavoro è molto facilitato
così come la tentazione di scavare cunicoli più lunghi, anche per tentare l'evasione.
Sarebbe bene che nella garenna vi fossero dei luoghi in grado di rimanere asciutti
anche durante i periodi lungamente piovosi se questi entrano a far parte del clima della
zona. I conigli ben affrancati ed adattati non temono affatto di uscire a mangiare la loro
erba anche di notte, in inverno e sotto una pioggia battente dato che hanno una
pelliccia assai diversa da quelli allevati industrialmente, pelliccia che li protegge in
modo eccellente dalle inclemenze climatiche, ma devono infine potersi ritirare in un
luogo riparato ed asciutto specialmente se il terreno della garenna non è più che
permeabile e drenante.
Qualsiasi forma di tettoia, alta o bassa andrà bene, come anche un pagliaio, un
mucchio di grossi ceppi d’albero, una o più grosse balle di paglia (rotoballe) coperte da
una tettoia, un capanno di assi, un grosso masso ecc. ecc.
Se il pavimento dei ripari sarà il terreno stesso, molto probabilmente proprio là sotto i
vostri conigli apriranno gli imbocchi delle tane principali13.
Le tane sono grossi buchi nel terreno che la femmina incinta in genere comincia a
scavare a 10 - 15 gg. dal parto.

13
Da notare che i conigli amano le colline. Preferiranno scavare le loro tane in un luogo sopraelevato
piuttosto che in fondo ad un avvallamento e li vedrete frequentemente osservare i dintorni dalla cima di
un mucchio di terra o da una collinetta, qualora fosse presente all'interno del recinto.
49
Claudio Della Valle

Essi possono essere scavati ex-novo oppure risultare da ampliamenti di tane


precedentemente utilizzate da altri conigli. Spesso vi sono tane condominiali, dove a
diversa profondità e dislocazione si trovano contemporaneamente su di un solo
cunicolo più covate di diverse età. Esse possono avere 1 oppure più imbocchi in
direzioni opposte. Dopo un certo tempo, la continua aggiunta di tratti di tunnel può
creare un labirinto anche disposto su più piani e delle sviluppo di parecchi metri sul
quale bisogna stare attenti a camminare per il rischio di cedimenti improvvisi. La
femmina depone i piccoli in un nido ricavato all’interno della galleria, rivestito di
paglia, foglie secche, erba e quant’altro di soffice e caldo è da lei reperibile foderato
infine col suo pelo che, prima e dopo il parto, essa si strappa coi denti dalla zona
ventrale mettendo così a nudo le mammelle per l’allattamento.
In genere dai 15 giorni di età della covata in poi l’imbocco resta aperto sempre più fino
a quando, dopo circa 17-22 giorni si vedranno le prime paia di orecchiette fare
capolino, timidamente dal buco.

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Conigli & Conigli

Imbocco di tana scavata ai piedi di un albero e coppia di riproduttori durante un "riposino"

Nei giorni successivi, in progressione, i coniglietti cominceranno ad esplorare


l’ambiente esterno, prima uno, poi due o tre ed infine tutta la covata comincerà a
gironzolare nel recinto compiendo spesso buffe corsette e piccoli, caratteristici salti di
contentezza, cominciando a rosicchiare i primi fili di erba o di paglia. Infine la covata
comincerà a mangiare insieme agli adulti e sarà accolta stabilmente nella comunità fino
al momento in cui i maschietti iniziano a dar segno della raggiunta pubertà. Da quando
escono dalla tana, i coniglietti dovrebbero poter trovare dei varchi aperti verso recinti
di pascolo esclusivo, se disponibili fino al raggiungimento di 2 kg di peso. Questo non
esclude che possano rientrare nel recinto principale quando lo desiderano e vivere a
tratti insieme ai riproduttori. Il momento della pubertà viene segnalato oltre che dal
raggiungimento del peso idoneo anche dall'instaurarsi di litigi all'interno del gruppo,
litigi che andranno aumentando progressivamente per numero e gravità in quanto i
giovani maschi tenderanno inevitabilmente a sovvertire l'ordine gerarchico preesistente
entrando in conflitto e misurandosi col dominante del gruppo. Anche tra le femmine
possono esservi liti per l'affermazione della gerarchia, ma sono di solito meno
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Claudio Della Valle

pericolose e trascurabili di quelle fra i maschi. In quel momento, per prevenire litigi
mortali o cruenti, occorrerà procedere previdentemente alla separazione della prole
(maschi soprattutto), ormai matura dal gruppo delle femmine fattici e dal maschio che
le controlla.

Gli abbeveratoi

L'acqua è un elemento indispensabile alla vita e sebbene i conigli siano capaci di


vivere agevolmente senz'acqua anche in ambienti aridi come ad esempio i fienili
sopraelevati, grazie al recupero idrico che operano mediante la ciecotrofia ed altri
meccanismi di tipo metabolico, debbono sempre avere a disposizione acqua pulita,
sebbene questo non sia un obbligo assoluto nel momento in cui li si alleva con cibo
vegetale fresco contenente di solito il 70-80% di acqua. La distribuzione dell'acqua può
essere fatta utilizzando serbatoi metallici leggermente rialzati (inox o alluminio), o
plastici, ma sempre opachi alla luce, da riempire periodicamente a mano o con valvola
e galleggiante collegato alla rete idrica, dotati di coperchio a tenuta e di uno o più
abbeveratoi a pistoncino (uno ogni 25-30 soggetti). Visti i consumi ridotti a causa
dell'alimentazione verde, io consiglierei gli abbeveratoi montati direttamente sul
serbatoio perché sono più semplici da controllare, trasportare e pulire ed in caso di
perdite non causeranno allagamenti. E' comunque importante che l'acqua e l'impianto
siano sempre protetti dalla luce e dal riscaldamento il più possibile, mediante
l'ombreggiamento naturale o artificiale. In caso di gelo, si ricorrerà invece a recipienti
aperti dove è sufficiente che gli animali possano leccare il ghiaccio per dissetarsi. Il
loro fabbisogno risulta peraltro assai ridotto in inverno. L'aggiunta saltuaria di aceto
naturale in proporzione del 5-10% nell'acqua è un metodo di blanda disinfezione della
stessa da alghe e protozoi e può risultare sempre utile e gradita al coniglio in quanto i
batteri acetici (madre dell'aceto), ed i loro prodotti metabolici gli appartengono già dal
momento in cui si ciba normalmente di frutta caduta al suolo e fermentata. Inutile dire
che nell'acqua non deve essere aggiunto MAI NULLA, né integratori, né medicinali se
si vuol condurre l'allevamento secondo questo metodo.

La dispensa e l'alimentazione

Premesso che il cibo principale e naturale del coniglio è costituito da vegetali verdi, e
in quantità minori da frutti, semi, tuberi, cortecce, radici appartenenti ad un vastissimo
elenco di specie vegetali (sono veramente pochi quelli che i conigli non mangiano
assolutamente), appare chiaro che in un ambiente naturale ampio, verde e pulito il
reperimento di tali risorse in ogni stagione non è un problema. Il vero problema è

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Conigli & Conigli

piuttosto la quantità, il volume dell’alimento verde che gli animali sono in grado di
consumare e la continuità con cui lo consumano. L’altro problema da tenere presente è
che in caso di inverni rigidi la massa vegetale disponibile può venire a scarseggiare a
causa di mancata crescita, neve e gelate. Sarà quindi necessario, specie allevando
numeri consistenti, predisporre adeguate scorte di fieni e/o di coltivazioni ad uso di
erbaio, resistenti al gelo, o che possono benissimo essere consumate congelate come le
crocifere. Qualora poi si vada a raccogliere il foraggio da luoghi incolti, è bene
accertarsi che non vi sia transito abituale di cani in quanto coi loro escrementi possono
facilmente diffondere, specie se randagi, un insidioso parassita di cui il coniglio è
naturalmente l’ospite intermedio. I conigli che si alimentano con foraggi inquinati da
cani, possono contrarre una malattia altamente debilitante e in qualche caso mortale,
sebbene non propriamente contagiosa, che invalida grandemente i risultati di qualsiasi
allevamento. Quindi, buona norma cautelare è non tenere mai cani anche solo in
prossimità della garenna, dei fienili e dei campi perché i loro escrementi diffondono
assai facilmente questo parassita che è la Tenia nel suo stadio intermedio (la malattia
nel coniglio è chiamata Cisticercosi). Di ciò parlerò nel capitolo delle malattie da
conoscere. Per la stagione invernale, ci avvarremo perciò di alcuni sussidi alla
produzione vegetale normale quali: una scorta di buon fieno, preferibilmente di prato
stabile polifita o di medica o, in alternativa, di trifoglio ladino, qualche appezzamento
precedentemente coltivato a crocifere: colza, cavolo calabrese, rapa, verza, alimenti
invernali la cui pianta il coniglio consuma voracemente seppure congelati dal freddo.
Alimenti secchi come pane vecchio, granoturco e orzo in grani o fioccati, possono
essere moderatamente aggiunti ad integrazione della razione purché assolutamente
esenti da muffe e soprattutto in inverno, ma vanno drasticamente e tempestivamente
ridotti e poi aboliti in primavera, proporzionalmente al crescere delle temperature
esterne. I cibi marcatamente oleosi, come il mais e crusca, in particolare, favoriscono il
metabolismo in vista e durante la stagione fredda, ma causano nel volgere di pochi
giorni insorgenza di steatosi epatica, e di Coccidiosi non appena questa stagione fredda
si allenta. Il granturco io lo sconsiglio in particolare. I cibi concentrati vanno quindi
sospesi assai preventivamente in favore completo di fieni ed erbe ed il loro impiego
deve essere proporzionato al reale fabbisogno degli animali. Meglio anzi non dare
assolutamente questi alimenti forti inizialmente se non si ha una pratica più che attenta
ed una lunga esperienza in merito al loro comportamento e se gli animali non sono
ancora perfettamente affrancati. V’è inoltre da dire che tali alimenti non devono
assolutamente essere consumati dai coniglietti giovani sotto 2,2 Kg di peso vivo,
che escono dalle tane alla fine dell’inverno pena una grave improvvisa mortalità per
fenomeni enterici, Coccidiosi, entrocolite e timpanismo, che si verifica per lo più nel
momento in cui il piccolo non può più disporre della poppata materna con i suoi
anticorpi protettivi e deve svezzarsi. In presenza di alimenti concentrati divorati dai
piccoli la crisi da svezzamento può essere severissima, complicarsi e giungere da una
53
Claudio Della Valle

mortalità totale degli stessi. Si consiglia a tal proposito di non svezzare precocemente i
coniglietti e di allontanare il maschio dalle femmine prima del parto affinché non si
accoppi nuovamente il giorno dopo, abbreviando di conseguenza il periodo
dell’allattamento. La femmina in tal caso, avendo una gravidanza di 30 gg, non
potrebbe allattare la sua prima prole per il periodo ottimale che è > di 45 gg, meglio se
tende a 50. Ne deriva che il maschio deve accoppiarsi nuovamente con quella femmina
non prima di 18 gg. dopo il parto, pena la morte probabile di una parte o di tutti dei
piccoli nati precedentmente. La femmina, se dotata di forte istinto materno, qualche
volta gli resiste, ma altre volte accetta l’accoppiamento ed in questo caso si avranno
più parti ma meno piccoli svezzati e sopravviventi per parto alla crisi da svezzamento.
In presenza di piccoli fuoriusciti dalla tana, è comunque imperativo che essi non
possano mai accedere a cereali e pane e comunque anche la sola alimentazione verde
(erba, frutti, fieni ma soprattutto PASCOLO) consente benissimo di svezzare e
crescere i coniglietti senza gravi perdite e senza dover ricorrere ad alcun altro
accorgimento di tipo terapeutico. L’importante è intervenire con la sospensione dei
cibi proibiti giorni prima che i piccoli riescano a raggiungerli ed a ingozzarsene
insieme agli adulti, che sono invece molto più tolleranti anche se a lungo andare
anch’essi possono risentirne, in certe condizioni, in maniera più o meno grave. A
proposito di Coccidiosi epatica: mentre nel piccolo svezzato è quasi sempre
improvvisa, grave e mortale, si è riscontrato, col crescere dell’età, che nei sopravvissuti
le necrosi epatiche giallastre tipiche potevano essere totalmente riassorbite nel giro di
qualche mese e l’animale debilitato rigenerava totalmente il suo fegato riprendendo a
crescere regolarmente a patto di togliere del tutto i cereali dalla sua dieta e
somministrare solo erbe verdi. Un’ottima dispensa è costituita da ogni campo, anche
incolto ma pulito, dove crescano grandi varietà di erbe o arbusti. L’unico problema qui
potrà essere quello di preparare giornalmente il foraggio, operazione che viene meglio
eseguita su campi coltivati razionalmente, ma se uno ha pochi animali e tempo da
dedicare qualsiasi campo incolto e pulito va bene. Saranno preferibili i terreni non
esasperatamente concimati, tenendo presente che più il foraggio è tenero e giovane, più
alta sarà la sua capacità nutritiva, avvicinandosi la sua composizione al cibo prediletto
del coniglio in libertà che è costituito proprio dalle cime, dagli apici vegetativi, dai
fiori e boccioli delle erbe e dei cespugli che si trovano alla sua portata. Un’altra risorsa
importante che non ha controindicazioni alcune per i conigli è la frutta. Si possono
fornire ai conigli discrete quantità di mele, pere, arance, kaki, fichi, cocomeri, sia
acerbe che, preferibilmente, mature o, nel caso dei fichi, anche fermentati, secchi o
ammuffiti a terra. Ottime per i conigli sono anche le carrube. Anche le bucce dei frutti
sono solitamente divorate con avidità e profitto dai conigli, con la sola avvertenza che
non siano trattate con antiparassitari, funghicidi o conservanti (specialmente gli
agrumi) e quindi, in tale evenienza, da non somministrare mai. Fra gli scarti e i
sottoprodotti dell’orto, purché non trattati, saranno appetiti in varia misura tutti gli

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Conigli & Conigli

scarti di fagioli, piselli, fave, patate, pomodori, peperoni, carciofi, asparagi, sedani,
carote, finocchi, prezzemolo, cipolle, aglio, porri, radicchi, verza, cavoli, insalata, rape,
carciofi, fave, angurie, cetrioli e meloni e qualsiasi parte di queste piante radici
comprese, con l’eccezione delle melanzane che ai conigli non piacciono sempre anche
se possono mangiarne in particolari periodi. In inverno o in periodo siccitoso, anche le
potature degli alberi possono essere un alimento complementare di buon livello.
Potremo tranquillamente gettare nella garenna rami di olivo, acero, frassino, ginestra,
robinia, di drupacee, di agrumi, di melo e di pero, di alloro, di lauroceraso, di rosa, di
salice, di pioppo, di conifere varie e anche rovi, certi di trovarli dopo poco tempo
completamente scortecciati e rosicchiati nelle loro parti più tenere. Per quanto riguarda
le erbe anche gli sfalci dei green possono trovare utilizzo, a patto che non siano
esasperatamente concimati o diserbati e che presentino assoluta garanzie di pulizia.
Abbiamo poi un altro alimento interessante nelle ghiande di quercia che, raccolte in
autunno, possono essere conservate e distribuite in inverno oppure consumate
direttamente dai conigli se le querce che le producono sono situate all'interno della
garenna. Evitare frutta ed i fieni se ammuffiti, sebbene non è provato che facciano del
male ai conigli adulti; il rischio delle muffe consiste nella produzione di micotossine
ed è massimo quando si tratti di cereali o crusche ammuffiti. I fichi invece, anche se
ammuffiti sul terreno, paiono possedere addirittura proprietà terapeutiche,
antidiarroiche, rigeneranti sull’intestino dei conigli; probabilmente sono portatori di
una flora microbica positiva per l’intestino. Per i semi, v’è da dire che sono utili e
giovano alla salute dei conigli durante l’autunno e l’inverno specie se freddo. E’ in
queste stagioni infatti che cadono naturalmente dalle piante i frutti con i semi spesso
oleosi che forniscono buone quantità di energia e vitamine liposolubili accumulate
dall’organismo ed utili agli effetti della prossima stagione riproduttiva. I conigli dal
terreno possono mangiare ghiande, castagne, olive, mele ecc. Per quanto riguarda i
fieni, sono migliori quelli senza muffe e che conservano un bel colore verdino ed un
profumo gratificante. Il fieno di montagna o di prato polifita ben essicato è
sicuramente il migliore anche per dare sapore alle carni, ma anche una buona medica
fogliosa, sfalciata non troppo tardivamente che abbia subito un'essicazione rapida solo
il sole, conservi un intenso colore verde all’interno della balla ed un profumo grato,
sarà appetita generosamente dai conigli fornendo tra l’altro un apporto proteico
pregiato e notevole. Specialmente quando il clima è secco, si accumuleranno nella
garenna i residui dei foraggi introdotti, residui che il coniglio tende a non consumare
poiché dà sempre la preferenza al foraggio che viene introdotto per ultimo ed è quindi
più fresco. Premesso il fatto che è bene abituare da subito gli animali a consumare tutto
o quasi il foraggio che viene introdotto, ogni 2-4 giorni si può per l'inizio anche saltare
una distribuzione affinché siano indotti a supplire alla carenza di alimento con la
coprofagia e consumando anche gli ultimi residui di foraggio disponibile. Se la
garenna ha zone pascolabili disponibili si potrà fare una sola distribuzione giornaliera
55
Claudio Della Valle

dell’integrazione di foraggio supplettiva, preferibilmente alla stessa ora, altrimenti ce


ne vorranno due o anche tre, per evitare che una quantità di foraggi troppo grande
venga calpestata e sciupata. La pratica, più dei calcoli, poi insegnerà a quantificare e
riconoscere l’esatta necessità dei conigli. Naturalmente, soprattutto durante la stagione
calda, occorre tenere presente che il foraggio verde tende a surriscaldarsi rapidamente
quando ammucchiato e ciò a causa del calore prodotto dalla sua respirazione unito a
quello ambientale. Questo è un fenomeno che ne fa diminuire rapidamente il valore
nutrizionale. A tal fine occorrerà distribuire questo alimento entro breve tempo dalla
falciatura distendendolo il più possibile ed evitando appunto gli accumuli. Se il sole
estivo poi facesse seccare rapidamente l'eccedenza verrà apprezzato dai conigli come
fieno non appena vadano in carenza di alimento fresco e mangiato in valida alternativa
ad esso.
Si tenga comunque presente che i conigli che possono alimentarsi brucando
liberamente l’erba di un terreno, piuttosto che erba sfalciata ed introdotta nel
recinto, crescono assai meglio con un guadagno di tempo che raggiunge e spesso
supera il 30%. Perciò io consiglio sempre, potendolo fare, di avere recinti assai ampi
e che siano soggetti ad una rotazione periodica in modo che i conigli possano sempre
brucare in terreni puliti e magari scegliere l’erba migliore, proprio come farebbero se
fossero liberi.

Come mangiano i conigli

Il coniglio è un mammifero che alterna piccoli pasti a pause digestive e riposini


durante la maggior parte del tempo. Mangia molto durante tutto il giorno, ma
soprattutto di notte ed il comportamento è in genere collettivo. Se uno comincia a
mangiare, molti altri facilmente lo seguiranno. La ciecotrofia avviene solitamente di
notte con l'emissione di feci molli e più chiare in piccole masse rotondeggianti avvolte
da una capsula mucosa che il coniglio preleva direttamente dall'ano ingerendole.
In garenna si osservano questi comportamenti:
Se il recinto è di dimensioni estese, si vedranno gli animali in gruppo insistere per un
certo numero di giorni in una determinata area per poi trasferirsi tutti insieme in
un'altra non appena il livello del pascolo sia scaduto di qualità. Questo ci insegna che
l'animale, potendo fare diversamente, non sfrutta mai fino allo sfinimento il manto
erboso e ciò è una scelta profondamente intelligente perché poi l'erba ricrescerà molto
più in fretta che se fosse sfruttata fino all'ultimo, cioè divorando le erbe presenti fino al
colletto della pianta ed oltre. Inoltre, questa pratica di rotazione, che i conigli attuano
istintivamente, fa in modo che il terreno possa pulirsi nel frattempo da eventuali
proliferazioni e contaminazioni fecali, riducendo o eliminando il pericolo di insorgenza

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Conigli & Conigli

della Coccidiosi. Il tutto poi consente ai piccoli di cibarsi con un alimento scelto e di
raggiungere indici di crescita e sanità assai più alti che non con una alimentazione di
tipo riportato. Esiste insomma, in condizioni di pascolo libero un rapporto che si
instaura tra il coniglio, l'ambiente della garenna e la propria alimentazione il quale fa sì
che si produca comunque, anche in condizioni non ottimali un trend salutare e
produttivo che si riflette nella bellezza degli animali, nella loro crescita e salute.

La gestione ordinaria dell'allevamento

Per la mia esperienza, che si è svolta nel nord Italia, in pianura padana, i conigli di
garenna allevati nello spazio minimo hanno sempre mostrato nel loro comportamento
riproduttivo una precisa stagionalità, sincronizzata al periodo di maggior disponibilità
alimentare. I dati che riferisco sono sicuramente suscettibili di ampie variazioni
rispetto al luogo, alle modalità, tipologie ed esigenze dell'allevamento. Il ciclo inizia in
inverno, con le prime nascite dell'anno che solitamente avvengono ad iniziare da fine
dicembre dell'anno precedente, ma più generalmente in gennaio da parte di nuovi

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Claudio Della Valle

riproduttori che giungono a maturità sessuale in quel periodo oppure che hanno già alle
spalle un anno o più di vita riproduttiva. Data la scarsità di foraggio disponibile, in
autunno-inverno e non disponendo di azienda agricola alla spalle, conservavo per
questo periodo solo il maschio e tre-quattro femmine mature, vendendo o allontanando
nel periodo settembre-novembre tutti i soggetti idonei che non intendevo destinare alla
prosecuzione della specie.

I cicli riproduttivi si susseguivano poi nella primavera fino al mese di luglio, quando il
caldo fa diminuire la qualità e la quantità dell'erba. In genere in questo periodo
allontanavo il maschio e nel recinto rimanevano le femmine con i conigli in
accrescimento fino al tempo della separazione o macellazione. Nessuno vieterà
naturalmente di proseguire anche dopo il mese di luglio gli accoppiamenti ed i parti,
date le disponibilità di spazio e di alimento.
La gestione delle fecondazioni prevede l'allontanamento del maschio prima che le
fattrici inizino a partorire. Se qualcuna non risultasse gravida in quel momento, si potrà
allontanare tenendola insieme al maschio in un gabbione mobile o in un piccolo recinto
appositamente costruito. Si procederà a reintrodurre nuovamente il maschio insieme

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Conigli & Conigli

alle sue femmine perché le fecondi nuovamente non prima di 15 gg. dall'ultimo parto,
in modo di garantire alla prole un periodo di allattamento di almeno 45 giorni.

Caratteristiche del prodotto e tecnica di macellazione

La carne del coniglio biologico ha caratteristiche affatto diverse da quella di animali


allevati utilizzando mangime industriale e cresciuti rapidamente.
Il coniglio biologico allevato con prevalenza di alimento verde è un animale che
presenta meno grassi soprattutto come depositi sulle spalle o nella zona peri-renale. I
polmoni sono sempre in condizioni perfette (non so più, da anni, cosa siano le malattie
respiratorie) e di un colore rosa chiaro perfettamente spugnosi e soffoco al tatto, il
fegato è piccolo, normale ed il suo parenchima ha una tessitura assai fine. La cistifellea
è piccola e ben formata con liquido biliare trasparente color verde bottiglia. Le ossa di
un coniglio biologico appaiono generalmente meno fragili e assai più resistenti di
quelle dei suoi analoghi allevati in altro modo. La sua carne ha una tessitura fine ed è
più consistente nell'animale giovane evitando però di essere eccessivamente dura e
tigliosa in quello vecchio o maschio. Si può tranquillamente mangiare la carne di
animali che hanno anche 2-3 anni di vita, che sarà sempre, per un animale sano, buona
e mai troppo dura o immangiabile, al massimo richiederà una preparazione ed una
cottura appropriate. Una delle caratteristiche da segnalare in merito a questa carne, a
differenza di quella accresciuta coi mangimi è che, dopo l'arrostimento, diviene ancora
più buona nel caso venga riscaldata una o meglio 2 volte. Il particolare parrebbe
insignificante, ma testimonia invece che in essa non ci sono sostanze facilmente
ossidabili o alterabili, che sono le responsabili dei cattivi sapori di molti in altri cibi
riscaldati, e che denunciano in qual modo essi sono stati ottenuti.
Premesso che le attuali leggi sanitarie non permettono di macellare in proprio gli
animali allevati, ma sarebbe obbligatorio ricorrere a macelli pubblici autorizzati, voglio
tuttavia dire alcune cose a tutto vantaggio dei conigli che comunque venissero
macellati in proprio per consumo personale. Il vecchio metodo dell’uccisione con un
fendente alla nuca o sul collo dell’animale, inferto con tubo metallico corto o
direttamente con la mano tesa o a pugno, è alle volte crudele specialmente se operato
da inesperti o da persone non dotate della giusta abilità e forza fisica. Inoltre, il
fendente lascia un vasto ematoma che rende non commestibile la carne interessata.
Premetto, che gli animali "avvertono" quando è prossimo il loro momento e sarebbe
buona cosa cercare, per quanto possibile, di non farli agitare più di quanto non lo
siano già per le manovre insolite che precedono la loro ultima destinazione. I conigli di
garenna, poi, sono assai più reattivi di quelli allevati in gabbia. A tal fine, dopo averli
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Claudio Della Valle

catturati e afferrati, sarebbe bene attendere un po’ carezzandoli sulla schiena e


cercando di contenere dolcemente, ma con fermezza i loro tentativi di divincolarsi. Se
opererete con calma, voi per primi, dopo qualche accarezzamento anche l’animale si
rilasserà facilitandovi il compito successivo e riducendo quindi la sua sofferenza.
Naturalmente è buona cosa avere anche la delicatezza di non macellare i conigli nelle
vicinanze dell’allevamento e di separare nettamente il contatto coi vivi dalla
macellazione effettiva, per non far avvertire agli altri l’odore del sangue. I conigli
capiscono molte più cose di quante ne possiate immaginare.
Più indolore per l’animale e migliore da attuarsi, ritengo, sia la tecnica
del dislocamento cervicale che produce l’interruzione istantanea del midollo spinale
nella zona del collo. Si ottiene, sommariamente, afferrando l’animale con una mano
per le zampe posteriori unite, dopo che si sia fatto rilassare al meglio possibile, e alla
testa con l’altra, facendo passare il pollice di questa fra le due orecchie fin dietro la
nuca e ponendo le altre 4 dita sotto il mento. Si fa poggiare contemporaneamente e
dolcemente il costato dell’animale ben disteso fra le due mani su una nostra coscia
appena sollevata poco sopra al ginocchio e con la mano che tiene la testa si dà uno
strattone repentino in avanti, tenendo ben ferme le zampe posteriori e
reclinando contemporaneamente il capo del coniglio assai all’indietro fino ad udire un
netto scrocco ed un allontanamento lieve della testa dal tronco che segnala la
dislocazione avvenuta. L’animale a questo punto si dibatte ma è già morto ed
insensibile, si può appendere a testa in giù e a gambe divaricate e può già essere
sgozzato per fare uscire meglio il sangue introducendo da parte a parte, lateralmente, in
mezzo al collo un coltello sottile affilato ed appuntito per tagliare poi le carotidi e la
gola procedendo verso l'esterno. Dopo qualche minuto è dissanguato e si può
procedere alla sua macellazione completa, che sommariamente consiste nell'eseguire
dall'alto in basso due tagli a V della pelle, a cominciare dalla linea mediana del lato
interno degli arti posteriori che si congiungono al pube, il taglio poi proseguirà lungo
la linea mediana ventrale, dal pube fino quasi al collo. Si procederà quindi al distacco
della pelle attorno, all'inizio degli zampetti posteriori ed alla coda, che può essere
eventualmente recisa, e aiutandosi con la trazione verso il basso, si staccherà
progressivamente la pelliccia rivoltandola su se stessa fino all'altezza delle spalle. Qui
occorrerà forse aiutarsi col coltello per procedere al distacco intorno agli arti anteriori,
al collo e alla testa, data la grande presenza di muscoli pellicciai e facciali. Le orecchie
vanno recise alla radice e così anche le zampe anteriori e gli zampetti posteriori
all'articolazione, usando una cesoia; non è necessario spellarli. Tolta la pelle, si
procederà a praticare un lungo taglio ventrale, mediano, longitudinale, non troppo
profondo, nella carne, giù fino a recidere tutte la costole lungo lo sterno, aprendo il
ventre e la gabbia toracica. Verranno staccati con delicatezza e senza romperli i visceri,
gli organi genitali, la vescica, fino allo stomaco compreso. Si guarderà particolarmente

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Conigli & Conigli

lo stato del fegato e si asporterà con le dita la cistifellea senza romperla. Si inciderà poi
nel mezzo il diaframma raggiungendo ed asportando cuore e polmoni. Infine, la
carcassa così pulita dovrà essere lavata accuratamente con un getto di acqua potabile e
lasciata raffreddare, asciugare e frollare da qualche ora fino a 24 a temperature di + 5
C°. Infine potrà essere consumata, conservata fresca in frigorifero per 5-7 gg. o
congelata con adeguato confezionamento. Tale metodo di soppressione, a detta dei
professionisti della macellazione è da considerare migliore in assoluto anche a quello
che preventivamente allo sgozzamento (sempre secondo la legge), vorrebbe il coniglio
stordito da una scarica (storditore elettrico) il quale causerebbe all’animale una inutile
sofferenza non provocando spesso una perdita di coscienza sufficiente. La legge
impone di togliere alla carcassa dell’animale, ancorché sano, il cuore ed i polmoni.
Da segnalare che tutti gli scarti teneri di macellazione: visceri, pelli, sangue
potrebbero, ove sia possibile farlo, essere smaltiti utilmente anche compostandoli
(miscelandoli) in piccola proporzione con un mucchio di letame o di vegetali in
fermentazione termica. Queste materie vengono liquefatte nel volgere di pochi giorni,
non producono mosche e contribuiscono molto a migliorare ed irrobustire il
fertilizzante organico che se ne ricava.
E' bene ricordare che, oltre che essere perseguibile per legge, la macellazione in
proprio richiede, a tutela della salute del consumatore finale, oltre a specifiche
condizioni igienico sanitarie anche una precisa conoscenza delle patologie e degli stati
di salute dell’animale, sia prima, sia dopo la macellazione, con la differenza che in un
animale biologico, se qualche affezione è in atto, generalmente si vede subito e la
carcassa non è nemmeno lontanamente commestibile, mentre negli animali “a norma di
legge” se qualche malattia è presente, mascherata o inibita dal relativo
medicamento, può anche non accorgersene nessuno, salvo forse il consumatore finale
che, se non ha il palato foderato di zinco, avvertirà solo dei sapori non proprio
conformi alle aspettative ….
Una volta non pesavano così drammaticamente tutti questi problemi sanitari, non
esistevano nemmeno i frigoriferi, eppure la carne veniva macellata e frollata senza
problemi perché era carne che aveva una maggiore resistenza intrinseca alla
putrefazione ed alle contaminazioni batteriche esogene; in poche parole, non era
gonfiata in modo artificioso e quindi conteneva tutte le sue sostanze nei giusti rapporti,
senza trucchi. La carne di oggi, invece, geme acqua come una fontana, perfino il
“pannolino” le mettono sotto a volte, nelle vaschette del supermercato per assorbirla.
E’, toppo spesso, una carne che si decompone, si corrompe e si ossida in un attimo ed è
anche perciò che sono state promulgate leggi tanto minuziose in materia sanitaria
alimentare; questo particolare però non ve l’hanno fatto sapere perché loro ormai
hanno preso la decisione di ingabbiare tutti: gli animali prima e voi dopo, di
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Claudio Della Valle

conseguenza, in nome del profitto, e solo di quello! Poi vi accuseranno di mangiare


troppo se rimanete obesi o ipertesi, tutto per coprire i guasti che il loro sistema
drogato sta creando in tutti i modi possibili alla salute della gente. E’ triste, ma credo
sia proprio così!
Per finire, parliamo dell'animale vivo, per chi volesse tenere un coniglio per affezione
e compagnia. La sua vita, se sano, può anche superare i 10 anni. La salute è uno dei
fattori che permette ad ogni organismo di poter dare il meglio di se. Il coniglio che sta
veramente bene è anche un animale simpaticissimo in grado di ricambiare
incredibilmente l'affetto e la confidenza ricevute in modo assolutamente delizioso. Chi
può permettersi di tenerne uno lo allevi con amore alimentandolo secondo quanto
descritto in questo libro e vedrà quali doti insospettabili può manifestare un animale
del genere. Se anche vi rosicchiasse un angolo, un gamba del divano oppure la pianta
preferita, vi assicuro, sarete certamente pronti a "perdonarlo" generosamente. Si tenga
inoltre presente che è un animale inizialmente assai timido e diffidente pertanto
occorre guadagnarsi la sua confidenza soprattutto senza voler strafare, ma mantenendo
un atteggiamento generoso, paziente e coerente per un certo periodo di tempo. Sarà poi
lui a venire a voi senza che lo dobbiate cercare. Si può anche educare a fare i suoi
bisognini in un certo luogo, molto meno a non rosicchiare quello che lo tenta.
È un modo che ha di conoscere le cose che lo circondano. È consigliabile comunque
tenere una femmina perché i maschi non castrati, specie se avanti con l'età, hanno ogni
tanto velleità territoriali e spruzzano urina su tutto quello che ritengono essere di loro
appartenenza.

Inquinamento ambientale

Una parola bisogna spenderla per valutare gli eventuali, possibili inquinamenti dei
foraggi prelevati all’esterno dell'allevamento.
Sebbene sia difficile che insorgano patologie immediate per inquinamento ordinario
sarà bene esporre alcuni principi generali da osservare prima di raccogliere i foraggi da
terreni esterni.
Non bisogna mai falciare le erbe sulle rive di corsi d’acqua inquinati da fogna urbana,
zootecnica o industriale ed occorre diffidare anche di quelli che appaiono limpidi ed
inodori, a meno di non conoscerne il percorso e la provenienza; evitare l’erba sul ciglio
di strade trafficate per ovvi motivi di ordinaria sporcizia: in caso di periodi
scarsamente piovosi l'erba è ricoperta da un pulviscolo micidiale ricco di moltissimi
inquinanti; evitare anche i cigli laddove vi siano incroci fra strade, bivi o costruzioni

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Conigli & Conigli

che facciano confine, perché lì i cani depositano più facilmente i loro escrementi per
marcare il territorio con possibili cercarie14 di Tenia.
Evitare i frutteti ed i vigneti perché di solito il terreno sottostante le piantagioni e
l’erba possono essere inquinati dai numerosi trattamenti fitosanitari.
Evitare i cigli dove è stato distribuito il diserbante, anche se si presentano ancor verdi.
Un occhio esperto, imparerà presto a giudicare lo stato dei terreni valutando l’aspetto
delle erbe che vi crescono e questo si fa raffrontandone l’aspetto della vegetazione a
quello di altri di cui sia nota la cronistoria. I terreni che abbiano subito diserbi
appaiono in genere, anche dopo che l'effetto sia passato, coperti di una vegetazione
uniformemente appartenente a poche specie che sono quelle di solito resistenti al
diserbo o promosse da esso. Bisogna cercare, per quanto possibile, di accertarsi da
dove viene il foraggio che daremo ai nostri conigli, senza esagerare, ma cercando di
evitare ogni errore marchiano. In generale, dobbiamo dedurre che ovunque c’è molta
attività o presenza umana, lì intorno troveremo anche l’inquinamento ed il maggior
sudiciume pericoloso, tenendo conto che poi esso si espande anche all'intorno, ad
esempio con il fall-out di fumi e polveri oppure attraverso i corsi d'acqua. Teniamo
quindi distanze di rispetto adeguate da tutto ciò che con il naturale non ha nulla a che
fare.
Quindi, il motto è ambiente sano prima di tutto! Vedremo poi come questo tipo di
allevamento che io propongo, oltre a non essere per nulla inquinante, serva anche a
migliorare l’ambiente, in particolare il terreno e le produzioni vegetali ortensi gli scarti
delle quali possono essere poi nuovamente impiegati con profitto nell’allevamento
stesso in un ciclo infinito.

L'aspetto sanitario

Comprendere le malattie dell’animale


Più che una trattazione minuziosa delle patologie del coniglio, qui ridotta la minimo
indispensabile, vorrei in questo capitolo esporre le logiche naturali per affrontare le
malattie che si potrebbero presentare e lo faremo con un approccio un po' diverso da
quanto la prassi veterinaria suole fare.
Il coniglio è stato sempre presentato come un animale problematico, debole, dalle
molte malattie. Addirittura, in certi paesi del Mediterraneo, si crede che non debba
14
Le cercarie sono praticamente uova che si allontanano saltellando dalle feci dei cani portatori di Tenia
Pisiformis e che si annidano nell'erba in attesa che essa venga mangiata dal coniglio. Allorché ingerite,
attraversano l'intestino perforando la parete e attraverso il circolo portale il fegato si annidano nel
peritoneo o alla superficie del fegato dove vivono parassitariamente (cisticerchi) debilitando l'animale in
attesa che questi venga divorato dal cane e per potersi sviluppare nuovamente nell'intestino di questi in
forma di verme.
63
Claudio Della Valle

neppure essere mostrato ai vicini perché attirerebbe su di sé il malocchio. Il fatto che


più sconcerta, di solito, è che la malattia, quale essa sia, insorge repentinamente, senza
preavvisi e porta a morte in tempi brevi numeri consistenti di animali, vanificando
solitamente in gran parte anche gli interventi curativi più tempestivi. La scarsa
presenza di anticorpi circolanti nel sangue di questi animali però non significa affatto
che essi siano deboli come si ritiene, anzi io ho dimostrato che, posti in idonee
condizioni d’allevamento, le supposte debolezze che sono notoriamente attribuite a
questi animali non esistono affatto o addirittura diventano espressioni di forza per la
sopravvivenza della specie.
Chiarisco subito che il problema malattie sarà sempre gestito ma mai risolto se non si
apprenderanno e adotteranno con giustizia strategie naturali nell’allevamento degli
animali anche a prescindere dal tornaconto economico immediato.
L’animale sano, nelle condizioni ordinarie degli allevamenti intensivi, non esiste15!
Esistono invece sempre più comunemente, come ho già anticipato, animali con diversi
stati d’equilibrio fra fattori patogeni, presidi terapeutici, ormai entrati quasi
costantemente nelle pratiche di allevamento, fattori alimentari, che sono portatori sani
e/o immuno-tolleranti di potenziali biotici di tipo microbico distruttivi per la loro
salute non appena l’equilibrio suddetto subisca un’incrinatura o un'alterazione per
qualsiasi motivo.
In questo ambiente di fondo dovremo perciò operare una distinzione tra malattie
naturali e realmente pericolose e malattie dovute o condizionate, anche indirettamente,
dalla pratica di allevamento adottata. Spesso, queste ultime prendono le mosse da
germi la cui pericolosità o virulenza in natura non destano gravi preoccupazione, ma
in ambiente "drogato" costituiscono invece grave causa di mortalità e malattia.

Principali malattie della specie:


Non è mia intenzione tanto trattare qui delle malattie ma della strategia generale per
superarle. Quello che precede i principi generali della strategia è solo un piccolo elenco
di quello che si poteva ritrovare negli allevamenti cunicoli industriali, almeno fino agli
anni 1998-2000, quando ho cessato quell’attività. Una panoramica più esatta di tutte le
brutture sanitarie che è possibile riscontrare in un allevamento e che sono generate per
lo più dalle condizioni intrinseche dello stesso e dai mangimi è possibile trovarla in
qualsiasi trattato di medicina veterinaria anche per uso amatoriale, che però, molto
spesso non evidenzia la vera logica d'azione della malattia e fornisce un'analisi dei
problemi assai massificata e generica omettendo troppo spesso di riconoscere che essi
trovano origine negli abomini dei protocolli alimentari e manageriali di allevamento

15
Parlo per conoscenza di quelli dei conigli, ma credo che anche per allevamenti intensivi di altre specie
il discorso possa avere una sua valenza anche, in linea di principio, per gli animali e le piante coltivate
del futuro

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Conigli & Conigli

intensivo, e nell’opportunistica, frequente "cecità" degli specialisti del settore. Quanto


segue sarà forse impreciso nel particolare, ma esatto dal punto di vista della strategia
generale che, a mio avviso, si deve tenere con queste patologie.

Malattie da protozoi
Sono principalmente le varie forme di Coccidiosi sia epatica che intestinale dovute a
protozoi della Famiglia Eimeria spp. i quali causano danni epatici ed intestinali gravi,
spesso mortali soprattutto nei giovani soggetti. Alcuni stipiti sono più letali di altri (E.
Piriformis, E. Perforans). I protozoi risiedono naturalmente in forma di oocisti
sporadiche anche nell’intestino dei conigli sani ma, in particolari condizioni, possono
proliferare abnormemente, virulentarsi, e distruggere le mucose intestinali con
produzione di emorragie e feci diarroiche, oppure colonizzando le cellule nei
parenchimi epatici, causandovi necrosi giallastre e disseminate di varia densità e
gravità. La malattia si instaura tramite ingestioni e emissioni successive delle oocisti
che solo nel tessuto animale suscettibile ed all'interno delle sue cellule, attraverso un
processo assai complesso, possono moltiplicarsi abnormemente ed aumentare così le
possibilità di contagio efficace. Negli allevamenti industriali la malattia viene
controllata efficacemente ed abitualmente con sostanze coccidiostatiche e/o
antibiotiche (vedasi appendice) sempre presenti nel mangime dei riproduttori e dei
soggetti in accrescimento fino a che la legge lo acconsente, ovvero circa 20-30 gg.
prima della macellazione, con indicazioni specifiche a seconda del principio
farmacologico impiegato. Nell’allevamento naturale puro il controllo di tale insorgenza
si attua mediatamente, senza utilizzare presidi farmacologici:
mediante l’impiego di riproduttori iniziali in equilibrio di sanità con questa malattia;
con lo svezzamento dei piccoli non prima di 45 gg. di età, perché siamo protetti più a
lungo possibile dagli anticorpi del latte materno; la suscettibilità a questa malattia, in
condizioni naturali, è infatti massima nella giovane età e decresce quasi a zero
nell'animale di oltre 5 mesi di vita a meno di particolari e reiterate condizioni super
favorenti.
Se possibile, e molto consigliabile, si contrasta con una rotazione periodica degli spazi
frequentati dai conigli in svezzamento e col pascolo in spazi erbosi (prati, medicai,
incolti) esclusivi, dedicati ai piccoli pre e post svezzamento fino ad un p.v.. di 2- 2,2
Kg.
con un’alimentazione assolutamente priva di ogni cereale, pane secco, seme o
granaglia o altro elemento ad alta energia, che debbono essere considerati come
VELENO per i piccoli in qualsiasi stagione, con la consigliabile acidificazione
dell’acqua di bevanda col 5% di aceto naturale, specie in stagione primaverile-estiva.
con l’evitare in modo assoluto l’umidità ristagnante del fondo della garenna,
soprattutto in prossimità dei luoghi dove i conigli si accalcano e c’è calpestio
65
Claudio Della Valle

frequente, ad es. intorno agli abbeveratoi che devono essere in quantità sufficiente, e
assai distanziati fra loro o dalle rastrelliere dell'erba e non perdere assolutamente
acqua.
Bisogna poi segnalare che, in caso di animali inizialmente trattati a fine preventivo
contro la Coccidiosi con presidi coccidiostatici, qualora questi vengano sospesi per
passare all'allevamento naturale, la malattia può fare una ricomparsa in soggetti adulti
anche superata l'età più propriamente critica; in pratica avviene una posticipazione
della sua manifestazione, a differenza che nell'allevamento naturale, dove se il coniglio
sopravvive e raggiunge la maturità, è poi assai improbabile che si ammali nuovamente
a causa di questo agente. Otteniamo, mi è sembrato, col metodo biologico animali
naturalmente immuni o che comunque sono in perfetto equilibrio di sanità con questo
agente che appartiene naturalmente alla loro razza da sempre, mentre invece, con l'uso
dei farmaci, l'immunità o lo stato di equilibrio sono conferiti dall'esterno non
appartengono all'animale.

Malattie batteriche naturali


I batteri che possono in natura attaccare il coniglio sono moltissimi,
ma principalmente: Pasteurella Multocida, Francisella Tularensis e
Bordetella Bronchiseptica avrebbero una incidenza significativa nelle epidemie
naturali per affezioni respiratorie. La Francisella T. è pericolosa anche per l'uomo.
Personalmente non ho quasi mai visto animali morire di queste malattie, mentre in
allevamento intensivo il discorso cambia assai e moltissime altre, ben più temibili sono
le specie implicate in processi patologici. In allevamenti dove l’antibiotico o il
disinfettante sono di casa, il batterio più pericoloso, frequente ed immediatamente
isolabile tramite emocultura è sicuramente lo Stafilococco Aureo, in grado di causare
setticemie acute o subcliniche, tossiemie striscianti, ascessi anche gengivali, polmoniti,
mastititi, necrosi cutanee e cancrenose, metriti, enteriti, aborti, piaghe podali,
polmoniti. Esso, non è solitamente solo in questo lavoro, ma lo troveremo facilmente
associato ad altre specie non meno pericolose in quel contesto artificiale drogato come
Bacillus spp., Pseudomonas spp., Streptococco spp, Proteus ed altri. Ma più che
valutare quali siano i generi le specie in gioco, comunque, è strategicamente utile
sapere che queste insorgenze patologiche sono sempre CONDIZIONATE. Sono
condizionate dalla presenza e dalla qualità e gamma degli antibiotici presenti in
allevamento, dalla qualità generale della nutrizione (micotossine ed inquinanti) dalla
formulazione, integrazione del mangime, in primo luogo ed in secondo, dallo stato di
sfruttamento e benessere dell’animale, relativamente alle prestazioni che gli vengono
IMPOSTE, dalle formulazioni del mangime, dall'ambiente in cui vive ed dal
management dell'allevamento. Sebbene le continue riformulazioni dei mangimi e dei
loro presidi antibiotici possano ottenere periodi anche lunghi di relativo benessere
degli animali, dopo 20 anni di esperienza debbo dire che queste malattie saranno

66
Conigli & Conigli

sempre, cronicamente presenti in un allevamento così condotto, malgrado si cerchi di


contrastarle o minimizzarle con ogni mezzo possibile, vaccinazioni comprese.
Anche diversi batteri intestinali gram-negativi: Esclerichia Coli ecc. possono, variando
l’equilibrio antibiotico, entrare in causa nello scatenamento di enteriti ed enterocoliti,
setticemie ad esito letale, invadendo anche distretti dell'organismo dove mai si
aspetterebbe di ritrovarli. All'istituto zooprofilattico di Brescia, tanto per fare un es.,
sentii parlare fra medici di E. Coli (enterobattere gram neg. dell'intestino) ritrovato nel
cervello (!?) di una gallina16. Questo, a distanza di anni e compreso come funziona
l'allevamento di tipo intensivo industriale, quali sono i suoi fondamenti nascosti ai più,
è un fatto che non mi meraviglia, ma che indica soltanto quale livello di aberrazione
abbia raggiunto oggi la tecnica di allevare in questa epoca moderna e scientifica.
Crediamo che la natura non si vendicherà? Non mancheranno certo occasioni per
verificare direttamente.

Micosi
Sono un altro bell’indice della sistematica, abituale presenza di antibiotici nei mangimi
e nelle pratica di allevamento. (L’allevatore magari non lo sa o non lo crede, ma loro,
gli antibiotici, ci sono lo stesso dentro al mangime! Se c'è micosi generalizzata statene
sicuri!) Nei conigli d’allevamento intensivo sono molto diffuse e le ho studiate molto
bene per un lungo periodo, poiché anche altri allevatori in quel tempo pativano gli
stessi mali. Si trattava generalmente di dematomicosi e onicomicosi che provocavano
nei conigli zone alopeciche con spiccata desquamazione cutanea intorno agli occhi,
alle orecchie (aspetto a barboncino) o la rottura delle unghie, che però, spesso,
degeneravano in ascessi anche per il fortissimo prurito nerveo che generavano e che
costringeva l’animale a grattarsi spietatamente a sangue o, talvolta, a mangiarsi anche
le dita delle zampe anteriori. Il lato tragico della faccenda è che le molte analisi
anche da me personalmente condotte non permisero in nessun modo di classificare
a quale specie il micete in causa appartenesse, sebbene assai facilmente isolabile e
coltivabile in tempi medio – lunghi su semplice agar dermatofiti al giallo fenolo
infiggendovi un pelo infetto. Quattro laboratori diversi, tra pubblici e privati, cui
vennero in diverse occasioni inviati i medesimi campioni diedero risultati tutti diversi
fra loro e tutti di fantasia o addirittura negativi (ignoranza, menefreghismo, omertà o
presa in giro???) Anche i dati culturali e morfologici da me osservati, pur con qualche
lontana rassomiglianza, non concordavano mai al 100% con quelli delle specie indicate
dai laboratori consultati o descritte nei testi specialistici. In sintesi, il micete in
questione, pur non essendo il solo presente sui conigli, ma certamente il più temibile,
era in grado di provocare zoonosi potenzialmente pericolose per l’uomo e sicuramente
fastidiose; esso aveva la capacità di variare entro breve tempo la sua sensibilità agli

16
Con lo stesso meccanismo, probabilmente, capita che ci siano salmonelle all'interno delle uova!
67
Claudio Della Valle

antibiotici ed era - fatto curioso - insensibile alla maggioranza degli antimicotici di


uso comune. L'unico farmaco che parve dare una certa efficacia costante nel tempo fu
la pomata Lamisil (Novartis), che ci venne consigliata solo assai tardivamente dal
dermatologo. Due persone di mia conoscenza, manipolando i conigli d'allevamento
intensivo, vennero infettate alle unghie delle mani e dopo oltre 2 anni di cure presso i
dermatologi dell'ospedale, che si ostinavano a curare senza risultato, con ogni mezzo,
un improbabile Tricophytoon M., erano ancora a quel punto (questo per far
comprendere che non si trattava di un micete convenzionale e che i medici brancolano
spesso nel buio di fronte a questi organismi mutati o non identificabili); un’altra venne
eccezionalmente colpita al volto e intorno ad un occhio presentando una estesa,
evidente lesione micotica deturpante simile a Tinea Capitis che interessava tutta
l’orbita sinistra fino all’attaccatura dei capelli. In allevamento biologico le micosi, che
in quello intensivo erano praticamente invincibili ed onnipresenti, sono comunque
scomparse da sole entro qualche generazione, variando unicamente l’alimentazione e
le condizioni di benessere degli animali. In biologico esse non sono da ritenersi un
problema, secondo la mia esperienza diretta.

Malattie virali
Le malattie virali del coniglio da temere veramente sono 2: la Mixomatosi e la più
recente MEV, Malattia Virale Emorragica o Malattia X. Entrambe possono scatenare
fatti epidemici ad esito letale gravissimi. Altri virus (Rotavirus) sono indicati come
dubbia eziologia di alcune forme enteriche di importanza secondaria e trascurabile.
Negli allevamenti moderni le prime due malattie vengono combattute e prevenute con
le vaccinazioni intradermiche a virus vivo attenuato ogni 6 mesi nel caso della
Mixomatosi ed a virus spento adiuvato nel caso della MEV. Esiste un sospetto non
provato, per la mixomatosi, ed è che, malgrado le ripetute vaccinazioni, questo virus
od anche in certi casi il suo stipite vaccinale attenuato possa, in condizioni di
immunodebilitazione degli animali, causare perdite, sopravvivendo in forma
subclinica, quando non anche, come è successo a me personalmente, possa scatenare
una vera e propria epidemia con effetti devastanti. In allevamento biologico, ho
sospeso ogni forma di vaccinazione. Nell’autunno dei primi anni è comparsa la
Mixomatosi che come è noto è veicolata anche dalle zanzare e che probabilmente
venne trasmessa ai miei conigli da questi insetti ematofagi che la trasferirono forse da
qualche coniglio selvatico infetto o lepre rilasciata della zona per la caccia. Adottai
istintivamente una semplice strategia che si rivelò vincente: selezionai in più riprese
tutti i soggetti che presentavano i segni caratteristici della malattia (mixomi), in forma
più lieve e tardiva di altri e fra loro, quelli che poi guarirono completamente da soli nel
giro di 45 giorni li destinai quali riproduttori futuri perché erano certamente i più forti
immunologicamente. Di cinque selezionati ne morì uno solo e gli altri guarirono
perfettamente e furono immunizzati probabilmente per tutta la vita. Gli altri soggetti

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Conigli & Conigli

ammalati furono invece soppressi quando ancora commestibili o quando si vide che
non guarivano ed erano ormai in stato di irrecuperabilità.
Ho osservato che nell'allevamento intensivo, la malattia evolve in modo più rapido e
letale che in natura, trovando evidentemente un coniglio più indebolito ed artefatto da
aggredire e condizioni migliori per la trasmissione e l'aumento della propria virulenza.
La MEV, ritengo non dovrebbe costituire un problema in Allevamento Biologico a
meno che non ci sia un rischio di contagio tramite elementi veicolanti (veterinari,
macellatori, conigli, attrezzature, insetti, vestiti ecc.) che la potrebbe portare da altri
allevamenti infetti. Il virus è assai resistente e persistente nell'ambiente esterno.
Responsabile di vaste epidemie negli anni '96-98 è stata descritta per la prima volta in
Cina e qui chiamata inizialmente malattia X poiché non si sapeva quale fosse
esattamente l'agente causale. In natura non si dovrebbero avere problemi per questo
virus che è altamente specifico per i conigli e può causare mortalità prossime al 100%
attaccando di preferenza i soggetti con più di 54 giorni di età. Se si ravviserà un rischio
allora provvedere senza indugio con le vaccinazioni preventive per tutti i soggetti
presenti a cominciare dai 30 gg di età, vaccinazioni che hanno un ottimo e netto
risultato anche ad epidemia in atto17 e non presentano rischi perché il virus vaccinale è
inattivato. Per la profilassi, andrebbero ripetute ogni 6 mesi secondo le indicazioni del
vaccino, almeno sui nuovi soggetti quando superino i 45 gg di vita, e sui riproduttori,
ma è da ritenere, secondo alcune fonti, che una sola vaccinazione possa bastare ad
immunizzare l'animale a vita. La diagnosi di tale malattia viene fatta dagli Istituti
Zooprofilattici, ma in caso di forte ed improvvisa, continua mortalità di molti soggetti
senza apparente sintomo premonitore, con segni di scolo nasale ed oculare anche
sanguigno, emorragie dagli orifizi, edema polmonare, ittero, alterazioni epatiche,
coagulazione intra-vasale disseminata (CID) va senz'altro presupposta.

Malattie iatrogene
Vengono dall’uso improprio o eccessivo di farmaci e si configurano, come lesioni
tossiche ad organi, lesioni immunologiche, infezioni condizionate (micosi, enteriti,
setticemie, insufficienze renali, ematurie, malattie respiratorie, degenerazioni epatiche
ecc.). Nell’allevamento naturale io sconsiglio assolutamente l’uso di qualsiasi
medicazione non possa ottenere, una tantum, l’eradicazione assoluta e reale della
malattia e sia quindi da utilizzare in perpetuo. Siccome questo effetto di sterilizzazione
biologica l’ho ottenuto e si è reso indispensabile solo nei casi di Rogna Psoroptica
(otoacariasi), consiglio questa cura soltanto per un ciclo all’inizio dell’allevamento e
17
La tempestività di intervento e riconoscimento della malattia è essenziale; la mortalità, vaccinando
tutti i soggetti oltre 40 gg. e i riproduttori con epidemia di MEV in atto, si ferma totalmente nel giro di
13-15 gg. dalla vaccinazione. In allevamento naturale avremo comunque e sempre un animale più forte
che non in allevamento intensivo, anche contro questo virus e comunque, nel dubbio, vaccinare senza
esitazione.
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Claudio Della Valle

non dovrebbe essere più necessaria in seguito se si farà ben attenzione a non contagiare
nuovamente gli animali ad es. con l'immissione di soggetti o attrezzature dall'esterno
che non abbiano superato una rigida quarantena o perfetta disinfestazione e
disinfezione.

Malattie macro parassitarie


Sono, come già detto, le Rogne del corpo (sarcoptica) e delle orecchie (psoroptica). Si
tratta di microscopici acari ematofagi che infettano il coniglio nelle due sedi. La prima
è la più temibile comincia infettando le dita delle zampe anteriori e causando croste e
prurito insostenibile tra unghia e dito per poi estendersi a tutto il corpo. Si consiglia
vivamente di eliminare immediatamente animali che dovessero avere questo tipo di
parassita perché molto contagioso, diffusivo e problematico da curare. La seconda è
più frequente e si può ben curare con instillazioni di prodotti acaricidi specifici nelle
orecchie per 3-5 volte a distanza di 12-15 gg per fare in modo che vengano sterminate
anche le forme nate successivamente al trattamento da eventuali uova latenti. Questo
trattamento è da fare anche in via di profilassi all’inizio dell’allevamento, tenendo
presente che animali acquistati sul mercato e magari trattati superficialmente non
presentano mai nessuna garanzia di essere sterili da tale acaro sebbene non
ne mostrino i segni al momento dell’acquisto (incrostazioni, desquamazioni sanguigne
e sebacee all’interno dei padiglioni auricolari). Si sarà certi della sterilità di tali conigli
soltanto dopo opportuna quarantena in assenza di trattamenti che consiglio di applicare
rigidamente ed inderogabilmente anche ogniqualvolta si voglia immettere qualche
nuovo soggetto nell’allevamento naturale già avviato. I vermetti intestinali bianchi di
pochi mm di lunghezza e dotati di una coda lunga e sottile che talvolta si rinvengono
sporadicamente sulle feci (Passalurus Ambiguus) non parrebbero dare problemi in
allevamento naturale, visto che anche con ripetuti trattamenti antielmintici non hanno
potuto essere eradicati. Ritengo che siano dei commensali dell’intestino del coniglio
inoffensivi in condizioni normali. Essi sono senz'altro favoriti dalla somministrazione
di alimenti concentrati ed in tal caso il loro numero può divenire sovrabbondante e
creare dei problemi all'animale quale irritabilità o disfunzioni intestinali. Riportare
l'animale ad una dieta più ricca di fibre grossolane indigeribili (ad es. steli di erba
medica secca privata della parte fogliosa o artemisia), e meno di alimenti calorici e
digeribili è un metodo naturale efficace per ridimensionare in qualche giorno le
infestazioni eventuali di questi vermi. Da tenere presente che questo verme fuoriesce di
notte dall'ano del coniglio e deposita le sue uova sul pelo all'intorno affinché possano
essere nuovamente ingerite durante le operazioni di pulizia o quando l'animale pratica
la coprofagia. Si consiglia una dieta a base di vegetali altamente ricchi di fibra da
condursi preferibilmente in un momento di pausa riproduttiva dei soggetti.

70
Conigli & Conigli

Logica della malattia e filosofia dell’allevare naturale


In due righe espongo il principio che mi ha guidato felicemente nel realizzare il mio
piccolo allevamento
La malattia, in natura, tende ad eliminare ogni soggetto debole o inopportuno, nella
pura prospettiva della migliore sopravvivenza delle specie in un determinato contesto,
mentre invece tende ad aiutare e rinforzare quello più adatto alla sopravvivenza, ad
esempio concedendogli di nutrirsi anche del latte del fratello morto perché più debole.
A volte è la madre stessa che influisce sulla morte di un coniglietto debole a favore
dell'altro, avendo essa rilevato nel primo tutti i segni di un destino infausto ed
ineluttabile. Nell’allevamento naturale noi abbiamo, entro certi limiti, il potere di
studiare, di determinare o migliorare il contesto, ma non commetteremo mai l’errore
madornale di voler impedire alla malattia di fare il suo lavoro se non siamo certi di
stroncarla veramente, come invece per ovvi motivi economici si fa normalmente negli
allevamenti industriali. Il risultato di questo fare o non fare certe cose è semplicemente
l’ottenimento, nel tempo, di una specie più forte o più debole.
Il perché è semplice: se noi commettiamo un errore madornale nella pratica di
allevamento, come ad es. il voler privare il piccolo del latte materno prima del tempo
naturale al solo fine di sfruttare di più la madre come riproduttore ed avere un numero
di parti maggiore nell’unità di tempo (svezzamento precoce o precocissimo), ecco che,
senza l’impiego degli antibiotici, quel piccolo e tutti quelli come lui morirebbero,
perché la natura ci farà in tal modo capire che quella pratica non va bene, dato che un
coniglio debole, non protetto completamente dai propri anticorpi diventa un pabulum
ideale per i germi patogeni che anzi si rinforzeranno oltremisura e probabilmente
troveranno poi anche il modo di attaccare conigli sani e forti compromettendo così la
sopravvivenza e l'integrità della specie. Pensate dunque a quanti errori e leggerezze si
sono coperti per generazioni e decenni in questo modo innaturale di allevare e
comprenderete perché affrancare i conigli da ciò sia un lavoro niente affatto semplice.
Al lettore valutare ciò che intende fare. Il lavoro di portare una specie indebolita da
decenni di errate pratiche d’allevamento ad avere una sua propria forza naturale è,
come già detto opera difficile e dal risultato talvolta niente affatto scontato, ma non
impossibile a realizzarsi.
Tuttavia, per il nostro allevamento naturale è ora bene chiarire certi punti che
potrebbero portare a fraintendimenti:

Luoghi comuni e leggende da sfatare:


Il coniglio, per stare bene, non deve bere
E' un concetto fisiologicamente errato, sebbene il coniglio in natura sia in grado di
adattarsi e sopravvivere anche in condizioni di forte penuria idrica. Sono piuttosto da
evitare acque contaminate da alghe o batteri cioè lungamente stagnanti a temperature

71
Claudio Della Valle

relativamente elevate e in presenza di luce e sono pure da evitare i luoghi di ristagno


umido del terreno (intorno a mangiatoie o abbeveratoi) dove il frequente passaggio di
molti animali e la presenza di deiezioni creano con l’acqua una potenziale base di
contaminazione ed amplificazione per i protozoi della Coccidiosi. Si consiglia a fini
preventivi di acidulare anche saltuariamente l’acqua di bevanda con 5% di buon aceto
di vino e di tenerla fresca ed al riparo dalla luce utilizzando magari abbeveratoi a
pistoncino molto pratici ed igienici. Il proliferare di alghe unicellulari nell’acqua
(acqua verdastra o rossastra) in presenza di luce, sebbene non pericoloso, può conferire
alle carni dell’animale un forte odore di pesce, malgrado l'alimentazione naturale;
l'aceto di vino al 5-10% è un ottimo alghicida come l'oscurità dei recipienti.

Il coniglio, per stare bene, deve mangiare “secco”


E’ un altro concetto del tutto erroneo, sebbene in certi contesti (allevamento su fienili
sopraelevati), come quello del non bere, possa anche funzionare. E volto ad evitare
anch’esso la proliferazione dei coccidi patogeni nel pavimento della gabbia, mentre
invece il foraggio verde, in opportune condizioni, è un importante mezzo di
prevenzione contro molte forme di enterite e non deve mai mancare costituendo
almeno il 60-70% della razione giornaliera. Per periodi limitati di 3 – 4 giorni sarà
comunque possibile somministrare alimento secco senza danni agli adulti. Nel mio
allevamento biologico, la somministrazione di erba bagnata dalla pioggia avviene
normalmente senza conseguenze.

Il coniglio può accoppiarsi appena dopo il parto


Questo è vero e possibile e la femmina può anche molto facilmente rimanere incinta,
ma la gravidanza la costringerà ad interrompere l’allattamento dopo circa 25 giorni ed i
suoi primi coniglietti difficilmente sopravvivranno a questo svezzamento precoce.
Qualche volta la femmina sa regolarsi da sola rifiutando il maschio, ma sarebbe buona
norma allontanarlo comunque dopo che abbia fecondato tutte le femmine per
immetterlo nuovamente 15-20 gg. dopo i parti ed ottenere così uno svezzamento di
coniglietti di 45 gg. almeno. In caso di svezzamento precoce aumenterà il numero dei
parti ma diminuirà il numero di conigli per parto che potranno sopravvivere allo
svezzamento ed alle crisi successive ad esso.

La fattrice è cattiva e mangia i piccoli


E’ un altra credenza popolare che non ha fondamento. Quando accade che la femmina
divori i suoi piccoli è solo perché si trova in gravissime carenze idriche o nutrizionali
oppure perché i piccoli sono ammalati dalla nascita e pertanto risultano più freddi di
quanto dovrebbero essere. Essi vengono divorati perché, sentendoli freddi, la femmina
li assimila ad una placenta e forse il fatto di divorarli potrebbe avere un significato di
auto-immunizzazione oltre che di recupero di risorse nutritive.

72
Conigli & Conigli

L’erba va fatta appassire altrimenti gonfia la pancia


Nel mio allevare naturale ho potuto constatare che i conigli prediligono in modo
assoluto il foraggio verde più fresco di taglio, cioè quello più simile all’erba viva
ancora unita alla sua radice che risulta essere l'alimento più gradito in assoluto. Se
somministriamo infatti erba con diversi gradi di appassimento vedremo
immancabilmente i conigli trascurare quella vecchia per divorare quella più fresca. Il
perché è ovvio: l’erba sfalciata e lasciata appassire, contiene meno energia di quella
fresca in quanto i processi di respirazione distruggono gli zuccheri in essa presenti
formando calore. Il gonfiore della pancia, sebbene possa trarre un vago giovamento
dalla somministrazione di erbe appassite, proprio a causa della minore energia da
zuccheri fermentescibili che contengono, ha ben altra origine in disfunzioni
dell’intestino e più generalmente in un allattamento ed uno svezzamento insufficienti
per quantità e qualità.

L’erba deve essere “dura”.


Per lo stesso motivo dell’erba appassita si è creduto bene in passato alimentare conigli
con possibili problemi con erbe ricche di fibra e meno ricche di sostanze digeribili
ovvero con una dieta più povera di nutrienti facilmente assimilabili. In natura però il
coniglio sano mangia preferibilmente erba tenera, germogli innanzitutto e apici
vegetativi, che hanno il massimo grado di digeribilità. Al bisogno, esso divora anche
foglie secche, cortecce e rametti bilanciandosi da solo. Nel mio allevamento naturale
l’erba tenera è una benedizione non un problema, sebbene in mancanza di essa anche
quella più dura possa andare bene ed i conigli specie se adulti si adattano molto bene
anche a questa, ma crescono meno. E' buona cosa ogni tanto alimentarli per qualche
giorno con erba dura per favorire l'espulsione di eventuali vermi intestinali

Il pane fa bene o fa male?


Pane, cereali, semi oleosi, fioccati degli stessi, crusche sono tutti alimenti concentrati
di cui i conigli sono oltremodo ghiotti. La loro presenza nella dieta dei conigli naturali
fa in modo che i conigli emettano deiezioni più ricche di energia residua e a diverso
PH che quindi causano l'amplificazione della popolazione di coccidi e di germi in
generale. Dei giovani conigli alimentati costantemente ed in parte a pane secco o
cereali ingrassano precocemente, ma poi sviluppano Coccidiosi epatica ad esito letale
molto più di quelli che non ne mangiano e se sospendiamo il pane o i cereali tale
Coccidiosi, ove non produca la morte del soggetto, si riassorbe fino a guarire
completamente in un paio di mesi. La somministrazione di cereali provoca
ingrassamento della carcassa degli adulti e quella di semi oleosi, sconsigliabile, (Mais,

73
Claudio Della Valle

Soja, ecc) provoca anche steatosi18 epatica. Sono ben tollerate ed apprezzate dal
coniglio piccole dosi di semi proteici, secchi o reidratati, come lenticchie, fave ceci
ecc. Nei piccoli questi cibi, specie i semi grassi e ricchi di amido, provocano
facilmente enterite o predispongono a disfunzioni intestinali successive. Dobbiamo
pertanto considerare che secondo natura cereali, semi e pane sono dei veri e propri
veleni per i conigli e possono rivelare la loro azione nociva improvvisamente e dopo
molti giorni dal momento in cui si è cominciato a somministrarli quando non rimane
più molto da fare, non potendo, pena il decadimento delle condizioni prefissate per
l'allevamento, somministrare antibiotici e sulfamidici agli animali. Questi alimenti
possono essere utilmente tollerati e concessi, in piccola percentuale della razione, solo
a soggetti adulti e in periodi di freddo intenso, ma vanno sospesi assolutamente non
appena le temperature iniziano a salire o non appena i piccoli usciti dai nidi siano in
grado di cibarsene.

Il fondo di rete delle gabbia fa venire le piaghe ai piedi dei conigli


Non è esatto, sebbene la rete zincata non sia il pavimento ideale per il coniglio, la
piaga podale posteriore, la più frequente, ed anche quella anteriore, che è indice di
debilitazione ancor più grave dell'animale, sono prodotte quasi sempre dalla dermatite
causata dalla presenza di Staphylococcus patogeni e delle loro tossine nel sangue degli
animali, sia nel caso in cui si sviluppino ascessi, sia nel caso rimangano sanguinanti o
ricoperte da croste. Vi è sempre interessamento del linfonodo superiore che appare
ingrossato alla palpazione. In allevamento biologico è una patologia che
semplicemente non esiste, secondo quanto ho potuto vedere.

Trattamento delle deiezioni


Questo è un problema che interessa solo quel tipo di allevamento a superficie ridotta
che richiede l'apporto costante del foraggio all'interno della garenna i cui residui si
accumuleranno e andranno perciò rimossi almeno una volta l'anno, in autunno o
primavera. Nell'allevamento massimamente estensivo, infatti, le deiezioni restano
sparse sul terreno o vengono interrate con fresatura e contribuiscono alla sua
fertilizzazione nel modo più semplice e naturale, venendo degradate dai lombrichi, da
batteri e funghi o dilavate dalla pioggia.
Si noterà subito un particolare al riguardo delle deiezioni di un allevamento veramente
biologico: si tratta della mancanza di odori sgradevoli anche laddove tali deiezioni si
accumulano in strati successivi con i residui vegetali dell'alimentazione. Questo perché
non vi sono o quasi fonti di acidi grassi, gas ed ammine che provocano l'insorgenza

18
La statosi epatica è un accumulo eccessivo di grassi nelle cellule del fegato.

74
Conigli & Conigli

degli stessi. Il fatto di non alimentare gli animali con crusche o farine proteiche ad
esempio è uno di questi motivi.
La lettiera di questo tipo, va incontro a naturale decomposizione e diviene ben presto
habitat di lombrichi in abbondanza nei luoghi dove è meno spessa e più ossigenata.
Laddove lo strato ha invece un maggior spessore e viene calpestato, la massa assume
un colore verde e un aspetto "grasso" al suo interno, che è un ambiente anaerobico. Se
viene raccolta ed ammucchiata, ad es. in autunno, emana, al momento della
movimentazione, poco odore sgradevole (ammoniaca, acido acetico, idrogeno
solforato) che si dissolve presto e che è dovuto unicamente ai gas di fermentazione
prodotti nella parte anaerobica della massa. Essa, quando l'ossigeno la raggiunge, a
causa della rimozione, va incontro ad un veloce cambiamento di colore verso il bruno,
perde l'aspetto "grasso" ben presto ed inizia una fermentazione con innalzamento
termico e sterilizzazione dei semi infestanti che può essere completata con un 2 - 3
rivoltamenti a distanza di 10 gg. della massa. In 2-4 mesi questo letame è fermentato,
ossigenato a dovere, inodore, raffreddato e pronto all'impiego.

La presenza numerosa dei lombrichi all'interno del mucchio è indice incontrovertibile


dell'avvenuta stabilizzazione delle fermentazioni e del ph. neutrale raggiunto. Questo è
un prodotto simile ad un terriccio organico nero, grossolano che non possiede invero
75
Claudio Della Valle

un gran potere fertilizzante a causa del fatto che non si è prodotto con alimenti
concentrati, ma è piuttosto un eccellente ammendante organico del terreno. Non c'è
assolutamente rischio che possa bruciare perché non rilascia azoto ammoniacale in
dosi eccessive. Può essere naturalmente integrato con fertilizzanti minerali al momento
dell'uso. Migliora la struttura, la microflora e la ritenzione idrica del terreno ed è
ottimo in qualsiasi proporzione per gli orti, le siepi, gli alberi fruttiferi e per stimolare
la radicazione nelle piante. Può essere migliorato grandemente, se nella sua
composizione entrano in discreta proporzione non solo erba, ma anche parti
semilegnose o legnose come ad esempio del cippato di rami o le potature delle parti
tenere delle siepi. Se ai conigli sono state somministrate grandi quantità di fieno di
erba medica, non sarà impossibile rinvenire ai margini della lettiera, laddove essa non
è anaerobica e troppo calpestata, la crescita spontanea di qualche ottimo prataiolo
perfettamente commestibile.

76
Conigli & Conigli

Conclusione
Mi auguro che questo piccolo manuale possa trovare riscontro positivo nelle
esperienze di coloro che vorranno metterne in pratica gli insegnamenti e magari
giungere a soluzioni ancor migliori e ad un'intelligenza della natura superiore a
quella che credo di aver qui semplicemente ma onestamente abbozzato.

Ritengo che il coniglio potrebbe essere, allevato secondo l'ottica che ho qui esposto,
un'eccellente risorsa alimentare, non inquinante, a basso costo anche in paesi sotto-
sviluppati che possiedano un vasto ed esteso patrimonio vegetale, grandi superfici e
manodopera a basso costo.

Ritengo di avere personalmente un grosso debito di riconoscenza e tuttora un


grandissimo affetto verso questo bellissimo animale che mi ha permesso per molti anni
di mantenere la mia famiglia e crescere i miei figli, pur in mezzo a molte vicissitudini
convissute.

L'autore

77
Claudio Della Valle

Appendice
Di seguito, un documento ufficiale che ho potuto rintracciare, purtroppo, solo dopo la
chiusura dell'allevamento industriale e che attesta la bontà estrema di due presidi
utilizzati nei mangimi per l'allevamento di animali. Olaquindox fu utilizzato anche
illegalmente nei mangimi destinati ai conigli per qualche anno e ad quasi totale
insaputa degli allevatori.

23. 12. 98 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee L 347/31


REGOLAMENTO (CE) N. 2788/98 DELLA COMMISSIONE
del 22 dicembre 1998
che modifica la direttiva 70/524/CEE del Consiglio, relativa agli additivi nell'alimentazione
degli animali, in ordine alla revoca dell'autorizzazione di taluni
fattori di crescita

LA COMMISSIONE DELLE COMUNITA' EUROPEE,


visto il trattato che istituisce la Comunità europea,
visto l'atto relativo alle condizioni di adesione della
Repubblica d'Austria, della Repubblica di Finlandia e del
Regno di Svezia all'Unione europea ed agli adattamenti
dei trattati sui quali si fonda l'Unione, in particolare l'articolo
151, in combinato disposto con l'allegato XV, titolo
VII, punto E, paragrafo 4, dell'atto,
vista la direttiva 70/524/CEE del Consiglio, del 23
novembre 1970, relativa agli additivi nell'alimentazione
degli animali (1), modificata da ultimo dalla direttiva 98/
19/CE della Commissione (2), in particolare l'articolo 11,
paragrafo 3,
considerando che il Regno di Svezia, stato autorizzato,
secondo le disposizioni previste nell'allegato XV dell'atto
di adesione, a mantenere la legislazione nazionale vigente
prima dell'adesione sino al 31 dicembre 1998, per quanto
riguarda il divieto di impiego nell'alimentazione degli
animali degli additivi appartenenti alla categoria dei
fattori di crescita; che il 10 aprile 1997 e il 2 febbraio
1998 esso ha presentato alcune richieste di adeguamento,
accompagnate da circostanziate motivazioni scientifiche,
per i fattori di crescita denominati carbadox e olaquindox;
che la Commissione è tenuta a prendere, anteriormente al
31 dicembre 1998, una decisione sulle richieste di
adeguamento presentate dal Regno di Svezia;
considerando che, conformemente all'articolo 11 della

78
Conigli & Conigli

direttiva 70/524/CEE, uno Stato membro può provvisoriamente


sospendere l'autorizzazione dell'impiego di uno
degli additivi elencati nell'allegato della direttiva qualora,
in base a una motivazione circostanziata in ragione di
nuovi dati ovvero in base a una nuova valutazione dei dati
esistenti effettuata dopo l'adozione delle disposizioni in
questione, esso constati che detto additivo comporta un
pericolo per la salute degli uomini o degli animali o per
l'ambiente;
considerando che il 6 settembre 1997 il Regno dei Paesi
Bassi ha vietato l'impiego del carbadox nell'alimentazione
degli animali sul suo territorio; che il 18 luglio 1997 ha
comunicato agli Stati membri e alla Commissione la
motivazione circostanziata che illustra i motivi di tale
decisione;
considerando che, in virtù dell'articolo 3A, lettera b), della
direttiva 70/524/CEE, l'autorizzazione di una sostanza
non è concessa se, tenuto conto delle condizioni d'impiego,
essa abbia influenze sfavorevoli sulla salute umana
o animale;
considerando che la Commissione ha consultato il comitato
scientifico per l'alimentazione animale (SCAN) allo
scopo di stabilire se, in base alle informazioni comunicate
alla Commissione l'impiego dei chinossalin-N-diossidi
carbadox e olaquindox presenti un rischio per i consumatori,
gli animali e gli operatori;
considerando che dall'esame degli elementi forniti alla
Commissione, nel parere del 10 luglio 1998 tale comitato
constata di poter mantenere i propri precedenti pareri in
merito all'accettabilità dei chinossalin-N-diossidi
carbadox e olaquindox, nel rispetto delle condizioni di
impiego precedentemente stabilite;
considerando che lo SCAN riconosce tuttavia che nessuna
di queste due sostanze presenta un profilo ideale di sicurezza
nei test compiuti sugli animali di laboratorio e che è
improbabile che siano sviluppati altri additivi con
analoghe proprieta genotossiche;
considerando che lo SCAN riconosce in effetti che il
carbadox è genotossico e cancerogeno per i roditori e
l'olaquindox è genotossico e tumorigeno per i roditori;
79
Claudio Della Valle

considerando che lo SCAN constata e la Commissione


condivide pienamente tale constatazione, che è quasi
certo che la possibile esposizione dei lavoratori costituisce
un rischio reale, in quanto essi sono esposti alle molecole
parentali; che le persone addette a cambiare i tappeti dei
filtri a aria nelle fabbriche che producono alimenti sono
particolarmente esposte ad un rischio genotossico e
cancerogeno, in quanto è possibile l'esposizione per via
dermica o per inalazione; che esiste la possibilità di assorbimento
delle sostanze parentali da parte dei lavoratori
esposti agli additivi, sia in fabbrica, sia nell'azienda agricola;
considerando che lo SCAN è consapevole del fatto che,
per garantire la sicurezza di impiego di tali sostanze,
devono essere rispettate numerose condizioni; che si
interroga sull'effettivo rispetto di tali condizioni; che in
particolare raccomanda che venga riesaminato l'esposizione
al carbadox e all'olaquindox sul luogo di lavoro e
che siano condotte indagini epidemiologiche sullo stato
di salute dei lavoratori esposti a tali additivi;
(1) GU L 270 del 14. 12. 1970, pag. 1.
(2) GU L 96 del 28. 3. 1998, pag. 39.
L 347/32 IT Gazzetta ufficiale delle Comunità europee 23. 12. 98
considerando che la Commissione ritiene che, per un
additivo genotossico, non sia possibile fissare un valore
limite al di sotto del quale esso non presenta alcun rischio
per il consumatore, in quanto anche una piccolissima
quantità di residui può causare una mutazione che a sua
volta può provocare un tumore; che non si può pertanto
stabilire un termine entro il quale revocare l'additivo, tale
da garantire la sicurezza dei consumatori;
considerando che la Commissione è del parere che la
descrizione precisa della composizione dei preparati e le
raccomandazioni di indossare maschere o indumenti
protettivi non siano sufficienti a proteggere gli operatori,
né in fabbrica, né nell'azienda agricola; che alla Commissione
sono infatti stati riferiti casi di allevatori che, in
assenza di protezione, sono stati esposti per inalazione o
contatto dermico alle sostanze parentali, le quali sono
genotossiche o potenzialmente cancerogene;
considerando che, tenendo conto delle possibili influenze

80
Conigli & Conigli

sfavorevoli sulla salute umana, appare opportuno revocare


le autorizzazioni relative ai fattori di crescita carbadox e
olaquindox;
considerando che le misure previste dal presente regolamento
sono conformi al parere del comitato permanente
degli alimenti per animali,
HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:
Articolo 1
Nell'allegato B della direttiva 70/524/CEE sono soppressi
i seguenti fattori di crescita:
« carbadox
olaquindox». [sarei pronto a scommettere che in Cina invece si usano ancora n.d.a.]
Articolo 2
Il presente regolamento entra in vigore il terzo giorno
successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale
delle Comunità europee.
Esso si applica a decorrere dal 1 gennaio 1999.
Tuttavia, nel caso in cui uno Stato membro alla data di
entrata in vigore del presente regolamento non avesse
vietato, conformemente al diritto comunitario, uno o più
fattori di crescita di cui all'articolo 1 del presente regolamento,
il fattore o i fattori di crescita di cui trattasi continueranno
ad essere autorizzati in detto Stato membro fino
al 31 agosto 1999.
Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile
in ciascuno degli Stati membri.
Fatto a Bruxelles, il 22 dicembre 1998.
Per la Commissione
Franz FISCHLER
Membro della Commissione
_______________________________________________________________

Elenco di altri presidi terapeutici utilizzati a vario titolo in noti mangimi industriali per
conigli i cui nomi circolavano sommessamente o meno, ma sempre senza spiegazioni,
tra gli anni 1995-2000 tra i veterinari delle ditte mangimistiche. Su internet troverete
sicuramente tutte lo loro innumerevoli pregevoli caratteristiche … anche se diversi
erano registrati solo per l'uso in polli, suini e bovini oppure proibitissimi come il
Cloranfenicolo.

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Claudio Della Valle

Flavofosfolipol, Monesin, Avilamicina, Salincomicina, Ipronidazolo, Cloranfenicolo,


Metilclorpidolo, Methylbenzoquato, Amprolium, Zinco-bacitracina, Dimetridazolo,
Dicazuril, Robenidina, Nicarbazina, Spiramicina, Colistina, Virginiamicina, Tilosina,
Tetraciclina, Olaquindox, Furazolidone tartrato, Sulfadimetossina, Isochinossalina,
Lincomicina, Streptomicina, ecc. ecc. ecc.

Non sono certo di ricordarmeli tutti e bene, ma questi possono bastare a farsi un'idea
del sistema. Ora credo che le leggi siano cambiate in meglio ed in senso più restrittivo,
non so riguardo alle consuetudini pratiche ed ai controlli, non sono più aggiornato, ma
certamente il numero di questi presidi non è affatto diminuito come proprio non credo
ne sia affatto diminuito l'impiego.

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Conigli & Conigli

Indice

Prefazione Pg. 3
Motivazioni del testo Pg. 5
Breve storia di un allevamento di conigli Pg. 7
Analisi di malattie di allevamento intensivo ind. Pg. 11
Nozioni generali sui conigli Pg. 19
Utilità dell'allevare biologico Pg. 24
Domande e valutazioni preventive Pg. 26
Criteri per la scelta dei capostipiti Pg. 28
Affrancamento Pg. 30
Un po' di numeri Pg. 39
Iniziamo! Pg. 41
Costruzione del recinto Pg. 45
Ricoveri e tane Pg. 49
Gli abbeveratoi Pg. 52
La dispensa e l'alimentazione Pg. 52
Come mangiano i conigli Pg. 56
La gestione ordinaria dell'allevamento Pg. 57
Caratteristiche del prodotto e tecnica di macellazione Pg. 59
Inquinamento ambientale Pg. 62
L'aspetto sanitario Pg. 63
Logica della malattia e filosofia dell'allevar naturale Pg. 71
Luoghi comuni e leggende da sfatare Pg. 71
Trattamento delle deiezioni Pg. 74
Conclusione Pg. 77
Appendice Pg. 78

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