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Prefazione
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Claudio Della Valle
avvedere che anche gli uomini finivano infine per patire quello che subivano gli
animali. L'uomo che ha fatto ingiustizia verso la natura l'ha fatta infine a se stesso! E
non solo gli animali patiscono per questo, si guardi la terra, si guardi il bosco, si
guardino le acque, i pesci, gli orti, l'aria, le piante. Nulla è più al suo posto, nulla può
più riposare, nulla o quasi può dirsi indipendente, vivente di per se stesso senza subire
una qualche dipendenza o violenza imposte dalla moderna cultura ed economia. Questi
sono i risultati malefici dei quali la parte peggiore, forse, non si è ancor vista: l'uomo
ha perso o sta perdendo una parte importante della sua autonomia per il proprio
sostentamento, ne sta perdendo la sapienza, ne sta perdendo il mezzo che è nella
sapiente, leale collaborazione con la natura e l'ambiente, ne sta perdendo la proprietà!
Tutto quello che aveva di vero è stato o sarà gradualmente sostituito con dei falsi,
surrogati, sostituti vani di ciò che gli viene sottratto affinché non possa accorgersi di
essere rapinato e continui tranquillo nella sua omessa vigilanza, distratto da
prospettive di maggiori guadagni, da promesse di vita migliore. Ciò è gravissimo
perché vuol dire che si è instaurata una dipendenza nascosta ed è una dipendenza da
qualcosa (multinazionali ad es.), da un sistema che, a differenza di quello naturale
preesistente, non ha affatto in amore la vita in quanto tale, ma solo la vita in
quanto strumento di profitto. A tale fine e per questo motivo non esiterà ad
annichilire, a schiavizzare in ogni modo la vita stessa, non importa se di uomini,
animali, piante, microbi e cellule, secondo come gli conviene. Il mio consiglio ai
Lettori è: - Siate voi stessi i guardiani coscienti di quello che allevate e per quello che
potete, non fidatevi di chi pare fare miracoli, dice di allevare solo a fieno e orzo i suoi
conigli, ma poi tace omettendo quello che aggiunge nell'acqua di bevanda … magari la
bustina di sulfamidico o di nonsisabenchecosa. - Io ne ho conosciuti pochi di allevatori
(di conigli) puri in questo senso, davvero pochi.
Trentacinque anni fa volendo allevare per la prima volta 2 conigli cibandoli con
vegetali in un recinto a terra, come avviene in natura e non riuscendoci, malgrado ogni
attenzione, sospettai che c'era qualche cosa da scoprire (molto in verità), e non avrei
mai immaginato di poter vedere realizzato questo mio progetto solo venticinque anni
più tardi e dopo aver scoperto quello che si vuole sottacere per convenienza comune o
economica. Sono cose che nemmeno la scuola di Agraria da me frequentata mi ha mai
voluto insegnare facendo di me, con la sua cultura parziale e obsoleta, un ignorante ed
una preda perfetta per il sistema bastardo che sta celato dietro queste cose.
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Conigli & Conigli
Possiedo un diploma di Perito Agrario, ho trascorso la parte più attiva della mia vita
intento a condurre direttamente un allevamento intensivo di conigli di 10.000 capi,
durante la quale, riscontrate, indagate e subite anche personalmente tutte le peggiori
brutture che tali allevamenti necessariamente comportano, complici spietate leggi di
mercato e poteri senza coscienza, ho maturato la decisione di restituire in qualche
modo ai conigli la dignità della loro breve esistenza, ed alle Persone, la possibilità di
conoscere come produrre in autonomia un alimento genuino e realmente auto
controllato. Ora le Leggi sanitarie in vigore, in nome di uno pseudo-garantismo della
salute pubblica non permetterebbero più a nessuno, almeno in teoria, di allevare ed
ancor più macellare in proprio gli animali allevati senza sottoporre l'attività ad un
controllo burocratico e sanitario dell'Autorità competente, ma con questo piccolo
contributo si vuole portare a conoscenza dell’opinione pubblica il fenomeno per cui
talvolta anche leggi pur giustamente promulgate, in seguito ad apparente o provocata
necessità, possono servire a far dimenticare i veri principi su cui dovrebbe fondarsi una
retta cultura delle produzioni agro-zootecniche ed a sostituirli con dei surrogati
squallidi e nocivi, con delle falsificazioni astute che hanno la sola prerogativa di
rendere l’uomo ancor più dipendente dal sistema, assolutamente dipendente perché
reso forzatamente IGNORANTE di quello che sta davvero alla base dei processi
produttivi, che si fondano sulla mite, umile collaborazione umana con la natura e le sue
leggi e non su di un imperio brutale, impositivo ed aggressivo della stessa come invece
si sta facendo un po' dovunque e sempre più estesamente. Guardare al futuro è bene,
ma senza dimenticare il passato e soprattutto senza credere di poter
impunemente irridere all'infinito la giustizia millenaria che sta all’inizio di tutte le
cose. Le nozioni riportate in questo libro possono essere utili anche a chi volesse
allevare conigli da affezione per goderne tutto lo splendore che solo da una corretta
pratica di allevamento può provenire, ed in generale vorrebbero essere di principio, di
esempio, per indicare all’uomo la possibilità reale e fattibile di un nuovo, diverso, ben
più sentito e corrisposto approccio con la natura ed i suoi esseri viventi perché
l’esistenza di tutti: uomini, animali e piante, possa essere migliore.
Le leggi odierne ci dovrebbero così salvaguardare, ad es., dall'ingestione di alimenti
scaduti, inquinati o adulterati ma, nel contempo, ratificano come normale la presenza
di certi residui nei cibi, sebbene in minime dosi. E questi residui hanno a volte dei
nomi di ineluttabili, terribili inquinanti ambientali come la diossina o i metalli pesanti,
ma altre - più scandaloso ancora - sono anche additivi medicinali aggiunti
deliberatamente agli alimenti degli animali, oppure ormoni, fungistatici,
antiparassitari, conservanti, antiossidanti, enzimi, aromi, acidificanti e via dicendo;
tutte cose assolutamente aliene al processo naturale a cui ora la filiera agro-zootecnica
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Claudio Della Valle
non può più rinunciare, affinché gli animali, alimentati con le più incredibili materie1,
possano perfino digerirle e magari anche smaltirle con profitto per il mangimista e
forse per l'allevatore! Ecco dove sta la schiavitù, ecco dove ingrassano le
multinazionali farmaceutiche, i moltissimi, insospettabili riciclatori di porcherie
alimentari, di rifiuti e di sottoprodotti, certi che tutto è sicuramente dipendente, in un
modo o nell'altro, dalle loro politiche. Per quanto riguarda i farmaci o comunque le
innumerevoli molecole di sintesi aggiunte ai mangimi quali additivi curativi o
preventivi, ecc., legalmente o no, debbo dire che proprio qui stava e sta ancora oggi, a
giudicare dalla qualità organoletticamente scadente delle carni che ci ritroviamo
quotidianamente nel piatto, il problema centrale e grave degli allevamenti odierni che
cercherò di esporre precisamente sviluppando il testo. Non si intende qui perseguire
l'obiettivo di una trattazione accademica o analitica dell'argomento perché la mia
esperienza non è di tipo astrattivo-scientifico, ma oggettivo ed inoltre non possiedo
lauree in farmacologia, biologia o in medicina che mi permettano di parlare
autorevolmente e particolareggiatamente in tal senso, al contrario, sarà ridotto al
minimo indispensabile l'appoggio ad argomentazioni scientifiche privilegiando invece
l'aspetto pratico, informativo, funzionale, riferendo e coordinando particolari derivanti
dall'osservazione diretta e dall'esperienza che chiunque, dotato di buon senso ed
intelletto normale, non oscurato dalle logiche del profitto a tutti i costi, potrà quindi
ripetere e confermare, smentire o adattare alle sue esigenze personali. Quanto riportato
in questo libro, sebbene riguardi specificamente l'allevamento del coniglio domestico
può trovare riscontro più generale, ma egualmente valido in linea di principio, anche
per altre specie animali e vegetali parimenti destinate e sottoposte, ciascuna per il suo
verso particolare, alla schiavitù dello sfruttamento programmato.
Uscirne si può in teoria anche se è un percorso a volte difficile. Facciamolo fino a
quando siamo ancora in tempo, scriviamo queste cose preziose in maniera indelebile
nel nostro patrimonio culturale e non svendiamole al primo venuto accecati dal
miraggio di facile guadagno.
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Per fare solo un piccolo esempio: la farina di penne di volatile utilizzata come fonte proteica da
aggiungere a certi mangimi. L'elenco di questi prodotti è più lungo di quanto non si possa immaginare.
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Conigli & Conigli
Sono di questi mesi (marzo 2002), a circa quattro anni dalla chiusura drammatica del
mio allevamento intensivo di conigli e mentre mi accingo ad abbozzare per iscritto la
mia esperienza, piccola ma importante, (non pensavo ancora di farne un libro in quel
momento), le notizie tragiche sulla DSE (mucca pazza) nei bovini e su altre di queste
mostruosità che purtroppo già da molto tempo scuotono il settore agro-alimentare,
interessando sia gli animali, sia i vegetali, per coinvolgere infine i consumatori.
Faccende come queste erano ampiamente prevedibili, ed altre probabilmente
seguiranno, ancor più gravi e al contempo più nascoste, poiché tutta l’impostazione del
sistema di produzione agro-alimentare ed industriale sta volgendo sempre più
spietatamente nella direzione della quantità, del concentramento, della frode etica,
ancor prima che sostanziale, guidata da logiche aberranti impostate al profitto in
assoluto, a qualsiasi costo, con l’unica preoccupazione di nascondere accuratamente le
manipolazioni innaturali perpetrate a danno degli organismi viventi dietro ottenimento
di forme ingannevolmente belle, convenienti ed appariscenti del prodotto ed a fronte
un indice di rimunerazione dei produttori aumentato a spese della salute e del palato
dei consumatori, della qualità intrinseca dei prodotti, nonché dell’integrità del
patrimonio biologico del pianeta. Ma quello che è più grave è che questo sistema di
agire, cancella dietro di sé, subdolamente, la possibilità del ripensamento, del ritorno e
la memoria di tutto quello che era prima e, che pure nella modestia o anche nella
franca povertà dei suoi risultati, era tuttavia l’artefice ineguagliabile di sapori squisiti, e
in generale, di una vita più vera per tutti, uomini, piante, animali, ambiente, seppur non
totalmente esente da gravi lacune.
Ora la scienza ci ha rivelato molte cose anche utili a scoprire e correggere errori
pesanti del passato, ma perché distruggere totalmente la possibilità di un ritorno a
valori antichi, perché invece non riconoscere il meglio dell’uno e dell’altro e fondare la
pratica agricola su parametri di giustizia?
La giustizia applicata all’agricoltura forse ingrasserà meno il portafoglio perché il suo
vero guadagno per massima parte sarebbe fruito dai consumatori, dall’ambiente, dagli
animali e dalle piante; ma anche l’allevatore o il coltivatore dovrebbero certamente
vedere in qualche modo riconosciuto il loro sforzo.
I dati qui presentati eviteranno per quanto possibile le dotte dissertazioni scientifiche
sul sex pilus del microbo tizio o caio poiché, del resto, le librerie sono piene di trattati
e atlanti scientifico-veterinari sulle malattie, la fisiologia e la sistematica del coniglio,
ed io sinceramente, devo dire che questi dati, a volte utili, molto più spesso mi sono
stati di intralcio nella intuizione di certe cose, perché esposti sotto l’assoluta, infallibile
veste scientifica, che invece assoluta e infallibile proprio non è. Intendo dire che le
leggi che governano l’attività di un microrganismo patogeno in un allevamento
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Claudio Della Valle
intensivo, oppure in vitro, non sono necessariamente le stesse che valgono per lo stesso
microbo quando ad es. il coniglio sia allevato in semilibertà, in condizioni per lui
ottimali. In tale contesto noi vedremo il coniglio essere molto forte, direi forte come un
leone (si guardino, ad es., i conigli d'Australia), di fronte ad agenti per cui invece in
allevamento è obbligatorio usare dosi massicce di presidi terapeutici con risultati il più
delle volte parziali o dubbi e certamente mai definitivi. Questo perché, posto nelle
giuste condizioni, l’animale è in grado di sviluppare dei meccanismi di difesa o delle
azioni di tipo strategico che non hanno uguali se non nella sapienza che è riposta da
sempre nella natura e dalla quale troppo spesso abbiamo stupidamente rinunciato ad
imparare.
Il coniglio, quando frequentavo la scuola di agraria, negli anni '70, era dai libri di
zootecnia in uso considerato un animale di corte di importanza marginale, tanto è vero
che nei testi scolastici in dotazione ad esso erano dedicate solo poche pagine con una
descrizione delle principali razze, delle principali malattie ed alcuni dati
sull’alimentazione cosiddetta razionale (??!) e sui ricoveri; nozioni il cui ultimo
aggiornamento doveva essere di poco posteriore all’epoca fascista, periodo in cui il
coniglio trovò attenzione in quanto la razza d’Angora, razza a pelo lungo, venne
allevata estesamente con lo scopo di fornire un surrogato della lana durante il periodo
autarchico.
Nel momento in cui decisi di dedicarmi all’allevamento di quell'animale ero
praticamente un perfetto ignorante in materia, malgrado il diploma conseguito nel
ramo agrario. La mia cultura iniziale è stata successivamente formata sulla pratica e
sulle nozioni apprese da libri specifici e da informazioni provenienti da coloro che,
promotori delle ditte mangimistiche, veterinarie e delle attrezzature, ci ragguagliavano
man mano sulle scelte più opportune da adottare. A dire il vero, già dagli inizi, molto
ingenuamente cercai di allevare i conigli in modo naturale, come nell’infanzia avevo
visto fare in una bella cascina "all'antica", ma mi trovai subito di fronte un muro
impenetrabile fatto di assoluta improduttività, di malattia, di malessere dei pochi
animali inizialmente acquistati sul mercato. Durante quegli anni qualcosa era
profondamente mutato nei conigli senza che nessuno se ne fosse accorto.
Tutti questi problemi cessarono pressoché all’istante nel momento in cui, su
suggerimento di un altro allevatore, cominciai a somministrare ai conigli dosi sempre
crescenti di mangime pellettato (cubettato), concentrato, industriale. Il motivo - ci
venne spiegato dal melenso veterinario della ditta produttrice - stava nel fatto che tale
mangime conteneva una energia specifica più alta, maggiori proteine ed era inoltre
munito di piccole dosi di presidi terapeutici contro il "mostro sacro" delle malattie del
coniglio: la Coccidiosi, che causava, secondo loro dire, tutti i nostri problemi. Venne
da sé che se volevamo allevare i conigli, diventava perciò OBBLIGATORIO (e lo è
ancor oggi più che mai per quasi tutti), alimentarli col mangime pellettato, mangime
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Conigli & Conigli
altro di proprio. Io stesso, infine mi resi conto che non sapevo più cosa era il coniglio
né, probabilmente avevo mai saputo cosa doveva essere in origine perché quelli
acquistati inizialmente già erano sottoposti a quel condizionamento da generazioni a
nostra totale insaputa e tutto questo restando ferma comunque la mia intenzione di
operare al fine di ottenere un prodotto finale il più genuino, buono e sincero possibile,
per quanto era in mio potere. C’erano purtroppo molte cose che allora non si potevano
conoscere in nessun modo2, neppure da parte di coloro che, per loro pubblica funzione,
avrebbero dovuto supervigilare su quanto accadeva all’interno di mangimifici, delle
multinazionali farmaceutiche, dei macelli e degli allevamenti, anche perché le
numerose carenze, ambiguità e ritardi legislativi di quegli anni, in misura ancor
maggiore di oggi, lasciavano campo perfettamente libero a tutti i ciurmatori para-
scientifici ed ai profittatori di ogni genere che sul campo delle malattie degli
allevamenti, dei traffici illeciti di materie prime scadenti, proibite o tossiche avevano
già, a nostra totale insaputa progettato e realizzato un impero con i suoi schiavi
previsti: umani ed animali. Ora quell’allevamento intensivo non c’è più (grazie a
Dio!); dopo 20 anni di esercizio continuato, pure in mezzo a mille problemi, una
gravissima, inarrestabile, epidemia di Mixomatosi, temibile malattia virale del
coniglio, me lo ha distrutto quasi totalmente in quattro mesi, provocando oltre
diecimila morti e malgrado da vent’anni sia stata praticata puntualmente ai riproduttori
la vaccinazione semestrale contro tale morbo, malgrado da oltre due anni non fossero
stati introdotti in allevamento soggetti nuovi dall’esterno. Ho dovuto chiudere per
sempre quell’allevamento intensivo perché ho il fondato sospetto che l’epidemia sia
stata causata dal vaccino (a virus vivo attenuato, stipite Borghi) su animali
immunologicamente debilitati a nostra insaputa. Ora, siccome so per certo di non avere
mai somministrato sostanze nocive ai miei conigli, devo necessariamente arguire che
tali sostanze siano arrivate per altra via; unica possibile: la via alimentare. A riprova di
ciò i pochi animali che tenevo con una alimentazione diversa dal mangime, pur nello
stesso ambiente, sopravvissero e non si ammalarono quasi del tutto pure essendo
descritto tale virus come altamente contagioso e trasmissibile in ogni modalità
possibile (liquidi organici, insetti, aghi ecc, ecc,). - Guarda caso -, mesi dopo scoppiò
un pubblico scandalo diossina a carico dei mangimi … ma io ero ormai messo fuori
dal giro. Nel capitolo che segue ho riportato a solo scopo illustrativo cosa risultò essere
presente nel mio allevamento a seguito di analisi cliniche condotte personalmente
qualche anno prima della chiusura. Si tratta di cose quasi totalmente taciute da parte
degli Istituti Zooprofilattici consultati a quel tempo.
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Si veda ad es. documento CEE REGOLAMENTO (CE) N. 2788/98 in appendice, promulgato in
corrispondenza dei guai che portarono alla chiusura del mio e di molti altri allevamenti del quale venni a
conoscenza solo nell'anno 2002.
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Conigli & Conigli
Attualmente non possiedo personalmente terreni, ma credo di aver capito qualcosa già
negli ultimi anni di allevamento intensivo. Avendo constatato e verificato di persona,
in quel tempo, la presenza di poi provate e gravissime truffe nei mangimi industriali,
avendo sofferto più volte il mio stato di impotenza a rimediare questa situazione subita
in cui, senza poterlo prevedere, mi sono trovato coinvolto, pur con tutte le mie buone
intenzioni, ho deciso di provare ad allevare quegli stessi conigli che tenevo in gabbia
secondo altri e diversi principi, principi che non originavano più da dottrina veterinaria
prezzolata, pur avendo acquisito negli anni precedenti una buona conoscenza analitica
delle malattie e delle problematiche dei conigli di allevamento. Mi sono detto un
giorno: - Se, per ipotesi, dovesse improvvisamente venire meno il sistema che
mantiene in atto gli allevamenti intensivi (intendo: mangimifici, farmaceutiche,
vaccinazioni, veterinari ecc.), se venisse meno tutto l’insieme dei supporti, pur leciti,
che noi allevatori siamo costretti ad utilizzare per annaspare e cercare di rimanere
economicamente a galla nel settore che fornisce il nostro sostentamento, cosa
accadrebbe di questi poveri animali?-
Decisi pertanto di creare, accanto a quello grande, un piccolissimo allevamento
sperimentale di pochi capi sul quale riscoprire, rintracciare e verificare i principi che
andrò esponendo in questo manuale e che, mi auguro, consentiranno a chiunque lo
voglia e lo possa di allevare conigli veramente genuini in modo dopotutto semplice.
Liberai semplicemente a più riprese un limitato numero di conigli nella piccola
proprietà che circondava nostro allevamento industriale ed intorno alla mia dimora
sacrificando il giardino e cominciai ad osservarne il comportamento. I conigli
dell'esperimento erano in parte liberi, in parte chiusi in un recinto ed alcuni erano
allevati a terra all'interno dei capannoni che contenevano le gabbie con la possibilità di
uscire all'aperto quando volevano. I discendenti e superstiti di quei pochi conigli che si
salvarono in tal modo dall'epidemia di mixomatosi, oggi, vivono ancora nel mio
piccolissimo allevamento all’aperto fornendomi grandissime soddisfazioni e
preziosissimi dati prosieguo di quelli che mi accingo ad esporre perché non venga
cancellata la memoria di queste cose.
Premetto che, a causa del tempo trascorso dai fatti narrati, qualche particolare riferito
potrebbe non essere assolutamente preciso, rimane tuttavia esatto il senso generale del
discorso e la congruità dei risultati delle ricerche da me intraprese. Questo capitolo
vuole essere una testimonianza oltre che un insegnamento.
Quello che ho fatto, trasgredendo tutte le buone norme dei dottori che mi trattarono
con disprezzo allorquando presentavo loro i risultati delle mie osservazioni, perché non
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Claudio Della Valle
Tutto cominciò un giorno dell’anno 1985 in un periodo di fine estate nel quale
avevamo, malgrado le cure prestate premurosamente, una mortalità piuttosto alta di 20-
30 soggetti al giorno e decidemmo di portare i conigli ad un istituto zooprofilattico per
diagnosi e per la preparazione di un vaccino spento stabulogeno contro i microbi
specifici che fossero stati isolati, vaccino che dava di solito dei buoni risultati nella
contenzione della mortalità perché stimolava efficacemente il sistema immunitario dei
conigli. Passarono venti giorni e nessuno si fece vivo. Telefonai e mi venne la risposta
che il nostri prelievi erano stati smarriti!!!. Nemmeno ci avvertivano del fatto se non
telefonavo personalmente.
Mi sono adirato in modo assoluto di fronte a tanta inettitudine e decisi che comunque
bisognava fare qualcosa.
Per vie traverse, visto che la mortalità in allevamento non veniva meno, anzi
aumentava in modo esponenziale, venni a conoscere, tramite un veterinario di una
clinica privata per piccoli animali, un tecnico di laboratorio che conduceva analisi
batteriologiche nel campo dell’Humana. Fu molto gentile e parlando della latitanza
degli istituti, non si stupì e si disse disposto ad aiutarci. Esposto il problema
dell’allevamento mi fornì subito materiale e istruzioni per fare prelievi che poi
avrebbe analizzato in laboratorio per nostro conto. Nel frattempo, avevo cominciato in
proprio ad eseguire osservazioni al microscopio su strisci di sangue di conigli e, pur
non disponendo ancora di alcuna colorazione, avevo il sospetto che quel sangue non
fosse pulito. Il microscopio che ebbi in prestito dalla cantina di un amico era un
provvidenziale Koristka del 1912, apparecchio certamente obsoleto con illuminazione
a specchio, ma dotato anche di obbiettivo ad immersione di 1500X che in seguito, con
le colorazioni effettuate ai vetrini e una bella ripulita, mi avrebbe permesso interessanti
osservazioni.
Le prime analisi svolte dal tecnico sui prelievi che gli avevo portato (tamponi nasali
ed oculari), permisero di diagnosticare che la forma di corriza maligna dei conigli non
era dovuta a Pasteurella Multocida, come ci avevano dato a bere per anni, ma piuttosto
ad un germe naturalmente antibiotico resistente lo Peudomonas spp. del quale furono
isolati due ceppi. Il tecnico disse subito che era un germe tipico delle
micidiali infezioni ospedaliere e fece subito l’antibiogramma. Vennero poi isolati degli
stafilococchi da alcune lesioni purulente delle zampe ed altra robetta che non sto qui a
dire. Nel pelo trovammo riscontro per infezioni micotiche da Mucor spp. e
Cunnighamella, il primo è un micete saprofita che può causare infezione solo in
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Conigli & Conigli
Con i materiali e le tecniche che mi vennero trasmesse, ecco che la cucina di casa mia
alla sera diventava un vero laboratorio di microbiologia e microscopia e ciò durò
all’incirca un anno. Le colture e gli isolamenti venivano tenuti in una incubatrice ad
irraggiamento per uova di gallina tarata a 37°C. , la vetreria e gli attrezzi lavati e
poi sterilizzati in pentola a pressione, i trapianti dei germi per l'isolamento
erano eseguiti con ansa sterile in mezzo a 4 fornelli accesi che garantivano la sterilità
dell’aria durante l’operazione al pari di una cappa a flusso. Mi dotai di colorante di
Giemsa, olio di cedro ed imparai a fissare gli strisci al calore ed anche con l’alcool che
garantiva la miglior riuscita degli stessi. Per quello che non sapevo telefonavo a questo
signor A … che mi ragguagliava semplicemente, senza fare il sacerdote della
scienza, e qui lo voglio ringraziare pubblicamente.
Dicevo che il sangue dei conigli era la prima cosa che istintivamente fui portato ad
osservare ed a controllare perché nei soggetti albini, che erano la maggioranza in
quell'allevamento, si notava che il colore dell'occhio dovuto al sangue della retina, di
solito rosso rubino, scuriva prima che si ammalassero. Dalle osservazioni
microscopiche fissate ad alcool e colorate con May Grunwald-Giemsa (Eosina-Blu di
metilene), vennero i primi riscontri ai miei sospetti.
37° C. per molte ore. Dopodichè i flaconi vennero osservati e tutti e tre presentavano
poche, piccole colonie biancastre o semitrasparenti sulla fase solida del terreno che
stava sul fondo del flacone e che crescevano con molta difficoltà. In due flaconi,
all’agitazione, si notava anche qualche bolla di gas svilupparsi per un attimo nella fase
liquida. Ognuna delle colonie venne diluita alquanto in brodo sterile, trapiantata con
ansa sterile su agar sangue in scatola petri e ne venne isolata un’abbondanza di
Staphylococcus con fortissime proprietà emolitiche in grado di emolizzare
completamente un scatola agar sangue nel giro di 12 ore! I nostri conigli soffrivano di
una bella setticemia strisciante da parte di uno dei peggiori germi che le infezioni
ospedaliere ben conoscono. E siamo a due: Pseudomonas spp. nel naso e negli occhi e
Stafilococco Aureo alfa-emolitico nel sangue! Altro che Pasteurelle e Bordetelle.
Queste erano tutte balle probabilmente a copertura di analisi che non venivano
nemmeno eseguite! Qualcuno si curava di filtrare il moscerino ma poi ignorava il
cammello!
Ma le sorprese non erano finite, quando feci presente ad A… che vi era stato
anche uno sviluppo, seppur lieve, di gas nel flacone e che lo stafilococco non produce
gas, (mi ero documentato nel frattempo), non diede peso alla cosa. Io però, in privato,
decisi di osservare anche la fase liquida del terreno di emocultura, pensando alla
presenza di qualche battere tossigeno anaerobico del genere Clostridium. Nella fase
liquida infatti rinvenni all'osservazione microscopica la presenza sporadica di alcuni
diplobacilli a volte capsulati che trapiantai su agar sangue e che mi diedero delle
colonie di aspetto vetroso o ceroso e crescita rapida, fortemente emolitiche.
All’osservazione microscopica le colonie di questi bacilli trapiantati dal terreno liquido
si presentavano come lunghe catene parallele di bastoncelli (tipo filza di
salamelle) colorantesi in blu-viola scuro con Giemsa quindi probabilmente gram
positivi. Con l’invecchiare della colonia i bacilli si allungavano sempre più
individualmente fino a lunghezze di diversi micron (5-8) e tendevano ad assumere
caratteri tintoriali sempre più eosinofili colorandosi in rosa e presentando molte zone
incolori tanto più erano vecchi. Portati ad A…, disse con un semplice esame
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Conigli & Conigli
Fu dopo qualche tempo, mentre mi accingevo ad osservare ancora una colonia vecchia
di quello che chiamavo oramai il Bacillone misterioso, date le notevoli dimensioni che
poteva assumere ed alcune parziali affinità morfologiche e colturali al Bacillus
Antracis (il Carbonchio) e che era stato classificato come E. coli da A…, che ebbi la
visione illuminante. I bacilli, con il passare del tempo, dopo essersi allungati
oltremisura parevano concentrare tutta la loro sostanza interna agli estremi del
bastoncello, dove si coloravano intensamente in viola blu in una zona rotondeggiante
all’interno della membrana mentre al centro rimanevano sbiaditi o anche incolori o
parevano formare molti vacuoli assumendo a volte un aspetto come butterato “a
gruviera”. Un colonia vecchia di 15 giorni mi diede l’illuminazione finale!
All’osservazione successiva quei bacilli non c’erano quasi più ma al loro posto
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Claudio Della Valle
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Conigli & Conigli
Alla fine, dopo molte meditazioni e senza mai aver ottenuto un consiglio valido, un
insegnamento, un’ammissione qualsiasi dai Professori del ramo e nemmeno dai libri,
che parevano ignorare totalmente l’esistenza di un siffatto gravissimo problema o lo
presentavano malissimo, sotto una luce impropria e fuorviante, ho compreso a mie
spese che il mangime, quando entra in un allevamento prende il suo controllo totale e
che esisteva tutto un muro di omertà o negligenza interessata nella “scienza” che
gravita attorno ad allevamenti come il nostro, probabilmente a garanzia di molti affari
puliti o meno puliti. In anni di osservazioni ho poi potuto verificare che molte parti del
processo metabolico di nutrizione, accrescimento, riproduzione e immunoresistenza
alle malattie, nei conigli, erano stati deliberatamente cancellati a nostra insaputa e
sostituiti da altri “percorsi” artificiosi, da un altro percorso metabolico-nutritivo, da un
altro sistema di difesa biologica portati dal maledetto mangime per avere una
produttività certo elevata, ma un generale scadimento della qualità delle carni e del
valore intrinseco dell’animale. Vedemmo chiaramente, in più occasioni, che le fattrici
trasmettevano già dalla placenta (anch'essa malata), ai loro piccoli sangue con germi
occulti presenti e la relativa immunotolleranza che generava poi setticemie, polmoniti,
fulminanti, necrosi di tessuti invasi dai batteri del sangue senza che i conigli potessero
a volte opporre alcun tipo di reazione infiammatoria, e se questa si verificava allora
erano ascessi che si formavano invece delle cancrene. Si era instaurato una sorta di
rapporto pernicioso fra germe ed animale condizionato dal mangime con relativo
potenziamento del primo ed annichilimento del secondo, fra spinta nutritiva del
mangime, qualità delle materie prime ed antibiotici presenti nel quale anche l’animale
malato cioè portatore dei germi nel sangue, poteva magari non giungere a sviluppare la
malattia, ma l’avrebbe certamente trasmessa ai figli come un ineluttabile maledizione
che prima o poi avrebbe sortito il suo effetto mortale o debilitante. La dimensione di
estrema piccolezza dei germi rinvenuti sui leucociti e nel sangue, a differenza delle
loro normali dimensioni descritte in letteratura, lasciava intuire che erano confinati ad
una vita minima, criptica da una pressione antibiotica ed anticorpale, ma che, seppur
lentissimamente ed impercettibilmente, contribuivano ad intossicare ed indebolire
inesorabilmente l’animale poco a poco, dall’interno, per poterlo poi aggredire meglio
sfinendolo fino alla morte non appena si fosse verificato un qualche tipo di squilibrio o
stress (parto, svezzamento, cambiamento climatico repentino ecc.) Ovviamente non
tutti gli animali erano suscettibili a ciò nella stessa misura, alcuni resistevano di più,
altri di meno, altri niente, ma è normale in queste situazioni; i campi di
concentramento dell'ultima guerra ce l’hanno insegnato bene. L’ altro aspetto
negativo era che con questo cavallo di Troia in allevamento era molto facile per le
ditte mangimistiche (le sole che ben sapevano come si svolgeva tutta la
faccenda) determinare l’entità della nostra produzione e relativo guadagno. Prima ti
facevano nascere moltissimi animali che poi tu mantenevi consumando grandi quantità
di mangime, poi, magari perché c’era crisi di mercato del “vivo”, te ne facevano
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Claudio Della Valle
Questa è solo una piccola ma genuina testimonianza che mi auguro possa servire per
comprendere come va il mondo prima di caderne vittime.
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Nozioni generali sui conigli
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Tutte quelle che abbiamo introdotto a più riprese cercando di migliorare il genotipo medio allevato,
cosa che è servita molto poco in verità perché i veri problemi stavano da tutt'altra parte.
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Conigli & Conigli
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Conigli & Conigli
considero che si tratti di regolatori naturali della specie, presenti con la funzione di
evitare l'eccessiva proliferazione del coniglio ed infatti si scatenano puntualmente in
condizioni di svezzamento precoce, di sovra concentrazione, di sovra-nascite o di
ambiente non idoneo, facendo morire o "immunizzando"4 i conigli, selezionando cioè i
più forti, facendo loro spazio con la morte dei deboli e dei più giovani e garantendo coi
morti cibo facile ai predatori a tutto vantaggio dei fratelli sopravviventi. Negli
allevamenti intensivi la Coccidiosi è costantemente controllata mediante presidi
terapeutici e coccidiostatici, di cui nell'elenco in appendice al libro, somministrati
nell'alimento quotidiano o attraverso l'acqua di bevanda, ma trattandosi di molecole
non naturali, di farmaci, mi sono sempre chiesto come si potesse farne a meno e
vedremo poi cosa l'osservazione della natura mi ha insegnato. I piccoli, appena fuori
dalla tana cominciano subito a mangiare erba, fieno, rametti insieme agli adulti e nel
giro di 6-8 mesi dalla nascita dovrebbero raggiungere il peso idoneo per la
macellazione. La pubertà viene raggiunta in generale ed in regime di alimentazione
naturale non concentrata, oltre questo periodo ed a tale fine bisognerà tenere osservato
l'allevamento per isolare preventivamente i maschi puberi precoci, pena l'insorgenza di
liti furibonde col dominante che si vanno aggravando nel tempo e possono essere
anche mortali per il più debole o compromettere la qualità della carcassa. In natura i
maschi in eccesso se ne vanno dal branco, cacciati a forza, oppure si sottomettono al
dominante per un certo periodo iniziale, ma in un recinto, non potendo farlo, rischiano
seriamente la vita o l'integrità fisica. Anche per questo motivo sarà bene non eccedere
nei numeri di soggetti presenti in un singolo recinto in modo da poterli controllare
agevolmente. Dopo il parto il maschio ritorna subito a corteggiare la femmina, e
siccome c'è il rischio altamente probabile che la ingravidi nuovamente il giorno stesso
o il giorno dopo, con riduzione conseguente del periodo di allattamento a beneficio
della precedente covata, sarebbe bene, constatate le gravidanze delle femmine che di
solito avvengono tutte entro lo stesso periodo, allontanare il maschio dal suo "harem"
per un tempo di 15-20 giorni dall'ultimo parto in modo da avere uno svezzamento delle
proli precedenti vicino al periodo di 50 giorni.
Come dicevo, i climi cui il coniglio in natura sa adattarsi sono moltissimi; quando fa
caldo si scava tane fresche sotto la superficie e così anche quando fa freddo, non teme
la pioggia, la neve ed il gelo a patto che possa trovare cibo sufficiente ed un riparo
all'asciutto dove potersi ritirare e poter deporre i nuovi nati. In natura questo animale
ha moltissimi accaniti nemici per i quali bisognerà avere un occhio di riguardo ed
istituire adeguate e mirate protezioni nel nostro allevamento. Il maschio dominante, ha
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Il termine è improprio perché non si può ottenere immunità o sterilità del coniglio contro questo agente
onnipresente, ma piuttosto uno stato di equilibrio stabile nei soggetti adulti che riescono a superare la
infestazione durante lo svezzamento. In caso di alimentazione errata o di ambiente molto compromesso,
esso può tuttavia ritornare a colpire anche l'adulto sebbene in forma generalmente meno grave.
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Claudio Della Valle
Ci si potrebbe anche chiedere quale utilità o senso abbia, al giorno d'oggi, mettersi ad
allevare conigli con rigidi principi naturali come si faceva 50 o più anni fa, di fronte al
fatto che attualmente, negli allevamenti moderni, i conigli producono 100 volte tanto,
con meno fatica.
La risposta sta, oltre che nella volontà motivata di fare questo, anche nell'amore e nel
rispetto che l'uomo dovrebbe avere per la bellezza e la preziosità della vita che lo
circonda. La ricompensa a questo tipo di allevamento, apparentemente anacronistico ed
antieconomico, è nel pregio dell'animale che si riesce ad ottenere, nella elevata qualità
della sua vita e di conseguenza nella qualità assoluta del cibo e dei sottoprodotti che è
possibile ottenere in questo modo. Ma anche il "lavoro" di allevare è altamente
gratificato dal rapporto che si può instaurare nel tempo con gli animali, rapporto molto
particolare, empatico, che essi ricambiano a loro modo ed in maniera generosa, a volte
sorprendente, regalandoci profondi momenti di dolcezza, poesia e nostalgia.
Parrebbe un controsenso ed un tradimento doverli infine uccidere per mangiarli ed in
effetti è una cosa che dispiace ancora moltissimo anche a me, ma purtroppo non vi
sono deroghe alle leggi naturali e la terra, che lo si creda o no, non è ancora il paradiso
terrestre. Non è possibile prevedere di tenere in vita tutti gli animali che nascono in
allevamento, come del resto non è possibile renderli immortali. In natura il coniglio è
preda da sempre.
Ora, che sia l'uomo a divorarlo, un cane selvatico, o un mustelide affamato, penso che
al coniglio importi ben poco. Penso che invece la cosa positiva e l'unica che si può fare
concretamente sia di dare un futuro migliore alla specie piuttosto che ad un singolo
soggetto ed ecco che, per quanto mi è concesso, mi dedico in questo senso ad allevare
meglio quello che ho ed a rendere migliore la loro pur breve esistenza anche
insegnando queste cose ad altri.
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Conigli & Conigli
La nascita e la morte sono per tutti gli esseri di questo pianeta e gli animali, a
differenza di certi uomini, fanno sempre, di buon grado, la loro parte pur obbedendo
all'istinto di sopravvivenza come è naturale per tutti. Personalmente non ho mai
creduto al sentimentalismo, strumentale, sterile e piagnucoloso, ritenendolo solo una
esigenza di uomini immaturi che non vogliono guardare i problemi nella loro globalità
ed in modo responsabile, ma solo dal loro esclusivo punto di vista, a mio avviso,
assolutamente egoistico.
Sono fermamente e personalmente convinto che, anche se mangiata saltuariamente, la
carne veramente genuina nella sua origine, perché prodotta con un processo giusto,
come qualsiasi altro cibo analogo, possa avere una valenza nutrizionale e salutistica
assai superiore e protratta per l'organismo. Non è, intendiamoci bene, che questo modo
di allevare porti ad ottenere animali puri da inquinanti al 100% poiché tutto l'ambiente
terrestre è comunque, anche di pochissimo, inquinato dalle attività antropiche
dissennate, ma quello che conta davvero è il fatto che si tratta di una carne che è pura
perché è puro o tende intenzionalmente ad esserlo il processo di "costruzione" che l'ha
generata. Cosa voglio dire con ciò?
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Claudio Della Valle
E' molto semplice: quel cibo così formatosi non nasconde nel suo interno alterazioni,
lacune o truffe annidate nella sua architettura molecolare, nel "messaggio nutrizionale"
e negli equilibri relativi fra i suoi componenti. Accade un po', coi cibi moderni, come
ad uno che acquista un'automobile bella e molto più veloce del normale ad un prezzo
assai interessante per poi scoprire drammaticamente, in qualche curva pericolosa e
durante un'emergenza, che i freni non sono stati adeguatamente dimensionati
all'incremento di potenza del mezzo. Così, i cibi d'oggi paiono abbondanti, sempre più
belli grossi per tutti ed a prezzi bassi, igienicamente ineccepibili, ma di una qualità
intrinseca troppo spesso terribilmente scadente o inesistente che, proprio per
l'ignoranza provocata o la dimenticanza di "quello che era prima" non viene ormai più
colta dai consumatori. Si vorrebbe ingigantire tutto, ma alla fine trionfano l'obesità e la
mala nutrizione, le gastralgie, le intolleranze alimentari, i tumori. Se noi sommassimo,
potendo collegarle alle loro vere cause, tutte le idiosincrasie alimentari inspiegabili, le
allergie assurde, le malattie organiche e metaboliche, causate da questi cibi
"convenienti", dalla loro quantità eccessiva legata proporzionalmente a qualità
scadente, prodotti dell'era moderna, credo veramente che le nostre valutazioni anche
riguardo al poco conveniente metodo naturale d'allevamento o di coltivazione
cambierebbero profondamente e radicalmente fino a imporre modifiche a tutto quanto
il nostro sistema di vita corrente che soffre gli stessi mali. Il fatto che anche in passato
si potessero a volte commettere errori gravi nel processo di produzione e trattamento
degli alimenti, non deve, secondo la mia opinione, servire da incentivo perché si
rinneghi in toto quel patrimonio prezioso a favore di un altro dell'ultima ora che, a
differenza del precedente si serve maggiormente della scienza, ma che ha come radice
ed obiettivo solo un mero interesse di tornaconto immediato, senza curarsi in nessun
modo delle conseguenze a lunga scadenza che tali comportamenti avranno sulla terra,
gli esseri viventi e tutto l'habitat dell'uomo.
Credo saranno in fine i fatti, anche assai dolorosi, più che la previdenza a costringere
l'uomo a modificare certi suoi comportamenti.
E' necessario chiedersi, prima di cominciare ogni lavoro, quali forze e disponibilità di
mezzi si abbiano da poter dedicare allo stesso e quale utilità esso possa avere, ancor
più ciò è necessario per un allevamento, sia pure di dimensioni famigliari, che
richiederà un impegno giornaliero o quasi, seppur ridotto e la necessità di una certa
sorveglianza, anche se vedremo come sia possibile automatizzare col tempo certe
incombenze. Bisogna ben considerare che iniziare un allevamento, grande o piccolo
che sia, non è impegno che si possa rendere soggetto al capriccio di un momento, ma è
o dovrebbe essere, quasi uno "sposalizio" nel bene e nel male tra l'allevatore ed i suoi
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Conigli & Conigli
animali. Chi viene dalla cultura della campagna conosce bene questo, mentre chi non
vi appartiene o inizia ad introdurvisi dovrebbe considerare queste cose e cercare di
farsene un'idea prima di tutto.
La prima domanda da porsi è perciò è quella della motivazione o dello scopo di questo
allevamento. Dovremo avere ben chiaro se vogliamo produrre animali da carne, da
riproduzione, da affezione, da mostra. Se vorremo trarne un reddito, molto
probabilmente dovremo avere pazienza fino al momento in cui ogni cosa possa
funzionare bene, a pieno regime, ma nel frattempo acquisiremo una profonda, verace e
non meno remunerativa esperienza diretta su moltissime "cose di natura". Allevare
naturale è difficile ed impegnativo soprattutto all'inizio, non lo nascondo, ma è anche
un modo per avere una profonda compartecipazione con gli animali allevati che ci fa
intendere e vedere molte altre cose utili alla vita, ci arricchisce in molti sensi. Con le
nozioni riportare in questo manuale, comunque, molti errori potranno essere compresi
ed evitati e l'attività potrà svilupparsi in modo sicuramente più rapido di quanto non si
farebbe senza di esse.
Dovremo, ad es., valutare, nel caso del coniglio da carne, se abbiamo le possibilità per
poterli macellare in privato o presso un macello pubblico, se non sono per uso
famigliare, valuteremo le possibilità di commercializzarli vivi. Dovremo insomma
prevedere quale sbocco avrà la nostra produzione, prevedendone quantità, tipologia e
qualità.
In ogni caso dovremo pensare a quali saranno i nostri iniziali riproduttori e qui
abbiamo già un primo problema da affrontare, cioè il loro reperimento e le condizioni
non idonee in cui quasi sicuramente li troveremo. Tutto è più facile per chi ha già dei
conigli di sua proprietà perché ne conosce la storia ed i precedenti. Premesso quanto
già esposto sulle moderne tecniche di allevamento ed sui problemi che generano,
dovremo presupporre che gli animali acquistati non siano tal quali come servono a noi
per allevare biologico ma necessitino di un periodo di adattamento, selezione ed
AFFRANCAMENTO dalle dipendenze instaurate dai mangimi, dai farmaci, dagli
integratori coi quali quasi certamente sono stati alimentati in precedenza.
(Vedasi per i dettagli il Capitolo: Affrancamento)
Poi, dovremo stimare le disponibilità ed attitudini di spazi idonei dedicabili alla
stabulazione ed alla produzione o reperimento degli alimenti ed in base ad essi
calcoleremo il numero di capi teoricamente allevabili, la dimensione dei recinti delle
scorte alimentari per il periodo invernale e via dicendo.
Infine dovremo prevedere l'eventuale smaltimento dei sottoprodotti come il letame che
è, in condizioni di allevamento biologico, una risorsa assai preziosa, non inquinante e
sempre in difetto di quantità per la terra, non un problema.
Il mio consiglio è comunque quello di cominciare con numeri ridotti, come
nell'esempio pratico che seguiremo, o meno ancora, perché è più facile acquisire
padronanza e famigliarità con l'allevamento e controllare precisamente quello che
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Claudio Della Valle
Va da se che un allevamento fondato coi parametri che andrò esponendo, deve essere
costituito come unità a se stante, non deve esserci alcuno scambio con altri allevamenti
vicini e deve essere per quanto possibile isolato con l'unica eccezione dell'introduzione
iniziale di pochi soggetti capostipite scelti.
Dove reperire i primi riproduttori per il nostro nuovo allevamento?
Questo problema non è da poco e la risposta dipende anche dal tipo conigli che si
desidera allevare, dalla razza desiderata, dalla taglia. Possiamo considerare che negli
allevamenti industriali da carne troveremo facilmente soggetti con una buona base
genetica per taglia, resa al macello, prolificità, fertilità, mentre volendo allevare razze
pure bisognerà rivolgersi ad allevamenti più piccoli, magari a qualche amatore, che
siano in grado di fornire anche una certificazione (pedigree) sulla purezza della razza.
Ognuno in questo ha i suoi criteri e le sue convinzioni. Io non mi sono mai fatto grossi
problemi per la genetica, che pure ha la sua indubbia importanza, ma mi sono limitato
a selezionare personalmente i soggetti migliori in base soprattutto alla loro sanità e
costituzione partendo da una base larga e variegata. Quale sia il tipo di coniglio che
deciderete di allevare, valgono alcune indicazioni generali nella scelta dei soggetti al
momento dell'acquisto.
Per il nostro fine ed in vista del fatto che una energica selezione dovrà essere fatta
quasi sicuramente, sia da noi che dalla natura stessa, io sconsiglio a priori di acquistare
soggetti di gran pregio e di conseguente esborso a meno di non volere particolari razze
pure. E' meglio, a quello che ho visto, eseguire una scelta su base morfologica fra un
certo numero di giovani soggetti del peso di 2 - 2,5 kg di p.v.., di età omogenea.
Diciamo una quindicina di cui due terzi femmine, per selezionarne infine quatto o
cinque da introdurre nell'allevamento vero e proprio. Verranno valutati, col primo
esame dell'animale all'atto dell'acquisto, il peso specifico che deve essere elevato, la
consistenza della fascia dei muscoli lombari che deve essere buona, ma non scarsa o
eccessiva e la eventuale presenza di una pancia voluminosa o assai rientrante che è
indice di scorretta alimentazione o di uno stato patologico dell'apparato digerente.
Dovremo prediligere, all'interno di un gruppo omogeneo per età, quegli animali dal
peso più elevato fino a quelli che hanno un peso nella media e scartare quelli più
leggeri. E' naturalmente difficile descrivere a parole come si presenta un animale in
buono stato apparente di nutrizione e salute, ma è proprio questo animale che
sceglieremo per cominciare. Valuteremo ancora come fatto positivo o indispensabile,
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Conigli & Conigli
l'assenza di alopecie (macchie senza pelo), o difformità nella crescita del mantello non
dovuta a muta, l'assenza di noduli, di ascessi e cicatrici sottocutanee, l'elasticità e la
mobilità della pelle, la lucentezza del pelo oltre al suo grado di resistenza allo strappo
che non deve essere troppo basso. Osserveremo infine che l'occhio sia limpido, (rosso
rubino nelle razze albine), e privo di cispi e secrezioni mucose o sierose, così il naso ed
il pelo delle zampe anteriori sul margine interno che deve essere ben sciolto e non
conglutinato da muco o siero altrimenti indice certo di corriza cronica (raffreddore)
dell'animale. Osserveremo molto bene le superfici plantari degli arti tutti, è imperativo
che non ci siano piaghe podali nemmeno in tracce, ascessi o depilazioni sospette. Le
unghie dovrebbero essere dure e diritte e non fragili o fortemente incurvate e le dita
devono essere ricoperte di pelo e non devono assolutamente presentare croste o
desquamazioni di nessun tipo all'attaccatura delle unghie e all'inizio delle dita. Le
orecchie, non dovrebbero essere troppo lunghe (particolare importante solo per la resa
al macello), ma soprattutto devono essere decongestionate, non dolenti alla palpazione,
assolutamente pulite internamente da troppo cerume e croste; guardare attentamente
con l'ausilio di una illuminazione idonea all'interno del condotto uditivo che deve
apparire pulito, salvo la presenza possibile di tracce leggere di cerume. Una
palpazione accurata dell'addome deve infine escludere la presenza di noduli,
indurimenti o ingrossamenti anomali all'interno dello stesso. Esso deve risultare
disteso, giusto, non mai timpanico, gonfio o di volume abnormemente ridotto e
rientrante. I denti incisivi devono essere giusti ed allineati, non devono assolutamente
presentare disallineamenti fra loro. Gli organi genitali maschili e femminili, infine
debbono essere integri privi di infiammazioni, incrostazioni, ulcere, segni di morsi,
malformazioni, secrezioni purulente. L'animale deve essere vivace, vispo, ma non
nervoso in maniera eccessiva o ipoattivo, il suo aspetto preferibilmente longilineo vista
la giovane l'età, la postura corretta. Cercate sempre di farvi dare una qualche forma di
garanzia dal venditore. Se riuscite a scegliere i soggetti in un reparto di ingrasso di
qualche allevamento, risparmiate soldi ed acquistatene un maggior numero; avrete più
possibilità di selezione, cioè di individuare qualche soggetto bene adattabile al nuovo
allevamento.
Eseguite attentamente queste valutazioni, potrete decidere di classificare quegli animali
come idonei per cominciare il vostro allevamento seguendo il percorso dei capitoli di
questo libro. Ora è necessario sapere tutto dell'Affrancamento.
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Claudio Della Valle
Covata sana e bella partorita eccezionalmente in un ricovero di superficie con coniglietti di qualche
giorno di vita.
Affrancamento
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Conigli & Conigli
animali che non siano stati così pesantemente condizionati e quindi più facili da
affrancare5.
A tal fine e malgrado la selezione su base generale operata sui primi riproduttori
all'acquisto, dovremo realisticamente presupporre che:
L’animale sano, nelle condizioni ordinarie degli allevamenti intensivi, non esiste;
è quasi sempre una pura astrazione.
Esistono invece conigli in diversi stati d’equilibrio fra fattori patogeni naturali ed
acquisiti, presidi terapeutici impiegati nell'allevamento di produzione, fattori
alimentari, età, grado di sfruttamento, ambiente che, per lo più, sono portatori sani
o immunotolleranti di potenziali biotici distruttivi per la loro salute non appena
l’equilibrio suddetto subisca un’incrinatura per qualsiasi motivo. Ed il fatto di passare
ad una alimentazione naturale è uno dei maggiori fra questi motivi! Infatti, si sente dire
comunemente dai veterinari che gli animali d’allevamento intensivo sono
costantemente immunodepressi; è solo un eufemismo utilizzato per giustificare quello
che ho esposto più sopra senza dover dare troppe spiegazioni; a riprova, durante il
periodo del mio allevamento intensivo, anch’io dovevo essere immunodepresso, in
quanto ogni tanto mi accadeva di contrarre qualche fastidiosa infezione fungina
(dermatofitosi) sulle mani o sulla faccia. La verità era invece che tutto il microbismo
dei conigli ed anche quello dall'ambiente di allevamento erano diventati qualcosa di
distorto e sommamente aggressivo, anche nei confronti dell'allevatore ed i conigli male
alimentati erano vittime e ad un tempo, eccellenti trampolini di espansione di questi
microrganismi patogeni devianti dalla norma.
Acquistati i primi soggetti per la riproduzione sul mercato6 e volendo alimentarli con
cibo naturale (erba ecc.), constateremo quasi sicuramente che molti ammaleranno più o
meno gravemente, più o meno estesamente di varie forme morbose che certamente
erano dentro i conigli già prima, anche solo in potenza, ma non si vedevano per grazia
delle medicazioni ed integrazioni subite in allevamento. Potrebbero essere pochi o
anche nessuno (raramente), i soggetti che sopravvivranno al cambio radicale di modo
d'allevare e di alimentare, in misura inversamente proporzionale a quanto erano stati
precedentemente condizionati, denaturati e spinti; questo non deve impressionarci
perché è necessario, imperativamente, operare subito questo tipo di selezione.
Generalmente in ogni gruppo è sempre presente qualche soggetto con buone capacità
di adattamento e reazione in grado di sopravvivere e dare origine ad una nuova stirpe.
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Un appunto bisognerebbe poi farlo per i conigli di taglia nana; si tratta di un coniglietto poco adatto ad
usi alimentari, ma in compenso perfetto come animale da compagnia. Esso appare essere molto più
rustico e più facilmente affrancabile ed adattabile che non il coniglio di taglia media.
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A meno di non conoscere esattamente chi è il venditore e come alleva, o a meno che non si voglia
allevare una specifica razza di coniglio è consigliabile non spendere grandi cifre nell'acquisto di
riproduttori selezionati; meglio è acquistarne un numero maggiore ad un prezzo meno elevato e poi
operare personalmente tutte le selezioni che saranno utili e necessarie.
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Claudio Della Valle
Procederemo coi nostri primi conigli mettendo gradualmente gli animali acquistati
nelle condizioni in cui andremo ad allevarli in modo naturale ed otterremo nel giro di
uno, due mesi, una prima selezione di animali idonei al tipo di allevamento che
vogliamo intraprendere. Ultimare e fissare questo procedimento di affrancatura può
essere un procedimento più lungo poiché occorre tenere presente che le modificazioni
indotte dalla dieta a base di mangimi hanno condizionato profondamente l’intestino di
quegli animali e la microflora residente ne ha subito modificazioni importanti e non
immediatamente reversibili a causa della quasi costante presenza di presidi
(coccidiostatici o peggio) ed a causa della diversa formulazione e più alta energia dei
mangimi composti industriali rispetto alla semplice erba.
Dovete sapere che l'organismo stesso del coniglio ha probabilmente dovuto modificare
ed adattare molti "comportamenti" metabolici (ad es. sopprimendo o riducendo la
ciecotrofia), per poter sottostare ai moderni "protocolli alimentari" ed è perciò simile
ad un popolo che per generazioni sia stato privato della sua cultura natia ed abbia
subito un vero e proprio lavaggio del cervello. Non si può riportare allo stato originario
in qualche giorno semplicemente insegnando nuovamente i passati valori, ma ci
vorranno probabilmente alcuni avvicendamenti generazionali perché tutto si possa
ripristinare efficacemente. Così con i conigli, fatta la prima dura selezione, occorrerà
ancora vigilare attentamente e selezionare per diverse generazioni prima di avere un
risultato pieno, stabile e soddisfacente, ma questo non ci impedirà di allevare e
produrre meglio già da subito, migliorando costantemente ed acquisendo preziose
esperienze. Infatti, dobbiamo calcolare che anche nelle generazioni future i sintomi
delle malattie d'allevamento intensivo potranno talvolta comparire: qualche fenomeno
di enterite, poi qualche fenomeno di corriza. La corriza (starnuti e secrezioni nasali in
genere non gravi) è la meno grave ma anche la più lunga ad estinguersi
completamente dall'allevamento.
Un metodo assai semplice per affrancare i conigli, anche se non esente da rischi di
varia natura, sarebbe quello di provare ad allevarli inizialmente in libertà, a terra, liberi
di scorrazzare nei campi intorno a casa vostra (preventivate pure di dare l'addio
all'eventuale giardino), ma al giorno d’oggi si corre il rischio di vederseli predare da
cani randagi o da vandali. Comunque, per chi volesse e potesse farlo, gli animali
generalmente non si allontanano a meno di non essere disturbati da qualcosa e
rimangono attorno al nucleo dal quale sono stati liberati spostandosi solo quel poco che
basta per trovare, di volta in volta, nuovo pascolo. Questo tipo di allevamento
presuppone, oltre alla disponibilità di spazi e rifugi per i conigli, anche un ambiente
senza presenza di predatori. Si tenga conto che se c'è ad esempio un solo cane
randagio, nel raggio di dieci Km., potete stare certi che, magari dopo parecchi mesi,
non mancherà di attentare alla vita dei vostri conigli con agguati studiati
meticolosamente fino ad ottenerne la distruzione.
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Conigli & Conigli
L'allevamento brado si può certo tentare, anche solo per un breve periodo iniziale e
sarebbe il migliore, ma è, come ho detto, all’insegna dell’incontrollabilità e pertanto io
consiglio di cominciare con pochi soggetti (2 maschi ogni 5-6 femmine) di circa 2-2,5
Kg. di peso vivo (p.v.) scelti coma da capitolo precedente, in un buon recinto ampio ed
abbondantemente inerbito, in maniera spontanea o da coltivazioni opportune, magari
all'inizio dell'estate o comunque di una stagione tendenzialmente asciutta. Si
somministri pure poco mangime all'inizio (acqua pulita sempre a disposizione), per
ridurlo gradualmente fino alla sospensione assoluta entro 15- 20 gg. dall'inizio
dell'allevamento.
Dobbiamo a questo proposito considerare che il mantello di un coniglio d'allevamento
intensivo ha caratteristiche assai diverse da quello di un coniglio affrancato. In caso di
forte piovosità, il primo si bagna e si inzuppa molto di più del secondo a causa di un
diversa qualità e costituzione del pelo e pertanto è consigliabile una stagione asciutta
per iniziare l'allevamento all'aperto.
Una validissima ed economica alternativa al pascolo brado o recintato è rappresentata,
per conigli da 1,5 kg di p.v.. in su, dai gabbioni mobili. Questo metodo è attuabile
laddove vi siano adeguate condizioni di sorveglianza o in una proprietà recintata che
possano garantire l'assenza di grossi predatori come i cani randagi. Avendo all'inizio
pochi soggetti da selezionare ed affrancare, si potranno mettere all'interno di box
leggeri e privi di fondo, ottenuti con rete zincata di maglia 1,5-2 cm. adeguatamente
strutturata e rinforzata, di 1 - 2 - 4 mq di superficie utile o più i quali devono
semplicemente essere spostati per trascinamento lento sul terreno. I conigli,
camminando, ne seguiranno lo spostamento su una nuova area erbosa adiacente a
quella sfruttata. Ogni volta che il manto erboso risulti esaurito in prossimità del
colletto delle piante ed assai prima che i conigli incomincino a mangiare anche le
radici della cotica erbosa e a scavare buche rovinandola, il gabbione dovrà essere
spostato. Inutile dire che questo si può fare solo su terreni ben livellati e rullati dove i
bordi del box possono aderire completamente alla superficie del prato e questo metodo
permette di sfruttare efficacemente aree come quelle che si trovano in mezzo a
piantagioni di olivi, viti ecc sempre che non siano trattati con pesticidi. Lo spostamento
del gabbione si potrebbe anche automatizzare, per grandi lunghezze, con un cavo di
trazione continua e lenta collegato ad un motorino elettrico con demoltiplicatore,
argano e variatore di velocità, apponendo due slitte metalliche sui lati del gabbione,
orientate nel senso dello scorrimento. Lo spostamento lento del gabbione di una
distanza pari alla sua lunghezza o larghezza, in continuo oppure con frequenza
giornaliera o maggiore, non darà tempo ai conigli di elaborare tentativi di evasione. I
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Claudio Della Valle
box dovranno avere un'altezza di 40-50 cm e sulla rete che ne forma il soffitto dovrà
essere fissata una porzione sufficiente di superficie ombreggiante (rete o carta
catramata) in grado di proteggere i conigli dal sole e dalla pioggia. In caso di vento
persistente occorrerà studiare anche un opportuno riparo laterale apponibile secondo
necessità. In parete dovrà essere sistemato un piccolo abbeveratoio a serbatoio per le
stagioni calde e i terreni siccitosi. Questo sistema, facendoci vedere precisamente
quanta superficie verde di quel tipo un coniglio consuma giornalmente, permetterà
anche di fare un calcolo più preciso e personalizzato delle superfici analoghe di cui
dovremo disporre nei recinti. I gabbioni si possono realizzare semplicemente con rete
metallica, cesoie e l'uso di una apposita pinza in grado di "cucire" le reti con
l'apposizione di fermagli metallici a stringere. Ce ne sono di varie dimensioni in
vendita a poco prezzo presso ogni buon ferramenta; essa risulterà anche utilissima
nell'unire i tratti in rete delle recinzioni o delle attrezzature.
La prima cosa essenziale da ottenere assolutamente, dicevo, è il ricondizionamento
dell’intestino e di tutto il coniglio fino al pelo stesso, alla nuova alimentazione erbacea,
tenendo presente che questa affrancatura si attuerà compiutamente e diverrà stabile
solo dopo alcune generazioni e selezioni conseguenti e che tutti i soggetti che non
riuscissero a sopportare la privazione completa delle medicazioni, del mangime
composto industriale e manifestassero diarree profuse e/o gravi fenomeni di
timpanismo (gonfiore addominale) vanno riformati o soppressi e non devono, in linea
di principio, essere curati e mantenuti insieme agli altri perché, se anche non morissero
per la malattia, rimarrebbero diffusori e propagatori dei mali che si vogliono estirpare.
Il primo vaglio dunque è la sopravvivenza di qualche mese senza riproduzione ad una
alimentazione erbacea al 100% senza intervento medicale. Nel frattempo, bisognerà
comunque tenere d’occhio tutte le malattie batteriche, protozoarie o parassitarie
(rogne) che avessero a rivelarsi anche solo in forma debilitante, incoraggiate
dall’alimentazione assolutamente naturale che daremo a questi animali. Il coniglio che
manifestasse in particolare Coccidiosi epatica, può guarire completamente da essa
alimentandosi con la sola erba, in alcuni mesi, ed essere mantenuto per la riproduzione
perché sicuramente divenuto resistente; con quella intestinale invece ci sono meno
probabilità di guarigione. Può sembrare una legge dura e spietata, quella selettiva della
natura, rispetto alla filosofia molle imperante di questi tempi nei confronti degli
animali, ma i risultati della mia esperienza confermano invece che, nel regno naturale,
il discorso sentimentale del “poverino è malato, bisogna curarlo” può avere un risvolto
assolutamente negativo per la specie stessa e trasformare la natura sana e vitale in un
ospedale, in un malato cronico; vi spiego perché:
occorre sapere che il coniglio è naturalmente portatore sano di alcune specie
microbiche patogene, ad es., protozoi del genere Eimeria spp. responsabili delle
Coccidiosi intestinale ed epatica), che, ritengo, siano i guardiani della specie,
impedendo col loro meccanismo particolare ed epidemico il sovraffollamento delle
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Conigli & Conigli
colonie, selezionando i soggetti più forti; con la dieta reiterata a base di mangime e
coccidiostatico si è fatta venir meno per generazioni questa selezione che,
nell'allevamento biologico, noi dovremo invece ripristinare ed accettare rigorosamente.
L'uso esteso di antibiotici, in funzione auxinica (per promuovere l'accrescimento), e
non propriamente curativi, ha poi fatto in modo che i conigli divenissero anche
portatori sani di altre malattie che saranno pronte ad esplodere non appena li vorrete
nuovamente alimentare col mangime pulito di madre natura. Curare coi farmaci delle
malattie come la Coccidiosi, che hanno una radice residente nel coniglio da sempre,
vuole dire soppiantare i normali meccanismi naturali di difesa e regolazione
dell’animale con altri assolutamente artificiali, vuole dire creare nell’animale
una dipendenza dal sistema farmacologico! La cosa dà nell’immediato un grandissimo
profitto e pare un’ottima soluzione perché, eliminando una grave fonte di mortalità,
permette di spingere la produzione vendibile a livelli diversamente impensabili. Ma ….
Vi è sempre un ma:
Tutti quei soggetti che prima, cioè senza presidio farmacologico nel mangime,
avrebbero trovato morte sicura ed invece sopravvivono, malgrado gli errori di
allevamento, malgrado il mangime sia una vera bomba calorica in grado, senza
l’ausilio degli antibiotici a dosi subcurative o auxiniche, di fare scoppiare come un
bottiglia di spumante agitata l’intestino di qualsiasi coniglio in natura, dicevo, tutti
questi animali che diversamente sarebbero morti, invece sopravvivono e magari
entrano nel ciclo riproduttivo, veicolando in se comunque le conseguenze degli errori
subiti impunemente, anche se non immediatamente letali o invalidanti e trasmettendole
alla prole insieme a germi assai agguerriti, quando non anche antibiotico-resistenti o
antibiotico-conviventi. Si seleziona così, nelle generazioni, un ceppo di animali sempre
più debole immunologicamente parlando e sempre più portatore di germi occulti o
dormienti e pericolosi che richiederà in continuazione l’uso di nuovi e più vari
antibiotici per poter sopravvivere. Poi, siccome gli antibiotici creano avitaminosi ed
alterazioni metaboliche varie, necessiterà di dosi sempre maggiori di integrazioni
vitaminiche, oligo-elementari e via dicendo. Quando infine sopraggiunge una qualsiasi
piccola perturbazione anche lieve a carico di quell’equilibrio fittizio e sempre più
fragile, ecco i disastri a carattere epidemico che toccano prima o poi tutti gli
allevamenti intensivi. Improvvisamente vengono così attualizzate tutte le mortalità
precedentemente evitate con quegli artifizi. Questa pratica d'allevamento è
condannabile perché indebolisce il coniglio evitandone la selezione e invece rinforza i
germi patogeni che dai farmaci subiscono, al contrario, una spietata selezione, che li
rende sempre più pericolosi, resistenti ed insidiosi fino al punto di minacciare anche la
salute dell'uomo come ben sanno i medici. Gli animali di allevamento intensivo sono
ad esempio generalmente metereopatici e rispondono ad un prossimo peggioramento
delle condizioni atmosferiche con un aumento della mortalità percentuale giornaliera.
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Claudio Della Valle
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Conigli & Conigli
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Claudio Della Valle
vieta di tenerli in carriera per un periodo maggiore se ne vale la pena. Credo che la
femmina possa tranquillamente giungere fino a 5 anni di carriera riproduttiva utile.
Un capitolo a parte, che però bisogna premettere alla trattazione specifica, merita la
cura e l'eradicazione dell’eventuale presenza o insorgenza di rogne7 delle orecchie o
del corpo. Va detto che in caso di insorgenza di rogna del corpo (Rogna Sarcoptica)
che interessa inizialmente con croste sanguigne e desquamazione gli arti anteriori
iniziando dalla inserzione delle unghie, l'animale va scartato ed allontanato
immediatamente dal gruppo, mentre gli altri, apparentemente sani, devono essere
considerati come infetti e trattati con idoneo prodotto acaricida su tutto il corpo ogni
10 gg. per 5, 6 volte ed osservati poi molto attentamente per un periodo di almeno 2
mesi. Per fortuna questa rogna molto "rognosa" da curare è oggi abbastanza rara.
Per quanto invece riguarda quella delle orecchie (otoacariasi o Rogna Psoroptica) che è
più comune, fin dall’inizio è bene eliminare anche questa forma di acariasi che
potrebbe facilmente presentarsi in amimali “da mercato” a distanza di qualche giorno o
settimana dall’acquisto.
Nel caso, sarà bene eseguire comunque, su tutti i soggetti acquistati 3-5 trattamenti
ravvicinati, a distanza di 12-15 gg. uno dall’altro, fino all’eradicazione assoluta della
malattia trasmissibile che, se non in caso di rinnovato contagio dall’esterno, non
dovrebbe mai più ricomparire nel nostro allevamento. A tal fine ed anche per altri
motivi, ogni nuovo soggetto venisse introdotto nell'allevamento in tempi successivi
deve obbligatoriamente essere sottoposto a rigida quarantena con isolamento ed attenta
osservazione. Meglio controllare bene all’inizio che gli animali capostipiti siano sterili
da Rogne perché poi, sui numeri maggiori di presenza, diviene sempre più
problematica la loro estirpazione.
Un veterinario o un farmacista per animali vi consiglierà certamente quali siano, fra le
molte composizioni adatte, i prodotti migliori sul mercato e più alla moda per curare la
rogna delle orecchie, ma delle lozioni antiparassitarie a base di piretroidi ed alcani
possono andare bene o qualunque forte antiparassitario per animali unito a prodotti
emollienti e cheratolitici come ad esempio una miscela di olio di vaselina, acido
salicilico e zolfo in polvere da instillare nelle orecchie a gocce seguita da un delicato
massaggio.
I trattamenti vanno ripetuti come ho detto ed infine ne deve essere controllata
l'efficacia anche mesi dopo l'attuazione.
7
Per maggior informazione si veda il capitolo successivo relativo alle malattie del coniglio.
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Conigli & Conigli
Due giovani soggetti di diversa età di cui il maggiore ha già superato felicemente la crisi da svezzamento.
Un po' di numeri
bastare meno di 20-30 Kg di erba fresca di buona qualità al giorno (0,8- 1Kg. pro
capite), per nutrire con buone possibilità di scelta da parte del coniglio, ad es., un
gruppo di 30 soggetti composto da 1 maschio, due fattrici e 27 giovani animali in vari
stadi di accrescimento, durante la stagione primaverile - estiva. Io credo che entro
questo parametro possiamo stare relativamente certi che i nostri calcoli siano adeguati
al fabbisogno degli animali. Naturalmente, nella stagione fredda il consumo potrebbe
quasi raddoppiare, ma allora si interverrà, sia riducendo gli animali presenti anche ai
soli riproduttori se occorre, sia integrando opportunamente la razione con alimenti più
energetici e concentrati: pane secco, ghiande di quercia, orzo ed altri cereali in grani o
fioccati (schiacciati), secondo come indicherò meglio più oltre. Questi sono tutti
alimenti ad alta energia che vanno comunque usati con parsimonia e vigilanza per non
determinare eccessivo ingrassamento dell'animale o disfunzioni metaboliche. Non
devono mai avanzare per più di qualche ora per non attirare topi ed uccelli nel recinto.
Per quanto riguarda la superficie disponibile o dedicabile, invece, dobbiamo fare
alcune valutazioni: bisogna decidere preventivamente se ci conviene allevare i conigli
in una grande superficie recintata che possa da sola sopperire totalmente o quasi al loro
mantenimento, oppure se ridurre questa superficie fino al minimo indispensabile e
veicolare giornalmente all'interno delle recinzioni l'alimento necessario8. Nel primo
caso è evidente che dovremo prevedere maggiori spese e cure per la recinzione
essendo essa più estesa, però l'allevamento sarà maggiormente autosufficiente e i
conigli svezzeranno meglio potendo usufruire di ampie e varie possibilità pascolo
pulito. Questo allevamento estensivo può essere consigliato per terreni collinari o non
coltivabili, come risorsa per poterli sfruttare. La superficie puramente indicativa che si
potrebbe assumere per calcolare il rapporto capi/superficie è pari ad 1 capo ogni 35-40
mq. pascolabili (ancor meglio se maggiore), dipendendo dalla produttività intrinseca
del terreno e dalla distribuzione della stessa lungo le stagioni, dalla superficie
effettivamente pascolabile. In questo tipo di allevamento più estensivo sarebbero
ridotti l'impiego di mano d'opera, ma bisogna sempre prevedere di intervenire
manualmente con apporti di fieno e vegetali verdi, oppure riducendo per tempo il
carico animale se le risorse autoctone dovessero per qualsiasi motivo (sovraccarico
animale, siccità o freddo) venire a mancare. Inoltre diverrà sicuramente più laborioso
catturare gli animali9 data la più vasta area ed anche il recinto dovrà essere veramente
ben costruito per evitare le possibilità di fuga o di intrusione dall'esterno che su un
perimetro lungo sono senz'altro maggiori.
Col secondo tipo di allevamento potremo invece ridurre la superficie disponibile ai
conigli fino al 10% di quella precedentemente consigliata cioè 2-4 mq./capo allevato.
8
E' naturalmente possibile adottare anche tutta la gamma di soluzioni intermedie secondo le possibilità e
le esigenze dell'allevatore e predisponendo l'adeguata integrazione alimentare necessaria.
9
A tal fine si userà, come illustrato più oltre, un accorgimento, cioè la creazione con varie modalità di
una "zona di cattura".
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Conigli & Conigli
Questo allevamento richiede però interventi giornalieri o al più a giorni alterni per
somministrare l'alimentazione e cure annuali o semestrali per la rimozione delle lettiere
che si formano coi residui del cibo e delle deiezioni animali. Qui, causa la superiore
concentrazione di animali, le Coccidiosi, intestinale ed epatica, costituiscono un
pericolo più alto con rischio di perdite o ritardi nella crescita per in piccoli in fase di
svezzamento. Sarebbe bene prevedere, soprattutto in questo caso, che ogni covata, da
quando esce dal nido e fino al raggiungimento del peso vivo di almeno 2 kg, possa
sgattaiolare liberamente da un piccolo varco, calibrato alla dimensione dei piccoli,
verso un altro recinto vergine10 ed inerbito di pascolo esclusivo per potervi meglio
affrontare questa fase della vita oggettivamente delicata. I piccoli poi, sanno ritornare
spontaneamente insieme alla madre per il tempo della poppata giornaliera, fino a
quando essa è in grado di concederla. Facendo così si abbreviano i tempi della crisi da
svezzamento con meno perdite e maggiore accrescimento dei coniglietti. Al
raggiungimento di un p.v.. individuale di circa 2 kg, essi potranno anche ritornare in
modo fisso insieme ai genitori nel recinto principale fino al raggiunto peso di
macellazione o di vendita. E' meglio comunque, in linea di massima, creare dei recinti
sovra dimensionati che, in caso di utilizzo insufficiente11, possono venire sfruttati
semplicemente aumentando il numero dei conigli presenti o tenendoli a pascolare per
un tempo superiore.
Iniziamo!
10
Per recinto vergine intendo uno spazio nel quale non abbiano pascolato altri conigli da almeno 30-40
gg.
11
L'utilizzo insufficiente del recinto si verifica quando non tutta l'erba viene divorata dai conigli nei
tempi stabiliti. Sarà comunque bene mantenere il programma di rotazione previsto per i recinti e magari
sfalciare l'erba vecchia avanzata in modo da favorirne il ricaccio uniforme su tutta la superficie.
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Claudio Della Valle
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Conigli & Conigli
120
100
80
60 Serie1
40
20
0
13
17
21
25
29
33
37
41
45
49
1
La superficie calcolata con largo margine per una tale popolazione dovrebbe essere, in
caso di allevamento estensivo, di almeno 35 mq./soggetto intesi come area pascolabile
produttrice di erba, ad es., prato stabile. Dovremo perciò prevedere di recintare una
superficie totale di mq.(35x80=2800), nel caso volessimo un allevamento capace di
provvedere intrinsecamente al sostentamento dei conigli ospitati e di mq. (2-
4x80=220-280) nel caso di allevamento su superficie ridotta ai minimi termini con
alimentazione totalmente apportata dall'esterno. E' inutile dire che questi dati, che
dipendono in primo luogo dalla produttività oggettiva e specifica del terreno utilizzato
nonché dagli andamenti stagionali nel luogo di insediamento, si possono ottimizzare ed
adattare con grande elasticità applicando semplicemente un fattore di correzione
percentuale positivo o negativo, sia modificando a ragione veduta il numero dei conigli
mantenuto in riproduzione l'anno successivo per adattarlo al recinto sfruttandolo
meglio, sia variando ad esempio i tipi di coltura presenti, migliorando la quantità e la
qualità delle masse verdi a disposizione degli animali ed eventualmente affienando le
eccedenze.
quando siano trascorse tutte le crisi da svezzamento. Ogni recinto dovrebbe essere in
collegamento, tramite questi passaggi chiudibili e calibrabili, con tutti gli adiacenti
come nello schema illustrato più avanti. Preciso che qualora si decida di optare per
questa soluzione, al recinto dei riproduttori dovrà essere attribuita una superficie
calcolata prioritariamente in 100 mq. per capo riproduttore presente, mentre a quelli di
pascolo dei conigli in accrescimento la rimanente superficie suddivisa per il numero
reparti che si vuol creare. Io ne suggerirei almeno 7. Quindi, prendendo a spunto il
nostro recinto ipotetico di 2800 mq., la zona riproduttori potrebbe avere una superficie
di mq. 500, mentre per il pascolo dei giovani si otterrebbero 7 recinti da mq. 300 circa
cad.
[500+(328x7)=2796]. Ovviamente i recinti vanno sempre progettati in modo che
all'occorrenza sia possibile espandere la superficie a disposizione di un reparto
mettendolo in comunicazione con l'altro mediante l'apertura parziale o totale di un
varco.
Nessuno impedisce, in caso di disponibilità eccessiva di recinti vergini di concederne
lo sfruttamento temporaneo anche ai riproduttori aprendo completamente il varco di
comunicazione col recinto principale; non può fargli che bene!
In alternativa si può lasciare tutto l'allevamento in un recinto unico, con la sola
accortezza di prevedere un recinto più piccolo all'interno di esso con una chiusura
dell'entrata comandabile a distanza, ad esempio con un filo da tirare che ne chiuda
l'accesso. Questo recinto o zona di cattura è realizzabile con semplice rete alta 80-100
cm., ed è indispensabile se si vogliono afferrare facilmente i conigli per esaminarli o
prelevarli. Iniziando qualche giorno prima, li si abitua ad entrarci mediante la
distribuzione in loco di cibo ghiotto (ad es. pane secco, frutta o orzo fioccato) e poi,
quando sono tutti ben intenti a mangiare, si chiude la porta dall'esterno. Si possono poi
afferrare a mano, scavalcando la bassa recinzione o anche con l'ausilio di un retino
robusto o laccio dotato di manico di lunghezza adeguata.
Per favorire l'operazione di cattura, assumere un comportamento tranquillo, e magari
diminuire l'apporto di cibo nel giorno precedente in modo da affamarli un po' e far sì
che vadano tutti insieme all'interno del recinto allorché si distribuirà il cibo in quel
posto. Quando gli animali si vedono rinchiusi si agitano un poco, ma basterà attendere
e diradare il prelievo dei soggetti perché si calmino un poco. Questa zona di cattura
degli animali vivi deve essere necessariamente realizzata all'interno di ogni recinzione
dove sia difficile, per le dimensioni o per la presenza di nascondigli inaccessibili
(tane), afferrare gli animali. Sarà molto meno sospetta se verrà realizzato da subito e
molto tempo prima dell'utilizzo, così da non destar sospetto negli animali.
44
Conigli & Conigli
La lucentezza del pelo si ottiene naturalmente nei conigli biologici ben affrancati
E’ possibile allevare conigli per il proprio consumo anche avendo a disposizione una
modesta superficie recintabile; bastano anche 40 o 50 mq. di terreno per albergare una
colonia fino a 30-40 soggetti di varie età ( ad es., un maschio, 3 femmine e relativa
prole). Questo è un valore medio che può subire alcune variazioni. Una densità
superiore espone comunque al rischio di malattie e litigi dovuti al sovraffollamento.
Naturalmente poi occorrerà disporre di molto altro terreno dove reperire il quantitativo
di foraggio fresco che abbisogna giornalmente e vedremo come si risolve questo
problema, che non sussiste o quasi qualora la garenna possa essere progettata come
sopra indicato di più ampie dimensioni. Il terreno su cui sorgerà il recinto, quali che
siano le sue dimensioni, può essere piano o collinare, sabbioso o argilloso, purché non
vada mai soggetto ad allagamenti durante le piogge torrenziali ed in genere non soffra
di troppi ristagni d’acqua se non per periodi e zone limitati. Il coniglio, infatti, scava
45
Claudio Della Valle
tane sotterranee per partorire i suoi piccoli e l’acqua non deve poterci entrare per ovvi
motivi. I conigli, dal canto loro, collaborano efficacemente sistemando spesso il
terreno in prossimità degli imbocchi delle tane aggiustando le pendenze
opportunamente e scavando canaletti di sgrondo e deviazione all’acqua meteorica, ma
ben poco possono fare in caso di allagamento completo del terreno. Sul terreno devono
esserci preferibilmente alberi, siepi o cespugli e che perdano le foglie durante l’inverno
favorendo il soleggiamento nella stagione fredda oppure zone ombreggiate con
apposita rete artificiale che consentano un riparo degli animali contro le calure estive12.
I tronchi delle piante e dei cespugli, se commestibili al coniglio e di piccolo diametro,
andranno protetti con collari di rete metallica alti 120 centimetri e magari interrati 10-
20 cm. per evitare il pericolo di scortecciamento da parte dei conigli, con morte
conseguente delle piante. I conigli, infatti, sono dei veri e propri distruttori di
vegetazione, specialmente se l’albero o la pianta in questione è fra i numerosi che sono
loro graditi. Essenze che potrebbe essere validamente utilizzate per creare macchie nei
recinti sono, ad es. l'Acer Negundo o l'Acer Campestris, il Sambuco Nero, l'Ailanto
(ma ve ne sono molte altre), che crescono in fretta, fanno buona ombra e non sono
molto appetiti dai conigli. Non è generalmente così grave, invece, il fatto che essi
scavino tane fra le radici degli alberi o dei cespugli non commestibili, molto spesso la
pianta ne trae anche un beneficio a patto che non siano eccessive per numero tanto da
scalzarla. Sono possibilmente da evitare le esposizioni dei recinti esclusivamente a
mezzanotte o a mezzogiorno in terreni collinari, meglio che gli animali possano
spostarsi in zone ad esposizione diversa se possibile.
Il perimetro esterno del recinto (Recinzione Perimetrale), è quello che deve essere
costruito con massima cura in quanto i conigli sono abilissimi evasori ed hanno inoltre
parecchi nemici naturali assai accaniti (gatti, faine, donnole, ratti, corvi, rapaci, cani
randagi, volpi ecc. specialmente per quanto riguarda i piccoli appena usciti dalle tane).
Se poi l'allevamento è in zona aperta, poco sorvegliata, potete stare certi che tale
recinto verrà messo a dura prova dai predatori e se presenta anche un solo punto debole
essi lo troveranno prima o poi e lo sfrutteranno per danneggiare i vostri conigli;
bisognerà anche tenere presente l'uomo quale eventuale predatore, nel momento in cui
il recinto sarà pieno di conigli pronti. I pali dovrebbero essere previsti ogni 2 mt. in
metallo, bene infissi nel terreno o con un piccolo eventuale plinto di fondazione e
rinforzi diagonali per quelli d'angolo. La rete metallica zincata o plastificata a filo
grosso con maglia approssimativamente di 5 x 9 cm. deve essere interrata per 25 cm.,
uscire dal piano di terra per almeno 180 cm. ed essere munita di ala anti intrusione
inclinata di 45 gradi e rivolta all'esterno, sporgente al di fuori per 50-60 cm., per inibire
l’ingresso ai predatori per scavalcamento; una seconda rete metallica a filo più sottile,
con la maglia piccola, fori di 2-3 cm. ed alta 60 cm. dovrebbe essere stesa sopra di essa
12
Il coniglio predilige il clima freddo o temperato al caldo, anche se può adattarsi benissimo.
46
Conigli & Conigli
dal lato interno al recinto a partire dal terreno o leggermente interrata, per evitare la
fuoriuscita dei piccoli all’età di un mese e l'entrata di topi, donnole etc. Infine, al
termine della rete fine, sarà buona cosa prevedere per ogni palo e verso il lato esterno
del recinto l'installazione di uno o meglio due isolatori per recinzioni elettrificate a
distanza di 7 cm uno dall'altro nei quali faremo scorrere un filo metallico teso staccato
di 5 cm. dalla rete fine (massa), collegato ad un generatore di alta tensione ad implulsi
del tipo usato per le pecore, vacche o i cavalli al pascolo e di potenza adeguata alla
lunghezza del perimetro da elettrificare. Appositi cartelli volti all'esterno dovranno
indicare, lungo tutto il perimetro la presenza del recinto elettrificato e bisognerà
controllare periodicamente che non possa finire a massa a causa dell'erba alta o di altre
cause perdendo la propria efficacia deterrente. A tal fine, in aggiunta, o anche in
alternativa al filo elettrificato ritengo valido il consiglio di introdurre nella garenna (se
formata da un solo recinto senza divisioni) alcune oche adulte, in piccolo numero, ma
in proporzione alla superficie che, pure erbivore, ben convivono con i conigli e
scoraggiano efficacemente con la loro presenza e veglia notturna eventuali intrusioni di
piccoli predatori (non possono però far nulla contro topi, cani randagi o volpi). Si
adattino comunque le misure difensive, con largo margine, al tipo di pericoli
prevedibili nella zona. Il lati interno ed esterno del recinto perimetrale devono essere
assolutamente sgombri da cespugli ed ostacoli, possibilmente percorribili ed
interamente ispezionabili al fine di evitare che i conigli scavino cunicoli in prossimità
di essi e fuoriescano non visti all’esterno malgrado l'interramento della rete. Se si
dovessero osservare assaggi o tentativi di scavo all'interno, si proceda a riempirli
subito di pietre e terra e i conigli dopo un po’ capiranno e desisteranno, limitandosi a
scavare nelle zone centrali e più nascoste del recinto. Se invece si dovessero vedere
assaggi di scavo all'esterno, il rischio è che ci siano cani randagi o volpi e la soluzione
"incruenta" sarebbe quella di stendere sul terreno, all'esterno ed orizzontalmente ai
pedi della recinzione perimetrale una striscia di rete metallica larga 1 metro di filo
grosso e di maglia larga o larghissima che ha la funzione di impedire lo scavo.in
prossimità del recinto. La rete perimetrale esterna può, in migliore alternativa, esser
ben fissata ad un muretto, anche basso, con adeguata fondazione. Accertarsi che nella
zona non vi siano cinghiali o altri grossi animali in libertà, altrimenti qualsiasi
recinzione potrebbe risultare inutile.
Inoltre, se si prevedono interventi meccanizzati all’interno della garenna quando sia di
grandi dimensioni, quali falciature, semine, fresature, sovesci o altre operazioni
agricole, occorrerà valutare anche le dimensioni e la posizione dei cancelletti tra
recinto e recinto nonché la forma dei recinti stessi che deve essere il più razionale
possibile e permettere l'accesso alle macchine (frese, falciatrici, erpici ecc. ecc.).
Eseguito il calcolo della superficie totale necessaria e disponibile in base ai dati esposti
preliminarmente, si avrà cura di suddividerla negli eventuali e previsti reparti interni
per il pascolo dei piccoli e degli svezzandi utilizzando a tal fine una rete alta 0,80 –
47
Claudio Della Valle
100 cm. e con maglie di 3-4 cm anche di poco o nulla interrata. Il numero dei
sottorecinti o recinti di pascolamento dovrà essere calcolato in base alla velocità di
ricrescita dell'erba ed al grado di sfruttamento cui vengono sottoposti. I conigli
dapprima mangiano gli apici vegetativi scegliendo fra le erbe migliori e poi, non
trovando di meglio, cominciano a divorare progressivamente quello che resta, cioè le
parti più dure, arrivando fino al colletto ed alle radici delle piante. È meglio avere un
numero maggiore di recinti poco sfruttati e quindi con un ricambio frequente (periodi
di pascolamento di 10-15gg. ad es.), che non pochi troppo sfruttati, ma senza fare una
polverizzazione eccessiva all'interno della garenna.
Schema di recinto
riproduttori con 8 recinti
intercomunicanti secondari
per pascolo dei piccoli
Zona
cattura
48
Conigli & Conigli
lunghi 20 cm. con porta regolabile e/o cancelletti, resi accessibili o meno a giudizio
dell'allevatore affinché i piccoli possano "evadere" verso superfici verdi intatte e
ritornare liberamente insieme agli adulti per prendere la poppata fino all'ultimo giorno
disponibile da parte della madre. Questa possibilità di pascolo, come ho già detto, è di
capitale importanza per minimizzare i decessi o i ritardi di crescita fra i coniglietti
dovuti alla Coccidiosi in fase di svezzamento in quanto limita fortemente il contagio
per via oro-fecale dei piccoli da parte degli adulti e li rinforza molto accelerandone
l'accrescimento. Questa pratica impedisce l'instaurarsi del circolo vizioso ed auto
incrementante di re-infezione che avviene sempre in presenza di giovani soggetti
concentrati in spazi ristretti; esso è massimo, appunto, nelle gabbie tanto da rendere
solitamente obbligatorio l'uso dei presidi coccidiostatici per quel tipo di allevamento.
Ricoveri e tane
13
Da notare che i conigli amano le colline. Preferiranno scavare le loro tane in un luogo sopraelevato
piuttosto che in fondo ad un avvallamento e li vedrete frequentemente osservare i dintorni dalla cima di
un mucchio di terra o da una collinetta, qualora fosse presente all'interno del recinto.
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Claudio Della Valle
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Conigli & Conigli
pericolose e trascurabili di quelle fra i maschi. In quel momento, per prevenire litigi
mortali o cruenti, occorrerà procedere previdentemente alla separazione della prole
(maschi soprattutto), ormai matura dal gruppo delle femmine fattici e dal maschio che
le controlla.
Gli abbeveratoi
La dispensa e l'alimentazione
Premesso che il cibo principale e naturale del coniglio è costituito da vegetali verdi, e
in quantità minori da frutti, semi, tuberi, cortecce, radici appartenenti ad un vastissimo
elenco di specie vegetali (sono veramente pochi quelli che i conigli non mangiano
assolutamente), appare chiaro che in un ambiente naturale ampio, verde e pulito il
reperimento di tali risorse in ogni stagione non è un problema. Il vero problema è
52
Conigli & Conigli
piuttosto la quantità, il volume dell’alimento verde che gli animali sono in grado di
consumare e la continuità con cui lo consumano. L’altro problema da tenere presente è
che in caso di inverni rigidi la massa vegetale disponibile può venire a scarseggiare a
causa di mancata crescita, neve e gelate. Sarà quindi necessario, specie allevando
numeri consistenti, predisporre adeguate scorte di fieni e/o di coltivazioni ad uso di
erbaio, resistenti al gelo, o che possono benissimo essere consumate congelate come le
crocifere. Qualora poi si vada a raccogliere il foraggio da luoghi incolti, è bene
accertarsi che non vi sia transito abituale di cani in quanto coi loro escrementi possono
facilmente diffondere, specie se randagi, un insidioso parassita di cui il coniglio è
naturalmente l’ospite intermedio. I conigli che si alimentano con foraggi inquinati da
cani, possono contrarre una malattia altamente debilitante e in qualche caso mortale,
sebbene non propriamente contagiosa, che invalida grandemente i risultati di qualsiasi
allevamento. Quindi, buona norma cautelare è non tenere mai cani anche solo in
prossimità della garenna, dei fienili e dei campi perché i loro escrementi diffondono
assai facilmente questo parassita che è la Tenia nel suo stadio intermedio (la malattia
nel coniglio è chiamata Cisticercosi). Di ciò parlerò nel capitolo delle malattie da
conoscere. Per la stagione invernale, ci avvarremo perciò di alcuni sussidi alla
produzione vegetale normale quali: una scorta di buon fieno, preferibilmente di prato
stabile polifita o di medica o, in alternativa, di trifoglio ladino, qualche appezzamento
precedentemente coltivato a crocifere: colza, cavolo calabrese, rapa, verza, alimenti
invernali la cui pianta il coniglio consuma voracemente seppure congelati dal freddo.
Alimenti secchi come pane vecchio, granoturco e orzo in grani o fioccati, possono
essere moderatamente aggiunti ad integrazione della razione purché assolutamente
esenti da muffe e soprattutto in inverno, ma vanno drasticamente e tempestivamente
ridotti e poi aboliti in primavera, proporzionalmente al crescere delle temperature
esterne. I cibi marcatamente oleosi, come il mais e crusca, in particolare, favoriscono il
metabolismo in vista e durante la stagione fredda, ma causano nel volgere di pochi
giorni insorgenza di steatosi epatica, e di Coccidiosi non appena questa stagione fredda
si allenta. Il granturco io lo sconsiglio in particolare. I cibi concentrati vanno quindi
sospesi assai preventivamente in favore completo di fieni ed erbe ed il loro impiego
deve essere proporzionato al reale fabbisogno degli animali. Meglio anzi non dare
assolutamente questi alimenti forti inizialmente se non si ha una pratica più che attenta
ed una lunga esperienza in merito al loro comportamento e se gli animali non sono
ancora perfettamente affrancati. V’è inoltre da dire che tali alimenti non devono
assolutamente essere consumati dai coniglietti giovani sotto 2,2 Kg di peso vivo,
che escono dalle tane alla fine dell’inverno pena una grave improvvisa mortalità per
fenomeni enterici, Coccidiosi, entrocolite e timpanismo, che si verifica per lo più nel
momento in cui il piccolo non può più disporre della poppata materna con i suoi
anticorpi protettivi e deve svezzarsi. In presenza di alimenti concentrati divorati dai
piccoli la crisi da svezzamento può essere severissima, complicarsi e giungere da una
53
Claudio Della Valle
mortalità totale degli stessi. Si consiglia a tal proposito di non svezzare precocemente i
coniglietti e di allontanare il maschio dalle femmine prima del parto affinché non si
accoppi nuovamente il giorno dopo, abbreviando di conseguenza il periodo
dell’allattamento. La femmina in tal caso, avendo una gravidanza di 30 gg, non
potrebbe allattare la sua prima prole per il periodo ottimale che è > di 45 gg, meglio se
tende a 50. Ne deriva che il maschio deve accoppiarsi nuovamente con quella femmina
non prima di 18 gg. dopo il parto, pena la morte probabile di una parte o di tutti dei
piccoli nati precedentmente. La femmina, se dotata di forte istinto materno, qualche
volta gli resiste, ma altre volte accetta l’accoppiamento ed in questo caso si avranno
più parti ma meno piccoli svezzati e sopravviventi per parto alla crisi da svezzamento.
In presenza di piccoli fuoriusciti dalla tana, è comunque imperativo che essi non
possano mai accedere a cereali e pane e comunque anche la sola alimentazione verde
(erba, frutti, fieni ma soprattutto PASCOLO) consente benissimo di svezzare e
crescere i coniglietti senza gravi perdite e senza dover ricorrere ad alcun altro
accorgimento di tipo terapeutico. L’importante è intervenire con la sospensione dei
cibi proibiti giorni prima che i piccoli riescano a raggiungerli ed a ingozzarsene
insieme agli adulti, che sono invece molto più tolleranti anche se a lungo andare
anch’essi possono risentirne, in certe condizioni, in maniera più o meno grave. A
proposito di Coccidiosi epatica: mentre nel piccolo svezzato è quasi sempre
improvvisa, grave e mortale, si è riscontrato, col crescere dell’età, che nei sopravvissuti
le necrosi epatiche giallastre tipiche potevano essere totalmente riassorbite nel giro di
qualche mese e l’animale debilitato rigenerava totalmente il suo fegato riprendendo a
crescere regolarmente a patto di togliere del tutto i cereali dalla sua dieta e
somministrare solo erbe verdi. Un’ottima dispensa è costituita da ogni campo, anche
incolto ma pulito, dove crescano grandi varietà di erbe o arbusti. L’unico problema qui
potrà essere quello di preparare giornalmente il foraggio, operazione che viene meglio
eseguita su campi coltivati razionalmente, ma se uno ha pochi animali e tempo da
dedicare qualsiasi campo incolto e pulito va bene. Saranno preferibili i terreni non
esasperatamente concimati, tenendo presente che più il foraggio è tenero e giovane, più
alta sarà la sua capacità nutritiva, avvicinandosi la sua composizione al cibo prediletto
del coniglio in libertà che è costituito proprio dalle cime, dagli apici vegetativi, dai
fiori e boccioli delle erbe e dei cespugli che si trovano alla sua portata. Un’altra risorsa
importante che non ha controindicazioni alcune per i conigli è la frutta. Si possono
fornire ai conigli discrete quantità di mele, pere, arance, kaki, fichi, cocomeri, sia
acerbe che, preferibilmente, mature o, nel caso dei fichi, anche fermentati, secchi o
ammuffiti a terra. Ottime per i conigli sono anche le carrube. Anche le bucce dei frutti
sono solitamente divorate con avidità e profitto dai conigli, con la sola avvertenza che
non siano trattate con antiparassitari, funghicidi o conservanti (specialmente gli
agrumi) e quindi, in tale evenienza, da non somministrare mai. Fra gli scarti e i
sottoprodotti dell’orto, purché non trattati, saranno appetiti in varia misura tutti gli
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Conigli & Conigli
scarti di fagioli, piselli, fave, patate, pomodori, peperoni, carciofi, asparagi, sedani,
carote, finocchi, prezzemolo, cipolle, aglio, porri, radicchi, verza, cavoli, insalata, rape,
carciofi, fave, angurie, cetrioli e meloni e qualsiasi parte di queste piante radici
comprese, con l’eccezione delle melanzane che ai conigli non piacciono sempre anche
se possono mangiarne in particolari periodi. In inverno o in periodo siccitoso, anche le
potature degli alberi possono essere un alimento complementare di buon livello.
Potremo tranquillamente gettare nella garenna rami di olivo, acero, frassino, ginestra,
robinia, di drupacee, di agrumi, di melo e di pero, di alloro, di lauroceraso, di rosa, di
salice, di pioppo, di conifere varie e anche rovi, certi di trovarli dopo poco tempo
completamente scortecciati e rosicchiati nelle loro parti più tenere. Per quanto riguarda
le erbe anche gli sfalci dei green possono trovare utilizzo, a patto che non siano
esasperatamente concimati o diserbati e che presentino assoluta garanzie di pulizia.
Abbiamo poi un altro alimento interessante nelle ghiande di quercia che, raccolte in
autunno, possono essere conservate e distribuite in inverno oppure consumate
direttamente dai conigli se le querce che le producono sono situate all'interno della
garenna. Evitare frutta ed i fieni se ammuffiti, sebbene non è provato che facciano del
male ai conigli adulti; il rischio delle muffe consiste nella produzione di micotossine
ed è massimo quando si tratti di cereali o crusche ammuffiti. I fichi invece, anche se
ammuffiti sul terreno, paiono possedere addirittura proprietà terapeutiche,
antidiarroiche, rigeneranti sull’intestino dei conigli; probabilmente sono portatori di
una flora microbica positiva per l’intestino. Per i semi, v’è da dire che sono utili e
giovano alla salute dei conigli durante l’autunno e l’inverno specie se freddo. E’ in
queste stagioni infatti che cadono naturalmente dalle piante i frutti con i semi spesso
oleosi che forniscono buone quantità di energia e vitamine liposolubili accumulate
dall’organismo ed utili agli effetti della prossima stagione riproduttiva. I conigli dal
terreno possono mangiare ghiande, castagne, olive, mele ecc. Per quanto riguarda i
fieni, sono migliori quelli senza muffe e che conservano un bel colore verdino ed un
profumo gratificante. Il fieno di montagna o di prato polifita ben essicato è
sicuramente il migliore anche per dare sapore alle carni, ma anche una buona medica
fogliosa, sfalciata non troppo tardivamente che abbia subito un'essicazione rapida solo
il sole, conservi un intenso colore verde all’interno della balla ed un profumo grato,
sarà appetita generosamente dai conigli fornendo tra l’altro un apporto proteico
pregiato e notevole. Specialmente quando il clima è secco, si accumuleranno nella
garenna i residui dei foraggi introdotti, residui che il coniglio tende a non consumare
poiché dà sempre la preferenza al foraggio che viene introdotto per ultimo ed è quindi
più fresco. Premesso il fatto che è bene abituare da subito gli animali a consumare tutto
o quasi il foraggio che viene introdotto, ogni 2-4 giorni si può per l'inizio anche saltare
una distribuzione affinché siano indotti a supplire alla carenza di alimento con la
coprofagia e consumando anche gli ultimi residui di foraggio disponibile. Se la
garenna ha zone pascolabili disponibili si potrà fare una sola distribuzione giornaliera
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Claudio Della Valle
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Conigli & Conigli
della Coccidiosi. Il tutto poi consente ai piccoli di cibarsi con un alimento scelto e di
raggiungere indici di crescita e sanità assai più alti che non con una alimentazione di
tipo riportato. Esiste insomma, in condizioni di pascolo libero un rapporto che si
instaura tra il coniglio, l'ambiente della garenna e la propria alimentazione il quale fa sì
che si produca comunque, anche in condizioni non ottimali un trend salutare e
produttivo che si riflette nella bellezza degli animali, nella loro crescita e salute.
Per la mia esperienza, che si è svolta nel nord Italia, in pianura padana, i conigli di
garenna allevati nello spazio minimo hanno sempre mostrato nel loro comportamento
riproduttivo una precisa stagionalità, sincronizzata al periodo di maggior disponibilità
alimentare. I dati che riferisco sono sicuramente suscettibili di ampie variazioni
rispetto al luogo, alle modalità, tipologie ed esigenze dell'allevamento. Il ciclo inizia in
inverno, con le prime nascite dell'anno che solitamente avvengono ad iniziare da fine
dicembre dell'anno precedente, ma più generalmente in gennaio da parte di nuovi
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Claudio Della Valle
riproduttori che giungono a maturità sessuale in quel periodo oppure che hanno già alle
spalle un anno o più di vita riproduttiva. Data la scarsità di foraggio disponibile, in
autunno-inverno e non disponendo di azienda agricola alla spalle, conservavo per
questo periodo solo il maschio e tre-quattro femmine mature, vendendo o allontanando
nel periodo settembre-novembre tutti i soggetti idonei che non intendevo destinare alla
prosecuzione della specie.
I cicli riproduttivi si susseguivano poi nella primavera fino al mese di luglio, quando il
caldo fa diminuire la qualità e la quantità dell'erba. In genere in questo periodo
allontanavo il maschio e nel recinto rimanevano le femmine con i conigli in
accrescimento fino al tempo della separazione o macellazione. Nessuno vieterà
naturalmente di proseguire anche dopo il mese di luglio gli accoppiamenti ed i parti,
date le disponibilità di spazio e di alimento.
La gestione delle fecondazioni prevede l'allontanamento del maschio prima che le
fattrici inizino a partorire. Se qualcuna non risultasse gravida in quel momento, si potrà
allontanare tenendola insieme al maschio in un gabbione mobile o in un piccolo recinto
appositamente costruito. Si procederà a reintrodurre nuovamente il maschio insieme
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Conigli & Conigli
alle sue femmine perché le fecondi nuovamente non prima di 15 gg. dall'ultimo parto,
in modo di garantire alla prole un periodo di allattamento di almeno 45 giorni.
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Conigli & Conigli
lo stato del fegato e si asporterà con le dita la cistifellea senza romperla. Si inciderà poi
nel mezzo il diaframma raggiungendo ed asportando cuore e polmoni. Infine, la
carcassa così pulita dovrà essere lavata accuratamente con un getto di acqua potabile e
lasciata raffreddare, asciugare e frollare da qualche ora fino a 24 a temperature di + 5
C°. Infine potrà essere consumata, conservata fresca in frigorifero per 5-7 gg. o
congelata con adeguato confezionamento. Tale metodo di soppressione, a detta dei
professionisti della macellazione è da considerare migliore in assoluto anche a quello
che preventivamente allo sgozzamento (sempre secondo la legge), vorrebbe il coniglio
stordito da una scarica (storditore elettrico) il quale causerebbe all’animale una inutile
sofferenza non provocando spesso una perdita di coscienza sufficiente. La legge
impone di togliere alla carcassa dell’animale, ancorché sano, il cuore ed i polmoni.
Da segnalare che tutti gli scarti teneri di macellazione: visceri, pelli, sangue
potrebbero, ove sia possibile farlo, essere smaltiti utilmente anche compostandoli
(miscelandoli) in piccola proporzione con un mucchio di letame o di vegetali in
fermentazione termica. Queste materie vengono liquefatte nel volgere di pochi giorni,
non producono mosche e contribuiscono molto a migliorare ed irrobustire il
fertilizzante organico che se ne ricava.
E' bene ricordare che, oltre che essere perseguibile per legge, la macellazione in
proprio richiede, a tutela della salute del consumatore finale, oltre a specifiche
condizioni igienico sanitarie anche una precisa conoscenza delle patologie e degli stati
di salute dell’animale, sia prima, sia dopo la macellazione, con la differenza che in un
animale biologico, se qualche affezione è in atto, generalmente si vede subito e la
carcassa non è nemmeno lontanamente commestibile, mentre negli animali “a norma di
legge” se qualche malattia è presente, mascherata o inibita dal relativo
medicamento, può anche non accorgersene nessuno, salvo forse il consumatore finale
che, se non ha il palato foderato di zinco, avvertirà solo dei sapori non proprio
conformi alle aspettative ….
Una volta non pesavano così drammaticamente tutti questi problemi sanitari, non
esistevano nemmeno i frigoriferi, eppure la carne veniva macellata e frollata senza
problemi perché era carne che aveva una maggiore resistenza intrinseca alla
putrefazione ed alle contaminazioni batteriche esogene; in poche parole, non era
gonfiata in modo artificioso e quindi conteneva tutte le sue sostanze nei giusti rapporti,
senza trucchi. La carne di oggi, invece, geme acqua come una fontana, perfino il
“pannolino” le mettono sotto a volte, nelle vaschette del supermercato per assorbirla.
E’, toppo spesso, una carne che si decompone, si corrompe e si ossida in un attimo ed è
anche perciò che sono state promulgate leggi tanto minuziose in materia sanitaria
alimentare; questo particolare però non ve l’hanno fatto sapere perché loro ormai
hanno preso la decisione di ingabbiare tutti: gli animali prima e voi dopo, di
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Claudio Della Valle
Inquinamento ambientale
Una parola bisogna spenderla per valutare gli eventuali, possibili inquinamenti dei
foraggi prelevati all’esterno dell'allevamento.
Sebbene sia difficile che insorgano patologie immediate per inquinamento ordinario
sarà bene esporre alcuni principi generali da osservare prima di raccogliere i foraggi da
terreni esterni.
Non bisogna mai falciare le erbe sulle rive di corsi d’acqua inquinati da fogna urbana,
zootecnica o industriale ed occorre diffidare anche di quelli che appaiono limpidi ed
inodori, a meno di non conoscerne il percorso e la provenienza; evitare l’erba sul ciglio
di strade trafficate per ovvi motivi di ordinaria sporcizia: in caso di periodi
scarsamente piovosi l'erba è ricoperta da un pulviscolo micidiale ricco di moltissimi
inquinanti; evitare anche i cigli laddove vi siano incroci fra strade, bivi o costruzioni
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Conigli & Conigli
che facciano confine, perché lì i cani depositano più facilmente i loro escrementi per
marcare il territorio con possibili cercarie14 di Tenia.
Evitare i frutteti ed i vigneti perché di solito il terreno sottostante le piantagioni e
l’erba possono essere inquinati dai numerosi trattamenti fitosanitari.
Evitare i cigli dove è stato distribuito il diserbante, anche se si presentano ancor verdi.
Un occhio esperto, imparerà presto a giudicare lo stato dei terreni valutando l’aspetto
delle erbe che vi crescono e questo si fa raffrontandone l’aspetto della vegetazione a
quello di altri di cui sia nota la cronistoria. I terreni che abbiano subito diserbi
appaiono in genere, anche dopo che l'effetto sia passato, coperti di una vegetazione
uniformemente appartenente a poche specie che sono quelle di solito resistenti al
diserbo o promosse da esso. Bisogna cercare, per quanto possibile, di accertarsi da
dove viene il foraggio che daremo ai nostri conigli, senza esagerare, ma cercando di
evitare ogni errore marchiano. In generale, dobbiamo dedurre che ovunque c’è molta
attività o presenza umana, lì intorno troveremo anche l’inquinamento ed il maggior
sudiciume pericoloso, tenendo conto che poi esso si espande anche all'intorno, ad
esempio con il fall-out di fumi e polveri oppure attraverso i corsi d'acqua. Teniamo
quindi distanze di rispetto adeguate da tutto ciò che con il naturale non ha nulla a che
fare.
Quindi, il motto è ambiente sano prima di tutto! Vedremo poi come questo tipo di
allevamento che io propongo, oltre a non essere per nulla inquinante, serva anche a
migliorare l’ambiente, in particolare il terreno e le produzioni vegetali ortensi gli scarti
delle quali possono essere poi nuovamente impiegati con profitto nell’allevamento
stesso in un ciclo infinito.
L'aspetto sanitario
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Parlo per conoscenza di quelli dei conigli, ma credo che anche per allevamenti intensivi di altre specie
il discorso possa avere una sua valenza anche, in linea di principio, per gli animali e le piante coltivate
del futuro
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Conigli & Conigli
Malattie da protozoi
Sono principalmente le varie forme di Coccidiosi sia epatica che intestinale dovute a
protozoi della Famiglia Eimeria spp. i quali causano danni epatici ed intestinali gravi,
spesso mortali soprattutto nei giovani soggetti. Alcuni stipiti sono più letali di altri (E.
Piriformis, E. Perforans). I protozoi risiedono naturalmente in forma di oocisti
sporadiche anche nell’intestino dei conigli sani ma, in particolari condizioni, possono
proliferare abnormemente, virulentarsi, e distruggere le mucose intestinali con
produzione di emorragie e feci diarroiche, oppure colonizzando le cellule nei
parenchimi epatici, causandovi necrosi giallastre e disseminate di varia densità e
gravità. La malattia si instaura tramite ingestioni e emissioni successive delle oocisti
che solo nel tessuto animale suscettibile ed all'interno delle sue cellule, attraverso un
processo assai complesso, possono moltiplicarsi abnormemente ed aumentare così le
possibilità di contagio efficace. Negli allevamenti industriali la malattia viene
controllata efficacemente ed abitualmente con sostanze coccidiostatiche e/o
antibiotiche (vedasi appendice) sempre presenti nel mangime dei riproduttori e dei
soggetti in accrescimento fino a che la legge lo acconsente, ovvero circa 20-30 gg.
prima della macellazione, con indicazioni specifiche a seconda del principio
farmacologico impiegato. Nell’allevamento naturale puro il controllo di tale insorgenza
si attua mediatamente, senza utilizzare presidi farmacologici:
mediante l’impiego di riproduttori iniziali in equilibrio di sanità con questa malattia;
con lo svezzamento dei piccoli non prima di 45 gg. di età, perché siamo protetti più a
lungo possibile dagli anticorpi del latte materno; la suscettibilità a questa malattia, in
condizioni naturali, è infatti massima nella giovane età e decresce quasi a zero
nell'animale di oltre 5 mesi di vita a meno di particolari e reiterate condizioni super
favorenti.
Se possibile, e molto consigliabile, si contrasta con una rotazione periodica degli spazi
frequentati dai conigli in svezzamento e col pascolo in spazi erbosi (prati, medicai,
incolti) esclusivi, dedicati ai piccoli pre e post svezzamento fino ad un p.v.. di 2- 2,2
Kg.
con un’alimentazione assolutamente priva di ogni cereale, pane secco, seme o
granaglia o altro elemento ad alta energia, che debbono essere considerati come
VELENO per i piccoli in qualsiasi stagione, con la consigliabile acidificazione
dell’acqua di bevanda col 5% di aceto naturale, specie in stagione primaverile-estiva.
con l’evitare in modo assoluto l’umidità ristagnante del fondo della garenna,
soprattutto in prossimità dei luoghi dove i conigli si accalcano e c’è calpestio
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Claudio Della Valle
frequente, ad es. intorno agli abbeveratoi che devono essere in quantità sufficiente, e
assai distanziati fra loro o dalle rastrelliere dell'erba e non perdere assolutamente
acqua.
Bisogna poi segnalare che, in caso di animali inizialmente trattati a fine preventivo
contro la Coccidiosi con presidi coccidiostatici, qualora questi vengano sospesi per
passare all'allevamento naturale, la malattia può fare una ricomparsa in soggetti adulti
anche superata l'età più propriamente critica; in pratica avviene una posticipazione
della sua manifestazione, a differenza che nell'allevamento naturale, dove se il coniglio
sopravvive e raggiunge la maturità, è poi assai improbabile che si ammali nuovamente
a causa di questo agente. Otteniamo, mi è sembrato, col metodo biologico animali
naturalmente immuni o che comunque sono in perfetto equilibrio di sanità con questo
agente che appartiene naturalmente alla loro razza da sempre, mentre invece, con l'uso
dei farmaci, l'immunità o lo stato di equilibrio sono conferiti dall'esterno non
appartengono all'animale.
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Conigli & Conigli
Micosi
Sono un altro bell’indice della sistematica, abituale presenza di antibiotici nei mangimi
e nelle pratica di allevamento. (L’allevatore magari non lo sa o non lo crede, ma loro,
gli antibiotici, ci sono lo stesso dentro al mangime! Se c'è micosi generalizzata statene
sicuri!) Nei conigli d’allevamento intensivo sono molto diffuse e le ho studiate molto
bene per un lungo periodo, poiché anche altri allevatori in quel tempo pativano gli
stessi mali. Si trattava generalmente di dematomicosi e onicomicosi che provocavano
nei conigli zone alopeciche con spiccata desquamazione cutanea intorno agli occhi,
alle orecchie (aspetto a barboncino) o la rottura delle unghie, che però, spesso,
degeneravano in ascessi anche per il fortissimo prurito nerveo che generavano e che
costringeva l’animale a grattarsi spietatamente a sangue o, talvolta, a mangiarsi anche
le dita delle zampe anteriori. Il lato tragico della faccenda è che le molte analisi
anche da me personalmente condotte non permisero in nessun modo di classificare
a quale specie il micete in causa appartenesse, sebbene assai facilmente isolabile e
coltivabile in tempi medio – lunghi su semplice agar dermatofiti al giallo fenolo
infiggendovi un pelo infetto. Quattro laboratori diversi, tra pubblici e privati, cui
vennero in diverse occasioni inviati i medesimi campioni diedero risultati tutti diversi
fra loro e tutti di fantasia o addirittura negativi (ignoranza, menefreghismo, omertà o
presa in giro???) Anche i dati culturali e morfologici da me osservati, pur con qualche
lontana rassomiglianza, non concordavano mai al 100% con quelli delle specie indicate
dai laboratori consultati o descritte nei testi specialistici. In sintesi, il micete in
questione, pur non essendo il solo presente sui conigli, ma certamente il più temibile,
era in grado di provocare zoonosi potenzialmente pericolose per l’uomo e sicuramente
fastidiose; esso aveva la capacità di variare entro breve tempo la sua sensibilità agli
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Con lo stesso meccanismo, probabilmente, capita che ci siano salmonelle all'interno delle uova!
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Claudio Della Valle
Malattie virali
Le malattie virali del coniglio da temere veramente sono 2: la Mixomatosi e la più
recente MEV, Malattia Virale Emorragica o Malattia X. Entrambe possono scatenare
fatti epidemici ad esito letale gravissimi. Altri virus (Rotavirus) sono indicati come
dubbia eziologia di alcune forme enteriche di importanza secondaria e trascurabile.
Negli allevamenti moderni le prime due malattie vengono combattute e prevenute con
le vaccinazioni intradermiche a virus vivo attenuato ogni 6 mesi nel caso della
Mixomatosi ed a virus spento adiuvato nel caso della MEV. Esiste un sospetto non
provato, per la mixomatosi, ed è che, malgrado le ripetute vaccinazioni, questo virus
od anche in certi casi il suo stipite vaccinale attenuato possa, in condizioni di
immunodebilitazione degli animali, causare perdite, sopravvivendo in forma
subclinica, quando non anche, come è successo a me personalmente, possa scatenare
una vera e propria epidemia con effetti devastanti. In allevamento biologico, ho
sospeso ogni forma di vaccinazione. Nell’autunno dei primi anni è comparsa la
Mixomatosi che come è noto è veicolata anche dalle zanzare e che probabilmente
venne trasmessa ai miei conigli da questi insetti ematofagi che la trasferirono forse da
qualche coniglio selvatico infetto o lepre rilasciata della zona per la caccia. Adottai
istintivamente una semplice strategia che si rivelò vincente: selezionai in più riprese
tutti i soggetti che presentavano i segni caratteristici della malattia (mixomi), in forma
più lieve e tardiva di altri e fra loro, quelli che poi guarirono completamente da soli nel
giro di 45 giorni li destinai quali riproduttori futuri perché erano certamente i più forti
immunologicamente. Di cinque selezionati ne morì uno solo e gli altri guarirono
perfettamente e furono immunizzati probabilmente per tutta la vita. Gli altri soggetti
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Conigli & Conigli
ammalati furono invece soppressi quando ancora commestibili o quando si vide che
non guarivano ed erano ormai in stato di irrecuperabilità.
Ho osservato che nell'allevamento intensivo, la malattia evolve in modo più rapido e
letale che in natura, trovando evidentemente un coniglio più indebolito ed artefatto da
aggredire e condizioni migliori per la trasmissione e l'aumento della propria virulenza.
La MEV, ritengo non dovrebbe costituire un problema in Allevamento Biologico a
meno che non ci sia un rischio di contagio tramite elementi veicolanti (veterinari,
macellatori, conigli, attrezzature, insetti, vestiti ecc.) che la potrebbe portare da altri
allevamenti infetti. Il virus è assai resistente e persistente nell'ambiente esterno.
Responsabile di vaste epidemie negli anni '96-98 è stata descritta per la prima volta in
Cina e qui chiamata inizialmente malattia X poiché non si sapeva quale fosse
esattamente l'agente causale. In natura non si dovrebbero avere problemi per questo
virus che è altamente specifico per i conigli e può causare mortalità prossime al 100%
attaccando di preferenza i soggetti con più di 54 giorni di età. Se si ravviserà un rischio
allora provvedere senza indugio con le vaccinazioni preventive per tutti i soggetti
presenti a cominciare dai 30 gg di età, vaccinazioni che hanno un ottimo e netto
risultato anche ad epidemia in atto17 e non presentano rischi perché il virus vaccinale è
inattivato. Per la profilassi, andrebbero ripetute ogni 6 mesi secondo le indicazioni del
vaccino, almeno sui nuovi soggetti quando superino i 45 gg di vita, e sui riproduttori,
ma è da ritenere, secondo alcune fonti, che una sola vaccinazione possa bastare ad
immunizzare l'animale a vita. La diagnosi di tale malattia viene fatta dagli Istituti
Zooprofilattici, ma in caso di forte ed improvvisa, continua mortalità di molti soggetti
senza apparente sintomo premonitore, con segni di scolo nasale ed oculare anche
sanguigno, emorragie dagli orifizi, edema polmonare, ittero, alterazioni epatiche,
coagulazione intra-vasale disseminata (CID) va senz'altro presupposta.
Malattie iatrogene
Vengono dall’uso improprio o eccessivo di farmaci e si configurano, come lesioni
tossiche ad organi, lesioni immunologiche, infezioni condizionate (micosi, enteriti,
setticemie, insufficienze renali, ematurie, malattie respiratorie, degenerazioni epatiche
ecc.). Nell’allevamento naturale io sconsiglio assolutamente l’uso di qualsiasi
medicazione non possa ottenere, una tantum, l’eradicazione assoluta e reale della
malattia e sia quindi da utilizzare in perpetuo. Siccome questo effetto di sterilizzazione
biologica l’ho ottenuto e si è reso indispensabile solo nei casi di Rogna Psoroptica
(otoacariasi), consiglio questa cura soltanto per un ciclo all’inizio dell’allevamento e
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La tempestività di intervento e riconoscimento della malattia è essenziale; la mortalità, vaccinando
tutti i soggetti oltre 40 gg. e i riproduttori con epidemia di MEV in atto, si ferma totalmente nel giro di
13-15 gg. dalla vaccinazione. In allevamento naturale avremo comunque e sempre un animale più forte
che non in allevamento intensivo, anche contro questo virus e comunque, nel dubbio, vaccinare senza
esitazione.
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Claudio Della Valle
non dovrebbe essere più necessaria in seguito se si farà ben attenzione a non contagiare
nuovamente gli animali ad es. con l'immissione di soggetti o attrezzature dall'esterno
che non abbiano superato una rigida quarantena o perfetta disinfestazione e
disinfezione.
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Conigli & Conigli
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Conigli & Conigli
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Claudio Della Valle
Soja, ecc) provoca anche steatosi18 epatica. Sono ben tollerate ed apprezzate dal
coniglio piccole dosi di semi proteici, secchi o reidratati, come lenticchie, fave ceci
ecc. Nei piccoli questi cibi, specie i semi grassi e ricchi di amido, provocano
facilmente enterite o predispongono a disfunzioni intestinali successive. Dobbiamo
pertanto considerare che secondo natura cereali, semi e pane sono dei veri e propri
veleni per i conigli e possono rivelare la loro azione nociva improvvisamente e dopo
molti giorni dal momento in cui si è cominciato a somministrarli quando non rimane
più molto da fare, non potendo, pena il decadimento delle condizioni prefissate per
l'allevamento, somministrare antibiotici e sulfamidici agli animali. Questi alimenti
possono essere utilmente tollerati e concessi, in piccola percentuale della razione, solo
a soggetti adulti e in periodi di freddo intenso, ma vanno sospesi assolutamente non
appena le temperature iniziano a salire o non appena i piccoli usciti dai nidi siano in
grado di cibarsene.
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La statosi epatica è un accumulo eccessivo di grassi nelle cellule del fegato.
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Conigli & Conigli
degli stessi. Il fatto di non alimentare gli animali con crusche o farine proteiche ad
esempio è uno di questi motivi.
La lettiera di questo tipo, va incontro a naturale decomposizione e diviene ben presto
habitat di lombrichi in abbondanza nei luoghi dove è meno spessa e più ossigenata.
Laddove lo strato ha invece un maggior spessore e viene calpestato, la massa assume
un colore verde e un aspetto "grasso" al suo interno, che è un ambiente anaerobico. Se
viene raccolta ed ammucchiata, ad es. in autunno, emana, al momento della
movimentazione, poco odore sgradevole (ammoniaca, acido acetico, idrogeno
solforato) che si dissolve presto e che è dovuto unicamente ai gas di fermentazione
prodotti nella parte anaerobica della massa. Essa, quando l'ossigeno la raggiunge, a
causa della rimozione, va incontro ad un veloce cambiamento di colore verso il bruno,
perde l'aspetto "grasso" ben presto ed inizia una fermentazione con innalzamento
termico e sterilizzazione dei semi infestanti che può essere completata con un 2 - 3
rivoltamenti a distanza di 10 gg. della massa. In 2-4 mesi questo letame è fermentato,
ossigenato a dovere, inodore, raffreddato e pronto all'impiego.
un gran potere fertilizzante a causa del fatto che non si è prodotto con alimenti
concentrati, ma è piuttosto un eccellente ammendante organico del terreno. Non c'è
assolutamente rischio che possa bruciare perché non rilascia azoto ammoniacale in
dosi eccessive. Può essere naturalmente integrato con fertilizzanti minerali al momento
dell'uso. Migliora la struttura, la microflora e la ritenzione idrica del terreno ed è
ottimo in qualsiasi proporzione per gli orti, le siepi, gli alberi fruttiferi e per stimolare
la radicazione nelle piante. Può essere migliorato grandemente, se nella sua
composizione entrano in discreta proporzione non solo erba, ma anche parti
semilegnose o legnose come ad esempio del cippato di rami o le potature delle parti
tenere delle siepi. Se ai conigli sono state somministrate grandi quantità di fieno di
erba medica, non sarà impossibile rinvenire ai margini della lettiera, laddove essa non
è anaerobica e troppo calpestata, la crescita spontanea di qualche ottimo prataiolo
perfettamente commestibile.
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Conigli & Conigli
Conclusione
Mi auguro che questo piccolo manuale possa trovare riscontro positivo nelle
esperienze di coloro che vorranno metterne in pratica gli insegnamenti e magari
giungere a soluzioni ancor migliori e ad un'intelligenza della natura superiore a
quella che credo di aver qui semplicemente ma onestamente abbozzato.
Ritengo che il coniglio potrebbe essere, allevato secondo l'ottica che ho qui esposto,
un'eccellente risorsa alimentare, non inquinante, a basso costo anche in paesi sotto-
sviluppati che possiedano un vasto ed esteso patrimonio vegetale, grandi superfici e
manodopera a basso costo.
L'autore
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Claudio Della Valle
Appendice
Di seguito, un documento ufficiale che ho potuto rintracciare, purtroppo, solo dopo la
chiusura dell'allevamento industriale e che attesta la bontà estrema di due presidi
utilizzati nei mangimi per l'allevamento di animali. Olaquindox fu utilizzato anche
illegalmente nei mangimi destinati ai conigli per qualche anno e ad quasi totale
insaputa degli allevatori.
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Conigli & Conigli
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Conigli & Conigli
Elenco di altri presidi terapeutici utilizzati a vario titolo in noti mangimi industriali per
conigli i cui nomi circolavano sommessamente o meno, ma sempre senza spiegazioni,
tra gli anni 1995-2000 tra i veterinari delle ditte mangimistiche. Su internet troverete
sicuramente tutte lo loro innumerevoli pregevoli caratteristiche … anche se diversi
erano registrati solo per l'uso in polli, suini e bovini oppure proibitissimi come il
Cloranfenicolo.
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Claudio Della Valle
Non sono certo di ricordarmeli tutti e bene, ma questi possono bastare a farsi un'idea
del sistema. Ora credo che le leggi siano cambiate in meglio ed in senso più restrittivo,
non so riguardo alle consuetudini pratiche ed ai controlli, non sono più aggiornato, ma
certamente il numero di questi presidi non è affatto diminuito come proprio non credo
ne sia affatto diminuito l'impiego.
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Conigli & Conigli
Indice
Prefazione Pg. 3
Motivazioni del testo Pg. 5
Breve storia di un allevamento di conigli Pg. 7
Analisi di malattie di allevamento intensivo ind. Pg. 11
Nozioni generali sui conigli Pg. 19
Utilità dell'allevare biologico Pg. 24
Domande e valutazioni preventive Pg. 26
Criteri per la scelta dei capostipiti Pg. 28
Affrancamento Pg. 30
Un po' di numeri Pg. 39
Iniziamo! Pg. 41
Costruzione del recinto Pg. 45
Ricoveri e tane Pg. 49
Gli abbeveratoi Pg. 52
La dispensa e l'alimentazione Pg. 52
Come mangiano i conigli Pg. 56
La gestione ordinaria dell'allevamento Pg. 57
Caratteristiche del prodotto e tecnica di macellazione Pg. 59
Inquinamento ambientale Pg. 62
L'aspetto sanitario Pg. 63
Logica della malattia e filosofia dell'allevar naturale Pg. 71
Luoghi comuni e leggende da sfatare Pg. 71
Trattamento delle deiezioni Pg. 74
Conclusione Pg. 77
Appendice Pg. 78
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