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Legge 19 febbraio 2004, n.

40
"Norme in materia di procreazione medicalmente assistita"

Nel febbraio del 2004 il Parlamento italiano ha approvato la prima legge del nostro paese
per regolamentare la fecondazione assistita. La legge 40/2004 non ha avuto in iter facile sin
dal principio, come era facile prevedere trattando una materia tanto delicata in termini di
etica e di morale. E molte associazioni, medici e famiglie l'hanno combattuta strenuamente
prima e dopo la sua approvazione.
Nell'anno successivo alla sua approvazione, il 2005, si è anche svolto un referendum
abrogativo per smantellare i punti più controversi della Legge 40, senza esito per il mancato
raggiungimento del quorum. Ma recentemente, il 1° aprile 2009, la consulta si è espressa su
dei ricorsi alla legge, dichiarando incostituzionali alcuni punti.

Ma che cosa dice, in sintesi, la legge 40? E come cambia alla luce della sentenza della
Corte Costituzionale?

● Che cos'è la fecondazione assistita.


Per la legge 40 la fecondazione assistita (chiamata tecnicamente PMA – Procreazione
Medicalmente Assistita) è la pratica medica atta a "favorire la soluzione dei problemi
riproduttivi derivanti dalla sterilità o dall'infertilità umana [...] qualora non vi siano altri metodi
efficaci per rimuovere le cause di sterilità o di infertilità".

● Chi può accedere alla fecondazione assistita.


La pratica nel territorio italiano è consentita alle coppie maggiorenni sterili di sesso diverso,
coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi. L'infertilità o la sterilità
della coppia devono essere certificate dal medico.
La fecondazione assistita è preclusa ai single, alle coppie omosessuali e alle
“mamme-nonne” (non viene precisata però l'età fertile), così come è vietata la fecondazione
post-mortem (del padre).

● Numero massimo di embrioni impiantabili.


L'art. 14 al comma 2 afferma che non può essere prodotto un numero di embrioni superiore
a quello strettamente necessario a un unico impianto, cioè tre al massimo, e tutti gli embrioni
prodotti devono essere impiantati in utero.
Questo è l'articolo dichiarato incostituzionale dalla recente sentenza del 1° aprile. Il rischio di
fecondare solo tre ovuli per ottenere al massimo tre embrioni limita molto le possibilità. La
resa nelle fecondazioni in vitro, come in natura, non è infatti sempre al 100% e quindi una
donna sottoposta a stimolazione ormonale potrebbe non arrivare all'impianto degli embrioni
necessari alla riuscita. Questo è penalizzante per le donne in età avanzata e nell'infertilità
maschile grave (Dati ISS – Istituto Superiore Sanità)

● Analisi pre-impianto.
La legge non vieta esplicitamente l'analisi pre-impianto, anche se il veto inizialmente era
contenuto nelle linee guida. Nel 2008, in seguito a ricorsi al Tar, il divieto è scomparso dalla
linee guida, ma non sono state aggiunte precisazioni sulla possibilità di diagnosi. La diagnosi
pre impianto resta comunque teorica , poiché la legge 40 obbliga all’impianto “unico e
contemporaneo” di tutti gli embrioni prodotti e vieta anche la riduzione di embrioni nelle
gravidanze plurime, tranne che per i casi previsti dalla legge sull’aborto.
Inoltre vieta la selezione eugenetica che non sia finalizzata alla salute dell'embrione. Se da
un'analisi pre-impianto (effettuata cioè sull'embrione ancora in vitro) risultasse un embrione
malato, si dovrebbe comunque procedere al suo impianto. In caso di concepimento (cioè se
l'embrione attecchisce e si sviluppa il feto), resta la facoltà della madre di abortire. Una
contraddizione, potendo sapere a priori che l'embrione è geneticamente malato, contestata
dai detrattori della legge.

● Congelamento degli embrioni.


L'articolo 14 vieta la crioconservazione degli embrioni, per ridurre il sovrannumero di
embrioni creato in corso di procreazione assistita. La crioconservazione è però consentita
per temporanea e documentata causa di forza maggiore, non prevedibile al momento della
fecondazione, o in caso di rischi per la salute della donna.
Secondo i detrattori della legge, questo divieto, obbliga la donna a una stimolazione
ormonale per ogni tentativo di gravidanza, con conseguenze negative sulla sua salute. Il
congelamento, viceversa, consentirebbe di produrre più embrioni in un solo ciclo (quindi con
una sola stimolazione ormonale), impiantandone alcuni subito e conservando gli altri per
tentativi futuri.
I fautori della legge sostengono la possibilità di conservare, invece degli embrioni, gli ovuli
non fecondati, utilizzabili e fecondabili in caso di ulteriori tentativi senza stimolazione
ormonale. Si evita così il problema etico derivante dal destino degli embrioni congelati
inutilizzati. La crioconservazione degli ovuli però è attualmente meno efficace di quella degli
embrioni, anche se la ricerca italiana mostra ottimismo nei confronti della tecnica di
“vetrificazione”, che risolverebbe il problema etico.

● Divieto di fecondazione eterologa.


la fecondazione eterologa prevede il ricorso a ovulo o seme di donatori esterni alla coppia.
Tale pratica è vietata in italia dalla legge 40, mentre è consentita in molti paesi esteri.
—> Impossibilità di riproduzione per le coppie in cui uno dei due partner è sterile.
Esplosione del “turismo della fecondazione” verso i paesi in cui la fecondazione
eterologa è legale.

● Divieto di clonazione e di sperimentazione sull'embrione.


La legge 40 sancisce il divieto di sperimentazione sugli embrioni (ammessa solo se
finalizzata alla tutela della sua salute e al suo sviluppo) e la clonazione umana.

● Strutture abilitate.
Gli interventi di procreazione medicalmente assistita possono essere realizzati nelle strutture
pubbliche e private autorizzate iscritte in un apposito registro.

● Costi.
I LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) sono stabiliti a discrezione delle regioni. Alcune
regioni, inserendo le tecniche di PMA nei LEA, di fatto le rimborsano al cittadino, altre no.
Questo ha dato luogo al fenomeno del turismo interregionale verso regioni (come la
Lombardia) in cui presso strutture pubbliche e convenzionate i costi sono quasi interamente
coperti dal SSN.
● Che cosa cambia dopo il 1° aprile 2009?
La decisione della consulta riguarda il comma 2 dell'art.14, dichiarando incostituzionale il
limite di tre embrioni. In sostanza dopo la pubblicazione della sentenza il medico potrà
tenere conto della salute della donna e in base a questo ottenere il numero di embrioni che
ritiene necessari.

La consulta si è pronunciata anche contro l'obbligo dell'unico e contemporaneo impianto di


tutti gli embrioni prodotti. Questo implica due nuove possibilità, inizialmente precluse dalla
Legge 40.
La prima è che, pur non abrogando il comma 1 della Legge (che vieta il
congelamento degli embrioni), ne allarga il campo delle eccezioni, prevedendo quindi - su
decisione del medico presa sempre in relazione alla salute della donna - la possibilità di
congelamento.
La seconda è che in caso di diagnosi pre-impianto positiva, non essendoci più
l'obbligo dello “unico e contemporaneo impianto”, l'embrione risultato malato possa essere
escluso dall'impianto in utero.

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