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Professor Pasquale Bilotta

APPROCCIO
ALL’INFERTILITÀ
“come affrontare razionalmente il
mancato arrivo di un figlio”

Edizioni ALMA RES


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INDICE

01. Premessa
02. Che cosa può determinare il mancato arrivo della
gravidanza
03. Ricercare le possibili cause di infertilità
04. Sviluppare una strategia terapeutica
05. A proposito dell’infertilita’ inspiegata
06. Qualche riflessione
07. La procreazione medicalmente assistita( pma)
08. Le tecniche di pma
• Le tecniche di procreazione medicalmente assistita
(pma)
• Rapporti mirati: monitoraggio follicolare e
induzione all’ovulazione
• Inseminazione intrauterina
• Fecondazione in vitro e trasferimento embrionale
(fivet icsi)
• Stimolazione dell’attività ovarica
• Farmaci adiuvanti
• Raccolta degli ovociti
• Iniezione IntraCitoplasmatica degli Spermatozoi
• Perforazione della zona pellucida dell’ovocita
fertilizzato
• Diagnosi genetica Pre-Impianto e Screening
Genetico Pre-Impianto
• Trasferimento degli embrioni

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• Trasferimento degli embrioni allo stadio di
blastocisti
• Vitrificazione
• Crioconservazione dei gameti femminili (ovociti)
• Crioconservazione dei gameti maschili
(spermatozoi)
• Crioconservazione degli embrioni
• Biopsia con sonda Pipelle De Cornier
• Tecniche microchirurgiche di prelievo degli
spermatozoi
09. La pma eterologa
• La donazione di ovociti
• La donazione del liquido seminale
10. Social freezing
11. Gravidanza
12. Conclusioni

ALMA RES FERTILITY CENTER


01. La struttura
02. Equipe medico-scientifica
• Professor Pasquale Bilotta - Direttore Scientifico
• Dottor Luigi Muzii - Responsabile del laboratorio
biologico

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01. PREMESSA

Non riuscire ad avere un figlio è un problema diffuso:


interessa tra l’8 ed il 12 % delle coppie italiane. Non siete i
soli quindi ad avere la necessità di rivolgervi ad un centro
specialistico che vi aiuti a concepire. L’Alma Res Fertility
Center in ragione della sua storia, della sua esperienza
e della sua professionalità può rappresentare una guida
affidabile e fornire informazioni
tecnico-scientifiche aggiornate, in modo che possiate, in
piena consapevolezza, scegliere il percorso più idoneo
per la vostra ricerca della gravidanza. Piuttosto che
affermare “questo è quello che dovete fare” vi diremo
quello che è possibile fare in base alle attuali conoscenze
per superare l’ostacolo che vi impedisce di concepire.
Con questa premessa, il primo passo da percorrere è
valutare che cosa può influenzare negativamente il
vostro processo riproduttivo programmando una serie di
esami specifici; con le informazioni così ottenute saremo
in grado di preparare e completare una strategia per un
trattamento che sia il più adeguato ed efficiente. Sarà poi
vostro compito scegliere il procedimento terapeutico che
valutate più confacente e che sentite più idoneo. E spesso
c’è per ogni coppia più di una via percorribile!

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02. CHE COSA PUO’ DETERMINARE IL
MANCATO ARRIVO DELLA GRAVIDANZA

Di seguito sono elencate le cause di infertilità femminile


più frequenti.

◊ Il fattore età
Certamente avrete sentito parlare dell’orologio
biologico e sapete che la fertilità della donna declina
con l’età, ma forse resterete sorpresi nel conoscere le
percentuali di questo declino. La fertilità della donna cala
costantemente dopo aver raggiunto il picco massimo tra i
20 e i 25 anni. Da 25 a 35 anni la fertilità media della donna
si riduce della metà. Dai 40 anni in poi la percentuale di
fertilità media è il 20% di quella riscontrata a 25 anni, sino
a raggiungere livelli non significativi dall’età di 45 anni in
poi. Il “fattore età” è il fattore singolarmente più importante
con cui dobbiamo confrontarci sebbene ancora una
maggioranza della popolazione non ne sia pienamente
consapevole.

◊ Disfunzioni ovulatorie
Il tessuto ovarico è costituito da un insieme di follicoli di
piccole dimensioni (follicoli antrali) e mensilmente solo
uno di essi, prendendo il sopravvento sugli altri, cresce
nelle prime due settimane del ciclo mestruale divenendo

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un palloncino ripieno di liquido (follicolo dominante).
L’Ormone Follicolo Stimolante (FSH), secreto dall’ipofisi,
induce il follicolo a crescere e permette all’ovocita in
esso contenuto un’iniziale maturazione. Al momento
giusto l’ipofisi produce una grande quantità di un altro
ormone, Ormone Luteinizzante (LH), che attraverso
il suo picco è responsabile della maturazione finale
dell’uovo e di un graduale assottigliamento della parete
del follicolo così che la rottura (ovulazione) può avvenire
circa 40 ore più tardi. L’ovocita, così rilasciato dall’ovaio,
viene catturato dalle fimbrie della tuba e trasportato
nel tratto tubarico dove può avvenire l’incontro con lo
spermatozoo. Con rare eccezioni, in un ciclo naturale un
solo follicolo e quindi un solo uovo è prodotto ogni mese.
Dopo il rilascio dell’uovo, il follicolo diventa corpo luteo
in grado di secernere progesterone, il quale aiuta l’utero
a prepararsi per il successivo impianto dell’embrione.
La presenza di un corpo luteo di cattiva qualità può
influire negativamente sulla capacità dell’embrione di
impiantarsi in utero. L’ovulazione è, quindi, la conditio sine
qua non per la capacità riproduttiva della donna ed è
fondamentale escludere l’anovulazione, ovvero un ciclo
caratterizzato dalla mancata crescita e maturazione del
follicolo dominante, soprattutto se cronica. Saltuari cicli
anovulatori possono essere considerati fisiologici, anche
se l’avanzare dell’età ed alcune situazione patologiche
(sindrome dell’ovaio policistico) possono associarsi ad una
maggior frequenza di tale fenomeno con conseguente
compromissione della fertilità. Si può identificare

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anche una condizione chiamata Sindrome del follicolo
luteinizzato (LUF Syndrome) caratterizzata dalla crescita
regolare di un follicolo che si trasforma in corpo luteo
senza, tuttavia, che ci sia stata la deiscenza (rottura) del
follicolo e quindi l’ovulazione.

◊ Alterata morfologia e funzionalità delle tube di


Falloppio
Le tube di Falloppio sono deputate a raccogliere l’uovo
appena prodotto dall’ovaio ed, allo stesso tempo,
assistere il liquido seminale con gli spermatozoi che
arrivano nuotando dalla direzione opposta, dalla vagina
e attraversando l’utero, così che possano incontrarsi
e possa avvenire da parte di uno spermatozoo la
fecondazione dell’ovocita. La tuba di Falloppio è pertanto
molto più di un semplice condotto, è un organo delicato
ripieno di un liquido nutriente sia per l’uovo che per gli
spermatozoi. Se le tube sono ostruite o se il tessuto
altamente specializzato che produce il liquido nutriente è
danneggiato (infezioni, endometriosi) il concepimento non
avverrà.

◊ Endometriosi
L’endometriosi è una patologia ginecologica che colpisce
150 milioni di donne nel mondo ed interessa dal 10 al 15
% delle donne nella fascia di età compresa tra i 29 e i 39
anni, con una prevalenza maggiore in sottopopolazioni
selezionate: 60% delle donne con dolore pelvico cronico
e 30% delle donne con associata infertilità.

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L’endometriosi è una condizione caratterizzata dalla
presenza del tessuto che fisiologicamente riveste
all’interno la cavità uterina (endometrio) in altri sedi (ovaie,
tuba, vescica, intestino). In queste zone cresceranno nel
corso dei mesi e degli anni piccole aree di endometrio
che possono rimanere tali o successivamente produrre
localmente un piccolo flusso mestruale dando origine
a delle formazioni saccate che contengono sangue
mestruale chiamate cisti endometriosiche.
Tale patologia, pur essendo benigna, presenta un’elevata
aggressività biologica: può inficiare significativamente
la qualità di vita della donna, essendo causa di dolore
pelvico severo e spesso resistente alla terapia, e di
frequente incide negativamente sulla sua fertilità.
La drastica riduzione della capacità riproduttiva della
donna affetta da endometriosi, indipendentemente dallo
stadio della patologia, nei casi più severi sembra essere
correlata a ostruzione tubarica, aderenze tra gli organi
pelvici o voluminose cisti ovariche endometriosiche,
nelle forme meno avanzate, a persistente risposta
infiammatoria nella pelvi, indotta dalla presenza di focolai
di endometriosi.
La marcata distorsione tra i rapporti anatomici degli organi
pelvici, con ostacolo al passaggio dell’ovocita dall’ovaio
alla tuba, dove può avvenire la fecondazione, e la
disfunzione del sistema immunitario ed endocrinologico
sono i principali imputati dell’infertilità nelle donne con
endometriosi.
Inoltre è ormai dimostrato che il trattamento medico o

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chirurgico dell’endometriosi non aumenta la fertilità: le
percentuali di gravidanza in donne non trattate rispetto a
quelle che si sottopongono ad escissione chirurgica o a
terapia medica sono le stesse!

◊ Fattori uterini
Nella maggior parte delle donne l’utero mantiene la sua
fertilità potenziale per molti anni dopo la
post-menopausa. Questo è stato ampiamente dimostrato
negli anni recenti dalle donne che hanno partorito
all’età di 50 ed anche 60 anni dopo un programma di
ovodonazione.
Affinché l’utero possa permettere l’impianto dell’embrione
e l’evoluzione della gravidanza è, tuttavia, fondamentale
che la sua morfologia ed il tessuto che lo riveste
all’interno (endometrio) non presentino problematiche.
In modo particolare è necessario escludere la presenza
di formazioni aggettanti nella cavità uterina (mioma
sottomucoso, polipo) che, soprattutto se numerose, di
grandi dimensioni o strategicamente collocate, come in
prossimità degli sbocchi delle tube nella cavità uterina,
sono in grado di interferire con l’impianto dell’embrione
e, quindi, possibile causa sia di infertilità sia di aborti
ripetuti; aderenze “sinechie” che possono svilupparsi
dopo traumatismi endocavitari, quali ripetute revisioni
della cavità uterina e, quando associate a scarso flusso
mestruale (ipomenorrea), amenorrea o mestruazione
dolorosa (dismenorrea) delineano la “Sindrome di
Asherman”; malformazioni uterine (utero setto);

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ispessimento dell’endometrio “iperplasia endometriale”.
◊ Aborti ripetuti
Molte coppie non hanno difficoltà ad ottenere la
gravidanza ma vanno incontro ad aborti ripetuti,
quasi sempre nelle prime 12 settimane. Tra le cause
chiaramente evidenziate: anomalie cromosomiche (85%
dei casi), tessuto cicatriziale all’interno dell’utero, alcuni
tipi di infezione dell’apparato genitale, squilibri ormonali
(insufficiente produzione di progesterone), anormalità
nei fattori della coagulazione del sangue (trombofilia) e
malattie autoimmunitarie.

◊ Malattie autoimmunitarie
La fertilità della donna con malattia autoimmune
(ipotiroidismo e ipertiroidismo, artrite reumatoide,
sindrome antifosfolipidica, lupus eritematoso sistemico)
non è più bassa rispetto a quella di una donna sana.
Nonostante ciò, è opportuno considerare alcuni fattori
che possono ridurre considerevolmente le possibilità di
una gravidanza e condizionarne gli esiti.

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Tali fattori sono rappresentati principalmente dagli effetti


collaterali di alcuni farmaci sul sistema riproduttivo
(metotrexate, ciclofosfamide, cortisonici ad alte dosi),

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potenzialmente responsabili di una precoce e drastica
riduzione della riserva ovarica o di mancata ovulazione,
nonché da eventuali complicanze della malattia,
che possono inficiare la ricerca ed il buon esito della
gravidanza esponendo la donna a ripetuti aborti.
Inoltre, in presenza di malattie autoimmuni che
colpiscono la tiroide, quindi la produzione di ormoni
tiroidei, è fondamentale identificare la patologia ed
instaurare il più precocemente possibile in fase
pre-concezionale la terapia sostitutiva, che deve essere
attentamente monitorizzata; eventuali alterazioni in
eccesso o in difetto (ipo o ipertiroidismo) possono inficiare
la produzione di ormoni sessuali, quindi la fertilità,
modificare la recettività endometriale nei confronti
dell’embrione nonché interferire con lo sviluppo del feto.
Per tale motivo è fortemente raccomandato che la
gravidanza nelle pazienti portatrici di malattie autoimmuni
sia programmata in una fase di quiescenza della malattia
e supportata da un’adeguata terapia farmacologica così
da ridurre il rischio di complicanze.

◊ Principali cause di infertilità maschile


In circa il 30% delle coppie il fattore principale di infertilità
è rappresentato da una riduzione del numero degli
spermatozoi o della loro motilità; per un altro 30% è un
fattore contribuente.
Quando lo spermiogramma evidenzia una
compromissione parziale o completa dei parametri del
liquido seminale quali numero, motilità e morfologia

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degli spermatozoi (oligo-asteno-terato-zoospermia) fino
all’azoospermia (assenza di spermatozoi) è fondamentale
ricercare possibili patologie: alterazione testicolare
primitiva (ridotto sviluppo dei testicoli, criptorchidismo) o
secondaria (chemio e radioterapia), alterazione delle vie
di deflusso del liquido seminale (ostruzione o agenesia
dei deferenti da infezioni, traumi o cause genetiche),
disfunzioni endocrinologiche (iperprolattinemia),
disfunzione sessuale e non da ultimo anomalie genetiche
e cromosomiche.
Anche le abitudini di vita, quali esposizione al fumo
(sigarette, marijuana, smog), abuso di alcool, pesticidi
e stress psico-fisico, possono inficiare la produzione e
la qualità del liquido seminale soprattutto in termini di
motilità degli spermatozoi.
Una nostra ricerca pubblicata sulla Minerva Ginecologica
già nel 1999 dal titolo “Analisi del declino qualitativo del
liquido seminale in Italia negli ultimi 15 anni” ha dimostrato
che quando questi cattivi stili di vita sono adottati dalla
mamma durante la gestazione agiscono negativamente
sui testicoli del feto che ne subirà le conseguenze sulla
capacità riproduttiva durante la vita adulta.
In molti uomini tuttavia non è possibile riconoscere la
causa di ridotta fertilità.

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03. RICERCARE LE POSSIBILI CAUSE DI
INFERTILITÀ

Un’apparente causa di infertilità può essere riscontrata


in circa l’85% delle coppie, analizzando i fattori sopra
indicati; il restante 15% delle coppie rientra nel gruppo
dell’infertilità inspiegata o idiopatica ovvero tutti gli
esami eseguiti non permettono di identificare una causa
apparente di infertilità di coppia.
L’iter diagnostico prevede:

◊ Valutazione del fattore età


Nella valutazione della riserva ovarica della donna l’età
anagrafica deve essere sempre e necessariamente
correlata ad altri parametri, di seguito esplicati, in
quanto non sempre vi è un nesso tra età anagrafica ed
età biologica, per cui anche una donna giovane può
presentare una condizione di ridotta fertilità e viceversa.

• Il dosaggio ematico dell’ormone follicolo stimolante


(FSH) in fase follicolare precoce (II°-III° giorno del
ciclo mestruale) è stato il primo test impiegato per
determinare il numero e la qualità degli ovociti
di cui la donna dispone. Nonostante tale test
presenti ampie fluttuazioni tra un ciclo e l’altro è
fortemente indicativo: in condizioni fisiologiche

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l’ipofisi secerne piccole quantità di FSH in grado
di garantire una normale funzionalità ovarica, a
cui seguono livelli plasmatici di FSH inferiori a 10
mUI/ml e comunque non superiori a 15 mUI/ml.
Se le concentrazioni plasmatiche di FSH in II° o III°
giornata sono superiori a 25 mUI/ml, è possibile
prevedere con un alto indice di attendibilità la
crescita di un minor numero medio di follicoli a
seguito di terapia di induzione dell’attività ovarica,
più bassa percentuale di gravidanza evolutiva con
concomitante aumento delle percentuali di aborto
spontaneo;
• il dosaggio del 17-β-estradiolo basale è un marker,
altamente indicativo e più precoce dell’FSH, di un’
iniziale riduzione della riserva ovarica;
• la conta ecografica dei follicoli antrali in II°-III°
giorno del ciclo mestruale ovvero di quei follicoli
di diametro inferiore a 10 mm che possono essere
reclutati, fino alla selezione del follicolo dominante,
in un ciclo spontaneo o con terapia ormonale
dell’induzione dell’attività ovarica;
• il dosaggio dell’ormone anti-mülleriano (AMH):
rappresenta il miglior indicatore endocrino per
valutare la capacità riproduttiva della donna in un
determinato momento e può essere eseguito in
qualunque giorno del ciclo. L’AMH correla con il
numero di follicoli antrali residui, da cui è prodotto,
e degli ovociti recuperati dopo prelievo ovocitario,
nonché con i valori basali di 17-β-estradiolo e FSH:

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più è basso il valore, minore è la quantità di follicoli
residui e quindi il tempo fertile che la donna ha a
disposizione;
• il dosaggio dell’inibina B, anch’essa prodotta dai
follicoli ovarici, dosata nei primi giorni del ciclo
è in relazione con il numero dei follicoli che si
preparano a maturare e valori bassi sono una spia
precoce di un imminente esaurimento ovarico.

◊ Test ovulatori
La valutazione giornaliera della temperatura basale al
mattino ha un valore molto limitato e da molti anni non
chiediamo più alle nostre pazienti di sottoporsi a questa
arcaica procedura.
Sono certamente più affidabili i kit casalinghi
dell’ovulazione che possono evidenziare il picco dell’LH
sulle urine giornaliere e l’esame ultrasonografico della
pelvi; questo ultimo permette di effettuare il monitoraggio
della crescita del follicolo ovarico, eventualmente
confermato dai dosaggi degli ormoni ovarici eseguiti in
determinate fasi del ciclo mestruale.

◊ Valutazione delle tube di Falloppio


In questo caso abbiamo due scelte: una valutazione
radiologica/ecografica della pervietà tubarica,
isterosalpingografia (ISG) e sonosalpingografia (SSG)
rispettivamente, o una procedura diagnostica di tipo
chirurgico laparoscopico, cromosalpingoscopia.

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La ISG/SSG fa parte solitamente degli esami di base
in quanto permette di determinare con una procedura
ambulatoriale e mininvasiva se le tube sono aperte o
ostruite; tuttavia l’esame radiologico/ecografico non
consente di visualizzare l’eventuale presenza di tessuto
cicatriziale attorno alle tube in grado di alterarne
morfologia e funzionalità.
La cromosalpingoscopia fornisce maggiori informazioni
in quanto consente al ginecologo, attraverso un piccolo
telescopio inserito attraverso l’ombelico, di vedere
direttamente le tube, studiandone il profilo esterno nella
pelvi, nonché di visualizzare il passaggio di un colorante
blu, iniettato attraverso la vagina, nella cavità pelvica in
caso di pervietà tubarica. Tale esame trova indicazione in
seconda battuta per la maggiore invasività o in presenza
di altre patologie ginecologiche (endometriosi).
Un limite di tutte queste tecniche è rappresentato
dall’impossibilità di valutare se il microambiente all’interno
delle tube, anche se apparentemente di normale
morfologia e pervie, sia adeguato a nutrire i gameti prima
e l’embrione dopo.

◊ Valutazione della cavità uterina


L’obiettivo è di escludere/individuare tutte quelle
condizioni che possono ostacolare l’impianto
dell’embrione o causare l’interruzione della gravidanza.
E’ necessario porre attenzione alle formazioni che
protrudono nella cavità uterina quali miomi, polipi,
aderenze (da pregresse infezioni o procedure invasive) e

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ad eventuali malformazioni della stessa (utero setto).
L’esame ecografico della pelvi, eseguito con sonda
transvaginale ed eventualmente con immagine
tridimensionale, permette di porre il sospetto di una
delle suddette
condizioni che
possono essere
meglio studiate
con l’isteroscopia
diagnostica.
Quest’ultima
procedura ambulatoriale consente di visualizzare
direttamente la cavità uterina ed il tessuto endometriale
che la riveste con un telescopio, di piccolo diametro e
collegato ad un monitor, che viene introdotto attraverso la
cervice uterina.

◊ Identificazione di patologie autoimmunitarie


E’ fondamentale ricercare l’eventuale presenza di malattie
autoimmunitarie che, soprattutto se misconosciute
perché silenti e non trattate adeguatamente, possono
interferire con la capacità riproduttiva sia ostacolando
l’insorgenza della gravidanza sia interferendo con il suo
decorso con conseguente infertilità, abortività ripetuta e
patologie ostetriche (ritardo di crescita endouterina del
feto, parto pre-termine, alterato sviluppo psico-motorio in
età neonatale).

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◊ Valutazione della fertilità maschile
L’indagine di primo livello nella valutazione della
fertilità maschile è lo spermiogramma, ovvero l’esame
dei parametri del liquido seminale (numero, motilità
e morfologia degli spermatozoi) con eventuale
spermiocoltura per individuare infezioni in corso.
Raccomandiamo di raccogliere dentro un contenitore
sterile presso gli ambienti dedicati del centro il liquido
seminale ottenuto mediante masturbazione, dopo 2-5
giorni di astinenza sessuale; qualora la raccolta sia fatta a
domicilio il campione deve giungere in laboratorio entro
60 minuti affinché non ne siano alterate le caratteristiche.
La conta totale della motilità (CTM) è il miglior parametro
dell’analisi del seminale che permette di correlare la
concentrazione
degli spermatozoi
nell’eiaculato con la
loro motilità.
Una severa riduzione
del numero di spermatozoi nell’eiaculato (oligospermia)
può richiedere approfondimenti mediante dosaggi
ormonali (FSH, testosterone), ecografia dell’apparato
genitale ed indagini genetiche; in presenza di un’elevata
percentuale di spermatozoi con atipie nella morfologia o
con motilità drasticamente ridotta è opportuno eseguire
il test di frammentazione del DNA spermatico che verifica
l’integrità del DNA, patrimonio genetico dell’individuo,
contenuto nella testa dello spermatozoo.

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04. SVILUPPARE UNA STRATEGIA
TERAPEUTICA

◊ Primo passo
Per programmare il percorso terapeutico ottimale per
ciascuna coppia, è fondamentale effettuare tutti gli esami
di base per identificare le possibili cause di infertilità che
spesso sono presenti in associazione. Può apparire
ovvio ma è abbastanza facile essere fuorviati dall’iniziale
ritrovamento della positività di un unico test.
Può accadere, infatti, che si concentri l’attenzione
soltanto sull’ovulazione di una donna che ha mestruazioni
sporadiche, dimenticando di controllare la pervietà delle
tube o il liquido seminale del partner.
Per noi gli esami basilari includono i seguenti test:

• profilo ormonale con dosaggio ematico di


FSH, 17β-estradiolo e progesterone in II°/III°
giornata del ciclo mestruale e TSH, fT3, fT4,
prolattina, eventualmente AMH e/o Inibina B,
indipendentemente dalla fase del ciclo mestruale;
• ecografia pelvica transvaginale;
• ISG/SSG effettuata di solito tra il 6° ed il 12° giorno
del ciclo;
• isteroscopia diagnostica in presenza di sospetto
clinico ed ecografico di lesioni della cavità uterina

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o malformazioni dell’apparato genitale;
• test di laboratorio pre-gravidici per valutare lo stato
di salute generale della donna, gruppo sanguigno,
screening delle malattie infettive e, quando
indicato, screening per la trombofilia;
• esami di screening neoplastico aggiornati:
pap-test, ecografia mammaria e mammografia (se
la donna ha 40 anni o oltre);
• tampone cervico-vaginale per indagare infezioni
genitali in corso;
• esami genetici (cariotipo, screening per la fibrosi
cistica);
• spermiogramma con eventuale spermiocoltura

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◊ Secondo passo
Applicare i trattamenti che possono correggere le
problematiche identificate con gli esami di base. È
importante darsi un tempo di prova accettabile, che per
qualsiasi tecnica di Procreazione Medicalmente Assistita
va dai tre ai sei mesi. Se in questo periodo non si ottiene
la gravidanza devono essere applicati trattamenti e/o
tecniche sempre più avanzate.

Una regola generale importante da seguire è che

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maggiore è l’età della donna, più breve e veloce deve essere
il percorso di diagnosi prima e terapia dopo.

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05. A PROPOSITO DELL’INFERTILITÀ
INSPIEGATA

Uno degli eventi più frustranti che possa coinvolgere


la coppia infertile dopo che sia stato completato l’iter
diagnostico è l’impossibilità di identificare la probabile
causa di infertilità, la cosiddetta infertilità inspiegata o
idiopatica.
Tale condizione può indurre a pensare che se il problema
è così misterioso da non poter essere identificato, non
può essere trattato. Fortunatamente questo non è
usualmente vero e la prognosi per la infertilità inspiegata
è attualmente abbastanza buona.
La nostra esperienza indica che ci sono quattro
sottogruppi di coppie con infertilità inspiegata.
Il gruppo più piccolo, al massimo l’1% del totale,
comprende donne che hanno un problema di impianto
che impedisce all’embrione di attecchire con successo
alla mucosa uterina.
Il secondo sottogruppo è quello del fallimento della
fertilizzazione. In queste coppie le uova e gli spermatozoi
appaiono normali ma la mancanza di un enzima chiave,
un recettore di membrana o un’altra proteina, ostacola
la fertilizzazione. Soltanto il 5-10% delle coppie con
infertilità inspiegata presenta questo problema che si
rende evidente nel corso di trattamenti di Procreazione

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Medicalmente Assistita.
In molti casi tale problematica può essere corretta
ricorrendo alla tecnica ICSI (Iniezione IntraCitoplasmatica
dello Spermatozoo) che prevede che un singolo
spermatozoo sia iniettato direttamente all’interno di un
singolo ovocita affinché avvenga la fecondazione.
La grande maggioranza (circa il 90%) delle coppie con
infertilità inspiegata ha normale capacità di fertilizzazione
e di potenziale impianto ma il problema è nella qualità
degli ovociti.
Nel terzo sottogruppo le uova non presentano di
base delle problematiche qualitative ma la sequenza
maturativa o il processo di rilascio dell’ovocita è anormale.
Nel quarto sottogruppo le uova sono intrinsecamente
“malate” ovvero presentano delle anomalie che non ne
permettono una normale fertilizzazione.
In base alle conoscenze attuali crediamo che questi
due ultimi “sottogruppi ovocitari” siano all’incirca di pari
incidenza, rappresentando ciascuno il 45% di tutto il
gruppo dell’infertilità inspiegata.

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06. QUALCHE RIFLESSIONE

L’infertilità è un pensiero difficile con cui convivere.


È sempre lì, ti accompagna tutto il giorno. Purtroppo
molte coppie hanno avuto i migliori anni della loro vita
contaminati dalla frustrazione e dalla disperazione
continua che l’infertilità può causare.
Questo ci induce fermamente a credere e a consigliare di
sviluppare una strategia di trattamento e portarla avanti
con decisione, non rimanere fermi in un’attesa senza
prospettive e così perdere tempo preziosissimo.
Mettete questo problema alle vostre spalle e completate
velocemente gli esami di base della vostra infertilità; un
mese, al massimo due, saranno più che sufficienti.
Dopo aver avuto le informazioni sui possibili trattamenti
decidete come desiderate andare avanti: potreste essere
così provati da decidere di sottoporvi immediatamente a
procedure più avanzate, così come di non volervi fermare
decidendo di non ricorrervi mai.
Ponetevi dei ragionevoli limiti su quanto tempo volete
impiegare per sottoporvi ad ogni singola tecnica,
concedendovi un tempo ragionevole (3-6 mesi) e andate
avanti con nuove opzioni terapeutiche se quella in corso
non funziona: ogni trattamento va applicato per poterne
verificare l’esito, che nessuno di noi può prevedere.

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Infine il sostegno è fondamentale. Noi vi assisteremo per
sviluppare una strategia che vi aiuti nel confrontarvi con lo
stress dell’infertilità e le delusioni del fallimento della sua
terapia.
E’ altrettanto importante che ciascuno di voi,
individualmente ed insieme come coppia, trovi il modo
più idoneo per liberarsi dallo stress e concentrare
l’energia sul raggiungimento dell’obiettivo finale.

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07. LA PROCREAZIONE MEDICALMENTE
ASSISTITA (PMA)

Le moderne tecniche di Procreazione Medicalmente


Assistita (PMA), l’esperienza e la capacità dei professionisti
coinvolti consentono oggi di raggiungere percentuali di
gravidanza superiori al 50% (strettamente dipendenti da
età della donna e situazione ormonale, causa di infertilità
e tecnica utilizzata). In altre parole oggi una coppia su
due, che si sottopone alla procedura di PMA può avere
una gravidanza e vedere realizzato il suo desiderio
(percentuali di successo su: almares.it).
L’infertilità è un problema specifico di ogni coppia,
quindi è necessario da parte dello specialista proporre
un approccio personalizzato per scegliere il trattamento
più adatto oltreché fornire informazioni complete e
adeguatamente documentate.
Uno dei fattori chiave è naturalmente il Centro di infertilità
cui ci si rivolge per programmare e applicare il progetto
di trattamento. Contano l’esperienza, la professionalità
e la serietà dell’equipe medico-scientifica non disgiunte
dal rapporto umano che serve alla coppia per affrontare
il percorso e i trattamenti nel modo migliore e più sereno
possibile.

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08. LE TECNICHE DI PMA

∆ LE TECNICHE DI PROCREAZIONE MEDICALMENTE


ASSISTITA (PMA)

Le tecniche di PMA con cui è possibile gestire la quasi


totalità delle problematiche precedentemente esposte
sono: monitoraggio follicolare per rapporti mirati con
e senza induzione dell’ovulazione, inseminazione
intrauterina (IUI), fecondazione in vitro (FIVET) con le sue
varie opzioni, tra cui l’Iniezione IntraCitoplasmatica dello
Spermatozoo (ICSI), trasferimento degli embrioni allo
stadio di blastocisti, perforazione della zona pellucida
dell’ovocita fecondato (Assisted Zona Hatching), Diagnosi
genetica pre-impianto (PGD) e Screening genetico pre-
impianto, biopsia endometriale secondo Pipelle, tecniche
microchirurgiche di prelievo degli spermatozoi, donazione
di gameti (ovociti e/o spermatozoi) e di embrioni e la
maternità surrogata/utero in affitto.

∆ RAPPORTI MIRATI: MONITORAGGIO FOLLICOLARE E


INDUZIONE DELL’OVULAZIONE

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Una volta al mese nel corso del ciclo femminile si verifica
l’ovulazione, per cui l’ovocita viene rilasciato dall’ovaio ed
entra nella tuba di Falloppio, dove rimane per 24-36 ore.
Se in questo periodo la donna ha un rapporto sessuale,
uno degli spermatozoi che hanno raggiunto l’ovulo nella
tuba di Falloppio può fecondarlo. L’ovulo fecondato lascia
dopo 2-3 giorni la tuba di Falloppio e viene trasportato
verso la cavità uterina, dove si impianta nella mucosa
(endometrio). Se l’ovulo non viene fecondato, l’endometrio
viene eliminato nel corso della mestruazione e riparte un
nuovo ciclo ovulatorio.
Il monitoraggio dello sviluppo follicolare ovarico e la
determinazione del giorno dell’ovulazione potrebbero
aiutare alcune coppie che cercano di concepire.
Il monitoraggio viene effettuato mediante ecografia
pelvica transvaginale e non richiede la vescica piena. Se
la donna è affetta da cicli senza ovulazione (anovulazione)
o questa non è regolare, è possibile somministrare dei
farmaci all’inizio del ciclo per favorire l’ovulazione e
potenzialmente indurre anche lo sviluppo di più follicoli
ovarici. Il follicolo è un piccolo palloncino ripieno di liquido
follicolare in cui cresce e matura l’ovocita. La produzione
di diversi ovociti aumenta la probabilità di concepimento
per ogni singolo ciclo, ma aumenta anche la percentuale
di gravidanze multiple.

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∆ INSEMINAZIONE INTRAUTERINA

In questi casi il tipo di trattamento, il dosaggio e la


combinazione dei farmaci sono specifici e strettamente
modulati sulla condizione clinica di ogni singola coppia.
Gli studi più recenti indicano che l’uomo è responsabile
del 40% dei problemi di infertilità di coppia. E’ importante
quindi effettuare uno spermiogramma, il test più semplice
e veloce per valutare le caratteristiche del liquido
seminale (concentrazione, morfologia e motilità degli
spermatozoi). A volte possono essere necessarie anche
delle analisi ormonali; il Test di Hubner o Test post-
coitale, ideato per
valutare la capacità
degli spermatozoi
di penetrare il muco
cervicale, trova oggi
sempre minor impiego.
In presenza di una lieve
riduzione del numero
e della motilità degli
spermatozoi è possibile
ricorrere alla IUI, purché
la donna abbia tube di Falloppio pervie.
La procedura IUI richiede che il giorno dell’ovulazione il
partner maschile raccolga il liquido seminale che, dopo
rimozione del plasma seminale, viene successivamente
trattato con un liquido di coltura dedicato. Un volume
ridotto di spermatozoi altamente concentrati e con buona

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motilità, così preparato, viene trasferito direttamente nella
cavità uterina mediante un catetere che attraversa la
cervice uterina.

∆ FECONDAZIONE IN VITRO E TRASFERIMENTO


EMBRIONALE (FIVET-ICSI)

Si ricorre alla fecondazione in vitro quando le altre


tecniche hanno prodotto ripetuti fallimenti o quando per
la problematica della coppia vi è l’indicazione primaria.
La prima gravidanza ottenuta con FIV-ET risale al 1978,
segnando così l’inizio di un trattamento della sterilità
rivoluzionario e che negli anni ha portato allo sviluppo di
nuove tecnologie di Riproduzione Medicalmente Assistita.
Inizialmente la fecondazione in vitro è stata utilizzata
in donne con tube di Falloppio ostruite o assenti.
Gradualmente il suo utilizzo è stato esteso anche ad
altri casi di infertilità quali scarsa qualità spermatica,
endometriosi, infertilità sine causa. Oggi la FIV-ET
permette la gestione di tutte le cause di infertilità e
prevede diverse fasi in sequenza.
Prima dell’inizio della procedura la coppia deve sottoporsi
ad esami clinici e di laboratorio che sono necessari per
meglio inquadrare la problematica, individuare la strategia
terapeutica ottimale e quindi aumentare le percentuali di
successo della tecnica.

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La donna deve assumere una terapia ormonale di


stimolazione dell’attività ovarica, solitamente con
gonadotropine per via sottocutanea, al fine di ottenere
più ovociti maturi, e sottoporsi a raccolta degli stessi
mediante aspirazione del liquido follicolare per via
vaginale; lo stesso giorno del recupero ovocitario il
partner raccoglierà un campione di liquido seminale che
verrà utilizzato dal biologo per inseminare gli ovociti.
Avvenuta la fecondazione degli ovociti, gli embrioni
prodotti vengono trasferiti in utero.

◊ Stimolazione dell’attività ovarica


La stimolazione dell’attività ovarica o induzione della
crescita follicolare multipla prevede la somministrazione
di farmaci che agiscono a livello ovarico stimolando la
produzione di più follicoli.

• Gonadotropine
Le gonadotropine sono sostanze ad azione
ormonale fisiologicamente prodotte
dall’organismo, le quali stimolano l’attività delle
ovaie nella donna e dei testicoli nell’uomo. Sono
rappresentate dall’ormone follicolo stimolante
(FSH) e dall’ormone luteinizzante (LH). L’FSH è

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prodotto principalmente nella prima fase del ciclo
ed agisce stimolando il reclutamento e lo sviluppo
dei follicoli ovarici. L’LH tende ad aumentare
progressivamente durante la prima fase del ciclo
fino a raggiungere un picco intorno alla metà del
ciclo in prossimità dell’ovulazione.
Sono attualmente disponibili:
1) gonadotropine umane menopausali costituite
da una miscela di FSH ed LH, estratte dalle
urine di donne in menopausa e sottoposte
ovviamente ad accurati processi di
purificazione
2) gonadotropine ricombinanti ovvero
sintetizzate in laboratorio, frutto dei progressi
dell’ingegneria biochimica, e costituite o da
solo FSH o da solo LH.

Tali farmaci vengono somministrati con iniezioni


giornaliere sottocutanee a vari dosaggi e secondo
protocolli diversificati sulla base sia del profilo
ormonale della donna, della sua età e della riserva
ovarica, dei precedenti trattamenti di PMA, sia
della metodica di PMA che si intende utilizzare (IUI,
FIVET/ICSI).
Gli effetti collaterali delle gonadotropine,
soggettivamente percepiti, sono per lo più
conseguenti al progressivo incremento dei livelli
estrogenici circolanti nelle fasi finali della terapia,
in relazione anche al numero di follicoli prodotti ed

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alle loro dimensioni e molto raramente inducono
transitorio incremento di peso, ritenzione idrica,
senso di gonfiore, nausea.
La principale complicanza è la Sindrome da
iperstimolazione ovarica che si verifica in presenza
di ovaie eccessivamente stimolate e con livelli
particolarmente elevati di estrogeni circolanti.
Al fine di evitare l’ovulazione prematura in
corso di stimolazione ovarica viene eseguita
la soppressione ipofisaria che consiste nella
somministrazione di farmaci che bloccano l’attività
dell’ipofisi, cioè della ghiandola che regola l’attività
dell’ovaio, facendo sì che quest’ultima dipenda
esclusivamente dai farmaci somministrati in corso
di stimolazione.
Attualmente i farmaci impiegati per la
soppressione dell’ovulazione sono rappresentati
dagli analoghi del GnRH e dagli antagonisti del
GnRH; sono disponibili sottoforma di preparati
“depot”, cioè somministrazioni singole ad effetto
prolungato, o sottoforma di preparati ad emivita
breve che richiedono somministrazioni giornaliere.

• Citrato di clomifene
E’ un anti-estrogeno che agisce principalmente
interferendo con i recettori estrogenici presenti
a livello ipotalamico/ipofisario e determinando,
quindi, un incremento dei livelli di FSH ed LH,
cioè di quegli ormoni che agiscono normalmente

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sull’ovaio stimolando la produzione dei follicoli ed il
loro sviluppo.
Viene somministrato per via orale iniziando dal III°
al V° giorno del ciclo per 5 giorni al dosaggio di
50 - 250 mg al giorno secondo diverse situazioni
cliniche.
Da 35 a 37 ore prima del pick-up ovocitario
alla donna verrà somministrata gonadotropina
corionica urinaria o ricombinante a vari dosaggi,
necessaria per indurre la maturazione finale degli
ovociti.
E’ fondamentale seguire il decorso della
stimolazione con seriati monitoraggi ecografici
delle ovaie e dosaggi ematici ormonali, la cui
tempistica sarà dipendente dalla velocità di
crescita dei follicoli e permetterà di modulare la
terapia.
Inoltre il monitoraggio della stimolazione fornisce
informazioni fondamentali sul momento migliore
per la raccolta degli ovociti e, quindi, deve essere
eseguito con accuratezza e da personale esperto,
con la minima interferenza possibile nella vita
quotidiana della coppia.
Nel caso in cui la coppia non risieda a Roma,
una parte o l’intero processo di monitoraggio
della crescita dei follicoli ovarici possono
essere svolti presso la città di residenza da un
medico di riferimento, con continui consulti con
i medici dell’Alma Res. Le coppie si limiteranno a

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recarsi a Roma per la raccolta degli ovociti ed il
trasferimento embrionale.
La coppia deve considerare che esiste anche la
possibilità che possa non esserci la risposta alla
terapia di stimolazione dell’attività ovarica con
mancato sviluppo dei follicoli; in tale circostanza
il ciclo di trattamento deve essere cancellato e
rinviato ad altra data.

◊ Farmaci adiuvanti
• Inositolo
L’inositolo è una molecola presente in molti
alimenti (in particolare cereali, noci, meloni, arance,
carne) sotto molteplici forme chimiche, oltre
ad essere prodotta dall’organismo a partire dal
glucosio.
Le funzioni svolte da questa sostanza sono
numerose ed includono la regolazione del
metabolismo degli zuccheri e dei grassi, la
modulazione di alcune funzioni legate alla
trasmissioni dei segnali cellulari e del sistema
nervoso centrale nonché l’espressione genica.
Numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia
dell’inositolo nel trattamento dei disturbi metabolici
ed ormonali alla base della Sindrome dell’Ovaio
Policistico: migliora la tolleranza al glucosio
riducendo la resistenza all’insulina e diminuisce gli
androgeni circolanti con le manifestazioni tipiche di

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acne ed irsutismo.
Negli ultimi anni la supplementazione combinata
di inositolo con l’acido folico ha trovato sempre più
impiego nel coadiuvare i trattamenti per infertilità,
soprattutto quando associata alla Sindrome
dell’Ovaio Policistico. E’ stato infatti dimostrato
come nelle donne infertili il contenuto di
myo-inositolo (una delle forme chimiche di
inositolo) nel liquido follicolare (il liquido in cui è
immerso l’ovocita) sia inferiore a quello presente
in donne fertili e, quindi, rappresenti un marker di
qualità ovocitaria.
L’assunzione di inositolo a dosi terapeutiche
permette di incrementare il contenuto di
myo-inositolo nel liquido follicolare con
miglioramento della qualità degli ovociti.
Inoltre l’inositolo potenzia la risposta ovarica
sia alle gonadotropine normalmente secrete
dall’ipofisi sia alle gonadotropine esogene,
mediante la riduzione dei livelli circolanti di
insulina che risultano elevati nella paziente con
Sindrome dell’ Ovaio Policistico. A tali eventi
fa seguito il ripristino della regolarità del ciclo
mestruale e dell’ovulazione con conseguente
incremento delle possibilità sia di concepimento
spontaneo sia di risposta alle terapie di induzione
dell’attività ovarica in programmi di Procreazione
Medicalmente Assistita.
• DHEA

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L’assunzione dell’ormone deidroepiandrosterone
(DHEA), ad azione simil-androgenica, è consigliata
a donna di età superiore ai 40 anni, con una riserva
ovarica ridotta e FSH alto in II°-III° giorno del ciclo
mestruale.
E’ ormai dimostrato come in questo gruppo
di pazienti il trattamento per almeno 40 giorni
prima dell’inizio di terapie ormonali di induzione
dell’attività ovarica, per tecniche di Procreazione
Medicalmente Assistita, possa determinare
una maggiore
responsività
alla terapia con
gonadotropine,
migliorare la qualità
ovocitaria e quindi
embrionaria e
di conseguenza
aumentare le
probabilità di gravidanza.
E’ preferibile l’assunzione del DHEA come
preparazione galenica piuttosto che con
formulazioni simil-integratori alimentari, già
precostituite e spesso commercializzate online.

◊ Raccolta degli ovociti (pick-up ovocitario)


Individuata la tempistica ottimale per indurre la
maturazione degli ovociti, dopo 35-37 ore dall’assunzione

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di gonadotropina corionica, si procede alla loro raccolta
inserendo un ago attraverso la parete vaginale fino
all’ovaio, sotto diretta guida ecografica. La procedura è
di breve durata e si esegue in sedazione profonda che
consente alla donna di non avvertire il minimo fastidio
durante l’intervento e di risvegliarsi immediatamente.
Il lavoro del biologo permette a questo punto di isolare
gli ovociti dal liquido follicolare in cui sono contenuti e
provvedere alla loro inseminazione con gli spermatozoi
del partner.
Viene, infatti, al
termine del pick-
up e dopo verifica
della raccolta
ovocitaria,
chiesto al
partner maschile
di fornire un
campione di liquido seminale che può essere prodotto
direttamente in clinica in un ambiente dedicato.
In alternativa è possibile anche portare il liquido seminale
direttamente da casa il giorno del prelievo ovocitario,
utilizzando un contenitore sterile per le urine che sarà
fornito dal nostro personale.
In presenza di una difficoltà psicologica o logistica nel
raccogliere il liquido seminale in un momento specifico
è importante che il paziente esponga tale disagio ai
medici dell’Alma Res per decidere insieme l’opportunità
di provvedere al congelamento preventivo del liquido

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seminale.
Qualche ora dopo la raccolta degli ovociti e dopo che
gli spermatozoi sono stati adeguatamente trattati, per
rimuovere il plasma seminale e recuperare quelli con una
buona motilità, si può procedere all’inseminazione delle
uova con tecnica FIV-ET (più spermatozoi vengono messi
a contatto con l’ovocita) o ICSI (un singolo spermatozoo è
iniettato nel citoplasma dell’ovocita).
Il giorno successivo l’embriologo verificherà l’avvenuta
fecondazione al microscopio, testimoniata dalla presenza
di 2 pronuclei (due piccole formazioni centrali di forma
sferica) all’interno degli ovuli; i pronuclei sono la sede del
corredo cromosomico, trasmesso al nascituro per metà
dalla madre e per metà dal padre.
L’ovocita fecondato darà origine allo zigote, le cui cellule
continueranno a moltiplicarsi in modo esponenziale nei
giorni successivi.
Nel 5% circa dei casi, gli ovociti non si fecondano. Questo
potrebbe dipendere da scarsa qualità degli ovociti o degli
spermatozoi o in una piccola percentuale di casi da fattori
non ancora noti.
◊ Iniezione IntraCitoplasmatica degli Spermatozoi (ICSI)
Fino a qualche anno fa non era possibile aiutare le coppie
nelle quali l’uomo presentava una drastica riduzione del
numero o della motilità degli spermatozoi, o in situazioni
di assenza completa di spermatozoi nel liquido seminale
(azoospermia).
Oggi tale problematica può essere risolta con l’impiego
della tecnica di Iniezione Introcitoplasmatica di

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spermatozoi (ICSI); tale tecnica di micromanipolazione
prevede l’impiego del micromanipolatore, un microscopio
ad elevato potere di risoluzione, che permette di
raccogliere un singolo spermatozoo (scelto per le
caratteristiche di motilità e/o morfologia) ed iniettarlo
direttamente nel citoplasma dell’ovocita.
Un’altra indicazione alla ICSI è rappresentata dai casi in
infertilità maschile da azoospermia ostruttiva ovvero da
completa assenza di spermatozoi nel liquido seminale.
Tale condizione è legata ad un’alterazione o assenza
congenita delle vie escretrici del liquido seminale
(dotti deferenti) per
processi infettivi, traumi
o patologie genetiche
(fibrosi cistica) e
comporta la presenza
di spermatozoi che
rimangono imprigionati
nei testicoli.
E’ possibile prelevare
gli spermatozoi, anche in numero minimo o in fasi meno
avanzate di maturazione, direttamente dal testicolo
mediante tecniche microchirurgiche dedicate, previa
anestesia locale, che permettono la raccolta degli
spermatozoi lo stesso giorno del pick-up ovocitario della
partner, per l’impiego del liquido seminale “a fresco” o
precedentemente al ciclo di stimolazione dell’attività
ovarica con congelamento dello stesso e suo impiego
differito.

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◊ Perforazione della zona pellucida dell’ovocita
fertilizzato (Assisted Zona Hatching)
La zona pellucida è un “guscio” glicoproteico che
protegge l’ovocita e il risultante embrione durante i primi
giorni di sviluppo, espletando un’azione protettiva rispetto
all’ambiente esterno.
Fisiologicamente, dopo 5 o 6 giorni di sviluppo
embrionale, la zona pellucida si assottiglia fino a forarsi
(processo biologico noto come “hatching”) permettendo la
fuoriuscita e il successivo impianto dell’embrione a livello
della mucosa endometriale.
Quando la zona pellucida è molto spessa l’embrione
trova, quindi, un significativo ostacolo all’impianto.

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In questo caso, prima del trasferimento dell’embrione


si procede ad una dissezione parziale con creazione di
un varco completo attraverso lo spessore della zona
pellucida, rimozione totale o assottigliamento della
stessa.
L’Assisted Zona Hatching può essere eseguito
meccanicamente (con l’impiego di uno specifico
micro-ago); chimicamente (mediante l’utilizzo di una
soluzione acida); con l’impiego di tecnologia laser

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(sfruttando le proprietà delle elevate temperature). Grazie
all’Assisted Hatching l’embrione viene artificialmente
aiutato nella fuoriuscita dalla zona pellucida in modo
che possa attecchire con minor difficoltà nell’endometrio
nella fase dell’impianto, con significativo incremento delle
possibilità di gravidanza.
Ulteriori indicazioni a tale tecnica sono rappresentate da
ripetuti fallimenti nei precedenti tentativi di FIVET-ICSI,
soprattutto se con embrioni di scarsa qualità, donne di età
superiore a 37 anni che si sottopongono a cicli di FIV-ET
omologhe e con ridotta riserva ovarica.

◊ Diagnosi Genetica Pre-impianto (PGD) e Screening


Genetico Pre-impianto (PGS)
Fino a poco tempo fa la sola possibilità di diagnosi di
difetti genetici del feto era rappresentata dalla diagnosi
prenatale invasiva, che prevede la biopsia dei villi
coriali (villocentesi) o l’aspirazione del liquido amniotico
(amniocentesi), rispettivamente alla fine del primo o
all’inizio del secondo trimestre di gravidanza.
Oggi la Diagnosi Genetica Pre-impianto (PGD) permette
di identificare la presenza di malattie genetiche
(anemia mediterranea, fibrosi cistica) e/o di alterazioni
cromosomiche di cui si voglia evitare la trasmissione negli
embrioni generati con fecondazione in vitro, prima che
venga effettuato il trasferimento in utero.
Nel caso in cui le coppie siano a rischio di concepire un
bambino con grave malattia, in quanto uno o entrambi i
genitori portatori dell’anomalia genetica o cromosomica

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in questione, la PGD permette l’individuazione ed il
trasferimento in utero dei soli embrioni sani, evitando
quindi l’eventualità di avere una gravidanza con feto
affetto da grave patologia.
E’ anche possibile eseguire uno Screening Genetico
Pre-impianto (PGS) con lo scopo di analizzare l’intero
corredo cromosomico dell’embrione (in termini di numero
e struttura di tutti
i cromosomi) in
presenza di coppie
che abbiano una
storia di poliabortività
o numerosi tentativi
di PMA falliti, per
individuare se
l’interruzione o il
mancato inizio della gravidanza siano dovuti ad embrioni
con anomalie genetiche o cromosomiche incompatibili
con la vita.
E’, infatti, noto come il 97% delle anomalie genetiche
sia legato ad un errore casuale (mutazioni ex novo) al
momento dell’unione dei cromosomi dell’ovocita con
quelli dello spermatozoo, anche se tale evenienza
aumenta con l’età della donna.
La diagnosi pre-impianto è effettuata sugli embrioni nel
periodo di tempo compreso tra il prelievo degli ovociti e il
trasferimento dell’embrione. Si effettua la biopsia su una o
due cellule dell’embrione (blastomeri) al terzo o al quinto
giorno di coltura a seconda della specifica necessità/

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indicazione.
La cellula/le cellule, prelevate mediante
micromanipolazione, vengono immediatamente inviate
dal nostro Centro a quello diagnostico di riferimento
presso il quale verrà effettuata l’analisi genetica specifica
e dal quale si riceverà il referto conclusivo.

◊ Trasferimento degli embrioni


Si procede al trasferimento degli embrioni dopo 2, 3 o 5
giorni di coltura dopo la raccolta degli ovociti. Si tratta di
una procedura semplice, indolore, richiede pochi minuti e
anche il marito può essere presente.
Un catetere flessibile dedicato viene utilizzato per
posizionare gli embrioni nel modo migliore sul fondo
dell’utero sotto guida
ecografica, con sonda
transaddominale e a vescica
piena.
I fattori considerati per
determinare il numero
ottimale di embrioni da
trasferire sono la qualità degli
embrioni, l’età della donna, i
precedenti tentativi falliti e, non da ultimo, la scelta della
coppia per quanto riguarda una possibile gravidanza
gemellare.
Lo scopo è trasferire il minor numero possibili di embrioni,
senza ridurre però le possibilità di successo della tecnica.
Questo per evitare, per quanto possibile, gravidanze

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multiple per le potenziali complicanze ostetriche
correlate allo sviluppo di più feti e al relativo costo
emotivo, finanziario e familiare.
Dopo il trasferimento dell’embrione/i la donna deve
rimanere sdraiata per qualche minuto e per i giorni
successivi le viene consigliato di evitare sforzi fisici, ma
non osservare assolutamente il riposo completo in quanto
è ormai dimostrato che non aumenta le possibilità di
gravidanza.
È, invece, fondamentale che assuma la terapia di
supporto ormonale e non, specifica per la condizione
clinica di ciascuna donna.
Due settimane dopo il
pick-up la donna provvederà ad eseguire un prelievo di
sangue per il dosaggio della gonadotropina corionica
umana (bHCG) che accerterà o meno lo stato iniziale di
gravidanza.

◊ Trasferimento degli embrioni allo stadio di blastocisti


Dal 1990 il Professor Bilotta attua e propone il
trasferimento embrionale allo stadio di blastocisti, uno
stadio di sviluppo dell’embrione che viene raggiunto 5
giorni dopo la fertilizzazione. In natura l’ovulo fecondato
raggiunge l’utero attraverso le tube di Falloppio in 5°-6°
giornata come blastocisti, poi esce dalla zona pellucida,
ovvero l’involucro che lo circonda (Hatching), e si impianta
nell’endometrio.
Trasferendo l’embrione nell’utero allo stadio di blastocisti
si riproduce ciò che avviene durante la procreazione

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fisiologica.
Con i nuovi terreni di coltura e il nostro know-how siamo
in grado di coltivare efficacemente gli embrioni per
5-6 giorni dalla raccolta degli ovuli e successivamente
procedere al trasferimento degli stessi.
L’utilizzo di questa tecnica opzionale di trasferimento
consente di adattare la procedura di fecondazione in vitro
al processo naturale, al fine di aumentare le percentuali
di gravidanza in quanto viene ricreato in coltura il
microambiente fisiologicamente presente nelle tube
ed in grado di
nutrire l’embrione
e favorirne lo
sviluppo sin dalle
prime fasi.
Inoltre il
trasferimento
allo stadio di blastocisti permette di limitare il numero
di embrioni da trasferire in utero mantenendo elevata
la percentuale di ottenere una gravidanza e riducendo
contemporaneamente i rischi connessi all’insorgenza di
gravidanze multiple.
Il solo svantaggio di questo metodo è che non tutti gli
embrioni si sviluppano fino alla stadio di blastocisti.
La procedura di trasferimento dell’embrione allo stadio di
blastocisti è identica a quella effettuata in 2° o 3° giorno di
coltura.

Presso il nostro Centro di Medicina della riproduzione

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e Procreazione Assistita, da sempre votato alla ricerca
scientifica e tradizionalmente attento alle innovazioni
tecnologiche fornite dagli specialisti del settore, la
percentuale di blastocisti ottenute (calcolata sugli
embrioni presenti in coltura in quinta/sesta giornata
post-fecondazione) supera l’80%, indipendentemente dal
fattore età materna e dalla condizione di infertilità.
Da un punto di vista clinico, la percentuale di gravidanza
(calcolata sul numero di trasferimenti embrionali effettuati)
ottenuta con il trasferimento embrionale a blastocisti si
attesta al 60%, percentuale di successo impensabile sino
alla creazione, alla dotazione e al miglioramento delle
tecnologie disponibili (il dato è ricavato su un campione di
coppie in trattamento la cui età materna è ≤ 40 anni).

◊ Vitrificazione
Una svolta importante nell’ambito della Medicina della
riproduzione, in grado di modificare le strategie mediante
le quali pratichiamo la fecondazione in vitro, deriva dalla
possibilità di congelare, tecnicamente “crioconservare”, le
cellule germinali (ovociti e spermatozoi) e gli embrioni che
da essi derivano e utilizzarli in un secondo momento.
Tra le varie tecniche di congelamento ad oggi impiegabili
per la crioconservazione di gameti femminili e degli
embrioni, la vitrificazione è quella che garantisce maggiori
possibilità di successo con percentuali superiori al 95%
di sopravvivenza alla vitrificazione dei gameti e degli
embrioni.
Da un punto di vista fisico, la vitrificazione di una soluzione

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acquosa (gli ovociti e gli embrioni sono considerati
soluzioni acquose, poichè le cellule che li costituiscono
sono ricche in acqua) consiste nel raggiungimento
dello stato solido in un periodo di tempo così breve da
impedire la formazione dei temutissimi cristalli di ghiaccio
all’interno della o delle cellule. La formazione di questi
cristalli, infatti, danneggia le strutture cellulari causando
la morte dell’ovocita o delle cellule che costituiscono
l’embrione.
Questa metodica di congelamento “ultrarapido” preserva
l’integrità cellulare degli ovociti e degli embrioni
garantendone la sopravvivenza post-scongelamento e
conseguentemente elevate percentuali di fertilizzazione
e di gravidanza, presupposto che ne ha ampliato
l’indicazione clinica.
L’impiego della vitrificazione ha dato un input sempre
maggiore alla crioconservazione degli ovociti in
giovane età, che, bloccando l’orologio biologico della
cellula alla data del congelamento, consente alla
donna di “posticipare” nel tempo eventuali tentativi di
concepimento senza che le percentuali di successo dello
stesso risultino inficiate dal fattore età materna o in caso
di terapie o patologie che possono ridurre drasticamente
e precocemente la capacità riproduttiva della donna.
Inoltre la vitrificazione offre una differente gestione
del ciclo di PMA in quanto, a fronte del trasferimento
simultaneo di più embrioni “a fresco”, permette di
massimizzare le percentuali di successo globali di un
singolo ciclo di trattamento trasferendo un numero

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minore di embrioni “a fresco” (minimizzando i rischi
correlati all’insorgenza di gravidanze multiple) e
crioconservando gli embrioni in eccesso.

A conferma di ciò, presso il nostro Centro, le percentuali


di successo, in termini di gravidanza evolutiva e corretto
sviluppo embrionale, derivanti dall’utilizzo di embrioni
sottoposti a vitrificazione risultano addirittura superiori
rispetto a quelle derivanti dal trasferimento di embrioni “a
fresco” o di embrioni conservati con il metodo tradizionale
di congelamento (slow freezing o congelamento lento).

◊ Crioconservazione dei gameti femminili (ovociti)


Il congelamento degli ovociti è una tecnica nell’ambito
della medicina della riproduzione che oggi offre alla
donna la possibilità di liberarsi dal problema dell’età e le
consente in parte di ristabilire un equilibrio con la capacità
riproduttiva degli uomini che, come noto, non subisce un
progressivo depauperamento con il passare del tempo.
Congelare gli ovociti a proprio beneficio futuro è
un’importante e decisiva opportunità che la donna ha
soprattutto perché le consente la libertà di decidere e,
fermando il suo tempo biologico, la pone nella condizione
e con il vantaggio di poter aspettare il momento giusto o
l’uomo giusto o tutti e due.
Tale tecnica è e deve rappresentare una forma di
prevenzione primaria dell’infertilità futura.
Questa possibilità va consigliata a tutte le donne in
età fertile che, per qualsivoglia ragione, desiderano

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posticipare il momento in cui ricercare la prima
gravidanza, evitando in tal modo di scontrarsi con
l’irrimediabile declino della fertilità, presente già dai
35 anni. Per queste donne così come per quelle con
familiarità per menopausa precoce, fumatrici o con
dosaggi ormonali, soprattutto basso AMH, indicativi
di un’inevitabile riduzione della fertilità sia in termini
temporali che qualitativi, l’unica alternativa potrebbe in
futuro essere rappresentata dalla donazione dei gameti
femminili. Un rilevante dato statistico deve farci riflettere:
il 40-50% delle coppie europee che si rivolgono ai centri
esteri per programmi di ovodonazione proviene dall’Italia.
Inoltre è d’obbligo segnalare tale opportunità alle donne
affette da patologie oncologiche o non oncologiche
(endometriosi) che devono sottoporsi trattamenti medici
(chemioterapia, radioterapia, terapia di soppressione
ovarica) o chirurgici, responsabili di una drastica e precoce
riduzione della riserva ovarica e della qualità degli
ovociti, tale da poter limitare le possibilità di concepire
spontaneamente.
Il congelamento degli ovociti deve essere fatto nell’età
giusta: l’ideale è prima di 35-37 anni, dopo questa età
gli ovociti congelati hanno possibilità ridotte di dare
gravidanze evolutive.
Lo svolgimento del programma è lo stesso della tecnica
di Procreazione Medicalmente Assistita e, quindi, prevede
una terapia con gonadotropine di induzione dell’attività
ovarica, con l’obiettivo di reclutare un certo numero di
follicoli, la cui crescita è monitorizzata ecograficamente

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e con dosaggi ormonali. Quando i follicoli hanno
raggiunto un diametro tale da essere potenzialmente
maturi, il liquido in essi contenuto viene aspirato per via
transvaginale ecoguidata e gli ovociti recuperati congelati
con la tecnica di vitrificazione.

◊ Crioconservazione dei gameti maschili (spermatozoi)


La crioconservazione degli spermatozoi è fondamentale
in tutti i casi in cui un uomo voglia preservare la
fertilità in previsione di interventi demolitivi o terapie
chemio-radioterapiche, prevalentemente per patologie
oncologiche, che possono indurre una drastica riduzione
del numero degli spermatozoi o di quelle caratteristiche
che li rendono capaci di fecondare gli ovociti
(azoospermia iatrogena).

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E’ opportuno ricorrere al congelamento degli spermatozoi


anche in presenza di una grave alterazione dei parametri
del liquido seminale quali numero, motilità e vitalità
(severa oligo-asteno-terato-zoospermia) e nel caso in
cui sussista un’elevata possibilità di peggioramento della
capacità riproduttiva nel tempo o qualora, per anomalie
anatomiche o funzionali, sia necessario ottenere gli
spermatozoi direttamente per via chirurgica dal testicolo o

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dall’epididimo ed evitare, quindi, di sottoporre il paziente
ripetutamente a questa procedura invasiva.
La forza di tale tecnica sta, quindi, nel permettere al
paziente di procreare
in un momento
successivo con i
propri spermatozoi
mediante tecniche
di Procreazione
Medicalmente Assistita,
evitando il rischio
di dover altrimenti
ricorrere irrimediabilmente alla donazione di liquido
seminale.

◊ Crioconservazione degli embrioni


La crioconservazione degli embrioni è indicata quando, a
seguito di terapie farmacologiche mirate a ottenere più
ovociti da fecondare in vitro, non risulti possibile trasferire
“a fresco” tutti gli embrioni che si sono generati in quel
ciclo.
Questa condizione può verificarsi per grave e
documentato stato di salute della donna, non prevedibile
al momento della fecondazione, o qualora il trasferimento
di embrioni soprannumerari non garantisca la tutela della
salute della donna, secondo quanto regolato dall’entrata
in vigore della legge 40/2004.
Inoltre negli ultimi anni è emersa la tendenza a
crioconservare gli embrioni e procedere al loro

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trasferimento in utero solo durante un ciclo successivo
a quello durante il quale sono stati generati in
vitro; l’obiettivo è di ottimizzare, mediante terapia
farmacologica, le caratteristiche della mucosa interna
che riveste la cavità uterina (endometrio) e che dovrà
favorire l’impianto dell’embrione, eseguendo il transfer al
momento più opportuno.
Tale tecnica è resa possibile dalla capacità dell’embrione
umano di essere congelato, dallo stadio di zigote a
quello di blastocisti, in azoto liquido a -196°C e con la
tecnologia moderna della vitrificazione, conservato per
lungo tempo (abbiamo avuto gravidanze dopo 12 anni
di congelamento) e sopravvivere nel 95% dei casi allo
scongelamento.
Le percentuali di gravidanza dopo trasferimento di
embrioni congelati mediante vitrificazione risultano per il
nostro Centro superiori alle percentuali di successo dopo
trasferimento di embrioni freschi.
Studi recenti dimostrano che le percentuali di anomalie
embrionali dopo congelamento non sono superiori a
quelle registrate nel caso di trasferimento di embrioni
freschi.

◊ Biopsia con sonda Pipelle De Cornier


La biopsia del tessuto endometriale con un piccolo
dispositivo di plastica, denominato Pipelle, è una
procedura ideata dal ginecologo israeliano Professor
Barasch con lo scopo di accrescere le percentuali di
attecchimento embrionario.

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E’ stata, infatti, dimostrata un’aumentata percentuale di
gravidanza in donne che si sono sottoposte a tale tecnica
nel ciclo precedente a quello del programma
FIV-ET e la nostra esperienza diretta conferma questi dati.
L’indicazione prevalente è rappresentata da una storia di
precedenti tentativi falliti.
Presso il nostro centro è possibile eseguire la biopsia con
sonda Pipelle con 4 biopsie, una per ogni quadrante della
cavità uterina, in V° giornata del ciclo mestruale in cui
verrà effettuato il programma di PMA, ambulatorialmente
e senza fastidio alcuno per la paziente o nel ciclo
precedente a quello del programma di PMA in VII, XIV e
XXI giornata.

◊ Tecniche microchirurgiche di prelievo degli


spermatozoi
PESA (Aspirazione percutanea degli spermatozoi
dall’epididimo) e MESA (Aspirazione microchirurgica degli
spermatozoi dall’epididimo) sono tecniche che prevedono
il prelievo degli spermatozoi direttamente attraverso
aspirazione con micropipetta dai tubuli epididimali (che
trasportano gli spermatozoi dal testicolo alle vie seminali)
o con microchirurgia dal tessuto epididimale. In relazione
al risultato dell’intervento, qualità e quantità dello sperma
raccolto, il prelievo sarà effettuato unilateralmente o
bilateralmente
Non vi è alcuna complicanza di rilievo, se la tecnica è
eseguita in maniera corretta. Un dolore di entità moderata
può protrarsi fino a 12 ore dopo la procedura. Eventuali

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ematomi dello scroto tendono a scomparire entro 48 ore.
Il tasso di fallimento della PESA è del 20% circa; in questi
casi si può ricorrere a metodiche di prelievo alternativo.
Questa tecnica offre il vantaggio di non necessitare di
anestesia, se non di una piccola infiltrazione locale, ma
allo stesso tempo ha il limite nella difficoltà di identificare
le aree per l’aspirazione.
La principale indicazione è rappresentata
dall’azoospermia (assenza degli spermatozoi nel liquido
seminale) causata da ostruzione delle vie seminali o da
assenza congenita (agenesia dei deferenti) secondaria a
malattie genetiche come la fibrosi cistica.

TESA (Aspirazione degli spermatozoi dal testicolo) e TESE


(Prelievo bioptico testicolare) sono tecniche equivalenti
alle precedenti, rispetto alle quali di differenziano dalla
sede del prelievo che è testicolare e non epididimale.
L’agobiopsia mediante TESA, pur presentando una minore
invasività rispetto alla metodica a cielo aperto, ha il limite
maggiore di fornire un piccolo volume di campione,
spesso insufficiente per un accurato esame istologico.

Il prelievo chirurgico di tessuto testicolare mediante TESE,


finalizzato allo studio dell’istologia dei tubuli seminiferi
e della spermatogenesi e al recupero, laddove presenti,
di spermatozoi utilizzabili per tecniche di fecondazione
assistita è attualmente la metodica più utilizzata. Può
essere eseguita in regime di day surgery in anestesia
locale, con o senza sedazione. La TESE viene preferita

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alla MESA quando l’assenza di spermatozoi nel liquido
seminale è causata da una loro ridotta produzione da
parte del testicolo.

Ognuna di queste tecnica può essere eseguita


contestualmente al prelievo degli ovociti della partner o,
qualora vi sia la possibilità concreta di un insufficiente o
nullo recupero di spermatozoi, prima di procedere alla
stimolazione dell’attività ovarica della partner.
Come si osserva dai dati presenti in letteratura, i risultati
ottenuti da ICSI con impiego di spermatozoi epididimari
e testicolari sono sovrapponibili a quelli ottenuti con
spermatozoi eiaculati.
I rischi relativi alla progenie sono anch’essi analoghi a
quelli riferiti per la ICSI con spermatozoi eiaculati.
In conclusione le tecniche microchirurgiche impiegate
per il recupero degli spermatozoi offrono una possibilità
a quelle coppie che altrimenti dovrebbero ricorrere
all’impiego di seme proveniente da donatore.

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09. LA PMA ETEROLOGA

Il divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale.


Lo ha stabilito la Corte Costituzionale che ha dichiarato
l’illegittimità della norma della legge 40 che, entrata in
vigore 10 anni fa, vieta il ricorso ad un donatore esterno alla
coppia di ovociti o liquido seminale nei casi di infertilità.

∆ LA DONAZIONE DEGLI OVOCITI

◊ Il programma di donazione
In differenti condizioni la fertilità di una donna è ormai
drasticamente compromessa o esaurita, con bassissima
o nulla possibilità di ottenere una gravidanza con i propri
ovociti (fecondazione omologa) sia spontaneamente sia
con le tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita
disponibili.
In questi casi è possibile ricorrere alla fecondazione in
vitro con donazione di ovociti (fecondazione eterologa)
ovvero una tecnica di Procreazione Medicalmente
Assistita che prevede l’impiego di ovociti donati in modo
volontario e disinteressato da una donna, esterna alla
coppia e chiamata “donatrice”, ad un’altra donna, chiamata

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“ricevente”, che non può utilizzare i propri ovociti.
La Donazione degli ovociti è assolutamente anonima.
Per nessun motivo può essere rivelata l’identità della
donatrice alla ricevente né viceversa.
La Procreazione Medicalmente Assistita con donazione
di ovociti offre le più alte probabilità di successo per
trasferimento embrionale. Tale risultato è correlato ad
embrioni con un alto potenziale di impianto, in quanto
generati da ovociti di donne giovani e fertili, ed alla
possibilità di preparare l’endometrio nel modo ottimale
per ricevere gli embrioni.
Tale tecnica richiede notevole coordinazione e
sincronizzazione da parte dell’équipe di Riproduzione
Assistita per la quale è necessaria molta professionalità
ed esperienza del team medico e biologico.

La gravidanza ottenuta con tecniche di Procreazione


Medicalmente Assistita con ricorso alla donazione di
ovociti ha lo stesso decorso di una gravidanza insorta
spontaneamente e con fecondazione in vitro omologa e
deve essere seguita con analoghe modalità.

◊ Le principali indicazioni al programma di donazione


Donne di età avanzata: ogni donna riceve durante la
vita fetale un numero ben definito di follicoli ovarici che
costituiscono la riserva ovarica. Durante l’età riproduttiva
e fino alla menopausa il numero dei follicoli tende
progressivamente a diminuire. Il declino della fertilità
correlato all’età femminile, più evidente dopo i 38 anni, è

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estremamente variabile da donna a donna e rappresenta
uno dei punti critici in grado di limitare la possibilità di una
donna di concepire spontaneamente o mediante tecniche
di Procreazione Medicalmente Assistita che prevedono
l’impiego dei propri ovociti.

Donne con deficit precoce dell’attività ovarica: nel 10%


della popolazione femminile si verifica un fenomeno di
precoce invecchiamento ovarico (“early ovarian aging”)
prima dei 40 anni. Il prematuro esaurimento dei follicoli
ovarici è riconducibile a molteplici e variegate condizioni
correlate a deficit quantitativo e/o qualitativo dei follicoli,
presente fin dalla vita endouterina o acquisito nell’età
riproduttiva in relazione a:

Fattori ereditari Portatrici della sindrome


dell’X fragile
Alterazioni enzimatiche Galattosemia, deficit di
17-αa-idrossilasi
Fattori infettivi Parotite

Fattori ambientali Tabagismo, inquinanti

Patologie autoimmuni MEN, Sindrome di Addison,


Esposizione ad diabete mellito
immunodepressori ad insulino-dipendente,
alti dosaggi e per lungo ipotiroidismo
periodo

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Donne con deficit primitivo del tessuto ovarico: la
mancata comparsa della prima mestruazione nella
pubertà può essere dovuta al mancato sviluppo delle
ovaie durante la vita fetale secondaria a disgenesia
gonadica su base cromosomica (Sindrome di Turner)
o disgenesia gonadica pura (Sindrome di Swyer) o
ad un’alterata attività ovarica (Sindrome di Savage o
dell’ovaio resistente).

Donne affette da patologie oncologiche: una drastica


riduzione della riserva ovarica può essere causata da
patologie tumorali. Il danno ovarico è strettamente
dipendente da tipo e stadio della neoplasia, età, eventuali
altre patologie associate (cardiache, renali, epatiche) e,
non secondariamente, terapia antitumorale attuata.
E’ noto come la chemioterapia, soprattutto con
l’impiego di Ciclofosfamide, esponga la donna ad un
maggior rischio di insufficienza ovarica al termine della
terapia, sia per effetto tossico sulle cellule ovariche sia
indirettamente mediante alterazioni endocrinologiche di
lunga durata a carico di tiroide ed ipofisi.
La radioterapia addomino-pelvica, singolarmente o in
combinazione con la chemioterapia, può indurre un
danno ovarico dipendente da numerose variabili della
procedura adottata.

Donne affette da patologie ginecologiche: l’endometriosi


con localizzazione pelvica, le formazioni cistiche ovariche
di varia natura, soprattutto se voluminose o recidivanti,

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rappresentano delle condizioni per cui la donna può
essere costretta a sottoporsi ad interventi demolitivi a
carico dell’ovaio con conseguente drastica ed irreversibile
perdita totale del tessuto ovarico e, quindi, della riserva
ovarica.

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Donne con storia di ripetuti fallimenti delle tecniche


di Procreazione Medicalmente Assistita: per assente
risposta alla terapia di induzione dell’attività ovarica,
mancata fertilizzazione degli ovociti per scarsa qualità
degli stessi, o ripetuto mancato impianto degli embrioni.

Donne portatrici di anomalie cromosomiche o


genetiche, ali da non essere compatibili con la vita o
responsabili di ripetuti aborti spontanei, con elevato
rischio di trasmissione alla prole.

◊ Tappe principali del programma di ovodonazione


FASE 1: Selezione della donatrice
La scelta della donatrice prevede un accurato e
meticoloso processo di selezione polispecialistico da
parte della nostra equipe mediante:

• visita medica e ginecologica, counseling psicologico

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• esami ematochimici volti a valutare lo stato
generale di salute della donatrice
• screening infettivo per epatite B, epatite C, HIV e
sifilide
• cariotipo ed indagini genetiche per escludere che la
donatrice sia portatrice di malattie ereditarie

Lo screening genetico comprende la valutazione di


cariotipo, fibrosi cistica, talassemia, sindrome dell’X-fragile
e atrofia muscolare spinale; ulteriori indagini genetiche
vengono eseguite su indicazioni specifiche per la singola
coppia.
Particolare attenzione è volta all’anamnesi familiare della
potenziale donatrice di ovociti: la familiarità per malattie
genetiche e neurodegenerative rappresenta un elemento
di esclusione dal programma di ovodonazione.

Le donatrici solo esclusivamente donne di giovane età


(inferiore a 32 anni) e di comprovata fertilità. Entrambe
queste condizioni assicurano la miglior risposta alla
terapia di induzione dell’attività ovarica in termini sia
di recupero di ovociti sia di qualità degli stessi. Infatti
con l’avanzare dell’età della donna aumenta in modo
esponenziale la percentuale di ovociti di peggiore qualità,
potenzialmente portatori di anomalie cromosomiche
o genetiche, tali da non essere compatibili con la vita
o responsabili di aborti spontanei. La fertilità della
potenziale donatrice è valutata mediante il riscontro di

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eventuali proprie gravidanze già portate a termine ed il
profilo ormonale (FSH, LH, 17-β-estradiolo in 2 °o 3° giorno
del ciclo mestruale ed ormone antimülleriano, indice
della riserva ovarica residua).

La selezione della ovodonatrice più idonea per ogni


singolo caso è volta anche a far sì che ci sia la massima
compatibilità possibile con la futura madre per
caratteristiche sia cliniche (gruppo sanguigno) sia fisiche
(etnia e fenotipo).

L’attribuzione a ogni paziente di una donatrice è esclusiva


in modo da garantire la miglior qualità della donazione
stessa e le più alte percentuali di gravidanza.
La nostra clinica pratica l’egg-sharing, ovvero la possibilità
per una donna che si sottopone ad un trattamento di
fecondazione in vitro, di donare gli ovociti prodotti in
sovrannumero. Di prassi la nostra paziente donna che
riceve la donazione di ovociti ha a disposizione tutti gli
ovociti prelevati dalla donatrice, senza condivisione con
altre donne riceventi; ciò permette di ottenere un più
elevato numero di embrioni da poter trasferire anche in
momenti differenti.

FASE 2: Stimolazione dell’attività ovarica della donatrice


La donatrice viene sottoposta ad una terapia ormonale
che, agendo a livello ovarico, stimola la produzione di più
follicoli contemporaneamente da cui è possibile poter
recuperare più ovociti.

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L’induzione della crescita follicolare multipla prevede la
somministrazione di gonadotropine, sostanze ad azione
ormonale fisiologicamente prodotte dall’ipofisi e ad
azione sulle ovaie: ormone follicolo stimolante (FSH),
in grado di reclutare e far sviluppare i follicoli ovarici, e
ormone luteinizzante (LH), responsabile dell’ovulazione.
Quando i follicoli ovarici hanno raggiunto un diametro
adeguato, in accordo con il livello di estrogeni circolanti,
è necessario assumere per via sottocutanea la
gonadotropina corionica, l’ormone responsabile della
maturazione finale degli ovociti.

FASE 3: Preparazione endometriale della ricevente


In modo sincronizzato con la terapia di induzione
dell’attività ovarica della donatrice la donna che riceverà
gli embrioni deve sottoporsi ad una terapia farmacologica
ormonale di semplice gestione (compresse e cerotti)
volta ad ottimizzare le caratteristiche dell’endometrio, la
mucosa che riveste l’interno della cavità uterina. Viene
creato a livello dell’endometrio l’ambiente ottimale per
favorire l’impianto dell’embrione.
In corso di terapia la donna ricevente dovrà eseguire
controlli ecografici pelvici per la valutazione delle
caratteristiche dell’endometrio.

FASE 4: Recupero degli ovociti e loro inseminazione


Da 35 a 37 ore dopo l’assunzione della gonadotropina
corionica umana si procede al prelievo degli ovociti
(pick-up ovocitario). Dal liquido follicolare vengono

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isolati gli ovociti che vengono inseminati con il liquido
seminale del partner maschile della ricevente, prodotto
direttamente in clinica in un ambiente dedicato.
L’inseminazione degli ovociti può avvenire con tecnica
FIV-ET (più spermatozoi vengono messi a contatto con
l’ovocita) o ICSI (un singolo spermatozoo è iniettato nel
citoplasma dell’ovocita).
Il giorno successivo il biologo verifica l’avvenuta
fecondazione al microscopio, testimoniata dalla presenza
di 2 pronuclei (due piccole formazioni centrali di forma
sferica) all’interno degli ovuli; i pronuclei sono la sede del
corredo cromosomico.
L’ovocita fecondato darà origine allo zigote, le cui cellule
continueranno a moltiplicarsi in modo esponenziale nei
giorni successivi.

FASE 5: Transfer degli embrioni


Dopo 3 o 5 giorni di coltura degli embrioni si procede al
loro trasferimento nell’utero della donna ricevente.
Si tratta di una procedura semplice ed indolore, della
durata di pochi minuti. Un catetere flessibile dedicato
viene utilizzato per posizionare gli embrioni nel modo
migliore in prossimità del fondo dell’utero sotto guida
ecografica, con sonda transaddominale e a vescica piena.
Il numero di embrioni da trasferire viene stabilito per ogni
singolo caso tenendo in considerazione la qualità degli
embrioni e, non da ultimo, la scelta della coppia per
quanto riguarda l’insorgenza di una gravidanza gemellare.

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Dopo il trasferimento embrionale la donna deve rimanere
sdraiata per qualche minuto e per i giorni successivi le
viene consigliato di evitare sforzi fisici, ma non osservare
assolutamente il riposo completo in quanto è ormai
dimostrato che non aumenta le possibilità di gravidanza.
E’, invece, fondamentale che assuma la terapia di
supporto ormonale e non, specifica per la condizione
clinica di ciascuna donna.
Due settimane dopo l’inseminazione degli ovociti la
donna ricevente provvederà ad eseguire un prelievo di
sangue per il dosaggio della gonadotropina corionica
umana (bHCG) che accerterà o meno lo stato di
gravidanza.

FASE 6: Gestione degli embrioni in sovrannumero


A seguito di un programma di Procreazione Medicalmente
Assistita con donazione di ovociti è possibile che si
generino più embrioni, tali da non poter essere trasferiti
nell’utero della ricevente tutti insieme “ a fresco”.
In tale condizione gli embrioni soprannumerari vengono
crioconservati. Tale tecnica è resa possibile dalla
capacità dell’embrione umano di essere congelato,
dallo stadio di zigote a quello di blastocisti, in azoto
liquido a -196°C, conservato per lungo tempo (abbiamo
avuto gravidanze dopo 12 anni di congelamento) e
sopravvivere nel 95% dei casi allo scongelamento.
L’Alma Res impiega esclusivamente il processo di
congelamento all’avanguardia detto vitrificazione. Questa
tecnica prevede un’estrema velocità di raffreddamento

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congelamento “ultrarapido” che, mediante appositi
supporti e terreni di coltura supplementari con alte
concentrazioni di crioprotettori, protegge il materiale
biologico dal danno termico.

Qualora la gravidanza non si verificasse con il


trasferimento embrionario “a fresco” o nel caso in cui
la coppia avesse desiderio di altri figli, dopo il primo
successo, gli embrioni così conservati e “proprietà” della
coppia possono essere trasferiti in cicli successivi a quello
durante il quale sono stati generati in vitro.

∆ LA DONAZIONE DEL LIQUIDO SEMINALE

◊ Il programma di donazione
Differenti condizioni sono responsabili di alterazioni
irreversibili e permanenti delle caratteristiche del
liquido seminale tali da compromettere la possibilità di
un concepimento spontaneo o il ricorso a tecniche di
Procreazione Medicalmente Assistita con il seme della
coppia (fecondazione omologa).
In tali casi è possibile ricorrere all’impiego del seme di un
donatore esterno alla coppia (fecondazione eterologa),
secondo quanto previsto e stabilito dalla sentenza della
Corte Costituzionale del 09 Aprile 2014 in materia di
Riproduzione Medicalmente Assistita eterologa.
La Donazione del liquido seminale è assolutamente

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anonima. Per nessun motivo può essere rivelata l’identità
del donatore alla coppia né viceversa.

◊ Le principali indicazioni al programma di donazione


Possono ricorrere alla donazione del liquido seminale gli
uomini:

• affetti da patologie neoplastiche o autoimmuni che


si sono sottoposti a terapie responsabili di danni
alla spermatogenesi
• affetti da patologie, neoplastiche e non, che si
sono sottoposti a interventi chirurgici dell’apparato
genitale, causa della perdita irreversibile di tessuto
testicolare
• esposti a lungo, spesso per motivi di lavoro, a
sostanze genotossiche ovvero potenzialmente
tossiche per l’integrità del materiale genetico degli
spermatozoi
• con assenza totale di spermatozoi nel liquido
seminale per mancata produzione dal testicolo,
(azoospermia secretiva) da causa genetica o
acquisita
• portatori di anomalie cromosomiche o genetiche,
tali da non essere compatibili con la vita o con
elevato rischio di trasmissione alla prole

◊ Tappe principali del programma di donazione del


liquido seminale

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FASE 1: Selezione del donatore
La scelta del donatore prevede un accurato e meticoloso
processo di selezione da parte del nostro staff
multidisciplinare mediante:

• visita medica ed urologica, counseling psicologico


• esami ematochimici volti a valutare lo stato
generale di salute del donatore
• screening infettivo per epatite B, epatite C, HIV e
sifilide
• cariotipo ed indagini genetiche per escludere che il
donatore sia portatore delle malattie ereditarie più
frequenti

Lo screening genetico di routine comprende la


valutazione di cariotipo, fibrosi cistica, talassemia,
sindrome X-fragile e atrofia muscolare spinale; ulteriori
indagini genetiche vengono eseguite per indicazioni
specifiche per la singola coppia.
Particolare attenzione è volta all’anamnesi familiare del
potenziale donatore di liquido seminale: la familiarità per
malattie genetiche e neurodegenerative rappresenta un
elemento di esclusione dal programma di donazione di
liquido seminale.
I donatori solo esclusivamente uomini di giovane età.

FASE 2: Raccolta del liquido seminale


Dopo un periodo di astinenza di 2 e 4 giorni il donatore

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ritenuto idoneo alla donazione del liquido seminale deve
raccogliere per masturbazione presso il nostro Centro il
campione di seminale in un contenitore sterile.
Il campione di liquido seminale così ottenuto viene
valutato dal biologo per numero, motilità, morfologia e
vitalità degli spermatozoi.
In condizioni particolari è possibile ricorrere alla
crioconservazione (congelamento) del campione di
liquido seminale che prevede l’impiego di un composto
in grado di preservarne le caratteristiche al momento del
congelamento (crioprotettore) all’interno di particolari
contenitori (paillettes), sigillati e sterili.

FASE 3: Impiego del liquido seminale da donatore


Il liquido seminale da donatore può essere impiegato
per tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita di
I° livello (inseminazione intrauterina) o tecniche II° livello
(Fecondazione in vitro e transfer dell’embrione).
Oggi, sempre più donne sono costrette a posticipare o
addirittura rinunciare al loro progetto di maternità.
Stili di vita, ricerca della stabilità economica, affermazione
professionale o problemi di salute, sono solo alcuni dei
fattori che possono portare una donna a posticipare il suo
progetto di maternità.

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10. SOCIAL FREEZING

Oggi, il Social Freezing, ovvero la vitrificazione degli


ovociti a proprio beneficio futuro, offre una nuova
possibilità alle donne in età fertile, per le quali sarà
possibile preservare la propria fertilità, per accedere
successivamente alle procedure di procreazione
medicalmente assistita qualora non si riesca a concepire
in modo spontaneo; consentendo così una pianificazione
della gravidanza nei diversi scenari e contesti sociali e in
relazione alle scelte e al vissuto di ogni singola donna.

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◊ A chi si rivolge il Social Freezing?


La crioconservazione degli ovociti a proprio
beneficio futuro, è indicata per tutte quelle donne
che per motivi personali vogliono preservare la
propria fertilità e ricercare una gravidanza più
avanti nel tempo, quando possono subentrare
delle difficoltà nel concepimento naturale per riduzione
della stessa. È bene sottolineare, tuttavia, che affinché

www.almares.it 71
sia efficace, Il congelamento degli ovociti deve essere
fatto nell’età giusta, ovvero prima dei 35-37 anni. La
possibilità di gravidanza futura utilizzando gli ovociti
crioconservati dipende, infatti, dal numero e dalla
qualità degli ovociti recuperati. In generale entrambi
questi fattori sono strettamente connessi all’età e alla
riserva ovarica della paziente al momento della raccolta.
Questo è il motivo per cui la preservazione della fertilità
offre concrete possibilità di ottenere una gravidanza a
termine solo nelle donne più giovani da un punto di vista
riproduttivo, come del resto avviene in ogni tentativo di
concepimento spontaneo o in-vitro.
La preservazione della fertilità viene consigliata anche
a quelle donne che devono sottoporsi a chemio
e/o radioterapia, o ad altre cure ed interventi che
possono incidere negativamente ed irreversibilmente
sulla capacità riproduttiva. È, infine, indicata in caso di
familiarità per menopausa precoce.

◊ Quali sono le indagini necessarie per la valutazione


della riserva ovarica?
Per riserva ovarica si intende il patrimonio follicolare, e
quindi ovocitario, presente in un determinato momento
della vita di una donna.
La perdita progressiva del potenziale di fertilità che
si verifica nelle donne con il passare degli anni è
essenzialmente dovuto al declino quantitativo, oltre che
qualitativo, dei follicoli ovarici; un processo che diventa
più rapido dopo i 35 anni, quando oltre alla riduzione del

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numero totale di follicoli aumentano anche, in maniera
considerevole, le alterazioni della struttura degli ovociti
stessi.
Inoltre, in determinate condizioni, il patrimonio follicolare
potrebbe essere notevolmente ridotto anche in donne
di età più giovane. Per esempio, potrebbero essere
esposte ad un rischio precoce di riduzione della capacità
ovulatoria le donne sottoposte in passato a chirurgia
pelvica con asportazione di tessuto ovarico (asportazione
di cisti ovariche, endometriomi, neoplasie borderline, cisti
dermoidi) come anche le donne che appartengono a
famiglie con positività per menopausa precoce od ancora
le donne che hanno vissuto l’esperienza di un tumore
maligno e che sono state sottoposte in passato a chemio
e/o radioterapia .
In queste ed altre condizioni, che possono essere
responsabili di una ridotta fertilità ovarica, è opportuno
valutare tempestivamente la riserva ovarica di una donna,
al fine di offrire adeguati trattamenti terapeutici.

Le indagini necessarie per la valutazione della riserva


ovarica sono:

• la determinazione sierica dell’ormone


antimulleriano (AMH) che si può determinare in
qualunque momento del ciclo
• la determinazione degli ormoni FSH e Estradiolo il
2° o il 3° giorno del ciclo
• un’ecografia pelvica transvaginale da cui è

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possibile contare i follicoli antrali.

◊ In cosa consiste il programma?


Il percorso del social freezing si compone di 4 semplici
fasi:

1) Una visita preliminare, volta a valutare lo stato di salute


generale.
2) Una terapia ormonale personalizzata. Questa condotta
sotto stretto controllo medico, è volta a stimolare, a livello
ovarico, la produzione di più follicoli, la cui crescita viene
seguita ecograficamente e con dosaggi ormonali.
3) Il prelievo degli ovociti. Quando i follicoli hanno
raggiunto un diametro tale da essere potenzialmente
maturi, il liquido in essi contenuto viene aspirato e gli
ovociti, in esso contenuti, vengono così recuperati.
4) Il congelamento degli ovociti. Gli ovociti così recuperati
vengono congelati, o meglio vitrificati. La vitrificazione
è una tecnica di congelamento “ultrarapido” che
preserva l’integrità cellulare degli ovociti garantendone
la sopravvivenza post-scongelamento (95%) e,
conseguentemente ,elevate percentuali di fertilizzazione
e di gravidanza.

◊ Percentuali di successo, i nostri numeri:


Età media delle pazienti 34 anni.
• Percentuale di sopravvivenza allo scongelamento

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95,4 %
• Percentuale di fecondazione del materiale
scongelato 94, 7%
• Percentuale cumulativa di gravidanza 65%

In conclusione, il Social Freezing può essere definito


come una terapia dell’infertilità futura. Applicando le
tradizionali tecniche di crioconservazione dei gameti
femminili (ovociti), ormai consolidate e sicure, questa
tecnica dà alle donne delle opzioni per il futuro, che fino a
pochi anni fa erano impensabili.
La gravidanza rappresenta il successo finale del

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11. GRAVIDANZA

programma e si può rilevare dopo due settimane dal


prelievo degli ovociti, data di inizio della vita embrionaria,
con il dosaggio nel sangue dell’HCG, l’ormone prodotto
dalla gravidanza diagnosticabile nel plasma materno. La
gravidanza ottenuta con tecniche di PMA ha lo stesso
decorso di una gravidanza insorta spontaneamente e
deve essere seguita e monitorizzata allo stesso modo.
Come già descritto, il raggiungimento di un risultato
positivo dipende da una serie di fattori correlati sia alla
coppia (età della donna, causa di infertilità, qualità del
liquido seminale) sia al trattamento utilizzato.
Tuttavia, nonostante la possibilità di usufruire di tecniche
all’avanguardia e protocolli terapeutici personalizzati,
è possibile che si verifichi un esito negativo del ciclo di
trattamento. Spesso non è possibile spiegare o intervenire
sul fallimento ed alla coppia è ragionevolmente
consigliato di fare ulteriori tentativi in quanto la ripetizione
del programma aumenta significativamente le possibilità
di ottenere la gravidanza.
L’ Alma Res Fertility Center mediante la sua equipe di

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12. CONCLUSIONI

alta specializzazione medica, paramedica e biologica è


costantemente e massimamente impegnato per ottenere
il successo in ogni coppia e l’unico risultato che riteniamo
un successo è la nascita di un bambino sano attraverso la
migliore procedura, la più personalizzata ed efficace.
Nella fase precedente la realizzazione di ogni
programmare la coppia viene studiata per individuare
i fattori che influenzano negativamente il percorso
riproduttivo e per programmare la strategia terapeutica
ottimale anche con la preziosa collaborazione dell’equipe
biologica. Tra i fattori determinanti per il successo ai
primi posti ci sono l’esperienza e la professionalità
del personale che opera all’interno del Centro, non
disgiunti dalle caratteristiche umane e dalla qualità delle
tecnologie utilizzate. Il direttore scientifico dell’Alma Res,
Professor Bilotta, opera nel settore della Riproduzione
Medicalmente Assistita da circa 35 anni, periodo durante
il quale ha affrontato e risolto migliaia di casi. Questo
importante bagaglio di esperienza e professionalità
è messo a disposizione delle coppie per aiutarle ad
individuare il percorso più breve e più efficace per
raggiungere il loro desiderio più grande: diventare genitori.

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ALMA RES
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01. LA STRUTTURA

L’Alma Res Fertility Center dal 1989 è un Centro di


Eccellenza ideato, realizzato e completamente dedicato
all’infertilità di coppia tra i più moderni ed avanzati
d’Europa.
Le alte percentuali di gravidanza per trasferimento
embrionale raggiunte negli anni l 2012- 2013 sono il frutto
di un complesso ed attento lavoro di un team di illustri
specialisti nel settore dell’infertilità con oltre 35 anni di
esperienza nel settore della medicina della riproduzione e
della procreazione assistita.
Ogni coppia è valutata per il proprio problema di infertilità
e riceve risposte personalizzate, frutto della cooperazione
tra ginecologi, andrologi, biologi ed embriologi, che
tengono conto del vissuto della donna e del partner.
Tutta l’equipe dell’Alma Res crea un rapporto umano che
accresce la fiducia nella coppia e l’aiuta ad affrontare
serenamente il percorso ed il trattamento concordato,
soprattutto se dopo ripetuti precedenti insuccessi è stata
colta da frustrazione, delusione e stress. Il Professor
Bilotta segue personalmente le coppie dal primo
colloquio al termine del trattamento garantendo, con la
costante ed attenta presenza durante tutto il percorso,
massima professionalità ed esperienza, senza tralasciare il

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fondamentale rapporto umano.
L’attività della clinica si svolge in una struttura
completamente dedicata di 520 mq che offre:

• purezza dell’aria al 99,97% in tutti gli ambienti,


grazie ad un sistema per cui l’aria, prelevata ad
un’altezza di 30 metri, viene immessa in macchine
che la filtrano e la sterilizzano, per garantire che lo
svolgimento dei processi biologici avvenga nelle
condizioni ottimali durante tutti i passaggi, dalla
sala operatoria al laboratorio embriologico
• tecnologie moderne e all’avanguardia
• macchinari di ultimissima generazione
• attività lavorativa rigorosamente programmata
sulla situazione clinica specifica della coppia
e non sui giorni lavorativi. Quando richiesto
dai tempi biologici, il prelievo degli ovociti, il
trasferimento degli embrioni, così come i controlli
ed i monitoraggi follicolari, vengono eseguiti
regolarmente anche la domenica ed i giorni festivi;
• camere di degenza pensate per assicurare il miglior
comfort alla coppia, in ambienti gradevoli e curati,
dotati di bagno privato, aria condizionata ed
internet Wi-Fi
• supporto informatico dedicato per centri di
fecondazione assistita di ultima generazione che
permette, nel rispetto della privacy, di archiviare
ed aggiornare dati anagrafici, esami clinici e
strumentali, terapie pregresse ed in corso della

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coppia, con l’obiettivo di ottimizzare la gestione
clinica dell’iter diagnostico e terapeutico.

∆ PERCENTUALI DI GRAVIDANZA PRESSO ALMA RES

Cicli “a fresco”
Periodo di riferimento: 01/01/2015 al 31/12/2016

Età Percentuale cumulativa di gravidanza


<35 52,3%
>35 35,3%

Cicli di “scongelamento embrionale”


Periodo di riferimento: 01/01/2015 al 31/12/2016

Età Sopravvivenza allo Percentuale cumulativa


scongelamento di gravidanza
(%) (calcolata su trasferimento)
<35 96,8% 55,9%

∆ PERCENTUALI DI FECONDAZIONE ETEROLOGA


PRESSO ALMA RES

Periodo di riferimento: 01/01/2015 al 31/12/2016

Cicli da donazione di Cicli da donazione di


ovociti seme
50,4% 60,7%

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02. EQUIPE MEDICO-SCIENTIFICA

∆ PROFESSOR PASQUALE BILOTTA


Direttore Scientifico

Prof. Pasquale Bilotta, ginecologo, nato a Roma nel 1953,


cinque figli.

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1978, specializzato in


Ostetricia e Ginecologia nel 1982.
Nel 1977 entra a far parte del Centro Internazionale di
Ultrasonografia medica diretto del professor Kuriak,
avviando poi presso il Centro Diagnosi Prenatale della
Clinica Ostetrica dell’Università di Roma il primo centro
in Italia di “ultrasonografia ostetrico-ginecologica”.
Nel 1978 organizza, in cooperazione con l’Università
di Tel Aviv, la prima struttura universitaria italiana
dedicata alla diagnosi prenatale dove è possibile eseguire
l’amniocentesi precoce per la diagnosi di malattie
cromosomiche.
Avvia nel 1980, sempre presso la Clinica Ostetrica
dell’Università di Roma, in cooperazione con il professor
Antsaklis dell’Università di Atene, il servizio di
prelievo di sangue fetale per la diagnosi precoce di
microcitemia. Nello stesso anno matura esperienze

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professionali nel Centro di fecondazione assistita diretto
dal dottor Jones, presso l’Università di Irvine, California.
È tra i ricercatori pionieri che, nel 1981, organizza
presso la Clinica Ars Medica di Roma il centro di
procreazione assistita che per primo in Italia realizzerà
su una coppia infertile il prelievo, la fecondazione
dell’ovocita ed il trasferimento embrionario in utero.
Nel 1984 organizza presso l’Università di Roma - La
Sapienza il primo corso italiano post-laurea di ecografia
ostetrico-ginecologica ove è docente negli anni 1984-
1985 e 1985-1986.
Ricercatore effettivo, nel 1985, in Ostetricia e Ginecologia
presso l’Università dell’Aquila, diventa, nel 1988,
consulente scientifico sui contraccettivi ormonali e
sugli induttori dell’ ovulazione per la multinazionale
farmaceutica Organon International.
Dal 1989 è direttore scientifico del Fertility Center
Alma Res, struttura dedicata allo studio della fisiologia,
patologia e terapia della infertilità di coppia.
Sono oltre 2.500 i bambini nati grazie al suo apporto
professionale.
Autore di un centinaio di pubblicazioni scientifiche
nel campo della diagnosi prenatale e dell’infertilità,
è membro della Società Italiana di Fertilità e Sterilità,
nonché dell’European Society of Human Reproduction e
dell’American Society of Assisted Reproduction.

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◊ Casistica operatoria da Gennaio 1978 a Dicembre
2012
35 anni di attività clinica pubblica e privata svolta presso
la Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università di Roma
e dell’Aquila e presso Istituti Privati di Eccellenza.

n° procedure

• Interventi di riproduzione assistita


- Prelievi transvaginali per il recupero 11.450
di ovociti
- Prelievi laparoscopici per il recupero 120
di ovociti
- Prelievi transaddominali per il recupero 140
di ovociti
- Ovociti recuperati oltre 86.000
- Trasferimenti embrionari oltre 8.400

• Interventi di diagnostica fetale in gravidanza


- Amniocentesi e Villocentesi 26.850
- Funicolocentesi 260
- Fetoscopia 80

• Interventi di terapia fetale in gravidanza


- Aspirazioni di cisti ovarica fetale 36
- Toracentesi o Paracentesi 42
- Trasfusioni in utero 19
- Amnioinfusione 246
- Amnioriduzione 372

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• Interventi di chirurgia ginecologica
- Isterectomie, annessiectomie
- Interventi sugli annessi inclusa la gravid.
extra-uterina, miomectomie oltre 450

• Interventi di chirurgia ostetrica


- Tagli cesarei oltre 1000

∆ DOTT. LUIGI MUZII


Responsabile del laboratorio Embriologico

Dottor Luigi Muzii, biologo, nato a Roma il 20/05/1982.

Dopo il Diploma di maturità classica presso il Liceo


Ginnasio “Melchiorre Delfico” di Teramo con tirocinio
biennale presso l’Istituto di “Anatomia normale veterinaria”
della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli
Studi di Teramo ha conseguito:

• Diploma di Laurea di primo livello in


“Biotecnologie” presso la Facoltà di Medicina
Veterinaria/Agraria dell’Università degli Studi
di Teramo il 27/01/2005 con votazione 110/110
e lode. Tesi di Laurea in Citologia dal titolo
“L’angiogenesi: dal modello biologico all’approccio
biotecnologico”, relatore prof. Paolo Berardinelli
• Diploma di Laurea Magistrale in “Biotecnologie
della Riproduzione” presso la Facoltà di Medicina

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Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo
il 18/06/2007 con votazione 110/110 e lode. Tesi
di Laurea in “Biologia dei gameti” dal titolo “La
metilazione del DNA durante le ultime fasi di
maturazione dell’ovocita umano”, relatore prof.
ssa Barbara Barboni, correlatore prof.ssa Anna
Pia Ferraretti. Svolgimento pratico dello studio
effettuato presso il laboratorio di Diagnostica
Andrologica della S.I.S.ME.R., “Società Italiana
Studi e Medicina della Riproduzione” nella sede di
Bologna
• Conseguimento dell’attestato di abilitazione alla
professione di biologo nel mese di settembre 2009.
• Conseguimento del titolo di Dottore di ricerca
in “Biotecnologie della Riproduzione” in data
25/01/2011 con Tesi di Dottorato: “Analisi della
metilazione del DNA totale di ovociti umani
mediante microscopia confocale”, relatori prof.
Luca Gianaroli e Anna Pia Ferraretti.

Ha svolto l’attività professionale presso la “Società Italiana


Studi e Medicina della Riproduzione” (S.I.S.Me.R) con sede
a Bologna, unità operative di “Diagnostica Andrologica”
e “Ricerca e Sviluppo”, da Marzo 2008 a Aprile 2009, e
unità operativa di Procreazione Medicalmente Assistita,
Laboratorio di Embriologia, da Maggio 2009 a Ottobre
2011. E’ Membro della “Società Europea di Riproduzione
Umana ed Embriologia” (E.S.H.R.E) dal 2008.

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Dall’anno Accademico 2008 all’anno Accademico 2011
è stato docente a contratto del C.I. “ICSI e tecniche
di micromanipolazione” presso il Corso di Laurea in
“Biotecnologie della Riproduzione” dell’Università degli
Studi di Teramo, Facoltà di Medicina Veterinaria.
Da Gennaio 2012 ad oggi svolge la sua attività come
biologo responsabile del laboratorio di embriologia
presso la clinica “Alma Res” di Roma.

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