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APPROCCIO
ALL’INFERTILITÀ
“come affrontare razionalmente il
mancato arrivo di un figlio”
01. Premessa
02. Che cosa può determinare il mancato arrivo della
gravidanza
03. Ricercare le possibili cause di infertilità
04. Sviluppare una strategia terapeutica
05. A proposito dell’infertilita’ inspiegata
06. Qualche riflessione
07. La procreazione medicalmente assistita( pma)
08. Le tecniche di pma
• Le tecniche di procreazione medicalmente assistita
(pma)
• Rapporti mirati: monitoraggio follicolare e
induzione all’ovulazione
• Inseminazione intrauterina
• Fecondazione in vitro e trasferimento embrionale
(fivet icsi)
• Stimolazione dell’attività ovarica
• Farmaci adiuvanti
• Raccolta degli ovociti
• Iniezione IntraCitoplasmatica degli Spermatozoi
• Perforazione della zona pellucida dell’ovocita
fertilizzato
• Diagnosi genetica Pre-Impianto e Screening
Genetico Pre-Impianto
• Trasferimento degli embrioni
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• Trasferimento degli embrioni allo stadio di
blastocisti
• Vitrificazione
• Crioconservazione dei gameti femminili (ovociti)
• Crioconservazione dei gameti maschili
(spermatozoi)
• Crioconservazione degli embrioni
• Biopsia con sonda Pipelle De Cornier
• Tecniche microchirurgiche di prelievo degli
spermatozoi
09. La pma eterologa
• La donazione di ovociti
• La donazione del liquido seminale
10. Social freezing
11. Gravidanza
12. Conclusioni
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01. PREMESSA
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02. CHE COSA PUO’ DETERMINARE IL
MANCATO ARRIVO DELLA GRAVIDANZA
◊ Il fattore età
Certamente avrete sentito parlare dell’orologio
biologico e sapete che la fertilità della donna declina
con l’età, ma forse resterete sorpresi nel conoscere le
percentuali di questo declino. La fertilità della donna cala
costantemente dopo aver raggiunto il picco massimo tra i
20 e i 25 anni. Da 25 a 35 anni la fertilità media della donna
si riduce della metà. Dai 40 anni in poi la percentuale di
fertilità media è il 20% di quella riscontrata a 25 anni, sino
a raggiungere livelli non significativi dall’età di 45 anni in
poi. Il “fattore età” è il fattore singolarmente più importante
con cui dobbiamo confrontarci sebbene ancora una
maggioranza della popolazione non ne sia pienamente
consapevole.
◊ Disfunzioni ovulatorie
Il tessuto ovarico è costituito da un insieme di follicoli di
piccole dimensioni (follicoli antrali) e mensilmente solo
uno di essi, prendendo il sopravvento sugli altri, cresce
nelle prime due settimane del ciclo mestruale divenendo
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un palloncino ripieno di liquido (follicolo dominante).
L’Ormone Follicolo Stimolante (FSH), secreto dall’ipofisi,
induce il follicolo a crescere e permette all’ovocita in
esso contenuto un’iniziale maturazione. Al momento
giusto l’ipofisi produce una grande quantità di un altro
ormone, Ormone Luteinizzante (LH), che attraverso
il suo picco è responsabile della maturazione finale
dell’uovo e di un graduale assottigliamento della parete
del follicolo così che la rottura (ovulazione) può avvenire
circa 40 ore più tardi. L’ovocita, così rilasciato dall’ovaio,
viene catturato dalle fimbrie della tuba e trasportato
nel tratto tubarico dove può avvenire l’incontro con lo
spermatozoo. Con rare eccezioni, in un ciclo naturale un
solo follicolo e quindi un solo uovo è prodotto ogni mese.
Dopo il rilascio dell’uovo, il follicolo diventa corpo luteo
in grado di secernere progesterone, il quale aiuta l’utero
a prepararsi per il successivo impianto dell’embrione.
La presenza di un corpo luteo di cattiva qualità può
influire negativamente sulla capacità dell’embrione di
impiantarsi in utero. L’ovulazione è, quindi, la conditio sine
qua non per la capacità riproduttiva della donna ed è
fondamentale escludere l’anovulazione, ovvero un ciclo
caratterizzato dalla mancata crescita e maturazione del
follicolo dominante, soprattutto se cronica. Saltuari cicli
anovulatori possono essere considerati fisiologici, anche
se l’avanzare dell’età ed alcune situazione patologiche
(sindrome dell’ovaio policistico) possono associarsi ad una
maggior frequenza di tale fenomeno con conseguente
compromissione della fertilità. Si può identificare
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anche una condizione chiamata Sindrome del follicolo
luteinizzato (LUF Syndrome) caratterizzata dalla crescita
regolare di un follicolo che si trasforma in corpo luteo
senza, tuttavia, che ci sia stata la deiscenza (rottura) del
follicolo e quindi l’ovulazione.
◊ Endometriosi
L’endometriosi è una patologia ginecologica che colpisce
150 milioni di donne nel mondo ed interessa dal 10 al 15
% delle donne nella fascia di età compresa tra i 29 e i 39
anni, con una prevalenza maggiore in sottopopolazioni
selezionate: 60% delle donne con dolore pelvico cronico
e 30% delle donne con associata infertilità.
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L’endometriosi è una condizione caratterizzata dalla
presenza del tessuto che fisiologicamente riveste
all’interno la cavità uterina (endometrio) in altri sedi (ovaie,
tuba, vescica, intestino). In queste zone cresceranno nel
corso dei mesi e degli anni piccole aree di endometrio
che possono rimanere tali o successivamente produrre
localmente un piccolo flusso mestruale dando origine
a delle formazioni saccate che contengono sangue
mestruale chiamate cisti endometriosiche.
Tale patologia, pur essendo benigna, presenta un’elevata
aggressività biologica: può inficiare significativamente
la qualità di vita della donna, essendo causa di dolore
pelvico severo e spesso resistente alla terapia, e di
frequente incide negativamente sulla sua fertilità.
La drastica riduzione della capacità riproduttiva della
donna affetta da endometriosi, indipendentemente dallo
stadio della patologia, nei casi più severi sembra essere
correlata a ostruzione tubarica, aderenze tra gli organi
pelvici o voluminose cisti ovariche endometriosiche,
nelle forme meno avanzate, a persistente risposta
infiammatoria nella pelvi, indotta dalla presenza di focolai
di endometriosi.
La marcata distorsione tra i rapporti anatomici degli organi
pelvici, con ostacolo al passaggio dell’ovocita dall’ovaio
alla tuba, dove può avvenire la fecondazione, e la
disfunzione del sistema immunitario ed endocrinologico
sono i principali imputati dell’infertilità nelle donne con
endometriosi.
Inoltre è ormai dimostrato che il trattamento medico o
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chirurgico dell’endometriosi non aumenta la fertilità: le
percentuali di gravidanza in donne non trattate rispetto a
quelle che si sottopongono ad escissione chirurgica o a
terapia medica sono le stesse!
◊ Fattori uterini
Nella maggior parte delle donne l’utero mantiene la sua
fertilità potenziale per molti anni dopo la
post-menopausa. Questo è stato ampiamente dimostrato
negli anni recenti dalle donne che hanno partorito
all’età di 50 ed anche 60 anni dopo un programma di
ovodonazione.
Affinché l’utero possa permettere l’impianto dell’embrione
e l’evoluzione della gravidanza è, tuttavia, fondamentale
che la sua morfologia ed il tessuto che lo riveste
all’interno (endometrio) non presentino problematiche.
In modo particolare è necessario escludere la presenza
di formazioni aggettanti nella cavità uterina (mioma
sottomucoso, polipo) che, soprattutto se numerose, di
grandi dimensioni o strategicamente collocate, come in
prossimità degli sbocchi delle tube nella cavità uterina,
sono in grado di interferire con l’impianto dell’embrione
e, quindi, possibile causa sia di infertilità sia di aborti
ripetuti; aderenze “sinechie” che possono svilupparsi
dopo traumatismi endocavitari, quali ripetute revisioni
della cavità uterina e, quando associate a scarso flusso
mestruale (ipomenorrea), amenorrea o mestruazione
dolorosa (dismenorrea) delineano la “Sindrome di
Asherman”; malformazioni uterine (utero setto);
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ispessimento dell’endometrio “iperplasia endometriale”.
◊ Aborti ripetuti
Molte coppie non hanno difficoltà ad ottenere la
gravidanza ma vanno incontro ad aborti ripetuti,
quasi sempre nelle prime 12 settimane. Tra le cause
chiaramente evidenziate: anomalie cromosomiche (85%
dei casi), tessuto cicatriziale all’interno dell’utero, alcuni
tipi di infezione dell’apparato genitale, squilibri ormonali
(insufficiente produzione di progesterone), anormalità
nei fattori della coagulazione del sangue (trombofilia) e
malattie autoimmunitarie.
◊ Malattie autoimmunitarie
La fertilità della donna con malattia autoimmune
(ipotiroidismo e ipertiroidismo, artrite reumatoide,
sindrome antifosfolipidica, lupus eritematoso sistemico)
non è più bassa rispetto a quella di una donna sana.
Nonostante ciò, è opportuno considerare alcuni fattori
che possono ridurre considerevolmente le possibilità di
una gravidanza e condizionarne gli esiti.
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potenzialmente responsabili di una precoce e drastica
riduzione della riserva ovarica o di mancata ovulazione,
nonché da eventuali complicanze della malattia,
che possono inficiare la ricerca ed il buon esito della
gravidanza esponendo la donna a ripetuti aborti.
Inoltre, in presenza di malattie autoimmuni che
colpiscono la tiroide, quindi la produzione di ormoni
tiroidei, è fondamentale identificare la patologia ed
instaurare il più precocemente possibile in fase
pre-concezionale la terapia sostitutiva, che deve essere
attentamente monitorizzata; eventuali alterazioni in
eccesso o in difetto (ipo o ipertiroidismo) possono inficiare
la produzione di ormoni sessuali, quindi la fertilità,
modificare la recettività endometriale nei confronti
dell’embrione nonché interferire con lo sviluppo del feto.
Per tale motivo è fortemente raccomandato che la
gravidanza nelle pazienti portatrici di malattie autoimmuni
sia programmata in una fase di quiescenza della malattia
e supportata da un’adeguata terapia farmacologica così
da ridurre il rischio di complicanze.
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degli spermatozoi (oligo-asteno-terato-zoospermia) fino
all’azoospermia (assenza di spermatozoi) è fondamentale
ricercare possibili patologie: alterazione testicolare
primitiva (ridotto sviluppo dei testicoli, criptorchidismo) o
secondaria (chemio e radioterapia), alterazione delle vie
di deflusso del liquido seminale (ostruzione o agenesia
dei deferenti da infezioni, traumi o cause genetiche),
disfunzioni endocrinologiche (iperprolattinemia),
disfunzione sessuale e non da ultimo anomalie genetiche
e cromosomiche.
Anche le abitudini di vita, quali esposizione al fumo
(sigarette, marijuana, smog), abuso di alcool, pesticidi
e stress psico-fisico, possono inficiare la produzione e
la qualità del liquido seminale soprattutto in termini di
motilità degli spermatozoi.
Una nostra ricerca pubblicata sulla Minerva Ginecologica
già nel 1999 dal titolo “Analisi del declino qualitativo del
liquido seminale in Italia negli ultimi 15 anni” ha dimostrato
che quando questi cattivi stili di vita sono adottati dalla
mamma durante la gestazione agiscono negativamente
sui testicoli del feto che ne subirà le conseguenze sulla
capacità riproduttiva durante la vita adulta.
In molti uomini tuttavia non è possibile riconoscere la
causa di ridotta fertilità.
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03. RICERCARE LE POSSIBILI CAUSE DI
INFERTILITÀ
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l’ipofisi secerne piccole quantità di FSH in grado
di garantire una normale funzionalità ovarica, a
cui seguono livelli plasmatici di FSH inferiori a 10
mUI/ml e comunque non superiori a 15 mUI/ml.
Se le concentrazioni plasmatiche di FSH in II° o III°
giornata sono superiori a 25 mUI/ml, è possibile
prevedere con un alto indice di attendibilità la
crescita di un minor numero medio di follicoli a
seguito di terapia di induzione dell’attività ovarica,
più bassa percentuale di gravidanza evolutiva con
concomitante aumento delle percentuali di aborto
spontaneo;
• il dosaggio del 17-β-estradiolo basale è un marker,
altamente indicativo e più precoce dell’FSH, di un’
iniziale riduzione della riserva ovarica;
• la conta ecografica dei follicoli antrali in II°-III°
giorno del ciclo mestruale ovvero di quei follicoli
di diametro inferiore a 10 mm che possono essere
reclutati, fino alla selezione del follicolo dominante,
in un ciclo spontaneo o con terapia ormonale
dell’induzione dell’attività ovarica;
• il dosaggio dell’ormone anti-mülleriano (AMH):
rappresenta il miglior indicatore endocrino per
valutare la capacità riproduttiva della donna in un
determinato momento e può essere eseguito in
qualunque giorno del ciclo. L’AMH correla con il
numero di follicoli antrali residui, da cui è prodotto,
e degli ovociti recuperati dopo prelievo ovocitario,
nonché con i valori basali di 17-β-estradiolo e FSH:
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più è basso il valore, minore è la quantità di follicoli
residui e quindi il tempo fertile che la donna ha a
disposizione;
• il dosaggio dell’inibina B, anch’essa prodotta dai
follicoli ovarici, dosata nei primi giorni del ciclo
è in relazione con il numero dei follicoli che si
preparano a maturare e valori bassi sono una spia
precoce di un imminente esaurimento ovarico.
◊ Test ovulatori
La valutazione giornaliera della temperatura basale al
mattino ha un valore molto limitato e da molti anni non
chiediamo più alle nostre pazienti di sottoporsi a questa
arcaica procedura.
Sono certamente più affidabili i kit casalinghi
dell’ovulazione che possono evidenziare il picco dell’LH
sulle urine giornaliere e l’esame ultrasonografico della
pelvi; questo ultimo permette di effettuare il monitoraggio
della crescita del follicolo ovarico, eventualmente
confermato dai dosaggi degli ormoni ovarici eseguiti in
determinate fasi del ciclo mestruale.
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La ISG/SSG fa parte solitamente degli esami di base
in quanto permette di determinare con una procedura
ambulatoriale e mininvasiva se le tube sono aperte o
ostruite; tuttavia l’esame radiologico/ecografico non
consente di visualizzare l’eventuale presenza di tessuto
cicatriziale attorno alle tube in grado di alterarne
morfologia e funzionalità.
La cromosalpingoscopia fornisce maggiori informazioni
in quanto consente al ginecologo, attraverso un piccolo
telescopio inserito attraverso l’ombelico, di vedere
direttamente le tube, studiandone il profilo esterno nella
pelvi, nonché di visualizzare il passaggio di un colorante
blu, iniettato attraverso la vagina, nella cavità pelvica in
caso di pervietà tubarica. Tale esame trova indicazione in
seconda battuta per la maggiore invasività o in presenza
di altre patologie ginecologiche (endometriosi).
Un limite di tutte queste tecniche è rappresentato
dall’impossibilità di valutare se il microambiente all’interno
delle tube, anche se apparentemente di normale
morfologia e pervie, sia adeguato a nutrire i gameti prima
e l’embrione dopo.
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ad eventuali malformazioni della stessa (utero setto).
L’esame ecografico della pelvi, eseguito con sonda
transvaginale ed eventualmente con immagine
tridimensionale, permette di porre il sospetto di una
delle suddette
condizioni che
possono essere
meglio studiate
con l’isteroscopia
diagnostica.
Quest’ultima
procedura ambulatoriale consente di visualizzare
direttamente la cavità uterina ed il tessuto endometriale
che la riveste con un telescopio, di piccolo diametro e
collegato ad un monitor, che viene introdotto attraverso la
cervice uterina.
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◊ Valutazione della fertilità maschile
L’indagine di primo livello nella valutazione della
fertilità maschile è lo spermiogramma, ovvero l’esame
dei parametri del liquido seminale (numero, motilità
e morfologia degli spermatozoi) con eventuale
spermiocoltura per individuare infezioni in corso.
Raccomandiamo di raccogliere dentro un contenitore
sterile presso gli ambienti dedicati del centro il liquido
seminale ottenuto mediante masturbazione, dopo 2-5
giorni di astinenza sessuale; qualora la raccolta sia fatta a
domicilio il campione deve giungere in laboratorio entro
60 minuti affinché non ne siano alterate le caratteristiche.
La conta totale della motilità (CTM) è il miglior parametro
dell’analisi del seminale che permette di correlare la
concentrazione
degli spermatozoi
nell’eiaculato con la
loro motilità.
Una severa riduzione
del numero di spermatozoi nell’eiaculato (oligospermia)
può richiedere approfondimenti mediante dosaggi
ormonali (FSH, testosterone), ecografia dell’apparato
genitale ed indagini genetiche; in presenza di un’elevata
percentuale di spermatozoi con atipie nella morfologia o
con motilità drasticamente ridotta è opportuno eseguire
il test di frammentazione del DNA spermatico che verifica
l’integrità del DNA, patrimonio genetico dell’individuo,
contenuto nella testa dello spermatozoo.
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04. SVILUPPARE UNA STRATEGIA
TERAPEUTICA
◊ Primo passo
Per programmare il percorso terapeutico ottimale per
ciascuna coppia, è fondamentale effettuare tutti gli esami
di base per identificare le possibili cause di infertilità che
spesso sono presenti in associazione. Può apparire
ovvio ma è abbastanza facile essere fuorviati dall’iniziale
ritrovamento della positività di un unico test.
Può accadere, infatti, che si concentri l’attenzione
soltanto sull’ovulazione di una donna che ha mestruazioni
sporadiche, dimenticando di controllare la pervietà delle
tube o il liquido seminale del partner.
Per noi gli esami basilari includono i seguenti test:
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o malformazioni dell’apparato genitale;
• test di laboratorio pre-gravidici per valutare lo stato
di salute generale della donna, gruppo sanguigno,
screening delle malattie infettive e, quando
indicato, screening per la trombofilia;
• esami di screening neoplastico aggiornati:
pap-test, ecografia mammaria e mammografia (se
la donna ha 40 anni o oltre);
• tampone cervico-vaginale per indagare infezioni
genitali in corso;
• esami genetici (cariotipo, screening per la fibrosi
cistica);
• spermiogramma con eventuale spermiocoltura
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◊ Secondo passo
Applicare i trattamenti che possono correggere le
problematiche identificate con gli esami di base. È
importante darsi un tempo di prova accettabile, che per
qualsiasi tecnica di Procreazione Medicalmente Assistita
va dai tre ai sei mesi. Se in questo periodo non si ottiene
la gravidanza devono essere applicati trattamenti e/o
tecniche sempre più avanzate.
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maggiore è l’età della donna, più breve e veloce deve essere
il percorso di diagnosi prima e terapia dopo.
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05. A PROPOSITO DELL’INFERTILITÀ
INSPIEGATA
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Medicalmente Assistita.
In molti casi tale problematica può essere corretta
ricorrendo alla tecnica ICSI (Iniezione IntraCitoplasmatica
dello Spermatozoo) che prevede che un singolo
spermatozoo sia iniettato direttamente all’interno di un
singolo ovocita affinché avvenga la fecondazione.
La grande maggioranza (circa il 90%) delle coppie con
infertilità inspiegata ha normale capacità di fertilizzazione
e di potenziale impianto ma il problema è nella qualità
degli ovociti.
Nel terzo sottogruppo le uova non presentano di
base delle problematiche qualitative ma la sequenza
maturativa o il processo di rilascio dell’ovocita è anormale.
Nel quarto sottogruppo le uova sono intrinsecamente
“malate” ovvero presentano delle anomalie che non ne
permettono una normale fertilizzazione.
In base alle conoscenze attuali crediamo che questi
due ultimi “sottogruppi ovocitari” siano all’incirca di pari
incidenza, rappresentando ciascuno il 45% di tutto il
gruppo dell’infertilità inspiegata.
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06. QUALCHE RIFLESSIONE
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Infine il sostegno è fondamentale. Noi vi assisteremo per
sviluppare una strategia che vi aiuti nel confrontarvi con lo
stress dell’infertilità e le delusioni del fallimento della sua
terapia.
E’ altrettanto importante che ciascuno di voi,
individualmente ed insieme come coppia, trovi il modo
più idoneo per liberarsi dallo stress e concentrare
l’energia sul raggiungimento dell’obiettivo finale.
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07. LA PROCREAZIONE MEDICALMENTE
ASSISTITA (PMA)
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08. LE TECNICHE DI PMA
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Una volta al mese nel corso del ciclo femminile si verifica
l’ovulazione, per cui l’ovocita viene rilasciato dall’ovaio ed
entra nella tuba di Falloppio, dove rimane per 24-36 ore.
Se in questo periodo la donna ha un rapporto sessuale,
uno degli spermatozoi che hanno raggiunto l’ovulo nella
tuba di Falloppio può fecondarlo. L’ovulo fecondato lascia
dopo 2-3 giorni la tuba di Falloppio e viene trasportato
verso la cavità uterina, dove si impianta nella mucosa
(endometrio). Se l’ovulo non viene fecondato, l’endometrio
viene eliminato nel corso della mestruazione e riparte un
nuovo ciclo ovulatorio.
Il monitoraggio dello sviluppo follicolare ovarico e la
determinazione del giorno dell’ovulazione potrebbero
aiutare alcune coppie che cercano di concepire.
Il monitoraggio viene effettuato mediante ecografia
pelvica transvaginale e non richiede la vescica piena. Se
la donna è affetta da cicli senza ovulazione (anovulazione)
o questa non è regolare, è possibile somministrare dei
farmaci all’inizio del ciclo per favorire l’ovulazione e
potenzialmente indurre anche lo sviluppo di più follicoli
ovarici. Il follicolo è un piccolo palloncino ripieno di liquido
follicolare in cui cresce e matura l’ovocita. La produzione
di diversi ovociti aumenta la probabilità di concepimento
per ogni singolo ciclo, ma aumenta anche la percentuale
di gravidanze multiple.
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∆ INSEMINAZIONE INTRAUTERINA
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motilità, così preparato, viene trasferito direttamente nella
cavità uterina mediante un catetere che attraversa la
cervice uterina.
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• Gonadotropine
Le gonadotropine sono sostanze ad azione
ormonale fisiologicamente prodotte
dall’organismo, le quali stimolano l’attività delle
ovaie nella donna e dei testicoli nell’uomo. Sono
rappresentate dall’ormone follicolo stimolante
(FSH) e dall’ormone luteinizzante (LH). L’FSH è
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prodotto principalmente nella prima fase del ciclo
ed agisce stimolando il reclutamento e lo sviluppo
dei follicoli ovarici. L’LH tende ad aumentare
progressivamente durante la prima fase del ciclo
fino a raggiungere un picco intorno alla metà del
ciclo in prossimità dell’ovulazione.
Sono attualmente disponibili:
1) gonadotropine umane menopausali costituite
da una miscela di FSH ed LH, estratte dalle
urine di donne in menopausa e sottoposte
ovviamente ad accurati processi di
purificazione
2) gonadotropine ricombinanti ovvero
sintetizzate in laboratorio, frutto dei progressi
dell’ingegneria biochimica, e costituite o da
solo FSH o da solo LH.
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alle loro dimensioni e molto raramente inducono
transitorio incremento di peso, ritenzione idrica,
senso di gonfiore, nausea.
La principale complicanza è la Sindrome da
iperstimolazione ovarica che si verifica in presenza
di ovaie eccessivamente stimolate e con livelli
particolarmente elevati di estrogeni circolanti.
Al fine di evitare l’ovulazione prematura in
corso di stimolazione ovarica viene eseguita
la soppressione ipofisaria che consiste nella
somministrazione di farmaci che bloccano l’attività
dell’ipofisi, cioè della ghiandola che regola l’attività
dell’ovaio, facendo sì che quest’ultima dipenda
esclusivamente dai farmaci somministrati in corso
di stimolazione.
Attualmente i farmaci impiegati per la
soppressione dell’ovulazione sono rappresentati
dagli analoghi del GnRH e dagli antagonisti del
GnRH; sono disponibili sottoforma di preparati
“depot”, cioè somministrazioni singole ad effetto
prolungato, o sottoforma di preparati ad emivita
breve che richiedono somministrazioni giornaliere.
• Citrato di clomifene
E’ un anti-estrogeno che agisce principalmente
interferendo con i recettori estrogenici presenti
a livello ipotalamico/ipofisario e determinando,
quindi, un incremento dei livelli di FSH ed LH,
cioè di quegli ormoni che agiscono normalmente
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sull’ovaio stimolando la produzione dei follicoli ed il
loro sviluppo.
Viene somministrato per via orale iniziando dal III°
al V° giorno del ciclo per 5 giorni al dosaggio di
50 - 250 mg al giorno secondo diverse situazioni
cliniche.
Da 35 a 37 ore prima del pick-up ovocitario
alla donna verrà somministrata gonadotropina
corionica urinaria o ricombinante a vari dosaggi,
necessaria per indurre la maturazione finale degli
ovociti.
E’ fondamentale seguire il decorso della
stimolazione con seriati monitoraggi ecografici
delle ovaie e dosaggi ematici ormonali, la cui
tempistica sarà dipendente dalla velocità di
crescita dei follicoli e permetterà di modulare la
terapia.
Inoltre il monitoraggio della stimolazione fornisce
informazioni fondamentali sul momento migliore
per la raccolta degli ovociti e, quindi, deve essere
eseguito con accuratezza e da personale esperto,
con la minima interferenza possibile nella vita
quotidiana della coppia.
Nel caso in cui la coppia non risieda a Roma,
una parte o l’intero processo di monitoraggio
della crescita dei follicoli ovarici possono
essere svolti presso la città di residenza da un
medico di riferimento, con continui consulti con
i medici dell’Alma Res. Le coppie si limiteranno a
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recarsi a Roma per la raccolta degli ovociti ed il
trasferimento embrionale.
La coppia deve considerare che esiste anche la
possibilità che possa non esserci la risposta alla
terapia di stimolazione dell’attività ovarica con
mancato sviluppo dei follicoli; in tale circostanza
il ciclo di trattamento deve essere cancellato e
rinviato ad altra data.
◊ Farmaci adiuvanti
• Inositolo
L’inositolo è una molecola presente in molti
alimenti (in particolare cereali, noci, meloni, arance,
carne) sotto molteplici forme chimiche, oltre
ad essere prodotta dall’organismo a partire dal
glucosio.
Le funzioni svolte da questa sostanza sono
numerose ed includono la regolazione del
metabolismo degli zuccheri e dei grassi, la
modulazione di alcune funzioni legate alla
trasmissioni dei segnali cellulari e del sistema
nervoso centrale nonché l’espressione genica.
Numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia
dell’inositolo nel trattamento dei disturbi metabolici
ed ormonali alla base della Sindrome dell’Ovaio
Policistico: migliora la tolleranza al glucosio
riducendo la resistenza all’insulina e diminuisce gli
androgeni circolanti con le manifestazioni tipiche di
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acne ed irsutismo.
Negli ultimi anni la supplementazione combinata
di inositolo con l’acido folico ha trovato sempre più
impiego nel coadiuvare i trattamenti per infertilità,
soprattutto quando associata alla Sindrome
dell’Ovaio Policistico. E’ stato infatti dimostrato
come nelle donne infertili il contenuto di
myo-inositolo (una delle forme chimiche di
inositolo) nel liquido follicolare (il liquido in cui è
immerso l’ovocita) sia inferiore a quello presente
in donne fertili e, quindi, rappresenti un marker di
qualità ovocitaria.
L’assunzione di inositolo a dosi terapeutiche
permette di incrementare il contenuto di
myo-inositolo nel liquido follicolare con
miglioramento della qualità degli ovociti.
Inoltre l’inositolo potenzia la risposta ovarica
sia alle gonadotropine normalmente secrete
dall’ipofisi sia alle gonadotropine esogene,
mediante la riduzione dei livelli circolanti di
insulina che risultano elevati nella paziente con
Sindrome dell’ Ovaio Policistico. A tali eventi
fa seguito il ripristino della regolarità del ciclo
mestruale e dell’ovulazione con conseguente
incremento delle possibilità sia di concepimento
spontaneo sia di risposta alle terapie di induzione
dell’attività ovarica in programmi di Procreazione
Medicalmente Assistita.
• DHEA
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L’assunzione dell’ormone deidroepiandrosterone
(DHEA), ad azione simil-androgenica, è consigliata
a donna di età superiore ai 40 anni, con una riserva
ovarica ridotta e FSH alto in II°-III° giorno del ciclo
mestruale.
E’ ormai dimostrato come in questo gruppo
di pazienti il trattamento per almeno 40 giorni
prima dell’inizio di terapie ormonali di induzione
dell’attività ovarica, per tecniche di Procreazione
Medicalmente Assistita, possa determinare
una maggiore
responsività
alla terapia con
gonadotropine,
migliorare la qualità
ovocitaria e quindi
embrionaria e
di conseguenza
aumentare le
probabilità di gravidanza.
E’ preferibile l’assunzione del DHEA come
preparazione galenica piuttosto che con
formulazioni simil-integratori alimentari, già
precostituite e spesso commercializzate online.
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di gonadotropina corionica, si procede alla loro raccolta
inserendo un ago attraverso la parete vaginale fino
all’ovaio, sotto diretta guida ecografica. La procedura è
di breve durata e si esegue in sedazione profonda che
consente alla donna di non avvertire il minimo fastidio
durante l’intervento e di risvegliarsi immediatamente.
Il lavoro del biologo permette a questo punto di isolare
gli ovociti dal liquido follicolare in cui sono contenuti e
provvedere alla loro inseminazione con gli spermatozoi
del partner.
Viene, infatti, al
termine del pick-
up e dopo verifica
della raccolta
ovocitaria,
chiesto al
partner maschile
di fornire un
campione di liquido seminale che può essere prodotto
direttamente in clinica in un ambiente dedicato.
In alternativa è possibile anche portare il liquido seminale
direttamente da casa il giorno del prelievo ovocitario,
utilizzando un contenitore sterile per le urine che sarà
fornito dal nostro personale.
In presenza di una difficoltà psicologica o logistica nel
raccogliere il liquido seminale in un momento specifico
è importante che il paziente esponga tale disagio ai
medici dell’Alma Res per decidere insieme l’opportunità
di provvedere al congelamento preventivo del liquido
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seminale.
Qualche ora dopo la raccolta degli ovociti e dopo che
gli spermatozoi sono stati adeguatamente trattati, per
rimuovere il plasma seminale e recuperare quelli con una
buona motilità, si può procedere all’inseminazione delle
uova con tecnica FIV-ET (più spermatozoi vengono messi
a contatto con l’ovocita) o ICSI (un singolo spermatozoo è
iniettato nel citoplasma dell’ovocita).
Il giorno successivo l’embriologo verificherà l’avvenuta
fecondazione al microscopio, testimoniata dalla presenza
di 2 pronuclei (due piccole formazioni centrali di forma
sferica) all’interno degli ovuli; i pronuclei sono la sede del
corredo cromosomico, trasmesso al nascituro per metà
dalla madre e per metà dal padre.
L’ovocita fecondato darà origine allo zigote, le cui cellule
continueranno a moltiplicarsi in modo esponenziale nei
giorni successivi.
Nel 5% circa dei casi, gli ovociti non si fecondano. Questo
potrebbe dipendere da scarsa qualità degli ovociti o degli
spermatozoi o in una piccola percentuale di casi da fattori
non ancora noti.
◊ Iniezione IntraCitoplasmatica degli Spermatozoi (ICSI)
Fino a qualche anno fa non era possibile aiutare le coppie
nelle quali l’uomo presentava una drastica riduzione del
numero o della motilità degli spermatozoi, o in situazioni
di assenza completa di spermatozoi nel liquido seminale
(azoospermia).
Oggi tale problematica può essere risolta con l’impiego
della tecnica di Iniezione Introcitoplasmatica di
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spermatozoi (ICSI); tale tecnica di micromanipolazione
prevede l’impiego del micromanipolatore, un microscopio
ad elevato potere di risoluzione, che permette di
raccogliere un singolo spermatozoo (scelto per le
caratteristiche di motilità e/o morfologia) ed iniettarlo
direttamente nel citoplasma dell’ovocita.
Un’altra indicazione alla ICSI è rappresentata dai casi in
infertilità maschile da azoospermia ostruttiva ovvero da
completa assenza di spermatozoi nel liquido seminale.
Tale condizione è legata ad un’alterazione o assenza
congenita delle vie escretrici del liquido seminale
(dotti deferenti) per
processi infettivi, traumi
o patologie genetiche
(fibrosi cistica) e
comporta la presenza
di spermatozoi che
rimangono imprigionati
nei testicoli.
E’ possibile prelevare
gli spermatozoi, anche in numero minimo o in fasi meno
avanzate di maturazione, direttamente dal testicolo
mediante tecniche microchirurgiche dedicate, previa
anestesia locale, che permettono la raccolta degli
spermatozoi lo stesso giorno del pick-up ovocitario della
partner, per l’impiego del liquido seminale “a fresco” o
precedentemente al ciclo di stimolazione dell’attività
ovarica con congelamento dello stesso e suo impiego
differito.
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◊ Perforazione della zona pellucida dell’ovocita
fertilizzato (Assisted Zona Hatching)
La zona pellucida è un “guscio” glicoproteico che
protegge l’ovocita e il risultante embrione durante i primi
giorni di sviluppo, espletando un’azione protettiva rispetto
all’ambiente esterno.
Fisiologicamente, dopo 5 o 6 giorni di sviluppo
embrionale, la zona pellucida si assottiglia fino a forarsi
(processo biologico noto come “hatching”) permettendo la
fuoriuscita e il successivo impianto dell’embrione a livello
della mucosa endometriale.
Quando la zona pellucida è molto spessa l’embrione
trova, quindi, un significativo ostacolo all’impianto.
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(sfruttando le proprietà delle elevate temperature). Grazie
all’Assisted Hatching l’embrione viene artificialmente
aiutato nella fuoriuscita dalla zona pellucida in modo
che possa attecchire con minor difficoltà nell’endometrio
nella fase dell’impianto, con significativo incremento delle
possibilità di gravidanza.
Ulteriori indicazioni a tale tecnica sono rappresentate da
ripetuti fallimenti nei precedenti tentativi di FIVET-ICSI,
soprattutto se con embrioni di scarsa qualità, donne di età
superiore a 37 anni che si sottopongono a cicli di FIV-ET
omologhe e con ridotta riserva ovarica.
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in questione, la PGD permette l’individuazione ed il
trasferimento in utero dei soli embrioni sani, evitando
quindi l’eventualità di avere una gravidanza con feto
affetto da grave patologia.
E’ anche possibile eseguire uno Screening Genetico
Pre-impianto (PGS) con lo scopo di analizzare l’intero
corredo cromosomico dell’embrione (in termini di numero
e struttura di tutti
i cromosomi) in
presenza di coppie
che abbiano una
storia di poliabortività
o numerosi tentativi
di PMA falliti, per
individuare se
l’interruzione o il
mancato inizio della gravidanza siano dovuti ad embrioni
con anomalie genetiche o cromosomiche incompatibili
con la vita.
E’, infatti, noto come il 97% delle anomalie genetiche
sia legato ad un errore casuale (mutazioni ex novo) al
momento dell’unione dei cromosomi dell’ovocita con
quelli dello spermatozoo, anche se tale evenienza
aumenta con l’età della donna.
La diagnosi pre-impianto è effettuata sugli embrioni nel
periodo di tempo compreso tra il prelievo degli ovociti e il
trasferimento dell’embrione. Si effettua la biopsia su una o
due cellule dell’embrione (blastomeri) al terzo o al quinto
giorno di coltura a seconda della specifica necessità/
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indicazione.
La cellula/le cellule, prelevate mediante
micromanipolazione, vengono immediatamente inviate
dal nostro Centro a quello diagnostico di riferimento
presso il quale verrà effettuata l’analisi genetica specifica
e dal quale si riceverà il referto conclusivo.
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multiple per le potenziali complicanze ostetriche
correlate allo sviluppo di più feti e al relativo costo
emotivo, finanziario e familiare.
Dopo il trasferimento dell’embrione/i la donna deve
rimanere sdraiata per qualche minuto e per i giorni
successivi le viene consigliato di evitare sforzi fisici, ma
non osservare assolutamente il riposo completo in quanto
è ormai dimostrato che non aumenta le possibilità di
gravidanza.
È, invece, fondamentale che assuma la terapia di
supporto ormonale e non, specifica per la condizione
clinica di ciascuna donna.
Due settimane dopo il
pick-up la donna provvederà ad eseguire un prelievo di
sangue per il dosaggio della gonadotropina corionica
umana (bHCG) che accerterà o meno lo stato iniziale di
gravidanza.
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fisiologica.
Con i nuovi terreni di coltura e il nostro know-how siamo
in grado di coltivare efficacemente gli embrioni per
5-6 giorni dalla raccolta degli ovuli e successivamente
procedere al trasferimento degli stessi.
L’utilizzo di questa tecnica opzionale di trasferimento
consente di adattare la procedura di fecondazione in vitro
al processo naturale, al fine di aumentare le percentuali
di gravidanza in quanto viene ricreato in coltura il
microambiente fisiologicamente presente nelle tube
ed in grado di
nutrire l’embrione
e favorirne lo
sviluppo sin dalle
prime fasi.
Inoltre il
trasferimento
allo stadio di blastocisti permette di limitare il numero
di embrioni da trasferire in utero mantenendo elevata
la percentuale di ottenere una gravidanza e riducendo
contemporaneamente i rischi connessi all’insorgenza di
gravidanze multiple.
Il solo svantaggio di questo metodo è che non tutti gli
embrioni si sviluppano fino alla stadio di blastocisti.
La procedura di trasferimento dell’embrione allo stadio di
blastocisti è identica a quella effettuata in 2° o 3° giorno di
coltura.
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e Procreazione Assistita, da sempre votato alla ricerca
scientifica e tradizionalmente attento alle innovazioni
tecnologiche fornite dagli specialisti del settore, la
percentuale di blastocisti ottenute (calcolata sugli
embrioni presenti in coltura in quinta/sesta giornata
post-fecondazione) supera l’80%, indipendentemente dal
fattore età materna e dalla condizione di infertilità.
Da un punto di vista clinico, la percentuale di gravidanza
(calcolata sul numero di trasferimenti embrionali effettuati)
ottenuta con il trasferimento embrionale a blastocisti si
attesta al 60%, percentuale di successo impensabile sino
alla creazione, alla dotazione e al miglioramento delle
tecnologie disponibili (il dato è ricavato su un campione di
coppie in trattamento la cui età materna è ≤ 40 anni).
◊ Vitrificazione
Una svolta importante nell’ambito della Medicina della
riproduzione, in grado di modificare le strategie mediante
le quali pratichiamo la fecondazione in vitro, deriva dalla
possibilità di congelare, tecnicamente “crioconservare”, le
cellule germinali (ovociti e spermatozoi) e gli embrioni che
da essi derivano e utilizzarli in un secondo momento.
Tra le varie tecniche di congelamento ad oggi impiegabili
per la crioconservazione di gameti femminili e degli
embrioni, la vitrificazione è quella che garantisce maggiori
possibilità di successo con percentuali superiori al 95%
di sopravvivenza alla vitrificazione dei gameti e degli
embrioni.
Da un punto di vista fisico, la vitrificazione di una soluzione
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acquosa (gli ovociti e gli embrioni sono considerati
soluzioni acquose, poichè le cellule che li costituiscono
sono ricche in acqua) consiste nel raggiungimento
dello stato solido in un periodo di tempo così breve da
impedire la formazione dei temutissimi cristalli di ghiaccio
all’interno della o delle cellule. La formazione di questi
cristalli, infatti, danneggia le strutture cellulari causando
la morte dell’ovocita o delle cellule che costituiscono
l’embrione.
Questa metodica di congelamento “ultrarapido” preserva
l’integrità cellulare degli ovociti e degli embrioni
garantendone la sopravvivenza post-scongelamento e
conseguentemente elevate percentuali di fertilizzazione
e di gravidanza, presupposto che ne ha ampliato
l’indicazione clinica.
L’impiego della vitrificazione ha dato un input sempre
maggiore alla crioconservazione degli ovociti in
giovane età, che, bloccando l’orologio biologico della
cellula alla data del congelamento, consente alla
donna di “posticipare” nel tempo eventuali tentativi di
concepimento senza che le percentuali di successo dello
stesso risultino inficiate dal fattore età materna o in caso
di terapie o patologie che possono ridurre drasticamente
e precocemente la capacità riproduttiva della donna.
Inoltre la vitrificazione offre una differente gestione
del ciclo di PMA in quanto, a fronte del trasferimento
simultaneo di più embrioni “a fresco”, permette di
massimizzare le percentuali di successo globali di un
singolo ciclo di trattamento trasferendo un numero
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minore di embrioni “a fresco” (minimizzando i rischi
correlati all’insorgenza di gravidanze multiple) e
crioconservando gli embrioni in eccesso.
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posticipare il momento in cui ricercare la prima
gravidanza, evitando in tal modo di scontrarsi con
l’irrimediabile declino della fertilità, presente già dai
35 anni. Per queste donne così come per quelle con
familiarità per menopausa precoce, fumatrici o con
dosaggi ormonali, soprattutto basso AMH, indicativi
di un’inevitabile riduzione della fertilità sia in termini
temporali che qualitativi, l’unica alternativa potrebbe in
futuro essere rappresentata dalla donazione dei gameti
femminili. Un rilevante dato statistico deve farci riflettere:
il 40-50% delle coppie europee che si rivolgono ai centri
esteri per programmi di ovodonazione proviene dall’Italia.
Inoltre è d’obbligo segnalare tale opportunità alle donne
affette da patologie oncologiche o non oncologiche
(endometriosi) che devono sottoporsi trattamenti medici
(chemioterapia, radioterapia, terapia di soppressione
ovarica) o chirurgici, responsabili di una drastica e precoce
riduzione della riserva ovarica e della qualità degli
ovociti, tale da poter limitare le possibilità di concepire
spontaneamente.
Il congelamento degli ovociti deve essere fatto nell’età
giusta: l’ideale è prima di 35-37 anni, dopo questa età
gli ovociti congelati hanno possibilità ridotte di dare
gravidanze evolutive.
Lo svolgimento del programma è lo stesso della tecnica
di Procreazione Medicalmente Assistita e, quindi, prevede
una terapia con gonadotropine di induzione dell’attività
ovarica, con l’obiettivo di reclutare un certo numero di
follicoli, la cui crescita è monitorizzata ecograficamente
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e con dosaggi ormonali. Quando i follicoli hanno
raggiunto un diametro tale da essere potenzialmente
maturi, il liquido in essi contenuto viene aspirato per via
transvaginale ecoguidata e gli ovociti recuperati congelati
con la tecnica di vitrificazione.
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dall’epididimo ed evitare, quindi, di sottoporre il paziente
ripetutamente a questa procedura invasiva.
La forza di tale tecnica sta, quindi, nel permettere al
paziente di procreare
in un momento
successivo con i
propri spermatozoi
mediante tecniche
di Procreazione
Medicalmente Assistita,
evitando il rischio
di dover altrimenti
ricorrere irrimediabilmente alla donazione di liquido
seminale.
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trasferimento in utero solo durante un ciclo successivo
a quello durante il quale sono stati generati in
vitro; l’obiettivo è di ottimizzare, mediante terapia
farmacologica, le caratteristiche della mucosa interna
che riveste la cavità uterina (endometrio) e che dovrà
favorire l’impianto dell’embrione, eseguendo il transfer al
momento più opportuno.
Tale tecnica è resa possibile dalla capacità dell’embrione
umano di essere congelato, dallo stadio di zigote a
quello di blastocisti, in azoto liquido a -196°C e con la
tecnologia moderna della vitrificazione, conservato per
lungo tempo (abbiamo avuto gravidanze dopo 12 anni
di congelamento) e sopravvivere nel 95% dei casi allo
scongelamento.
Le percentuali di gravidanza dopo trasferimento di
embrioni congelati mediante vitrificazione risultano per il
nostro Centro superiori alle percentuali di successo dopo
trasferimento di embrioni freschi.
Studi recenti dimostrano che le percentuali di anomalie
embrionali dopo congelamento non sono superiori a
quelle registrate nel caso di trasferimento di embrioni
freschi.
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E’ stata, infatti, dimostrata un’aumentata percentuale di
gravidanza in donne che si sono sottoposte a tale tecnica
nel ciclo precedente a quello del programma
FIV-ET e la nostra esperienza diretta conferma questi dati.
L’indicazione prevalente è rappresentata da una storia di
precedenti tentativi falliti.
Presso il nostro centro è possibile eseguire la biopsia con
sonda Pipelle con 4 biopsie, una per ogni quadrante della
cavità uterina, in V° giornata del ciclo mestruale in cui
verrà effettuato il programma di PMA, ambulatorialmente
e senza fastidio alcuno per la paziente o nel ciclo
precedente a quello del programma di PMA in VII, XIV e
XXI giornata.
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ematomi dello scroto tendono a scomparire entro 48 ore.
Il tasso di fallimento della PESA è del 20% circa; in questi
casi si può ricorrere a metodiche di prelievo alternativo.
Questa tecnica offre il vantaggio di non necessitare di
anestesia, se non di una piccola infiltrazione locale, ma
allo stesso tempo ha il limite nella difficoltà di identificare
le aree per l’aspirazione.
La principale indicazione è rappresentata
dall’azoospermia (assenza degli spermatozoi nel liquido
seminale) causata da ostruzione delle vie seminali o da
assenza congenita (agenesia dei deferenti) secondaria a
malattie genetiche come la fibrosi cistica.
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alla MESA quando l’assenza di spermatozoi nel liquido
seminale è causata da una loro ridotta produzione da
parte del testicolo.
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09. LA PMA ETEROLOGA
◊ Il programma di donazione
In differenti condizioni la fertilità di una donna è ormai
drasticamente compromessa o esaurita, con bassissima
o nulla possibilità di ottenere una gravidanza con i propri
ovociti (fecondazione omologa) sia spontaneamente sia
con le tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita
disponibili.
In questi casi è possibile ricorrere alla fecondazione in
vitro con donazione di ovociti (fecondazione eterologa)
ovvero una tecnica di Procreazione Medicalmente
Assistita che prevede l’impiego di ovociti donati in modo
volontario e disinteressato da una donna, esterna alla
coppia e chiamata “donatrice”, ad un’altra donna, chiamata
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“ricevente”, che non può utilizzare i propri ovociti.
La Donazione degli ovociti è assolutamente anonima.
Per nessun motivo può essere rivelata l’identità della
donatrice alla ricevente né viceversa.
La Procreazione Medicalmente Assistita con donazione
di ovociti offre le più alte probabilità di successo per
trasferimento embrionale. Tale risultato è correlato ad
embrioni con un alto potenziale di impianto, in quanto
generati da ovociti di donne giovani e fertili, ed alla
possibilità di preparare l’endometrio nel modo ottimale
per ricevere gli embrioni.
Tale tecnica richiede notevole coordinazione e
sincronizzazione da parte dell’équipe di Riproduzione
Assistita per la quale è necessaria molta professionalità
ed esperienza del team medico e biologico.
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estremamente variabile da donna a donna e rappresenta
uno dei punti critici in grado di limitare la possibilità di una
donna di concepire spontaneamente o mediante tecniche
di Procreazione Medicalmente Assistita che prevedono
l’impiego dei propri ovociti.
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Donne con deficit primitivo del tessuto ovarico: la
mancata comparsa della prima mestruazione nella
pubertà può essere dovuta al mancato sviluppo delle
ovaie durante la vita fetale secondaria a disgenesia
gonadica su base cromosomica (Sindrome di Turner)
o disgenesia gonadica pura (Sindrome di Swyer) o
ad un’alterata attività ovarica (Sindrome di Savage o
dell’ovaio resistente).
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rappresentano delle condizioni per cui la donna può
essere costretta a sottoporsi ad interventi demolitivi a
carico dell’ovaio con conseguente drastica ed irreversibile
perdita totale del tessuto ovarico e, quindi, della riserva
ovarica.
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• esami ematochimici volti a valutare lo stato
generale di salute della donatrice
• screening infettivo per epatite B, epatite C, HIV e
sifilide
• cariotipo ed indagini genetiche per escludere che la
donatrice sia portatrice di malattie ereditarie
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eventuali proprie gravidanze già portate a termine ed il
profilo ormonale (FSH, LH, 17-β-estradiolo in 2 °o 3° giorno
del ciclo mestruale ed ormone antimülleriano, indice
della riserva ovarica residua).
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L’induzione della crescita follicolare multipla prevede la
somministrazione di gonadotropine, sostanze ad azione
ormonale fisiologicamente prodotte dall’ipofisi e ad
azione sulle ovaie: ormone follicolo stimolante (FSH),
in grado di reclutare e far sviluppare i follicoli ovarici, e
ormone luteinizzante (LH), responsabile dell’ovulazione.
Quando i follicoli ovarici hanno raggiunto un diametro
adeguato, in accordo con il livello di estrogeni circolanti,
è necessario assumere per via sottocutanea la
gonadotropina corionica, l’ormone responsabile della
maturazione finale degli ovociti.
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isolati gli ovociti che vengono inseminati con il liquido
seminale del partner maschile della ricevente, prodotto
direttamente in clinica in un ambiente dedicato.
L’inseminazione degli ovociti può avvenire con tecnica
FIV-ET (più spermatozoi vengono messi a contatto con
l’ovocita) o ICSI (un singolo spermatozoo è iniettato nel
citoplasma dell’ovocita).
Il giorno successivo il biologo verifica l’avvenuta
fecondazione al microscopio, testimoniata dalla presenza
di 2 pronuclei (due piccole formazioni centrali di forma
sferica) all’interno degli ovuli; i pronuclei sono la sede del
corredo cromosomico.
L’ovocita fecondato darà origine allo zigote, le cui cellule
continueranno a moltiplicarsi in modo esponenziale nei
giorni successivi.
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Dopo il trasferimento embrionale la donna deve rimanere
sdraiata per qualche minuto e per i giorni successivi le
viene consigliato di evitare sforzi fisici, ma non osservare
assolutamente il riposo completo in quanto è ormai
dimostrato che non aumenta le possibilità di gravidanza.
E’, invece, fondamentale che assuma la terapia di
supporto ormonale e non, specifica per la condizione
clinica di ciascuna donna.
Due settimane dopo l’inseminazione degli ovociti la
donna ricevente provvederà ad eseguire un prelievo di
sangue per il dosaggio della gonadotropina corionica
umana (bHCG) che accerterà o meno lo stato di
gravidanza.
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congelamento “ultrarapido” che, mediante appositi
supporti e terreni di coltura supplementari con alte
concentrazioni di crioprotettori, protegge il materiale
biologico dal danno termico.
◊ Il programma di donazione
Differenti condizioni sono responsabili di alterazioni
irreversibili e permanenti delle caratteristiche del
liquido seminale tali da compromettere la possibilità di
un concepimento spontaneo o il ricorso a tecniche di
Procreazione Medicalmente Assistita con il seme della
coppia (fecondazione omologa).
In tali casi è possibile ricorrere all’impiego del seme di un
donatore esterno alla coppia (fecondazione eterologa),
secondo quanto previsto e stabilito dalla sentenza della
Corte Costituzionale del 09 Aprile 2014 in materia di
Riproduzione Medicalmente Assistita eterologa.
La Donazione del liquido seminale è assolutamente
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anonima. Per nessun motivo può essere rivelata l’identità
del donatore alla coppia né viceversa.
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FASE 1: Selezione del donatore
La scelta del donatore prevede un accurato e meticoloso
processo di selezione da parte del nostro staff
multidisciplinare mediante:
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ritenuto idoneo alla donazione del liquido seminale deve
raccogliere per masturbazione presso il nostro Centro il
campione di seminale in un contenitore sterile.
Il campione di liquido seminale così ottenuto viene
valutato dal biologo per numero, motilità, morfologia e
vitalità degli spermatozoi.
In condizioni particolari è possibile ricorrere alla
crioconservazione (congelamento) del campione di
liquido seminale che prevede l’impiego di un composto
in grado di preservarne le caratteristiche al momento del
congelamento (crioprotettore) all’interno di particolari
contenitori (paillettes), sigillati e sterili.
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10. SOCIAL FREEZING
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sia efficace, Il congelamento degli ovociti deve essere
fatto nell’età giusta, ovvero prima dei 35-37 anni. La
possibilità di gravidanza futura utilizzando gli ovociti
crioconservati dipende, infatti, dal numero e dalla
qualità degli ovociti recuperati. In generale entrambi
questi fattori sono strettamente connessi all’età e alla
riserva ovarica della paziente al momento della raccolta.
Questo è il motivo per cui la preservazione della fertilità
offre concrete possibilità di ottenere una gravidanza a
termine solo nelle donne più giovani da un punto di vista
riproduttivo, come del resto avviene in ogni tentativo di
concepimento spontaneo o in-vitro.
La preservazione della fertilità viene consigliata anche
a quelle donne che devono sottoporsi a chemio
e/o radioterapia, o ad altre cure ed interventi che
possono incidere negativamente ed irreversibilmente
sulla capacità riproduttiva. È, infine, indicata in caso di
familiarità per menopausa precoce.
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numero totale di follicoli aumentano anche, in maniera
considerevole, le alterazioni della struttura degli ovociti
stessi.
Inoltre, in determinate condizioni, il patrimonio follicolare
potrebbe essere notevolmente ridotto anche in donne
di età più giovane. Per esempio, potrebbero essere
esposte ad un rischio precoce di riduzione della capacità
ovulatoria le donne sottoposte in passato a chirurgia
pelvica con asportazione di tessuto ovarico (asportazione
di cisti ovariche, endometriomi, neoplasie borderline, cisti
dermoidi) come anche le donne che appartengono a
famiglie con positività per menopausa precoce od ancora
le donne che hanno vissuto l’esperienza di un tumore
maligno e che sono state sottoposte in passato a chemio
e/o radioterapia .
In queste ed altre condizioni, che possono essere
responsabili di una ridotta fertilità ovarica, è opportuno
valutare tempestivamente la riserva ovarica di una donna,
al fine di offrire adeguati trattamenti terapeutici.
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possibile contare i follicoli antrali.
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95,4 %
• Percentuale di fecondazione del materiale
scongelato 94, 7%
• Percentuale cumulativa di gravidanza 65%
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11. GRAVIDANZA
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12. CONCLUSIONI
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ALMA RES
Aiutiamo a far nascere i vostri desideri
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01. LA STRUTTURA
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fondamentale rapporto umano.
L’attività della clinica si svolge in una struttura
completamente dedicata di 520 mq che offre:
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coppia, con l’obiettivo di ottimizzare la gestione
clinica dell’iter diagnostico e terapeutico.
Cicli “a fresco”
Periodo di riferimento: 01/01/2015 al 31/12/2016
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02. EQUIPE MEDICO-SCIENTIFICA
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professionali nel Centro di fecondazione assistita diretto
dal dottor Jones, presso l’Università di Irvine, California.
È tra i ricercatori pionieri che, nel 1981, organizza
presso la Clinica Ars Medica di Roma il centro di
procreazione assistita che per primo in Italia realizzerà
su una coppia infertile il prelievo, la fecondazione
dell’ovocita ed il trasferimento embrionario in utero.
Nel 1984 organizza presso l’Università di Roma - La
Sapienza il primo corso italiano post-laurea di ecografia
ostetrico-ginecologica ove è docente negli anni 1984-
1985 e 1985-1986.
Ricercatore effettivo, nel 1985, in Ostetricia e Ginecologia
presso l’Università dell’Aquila, diventa, nel 1988,
consulente scientifico sui contraccettivi ormonali e
sugli induttori dell’ ovulazione per la multinazionale
farmaceutica Organon International.
Dal 1989 è direttore scientifico del Fertility Center
Alma Res, struttura dedicata allo studio della fisiologia,
patologia e terapia della infertilità di coppia.
Sono oltre 2.500 i bambini nati grazie al suo apporto
professionale.
Autore di un centinaio di pubblicazioni scientifiche
nel campo della diagnosi prenatale e dell’infertilità,
è membro della Società Italiana di Fertilità e Sterilità,
nonché dell’European Society of Human Reproduction e
dell’American Society of Assisted Reproduction.
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◊ Casistica operatoria da Gennaio 1978 a Dicembre
2012
35 anni di attività clinica pubblica e privata svolta presso
la Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università di Roma
e dell’Aquila e presso Istituti Privati di Eccellenza.
n° procedure
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• Interventi di chirurgia ginecologica
- Isterectomie, annessiectomie
- Interventi sugli annessi inclusa la gravid.
extra-uterina, miomectomie oltre 450
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Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo
il 18/06/2007 con votazione 110/110 e lode. Tesi
di Laurea in “Biologia dei gameti” dal titolo “La
metilazione del DNA durante le ultime fasi di
maturazione dell’ovocita umano”, relatore prof.
ssa Barbara Barboni, correlatore prof.ssa Anna
Pia Ferraretti. Svolgimento pratico dello studio
effettuato presso il laboratorio di Diagnostica
Andrologica della S.I.S.ME.R., “Società Italiana
Studi e Medicina della Riproduzione” nella sede di
Bologna
• Conseguimento dell’attestato di abilitazione alla
professione di biologo nel mese di settembre 2009.
• Conseguimento del titolo di Dottore di ricerca
in “Biotecnologie della Riproduzione” in data
25/01/2011 con Tesi di Dottorato: “Analisi della
metilazione del DNA totale di ovociti umani
mediante microscopia confocale”, relatori prof.
Luca Gianaroli e Anna Pia Ferraretti.
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Dall’anno Accademico 2008 all’anno Accademico 2011
è stato docente a contratto del C.I. “ICSI e tecniche
di micromanipolazione” presso il Corso di Laurea in
“Biotecnologie della Riproduzione” dell’Università degli
Studi di Teramo, Facoltà di Medicina Veterinaria.
Da Gennaio 2012 ad oggi svolge la sua attività come
biologo responsabile del laboratorio di embriologia
presso la clinica “Alma Res” di Roma.
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