Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Il tumore benigno del seno pi frequente, tipico dell'et riproduttiva, veniva un tempo definito con il
termine di "malattia fibrocistica o mastopatia fibrocistica". La maggior parte delle lesioni facenti
parte della mastopatia fibrocistica sono semplici disordini dei normali processi di sviluppo, delle
modificazioni cicliche e dell'involuzione che la mammella subisce nel corso della vita della donna.
Nell'adolescenza avviene lo sviluppo dei dotti e dei lobuli e, durante questo periodo, il riscontro di
alcune alterazioni della mammella dev'essere considerato come un semplice disordine dello
sviluppo e non come una malattia. Il fibroadenoma il disordine di pi frequente riscontro
nell'ambito di questo gruppo. Esso caratterizzato da un aumento del numero di cellule ghiandolari
che compongono i lobuli (lobuli iperplastici), ma non presenta la crescita incontrollata dei tumori e,
di solito, la crescita si arresta una volta raggiunto il diametro di 2-3 cm. Si tratta di una lesione
dipendente dagli ormoni, che pu aumentare di volume durante la gravidanza, e che va incontro ad
involuzione con la menopausa.
Nella fase fertile della vita riproduttiva, si assiste alla comparsa di fenomeni quali la dilatazione
(ectasia) dei dotti, accompagnata da un aumento delle secrezioni ghiandolari. L'insieme di queste
modificazioni pu determinare la comparsa di noduli o addensamenti del tutto fisiologici; rientrano
fra i disordini delle modificazioni cicliche della mammella solo quelli che comportano un protrarsi
della sintomatologia per pi di due settimane per ciclo.
Le modificazioni ghiandolari tipiche della fase involutiva del seno iniziano all'et di 35 anni e
proseguono per circa 20 anni. Disordini durante questa fase determinano la formazione di piccole o
grandi cisti, oppure la retrazione del capezzolo che si osserva in et pi avanzata (sclerosi duttale).
La formazione di grandi cisti un evento comune nell'et che precede di pochi anni la menopausa, e
riguarda circa il 7% delle donne occidentali.
Alcune alterazioni benigne della mammella vengono diagnosticate incidentalmente (per caso) nel
corso di esami effettuati per altre malattie, in quanto non danno origine a noduli palpabili e non
determinano quadri radiologici od ecografici caratteristici. Sono tutte lesioni proliferative della
mammella. Lesioni benigne meno comuni della mammella sono il papilloma duttale benigno (un
escrescenza dei dotti) e l'adenosi, cio un ingrandimento di alcuni lobuli con aumento numerico
degli acini, che alla palpazione sembrano una placca indurita.
Tumore al seno
Trattamento
Il fibroadenoma non una lesione precancerosa (che precede il tumore): cresce fino alle dimensioni
di 2-3 cm e pu successivamente regredire spontaneamente. Di conseguenza, solamente indicata
la sorveglianza attenta della lesione e delle sue variazioni nel tempo. L'intervento raccomandato
quando la diagnosi non certa, la lesione cresca rapidamente o sia superiore ai 4-5 centimetri, o
quando la stessa crei dei problemi psicologici od estetici alla donna.
Il trattamento delle grandi cisti (macrocisti), in particolare se sintomatiche, costituito
dall'aspirazione con un ago sottile, che determina la scomparsa della cisti e permette di esaminare le
caratteristiche del liquido. La recidiva dopo la prima aspirazione si verifica nel 40% dei casi ed
rara dopo la menopausa. L'escissione chirurgica della lesione indicata in situazioni particolari,
come quando il liquido aspirato sia ematico (contenga cio sangue) od in caso di recidive multiple
nell'ambito della stessa cisti.
Un alternativa per il trattamento delle cisti multiple o che recidivano rappresentata da alcuni
farmaci di tipo ormonale. Il danazolo quello pi utilizzato: esso inibisce il rilascio di LH ed FSH
da parte dell'ipofisi, quindi ha un effetto anti-ormonale. Viene somministrato alle dosi di 200-400
milligrammi al giorno per 3-6 mesi e determina la riduzione del numero di cisti, del dolore al seno e
dei nodulini, anche se alla sospensione del trattamento si verifica una recidiva nel 50% dei casi.
Le lesioni di tipo proliferativo, come il papilloma, non necessitano di alcun trattamento. Tuttavia, in
considerazione dell'aumento del rischio tumorale di alcune di esse, indicata una stretta
sorveglianza clinica e strumentale.
L'adenoma richiede invece un trattamento chirurgico, perch facilmente si ulcera e sanguina.
Lesioni Preinvasive
Per preinvasiva si intende una lesione formata da cellule maligne che per non ha superato lo strato
delle cellule epiteliali da cui originata, quindi non ha ancora invaso il territorio circostante, ma che
potr farlo a breve in un'altissima percentuale di casi. Rientrano in questa categoria due diversi tipi
di tumori della mammella: il carcinoma lobulare in situ (CLIS) ed il carcinoma duttale in situ
(CDIS). Entrambi sono caratterizzati dalla proliferazione di cellule epiteliali tumorali, confinata
rispettivamente ai lobuli od ai dotti, senza invasione delle strutture vicine.
Il carcinoma lobulare in situ (CLIS) responsabile di circa un quarto delle forme di lesioni
preinvasive della mammella. Non d sintomi e non si vede alla mammografia; perci, la sua
diagnosi sempre occasionale, quando si associa ad altre patologie mammarie che richiedono un
intervento chirurgico. pi frequente tra i 40-54 anni, multicentrico (cio forma pi focolai di
cellule tumorali nella stessa mammella) nel 40-85% dei casi e bilaterale (cio interessa tutte e due le
mammelle) nel 30%. Inoltre, si associa alla presenza di un tumore invasivo nel 5% delle pazienti.
Perci, conferisce un rischio di sviluppare un carcinoma invasivo da 7 a 10 volte superiore a quello
della popolazione generale e tale incremento di rischio riguarda entrambe le mammelle. La terapia
attualmente raccomandata prevede la sola rimozione chirurgica e, successivamente, un controllo
clinico ogni 3-6 mesi pi una mammografia all'anno.
Il carcinoma duttale in situ (CDIS) una lesione preneoplastica, poich dotata della potenzialit di
evolvere verso la forma invasiva. Circa il 60-70% dei CDIS si presenta sotto forma di un'anormalit
alla mammografia e solo il 5-10% come malattia di Paget (retrazione del capezzolo, con ulcerazione
della cute che lo ricopre e suo sanguinamento), secrezione del capezzolo o nodulo palpabile. Una
contemporanea presenza di segni clinici e mammografici si riscontra nel 10-20% dei casi, mentre il
restante 10% dei CDIS sono un riscontro occasionale che viene scoperto con una biopsia eseguita
per una lesione mammaria benigna.
Tumore al seno
Tumore Invasivo
Il carcinoma mammario di gran lunga il tumore pi frequente: ce ne sono 990 mila nuovi casi
all'anno. Rappresenta il 22% di tutti i tumori ed la seconda causa di morte per tumore (375 mila
decessi l'anno) tra il sesso femminile nel mondo. Esistono notevoli differenze di incidenza nelle
diverse aree geografiche: circa la met dei casi si concentra in Europa e nel Nord America, mentre
assai inferiore nei paesi in via di sviluppo. Il picco di incidenza si regista in Olanda e negli Stati
Uniti, dove si calcola che 1 donna su 8 sviluppi un carcinoma mammario nel corso della vita. In
Italia, pi di 31 mila donne ogni anno si ammalano e l'incidenza superiore nelle regioni
settentrionali rispetto a quelle meridionali. Il tumore mammario in aumento di circa il 2% all'anno,
anche se la mortalit per lo stesso sta notevolmente calando, grazie alla diagnosi sempre pi precoce
e dal miglioramento delle cure.
La maggior parte dei fattori che aumentano il rischio di sviluppare questo tumore sono legate alle
modificazioni ormonali che avvengono nella donna durante l'arco della sua vita, ma anche per
influenze di tipo ambientale e per lo stile di vita assunto dalla stessa donna. Questi fattori di rischio
sono:
Et: l'incidenza del tumore aumenta rapidamente con l'et durante il periodo fertile, raddoppiando
ogni 10 anni fino alla menopausa. Successivamente, cresce ad una velocit inferiore.
Familiarit e genetica: negli ultimi anni, sono stati identificati almeno 5 geni responsabili della
trasmissione ereditaria del carcinoma mammario. Essi si chiamano BRCA1, BRCA2, P53, PTEN,
ATM. Una loro mutazione, che viene trasmessa di generazione in generazione da madre a figlia,
responsabile della maggior parte dei tumori ereditari. La maggio parte di essi dovuta alla
mutazione di BRCA1 e BRCA2, che conferiscono un rischio di carcinoma mammario del 60-90%.
Fattori riproduttivi ed ormonali: la comparsa precoce della prima mestruazione (menarca) e
l'entrata tardiva in menopausa (dopo i 55 anni) sono altri due fattori predisponenti. La maternit,
invece, sembra avere un ruolo protettivo: le donne che hanno partorito presentano un rischio
inferiore del 25% rispetto a quelle che non hanno avuto figli, ed il rischio tanto minore quanto pi
precocemente avvenuto il primo parto. Il rischio subisce un aumento transitorio dopo il parto,
distribuito lungo un periodo variabile da 3 a 1 Il rischio subisce un aumento transitorio dopo il
parto, distribuito lungo un periodo variabile da 3 a 15 anni, per poi divenire inferiore rispetto a
quello delle nullipare (che non hanno mai partorito). Al contrario, l'allattamento ed il numero di
aborti, non sembrano interferire sul rischio di tumore. I fattori di rischio legati alla vita riproduttiva
della donna possono essere spiegati dal fatto che il tumore del seno sensibile agli ormoni
estrogeni, che influenzano la sua crescita. Un menarca precoce ed una menopausa tardiva, nonch il
periodo immediatamente dopo il parto, espongono la donna ad un contatto con i suoi estrogeni per
molti anni in pi rispetto a che ha avuto un menarca tardivo ed una menopausa precoce, e proprio
per questo il rischio di tumore aumenta.
Stile di vita: una dieta ricca di vegetali, frutta e fibre, ed una regolare attivit fisica, sembra
diminuiscano il rischio di tumore mammario. Il consumo di alcool, una dieta ricca di grassi saturi e
proteine animai, e l'abitudine al fumo, invece, lo aumenterebbero.
Tumore al seno
Quanti tipi di tumore della mammella ci sono?
Esso viene di solito classificato in duttale infiltrante ed in lobulare infiltrante, a seconda che origini
dalle cellule dell'epitelio dei lobuli o da quelle dei dotti. Infiltrante perch si estende oltre l'epitelio,
interessando anche le strutture vicine ed a volte anche lontane (metastasi ai linfonodi ed ad altri
organi). Nel gruppo del carcinoma duttale infiltrante si trova un sottogruppo di tumori che viene
chiamato carcinoma duttale infiltrante non altrimenti specificato (NAS), estremamente aggressivo e
maligno, e che purtroppo rappresenta il 50% dei carcinomi mammari. Il carcinoma lobulare
infiltrante, invece, si suddivide in cinque variet: classica, solida, tubulo-alveolare e mista. La forma
solida e quella tubulo-alveolare hanno una prognosi migliore degli altri tre.
Esiste poi ilcarcinoma di Paget, una variante a s stante, in cui le cellule tumorali originano da
quelle epiteliali del capezzolo, che appare arrossato, retratto ed a volte sanguinante. Questo tumore
spesso associato ad un carcinoma duttale infiltrante, pi frequentemente di tipo NAS.
Il carcinoma infiammatorio caratterizzato invece da un addensamento in rapida crescita, spesso
dolente, con la cute sovrastante che appare calda, arrossata e tumefatta. D metastasi molto
rapidamente e precocemente, soprattutto al sistema linfatico.
Infine, troviamo il carcinoma giovanile, che molto raro ed ha una prognosi discretamente
favorevole.
La sintomatologia dipende dal tipo di tumore, dal suo diametro, dalla sua diffusione, e dall'et della
paziente. Nelle forme iniziali, avremo una sintomatologia precoce, caratterizzata dalla presenza di
una massa singola, generalmente minore di 5 centimetri di diametro, ma con un volume comunque
estremamente variabile, di consistenza dura, fibrosa, quasi lignea (come il legno) a margini mal
definibili, mobile o poco mobile sui piani sottostanti superficiali e profondi. Essa pu anche non
essere dissociabile dai tessuti circostanti ed inizialmente non dolorosa. Possono coesistere
modiche erosioni o tumefazioni o secrezioni sierose o di sangue dal del capezzolo, increspamento
della cute sovrastante, aumento di volume dei linfonodi ascellari dallo stesso lato del seno malato,
che sono comunque ancora mobili. Segni tardivi, tipici di un tumore gi avanzato, sono invece
dovuti alla presenza di una massa di volume considerevole, maggiore di 5 centimetri, fissa, non
mobile, rispetto ai piani sottostanti (muscolo pettorale e parete toracica), con associati edema
(gonfiore) della mammella, che risulta anche arrossata, dolente, con tumefazione aderente alla cute
(pelle a buccia d'arancia) e sua infiltrazione od ulcerazione, a volte noduli cutanei (tumori secondari
che si sono staccati dalla massa principale), linfonodi ascellari aumentati di volume e fissi ai piani
sottostanti, retrazione del capezzolo, a volte edema del braccio dallo stesso lato del tumore.
Il tumore pu diffondere ad organi vicini, come il polmone, oppure per via linfatica, ai linfonodi
dell'ascella, attraverso il sangue, alle ossa, al fegato ed al cervello.
*APPROFONDIMENTO
*I sintomi evidenziati dal grassetto sono tipici, ma non esclusivi, del Cancro al seno
Ulteriori indicazioni
Il sintomo pi comune del cancro alla mammella la presenza di un nodulo mammario di
consistenza dura, fibrosa, quasi lignea. che lo rende ben riconoscibile alla palpazione (anche se non
tutti i noduli sono maligni, importante segnalarli prontamente al proprio medico). Perdite da un
solo capezzolo, una sua inversione (rientro) o la desquamazione della pelle circostante - unitamente
ad alterazioni della cute sopra il seno (pelle a buccia di arancia) e cambiamenti di forma della
mammella - rappresentano altri possibili sintomi del cancro al seno.
Diagnosi
Vedi anche: CA 15-3: antigene tumorale 15-3
*ANTIGENE 15-3
Il CA 15-3 viene normalmente prodotto dalle cellule del seno; questa proteina, quindi, NON causa
la patologia maligna, ma aumenta in seguito al suo sviluppo.
L'esame del CA 15-3 viene condotto su un piccolo campione di sangue venoso, prelevato da una
vena dell'avambraccio come in un qualsiasi altro esame ematico; salvo diversa prescrizione medica,
non necessario seguire particolari norme di avvicinamento all'esame.
Cos'
L'Antigene tumorale 15-3 (CA 15-3) una proteina prodotta dalle cellule del seno.
In molte delle persone affette da tumore della mammella maligno, si osserva (frequentemente, ma
non sempre) un aumento della produzione di CA 15-3 e dell'antigene tumorale 27.29 ad esso
correlato.
Questo marcatore utile soprattutto per monitorare il decorso della malattia in stadio avanzato e
verificare l'efficacia dei trattamenti intrapresi. Inoltre, il rilievo dell'Antigene tumorale 15-3 nel
tempo tiene sotto controllo l'eventuale ripresa del processo neoplastico.
Perch si Misura
L'antigene tumorale 15-3 appartiene alla categoria dei cosiddetti markers tumorali, cio quelle
sostanze che si possono trovare in quantit aumentate nel sangue, nelle urine o in altri liquidi
corporei in presenza di determinate neoplasie.
Il test dell'antigene tumorale 15-3 pu essere richiesto come supporto nella determinazione delle
caratteristiche tumorali e nella valutazione delle opzioni terapeutiche, in seguito alla diagnosi di un
cancro al seno in stadio avanzato.
Occorre precisare che l'esecuzione di questo test non indicata in tutte le situazioni, poich il CA
15-3 non elevato in tutte le donne con tumore alla mammella.
Utilit diagnostica
Il dosaggio del CA 15-3 non viene utilizzato n per la diagnosi n per lo screening del cancro al
seno; si utilizza invece per seguirne l'evoluzione nel tempo e monitorare l'efficacia dei trattamenti
intrapresi.
L'esame, infatti, tende a positivizzarsi solamente negli stadi avanzati, mentre nelle donne con una
malattia ancora in fase iniziale raramente mostra valori elevati (10-20% dei soggetti, contro un 70-
95% in presenza di metastasi).
Per quanto detto, basse concentrazioni di CA 15-3 non escludono la presenza di un cancro al seno.
Anche la specificit del test non ottimale, dato che i livelli di CA 15-3 possono aumentare in
presenza di cancro all'ovaio, al colon-retto, al polmone e alla prostata, forme tumorali benigne al
seno, malattie ovariche, endometriosi, patologie reumatiche, infiammazioni pelviche, cirrosi ed
epatiti.
CA 15-3 un marcatore tumorale utile per il monitoraggio di forme invasive di tumore della
mammella. L'esame pu essere richiesto periodicamente per monitorare l'efficacia del trattamento e
come supporto nella rilevazione dell'eventuale ricomparsa della malattia (recidiva). Pertanto, il
medico pu prescrivere quest'esame dopo o durante il trattamento del cancro al seno invasivo.
Il CA 15-3 non viene prescritto, invece, quando il tumore al seno diagnosticato si trova ancora alla
fase iniziale (ossia prima che metastatizzi), poich a questo stadio le concentrazioni del marcatore,
spesso, non sono elevate.
In ogni caso, l'esito di quest'esame viene considerato insieme ad altre valutazioni cliniche e al
risultato di altri test (es. profilo di espressione genica nel carcinoma mammario, Her-2/neu e
recettore per gli estrogeni/progesterone).
Valori normali
I livelli di CA 15-3 vengono misurati in un campione ematico prelevato da una vena
dell'avambraccio, proprio come avviene per ogni altro tradizionale esame del sangue.
I valori normali di CA 15-3 risultano compresi tra 0 e 32,4 U/ml (unit per millilitro di sangue).
Nota: l'intervallo di riferimento pu cambiare in funzione di et, sesso e strumentazione in uso nel
laboratorio analisi. Per questo motivo, preferibile consultare i range riportati direttamente sul
referto.
Attenzione! Concentrazioni normali di CA 15-3 non assicurano che la persona non abbia un tumore
mammario localizzato o metastatico:
In qualche caso, il tumore pu essere ancora in una fase precoce, tale da non avere concentrazioni
dell'antigene tumorale 15-3 sufficientemente elevate.
Altre volte, pu essere presente un tipo di carcinoma mammario (20-25% dei casi) caratterizzato da
livelli di antigene tumorale bassi, nonostante lo stadio avanzato.
Il CA 15-3 pu essere moderatamente elevato anche nelle persone sane o affette da altri tipi di
cancro (ad esempio: tumori maligni a carico di colon, polmone, pancreas, ovaio o prostata).
Un incremento dell'antigene tumorale 15-3 pu essere riscontrato anche in vari altri tipi di
patologie/condizioni cliniche, come:
Cirrosi;
Epatite
Alcune patologie benigne della mammella.
Alti livelli di questo marcatore possono essere presenti anche in patologie di tipo reumatico.
L'aumento di CA 15-3 nelle patologie non tumorali tende a rimanere stabile nel tempo.
Come si misura
L'esame del CA 15-3 un'analisi di laboratorio che si esegue su campione di sangue prelevato dal
braccio del paziente.
Preparazione
Per l'analisi del CA 15-3, non necessaria alcuna particolare preparazione.
In qualche caso, potrebbe essere consigliato un digiuno di almeno 8 ore, per evitare che il cibo
interferisca con il risultato. Durante tale periodo, ammessa l'assunzione di una modica quantit di
acqua.
Come anticipato, l'antigene tumorale 15-3 viene utilizzato soprattutto per monitorare il trattamento
di donne con cancro al seno, specialmente in fase avanzata e disseminata. La sua concentrazione,
infatti, tende ad aumentare con la crescita del cancro e con la sua propagazione ad altri tessuti, in
particolare alle ossa e al fegato.
Il dosaggio del CA 15-3 viene spesso effettuato nei controlli periodici dopo asportazione del
tumore, in modo da scoprire eventuali recidive o metastasi. A seconda dei casi, un aumento dei suoi
valori indica una mancata risposta al trattamento, una progressione del carcinoma od una sua
recidiva.
Un incremento del 25% del CA 15-3 sierico associato ad una progressione del carcinoma.
Un decremento superiore al 25% associato ad una risposta positiva al trattamento.
Un decremento del 50% associato ad una risposta positiva al trattamento e ad una regressione
della malattia.
Un incremento od un decremento inferiore al 25% associato ad una stabilizzazione della malattia.
Screening
Autopalpazione del seno
Molto importante l'autopalpazione del seno, che la donna dovrebbe effettuare a partire dai 20 anni
ogni mese, preferibilmente nella settimana in cui ha appena finito le mestruazioni (il seno meno
gonfio), stesa e con un braccio dietro la testa. La mano controlaterale deve partire dal capezzolo e,
con movimenti circolari di palpazione prima leggera e poi pi profonda, andare a sondare tutto il
seno, fino al torace, ed anche i linfonodi ascellari. Anche il ginecologo od il medico di famiglia
possono valutare il seno della paziente, qualora richiesto dalla stessa.
Dai 20 ai 40 anni, oltre all'autopalpazione, la donna dovrebbe effettuare una visita senologica
almeno una volta ogni tre anni, soprattutto se assume la pillola anticoncezionale; qui le verranno
effettuate una visita pi approfondita ed un ecografia.
Mammografia
La prima mammografia va eseguita a 40 anni, e di qui ogni 12 mesi. Nelle pazienti a rischio per
familiarit o altro, si deve invece iniziare a 30, e poi sempre una volta l'anno. Se presente un
nodulo palpabile non maligno, la mammografia va ripetuta dopo 6 mesi.
Se il nodulo sospetto di essere maligno, ma minore di 2 centimetri, ne va fatta una dopo 2 mesi
per vedere se cresciuto o meno; se sospetto e maggiore di 2 centimetri, va subito fatto
l'agoaspirato. Dopo i 55 anni, la mammografia pu essere eseguita ogni due anni invece che una
volta l'anno, poich l'et pi a rischio per svilupparlo va dai 40 ai 50-55 anni ed invece, dopo la
menopausa, il seno va incontro ad un certo grado di atrofia.
*MAMMOGRAFIA
La mammografia
Importanza della Mammografia
La mammografia una tecnica diagnostica radiologica che consente di rilevare precocemente
eventuali lesioni mammarie. Lo studio accurato delle mammelle permette di individuare anche
anomalie di piccole dimensioni, come le microcalcificazioni.
Per questo motivo la sua efficacia diagnostica superiore alla palpazione clinica, che riesce ad
individuare solamente lesioni di dimensione superiore al centimetro.
Una diagnosi precoce fondamentale poich permette di salvaguardare la salute della donna e
l'integrit del seno. Si calcola che oltre il 97% dei carcinomi mammari diagnosticati in fase precoce
si risolva positivamente nei 5 anni successivi. Se invece la scoperta avviene in una fase pi
avanzata, le possibilit di trattamento e guarigione sono molto pi limitate.
Dunque la mammografia deve avere prima di tutto carattere preventivo e non dev'essere vista dalla
paziente come un semplice mezzo diagnostico. La sua ripetizione ad intervalli di tempo regolari
fondamentale per prevenire e sconfiggere quello che il tumore maligno pi diffuso per incidenza e
mortalit nella popolazione femminile.
L'efficacia diagnostica della mammografia pu essere ridotta da alcuni fattori, come la presenza di
protesi, l'et inferiore ai 50 anni, la densit del tessuto ghiandolare e il non aver mai allattato.
In particolare al di sotto dei 40 anni bisogna considerare che la scarsa precisione diagnostica, oltre a
richiedere grossi costi economici, conduce in molti casi a scoprire falsi positivi, generando inutili
timori nella giovane donna e sottoponendola ad ulteriori indagini che in molti casi si rivelano inutili.
Come si esegue
L'esecuzione dell'esame non dovrebbe minimamente spaventare la paziente. Si tratta di una
procedura semplice, standardizzata che non richiede particolari attenzioni.
La mammografia non necessita di alcun tipo di preparazione; non vengono somministrati farmaci e
non richiesto il digiuno o l'osservanza di particolari regole dietetiche.
L'esame normalmente non doloroso e per questo motivo non viene effettuata alcuna forma di
anestesia.
Dura in media una decina di minuti e non c' bisogno dell'assistenza di terzi.
Terapia chirurgica
Per approfondire: Mastectomia
Per molti anni la mastectomia totale (asportazione di tutta la mammella) ha rappresentato la terapia
del CDIS (carcinoma duttale in situ); tuttavia, pur riducendo il numero di recidive locali (con la
mastectomia erano 1-2%, oggi, senza mastectomia totale, sono il 15-20%), essa non conferisce
alcun miglioramento della sopravvivenza rispetto alla chirurgia conservativa (asportazione solo di
un pezzo della mammella mastectomia parziale).
Inoltre, oggi si utilizza anche la radioterapia dopo l'operazione chirurgica: essa riduce il numero di
recidive locali nelle pazienti non sottoposte a mastectomia totale ed attualmente da considerarsi un
trattamento standard per la maggioranza delle pazienti affette da CDIS.
Tutto sommato, per, sebbene la maggior parte delle donne affette da CDIS siano candidate ad una
chirurgia conservativa, la mastectomia totale ancora il trattamento di scelta in caso di piccole
lesioni tumorali diffuse a tutta la mammella.
Infine, stata vista l'efficacia delle cure ormonali con un farmaco chiamato tamoxifene nel ridurre
il rischio di recidiva locale e di tumore della mammella controlaterale. Esso un composto anti-
estrogeno, ovvero impedisce che gli estrogeni possano far proliferare le cellule tumorali.
La mastectomia radicale risale al 1894, e rappresenta l'applicazione pratica di una teoria secondo la
quale il tumore una malattia che diffonde dalla sede in cui origina ai linfonodi vicini (regionali)
seguendo i vasi linfatici (che portano ad essi) in maniera ordinata.
Lo sviluppo di tecniche chirurgiche pi conservative, e quindi che evitano di asportare un'intera
mammella, nasce invece dal concetto secondo il quale il tumore mammario una malattia che, sin
dal suo esordio, interessa tutto il corpo (interessamento sistemico), per la frequente presenza, fin
dall'inizio, di sue metastasi microscopiche in midollo osseo, fegato e polmoni. Ne consegue che,
secondo questa teoria, la chirurgia radicale non migliora la sopravvivenza, che invece pu essere
migliorata associando alla chirurgia conservativa la radioterapia o la chemioterapia.
A partire dagli anni '70, numerosi studi hanno dimostrato che non vi sono differenze, in termini di
prognosi, tra il trattamento conservativo ed una chirurgia pi radicale e deturpante. Per le pazienti
con tumori nei primi stadi da raccomandarsi la chirurgia conservativa seguita dalla radioterapia,
salvo una diversa preferenza della paziente od in presenza di controindicazioni. In ogni caso, la
scelta del tipo di trattamento chirurgico deve tenere conto delle preferenze della donna, dato che il
trattamento conservativo implica la disponibilit a sottoporsi per 5-6 settimane a sedute quotidiane
di radioterapia e ad accettare il rischio di recidiva locale dell'ordine del 10%, che superiore a
quello delle pazienti sottoposte a mastectomia totale.
*MASTECTOMIA
Mastectomia
Generalit
La mastectomia l'asportazione chirurgica di una mammella; tale intervento, nella maggior parte
dei casi, si rende necessario su donne colpite da tumore al seno o ad alto rischio di svilupparlo.
Il tumore al seno il tumore pi comune tra il sesso femminile, pertanto si pu intuire facilmente
quanto importante sia l'intervento di mastectomia a fini terapeutici.
Esistono procedure operative diverse: la scelta di una metodica, piuttosto che di un'altra, spetta al
chirurgo e dipende dalla gravit della neoplasia.
I risultati sono soddisfacenti, a patto che la diagnosi sia precoce e che non insorgano gravi
complicazioni (che, in ogni caso, sono episodi abbastanza rari).
La rimozione di uno o di entrambi i seni pu creare diversi disagi, specie nelle donne. Per questo
motivo, possibile sottoporsi anche ad un intervento di ricostruzione del seno.
Cos' la mastectomia?
La mastectomia l'intervento chirurgico che serve a rimuovere, totalmente o solo in parte, una
mammella (o ghiandola mammaria).
La doppia mastectomia (o mastectomia bilaterale) la medesima operazione, effettuata, per, su
entrambi i seni.
Tutti i dettagli, relativi a quando si mette in pratica e a come si effettua l'operazione, saranno trattati
nei prossimi capitoli.
Secondo una statistica italiana, tra il 2001 e il 2008, le mastectomie effettuate sono state 117.762 (in
media, poco pi di 14.500 ogni anno).
Chi si sottopone a una mastectomia, ha la possibilit di farsi ricostruire il seno con un intervento
specifico, in cui si fa uso di una protesi (in silicone e/o in materiale organico).
La ricostruzione del seno, come si vedr, molto importante per attenuare i disagi estetici e
psicologici che una mastectomia potrebbe provocare in una persona di sesso femminile.
Quando si esegue
La mastectomia riservata alle persone affette da tumore al seno o che sono ad alto rischio di
svilupparlo (mastectomia preventiva).
Solitamente, sono le donne a sottoporsi a mastectomia, ma non escluso che possano necessitarne
anche gli uomini, in quanto il tumore alla mammella non una neoplasia esclusivamente femminile.
La massa di cellule tumorali (o massa tumorale) grande e sproporzionata rispetto al seno colpito.
Il tumore si formato in pi punti della mammella.
Una lesione preneoplastica, chiamata carcinoma duttale in situ (CDIS), ha invaso gran parte della
mammella.
MASTECTOMIA PREVENTIVA
Possono sottoporsi a una doppia mastectomia preventiva tutte quelle donne che, pur non avendo
ancora sviluppato un tumore al seno, sono state valutate ad alto rischio.
Figura: la famosa attrice americana Angelina Jolie ha rivelato, recentemente, di essersi sottoposta a
una doppia mastectomia preventiva, perch ha scoperto di essere predisposta al tumore al seno.
Il pericolo di contrarre la neoplasia si misura mediante un'analisi genetica, che riguarda i geni
BRCA1, BRCA2 e p53. Dopo anni di studi scientifici, infatti, si appurato che una o pi
alterazioni (o mutazioni genetiche) di questi tre geni predispone, in modo notevole, al carcinoma
della mammella.
Secondo un'indagine statistica, le donne ad alto rischio, se decidono di sottoporsi a mastectomia
preventiva, riducono del 90% le possibilit di ammalarsi.
La mastectomia preventiva, per chi non considerato a rischio, non un intervento raccomandato.
Si consiglia vivamente di richiedere i test genetici ogni qualvolta vi sia una storia familiare di
tumore al seno.
Fase pre-operatoria
Alcuni tumori al seno, quando sono molto estesi, richiedono delle sedute preoperatorie di
chemioterapia e ormonoterapia. Questi trattamenti farmacologici sono finalizzati a ridurre la
massa tumorale e a rendere di conseguenza meno invasivo il futuro intervento di mastectomia.
La chemioterapia ha l'obiettivo di uccidere tutte le cellule in rapida crescita, tra cui anche quelle
tumorali.
L'ormonoterapia, invece, mira a bloccare l'attivit degli ormoni estrogeni, che sembrano essere tra
i principali responsabili della crescita tumorale al seno.
INFORMAZIONI SULL'INTERVENTO
Un membro del personale medico curante ha il compito di illustrare, al o alla paziente, tutta la
procedura chirurgica, compresa quella di ricostruzione del seno (se prevista), per convincerlo
dell'importanza vitale dell'intervento. Questo aspetto preoperatorio non va affatto trascurato, perch,
molto spesso, le pazienti sono poco serene e temono la mastectomia proprio per le conseguenze, che
essa ha, sull'aspetto estetico.
Inoltre, molto importante seguire alla lettera le seguenti direttive:
Nel giorno della mastectomia, presentarsi a digiuno dalla sera precedente, in quanto prevista
l'anestesia generale.
Smettere di fumare, per ridurre i tempi di guarigione. Infatti, il fumo altera il flusso sanguigno, di
conseguenza riduce il processo di rimarginazione della ferita.
CHECK-UP PREOPERATORIO
Come ogni intervento chirurgico, anche la mastectomia, prima di essere eseguita, richiede un
check-up completo delle condizioni di salute del paziente. Durante questo minuzioso controllo, si
analizza anche come il tumore ha risposto alla chemioterapia e all'ormonoterapia (qualora queste
rientrassero nel piano terapeutico).
Procedura
Esistono diversi tipi, o metodiche, di mastectomia; la scelta di un tipo piuttosto che di un altro
dipende, principalmente, dall'area di mammella interessata dal tumore e dalla gravit di
quest'ultimo. Le neoplasie molto gravi richiedono un'asportazione massiccia, non solo della
ghiandola mammaria, ma anche dei linfonodi ascellari vicini e dei muscoli pettorali (grande
pettorale e piccolo pettorale), sul quale poggia il seno; viceversa, quelle circoscritte e di dimensioni
ridotte consentono, al chirurgo, di agire in modo meno invasivo.
In ogni caso, qualsiasi sia il tipo di intervento praticato, sono richiesti l'anestesia generale, con la
quale si addormenta la o il paziente, e un'incisione chirurgica orizzontale o diagonale, sul seno,
che lascer poi una cicatrice.
ANESTESIA GENERALE
TIPI DI MASTECTOMIA
Mastectomia standard. Viene rimossa l'intera mammella, areola e capezzoli compresi, ma non i
linfonodi ascellari e i muscoli pettorali (salvo rare eccezioni). Pur trattandosi di un intervento
alquanto invasivo, molto praticato perch efficace. La mastectomia standard rappresenta una
buona soluzione anche per le mastectomie preventive, mentre non tra le pi indicate se
prevista una ricostruzione del seno.
Mastectomia con risparmio cutaneo. Si asporta l'intera ghiandola mammaria, con areola e
capezzolo, ma si "risparmia" (per quanto possibile) il rivestimento cutaneo circostante. Tale
metodica si applica quando c' l'intenzione di ricostruire il seno operato.
Mastectomia sottocutanea. Prevede la rimozione della ghiandola mammaria, ma non dell'areola e
del capezzolo. La maggior parte degli interventi di mastectomia preventiva, abbinata a
ricostruzione del seno, si esegue secondo questa metodica.
Mastectomia radicale. Detta anche mastectomia di Halsted, la metodica pi invasiva tra quelle
possibili. prevista, infatti, la rimozione dell'intera ghiandola mammaria (compresi areola e
capezzoli), della cute circostante, dei linfonodi ascellari e dei muscoli pettorali. Viene praticata nei
casi avanzati di tumore al seno, in cui la massa tumorale si notevolmente espansa. Un intervento
di mastectomia radicale non consente la ricostruzione del seno.
Mastectomia radicale modificata. Consiste nell'asportazione dell'intera ghiandola mammaria,
areola e capezzoli inclusi, e dei linfonodi ascellari vicini. A differenza della mastectomia radicale,
"risparmia" i muscoli pettorali e consente una ricostruzione del seno. Tuttavia, questo intervento
non pu essere svolto contemporaneamente alla mastectomia.
I tumori al seno, in fase avanzata, possono intaccare anche i linfonodi ascellari (una ventina circa),
presenti nelle vicinanze. Quando ci si verifica, necessario asportarli, perch, in caso contrario,
potrebbero diffondere la neoplasia nel resto del corpo (metastasi).
Per sapere se i linfonodi ascellari sono stati contaminati dal tumore, il medico effettua degli
specifici esami diagnostici prima dell'intervento.
La loro rimozione comporta un'incisione a livello dell'ascella, che viene richiusa al termine
dell'operazione di mastectomia.
La ricostruzione del seno pu essere svolta sia durante l'intervento di mastectomia sia in un secondo
momento.
Se viene svolta in un momento successivo, la paziente pu ricorrere all'uso di una protesi
provvisoria, ovvero un seno artificiale da posizionare all'interno del reggiseno.
Fase post-intervento
Nella maggior parte dei casi, la paziente operata di mastectomia si rimette, in modo completo e
senza complicazioni, nell'arco di 3-6 settimane.
Durante questo periodo di tempo, consigliabile seguire alla lettera i consigli del medico, affinch
tutta proceda senza intoppi e in modo lineare.
RICOVERO
DOPO L'OPERAZIONE
Drenaggio della ferita. Prima di bendare la ferita, il chirurgo infila dei piccoli tubi nell'area
operata, per drenare il liquido che potrebbe accumularsi dopo l'operazione. Questo liquido, se non
viene eliminato, potrebbe provocare infezioni o gonfiori dolenti. La permanenza di questi tubi
drenanti variabile: da 24 ore a diversi giorni, a seconda di quanto invasivo stato l'intervento di
mastectomia.
Bendaggio. Il bendaggio serve a proteggere la ferita e a evitare che questa possa infettarsi. In
genere, va mantenuto per almeno due giorni, ma, in alcuni casi, anche per una settimana. molto
importante l'igiene.
Punti di sutura. Se le suture sono riassorbibili, non necessario rimuoverle, in quanto scompaiono
da sole. Se, invece, non sono riassorbibili (perch in metallo), bisogna attendere dai 7 ai 10 giorni,
prima di farle togliere.
Cicatrice. La cicatrice, a rimarginazione avvenuta, potr essere pi o meno evidente, in base a
quanto invasivo stato l'intervento. Con la ricostruzione immediata dal seno, se ne pu migliorare
l'aspetto anche in modo apprezzabile; tuttavia, va ricordato che non tutti i pazienti possono
sottoporsi a tale intervento. Per questi, c' un'altra soluzione: la chirurgia estetica. I risultati sono
variabili: da molto buoni a poco pi che discreti.
Non fumare. Come ultimo punto, si ricorda di non fumare, perch il fumo rallenta e altera il
processo di rimarginazione e guarigione della ferita.
A CASA
Una volta a casa, fondamentale osservare un periodo di completo riposo. Dopodich, bene
cominciare a fare dei leggeri esercizi fisici per il braccio (quello dalla parte del seno operato), per
favorire la circolazione sanguigna. Infatti, lo scarso uso dell'arto potrebbe provocare episodi di
trombosi.
Per qualsiasi informazione, su cosa poter o non poter fare a dimissione avvenuta, ci si pu rivolgere
al personale medico, il quale durante il ricovero ha comunque gi segnalato tutte le precauzioni pi
importanti.
Il ritorno all'attivit lavorativa dipende da come procede la guarigione.
Guidare. La ripresa deve avvenire solo una volta che ci si sente completamente ristabiliti
Sollevare pesi o compiere attivit ripetitive, come stirare o passare l'aspirapolvere
Nuotare o fare sport di contatto
Rischi
molto raro che la mastectomia provochi complicazioni serie. Di solito, infatti, l'intervento, cos
come la fase post-operatoria, procede senza particolari intoppi.
nella norma:
La ferita si infetta. I segni per riconoscere un'infezione sono: rossore, dolore e gonfiore che non
passano (anzi peggiorano) e perdita di liquido.
Si forma un linfedema al braccio (dalla parte del seno operato). Questo disturbo, che consiste in un
accumulo anomalo di linfa, dovuto alla rimozione dei linfonodi ascellari. Il braccio colpito si gonfia
in modo evidente e, difficilmente, passa inosservato. La formazione del linfedema non sempre
immediata: in alcuni casi, infatti, pu avvenire anche a distanza di mesi o anni.
Il seno ricostruito mostra segni di infezione. possibile che l'impianto, usato per la ricostruzione
del seno operato, si infetti; se ci accade, bisogna rimuoverlo.
Risultati
Grazie ai recenti progressi delle tecniche chirurgiche, la mastectomia garantisce degli ottimi
risultati: infatti, la guarigione un'ipotesi pi che concreta, i rischi legati all'intervento sono
contenuti e la remissione ha tempi molto brevi.
Tuttavia, il successo dell'operazione sul tumore dipende anche da quanto grave il tumore stesso e
dalla diagnosi, se precoce o tardiva. In altre parole, un carcinoma mammario in fase avanzata, anche
se sottoposto a una mastectomia condotta in modo esemplare, ha comunque molte probabilit di un
esito infausto
Tumore al seno
Tecnica del linfonodo sentinella e rimozione chirurgica dei
linfonodi ascellari
Durante l'intervento chirurgico, viene sempre iniettato tutto intorno alla massa tumorale un
tracciante radioattivo per identificare il "linfonodo sentinella" (LS), ovvero il primo linfonodo che
raccoglie la linfa (cio i materiali di scarto) dalla sede del tumore. Il linfonodo, una volta
localizzato, perch si colora con il colorante radioattivo, verr asportato ed analizzato al
microscopio per vedere se ci sono cellule tumorali al suo interno.
La valutazione del linfonodo sentinella in grado di predire in modo accurato lo stato degli altri
linfonodi regionali dell'ascella che, anatomicamente parlando, vengono tutti dopo di lui. Ne
consegue che, se il linfonodo sentinella risulta privo di cellule tumorali, possibile evitare
l'asportazione degli altri linfonodi, riservando questo intervento, non privo di effetti collaterali come
il gonfiore persistente del braccio (linfedema), solo alle pazienti realmente affette da un
coinvolgimento dei linfonodi da parte di metastasi (30-40% dei casi).
Accanto alla chirurgia concentrata sulla mammella, esiste quindi anche la rimozione dei linfonodi
ascellari, che utile non solo per la guarigione, ma anche per il controllo della diffusione della
malattia. L'invasione dei linfonodi ascellari rappresenta infatti il fattore predittivo per la guarigione
o meno del tumore mammario. La rimozione di questi linfonodi ha quindi un ruolo essenziale e
deve essere radicale nella maggior parte delle pazienti affette da carcinoma invasivo. invece
controindicata nei casi in cui la probabilit di invasione minima, come nelle forme in situ o nelle
forma invasive in cui il linfonodo sentinella sia risultato senza metastasi. stato recentemente
proposto l'abbandono della rimozione dei linfonodi ascellari anche nelle forme tumorali di
dimensioni inferiori ad un centimetro e a bassa malignit.
Occorre infatti considerare che la rimozione dei linfonodi priva il paziente di uno strumento di
difesa importante, messo a punto dallorganismo proprio per fungere da barriera alla diffusione
della malattia tumorale.
Radioterapia
Soltanto nel 40% dei casi la neoplasia confinata al nodulo primitivo, mentre nel 60% esistono
focolai di tumore, in situ od invasivo, anche in altre sedi vicine della mammella. La probabilit di
riscontro di queste lesioni maggiore vicino al tumore primitivo e decresce progressivamente con il
crescere della distanza da esso. Questo costituisce la base per l'esecuzione della radioterapia dopo
interventi conservativi in tutte le pazienti affette da carcinoma invasivo, che costituisce parte
integrante del trattamento. Possibili eccezioni a questa regola sono rappresentate da pazienti anziane
con tumori di piccolo diametro, non aggressivi, ed assenza di pi focolai di cellule tumorali nella
mammella. Negli altri casi, qualora dovessero esserci controindicazioni od impossibilit ad
effettuare la radioterapia, la mastectomia totale dovrebbe essere il trattamento di prima scelta.
La radioterapia dopo mastectomia radicale indicata invece nelle pazienti ad alto rischio di
recidiva, come quelle con coinvolgimento di un numero di linfonodi ascellari maggiore di 4, o con
lesioni tumorali molto estese.
Chemioterapia
Nel complesso, la riduzione del rischio di recidiva e di morte associata all'impiego della
chemioterapia del 23,8% e del 15,2% rispettivamente, ed superiore per le donne non ancora in
menopausa rispetto a quelle gi in menopausa, mentre indipendente dall'interessamento o meno
dei linfonodi da parte del tumore.
Terapia ormonale
Alcuni tipi di tumore del seno sono formati di cellule che sono sensibili agli estrogeni. In presenza
di questi tumori, dopo 5 anni di terapia, stato visto che la riduzione del rischio di recidiva e di
mortalit, rispettivamente del 47% e del 26%.
Attualmente, si somministra tamoxifene per 5 anni, poich non sembra che il prolungamento della
terapia fornisca ulteriori benefici. Esso, inoltre, sembra ridurre l'incidenza di tumore della
mammella controlaterale e prevenire l'osteoporosi e le malattie cardiovascolari. Effetti sfavorevoli a
questa terapia sono l'aumento del rischio di sviluppare un tumore dell'endometrio e di trombo-
embolia.
Follow-Up
L'esame clinico e la mammografia periodica sono attualmente gli unici esami da prescrivere per il
follow-up delle pazienti operate di tumore alla mammella.
Diagnosi
Durante la gravidanza si verificano alcune condizioni che ritardano la diagnosi e favoriscono le
diffusione della malattia. Da un lato, il ginecologo pi portato a valutare lo stato di salute generale
della donna e del feto piuttosto che a ricercare l'insorgenza di una patologia mammaria, la cui
diagnosi resa difficile anche dall'aumento di volume e di consistenza delle mammelle. Dall'altro
lato, la mammografia - sebbene non sia controindicata poich la quantit di radiazioni a cui viene
esposto il feto trascurabile - risulta di difficile interpretazione (sempre per l'aumento della densit
della ghiandola mammaria,). L'ecografia pu fornire informazioni pi precise sulla struttura del
nodulo, ma obbligatorio, in questi casi, fare subito anche un agoaspirato ed eventualmente una
biopsia chirurgica, per una diagnosi precisa.
Prognosi
Le pazienti che sviluppano un tumore al seno in gravidanza non hanno una prognosi peggiore
rispetto a quelle non gravide di pari et e allo stesso stadio di malattia. Allo stesso modo,
l'interruzione della gravidanza non ha un'influenza favorevole sulla sopravvivenza della malata;
essa viene considerata solo nel caso in cui la prosecuzione della gravidanza comporti un ritardo
significativo nella somministrazione della chemioterapia e della radioterapia, quando esse siano
indicate, come ad esempio nel primo trimestre di gestazione.
Terapia
La chirurgia sulla mammella non pone particolari rischi per il feto, ed il secondo trimestre
considerato il periodo pi favorevole per l'intervento, sebbene anche nel primo trimestre il rischio di
aborto o di danni fetali dovuti all'anestetico sia decisamente modesto. Al contrario, la radioterapia
sulla mammella o sulla parete toracica, non pu essere eseguita in gravidanza, per i rischi sul feto
collegati alle radiazioni, tra cui l'insorgenza di tumori infantili. La chemioterapia pure associata ad
un aumento del rischio di malformazione fetale nel primo trimestre, ma probabilmente non nel
secondo e terzo, quando pu per causare un parto prematuro o difetti di crescita. La terapia
ormonale invece controindicata in gravidanza.
La terapia del tumore al seno in gravidanza un problema complesso, condizionato dall'estensione
della malattia e dall'epoca della gestazione. Nelle forme iniziali, il trattamento chirurgico va attuato
tempestivamente e pu essere rinviato dopo il parto solo se si vicino al termine fisiologico della
gravidanza. Nelle pazienti con linfonodi ascellari interessati da cellule tumorali, che necessitano di
chemioterapia, si consiglia l'interruzione della gravidanza nelle forme diagnosticate nei primi tre
mesi, mentre la chemioterapia pu essere eseguita nel corso del secondo e soprattutto del terzo
trimestre. Una chirurgia conservativa con induzione anticipata del parto e radioterapia subito dopo
l'intervento chirurgico, possibile nel terzo trimestre, mentre pi precocemente la mastectomia
radicale l'intervento di prima scelta. Infine, la soppressione della produzione di latte, non
associata ad un miglioramento della prognosi; tuttavia, essa deve essere praticata qualora si debba
procedere ad un intervento chirurgico, per diminuire il volume e la vascolarizzazione della
ghiandola, e qualora vengano somministrati farmaci chemioterapici che, passando attraverso il latte
materno, possono essere nocivi per il neonato.
1. Carcinoma lobulare: origina nella parte alta della mammella (nei lobuli, da cui viene prodotto il
latte)
2. Carcinoma duttale: origina nei dotti che spostano il latte al capezzolo. Rappresenta la forma pi
frequente.
Cause
Come per la maggior parte dei tumori, anche per quello al seno non esistono cause certe,
scientificamente dimostrate; piuttosto, sono stati identificati alcuni fattori di rischio, tra cui:
assunzione di alcol, et avanzata (> 50 anni), dieta ricca di proteine animali, fumo, menarca
precoce, menopausa tardiva, obesit, predisposizione genetica.
Sintomi
Le avvisaglie che preannunciano il tumore al seno sono numerose e piuttosto semplici da
individuare: il nodulo fibroso e duro alla mammella ed il rientro del capezzolo sono due spie accese
che dovrebbero allarmare immediatamente la donna. Oltre a queste, in caso di cancro, la mammella
risulta dolente e gonfia, la pelle che la ricopre assume l'aspetto a buccia d'arancia e dal capezzolo
vengono secrete sostanze sierose e sangue.
Le informazioni sui Farmaci per la cura del Cancro al Seno non intendono sostituire il rapporto
diretto tra professionista della salute e paziente. Consultare sempre il proprio medico curante e/o lo
specialista prima di assumere Farmaci per la cura del Cancro al Seno.
Farmaci
Come per tutte le altre forme di cancro, la prognosi fortemente influenzata dallo stadio di
avanzamento in cui viene diagnosticato il tumore; in parole semplici, pi tardi viene diagnosticato il
cancro, pi probabilit ci sono che la paziente non superi la malattia.
Ecco perch gi dai primi sintomi doveroso rivolgersi immediatamente al medico.
Il trattamento per il cancro al seno include:
Di seguito sono riportate le classi di farmaci antitumorali maggiormente impiegate nella terapia
contro il tumore al seno, ed alcuni esempi di specialit farmacologiche; spetta al medico scegliere
il principio attivo e la posologia pi indicati per il paziente, in base alla gravit della malattia, allo
stato di salute del malato ed alla sua risposta alla cura:
Tamoxifene (es. Nolvadex, Tamoxifene AUR, Nomafen): l'impiego di questo farmaco (classe: anti-
estrogeni), ampliamente utilizzato in terapia contro il cancro al seno, utile per ridurre lo sviluppo
della massa tumorale; il farmaco esplica la propria azione terapeutica bloccando gli effetti degli
estrogeni, idealmente implicati nella sopravvivenza e nella crescita delle cellule tumorali. stato
osservato che una buona percentuale delle donne sensibili agli estrogeni beneficia della terapia con
questo farmaco. La dose raccomandata per il trattamento del cancro al seno avanzato (metastasi)
20 mg per os in singola dose, o 40 mg per os in due dosi frazionate. La durata della terapia va
stabilita dal medico. Per il carcinoma duttale in situ, assumere 20 mg per os al d per 5 anni. Per la
prevenzione del cancro al seno, assumere 20 mg di farmaco per via orale, una volta al d, per 5
anni.
Fluoxymesterone (es. Halotestin): appartiene alla classe degli steroidi anabolizzanti e viene
utilizzato anche in terapia per il trattamento del cancro al seno. Assumere 10-40 mg di farmaco per
via orale, frazionati in 3-4 dosi. La durata della terapia varia da 1 a 3 mesi. L'assunzione di questo
farmaco pu comportare anoressia, acne e alterazioni del ciclo mestruale.
Exemestane (es. Aromasin): il farmaco appartiene alla classe degli Inibitori dell'aromatasi;
indicato per trattare il cancro al seno nelle donne in post-menopausa. La dose raccomandata 25
mg per os una volta al d. Precisamente, per le donne nel periodo post menopausale con carcinoma
mammario precoce, gi trattate con tamoxifene, si raccomanda di proseguire la terapia con
Exemestane fino a 5 anni, in associazione ad una terapia ormonale.
Anastrozolo (Arimidex): un altro inibitore dell'aromatasi, particolarmente efficace nel trattamento
del cancro al seno nelle donne in post-menopausa, dal momento che dopo questa et gli estrogeni
sono sintetizzati principalmente dall'aromatasi (in et fertile, invece, prevale la secrezione ovarica,
che avviene sotto stimolo dell'ormone luteinizzante LH). Per la posologia: consultare il medico.
Trastuzumab (Es. Hercepitin): il farmaco utilizzato sia in monoterapia, sia in associazione con altri
farmaci (es. paclitaxel). Iniziare l'assunzione con 4 mg/kg per infusione e.v. di 90 minuti. Proseguire
la terapia con 2 mg/kg per infusione endovenosa di 30 minuti ogni settimana, fino alla completa
regressione del tumore.
Lapatinib (es. Tyverb) la dose iniziale di 1250 mg (5 tavolette) da assumere per os una volta al d,
per un periodo variabile da 1 a 21 giorni, in associazione a capecitabina (es. xeloda). Il trattamento
va protratto fino alla regressione della neoplasia.
Bevacizumab (Es. Avastin): la dose raccomandata per il trattamento del cancro al seno 10 mg/kg
per via endovenosa ogni 2 settimane; in genere, il farmaco viene combinato con paclitaxel (es.
Abraxane, Paxene).
Ciclofosfamide (es. Endoxan Baxter) agenti alchilanti: in monoterapia per il trattamento del cancro
al seno, assumere 40-50 mg/kg frazionati in pi dosi in 2-5 giorni. In alternativa, assumere 10-15
mg/kg ogni 7-10 gg o 5 mg/kg due volte a settimana. Per la dose di mantenimento, si raccomanda
di assumere il farmaco per via orale alla posologia di 1-8 mg/kg al d.
Letrozolo (es. Letrozolo ACC, Femara): appartenente alla classe degli inibitori dell'aromatasi, questo
farmaco trova indicazione per la cura del cancro al seno nelle donne nel periodo post-
menopausale; in genere, viene utilizzato in seguito ad una terapia ormonale che non ha riportato
una sufficiente risposta positiva. Assumere 2,5 mg di farmaco per os, una volta al d, con o senza
cibo. La terapia con Letrozolo va protratta fino alla completa remissione del cancro al seno.