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Il consultorio è un servizio socio-sanitario territoriale erogato dall’ ASL ed offre assistenza

alla famiglia e alla donna in tutte le varie fasi della sua vita.
Ha come scopi, fornire:

 assistenza per la preparazione e il sostegno alla genitorialità;


 sostegno all’individuo, alla coppia o al nucleo familiare;
 servizi di tutela e sostegno della salute della donna;
 prevenzione dei fenomeni di maltrattamento e abuso a danno dei minori e delle
donne;
 visite mediche ginecologiche e pediatriche;
 corsi di preparazione alla nascita;
 consulenza professionale e informazioni a proposito di procreazione responsabile,
contraccezione e fertilità;
 consulenze sull'interruzione volontaria di gravidanza (IVG);
 Test per lo screening del tumore del collo dell'utero;
 Tamponi vaginali, uretrali, cervicali e rettali;
 Assistenza all’allattamento;
 Corsi di riabilitazione del pavimento pelvico;
 Assistenza per tutto il corso della gravidanza.

In alcuni consultori è inoltre presente quello che viene chiamato "Spazio giovani", ovvero
centri d’ascolto creati con l'obiettivo di realizzare iniziative rivolte agli adolescenti ed ai
giovani adulti, alle loro famiglie e alle scuole, sui temi della sessualità, della contraccezione e
della sfera affettiva e relazionale. Il servizio è gratuito e si rivolge ai giovani dai 14 ai 20 anni
di età

Nel consultorio di Ellera, essendo un piccolo centro, le attività principalmente svolte durante
il mio periodo di tirocinio sono state: l’esecuzione di test di screening per il tumore del collo
dell’utero e visite di controllo periodiche per l’assistenza alle donne in gravidanza in
collaborazione con la ginecologa.
Entrambe avevano dei giorni dedicati, tra i vari appuntamenti era possibile inserire
appuntamenti per consulenze sull’utilizzo di metodi contraccettivi e procreazione
responsabile, consulenza sull’allattamento, consulenza sull’interruzione volontaria di
gravidanza.

La maggior parte dei giorni erano dedicati allo screening e quindi si eseguivano gli HPV test e
i PAP test. Entrambi sono dei test di screening per la prevenzione del tumore del collo
dell’utero ed il prelievo si esegue con la medesima tecnica: si spiega a cosa serve e come
verrà effettuata la procedura, l’esame non è né doloroso né pericoloso, fatta eccezione per
il disagio che qualche donna può avvertire in maniera più evidente durante il prelievo. Le
persone che soffrono di allergia al lattice devono avvisare i sanitari per la scelta di guanti
idonei alla procedura. A seguire, si invita la donna a togliere gli indumenti, la si fa
accomodare in posizione ginecologica sul lettino, si accende l’apposita lampadina che verrà
posizionata in corrispondenza della vulva, per visualizzare meglio il collo dell’utero.
Una volta posizionata la paziente in maniera corretta, si indossano i guanti monouso non
sterili, si prende lo speculum cercando di mantenere la sterilità della zona che andrà ad
essere inserita in vagina. L’esame si effettua dopo aver introdotto in vagina lo speculum,
prima in posizione verticale poi, una volta inserito, orizzontalmente, in modo da rendere
visibile la cervice uterina. Il prelievo avviene passando e ruotando delicatamente la spatola
di Cervex brush sul collo dell’utero e nel primo tratto del canale cervicale.
Una volta eseguito il prelievo, verrà inserita l’apposita spatola nel mezzo liquido per lettura
su strato sottile, il quale verrà esaminato dalla citologia.

Come abbiamo già detto, questa procedura è uguale sia nel HPV test che nel PAP test; la
differenza consiste nel fatto che l’HPV test, come possiamo già capire dal nome, va alla
ricerca della presenza del papilloma virus: quindi noi andiamo a verificare se il virus è
presente o meno; mentre con il PAP test si va a verificare se il virus che è già presente è
andato a lesionare le cellule dell’endometrio del collo dell’utero, nel caso esso risultasse
positivo in base alla gravità si effettueranno varie strategie risolutive.

Quindi abbiamo visto come il pap test è propedeutico alla positività del HPV test ed infatti il
PAP test non è indicato come il principale test di screening per tutte le donne con età
maggiore di 30 anni. Esso è indicato solamente nelle donne in età compresa tra i 25 e i 30
anni e viene ripetuto ogni 3 anni, oppure viene effettuato dallo stesso campione dell’HPV
test in caso esso risultasse positivo.
Il virus dell’Hpv fortunatamente è un virus che tende ad inattivarsi autonomamente nel
tempo o comunque a progredire lentamente, è per questo che l’HPV test per le donne dai
30 ai 65 anni, nel caso risultasse negativo, viene ripetuto ogni 5 anni.

Per quanto riguarda l’assistenza alla gravidanza, esse veniva effettuata solamente nei giorni
in cui era presenta la ginecologa la quale insieme all’ostetrica: valutava e programmava gli
esami che la donna avrebbe dovuto effettuare durante la gravidanza, eseguiva l’esame
clinico che comprendeva: ispezione, misurazione, auscultazione e palpazione. Quindi viene
auscultato il battito fetale tramite …. viene effettuata la misurazione sinfisi fondo e tramite
le manovre di Leopold viene valutata la situazione, presentazione, posizione e impegno del
feto
Nel consultorio di Madonna Alta oltre alle procedure già elencate, venivano effettuati per lo
più: tamponi rettali, cervicali, vaginali e uretrali; assistenza all’allattamento; valutazione del
pavimento pelvico; consulenze sull'interruzione volontaria di gravidanza (IVG).
Un’ assistenza che veniva effettuata presso il consultorio di Madonna Alta era la valutazione
del pavimento pelvico.
Innanzitutto l’ostetrica faceva compilare alla paziente un modulo per l’anamnesi che
comprendeva:
Un’anamnesi generale: pregressi interventi o traumi alla colonna o al bacino, patologie uro-
ginecologiche, patologie intestinali, utilizzo di farmaci, peso, età, abitudini alimentari, stili di
vita.

Anamnesi ginecologica: menopausa


Anamnesi ostetrica: parità, modalità ed epoca gestazionale del parto, episiotomia e
lacerazioni, peso del figlio, perdite di urina in gravidanza o in puerperio.
Anamnesi minzionale e della defecazione : caratteristiche e frequenza delle minzioni,
perdite di urina, entità e frequenza della perdita, tipo di sforzo sufficiente per determinare
una perdita urinaria, infezioni urinarie, l’annotazione oraria di minzioni, introduzione di
liquidi, stimolo; un’analoga annotazione viene svolta per l’evacuazione trascrivendo la
frequenza e la quantità di defecazione, perdite anali, consistenza delle feci

Anamnesi proctologica: dolore anale, rettale, sacrale, incontinenza anale, tipo di perdite
anali, prolasso, altro (prurito, flatulenza, meteorismo, tenesmo rettale), l’impatto della
problematica anale sulla qualità di vita.

Anamnesi sessuale: dispareunia o difficoltà nei rapporti, eventuali episodi di incontinenza


durante l’atto sessuale ; ed i fattori di rischio per il danno perineale.

Una volta compilata l’anamnesi della paziente la si faceva accomodare sul lettino e si
passava all’effettiva valutazione funzionale del pavimento pelvico che comprendeva:
l’ispezione (colorito e trofismo dei genitali esterni, beanza vaginale, qualità della eventuale
cicatrice da episiorrafia o sutura di lacerazione, distanza ano-vulvare ,valutazione della
contrazione perineale al colpo di tosse prolasso uro-genitale a riposo o sotto sforzo) ,
palpazione, esame neuro-muscolare, valutazione della statica pelvica, pattern respiratorio.
Il tampone vaginale è un esame diagnostico per la ricerca di microrganismi responsabili di
infezioni della vagina e della cervice uterina; è una procedura rapida e assolutamente
indolore che si effettua durante la visita ginecologica, qualora la paziente abbia perdite più
abbondanti del solito, magari maleodoranti, dolore durante i rapporti sessuali, prurito,
senso di pesantezza al basso ventre.
Per questo motivo tutte le donne in età fertile che hanno una vita sessuale attiva,
dovrebbero, periodicamente, sottoporsi al tampone vaginale o cervicale dal proprio
ginecologo.
Mentre per le donne in gravidanza, il tampone vaginale è necessario per verificare che la
donna non soffra di infezioni che possano essere pericolose per la sua salute e quella del
feto. Successivamente, verso la trentaseiesima settimana, la donna dovrà effettuare un
nuovo tampone vaginale per la ricerca di altri microrganismi, in particolare lo Streptococco
beta emolitico, causa di infezioni neonatali. In questo caso, verrà eseguito anche un
tampone rettale, e un’urinocultura per ricercare un’eventuale infezione urinaria.
Questi esami: tampone vaginale, tampone rettale ed urinocultura consentono, qualora i test
fossero positivi, di adottare una specifica profilassi durante il parto per evitare le
complicazioni dell’eventuale infezione neonatale.
Il tampone vaginale si effettua prelevando dalla vagina con un sottile bastoncino simile ad
un cotton-fioc, cellule e secrezioni, che vengono successivamente depositate in apposite
provette per le successive analisi in laboratorio per identificare l’eventuale presenza di un
microrganismo patogeno. Tale prelievo va effettuato nel canale cervicale, quando si cercano
patogeni come Micoplasma e Clamidia. Quindi il tampone vaginale rappresenta uno
strumento molto utilizzato nella diagnosi di malattie sessualmente trasmissibili oltre a
valutare il trattamento più idoneo a debellare il patogeno identificato.
Il tampone rettale è un esame finalizzato al prelievo di materiale fecale, per ricercare la
presenza di microrganismi responsabili di malattie intestinali (ad esempio il batterio della
salmonella). Durante la gravidanza, ad esempio, il tampone rettale è indicato per la ricerca
dello Streptococco del gruppo B.
Anche per questo esame useremo un tampone sterile, ovvero un sottile bastoncino simile
ad un cotton-fioc, inumidito. Questo bastoncino va inserito nel retto, attraverso l’ano, ad
una profondità di circa 2-4 centimetri, e strofinato per farvi aderire il materiale fecale.
Il tampone va mantenuto nell’ampolla rettale per 30 secondi, continuando a muoverlo e a
ruotarlo contro le pareti dell’intestino; dopodiché viene estratto ed immerso nella provetta.
Prima di riporlo nella provetta occorre accertarsi che la punta del tampone mostri tracce
significative di materiale fecale.

Il tampone uretrale invece è un esame finalizzato alla ricerca dei microrganismi responsabili
di infezioni alle basse vie urinarie. Sintomi comuni di tali infezioni sono: la minzione
frequente, dolorosa e difficoltosa (con senso di incompleto svuotamento della vescica),
urine torbide, a volte maleodoranti con tracce di sangue o pus, perdite vaginali e fuoriuscita
di secrezioni dall’uretra femminile.
Anche per questo tipo di tampone, si utilizza un semplice e sottile bastoncino cotonato da
inserire attraverso il meato uretrale per circa 1 cm nella donna. Il tampone viene poi
rigirato delicatamente per qualche secondo, al fine di raccogliere un certo quantitativo di
cellule.
Quindi, il tampone uretrale, quello vaginale, cervicale e talvolta quello anale,rientrano tra gli
esami di profilassi e di controllo durante la gravidanza.
Per l’assistenza sull’allattamento, durante il mio periodo di tirocinio, nel consultorio di
Madonna Alta non venivano effettuati corsi preparatori all’allattamento ma le donne
potevano recarsi al consultorio qualora riscontravano delle difficoltà nell’eseguire tale
operazione . L'allattamento al seno è un aspetto fondamentale e molto delicato sia per il
neonato che per la madre, l’OMS infatti sostiene che “L’allattamento al seno costituisce il
miglior metodo alimentare per garantire una sana crescita ed un sano sviluppo dei neonati
ed esercita un’influenza biologica ed emotiva unica sulla salute sia delle madri che dei
bambini”. Quindi possiamo capire quanto sia importante che l’assistenza svolta nei
consultori sia fondamentale. Non per tutte le mamme l’avvio dell’allattamento al seno
risulta facile, ciò che si effettuava in consultorio era:

 Incoraggiare l’allattamento “a richiesta”, anziché quello “ad orario”


 Spiegare alle madri che non bisogna dare tettarelle artificiali o succhiotti ai lattanti
durante il periodo dell’allattamento perché interferiscono con il successo
dell’allattamento stesso
 Incoraggiare la mamma all’allattamento al seno esclusivo, dando fiducia riguardo le
sue competenze naturali di madre
 Sostenere lo sviluppo della relazione madre-bambino
 Aiutare la mamma, ove necessario, ad assumere con il proprio neonato le posizioni
ed l’attacco al seno corrette;
 Dare indicazioni su come prevenire e/o curare eventuali complicazioni
dell’allattamento materno, quali l’ingorgo mammario, la mastite, la candidiasi al
seno e la presenza di capezzoli dolenti e ragadi;
 Fornire valide alternative per continuare l’allattamento materno qualora quello al
seno non fosse attuabile
Il tutto deve essere fatto senza dimenticare il benessere psico-fisico della mamma e il
benessere del neonato.

Per quanto concerne l’attività di assistenza per le interruzioni volontarie di gravidanza (IVG),
il consultorio è la prima sede alla quale la donna si rivolge. È fondamentale che il consultorio
dove la donna si reca abbia protocolli operativi interservizi, preferibilmente interni alle
A.S.L., per la rapida attivazione delle figure professionali non presenti nella dotazione
dell’equipe consultoriale (es. psicologo, assistente sociale, educatore professionale). La cosa
più importante che si doveva effettuare quando si presentava una donna che voleva effettuare
un’IVG era l’accoglienza al primo incontro, la donna non doveva sentirsi assolutamente
giudicata ma era essenziale che tra l’ostetrica e la donna si creasse una relazione aiuto-
sostegno basata sulla fiducia e trasparenza. Dopo aver ascoltato le motivazioni alla base della
richiesta della donna e aver valutato insieme alla donna/coppia la volontà di ricorrere all’IVG
(quindi di proseguire o interrompere la gravidanza) era anche importante, in caso di minori,
valutare la comunicazione o meno ai genitori. Successivamente, si passava alla gestione delle
fasi assistenziali, bisognava effettuare un aggiornamento puntuale sulle azioni da seguiree
sulla tempistica, con la definizione precisa dei tempi delle varie fasi del percorso.
Nel caso di minori è fondamentale l’identificazione, da parte dell’equipe consultoriale, di un
tutor che segua tutti i passaggi del percorso assistenziale e che rappresenti un punto di
riferimento non esclusivo, ma facilitante per la minore.
Quindi, dopo aver effettuato l’accertamento dello stato di gravidanza e dell’età̀
gestazionale, dato sostegno ad una scelta responsabile, la ginecologa del consultorio deve
fornire la documentazione necessaria per poi permettere l’avvio del percorso presso la
struttura ospedaliera o autorizzata all’intervento. In fine, l’ultima cosa da fare è
programmare un appuntamento per la visita di controllo postintervento per la valutazione
delle complicanze ed un colloquio per la proposta contraccettiva da effettuarsi
possibilmente entro 14-21 giorni dall’intervento

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