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CABASILAS, La Via en Christ, 28.
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CULLMANN, V.O., Les Sacrements dans l'Evangile Johannique, Paris, 1951, 35-48.
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La comprensione del myterion nel mondo dei Padri della Chiesa si aggancia al concetto di
"simbolo reale", nel senso che una realtà è simbolo di un’altra più elevata e quest'ultima esprime se
stessa in quella inferiore. Il termine "simbolo", infatti, deriva dal greco "sumballw" che significa:
"getto, metto insieme, unisco, paragono, confronto".3 Il simbolo, quindi, richiama sempre due
realtà, messe tra loro a confronto e che si richiamano a vicenda, nel senso che l'una si esprime
sempre per mezzo dell'altra.
Questo significato e' entrato a pieno titolo nel linguaggio della Chiesa per designare la
comune professione di fede (si pensi al 'simbolo apostolico' o a quello "niceno-
costantinopolitano,"), come elemento distintive dei cristiani ed espressione impegnativa
dell'appartenenza alla comunità di Cristo e di accettazione dell'unico "depositum fidei," una
professione di fede tendente alla "riunione" nella comunità e anelante al pieno compimento
escatologico della storia. Per questo, esso veniva consegnato ai catecumeni ad una fase già
avanzata del loro cammino (traditio symboli) con l'impegno di restituirlo sia nel dialogo
battesimale, sia in forma di vita vissuta (redditio symboli).
Cristo e sacramenti
Nel linguaggio cristiano delle origini il grande "musthrion-sacramentum" è Cristo stesso,
"nel quale sono nascosti tutti i tesori della scienza e della sapienza" (Col. 2,2). In altri termini,
Cristo è il volto storico del Padre; è il segno concreto della presenza di Dio e del suo mondo in
mezzo agli uomini e con la sua presenza li interpella e ne sollecita una risposta esistenziale.
Da qui nasce la convinzione che la storia umana sia diventata il luogo privilegiato
dell'incontro tra gli uomini e Dio. In tale prospettiva, i fatti, gli avvenimenti, i personaggi della storia
sono percepiti come il linguaggio storico di Dio, attraverso cui Egli tenta un dialogo di salvezza,
finalizzato a recuperare l'uomo alla sua dimensione originaria: quella divina. In buona sostanza, con
la sua incarnazione nel Figlio, Dio ha inaugurato l'era della sacramentalità, stabilendola come
l'elemento fondamentale e strumentale del dialogo e del rapporto con gli uomini, attraverso cui Dio
si autocomunica ad essi e ne tenta il recupero alla propria vita divina, da cui l'uomo originariamente
proviene.
Questo dialogo storico tra Dio e gli uomini si costituisce come un unico atto salvifico
divino, ma che idealmente e per questioni pratiche, viene suddiviso in "Antico e Nuovo
Testamento".
Con questo dialogo storico ha inizio una lenta e graduale incarnazione-rivelazione di Dio
nell'ambito della storia. Il primo atto è la stessa creazione, attraverso cui Dio rivela le proprie
qualità invisibili e si rende raggiungibile da ogni intelletto umano (Rm 1,20). Ma non contento, ecco
la sua alleanza con Abramo, Isacco, Giacobbe, poi, Mosé, il popolo ebreo, costituito ai piedi del
monte Sinai quale sua proprietà, un regno di sacerdoti e una nazione santa. Israele qui riceva la sua
nuova identità e diventa sacramento, cioè segno visibile di Dio in mezzo agli uomini. Una realtà che
Israele capirà a partire dall'esilio babilonese in poi (597-538 a.C.). Ma anche i profeti sono segno
visibile di Dio in mezzo ad Israele. Il termine stesso di profeta sta ad indicare la presenza di Dio,
che si fa voce in mezzo al suo popolo. Tutta la storia di Israele, pertanto, ha un valore simbolico-
sacramentale.
3
Il termine, come e' noto, deriva dal greco "sym-baallein" da cui "symbole" e "symboloen". Sul piano
letterario 'sym-ballein' significa "con-gettare", "gettare insieme": in forma transitiva, assume l'accezione specifica di
"riunire, mettere in comune;" informa intransitiva , implica il senso di 'incontrarsi,' "riconoscersi." Uno dei significati
di symboli e' 'connessione,' articolazione (del gomito o del ginocchio) ed in senso traslato richiama la duplice idea di
"riunione/incontro" e di "patto/contrato." Questa terminologia si collega ad antichi usi giuridici dove il
"symbolion"consisteva in un oggetto (un anello, una tavoletta, un sigillo, una moneta) diviso in due parti uguali, di cui
ciascuna metà era consegnata ad un compagno in vista di un riconoscimento o di un impegno comune. I due pezzi
avevano ciascuno un valore di simbolo nella misura in cui consentiva al portatore di farsi riconoscere o autorizzava un
messaggero a far valere i propri diritti. Acquistavano pienezza di significato nel momento in cui avveniva il
ricongiungimento e i due compagni o soci si riconoscevano o manifestavano un mutuo accordo.
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cultuale o nelle celebrazioni liturgiche della Chiesa. Le persone, i simboli, i materiali e gli oggetti
impiegati in questi riti liturgici comprendono, tutti, il 'mistero' che viene celebrato, e permettono ai
fedeli cristiani di accedere al mistero salvifico della salvezza. I simboli (e gli oggetti), quindi, sono
indispensabili perché ci permettono di entrare nel mondo soprannaturale della fede in modo
efficace. Con questa premessa in mente, non è possibile elencare con precisione i sacramenti, né
limitare (contenere) i simboli attraverso cui lo Spirito Santo opera. Lo Spirito soffia dove vuole, ma
nei sacramenti, in presenza e nelle condizione richieste dalla Chiesa e in virtù della promessa del
Signore, i doni dello Spirito sono sicuramente conferiti, e la Chiesa lo attesta.
Fino all'epoca di ‘Abdīšō‘ non c'era alcuna enumerazione ufficiale dei sacramenti. In realtà,
i primi Padri non elencavano i sacramenti in quanto tali, né limitavano la loro conoscenza del
sacramento ai sette che conosciamo oggi. La loro interpretazione del sacramento era molto più
ampia, e molti dei riti della Chiesa devono essere visti e compresi in considerazione del fatto
chesono un 'mistero' – o sacramento – che la Chiesa celebra. J. Meyendorff osserva che durante l'età
patristica non c'era una terminologia tecnica quando si parlava dei sacramenti, e anche il termine
'mistero' (gr. Mysterion) è stato utilizzato nel senso lato di 'mistero della salvezza.' Il termine
'mistero' è stato applicato solo secondariamente ai riti e alle azioni liturgiche della Chiesa, la quale
aveva come suo precipuo obiettivo la santificazione dei fedeli.
Parlando dei sacramenti e del loro numero, la Chiesa siriaca del IV secolo non è stata
sempre molto precisa. Certamente c'erano riti liturgici, ma è difficile dire quali testi liturgici
venivano utilizzati nei primi periodi, e possiamo contare su testi alquanto tardi per avanzare delle
congetture sulla teologia liturgica e sacramentale delle Chiese di lingua siriaca poi ché esse sono
conservative per quanto attiene alle antiche tradizioni, soprattutto nel campo della liturgia e dei riti.
Il principale termine tecnico utilizzato dalle Chiese siriache del IV secolo per quanto
riguarda il nostro 'sacramento' o 'mistero' è il termine rāzā. Pur avendo una grande varietà di
significati, esso generalmente indica un qualsiasi simbolo religioso – soprattutto in termini di 'tipi' e
'segni' dell'Antico Testamento – ed è particolarmente utilizzato per quanto riguarda i riti; al plurale
esso si riferisce specificamente all'Eucaristia.
L'altra importante caratteristica del linguaggio dei sacramenti/misteri è la comprensione del
ruolo dello Spirito Santo nei riti. Lo Spirito Santo ha un ruolo attivo nei principali atti liturgici o
'sacramentali', come l'unzione nel battesimo, il 'volteggiare' sugli elementi eucaristici nella
consacrazione o nell'imposizione delle mani nell'ordinazione. Questa 'azione' dello Spirito Santo è
evidente di frequentenei testi siriaciconosciuti, come le Odi di Salomone, gli Atti di Giuda
Tommaso, e negli scritti di Afraat il Saggio persiano ed Efrem il Siro.
Pertanto, l'uso del termine tecnico rāzā è un indizio sicuro che denota e secondo J. Murray, è
il "segno più evidente di una esplicita consapevolezza dei riti essendo ciò che noi intendiamo
sacramenti". Questo si vede meglio nei misteri dell'Eucaristia e del battesimo . Non è così evidente
per quanto riguarda la penitenza (tyābūtā), il matrimonio cristiano (šawtāpūtā) e l'unzione degli
infermi. Certo, il carattere ascetico della prima teologia siriaca non avrebbe visto il matrimonio
come un sacramento. Gli scrittori siriaci del IV secolo, come Afraat il Saggio persiano ed Efrem il
Siro, cominciano a usare la parola rāzā (mistero) per i riti sacramentali.
Nelle dimostrazioni di Afraat, il Saggio persiano menziona il battesimo e l'Eucaristia. Inoltre
parla dell'unzione nel mistero dell'iniziazione, nell'ordinazione dei sacerdoti e nell'unzione degli
infermi e persino nel mistero sacramentale della riconciliazione. Per quanto concerne
Confermzione, L'Ordine e L'Esterma Unzione i passi delle Dimostrazioni che si sogliono prendere
in considerazione come testimonianze della pratica di questi sacramenti nelle chiesa siriaca
.Efrem il Siro, d'altra parte, parla principalmente del mistero del battesimo, dell'Eucaristia e della
Chiesa.
Secondo Teodoro di Mopsuestia (c. 350-428), la figura autorevole più influente sui
successivi padri siriaci, il battesimo e l'Eucaristia sono i due misteri principali, che riflettono la vita
di Cristo e la collegano alla vita degli individui. Molto probabilmente, l'ordinazione sacerdotale
potrebbe anche essere considerata un mistero, in quanto attraverso di essa si compiono altri misteri.
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Nel quinto secolo, i padri della Chiesa sono un po'più precisi nel nominare e distinguere
certi riti liturgici della Chiesa come misteri. Narsai (c. 399-503), nelle sue omelie liturgiche osserva
ed elabora almeno quattro misteri: l'Eucaristia, il Battesimo, la Chiesa e il sacerdozio. Nell'Omelia
17 dello Pseudo-Narsai, non solo sono menzionati i misteri del Battesimo e dell'Eucaristia, ma
anche il fidanzamento/matrimonio e la sepoltura cristiana sono elencati tra i 'misteri della Chiesa'.
Nella Expositio dell'Anonimo Autore del IX/X secolo, vediamo che i riti citati e commentati sono:
l'Eucaristia, il battesimo, la consacrazione della chiesa, il servizio della sepoltura e il matrimonio.
Più tardi, il Patriarca ’Īšō‘yahb IV (c. 1010-1025) scrisse un'opera liturgica di natura
casistica su quattro principali riti liturgici della Chiesa: l'Eucaristia, il Battesimo, la consacrazione
dell'altare e il matrimonio. Yōhannan bar Zo‘bi (c. 1235) è considerato il primo ad aver
sistematizzato la nozione sacramentale dei misteri per mezzo di una elencazione dei misteri della
Chiesa d'Oriente. Egli afferma che ci sono due importanti sacramenti della Chiesa, cioè il battesimo
e l'Eucaristia. Nel suo commentario intitolato Spiegazione dei divini misteri, Bar Zo‘bi inizia il suo
trattato affermando: "Confesso due sacramenti della Santa Chiesa, uno è il sacramento del
battesimo, l'altro il sacramento del Corpo e del Sangue". Nei due misteri della Chiesa (Eucaristia e
Battesimo), John Bar Zo‘bi narra l'origine di agenti lievitanti (santo lievito e olio dell'unzione) da
una tradizione scritta di Pietro, capo degli apostoli. Un testo del XIII secolo, il Liber Patrum, ha una
visione dinamica dei sacramenti. Pur riferendosi alla facoltà del sacerdozio, esso rinvia al battesimo,
all'Eucaristia, alla lettura del Vangelo, alla benedizione del matrimonio, alla sepoltura, alla
riconciliazione di coloro che si convertono, al potere di legare e di sciogliere e all'imposizione delle
mani sul malato come riti appartenenti all'ufficio sacerdotale. Con ‘Abdīšō‘ diNisibi, abbiamo, per
la prima volta nella Chiesa d'Oriente, l'elencazione dei misteri sotto sette titoli: sacerdozio,
battesimo, olio dell'unzione, Corpo e Sangue di Cristo, assoluzione, santo lievito e segno della
Croce.
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Il padre del nostro popolo e il capo del nostro dogma (della nostra dottrina), essendo rimasto
profondamente compiaciuto di approvare il mio libro dal titolo Il Paradiso dell'Eden scritto in
metrica (versificazione) varia, mi ha invitato a scriverne un altro a conferma della verità e
certamente della fede cristiana, per la lettura e lo studio dei suoi discepoli e a beneficio di tutti
coloro che amano Cristo seguendo la sua strada. Come un servo obbediente ho accettato la sua
proficua sollecitudine e ho scritto questo libro, breve e di piccole dimensioni, ma ampio nel suo
soggetto.
Il libro ha avuto una grande accoglienza ed è rimasto l'unico libro di venerazione popolare.
Viene ritenuto il manuale ufficiale della teologia della Chiesa Assira d'Oriente fino ai giorni nostri.
La quarta parte del suo trattato si occupa dei misteri della Chiesa. Secondo ‘Abdīšō‘, i
misteri della Chiesa secondo le Sacre Scritture sono sette: 1) sacerdozio, 2) battesimo, 3) olio
dell'unzione, 4) oblazione del Corpo e del Sangue di Cristo, 5) assoluzione, 6) santo lievito e 7)
segno della croce.
Egli indica (sottolinea) che quelle comunità cristiane che non hanno il santo lievito
considerano il matrimonio come settimo sacramento, nel rispetto di quanto stabilito da Cristo;
quindi, ‘Abdīšō‘si occupa del matrimonio nel capitolo finale invece del segno della Croce. Egli
spiega anche che la ragione di tale cambiamento è possibile nella concezione sacramentale: "al
posto di un mortale defunto un altro è risuscitato".
"‘Abdīšō‘ non critica le altre confessioni cristiane che considerano il matrimonio come un
sacramento e l'identità dei sette sacramenti non è così rigida per lui come sembrerebbe a prima
vista". Per ‘Abdīšō‘ esso (matrimonio) è un sacramento, ma non uno del gruppo settenario.
Il primo adattamento del numero settenario fu realizzata da ‘Abdīšō‘, che fu poi adottato da
Timoteo II nella sua opera su Le sette cause dei misteri della Chiesa. Tuttavia, questi sette
sacramenti elencati da ‘Abdīšō‘ diventano l'elenco ufficiale della Chiesa d'Oriente (a partire) dal
XIV secolo.
Secondo ‘Abdīšō‘, mentre il mistero del sacerdozio "è il ministero di tutti gli altri
sacramenti," il segno della croce "è ciò per cui i cristiani sono sempre mantenuti, e attraverso
cui tutti gli altri sacramenti sono sigillati e perfezionati". Infatti, la Chiesa d'Oriente ha una
ricca e approfondita teologia soteriologica della Croce. Il Battesimo è la nuova nascita alla vita
immortale, e la potenza dello Spirito Santo è l'agente efficace del rinnovo (Gv 3:6,8) mentre il
Corpo e il Sangue di Cristo sono il nutrimento spirituale nella vita eterna. Gli elementi di
lievitazione, che sono lievito santo e olio dell'unzione, sono considerati da ‘Abdīšō‘ rāze (misteri)
e sono (costituiscono) una tradizione apostolica, nella quale, da generazioni, si tramandano nella
Chiesa fino ai nostri giorni per via orale. Il lievito santo è unito al mistero dell'Eucaristia,
mentre l'unzione dell'olio è unita al mistero del battesimo. Il lievito santo viene aggiunto al pane
eucaristico prima della cottura, mentre l'olio dell'unzione viene aggiunto all'olio del battesimo
che poi verrà utilizzato per l'unzione di tutto il corpo del battezzato. Per quanto riguarda il
mistero dell'assoluzione,‘Abdīšō‘ afferma che "il genere umano tende a sbagliare e facilmente è
incline al peccato ed è possibile che tutto sia attribuibile a malattie spirituali; e per questo il
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La domanda pertinente che potrebbe essere sollevata a questo punto riguarda la relazione tra
le liste sacramentali, rispettivamente, di Timoteo e quelle di ‘Abdīšō‘. Il fatto che sembra esserci
una grande discrepanza tra le loro due liste è di grande interesse per la presente discussione. In
sostanza vediamo che Timoteo enumera sacramenti che non sono considerati come tali nella lista di
‘Abdīšō‘, vale a dire: tonsura monastica, matrimonio e sepoltura cristiana. ‘Abdīšō‘, invece,
elenca il Crisma, il segno della croce, la penitenza e il santo lievito ('malka'). Anche se questa
discrepanza rimane in gran parte un mistero a causa della mancanza di documentazione, alcune
soluzioni potrebbero essere proposte.
Sappiamo che la lista di ‘Abdīšō‘, che si trova nel suo trattato Margānthīā (The Book of the
Pearl), è stato scritta su richiesta del Patriarca Yahballāhā III, conferendogli così una pesante
autorevolezza.
Tutta via ciò non significa necessariamente che la sua lista è stata canonizzata, in quanto
sembra che il suo obiettivo primario fosse pastorale e catechetico nella realtà, piuttosto che
canonico. Tuttavia, il libero di Marganita (perla) è un lavoro teologico a sé stante che non fa parte
di quei due compendi canonici di ‘Abdīšō‘ conosciuti come il Nomocanone e Le norme delle
sentenze ecclesiastiche che furono entrambi promulgati nel sinodo ufficiale di Timoteo del 1318.
Quindi La perla di‘Abdīšō‘ non è stato sicuramente promulgato nel sinodo di Timoteo (1318).
L'elenco di Timoteo, invece, proviene dalla sua propria autorità come catholicos-patriarca,
sebbene anche lui abbia scritto per l'istruzione dei fedeli. Egli afferma:
Pertanto abbiamo scritto l'interpretazione del servizio dei Misteri secondo le [nostre] capacità e in
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modo molto conciso, per aiutare coloro che leggono attraverso l'interpretazione dei servizi. Tuttavia,
se qualcuno non ha ricevuto perfetta conoscenza da ciò, e ama leggere, ci sono molti libri [dai quali]
potrà trarre profitto leggendoli. Se, invece, egli esamina ciò che è inadeguato (carente) in questa
sintesi, deve rendersi conto che questa non era la nostra preoccupazione. Piuttosto, in ciò che
volevamo scrivere, le cause dei Misteri nei limiti del possibile, sono andato avanti affinché possiamo
annotare brevemente quanto è stato detto; e [perché] in esso è scritta [una] seconda posizione,
cerchiamo di non biasimarlo.5
Secondo J. Alancherry, Timoteo scrisse il suo trattato su ordine di Rabban Bar Saumā, il
famoso rappresentante europeo dei mongoli che era a conoscenza del pensiero occidentale e delle
attività della Chiesa. Egli aggiunge che "Rabban Bar Saumā era un grande amico del compianto
Catholicos Yahballaha III, avrebbe fatto una tale richiesta, probabilmente per colmare le lacune del
trattato di ’Abdīšō‘, soprattutto nella parte dedicata ai Misteri." 6 Anche se Timoteo fu il patriarca,
non era sua intenzione incorporare la sua lista dei sacramenti nella collezione canonica della Chiesa.
Dal momento che il suo scopo principale era quello di fornire l'istruzione religiosa ai fedeli, il
suo lavoro dovrebbe essere considerato più catechetico e pastorale che canonico. Inoltre, egli
afferma chiaramente che se qualcuno dovesse essere insoddisfatto del suo trattato, può consultare
altri scritti della Chiesa dai quali potrebbe trovare giovamento spirituale. Tuttavia, secondo J.
Kochuparampil l'intenzione di Timoteo dovrebbe essere interpretata in modo diverso. Egli afferma
che "poiché Timoteo fissa saldamente i suoi insegnamenti nella tradizione della Chiesa, egli
caratterizza il suo lavoro come 'collezione' (Kūnāšā). Se alcuni sono insoddisfatti della sua opera
possono avventurarsi essi stessi a scrivere un altro libro, tenendo conto degli «standard» da
impiegare".7
Poiché‘Abdīšō‘ scrisse il suo trattato pochi decenni prima che Timoteo divenne
effettivamente patriarca, quest'ultimo avrà avuto certamente familiarità con il trattato di ‘Abdīšō‘.
La questione sollevata qui, dunque, è quella del perché Timoteo avrebbe dovuto compilare un
elenco di sacramenti diverso da quello di ‘Abdīšō‘. Poiché il trattato di‘Abdīšō‘ si era diffuso
molto, certamente (Timoteo) deve averlo visto, ma per qualche motivo ancora decise di redigere
un suo elenco. Possiamo ipotizzare che anche lui voleva proporre il proprio contributo a
beneficio dei fedeli. Se, infatti, non conobbe mai il trattato di ‘Abdīšō‘, allora è comprensibile
che avesse redatto un elenco divergente. Può darsi che ci fosse una forte influenza siriaca
occidentale sulla scrittura di Timoteo, che il suo lavoro sembra indicare.
Un altro punto da considerare è il fatto che il trattato di Timoteo non è stato diffuso negli
ambienti ecclesiastici nella misura in cui lo fu l'opera di ‘Abdīšō‘, come evidenziato dalla scarsità di
manoscritti che tramandano il trattato di Timoteo. Questo può essere dovuto alle devastazioni delle
diverse invasioni mongole che causano una grave carenza di sviluppo del pensiero teologico
nella Chiesa, per non parlare dei disordini politici. In ogni caso, non bisogna di dimenticare che
tra i teologi orientali tante cose rimanevano indefinite in termini sistematici. La Chiesa d'Oriente
non ha definito o enumerato i sacramenti nella cornice di un concilio, come ha fatto l'Occidente
latino a Lione, fino a poco tempo fa. L'elenco dei sacramenti di ‘Abdīšō‘ è stato ufficialmente
adottato solo di recente, nel sinodo del patriarca Mar Dinkha IV (2001) tenutosi a Chicago
(decreto del sinodo nr. 11).
Prima del sinodo del 2001, la lista di ‘Abdīšō‘ fu, tuttavia, utilizzata in ambienti catechistici
quando si parlava dei misteri. Del resto, nessuno dei siriaci occidentali si era impegnato in una
sistematizzazione della lista dei sacramenti, come la lista di Bar Hebraeus dimostra chiaramente. Il
numero sette per i sacramenti si vede per la prima volta nel loro catechismo. Questi sono visti
esattamente come gli stessi sacramenti condivisi tra le Chiese latina e bizantina.
L'altro punto importante da considerare è la misura dell'influenza latina sul pensiero
5
TIMOTHY II, The Mystery of the Eucharist, 73
6
ALANCHERRY, J., “Later-Liturgical Commentaries," CO 28 (2006) 73.
7
KOCHUPARAMPIL, Eucharist, 15.
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sacramentale della Chiesa d'Oriente. Questa influenza si avverte certamente per quanto riguarda
l'adozione del numero sette, ma non necessariamente nell'elenco di quali sette. Lo stesso non è vero
per la tradizione bizantina, che condivide gli stessi identici sette sacramenti della Chiesa latina. Sia
Timoteo che ‘Abdīšō‘ adottano il numero sette, per esempio, anche se non sono d'accordo su quali
dei sette. G.P. Badger commenta gli adattamenti del numero settenario dei misteri in‘Abdīšō‘:
Mi sembra che i successivi teologi nestoriani, per mancanza di argomenti migliori, e
per non trovarsi in posizione arretrata rispetto alle Chiese orientali e occidentali su
questo punto, pensarono bene di far ammontare il totale dei loro sacramenti al
numero sacro di sette, e al fine di raggiungere questo scopo, scelsero quelle dottrine
e pratiche correnti tra di loro poiché le ritenevano più adatte per questa
nomenclatura.8
Alla fine, la lista dei sacramenti di ‘Abdīšō‘ è stata adottata dalla Chiesa d'Oriente
semplicemente perché era più familiare alle autorità ecclesiastiche. Lo stesso lavoro di Timoteo è
citato solo in fonti secondarie sparse, come il Sinodo dei Diamper (1599). L'altro fatto è che
‘Abdīšō‘era molto più noto nella tradizione della Chiesa d'Oriente come studioso, canonista e
teologo rispettoa Timoteo, anche se quest'ultimo era un patriarca.
La metodologia di Timoteo nell'elencare i sacramenti segue l'ordine esistenziale dei
'misteri' stessi. Quindi, si inizia con il sacerdozio, che comprende tutti i nove gradi del clero. Dal
momento che l'autorità del sacerdozio in realtà viene da Gesù Cristo stesso – e il potere dato agli
apostoli attraverso il dono delle chiavi (Mt 16:18) – è il sacerdote che ha l'autorità valida per
eseguire questi riti sacri e che agisce come il 'sigillo', rendendo autentici i sacramenti officiati. È
possibile che Timoteo stia in realtà seguendo ‘Abdišo’ nel conteggio del sacerdozio (ordini sacri)
come primo sacramento, dal momento che per ‘Abdišo’ è la causa di mediazione di tutti gli altri
sacramenti – senza il sacerdozio non si possono assolutamente officiare sacramenti. Al contrario,
nella tradizione latina il Battesimo è elencato come il primo sacramento poiché i sacramenti sono
numerati secondo l'ordine esistenziale del ricevitore e non del dispensatore.
Quindi, dal momento che questi 'misteri' hanno luogo nella Chiesa stessa, la Chiesa è
elencato come secondo mistero. Per naturale estensione, l'altare – essendo una parte intima
dell'edificio chiesa – è indispensabile come il locus in cui vengono officiati i misteri; è il centro
dell'edificio chiesa e il suo punto focale. In una parola, è il luogo in cui vengono officiati i
sacramenti, anche se in diversi gradi di relazione. Mentre, secondo P. Yousif, né ‘Abdišo’ né
Timoteo sono rigidi nell'escludere eventuali sacramenti cristiani alternativi. Egli afferma:
La Chiesa d'Oriente ha per tradizione e fino ad oggi seguito la sua posizione ufficiale così
come è espressa nel libro di Marganitha, sebbene essa conoscesse la posizione del suo patriarca. Né
il patriarca [Timoteo II], né il libro di Marganitha [‘Abdīšō‘] sono così rigidi da escludere una
alternativa. Di conseguenza, la posizione della Chiesa d'Oriente mi sembra aperta come fossero due
fonti 'ufficiali'.
È stato indicato nel comunicato congiunto della Quinta Consulta Siriaca che le tradizioni
siriache hanno adottato dalla tradizione latina il numero simbolico sette per enumerare i loro
sacramenti. Tuttavia, quando loro (tradizione siriaca) organizzarono un sistema di vita sacramentale,
non hanno fanno una distinzione tra sacramenti e sacramentali fra i loro diversi servizi religiosi
liturgici. Di conseguenza, ciò ha condotto all'esistenza di vari elenchi di sacramenti.
L'identità, però, di questi altri riti variava nelle diverse tradizioni liturgiche. Fu solo nel
XIII secolo, tuttavia, che (sotto l'influenza latina), l'idea di utilizzare il numero simbolico sette
per enumerare raze/roze entrò in pratica. Questa innovazione ha dimostrato di essere
appropriata nel contesto della tradizione liturgica latina dove viene fatta una distinzione tra
Sacramenti e Sacramentali. Quando viene applicata alle tradizioni siriache, tuttavia, dove
nessuna di tali distinzioni è in opera, il suo utilizzo ha comportato dei problemi, e di conseguenza
sono state elaborate diverse liste nelle diverse Chiese siriache.
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BADGER, Nestorians and Rituals, II, 161.
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La comprensione del raze (μυστήριον) nel mondo dei padri siriaci si aggancia al concetto di
"simbolo reale", nel senso che una realtà è simbolo di un’altra più elevata e quest'ultima esprime se
stessa in quella inferiore. Il termine "simbolo", infatti, deriva dal greco "sumballw" che significa:
"getto, metto insieme, unisco, paragono, confronto". Il simbolo, quindi, richiama sempre due realtà,
messe tra loro a confronto e che si richiamano a vicenda, nel senso che l'una si esprime sempre per
mezzo dell'altra.10
Lacuna:
I seguenti soggetti vi invierò la prossima settimana :
i. Il concetto del simbolo teologico/simbolo reale nei padri siriaci
ii. relazione tra Simboli e Segni
iii. Il relazione tra Simboli e tipi
Cristo e Misteri
Per i padri siriaci, raze (misteri o sacramenti) sono stati stabiliti da Cristo e dagli apostoli e
sono stati tramandati alla chiesa attraverso le generazioni allo scopo di favorire la partecipazione
alla vita di Cristo per mezzo di segni e di simboli, cosicché i fedeli fossero condotti attraverso la
comunione alla realtà invisibile e immortale. Per loro, ogni rito amministrato nella chiesa attraverso
la mediazione del sacerdote viene acceduto al mistero salvifico della salvezza. Essi contemplano i
“misteri” della chiesa attraverso segni e simboli ed insistono su ciò che i misteri rappresentano e
simbolizzano. Sottolineano in particolare l’adempimento finale di ciò che i sacramenti
rappresentano per noi in questo mondo.
Teodore di Mopsuestia scrisse: "ogni sacramento consiste nella rappresentazione delle
cose invisibili ed ineffabili tramite segni e simboli.. Quindi, bisogna spiegare ed interpretare il
sacramento a colui che lo riceve affinché possa concerne la virtù."11
Siamo di fronte ad un parallelismo platonico. Lo schema di fondo che permette la
comprensione del simbolo è il pensiero platonico che vede l'idea iperuranica 12 racchiudersi
nell'immagine e in essa farsi presente ed esprimersi in qualche modo.
Su tale linea, l'eucaristia è pensata come l'immagine di Cristo, contenuto ed operante in tale
immagine, la quale, a sua volta, rimanda a Cristo stesso. Per questo si può parlare che nell'eucaristia
non c'è soltanto il Cristo operante, ma anche "attuale", così che mentre i partecipanti vengono
coinvolti nel mistero del Cristo celebrato, egli stesso si partecipa nell'evento figurato. Similmente
10
Chi cosa é il simbolo? Come caratterizzare teologicamente il 'simbolo'? Il termine, come e' noto, deriva dal
greco "sym-baallein" da cui "symbole" e "symboloen". Sul piano letterario 'sym-ballein' significa "con-gettare",
"gettare insieme": in forma transitiva, assume l'accezione specifica di "riunire, mettere in comune;" informa
intransitiva , implica il senso di 'incontrarsi,' "riconoscersi." Questa terminologia si collega ad antichi usi giuridici dove
il "symbolion"consisteva in un oggetto (un anello, una tavoletta, un sigillo, una moneta) diviso in due parti uguali, di cui
ciascuna metà era consegnata ad un compagno in vista di un riconoscimento o di un impegno comune. I due pezzi
avevano ciascuno un valore di simbolo nella misura in cui consentiva al portatore di farsi riconoscere o autorizzava un
messaggero a far valere i propri diritti. Acquistavano pienezza di significato nel momento in cui avveniva il
ricongiungimento e i due compagni o soci si riconoscevano o manifestavano un mutuo accordo. Questo significato e'
entrato a pieno titolo nel linguaggio della Chiesa per designare la comune professione di fede (si pensi al 'simbolo
apostolico' o a quello "niceno-costantinopolitano,"), come elemento distintive dei cristiani ed espressione impegnativa
dell'appartenenza alla comunità di Cristo e di accettazione dell'unico "depositum fidei," una professione di fede tendente
alla "riunione" nella comunità e anelante al pieno compimento escatologico della storia. Per questo, esso veniva
consegnato ai catecumeni ad una fase già avanzata del loro cammino [journey] (traditio symboli) con l'impegno di
restituirlo sia nel dialogo battesimale, sia in forma di vita vissuta [real life] (redditio symboli).
11
THEODORE OF MOPSUESTIA, Commentary of Theodore of Mopsuestia on the Lord’s Prayer and on the
Sacraments of Baptism and the Eucharist, A. MINGANA (ed. & ET), WS 5-6, Cambridge 1932-1933, 17.
12
Secondo Platone l'Iperuranio è quella zona al di là del cielo.
13
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nei scritti dei padri, si interpreta il battesimo come immagine e imitazione della passione di Cristo:
la deposizione degli abiti prima dell'immersione è associata alla spogliazione di Cristo prima di
essere crocifisso; con la triplice immersione imitano i tre giorni della morte di Gesù, immerso nel
sepolcro. La liturgia, quindi, viene vissuta come un'imitazione e, quindi, come una partecipazione
alla vita stessa di Gesù.
stesso. Poiché egli è immagine perfetta di Dio, egli è il punto focale della rivelazione che l'Antico
Testamento e la 'preistoria' prefiguravano, e ciò che i simboli indicano.
In sintesi, la ’rāzā per Efrem è il 'luogo di incontro' in cui il passato, il presente e il
futuro della creazione di Dio si incontrano, quindi, l'intersezione che abbiamo già identificato
come Cristo. Così, secondo P. Yousif l'immagine del passato è vista come precedente il
sacramento, lo stato attuale si realizza nel sacramento stesso, e l'elemento futuro è la
realizzazione finale o ricompensa nel Regno. Poco più tardi, il commento liturgico siriaco di
Teodoro di Mopsuestia pose il fondamento teologico per la teologia sacramentale del mondo
siriaco orientale seguita dalla successiva generazione di scrittori siriaci.
Il fondamento di base della comprensione di Teodoro dei sacramenti si trova nelle sue
Catechesi Mistagogiche sull'Eucaristia e il battesimo. La mistagogia di Teodoro è inserita nelle idee
platoniche della partecipazione del mondo terreno al mondo celeste per mezzo di simboli; questo
mondo rispecchia quello celeste. In realtà, egli formulò il concetto dei "due mondi" in relazione alla
creazione, cioè, il celeste e il terreno.
Teodoro sostiene che i sacramenti sono costituiti da elementi visibili che rendono presenti
realtà invisibili. Per lui, "ogni sacramento consiste nella rappresentazione delle cose invisibili e
indicibili attraverso segni ed emblemi". Nonostante il fatto che questi segni siano spiritualmente
efficaci, essi sono ancora in qualche misura 'incomprensibili' poiché indicano realtà invisibili,
future, e, di conseguenza, hanno bisogno di spiegazioni. Pertanto, ogni sacramento per sua natura,
richiede "spiegazione e interpretazione in modo che (il credente) che si avvicina (ad esso) possa
conoscere il suo potere". Il sacramento è composto di elementi visibili (materia) e parole (formula)
che spiegano il potere dei segni e dei misteri. Secondo Teodoro, Cristo, nostro Sommo Sacerdote è
colui che ha istituito i sacramenti e ci ha ordinato di officiarli. Egli afferma:
Noi aspettiamo qui nella fede fino a quando non saliremo in cielo e intraprenderemo il
nostro cammino verso Nostro Signore, dove non vedremo attraverso un vetro e in un enigma, ma
guarderemo faccia a faccia [1Cor 13:12]. Queste cose però, ci aspettiamo di ricevere in realtà
attraverso la Risurrezione, al momento decretato da Dio ed ora è solo per fede che ci avviciniamo ai
primi frutti di queste cose buone: a Cristo nostro Signore e Sommo Sacerdote di cose che
appartengono a noi. Ci è stato ordinato di eseguire in questo mondo simboli e segni delle cose
future, affinché, attraverso il servizio dei sacramenti, possiamo essere come gli uomini che amano
simbolicamente la gioia dei benefici celesti, e quindi acquistano un senso di possesso e una forte
speranza delle cose verso cui guardiamo.
Per Teodoro, quindi, i segni materiali rendono il futuro, la realtà celeste simbolicamente
presente in una reale sorta di passaggio per mezzo della preghiera e dei riti sacramentali. Questi
segni, quindi,sono stati chiamati 'promesse (impegni)' da Teodoro, in quanto partecipando al
sacramento qui sulla terra, il loro pieno effetto spirituale sarà realizzato alla Resurrezione.
Illustrando questo punto con un esempio dalla sua catechesi sul battesimo, Teodoro dichiara a tal
proposito:
noi riceviamo sacramentalmente la seconda nascita come il simbolo di un pegno, si compie
attraverso l'azione dello Spirito Santo, grande è il sacramento che viene officiato e maestosa (che
incute timore) e degna di fede è la virtù dei simboli, che inoltre, senza dubbio, ci donerà la
partecipazione ai benefici futuri.
Tuttavia, anche se i sacramenti sono 'promesse (impegni)' che si realizzeranno pienamente
nella vita futura, per il credente nel suo cammino verso l'immortalità essi sono anche strumenti
efficaci della grazia. Per Teodoro, sulla terra essi collocano il beneficiario 'in una natura virtuosa e
in un'alta dimora'. Inoltre, si può essere 'inscritto' nella gloria futura attraverso i misteri; egli disse:
"...come attraverso i simboli, (il fedele) potrebbe gradualmente avvicinarsi alla speranza futura (e)
avere una fede senza dubbi in questi doni... (perché) sebbene ancora sulla terra (essi) sono stati
iscritti nella gloria maestosa del mondo futuro attraverso questi misteri."
Importante per la comprensione di Teodoro dei sacramenti è la realtà naturale del mondo e
l'aspetto storico dell'esperienza umana. Questa naturale realtà mondana è successivamente collegata
al piano di salvezza che è stata completato da Dio attraverso il suo Figlio.
Nella misura in cui in questo mondo noi esistiamo attraverso due atti, nascita e cibo – nella
nascita riceviamo la nostra esistenza e nel sentire noi stessi siamo resi capaci di mantenere la nostra
esistenza, come quelli che sono nati sicuramente moriremo se non abbiamo cibo – così sarà anche
nel caso dell'altro mondo, in cui essendo nati per la risurrezione riceveremo la nostra esistenza, e
essendo divenuti immortali, continueremo a rimanere in quello stato.
Basati sulle necessità della realtà terrena (condizione terrena, materiale), nascita e nutrizione
sono due aspetti necessari dell'esperienza umana. Questa analogia si applica ai sacramenti del
Battesimo e dell'Eucaristia come realtà storiche/umane della nascita (battesimo) e della nutrizione
16
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(Eucaristia).
Con l'olio visibile esso mostra il potere che è nei nomi, che è in grado di confermare la debolezza
degli uomini con nascosti (poteri)... Non è attraverso l'olio che esso evita danni agli uomini: è il
potere della Divinità che conferisce potere alla (sua) debolezza. L'olio è il simbolo che proclama il
potere divino; e dalle cose esteriori Egli (Dio) dà garanzia delle Sue opere (fatte) in segreto.13
Tuttavia, questo non vuol dire che gli elementi materiali utilizzati nell'amministrazione dei
sacramenti non siano tenuti in grande venerazione nella Chiesa d'Oriente. Essi sono cose sacre e
sante verso cui deve essere mostrato grande rispetto, e viene fatta molta attenzione affinché essi non
vengano profanati. Pertanto, l'olio, l'acqua del battesimo, l'altare ecc. devono essere rispettati
(considerati) con molta cura perché sono i mezzi attraverso i quali opera la grazia dello Spirito
Santo. Possono essere facilmente profanati se usati con sacrilegio o senza discernimento. Questi
elementi materiali, infatti, sono così santi che possano consacrare altri materiali attraverso il
contatto. Così, l'acqua del battesimo, per esempio, può essere consacrata se è segnata con l'olio
battesimale del corno.
Narsai sottolinea il potere che viene conferito alla persona al momento dell'unzione e del
battesimo. Egli sottolinea la formula passiva nell'ungere e nel battezzare una persona come
indicativo del fatto che, in realtà, non è il sacerdote che sta officiando il sacramento, ma lo Spirito
Santo stesso. Quindi, la formula battesimale 'N. è battezzato... 'indica che lo Spirito Santo è l'unico
ad eseguire il battesimo, mentre il sacerdote agisce solo come uno strumento dello stesso. Egli
afferma in tal senso:
Il sacerdote non dice 'segno', ma 'è segnato'; perché il marchio (impronta, segno) che
egli pone, non è suo, ma del suo Signore. Egli è (tuttavia) il mediatore che è stato
scelto attraverso un privilegio per amministrare; e poiché non è suo esso scaccia
iniquità e dà lo Spirito.14
13
NARSAI, Liturgical Homilies, 45.
14
Ibid, 44.
17
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I sacramenti sono necessari per noi, affinché per mezzo di essi, come attraverso
un'immagine (foto), possiamo essere guidati verso queste cose che devono venire; e
le istruzioni (insegnamenti, informazioni) che li riguardano sono anche utili per noi,
perché possiamo guardare non alla natura dei sacramenti, ma alla grandezza di quelle
cose che sono nascoste in loro; è necessario per noi, inoltre, fa lavorare la nostra
mente per investigare e indagare dentro di essi, in modo che da lì ogni uno di noi può
cogliere, secondo le sue possibilità, il potere che si nasconde in essi.16
Secondo Ciro di Edessa, di conseguenza, la materia (cose visibili) che viene utilizzata nella
Chiesa per compiere gli atti sacramentali serve come un tipo di quelle cose che devono venire.
Tuttavia, egli distingue tra le cose nostre e le cose che si trovavano nella legge dell'Antico
Testamento come la differenza tra un'ombra e una immagine (foto). Per lui, l' 'ombra'punta alla
realtà, ma ovviamente non manifesta ciò; invece, l''immagine (foto)'assomiglia chiaramente alla
persona.
15
CYRUS OF EDESSA, Six Explanations of the Liturgical Feasts by Cyrus of Edessa, an East Syrian
Theologian of the Mid 6th century, MACOMBER, W. (ed. & tr), Louvain (1974). CSCO 355-6; Scriptores Syri 155-6,
39/45
16
CYRUS OF EDESSA, Liturgical Feasts, 38/44-45.
17
GABRIEL QATRĀYĀ, “Interpretation of the Offices,” , 88.
18
ABRAHAM BAR LĪPEH, "interpretatio officiorum,” 166/88.
18
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Timoteo I (780-823)
L'atteggiamento tenuto da ’Īšō‘yahb III per quanto riguarda la validità dei sacramenti
officiati da eretici costituirebbe la principale linea di pensiero dei 'padri' Nestoriani. Tuttavia,
Timoteo I (780-823) ammette la validità dei sacramenti officiati da alcuni 'eretici' che confessano –
almeno – le nature umana e divina in Cristo. Egli respinge totalmente i sacramenti amministrati sia
dalle eresie che ammettonola divinità di Cristo, ma negano la sua umanità – come i Simoniani, i
Manians, i Marcioniti – sia quelli che ammettono l'umanità di Cristo, ma negano la sua divinità,
come i seguaci di Paolo di Samosata, i Foziani ei seguaci di Marcello. D'altra parte, Timoteo
ammette il battesimo amministrato dai 'Calcedoniani' e dai 'Severiani' (Giacobiti), che devono
essere solo segnati dal corno dell'olio del battesimo e non devono essere ri-battezzati. Egli fa
l'esempio del 'sigillo del re' che si compone di tre materiali differenti, cioè, oro, argento e bronzo.
Timoteo precisa che, benché l'immagine del re è la stessa in tutti e tre i materiali, i materiali tuttavia
rimangono diversi e diseguali in termini di valore. Così è con il battesimo amministrato dai Melchiti
e dai Severiani, che sebbene sia ritenuto valido, non è comunque di pari grado.20
Nella sua Apology for Christianity, il patriarca Timoteo I (780-823) sottolinea l'importanza
dell'insegnamento di Cristo negli ultimi tre anni della Sua vita, dal Suo Battesimo fino alla Sua
Ascensione:
Dal giorno del Suo Battesimo a quello della Sua Ascensione al cielo trascorrono tre anni, ed è in
questi tre anni che Egli ci ha insegnato tutta l'economia della religione cristiana: il battesimo, le
leggi, le ordinanze, le preghiere, il culto nella direzione dell'Oriente, e il sacrificio che offriamo.
Egli ha praticato tutte queste cose nella Sua persona e ci ha insegnato a praticar(l)e noi stessi.
Perché Egli ha voluto annunciare al mondo attraverso i Suoi discepoli: il Vangelo, il battesimo, il
sacrificio e il culto e la preghiera a Dio, Egli ha officiato e compiuto tutte queste cose nella Sua
persona, in modo che i Suoi discepoli potessero realizzare essi stessi ciò che avevano visto Lui che
professa (che pratica) Se stesso, e potessero insegnare agli altri a fare lo stesso. Inoltre il culto di
Dio prese avvio all'inizio in Oriente; è infatti in quella direzione che Adamo e i suoi figli adoravano
Dio, perché il Paradiso è nella direzione dell'Est.21
Per Timoteo, dunque, alcuni dei sacramenti sono stati istituiti da Cristo, mentre gli altri sono
stati istituiti dai suoi discepoli. I sacramenti più essenziali, come il battesimo, l'Eucaristia e il
sacerdozio sono stati istituiti da Cristo stesso. Gli apostoli, d'altra parte, hanno insegnato alle
nazioni il culto di Dio, a rivolgersi ad Oriente durante la preghiera e custodire i comandamenti di
Cristo. Inclusi in questa categoria ci sarebbero l'olio del battesimo, il Santo Lievito ecc.
19
’ĪŠŌ‘YAHB III, Liber Epistularum, 189/261.
20
TIMOTHY I, Epistulae, 4-5/10.
21
MINGANA, Timothy’s Apology for Christianity, 29-30.
19
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Il linguaggio utilizzato dall'Anonimo Autore nel parlare del rapporto tra il simbolo e la realtà
che esso denota non è così preciso, soprattutto se si considera il termine Scolastico tardo di
'transustanziazione' che fa uso di categorie filosofiche, soprattutto quelle aristoteliche di 'materia e
forma'. Tuttavia, dobbiamo notare che usando il suo vocabolario limitato, l'Anonimo Autore
sottolinea la distinzione tra il sacramento in quanto tale e la verità verso cui punta. Così, per lui il
pane e il vino sono il Corpo e il Sangue di Cristo misteriosamente ( =sacramentalmente) e non tanto
in base a un cambiamento della loro natura. Il suo uso del termine 'natura' probabilmente si riferisce
alla materia (materiale esterno) del sacramento piuttosto che alla sua 'sostanza';egli afferma: "Per un
po' essi sono distinti in natura (dal vero corpo e sangue di Cristo), e se dovessero essere veramente
il corpo e il sangue allora non sarebbero 'misteri'" Egli non negherebbe, a quanto pare, che il pane e
il vino sono Corpo e Sangue secondo la natura del sacramento, perché afferma: "...noi non diciamo
che essi [il pane e il vino] non sono veramente [Corpo e Sangue] perché non sono così secondo la
[loro] natura, per cui vengono ricevuti mediante la fede... " Potremmo dire, dunque, che la materia
del pane e del vino come Corpo e Sangue e quella del vero corpo e sangue di Cristo in cielo sono
due distinte realtà materiali. Il fatto che gli accidenti o forme esteriori degli elementi (materia
esterna) del sacramento rimangono gli stessi dopo la consacrazione – cioè, il pane e il vino – indica
che il cambiamento deve essere quindi uno che è al di là della percezione degli occhi corporei (di
carne), e può essere accolto solo per fede. Possiamo anche dire che il potere che il pane e il vino
acquisiscono è quello che è infuso dallo Spirito Santo per concedere il perdono e l'assoluzione a
coloro che ricevono il sacramento con una fede sincera – attraverso la quale si può percepire la
'forma' del pane e del vino come il Corpo e il Sangue di Cristo.
L'Anonimo Autore presuppone inoltre la teoria che la ricezione dei misteri induca (conduca)
a guardare e meditare la risurrezione dei morti e la vita futura in cielo. Questo 'ricordo' della morte e
risurrezione del Signore contribuisce ad aumentare la propria fede per mezzo del simbolo e sembra
essere inoltre una spiegazione puramente psicologica, almeno nella sostanza. In generale, la
commemorazione dei misteri di Cristo sembra essere una oggettiva partecipazione ai frutti della
Redenzione.
Come W. de Vries avrebbe, sembra che l'efficacia della ricezione del sacramento è solo
psicologica – aiutandoci a ricordare la Resurrezione e la vita futura. 23 Tuttavia, questo è solo uno dei
22
CONNOLLY, Expositio Officiorum Ecclesiae, vol. 2, 62/67.
23
DE VRIES, “Théologie sacramentaire,” 479.
20
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frutti di una corretta ricezione del sacramento con la fede, e non vi è alcuna prova dell'intenzione
dell'Anonimo Autore di limitare i frutti del sacramento alla realtà psicologica.
Un uomo, al fine di essere e di esistere nel mondo, deve nascere da una madre carnale e da
un padre carnale, sebbene la figura e la perfezione dell'uomo provengono dal Padre della
Luce. In modo analogo, al fine di appartenere a un mondo di immortalità, è un requisito
essere nato dal grembo spirituale del battesimo, per il tramite del padre spirituale che è il
sacerdote, nonostante la forma e la perfezione siano impartite dallo Spirito Santo e dalla
potenza dell'Altissimo. Inoltre, è necessario per tutti gli appartenenti a questo mondo
sostenere la propria vita temporale con il cibo temporale e la bevanda terrena. Così, allo
stesso modo, nutrimento spirituale e bevanda divina sono un mezzo per colui che è
battezzato di sostenere la sua vita eterna in Dio. 27
‘Abdīšō‘ sottolinea la realtà che i misteri sono santificati e perfezionati dal potere e dalla grazia
24
YŌHANNAN BAR ZŌ’BĪ , Explanation of the Divine Mysteries.
25
BADGER, Nestorians and Rituals II, 151.
26
ALANCHERRY, “Sacramentality of Râzâ’,” 70.
27
‘ABDĪŠŌ‘, Marganitha (The Pearl), 45-46.
21
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La validità, dunque, di ciascuno dei sette misteri (sacramenti) si basa su tre elementi
essenziali: la loro fonte, il mediatore e il ricevente. I misteri dovrebbero essere stabiliti o costituiti
da Cristo o secondo 'la parola e il comando del Signore' – la fonte dei misteri della Chiesa. Il
ministro sacerdotale dei misteri, come mediatore, dovrebbe avere una valida ordinazione acquisita
secondo i canoni della Chiesa. Infine, chi riceve il sacramento deve avere una retta intenzione e
disposizione nella sua ricezione, una fede ferma e deve credere nell'effetto salvifico dei misteri. Per
‘Abdīšō‘, pertanto, i sacramenti sono piuttosto una partecipazione 'soggettiva' ai misteri di Cristo –
in questo ognuno deve essere ben disposto e credere nel loro potere e nella loro efficacia – in
contrapposizione alla comprensione più'oggettiva' dell'efficacia dei sacramenti da parte
dell'Anonimo Autore.
Mentre due elementi essenziali riguardano la giusta disposizione del ministro e di coloro che
prendono parte ai sacramenti, è il 'comando del Signore dei sacramenti' che in realtà costituisce la
sacramentalità del ’rāzā. Secondo ’Abdīšō‘, il sacerdozio e l'assoluzione si basano sull'esplicito
comando del Signore in parole e azioni. Battesimo, Olio dell'Unzione ed Eucaristia sono distinti nei
termini scolastici di materia e forma. Per quanto riguarda il matrimonio, ’Abdīšō‘ indica che esso è
considerato anche secondo il comando del Signore, mentre per la verginità non c'è comandamento
dal Signore. Applicando i tre criteri per l'efficacia del sacramento, il matrimonio può essere
considerato un mistero. Il matrimonio è considerato secondo l'ordinanza del Signore, amministrato
da un sacerdote valido e necessita giusta disposizione degli sposi.
Timoteo II (1318-1332/5)
Bisogna estrarre l'interpretazione di Timoteo II di 'mistero' (o sacramento) dal suo trattato
considerato nell'insieme, dal momento che egli non la dichiara esplicitamente in un unico luogo.
Come per Timoteo I, i misteri della Chiesa sono quei mezzi per conferire la grazia istituiti da Cristo
e dai suoi discepoli, e soddisfatti nella Chiesa – il luogo adatto per dispensare i misteri, attraverso la
mediazione del sacerdote e del sommo sacerdote.30 Come principio fondamentale, Cristo è il
protagonista principale dei misteri, i quali sono emanati nel contesto della celebrazione liturgica
della Chiesa nei vari riti sacramentali.
Insieme a Teodoro, Gabriel Qatrāyā e Abraham Bar Līpe, Timoteo crede che ogni mistero è
un incontro e una partecipazione alla vita di Cristo, attraverso i segni ei simboli stabiliti nella
Chiesa, che garantiscono 'immortalità e impassibilità'. Nel suo discorso sul mistero del sacerdozio,
Timoteo II chiarisce questo concetto mostrando che "nel battesimo noi diventiamo partecipi della
28
Ibid, 48.
29
Ibid, 47.
30
TIMOTHY II, Mystery of the Eucharist, 41.
22
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passione, morte, risurrezione e della gloria del Re dei Cieli." 31 Ciò sembra essere una vera e
'soggettiva' partecipazione ai frutti della redenzione determinata attraverso la ricezione dei
sacramenti.
Ancora, nel suo capitolo 'Sul sacerdozio' Timoteo ci dà un assaggio della sua interpretazione
del concetto di mistero – come sacramento – e dell'importanza dei simboli visibili che ci rinviano a
realtà invisibili. Secondo lui, le cose materiali (segni esteriori del sacramento) "...che sono il tipo
delle cose spirituali, conducono l'umanità dai costumi degli animali alle cose angeliche".
Ulteriori indicazioni dell'interpretazione di Timoteo di un sacramento possono essere estratti
dal suo capitolo 'Sul matrimonio'. In esso, Timoteo ribadisce la basilare interpretazione di un
sacramento proposta già da Teodoro di Mopsuestia nelle sue Catechesi Mistagogiche, affermando
che "tutte le cose percettibili in questo mondo sono tipi e ombre delle cose impercettibili". Nello
stesso capitolo, egli afferma inoltre "I nostri padri, che sono stati ispirati dallo Spirito Santo,
avevano escogitato un mezzo per attirarci verso queste cose celesti. Giustamente, hanno seguito e
lavorato con la natura [umana], insegnandoci a vedere queste cose invisibili con quelle visibili e a
procedere dalle cose sensibili a quelli concettuali."32
La terminologia utilizzata da Timoteo nel parlare dei misteri è simile a quello di ‘Abdīšō‘.
Timoteo usa l'espressione 'materia' quando fa riferimento agli elementi materiali utilizzati nel
battesimo e al Corpo e al Sangue di Cristo, soprattutto nel suo capitolo Sul mistero del Battesimo.
analogie), piuttosto che in senso univoco. I misteri rappresentano una vasta gamma, che va da quelli
di maggiore importanza a quelli di minore rilevanza. L'Eucaristia è il centro di tutti i misteri,
essendo designata dai teologi come princeps analogatum, per cui il linguaggio analogico utilizzato
per l'Eucaristia è di un grado (livello) molto intenso e primario. In questo senso analogico di misteri
distintivi della Chiesa, i misteri primari sono quelli istituiti da Cristo, cioè il sacerdozio, l'Eucaristia
e il battesimo; tutti gli altri misteri sono secondari. In generale, i misteri possono essere classificati
secondo tre categorie: l'ordine della loro istituzione, il luogo della loro amministrazione, e il livello
dei loro effetti.
di acqua, "che abitualmente lava e purifica la sporcizia del corpo meglio di altri tre elementi [aria,
fuoco, terra]; lo Spirito, dall'altra parte, è il purificatore delle impurità dell'anima attraverso la
rinuncia a Satana e alle sue opere." Tuttavia, l'unzione nel battesimo è un simbolo di forza interiore.
Egli disse:
quando il corpo è unto esternamente, (olio) entra all'interno per la potenza che ha di natura.
A differenza di altri indumenti, che sono esterni e coprono nudità, (olio) copre sia all'esterno
che all'interno del corpo con la veste dell'immortalità e dell'incorruttibilità. 35
Coloro che hanno ricevuto lo Spirito nel santo battesimo mediante (l'unzione con l') olio
consacrato ottengono il privilegio di procedere gradualmente dalla potenza all'atto e di lottare
contro il male (Satana). Allo stesso modo, quando riceviamo la Santa Eucaristia siamo uniti a Cristo
come "cibo che viene mescolato nel corpo, e si mescola in modo che egli sarà, con me, quello che
io sono."
Timoteo affronta raramente la questione di quale tipo di partecipazione il simbolo gode in
relazione alla realtà. Sembra essere, in definitiva, 'personale'. Abbiamo visto sopra come questa
relazione per l'Anonimo Autore è oggettiva, e che i sacramenti in sé e per sé sono efficaci. Per
Timoteo, però, i sacramenti sono efficaci per noi: "per la potenza dello Spirito, (gli Apostoli)
consacravano questo olio percepibile e lo affidavano a noi in modo che attraverso di esso, il suo
potere potesse essere percepito da noi, e attraverso di esso noi potessimo elevarci a vedere il potere
invisibile dello Spirito che è unito ad esso."
Per Timoteo il simbolo è assolutamente necessario per effettuare il sacramento, ed è
attraverso questi elementi che la forza trascendente dei sacramenti è resa nota. Nel sottolineare la
necessità della materia per la realizzazione del sacramento, Timoteo afferma:
Ogni cosa composita ha una quiddità che è costituita di parti essenziali senza le quali (la quiddità)
non può effettivamente esistere. Proprio come nel caso dei misteri viventi del Corpo e del Sangue
(le parti essenziali sono) pane, io dico, vino, altare, sacerdote e preghiere sacerdotali, così anche, nel
caso del santo battesimo esse sono acqua, olio, sacerdote e le preghiere sacerdotali; senza il loro
essere unite insieme (battesimo) semplicemente non viene effettuato." 36 Quindi, senza gli elementi
materiali esterni non c'è alcun sacramento.
Perché fino alla morte di nostro Signore, l'uomo era solo corpo e anima, ma nel battesimo,
attraverso il mistero della morte di nostro Signore, ed essendo (nati) di nuovo, corpo, anima
e spirito (diventano) parti della definizione di un cristiano; queste tre sono parti del nostro
essere, non nominalmente e concettualmente, ma in (realtà)... Pertanto, lo Spirito di grazia,
di cui (olio) è una figura e che noi abbiamo ricevuto sacramentalmente nel santo battesimo è
uno con noi.37
Nell'Eucaristia e nel battesimo possiamo vedere un ottimo esempio dell'efficacia dei misteri,
perché è il cibo spirituale che ricorda il nutrimento della vita che deve venire dopo la risurrezione:
35
Ibid., 49.
36
Ibid., 15.
37
TIMOTHY II, Mystery of the Eucharist, 50.
25
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Tuttavia, lo Spirito che abbiamo ricevuto nel battesimo non si manifesta pienamente. Egli dà
prima l'analogia del nascituro nel grembo di sua madre. Anche se il bambino ha gli arti e "riceve
38
Ibid., Mystery of Baptism, 39.
39
Ibid 39-41.
26
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virtualmente ogni attività della sua naturale perfezione dal seno materno", questa funzionalità si
perfeziona esteriormente solo più tardi. Allo stesso modo, si riceve lo Spirito "in realtà, chiaramente
e liberamente", il quale si manifesta attraverso l'osservanza dei comandamenti di Cristo.
Nel battesimo diventiamo partecipi della morte, sepoltura e risurrezione di Cristo mediante
l'atto sacramentale. Inoltre, riceviamo anche lo Spirito che dà la vita:
Lo Spirito compiva (coronava) la gloria di Gesù, che è la risurrezione dai morti; allo stesso
modo egli compie il mistero (della risurrezione) in noi attraverso il battesimo. Pertanto,
chiunque riceve il battesimo nel mistero della morte del Signore, ed è di conseguenza
sepolto con lui, riceverà la Spirito della vita; da ora in avanti riceverà sacramentalmente un
corpo spirituale che vedrà la luce alla risurrezione. 40
La realtà piena dello Spirito si può realizzare solo dopo la risurrezione; tuttavia, Timoteo sottolinea
il fatto che lo Spirito si esercita nel battezzato, mentre lui ancora vive nello spazio e nel tempo; ma
sarà pienamente manifesto e compiuto subito dopo la gloria futura della risurrezione. Timoteo dice
che chi è sigillato con l'olio santo e "unto con esso, è plasmato qui nell'immortalità e alla fine sarà
perfettamente glorificato.
Egli paragona chi vorrebbe compiere il rito della consacrazione senza aver ricevuto
l'imposizione delle mani al contraffattore i cui pezzi sono inutili, perché non portano il sigillo del re.
Pertanto, Timoteo è fermamente convinto che i misteri devono essere compiuti attraverso la
mediazione del sacerdote, poiché ciò che egli compie è il 'tipo di un'altra realtà.'
Il sacerdote che riceve il potere da Dio di conferire la grazia divina attraverso le cose
materiali non lo deve utilizzare arbitrariamente. Il sacerdote deve limitarsi secondo l'ordine che è
stato stabilito dalla Chiesa, attraverso la potenza dello Spirito Santo. Per estensione, le bianche vesti
del sacerdote, nel contesto del battesimo, significano che egli "possiede la purezza anticipatamente,
e il suo capo che era nero per il peccato di Adamo, che la legge antica non poteva rendere bianco, è
purificato dal peccato e lui purifica quelli che battezza".
Per Timoteo, la validità dei misteri dipende dal fatto se il sacerdote è validamente ordinato o
no, e se è stato censurato dalla Chiesa. Lui non affronta la questione della validità dei misteri
eseguiti da 'eretici', né di quelli celebrati da un prete sospeso. Sembra, però, che considererebbe non
validi i sacramenti eseguiti da un prete sospeso. Tuttavia, per Timoteo un sacerdote che ha
trasgredito la legge della Chiesa è reso incapace di praticare la sua funzione, a causa della censura
ecclesiastica. Trasgressioni gravi includono un secondo matrimonio, la fornicazione, la ricezione di
una tangente e la falsa testimonianza. Se gli atti che ha commesso consentono a lui di praticare di
nuovo il suo ministero, egli può essere (ri)ammesso dal vescovo, con una speciale benedizione,
dopo aver mostrato pentimento.
Il sacerdote gode di un ruolo subalterno nella effettiva realizzazione del sacramento, anche
se è assolutamente essenziale per un sacerdote adeguatamente ordinato amministrare i sacramenti.
Comprendiamo meglio questo ruolo 'subalterno' nel caso del battesimo, perché il sacerdote fa uso
della formula passiva, 'N. è battezzato nel nome del Padre, ecc.' Timoteo sottolinea che il sacerdote
parla con la voce passiva perché "il segno non è del sacerdote ma del suo Signore e che egli è un
mediatore eletto per la (Sua) misericordia a servire".
Tuttavia le parole del sacerdote sono efficaci e la sua mediazione indispensabile: "...che
nella cornice dei misteri materiali sull'altare propiziatore attraverso la mediazione del sacerdozio e
le espressioni mistiche, il fuoco dello Spirito Santo si unisce al materiale che è posto lì..."Egli
inoltre afferma nel suo 'Capitolo sul sacerdozio' che attraverso la mediazione del sacerdozio l'acqua
del battesimo diventa un utero adatto per la rigenerazione spirituale: "Per le parole che il sacerdote
pronuncia sull'elemento muto dell'acqua predispone [l'acqua] ad essere un grembo che genera
uomini razionali".
Occorrerebbe anche comprendere che"al sacerdote non è lecito consacrare i misteri da solo
senza un diacono, né può egli battezzare da solo; proprio come per il catholicos o il metropolita,
non è giusto (corretto) eseguire l'imposizione delle mani, senza un altro vescovo. "Noi troviamo
anche lo stesso parallelismo già con ’Īšō‘dad of Merv (IX secolo), il quale dice che il sacerdote ha
due talenti, che sono la consacrazione dei sacramenti del Battesimo e dell'Eucaristia.
Timoteo II fornisce il principio che sta alla base dell'interpretazione fondamentale che tutto
ciò che la Chiesa fa è per un motivo e non avviene per caso; egli afferma: "non c'è nulla nella santa
Chiesa (che accade) per caso o semplicemente, che Dio non voglia! Perché lo Spirito Santo che è la
fonte della verità, è il fondatore di tutto quello che egli assegna a esso". Ci sono particolari riti
istituiti da Cristo stesso come il sacerdozio, il battesimo e l'Eucaristia. Tuttavia, determinare il
'materiale' necessario per i sacramenti è stato stabilito dagli Apostoli – come si può vedere
soprattutto nel caso del pane e del vino per l'Eucarestia e dell'Olio e dell'acqua per il battesimo.
Mentre, se il pane eucaristico deve essere lievitato o azzimo, o se il vino deve essere miscelato o
non miscelato, è determinato dai canoni ecclesiastici dei padri della Chiesa sotto l'influenza dello
Spirito Santo.
È importante ricordare che per Timoteo tutti i sacramenti/misteri della Chiesa sono
perfezionati dal segno della croce, avvalendosi della formula trinitaria. Abbiamo già visto che per
‘Abdīšō‘la Croce era considerata il settimo sacramento, anche se Timoteo da parte sua non la
considera tale. Tuttavia, egli sottolinea con forza l'importanza del ruolo della Croce nella
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consacrazione e nella preparazione dei sacramenti. La formula trinitaria viene sempre utilizzata
simultaneamente, perché i misteri sono stati completati nel nome della Trinità. Ci sono sempre tre
segni (della Croce) sui misteri, mentre si ripete la formula trinitaria, e che "questo è il caso del
perfezionamento di ciascuno dei Misteri, perché sono perfezionati nel nome della Trinità". Timoteo
osserva inoltre che la Croce è fatta (segnata) su tutti i sacramenti alla loro consacrazione, mentre il
sacerdote la traccia andando da est a ovest e da nord a sud. Secondo il suo 'Capitolo sul sacerdozio',
questo triplice segno si deve osservare sia sul Corpo e sul Sangue, sia sull'altare e sull'olio
battesimale e sul fonte battesimale, sia sul calice di nozze, e sul turibolo contenente incenso.
Nella valutazione di W. de Vries, il nocciolo della dottrina sacramentale di Timoteo è
ortodosso. Come abbiamo visto, Timoteo è senza dubbio influenzato dall'interpretazione di Teodoro
dei sacramenti. Tuttavia, secondo W. de Vries non vi è la base 'razionalistico-protestante', che si
potrebbe trovare in Teodoro. Per Timoteo, i sacramenti non sono meramente soggettivi, ma (sono)
un' 'istituzione oggettiva' che non solo risveglia la fede nel destinatario ma anche impartisce al
destinatario, realmente ed effettivamente, la grazia e il pegno del sacramento. Il sacramento
partecipa pienamente nella realtà che raffigura, anche se certamente, la piena efficacia dei
sacramenti sarà realizzata solo all'eschaton quando la carne (ogni corpo) risorgerà.
La relazione tra simbolo e realtà è una vera, piena partecipazione dei simboli nelle rispettive
realtà. I sacramenti sono consacrati e perfezionati con la potenza dello Spirito Santo, e le loro
origini risalgono ai santi apostoli, anzi a Cristo stesso. L'autorità per preparare i santi misteri è data
esclusivamente al sacerdozio ecclesiastico per mezzo dello Spirito Santo.
L'enumerazione dei sacramenti di Timoteo segue il sistema settenario – certamente di
influenza latina – anche se i sacramenti che egli enumera non corrispondono alle liste latine o
greche. Il suo trattamento dei sacramenti è di particolare importanza, soprattutto nel periodo in cui
la Chiesa d'Oriente entrò in declino e in decadenza.
Conclusione
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I padri siriaci orientali contemplano i “misteri” della chiesa attraverso segni e simboli, e i
lavori dei padri siriaci insistono su ciò che i misteri rappresentano e simbolizzano. Sottolineano in
particolare la causalità intenzionale dei sacramenti. Per “causalità intenzionale” si intende
l’adempimento finale di ciò che i sacramenti rappresentano per noi in questo mondo.
L’”intenzionalità finale” dei sacramenti – che sono la promessa della risurrezione dei morti e
l’immortalità nella vita futura con Cristo – si realizzerà nell’eschaton. Al contrario, la teologia
sacramentale latina si interessa soprattutto di cause e effetti, e si concentra su ciò che viene
raggiunto e su perché viene raggiunto. Ciò è ovviamente in accordo con la tendenza occidentale di
scientificità e senso pratico.
‘Abdīšō‘ e Timoteo hanno adottato il numero settenario dei misteri e per loro ogni rito
amministrato nella Chiesa attraverso la mediazione del sacerdozio è chiamato un 'mistero'. Essi
presenta i misteri in base alla loro istituzione, così facendo pone l'accento su ciò che è dato, mentre
nelle Chiese latine e bizantine si elencano i sacramenti secondo l'ordine esistenziale di chi li riceve.
Timoteo divide i misteri secondo due principali distinzioni. In primo luogo, i misteri – in
senso proprio – sono quelli che possiedono una epiclesi esplicita, vale a dire: sacerdozio,
consacrazione dell'altare, battesimo ed Eucarestia. I misteri in senso secondario sono quelli senza
una epiclesi, cioè: la perfezione dei monaci, il servizio funebre e il matrimonio. Egli classifica
anche i misteri nelle tradizioni tramandate oralmente e in forma scritta. Per Timoteo i misteri del
battesimo, eucarestia e sacerdozio sono definiti misteri istituiti da Cristo e indicati nella Sacra
Scrittura. Le tradizioni del pane lievitato, del segno del battesimo, dell'ordinazione, della
consacrazione dell'altare e altre cose simili sono state tramandate attraverso la tradizione orale della
Chiesa.
L'elenco dei sette sacramenti è un argomento (punto di discussione) che è ancora in
discussione tra le Chiese. La Chiesa d'Oriente ha avuto una serie di liste varie dei sacramenti tra i
suoi scrittori e padri autorevoli. Nel periodo medievale – fino alle invasioni mongole – furono scritti
due trattati molto importanti che proponeva liste divergenti. La lista di ‘Abdīšō‘ di Nisibi (m. 1318),
pubblicata in un non meglio precisabile periodo durante l'ultimo decennio del XIII secolo,
considerava come sacramenti quei riti che non sono stati considerati come tali nelle Chiese
all'epoca: il Santo Lievito e il Segno della Croce; invece, il matrimonio e l'unzione degli infermi
non sono stati considerati tra i "sette" sacramenti come previsto nelle Chiese latine e greche.
Tuttavia, ‘Abdīšō‘elabora una sezione separata sul matrimonio.
Poco dopo, il catholicos-patriarca Timoteo II redasse un elenco molto diverso da quella di
‘Abdīšō‘. Timoteo incluse la consacrazione dell'altare, il matrimonio, la sepoltura cristiana e la
tonsura monastica, che non erano considerati sacramenti dal suo più anziano contemporaneo
‘Abdīšō‘. Tuttavia, Timoteo non ha incluso il segno della Croce e il Santo Lievito. D'altra parte, il
mistero della penitenza non è tra i sette misteri; tuttavia, egli dedica una sezione a parte come
‘Abdīšō‘fece per il rito del matrimonio. Entrambi questi padri scrissero i loro trattati a fini
catechetici, e nessuno dei due in particolare ebbe il peso dell'autorità canonica in modo esplicito. La
Chiesa d'Oriente quasi universalmente ha adottato la 'lista di‘Abdīšō‘', probabilmente per il fatto
che essa era più ampiamente conosciuta di quella di Timoteo. Solo una recente ricerca ha portato
alla luce l'unicità e l'importanza della lista sacramentale di Timoteo.
Lo scopo dei misteri è l'effettiva partecipazione alla vita di Cristo, per mezzo di segni e
simboli e conduce i beneficiari verso la comunione con le realtà invisibili e immortali. I padri siriaci
sottolineano il fatto che Cristo è il protagonista principale dei misteri della Chiesa, ed è lo Spirito
Santo che è la causa essenziale dei sacramenti. Possiamo riassumere che la Chiesa d'Oriente aveva
stabilito il sistema della vita sacramentale a partire dalla prima metà del XIV secolo. Esso sviluppò
principi ortodossi di distinguere i vari riti liturgici della Chiesa, anche se essi non erano stati definiti
in via definitiva. Ci sono vari elementi essenziali che descrivono i misteri della Chiesa: la tradizione
apostolica (Santo Lievito, per esempio), la celebrazione ecclesiale (l'unzione nel battesimo), l'ordine
liturgico (la consacrazione dell'altare), il ministro consacrato, e il segno della Croce. Essi hanno
anche sviluppato un ordine esistenziale tra i misteri. Gli elementi costitutivi più essenziali dei
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misteri principali della Chiesa sono il comando del Signore e la consacrazione di materia
sacramentale per mezzo della potenza dello Spirito Santo.
Per Timoteo, Cristo è il principale protagonista dei misteri della chiesa. Timoteo segue le
idee di Teodoro su simbolo e realtà, ma in termini più realistici indicati come res et sacramentum.
Per lui, i misteri non sono puramente una istituzione soggettiva perché risvegliano la fede in colui
che li riceve, ma un’istituzione oggettiva, che impartisce al credente la grazia e la promessa. Per lui,
i misteri non sono un semplice simbolo di realtà celeste, come inteso da Teodoro, ma gli elementi
che, agendo in maniera sacramentale nei riti liturgici, indicano pienamente le realtà spirituali a cui
essi aspirano.
Al contrario di un Anonimo (Pseudo Giorgio di Arbel), il quale indica che un mistero non
può essere contemporaneamente simbolo e realtà, Timoteo afferma che i simboli non solo indicano,
ma sono partecipi della realtà; esiste quindi un forte e inscindibile legame tra simbolo e realtà.
Come Narsai, Timoteo sottolinea il fatto che lo Spirito Santo è causa essenziale dei misteri.
Allo stesso modo di Narsai e ’Īšō‘yahb III, Timoteo aggiunge che Cristo istituì il sacerdozio perché
i Suoi misteri venissero amministrati in maniera effettiva.
La validità dei misteri per ‘Abdīšō‘ si basa su tre elementi essenziali: i) devono essere
istituiti da Cristo; ii) devono essere amministrati da un valido ministro sacerdote; iii) deve esserci la
giusta intenzione da parte di chi li riceve. Mentre per Timoteo i) i misteri devono essere istituiti da
Cristo e dagli apostoli; ii) è necessaria la presenza dello Spirito Santo per consacrare realmente il
materiale sacramentale; iii) è essenziale che ci sia un sacerdote regolarmente ordinato.
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