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Ciò non vuol dire che essi si opponessero alla ragione. Hegel porrà alla base della
realtà la ragione “dialettica”, non sarà dunque un pieno romantico. I romantici
pongono il sentimento alla base della realtà, mentre Hegel pone il sentimento (che
ha valenza estetica) alla stregua della ragione illuministica, per cui è una via che non
porta ad una comprensione della realtà.
Uomo come colui che si auto crea, che riesce a superare i propri ostacoli e come colui
(soggetto) che da significato a tutta la realtà (oggetto), come per Kant è il soggetto
che determina l’oggetto. Quando i romantici fanno riferimento al rapporto tra
soggetto e oggetto non danno significato al noumeno, a differenza di Kant, che
ritengono solo essere una realtà al di la dell’uomo, dunque il rapporto tra noumeno e
fenomeno è priva di spiegazione.
Tale rapporto uomo-spirito viene esplicato mediante una tendenza individualistica
e anti-individualistica: ossia alcuni filosofi specificano che quando si parla di uomo
si fa riferimento all’individuo, mentre altri superano tale visione, sostenendo che
l’uomo è uomo solo se inserito all’interno di una comunità, di istituzioni nazionali o
sovranazionali, come la famiglia o lo Stato, dunque una visione collettivista. La
seconda visione sarà propria anche di Hegel, che parla di Stato, che definisce culmine
della società. Questa è una delle ambivalenze che caratterizzano il romanticismo.
Dipende anche dall’ambito del romanticismo di cui parliamo: filosofi e letterari sono
soprattutto legati a un’idea comunitaria, artisti più individualistica.
Altro carattere è l’amore. Figura della sacerdotessa Diotima, da Platone nel convito.
Donna libera da falsi pudori, che avrebbe edotto socrate all’eros, emblema della
donna per i romantici. Tale tema ha diverse sfumature, soprattutto condotto
all’amore-fusione tra corpi e tra corpo e anima. Tema proprio non solo dei filosofi
ma anche i letterati. Una donna vista come l’esatto opposto della donna medievale,
che aveva diffuso l’idea dell’eros come un elemento di vergogna, mentre i romantici
si ricollegano all’età classica.
L’amore è una cifra dell’assoluto, elemento che consente all’uomo di ricondursi con
l’assoluto stesso, e quindi a se stesso (identificazione dell’uomo con l’assoluto,
l’infinito, la natura, Dio).
Per il romanticismo vale il principio che a determinare le fila della storia sia l’uomo,
trasposizione di Dio. Vi è dunque un principio di carattere provvidenzialistico,
panteista immanentista (immanente: forza che agisce all’interno della realtà).
Sulla politica invece il romanticismo parte dallo Sturm und Drang, di carattere
anarchico e reazionario, ma approda al suo opposto, giungendo a esiti conservatori e
statalistici, e dunque una visione della realtà in cui a prevalere su tutto non è
l’individuo ma lo Stato.
Gli stati come la Francia e la Germania, dopo una fase repubblicana sono tornati alla
monarchia di stampo quasi assolutistico, in Germania col 2 Reich tedesco, in Francia
Napoleone III.
Il romanticismo dal punto di vista politico è stato dunque la giustificazione di
istituzioni di stampo conservatorio, che guardavano al passato e non erano in linea
con il progresso dei tempi. Anche questa è un’ambivalenza, parte da un principio
completamente diverso di quello cui approda. Una visione in cui l’individuo si
inserisce in un organismo che è lo stato. Si ha proprio il culto della nazione, legata a
elementi comuni tra le persone, di razza, lingua, cultura, essi sottomettono la loro vita
allo stato.
La visione dello stato è dunque organicista, lo stato è un organismo vivente in cui
ogni parte che lo compone è necessaria al tutto. Esaltazione della nazione in relazione
all’individuo, caratterizzato e compreso in tali istituzioni.
Il rapporto tra finito e infinito si risolve con la risoluzione del finito nell’infinito.
L’idealismo dunque nasce con Fichte e Schelling (che indica il primo come iniziatore
del movimento per aver posto l’accento sull’io come potenza infinita da cui deriva
tutto, in quanto identificata con Dio), ma Hegel fu il più importante interprete.
HEGEL
Tutto in Hegel è tripartito, ogni parte è tripartita e ulteriormente tripartita e così via.
Hegel (1770-1831) nasce a Stoccarda, ma trascorre gran parte della sua vita a Jena,
in Prussia. I età giovanile visse gli anni della rivoluzione francese, molto vicini al
suo Paese d’origine. È rimasto talmente entusiasta della rivoluzione ed avendo
assistito all’ingresso di Napoleone in Germania, era rimasto tanto colpito dalla
maestosità del suo ingresso che in una delle lettere del 1806 disse “ho visto
l’imperatore, quest’anima del mondo, cavalcare… è davvero un sentimento
meraviglioso la vista di un tale individuo, che seduto su un cavallo cavalca il mondo
e lo domina”
Indica ciò come avesse scorto in Napoleone colui che portò a compimento la
rivoluzione francese, continuatore di essa. Ciò avrà un influsso sui suoi scritti
giovanili.
Cardine della sua filosofia è la coesione dell’individuo nello stato, in cui il singolo
non sia tale ma parte della comunità, per cui lo scopo napoleonico di creare un
impero universalistico si intersecava perfettamente nel suo pensiero.
Fu precettore come Kant, professore universitario, studiò filosofia e teologia, è stato
nominato professore di Filosofia all’università di Berlino, morì probabilmente di
Colera.
È ricordato per molti scritti, distinti in un periodo giovanile e uno della maturità, in
cui la distinzione riguarda l’oggetto da indagare:
- Nella giovinezza un interesse religioso/politico
- Nella maturità interesse storico/politico, dopo l’anno 1800
RAPPORTO RAGIONE-REALTÀ
Quando Hegel parla del rapporto tra finito e infinito, ossia tra Dio e l’uomo intende
l’uomo inteso come soggetto spirituale in divenire (in trasformazione) che è chiamato
da Hegel con il termine idea o ragione. Tali termini intendono l’identificazione
dell’idea con il pensiero e la ragione con la realtà (l’essere). Nel parlare del
rapporto tra uomo e Dio, esso si identifica con il rapporto pensiero-realtà, per cui
alla base del secondo caposaldo vi è l’identificazione tra ragione e realtà tramite una
formula hegeliana, che non si trova all’interno della fenomenologia, il rapporto viene
posto con “ciò che è reale è razionale, ciò che è razionale è reale”: tale formula si
può scindere in due parti, due facce della stessa medaglia, identifica la realtà con la
razionalità: la realtà non è una manifestazione caotica, ma è qualcosa di ben
delineato, frutto di una struttura razionale che giunge a piena manifestazione
nell’uomo. La seconda parte invece intende che la ragione è lo strumento che governa
e regge la realtà, costituisce la base di tutto ciò che esiste, dunque Hegel lega al
rapporto tra realtà e razionalità il rapporto tra essere e dover essere: l’essere tende
a realizzarsi all’interno del dover essere, una cosa che è necessariamente dovrà
essere, realizzarsi. Netto distacco dalla filosofia romantica, in cui non era necessario
che l’essere si realizzasse nel dover essere.
Tale concezione dell’identità tra essere e dove essere, della formula è uno dei
principali punti di distacco dal romanticismo e la sua preminenza del sentimento, cui
oppone la ragione. Nonostante ciò si rifà anche al romanticismo, soprattutto per lo
spirito.
(La ragione cui fa riferimento hegel non è quella finita di kant ma assoluta.)
Tesi: Idea in se stessa è l’idea non si confronta con le altre idee e quindi corrisponde
al momento astratto e implicito della vita dell’assoluto. Questo momento corrisponde
ad una delle 3 sezioni della sua filosofia, che è tripartita come lo spirito.
MOMENTO SPECULATIVO
Unificazione e riaffermazione potenziata della tesi (Aufhebung: togliere e mettere
contemporaneamente).
La dialettica coglie l’unità delle singole determinazioni, messe in relazione l’una con
l’altra e sintetizzate, la realtà non è fatta da momenti isolati, ma ognuno influenza
quello che lo precede e che lo segue, ed è dunque indispensabile al divenire.
L’AUTOCOSCIENZA (ANTITESI)
Sulla base dell’autocoscienza, dalle contraddizioni del mondo sensibile, la coscienza
esce dall’individuo, prendendo consapevolezza di essere essa stessa infinito.
La coscienza individuale, si rende conto di essere l’oggetto delle contraddizioni della
realtà sensibile, per cui esce dalla sua individualità e diventa autocoscienza,
rapportandosi ad altre coscienze: la coscienza individuale si rapporta con le coscienze
dell’altro individuo.
In questa seconda sezione (antitesi) è divisa in 3 ulteriori tappe o figure:
- Rapporto servo-padrone
- Stoicismo-scettiscismo
- Coscienza infelice
RAPPORTO SERVO-PADRONE
Diviso in 3 parti. È la figura più importante dell’opera. È una concezione che Hegel
riprende dal medioevo. È il rapporto di una coscienza, del signore, che si è
relazionata con un’altra coscienza, quella del servo. Tale rapporto, basato sulla
dipendenza del servo dal signore, darà vita al termine di un percorso, storico, ad
un’inversione di ruoli: al termine di tale percorso tramite 3 tappe (tesi, antitesi e
sintesi), che sono paura della morte (di perdere la propria essenza, individualità),
servizio (al servizio di un’altra coscienza, il servo ha cercato di rendersi indipendente
dagli oggetti) e lavoro (crea oggetti indipendenti per il padrone, raggiungendo
l’indipendenza dal padrone, e al contempo una dipendenza del padrone, che necessita
di tali oggetti), così il servo sarà indipendente, mentre il padrone sarà dipendente dal
servo, in quanto esso avrà messo a repentaglio la propria esistenza e
progressivamente si affranca dalla dipendenza dal suo signore. Tale rovesciamento di
ruoli porterà il signore a dipendere interamente dal lavoro del servo. Tale rapporto
sarà ripreso da Marx: che darà a Hegel un grandissimo merito, quello di aver
riportato il rapporto fondamentale tra coscienze, mentre per Hegel tale processo si
concluderà con l’affrancamento del servo, per Marx con la sottomissione di una
coscienza all’altra: il padrone al servo, riferendo poi tale concezione alla rivoluzione
sociale marxista, la ribellione del proletariato nei confronti della borghesia.
Tale rapporto è in riferimento alle varie età dell’uomo: dal mondo antico (servo-
padrone), si passa al mondo greco (stoicismo-scetticismo), a quello medievale
(ebraismo ecc.). c’è dunque una progressione cronologica.
STOICISMO-SCETTICISMO
Tale raggiungimento dell’indipendenza del servo, per hegel filosoficamente trova la
sua più compiuta realizzazione nel mondo greco, nel rapporto scetticismo-stoicismo.
Lo stoicismo celebrala figura del saggio, colui che si è liberato dalle inquietudini del
mondo che lo circonda, realizzando concretamente il proposito del servo: rendersi
autosufficiente, libero. Tale contrapposizione è dovuta al fatto che tale
autosufficienza non si concretizza per hegel: i condizionamenti da cui tenta di
liberarsi permangono, un’astratta autosufficienza dello stoico, che afferma di
liberarsene ma non lo fa. Lo scettico, invece (da skeptis, dubbio), afferma che tutto è
vano, che ogni costruzione teorica circa la realtà è priva di fondamento, per cui tutte
le teorie sono soggettive e prive di oggettività. Anche per esso, tuttavia, hegel scorge
un limite, e usa contro esso l’argomento di solito usato di sminuirlo: pretende di
mettere tra parentesi tutta la realtà, dicendo che le teorie sulla realtà sono vane,
esprime in realtà egli stesso un giudizio sulla realtà. Lo scetticismo ha dunque un
limite intrinseco.
COSCIENZA INFELICE
Tale affrancamento effettivo dalla realtà si potrà trovare soltanto nella fusione di
finito e infinito, nell’ultima sezione, che chiama emblematicamente coscienza
infelice. Dalle contraddizioni dello stoicismo e scetticismo si esce affidandosi a Dio,
così che attraverso di lui possa raggiungere l’indipendenza, sottolinea tuttavia che il
divino sia portatore di infelicità, come deriva dall’analisi delle religioni affermatesi in
età medievale: l’ebraismo e il cristianesimo, come testimoniato dalle esperienze
storiche.
Utilizza l’esempio delle crociate. Tali religioni evidenziano la contrapposizione tra
ciò che è trasmutabile e intrasmutabile, due facce della stessa medaglia per quanto
riguarda dio: nell’ebraismo un dio trascendente, responsabile della vita e morte
dell’uomo, nel cristianesimo un dio incarnato, fattosi uomo, che dunque appare come
un dio effettuale, uomo tra gli uomini. In realtà, l’esempio delle crociate dimostra
come, è vero che si è incarnato, ma le vicende storiche testimoniamo che esso
continua a essere al di là dell’uomo, il che fa si che la coscienza umana, resasi conto
dell’impossibilità di raggiungerlo, è infelice. Dunque la coscienza individuale è
permeata dall’infelicità. Potrà superare tale infelicità, non nell’epoca medievale, ma
in quella moderna, poiché si renderà conto che essa stessa coincide con Dio
(identificazione del finito dell’infinito).
(ciclo tesi-antitesi-sintesi che si ripete, ma la sintesi può essere tesi di una nuova
antitesi)
(L’individualismo romantico in hegel sostituito dalla comprensione dell’uomo nella
collettività.)
SPIRITO OGGETTIVO
Ha trasportato il tutto sotto un punto di vista storico-sociale. Dallo spirito soggettivo,
si passa all’oggettivo, vita complessiva, quando l’individuo si trova ricompreso fra
istituzioni sociali, concrete. Si divide a sua volta in 3 sezioni:
- Diritto astratto
- Moralità
- Eticità
- STATO HEGELIANO
Culmine dell’eticità. Il modello di riferimento è la monarchia costituzionale
prussiana, ripresa dal suo luogo d’origine, in cui si dovrebbero risolvere tutti i
particolarismi. Esso ricerca il benessere universale, mentre l’individuo quello
personale. Fine dello stato è pertanto il benessere collettivo.
stato: individuo = universale: personale.
Hegel attua una vera e propria divinizzazione dello stato, in cui tutto esiste
all’interno di esso, ma c’è qualcosa che sovrintende i rapporti fra gli Stati, che sono
ovviamente molteplici: quando entrano in contrasto tra di loro, c’è bisogno della
guerra, che è un deterrente, che consente di far risaltare l‘interesse pubblico su
quello particolare. La guerra cancella i particolarismi, subentrando quando i rapporti
non si risolvono diplomaticamente.
Hegel sottolinea che negli Stati agisca, tramite le vicende storiche degli stati stessi, lo
spirito dei popoli. Lo spirito agisce nello stato e fa si che la storia appaia come un
tessuto razionale e intrecciato di avvenimenti concatenati tutti l’uno all’altro. La
storia non è caratterizzata da una serie di avvenimenti discontinui e irrazionali, appare
così solo ad un intelletto finito. È in realtà un continuo logico, in quanto agisce lo
stato dei popoli, la storia è fatta dai popoli.
Lo spirito agisce sulla Storia tramite le passioni umane. Le passioni intervengono
poiché spinte dallo spirito, le stesse passioni del romanticismo (Hegel era contrario al
romanticismo non nell’idea delle passioni in generale, ma nella prevalenza delle
passioni sulla ragione).
Le passioni sono dunque mezzo della storia, esse spingono l’uomo ad agire secondo
un fine, ma sono in realtà determinate dall’ “astuzia dalla ragione”, capacità della
ragione di servirsi delle passioni umane per volgerle verso il proprio fine: la
realizzazione dello spirito. L’uomo crede di agire tramite le passioni per un fine
personale, ma in realtà è la ragione che lo spinge a farlo, per condurlo a compiere la
realizzazione dello spirito, fine superiore di quello personale. (la ragione sfrutta
l’uomo per il suo fine).
La storia la fanno per Hegel, gli uomini, ma soprattutto gli eroi, figure di grande
rilievo spinti dalle proprie passioni ad agire in vista di un fine, non rendendosi conto
di agire in base allo spirto. Tutti compiono una stessa parabola: grande apice e in
seguito grande declino.
La storie dunque è fatta dalla successione delle varie forme di stato e dunque dei vari
popoli. Conclude il suo discorso dicendo che la storia è passata per 3 grandi aree: il
mondo orientale, il mondo greco-romano, e mondo germanico-prussiano, fondato
sul cristianesimo, in cui la monarchia moderna può risolvere le controversie tra gli
uomini, pareggiare i diritti, abolire i privilegi di alcuni per altri, rendere libero
l’uomo.
Importante:
-ambivalenze del romanticismo
-capisaldi della filosofia hegeliana
-filosofia dello spirito