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IL ROMANTICISMO FILOSOFIA

Fu un movimento trasversale, sviluppatosi in Germania e in tutta Europa negli ultimi


anni del 1700, e nel corso del 1800. Si sviluppa contemporaneamente anche il
positivismo, che come il romanticismo si oppone all’illuminismo. Si oppone alla
ragione illuministica, che appare ai romantici come insufficiente a dare una visione
onnicomprensiva della realtà. Era uno strumento che non riusciva a dare una
spiegazione della realtà.

Ciò non vuol dire che essi si opponessero alla ragione. Hegel porrà alla base della
realtà la ragione “dialettica”, non sarà dunque un pieno romantico. I romantici
pongono il sentimento alla base della realtà, mentre Hegel pone il sentimento (che
ha valenza estetica) alla stregua della ragione illuministica, per cui è una via che non
porta ad una comprensione della realtà.

Il sentimento per i romantici ha un valore più oggettivo rispetto a Kant.


Tramite il sentimento, secondo i romantici l’uomo può arrivare a conoscere la realtà
noumenica, che per Kant era inaccessibile all’uomo. Idea, Ragione, Infinito,
Assoluto, sono tutti sinonimi per indicare Dio.
Il romanticismo fu un’atmosfera culturale, o temperie culturale, è impossibile
fornirne una definizione univoca, in quando dipende dall’ambito culturale a cui
facciamo riferimento. Tutte hanno in comune la categoria del sentimento. I padri del
romanticismo furono Fichte e Schelling.

Il romanticismo presenta caratteri in contrasto tra di loro: in alcuni ad esempio si


avrà l’esaltazione del titanismo, in altri la rassegnazione al vittimismo.

In Germania si è venuto a formare dal circolo di Jena, soprattutto da un poeta, che


rappresenta uno degli iniziatori del romanticismo, conosciuto come Novalis.

TEMATICHE PIÙ IMPORTANTI:


Sentimento che si accompagna al culto dell’arte. Il romanticismo è un movimento
storico che guarda al passato, alla riscoperta dell’età classica. Essi recuperarono una
visione positiva del medioevo e cercarono di insistere sul legame tra l’età classica, il
medioevo e quella moderna.
Il sentimento era una categoria che il medioevo aveva messo da parte, mentre per i
romantici era un via privilegiata d’accesso alla realtà. Nel medioevo si parlava di un
amore solo platonico (termine usato in realtà erroneamente). Il sentimento a cui si
legano i romantici fa invece riferimento a un amore che è inteso come fusione tra
anima e corpo e ha anche una sfera sessuale. Fanno infatti riferimento ad una
sacerdotessa, Diotima, che appare nel Simposio platonico. Essa sarebbe stata la
sacerdotessa che ha edotto Socrate all’amore, l’ha iniziato alla vita sessuale. I
romantici riconducono il sentimento al significato greco, amore-fusione.
Tale aspetto si rifà al movimento artistico-letterario germanico dello Sturm und
Drang, termini che sono endiadi, ossia usati come sinonimi, tempesta e impeto.
Sviluppatosi negli anni 70 del 700, e legato a due figure, Maximilian Klinger, che
scrisse il dramma da cui il movimento prende il nome, e August Schlegel.
Il sentimento è strumento che permette di accedere all’Infinito e talvolta visto come
l’Infinito stesso. È il valore supremo che connota l’esistenza dell’uomo. Se si parla di
sentimento inevitabilmente si parla di arte, come ci insegna Kant. L’arte non come
semplice abilità artigiana, ma strumento tramite cui l’uomo si libera e riesce ad
accedere all’infinito principalmente attraverso la sua creatività, vale lo stesso discorso
del genio kantiano, che possiede tale creatività con cui riesce a penetrare nei
menandrei della realtà. La visione romantica è dunque in realtà antitetica dell’età
classica: per Platone e Aristotele l’arte era infatti mimesi della realtà, e dunque un
elemento negativo, “copia di una copia”. L’arte per eccellenza per i romantici è la
musica, che qualcuno definisce “metafisica in suoni”, essa è arte fra le arti, strumento
privilegiato degli uomini per far valere il sentimento. È la più romantica di tutte le
arti.

Altro aspetto è la celebrazione della religione, il legame con le cosiddette fedi


positive o storiche, ossia le fedi che si sono consolidate nel corso della storia, come
ebraismo, islamismo e cristianesimo, che si basano sulla rivelazione di Dio. A tali
fedi si contrapposero varie fedi quali il deismo, che si basava sul culto della dea
Ragione, ossia un dio che sia conoscibile, e dunque non trascendente ma immanente.
Il romanticismo è pieno di ambivalenze, uno di tali contrasti riguarda la religione:
molti si riallacciano alla visione trascendentistica della realtà, legati quindi alle fedi
storiche, altri invece privilegiano una visione immanentistica, come se Dio fosse
connotato alla realtà, una visione di stampo panteistico e immanentistico, tutta la
realtà è Dio e Dio è interno alla realtà. Molti si ricollegano quindi anche alla visione
deista.

Vi sono altri 3 importanti aspetti:


- La sehnsucht, la nostalgia, struggimento, tendenza verso l’oltre, aspetto che
caratterizza l’aspirazione dei romantici di valicare i confini della realtà e
riconnettersi con l’Infinito, che si collega anche all’ironia e il titanismo. È una
brama verso l’infinito, che nasce da un sentimento di mancanza.
- L’ironia, ironizzare intorno alla realtà, non prendere sul serio le manifestazioni
dell’infinito nella realtà, perché le considerano manifestazioni passeggere,
destinate inequivocabilmente a finire, sono manifestazioni parziali dell’infinito,
mentre loro vogliono cogliere l’Infinito nella sua totalità.
- Il titanismo o prometeismo, i titani erano gli esseri primordiali che precedevano
gli dei, sinonimo di prometeismo in quanto si rifà alla storia di Prometeo, che
portando il fuoco all’uomo voleva simbolicamente fornire all’uomo la ragione.
I romantici si sentono come i titani e Prometeo: che si sono ribellati agli dei. I
romantici si ribellano alla realtà e la società, tuttavia tale spirito di ribellione porta,
come dimostrato dalle vicende, al fallimento, alla sconfitta.
Il carattere fondamentale del romanticismo idealistico è l’identificazione tra uomo
e spirito.
Spirito, Assoluto, Ragione, Idea: Uomo.

Uomo come colui che si auto crea, che riesce a superare i propri ostacoli e come colui
(soggetto) che da significato a tutta la realtà (oggetto), come per Kant è il soggetto
che determina l’oggetto. Quando i romantici fanno riferimento al rapporto tra
soggetto e oggetto non danno significato al noumeno, a differenza di Kant, che
ritengono solo essere una realtà al di la dell’uomo, dunque il rapporto tra noumeno e
fenomeno è priva di spiegazione.
Tale rapporto uomo-spirito viene esplicato mediante una tendenza individualistica
e anti-individualistica: ossia alcuni filosofi specificano che quando si parla di uomo
si fa riferimento all’individuo, mentre altri superano tale visione, sostenendo che
l’uomo è uomo solo se inserito all’interno di una comunità, di istituzioni nazionali o
sovranazionali, come la famiglia o lo Stato, dunque una visione collettivista. La
seconda visione sarà propria anche di Hegel, che parla di Stato, che definisce culmine
della società. Questa è una delle ambivalenze che caratterizzano il romanticismo.
Dipende anche dall’ambito del romanticismo di cui parliamo: filosofi e letterari sono
soprattutto legati a un’idea comunitaria, artisti più individualistica.

Altro carattere è l’amore. Figura della sacerdotessa Diotima, da Platone nel convito.
Donna libera da falsi pudori, che avrebbe edotto socrate all’eros, emblema della
donna per i romantici. Tale tema ha diverse sfumature, soprattutto condotto
all’amore-fusione tra corpi e tra corpo e anima. Tema proprio non solo dei filosofi
ma anche i letterati. Una donna vista come l’esatto opposto della donna medievale,
che aveva diffuso l’idea dell’eros come un elemento di vergogna, mentre i romantici
si ricollegano all’età classica.

L’amore è una cifra dell’assoluto, elemento che consente all’uomo di ricondursi con
l’assoluto stesso, e quindi a se stesso (identificazione dell’uomo con l’assoluto,
l’infinito, la natura, Dio).

Nella visione romantica c’è un ottimismo al di la del pessimismo, esso è pessimista


solo se collegato alla visione di alcuni autori/filosofi, non globalmente inteso.

NUOVA CONCEZIONE DELLA STORIA E NUOVA


CONCEZIONE DELLA POLITICA
La visione romantica della storia è anti-illuministica, secondo l’illuminismo infatti
la forza che muove la realtà è la ragione, mentre per il romanticismo esso è l’uomo, è
lui che determina la storia. L’illuminismo aveva cancellato dalla storia alcune epoche,
viste nella loro visione come caratterizzate da un regresso dell’umanità, azione
ritenuta dai romantici illegittima, poiché la storia va studiata nella sua globalità. Non
si può intendere un processo alla storia, poiché in tal caso tale processo sarebbe
contro colui che la determina, l’uomo e dunque dio.
Nuova visione del medioevo, demonizzato dall’illuminismo, tanto che alcuni valori
romantici furono riferiti poi al medioevo, visto ora come un’era caratterizzata
dall’onore, la gloria, le gesta epiche. Recuperano così un’immagine globalmente
positiva del medioevo, che presenti caratteri antitetici rispetto a quelli che gli aveva
affibbiato l’illuminismo.

Il romanticismo varia in base al paese e si divide anche tra primo e secondo


romanticismo. Il primo romanticismo si lega soprattutto alla restaurazione.

Per il romanticismo vale il principio che a determinare le fila della storia sia l’uomo,
trasposizione di Dio. Vi è dunque un principio di carattere provvidenzialistico,
panteista immanentista (immanente: forza che agisce all’interno della realtà).

Sulla politica invece il romanticismo parte dallo Sturm und Drang, di carattere
anarchico e reazionario, ma approda al suo opposto, giungendo a esiti conservatori e
statalistici, e dunque una visione della realtà in cui a prevalere su tutto non è
l’individuo ma lo Stato.
Gli stati come la Francia e la Germania, dopo una fase repubblicana sono tornati alla
monarchia di stampo quasi assolutistico, in Germania col 2 Reich tedesco, in Francia
Napoleone III.
Il romanticismo dal punto di vista politico è stato dunque la giustificazione di
istituzioni di stampo conservatorio, che guardavano al passato e non erano in linea
con il progresso dei tempi. Anche questa è un’ambivalenza, parte da un principio
completamente diverso di quello cui approda. Una visione in cui l’individuo si
inserisce in un organismo che è lo stato. Si ha proprio il culto della nazione, legata a
elementi comuni tra le persone, di razza, lingua, cultura, essi sottomettono la loro vita
allo stato.
La visione dello stato è dunque organicista, lo stato è un organismo vivente in cui
ogni parte che lo compone è necessaria al tutto. Esaltazione della nazione in relazione
all’individuo, caratterizzato e compreso in tali istituzioni.

LA NATURA PER IL ROMANTICISMO


La natura è considerata con caratteri antitetici rispetto alla rivoluzione scientifica e
all’illuminismo, che avevano visto la natura come un ordine oggettivo, retto da leggi
causali, che determinano la realtà. I romantici hanno una visione organicistica,
natura come grande organismo in cui ogni aspetto è necessario al tutto ed è un
qualcosa in continua evoluzione. Ha una struttura vitalista, è una forza vivente e
dinamica e vive concepita in un’ottica finalistica e spiritualistica, vi è in essa uno
scopo, che in tal caso è la conoscenza di essa per giungere a Dio. Essa non funziona
in base a cause meccaniche come diceva la rivoluzione scientifica. Spiritualistica
poiché coincide con l’attività dello spirito, e dunque con l’uomo e Dio.
Formata da forze contrapposte che agiscono per un fine, una prospettiva di carattere
dialettico. La fiducia nella scienza che si è diffusa grazie al positivismo ha fornito una
giustificazione delle idee romantiche.

Il rapporto tra finito e infinito si risolve con la risoluzione del finito nell’infinito.

IN SINTESI: COS’È L’IDEALISMO


Hegel appartiene all’aspetto filosofico del romanticismo, l’idealismo. L’idealismo
(parlarne prima magari) Cerca di capire come l’uomo si relazioni con la natura e con
Dio: identificazione fra uomo e infinito e uomo e dio, dal momento in cui tutta la
realtà si identifica con l’assoluto, anche Hegel si lega dunque all’affermazione di
Fichte “tutto è spirito”.
Il punto di partenza della riflessione idealistica è la filosofia di Kant, ponendo
l’accento sulle ambivalenze della filosofia kantiana e la differenza tra fenomeno e
noumeno, sul fatto che la conoscenza riguardava il soggetto. Com’è possibile che il
soggetto racchiuda tutta la realtà se al di la di esso ciò il noumeno?
Essi spostano dunque l’attenzione su un orizzonte differente, non più solo conoscitivo
ma metafisico: riducono l’uomo (il finito) a Dio (l’infinito), giungendo così ad
un’identificazione tra uomo e spirito.
L’idealista è colui che si basa su un insieme di ideali e valori che determinano il suo
agire: dalla prospettiva filosofica, l’idealismo si riferisce alla filosofia platonica, la
dimensione ideale che aveva preminenza su quella materiale. Nel corso della storia
del pensiero filosofico, l’idealismo si riferisce poi ai neoplatonici e i filosofi
cristiani, e in seguito Cartesio, che riduce la conoscenza ad autocoscienza. Il termine
idealismo racchiude tutti i filosofi, come Cartesio, per cui vale l’affermazione di
Schopenhauer “il mondo è mia rappresentazione”.
La differenza rispetto all’idealismo ottocentesco è che loro si riferivano a una
dimensione conoscitiva, gli idealisti da Fichte in avanti invece metafisica, con
l’identificazione del finito con l’infinito e dunque alla realizzazione dell’uomo in e
con Dio. Tale idealismo viene chiamato anche trascendentale (termine che lega tale
idealismo con il punto di vista kantiano, ossia ponendo l’accento sul soggetto, infatti
nella concezione kantiana trascendentale era sinonimo di a priori: un idealismo a
priori dalla conoscenza umana) o soggettivo.

L’idealismo dunque nasce con Fichte e Schelling (che indica il primo come iniziatore
del movimento per aver posto l’accento sull’io come potenza infinita da cui deriva
tutto, in quanto identificata con Dio), ma Hegel fu il più importante interprete.
HEGEL
Tutto in Hegel è tripartito, ogni parte è tripartita e ulteriormente tripartita e così via.

Hegel (1770-1831) nasce a Stoccarda, ma trascorre gran parte della sua vita a Jena,
in Prussia. I età giovanile visse gli anni della rivoluzione francese, molto vicini al
suo Paese d’origine. È rimasto talmente entusiasta della rivoluzione ed avendo
assistito all’ingresso di Napoleone in Germania, era rimasto tanto colpito dalla
maestosità del suo ingresso che in una delle lettere del 1806 disse “ho visto
l’imperatore, quest’anima del mondo, cavalcare… è davvero un sentimento
meraviglioso la vista di un tale individuo, che seduto su un cavallo cavalca il mondo
e lo domina”
Indica ciò come avesse scorto in Napoleone colui che portò a compimento la
rivoluzione francese, continuatore di essa. Ciò avrà un influsso sui suoi scritti
giovanili.
Cardine della sua filosofia è la coesione dell’individuo nello stato, in cui il singolo
non sia tale ma parte della comunità, per cui lo scopo napoleonico di creare un
impero universalistico si intersecava perfettamente nel suo pensiero.
Fu precettore come Kant, professore universitario, studiò filosofia e teologia, è stato
nominato professore di Filosofia all’università di Berlino, morì probabilmente di
Colera.

È ricordato per molti scritti, distinti in un periodo giovanile e uno della maturità, in
cui la distinzione riguarda l’oggetto da indagare:
- Nella giovinezza un interesse religioso/politico
- Nella maturità interesse storico/politico, dopo l’anno 1800

L’opera più importante risalente al 1807, fu la FENOMENOLOGIA DELLO


SPIRITO.

I CAPISALDI DELLA FILOSOFIA HEGELIANA


importante
TESI DI FONDO:
- Rapporto infinito-finito
- Rapporto ragione-realtà
- Funzione regolatrice della filosofia

RAPPORTO TRA FINITO E INFINITO


Hegel sottendente che tutta la realtà non sia caratterizzata dall’esistenza di una serie
di sostanze autonome, bensì è intesa come un organismo unitario, che è
identificabile con l’assoluto (o infinito) e tutti i vari enti del mondo sono
manifestazione di esso.

Il finito è manifestazione parziale dell’infinito. Hegel ha dunque una visione


monistico-panteistica: monista poiché base della realtà è un’unica sostanza, e
panteistica poiché Dio è in tutto, tutto si identifica con Dio e con lo spirito (tutto è
spirito). Anche Spinoza aveva sottolineato tale identificazione dell’uomo con Dio e
la natura, ma c’è una differenza: in Spinoza la natura era statica non in cambiamento,
mentre la natura di Hegel è dinamica in continua trasformazione, una realtà
coincidente con Dio, di tipo spirituale che cambia e giunge alla sua realizzazione
quando si identifica con l’uomo. (la realtà non è sostanza ma soggetto, non è qualcosa di
immutabile e già dato, ma in continuo auto-prodursi)

RAPPORTO RAGIONE-REALTÀ
Quando Hegel parla del rapporto tra finito e infinito, ossia tra Dio e l’uomo intende
l’uomo inteso come soggetto spirituale in divenire (in trasformazione) che è chiamato
da Hegel con il termine idea o ragione. Tali termini intendono l’identificazione
dell’idea con il pensiero e la ragione con la realtà (l’essere). Nel parlare del
rapporto tra uomo e Dio, esso si identifica con il rapporto pensiero-realtà, per cui
alla base del secondo caposaldo vi è l’identificazione tra ragione e realtà tramite una
formula hegeliana, che non si trova all’interno della fenomenologia, il rapporto viene
posto con “ciò che è reale è razionale, ciò che è razionale è reale”: tale formula si
può scindere in due parti, due facce della stessa medaglia, identifica la realtà con la
razionalità: la realtà non è una manifestazione caotica, ma è qualcosa di ben
delineato, frutto di una struttura razionale che giunge a piena manifestazione
nell’uomo. La seconda parte invece intende che la ragione è lo strumento che governa
e regge la realtà, costituisce la base di tutto ciò che esiste, dunque Hegel lega al
rapporto tra realtà e razionalità il rapporto tra essere e dover essere: l’essere tende
a realizzarsi all’interno del dover essere, una cosa che è necessariamente dovrà
essere, realizzarsi. Netto distacco dalla filosofia romantica, in cui non era necessario
che l’essere si realizzasse nel dover essere.

Tale concezione dell’identità tra essere e dove essere, della formula è uno dei
principali punti di distacco dal romanticismo e la sua preminenza del sentimento, cui
oppone la ragione. Nonostante ciò si rifà anche al romanticismo, soprattutto per lo
spirito.

(La ragione cui fa riferimento hegel non è quella finita di kant ma assoluta.)

FUNZIONE DELLA FILOSOFIA (NOTTOLA DI MINERVA)


Nottola vuol dire civetta, la filosofia viene paragonata alla nottola di Minerva, in
quanto dovrebbe essere in grado di spiegare il mondo, ma lo arriva a spiegare troppo
tardi, quando la realtà è già realizzata, per cui si paragona alla civetta sacra: si alzava
in volo sul far del crepuscolo, quando la giornata ormai erta trascorsa. La filosofia
giunge a conoscere la realtà troppo tardi, per cui Hegel dice che deve limitarsi a
descrivere la realtà così come è fatta (giustificazione della realtà), abbandonando
qualsiasi altra pretesa di determinare la realtà stessa. Tale aspetto ci permette di
chiarire il compito che gli illuministi attribuiscono alla filosofia e quello che invece le
attribuisce Hegel: la ragione per gli illuministi era onnipotente per comprendere la
realtà, mentre per Hegel deve limitarsi a spiegare la realtà arrivando a identificare
razionalità e realtà, qualsiasi altro compito le viene precluso.

CONCEZIONE TRIADICA DELLA REALTÀ Importante


Tutta la filosofia hegeliana è divisa in 3 parti. CONCEZIONE TRIADICA DELLA
REALTÀ, che è riferita ad una tripartizione della vita dello spirito. Il farsi
dell’assoluto nella realtà passa per tre momenti:
- TESI: idea rinchiusa in se stessa
- ANTITESI: idea fuori di se, uscita e relazionata con altre idee
- SINTESI: l’idea che torna in se stessa
Riprendono la concezione triadica di Dio, l’assoluto è triplice (passa per tre momenti)
come Dio.
Ricorda il ciclo cosmico della realtà di Empedocle, eterno ed ideale: idealmente
parte dalla tesi, ma non vi è un effettivo punto di partenza. Con la sintesi si torna alla
concezione iniziale, la tesi, e si inizia da capo, dunque vi è una concezione ciclica
della vita dello spirito. (tuttavia la sintesi potrebbe riportatore ad una tesi nuova)

Tesi: Dio prima della creazione


Antitesi: la creazione
Sintesi: incarnazione e avvento dello spirito.

Tesi: Idea in se stessa è l’idea non si confronta con le altre idee e quindi corrisponde
al momento astratto e implicito della vita dell’assoluto. Questo momento corrisponde
ad una delle 3 sezioni della sua filosofia, che è tripartita come lo spirito.

3 PARTI DELLA FILOSOFIA HEGELIANA


Tesi: la logica
Antitesi (idea che si manifesta nella realtà spazio-temporale) : filosofia
della natura
Sintesi: filosofia dello spirito

Tutte tali 3 parti sono ulteriormente tripartite


La filosofia dello spirito è tripartita in:
- Spirito soggettivo
- Spirito oggettivo
- Spirito assoluto
Tutte e 3 ulteriormente tripartite.
Quando si parla di concezione triadica e circolare dell’assoluto, Hegel cerca di farci
capire che la vita dello spirito si incentra sul divenire, trasformazione, cambiamento,
esattamente come l’idea che da chiusa, esce e poi ritorna in se stessa. Tutto ciò che
esiste all’interno dell’assoluto, perciò ritorna in se stesso, nulla esiste al di fuori di
esso, tutto è sua manifestazione.

DIALETTICA (fare più a grandi linee)


Dato che l’assoluto è divenire ed esso è studiato dalla dialettica, che non è quella
kantiana, che portava alle antinomie della ragione (ragionamenti indecidibili), né
intesa nel significato classico, non è solo un ragionamento. Essa è costituita da 3
momenti:
- Il momento astratto o intellettuale, che corrisponde alla tesi
- Negativo-razionale, che si lega all’antitesi
- Positivo-razionale, che si lega alla sintesi
Essi sono riconducibili a Eraclito: una realtà in continuo cambiamento, come il
divenire hegeliano, ma aveva posto alla base della realtà il logos eterno, per cui la
realtà aveva una sua razionalità intrinseca, come dice Hegel, alla base dell’assoluto è
la ragione.

MOMENTO ASTRATTO O INTELLETTUALE


È il gradino più basso dello studio della dialettica, in cui essa si limita alle
determinazioni singole della realtà, studia la realtà sulla base dei principi di non
contraddizione e di identità.

MOMENTO NEGATIVO O RAZIONALE


Corrisponde all’antitesi, spirito esce dalla dimensione singola, per cui esso, momento
della negazione, è il momento in cui la dialettica porta a studiare la realtà mettendo in
relazione tra loro gli aspetti singoli e dunque andando al di la di quei principi di
identità e non contraddizione

MOMENTO SPECULATIVO
Unificazione e riaffermazione potenziata della tesi (Aufhebung: togliere e mettere
contemporaneamente).
La dialettica coglie l’unità delle singole determinazioni, messe in relazione l’una con
l’altra e sintetizzate, la realtà non è fatta da momenti isolati, ma ognuno influenza
quello che lo precede e che lo segue, ed è dunque indispensabile al divenire.

l’aufhebung è il momento idealmente conclusivo di quel processo triadico, che in


realtà prosegue all’infinito. Allude ad un progresso nella dialettica, che si verrebbe a
realizzare nell’unione tra tesi e antitesi.

Quando Hegel fa riferimento alla ragione allude a qualcosa di differente della


ragione degli illuministi: la ragione dell’illuminismo è quella umana, finita, quella di
Hegel fa riferimento allo spirito, infinita. Hegel è partecipe del clima romantico, da
cui riprende l’attenzione al culto dello spirito, mentre non accoglie il culto dell’arte
(gli artisti romantici avevano una visione individualista, Hegel è anti-individualista,
crede che l’individuo si possa realizzare solo se parte dello stato), né il primato del
sentimento.

FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO


Non è una delle 3 parti della filosofia hegeliana, ma solo un aspetto della sua
filosofia.
È bipartita, ognuna delle due parti è tripartita. Fa parte degli scritti del II periodo, in
cui prevalgono gli interessi politico-religiosi. Essa risale al 1807.
La fenomenologia è la scienza di ciò che appare. Essa descrive il percorso che
l’assoluto deve compiere per avere una piena coscienza di se, e dunque che tutto
graviti attorno ad esso e sia riconducibile ad esso. La fenomenologia è la storia
romanzata della coscienza che dopo una serie di travagli riesce a giungere alla
consapevolezza di essere essa stessa spirito, di coincidere con l’assoluto (rapporto tra
finito-coscienza e infinito-assoluto). Tramite questi travagli la coscienza esce dalla
propria individualità e raggiunge l’universalità, arrivando alla consapevolezza del
legame tra realtà e razionalità, al centro del discorso della dialettica.
Questo discorso viene riportato sotto forma di una serie di figure o tappe, che sono
entità storiche (storicamente verificatosi) o ideali, che esprimono il percorso che lo
spirito ha svolto nel corso della storia. Esse corrispondono a qualcosa di storicamente
determinato.

La prima sezione è divisa in 3 parti: tesi, antitesi e sintesi, chiamate coscienza,


autocoscienza e ragione.
Nella coscienza prevale l’interesse verso l’oggetto, nella autocoscienza il soggetto,
nella ragione la fusione tra l’oggetto e soggetto.

L’AUTOCOSCIENZA (ANTITESI)
Sulla base dell’autocoscienza, dalle contraddizioni del mondo sensibile, la coscienza
esce dall’individuo, prendendo consapevolezza di essere essa stessa infinito.
La coscienza individuale, si rende conto di essere l’oggetto delle contraddizioni della
realtà sensibile, per cui esce dalla sua individualità e diventa autocoscienza,
rapportandosi ad altre coscienze: la coscienza individuale si rapporta con le coscienze
dell’altro individuo.
In questa seconda sezione (antitesi) è divisa in 3 ulteriori tappe o figure:
- Rapporto servo-padrone
- Stoicismo-scettiscismo
- Coscienza infelice
RAPPORTO SERVO-PADRONE
Diviso in 3 parti. È la figura più importante dell’opera. È una concezione che Hegel
riprende dal medioevo. È il rapporto di una coscienza, del signore, che si è
relazionata con un’altra coscienza, quella del servo. Tale rapporto, basato sulla
dipendenza del servo dal signore, darà vita al termine di un percorso, storico, ad
un’inversione di ruoli: al termine di tale percorso tramite 3 tappe (tesi, antitesi e
sintesi), che sono paura della morte (di perdere la propria essenza, individualità),
servizio (al servizio di un’altra coscienza, il servo ha cercato di rendersi indipendente
dagli oggetti) e lavoro (crea oggetti indipendenti per il padrone, raggiungendo
l’indipendenza dal padrone, e al contempo una dipendenza del padrone, che necessita
di tali oggetti), così il servo sarà indipendente, mentre il padrone sarà dipendente dal
servo, in quanto esso avrà messo a repentaglio la propria esistenza e
progressivamente si affranca dalla dipendenza dal suo signore. Tale rovesciamento di
ruoli porterà il signore a dipendere interamente dal lavoro del servo. Tale rapporto
sarà ripreso da Marx: che darà a Hegel un grandissimo merito, quello di aver
riportato il rapporto fondamentale tra coscienze, mentre per Hegel tale processo si
concluderà con l’affrancamento del servo, per Marx con la sottomissione di una
coscienza all’altra: il padrone al servo, riferendo poi tale concezione alla rivoluzione
sociale marxista, la ribellione del proletariato nei confronti della borghesia.

Tale rapporto è in riferimento alle varie età dell’uomo: dal mondo antico (servo-
padrone), si passa al mondo greco (stoicismo-scetticismo), a quello medievale
(ebraismo ecc.). c’è dunque una progressione cronologica.

STOICISMO-SCETTICISMO
Tale raggiungimento dell’indipendenza del servo, per hegel filosoficamente trova la
sua più compiuta realizzazione nel mondo greco, nel rapporto scetticismo-stoicismo.
Lo stoicismo celebrala figura del saggio, colui che si è liberato dalle inquietudini del
mondo che lo circonda, realizzando concretamente il proposito del servo: rendersi
autosufficiente, libero. Tale contrapposizione è dovuta al fatto che tale
autosufficienza non si concretizza per hegel: i condizionamenti da cui tenta di
liberarsi permangono, un’astratta autosufficienza dello stoico, che afferma di
liberarsene ma non lo fa. Lo scettico, invece (da skeptis, dubbio), afferma che tutto è
vano, che ogni costruzione teorica circa la realtà è priva di fondamento, per cui tutte
le teorie sono soggettive e prive di oggettività. Anche per esso, tuttavia, hegel scorge
un limite, e usa contro esso l’argomento di solito usato di sminuirlo: pretende di
mettere tra parentesi tutta la realtà, dicendo che le teorie sulla realtà sono vane,
esprime in realtà egli stesso un giudizio sulla realtà. Lo scetticismo ha dunque un
limite intrinseco.

COSCIENZA INFELICE
Tale affrancamento effettivo dalla realtà si potrà trovare soltanto nella fusione di
finito e infinito, nell’ultima sezione, che chiama emblematicamente coscienza
infelice. Dalle contraddizioni dello stoicismo e scetticismo si esce affidandosi a Dio,
così che attraverso di lui possa raggiungere l’indipendenza, sottolinea tuttavia che il
divino sia portatore di infelicità, come deriva dall’analisi delle religioni affermatesi in
età medievale: l’ebraismo e il cristianesimo, come testimoniato dalle esperienze
storiche.
Utilizza l’esempio delle crociate. Tali religioni evidenziano la contrapposizione tra
ciò che è trasmutabile e intrasmutabile, due facce della stessa medaglia per quanto
riguarda dio: nell’ebraismo un dio trascendente, responsabile della vita e morte
dell’uomo, nel cristianesimo un dio incarnato, fattosi uomo, che dunque appare come
un dio effettuale, uomo tra gli uomini. In realtà, l’esempio delle crociate dimostra
come, è vero che si è incarnato, ma le vicende storiche testimoniamo che esso
continua a essere al di là dell’uomo, il che fa si che la coscienza umana, resasi conto
dell’impossibilità di raggiungerlo, è infelice. Dunque la coscienza individuale è
permeata dall’infelicità. Potrà superare tale infelicità, non nell’epoca medievale, ma
in quella moderna, poiché si renderà conto che essa stessa coincide con Dio
(identificazione del finito dell’infinito).

(ciclo tesi-antitesi-sintesi che si ripete, ma la sintesi può essere tesi di una nuova
antitesi)
(L’individualismo romantico in hegel sostituito dalla comprensione dell’uomo nella
collettività.)

Quando parliamo di spirito assoluto, ci si collega alla concezione hegeliana dello


stato.

3 PARTE DELLA SUA FILOSOFIA: LA


FILOSOFIA DELLO SPIRITO
Corrisponde alla sintesi, (logica, filosofia della natura, filosofia dello spirito). È la
sintesi di logica e filosofia della natura. Essa corrisponde all’idea che ritorna in se
stessa e che si manifesta concretamente nell’uomo. Arriva a studiare l’idea (oggetto
di studio della logica) che dopo essere diventata natura diviene nuovamente
soggettività e si sviluppa in 3 sezioni:
-spirito soggettivo o coscienza individuale
-spirito oggettivo o vita collettiva
-spirito assoluto, stato e dio (che corrispondono, tanto che Hegel è stato accusato di
aver idolatrato in modo eccessivo dello stato, in cui l’individuo si realizza)
È tornata in se stessa e si è manifestata concretamente in tali 3 sezioni. Lo stato è
posto da Hegel in termini differenti dalle concezioni precedenti, un po' simile a
Hobbes ma non completamente.

SPIRITO OGGETTIVO
Ha trasportato il tutto sotto un punto di vista storico-sociale. Dallo spirito soggettivo,
si passa all’oggettivo, vita complessiva, quando l’individuo si trova ricompreso fra
istituzioni sociali, concrete. Si divide a sua volta in 3 sezioni:
- Diritto astratto
- Moralità
- Eticità

L’ETICITÀ a sua volta si divide in:


- Famiglia
- Società civile
- Stato: rappresenta l’ultima tappa, in quanto per Hegel Stato= spirito

IL DIRITTO ASTRATTO: riguarda la sfera della volontà del singolo, il


rapportarsi alle cose, perciò è chiamata diritto. Tale rapportarsi riguarda l’esistenza
esterna dell’individuo, il volere gli oggetti. È ulteriormente tripartita: proprietà,
dell’oggetto esterno, contratto, con cui divento possessore dell’oggetto, e torto,
rischio che l’oggetto possa essere sottratto, e la seguente correzione del danno subito
(pena correttiva). Tale pena dovrebbe divenire strumento di formazione di colui che
ha generato il torto. Hegel sottolinea nel diritto astratto che la pena deve essere
interiorizzata dalla persona che l’ha subita, presenta perciò una morale
dell’intenzione, come in Kant. Tale pena può essere efficace solo se educativa, se
viene interiorizzata e compresa.

MORALITÀ: sfera della volontà soggettiva. Il fine della morale hegeliana è il


benessere spirituale e individuale, a differenza di Kant, è infatti contrario al
rigorismo etico-sociale kantiano, la totale esclusione dei sentimenti. Hegel, invece,
sostiene che se un’azione viene compiuta per la mia felicità è considerata moralmente
buona, in quanto migliora l’individuo, dunque contrasta con tale rigorismo. Vi è qui
un separazione tra l’individuo e il bene conseguito, risolta da Hegel nell’ultima parte.

ETICITÀ: la vita sociale, in cui i valori morali si realizzano concretamente. Tale


separazione è ricomposta, annulla i particolarismi della società civile. È tripartita:
Famiglia, società, stato.
- La famiglia è il primo momento dell’eticità, fondata sull’amore, sul rapporto dei
sessi, il matrimonio, l’educazione dei figli.
- Si passa alla società civile, nel momento in cui si procrea, il figlio esce dalla
famiglia e fa ulteriori figli, ecc. nel momento in cui escono dal nucleo familiare
si crea la società civile, che è il luogo di incontro e scontro tra gli interessi
particolari dell’individuo, che ha interessi individuali e indipendenti. Essa è
fondata non sull’amore ma sull’economia. È divisa in 3 parti: sistema dei
bisogni, amministrazione della giustizia, polizia e corporazioni; il sistema dei
bisogni si può rapportatore al fatto che ognuno abbia bisogni che cerca di
perseguire, per migliorare soprattutto la propria condizione economica: per
questo la società civile si divide in classi: agricoltori (produzione), artigiani e
commercianti (dar forma agli oggetti), e funzionari pubblici (far funzionare un
sistema universale, lo stato) (tutte preindustriali).
Aver posto l’accento sull’importanza delle classi sociali e aver posto in essere la
società civile come intermezzo tra individuo e stato è uno delle intuizioni di cui
filosofi successivi, come Marx, daranno merito ad Hegel. In Marx tuttavia tali
classi sociali riguarderanno la società post industriale.

- STATO HEGELIANO
Culmine dell’eticità. Il modello di riferimento è la monarchia costituzionale
prussiana, ripresa dal suo luogo d’origine, in cui si dovrebbero risolvere tutti i
particolarismi. Esso ricerca il benessere universale, mentre l’individuo quello
personale. Fine dello stato è pertanto il benessere collettivo.
stato: individuo = universale: personale.

SI PONE CONTRARIO A 4 MODELLI DI STATO


- LIBERALE: uno stato che garantisca i diritti fondamentali dell’uomo, poneva
l’accento sulle libertà individuali. Se prevalesse, per Hegel, si arriverebbe al
punto che gli interessi individuali prevalgano su quelli universali. Tutto deve
invece convergere per il bene supremo, il benessere universale, dello Stato.
- DEMOCRATICO: fa riferimento a Rousseau, che ipotizzò l’idea che la
sovranità appartenga al popolo. Il rischio di tale modello per Hegel è dunque che
la moltitudine che guidi lo stato sia informe, rischierebbe di fare l’interesse del
singolo e non della collettività.
- CONTRATTUALISTICO: contrattualista come Hobbes, è un modello che vuol
far scaturire l’idea di stato da un contratto tra sudditi e sovrano. È impossibile
nell’ottica hegeliana, poiché il monarca sarebbe coobbligato dai suoi sudditi,
condizionato dal contratto, rischiando che nel contratto vi siano obbiettivi che
non mirano al bene collettivo.
- GIUSNATURALISTICO: corrente filosofico-politica, che ritiene che ogni
uomo abbia diritti naturali che lo Stato non può sottrargli. Contrasta poiché lo
stato deve poter intervenire in ogni aspetto della vita individuale. Non un rifiuto
in toto: il sovrano deve agire nel rispetto delle leggi, la costituzione che fissa
l’agire del monarca, come per i giusnaturalisti, altrimenti diverrebbe dispotico,
ma non vi sono diritti inalienabili che esso deve rispettare.

Lo stato hegeliano ha alla base la tripartizione dei poteri in : potere legislativo,


governativo e principesco, in riferimento alla visione politica della Prussia del suo
tempo. Al vertice c’è il potere principesco, un potere solo rappresentativo dello
Stato, il principe è una figura che interviene alla fine, per avallare decisioni già prese.

Hegel attua una vera e propria divinizzazione dello stato, in cui tutto esiste
all’interno di esso, ma c’è qualcosa che sovrintende i rapporti fra gli Stati, che sono
ovviamente molteplici: quando entrano in contrasto tra di loro, c’è bisogno della
guerra, che è un deterrente, che consente di far risaltare l‘interesse pubblico su
quello particolare. La guerra cancella i particolarismi, subentrando quando i rapporti
non si risolvono diplomaticamente.
Hegel sottolinea che negli Stati agisca, tramite le vicende storiche degli stati stessi, lo
spirito dei popoli. Lo spirito agisce nello stato e fa si che la storia appaia come un
tessuto razionale e intrecciato di avvenimenti concatenati tutti l’uno all’altro. La
storia non è caratterizzata da una serie di avvenimenti discontinui e irrazionali, appare
così solo ad un intelletto finito. È in realtà un continuo logico, in quanto agisce lo
stato dei popoli, la storia è fatta dai popoli.
Lo spirito agisce sulla Storia tramite le passioni umane. Le passioni intervengono
poiché spinte dallo spirito, le stesse passioni del romanticismo (Hegel era contrario al
romanticismo non nell’idea delle passioni in generale, ma nella prevalenza delle
passioni sulla ragione).
Le passioni sono dunque mezzo della storia, esse spingono l’uomo ad agire secondo
un fine, ma sono in realtà determinate dall’ “astuzia dalla ragione”, capacità della
ragione di servirsi delle passioni umane per volgerle verso il proprio fine: la
realizzazione dello spirito. L’uomo crede di agire tramite le passioni per un fine
personale, ma in realtà è la ragione che lo spinge a farlo, per condurlo a compiere la
realizzazione dello spirito, fine superiore di quello personale. (la ragione sfrutta
l’uomo per il suo fine).

La storia la fanno per Hegel, gli uomini, ma soprattutto gli eroi, figure di grande
rilievo spinti dalle proprie passioni ad agire in vista di un fine, non rendendosi conto
di agire in base allo spirto. Tutti compiono una stessa parabola: grande apice e in
seguito grande declino.

La storie dunque è fatta dalla successione delle varie forme di stato e dunque dei vari
popoli. Conclude il suo discorso dicendo che la storia è passata per 3 grandi aree: il
mondo orientale, il mondo greco-romano, e mondo germanico-prussiano, fondato
sul cristianesimo, in cui la monarchia moderna può risolvere le controversie tra gli
uomini, pareggiare i diritti, abolire i privilegi di alcuni per altri, rendere libero
l’uomo.

Importante:
-ambivalenze del romanticismo
-capisaldi della filosofia hegeliana
-filosofia dello spirito

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