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LE TENDENZE CULTURALI
In netto contrasto con i concetti di ordine, misura ed equilibrio presenti nelle opere del primo
Rinascimento, la linea di tendenza culturale e letteraria che si va delineando nel periodo della
Controriforma è una tendenza che si richiama ad una realtà di tipo basso, che recupera gli aspetti irrazionali
dell’esistenza. Inoltre, il rifiuto per il vincolo, avvertito come eccessivamente restrittivo, delle regole
stilistiche, determinerà lo sprigionarsi di forse opposte e contrastanti: è proprio in questo contesto che è
possibile cogliere la genesi del Manierismo.
La corrente artistico-culturale del Manierismo rappresenta un ritorno all’irrazionale e la rottura degli
equilibri precedenti. Si avverte inoltre un nuovo senso di inquietudine esistenziale, che si riflette nella
rinuncia all’armonia compositiva e alla ricerca di un’espressione più problematica e meno pacificata.
I contenuti più tipicamente manieristici sono rappresentati nei seguenti temi (crisi certezze razionali):
- Tema della follia
- Tema della malinconia (componenti fondamentali poesia Tasso)
- Paura della morte, dell’ignoto e del mistero portano gli autori ad abbracciare tematiche magico-
demoniache (Vita di Cellini, Gerusalemme liberata di Tasso)
- Tema dell’orrore (settori della novellistica e della tragedia)
- Soluzioni utopiche (Città del Sole, Campanella)
Per quanto riguarda la scelta di soluzioni formali, alla misura del classicismo si contrappone la ricerca di
soluzioni esasperate ed estreme, con una mescolanza e contaminazione di stili e generi diversi.
La ricerca di effetti capricciosi e bizzarri spesso di basa su situazioni paradossali o grottesche, attraverso la
mescolanza tra genere tragico e comico.
Tra le caratteristiche principali del Manierismo vi è quindi una forte tendenza sperimentale, che porta alla
ricerca di inedite combinazioni.
Uno dei passi più famosi della Vita di Cellini è quello della fusione del Perseo, perché si riferisce all’attività
principale dell’artista e tratta dell’aspetto tipico dell’autobiografia celliniana: l’affermazione della volontà
dell’individuo sugli elementi ostili della natura e della storia.
Lo slancio vitale del protagonista non è separabile dall’interesse per i problemi della tecnica, che
accompagnano l’esecuzione dell’opera. Ciò nonostante, Cellini riesce a compiere l’opera soprattutto grazie
al “furore”, virtù soprannaturale che fa di lui una specie di “superuomo”.
questa prospettiva di giudizio deve tuttavia tenere presente l’intervento divino: la vittoria sugli elementi
negativi è accompagnata da un’invocazione a Dio, che già in altre occasioni lo aveva soccorso.
La febbre può essere considerata quindi di origine diabolica, un momento transitorio, a cui segue una vera
e propria purificazione. In questo episodio risulta quindi fondamentale la contrapposizione tra bene e male.
TOMMASO CAMPANELLA
Calabrese d’origine, il frate domenicano Tommaso Campanella (1568-1639) visse nel segno della ribellione
all’autorità ecclesiastica e politica. Fu processato sia per eresia sia per aver partecipato a congiura contro
prepotenza dei feudatari e del clero calabrese. Durante i 27 anni passati in carcere scrisse quasi tutte le sue
Poesie e opere di contenuto filosofico, teologico e politico.
L’opera più importante di Campanella è La città del Sole. Gli interlocutori sono un ospitalario, un genovese
nochiero di Colombo, il quale racconta come, sbarcato sull’isola di Taprobana, venisse condotto alla città
del Sole, una città ideale, in cui il potere temporale e spirituale è affidato a un principe sacerdote e a 4
ministri. Tutti i beni sono in comune, comprese le donne: questo aspetto garantisce l’assoluta uguaglianza
dei cittadini: i compiti e i gradi sociali sono assegnati a seconda delle attitudini e dei meriti di ognuno.
Da questa organizzazione statale derivano altre scelte politiche:
- Guerra solo come mezzo per difendere gli oppressi;
- Giustizia basata su poche leggi ed eseguita pubblicamente;
- Importanza, nell’educazione, della preparazione filosofica, metafisica e astronomica.
-
La comunione dei beni, La città del sole
Sull’esempio della Repubblica di Platone, Campanella immagina una citta-stato in cui coloro che hanno abbandonato
la propria patria decidono di vivere alla “filosofica”.
Il sistema ipotizzato dall’autore si basa sul rovesciamento delle relazioni sociali esistenti, in cui l’”amor proprio”
(egoismo) ha creato gravi ingiustizie. Il vivere alla filosofica in commune presuppone quindi l’abolizione della proprietà
privata, la comunanza dei beni, condanna del lusso e privilegi, amministrazione pubblica ed efficiente della giustizia. La
felicità viene così a coincidere con l’eliminazione dei bisogni e la realizzazione di una sostanziale uguaglianza (deriva
idea società comunistica, valori originari crist. primitivo)
Il tema dell’utopia consiste proprio in questa città, proiezione fantastica dei desideri e delle speranze di un mondo
migliore. La raffigurazione di una città utopica rappresenta un polemico rifiuto del presente e una fuga dalla realtà del
proprio tempo.
Lo Stato ideale ideato da Campanella, tuttavia, ha anche un significato politico: l’opera sembra nascere infatti dalla
condanna di quel sistema di soprusi a cui erano costretti i popoli del Sud Italia. L’opera assume quindi un significato di
denuncia e di protesta (i “molti filosofi” erano sfuggiti a “predoni e tiranni”, trasposizione allegorica legata alle
condizioni del proprio tempo, che conv. Campanella a part. congiura).
GIORDANO BRUNO
Nato a Nola nel 1548 e divenuto frate domenicano, nel 1563 è costretto a lasciare l’Italia per l’accusa di
eresia, trovando rifugio in varie città europee, tra cui Parigi, Ginevra e Londra. Viene arrestato a Venezia e
trasferito a Roma dove, dopo un lunghissimo processo, viene condannato al rogo, essendosi rifiutato di
ritrattare le proprie tesi, nel 1600.
La prima opera pervenuta di Giordano Bruno è la commedia Il candelaio (1582) che ridicolizza, attraverso
l’uso di un linguaggio dissacrante, le storture della mentalità e del costume del tempo.
L’atteggiamento polemico e sarcastico nei confronti delle istituzioni culturali del tempo è evidente anche in
molti altri dialoghi dell’autore.
Egli inoltre non accetta il sistema tolemaico (terra al centro), avvicinandosi alle idee di Copernico. Dalla
prospettiva dell’esistenza di un universo infinito, Bruno celebra il valore supremo della filosofia: essa è
superiore alla religione, alla quale viene attribuito un ruolo strumentale, di guida delle masse.
Il suo rifiuto delle regole e della letteratura pedantesca si affianca all’idea di poesia come “eroico furore”,
libera ispirazione di origine divina.
Oltre al rifiuto dei modelli vi è anche un rifiuto delle regole della letteratura rinascimentale, attraverso
l’utilizzo di un linguaggio incontenibile, che rifiuta norme grammaticali e sintattiche, riflessione di un uomo
che non è più al centro di un universo gerarchizzato, ma proiettato in un cosmo misterioso.